Capitolo 2
La cena era andata veramente
malissimo, era stato per tutto il tempo in disparte guardando in cagnesco Hatsu
che chiacchierava tranquillamente con Tohru e cercando di sfuggire senza un
minimo di tatto alle avances spudorate di Kagura.
Ripensandoci adesso il
cinghiale gli aveva sussurrato parole all’orecchio che l’avrebbero fatto
arrossire se non fosse stato così furente con Tohru.
Come poteva quella
ragazza restare lì tranquilla quando era lampante che tutti
pendessero dalle sue labbra. Ogni persona faceva di tutto per rubarle
un sorriso, solo per la felicità che si diffondeva intorno a lei
come un’aura luminosa, che avvolgeva tutti sfiorandone i corpi e penetrando all’interno.
Solo per lui ogni sorriso, che lei propinava così largamente, era una coltellata
dolorosamente infertagli dalla sua gelosia. Avrebbe voluto rapirla e portarla
via da lì, per godere da solo di tutto il suo splendore.
Si sentì meschino e
ipocrita per quel pensiero tanto egoista, ma quando si trattava di Tohru non
solo i suoi pregi si denudavano ma anche, ahimé, i suoi difetti. Sicuramente
questo forte sentimento che lo squarciava dall’interno era anche dovuto alla sua
perenne insicurezza, non era mai neanche riuscito a battere una volta Yuki in
combattimento, come pensava di poter fare innamorare di sé una creatura così
ambita?
Ormai tutti i componenti della famiglia Soma amavano e rispettavano Tohru
molto più di chiunque altro. Le chiedevano consiglio, supporto e aiuto per le
cose più disparate e lei, con una naturalezza a dir poco sorprendente, riusciva
ad accontentare tutti, nessuno escluso. In quei pochi anni la ragazza aveva
risolto non poche situazioni scabrose e con una buona percentuale di “happy
ending” ma quando questa situazione le si faceva notare o la si ringraziava di
cuore, lei arrossiva come se non avesse avuto nessun merito in proposito. Come
si poteva non adorarla?
Kagura lo abbracciò ancora, per
l’ennesima volta e fu proprio in quel momento che notò un impercettibile sguardo
di Tohru indirizzato a lui, successe tutto in un frammento di secondo ma Kyo
riuscì chiaramente a distinguere fastidio nei suoi occhi, un fastidio che andava
al di là dell’interesse amichevole, al di là dell’affetto, si avvicinava
pericolosamente alla gelosia. Gli morirono le offese, che aveva in serbo per il
cinghiale, sulle labbra.
Lo assalì un impellente bisogno d’aria. Si sollevò di
scatto da tavola e, cercando di moderare l’andatura, scappò fuori in giardino.
Sorrise estasiato di quel piccolo attimo alla luna e chiuse gli occhi.
“Io ti amo” s’irrigidì
istantaneamente a quelle parole ed il cuore gli saltò in gola, non poteva essere
che il suo sogno si fosse realizzato. Si voltò senza indugiare oltre e rimase
quasi sorpreso nel vedere Kagura lì con lui. L’aveva seguito senza pensarci due
volte ed ora lo guardava con le lacrime agli occhi aspettando una sua parola che
non arrivava.
“Ti amo Kyo, ti
ho sempre amato, sono anni che lo faccio senza chiedere nulla in
cambio” si sedette su un tronco mozzato e continuò
specchiandosi negli occhi del ragazzo, “So che non mi ami, lo
avverto. O meglio” si corresse poi “mi ami ma come una
sorella e questo mi fa ancora più male” la voce era scossa
da una profonda emozione ma proseguì a parlare ugualmente.
“So che ami Tohru e posso comprendere benissimo il perché,
ma adesso vorrei sentire dalla tua voce che realmente non ho
speranze,che non potrai mai amarmi” lo supplicò Kagura.
Gli stava chiedendo di liberarla da quel tormento, lo pregava per una
volta di aprire il suo cuore, ne aveva bisogno, un bisogno
lancinante.
Si schiarì la voce
e cercò di proferir parola ma non vi riuscì subito, come sappiamo Kyo è molto
timido e non ha bisogno di un supporto verbale per essere compreso, tutto ciò
che pensa o prova irrimediabilmente gli si dipinge in volto.
Ma quella volta
parlò e anche a lungo.
“Kagura è vero, io ti amo come una sorella. E’stato sempre
così fin da quando eravamo bambini. Anche se forse questa è la prima volta che
parliamo seriamente credo che tu lo abbia intuito fin da allora” lei annuì e Kyo
continuò il suo monologo, doveva fare chiarezza per il suo bene e per quello
della giovane che era lì con il viso bagnato da mute lacrime. “Non saprei dirti
se sono davvero innamorato di Tohru, lei è troppo per me” a quest’affermazione
Kagura accennò a ribattere ma lui le fece segno di non interromperlo e proseguì.
“Forse non sono fatto per amare, forse non ne sono capace ma proverò con tutte le
forze a non abbattermi ed a lottare per lei” strinse i pugni al pensiero di
quanto avrebbe dovuto patire ma l’avrebbe fatto, ne valeva della sua vita.
Le si avvicinò
e le arruffò i capelli che le arrivavano quasi al fondoschiena.
Li aveva fatti crescere solo per lui, perché una volta aveva
sentito che Kyo adorava i capelli molto lunghi. Kagura si
sollevò e gli si strinse disperatamente contro, sprofondò
il volto rigato di lacrime sul suo petto e pianse per tutto
l’amore che aveva donato ma che non era stato ricambiato. Pianse
per tutto quello che non avrebbero mai potuto vivere insieme. Pianse
per lui, per i suoi occhi vivi che le avevano fatto provare miriadi di
emozioni. Pianse per la sua bocca che non avrebbe mai potuto sfiorare,
per i capelli che spesso fantasticava di riassettare dopo una notte
d’amore. Pianse per le sue dita che avrebbe voluto intrecciare
con le proprie in una febbrile danza d’amore che poco aveva di
umano.
Pianse, pianse, pianse e pianse ancora. Pianse per
tutto e per nulla, pianse per la sensazione sublime e al contempo spaventosamente orrida che la stretta di Kyo le faceva provare.
Pianse finché le lacrime non si esaurirono, pianse finché non si sentì svuotata
e completamente sola.
Quando Kyo rientrò era stanco e
visibilmente triste. Aveva dipinto sul volto un sentimento di rassegnazione, non
era piacevole dare delle brutte notizie ed era ancora più spiacevole essere la
causa predominante delle lacrime di una persona cara…e Kagura lo era sempre
stata.
Riflettendo adesso sui discorsi fatti con la cugina, Kyo era assalito da
un’emozione strana, non era abituato ad abbracciarla senza remore ma era proprio
ciò che stava facendo in quel momento, tutti se ne accorsero e prima ancora che
lui riuscisse a slacciarsi da quell’abbraccio lo stavano prendendo in giro,
soprattutto Shigure che chiedeva insistentemente la data delle nozze, “Che tu
sia maledetto Shi, ti ho detto che non è come pensate!!” esclamò contrito
facendosi di un rosso acceso e a quelle parole gli spuntarono sulla testa delle
graziose orecchie pelose.
Yuki intanto stava guardando Tohru che era
completamente assorta nei suoi dilemmi…
Kyo e Kagura? Perché era così fastidioso
vederli abbracciati? Prima di allora non aveva provato questa sensazione, o
meglio, non aveva provato mai questa strana sensazione rivolta a qualcuno.
Proiettandosi nel passato cercò di ricordare tutte le volte che li aveva visti
così vicini…e scoprì che se le ricordava una per una.
Lei…proprio lei che aveva
una pessima memoria! Qualcosa doveva pur significare!
Le passò vicino sfiorandole le
mani con le proprie, sembrava un tocco casuale ma si accorse quasi subito che
chiaramente era in errore, Kyo la guardava negli occhi, non si accontentava del
viso ma la fissava dritto nelle iridi…intensamente, tanto che Tohru si sentì
cedere le ginocchia. Si avviò frettolosamente in cucina portando con sé qualche
piatto sporco per non destare sospetti e lì provò a calmare il tremore che
l’aveva interamente invasa. Si poggiò alla parete e respirò profondamente.
"Tohru, non stai bene?”chiese Yuki
entrando di soppiatto nella cucina e avvicinandosi a lei con un’espressione
preoccupata, subito dopo entrò Kyo
“Che hai, stupidina?” le chiese dolcemente
dirigendosi anch’egli verso di lei e cercando con tutto se stesso di non farsi
assalire dalla gelosia che già gli ribolliva dentro alla vista della mano del
topo poggiata sulla fronte della giovane.
Lei subito si commosse. Quant’era
fortunata ad avere questa famiglia, queste persone che l’amavano totalmente e
senza remore.
Guardò i due volti contriti da un’espressione di profonda
apprensione e ringraziò il cielo ancora per la sua enorme fortuna. Aveva sì
perso sua madre ma aveva trovato tantissime persone che l’adoravano e si
prendevano cura di lei.
Lo sguardo si posò sul viso del rosso e gli sorrise
dolcemente. Bello era bello, si disse, l’aveva notato dalla prima volta che gli
era caduta addosso, ancora quattro anni addietro, ma era molto più di questo.
“Non è
niente” insistette Tohru cercando di convincere i due cugini che stavano lavando
i piatti al suo posto.
“Lavori troppo, Tohru” le diceva Yuki che ormai si era
abituato a chiamarla per nome ma aveva dovuto lottare non poco per questa
vittoria su se stesso.
“Vai a riposare sciocchina, ci fai perdere solo più
tempo!” esclamò Kyo senza guardarla in viso. Non riusciva a capire il perché
ogniqualvolta parlasse, le sue parole sembrassero sempre pronunciate con tono di
rimprovero, specialmente se erano rivolte a lei.
Tohru arrossì di colpo spaesata
ed assentì “Buonanotte” disse dolcemente e si diresse verso la sua stanza.
Entrambi i ragazzi si rilassarono solo quando sentirono il rumore dell’uscio che
si chiudeva.
Dopo qualche minuto di silenzio Yuki fu il primo a parlare, “La vedo
strana da ieri, non capisco cos’abbia” si confidò con voce preoccupata il moro
senza smettere di strofinare le stoviglie.
“Forse è solo stanchezza” concluse Kyo
senza però abbandonare il tono dubbioso che aveva anche il cugino. Perfino
questo Tohru aveva cambiato, quando entrambi parlavano di lei non litigavano
mai, era l’unico argomento per cui non avevano obbiezioni l’uno da fare
all’altro e per cui si trovavano sullo stesso piano.
Tohru.
La loro piccola
Tohru.
La ragazza che gli aveva insegnato ad amare per la prima volta.
La
ragazza che aveva fatto trasformare quel gruppetto di tre cugini in una vera
famiglia dove tutti si preoccupavano per tutti, dove c’era dialogo, dove c’era
amore ed armonia, insomma dove tutto era pregno della sua essenza.
C’era un piacevole venticello sul
tetto, pensò Kyo stendendosi liberamente sulle tegole. Aveva proprio bisogno di
rilassarsi, tutto diventava sempre più difficile e caotico dentro di lui, anche
solo rivolgere la parola a Tohru purtroppo si era trasformato in un’azione
insostenibile. In effetti nell’ultimo mese la ragazza si comportava in maniera
davvero singolare. L’università, come era ovvio, stava procedendo alquanto male
perché era irrimediabilmente influenzata dal suo umore nero. L’unica cosa che un
po’ lo sollevava dal baratro in cui stava precipitando era il pensiero delle
imminenti vacanze estive.
Dove sarebbero andati quell’anno?
Sentì il cuore
traboccargli di felicità. Qualunque posto avessero deciso ci sarebbe comunque
stata lei con loro e questo rendeva il tutto semplicemente magnifico.
Immaginò
Tohru con il costume da bagno mentre nuotava a perdifiato per dimostrargli la
sua bravura. Il viso di Kyo si colorò dello stesso rosso dei capelli per quell’
immagine dolce ma al contempo sensuale.
“Che fai qui su?” gli chiese lei
con voce rotta dall’affanno raggiungendolo con difficoltà, arrampicarsi fin lì
era comunque un’impresa per chi, come lei, aveva sempre preso si e no la
sufficienza in ginnastica. Era talmente goffa e imbranata da essere
irriducibilmente negata per tutto ciò che riguardasse le attività fisiche. Lui
tacque mentre si concentrava sullo stridere degli uccelli notturni per non
palesare il suo tremore accentuato quasi allo stremo. Era più di un mese che non
avevano occasione di restare soli e Kyo lo desiderava così intensamente. Tutto
il suo corpo era in subbuglio e riusciva a malapena a guardarla in volto.
Fece
una dozzina di respiri profondi provando da solo a calmare tutto il caos che
aveva dentro ma il mancamento sembrava non voler passare.
Chiuse gli occhi e
prese a torturarsi le labbra con i denti mentre il respiro gli sfuggiva troppo
velocemente dalle labbra.
“E’ tanto che non parliamo” sussurrò Tohru prendendo
posto troppo vicino a lui, tanto vicino da poter distintamente udire il suo
respiro sconnesso.
“Non volevo spaventarti ma…” si bloccò d’improvviso cercando le parole
più veritiere per renderlo partecipe del suo nuovo tormento, “Mi mancavi” infine
confessò timidamente abbassando lo sguardo fino ad osservarsi le mani che
s’intrecciavano spasmodicamente sul suo grembo.
ODDIO!!!
Cosa gli stava dicendo
la giovane??!?!!
Aveva capito bene le parole che aveva usato!?!??
Parlava di
mancanza? Di una sua mancanza? Di una mancanza che lei provava per lui?!?
Sembrava tutto così assurdo da
renderlo anche più nervoso. Ma la sicurezza di aver compreso male le parole di
lei s’insinuò quasi subito nel suo animo e questo lo aiutò a decelerare la mente
che stava andando spedita a tutta velocità.
“E’ davvero una bella serata”
commentò Tohru non ricevendo nessun
tipo di segno di vita se non quello del respiro veloce di Kyo.
“Mi sei mancata
anche tu” le parole gli sfuggirono dalle labbra a sua insaputa e si accorse di
averle davvero pronunciate solo quando Tohru iniziò a fissarlo rossa in viso.
Ma
cosa c’era poi di strano?!
Si! Gli era mancata e allora?!!? Perchè aver tanta paura
delle parole?? Perchè doverle sempre soppesare?? Era stremato per tutta la fatica
che aveva fatto in quegli anni sopprimendo i suoi sentimenti per lei.
Non voleva
più nascondersi…
C’ERANO questi sentimenti. Esistevano. Ed ora non gli bastava
più provarli, doveva concretizzarli.
Gli parve quasi naturale poter confessare
ciò che sentiva da sempre, anche solo per un attimo voleva rilassarsi e
sgretolare la paura delle conseguenze, le orribili conseguenze da cui lo aveva
messo in guardia Akito ancora tre anni addietro. Lui “il mostro” non poteva amare,
non aveva il diritto di farlo ma…lo faceva, a dispetto di tutto e di tutti amava
Tohru da almeno…
Si soffermò un attimo per rendersi conto da quanto realmente
provasse amore e si scoprì a dire ad alta voce “Da sempre”.
Tohru si stava
torturando una ciocca di capelli ma a quelle parole la sua mano si bloccò a
mezz’aria e iniziò a fissarlo con aria perplessa. Kyo la guardò negli occhi,
intensamente e annuì “Mi manchi da sempre” continuò calmandosi definitivamente,
il suo crollo emotivo stava affievolendosi e pian piano riprese padronanza del
suo cervello.
“Sapevo che sarebbe
successo”sussurrò tristemente Yuki mentre richiudeva i vetri della finestra da
dove stava ascoltando senza autorizzazione i discorsi del cugino e di Tohru. Una
lacrima solitaria gli solcò il volto stranamente sereno. Era l’inevitabile
epilogo della storia ma almeno adesso la maledizione si sarebbe rotta per sempre
ed il futuro profumava di allettanti promesse.
FINE??
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