Toujour Pur - A Night di Caesar (/viewuser.php?uid=41510)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I – Alpha Canis Major ***
Capitolo 2: *** II – Alpha Leonis ***
Capitolo 3: *** III - Zona Orionis ***
Capitolo 1 *** I – Alpha Canis Major ***
Autore:
Caesar
Titolo:
Toujour
Pur - A Night -
Capitoli:
1/5
Toujour Pur
- A Night -
I – Alpha Canis Major
[340]
C’era stato un
momento, nella sua vita [un giorno,
un’ora, forse semplicemente un istante] in cui
aveva creduto [e
l’aveva creduto davvero, con disperazione] di aver
spezzato ogni catena [gloria, fama, potere e
obbligo] con
quella famiglia che disprezzava con tutto se stesso.
Quegli occhi [identici
ai suoi] che l’avevano guardato [con
orgoglio e quanto più simile all’ amore]
con disgusto malcelato e odio.
Ma l’aveva
compreso fin troppo presto [i ricordi non si
possono cancellare] che si stava sbagliando.
Aveva sbattuto
violentemente quella porta [relegando una vita
per un’ideologia, né più
giusta né più folle di tante altre],
cedendo un istante per osservando quei
visi tanto familiari [era lo stesso
sangue, denso e scuro e rovente, a scorrergli nelle vene].
Suo fratello, rinnegato in
favore di un’amicizia eterna [il
piccolo re a metà della scalinata, lo
sguardo indecifrabile che era un pianto nascosto dietro una maschera
d’argento].
Suo padre e sua madre, le
braccia incrociate e i volti
impassibili [smorfie che avevano ragione
d’esistere solo per essere celate con maschere indossate da una vita, troppo tempo per separarsene
anche guardando
distrutti il proprio primogenito lasciarli per sempre].
Sua cugina, giocherellava
con una ciocca dei serici capelli
di filigrana d’argento ai piedi delle scale [bocciolo
mai stella, destinato a fiorire in un gelido inverno].
E infine lei, che non
c’era ma che intravide una volta fuori
dal maniero, oltre la finestra più alta; lei,
troppo simile e troppo
diversa da lui, ma alla fine
semplicemente uguale [diamante fulgido e
nero, guerriera di stelle splendenti; lei, che era preghiera e
bestemmia in un’oscurità
infinita e opprimente].
Sì, era
esistito veramente un momento in cui si era sentito
libero [si stava semplicemente illudendo,
un’utopia destinata a infrangersi contro la dura e fredda
realtà].
Ma il sangue era rimasto
lì, a corrergli puro e denso e
scuro nelle vene.
E se ne accorgeva solo in
quell’istante, mentre cadeva oltre
quel velo logoro e sporco.
Lui [l’Alpha
Canis
Major] era [e sarebbe sempre rimasto]
una stella [la stella dei Black, il
destino dei Black].
Spazio Autore:
Prima di tutto, grazie per la lettura.
Questa piccola raccolta di flashfic è composta da cinque
capitoli di 350 parole circa ciascuna.
La storia narra dell'ultima notte di Sirius come membro effettivo della
famiglia, vista dal punto di vista di tutti i Black, eccetto Cygnus e
Druella.
I prossimi tre capitoli sono già pronti, perciò
l'aggiornamento dovrebbe essere regolare.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Grazie ancora,
Caesar
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** II – Alpha Leonis ***
Autore:
Caesar
Titolo:
Toujour
Pur - A Night -
Capitoli:
2/5
Toujour
Pur
- A Night
-
Suo
fratello,
rinnegato in favore di un’amicizia eterna [il piccolo re a
metà della
scalinata, lo sguardo indecifrabile che era un pianto nascosto dietro
una
maschera d’argento].
II
– Alpha Leonis
[355]
Ricordava ancora [nitidamente],
nonostante i numerosi anni trascorsi, [il
suo volto] quella notte.
Pioveva, gelida pioggia
che precipitava al suolo,
infrangendosi in miriadi di schegge di vetro.
Una nube scura
–livida- [la
sua mente] era lacerata dal fulgore dei [suoi
sguardi] lampi.
Era a metà
della scalinata [lui, piccolo re destinato al
secondo trono] e l’osservava [piangeva
e si disperava] con sguardo
indecifrabile.
Se ne stava andando, [suo
fratello] traditore del suo sangue.
Le unghie penetravano
nella carne per [impedirgli di fare quei pochi
passi e andare ad abbracciarlo] il
furore che rovente gli scorreva nelle vene.
C’era stato un
istante in cui l’aveva [amato e
rispettato] odiato per [il
suo coraggio] le sue scelte.
Scelte sbagliate. Per
tanti anni aveva finto [una menzogna ridicola]
di essere figlio
unico [perché i ricordi non si
possono
cancellare].
Ma l’affetto non
se n’era mai andato [non
l’avrebbe mai fatto], trafiggendolo giorno dopo
giorno [istante dopo istante] per i [lancinanti] sensi di colpa.
Dopo tutto, non avrebbe
mai scordato [il suo volto, la sua infanzia,
la sua famiglia] quella notte.
Se ne rendeva conto
laggiù, in quella grotta gelida, circondato
da cadaveri camminanti, mentre la maschera d’argento cadeva a
terra nel buio,
vibrando profonda in quell’ambiente saturo di [urla
mute e lacrime asciutte] silenzio.
Perché lui, [da lui,
la più luminosa tra le stelle dei
Black]
quella notte aveva capito la lezione più importante della
sua vita [e se la sarebbe ricordata in eterno].
Non erano le nostri
origini [i nostri diritti di nascita, il
nostro sangue e le nostre ricchezze]
a decidere cosa siamo, ma le nostre scelte e lui, in quella notte
oscura e
priva di luce, stava scegliendo.
Infine, continuava a
credere [a sapere] che i legami di
sangue [puri e sporchi che fossero]
sono gli unici che non possiamo [anche
volendo, e ben in pochi vogliono
veramente] recidere.
Perché
continuano a scorrerci [brucianti e
imperterriti] nelle vene fino alla fine.
Di ogni cosa [e il
legame tra lui e suo fratello, Alpha Leonis e Alpha Canis Major, era il
più
resistente di chiunque altro. Perché loro erano stelle, e lo
sarebbero rimaste
per sempre].
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** III - Zona Orionis ***
Autore:
Caesar
Titolo:
Toujour
Pur - A Night -
Capitoli:
3/5
Toujour
Pur
- A Night
-
Suo
padre e sua madre,
le braccia incrociate e i volti impassibili [smorfie che avevano
ragione
d’esistere solo per essere celate con maschere indossate da
una vita, troppo
tempo per separarsene anche guardando il proprio primogenito lasciarli
per
sempre].
III
– Zona Orionis
[393]
Quando pioveva, lui [Zona
Orionis] si sentiva di buon umore.
Osservava la pioggia
cadere [e rideva e ghignava e brindava
nell’ombra] progettando futuri
magnifici per i suoi figli [le più
luminose
tra le stelle dei Black] e si inebriava [dall’essere
un Black, una stella] della sua ricchezza e del suo
potere.
Accendeva il camino,
ascoltando il crepitio delle fiamme,
lasciando che queste si riflettessero nelle sue iridi plumbee [ben sapendo che, dietro di lui, due paia di
occhi identici lo osservavano con ammirazione].
In quel momento [in
quell’istante], dopo tanti anni da quei pomeriggi
freddi, ritrovandosi a
guardare [sgomento] furente il
proprio erede lasciarlo [si chiedeva dove
avesse sbagliato, perché aveva sicuramente sbagliato da
qualche parte, forse nell’inesistente
intervallo tra una delle numerose feste e cerimonie] capiva
che aveva [solamente?] sprecato
quelle ore [l’ Alpha Canis Major non
avrebbe aderito ai
suoi progetti].
Il suo volto doveva essere
impassibile e le iridi gelide [smorfie celate
da maschere antiche e
abilmente costruite] ma [la tristezza e] la rabbia e il furore
gli scorrevano roventi nelle vene.
Forse, pensò
spostando lo sguardo su Walburga, [sicuramente]
era colpa di sua moglie [lui non poteva,
semplicemente non poteva, aver
sbagliato].
Le lezioni che aveva
impartito a quel ragazzo [l’osservava
con uno sguardo di sfida che non
poteva non riconoscere come suo] era state ferree e perfette [la cinghia di una cintura che s’abbatte
sulla
schiena di un servo, la sua risata roca e divertita che saturava
l’ambiente].
Eppure [l’Alpha
Canis
Major] stava aprendo un battente, lasciando vagare lo sguardo
[il suo sguardo, lo sguardo dei Black e delle
stelle dei Black] sui loro volti con noncuranza e
indifferenza.
Non disse niente [i
discorsi erano inutili, giunti a quel punto] sparendo [una stella che sparisce, questa non
l’aveva ancora sentita]
inghiottito dalla notte e dalla pioggia.
Orion Black vide suo
figlio minore scappare su per le scale
[avrebbe voluto farlo anche lui, correre
nella pioggia e fermarlo e supplicarlo di cambiare idea, oppure andare
alla
finestra per vederlo un’ultima volta, sperando che la pioggia
non gli negasse
anche quello] mentre si limitò ad accendere il
camino, ascoltando il
crepitio delle fiamme, lasciando che queste si riflettessero nelle sue
iridi
plumbee [ma non c’erano
più occhi a
osservarlo con ammirazione].
Da quella notte, quando
pioveva, lui [Zona Orionis] era
intrattabile [troppi
ricordi per un’unica –gelida e malinconica- pioggia
settembrina].
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=284318
|