BTS: Una tazza di zucchero

di _Giulyetta_
(/viewuser.php?uid=846925)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jin ***
Capitolo 2: *** Suga ***
Capitolo 3: *** J-Hope ***
Capitolo 4: *** Rap Monster ***
Capitolo 5: *** Jimin ***
Capitolo 6: *** V ***



Capitolo 1
*** Jin ***


<< Yaaa! Sono un disastro!! >> urlò guardandosi l'indice della mano sinistra. Si era tagliata per l'ennesima volta, quei coltelli sembravano avercela con lei.

Diciamolo, Yun era proprio negata per la cucina. Quell'unica volta in cui era riuscita a non ferirsi con quegli arnesi aveva cucinato una pizza fatta in casa dall'aspetto veramente squisito. Si sentiva veramente fiera di sè, ma purtroppo deve esserci sempre qualcosa che va storto... Infatti quella pizza non era tanto buona quanto bella. A quanto pare, mentre preparava l'impasto, doveva aver messo lo zucchero al posto del sale... Beh, che sfortuna, quella pizza l'aveva preparata apposta per i BTS. Esatto, proprio per la famosa band dei BTS, ma soprattutto per Jin. 

La faccia che fece lui dopo aver assaggiato quella pietanza ancora fumante fu a dir poco epica, come dissero in seguito gli altri sei ragazzi della band. 

Ovviamente Yun c'era rimasta malissimo: per una volta che era riuscita a non tagliarsi doveva sbagliare ingredienti! 

Era talmente triste e demoralizzata che poi, quella stessa sera, Jin decise di prometterle che le avrebbe insegnato a cucinare. Peccato che lei, da quell'episodio, aveva definitivamente deciso di chiudere con la cucina, o almeno fino a quel giorno. 

Quella mattina Jin sarebbe venuto a trovarla. Non si vedevano da quando lui era partito per il tour. "Una distanza che ti fa rabbrividire dentro" la definiva Yun. 

Si erano conosciuti circa tre anni prima in un modo un po' bizzarro. 

Era una sera d'inverno e, ovviamente, in Corea stava nevicando. Per fortuna non c'era una bufera, era solo una piccola nevicata dai fiocchi piccoli e delicati. La ragazza era rimasta fin da subito affascinata dalla città di Seoul imbiancata. La trovava veramente meravigliosa. 

Mentre stava passeggiando per le strade vide un negozio di musica. Senza esitare vi entrò.

Si mise subito alla ricerca del reparto Rock, il suo genere preferito, ma nella ricerca si imbatté in uno scaffale che mostrava il nuovo album dei BTS. All'improvviso non le interessava più sapere dove fosse l'altro reparto, voleva solo comprare quel CD e ascoltarselo fino allo sfinimento. Ne prese uno e se lo rigirò tra le mani. Si fermò a fissare i titoli delle canzoni che esso conteneva, per poi stringerselo tra le braccia. Anche se non si notava, lei non era una fan sfegatata di quei ragazzi. Lei diceva solo che li ascoltava e basta, ed era così. Fu proprio questo il motivo per cui lei non si accorse che colui che le stava per rivolgere la parola era proprio un membro dei BTS.

<< Ehy, per caso li ascolti? >> a parlare fu un ragazzo con degli occhiali da sole sul naso e con una sciarpa rossa e bianca piuttosto insolita che gli nascondeva la bocca. Sì, lui era Jin. 

Yun pensò subito che fosse un ragazzo molto strano: fuori c'è la neve e lui porta gli occhiali da sole?

<< Beh, se sto per comprare il loro nuovo album, di certo non posso risponderti con un ‘no’ >> disse lei guardandolo.

<< Giusto, hai ragione... Potresti dirmi come sono? Cioè, se fanno bella musica intendo... Sai, li ho sentiti nominare ancora, ma... BTS, giusto? >>.

<< Giusto! Comunque se vuoi il mio parere... Ti dico che sono fantastici! Io li adoro, fanno buona musica e mi tirano sempre su di morale anche quando è stata una giornata veramente brutta e faticosa. Poi io non so come sono loro come persone... Io ascolto solo la loro musica e so a malapena come si chiamano... Però sono forti! Inoltre ho deciso che andrò al loro concerto di questo Venerdì! >> rispose lei sorridendo. 

Anche se il ragazzo aveva la sciarpa davanti alla bocca era quasi certa che lui avesse ricambiato il suo sorriso. 

<< Bene, allora sono contento! Tu non sei coreana vero? >>.

<< No, vengo dall'Italia, ma che c'entra? >> chiese confusa. 

Il ragazzo si abbassò all'altezza della ragazza e togliendosi la sciarpa e sorridendo disse:

<< Niente, chiedevo così. Si vede dai lineamenti e dall'accento strano che hai... Mi piace! Allora ci vediamo piccola Yun!! >> detto questo se ne andò.

<< Yun? >> si chiese la ragazza fissando la porta da cui era uscito. Lei non si chiamava in quel modo... Chissà perché l'aveva chiamata così. Lei era Maya...  Beh, comunque, molto probabilmente, non l'avrebbe rivisto più. 

 

Poi arrivò il giorno del concerto. 

Maya era veramente felice. Teneva il biglietto stretto nella mano destra, non l'avrebbe perso per nulla al mondo. Per lei quella sarebbe stata la prima volta in cui li avrebbe visti. La prima volta in cui avrebbe sentito le loro canzoni dal vivo. 

Un'emozione indescrivibile. 

Si presentò all'entrata del posto del concerto con due ore d'anticipo. Per lei il tempo ingannava: un attimo prima è tuo amico e dopo ti tradisce. 

Era riuscita a prendere un posto tra le prime file, vicino al palco. 

Quando finalmente le prime note della prima canzone iniziarono, un urlo generale di tutte le ragazze si levò in aria. 

Il concerto era bellissimo. Tutte le luci, gli effetti, le canzoni e soprattutto i ragazzi erano perfetti. La ragazza era veramente esaltata, per lei era come vivere un sogno, e il meglio doveva ancora arrivare. 

Alla fine dell'ultima canzone i ragazzi, uno a uno, salutarono il loro pubblico.

L'ultimo a salutare tra i sette fu Jin. Dopo aver fatto i ringraziamenti e i saluti fece per andarsene ma si fermò per poi girarsi di scatto verso le fan. 

<< Un'ultima cosa... Piccola Yun! So che sei tra queste ragazze... Mi piacerebbe incontrarti di nuovo nel posto della scorsa volta. >> disse sorridendo per poi sparire nel backstage. Riapparve poco dopo con una sciarpa rossa e bianca in mano che lanciò al pubblico. 

Maya la riconobbe subito. Non poteva sbagliarsi. 

 

Il giorno dopo alle nove di mattina la ragazza era già nel negozio. Jin non tardò a farsi vedere: arrivò circa una mezz'ora dopo. Aveva addosso gli occhiali della scorsa volta e, al posto della sciarpa rossa e bianca, ne aveva una verde. 

Lei, quando si accorse che Jin fosse arrivato sul serio, si pietrificò sul posto. Non poteva credere ai suoi occhi, come aveva fatto a non riconoscerlo la prima volta?

<< Allora c'eri davvero al concerto, piccola Yun! >> iniziò lui con voce allegra. 

<< … Perchè 'piccola Yun’? >> fu tutto quello che lei riuscì a pronunciare.

<< Perché sei piccolina e perché Yun significa "musica" o "bellissima melodia". Non ti piace? >>.

<< N… no, mi piace! >> rispose lei sorridendo.

 

E da quel giorno avevano iniziato a frequentarsi fino a quando lui decise di dichiarasi. Lo fece sotto alla neve che cadeva e sotto ad un cielo scuro come quello della serata in cui si erano incontrati per la prima volta. 

Ovviamente Yun era felicissima e accettò i sentimenti del ragazzo che, anche lui, non poteva essere più contento. 

 

Ad ogni modo lei ora era lì, davanti all'armadietto dei medicinali in bagno che trafficava con il cotone e il disinfettante. Prese un cerotto e se lo applicò all'indice ferito. 

Mise le mani aperte davanti a sè. Le fissò per qualche secondo. 

Era proprio un disastro, in una mattina, tra tagli e taglietti, era riuscita a ferirsi più del solito. Quasi tutte le sue dita, mostravano almeno un cerotto bianco.

Forse era meglio se spegneva tutti i fornelli e si fermasse... Probabilmente, se fosse andata avanti, avrebbe incendiato la casa... Ma lei era una persona molto testarda: non avrebbe mai e poi mai rinunciato. Doveva mostrare a Jin che, nonostante tutto, qualcosa sapeva fare. 

Fece un respiro profondo e si guardò allo specchio. Si raccolse i lunghi capelli castani in una coda alta e ritornò in cucina con passo deciso. 

Si rimise davanti al tavolo e riprese in mano quel coltello maledetto.

<< Aspetta, ti aiuto >> sussurrò una voce da dietro il suo orecchio. Qualcuno mise le sue mani su quelle della ragazza. 

<< JIN! >> urlò lei lasciando il coltello e saltando in braccio al ragazzo.

Un sorriso comparve subito sulle labbra di entrambi. 

<< Avevi detto che non avresti mai più messo piede in cucina. Guarda che hai fatto alle tue mani, non ti sembra di aver esagerato? >> chiese lui dolcemente.

<< Volevo farti una sorpresa…  >> rispose con voce strozzata. 

A quelle parole lui l'abbracciò.

Yun si strinse in quell'abbraccio caldo. Una sensazione che non provava da molto tempo. 

Alzò la testa e lo guardò negli occhi. Quanto le erano mancati quegli sguardi che lui le regalava? Veramente troppo. Se pensava a tutte quelle notti che aveva passato da sola, in quel letto troppo grande per una persona, le veniva da piangere. Tutte quelle volte che abbracciava il cuscino che profumava di lui per cercare di sentirsi meno sola, cacciando i brutti sentimenti pensando a Seokjin e al fatto che anche lui aveva nella testa solo lei.

Jin, al tempo stesso, ogni volta che saliva sul palco continuava a pensarla. Quel pensiero gli dava forza e sollievo, anche nei momenti di tristezza profonda. 

La mancanza era dura da sopportare, ma il credere che alla fine del tour si sarebbero potuti riabbracciare, la rendeva un po' meno orrenda. 

 Quello era un legame che niente e nessuno avrebbero potuto spezzare, neanche il più forte degli uragani. 

A quei pensieri lacrime calde scesero dagli occhi di Yun che si strinse ancora di più tra le braccia del ragazzo. 

<< Che fai? Piangi? Ehy, sono appena arrivato. >> parlò dolcemente.

<< No... No, non piango >> si asciugò velocemente le lacrime e sfoderò uno dei suoi più grandi sorrisi << … È solo che sono felice di vederti! >>.

Si sciolse dall'abbraccio del ragazzo e si girò verso i fornelli. 

<< OK... Forse ho fatto un macello. >>. 

<< “forse”? >>.

<< OK, ok. Avete vinto voi signor Io-sono-il-cuoco-e-quindi-cucino-solo-io! >> rispose lei spegnendo tutto e uscendo dalla cucina. Jin la seguì mentre rideva per via del suo nuovo soprannome.

<< HO UN'IDEA!! >> esclamò tutto ad un tratto la ragazza.

Prese per un braccio SeokJin e lo invitò a sedersi sul divano. Dopo aver acceso la televisione si accoccolò tra le braccia del ragazzo.

<< Ma... Io ho fame… >>.

<< Jin, quando mai tu non hai fame? >> gli rispose ridendo << E se cucino il mio piatto migliore? >> 

<< Non ci provare! Poi incendi la casa!! >>.

<< Vedo che hai molta fiducia in me. >> disse facendo un finto broncio << Dai, fidati. Non te ne pentirai. >> gli fece l'occhiolino. 

Jin si morse il labbro inferiore: adorava quando lei faceva l'occhiolino. Non riusciva a resisterle.

Yun sparì in cucina e ritornò poco dopo con due bicchieri di Coca Cola e una ciotola con popcorn. Appoggiò tutto sul piccolo tavolo davanti al divano e ritornò a sedersi. 

Passarono due minuti di silenzio. Si sentivano solo i personaggi del film che parlavano.

<< Yun? >>.

<< Mmh? >> Alzò la testa per guardarlo.

<< …mi sei mancata. Tanto. Non ho fatto altro che pensarti. >> Disse guardandola negli occhi.

Senza interrompere lo sguardo, la ragazza si sedette sulle gambe di Jin. La distanza tra i loro volti era minima. Ad annullarla fu il ragazzo. Non poteva più aspettare. Era passato troppo tempo dall'ultima volta in cui aveva provato quell'emozione, l'emozione che si prova quando si è amati da qualcuno. 

Bastò un piccolo bacio scambiato con dolcezza, senza nessun segno di malizia, a renderli più uniti di quello che già erano.

Un piccolo bacio che, nonostante tutto consumava le labbra e faceva battere forte il cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Suga ***


Quella passeggiata mattutina in mezzo ai prati incontaminati e pieni di fiori era diventata abitudine. Molti potrebbero pensare che, svegliarsi alle cinque di mattina solo per fare una bella camminata avvolti dal tiepido calore del proprio cappotto e accarezzati dai raggi dell'alba, sia una cosa da pazzi, ma a Seul Min piaceva. Adorava vedere le gocce di rugiada cadere dai petali delicati e respirare quell'aria umida e profumata. Inoltre le piaceva il fatto che, a quell'ora, nessuno fosse sveglio. Odiava il caos e i posti in cui c'erano tante persone. Effettivamente aveva una strana fobia per le folle, aveva sempre paura di venire travolta da quella massa di gente e di morire in quel modo. Paura un po' strana per una ventiduenne? Lei si reputava comunque una ragazza normale.

Fu proprio durante una di quelle passeggiate che conobbe il suo futuro ragazzo.

 

Era autunno e l'aria soffiava più del solito quella mattina. Le foglie rosse, mosse dal vento, svolazzavano di qua e di là.

Mentre Seul Min ammirava lo stesso, ma pur sempre diverso, paesaggio vide qualcuno percorrere la sua stessa strada, ma in senso opposto. 

Lei si fermò continuando a fissare il ragazzo che si stava avvicinando. Anche quest'ultimo si fermò una volta giunto di fronte a Seul Min. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi lui riprese il suo viaggio lasciando da sola la ragazza che ritornò a casa un po' confusa.

Quel tipo di incontro si ripeté nei giorni seguenti sempre alla stessa ora e allo stesso punto della strada. 

Seul Min non poteva nascondere la curiosità che provava verso quel ragazzo. Ogni sera desiderava addormentarsi velocemente per poi svegliarsi il giorno dopo pronta per incontrarlo.

Un giorno osò sorridergli e salutarlo. Lui rimase confuso per qualche secondo, ma ricambiò quasi subito il saluto. Seul Min era felicissima di aver finalmente sentito la sua voce profonda. 

 

Nei giorni seguenti continuò a salutarlo e anche a chiedergli se stava bene, domanda a cui lui rispondeva sorridendo.

Con il passare dei giorni erano diventati amici anche senza conoscere il nome dell'altro.

 

Questo continuò per circa un mese fino a quando, lui, non decise di porle una semplicissima domanda:

-Ti va di fare un pezzo di strada insieme? Lo se che vai dalla parte opposta, ma…-.

-Sì, perché no?- rispose lei senza esitazione.

Così iniziarono a camminare. Tra di loro era calato il silenzio ma nessuno dei due si sentiva in imbarazzo. La prima a parlare fu Seul Min.

-Sai... Ogni mattina ci salutiamo e ora stiamo camminando insieme, ma io non so ancora il tuo nome... Io sono Choi Seul Min.-.

-Yoongi, Min Yoongi. Anche se molti mi chiamano Suga.- rispose lui senza distogliere lo sguardo dalla strada sterrata che stavano percorrendo.

-E ti sei trasferito?-.

-Non esattamente. Ho deciso di venire in un posto lontano dalla città per godermi meglio la pausa e per cercare ispirazione, e sembra che queste passeggiate mattutine mi stiano aiutando molto.- anche se non si girò verso di lei, Seul Min lo vide sorridere.

-…Ispirazione...? Oh, ho capito! Come quando scrivi una storia e ti serve l'ispirazione.-.

-Più o meno…-.

-Quindi sei uno scrittore?- chiese lei entusiasta.

-Non proprio…- rispose lui accelerando leggermente il passo e abbassando lo sguardo. La ragazza capì che non era il caso di fare altre domande e quindi iniziò a parlare e a raccontare un po' di sè.

-Abito qui da sola da due anni. Ho scelto un luogo come questo perchè ci vivono poche persone. Io odio il caos e le folle... La mia casa è quella laggiù.- disse indicando una piccola casetta dai muri azzurrini circondata da un grande prato.

Proseguirono la camminata commentando il tempo e il paesaggio che li circondava per poi salutarsi e tornare ognuno alla propria casa.

Si susseguirono chiacchierate come questa, e ogni volta imparavano sempre qualcosa in più.

 

-Ti va di entrare per una cioccolata calda?- un giorno, giunti davanti alla casa di Seul Min lei decise di osare di più.

-Certo!-.

Dopo dieci minuti erano seduti in cucina l'uno di fronte all'altra con la propria tazza di cioccolata fumante tra le mani.

In quell'occasione lei riuscì a guardarlo meglio in ogni piccolo dettaglio, a partire dagli occhi profondi, fino alle labbra rosee.

Doveva ammettere che era davvero un bel ragazzo.

Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse del fatto che anche lui si era messo a fissarla. 

-Ehmm... Senti... Perché non mi lasci il tuo numero? Sai, così riuscirò a sdebitarmi…- disse lui timidamente ad un certo punto.

-Ok…- titubante prese il cellulare del ragazzo e memorizzò il suo numero. -Che nome metto?- chiese. 

-Non ti preoccupare, lascia fare a me.- glielo ripassò e lui, dopo aver digitato qualcosa, sorrise a se stesso e spense il telefono per poi ricominciare a concentrasi sulla sua tazza ancora calda.

 

Due mesi dopo accadde quello che accadde.

 

Da: SUGAr

Ti va di venire a casa mia stasera?

 

A: SUGAr

Certo, dimmi l'ora e sarò lì.

 

Da: SUGAr

Verso le sette?

 

A: SUGAr

Andata!

 

Si presentò davanti a casa del ragazzo qualche minuto prima. Non aveva indossato nulla di speciale: Converse, leggins neri e una felpa grigia.

Lui le aprì subito e la fece accomodare sul divano in salotto. 

Erano seduti l'uno accanto all'altra e, per la prima volta da quando si erano conosciuti, tra loro c'era un po' di imbarazzo.

-Seul Min... Io ho deciso di dirti una cosa molto importante, ma prima ho bisogno di avere la certezza su qualcosa.- dicendo questo si avvicinò sempre di più alla ragazza, la quale non si mosse.

Lentamente unirono le loro labbra in un bacio dolce che approfondirono dopo un po'.

-Aspetto questo momento da quando ti ho incontrata, sai? Per questo mi ero fermato la prima volta che ti ho vista. Ero rimasto colpito da quella ragazza che si guardava intorno ammirando ogni cosa con occhi sognanti.- disse Yoongi una volta interrotto il contatto. Abbassò lo sguardo e sorrise. -Grazie a te ho scoperto il significato della parola "amore". Ogni mattina svegliarsi alle quattro e aspettare ansiosamente le cinque solo per vederti. Un'attesa tanto straziante quanto piacevole. Cercare di godersi al meglio ogni attimo passato con te, ogni ricordo è sacro…- fece un respiro e ritornò a guardarla negli occhi. -Per questo voglio chiederti se... se ti va di diventare la mia fidanzata.-.

A quelle parole lei sbarrò gli occhi. Voleva diventare la sua ragazza? Certo che lo voleva! Ma non riusciva a credere alle sue orecchie. Forse quella era solo una bellissima illusione, oppure un sogno... E se aveva la febbre? Si toccò la fronte: no.

-…Io... Cioè…- fece un respiro profondo. -Sì.- rispose infine.

-Cos... Sì? Oh... Wow…- Suga era sorpreso. Credeva di venir rifiutato. In un certo senso non si sentiva all'altezza di quella ragazza dagli occhi sognanti da bambina.

-Bene! Allora adesso posso dirti tutto. Non ho più dubbi.- lui si alzò e le tese la mano. Lei, sorridendo, la afferrò e si lasciò portare verso una stanza che si rivelò essere lo studio del ragazzo. 

-Vieni a vedere.- Yoongi si sedette sulla sedia della scrivania ed accese il computer che era su di essa.

Seul Min si sedette sulle gambe del ragazzo che ora stava cercando qualcosa su internet.

-Hai mai sentito parlare dei Bangtan Boys?- chiese lui improvvisamente.

-Certo, non sono quei ragazzi che si sentono ogni tanto in radio? Sono forti!-

-Beh, grazie allora.- Yoongi iniziò a ridere e ingrandì una foto che rappresentava i BTS.

-Sono loro...? Ma questo sei tu! Aspetta... Questo significa che tu... Oh my god!- a quell'esclamazione il ragazzo iniziò a ridere con ancora più gusto.

-Yah! Perché non me lo hai detto? Ora tutto ha un senso. Non sei uno scrittore ma scrivi i testi delle canzoni!!-.

-Esatto. Ti ricordi quando ti ho detto che fare quella passeggiata mattutina mi dava ispirazione?- la ragazza annuì. -Era tutto grazie a te. Tu mi ispiravi.- a quelle parole lei non poté far altro che sorridere e dargli un altro bacio.

Passarono alcuni secondi silenziosi.

-Ma adesso che siamo fidanzati... Puoi farmi vedere con quale nome mi hai memorizzato sul telefono? Quella volta sembravi non volerlo far vedere a nessuno…- chiese lei con un sorriso e uno sguardo curioso.

Yoongi sorrise prendendo il suo cellulare posizionato sulla scrivania. Lo sbloccò e lo porse alla ragazza.

-Ma... Ma... Tu sei strano.-.

-Tutti sono strani a modo loro.- rispose lui abbracciandola e appoggiando le sue labbra su quelle di Seul Min, la quale ricambiò mentre riappoggiava il telefono con ancora il display che mostrava il nome "Bimba❤️" sopra il suo numero di telefono.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** J-Hope ***


One Shot un po'... Un po' tanto diversa dal solito, ma... Spero vi possa piacere comunque.
Buona lettura.




Un'altra noiosissima giornata di scuola. In realtà doveva ancora iniziare, ma Hoseok sapeva già che sarebbe stata insopportabile, come se una vocina dentro la sua testa gli avesse predetto il futuro.
Fece un respiro profondo e varcò la soglia di quell'edificio comunemente chiamato scuola.
Ignorò le occhiate che, ogni tanto, qualche ragazza gli lanciava e proseguì la sua strada indisturbato.
Si diresse verso la classe e si sedette al suo posto senza proferire parola. Dato che il suo banco era vicino alla finestra iniziò a guardare fuori. Non era una bellissima giornata, le nuvole avevano reso il cielo di un color bianco sporco, tendente al grigio, ma non minacciavano pioggia. Iniziò a fissare il giardino. Desiderava uscire da quella classe e andare a sdraiarsi sulla panchina e iniziare a pensare a qualcosa, qualsiasi cosa, qualunque cosa. Si sarebbe anche tuffato da quella finestra e, quindi, dal terzo piano pur di scappare da quell'inferno che, come aveva intuito, era davvero noioso.
Era talmente perso nei suoi pensieri che non si accorse dell'arrivo del professore.
-No prof., sono sicuro di averla vista stamattina, era al suo armadietto.- questa fu l'unica frase che Hoseok riuscì a captare. Intuì che stavano parlando di Son Ah. Secondo il suo parere quella era una ragazza strana, molto strana. Non si faceva mai viva durante la prima ora di lezione e cercava di rimanere sempre appiccicata alle sue amiche, per questo la trovava un po' fastidiosa: era come una colla vivente.

Dopo una mezz'ora buona di lezione decise che era veramente stufo. Alzò la mano e chiese il permesso di andare in bagno. Nonostante il professore non fosse molto d'accordo poichè quella era la prima ora, acconsentì dopo aver sentito le suppliche del ragazzo.
Uscì dalla classe e iniziò letteralmente a passeggiare tra i corridoi. Non si preoccupava di essere visto, avrebbe tirato fuori la prima scusa che avrebbe trovato.
Mentre passava accanto alla porta del bagno delle ragazze del piano terreno, sentì un pianto leggero e qualcuno che ansimava a fatica. Non voleva entrare perché, dai, quello era il bagno delle ragazze! Tuttavia una parte di lui gli diceva che ignorare quella situazione non sarebbe stato giusto. Così, nella sua testa, iniziò una lotta tra lui e la sua vocina interiore. Quella discussione immaginaria finì proprio quando, tra un singhiozzo e l'altro, la persona che era nel bagno riuscì a sussurrare debolmente la parola "aiuto". Non si sa come, ma lui riuscì a sentirla.
Aprì di scatto la porta e si precipitò verso una ragazza che riconobbe come Son Ah.
Era accasciata contro la parete con una mano sul cuore. Faceva fatica a respirare e le molteplici lacrime le rigavano il viso.
Anche se era un po' preso dal panico riuscì a restare lucido e si sedette accanto a lei prendendola fra le sue braccia.
-Son Ah, tranquilla, ci sono io. Ti porto all'ospedale, non ho tempo di chiedere aiuto.-.
-N... N... No. Non portarmi là.- disse la ragazza stringendosi di più tra le braccia di lui.
Hoseok rimase fermo mentre continuava ad abbracciarla. Era un po' scioccato e traumatizzato, era la prima volta che trovava una ragazza in quella situazione, ma allo stesso tempo si sentiva felice e completo, come se quella ragazza fosse tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento, e in un certo senso le aveva salvato la vita.
Dopo circa cinque minuti, lentamente, Son Ah smise di piangere e il suo respiro si regolarizzò.
-Grazie Hoseok...- sussurrò.
-Tranquilla, ma cosa è successo?-. 
-Appena la campanella è suonata le mie amiche sono corse nella loro classe come tutti gli altri studenti. Mi sono fatta prendere dal panico. Sono monofonica.-.
-Cosa?-.
-Monofobica. Ho paura della solitudine, o per meglio dire, quando sono sola mi viene un'attacco di panico.- spiegò tutto con voce debole, ma il ragazzo capì. Non doveva essere bello avere la fobia della solitudine. E pensare che per tutto questo tempo lui la aveva considerata una ragazza appiccicosa... Non si era mai sentito così male.
-Bene, questo vuol dire che da oggi ci sono io. Non dovrai più preoccuparti.-


***


La solitudine è difficile da sopportare. Soprattutto se sei innamorata e fidanzata con un Idol. 
Questa è la situazione di Son Ah, una semplice ragazza con la fobia di rimanere sola. 
Nonostante lei cerchi di sconfiggere quella sua paura, tutte le volte in cui non è in compagnia sente un peso sullo stomaco che la costringe a rannicchiarsi su se stessa e ad iniziare a respirare a fatica tra le lacrime, in poche parole le viene un attacco di panico. 
Fortunatamente tutto ciò, di solito, non la porta a pensieri drastici quali il suicidio o qualcosa di simile. Nonostante questo, lei trova la sua fobia un grande problema, probabilmente non riuscirà mai a sconfiggerla.

All'apparenza era una delle solite notti in bianco fatte di lacrime e solitudine.
Lei, rannicchiata nell'angolo della camera che condivideva con il suo ragazzo, che respirava a fatica tra i numerosi singhiozzi.
In casa non c'era nessuno, il suo fidanzato sarebbe tornato molto tardi per via delle prove, nulla di nuovo in poche parole.
Son Ah viveva quella sensazione da troppo tempo, non avrebbe resistito oltre. Quella notte i suoi respiri erano più disordinati e brevi, l'ossigeno all'interno della stanza sembrava stesse svanendo sempre più velocemente, si sentiva come se fosse rinchiusa in uno spazio di due metri quadri con altre venti persone. Che ironia, quella sarebbe stata la sua morte perfetta: ragazza monofobica morta per mancanza di ossigeno per via della presenza di troppe persone.
Cercò di non pensare al peggio e, a fatica, sbloccò il suo cellulare e fece partire la prima canzone che trovò. Di solito ascoltare qualcosa la aiutava. Al contrario, quella sera sembrava peggiorare la situazione. Bloccò subito la musica e si alzò appoggiandosi alla sedia che aveva accanto. Boccheggiando pesantemente cercò di aprire la porta-finestra della camera per uscire sul balcone e respirare un po' d'aria fresca. Ci riuscì e, barcollando, andò ad appoggiarsi sulla ringhiera. Per peggiorare il tutto stava anche piovendo, ma a lei non importava, era meglio prendersi un malanno che morire soffocati. Provò a fermare le lacrime e a respirare profondamente. Per un attimo sembrò migliorare, ma subito dopo il peso sullo stomaco peggiorò. Si accasciò a terra, le lacrime continuavano a scendere numerose mentre si mischiavano alla pioggia. 
Di solito riusciva sempre a cavarsela in qualche modo, ma perché quel giorno si sentiva peggio?

-Son Ah!!- sentì qualcuno chiamarla. Probabilmente era lui, il suo fidanzato. -Ma cos...- La voce del ragazzo si bloccò appena vide la condizione della ragazza.
Subito si precipitò verso di lei sollevandola e prendendola in braccio. La portò subito in bagno e iniziò a riempire la vasca con acqua calda.
Le prese il viso e asciugò le lacrime che ancora scorrevano sul volto di Son Ah. Successivamente la strinse in un abbraccio.
-Tranquilla, ora non sei sola, ci sono io. Non me ne andrò. Calmati, ti prego.-.
-Ho... Hoseok...- sussurrò lei tra un singhiozzo e l'altro. Lentamente riuscì a respirare con regolarità.
-Shh, tranquilla. Ci sono io. Non ti abbandono.- la strinse ancora più forte.
Quando lei fu completamente calma le diede un bacio sulla fronte e la aiutò ad entrare nella vasca da bagno. Dopo essere stata sotto la pioggia gelida, per evitare che le venisse una polmonite, un bagno caldo era il minimo da fare.
Rimase con lei fino a quando non si fu asciugata e rivestita. La accompagnò sul letto matrimoniale che condividevano e si sdraiò accanto a lei abbracciandola.

Passarono circa cinque minuti di completo silenzio, si sentiva solo il rumore della pioggia.
-Scusami. È tutta colpa mia.- a parlare fu Hoseok. La sua voce era spezzata e distrutta. 
-No, sono io che devo scusarmi. Sei tornato stanco per via dalle prove e hai dovuto aiutarmi. Ho sbagliato. Dovevo cercare di calmarmi e addormentarmi il prima possibile per non pensarci, come al solito.- disse lei stringendosi di più tra le braccia del ragazzo e nascondendo il viso nel petto di lui, sembrava che volesse sparire in quell'abbraccio. 
-"Come al solito"? Mi stai dicendo che ogni sera provi tutto quello?- chiese incredulo.
Silenzio.
-Ya! Mi avevi detto che soffrivi di questa fobia, ma avevi anche aggiunto che eri migliorata e che non...-.
-Lo so. Mi dispiace, ti ho mentito... Non volevo farti preoccupare, tu hai una vita da idol, devi allenarti e preparare dei comeback spettacolari.- sussurrò lei sull'orlo delle lacrime.
-È vero, sono un idol, ma ho anche una ragazza meravigliosa da aiutare e proteggere.- affondò il suo viso tra i capelli di lei e respirò a pieni polmoni il loro profumo. -Non nascondere più nulla, ok? Ti prego. Non è la prima volta che fai una cosa del genere... Anche quella volta hai sofferto, ricordi?-.
-...va bene...- disse alzando lo sguardo per guardare negli occhi il ragazzo che amava.
-Brava. Da domani... No, da oggi, dato che sono le tre di notte passate, vieni con me. Non ti lascerò più sola, anche a costo di doverti ammanettare al mio polso. Ritorniamo ai tempi della scuola.- sentenziò con decisione ricambiando lo sguardo della ragazza. 
Un timido sorriso comparve sulle labbra di entrambi che, successivamente, si unirono in un piccolo dolce bacio.
Si addormentarono insieme dopo essersi scambiati un semplice "ti amo", perché la loro relazione era proprio così:
un amore semplice e dolce.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rap Monster ***


Uscii dalla Liberia e iniziai a camminare tranquillamente. Le strade erano deserte e capii subito il perché. Dei nuvoloni neri ricoprivano il cielo e sembravano pronti a scaricare la loro rabbia sottoforma di pioggia in qualsiasi momento. Ovviamente io non avevo preso l'ombrello, ma che novità! Quando uscii di casa quella mattina, in cielo, c'erano solo delle nuvolette innocenti.

Tanto per cambiare il tempo atmosferico aveva deciso di tradirmi e infatti, pochi istanti dopo, iniziò a piovere. Io stavo correndo come una pazza mentre cercavo un posto dove poter ripararmi.

Sentii qualcuno prendermi per il polso destro e trascinarmi sotto ad un cornicione. Non proteggeva molto, ma comunque era meglio di niente. 

Notai che colui che mi aveva portato lì, e che ora era di fronte a me, era un ragazzo piuttosto alto. Aveva il cappuccio della felpa sulla testa e gocce d'acqua continuavano a cadere sui suoi vestiti e a bagnargli la faccia, d'altra parte io ero nella stessa situazione. 

Lo guardai negli occhi scuri e profondi. Sentii una strana sensazione, mi mancò il respiro per un attimo.

-Scusa se ti ho spaventata, ma mi sentivo in dovere di aiutarti, con questa pioggia…- aveva una voce molto profonda. La trovai anche rilassante.

-Ok... Sì, non c'è problema, grazie per avermi aiutato.- gli sorrisi.

-Abito poco distante da qui. Se corriamo possiamo farcela.- continuò lui guardandomi sempre negli occhi come per cercare una mia conferma.

-No, aspetta. A casa tua? Ehmm... No, grazie.- gli risposi. Lo avevo appena incontrato, non potevo certo fidarmi di lui e basta, non lo conoscevo.

-Aish, andiamo. Non ti stupro! Voglio solo darti un asciugamano, con questa acqua prenderai una polmonite!!- disse con un tono un po' seccato.

Mi prese di nuovo per il polso e, correndo, mi portò davanti alla porta di casa sua, velocemente prese le chiavi e la aprì.

Entrai seguita da lui.

Fui avvolta da un piacevole calore.

-Questo è il bagno. Se non ti fidi di me puoi pure chiuderti a chiave. In questa casa dovrebbero esserci dei vestiti femminili dato che mia cugina ogni tanto decide di camperare in questa casa. Vado a cercarli.- disse indicando una porta sulla sinistra e iniziando a salire le scale.

-E tu?- chiesi preoccupata: anche lui poteva beccarsi una polmonite infondo, no?

-Tranquilla. C'è un altro bagno, andrò in quello.-.

Anche se mi sentivo come una persona un po' maleducata decisi di entrare in quella stanza e di asciugarmi.

Lui bussò alla porta circa cinque minuti dopo.

-Se socchiudi la porta posso passarti i vestiti asciutti.- feci come aveva detto e iniziai a vestirmi con un paio di leggins.

-Non ho trovato maglie pesanti o cose simili nei vestiti di mia cugina. A quanto pare adora andare in giro con magliette troppo scollate per i miei gusti. Ti ho passato una mia felpa, spero che non ti dispiaccia.- aggiunse sempre mentre era dall'altra parte della porta.

Dire che quella felpa mi stava grande non è corretto. Era enorme! Tuttavia quello non era il momento di lamentarsi o di fare commenti, era stato fin troppo gentile.

Uscii dal bagno poco dopo completamente asciutta e rilassata.

-Ho fatto della cioccolata calda. Vuoi?- chiese gentilmente mentre appoggiava due tazze sul tavolo della sala. -Ti sconsiglio di andare adesso. Fossi in te aspetterei che la tempesta si calmi.- continuò sedendosi e iniziando a soffiare sulla bevanda fumante.

-Grazie mille. Non si dice mai di no alla cioccolata.- risposi accomodandomi davanti a lui.

-Comunque io sono Namjoon. Scusa ancora per averti colta di sorpresa. Lo so, è strano, ma non potevo lasciarti sotto la pioggia.-.

-Ah, tranquillo non sei una cattiva persona. Io sono Son Ah.- dissi prendendo tra le mani la mia tazza. 

Mi guardai un po' attorno cercando di evitare di guardarlo negli occhi e di allentare la tensione e l'imbarazzo che erano scesi tra di noi.

-…dunque... Vivi da solo?- cercai di costruire un discorso, ma sembrava dannatamente difficile.

-No, condivido questa casa con altri sei ragazzi e, come ho detto prima, ogni tanto viene mia cugina a rompere, ma ormai ci sono abituato.- rispose prima di bere un sorso. -E tu vivi con qualcuno?-. 

-No, vivo semplicemente da sola.- dissi sospirando. -Mi piace la solitudine, ma a volte è veramente noioso. Immagino che tu non abbia questo problema, condividi una casa con altre persone…-.

-No, infatti. Con quattro ragazzi che saltano ininterrottamente per tutta la casa, uno che dorme perennemente e uno fissato con il rosa è impossibile annoiarsi, però a volte è così stressante.-.

Mi lasciai sfuggire una risata, insieme dovevano essere una bella compagnia.

In quel momento il suo cellulare iniziò a squillare.

-Sì... Ma siete sicuri?- mentre rispondeva finii la mia cioccolata e andai alla finestra per vedere se la pioggia si era calmata. Negativo. Continuava a cadere scrosciante e senza sosta, inoltre chicchi di grandine  e qualche fulmine si erano aggiunti a quel concerto di "Tik, Tik" causato dallo scontro delle gocce con l'asfalto. 

-I ragazzi hanno detto che rimarranno a dormire in un hotel dato che piove troppo. Credo sia meglio che tu rimanga qui, abbiamo una stanza per gli ospiti.- disse raggiungendomi davanti alla finestra.

-Grazie, sei molto gentile, ma non vorrei approfittarne troppo…-.

-Figurati, che alternative hai? Morire fulminata?- disse con tono pacato. 

Mi lasciai sfuggire qualche risata. Quel ragazzo mi incuriosiva molto, avrei fatto di tutto pur di conoscerlo meglio.

 

 

***un anno dopo***

 

 

-Nooo, sono tutta bagnataaa- dissi lamentandomi. 

Avevamo trovato riparo sotto il cornicione di un edificio. Beh, non era proprio un riparo...

Lui era davanti a a me e mi proteggeva dalla pioggia che continuava a scrosciare incessantemente. Aveva le sue mani appoggiate al muro ai lati della mia testa e stava ansimando a causa della gran corsa che avevamo fatto per trovare un qualcosa che ci proteggesse. 

Il suo viso era a pochissima distanza dal mio, potevo sentire il suo respiro sul mio collo. 

-Siamo tornati indietro nel tempo, eh?- sussurrò con un leggero sorriso. 

-Già, a quanto pare...-

-Allora voglio fare quello che non ho avuto il coraggio di fare un anno fa.-

-Ma cos...- non riuscii a finire la frase. 

Le sue labbra erano sulle mie. 

Appoggiò le sue mani sulla mia vita e mi avvicinò a lui. 

Lentamente mi lasciai trasportare. Sognavo quel momento da tantissimo tempo, sembrava tutto così irreale. 

Quando interruppe il contatto mi guardò dritta negli occhi. 

-Sai... Credo di aver iniziato ad amarti dal primo istante in cui ti ho vista. Sai regalarmi quei momenti di felicità che non ho mai potuto provare.- fece una breve pausa e abbassò lo sguardo -Ricambierai mai i miei sentimenti?- concluse tutto in un fiato. 

Sentii il respiro mancarmi. Gli piacevo? Anche lui mi piaceva, da tanto tempo. 

-...sì... Cioè... anche tu mi piaci...- dissi timidamente guardando altrove. 

Notai che sul suo viso comparì un sorriso di sollievo prima di attirarmi a lui ancora una volta. Misi le mie braccia attorno al suo collo e mi alzai in punta di piedi per rubargli un bacio, che poi approfondimmo. Mi strinse ancora più forte, come se avesse paura che quel momento potesse finire da un momento all'altro. 

-Ti amo.- dissi. 

-Anch'io. Tanto.-.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Jimin ***


<< Buongiorno. >> le baciò la punta del naso mentre lei era ancora sdraiata nel letto.
<< 'Ngiorno. >> un sorriso si fece largo sul suo volto. << Ma questo profumo? Hai preparato la colazione? >>.
<< Maledizione mi hai beccato! >>.
<< Park Jimin, non puoi nascondere nulla alla sottoscritta. >> Soyoon disse trionfante. 
<< Lo so... Forza, adesso andiamo, o il latte si raffredda. >> Jimin la prese in braccio e la portò in cucina facendola sedere al tavolo, il quale era già apparecchiato con anche tutti gli alimenti. 
<< Ma allora ammettilo che la tua è una maledizione! >> esclamò Soyoon alzandosi e andando ad aprire alcuni armadietti cercando qualcosa mentre Jimin la guardava confuso.
<< Non abbiamo la marmellata! >> la ragazza scoppiò a ridere mentre il suo fidanzato eseguiva un facepalm da record. << Non fa niente... La Nutella è più buona. >> disse prendendola e appoggiandola sul tavolo. Tornò a sedersi accanto a Jimin.
<< Come hai dormito? >> chiese il ragazzo.
<< Bene, non posso lamentarmi. Ma... Puoi guardarmi un attimo, per favore? >>.
Appena Jimin si girò verso la ragazza, lei gli spalmò col dito un po' di Nutella sulla guancia per poi iniziare a ridere.
<< Come hai osato sporcarmi?! É guerra! >> detto ciò anche lui le spalmò della Nutella sulla faccia.
Lo guardò incredula. Aveva osato contaminare il suo viso con della squisitissima crema alla nocciola? Sì, aveva proprio ragione... Era guerra!
<< Park Jimin, nato il 13 ottobre del 1995 a Busan. Arrenditi e dichiarati sconfitto o subirai l'ira della sottoscritta, la fantastica discendente del pelide Achille! >> disse lei con tono solenne dopo essere salita in piedi sopra ad una sedia.
<< Esattamente... Di che cosa ti sei fatta ieri sera? >> chiese lui con un'espressione tanto confusa quanto divertita.
La ragazza, con tutta calma, si risedette e gli rivolse uno sguardo ovvio.
<< Di Park Jimin. Sai, è una droga dannatamente potente... Dovresti provarla, sai? Ma ti avverto: potresti lasciarci la pelle se non stai attento. >>.
<< Come hai potuto drogarti... >> fece una pausa teatrale (o almeno a lui sembrava teatrale) prima di continuare. << ...senza di me? Anch'io voglio provare questo... come si chiamava? Park Ji-figo-min? >>. 
<< No, Park Ji-stordito-min. Ti stai confondendo con quella che ho provato settimana scorsa: Kim Tae-figo-hyung. >> disse lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo mentre il suo fidanzato rimaneva senza parole.
<< Ya! Come osi? Vuoi dire che quell'alieno  è più figo di me? >>. 
<< Alieno? Credevo che stessimo parlando di droga. >> con tutta calma si alzò e andò a sedersi sul divano accendendo la TV. Lui la seguì sedendosi accanto a lei.
<< Sei crudele. >>.
<< Non sono crudele! Lo sai che ti amerei anche se fossimo circondati da sexy-alien-Taehyung. >> disse lei guardandolo negli occhi.
<< Alla faccia tua V! Sentito quello che ha detto?! >> esclamò il ragazzo mentre lei rideva.
<< Ad ogni modo la droga più letale è la Park Jimin. >>.
<< Su questo non ho dubbi. >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** V ***


San Valentino… la festa degli innamorati. Il giorno in cui tutte le coppie passano il loro tempo assieme a coccolarsi o a sussurrasi parole dolci… beh, quasi tutte le coppie…

 

<< Credevo di essere l’unica! Non posso crederci: mi hai tradito proprio durante questo giorno! >> La ragazza che aveva parlato si allontanò con le lacrime agli occhi.

Il ragazzo, seduto su una panchina insieme a quella che doveva essere la sua ragazza, la guardò correre via confuso.

<< Cosa intendeva quella? Non ero io “l’unica”? Abbiamo chiuso! >> detto questo si alzò allontanandosi.

<< NO! Aspetta! io quella non la conosco, è la prima volta che la vedo! >> disse alzandosi e iniziando a seguirla.

 

A pochi metri di distanza da quella scena, dietro alla casetta che i bambini usavano per giocare in quel parco, due persone stavano cercando di trattenersi dalle risate.

<< Questa è la cosa più perfida che io abbia mai fatto! Hai visto la faccia che ha fatto dopo che gli ho urlato contro? “Credevo di essere l’unica!” >> scoppiò a ridere dopo essersi imitata.

<< Sì, è stato divertentissimo! Questa è l’idea migliore che io abbia mai avuto! >> 

<< Caro Taehyung… hai pienamente ragione. >> YoRi si mise in punta di piedi e lasciò un piccolo bacio sulla guancia del suo ragazzo. << Comunque sono convinta che non riuscirai mai a superare le mie doti da attrice. >>.

<< Scommettiamo? >>.

Dopo aver consolidato la scommessa ripresero la loro ricerca alla “coppia da scoppiare”.

 

Perchè trovavano quel passatempo divertente? Ovviamente perchè sapevano che se tra due persone c’era vero amore quel piccolo scherzo non avrebbe avuto alcun effetto.

 

<< Come hai potuto tradirmi? >> questa volta fu Taehyung a mettere in atto lo scherzo.

<< Scusami… ma chi sei? >> chiese subito la ragazza con uno sguardo a dir poco stranito.

<< Prima mi tradisci e poi fai finta di non riconoscermi? Sei proprio crudele. >> abbassò il suo sguardo e sospirò mentre si passava una mano tra i capelli.

<< Scusa, ma proprio non capisco… >> continuò la ragazza con la solita faccia confusa.

<< Bravo a recitare? Stavi scherzando, vero? Scusatelo, è un po’ strano ultimamente. >> YoRi interruppe il discorso prima che diventasse troppo imbarazzante e lo trascinò per un braccio lasciando la coppia.

 

<< Ammettilo: sono un’attrice formidabile. >> disse la ragazza fermandosi di fronte a Taehyung ed incrociando le braccia.

<< Ammetto che potresti essere leggermente meglio di me nel recitare… >> disse marcando la parola “leggermente” e continuando a camminare. << …ma non mi supererai mai nel canto e nel ballo! >> dicendo questo iniziò ad improvvisare una coreografia buffa nel bel mezzo del parco che stavano attraversando.

<< Taehyung! Che stai facendo!? >> sussurrò YoRi mentre si guardava intorno sorridendo imbarazzata alle persone che li guardavano.

<< Sto imbarazzando la mia ragazza, non vedi? >> e dopo aver detto ciò iniziò anche a canticchiare qualche verso sdolcinato in perfetto tema San Valentino.

<< Taehyung! Smettila! >> YoRi si coprì con le mani il viso ormai rosso dall’imbarazzo.

 

Il ragazzo si fermò per guardarla e per poi salire sulla panchina accanto a loro. La guardò con fare altezzoso e le puntò l’indice destro contro per poi dire con tono solenne:

<< Io, sottoscritto Kim Taehyung, giuro solennemente di non smettere MAI di imbarazzare la mia ragazza poiché il suo viso arrossato è la cosa più carina che io abbia mai visto. >>.

<< …sei cattivo… >> disse lei facendo il broncio.

<< Ma tu mi ami comunque. >> il ragazzo scese dalla panchina e l’abbracciò. << Ti amo tanto. >> sussurrò.

<< Anch’io. Tantissimo. Siamo noi la coppia perfetta di San Valentino. >> e detto questo si scambiarono un bacio che lo confermava.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3497561