Looking the past

di Black_cat_is_lucky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Piccolo angelo ***
Capitolo 2: *** 2- Di cioccolata e promesse ***
Capitolo 3: *** 3- Capodanno pt. 1 ***
Capitolo 4: *** 4- Capodanno pt.2 ***
Capitolo 5: *** 5- Uccidi o vieni ucciso ***
Capitolo 6: *** 6- Ballerina al Bol’šoj ***
Capitolo 7: *** 7- Vedova Nera ***
Capitolo 8: *** 8- Simon dice ***
Capitolo 9: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** 1- Piccolo angelo ***


Looking the past
1- Piccolo angelo
 
Nikolaj Romanov aveva notato da subito quanto al più piccolo dei suoi fratelli, Kostas, non andasse giù di avere un nuovo fratellino.
Quando la loro madre aveva detto di stare aspettando un bambino Kostja* aveva accolto la notizia felicemente, come del resto Luka, tre anni più grande di Kostas. Ma man mano che i genitori si preoccupavano sempre di più per il nascituro, Kostja diventava sempre più un rompiscatole per avere l’attenzione dei due adulti.
Nikolaj lo capiva, dopotutto Kostas aveva solo tre anni, ma riteneva che ormai il comportamento del fratello si fosse protratto troppo a lungo; quindi, dall’alto dei suoi undici anni, aveva tentato di farlo capire al bambino. Missione vana.
E il fatto che Luka, di ben cinque anni più piccolo di lui, l’avesse capito per primo e l’avesse pure avvertito, non aveva fatto altro che irritare Nikolaj. Ma comunque…
Luka era un bambino molto silenzioso e pacato che preferiva stare in silenzio e ascoltare, piuttosto che essere al centro dell’attenzione generale; tutto il contrario, invece, era Kostja, che era sempre stato molto allegro e vivace.
E anche se i tre fratelli avevano caratteri molto diversi, fisicamente erano alquanto simili: capelli color carbone (tranne Kostas che li aveva castano rossiccio), occhi neri e gli stessi tratti facciali del padre.
Ora, otto mesi dopo l’annuncio di un nuovo membro in famiglia, Nikolaj si ritrovò a sbuffare mentre Kostas chiedeva per la centesima volta: < Ma quando è che escono? >
Lanciando un’occhiata a Luka, che stava leggendo un libro di filastrocche, Nikolaj rispose < Non lo so. Però è un bene che le strade fossero appena state liberate dalla neve, altrimenti non saremmo arrivati in tempo in ospedale. >
Eh già, il nuovo fratellino non aveva più voglia di starsene nella pancia di Aleksandra Romanova, e, sinceramente, aveva scelto un pessimo giorno per nascere. Era il 31 dicembre, ore 22.59, fuori nevicava di brutto e tirava un vento niente male. Decisamente un pessimo giorno, pensò Nikolaj.
Finalmente, dopo quella che a tutti e tre i fratelli Romanov era parsa un’eternità, il loro padre, Alian Romanov, era uscito dalla sala parto con ancora addosso il camice < Venite. > aveva detto facendo loro un segno < E’ nato. > Nikolaj prese Kostas in braccio e Luka per mano e seguì il padre dentro la stanza.
< Guardate, bambini, non abbiate paura. > li sospinse gentilmente l’uomo. Nikolaj e i fratelli si avvicinarono al letto della madre e la videro sorridere mentre teneva tra le braccia un piccolo fagottino. Guardando meglio Nikolaj vide degli enormi occhi grigioverdi sovrastati da un ciuffo rosso scuro.
< Bambini. > disse Aleksandra Romanova < Vi presento il nuovo membro della nostra famiglia. Su, avanti, salutate Natalia, la vostra nuova sorellina. >
Fu quando sentì il sussurro di Kostas < E’ carinissima! > e vide Luka con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, fu allora che Nikolaj capì: quella nuova sorellina era speciale, molto speciale, e avrebbe sicuramente avuto un grande futuro, ma per il momento restava solo il loro piccolo angelo da proteggere…
 
* vezzeggiativo di Konstantin, io lo uso anche per Kostas che è piuttosto simile
 
ANGOLO DEL GATTO:
Buonsalve popolo di EFP, torno quest’oggi con una long incentrata nientepopodimeno che su Natasha Romanoff. Vedete, io sono sempre stata incuriosita dal passato della mia avenger preferita: chi era prima di diventare la Vedova Nera? Come è diventata la  donna che oggi tutti noi conosciamo? Quindi ho pensato di pubblicare questa cosa a più capitoli per spiegare, secondo me, come ha fatto a diventare la Vedova Nera.
  1. Precisiamo, ho letto su Wikipedia (non so quanto possa essere affidabile) che il vero nome di Natasha è Natalia Alianovna Romanova (Alianovna è un patronimico e vuol dire figlia di Alian)
  2. Non so nemmeno se avesse fratelli. Io me ne sono inventata tre, e li adoro tutti OwO
       P.S. Nikolaj ha 11 anni, Luka ne ha 6 e Kostja ne ha 3.
  1. Ulteriore cosa che non so è il suo compleanno, quindi mi sono presa la libertà di inventarmelo io: io l’ho fatta nascere alle ore 23.57 del 31 dicembre 19qualcosa (sicuramente dagli anni 80 in su)
Detto ciò direi che questo angolo note è finito. Andate in pace e commentate la mia storia.
P. P. S. Posterò il prossimo capitolo possibilmente lunedì prossimo, quindi il 30/05.
                                                                                                  
                                                                                                 BLACKY ^^

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Capitolo 2
*** 2- Di cioccolata e promesse ***


2- Di cioccolata e promesse
 
 
< Tasha! Tasha! > la bimba alzò il visetto sporco di lacrime e terra per guardare i fratelli maggiori che erano corsi da lei non appena era inciampata sui sassi.
< Kolja.¹ > piagnucolò alzando le braccia verso il più grande dei ragazzi. Nel frattempo uno degli altri due le si era accucciato accanto < Sei una pasticciona, Natasha.> aveva commentato Luka, il fratello di mezzo, scompigliandole i lucenti capelli scarlatti prima che Nikolaj, Kolja, la prendesse in braccio. Intanto Kostas, più grande della sorella ma più piccolo dei fratelli, li aveva preceduti e aveva aperto la porta di casa prendendo poi il necessario per curare la sorellina.
Fortunatamente i loro genitori non c’erano, erano in viaggio di ritorno da Mosca, altrimenti Nikolaj e Luka avrebbero dovuto sorbirsi una lavata di capo per non aver saputo tenere d’occhio il fratellino e la sorellina a dovere.
E, quando ci si metteva, Aleksandra Romanova sapeva essere piuttosto severa. Alian Romanov, al contrario della moglie, era alquanto gentile nel fare prediche ai figli. Gentile ma intransigente. Solo la figlia riusciva a fargli cambiare idea. Alian la adorava. Beh, precisiamo, tutti, nella famiglia Romanov, adoravano la piccola Natalia, chiamata spesso e affettuosamente Natasha.
Nikolaj fece sedere Natasha sul tavolo e prese il disinfettante mentre Kostas diceva alla sorella < Nata, questo brucerà un po’. Mi ricordo ancora quando mi sono tagliato il palmo della mano con quel sasso! Cavolo, faceva un male cane e… > Luka gli tirò uno scappellotto sulla nuca² < Scemo! Non vedi che la stai spaventando?! >
Quando Kostas alzò lo sguardo su Natalia vide che effettivamente il fratello aveva ragione: la bambina lo guardava fisso con i grandi occhi sgranati, le pupille ridotte a due fessure e un’espressione terrorizzata.
< No, no! Tranquilla! > si affrettò a dire il bambino < Stavo scherzando! > La bambina annuì piano, per nulla convinta, e si girò a guardare Nikolaj < Kolja. > squittì < Fa tanto male? >
Nikolaj scosse la testa < No, non preoccuparti Tasha. Brucia solo un pochettino, ma se fai la brava bambina e non piangi neanche una lacrima la prossima volta che andiamo a San Pietroburgo ti compro un dolcetto al cioccolato. >
Lo sguardo di Natalia si illuminò e la bambina annuì porgendogli il mignolo teso < обещал?* > Nikolaj allacciò il proprio mignolo a quello della sorella < Promesso. > confermò < Ora sta ferma che ti disinfetto il ginocchio. > Sia Luka che Kostas notarono la sorellina sussultare quando Kolja le passò sul ginocchio un batuffolo di cotone intriso di disinfettante, ma Natalia si morse un labbro e rimase con gli occhi spalancati a guardare il cotone color rosa tamponarle delicatamente l’escoriazione.
< Ecco fatto. > disse Nikolaj mettendo un pezzo di garza ripiegata sulla sbucciatura della sorella e fermandola con dei cerotti.
Un attimo dopo aver sistemato e aver tirato giù Natalia dal tavolo, la porta d’ingresso si spalancò e i coniugi Romanov fecero il loro ingresso. Natalia vide Luka farle segno di stare in silenzio e annuì.
Passo uno, sviare l’attenzione: la bambina fece un sorriso rivolto ai genitori < Mamochka! Papa!³ > strillò correndo ad abbracciarli con un sorrisone. Alian posò una carezza sulla testolina rossa della figlia < Natasha, è andato tutto bene? > la bambina annuì con forza < Oggi abbiamo disegnato con Luka e poi Kolja ha giocato con me alla famiglia e Kostja si è unito quando abbiamo cominciato a giocare al “Re del castello”, voleva fare sempre lui il re! >
Passo due, continuare a distrarli: Kostas si avvicinò e  fece una linguaccia alla sorella < Non è vero! Cosa avete preso a Mosca? > Il bambino provò a sbirciare dentro una delle borse.
< Beh. > disse la madre < Dato che fra poco è il compleanno di Luka e Kolja, oltre che a visitare zia Alla, abbiamo anche comprato il necessario per fare una piccola festicciola. > I due diretti intressati annuirono rossi in volto, ma non dissero nulla.
< Giusto! > aggiunse la bambina < Io so già cosa regalargli a tutti e due! >
Passo tre, allontanarli dalla scena del crimine: < Mamochka, Papa, venite a vedere i disegni che abbiamo fatto? >
< Andate pure, qui ci penso io. > disse Nikolaj con un sorriso.
< Va bene. > accettò Alian < Dove sono? > Natalia lo afferrò per la maglia e lo condusse in salotto. Kostas intanto aveva preso i disegni e, divisili in parti uguali con la sorella, presero un genitore a testa e si misero a mostrare loro i fogli. < … hai visto? Ho disegnato una principessa con un vestito scintillante come quella delle storie che ci racconti. E questo. > continuò la bambina < Lo ha fatto Luka! Non è bellissimo? Luka è superbravo a disegnare! > Alian rimase affascinato dal disegno: sapeva che il secondogenito era un artista molto dotato, ma quel disegno era semplicemente favoloso. Il soggetto era Natalia, ritratta mentre stava correndo nel prato dietro casa loro, in faccia un’espressione felice e le braccia semialzate come se stesse ballando.
< Luka. > disse Alian rivolto al figlio < C’è una scuola d’arte a San Pietroburgo. Se… se avessi voglia di andarci… > l’uomo lasciò cadere il discorso.
< Grazie Papa. > rispose Luka con un sorriso < Ma credo resterò con voi ancora per un po’. >
Passo quattro, fare finta di niente: < Allora, come è andato il viaggio a Mosca? A parte le spese. > chiese Nikolaj aggiungendosi al gruppo.
< Direi piuttosto bene. > rispose la madre < Solo… >
< Solo? >
< Al ritorno abbiamo visto un paesino come il nostro completamente distrutto. > il silenzio calò in casa e la voce di Natalia lo ruppe poco dopo < Non succederà anche qui, vero? >
Fu Nikolaj il primo a parlare < Certo che no sorellina! > esclamò accucciandosi alla sua altezza per poterla guardare negli occhi < E se anche dovesse succedere ti prometto che ne io, mama, papa, Luka o Kostja ti lasceremo da sola. >
< Sempre insieme? > chiese lei a conferma.
< Sempre insieme. > confermò il padre abbracciandola stretta.
Passo cinque: restare sempre insieme.

 

* обещал? - letteralmente, secondo Google traduttore e altri tre dizionari online, "Hai promesso?/Promesso?"
1-  Kolja: vezzeggiativo di Nikolaj
2- Evidente riferimento a NCIS nonché in onore di Gibbs
3- Mamochka: mammina - Papa: papà
 
 
 
 
ANGOLO DEL GATTO:
Buonsalve a tutti, eccovi il secondo capitolo. ^^
Ma ehi, ragazzi, nessuna recensione per lo scorso capitolo, mi ci fate stare un po’ male: almeno una piccola impressione dovete averla avuta. Anyway, spero vi sia piaciuto e credo di dovervi dare un po’ di info:

1- Mosca e il viaggio di ritorno. Ho trovato, secondo Google Maps, che in auto da San Pietroburgo a Mosca sono 714     
    km e si percorrono in 9 h e 10 minuti, mentre se non c’è traffico il viaggio dura circa 8 h e 13 minuti.
    In treno, invece, dura circa 4 h e 10 minuti. Il miglior treno, se non ho visto male, è il Sapsan. Se il viaggio si fa di notte, consiglio 
    trovato su un sito di cui ho dimenticato di segnarmi il link (chiedo venia), sarebbe meglio che prendeste un vagone da quattro (costa
    dai 40 ai 60 euro).
2- La scuola d’arte a San Pietroburgo esiste davvero: è  L’Accademia russa di belle arti (Российская академия   
    художеств) questo è il link di wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Accademia_russa_di_belle_arti (non  
    dice ‘na mazza, ma è meglio di niente ^^).
3- Ho deciso che il paese dove abitano Natasha & Family è Rabochiy (Рабочий). Questo paese si trova poco distante dal Neva e dalla
    cittadina di Novosaratovka (Новосаратовка) ed è quindi praticamente attaccato alla periferia di San Pietroburgo. Inoltre si trova sulla
    riva di un piccolo (a dir poco inesistente) affluente del Neva.
 
Finito l’angolo note ^^, contenti?
P. S. Posterò il capitolo 3 lunedì prossimo, quindi il 06/06.

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Capitolo 3
*** 3- Capodanno pt. 1 ***


P. S. Ho dimenticato di dirlo negli scorsi due capitoli, ma io non ho mai letto i fumetti Marvel, quindi non so un cavolo a proposito di Vedova. Beh, quasi nulla, quel poco che mi ricordo lo so dalla pagina di Wikipedia (che ho letto un secolo fa e non ho più riguardato) e da quei minimissimi dettagli che hanno detto nei film e da qualche cosa che ho letto e/o sentito in giro per il web.
 
3- Capodanno pt. 1
 
(30.12)
Natalia era in piedi in mezzo alla neve a osservare gli sbuffi di vapore che le uscivano dalla bocca semiaperta. Aveva appena finito di nevicare e lei era riuscita a strappare ai genitori il permesso di andare fuori a giocare con i fratelli.
All’improvviso qualcosa di freddo la colpì a un fianco. Natalia si voltò di scatto e vide Kostas con un sorriso birichino in volto e una seconda palla di neve in mano < Kostja! > strillò piena di disappunto < Non vale, non stavo guardando! >
Kostas stava per ribattere quando una palla di neve lo colpì dritto a una spalla mentre Nikolaj afferrò la sorellina per mano e andò a nascondersi dietro un albero. Natalia scoppiò a ridere quando, sporgendosi per guardare, vide Kostas con della neve finitagli chissà come sui capelli.
Nel frattempo Kostas agguantò Luka poco distante da se e gli disse < Tu stai con me, dobbiamo batterli! > Luka si strinse nelle spalle e annuì.
Ben presto cominciò una battaglia a palle di neve dove la squadra che stava perdendo era quella di Luka e Kostas, complice, forse, anche il fatto che Luka stava mezzora su ogni sfera di neve a farla perfetta e poi ad ammirarla con spirito critico di artista lasciando il fratellino senza munizione per ribattere al fuoco nemico.
Alla fine Kostas era spuntato da dietro il fortino di neve abbozzato da Luka e aveva alzato le mani dicendo < Ci arrendiamo. >
Nikolaj si mise Natalia sulle spalle e corse verso gli altri due mentre la bambina rideva strillando < Abbiamo vinto! Abbiamo vinto! >
Natalia scivolò giù dalle spalle del fratello e si stese sulla neve per fare l’impronta di un angelo disteso. I capelli scarlatti sparsi attorno alla sua testa, come una corona, davano l’idea che in quel perfetto candore la neve sanguinasse. Nessuno sapeva che il rosso sarebbe tornato molto spesso nella vita di Natalia.
< A tavola! È pronta la cena! > la voce della madre li raggiunse e tutti e quattro si fiondarono in casa, perché ammettiamolo, Aleksandra Romanova era una cuoca con i controfiocchi. 
 
 (31.12. ore 07.24)
La prima cosa che Natalia fece appena sveglia fu correre sul letto dei fratelli e urlare < Sveglia! Sveglia! Sveglia! >
Nikolaj socchiuse un occhio < E’ ancora presto Tasha, torna a dormire! > La bambina scosse la testa e chiese < Sapete che giorno è oggi?! >
Luka la afferrò per le gambe e la tirò giù accanto a se < E’ il tuo compleanno Tarma! >
< Giusto! > Nikolaj si alzò di colpo < Tasha, sveglia Kostja e digli di darsi una lavata e prepararsi. Andiamo a San Pietroburgo! >
< A San Pietroburgo? > domandò meravigliata la bambina.
< Esatto, papa mi ha dato il permesso di portarvi in città tutto il giorno. > Neanche il tempo di finire la frase che Natalia si gettò letteralmente sul letto di Kostas < Kostja! > strillò scuotendolo < Svegliati! Andiamo a San Pietroburgo! San Pietroburgo! > Per risposta le arrivò un cuscino in faccia < Lo so. > rispose il bambino < Ma voglio dormire. > Natalia invece di replicare gli fece una linguaccia e corse in bagno chiudendo la porta un secondo prima che Nikolaj e Luka potessero entrare.
Quando Nikolaj, Kostas e Luka uscirono dal bagno, già vestiti per di più, trovarono la sorella ad aspettali seduta sul letto < Io ho già fatto colazione. Mancate solo voi. Andiamo a San Pietroburgo! > All’ultima parola era balzata in piedi e si era messa a saltellare < Io vi aspetto giù! >
Dopo un’abbondante colazione i quattro fratelli salirono sul furgone del padre (anche se Nikolaj aveva solo 17 anni e poteva guidare solo la vecchia moto del nonno¹) e con Nikolaj al volante arrivarono ben presto alla periferia della città.
Dopo dieci minuti riuscirono a parcheggiare lungo Ligovskj Ave e finalmente uscirono nella gelida e tersa aria di San Pietroburgo. C’era moltissima neve sui marciapiedi e ai bordi delle strade, ma non era un problema: non sarebbe stato capodanno senza la neve.
< Dobbiamo andare al centro commerciale: devo comprare alcune cose per mamma. > Nikolaj ripose le chiavi del furgone in tasca < Tasha, Kostja, mani. > Natalia docilmente afferrò la mano aperta del fratello, mentre Kostas, qualche metro più avanti, si girò a guardarlo stupito < Ma… > balbettò < Ma io sono grande! Non mi serve attraversare con la mano! >
< Kostas, è solo per questa strada e poi ti mollo. Basta solo che non ti allontani troppo. >
< Ma… > dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Nikolaj, Kostas sbuffò e strinse la mano del fratello < Va bene. >
< Kolja. > chiese Luka < Ma dov’è il centro commerciale? >
Nikolaj sorrise e col mento indicò davanti a loro < Esattamente qui di fronte. Fratellini ho il piacere di mostrarvi la Galeria, uno dei più bei centri commerciali di San Pietroburgo! >
I tre sgranarono gli occhi, mentre Nikolaj, con un rinnovato sorriso, i fratellini per mano e Luka al seguito, si avviò verso l’edificio sfavillante.
 
(31.12. ore 12.37)
< Oh cavolo! > esclamò Nikolaj guardando le borse della spesa come avrebbe guardato un nemico < Oh cavolo! > ripeté
< Oh cavolo, cosa? > chiese Kostas girandosi verso di loro.
< Che succede Kolja? > chiese invece Natalia mentre Luka si avvicinava e lo squadrava interrogativo.
< Oh cavolo nel senso. > spiegò Nikolaj < Che devo portare questa roba a mamma, ma vi ho promesso una giornata a San Pietroburgo e, per quanto io mi fidi di Luka, non posso lasciarvi qua da soli. >
Fu in quel momento che Luka vide passare una faccia conosciuta ed ebbe l’idea per salvare la loro giornata in città e fare un piccolo piacere a Nikolaj < Marija! > si sbracciò chiamandola < Marija! >
Sentendo il proprio nome la ragazza si voltò e sorrise vedendoli. Poi si avvicinò. Con la coda dell’occhio Luka vide Nikolaj arrossire impercettibilmente e ghignò tra se.
< Masha*! > Natalia corse ad abbracciarla seguita da Kostas.
< Ehi, ehi! Calma ragazzi! Non scappo mica! > rispose lei posando una carezza sulla testa della bambina e una pacchetta su quella del bambino. < Niko! > sorrise poi Marija < Ti trovo bene. Cosa vi porta qua a far compere? >
Nikolaj si grattò la nuca leggermente in imbarazzo < Avevo promesso a loro tre. > disse indicando i fratelli col mento < Una giornata a San Pietroburgo, ma ho dovuto fare la spesa per mia madre e adesso non so cosa fare… >
< Beh. > disse la ragazza < Io sto andando a Rabochy da djedushka² per capodanno. Se vuoi posso portare io questa roba a tua madre. >
Nel frattempo, mentre i due adolescenti stavano chiacchierando, Luka e Kostas avevano spiegato a Natalia la situazione.
< Allora si piacciono? > chiese la bambina dopo aver ascoltato i fratelli. < Anche a me piace Masha. >
Luka e Kostas si scambiarono un’occhiata e Luka sorrise < Certo, anche a noi piace Masha, ma loro si piacciono come si piacciono Mamochka e Papa e i principi e le principesse delle storie di Papa. > Natalia annuì e, senza lasciare spazio ad ulteriori commenti da parte dei fratelli, corse da Marija e la abbracciò per poi guardarla da sotto in su < Quando tu e Kolja vi sposate posso farti da damigella? >
Neanche il tempo di finire la parola “sposate” che Marija arrossì fino alla punta dei capelli < Siete tutti rossi! > esclamò Natalia ridendo e indicando Nikolaj.
< I... io credo che sia meglio che vada. Tua madre starà aspettando la spesa! Ci vediamo stasera ragazzi! > Marija corse letteralmente via senza dar tempo a nessuno di parlare. Nikolaj rimase fermo a guardarla, ma, quando sparì dalla sua vista, si girò verso i fratellini lanciando una significativa occhiata a Luka e Kostas < Bene, piccoli wedding-planner malefici, che intendete fare adesso? Organizzare anche il matrimonio di nostra cugina Galina?! > Luka e Kostas esibirono il loro miglior sorriso da anime candide e lo abbracciarono.
 
(31.12. ore 18.13)
Avevano girato per San Pietroburgo e mangiato in un ristornate dalle parti del Nevskij Prospekt, mentre adesso erano davanti al Зимний дворец**.
Fu davanti alle gradinate, nell’immensa piazza della reggia degli zar, che Natalia si mise a volteggiare tra i turisti quasi avesse un cavaliere immaginario. Qualche attimo dopo Kostas l’aveva presa per mano e si era messo a ballare con lei mentre Nikolaj rideva della buffa scena e Luka li abbozzava sul suo onnipresente blocco da disegno.
< Da grande. > annunciò Natalia ai fratelli fermandosi e guardando la sontuosa entrata del palazzo < Io farò la principessa e questo palazzo sarà mio e ballerò nella sala da ballo con un bellissimo principe come nelle storie di Papa che dice che questo castello era dei nostri annetati. >
< Si dice antenati, Tasha. > la corresse Nikolaj < E ora sarebbe meglio tornare a casa, o mama e papa si arrabbieranno. >
< Kolja c’è una cosa. Ma tutte quelle persone al centro commerciale erano lì perché oggi arrivano Ded Moroz e Snegurochka? > chiese la bambina cambiando completamente discorso. Nikolaj scosse la testa divertito < Già, e ora muovetevi. Tutti e tre. Torniamo a casa. >

 
* Masha: vezzeggiativo di Marija
** Зимний дворец => Palazzo D’Inverno
1- Ho letto che in Russia è un po’ come in Italia: a 16 il patentino e a 18 la patente
2- djedushka: nonno
 
ANGOLO DEL GATTO:
Buonsalve ragazzi, eccovi il terzo capitolo. Come vi è sembrato? Sinceramente, quando Nikolaj dice < Piccoli wedding-planner malefici. > io sono cascata dalle risate! E, come al solito, eccovi anche le informazioni:
  1. La Galeria (o Gallery) dalle foto e dai commenti sembra veramente uno dei più bei centri commerciali di San Pietroburgo. Pensate, c’ha 5 piani! 5 piani, gente!
  2. Il Palazzo D’Inverno è stato la residenza degli zar per parecchio tempo e, a mio parere, è da visitare (io ci vorrei andare, ma d’altro canto, io vorrei visitare tutto l’Ermitage e tutta San Pietroburgo XD) quindi eccovi il link di Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_d'Inverno (p.s. se non avete mai visto il film della Fox Anastasia, guardatelo: è molto bello e ci sono alcune vedute del Palazzo D’Inverno)
  3. Ded Moroz è, praticamente, il Babbo Natale russo, mentre Snegurochka è sua nipote e la notte di capodanno vanno a portare i doni ai bambini. Psst, eccovi il link di Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Nonno_Gelo e il link di un sito in inglese http://russiapedia.rt.com/of-russian-origin/ded-moroz/
  4. Ricordatevi una cosa: i nomi propri che appaiono in questa storia non dimenticateveli, perché probabilmente appariranno in un probabile seguito ^^
Non mi pare ci sia nient’altro da dire, ma se avete eventuali domande, non fatevi scrupoli a contattarmi ^^
P. S. Una mia amica, a scuola, mi ha detto che Vedova aveva sul serio tre fratelli e che erano tutti maggiori di lei! Io ci sono rimasta, vi giuro, e il mio primo pensiero è stato < Wow che figata! > seguito poi da < Magari ho pure indovinato i nomi! > quindi, GRAZIE Gaia ^^
Ringrazio inoltre harrysunicorn per averla messa sia tra i preferiti che tra le seguite e Alessia_C95, Eclisse Lunare e Chess_Killer per averla messa tra le seguite.
Ah, ho provato a fare un piccolo disegno (non mi è uscito sto granché, ma vabbè ^^) della famiglia Romanov. Ecco a voi:
 Il padre non mi convince, ma ormai è fatto, quindi…






P. P. S. Posterò il prossimo capitolo, come al solito, fra una settimana, quindi lunedì 13/06.
                                                                                                Al prossimo capitolo Blacky ^^

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Capitolo 4
*** 4- Capodanno pt.2 ***


LEGGETE L'ANGOLO NOTE, vi servirà...
4- Capodanno pt. 2
 
Come detto in precedenza Aleksandra Romanova era una maga dei fornelli, quindi nessuno si stupì quando Kostas e Natalia quasi sfondarono la porta d’ingresso per poi dirigersi in cucina senza nemmeno togliersi il cappotto e i guanti. Luka e Nikolaj, dopo aver appeso le giacche, svoltarono invece in salotto, dove trovarono i loro genitori che chiacchieravano amabilmente con la loro zia Alla e la loro cugina Galina.
< Ragazzi! > li accolse quest’ultima con un sorriso < Come state? È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che siete venuti a trovarci! >
Nel mentre che anche Kostas e Natalia entravano in salotto, Galina si rivolse a Luka sottovoce e con tono furbetto < Allora, com’è andata a finire con quella Ivanna che mi dicevi? > Luka arrossì e rispose < Niente che ti possa interessare Galja*! E potresti smetterla con questa storia! > Bisogna infatti sapere che Galina aveva preso stranamente a cuore la situazione sentimentale del cugino e cercava ormai da un po’ di anni di trovargli una fidanzata (come del resto stavano facendo Luka e Kostas cercando di mettere insieme Marija e Nikolaj).
< Galja! > esclamò Natalia saltandole in braccio < Siamo stati a San Pietroburgo oggi e abbiamo anche incontrato Masha. Te la ricordi Masha? E poi abbiamo anche fatto la spesa per Mamochka e siamo andati al Palazzo D’Inverno e abbiamo anche fatto un giro in barca sul Neva! > Galja sorrise alla cuginetta e rispose < Allora avete avuto proprio una bella giornata! >
< Già! > s’intromise Kostas < Però io ho fame. Possiamo parlarne dopo?! > Detto e fatto. In breve si erano tutti seduti attorno alla tavolata e Aleksandra e sua sorella Alla avevano servito le pietanze: c’erano seliodka pod shuboy come antipasto, manti come primo e come contorno c’era la olivier mentre come dolce c’era il chak chak. In sostanza una cena buonissima!
< E ora, per finire. > aveva detto Aleksandra spegnendo la luce < S dnem roždenija tebja¹, Natasha! > mentre Galina portava una torta con cinque candeline accese. Natalia sgranò gli occhi e spalancò la bocca eccitatissima dalla prospettiva dei regali.
< S dnem roždenija tebja! > ripeterono in coro tutti gli altri sorridendo per poi intonare una canzoncina di buon compleanno. Aleksandra riaccese le luci e Galina piazzò la torta sotto il naso della cugina < Soffia e poi esprimi un desiderio! > le sussurrò all’orecchio. Natalia annuì e guardò concentrata le candeline per poi gonfiare le guancie e soffiare forte spegnendole. Dopodiché chiuse gli occhi per qualche secondo < Fatto! > disse poi.
Per un po’ di tempo stettero tutti a ridere e scherzare fino a che la voce di Natalia non ruppe il silenzio < E i regali? > chiese lamentosamente. Per qualche secondo ci fu il silenzio, ma poi Kostas si mise a ridere e nessuno fu in grado di non seguirlo. < Tranquilla, Tasha. > le disse Nikolaj asciugandosi una lacrima < Ora arrivano anche quelli. Anzi, lascia che ti dia già il mio! > aggiunse poi mostrando il braccio che aveva fino ad allora tenuto dietro la schiena e che reggeva una pacchetto. Natalia lo afferrò entusiasta e si accinse a scartarlo, rivelando un abito rosso pieno di brillantini. < E’ bellissimo! Grazie Kolja! > strillò la bambina.
< E’ un abito da principessa. > le sorrise lui < Così sei già pronta per quando trovi il tuo principe. Ok? >
< Ok! >
< Mi ha aiutato Masha a sceglierlo. Io non avevo idee. Questo regalo è anche da parte sua. >
< Allora domani la ringrazio anche lei! > rispose Natalia con un sorriso a trentadue denti in volto. Vennero poi anche gli altri regali: i genitori le avevano regalato un sarafan nuovo che lei era corsa subito ad indossare, la zia Alla e Galina le avevano regalato una casa delle bambole e Luka un’album con dentro dei disegni che ritraevano lei; ma il regalo che più le era piaciuto era sicuramente quello di Kostas: un orsacchiotto di peluche.
< Si chiama Ivan! > aveva decretato Natalia stringendolo al petto < Ma voi lo potete chiamare Vanja**! >
Fu allora che sentirono l’urlo.
Tutti si bloccarono e Alian fece loro segno di rimanere in silenzio < Restate qua, vado a vedere che succede. > disse socchiudendo l’uscio e scivolando fuori nella fredda notte russa.
< Mamma. > aveva chiesto Natalia dopo un po’ < Che sta succedendo? Quando torna Papa? >
Aleksandra l’aveva ignorato e aveva ordinato loro < Nikolaj, porta tua sorella e i tuoi fratelli in cantina. Restateci finché non veniamo a chiamarvi noi! >
< Ma voi… > provò a protestare il ragazzo. < Ora! > replicò la madre. Nikolaj la guardò un’ultima volta e trascinò i fratelli giù per le scale della cantina.
< Alla, Galina, buona fortuna. > aggiunse poi la donna.
 
< Kolja ho paura! > esclamò Natalia con le lacrime agli occhi mentre stringeva l’orsacchiotto così forte da farsi male alle braccia. Nikolaj guardò i fratelli rannicchiati contro di lui uno a uno: Luka aveva lo sguardo fisso e stringeva i pugni tanto che le nocche erano bianche, Kostas gli teneva una mano e con l’altra stringeva quella di Natalia, ma aveva lo sguardo perso e terrorizzato, Natalia aveva gli occhi lucidi e lo guardava come se potesse far improvvisamente smettere tutto ciò. Dall’esterno si sentivano spari e urla e c’era un forte odore di fumo.
< Vado a cercare papa. > disse alzandosi in piedi di scatto mentre un brutto presentimento gli attraversava la mente < Restate qua, torno subito. > disse andando verso la seconda porta della cantina che dava sul cortile. Prima che l’anta si richiudesse dietro di lui Luka sgattaiolò dietro al fratello seguito dalle urla terrorizzate dei fratellini.
< Kostja! > Natalia era ormai prossima alle lacrime < Non vai anche tu, vero? Tu resti, vero? > Kostas l’aveva guardata e aveva annuito per poi abbracciarla stretta e aggiungere < Ma tu non devi piangere, me lo prometti? Ora hai cinque anni, sei una bambina grande e le bambine grandi non piangono. Va bene? > Erano nella stessa posizione da pochi minuti quando sentirono la porta d’ingresso che veniva sbattuta, e diverse urla. Poi un suono ovattato e il silenzio. Un attimo dopo la porta della cantina si era aperta. < Nascondiamoci, presto! > le aveva sussurrato Kostas guidandola velocemente sotto le scale, nel buio. Poco dopo dei passi erano scesi giù verso di loro. Kostas e Natalia avevano smesso di respirare per la paura. Davanti ai loro volti passò un piede e poi un altro, mentre la figura di un uomo si delineava dinnanzi a loro. Kostas fece segno alla sorella di seguirlo e, mentre l’uomo dava ancora loro le spalle, salirono velocemente verso il corridoio dei cappotti.
Natalia quasi andò a sbattere contro Kostas che si era fermato di botto < Non guardare! Fidati Nata, è meglio se non guardi. Chiudi gli occhi. > In quel modo Kostas la condusse fuori e le impedì la vista dei corpi immobili e zuppi di sangue della madre, della zia e della cugina. Quello che c’era fuori era ancora peggio.
Numerose case stavano bruciando, le persone, chi ancora poteva farlo, cercavano di scappare venendo poi uccise da un colpo di pistola alla nuca. Alcuni erano bloccati sotto le macerie roventi delle abitazioni e urlavano e i bambini. I bambini erano tutti ammucchiati, cadaverini identici senza più una voce. Le bambine, vide Kostas, non c’erano. All’improvviso Natalia urlò. Kostas volse lo sguardo nella stessa direzione di quello della sorella e vide Luka. Solo che non era più Luka. E Nikolaj e Masha stavano venendo verso di loro lasciandolo in dietro. E anche loro non erano più Nikolaj e Masha: Nikolaj si appoggiava a Marija e procedeva a balzi, senza una gamba, staccata di netto dal crollo di un tetto, mentre Marija era coperta di sangue sulla parte destra dello stomaco. Di colpo Kostas si trovò a rotolare a terra mentre un forte dolore gli tolse il fiato. Riuscendo nell’intento di girarsi Kostas vide Natalia divincolarsi tra le braccia dell’uomo della cantina. < Kolja! > la sentì gridare < Aiutami! Kolja! Kolja! > tenendola solo con un braccio l’uomo sparò un colpo in fronte a Nikolaj che si era precipitato lì assieme a Masha. Un colpo identico toccò in sorte anche alla ragazza. Nessuno dei due si rialzò da terra e Kostas si sentì morire quando anche da natalia non venne più un suono. Era debole, non riusciva a tenere gli occhi aperti, ma vide abbastanza da vedere l’uomo portare la sorella verso un camion dove notò altre bambine. < Na... Ta… Sha... > riuscì a sibilare tendendo un braccio verso la sorella < Nat... > Kostas vide tutto nero e chiuse gli occhi.

 
* Galja: vezzeggiativo di Galina
** Vanja. Vezzeggiativo di Ivan
1- S dnem roždenija tebja (С днем рождения тебя!): vuol dire più o meno tanti auguri a te
 
ANGOLO DEL GATTO:
Buonsalve a voi, gente che ancora legge questa storia. Ho scritto questo capitolo oggi (è per questo che ho postato in ritardo) mentre guardavo Tarzan e ascoltavo canzoni e colonne sonore Disney, Pixar e Dreamworks, quindi non mi ritengo responsabile della schifezza che ne è derivata. Questo capitolo, poi non avevo idea di come scriverlo: in testa tutto chiaro con i giusti legami logici, su carta...
Comunque, spero che a voi piaccia più che a me (l’ho scritto oggi perché l’ispirazione mi ha abbandonata per tutta la settimana, sniff...) e aggiungo anche che è ora delle info ^^:
1- Il menù di capodanno, la Olivier è l’insalata russa, e credo che questo dica tutto (no, in realtà non dice niente, ma l’ispirazione ha abbandonato pure l’angolo note), ma comunque eccovi qua il link da cui ho preso: http://www.thelostavocado.com/cucina-russa-i-piatti-di-capodanno/
 Ok, questa era l’unica cosa degna di nota. O meglio, l’unica che ho visto io XD
P.S. Ringrazio inoltre Agent 17 che l'ha messa tra le preferite e Blakee che l'ha messa tra le seguite e mi ha pure aggiunto tra gli autori preferiti (grazie, chiunquetusia <3 ti lovvo per questo!). Mi congratulo inoltre per la perseveranza di tutti coloro che continuano a seguire questa mia storia come la Ale (_Alessia_C95), harrysunicorn, Eclisse Lunare e Chess_Killer. Sul serio, grazie ragazzi, mi rendete felice! <3 Quindi ora vi saluto e vi dico anche che il prossimo capitolo sarà su EFP lunedì 20/06.
 
CHAOSS
Blacky ^^
 

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Capitolo 5
*** 5- Uccidi o vieni ucciso ***


5- Uccidi o vieni ucciso
 
La bambina si alzò di scatto, ma venne tirata indietro da qualcosa di freddo attorno al suo polso. Tu-tum. Girando la testa vide che erano delle manette. Era legata al letto. Tum tu-tum. Guardandosi attorno non vide adulti, solo altre bambine. Tum tum tu-tum tum tu-tum. Mamma? Papà? Ho paura, dove siete? Sentiva il cuore battere sempre più forte nel petto, in testa, in pancia, dappertutto. C’era solo il suo cuore che batteva all’impazzata come le ali di un colibrì. Tum tum tu-tum tu-tum tum tu-tum tum. Una crescente sensazione di panico la stava avvolgendo. Mamma? Dove sono? Che è successo? Dove siete? Papà? Tornate vero? Calde lacrime di terrore coinciarono a scorrerle sulle guancie. Ho paura. Paura paura paura. All’improvviso sentì qualcosa che le sfiorava una gamba e strillò. Tu-tum tu-tum tu-tum tum tum tu-tum tum tu-tum tu-tum tum.
< Spokojstvie! Spokojstvie!* > La bambina si girò verso la voce e vide che anche la sua vicina di letto si era svegliata. Tum tu-tum tu-tum. La bambina di fronte a lei si stava torturando il sarafan¹ e aveva gli occhi grigioverdi lucidi, ma non piangeva, e lei si chiese come riuscisse a non piangere. Tu-tum tum.       
< C-come ti chiami? > le chiese abbassando lo sguardo.
< Natalia. > un sussurro a malapena udibile, una ciocca di capelli rossi arrotolata a un dito < E tu? >
< Evgenija. > rispose lei mettendosi in bocca il pendente di ametista che le aveva regalato la sorella e ciucciandolo < Ho quasi sei anni. >
< Io ne ho cinque. > squittì quella che ormai considerava la sua nuova amica guardandosi attorno timorosamente < Evgenija, dove siamo? >
Evgenija scosse la testa < Non lo so. > Nel frattempo anche le altre bambine si erano svegliate ed era partito un sottofondo di pianti e urla isteriche.
< ZAKROJ ROT!** > Ogni rumore della camerata si spense in un attimo. Una donna con i capelli raccolti in una severa crocchia passò tra i letti. Dietro di lei un uomo dai capelli lunghi e scuri. < Bene bambine. > disse calma < Davanti ai vostri letti c’è un baule. Avete cinque minuti per mettervi gli abiti al suo interno. Se non siete pronte nel tempo stabilito verrete punite. Se non eseguite ciò che vi verrà detto verrete punite. Se provate a fuggire verrete punite. Tutto chiaro? Ora passeremo a togliervi le manette. >
Lei e l’uomo si spartirono le file e ben presto tutte le bambine furono in piedi e con i polsi liberi. < Cinque minuti! > tuonò la donna. In un lampo tutti i bauli vennero aperti e ben presto i vecchi abiti furono buttati alla rinfusa sui letti mentre le bambine si guardavano tra loro, spaventate ma consapevoli che non sarebbe stato piacevole ricevere una punizione da quei tipi. Esattamente cinque minuti dopo le bambine si guardarono attorno senza sapere cosa fare. Indossavano tutte la stessa identica divisa grigia. Tu-tum tu-tum tum tu-tum tum tum tu-tum tum.
< Seguitemi. > ordinò loro la donna uscendo dalla stanza. Evgenija afferrò la mano di Natalia e la trascinò dietro alle compagne, ma la bambina era recalcitrante.
< Muoviti! > le sibilò tesa < Non voglio essere punita! > Natalia scosse la testa < Ma... ma io ho paura. >
< Anche io. > rispose lei < Ma ho ancora più paura della punizione. Ti ricordi cosa hanno fatto alle nostre famiglie? > Gli occhi di Natalia si riempirono di lacrime che però si asciugò velocemente con un braccio: lo ricordava fin troppo bene. < Va bene. > cedette un secondo dopo < Andiamo. > Evgenija strinse più forte la mano dell’amica e insieme corsero dietro al gruppetto poco distante.
Dopo un breve giro in cui videro la mensa, alcune aule e i bagni, si fermarono davanti alla palestra. La donna si girò a guardarle, una per una, con uno sguardo gelido che le bloccò come statue, lasciandole con il respiro spezzato.
< E’ tempo che mi presenti e che vi spieghi dove siamo e cosa succederà da ora in poi. > disse austera < Mi chiamo Yana Blinova e sono l’insegnante delle piccole. Qui ci sono tre gradi: le piccole, le medie e le grandi. Se superate ogni livello potrete aspirare a diventare le migliori. Se non ce la fate vi aspetta solo una fine: la morte. Qua o uccidete o venite uccise. Benvenute alla Red Room, reclute. > Dalla nidiata di bambine si levò un brusio terrorizzato e inizi di pianti che vennero subito zittiti da un gesto autoritario dell’insegnante.
 
SEI MESI DOPO
Evgenija non capiva cosa fosse successo alle altre bambine. Erano cambiate: non piangevano più obbedivano sempre e avevano gli occhi strani. Gli occhi erano stati la prima cosa che aveva notato. Non erano occhi da bambini erano occhi da grandi. Natalia aveva annuito quando glielo aveva detto. Natalia era una delle poche bambine rimaste normali: aveva ancora paura e divideva sempre il pane che riusciva a sgraffignare in mensa con lei. Ma non piangeva. Ed era stranissimo. Evgenija, quando era sicura che l’amica dormisse, di notte piangeva sempre. Adesso un po’ meno, ma piangeva comunque. Dopo sei mesi che erano lì non le aveva ancora chiesto perché non piangesse. Ogni volta che provava ad affrontare l’argomento Natalia abbassava gli occhi e si richiudeva a riccio. Evgenija aveva una teoria sulle sue compagne dagli occhi strani: pensava che fosse successo loro qualcosa durante una delle sedute settimanali che facevano fare loro con il dottore. Evgenija odiava quelle visite. Il dottore parlava e parlava e parlava. Diceva cose che Evgenija non voleva sentire.  << È colpa tua! Se non ti fossi ribellata sarebbero ancora vivi! >> << Devi sempre obbedire e obbedire e obbedire! >> Cercavano di spezzarla. Lei non aveva proprio ben capito quel concetto, lo sapeva cosa volevano farle ma non sapeva esprimerlo a parole. Adesso erano rimaste in tre con gli occhi normali: Nadija era diventata come loro e Evgenija vedeva che anche Inna e Natalia cominciavano a non farcela più. Dal canto suo, Evgenija ormai stava per perdere: era troppo sentire il dottore dire quelle parole, era troppo che poi continuassero a rimbombarle in testa per tutto il giorno. Era troppo. Quella sera dopo che lei e l’amica si furono stese a letto e, sotto le occhiate svogliate di una guardia, si furono ammanettate (ormai era consuetudine, Evgenija si ricordava ancora benissimo tutte le botte che si erano prese lei e alcune altre per essersi rifiutate di mettersi le manette) Evgenija sussurrò all’amica < Allora, me lo dici? > Natalia non aveva detto niente e l’aveva guardata con i suoi enormi occhi grigioverdi. Poi aveva scosso la testa. Evgenija però era stufa che l’amica non si confidasse con lei, quindi continuò a insistere e insistere fino a che Natalia, gonfiando le guancie per l’irritazione, non fece un gesto che significava “ Ok, va bene! Te lo dico. ”.
< È per mio fratello. > cominciò la bambina. Evgenija la interruppe < Hai... Avevi tre fratelli, giusto? Nikolaj... Kostas e... mmmh... Luka?> Natalia annuì e continuò < È che mi ha detto che sono grande, e i grandi non piangono. Io mi fido di Kostja. > Solo quello, pensò Evgenija, credevo fosse qualcosa di più, ma se lei si fida così tanto da non piangere per niente un motivo ci sarà!
Fu l’ultima volta che Evgenija parlò con Natalia in modo spontaneo. La sera dopo il dottore aveva compiuto bene il suo lavoro: Natalia Alianovna Romanova ed Evgenija Ivanovna Andreeva non esistevano più.
 
UN ANNO DOPO
Erano in palestra, una di fronte all’altra. Le compagne ai lati, la maestra Yana dietro di loro a guardare. In un anno e mezzo quella nidiata di bambine aveva imparato molto più di quello che si aspettavano, forse anche per merito del dottore e degli scienziati della Red Room.
Evgenija fronteggiava Natalia. Non erano più amiche. Non erano più compagne. Erano avversarie da stroncare. La maestra Yana diede il via. Evgenija fu la prima a colpire: aveva imparato che il primo colpo è quello a sorpresa, quello che non sai da dove parte ne da dove arriva. Natalia lo schivò e osservò paziente i movimenti della compagna. Trovò una falla nella sua difesa. Colpì rapida come un serpente. Evgenija cadde, ma riuscì a rialzarsi abbastanza velocemente da afferrare la rossa per la maglietta e sbatterla sul pavimento. Natalia rotolò sulla schiena e si rialzò. Diede un calcio ad Evgenija e rapidamente, con una mano, la afferrò per i capelli neri per poi tirarle un pugno in pieno viso. Evgenija boccheggiò e Natalia le sbatté la faccia sul pavimento. La maestra Yana annuì soddisfatta. Natalia la guardò in attesa con la testa di una semisvenuta Evgenija tra le mani. La maestra alzò il braccio, lentamente. Pollice verso. Natalia guardò un’ultima volta la faccia tumefatta della bambina e, con un gesto secco a cui impresse abbastanza forza, le spezzò il collo. L’ultimo combattimento delle piccole era finito. Da quaranta adesso erano venti. Venti bambine che avrebbero fatto di tutto per essere le migliori.
 
* Spokojstvie (спокойствие): calma (da me inteso, nella storia, come calma/calmati), secondo il dizionario online Glosbe
** Zakroj rot (закро́й рот): letteralmente tacete!/fate silenzio!
1- Sarafan: è un tipico abito russo

 
ANGOLO DEL GATTO:

Buonsalve gente. Eccovi il quinto capitolo. Sinceramente, non so cosa pensare di questo capitolo. Non è che non mi convince, solo che adesso sono entrata nel campo minato e magari ho fatto degli errori su quello che succede nella Red Room (se c’è tra voi chi ha letto i fumetti non mi linci, perché ho detto chiaro e tondo nel terzo capitolo che io mi baso sui film e non ho mai letto i fumetti). Allora, vi spiego quello che è successo: una settimana fa ho chiesto a mio fratello di darmi una mano con il quarto capitolo (alla fine lui non ha fatto niente, ma dettagli...) e parlando della Red Room (Lui manco sapeva cos’è!!!! Blasfemia!!!!) è uscita fuori la serie tv Agent Carter di cui io sono corsa a guardarmi l’episodio in cui nominavano la Red Room (non l’ho ancora finito di vedere, ma tanto questo capitolo è pubblicato, quindi posso cominciarla dall’inizio, la serie ^^), e ho visto alcune cose interessanti: cerco di documentarmi, sappiatelo. Anche per i prossimi capitoli, andrò a cercarmi tutto ciò che c’è sul web (anche in inglese, se necessario!) a proposito di Natsha Romanoff e della Red Room e su Budapest. Si, si parlerà anche di Budapest, ma dovrebbe essere solo nel capitolo 8. A proposito, aiutatemi già da adesso: il capitolo 8 non so se intitolarlo Hawkeye o Budapest, che mi consigliate?
Ah, dimenticavo, ringrazio di cuore harrysunicorn che (oltre ad averla messa tra le seguite e le preferite) mi aggiunto ai suo autori preferiti!!!!! Il mio cuore sta ballando il tip tap da quando l’ho visto, perché cavolo!, essere messa tra gli autori preferiti è... è... È MAGNIFICO!!!!! Ringrazio inoltre Blakee che mi ha messa anche lei tra gli autori preferiti già dallo scorso capitolo (ti lovvo, te lo già detto?) e l’ha messa tra le seguite, e Agent 17, Asia Dreamcatcher e Virbinella che l’hanno messa tra le preferite e ReAles e winterlover97 che l’hanno aggiunta tra le seguite, e ovviamente anche i fedelissimi che continuano a seguirla come _Alessia_C95, Eclisse Lunare e Chess_Killer. Un abbraccio fortissimo a tutti voi che non abbandonate la mia storia, GRAZIE <3 <3

P.S. Posterò il prossimo capitolo, di cui vi dico già il titolo, ovvero Ballerina al Bol’šoj, lunedì 27/06.
 
Bacioni e un grandissimo abbraccio virtuale a tutti
 Blacky ^^

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Capitolo 6
*** 6- Ballerina al Bol’šoj ***


6- Ballerina al Bol’šoj
 
La ragazzina starnutì. Per vincere quella stupida gara (perché di una gara si trattava) si era addirittura stracciata i vestiti e aveva fatto la mendicante. Ci aveva messo quasi tre giorni a studiare il suo bersaglio e un altro paio a conquistarne la fiducia. E per cosa?! Quella rossa del cavolo era arrivata prima! Quella arrivava sempre prima, ma alla prossima missione (la loro prima vera missione da sole!) l’avrebbe battuta. Sarebbe arrivata lei per prima! E alla prima occasione si sarebbe vendicata. In allenamento. Si. Sicuro. Gliel’avrebbe fatta pagare!
< Ce l’hai ancora con me perché sei l’eterna seconda, Juliana? > Juliana lo conosceva quel tono irriverente. Si girò con studiata calma e impassibile rispose < E tu fai così perché hai paura che un giorno io ti possa superare, Natalia? > La tredicenne davanti a lei si irrigidì impercettibilmente per poi rilassarsi < Sono la migliore qua dentro e tu non sei neanche minimamente al mio livello. Accettalo e fa in modo di non perdere neanche il secondo posto. E poi. > aggiunse la rossa con indifferenza < Non hai la stoffa per tutto questo. > Juliana strinse i pugni. La odiava, la odiava sul serio! Se di notte non fossero state ammanettate lei l’avrebbe già strangolata da un pezzo!
< Sarà. > rispose trattenendosi a malapena < Ma qua dentro non si può mai dire chi se ne andrà e chi resterà e chi diventerà il migliore. Sono ancora in gara. E ti batterò, stanne certa! >
< Lo vedremo. > replicò Natalia con un ghigno < Ma io di certo non perderò. >
 
Una settimana più tardi Juliana piroettò per strada e fece in modo di inciampare addosso all’uomo in giacca e cravatta scura che si era fermato a osservarla. Questa volta le informazioni (in un dossier che aveva trovato sul proprio banco) gliele avevano date prima e lei non aveva dovuto studiare molto le abitudini del nuovo bersaglio. Juliana aveva letto che Andrej Andronov, un ricco imprenditore moscovita, amava andare a teatro con la moglie per vedere i balletti. Aveva anche letto che stava divorziando e che la moglie lo stava facendo seguire da un detective perché sospettava che la tradisse ancora. L’uomo era a stecchetto da più di un mese e lei intendeva far leva sulla sua passione per il balletto e sul fatto che l’uomo non poteva andare a puttane.
< Un’offerta! > pregò rivolta verso Andrej < La prego, una piccola offerta! > L’uomo cercò di scrollarsela di dosso, ma Juliana resistette < La prego, farò tutto ciò che vuole! > L’uomo si fermò. Un pensiero gli balenò in testa. Si girò a guardarla.
< Ho visto che ballavi. > le disse < Si vedeva che non hai imparato da sola. >
< O sì, signore! > rispose lei sorridendogli e afferrandogli una mano < Ho studiato danza per un paio di anni, ma poi... > Juliana lasciò cadere il discorso.
Andrej annuì < Va bene. Mi stai simpatica. Ti aiuto io. > Tra se Juliana ghignò. Bersaglio acquisito.
 
TRE GIORNI DOPO
No! Non poteva! Semplicemente non poteva! Juliana scosse la testa per cercare di liberarsi da tutti quei pensieri assurdi. Contro ogni pronostico Andrej Andronov era la persona più gentile che si fosse trovata davanti in tutta la sua vita. E poi c’era suo figlio. Ed entrambi erano così gentili con lei. Erano anni che nessuno la trattava con un po’ di gentilezza e Juliana ne era rimasta abbacinata. Le piaceva quella vita che per caso si era trovata a vivere, e il pensiero di dover uccidere colui che l’aveva aiutata e le aveva fatto conoscere qualcosa di così bello la stava dilaniando. La attaccava ogni notte, una voce, nei suoi sogni, alla mattina, in ogni momento del giorno, le sussurrava < Uccidi il bersaglio! Uccidi il bersaglio! >
La consapevolezza che forse (forse, non ne era ancora sicura) la Red Room non fosse un’istituzione benefica l’aveva colpita all’improvviso giusto quella mattina. In effetti, aveva pensato durante la colazione, Quella rossa del cavolo forse ha ragione. Non sono tagliata per tutto quello.
E quel pomeriggio, dopo aver danzato un po’ per Andrej (era l’unica cosa che le aveva chiesto di fare: danzare un po’ per lui), quest’ultimo le aveva chiesto dove avesse imparato e lei aveva risposto che non se lo ricordava, che era tutto un po’ confuso e che gli allenamenti erano molto duri. Ma aveva anche detto che una cosa se la ricordava bene: < Sarei diventata una ballerina del teatro Bol’šoj! La prima ballerina del teatro Bol’šoj! >. Andrej aveva sorriso e aveva annuito: < Capisco. >
Adesso era sera; avevano appena finito di mangiare ed erano tutti e tre in salotto. Lei era seduta sul pavimento, mentre Andrej era su una poltrona col giornale in mano e suo figlio Mikhail (aveva scoperto che non era veramente suo figlio) era seduto sul divano a leggere un libro.
All’improvviso un’ombra nera attraversò il salotto e Juliana vide un fiore rosso allargarsi sul petto di Andrej. Immediatamente sia lei che il ragazzo scattarono in piedi e si diressero verso l’uomo. Troppo tardi. Juliana si girò di scatto. Una divisa nera con due lettere rosse sul davanti. Un volto conosciuto. La terza in classifica, Zlata Bogdanova. Che si avventò su di lei. Juliana riuscì a parare tutti i colpi. La sua avversaria cambiò bersaglio e repentinamente saltò addosso a Mikhail rimasto accanto al cadavere del padre. Il ragazzo era riuscito a difendersi per un po’, ma quel poco che sapeva di combattimento corpo a corpo non serviva a niente contro una cadetta della Red Room. Mikhail perse l’equilibrio e Zlata ne approfittò per tirargli un calcio in pancia.
Juliana scattò e corse a difendere il ragazzo ma Zlata (che era la più veloce di tutte, persino di quella spaccona di Natalia) in un attimo fu dietro di lei e la spedì contro il muro per poi avvicinarlesi e cominciare a colpirla. All’ennesimo colpo Juliana riuscì ad alzarsi, ma tra lei e Zlata non c’era granché differenza (era riuscita a classificarsi seconda perché in un allenamento l’aveva battuta per pura fortuna) e i colpi dell’avversaria l’avevano stordita. Con lo sguardo un po’ sfocato vide che un pugno stava per arrivarle in faccia. Juliana chiuse gli occhi. Il colpo non arrivò mai. Juliana riaprì gli occhi e si trovò davanti una criniera di capelli scarlatti. Il secondo dopo la ragazza vide Zlata finire a terra.
< Scappate. Tu e quell’altro lì. La tengo a bada io. > Juliana non riusciva a credere ai propri occhi. Natalia la stava aiutando. Lei, la sua eterna rivale, la stava aiutando!
< E perché lo faresti?! > chiese Juliana sospettosa, nonostante si stesse dirigendo verso Mikhail < Cosa ci guadagneresti? >
Natalia si girò verso di lei < Evgenija. > rispose. Juliana non capiva < Chi? > chiese confusa.
< Evgenija. > ripeté la rossa < Non ricordo chi fosse. È tutta nebbia. E anche prima. Ma non lo so. Credo che tu me la ricordi. Credo che neanche lei fosse tagliata per la Red Room. >
< E che fine ha fatto? >
< Non lo so. > Natalia ammiccò in direzione di Mikhail < Il tipo lì a terra. Si è svegliato. Andate via. Ora. > Juliana la vide schivare un pugno di Zlata e rispondere con un calcio alle caviglie. Velocemente aiutò Mikhail (che era imbambolato a guardare Natalia) ad alzarsi e a dirigersi verso l’uscita.
< Grazie. Me lo ricorderò. > Juliana era sincera. Se lo sarebbe ricordato. L’avrebbe ripagata.
< Non ti servirà a niente se muori qua. > era stata la secca risposta tra un ansito e l’altro e tra un pugno e un kata di Shotokan*.
< Si. Lo so. > A Juliana venne l’illuminazione giusto mentre Mikhail la trascinava fuori dalla porta. Lo trattenne, era solo una proposta < Vieni con noi! > aveva urlato a Natalia < Ti possiamo aspettare nascosti! Vieni anche tu! >
Juliana aveva sentito un rumore secco provenire dalla stanza, così si era sporta e aveva visto Natalia sopra a Zlata. Natalia si era girata verso di lei < No. > aveva risposto improvvisamente sulla difensiva < No. Io sono brava. Mi premieranno. Mi difenderanno. Io sarò la migliore. Non sono come te. Ne come quella Evgenija della nebbia. Io sono la migliore. Addio. E cerca di non morire. >
Mikhail la strattonò e Juliana lo seguì fuori dalla casa, ma prima si girò un’ultima volta e vide l’ombra scura di Natalia alla finestra. Juliana tornò con lo sguardo su Mikhail. Lei non sarebbe morta.
 
Qualche ora dopo, su un camioncino scassato che si stava dirigendo a San Pietroburgo, Mikhail strinse la mano di Juliana: < Grazie. > le disse < Ora credo di doverti dire una cosa. Non mi chiamo Mikhail. > Juliana aveva guardato la sua mano stretta in quella più grande del ragazzo e poi aveva guardato quest’ultimo per poi stringersi nelle spalle e replicare < E io non sono mai stata una mendicante. > Mikhail sorrise e Juliana rispose al sorriso.
 
Nello stesso momento, nella sede della Red Room, Natalia finì il rapporto < ... così ho ucciso sia lei che il ragazzo. Era una traditrice, non meritava di stare con noi. >
La donna davanti a lei annuì < Perfetto. Hai fatto bene Natalia Romanova. Puoi andare. >
Natalia annuì con la testa china e uscì diretta al dormitorio. Cosa ci aveva guadagnato?, aveva chiesto quella scema di Juliana. Due rivali in meno, avrebbe risposto Natalia. Lei sarebbe stata la migliore. Sempre.
 
* Shatokan: è uno stile (quello più moderno e conosciuto) di karate. Mica alla Red Room insegnano cavolate!
 
 
ANGOLO DEL GATTO:
Buonsalve cari. Eccovi il sesto capitolo. Anche di questo non so cosa pensare, a parte che Juliana mi sta strasimpatica. XD
Se il capitolo vi sembra corto vi dirò che in realtà, sul foglio Word, è lungo due pagine. Due pagine! È tantissimo! (per i miei standard, ovvio u.u).
Embè, che ne pensate di questo capitolo? Juliana vi piace come piace a me? Spero di sì ^^. Ohhi angolo note corto, non so che scrivere XD
Ah, dimenticavo. C’è stata Elissa98 (mia grande amica) che mi ha ricordato che in realtà il titolo è sbagliato e sarebbe “Looking into the past” invece che “Looking the past”. Io sinceramente mi sono affezionata al titolo sbagliato, ma se mi dite che preferite quello corretto io lo cambio, ok?
Dimenticavo inoltre di ringraziare ErZa_chan che l’ha aggiunta alle preferite (e mi ha pure aggiunto agli autori preferiti! Grazie amò, sei super!!!!!!!!!) e AllisonHermioneEverdeen, Shino_Chan e simy437 che l’hanno aggiunta alle preferite. E ovviamente a tutti voi che la seguite e/o la commentate sin dal primo capitolo come la Zia Ale, harrysunicorn, Virbinella, Blakee, Asia Dreamcatcher, Chess_Killer, Eclisse Lunare e tutti quelli che ho dimenticato di nominare...
Bacioni virtuali e abbracci volanti a tutti voi
Blacky Black ^^
P.S. Posterò il prossimo capitolo lunedì prossimo, ovvero il 04/07 (siamo già a luglio, wow!!!)
P.P.S. Secondo voi chi è Mikhail? Scommetto che è talmente ovvio che lo indovinate subito XD
P.P.P.S. Ho provato a fare dei disegni, ditemi se vi piacciono, che nel caso provo a farli ancora ^^

http://i65.tinypic.com/b7l3j7.jpg
http://i63.tinypic.com/14tt16s.jpg
http://i65.tinypic.com/jb6zkg.jpg
http://i66.tinypic.com/vori8y.jpg

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Capitolo 7
*** 7- Vedova Nera ***


7- Vedova Nera

 

Doveva vincere. A tutti i costi. Non poteva perdere. C'era un solo combattimento. Un solo combattimento e sarebbe stata la migliore.

Natalia scosse la testa per liberarsi da quei pensieri inopportuni: era nel bel mezzo di una missione, non poteva permettersi di fallire.

Silenziosamente caricò la pistola che aveva in mano e si diresse verso la porta dell'ufficio del suo bersaglio. A quell'ora Piotr Jelavich era sempre da solo a bere vodka nel suo ufficio. E sempre con le sue guardie del corpo fuori dalla porta.

Natalia arrivò al corridoio davanti alla porta dell'obbiettivo. Si sporse e con un'occhiata veloce si aggiornò sulla situazione. Due armadi con due pistole a testa si trovavano ai lati della porta.

Natalia storse la bocca. Noioso. Era tutto estremamente e innegabilmente noioso. Non doveva nemmeno uccidere il bersaglio.

Con un sospiro la ragazza rinfoderò l'arma e mise su il sorriso più bello e innocente che conosceva per poi uscire dal suo nascndiglio.

< Buona sera. > esordì < Credo di essermi persa: sapreste dirmi dov'è l'uffico del signor Jelavich? Ho un appuntamento con lui. >

Le guardie si scambiarono uno sguardo prima di riportare gli occhi su di lei < Il signor Jelavich non ci ha avvisato di nessun appuntamento fuori orario, inoltre abbiamo l'ordine di non far entrare nessuno. >

Natalia sospirò < Immaginavo avreste detto così. Vorrà dire che dovrò entrare con la forza. Magari uccidervi... si! Questo potrebbe ravvivare un po' il mortorio che c'è qua. >

Riflettendo poi tra se se < Per di più ho ordine di non lasciare testimoni. E ci sono solo due modi per non lasciare testimoni. Uccidere o comprare. E sinceramente, ragazzi, la prima opzione è la più divertente! >

Le due guardie le si lanciarono addosso. Natalia le evitò con un salto. I due colti alla sprovvisto alzarono lo sguardo a guardarla. Natalia sorrise loro e con un rapido movimento dell'anca si rigirò in aria per poi atterrare con grazia alle loro spalle.

Velocemente tirò fuori il coltello a serramanico che aveva nella manica destra, lo fece scattare e, prima che la guardia di destra potesse dire “ah”, gli tagliò la gola. L'altro la guardò terrorizzato, comprendendo finalmente che con lei non c'era da scherzare. Natalia gli tirò il coltello dritto sul cuore. La guardia si accasciò a terra senza vita.

Natalia pulì la lama sulla divisa dell'uomo ed aprì la porta. Dopo averla richiusa silenziosamente dietro di se la ragazza si diresse verso la porta che dava sul piccolo studio (aveva studiato accuratamente la mappa dell'ufficio) e spalancò la porta senza remore. Piotr Jelavich era seduto alla scrivania a firmare alcuni documenti, e, quando la porta si aprì, balzò in piedi allontanandosi da lei.

< E' fortunato, dottore, non devo ucciderla. Ma lei ha tradito, e questo non piace a loro. Affatto. Quindi devo portarla con me perché loro devono farle alcune domande. Veda di rispondere bene. E che le risposte siano convincenti. >

L'uomo arretrò < Loro? Come... sono stato attento, non è possibile che mi abbiano scoperto! >

Natalia sospirò per l'ennesima volta < Dicono tutti così. Ora, vuole venire con me con le buone o con le cattive? > Per tutta risposta Piotr cercò di uscire dal balcone. Natalia lo rincorse e lo bloccò sulla ringhiera. < E ora a nanna, dottore. >

 

< Ottimo lavoro, Natalia Romanova. Puoi andare. Domani ci sarà il tuo esame finale. > Natalia uscì dalla stanza. L'indomani avrebbe vinto. Sarebbe stata la migliore.

 

Natalia fece un respiro profondo prima di guardare la sua avversaria. Davanti a lei, non tanto alta, ma comunque maestosa e imponente, si ergeva Yelena Belova. La bionda giovane donna che era la migliore. L'idolatrata Vedova Nera. La persona che lei avrebbe dovuto sconfiggere per prendere il titolo. Le sembrava di essere in una fiaba medievale. Ma non era il momento di perdersi in stupidaggini. Doveva concentrarsi se voleva vincere. Concentrarsi sul serio, però, non come con le altre. Yelena Belova non era da prendere sottogamba. Affatto. Prima che dessero il via al combattimento Natalia guardò la bionda negli occhi. Niente. Non c'era niente. Erano due pezzi di vetro. Natalia rabbrividì per un momento, ma poi riprese il controllo di se. Non avrebbe perso.

Via. Yelena non attaccò, Natalia nemmeno. Si stavano studiando a vicenda. Natalia credette di vedere un buco nella difesa dell'avversaria e colpì con un pugno. A sopresa la Belova riuscì ad afferrarle il polso e a sbatterla a terra. Natalia boccheggiò. Non era abituata a prenderele. Veloce la Belova le afferrò anche l'altro braccio e si sedette sopra di lei. Natalia cominciava a preoccuparsi, faticava a muoversi sotto il peso dell'altra. Ma non poteva perdere. Non voleva morire. Con un colpo di reni riuscì a sbilanciare l'avversaria e a liberarsi. Veloce la colpì con un otoshi kakato geri* nello stomaco e un kekomi geri** al petto. Dopodiché, rapida, le afferrò la testa e la sbatte a terra. Yelena riuscì a colpirla con una gomitata e Natalia quasi mollò la presa sui capelli dell'avversaria. La bionda la colpì ancora e questa volta lei non riuscì a mantenere la presa. Natalia si abbassò di scatto per evitare un calcio della Belova. Doveva prenderla di sorpresa, era l'unica possibilità. Con uno scatto si portò alle spalle di Yelena e la colpì tra le scapole. La bionda si sbilanciò e finì a terra. Natalia ne approfittò e le si mise a cavalcioni bloccandole le braccia come era successo a lei stessa poco prima. Con una mano le sbatte due o tre volte la faccia a terra. Natalia alzò lo sguardo sull'”arbitro”. Pollice verso. Più velocemente di quanto lei stessa immaginava le spezzò il collo. Aveva vinto. Era la migliore. Era nata la nuova Vedova Nera.

< Ci sono ancora due cose da fare prima che diventi la nuova Vedova Nera a tutti gli effetti. > le avevano detto. Lei aveva annuito e adesso si trovava davanti a Piotr Jelavich legato e imbavagliato. Le avevano porto una pistola. Per un attimo alla figura del dottore si sovrappose una sagoma di allenamento. Natalia sparò due colpi in fronte alla sagoma. Altri tre al petto. Piotr Jelavich era morto. Dopo le avevano dato un camice da paziente d'ospedale, e l'avevano fatta stendere su un lettino < Cosa mi farete? >
< Ti libereremo da un impiccio. Perché è questo che sono i figli, un impiccio. Poi sarai finalamente la numero uno, Natalia Romanova. > le aveva risposto la sua vecchia insegnante Yana. Natalia aveva annuito e poco dopo si era fatto tutto confuso.

 

* otoshi kakato geri: un kata di karate. Secondo Wikipedia è un calcio dall'alto al basso col tallone (di solito lo si fa gedan, perché per farlo jodan bisogna essere capaci di fare la spaccata da in piedi) ** kekomi geri: secondo Wikipedia è un calcio a spinta dall'alto verso il basso

 

ANGOLO DEL GATTO:

Buon pomeriggio cari ^^. Ecco il settimo capitolo che, insieme al quarto, è quello che mi convince meno.

Che dire, è un casino scrivere della Red Room! E lo so, è un po' corto come capitolo, ma è venuto fuori questo...

Ehi Virb, messaggio per te: hai visto. Non ho detto tanto di lei sotto i ferri (anche perché non avrei saputo proprio come descrivere la scena XD) Spero che il cappy ti sia piaciuto.

Per tutti: questo è il link di Wikipedia da cui ho preso le mosse di karate https://it.wikipedia.org/wiki/Tecniche_del_karate-d%C5%8D#Tecniche_di_calcio_.28Geri_waza.29

E ora i ringraziamenti. Ovviamente un enorme grazie va a tutti quelli che la seguono o l'hanno messa tra i preferiti. Grazie ragazzi! E un grazie speciale va a Virb (Virbinella22) e alla Zia Ale (_Alessia_C95). Siete le mie salvatrici/ commentatrici! <3 <3

 

P.S. Il prossimo capitolo sarà qui sopra il 11/07.

Un bacione grandissimo

Blacky Black

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Capitolo 8
*** 8- Simon dice ***


8- Simon dice
 
Ormai ne era certa, li stavano seguendo. Natalia si sedette sulla poltrona dell’appartamento vuoto che aveva “preso in prestito”. Al KGB, pensò sospirando, non addestrano più le spie di una volta.
Era da Nižnij Novgorod che si era accorta di essere seguita, ma al piccoletto non aveva detto niente per non allarmarlo più di quanto fosse già, anche se sospettava che Ivan avesse intuito che qualcosa non andava. Adesso erano a Budapest, e di certo la situazione non era migliorata.
Proprio Ivan, in quel momento, entrò nella stanza saltellando allegramente < Tëtyшka* ho scoperto un nuovo gioco. Ci provi con me? >
Aveva trovato Ivan durante una missione del KGB. Era il figlio dei suoi bersagli. Avrebbe dovuto uccidere anche lui, ma qualcosa glielo aveva impedito. Dopo tante creature innocenti di cui aveva sparso il sangue non era riuscita a farlo. Lo aveva lasciato in vita. Non era riuscita a capirne il motivo.
< Va bene, che gioco è, Van’jushka**? > Natalia si alzò e si sedette sul pavimento assieme al bambino. Ivan le regalò un sorriso enorme e poi cominciò a parlare < Si chiama “Simon dice”. Lo hanno fatto vedere in tv un po’ di tempo fa. Uno fa Simon e l’altro deve fare quello che dice Simon, solo che se Simon non dice “Simon dice” e l’altro fa comunque quello che dice Simon allora perde. Hai capito? >
Natalia annuì sorridendogli a sua volta < Io faccio Simon! > disse il bambino saltando in piedi < Simon dice. > cominciò < Alza le braccia. > Natalia alzò le braccia. Ivan annuì e ricominciò < Simon dice fai una giravolta. > Natalia fece una giravolta. Un proiettile si schiantò contro il vetro della finestra per incastrarsi nella parete alle loro spalle. Natalia tornò immediatamente sull’attenti, Ivan le si strinse addosso < Tëtyшka, che succede? Sono quelli che... > Natalia annuì < Ma sta tranquillo Van’juska, non lascerò che ti facciano del male. >
Natalia si accucciò all’altezza di Ivan < Senti Vanja, ora giochiamo di nuovo a Simon dice. Io sono Simon, ok? > Contro il suo petto il bambino annuì. < Simon dice stai abbassato. > Ivan si abbassò. Natalia chiuse le tende della finestra che Ivan aveva imprudentemente lasciate aperte e si diresse verso la porta. Dallo spioncino non vide nulla. Natalia fece segno al bambino di venire accanto a lei e, quando Ivan si fu nascosto dietro di lei, spalancò la porta di colpo. Immediatamente due uomini entrarono nell’appartamento e la attaccarono. Natalia spinse Ivan lontano da se e si girò di scatto per poi colpire uno dei due uomini al petto e abbassarsi per schivare un calcio dell’altro.
Più velocemente di quanto si aspettasse i due tirarono fuori delle pistole. Natalia colpì con il taglio della mano il polso dell’uomo con forza, facendogli perdere la presa sulla pistola. L’altro fu più veloce e parò il calcio che gli aveva tirato per poi afferrarle la caviglia e sbatterla a terra. Con un colpo di reni Natalia si rialzò e lo colpì con i morsetti che aveva tenuto da quando aveva disertato. L’uomo cadde a terra stordito e la giovane donna riservò lo stesso trattamento anche al secondo.
Dopodiché afferrò Ivan per il polso e lo trascinò fuori correndo poi verso le scale < Qua non è più sicuro. E’ da un po’ che ci stanno seguendo. Dobbiamo cambiare rifugio, ma tranquillo Van’ja, ti assicuro che non ti faranno niente! >
Il bambino annuì col fiato corto. In poco tempo arrivarono al parcheggio sotterraneo e Natalia ordinò a Ivan di nascondersi. Il bambino corse ad accucciarsi dietro un’auto, giusto in tempo per evitare di essere visto dagli agenti vestiti di nero che avevano accerchiato la donna.
Natalia fece lentamente un giro su se stessa per analizzare la situazione. Nessun buco. Ma almeno Ivan era al sicuro. La donna mise su un ghigno sicuro < Davaj***! Prendetemi se siete capaci, mezze cartucce del KGB! >
Uno di quelli a cui dava le spalle si mosse per primo e cercò di colpirla con un calcio. Natalia lo evitò facilmente. Idioti!, pensò, Attaccarmi uno alla volta come deficienti. Non hanno imparato proprio niente?!
L’uomo le tirò un pugno da sopra la spalla. Natalia lo evitò con un sospiro e lo afferrò per la giacca sbattendolo a terra davanti a se. Dopo qualche secondo di stupore gli altri agenti si mossero come un tutt’uno verso di lei, che riuscì a schivare la maggior parte dei loro colpi. Spostandosi di lato la donna riuscì a evitare due con un coltello. Velocemente tirò fuori le pistole che portava sempre con se e sparò cinque colpi. Cinque uomini caddero a terra. Morti.
Gli altri tre la guardarono indecisi per un attimo. Fu un attimo di troppo, perché Natalia non esitò a sparare loro un colpo in fronte.

Natalia fece un giro su se stessa. Sperava di non far vedere al piccoletto scene del genere, ma non c’era alternativa se volevano uscire da lì illesi. Natalia si voltò verso l’auto dove aveva visto Ivan nascondersi e lo chiamò < Vanja puoi uscire, è tutto finito! >
Niente, nulla. Nessun segno del bambino. Il battito della donna aumentò leggermente < Vanja! > riprovò < Vanja esci fuori! Giuro che se è uno scherzo...! > Ancora niente. Dopo qualche secondo Natalia si decise ad andare a vedere. Si avvicinò lentamente all’auto e si sporse. Nessuno. Ivan non c’era. Il battito aumentò ancora. Dov’era Ivan?
< Ivan! Ivan?! Dove sei? Esci fuori, ce ne andiamo! > Il silenzio fu la risposta che ricevette. Silenzio che venne rotto poco dopo dal ticchettio di alcuni passi. Natalia si girò. Una donna dai lunghi e ricci capelli neri si era fermata a pochi metri da lei. Dietro di lei, nascosto dal corpo della mora, c’era qualcuno.
< Natalia Romanova. > esordì quest’ultima < La leggendaria Vedova Nera. Loro sanno tutto ciò che hai fatto da due settimane a questa parte e mi hanno ordinato di riportarti indietro. Viva, possibilmente, ma non sarebbe divertente senza provare a uccidersi a vicenda, non trovi? E poi... > continuò la mora tirando davanti a se la persona nascosta < Con un bonus sarebbe una cosa ancora più figa! >
Natalia l’aveva ignorata, concentrandosi invece sulla figuretta dell’ombra. Ivan. Che la guardava con le lacrime agli occhi. Natalia alzò lo sguardo < Lascia andare il bambino. > disse gelida < O te ne pentirai. >
< Se non sbaglio sono io che ho il coltello dalla parte del manico, Natalia Romanova. >
Entrambe rimasero immobili a fissarsi. Di scatto la mora spinse Ivan verso Natalia < Riprenditelo. E’ una lagna. E poi voglio vedere quanto ci metterai a capire che non ha possibilità! >
Natalia la guardò interrogativamente. Lo sguardo le cadde sulla mano non più coperta da Ivan. Un coltello. E poi capì. Con un balzo si getto sul bambino. Con stupore vide il coltello spuntare dalla schiena del bambino. La mano le si macchiò di sangue. Natalia la guardò con una crescente voglia di essere solo parte di un sogno. Altro sangue innocente. Piena di rabbia alzò lo sguardo sulla mora. Era terra. Due frecce piantate nel cuore. Subito il suo cervello non processò il fatto e Natalia rimase a terra a fissare il cadavere della persona che prima la stava minacciando senza sapere bene cosa fosse accaduto. Quando finalmente anche il suo cervello capì cosa era appena successo Natalia si guardò intorno vigile. Niente in vista, ma una sensazione di spilli nella nuca le fece capire di non essere sola. Qualcuno la stava osservando. La donna poggiò delicatamente il corpicino pallido di Ivan a terra e si erse in tutta la sua statura.
< Sei una persona interessante. > Natalia si girò di scatto verso la voce e, qualche attimo dopo, dall’ombra uscì un uomo. Aveva una faretra a tracolla e un arco in mano. La donna si mise in posizione di allerta. L’uomo alzò le braccia < Tranquilla, non sono qui per combatterti. Cioè, in realtà si, ma era prima di vedere cosa è accaduto qua. >
< Sei stato tu ad ucciderla? > gli chiese Natalia indicando la donna a terra col mento.
L’uomo annuì < Quando ho capito che voleva ammazzare il bambino ho tirato immediatamente le frecce, ma evidentemente è stata più veloce di me. >
< Cosa vuoi? >
< La mia missione era di ucciderti, lo ammetto, ma... >
< Ma? > Natalia non si fidava di quel tipo. Era sospetto, fin troppo.
< Io avevo l’ordine di uccidere la Vedova Nera, la leggendaria spia russa che non ha mai fallito nell’uccidere i propri bersagli, ma qua ho visto una donna che ha provato a difendere un bambino, e questo non mi torna molto, sinceramente. > L’uomo fece un sorrisino che Natalia non riuscì a decifrare.
< Chi sei? > Natalia faticava a credere che non volesse ucciderla e pensare che lui sapesse chi era lei effettivamente la irritava non poco.
< Clint Barton, agente S.H.I.E.L.D. > l’uomo le fece un sorriso incoraggiante. < Ora potrei sapere io chi è lei, signorina? > Ma che...?! Da dove prendeva tutta quella confidenza?! E poi era dello S.H.I.E.L.D., quindi America, perché mai avrebbe dovuto fidarsi di lui?
< Perché dovrei dirlo a uno sconosciuto, per di più un agente del nemico russo per eccellenza? Americano! > aveva calcato apposta sulla parola.
Barton o qualunque fosse il suo nome fece un passo verso di lei. Istintivamente Natalia indietreggiò.
< Non so cosa sia successo prima, ma ho capito che sei una traditrice. Non so perché, magari hai venduto informazioni segrete ai cinesi, che ne so io? Comunque sia il tuo paese ti da la caccia e, secondo la donna di prima, non importa che tu sia viva o morta. Io sto effettivamente dando la caccia alla Vedova Nera quale tu sei, ma vedo che hai avuto un cambio di rotta e adesso sei un’esule. Ho visto che cercavi di salvare quel bambino e questo, anche se non fa pensare a un cambiamento così grande, può bastare per chiedertelo. >
< Chiedermi cosa? > fece lei sospettosa.
< Oh, > rispose Barton < Semplicemente se ti va di diventare un’agente dello S.H.I.E.L.D. come il sottoscritto. > Natalia ci rimase letteralmente di sasso. Prima le diceva che doveva ucciderla e poi le chiedeva se aveva voglia di diventare un’agente della sua agenzia?! Ma dove aveva lasciato il buonsenso?!
< No! > esclamò con veemenza < Perché mai dovrei farlo? >
< Sei ricercata nel tuo paese, hai cercato di salvare un bambino, che poi è quello che facciamo noi dello S.H.I.E.L.D., salvare vite, intendo. Sei brava a combattere, ma da sola e senza le attrezzature necessarie non so quanto resisteresti. In più, se diventi un agente S.H.I.E.L.D. posso garantirti la cittadinanza americana, quindi i russi non potrebbero muovere un dito su di te quando sei in territorio americano. Ti basta? > Barton la guardò. Natalia sostenne il suo sguardo. < Riflettici > continuò lui < È la migliore possibilità che hai. >
< Evidentemente non mi conosci così bene se mi sottovaluti fino a questo punto. La mia risposta è sempre la stessa: no! >
 
 
 
Quattro ore più tardi, dopo aver seppellito Ivan, Natalia guardò l’interno del velivolo in cui si trovava. “Enorme” e “incredibilmente tecnologico” erano state le prime cose che le erano venute in mente. Come era possibile che gli americani avessero affari del genere e la Russia nemmeno lo sapesse?!
Accanto a lei Clint Barton sorrise < È un Quinjet. È il miglior mezzo di trasporto aereo che conosco al momento. >
Natalia lo guardò male < Mi spieghi come cavolo hai fatto a convincermi a venire con te?! >
Barton sorrise nuovamente < Non è un caso se mi chiamano Occhio di Falco: ho visto le corde giuste e le ho fatte vibrare. Credo anche che ti dovremo cambiare nome. >
< Cosa?! >

 
* Tëtyшka: letteralmente zietta
** Van’jushka: vezzeggiativo di Ivan, come Vanja. Vi ricorda niente?
*** Davaj: forza

 
ANGOLO DEL GATTO:
Ragazzi! Sono tornata! (con una settimana di ritardo, ma è un dettaglio trascurabile u.u) Siete contenti?! OwO
Comunque, tornando seri, mi sento uno schifo: continuo a far morire bambini e mi sento in colpa. :(
Povero Van’jushka...
Sorvolando sui miei sensi di colpa andiamo ad un’argomentazione più allegra. È arrivato Clint!!!!!!  Oh yeah!!! \(O-O)/ Scommetto che era OOC, ma non mi faccio tanti problemi perché so che non sarò mai decente con i caratteri dei personaggi (tranne le mie due Teste di Cocco OwO).
Che ve ne pare del capitolo? A me pare che sia abbastanza carino (magari ho scritto delle gran cazzate, ma che dire? Mi piace sognare!), ma forse non è ‘sto granché...
Quest’oggi non c’è nessuna persona nuova da salutare, quindi faccio dei ringraziamenti generali a tutti voi martiri che vi siete presi la briga di aggiungere la mia storia tra preferite/seguite/ricordate. Grazie a tutti voi. Ringrazio anche quelle tre sante che mi hanno aggiunto agli autori preferiti (Blakee, ErZa_chan e harrysunicorn). Grazie ragazze!
E poi ovviamente alle due persone che hanno commentato ogni capitolo di questa storia e che so commenteranno anche questo: Zia Ale, Virb, a voi vanno i miei ringraziamenti più sentiti!
P.S. per voi due a cui ho chiesto consiglio: alla fine è venuta fuori tutta un’altra roba ed è successo solo perché una mia amica ha letto la fic di Asia_Dreamcatcher “La Danza della Stanza Rossa” e mi ha detto un pensiero dell’autrice, ovvero che Natasha ha tutte le capacità per salvarsi da sola e che le basta una piccola spinta o qualcosa del genere. Io lo condivido pienamente e, in questo caso, la piccola spinta è stata Ivan. Quindi ne approfitto per ringraziare anche la mia amica.
Grazie Ari ^^
P.S. Scusate ma devo dirvi con rammarico che per sbaglio ho cancellato il capitolo 9 e mi tocca riscriverlo tutto, quindi oggi niente doppio capitolo. Sorry, ragazzi :(
P.P.S. Il prossimo capitolo si troverà su EFP lunedì prossimo, ovvero il 25/07.
 
Baci
Blacky Black

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Capitolo 9
*** AVVISO ***


Causa vacanza non posterò per le prossime due/tre settimane e neanche questa. Posso provarci, ma non vi assicuro di riuscirci dal cellulare. Sorry, ragazzi. Blacky Black si inchina a voi chiedendo perdono. Ci vediamo ^^

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