A SwanQueen Novel

di Reg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La versione femminile del principe azzurro ***
Capitolo 2: *** La strada delle stelle ***



Capitolo 1
*** La versione femminile del principe azzurro ***


Capitolo 1 - La versione femminile del principe azzurro

“Non voglio andare a quello stupido ballo, Madre, vi prego di non costringermi a farlo” disse Regina sperando di intenerire la madre.
“Non mi interessa quello che vuoi o non vuoi fare Regina” rispose duramente Cora “ho deciso che andrai a quel ballo e così sarà. Non ammetto obbiezioni”
“Ma Madre…”
“Falla finita di provare a convincermi e vai a metterti il vestito, l’ho fatto portare in camera tua, vedrai che sarà di tuo gradimento”

Regina non ebbe altra chance, si incamminò a testa bassa verso camera sua arresa al fatto di andare a quello stupido ballo. Non poteva fare altrimenti, quando sua madre decideva una cosa nessuno poteva opporsi, nemmeno lei che era sua figlia. Per un momento le balenò in testa l’idea di andare verso le stalle, prendere uno dei suoi amati cavalli e fuggire al galoppo ma sapeva bene che Cora con la sua magia l’avrebbe scoperta ancor prima che mettesse il piede nella staffa, quindi entrò in camera e iniziò a vestirsi.

La carrozza arrivò al palazzo alle sei in punto.

“Regina!! Sei pronta?? La tua carrozza è arrivata” urlò Cora per le scale “non vorrai mica arrivare per ultima al ballo?!? Non è da signore!!”
“Si Madre, eccomi, sono pronta” rispose la figlia iniziando a scendere per le scale.

Era bellissima. Una Dea. I bei capelli neri sciolti sulle spalle, il vestito, di un rosso brillante, le lasciava le braccia scoperte, i fianchi erano messi in risalto da una cintura coperta di brillanti.
“Sei bellissima” disse Cora guardandola con aria fiera “i principi presenti alla festa litigheranno tra di loro per decidere chi avrà l’onore di ballare con te stasera, ne sono certa”
“I principi.. ma che fortuna” pensò tra se’ e se’ Regina.
 
Il viaggio in carrozza sembrava non finire mai ed era noioso. Regina era sul punto di addormentarsi quando il cocchiere fermò i cavalli all’improvviso. Qualcuno era fermo in piedi in mezzo alla strada. Non sembrava un tipo tanto raccomandabile dal momento che la faccia era nascosta dentro un cappuccio, un pugnale pendeva dal suo fianco destro e tra le mani aveva un enorme spada apparentemente macchiata di sangue.

“E adesso cosa succede?” si domandò Regina “chi è quell’uomo in mezzo di strada? Lo sapevo che il ballo era un’idea stupida. Come minimo questo ci uccide, ruba i cavalli e scappa. Dove sono mia madre e la sua magia quando servono?!?” l’ansia cominciò a farsi spazio nella giovane donna. Sapeva di essere in serio pericolo e non aveva modo di scappare o difendersi. In preda al panico scese dalla carrozza. Pensò che magari l’uomo si sarebbe accontentato di qualche gioiello e di uno dei due cavalli e se ne sarebbe andato in pace senza uccidere nessuno.

Pensiero sbagliato.

Appena vide Regina il bandito le si avventò addosso mettendola con le spalle contro la carrozza.
“Ma guarda un po’ che bella signorina abbiamo qui” disse con voce profonda “sono sicuro che mi daranno un sacco di bei soldoni se ti vendo al mercante di schiave dirette in Marocco”
“No grazie, sto bene dove sto. In Marocco fa troppo caldo per i miei gusti” disse lei cercando invano di liberarsi dalla presa dell’uomo
“Ti diverti a fare la simpatica?!? Dove pensi di andare? Ormai sei mia e mi farai guadagnare un bel po’ di denaro”

Regina sentiva il cuore batterle all’impazzata dentro il petto, come se volesse uscire e fuggire via anche lui. Chiuse gli occhi pregando che qualcuno passasse da quella maledetta strada e la soccorresse. Ad un certo punto sentì un rumore di zoccoli e riaprì gli occhi per capire se davvero stesse arrivando qualcuno o se era la sua immaginazione a giocarle brutti scherzi.

“Ti sembra il modo di trattare una bella signorina come lei brutto cafone?!?”
La voce era senza dubbio femminile.
Regina si voltò alla sua sinistra e vide una donna, con gli stivali, i pantaloni di pelle blu scura, una cintura da cui pendeva una spada e una camicia. I capelli biondi raccolti in una coda.

“E tu chi saresti?” disse l’uomo ridendo “la versione femminile del principe azzurro?!? Che cosa ridicola! Levati di mezzo e non farmi perdere tem-”
L’uomo non fece in tempo a finire la frase perché “la versione femminile del principe azzurro” come l’aveva definita lui l’aveva colpito con l’elsa della sua spada facendolo finire a terra.

“Come ti permetti?!?” disse pieno di rabbia, rialzandosi e scuotendosi i vestiti per togliere la terra.
Fece per riprendere la spada, che a sua volta era caduta in seguito al colpo, ma la donna fu più veloce e la allontanò con un calcio. Allora afferrò il pugnale e le si avventò. Era goffo e lento quindi la donna non ebbe problemi a scansarsi e andare a mettersi davanti a Regina in modo da coprirla e difenderla meglio. L’uomo si avventò per la seconda volta, questa volta puntando a Regina, la bionda la spinse delicatamente di lato in modo da toglierla dalla traiettoria e diede una ginocchiata dritta nello stomaco del furfante che si accasciò a terra piegato su se stesso.

“Ne hai abbastanza o vuoi continuare? Perché io mi diverto ma non si direbbe lo stesso di te”
A quanto pare l’uomo ne aveva abbastanza, infatti quando fu capace di rialzarsi se ne andò con la coda tra le gambe e sparì dalla loro vista.
“State bene Madam? Non vi ha ferita vero?” disse la donna voltandosi verso Regina.

Aveva gli occhi verdi, di un verde mai visto prima. Così belli e pieni d’espressione. Prima in mezzo al panico non li aveva notati e adesso ci si stava perdendo dento, infatti ci mise un attimo a riprendersi e rispondere.
“S-si, sto bene grazie. Mai stata meglio” rispose Regina con un timido sorriso che iniziava a dipingerle si sulle labbra.
“Bene! Ne sono lieta”
“Oddio ma la vostra camicia è strappata e voi state sanguinando!!”
La camicia strappata lasciava intravedere il corpo scolpito e tonico della donna.
“Ma no, non è niente. Il taglio è solo superficiale, non mi brucia nemmeno. Me lo deve aver fatto quando vi ho spostata, quel maledetto!”
 “Mi dispiace! Vi ricomprerò la camicia” disse Regina arrossendo e fissando il suolo per l’imbarazzo.
“E’ molto gentile da parte vostra ma no, non preoccupatevi, la camicia non è assolutamente un problema. Voi piuttosto dovreste risalire sulla carrozza e ripartire, a quanto pare dal vostro vestito c’è un ballo che la aspetta” disse la bionda baciandole la mano per poi risalire in sella.

Un brivido percorse Regina lungo tutta la schiena a quel contatto, dolce e delicato ma assolutamente inaspettato.
“Si ho un ballo a cui non voglio assolutamente andare che mi aspetta”
“Mmm non sembra tanto divertente detto così”
“Infatti non lo è, ma è la volontà di mia madre quindi devo andare”
“Capisco. Cercate di divertirvi comunque e soprattutto state lontana dai guai” detto ciò fece partire il suo cavallo e riprese il suo percorso, in direzione opposta a quella di Regina.
“Aspettate un attimo!!” urlò Regina “Posso sapere il vostro nome? Sennò sarò costretta a chiamarvi versione femminile del principe azzurro”
“Siete libera di chiamarmi come vi pare” disse l’altra fermando il cavallo “ ma dal momento che sarebbe scortese non rispondere alla vostra domanda, vi dirò il mio nome, mi chiamo Emma. Voi siete?”
“Regina”
“Regina figlia di Cora?”
“Si esatto, non so se sia preoccupante il fatto che conosciate mia madre o no”
“No, non preoccupatevi non lo è. Piacere di conoscervi Regina”
“Il piacere è tutto mio Emma”
 
Detto ciò le due ripresero i loro percorsi.
 
Regina finalmente arrivò al castello nel quale si sarebbe tenuto il ballo. C’erano già molti principi e principesse intenti a parlare nel cortile. Scese dalla carrozza pensando che quella sarebbe stata una lunga sera. Sembrava distratta, il suo corpo era lì fisicamente ma la sua testa pensava a tutt’altro, gli occhi verdi di Emma l’avevano proprio incantata. Inutile dire che pensò a lei e quello che era successo tutta la sera.
Ballò con molti principi e parlò del più e del meno con molte principesse, ma in tutto ciò la sua testa era sempre altrove, era tutto meno che concentrata.
Il tempo volò più veloce del previsto e si fece l’ora di rientrare a casa. La sua carrozza l’attendeva ai piedi della lunga scalinata del giardino del palazzo.
Anche il viaggio di ritorno le sembrò volare, tutto il contrario dell’andata.

Rientrò in casa con la felicità dipinta sul volto.
“Bene” disse Cora appena la vide “dalla tua espressione direi che ti sei divertita. Sono contenta di ciò. Vedi di conservare la stessa espressione anche per domani”
“Si, diciamo che è andata meglio di quanto pensassi” rispose lei “per domani? Perché? Che succede domani?”
“Abbiamo visite. Re Nicholas e sua figlia ci faranno compagnia per tutto il giorno. Oltre alla figlia ha anche un figlio, Richard, che però non sarà presente perché è impegnato in alcune trattative. Me ne hanno parlato tutti molto bene, sono sicura che potrebbe essere un marito perfetto per te”
“Madre”
“Ne abbiamo già parlato. Non provare ad opporti e vedi di essere carina con sua figlia domani, dobbiamo fare una buona impressione su tutta la famiglia”
“Si, certo, come volete”

Detto ciò andò in camera sua. Non sapeva nulla né di questo Re Nicholas né dei suoi figli ed era già preoccupata all’idea di dover passare tutto il giorno con una principessa viziata e piena di se’. Scacciò questo pensiero e provò a prendere sonno. Appena chiuse gli occhi la prima cosa che le apparse davanti fu il verde degli occhi di Emma e con ciò si addormentò.
 

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Capitolo 2
*** La strada delle stelle ***


Ch.2   La strada delle stelle
 
Quella mattina Regina sarebbe voluta restare a letto, a letto per tutto il giorno senza incontrare nessuno. Ma sapeva benissimo che sua madre non glielo avrebbe permesso così rotolò giù dal letto e andò a vestirsi. Avrebbe voluto mettersi i pantaloni, la giacca da equitazione e gli stivali ma doveva ricevere la visita di Re Nicholas e sua figlia, quindi non era proprio l’outfit adatto.
“Se alla figlia del Re piacciono i cavalli magari possiamo andare a fare una passeggiata in giornata” pensò a voce alta “ma come minimo avrà paura di spettinarsi e mi dirà di no”
 
Cora e la figlia scesero nel cortile, la carrozza di Re Nicholas era arrivata.
Fu lui il primo a scendere. Un uomo sulla cinquantina, alto, con il fisico scolpito e i capelli ancora tutti neri come il carbone. Salutò le signore e porse una rosa ad entrambe.
“Sempre carino e galante, Nicholas” disse Cora “è un piacere rivederti”
“Il piacere come sempre è mio Cora” disse lui inchinandosi.
“Tua figlia?”
“Eccomi, Madam Cora” disse la ragazza scendendo dalla carrozza “ come state?”
“Emma?!?” disse Regina sorpresa
“Voi due vi conoscete?” dissero Cora e il Re all’unisono
“Ho avuto il piacere di conoscere vostra figlia ieri sera mentre andava al ballo” rispose la bionda.
 
Emma come sempre indossava pantaloni e stivali. Questa volta i pantaloni erano di pelle nera, indossava una camicia di seta bianca e un gilet,dello stesso materiale dei pantaloni, attillato. La spada pendeva dal fianco sinistro.
“Vedo che sei in super forma come sempre Emma” disse Cora rivolgendosi alla bionda “deve proprio essere una cosa di famiglia. Comunque a parte ciò c’è una carrozza che vi aspetta per una passeggiata in paese, io e il Re abbiamo molte cose di cui parlare. Voi potete fare quello che volete, avrete molto tempo per conoscervi meglio”
 
Il paese non era molto lontano dal palazzo di Regina e il viaggio fu breve e silenzioso. Nessuno disse una parola. Appena la carrozza si fermò Emma scese.
“Lasciate che vi aiuti” disse porgendo la mano a Regina
“Con piacere” disse lei afferrando la mano della bionda “ Vedo che oltre al fisico scolpito anche la gentilezza è di famiglia, Emma. Che ne dici se ci diamo del tu e riduciamo tutte queste formalità?”

“Sono molto d’accordo, speravo me lo chiedessi. Odio le formalità”
“Bene, allora è deciso. Come sta la ferita?”
“Benissimo, te l’ho detto che era solo un graffio” rispose Emma sorridendo
“Se lo dici tu. Non sono tanto esperta di coltelli, spade e relative ferite”
“Come no?!? Una bella signorina come te non ha mai provato a prendere in mano una spada o qualcosa del genere? So che vai sempre a cavallo, pensavo che le armi fossero incluse”
“Grazie del complimento” disse Regina arrossendo “ma no, non ho mai preso in mano un’arma. E a proposito di cavalli, direi che ci sai andare da quello che ho visto ieri; ti andrebbe una passeggiata a cavallo quando rientriamo?”

“Assolutamente si! Accetto l’offerta, ma ad una condizione, ovvero che tu provi ad impugnare una spada oggi pomeriggio”
“Si, penso si possa fare. Ma stammi dietro perché potrei fare male a qualcuno”
“Che aria minacciosa” disse Emma scherzando “non preoccuparti, non ti mollerò un secondo”
 
Decisero di rientrare subito per andare a preparare i cavalli. Il viaggio fu silenzioso un’altra volta. Entrambe erano impegnate a guardarsi di nascosto.
Appena giunte al palazzo Regina andò a cambiarsi e poi insieme a Emma preparò i cavalli. La passeggiata fu lunga, ridettero, scherzarono, parlarono di tutto quello che gli veniva in mente e fecero pure una gara di galoppo. Verso l’ora di pranzo si fermarono in un prato, legarono i cavalli e si sedettero all’ombra di un albero per pranzare.
Il cibo era veramente tanto, non riuscirono a finirne neppure la metà. Finito di pranzare Emma si mise a sedere ai piedi dell’albero, con la schiena appoggiata al tronco e le gambe stese in avanti. Regina le si sdraiò accanto appoggiando la testa sulle sue gambe. Le venne naturale. Si conoscevano da meno di 24 ore ma a lei sembrava di conoscerla da sempre, provava forte simpatia nei suoi confronti e si sentiva protetta in sua presenza.
Anche la bionda provava forte simpatia per la sua nuova amica, stava veramente bene con lei e la riteneva un cucciolo da proteggere. Avrebbe voluto accarezzare i lunghi capelli neri di Regina ma si trattene, non voleva osare troppo.
 
Regina si era addormentata. La situazione era così tranquilla e rilassante che era successo senza che se ne rendesse minimamente conto.
Nel suo sogno c’era Emma, passeggiavano in mezzo ad una folla esultante indossando abiti eleganti e quella che sembrava essere una corona cingeva le loro teste. Che fossero diventate regine? Insieme? Magari anche sposate? La cosa era assai strana pensò Regina continuando a sognare. La folla adesso le aveva abbandonate e continuavano a camminare mano nella mano, questa volta lungo un sentiero in mezzo al bosco ricco di cinguettii di uccelli e animaletti che correvano in qua e là. Regina si sentiva felice, spensierata e amata come non era stata mai prima. Avrebbe voluto fermare il tempo. All’improvviso il bosco diventò silenzioso e immobile, sembrava che tutto si fosse fermato. C’era qualcosa che non andava. Era tutto troppo silente. Le due si arrestarono, guardandosi intorno per un momento, Emma sguainò la spada e fece cenno a Regina di stare dietro di lei. Sembrava che all’improvviso anche il vento avesse smesso di soffiare per paura di qualcuno o qualcosa, ma chi o cosa temere?
Cora. Ecco chi temere.
Apparse davanti, così dal nulla.
“Ma guarda un po’ che belle reginette” disse la strega con tono beffardo
“Cora, cosa volete da noi?” chiese Emma, senza abbassare la guardia “Il popolo ha votato, ci ha elette regine e non c’è niente che possiate fare ormai”
“Ah si?!? Tu dici? Non c’è più niente da fare, c’è sempre qualcosa da fare nel mio caso”
“Madre, non siate sciocca” azzardò Regina avanzando di un passo per portarsi di fianco a Emma “lasciateci vivere la nostra vita in pace e noi vi lasceremo vivere la vostra senza interferire”
“Che delusione che sei diventata, Regina” rispose quella con tono minaccioso “ti avranno anche eletta al trono ma sei solo una delusione per tua madre. Avevo pianificato una vita piena di gloria e potere per te e tu come mi ringrazi? Buttando tutto all’aria così e recitando la parte della reginetta buona e gentile con tutti i sudditi. Ma per favore, non ti crede nessuno”
“Nessuno qui recita, Madre, ci comportiamo in modo naturale e il popolo ci ama per quello che siamo”
“Mamma mia che cosa smielata” disse Cora schifata “il popolo ci ama per quello che siamo… ma fammi il piacere!! In ogni caso il popolo a breve rimarrà con una sola sovrana, ma che peccato, no?”
“No Madre!! Che avete intenzione di far-”
Non ebbe il tempo di finire la frase. Cora l’aveva lanciata contro un albero, con un semplice gesto della mano, e qualcosa di invisibile ce la teneva ancorata. Emma in tutto ciò presa dalla rabbia e dall’ira si gettò contro la strega pronta a colpirla con la spada. Ma cosa potrà mai fare un semplice pezzo di ferro contro chi possiede la magia? La spada della bionda volò via dalle sue mani in meno che non si dica e lei si ritrovò con i piedi sospesi da terra di una decina di centimetri e con qualcosa, sempre invisibile, che le stringeva la gola. Non riusciva a respirare. I suoi polmoni e il suo corpo reclamavano aria disperatamente senza riuscire ad ottenerne.
Regina, ancora bloccata all’albero, piangeva disperatamente alla vista di quella scena. Non poteva neanche urlare perché a quanto pare sua madre le aveva bloccato anche la bocca con la sua maledetta magia nera.
“Così non è divertente” sentenziò Cora “non posso farti morire soffocandoti. Ma non preoccuparti, ho già un’altra idea”
Detto questo allentò la presa magica dal collo della bionda facendola cadere a terra. Le si avvicinò a passo deciso e senza esitare neanche un secondo le affondò una mano nel petto. Il cuore rosso fuoco di Emma adesso si trovava tra le mani di Cora.
Era la fine.
Una semplice stretta della mano e tutto sarebbe finito per la bionda. Emma lanciò uno sguardo veloce verso Regina, l’ultimo Ti Amo detto con gli occhi e si accasciò, completamente immobile, a terra. Una polvere grigia volava via lentamente dalla mano di Cora, del cuore della donna non era rimasto più nulla.
“Bene io qui ho finito, ciao Regina, ci si vede in giro” disse la strega in tono compiaciuto prima di liberare Regina dalla stretta magica. Come era comparsa dal nulla nel nulla scomparve.
Regina si lanciò verso Emma a folle velocità. Un fiume di lacrime rigava il suo viso. Aveva già visto sua madre fare ciò ad altre persone e sapeva che non c’era rimedio. Prese il viso di Emma delicatamente tra le mani e la baciò. Magari il bacio del vero amore avrebbe risolto la cosa. Ma la sua amata rimase immobile, senza battere ciglio.
 
 
“Regina, Regina svegliati” disse Emma scuotendo delicatamente la mora per le spalle
Regina scattò a sedere di colpo.
“E-Emma” disse con voce tremolante
“Scusa, non volevo disturbare il tuo sonno ma cominciavi ad agitarti e in più stavi piangendo”
La mora portò una mano alla guancia. Aveva pianto sul serio. Quel sogno le era sembrato così vero e i sentimenti così forti che aveva pianto.
“E’ tutto a posto?” chiese Emma accarezzandole i capelli. La preoccupazione nel suo tono di voce era evidente.
“Si, è tutto a posto. E’ stato solo un brutto sogno. Capita.”
“Sei sicura che vada tutto bene?”
“Si si, sono sicurissima” disse Regina finendo di asciugarsi le lacrime “cosa facciamo adesso?”
“Bhe, c’è qualcuno qui che deve imparare a tenere in mano la spada. Ricordi?”
“Oh mamma, prevedo guai. Se vedi che comincio a diventare pericolosa ti prego di togliermela di mano immediatamente quell’arma infernale”
“Addirittura infernale?!? Povera spada!! Così la offendi!”
“Come faccio a offenderla non è mica dotata di vita propria” disse la mora ridendo
“Invece si! Ed è molto sensibile poverina”
Anche il tono di Emma era completamente scherzoso.
Si alzò in piedi tendendo una mano a Regina per aiutare ad alzarsi e la lezione cominciò.
Emma era diversi centimetri più alta di Regina e la spada essendo proporzionata a lei di conseguenza era un po’ grande per la mora che era costretta a tenerla con due mani per non farla cadere.
“Hahahah, sembra che tu tenga in mano una lanterna, Gina, non una spada”
Gina. L’aveva chiamata Gina. Le aveva già dato un nomignolo, e la sua voce era così dolce nel pronunciarlo.
Distratta dalla voce di Emma e dai suoi modi delicati e galanti Regina non vide la radice davanti a suoi piedi e inciampò. La bionda, che era al suo fianco, la prese al volo cingendole la vita con un braccio e recuperando la spada con la mano libera prima che toccasse terra. Un brivido percorse la schiena di Regina per tutta la sua lunghezza come il giorno prima quando Emma le aveva baciato la mano dopo averla salvata dal bandito.
Le due rimasero immobili in quella posizione per qualche secondo. Fosse stato per Regina sarebbe rimasta così a vita, tra le braccia di Emma. Cosa stava succedendo? Come mai stava così bene con lei e si sentiva così felice? Si stava innamorando? Oppure si era già innamorata? Come era successo? Quando? Perché?
“Ok, forse non è proprio la spada adatta a te” ruppe il silenzio Emma “è meglio se proviamo un'altra volta con qualcosa di più piccolo”
“Si mi sa che hai ragione, magari la prossima volta guardo anche dove metto i piedi così evito di inciampare”
“Tieni mettiti questa” disse Emma appoggiando un corona di fiori sulla testa di Regina “tu fai la parte della sovrana e io sarò la tua guardia del corpo. Mi sa che ti si addice di più come ruolo. E poi un bel visino come il tuo non può rischiare di graffiarsi mentre fa pratica con le armi”
Regina era diventata rossa come un peperone. Aveva un bellissimo sorriso stampato in faccia e fissava il prato sotto i suoi piedi.
“Scusa. Non volevo metterti in imbarazzo”
“No tranquilla, non devi scusarti. Eh che non me l’aspettavo”
“Bhe, l’effetto sorpresa è il mio preferito”
 
Raccolsero le loro cosa, sistemarono i cavalli e risalirono in sella. Emma conosceva un posto, su una collina dal quale si vedeva un tramonto favoloso e voleva portarci Regina. Non era molto lontano. In una mezz’oretta furono lì. Dalla collina si vedevano tutte le fattorie e i pascoli della valle sottostante, in qualche campo c’era ancora qualche contadino a finire di sistemare il raccolto. Il cielo si era tinto di arancione e il sole, maestoso, cominciava a nascondersi dietro le montagne più alte come un bambino dietro alla gonna della mamma. Regina era incantata da quella vista ed Emma era incantata a fissare Regina. Era così bella, secondo lei, intelligente, una persona interessante e colta, non come le solite principessine viziate che vogliono tutto e subito senza muovere un dito.
Decisero di rimanere lì per cenare. Era avanzata talmente tanta roba dal pranzo che avrebbero potuto mangiarci in cinque senza problemi. Finita la cena sistemarono tutte le cose nelle bisacce e si misero stese una di financo all’altra a guardare il cielo. In qua e là qualche stella cominciava timidamente a mostrarsi.
“Che belle” disse Regina sottovoce quasi avesse paura di spaventarle “fin da piccola ho provato grande fascino per le stelle, mi sono sempre piaciute”
“Anche a me sono sempre piaciute, con mio fratello passavamo nottate intere a fissarle. Hai voglia di risalire a cavallo per una decina di minuti? C’è un posto speciale in cui voglio portarti. Da lì si vedono in modo diverso dal solito”
“Davvero?!? Ma certo! Andiamo”
 
Risalirono a cavallo. Il posto era molto vicino e come aveva detto Emma in dieci minuti furono lì. Legarono i cavalli e salirono a piedi per qualche altro centinaio di metri, il sentiero era troppo scosceso e roccioso per farlo a cavallo, inoltre una volta in cima non avrebbero saputo dove legarli. La cima della montagna non era molto ampia, e dal lato opposto a quello da cui erano salite c’era uno strapiombo, una sorta di piccolo canyon in fondo al quale scorreva un ruscello.
Emma che ormai era esperta e conosceva quel posto bene quanto casa sua si avvicinò al bordo e guardò di sotto. Regina era rimasta un po’ in disparte.
“Che fai non vieni? Lo spettacolo è qua sotto. Da lì non puoi certo vederlo”
“Eh.. io. Sai com’è, insomma..”
“Hai paura dell’altezza”
“Si, abbastanza”
Emma le si avvicinò e con le sue solite buone maniere e la dolcezza dei modi che usava solo con Regina le porse la mano.
“Prendi la mia mano”
La mora la prese senza esitare e si lasciò guidare da Emma. Una volta arrivate sul bordo la bionda passò dietro Regina, in modo da avere il suo petto contro la schiena di lei, e le avvolse dolcemente la vita in un abbraccio. Regina si rilassò all’istante. Si sentiva al sicuro in quel modo e non ci sarebbe stata altezza a farle paura.
“Oddio, è meraviglioso” disse la mora guardando sotto di lei
Ai piedi del canyon il ruscello immerso nel buio della montagna rifletteva tutte le stelle che c’erano in cielo e, illuminato di bianco, sembrava un sentiero.
“Io e mio fratello venivamo spesso qui da piccoli, fu mio padre a farci scoprire questo posto. Lo abbiamo sempre chiamato La strada delle stelle, ci è sempre sembrato un sentiero il ruscello tinto di bianco così” spiegò la bionda
“Che cosa dolce… e anche romantica”
“Ti piace?”
“Si, moltissimo”
“Non mi sembri molto spaventata dall’altezza, ora come ora”
“Come esserlo, sono tra le vostre braccia Lady Emma, più al sicuro di così non potrei essere”
Lady Emma hahah sembro quasi seria se mi chiami così”
Regina si girò tra le braccia di Emma, in modo da essere ancora avvolta da esse la con la faccia rivolta verso la bionda. Si guardarono negli occhi per qualche secondo e poi, come se ci fosse stato un tacito accordo nel loro scambio di sguardi, si baciarono. Un bacio dolce e delicato ma allo stesso tempo pieno di passione e sentimenti. Dopo il bacio la mora appoggiò la testa sul petto di Emma, a occhi chiusi. Il suo cuore batteva forte come un tamburo e veloce.
“Emma, hai il cuore che batte velocissimo. Stai bene?”
“Mai stata meglio. Comunque anche il tuo batte veloce cara mia” disse la bionda appoggiando una mano sul petto di Regina.
 
Erano entrambe al settimo cielo. Si sentivano così bene, così felici insieme. Si capivano al volo, senza parlare, bastava uno sguardo e tutto era chiaro. Restarono in quella posizione per una mezz’ora buona. Con la notte che avanzava e il freddo che cominciava a farsi sentire decisero che era l’ora di rientrare al castello. Regina tremava quindi Emma si tolse il gilet di pelle e glielo appoggiò sulle spalle, restando in camicia.
Quando arrivarono al palazzo Cora e Re Nicholas erano ancora in salotto a parlare. Chissà di cosa avevano parlato tutto il giorno? Dato che ormai si era fatto tardi Cora invitò Emma e suo padre a passare la notte lì. Inutile dire che mai invito fu più gradito e apprezzato.
 
 
 

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