The Path

di kuutamo
(/viewuser.php?uid=468897)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spellbound ***
Capitolo 2: *** Torn Apart ***
Capitolo 3: *** Memoriae ***
Capitolo 4: *** Where The Past Survives ***



Capitolo 1
*** Spellbound ***



1. Spellbound

 

 

" Non funzionerà mai. Non servirà a far smettere quei dannati incubi, è solo una perdita di tempo e soldi Riikka "
La ragazza gotica vestita in nero di tutto punto assunse un'espressione corrucciata, la stessa che aveva sfoggiato per ogni volta che il suo amico Dimitri voleva tornare indietro e non raggiungere il negozio. 
" Ti ho già detto che lei è la migliore della città. Mia zia è venuta qui due volte e in tutte e due i casi questa tipa ci aveva visto giusto. Cosa ti costa provare? Ormai siamo qui " disse, pensando a quanta fatica avesse fatto per trascinarlo fin laggiù.
" A volte ti detesto. Tu e la tua testa dura " disse con una smorfia.Si trovavano davanti all'insegna al neon a forma di mano che lampeggiava ad intervalli alterni. I due giovani si guardarono, l'uno spazientito e l'altra compiaciuta oltre ogni dire, e infine entrarono facendo vibrare i campanelli sulla porta. 

Appena entrarono Dimitri notò che la giovane negromante doveva avere la loro età, o meglio la sua. Era alta e con lunghi capelli neri sciolti che ricadevano ribelli sulle spalle, le braccia aderenti al corpo. Era molto truccata, ma meno di Riikka, si disse. Aveva dei profondi occhi verdi che secondo lui dicevano molto più di quanto lei volesse realmente far intendere. Non gli ispirava molta fiducia, ma c'era qualcosa che a dispetto dei suoi calcoli lo attirava verso quel tavolo rivestito di velluto viola.

" Benvenuti da Spellbound, in cosa posso esservi utile?"

" Cos'è un supermarket? " la ragazza diede una gomitata al suo amico.

" Salve! Vorremo che lei ci leggesse la mano " disse lei con grande esuberanza, entusiasta di fare finalmente qualcosa di occulto o che comunque avesse a che fare con qualcosa che facesse venire i brividi.

" Inizia lei " indicò il ragazzo, verso il braccio della sua amica.

" Bene, sedetevi pure allora. Iniziamo "

La donna si sedette al suo posto, una poltrona antica sembrava, dalle filigrane nere e profonde. Si sistemò lo scialle velato scoprendosi le spalle e sporse le mani inanellate verso i suoi clienti.

" Io mi chiamo Elva, e ora vedrò cos'ha in serbo per voi il futuro. Volete anche che vi  legga i tarocchi? Questo mese sono inclusi nella chiromanzia "

Il ragazzo non fece neanche in tempo a rifiutare che la ragazza aveva già dato il consenso e aveva preso le mani della chiaroveggente. 

" Allora, Riikka, giusto? - disse, continuando sotto lo sguardo assuefatto della giovane - Non hai ancora deciso cosa fare della tua vita.. Hai preso del tempo per decidere ma i tuoi genitori ti hanno messo alle strette, povera cara. Ti occorrerà ancora un po' di tempo per capire delle cose riguardo te stessa, ma già conosci il tuo destino. Apriti a te stessa e vedrai chiaramente la risposta. " la chiromante aprì gli occhi e lasciò le mani della ragazza davanti a sé a cui per poco non cascò la mascella a terra. 

" Dimitri funziona! È tutto vero quello che mi ha detto… Oh Dio.. Devi provare!"

" Mi spiace ma credo sia solo una coincidenza. Sicuramente non può indovinare per due volte di seguito. Dopotutto, è un arte non del tutto esatta, non è vero? " chiese alla donna perplessa dall'altro capo del tavolo, sottolineando con una certa sfacciataggine il " non del tutto esatta ".

" Di solito non mi sbaglio mai. Ma se sei così restìo e scettico, cosa ci fai in questo posto, ti sei per caso perso? "

" Vorrei tanto saperlo anch'io " disse, porgendole la sua mano.

Quando la loro pelle toccò quella dell'altro, accadde: la donna chiuse gli occhi come rapita da ciò che stava vedendo e chinò il capo impercettibilmente. Ebbe un brivido lungo la schiena, video il cielo squarciarsi e riaprì gli occhi di scatto.

Dimitri si accorse che le sue pupille si erano dilatate fino a far scomparire le iridi verdi.

" Qualcosa che non va? " chiese con lo stesso tono preoccupato di chi non avrebbe osato chiedere se non fosse che lo riguardava personalmente.

Lei rimase impassibile e richiuse gli occhi.

" Tu hai un'anima che viene da molto lontano.. Qualcosa ti strugge, dei sogni, incubi…molto violenti. - la donna si fermò sotto lo sguardo sbigottito del suo cliente e aggiunse - Temo che io non possa fare più nulla per te, non rientra nei miei poteri "

" Sa dirmi almeno se significano qualcosa? "

" I sogni significano sempre qualcosa. "

" Come faccio a capire cosa? "

" Devi cercare, ma le tue risposte non sono qui, mi dispiace. Ora per favore, dovrei chiudere, il nostro tempo è finito ragazzi "

" E che si fa con i tarocchi? " disse triste Riikka.

" Magari un'altra volta " disse alzandosi.

I ragazzi pagarono e si diressero verso l'uscita. 

Dimitri era pensieroso e continuava a chiedersi cosa significassero le parole di quella Elva. Ok, ci aveva preso sul personale infinito mare di problemi di Riikka e anche sui suoi incubi, ma doveva esserci una spiegazione plausibile e sensata. Forse erano solo intuizioni di una persona troppo sensibile, si disse, che magari aveva imparato a leggere i segnali del corpo e i suoi significati. Non poteva essere entrata nella sua testa, era fuori questione. Ma cos'era che aveva scaturito quello strano comportamento in lei? Con la sua amica era stata molto più a suo agio e tranquilla. Cos'aveva Dimitri si così speciale da far spaventare una presunta chiromante/sensitiva in quel modo?


Appena quei due misero fuori i piedi dal negozio, Elva chiuse la porta a chiave e spense il neon nonostante mancasse ancora una buona mezz'ora alla chiusura. Lasciò cadere lo scialle sulla sedia e si slanciò verso la cassettina di legno intarsiato dei tarocchi e li sparse sul tavolo ordinatamente.

La Morte

Il Diavolo

La Luna

Guardò quell'ultima carta pensierosa. La luna significava una cosa molto diversa dagli altri due simboli: intuizione, un buon momento per imparare. Bisognava seguire l'istinto e le proprie impressioni con coraggio. Ma allora perché la morte e il male incarnato? Elva si lasciò ricadere sul bracciolo della sedia continuando ad interrogarsi, cercando di trovare un nesso tra i diversi significati e una spiegazione plausibile sugli avvenimenti di quella strana e inaspettata serata.
 

 

Per quanta poca importanza Dimitri aveva voluto dare alle cose successe la sera prima, quella notte non riuscì a dormire molto se non qualche ora sparsa qua e là. Ripensava alle parole e agli occhi di quella donna, a come si erano irrigiditi. Poi lei aveva cercato di nascondere quanto accaduto e solo quell'ingenua di Riikka non si era accorta di nulla. Aveva sussultato e doveva essere per forza qualcosa che lo riguardava.

Quella stessa notte, o per meglio dire alle prime luci dell'alba, il ragazzo aveva sognato quella stessa donna dalle mani piene d'anelli d'argento. Per un oscuro motivo si trovava dietro un albero nel bel mezzo di un cimitero, intento a guardare una donna che con perfetta padronanza e agilità scostava metri e metri di terriccio da una fossa - una tomba. Quando Dimitri la riconobbe ebbe paura. Che cosa stava facendo quella donna? Ma soprattutto, perché? 
Ormai il suo capo non era più visibile e si udì solo un tonfo secco, il rumore metallico della pala che provava a sfondare il legno. Il coperchio di quella che doveva essere di sicuro una bara si spezzò e la donna uscì dal fosso frugandosi nei pantaloni. 
Versò del sale e abbondante benzina dentro la voragine che aveva creato e vi gettò sopra un fiammifero. In un attimo la sua figura, che fino ad allora era stata solo una sagoma inghiottita dal nero dell'oscurità, s'illuminò al bagliore delle fiamme che raggiungevano i suoi piedi svelando per intero il suo volto. Appena si creò visibilità gli occhi di lei guizzarono sui movimenti del ragazzo che stava indietreggiando. I due si guardarono negli occhi in silenzio. Sulla faccia di lei spuntò un ghigno:

" Vuoi venire a guardare? Così saprai cosa si prova. " 

 

La mattina seguente si alzò di buon ora, deciso a fare chiarezza in quel caos che ormai era diventata la sua testa. Aveva aperto il suo mac ma su internet aveva trovato solo un mucchio di sciocchezze racimolate da film e libri di fantasia, qualche strano serial killer e poco altro. Non perdendosi d'animo andò alla Helsinki Central Library, che frequentava spesso quando aveva qualcosa da consegnare che richiedesse una ricerca approfondita. 

Attraversando a metà il giardino che circondava la strutta di vetro, raggiunse l'ingresso e subito chiese informazioni alla signora con gli occhiali dietro l'alto bancone. Lei inserì digitando sulla tastiera del pc le parole chiave mentre guardava il ragazzo di sottecchi, chiedendosi se fosse tra uno di quei ragazzacci satanici che incendiavano le chiese. Aveva lunghi capelli scuri, proprio come quelli di quei ragazzi che aveva visto in tv. Si fece mentalmente il segno della croce e tornò con gli occhi sullo schermo lampeggiante. Stampò la lista con i titoli e l'ubicazione sugli scaffali e la porse al ragazzo, intimandogli di rimettere tutto in ordine una volta finito.

Quella era una lista di una quarantina di titoli, tra cui molti di libri scritti negli ultimi anni per gente dark o affascinata dall'esoterismo nella cultura moderna, per Riikka insomma, che per carità non disprezzava, ma cercava qualcosa di più veritiero ed attendibile, come un trattato o un libro antico, uno di quelli di cui aveva sentito parlare una volta durante una lezione di storia della sua insegnate preferita, che finiva sempre per raccontare aneddoti e storie sull'antica mitologia della Finlandia di un tempo. Purtroppo nessuno di quei titoli rimasti richiamava la sua memoria, ma poi uno di essi, rileggendone il titolo due o tre volte gli ispirò fiducia, come tante volte capita nella fatidica scelta di un libro, e così si recò verso la sezione dello scaffale che gli interessava. 

Doveva ammettere che quel posto era davvero futuristico, vetrate che ti proiettavano dritto nella natura all'esterno, ma allo stesso tempo tutto il legno che permeava l'interno della struttura creava quella sorta di calore familiare e confortante che le biblioteche e i posti datati sanno creare. Pensò che quel posto pur essendo così moderno, incarnasse il profondo animo dei finlandesi e il loro amore per la natura che per uno straniero era sempre più facile ed evidente notare. Finita l'ultima rampa di scale svoltò a destra, verso lo scaffale D, sezione V, numero 3a. Estrasse il volume maneggiandolo con cura tra le mani. Rilegato in pelle color mogano, emanava un forte odore di muffa che gli procurò subito un sonoro starnuto al quale tutti nelle vicinanze si voltarono. Fece scorrere l'indice sulla porosità di quella pelle così consumata e poi lo aprì: ' Dictionnaire Infernal ou Bibliothèque Universale, sugli esseri, i personaggi, i libri, i fatti e le cose che riguardano le apparizioni, la magia, l'inizio dell'Inferno, le divinazioni, le scienze segrete, i grimori, i prodigi, le tradizioni e i racconti popolari, le diverse superstizioni, e genialmente tutte le meravigliose, sorprendenti, misteriose e supernaturali credenze. Par M. Collin De Plancy " . Pensò tra sé e sé che non aveva mai visto un titolo più lungo in vita sua e per di più in francese. Sospirò come se fosse davvero sul punto d'aprire uno di quei libri maledetti, che il protagonista nei film non avrebbe dovuto aprire e che finisce per ucciderlo.  Ma quello era soltanto un maledettissimo vecchio libro che avrebbe solo continuato a farlo starnutire di qua e di là, si disse. Da buon finlandese che si rispetti, anche se solo acquisito, ordinò una fumante tazza di caffè al punto di ristoro e si sedette su uno dei divani a disposizione nell'area lettura. Sorseggiando la bevanda a piccoli timorosi sorsi per non bruciarsi iniziò a sfogliare le prime pagine saltando la prefazione ed iniziò a leggere. 

Quando arrivò l'orario di chiusura si rese conto che si era già fatto buio da un pezzo nonostante fossero vicini all'estate ormai. Purtroppo aveva solo abbondantemente passato la metà, ma non era riuscito a finirlo in tempo nonostante vi si fosse immerso e quella roba l'avesse totalmente rapito. Lo ripose nella sua locazione originaria ed uscì dal grande ingresso, con più dubbi di prima. Così, preso dalla foga del momento decise di andare allo Spellbound per avere delle vere spiegazioni. 
 

Proprio quando stava svoltando l'angolo per raggiungerlo, vide Elva chiudere la porta a chiave e sparire nel vicolo alla sinistra del negozio. Troppo tardi.

Aspettò che scomparve nell'ombra e si decise a seguirla: doveva sapere, ormai era diventata per lui come una frenesia irrefrenabile, questa sua curiosità insaziabile che doveva assolutamente estirpare per sentirsi di nuovo quello di una volta, libero da qualsiasi pensiero o dramma. Stavano succedendo troppo cose strane e senza senso nella sua vita e voleva sapere perché. 

Con passo felpato, ridusse gli occhi ad una fessura per vedere meglio mentre si spostava nel buio in cerca della donna. Ma di lei non c'era traccia. Non c'era neanche il fumo bianco che uno s'immagina spuntare da un tombino e cospargersi nell'aria. Quello era solo un semplicissimo e scurissimo vicoletto che probabilmente non portava da nessuna parte. Mentre il ragazzo continuava a camminare cercando di non inciampare e quindi provocare rumore, si sentì afferrare entrambe le braccia, poi via, immediatamente scaraventato spalle al muro freddo e duro. Si sorprese della straordinaria forza di quel placcaggio. 

Elva gli stava bloccando entrambi i polsi e lo guardava con aria indagatrice, lo sguardo sprezzante, che Dimitri riusciva a intravedere nonostante l'assenza di luce.

" Tu? " esclamò con un filo di voce strozzata.

" Che cosa vuoi, perché mi segui? "

" Potresti lasciarmi per favore? Sono pacifico io, non ho intenzione di picchiarti "

" Cosa stai cercando da queste parti? "

" Risposte " disse con voce improvvisamente decisa. 

Ci fu un attimo d'attesa, in cui lei scrutò nei suoi occhi e lentamente sciolse la presa, facendo un passo indietro.

" Devi andare ora " impose.

" Non se prima non mi dici la verità "

" Ma quale verità vuoi sapere? La gente viene da me e vuole solo sentirsi dire cose che si aspetterebbe da una sensitiva. Vita, salute, amore e qualche altra cazzata del genere, ma poi basta finisce lì e tutti vanno a casa. E tu vieni qui, mi segui, con chissà quale pretesa. Il mio mestiere è quello di rifilare un certo tipo di sciocchezza alla gente, se non ti va bene puoi anche evaporare. " disse voltandosi e prendendo la borsa ai suoi piedi.

Il ragazzo rimase impotente dietro di lei, a massaggiarsi gli arti doloranti. Poi disse ancora ansimante: decise che essere diretto forse sarebbe stata la cosa migliore.

" Stanotte ho sognato che dissotterravi una tomba e ne bruciavi il cadavere "

All'improvviso Elva si fermò, come a mezz'aria, e guardò fisso davanti a sè. ' Chi è questo ragazzo? Questo dannatissimo ragazzo ' . Poi si riprese.

" Non dovresti mangiare dolci prima di andare a letto, ragazzino "

" Lo hai rifatto " disse ridendo fra sé e sè.

" Rifatto cosa?" chiese voltandosi.

" Far finta di niente dopo che ti ho detto qualcosa che ti ha visibilmente sconvolta, perché si nota, sai? È la seconda volta che menti "

" I tuoi sogni sono strani anzi stranissimi, ma questo lo saprai già. Quello che non sai è come fermarli, ma la risposta alle tue domande, la soluzione per i tuoi problemi io non ce l'ho! " disse riavvicinandosi. 

Gli occhi del ragazzo allora saettarono sul borsone a spalla di lei e decise di buttarla lì per vedere una qualche reazione.

" Cos'è - lo indicò con un cenno del capo, parlava ad alta voce e un passante guizzò lo sguardo verso di loro dalla strada principale - nascondi del sale lì dentro, magari una pala componibile? " Elva ridusse gli occhi pieni di irritazione a due fessure e lo prese malamente per la manica della giacca, tirandolo.

" Smettila. Va bene, vieni con me " gli intimò.

Il ragazzo la seguì senza fare domande con un lieve sorriso stampato sulla faccia, aveva ottenuto quello che voleva, o almeno quello era un inizio. 

Quando la donna mollò la presa per aprire la serratura della porta, le loro mani si toccarono. Lei guardò fisso la superficie della porta davanti a sé ma non si voltò, dopo un istante tornarono a quello che stavano facendo. Entrarono e la donna si richiuse la porta alle spalle facendo segno di seguirlo nel retro. 

" E comunque non sono un ragazzino - disse imitandola - ho 28 anni, sono un po' cresciuto per le prese in giro, non credi? "

" Ah però, e dove ce l'hai tutta questa saggezza, l'hai per caso persa prima di entrare qui ieri? È assurdo, tutto questo è assurdo "

 

Entrarono in una stanza ancora più scura, la donna accese delle candele al centro del tavolo per dare un po' di luce in più all'ambiente e si sedette. Quel posto aveva un bel po' di ragnatele, e sembravano anche vere, pensò il ragazzo.

" Elva non è il tuo vero nome, vero? " 

" Ma sentilo, ha proprio fatto i compiti eh.. Gia che c'eri potevi fare ricerche e chiamare l'anagrafe per sentire se lì mi avevano mai vista "

" In realtà ho fatto delle ricerche.. "

" E cos'hai trovato d'interessante? Qualche fiaba dei Grimm? "

" Ho letto un po' del Dizionario Infernale "

" Roba seria "

" L'hai detto. Ho letto un mucchio di cose su spiriti, apparizioni, tradizioni popolari ma niente su quello che ho visto la scorsa notte.. "

" Non hai cercato bene "

Dimitri rifletté qualche secondo su quella risposta enigmatica che parlava chiaro ma allo stesso non lasciava trapelare niente.

" Tu sai a cosa mi riferisco, vero? Perché ti ho vista fare quell'orrore? "

" A volte i sogni sono un riflesso di come noi vediamo una persona.. "

" Pensavo l'avessi piantata con queste stron.. "

" Ma non lo è, non lo è. Alcune persone sono più sensibili di altre e colgono cose, sfumature che altri non vedono. Quindi, è possibile che tu mi abbia vista come un'usurpatrice di tombe " concluse con tranquillità interrompendolo.

Il suo discorso filava, pensò Dimitri valutando la situazione.

" E dei miei sogni che mi dici allora? Sono certo, anzi più che certo che ieri tu abbia visto qualcosa, come se fossi entrata nella mia testa e avessi visto realmente di cosa parlavo. Ma non hai detto niente "

" C'è molta oscurità dentro di te, Dimitri - disse abbassando lo sguardo - L'unica cosa che so è che non sono assolutamente un buon segno o indice di serenità, per niente. Da quanto tempo hai questi incubi? "

" Tra poco sarà quasi un anno "

Elva annuì pensierosa. Dimitri la guardò sollevando lo sguardo che si era momentaneamente posato sul tavolo, dove le candele ardevano e la cera fondeva.

" Non mi stai dicendo tutto, lo so " disse senza paura. 

Si guardarono negli occhi e in una frazione di secondo il ragazzo guizzò alzandosi e precipitandosi nell'altra stanza, al bancone, sul quale lei aveva posato il borsone. Si era detto che oramai era lì e doveva vedere se i suoi presentimenti assurdi fossero veri, e infondo sperava che lì dentro ci fosse qualcosa che avrebbe scosso lui e la sua vita normale.

Mentre la donna si affannava per impedirgli di ficcare il naso dove non doveva, lui aprì la zip. 

Ormai era troppo tardi: Dimitri si voltò con in mano un barattolo cilindrico e una scatolina nell'altra, Elva lo guardava con un'espressione indicibile, bloccata sull'uscio della porta della stanza.

" Allora è vero! " esclamò facendo rotolare a terra il barattolo di sale e liberando i fiammiferi dalla sua presa.

" Tu chi sei ? " chiese con voce atona.

Elva ora assunse un'espressione impaurita, come quella di una persona che era appena stata scoperta in flagrante a fare una cosa che non doveva.

" Chi sei Elva? Se questo è il tuo vero nome! "

" Sono una persona normale, come te "

" Normale? Le persone normali non vanno in giro con del sale nella borsa per farci chissà cosa o peggio per deturpare cadaveri. Qual'è il segreto che porti con te? "  






Note:

Ringrazio chi commenterà e anche chi leggerà soltanto.

-kuutamo

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Torn Apart ***



 

2. Torn Apart

 

Elva si era messa a sedere sulla stessa poltrona sulla quale solo il giorno prima aveva letto la mano a quello stesso fastidioso ragazzo che adesso stava in piedi davanti a lei. Pretendeva delle risposte che non era sicura volesse davvero sentire, insomma chi almeno con un po' di sale in zucca vorrebbe essere a conoscenza di quel genere di cose? 

Teneva le braccia incrociate sul petto, non abbassava mai lo sguardo: mossa chiara e saggia, se non fosse per il fatto che lui stesse facendo la medesima, snervante cosa.

" Dimmi a che cosa ti serve una sacca piena di sale e pezzi di legno. Dimmi che ti servono per costruire una staccionata e che sei una specie di wicca, perché sei una di quelle stramboidi che se ne vanno in giro con i cappelli a punta anche se non è halloween, non è vero? "

Era più forte di lei, provocare le persone la divertiva:

" Vuoi dire una di quelle che si spalmano un rossetto scuro e pretendono di essere tutte delle piccole Venerdì? È questo quello che vuoi credere, non è vero? " gli fece il verso.

" Per la miseria! Non ho mai incontrato qualcuno di tanto ostinato ma al contempo ipocrita. Confondi ogni mio tentativo di capire qualcosa ma al contempo non solo non neghi ciò che affermo ma addirittura alimenti i miei sospetti o in qualunque modo tu voglia chiamarli " 

" Cos'è che vuoi sentirti dire, che sono una strega o un'ancella del signore oscuro? - si alzò in piedi accarezzando il velluto del tessuto sul tavolo e intanto gli si avvicinava. C'era qualcosa di estremamente invitante ma al tempo stesso naturale nelle sue lente movenze e il ragazzo parve notarlo per un attimo - Ebbene sì lo sono, ogni sabato sera anziché andare al cinema con gli amici faccio una seduta spiritica alle sette, poi mi reco al cimitero più vicino e la tavola ouija mi consiglia quale cadavere dissotterrare. Ma sai, a volte gli spiriti hanno voglia di giocare più del dovuto e capita che debba dare fuoco a due, tre corpi in più del previsto. Quando torno a casa faccio un bel bagno nel sangue caldo di qualche povero animale malcapitato e mi addormento felice dopo un altro perfetto giorno da streghetta malefica. "

Gli occhi di lui non riuscirono a non guizzare da una parte all'altra della stanza mentre ascoltava il delirio di quell'individuo singolare. Si chiese molte volte se ci fosse qualcosa di vero, e probabilmente c'era, secondo le sue sensazioni. La ragazza pensò che tutta quella storiella non si allontanava poi molto dalla realtà. Ok, solo un pochino.

Sbuffò.

" Ora per favore vai fuori di qui e non rimetterci più piede. Tu e la tua amica. Andate da qualcun'altro per le vostre uscite condite di paranormale "

" Voglio solo sapere che cos'hai visto ieri "

" Non ho visto niente. Solo che ti porti dietro una gran sfiga e sinceramente non me ne serve altra. Ho già la mia buona dose, quindi grazie... "

 

" Che cosa hai visto? " scandì bene le parole, ora era lui ad essersi avvicinato ma il suo passo non era alquanto fluido come quello di lei, anzi, quel rapido spostamento conteneva in sé qualcosa di animalesco e primordiale. Elva ridusse gli occhi a due sottili fessure. Non sarebbe stato di certo un ragazzino arrabbiato a spaventarla.

" Ho visto un fulmine che squarciava il cielo. Ecco tutto. "

Distolse lo sguardo per un attimo da quegli occhi di giada incorniciati di nero. 

" Io.. Io devo capire cosa mi sta succedendo.. " lei lo fermò.

" No, tu devi andartene. Vai in un'altra città, studia in Europa, prenditi un anno sabbatico, quello che ti pare. Devi fare spazio nella tua mente prima di poter ricominciare nella tua vita. "

Ascoltò le sue parole, il primo vero consiglio che gli avesse realmente dato da quando si erano incontrati.

" La mia vita è qui " disse debolmente rassegnato. 

" Devi andare " sibilò. Il suo tono non ammetteva alternative.

Allora Dimitri prese in mano la giacca e si diresse verso la porta. Proprio quando stava per lasciare il locale si voltò un'ultima volta indietro.

" Grazie, per quello che vale "

" Beh, prego " disse alzando una mano. Poi aggiunse:

" ..Mi dispiace non poterti aiutare più di così"

Dimitri le fece un cenno nel quale si leggeva un lieve apprezzamento ma anche una profonda e amara delusione, e se ne andò.



Da quella notte la giovane Elva sognò spesso quel ragazzo ficcanaso: i suoi sogni erano solitamente parziali e confusi ma ultimamente si facevano sempre più limpidi, vividi nel loro contenuto, spaventosi. 

Passarono tre mesi prima che i due s' incontrassero di nuovo: quel giorno la donna era nervosa più del solito e quando si vide arrivare il giovane alla porta del suo negozio ne comprese appieno il significato. 

Lo accolse uscendo da dietro il piccolo bancone andandogli incontro; il giovane era zuppo a causa dell'incessante pioggia che non aveva fatto altro che intensificarsi per tutto il pomeriggio. 

" Ciao " esordì lui mentre si liberava dal cappuccio della felpa.

" So perché sei qui " disse.

" Ma come, neanche ciao? Allora devo preoccuparmi sul serio.. " provò ad adottare un tono scherzoso ma quando colse la nota di preoccupazione sul volto della donna, tolse anch'egli la maschera e la lasciò parlare. 

" Ti ho sognato, ho sognato beh.. cose molto pericolose. Probabilmente avrai avuto anche tu almeno un sogn.. - smise di parlare non appena vide del sangue sui lobi del ragazzo. Sbarrò gli occhi - È già tardi " disse più a se stessa. Tutti i suoi presagi si erano avverati. In quel momento prese una decisione non facile, che forse altri al suo posto non avrebbero  fatto, ma lei contro ad ogni pregiudizio iniziale decise di aiutarlo. Non voleva che affrontasse tutto da solo, non era giusto. 

" Tardi? Tardi per cosa? No, tu devi ascoltarmi stavolta, io ho visto delle ombre, delle ombre che volevano lacerarmi, strapparmi via dalla mia stessa carne. Ho fatto lo stesso sogno più o meno tutte le notti ma mi ero imposto di non venire più qui dopo l'ultima volta, ma.. stanotte non ho praticamente chiuso occhio e quando sono crollato questo pomeriggio mi sono svegliato di colpo in preda ad un acuto dolore e mi sono accorto che perdevo sangue dalle orecchie e dal naso.. e ovviamente ho dato di matto, sto ancora dando di matto "

La ragazza lo guardava, ma era immersa nelle sue macchinazioni mentali. 

".. In un primo momento avevo pensato di andare in ospedale ma sapevo che sarebbe stato più utile venire qui. Infondo mi sento bene" 

" Non starai bene a lungo " si lasciò sfuggire mentre si mordeva il labbro.

" Cosa intendi dire? " ci fu un attimo di silenzio. Poi la donna si ricompose e si avvicinò al ragazzo prendendogli un braccio.

" Ora devi promettermi che farai esattamente ciò che ti dirò "

Dimitri la guardava a dir poco basito; era spaventato, non capiva nulla. Perciò lei lo scosse per avere quella risposta. 

" Si.. ok, ok "

" Le "ombre" che vedi, ciò che ti facevano nel sogno, ecco.. succederà se non seguirai le mie indicazioni.. In realtà succederà anche se le segui ma se non mi dai ascolto sarà molto peggio.Tu stai per diventare qualcun'altro, una persona diversa dal Dimitri che conosci, una persona con abilità eccezionali "

" Ma che stronz.. "

" Taci! Volevi il mio aiuto quando sei venuto qui la prima volta, bene, ora te lo sto offrendo ma devi smetterla e mettere da parte il tuo acido scetticismo. Devi assolutamente allontanarti dalla città. Devi compiere la tua trasformazione, è giunto il momento, e indovina un po' ? Sei anche un tantino in ritardo "

Il giovane continuava a non capire.

" Il sangue - gli fece cenno lei - i sogni premonitori, il sangue, le ombre.. sono tutti dei richiami, segnali che avresti dovuto cogliere, che avrebbero dovuto insegnarti a riconoscere.. Credo che tu debba spiegarmi molte cose riguardo alla tua famiglia e al posto in cui vieni, se ne sei a conoscenza ovviamente, e a questo punto ne dubito.. " mentre parlava, Elva stava gettando nel suo fedele borsone degli oggetti vari e dei viveri di prima necessità. 

" Che cosa c'entra la mia famiglia?? Cosa avrei dovuto sapere? E cosa diavolo stai facendo ora?! "

" Ti spiegherò ogni cosa, tu devi sapere chi sei. Ma non adesso. L'unica cosa importante da fare adesso è allontanarsi il più possibile da Helsinki e dalle persone. Ed io verrò con te "

" Cos'è, sono per caso una bomba ad orologeria pronta a esplodere sui civili? " scherzò amaro e sempre più fuori di sé mentre si preparava di nuovo ad affrontare la pioggia battente. 

" No, non siamo mica in un film. Ma hai bisogno di una foresta. " 

 

 

 

Note:

 

Sono abbastanza sicura che non freghi molto a nessuno, ma non ho aggiornato per un bel pezzo scoraggiata dalle visite che aveva avuto il primo capitolo della storia.

 

Ringrazio comunque chi legge e chi lascerà una recensione. 

 

-kuutamo 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Memoriae ***



 

3. Memoriae 

 

Chi avrebbe mai detto che uno scettico e una praticante di magia si sarebbero ritrovati fianco a fianco mentre in auto raggiungevano un posto ancora ignoto, ai margini della città? Loro non di sicuro. 

Mentre il ragazzo si ripuliva dal suo stesso sangue che aveva segnato scie fino ai lati del collo, non smetteva di guardare seppur di sottecchi la ragazza al lato del guidatore. La sua auto era a dir poco antica: una di quelle vecchie, enormi Volvo con un bagagliaio praticamente sconfinato. L'interno era un po' un caos da ma in compenso un inebriante odore di fiori d'arancio permeava l'aria dell'abitacolo distraendo il passeggero dal disordine. Sul cruscotto c'erano degli adesivi di qualche band semi-sconosciuta mentre infondo, dove la superficie incontrava il vetro c'erano tre o quattro libri ormai logori: riuscì a leggerne solo un titolo, "Edda Antica", poiché gli altri erano scritti in un carattere troppo piccolo e il fatto che fosse notte non aiutava di certo. Vicino alla radio vi era un mazzetto di cortecce di betulla tenute insieme da uno spago di fibra grezza, un'estremità era annerita, segno che probabilmente era stata usata recentemente. Elva era intenta nella guida, si apprestava a uscire dal centro abitato mentre la città cominciava a svuotarsi dal traffico di fine giornata e le luci delle strade si facevano solitarie come lo erano state al mattino; ancora qualche minuto e sarebbero arrivati nelle periferie di Vantaa. 

 

" Allora - disse Dimitri strofinandosi l'ultima parte di sangue raggrumato rimasto - posso sapere adesso dove siamo diretti? " 

Elva tentennò per un attimo, ma l'attesa al semaforo aveva appena creato un'occasione per farsi scucire qualche parola e iniziare a sputare il rospo. Si massaggiò la tempia, appoggiando il gomito sulla portiera e disse:

" Mia.. nonna aveva una casa in campagna, era come dire "allergica" all'aria della città, in effetti non si spostò mai da lì.. Comunque è circondata da una radura e da un'ampio bosco. È un posto tranquillo, andremo lì " concluse.

" Scusami se faccio la parte del guastafeste ma non ho ancora ben capito cos'è che andiamo a fare nel bel mezzo del nulla. Tanto di cappello per tua nonna, eh! Ma sembra quasi come se tu mi voglia portare in uno di quei luoghi isolati per farmi fuori o cose del genere.. Io nemmeno ti conosco, che cosa di faccio qui? Gesù. "

Il semaforo ora era verde: partì. 

" Non ti conosco neanch'io, se questo può farti stare meglio. E no, non ho intenzione di ucciderti e seppellire il tuo cadavere - disse scherzosa. Il ragazzo però rimase impassibile - Ok - continuò - diciamo che so come aiutarti.. Quello che cerco di dirti è che hai avuto quegli incubi perché c'è qualcosa che devi fare. È.. è come un dovere, un compito da assolvere, una cosa obbligatoria"

" E chi è che me lo impone? I sogni? È semplicemente ridicolo "

" Tu credi in qualcos'altro che non sia fede o scienza? Non credo "

" Dici bene "

" Perciò ti basi su quello che vedi o che puoi dimostrare con una spiegazione logica e tanto di prove, giusto? "

" Esatto "

" Beh, bene! Allora non dovrebbero esserci problemi visto che riuscirai a vedere e a sentire cose che fino ad oggi ti sono sembrate solo storielle da quattro soldi "

" Ti prego, non dirmi che questo è il momento in cui mi confessi che diventerò un lupo mannaro alla prossima luna piena! " girò gli occhi al cielo. 

" Prima la smetterai di ridicolizzare ogni cosa che cerco di dirti e prima capirai la serietà dell'entità della cosa "

" Che cosa? Avanti, santo cielo! "

La ragazza prese un lungo, profondo respiro.

" Hai mai sentito parlare dei guaritori dal posto in cui vieni? "

" Veramente, che io ricordi sono nato qui; so che mia nonna è russa ma detto ciò non credo di sapere di cosa tu stia parlando.. Cosa sono, dottori? "

" Una specie. I guaritori sono delle figure di riferimento molto antiche: dotati di grande memoria e concentrazione, potresti in effetti definirli come una variante arcaica dei medici, ma sono molto più di questo. I guaritori sono dei protettori, proteggono la loro gente, la curano, se ne occupano. Se non sei a conoscenza di essi in questi termini allora forse avrai sentito parlare degli sciamani.. "

" Tizi con tamburi, penne in testa e il resto? "

" No, non proprio. Ma a scuola cos'hai imparato?? "

" Cose più utili di certo "

" Divertente. Ok, come quasi la maggior parte del mondo tu hai la concezione dello sciamano pellerossa, cavalli, praterie, totem ecc. Ma non si tratta proprio di questo. Come saprai, almeno spero, ci furono delle migrazioni dall' Europa all' America e quindi parecchi contatti, scambi. Il nostro popolo, quello che oggi risiede nell'attuale Finlandia, ha radici nomadi: noi, insieme ad estoni e ungheresi veniamo dalle località più remote della Russia. Per questo, almeno culturalmente, la nostra gente ha molti punti comuni. Ci sono studi filologici che provano ciò che sto dicendo: l'essere nomadi ci ha portati con il passare dei secoli alla nostra posizione attuale; è per questo che siamo così legati alla natura, non siamo bio e così rispettosi della natura solo perché sappiamo rispettare le regole più di altri. Ok, forse anche per questo, ma il punto è che tra i nostri antenati e la terra c'è sempre stato un legame forte, fortissimo "

"Quindi gli sciamani discendono dal nostro popolo?"

"Beh, non proprio. Gli Indiani d'America hanno usi e modi di fare totalmente differenti, anche se per certi aspetti esistono punti d'incontro. La questione è che i guaritori, gli sciamani, esistono anche nella cultura ugrofinnica, slava e asiatica "

" Ugrofinnica? "

" Sì, è il ramo linguistico e culturale dove s'inserisce la Finlandia, per esempio. Avrai notato la differenza tra la nostra lingua e lo svedese o il norvegese: ecco, è perché il finlandese pur avendo un'ubicazione nell'area scandinava possiede una matrice linguistica e una cultura assai diversa da quella germanica "

Il ragazzo rimase per qualche secondo a riflettere, nel frattempo ci fu una pausa. 

"Sai, dovresti sapere almeno un po' di queste cose.. A volte mi stupisco di come non diano un' istruzione più approfondita su queste cose.. Insomma, la città è disseminata di statue di orsi e lucci ma quasi nessuno ne conosce il motivo, è quasi qualcosa di inconscio ma comunque presente"

"Quelli ci sono per via del Kalevala, giusto?"

"Dio sia ringraziato, almeno questo lo sai!" 

"Ah-ah, spiritosa"

"Dico solo che noi sappiamo poco delle nostre origini, o almeno voi

"Perché tu sai tutto, vero?"

"Vorrei tanto essere saggia fino a quel punto, ma non lo sono. Sai, ci vuole del tempo" rispose acida.

"Quindi tu cosa sei? Un'indovina? Una sciamana? Una strega, cosa?"

La donna lo guardò voltandosi giusto il tempo di fulminarlo e poi tornò alla strada davanti a sè.

"Tutti questi nomi sono la stessa cosa"

"Quindi aspetta, sei una sciamana? E in che modo puoi aiutarmi? Non sono ferito"

"Sei davvero un' idiota, ecco cosa sei - borbottò qualcosa in una lingua semi-sconosciuta e sbuffò sonoramente prima di riprendere il discorso - Non ci sei ancora arrivato, vero? Tu sei come me. O meglio lo sarai presto" 

" Io che cosa?!? - si scompose voltandosi verso il sedile del guidatore - Io non sono un dottore! Con quale qualifica potrei mai curare la gente? E poi se avessi voluto, avrei studiato per diventarlo"

"Oh, infatti dovrai farlo caro mio" disse compiaciuta.

"Tu non puoi obbligarmi"

"Non sono io a obbligarti nè qualcun'altro. È qualcosa che devi fare. È la tua natura"

"La mia natura? Ma se fino a pochi minuti fa non sapevo nemmeno dell'esistenza di questi tizi. Io non diventerò proprio nessuno! Puoi anche riportarmi a casa"

"Perché avevi idee molto chiare su chi o cosa diventare e fare della tua vita quando ci siamo incontrati, vero?"

"Non sono affari tuoi" scandì bene ogni parola quasi fosse un ringhio.

"Sei tu che sei venuto da me, più di una volta!"

"Infatti non avrei dovuto"

"Avresti trovato un'altra strada. Sarebbe comunque successo"

"Invece inizio a pensare che sia stata la tua influenza a scatenare tutto questo"

"Non è una cosa su cui si ha controllo. Succede e basta. È il fato o come lo vuoi chiamare. Anzi no, può essere anche qualcosa di ereditario"

"Buona questa! Quindi secondo i tuoi calcoli qualcuno della mia famiglia dissotterrava corpi dandogli fuoco come te? A proposito, lo fai davvero?"

"Questo non è importante. Possibile che nessuno ti abbia detto niente? Magari hai visto qualcosa da piccolo, non so, qualche dettaglio che ai tuoi occhi è sembrato strano, qualcosa che ricordi nitidamente. Deve per forza esserci.. Soprattutto se le mie ipotesi sono giuste"

"Non ricordo nulla della mia infanzia, non so cosa tu stia cercando di estrapolarmi ma non ne caverai un ragno dal buco" disse mesto. Abbassò lo sguardo sulle mani abbandonate lungo le cosce e in quel momento la ragazza notò la sua espressione: si era incupito, come se un velo di malinconia lo avesse ricoperto. 

"Hai mai provato a sforzarti di ricordare?"

"No.. E non ho intenzione di farlo, sicuramente non c'è nulla di buono lì se la mia mente me lo ha fatto dimenticare. Comunque, quali sarebbero queste tue ipotesi? Sentiamo " sviò l'argomento con un tentativo abbastanza evidente, ma lei decise di non indagare oltre per il momento.

"Il tuo nome è russo, ci sono degli amanti di questi nomi particolari e non comuni e potrebbe essere abbastanza diffuso visti i vicini confini. Ma no, tu hai lineamenti completamente diversi.. Mi hai detto che tua nonna viene dalla Russia giusto? Sai anche per caso da quale parte o regione?"

"Dovrei chiedere.. Ma perché che differenza fa?"

"Ricordi il discorso delle migrazioni? Beh, a seconda della zona potrebbero esserci degli usi comuni alla mia e alla tua gente"

"Ma come fa ad essere la mia gente se sono cresciuto ad Helsinki, insomma mia madre me lo avrebbe detto"

Allora la ragazza lo guardò con l'espressione di chi pensa esattamente il contrario.

"Ed è qui che prende forma il resto della mia ipotesi: io credo che tu abbia vissuto, seppur per un breve lasso di tempo, con tua nonna.. Che so, forse verso i cinque, sette anni. Lei dovrebbe averti raccontato delle storie, insegnato delle nenie.. Azzardo quest'età perché è quella durante la quale i bambini assimilano più informazioni. È possibile che tu possegga già delle porzioni di informazioni, ma non hai mai potuto impararle tutte… non ne hai avuto il tempo" si voltò di nuovo a guardarlo, squadrandolo dall'alto in basso. Era spaventato, confuso. In qualche modo lo capiva, doveva essere una cosa orrenda non ricordare una parte della propria vita, come se fosse svanita nel nulla. 

"Di quand'ero piccolo ho solo il ricordo di cosa mi raccontava mia madre: il mare, le gite fuori porta, la scuola.. ma se mi soffermo a cercare ognuno di questi eventi, dentro di me non trovo alcuna corrispondenza"

"È possibile che tu l'abbia rimosso, forse è stato un forte shock, un evento al di fuori della routine quotidiana, qualcosa che ti abbia scosso o spaventato"

"Immagino che sia così"

Dimitri osservava le sagome scure degli alberi ai lati della carreggiata, in qualche modo si sentiva sempre più vicino a quell'oscurità pura che tutto risucchiava, dove i dettagli erano invisibili ma c'erano solo immensi spazi di vuoto buio. 

Non si era mai soffermato così a lungo a pensare a ciò che ne era stato della sua infanzia, al perché non ne ricordasse alcun particolare. Aveva sempre pensato di aver condotto la vita che ogni bambino normale della sua età conduce: scuola, amici, praticare uno sport, fare i compiti, andare a letto presto, tutte cose perfettamente normali che non si discostavano dalla realtà dei suoi coetanei. Ora quell'incontro metteva tutto in discussione e se per una minima parte c'era finalmente la voglia di trovare delle risposte, dall'altra regnava un profondo rifiuto, come se intuisse che quella strada non avrebbe portato a nulla di buono. E forse era così, dopotutto non c'erano garanzie: quella ragazza era sbucata dal nulla, come del resto lui per lei, era avvolta in un fitto mistero che stentava a dissolversi. Diceva di poterlo aiutare, ma poteva fidarsi? Non la conosceva, non era nemmeno sicuro che Elva fosse il suo vero nome. Quella stessa persona ora lo stava portando chissà dove, ma nonostante ciò qualcosa in lei gli dava una profonda sicurezza: quella sensazione d'essere in buone mani, o almeno la speranza di esserlo. In tutto quel fare tempestoso il suo viso gli infondeva calma, perciò decise di assecondare quella faccenda completamente delirante, magari avrebbe chiarito alcuni angoli morti della sua vita. 

 

" Tu.. Da quant'è che lo sei? "

Elva assunse un'espressione sorpresa, era convinta che il ragazzo ne avesse abbastanza di conversare.

"Beh, non da molto. Ma mi hanno educato e preparato da molto prima che avessi la chiamata"

"Questa chiamata è come il sogno premonitore"

"Vedo che inizi a capire - confermò con tono d'approvazione - Quella che chiamiamo chiamata è in realtà il momento in cui capisci che evidentemente possiedi le doti e le caratteristiche necessarie per diventare uno sciamano. E ovviamente queste peculiarità non sono elencate in un modulo prestampato. Sono qualità innate, ed è un mistero come queste vengano individuate.. Non c'è un dio, certo ci sono degli dei ma non c'entrano molto con il divenire sciamani. Possiamo fare cose che le persone comuni non sanno fare, che non saprebbero fare neanche se si preparassero perché non sono destinati a farlo. Come quando hai un messaggio in codice ma non ne conosci la chiave di lettura: noi siamo come dei prescelti, e quando i tempi sono maturi ci sono dei segnali che ce lo fanno capire"

"Le ombre. Anche a te è successa la stessa cosa? " le domandò.

"No. Per ognuno è diverso, non c'è una regola fissa. Alcuni provano dei dolori lancinanti, altri vedono lo spettro di un proprio familiare, altri incontrano i morti nei sogni.. A me è successo proprio quest'ultimo" 

"Tua nonna? La stessa della casa, giusto?"

"Esatto. È successo quando lei non c'era più già da un paio d'anni. Ero da sola, ma era stata una buona maestra.. " la donna dovette sforzarsi per non lasciare che lui la vedesse con gli occhi lucidi. Le succedeva sempre durante le rare volte in cui parlava di lei

"Anche lei era come noi?" quel noi suonava molto strano, in netta opposizione a quell'idea di appartenere a qualcosa che stranamente si faceva sempre più strada dentro di lui.

"Sì, ed era molto potente. Sai, funziona come il vino, più invecchia e più è delizioso. Non solo con il passare degli anni si è più forti ma anche più saggi, si diventa padroni di se stessi a piccoli passi man mano che ci s'impara a conoscere. E te lo assicuro, ci vuole molto, molto tempo perché ciò avvenga. Io da questo punto di vista, non sono poi molto più avanti di te se prendiamo come riferimento uno sciamano anziano. Il tempo è tutto" lo disse per incoraggiarlo in qualche modo, per fargli capire che non era solo, che lo era stato fino a quel momento ma che adesso non lo era più. 

"Spero ancora che tutto questo sia solo un incubo.."

"Mi dispiace dover essere io a dirtelo, ma non lo è".

 

L'aria dell'abitacolo si era finalmente fatta più tiepida, il sistema di riscaldamento dell'auto andava a rilento e ci metteva un po' a carburare. Ormai erano ben lontani dal centro, ma la strada per la casa di Elva era ancora lunga. Erano le nove e mezza e non avevano neanche cenato. Così Dimitri si offrì di prendere del cibo alla stazione di servizio, tanto per mettere qualcosa sotto i denti anche se era più un bisogno nervoso che vera fame. Mentre lui sbrigava la faccenda, la ragazza fece rifornimento e quando ebbe finito ne approfittò per sgranchirsi le gambe e fare qualche passo nei pressi dell'auto. Il cielo era ormai scuro da un bel pezzo e in quel punto le stelle si vedevano davvero in maniera cristallina, come fossero state una coperta scura che avvolgeva la terra. Si erano fermati nei pressi di Mikkeli, una cittadina a nord est rispetto a dove venivano: il piano era di arrivare nella lontana Inari, in Lapponia, situata nell' estremo nord.

Quando il ragazzo tornò con in mano un sacchetto, risalirono in macchina e dopo aver mangiato qualche boccone si rimisero velocemente in marcia. Poi lei parlò:

 

" Ho pensato che forse dovremmo fermarci per riposare verso metà strada. Io non sono troppo stanca, la giornata non è stata granché stressante in negozio. Posso guidare per almeno altre quattro ore, forse anche cinque"

"Se ti fidi a farmi toccare la tua auto, potrei guidare anche io per un po' "

Lo guardò di sottecchi.

"Lo sai che le renne tra un po' attraverseranno a gruppi neanche fossero delle scolaresche, vero? Basta che non fai uno strike, per me va bene" disse ancora un po' riluttante.

"Dovrò pure iniziare a sdebitarmi in qualche modo.. Non so neanche perché lo fai "

La frase rimase a mezz'aria. Non era propriamente una domanda ma lei sapeva che quella situazione richiedeva perlomeno delle delucidazioni.

"Perché so cosa vuol dire ritrovarsi da soli ad affrontare situazioni difficili e se posso essere d'aiuto, allora è un mio dovere e piacere darti una mano"

"Ma hai lasciato il tuo negozio così, senza neanche lasciare un biglietto, nulla"

"Oh, non preoccuparti. Gli affari non vanno un granché. Purtroppo la scia della new age culture ha perso il suo tocco magico. Ora stanno tutti in fissa con cose scientifiche. Come se si potesse spiegare tutto" 

Questa volta il ragazzo decise di non contraddirla e non la provocò.

"Sì, ma non abbiamo vestiti, documenti. Per quanto tempo staremo là?"

"Suppongo che dovrei essere io a chiederlo a te, dopotutto sei tu l'iniziato. Non so di quanto tempo si tratti ma di certo non è un processo che richiede anni"

"Anni? Quindi potrebbe richiedere mesi, settimane?! - urlò sbalordito - a mia madre verrà un colpo"

"Settimane, qualche settimana se siamo fortunati. È per questo che domani, quando ti sveglierai, tu e tua madre vi farete una bella chiacchierata: le dirai che stiamo andando in Lapponia, ma non dove di preciso. Dille esattamente cosa ti sta succedendo, e se ho ragione lei capirà. Se non ha già dei sospetti, ovvio"

"Perché non posso dirle dove andiamo?"

"Ti ho chiesto solo di non essere specifico. Insomma, non sappiamo perché ti hanno tenuto nascosta una cosa del genere giusto? E se provassero a fermarti? Il processo non può essere interrotto. Richiede grande concentrazione e non puoi avere alcuna distrazione dal mondo esterno. Perché credi che stiamo andando nel mezzo di una foresta a più di mille chilometri da casa?"

Dimitri parve ragionare sulle sue parole e concluse che forse aveva ragione, dopotutto doveva esserci un motivo se non era stato informato di quegli eventi fino a quel momento. Cominciò a chiedersi se davvero quell'estranea non avesse ragione sulla Russia, su sua nonna e la sua infanzia. La cosa certa era che di sicuro qualcosa non quadrava in tutta quella storia. 

" Va bene. Ma perché proprio a Inari, è così lontano"

"Beh, proprio per questo. Vedrai, ti piacerà - abbozzò un sorriso - è una casa molto antica, diversa da quello che ti aspetti di trovare" disse per incuriosirlo e allo stesso tempo distrarlo dalle principali preoccupazioni. 

"Tu sei cresciuta lì?" chiese.

"Per un po' sì, e poi ci sono tornata parecchie volte negli anni. Prima tutta la mia famiglia abitava in quella casa, ma man mano che diventavo grande notavo che c'erano sempre meno persone e più silenzio - Elva si perse momentaneamente nei ricordi - chi partiva, chi se ne andava per sempre.. E poi un bel giorno i miei decisero di separarsi, e la cosa buffa è che entrambi decisero di iniziare una nuova vita nella capitale. Nonostante ciò non ho visto molto mio padre in questi anni, e alla prima occasione  ho preso un appartamento da sola. Ma mi manca molto vivere in quella casa, è davvero meravigliosa"

"E quel negozio, era della tua famiglia?"

"No, non avevamo possedimenti al di fuori di Inari, nessuno mai si era spinto così a sud. Quando ho finito l'università, una signora stava vendendo lo stabile ma al momento di smantellare tutto arrivai io e le proposi di mantenere la stessa attività e di cambiare solo il nome. Lei per il valore affettivo che sentiva di avere verso quel posto, accettò  e così ci accordammo per un contratto d'affitto"

"Capisco, e tu ovviamente sapevi già fare tutto, leggere il futuro, i tarocchi?"

"La maggior parte delle cose sì. Però ho dovuto imparare i vari usi di tutte le erbe per rimedi naturali e cose del genere. Nella nostra famiglia leggiamo i tarocchi da generazioni, ma la mano beh.. Non ci credo poi molto"

"Scusami, allora perché lo fai?" 

"Perché ho bisogno di lavorare"

"Ma non è.."

"Etico? Sì, immagino tu abbia ragione. Ma tutti facciamo cose che non ci vanno troppo a genio"

"È contraddittorio però se pensi ai tarocchi, che differenza c'è per te? Sono due modi per conoscere il proprio futuro"

"Sì ma i tarocchi si basano su un altro sistema, un sistema di varie figure come hai visto. La lettura della mano si basa sulla conformazione della stessa, e non so, per qualche motivo credo sia meno attendibile. Di solito riesco a capire molto più dal linguaggio del corpo di una persona che dalla sua mano, o meglio fin ora è sempre stato così. I tarocchi invece hanno sempre confermato ciò che vedevo nei loro comportamenti"

"E cos'hai visto in me?"

"Riluttanza, sicuramente. Scetticismo, confusione. Paura di sapere ma voglia di farlo. Mi sono sbagliata?"

"Non del tutto" disse lui piano.

"Se ti riferisci allo scetticismo, ti assicuro che ne perderai la facoltà o il privilegio molto presto"

"Sei sempre molto incoraggiante con queste minacce velate, grazie mille" disse ironicamente.

"Non è spaventarti ma per prepararti che lo faccio. Voglio che non arriviamo là con te che scappi via a gambe levate alla prima difficoltà, perché ce ne saranno e molte"

Quest'ultima informazione lo inquietò più di altre ma decise di non pensarci, almeno non in quel momento. 

"Ora riposa - riprese la ragazza, bevendo l'ultimo sorso di caffè dal suo bicchiere - sarà un lungo viaggio e mi servi sveglio e attivo se non voglio morire accartocciata per colpa di una renna ".

 

 


 

Note:
 

Ringrazio chi recensisce e chi legge silenziosamente.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Where The Past Survives ***




 

4. Where The Past Survives

 

Quando dopo quattordici ore filate di viaggio i due giunsero finalmente ad Inari, ormai era già mattino e i due erano esausti. La luce però si attardava a fare il suo ingresso ed Elva fece un po' di fatica all'inizio a ricordare la strada: il paesaggio era un po' cambiato, ormai erano anni che non tornava in quella casa e la mancanza dei vecchi punti di riferimento le fece momentaneamente perdere la bussola.

 

" Pensavo stessi esagerando quando dicevi che la casa di tua nonna mi avrebbe sorpreso " disse il ragazzo rimanendo a bocca aperta. Non era attratto particolarmente dal fattore estetico degli edifici ne tantomeno ne capiva molto in fatto di stili, ma questo gli andava particolarmente a genio. 

La proprietà si trovava appena fuori il piccolo centro abitato della cittadina, lontano dal villaggio di igloo che tanto aveva spopolato come meta turistica anni prima. Era completamente diverso dalle baite e le comuni case di legno che si potevano trovare non solo lì ma in tutti i villaggi del paese immersi in una foresta e quindi lontani dalle città più importanti. La casa si ergeva su un terreno abbastanza grande, spiegò Elva, che comprendeva anche una parte di bosco fino ad un piccolo ruscello. Forse quella era l'unica dimora da quelle parti e di sicuro in Lapponia, che non era fatta di legno: era in stile liberty, una perfetta armonia di linee che richiamavano le forme della natura, un tipico edificio degli anni '20. Helsinki è disseminata di costruzioni nello stesso stile ma vedere una cosa del genere in un posto tanto isolato era a dir poco insolito.

" La mia bisnonna abitava dove adesso c'è quella sorta di fienile - scesero dall'auto e fece segno verso la sua sinistra, verso un grande capanno con una tettoia ormai dismessa - tutta la sua famiglia abitava lì. Sposò un uomo molto ricco che aveva viaggiato per anni e aveva deciso di fermarsi proprio in questa cittadina dimenticata da Dio, vai a capire perché.. Comunque in viaggio di nozze la portò in Europa, visitarono Parigi, Vienna e anche Helsinki dove lei non era mai stata. L' Art Noveau le piacque così tanto che convinse il marito ad assumere un architetto austriaco per far costruire questa casa. Fu una cosa molto strana, quasi uno scandalo. Venne visto come un capriccio dagli occhi del paese e come puoi capire, se facevi una cosa così radicale a quei tempi persino qui ti avrebbero preso per svitata. Per questo la mia famiglia è da sempre vista come la pecora nera del quartiere, ma alla fine quando avevano bisogno di qualcosa, tutti venivano sempre a bussare alla nostra porta. Tipico"

"La tua bisnonna aveva fegato, per la miseria!"

"Puoi dirlo forte"

"Girl power" scherzò.

"Sì, nella nostra famiglia sono le donne a portare i pantaloni. Guai se fosse altrimenti. Ce l'abbiamo nel dna"

" Lo vedo " disse. I due si scambiarono un'occhiata, intendendosi perfettamente. 

" Entriamo " lo invitò Elva.

Avvicinandosi alla porta d'ingresso, lei notò tutti i vasi  che ormai erano in rovina, alcuni spaccati, altri coperti dall'erbaccia come tutto il vialetto. Quando aprì la porta in legno massiccio un'odore di chiuso e di mobilia antica le bruciò nelle narici: notò subito che la maggior parte di essi erano stati coperti da teli bianchi irrimediabilmente intrisi di umidità e polvere, sulle scale appena di fronte l'ingresso se ne poteva vedere uno spesso strato. Gran parte dell'interno era in legno, come pure i pavimenti e le finestre che però erano state recentemente rinforzate e meglio isolate con dei doppi infissi in alluminio esteriormente. La ragazza guidò Dimitri per un breve tour anche al piano superiore dove c'erano le camere da letto per farsi un'idea di che cosa potevano avere bisogno oltre ovviamente a dei viveri. Erano quasi alla fine del mese di Settembre, l'estate era finita da un pezzo e a breve la temperatura sarebbe calata rapidamente; in aggiunta ora si trovavano più a nord della quasi mite Helsinki e si sarebbero dovuti abituare al cambiamento climatico. 

" Dovrò pulire tutto al più presto.. Fa troppo schifo. Sei per caso allergico alla polvere? "

" Ehm.. non che io sappia "

" Meglio così, tanto non la toglieresti tutta neanche se verrebbe un'intera squadra " 

" Sono sicuro che farai del tuo meglio "

" Un aiuto non si rifiuta mai, in ogni caso - disse punzecchiandolo - non ti ho portato qui solo per farti da balia "

" Sei sempre più simpatica "

" Dono di famiglia " sorrise con un ghigno. 

Dimitri si fermò sullo stipite della porta e la osservò mentre continuava ad aggirarsi per le stanze vuote e buie. Per un attimo, come pure mentre raccontava i vari aneddoti dei suoi parenti, aveva provato una fitta di gelosia nel sapere che forse, anzi probabilmente, lui non aveva avuto una famiglia così unita e speciale. Si sentiva solo. Poi la guardò ancora e si accorse di quanto lei si fosse aperta raccontandogli eventi e cose personali, che sicuramente non raccontava spesso a molte persone. Insomma, sembrava non avere troppi amici, e se ne aveva non ne aveva fatto ancora parola. Come del resto anche della sua vita al di fuori del lavoro: finora si era limitata solo a ricordare, a riportare in vita il passato. In qualche modo le fu grato di avergli mostrato quella parte di sé e di averla condivisa. 

La sua voce lo riportò alla realtà:

" Allora, serviranno delle coperte, quelle che ci sono sono troppo vecchie o troppo bucate per servire allo scopo; poi che altro? Una torcia, un coltello e un sacco a pelo. Ah, e ovviamente del cibo. Credo che così dovrebbe andare" si guardò intorno ancora in cerca di qualcosa che le sfuggiva.

" Un sacco a pelo? Non c'è un letto? Mi arrangio anche su un divano "

" Ma certo che c'è. Non è per dormire dentro casa " disse lei con tono canzonatorio. 

" La situazione si evolve sempre meglio, devo dire - pensò ad alta voce ricordandosi che di lì a poco la temperatura si sarebbe abbassata e che non aveva abbastanza rudimenti per sopravvivere a nottate di campeggio all'aperto - Ehi, una tenda non servirà? Dico per il sacco a pelo e il resto.."

" Quella ce l'ho - assicurò lei - sono abbastanza attrezzata, è proprio in macchina "

" Quando si dice l'efficienza "

" Già. Bene, ora vado a prendere tutto l'occorrente, sempre che riesca a trovare il supermercato "

" Avete anche un supermercato? Pensavo che ognuno avesse il proprio orticello "

" Se vuoi nel magazzino ci sono pale e picconi, potresti cominciare a scavare, ma ti avverto non crescerà un bel niente. Non conosci le parole segrete "

" Quindi diventerò una sorta di mago anche con il pollice verde? "

" Basta, per oggi ho finito di rispondere alle tue domande. Ora vado, qualche preferenza particolare, qualcosa che desideri mangiare? "

" No, mi fido "

" Chi l'avrebbe mai detto "

" Già.. Potrei venire ad aiutarti - si offrì il ragazzo - mi sembri piuttosto gracilina per portare tutta quella roba "

" Scusami? Hai per caso dimenticato che stavo per metterti k.o. nel vicolo? Cosa devo sentire " sbuffò. 

" Ok " disse abbozzando un sorriso. La ragazza notò che i suoi lineamenti si erano distesi rispetto alla sera prima, forse anche merito del seppur breve riposo tra un cambio di guida e l'altro. 

" Bene. Fa come se fossi a casa tua, anzi, se fossi così gentile da far arieggiare la casa, te ne sarei infinitamente grata. Non sopporto quest'odore di vecchiume - disse voltandosi e prendendo la sacca nera lasciata ai piedi dell'ingresso - Conto di sbrigarmi in meno di un paio d'ore. Se ti annoi puoi sempre schiacciare un sonnellino, devi essere in forze "

" Va bene " disse rassegnato. 

" Ok, allora a dopo "

" A dopo "

Elva richiuse la porta dietro di sé e dopo qualche secondo Dimitri sentì il rumore dell'auto che si allontanava imboccando la strada sterrata infondo al viale. 

 

Si guardò intorno e poi in alto verso il soffitto arioso: non aveva ancora deciso se quella grande mansione gli inspirasse qualcosa di buono o lo spaventasse. Isolata e con quelle strane fattezze sembrava uscita da un racconto fantastico, restava da capire se poteva essere un rifugio sicuro o la casa della strega mangia bambini. 

Fece un secondo giro della casa iniziando ad aprire i vecchi infissi di legno e metallo decorati; quando spalancò quelli della facciata frontale notò meglio i dettagli del vetro colorato che dispiegavano sagome di fiori ai bordi. Una volta che la luce, seppur fioca, entrò ed illuminò meglio la stanza notò un tavolo nell'angolo: quello doveva essere un soggiorno poiché dotato anche di due divani. Decise di spostare il tavolo dall'angolo fino alle finestre, cosicché fosse esposto a un'illuminazione maggiore; poi scoprì tutti i mobili ed ebbe finalmente una visione d'insieme dell'arredamento. Era piuttosto variegato, sicuramente i vari pezzi provenivano da  varie case e avevano perciò stili diversi, nel complesso però pensò che ognuno si completava con l'altro. Fece prendere aria a tutte le stanze del pian terreno inclusa la cucina dove ancora c'erano dei bicchieri lasciati a sgocciolare di fianco al lavandino. In quel momento si chiese se Elva fosse stata lì quando sua nonna morì, se poi fosse stata lei a coprire tutto in quel modo religioso e se avesse dimenticato quelle poche stoviglie insignificanti sul ripiano inclinato. Passò poi al piano superiore e man mano che saliva gli stretti scalini scricchiolanti notò le foto appese al muro che prima gli erano sfuggite. Come per i mobili, c'erano foto di diverse epoche: alcune erano davvero vecchie, risalenti probabilmente ai tempi in cui era vissuta quella pazza donna che si era fatta costruire un palazzo di città in aperta campagna, o addirittura più vecchie. Le più recenti erano vicine al primo piano, alla fine della scala, e dei bambini felici venivano rappresentati mentre erano intenti a giocare nel cortile davanti la casa. Quel piano era adibito quasi esclusivamente a zona notte, infatti c'erano tre camere da letto ma solo in due di esse c'erano dei letti, nell'altra c'erano solo numerosi scatoloni pieni di argenterie e porcellane, come recitavano le etichette. La quarta stanza era una camera triangolare che dava su un balcone dalle forme arrotondate: pensò che quello dovesse essere stato uno studio o una libreria dato che c'erano almeno tre scaffalature piene di volumi, alcuni sembravano anche abbastanza antichi e logori. Da un' ampia porta-balcone, anch'essa scricchiolante con tutto il peso dei suoi anni, si accedeva al terrazzo: non era molto grande, aveva un parapetto piuttosto basso, considerato che quella casa in passato doveva aver pullulato di bambini, era strano notare una dimenticanza simile. Da quell'altezza si vedeva in lontananza la piccola comunità con le sue case con giardino annesso che sembravano tutte diverse ma che d'inverno si sarebbero assomigliate l'una con l'altra a causa della neve che le avrebbe ricoperte; di fronte a lui si espandeva una distesa di soli alberi, una foresta che arrivava quasi fino alla linea d'orizzonte visibile. Era lì che erano diretti, lì che sarebbe successo. Già, ma cosa precisamente? Elva non si era ancora espressa in merito alla questione, né tantomeno aveva citato  seppur sommariamente in cosa consisteva ciò che erano andati a fare in quel luogo sperduto. 

Il giovane prese un lungo respiro, tanto profondo da sentire i propri polmoni pieni d'aria fino all'orlo: non sapeva cosa lo aspettava, né se ce l'avrebbe fatta. Era abbastanza forte? 

' Puoi fare qualunque cosa, koshechka '

Dimitri sentì come una voce farsi strada all'improvviso nella sua mente, era come se l'avesse udita proprio in quel momento: si voltò indietro per accertarsi se ci fosse qualcuno ma era solo. Eppure quella voce sembrava così vivida, vicina.. Pensò che fosse suggestione, una sorta di auto-convincimento che il suo organismo aveva messo in moto per sostenere quell'assurda situazione con cui era alle prese. Doveva calmarsi, respirare ancora e ancora finché il suo battito non avesse decelerato e le guance avessero smesso di pungere. Infondo sperava ancora che fosse solo tutto un grande, enorme scherzo, un errore, ma non lo era. Non lo era affatto, e questa consapevolezza forse era più preoccupante della faccenda stessa. 

Dimitri decise che era giunto il momento di chiamare la persona che più di tutti poteva far luce su tutta quella storia.

 

“Ciao mamma,”
“Dimitri, ma dove sei finito?”
“Devo parlarti"
"Sono sicura che qualunque cosa tu abbia da dire posso aspettare. Dove sei stato? Ti sto cercando da due giorni, non sei più tornato a casa. Stavo per chiamare la polizia”
"Non devi chiamare nessuno. Sto bene, sano con un pesce. Mamma, devi dirmi delle cose, vero? Delle cose che riguardano i sogni che ho fatto. Quando te ne ho provato a parlare hai cambiato argomento, E all'inizio non capivo perché, ma adesso sto cominciando a farmi un'idea e prego che non sia quella sbagliata”
“I sogni? Stai facendo degli incubi e te ne sei andato? Ma cosa sei un bambino?“
"Io non ti ho detto che me ne sono andato, come fai a saperlo?”
“Lo immagino. ”
“Certo, hai il dono della veggenza. Dimmi ciò che mi nascondi, perché lo so che c'è qualcosa che non mi hai detto ”
Allora la donna dall'altra parte del telefono sospirò, ormai messa alle strette, non aveva più il tempo di inventare una scusa e si disse che forse quello era il momento giusto. Forse.
“Dimitri, non c'è nulla che tu debba sapere. Nulla che ti riguardi”“
"Nulla che mi riguardi? Sono in un bosco e sto per fare chissà che cosa, non so cosa mi aspetta e tu hai ancora la capacità di mentire in questo modo? Se mia madre!"
"Appunto perché sono tua madre, non devi sapere niente”
“Allora c'è qualcosa…”
“È qualcosa che non ci riguarda più amore, non devi più preoccuparti. E chiunque sia la persona che ti abbia detto certe cose, non devi crederle. Sta solo cercando di manipolarti e forse c'è già riuscita. Devi subito tornare a casa dovunque tu ti trovi, torna qui e non dirlo a nessuno”
“Io non vado proprio da nessuna parte, ho trovato una persona che sembra avere a cuore la mia vita e ciò che mi aspetta. Perché non mi hai detto niente? Voglio solo sapere il motivo, voglio solo questo“
"Perché volevo proteggerti…” 

Disse la madre in tono sommesso, sconfitto:era come togliersi un enorme peso dalle spalle, una maschera, una maschera di cera che si stava sciogliendo lentamente.
“Io non sono come gli altri ragazzi della mia età, avrei perlomeno voluto sentirmelo dire da te che se mia madre. Se avessi davvero voluto proteggermi non mi avresti lasciato da solo, ignorante. Ti rendi conto che sono venuto a saperlo quasi per caso? E per cosa poi, per proteggere quale segreto? Era una cosa inevitabile, l'avrei scoperto comunque. Ma tu hai deciso di farmi affrontare tutto questo da solo. Per il mio bene.”
“Ti sbagli. Ho cercato di proteggerti dal momento in cui sei nato, non ho mai smesso di farlo ed è per questo che ti sto implorando di tornare a casa. Questa cosa si può sconfiggere non è irreversibile.”
“Non posso sfuggire da questo.. Lo dovresti sapere bene. In ogni caso, non è per incolparti che ti ho chiamata, o almeno non del tutto. Devi dirmi a proposito della Russia, della nostra famiglia lì. Le cose che non ricordo minimamente e il posto dove non mi hai mai portato. Devo saperne di più, devo sapere da dove vengo.”
“Ascoltami bene, tieniti più lontano possibile dalla Russia, non è mai stato il tuo posto e mai lo sarà." 

La voce della donna era astiosa, carica di rabbia condita di un qualche sentimento represso negli anni e tenuto nell'ombra.
"Mamma devi dirmelo! Devo sapere tutto ciò che sai, te lo sto chiedendo da figlio. Se potessi sfuggire a questa cosa lo farei, ma non posso ed è inutile che tu continui a dire il contrario”
“Tu non sei stato esposto. Dentro di te non ci può essere questa forza, non c'è alcun dovere, sei all'oscuro di tutto ciò che la nostra gente rappresenta e tramanda da generazioni. Non puoi conoscere cose che non hai mai visto, non è possibile.”

Allora, spazientito, il ragazzo strinse il telefono nella sua mano e digrignò leggermente i denti.

"Senti, ho appena sentito una voce presumibilmente nella mia testa, che mi diceva qualcosa d'incomprensibile in russo. Io neanche conosco il russo. Tu non hai mai voluto insegnarmelo. - fece un respiro profondo - Non so ancora bene come funzioni questa roba, ma ciò che ho visto è abbastanza convincente per farmi credere. Ci sarà stato qualche modo, qualche occasione in cui magari qualcosa mi ha fatto tornare alla mente qualcos'altro.. ”
“Non è possibile che ci sia tornato alla mente qualcosa se non hai mai visto nulla. Non sei mai stato a contatto con il villaggio” la donna si lasciò sfuggire questa piccola informazione, subito si morse il labbro.
“Villaggio? Dove si trova?”
“Non ha importanza. Il punto è che è semplicemente impossibile. Tu sei puro, non sei stato plasmato dalle credenze”

"Tu sì però." 

Per un attimo la comunicazione s'interruppe. Dimitri non aveva tutti i torti.
“Vorrei che avessi ragione mamma, ma non è così. Quindi se non vorrai aiutarmi, come sto notando, non aspettarti che io torni a casa o che senta la tua voce di nuovo.”
“Ti faranno del male”
“Farmi del male!! Al momento, quella che più può nuocermi, sei tu. Non posso semplicemente sfuggire. Mi hai lasciato da solo e questo per me equivale quasi ad essere stato abbandonato. Ma tranquilla, scoprirò da me tutto ciò che mi serve, e non ci sarà più bisogno di interpellarti.”


Dimitri terminò bruscamente la telefonata. Sapeva che probabilmente l'aveva ferita, forse più del necessario, ma da parte sua in questo momento non provava che rabbia verso di lei. Chiuderle in faccia il telefono era stato anche un modo per assistere ad una sua reazione, semmai ce ne fosse stata una. Non era stata d'aiuto, ma forse da quell'aria pesante che tirava sul loro rapporto, se ne poteva ricavare qualcosa di buono. Forse. 

 

Elva arrivò con tutto ciò che aveva promesso e molto altro: era passata in una piccola boutique e aveva preso alcuni vestiti per avere almeno qualche cambio da indossare. Erano tutti indumenti comodi, felpe e maglioni e dei jeans pesanti adatti alla temperatura. Era convinta che nello scantinato dovevano ancora esserci degli scarponi di varie misure e stivali di gomma, nel caso fossero serviti. Dimitri aiutò a sistemare nella dispensa i vari articoli alimentari mentre la ragazza liberava gli altri oggetti dai rispettivi involucri. Quando finirono di sistemare e dare una ripulita di sfuggita al salotto, camera dove sicuramente avrebbero passato la maggior parte del tempo, era oramai pomeriggio inoltrato e si prepararono dei sandwich veloci prima di trovare un po' di riposo sui vecchi divani. Data la stanchezza il sonno non tardò ad arrivare: Elva fu la prima a svegliarsi, in qualche modo riusciva a reggere abbastanza bene anche se con poche ore di sonno alle spalle. Si alzò dal divano e si strinse subito nelle braccia per scaldarsi un po'; si voltò verso il ragazzo che stava ancora dormendo alla sua sinistra e si avvicinò per rimboccargli la coperta. Odorava di nuovo, e come tutte le cose nuove era soffice e liscio, non c'erano pallini: spostò l'attenzione sul respiro regolare di Dimitri, lo sterno che alternava movimenti verso l'alto e il basso, l'espressione tranquilla, i tratti rilassati e morbidi. Pensò che forse non stesse sognando cose raccapriccianti stavolta, forse i mostri gli avevano concesso una tregua. 

Era strano il modo in cui si fossero incrociati, quasi per sbaglio. Si rese conto che nonostante si definisse alquanto introversa, durante il lungo viaggio era stata quasi esclusivamente lei a parlare di sé, lui non aveva detto molto. Si ripromise di fare qualche passo avanti e non lasciare a lui il monopolio delle domande. 



Note:

La parola in russo è un nomignolo affettivo ed equivale al nostro "tesoro". 
Non credo che a Inari, e in generale in Finlandia, ci siano abitazioni del genere, non sarebbero funzionali. L'idea della casa immaginata comunque, è molto vicina a quella che si può vedere nell'immagine di copertina. 

Non aggiorno da un'eternità, ma spero che il capitolo piaccia. 

Ho pubblicato la storia qui inizialmente perchè volevo capire se il soggetto potesse interessare e coinvolgere. Spero che qualcuno lasci le sue impressioni.
Ringrazio ad ogni modo tutti quelli che perdono il loro tempo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3497820