Io ti cercherò e ti ritroverò

di Sonia6
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Finalmente diplomati ***
Capitolo 3: *** Siamo solo amici ***
Capitolo 4: *** Primavera ***
Capitolo 5: *** La vita è un soffio ***
Capitolo 6: *** Arrivederci Amore Ciao ***
Capitolo 7: *** Dubbi che logorano la mente ***
Capitolo 8: *** Nuova Vita ***
Capitolo 9: *** Il Futuro che non mi aspetto ***
Capitolo 10: *** A casa ***
Capitolo 11: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 12: *** La Lega ***
Capitolo 13: *** Hakimah ***
Capitolo 14: *** Tra Segreti, Bugie e Verità ***
Capitolo 15: *** La fine è solo un nuovo inizio - Part I ***
Capitolo 16: *** Mi chiedi se ho ucciso? ***
Capitolo 17: *** Damien Darkh ***
Capitolo 18: *** Il Mago ***
Capitolo 19: *** Il Nuovo Mondo ***
Capitolo 20: *** La fine è solo un nuovo inizio ***
Capitolo 21: *** La vita continua ***



Capitolo 1
*** Intro ***


“Dai Fel, solo per questa volta!”
“Solo per questa volta?! Tommy è la terza volta questa settimana!”
“Lo so, è vero. Ma ti prometto che è l’ultima!”
“Accidenti a te Merlyn e al tuo faccino conquistatore!!! Ok, tieni. Ma la prossima volta che vuoi saltare l’ora di biologia per andare con qualcuna, non so chi e non mi interessa, a fare ….cosa non lo so e non mi interessa nemmeno quello, chiedi gli appunti a qualcun altro!”
“Te lo prometto. Grazie” disse Tommy stampandole un bacio sulla guancia.
“Sparisci!”
“Ti renderò i tuoi preziosi appunti a pranzo!” disse allontanandosi di corsa.
Felicity chiuse il suo armadietto e si avviò nell’aula di informatica dove, sapeva, avrebbe passato un’ora decisamente noiosa. Il professore avrebbe spiegato cose di cui lei era più che ferrata al resto della classe. Non che gli altri fossero stupidi, anzi, erano ad un livello normale. Solo che lei era un genio, con un QI molto alto che le aveva permesso di vincere la Borsa di studio per il college. I computer erano la sua passione, ne aveva costruito uno a soli 7 anni, mentre le sue amiche giocavano con le bambole lei montava e rismontava apparecchi elettronici come se fosse la cosa più naturale del mondo. Aveva già conseguito diversi Master, ma era costretta comunque a frequentare le lezioni per aumentare il punteggio del suo curriculum. In più il professore non la vedeva di buon occhio, bhè, ne sapeva più di lui perciò era logico che un docente non amasse sentirsi surclassato da una studentessa, anche se in realtà lei non faceva niente per mettersi in mostra. Lei non amava essere al centro dell’attenzione. Proprio per questo si vestiva in maniera anonima e si nascondeva dietro una cascata di capelli neri e un trucco pesante. Sarà stata anche un genio, ma doveva assolutamente lavorare sulla sua autostima. Non che la cosa fosse facile. Suo padre aveva abbandonato lei e sua madre quando era ancora piccola, Donna aveva cercato di non farle mancare niente, per questo lavorava 12 ore al giorno ed anche più sacrificando il tempo che avrebbe voluto passare con sua figlia. Si volevano bene, ma erano completamente diverse. Se Felicity era introversa e poco appariscente, sua madre era esattamente l’opposto. Una bella donna che amava micro abiti e tacco 12, con dei biondi capelli che le cadevano sulla schiena. Non era certo intelligente come la figlia, ma sapeva come funzionava il mondo. Forse proprio per questo, anche se si amavano, a volte il loro rapporto era difficile. Mancanza di comunicazione. C’era una cosa però che Fel aveva e che non avrebbe abbandonato per niente al mondo. Il suo gruppo di amici. Anche loro erano l’opposto di lei. Ricchi, famosi, estroversi, bellissimi. A volte si chiedeva cosa ci spiegava lei in mezzo a loro. Ma si conoscevano fin dai tempi dell’asilo, erano uniti e si volevano bene. Non importava da che classe sociale provenivi o se non avevi abiti firmati o una bella macchina. Loro erano un gruppo e tale dovevano rimanere per il resto della loro vita. Questo si erano promessi quando avevano cominciato a frequentare il liceo. A guardarli dal fuori le domande che lei si poneva affioravano alla mente anche di tutti gli altri. Solitamente li trovavi seduti al loro tavolo per pranzo. Erano i più popolari e i più ammirati della scuola. Bhè, almeno gli altri cinque, alcuni studenti non sapevano nemmeno il suo nome. E a lei andava bene così. Le bastava stare al loro fianco per essere felice. Il gruppo era ridotto, ma ben fornito. Comprendeva le sorelle Lance. Laurel e Sarah. Bellissime e spigliate, con una scia di ragazzi al loro seguito. La prima sognava di diventare avvocato, la seconda ancora non lo sapeva, aveva le idee un po’ confuse. Figlie di Quentin Lance, Detective della Polizia. Poi c’era Curtis Holt. Felicity adorava quel ragazzo. Nerd come lei, gran sportivo e chiacchierone. E poi loro, i due ragazzi più belli e invidiati della scuola. Ed anche i più ricchi. Oliver Queen erede dell’Impero della Queen Consolideted e Tommy Merlyn erede non convinto dell’Impero del Merlyn Global. Si, decisamente Fel ci spiegava poco in quel gruppo. Ma l’amicizia, quella vera, non guarda l’età, la provenienza, il colore o le idee. E loro erano davvero amici. C’era una persona, però, in quel gruppo con la quale Felicity aveva stretto un legame ancora più profondo negli ultimi mesi. Oliver. Come già detto, lei non era ricca perciò per pagarsi l’università, oltre alla Borsa di studio e al gruzzoletto che Donna era riuscita a mettersi da parte, cominciò a fare dei lavoretti durante il tempo libero. Sei mesi prima Robert Queen, che aveva visto crescere quella brunetta con gli occhiali, l’aveva “assunta” come professoressa privata per sua figlia Thea. Il padre di Oliver stimava molto Felicity, si fidava di lei e aveva in progetto di inserirla all’interno della sua azienda una volta che si fosse laureata. Perciò passava moltissimo tempo a Villa Queen, molto più degli altri. Era scontato quindi che vedesse Oliver più spesso rispetto agli altri membri del gruppo. I due erano felici di passare del tempo insieme e questa cosa non creava gelosie nei confronti degli 4 esclusi. Ne creava però alle ragazze della scuola. Molto spesso Oliver andava a prendere Felicity a casa per andare a scuola insieme, oppure tornarsene a casa insieme. Si cercavano nei corridoi. Lui era molto affettuoso e protettivo nei suoi confronti perciò l’abbracciava spesso o la baciava sulla guancia di fronte a tutti. Era una cosa normale, non creava imbarazzo tra loro. Fel divenne oggetto di occhiatacce maligne. Le ragazze amavano Oliver e lui amava le ragazze. Molte di loro erano uscite con lui. Perché Oliver Queen era così. Gli piacevano le donne e non si nascondeva agli occhi di nessuno solo perché magari ne cambiava tre o quattro a settimana. Tutto sommato, pensò Fel, noi sei abbiamo pregi e difetti come tutti gli esseri umani, ma siamo bellissimi lo stesso nella nostra imperfezione.
 
Al suono della campanella, si ridestò dai suoi pensieri. Aveva passato l’ora con la testa fra le nuvole, il professore si era accorto della sua assenza mentale, ma non aveva detto niente, almeno quel giorno poteva fare bella figura spiegando! Controvoglia si avviò verso l’aula della materia successiva. Almeno li ci sarebbero state Laurel e Sarah.
“Scricciolo finalmente!”
“Non chiamarmi così Sarah. Oggi proprio non riesco a farcela”
“Che succede? Il professore di informatica ti ha messo alla cattedra a spiegare la lezione al suo posto mentre schiacciava un pisolino?”
“Ma no scema! E’ che non ho dormito molto”
“Come mai?”
“Ero da Thea, Moira mi ha invitato a cena, poi una cosa tira l’altra e…”
“E tu e Oliver siete stati a letto insieme”
“Si, no!!! Cioè si ma no.”
“Allora?”
“Allora dopo cena ci siamo messi a chiacchierare e quando ho guardato l’orologio era ormai tardi e sono rimasta a dormire da Oliver”
“Ok, e dov’è la novità?”
“La novità è che ho passato delle ore sveglia perché faceva molto caldo e sapete quanto il corpo di Oliver emani calore durante la notte?”
“Veramente no. Perché non ce lo dici tu Fel?”
“Già, noi abbiamo dormito delle volte a Villa Queen, ma mai da sole con Oliver. Questo privilegio spetta solo a te”
“Smettetela di ridere. E’ successa solo qualche volta di dormire insieme. E non è successo niente. Stiamo parlando di Oliver! Siamo solo amici ricordate?!”
“Si certo. Come vuoi”
-Ragazzi aprite il libro a pagina 46….-
 
 
Era l’ora del pranzo e le tre ragazze  si avviarono con i loro vassoi verso il tavolo dove c’erano già i ragazzi. Ridevano, probabilmente Tommy stava raccontando una delle sue storielle con la ragazza di turno
“Ragazze finalmente! Dove vi eravate cacciate?” disse Curtis
“Ah non guardate me e Sarah!!! E’ colpa di Felicity. Stamani non riesce a carburare. Muore dal sonno!”
“Grazie Laurel” disse Fel mentre si sedevano al tavolo
“Scusa….colpa mia se non hai dormito”
“Queen cosa hai fatto a Fel stanotte?” esordì Tommy
“Merlyn! Non fare il finto tonto. Dove sono i miei appunti?”
“Eccoli. Erano perfetti come sempre. Allora Oliver?”
“Cosa? Ieri sera ha dormito da me e credo di aver dimenticato di accendere l’aria condizionata perciò ha dormito poco”
“Aria condizionata eh….” Disse Tommy facendo scoppiare tutti a ridere
“Smettetela” rispose Oliver sempre sorridendo “non è successo niente, siamo solo amici”
“Già, ed è per questo motivo che ti farai ripagare della notte insonne lasciandomi la tua piscina oggi pomeriggio per un’oretta o due”
“Come vuole Smoke”
Era tempo di rientrare e i sei si divisero prendendo ognuno la strada della propria aula. Felicity aveva una lezione che seguivano anche Curtis e Tommy, così i tre si avviarono per i corridoi parlando tra loro, finchè giunto il momento di svoltare l’angolo, si bloccarono al suono delle seguenti parole
“Quella nerd quattr’occhi senza senso? Ma dai… Stiamo parlando di Oliver Queen! Non starebbe mai con una come lei”
“Però sono sempre insieme”
“Si credo che alle persone di quel gruppo faccia pena quella ragazza perciò la tengono con loro…. Cioè è sicuramente una roba caritatevole. Comunque vedrete che Oliver chiederà a me di andare al ballo con lui quest’anno. Ci riuscirò.”
“McKenna Hall..” disse Tommy con voce quasi alterata. Ma che fa?! Pensò Felicity.
“Tommy”rispose lei che non pensava minimamente che lui avesse sentito le sue parole.
“McKenna…. Cara McKenna….” Proseguì mettendole un braccio intorno alle spalle. “Ho sentito per puro caso che stai pensando anzi sperando che Oliver Queen ti inviti al ballo quest’anno…. Lasciatelo dire da uno che lo conosce bene, dal suo migliore amico. Non credo proprio che Ollie te lo chiederà. Sai perché?! Perché lui non fa la carità. E non è nemmeno così disperato”
Lei rimase senza parole. Non sapeva cosa dire e di certo non a Tommy Merlyn! Si voltò indispettita e se ne andò per la sua strada con la coda tra le gambe seguita dalle sue amiche.
“Stai bene?” disse Curtis a Fel.
“Si certo. Dovreste saperlo che non me la prendo per queste cose. E Tommy… non mi serve un difensore del mio onore”
Lui sembrava deluso da quell’uscita, ma lei poggiò una mano sul suo braccio, si allungò per dargli un bacio e disse
“Ma grazie lo stesso” e si avviarono verso l’aula.
 
 
Quel pomeriggio Fel si presentò a Villa Queen per riscuotere il suo debito. Aprì Thea la porta e le comunicò che Oliver sarebbe tornato a momenti. A Fel non importava, era li per sfruttare quella stupenda piscina. Era come di casa perciò a nessuno dava fastidio che lei fosse li da sola. Si stava facendo una bella nuotata quando arrivò Oliver. Si mise seduto sul bordo con le gambe nell’acqua e la guardò nuotare. Dopo poco lei si accorse di lui e sorridente lo raggiunse.
“Ehi”
“Ehi”
“Sono venuta per quell’ora o due”
“Certo una promessa è una promessa Fel”
“Ehi stai bene? Ti vedo strano”
“Ero da Tommy”
“Ah ecco… infatti credevo di trovarti a casa quando sono arrivata. Thea non mi ha saputo dire dove fossi”
“Perché Tommy mi ha chiamato all’ultimo minuto. Voleva parlarmi di una cosa, ma non al telefono”
“E’ qualcosa di grave?”
“McKenna Hall”
“Oh….E di grazia, potrei sapere cosa ti ha detto Tommy?”
“Mi ha raccontato di stamani. Tu stai bene?”
“Ma perché continuate a chiedermelo? Sto bene.”
“Scusa, stavo solo chiedendo”
 “Senti Oliver, se vuoi uscire con lei o andare al ballo con lei non mi importa. Davvero. Non farti condizionare da quello che ha detto. So che il tuo istinto è proteggermi, ma non sono una damigella da salvare”
“Non voglio uscire con lei! E non ho nessunissima intenzione di invitarla al ballo!”
“Cosa mi nascondi? Forse hai già qualcuna con cui andare?”
“No, non ancora. Ma anche se non trovassi nessuna che venga con me, non andrei mai con una superficiale come MeKenna. Non doveva dire quello che ha detto”
“Si certo, Oliver Queen che non ha una ragazza per il ballo di fine anno. Nessuno ci crede Oliver”
“Che mi dici di te?”
“Io?!”
“Si Fel. Non puoi non venire al ballo dell’ultimo anno! Almeno a questo devi esserci! Gli altri anni non abbiamo insistito, ma quest’anno è perentorio. A costo di venire a casa tua e farti uscire con la forza!”
“Non lo so Oliver, non c’entro nulla con tutto quello”
“Ma con noi si. Siamo una squadra, una famiglia. Noi ti vogliamo li”
“Non lo so”
“Hai un mese di tempo per decidere Smoke. Puoi venire con le tue gambe o costretta. Adesso scansati, ti faccio vedere il mio personale tuffo a bomba”
 
Felicity avrebbe dovuto pensarci davvero. Se gli altri decidevano di fare  una cosa l’avrebbero fatta. E lei non aveva nessunissima intenzione di entrare nella palestra della scuola trascinata dai suoi amici come un sacco di patate. Ma non ci si vedeva proprio vestita con un bell’abito elegante, scarpe con il tacco e i capelli con un’elaborata acconciatura. Se avesse deciso di andare, avrebbe dovuto chiedere aiuto a Laurel e Sarah. Aveva comunque un mese di tempo e il problema di restyling era superabile. L’ostacolo maggiore sarebbe stato l’accompagnatore. Nessuno le aveva chiesto di andare al ballo e di certo lei non saltellava per la scuola in cerca di qualcuno con il quale andare. Anche in quello avrebbe chiesto aiuto alle ragazze. Anche se la cosa le metteva ansia perché non era sicura di trovare qualcuno che volesse accompagnarla. C’erano Oliver, Tommy e Curtis, ma era troppo legata a loro per costringerli a mandare a monte i loro piani per lei. Questo era un bel guaio.
 
Il giorno seguente, come sempre, si ritrovarono a pranzo. La discussione verteva su Laurel e il suo dibattito scolastico appena tenutosi.
“lo ha detto veramente?” disse Curtis
“Certo! Quella serpe di Isabel Rochev!!! Ha fatto tutto per mettermi in cattiva luce”
“Non credo ci sia riuscita Laurel”
“Oliver ha ragione. Ti adorano comunque” disse Fel.
“Prendila a schiaffi” esordì Tommy. E tutti risero. Come sempre quando Merlyn parlava
“Secondo me sorellina dovresti fare la superiore. Andare da lei adesso, visto che è seduta proprio li, e dirle che non importa quello che pensa e che la faccenda si chiude qui”
“Non sono incline ad ottemperare alla tua richiesta” rispose il futuro avvocato guardando la sorella socchiudendo gli occhi
“Seriamente? Stai seriamente leggendo di nuovo Jane Austen?!” disse Curtis
“Si e allora?! La adoro”
“Laurel, non siamo nel 1700. Prendila a schiaffi” ribadì Tommy. Di nuovo tutti risero.
Fel guardava i suoi amici e pensava a quanto erano belli. Si sentiva fortunata ad averli nella sua vita. I suoi pensieri vennero interrotti dalle parole di Oliver
“Allora Sarah, Laurel… Chi, tra i baldi giovani della scuola, vi accompagnerà al ballo? Avete preso una decisione?”
Felicity guardò in cagnesco il suo amico perché sapeva che non stava solo facendo conversazione, questa era una frecciatina nei suoi confronti per ricordarle della minaccia fatta il giorno precedente.
“Io e Curtis andiamo insieme” disse Sarah
“Davvero?”
“Si Tommy, abbiamo deciso così”
“E tu Laurel?”
“Mhà…. Non saprei… Sono indecisa tra Cooper e Jake”
“Io opterei per Cooper, Jake è viscido” disse Sarah
“E tu Fel?” domandò Oliver
“Come?! Almeno quest’anno hai deciso di venire?” urlarono le sorelle
“Si” – “Non lo so” risposero all’unisono Oliver e Felicity
“Dai Fel, è l’ultimo anno. Non farti pregare!” piagnucolò Curtis
“E’ semplice. Se non vieni ti porteremo con la forza!”
“Merlyn… tu e Queen vi siete messi d’accordo?”
“Giuro che dalla mia bocca non è uscita una sola parola della discussione di ieri!” si giustificò il biondo
“Siiiiiii tutti al ballo!!!” disse Laurel felice battendo le mani
“Ragazzi non eccitatevi. Non ho ancora deciso. Non è il mio habitat e poi nessuno me lo ha chiesto”
“A questo possiamo rimediare.”
“Che vuoi dire Ollie?” disse sospettosamente Tommy
 “Visto che è l’ultimo ballo del liceo e visto che Sarah va con Curtis e considerando che rimaniamo due donne e due uomini potremmo andarci in coppia fratello. Tu con Laurel e io con Fel”
“Cosa?!” urlò Fel
Gli altri sembravano molto soddisfatti della proposta di Oliver.
“Ci sono già delle voci poco piacevoli su di me. E su di me e te. non mi sembra il caso. E poi da l’idea di un atto di pietà perché nessuno mi ha invitato!”
“Smettila Fel!” se ne uscì un Oliver un po’ troppo arrabbiato. “Non è pietà. Toglitelo dalla testa. Siamo amici, tutti quanti. Una famiglia. E  il nostro ultimo ballo sarebbe indimenticabile passarlo insieme.”
“Io trovo che sia un’ottima idea” Disse Curtis
“Anche io” disse sorridente Tommy
Laurel e Sarah concordarono felicemente. La mora sospirò e si arrese al fatto compiuto. Sarebbe andata al ballo e lo avrebbe fatto accompagnata da Oliver Queen.
 
 
CIAO A TUTTI.
ECCOMI CON UNA NUOVA STORIA. VE L’AVEVO DETTO CHE NE AVEVO ALTRE DUE O TRE IN TESTA E QUESTA E’ LA PRIMA. SPERO CHE IL PRIMO CAPITOLO  VI ABBIA INCURIOSITO.
BACI!!!!

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Capitolo 2
*** Finalmente diplomati ***


Le sorelle Lance si trovavano a casa di Felicity quel pomeriggio. Erano li per studiare, entrambe avevano piccole lacune in una materia nella quale lei eccelleva. Perciò si erano ritrovate a casa Smoke per una lezione privata prima degli esami di fine anno. Come molte volte accadeva, però, avevano passato poco tempo sui libri e molto di più a chiacchierare. Donna era uscita per andare a lavoro, non prima però di aver salutato affettuosamente le amiche della figlia che erano cresciute nella sua casa. Perché oltre ai figli, anche i genitori si conoscevano tra loro ed avevano instaurato lo stesso rapporto che c’era tra i giovani. Una grande, bellissima e rumorosa famiglia allargata. Felicity era molto legata alle due ragazze, in particolar modo a Sarah. Erano molto diverse tra loro, Laurel era bellissima e sicura di se. Aveva deciso che sarebbe diventata un avvocato e lo avrebbe fatto, motivo per cui studiava molto, nonostante questo trovava sempre tempo per lo shopping, era sempre vestita alla moda, mai con un capello fuori posto o il trucco sbagliato. Fel amava l’immagine che Laurel dava di se. Quella di una futura donna in carriera con la testa sulle spalle, combattiva e tenace ma sempre moderna. Tutt’altra cosa era Sarah, studiosa come la sorella. Convinta futura frequentatrice di università, perenne indecisa sull’indirizzo da prendere. Spensierata e attaccabrighe. Se ne fregava della moda, indossava la prima cosa che le capitava sotto tiro, metteva pochissimo trucco e non sapeva di che colore fossero tinte le mura del negozio della parrucchiera per quanto poco ci andasse. Laurel aveva avuto qualche storia, ma nessuno andava bene, compresa anche una breve relazione con Oliver, ci avevano provato, ed anche se il gruppo faceva il tifo per loro, la cosa non era andata. Sarah era più libertina. Anche lei aveva avuto storie, con uomini e con donne ed ancora non aveva capito quale dei due sessi l’attirava di più. Ma era tranquilla, prendeva quello che veniva senza ansie o paranoie.
Quel giorno le due erano in lite. Sarah era sdraiata sul letto di Fel, si teneva su sui gomiti e giocherellava svogliatamente con un pupazzo a forma di mouse che si trovava sul letto, la mora era nella stessa posizione al suo fianco con il tablet in mano controllando la sua posta privata, mentre Laurel stava seduta per terra di fronte a loro a gambe incrociate
“Dico solo che dovresti cominciare a pensarci. Tutto qui. Anzi entrambe dovreste farlo”
“Oddio Laurel! Ci penseremo, manca ancora del tempo!”
“Sarah hai idea di quanta organizzazione ci sta dietro a tutto questo? La manicure, la pedicure, l’acconciatura,le scarpe, i fiori e ultimo ma più importante la scelta dell’abito giusto!”
“Vorrei ricordarti che prima del ballo abbiamo gli esami. Io mi concentrerei su quelli”
“Dai Fel. Sappiamo benissimo che è solo una formalità. Abbiamo voti alti, non sarà un problema. Possiamo concederci il lusso di pensare già al ballo”
“Parla per te. Io non posso avere voti alti. Io DEVO avere voti altissimi per la Borsa di studio” disse Felicity mentre si alzava dal letto per sedersi alla scrivania aprendo il libro di algebra
“Tesoro, vorrei ricordarti che tu hai già ottenuto la Borsa di studio”
“Il Preside me lo ha detto in via ufficiosa. Lo sapremo domani all’assemblea studentesca. Ma anche nel caso l’avessi vinta, devo impegnarmi per mantenerla. Non voglio rilassarmi solo perché ormai mi è stata assegnata”
“Fel ha ragione Laurel. Pensiamo prima agli esami. Mancano soltanto due settimane. Poi ne avremo un’altra per concentrarci su tutto il resto”
“Siete noiose oggi…. Io stavo solo suggerendo di cominciare a pensarci”
“Ok ci abbiamo pensato per esattamente 38 minuti. Possiamo riprendere a studiare per favore?” Sarah sorrise all’amica e prese il suo libro. La sorella sbuffando si arrese alle altre due.
 
In quel preciso momento, c’era però chi avrebbe dovuto pensare a studiare ma non ne aveva alcuna intenzione. Ollie, Tommy e Curtis si trovavano nella piscina di Villa Queen a sorseggiare limonata tranquillamente sotto gli ombrelloni.
“Ho un’idea” esordì Curtis
“Oh finalmente!!! Ti ringrazio, almeno qualcuno ha un’idea che ci distrae da questa afa!”
“Tommy, non sai nemmeno di cosa si tratta!”
“Hai ragione Ollie. Di cosa si tratta Curtis?” I due guardarono il giovane Merlyn e sorrisero. A volte era proprio un clown.
“Facciamo un regalo alle ragazze”
“Certo i fiori per il ballo. Era scontato. Non è poi una grande idea Curtis!”
“Ma no! Non parlo dei fiori! Se tu mi facessi parlare Tommy!”
“Ok ok non ti scaldare… sentiamo”
“Un viaggio. Ci diplomiamo, partecipiamo al ballo e poi potremmo prenderci 10 giorni soltanto per noi”
“Holt! È un’idea magnifica!” disse Oliver “Tommy prendi il tablet e guardiamo dove poter portare le ragazze”
“Agli ordini capo! Faremo loro una bellissima sorpresa”
In meno di un’ora avevano già prenotato tutto. Forse non saranno stati dei gran studiosi (tranne Curtis che era tipo un genio della scienza), ma come organizzatori di feste, viaggi e cose del genere erano i numeri uno!
 
Il giorno seguente si ritrovarono a scuola. Era l’ultimo giorno prima delle vacanze estive. L’ultimo prima delle due settimane di fuoco da passare a studiare per gli esami.  Alla seconda ora tutti gli studenti dell’ultimo anno si sarebbero dovuti riunire in palestra per le comunicazioni relative agli esami finali e l’assegnazione definitiva delle tre Borse di Studio. Felicity non era per niente elettrizzata dalla cosa. Era certa che sarebbe stata tra le tre persone prescelte, in compenso lo erano gli altri per lei. Gli altri due nomi non erano ancora trapelati perché, le disse il Preside, erano ancora incerti chi scegliere. Gli studenti meritevoli erano tre, ma ne dovevano attribuire solamente altre due.
“non dirmi che non senti nemmeno un attimo di ansia Fel”
“no, ufficiosamente è già mia”
“E se ci avessero ripensato? In fondo oltre a te c’erano altre tre persone. E le borse di studio sono solo tre…”
“Tommy finiscila!” disse Sarah
“Grazie Tommy. Adesso si che sono serena e tranquilla”
“Scusa era così per dire”
“Sei proprio un idiota amico” disse Oliver. Nel frattempo Curtis si stava mangiucchiando le unghie e sembrava alquanto nervoso. Anche lui sperava di esser stato scelto.
“Ehi Curtis…. Tranquillo, vedrai che chiameranno anche te”lo rassicurò Felicity
“Ragazzi!!!! Silenzio per favore!!! Allora siamo qua, come ogni anno, per le comunicazioni riguardanti gli esami finali. Abbiamo le date. Inizieranno lunedì prossimo come previsto. Non fatevi prendere dall’ansia avete ancora due settimane di tempo per colmare i dubbi. Detto questo passiamo al vero motivo per il quale siete qua. Le Borse di Studio..”
Oddio, adesso cominciava a salire un sapore amaro in bocca pure a lei.
“La prima persona che la ottiene è stata scelta per meriti nel campo della scienza. Una persona che, siamo sicuri, farà qualcosa di bello nel suo futuro…..”
Curtis stava stritolando la mano di Laurel
“Curtis Holt! Congratulazioni figliolo”
 Uno scroscio di applausi invase la palestra, era molto amato perché risultava simpatico alla maggior parte delle persone ed anche perché vinceva le medaglie migliori nelle competizioni di atletica tra licei, Fel lo guardò con le lacrime agli occhi mentre si alzava ed andava a ritirare la pergamena. Era felicissima per lui.
“Bene, la seconda persona per i molti punteggi ottenuti extra curriculum e per la media dei suoi voti è…”
Adesso il cuore batteva forte. Sentì un braccio posarsi sulle spalle. Si voltò e vide il volto sorridente di Oliver.
“McKenna Hall!! Congratulazioni”
Lei, che stava seduta nella fila di fronte a Fel, si alzò di scatto emettendo un piccolo strillo, si voltò verso di lei e le sorrise, ma di un sorriso falso come se dicesse “Era ovvio”. Fel alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Poi la guardò. Minigonna, magliettina corta fucsia, sandali con la zeppa, trucco gioielli insomma non le mancava niente. Poi osservò se stessa: Jeans neri non molto stretti, una maglia nera dei Led Zeppelin, Converse beige, capelli sciolti, trucco pesante. Sospirò.
“Ed ultima persona, per il suo alto QI, la sua mente brillante, e per i suoi voti che hanno la media più alta della scuola…”
Oh mamma…..
“Felicity Smoke!! Vieni Felicity, Congratulazioni”
Gli applausi partirono anche per lei. Con qualche fischio proveniente da Tommy che era notevolmente orgoglioso della sua amica. Lei si incamminò e quando si trovò al fianco di McKenna la fissò seria negli occhi, poi sorrise, alzò le mani e fece spallucce. L’altra la guardò male poi abbassò lo sguardo sconfitta.
 
Il pomeriggio si ritrovarono tutti a casa di Curtis per studiare. Tutti tranne Tommy che, ovviamente, era sempre l’ultimo ad arrivare. Si erano sistemati sul tavolo in giardino al fresco del grande albero quando il rampollo arrivò, tutto sorridente con due sacchetti in mano che poggiò rumorosamente al centro.
“Hai fatto spesa?” domandò Oliver
“Ragazzi, siamo giovani e se dobbiamo studiare abbiamo bisogno di vitamine, fosforo, calcio…”
“Tu non hai bisogno di calcio Tommy, ma di calci! Dati dove sappiamo noi” disse Sarah e tutti risero
“Comunque più tardi mi ringrazierete! Succhi, panini, patatine, cioccolato”
“Grazie, anche a nome della dieta che sto facendo” rispose Laurel
“Le donne e le diete!! So che vuoi metterti in forma per non sfigurare al mio fianco al ballo, ma vai bene anche così Lance”
“Sei proprio scemo Tommy”
“Va bene siamo pronti?”
“Smoke! Non tirartela solo perché hai vinto una borsa di studio!” disse Sarah.
Proseguirono così ancora per qualche minuto prima di cominciare seriamente a studiare per gli esami. Fel si era accorta, però, che Oliver era stranamente silenzioso e un tantino serio. Voleva chiedergli cosa avesse, ma visto lo sguardo che aveva forse era meglio prenderlo in un momento di solitudine. Studiarono per tutto il pomeriggio. Ovviamente, alla fine, le vivande che Tommy aveva portato si erano rivelate necessarie, ma non era stato fatto notare al ragazzo che già gongolava da solo. Se ne stavano andando per prepararsi alla cena che si sarebbe tenuta quella sera con tutte le famiglie.
“Allora ragazzi stasera tutti a cena a casa Merlyn” disse Curtis
“A proposito Fel, tua madre riuscirà a liberarsi poi?”
“Si, penso di si”
Si avviarono quando Oliver disse a Fel se voleva un passaggio. Accettò. Una volta seduti in macchina lei disse
“Oliver tutto bene?”
“Si perché?”
“Non lo so. È tutto il pomeriggio che ti vedo strano. Non volevo chiedertelo di fronte agli altri  perché ho pensato che non avresti voluto parlarne. C’è qualcosa che non va? “
Lui sorrise e disse “No, è tutto ok”
“Va bene”
Il resto del viaggio lo passarono in silenzio ognuno perso nei suoi pensieri. Oliver si stava chiedendo come fosse possibile che quella ragazza lo conoscesse così bene. Meglio di se stesso forse. Non solo aveva capito che c’era qualcosa che non andava, ma sapeva che se glielo avesse chiesto nel momento sbagliato e cioè di fronte agli altri, probabilmente lui le avrebbe risposto male. Non volendo ovvio, ma lo avrebbe fatto. Perché lui era fatto così. D’altro canto lei stava pensando che forse Oliver preferiva parlare con Tommy piuttosto che con lei. In fondo era il suo migliore amico.
“Arrivati”
“Grazie. Ci vediamo dopo”
“Certo”
Come sempre accadeva quando Oliver riaccompagnava Fel a casa, si avvicinarono per lasciarsi un bacio sulla guancia come saluto. Solo che stavolta si baciarono sulle labbra. Un bacio semplice, a stampo, totalmente involontario e casuale. Durò circa tre secondi. Il tempo di guardarsi negli occhi e sbarrarli contemporaneamente. Si staccarono e come se niente fosse lei uscì dalla’auto salutandolo. Lui aspettò che entrasse in casa com’era solito fare e, rimasto solo nell’abitacolo, fissò la porta ormai chiusa dicendo
“Cosa mi sta succedendo?”
 
Alle 20 si ritrovarono tutti a casa Merlyn per la cena prefissata. Festeggiavano la fine della scuola anche se dovevano ancora superare l’ultimo ostacolo. Stavano tutti cenando quando Malcolm disse
“Allora ragazzi, avete deciso quale università frequentare?”
“Si, che scelte avete?”
Bhè, Tommy e Oliver non avevano molte scelte, ma avevano padri ricchi, perciò dopo una lauta donazione sarebbero potuti andare dove volevano.
“Io sono stata accettata  ad Harvard e Yale, mentre Sarah ad Harvard e Berkeley” disse Laurel soddisfatta guardando il padre orgoglioso
“Io Yale e M.I.T.” rispose Curtis
“E tu Felicity?” disse Robert Queen.
Oddio questo era parecchio imbarazzante. Non lo aveva detto nemmeno ai suoi amici. L’unica che lo sapeva era sua mamma che adesso la stava guardando con gli occhi a cuoricino
“Coraggio Tesoro…”
“Bhè… ecco io…. Fin da piccola ho sempre desiderato entrare in un college ben preciso. Non ero convinta di potercela fare perciò ho mandato il curriculum a diversi Istituti e… adesso so di essere stata accettata a Yale, Harvard, Berkeley, M.I.T., Princeton e alla Columbia University”
“Wow!!! Hai una dura scelta da fare” disse Quentin
I ragazzi la guardarono a bocca aperta, increduli perché non ne sapevano niente
“Perché non ce lo hai detto?” disse Curtis
“Già… è una soddisfazione enorme Fel! Avremmo potuto festeggiarti a dovere!” esordì Sarah
“Perché la scuola che desideravo mi ha accettata perciò non ci sono scelte da fare. Non mi interessano le altre”
“Si ma sarebbe stata una bella cosa da dire”
“Si Tommy, ma ripeto la scelta è già fatta”
“E che cosa hai scelto?” chiese Moira
“Ecco io…. Io voglio frequentare il M.I.T. è una grande scuola”
“Credo tu abbia fatto un’ottima scelta” disse sorridente Robert “Hai le idee chiare. Questo ti fa onore”
“In realtà…” Cominciò Oliver “noi ne abbiamo parlato. Noi sei intendo. Fel e Curtis andranno al M.I.T. e noi siamo felicissimi per loro. Laurel e Sarah sono propense per Harvard. E visto che entrambe le scuole si trovano nel Massachussetts e sono abbastanza vicine….. insomma abbiamo deciso di non allontanarci troppo e scegliere un’università di Boston anche io e Tommy”
I sei ragazzi, che erano d’accordo già da tempo, guardarono i genitori per cercare di capire le reazioni
“Quindi fatemi capire bene” interruppe il silenzio Malcolm “Avete deciso i college in base alla posizione geografica? Solo per non allontanarvi troppo?” Sembrava un tantino adirato
“Non proprio papà. Vedi, Il M.I.T. è una delle migliori scuole di tutti gli Stati Uniti ed Harvard, dove ti ricordo entrambe sono state accettate, è un’altra eccellente scuola, lo sappiamo tutti. Il caso ha voluto che siano vicine. Così abbiamo deciso anche noi di non allontanarci troppo”
“Il college non andrebbe scelto per questo motivo Tommy. Per scegliere devi pensare a cosa vuoi fare da grande e valutare quale scuola potrebbe prepararti al meglio” disse Moira
“Hai ragione mamma. Di certo io e Tommy non possiamo entrare al M.I.T perché è solo per cervelloni” disse guardando sorridente Fel e Curtis “ma ci sono delle ottime scuole a Boston. Ci siamo informati”
“Voi… voi vi siete informati?!” esclamò stupito Robert “Vedi Malcolm, allora i nostri ragazzi non sono poi così sprovveduti come credevamo!”
“Già… forse è la vicinanza agli altri che li ha fatti rinsavire. Perciò…. A quale scuola pensavate?”
“Emerson College”
“E’ un’ottima scuola”
“Donna ha ragione” disse Robert
I genitori non sembravano poi così arrabbiati come si erano aspettati. Avevano passato giornate a pensare al modo di dire alle famiglie di non volersi allontanare troppo gli uni dagli altri. La scelta del College era difficile per ogni ragazzo del liceo. Alla fine però era andata bene.
 
Dopo cena i grandi si riunirono in salotto a chiacchierare, mentre i figli si ritrovarono a bordo piscina commentando positivamente la serata e soprattutto la comunicazione della scelta delle scuole. Avevano già rimproverato Felicity per non aver detto di essere stata scelta da così tanti college, ma non riuscivano a rimanere arrabbiati tra loro per molto tempo. Infatti si erano già dimenticati dell’accaduto. Mentre Tommy teneva banco raccontando una storiella sulla professoressa di inglese, Oliver si avvicinò a Fel che era sdraiata in disparte a guardare il cielo con lo sguardo  perso
“Un soldino per i tuoi pensieri”
“Come?! Ah Oliver”
“Scusa… posso sedermi qua?”
“Certo”
Passarono attimi di silenzio. Attimi che sembravano minuti infiniti, ore interminabili
“Dovremmo parlarne Fel?”
“Tu vorresti?”
“Non so che pensare. E’ stato… istintivo”
“Come se fosse naturale”
“Come se il fidanzato avesse accompagnato a casa la fidanzata”
“Come se lo facessimo da sempre”
“Che significa secondo te?”
“Non lo so Oliver. Sono un genio,ma non per queste cose. Sei più esperto tu di me”
Si sorrisero, anche per smorzare la tensione del momento
“In realtà non mi è mai successo. Cioè non così”
Fel lo guardò e si chiese se quello che provavano l’uno per l’altra fosse solo amicizia. Una profondissima e meravigliosa amicizia. Ma certo che era solo amicizia. Probabilmente McKenna Hall aveva ragione. Oliver Queen non può stare con una come me, pensò lei, e una come me vuole stare con uno come Oliver Queen?
“Forse dovremo semplicemente fare finta che non sia mai accaduto Ollie”
Lui si voltò a guardarla e, non poteva giurarlo, ma le sembrava di aver letto nei suoi occhi un velo di delusione, ma fu come un lampo che svanì subito.
“Si, credo che tu abbia ragione”
“Ehi voi due! Ci degnate della vostra presenza oppure fate i fidanzatini?”
“Siamo solo amici!” risposero in coro.
 
Passarono due settimane chini sui libri. I loro genitori potevano giurare di non aver mai visto i  figli studiare con tanta tenacia. Erano già molto fieri di loro. Si trovavano a Villa Queen, ogni pomeriggio era dedicato ad una materia, ogni ora era dedicata ad un argomento di quella materia tutto in base ad un programma elaborato da Curtis per il ripasso generale di tutte le materie per gli esami. Erano esausti ma molto preparati. Tutto era tornato come prima, si comportavano normalmente. Erano di nuovo loro sei. Finalmente arrivarono i test e dopo la grande fatica degli ultimi giorni riuscirono tutti a diplomarsi. Chi con voti molto alti chi con una media normale. Il giorno dei diplomi avevano deciso di tenere un ricevimento, una cosa intima solo loro con le famiglie, a casa Lance. Brindarono e si divertirono come era giusto. Ad un tratto Laurel prese le due amiche e le portò di sopra in camera da letto
“Allora ragazze l’ho trovato!”
“Che cosa?”
“L’abito perfetto!!”
“Oh mio Dio Laurel! Abbiamo appena preso il diploma!”
“Sarah sei stata tu a dirmi che prima pensavamo agli esami e poi avevamo una settimana di tempo per organizzarci per il ballo. Io sono efficiente ed ho trovato il vestito”
“Ok, allora? Dov’è?”
“Non ce l’ho Fel. L’ho visto in vetrina, ma ho una foto e domani noi tre andremo a fare shopping!”
“Ma perché ho una sorella così?!”
“Zitta! Ti rimetterò a nuovo!”
“Ok, ok…. Vediamo la foto”
Laurel prese il telefono e lo mostrò alle due. Era blu notte, con le spalline, attillato nella parte alta, che metteva in risalto il seno, aveva applicate delle paillettes che formavano delle spirali, andava ad aprirsi sui fianchi e restava morbido fino ai piedi. Con la carnagione della ragazza sarebbe stato perfetto.
“Wow Laurel! E’ stupendo! Ti starà d’incanto”
“Si, è vero. E domani lo troveremo anche per voi”
Le altre due erano già preoccupate, perché sapevano cosa significava andare in giro per negozi con Laurel Lance: provare centinaia di abiti e di scarpe, correre da un negozio all’altro e sentirla urlare per tutto il giorno “Oh mio Dio! E’ perfetto!”. Sarà una lunga giornata pensò Felicity.
 
Il giorno seguente, come concordato si ritrovarono a casa di Fel
“Pronte?” disse una troppo sorridente ed eccitata Laurel
“Yuppi!” esclamò Sarah con la faccia assonnata agitando svogliatamente il pugno in aria
“Anche meno entusiasmo va bene ragazze” rispose Laurel prendendole in giro
Come previsto si ritrovarono a girare per mille negozi in cerca dell’abito per le altre due. Per Sarah fu semplice. Cioè lei era semplice. Il terzo abito fu quello giusto. Un tubino rosa antico con scollo quadrato a mezza manica che le arrivava a metà polpaccio. Era stupenda. Alla fine, dopo ore di corse, entrarono nel negozio dove si trovava l’abito che avrebbe voluto Laurel
“Ok, adesso tocca a te Fel.”
“Ok, una tunica nera grazie”
“Eh no cara mia. Stavolta scegliamo noi. Tu potrai solo indossarli”
Provò molti, moltissimi vestiti. Troppo lungo, troppo corto, troppo caro, troppo scollato, troppo nero, troppo colorato. Alla fine Sarah la spinse nel camerino passandole un abito dicendo
“Prova questo. È quello buono!”
Poco dopo uscì, guardò le sue amiche e non capì, dallo sguardo che avevano, se le stava bene oppure no. Non parlavano ed erano a bocca aperta. Si voltò per specchiarsi e per un secondo, un nanosecondo pensò di essere bella. Era verde scuro, con scollo a cuore senza spalline, la coppa del seno sinistro era lavorata in pizzo di una tonalità più scura, attillato a tubino che le arrivava fino a metà coscia, alla vita aveva cucita una gonna di un tessuto più fine che partiva sui fianchi e si chiudeva dietro, lunga fino ai piedi della stessa tonalità del pizzo sul seno
“Tieni prova queste, sono abbinate” disse la commessa
Scarpe tacco 12 dell’esatto colore del vestito. Le indossò ed era…. Perfetta!
“Tesoro sei stupenda” disse Sarah con gli occhi lucidi
“Sei perfetta” sussurrò Laurel con la voce tremula
Decisero di acquistare e mentre Fel si cambiava in camerino, Laurel senza farsi vedere prese il telefono e mandò un messaggio ad Oliver il quale sapeva che quel giorno le ragazze si sarebbero dedicate allo shopping
-Troverai molto verde
Non voleva rivelare niente, ma voleva che quella serata fosse speciale per tutti perciò dette ad Oliver solo quel consiglio per i fiori.
Missione abito perfetto: conclusa!
 
Arrivò la sera del ballo. I ragazzi avevano affittato una limousine per andare a prendere le ragazze. Le sorelle Lance erano già all’interno. Ultima tappa: Felicity. Oliver scese e Sarah lo fermò per un braccio
“Auguri”
Lui corrucciò lo sguardo come era solito fare quando non capiva
“Ah si…. Potresti rischiare un attacco cardiaco” aggiunse Laurel
Lui si incamminò. Era stranamente agitato. Andava sempre ai balli e alle feste e sempre con ragazze diverse, ma stasera gli batteva il cuore un po’ più forte
“Oliver Caro. Entra. Felicity scenderà tra poco”
“Salve Donna”
“Stai molto bene”
“Grazie”
“Lis tesoro! E’ arrivato Oliver!”
“Scendo subito!”
“Vedrai, è un incanto”
“Non ne dubito Donna”
Poi la vide e per un secondo tutto si fermò, scendeva le scale lentamente per paura di cadere con quei tacchi. Il vestito era…. Wow! E il suo viso. Aveva acconciato i capelli in una treccia morbida sul lato destro con qualche ciuffo ribelle, il trucco era leggero ombretto verde e oro, mascara e un rossetto rosa chiaro, non portava gli occhiali e indossava una semplice collana di oro bianco. Era stupenda. Di più. I due si guardarono sorridenti
“Sei veramente bellissima. Davvero magnifica”
“Anche tu Ollie.”
“I fiori.”
“Tonalità del verde eh” capendo che qualcuna aveva spifferato qualcosa
“Che ci posso fare?! Sono telepatico” risero. Erano belli insieme.
“Andiamo?” e le porse la mano
“Certo” lei gliela strinse intrecciando le loro dita
“Divertitevi!” gridò Donna dalla porta mentre salivano nella limousine
“Wow Smoke! Sei uno schianto!!!” urlò Tommy
“Grazie”
“Se fossi il tuo fidanzato e fossi il tuo accompagnatore stasera sarei molto geloso!”
Lei guardò Oliver e si sorrisero, non sapeva però che lui stava pensando che lo era già.

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Capitolo 3
*** Siamo solo amici ***


Quando scesero dalla limousine gli altri quattro erano poco più avanti, Felicity in quel momento ebbe una specie di attacco di panico. Arrestò il passo e poggiò una mano sul braccio di Oliver. Non era pronta per tutto quello. I suoi anni passati al liceo erano stati tranquilli, mai al centro dell’attenzione, nascosta dietro i suoi PC. Adesso si ritrovava catapultata ad una festa dove, non solo tutti erano presenti, ma non era se stessa. Cioè non aveva la sua maschera da Nerd con gli occhiali. Era una ragazza, una bella ragazza che nessuno aveva mai visto, nemmeno lei. Oggettivamente era spaventata. Come sempre Oliver capì il suo stato d’animo e cercò di rasserenarla
“Ehi, andrà tutto bene, ci sono io con te”
Le prese la mano, intrecciò le loro dita e con il pollice le accarezzò il polso. A quel tocco si sentì subito meglio. Gli altri erano li ad attenderli per poter entrare tutti quanti insieme. Non era mai stata ai balli scolastici, non era il tipo, gli anni passati avevano cercato di convincerla ma senza successo. Quest’anno non poteva mancare. Era l’ultimo. Entrando notò subito che la palestra era stata addobbata davvero bene, con fiori, festoni e luci. Qualcosa però non andava. Aveva un senso di fastidio, si guardò intorno e notò subito che lo sguardo di tutti era su di lei. Proprio quello che voleva evitare. Tutti guardavano Felicity, la dama di Oliver Queen che sorridente e tranquillo dispensava saluti a destra e sinistra. Il suo malessere dettato dagli sguardi interessati dei ragazzi e da quelli invidiosi delle ragazze la portò ad avvicinarsi di più al braccio di Oliver che,  accortosi della cosa, si scansò sempre tenendola per mano. Lei lo fissò interrogativa, quasi arrabbiata, dicendogli con gli occhi “Grazie per l’aiuto Queen!” quando lui le disse
“Non voglio che tu ti nasconda. Sei bellissima. Gli altri devono saperlo e tu per prima.”
Maledetto Oliver Queen che azzeccava sempre cosa dire! Lei sorrise e fece si con la testa. Sarah e Curtis erano in pista a ballare già trascinati dall’onda della musica. Gli altri quattro erano a prendere da bere
“Allora Fel, che effetto fa essere al ballo?”
“Ed essere guardata e ammirata da tutti aggiungerei!”
“E’…strano. Sto cercando di adeguarmi alla situazione”
“Solo per stasera, cerchiamo di divertirci. Ok?”
“Allora Queen…. Sei pronto per essere eletto Re del ballo?.... Di nuovo….” Disse Tommy
Felicity guardò i ragazzi, non aveva pensato a questo. Ma non c’era pericolo che avessero eletto lei Reginetta. Nessuno avrebbe mai votato per lei. Il fatto era che se lui diventava Re e qualcun’altra Reginetta, i due avrebbero dovuto danzare insieme e lei sarebbe rimasta in disparte. Sapeva che non doveva venire!!! Perché stava facendo questi pensieri? Non aveva intenzione di essere eletta. O si? E non voleva costringere Oliver a stare tutta la sera con lei. O si? Non era mica gelosa!? O…
“Quest’anno potrebbe esserci una sorpresa” disse Ollie
“Non ci sperare che non ti abbiano votato” Rispose Tommy
“Magari la sorpresa potrebbe essere la Reginetta” disse sorridendo Oliver “Andiamo a ballare” così dicendo trasportò Fel in mezzo alla pista, fecero un paio di balli tutti insieme, poi il dj, che lei avrebbe voluto prendere a schiaffi, mise su una canzone veramente stupida. Decisero di sedersi tutti quanti al tavolo per fare quattro chiacchere mentre lei si perdeva ad osservare quanto la gente fosse scoordinata al suono della musica. Ad un tratto partì l’attacco di Bed of Roses e lei sussultò e lo fece per tre motivi. Punto primo perché, andiamo, Bon Jovi era un figo da paura, punto secondo perché era la sua canzone preferita e punto terzo perché suo padre amava questa canzone, gliela cantava come ninna nanna per farla addormentare quando era piccola, prima di abbandonarla per sempre.
“Una piccola dedica ad una persona speciale, non importa dirti chi sono, so che lo sai” disse il dj proprio mentre Oliver si stava alzando prendendola per mano e portandola a ballare. Ballarono abbracciati, cioè non come gli altri con il ragazzo che poggia le mani sui fianchi della ragazza e lei che poggia le braccia sulle sue spalle saltellando lentamente da un piede all’altro, no no proprio abbracciati. Oliver aveva stretto le braccia intorno alla sua vita e lei le sue intorno al suo collo. Essendo più bassa anche con i tacchi lei era in punta di piedi, in pratica lui la teneva quasi sollevata da terra mentre lei piangeva nel suo orecchio dondolandosi quasi impercettibilmente.
“Grazie”
“Sssscccchhh…. Non dirlo nemmeno”
Lei si scostò un po’ da lui e gli disse
“Se il tuo intento era rendere questa serata speciale…..ci sei appena riuscito” e continuarono a ballare incollati come prima
Nel frattempo i quattro erano rimasti a guardarli con delle facce da ebeti.
“Secondo voi quanto ci vorrà ancora prima che se ne rendano conto?” disse Tommy annoiato con la testa appoggiata sulla mano
“Non lo so, ma se non si decidono dovremmo aiutarli in qualche modo” commentò Laurel
“Una spintarella?”
“Per forza! Non posso più vederli così”
“Ma voi sapete cosa intendeva prima Ollie con la cosa della Reginetta?” disse Curtis
“Non ne ho idea…. Tommy?! Cosa sai che ci nascondi?”
“Vi giuro ragazzi che stavolta non so niente” ed era vero. Oliver aveva in mente qualcosa, ma non sapevano cosa
 
La musica finì, sul palco fece il suo ingresso il Preside per eleggere Re e Reginetta del ballo
“…. E il Re eletto per quest’anno è…… Oliver Queen!!!”
“Strano, non l’avrei mai detto” commentò Tommy che subito dopo spinse Oliver verso il palco fischiando sopra gli applausi
“…E la Reginetta del ballo è…… McKenna Hall!”
Lei fece uscire un piccolo urletto di felicità poi, subito dopo, si rabbuiò. Strano, pensò Felicity, dovrebbe essere al settimo cielo è Reginetta e il suo Re è Ollie!!! Proprio quello che voleva. E allora come mai sembra che le sia appena morto il gatto? In compenso Oliver era rimasto immobile con lo sguardo impassibile. McKenna salì sul palco e il Preside la incoronò, poi lei si voltò verso Oliver, si guardarono. I loro occhi stavano parlando. Fel corrucciò lo sguardo non capendo. Poi lei si voltò verso la folla, si avvicinò al microfono e si tolse la corona
“Ma che succede?” chiese Sarah
“Non lo so” dissero gli altri e rimasero in attesa che McKenna parlasse
“Vi ringrazio moltissimo. Tutti quanti. per aver votato me come Reginetta. Ma…. Non posso accettare quest’incarico stasera. Chi svolge questo ruolo deve essere una persona amata, rispettata, una persona che vale e non una che compra i voti solo per stare al fianco di Oliver Queen che era scontato sarebbe stato eletto. Esattamente ciò che ho fatto io. Perciò… restituisco la corona. Mi dispiace” e corse via
Erano rimasti tutti un po’ ammutoliti, nessuno si aspettava una cosa del genere. Il silenzio fu interrotto dal Preside
“ehm… bene…. In questo caso dovrà essere il Re a scegliere la sua Regina”
Oliver sorridente prese la Corona e scese i tre scalini, si incamminò per la sala verso Felicity
“No…..no no no no no no”
“Dai Fel!!! Ultimo anno, primo ballo, Reginetta!!! Ci sta!!!” disse Laurel emozionata
“Credo che sia alquanto logico che tu sia la mia Reginetta stasera Fel. Basta nascondersi!”
“No Oliver” ma lui le aveva già posato la corona sulla testa e, presa per mano, la stava conducendo al centro della pista deserta tra gli applausi generali dove, come da tradizione, i due eletti dovevano ballare un lento.
“Ti odio Oliver Queen. Lo sai vero?!”
“No, non mi odi” disse lui
“No, non potrei mai” disse lei e sorridenti cominciarono a danzare.
“Oliver?”
“Mh-mh”
“Cos’è successo con McKenna?  Sappiamo tutti che non avrebbe mai rinunciato ad un’occasione come questa”
“Bhè… potrei aver fatto un discorsetto con lei…. Diciamo tipo dopo la consegna delle Borse di Studio”
“Continua…” disse lei chiudendo i suoi occhi a due fessure
“L’ho sentita parlare con le sue amiche. Diceva che aveva comprato i voti per diventare Reginetta solo per stare con me. Così ci ho parlato e l’ho convinta a rinunciare”
“tutto qui?....voglio dire è bastato così poco a farla desistere? La cosa è quantomeno strana Ollie”
“Bhè…..”
“Bhè?!”
“Potrebbe esserci dell’altro”
“Dell’altro tipo?”
“Diciamo che stava facendo degli apprezzamenti su di te, e su di noi molto poco carini. E qui mi fermo, non mi costringerai a confessarteli. Non lo farò mai!”
“E io non li voglio sapere! Posso immaginare… Ora capisco perché quel giorno eri serio. Ricordi?”
“Veramente no”
“Da Curtis, quando mi riaccompagnasti a casa, il giorno che ci siamo baciati” subito si bloccò. Cavolo! I due si guardarono negli occhi, molte cose non dette volteggiavano tra loro. Fu lui ad interrompere l’imbarazzo facendo si con la testa. Seguirono attimi di silenzio mentre i due continuavano a ballare.
“E così….. hai difeso il mio onore” disse Fel sorridendo
“Lo farò sempre” rispose lui restituendole il sorriso.
La musica finì e tutta la sala tornò alla normalità. Chi ballava, chi beveva, tutti si divertivano. Loro raggiunsero gli altri quattro
“Complimenti amico! Hai inscenato una bella lezione. Da quanto tempo avevi in mente quel momento?”
“Un paio di settimane circa”
“E bravo Ollie. Hai fatto la cosa giusta”
 
Il ballo stava volgendo al termine, ma le ragazze, bhè Laurel e Sarah in realtà, sapevano che la serata non sarebbe finita li. Ogni anno i ragazzi organizzavano qualcosa tra loro per continuare la festa. Un anno era un falò in spiaggia, un anno presero in affitto una barca. Chissà che cosa sarebbe successo quest’anno?
“Allora? Volete dircelo adesso o aspettiamo ancora?” disse Laurel mentre si stavano avviando tutti verso la limousine
“Che cosa?” chiese Fel
“Ogni anno organizzano qualcosa post ballo. Quest’anno a cosa avete pensato?” rispose Sarah
“E’ una sorpresa” rispose Tommy con uno sguardo un po’ troppo furbo
“Merlyn non mi piaci per niente” commentò Sarah
Quando scesero dalla limousine si accorsero di essere in aeroporto. Il jet del Merlyn Global era acceso con i motori rombanti, la scaletta calata, una hostess ad attenderli.
“Ok, che ci facciamo qui?” Chiese Fel
“Per l’ultimo anno abbiamo pensato in grande.”
“Questo lo vediamo Tommy…. Dove andiamo?”
“Barbados!!!!”
“Che cosa? Ma….. non abbiamo le valige e non abbiamo avvisato i nostri genitori” commentò Laurel
“Calma…. Le nostre famiglie lo sanno già, le abbiamo avvisate noi e per le valige… sono già in stiva. Tutto quello che ci serve è pronto” disse Oliver
“Allora?! Andiamo???” gridò Curtis che si trovava già a metà scala
“Voi siete matti!” urlò sorridente Fel cominciando a correre verso le scale
Una volta partiti le ragazze si cambiarono d’abito per essere più comode, così come i ragazzi. Si trovarono a chiacchierare ma dopo mezz’ora si addormentarono tutti quanti stremati dalla giornata.
 
“Wow!!!!!” esclamarono le ragazze
“Vorreste dire che questo è tutto per noi?” strillò Sarah
Un Bungalow di 180 mq con 3 camere da letto (due con tre letti e una con un letto, che loro avevano subito battezzato la stanza dell’amore), due bagni, una cucina, un salotto, una palestra, una sauna con bagno turco e idromassaggio ed un giardino privato intorno recintato. Il tutto a soli 50 metri dalla spiaggia
“E’ il nostro regalo per voi”
Passarono le giornate in spiaggia, a rilassarsi, a parlare, in giro a fare compere. Un giorno decisero di andare via in barca, fare un giro nelle isole vicine e rimanere fuori per una notte. Felicity non amava le barche e soffriva anche un po’ di mal di mare perciò decise di rimanere sulla terraferma. Oliver non voleva lasciarla sola. Dopo una lunga discussione nella quale lei cercava di far valere le sue ragioni, dicendo che non c’erano problemi, che poteva partire tranquillamente e che non sarebbe successo niente, si arrese al fatto che Oliver sarebbe rimasto con lei. Fu perentorio ed anche gli altri erano in linea con lui. Passarono una bella giornata, la mattina in spiaggia, per pranzo rientrarono in casa e prepararono un’insalata, faceva troppo caldo per stare sotto il sole così decisero di fare un sonnellino. Lei si svegliò prima di lui e si mise a leggere un libro. Alle tre decisero di fare un giro nei villaggi vicini, affittarono una moto e andarono a spasso sereni. Agli occhi del mondo sembravano una coppia, si abbracciavano, si facevano foto insieme ed erano anche bellissimi. Ma loro erano solo amici! Ollie comprò una pashmina color verde perché, disse, era il colore del vestito del ballo e lui adorava quel vestito su di lei. Tornarono al tramonto e prepararono la cena. Insieme. Mangiarono fuori con lo spettacolo del mare ad incorniciare la serata che risultò più romantica del previsto. Ma non importava. Loro erano solo amici!
“Sono contenta che sei rimasto”
“Visto?! E tu che non mi volevi tra i piedi”
Dopo cena fecero una passeggiata in spiaggia, mano nella mano, sotto la luce della luna. Come fidanzati. Ma loro erano solo amici! Mentre passeggiavano, ad un tratto, improvviso, inaspettato, Oliver si bloccò mentre lei fece due passi in più, le strinse la mano e l’attirò a se facendola sbattere contro il suo petto, non le diede il tempo di dire niente e la baciò. Un bacio dolce, leggero. Lei aprì la bocca per farlo entrare e da dolce diventò passionale. Ma loro erano solo amici! Lui la strinse a se, lei saltò e incrociò le gambe intorno alla sua vita, lui la reggeva saldamente. Molto lentamente si incamminò verso il Bungalow. Si ritrovarono nella stanza dell’amore, sdraiati e già mezzi nudi. Non una parola tra loro. Fecero l’amore. Per la prima volta. Lui fu tenerissimo preoccupandosi per lei, di non farle male, di non essere troppo brutale. Erano partecipi entrambi, anche se erano solo amici. Fu un momento speciale per i due, si persero negli sguardi, nelle carezze, nei baci e nel momento in cui lui entrò in lei, Fel capì che tutto quello era giusto. Si svegliarono all’alba, prima del rientro dei loro amici. C’era imbarazzo tra loro, dovevano trovare il modo di risolvere la cosa. Perché loro erano SOLO amici.
“Ollie, dobbiamo parlare di stanotte”
“Si…”
“Io…. Credo che… non dovremmo dirlo agli altri”
“Perché no?” lui non capiva
“Perché… credo che abbiamo fatto un errore. Tengo alla nostra amicizia. Troppo. Non voglio rovinarla. Dovemmo…..rimanere solo amici”
“Ma la nostra amicizia potrebbe solo migliorare con questo”
“Io non credo Oliver” lei sembrava…. Disperata?! Lui non ci poteva credere. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Felicity. Dopo qualche minuto di silenzio disse
“Ok, se è questo che vuoi va bene. Anche io tengo a noi e se tu non vuoi qualcosa di più, allora rispetterò le tue scelte”
“Ma questo non cambierà il nostro rapporto vero?” chiese Fel con le lacrime agli occhi
“Niente e nessuno potrà mai cambiare il nostro rapporto” rispose Oliver mentre l’abbracciava stretto e le baciava la testa.
“Grazie”
Entrambi capirono che qualcosa dentro di loro si era rotto, frantumato silenziosamente. Erano i loro cuori. Gli altri rientrarono e nessuno si accorse di niente. Tutti si comportavano normalmente e quando chiedevano come avevano passato il tempo loro rispondevano che erano stati bene e che non c’erano stati problemi.
 
Mentre le ragazze preparavano le valige per tornare a Starling City, Fel prese la pashmina che Oliver le aveva regalato e si bloccò.
“Che succede?” chiese Sarah
“Questa me l’ha regalata Ollie il giorno della Vostra gita sulla barca”
“E allora?” disse Laurel “Fel….cosa è successo quel giorno?”
Felicity alzò gli occhi velati di lacrime per guardare le altre due che allarmate le andarono incontro abbracciandola
“Siete stati a letto insieme vero?” chiese Sarah
“Si” rispose
Le sorelle si guardarono, mentre lei affondava la testa nei loro abbracci, e silenziosamente si dissero che questo era un problema. Un enorme problema. Una volta tornati in città, avrebbero dovuto risolverlo.
 
 
CIAO A TUTTI.
ECCO IL TERZO CAPITOLO. SPERO VI PIACCIA. LASCIATE UN COMMENTO SE VOLETE E GRAZIE CHE CONTINUATE  LEGGERE LE MIE STORIEEEE!!!!!
BACI

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Capitolo 4
*** Primavera ***


CIAO A TUTTI!
ECCO IL QUARTO CAPITOLO. SPERO VI PIACCIA. NON PERDIAMOCI D’ANIMO CHE I NOSTRI OLICITY SONO FORTI! FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE…. VI ASPETTO NEI COMMENTI!!! UN BACIO A TUTTI :D
 
 
Da quando erano rientrati a Starling City, Oliver aveva cercato di rispettare le volontà di Felicity. Erano passati quasi due mesi, tra una settimana sarebbero dovuti partire tutti per le varie Università scelte. In questi due mesi il gruppo si era incontrato, come sempre, per cene, feste, giornate in piscina. I due cercavano di comportarsi normalmente e, anche se morivano dentro, ci riuscivano. Dal canto suo Ollie continuava a non capire cosa avesse spinto Fel a comportarsi così dopo la loro notte passata insieme. Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Tommy. Qualche volta aveva cercato di avvicinare lei, ma veniva sempre respinto con un sorriso tirato e la frase “Meglio non parlarne Ollie”. L’unica cosa che voleva fare lui era proprio parlarne invece!. Fel era sfuggente, avrebbe voluto chiedere qualche consiglio sul comportamento da tenere a  Laurel e Sarah, ma aveva promesso a Felicity di non dirlo a nessuno quella mattina alle Barbados. Prese in considerazione anche di presentarsi all’improvviso a casa sua, ma non voleva metterla in imbarazzo con Donna; quando lei veniva a dare ripetizioni a Thea, faceva in modo di arrivare di soppiatto e tornarsene via allo stesso modo. Lo evitava e questa cosa lo faceva incazzare, soprattutto perché non sapeva la motivazione del suo comportamento. Lui sapeva di aver passato una notte indimenticabile e sapeva anche che lo stesso valeva per lei. Pensava di conoscerla molto bene, ma il fatto che non capisse cosa stesse provando gli fece credere che forse non era così. Doveva trovare il modo  di parlare con lei. Si erano promessi che questa cosa non avrebbe modificato il loro rapporto, invece lei era la prima a comportarsi in modo diverso, era lei che si stava allontanando, era sempre lei che lo evitava. Questa cosa non andava giù ad Oliver, perché, se non poteva avere qualcosa di più, voleva almeno che la loro amicizia non cambiasse. Era ingiusto trovarsi in questo limbo senza nemmeno avere una valvola di sfogo. Con i ragazzi non poteva parlarne, quando Tommy gli mostrava qualche bella ragazza lui doveva mantenere la linea dell’Oliver Queen playboy e non era facile farlo quando in mente aveva solo una persona e quando doveva trovare scuse stupide per non uscire con le “amiche” di Merlyn rischiava sempre di far scoprire agli altri che c’era qualcosa che non andava. Aveva capito di provare qualcosa per Fel, qualcosa che non aveva mai conosciuto in vita sua. Era spaventato si, ma esaltato allo stesso tempo. Tra poco avrebbero iniziato un nuovo capitolo della loro vita e, anche se i college erano vicini, non si sarebbero potuti vedere tutti i giorni come adesso. Pretendeva un chiarimento e lo pretendeva prima dell’inizio delle lezioni!
D’altro canto Felicity era nella sua stessa situazione. Negli ultimi due mesi riviveva nella sua mente quella notte. Una gran notte. Si erano amati. Poi lei aveva rovinato tutto. Aveva detto che era stato un errore, nemmeno lei ci credeva. Ma era troppo spaventata. Era cresciuta con l’idea di avere un punto fermo nella sua vita. Suo padre. Il suo eroe, l’uomo che la teneva in braccio quando era stanca e stava per addormentarsi, l’uomo che la poggiava sui suoi piedi e la faceva ballare insegnandole così le danze da sala, l’uomo che costruiva computer e spiegava alla sua bambina come funzionavano, l’uomo che la guardava con quell’affetto che solo un padre sa dare, quello che la capiva al volo, che la sgridava quando era il momento, che l’abbracciava quando ne aveva bisogno, l’uomo che dal niente l’aveva abbandonata senza nemmeno una spiegazione o un biglietto di rimorso, quello che per anni era scomparso lasciandola con un vuoto dentro e con l’eterno dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato e per questo averlo costretto ad andarsene lontano da lei. Non aveva più quella che si definisce una famiglia normale, le rimaneva solo la mamma. Così aveva cercato conforto nei suoi amici, trasportando la mancanza di un genitore nell’affetto che provava per loro, coltivando il loro rapporto in modo da essere sicura di non commettere errori stavolta e non far allontanare nessuno da se stessa. Si era ripromessa di esserci sempre per i loro amici, in qualsiasi momento, proprio come fa una sorella o un genitore. Aver fatto l’amore con Oliver, seppur meraviglioso, fece scattare in lei quella mattina un senso di inadeguatezza. Oltre a mille domande e film mentali. Era certa che  lui non provasse niente per lei se non affetto profondo come un fratello e proprio per questo motivo aveva fermato la cosa sul nascere. Lei era una di quelle che si poteva innamorare facilmente e innamorarsi di Oliver Queen non era nei suoi piani. Lo avrebbe perso perché, anche se avessero deciso di iniziare una relazione, prima o poi, lei ne era sicura, si sarebbero lasciati e Fel avrebbe vissuto la cosa come un abbandono. Di nuovo. E non sapeva se sarebbe stata in grado di sopportarlo. Le sorelle Lance avevano provato a parlarle, ma lei non aveva voluto sentir ragioni e si era pure fatta promettere di non dire niente a nessuno, Oliver compreso. Così loro, per il legame che c’era tra le tre, avevano promesso e tutti quanti cercavano di comportarsi come se niente fosse successo. Anche in famiglia perché, ovviamente, a Donna non aveva detto niente, avrebbe fatto un tuffo nel passato e Fel sapeva quanto sua madre avesse sofferto per quell’episodio. A due mesi da quella vacanza, era più o meno questa la situazione che si era creata.
Una sera, durante una cena tra famiglie a casa Holt, Oliver, in un momento di distrazione generale, prese Felicity per un braccio e la portò in terrazza, dietro la colonna al sicuro da occhi indiscreti
“Oliver!”
“No! Zitta! Sono passati due mesi. Due mesi in cui ho cercato di parlarti, ma te mi hai sempre evitato! Avevamo promesso l’un l’altra che niente sarebbe cambiato nel nostro rapporto, invece non è così. Voglio sapere perché e voglio saperlo adesso!”
“Io non ne…”
“Non dirmi che non ne vuoi parlare perché stavolta non te la caverai così facilmente!!!”
“Ma che ti prende?! Non urlare con me!!”
“Hai ragione, scusa… sono solo frustrato da tutta questa storia e… perché tra pochi giorni partiremo per il college e non avremo più occasione di parlarne. Io devo sapere cosa sta succedendo”
“No, scusami tu… avevamo detto che sarebbe rimasto tutto uguale, invece non è stato così.”
“Io ci ho provato a farlo rimanere tale”
“Lo so, colpa mia. E’ che ….troppo imbarazzo…. Io…”
“Fel… “ i due si guardarono negli occhi poi lui continuò
“Ho rispettato le tue volontà perché ti voglio bene, ma non posso continuare a fare del male a me stesso. Perciò te lo chiederò per l’ultima volta e se la tua risposta sarà la stessa allora io ricomincerò a vederti come prima. La mia migliore amica, mia sorella e confidente. Quello che è successo tra noi non è stato un errore. Per quanto mi riguarda. Quindi ti chiedo …. vuoi iniziare un cammino insieme a me?”
Felicity aveva in testa solo un turbinio di voci e pensieri. Avrebbe tanto voluto dire di si. Tanto. Ma la sua mente andò avanti, si vide al college in preda al panico perché lui era lontano, magari con un’altra, vide il volto di lui che le diceva che la stava lasciando e lei che provava quello stesso identico dolore che aveva provato quando aveva scoperto che suo padre se n’era andato. Scelse di non vivere il momento che il destino le stava proponendo e cedere alla paura e alla vigliaccheria. Scelse di soffrire adesso per non soffrire in futuro. Scelse di allontanare da se un’opportunità per poi rimpiangerla per il resto della vita
“Mi dispiace Oliver, non posso”
Calò un silenzio innaturale. Si potevano udire i loro battiti. Si fissarono per un lungo periodo poi lui, da uomo d’onore qual’era, le sorrise le baciò la fronte e l’abbracciò dicendole nell’orecchio
“Va bene Smoke. Hai fatto la tua scelta, anche se non la capisco, la rispetterò. Ti voglio bene Fel. Ricordalo. Io ci sarò sempre per te”
“Anche io ti voglio bene Oliver. Tanto”
“Wow… sei la prima ragazza che mi respinge!!! Dovresti essere contenta di essere sul primo scalino del podio!”
Lei lo guardò e gli sorrise
“Grazie….. grazie per cercare di rendere il momento normale. Come è sempre stato tra noi” Lui le sorrise.
Rientrarono in casa per terminare la cena. Quando si ritrovarono ognuno nei propri letti, però, tutta la pesantezza della situazione si fece sentire. Felicity pianse tutta la notte percependo di aver riacquistato il suo migliore amico e nel frattempo aver perso il possibile uomo della sua vita. Oliver cercò di dimenticarsi di Felicity come donna, la sua probabile donna, e rivederla come la sua migliore amica nerd. Per nessuno dei due fu facile, ma il legame che li univa era ancora troppo forte, entrambi sapevano di non poter perdere l’altro per nessun motivo.
 
 
“Chi è?”
“Siamo noi!!!” Fel apre la porta della sua stanza
“Ciao …. Che ci fate qui? E….. con le valige?”
“Ti abbiamo portato la colazione e…. siamo venute a prenderti” guardò  Ollie e Tommy con faccia interrogativa
“Partiamo ora” incalzò Tommy
“Cosa?! Ma non doveva essere domani la partenza?”
“Si ma abbiamo deciso così”
“E proprio non vi piaceva avvertirmi?”
“L’abbiamo deciso tipo un’ora fa. Nemmeno le Lance sono state avvertite. Curtis è stato appena prelevato. Dai muoviti il jet della Queen Consolideted ci sta aspettando” disse Oliver accomodandosi sul divano aspettando che Fel facesse le valige
“Ma il compleanno di Thea non è domenica?” urlò lei dalla sua stanza da letto
“Si, fra due giorni”
“E allora perché partiamo ora?” disse lei facendo capolino nel salotto. A quel punto fu Merlyn a rispondere
“Partiamo ora perché Ollie vuole andarsene di qui il prima possibile allungando le vacanze estive.”
Felicity corrucciò lo sguardo osservando Tommy che silenziosamente le mimò con le labbra “Samantha” mentre Oliver stava mangiucchiando il suo Muffin. Oh.
“Ollie è successo qualcosa con Sam?”
“Cosa?! Ah si Fel… ci siamo lasciati”
Lei lo raggiunse sul divano, lo guardò e disse
“Ne vuoi parlare?” lui fece no con la testa e sorrise
“Sto bene. Doveva andare così. Non potevamo stare più insieme. Sei pronta?”
“Si, prendo il cappotto e usciamo”
Erano passati tre anni da quando Oliver e Felicity si erano chiariti. Bhè chiariti è una parolona, diciamo da quando i due avevano represso i reciproci sentimenti rendendoli latenti per esattamente 1095 giorni. Erano andati al College. Erano al terzo anno. Lei l’anno seguente si sarebbe laureata con un anno di anticipo ed i suoi amici sapevano già che questo sarebbe successo ancora prima di iniziare gli studi.
Ognuno aveva proseguito la loro vita senza però lasciarsi andare. Avevano continuato tutti a frequentarsi mantenendo il loro gruppo, pur essendosene creati di nuovi con i compagni di corso. Sarah e Curtis erano stati a letto insieme, più per vedere  come sarebbe stato piuttosto che credere di creare qualcosa insieme. Si divertirono parecchio, ma rimase una cosa occasionale tra due grandi amici. Poi ognuno fece la sua strada. Curtis conobbe un certo Paul che frequentava Harvard e capì di essere attratto dal genere maschile. Sarah invece ancora non l’aveva capito. Laurel frequentava un tipo del suo corso di diritto penale, un futuro avvocato, non era niente di serio, diciamo che uscivano e si divertivano, ma niente di più. Entrambe le sorelle mantenevano una buona media di voti. Tommy…. Bhè lui rimaneva il solito. Aveva intrapreso, come Oliver, i corsi ad indirizzo economico con la prospettiva futura di dirigere l’azienda di famiglia, ma non riusciva a vedere ancora la meta della laurea, in compenso passava parecchie serate nel dormitorio femminile. Felicity, oltre a studiare mantenendo una media alta, ebbe per un paio di anni una relazione con Cooper, un ragazzo che frequentava il suo liceo, che si era ritrovata al M.I.T. e che di punto in bianco sembrava essersi accorto di lei. Anche lui genio dei computer, abile hacker, ma molto più incosciente. Si era fatto beccare dall’FBI mentre hackerava i computer dell’Ateneo ed era finito in prigione. Fel ci era stata male per un po’, poi aveva capito che non era la persona giusta per lei. Non aveva più notizie di lui. Adesso era single. Oliver si era dato da fare con qualche ragazza dell’Emerson College fino a che non aveva incontrato una certa Samantha con la quale si era messo. Sembrava funzionasse, fino a quel giorno. Tutti però erano stati molto decisi e irremovibili nel comunicare ai rispettivi partner (qualora ci fossero stati) l’esistenza degli altri cinque e il legame fraterno che li univa, obbligando il membro esterno a comprare il pacchetto completo dei sei ragazzi.
L’argomento Barbados non era stato più toccato in quei tre anni, ma volteggiava come un fantasma ogni volta che Ollie e Fel si trovavano insieme in una stanza. Nessuno di loro si era dimenticato cosa era accaduto tre anni prima ed entrambi covavano dentro un affetto reciproco che sfociava in qualcosa di più dell’amicizia. Nel profondo di loro stessi sapevano di voler stare insieme, sapevano di essere perfetti l’uno per l’altra, ma il tempo aveva assopito il coraggio dei due nel dimostrarselo. Oliver manteneva la linea della promessa fatta a Fel mentre lei aveva capito che tutto ciò che pensava in passato sulla faccenda si basava su scuse che si era propinata per non affrontare un sentimento così forte, pari al legame che aveva con il padre. Il guaio era che adesso non era sicura che Oliver la volesse ancora ed era troppo spaventata per affrontare l’argomento. Oliver la voleva più di ogni altra cosa al mondo. Più di prima. Così entrambi si erano tuffati in storie con altre persone, cercando fuori quello che non potevano avere tra loro. Ovviamente nessuno di loro due lo trovò.
 Alla notizia della rottura tra Ollie e Sam, inconsciamente Fel  esultò, credendo di poter finalmente avere Oliver. Quello che non sapeva era che questa sua reazione era identica a quella che ebbe Ollie alla notizia della fine della sua storia con Cooper. Come sempre gli altri cinque avevano capito tutto e come sempre non si intromettevano in una faccenda così complicata.
Erano sul jet che li avrebbe condotti a Starling City per le vacanze estive. Pronti per affrontare in primis il compleanno del tornado Thea Queen e poi le famiglie che non vedevano da un po’. Stavano scherzando tra loro quando l’occhio vigile di Fel si posò su un Oliver pensieroso seduto dietro di loro, così lo raggiunse
“Ciao”
“Ciao”
“Posso sedermi qui?”
“Certo”
“Stai bene?”
“Si”
“Sai….la storia di Sam…. Mi dispiace Ollie”
“Davvero?”
“Come?”
“Ti dispiace davvero?”
“A te dispiace che sia finita?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda Fel”
“Mi dispiace solo se dispiace a te”
“A me no. Voglio bene a Sam, ma non la amo. Non potevo continuare a stare con lei.”
“Oh……. Ok. Quindi hai fatto la scelta giusta. Allora cosa c’è che va?”
“E’ che…. Sono stanco Felicity. Stanco di portare avanti una situazione che non fa per me. Per noi. Vuoi sapere qual è il vero motivo per cui ho lasciato Sam?” Lei non rispose permettendo a lui di continuare “Perché mi sono reso conto di amare un’altra donna. Non c’entra niente lei”
Felicity  lo guardava rapita. Aveva capito bene? Oliver amava un’altra? E dove stava scritto che quest’altra fosse lei? I suoi pensieri vennero interrotti da Tommy
“Ehi ragazzi! Stiamo per atterrare.” E così, anche quell’attimo passò per i due.
 
I due giorni seguenti li passarono ognuno con le proprie famiglie che non vedevano da un po’. Si sarebbero rincontrati di nuovo tutti insieme al compleanno di Thea. Curtis raccontò a casa di Paul, la notizia fu accolta bene, volevano solo che il loro unico figlio fosse felice. Laurel e Sarah passarono un po’ di tempo con i genitori, la madre si era trasferita li vicino dopo la separazione da Quentin. Tommy trascorse due giorni a subire le ramanzine di Malcolm sul fatto che era indietro con gli esami, che era un fannullone e pensava solo alle ragazze. Felicity recuperò il tempo perso con  sua madre come non faceva da tanto tempo. A guardare film, ridere scherzare e mangiare schifezze. Le raccontò di Cooper, di Oliver e Samantha, degli esami ed infine anche delle Barbados. Donna era fiera di sua figlia e della donna che era diventata.
“Sai tesoro, penso che dovresti provarci…. Con Oliver intendo”
“Mamma…”
“Siete così carini insieme. E dopo quella vacanza…… e’ solo che mi domando come abbiate fatto a passare tre anni in questo modo quando è palese che siete innamorati!”
“E’ complicato”
“No, non lo è. Lo fai diventare tu così. Dimmi cosa c’è che non va”
“ E’ che…. Non voglio che Oliver mi lasci”
“Piccola mia…. Come fa a lasciarti se nemmeno state insieme? Senti, non tutti gli uomini sono come tuo padre ok? Togliti di dosso questa insicurezza. Non puoi farti condizionare dagli errori commessi da altre persone e non puoi impedirti di amare qualcuno solo perché hai paura che possa finire. Non ha senso”
“Non mi sto impedendo di amarlo. Mi sto solo….tutelando dalla sofferenza”
“ Sofferenza che potrebbe non esserci. E poi si, te lo stai impedendo perché amarsi e non stare insieme è come non amare affatto. Datti una possibilità Felicity” sua madre aveva ragione.
Oliver passò quei giorni con la famiglia, adorava Speedy e  la stava aiutando con l’organizzazione della festa
“Ollie, gli altri ci saranno stasera vero?”
“Certo che si. Non mancherebbero mai al tuo compleanno”
“Anche Felicity?”
“Ovviamente, perché me lo chiedi?”
“E’ che…. Ogni tanto ci sentiamo. Mi ha raccontato del suo ex…. Come si chiamava?!”
“Cooper” disse Oliver con un leggero tono di fastidio
“Esatto Cooper! Non lo ricordavo. Sono proprio contenta che se lo sia tolto dai piedi”
“Si, anche io” sussurrò Ollie tra se
“Non vedo l’ora di rivederli tutti”
“Tra qualche ora potrai farlo Speedy”
“Senti” disse Thea poggiando lo scatolone don gli addobbi sul tavolo e avvicinandosi a suo fratello con aria di sfida e le braccia incrociate “Vuoi continuare a fare il finto tonto come stai facendo oppure ti decidi a parlarmene?”
“Non so a cosa ti riferisci” disse Oliver stupito
“Felicity!!!! Te e Felicity!!! Hai aspettato anche troppo Ollie, stasera potresti anche….come dire….dichiararti”
“Ma come…?!”
“Come faccio a saperlo? Sono piccola, ma sono donna. Si vede da lontano quanto volete stare insieme, dovete smetterla con questo tira e molla. Permettetevi di essere felici insieme”
“Vorrei tanto… ma lei è spaventata”
“Allora rassicurala Ollie. Forse è solo questo quello di cui ha bisogno. Non troverà mai un altro come te. E non lo dico perché sono di parte” Thea aveva ragione
 
Quella sera Oliver si stava preparando nella sua stanza a Villa Queen, non era una cosa formale perciò decise di indossare dei semplici jeans con una maglietta nera, una volta pronto scese dabbasso per ricevere gli ospiti insieme a sua sorella. Qualcuno era già arrivato. In fondo alle scale trovò Laurel, Sarah e Curtis che parlavano con Thea.
“Ciao Ollie!”
“Ciao, ragazze siete bellissime!” disse mentre le baciava sulla guancia e salutava Curtis abbracciandolo
“Grazie …. Tommy e Fel?”
“Non sono ancora arrivati. So che passava a prenderla lui”
“Eccoli!!!” esclamò Thea mentre corse verso di loro abbracciandoli felice
Oliver rimase a bocca aperta. Come successe al ballo della scuola e come succedeva ogni volta che la vedeva. Felicity era splendida quella sera. Indossava un semplicissimo tubino bianco senza spalline, corto fino a metà coscia con uno spacco sul lato sinistro, tacco 12, i suoi capelli scuri mossi sciolti sulle spalle, trucco abbastanza pesante sui toni del nero per far risaltare i suoi occhi chiari. Dopo i primi saluti, gli auguri alla piccola Queen, e i vari complimenti, la feste vera e propria ebbe inizio e i sei si avviarono verso il bancone del bar. La sala della Villa era stata addobbata secondo il gusto della festeggiata, tutto sui colori dell’oro e del nero, come si addice ad una Regina, molte candele, luci soffuse, musica rigorosamente Rock. La stanza era gremita da tutti gli amici di Thea, che erano molti, più qualche imbucato , come era solito succedere alle feste. Il Dj aveva messo su “I love rock ‘n roll” di Joan Jett . Sarah trascinò immediatamente Laurel e Tommy in pista, Curtis dopo poco li seguì trascinato dal ritmo. Fu il momento buono per Oliver di chiedere a Fel di prendere una boccata d’aria con lui.
Stavano passeggiando per i giardini di Villa Queen sorseggiando champagne quando arrivarono al gazebo che Moira aveva fatto costruire al lato piscina, si sedettero. Lui senza mezzi termini disse
“Dobbiamo parlare” lei lo guardò senza fiatare acconsentendo alla sua richiesta “per prima cosa vorrei dirti che stasera sei davvero bellissima”
“Grazie”
“Poi…. Fel, so che tre anni fa ti avevo detto che non te lo avrei più chiesto e che rispettavo le tue scelte, ma non ce la faccio. Ho provato in tutti i modi a dimenticarmi di te in quel senso e di quella notte alle Barbados, ci ho provato con le ragazze con cui sono uscito e per ultima con Sam, ma non ce l’ho fatta…..”
Felicity stava per avere un attacco cardiaco, lo sapeva, lo sentiva. Sentiva il suo cuore battere fortissimo in gola. Era il momento di dire la verità.
“…. Voglio sapere cosa provi tu per me. Perché sono confuso. Io so esattamente cosa sento ma, nonostante ti conosca da sempre, stavolta non so cosa ti passa per la mente. Sei preoccupata, chiusa e spaventata e non so perché, e questo….”
“Io ti amo Oliver!”
Silenzio
“Come hai detto?”
“Ho detto che ti amo. Più o meno da quattro anni. E si, sono una stupida perché non te l’ho detto prima” in quel momento lei si alzò e iniziò a passeggiare su e giù nervosa come faceva ogni volta che cominciava a parlare a raffica, il tutto mentre lui la stava contemplando seduto
“Ho sopportato silenziosamente tutte le tue conquiste  al college perché volevo che tu fossi felice. Ma io ti amavo in silenzio, anche quando stavo con Cooper pensavo comunque a te. E sono stata sciocca a pensare di farcela a superare tutto quanto, perché è evidente che non ce l’ho fatta. Perché dopo le Barbados ho voluto chiudere una storia alla quale non ho dato nemmeno la possibilità di nascere?” Fel guardò Oliver che si era alzato, le stavano cadendo le lacrime .“Perché ero spaventata, spaventata di soffrire se tu mi avessi lasciato esattamente come ho sofferto per l’abbandono di mio padre e…”
Felicity non finì mai quella frase. Oliver la zittì poggiando le sue mani sulle guance di lei attirandola a se e baciandola dolcemente.
“Io non vado da nessuna parte. Non ho nessuna intenzione di lasciarti andare via da me. Io non sono tuo padre.”
“Oliver” sussurrò lei con voce roca.
 Si baciarono di nuovo. Un bacio più approfondito. Le mani di lei stavano stringendo il bordo della maglietta di lui, molto, troppo vicino ai bottoni dei suoi jeans, lui aveva messo la sua mano destra dietro il collo di lei e la sinistra sulla sua schiena spingendola verso il proprio corpo. Fu questa la scena che vide Tommy che in quel momento stava camminando a bordo piscina, alzò gli occhi e li vide e senza fermarsi fece dietrofront, con un sorriso felice stampato in volto, per non disturbare. Si staccarono per prendere aria e poggiarono le loro fronti insieme
“Ti prego” disse Ollie “Ti prego, apriti a me. Lasciaci vivere questa storia. Dacci una possibilità. Ti prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per renderti felice. Questi tre anni per me sono stati un autunno perenne. Nelle mie vene non scorreva il sangue, nel mio corpo non c’erano organi, ma foglie secche che si sgretolavano ogni volta che ti vedevo e che, sapevo, non ti potevo avere. Sei la mia primavera Fel, porti il sole dentro di me. Vivimi. Io ti amo”
Lei piangeva
“Anche io ti amo”
Finalmente aprirono il loro cuore all’amore che provavano ed erano felici, felici come non lo erano mai stati. Avrebbero iniziato un percorso insieme da quella sera e volevano gridarlo al mondo. Decisero di rientrare, mano nella mano, proprio mentre il dj, santo dj, attaccava con “November Rain” dei Guns N’ Roses, Oliver la portò in pista e cominciarono a ballare abbracciati, guardandosi negli occhi sorridendosi. Ogni tanto si lasciavano qualche piccolo bacio a stampo. Gli altri erano a bordo pista che li guardavano. Laurel e Sarah avevano gli occhi lucidi, Curtis e Tommy esultavano tra loro felici. Thea stava ballando con un ragazzo, silenziosamente si avvicinò al fratello. I due la guardarono sorridenti e lei esclamò
“Era ora!!!!”
“Si Thea, era ora” disse seria Fel guardando Oliver negli occhi
“Bene, posso ufficialmente dire…. Galeotta fu la mia festa di compleanno. Prego ragazzi, non c’è di che”
“Sparisci Speedy” disse Oliver alzando gli occhi al cielo e sorridendo.
“Quando devi partire?” chiese Fel mentre ancora ballavano
“Dopo domani. Ormai avevo promesso a mio padre che sarei andato con lui. Come ogni anno”
“Non c’è problema Ollie” disse Fel
“Resta con me stanotte”
“Credevo non me lo chiedessi Queen”
 
Fel rimase davvero  a Villa Queen quella notte. Fecero l’amore. Due volte. Non fu veloce o brutale. Fu urgente, questo si, ma dolce. Oliver se ne prese cura, quando entrò in lei alla prima spinta si fermò osservandola negli occhi, cercando assenso nel continuare. Lei lo voleva, proprio com’era successo tre anni prima. Così lui proseguì le sue spinte accarezzandole i capelli, baciandole le labbra e sussurrandole “Ti amo”, lei gemeva affannosamente, erano molto vicini e quando lui riversò il suo seme dentro di lei, si abbracciarono forte con la promessa silenziosa di fare questo esattamente nello stesso modo per il resto della loro vita. Rimasero accoccolati il tempo per riprendere fiato, far tornare i battiti dei loro cuori ad un ritmo normale e parlare di quanto era stato meraviglioso, poi lei si mise sopra di lui e cominciò a muoversi molto lentamente, provocando in Oliver brividi di piacere sempre più intensi. La sentiva, sentiva tutto quanto. Esploravano ogni centimetro assaporando, scivolando dentro. Ogni fibra dei loro corpi era in contatto. Percettibili, sensibili al tocco l’uno dell’altro. Raggiunsero l’apice del piacere insieme, di nuovo. Era come tornare alla vita, come se tutte le esperienze sessuali fatte prima di questa con altre persone fossero state annullate improvvisamente. Tornarono vergini quella sera. Illibati. Si addormentarono soddisfatti e felici.
 
Il cielo era nuvoloso quella mattina al porto, le navi erano tutte attraccate e tra loro la Queen’s Gambit. Fel era li per salutare il suo fidanzato che stava per partire per un viaggio nei mari della Cina del nord con suo padre. Sarebbe stato via un mese circa. Ma lei lo avrebbe aspettato.
“Felicity, sta tranquilla, penso io a Oliver”
“Grazie Robert” si salutarono abbracciandosi.
“Ti aspetto a bordo figliolo”
Ollie abbracciò stretta Felicity trasmettendole tutto il suo amore
“Non fare cose stupide in mia assenza” disse lui
“Stupide tipo… hackerare la CIA? Uscire con qualcun altro? Oppure roba un po’ più frivola tipo…farmi bionda?” disse scherzando Fel per smorzare un po’ la tristezza della lontananza che avrebbero dovuto affrontare
“Quello non sarebbe stupido… Potrebbe stuzzicarmi.. Saresti bellissima anche bionda. Intendevo cambiare idea su di noi”
“Non succederà mai più una cosa del genere!!! Mi troverai qua al tuo ritorno”
“Mi mancherai”
“Anche tu, ti amo”
“Ti amo anche io”
Si baciarono prima che lui salisse sullo yacht che partì dopo cinque minuti.
Fel rimase sul molo a salutarlo con la mano finchè l’aria cupa e la nebbia lo fecero scomparire dalla sua vista. Sospirò e si incamminò verso la macchina. Soltanto un mese la divideva dal suo amore.

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Capitolo 5
*** La vita è un soffio ***


CIAO A TUTTI!
CAPITOLO BREVE OGGI. SCRITTO IN TIPO 15 MINUTI. VORREI RIUSCIRE A PUBBLICARE UN ALTRO CAPITOLO DOMANI. COMUNQUE…PREPARATE I FAZZOLETTINI!! KISSES
 
 
Oliver si trovava sul ponte della barca a guardare il mare. Erano partiti da una settimana. Aveva appena sentito Fel tramite il telefono satellitare che lei gli aveva messo in borsa senza farsi vedere. Quando suonò la prima volta Ollie  rischiò l’infarto, non se lo aspettava, ma quando dall’altro capo sentì la voce di lei fu molto contento. Era sereno adesso, sapeva che una volta tornato a Starling City, avrebbe avuto tutta la vita da vivere con lei, un futuro da costruire, possibilmente una famiglia. A questo pensava quando suo padre si avvicinò
“Ehi figliolo”
“Ciao papà”
“A cosa stavi pensando?”
“A niente in particolare”
“Felicity?”
“Si”
“Sono affezionato a quella ragazza. E’ in gamba.”
“Si, lo è”
“E sono molto felice che voi vi siate trovati”
“Grazie”
“Senti Oliver, avrei intenzione di inserirla in azienda una volta laureata. A te sta bene? Voglio dire, lavorare con la tua ragazza ti crea disagio?”
“Tecnicamente ancora non lavoro nell’azienda di famiglia papà e poi…lei ne sarà entusiasta. E’ il lavoro per cui ha studiato tanto e vi adora perciò mi sembra perfetto.”
“Ma tu credi di farcela?”
“Penso di si. Ho avuto l’esempio in casa, anche tu e la mamma lavorate insieme. Come avete fatto?”
Robert sorrise
“Bhè non è stato facile….” Oliver lo guardò corrucciando la fronte
“Credo sia giunto il momento di raccontarti com’è andata” si sedettero “Ho conosciuto tua madre quando avevo 18 anni e lei 16. Non è stato colpo di fulmine. Non per lei almeno. Anzi! A me piaceva ma i miei amici mi riferirono che lei non mi sopportava. Ma io non demordevo. Lei cambiò idea. E così dopo un anno ci siamo messi insieme convinti che sarebbe durato per tuta la vita. Eravamo felici e spensierati, niente e nessuno ci avrebbe impedito di vivere la nostra vita. Ci siamo laureati e sposati e abbiamo avuto te e tua sorella, ma non era tutto rose e fiori. Abbiamo cominciato a lavorare insieme subito dopo aver finito gli studi, eravamo un’ottima squadra. Ma quando lavori insieme e poi torni a casa insieme e fai sempre tutte le cose insieme…. Qualcosa cambia. L’affetto è rimasto. Tanto. Mi odierai per questo ma…. Diciamo che entrambi abbiamo cercato sensazioni nuove al di fuori del matrimonio. In questo modo siamo rimasti insieme. Questo volevo spiegarti. Lavorare con la persona che ami non è facile”
“Aspetta un attimo papà…. Mi vuoi dire che se dovessi cominciare a lavorare con Felicity mentre stiamo insieme potrebbe portarmi a tradirla come hai fatto tu con la mamma?”
“Non necessariamente. Ti ho solo raccontato come è andata tra noi”
“Bene perché a me non succederà. Io non tradirò mai Felicity!”
“Non dirlo figliolo, non si può mai sapere”
“Invece lo so. Io la amo. Ho aspettato troppo tempo per averla. Non rovinerò tutto con qualcun’altra”
Ci fu silenzio tra loro. Un silenzio imbarazzante
“Papà, non ti giudico per quello che hai fatto perché lo capisco, non lo giustifico e so che a me non succederà, ma lo capisco. E poi…. Anche noi leggiamo i giornali, io e Thea avevamo intuito che potevano esserci state storie extraconiugali, ma aspettavamo che foste voi a parlarne con noi.”
“Mi dispiace figliolo”
“Non importa papà, solo….. cercate di smetterla di farvi del male” Robert poggiò una mano sulla spalla del figlio sorridendo
“Da quando il figlio è più saggio del padre?! Quando torneremo parlerò con tua madre. Potremmo cercare di ricominciare da capo.” Tuffarono i loro sguardi nel mare e si persero ognuno nei loro pensieri
“Sei felice Oliver?”
Guardò suo padre
“Come non lo sono mai stato in vita mia”
 
 
 
Tre settimane. 21 giorni. 504 ore dividevano Felicity dal riabbracciare il suo fidanzato. Ma non le stava affatto contando.   La prima settimana aveva avuto il tempo di pensare a tutto quello che era successo tra loro. Era felice, e non solo lei. Sua madre era impazzita di gioia. Quando le aveva comunicato , la sera del compleanno di Thea, che sarebbe rimasta a dormire a Villa Queen, Donna le aveva chiesto se era sicura. La figlia le aveva risposto che ora stavano insieme, che aveva deciso di non farsi rovinare il futuro dagli episodi del passato, di voler lasciare entrare l’amore nella sua vita. Sua madre urlò, l’abbracciò con le lacrime agli occhi e poi le disse di prendere precauzioni “Sono troppo giovane per diventare nonna e tu troppo giovane per diventare mamma!”. Sua madre era così, spontanea. A quell’espressione Felicity alzò gli occhi al cielo “Mamma!!! Tranquilla. E non voglio parlare di questo!”. Anche la famiglia di Oliver era contenta. Bhè Thea lo aveva già dimostrato alla festa. Moira e Robert  invece lo seppero soltanto il mattino seguente quando i due scesero per far colazione. Fel rimaneva spesso a dormire li ma non era mai scesa in sala da pranzo indossando soltanto una camicia di Oliver che comunque le faceva da vestito.
“Ehm…..c’è qualcosa che dovremmo sapere?” chiese Moira
“Si mamma….” Ollie non sapeva come dirlo. Stiamo insieme? Siamo fidanzati? Abbiamo deciso di provarci?
Non trovando le parole alla domanda di sua madre, prese semplicemente Fel per la vita, la avvicinò a se e la baciò. Doveva essere piuttosto chiaro e lampante come stavano le cose si disse lui.  Poi si voltarono verso la tavola. Thea mostrava tutti i 32 denti applaudendo silenziosamnete. Robert sorrideva facendo si con la testa e Moira era raggiante in volto, con gli occhi lucidi e le mani giunte sulla bocca. Si alzò ed andò ad abbracciarli.
“Sono contenta per te figliolo” disse mentre lui teneva stretta la mamma
“Cara… sono felice che alla fine abbiate deciso di provarci, siete perfetti l’uno per l’altra” sussurrò nell’orecchio di Fel.
La ragazza era commossa da tanto amore. Si era dimenticata cosa potesse significare avere l’affetto di una famiglia. Una vera famiglia. I Queen lo erano. Lo erano anche per lei. Tutti i suoi amici con i rispettivi genitori erano per lei una famiglia, ma i Queen la trattavano proprio come una terza figlia. Da sempre. Così, quando Oliver e Robert partirono per il loro viaggio, Donna e Moira divennero ancora più unite, la madre di Ollie invitava Fel a cena, Thea la chiamava per accompagnarla a fare shopping. Trovava tutto questo normale e si sentiva serena. La sua vita aveva finalmente preso una giusta piega. Tra un anno si sarebbe laureata, aveva un fidanzato strepitoso, una madre unica, una famiglia allargata perfetta nei pregi e nei difetti. Cosa poteva volere di più? Ok, una volta finito il college avrebbe dovuto trovare un lavoro, ma con il suo curriculum non sarebbe stato un problema.
 
 
Quando lo dissero ai loro amici ci rimasero male. I quattro si erano concordati  per fare loro uno scherzo. Il giorno seguente alle frecce lanciate da Cupido, i sei si incontrarono a Villa Merlyn, erano tutti in piscina. Quando Oliver arrivò Fel era già li. Salutò tutti e la baciò sulla bocca, poi i due si voltarono per guardare la reazione degli altri. Nessuno disse o fece niente. Nemmeno Tommy! Ollie guardò stranito Fel, che sembrava delusa, poi disse
“Ehm…. Ragazzi” loro si voltarono e attesero che continuasse “Ho appena baciato Felicity”
“E allora?” rispose Curtis con noncuranza
“Come e allora?” disse Fel
“Stiamo insieme adesso” spiegò Ollie
“E quindi?!” esclamò Tommy, ma non era una domanda, era più un intercalare
“Ok, che vi prende? Vi stiamo dando una bella novità e voi non reagite” chiese Fel
“Novità!?” disse Sarah ridendo “Qual è la novità? Che siete innamorati? Lo sapevamo già. Da prima del ballo del liceo”
I due si guardarono, poi Ollie indispettito disse
“Ok, potreste fare almeno finta che vi interessi ed essere felici per noi??? Soltanto un po’!”
Gli altri quattro aspettarono qualche secondo poi scoppiarono a ridere, si alzarono per abbracciarli e subito dopo li tirarono in piscina
“Congratulazioni!!!!! Finalmente!!!”
“Queen stasera paghi da bere!!!” disse Tommy
 
 
A quel ricordo della settimana passata Fel sorrise mentre, seduta al tavolino del bar, aspettava Laurel e Sarah.
“Eccoci!”
“Ciao, ho ordinato anche per voi. Caffè macchiato senza schiuma con cioccolato per Laurel e Caffè con panna e cannella per Sarah”
“La nostra piccola segretaria personale!!!” esclamò Laurel
“Bhè piccola non direi sorellona… Il nostro scricciolo qui ha appena messo in catene il ragazzo più ricco, famoso e bello di Starling City”
“Non l’ho messo in catene!”
“Si, voi vi amate, lo abbiamo capito!” disse Sarah ridendo e coinvolgendo anche Laurel
“Allora Fel….sei proprio sicura di volerlo fare?”
“Si”
“Guarda che è un grosso cambiamento”
“Ne sono consapevole, ma voglio farlo. E se lo faccio adesso ho modo di abituarmi all’idea prima del ritorno di Oliver”
“Ok, siamo a tua disposizione oggi. Cosa vuoi fare per prima cosa?”
“Acquistare abiti nuovi, tutto quello che avevo l’ho già portato ai senzatetto. Poi avrò bisogno di scarpe e qui ho bisogno di te Laurel”
“Nessun problema” esultò la Lance
“ah, un’ultima cosa… andrò a farmi bionda”
Per poco Sarah non sputava il suo caffè
“Come hai detto scusa?!”
“Voglio farmi bionda. Non voglio essere più la Nerd che si nasconde dietro i colori scuri. Voglio tutto colorato nella mia vita!”
“E, in questa tua decisione, non c’entra per niente Oliver vero?!” disse sorridente Laurel”
 “Potrebbe” rispose raggiante Fel “In parte” puntualizzò alzando il dito indice. Le tre partirono per la missione cambio look di Fel che la sera avrebbe sfoggiato a casa Holt durante la cena settimanale di riunione delle famiglie.
 
 
Ogni settimana c’era questo rituale di cenare tutti insieme. Ed ogni cena veniva fatta a rotazione in ogni casa. Quella settimana toccava a Curtis ospitare gli altri. I ragazzi amavano queste cene ed anche i loro genitori, tanto che le organizzavano anche quando i figli erano all’università e non potevano partecipare. Fel era nel camerino del quindicesimo negozio a provare un abito mentre pensava che l’ultima cena di ritrovo che avevano fatto era stata a casa Merlyn la sera prima che Oliver e Robert partissero. Oggi sarebbe stata la prima volta senza gli uomini Queen. Non era preoccupata, solo sarebbe stato strano stare a tavola senza di loro. Quella sera venne annunciato a tutti quanti la nuova relazione tra Ollie e Fel. Rimasero piacevolmente colpiti dalla reazione dei grandi. Furono molto affettuosi, persino Malcolm. Era come se tutti non aspettassero altro che quel preciso momento. Sempre quella sera lei rimase a dormire da lui, come la notte precedente. La camera di Oliver era un appartamento. Un appartamento senza cucina. Con un letto enorme, un paio di divani, il bagno con la vasca e una porta finestra che dava su un grande balcone arredato con poltrone, tavolino e una sedia a dondolo in vimini. Fel poteva assolutamente vivere li e ordinare cibo da asporto per il resto della sua vita! Arrivarono a casa presto, Ollie uscì sul balcone e si mise comodo sulla poltrona trascinando Fel tra le sue gambe. Lei non se lo fece ripetere due volte. Poggiò la schiena sul petto di lui e sentì i loro respiri calmi andare all’unisono. Sospirò e guardò il cielo, poi alzò il braccio indicando una stella.
“Quella è Sirio…una delle stelle più luminose della Galassia, li di fianco si può osservare la Cintura di Orione”
“E’ bellissima”
“E vedi quella? Quella è la costellazione dell’Orsa Maggiore e quella alla sua destra l’Orsa Minore, il puntino infondo è la Stella Polare, la Stella più luminosa di tutta la costellazione.”
“Ma che stai facendo?” chiese sorridente Oliver non capendo
Lei lo guardò come l’insegnate guarda gli studenti mentre disturbano la lezione
“Ti sto spiegando, Mr Queen, che la Stella Polare indica il Nord. Così quando sarai in mare e perderai la bussola potrai guardare il cielo e ritrovare la strada per casa” sorrise
“Sono abbastanza sicuro che il Queen’s Gambit abbia la bussola e il radar e tutta l’attrezzatura per tornare a Starling City. Ma potrei sempre sfruttare questa lezione per ricordarmi di te ogni volta che guarderò quella Stella”
“Sarà opportuno che tu lo faccia Queen”
Oliver si alzò e prese Felicity in braccio, come lo sposo fa con la sposa per varcare la soglia di casa, la adagiò sul letto e la baciò poi le disse di aspettare un attimo ed entrò nel bagno. Fel sentì l’acqua scorrere e poco dopo lui uscì, la prese per mano e la condusse nella vasca dopo averla spogliata. Si sedettero avvolti dall’acqua tiepida e dall’aroma di vaniglia. Fu rilassante. Rimasero abbracciati a sfiorarsi delicatamente per qualche minuto, poi lo sfioramento scatenò la voglia, la voglia richiamò la passione. Si erano stuzzicati abbastanza da non resistere più l’uno all’altra. Fel si voltò, si accomodò sopra di lui e cominciò a muoversi. La cosa non durò molto perché anche solo sfiorarsi provocava in loro piacere. Uscirono dalla vasca e ancora con i capelli bagnati si sdraiarono sotto le coperte facendosi le coccole, consapevoli che quelle coccole li avrebbe portati a fare l’amore ancora e ancora quella notte.
Fel si specchiò con l’ennesimo abito da provare indosso e notò che quel ricordo l’aveva fatta arrossire. Sorrise e scosse la testa. Basta pensare, concentriamoci sullo shopping o Laurel mi terrà qui fino a domani pensò. Una volta acquistati gli abiti, le scarpe, gli accessori e tutto quello che secondo la Lance serviva ad una ragazza, le tre si incamminarono verso quello che sarebbe stato il cambiamento maggiore per Felicity.
Era seduta sulla poltrona con il decolorante in testa
“Non ti chiedo più se sei sicura perché ormai è fatta Smoke!” disse Sarah
“Dai, non assillarla!”
“Era solo per dire!”
“Grazie ragazze, mi infondete una certa fiducia in me stessa non c’è che dire” Dopo due ore, shampoo, phon e prodotti vari il risultato fu perfetto
“Wow Fel. Stai benissimo!” disse Laurel
“A Ollie verrà un colpo!”
“Si, sto bene davvero!” e sorrisero
 
 
A casa Holt erano tutti riuniti per la cena. Mancavano soltanto loro.
“Le ragazze?” chiese Malcolm a Quentin
“So che oggi sono andate a fare shopping. Sai com’è Laurel quando la porti a comprare vestiti!” rispose il Detective
“Mi ha scritto Felicity un’ora fa” s’intromise Thea “si preparava a casa vostra stasera. Tra poco arriveranno”
“Ma che caz….” Disse Tommy “Felicity???”
Le tre avevano fatto il loro ingresso in quel momento. Le sorelle Lance erano ai lati sorridenti fiere come non mai e al centro lei. Una gonna stretta lunga fino alle  ginocchia con delicate decorazioni floreali su sfondo giallo acceso, una camicetta color pesca che riprendeva i fiori, tacco 12 giallo come la gonna e una cascata di riccioli biondi su una spalla.
“Ciao a tutti”
“Aaaaaaaaaa Tesoro mio sei stupenda!!!!”
“Grazie mamma”
“Sembriamo sorelle!!”
“Adesso non esagerare” e tutti risero.
Dopo aver ricevuto i vari apprezzamenti, si sedettero a tavola per cenare. Laurel si avvicinò all’orecchio di Tommy sussurrando
“Merlyn smettila di sbavare! Ti ricordo che sta con il tuo migliore amico!”
“lo so, è vero ma….. l’hai vista? E’ splendida!” disse sottovoce lui
“Si, evita di dirlo ad Oliver o ti ucciderà”
“Allora Felicity” cominciò Malcolm “a cosa dobbiamo il tuo cambio di outfit?”
“Mi sembrava il momento giusto. Sempre tutto molto nero. Ero stufa”
“Mio figlio morirà appena ti vedrà” disse Moira e Fel sorrise compiaciuta, ad un tratto il suo telefono squillò
“Si parla del Diavolo” disse e si alzò per rispondere
“Pronto”
“Ciao piccola. Siete già da Curtis?”
“Ciao, si siamo tutti qui. Come stai? Come va il viaggio?”
“Tutto bene, quanto manca al mio ritorno?” disse sconsolato
“Amore sei appena partito. Tra tre settimane ci rivedremo” rispose lei mentre era appoggiata alla colonna del salone  arrotolando una ciocca di capelli sul suo dito
“Troppo!!!” risero “Mi manchi già. Non vedo l’ora di baciarti e di stringerti a me” incalzò lui
“Anche io non vedo l’ora” rispose lei accorgendosi che, all’affermazione di Oliver, il suo cuore aveva cominciato a battere un po’ più forte. Com’era possibile che solo una frase detta per telefono la emozionasse tanto? Si domandò.
“Adesso devo andare, mio padre mi sta chiamando. Salutami tutti, dai un bacio a mia madre e a Speedy. Ci sentiamo domani?”
“Certo che si. Ah Ollie… potrebbe esserci una sorpresa quando tornerai”
“Che genere di sorpresa?” chiese lui incuriosito
“Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe? Lo vedrai quando tornerai”
“Così non vale!!! Prima mi incuriosisci e poi mi lasci senza darmi indizi!”
“Mi dispiace Queen. Adesso vai che tuo padre ti vuole”
“Ok, ma me la pagherai…. Te lo chiederò tutti i giorni. Ti amo, notte”
“E io non ti risponderò…. Ti amo anche io, notte”
Fel chiuse la telefonata e guardò fuori la notte che scendeva con un sorriso stampato in faccia sospirò e tornò dagli altri portando i saluti del suo fidanzato.
 
 
Erano passate due settimane dalla sera della cena a casa Holt. La vita procedeva tranquillamente tra pomeriggi con gli amici, relax totale in vista di un altro anno di college, serate in piscina, shopping e telefonate a distanza. Felicity faceva il conto alla rovescia ansiosa di rivedere Oliver. Quel giorno era stata in piscina con gli altri a casa Merlyn, avevano deciso di rimanere li e mangiare Hot Dog , ma lei declinò l’invito dicendo che aveva organizzato una serata madre figlia come faceva quando era piccola, perciò avrebbe passato la serata con Donna. E fu una saggia decisione perchè quella sera cominciò a piovere forte, un’acquazzone improvviso, sembrava si stesse per scatenare un temporale distruttivo.
Quel genere di serate cominciavano presto e generalmente finivano molto tardi. Consistevano in: divano, schifezze da sgranocchiare e film ad oltranza. Fel era pronta, aveva messo sul tavolo pop corn, patatine, dolcetti al cioccolato e bibite gassate rigorosamente anti dieta. I dvd erano poggiati li di fianco, dovevano solo scegliere con quale cominciare. Il genere della serata era Musical anni 50/80 per cui Fel si era organizzata con Dirty Dancing (che non mancava mai), 7 spose per 7 fratelli, West Side Story, The Rocky Horror Picture Show e Cantando sotto la pioggia. Cominciarono con Susan Sarandon (che entrambe adoravano) e anche perché si scatenavano sempre sul balletto in smoking. La serata era cominciata bene, pensò lei. Adorava passare quei momenti con sua madre, era come ritornare bambina. Dopo aver visto anche Gene Kelly, passarono a lui, l’uomo sexy per eccezione: Patrick Swayze. Conoscevano a memoria le battute di quel film e quel “Nessuno può mettere Baby in un angolo” faceva sempre sospirare incantate le due donne. La visione del film venne disturbata dallo squillo del telefono
“Vado io” disse Donna.
Dopo pochi minuti Fel dal divano urlò
“Mamma vieni!!!! C’è la scena in cui ballano sul tronco!!!”
Con la coda dell’occhio vide arrivare sua madre lentamente, stava piangendo, sembrava sconvolta
“Mamma….mamma cos’è successo?” la fece sedere al suo fianco
“Era Moira al telefono…. E’ stata appena avvisata… Oh tesoro…” e singhiozzò
“Mamma parla!”
“Tesoro…. Il Queen’s Gambit è affondato. Non ci sono supersititi”
Cosa?! Felicity rimase immobile a bocca aperta, non una parola, non un battito di ciglia, il respiro le morì in gola. Lentamente, molto lentamente si alzò e si avvicinò alla finestra
“Lis…”
Tutti i rumori che sentiva erano ovattati, sua madre la chiamava in lontananza, guardò fuori il temporale che imperversava. Le gocce che cadevano andavano al rallentatore
“Oliver” disse in un sussurro che sua madre non udì.
Poi, come se si fosse improvvisamente svegliata da un incubo, si aggrappò alla tenda e cadde in ginocchio mentre dalla sua gola uscì un grido fatto di angoscia e disperazione. Disumano pensò Donna che corse verso la figlia e la prese tra le braccia cullandola. Gridò per molto tempo quella sera, finchè distrutta, con la testa che le scoppiava e gli occhi spenti, si addormentò in un sonno agitato tra le braccia della madre.
 
 
 

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Capitolo 6
*** Arrivederci Amore Ciao ***


UN REGALINO PER VOI… UN ALTRO CAPITOLO OGGI PERCHE’ DOMANI NON RIUSCIRO’. DUE PAROLE. VI AVVISO CHE E’ PIU’ CORTO DEGLI ALTRI. MA E’ MOLTO SENTITO. DICIAMO CHE MI SONO RISPECCHIATA PARECCHIO IN FEL. VI RINGRAZIO PERCHE’ COME SEMPRE MI LASCIATE MESSAGGI POSITIVI E RINGRAZIO ANCHE CHI MI LEGGE IN SILENZIO…. NON DICO ALTRO SOLO…BUONA LETTURA!!!
P.S. SCUSATE LA CITAZIONE CHE HO USATO PER IL TITOLO, MA CI STAVA TUTTA
 
Erano passati sette anni. Sette anni da quando Oliver aveva aperto il suo cuore a Felicity. Sette anni nei quali lei era riuscita a realizzarsi con il lavoro dei suoi sogni e per di più alla Queen Consolideted, l’azienda di proprietà della famiglia dell’uomo della sua vita. Aveva una carriera brillante, un marito favoloso, una famiglia che amava e un pargoletto che stava per arrivare da li a tre mesi. Poteva decisamente affermare di essere felice.
Quella mattina venne svegliata da un dolce aroma di pancakes nell’aria. Oliver non era nella loro camera. Stavano vivendo da Robert e Moira in quel periodo perché la loro Villa era in fase di ristrutturazione. Per la nascita del bambino sarebbe stata pronta, ma al momento dovevano adeguarsi a stare tutti insieme. Non che fosse un problema visto il rapporto idilliaco che regnava tra le famiglie. Felicity assonnata scese le scale facendo attenzione a non cadere seguendo il profumino. Andò in cucina e trovò una tavola imbandita con le prelibatezze che amava, dolci e salate, frutta e caffè. Il suo amato caffè. Se ne versò una tazza e si rese conto che Oliver non era li. Provò a chiamarlo, ma non ricevette risposta. Si addentrò nelle varie stanze per cercarlo, poteva essere ovunque, quella casa era enorme! Si soffermò nel corridoio vicino alla porta d’ingresso. Moira aveva messo un tavolo rotondo con diverse fotografie della famiglia e dei loro amici. Ne prese una in particolare guardandola sorridendo. Ritraeva lei ed Oliver. Era vecchia di tre mesi, si cominciava ad intravedere il gonfiore della gravidanza, Oliver l’abbracciava da dietro ed univa le loro mani proprio all’altezza della pancia. Erano sorridenti, sereni. Felicity poggiò la foto al suo posto e continuò la ricerca del suo uomo. Quella casa era stranamente deserta. Arrivata nella sala, trovò Thea, Moira e Robert in piedi uno accanto all’altro che guardavano fuori,  buttò uno sguardo in giardino. Non c’era niente di strano. Li chiamò ma erano in trance, vuoti, c’era qualcosa che non andava, uscì fuori e notò qualcosa di strano. Si avvicinò alla piscina e vi trovò Oliver galleggiante, con gli occhi sbarrati, grigio in volto, con ipostasi sparse per tutto il corpo. Annegato. Morto. Perduto per sempre. Le cadde la tazza di mano rompendosi in mille pezzi e gridò. Un grido che squarciò il cielo.
 
 
 
Si svegliò di soprassalto. Era sudata e affannata. Era solo un sogno si diceva. Sua madre accorse immediatamente nella sua camera al suono delle sue grida. Donna accese la luce e si gettò sul letto in soccorso della sua bambina che con gli occhi sbarrati si guardava intorno confusa. La prese tra le braccia, accarezzandole i capelli sussurrandole nelle orecchie “Ssssccchhhh” per tranquillizzarla. In quel momento Felicity realizzò che quello era un sogno, ma anche che Oliver era morto. Scoppiò in lacrime, di nuovo. Ripercorse nella sua mente la serata appena passata, cosa che, ancora non lo sapeva, avrebbe fatto parecchie altre volte in futuro. Stava guardando tranquillamente Dirty Dancing con sua madre, poi la telefonata di Moira ed infine il buio. Aveva gridato e pianto per non sapeva quanto tempo prima di addormentarsi. Non riusciva a capire nemmeno come fosse arrivata nel suo letto. O da chi ci era stata portata. Guardò con la coda dell’occhio la sveglia sul comodino, segnava le 02:40. Le lacrime calarono d’intensità, cominciava a fare dei respiri più profondi, come se il suo organismo fosse in carenza di ossigeno. I singulti provocati dal pianto la stavano affogando, come reazione di autodifesa il suo corpo l’aveva fatta calmare un tantino. Quel poco che bastava per riportare i battiti cardiaci alla normalità. Si stese sul letto sdraiandosi sul fianco destro, portando le ginocchia al petto in posizione fetale, Donna si sdraiò al suo fianco, faccia a faccia. Si guardarono per un tempo indecifrabile senza parlare. Non ce n’era bisogno. Sua madre le teneva le mani fra le sue. Quel tocco le fece capire che, quando si fosse sentita pronta, lei sarebbe stata li. Ma lei non era pronta. Non lo era per niente. Gli occhi cominciarono a bruciarle, erano rossi. Le convulsioni del pianto le provocarono brividi di freddo, così sua madre le stese sopra una coperta.
 
La sua mente cominciò a vagare. Oliver era morto. Non poteva crederci. Si erano appena trovati. Ci aveva parlato poche ore prima. Cos’era successo? Perché? E… aveva sofferto? Non poteva immaginare ad Oliver sofferente, la cosa la dilaniava. Avrebbe dato un braccio per non far provare dolore al suo amore.  Dove si trovava ora lui? Il suo corpo…. Sarebbe rimasto in fondo al mare per sempre. E la sua anima? Lei credeva nell’anima? Forse era li in quel momento, forse stava osservando proprio lei cercando di mettersi in contatto per dirle che sarebbe passato tutto, che con il tempo la ferita si sarebbe rimarginata.  Non avrebbe più potuto guardarlo negli occhi, vederlo sorridere, baciarlo, fare l’amore con lui, dirgli che lo amava. Forse non gli aveva detto abbastanza spesso che lo amava. Maledì se stessa per aver perso 4 anni di loro per stupide paure. Chissà cosa aveva provato nel capire che stava per morire da solo. Lei avrebbe voluto morire, quando sarebbe stato il momento, tenendo per mano qualcuno di importante. Avere al suo fianco qualcuno che ti accompagni verso la luce. Emettere l’ultimo rantolo di vita vicino alla famiglia. Quale sorte ingiusta era toccata all’uomo che amava?! Annegare. Senza aver la possibilità di poter dire addio ai propri affetti. E tutti i progetti che avevano fatto per il futuro? Tornare al college, laurearsi, crearsi una vita insieme. Tutto sfumato. Sparito. Scomparso.
 
La notizia era arrivata da poche ore, ma a lei sembrava già passata un’eternità dall’ultima volta che l’aveva visto. La mente, in momenti come questi, fa cose strane. Non riusciva a ricordare il suono della sua voce. Ci aveva parlato da poco, ma non si ricordava il suono della sua voce e la consapevolezza che non l’avrebbe più sentita le fece male al cuore. Non avrebbe più sentito dire “Fe-li-ci-ty!” con quel tono che usava per bloccarla quando divagava con le parole, non avrebbe più sentito “Ti amo”, non avrebbe più sentito la sua risata. Lei era innamorata della sua risata. Il suo profumo, Dio quanto amava il suo profumo! Quello che le rimaneva sulle mani quando gli accarezzava la testa  mentre si baciavano, quello che sentiva pizzicarle il naso quando lo strusciava sul suo collo, quello che rimaneva sulla camicia che lei indossava dopo aver fatto l’amore. Il rumore dei suoi passi. Li avrebbe riconosciuti tra mille. Quando si avvicinava alle sue spalle sapeva subito che si trattava di lui. Le sue mani. Non avrebbe potuto stringerle a se mai più. I suoi occhi. Non l’avrebbero più guardata adoranti mentre parlava di codici binari o Internet, non l’avrebbero più guardata mentre osservavano le stelle, il mare, il tramonto, la Natura, non l’avrebbero più guardata provare piacere, piacere che lui le procurava mentre facevano sesso, mentre la baciava o la accarezzava. La sua bocca, era dipendente dalla sua bocca, dipendente dallo sfiorarla e farsi pizzicare dalla barba, dipendente dai baci che lui le lasciava su tutto il corpo. Non  esisteva più.
 
Pianse ancora Felicity. Non credeva nemmeno di avere così tante lacrime nel suo corpo minuto. Ancora sua madre non diceva niente, la lasciava nel suo dolore. Il telefono di Donna squillò, si alzò per rispondere nell’altra stanza per non disturbare la figlia. Fel prese il suo cellulare che era poggiato in modalità silenziosa sul comodino. C’erano troppe chiamate e messaggi. Laurel e Sarah, Tommy, Curtis, Moira. Una chiamata in entrata, Sarah lei attaccò e spense il telefono rimettendolo sul comodino. Non voleva parlare, l’unica persona che avrebbe voluto sentire era Oliver, ma questo, sapeva, non sarebbe potuto succedere mai più. Pianse ancora e ancora distesa sul suo letto sotto le coperte. Le venne sete, si alzò per prendere un bicchiere d’acqua in cucina e le girò la testa, doveva avere la pressione sotto i piedi. Si mise seduta per riprendersi, quando ci riuscì scese al piano inferiore. Trovò sua madre sul divano addormentata. La guardò e le affiorò un piccolo sorriso sulle labbra, prese un plaid e la coprì senza svegliarla. Amava davvero sua madre. C’era sempre per la figlia.
 
Bevve un bicchiere d’acqua. Il temporale era cessato, in compenso era iniziato dentro di lei. Sospirò e si avviò verso la sua camera. Per quella sera non era pronta a parlare con nessuno, il giorno seguente sarebbe andata da Moira. Quella donna sarà distrutta,pensò, perdere il marito e il figlio in un’unica volta dev’essere assurdo. Dovrei starle accanto visto il legame che ci unisce, ma proprio non ci riesco adesso e sono convinta che mia madre abbia spiegato la cosa e che lei abbia capito. Si sdraiò e sospirò guardando il soffitto. Si era calmata un po’, ma moriva dal freddo anche perché il temporale della sera aveva rinfrescato l’aria, si alzò per prendere una felpa ed indossarla, aprì il cassetto e di fianco alla felpa del M.I.T. c’era una sciarpa. La pashmina che Oliver le aveva regalato qual giorno alle Barbados, la prese e, inconsapevolmente e dolorosamente ricominciò a piangere. Se la strinse forte al petto e si distese.
 
 Non riusciva proprio a dormire, si voltò per guardare l’ora le 04:08. Quanto tempo aveva passato a versare lacrime? Troppo o troppo poco si rispondeva. I singhiozzi si ripetevano a tempo intermittente fino a quando Fel si alzò per andare a vomitare. Fortunatamente il bagno era vicino. Vomitò una, due volte sempre stringendo la sciarpa nella mano. E tra un conato e l’altro i singhiozzi si facevano più frequenti. Donna si svegliò, Fel non seppe come fece a sentirla, sesto senso materno forse. La trovò in bagno seduta per terra con la schiena appoggiata alla parete, le gambe allungate, spettinata, con due borse sotto gli occhi assurde con le lacrime che le rigavano ancora il volto stringendo tra le mani quella pezza verde che era il regalo di Oliver, la stringeva talmente tanto che le nocche le erano diventate bianche. Ma ancora non parlava, nessun suono usciva dalla sua bocca se non quello dei lamenti. Donna la tirò su per le braccia e la riportò a letto. Di nuovo. Non poteva vedere sua figlia così, era straziante, così, dopo averla messa a letto le disse che andava a prendere da bere. La risposta di Felicity fu il vuoto assoluto. Gli occhi spenti, vuoti, senza vita della figlia la fecero sussultare. Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, si appoggiò allo stipite e si lasciò scivolare a terra. Anche Donna pianse silenziosamente.
 
Felicity guardò l’orologio, di nuovo, come se aspettasse qualcuno. Le 04.53. Si chiese se era questo quello che volevano dire i filosofi dell’antica Grecia quando parlavano di morire nel momento in cui  si perde l’amore. Il Simposio di Paltone, il mito della mela,diceva che Zeus tagliò in due gli essere umani, creando l’uomo e la donna, come conseguenza ogni essere umano viveva la propria vita nella costante ricerca dell’altra metà perduta. Felicity si sentiva una di quelle metà ed era sicura che  Oliver fosse la sua metà mancante. Adesso però Oliver non c’era più, la metà restante sarebbe diventata marcia proprio come succede alla mela quando la dividi in due e la lasci sola, probabile vittima di ogni intemperia. Non avrebbe mai trovato una persona che la conoscesse come lui o che la completasse come lui. Era la sua roccia, la sua linfa vitale. Donna rientrò nella stanza visibilmente scossa. Felicity capì che aveva pianto. Nell’egoismo del momento capì che anche gli altri stavano soffrendo. Sua madre si sdraiò al suo fianco e le sorrise, Fel le prese le mani e chiuse gli occhi. Non prima di aver dato un ultimo sguardo all’ora. Le 05:45. Dopo poco i singhiozzi erano cessati, il tremore era finito, Donna capì che la figlia si era finalmente assopita, sfilò le mani dalle sue volendosi alzare per lasciar riposare Felicity e andarsi a sdraiare nel suo letto quando sentì
“Resta con me”
Donna non seppe dire se parlava con lei o con Oliver.
 
 

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Capitolo 7
*** Dubbi che logorano la mente ***


CIAO!!!!!
VI LASCIO QUESTO CAPITOLO DOVE HO AFFRONTATO UN ARGOMENTO PIUTTOSTO DELICATO. SPERO VI PIACCIA ANCHE SE PUO’ RISULTARE NOIOSO O PARTICOLARMENTE TRISTE. RINGRAZIO ANCORA TUTTE LE PERSONE CHE MI LEGGONO (COMMENTATORI E NON) BACI :D
 
 
E siamo qui riuniti per dire addio ai nostri fratelli. Robert ed Oliver Queen. Che sono stati strappati all’amore e all’affetto delle loro famiglie e dei loro amici…”
Pioveva quel giorno. Come si era aspettata. Non poteva esserci il sole per il funerale del suo fidanzato. La pioggia era fuori e dentro di sé. Moira aveva preteso una cerimonia privata, niente giornalisti o scoop quel giorno, solo gli affetti più vicini alla famiglia. Una grossa macchia nera nel verde limpido del giardino di Villa Queen si accingeva a salutare due bare vuote. Il silenzio regnava sovrano, un silenzio pesante, interrotto da qualche singhiozzo smorzato. Non piangeva più Felicity, non aveva lacrime da versare. Il suo sguardo vuoto, perso, si soffermava dolorosamente sulla scritta della lapide
“Oliver Jonas Queen. Figlio, fratello e amico amorevole.”
Ancora non riusciva a crederci. Soltanto pochi giorni prima aveva parlato con lui, e adesso era morto. Aveva ancora qualche riserva però. Non prestava ascolto a ciò che il pastore stava dicendo, i suoi pensieri cominciarono a vagare nei ricordi….
 
 
Il giorno seguente alla notizia, Fel e Donna si recarono da Moira. Erano tutti li come supporto ad una moglie e una mdare inconsolabile. I suoi amici le andarono incontro preoccupati dal fatto che la sera precedente non avesse mai risposto alle telefonate e ai messaggi. Avrebbero voluto andare da lei e stringerla forte quella sera, ma sua madre li avvertì di non farlo, la sua bambina era in uno stato confusionale che non permetteva visite, nemmeno dei suoi più cari amici, voleva stare sola. Si strinsero in un abbraccio pieno di fiducia versando qualche lacrima. Notarono subito che Felicity non era Felicity. Indossava una tuta ed un paio di converse, sopra la stessa felpa del M.I.T con la quale aveva dormito, capelli raccolti in uno chignone scomposto e niente trucco. Aveva fatto la doccia quella mattina, più per togliersi di dosso la pesantezza e i brutti pensieri che per rendersi in ordine e presentabile. Non ci teneva ad essere bella, perché l’unica persona che le importava la vedesse così ormai non c’era più. Donna aveva provato a convincerla ad indossare qualcosa di più consono, ma non sortì alcun risultato. In ogni caso i suoi amici non obiettarono, non ce n’era motivo. Lentamente si avvicinò a Thea
“Felicity” disse tra le lacrime
“Mi dispiace tanto Thea” le sussurrò la bionda abbracciandola stretta
“Anche a me….”
Si voltò ed incontrò lo sguardo di Moira. Uno sguardo velato, segnato, invecchiato. La donna si alzò dal divano andando incontro alla ragazza.
“Felicity, cara”
“Moira.. io…. Mi dispiace non essere stata qui ieri sera” le disse avvolta tra le braccia amorevoli della Sig.ra Queen
“Non essere sciocca… capisco perfettamente che è stato un duro colpo anche per te” rispose lei staccandosi e proseguendo volgendo lo sguardo verso il resto delle persone “lo è stato per tutti quanti noi. Ed è per questo che vi ho voluti qui.”
“Che vuoi dire?” chiese Malcolm
“Bhè…. Innanzi tutto vi voglio vicini perché siamo una famiglia. Poi vorrei dirvi che stamani mi sono messa in contatto con l’Ambasciata Statunitense in Cina, pare che siano affondati in acque cinesi dove sono stati avvistati l’ultima volta dal radar. Le leggi del loro paese prevedono un iter burocratico molto più lungo, ma grazie ai miei agganci ai piani alti sono riuscita a non far interrompere le ricerche”
“Ci stai dicendo che c’è ancora speranza?” chiese Laurel
“Non credo cara…. Ma se riuscissero almeno a recuperare il Queen’s Gambit e a riportarlo in superficie…… non lo so….. ci potrebbero essere probabilità che …. i …… i corpi siano ….rimasti intrappolati all’interno?!...” e scoppiò in lacrime.
Calò il silenzio a quelle parole. Fel si guardò attorno e notò che ognuno era perso nei suoi pensieri. Nessuno credeva veramente che sarebbero mai riusciti a ritrovare i corpi, ma non osavano dirlo ad alta voce. Fu Quentin a parlare
“Credo che tu abbia fatto la scelta  giusta Moira. Potrebbero anche sapere cosa è successo recuperando la scatola nera”
“Cosa cambia?”
Si voltarono tutti a guardare la bionda che si trovava in disparte
“Felicity…non mi sembra il ca….”
“No mamma! Voglio sapere cosa cambia capire cosa è successo. C’era una tempesta. Sono annegati. Morti.  Non torneranno mai più!” e, lasciando ammutoliti i presenti, si diresse fuori verso la piscina
Si mise seduta su una poltrona in vimini a bordo vasca. Guardava l’acqua muoversi lentamente al vento. Proprio in quell’acqua aveva trovato morto il suo Oliver nell’incubo della notte precedete. Che cosa le stava succedendo? Lei non era questa. Lei non si arrendeva così. Oliver non avrebbe approvato il suo comportamento, non l’avrebbe riconosciuta. Perdere l’amore della sua vita l’aveva resa vulnerabile e dura. Aspra alla vita. Non era giusto quello che aveva appena fatto, doveva rientrare e scusarsi
“Ehi”
“Ciao”
“Posso sedermi qui accanto a te?”
“Certo”
“Stai bene? Scusa la domanda stupida”
“Non lo so è che….. non mi sembra ancora vero”
“Nemmeno a me… Ti amava davvero sai…. Ci ha messo così tanto per averti”
“Lo so, anche io lo amo….lo….amavo” disse Fel abbassando lo sguardo “Quello che ho fatto dentro è sbagliato, mi dispiace. Io non mi arrenderò se non di fronte al fatto compiuto. Oliver avrebbe voluto questo. C’è sempre una speranza che siano ancora vivi e dispersi. Voglio credere questo”
“E noi lo scopriremo. Te lo prometto….. Posso abbracciarti?”
“E me lo chiedi?” Si sciolsero in un abbraccio pieno di affetto, trovando un minimo di conforto uno nella braccia dell’altra
“Sai, se Oliver mi vedesse adesso,potrebbe pensare che io ci stia provando con te! Probabilmente mi ucciderebbe tra indicibili torture!”
“Quanto sei cretino Merlyn!” e risero, piano, leggeri, liberando un poco l’anima dal peso dello strazio che portavano dentro
“Bhè…almeno ti ho fatto sorridere” e le baciò la testa.
 
 
Era pomeriggio inoltrato quando ricevettero la telefonata dall’Ambasciata. Erano rimasti a Villa Queen, nessuno avrebbe abbandonato gli altri, erano presenti per farsi forza a vicenda.
“Va bene, grazie. Arrivederci” chiuse la chiamata Moira
“Allora?! Che hanno detto?” chiese ansiosa Thea
Moira piangeva. “Hanno recuperato il Queen’s Gambit e l’hanno ispezionato.”
“Di già?!” esordì Donna
“Gli agganci che abbiamo sono molto buoni” rispose Malcolm “Allora?!”
 “Non ci sono corpi” disse Moira provocando una cupa ombra scura sulle loro teste. Subito dopo la piccola Queen corse nella sua stanza.
“Oliver” sussurrò Tommy.
 
 
E così era finita. Non c’erano speranze di ritrovarli, sarebbero finiti in fondo al mare, non ci sarebbe stata la possibilità di piangere e pregare sui loro corpi. Poco dopo Moira mandò tutti a casa, a riposare. Prima di andarsene Fel salì al piano di sopra per vedere Thea. Bussò e attese il permesso di entrare. Non ricevette risposta, ma la porta non era chiusa a chiave perciò entrò. La trovò sdraiata sul letto mentre abbracciava il cuscino
“Sono venuta a salutarti”
“Te ne vai?”
“Ce ne andiamo tutti. Abbiamo bisogno di riposare, ed anche voi, ma ci vedremo domani”
“Grazie Fel. Mi è di conforto averti al mio fianco. Una delle persone più importanti della vita di Ollie”
Alla bionda vennero le lacrime agli occhi, ma si fece forza e riuscì a rispondere
“Anche lui era importante per me. Voi lo siete. Non pensare nemmeno per un momento che io non ci sarò. Io ci sarò sempre per te Speedy”
 le ragazze sussultarono insieme e Fel subito proseguì
“Mi…mi dispiace, non volevo..”
“No! Ti prego…. Sembra sia passata una vita dall’ultima volta in cui mi hanno chiamato così”
“Solo Oliver lo faceva”
“Già….. ora non più ormai….ma potrai farlo tu al suo posto. In fondo sono affezionata a quel soprannome. Mi ricorda lui. Credo che tu sia alla quale permetterò di chiamarmi con quel nome”
“Se è questo che vuoi, allora lo farò. Adesso vieni giù a salutare gli altri?”
“Si”
le due uscirono dalla camera e mentre Fel si voltava per chiudere la porta soffermò il suo sguardo sulla stanza chiusa di Oliver, il suo cuore mancò un battito.
“Scendo da sola Fel, tu entra li e prenditi il tempo che ti serve”
 
 
Poggiò la sua mano tremante sulla maniglia della porta. L’ultima volta che era entrata li dentro era con Oliver, avevano fato l’amore quella notte, avevano guardato le stelle,  si erano amati e si erano ripromessi di non lasciarsi ed anche che, appena fosse tornato dal suo viaggio, avrebbero cominciato la loro vita insieme. Lui era morto adesso, per la prima volta avrebbe messo piede nella sua camera da sola, camera che, ne era sicura, era rimasta come lui l’aveva lasciata. Spinse leggermente aprendo un piccolo spiraglio. Immediatamente il profumo che le entrò nelle narici era l’acqua di colonia che lui utilizzava ogni giorno. Fel lo notò subito tanto da farle venire le lacrime agli occhi. Entrò completamente e si chiuse la porta alle spalle. Stava cominciando ad imbrunire così accese la lampada in modo da illuminare la stanza ma restare comunque in penombra. Si guardò in giro. Come previsto tutto era rimasto come lui lo aveva lasciato. Provava un sensazione strana, ogni oggetto, ogni indumento, ogni minima cosa presente in quella stanza adesso apparteneva ad una persona defunta. Al suo Oliver defunto. Non avrebbe più indossato le sue camice che gli modellavano perfettamente il fisico muscolo, non avrebbe più messo il suo dopobarba preferito, non avrebbe più dormito nel suo letto. Si avvicinò al materasso e lo sfiorò con una mano. Nemmeno lei avrebbe più dormito in quel letto. A quei pensieri le venne un nodo alla gola, si era trattenuta fin troppo quel giorno, credeva di aver versato tutte le lacrime che il suo minuto corpo riusciva a produrre, ma non era così. Scossa dal pianto aprì la porta finestra che dava sul balcone e uscì fuori. Si percepiva l’odore dell’estate nell’aria, ma lei sentiva freddo, gelo nel cuore. Si avvicinò alle poltroncine e si sedette, restò li per un po’ di tempo a pensare a quanto già le mancava, a trovare il modo di elaborare il lutto e riuscire a vivere una vita senza di lui. Le cominciò la solita emicrania da pianto, decise di andare via non prima però di aprire l’armadio. Voleva qualcosa di suo. Non era mai stata una persona materialista e sapeva che il ricordo di lui avrebbe vissuto per tutta la vita dentro il suo cuore, ma in questo momento aveva bisogno di un indumento da poter stringere a se la sera mentre, già sapeva, senza risultato cercava il sonno. Il suo sguardo si posò immediatamente su una scatola non molto grande, la prese e l’aprì. Era una scatola dei ricordi contenente fotografie della famiglia, quando Ollie e Speedy erano piccoli, il braccialetto dell’ospedale della nascita di Thea ( Dio…. Quel ragazzo amava sua sorella… ed era anche un tenerone!) tra le varie cianfrusaglie notò una maglietta verde con un taschino all’altezza del cuore, la prese e la osservò perplessa. Conosceva quella maglietta…. La girò e lesse la scritta “We are in Paradise – Barbados”. Oh cavolo! Era la maglietta che Oliver indossava il giorno in cui gli altri andarono in barca e lui e Fel rimasero soli. Il giorno in cui fecero l’amore per la prima volta. Perché era nella scatola insieme a tutti i ricordi più belli? si domandò la bionda. La prese e la strinse forte al petto sospirando quando sentì che la tasca conteneva qualcosa, sbirciò e ne venne fuori una fotografia piegata. Quando l’aprì rimase a bocca aperta. Era una foto rubata che riprendeva lei ed Oliver mentre danzavano al centro della pista occhi negli occhi al ballo di fine anno. Non sapeva nemmeno dell’esistenza di quello scatto!
“Oh Oliver…” sussurrò, prima di ricadere nel pianto
 
Scese con gli occhi gonfi , la foto nella tasca della felpa e la maglietta in mano. Guardò Moira e silenziosamente le chiese il permesso di poterla  prendere come ricordo, lei sorrise. Quella sera, a casa, nella sua camera, ripose tutto nel cassetto con le cose da mettere in valigia per il college. Sarebbe partita con lei per il resto della sua vita.
 
 
Il giorno seguente si ritrovarono nuovamente a Villa Queen.
“Domani alle 15 ci sarà il funerale, qui. Volevo chiedere a ciascuno di voi di dire qualcosa, ma mi rendo conto che siamo troppi, perciò dopo essermi consultata con Thea, avremmo scelto due persone. Tommy, ti va di dire qualcosa durante la cerimonia?”
“Con molto piacere Moira, ne sarei onorato” rispose il giovane Merlyn fiero
“Felicity…?”
“Io?” disse la bionda
“Si, tu. Ti va? Per Oliver.”
“Io non posso”
“Saremo solo noi cara, non dovrai parlare di fronte ad un pubblico”
“No, non è questo il motivo per cui non posso. E’ che…. Non me la sento di parlare ad una bara vuota”
“Scusate, vorrei parlare con mia figlia un attimo” così dicendo Donna condusse la sua bambina nel corridoio
“Mi spieghi che stai facendo?” chiese la mamma
“Che vuoi dire?”
“Tu devi parlare alla funzione!”
“Non credo di farcela mamma! Oliver non sarà li. Non abbiamo un corpo da seppellire!”
“Non fare la sciocca. Oliver è morto! Rispetta la volontà della sua povera madre e falla contenta! Oliver avrebbe voluto così. E anche tutti noi. Chi meglio di te e di Tommy possono parlare di lui? Pensa a Moira e a Thea”
Aveva promesso a Speedy che ci sarebbe stata, doveva mantenere la promessa
“Ok”
Avrebbe parlato al funerale. Non era convinta. Per niente. Qualcosa le diceva che era tutto sbagliato. Ma per l’amore che la legava alla famiglia Queen, avrebbe violentato se stessa facendo quello che le era stato chiesto.
 
 
 
“E adesso, dopo che la Signora Queen ha parlato per suo marito, accogliamo Thomas Merlyn che vorrebbe dirci qualche parola”
Alla frase del pastore Felicity si ridestò dai suoi pensieri e guardò il suo amico avvicinarsi al pulpito con un foglio di carta in mano. Aveva smesso di piovere, come se anche Dio avesse cessato il suo pianto per ascoltare le parole degli amici di Oliver. Cercò di concentrarsi e si accinse ad ascoltare Tommy
“Io ed Oliver ci conoscevamo fin dall’asilo. Come un po’ tutti del resto. Ricordo che la prima volta che ci siamo visti, ci siamo presi a schiaffi. Avevamo 4 anni” Tutti sorrisero a quell’aneddoto che già conoscevano “Gli avevo rubato la merenda. Non sopportava le ingiustizie. Non potevamo sapere che saremmo diventati migliori amici. Ne abbiamo passate tante insieme, abbiamo fatto anche cose stupide insieme. Io più di lui. E quando mi trovavo in difficoltà c’era sempre per me. Senza chiedere niente in cambio. Perché Oliver era così. Gentile e onesto, sempre presente, una persona che se amava, amava davvero” e lo disse guardando Fel negli occhi. Lei sorrise. “Lui era simpatico, generoso, affidabile. Non sono molto bravo con le parole. Vorrei solo dire che tutti noi oggi salutiamo una persona cara, Robert e un fratello, Oliver. Perché, amico, questo eri per noi, per me. Non ti dimenticheremo Ollie”
Con la voce rotta Tommy si allontanò avvicinandosi a Moira e baciandola sulla guancia, lei gli strinse le mani e sorrise languidamente.
“C’è ancora una persona che vorrebbe dirci qualcosa. Felicity Smoke…”
Fel ad occhi bassi guardò il foglio che aveva in mano, un discorso che aveva preparato il giorno precedente appena aveva deciso di accettare la proposta di Thea e sua madre. Sospirò, tutti gli occhi erano puntati su di lei. Si incamminò al centro della piccola folla per parlare. Alzò lo sguardo poi lo riabbassò sul foglio ed infine cominciò
“Avevo preparato un breve discorso, ma credo che non ve lo leggerò. Credo che parlerò con il cuore. Tutti conoscevamo Oliver, e sapevamo come era fatto. Tommy ce lo ha appena descritto perfettamente. Io vorrei soffermarmi più sul dire cosa lui ha dato a noi. Non posso parlare per gli altri, ma posso farlo per me. Io so cosa lui mi ha donato. Sicurezza in me stessa, fiducia, voglia di vivere, protezione….”
Sorrise leggermente
“ All’età di sei anni i compagni di scuola mi prendevano in giro per la mia intelligenza. Sappiamo quanto i bambini possono essere crudeli con chi è diverso. Lui si mise contro di loro, intimandoli a smettere. Questa situazione si è protratta fino al liceo. Lui è sempre stato li a proteggermi dalle voci maligne e dalle offese, spronandomi a reagire, ad utilizzare quell’intelligenza che a differenza degli altri avevo…. Lui sapeva ascoltare. Molte volte ho avuto bisogno di un sostegno, una spalla, qualcuno che ascoltasse quello che avevo da dire. E lui lo faceva, anche se parlavo di codici o algoritmi, argomenti di cui non sapeva niente, lui si impegnava ad ascoltarmi. Perché è questo che fa un vero amico….. Mi ha costretto a mostrarmi al mondo, per far vedere a tutti quello che solo lui vedeva in me, e quando io mi rifugiavo in me stessa o dietro i miei libri, lui faceva la voce dura e mi obbligava a reagire…. Se sono la donna che sono oggi, lo devo a lui. Sono fiera di quello che sono diventata ed anche di aver acquisito la consapevolezza che nella mia vita potrò fare qualsiasi cosa perché Oliver Queen mi ha trasmesso la sicurezza nelle mie capacità. Posso solo ringraziarlo per questo….. Mi rammarico solo di aver aspettato troppo ad esternare i miei sentimenti per lui. Lui che è stato così paziente con me in questi anni. Avremmo potuto fare tante cose insieme, ci aspettava un futuro roseo e brillante…. il destino ha voluto diversamente… ma sappi che non ti deluderò, mi impegnerò al massimo e mi costruirò un capolavoro di futuro…… Ciao Oliver”
Le bare vennero sotterrate.
 
 
Dopo la funzione i cinque amici si ritrovarono a bordo piscina mentre i genitori e i pochi esterni presenti al funerale erano nella grande sala della Villa per il tipico ricevimento che segue questo tipo di occasioni. Regnava uno strano senso di pace tra loro. L’aver detto addio al loro amico li rendeva un po’ svuotati ma sollevati dal fatto che questo brutto capitolo era, per così dire, concluso.
“Hai fatto un bellissimo discorso Fel” disse Sarah
“E’ vero. Concordo” puntualizzò Curtis
“Ci mancherà tanto”
“Si Laurel, ci mancherà. Abbiamo vissuto in un certo modo per tanti anni. Da adesso dobbiamo reinventarci un nuovo stile di vita. Senza di lui.” rispose Sarah alla sorella
“Non è totalmente necessario” disse Tommy. Tutti lo guardarono senza capire cosa volesse dire il  loro amico
“Che intendi dire?” chiese Fel
“Andiamo. Ho un posto in cui portarvi.” incalzò Tommy.
Come tutti quelli che si fidano dei loro amici, i quattro ragazzi si alzarono e seguirono il giovane Merlyn senza fare domande e, dopo aver avvertito i genitori, si ritrovarono a viaggiare per le strade di Starling City verso una meta a loro sconosciuta.
 
Quando rientrarono a casa quella sera, ognuno di loro era un po’ più sereno rispetto alla giornata passata. Tommy aveva ragione. Ollie non li avrebbe abbandonati mai più. Il ragazzo li aveva portati in centro quel giorno, dal suo amico Mike. Il miglior tatuatore di Starling. Le sorelle Lance e Curtis si fecero tatuare una O in punti diversi del corpo, Tommy scelse le iniziali dei loro nomi  “T & O”. Mentre Felicity decise per qualcosa di più elaborato ma non molto grande ovvero semplicemente il nome Oliver con il simbolo dell’infinito intrecciato alla parola, se lo fece fare sul fianco sinistro, dove lui amava baciarla, proprio sul punto del girovita  in modo da poterlo tenere nascosto quando voleva.
“Oliver sarà con noi per sempre ragazzi.” Disse Tommy una volta finite le sessioni di tatoo. Ed era vero.
Raccontò a Donna quello che avevano fatto e le mostrò il risultato. Sua madre non era molto d’accordo nel tatuare il proprio corpo, ma riconobbe la bellezza del gesto e le vennero le lacrime agli occhi. Fel si trovava in camera, stesa sul letto, mentre abbracciava la maglietta del suo fidanzato e pensava. Aveva appena detto addio a Ollie, era stato fatto un funerale, ma nella sua mente si faceva ancora largo il pensiero che non c’erano i corpi. Moira aveva detto che il Queen’s Gambit era stato recuperato, all’interno non avevano trovato nessuno, ma era anche vero che non c’erano nemmeno scialuppe di salvataggio. Forse erano state travolte dalla furia della tempesta o forse (anche se altamente improbabile) erano state utilizzate dall’equipaggio per caricare tutti e metterli in salvo. Fel si rese conto di non poter vivere in eterno con questo dubbio, così fece l’unica cosa insensata ma necessaria che potesse fare. Prese il telefono e digitò il numero
“Ciao, tutto bene?”
“Ho bisogno del tuo aiuto”
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Nuova Vita ***


CIAO A TUTTI!!!!
SCUSATE PER IL RITARDO NELL’AGGIORNARE, HO AVUTO DA FARE, MA ALLA FINE CE L’HO FATTA. PER ADESSO VI REGALO QUESTO CAPITOLO. PER ADESSO :D BUONA LETTURA  :*
 
 
 
“Sei sicura bambina mia?”
 
“Si mamma. La proposta è arrivata al momento giusto. Devo solo aiutarlo per una questione di lavoro. Tornerò presto”
 
“Non è questo che mi preoccupa. E’ che….non credi sia troppo presto? Dopo tutto quello che è successo forse dovresti prenderti del tempo….”
 
“No, va bene così. Non voglio passare le giornate a pensare. Mi distrarrò.”
 
“Se ne sei convinta tu, va bene.”
 
Fel salutò Donna abbracciandola, baciandola e chiedendole mentalmente perdono per le bugie appena dette. Bugie che non sarebbero mai state rivelate. Prese il suo bagaglio e salì sulla macchina che la stava aspettando nel vialetto di casa.
 
La sera precedente aveva contattato i suoi amici per avvertirli che sarebbe partita per qualche giorno e dir loro di stare tranquilli che sarebbe andato tutto bene e che si sarebbe fatta viva non appena fosse tornata a Starling City. Sospirò seduta dentro la macchina al pensiero di quello che aveva appena fatto alla sua famiglia e a quello che stava per fare. Si voltò verso il suo compagno di viaggio per guardarlo negli occhi
 
“Sei proprio sicura?”
 
“Assolutamente”
 
Lui fece cenno di si con la testa e disse all’autista
 
“All’aeroporto”
 
 
Erano in viaggio da qualche ora, era agitata, non sapeva cosa la stava aspettando. Quando aveva proposto questo viaggio non si aspettava una risposta positiva. Credeva di essere presa per pazza, che tutta questa cosa non avrebbe risolto niente. Stava guardando fuori dal finestrino il mondo che scorreva sotto di loro quando i suoi pensieri vennero interrotti
 
“Ehi”
 
Lei sorrise
 
“Senti Felicity…. Hai pensato a cosa faremo una volta arrivati?
 
“Dovremmo andare all’ambasciata statunitense. Voglio vedere il relitto e la scatola nera, consultare bene la cartina, se sarà necessario mi collegherò al satellite e controlleremo le acque nella zona dell’incidente. Farò ogni cosa in mio potere per avere delle risposte”
 
“Sai che c’è la possibilità che, nonostante i miei agganci e le tue conoscenze informatiche, potremmo non trovare niente, nemmeno un indizio e che potremmo tornare a casa a mani vuote…?”
 
Lei si agitò a quelle parole, semplicemente perché erano vicine alla realtà più di quanto volesse credere. Alzò di un tono la sua voce
 
“Lo so Malcolm!” poi si ricompose calmandosi  “Ma…devo almeno provarci”
 
“Va bene. Per quanto possibile ti aiuterò. Ma voglio che tu sappia che stiamo andando in Cina e la Cina non è l’America. Resta sempre al mio fianco ok?”
 
Questo era giusto, poteva essere pericoloso. Un altro paese, un’altra lingua, un altro stile di vita. Era al corrente che Malcolm fosse esperto di non sapeva quale disciplina di arti marziali, e che era una specie di campione di tiro con l’arco o cose simili. Non si era mai chiesta a cosa gli servissero tutte queste qualificazioni, o come se le fosse procurate, ma in questa occasione era grata che le avesse. Comunque non era così preoccupata tanto da domandarsi se fosse stato necessario per lui metterle in pratica. Ad ogni modo fece si con la testa mordendosi le labbra, poi poggiò una mano su quella dell’uomo e gli disse grazie. Di risposta lui l’abbracciò baciandole la tempia
 
“A proposito….cosa hai detto a tua madre e agli altri di questo viaggio?”
 
“Solo quello che avevamo stabilito. Che ti servivano le mie competenze per un contratto che la tua azienda sta chiudendo in Europa”
 
“Bene, anche se credo che Tommy non se la sia bevuta del tutto”
 
“Si bhè…. Forse nessuno di loro se l’è bevuta. Non importa adesso, quello che conta è cercare le risposte che vogliamo”
 
 
Dopo ore interminabili atterrarono su suolo cinese, Fel avrebbe voluto andare subito all’Ambasciata, ma si rese conto che il consiglio di Malcolm era giusto. Erano distrutti dal viaggio e molto poco presentabili, così decisero di andare in albergo. Un mega albergo di lusso. In pieno stile Merlyn. La bionda si rilassò con un bagno caldo e dopo cena andarono a riposarsi per cominciare il giorno seguente a pieno ritmo. Rimasero in Cina per quindici giorni. Inizialmente non era convinta di aver chiamato la persona giusta, come prima opzione aveva pensato a Tommy, ma sapeva che suo padre aveva più possibilità di far girare soldi e conoscenze. E lei aveva bisogno di questo. Ollie ne aveva bisogno. Era legata a Malcolm come al resto della famiglia, perciò dopo i dubbi iniziali si convinse che fosse la scelta giusta coinvolgerlo nella faccenda. Oliver era cresciuto anche in casa sua. Era come un figlio per lui per questo motivo accettò all’istante la proposta della bionda. Felicity divenne un personaggio in quel lasso di tempo. Tutti ormai la conoscevano. Era la Yankee combattiva che non si arrendeva all’evidenza, che credeva che l’impensabile fosse facile da conquistare. Correva da un ufficio all’altro, smanettava con il suo fidato tablet, usciva in barca con Malcolm e la guardia costiera calcolando le coordinate esatte nel punto in cui il Queen’s Gambit era affondato. Controllava le cartine della zona vicina all’incidente per perlustrare le eventuali isole vicine, isole nelle quali Robert e suo figlio  potevano essere naufragati.Era consapevole del fatto che senza Merlyn, le sue conoscenze e i suoi soldi non avrebbe potuto fare tutto questo. Avevano corrotto ufficiali, comprato informazioni, ma non erano arrivati a niente. Stava dando anima e corpo alla causa, rischiando di impazzire. Ed era proprio questo il sentimento di quel giorno quando, per l’ennesima volta, si trovavano all’Ambasciata per chiedere di mandare una nuova squadra di sub nel punto dell’incidente
 
“Mi dispiace Signorina Smoke, quello che potevamo fare l’abbiamo fatto. Ed anche oltre direi.”
 
“Non possiamo arrenderci così!!! Siamo venuti fin qui!!! Vogliamo delle risposte!!!”
 
“Credo che sappia già quali siano le risposte” disse il console “Ha fatto molto per ritrovare il suo fidanzato”
 
“Molto. Ma non sarà mai abbastanza.”
 
“Credo che la cosa migliore per lei sia tornare negli Stati Uniti”
 
parlò una voce femminile alle loro spalle. I tre si voltarono per ritrovarsi di fronte una donna in tailleur scuro, tacchi alti e capelli nerissimi raccolti in uno chignone.
 
“Mi scusi lei sarebbe?” chiese Felicity
 
“Amanda Waller signorina Smoke”
 
“Ci conosciamo?”
 
“No, ma io so chi siete voi e perché siete qui”
 
“E di grazia, visto che lei sa chi siamo, potrebbe dirci chi è lei? Oltre al suo nome…”
 
“Sono la Direttrice di un’organizzazione militare americana che collabora con i consolati statunitensi sparsi nel mondo. Abbiamo dato una mano nell’ombra nelle ricerche”
 
“Confermo, ci siamo serviti di questa Organizzazione altre volte” disse Mr Smith
 
“Ok, quindi vuol sbatterci fuori dalla Cina?”
 
“No, voglio che capiate che non c’è altro da fare”
 
Felicity stava per ribattere ma venne fermata dalle parole di Malcolm
 
“Vi dispiace lasciarci soli per qualche minuto?”
I due uscirono dalla stanza. Lei si voltò verso il padre di Tommy ed attese che parlasse
 
“Felicity..” iniziò lui prendendole le mani e facendola accomodare sui divanetti dell’ufficio “Credo che Mr Smith e Mrs Waller abbiano ragione. Abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere per trovarli. Abbiamo fallito. Sapevamo già che poteva esserci la possibilità che ciò accadesse.”
 
“Si, ma non voglio arrendermi. E poi quella non mi piace.” Lui sorrise
 
“E questa è una delle qualità che Oliver amava di te. Che non ti arrendi mai. Combatti sempre, come un gladiatore. Ma anche un gladiatore tra una battaglia e l’altra si riposa.”
 
“Mi stai proponendo di tornare a casa così? Senza risposte e soprattutto…… senza di loro?” chiese Fel con gli occhi gonfi di lacrime
 
“Mi dispiace tesoro. Non c’è altro che possiamo fare. Abbiamo passato 15 giorni a cercarli e non li abbiamo trovati. E’ tempo di tornare”
 
Felicity scoppiò a piangere sapendo quanto fossero vere le parole di Malcolm. Acconsentì a tornarsene a casa senza averlo ritrovato, consapevole di dover ricominciare a vivere (o sopravvivere) una nuova vita, ma con il cuore leggero dal rimorso di non aver provato tutto quello che era umanamente possibile.
 
 
Lasciò la Cina senza voltarsi indietro. Quello che non sapeva era che qualcuno la stava osservando… e lo stava facendo da quando era arrivata in Oriente. Una persona che la conosceva. E questa persona non era da sola.
 
“E’ andato tutto secondo i piani?”
 
“Si, torna a casa” rispose lei
 
“Il ragazzo?”
 
“Tutto come previsto, si trova a Lyan U”
 
“Bene”
 
 
 
La sera in cui rientrarono a Starling City, aveva luogo la cena settimanale a casa Lance. Se Fel e Malcolm erano provati dai 15 giorni passati non lo dettero a vedere, giustificarono le loro occhiaie con la stanchezza per il lungo viaggio. Dopo cena la bionda venne arpionata da Tommy in un momento nel quale rimasero soli
 
“Ok Smoke. Adesso puoi dirmelo”
 
“Dirti cosa?”
 
Lui la guardò negli occhi, piegando la testa verso sinistra e sorridendo debolmente, facendole intendere di non giocare con lui. Lei sorrise di rimando
 
“Hai avuto fortuna?” chiese lui
 
“Direi di no. Giuro che c’ho provato. Con tutta me stessa” e di nuovo le vennero le lacrime agli occhi. Lui la prese tra le braccia e le disse
 
“Lo so Fel. Ed anche lui lo sa. Solo….la prossima volta gradirei essere avvertito. Ti avrei accompagnato”
 
“Non ci sarà una prossima volta Tommy”
 
 
 
 
Erano passati due mesi ed era tempo di rientrare al college. Le sue valige erano pronte. Era determinata a finire gli studi nel più breve tempo possibile, e trovare un lavoro. Era contenta di partire, la vita dell’università poteva farle bene. Pensare ai corsi, agli esami ai suoi amici di studi, l’avrebbero aiutata a non pensare alla tragedia vissuta quell’estate. Salutò sua madre con un lungo abbraccio e salì nella macchina di Tommy che la stava aspettando per avviarsi tutti insieme verso le rispettive scuole.
 
Passarono i mesi e Felicity si immerse nello studio. Nel senso che si dedicò completamente e totalmente a quello, tanto che i suoi amici erano preoccupati per lei. Non partecipava alle feste, passava le notti a studiare prima di ogni esame nonostante non ne avesse bisogno, all’alba la vedevi fare jogging e durante il giorno in biblioteca o nella sua stanza con il capo chino sui libri. Le sere non a ridosso degli esami le passava nel suo appartamento a guardare film o le serie TV che amava. Quel giorno Laurel e Sarah erano da lei a studiare. Anche se frequentavano College diversi, si trovavano spesso a studiare insieme, era anche un modo per vedersi e passare del tempo come ai vecchi tempi
 
“Venerdì sera c’è una festa alla confraternita di Adam”
 
“Il tuo futuro avvocato penalista?” chiese Sarah
 
“Si, ci andiamo?”
 
“Per me va bene. Fel?”
 
“Io passo”
 
“Come le ultime tre feste! Dai Fel…”
 
“Devo studiare”
 
“Se studi ancora farai concorrenza alle case editrici!!! Sai quei libri a memoria!!! Dai andiamo, ci divertiremo. Ne abbiamo bisogno. Tra un mese prenderai la laurea, direi che ti meriti quest’uscita!” disse Laurel
 
“Ti pregooooo….. fallo per noiiiiiiii” disse Sarah rivolta alla bionda facendo il labbrino come i bambini
 
“E va bene!!! Cristo Lance quando fai così non posso dirti di no!”
 
 
Il venerdì della festa Sarah e Laurel bussarono alla porta di Felicity portando vestiti e scatoloni di roba. La bionda rimase stupita
 
“Cos’è tutta questa roba?”
 
“Scarpe, abiti, trucchi, borse… tutto l’occorrente per prepararsi”
 
“A me non servono, io sono pronta così”
 
Le sorelle si voltarono a guardarla, indossava un paio di jeans chiari e molto attillati, un top bianco e scarpe con il tacco nere, la bionda ruppe il silenzio
 
“Che c’è? Vado bene vestita così”
 
“Ehm….anche no” disse Sarah che prese la sua amica per mano e la trascinò tra mille lamentele nella camera da letto.
 
Dopo un’ora le sorelle Lance erano pronte e stavano aspettando Fel nel soggiorno mentre lei finiva di indossare l’abito che avevano scelto
 
“Andiamo Fel!!!!”
 
“Arrivo!!”
 
Felicity uscì dalla camera e le ragazze rimasero piacevolmente colpite dal suo aspetto, si guardarono e si fecero i complimenti da sole. Avevano scelto un abito blu elettrico, molto attillato e corto fino a metà coscia. Era un abito semplice ma con una caratteristica fondamentale, lasciava la schiena completamente nuda. Ai piedi scarpe nere rigorosamente tacco dodici e la borsa abbinata. Niente occhiali, capelli sciolti e mossi e trucco pesante.
 
“Ragazze non mi sento a mio agio”
 
“Non essere sciocca Smoke! Sei bellissima”
 
Arrivarono alla confraternita a festa iniziata, c’era moltissima gente e nel casino totale riuscirono ad intercettare Tommy. Bhè non era poi difficile, era già brillo e circondato da quattro bellissime ragazze che puntavano al suo portafogli
 
“Signore, mi dispiace abbandonarvi nel bel mezzo della serata ma sono arrivate le mie concubine personali!”
 
Lasciò le quattro e si avvicinò alle sue amiche. In quel momento Sarah gli lanciò un pugno sul braccio”
 
“Aouch!! Ma perché mi hai colpito?”
 
“Prova a chiamarmi concubina un’altra volta Merlyn?!”
 
“Ok ok…scusa. Fel sei bellissima. Sono contento che sei venuta”
 
“Anche io, ma lo sono un po’ meno le tue amichette laggiù. Ci stanno guardando malissimo!”
 
“Aaahhh…. Lasciatele perdere. Ecco Curtis e Paul!”
 
I cinque passarono una bella serata a bere e ballare. Anche Fel lo fece, o almeno ci provò. Era la prima vera festa alla quale partecipava dalla presunta (perché per lei era ancora presunta) morte di Oliver, perciò ogni cosa che faceva era una prima volta. Il primo ballo senza di lui, la prima birra senza di lui. Passò la serata a chiacchierare ed ogni tanto si perdeva nei suoi pensieri, pensieri che andavano dritti a lui e al suo maledirsi nel sentirsi in colpa a divertirsi dopo la sua morte, poi si ridestava e si diceva che non doveva farlo, che la vita andava avanti. Alla fine della serata, tirò le somme e ne concluse che tutto sommato aveva fatto bene ad uscire.
 
La settimana seguente si ritrovarono tutti nell’appartamento di Fel, non avevano lezioni perciò decisero di farsi un caffè. Tommy, Fel e Sarah erano strabaccati sul divano mentre Laurel preparava le tazze, ad un tratto entrò Curtis trafelato.
 
“Finalmente sei arrivato!” disse Merlyn
 
“Che succede? Ti senti bene?” chiese Fel
 
“No!!! Cioè si, ma ho una notizia!!! Devi andare subito nell’ufficio del Rettore!”
 
“Cosa?! Perché???”
 
“Aia….. che hai combinato Smoke?” chiese Tommy
 
“Niente!!! Perché il Rettore vuole vedermi?”
 
“Non lo so, mi è stato detto solo di riportarti il messaggio”
 
“Ma perché siete così agitati? Non vedo il problema” Chiese Sarah
 
“Il problema è che al M.I.T. se il Rettore ti manda a chiamare sono guai in vista!”
 
Fel bussò con timore alla porta in mogano dell’ufficio del Rettore. Non era mai stata li dentro ed aveva sempre sperato di non finirci mai. Le tremavano le mani e sudava freddo, prese un bel respiro ed entrò.
 
“Signorina Smoke la prego si sieda”
 
Fel obbedì. Non poteva fare altro se il Rettore Wells ordinava una cosa.
 
“La vedo agitata”
 
“Un tantino Signore”
 
“Bhè si calmi. Non ha fatto niente di sbagliato se questa è la sua paura”
 
Inconsapevolmente Fel tirò un sospiro di sollievo
 
“L’ho mandata a chiamare perché ho una proposta da farle. Tra tre settimane lei prenderà la laurea con ottimi voti e un anno in anticipo. Ho due aziende che vorrebbero assumerla appena laureata”
 
“Cosa?!” ma perché sto gridando pensò
 
“Si, una la conosce molto bene, la Queen Consolideted. Non devo starle a spiegare chi sono o di cosa si occupino giusto?”
 
A Fel mancò un battito
 
“No Signore”
 
“L’altra è un’azienda giovane, il proprietario è un ex allievo di questa Università. Uno dei migliori. Mi ha chiesto se avessi studenti capaci da inserire nel suo organico ed ho pensato a lei”
 
“Se posso chiedere, Signore, che azienda è?”
 
“La Palmer Technologies. Ray Palmer è un giovane imprenditore molto capace. Logicamente non deve darmi subito una risposta. Ci pensi su qualche giorno, faccia le sue valutazioni e torni qui lunedì alle 9”
 
Felicity rimase senza parole. Il Sig. Wells alzò gli occhi dai documenti che stava valutando e la guardò
 
“E’ tutto. Può andare”
 
“Certo, Grazie Signore”
 
La scelta non era semplice. Due grandi aziende della città. Conosceva la P.T. era informata del fatto che il proprietario aveva lavorato sodo per arrivare dove si trovava adesso, sapeva che era una realtà solida. D’altro canto però c’era la Q.C. un’azienda che conosceva molto bene. Fel entrò nella sua stanza e trovò i suoi amici ad aspettarla in ansia per lei.
 
“Allora?” chiese Curtis visibilmente agitato
 
“Ho due proposte di lavoro post laurea”
 
I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo a quelle parole
 
“Che aziende sono?” chiese Laurel
 
“Una è la Palmer Technologies. Ray Palmer è un ex allievo del M.I.T.”
 
“Lo conosco!!!” esclamò Curtis “è una specie di genio nel suo campo, ha tirato su dal niente un’azienda ed è diventato miliardario. E in più non è per niente male” disse provocando ilarità negli altri
 
“E l’altra azienda?” chiese Sarah
 
“Non ci crederete mai….”
 
“Allora?!” incalzò Tommy dopo qualche attimo di silenzio
 
“La Queen Consolideted”
 
A quelle parole tutti si gelarono e si guardarono per secondi che sembrarono minuti lunghissimi. Perché solo una cosa venne loro in mente  dopo quella frase. Oliver.
 
“Bhè, direi che la scelta è piuttosto semplice no?!” ruppe il silenzio Tommy “La famiglia prima di tutto”
 
Felicity sapeva che Tommy aveva ragione e sapeva pure che non aveva bisogno del tempo per pensare alla scelta da fare. Avrebbe lavorato per la Queen Consolideted.
 
 
Il giorno della laurea di Fel, la prima del gruppo ad arrivare al traguardo, i suoi amici erano con i rispettivi genitori  vestiti di tutto punto per presenziare alla cerimonia, in attesa che i laureati si congedassero dai professori. La bionda si avvicinò al gruppo tutta sorridente, era pronta per tornare a Starling City da donna. Un nuovo capitolo si stava aprendo per lei. Ne aveva passate tante in quell’ultimo anno. Aveva trovato l’amore della sua vita, dopo poco lo aveva perso, il suo migliore amico era morto, aveva viaggiato per la Cina in cerca del suo corpo, si era laureata  ed ora avrebbe cominciato a lavorare nell’azienda di famiglia di Oliver. In un certo senso non si sarebbe mai separata da lui. Con quei pensieri e con le valige in mano, al tramonto, si avviò verso la sua casa e la sua nuova vita insieme alla sua famiglia di sempre.
 
 
Ore 07:00. La sveglia cominciò a suonare. Era il primo giorno di lavoro per Felicity alla Queen Consolideted. Entrava alle 09:00 ma voleva essere impeccabile. Era passato un mese dalla laurea e quasi un anno dalla morte di Oliver. Lei ci pensava ogni giorno non appena apriva gli occhi ed ogni sera prima di addormentarsi riviveva quel momento in cui Moira chiamò per avvertire dell’incidente. Quella mattina si fece un lungo bagno per scacciare la tensione del primo giorno, indossò un abito grigio scuro con delle rifiniture gialle, corto fin sopra il ginocchio, capelli sciolti, occhiali e scarpe con il tacco, un trucco leggero ed era pronta. Chiuse a chiave l’appartamento che aveva preso in affitto appena uscita dal college e si avviò verso la sua macchina. Fu in quel momento che si rese conto che da adesso si faceva sul serio, da adesso era entrata nel mondo reale. Sorridente andò a lavoro.
 
 
“Avanti!”
 
“Signor Steele”
 
“Felicity. Sono sei mesi che lavori qui. Ed ho sposato Moira perciò siamo in famiglia. So che sul lavoro dobbiamo essere professionali ma….. quante volte ti ho già detto di darmi del tu???”
 
“Certo. Scusa Walter. Volevi vedermi?”
 
“Si. Domani ho un incontro con il nuovo investitore. Vorrei che fossi presente”
 
“Io?!”
 
“Si”
 
“Ma Moira sarebbe più adatta”
 
“No, pare che questo tizio sia una specie di genio. Per giocare ad armi pari ho bisogno di un altro genio….”
 
Fel sorrise
 
“Ok, chi è? Così posso fare delle ricerche”
 
“Ray Palmer. Della Palmer Technologies”
 
“Oh cacchio…”
 
“Lo conosci?”
 
“Si. Cioè no. Voleva assumermi quando mi sono laureata”
 
“Oh. Bene. Ci sarà da divertirsi domani”
 
Il giorno seguente Fel era nervosa e non sapeva perché. Aveva fatto una scelta lavorativa e non poteva sentirsi in colpa a non aver preferito l’altra azienda, purtroppo però era proprio così che si sentiva. In più aveva fatto delle ricerche e…. cavolo Curtis aveva proprio ragione! Quel ragazzo non era per niente male.
 
Walter e Fel erano seduti in sala conferenze quando Ray fece il suo ingresso. In completo blu notte, capelli scuri ed occhi penetranti dello stesso colore. Felicity ne rimase affascinata.
 
“Buongiorno e scusate il ritardo!”
 
I due si alzarono
 
“Non si preoccupi. Walter Steele, e lei è”
 
“Felicity Smoke” interruppe Ray porgendo la mano
 
“Vedo che già vi conoscete”
 
“In realtà no. Le avevo fatto una proposta di lavoro ma la sua azienda me l’ha soffiata sotto il naso” disse sorridente Ray. Poi avvicinandosi a Walter continuò “ed in tutta onestà voglio ringraziarla per questo. Se la Signorina Smoke lavorasse per me concluderei ben poco, sarei costantemente distratto dalla sua bellezza”
 
Fel, che ancora non aveva aperto bocca, si sentì in imbarazzo, gli sorrise e disse
 
“Bene, dopo queste presentazioni che ne dite di parlare di affari?”
 
“Dritta al sodo, mi piace Signorina Smoke”
 
Dopo due ore a parlare di contratti, prototipi e marketing, conclusero un affare che poteva fruttare milioni ad entrambe le società. Nel congedarsi dai due Ray riuscì ad avvicinare Fel da sola proprio mentre Walter stava uscendo dalla sala
 
“Felicity, ormai possiamo darci del tu giusto? Mi chiedevo… che ne pensi di venire a cena con me stasera?”
 
La bionda lo guardò, Aveva voglia di dire di si perché Ray le piaceva, ma il suo pensiero andò ad Oliver. Sarebbe stata la sua prima uscita ufficiale con un uomo dopo Ollie, era spaventata e si sentiva in colpa. Non sapeva cosa fare perciò agì come era solita nell’ultimo anno
 
“Mi dispiace Ray, stasera ho un impegno”
 
“Va bene, domani allora?”
 
Oh cavolo…. Ok, non si sarebbe arreso e questo era ovvio. In fondo che male avrebbe fatto? Nessuno. Ollie era morto e lei aveva tutto il diritto di andare avanti con la sua vita. Questo non significava dimenticarsi di lui. Era appurato che questo non sarebbe mai successo, ma non poteva vivere il resto dei suoi giorni nel lutto e precludersi qualche gioia. Tratte le sue conclusioni disse
 
“Domani sono libera”
 
Lui sorrise e… oddio aveva proprio un bellissimo sorriso “Passo a prenderti alle 7” le baciò la mano e se ne andò.
 
Oh Oliver, pensò.
 
 
Il giorno seguente si sentiva stranamente euforica. Era eccitata all’idea di uscire con Ray. Era un bellissimo ragazzo e le sembrava anche simpatico. Chiese a Walter il permesso di uscire alle 5 che le venne accordato. Andò a casa e cominciò a prepararsi per la serata. Prima di tutto un bel bagno caldo per allentare i muscoli. Indossò un abito semplice color rosa antico, scarpe nere e si truccò lievemente, poi si guardò allo specchio e decise che non andava bene. Ricominciò da capo. Dopo altri tre tentativi optò per un semplice tubino blu notte e un’acconciatura morbida. Alle 6:55 era pronta. Suonarono il campanello e lei sobbalzò. Smettila di essere così in ansia Felicity! Si disse. Prese il cappotto, la borsa e le chiavi, lanciò un ultimo sguardo all’appartamento per controllare che fosse tutto in ordine e, come ogni volta che usciva di casa, si soffermò a guardare la foto sulla mensola che ritraeva lei e Oliver sorridenti, lei ricambiò quel sorriso ed uscì.
 
“Ti ho già detto che sei bellissima?” chiese Ray mentre attendevano il dolce
 
“Si, giusto un paio di volte” rispose sorridendo lei
 
“Oh….dev’essere la verità allora”
 
Passarono davvero una bella serata. Ray era un perfetto gentiluomo, era simpatico e dolce e Fel si trovava bene con lui. In più era un genio. Parlavano di cose tecniche e si capivano tra loro. La bionda era emozionata per questo. Solo con un uomo nella sua vita aveva parlato di queste cose ed era stata capita. Suo padre. In quel momento lei si sentiva stranamente leggera. Ray la riaccompagnò a casa, aprì lo sportello della sua Jaguar e la fece scendere porgendole la mano
 
“Grazie di tutto Ray, ho passato una magnifica serata”
 
“Una di una lunga serie spero”
 
“E’ probabile” rispose Fel dopo averlo guardato negli occhi
 
“Tu credi….. che … sia troppo presto…. Per un bacio?” pronunciò lui mentre si stava pericolosamente avvicinando alle labbra di lei
 
“Un bacio non ha mai ucciso nessuno…. Bhè, più o meno…” sussurrò lei avvicinandosi a lui
 
Fu un bacio semplice, leggero, emozionante. Si staccarono dopo poco e si sorrisero. Questo era il momento imbarazzante in cui il ragazzo vorrebbe salire ma la ragazza non da cenni di approvazione. Di certo c’era che Felicity da una parte avrebbe voluto farlo salire, dall’altra non era pronta, era troppo presto. Perciò prese l’iniziativa dicendo
 
“Buonanotte Ray”
 
“Buonanotte Felicity”
 
Entrò in casa e si tolse i tacchi, poggiò la borsa e il cappotto sul divano e si avvicinò al frigo per prendere un bicchiere d’acqua. Per la prima volta non aveva guardato la foto sulla mensola. Non perché se ne fosse dimenticata. Aveva soltanto paura di vedere svanito il sorriso di Oliver per quello che era successo. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Sapeva perfettamente che tutto questo doveva cambiare. Per il suo bene. Uscì sul balcone per prendere una boccata d’aria e guardò le stelle appoggiata al muretto, d’un tratto un brivido le percorse lungo la schiena. Si sentiva come se qualcuno le puntasse gli occhi addosso. Si voltò d’istinto, ma in casa non c’era nessuno. Che sciocca, pensò, chi dovrebbe esserci in casa? La sensazione però non svanì, guardò allora per strada e dietro l’angolo del palazzo di fronte, nell’ombra c’era una figura di un uomo con il viso rivolto verso di lei che sparì appena Fel si accorse di lui. Fu una questione di mezzo secondo. Lei non vide la sua faccia, ma stranamente non si sentiva spaventata. In cuor suo si fece largo l’ipotesi che fosse solo una proiezione della sua mente, che non era reale, sospirò e sorridendo scuotendo la testa sussurrò
 
“Oh Oliver…”
 
Quello che non sapeva era che non si era immaginata proprio niente.
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Il Futuro che non mi aspetto ***


CIAO A TUTTI QUANTI!!!
NUOVO CAPITOLO CON SORPRESA FINALE. FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE!!! GRAZIE COME SEMPRE
KISSES
 
 
Felicity e Ray si frequentavano ormai da circa un anno e mezzo quando lui le chiese di sposarlo. Successe una sera, mentre stavano cenando in uno dei ristoranti più chic della città. Lei venne colta alla sprovvista. Non poteva negare di essere euforica per la notizia. Voleva bene a Ray, si era legata molto a lui. La faceva sentire libera e importante. Ovviamente all’inizio non fu facile, soprattutto per lui. Avere una persona al proprio fianco che ha passato un lutto come il suo non  è semplice da vivere. Ma lui aveva avuto tutta la pazienza del mondo e lei aveva apprezzato il gesto. Gli raccontò di Oliver dopo circa un mese di appuntamenti finiti con un bacio sul pianerottolo di casa. Cercò di spiegargli cosa provava lei per lui e cosa avrebbe provato, probabilmente, per il resto dei suoi giorni. Felicity amava ancora Oliver, tantissimo, come il primo giorno. Forse sarebbe stato l’unico uomo che avrebbe mai amato in modo così viscerale, passionale ed estremo. Sapeva che nel suo cuore e nella sua anima ci sarebbe sempre stato un posto per lui, nonostante gli anni che passavano e le cose che accadevano. Ma non poteva stare arenata all’infinito ad un ricordo e a quel periodo della sua vita, doveva andare avanti e vivere. Darsi una possibilità di provare ad essere quantomeno felice con qualcun altro. Quel qualcun altro poteva essere Ray. Voleva dirglielo perché era giusto così. Passarono la serata a parlare di questo. Lui capì. O almeno così sembrava. Vedeva negli occhi di lei quanto amore c’era quando parlava di Oliver oppure ogni volta che pronunciava il suo nome, avvertiva la sofferenza nella sua voce quando gli raccontava della sua vita e dei loro attimi insieme. La prima volta che fecero l’amore, nel lussuoso appartamento di lui, lei non si vergognò a mostrarsi completamente nuda di fronte ai suoi occhi, facendo di tutto per non nascondere il tatuaggio che aveva sul fianco. Lui non chiese niente, ormai era consapevole, ma quando, presi nell’attimo della passione, lui la sfiorò proprio sul disegno mentre la baciava, lei gemette. E non era un gemito di piacere. La pelle ardeva in quel punto. Si guardarono negli occhi e lei scosse la testa in modo impercettibile, lui le sorrise, tolse la mano e ricominciò a baciarla come se niente fosse. Non toccò mai più quella parte del suo corpo. Fare l’amore con Ray era bello, sensuale, dolce, molto piacevole, si sentiva amata e desiderata, ma sapeva che gli occhi che la guardavano non erano quelli di Oliver, non erano le sue mani che la toccavano, non c’era la barbetta che la solleticava, non era in estasi dal piacere che le procurava, era solo piacere. Non era passione travolgente, solo passione. Non era amore puro, ma solo affetto. Non era dannatamente divertente, ma solo divertente. Non era vera complicità, ma solo scoprirsi l’un l’altra. Sapeva anche che tutto questo non lo avrebbe più avuto se non con Ollie, cosa altamente impossibile. Si sentiva un tantino in colpa nei confronti di Ray, ma ci stava provando davvero a non paragonare i due uomini. Perché quanto era vero che amava Oliver era altrettanto vero che era molto legata a Ray.  Lui era innamorato di Felicity, lo aveva capito da subito ma arrivò alla conclusione che non sarebbe mai riuscito ad averla in maniera totale come lui avrebbe voluto o come lui si sarebbe donato a lei, perché in modo totale lei era solo e soltanto di Oliver Queen. Sapeva che era morto perciò capì che, se la voleva al suo fianco, doveva abbassare la testa ed accettare il massimo che lei poteva offrire. Il massimo che non era il suo totale e assoluto coinvolgimento. Decise che avrebbe accettato questa condizione con la speranza che magari, con il tempo, l’affetto iniziale che Fel provava poteva trasformarsi in amore. E Felicity? Si sentiva in colpa di non amare Ray come lui amava lei. Sentiva che non era giusto nei suoi confronti. Così affrontò l’argomento dicendo quello che pensava. Mostrando all’uomo che aveva al suo fianco tutte le sue paure e le sue insicurezze. E soprattutto il pensiero fisso che aveva di vivere tutto questo come un tradimento nei confronti di Oliver anche se lui non c’era più. Stava bene con lui, veramente bene. Si divertiva, la faceva ridere, la trattava come una principessa, ma una principessa indipendente. La risposta di lui le fece capire quanto era giusto quello che stavano facendo.
 
“So che non ti avrò mai tutta per me perché io non sono lui. Ma, Felicity,  nessun altro uomo al mondo lo è. Nessuno che verrà dopo di me sarà lui. Ma adesso ci sono io nella tua vita e vorrei soltanto una possibilità di conquistarti. Stiamo bene insieme, permettiti di provarci”
 
Lei decise che era giusto. Che Oliver avrebbe fatto lo stesso se la situazione fosse stata invertita. Si dette una possibilità, proprio come aveva suggerito Ray, ed accettò di sposarlo.
 
 
Quando Fel iniziò la sua frequentazione con Palmer, lo comunicò ai suoi amici. Successe una sera a casa Smoke, durante la cena settimanale. Ormai avevano conseguito tutti la laurea, persino Tommy! E la cosa venne vissuta come un avvenimento. Laurel aveva iniziato a lavorare subito per l’ufficio del procuratore e stava cominciando già a farsi un nome nell’ambiente. Curtis lavorava nel reparto scientifico del Merlyn Global. Tommy stava affiancando suo padre nella gestione dell’azienda, proprio come previsto. L’unica che sembrava insofferente era Sarah. Lavorava come personal trainer in una palestra molto famosa della città, ma non era felice. Da quando era morto Oliver sembrava come se tutto il mondo non la interessasse. Avevano provato a capire cosa non andasse in lei perché erano preoccupati, l’unica cosa che erano riusciti a percepire era che aveva preso molto male la separazione dei genitori, molto più di quello che voleva far credere, la morte di Ollie fu solo il colpo di grazia. Di positivo c’era che, avendo tutti quanti finito gli studi, erano tornati a Starling City e potevano ricominciare a frequentarsi come ai vecchi tempi. I ragazzi erano seduti fuori in giardino. Fel cominciò così
 
“Ragazzi, ho una cosa da dirvi”
 
“Sentiamo” disse Sarah
 
“Ho iniziato a frequentare una persona” ed attese. Attese il booom della bomba che aveva appena scagliato. Ma non arrivò
 
“Davvero?” chiese Laurel
 
“Si, so che cosa pensate. Che è troppo presto, che Oliver sarebbe deluso, ma io…”
 
“Smettila!!!” urlò Tommy “Smettila di farti del male” disse più calmo “Devi andare avanti con la tua vita. Tutti noi dobbiamo farlo. Oliver non tornerà mai più. Possiamo ricordarlo con affetto per il resto dei nostri giorni, ma non tornerà. Ti direbbe la stessa cosa se fosse qui. Dobbiamo cominciare a pensare a lui come ad un bellissimo ricordo e non come ad un gigantesco rimpianto, o non riusciremo a vivere la nostra vita con questo peso.”
 
“Tommy ha ragione. Dobbiamo ricominciare a vivere. Non devi sentirti in colpa Fel” disse sorridendo Laurel all’amica
 
“Avete ragione. Non è semplice, ma ci proverò. Ci proveremo”
 
“Allora??? Vuoi dirci chi è o dobbiamo indovinare?” chiese Curtis
 
“Ottima idea…. Indovinate!” disse ridendo Felicity
 
“E daiiii…. Smoke!!! Dicci subito chi è o ti prendiamo a calci!” rispose Sarah
 
“Fossi in te lo farei, sai che mia sorella ti prenderebbe a calci veramente!” e tutti risero, finalmente.
 
“Ok, ok. Ray Palmer”
 
“Quel Ray Palmer? Della Palmer Technologies? La…… concorrenza?” chiese Curtis
 
“Si, quel Ray Palmer e no non è la concorrenza. E’ più un …… alleato?!”
 
“Wow Smoke… fai le cose in grande eh…. Non ti sei scelta uno qualunque” disse Sarah
 
“Io non ho scelto proprio nessuno…. È successo e basta”
 
“Sei felice?” chiese Tommy
 
“Bhè….  Mi fa ridere, è dolce, simpatico e poi….”
 
“Sei felice?” la interruppe Tommy
 
“Io…. Credo di si”
 
“Bene” disse lui sorridendo “E’ quello che vogliamo”
 
“Com’è a letto?” domandò Curtis dopo un attimo di silenzio
 
“Curtis!!!!!” esclamò Fel
 
“Che c’è?! Semplice curiosità….si può chiedere tra amici”
 
“Holt, è etero, toglitelo dalla testa” commentò Tommy. E tutti risero mentre Curtis faceva smorfie a Merlyn “Guarda che lo dico a Paul eh!!!” disse Tommy.
 
“Gli occhi sono fatti per guardare….” Disse Curtis sorridendo “non è reato vedere un bel ragazzo e immaginarselo in situazioni….”
 
“Ok!!! Adesso basta. Potreste per favore smetterla di parlare di quanto può o non può essere bravo a letto il ragazzo con il quale sto uscendo???” esclamò Fel visibilmente divertita
 
“Mamma mia Smoke quanto sei noiosa!!”
 
Tutto si concluse in risate. Proprio come la bionda aveva sperato.
 
 
 
Quando lo comunicò alla madre, Donna pianse. Proprio come Felicity aveva previsto. Era preoccupata per la figlia, la vedeva spegnersi lentamente nel torpore di un’elaborazione del lutto che non arrivava mai alla conclusione. Usciva di rado e si circondava solo dai suoi amici storici. Non si dava nemmeno la possibilità di conoscere nuove persone. Era incatenata ad un amore ormai impossibile. Così quando Donna sentì la parola Ray Palmer unita alla parola relazione non capì più niente. Tutte le cose che le stava raccontando la figlia sfumavano nella gioia che provava. L’abbracciò forte dicendole che era contenta per lei. Quando si staccarono Fel guardò sua madre negli occhi e le disse
 
“Dovrei dirlo a Moira?”
 
“Credo che dovresti. Si” poi aggiunse “ehi tesoro, sarà contenta per te. Tutti lo saranno.”
 
Quello stesso giorno si recò a Villa Queen per dirlo a Speedy e sua madre.
 
“Tesoro, sono contenta che sei venuta a trovarci”
 
“Ciao Moira, Speedy?”
 
“Eccomi! Ciao Fel!” le due si abbracciarono come sorelle
 
“Ti vedo un po’ agitata Felicity. Qualcosa non va?” disse Moira porgendole una tazza di thè appena fatto
 
“Bhè io….sono qui per dirvi una cosa…Volevo essere io la prima a dirvelo, sarebbe stato indelicato venirlo a sapere da altri e sapete quanto tengo a voi, non vorrei mai farvi soffrire…”
 
“Fel…” la interruppe Thea
 
“Si, scusate. E’ imbarazzante ma….. voglio dirvi che sto frequentando una persona e potrebbe essere qualcosa di importante” di nuovo la bionda attese lo scoppio e di nuovo si stupì di non sentirlo arrivare. Alzò gli occhi per guardare due delle donne più importanti della sua vita. Si stavano guardando sorridendo. Moira si alzò e si mise sul divano al suo fianco, le mise un braccio sulle spalle e sussurrò
 
“Finalmente”
 
Felicity scoppiò in lacrime. Thea si avvicinò e le tre si strinsero in un caldo abbraccio. Le donne di casa Queen avrebbero potuto dire molte cose. Che era il momento giusto, che doveva andare avanti con la sua vita, che Oliver avrebbe voluto questo, che non era giusto rimanere aggrappati al passato…. Ma non lo fecero. Non occorreva dirlo a voce. Bastò quell’abbraccio. Ma si sa, la curiosità è donna, perciò Speedy chiese sorridente
 
“Chi è?”
 
“Ray Palmer della Palmer Technologies”
 
“Cosa?! Quel figo da paura????” disse la giovane
 
“Thea! Ti prego modera i termini.”
 
“Si Speedy. Proprio lui” disse sorridendo Fel “So che lavoro per la Vostra azienda, ma questo non interferirà per niente con il mio lavoro”
 
“Lo sappiamo tesoro. Tranquilla”
 
“Ehi, perché non lo porti alla prossima cena di famiglia?”
 
“Mi sembra un’ottima idea” disse Moira
 
“Non lo so. Glielo chiederò. Sa già che se vuol stare con me deve acquistare il pacchetto completo, tutta la mia famiglia allargata”
 
E così quella settimana si ritrovarono a Villa Queen per la cena di rito con un ospite in più. Ray non era per niente nervoso. Voleva entrare a far parte della vita di Felicity e se questo comprendeva le cene e i suoi amici allora era ben lieto di partecipare. Gli altri lo avevano accolto come uno di famiglia, Tommy lo aveva già rapito parlando di Football. L’unica in ansia era proprio Fel, ma, non appena si rese conto che stava filando tutto liscio, tirò un sospiro di sollievo e proseguì la serata con un peso sullo stomaco in meno. Con il passare del tempo la loro relazione si consolidò sempre più, l’affetto che lei provava per Ray si stava trasformando in amore così lui decise che era il momento giusto per chiederglielo. Lei accettò di sposarlo. Tutti presero la notizia in modo positivo. Era giovane per sposarsi, ma aveva deciso di cogliere il momento. Le ragazze impazzirono per l’organizzazione, l’abito, i fiori, la musica. Alla fine la cerimonia fu semplice così come tutto il resto. Un centinaio di invitati, un ricevimento nel giardino di Villa Merlyn, le sue amiche come damigelle, un abito in pizzo ma molto semplice, una luna di miele in Europa. Ray aveva proposto le Bahamas, ma Fel rifiutava qualsiasi tipo di Isola. Perciò decisero di fare il giro delle principali capitali Europee. Roma, Parigi, Londra, Madrid, Vienna e Varsavia. Fu tutto perfetto. Finalmente stava cominciando a costruirsi un mondo nuovo tutto suo.
 
 
 
Felicity si svegliò con un gran mal di testa quel giorno. La sera precedente Ray aveva avuto la brillante idea di portarla fuori a cena per il loro anniversario di matrimonio. Non era un vero e proprio anniversario, erano passati due anni e mezzo dal loro matrimonio, ma suo marito era così, gli piacevano le sorprese perciò festeggiava compleanni quando non era il momento giusto, anniversari a metà anno e se Fel non lo bloccava, faceva anche regali natalizi a luglio! Non che ci fosse qualcosa di male, in fondo lei era ebrea. Questo era un aspetto di lui che le piaceva molto. In quei due anni e mezzo ne avevano fatta di strada. Tutti quanti. Curtis si era sposato con Paul, erano partiti con le famiglie e avevano celebrato il matrimonio sulla barriera corallina. Molto romantico. Curtis lavorava ancora nel dipartimento di scienze del Merlyn Global, mentre suo marito era fisioterapista. Laurel era diventata un avvocato di fama, candidata a prossimo procuratore distrettuale. Tommy continuava a lavorare nell’azienda del padre ed aveva smesso di correre dietro alle ragazze perché, finalmente, si era innamorato. E non era tutto, si era pure sposato. Con Laurel. Erano una coppia fantastica e si amavano davvero. Si erano sposati con una cerimonia a Villa Queen, un po’ per sentire vicino anche Ollie. Adesso aspettavano un bambino che sarebbe arrivato tra cinque mesi. Anche Ray avrebbe voluto dei figli ma Felicity non si sentiva pronta, perciò, pazientemente, lui attendeva. Thea aveva passato un periodo nero, si era buttata nella droga e nell’alcool, ma con l’aiuto della famiglia e degli amici, Felicity per prima, era riuscita ad uscirne. Adesso era fidanzata con Roy. Un ladruncolo del Glades che stava cercando di cambiare vita, e ci stava riuscendo. Mentre Sarah…. Sarah era un tasto dolente. Circa un anno prima Quentin aveva trovato un biglietto in cucina con scritto < Ho bisogno di ritrovare me stessa. Starò bene, non cercatemi. Mi farò viva io. Vi voglio bene. Sarah > Inutile dire quanto tutti andarono nel panico. Scappare così di casa non era da lei. Vennero attuate delle ricerche, messi tutti in allerta fin quando proprio Sarah telefonò a Laurel dicendole di non preoccuparsi, che stava bene, che si trovava in Oriente e che si sarebbe fatta viva lei. Da quel momento ogni settimana ricevevano una email con qualche foto.
 
Quella mattina Fel e Laurel si trovavano per una colazione nel locale dove Roy lavorava. Perciò decise di alzarsi dal letto per fare una bella doccia calda, vestirsi e prendere qualcosa per il mal di testa dovuto allo champagne della sera precedente. Niente lavoro per quel giorno. L’avrebbe passato in compagnia della sua amica in giro per negozi a comprare tutine e giochi per bambini. Sarebbero impazzite. Indossò un paio di Jeans scuri e attillati, una semplice maglietta ocra e sandali con laccetto alla caviglia. Con l’effetto del medicinale in corpo si avviò al locale per incontrare Laurel.
 
“Buongiorno scricciolo”
 
“Buongiorno….. Sarah mi chiamava così…. A proposito…. Notizie?”
 
“Mi ha scritto ieri. Sta bene.” Dopo un attimo di silenzio disse “Mi manca” disse Laurel tristemente abbassando lo sguardo
 
“Manca a tutti noi” ribattè Fel.
 
“Allora…. Com’è andata ieri sera?”
 
“Bene, mi ha portato a cena in un locale molto carino. Ma ho bevuto un po’ troppo, stamani mi sono svegliata con il mal di testa”
 
“Ogni volta Ray mi fa ridere. Ti prepara sempre delle sorprese inaspettate. Tra quanto è il Vostro anniversario?”
 
“Tra quattro mesi!”
 
“Bhè, originale festeggiarlo a caso!”
 
“Già…. Credo che il tuo cellulare abbia suonato Laurel”
 
“Dov’è? Ah è sempre in borsa” Laurel tirò fuori il suo telefono e lesse il messaggio appena arrivato “Oh cavolo”
 
“Che succede?”
 
“Quell’uomo mi farà impazzire!”
 
“Chi? Tommy?”
 
“No”
 
“Il capo?”
 
“No”
 
“Allora chi?”
 
“L’incappucciato!”
 
“Ancora?!?! Credevo se ne fosse andato. Non ho più sentito niente ai notiziari”
 
“Da quando è comparso un mese fa non se n’è mai andato. La polizia gli sta dando la caccia, ma cerchiamo di dare ai notiziari meno informazioni possibili, così che la popolazione non si allarmi”
 
“Perché dovrebbe allarmarsi?”
 
“E’ un assassino Fel!”
 
“Si, ma uccide solo gente malvagia. Non capirmi male, non ammetto l’omicidio in nessun caso. Però….”
 
“Però ti stai già contraddicendo da sola!”
 
“Senti, quando questo Incappucciato è apparso a Starling City ha ucciso un uomo è vero, ma chi era quell’uomo? Un ricercato pedofilo Laurel. Non dirmi che quando quella bestia è morta non hai tirato un sospiro di sollievo!”
 
“Felicity Meghan Smoke Palmer! Io rappresento la legge in questo Stato, non posso ammettere l’omicidio!”
 
“Lo so, ma a volte si possono fare delle eccezioni. Non potrei mai fare il tuo lavoro perché in questo caso, io , accetterei benissimo l’omicidio di un pedofilo!”
 
Laurel sorrise
 
“Ed è per questo amica mia che lavori nel Reparto informatico della Queen Consolideted.”
 
“Già” Felicity sorrise “Allora? Che ha combinato stavolta l’incappucciato?”
 
“Guarda tu stessa, anche se non potrei, ma mi fido di te”
 
Laurel passò il cellulare alla sua amica. Sullo schermo c’era una foto che ritraeva tre uomini, presumibilmente morti, legati alle mani e ai piedi a testa in giù fuori dalla stazione della SCPD.
 
“Chi sono?”
 
“Ancora non lo sappiamo”
 
“Oserei dire criminali”
 
“Fai della satira?” chiese Laurel chiudendo gli occhi a due fessure
 
“Dai Lance! La stai prendendo male. Vedila così, l’incappucciato sta ripulendo Starling City dalla criminalità” rispose Fel sorridendo
 
“La gente è spaventata. Non si sente tranquilla a girare per strada con questo pazzo che uccide le persone. Tu non sei spaventata?”
 
“Direi di no. Da quello che abbiamo visto prende di mira i cattivi. E noi non lo siamo.”
 
“Come fai ad essere certa che non ti farà del male?”
 
Felicity guardò dritto negli occhi la sua amica e rispose
 
“Non lo so, sensazione”
 
Laurel fece un paio di telefonate in ufficio, per una volta se ne sarebbero occupati gli altri permettendo a lei di avere almeno una giornata libera per se stessa. Passarono il pomeriggio per negozi come avevano preventivato. Comprarono un sacco di cose per il bambino in arrivo,  così, felici, all’imbrunire ognuna di loro se ne tornò a casa.
 
 
Fel parcheggiò la sua auto nel parcheggio sotterraneo del palazzo dove viveva, era già buio anche se erano solo le 19:30, scese dall’auto e si avviò all’ascensore. D’un tratto sentì un brivido percorrerle la schiena, di nuovo. Continuò a camminare facendo finta di niente finchè non percepì dei delicati passi alle sue spalle. Si fermò e i passi si fermarono con lei. Si voltò, ma nell’oscurità non vide niente. Tutti quei discorsi con Laurel sull’Incappucciato che uccideva le persone adesso la stavano plagiando. Il cuore cominciò a batterle forte, era impaurita. Tu-Tum. Tu-Tum. Tu-Tum. Riprese a camminare ripetendosi mentalmente di stare calma e cercando a destra e sinistra delle possibili vie di fuga. I passi dietro di lei ripresero. Fel fece un lungo respiro e prese il coraggio a due mani. Tu-Tum. Tu-Tum. Tu-Tum. Si bloccò, si voltò continuando a non vedere nessuno e con tutta la calma che aveva disse
 
“Sei tu vero?” nessuna risposta. Tu-Tum. Tu-Tum. Tu-Tum . Stava rischiando l’infarto
 
“So che ci sei, ho sentito i tuoi passi” ancora nessuna risposta. Forse si era solo immaginata che l’Incappucciato la stesse seguendo. Decise di riprovare un ultima volta
 
“Se sei coraggioso come dicono i giornali, vieni fuori e fatti vedere!” Tu-Tum. Tu-Tum. Tu-Tum
 
Dal pilastro alla sua sinistra si fece largo nell’oscurità una figura in Jeans, maglietta bianca e giacca di pelle nera
 
Tum.
 
“Oliver….”
 
 
 

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Capitolo 10
*** A casa ***


CIAOOOO!!!!
ECCO IL 10° CAPITOLO. ANCHE STAVOLTA VOGLIO RINGRAZIARE TUTTI QUELLI CHE MI LEGGONO, QUELLI CHE LASCIANO COMMENTI ED ANCHE I LETTORI ANONIMI.
STAVOLTA, PERO’, HO UN RIGRAZIAMENTO PARTICOLARE DA FARE A QUALCUNO DI VOI. QUALCUNO CHE MI HA PERMESSO DI UTILIZZARE IN QUESTO BRANO UNA SUA FRASE. NON SERVE CHE DICA CHI SEI. TU LO SAI :*
BUONA LETTURA!!!
 
 
 
“Oliver….”
 
“Ciao Fel”
 
“Sei…? Sei vivo?!”
 
Non era una domanda e nemmeno un’affermazione. Era più un cercare di capire se stesse sognando o meno. Salivazione azzerata, il cuore che le batteva forte in testa, tanto forte che le tempie cominciavano a farle male, gli occhi aridi che teneva fissi sul suo volto, senza batter ciglio per la paura che scomparisse. Era lui. Era davvero lui. Vivo. Di fronte a lei.
 
“Pare di si”
 
Oddio quella voce. La sua voce. Quella che pensava non avrebbe mai più ascoltato e quel sorriso… era totalmente persa in quel sorriso. Lo conosceva bene lei, ma adesso era come vederlo per la prima volta. Lui piano piano si stava a avvicinando. Ma Felicity era immobile, una statua. Se avesse fatto anche solo un passo, pensava, probabilmente sarebbe caduta. Le sue gambe erano gelatina in quel momento. Un mix di sensazioni pervasero il suo cuore e lei non sapeva quale seguire. Era completamente in confusione. Erano passati cinque anni ed ormai tutti lo credevano morto, persino lei si era finalmente convinta,  invece adesso era li. Di fronte a lei. Vivo. In carne ed ossa. E bellissimo. Come prima, anche di più. Con uno sguardo diverso ma sempre Oliver, il suo Oliver. Questo sarebbe stato il momento di chiedergli tante cose, capire cosa fosse successo al Queen’s Gambit, dove fosse Robert, dove fosse stato in tutto questo periodo, se gli altri sapevano che era tornato. Ma non ci riuscì. Scacciò via dalla sua mente tutti questi pensieri e fece l’unica vera cosa che voleva fare da molto, moltissimo tempo. Corse incontro ad Oliver, le gettò le braccia al collo e pianse. Fel non seppe dire con precisione perché, ma si accorse che non appena lei lo toccò, lui rimase rigido. Come se non volesse essere abbracciato. O abbracciato da lei. Dopo pochi secondi però si rilassò contro il suo corpo e strinse le sue mani dietro la sua schiena. Nonostante la maglietta e la giacca Fel poteva sentire i muscoli di lui delineati sul suo corpo, non li ricordava così definiti. Tutto questo non aveva importanza ora, doveva pensare soltanto che lui era li e soprattutto che lei era di nuovo tra le sue braccia. Che le sue mani la stavano toccando di nuovo. Che il suo respiro stava ancora una volta sfiorando la pelle del suo collo, che la sua barba la pungeva come un tempo. Rimasero abbracciati per minuti che sembrarono secoli, ma parvero secondi nel momento in cui si staccarono. Tra un singulto e l’altro gli ripeteva
 
“Mi dispiace Oliver!”
 
Lui prese il volto di lei fra le mani e chiese
 
“Per che cosa?”
 
“Mi sono arresa”
 
Lui la guardò dritta negli occhi e le disse
 
“Tu non ti sei arresa. Io lo so.”
 
“Cosa?! Che stai dicendo?”
 
Lui prese la mano di lei e la poggiò sul suo petto muscoloso, esattamente sul punto del cuore
 
“Lo sento qui”
 
Si sorrisero.
 
“Allora…era questa la sorpresa?”
 
Fel lo guardò stranita non capendo a cosa si riferisse
 
“Non so a cosa tu ti stia riferendo”
 
“I capelli”
 
La bocca di lei emise un involontario “Oh” di stupore
 
“Oliver sono passati cinque anni, non è possibile che tu…”
 
“Che io cosa? Che mi ricordi perfettamente la nostra ultima telefonata? Invece si. Ci ho pensato ogni giorno in questi lunghi anni. Ogni giorno Felicity. Ed ora  che ti ho vista posso dire che…. Avevo ragione. Sei bellissima anche bionda”
 
“Mi sei mancata da morire”
 
“Non sai quanto mi sei mancato tu!”
 
Lei di nuovo lo abbracciò stretto, non lo faceva da così tanto tempo che le sembrava di non dover fare altro adesso. Rimasero così, in silenzio.
 
“Che cosa è successo Oliver? Dov’è Robert?”
 
“Non lo so, ci ha colti una tempesta all’improvviso. Qualcosa non ha funzionato e la barca è affondata. Siamo riusciti a salire sul gommone di salvataggio, ma sapevamo che non ce l’avremmo fatta tutti quanti. Non c’erano provviste ne acqua. Il capitano era morto così, purtroppo, abbiamo dovuto gettarlo in mare e mio padre…. Bhè lui si è ucciso per salvare me. Mio padre è morto. Dopo non so se ore o giorni mi sono ritrovato su un’isola e li sono rimasto fino ad ora”
 
“Oddio” disse Fel con le lacrime agli occhi “Oliver mi dispiace così tanto!!!!” e lo abbracciò. Di nuovo.
 
“E’ stato assurdo”
 
“Non c’è niente di anomalo sul Queen’s Gambit, la scatola nera non riporta danni o cose strane…. Aspetta un momento” cominciò Fel entrando in modalità balbettio e mettendo il suo cervello su Loading  “Hai detto un’isola?? Quale isola?? Forse un’isola che non era sulla cartina, una di quelle sconosciute! L’avevo detto di far uscire di nuovo la Guardia Costiera!....”
 
“Ehi, ehi… frena un attimo!!! Di che cosa stai parlando? Tu hai visto la scatola nera?”
 
“Bhè…”
 
“Fe-li-ci-ty”
 
Eccolo!!! Dio quanto le era mancata questa cosa!
 
“Ok, potrei essere partita per la Cina subito dopo la tua scomparsa, potrei aver visto il relitto della barca e controllato la scatola nera e potrei aver perlustrato le acque e le isole vicine nella speranza di trovarti, ma come sai non ci sono riuscita. Tutto questo potrei averlo fatto all’insaputa di tutti” Fel si bloccò e guardò Oliver aspettando l’urlo di disapprovazione che non arrivò
 
“Da sola?”
 
“Bhè non proprio sola sola. Con Malcolm. E l’unico che lo sa è Tommy. Non volevo dare agli altri false speranze così….”
 
Felicity non finì mai quella frase perché Oliver le tappò la bocca con la sua. Un bacio a stampo. Forte. Violento. Atteso. Ad entrambi era mancato troppo questo contatto. Lo sentivano dai loro cuori che battevano all’impazzata. Quando si staccarono lui la guardò negli occhi e disse
 
“Grazie”
 
L’incantesimo venne spezzato quando il cellulare di Fel squillò. Lei era talmente immersa in una nuvola di benessere e sensazioni positive che aveva completamente tagliato il mondo esterno fuori dal suo spazio vitale. Oliver si sciolse dall’abbraccio per permettere a lei di rispondere. Guardò il display. Ray. Decise di non rispondere per il momento. Non sapeva esattamente cosa dire a suo marito.
 
“Non rispondi?”
 
“Mh-mh. Non adesso”
 
“Tuo marito sarà preoccupato. E’ tardi”
 
“Ma come diavolo..”
 
“Speedy”
 
“Cosa? Moira e Thea sanno che sei qui? Ma quando sei tornato?”
 
“Poche ore fa. Sono stato alla Villa. E’ colpa mia se non ti hanno avvertito. Sono stato io a chiederglielo”
 
“E chi altro lo sa?”
 
“Soltanto voi tre. Per adesso”
 
“Mi dispiace Oliver”
 
“Credo che tu me l’abbia già detto” rispose lui sorridendo
 
“Non per quello. Per Ray. Io non volevo deluderti. Sapevo che non eri morto. Me lo sentivo, ma il tempo passava e tu non tornavi. Io non potevo rimanere aggrappata alla tua ombra. Non potevo” disse lei ricominciando a piangere
 
“Ehy… ehy… ssssccchhhh guardami Fel. Non sono arrabbiato con te. Hai fatto la scelta giusta. Hai continuato a vivere. E’ quello che ho sperato in tutti questi anni. Che tu vivessi la tua vita”
 
“Lo sapevo che avresti voluto questo”
 
“Sei felice?”
 
“Io…. Credo di si”
 
“Bene” disse lui “Adesso devo andare. Domani ci troviamo tutti a casa mia. Ah, puoi portare anche Ray. A Domani Felicity” concluse Oliver baciandole una tempia e come era arrivato, se ne andò.
 
Fel rimase li impalata. Cosa era appena successo? Era forse arrabbiato? No, per quale motivo avrebbe dovuto esserlo! Sembrava che avesse fretta. E quello sguardo…. Non era il solito di Ollie. Ma che diavolo poteva essere successo in quei cinque anni? Ci avrebbe pensato, si disse, adesso però doveva capire se dirlo a Ray oppure aspettare il giorno seguente. Un fatto del genere non lo nascondi molto facilmente, e suo marito non si meritava delle bugie. Decise di salire in casa e affrontare subito l’argomento.
 
“Ehy, ti ho chiamata”
 
“Scusa. Non l’ho sentito suonare” disse Fel togliendosi i tacchi che cominciavano a farle male
 
“Allora? Vi siete divertite?”
 
Fel guardò suo marito con un’espressione confusa
 
“Con Laurel”
 
“Oh si! Si tutto bene”
 
“Tesoro cosa c’è che non va?”
 
“Ray, ti devo dire una cosa. Vieni, sediamoci sul divano”
 
“Allora?”
 
“Ecco io non so come dirtelo, questo ti sconvolgerà, e ti dico subito che mi dispiace prima di qualsiasi altra cosa, cioè non che io c’entri qualcosa in tutto questo, ma…”
 
“Felicity! Continua”
 
“Bene…… ok…… ahm……Oliver è vivo”
 
“Cosa?! Ancora?! Credevo che ne fossimo usciti da questa storia Felicity”
 
“Oliver è vivo Ray”
 
“Senti, so tutta la storia, quanto eravate innamorati, quanto non hai accettato la sua prematura dipartita, quanto hai sofferto e quanto lui farà parte della tua vita per sempre, ma credevo davvero che il tempo avesse curato almeno un po’ le tue ferite!”
 
Si guardarono negli occhi, silenziosamente. Fel non aprì bocca, poteva continuare all’infinito a dire che Oliver era vivo, ma non lo fece. Preferì far parlare il suo sguardo. Dopo poco Ray ebbe l’illuminazione e capì.
 
“O-Oliver è vivo?! Oliver Queen?”
 
“Si”
 
“E tu come…?”
 
“E’ stato qui, poco fa”
 
“Ma come è possibile. Cinque anni…”
 
“Non lo so, non mi ha raccontato con precisione cosa è successo. So solo che è vivo ed è qui, a Starling City”
 
“Oh” poco dopo Ray spalancò gli occhi e ripetè “Oh!”
 
“Cosa?”
 
“Ho capito”
 
“Che cosa hai capito?”
 
“Sono contento che sia vivo, Moira e Thea saranno felicissime”
 
“Ray, che cosa hai capito?”
 
“Ho capito che adesso….adesso è finita”
 
“Di che cosa stai parlando?”
 
“So parlando di noi Felicity. Adesso che Oliver è qui, voi tornerete insieme. Perché quando è scomparso eravate una coppia ed eravate innamorati, io sono stato solo la triste sostituzione in questi anni, ma davvero io non credevo che lui fosse vivo, credevo…”
 
“Ray!!! Smettila!! Tu non sei la sostituzione di nessuno. E’ vero, Oliver è tornato ed è vero anche che le nostre vite cambieranno perché inseriremo di nuovo la sua figura nel nostro quotidiano, ma non cambia niente tra noi. Io ho sposato te. Sono tua moglie, abbiamo una casa, una vita insieme. E questo non cambierà”
 
 
“Sei sicura? Voglio dire stiamo parlando di Oliver Queen”
 
“Sono sicura.”
 
“Ma lui…”
 
“Non mi interessa!” poi Fel si avvicinò lentamente a suo marito, gli prese le mani e avvicinandosi al suo viso sussurrò “Quello che mi interessa, sei tu” detto questo, si baciarono delicatamente, poi lui la sollevò da terra come se non pesasse niente e la condusse nella loro camera da letto dove fecero l’amore.
 
Si addormentarono accoccolati dopo aver fatto sesso, o meglio Ray si addormentò. Felicity, che poggiava la sua schiena al petti di suo marito, rimase sveglia per molto, moltissimo tempo. Morfeo proprio non la voleva quella notte, la sua testa era un groviglio di pensieri che vorticavano come in un tornado. Stava cercando di fare il punto della situazione, capire come doveva comportarsi, ma tutto questo pensare non la portò assolutamente a niente. Oliver era tornato e questo era un dato di fatto. Bellissimo ed anche questo era appurato. Il pensiero di lui o il ricordo dei loro abbracci, di quel bacio rubato e delle loro parole le fece venire l’agitazione di stomaco, ma un’agitazione piacevole. Lei conosceva bene quella sensazione. Era la stessa che provava cinque anni prima proprio con lui. Cercava di scacciarla perché ora c’era Ray  nella sua vita e non era giusto. Non poteva certo dirgli “Ehy Ray, marito mio, ti lascio perché Oliver è tornato”. No, non poteva. Ma voleva? Questo ancora non lo aveva capito. Ray era stato così paziente con lei in questi anni, l’aveva capita e l’aveva amata nonostante tutto, nonostante il fantasma di Oliver fosse sempre presente tra di loro. No, non poteva. E poi, chi le diceva che Oliver fosse ancora innamorato di lei? Nessuno. Non lo sapeva. E se lo fosse stato? E se lui si facesse avanti, pensava, che cosa faccio? No, non lo farà. E’ cambiato. Certo, l’esperienza che ha vissuto non è stata semplice, non poteva tornare la stessa persona, ma c’è qualcosa in lui, nel suo sguardo, di completamente diverso, che probabilmente va oltre all’essere sopravvissuto cinque anni. Certo era ancora bellissimo. Quei muscoli ben definiti, quelle mani che sapevano dove e come toccarla, quel sorriso che tanto le mancava e quegli occhi che la guardavano in un modo che solo lui sapeva fare. Si addormentò sorridendo al pensiero di Ollie alle 4:30.
 
 
Il mattino seguente Ray comunicò a sua moglie che non sarebbe andato con lei a Villa Queen. Aveva provato a convincerlo ma lui in risposta le disse
 
“E’ una cosa di famiglia Fel, anche se sono tuo marito, mi rendo conto che questa cosa dovete farla voi. Soltanto voi. Avremo altre occasioni per stare tutti insieme, ma oggi va bene così”
 
Fel arrivò alla Villa quando gli altri ancora non erano arrivati. Venne ad aprirle un’euforica Speedy che le saltò al collo e pianse dalla contentezza. La bionda l’abbracciò con affetto, lo stesso fece con Moira e Walter. Quando Oliver scese le scale i due si guardarono, proprio come facevano un tempo, e si abbracciarono. Subito dietro Fel notò uno scimmione di colore dal fisico spaventoso ma con un viso che trasmetteva bontà. La ragazza guardò Ollie ponendo una domanda silenziosa come erano soliti fare e lui le disse alzando gli occhi al  cielo
 
“John Diggle. La mia guardia del corpo. Mia madre ha paura che possa succedermi qualcosa”
 
Bene. Questa cosa non era cambiata tra loro.
 
“Signor Diggle”
 
“Signora Palmer”
 
“Sei sola? Non hai portato Ray?”
 
“No, non poteva” e distolse lo sguardo. Oliver capì.
 
Raggiunsero gli altri in salotto e nell’attesa dell’arrivo del resto del gruppo cominciarono a chiacchierare. Cioè Speedy lo fece. Stava cercando di aggiornare suo fratello sui cinque anni che si era perso. Film, attualità, musica. Sembravano una famiglia felice. Al suono del campanello il ragazzo se ne andò. Voleva fare una sorpresa e voleva che ci fossero tutti quanti.
 
“Bene” disse Quentin “Adesso siamo tutti. Puoi dirci perché ci hai convocato qui con tanta urgenza Moira?”
 
“No, manca Felicity!” disse Curtis
 
“Felicity porterà la sorpresa” commentò una raggiante Moira
 
Dalla cucina i due sentirono . La bionda guardò Ollie negli occhi e disse
 
“Pronto?”
 
“Prontissimo” rispose sorridendo.
 
Entrambi avevano il cuore che batteva a mille. Fel aprì la porta e guardò gli altri sorridendo con le lacrime agli occhi, dietro di lei fece il suo ingresso Oliver. Inizialmente nessuno aprì bocca, tanto erano scioccati dalla sorpresa. Poi Tommy si avvicinò piangendo e strinse forte a se suo fratello ripetendo “Sei vivo, non ci posso credere” Felicity guardava la scena al loro fianco ridendo e piangendo contemporaneamente con le mani giunte alla bocca. Poco per volta anche tutti gli altri si fecero avanti per abbracciarlo e baciarlo e salutarlo. Laurel gli diede pure un pizzicotto
 
“Aou…. Perché lo hai fatto?”
 
“Dovevo capire se eri reale o soltanto un sogno”
 
Dopo lo shock iniziale Oliver rispose alle mille domande che gli ponevano, passarono l’intera giornata insieme, come una famiglia, come la famiglia di un tempo.
 
La bionda decise di prendersi una pausa e rimettere al loro posto le idee così lasciò gli altri a circondare Oliver e si diresse in piscina. Era tardo pomeriggio e lei si sedette su una sdraio all’ombra della quercia.
 
“Avevi ragione. Noi eravamo preoccupati per te, ma tu avevi solo ragione. Mi dispiace non averci creduto come hai fatto te” esordì Laurel che l’aveva seguita fuori. Fel la guardò con un flebile sorriso
 
“Stai bene?”
 
“Si……non lo so Laurel. Voglio dire sono felice. Oliver è vivo ed è qui con noi. Non so come comportarmi”
 
“Lo ami ancora”
 
“Ripeto, non lo so”
 
“No, Fel. Non era una domanda.”
 
La bionda guardò la sua amica
 
“Sono sposata”
 
“E’ Oliver!”
 
“E Ray?”
 
“Tu non lo ami”
 
“Sono molto legata a lui”
 
“Ma non lo ami”
 
Calò il silenzio.
 
“Pensaci” disse Laurel prima di tornarsene in casa. Decisamente quella chiacchierata non l’aveva aiutata.
 
 
Tutti quanti si impegnarono a far tornare le cose alla normalità. Laurel continuando a dare la caccia all’Incappucciato, ognuno aveva il suo lavoro. Il ritorno di Oliver aveva scatenato ogni giornalista della città che si sgomitava per avere un’intervista esclusiva del rampollo della famiglia Queen che era tornato dall’inferno, cosa che lui non concesse. Non voleva televisioni che puntassero obiettivi sulla sua famiglia o la sua vita. Un giorno si recò da Tommy con una novità
 
“Ehi amico, dove stiamo andando?”
 
“Adesso lo vedrai”
 
“Cosa può esserci di interessante nel Glades?”
 
“Questo”
 
“Ok, una fabbrica dismessa?”
 
“No, il prossimo club che aprirà in città. Il nostro”
 
“Come?”
 
“Entriamo. Allora che ne pensi?”
 
“Di che cosa esattamente?”
 
“Del nostro futuro club!”
 
“Allora non stavi scherzando! Vuoi davvero aprire un club!”
 
“Insieme. Che ne pensi?”
 
“Wow! Ok, bhè penso che ci sto amico! Eccome se ci sto!!!”
 
Durante il tragitto verso casa, in macchina Tommy chiese
 
“Stai bene?”
 
“Benissimo”
 
“E….. Con Fel?”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Andiamo Ollie. Sai cosa voglio dire”
 
“E’ sposata Tommy.”
 
“Si, ma vorrebbe esserlo con te”
 
“So che Ray è un bravo ragazzo, non gli farebbe mai del male”
 
“Si, lo è. Ma tu sei tu”
 
“Lasciamo stare, si vede che non doveva andare tra noi”
 
Tommy guardò il suo amico, per un attimo gli sembrò di avere un deja-vu e di essere tornato al tempo del liceo quando i due si amavano ma non si dichiaravano. Solo che adesso erano grandi e in teoria doveva essere più semplice affrontare queste situazioni. In realtà non lo era affatto. Anzi. Sospirò e lasciò cadere l’argomento.
 
Fel aveva ripreso la sua vita, Ray e Oliver si erano conosciuti, la cosa era stata imbarazzante, ma i due uomini erano intelligenti da non creare problemi così per tutto il tempo parlarono del più e del meno come due vecchi amici evitando alla bionda ulteriori problemi. Una sera Felicity stava uscendo da lavoro e si stava recando al parcheggio per prendere la sua macchina quando dietro di lei qualcuno disse
 
“Ciao”
 
“Cristo Oliver! Devi smetterla di sbucarmi alle spalle così silenziosamente. Ho rischiato un attacco cardiaco!”
 
“Scusa” disse lui ridendo
 
“E comunque, che ci fai qui”
 
“Cercavo te”
 
“E non potevi salire nel mio ufficio? Ti ricordo che l’azienda è della tua famiglia”
 
“Si bhè…. Ho bisogno del tuo aiuto ma prima devo parlarti di una cosa  e non voglio che orecchie indiscrete sentano”
 
“Va bene, dimmi”
 
“Non qui. Sono in moto, seguimi”
 
“Per andare dove?”
 
“Fel, ti fidi di me?”
 
Lei sorrise. Che domanda idiota Oliver Queen! “Sempre”
 
Una volta arrivati a destinazione lei disse
 
“Ok, adesso puoi dirmi che ci facciamo qui?”
 
“Conoscendoti scommetto che hai passato tutto il tragitto a pensare dove stessimo andando e cosa ho di così importante da dirti”
 
“Non ti sei dimenticato come sono fatta vedo” rispose lei sorridendo
 
“Non potrei mai” disse lui serio. Lei lo guardò con il cuore stretto in una morsa
 
“Andiamo”
 
“Perché non entriamo dalla porta principale?”
 
“Perché è nel sotterraneo che dobbiamo andare”
 
“Uh…. Intrigante”
 
“Vieni, attenta a dove metti i piedi. E’ molto buio”
 
Arrivarono di fronte ad una porta metallica con un tastierino numerico come apertura. Oliver digitò 414 e la porta scattò, una forte luce uscì fuori, l’unica cosa che Fel vide erano delle scale che scendevano giù
 
“Pronta?” e le tese la mano
 
“Ok Mr Queen, hai solleticato in maniera criminale la mia irriducibile curiosità” Rispose lei sorridendo porgendo la sua mano.
 
Così insieme, sorridenti, scesero le scale che, Oliver sapeva, li avrebbe condotti ad un nuovo capitolo della loro vita.
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Un nuovo inizio ***


HI GUYS!!!!
ECCO UN NUOVO CAPITOLO… BUONA LETTURA!!! THANK U :*
 
 
 
“Perché ti sei fermato?”
 
Oliver si era bloccato sul secondo gradino della scala
 
“Per avvertirti che potresti…. Arrabbiarti per quello che vedrai”
 
“Oh, ok”
 
Scesero completamente le scale e finalmente Fel vide cosa conteneva lo scantinato. La prima cosa che le saltò agli occhi, vuoi per deformazione professionale o vuoi perché era acceso, fu il computer sulla scrivania alla sua sinistra. Di fronte a quest’ultima c’era una strana attrezzatura che non aveva mai visto in vita sua. Dei pali di ferro alti con una sbarra orizzontale, si fece un appunto mentale di chiedere ad Oliver cosa fosse e soprattutto a cosa servisse. Volgendo lo sguardo notò delle teche in vetro contenenti frecce di tutte le forme, si addentrò nella stanza curiosando tra gli oggetti, boccette con liquidi in stile laboratorio chimico, un arco, dei mobiletti in ferro con ruote e cassetti e molte altre cose. Si  voltò alla sua destra dicendo
 
“Oliver io non capisco….”
 
Vide il ragazzo appoggiato con la spalla ad un pilastro di cemento a braccia conserte che la osservava e dietro di lui una teca che non aveva notato prima contenete un manichino con indosso un costume verde, costume con annesso un cappuccio. L’illuminazione
 
“Tu….tu sei… lui?” disse Fel sconvolta
 
“Si”
 
“Oh mio Dio” sussurrò
 
“Stai bene?”
 
“No….Si…. E’ che, devo metabolizzare”
 
“ok”
 
“Ho così tante domande!”
 
“Prova a porle, cercherò di rispondere”
 
“Da quanto tempo sei in città Oliver? Lui c’era già quando sei venuto da me”
 
“Quando mi sono fatto vedere da te e dagli altri era passato un mese da quando avevo fatto ritorno in città”
 
“Perché? Perché non ti sei fatto vivo prima? Hai idea di quanto abbiamo sofferto per la tua scomparsa? Di quanto io ho sofferto?” ora era arrabbiata ed aveva le lacrime agli occhi
 
“Non potevo. Mi dispiace. Ormai ero morto, non avrebbe fatto differenza un mese in più”
 
“Per me si!!! Io non ho mai smesso di credere che eri vivo!!”
 
“Mi dispiace ok? Mi dispiace ma non potevo!”
 
“Che significa?”
 
“Hai visto che reazione ha suscitato l’Incappucciato nella città? La gente non è stupida Fel, se io e lui ci fossimo rivelati nello stesso momento, avrebbero fatto due più due e sarebbero arrivati alla conclusione che io sono lui. Devo restare nell’anonimato”
 
“Quindi non devo dirlo a nessuno”
 
“Esatto”
 
“Nemmeno agli altri?”
 
“No. Per favore”
“Va bene”
 
“Senti” cominciò Oliver avvicinandosi a Felicity prendendole le mani e guardandola negli occhi sorridendo “so che questo è molto da digerire. Lo so. E ti chiedo scusa per avertelo sputato addosso in questo modo. Scusami anche per tutto questo tempo nel quale vi ho lasciato credere di essere morto, ma non potevo fare altrimenti. Se ho fatto tutto questo, se sono diventato lui è perché dovevo mantenere una promessa fatta a mio padre in punto di morte. Ripulire questa città e renderla splendente come un tempo. Non mi aspetto che tu comprenda. So che sei arrabbiata e lo capisco, ma….vuoi aiutarmi nella mia missione?”
 
“Wow….. ho molte cose da razionalizzare. Vediamo se ho capito bene. Tu, per una promessa fatta a Robert, sei diventato l’Incappucciato?”
 
“Esatto”
 
“E tuo padre ti ha fatto promettere di uccidere le persone Oliver?”
 
“No. Ma è così che so farlo. Sono successe molte cose in questi cinque anni. Cose che adesso non ti racconterò perché potrebbero mettere in pericolo le persone che amo. Un giorno lo farò, te lo prometto. Questo mi ha condotto nell’oscurità, ed è li che vivo da tutti questi anni. ”
 
“Ma adesso sei tornato e puoi trovare un altro modo”
 
“Non ne sono capace”
 
“Si, lo sei. Io ti darò una mano.”
 
“Accetti la mia proposta?”
 
“Non ho detto questo. Non ancora. So per certo che l’Incappucciato sta creando il panico, la gente ha paura. Io ti conosco Oliver. E’ vero, sei cambiato, l’ho visto subito quando sei venuto da me” disse Fel avvicinandosi a lui che si trovava seduto su una poltrona “il tuo sguardo è diverso, qualcosa dentro di te è diversa. Ma devi prendere questo tuo cambiamento e renderlo un fattore positivo. Puoi davvero fare del bene alla città. E per farlo non serve uccidere le persone, anche se sono cattive.”
 
I due si guardarono in silenzio. Per la prima volta da quando era tornato a casa, Oliver aveva uno sguardo sereno, rilassato quasi.
 
“Tu sei la mia coscienza Felicity”
 
Lei sorrise poi disse
 
“Ehi, sono ancora arrabbiata con te per avermi tenuto nascosto….bhè tutto quanto. Ma accetterò la tua proposta. Ti darò una mano nella tua crociata”
 
“Davvero?”
 
“Davvero”
 
Lui l’abbracciò stretta e lei capì che Ollie aveva bisogno di questo. Di qualcuno al suo fianco.
 
“Ok, bhè, ho solo un paio di domande…”
 
“Non saresti tu altrimenti. Spara” rispose sorridente Oliver
 
“Per cominciare…. Incappucciato non si può sentire. Ti prego troviamo un altro soprannome!”
 
“Tipo Batman? O Ironman?” chiese ridendo Queen
 
“Non sei un supereroe dei fumetti Oliver…. Ci vuole qualcosa di più….” Pensava a voce alta Fel mentre si guardava intorno alla ricerca di qualche spunto “appuntito!” concluse sorridendo prendendo una freccia in mano
 
“Appuntito?!” chiese confuso lui
 
“Arrow”
 
“Arrow…. Mi piace”
 
“Bene”
 
“Prossima domanda” disse Ollie
 
“A cosa serve questo?” chiese indicando la SL
 
“Bhè…” rispose lui divertito “a tempo debito lo vedrai”
 
“Mmm ok. Un’ultima cosa, per adesso, sei solo? Voglio dire in tutta questa tua missione siamo solo io e te?”
 
Oliver prese il suo cellulare ed avviò una chiamata. Dopo cinque minuti la porta in cima alle scale si aprì e ne scese John Diggle
 
“Dig, conosci già Felicity…”
 
“Ciao Felicity”
 
“John… quindi questo è il Team Arrow”
 
“Team Arrow?!”
 
“Lascia stare John” disse Oliver scuotendo la testa divertito
 
“Bene, sono stato per le strade, tutto tranquillo”
 
“Ok allora per stasera possiamo andare a casa”
 
“Aspettate!” disse Fel “Se ho capito bene voi due andrete per le strade a combattere il male mentre io resterò qui a fare ricerche e coordinarvi giusto?”
 
“Giusto” rispose Oliver
 
“Bhè Queen, non penserai mica che io possa riuscirci con questo…. Questo…..coso!” disse indicando il pc
 
“Cos’ha che non va?”
 
“Cos’ha che non va?!?! Scherzi? Ti devo ricordare con chi stai parlando forse? E’ datato!!! Il computer che ho costruito a sette anni era migliore di questo!! Non posso farlo così, ho bisogno dell’attrezzatura giusta!”
 
“Ok, cosa suggerisci di fare allora?”
 
“Ti do due opzioni Oliver. O mi porgi di tua spontanea volontà quella tesserina carina plastificata con il cip che tieni nel portafoglio, o domani mi accompagni a fare shopping”
 
“Ahia….” Commentò John divertito
 
“Scelgo la seconda opzione” I due si guardarono sorridenti
 
pensò tra se Diggle che già si divertiva a seguire l’alchimia tra i due.
 
I tre tornarono ognuno alle proprie case con la consapevolezza che quella sera tutto era cambiato. John raccontò a sua moglie Lyla quello che era successo. Adorava già Felicity perché, bhè non poteva fare diversamente. Era quello che ci voleva nella vita pericolosa e buia dell’Incappucciato, anzi di Arrow. Sapeva che, prima dell’isola, i due erano una coppia e immaginava già le scintille che sarebbero scoppiate tra loro, la cosa lo divertita.
 
Oliver arrivò alla Villa mentre tutti erano già a dormire, entrò nella sua stanza, si spogliò e si fece una doccia fredda. Si stese per terra nella speranza di prendere sonno. Non dormiva sul materasso. Per cinque anni non aveva usato un letto e per lui, adesso, era normale utilizzare il pavimento come giaciglio. Si stese fissando il soffitto e cominciò a credere di aver fatto una stupidaggine. La vita che faceva era pericolosa. Dava la caccia ai criminali, finora tutto era andato liscio, ma c’era il rischio che un giorno qualcosa andasse storto, poteva rimanere ferito, poteva essere ucciso, quello che faceva gli portava dei nemici e se questi nemici si volessero vendicare sulle persone a lui vicine? Pensava. Bhè John è un ex militare, è stato in Afghanistan, sa difendersi. Ma Felicity…. Lei no, lei è innocente, e indifesa. Come aveva potuto gettarla in mezzo a tutta questa storia? Bhè aveva bisogno di lei, delle sue capacità. Quella ragazza era un genio. Probabilmente non era questa la motivazione principale. Lui l’amava. Ancora. Questo era l’unico modo, egoista, di averla al suo fianco almeno per qualche ora al giorno. Per i cinque anni passati a Lyan Yu, non aveva mai smesso di pensare a lei, di amarla, di desiderarla. Certo, c’era stata la parentesi Shado, ma l’aveva fatto principalmente perché credeva di morirci su quell’isola e lei era una bella donna perciò in quel momento pensò che fosse giusto. Quando era tornato a Starling City non vedeva l’ora di riabbracciarla, ma quando seppe che si era sposata qualcosa in lui si ruppe. Ne era certo. Era quasi sicuro di aver sentito il suo cuore sbriciolarsi. Non si sarebbe mai intromesso in un matrimonio, perciò l’avrebbe amata silenziosamente. Ma non poteva starle lontano e l’unico modo per averla vicina era renderla partecipe della sua missione. In quel periodo l’oscurità, il male e la morte lo avevano preso a braccetto e lo avevano trascinato all’inferno. Sempre più giù. Si era abituato a questo, quasi adagiato a questa condizione. Fel era una boccata d’aria, era quel puntino di luce che vedi in da lontano quando sei in fondo al baratro e lui si stava aggrappando a quel puntino per risalire in superficie e tentare di ritornare alla normalità. Prese il telefono e le inviò un sms.  Con questi pensieri si addormentò.
 
Fel tornò a casa molto tardi quella sera. Ray dormiva. Gli aveva mandato un messaggio qualche ora prima dicendogli di non preoccuparsi che sarebbe tornata tardi perché doveva trattenersi in ufficio. Lui prese quella scusa per buona e non si preoccupò. Si fece una doccia calda utilizzando il bagno di servizio e non quello in camera per non svegliare suo marito, poi si stese sul divano. Non aveva sonno, aveva troppe cose da elaborare. Il suo cervello stava analizzando tutte le informazioni ricevute, proprio come i suoi amati pc. Oliver era Arrow. Questa era la notizia per eccellenza. Cosa provava in tutta questa faccenda? Aveva capito che qualcosa in lui era cambiato dal primo momento in cui l’aveva rivisto. Non provò nemmeno a pensare a cosa avesse vissuto in quei cinque anni. Ma sicuramente erano cose spaventose, infernali. Chissà se ha rischiato di morire?! Pensava. Si scoprì a piangere per questo. Sapeva che quando si sarebbe sentito pronto le avrebbe raccontato tutto quanto, per il momento l’unica cosa che poteva fare era stargli accanto ed aiutarlo a non perdersi. Lo avrebbe fatto, anche se questo comportava mentire a tutti gli altri e a suo marito. Non avrebbe potuto dirgli tutte le sere che si tratteneva a lavoro, non ci avrebbe creduto. Avrebbe trovato altre scuse. Si sentiva in colpa per questo, ma doveva aiutare Oliver e questo era importante. Più importante del suo matrimonio? Si chiese. Si fu la risposta che le venne in mente immediatamente. Perché? Perché si? Stava mettendo di nuovo sul piatto della bilancia Ray da una parte e Oliver dall’altra e, paurosamente, pendeva verso quest’ultimo. Ma chi voleva prendere in giro?! Lei amava Oliver. Da sempre. Anche quando era morto. Adesso era tornato e lo amava ancora di più. Il cuore le diceva vai da lui e riprenditelo, si è smarrito, ritrovalo. Il buon senso le diceva invece di non fare del male a Ray che con lei si era dimostrato un brav’uomo. Era confusa. Molto. Il suo telefono suono. Un sms. Oliver. Il cuore cominciò a batterle più forte. Lesse.  
 
E’ stato difficile per me fare quello che ho fatto stasera. Grazie perché hai capito. Anche questo mi era mancato. In realtà tutto di te mi è mancato. A domani. Buonanotte Felicity
 
Lei sorrise a quelle parole. Le sembrava di essere tornata al liceo, a quando si scambiavano messaggini la sera prima di addormentarsi. Decise di rispondere
 
“E’ molto da elaborare e sono ancora arrabbiata Queen. Ma io ci sono, ci sarò sempre. Buonanotte Oliver. Ah, anche tu mi sei mancato”
 
Andò a letto con il sorriso e con la speranza che il giorno seguente arrivasse velocemente.
 
 
 
Alle 15:00 Oliver arrivò alla Queen Consolideted per prendere Fel ed andare a fare shopping. Si fermarono in una caffetteria a prendere qualcosa da bere poi in auto raggiunsero il negozio di informatica preferito dalla bionda. Entrarono e Oliver la osservava divertito. Sembrava una bambina in un negozio di caramelle. Aveva gli occhi a cuoricino mentre cercava di spiegare al suo amico cosa fossero quegli strumenti e a cosa servissero
 
“Sei sicura che abbiamo bisogno anche di questo?”
 
“Stai mettendo in dubbio le mie capacità lavorative Oliver?”
 
“Assolutamente no! Mi stavo soltanto chiedendo a che cosa ci possa servire un lettore ottico!”
 
“Ancora non lo so di preciso. Ma ci servirà. Non mi troverò di certo nel momento del bisogno senza averlo a portata di mano!”
 
“Ok, ok” disse Oliver ridendo
 
Passate due ore nel negozio,  dopo che Felicity aveva fatto impazzire tre commessi con le sue richieste da esperta informatica, decisero che avevano tutto quello di cui avevano bisogno. Gli addetti avevano già caricato nell’auto di Oliver tutto quanto, non restava che pagare il conto, si avvicinarono alla cassa
 
“Salve”
 
“Salve”
 
“Complimenti, la sua ragazza se ne intende davvero. Ha scelto i migliori oggetti sul mercato”
 
Si guardarono ed entrambi capirono che nessuno dei due avrebbe obiettato all’affermazione. In fondo che male c’era se il cassiere pensava che loro erano una coppia?
 
“Lo so, lei è la migliore” rispose Oliver
 
“Uomo fortunato” commentò l’altro
 
“Si, è vero” rispose Ollie guardando serio negli occhi una languida Felicity
 
Uscirono mano nella mano ed il bello era che nemmeno se ne resero conto. Sorridevano felici, proprio come due fidanzati. E questo venne naturale. Lui le aprì lo sportello e la fece salire infine partirono. Agli occhi del mondo potevano sembrare davvero una coppia serena.
 
Passarono i giorni, e Fel si era ambientata bene nel covo e con la squadra. La sera dopo il lavoro si recava al Verdant, il club di Tommy ed Oliver che ormai aveva aperto da due settimane ed aveva molto successo, entrava dall’entrata posteriore e scendeva nello scantinato. Aiutava Arrow e Dig nelle missioni e tornava a casa, da Ray. La situazione era diventata pesante. Per entrambi.
 
Quel giorno uscì da lavoro prima, era molto stanca così decise di andare a casa a farsi una doccia prima di vestire i panni di supereroina. Il suo telefono squillò ma era sotto la doccia. Ray dall’altra stanza le urlò che le era arrivato un messaggio, in tutta risposta Fel gli chiese di leggerlo per lei. Era troppo stanca per fare attenzione a quello che faceva, quando si rese conto di quello che aveva appena detto era ormai troppo tardi. Chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia. Trovò Ray seduto sul loro letto con il suo cellulare in mano. Lei era bagnata, con i capelli gocciolanti avvolta in un mini asciugamano, rimase immobile ad osservare suo marito
 
“Era Oliver. Dice che stasera sei libera”
 
“Ray..”
 
“E’ con lui che passi la maggior parte delle tue serata?”
 
“Ray posso spiegarti”
 
Lui alzò lo sguardo e lo fissò sul volto di Felicity che stava per piangere, ma si stupì nel vedere la serenità in suo marito.
 
“Ray non ti ho tradito se è questo che pensi”
 
“Lo so”
 
“Lo sai?”
 
“Si, so che non lo faresti mai. Ma vedi Fel, è finita lo stesso”
 
“Cosa?”
 
“Non posso continuare così. Quando ci siamo sposati ho pensato che con il tempo avresti potuto amarmi come amavi lui o quantomeno ti saresti sentita mia come dovrebbe fare una moglie” lui si era alzato adesso e si stava avvicinando a lei che stava silenziosamente piangendo “Fel non ce l’ho con te. Ti rispetto troppo per avercela con te. Ho solo capito. Capito che io non sono la persona giusta che può stare al tuo fianco. Prendo io la decisione per entrambi. Libero te dal legame che hai con me e libero me dal vivere nella speranza che un giorno posso prendere il suo posto. Lui è vivo ed è tornato e tu lo ami ancora”
 
“Ray” cominciò lei tra i singhiozzi “mi dispiace così tanto. Sei l’ultima persona che vorrei far soffrire”
 
“Lo so Felicity”
 
“E adesso che succederà?”
 
“Bhè, chiederemo il divorzio. La cosa è consensuale perciò in poco tempo dovrebbero accordarcelo” disse lui sorridendo
 
“Posso abbracciarti?” chiese lei abbassando lo sguardo. Lui sorrise e disse
 
“Non puoi. Devi!”
 
Si abbracciarono stretti e lei gli sussurrò
 
“Non odiarmi Ray. Io ti ho voluto veramente bene. Sei una bella persona. Troverai un giorno qualcuno che ti renderà felice come meriti”
 
“Non ti odio Fel. Non potrei mai. Ti voglio così bene che l’importante per me è che tu sia felice anche con qualcuno che non sono io. Se avrai bisogno, io ci sarò. Ora va da lui!”
 
“Vale anche per me. Ci sarò sempre per te.”
 
Si sciolsero dall’abbraccio e lui se ne andò lasciando la bionda sconvolta. Era quello che voleva in fondo. Sarebbe sempre stata legata a Ray. Sempre.
 
Quella sera non poteva stare a casa, Arrow non aveva bisogno di lei, ma lei aveva bisogno di se stessa perciò decise di farsi bella ed uscire. Indossò un abito nero che lasciava la schiena completamente scoperta, uno scollo morbido e le spalline larghe legate dietro al collo, corto a metà coscia e veramente molto attillato sulla parte bassa scarpe nere con il tacco e una borsa intonata. Aveva i capelli molto lunghi e se li lasciava sciolti avrebbero coperto la schiena, si decise per una morbida treccia che cadeva sulla spalla destra, trucco pesante. Era pronta. Aggressiva, come se volesse conquistare qualcuno. Si chiese se doveva quando si specchiò prima di uscire.
 
Il Verdant era pienissimo quel venerdì. La fila fuori scoraggiava chiunque, ma lei aveva una via privilegiata. Roy, il ragazzo di Thea, lavorava li come buttafuori
 
“Ciao Fel!”
 
“Roy” disse lei avvicinandosi e subendo le quasi offese delle persone in attesa di entrare “Questi mi odiano”
 
“E’ normale, salti la fila!” rispose lui ridendo “Prego Signora Palmer” facendo il gesto di entrare con una mano e con l’altra staccando il cordone rosso che delimitava l’entrata. Fel entrò sorridendo, poi si voltò e disse
 
“Ah, Roy, non sono la Signora Palmer. Non più”
 
Roy la guardò stranito.
Nel marasma di gente riuscì ad intercettare Tommy
 
“Smoke!!!”
 
“Merlin!!!”
 
“Wow sei stupenda! Ray sarà furioso!!”
 
“Si bhè…. Più o meno. Chi c’è al nostro tavolo?” Tommy riservava ogni sera un tavolo per loro, anche se non veniva nessuno, quel tavolo era prenotato per il gruppo
 
“Curtis, Paul e Thea sono al tavolo. Laurel è a casa. E Oliver dovrebbe essere in giro”
 
“Oliver è qui?” chiese stupita
 
“Si, perché ti stupisci? Il club è anche suo. Ogni tanto deve lavorare pure lui!”
 
“Hai ragione. Vado su. Ci vediamo dopo” e dopo avergli lasciato un bacio sulla guancia salì al piano di sopra dove la musica era meno forte e si poteva parlare
 
“Weeee Felicity!!!! Sei uno schianto stasera!!!”
 
“Grazie Curtis, ciao a tutti”
 
“Sei sola? Ray?” chiese la piccola Queen
 
“Ecco….. ok, io e Ray ci siamo lasciati”
 
“Cosa?! Perché?” chiese Paul
 
“Non funzionava” disse serenamente lei
 
“C’entra mio fratello?” chiese Thea
 
Felicity non rispose.
 
“Fel, c’entra mio fratello?” ripetè con gli occhi lucidi dall’emozione
 
“bhè… Speedy forse”
 
“Evvai!!! Non fraintendermi, mi piaceva Ray, ma tu ed Oliver siete fatti per stare insieme”
 
“Già” commentò pensierosa la bionda
 
Dopo poco Curtis e Paul se ne andarono e Thea andò alla ricerca del suo fidanzato. Felicity rimase sola in attesa di Tommy, Oliver o che Speedy tornasse. Si alzò e si avvicinò al parapetto che dava sulla pista. Con una mano teneva una flute di champagne, lo sguardo perso tra la gente e il corpo che impercettibilmente e inconsapevolmente si muoveva al tempo di musica. D’un tratto vide poggiarsi sul parapetto alla sua sinistra una mano maschile ed un’altra alla sua destra. Non si spaventò, sapeva chi fosse.
 
“Sei sola?”
 
“Si”
 
“Ti avevo detto che non serviva che venissi stasera”
 
“Lo so Oliver, infatti non sono a lavoro”
 
Lui fece un passo avanti e premette il suo torace sulla schiena nuda di lei, poteva sentire i bottoni della sua camicia sulla pelle ardente.
 
“Ho visto Thea di sotto” le disse all’orecchio
 
“E quindi?”
 
“Mi ha detto che volevi parlarmi”
 
“In realtà no.”
 
“Ah no?!” commentò lui avvicinando di più le sue mani stringendola così ancora di più tra le sue braccia, provocando in lei brividi in tutto il corpo “Allora ti dico io una cosa. Sei meravigliosa stasera. Lo sei sempre, ma stasera sei strepitosa. Se fossi Ray sarei geloso”
 
Felicity sospirò e, non sapendo come, riuscì a voltarsi in quella morsa nella quale Oliver l’aveva chiusa
 
“Io e Ray ci siamo lasciati”
 
Oliver allentò un po’ la presa
 
“Cosa? Davvero?”
 
“Si, non poteva funzionare”
 
“Mi dispiace”
 
“Da una parte anche a me”
 
“E dall’altra?”
 
Lei lo guardò, alzò le spalle facendo no con la testa ed assumendo un’espressione che diceva che ciò che stava per confessare era ovvio
 
“Io ti amo Oliver. Non ho mai smesso di amarti. Non posso stare con nessun altro”
 
Lui la guardò rapito negli occhi ed inconsciamente aprì leggermente la bocca come per dire qualcosa, poi il suo sguardo cadde sulle labbra di lei. E niente. Tutto svanì. Come in un sogno. Perse completamente ogni regola che si era prefissato, ogni paletto che aveva tirato su era stato abbattuto. Si avventò sulla bocca di lei come se fosse manna nel deserto, le cinse la vita con le braccia e la alzò da terra di qualche centimetro, lei avvolse le sue mani dietro il suo collo,  le loro lingue danzavano l’una nella bocca dell’altro, i loro respiri sempre più veloci ed eccitati. Si staccarono per prendere aria e lui la mise giù, le afferrò il volto con le mani e le disse
 
“Io ti amo Felicity. Da sempre e per sempre”
Ridevano adesso, come due bambini. Come due bambini felici. Arrivarono gli altri che avevano seguito la scena dal piano di sotto. Thea si buttò di peso sopra la coppia seduta sul divanetto piangendo come una stupida contenta per loro. Passarono la serata insieme, a festeggiare finchè l locale chiuse.
 
“Andate tutti a casa” disse Tommy “ci penso io a chiudere”
 
“Sicuro?”
 
“Più che sicuro” lo guardò sorridendo “Vai- a- casa- Ollie” rispose indicando Felicity che stava parlando con Thea e Roy
 
I due si avviarono al parcheggio mano nella mano
 
“Pensavo una cosa” cominciò Oliver poggiandosi con la schiena alla macchina di Fel e mettendosela tra le gambe abbracciandola
 
“Cosa?”
 
“Sai che per cinque anni ho dormito per terra? Ed ancora a casa dormo sul pavimento”
 
“Oddio….. davvero? Perché?”
 
“Perché sono abituato così ormai”
 
“Ok, quindi….cosa pensavi?”
 
“Pensavo che stasera potrei provare a dormire sul materasso. Con te”
 
“Mh-mh” disse lei carezzandogli le spalle
 
“Così se non me la sento ci sarai tu a tranquillizzarmi. Potrebbe essere traumatico..”
 
“Ollie! Chiedimelo e basta”
 
Lui la guardò sorridendo, poi si fece serio in volto e disse
 
“Dormi con me stanotte”
 
“Stanotte e tutte le notti che vorremo” rispose lei
 
Arrivarono a Villa Queen molto tardi, salirono le scale e si diressero nella stanza di Oliver
 
“L’ultima volta che ho dormito su questo letto era la sera prima che tu partissi, quando abbiamo fatto l’amore per l’ultima volta” disse Fel sfiorando le lenzuola con una mano
 
“Anche io. Questa sarà la prima volta di una lunga serie” rispose Oliver che chiuse la porta e si avvicinò per baciarla.
 
 
 

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Capitolo 12
*** La Lega ***


CIAOOOO!!!
ECCO IL 12° CAPITOLO…. SPERO VI PIACCIA COME GLI ALTRI. GRAZIE A CHI LEGGERA’ E A CHI COMMENTERA’ :*
 
 
 
Oliver chiuse la porta e si avvicinò per baciarla. Lei lo fissava con adorazione. Quando le loro labbra si sfiorarono capirono quanto si erano mancati e quanto fosse giusto quello che stavano facendo. Fel cominciò a sbottonare la camicia di Oliver infine gliela tolse completamente permettendosi di toccare il suo petto muscoloso. Qualcosa di diverso scorreva sotto le sue mani. Si staccò da lui e guardò giù. Il suo bellissimo fisico era devastato da cicatrici. Alzò di nuovo il suo sguardo e lo incatenò a quello di lui. Lei aveva le lacrime agli occhi. Avrebbe voluto parlare, ma non lo fece. Si guardavano silenziosamente, poi cominciò a baciare molto delicatamente ogni sfregio. Lui chiuse gli occhi, buttò la testa indietro e sospirò sollevato che la sua donna non avesse chiesto niente e che non fosse disgustata. Poco dopo lui prese il viso di lei fra le mani e la baciò. Fel gli stava sbottonando i pantaloni mentre Oliver aveva sganciato il vestito di lei lasciandola con indosso solo il suo perizoma. La tirò su con un solo braccio mentre con l’altro le carezzava i capelli e la stese sul letto. Mentre continuavano a baciarsi riuscirono a svestirsi l’un con l’altra completamente. Adesso erano totalmente nudi. Oliver si staccò per respirare e si mise in ginocchio per ammirare al meglio quel corpo perfetto che era sotto di lui. Il suo sguardo venne attirato dal tatuaggio che Fel aveva sul fianco. La guardò aggrottando le sopracciglia confuso e con una mano la spostò per vedere meglio. Quando capì che era il suo nome fu la sua volta di avere le lacrime agli occhi. La guardò e lei stava sorridendo
 
“Quando….?”
 
“Il giorno del tuo funerale. Ognuno di noi ha un tatuaggio con la tua iniziale”
 
Non fece altre domande, non servivano. Si abbassò per baciare proprio quel punto, il punto che Felicity amava tanto e che non permetteva a Ray di toccare. Poco dopo Oliver si adagiò delicatamente sopra di lei. I loro visi a tre centimetri e, leggendosi negli occhi,  con un’unica spinta fu dentro di lei. Si fermò li dentro. Al caldo, protetto, a casa. Lei poteva sentire dentro di se ogni pulsazione. Era stupendo anche solo così. Oliver riprese a muoversi. Sempre più velocemente fino al raggiungimento reciproco del piacere. Erano rilassati adesso e bellissimi. Rimase dentro di lei qualche altro momento per riprendere fiato mentre le baciava tutto il viso, poi si gettò al suo fianco portandosela su di se facendole poggiare la testa sul suo petto.
 
“Ti amo Felicity”
 
“Anche io ti amo”
 
E così si addormentarono.
 
 
Il giorno seguente scesero a fare colazione. Era sabato perciò tutta la famiglia era in casa. Non ci furono commenti da parte di Moira e Walter perché erano già stati avvertiti da Thea che Fel e Oliver erano tornati insieme. Inutile dire quanta felicità aleggiava a Villa Queen. Il pomeriggio lo passarono insieme ai loro amici, raccontando loro ogni cosa, omettendo ovviamente tutta la faccenda Arrow. La sera si recarono al covo per monitorare la situazione e per l’allenamento di Roy. Si perché Roy adesso faceva parte della squadra. Qualche tempo prima il fidanzato di Thea era stato salvato da Arrow. Da quel momento era rimasto folgorato dall’arciere e voleva incontrarlo a tutti i costi.  Il Team aveva deciso che forse un membro in più nella squadra sarebbe servito. Oliver non si fidava, ma Felicity si. Lo conosceva da più tempo. Così lo avevano contattato e con grande gioia era entrato a far parte della squadra. Ollie lo stava ancora allenando, ma lui era già sulla buona strada. Apprendeva molto in fretta, per questo motivo aveva cominciato da qualche tempo ad uscire di pattuglia con Arrow e Dig.
 
“Allora?”
 
“Trovato! È tra la Roosvelt e la Adams. Su una berlina nera”
 
“Andiamo!”
 
“Oliver!! Prudenza mi raccomando”
 
“Tranquilla” rispose lui lasciando un bacio a stampo sulle sue labbra
 
Oliver in sella alla sua Ducati affiancato da Roy in sella all’altra moto erano all’inseguimento di un tizio di nome Patrick Swarz banchiere che aveva derubato centinaia di risparmiatori. Circondarono l’auto facendola andare fuori strada e finendo la sua corsa contro un palo di cemento. Oliver scese dalla moto e si avvicinò all’abitacolo, aprì la portiera e tirò fuori l’uomo di prepotenza
 
“Patrick Swarz. Tu hai tradito questa città!” e lo mise ko con un pugno
 
“Felicity”
 
“Si”
 
“Chiama il Detective Lance e digli che venga a prendere quest’uomo con le prove del suo reato”
 
“Ok”
 
Ad un tratto una folata di vento passò vicino al viso di Oliver. Una freccia si conficcò nella portiera della macchina. Si voltarono entrambi nella direzione da cui era partita. Sul tetto dell’edificio di fronte videro una figura scura con l’arco ancora teso che li stava osservando.
 
“Fermo!!!” gridò Oliver che si buttò subito all’inseguimento
 
“Ollie! Ollie che succede???” chiese una preoccupata Felicity all’auricolare
 
Poco dopo ci fu la risposta
 
“Stiamo bene. Rientriamo”
 
I ragazzi trovarono la bionda che camminava frettolosamente su e giù per il covo. Appena li vide entrare corse incontro ad Oliver
 
“Mi spiegate cosa cavolo è successo prima?”
 
“Un nuovo arciere è in città” disse Roy
 
“Come hai detto scusa?”
 
“Dobbiamo scoprire il più possibile” commentò Oliver
 
“E come se non sappiamo nemmeno chi è?! Ok, posso collegarmi alle telecamere del traffico e vedere se riesco a trovarlo”
 
“Sei riuscito a vederlo in faccia?” chiese Roy
 
“No. Era veloce dannazione!”
 
“Lo prendo come un complimento” esclamò una voce femminile proveniente da un punto imprecisato del covo.
 
 
Si misero subito all’erta, compresa Felicity che si trovava seduta di fronte ai suoi fidati pc. D’un tratto tutte le luci si spensero ed Oliver istintivamente si fece più vicino alla sua ragazza per proteggerla. Dopo pochi secondi in un baleno tutto si riaccese ed i nostri tre amici si ritrovarono sei uomini vestiti di nero, con il cappuccio e una banda di stoffa a coprire naso e bocca, armati. Al centro una donna, una bella donna dai lunghi capelli neri e dai tratti lievemente orientali. Oliver velocemente tese l’arco incoccando una freccia
 
“Chi siete? E che cosa volete?” chiese in modalità Arrow
 
“Sono Nyssa. Figlia di Ras Al Ghul, erede del Demone”
 
“Oh…. Ok. Dovremmo conoscerti?” chiese Felicity
 
“Fel!” la riprese Oliver
 
“Che c’è?! Ha detto un sacco di nomi ma io ancora non ho capito chi sia”
 
“No Felicity Smoke. Non ci conosciamo” rispose Nyssa
 
“Ma conoscete me” disse una’altra voce alle spalle dello strano gruppo
 
“Sarah!” esclamò Fel. Corse incontro alla sua amica e si abbracciarono per la prima volta da moltissimo tempo
 
“Ciao scricciolo”  le sussurrò sorridendo
 
“Sarah…”
 
“Oliver…” La piccola Lance gettò le braccia al collo del suo amico ritrovato “Non posso credere che sei vivo!”
 
“Ed io non posso credere che tu sia scappata”
 
“Si bhè…. È una lunga storia”
 
“Ehm….scusate?! Posso sapere anche io cosa sta succedendo?” domandò Roy che aveva guardato tutta la scena senza capirci niente.
 
“Sono qui per avvertirvi” cominciò Sarah
 
“Di che cosa?”
 
“Ras vi sta dando la caccia”
 
“Perdonami come?!”
 
“Mio padre vi sta cercando. E non è di certo una cosa piacevole”
 
“Ok, non ci sto capendo niente” esclamò Felicity “Sarah….”
 
“Va bene, facciamo parte della Lega degli Assassini. Gruppo del quale Ras Al Ghul ne è a capo.”
 
“Lega degli Assassini?! Figo!” esclamò Roy
 
Oliver lo fulminò con lo sguardo
 
“Ehm….volevo dire brutta brutta cosa”
 
“Perché Ras ci da la caccia?”
 
“Non lo sappiamo di preciso. Ma Ta-er Al-Sahfer mi ha convinto a venire a Starling City per avvertirvi. Andando anche contro mio padre”
 
“Ta-er Al-Sahfer?!” disse Fel
 
“E’ il mio nuovo nome” rispose Sarah
 
“Come ci sei finita nella Lega degli Assassini?” chiese un troppo arrabbiato Oliver
 
“E tu come sei diventato Arrow?” rispose la bionda che si sentiva punta sul vivo
 
“Ok, ok…diamoci tutti una calmata” intervenne Felicity “Sarah cosa è successo?”
 
“Quando me ne sono andata, sono partita per l’Oriente. Ho visitato molti posti. In uno di questi ho incontrato Nyssa. Mi trovavo in una taverna a bere qualcosa, quando cominciò a girarmi la testa. Qualcuno mi aveva drogata. Ricordo soltanto che venivo portata fuori dal locale in spalla ad un uomo. Poi è arrivata lei e mi ha salvata. Quando mi sono svegliata due giorni dopo ero nella casa del Demonio. Loro mi hanno addestrata a diventare una combattente”
 
“In pratica ti hanno rapita!”
 
“No Oliver! Non mi hanno rapita. Sono rimasta di mia spontanea volontà. Volevo imparare a difendermi e…. avevo della rabbia da eliminare. E’ stata solo l’occasione giusta”
 
“Diventando un’assassina! Quante persone hai ucciso Sarah?”
 
“Scusami?! Tu quante ne hai uccise Oliver?”
 
“Basta!!! Avremo tempo per questo” intervenne Fel “Adesso l’importante è capire cosa questo Ras Al- Ghul vuole da noi”
 
Passarono le successive due ore a capire che collegamento ci fosse tra Ras Al-Ghul e Starling City, cosa poteva essere successo e come avrebbe potuto agire, ma non arrivarono a molto.
 
“Non c’è altro che possiamo fare stasera” disse Oliver
 
“Sarah, tornerai a casa?”
 
“No. La mia vita è pericolosa, mi sono fatta dei nemici. Non voglio mettere mio padre e Laurel in pericolo. Non devono sapere che sono in città”
 
“Credo che abbiano il diritto di rivederti dopo tutti questi anni. E poi tua sorella sta per diventare mamma!”
 
“Forse hai ragione, potrei dire loro che sono di passaggio”
 
“Bene, andiamo a casa”  concluse Ollie
 
 
Passarono le settimane, due per la precisione. E il team si stava dando da fare per cercare di sconfiggere Ras, mentre svolgevano i loro consueti compiti di vigilanti. Quella sera avevano sventato una rapina alla Starling National Bank. Dig e Roy erano tornati a casa. Al covo erano rimasti Ollie e Fel. Lui stava prendendo a martellate un gigantesco pneumatico mentre lei fissava assorta i suoi schermi.
 
“Piccola tutto bene?”
 
“Come?” disse Fel destandosi dai suoi pensieri “Oh si. Si tutto bene” concluse mentre si alzava dalla sedia e si avvicinava sorridendo verso il suo uomo.
 
Di rimando lui lasciò cadere il martello e, senza infilarsi la maglietta, si diresse verso di lei e, cingendole la vita con le sue enormi braccia, cominciò a baciarla
 
“Mmm” fece lui “non ti bacio da stamani mattina. Mi sei mancata”
 
“Anche tu” rispose lei
 
“Ok Fel. Dimmi cosa c’è che non va” chiese Oliver mentre si staccava da lei per guardarla in faccia. Sapeva che qualcosa non andava, era strana da qualche settimana e non ne capiva il motivo. Lei lo fissò ragionando se fosse il caso o meno di dirgli la verità. Decise che era il momento
 
“Ok. Mi prenderai per pazza.”
 
“Proviamo”
 
“Sai la sera in cui è tornata Sarah?”
 
“Mh-mh”
 
“Nyssa aveva al collo un ciondolo. Una specie di freccia frastagliata. Io ho come la sensazione di aver già visto prima quel simbolo”
 
“Dove?” Oliver non aveva minimamente pensato che Fel poteva sbagliarsi. Si fidava ciecamente di lei
 
“Non ne sono sicura, sto facendo delle ricerche. Le ho attivate da qualche giorno, dovrebbero finire a breve”
 
“Ok, aspettiamo i risultati insieme allora” disse lui sorridendo e baciandola a stampo
 
Lei si staccò da lui e, poggiando le sue mani sulle guance di Oliver, disse
 
“Se ho ragione, quello che dovremo affrontare sarà una cosa grossa”
 
“L’affronteremo insieme amore”
 
Decisero di ordinare cibo cinese mentre aspettavano, stavano mangiando involtini primavera seduti per terra quando  bi-bip. Bi-bip. Fel scattò in piedi e si avvicinò al pc, Oliver si alzò con più calma.
 
“Oliver guarda. Oh mio dio….” Sussurrò Fel “Avevo ragione”
 
“Si, avevi ragione. E’ una cosa grossa da affrontare”
 
“Dove stai andando” chiese la bionda mentre il suo uomo si stava avvicinando al costume
 
“Esco. Arrow andrà a fare delle domande stanotte”
 
“Aspetta! Dobbiamo muoverci con cautela. Che hai intenzione di fare? Andare li e spaventarlo a morte?”
 
“Dobbiamo capire cosa sta succedendo!”
 
“E lo faremo! Con calma e pensando bene”
 
“Ok, va bene. Come procediamo allora?”
 
“Bhè se ci è dentro saprà sicuramente che la Lega è in città. Credo ci sia solo una soluzione ….. Dobbiamo dirgli che sei Arrow”
 
Lui guardò Fel aprendo la bocca per obiettare ma nessun suono uscì. Aveva ragione
 
 
 
Il giorno seguente Oliver e Felicity attraversarono la strada mano nella mano, una volta arrivati alla porta d’ingresso lei lo fermò e gli disse
 
“Sei pronto?”
 
“Pronto”
 
“Ehi….lo facciamo insieme capito?”
 
“Insieme” disse lui sorridendo e baciandole le labbra
 
Entrarono avviandosi alla reception
 
“Buongiorno. Oliver Queen e Felicity Smoke. Abbiamo un appuntamento.”
 
“Si certo. Il Signor Merlin vi sta aspettando”
 
I due salirono in ascensore e anche se faceva la spavalda, adesso Fel era nel panico. Oliver le prese la mano e gliela strinse come a dire che lui era li con lei
 
“Ragazzi prego! Accomodatevi! Dev’essere una cosa importante se avete chiesto un appuntamento in ufficio”
 
“Lo è” rispose Oliver con le sopracciglia aggrottate che gli conferivano uno sguardo arrabbiato
 
Felicity tirò fuori dalla sua borsa una cartellina porta documenti da dove ne estrasse una foto che poggiò sulla scrivania di fronte a Malcolm
 
“Riconosci questo simbolo?” chiese la bionda
 
“Mmm no, direi di no” disse Merlin distogliendo velocemente lo sguardo dalla foto
 
“Davvero? Perché io sono abbastanza sicura di averlo visto in casa tua. Un ciondolo con questo pendente messo come rosario alla cornice di Rebecca.”
 
“Ok, era un regalo di mia moglie”
 
“Malcolm! La verità!” disse Oliver
 
“Quale verità?” chiese adirato l’uomo che sembrava spaventato al tempo stesso
 
“Sappiamo che è il simbolo della Lega degli Assassini. E che lo possiede chi ne fa parte”
 
Ci fu un attimo di silenzio nel quale Malcolm abbassò la testa, poi, d’un tratto, partì una risata dalla sua bocca. Oliver e Felicity si guardarono titubanti
 
“E bravi ragazzi. Mi avete scoperto” continuò l’uomo sorridente “non so come ci siate riusciti e nemmeno il perché, ma lo avete capito. E adesso che volete fare? Denunciarmi come voleva fare Robert?”
 
“Come?!” chiese Oliver
 
Felicity arrivò in soccorso del ragazzo dicendo
 
“La Lega è in città e ci sta dando la caccia. Vogliamo sapere perché e come sconfiggerla” a quelle parole il volto di Malcolm sbiancò
 
“La Lega è in città?” chiese quasi spaventato
 
“Si”
 
“Non potete sconfiggerla. Non due ragazzini come voi. Nemmeno io, che sono stato addestrato da loro, potrei riuscirci”
 
“Io sono Arrow”
 
“Come hai detto?”
 
“Io. Sono. Arrow.”
 
“Oh. Oh bene. Si spiegano molte cose Oliver. Ma non potete sconfiggerla lo stesso”
 
“E allora cosa possiamo fare?” chiese la bionda scoraggiata
 
“Aspettiamo” rispose Malcolm
 
“Aspettare cosa?”
 
“L’Apocalisse che scaturirà la Lega quando si farà avanti” concluse Merlin
 
Oliver si sedette e disse
 
“Siamo qui per sentire tutta la storia”
 
“La mia storia non ti piacerà ragazzo”
 
“Hai paura Malcolm?”
 
“Dovrei?”
 
I due si fissarono per un tempo interminabile, finchè Fel intervenne dicendo
 
“Ok bambini, finitela. Racconta. Promettiamo di stare calmi. Vero Ollie?” Oliver grugnì in segno di assenso
 
“Testardi cocciuti! E va bene. Quando Rebecca è morta, tutto il mio mondo ha cominciato a sgretolarsi. Non riuscivo più a fare le cose che facevo prima, la quotidianità era diventata un peso. Non riuscivo nemmeno a badare a me stesso figuriamoci a mio figlio..”
 
“Mi ricordo che hai lasciato Tommy a casa mia per tre anni. Aravamo molto piccoli”
 
“Si. Ufficialmente ero in una clinica per curarmi dalla depressione. In realtà stavo cercando un modo per incanalare la mia rabbia. Sfogarmi, diventare una persona diversa ed imparare a vivere una nuova vita. Dovevo rinascere. Così mi sono imbattuto nella Lega. Ras Al-Ghul mi ha accolto e mi ha addestrato. Per tre anni ho vissuto secondo le loro regole. Per me era una cosa passeggera, ma per le loro leggi, una volta entrato a far parte della Lega non ne esci più. Se lo fai sei un traditore e sei punibile con la morte. Sono fuggito e per molti anni, non so come, non sono riusciti a trovarmi. Quando l’hanno fatto, Ras ha mandato in città alcuni dei suoi soldati. Soldati che io ho ucciso. Poi un bel giorno tuo padre ha scoperto tutto.”
 
Fel aveva le lacrime agli occhi mentre Malcolm raccontava
 
“E’ venuto da me accusandomi di essere un assassino e minacciando di dire tutto alla polizia. Non potevo permetterlo! Non avevo paura della polizia, ma della Lega che avrebbe mandato i suoi scagnozzi in città. Così…. Ho sabotato il Queen’s Gambit”
 
“Che cosa?!” urlò Oliver alzandosi di scatto dalla sedia “Tu hai fatto cosa????!!!”
 
“Oliver…” disse Fel poggiando una mano sul braccio del suo ragazzo calmandolo all’istante “Sentiamo tutta la storia. Continua Malcolm!”
“Non volevo che morisse. Non era previsto. Era tutto calcolato perché succedesse vicino alla costa in modo da salvarvi entrambi. Ma qualcosa è andato storto. Dovevo solo spaventarlo! Sono desolato Oliver”
 
“Sai cosa ci faccio con le tue scuse Malcolm?”
 
“Lo so, mi dispiace”
 
“No. Non lo sai!!!!! Mio padre si è ucciso sotto i miei occhi per dare a me la possibilità di salvarmi! Non so nemmeno perché sto qui a parlarne con te! Dovrei ucciderti e basta!!”
 
“E allora fallo!!! Sai cosa significa vivere tutta la vita mentendo alle persone che ami? Tommy! Lui non sa niente!”
 
“Non proverò pena per te Malcolm. Tu hai fatto la scelta, tu prendi le conseguenze. Così come io ho scelto di essere Arrow e di non rivelarlo” disse Oliver
 
“Tu eri con me” disse Felicity con la voce flebile, la testa abbassata e gli occhi rossi di rabbia e lacrime
 
“Come?” chiese Malcolm
 
“Quando non mi sono arresa alla morte di Oliver ho chiesto aiuto a te. A te!!” urlò la bionda “Credevo potessi essere l’unico a poterlo fare. Siamo andati insieme in Cina! Li abbiamo cercati per giorni! E tu sei stato l’unico artefice di quell’incidente! Ma che razza di mostro sei?”
 
“Quando siamo andati in Cina a cercarli, speravo davvero come te che fossero vivi!”
 
“Cosa c’entra adesso la Lega in tutto questo?” chiese Oliver che era ancora più arrabbiato alla vista della sua ragazza sconvolta
 
“Io non lo so di preciso, ma credo che lui voglia te” disse Malcolm riferito al ragazzo
 
“Me? Perché?”
 
“Ras ha più di 100 anni. Sa che la sua ora è vicina. Sta cercando un degno erede.”
 
“C’è Nyssa. E’ sua figlia. Più erede di così!” disse Fel
 
“Nyssa è un’abile combattente. Ma non è degna di diventare il nuovo Ras Al-Ghul. Lui vuole te. Sei sopravvissuto ad un naufragio, su un’isola deserta. Hai la tempra per comandare la Lega”
 
“Si bhè…. Oliver non sarà mai il Prossimo Ras!!!!”
 
“Non sta a noi deciderlo Felicity” rispose Malcolm come se fosse ovvio
 
“Oh si invece” concluse la ragazza.
 
 
 
Passarono i giorni e la rabbia che i due giovani provavano si stava molto lentamente placando per una semplicissima ragione. Tommy. Entrambi erano troppo legati a quel ragazzo e non volevano che scoprisse che persona malvagia fosse suo padre. Così cercavano di comportarsi normalmente durante le cene di famiglia. Come una coppia che si scambia naturali effusioni in pubblico e che se ne va subito dopo aver mangiato con la scusa di voler stare un po’ da soli. In realtà si recavano nel sotterraneo del Verdant per studiare con Dig e Roy un piano per sconfiggere la Lega. Sarah e Nyssa davano una mano, soprattutto dopo che avevano raccontato loro tutta la storia. Nyssa era molto arrabbiata. Aveva sperato di diventare l’erede di suo padre. Aveva vissuto tutta la sua vita nella Lega, per lei era logico che finisse così. Avrebbe fatto diventare quell’organizzazione una sorta di squadra salvataggio nei momenti del bisogno. Non sarebbero più stati solo e soltanto assassini. Ma evidentemente il destino si era messo contro di lei. Una sera, mentre si trovavano tutti al covo, il telefono di Oliver squillò. Numero sconosciuto.
 
“Si” rispose il ragazzo mentre tutti gli altri guardavano Felicity che stava cercando di rintracciare la chiamata
 
“Tra mezz’ora sul tetto della Queen Consolideted. Arrow…” e riattaccò
 
“No! Accidenti!” esclamò la bionda
 
“Ce l’hai fatta?” chiese Dig
 
“No, la telefonata è stata troppo breve. Ed il telefono era usa e getta. Impossibile da rintracciare”
 
“Non importa. Andrò all’appuntamento” disse Oliver che stava indossando il costume
 
“Ehi” cominciò Fel preoccupata che si era avvicinata a lui
 
“Ehi” rispose lui sorridendo
 
“Farai attenzione?”
 
“Sempre!”
 
“Oliver…”
 
Lui la bloccò baciandola
 
“Non preoccuparti Fel. Ti amo da morire”
 
Lei sorrise e disse “ Ti amo anche io. Torna da me tutto intero”
 
“Puoi giurarci che lo farò”
 
 
 
La notte era fredda. Ma il cielo era terso e si potevano vedere tutte le stelle. Oliver si trovava sul tetto in attesa del suo nemico e stava fissando la Stella Polare. Non sapeva nemmeno più quante ore aveva passato a guardarla negli ultimi cinque anni. Così come gli disse Felicity prima della sua partenza, essa indicava il Nord, con questa informazione avrebbe ritrovato sempre la strada di casa. Moltissime volte aveva cercato la strada di casa in quegli anni, ma non l’aveva mai trovata. D’un tratto un rumore lo fece voltare alla sua sinistra. Si ritrovò di fronte a tre soldati della Lega e a lui. Ras Al-Ghul in persona.
 
“Sei venuto ragazzo”
 
“Avevo scelta?”
 
“Direi di no Oliver”
 
“Che cosa vuoi?”
 
“Te”
 
“Risposta sbagliata”
 
“Non ti scaldare Arrow. Non sono qui per combattere con te. Sono qui solo per parlare.”
 
“Allora parla e poi vattene”
 
Ras sorrise. “Unisciti alla Lega, io ti addestrerò e alla mia morte diverrai il mio successore. Avrai potere, ricchezza, fama”
 
“No grazie”
 
“Pensaci figliolo”
 
“Ci ho pensato e la risposta rimane no grazie”
 
Ras sorrise di nuovo “ Sei testardo. Ok. Ti farò una domanda. Quanto ti ha cambiato l’isola Oliver? Tieni ancora come prima alle persone che ami oppure il tuo cuore si è indurito? E se la tua risposta è –non lo so- sei pronto a rischiare una dimostrazione per capirlo? Pensaci…. Ti do tempo fino a domani sera….. Arrow” e come era arrivato se ne andò.
 
Quella sera raccontò ai suoi amici quello che era successo sul quel tetto
 
“Che cosa significa? Che tipo di dimostrazione?” chiese un Roy confuso
 
“Niente di buono temo”
 
“Mio padre non è abituato ad essere rifiutato. Aspettatevi di tutto”
 
Quando tornarono a casa, Oliver e Felicity fecero l’amore. Come se fosse l’ultima volta. Di nuovo.
 
 
 
Il giorno seguente, dopo una stressante giornata lavorativa in ufficio Fel si recò al Verdant per adempiere alle sue mansioni di eroina. Erano già tutti li. Ed erano agitati.
 
“Che succede?” chiese la bionda
 
“Ras ha chiamato” rispose Oliver “Vuole incontrarmi per avere una risposta”
 
“Non puoi andare da solo! Quando riceverà un no, lui e i soldati della Lega si scaglieranno contro di te. Se ti andrà bene ti rapiranno!” rispose Sarah
 
“E se dovesse andare male?” chiese Dig
 
“Lo uccideranno” rispose Nyssa dopo attimi di silenzio
 
“Ok allora andrete a coprirgli le spalle!!!” disse Fel
 
“Fel…..”
 
“No Oliver!!! Hai promesso che saresti sempre tornato da me.”
 
“Hai ragione” detto questo la baciò e il gruppo intero partì.
 
 
 
Sul tetto della Queen Consolideted Oliver era da solo. Dig, Roy, Sarah e Nyssa erano nascosti in punti diversi in modo da attaccare da altre angolazioni qualora ce ne fosse stato bisogno
 
“Allora ragazzo,hai preso una decisione?”
 
“Quello che mi offri non mi interessa. Potere, ricchezza e fama. Io non li voglio!”
 
“Leggo nei tuoi occhi che dici la verità. Ma io sono Ras Al-Ghul e ottengo sempre ciò che desidero!”
 
Decine di soldati sbucarono dal niente e attaccarono. Oliver cominciò a scagliare frecce, gli altri vennero fuori e si scatenò una dura battaglia fatta di sangue. Quando finì, Arrow e i suoi amici avevano sconfitto la Lega, ma Ras era sparito nel nulla.
 
“E’ scappato”
 
“Dannazione!” urlò Oliver
 
“Mio padre non scappa mai” disse Nyssa guardando preoccupata Oliver
 
Cavolo…….. pensò Ollie. No, no,noooo!!! Gridava nella sua testa
 
Si recarono al covo, voleva vedere Felicity, doveva vederla. Ne aveva bisogno. Ma Felicity non c’era. Quello che trovarono fu solo il suo cellulare abbandonato per terra. Non si allontanava mai dal suo cellulare. Felicity era stata rapita. Un pericoloso e terrorizzante silenzio era calato nella fonderia. Dopo pochi attimi, Oliver, gridando come un fulmine che squarcia il cielo, scagliò il suo arco verso la teca che usava per il costume frantumando il vetro in mille pezzi.
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Hakimah ***


CIAO A TUTTI LETTORI E COMMENTATORI :D
ECCO IL CAPITOLO N.13. FORSE UN PO’ PIU’ CORTO RISPETTO AGLI ALTRI. MA PIENO DI AVVENIMENTI. CHIEDO VENIA PER IL MIO ARABO CHE E’ PARI A ZERO. VOI NON CI FATE CASO… :D
CI LEGGIAMO NEI COMMENTI QUALORA DECIDETE DI LASCIARNE!!!
BUONA LETTURA…
BACI
 
 
 
 
 
 
Felicity si destò da un sonno agitato. Aveva fatto un incubo. Aveva sognato che era stata rapita da Ras Al-Ghul per vendetta contro Oliver. Si stiracchiò la schiena allungando le braccia sopra la testa, ma nel farlo sentì uno strano rumore metallico. Spalancò gli occhi improvvisamente, vide solo delle mura ed una porta con una feritoia. Si voltò e capì di essere incatenata mani e piedi al muro. Non era un incubo. Era davvero stata rapita. E si trovava in una cella avvolta nella penombra in quel momento. Si alzò in piedi per tentare di trovare una via d’uscita. Ma le catene che aveva legate alle caviglie ed ai polsi le permettevano di fare solo pochi passi lontano da quel muro al quale erano ancorate. Cercò di fare mente locale e di ritornare al momento del rapimento.
 
 
Si trovava al covo e stava aspettando che gli altri tornassero dalla missione. Dall’auricolare poteva sentire le grida del combattimento e il rumore delle spade che sbattevano tra loro. In cuor suo sperava che Oliver e gli altri stessero bene. Aveva il pericoloso impulso di chiedere se fossero vivi, ma si trattenne sapendo quanto questo avrebbe distolto la concentrazione di Oliver durante la lotta. Doveva solo sperare che tutto finisse presto e che il suo ragazzo le parlasse. Improvvisamente…..
 
“Buonasera biondina”
 
Felicity si spaventò tantissimo a quelle parole, credeva di essere sola. Si voltò e vide Ras Al-Ghul in persona. Ok, lei era spavalda, era forte, non si faceva spaventare, si toglieva bene dalle brutte situazioni grazie alla sua intelligenza e alla sua spiccata arguzia, ma in quel momento era nel panico. Non poteva combattere Ras con le parole o con la furbizia. Era un assassino, uno degli uomini più malvagi della Terra. L’unica cosa che doveva fare era prendere tempo nella speranza che il Team tornasse presto.
 
“Che cosa vuoi?” chiese Felicity
 
Ras tirò fuori un piccolo arnese che aveva dietro la schiena, lei non riusciva a vedere cosa fosse. Pigiò un pulsante blu.
 
“Cosa voglio? Te.”
 
“Perché?”
 
“Oh andiamo! Credevo fossi intelligente! Sei la mia carta vincente contro Oliver Queen”
 
“La squadra sarà qui molto presto e ti prenderà a calci nel culo brutto psicopatico!”
 
“Bhè….  Sei sfortunata. La tua  squadra non sa che sono qua. Vedi questa specie di telecomando? Mi ha permesso di scollegare tutti gli apparati in questa stanza. Niente GPS, niente Wi-Fi, niente di niente. Perciò è improbabile che loro ti abbiano sentita nell’auricolare”
 
Fel si voltò verso i suoi bambini e notò che erano tutti fuori rete e, adesso che ci faceva caso, non sentiva nemmeno più i rumori del combattimento che si stava svolgendo alla Queen Consolideted. Le prese un piccolo, piccolissimo attacco di panico
 
“Va bene. Adesso qual è il tuo piano? Mi ucciderai?”
 
“Oh no. No no. Non ancora. Adesso verrai via con me”
 
Ras si avvicinò, ma lei non voleva arrendersi. Cercò di districarsi dalla forte presa dell’uomo. Gesticolò, ma l’unica cosa che ottenne fu di perdere gli occhiali mentre tentava di liberarsi. Poi una lieve puntura sul collo ed infine il buio.
 
 
 
Dopo minuti, oppure ore lei non ne era sicura, dal suo risveglio, la porta blindata si aprì. Ne fece capolino un uomo. Un soldato della Lega con un vassoio contenente un bicchiere d’acqua ed un piatto di frutta fresca
 
“Voglio parlare con il tuo capo!” gli urlò Felicity
 
Ma l’uomo parve non sentirla. Poggiò il vassoio a terra si voltò ed uscì chiudendo la porta alle sue spalle
 
“Ehi!!!! Voglio parlare con il tuo capo!!! Mi hai sentito!!!!”
 
Si ritrovò di nuovo sola e nella penombra, tirò un calcio al vassoio e gridò. Poi si accovacciò contro il muro poggiando la testa sopra le sue ginocchia e disse
 
“Oh Oliver…. Dove sei?”
 
 
 
 
“Oliver sta calmo! La troveremo” disse John
 
Oliver era uscito in perlustrazione, di nuovo, ed aveva fatto terra bruciata di tutti i soldati che trovava. Nessuno gli disse dove fosse Ras.
 
“Ah si?! Ne sei sicuro?” gli urlò Oliver
 
“Ci sarà qualcosa che possiamo fare no?!” chiese Roy guardando nella direzione di Sarah
 
“Dobbiamo andare nella tana del Lupo” si illuminò Oliver
 
“Che intendi dire?” chiese John al suo amico
 
“Dico che dobbiamo andare nella casa di Ras. Forse è li che la tiene”
 
“Non sappiamo nemmeno dove si trova!” disse Roy
 
“Noi no. Ma loro si” rispose indicando Sarah e Nyssa
 
“Non credo che mio padre sia a casa Oliver. E’ più furbo di così.”
 
“Ma lui sa che io non conosco il suo nascondiglio”
 
“Ma sa che io, sua figlia, combatto con voi! E sa che potrei dirvi dove si trova”
 
“Nyssa ti prego! È Felicity!” supplicò Oliver
 
“Ollie…. Nemmeno io credo che Ras abbia portato Fel nella sua tana. Però, se ti fa sentire meglio potremmo andare noi a controllare mentre tu continui a cercare qui in città” propose Sarah
 
“Ta-er Al-Sahfer ha ragione.” Disse Nyssa “Andremo noi a Nanda Parbat”
 
“Grazie, lo apprezzo molto” disse Oliver
 
“Ehi…” si avvicinò a lui Sarah “vedrai che la troveremo.”
 
“Si” rispose flebile lui
 
 
 
Le due ragazze partirono immediatamente per Nanda Parbat, mentre i tre rimasero al covo
 
“E adesso che si fa?” chiese Roy
 
“Dovresti dirlo alla famiglia Oliver” disse Dig
 
“Cosa?” No!”
 
“Sua madre ha diritto di sapere! Ed anche tutti gli altri”
 
“Certo, e che cosa dovrei fare?! Andare da loro e dire. Ragazzi Fel è stata rapita da uno psicopatico border line che si è fissato con me ed ha preso lei per farmi dispetto?! Ma non preoccupatevi, io la troverò e la salverò perché sapete, io sono Arrow!” sbottò Oliver
 
“Non fare l’idiota Queen!” cominciò Diggle “potresti solo dire che è stata rapita. Il Detective Lance potrebbe attivare delle ricerche. Questo potrebbe giocare a nostro vantaggio”
 
“Ha ragione sai” intervenne Roy “Montiamo una storia credibile e poi sfruttiamo quello che riesce a scoprire Lance”
 
Oliver guardò i suoi amici. Capì che avevano ragione.
 
 
 
Il giorno seguente, o almeno credeva, Felicity fu portata al cospetto del grande Ras Al-Ghul. Aveva perso la cognizione del tempo in quella cella. Si sentiva stremata e sporca. Non aveva gli occhiali perciò non vedeva perfettamente, i suoi capelli erano sciolti e tutti arruffati, non sapeva perché ma non aveva più le scarpe, e la maglietta era strappata all’altezza dello stomaco. Non era più incatenata al muro, ma le avevano legato insieme i polsi con una fune nera molto stretta. Venne condotta in un immenso salone molto umido illuminato di candele, al centro una tavola imbandita e l’uomo capotavola che la aspettava per cenare
 
“Ti prego Felicity. Vuoi farmi compagnia? Slegatela!” ordinò ai suoi soldati
 
La slegarono e lei si sedette alla sinistra di Ras
 
“Prego, serviti. Avrai fame. Sono tre giorni che non mangi”
 
-Tre giorni?!- pensò lei. Ma aveva ragione. Aveva fame, non poteva lasciarsi morire così. Si avventò sul pane e su tutte le cose buone che trovava a portata di mano, dando ogni tanto un sorso al bicchiere pieno di vino.
 
“Davvero sono passati tre giorni da quando mi hai portato qui?” chiese lei una volta finito di rifocillarsi
 
“Si mia cara”
 
“Che cosa vuoi farmi”
 
“Credevo che Oliver ti avrebbe trovato prima. Non so quanto tempo ci metterà. Ma questo gioco può andare a mio vantaggio”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Ok, te lo spiegherò. Voglio cominciare a fidarmi di te. Io voglio Oliver. Voglio che diventi il prossimo Ras Al-Ghul. Ma lui ama te. non ti lascerebbe mai. E dall’ardore che leggo nei tuoi occhi, vedo che anche tu lo ami molto. Perciò ho deciso che avrò entrambi”
 
“In che senso?”
 
“Non ti ucciderò Felicity. Anche se il mio piano iniziale era quello. Sei una piacevole ed incredibile risorsa. Oliver si consegnerà a me per diventare il mio erede e tu…. Ti addestrerò come un soldato della Lega e quando sarete pronti, se lo vorrete, potrete anche sposarvi, secondo le nostre regole ovviamente. Così avrò entrambi.”
 
“Tu sei pazzo!” esclamò la ragazza
 
“No, sono magnanimo. Vi concedo di poter stare insieme. Dovresti essere onorata!”
 
“Onorata?! Mi rapisci per vendetta. Vuoi farmi diventare un assassina quando nemmeno so uccidere una zanzara. Vuoi rapire l’uomo che amo per metterlo a capo di un’orda di sicari e dovrei essere onorata?!”
 
“Non sai apprezzare le opportunità quando ti vengono concesse Felicity.”
 
“Ditemi che non è vero…” disse Fel
 
“Comunque, non avete scelta. Non potete sconfiggermi! Oliver non è pronto a battermi. Perciò questa cosa succederà. Sta solo a lui decidere quando”
 
“Perché vuoi proprio Oliver?”
 
“Perché è sopravvissuto a 5 anni all’Inferno. Tu non lo sai vero? No, vedo la tua espressione. Non ti ha raccontato molto dell’isola… Ha visto e fatto cose che spezzerebbero ogni essere umano. Ma non lui. Lui è vivo ed è tornato. E adesso veste i panni di Arrow, il temibile giustiziere della città. E’ perfetto per diventare il prossimo me”
 
 
 
 
Oliver aveva convocato tutta l’allargata famiglia presso Villa Queen. Felicity era stata rapita da tre giorni, lui non aveva dato spiegazioni al telefono ai suoi amici che la cercavano
 
“Ollie, si può sapere perché ci hai chiamati tutti qui a quest’ora?” chiese un’assonnata Laurel
 
“Si, e dov’è la mia bambina?”
 
“Calmatevi” intervenne Sarah “Oliver deve dirci qualcosa”
 
“Felicity è stata rapita”
 
“Ooook… se questo è uno scherzo non è divertente” commentò Curtis
 
“Non è uno scherzo!”
 
“Oh mio dio!” disse Moira
 
“Va bene, attiviamo subito le ricerche. Quando è successo?”
 
“Tre giorni fa”
 
“Tre giorni fa?! Tre giorni fa?! Oliver!!! Ma che ti dice il cervello??? La mia piccola è sparita da tre giorni e tu ce lo dici soltanto adesso???” sbottò Donna
 
“Ho cercato di salvarla in questi tre giorni!”
 
“Salvarla? Tu sai chi l’ha presa?” chiese Quentin già calato nella parte di Detective
 
“Si”
 
“Allora amico?” chiese Tommy “quanto vuoi aspettare ancora prima di dircelo?”
 
“E’ stata rapita da un uomo mascherato” rispose Oliver guardando con la coda dell’occhio John che assisteva alla scena
 
“Non ci credo!! Quell’uomo mi perseguita anche nei peggiori incubi!!! E pensare che lei  nemmeno aveva paura di lui, ed invece è il suo carnefice!” sbuffò Laurel
 
“Di che stai parlando sorellina?” domandò Sarah che era appena tornata da Nanda Parbat con nessuna novità
 
“Di Arrow! Gli do la caccia da mesi, senza successo. Un giorno ne parlavamo io e Fel e lei disse che non aveva paura di lui perché, non sapeva come, ma sentiva di potersi fidare… si sbagliava a quanto pare”
 
“Non è stato Arrow”
 
Sarah e John guardarono Oliver
 
“Come fai ad esserne sicuro?” chiese Moira
 
“Quell’uomo non aveva il suo costume. Era vestito di nero”
 
“E allora?! Può aver cambiato!” urlò un’arrabbiata Donna
 
“Non è stato Arrow”
 
“Cristo Oliver! Fel è stata rapita! Dobbiamo tenere ogni pista plausibile! Devi essere piuttosto sicuro che non sia stato lui per escluderlo a priori!” disse Tommy al suo amico
 
“Non lo escludo a priori. Io so che non è stato lui”
 
In quel momento John si avvicinò al suo amico
 
“Oliver sei sicuro di quello che stai facendo?”
 
“Guarda i loro visi Dig. Si meritano di sapere”
 
“Allora Ollie?! Come fai ad essere sicuro che non fosse quell’assassino malato di mente di Arrow?” chiese Laurel
 
“Perché sono io Arrow!!” sbottò Oliver quando le domande della sua famiglia cominciavano ad accavallarsi una sull’altra
 
A quella frase tutti si zittirono e lo fissarono. Quentin, che era al telefono con il distretto per avviare le ricerche, si bloccò e si voltò verso di lui. Passarono attimi in cui aveva gli occhi di tutti puntati addosso. Era il momento della verità.
 
“Io sono Arrow. Felicity lo sapeva. Anzi, di più. Collabora con me. Mi aiuta nelle missioni. Non sono stato io ad averla rapita. Mi dispiace che siate venuti a saperlo in questo modo.”
 
Donna lentamente camminò verso di lui e quando fu abbastanza vicina gli sferrò uno schiaffo sulla guancia con tutta la forza che aveva in corpo. Forza che, ovviamente, ad Oliver non fece nessun effetto.
 
“Tu! Tu hai messo in pericolo la mia bambina! Ma come hai potuto?!?” gridò lei “Prega Dio che la ritroviamo viva Oliver. O, non mi importa se sei Arrow o Superman o Batman, io ti ucciderò con le mie mani”
 
“Coraggio Donna, vieni” disse Curtis prendendola per le spalle e portandola lontano da lui
 
“Ce lo avresti detto prima o poi?” chiese un veramente molto deluso Tommy
 
“No”
 
“Perché?” chiese Thea
 
“Quello che faccio è troppo pericoloso. Non volevo rendervi probabili bersagli dei miei nemici”
 
“E Felicity invece si?” chiese retorica Speedy
 
“Ti ho dato la caccia per mesi Oliver” disse Laurel
 
“Lo so. E mi dispiace”
 
“Stavolta non te la caverai con un mi dispiace ragazzo” commentò da lontano Donna
 
“Va bene, non sono qui per giustificarlo, anche perché, Oliver, non hai giustificazioni, ma adesso dobbiamo rimandare le spiegazioni a più tardi ed attivarci per trovare Felicity. Dimmi cosa sai” intervenne abbastanza lucidamente Quentin
 
“Il nome del rapitore è Ras Al-Ghul. È a capo di un’organizzazione che si chiama Lega degli Assassini. L’ha rapita perché vuole che diventi il suo erede. Io gli ho detto di no. Perciò ha preso lei.”
 
“Ma cos’è?! Un manga? Un videogioco? Oddio….” Disse Curtis
 
“Quello che dice Oliver è tutto vero” esclamò Malcolm
 
“Papà…”
 
“E tu come lo sai?” chiese Moira
 
“Perché io facevo parte di quell’organizzazione in passato. Conosco Ras, conosco come agisce. So che è la verità”
 
“Tu?! Ok, questa è un’altra discussione che dovremmo affrontare” disse uno sconsolato Tommy
 
“Oliver” cominciò Malcolm “io sarò al tuo fianco per salvare Felicity” poi si avvicinò al ragazzo e sussurrò “permettimi di redimermi per quello che ho fatto”
 
Ollie studiò bene Malcolm, poi guardò Sarah e John che annuirono ed accettò la cosa.
 
“E adesso che si fa?” chiese Curtis
 
Tutti guardarono Arrow
 
“Adesso Quentin procede ad attivare le ricerche. Io, John, Sarah e Malcolm  andremo nel mio nascondiglio ed attueremo un piano per trovarla”
 
“Oddio ha pure un nascondiglio segreto” disse Donna che in quel momento lo odiava
 
“Aspetta un attimo. Sarah, cosa c’entri tu in tutto questo?” chiese Laurel
 
“E’ una lunga storia. Adesso non c’è tempo. Un giorno te la spiegherò”
 
I quattro si avviarono verso la porta, poi Oliver tornò indietro dicendo
 
“So che tutto questo è molto da digerire. E mi dispiace davvero. Spero che un giorno potrete perdonarmi”
 
 
 
Erano passate due settimane dal rapimento. Felicity, ovviamente, non collaborava per niente. Dentro di lei regnava sempre la speranza che Oliver sarebbe arrivato a salvarla. Ma i giorni passavano e questa speranza cominciava a vacillare. Nonostante questo teneva testa e si faceva forza pensando che Arrow non era ancora arrivato semplicemente perché non sapeva dove fosse tenuta prigioniera. Era certa che, appena lo avesse scoperto, sarebbe arrivato con la cavalleria e l’avrebbe portata a casa. Ras si comportava come le leggi della Lega esigevano. Introducendola a quella vita esattamente come aveva fatto con ogni altro soldato. Per giorni era stata legata con delle catene ai polsi e tenuta alzata 15 centimetri da terra. Non sentiva più le braccia. Era stremata. –E’ per temprare il fisico- diceva il Demone. Quando venne staccata da quella prigione e finalmente poté abbassare le braccia, gridò dal dolore. Ma non tirava giù  la testa. Ras le chiedeva come si chiamava e lei, ogni volta, rispondeva con il suo nome. Lui, ogni volta, la frustava. Veniva lasciata al buio e senza cibo, solo un po’ d’acqua al giorno. Prima o poi si sarebbe arresa all’evidenza. Le frustate smisero, ma cominciarono altre torture. Alcune fisiche alcune psicologiche. Le facevano assumere droghe senza che se ne accorgesse. Fel era confusa, non sapeva dove finiva la realtà e cominciava l’immaginazione, si ritrovò cicatrici sul corpo che nemmeno sapeva di avere. Intanto Ras continuava a chiederle come si chiamava e lei rispondeva sempre con Felicity Meghan Smoke. Era testarda e molto più forte di quello che pensava. Lui proseguiva il suo lavoro. Era dimagrita, e malata. Lui la curava, la rimetteva in forze e ricominciava da capo. Finché un giorno, presa dalla disperazione, alla domanda –Come ti chiami?- cedette e regalò l’unica risposta da dare, l’unica che Ras voleva sentire: Hakimah.
 
“Visto?! Non era poi così difficile”
 
Le torture cessarono. Le dettero il tempo di riprendersi. Una settimana ci volle. Quando fu pronta venne vestita come un soldato della Lega e portata al cospetto di Ras
 
“Hakimah. Sembri una vera guerriera della Lega”
 
Fel capì che se voleva vivere in attesa di Oliver, doveva stare al suo gioco. Nonostante le droghe assunte era ancora abbastanza in testa per ricordarsi di essere stata rapita, che La Lega era il cattivo ed Arrow il buono e soprattutto doveva capire dove si trovava e come comunicarlo agli altri.
 
“E’ quello che sto per diventare.”
 
“Hai preso la decisione giusta”
 
“La decisione giusta” fece eco lei come un robot
 
“Oggi inizieremo con l’allenamento fisico. Ti sei ripresa perfettamente ed in fretta”
 
“Va bene”
 
“Prima però voglio presentarti una persona. Lei non fa parte della Lega. Diciamo che è…una collaboratrice esterna. Ci aiutiamo a vicenda. Hakimah lei è Amanda Waller”
 
Aspetta un attimo, l’ho incontrata in Cina! E’ la stessa persona che  mi ha detto di desistere nel cercare Oliver disperso. Ma che caz…?! Va bene Fel, stai al loro gioco!
 
“Ciao Felicity”
 
“Quello non è più il mio nome. Io sono Hakimah”
 
“Hai fatto un buon lavoro Ras. Come sempre. Sai dove ti trovi?”
 
“Ancora non gliel’ho detto”
 
“So solo che non ci sono finestre in questo luogo, perciò deduco che ci troviamo sotto terra”
 
Amanda sorrise “Sei molto più perspicace di quanto pensassi. Per l’esattezza 50 metri sotto L’A.R.G.U.S.”
 
Così iniziò l’allenamento di Felicity, anzi di Hakimah. Per due mesi a partire da quel giorno si allenò con la spada, con il tiro con l’arco e con il combattimento corpo a corpo. E divenne pure brava. Ed ancora, dentro di lei, la fiammella della speranza non si era spenta. Oliver era più vicino di quello che credeva, doveva solo aspettare, lui l’avrebbe trovata.
 
 
 
 
Erano passati quasi tre mesi.  Tre mesi nei quali di Felicity nessuna traccia e nemmeno di Ras. Erano come volatilizzati. Oliver non si dava pace. Sperava con tutto se stesso che non fosse morta.  Notte e giorno era alla ricerca, non dormiva, mangiava a malapena. Si accusava di tutta la situazione rendendo il resto del Team di malumore. La situazione con la famiglia era un tantino migliorata. Thea e Moira l’avevano perdonato subito. Avevano vissuto 5 anni credendolo morto, a loro non importava che fosse tornato come Arrow, l’importante era che fosse tornato. Quentin si era arreso a collaborare con lui perché in fondo non era poi così male come giustiziere. Laurel era diventata mamma di una stupenda bambina alla quale aveva dato nome Meghan. Meghan Merlyn. Aveva smesso di dare la caccia ad Arrow e lo aveva perdonato perché lui era Oliver, non poteva fare diversamente. Tommy era veramente deluso dal suo amico. I primi tempi aveva persino smesso di parlargli, ma poi era tornato sui suoi passi. Perché è questo che si fa nell’amicizia. Curtis era entrato a far parte del Team. Voleva aiutare e le sue competenze informatiche, che non erano niente in confronto a quelle di Fel, potevano comunque dare una mano. L’unica che ancora ce l’aveva  con lui era Donna. Lui lo sapeva e la capiva. Tutti insieme però facevano fronte comune per riportare a casa Felicity. Era questo ciò che più importava. Una sera si trovavano al covo persi nelle ricerche quando il telefono di Oliver squillò
 
“Ragazzo mi deludi”
 
Oliver rimase di sasso. Era Ras.
 
“Dov’è lei???” urlò e tutti si zittirono.
 
“Calmo calmo…. E’ viva  se è questo che ti interessa.”



“Voglio parlare con lei!!!”
 
“Non sei tu che detti le condizioni ragazzo”
 
“Fammi parlare con Felicity ho detto!!!!!”
 
“Hakimah non può parlare adesso. Ho una proposta da farti però”
 
“Sentiamo”
 
“Vieni qua. E potrai vederla. Ti mando l’indirizzo dell’incontro. Ah Oliver … ovviamente da solo” e riagganciò
 
“Allora?!” chiese Roy
 
“Vuole che ci incontriamo. Da soli” rispose un veramente incazzato Oliver
 
“Lei è…. È ….. è viva?” chiese John che si era affezionato a quella ragazza come ad una sorella
 
“Si. Almeno credo.”
 
“Si, è viva.” Rispose Nyssa “mio padre non l’ha uccisa. Non gli conviene. Deve avere un piano”
 
“Si, l’ha chiamata con un nome diverso in verità”
 
“Quale nome?” chiese Roy
 
“Hakila, Hakina…” disse Ollie confuso
 
“Hakimah?” chiese Sarah
 
“Si! Quello”
 
“Che significa?” chiese John
 
“La Saggia” rispose Nyssa
 
Il telefono di Arrow squillò di nuovo. Un messaggio stavolta
 
-Tra mezz’ora sul tetto della Queen Consolideted. Vieni da solo-
 
“Sul tetto della QC? Tra mezz’ora??” chiese stupito John “Questo significa che…”
 
“Sono sempre stati in città” concluse Oliver che si avvicinò al tavolo dove tenevano il loro oggetti da medicazione, sbatté forte i pugni su di esso e con un braccio scaraventò tutto quanto dall’altra parte della stanza.
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Tra Segreti, Bugie e Verità ***


“Oliver non mi sembra una buona idea…”
 
“John ha ragione, potrebbe essere una trappola”
 
“Non mi importa!! Io andrò a quell’appuntamento. Da solo.”
 
“Lascia almeno che ci appostiamo li vicino”
 
“No, mio padre avrà previsto anche questo.”
 
“Nyssa ha ragione” disse Merlyn
 
“Oliver potresti scambiare Malcolm per Felicity. Mio padre sarebbe contento di ucciderlo finalmente.”
 
“Di questo ne sono certo. Ma non accetto l’idea grazie” rispose l’uomo
 
“Basta!” urlò Ollie “Ormai è deciso. E’ ora”
 
 
 
Oliver si trovava sul tetto della QC come programmato. Non aveva previsto un combattimento, perciò era salito in jeans, maglietta e giacca di pelle. Se ne stava con lo sguardo cupo, poggiando le spalle alla porta delle scale che conducevano all’interno dell’edificio, con le braccia incrociate calciando qualche sassolino come antistress. E stressato lo era davvero Oliver. Se faceva, ad oggi, un bilancio della sua vita ne aveva di certo motivo. Era innamorato di una donna meravigliosa. Si erano finalmente trovati, ma lui era naufragato e dato come disperso per 5 lunghissimi anni. Era tornato dal regno dei morti con un passato pesante sulle spalle, era tornato come Arrow, ma aveva ritrovato lei. La sua ancora, la sua vita, il suo destino. Poi era arrivato Ras e l’aveva rapita, probabilmente torturata ed anche psicologicamente turbata per carpire informazioni su di lui. E tutto per colpa sua. L’aveva messa in pericolo ed era soltanto colpa sua. Oliver si chiese se, forse, non sarebbe stato meglio se fosse morto davvero quel giorno.
 
“Ti vedo pensieroso ragazzo”
 
Oliver si destò dai suoi pensieri. La Lega era li e non li aveva sentiti arrivare. Sull’isola aveva sviluppato i suoi sensi facendo si che diventasse un animale. La sua vista era migliorata, il suo olfatto riconosceva ogni odore, soprattutto quando pioveva, con il tatto capiva cosa teneva in mano anche se bendato, con il gusto riconosceva ogni minimo sapore indovinando al primo colpo quale radice od erba era commestibile, e l’udito…bhè quello era forse il suo senso più sviluppato, niente e nessuno lo coglieva di sorpresa perché lo sentiva arrivare almeno trenta metri prima. Lui la chiamava sopravvivenza. E’ questo quello che fa quando si scatena in te. Ti trasforma in animale. E lui lo era. Una pantera, una bellissima pantera spietata. Ma quella sera lo avevano colto all’improvviso. Felicity era la sua distrazione. Di fronte a lui Ras era circondato da sei soldati.
 
“Dov’è lei?”
 
“Oh…più vicina di quanto immagini”
 
“Voglio vedere Felicity!”
 
“Sei impaziente Oliver. Ti ho già detto che non sei tu che detti le regole”
 
“Ok, hai vinto. Vuoi me? Va bene, mi unirò alla Lega, ma lei lasciala andare!”
 
“Ma…. Il gioco è cambiato mio caro. Sono venuto a dirti proprio questo”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Vedi….” Disse Ras cominciando a camminare, di fronte ad Ollie, da destra a sinistra e viceversa con le braccia dietro la schiena “Io l’ho rapita perché era la leva giusta per costringerti a fare qualcosa Oliver. Ma poi l’ho conosciuta. E devo dire che capisco perfettamente perché ti sei innamorato di lei. E’ una tigre! Ed è pure bellissima ed intelligente! Detto tra noi, ottima scelta…”
 
“Arriva al punto Ras!”
 
“Oh, giusto. Che dicevamo? Ah si, non la lascerò andare Oliver”
 
“Cosa?! Ma che stai dicendo?! Mi sono appena arreso! I patti erano questi!”
 
“Ti ho detto che le carte in tavola sono cambiate… Se vuoi stare con lei l’unico modo è unirti a noi e diventare il mio successore”
 
“Hai una figlia! Nyssa è perfettamente in grado di diventare il prossimo Ras Al-Ghul”
 
“No, non lo è! E mi ha tradito!”
 
“Tu lo hai fatto prima di lei”
 
“Tu non capisci. Non capisci cosa voglio farti diventare!”
 
“Un assassino!”
 
“Sei già un assassino Oliver!!!”
 
“No, non lo sono più. Ho trovato un altro modo”
 
“Non ti rendi conto di quanto sei fortunato. Ti sto dando la possibilità di decidere. Si chiama libertà di scelta. Proprio come ho fatto con lei”
 
“No! Stai trattenendo una persona contro la sua volontà.  Questo si chiama sequestro di persona!”
 
“Lei ha deciso di stare con noi”
 
“Non credo proprio che abbia scelto questo”
 
“Mi dispiace deluderti ragazzo. Ma è proprio quello che ha fatto. Ha scelto di unirsi alla Lega”
 
“No! Non lei!! Felicity non farebbe mai una cosa del genere!!!”
 
Ad un tratto un soldato che accompagnava Ras, e che non aveva mai lasciato la posizione iniziale, sguainò la spada. Correndo si diresse verso Oliver che si mise in posizione di combattimento. Con l’ultimo passo prese lo slancio e saltò in aria gridando e impugnando con due mani l’elsa della sua spada
 
“Io mi chiamo Hakima!!!”
 
Oliver riuscì ad evitare il primo colpo
 
“Felicity!!!” urlò mentre cercava di scansare i fendenti che lei lanciava
 
“Ti ho detto che mi chiamo Hakima!” rispose lei
 
Oliver le bloccò il braccio con il quale impugnava l’arma e le abbassò il cappuccio permettendo ai suoi splendidi capelli biondi di uscire fuori
 
“Fel ti prego, guardami!”
 
Mise la sua gamba destra dietro quelle di lui e, facendo pressione con il suo corpo aggrappandosi alla sua giacca, lo fece cadere all’indietro. Nella confusione dell’azione Ollie si portò dietro nella caduta anche la ragazza. In una frazione di secondo Fel si mise sopra di lui poggiando la lama della sua spada sul collo dell’uomo. I due si fissarono negli occhi fino a quando
 
“Adesso basta!” intervenne Ras, la bionda si alzò, mentre lui compiaciuto disse “Imparerà il tuo nome Hakima. Non ucciderlo per questo. Vedi Oliver?! Lei ha scelto”
 
“No” sussurrò lui con la voce rotta dall’emozione una volta tirato su
 
“Hai un paio di giorni per pensare a quello che ti ho detto”
 
Mentre Ras e i suoi scagnozzi si erano gettati dal tetto, Ollie chiamò la sua donna
 
“Fel… ti prego”
 
Lei voltò lo sguardo duro, montò sul cornicione, girò l’intero suo corpo dando le spalle al precipizio, guardò Oliver fisso negli occhi e si lasciò cadere nel vuoto. Com’ era arrivata d’improvviso svanì.
 
 
 
 
Oliver si recò al covo in uno stato di trance, mentre nella sua testa si ripeteva –Dio che cosa ho fatto!- erano tutti li ad attenderlo.
 
“Allora?” chiese John
 
Lui non rispondeva.
“Ollie…” cercò di scuoterlo Sarah
 
Si era seduto sulla sedia che solitamente utilizzava Felicity ed aveva poggiato i gomiti sulla scrivania. Si strusciò le mani sul volto chiudendo gli occhi, sospirò e, voltandosi verso gli altri disse
 
“Felicity fa parte della Lega”
 
“Che cosa?!” chiese Roy “Ma come è possibile?”
 
“Ha scelto da che parte stare” disse Oliver sconsolato
 
“Non credo” intervenne Nyssa
 
“Che vuoi dire?” chiese John
 
“Puoi entrare a far parte della Lega in due modi. Spontaneamente, donando la tua vita con devozione alla causa di Ras Al-Ghul proprio come hanno fatto Sarah e Merlyn; oppure costretta”
 
“Come costretta?” chiese Oliver confuso
 
“Ci sono molti modi per costringere una persona a fare qualcosa. E mio padre li conosce tutti. Se dovessi tirare ad indovinare direi che con Felicity abbia usato…….. droga e…….. torture”
 
“Dio mio….” Esclamò John
 
“Dobbiamo tirarla fuori di li” disse Roy
 
“Ho un nuovo ultimatum. Se voglio stare con lei devo unirmi a loro e diventare il prossimo Ras”
 
“Non hai intenzione di accettare vero?!” chiese la Lance
 
“Se è l’unico modo per stare al fianco di Felicity allora si!”
 
“Amico…” cominciò John, ma Ollie lo interruppe
 
“Ho bisogno d’aria”
 
Detto questo prese il suo casco e in sella alla sua Ducati sfrecciò tra le vie di Starling City senza meta.
 
 
Dopo 40 minuti, Oliver arrivò alla baia. La luce della Luna rifletteva sull’acqua scura. Scese dalla moto e si tolse il casco. Si appoggiò ad essa contemplando i giochi di luce nascevano sulle piccole onde. L’odore di acqua salata gli entrò nelle narici, nella sua mente le immagini di una donna, della sua donna che combatte, che non ha paura, che gli punta la spada alla gola. In quel momento si malediceva e malediceva il giorno in cui aveva deciso di tornare in vita. Una leggera brezza si era alzata, si strinse nelle spalle, alzò il colletto della giacca ed infilò le mani nelle tasche, c’era qualcosa di strano. Tirò fuori la mano destra e trovò un fogliettino, no aspetta era una pergamena! Solo la Lega usava pergamene…. Lo aprì e lo lesse
 
-Ti prego, perdonami. Accetta, ti spiegherò ogni cosa. Ti amo. F.-
 
Ci mise un po’ a trovare l’esatto momento nella sua memoria in cui Felicity glielo aveva messo nella tasca, sorrise al pensiero di lei che agilmente lo buttava a terra mentre con la mano sinistra si aggrappava alla sua giacca per non cadere. Era furba la donna che amava. Con il cuore un po’ più leggero mandò un SMS agli altri e si avviò alla fonderia.
 
 
 
 
Felicity si trovava nella sua stanza. Aveva una camera adesso e non più una cella. Una vera stanza con un letto, un tavolo, qualche poltrona e un bagno. Era nervosa, le tremavano le mani. Aveva appena puntato la sua spada al collo di Oliver. Oliver! L’uomo che amava!!! Non poteva credere di averlo appena fatto. E non poteva credere nemmeno di essere arrivata a quel punto. Nei tre mesi precedenti aveva passato le giornate ad allenarsi, credeva di essere diventata brava, ma non così tanto da atterrare in un’unica mossa Oliver! Bhè, probabilmente lui non stava realmente combattendo, ma era stupita lo stesso. Non era quello che voleva. Non desiderava far del male alle persone che amava, men che meno a lui. Ma doveva mantenere la parte che stava interpretando. In quel luogo stava accadendo qualcosa di grosso, qualcosa che poteva mettere in pericolo i suoi amici. Lei c’era dentro ed aveva deciso di smantellare il piano dei cattivi, ma non poteva riuscirci da sola, doveva attirare Oliver da lei. Quella sera lo aveva fatto. Sapeva che avrebbe trovato il messaggio nella sua tasca e sapeva anche che una volta trovato avrebbe agito di conseguenza. Ora doveva attendere. Ma per tutti i fatti accaduti quella notte, non riusciva a rilassarsi. Decise di farsi un po’ di thè verde. Mentre teneva in mano la tazza bollente, ripercorreva gli ultimi periodi.
 
 
Quando Ras aveva cominciato a fidarsi di lei e le aveva permesso di girare per le stanze senza guardie al seguito, Fel era riuscita ad intrufolarsi nella stanza della Guaritrice. Una figura che Ras riteneva fondamentale nella sua organizzazione. Per Felicity era solo spaventosa. Era colei che guariva le ferite dei soldati, che conosceva le leggende dei popoli antichi, che sapeva utilizzare erbe e pozioni per ogni evenienza. Insomma una specie di strega da mettere al rogo se fosse ancora in vigore la Santa Inquisizione e se fossimo in Spagna. Usando la sua spiccata intelligenza e studiando le sue mosse oltre a  leggere i  libri della donna, aveva trovato un modo per purificare il suo corpo e soprattutto la sua mente da tutte le droghe che Ras le aveva somministrato. Droghe che le facevano fare trip mentali assurdi, che la disconnettevano dalla realtà. Quello che non sapeva era che tutto ciò che aveva ingerito non le avrebbe cancellato la memoria come immaginava, servivano solo a renderla più combattiva. Il futuro che Ras aveva visto per lei, cioè moglie-soldato di Oliver nuovo Ras Al-Ghul, sarebbe stato possibile nonostante tutto questo. Si sentiva un po’ strega anche lei. Aveva creato e assunto quella pozione per un po’ di tempo ed era riuscita a disintossicarsi completamente dalle sostanze che aveva in circolo. Nessuno lo sapeva e nessuno doveva saperlo. Avrebbe dovuto mentire. E così stava facendo. Lei sapeva perfettamente chi era e come si chiamava, si ricordava ogni cosa, ogni persona ed ogni fatto accaduto. Ras credeva di averla in pugno. Lei credeva di avere in pugno Ras. Il suo piano era curarsi e poi trovare un modo per tornare da Oliver e dalla sua famiglia. Non sapeva cosa stava succedendo in quel luogo, cominciò a sospettare che fosse qualcosa di terribile quando l’uomo le presentò Amanda Waller. Vuoi perché la curiosità è donna, vuoi perché stava dalla parte dei buoni, Felicity in quel momento decise che doveva fare qualcosa. Qualcosa di eroico come faceva Arrow tutte le notti. E così era iniziato quel viaggio. Viaggio che avrebbe fatto al fianco di Oliver.
 
 
Continuava a bere il thè, ma non le dava sollievo, aveva dell’adrenalina in corpo da espellere e, nella sua nuova vita, sapeva che l’unico modo per farlo era allenarsi. Uscì dalla stanza, era ancora presto, sapeva che Ras era sveglio così si recò nella sala principale quando cominciò ad udire delle voci. Si bloccò dietro alla porta e, controllando che non fosse osservata, si mise ad ascoltare
 
“Non è quello che ti ho ordinato di fare!”
 
“Vorrei solo spiegare”
 
Ma questa è la voce di Ras! Pensò Fel
 
“Tu non hai capito! Sono io che comando qui. Ti ho preso come mio alleato, ma posso anche fare a meno di te. Io e il mio esercito siamo più forti di te e della famigerata Lega degli Assassini!”
 
 “Lo so, ma lascia che ti spieghi.”
 
“Sentiamo…”
 
“Tu vuoi Oliver Queen. Io te lo sto portando. E con lui avrai anche la persona che ama di più.”
 
“Sarebbe morta comunque!!! Con il mio piano”
 
“Si, ma senti come andranno le cose. Lui si unirà alla Lega perché la sua donna è qua. Io lo addestrerò per diventare il mio successore, poi tu affiancato dalla A.R.G.U.S. attaccherai. Ucciderai lei, lui supplicherà il perdono poi potrai distruggere la città”
 
“Io voglio che lui soffra”
 
“E lo farà”
 
“Tesoro”
 
“Amanda, amore mio”
 
Ma che cavolo sta succedendo?! Si domandò Felicity
 
“Sei felice? Il tuo sogno sta per realizzarsi”
 
“Solo quando Oliver Queen e tutta la città bruceranno sotto i miei piedi, allora potrò essere finalmente in pace”
 
“E’ esattamente quello che accadrà”
 
“Che mi dici di tua figlia? Adesso combatte con il nemico”
 
“Non sarà un problema. E’ solo un soldato in meno che abbiamo”
 
“Allora che ne dici del piano di Ras? Procediamo?”
 
“Procediamo”
 
Quindi volevano distruggere Starling City. La Lega, l’A.R.G.U.S. e questa persona che aveva un esercito tutto suo. Fel doveva capire chi fosse quell’uomo o quantomeno vederlo in faccia in modo da descriverlo poi ad Oliver. Se voleva la sua morta, dovevano quantomeno conoscersi. Bussò. Dopo pochi istanti Ras aprì la porta
 
“Ah, Hakima! Entra, voglio presentarti una persona”
 
“E così tu sei quella nuova”
 
La bionda guardò l’uomo. Un bell’uomo. Moro, occhi scuri, barbetta sale e pepe ed un gran bel fisico.
 
“Si Signore. Mi chiamo Hakima.”
 
“Io sono Slade Wilson.”
 
“Che ci fai qua?” chiese Ras
 
“Cercavo qualcuno con cui sfogare l’adrenalina. Qualche soldato. Probabilmente stanno tutti riposando. Andrò ad allenarmi in palestra.”
 
“Ho io un’idea!” disse Slade “Ras dice che sei diventata brava. Perché non ci fai vedere quanto. Un bel combattimento con il tuo maestro”
 
Il Demone accettò la sfida, si tolse il mantello e la camicia rimanendo a petto nudo, si parò di fronte alla ragazza reggendo nella mano destra la sua arma e tenendo la sinistra dietro la schiena. Felicity si mise in posizione di combattimento impugnando la sua spada. Slade ed Amanda erano a  bordo stanza ad osservare la scena. Attaccò. La sfida era in parità per i primi minuti. Poi l’uomo facendo una giravolta riuscì a colpire con una gomitata il viso di Fel che ora sanguinava dal naso. Si riprese e con tre abili mosse sfiorò con la punta della spada il fianco di Ras lasciandogli una ferita non molto profonda. Lui non si fece intimorire e subito dopo attaccò riuscendo a disarmare Felicity. L’uomo si dava ormai per vinto, ma lei non si fece abbattere. Si rialzò e lo fronteggiò a mani nude. Sentiva Slade ridere di gusto. Ras attaccava e lei parava ogni colpo. In pochi attimi fu confusione. Tolse all’uomo la sua spada, con un calcio lo fece sbattere al muro e, senza dargli il tempo di muoversi, puntò la punta della lama al suo collo. Aveva vinto.
 
“Bhè…quando si dice che l’allievo supera il maestro!!!” disse Slade ridendo e battendo le mani come se avesse visto lo spettacolo più bello del mondo
 
“Sono fiero di te Hakima” disse il Demone “Adesso va”
 
Fel restituì l’arma al suo legittimo proprietario e se ne tornò in stanza soddisfatta. Aveva conosciuto Slade Wilson che, a quanto pareva era la mente di tutto questo, ed aveva persino battuto Ras. Ora non le toccava che aspettare Oliver.
 
 
 
 
Oliver aveva convocato tutta la sua famiglia allargata a Villa Queen. Di nuovo. Aveva delle novità e doveva dirle alle persone che aspettavano il ritorno di Felicity
 
“Allora Ollie? Ci sono novità?” chiese Thea una volta che si furono tutti accomodati in salotto
 
“Si. Felicity è viva”
 
“Sei sicuro?” chiese Tommy che dondolava Meghan
 
“L’ho vista, due notti fa.” rispose
 
Donna si avvicinò al ragazzo con uno sguardo rude. Oliver si aspettava un altro schiaffo per non averlo detto prima. Ma si stupì quando lei lo abbracciò forte e in lacrime
 
“L’hai trovata” gli sussurrò all’orecchio
 
“Si, e la riporterò indietro” le rispose lui stringendola forte a se infondendole quanta più speranza poteva
 
“E qual è il piano?” chiese Laurel
 
“So che non sarà facile, ma dovrete fidarmi di me” iniziò Ollie “Fel è entrata a far parte di un’organizzazione che si chiama Lega degli Assassini. Ras Al-Ghul, che ne è a capo, mi ha scelto come suo successore. Adesso io mi consegnerò a lui, lo sconfiggerò e porterò Fel di nuovo a casa”
 
“Perciò te ne vai anche tu?” chiese Speedy
 
“Si, ma torneremo. Ve lo prometto.”
 
“E se ti succede qualcosa?” domandò disperata Moira “Come faremo a saperlo?”
 
“Malcolm sarà il nostro intermediario”
 
“Ah, perfetto!” esclamò Tommy “Non mi fido più di lui Ollie”
 
“Lui ha fatto parte della Lega, sa come muoversi. E’ l’unica strada che abbiamo”
 
“Va bene, quando partirai?” chiese Lurel
 
“Stanotte” rispose Oliver
 
 
 
 
Quella notte aspettava Ras sul tetto della QC come ogni altro appuntamento. Quando arrivò portò con se due soldati, tra loro non c’era Fel.
 
“Cosa hai deciso ragazzo?”
 
“Accetto” rispose
 
“Lo sapevo. Il tuo amore è più forte della voglia di uccidermi” sorrise Ras
 
Un soldato si avvicinò al ragazzo con una siringa nella mano
 
“Non preoccuparti” disse il demone “è necessario”
 
Sentì una leggera puntura sul collo poi più niente.
 
 
 
 
Dopo poco si svegliò sdraiato su un tavolo di legno. Non sapeva quanto avesse dormito. La stanza era buia ed illuminata solo da candele. In fondo al tavolo vide Ras in compagnia di una donna. Aveva la testa leggermente confusa, ma riuscì a mettersi seduto notando che indossava i pantaloni neri ma non più la sua maglietta.
 
“Figliolo lei è la Guaritrice”
 
“Hai molte cicatrici sul tuo corpo ragazzo. Ognuna di essa rappresenta un pezzo del tuo passato. Posso vederlo. Ed anche i tuoi tatuaggi mi parlano. Sei un essere speciale. Hai fatto la scelta giusta mio Signore” concluse rivolgendosi a Ras
 
“Vieni, ho una sorpresa per te.”
 
“Dove andiamo?” chiese Oliver che ormai si era ripreso completamente
 
“Tu sarai il mio successore. Ma a partire da domani. In fondo sono buono, per stasera ti permetto di stare con la tua donna…. Sempre che lei non voglia ucciderti!” disse ridendo “Tu!” chiamò un soldato “Accompagnalo nella stanza di Hakima e che nessuno li disturbi!”
 
“Si Signore!” rispose inchinandosi l’uomo
 
 
 
Fel si trovava nella sua stanza. Quella sera avrebbero portato Oliver. Non sapeva se fossero già rientrati, lei era rimasta segregata spontaneamente nella sua stanza. Non sapeva nemmeno se lo avrebbe visto quella sera. Aveva paura. Paura che se lo avesse avuto davanti tutto il suo bel piano sarebbe crollato in un attimo. Aveva tolto gli stivali e si era rannicchiata sul divano dopo aver acceso tutte le candele rendendo la stanza illuminata da una luce fioca. D’un tratto sentì bussare, lei scattò in piedi. Quando si aprì un soldato della Lega entrò facendo cenno ad Oliver di entrare. Era bellissimo, mezzo nudo con occhi come il cielo. Zitto. Il soldato se ne andò chiudendo la porta alle sue spalle.
 
“Fel….” Iniziò Ollie
 
Lei alzò il dito indice della mano bloccando con un -Ssscchh- , tese l’orecchio per capire se qualcuno fosse in ascolto. Passarono attimi che ad Oliver parvero ore, quando Felicity decise che nessuno li avrebbe ascoltati lo guardò. Finalmente lo guardò negli occhi e dopo una frazione di secondo corse verso di lui saltandogli in braccio piangendo
 
“Oh Oliver…. Mi dispiace, mi dispiace tanto!”
 
“Ehi, ehi va tutto bene. Non è colpa tua” disse lui mentre la poggiava a terra e le accarezzava i capelli che erano cresciuti ancora ed arrivavano fin quasi al fondoschiena
 
“Si invece! Mi sono fatta catturare. Che stupida! E adesso sei in gabbia anche te”
 
“Sono qui per te amore. Non ti avrei mai lasciato nelle mani di Ras”
 
“Oliver” disse lei staccandosi dalla presa di lui ed avvicinandosi alla porta per chiuderla a chiave “Dobbiamo parlare. Devo dirti quello che ho scoperto” concluse riavvicinandosi al ragazzo
 
“Fel, sono passati più di tre mesi. Tre mesi in cui ti credevamo morta. Tua madre è impazzita ed anche tutti gli altri!”
 
“Mamma….” Sussurrò Fel abbassando lo sguardo
 
“Ho promesso loro che saremmo tornati insieme. Ma non stasera. Stasera ci siamo io e te. Troveremo un modo per uscirne. Te lo giuro. Qualunque sia il loro piano.”
 
“Ma….”
 
“Ti fidi di me?”
 
“Sempre!”
 
“Ti amo Fel”
 
“Anche io ti amo”
 
Oliver sorrise e, finalmente, la baciò. Quel bacio era un tornare alla vita. Delicato, passionale ed urgente. Le loro bocche si stavano parlando
 
“Cristo” disse Oliver quando si staccò e ad occhi chiusi poggiò la sua fronte su quella di lei “Sono morto in questi tre mesi”
 
“Anche io” rispose lei con la voce rotta dall’emozione
 
“Ho bisogno di te. Adesso”
 
“Sono qua Ollie.” Rispose lei riprendendo a baciarlo.
 
Lui le sbottonò la camicia della divisa e gliela tolse, poi le slacciò i pantaloni che lei si tolse con un calcio rimanendo in intimo. Notò che il fisico della sua ragazza era più tonico di prima ed era segnato da qualche cicatrice. Lui grugnì.
 
“Sto bene”
 
Lui fece si con la testa e le accarezzò una ad una
 
“Sei bellissima”
 
Riprese a baciarla e prendendola in braccio con passi lenti la adagiò sul letto. Si fusero insieme come non facevano da molto tempo, mescolarono i loro respiri muovendosi all’unisono l’uno verso l’altra provocandosi a vicenda ancora più piacere, intrecciavano i loro corpi in una danza romantica e quando il loro respiro si fece affanno, seppero che stavano giungendo alla meta e, guardandosi negli occhi, raggiunsero il piacere perdendosi nel loro dolce amore. Oliver la tenne stretta a se come se avesse paura di perderla durante la notte. Lei ad un tratto si tirò su e guardandolo negli occhi disse
 
“Ollie dobbiamo parlare. C’è molto di più in ballo qua. Non si tratta solo di sconfiggere Ras e la Lega”
 
“Di che parli?”
 
“Ti dice niente il nome Slade Wilson?”
 
Eccome se gli diceva qualcosa! Guardò disperato la sua ragazza. Avrebbe dovuto raccontarle tutto, di come l’aveva conosciuto, di Shado e del perché lo volesse morto.
 
“Oliver…”
 
“Devo parlarti Fel”
 
Si alzò dal letto ed indossò i pantaloni, lei infilò la maglietta che teneva come pigiama e lo raggiunse sul divano
 
“Di cosa?”
 
“Di Lyan Yu”
 
Era quello che lei voleva da quando era tornato, quello per cui non lo aveva forzato. Era sollevata di riuscire a sapere finalmente tutto. Allora perché mi sento un peso sullo stomaco?! Pensò…..
 
 
 
 
 
 
CIAO A TUTTI….
ECCO IL NUOVO CAPITOLO. SPERO VI PIACCIA COME I PRECEDENTI. LA STRADA E’ ANCORA LUNGA PER ARRIVARE ALLA PACE!!!
BACI :*
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** La fine è solo un nuovo inizio - Part I ***


CIAO A TUTTI!!!!
CHIEDO SCUSA A CHI MI SEGUE PER AVER ASPETTATO COSI’ TANTO A PUBBLICARE. PURTROPPO NON E’ UN PERIODO FELICE PER ME, PERCIO IL TEMPO DA DEDICARE ALLE MIE STORIE E’ RISICATO. OGGI SONO RIUSCITA A SCRIVERE IL CAPITOLO N.15. SPERO VI PIACCIA. VI ASPETTO NEI COMMENTI SE VORRETE…. BUONA LETTURA!!!!
BACIIIIIIII
P.S.: E’ molto molto molto probabile che ci siano errori grammaticali…. Voi passate oltre ;)
 
 
 
 
 
“Devo parlarti Fel”
 
“Di cosa?”
 
“Di Lyan Yu”
 
La bionda guardava l’amore della sua vita seduto al suo fianco e pensava a quale collegamento potesse esserci tra Slade Wilson e Oliver. Quest’ultimo era rimasto su quell’isola deserta per 5 anni. Solo. O no?! Fremeva dalla voglia di sapere cosa fosse successo in quel maledetto posto, ma dentro di se sentiva che quello che stava per raccontarle non le sarebbe piaciuto per niente. Attese l’inizio del racconto
 
“Conosco Slade. Per un periodo è stato con me su quell’isola. Eravamo amici, lui mi ha insegnato a combattere, ha permesso che non rimanessi ucciso in quel posto. Ci fidavamo l’uno dell’altro. Ciecamente, incondizionatamente. Era il mio mentore, la mia guida, il mio unico amico.”
 
“Poi cos’è successo?”
 
“L’ho ucciso”
 
“Scusa, come?”
 
“L’ho ucciso. Io….credevo fosse morto” disse Ollie prendendosi la testa fra le mani
 
“Ehi… parla con me”
 
“Non eravamo soli. C’erano delle persone, persone malvagie. Comandate da un uomo. Il suo nome era Ivo. Lui stava cercando qualcosa sull’isola, il Mirakuru un siero potentissimo che rende gli uomini macchine da guerra, era convinto che ce l’avessi io e voleva costringermi a darglielo. Per questo minacciò Shado. Ma io non sapevo come rimediare alla cosa. Non possedevo davvero quello che lui stava cercando. Così lui la uccise. Quando Slade è venuto a sapere della sua morte ha giurato vendetta nei confronti di Ivo. E ci è riuscito perché nelle sue vene scorreva l’anelato  siero. Slade uccise Ivo, ma io non potevo continuare a mentirgli. Non potevo tenere ancora nascosto al mio unico amico la verità. Così gli dissi che Shado era morta per colpa mia. E tra litigi, urli e botte riuscii ad infilzargli una freccia nel petto, lui si accasciò. Credevo fosse morto. Evidentemente mi sbagliavo.”
 
“Chi è Shado? E perché lui tiene così tanto alla vendetta nei tuoi confronti?”
 
“Shado era una ragazza che si trovava sull’isola. Te l’ho detto che non ero da solo. Lei mi ha insegnato a tirare con l’arco. Lui l’amava. Ha perso il probabile amore della sua vita per colpa mia. Ecco perché mi vuole morto”
 
“Probabile?”
 
“Si, lei gli voleva molto bene, ma non era innamorata di lui….” Disse Oliver guardando Felicity
 
La bionda capì e stupita sussurrò
 
“Lo era di te…”
 
Silenzio
 
“C’è stato qualcosa tra voi?” ancora silenzio “Oliver…”
 
“Io…. Credevo che non ti avrei mai più rivista. Credevo di morirci su quell’isola!!!” iniziò il ragazzo alzandosi dal divano e cominciando a camminare nervosamente per la stanza con la speranza di trovare una giustificazione al suo comportamento “Cavolo ero disperato. Solo. Vivevo ogni ora pensando che fosse l’ultima della mia vita. Ed in ogni attimo pensavo a te, pensavo che non avrei più potuto stringerti tra le mie braccia o baciarti o anche solo guardarti. E questa cosa mi divorava dentro. La mia famiglia, i miei amici. Non sai cosa si prova ad essere a migliaia km di distanza da casa e credere che non ci sia via di fuga. Shado era bella e gentile ed è successo. Non ho pensato alle conseguenze, perché ero convinto che non ci sarebbero state. Mai nella mia mente avrei pensato di avere questa conversazione con te. Ho rischiato di morire molte volte ed ogni volta è stato il tuo pensiero a salvarmi….. Sai che non ti avrei mai tradito vero?”
 
Felicity piangeva adesso. Si alzò e lentamente si avvicinò ad Oliver. Entrambi si aspettavano una scenata, ma non successe. Lei istintivamente e  semplicemente gli gettò le braccia al collo dicendo
 
“Lo so. Io ho fatto la stessa cosa. Quando ormai pensavo che non saresti mai più tornato da me, ho sposato Ray ”
 
Lui la tenne stretta, vicina al suo cuore e le sussurrò all’orecchio
 
“Non biasimo Slade. Anche se non condivido. Combatte per l’onore della donna che amava con tutto se stesso. Farei la stessa identica cosa se succedesse a noi due. Io ti amo e niente potrà cambiare questo sentimento”
 
“Ti amo anche io”
 
Oliver sorrise, si staccò da lei e le prese la mano accompagnandola fino al letto. La fece stendere, poi lui, delicatamente, si distese sopra il suo corpo e cominciò a baciarla. Ai due era mancato talmente tanto questa loro intimità ed intesa che dopo pochissimo erano già pronti l’uno per l’altra. Si spogliarono a vicenda ed Oliver entrò dentro di lei  così dolcemente e lentamente da far venire gli occhi lucidi ad entrambi. Poche spinte bastarono per far arrivare all’apice del piacere i due che, ansimanti, si strinsero in un caldo abbraccio fino all’arrivo di Morfeo.
 
 
 
L’addestramento di Oliver era cominciato da giorni ormai. Il ragazzo era in perfetta forma fisica perciò non fu difficile per Ras portarlo ai livelli di un guerriero della Lega. In realtà lui era già a quei livelli, se non di più, ma non lo fece presente. Meglio non scoprire la carta vincente al nemico. Ras e Slade non sapevano che Oliver era a conoscenza del loro piano e soprattutto che dietro a tutto questo c’era proprio Wilson. I due avevano un piano. Diventare il nuovo Ras Al Ghul ed uccidere il predecessore, infine eliminare Salde Wilson. Ollie sapeva però che non sarebbe mai riuscito a sconfiggere l’esercito dei soldati drogati con il Mirakuru, per farlo doveva trovare il modo di far creare un antidoto, una cura a questo siero. Una volta avuto un campione di sangue di un qualsiasi soldato sarebbe entrato in gioco Malcolm. Aveva detto di volersi riscattare? Questo era il modo migliore. Ma come sarebbe riuscito ad ottenerlo? Felicity gli aveva detto che si trovavano 50 metri sotto l’ Argus. Lui conosceva quel luogo e conosceva Amanda Waller. Sapeva come agiva l’organizzazione. Non sarebbe stato difficile introdursi li dove, era convinto, somministravano il siero ai soldati. Lui non poteva esporsi a tanto, ma c’era qualcuno fuori che ci sarebbe riuscito. Malcolm insieme a Sarah, Roy, Jhon e Nyssa. Doveva avvertirli ed era in grado di farlo scappando di notte e tornando in tempo prima che qualcuno se ne accorgesse.
 
Passarono due settimane. I due mantenevano il comportamento richiesto dalla Lega. Avevano stanze separate, Ras non voleva che si distraessero, Hakima stava diventando una vera e propria guerriera, dedita alla guerra, decisa, forte, combattiva. Oliver era sempre più vicino ad insidiarsi sul trono di Ras. Si allenarono insieme quel pomeriggio. Il ragazzo comunicò a Fel che quella sera sarebbe andato ad avvertire gli altri. Lei aveva insistito ad accompagnarlo, ma lui declinò pensando che fosse troppo pericoloso. Così deciso, quella notte, Oliver fuggì.
 
 
 
Un rumore metallico rompeva il silenzio teso del covo. Jhon e Sarah si stavano allenando sul tappeto. Nyssa stava meditando e Roy osservava i computer di Felicity con la speranza di trovarla.
 
“Ouch!” gridò Sarah che era appena stata messa al tappeto
 
“Scusa” rispose Jhon che le porse la mano per rialzarsi “Ti ho fatto male?”
 
“No, tranquillo. Solo che…..dovresti davvero fare qualcosa per questa tua rabbia repressa”
 
“Non è rabbia, sono solo preoccupato….da morire”
 
“Si faranno vivi. Oliver ha detto di fidarci di lui ed è quello che faremo” rispose Roy
 
“Io mi fido di Oliver. E’ della Lega che non fido!” rispose Jhon
 
“E fai bene” disse Nyssa che continuava a meditare per terra a gambe incrociate e con gli occhi chiusi
 
“Non mi importa di cosa è in grado di fare la Lega! Oliver si farà vivo, dobbiamo solo aspettare!” gridò Arsenal
 
“Sono contento che ci sia ancora qualcuno che si fida di me”
 
I quattro si voltarono in direzione della voce già pronti al combattimento, ma quando si resero conto che era Oliver abbassarono le armi e gli corsero incontro non accorgendosi che al suo fianco c’era Merlyn. Dopo i saluti iniziali e le rassicurazioni che Fel stava bene, Arrow cominciò a spiegare loro il piano.
 
“C’è molta protezione all’Argus. Credi che noi cinque basteremo?” chiese Sarah
 
“Tre di voi fanno, o hanno fatto parte della Lega. Direi di si”
 
“Quando agiamo?”
 
“Domani notte. C’è minor sorveglianza. Una volta ottenuto il campione di sangue dovete cercare Harrison Wells agli Star Labs di Central City. E’ un vecchio amico di famiglia. Ditegli che vi mando io e che è una questione di vita o di morte. Lui capirà e vi aiuterà. Deve creare un antidoto per annientare l’esercito di Slade. Una volta fatto questo dovrete solo aspettare”
 
“Aspettare cosa?” chiese Jhon
 
Oliver titubò un attimo poi disse “La morte di Ras Al-Ghul”
 
“Vuoi uccidere mio padre?” domandò Nyssa che si era avvicinata al ragazzo. Nella sua voce, però, non c’era rancore
 
“E’ necessario”
 
“Vorrei poterlo fare io” commentò la ragazza “ma so che mi è impossibile batterlo in duello”
 
“Come sapremo che è il momento di venire in Vostro aiuto?” chiese Roy
 
“Sono sicuro che Nyssa ha ancora qualche aggancio all’interno della Lega”
 
La ragazza annuì.
 
 
 
Una volta lasciato il covo, prima di tornare nella tana di Ras, Oliver decise di passare da casa Holt. Sapeva che sarebbero stati tutti a cena li. Avvicinato all’abitazione, vide dalla finestra tutta la sua famiglia raggruppata attorno al tavolo. Pensò a quanto fosse giusta quell’immagine, a quanto gli mancava quella vita. Quella prima dell’isola, quando faceva progetti per il futuro e non doveva preoccuparsi di niente. Decise di palesarsi nella stanza senza bussare.
 
“Ollie!!” gridò Thea correndogli incontro
 
“Sei tornato?” chiese Laurel
 
“Non proprio. Sono solo passato a vedere come stavate e a dirvi che Felicity sta bene”
 
“Hai visto la mia bambina?” chiese Donna tra le lacrime
 
“Si, tra poco sarà tutto finito”
 
“Scusa, definisci –tra poco-“ disse Curtis
 
“Presto. Abbiamo un piano”
 
“E’ assurdo” commentò Tommy
 
Tutti si zittirono e voltarono lo sguardo sul ragazzo
 
“E’ assurdo” ripetè alzandosi in piedi “Naufraghi su un’isola, ti crediamo morto per 5 anni. Poi torni e sei Arrow. Il giustiziere. Colui che di notte salta da un tetto ad un altro combattendo il crimine, aiutato dalla sua fidanzata e dalla sua guardia del corpo. Poi Fel viene rapita e diventa una specie di….soldato?! Tu ti costituisci ai cattivi per batterli dall’interno e salvare la donzella oltre all’intera città. Scusa ma questo è troppo anche per me….”
 
“Vista così sembra molto Batman…. Uh!Uh! dimmi che hai una Bat-caverna! Anzi una Arrow-caverna! Sarebbe tremendamente figo!” domandò eccitato
 
“Curtis!” lo bloccò Paul
 
“Scusate, mi sono fatto prendere dall’entusiasmo”
 
“Sentite, ne abbiamo già parlato. Questo è quello che faccio, è quello che sono. Vorrei poter tornare ad essere L’Oliver Queen di un tempo, ma quella persona è morta su quell’isola. Potete non accettare la cosa, ma voi rimarrete sempre la mia famiglia”
 
“Una Arrow-mobile? Con le arrow-armi…” sussurrò tra se Curtis che pensava ancora alle dotazioni dell’eroe, ma alzando gli occhi vide lo sguardo gelido di Oliver puntato su di lui così si zittì all’istante.
 
“Adesso devo andare”
 
“Fa attenzione!” lo salutarono tutti
 
 
 
 
Il giorno seguente nessuno si era accorto dell’assenza di Oliver e la giornata nella Lega proseguì come se niente fosse. In città invece, o meglio al Covo, fremevano gli ultimi preparativi per l’attacco all’Argus come stabilito. Quella sera i cinque entrarono nello stabile senza problemi particolari. All’entrata il vigilante tentò di lanciare un allarme antintrusione, ma venne bloccato da una freccia scagliata da Nyssa. Altri agenti andarono incontro al gruppo, ma Roy, John e Nyssa li bloccarono permettendo a Sarah e Malcolm di andare alla ricerca del campione di sangue. Trovarono facilmente il laboratorio grazie alle planimetrie che avevano scaricato da Internet e riuscirono a prendere diverse provette sostituendole con alcune contenenti Dna puro . In pochi minuti erano tutti fuori. Sicuramente avrebbero lanciato l’allarme ma l’organizzazione non sarebbe riuscita a collegare ne loro ne Oliver all’attacco. Era andata bene, la sera stessa Jhon, Sarah e Nyssa partirono per Central City.
 
 
 
Passarono i giorni ed Oliver era sempre più determinato a mettere in pratica il suo piano. Ne aveva parlato una volta con Felicity la quale doveva mantenere il personaggio di Hakima per non destare sospetti. A quanto pare però Ras si fidava ciecamente di loro perché non diede mai modo di pensare che avesse scoperto qualcosa. Il ragazzo si allenava giornalmente con sempre maggiori risultati, maneggiava la spada in maniera egregia, non aveva paura di niente, stava diventando un degno successore, il Demone era piacevolmente colpito tanto da anticipare la sua dipartita in favore di Ollie.
 
“Ragazzo, voglio parlarti.” Iniziò Ras in attesa che tutti quanti uscissero dalla stanza tranne Oliver “Ti sei impegnato molto in queste settimane, vedo crescere in te la brama di diventare il mio successore. Sapevo di aver fatto la scelta giusta, per questo motivo ho deciso che domani ti passerò il potere. Domani diventerai Ras Al-Ghul”
 
“Come vuole Signore” rispose Ollie
 
“Adesso va a riposarti”
 
 
 
Quella notte Oliver era agitato. Non si aspettava che Ras anticipasse drasticamente la cerimonia di passaggio del testimone, ma sapeva che il suo Team aveva fatto un ottimo lavoro. Tramite il contatto di Nyssa all’interno della Lega era venuto a conoscenza del fatto che il siero era stato rubato e che il professor Wells aveva creato un antidoto il tutto senza destare sospetti o far collegare il furto a loro. La Argus era in subbuglio. Qualcuno si era introdotto nei loro laboratori e non avevano idea di chi fosse stato o di cosa i ladri stessero cercando. Tutti erano stati istruiti, il giorno seguente lui e la sua squadra avrebbero ucciso Ras e fatto fuori l’esercito di Slade.
 
 
 
Alle ore 18:00 la sala era pronta per l’avvenimento. Ras Al-Ghul e il suo degno successore si trovavano al cospetto dell’intera Lega che aveva il compito di salutare il vecchio ed accogliere il nuovo padrone senza remore. Tra i soldati Hakima seguiva attentamente ogni particolare pronta a mettere in atto il piano. Oggettivamente erano in inferiorità numerica, Jhon, Sarah, Nyssa, Malcolm e Roy si erano camuffati ed introdotti nella sala, ma in sette sarebbero riusciti a vincere? Nyssa aveva un piccolo esercito all’interno dell’esercito stesso della Lega. Questo era un punto a favore. La cerimonia stava iniziando.
 
“Ragazzo, ho passato gli ultimi 120 anni, ben più di una vita normale, a capo di questo esercito. I miei soldati hanno giurato fedeltà a me. Ras Al-Ghul. Da stasera saranno fedeli a te e a te soltanto. Ti lascio in eredità un compito arduo, ma avrai in cambio un potere che nessuno avrà mai”
 
In quel momento la Sacerdotessa bruciò incenso ed accese candele recitando quella che sembrava essere una preghiera, ma che in realtà risultò essere la fine della cerimonia,  il decreto ufficiale che designava Oliver come Ras Al-Ghul. I soldati si inchinarono al cospetto del giovane.
 
“Quindi adesso sono il nuovo Demone” chiese Ollie
 
“Si figliolo”
 
“Perciò ora i tuoi soldati obbediranno a me”
 
“I tuoi soldati”
 
“Bene” disse Oliver sorridendo e sfoderando la spada puntandola contro il collo del vecchio Ras
 
“Che stai facendo?” chiese l’uomo allarmato
 
“Metto fine a questa farsa!”
 
 
 
 
Nel frattempo, ai piani alti, qualcuno stava osservando tutta la scena dalle telecamere di sicurezza.
 
“Idiota! Stupido idiota! Si è fatto ingannare!”
 
“Che intendi fare?” chiese Amanda
 
Slade ci pensò un attimo, poi la guardò e sorridendo disse “Chiama gli uomini, c’è una guerra da combattere. Prenderò la testa di quel ragazzino”
 
 
 
Nella sala stavano combattendo. Oliver contro Ras. Gli altri contro alcuni dei soldati che, confusi non sapendo da che parte schierarsi, erano rimasti sotto il comando dell’uomo. Alcuni di loro si guardavano cercando di capire contro chi dovessero combattere. Andare contro il Demone portava alla morte, ma chi era il demone in quel momento?
 
Il combattimento tra i due era alla pari. Oliver attaccava, Ras parava e viceversa.
 
“Mi hai deluso figliolo” disse l’uomo bloccando il braccio di Ollie che si voltò velocemente e riuscì a colpirlo con una gomitata sulla guancia destra
 
“Io non sono tuo figlio”
 
“Potevi essere il nuovo me!” continuò mentre il combattimento procedeva
 
“Credevi davvero che io volessi questo?” in quel momento la bionda si avvicinò al suo ragazzo per aiutarlo a sconfiggere Ras
 
“Hakima!”
 
“Il mio nome è Felicity!”
 
Con poche mosse riuscirono a disarmarlo trovandoselo inginocchiato al loro cospetto. D’un tratto, consapevole dell’imminente fine, l’uomo rise
 
“Pensi che sia finita qui Oliver? Puoi uccidermi, ma non sai quello che ti aspetta. Tu perderai. L’amore, la tua debolezza ti farà vacillare e sarà proprio in quel momento che sarai attaccato e tut….” Non finì mai quella frase, Felicity conficcò nel suo petto la sua spada.
 
“Stai bene?” chiese Oliver a Fel che osservava Ras inerme disteso a terra
 
“Sto meglio” rispose lei guardandolo negli occhi
 
“Non è ancora finita” si guardò intorno e vide che tutti lo stavano guardando in attesa di ordini “Jhon, prendi il siero. Stanno arrivando”
 
 
Si stavano riorganizzando in attesa di quella che sarebbe stata davvero una guerra. Roy aveva portato a Fel il tablet, finalmente poteva riconnettersi con il mondo esterno. Mentre gli altri preparavano il siero, lei guardava lo schermo
 
“Oliver!” chiamò la ragazza. Lui si avvicinò “Guarda…” continuò porgendogli il computer. Slade ed il suo esercito si era riversato in strada distruggendo tutto ciò che trovavano con la speranza di attirare Oliver e gli altri fuori dalla tana
 
“Di positivo c’è che credono di sfruttare l’effetto sorpresa, ma non ci riusciranno. Ci siamo. Siete pronti?”
 
 
Lo scenario che trovarono in strada era un campo di battaglia. Le macchine che prendevano fuoco, persone che scappavano da ogni parte impaurite, negozi distrutti. Le due fazioni si fronteggiavano. D’un tratto Slade, mascherato, si fece largo tra i suoi e parlò con voce camuffata
 
“Hai ucciso Ras Al-Ghul. Potresti non essere così fortunato con me”
 
“Basta nascondersi Slade! So che sei tu!”
 
L’uomo, dopo pochi secondi d’immobilità, portò le sue mani al volto a si tolse la maschera
 
“Sono colpito ragazzo” disse sorridendo, poi lo guardò negli occhi “Sai perché sono qui”
 
“La tua voglia di vendetta è ridicola. Hai messo in scena tutto questo solo per uccidermi?”
 
“No. Per farti soffrire. Come ho sofferto io”
 
“Shado non avrebbe voluto questo. Ci avrebbe voluto uniti”
 
“Non nominarla!!! Non ne hai il diritto!!!”
 
“Pensi che sia stato felice di vederla morire? Pensi che non abbia vissuto con il senso di colpa?”
 
“Smettila!!”
 
“Pensi che uccidendomi ti sentirai meglio? Non è così!!”
 
“Ho giurato vendetta. Sono un soldato Oliver, lo sai. E sai che mantengo sempre le mie promesse”
 
 
Passarono secondi interminabili di silenzio fin quando Felicity chiese ad Oliver
 
“Adesso che succede?”
 
“Adesso si combatte” rispose lui, poi si voltò a guardare Slade negli occhi il quale, sorridendo, sguainò la spada e corse incontro ad Oliver seguito dai suoi soldati.
 
“Ci siamo….” Sussurrò Ollie
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Mi chiedi se ho ucciso? ***


ECCO IL NUOVO CAPITOLO!!!
CI HO MESSO UN PO’ A SCRIVERLO E MI DISPIACE DI AVERVI FATTO ASPETTARE TANTO. SPERO DI RIUSCIRE A RIPAGARVI LEGGENDOLO!!! GRAZIE IN ANTICIPO A CHI LEGGERA’ E COMMENTERA’ :*
 
 
 
 
 
 
“Come è potuto succedere?”
 
Silenzio
 
“Come è possibile che Oliver Queen sia ancora vivo???!!!!!”
 
Teneva gli occhi bassi Slade. Aveva fatto incazzare il suo capo, e non è mai una buona cosa far arrabbiare qualcuno che comanda.
 
“Doveva morire su quell’isola! E’ il motivo per cui ti avevo mandato li. Invece è sopravvissuto, è tornato sottoforma di paladino della giustizia e dopo anni sono ancora qua che parlo di lui. Mi spieghi come mai prima che ti uccida?”
 
“E’….complicato”
 
“No ti prego, spiega, sono proprio curioso di capire cosa è andato storto durante il semplice piano di ammazzare Oliver Queen!!”
 
Urlò scagliando il bicchiere di cristallo contro il muro. Slade era pietrificato. Il che è strano se si pensa ad un uomo grande e grosso come lui, ma il suo capo era potente e…magico. E lui era terrorizzato da tutto ciò che era inspiegabile.
 
“Va bene, facciamo il punto. Siamo riusciti a far fuori Robert sabotando il Queen’s Gambit, ma il figlio è sopravvissuto. Ti ho mandato su Lyan Yu per ucciderlo e non lo hai fatto. Credendolo morto, la sua fidanzata è partita per la Cina in cerca del suo corpo che, ovviamente, non è stato trovato ed indovina grazie a chi? A me! Che, sorvegliando la situazione, ho fatto intervenire Amanda Waller e la sua organizzazione per sviare le indagini. Hai idea di quante volte quella stupida biondina sia stata vicina a scoprire la verità in Oriente? Quante volte la Guardia Costiera abbia navigato in quelle acque? Troppe. Poi sei tornato da quell’isola e mi hai detto che Oliver era vivo. Avrei dovuto ucciderti in quel momento. Ma mi sono fidato ancora. Perché ho visto in te quella voglia di vendetta che si richiede ad un sicario. Ti ho affiancato la Lega. Mi sono detto – Slade e il suo esercito insieme alla Lega degli Assassini riusciranno ad uccidere Arrow!- invece sei qui, a dirmi che Ras Al-Ghul è morto, la Lega si è alleata con il nemico, che nel tuo sangue non scorre più il Mirakuru, il tuo esercito non esiste più e, soprattutto, che Oliver è ancora vivo!!!!”
 
“Posso rimediare”
 
Damien, seduto alla sua scrivania, si sfregò gli occhi e sospirando disse
 
“Ripetimi cosa è successo stanotte”
 
Slade guardò il suo interlocutore e per la terza volta ricominciò il racconto
 
“Eravamo pronti per attaccare. Le probabilità erano a nostro favore, più uomini e più forti grazie al siero. Ci hanno colti alla sprovvista. Mentre correvo in direzione di Oliver vedevo i miei uomini cadere con delle frecce conficcate nella pelle. Non doveva succedere. Il Mirakuru rende immuni. Hanno creato un antidoto, non so come ci siano riusciti ma l’hanno fatto”
 
“La rapina alla Argus, ecco come hanno fatto stupido!!! …….. Continua” disse esasperato
 
“Mentre i miei uomini combattevano io sono riuscito ad avvicinarmi a Queen. E’ diventato molto forte, molto più di quello che ricordavo, l’addestramento della Lega è servito. Ma la potenza che scorreva nel mio sangue non gli permetteva di sconfiggermi. Fino a che, all’improvviso, sono stato colto alle spalle. Felicity mi ha iniettato il liquido nel collo. Sono caduto sentendo le forze abbandonarmi. Oliver era li, sopra di me. Era incazzato, credevo mi avrebbe ucciso, ma è arrivata Amanda a creare scompiglio e nella confusione generale sono riuscito a scappare”
 
Damien guardava Slade con disprezzo
 
“Perché non dovrei ucciderti?”
 
“Capo, possiamo sconfiggerli. Dammi un altro esercito. Combatteremo e stavolta non ti deluderò”
 
“Vattene. Voglio rimanere solo.”
 
Rifletteva sul cercare un modo per risolvere la situazione. Si era già trovato in circostanze simili. Molti anni prima si era presentato a Starling City ed era entrato a far parte di quella cerchia della città che conta. E non stiamo parlando dei ricchi, ma dei miliardari. Banchieri, grandi imprenditori, quelli che dettavano legge, dalle cose più semplici alle grandi decisioni. Partecipava ai Galà, alle feste, si faceva vedere in giro con le persone influenti. Aveva molto denaro perciò era in grado di comprare l’amicizia di chiunque. Tra loro anche Robert Queen. Il padre di Oliver aveva conosciuto Damien Darkh in occasione di una raccolta fondi per la riqualifica socio economica del Glades, un quartiere nei sobborghi della città. Erano entrati in sintonia tanto che cominciò a frequentare sporadicamente Villa Queen facendo la conoscenza di Moira e dei loro figli. Quando decise che aveva conquistato la piena fiducia, Damien espose all’amico e a pochi altri personaggi influenti e facilmente manipolabili il suo piano per la salvezza della città. Un piano nel quale lui credeva profondamente e per cui aveva lavorato duramente molti anni. Eliminare la feccia della popolazione e creare una specie di mondo alternativo purificato dal crimine, dalle malattie e dai problemi quotidiani. Insomma un mondo fatto di pace. Di per se il piano non sarebbe stato male, in fondo è quello che tutti sperano possa accadere in futuro se non che, per attuare tutto questo, si doveva percorrere una strada che Robert non approvava per niente. Una selezione per chi fosse meritevole di far parte di quel mondo. E si intende una vera selezione. Tu si, tu no. Se no, la morte era ciò che ti aspettava. Queen non poteva accettare una cosa del genere, uno sterminio di tali proporzioni e si oppose fortemente. Ma Damien, come abbiamo capito, era tenace e testardo, non avrebbe rinunciato per niente al mondo. Il suo unico problema era Robert, così, non potendo abbattere l’ostacolo lo aggirò facendo affondare il Queen’s Gambit. Lasciò la città poco prima della partenza dello Yacht e quando la notizia della loro morte arrivò a tutti i media, nonostante la lontananza fisica stette vicino a Moira e Thea mantenendo quella facciata di buon amico di famiglia. Quello che non sapevano era che lui stava portando avanti il suo belligeroso piano e adesso, dopo anni, era molto vicino al metterlo in pratica. Ma Arrow era tornato a rompere le uova nel paniere. Sapeva che era a conoscenza di tutta la storia ed era certo che se fosse tornato a Starling City, gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote. Così mandò Slade su Lyan Yu. Ma Oliver era un Queen. E molto più di questo. E adesso si trovava a dover affrontare quest’altro grosso problema. Perché rinunciare al suo progetto non rientrava nei piani di Damien Darkh. Ma Ollie non pensava minimamente a questo. Il padre gli aveva raccontato tutto il giorno della partenza. Ma tante cose erano successe nel frattempo e non aveva più sentito parlare di lui perciò, preso da tutto il suo mondo, se ne era dimenticato.
 
 
 
“Ok, pensi che potrai lasciarmi andare prima o poi?”
 
“No, non ancora”
 
“Jhon, sto soffocando”
 
Dig lasciò libera dal suo abbraccio stritolante Felicity. Si trovavano al covo dopo la battaglia con Slade ed il suo esercito.
 
“Sono contento che tu sia viva biondina”
 
“Anche io Roy”
 
“E sei anche in forma…” ammiccò l’amico che fu subito congelato dallo sguardo assassino di Arrow “Non che mi interessi, sono già impegnato” terminò giusto per salvarsi la pelle
 
“Sono così felice di poterti abbracciare” disse Sarah appiccicata all’amica
 
“Anche io sono contenta di essere qui amici. E scusate per tutto. Non sapevo in che altro modo liberarmi”
 
“L’importante è che tu sia viva e che tu sia qui. Che siamo tutti qui” disse Oliver andandole incontro per tenerla stretta
 
“Hei Fel, gli hai spaccato il culo a quelli eh….” Disse Jhon “Avrei preferito vederti sempre dietro un Computer, ma sono davvero fiero di te. Ti sei battuta bene”
 
“Grazie Dig. Bhè questo è quello che sono ormai”
 
“Se non fosse per lei, Slade non avrebbe in circolo l’antidoto adesso” osservò il biondo
 
“Quindi uscirai con noi la notte? A combattere il crimine?” chiese Roy
 
“Si” – “No” Risposero la bionda ed Oliver insieme. Si guardarono per un lungo istante. Oliver e Felicity. Arrow e la Lega. Un dialogo silenzioso tra i due che trovò un compromesso
 
“A volte uscirò con voi e a volte resterò qui” concluse la ragazza
 
“Dovremmo trovarti un nome in codice allora”
 
“Hakima direi che si addice” suggerì Nyssa. Concordarono
 
“Cosa facciamo con Slade?” chiese Sarah
 
“E’ fuggito, ma tornerà Oliver” intervenne Dig
 
“Si, lo farà. E quando succederà noi saremo pronti. Non ha più il Mirakuru perciò adesso possiamo sconfiggerlo. Ma non accadrà stasera. Andiamo a casa, riposiamoci, ci penseremo domani”
 
“Si, ho proprio bisogno di un bagno caldo e di indossare abiti che non siano gli stracci della Lega” esclamò Fel, poi voltandosi verso Nyssa disse “Senza offesa”
 
“Io avrei una domanda….” Tutti si voltarono in direzione di Roy “Chi erano quelli? Stavi per uccidere Slade, ma sono arrivati dei militari , sembrava quasi un salvataggio”
 
“Quelli” disse Fel “Sono la ARGUS”
 
Dopo un attimo di silenzio, Oliver chiese
 
“Come lo sai?”
 
“Perché li abbiamo già incontrati” iniziò Malcom “In Cina” terminò guardando negli occhi Felicity
 
“Siete stati in Cina?” domandò Sarah
 
“E’ una lunga storia, ma si” disse Fel “Quando il Gambit affondò io e Malcom partimmo per cercare i corpi. Durante le ricerche in collaborazione con il Consolato Americano e la Guardia Costiera, ci venne presentata Amanda Waller che era a capo della ARGUS. Disse che stava dando una mano, evidentemente non era così”
 
“E cosa c’entra con Slade e la Lega?”
 
“Non lo sappiamo, ma lo scopriremo” rispose Ollie “Adesso andiamo a riposare”
 
Il team uscì dal covo diretto ognuno verso le proprie abitazioni.
 
“Vuoi che ti porti da Donna?”
 
“No Oliver. Sono troppo stanca per affrontare la famiglia stasera. Andiamo a Villa Queen.”
 
“Sai che potrebbero vederti a casa mia vero?”
 
“Dimentichi per caso che sono stata addestrata da Ras Al-Ghul in persona? Posso benissimo entrare dalla terrazza della tua camera”
 
“E come posso dimenticare una cosa del genere?” rispose il ragazzo afflitto dai sensi di colpa
 
“Ehi” parlò Fel prendendo il viso del suo ragazzo tra le mani “Non lo fare. Non incolparti. Sono qui, siamo qui. E’ finita” e dopo un breve bacio a stampo presero il casco e in sella alla Ducati si diressero alla Villa.
 
 
 
Ollie entrò in casa, Moira  e Thea stavano già dormendo, andò nella sua camera e quando aprì la porta trovò Fel in piedi sulla terrazza che osservava l’orizzonte. Si concesse di guardarla. La divisa della Lega non rendeva giustizia al suo corpo perfetto, ma nonostante questo la trovava stupenda. I lunghi capelli sciolti che cadevano sulla schiena, le guance rosee, gli occhi profondi. Lei si voltò e lo vide imbambolato al centro della stanza
 
“Che c’è?”
 
“Non sei mai stata così bella”
 
“Davvero? Anche vestita così? Odio questi abiti e ho davvero bisogno di un bagno e…”
 
“Fel…. Tu… non sei mai stata così bella”
 
Fel guardò Oliver e sorrise. Si baciarono dolcemente. Il ragazzo preparò un bagno bollente e profumato alla sua donna e la lasciò sola perché sapeva che era giusto così, che lei aveva bisogno di quel tempo tutto per se. Quando, dopo mezz’ora, uscì fuori con indosso l’asciugamano e i capelli gocciolanti, Ollie alzò gli occhi e la guardò, poggiò il libro che stava leggendo sul comodino e, già eccitato, la fece stendere sul letto. Fecero l’amore e si addormentarono abbracciati e sereni come non succedeva da tempo.
 
 
 
 
Il mattino seguente, la grande famiglia allargata si ritrovò a Villa Merlyn come aveva richiesto Oliver la sera precedente. Nessuno del Team aveva detto che Fel era tornata, perciò credevano di essere stati riuniti solo per delle novità. Dopo essersi accertato che Villa Queen era deserta, il ragazzo fece scendere Felicity per una tazza di caffè. Di vero caffè.  Avevano un’ora prima dell’incontro con gli altri perciò se la presero comoda.
 
“Sei pronta per incontrarli tutti?”
 
“Oddio… è la parola tutti che mi mette in ansia”
 
“Perché?” domandò lui mentre seduti sul divano le baciava le mani
 
“Non lo so Ollie…. Loro hanno in mente un’altra Felicity, quella vecchia, un’altra me. Non sono più la stessa persona. Quella persona alla quale volevano bene”
Lui alzò di scatto gli occhi “Ehi!” quasi gridò “Ti vorranno sempre bene! Sempre! Capito?” poi dolcemente le disse “Tranquilla, ci sono passato prima di te. Andrà tutto bene ed io sarò al tuo fianco”
 
“Grazie”
 
Si prepararono. Se ne andavano in moto quindi Fel non doveva scegliere tra gli svariati abiti che teneva a Villa Queen. Fecero presto, lui Jeans, maglietta bianca e giacca di pelle. Lei Jeans, tacco 12 nero, camicetta color acquamarina e giacca di pelle. Trucco leggero e niente occhiali, capelli sciolti con qualche ricciolo ribelle. Salirono in sella alla moto belli come pochi.
 
 
Intanto a Villa Merlyn….
 
“Malcom sai qualcosa?”
 
“No”
 
“Sarah?”
 
“No Donna. Sono certa che Oliver arriverà presto”
 
C’erano tutti. Tommy e Thea stavano seduti sul pavimento a giocare con Meghan. Gli altri, chi seduto sul divano, chi in piedi, chiacchieravano sorseggiando un bicchiere di vino bianco. Fuori dalla porta Felicity stava stritolando la mano di Oliver
 
“Amore, mi stai spezzando le dita”
 
“Credevo che Arrow sopportasse meglio il dolore”
 
“Si, ma sei comunque un ex soldato della Lega”
 
Si sorrisero
 
“Pronta?”
 
“Pronta” e suonarono il campanello
 
 
“Buongiorno a tutti!”
 
“Oliver!” esclamò Donna
 
“Ciao tesoro” disse Moira alzandosi per baciarlo “Che succede? Hai una faccia strana”
 
“In che senso strana?”
 
“Non lo so, sembri….. rilassato!”
 
Oliver guardò Sarah e le fece l’occhiolino
 
“Si, ho dormito bene stanotte”
 
“Oliver hai novità? Perché ci hai riuniti tutti qui?” chiese Donna che fremeva dall’impazienza
 
“Novità?! Ah si, novità giusto…. Aspettate” disse sorridendo e si voltò verso la porta d’ingresso tendendo la mano.
 
Una mano femminile sbucò dal muro andando ad ancorarsi a quella di Oliver e ne venne fuori una raggiante Felicity
 
“Aaaaaa… Bambina mia!!!!!” urlò Donna correndo incontro a sua figlia
 
“Ciao mamma” sussurrò lei con la voce rotta dall’emozione ed il viso avvolto dai capelli della madre
 
“Stai bene?” chiese dopo essersi staccata dalla figlia ed averla guardata
 
“Si, sto bene. Tranquilla”
 
Gli altri si diedero il cambio per salutarla come si deve, mentre Ollie, per lasciar loro un po’ di spazio, si avvicinò all’angolo della sala dove si trovava Sarah che commossa si aggrappò al suo braccio picchiettando con la mano la spalla di lui facendogli capire di aver fatto un ottimo lavoro.
 
“Zia Fel, questa è Meghan” disse Laurel che teneva in braccio sua figlia
 
“Meghan….” Ripetè flebile lei con gli occhi lucidi
 
“Propongo un brindisi!” esordì Tommy che aveva già riempito i bicchieri “A Felicity! Che è ritornata dalla sua famiglia sana e salva! Ti vogliamo bene, ma non farlo mai più!”
 
Tutti risero, finalmente tutto stava tornando alla normalità, anche se per il Team aleggiava sempre lo spettro Slade Wilson. Ma non quel giorno, non in quel momento.
 
Nell’euforia generale Donna si avvicinò ad Oliver che, di spalle, era intento a versarsi un altro bicchiere di vino
 
“Oliver” questi si voltò “Voglio solo che tu sappia che sono ancora sconvolta dal fatto che tu sia Arrow e dal rapimento di mia figlia. Ho passato mesi d’inferno. Ma quella sera, nonostante io ti odiassi con tutta me stessa, tu mi hai fatto una promessa. Hai riportato a casa Felicity, hai mantenuto quella promessa. Grazie”
 
“Non devi ringraziarmi Donna. Avrei dato la vita per salvarla e non perché dovevo un favore a qualcuno o per senso del dovere, ma perché la amo con tutto me stesso. Non potevo perderla.”
 
Si guardarono sorridendo
 
“So che non mi perdonerai mai per tutto quello che è successo. Voglio dirti di nuovo che mi dispiace, per quanto vale”
 
“Ci vorrà del tempo Oliver, ma il fatto che lei sia qui ti ha fatto già fare degli enormi passi avanti. Siamo una famiglia e tale rimarremo per sempre” così dicendo lo abbracciò trasmettendogli tutto il calore di mamma
 
“E comunque Fel….. Sarà l’abbigliamento…. Ma… stai…. Alla grande!!!” disse Tommy
 
Ollie si avvicinò alla ragazza abbracciandola e puntando il dito verso Merlyn disse
 
“Ehi amico….. attento a te!” tutti risero a quella scenetta
 
“A parte gli scherzi, Tommy ha ragione, sembri diversa….. che ti è successo?” chiese Laurel
 
Fel si abbuiò e guardò la squadra, Jhon, Sarah, Roy, Malcom, Curtis e ovviamente Ollie
 
“Ho passato dei mesi difficili….”
 
Silenzio. Si aspettavano una spiegazione, si meritavano una spiegazione. Guardò il suo uomo che le fece segno con la testa di continuare il racconto
 
“L’uomo che mi ha rapita..”
 
“Ras Al-Ghul” intervenne Thea
 
“Si, Ras Al-Ghul, era a capo di un esercito di soldati….. Soldati addestrati a combattere. Tutto questo tempo l’ho passato ad allenarmi con loro, sono diventata un soldato anche io. Questo è il cambiamento”
 
“Aspetta un attimo…. L’esercito di Ras Al-Ghul si chiama Lega degli Assassini” disse Quentin “Assassini…”
 
Donna guardò Lance poi si voltò verso Fel
 
“Hai ucciso qualcuno?” Silenzio  “Sei diventata…..un’assassina?” domandò con gli occhi colmi di lacrime
 
La bionda fece un profondo sospiro, strinse la vita di Ollie come a dirgli –ce la faccio-  si avvicinò a sua madre e prendendole le mani disse
 
“Quando Oliver è tornato dopo 5 anni, mi ha detto che l’oscurità si era impossessata di lui. Io non riuscivo veramente a capire cosa significasse. Ma adesso lo so. Nei mesi del mio rapimento sono successe tante cose. Adesso io te le dirò, ma sappi che non ti faranno bene” ed attese il consenso a continuare da sua madre “Sono stata drogata e torturata. Per giorni. Il mio corpo ne porta le conseguenze, così come il suo. Finchè ho capito che mi sarei salvata soltanto assecondando il loro volere. Ho cominciato a fare quello che volevano  e, convinti di avermi plagiato, mi hanno addestrato ad usare le armi, tutte. Al combattimento corpo a corpo. Uccidere od essere uccisa. Ho scelto di vivere. Credevano di avermi portato dalla loro parte, li ho convinti quando ho puntato una spada alla gola di Oliver. Non sapevano che stavo fingendo, che avevo trovato di nascosto un modo per disintossicarmi dalle droghe che mi offuscavano la mente ed avvertire Arrow. Nel frattempo ho scoperto il piano di Ras, uccidere migliaia di persone e distruggere Starling City. Così ho continuato la farsa. Dovevo farlo, non avevo un’altra scelta. E sapete perché l’ho fatto?” chiese dirigendosi verso il suo ragazzo “Perché lo sapevo, io sapevo che Oliver sarebbe venuto da me. Esattamente come sapevo che era sopravvissuto al Gambit io ero certa che sarebbe arrivato in mio aiuto. Sono dovuta diventare questo. Mi chiedi se ho ucciso? Si, l’ho fatto. Perché dovevo. Non provo piacere in questo. Vivrò con il senso di colpa per aver strappato padri alle loro famiglie, fratelli, amici. Ma l’ho fatto. Per sopravvivere e se questo fa di me un’assassina allora si, sono un’assassina. E, per favore, non incolpate lui per questo. Io non lo faccio e nemmeno voi dovreste.”
 
Donna piangeva adesso. Un imbarazzante silenzio era calato nella stanza. Thea corse incontro all’amica e l’abbracciò stretta
 
“Mi dispiace per quello che hai passato”
 
Quest’episodio ruppe il senso di pesantezza creatosi dalla confessione della ragazza
 
“Quindi…. Felicity Smoke…..vorresti dirmi che, se io e te facessimo a pugni, mi metteresti al tappeto in tre mosse?” chiese Tommy
 
“Cosa?! No! Me ne basterebbe una soltanto!” rispose sorridente provocando ilarità negli altri
 
Merlyn guardò Oliver che gli mimò –grazie- con le labbra per aver sdrammatizzato il momento, Tommy alzò il bicchiere e sorrise.
 
 
 
 
La sera il Team si ritrovò al covo. Slade era sempre in giro perciò il loro lavoro non era ancora finito. Fel stava controllando le telecamere del traffico. Jhon, Roy e Sarah si stavano allenando con i bastoni e Oliver aveva appena finito una sessione alla SL
 
“Novità?” chiese mentre si avvicinava a lei infilandosi la maglietta
 
“Non ancora”
 
“Stai bene?”
 
“Si, è stato faticoso. Ma l’ho superato. Con te. Grazie per essere sempre al mio fianco”
 
“Non c’è altro posto in cui vorrei essere” e la baciò teneramente
 
“Basta…. Ho bisogno di bere” disse Sarah andando incontro alla coppia “Oliver prendi il mio posto?”
 
“Con piacere”
 
Rimaste sole il Canarino chiese
 
“Stai bene?”
 
Fel sorrise “Si, sto bene. Tranquilli”
 
“Lo sai che con me non devi fingere vero? Sono entrata nella Lega prima di te. So cosa significa”
 
“Ma tu sei entrata di tua spontanea volontà…… Non avrei mai pensato di diventare così. Sono l’anti attività fisica per eccellenza!! Non ho mai fatto palestra e nessun tipo di sport in vita mia e adesso mi ritrovo a fare tutto questo. E’ assurdo”
 
“Sei diventata esperta in pochi mesi. Sei portata” Si sorrisero
 
“Sai cosa non riesco a togliermi dalla testa? Gli sguardi degli uomini che ho ucciso. Li rivedo davanti agli occhi. Si può convivere con tutto questo?”
 
“Questa è l’oscurità di cui parlava Oliver. Puoi assecondarla e diventare te stessa oscurità o puoi combatterla facendo quello che sai fare per i giusti motivi. Con le guide giuste ce la farai. Ce la faremo”
 
“Sono contenta che sei qui Sarah”
 
“Anche io”
 
 
 
 
“Signori! Vi ho riunito qui per dirvi che ci siamo. Il progetto sta per compiersi. I test svolti nelle ultime settimane hanno dato ottimi risultati. Le persone che abbiamo inserito nell’altro “mondo” stanno reagendo bene”
 
“C’è solo un problema Damien… Arrow” disse uno degli investitori
 
“Un problema che possiamo risolvere… Vorrei presentarvi Slade Wilson ed Amanda Waller. Loro si occuperanno della questione Arrow. Possiamo stare tranquilli”
 
“E qual è il piano?”
 
“Qual è il piano? Io sono il piano”
 
Tutti si guardarono con facce interrogative
 
“Vedete Signori. Ho commesso un errore. Ho capito che se vuoi una cosa devi andartela a prendere. Io voglio Arrow morto, io ucciderò Arrow. Con l’aiuto del Sig. Wilson e della Sig.ra Waller.”
 
“Come intende procedere Signore?” chiese Slade da buon soldato
 
Damien si voltò sorridendo e disse
 
“Scendete in strada e create il caos. Negozi, auto, case. Assalite qualunque cosa e qualsiasi persona. Distruggete tutto. Fate in modo che Oliver Queen si accorga di voi”
 
 
 
 
 
“Dov’è Roy?”
 
“Scusa ma tu cosa stavi facendo quando ha detto che andava in perlustrazione con Sarah?”
 
Oliver guardò confuso Fel.
 
“Forse ero distratto”
 
“Tu distratto?” chiese Jhon “Tutto bene?”
 
“Si è solo che….Sono giorni che cerchiamo Slade e….. niente di niente. Non lo so, sembra la quiete prima della tempesta.”
 
I tre si guardarono
 
“Comunque….. Sono le 2, direi che potremmo anche andarcene a casa”
 
I ragazzi si salutarono, Ollie e Fel salirono sull’auto della ragazza e si avviarono verso Villa Queen
 
“Sai stavo pensando una cosa…” esordì lui
 
“Che cosa?”
 
“Visto che dormi da me tutte le notti, che ne dici di prendere un appartamento?”
 
“Scusami, vuoi dire che non mi vuoi a casa tua??” chiese lei stupita
 
“Un appartamento per noi due intendevo”
 
“Oh” rispose sbalordita tornando a guardare la strada
 
“Ci penso da un po’ ma con tutto quello che è successo non ho mai trovato il momento giusto..”
 
“Ollie”
 
“Gli altri saranno felici. Ormai il tuo matrimonio con Ray può dirsi definitivamente concluso perciò non vedo ragione di aspettare.”
 
“Oliver”
 
“E poi ci amiamo, non vedo cosa ci sarebbe di strano. Ci pensi? Un appartamento tutto nostro. Solo io e te. Tutto quello che abbiamo sempre desiderato. E dovrai ricominciare ad andare in Azienda…!
 
“Oliver!!!”
 
“Cosa?”
 
“Guarda la!” disse Fel che aveva fermato la macchina e stava indicando il ponte “Oh mio Dio…” sussurrò e si voltò a guardare l’espressione di Oliver…. Ma non la trovò, era entrato in modalità Arrow…..
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Damien Darkh ***


NEW CHAPTER!!! :D
SONO TORNATA A BOMBA DIREI!!! TUTTO QUESTO PERCHE’, IN UN’UGGIOSA DOMENICA DI FEBBRAIO, IN UN ANGOLO REMOTO DEL MIO CERVELLINO, SI E’ ACCESA UNA LAMPADINA. UNA NUOVA STORIA SI E’ FATTA STRADA, MA, COME ORMAI SAPETE, IO NON PREPARO I CAPITOLI PRIMA. LI SCRIVO E LI PUBBLICO DIRETTAMENTE, PERCIO’ PER ADESSO LE BASI DEL NUOVO RACCONTO SONO SEGNATI SU UN FILE NEL MIO PC. MA NON VEDO L’ORA DI SCRIVERLA!!
QUINDI FINIAMO PRIMA CIO’ CHE HO MESSO AL FUOCO, ALTRIMENTI CI PERDIAMO…. DETTO QUESTO, VI LASCIO ALLA LETTURA DELL’ULTIMO TESTO SEMPRE CON LA SPERANZA CHE VI PIACCIA COME TUTTI GLI ALTRI.
GRAZIE!!!! :*
P.S. ECCO L’ARRIVO DI UN NUOVO, MA CONOSCIUTO PERSONAGGIO CHE HO AMATO DA SUBITO!!!!
 
 
 
 
 
 
Oliver fissava dritto davanti a se. Lo sguardo corrucciato, quasi arrabbiato. Tutto ciò che vedeva erano fumo e fiamme. Il ponte di Starling era crollato. Slade.
 
“Oliver, che facciamo?” chiese una preoccupata Felicity
 
“Torniamo al Covo” rispose lui “Chiama gli altri”
 
Così dicendo, Fel fece inversione e si diresse verso il loro nascondiglio mentre con una mano mandava sms al Team. Una volta arrivati, mentre aspettavano il resto del gruppo, si prepararono indossando i loro costumi. In realtà il ragazzo non era propriamente contento che lei uscisse con loro quella sera perché, anche se pienamente addestrata, la sua prima priorità era di saperla al sicuro, soprattutto dopo che era stata rapita, ma restava consapevole che, con Slade in giro, il termine al sicuro era relativo. Probabilmente era meglio averla al proprio fianco e non perderla di vista. Arrow indossò il suo costume che, agli occhi della sua ragazza, lo rendeva ancora più sexy se possibile. Felicity invece inaugurava il costume che quel genio di Curtis le aveva preparato. Pantaloni super attillati, stivali al ginocchio, reggiseno a fascia e una maglia aperta sul davanti con le maniche giro spalla e cappuccio. Tutto in Kevlar e tutto nero. Mostrava un po’ troppa pelle secondo Oliver, ma ammetteva anche che era terribilmente eccitante vederla vestita così. Curtis si era sbizzarrito anche sugli accessori, ovviamente. Alle gambe portava due fasce, in una c’era una pistola (che lei non amava usare), nell’altra due lame Sai. Gli stivali contenevano le stelle shuriken e, alle spalle, portava due katane. Alle braccia aveva applicato  altre due fasce,  una conteneva un micro computer e l’altra delle piccole bombe fumogene. I capelli, troppo lunghi per poter combattere liberamente, li avvolgeva in un grosso chignon alto. Erano pronti quando gli altri arrivarono e, dopo aver lodato Fel nelle sue nuove vesti, vennero messi al corrente di quello che stava succedendo
 
“Dove sono i tuoi uomini?” chiese Oliver a Nyssa
 
“Fuori. Aspettano ordini”
 
“Ho controllato le telecamere. Sembra che Slade e il suo esercito siano concentrati nella zona sud. Proprio al di la del ponte”
 
“Se sono tutti insieme, sarà più facile per noi annientarli”
 
“Si, ma come arriviamo al di la del ponte se il ponte non c’è più?”
 
“Chiamo mio padre, la polizia sarà sicuramente al corrente della situazione, possono metterci a disposizione delle barche”
 
“Fallo” disse Ollie a Sarah poi, mentre gli altri si preparavano, si avvicinò a Fel dicendo “Ehi…Stai bene?”
 
“Certo” rispose lei
 
“Ti senti pronta?”
 
“Si Oliver” disse lei poggiando una mano sulla sua guancia
 
“Va bene, fai attenzione la fuori ok?”
 
“Si papà” disse lei ridendo e baciandolo subito dopo. In quel momento il telefono del ragazzo squillò
 
“Pronto”
 
“Ollie!!!”
 
“Tommy….”
 
“Sto guardando il notiziario. Che sta succedendo? La città è sotto attacco?” chiese impaurito
 
“Calmati Tommy. Ce ne stiamo occupando. Devi farmi un favore fratello ok?”
 
“Tutto quello che vuoi”
 
“Devi radunare tutti, tutta la famiglia e portarla a casa tua. Tutti quanti intesi??? Ve ne starete li finchè non sarà tutto finito. Hai capito???..... Tommy?!”
 
“Si…. Si ho capito. Farò quello che mi hai detto”
 
“Bene”
 
“Solo Ollie…. Come facciamo a sapere che è finito? Se voi…. Se voi morirete stanotte….” Non riusciva nemmeno a pensarlo, figuriamoci a dirlo
 
“Nessuno di noi morirà amico. Te lo prometto. Fai come ti ho detto. Quando sarà finita verremo li”
 
“Ok, prudenza”
 
“Sempre” e terminò la conversazione. L’aveva promesso e lo avrebbe mantenuto
 
“Siamo pronti, ci stanno aspettando alle barche” disse Sarah
 
“Andiamo” ordinò Oliver
 
 
 
Quentin li vide arrivare. Non sapeva se piangere o ridere. Oliver al centro, alla sua destra Felicity, Sarah e Nyssa, alla sua sinistra Jhon, Roy e Malcom. Dietro li seguiva la Lega. Mentre loro si stavano avvicinando, nella sua mente si fece largo un’immagine da film. Dove i supereroi spuntano dalle tenebre avvolti dal fumo e camminano al rallentatore. Quando furono di fronte a lui, Lance scosse la testa e sorrise
 
“Che c’è?” chiese Sarah
 
“Sembrate usciti da un fumetto della Marvel”
 
Oliver lo fissò duro replicando “Vedi Batman? O Superman? Questa è la vita reale Quentin! Gli uomini che stanno distruggendo la città sono reali. Dobbiamo fermarli” così detto salì sulla barca seguito dagli altri.
 
Il Capitano rimase ammutolito e mentre vedeva passarseli davanti, Felicity gli si affiancò e poggiandogli una mano sulla spalla gli disse
 
“Congratulazioni. Hai appena conosciuto Arrow. Non te la prendere Quentin, è sempre Oliver ,…..solo più incazzato” e pure lei salì a bordo.
 
Le barche attraccarono sull’altro lato del fiume e il Team era pronto a sbarcare
 
“Attivate gli auricolari, stiamo uniti, abbattiamoli tutti e…. Slade è mio” disse Oliver mentre toccava la terraferma.
 
 
 
Il gruppo si addentrò nelle strade dove si trovavano, a detta di Felicity, gli uomini di Slade. Le scene che si paravano davanti gli occhi dei ragazzi erano apocalittiche, auto in fiamme, vetrine distrutte, macerie ovunque, persone che scappavano urlando terrorizzate, sciacalli che derubavano negozi approfittando della situazione, corpi  distesi senza vita, coloro che purtroppo avevano incontrato sulla loro strada gli assassini di Wilson. I ragazzi si fermarono osservando la distruzione intorno a loro, Fel, con gli occhi velati dalle lacrime guardò Oliver. Non aveva mai visto il suo sguardo così. Non era solo incazzato, era concentrato, oscuro. La mano che teneva l’arco tremava per quanto lo stringeva, la mascella contratta e la respirazione accelerata. Fel pensò che stesse per urlare, ma non lo fece, invece disse
 
“Andiamo”
 
Svoltato l’angolo trovarono quello che stavano cercando. L’esercito nemico stava continuando a seminare panico, morte e distruzione in tutte le strade, così palesarono la loro presenza. Il primo a partire fu Oliver, gli altri subito dopo dividendosi in gruppi. Malcom, Nyssa e Roy presero il lato sinistro della strada, l’uomo combatteva spada alla mano contro due gorilla. Sorrideva, perché da molto tempo non faceva queste cose e non aspettava altro che uccidere qualcuno. La figlia di Ras, invece, scagliò una freccia contro il suo nemico e prese a battersi con un altro. Arsenal saltava tra un nemico e l’altro atterrandoli in poche mosse. Al centro della strada Oliver e Jhon si districavano  tra cinque soldati; Arrow ne fece fuori tre con il suo arco, Jhon sparò agli altri due. Per uno che abbattevano, tre ne spuntavano fuori. Il lato destro della strada venne coperto da Sarah e Fel. Il Canarino tirò fuori il suo bastone d’acciaio e cominciò a battersi agilmente come sempre, Hakima saltò su un’auto dove si trovava un soldato che le dava le spalle. Questi si voltò e vide Fel sfoderare contemporaneamente le due katane e farle roteare nelle mani, poi sorrise e in due mosse lo fece fuori. Tutti si stavano battendo. Alcuni della Lega erano caduti sotto i colpi dei nemici, ma la maggior parte resisteva. Sul fondo della via, Oliver vide spuntare Slade. Si voltò cercando di capire se la situazione fosse sotto controllo e vide che tutti se la stavano cavando bene, poi con gli occhi cercò Fel e la trovò accerchiata da tre uomini che lei, con rapide mosse atterrò. I due incrociarono fugacemente i loro sguardi e si sorrisero, poi la ragazza corse incontro ad altri due soldati. Oliver decise che era al sicuro, si voltò verso Slade e gli corse incontro.
 
“Non dirmi che sono riuscito ad attirare la tua attenzione ragazzo”
 
“Guarda i tuoi uomini, stanno cadendo. E’ finita Slade!”
 
“Finita? Mi deludi Oliver. Pensavi davvero che ti avrei messo contro solo questi deboli uomini?” e rise
 
In quel momento, un rumore si avvicinò. I ragazzi alzarono lo sguardo e trovarono tre elicotteri UH-60 Black Hawk che volavano sopra di loro. Elicotteri d’assalto. ARGUS. Cominciarono a sparare e a calare delle corde dalle quali scesero gli uomini di Amanda Waller. Oliver si voltò per vedere se i suoi amici riuscissero a cavarsela anche contro altri avversari
 
“Sei indeciso? Aiuterai i tuoi amici o ti batterai con me?”
 
Oliver guardò Salde e lo attaccò. Era un botta e risposta, i due si eguagliavano. In fondo l’uomo fu il primo ad addestrare il ragazzo sull’isola.
 
“Stai facendo tutto questo ancora per Shado?” chiese Arrow tra un colpo tirato ed uno schivato
 
“Non nominarla!!! Lei non c’entra”
 
“E allora perché lo fai?”
 
“Questo…. Tutto questo…. È molto più grande di te e di me Oliver”
 
“Che vuoi dire?” chiese
 
“Lo scoprirai presto”
 
La lotta stava giungendo al termine. Il Team aveva sconfitto i due eserciti, qualcuno era ammaccato, ma tutto sommato se l’erano cavata bene. Adesso i ragazzi si erano avvicinati allo scontro centrale, ovvero quello tra Oliver e Slade, e in disparte stavano ad osservare pronti ad intervenire in qualsiasi momento. Ci fu un po’ di confusione e non capirono bene, ma in due secondi ritrovarono Slade disarmato ed inginocchiato mentre la sua spada, in mano ad Arrow, minacciava pericolosamente la sua gola
 
“Mi dispiace, ma stavolta non avrò pietà per te” disse il ragazzo
 
Wilson sorrise “Mi darai pace. Ma, mi dispiace per te, non finirà qui”
 
“Dimmi cosa significa”
 
“Ti ho battuto ragazzo, anche se adesso morirò, la città è persa. Tu hai perso. Non hai nemmeno….” E cadde a terra morto con una freccia conficcata nel collo.
 
Oliver lo guardò confuso, poi alzò lo sguardo e trovò Nyssa che impugnava l’arco ancora in posizione di tiro
 
“La tua reticenza nel fare le cose è il motivo per cui la città brucia” disse lei
 
“Adesso che succede?” chiese Jhon
 
“Non so cosa voleva dire Slade” rispose Oliver
 
 
 
Un battito di mani distrasse gli amici che si voltarono verso quel rumore. Una figura spuntò dall’angolo. Un uomo biondo e sorridente si dirigeva verso il gruppo di ragazzi
 
“Molto, molto bravi!” disse a pochi metri da loro
 
“Tu!” esclamò il ragazzo
 
“Oliver Queen…. O preferisci essere chiamato Arrow?”
 
“Oliver lo conosci?” chiese Fel
 
“Oh si signorina Smoke…. Ci conosciamo. Bhè conosco tutti voi…. Vi ho tenuto d’occhio”
 
“Che sta succedendo Damien?”
 
“Damien?!” disse Felicity “ Intendi Damien Darkh? L’amico di Robert?”
 
Oliver annuì e proseguì “Allora?”
 
“Stavo controllando i miei nuovi amici… ma pare che siano un po’ morti…. Vabbè, poco male. Non far fare un lavoro ad un altro quando puoi farlo tu stesso”
 
“Basta con i tuoi giochetti Damien! Cosa vuoi?”
 
Lui perplesso disse “Credevo di essere stato chiaro. Non lo sono stato? Voglio ucciderti Oliver. E con te i tuoi amici”
 
“Per attuare il tuo piano….” Sussurrò lui
 
“Vedi che non sei poi così stupido?!”
 
“Sei stato tu vero?” chiese Oliver che si stava innervosendo. Fel si voltò a guardarlo “Tu hai fatto sabotare il Gambit… Ci sei tu dietro a tutto questo!!!!” Fel a bocca spalancata guardò Darkh
 
“Bhè…. Tecnicamente è stato Merlyn qui presente, dietro ordine di Ras Al-Ghul e, visto che Ras era un mio sottoposto, direi che si può dire che abbia sabotato io la tua barca”
 
“Mio padre è morto per colpa tua!!!”
 
“Si, era questo il piano. Ma tu non dovevi sopravvivere. Ho provato a metterti contro Slade ma non ci sono riuscito perciò….. eccomi qui”
 
“Tu sei malato” disse Fel
 
Lui sorrise e disse “No mia cara… sono uno scienziato e un imprenditore. Un futurista che pensa alla pace nel mondo”
 
“Uccidendo le persone!” urlò Ollie
 
“Si bhè…. Qualche sacrificio deve essere fatto”
 
“Basta!” decretò Oliver  impugnando l’arco pronto per scoccare  “Hai ucciso mio padre e mi hai fatto passare 5 anni all’Inferno. Stasera pagherai per questo” e scagliò la freccia
 
Damien tirò su la mano all’altezza del viso e, senza nemmeno toccarla, la freccia bloccò la sua corsa cadendo a terra. Tutti rimasero stupiti e, dopo essersi guardati per un secondo, lo attaccarono in gruppo. Lui li spazzò a 10 metri di distanza solo con un gesto della mano. In quel momento le sirene della polizia si avvicinarono, così Darkh pensieroso disse
 
“Uomo fortunato” e come era arrivato, sparì.
 
Quentin arrivò sul luogo della battaglia e trovò i ragazzi salvi
 
“State tutti bene?” chiese
 
“Si” rispose Sarah
 
“Cos’è successo?”
 
“Forse è meglio parlarne al Covo” disse Oliver
 
 
 
 
Rientrati al covo, il Team si rilassò rifocillandosi con le bevande energetiche. Le armi vennero deposte nelle apposite teche. Quentin era andato con loro, in quanto Capitano della SCPD potevano collaborare dandosi una mano a vicenda
 
“Che cazzo è successo Oliver? Cos’era quella roba?” chiese Jhon
 
Il ragazzo sospirò stropicciandosi gli occhi per togliere la stanchezza. Si sedette al tavolo e disse
 
“Damien Darkh, pratica la magia. Io…. Non lo sapevo”
 
“Perché vuole ucciderti?”
 
“Ormai direi che vuole ucciderci tutti. Siamo l’ultimo ostacolo per la realizzazione del suo piano”
 
“La creazione di un nuovo mondo libero e sano” specificò Fel che ne era a conoscenza perché il suo ragazzo glielo aveva spiegato mentre rientravano al nascondiglio
 
“Esatto” rispose lui
 
“Va bene, non importa quale sia il suo piano. Quello che importa è: Come lo fermiamo?” chiese Sarah
 
“Non lo so” disse sconsolato Ollie
 
“Pensavo di aver visto tutto nella vita. La magia mi mancava” sospirò Jhon
 
A Queen si rizzarono le orecchie, Fel se ne accorse e chiese
 
“Che succede?”
 
“Devo fare una telefonata” disse lui alzandosi
 
 
Era assurdo quello che aveva pensato, ma era ancora più assurdo sapere che Darkh praticasse la magia. Non c’erano molte altre opzioni, perciò in un angolino del Covo prese il suo cellulare e compose il numero
 
“Jhon”
 
“Oliver”
 
“Ricordi quel favore che mi dovevi?”
 
“Come potrei dimenticarlo?! Mi hai salvato la vita”
 
“Quanto tempo ti occorre per arrivare a Starling City?”
 
“Direi un giorno circa”
 
“Bene, ti aspetto”
 
Oliver chiuse la conversazione e tornò dai suoi amici
 
“Allora?” chiese Quentin
 
“Non c’è molto che possiamo fare per adesso. Andiamo a casa. Domani incontreremo una persona”
 
 
 
 
Oliver e Felicity rimasero al Covo qualche minuto in più per riordinare le idee. Avevano indossato i loro abiti normali e il ragazzo stava disinfettando una ferita superficiale che Fel si era procurata quella notte. Il silenzio regnava sovrano. Lui teneva lo sguardo basso sul braccio di lei, lei lo fissava in volto. Stanca di aspettare un dialogo che, sapeva, non sarebbe mai partito da lui disse
 
“Stai bene?”
 
Lui finalmente alzò il viso “Si”
 
“Oliver….”
 
“Stavo pensando a mio padre, a quanto sono stato stupido a non capire che ci fosse Damien dietro tutta questa storia e a quante probabilità abbiamo di sconfiggerlo”
 
“Non è colpa tua. Darkh è un sociopatico, hai passato 5 anni a combattere per la tua sopravvivenza, nessuno ti punterà il dito contro per non aver pensato che fosse lui a manovrare i fili. Sei tornato da quell’isola. Vivo. Non importa se conosce la magia, noi combatteremo insieme e lo sconfiggeremo perché è quello che facciamo. Noi siamo i buoni e i buoni vincono”
 
Lui sorrise e la baciò
 
“Ok?” chiese lei che non era sicura di averlo convinto
 
“Ok” rispose lui “Ti sei battuta bene stasera”
 
“Grazie.” Rispose lei mentre scendeva dal tavolo e si incamminava verso le scale mano nella mano al suo ragazzo “Vuol dire che posso uscire con voi più spesso?”
 
“Scordatelo” rispose sorridente lui.
 
 
 
 
Il campanello squillò, Tommy andò ad aprire. Quentin era già arrivato, così la famiglia seppe che per quella sera non ci sarebbero stati più pericoli. I due entrarono e trovarono tutti in sala con le facce preoccupate
 
“Che succede?” chiese Fel
 
“Eravamo preoccupati per voi” rispose Donna
 
“Stiamo bene mamma” disse dolcemente Fel
 
“Cosa hai fatto al braccio?”
 
“Una ferita superficiale…. I rischi del mestiere. Niente di grave”
 
“E’ finita?” chiese Laurel che cullava Meghan
 
“Non ancora” rispose Oliver
 
“Che succede adesso?”
 
“Forse abbiamo un asso nella manica.”
 
 
 
Il giorno seguente si ritrovarono al Covo di prima mattina. Con la minaccia Damien Darkh incombente, nessuno di loro aveva pensato di presentarsi a lavoro. Il loro vero lavoro. Passarono le ore ad allenarsi e a discutere sul da farsi. Alle 13 Roy arrivò con sacchetti del Belly Burger per tutti. Nel tardo pomeriggio Oliver e Felicity si stesero sul letto di fortuna che avevano messo nella sala adiacente per rilassarsi un attimo
 
“Sto scoppiando” disse lei
 
“Hai mangiato due Hamburger! È normale”
 
“Ehi…mi sono allenata tanto…..dovevo recuperare le forze”
 
“A me sembra solo che sia servito a metter su questi” disse lui mentre la solleticava sui fianchi, proprio nel punto dove si trovava il tatuaggio
 
“Smettila…” disse lei ridendo “Io non sono grassa, sono morbida”
 
“Sei perfetta” disse lui mentre la baciava
 
“Ah proposito….” Continuò lei alzandosi per prendere il suo tablet dalla borsa “Sai cosa sarebbe perfetto?”
 
“Cosa?”
 
“Questo…” mentre mostrava a lui una foto di un meraviglioso loft
 
“Non capisco…”
 
“Sei stato tu a dirmi che sarebbe il momento di andare a vivere insieme. Stamani ho trovato questo in centro”
 
Ma lui non parlava
 
“Oliver… che c’è? Hai…. Hai per caso cambiato idea?”
 
“No! Mai!”
 
“E allora?”
 
“Allora con Darkh in città e questa nuova minaccia…” La guardò negli occhi e disse “Non voglio fare progetti o promesse che non potrò mantenere”
 
“Che non potrai mantenere….?”
 
“Se non riesco a sconfiggere Damien, c’è solo un altro modo in cui può finire”
 
Fel si alzò e arrabbiata disse
 
“Devi smetterla Oliver. Smettila di pensare che morirai. Si, è una grande minaccia ma questo non significa che dobbiamo precluderci di pianificare il nostro futuro, perché noi la sconfiggeremo. Sconfiggeremo Darkh e vivremo la nostra vita. Insieme”
 
Oliver si alzò, l’abbracciò e baciandola le disse
 
“Tu sei la mia roccia lo sai vero?”
 
“Lo so”
 
In quel momento il telefono di Oliver squillò
 
“Si”
 
“Oliver sono qui”
 
“Jhon, ok aspettami alla stazione, arrivo subito”
 
“No Oliver, sono al Verdant”
 
“Ma come…?”
 
“Ti ho sentito”
 
Oliver sorrise e disse “Arrivo subito”
 
 
 
 
Il Team guardava il nuovo arrivato in modo indagatore. Non era niente male, un bel biondino in camicia e cravatta che sembrava arrivato da chissà dove, o quando.
 
“Ragazzi, lui è Jhon Constantine.”
 
“Sembra che abbiate un bel problema in città”
 
“Puoi aiutarci?” chiese Felicity
 
“Piccola, posso fare tutto ciò che mi chiedi” pronunciò avvicinandosi lentamente a lei
 
Gli altri si guardarono atterriti. Oliver tossì, poi ritrasse le labbra mordendosele, si avvicinò a Fel abbracciandola e disse
 
“Ritenta, sarai più fortunato”
 
“Cavolo” disse lui “Ok, pessima scelta. Scusa”
 
“Tu puoi dirci come sconfiggere Darkh?” chiese Diggle
 
“Posso fare di più. Posso togliergli i poteri. Ma devo avvicinarmi a lui per farlo”
 
“Allora basta aspettare che si faccia vivo”
 
Ognuno tornò a ciò che stava facendo prima dell’arrivo di Constantine, mentre Fel si mise al Computer per controllare le telecamere, Oliver si avvicinò alla teca delle armi seguito dal nuovo amico
 
“Ehi Oliver…. Mi dispiace per prima…. Non sapevo…”
 
“Tranquillo” rispose sorridendo lui
 
“Invece le altre due…?”
 
“Sei sfortunato amico mio. Sarah e Nyssa stanno insieme.”
 
“Accidenti!” concluse schioccando le dita, e dopo una breve pausa continuò “Sei diverso dall’Oliver di Lyan Yu. C’entra per caso Felicity?”
 
Oliver si voltò serio e rispose “E’ per lei e grazie a lei che sono sopravvissuto a quei 5 anni Jhon. Non c’è altra ragione. E’ la mia linfa vitale”
 
“Capisco”
 
“Jhon, quante possibilità abbiamo?”
 
Constantine non rispose
 
“Ragazzi!!! Ho trovato Darkh!!!” urlò Felicity
 
“Prepariamoci” ordinò Oliver
 
-Adrenalina, paura, ansia, sete di sangue…. Avverto troppe sensazioni, qualcuno morirà stanotte- pensò il nuovo arrivato
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** Il Mago ***


CAPITOLO 18…
SCUSATE SE E’ PIU’ CORTO DEGLI ALTRI. MI RIFARO’…. UNA PREMESSA: ESSENDO IO ASSOLUTAMENTE E TOTALMENTE IGNORANTE IN MATERIA DI MAGIA ED OCCULTO (IN QUANTO NON MI INTERESSA MINIMAMENTE) HO DOVUTO IMPROVVISARE. SPERO DI NON ESSERE CADUTA NEL BANALE. SE SI, PAZIENZA ;)
BUONA LETTURA!!!
 
 
 
 
I ragazzi si stavano preparando indossando ognuno il proprio costume. Costantine osservava rapito quella specie di rituale che rendeva i suoi nuovi amici degli Eroi. Ma è indossare una maschera che rende qualcuno un Eroe?  Aveva visto con quanta devozione queste persone si prendevano cura uno dell’altro, percepiva nell’aria l’affetto che li univa ed il fatto che avrebbero sacrificato la vita per il bene comune. I costumi proprio non c’entravano niente. Oliver gli aveva salvato la vita su Lyan Yu, lui lo aveva ringraziato donandogli un marchio sulla pelle che lo avrebbe protetto ma, sapeva, quello non sarebbe stato abbastanza. Anni erano passati in attesa di rendergli il favore. Quella sera avrebbe pareggiato i conti e se per farlo doveva rischiare la vita, lo avrebbe fatto. In fondo non aveva niente da perdere. Passava le sue giornate a combattere anime perdute, fantasmi ed esseri maligni che per la maggior parte delle persone non esistevano. Non aveva una vera vita da moltissimo tempo, e se Oliver Queen aveva chiesto il suo aiuto, il minimo che poteva fare era darglielo. Non aveva alcuna preparazione da fare per scendere in campo, perciò si limitò a mettersi in un angolino ad osservare. Non lo avrebbe mai più detto in vita sua, ma Felicity vestita così lo attirava parecchio, onde evitare una freccia in un occhio, decise di tenere quel pensiero tutto per se. Poi, voltandosi verso Sarah e Nyssa, alzò gli occhi al cielo imprecando su quanto la vita fosse ingiusta per lasciare che due donne così belle non fossero etero. Dopo tutta quella frustrazione, comunicò al gruppo che aveva bisogno di una boccata d’aria, così dicendo uscì dal covo per fumare una sigaretta.
 
Oliver stava armando il costume con tutte le sue attrezzature. Il volto scuro, adombrato, carico di tensione e paura. Si, paura. Perché il Team, i suoi amici, in quel momento erano dietro di lui e si stavano preparando a combattere una guerra probabilmente persa in partenza, ma lo avrebbero fatto, lo avrebbero seguito. Fra loro Felicity. Lei aveva già dimostrato di sapersela cavare, l’aveva vista in battaglia. Mille Lune e mille Soli potevano passare, mille battaglie e mille minacce, ma lei sarebbe rimasta sempre e comunque la sua dolce e pacifica Felicity, il suo cuore, la sua anima, la sua coscienza, la sua migliore amica e amante, la sua vita. Girava e rigirava nella sua mano le frecce da mettere nella faretra. Se le avesse messe al loro posto, sarebbe stato pronto ed avrebbe dovuto voltarsi a guardare in faccia il suo gruppo. Forse qualcuno di loro non lo avrebbe più visto, forse qualcuno di loro sarebbe caduto stanotte. O forse sarebbe successo a lui. Questo era troppo da sopportare. Prolungò l’attesa di quel momento
 
Felicity era pronta per andare, come gli altri del resto. Aveva impostato sui cellulari del Team le Coordinate dell’ultimo avvistamento di Damien. Aveva raccolto tutto ciò che le sarebbe servito quella sera e aveva trovato il tempo di fermarsi ad osservare Oliver. Le voltava le spalle intento ad organizzare le sue armi, notò che giocherellava con una freccia. In quel momento capì che pensieri, brutti pensieri assillavano la sua mente. Avrebbe voluto andare da lui, stringerlo forte e dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma non poteva. Nemmeno lei ci credeva, ma sapeva che in quel momento l’unica cosa di cui lui aveva bisogno era stare da solo con i suoi demoni. Guardò il suo volto e ci lesse paura, lo conosceva troppo bene per sapere che quel sentimento non era per se stesso ma per il resto della squadra. Fel, in quel momento, adottò una tecnica di rilassamento insegnatale dalla Guaritrice della Lega degli Assassini, chiuse gli occhi, riempì i polmoni, trattenne il respiro per dieci secondi poi buttò fuori l’aria molto lentamente, ripeté l’operazione altre due volte  e disse
 
“Oliver, dovremo andare”
 
Il ragazzo si bloccò. Possibile che lei non abbia paura? Possibile che frema in lei questa voglia di combattere? Solo a lui quella battaglia portava la strana sensazione che si ha quando si pensa che tutto andrà male? Mise le frecce esattamente dove avrebbero dovuto stare, sospirò e si voltò. I ragazzi, i suoi amici, il suo esercito erano disposti in semicerchio pronti per andare, lo guardavano in attesa. Lui scorse uno ad uno i loro volti. Malcom, abile arciere e uomo pericoloso; Nyssa una buona persona nonostante la discendenza alquanto dubbia; Sarah, sua amica e sorella; Jhon, suo fratello; Roy, il suo allievo; Felicity, il suo tutto. Sorrise a quell’ultimo volto. Quello stesso volto lo ricambiò con la medesima espressione. Indossò la maschera e tirò su il cappuccio. Ogni pensiero o dubbio sparì all’istante. Quella notte avrebbe fatto ciò che era necessario per salvare la città.
 
Il gruppo si diresse ai propri mezzi di trasporto. Jhon, Malcom e Constantine partirono con il furgone che utilizzavano sempre nelle missioni, Roy prese la sua moto che teneva al covo, Sarah e Nyssa saltavano di tetto in tetto in classico stile Lega, mentre Oliver e Felicity si diressero verso la Ducati nera di Arrow. Prima di salire, la ragazza prese la mano di lui dicendo
 
“Tutto bene?”
 
Lui si voltò verso di lei, le tolse il cappuccio, prese il suo viso tra le mani e la baciò. Fel istintivamente intrecciò le sue nei capelli del ragazzo, poteva sentire il contrasto della pelle bollente contro il kevlar freddo che poggiava sulla testa di Oliver. Lui approfondì il bacio. Non ne sapeva la ragione, ma un brivido passò lungo la schiena della ragazza. Lui si staccò e poggiò la fronte contro quella di lei chiudendo gli occhi e disse
 
“Qualunque cosa succeda, voglio che tu sappia che ti amo e che questa condizione non cesserà mai, nemmeno se dovessi morire stanotte. Nell’ipotesi opposta invece, cioè che io viva e tu muoia. Giuro che non avrò pace fino a che non ti avrò vendicato, che la mia vita non sarà mai più come prima e che non smetterò, finchè vivrò, di cercarti negli occhi di ogni altra donna che incontrerò sul mio cammino, e in ognuna di esse io ti ritroverò. Non smetterò mai, mi hai capito? Mai.”
 
“Oliver…” le lacrime scendevano calde sulle guance di Felicity che, senza parole, saltò al collo del suo uomo e lo baciò. Una volta tornato nelle vesti di Arrow, montò in sella e guardandola negli occhi disse
 
“Guardami la fuori ok? Teniamoci d’occhio. Voglio che siamo ben presenti in ogni momento”
 
“Ok” sussurrò Fel  avvinghiandosi a lui
 
 
 
 
Si recarono alla baia di Starling City, Felicity l’aveva visto proprio qui dalle telecamere del traffico. Trovarono i suoi uomini, ma di Darkh non c’era traccia. I ragazzi cominciarono a combattere, facendo fuori quanti più soldati possibili, ma non era semplice, si moltiplicavano come funghi. Non li vedevano nemmeno arrivare. Ben presto furono accerchiati
 
“Ma da dove saltano fuori?” chiese Malcom
 
“E’ Darkh. Credo che li stia…. creando” rispose Constantine
 
“Vuoi dire che non sono…. Umani?” intervenne Fel
 
“Voglio dire che sono percezioni”
 
“Ma puoi toccarli!” esclamò Sarah
 
“E’ la magia!” gridò il biondo in cravatta mentre si lanciava contro uno di loro “E per farli davvero fuori, dobbiamo fermare il loro creatore”
 
Il Team riprese a battersi, consapevoli di lottare contro il niente. Ma quel niente, sapevano, poteva comunque ucciderli. Oliver tra una mossa e l’altra, controllava gli altri, come ogni capo fa, e con lo sguardo cercava Felicity. Lei faceva la stessa cosa. Finchè si cercavano e si trovavano, andava tutto bene. Oliver avrebbe potuto continuare per tutta la notte.
 
“Bene, bene, bene” La lotta si bloccò “Vedo che avete fatto la conoscenza dei miei nuovi alleati” disse un sorridente Damien Darkh arrivato da non si sa dove
 
“In realtà siamo qui per te!” gridò Oliver
 
“Lo so…. Spero non vi dispiaccia se ho preferito lasciare i miei nuovi amici a farvi compagnia. Non sono stati maleducati vero?”
 
“Basta Darkh! Questa storia finisce ora!”
 
“Ah si?! E dimmi, Queen, come pensi di potermi sconfiggere? Perché, non so se l’hai notato, io so utilizzsre la magia”
 
“Non aspettavo altro che tu me lo chiedessi” disse sorridente Ollie.
 
In quel momento fece la sua apparizione Constantine. Una risata squarciò il silenzio che si era creato. Una risata proveniente dal nemico
 
“Scusa, questo…. Tenente Colombo anni 60 chi sarebbe?”
 
“Tenente Colombo?!” chiese stranito Constantine
 
“Per via della giacca a vento credo” gli sussurrò Felicity
 
“Oh” commentò il ragazzo “Ad ogni modo, sono qui per te Darkh!”
 
“Ci conosciamo?”
 
“Non credo…. Io sono quello che vive nell’ombra, colui che viene fuori  solo per prendere a calci nel culo i demoni, aiuto le persone a liberarsi dall’occulto. Non saprai mai chi sono, non mi troverai mai e mai vorrai farlo…. Io sono John Constantine”
 
Così dicendo alzò le braccia e volse il suo sguardo al cielo, gli occhi socchiusi, il corpo tremante. Sussurrava parole incomprensibili. D’improvviso un fulmine, poi nuvole, grosse, sempre più grosse andarono a formarsi sopra di loro. Un vortice di fumo denso scendeva verso il ragazzo che aveva giunto le mani sopra la testa. Aprì gli occhi e con un urlo agghiacciante scagliò quella sostanza verso Darkh. In un attimo fu buio
 
“Che è successo? Ha funzionato” chiese Felicity. Nessuno rispose
 
Il fumo si andava dissolvendo e, in mezzo ad esso, apparve Damien sorridente avvolto da un’aurea luminosa, Galleggiava sospeso in aria come se fosse in una bolla gigantesca.
 
“Direi di no” sussurrò Constantine ansimante per lo spreco di molta energia
 
“Molto bravo…. Ma non abbastanza” gridò il cattivo
 
“Adesso che facciamo?” chiese Jhon
 
La bolla che racchiudeva Darkh svanì e lui lentamente toccò di nuovo terra. Sorrideva.
 
“Jhon?” chiese Oliver al biondo
 
“C’è un altro modo, ma non ho l’occorrente. Non possiamo fare molto per stasera”
 
“Non lo lascio andar via così!!” disse Arrow
 
“Oliver no!!!” gridò Fel
 
Ma in un secondo fu sopra al nemico. Calci, pugni, parate, salti. I due erano alla pari fino a che caddero entrambi ai lati opposti della strada.
 
“Aaahhh” sospirò Darkh mentre si alzava da terra e si scuoteva la polvere dal vestito “Oliver Queen sei così…. testardo. Credo che verrai con me stasera”
 
I ragazzi si guardarono confusi. Non capivano cosa intendesse. D’improvviso, dall’acqua, apparve un container in plexiglass, con delle luci led tutte intorno, la porta della stanza misteriosa si aprì. Ollie si voltò verso Darkh e questi, con una rapida mossa, come a voler schiaffeggiare l’aria, scaraventò Arrow all’interno della scatola trasparente facendolo sbattere sulla parete e cadere rovinosamente a terra. La porta si chiuse.
 
“Oliver!!!!!” urlò Felicity.
 
Lui non poteva sentirla. Ma poteva vederla. Vide sul suo viso terrore e amore, paura e speranza. Lui si alzò poggiando le sue mani alle pareti. La guardò sussurrando il suo nome, ed anche se erano molto distanti lei vide che la guardava. D’improvviso la scatola si mosse, lui abbassò lo sguardo e vide che stava sprofondando, con gli occhi velati di lacrime guardò per l’ultima volta il suo amore e sorrise, prima di scomparire negli abissi. Nel silenzio assoluto, un urlo paralizzò i presenti
 
“Oliver…. Noooooooooo!!!!” Dig la prese al volo prima che le convulsioni del pianto la facessero cadere a terra.
 
 
 
“Che cosa cazzo è successo?” gridò Jhon a Constantine una volta tornati al covo.
 
“Non ha funzionato”
 
“Questo l’ho capito. Perché?”
 
“Ci sono diversi modi per togliere i poteri. Quella che pratica Darkh è magia nera. Il metodo che ho usato stasera è il più comune, ma non va bene per tutti”
 
“Ma hai detto che c’è un altro modo” chiese Malcom
 
“Si, ma devo procurarmi delle cose. Foglie di Artemisia, Cicoria, Assenzio e delle erbe cinesi antiche che ho con me”
 
“E come funziona? Fai una specie di pozione magica?” disse Roy
 
“Si, possiamo chiamarla così”
 
“E come pensi di farla bere a Darkh?” domandò Nyssa
 
“Non è per lui. La berrò io. Con la formula giusta assorbirò io i suoi poteri”
 
Lo guardarono atterriti. Nessuno voleva fare la domanda che comunque tutti pensavano. Intervenne Jhon
 
“Hai detto che è magia nera. Non sarà pericoloso?”
 
“Ho a che fare con l’occulto tutto il giorno tutti i giorni. So quello che faccio. Non preoccupatevi”
 
“Va bene. Fai una lista delle cose che ti mancano, ce ne occuperemo” disse Sarah avvicinandosi poi a Felicity
 
Felicity. Dopo la crisi alla baia, non aveva più aperto bocca. Si trovava in una specie di shock post traumatico. Arrivata al covo si era seduta alla sua postazione a fissare lo schermo spento del suo pc. Non poteva credere di aver perso Oliver. Tutto quel bel discorso che lui le aveva fatto si era appena avverato. Inconsapevolmente fece il riassunto della loro vita. Si erano trovati, finalmente dopo anni di dubbi, poi lui era naufragato, dopo 5 anni all’inferno era tornato, ma lei venne rapita e costretta a diventare quello che era adesso, ma era tornata e si erano ricongiunti. Di nuovo. E adesso…. Adesso…. Poteva già essere morto. Il suo principale rammarico, al momento, era non avergli detto quanto lo amasse, poi il buio
 
“Fel, tesoro…” disse Sarah “Guardami”
 
Lei  guardò la sua amica, ma non la vide.
 
“Fel….” Sussurrò ancora il Canarino “Ehi Constantine! Puoi aiutarla?” chiese implorante
 
Il biondo si avvicinò a Felicity, la scrutò, schioccò le sue dita davanti al suo viso e disse
 
“Certo”
 
Poggiò la sua mano destra sulla fronte della ragazza, con il dito indice ed il medio della sinistra toccò la bocca di Fel. Mosse le labbra senza emettere alcun suono. Poi smise di toccarla, fece un passo indietro e la osservò. Lei si destò come da un sogno, cominciò a sbattere le palpebre e dalla sua bocca uscì
 
“Che è successo?”
 
“Sei tornata con noi” rispose sorridente Constantine
 
 
 
Quella notte fu interminabile, nessuno di loro voleva andarsene a casa. Il ragazzo stava producendo la sua pozione dopo che Roy e Nyssa gli avevano procurato tutto il necessario. Dig, Sarah e Malcom  stavano sfogando la loro rabbia allenandosi con i bastoni. Fel aveva appena avviato, per l’ennesima volta, le ricerche sulle telecamere del traffico. Non poteva fare molto, così si avvicinò a quello che pareva sempre di più essere uno stregone
 
“Ehi” disse lei
 
“Ehi”
 
“Senti, volevo ringraziarti per prima”
 
“Figurati”
 
“E grazie anche per quello che stai facendo. E’ pericoloso e non sei costretto a farlo. Sei una brava persona Jhon”
 
“Sai ragazzina, mi hanno detto molte cose. Quella che va per la maggiore è –arrogante figlio di puttana- ma mai nessuno mi ha detto che sono una brava persona”
 
Si sorrisero come vecchi amici, poi lui, serio, continuò
 
“Lo faccio per Oliver. Lui mi ha salvato la vita in passato. Adesso tocca a me”
 
“Pensi…. Pensi che sia ancora vivo?”
 
“Credo di si” poi poggiò una mano su quella di Fel continuando “E noi lo troveremo”
 
 
 
“Ancora niente dalle telecamere?” chiese Dig
 
“Niente” rispose Fel
 
“Deve pur essere da qualche parte!” disse Roy
 
“Se è sott’acqua, come pensi che le telecamere possano vederlo?” chiese Nyssa
 
Fel spalancò gli occhi come faceva ogni volta che un’idea brillante le balenava in testa e disse
 
“Non lo trovo perché E’ sott’acqua!” e corse verso i suoi attrezzi
 
“E adesso non ti seguo più” disse Dig
 
“Avete presente l’ascensore che ha portato Oliver nelle acque profonde? Credo che sia li che Darkh abbia creato il suo mondo” adesso la vecchia parlantina si era impossessata di lei. Farneticava mentre muoveva le mani su pezzi di metallo, viti, bulloni e chiavi inglesi
 
“Potresti essere più specifica?” chiese Sarah
 
“Darkh ha creato un mondo sotterraneo dove gli uomini sono sani, l’aria è pulita, non esiste criminalità o morte. Le persone non sono più persone, ma macchine perfette. Credo che l’entrata per questo mondo sia sott’acqua”
 
“Ne sei certa?” chiese Roy
 
“Lo saremo presto” rispose lei “con questo!”
 
“Perdonami, vedo solo rottami e viti” esclamò Sarah
 
Fel si girò con un martello in una mano e la matita nell’altra dicendo “Questo perché non usi l’immaginazione! Devi vedere le potenzialità dell’oggetto!” e si voltò di nuovo verso il tavolo da lavoro
 
“Ok, perché non ci dici cosa stai costruendo e non ci pensiamo più?!” intervenne frustrato Roy che impazziva ogni volta che la bionda si comportava in quel modo
 
“Un drone sommergibile. Andiamo a scovare la tana di quel bastardo”
 
 
 
Fel aveva passato la notte insonne. Tre ore ci aveva messo per costruirlo, ma ce l’aveva fatta. Gli altri si erano addormentati al covo mentre lei continuava a lavorare. Il mattino seguente, dopo essersi rifocillati, lavati e cambiati con abiti normali, si recarono alla baia per far entrare in azione il giocattolo della bionda.
 
“Speriamo che funzioni” si lasciò sfuggire Arsenal
 
Fel lo fulminò, poi poggiò la sua creazione a terra dicendo “Forza piccolino”, fece due passi indietro e lo accese. Il drone si alzò in aria e, a tutta velocità, si tuffò in acqua. Fel accese le telecamere per vedere il fondale, gli altri si accerchiarono intorno a lei. Dopo quasi un’ora trovò quella che sembrava essere una botola a tenuta stagna. L’entrata del mondo fittizio di Damien. Segnò le Coordinate indicate sul radar e richiamò il suo drone. Tornarono al covo consapevoli di essere molto vicini a sconfiggere Darkh
 
“Ha funzionato!” esclamò Roy
 
“Ok” commentò Felicity puntandogli scherzosamente il dito contro  “Devi smetterla di fare così. Il mio orgoglio ed il mio ego si offendono. Certo che ha funzionato! Con chi credi di parlare? Sotto le vesti di Hakima c’è ancora la piccola nerd occhialuta e logorroica”
 
I ragazzi risero, dopo tanto tempo risero.
 
“E adesso?” chiese Sarah
 
“Adesso andiamo a fargli il culo!” rispose Felicity
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Il Nuovo Mondo ***


CIAO  A TUTTI!!!!
QUESTO E’ IL PENULTIMO CAPITOLO (O FORSE NO….VEDRO’ SUL MOMENTO)…. NIENTE LACRIME PER FAVORE!!!…. :D :D :D …..HO GIA’ UN PAIO DI NUOVE STORIE IN CANTIERE ;D
SPERO VI PIACCIA. BUONA LETTURA!!!
 
 
 
 
 
Un rumore metallico e costante destò Oliver dal suo sonno. Nell’aprire gli occhi si rese conto di indossare ancora gli abiti di Arrow, o meglio lo percepì. La sua vista era offuscata, come dopo un lungo pianto. Si guardava intorno ma non riusciva a distinguere i lineamenti di ciò che lo circondava. Sforzandosi capì di essere rinchiuso in una cella. La testa gli martellava e i suoi movimenti erano ancora incerti. Ricordò di essersi sentito così solo una volta nella sua vita, all’ultimo anno di liceo, quando fumò marijuana giusto per vedere cosa si provava. Fel se ne accorse e lo rimproverò, stette così male che da quel giorno non toccò più nessun tipo di droghe. Lentamente si alzò dal suo giaciglio di metallo, intravide una figura che lo osservava
 
“Ben svegliato”
 
“Dove sono? Che cosa è successo?”
 
“Ti ho fatto fare un sonnellino. Siamo nel nuovo mondo Oliver. Vieni, prima di ucciderti voglio mostrarti a cosa ha rinunciato tuo padre scegliendo di morire”
 
Avrebbe tanto voluto ucciderlo in quel momento, ma non ne aveva le forze. Poteva soltanto seguirlo e prendere tempo in attesa che il Team arrivasse. Perché sapeva che sarebbero arrivati. Darkh lo fece uscire dalla cella e lo condusse all’esterno dell’edificio. La luce abbagliante del sole invase i suoi occhi come un flash, tanto che fu costretto a ripararsi con una mano. Quando fu in grado di poterli aprire vide ciò che intendeva il suo nemico con il termine –nuovo mondo-. Era proprio un nuovo mondo. Una tipica cittadina tranquilla, con villette uguali e perfettamente allineate tra loro, giardini ben curati, un cane per ogni abitazione, uccellini che cantavano, fiori sbocciati. Non c’erano macchine, non c’erano motori, quindi niente smog. Le persone camminavano salutandosi tra loro. Sembravano sereni. Apparentemente una vita tranquilla in un mondo tranquillo.
 
“Dove siamo?”
 
“Te l’ho detto Oliver. Questo è dove vivremo. Come vivremo”
 
“Ma tu mi hai fatto sprofondare nelle acque della baia. E’ l’unica cosa che ricordo con esattezza. Come possiamo essere sott’acqua”
 
“Perché non siamo sotto l’acqua”
 
“Non capisco”
 
Darkh sbuffò annoiato dal dover spiegare l’ovvio
 
“Scaglia una freccia”
 
“Cosa?” chiese stupito
 
“So che non sei così stupido da attaccarmi adesso perciò, prendi una freccia e scagliala verso il cielo”
 
Oliver estrasse una freccia dalla faretra, mirò e la lanciò verso l’azzurro. Improvvisamente l’arma andò ad infrangersi contro un muro non visibile creando un’esplosione di colori viola, verdi e blu che si allargava sempre di più fino a sparire completamente tornando ad essere invisibile
 
“Ma che caz…?! Che cosa hai fatto Damien?”
 
“Ho isolato questo mondo da quello che conosciamo. Tu vedi il cielo, ma siamo sottoterra Oliver. Esattamente 135 metri sotto il centro preciso di Starling City. Non è fantastico?! Sembra la Terra come noi la conosciamo…”
 
“Una specie di campo gravitazionale….” Sussurrò il ragazzo
 
“Esattamente. Non è magnifico quanto la scienza sia progredita?!”
 
“Tu sei pazzo. Pensi che la gente ti seguirà? Non succederà”
 
“Oh ma non dovranno seguirmi. Ci sarà una selezione naturale ragazzo. Chi risulterà degno, potrà vivere qui felice”
 
“E chi non lo sarà?”
 
“Morirà” rispose semplicemente
 
“Oh bene, quindi stai organizzando un sequestro di persona di dimensioni gigantesche e, al contempo, uno sterminio di massa?”
 
“Bhè…”
 
“Tu sei malato. Capisco perché mio padre non volesse appoggiare il tuo progetto.”
 
“Ah” sospirò “Voi Queen siete proprio cocciuti. Credevo che con te avrei avuto più fortuna, mi sbagliavo. Adesso dovrò ucciderti”
 
“Devi solo provarci” ringhiò Oliver
 
“Pensavo fosse chiaro che non devi sfidarmi” terminò Darkh
 
La gola di Oliver si fece stretta, sempre più stretta. Si sentì sollevare, osservava Darkh che a cinque passi di distanza lo guardava sorridente. Non riusciva a respirare. Improvvisamente piccoli cerchi bianchi apparvero davanti ai suoi occhi, poi le immagini della sua famiglia, di suo padre, i suoi amici e Felicity. I loro primo bacio dentro quella macchina circa 15 anni prima. Infine buio e silenzio.
 
 
 
 
Il Team si stava preparando. Malcom aveva messo a disposizione la sua barca per raggiungere il punto esatto delle coordinate rilevate dal drone di Fel. Non restava che raggiungere la botola. Varie disquisizioni furono fatte al Covo per cercare di capire come arrivare ad essa ed aprirla senza far passare l’acqua. A volte, però, avere un Mago al proprio fianco rende tutto molto più semplice. Si sarebbero tuffati in acqua mentre Constantine, facendo la sua magia, avrebbe fatto abbassare il livello fino ad arrivare al fondale, da li avrebbero potuto aprire la botola ed entrare prima che Jhon facesse tornare tutto come in principio. Curtis sarebbe stato al Covo per dirigere le operazioni. Fel si fidava ciecamente di lui.
 
“Allora è deciso. Siamo pronti?” chiese Dig
 
I ragazzi annuirono ed uscirono in tenuta da battaglia dirigendosi ognuno verso i propri mezzi. Improvvisamente Constantine, che era rimasto indietro, si bloccò e Fel, al suo fianco, chiese
 
“Che c’è?”
 
“Niente” rispose lui con lo sguardo preoccupato
 
“Jhon…”
 
“Credo che…. Non lo sento più”
 
“Cosa? Cosa non senti più?”
 
“Oliver” sussurrò. Fel sobbalzò, lui le strinse la mano e lei sentì un calore pervaderle il corpo. Confusa guardò il Mago, lui sorrise ma non disse niente.
 
 
 
Riuscirono ad aprire la botola, al suo interno si diramavano dei cunicoli molto stretti, una specie di galleria in pendenza. Camminarono fiancheggiandone un’altra che capirono fosse quella usata dall’ascensore di Darkh, la seguirono per quasi 8 km. Fel calcolò che si trovavano sotto il Glades, nella parte disabitata. Lì trovarono una porta. Una semplice porta in acciaio. I ragazzi si guardarono incerti, ma Fel e Constantine sapevano che non c’era tempo da perdere, forse erano ancora in tempo per salvare Oliver, così l’aprirono. Si ritrovarono in una cittadina. Una vera cittadina sotterranea. A pochi metri da loro, un’altra porta in metallo si apriva per far entrare nuovi cittadini. Capirono che quella era un’altra entrata per il nuovo mondo.
 
“Riuscite a crederci?” chiese Roy stupito
 
“Ed io che pensavo di aver visto tutto nella vita…”sospirò Diggle
 
“Dobbiamo trovare Oliver” disse dura Felicity che stava già armeggiando con il suo tablet
 
“Come pensi di trovarlo?” chiese Malcom
 
“Il suo costume ha un GPS. Non sono sicura che qua sotto funzioni, ma ci sto provando. Non so nemmeno cos’è questo posto. Voglio dire, il cielo sotto terra??? Devo capire cosa hanno fatto qui”
 
“Ehm…. potrebbe non esserci tempo per questo” disse Sarah
 
I ragazzi alzarono la testa e videro l’esercito di Darkh di fronte a loro pronto ad attaccarli. Fel attivò la ricerca di Oliver e, rimettendosi il tablet al braccio, si preparò alla battaglia. Si creò una grande confusione. Il Team si scagliò contro i soldati, loro cadevano e si rialzavano. Fel, con le sue katane, era scatenata. Poteva infilzarli tutti quanti.
 
“Oliver!” gridò sorridendo
 
Arrow si trovava a pochi metri da loro, la faccia corrucciata, pronto a combattere. Prese una freccia e la posizionò sul suo arco, prese la mira e la scagliò. Sarah fu veloce, con il suo bastone di metallo, a cambiarle traiettoria
 
“Ma che…” disse Diggle
 
“Oliver che stai facendo?” chiese Nyssa
 
“Quello non è Oliver…..” intervenne Costantine. I ragazzi guardarono il biondo chiedendo spiegazioni silenziosamente “Non lo percepivo perché…. lui non c’è più.”
 
“Che vuoi dire?” chiese Sarah
 
“Darkh lo ha ucciso e lo ha fatto diventare…. Così”
 
“Ma lui è qui. Non è morto”
 
“Il vecchio Oliver si”
 
“No…. No, no, non è possibile” commentò Fel che, improvvisamente, corse verso il ragazzo
 
“Felicity fermati!!!!” gli gridò dietro Diggle
 
La bionda si trovava adesso a cinque passi da lui. Immobili.
 
“Oliver…. Oliver guardami”
 
Lui la guardò
 
“So che sei sempre li. Torna da me ti prego. Oliver…”
 
Dopo attimi che sembrarono ore lui, con la mano destra che impugnava l’arco, caricò il braccio per scagliare un pugno alla sua ragazza. Lei si scostò appena in tempo e, mentre si trovava ancora piegata, sfoderò le katane. Iniziarono a combattere e non come facevano solitamente al covo per allenarsi. Lui voleva ucciderla.
 
“Oh cazzo…” sussurrò Dig
 
“Oliver fermo!” gli urlava lei mentre parava i colpi
 
Lui non parlava.
 
Con la punta dell’arco disarcionò la mano sinistra di lei e rotolarono a terra. Le mani di Arrow stringevano il collo della sua ragazza. Lei cercava di liberarsi, infilò le sue braccia all’interno del cerchio che formavano quelle di lui e con il palmo della mano destra spinse il mento del ragazzo in su. Oliver fu costretto ad allentare la presa, Fel ne approfittò per atterrarlo con le gambe. Questa volta era lei sopra
 
“Fermati amore, non voglio farti del male”
 
A quelle parole lui si bloccò e la guardò socchiudendo un poco la bocca. Ma poco dopo la scaraventò via da lui. Rialzandosi ricominciarono a battersi, lei con la lama gli ferì il braccio sinistro. Una ferita lieve che a Fel bruciava già. Il resto del Team stava uccidendo i soldati, quando Darkh si palesò
 
“Fermi!!!” tutti si bloccarono “Non so come abbiate fatto ad arrivare qui, in fondo non siete poi così stupidi come pensavo, ma non importa. Adesso morirete”
 
“Che cosa hai fatto ad Oliver????” chiese Fel
 
Darkh rise. “Uccideteli tutti” ordinò serio al suo esercito, mentre si allontanava seguito da Arrow
 
Il Team si tolse dalla strada, seminando i soldati riuscirono a rifugiarsi in una casa per fare il punto della situazione
 
“Dobbiamo aiutare Oliver. Non possiamo lasciarlo li!” disse Fel
 
“Non è più Oliver” rispose mesto Dig
 
“Per adesso” intervenne Constantine
 
“Che significa? C’è un modo per riportarlo da noi?”
 
“Potrebbe. Ma un problema alla volta. Prima sconfiggiamo Darkh”
 
“Ok, cosa sappiamo di questo posto?” chiese Sarah
 
“Curtis mi ha mandato la geolocalizzazione. Siamo esattamente sotto al Glades. Hanno creato una specie di campo gravitazionale. Ecco perché vediamo il cielo”
 
“Ok, come hanno potuto farlo? Ci sarà, non so, un computer che fa questo no?!” chiese Roy
 
Fel spalancò gli occhi “C’è sicuramente un computer che fa questo. Ma non qui”
 
“E dove?”
 
“Sopra, sulla Terra, insomma a Starling City”
 
“E come lo troviamo?” chiese Dig
 
“Cerchiamo un dispendio enorme di energia. E’ quello che serve per alimentare tutto questo. Curtis può farlo. Può hackerare il sistema e distruggere tutto. Dobbiamo dirlo a lui, saprà cosa fare”
 
“Andiamo noi” disse Nyssa indicando i suoi uomini della Lega
 
“Vengo con te” rispose Sarah
 
Mentre le ragazze se ne andavano, Dig disse
 
“Bene, e noi che facciamo?”
 
“Quando Curtis distruggerà tutto, qui non dovrà esserci nessuno. Si creerà una voragine. Dobbiamo salvare queste persone”
 
“Come?”
 
“Darkh li sta controllando” disse Constantine “Troviamo lui e lo sconfiggiamo”
 
“Il GPS di Oliver ti dice dove si trovano?” chiese Malcom
 
“Si, a 200 metri da qui”
 
“Andiamo”
 
 
 
 
Il Canarino e l’erede di Ras uscirono dalla porta che avevano visto utilizzare dagli uomini di Darkh, si ritrovarono, come aveva detto Fel, nel Glades. Di corsa si recarono al covo.
 
“Curtis!” urlò Sarah
 
“Aaaahhh….” Gridò lui lanciando in aria ciò che aveva in mano “Oddio Sarah, non farlo. Mai più”
 
“Scusa”
 
“Ma che ci fate qui?”
 
“Abbiamo bisogno di aiuto”
 
“Ok”
 
“Il mondo sotterraneo di Darkh è chiuso in una specie di campo gravitazionale, così ha detto Felicity..”
 
“Wow…”
 
“Dobbiamo distruggerlo”
 
“Cosa? No, no… non posso farlo….”
 
“Curtis…”
 
“No Sarah, no. E’ rischioso.”
 
“Ehi!!!” gli urlò contro Nyssa “I nostri amici sono li sotto insieme ad un altro centinaio di persone. Se l’unico modo per salvarli è distruggere questa cosa, tu lo farai”
 
“Qual è il problema Curtis?” chiese Sarah
 
“Se tutto va bene, creerò un grosso cratere, il quartiere non è abitato è vero, ma potrebbero esserci dei senza tetto o qualcuno di passaggio, così  molte persone potrebbero morire. Se invece va male, questa cosa imploderà e il cratere sarà ancora più grosso. Moriranno anche gli altri”
 
“Felicity si fida di te” disse Sarah sorridendo e poggiandogli una mano sulla spalla “Ed anche io”
 
“Va bene, lo farò” sospirò lui dopo poco
 
“Quanto tempo ci vorrà?” chiese Nyssa
 
“Devo trovare da dove proviene il segnale ed entrare nel sistema…”
 
“Quanto tempo Curtis!!”
 
“Un paio d’ore, tre al massimo”
 
“Inizia, noi andiamo da mio padre e facciamo evacuare e delimitare la zona. Nyssa un paio di soldati dovrebbero tornare laggiù ad avvertire gli altri di quanto tempo rimane”
 
“Subito”
 
 
 
 
Withe Canarine e Nyssa Al-Ghul bussarono alla porta di Casa Smoak. Non era il massimo presentarsi alla famiglia in abiti da “lavoro”, ma il tempo era poco. Donna venne ad aprire
 
“Sarah..” sussurrò mentre la osservava già preoccupata
 
“Ciao Donna” sorrise la bionda “Mio padre è qui?”
 
“Si, sono tutti qui. Entrate”
 
“Sarah!!” gridò Laurel mentre correva incontro alla sorella
 
“Ciao a tutti” salutarono loro
 
“Bel completo” commentò Thea
 
“Già…scusate, ma non c’è stato tempo per cambiarci. Papà, dobbiamo parlare…. In privato”
 
“Che succede? Dove sono gli altri?” chiese Tommy mentre tutti si stavano già agitando
 
“Stanno bene, tranquilli”
 
“E perché non sono con te?”
 
“Già, e poi perché devi parlare in privato con papà?”
 
“Dall’abbigliamento direi che sta decisamente succedendo qualcosa”
 
“E se è così dovete dircelo”
 
“Sentite” interruppe la raffica di domande Sarah “Non posso scendere nel dettaglio, perché non è necessario che sappiate tutto. Dico solo che stiamo combattendo la battaglia finale per salvare la città. Gli altri non sono con qui perché sono sul campo e stanno bene. Ma non ci rimane molto tempo ed abbiamo bisogno dell’aiuto di papà” Poi guardò i loro volti. Ciò che vide fu terrore. Così parlò con il cuore “Prima che ve ne rendiate conto, saremo di nuovo a festeggiare tutti insieme. Tutti quanti. Dovete solo fidarvi di noi” concluse con gli occhi velati di lacrime, poi prese suo padre e lo portò fuori
 
“Piccola mia che succede?”
 
“Papà, sta succedendo qualcosa. Devi sgombrare il Glades e delimitare l’area”
 
“Perché?” chiese sbigottito
 
“Perché sprofonderà tutto quanto”
 
“Nyssa!!” urlò Sarah
 
“Cosa?!?!?” esclamò Quentin
 
“Senti papà, è difficile da spiegare, ma Nyssa ha ragione. Devi assicurarti che non ci siano persone”
 
Lance si passò una mano sul volto e sospirando disse “Va bene, quanto tempo?”
 
“Due ore”
 
“Ma è impossibile!”
 
La ragazza gli prese la mano “Ti prego, fa che sia possibile” e nel buio se ne andò
 
 
 
 
Alla SCPD Quentin urlava ordini
 
“Voglio che sgomberiate completamente l’area!!! E lo voglio entro un’ora e mezza! Poi transenniamo il perimetro. Nessuno entra e nessuno esce. Richiamate tutte le pattuglie, voglio tutti gli uomini disponibili. Dobbiamo muoverci!!”
 
Gli agenti partirono di corsa per eseguire gli ordini del Capitano
 
“Lance!”
 
“Capo…”
 
“Che cosa stai facendo?”
 
“Faccio sgomberare il Glades Signore.”
 
“E per quale assurda ragione hai mobilitato tutti i miei uomini?”
 
“Ci sarà una specie di terremoto tra un’ora, sto cercando di limitare le vittime”
 
“Ti prego dimmi che non c’entra l’uomo mascherato”
 
“Arrow”
 
“Da quando ci fidiamo di lui Quentin?”
 
“Da quando la città è in pericolo Capo. Dobbiamo collaborare”
 
“Fammi capire, sei diventato suo amico adesso? Hai contatti con lui?”
 
“Non posso dirle come ho avuto la notizia, ma si fidi di me, la prego”
 
“Se tutto questo si rivelerà uno scherzo di cattivo gusto Quentin, domani pretenderò il tuo distintivo e la tua pistola”
 
 
 
 
Il Team entrò nell’edificio silenziosamente. Sembrava quasi che non ci fossero guardie. In lontananza delle voci attirarono la loro attenzione. Era Darkh. Si addentrarono sempre più e trovarono la stanza da dove proveniva il rumore. Fel si voltò verso Constantine
 
“Manca un’ora e mezza alla distruzione. Hai il siero?”
 
Jhon aprì la mano mostrando la boccetta
 
“Pronto?” chiese lei
 
“Pronto” rispose lui bevendone il contenuto
 
I ragazzi fecero irruzione nella stanza. In un attimo ci fu confusione. Ma l’obiettivo era Darkh perciò cercavano di liberare il passaggio per permettere al Mago di arrivare al nemico
 
“Ancora tu?!” chiese Damien quando si trovò di fronte Constantine “Pensavo avessi capito che la tua magia non può competere con la mia”
 
“Mettimi alla prova”
 
Lui sbuffò e, volendo concludere la questione velocemente, strinse la sua mano sul collo di Jhon. Il ragazzo stava cambiando colore, come se la sua pelle, il suo corpo stesse iniziando il processo di putrefazione. –Ecco i suoi poteri- pensò lui. Poi sorrise. Darkh, continuando la sua magia, lo guardò confuso
 
“Mi fa piacere che ti diverte il fatto che stai morendo”
 
Constantine poggiò le sue mani su quella di Darkh, rigirò i suoi occhi rendendoli completamente bianchi e cominciò a pronunciare velocemente delle parole in aramaico. Ora la presa di Damien si faceva sempre più debole, mentre quella del ragazzo sempre più forte. Voleva togliere la mano da li, ma lui non glielo permetteva
 
“No…No! Che stai facendo???”
 
Il colore della sua pelle tornò normale. Smise di parlare e lasciò andare la presa. Una scarica elettrica attraversò il suo corpo, lui saltò sul posto scuotendo le mani e emettendo degli urli come dopo una botta di adrenalina gigantesca. Poi alzò lo sguardo sul suo nemico e sorrise. Darkh ruggì e mosse la mano per scaraventarlo verso il muro, ma non successe niente. Si guardò la mano poi di nuovo lui che ancora sorrideva. Provò ancora e ancora. Niente
 
“Che cosa mi hai fatto?” gli urlò
 
“Te l’ho detto, libero gli altri dall’occulto. E’ finita”
 
Darkh si scagliò contro il ragazzo che, con una mano, lo gettò in fondo alla stanza
 
“Ah, dimenticavo, ho io i tuoi poteri adesso”
 
Improvvisamente i soldati di Darkh scoppiarono in mille luci colorate. Oliver guardò il suo maestro e, incazzato, si gettò addosso a Constantine. Lui lo stese con un pugno.
 
“Oliver!” gridò Fel
 
Damien si alzò da terra stordito. Ancora non si arrendeva. Felicity lo vide e si avvicinò sfoderando una katana. Lui rise
 
“Fel…” sussurrò Dig. Ma lei era più che determinata
 
“Ragazzina…. Non lo fare. Non potrai mai vivere con il senso di colpa di avermi ucciso. Non sei un’assassina, non ce l’hai nel DN….”
 
Fel trafisse Darkh proprio al cuore. Lui, in ginocchio, con il sangue che sgorgava dalla sua bocca, la guardò allibito
 
“E’ vero, non sono un’assassina. Ma per te posso fare un’eccezione”
 
“Non c’è tempo. Dobbiamo portare via queste persone!” disse Diggle
 
“Quante ne mancano?” chiese Fel
 
“Non lo so, Roy ha fatto uscire già qualcuno”
 
Improvvisamente la terra sotto i loro piedi tremò. L’edificio stava cedendo sopra le loro teste. Raccolsero Oliver legato e uscirono correndo schivando i calcinacci. Una volta fuori, videro che era calata la notte e la bolla dentro cui era rinchiuso quel mondo, si stava sgretolando
 
“Cazzo…” disse Dig
 
“Non ce la faremo mai a raggruppare il resto delle persone ed uscire di qui” concluse Malcom
 
“Jhon puoi usare la tua magia?!” chiese Fel
 
“Non su questo” sussurrò il ragazzo
 
“Va bene, andate.” Disse Fel “Io penserò agli altri”
 
“Io non ti lascio qui!!” gridò Dig
 
Fel sorrise. Lo abbracciò forte sussurrandogli “Ti prego. Fidati di me”. Diggle capì che ormai aveva deciso.
 
 
 
 
 
“Avevi detto due ore!!!”
 
“E’ partita prima, non è colpa mia!!” gracchiò uno spaventato Curtis che muoveva le sue dita sulla tastiera del pc
 
“Dobbiamo fermarla!!” urlò Sarah
 
“Non possiamo!!” disse lui
 
“Ci sarà qualcosa che possiamo fare!!” gridò Nyssa
 
“Si, sperare che siano veloci” concluse Curtis
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 20
*** La fine è solo un nuovo inizio ***


SIAMO GIUNTI AL TERMINE DI QUESTA MIA STORIA. L’HO INIZIATA SENZA PRETESE PERCHE’, PURTROPPO, SO DI NON ESSERE UNA SCRITTRICE. IN OGNI CASO SONO ABBASTANZA SODDISFATTA DI CIO’ CHE HO CREATO. (ABBASTANZA PERCHE’ CHI E’ MAI PIENAMENTE SODDISFATTO DI CIO’ CHE SCRIVE?) COMUNQUE, SENZA ULTERIORI INDUGI, VI LASCIO ALLA LETTURA.
PS. NON L’HO RILETTO PERCIO’ CHIEDO SCUSA SE NON RISULTERA’ SCORREVOLE
 BACI
 
 
 
 
 
La terra sotto i loro piedi stava tremando, le case stavano cominciando a cedere e i mattoni con i quali erano costruite si stavano trasformando in polvere, la luce stava calando ed un boato, come un ruggito, stava nascendo dalle viscere del terreno. Il Team era appena scomparso dietro la porta metallica, mentre Felicity si trovava poco distante e stava controllando sul suo tablet tracce termiche di persone che erano rimaste intrappolate. Non poteva abbandonare gente innocente, non se lo sarebbe perdonata per il resto della sua vita. Le sue dita correvano veloci sullo schermo, mentre imprecava per il poco tempo rimasto. Aveva scandagliato ogni centimetro di quel posto e dopo aver raggiunto una famiglia rimasta intrappolata tra le macerie della propria abitazione ed averla condotta all’uscita, lanciò un ultimo sguardo al suo computer capendo di essere riusciti a portare tutti in salvo. Velocemente corse verso la porta che l’avrebbe condotta fuori, ma quando la sua mano stava per poggiarsi sulla maniglia, un’onda d’urto la scaraventò contro la parete in metallo ed un rumore assordante le attraversò la testa, tra colpi di tosse derivati dall’enorme quantità di polvere, scivolò a terra stordita avvolta dalle tenebre che la cullarono fino a farle perdere i sensi.
 
 
 
Il resto del gruppo era riuscito a raggiungere il covo dopo aver affidato gli abitanti che avevano portato in salvo ai poliziotti che attendevano al limitare del Glades. Secondo i calcoli di Curtis, adesso che l’esplosione era cominciata, il bunker non era in pericolo, i danni sarebbero stati circoscritti nella zona sud del quartiere. Perciò Sarah e Nyssa erano tornate vicino alla zona rossa per prelevare Fel una volta che fosse uscita da quell’inferno. Tutti tenevano lo sguardo fisso sugli schermi dei Pc, mentre Dig passeggiava freneticamente di fronte al tavolo in acciaio dove si trovava il corpo addormentato di Oliver e, tenendo le mani unite sopra la bocca, sussurrava come un mantra –Forza Felicity!-. Improvvisamente dai computer si udì un fragore fortissimo, come un Boing che ti passa a 3 metri sopra la testa, il pavimento cominciò a tremare, la luce divenne intermittente e tutti quanti si bloccarono  sul posto. Dopo quattro minuti tutto cessò. Il primo che trovò il coraggio di parlare fu Dig
 
“Che è successo?”
 
“Ce l’abbiamo fatta” sussurrò Curtis
 
“E Fel?” domandò Roy.
 
Silenzio
 
“Sarah..” chiamò Diggle attivando la comunicazione dall’auricolare “Sarah!”
 
“Jhon…” rispose lei
 
“Felicity…lei….lei è…”
 
“No” fu la risposta in lacrime della bionda dopo lunghi secondi
 
Silenzio
 
“Ragazzi…” continuò lei “Qui è un casino…. C’è un cratere enorme… io non…. Non credo che lei sia riuscita a….” ma le parole le morirono in bocca
 
Silenzio
 
“Jhon, puoi sentirla?” chiese Diggle a Constantine
 
“Ci sto provando…” rispose il biondo concentrato. Si sedette a terra incrociando le proprie gambe fissando un punto indefinito della stanza. I ragazzi notarono come lui stesse osservando un film che però non era visibile, i suoi occhi si muovevano freneticamente a destra e a sinistra e la sua bocca si muoveva senza emettere alcun suono. Poi di colpo tutto cessò “Mi dispiace…” concluse poco dopo. Avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, voleva spiegare cosa aveva appena visto, cosa era riuscito a fare ma venne bloccato dall’urlo straziante di Diggle e dal suo senso di colpa per averla lasciata li.
 
 
 
Dopo circa un’ora il Canarino e la sua compagna tornarono al covo. Nessuno del gruppo si era preoccupato di tornare a casa o anche solo avvertire il resto della famiglia che erano vivi. Perché loro non lo erano. Felicity era morta e Oliver giaceva disteso su un tavolo. Avevano perso. Si, avevano vinto la guerra, ma avevano perso su ogni altro fronte. Una domanda aleggiava tra loro, Roy trovò la forza di porla
 
“Che facciamo con Oliver?”
 
Gli altri guardarono Constantine, perché se qualcuno poteva aiutare Arrow era proprio lui. Il biondo si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e si avvicinò all’amico inerme, poggiò una mano sulla sua fronte, sospirò e, voltandosi verso glia altri, sorrise e disse
 
“Posso aiutarlo”
 
“Allora fallo!” rispose un troppo aggressivo Dig che aveva preso inconsciamente le redini del Team “Scusa, non ce l’ho con te…. sono solo…. Stressato”
 
Constantine sorrise comprensivo annuendo con la testa. Poi si voltò verso Oliver mentre gli altri si avvicinavano per guardare. Lentamente aprì la zip del costume verde lasciando il torace nudo del ragazzo addormentato in bella vista e accostò la sua mano destra sul fianco sinistro. Una luce rossa scaturì dal suo palmo illuminando dello stesso colore la pelle di Arrow. Dopo poco si spostò lasciando gli altri osservare un tatuaggio con idiomi giapponesi apparire lentamente sul corpo del loro amico. Sarah si voltò verso il Mago chiedendo
 
“Precisamente un tatuaggio come ci può aiutare?”
 
“Vedrai…” commentò il ragazzo “Spostatevi”
 
Fecero come richiesto, lui si avvicinò di nuovo ad Oliver, scrollò le sue spalle da tutta la tensione, girò il proprio collo prima a destra e poi a sinistra per sciogliere i muscoli e sospirò profondamente. Avvolse le sue mani intorno al collo dell’amico e cominciando a stringere sussurrò
 
“Coraggio amico mio…”
 
Oliver spalancò improvvisamente gli occhi boccheggiando in cerca d’aria che Constantine gli stava togliendo, la sua pelle stava diventando viola, il suo corpo si divincolava anche se legato
 
“Fermo!!!! Così lo ucciderai!!!” gridò Sarah che si stava avvicinando per colpire il Mago con il suo bastone di ferro
 
“Ferma!” La trattenne Dig con un braccio “Guarda…”
 
Il tatuaggio appena creato sulla sua pelle si stava illuminando, il suo corpo si stava rilassando ed il suo colorito stava tornando normale. Inaspettatamente dalla sua bocca aperta uscì un fumo viola che si disperse velocemente nell’aria e, nell’esatto momento in cui il biondo lasciò andare la sua presa, Oliver cadde nell’oblio.
 
“Uuuhhh-Uuuuhhh…” urlò Constantine saltellando sorridente sul posto “E’ stato intenso…”
 
“Che è successo? Ha funzionato?” chiese Malcolm
 
Un teso silenzio si era impadronito del covo. I ragazzi si guardavano interrogativi negli occhi ed osservavano il loro amico che non dava segni di vita. Poi guardavano Constantine che, nonostante tutto, sembrava  calmo e rilassato. Poco dopo Sarah gridò
 
“Oliver!!!”
 
Arrow aveva aperto gli occhi e stava cercando di abituarsi alla luce. Tutti trattenevano il respiro in attesa di capire se Jhon avesse fatto la sua magia oppure no. Se Oliver fosse tornato oppure no. Il ragazzo si mosse, ma le cinghie che lo bloccavano gli impedivano ogni movimento, spostò la sua testa cercando con gli occhi qualcuno dei suoi amici, e li trovò. Si guardarono per pochi secondi
 
“Che è successo?” domandò
 
Inconsciamente tutti tirarono un sospiro di sollievo nel constatare che era tornato e silenziosamente si congratularono con il Mago che sorrideva in un angolo
 
“Sei tornato amico” rispose Dig mentre gli stava liberando polsi e caviglie
 
“Come sono arrivato qui? E dov’è Darkh?”
 
“Cos’è l’ultima cosa che ricordi?” chiese Malcolm
 
Oliver si mise seduto sopra il tavolo, si tolse la giacca del costume e si infilò la maglietta nera che Roy aveva poggiato al suo fianco e, strofinandosi le mani sugli occhi, disse “Ricordo di aver scagliato una freccia contro il cielo nel mondo sotterraneo di Damien….poi…… il vuoto”
 
“Quando siamo arrivati la sotto, Darkh era riuscito a farti passare al lato malvagio.” iniziò Sarah “Abbiamo combattuto, volevi ucciderci”
 
Ollie la guardò confuso. Nyssa continuò
 
“Curtis ha hackerato i computer di Darkh per distruggere quel mondo mentre il tuo amico magico ha tolto i poteri al cattivo rendendolo un uomo comune, così siamo riusciti ad ucciderlo e a salvare le persone intrappolate. Ti abbiamo sedato, legato e portato qui”
 
Oliver sospirò “Perché non riesco a ricordare niente di tutto questo?”
 
“Perché sei morto” rispose Constantine avvicinandosi a lui
 
“Che vuoi dire?” chiese confuso
 
“Damien Darkh ti ha ucciso. Per un po’ ha fatto entrare la sua magia nera dentro di te rendendoti un suo soldato. Una volta ucciso, ti ho liberato dalla sua influenza e…. sei tornato tra noi”
 
“Wow….” Sussurrò il ragazzo dopo poco “Jhon…” disse mentre si alzava camminando verso il Mago porgendogli la mano “Grazie” concluse. L’altro gliela strinse annuendo sorridente. Oliver si voltò verso i suoi amici e chiese
 
“Dov’è Felicity?”
 
Nessuno trovava il coraggio di rispondere. Questo silenzio lo stava agitando.
 
“Dove diavolo si trova la mia ragazza?” urlò
 
“Amico…” iniziò Dig avvicinandosi con gli occhi lucidi “Lei è…mi…mi dispiace, lei…”
 
“No…” commentò mimando il gesto con la testa, allungando le braccia di fronte a se ed indietreggiando di qualche passo “No”
 
“Oliver….” Sussurrò Sarah “Voleva assicurarsi di salvare tutti…”
 
“No….” Ripeteva lui come una preghiera, quasi non sentisse le parole dei suoi amici
 
“I minuti erano contati” continuò Curtis “Quando è iniziata l’implosione lei si trovava ancora la sotto”
 
Oliver si voltò di scatto verso il suo amico, uno sguardo gelido lo arpionò sul posto, in tre falcate fu sopra di lui cominciando a prenderlo a pugni urlando
 
“Come cazzo avete potuto lasciarla la!!! Perché non hai fermato la distruzione che avevi innescato!!”
 
“Non potevo farlo!” cercò di rispondere Curtis parando i colpi
 
“Oliver fermati!!!” gridò Dig togliendolo da li
 
Il ragazzo si dimenò come una furia, sentiva la necessità di spaccare la faccia a qualcuno. Prendere una persona e farle veramente molto male. Si divincolò dalla presa di Jhon e si allontanò di qualche passo con il fiato corto.
 
“Ollie…” provò Sarah avvicinandosi un po’ all’amico
 
“Lasciatemi in pace!” concluse lui prendendo la sua giacca ed uscendo dal covo
 
 
 
Oliver stava osservando il cratere che si era creato. Una voragine che aveva inghiottito gran parte del quartiere. Ma l’unica cosa che riusciva a pensare era che in fondo a tutto quello, in profondità verso il centro della Terra, giaceva il corpo esanime della sua donna. Le lacrime offuscarono la sua mente, un dolore straziante partì dal suo petto ed un senso di nausea si impossessò di lui. Scese dalla moto e si avvicinò al bordo del burrone. Senza forze cadde in ginocchio ed urlò con quanto fiato aveva in gola verso il cielo. Non seppe quanto tempo rimase li. Sapeva soltanto che non aveva più lacrime da far cadere, non aveva più voce da far sentire, non aveva nemmeno più sentimenti da esternare. La sua anima era perduta e capì che il resto della sua vita l’avrebbe passata in totale stato di apatia nei confronti del resto del mondo. Stava per rialzarsi ed avvicinarsi alla sua moto, quando i capelli dietro la sua nuca si drizzarono, un brivido percorse lungo la sua schiena. Qualcuno lo stava osservando. Cercò il suo arco ed imprecò nel constatare di averlo lasciato al covo. Al diavolo, pensò, posso sempre battermi a mani nude. Lentamente si voltò….
 
“Ciao Oliver…” un sussurro impercettibile a dieci passi da lui
 
“Felicity?!” boccheggiò lui
 
Lei sorrise e poi rise tra le lacrime. Lui le corse incontro abbracciandola stretta, lasciandole piccoli baci su tutto il viso. Controvoglia si staccò da lei
 
“Stai bene? Sei ferita?” chiese preoccupato controllando il suo corpo
 
“Sto bene, qualche graffio. Mi fa male soltanto la gamba sinistra che era rimasta bloccata sotto le macerie” rispose sorridente “Tu stai bene?”
 
“Mai stato meglio di adesso che ho te tra le mie braccia di nuovo. Credevo di averti persa per sempre”
 
“Sono proprio qui” rispose ancorando gli occhi nei suoi
 
“Dio stavo morendo…. La vitalità stava abbandonando il mio corpo”
 
“Oliver” sussurrò
 
“Io non posso perderti di nuovo Fel, ne morirei. E non nel senso filosofico, ma in quello reale, carnale. Morirei. Io ti amo e questo mio amarti è ciò che mi tiene in vita. Non lasciarmi mai più”
 
“Mai più” rispose lei
 
Si guardarono negli occhi e finalmente si baciarono. Un bacio furtivo, anelato, bramoso. Si staccarono per riprendere fiato
 
“Andiamo al covo” propose lui. Lei annuì
 
 
I ragazzi stavano discutendo se andare o meno alla ricerca di Oliver. Probabilmente era meglio lasciargli i suoi spazi, anche per evitare la morte di qualcun altro di loro. La loro discussione venne interrotta dalla porta d’entrata che si chiuse rumorosamente. Si voltarono e videro Arrow in compagnia della sua ragazza
 
“Felicity!!!!” gridò Sarah correndo incontro all’amica
 
“Oh mio Dio” sussurrò Diggle
 
Tutti si avvicinarono per salutarla, Oliver la fece sedere sul tavolo per disinfettarle le ferite.
 
“Ma come….? Credevamo fossi morta la sotto”
 
“Si bhè…. Sono stata aiutata” rispose sorridente verso Constantine
 
“Tu?” chiese Dig al Mago
 
“Si bhè…. Non mi hai fatto finire di parlare prima…. Ti avrei detto in che modo l’avessi aiutata”
 
“Puoi farlo adesso” esortò Malcolm
 
“Ecco io….l’ho posseduta”
 
Oliver si voltò di scatto verso il suo amico. Quest’ultimo si rese conto dell’ambiguità della cosa
 
“Non posseduta nel senso di posseduta…ma…. Posseduta?!” Lo guardarono confusi
 
“Wow….. sembri me” commentò Curtis
 
“Ad ogni modo” continuò Constantine “Sono entrato in lei e… Oh mio Dio, non entrato in quel senso.. cavolo!”
 
“Sembri decisamente me!” concluse l’informatico
 
Oliver sorridente rispose “Abbiamo capito Jhon, vai avanti”
 
“Bhè, quando ho fatto…questa cosa…. Lei era inerme ai piedi della porta di uscita da quel mondo. Il terremoto era già iniziato perciò c’era poco tempo. L’ho fatta alzare e l’ho fatta uscire dalla porta. Poi il boato e il tremolio sono diventati sempre più forti e la nostra connessione si è interrotta quando lei stava attraversando il tunnel. Non riuscivo più a sentirla. Non ero sicuro di esserci riuscito”
 
“Adesso lo sei” concluse Fel “quando ho cominciato a non sentirti più, sono riuscita a riprendere il pieno possesso del mio corpo. Ero riuscita quasi a tornare in superficie quando le macerie mi sono crollate addosso. Ero bloccata li e non riuscivo a muovermi. Piano piano mi sono liberata ed eccomi qui”
 
“E noi siamo contenti che tu sia qui” rispose Dig
 
“Siamo riusciti a salvare tutti quanti e Darkh non sarà più un problema” concluse felice lei mentre stringeva le mani del suo uomo
 
“Tutto questo è veramente molto bello” iniziò Curtis “Ma c’è ancora una cosa che dobbiamo fare stasera. Tornare a casa e vedere la famiglia”
 
I ragazzi concordarono mentre si avviavano ai loro mezzi, Oliver si voltò verso Felicity e, poggiando una mano sulla sua guancia, disse
 
“Io sono già con la mia famiglia. E’ proprio qui di fronte a me” e baciandola dolcemente la accompagnò alla moto.
 
 
 
UN ANNO DOPO…
 
“Arrow, Spartan! Una rapina in un negozio di gioielleria a tre isolati da voi”
 
“Andiamo subito!”
 
Fel sentì il suo uomo ed il suo amico in poche mosse disarmare i rapinatori e atterrarli
 
“Hakima, chiama Quentin.”
 
“Consideralo fatto. Rientrate”
 
La bionda attendeva i ragazzi al covo come ogni notte e come ogni notte si mangiava le unghie in attesa di vedere quante ammaccature avesse subito il suo uomo. Quella sera era particolarmente eccitata, perché il giorno seguente lei ed Oliver sarebbero partiti per le Barbados. Proprio l’isola sulla quale si erano concessi l’un l’altra la prima volta. Era emozionata per il viaggio un po’ per la destinazione ed un po’ perché era la prima vera vacanza che si prendevano dalla sconfitta di Darkh.
 
“Ehi!” urlò Oliver
 
“Cosa?! Cavolo, non farlo mai più, mi hai spaventata!”
 
“Ti ho chiamato due volte Fel”
 
“Non ti ho sentito, scusa. Jhon?”
 
“A casa. Andiamo anche noi?” lei annuì.
 
 
 
Il giorno seguente…
 
“Non ci posso credere che tu abbia affittato lo stesso bungalow”
 
“Non potevo fare diversamente. Ci sono troppi ricordi qui” rispose sorridendo
 
“E’ enorme per due persone!”
 
“Non importa. E’ il nostro posto sicuro” disse avvinghiando le sue braccia intorno a lei
 
“Giusto” rispose baciandolo. “Sai” continuò maliziosamente “Potremmo renderlo ancora più speciale….” Prendendolo per mano e accompagnandolo verso la camera da letto
 
“Non c’è altro che vorrei di più nella mia vita” concordò lui con la voce già roca dalla passione “Tranne una cosa” concluse bloccandola sul posto e rendendola confusa
 
“Di che stai parlando?”
 
Lui sorrise e tirandola per la mano la condusse fuori, sul portico “Guarda la” disse indicando la spiaggia mentre la abbracciava da dietro. Fel seguì il suo dito che indicava proprio di fronte a loro e mentre osservava sentì il suo uomo allontanarsi da lei. Mise a fuoco e notò sulla spiaggia un gazebo in stoffa bianca sventolare alla corrente e mazzi di fiori colorati ovunque. Lei non capì e voltandosi verso Oliver lo trovò dietro di lei inginocchiato, visibilmente emozionato e con un anello stratosferico in mano
 
“Felicity Meghan Smoack, c’è un modo per far diventare le nostre vite perfette. Vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo sposandomi?”
 
Lei rimase a bocca aperta. Giusto quei 3 nanosecondi per capire cosa stesse succedendo, poi sorrise e rispose
 
“Se me lo chiedessi milioni di volte la mia risposta sarebbe comunque si….” Disse piangendo “Milioni di si!!!”
 
Quel pomeriggio si sposarono sulla spiaggia delle Barbados. L’unica obiezione che lei aveva inoltrato era la mancanza della famiglia, ma Oliver, che aveva già programmato ogni cosa nei minimi dettagli, aveva previsto un secondo matrimonio a Starling City. Ma per quella volta voleva concedersi il lusso di avere una cosa solo loro.
 
Dopo le promesse e le congratulazioni dell’officiante della cerimonia che, giurò, non aveva mai visto una coppia che si amava e si cercava con gli sguardi come loro, Oliver la portò nel suo bungalow e passarono la serata nel loro letto. Da marito e moglie. Fecero l’amore. Come la prima volta. Ogni volta era come la prima. La settimana corse velocemente ed era ora di rientrare in città. Lo fecero consapevoli di lasciare un pezzo del loro cuore in quel posto magico.
 
Erano passati due mesi dalla loro vacanza. La vita procedeva come sempre. A lavoro durante il giorno, al covo durante la notte. La famiglia sempre presente, le cene con gli amici. Ma non quel giorno, non quel sabato. Quel sabato si sarebbe svolto il loro matrimonio. O meglio il matrimonio che Thea, Donna, Moira, Laurel e Sarah aspettavano. Tutto era organizzato, nemmeno una cosa era lasciata al caso.
 
Oliver e Felicity erano molto contenti anche se, in cuor loro, il giorno del matrimonio lo avrebbero associato a quello sull’isola. Era in corso il ricevimento. Gli sposi erano al loro tavolo come da consuetudine, quando Tommy, il testimone dello sposo, prese la parola
 
“Ehm scusate…. Vorrei fare un brindisi. Conosco questi due ragazzini da praticamente tutta la vita. Ricordo che al ballo del liceo già ci chiedevamo quando sarebbe successo. Quando avrebbero capito di essere perfetti l’uno per l’altra. E, a proposito,” disse voltandosi verso di loro “dovreste farci un regalo di scuse per averci fatto aspettare questo giorno così tanti anni.” Tutti risero. Lui continuò tornando serio “Ad ogni modo, molte cose sono successe, tu sei sparito per anni, ti credevamo morto. Abbiamo seppellito una bara vuota. Hai passato l’inferno, ma anche noi. Noi che siamo rimasti qua senza sapere cosa fosse successo. E’ come non aver vissuto tutti quegli anni. E Fel?! Lei è unica  e speciale. Lei non si è mai arresa, lei ti ha amato incondizionatamente anche quando ti davano per morto. Ma tu sei Oliver Queen! E Oliver queen ha sempre un asso nella manica… infatti sei tornato, sei qua. E, amico, non potevi farci regalo più bello! Agli sposi! A Oliver e Felicity!” concluse alzando il calice
 
“A Oliver e Felicity!” replicarono in coro gli invitati
 
Ollie si voltò verso Fel e le prese la mano stringendola nella sua, poi si accostò al suo orecchio dicendo
 
“In verità il dono più bello non l’ho fatto io, l’ho soltanto ricevuto. Sei tu. Ti amo Felicity”
 
Lei sorrise e rispose “Ti amo anche io Oliver” e si baciarono. Poi lei si staccò dicendo “Credo sia arrivato il momento di darti il mio regalo” si voltò e da sotto la sedia tirò fuori una busta che porse a suo marito. Lui la guardò confuso e l’aprì. Dopo attimi di silenzio lui alzò gli occhi su quelli di lei e notò che erano colmi di lacrime.
 
“Sei incinta?” Lei annuì mentre le lacrime scendevano “Oh mio Dio…” sussurrò alzandosi in piedi e tirandosela contro il suo petto abbracciandola stretta “Io… Io… E’ possibile che io ti ami ancora di più adesso??? Cioè è umanamente possibile amare così tanto?”
 
“Quindi sei felice?” chiese lei
 
“Felice?! Sono elettrizzato!” rispose baciandola “Aspetta…quando..?”
 
“Barbados” rispose lei. Lui la baciò con ancora più passione
 
“Ragazzi!!!!! Ci sono dei minori” commentò Tommy suscitando l’ilarità generale “Potete per favore questo nella vostra camera?”
 
Ollie guardò Fel che annuì dando il consenso
 
“Grazie del consiglio Tommy” iniziò lui cogliendo l’attenzione di tutti “Ma lo abbiamo già fatto, e la prova è proprio qui, davanti a voi. Mia moglie porta dentro di se il frutto del nostro amore” concluse posizionandosi dietro di lei ed unendo le loro mani sulla sua pancia. Un attimo di silenzio bruscamente interrotto da
 
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa la mia bambina è incinta!!!!”
 
Tra pianti di commozione si concluse la serata.
 
 
 
 
DUE ANNI DAL MATRIMONIO
Ma che fine avevano fatto tutti?
 
Thea e Roy convivevano in un appartamento, erano felici e la famiglia non aspettava altro che lui le facesse la proposta.
 
Sarah si era definitivamente stabilita a Starling City, dopo la morte di Ras, l’erede aveva sciolto la Lega. Adesso abitavano insieme Sarah aveva aperto una scuola nella quale insegnava autodifesa, mentre Nyssa teneva corsi privati di arabo.
 
Curtis e Paul avevano un matrimonio  sereno e stavano cercando di adottare un bambino.
 
Tommy e Laurel avevano, oltre a Meghan, un bellissimo bambino di 7 mesi di nome Nicholas Oliver Merlyn, ma tutti lo chiamavano Nick.
 
Dig e Lyla erano entrati a far parte della famiglia a tutti gli effetti.
 
Quel giorno era il compleanno di Tommy e si erano ritrovati a Villa Merlyn, in piscina. Ovviamente aveva fatto le cose in grande, proprio nel suo stile. Oliver era fuori ed osservava l’immagine che aveva davanti. La più bella immagine che avesse mai visto. Tutte le persone che amava, vive, salve, che si divertivano. Lanciò un’occhiata a sua sorella. Thea stava giocando con i suoi nipotini. I gemelli. Jane e Robert J. Queen. Le fotocopie esatte di Oliver e Felicity. Sorrise nel vederli rincorrere la zia. Si può essere più felici di così?! Pensò. Con un sospiro si addentrò nella calca di persone in cerca di sua moglie. Dopo dieci minuti la trovò mentre, al tavolo delle bevande, si stava versando un po’ di limonata. Lui sorrise e l’abbracciò appiccicando il suo torace nudo contro la schiena altrettanto nuda di lei.
 
“Ehi….” Disse lei
 
“Ehi” rispose lui affondando il viso nei suoi capelli
 
“I bambini?”
 
“Con la zia Thea”
 
Lei sorrise e si voltò nel suo abbraccio “Tommy esagera sempre. Ha invitato mezzo mondo, credo conosca solo la metà di queste persone”
 
“E’ fatto così”
 
“Ti stavo cercando prima, ma non sono riuscita a vederti in mezzo a tutta questa gente. Giuro ti avrei chiamato! La fortuna di essere sposata con Arrow che ha la vista di una pantera”
 
“No amore, indipendentemente da Arrow. Io ti ritroverò sempre, non importa dove ti nasconderai, ti cercherò e ti ritroverò. Sempre. Pensavo che questo concetto fosse chiaro ormai” disse sorridendo
 
“Oh lo è Signor Queen. Lo è da quasi 20 anni…” rispose lei baciandolo
 
 
 
 
FINE!!!
 
BENE SONO PRONTA A RACCOGLIERE I POMODORI CHE LANCERETE!!! AD OGNI MODO SE SIETE ARRIVATE FINO A QUI, MI SENTO GIA’ FORTUNATA. VI RINGRAZIO TANTISSIMO PER AVERMI LETTA. CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA STORIA (ED AL CONTINUO DI FRATELLANZA E LIBERTA’)
:*
 
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** La vita continua ***


Una sorpresina per le mie sis scribacchine che mi hanno seguito in tutta questa storia e si sono dispiaciute quando ho detto loro che era finita…. Vedete che vi penso?!?!?! :D
 
 
 
 
 
 
 
“No!”
 
“Oliver, ti prego!”
 
“Fel, ho detto no!”
 
“Sai che ne è capace, lo sono entrambi”
 
“E’ pericoloso. Lo sai anche tu”
 
“Si, lo è. Ma avranno noi al loro fianco”
 
“Cristo! Non capisco come tu faccia anche solo a chiedermi una cosa del genere! Sei la loro madre, possibile che tu non sia preoccupata?”
 
“Oliver Jonas Queen!!! Non mettere in dubbio nemmeno per un minuto che io sia felice di questa cosa! Sai che se potessi terrei i miei bambini sempre al mio fianco! Ma dobbiamo guardare in faccia la realtà Oliver, noi non ci saremo per sempre.”
 
“Hanno 16 anni!!!!”
 
“17 tra 5 mesi…. Devono poter essere liberi di fare le loro scelte”
 
“Non questa scelta!”
 
“Lo faranno comunque amore…. Guarda il lato positivo. Possiamo affiancarli”
 
“Non ti arrenderai vero?!”
 
“Sono tenace”
 
“Va bene, ho perso. Perdo sempre contro di voi”
 
“Questo perché ci ami”
 
“No, perché mi manipolate!”
 
“Si, perché ci ami”
 
“E’ vero, vi amo più della mia vita”
 
 
 
 
Erano passati quasi 18 anni dalla notte di Darkh. Oliver e Felicity erano dei bellissimi e giovanissimi quarantacinquenni, o quasi. Di giorno svolgevano il loro lavoro regolare e la notte continuavano a ripulire Starling City dalla criminalità. L’età non li aveva cambiati. Oliver continuava ad allenarsi ogni giorno come quando era più giovane, il fisico era quello di un tempo, riusciva ancora ad alternare la Salmon L. ed i combattimenti corpo a corpo con i suoi amici, ed era ancora temibile e forte, solo la sua chioma aveva ben accolto qualche filo argentato, i suoi meravigliosi occhi erano contornati da qualche leggera ruga che lo rendeva, agli occhi della moglie, ancora più sexy. Felicity era sempre bellissima, così diceva lui. Lei invece poteva vedere, riflesso nel loro specchio, il tempo che passava. Qualche ruga in viso con la quale combatteva stendendo creme da giorno, da notte, anti età, idratanti e nutrienti. Il seno, seppur non molto grande, non era più sodo come dieci anni prima. Il ventre era rimasto piatto nonostante le due gravidanze, questo grazie ai suoi allenamenti. Alcune notti rimaneva al covo per dirigere le operazioni, ma a volte usciva con il resto del Team Arrow in veste di Hakima. Tutto sommato si sentiva bene, era felice ed era amata dall’uomo che aveva sempre desiderato.
 
 
Nel corso di quegli anni molte cose erano successe. Quentin e Donna si erano innamorati e, con la benedizione di Felicity, Sarah e Laurel, si erano sposati rendendo le tre ragazze sorelle acquisite. Thea a Roy avevano celebrato il loro matrimonio alle Hawaii, sulla spiaggia, imbarcando tutti quanti sul jet dell’azienda e riservando per una settimana delle suite in un hotel a cinque stelle superior, in perfetto stille Queen. Poco dopo Thea aveva partorito Jason, un bellissimo bambino dagli occhi verdi e i capelli neri.
 
Sarah e Nyssa continuavano a convivere, la scuola di autodifesa che la bionda aveva aperto era cresciuta negli anni e adesso aveva aperto altre due filiali nella città impartendo anche lezioni delle varie arti marziali che, grazie alla Lega, conosceva molto bene, Nyssa lavorava con lei.
 
Curtis e Paul, dopo anni di battaglie legali, erano finalmente riusciti ad avere in adozione Lucy, una bambina peruviana che adesso aveva 12 anni prelevata direttamente da un orfanotrofio, era l’amore della famiglia. Tommy e Laurel erano felici, Meghan e Nick erano cresciuti, la ragazza frequentava il college lontano da casa e il maschietto adesso aveva 15 anni così loro potevano finalmente godersi qualche attimo in libertà.
 
Oliver e Felicity erano sempre più innamorati, tanto da suscitare nel resto della famiglia il dubbio che potesse davvero esistere un legame di quel tipo. Erano sempre insieme e quando stavano lontani per un po’, si cercavano,si pensavano, si sfioravano e si  ritrovavano sempre ognuno nelle braccia dell’altra. Tommy li prendeva in giro per questo, ma loro lasciavano correre convinti che quello che stavano vivendo fosse un privilegio per pochi. Il loro matrimonio aveva portato tre figli. Oltre ai gemelli Jane e Robert Junior, che tutti chiamavano Bobby, e che adesso avevano quasi 17 anni, la cicogna aveva consegnato, 10 anni prima, Stephen Queen nome scelto dagli altri due bambini e preso da una serie tv che seguivano che narrava le vicende di un supereroe che salvava la città dai cattivi  e che i genitori non conoscevano, a loro ricordava più un altro attore, di un’altra epoca, ad ogni modo il nome era piaciuto ed era stato approvato.
 
Molti nemici si erano affacciati sulla scena criminale della città. Qualche pesce piccolo e qualche nome ricercato erano stati catturati da Arrow che, adesso, era conosciuto e collaborava con la SCPD, grazie allo zampino di Lance. Dopo Damien Darkh, soltanto una persona aveva attentato in maniera così catastrofica a Starling City e al Team, il suo nome era Simon Clarke e voleva il potere assoluto sull’intero paese. Era furbo, abile informatico ed aveva un esercito ben addestrato sotto di sé. Non fu facile scovarlo e nemmeno catturarlo. Per mesi analizzarono prove ed attuarono piani fino al momento del suo arresto. Gli altri personaggi che avevano affrontato, invece, furono cose di poco conto, che riuscirono a risolvere in breve tempo. Ci fu un certo Conte che spacciava una nuova droga chiamata Vertigo; un altro chiamato Fabbricante di Bambole che paralizzava l’esofago alle vittime portandole così alla morte; poi Dodger, un ladro di gioielli che utilizzava collari bomba sui suoi ostaggi, e molti altri vennero affrontati e sconfitti. Non tutto era andato liscio per il Team però, il corpo di Oliver ne portava le conseguenze. Molte cicatrici erano nate sulla sua schiena e sul suo torace ed anche gli altri membri avevano i loro promemoria delle lotte avvenute. Malcolm, per esempio, che adesso era parte del gruppo, aveva perso una mano qualche anno prima, Roy aveva rischiato di perdere una gamba durante un inseguimento. Ma tutto sommato erano vivi.
 
Jane a Bobby avevano manifestato i caratteri e le abilità dei genitori. Bobby, all’età di 8 anni, aveva conseguito una specie di diploma extrascolastico in informatica. I computer erano il suo pane quotidiano, guardava sempre la mamma mentre ci lavorava e gli spiegava i vari componenti ed a cosa servissero. Adesso poteva far concorrenza a Felicity, lei, inutile dirlo, era fiera ed orgogliosa di poter finalmente avere qualcuno in famiglia che la capiva quando parlava di codici binari o algoritmi. Jane invece era tutta suo papà. Al di là della somiglianza fisica, aveva preso tutto da Oliver. Faceva parte della squadra di atletica leggera del liceo e vinceva molte gare, nel tempo libero si allenava con lui che le aveva insegnato le arti marziali e si era stupito di quanto sua figlia imparasse in fretta e di quanto fosse portata per questo. A  tredici anni sapeva tirare con l’arco e atterrare Arrow in un combattimento corpo a corpo. Praticava parkour da quando era molto piccola ed aveva quell’indole di bontà e generosità mascherata da guerriera. Ovviamente i figli erano a conoscenza del segreto dei loro genitori, sapevano chi erano e sapevano che cosa facevano. Li ammiravano per questo. D’altro canto, Ollie e Fel non si erano resi conto di quanto i gemelli fossero simili a loro. Si amavano tutti alla follia ed i due erano riusciti ad instaurare con loro un rapporto di amicizia oltre che quello naturale di genitori e figli. Erano uniti in maniera quasi morbosa, i tre ragazzi adoravano i loro genitori e quest’ultimi avrebbero dato la vita per tenerli al sicuro.
 
 
Quella sera si ritrovarono tutti, come di consueto, a Villa Merlyn per la cena familiare. Laurel fece preparare dai domestici in giardino, era primavera e la temperatura era perfetta per cenare fuori. L’atmosfera che si respirava era di quiete e tranquillità
 
“Avete deciso a quale college iscrivervi?” chiese Malcolm ai gemelli
 
“Io vorrei seguire le orme della mamma ed andare al MIT, ma ancora non ho preso una decisione”
 
“Io frequenterò il college della città. Non voglio allontanarmi troppo, e ha dei bei corsi”
 
“Meghan non ti ha mandato i depliant di Princeton?” intervenne Laurel
 
“Si zia, me li ha mandati, ma quella scuola non rientrava nelle mie scelte”
 
“Ci pensi?! Al MIT!” disse Curtis a Fel
 
“Sarei molto fiera di lui se Bobby lo scegliesse, ma non voglio fare pressioni. Devono prendere le loro decisioni. Giusto Oliver?”
 
“Mh-Mh”
 
“Ollie stai bene?” domandò Sarah
 
“Cosa? Certo, sto bene”
 
“Io e Oliver abbiamo avuto uno scambio di opinioni sul ‘fare le proprie scelte’”
 
In quel momento il cellulare di Quentin squillò, salvando la serata da una discussione tra i coniugi Queen, si alzò da tavola per poi tornare dopo pochi secondi
 
“Una rapina alla Starling City National Bank, sulla scena hanno trovato una carta, un Asso di Picche. Ci serve Arrow”
 
Oliver sospirò, poi alzandosi disse “Mi cambio e ci vediamo li”
 
“Vuoi che venga con te?” chiese Fel
 
Lui sorrise, la baciò sulla bocca e rispose “No, resta pure. Ma tieni il cellulare nei paraggi”
 
“Papà!!!” chiamò Jane mentre lui si stava allontanando, si voltò e la vide corrergli incontro “Fai attenzione” concluse lasciandogli un bacio sulla guancia
 
“Sempre piccola mia” rispose lui prima di allontanarsi con l’auto di Tommy
 
 
 
 
Alle 07.00 la sveglia augurò il suo buongiorno, Fel delicatamente la scagliò a terra. Un braccio la arpionava sul materasso, si voltò e vide Oliver sorriderle
 
“E’ la terza questo mese, e siamo soltanto al 13!”
 
“Il proprietario del negozio dovrebbe essere contento di vedermi, con tutti i soldi che gli lascio si fa tondo”
 
“Dovremmo davvero fare qualcosa per questo tuo problema di poca tolleranza nei confronti delle sveglie”
 
“Non sopporto essere svegliata da un suono fastidioso che ti perfora i timpani, preferisco altri modi”
 
“Ah si?! Tipo quali?” domandò finendo per caso sopra di lei
 
“Questo per esempio non è male come inizio” rispose sorridendo
 
“Preferiresti qualche bacio?” iniziò lui baciandole l’orecchio e soffiando sulla pelle bagnata della sua saliva “Qualche carezza?” chiese sfiorandole il collo, la spalla fino al seno. Lei istintivamente, tra un gemito e l’altro, allargò le gambe. Lui sorrise e la baciò. Fel rispose immediatamente al bacio. Niente era cambiato tra di loro, questo, tutto questo era dannatamente giusto e perfetto. Oliver alzò con la mano destra la camicia da notte in pizzo che indossava e le abbassò gli slip, lei nel frattempo aveva tirato giù i boxer di suo marito ed aveva cominciato a massaggiare il suo membro che si stava indurendo, infine lo guidò all’entrata del suo centro. Si staccarono dal bacio e, guardandosi negli occhi, con una spinta fu dentro di lei. Entrambi sospirarono. L’andamento inizialmente lento si fece più urgente e, dopo poco, si sussurrarono il piacere nelle loro bocche.
 
 
“Com’è andata ieri sera?” chiese Fel
 
I gemelli e Stephen erano a scuola e loro stavano andando in azienda
 
“Dobbiamo trovare il rapinatore, per questo motivo Quentin mi ha lasciato la carta da gioco. Dovresti fare delle analisi stasera.”
 
“Va bene. Quando hai intenzione di parlare ai ragazzi?”
 
Lui sbuffò
 
“Pensavi me ne fossi dimenticata Oliver?” chiese sorridendo
 
“Ci avevo sperato”
 
Lei lo guardò male
 
“Ok, stasera ci parliamo”
 
“Di fronte a tutti?” chiese stupita
 
“Siamo una famiglia, tutti devono sapere”
 
 Fel sorrise soddisfatta
 
 
 
 
Quella sera si ritrovarono al covo. Dig si stava allenando con Roy e Malcolm, Jane li osservava cercando di carpire ogni mossa. Felicity e Bobby stavano esaminando la carta di Picche, Oliver e Sarah erano appena rientrati da una ronda per le strade della città.
 
“Tutto tranquillo?” chiese Roy
 
“Per adesso” rispose Arrow “Ma sono solo le 22. Novità sull’Asso?”
 
“Bobby” incalzò Fel
 
“La carta è stata fabbricata in Svizzera negli anni 90. Dalle ricerche effettuate abbiamo trovato dei precedenti, un certo Justin Ritter fu arrestato nel 2003 a Houston, Texas. Accusato di aver messo a punto 5 rapine in 5 banche. Stesso modus operandi e la firma che lasciava era un Asso di Picche. Rilasciato nel 2012 per buona condotta. Stiamo cercando un indirizzo o qualcosa che possa dirci dove si trova”
 
Fel lo guardò fiera, poi si voltò verso suo marito
 
“Ottimo lavoro Bobby” disse quest’ultimo “Mentre Fel continua a cercare, ho qualcosa da dire”
 
Adesso aveva l’attenzione di tutti su di se
 
“Quando avremo la posizione di questo Justin Ritter, Jane uscirà con noi”
 
Il silenzio piombò nel covo
 
“Davvero?” chiese la figlia emozionata
 
“Io e mamma ne abbiamo parlato ed abbiamo deciso di darvi una possibilità. A te fuori e a Bobby qua”
 
“Grazie grazie grazie….” Urlò lei saltando al collo del padre e poi andando ad abbracciare la madre
 
“Ma ci sono delle condizioni” intervenne Fel che si era alzata ed aveva affiancato Oliver
 
“Si, si, tutto quello che volete!!! Vero Bobby?” lui fece cenno positivo con la testa visibilmente commosso ed attese i vari punti mano nella mano con sua sorella
 
“Punto primo” iniziò Oliver “io ti affiancherò e la fuori sarò sempre io a comandare, perciò farai quello che dico io”
 
“Punto secondo” continuò Felicity “Lo stesso vale per te Bobby che starai qua con me”
 
I figli annuirono, mentre il resto del Team li guardava spaesati e a bocca aperta. Arrow continuò
 
“Punto terzo. Non succederà mai, e dico mai, che uscirai da sola”
 
“Punto quarto. Non pensare che il fatto di stare qua rinchiuso non ti metta in pericolo. Ricordatevi che quando sono diventata Hakima, sono stata rapita proprio da qui dentro”
 
“Punto quinto. Io e vostra madre pretenderemo comunque degli ottimi voti a scuola. Uscire la notte per combattere il crimine non vi giustifica dal dover studiare”
 
“Punto sesto. Voltatevi e guardate chi avete intorno. Jhon, Roy, Sarah, Nyssa, Malcolm….. Sono la vostra famiglia. Saranno la fuori e vi guarderanno le spalle, voi dovrete fare lo stesso”
 
“Punto settimo. Ultimo ma più importante… Dovrete sempre, e sottolineo sempre….. Tornare a casa vivi” concluse Oliver con la voce rotta mentre stringeva di più il fianco di sua moglie
 
Un silenzio ingombrante riempiva la stanza, nessuno fiatava. Come sempre Dig, il più saggio, disse
 
“Se Arrow e Hakima vogliono questo e si fidano, allora è quello che faremo. Benvenuti nel Team ragazzi!”
 
Dopo gli abbracci e i vari convenevoli, Felicity intervenne
 
“Vi mancano soltanto dei nomi in codice”
 
“Bhè….” Tentò di dire Jane
 
“In realtà mamma, noi li avremmo già” concluse Bobby “Io vorrei essere Chameleon. I camaleonti si mimetizzano, non si fanno trovare, proprio come facciamo sul web”
 
“Oh mio dio… ho creato un mostro” sussurrò Fel, Ollie sorrise stringendola a se
 
“Io…. Io pensavo a…. Purple Arrow, che ne pensi papà?”
 
“Penso….. che ti servirà un costume viola”
 
I quattro si abbracciarono e in quell’intreccio di corpi, Oliver e Felicity, sentirono i loro figli sussurrare “Faremo di tutto per onorarvi, vi renderemo fieri di noi, lo promettiamo” i due si guardarono e si sorrisero concludendo di aver fatto la scelta giusta.
 
 
 
 
Erano passati tre anni da quella notte e i gemelli si stavano comportando davvero bene. Bobby era il degno erede di sua madre. Arguto, perspicace, furbo, intelligente. I computer erano la sua vita e la sua lingua madre, niente di quello che era online era un segreto per lui. Erano davvero molto fieri. Jane era una vera combattente, forte, sagace, sottostava agli ordini di Arrow senza discutere ed imparava ciò che le veniva insegnato. Le condizioni a loro imposte venivano rispettate, compresa quello dello studio. Entrambi avevano scelto il college statale rimanendo, perciò, a vivere nella Villa. Ma nonostante le notti insonni, frequentavano le lezioni e portavano a casa ottimi voti. Certo, i genitori temevano per la loro vita ogni santo giorno, ma non potevano non ammettere quanto fossero strepitosi i loro figli.
 
Una sera, Oliver rincasò tardi dall’ufficio…
 
“Amore” disse entrando in cucina trovando Felicity che versava un po’ di vino “Perché ci sono sei piatti a tavola? Abbiamo ospiti?”
 
“Mmmm si”
 
“Non dirmi che è Tommy, sarebbe la terza volta questa settimana!”
 
“Non è Tommy”
 
“E chi è?”
 
“Il fidanzato di tua figlia”
 
“Scusami????” chiese dopo aver quasi sputato il vino
 
“Ti prego cerca di essere gentile”
 
“Perché non sapevo niente di questa storia?” chiese duro
 
“Mi stai davvero facendo questa domanda Oliver?”
 
“Da quanto tempo lo sai?”
 
“Mmm non molto, un paio di giorni”
 
“Fe-li-ci-ty!!!”
 
“Ok, tre mesi!!”
 
Ollie ringhiò “Posso almeno sapere qualcosa su questo tipo???”
 
“Non arrabbiarti! Ha 25 anni, è di buona famiglia, ed è anche carino”
 
“L’hai pure visto????”
 
“Solo in foto!!!”
 
In quel momento suonarono alla porta, in lontananza sentirono Jane gridare “Vao io! Vado io! Vado iooo!”
 
“Per favore, trattieniti” disse Fel al marito prima di baciarlo e spingerlo verso la sala dove la sua poco vestita figlia e quel bell’imbusto li stavano aspettando
 
“Loro sono i miei genitori, mamma, papà, vi presento il mio ragazzo…. Adrian Chase”
 
“Signori Queen, è un vero piacere”
 
 
 
 
 
 
 
Ok, è corto come capitolo, lo so.
Che ne dite di questo finale aperto? Per adesso ho messo ‘Storia Completa’ ma il fatto che Chase abbia fatto la sua comparsa mi porta a tenerla in stand by….. non escludo che un giorno possa continuarla ;)
Ovviamente, a differenza della serie, Oliver e Adrian non hanno la stessa età, ma poco importa ai fini della mia storia (qualora decida di scriverla)
Grazie a tutti!!!! :*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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