Tutto ha un destino

di Keyra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Entrata a Mirabilandia ***
Capitolo 2: *** Kem il nome elfico ***
Capitolo 3: *** Foto ricordo ***
Capitolo 4: *** Lui è un angelo ***



Capitolo 1
*** Entrata a Mirabilandia ***


Avevo quindici anni quando incontrai Luca. Era estate. Ero in vacanza con le mie due migliori amiche, Cicca e Sake, ospitate a casa di Cicca. Cicca era sempre la solita, come ora. Svitata, pazza, completamente fuori di testa, ricca sfondata e con una famiglia sfasciata. Una ricca madre capo-segretaria, un padre milionario che torna a casa solo per la notte e una domestica che viaggia ininterrottamente per la casa facendosi gli affari loro. Ricordo Cicca così, come quella di adesso. Cicca che fuma. Cicca che si ubriaca. Cicca che con i ragazzi dice di non volerci a che fare e poi si innamora subito del primo che incontra. Cicca l'amante del Che. Cicca la rivoluzionaria. Cicca che partecipa alle manifestazioni. Cicca che ascolta musica punk. Cicca che é Cicca. Sake, invece, é sempre stata una ragazza più tranquilla. Lunghi capelli biondi, degli occhioni grandi e scuri e un viso da bimba piccola. Ma Sake é straordinaria, lei trova sempre il modo di farti sorridere. Tira sempre su di morale tutti. Ha un'energia addosso che spacca tutto. E' incredibilmente tenera.
Lei é un'ottima studentessa, lei riceve una borsa di studio ogni anno, lei é già andata due volte in Inghilterra e quattro in Germania e in Svizzera. Lei é brava anche in educazione fisica. Lei ha fatto sei anni di nuoto e quattro di pallavolo. Lei sa ballare e cantare alla perfezione, anche se non ha mai frequentato corsi. E' quellò che si dice un dono della natura. Comunque, non perdiamoci in chiacchiere..Conobbi Luca quell'estate.
Eravamo state ospitate a casa di Cicca per una settimana, una breve vacanza, giusto il tempo di abbronzarci un po' e poi ritornare al nostro punto di partenza. ( Almeno, io e Sake. Cicca rimaneva lì nella sua casetta al mare..).
Eravamo sulla costa adriatica, vicino a Ravenna. Un posto per divertirsi, estivo e pieno di vita.
Un giorno, precisamente il 4 luglio, i genitori di Cicca ci portarono al parco di divertimenti di Ravenna, Mirabilandia, il famosissimo Mirabilandia. "Noi andremo da dei nostri amici, a trovarli. Vi portiamo lì alle undici di mattina, mi raccomando, alle sei fatevi trovare davanti all'entrata".
Avevamo otto ore davanti a noi, in cui ci saremo potute divertire e spassarcela a più non posso.
Entrammo nel grande parco. Sembrava qualcosa di immenso, il Blu Tornado (o meglio, Kathun) sovrastava tutte le altre strutture. Era incredibile.
E fu proprio, varcata quella soglia, che mi avvicinai ad un'esperienza completamente nuova.

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Capitolo 2
*** Kem il nome elfico ***


Salimmo su ogni singola giostra del Mirabilandia. Sake si sentì anche male, scesa dall'Hurricane. All'ora di pranzo ci ritirammo sotto un capannone ombroso, dove si raccoglieva la gente per mangiare.
Stendemmo una tovaglietta su una piccola parte del tavolo, per non occuparne uno intero inutilmente.
Cicca fu la prima ad addentare il suo panino.
"Fico questo posto!, vero?"
"Uhm..sì, abbastanza!" mugognò Sake, masticando il suo panino ai formaggi.
"Solo abbastanza?! A me sta piacendo un casino! Dai, non ci verresti ogni giorno?!" continuò Cicca.
"Il Niagara mi ha inzuppato tutte le All Star! Non mi é piaciuto!" replicò Sake.
Vedete come ricordo tutti i particolari? Pensare che sono passati quattro anni..
"Ah ah! Ti sta bene! Avevi solo da metterti un normale paio di scarpe da ginnastica!"
"Perché tu quale ti sei messa?!"
"Le Puma!"
"E le consideri un NORMALE PAIO DI SCARPE DA GINNASTICA?!"
Lì intervenni io.
"Basta, ragazze. Mangiate e fate le brave, eh! A proposito..Ci manca ancora il Kathun, ci andiamo dopo mangiato?"
"Ma sei pazza?! Dopo pranzo poi vomitiamo tutto il nostro contenuto!" fece Cicca, imitando una che vomita.
"Fai schifo, Ci'!". Sake non sopportava quel genere di cose. Vomiti finti, rutti, scorregge..Erano tutte cose che la facevano, come dire..vomitare?
"Ok, allora andiamo prima sul treno panoramico, e poi sul Kathun"
"Affare fatto"
"Affare fatto"
 
Dopo mangiato ci dirigemmo al treno panoramico. L'Express.
Salimmo su quel normalissimo treno e prendemmo i nostri posti.
Durò circa dieci minuti.
Quando ci avvicinammo al Kathun, non solo ci sorprese la coda che c'era, ma era enorme.
"Io dovrei salire su quel coso?!" fece Cicca.
"Ci', non sei tu che dici sempre di aver coraggio?" dissi.
"Sì, forza e coraggio che la vita é un passaggio!"
"Bene, non morirai mica salendo su quel coso"
"..Che poi che coso.." fece a bassavoce Cicca.
"Fai schifo, Ci'! Sempre a pensare a certe cose!!"
Ridemmo tutte e tre.
"Ma scusa, é nella mia natura! La conosci la storia della rana e dello scorpione, che lo scorpione chiese alla rana "mi dai un passaggio fino all'oasi?".."
La interruppi.
"Sì sì, Cicca, ce l'hai raccontata almeno centomila volte. Allora, ci decidiamo a metterci in fila?"
E così fu.

Per fortuna si entrava da una specie di gazebo e quindi eravamo coperte dal sole, che alle due é davvero accecante.
Parlottavamo tra di noi quando arrivarano tre ragazzi, poco più grandi di noi, e si misero in fila.
La coda non andava avanti, eravamo tutt'e sei incredibilmente impazienti.
"Scusate, da quanto tempo siete qui?" ci chiese uno di loro.
"Mh..circa tre quarti d'ora.." risposi io.
"Tre quarti d'ora?! Cazzo, e quanto ci mettono questi?!"
"Sono degli stronzi, non lo sapevi? Ti fanno aspettare così tanto e poi é capace che ti chiudono la giostra in faccia" gli rispose Cicca, facendosi avanti con la solita aria da bulletta.
Lui le sorrise. Erano dei tipi carini, avranno avuto sui diciassette anni.
Due erano mori, uno completamente biondo. Biondo e degli occhi chiari, chiarissimi, da favola. Appena lo vidi, capii che lui poteva corrispondere all'ideale di ragazzo che avrei voluto incontrare.
"E' la prima volta che salite?" ci chiese l'altro moretto.
"Sì..Cicca ha paura!" rispose Sake. Tutti scoppiammo a ridere.
"Chi é Cicca?" chiese il moro di prima, quello che ci aveva rivolto parola per primo.
"Lei", indicai Cicca.
"Avrei dovuto immaginarlo un soprannome così, ti si addice proprio". Scoppiammo di nuovo tutti a ridere.
A me tremavano le mani. Non era cosa da tutti i giorni mettersi a parlare così facilmente con dei tipi sconosciuti, potevano anche essere maniaci o chissàcosa. Di certo non lo erano, non sembrava proprio, ma non si poteva mai sapere. E comunque, ero anche agitata per quel biondino. Non parlava, fissava solo con impazienza il suo cellulare, come se stesse aspettando una telefonata.
"E voi due, come vi chiamate?" ci chiese a me e Sake il secondo moretto.
"Io Kem, lei é Sake"
"Che strani soprannomi.. Da dove vengono?"
"Semplice. Cicca lo dice di già, Sake verrebbe da sakè, siccome un giorno é successo che la signorina di buona famiglia, brava e bella si é ubriacata di brutto, e io.."
"Tu?"
"Kem é un nome elfico. Impazzisco per gli elfi."
Aspettavo che si mettessero a ridere. Era tipico di tutti i ragazzi che incontravo. Invece no. Annuirono. Sorridendo.
"E voi?"
Intanto la fila si accorciava.
"Io sono Matteo, lui é Carlo e invece, quest'altro é Luca" rispose il primo moretto, indicando il biondino.
"Ah, siamo arrivati" fece Carlo. "Ci mettiamo dietro di voi, vi va?"
"Ok, alla fine aspettateci, che guardiamo le foto!" disse Cicca.
"Buona fortuna!"
"Anche a voi!"

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Capitolo 3
*** Foto ricordo ***


Lasciamo perdere i particolari del Kathun, le sensazioni che ho provato non importano. Dico solo che é una cosa assolutamente stupenda, dovreste provarla. 
Io, Cicca e Sake scese da quella montagna russa, tremendamente montagna russa, ci dirigemmo verso la stanza dove vengono proiettate sugli schermi le foto di turno.
Dietro di noi apparvero Matteo, Carlo e Luca.
"Allora, com'é andata?" ci chiese Matteo. Tra tutti e tre era il più estroverso, decisamente.
"Benone! E' stata una figata! La più bella di tutte!" fece Cicca.
"Ehi, Kem, quella sei tu?! Che forza!" scherzò Carlo, guardando lo schermo e scoppiammo tutti a ridere.
Luca rideva, sempre, ma non parlava mai. Mi feci avanti io.
"E a te, com'é andata?" gli chiesi avvicinandomi a lui, mentre gli altri erano ancora intenti a guardarsi negli schermi.
"Bene. E' stato forte!", mi sorrise.
"Ci eri mai salito?"
"No..e ammetto che un po' di fifa ce l'avevo!"
Ridemmo.
Ad un certo punto squillò il cellulare di Cicca, che tenevo io in tasca.
"Cicca, ti suona il cellulare"
"Chi è?"
"Mh.." guardai il display. "Cicca, tua madre"
Cicca sbuffò.
Prese il cellulare e rispose.
"Tesoro, ciao". La madre di Cicca aveva quell'abitudine insopportabile di riempire la figlia di "tesorino, amorino, cara" che poi effettivamente non servivano a nulla. "Vedi, io e tuo padre, avevo pensato di fermarci qui fino a sera tardi..Va bene se veniamo a prendervi alle undici, quando chiude?"
Cicca strabuzzò gli occhi. La guardammo tutti.
"Sì, mamma, benissimo! Grazie! Grazie! Ci vediamo, sì, sì, ciao!" e attaccò.
"Cicca..?" fece Sake.
"Rimaniamo fino alle undici!" urlò Cicca saltellando in aria.
"Wao!"
Luca, Carlo e Matteo si guardarono in faccia.
"Vi va di continuare la passeggiata con noi?" ci chiese Matteo.
Ci guardammo noi tre in faccia. Potevano essere chiunque, ma non ce ne importava.
"Ok! Andiamo!" gridò di nuovo Cicca, prendendo la mano a me e Sake e portandoci avanti insieme ai due moretti e il biondino.

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Capitolo 4
*** Lui è un angelo ***


Quel giorno io e Luca ci conoscemmo a fondo.
Ci innamorammo l'uno dell'altro e ce lo dicemmo subito, appena cominciammo a scoprire più cose di noi, cose che avevamo in comune e per cui andavamo letteralmente pazzi.
Ci innamorammo della nostra anima gemella. Lui é quello che sarei io da ragazzo, e io sono quello che sarebbe lui da ragazza.
Parlammo tanto. Troppo. Non penso di aver mai parlato così tanto con qualcuno.
Vidi Luca solo più due volte.
Una volta uscimmo io e lui. Era sera. Una bella sera. La terzultima sera, poi io e Sake saremmo tornate a casa in treno.
Mi portò a mangiare in un pub. Dopo passeggiamo a lungo sulla riva del mare. Avremo percorso più di tre chilometri, sicuramente. Ci divertimmo. E parlammo di nuovo tantissimo. Poi mi accompagnò a casa di Cicca. Scattò il bacio finale. E quella fu l'ultima volta che lo vidi d'appuntamento.

L'ultimo giorno di vacanza io, Sake e Cicca passeggiavamo per la riva della spiaggia. Fu quella l'ultima volta che incontrai Luca. Stava giocando a palla con alcuni ragazzi, e c'erano anche Matteo e Carlo.
Ci baciammo sulla guancia e poi un addio. Un addio lungo, irrefrenabile. Non piansi. Non potevo piangere. Conoscevo Luca da a malapena quattro giorni. Eppure mi sembrava di conoscerlo da una vita. Lo abbracciai. Lui mi abbracciò. "Non mi dimenticherò mai di te, Kem" mi disse. E mi baciò. Un bacio lungo, forse il più bello che ho mai dato.

Ho ancora il numero di Luca. Ma non ci siamo mai più sentiti.
Penso che lui fosse un angelo, un angelo che mi fu mandato dal cielo per farmi capire tante cose della vita. E sapevo, so tutt'ora, che non potevo aggrappare la mia vita ad un angelo che come era apparso se ne sarebbe andato.
Non ho più sentito Luca, ma la sua figura, il suo viso, la sua voce, sono ancora vivi dentro me.
Ogni sera, prima di addormentarmi, rivivo quel giorno a Mirabilandia, quel giorno fantastico che conobbi Luca.
Penso che conoscerlo sia stata una delle cose più belle della mia vita.

Perché da quel giorno, ho imparato tante cose, e dico sul serio.

Se conosceste Luca, capireste che non é una persona normale.

Lui é un angelo.

Ne ero convinta allora, e ne sono convinta ancora adesso.
 

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