Lacrime e Diamanti

di Fra_HHerondale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 01 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Settembre 2010

Dire che oggi è una giornata di quelle che quando iniziano male possono continuare solo in modo peggiore è un eufemismo. Proprio di quelli belli e buoni.

Se avessi potuto, sarei rimasta sicuramente rintanata sotto le mie coperte, calde ed accoglienti.

E giuro che stavo anche per attuare il mio piano.
Era appena suonata la sveglia, e dopo averla spenta mi ero semplicemente rigirata sull'altro fianco aspettando che il sonno si rimpossessasse del mio corpo.

Ma quando finalmente ero riuscita a chiudere gli occhi e tornare al mondo dei sogni, un brutto presentimento mi aveva investita. 
Mi ero immediatamente messa a sedere tra le coperte, cercando di mettere a fuoco il più velocemente possibile il piccolo calendario appoggiato sul comodino.

Le croci rosse sopra i numeri che segnano i giorni di settembre spiccavano sulla carta bianca. E la prima cosa che ero riuscita a notare è che il primo giorno non contrassegnato con esse, ovvero oggi, riportava però a lato una scritta.

Avevo preso in mano quel prezzo do carta per leggere la scritta sopra meglio.

Tutto quello che è successo dopo, è stato troppo frettoloso e incomprensibile fino in fondo.

I miei occhi si sono spalancati e ho sentito il mondo crollarmi addosso. 
Quello doveva essere il primo giorno di scuola e sarebbe sicuramente stato un completo disastro.

Tutti i miei programmi iniziali erano andati in fumo quando, alzandomi dal letto, mi ero accorta che non avrei avuto nessuna possibilità di rendermi più che presentabile data l'ora.

Mi sarei dovuta presentare al primo giorno del liceo come se mi fossi solo appena alzata dal letto.

Ed era proprio così.

Mentre mi vestivo e preparavo per uscire in tutta fredda non potevo fare altro se non pensare a come sarei apparsa agli occhi di tutti i presenti.

Sembrava che qualcuno mi stesse guardando e mi stesse chiedendo di fare una scelta: fare una buona impressione alle persone con cui avrei trascorso i cinque anni che stanno per iniziare oppure interessarmi a cosa avrebbero subito pensato i professori a causa del mio ritardo.

Non serve vero che io spieghi realmente cosa ho preferito fare, vero?

Non avevo certamente voglia di inimicarmi già il primo giorno i professori. Non ho intenzione di rovinarmi irrimediabilmente cinque anni della mia vita, già dal primo giorno soprattutto.

Sono arrivata davanti all'edificio in cui passerò la maggior parte, e già ad una prima occhiata non posso dire di sentirmi la persona più felice e positiva che ci possa essere.

L'edificio è completamente grigio, e sono certa che renderà tali anche le mie giornate.

L'unico pensiero che mi fa nascere un piccolo sorriso sulle labbra è quello che mi fa pensare che sto conquistando il mio sogno.

Ho passato anni a immaginare come sarebbe stato questo giorno.
Ripensandoci ora è tutto così futile, inutile e stupido. Ma una parte di me non può negare di conoscere i veri motivi per cui passavo ore ed ore, fino a volte ad addormentarmi senza rendermene conto, a pensare a cosa sarebbe successo, a come sarebbe stato magnifico circondarmi di persone completamente sconosciute che non avrebbero avuto nessun pregiudizio su di me.
Non posso dire di aver mai avuto una vita che non mi soddisfacesse. Tutt'altro invece.

Sono sempre stata circondata da tutto l'amore che potessi desiderare. Ma sento di dover cambiare, sento che è il momento per me di cercare il mio posto.

"Finalmente sei arrivata! Dannazione ti ho continuato a chiamare ma non mi rispondevi."
Alice mi stringe in un abbraccio appena le arrivo accanto. Sorrido per il modo in cui mi ha accolta, si vede proprio che aveva seriamente paura al pensiero di dover oltrepassare quelle porte da sola. 
Ed io avrei avrei avuto i suoi stessi pensieri. Non posso negarlo.

"Scusa, non mi ricordavo che giorno fosse oggi." Cerco di usare il tono più neutrale è tranquillo così che la gente intorno a noi non mi senta e non mi guardi come se fossi una pazza.

"Sei sempre la solita." Ride divertita per ciò che le ho appena detto.

"Sono felice di essere qui. Non vedo l'ora che inizi tutto questo. Secondo te cosa ci aspetta in questi nuovi cinque anni?"

I suoi occhi brillano per la felicità, e sono sicura di poter trovare lo stesso luccichio nel mio sguardo. 
Guardo nella sua stessa direzione.

Non so come risponderle, perché non so cosa dovrei realmente aspettarmi. L'unica cosa che desidero è che questo anni siano indimenticabili, qualsiasi cosa accada.

Il mio sogno si sta materializzando pian piano davanti a me. Potrò andarmene dalla mia città, potrò viaggiare. Forse finalmente mi sentirò libera. Non avrò più la sensazione di sentirmi oppressa dentro una piccola bolla come mi capita ora.

"Non lo so, ma se ci saremo l'una per l'altra andrà tutto bene, non pensi?" Le sorrido di rimando, stringendo la sua mano nella mia.

"Andiamo." La sprono iniziando a camminare verso le porte dell'edificio.

"Pensi che il brutto tempo di oggi sia un segno? Intendo, credi che andrà tutto male? Credi che non riusciremo a superare tutto questo nemmeno l'una al fianco dell'altra?"

Mi chiede leggermente preoccupata appena ci ritroviamo nella sala principale dell'Istituto.

"Non essere così pessimista." Le sorriso prima di concentrarmi sulle altre persone presenti in questa sala.

Finalmente dopo alcuni minuti ci vengono date tutte le informazioni per raggiungere le differenti classi e mi dirigo nella direzione che mi è stata indicata insieme alla mia amica.

Abbiamo solo il tempo di scegliere il posto in cui sederci che arriva una professoressa che, subito dopo essersi presentata, comincia a spiegare.

"Buongiorno, aprite i libri a pagina 11."

Subito mi perdo tra i miei pensieri e inizio a sognare ad occhi aperti. Devo imparare a rimanere più con i piedi per terra, altrimenti rischio di iniziare da subito a fare una delle mie solite figuracce.

"Signorina, potrebbe leggere lei? La tabella in cima alla pagina."

Immediatamente mi sento avvampare rendendomi conto che si sta rivolgendo proprio a me. 
Spero soltanto che non mi abbia dovuto fare questa domanda più volte.

Ho paura a voltarmi e notare tutti gli sguardi puntati su di me. Non troverei mai il coraggio di parlare in quel caso.

Inizio a leggere, e l'ora sembra non terminare mai.

Quando finalmente la campa suona mi lascio ricadere appoggiandomi allo schienale della sedia.

Sarà faticoso, ma sarà ciò che mi darà la possibilità di scegliere la mia via. 
Mi volto per iniziare a memorizzare i volti delle persone con cui trascorrerò ben cinque anni. 
Mi sento bene, l'adrenalina scorre nelle mie vene e mi sento quasi una persona nuova.

"Vieni, andiamo a fare un giro!" Mi volto verso Alice che mi guarda come se non mi riconoscesse più.

"Ma sta per iniziare la prossima lezione." Ribatte un poco titubante.

"Abbiamo cinque minuti come minimo. Facciamo solo un giro. Dai, non ti sto chiedendo tanto."

"Chi sei tu? Dove è finita la mia amica tutta chiusa in se stessa?" 
Chiede con tono ironico mentre si alza per potermi seguire tra i corridoi.

"L'hanno sostituita gli alieni con me. Non sei felice?"
Mantengo il suo gioco.

"Non so ancora. Devo vedere se questo nuovo clone è più divertente." 
Mi fa una linguaccia divertita ed io scuoto la testa.

Giugno 2015

Mi sembra che sia successo tutto troppo in fretta, non sono ancora sicura che sia realmente passato tutto questo tempo. 
Tutto questo non potrebbe solo essere uno dei miei sogni? Di quelli molto realistici.

Ed invece no, sono proprio qui. In questo momento.

Quella porta che si sta aprendo è l'unica cosa che mi divide dalla più grande decisione che io abbia preso nella mia vita. 
Questo passo è l'ultimo che mi manca e poi, non avrò più nulla che mi legherà realmente a questo posto.

"È il suo turno."

La voce del mio professore mi riporta alla realtà. 
Annuisco semplicemente con un movimento della testa ed entro nell'aula.

"Di cosa ci parla?" Chiede il presidente della commissione.

E le mie risposte potrebbero essere molteplici.

Potrei iniziare a parlare loro di tutto quello che questo posto mi ricorda, di tutto ciò che rimarrà per sempre con me e che ha fatto di me ciò che sono oggi. 
Sono cresciuta in mezzo a questi corridoi, a questi muri. Sono diventati per me come una seconda casa.

O potrei parlare loro di tutti i miei desideri. Desideri che appena lascerò questa stanza diventeranno la realtà di ogni giorno. Potrei raccontare di ciò che ho sentito dentro di me mentre iniziavo a raccogliere tutto ciò che voglio portare con me quando lascerò quest'aula. O meglio, potrei parlare di cosa abbia provato vedendo quell'armadio man mano svuotarsi e di come quelle grucce ancora lì possano essere solo scheletri spogli di ogni briciolo di carne e pelle.

Ma non sarà questo di cui parlerò.

Ora parlerò loro di me. Parlerò di ciò che mi appassiona di più, parlerò di come ero e come sono ora.

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Capitolo 2
*** Capitolo 01 ***


Agosto 2015

<> Continua a parlare con fare forse fin troppo protettivo.

<> Le chiedo dolcemente, stringendola in un abbraccio.

Certo, la sua unica figlia che decide di trasferirsi in una metropoli all'altro capo del mondo deve essere un trauma per lei. Ma dove immagina certe raccomandazioni? Non mi sono mai allontanata tanto dalla mia famiglia prima d'ora. E tutto questo è una situazione assolutamente nuova e impensabile anche per me.

Ma quelle che sento espandersi per tutto il mio corpo sono più scariche di adrenalina, che di paura. Sono emozionata per tutto ciò che potrebbe capitarmi in una città che non ho mai potuto visitare. È sempre stato uno dei miei sogni ad occhi aperti, uno di quelli che occupavano la mia mente durante le ore noiose passate tra i banchi del liceo. Ed ora, l'unica cosa che mi separa dal raggiungere quel desiderio è percorrere pochi metri verso un aereo, già pronto per il decollo sulla pista.

Tra un giorno la mia casa sarà quella che fino ad ora ho visto soltanto nelle foto dell'agenzia immobiliare per l'affitto, su internet.
Ciò che mi ha spinto a prendere questa decisione è stata solo la voglia di lasciarmi tutto alle spalle. Cinque anni di vita che sono stata capace di rendere più complicati di quanto avrei desiderato. Cinque anni in cui mi sono legata troppo a persone che di me non si curavano realmente. Questo è il mio momento per iniziare a fare le scelte giuste, a scegliere me prima degli altri. Devo cambiare, devo capire come non ricadere sempre negli stessi schemi.

Un nuovo continente, un nuovo stato, una nuova città non possono darmi automaticamente una nuova me, una che si sa preoccupare di se stessa. Ma possono aiutarmi a trovarla. Il prezzo da pagare per riuscire in questo è perdere anche alcune delle persone che corrispondono il mio amore verso di loro: i miei genitori. Però non posso evitare che sia così. Non posso chiedere loro di abbandonare tutto ciò che hanno per seguirmi. Perché se io non ho nulla da perdere prendendo quell'aereo con un biglietto di sola andata, non vale lo stesso principio per tutti quelli che conosco.

<> Il suo sguardo, lucido per le lacrime che minacciano di scorrere sulla sua pelle, mi fa sentire immediatamente male. Vorrei dirle che ho cambiato idea, che se non vogliono io non partirò, rimarrò qui con loro.

Ma conosco i miei genitori, non ammetterebbero mai che una mia scelta fa loro male. Hanno sempre voluto che io vivessi la mia vita nel modo più libero possibile. Non intralcerebbero mai una mia decisione, un mio desiderio che sta per essere realizzato. Preferiscono piuttosto stare in silenzio e vedermi volare via.

<> La mia voce suona innaturale nel tentativo di mantenere il tono il più sicuro possibile. Non riesco a vedere la donna che ha dedicato ogni attimo della sua vita, dalla mia nascita, a me star male in questo modo.

La stringo in un abbraccio, così da non dover fissare ancora a lungo quello sguardo che potrebbe uccidermi in pochi secondi. Chiudo gli occhi e per un attimo fingo di essere ancora una bambina che si fa cullare dal calore e dal profumo della propria madre.

Ma non è più così.

<> Sono le ultime parole che mi dice prima di arretrare di alcuni passi, per lasciare spazio a mio padre e alla mia migliore amica, che ancora mi devono salutare.

<> Sorrido debolmente, mentre parlo in modo altrettanto fievole. Probabilmente la donna non è nemmeno riuscita a sentire le mie parole, ma ha visto solo le mie labbra muoversi senza assumere alcun senso per lei.

Mi volto verso mio padre, che si avvicina a me, ma mantenendo ancora un poco di distanza tra noi. Capisco che non ha alcuna intenzione di fare anche quei due piccoli passi che ci separano.

<> Cerca di fingere un tono duro, ma chiunque lo conosce capirebbe che parla così solo per mascherare ciò che prova realmente in questo momento. Non vuole scoppiare a piangere in mezzo a tutte le persone presenti. Così decido di reggergli il gioco. Forse sarà l'ultima volta che avrò la possibilità di scherzare in modo così semplice con quest'uomo.

<> Alzo le sopracciglia in modo divertito, mentre stringo le braccia sotto il seno. Provo anche io ad assumere un'espressione seria come quella che sta mimando lui. Ma non ci riesco affatto, e sono costretta a rivolgergli un sorriso dolce e comprensivo.

Non ha mai amato le dimostrazioni di affetto pubbliche, e so che il sorriso con cui mi risponde vale più di molte parole. Appena torneranno a casa, entrambi i miei genitori sentiranno immensamente la mia mancanza. E metterei anche entrambe le mani sul fuoco, mio padre sarà quello che sarà più toccato dalla mia partenza. Probabilmente scoppierà addirittura a piangere quando nemmeno sua moglie potrà vederlo.

Ma non posso mi aspettavo che mi abbracciasse calorosamente in pubblico. Lui e le dimostrazioni d'affetto pubbliche appartengono a due mondi completamente differenti. Due mondi che mai si potranno incontrare.

Qualcuno mi tira dei piccoli colpetti sulla spalla e ricordo che non ho ancora salutato l'altra persona che mi ha accompagnata fino a qui. Alice. Saremmo dovute partire insieme, almeno questo era il nostro più grande desiderio durante i primi anni lei liceo. Poi però lei ha trovato una persona dalla quale proprio non riuscirebbe a separarsi. Non crede nelle relazioni a distanza e io non posso scegliere ciò che è meglio per lei. Vorrei davvero che venisse con me. Ci troveremmo sicuramente bene a vivere insieme. Ma lei vuole rimanere al fianco del ragazzo che tanto dice di amare. E nonostante io pensi che lui sia soltanto un cretino, non vorrei mai vedere la mia migliore amica triste. Finché la stupidità di quel ragazzo farà sorridere la mia amica, per me andrà comunque bene così.

Lei è certa che potrà cambiarlo. Io ho imparato che le persone sono ciò che sono. E lo rimarranno sempre. Ci sarò nel momento in cui lei avrà bisogno di me. Ma io ora devo partire, e se lei non ha intenzione di seguirmi, significa che le nostre strade si devono dividere. Almeno per il momento.

<> Non posso continuare a parlare, o la mia voce risulterebbe spezzata dai singhiozzi. Ho un macigno che mi preme sopra ai polmoni, e un vuoto che continua ad allargarsi all'altezza del cuore. Credo davvero con tutto il mio essere in quelle parole, sono una delle promesse più significative che ho fatto nella mia vita. E non ho intenzione di infrangere qualcosa in cui credo così tanto. A qualsiasi costo voglio rimanere fedele a me e a quelle parole.

Lunghi anni di amicizia sopravvissuta a tanti ostacoli e problemi non possono essere distrutti e dimenticati con tanta facilità. Io proprio non ci riesco.

<>

Non riesco più a impedire alle emozioni di sopraffarmi, e alcune lacrime iniziano a rigarmi le gote. Non amo ammetterlo, per paura che qualcuno possa volersene approfittare, ma in realtà ho una sensibilità piuttosto spiccata. Ma queste parole mi hanno realmente toccato nel profondo.

<> Mi invoca con un leggero sorriso Alice. Mi stringe in un abbraccio mentre ricambio con più forza. <> Mi sussurra all'orecchio, provocando in me una risata chiara e genuina. Tutti mi guardano leggermente straniti per questo mio improvviso cambio di umore ma nessuno aggiunge nulla a parole. <>

Se voleva riuscire a risollevarmi momentaneamente il morale, il suo tentativo è ben riuscito. Mi allontano di poco da lei, asciugandomi con il dorso della mano il viso ancora leggermente umido. Le mie labbra sono ancora distese in un piccolo sorriso. <>

Le rispondo con tono divertito.

<> Accontento alla sua proposta, sarebbe davvero stupendo riuscirci.

Stringo ancora tutti loro una volta, per poi imbarcarmi. Non riesco ad evitare che la mia mente vada a lui. Non gli ho detto che sarei partita, ma sono certa che da qualcuno lo deve aver per fora saputo. E in qualche modo avevo sperato con tutta la mia anima di riuscire a vederlo in aeroporto. Sapevo che sarebbe semplicemente stata l'ennesima illusione. E visto che ho deciso di lasciarmi tutto alle spalle, devo iniziare sul serio a dimenticarlo. Devo dimenticare qualsiasi cosa a lui legata.

Voglio dimenticare tutto, soprattutto ciò che accadde quella sera.

Ora devo soltanto concentrarmi su un pensiero: sono in direzione New York.

 

 

 

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