FORSE...DOMANI?

di mokuren078
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo unico...forse:P ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***



Capitolo 1
*** capitolo unico...forse:P ***


Capitolo 1 In Kyo era quasi del tutto scomparso il freddo che per oltre diciannove anni aveva avvertito dentro di sé.
Guardò la ragazza dolcemente e poi si ravvide, era conscio che qualcuno avrebbe potuto notare quello sguardo.
Quello sguardo pieno di riconoscenza, pieno di amarezza e anche di…
“Ma che diavolo hai, gatto!” lo canzonò Hatsu senza però sortire un grand’effetto. Kyo cercò di divincolarsi dalla stretta in cui suo cugino l’aveva immobilizzato e come al solito vi riuscì quasi subito. Apprezzò qualche minuto il suo pugno rovesciato schiantato in volto a Hatsu e sorrise. La sua forza cresceva continuamente, si sorprese a pensare con non poco orgoglio, ma poi si immerse ancora nei suoi pensieri…
Erano passati ormai quattro anni da quando Tohru viveva con loro ma la situazione, che inizialmente era stata piacevole, si era trasformata in un inferno di dubbi e supposizioni…e non poche gelosie.
Il ragazzo era riuscito a leggere quasi chiaramente nel cuore di Yuki e di Shigure ma i sentimenti di Tohru …beh quello era un altro discorso.
Aveva lottato contro la sua gelosia, contro la voglia di baciarla, che ormai era persistente nel suo cervello, contro la smania di chiederle chi davvero facesse emozionarla tanto da divenire a volte muta e rossa.
Con un brivido la sua memoria si catapultò a pochi anni addietro quando quell’ abbraccio di Tohru aveva risanato tutte le ferite infertegli dai suoi dubbi, dalle paure per il suo aspetto ”originario”, alla disperazione che aveva camuffato dietro l’arroganza e a volte dietro la violenza.
Tutto si era disciolto dentro di lui con un suo semplice e commovente abbraccio. Lo aveva accolto vicino a sé senza ribrezzo né paura…solo am…
Kyo per la seconda volta la guardò e si perse nei suoi occhi, di un nocciola immenso, avvolgente e come spesso accadeva il suo cuore accelerò di colpo.
“Kyo, stai bene?” si era avvicinata appena a lui ma il ragazzo sentiva perfettamente la vicinanza del suo corpo, del suo viso. Arrossì violentemente e si voltò di scatto dalla parte opposta.
“Sto bene”…risposta secca, appropriata e precisa. Essenziale avrebbe detto Hatori ma falsa completamente. Star bene non sapeva nemmeno più cosa significasse da quando aveva preso coscienza delle sue emozioni. Da quando quel sorriso lo aveva catturato in una spirale di sentimenti sempre più intensi, maturi… forse troppo per un ragazzino di diciannove anni.
Prese la bottiglia d’acqua e se ne versò un bicchiere senza peraltro perdere di vista la ragazza che stava cucendo un bottone su una camicia di Yuki. Fissando le sue mani veloci ed esperte che volavano su quella stoffa si stupì a sorridere con un pizzico di gelosia mentre la consapevolezza di amarla lo assaliva in ondata regolari. Non si sorprese più di tanto, quei sentimenti ormai li conosceva fin troppo bene. Inspirò rumorosamente con il naso accasciandosi sul tavolo e per la terza volta nel giro di cinque minuti la guardò intensamente, tanto che Tohru sembrò avvertire i suoi occhi profondi su di sé e si voltò ancora verso di lui.
“Hai bisogno di qualcosa?” gli chiese con quella dolcezza innata che usava con tutti, si intristì… proprio con tutti.
“Dai Kyo che oggi Kagura verrà a trovarti!”ammiccò senza ritegno Shigure mentre lui gli rivolgeva uno sguardo di fuoco, poi repentinamente guardò il viso di Tohru cercando una traccia di gelosia, anche minima di fastidio ma riuscì a notare con un singulto solo le sue labbra mordicchiate per la concentrazione.
Shigure gli rimandò lo sguardo e sorrise dolcemente. Sapeva bene cosa si nascondesse nel cuore del ragazzo con i capelli rossi, era lo stesso sentimento che si dibatteva dentro di lui e Yuki .
Amore… puro e semplice.
Non sapeva se Kyo avesse preso coscienza di ciò, era sempre stato un testardo poco interessato ai sentimenti e meno che mai alle ragazze, ma Tohru aveva cambiato tutto, in tutti e tre.
Era sempre stato un ragazzo freddo e superficiale, forse lui voleva essere superficiale, per sfuggire al tremore da cui era invaso costantemente adesso. Quel maledetto tremore che non passava mai, nemmeno quando lei non era con lui, nemmeno quando fuori c’erano 40°.
Kyo si alzò da tavola e si allontanò piano aspettando che Tohru gli chiedesse qualcosa…una qualunque cosa.
“Vai ad allenarti?” la domanda non tardò ad arrivare e lui istintivamente sorrise. Viveva per ascoltare la sua voce, viveva per quelle piccole sillabe che gli solleticavano le orecchie.
Si girò verso di lei,  “Se hai finito possiamo farlo insieme” chiese cercando di impostare la sua voce in modo indifferente, come se fosse la cosa più normale del mondo, come se il pensiero di stare da solo con lei non facesse accentuare il tremore. “Perché mi faccio questo?”si domandò aspettando la risposta di Tohru con trepidazione…lei sorrise…
Ecco la risposta alla sua muta domanda.
Quel sorriso, quegli occhi, quella bocca. Tutto di lei lo mandava in visibilio, lo catapultava in un universo parallelo dove tutto era luce, colore…VITA, che era in netto contrasto con tutto ciò che aveva sempre conosciuto.
Tohru si stiracchiò alzandosi in piedi, si spogliò del grembiule che portava per fare le faccende di casa e annuì, “Mi farà bene un po’ d’aria fresca”concluse raggiungendolo sulla porta.
La primavera fuori casa Soma era scoppiata in una vasta gamma di colori iridescenti ed i suoi profumi si mescolavano nell’aria dolce e tiepida riscaldata da un timido sole. I due ragazzi camminarono per un po’ prima di arrivare in una piccola radura dove si fermarono.
Kyo era entusiasta della sua vicinanza e mentre la ragazza legava i suoi morbidi capelli in una treccia, iniziò a riscaldare i muscoli con tutta la passione che gli riempiva il corpo giovane e fresco.
“Sei pronta, Tohru? Sappi che non avrò pietà” le disse divertito mentre lei incurvava le labbra in una smorfia di disappunto.
Sorrise fra sé, non sarebbe riuscito a farle del male nemmeno se avessero minacciato di ucciderlo e lei di questo ne era pienamente consapevole.
Il primo pugno che scagliò era sferrato per mancarla ed infatti colpì il tronco di un albero che si piegò innaturalmente di lato, sorrise diabolico sollevando un sopraciglio, era davvero bella mentre era intenta nel cercare di colpirlo. Dopo aver schivato almeno una dozzina di pugni e calci si esibì in un salto con doppia capriola ed atterrò proprio dietro di lei ma fu così veloce che Tohru se ne accorse troppo tardi e cercando di voltarsi in fretta inciampò in una piccola imperfezione del terreno e…AHIME’…gli rovinò addosso.
Ci fu un attimo che furono labbra contro labbra ma lui sentì distintamente prima le sue mani sul petto poi il suo seno schiacciato violentemente contro i suoi pettorali e poi la sua bocca morbida scontrarsi con le proprie labbra che l’avevano tanto bramata e poi…
POOOFFF…
La trasformazione avvenne repentinamente, lasciandolo con l’amaro in bocca e molto più che imbarazzato.
Tohru aveva assunto il colore delle ciliege che le si era propagato sul volto uniformemente senza tralasciare nessun lembo di pelle. Rimase qualche attimo sbigottita dalla consapevolezza di aver avvertito le labbra di Kyo contro le sue ed il cuore accelerò di colpo…
...d’un tratto …
...improvvisamente…
INASPETTATAMENTE!

“Miaooooohhh”
“Oh santo cielo” si sollevò di scatto dal corpo del gatto, “Mi dispiace Kyo, sono una frana”si scusò senza troppi preamboli con un leggero tremore nella voce ma dopo poco avvertì un bruciore alla mano e si risedette sul terreno. Non si era ingannata, lì c’era un piccolo taglio sul dorso, si strinse la mano ferita ed improvvisamente le lacrime arrivarono traditrici e silenziose. Aveva ancora una volta rovinato gli allenamenti di Kyo…e…
…Plick
Plick…
Le lacrime scivolavano giù dalle sue guance in gran fretta e formavano delle piccole macchie scure sul terreno. Il gatto le si avvicinò con cautela e dopo un momento di titubanza iniziò a sfiorare con la lingua la sua mano proprio dove la pelle diveniva più rossa per il trauma subito.
Tohru rimase quasi ipnotizzata da quella dimostrazione di affetto struggente e cadenzata. Lo fissava esterrefatta cercando di non pensare al viso di Kyo ma inevitabilmente l’animale sollevò lo sguardo verso di lei e tutto lo splendore degli occhi del ragazzo la colpirono come una sferzata di vento gelido.
Un vento che odorava di neve ma che si mischiava con sentori di fiori d’arancio, di pesco e di…sapeva della pelle di Kyo, odore della sua pelle, della pelle candida del ragazzo.
Non si era mai accorta della somiglianza che univa Kyo al gatto, aveva sempre pensato ad una trasformazione completa che poco lasciasse all’uno qualcosa dell’altro ed invece quegli occhi erano interamente di Kyo…e avevano un’espressione così sofferente, solo allora si decise ad alzarsi, non sapeva per quanto tempo fosse rimasta lì seduta a commiserarsi ma l’improvvisa paura che forse anche Kyo non fosse uscito indenne da quella caduta la fece rabbrividire. “Andiamo”disse semplicemente sollevandolo da terra e raccogliendo con l’altra mano i suoi vestiti.
“Spero di non averti fatto troppo male”si intristì la ragazza mentre stava affettando un gambo di sedano per cucinare il ramen.
"Tohru non mi hai fatto male” ripeté per la quindicesima volta il ragazzo dai capelli rossi mentre si poggiava con la schiena alla parete, "Ho rovinato i tuoi allenamenti come al solito” si preoccupò ancora lei senza sollevare lo sguardo dal coltello che cadeva con ritmo regolare sul piatto di ceramica procurando un rumore a dir poco assordante.
“Tohru non hai colpa di nulla…semmai il contrario” sussurrò l’ultima affermazione per paura di essere ascoltato da qualcuno. Era talmente timido nelle dimostrazioni d’affetto che sarebbe impallidito se altri avessero udito ciò che diceva. Gli occhi castani di lei vacillarono per poi intristirsi ancora.
“Ascolta, non è successo nulla, tu…puoi anche cadermi addosso se vuoi” poi subito aggiunse "Qualche volta” abbassò lo sguardo fino ad osservare la punta delle sue scarpe, iniziava a renderlo nervoso questo discorso “Io…io posso sopportarlo se sei tu a farlo”concluse con non poca difficoltà.
Quanto era complicato spiegarsi con le parole e soprattutto per lui che non ne aveva mai fatto abuso. Non gli piaceva particolarmente chiacchierare, aveva imparato a rinchiudere tutti i suoi sentimenti dentro, senza mai dargli forma né colore né suono.
Tohru gli rivolse una dei più dolci sorrisi e lui perse sé stesso per poi ritrovarlo in lei, nella sua luminosità, nella sua armoniosa bellezza, nei suoi occhi traboccanti di amore per tutti e, mera consolazione, anche per lui.
Le si avvicinò spontaneamente, sembrava attirato irriducibilmente da lei come le mani di un neonato cercano spasmodicamente quelle della madre, schiudendo e serrando le dita in un ritmo febbrile che ci fa comprendere quanto disperatamente ne abbia bisogno.
“Tohru” le soffiò fra i capelli con tono palesemente roco e afferrandole le spalle la indirizzò verso di lui, verso le sue labbra.
Doveva… doveva sfiorarle almeno un’altra volta, un'unica volta poi avrebbe anche potuto essere maledetto per sempre, ancora una volta voleva avvertire quella bocca schiacciata contro la sua, era come una droga, una mielosa e letale droga in cui avrebbe potuto perdere sé stesso ma in cui bramava di abbandonarsi.
“Kyo…” la voce di Kagura l’aveva raggiunto anche nel suo mondo dove le uniche due esistenze erano la propria e quella di Tohru. Si staccò da lei con languida lentezza quasi volesse farsi scoprire in quella posizione. Guardò negli occhi la ragazza che gli stava di fronte e le diede un buffetto affettuoso sulla guancia  “Stai migliorando nel karate!” esclamò serio e pensieroso per poi scagliare un pugno sulla parete cercando di non imprimergli troppa forza.
Era furente, doveva dirglielo, anche se tutto sarebbe cambiato, anche se l’avrebbe costretta a fare una scelta, anche se di lì a poco questa atmosfera sarebbe mutata.
“Ciao Kagura” salutò Yuki che era appena ritornato con le mani e i vestiti sporchi di terreno, dedicò un breve sguardo a Kyo ed un cenno con la testa a Shigure.
"Yuki sei tornato?”chiese la giovane sporgendo appena la testa dalla porta della cucina, lui le si avvicinò “Che buon profumo, sono affamato” le sorrise il bel moro, un limpido sorriso dolce e confortante.
Kyo quella sera si rinchiuse nella propria camera  più presto del solito, non sopportava di assistere ai soliti battibecchi e non si sentiva nemmeno in vena di fingere una noncuranza per Tohru che era ben lungi dal provare. Si sfiorò le labbra piano e sorrise dolcemente. Cercò di concentrarsi per ricordare la sensazione della sua bocca contro la propria ed il cuore prese a battergli all’impazzata. Come una litania si ripeteva nel cervello le uniche due parole che avrebbero potuto liberarlo da quel tormento.
Ti amo ti amo ti amo ti amo…e così scivolò nel sonno.
…Knock knock…
Si svegliò di soprassalto e socchiuse gli occhi per palesarsi di aver udito davvero quel bussare alla sua porta.
Knock knock knock
Si sollevò pigramente dal futon e si avvicinò alla porta con passi strascicati, quando l’aprì la ragazza era là, con un piatto nella mano.
“Ehm... te ne sei andato così presto a dormire, stai bene Kyo?” chiese lei con un tono strano nella voce, sembrava emozionata forse sorpresa.
Lui sorrise dolcemente “Sto bene, sei ancora sveglia?” domanda inutile, era inesorabilmente sveglia e…più sublime che mai con quell’aria preoccupata ed…intimidita.
Sorrise e gli porse il piatto “So che ti piace…io” spostò lo sguardo dagli occhi del ragazzo alle sue labbra e inghiottì a vuoto “L’ho fatto per te”continuò.
Il cuore di lui a quelle parole si riempì di una gioia talmente intensa che gli fece rischiare di rovinare tutto, frenò giusto in tempo le mani che volevano serrarsi intorno alle braccia di lei per trascinarla nella stanza ed in seguito baciarla con passione fino a quando le sue labbra non si fossero consumate su di lei. A Tohru non sfuggì il cambiamento di espressione del ragazzo e spontaneamente sollevò una mano poggiandola sulla fronte di lui per sincerarsi con il palmo se Kyo avesse la febbre o meno. Ma poi rimase impietrita, schiava dei suoi occhi.
Kyo indurì la mascella in segno di nervosismo inespresso e inevitabilmente perse la ragione a quel contatto. La trascinò nella stanza senza gentilezza, richiuse la porta e la immobilizzò vicino la parete. Respiravano a fatica entrambi riuscendo ad inspirare poca aria e espirandone troppa.
Non doveva avvicinarsi troppo, si ammonì mentalmente Kyo,  altrimenti la sua maledizione avrebbe, come sempre, rovinato tutto e lui aveva la ferma intenzione di andare fino in fondo questa volta. Prese ad accarezzarle il collo col dito della mano, che aveva appoggiata sul muro, con un ritmo talmente dolce da divenire insostenibile.
“Tohru devo dirti una cosa…” davvero quella era la sua voce??!! Si stupì ad osservare, era completamente roca e tremava palesemente.
Lei inghiottì nervosamente e fece cenno di continuare ma erano le labbra del ragazzo che rapivano imprudentemente il suo sguardo.
Continuò a fissarla negli occhi cercando di trovare le parole che erano da lungo tempo racchiuse in fondo al suo cuore, quelle dannate parole che facevano fatica ad uscire. Registrando con il corpo il tremore di lei si preoccupò esageratamente, mollò la presa e si allontanò.
L’aveva spaventata a morte, pensò erroneamente fraintendendo del tutto i brividi che scuotevano il corpo di Tohru.
Era troppo occupato a calmarsi da non riuscire a comprendere che anche lei era percorsa dalla sua stessa ansia, dalla suo stesso desiderio di un bacio, dal suo stesso sentimento inespresso.
“Scusami” infine le sussurrò rassegnato “Non volevo spaventarti” disse sprofondandosi una mano nei capelli.
Tohru lo fissò esterrefatta e accorciò la distanza che li separava, “Tu non potresti mai spaventarmi, io…” gli si avvicinò ancora e gli si sedette accanto sul futon, “Io so che non mi faresti mai del male”.
Kyo sbarrò gli occhi e indirizzò il suo sguardo verso di lei. Ricordi vaghi gli riempirono la mente, migliaia d’immagini di Tohru con quell’espressione dipinta sul volto, Tohru che sorrideva a Yuki, a Shigure e d’un tratto la mordente gelosia lo sopraffece.
“Sono stanco ora” la informò freddamente sollevandosi ed accompagnandola alla porta “Kyo ma...” la ragazza adesso era triste e perplessa.
“Notte Tohru” le disse richiudendo la porta senza nemmeno aspettare una sua risposta.                                                                                           
Kyo si svegliò d’improvviso completamente sudato cercando di dimenticare istantaneamente le immagini del suo incubo. Respirò profondamente e si mise seduto nel letto. Avrebbe dovuto chiedere scusa a Tohru, i suoi occhi tristi gli avevano trasmesso un immenso senso di colpa. Si maledisse silenziosamente per la gelosia che era fin troppo lampante in lui, forse semplicemente non era fatto per l’amore…per Tohru. Questo pensiero gli fece provare una fitta intensa di dolore che provò a soffocare ricercando nel suo cervello le immagini del fugace incontro di labbra della mattina precedente.
Si preparò per andare a fare jogging come ogni giorno e si rassegnò a non vedere la ragazza fino all’ora di colazione, la scena della sera precedente gli martellava nella testa con non poca emozione.
Che cos’era poi l’amore se non un continuo rincorrersi?
Scese dabbasso con passo pesante costringendosi di pensare alla faticosa corsa che lo aspettava e ripassando mentalmente il tragitto che faceva da anni, provando a tenere occupata la mente almeno fino all’ora in cui l’avesse rivista. Proprio perché era profondamente preso dai suoi pensieri sobbalzò quando la giovane gli comparve dinnanzi. Aveva gli occhi cerchiati di chi non aveva quasi per niente riposato e Kyo si sorprese a chiedersene la ragione.
“Buongiorno” lo salutò lei con un sorriso, lui le rispose con un cenno del capo poi le si avvicinò lentamente “Alzata presto stamattina!” esclamò facendo trasparire dalla voce la sua felicità per quell’incontro inaspettato.
Tohru sollevò lo sguardo verso il suo volto e lo informò che avrebbero avuto ospiti a cena così stava cucinando qualcosa di particolare in loro onore.
“Ci sarà anche Hatsu?” chiese il ragazzo sforzandosi di avere un tono noncurante, da un po’di tempo lo stava divorando il sospetto che il cugino dai capelli bianchi fosse anch’egli innamorato di Tohru, spesso li aveva sorpresi a parlare sottovoce e sempre troppo vicini per i suoi gusti. Era a conoscenza che Hatsu  precedentemente fosse stato innamorato di un’altra ma Tohru era l’essenza dell’amore, nessuno avrebbe potuto frenare i propri sentimenti per lei, era troppo perfetta per non innamorarsene perdutamente.
Dopo la risposta affermativa della giovane, Kyo strinse i pugni cercando di controllare la rabbia e vi riuscì quasi subito.
“Ci vediamo più tardi” la informò dirigendosi verso l’uscita, ma ritornò sui suoi passi.
“Tohru, mi dispiace per come mi sono comportato ieri” sussurrò mentre lei gli sorrideva socchiudendo gli occhi, mostrandogli con il volto più che con le parole, che tutto fosse già stato dimenticato.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


Capitolo 2

La cena era andata veramente malissimo, era stato per tutto il tempo in disparte guardando in cagnesco Hatsu che chiacchierava tranquillamente con Tohru e cercando di sfuggire senza un minimo di tatto alle avances spudorate di Kagura. 

Ripensandoci adesso il cinghiale gli aveva sussurrato parole all’orecchio che l’avrebbero fatto arrossire se non fosse stato così furente con Tohru. 

Come poteva quella ragazza restare lì tranquilla quando era lampante che tutti pendessero dalle sue labbra. Ogni persona faceva di tutto per rubarle un sorriso, solo per la felicità che si diffondeva intorno a lei come un’aura luminosa, che avvolgeva tutti sfiorandone i corpi  e penetrando all’interno. 

Solo per lui ogni sorriso, che lei propinava così largamente, era una coltellata dolorosamente infertagli dalla sua gelosia. Avrebbe voluto rapirla e portarla via da lì, per godere da solo di tutto il suo splendore. 

Si sentì meschino e ipocrita per quel pensiero tanto egoista, ma quando si trattava di Tohru non solo i suoi pregi si denudavano ma anche, ahimé, i suoi difetti. Sicuramente questo forte sentimento che lo squarciava dall’interno era anche dovuto alla sua perenne insicurezza, non era mai neanche riuscito a battere una volta Yuki in combattimento, come pensava di poter fare innamorare di sé una creatura così ambita?

Ormai tutti i componenti della famiglia Soma amavano e rispettavano Tohru molto più di chiunque altro. Le chiedevano consiglio, supporto e aiuto per le cose più disparate e lei, con una naturalezza a dir poco sorprendente, riusciva ad accontentare tutti, nessuno escluso. In quei pochi anni la ragazza aveva risolto non poche situazioni scabrose e con una buona percentuale di “happy ending” ma quando questa situazione le si faceva notare o la si ringraziava di cuore, lei arrossiva come se non avesse avuto nessun merito in proposito. Come si poteva non adorarla?  

Kagura lo abbracciò ancora, per l’ennesima volta e fu proprio in quel momento che notò un impercettibile sguardo di Tohru indirizzato a lui, successe tutto in un frammento di secondo ma Kyo riuscì chiaramente a distinguere fastidio nei suoi occhi, un fastidio che andava al di là dell’interesse amichevole, al di là dell’affetto, si avvicinava pericolosamente alla gelosia. Gli morirono le offese, che aveva in serbo per il cinghiale, sulle labbra. 

Lo assalì un impellente bisogno d’aria. Si sollevò di scatto da tavola e, cercando di moderare l’andatura, scappò fuori in giardino. Sorrise estasiato di quel piccolo attimo alla luna e chiuse gli occhi.

“Io ti amo” s’irrigidì istantaneamente a quelle parole ed il cuore gli saltò in gola, non poteva essere che il suo sogno si fosse realizzato. Si voltò senza indugiare oltre e rimase quasi sorpreso nel vedere Kagura lì con lui. L’aveva seguito senza pensarci due volte ed ora lo guardava con le lacrime agli occhi aspettando una sua parola che non arrivava.

“Ti amo Kyo, ti ho sempre amato, sono anni che lo faccio senza chiedere nulla in cambio” si sedette su un tronco mozzato e continuò specchiandosi negli occhi del ragazzo, “So che non mi ami, lo avverto. O meglio” si corresse poi “mi ami ma come una sorella e questo mi fa ancora più male” la voce era scossa da una profonda emozione ma proseguì a parlare ugualmente. “So che ami Tohru e posso comprendere benissimo il perché, ma adesso vorrei sentire dalla tua voce che realmente non ho speranze,che non potrai mai amarmi” lo supplicò Kagura. Gli stava chiedendo di liberarla da quel tormento, lo pregava per una volta di aprire il suo cuore, ne aveva bisogno, un bisogno lancinante. 

Si schiarì la voce e cercò di proferir parola ma non vi riuscì subito, come sappiamo Kyo è molto timido e non ha bisogno di un supporto verbale per essere compreso, tutto ciò che pensa o prova irrimediabilmente gli si dipinge in volto. 

Ma quella volta parlò e anche a lungo.

“Kagura è vero, io ti amo come una sorella. E’stato sempre così fin da quando eravamo bambini. Anche se forse questa è la prima volta che parliamo seriamente credo che tu lo abbia intuito fin da allora” lei annuì e Kyo continuò il suo monologo, doveva fare chiarezza per il suo bene e per quello della giovane che era lì con il viso bagnato da mute lacrime. “Non saprei dirti se sono davvero innamorato di Tohru, lei è troppo per me” a quest’affermazione Kagura accennò a ribattere ma lui le fece segno di non interromperlo e proseguì. “Forse non sono fatto per amare, forse non ne sono capace ma proverò con tutte le forze a non abbattermi ed a lottare per lei” strinse i pugni al pensiero di quanto avrebbe dovuto patire ma l’avrebbe fatto, ne valeva della sua vita. 

Le si avvicinò e le arruffò i capelli che le arrivavano quasi al fondoschiena. Li aveva fatti crescere solo per lui, perché una volta aveva sentito che Kyo adorava i capelli molto lunghi. Kagura si sollevò e gli si strinse disperatamente contro, sprofondò il volto rigato di lacrime sul suo petto e pianse per tutto l’amore che aveva donato ma che non era stato ricambiato. Pianse per tutto quello che non avrebbero mai potuto vivere insieme. Pianse per lui, per i suoi occhi vivi che le avevano fatto provare miriadi di emozioni. Pianse per la sua bocca che non avrebbe mai potuto sfiorare, per i capelli che spesso fantasticava di riassettare dopo una notte d’amore. Pianse per le sue dita che avrebbe voluto intrecciare con le proprie in una febbrile danza d’amore che poco aveva di umano. 

Pianse, pianse, pianse e pianse ancora. Pianse per tutto e per nulla, pianse per la sensazione sublime e al contempo spaventosamente orrida che la stretta di Kyo le faceva provare. Pianse finché le lacrime non si esaurirono, pianse finché non si sentì svuotata e completamente sola.

Quando Kyo rientrò era stanco e visibilmente triste. Aveva dipinto sul volto un sentimento di rassegnazione, non era piacevole dare delle brutte notizie ed era ancora più spiacevole essere la causa predominante delle lacrime di una persona cara…e Kagura lo era sempre stata. 

Riflettendo adesso sui discorsi fatti con la cugina, Kyo era assalito da un’emozione strana, non era abituato ad abbracciarla senza remore ma era proprio ciò che stava facendo in quel momento, tutti se ne accorsero e prima ancora che lui riuscisse a slacciarsi da quell’abbraccio lo stavano prendendo in giro, soprattutto Shigure che chiedeva insistentemente la data delle nozze, “Che tu sia maledetto Shi, ti ho detto che non è come pensate!!” esclamò contrito facendosi di un rosso acceso e a quelle parole gli spuntarono sulla testa delle graziose orecchie pelose. 

Yuki intanto stava guardando Tohru che era completamente assorta nei suoi dilemmi…

Kyo e Kagura? Perché era così fastidioso vederli abbracciati? Prima di allora non aveva provato questa sensazione, o meglio, non aveva provato mai questa strana sensazione rivolta a qualcuno. 

Proiettandosi nel passato cercò di ricordare tutte le volte che li aveva visti così vicini…e scoprì che se le ricordava una per una. 

Lei…proprio lei che aveva una pessima memoria! Qualcosa doveva pur significare!

Le passò vicino sfiorandole le mani con le proprie, sembrava un tocco casuale ma si accorse quasi subito che chiaramente era in errore, Kyo la guardava negli occhi, non si accontentava del viso ma la fissava dritto nelle iridi…intensamente, tanto che Tohru si sentì cedere le ginocchia. Si avviò frettolosamente in cucina portando con sé qualche piatto sporco per non destare sospetti e lì provò a calmare il tremore che l’aveva interamente invasa. Si poggiò alla parete e respirò profondamente. 

"Tohru, non stai bene?”chiese Yuki entrando di soppiatto nella cucina e avvicinandosi a lei con un’espressione preoccupata, subito dopo entrò Kyo 

“Che hai, stupidina?” le chiese dolcemente dirigendosi anch’egli verso di lei e cercando con tutto se stesso di non farsi assalire dalla gelosia che già gli ribolliva dentro alla vista della mano del topo poggiata sulla fronte della giovane. 

Lei subito si commosse. Quant’era fortunata ad avere questa famiglia, queste persone che l’amavano totalmente e senza remore. 

Guardò i due volti contriti da un’espressione di profonda apprensione e ringraziò il cielo ancora per la sua enorme fortuna. Aveva sì perso sua madre ma aveva trovato tantissime persone che l’adoravano e si prendevano cura di lei. 

Lo sguardo si posò sul viso del rosso e gli sorrise dolcemente. Bello era bello, si disse, l’aveva notato dalla prima volta che gli era caduta addosso, ancora quattro anni addietro, ma era molto più di questo. 

“Non è niente” insistette Tohru cercando di convincere i due cugini che stavano lavando i piatti al suo posto. 

“Lavori troppo, Tohru” le diceva Yuki che ormai si era abituato a chiamarla per nome ma aveva dovuto lottare non poco per questa vittoria su se stesso. 

“Vai a riposare sciocchina, ci fai perdere solo più tempo!” esclamò Kyo senza guardarla in viso. Non riusciva a capire il perché ogniqualvolta parlasse, le sue parole sembrassero sempre pronunciate con tono di rimprovero, specialmente se erano rivolte a lei. 

Tohru arrossì di colpo spaesata ed assentì  “Buonanotte” disse dolcemente e si diresse verso la sua stanza. 

Entrambi i ragazzi si rilassarono solo quando sentirono il rumore dell’uscio che si chiudeva. 

Dopo qualche minuto di silenzio Yuki fu il primo a parlare, “La vedo strana da ieri, non capisco cos’abbia” si confidò con voce preoccupata il moro senza smettere di strofinare le stoviglie. 

“Forse è solo stanchezza” concluse Kyo senza però abbandonare il tono dubbioso che aveva anche il cugino. Perfino questo Tohru aveva cambiato, quando entrambi parlavano di lei non litigavano mai, era l’unico argomento per cui non avevano obbiezioni l’uno da fare all’altro e per cui si trovavano sullo stesso piano. 

Tohru. 

La loro piccola Tohru. 

La ragazza che gli aveva insegnato ad amare per la prima volta. 

La ragazza che aveva fatto trasformare quel gruppetto di tre cugini in una vera famiglia dove tutti si preoccupavano per tutti, dove c’era dialogo, dove c’era amore ed armonia, insomma dove tutto era pregno della sua essenza.

 

 

C’era un piacevole venticello sul tetto, pensò Kyo stendendosi liberamente sulle tegole. Aveva proprio bisogno di rilassarsi, tutto diventava sempre più difficile e caotico dentro di lui, anche solo rivolgere la parola a Tohru purtroppo si era trasformato in un’azione insostenibile. In effetti nell’ultimo mese la ragazza si comportava in maniera davvero singolare. L’università, come era ovvio, stava procedendo alquanto male perché era irrimediabilmente influenzata dal suo umore nero. L’unica cosa che un po’ lo sollevava dal baratro in cui stava precipitando era il pensiero delle imminenti vacanze estive. 

Dove sarebbero andati quell’anno?

Sentì il cuore traboccargli di felicità. Qualunque posto avessero deciso ci sarebbe comunque stata lei con loro e questo rendeva il tutto semplicemente magnifico. 

Immaginò Tohru con il costume da bagno mentre nuotava a perdifiato per dimostrargli la sua bravura. Il viso di Kyo si colorò dello stesso rosso dei capelli per quell’ immagine dolce ma al contempo sensuale.

“Che fai qui su?” gli chiese lei con voce rotta dall’affanno raggiungendolo con difficoltà, arrampicarsi fin lì era comunque un’impresa per chi, come lei, aveva sempre preso si e no la sufficienza in ginnastica. Era talmente goffa e imbranata da essere irriducibilmente negata per tutto ciò che riguardasse le attività fisiche. Lui tacque mentre si concentrava sullo stridere degli uccelli notturni per non palesare il suo tremore accentuato quasi allo stremo. Era più di un mese che non avevano occasione di restare soli e Kyo lo desiderava così intensamente. Tutto il suo corpo era in subbuglio e riusciva a malapena a guardarla in volto. 

Fece una dozzina di respiri profondi provando da solo a calmare tutto il caos che aveva dentro ma il mancamento sembrava non voler passare. 

Chiuse gli occhi e prese a torturarsi le labbra con i denti mentre il respiro gli sfuggiva troppo velocemente dalle labbra. 

“E’ tanto che non parliamo” sussurrò Tohru prendendo posto troppo vicino a lui, tanto vicino da poter distintamente udire il suo respiro sconnesso. 

“Non volevo spaventarti ma…”  si bloccò d’improvviso cercando le parole più veritiere per renderlo partecipe del suo nuovo tormento, “Mi mancavi” infine confessò timidamente abbassando lo sguardo fino ad osservarsi le mani che s’intrecciavano spasmodicamente sul suo grembo. 

ODDIO!!!

Cosa gli stava dicendo la giovane??!?!!

Aveva capito bene le parole che aveva usato!?!??

Parlava di mancanza? Di una sua mancanza? Di una mancanza che lei provava per lui?!?

Sembrava tutto così assurdo da renderlo anche più nervoso. Ma la sicurezza di aver compreso male le parole di lei s’insinuò quasi subito nel suo animo e questo lo aiutò a decelerare la mente che stava andando spedita a tutta velocità. 

“E’ davvero una bella serata” commentò Tohru  non ricevendo nessun tipo di segno di vita se non quello del respiro veloce di Kyo.

“Mi sei mancata anche tu” le parole gli sfuggirono dalle labbra a sua insaputa e si accorse di averle davvero pronunciate solo quando Tohru iniziò a fissarlo rossa in viso. 

Ma cosa c’era poi di strano?!

Si! Gli era mancata e allora?!!? Perchè aver tanta paura delle parole?? Perchè doverle sempre soppesare?? Era stremato per tutta la fatica che aveva fatto in quegli anni sopprimendo i suoi sentimenti per lei. 

Non voleva più nascondersi…

C’ERANO questi sentimenti. Esistevano. Ed ora non gli bastava più provarli, doveva concretizzarli. 

Gli parve quasi naturale poter confessare ciò che sentiva da sempre, anche solo per un attimo voleva rilassarsi e sgretolare la paura delle conseguenze, le orribili conseguenze da cui lo aveva messo in guardia Akito ancora tre anni addietro. Lui  “il mostro” non poteva amare, non aveva il diritto di farlo ma…lo faceva, a dispetto di tutto e di tutti amava Tohru da almeno…

Si soffermò un attimo per rendersi conto da quanto realmente provasse amore e si scoprì a dire ad alta voce “Da sempre”. 

Tohru si stava torturando una ciocca di capelli ma a quelle parole la sua mano si bloccò a mezz’aria e iniziò a fissarlo con aria perplessa. Kyo la guardò negli occhi, intensamente e annuì “Mi manchi da sempre” continuò calmandosi definitivamente, il suo crollo emotivo stava affievolendosi e pian piano riprese padronanza del suo cervello.

“Sapevo che sarebbe successo”sussurrò tristemente Yuki mentre richiudeva i vetri della finestra da dove stava ascoltando senza autorizzazione i discorsi del cugino e di Tohru. Una lacrima solitaria gli solcò il volto stranamente sereno. Era l’inevitabile epilogo della storia ma almeno adesso la maledizione si sarebbe rotta per sempre ed il futuro profumava di allettanti promesse.

 

 

 

 

FINE??

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