Di mocciosi troppo cresciuti, pozioni sbagliate e Serpeverde molesti.

di CountessMikk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Hogwarts, Hogwarts teach us something! ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno: Welcome back, Professor Levi! ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due: Not so fast, Jaeger. ***
Capitolo 4: *** #Intermission: meeting Hogwarts' Professors ***



Capitolo 1
*** Prologo: Hogwarts, Hogwarts teach us something! ***


Di mocciosi troppo cresciuti, pozioni sbagliate e Serpeverde molesti.
Prologo





 

Dicono che varcare la soglia di Hogwarts sia ogni volta un'esperienza unica, talmente intensa da mozzarti il fiato: Eren Jaeger, - la cravatta rosso oro annodata senza troppa cura, la camicia della divisa rigorosamente mal abbottonata e la bacchetta stretta in pugno - non poteva che essere più d'accordo. 
Il Grifondoro accelerò lievemente il passo, facendosi largo tra la folla di studenti che procedeva sicura verso la sala Grande, andando così ad affiancare una ragazza dai capelli corvini con la stessa uniforme della sua Casa - la migliore, come gli piaceva spesso ribadire - e un Corvonero biondo e piuttosto smilzo, con il naso all'insù a osservare estasiato le volte antiche del castello. 
Eren sorrise loro con affetto: considerava Armin e Mikasa come fratello e sorella da quando, sei anni prima, li aveva incontrati nelle strade acciottolate di Diagon Alley.

Erano poco più che dei bambini allora, i quali erano finiti a un passo dal demolire il negozio di bacchette di Olivander, nel tentativo di scegliere la propria - ed essere da questa scelta -. Una volta usciti di lì, con le schegge di legno nei capelli e i pantaloni impolverati, si erano salutati con uno scroscio di risa e la consapevolezza che si sarebbe ben presto rivisti.
Da quel giorno divennero inseparabili, nonostante i caratteri nettamente diversi: se da un lato Eren incarnava alla perfezione lo spirito del tipico Grifondoro - con il suo coraggio innato ( o istinto suicida, come non perdeva l'occasione di ricordargli Jean Kirschtein, insopportabile Serpeverde dalla curiosa faccia equina ) il suo essere perennemente entusiasta e la sua spavalderia - dall'altro Mikasa tendeva ad essere più pacata e riflessiva, ma pur sempre capace di mostrare, all'occorrenza, una buona dose di attributi. 
Poi c'era Armin, Armin che era tutta un'altra storia: fin da subito aveva dimostrato di avere un cervello niente male e una buona capacità cognitiva: la spiccata intelligenza, l'arguzia e la curiosità che lo animavano, certo andavano a compensare la sua non - forma fisica - quella di un adolescente che, allo sfrecciare su una Firebolt, preferiva di gran lunga leggersi un buon libro - .

Eren si riscosse dall'improvviso flusso di pensieri nel momento esatto in cui il soffitto incantato di quella immensa stanza che era il cuore di Hogwarts, si dischiuse sopra di lui: le stelle incastonate nello sconfinato cielo notturno non gli erano sembrate mai così lucenti.
La realizzazione che quella che stava per tenersi, sarebbe stata l'ultima cerimonia di inizio anno, lo travolse come un treno in piena corsa.
Il settimo, di anno, era in assoluto quello più duro: il carico di studio duplicato, gli incantesimi sempre più complessi, i MAGO all'orizzonte, l'incertezza di un futuro al di fuori delle mura sicure di Hogwarts... 
Con una strana fitta nel cuore, il giovane Grifondoro prese posto alla sua tavola, affiancato da Mikasa: riconobbe gli inseparabili Connie Springer e Sasha Blouse qualche sedia più in là, intenti a sghignazzare complici e punzecchiarsi come al solito - Eren era certo che tra quei due ci fosse qualcosa, nonostante le loro continue smentite -. 
Poco distante, sedevano Petra Ral, Gunter Schulz ed Erd Jin, un terzetto singolare e molto affiatato, ben lungi però da attirare l'attenzione. 
Poi lo sguardo smeraldino del ragazzo si spostò alla tavolata vicina di Corvonero, - dove individuò subito la testa bionda di Armin, impegnato in una fitta conversazione con alcuni compagni - per poi soffermarsi, prima in corrispondenza del gruppo dei Tassorosso - Ymir e Historia che parlottavano complici, Marco e Auruo subito accanto - e, immediatamente, al tavolo verde argento.
Tra la schiera dei Serpeverde, Eren intravide, con profonda delusione, Jean-facciadicavallo-Kirschtein che nitr... rideva scomposto, agitandosi sulla sedia, sistemandosi di tanto in tanto qualche ciuffo di capelli ribelli, in quello che doveva essere una sorta di pietoso tentativo di sembrare attraente. Ancora, non molto lontani, una biondina accigliata dal naso aquilino, Annie, sedeva accanto a due ragazzoni, Bertolt e Reiner - quest'ultimo in particolare aveva un'espressione truce dipinta in volto, la stessa che lo accompagnava sin da bambino -. 
Lo scandagliare accurato della Sala Grande - dove ormai il brusio eccitato in attesa sia della cerimonia di smistamento, sia del discorso del Preside, si era fatto via via più alto - da parte del Grifondoro, venne però interrotto dall'inspiegabile sensazione di essere in un certo senso... Fissato astiosamente. 
Eren diede una rapida occhiata attorno, muovendosi a disagio, e spostò lo sguardo al tavolo dei docenti. Fu solo quando ebbe sorvolato con lo sguardo la professoressa di Cura delle Creature Magiche, Hanji Zöe e il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, il prestante Erwin Smith, che Eren Jaeger individuò la causa del suo malessere.
Un paio di occhi grigi, socchiusi, circondati da profonde occhiaie, lo fissavano insistentemente, sprezzanti ma allo stesso tempo divertiti nel vederlo improvvisamente irrigidirsi di scatto e gelare sul posto, il respiro involontariamente più veloce. E nel possessore di quegli occhi, Eren riconobbe colui che era stato il suo tormento per gli ultimi sei anni: il professore di Pozioni, Levi Ackerman.
Deglutì.
' Sarà un altro lungo, lunghissimo anno ' pensò, quando vide le labbra sottili dell'insegnante stendersi in un sorrisetto derisorio e sillabare qualcosa di troppo simile a: 

' Bentornato all'inferno, moccioso. '




Nota d'Autrice:
salve a tutti! Inanzitutto, grazie per essere arrivato/a fin qui!
Alla fine mi sono decisa a pubblicare anche qui il prologo della fanfiction - originariamente nata su Wattpad - che, come avete appena potuto constatare, vede i protagonisti di SnK catapultati nel mondo di Harry Potter. Non sono una scrittrice, ergo, è una storia senza pretese nata per unire due delle mie più grandi ossessioni ( E perchè di crossover snk x hp ce ne sono pochi, pochissimi ... E ce ne vorrebbero assolutamente di più! ) - spero comunque risulti piacevole alla lettura! Attualmente ho già scritto e concluso il primo capitolo e solamente iniziato il secondo - maledetta sessione estivaaaa!! 
Non so quanti capitoli saranno in tutto, ma ho ben in mente dove andare a parare!
Alla prossima! **

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno: Welcome back, Professor Levi! ***


Di mocciosi troppo cresciuti, pozioni sbagliate e Serpeverde molesti.
Capitolo Uno




 

" Eren va tutto bene? "

Il ragazzo fu riportato alla realtà dalla voce perplessa di Mikasa, che lo osservava dubbiosa.
" Si Mikasa n-non è niente, sono solo un po' intontito, sai com'è, la fame..." Tentò di giustificarsi lui, le orecchie che assumevano una tonalità di rosso sempre più scura, simbolo della verità mal celata.

" Ma se hai praticamente depredato mezzo carrello sull'Espresso! Dio Eren sei diventato peggio di Sasha..."

" Ehi! Guarda che ti ho sentito! " Urlò, appunto la Grifondoro presa in causa qualche sedia più in là, certo non smentendo l'affermazione dell'amica: le rivolse una finta occhiata malevola, per poi tornare a ingozzarsi con un tozzo di pane che era riuscita a sgraffignare prima dell'ingresso nella Sala Grande, probabilmente sgattaiolando di soppiatto nelle cucine.
Eren rise, sentendo la tensione scemare pian piano. 
Non resistette però, e rivolse nuovamente lo sguardo al tavolo degli insegnanti: il professor Ackerman non lo stava più fissando, ma era impegnato in una conversazione con la professoressa Zoe, che sventolava la bacchetta in aria con una strana luce folle negli occhi ed un sorrisetto sghembo. Conversazione? Forse il termine più appropriato era 'monologo' in quanto, al suo fianco, l'esperto di Pozioni pareva non avesse la benché minima intenzione di ascoltarla, tanto meno di risponderle: con lo sguardo fisso sul tavolo, si stava pizzicando il ponte del naso, insofferente.
Assestò poi una gomitata nelle costole della collega, nel vano tentativo di farla tacere, ricevendone invece una risata sguaiata nell'orecchio.
' Ti sta bene, nano malefico... '

***

Levi Ackerman, - trentaquattro anni di perfidia, centosessanta centimetri scarsi di altezza, la personalità variopinta come i colori che era solito indossare: il nero - era stato la sua spina nel fianco dal momento in cui, poco più che undicenne, aveva varcato per la prima volta la soglia di Hogwarts. 
Eren allora non era che un ragazzino dai capelli troppo ribelli e dal troppo entusiasmo, desideroso di imparare e di eccellere in ogni materia - e sì, anche in Pozioni - . 
Certo, la sua indole da combina guai che lo aveva da sempre contraddistinto non si era affatto assopita, anzi, e così finiva spesso e volentieri col trascinare gli ignari Armin e Mikasa in situazioni più grandi di loro, ma questo non era però un valido motivo per accaparrarsi tutto l'odio - ingiustificato - possibile ed immaginabile da parte del suo professore.

Al primo anno, Eren fece scoppiare un calderone nel laboratorio di Ackerman, durante una delle sue lezioni introduttive: il contenuto del pentolone in ghisa si riversò - magicamente - tutto addosso all'uomo, che contenne, a stento un probabile attacco isterico davanti al ritrovarsi coperto da capo a piedi da quella sostanza viscida e maleodorante.

' Eren Jaeger, detenzione. '

Al secondo anno invece, il dodicenne era entrato a far parte della squadra di Quidditch della sua Casa, con il ruolo ambito di Cercatore, insieme a Mikasa, invece, come Battitore. 
Il problema si presentò nei giorni subito precedenti alla disputa della prima sfida, quella tra Grifondoro e Serpeverde: il professore di Pozioni mise in atto qualcosa che era definibile solamente col termine di terrorismo psicologico. 
Eren se lo ritrovava praticamente ovunque: dietro i pilastri dei corridoi, pronto a lanciargli occhiate degne del più spietato dei maghi oscuri; negli stessi corridoi, dove lo urtava ' per sbaglio ' in un turbinio di vesti nere; sulle tribune del campo di Quidditch, durante gli allenamenti, con un sorrisetto malevolo dipinto sul volto pallido... 
Una volta arrivò addirittura a sbarrargli la strada per il dormitorio, e certo, anche se la sua era una figura tutt'altro che imponente, il piccolo Grifondoro fu lesto a darsela a gambe.
Tuttavia, la situazione culminò alla vigilia della partita: Eren, ormai al limite della sopportazione, sfoderò tutta la sua grinta - o istinto suicida, direbbe a tal proposito Jean - quando, durante una lezione di pozioni, rispose all'ennesimo ' Moccioso, non riesci nemmeno a dosare due dannatissimi ingredienti correttamente? ' con un liberatorio: ' Lasciami in pace, maledetto nano! '
Quello che seguì, fu ovviamente:

' Eren Jaeger, detenzione. '

Ed Eren perse anche la sfida, il giorno seguente.

Al terzo anno, ancora, l'ormai tredicenne, tornò ad Hogwarts con cinque centimetri in più e l'intenzione di non farsi più spaventare a morte dal professor Ackerman, intenzione quella, destinata ben presto a sfumare. Nel giro di nove mesi, l'adolescente riuscì a stabilire il record di punizioni mai ottenute,- ed il bello era, per motivi del tutto irrisori, come l'essersi presentato a lezione con la cravatta storta -, arrivando a sfiorare la quota delle sessanta. Il ritornello, era ancora:

' Eren Jaeger, detenzione. '

Il quarto e il quinto anno videro Eren entrare nel pieno della pubertà e diventare un concentrato di ormoni in subbuglio. Con il suo atteggiamento spavaldo, i grandi occhi verdi e il sorriso contagioso, il giovane Grifondoro si contendeva con Jean Kirschtein il titolo di rubacuori della scuola di magia, e con contendersi, s'intendeva ovviamente: prendersi a pugni nei corridoi, Schiantarsi a vicenda, rincorrersi con le scope sul campo di Quidditch,- tentando di disarcionare l'altro a suon di spinte e ricevendo buoni continui per l'infermeria -, manomettersi le pozioni... 
Certo il più delle volte era quella stramaledetta faccia equina ad iniziare le dispute, soprattutto perchè tentava vani approcci con Mikasa, per la quale aveva una cotta stratosferica. Tutto questo sotto l'occhio vigile di Eren, che ovviamente: ' Mia sorella non la tocchi, bastardo! ' E via di pugni.
Uno dei suddetti pugni arrivò dritto in faccia al professore di Pozioni durante l'ennesima lite tra i due adolescenti. Ackerman era sbucato fuori dal nulla e subito aveva tentato di dividerli: se Kirschtein si era irrigidito alla vista dell'insegnante, suo Capo Casa, ed era arretrato, Eren invece, accecato da una furia omicida, non se ne curò e colpì a caso guidato dalla rabbia, a suon di ' Ti ammazzo, cavallo del cazzo! '
Il docente ne uscì con il naso rotto e un occhio nero, - ed Eren si maledì mentalmente per aver sfigurato quell'attraente, seppur odioso mago, che nell'ultimo anno, nonostante la sinfonia di 'Moccioso' non fosse cambiata, si era ritrovato ad osservare con un occhio diverso ( Soprattutto il suo sedere, ecco, specialmente quello era da osservare con più attenzione ) -. 
Ne seguì un roco:

' Eren Jaeger, detenzione. '

Il sesto anno fu strano: Levi Ackerman aveva momentaneamente abbandonato la cattedra di Pozioni dopo dieci anni di insegnamento, per motivi del tutto ignoti, e al suo posto era subentrato Mike Zacharias, un omone dalla singolare frangetta bionda e dal naso aquilino, con l'insolita abitudine di ' annusare ' gli studenti. Senza il fiato sul collo e i commenti pungenti del professor dai capelli corvini, Eren riuscì inaspettatamente ad ottenere una discreta media ed a vivere tali lezioni senza rischiare un attacco di panico ogni volta.
Certo, qualche volta, e non poteva negarlo, al Grifondoro mancava un po' la vista del precedente: la sua figura sinuosa ma ben definita muoversi elegante nei corridoi, il suo pallore quasi innaturale, che contrastava di netto con la veste scura; le labbra fini sempre tese in una perenne smorfia di disgusto, il naso delicato e gli occhi lievemente allungati di quel grigio così particolare... 
Ecco, non è che Eren Jaeger si fosse completamente infatuato di colui che gli aveva reso la vita un inferno per ben cinque anni, no, assolutamente non era attrazione quella che si era scoperto di provare: era solamente un desiderio spasmodico e irrefrenabile di intrappolare il suo professore con la schiena contro il muro e di vedere se la sua bocca era morbida come sembrava e il sedere sodo come nelle sue fantasie.
Solo questo, nulla di più. 
E per quell'anno non vi fu nessun:

' Eren Jaeger, detenzione. '


***

Dopo la conclusione dello Smistamento - che vide aggiungersi al tavolo rosso oro un buon numero di teste nuove - il preside Dot Pixis, rigirandosi tra le dita i folti baffi grigi, richiamò l'attenzione schiarendosi la voce. Rivolse uno sguardo fiero alla folla di studenti e parlò, forte e chiaro:
" Benvenuti, benvenuti a tutti ad un altro anno ad Hogwarts. 
Prima che ci intontisca il nostro ottimo banchetto, gradirei fare un applauso al professor Levi Ackerman, che da oggi, tornerà ad occupare la cattedra di Pozioni, mentre il professor Zacharias sostituirà il docente uscente di Incantesimi. 
Un bell'applauso, su! " 
Silenzio. 
Poi dal tavolo di Serpeverde - solamente dal tavolo verde argento - si levò un boato di grida e fischi, al quale Ackerman rispose con un pacato gesto della mano e un mezzo sorrisetto. 
Eren lo fissò con astio, non potendo fare a meno di notare, però, che tuttavia con il passare del tempo il corvino diventava sempre più attraente - e si maledisse, ancora, mentalmente per averlo pensato - .
' È impossibile che non invecchi, cos'è un vampiro per caso, quello stronzo? '
Era legale essere così maledettamente affascinanti a trentaquattro anni?

" Eren quest'anno la vedo dura... Addio a tutti gli 'Oltre Ogni Previsione' in Pozioni, bentornati cari vecchi 'Troll' " 

" Oooh, sta' zitto Connie! " 

Questo sghignazzò, poi aggiunse: 
" Certo, se magari non iniziassi a fissargli il culo come al quinto anno, magari capiresti qualcos - Ahia! " 
Eren, paonazzo dalla vergogna, aveva afferrato la prima cosa che gli era capitata a tiro - il calice davanti a lui, ancora vuoto, fortunatamente - e con un ringhio poco rassicurante aveva colpito l'amico dritto sulla testa rasata. 

" Chiudi quella fogna una buona volta, Connie! " 

Non era assolutamente un segreto di Stato, la cotta inspiegabile del Grifondoro per il fetente non-più-ex- professor di Pozioni - tutti lo avevano visto almeno una volta sbavargli dietro copiosamente, o allungare il collo quando questi si chinava per raccogliere qualcosa - ma certo non voleva renderla ancora più di dominio pubblico. Anche perché, passare da masochista, provando attrazione per chi lo tormentava tutto il tempo, non era l'obiettivo primo di Eren.

Il cibo comparve improvvisamente nei piatti, con un magico scintillio: arrosti, patate al forno, variopinte verdure, caldo pane croccante e caraffe di burrobirra riempirono prima gli occhi dei presenti con inaspettato stupore, e subito dopo anche i loro stomaci vuoti.
' Tempismo perfetto ' Pensò grato Eren, addentando affamato una coscia di tacchino.

Due abbondanti ore dopo, con la pancia piena, gli studenti uscirono soddisfatto dalla Sala Grande per avviarsi barcollanti e assopiti verso i rispettivi dormitori.
Eren e Mikasa dettero la buonanotte ad Armin, che si incamminava in direzione della torre di Corvonero, e si apprestarono a raggiungere il dormitorio di Grifondoro. 
A metà strada però, i tre calici di burrobirra che il diciassettenne aveva bevuto, erano giunti a destinazione.

" Mikasa, tu intanto vai, io faccio una sosta veloce al bagno e ti raggiungo. " 

" Te l'avevo detto di bere di meno, Eren. Comunque, va bene, ti aspetto in Sala Comu- " 

Nemmeno il tempo di finire la frase che il ragazzo era già corso via, lungo il corridoio buio, reggendosi il basso ventre. 
' Veloce, veloce, veloce! ' Sussurrava a denti stretti, mentre con gran sollievo, iniziò a intravedere la porta del bagno poco più in là.
Era ad un passo da afferrare la maniglia quando andò a sbattere violentemente contro qualcosa.
O meglio, qualcuno.
Qualcuno di molto basso.
E molto familiare.

" Dove corri, Jaeger? "

' Merda. '

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Capitolo 3
*** Capitolo Due: Not so fast, Jaeger. ***


Di mocciosi troppo cresciuti, pozioni sbagliate e Serpeverde molesti.
Capitolo Due


 

"Ti ho appena chiesto, dove corri, Jaeger."

"P-professore... Salve. E-ecco io vede, stavo andando in bagno. Sa, il banchetto. Tutto quel bere. Il mangiare." 
Ma cosa diavolo stava dicendo? 
Si era bevuto il cervello?
"E la burrobirra mi ha fatto e-effetto e-"

"Va bene, va bene Jaeger ho afferrato il concetto, non entrare nei particolari, Salazar ce ne scampi."

Eren annuì con foga, e si prese qualche secondo per osservare meglio il maestro di Pozioni così da vicino.
Fu sorpreso nel constatare quanto, in un anno di lontananza, il divario tra le loro altezze si era fatto ancora più ampio: il Grifondoro lo superava ormai di dieci centimetri abbondanti, e fu costretto ad abbassare notevolmente la testa per guardarlo negli occhi. 
Quegli occhi. Eren sarebbe rimasto a fissarli per ore, cercando di identificare ogni sfumatura del loro grigio tanto singolare, lì un po' più scuro, là tendente all'azzurro. 
Poggiò lo sguardo sulle labbra: non erano carnose, nè eccessivamente rosee, ma ben delineate e invitanti.
Sì, quelle labbra che ora lo stavano prendendo a parole erano dannatamente invitanti...

"Jaeger, ma ti sei completamente rimbecillito? Che c'è? Ho qualcosa sul naso? Parla e non startene lì impalato come un babbeo!"

"N-no niente professor Ackerman... stavo solo pensando."

"E per l'amor di Morgana, Jaeger, a cosa diavolo stavi pensando fissando la mia faccia?"

'A quanto vorrei chiuderti quella stramaledetta boccaccia con la mia e sbatterti al muro'

"A-ai MAGO. Voglio impegnarmi di più quest'anno, nella sua materia intendo, e ottenere dei buoni risultati." Fu la prima cosa che gli passò per la testa

'Ora mi prenderà per un lecchino del cazzo'

Levi parve preso in contropiede, ma si ricompose subito: afferrò il polso del ragazzo - che emise un verso sorpreso ben poco virile - e lo trascinò in basso, agganciando con questi lo sguardo.

"Ne siamo sicuri, Jaeger?"

"Ha la mia parola, professore. Non sono più un ragazzino, devo migliorare se voglio sperare di diventare un Auror" Eren cercò di mantenere un minimo di autocontrollo, ma la vicinanza improvvisa con il docente non aiutava per niente: poteva sentire il suo fiato caldo contro il viso.
Il maestro di Pozioni si lasciò sfuggire una mezza risata di scherno.

"Auror? Ma quanta fantasia, non l'avrei mai detto! D'altronde cosa aspettarsi da un Grifondoro aspirante suicida? Tsk...Va bene Jaeger voglio darti fiducia, questa volta." Si passò la lingua sulle labbra, umettandole, incurante che l'effetto di quel gesto inconsapevolmente erotico aveva già raggiunto le parti basse di un certo diciassettenne con gli ormoni in subbuglio.
"Vedi di non deludermi, non mi piace essere preso in giro. Soprattutto da te."

Eren deglutì, pregando che l'afflusso di sangue che si era concentrato , cessasse al più presto.

"Le do' la mia parola, professore." Quando sentì la presa sul polso venire meno, con uno scatto felino, fece dietro front e iniziò a camminare a passo spedito verso il dormitorio, le gote ancora imporporate.

"Jaeger."

Si immobilizzò: che diavolo voleva ancora? Non lo aveva già torturato abbastanza?

"S-si, professore?"

"Non m'interessa che tu sia alzato di mezzo metro in un anno. O che tu abbia compilato la lista dei buoni propositi e abbia fatto voto di castità a Godric Grifondoro per entrare nelle grazie dei professori. Per me resti sempre un moccioso, troppo cresciuto sì, ma pur sempre un moccioso."
E con un turbinìo di vesti nere, Levi Ackerman sparì nel corridoio buio.

Eren aprì e richiuse più volte la bocca con un'espressione inebetita sul volto, poi, resosi conto che per quella sera era già successo abbastanza, si ritirò ancora incredulo nei dormitori.
Quella notte, sognò di Pozioni sbagliate, calderoni cannibali e di un paio di occhi d'argento liquido.

*****

La mattina seguente, Eren fu dolcemente svegliato da Connie. 
Sì, peccato che il termine dolcemente ben poco aveva a che vedere con quella sveglia... in realtà aveva poco a che vedere con Connie in generale
Questo infatti, pensò bene di rendere speciale il risveglio del primo giorno di lezioni testando il suo arsenale di nuovi scherzi magici - suo padre era proprietario del negozio che li vendeva - sui suoi compagni di stanza. 
Eren si ritrovò un esercito di Schiopodi incantati nel letto, che gli brulicavano addosso spargendo della polvere luccicante: 'La polvere fatata di questi simpatici esserini si attacca alla pelle e non verrà via prima di una settimana. Capisci? Con le mie creature potrei creare un esercito di Edward Cullen!' Ci tenne a precisare Springer, eccitato, sotto lo sguardo disperato della povera cavia.
Cavia che non tardò molto a saltargli al collo.
Gli altri finirono con addosso pustole di varia forma e colore, code di animali che spuntavano dalle chiappe, strani eritemi, parti del corpo che emanavano un fetore infernale... Pare che Connie fosse riuscito - non si sa bene come - a intrufolarsi nel dormitorio delle ragazze e a far danno anche là.

Eren - che aveva tentato invano di grattar via quello strato glitterato dalla pelle - ne fu certo quando, nella Sala Comune di Grifondoro individuò la testa bionda platino di una Mikasa furente.
"Non una parola." Lo fulminò lei.

"Dai Mika non è così male, penseranno tutti che hai voluto cambiare look, non che stai facendo il cosplay di uno pseudo vampiro..."

"Io Connie lo ammazzo."

"Buongiorno a tutti!" Sasha aveva appena sceso le scale del dormitorio delle ragazze, sorridente, con una manciata di biscotti in mano e... perfettamente normale.

"Ehi!" Scattò su Erd Jin, finora stravaccato sul divano accanto al camino, intento a trovare un modo per camuffare al meglio la lunga coda equina 'Dai Erd, ora sei un po' più Jean di noi  Aveva sghignazzato Connie.
"Perché sei rimasta uguale? Non è giusto! Connie!" Si rivolse poi all'altro Grifondoro, - intento a rassicurare un Gunther in tachicardia a causa del corno che gli spuntava dalla fronte - che alzò le mani innocente.

"Non può mica boicottare la sua partner in crime" Prima che qualcuno potesse saltarle addosso, la Blouse si era già dileguata, direzione buffet della colazione.

*****

Eren mangiò comunque di gusto, ingozzandosi di french toast e succo di arancia, tentando di ignorare al meglio le occhiate divertite dagli altri tavoli; fortuna che non era l'unico in condizioni pietose. Se non fosse stato uno dei suoi più grandi amici, Connie si sarebbe ritrovato con un arto in meno.
"Buongiorno, fatina dei boschi!"

"Kirschtein, evapora."

"Ma che fatina scorbutica! Di' un po', le ali dove le hai nascoste?"

Eren si alzò di scatto, rovesciando il calice colmo di liquido.

"Ascoltami bene, brutto stronzo, non è mattinata. Non. È. Mattinata. Ora vedi di riportare quel culo equino al tuo tavolo prima che ti Schianti seduta stante. " 
Jean, testa calda qual'era, stava già caricando un pugno quando un'occhiata del Professor Ackerman - che sorseggiava del tè nero, rigorosamente senza zucchero, sorreggendo la tazza dal bordo - dal tavolo dei professori, gelò entrambi i ragazzi sul posto.

'Bene, prima figura di merda del giorno' pensò affranto Eren, rimettendosi a sedere sotto lo sguardo corrucciato di Mikasa.
"Devi stare calmo. Lo sai che Jean tenta in tutti i modi di stuzzicarti, pensavo avessi imparato a non dargli ascolto."

"Si lo so, Mikasa, hai ragione..." Cercò di tamponare il pasticcio di succo sulla tovaglia, poi si rivolse agli altri:

"Comunque, chi abbiamo alla prima ora?"

"Pozioni!" Petra - una verruca enorme e pelosa sul naso fine - aveva squittito eccitata. 
"Sono così contenta che il professor Ackerman sia tornato, mi mancavano così tanto le sue spiegazioni..." sospirò con aria sognante.

Eren per poco non si strozzò con l'ennesimo pezzo di toast.
'Si certo, le sue spiegazioni, come se lo ascoltassi, oltre a guardargli il pacco, piccola strega.'
Anche la cotta della Ral per il professore di Pozioni era tutto fuorché un segreto: la giovane Grifondoro aveva da sempre tentato in tutti i modi di attirare l'attenzione del docente ma - per la gioia di Eren - invano. Certamente con quella protuberanza oscena che si ritrovava, quel giorno la povera ragazza non poteva sperare in qualche dichiarazione.

*****

L'aula di Pozioni si trovava nei sotterranei di Hogwarts: estremamente fredda e dal soffitto insolitamente basso, era occupata in gran parte dai calderoni di ghisa scura e dagli scaffali contenenti pozioni varie e barattoli con viscide creature all'interno.
Era sicuramente uno dei luoghi più suggestivi dell'intero castello.

Gli studenti di Grifondoro e Serpeverde dell'ultimo anno entrarono puntuali - mai arrivare in ritardo con Ackerman, lo avevano imparato a loro spese - e presero posto ciascuno davanti al proprio calderone, accanto al quale era già disposta la lista di ingredienti di una pozione e il relativo procedimento.
'Pozione restringente. Ingredienti: radici di margherita, Grinzafico, pezzetti di bru-' Eren iniziò a leggere, ma fu subito interrotto.

"Buongiorno, marmocchi. Vi vedo tutti in gran forma." Una risatina si levò dai maghi in verde argento.
"Bando ai convenevoli." Ackerman li fissava intensamente dall'altra parte della cattedra in legno scuro, le mani elegantemente incrociate.
"Quella che avete davanti è la ricetta di una pozione che avreste dovuto fare l'anno scorso, quindi potreste anche accartocciarla e buttarla via..." 
Connie stava già per appallottolarla "Ma, - Springer non ti azzardare - siccome non mi fido minimamente di quel cane da tartufo di Zacharias, ho deciso di riproporvela come test."

La classe gelò. 
Eren aveva iniziato a sudare quando era entrato, ora era completamente mezzo - cosa che accentuava di più l'effetto luccicante della polvere - .

"Lavorerete in coppia, avete quarantacinque minuti di tempo. Muovete il culo!" Ci fu uno scalpiccìo generale.

"Non così in fretta, Jaeger." Eren, dopo il comando del Professore, si era mosso di riflesso verso Mikasa.

"Tu lavorerai da solo."

''Sto stronzo...' Il Grifondoro serrò la mascella.

"Lavorerai da solo, qui, accanto a me."

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Capitolo 4
*** #Intermission: meeting Hogwarts' Professors ***


Di mocciosi troppo cresciuti, pozioni sbagliate e Serpeverde molesti.


Professore di Cura delle Creature Magiche
 

Hanji Zöe era euforica.
No, definirla euforica sarebbe stato un eufemismo: era eccitata all'inverosimile, come all'inizio di ogni anno scolastico, d'altronde. Ma come non esserlo? Ad attenderla vi erano tante nuove giovani menti che non vedeva l'ora di plasmare e veder sbocciare: tele bianche, vergini, pronte a divenire quadri d'autore.
La maga - orgogliosa Capo Casa di Corvonero, trent'anni compiuti da poco ma lo stesso spirito di quando ne aveva sedici - percorreva il corridoio principale a grandi falcate: gli occhiali spessi – sporchi, come al solito - storti sul naso, i capelli castani raccolti in una coda scompigliata e un sorriso a trentadue denti stampato sul volto. 
Non era bella Hanji Zöe, o almeno, non di quella bellezza capace di stregarti al primo sguardo: era forse un po’ troppo goffa, aveva dei lineamenti estremamente marcati, quasi mascolini ed i suoi vestiti, così come le sue idee, erano perennemente in disordine.

‘Sei un gran casino, Zöe.’ Le ripeteva Ackerman.

Ma a lei stava bene così: dopotutto, aveva un gran cervello, anche quello era affascinante, no? E poi, dove trovare il tempo per sé stessa con così tante vivaci bestioline di cui prendersi cura? Come l’esemplare di Girillacco che se ne stava quieto, avvolto su sè stesso, nella gabbia che teneva stretta al petto: Hanji non vedeva l'ora di mostrarlo alla sua classe quel giorno - un gruppo di Tassorosso del primo anno - e voleva fare dell’inquietante animaletto il suo biglietto da visita.

'Cerchi di non spaventarli a morte, Zöe, non voglio un'orda di genitori imbufaliti nella mia scuola.' 

Il preside Pixis era stato piuttosto chiaro quella mattina, ma lei, caparbia com’era, si era limitata ad annuire e sorridere rassicurante senza realmente dargli ascolto.

‘Stia tranquillo preside, quei pargoletti sono in una botte di ferro con me!’

D’altronde erano sue, le lezioni, e lungi da lei renderle una noia mortale come quelle dell'imbalsamato collega di Pozioni: il suo effetto soporifero sugli alunni era istantaneo.
Ma sì, un po' di brivido non avrebbe potuto far che bene a quelle testoline! Già immaginava le loro facce quando il serpente sarebbe uscito dalla gabbia…
 

  

Professore di Difesa contro le Arti Oscure


Erwin Smith non era certamente un uomo che passava inosservato: le occhiate sognanti che le studentesse lanciavano – in maniera tutt’altro che discreta – all’aitante quarantenne, erano piuttosto eloquenti.
Con le spalle larghe, il corpo ben piazzato sotto la tunica, la mascella squadrata ed il mai fuori moda binomio occhi azzurri - capelli biondi, il Professore di Difesa contro le Arti Oscure, orgoglioso Capo Casa di Grifondoro, aveva mietuto più vittime in dieci anni di carriera scolastica di quante ne avesse mai fatte il Vaiolo di Drago.  
Non solo l'aspetto giocava a suo favore, ma Smith era anche un uomo dotato di un carisma eccezionale, una buona dose di gentilezza e tanta, tanta pazienza con i suoi studenti. 
Le sue lezioni, nonostante fossero per la maggior parte teoriche - considerando i tempi di relativa pace del Mondo Magico - non risultavano noiose, anzi, e il docente non mancava  mai di incantare gli alunni con delle ipotetiche strategie per mettere al tappeto eventuali maghi Oscuri.

Quella mattina poi, Smith era particolarmente di buon umore: nonostante l’ennesimo agguato di Marie - una Tassorosso del quinto anno, perdutamente infatuata di lui, che non perdeva occasione di braccarlo nei corridoi e dichiarargli il suo eterno amore – si ritrovò a sorridere come mai prima d’ora.
Dopo quello spiacevole inconveniente, s’inoltrò a passo spedito lungo il corridoio buio che portava ai sotterranei: con un gesto nervoso, ravvivò la chioma bionda e controllò che la cravatta rosso oro fosse annodata correttamente.
Di lì a poco, una testolina nera sbucò dall’aula di pozioni:

“Springer! Blouse! Dove credete di andare? Riportate immediatamente qua il culo e filate a pulire quella merda che avete lasciato!

"Bentornato, Levi "

"Uh, Erwin. Vedo che non ti sei tosato ancora quelle cazzo di sopracciglia: sono persino più folte di due anni fa. Hai iniziato ad usare il fertilizzante?"

Si disse che quello fu uno dei buongiorno più belli mai ricevuti.


 

NdA: In estremo ritardo pubblico questo piccolo intermezzo, in attesa del terzo capitolo vero e proprio ( che stando ai miei calcoli - si spera esatti -  non dovrebbe tardare molto, dato che sono a più di metà finalmente )
Perdonatemi ma, come ho già risposto più volte alle recensioni ( Ecco, ora finisco di farlo ) combatto quotidianamente con quel fardello che è la sessione estiva - e i suoi simpatici esamoni da dodici crediti -
Potete immaginare in che stato sia ridotto il mio cervello x° 
Alla prossima!

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