Nalu week 2016: The law of heart

di Jiyu_no_yume
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. Day 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. Day 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. Day 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. Day 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. Day 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. Day 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. Day 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo. Day 1 ***


~Nalu week 2016~
Day 1°: Longing (Desiderio/ Brama)
 
Prologo...
 
- Immagino lei possa capire la gravità della situazione, non possiamo permetterci errori- esclamò in tono grave, gli occhi puntati sulla sua longilinea figura
- Capisco perfettamente, ma non deve preoccuparsi di nulla, ha lasciato il caso in buone mani posso garantirglielo- affermò professionale sostenendo quello sguardo inquisitorio
- Speravo di sentir tali parole, per un attimo credevo potesse rifiutarsi. Nonostante la notevole parcella in compenso nessuno ha voluto accettare questa causa, troppo difficoltosa a detta loro.. pensavo di perder già in partenza- disse la donna con un sospiro decisamente più sollevata
- Non ho nessuna intenzione di lasciarmi sfuggire un caso del genere! Può contare su di me- sorrise la bionda accavallando le gambe per poi rubare un altro sorso di caffè
- La ringrazio signorina Heartphilia, mi aspetto una vittoria su gran scala, non mi deluda- concluse la sua cliente ricambiando in modo più lieve quel sorriso carico di aspettative e sicurezza
- Non è un caso semplice, ma non mi faccio intimidire facilmente, vuole vincere? Vincerà glielo assicuro- acconsentì infine, poggiando la tazzina vuota sulla sua scrivania
- Le manderò i dettagli via e-mail, la ringrazio ancora, mi auguro che questo caso venga messo al primo posto, ne va della mia vita e del suo lavoro- minacciò la donna alzandosi dalla poltrona subito seguita dalla bionda cui strinse la mano
- Lo consideri già fatto- le concedette cordiale la ventisettenne osservandola andar via scortata da Levy, la sua segretaria.
- Lluvia potresti portarmi un altro caffè?- chiese poi alla sua praticante rimettendosi a sedere
- Certo, arriva subito- rispose la tirocinante dirigendosi alle macchinette del primo piano
- Miss Heartphilia, chiedono di lei- l’informò Levy, una donna minuta dai morbidi ricci e grandi occhi color nocciola
- Chi mi vuole? Sto lavorando, adesso non posso- rispose perentoria la bionda smanettando al computer, le carte aperte sulla scrivania le promettevano una lunga notte di lavoro
- Lucy! Stavi davvero permettendo che mi mandassero via? Non si fa cara mia- la rimproverò un’avvenente moretta sedendosi scomposta su uno dei divanetti del suo studio
- Levy, ti avevo detto..- iniziò sospirando
- Non ha voluto sentire ragioni, sai com’è fatta- l’interruppe quella facendo spallucce
- Va bene, ma posso dedicarti solo tre minuti!- sbuffò la bionda appoggiandosi allo schienale della sua poltrona per poi stropicciarsi gli occhi stanchi dalle troppe ore davanti al pc
- Non ti fai sentire da tre giorni e tutto quello che hai da dirmi è “ ti dedico solo tre minuti”? Sai che non sono una delle tue clienti vero? Quel coso non sta distruggendo le tue capacità cognitive mmh?- sbottò boriosa incrociando le braccia al petto
- Ah ah- annuì Lucy osservandola con un ghigno
- Dimmi un po’, Lyon non ti ha ancora baciata vero?- aggiunse poi sorridendo sghemba poggiando i gomiti sulla sua scrivania in noce per poi posare il viso tra le mani
- Un bacio dici? Ah! Quell’idiota non si azzarda neanche a toccarmi con un dito, pensa con le labbra!- strillò indignata per poi sbuffare pesantemente
- Se continua così non andremo da nessuna parte e cazzo! Lui mi piace davvero- ammise poi spostando con le dita i lunghi capelli bruni dietro la schiena
- Cana, ha bisogno dei suoi tempi! Sei una donna stupenda, magari lo intimidisci- rifletté l’amica avvicinandosele
- Intimidirlo? Ma sei seria? Non fornirmi cavolate ti prego, mi sentirei solo più miserabile. È finita, ho perso il mio sex-appeal- piagnucolò la brunetta
- Oh mamma, ma ti senti?- ridacchiò la bionda osservandola così sconfitta, le faceva così tanta tenerezza…
- Intendevo dire che magari ha paura di deluderti con i suoi modi. Mi sembra il tipo che calcola tutto nei minimi dettagli, fai tu la prima mossa- le consigliò chinandosi davanti a lei stando attenta  non rimaner nuda dato il tailleur
- E pensi che non l’abbia già fatto? Mi allontana come la peste appena provo solamente a sfiorarlo! Forse dovrei chiuderla qui e farmene una ragione, per una buona volta… infondo tutto torna no? Io l’ho fatto e rifatto e rifatto ancora, il Karma vuole punirmi per tutte le mie malefatte da stronza senza cuore, è sicuramente così- affermò sconsolata
- Che cazzate vai dicendo? Prova a parlargli, trovate un punto d’incontro- tentò di farla ragionare l’avvocatessa
- E cosa dovrei dirgli? “Ehi Lyon, si scusa volevo solo capire perché cazzo non ti decidi a saltarmi addosso e scoparmi come se non ci fosse un domani, fammi sapere eh” Ti pare il caso? Certo che alle volte hai delle trovate davvero stupide eh, come fai a vincere ogni causa?- borbottò Cana sorprendendola
- Sempre così dolce tu- sorrise nervosamente Lucy
- Okay, scusa, ho esagerato e non è da me dar tanto importanza a queste cose, ma.. vedi? Proprio perché non è da me dovresti capire quanto io, stranamente, tenga a lui- rivelò la mora abbassando gli occhi come se se ne vergognasse
- Ascoltami, lui saprà sicuramente quanti uomini tu abbia avuto e magari così sta perdendo punti, ma diamine! Ti ha colpito in pieno petto quel cazzutissimo cupido e lui non se n’è reso conto, magari aspettare ne vale la pena no? Proprio perché sa i tuoi trascorsi vuole in qualche modo render preziosi i vostri, o forse ne ha il terrore, chissà, tu continua a resistere, lasciarlo scappare ti procurerebbe solo rimpianti non credi?- le domandò materna stringendole le mani tra le sue
- Grazie Lucy- le sorrise l’amica ricambiando fermamente la stretta
- Dai ti lascio, i tre minuti a mia disposizione sono più che finiti- la stuzzicò Cana alzandosi dal divanetto
- Non farti mandare a quel paese- borbottò accompagnandola all’ascensore che l’avrebbe portata al pian terreno
- Si si, come dici tu. Io intanto vado a vedere se qualche anima pia venda un vischio da qualche parte: a mali estremi, estremi rimedi no? Magari prendo qualche bottiglia di whisky che dici?- propose la donna entrando poi nell’abitacolo una volta che le porte si fossero aperte, salutandola con un sorriso ed un giocoso occhiolino
- Sei impossibile- le urlò dietro la ventisettenne una volta che le porte si fossero chiuse. Dentro sé sorrise, la sua amica era incorreggibile, ma l’adorava per quello infondo.
- E adesso si torna a lavoro!- disse tra sé rientrando nel suo studio chiudendone poi le porte scorrevoli per rimaner sola e concentrarsi al meglio osservando compiaciuta la tazzina fumante sopra la scrivania, il suo insostituibile toccasana.
Le ore passarono lente tra una scartoffia e l’altra, tant’è che non si accorse di esser rimasta sola; fu quando Lluvia si affacciò alla sua porta, silenziosa e attenta a non recarle fastidio
- Miss Heartphilia, io dovrei andare a casa… ha bisogno di me?- le chiese titubante, incerta
- No, va’ pure, chiudo io qui- la liquidò la donna troppo concentrata sulle sue carte
- A domani Miss Heartphilia- la salutò l’azzurra prima di esser richiamata
- Buonanotte Lluvia e chiamami Lucy! Abbiamo la stessa età in fondo no? Tutto questo formalismo non ha senso tra noi- le disse l’avvocatessa alzando gli occhi color cioccolato verso la sua interlocutrice e sorridendole calorosamente
- Oh! Ehm, grazie, buonanotte anche a.. te, Lucy- ricambiò l’azzurra chiudendosi la porta alle spalle e lasciandola sola con la sola luce del lampadario a farle compagnia
- Ed ora a noi due mio caro Dragneel- mormorò tra sé sfogliando accuratamente il caso che le avrebbe portato quei tanto agognati profitti che le avrebbero permesso di ampliare la sua azienda. Desiderava ardentemente estendere il suo studio legale ed accrescere la sua fama per tutta la città, col passare degli anni avrebbe conquistato l’intera nazione! E lui ne sarebbe stato orgoglioso, ne era certa, in fondo era solo grazie a lui se si trovava lì, se riusciva a toccar con mano la responsabilità di una causa persa e la soddisfazione di una vinta. Quella passione era merito del suo esempio e lei avrebbe dato di tutto per dimostrargli che su di lei non si era mai sbagliato. Quel posto in alto sarebbe ben presto diventato suo, era un suo sogno; lo bramava, lo ambiva con tutta se stessa, non avrebbe permesso a niente e nessuno di ostacolare la sua salita in vetta perché sapeva che lui la stava aspettando in cima con un sorriso caloroso e le braccia aperte pronte ad accoglierla nel loro avvolgente calore come aveva anelato fin da bambina e adesso c’era così vicina… se lo sentiva:
la sua ora era arrivata, Lucy Heartphilia avrebbe sfondato!
Con un ampio sorriso ad incorniciarle le labbra per quel pensiero, aprì con delicatezza la cartellina, timorosa di cosa vi avrebbe trovato dentro, indossò dunque i suoi occhiali da vista per attenuare il fastidio che le provocavano i suoi occhi stanchi dalle troppe ore di lavoro.
Si sistemò comoda sulla poltrona poggiando i piedi coperti dai tacchi alti che per sfizio tolse buttandoli per terra con poca grazia.
Il caffè caldo che ondeggiava nei bordi della tazza in porcellana l’inebriava con quel suo odore forte, ne prese un sorso leggendo accuratamente ogni riga, attenta a non lasciar da parte neanche il minimo dettaglio: elemento utile per una difesa coi controfiocchi!
-Uhm..- mormorò aguzzando la vista ed aggrottando la fronte, certo che quel tizio ne aveva combinate di davvero tante.
Quella donna.. credeva forse che lei facesse miracoli? Capiva perfettamente perché i suoi colleghi non avessero accettato! Con un caso del genere un avvocato si giocava un’intera carriera non solo un possibile profitto!  L’unico problema era..
- Quali altri dettagli deve fornirmi? Un pazzo, un uomo mentalmente instabile ecco cos’è!- sbottò sgranando gli occhi, non era possibile una cosa del genere!
Accese velocemente il computer col solo intento di controllare la sua casella di posta curiosa e timorosa di ciò che vi avrebbe trovato all’interno: andando avanti nella lettura di quel fascicolo delle disgrazie, aveva notato solo i suoi trascorsi da adolescente ribelle e ventenne problematico, ma non vi era neanche un singolo riferimento al processo che si sarebbe svolto di lì a qualche mese per la sua ultima malefatta, cosa aveva combinato per arrivare a tanto? Stava per esser processato con l’accusa di un reato grave di cui la sua cliente l’aveva gentilmente lasciata all’oscuro, un covo di matti non c’era altra spiegazione per definire il luogo in cui quel trentenne aveva vissuto per diventar tale. Un criminale! Doveva difendere un criminale con trascorsi non proprio rosei con la legge, fantastico.
No che non le fosse mai capitato, era un avvocato penalista, ne aveva viste di cotte e di crude, ma quell’uomo.. ne aveva combinate fin troppe e questo era un male, graziarlo per la Corte sarebbe stato difficile soprattutto se questo comportava un annullamento totale della pena.
Digitò velocemente la password osservando rapita quella freccetta che ruotava su se stessa per indicare l’attesa al caricamento della pagina, che finalmente dopo qualche secondo si affacciò ai suoi occhi con la totale indifferenza.
- Vediamo cosa mi aspetta..- sussurrò al vuoto mordendosi il labbro inferiore mentre con un click apriva il messaggio il cui mittente era una certa “Mavis Dragneel”: la sua cliente.
Scorse velocemente le prime righe che si riversavano in morbosi ed inutili ringraziamenti verso la sua persona definita venerabile; certo che quella mattina sembrava così diversa rispetto a quel momento.. Scosse il capo infischiandosene passando direttamente al testo allegato.
Da ciò che poteva intuire era una lettera d’accusa di molto tempo prima, anzi ora che scorreva veloce col cursore, poté notare che non era l’unica raccomandazione lanciata a suo indirizzo.
Si rizzò sulla sedia conficcando le unghie sul palmo delle mani fino a lasciarne i segni tant’era la rabbia che tratteneva in corpo, avrebbe voluto urlare.
Era una presa per i fondelli, non c’era altra spiegazione!
- Atti di vandalismo, rapina a mano armata, spaccio di droga, aggressione ad un pubblico ufficiale, guida in stato di ebrezza, zuffe nei locali..- ringhiò malamente
- Mi credono stupida o cosa?- si disse al limite della sopportazione: tutto ciò non era possibile, un concentrato di così tanti atti illeciti in una sola persona.. cos’era? Il figlio del demonio venuto al mondo per crear casini alla famiglia a cui era stato affidato? Incredibile, com’era stupida certa gente! E si aspettavano che lei ci credesse? Ridicolo.
- Tempo perso, solo tempo perso- borbottò scostando maldestramente il ciuffo biondo dagli occhi caramello osservando stizzita quell’ultimo commento.
Fu quasi sul punto di scoppiar a ridere per l’assurdità venutasi a creare, col chiaro intento di ignorarlo ed eliminare il messaggio dalla posta ed il caso stesso.
Ma fu un attimo, quella firma le fece sgranare gli occhi per l’ennesima volta in quella sola notte; perché mai, su quei dati  decisamente troppo surreali per poter esser veri, vi era la firma chiara e leggibile di Sieglein? Il giudice più temuto e rispettato di tutto il Consiglio?
- Qui qualcosa non quadra- sussurrò al nulla mordendosi un labbro indecisa, e ora? Cosa doveva fare? Rinunciare così senza aver nulla tra le mani? Arrendersi in partenza? No di certo! Ma era davvero all’altezza di quel caso? Sarebbe riuscita a vincere? Cosa avrebbe comportato la perdita? Probabilmente nulla se non la reclusione dell’uomo ad altri anni di galera, ma quella donna sembrava così convinta della sua innocenza.. eppure dopo tutte quelle testimonianze.. era solo una sciocca donna innamorata del suo uomo o era tutto vero? Sospirò portando due dita a massaggiare il ponte del naso come ad aiutarsi nel venirne a capo. Valeva pena rischiare? Dopotutto non perdeva nulla, anzi! Acquisiva comunque qualcosa visto che molti si erano categoricamente rifiutati di difenderlo e nel miglior dei casi avrebbe raggiunto in un sol passo il traguardo a cui ambiva da anni precisamente da quando l’aveva visto per la prima volta varcare la soglia di casa sua, con quella valigetta in mano e lo sguardo sicuro di chi sa di aver vinto in partenza, di chi non teme una sconfitta. E lei desiderava diventar un giorno come lui, se si fosse arresa avrebbe sprecato l’occasione di una vita.
Ma se avesse perso? In quel caso avrebbe rovinato la vita ad un uomo; poco importava se quest’ultimo aveva contribuito alla grande per finir in quel modo, lei ne sarebbe stata responsabile e la sconfitta avrebbe bruciato come ferro caldo in una ferita aperta e profonda.
Sbuffò stizzita riaprendo gli occhi ed alzandosi dalla sedia raccogliendo le carte ed annotando il numero allegato al testo di posta: voleva vederci chiaro e l’unico modo era sicuramente quello di confrontarsi con il diretto interessato e le persone a lui vicine; aveva bisogno di più punti di vista per capirci qualcosa. Si maledisse per ciò che stava per fare, ma le sembrava l’unico modo: non avrebbe rinunciato al suo sogno di una vita per un maledettissimo cretino che aveva scelto di rovinarsela e di rovinarla alle persone che gli stavano accanto.
Componendo il numero nella tastiera del suo telefono, attese paziente che la donna rispondesse nonostante l’ora tarda e quel poco preavviso. Dopo quattro squilli, una voce atona e decisamente assonnata le rispose svogliata inghiottendo una maledizione tra i denti.
- Pronto?- biascicò con voce impastata dal sonno che aveva sicuramente interrotto
- Signora Dragneel? Sono l’avvocato Heartphilia- si annunciò sentendola schiarirsi la voce per risultar più presentabile
- Salve, è successo qualcosa? Non capisce il movente d’accusa? Mi creda anch’io non riesco a concepirlo, è assolutamente assurdo!- ridacchiò la donna improvvisamente sveglia e complice
- No signora, in realtà non ho ancora nessun dato da parte dell’accusa, prima di venir a conoscenza del caso nei minimi dettagli lei deve presentarmi alla Corte come suo avvocato difensore- l’informò con tono grave prima di prender un respiro profondo ed avvisarla del reale motivo che l’aveva spinta a chiamarla
- In realtà, non sono sicura di voler accettare questo caso, non biasimo i miei colleghi per aver rifiutato..- rivelò scostando una ciocca bionda dietro l’orecchio
- Oh.. capisco- le rispose la sua cliente con tono basso e dai toni malinconici, rassegnati
- Prima di accettare vorrei vederci chiaro. La invito ad un pranzo fuori, parleremo meglio dei dettagli d’accusa, non ho intenzione di abbandonare il caso a dir la verità, ma ho bisogno di saper che non sia una partita persa in partenza- dichiarò decisa Lucy sentendola trattenere il respiro e poi esultare senza inibizione, quel suono le fece scappare un sorriso divertito: quella donna era davvero particolare a modo suo.
- Accetto! Verrò sicuramente, mi dica quando e dove, mi farò trovare lì- assicurò con tono allegro; l’avvocatessa poté giurar di vederla sorridere radiosa mentre pronunciava quella parole
- Domani, verso mezzogiorno e mezza al bar difronte lo studio- stabilì addolcendo il tono di voce
- Bene, la ringrazio, a domani, buonanotte- strepitò la donna dall’altra parte della cornetta facendola sbiancare
- Signora Dragneel aspetti!- la fermò in tempo prima che l’altra chiudesse la chiamata
- Mi chiami Mavis!- disse cercando di annullare il formalismo, iniziava a starle stretto.
La ventisettenne sorrise contro la cornetta per poi aggiungere:
- D’accordo, ma mi dia del tu, può chiamarmi Lucy. Domani, con lei, porti pure l’imputato; ho bisogno di confrontarmi con lui. Mavis, devi farmi parlare con Natsu-.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. Day 2 ***


~Nalu week 2016~
Day 2°: Reunion (Riunione)
 
Capitolo 1...
 
Il ticchettio dei tacchi alti sul pavimento risuonò nel locale distogliendo la sua attenzione dal menù che stava sfogliando svogliata in attesa del suo arrivo. Fu quando quel lieve rumorio cessò che si decise ad alzare gli occhi verso la figura che le stava davanti e che le sorrideva calorosa.
Riconoscendo l’immagine longilinea di Mavis, Lucy, si drizzò in piedi ricambiando il sorriso con uno più contenuto ma dai toni dolci e sinceri.
- Scusami se ti ho fatto aspettare- mormorò la donna abbassando il capo mortificata
- Sono appena arrivata- la rassicurò velocemente la bionda riaccomodandosi a sedere per poi spostare lo sguardo alle sue spalle non vedendo nessuno oltre la figura minuta della sua cliente
- L’imputato, dov’è?- chiese poi circospetta, le aveva esplicitamente chiesto di venir accompagnata dall’accusato, dove si trovava allora quel tizio?
- Oh, sta arrivando, sarà qui a breve me l’ha assicurato. Vuole ordinare nel frattempo?- liquidò la faccenda Mavis nascondendo il volto dietro il menù dirottando il discorso su altro e Lucy credette che quelle parole non fossero state dette per convincere lei, ma per convincere se stessa.
- Non ho molta fame- rispose poggiando i gomiti sul tavolo avvicinandosi alla sua interlocutrice per poi rubarle di mano il piccolo libriccino rilegato per poterla guardare negli occhi
- Sei sicura che verrà?- le domandò senza troppi giri di parole, fissando le sue iridi caramello nei smeraldi della donna che le sedeva di fronte e che imbarazzata e a disagio si mordeva le labbra indecisa se rivelarle la verità o meno
- Ho paura di no.. ma me l’ha assicurato! Verrà per forza o se la vedrà con me stasera- assicurò battendo i palmi delea mani sul tavolo e ricambiando lo sguardo decisa facendo sospirare l’avvocatessa
- Questa è mancanza di rispetto e di professionalità, ne sei conscia?- sbuffò Lucy rivolgendo un sorriso cortese alla cameriera accorsa per prendere le loro ordinazioni
- Dovrebbe aspettar a parlare, avvocato- s’intromise una voce facendole sussultare.
Sentendosi presa in causa, Lucy, rialzò il viso di scatto scrutando con una punta di risentimento i movimenti dell’uomo intento ad avvicinare una sedia, presa lì vicino, accomodandosi accanto a Mavis e puntando sfacciatamente gli occhi sulla scollatura generosa della divisa della cameriera
- E lei dovrebbe dar più importanza agli impegni presi- ribatté sdegnata scontrandosi contro gli occhi dell’uomo, ora diretti verso la sua figura, che l’osservavano con divertimento.
- Comunque sia, signor Dragneel, io sono l’avvocato Heartphilia; sua moglie mi ha chiesto di..- proruppe cercando di non dar peso alla maleducazione di quei gesti, in fondo cosa poteva mai aspettarsi da un criminale del genere?
- Frena biondina, Mavis non è mia moglie, è la mia cognata impicciona- l’interruppe quest’ultimo rivolgendo uno sguardo annoiato alla donna in questione che gli sorrise gioviale
- Sei venuto- notò quest’ultima con un sentore sollevato nella voce
- Mi avresti tormentato allo sfinimento altrimenti, e dopo di te Zeref non mi avrebbe dato pace- borbottò il trentenne in risposta sbuffando, come se non li conoscesse!
- Non lo sapevo, pensavo che..- tentò di scusarsi l’avvocatessa venendo nuovamente interrotta
- Se lei lavora così allora sono davvero in buone mani! Hai trovato un genio Mavis, complimenti!- esclamò sprezzante facendole sgranare gli occhi. Ma come si permetteva? Quel delinquente!
- Noto che non è molto contento di trovarsi qui, signor Dragneel- sbottò stizzita ricambiando con un sorriso appena accennato lo sguardo di scuse che la sua cliente le aveva rivolto
- Persino perspicace di una cosa così ovvia! Facciamo progressi avvocato- la beffeggiò quest’ultimo guadagnandosi una gomitata nel costato da parte della cognata
- Smettila di far il maleducato, è qui per aiutarci!- lo riprese Mavis con un’occhiataccia intimidatoria
- Aiutarci? La giustizia non mi ha mai aiutato- ribatté acido facendola sospirare
- Da quel che leggo è più che logico- s’intromise Lucy interrompendo la conversazione tra i due
- Non c’è logica nella legge- affermò arrogante l’uomo rivolgendole uno sguardo sdegnoso pieno di nota. Indecisa su come rispondere, Lucy, decise d’ignorar il commento e frugare nella sua borsa alla ricerca delle carte che quella stessa mattina si era premurata di stampare e portar con sé
- Ecco qui- affermò poi, poggiando le lettere di sentenza sul piccolo tavolinetto
- Può confermarmi la veridicità di queste fotocopie?- chiese cortese la ventisettenne rivolgendosi direttamente alla “vittima” in questione che dopo una breve occhiata distolse lo sguardo
- Cosa vuole sapere? Errori di gioventù- bofonchiò incrociando le braccia al petto facendo guizzare i muscoli resi ben visibili data la maglietta a maniche corte che indossava.
- Tutti? Mi sembra un po’ difficile, dagli errori di solito s’impara- ridacchiò allora la donna sentendolo mugugnare contrariato
- Cosa mi dice degli atti di vandalismo?- domandò prendendo il primo della sfilza di documenti tra le mani, rigirandoselo tra le dita
- Ero un ragazzino ribelle, la scuola non mi piaceva particolarmente e farne murales sulle pareti mi sembrava esaltante, che male c’è?- spiegò borioso giocando con la cannuccia del drink che la cameriera aveva poggiato sul tavolo prima di sparir nuovamente per servir gli altri clienti.
- Capisco, beh il ragionamento non fa una piega. E dell’aggressione ad un pubblico ufficiale? Me ne vuole parlare?- chiese poi posando il primo fascicolo di lato per poi riprenderne un altro, studiandolo curiosa
- Ci provava con me, era ubriaco. Solo legittima difesa- brontolò appoggiandosi allo schienale della sedia incrociando le braccia al petto e soffermando lo sguardo sulle dita affusolate della donna che annuiva in silenzio mettendo anche quell’altro documento sopra l’altro, ripetendo l’operazione
- E della zuffa nei locali? Quella era perché ci provavano con la tua donna o perché cercavano di fregarti il drink?- s’informò divertita, allungandosi sul tavolo per farsi più vicina, complice.
Mavis l’osservava incantata: non capiva cosa spingesse la donna a comportarsi in quel modo, ma le piaceva il suo modo di approcciarsi, non faceva pesare la sua autorità come rappresentanza della legge, anzi! Rimanendo in silenzio godette di quei commenti, sembravano una presa in giro che aveva il solo scopo di denudarti di ogni informazione, in una situazione normale come era già capitato, Natsu avrebbe risposto a monosillabi addirittura scocciato, ma sembrava così tranquillo, quasi si vergognasse. Era strano, ma nel vederli sembrava riconoscere una madre che cercava di scovare le marachelle del figlio senza fargli pesare direttamente il guaio ma facendogli capire al tempo stesso di aver sbagliato; era rassicurante e lo apprezzava molto.
- Ero leggermente su di giri okay? E le cose si fanno sempre in due, quell’idiota se l’era meritato, non era in programma ecco- mormorò infatti passandosi una mano dietro il collo.
Lucy lo scrutava rapita: sembrava così tenero sotto quel velo imbarazzato, si vedeva che non ne andasse fiero come se qualcosa gli avesse aperto gli occhi alla realtà, improvvisamente ed inconsciamente ma con la forza di un uragano.
Si dovette ricredere, ascoltarlo mentre si giustificava, il solo sentir il tono della sua voce così basso e profondo riusciva ad infonderle una sensazione piacevole che a malincuore dovette ammettere di non esser l’unica a provare: la vista non era niente male, dopotutto. Nonostante il colore verso sul rosa dei capelli sbarazzini, che sembravano decisamente impossibili da domare, il fisico asciutto ed atletico ed i lineamenti mascolini ma armoniosi del viso gli donavano un aspetto virile ma non volgare: era di una virilità sensuale, accattivante e fermamente ammaliatrice.
Poi c’erano i suoi occhi, di un nero così profondo da sembrar di annegare inghiottita dal buio più fitto e penetrante, ma se si osservava meglio e con più attenzione si notavano quelle piccole pagliuzze smeraldigne capaci d’infonder calore nello sguardo, di addolcirlo e di non farlo pesare per l’inquietudine in cui versava chi lo stava a guardare.
Nel complesso era indiscutibilmente un bell’uomo.
- Ed immagino fosse leggermente su di giri anche mentre guidava in stato di ebrezza- si riscosse poi la ventisettenne scuotendo il capo come a scacciarne i pensieri inopportuni
- Oh insomma! Chi non ha mai guidato mentre era ubriaco, almeno una volta nella vita?- sbottò il rosato come a giustificarsi e la bionda non poté vietarsi di schiarirsi la voce ed inarcare un sopracciglio con fare scettico
- Colpevole vostro onore, non ho mai guidato da brilla, quanti anni di carcere?- ridacchiò poi appoggiando il viso sul palmo aperto della mano, sostenendosi mentre ripeteva nuovamente l’azione e prendeva in mano il penultimo fascicolo
- Questo è uno dei miei preferiti- annunciò facendolo scivolare sul tavolo fino a portarglielo davanti agli occhi
- Rapina a mano armata- lesse il trentenne deglutendo
- Il lavoro era poco stipendioso e la fidanzata aveva bisogno di un regalino, signor Dragneel?- gli domandò sorniona facendolo irrigidire sul posto
- No- sibilò in risposta sorprendendola, quel tono di voce sembrava nascondere un’ira crescente, aveva forse detto qualcosa di sbagliato?
- Sono tutta orecchi, mi spieghi- lo invogliò Lucy incrociando le braccia al petto ed indicando con un cenno anche l’ultimo plico di fogli che il rosato prese con discrezione sistemandolo sopra l’altro senza neanche dedicargli un’occhiata, lo sguardo iroso era puntato sugli occhi fieri ed imperscrutabili dell’avvocatessa che gli sedeva di fronte
- Lei non può capire- sfiatò indurendo la mascella ed irrigidendosi sul posto
- Certamente, fin quando non mi spiega non potrò di certo capire. Quindi mi illumini, perché l’ha fatto?- indagò, il tono di voce che non celava più quella nota di autorevolezza che la sua professione le concedeva, Mavis l’osservò stupita per poi riservare lo sguardo all’uomo sedutosele accanto, lei sapeva ed era conscia di come lui stesse male, ma era la sua battaglia. Lei poteva solo spingerlo a combattere.
- Avevo bisogno di soldi, tutto qui- dichiarò pungente, mettendo la parola fine a quel capitolo
- Anche per lo spaccio di droga? Era necessario signor Dragneel?- proruppe la donna senza distogliere lo sguardo dalla sua figura ed osservando ogni dettaglio: gli occhi ridotti a due fessure, la mascella contratta, i muscoli irrigiditi come se si stesse trattenendo, come se si vietasse di scoppiare.
- Ma lei cosa vuole saperne?- strepitò poi furioso alzandosi in piedi come a sormontarla e Lucy lo seguì incapace di lasciarsi intimorire e sostenne con orgoglio quell’espressione minacciosa rivendicando la potenza del suo status sociale, nessuno poteva sopprimerla, nessuno. Non avrebbe permesso a nessuno di darle contro, avrebbe lottato per ottenere ciò che voleva ed in quel momento erano risposte, certezze per un caso in malora per cui sembrava non vedersi via d’uscita.
- Natsu..- pigolò sofferente Mavis con sguardo supplicante posandogli una mano sul braccio come a richiamarlo, a calmarlo
- Si risieda signor Dragneel, stiamo dando spettacolo- ordinò con tono fermo, atono, mostrandosi forte anche se dento di sé ribolliva di rabbia: quell’uomo non aveva freni inibitori, agiva d’istinto fregandosene di chiunque non fosse lui e le sue stramaledette convinzioni.
- Queste accuse le ho già pagate alla legge, cosa vuole ricavarne? Non avrà niente da me, sono certo che lei non può aiutarmi- le sussurrò borioso, con cattiveria, godendo di quell’attimo di smarrimento che la colse come un lampo, un guizzo fulmineo, nelle iridi caramello. Lucy si sentì ferita, smontata del suo orgoglio, spogliata delle sue capacità e fu rabbia sorda e cieca verso quell’uomo e quelle supposizioni malevole che non aveva il diritto di aizzarle contro.
- Bene, direi che non c’è più nulla da dire allora- acconsentì in risposta indietreggiando e recuperando le sue stampe che rimise in fretta e furia nella borsa
- Signorina Heartphilia, la prego..- la supplicò Mavis avvicinandosele e sotto quello sguardo implorante Lucy non riuscì a rinnegar una seconda possibilità a quella donna.
- Mi parli dell’udienza- l’invitò decisa accogliendo di buon grazia quello sguardo grato da parte della bionda ed ascoltando il brontolio dello stomaco che si rimescolava per la furia nell’incontrar gli occhi del rosato, risiedutosi al suo posto in un muto silenzio, a capo chino.
- L’udienza, sì. Avverrà da qui a due mesi, il tempo necessario purché trovassimo un avvocato: l’udienza è stata rimandata diverse volte in assenza di quest’ultimo e la Corte non trova giusto il procedere senza la minima traccia di difesa, soprattutto per il fatto che l’imputato non si dichiari colpevole dell’accaduto- l’avvisò Mavis portandosi  un ricciolo biondo dietro l’orecchio ed indicando con un cenno il criminale seduto accanto a sé
- L’accaduto in cosa consiste esattamente?- s’informò Lucy, sinceramente curiosa lanciando una breve occhiata all’uomo sedutole davanti che a quella domanda strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche e conficcar le unghie nei palmi della mani.
- Natsu è stato ingiustamente accusato di omicidio- le spiegò mesta la donna piastricciandosi le dita
- Ingiustamente?- chiarì Lucy sovrappensiero sussultando per la risata gracchiante che si levò dal rosato che sempre a testa bassa si vietò di alzar lo sguardo e riversar il suo sdegno: ingiusta era la legge, non lui.
- Sì, è stato accusato anche di stalking.. ma tecnicamente non è..- capitolò Mavis venendo bloccata dalla mano del rosato che andò a stringerle un polso nel chiaro intento di mandarle un monito per non rivelar di più
- Se ci sono più dettagli, deve fornirmeli. Se vuole che diventi il suo avvocato, deve fidarsi di me- stabilì perentoria l’avvocatessa altalenando lo sguardo tra i suoi due clienti
- Lo so, ma.. non posso dirtelo..- mormorò Mavis dispiaciuta e a Lucy non restò che rivolgersi al rosato che le volse un sorriso sprezzante
- E lei? Lei si fida di me signorina Heartphilia?- le domandò arrogante guardandola dall’alto in basso come se fosse già a conoscenza della risposta.
- Si, mi fido di lei- ed era vero, nonostante il caratteraccio non aveva mostrato segni di sfiducia, perché privargliela? Era un delinquente forse, ma sembrava si fosse pentito ed in ogni caso era un essere umano e meritava una seconda chance.
- E se le dicessi che era vero? Che la seguivo ossessionato da lei, ma che non l’ho uccisa?- s’informò guardigno, quell’aria presuntuosa di chi sa, di chi capisce. E fu silenzio.
- Le crederei- rispose poi, dopo attimi di esitazioni osservando i tratti del suo volto indurirsi, lei mentiva e lui l’aveva capito.
- Per esser un avvocato, è una pessima bugiarda- sibilò alzandosi e voltandole le spalle
- Mavis, andiamo- ordinò poi richiamando l’attenzione della cognata ancora stordita per il corso degli eventi
- Arrivo- rispose concentrando poi la sua attenzione sul viso pallido dell’avvocatessa abbassando poi il capo con delusione, era convinta che questa volta lui l’avrebbe approvato, che si sarebbe fatto aiutare, si sbagliava. Ma non gli avrebbe permesso di rovinarsi ulteriormente la vita.
- Non dia peso a ciò che le ha detto, per lui è un argomento delicato.. la prego non gli vieti la possibilità di riscattarsi, di creder di nuovo nella giustizia, di..- cercò invano di convincerla, ma bastò un gesto da parte della ventisettenne per farle capire che la sua possibilità era stata sprecata.
- La ringrazio per il suo tempo. Buona giornata miss Heartphlia- la salutò dunque raccogliendo le sue cose e defilandosi dal locale, lasciandola sola.
Lucy digrignò i denti inghiottendo un urlo di frustrazione, chi era quell’uomo per umiliarla in quel modo? Come si permetteva di trattarla in quella maniera? Senza neanche conoscerla? Col cavolo che l’avrebbe aiutato! Al diavolo ogni proposito, ogni sogno di gloria. Le sarebbe bastato portare pazienza e il suo momento sarebbe comunque giunto, non si sarebbe fatta scoraggiare.
Avrebbe raggiunto il suo obbiettivo, quella era una promessa.
 
*^*

- Certo che si è comportato da vero maleducato- constatò Cana sdraiata sul suo letto con la testa a penzoloni mentre la guardava fare avanti ed indietro per la camera gesticolando come un’ossessa.
- Maleducato? Si è comportato da stronzo! Altro che maleducato- sbottò l’amica portandosi le dita tra i capelli a tirarne le ciocche per attutire col dolore fisico la rabbia che sentiva crescerle nelle viscere e propagarsi in tutto il corpo.
- Sì, anche quello- annuì la moretta portando un'altra patatina alla bocca e masticandola con gusto
- Ma come si è permesso? Quell’odioso! Tra tutti i criminali con cui ho avuto a che fare lui è sicuramente il più detestabile!- strepitò conficcando le unghie nella carne per darsi una calmata e riacquisire l’autocontrollo necessario per scemare il nervosismo
- E il più sexy- aggiunse con un sorriso malizioso la donna distesa sulla trapunta del suo letto che pian piano stava riempiendo di briciole
- Cana io lì sopra ci dormo, sai che odio le briciole!- la riprese avvicinandosele e tirandola per un braccio per farla alzare mettendo tutte le sue forze in quella presa data la resistenza imposta dall’amica che si trovava comoda in quella posizione.
- Quante storie basterà sventolare il lenzuolo ed il gioco è fatto- borbottò la donna in risposta mettendosi seduta per accontentarla
- Certo, tanto non ci dormi tu qui- sbuffò la ventisettenne sedendole accanto e rubandole il pacchetto dalle mani guadagnandosi uno sguardo risentita
- Quello era mio- brontolò la mora, allungandosi nella sua direzione per riprendersi il pacco
- Hai detto bene, era.- puntualizzò la bionda allontanandolo dalla sua presa il più che poté e lottando in un continuo tira e molla quando la castana riuscì a sfilarglielo di mano.
- Oh insomma! Sei una tirchia, lasciamene un po’ le hai mangiate tutte tu!- s’infuriò l’avvocatessa ricevendo un segno di diniego in risposta che la fece grugnire contrariata
- L’ho pagato coi miei soldi; è mio e decido io a chi darlo e ho deciso di non darle a te- ribatté quella con un ghigno provocatorio in viso mentre le sventolava vittoriosa una patatina davanti agli occhi per poi morderla e mugugnare come estasiata dal sapore, solo per il desiderio di vederla rodere di rabbia
- Orgasmare per una patatina è esagerato- le fece notare Lucy partendo all’attacco per riprendersi il premio tanto desiderato
- E l’ambire a prenderla, questa patatina, non è anche peggio? E poi per quello che puoi saperne potrebbe anche essere un eccitante- rise Cana alla sua smorfia contrita
- Se fosse così perché sei qui? Va ad ingozzare il tuo santarellino preferito- la stuzzicò Lucy sghignazzando per quel rossore diffusosi sulle gote dell’amica ed approfittandone per rubarle una manciata di patatine che tenne chiuse in un pugno
- Non mi toccherebbe neanche se mi facessi trovare nuda sul suo letto dopo avergli fatto bere una bottiglia di vino; e lui è astemio!- soffiò con stizza poggiando il pacchetto sul letto e lasciandosi cadere all’indietro fino a toccare il cuscino con la testa
- Perché fa così? È frustante dannazione!- pigolò girandosi d’un fianco per farsi guardare in viso
- Ne abbiamo già parlato ieri, non ti ho chiamata a casa mia per far la stessa discussione e ti ricordo che stavamo parlando di me miss “sono il centro del mondo di Lucy”- scherzò la donna facendole scappare un sorriso
- Hai ragione, basta con i piagnistei. Domani gli parlerò chiaramente e al diavolo il resto!- affermò decisa la castana alzandosi di scatto per sedersi di nuovo affianco a lei
- Così ti voglio- annuì la bionda orgogliosa di vederla così determinata ed intraprendente, risoluta a migliorar quella condizione in cui si era trovata immischiata senza aver la possibilità di uscirne.
- Riguardo a te. Non dar peso a quel cafone, ha deciso così? Beh peggio per lui! Perderà la causa per colpa della sua stupidità ed arroganza, ha perso su tutti i fronti rifiutandoti, mia cara- proruppe poi Cana puntandole un dito contro al petto e fissandola fiera e sicura delle proprie parole
- Oh.. uhm, grazie Cana- balbettò Lucy in risposta totalmente stupita da quella reazione che tra lo sbigottimento totale le aveva infuso una piacevole sensazione
- Figurati- fece spallucce la donna sorridendole e dedicandole un occhiolino che lei fu in grado appena di ricambiare con un accennato sorriso ed uno sguardo grato prima che l’espressione dell’amica cambiasse radicalmente
- Ma adesso dimmi, e sii sincera, è sexy?- le chiese con fare complice avvicinandosele ad un palmo dal naso con far furtivo cercando di leggerle dentro le iridi caramello
- Hai già visto miriadi di sue foto in tutti i giornali che sei andata a cercare pur di vederlo, sai già da te com’è fatto- rispose neutra l’avvocatessa col solo risultato di esser ignorata
- L’ho visto io e so di aver buon gusto, ma tu sei difficile mia cara! Voglio sentirmelo dire da te; era sexy vero?- domandò nuovamente ammiccando maliziosa al leggero rossore che le si era diffuso sulle guance: diamine se lo era! Pensò mordendosi a sangue la lingua pur di non ammetterlo. Sexy o meno rimaneva un cafone, un’idiota, uno stronzo insensibile e maleducato!
- Oh ma smettila- esclamò indietreggiando fino a poggiar i piedi per terra
- Daai, so che lo pensi! Ammettilo che anche tu hai sfilze di ormoni scalpitanti- la raggiunse Cana picchiettandole un fianco col solo intento d’infastidirla
- Solo perché non faccio sogni erotici su ogni malcapitato con un bel sedere che mi passa davanti non significa che non li abbia!- si difese la ventisettenne schiaffeggiandole una mano per farla smettere
- Allora ha un bel sedere! Lo sapevo, da quelle foto non si fa mostra del lato b..- brontolò come dispiaciuta e Lucy poté immaginare che lo fosse davvero, che donna!
- Comunque sia, so che lo hai pensato! Avanti, dillo una volta per tutte che hai un cervello perverso in quella testolina- l’invogliò la moretta incrociando le braccia al petto ed osservandola incoraggiante come se dovesse affrontare il problema di una vita
- Non capisco perché tu ci tenga tanto, ma se questo mi permetterà di liberarmi di te, allora sì. Natsu Dragneel è dav..- iniziò stufa venendo malamente interrotta dal suono del suo cellulare che vibrava senza sosta dal comodino vicino al letto su cui l’aveva poggiato precedentemente, una volta tornata a casa. Si avvicinò cauta prendendolo tra le mani sotto le imprecazioni di Cana riconoscendo solo dopo diversi attimi che si trattava del numero di Levy. Che voleva a quell’ora? Era successo qualcosa allo studio? Un incendio? Aveva dimenticato l’appuntamento con qualche cliente?
- Pronto?- si decise poi a rispondere col cuore che le batteva a mille nel petto senza un reale motivo, non gli diede molto peso, sapeva già di esser inguaribilmente paranoica.
- Signorina Heartphilia, mi spiace interromperla, ma qui c’è un uomo che chiede di lei- l’avvisò la sua segretaria dall’altro capo del telefono e Lucy fece un cenno a Cana di fare silenzio ed anche se contrariata, la mora annuì risistemandosi sul letto sfatto dell’amica
- Grazie per avermi informata, passamelo- ordinò perentoria picchiettando un piede sul pavimento per scaricar la tensione
- Pronto? Avvocato Heartphilia?- la richiamò una voce a lei sconosciuta, deglutendo Lucy s’impose autocontrollo e dopo un respiro profondo rispose:
- Sì, sono io, chi mi cerca?-
- Zeref Dragneel- 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. Day 3 ***


~Nalu week 2016~
Day 3: Admiration
Capitolo 2°...



Incredibile! Era una persecuzione, non c’era altra via d’uscita. Aveva tutta la famiglia Dragneel alle calcagna, non si era risparmiato nessuno dal tormentarla! Era impensabile una cosa del genere, non avrebbe mai potuto credere a una cosa del genere! Eppure eccola lì, mentre cercava di scrollarsi di dosso la presa pressante di Mavis alla sua caviglia, dov’era tutta la dignità di quella donna? La sua compostezza?
-Signorina Heartphilia, la prego ci ripensi- pigolava la donna aumentando la stretta fino a farla mugugnare di dolore
-Non se ne parla proprio! Si tolga di dosso dannazione!- quasi urlò aggrappandosi allo stipite della porta per darsi una spinta maggiore per muoversi 
- Zeref diglielo anche tu!- sbottò Mavis rivolgendosi all’uomo che le stava accanto, barricato alla sua caviglia sinistra
- Mavis, è imbarazzante così non strafare- borbottò il corvino in risposta arrossendo leggermente mentre Lucy grugniva feroce avanzando con difficoltà in mezzo al suo studio. Quella mattina, inquieta dopo la telefonata con Dragneel senior, si era diretta al suo studio ripassando a memoria il discorso che avrebbe fatto loro sulla sua irremovibile decisione. Non voleva quel caso, non ne aveva di bisogno. Amava aiutare i propri clienti, ma prima di ogni causa dovevano esserci il rispetto reciproco ed era una cosa che il giorno prima era venuto totalmente a mancare. L’aveva giudicata un’inetta senza neanche averla mai vista in un tribunale, come si permetteva anche solo di rivolgersi a lei in quel modo? Era solo un maledettissimo delinquente come un altro, che ci marcisse in prigione!
- La cosa è reciproca signor Dragneel, mi creda- sibilò a denti stretti. 
Quei due le avevano però fatto la bellissima sorpresa di farsi trovare nel suo studio, ad accoglierla con un lunghissimo discorso di scuse di cui non aveva capito nulla per poi gettarsi ai suoi piedi e supplicarla, l’uno costretto dall’altra, e appiccicarsi a lei quando provò a superarli, una decisione poco intelligente doveva ammetterlo, in fin dei conti.
- Se lei ci dicesse un maledettissimo “sì” di certo eviterebbe questa situazione- bofonchiò l’uomo con sguardo stizzito, lui non voleva neanche finirci in quella situazione!
- Non vi toglierete dai piedi finché non accetterò il caso vero?- sospirò Lucy fermandosi nel centro della stanza
- Esattamente- annuì Mavis dando un calcio al marito purché assentisse anche lui 
- Bene, spero per voi che il pavimento sia pulito perché io non ne ho la minima intenzione!- dichiarò decisa riprendendo a strisciare i piedi sul terreno pensando tra se e sé che un po’ di esercizio fisico, in fondo, non le facesse male.
- Ehm ehm- tossicchiò qualcuno alle loro spalle sporgendosi leggermente dalla porta scorrevole
- Disturbo?- chiese mesta, osservandoli con un lampo divertito negli occhi che cercò in tutti i modi di nascondere
- No Levy, dimmi pure- l’accolse Lucy sospirando portandosi una mano sulla fronte a sollevar la frangia bionda
- Ne è sicura? Il signor Fullbaster attende di riceverla..- mormorò la donna guardandola dall’alto in basso trattenendo a fatica un risolino
- Diamine.. digli di aspettare cinque minuti, mi libero di questi due e lo fai entrare- dichiarò l’avvocato muovendo a fatica le gambe nel tentativo di allentar la loro presa e liberarsi con un balzo
- E cosa dovrei dirgli?- incespicò la donna, mordendosi a sangue un labbro pur di non infierire, anche se con scarsi risultati visto il singulto soffocato contro la mano che le fece guadagnare un’occhiataccia di avvertimento
- Dì che sono in riunione e che due scocciatori non la smettono d’importunarmi per un processo andato a male- sbottò la bionda battendo le mani sulle cosce per riprendere fiato osservando stizzita il sorrisetto vittorioso di una Mavis decisamente poco amichevole.
- Ma potrebbe giovare alla sua fama! Lei non perde mai un processo, al massimo contratta la pena!- esclamò sorpresa la sua segretaria stringendo al petto la cartellina
- Dì che sono al cesso allora!- strepitò Lucy abbassandosi fino ad afferrar le mani che ancora le serravano la caviglia cercando di separarle da quest’ultima con scarsi risultati, forte la piccoletta.
- Miss Heartphilia!- la riprese la donna sgranando gli occhi, in due anni di lavoro non l’aveva mai vista né sentita parlar in quel modo, che avesse bisogno di aiuto?
- Santo cielo! Levy inventa qualcosa, una segretaria deve pur saperlo fare per procurar tempo al suo capo messo in difficolta!- ribadì allora cambiando soggetto d’interesse, Zeref l’osservava dal basso con sguardo indecifrabile, ma dal lieve rossore che gli colorava le gote pallide doveva sicuramente vergognarsi del suo operato, liberarsi di lui infatti non fu difficile.
- Zeref! Muoviti altrimenti ci sfugge- cercava d’invogliarlo Mavis a bassa voce ricevendo in risposta un’occhiata intimidatoria da parte di entrambi gli interessati
- Le s-serve aiuto?- balbettò incerta Levy avvicinandosi di qualche passo
- Tu che dici?- strillò Lucy rossa di rabbia, prendendo un respiro profondo s’impose autocontrollo e sorridendo nervosa si rivolse nuovamente alla sua dipendente
- Ti andrebbe di aiutarmi, per favore?- chiese incrociando le braccia al petto, uno strano tic all’occhio destro; il caffè quella mattina le aveva causato solo danni giocando con la sua poca pazienza fino a ridurla al minimo indispensabile per superare la giornata cosa che di quel passo non sarebbe di certo accaduta: la mattinata a lavoro era appena iniziata e lei già sentiva di star per impazzire.
- Certo! Mi scusi- bofonchiò la donna accorrendo ai suoi piedi per aiutarla a separarsi da quella cliente inopportuna
- Zeref, aiutami!- pigolò Mavis stringendo i denti e le dita pur di non venir allontanata da quell’unico appiglio
- Soffre di solletico- sospirò il corvino alzandosi ed avviandosi alla porta attendendo sulla soglia la moglie che sembrava volerlo incenerire con lo sguardo
- Traditore- sibilò minacciosa al suo indirizzo prima di scoppiar in forti risa per quelle dita affusolate che le disegnavano astratti ghirigori sui fianchi
- Ecco fatto- esultò Levy facendosi aiutare da Zeref per separare la donna da Lucy che furente di rabbia la guardava con raccapriccio
- Ti rendi conto di cosa hai appena fatto?- si dimenò la bionda nelle braccia dell’amato che sorrise mesto prima di defilarsi dallo studio sotto le colorite imprecazioni della moglie.
Lucy quasi tirò un sospiro di sollievo.
- Non è ancora finita, avvocato- l’avvisò poi il signor Dragneel con un ghigno inquietante prima di richiudersi la porta alle spalle. Adesso poteva confermarlo: aveva un grosso problema.
- Ehm.. Lucy, chi erano quei due?- chiese incerta Levy rimasta sola al suo fianco
- Due persone a cui ho rifiutato il mio aiuto- minimizzò lei andando a sedersi nella sua poltrona
- Dov’è Lluvia?- chiese come ridestatasi da un sogno, o meglio dire incubo, accorgendosi della sua mancata presenza
- Sta intrattenendo il suo cliente..- l’avvisò Levy mostrandole la cartellina che poco prima aveva appoggiato sul divanetto, posto difronte la scrivania della donna, per poterla aiutare
- Uhm.. un accusa di furto con scasso- rifletté ad alta voce aggrottando le sopracciglia
- A quanto pare è successo più di una volta, stessa persona. Gli inquirenti nonostante la denuncia non hanno ancora trovato nulla..-
- E noi contro chi dovremmo combattere?- chiese stupita la bionda ridandole il fascicolo
- Contro la questura, il signor Fullbaster crede che sia troppo negligente verso il suo problema- l’informò l’azzurra
- Uhm uhm, fallo entrare- annuì l’avvocato liquidandola 
- Glielo mando subito- affermò la segretaria sorridendo a quel “Grazie” soffiato dalla bionda prima di uscir anche lei dal suo studio e dando la possibilità al loro cliente di entrarvi.
Con uno sbuffo contrariato, Lucy, si ripromise di non pensar più a nulla che potesse compromettere la sua sanità mentale o, cosa più importante, la fama del suo stesso studio. Volgendo un ultimo pensiero a quella famiglia di strampalati, deglutendo un groppo amaro per come si erano rivoltate le cose, si concentrò sul nuovo arrivato mettendo in atto tutta la professionalità di cui disponeva. 
Nonostante quell’apparenza fredda e distaccata, dentro di sé Lucy fremeva. C’era ancora un minuscolo quanto fastidioso pensiero che le pungolava la mente e sapeva che liberarsene sarebbe stato un grosso problema..

- Lucy, è quasi ora di pranzo, per me e Levy inizia la pausa, non vieni anche tu?- le chiese Lluvia, tornata un’ora prima dopo diverse compere, entrando nel suo studio per trovarla col naso immerso in diverse scartoffie
- Uhm, si si, meglio di sì. Levy mi ha detto che da stamattina i signori Dragneel non hanno smesso di importunarla per aver il permesso di venirmi a parlare. Se andate da sole finirei per ritrovarmeli nuovamente tra i piedi, letteralmente- sbuffò la donna alzandosi dalla sedia su cui era stata seduta per mezza mattinata, sentiva il sedere dolerle per quanto fosse divenuto piatto in quella posizione
Ridacchiò la sua praticante portando dietro l’orecchio una ciocca di capelli per poi recuperare la borsa, subito imitata dalla bionda, e dirigersi fuori dallo studio legale per poter assaporare un buon pranzo in qualche bar nelle vicinanze
- Lluvia tu vai, io ho bisogno di andar al bagno- affermò l’avvocato dirigendosi nella direzione opposta in fondo al corridoio mentre la blu prendeva l’ascensore salutandola prima che le porte si chiudessero e l’accompagnassero al piano terra.
- Questa giornata sembra non finire più- borbottò la bionda sospingendo piano la porta del bagno per entrarvi
- Sì, hai proprio ragione! Era ora che andassi al bagno! Ho visto quella donna portarti quattro e dico quattro, enormi tazze di caffè! Quanto l’hai resistente questa vescica?- sbottò una voce alle sue spalle facendola urlare dallo spavento e lanciare istintivamente la borsa verso la direzione dove proveniva quel suono
- Auch- mugugnò quest’ultima, a quanto pare l’aveva colpita per bene, che mira!
- Ma dico sei pazza? Zefi, stai bene?- l’insultò la prima voce che riconobbe essere quella di Mavis, ma che diamine…? 
- Si.. credo. Hai cemento in quella cosa per caso?- la riprese a sua volta l’uomo lasciandola sbigottita
- Pazza, io? Voi non dovreste neanche essere qui! Soprattutto lei signor Dragneel, è il bagno delle donne questo!- sbottò l’avvocato arrossendo di rabbia
- Oh insomma! Se siamo in questa situazione è solo per colpa sua! Finché non accetta non ho nessuna intenzione di lasciarla stare! Men che meno adesso che il Tribunale ha revocato la parola data anticipando l’udienza ad un mese- l’informò Mavis con sguardo duro inchiodandola sul posto. Un mese? Non erano riusciti a trovarlo in un anno intero pensa in un mese! Dannazione a lei e ai guai in cui finiva sempre per immischiarsi. Mentalmente si diede della stupida e quel pensiero che le perforava un angolo remoto del cervello le si ripresentò forte e chiaro contorcendole le viscere: senso di colpa. Era normale, lo sapeva. Conoscendosi era inevitabile che si presentasse atterrandola del tutto. Lei odiava sentirsi così ogni santissima volta, soprattutto quando sapeva di aver pienamente ragione. Ma che poteva farci? In fondo, nonostante ogni persona con un minimo di amor proprio avesse fatto lo stesso, non riusciva a non incolparsi di averli lasciati allo sbaraglio nonostante il comportamento del diretto interessato l’avesse offesa totalmente ed ampiamente, umiliandola sotto ogni aspetto. Al diavolo! 
- A me dispiace, sono pronta ad aiutarvi nella ricerca di un altro possibile avvocato, ma la mia risposta è no e sono convinta di ciò- esclamò ferma ingoiando quel groppo amaro e deviando lo sguardo sotto gli occhi delusi ed amareggiati della donna 
- Ma noi abbiamo bisogno di lei!- tentò ancora di convincerla, ma Lucy incrociò le braccia sotto al seno scuotendo la testa ed infossandola nelle spalle come a scusarsi, a darsi una giustificazione; dentro si sentiva uno schifo.
- Mavis, ci sono milioni di avvocati al mondo, non deve per forza essere di questa città- cercò di convincerla il corvino a desistere con scarsi risultati
- Ma io voglio lei- s’impuntò la donna sfuggendo dalla sua presa per avvicinarlese
- La prego, qualsiasi cosa. Mi dica qualsiasi cosa lei abbia bisogno e gliela farò avere, ma accetti la prego..- la supplicò la bionda con gli occhi velati di pianto
- Non c’è nulla, non voglio nulla- mormorò in risposta l’avvocato stringendo i pugni ed autoimponendosi di star facendo la cosa giusta
- Lei non capisce! È la nostra unica speranza!- la strattonò la donna prendendola per le spalle ma venendo prontamente fermata dal marito
- Basta così, ti stai mettendo in ridicolo- la bloccò lui tenendole i polsi 
- Zeref smettila! Tu non l’hai visto, io sì- si divincolò Mavis sfuggendo alla sua presa fatta improvvisamente lieve
- Mi ascolti, ci dia un’altra possibilità. È la sua unica occasione, non può perdere mi capisce? Non può. Sono disposta a tutto, mi dica ciò che vuole, ogni cosa- la implorò ancora tenace vedendola tentennare, un accenno di speranza a farsi largo nel suo cuore
- Delle scuse- affermò la ventisettenne, sospirando. Non ce l’avrebbe fatta, si conosceva troppo bene, meglio chiuderla in quel modo. Ammirava la determinazione di quella donna, la sua fiducia nei confronti di quell’uomo che le aveva dato solo problemi coinvolgendola nella sua vita nonostante lei in realtà non ne facesse parte quanto il fratello maggiore. Stimava quella donna, quella sua fermezza nel convincerla, la risolutezza nel non arrendersi a dar il tutto per tutto. Quale essere umano l’avrebbe mai fatto per un parente, quale persona l’avrebbe fatto per un semplice cognato? Poche, decisamente.
- Delle scuse?- balbettò Mavis sgranando gli occhi di un verde tornato improvvisamente brillante: speranza, fiducia, aspettativa.
- Sì, da parte di quel gran maleducato! Voglio delle scuse- affermò sicura riflettendosi negli occhi dei suoi interlocutori: Mavis la guardava con un misto di ammirazione e felicità a vivacizzarle le iridi chiare, Zeref con sincera riconoscenza.
- Solo delle scuse? Lo costringerò ad erigerle una statua! La ringrazio, la ringrazio infinitamente- esclamò in lacrime abbracciandola di slancio fino a lasciarla sbigottita ed interdetta nel suo lieve ricambiare
- Non sarà facile, ma avrà le scuse che merita- la rassicurò Zeref cercando di allontanare nuovamente Lucy dalle grinfie della moglie che le si era attaccata come una cozza allo scoglio, con ironia pensò che iniziava ad esserne geloso.
- Ci conto- annuì la donna sorridendo placidamente prima di osservare di sottecchi la porta del bagno dietro di sé
- Uhm.. vi spiacerebbe uscire adesso? Ho un certo.. bisogno da uhm, sistemare- ridacchiò nervosa arrossendo lievemente
- Oh certo! Zeref diamine è colpa tua, esci la stai imbarazzando!- sussultò Mavis per poi riprendere il marito e spingerlo fuori dalla porta col chiaro intento di discutere con una Lucy che si era velocemente defilata nel primo bagno disponibile.
- Non se ne pentirà signorina Heartphilia, glielo assicuro!- la tranquillizzava Mavis dall’altra parte della porta facendola sentire decisamente a disagio
- Uhm uhm- mugugnò semplicemente come un segno per farle capire che la stava ascoltando
- Non si preoccupi, la sua fiducia verrà ben presto ripagata! Per noi era molto importante- continuò imperterrita la bionda e Lucy sollevò gli occhi al cielo tanto inutili erano quei maledetti convenevoli, non voleva nessun “grazie” nessun rassicurazione. Era il suo lavoro e l’avrebbe svolto al meglio senza “se” e senza “ma”, perché determinare un concetto già implicito nel contratto?
- Mi bastano scuse sincere, nulla più- sbuffò poi uscendo dalla porticina e dirigendosi ai lavandini posti di fronte mentre lo scroscio del rigetto dell’acqua si spandeva in quella piccola stanzetta
- Le avrà, a costo di torturarlo io stessa!- assicurò Mavis con quel sorriso raggiante ancora stampato sul viso. Era così luminoso che le scaldò il cuore e di rimando, senza accorgersene, sorrise anche lei abbagliata da quella estatica felicità. Per una cosa da così poco? Si chiese Lucy, in fondo il processo doveva ancora iniziare ma per quella donna era come se avessero già vinto. C’era qualcosa di lodevole in lei, oltre la figura graziosa e minuta e quella tenace determinazione s’intende. Era quell’affetto incondizionato verso un uomo che, teoricamente, per lei poteva benissimo non contar nulla. Era come se quella causa riguardasse lei in prima persona, come se ne soffrisse più di altri. Era ammirevole quella fermezza nel volerla a tutti i costi per difendere quel cognato sciagurato che si era ritrovata ad accudire e che aveva accolto a braccia aperte senza tentennamenti, come se fosse normale, come se fosse naturale, perfettamente scontato. Ma non lo era, non lo era per niente e Lucy lo sapeva benissimo, aveva pagato a sue spese al suo tempo. Si disse che non sarebbe stato male conoscerla, che Mavis era assolutamente una bella persona, che la sua presenza era decisamente insostituibile all’interno di quella scalmanata famiglia di pazzi.
Mavis era incredibilmente necessaria per loro ed il modo in cui lei si affidava nelle sue mani la lusingava oltremodo, non voleva deluderla. 
- Abbiamo ricominciato col “lei”?- ridacchiò Lucy specchiandosi e sistemando la frangia ribelle che le copriva disordinata la fronte
- No se tu non lo reputi necessario- sorrise Mavis scrutando attenta ogni suo movimento per captarne le emozioni che da esso trasparivano, era molto brava nel farlo.
- Vorrei fossero sincere, non obbligate. Ma mi rendo conto che cambierà opinione su di me solo dopo la prima udienza- rifletté Lucy risvegliatasi dai suoi pensieri
- Delle semplici scuse basteranno per il momento- sentenziò infine con nonchalance uscendo dal bagno per ritrovarsi un ansioso Zeref che le attendeva paziente.
- Zefi, dobbiamo contattare Natsu alla svelta- disse risoluta la bionda riccioluta scambiandosi uno sguardo complice con Lucy; il corvino si limitò ad annuire. Bastò uno sguardo per capirsi.
Lucy li osservò confusa, quei due le nascondevano qualcosa e lei odiava non saper ciò che potesse riguardarla, come faceva a difendersi se non sapeva chi sarebbe stato ad attaccarla?
Li squadrò dall’alto in basso ma nessuno dei due si decise a fiatare, sospirando si rassegnò: avrebbe capito a tempo debito. O almeno lo sperava.
Dopo quello scambio al bagno, i signori Dragneel le avevano fatto il bellissimo favore di allontanarsi pensando che trovar Natsu fosse più importante che importunarla, dal suo studio sotto i sospiri di sollievo dei suoi dipendenti che non ne potevano più d’intrattenerli per non disturbarla e Lucy, nuovamente rinchiusa nel suo studio, si scervellava nel capir il perché avesse accettato sentendo chiaramente che l’unico motivo non fosse lo sguardo supplichevole della bionda, ma sapeva che c’era qualcos’altro e non era il suo senso di colpa. Forse pena? O davvero quei due le nascondevano qualcosa? Scosse il capo mordendosi le labbra frustata, forse era solo un’altra delle sue stupide paranoie e non un improvviso sesto senso sviluppato in un colpo solo dopo esser rimasto sopito per tutti quegli anni mettendola più volte nei casini. Quale essere umano era privo d’istinti? Di sensazioni sgradevoli capaci di metter in allerta? Solo lei probabilmente!
Sbuffò sfogliando svogliata l’ennesimo caso di quella giornata, era ora di mettersi a lavoro. Al resto avrebbe pensato dopo, si disse.

*^*
- A domani- si sentì dire dalla sua praticante che con un sorriso salutò ascoltandola avviarsi a casa come il resto dei suoi dipendenti ed osservando le carte che ancora l’accerchiavano come a volerla soffocare, si disse che era ora che anche lei rincasasse. Raccogliendo le sue cose in fretta e furia pur di non rimaner un secondo di più fra quelle quattro mura, si diresse quasi correndo verso l’ascensore che con forza richiamò rischiando di romperlo, ma avvertiva sulla pelle il bisogno impellente d’aria, troppe ore chiuse in quel suo angolino che tanto amava potevano portarla alla pazzia ed un giorno era certa che sarebbe davvero successo.
- Finalmente!- sospirò minuti dopo una volta uscita dal suo studio legale, con un respiro profondo accettò di buon grado il soffio del vento quella sera che riuscì a rinfrescarla e ristorarla. Si sentì rinata sotto quelle carezze appena accennate ed invisibili che tanto la facevano sentire bene.
Con passi lievi si avviò sulla strada del ritorno, ignara del pericolo in cui sarebbe incappata a breve.
Solo pochi minuti più tardi infatti, arrivata al parcheggio dove la sua auto era posteggiata, una figura alle sue spalle le si avvicinò furtiva toccandole una spalla; Lucy sussultò dallo spavento lanciando per istinto nuovamente la borsa come le era successo quella mattina, accorgendosi solo l’attimo dopo di non averla più tra le mani
- Ma allora è un vizio dannazione!- imprecò Zeref riservandole un’occhiataccia mentre si piegava in due dal dolore sotto lo sguardo sorpreso di Mavis troppo intenta a tener Natsu per i capelli da accorrer in suo aiuto, quest’ultimo invece se la rideva tranquillo grugnendo quando Mavis rafforzava la presa sulle ciocche rosate sparate in ogni dove
- Siete voi che mi prendete alla sprovvista ogni volta!- ribatté Lucy, una mano sul petto come a calmarne i battiti dovuti all’adrenalina di quel gesto
- Delle scuse sarebbero accette almeno una volta- ribadì il corvino massaggiandosi lo stomaco una volta essersi rimesso in piedi
- Scusa- borbottò allora l’avvocato portando poi la sua attenzione verso la donna che teneva in ostaggio colui che doveva esser il suo cliente
- L’abbiamo trovato- sorrise quest’ultima trionfante mentre Lucy si avvicinava al corvino per riprender la borsa tenendola ben stretta al petto come a difendersi.
- Noto- rispose solamente la bionda rivolgendo un cenno di saluto all’interpellato per educazione mentre quest’ultimo la guardava con sufficienza
- Può chieder di liberarmi o vuole esser complice di sequestro?- la riprese Natsu con un ghigno stampato sul volto nel vederla far una smorfia, un broncio infantile che le metteva in risalto le labbra rosee e carnose, contrariata.
- Solo se prometti di scusarti- minacciò Mavis alzandogli il volto per guardarlo negli occhi, dopo un grugnito di dolore Natsu annuì facendo sì che la bionda lo lasciasse una volta per tutte
- Stavi per rompermi la schiena!- borbottò il trentenne rivolto alla cognata passando le dita tra i capelli come ad allievar il dolore dell’esser stati tirati per tanto tempo
- Tu non volevi seguirci- brontolò la donna, le braccia conserte in una posa che doveva sembrar autoritaria.
- Non ho nulla di cui scusarmi ed io mi stavo divertendo!- strepitò soffocando un gemito dopo la botta che il fratello gli diede sul capo
- Non alzare la voce, ricorda che adesso devi iniziare a dar il buon esempio- lo riprese Zeref con sguardo duro che si riflesse anche nelle iridi del fratello minore. Lucy osservava in silenzio la scena ricacciando indietro un risolino divertito e sentendo le antenne rizzarsi sulla sua testa come richiamate: adesso era curiosa.
- Sto aspettando- annunciò appoggiandosi al cofano della sua auto cui mise sopra pure la borsa per liberarsi del peso.
- Può continuare a farlo- sghignazzò il rosato puntando gli occhi nei suoi e solo allora Lucy poté osservarlo meglio, con un ghigno gli si avvicinò fino ad un palmo del viso
- È sporco di rossetto, signor Dragneel- lo avvisò passandogli due dita sulla macchiolina, posta sull’angolo delle sue labbra, per toglierla sotto gli sguardi interdetti dei tre
- L’ho detto, mi stavo divertendo- dichiarò il trentenne sostenendo il suo sguardo anche quando quelle dita affusolate si allontanarono dalla sua bocca. 
- Lo vedo, pensa di riuscir a divertirsi così anche in galera?- gli chiese l’avvocatessa con un sorriso sghembo che lo fece irrigidire sul posto. Mavis e Zeref li osservavano in silenzio, ma Lucy giurò di averla vista dar una gomitata al marito e sussurrargli una cosa all’orecchio che gli fece scappare un sorriso appena accennato, il primo da quando l’aveva conosciuto.
- Credo che questo non sia un problema suo- ribatté Natsu stizzito, quell’atteggiamento lo infastidiva e divertiva al tempo stesso, incredibile!
- Potrebbe diventarlo, non pensa?- osservò Lucy allontanandosi di un passo sentendosi improvvisamente a disagio, quegli occhi erano troppo pressanti per poter esser osservati da vicino così a lungo. Si prefissò di riuscirci un giorno, voleva esser in grado di sostenere quello sguardo arrogante.
- Decisamente no- dichiarò irremovibile e Lucy rise, una risata cristallina che lo destabilizzò.
- È davvero cocciuto sa? Io scema che ancora perdo tempo- ridacchiò ancora la bionda facendogli nascere un sorriso sul volto. Quella donna era strana, ma di una stranezza curiosa, intrigante non inopportuna o fastidiosa, quasi nevrotica.
- Felice che ci sia finalmente arrivata, è un po’ tardiva sa?- esclamò l’uomo ascoltando stizzito i sussurri che si levavano dietro le sue spalle, quei due impiccioni!
- Lei è un po’ cafone non crede?- affermò Lucy tornando d’un colpo seria
- Potrei davvero aiutarla, perché rifiutarsi la libertà in questo modo?- gli chiese poi dimenticandosi del tutto dei due che ancora dietro di loro confabulavano in silenzio
- Non è lei che mi darà libertà- disse perentorio l’uomo e a lei parve sincero, sembrava rassegnato, deciso a punirsi di chissà quale male; Lucy non capiva: se affermava di esser innocente, di cosa s’incolpava?
- Perder in partenza non le pare un po’ vergognoso? Non ha nulla per cui lottare?- continuò imperterrita ed osservò sollevata il modo in cui le sue spalle si erano irrigidite sul colpo, l’aveva colpito, finalmente l’aveva scalpito! Grande Lucy, dritta al segno, pensò fra sé e sé senza accorgersi degli sguardi meravigliati che Mavis le riservava dietro le spalle del cognato.
- Sì- ammise senza tentennamenti
- Mi fiderò di lei se lei me lo permetterà, ma lei si fidi di me- propose l’avvocatessa prolungando una mano davanti a lui, cauta.
- Chi mi assicura che lei mi aiuterà?- chiese guardigno, ma lo sguardo che la donna gli riservò lo fece desistere. Era di una sincerità disarmante, le sue iridi trasmettevano sicurezza. Si sentì quasi rinfrancato di ciò.
- La mia parola non sarà abbastanza ma se non mi permette di riscattarmi con le azioni, come potrò mai dimostrarglielo? Combatterò per aiutarla- assicurò la bionda aspettando che Natsu si decidesse a stringerle la mano; sentiva il braccio dolerle per quanto a lungo era stato proteso.
- Va bene- accettò infine il rosato con tono deciso stringendo la sua mano con forza. Lucy aveva capito che in quella stretta lui stesse riponendo tutto se stesso, quella causa era davvero così necessaria per lui? Così importante? Non avrebbe saputo dirlo e se lui non gliene avesse parlato.. Lucy sperò solo che quel che nascondeva dietro quella paura, non incidesse la loro causa.
- Bene, d’oggi in poi sarò il suo avvocato. Mi chiami pure Lucy- gli sorrise cordiale la ventisettenne
- Natsu- si ripresentò il rosato e solo allora Mavis e Zeref si fecero avanti
- Non sono servite neanche le scuse alla fine- rifletté la bionda picchettando un dito sulle labbra con fare pensoso
- Oh no, quelle le pretendo- stabilì perentoria la bionda sotto lo sguardo divertito e complice di Mavis
- Non ho nessuna intenzione di scusarmi- sbuffò il rosato fermo nelle sue convinzioni
- Allora qui sorge un problemino- dichiarò Lucy mordendosi un labbro con fare divertito
- Natsu, sono solo delle scuse! Non fare il cretino- sbottò il corvino dandogli una leggera spinta in avanti che lo sbilanciò
- Non faccio il cretino, non ho motivo per scusarmi- borbottò infastidito, non si sarebbe abbassato a tanto
- Se non ti scusi tolgo l'insonorizzazione in camera nostra- lo ricattò Mavis con un sorriso sinistro dipinto sul volto, Natsu rabbrividì ma cercò di non demordere, non voleva dargliela vinta anche se questo avesse comportato l'utilizzo di cuffie e musica spacca timpano nelle orecchie per tutta la notte.
- Non mi freghi- rispose infatti ma quando vide anche suo fratello sorridere, sbiancò.
- Ne sei sicuro? Mavis scenderebbe a compromessi.. Io non sono tanto magnanimo- appoggiò la moglie il corvino sfidandolo con lo sguardo
- Questo è tradimento, Mavis tu non eri quella del "prima la famiglia"?- sbottò sotto pressione mentre la donna facendo spallucce lo guardava sorniona
- È per la famiglia che lo sto facendo, infatti- sorrise sardonica
- E va bene, mi spiace- bofonchiò il trentenne verso Lucy con sguardo basso ed il volto contratto in un'espressione irritata
- Ma che bravo il mio bambinone- lo prese in giro Mavis stringendogli le guance tra due dita con fare infantile ridacchiando contenta quando lui le schiaffeggiò le mani
- Non ho sentito bene- si avvicinò quest'ultima una smorfia che mal celava la sua soddisfazione nel vederlo "piegato" al suo volere
- Non ne approfittare donna- la riprese il rosato con sguardo malevolo, ci mancavano le prese per il culo!
- Ahia, ho fatto innervosire un bad boy- scherzò per poi rivolgere un breve sguardo all'auto parcheggiata dietro di lei, era davvero ora di tornare a casa.
- Allora possiamo parlare dei dettagli!- s'intromise Mavis e Lucy ebbe paura di non tornarci più, a casa.
- Qui?- tentennò infatti guardandosi in giro cercando di farla desistere
- E dove sennò? Adesso che siamo tutti così loquaci, meglio approfittarne- sentenziò Mavis coinvolgendo anche il marito per l'ennesima volta in quella mattinata
- Okay, se proprio dobbiamo- sospirò Lucy sedendosi definitamente sul cofano stando attenta a non mostrar troppo data la gonna
- Bene, raccontatemi un po' della vittima- proruppe, se doveva perder tempo meglio spenderlo bene.
A quella domanda però, il viso dei tre s'irrigidì e lei ebbe l'impressione di aver detto qualcosa di molto sbagliato. Inaspettatamente, fu Natsu a parlare e Lucy accolse di buon grado quel gesto: le stava dando dimostrazione di fiducia, da allora in poi toccava a lei.
Dopo qualche attimo in cui il silenzio regnò sovrano, il rosato si decise a parlare:
- Si chiamava Lisanna, era mia moglie-.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. Day 4 ***


~Nalu week 2016~
Day 4: Secrets (Segreti)

 
Capitolo 3…
 
Era passato circa un mese da quella chiacchierata appassionata nel parcheggio del suo studio legale, da allora Lucy poteva dire con certezza di esser totalmente impazzita.
Conoscerli ed inserirsi nella loro famiglia, nonostante i fastidiosi ritrosi di Natsu, per Lucy non fu difficile o disagioso come avrebbe immaginato, capì molte cose quella sera ed in quelle a venire passate non solo a parlare del caso: a quanto sembrava Mavis doveva averla presa proprio in simpatia per coinvolgerla così tanto, si era ritrovata a pensare diverse volte sempre col sorriso dipinto sul volto; conoscere quella donna la stava cambiando, i suoi pregiudizi sulla famiglia iniziavano a vertersi verso altre ideologie che solo la loro vicinanza le aveva fatto scoprire, fu tentata più volte di ricontattare sua madre, ma ogni volta scuoteva il capo e posava il telefono: certe cose non possono cambiare, neanche col passare degli anni, pensò amaramente.
Solo Natsu per lei rimaneva un’incognita, lo stesso Zeref si era aperto più volte mostrandole un carattere mite e forse un po’ burbero ma sempre dalle tempre dolci, mai inopportune.
Il fratello invece si rifiutava ad avvicinarsele e Lucy ne era ampiamente felice anche se un po’ delusa, dopo quella sera in cui le aveva dimostrato la sua fiducia nei suoi confronti, lui non aveva più fatto altro, il contrario! Ma a Lucy andava bene fin quando collaborava per la causa e a proposito di quest’ultima; Lucy aveva scoperto diverse cose sulla vittima.
Si chiamava Lisanna Strauss, aveva ventinove anni e studiava per diventare una veterinaria anche se per un motivo dovette interrompere gli studi per diverso tempo proprio nel sui ultimi due anni prima della laurea ma a Lucy non fu dato sapere il perché, a quanto pare quel dato non incideva nel caso a detta loro. Oltre quelle brevi informazioni, s’interessò al suo rapporto con Natsu; scoprì che i due non erano realmente sposati, e Lucy pensò che lui dovesse essere molto innamorato per affermar il contrario senza una carta scritta che lo testimoniasse; ascoltandoli si sentì più rassicurata ed anche lei, lasciando da parte i pregiudizi, si convinse della sua innocenza sull’accaduto.
Scoprì inoltre che lo stalking tanto denunciato in realtà non era tale: i due si vedevano di nascosto perché la sua famiglia, conoscendo i trascorsi di Natsu, aveva paura e non si fidava a lasciarla in balia del rosato che mai le aveva dato dimostrazione del contrario; comunque fosse anche la vittima ne era conscia e partecipava più che volentieri, senza mai sottrarsi ad un incontro. Questo sarebbe sicuramente stato un punto in loro favore. Sull’omicidio invece il tutto rimaneva un’incognita. Non vi erano tracce, non vi erano indagini sicure; si era persino pensato fosse suicidio ma la famiglia aveva assicurato che la vittima non avrebbe mai pensato di farlo totalmente contraria a questo “metodo”. Teoricamente non vi era nessuna prova che incolpasse o scagionasse Natsu, erano solo supposizioni. Ma alla famiglia Strauss non importava, voleva solo punirlo per non averla lasciata libera ed al sicuro. Ed ora si ritrovavano lì, fuori dall’aula del tribunale in attesa che il primo processo avesse inizio, con una Mavis trepidante, un Zeref ansioso e con lei furibonda per il fatto che Natsu non si trovasse ancora lì, dove diamine spariva ogni volta lei non lo sapeva, ma tra tutti i giorni scegliere proprio quello non aveva senso! Si stava legando il cappio al collo da solo, che nervi.
- Come al solito è per conto suo! Ci vuole tanto a capire cosa è importante e cosa no?- sbottò l’avvocatessa rivolta ai due troppo presi l’uno dall’altra per poterle dare ascolto.
Stizzita iniziò a picchiettare un piede sul pavimento per scaricare la rabbia, le braccia conserte sotto il seno ed una smorfia di disappunto stampata sul volto, quell’idiota..
- Quella faccia scorbutica non ti si addice anche se rende molto l’idea- la sorprese una voce alle sue spalle, una voce che iniziava a non sopportare più già da tempo
- Ti rendi conto di che ore sono? Mancano cinque minuti all’inizio e tu ti fai vedere solo ora?- lo riprese la donna con rabbia infondendo nello sguardo tutta la preoccupazione, l’ansia e il livore che l’aveva presa in quell’ora d’attesa senza aver sue notizie
- Avevo cose più importanti da fare- rispose il rosato schioccando la lingua sul palato, che voleva questa da lui? Era ancora in orario santo cielo!
- Tipo salutare la nuova fiamma?- domandò sprezzante guardandolo in cagnesco, quanto poteva esser stupido da metter in primo piano una cosa del genere? Non aveva priorità?
- Una cosa del genere- sorrise Natsu lasciandola sorpresa, questa le era nuova.
- Non farlo mai più o ti abbandono in aula in braccio alle guardie- lo avvisò la donna puntandogli un dito contro mentre le porte venivano aperte ed il giudice faceva il suo ingresso; un silenzio di tomba calò sulla sala ed il rosato fu costretto ad annuire seppur di malavoglia, ci mancava che il suo avvocato avesse il ciclo per completare il quadro!
Lucy prese un profondo respiro passando le dita sulla piccola collanina che teneva sul collo, la metteva ogni volta che aveva un’udienza e mai le era stata d’aiuto come in quel momento. Sentiva una pressione gravarle sulle spalle e mentre la corte dietro di lei si sedeva imitando il giudice, lei pensò che era ora di mettersi in gioco. Come ogni volta, si disse che non aveva nessuna intenzione di perdere. Con circospezione scrutò di sottecchi ogni volto presente nell’aula, mentre Natsu dopo aver preso posto accanto a lei si rigirava le dita improvvisamente nervoso, vederlo in quel modo le fece un certo effetto, lui era sempre così sicuro di sé, così arcigno che sembrava nulla potesse scalfirlo, si sbagliava. A quanto sembrava alla vista della famiglia di Lisanna, il rosato si era annichilito come se sentisse sulle spalle un peso così grande da schiacciarlo, nel suo cuore quella donna doveva ancora esser presente, pensò.
Senza dargli ulteriore sguardo per paura che pensasse lo stesse compatendo, Lucy, si soffermò sull’avvocato della controparte che con ferma sicurezza discuteva coi suoi clienti che malevoli mandavano loro occhiate di fuoco. Lucy notò di non averla mai vista: i lunghi e mossi capelli e quegli occhi apatici e freddi di un verde cupo, intimidatorio, non passavano di certo inosservati e dimenticarli sembrava pressoché impossibile. Superandola con lo sguardo, notò diverse guardia appostate alle porte pronte ad intervenire in qualunque caso mentre un uomo accanto al giudice prendeva nota di ogni avvenimento per poterlo mettere a verbale.
- Che il processo abbia inizio- annunciò Sieglein con un colpo di martelletto ed un leggero vociare si alzò dalla piccola folla che il giudice stesso spezzò con un “silenzio” ordinato con severità; con la coda dell’occhio Lucy notò Mavis stringere con forza la mano del marito, con invidia pensò che anche lei in quel momento ne sentisse il bisogno.
- L’avvocato Ever Green per l’accusa- affermò poi l’uomo di fronte a loro invitando la controparte a far la prima mossa, in quel momento Lucy sentì la tensione abbandonarla e battagliera rialzò lo sguardo decisa: il gioco era iniziato.
- La ringrazio signor giudice- asserì la donna alzandosi dal suo posto a sedere, gli occhiali che mise sul viso accentuarono solo la rigidità del suo sguardo
- A rappresentanza della famiglia Strauss da breve uscita dal lutto di una parente, la vittima Lisanna Strauss, l’accusa reputa l’imputato colpevole di stalking e successivamente di omicidio premeditato- affermò la donna leggendo con tono deciso le carte che teneva in mano
- Come si reputa la difesa?- chiese il giudice rivolgendosi a Lucy che si rialzò con cautela, un sorriso sereno ad incorniciarle le labbra.
- Avvocato Lucy Heartphilia per la difesa, il mio cliente si reputa innocente vostro onore- rispose apatica rimettendosi a sedere, seguita dalla mora, quando il giudice con un cenno del capo richiamò a sé i testimoni
- Parola all’accusa, deposizione del testimone: Mavis Dragneel- dichiarò aspettando che la bionda in questione si alzasse e si dirigesse nel suo posto a sedere poco distante e più in basso rispetto a lui
- Giuri di dir la verità e solo la verità?- le chiese mentre con un cenno invitava l’avvocato Green ad avvicinarsi
- Sì- confermò la bionda cercando con lo sguardo il marito e poi la stessa Lucy che le sorrise incoraggiante, lo sguardo che infondeva sicurezza.
- Bene signora Dragneel, le chiedo di rispondere positivamente o negativamente alle mie domande con la completa sincerità- proruppe la donna mentre Mavis annuiva in silenzio torcendosi le dita, non riusciva a calmarsi, quello sguardo sembrava pietrificarla sul posto.
- Mi conferma che lei era a conoscenza dei trascorsi dell’imputato qui presente, Natsu Dragneel?- iniziò tenendo stretta a sé una cartellina mentre rivolgeva tutta la sua attenzione alla donna davanti a sé
- Sì- confermò impossibilita ad aggiunger altro
- Mi conferma che era a conoscenza della relazione tra la vittima, Lisanna Strauss, e l’accusato?- chiese ancora bilanciando il peso da un piede all’altro, intorno a loro solo silenzio.
- Sì- assentì ancora la bionda cercando invano di sostenere quello sguardo
- Mi conferma che il signor Dragneel, più volte la sera usciva senza far ritorno se non la mattina presto?- tornò all’attacco ma Mavis stavolta non riuscì a trattenersi
- E questo cosa c’entra? Potrebbe esser andato ovunque!- esclamò mentre il martelletto la richiamava a far silenzio
- È  portata a rispondere con un “sì” ed un “no” e mantenga un tono coerente e rispettoso verso l’avvocato- la riprese Sieglein mentre Mavis si mordeva le labbra colpevole e pronunciava uno sbiadito “mi scusi” appena accennato
- Continui avvocato- pronunciò poi il giudice rivolto alla donna che con un sorriso sinistro si rivolse nuovamente alla testimone
- Ripeto la domanda: mi conferma che l’imputato uscisse spesso a tarda notte rincasando solo il mattino dopo?- ripeté la mora mentre digrignando i denti Mavis pronunciava un “sì” stentato
- Mi conferma anche che l’accusato era follemente innamorato della vittima in questione?- domandò poi chiaramente soddisfatta, Mavis strinse forte i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, quello era troppo!
- Appunto perché lo era non le avrebbe mai torso un solo capello! Lo state accusando solo di averla amata troppo. Siete dei..- si sfogò mordendosi a sangue un labbro, dannazione!
- Signora Dragneel- la richiamò con voce austera il giudice inviandole un’occhiataccia di ammonimento
- Nessun problema vostro onore, era la mia ultima domanda- si fece avanti l’avvocato Green avvicinandosi al seggio e poggiando le mani sul ripiano in noce
- Lei me lo conferma, signora Dragneel?- indagò ancora e Mavis si costrinse a rimaner in silenzio mandando giù un groppo amaro di rancore e rabbia
- Sì- sibilò prima che la donna le sorridesse compiaciuta e si allontanasse da lei
- La ringrazio signor giudice- affermò prima di sedersi nuovamente
- Parola alla difesa, deposizione del testimone: Elfman Strauss- dichiarò Sieglein battendo nuovamente il martelletto mentre Lucy si alzava dal suo posto e si avvicinava a Mavis mentre lei era stata mandata a sedere
- Hai fatto un buon lavoro, non preoccuparti- la rassicurò e la bionda le sorrise mesta prima di farsi stringere dal marito, uno sguardo di scuse volto al rosato che l’osservò di rimando, senza far trasparir nulla.
- La ringrazio vostro onore- proruppe intanto Lucy mentre il signor Strauss, come aveva precedentemente fatto Mavis, giurava sincerità
- Per cominciare, se non le è di disturbo, mi rifaccio alla domanda della mia collega- annunciò mentre poggiava la cartellina vicino al testimone che la guardava in attesa, anche lui evidentemente agitato
- Mi conferma che la vittima, tale Lisanna Strauss, era follemente innamorata del mio cliente il signor Natsu Dragneel?- domandò con fervore lasciandolo stupito
- No- affermò l’albino scambiandosi uno sguardo breve col proprio avvocato
- Mi aspettavo una risposta del genere, ma è un po’ ingiusta non crede? Ha appena giurato di dir solo la verità- lo riprese Lucy con fare divertito mentre un leggero mormorio si spandeva nell’aula di tribunale ed Elfman riduceva le labbra in una linea sottile, contrariato.
- Riformulo la domanda, magari mi spiego meglio. Mi conferma che l’imputato e la vittima avevano una relazione?- richiese scostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio
- Sì- annuì stavolta l’uomo facendole scappare un lieve sorriso
- Mi conferma che lei e la signorina Strauss qui presente avete più volte provato a vietare questa relazione?- domandò con fare indifferente osservando attenta i movimenti dell’uomo che ancora una volta cercò l’appoggio nello sguardo della sorella
- Sì- consentì con un breve cenno del capo
- Mi conferma che le famose “scappatelle” notturne del mio cliente, avevano come meta casa vostra?- s’informò la donna indurendo lo sguardo, quel continuo ricercare consensi iniziava ad infastidirla
- Signor Strauss preferirei guardasse me invece che sua sorella, sono sicura che lei può rispondere benissimo senza le sue interferenze- lo riprese infatti frapponendosi tra i loro sguardi per vietargli ancora quel contatto
- Sì- affermò nuovamente e Lucy fu lieta di quella risposta
- Mi conferma inoltre che, nonostante le vostre raccomandazioni, gli appostamenti del mio cliente non erano mai mal voluti dalla vittima? Ma che anzi quest’ultima dissentisse le vostre opinioni pur di vederlo?- lo interrogò ancora vedendolo sbiancare di botto. Bingo, pensò con un sorriso trionfante.
- Obiezione!- urlò la controparte alzatasi in piedi sotto gli sguardi sorpresi della Corte
- La vittima è stata costretta- insistette la castana infastidendo Lucy
- Con quale prove lo dimostra?- s’interesso il giudice
- Con le minacce ricevute dall’imputato della vittima dopo lo stupro da parte del signor Dragneel- ghignò perfida la donna mentre Lucy s’inchiodava sul posto
- Cosa?- balbettò voltandosi per guardarlo in viso che  il rosato teneva ostinatamente abbassato, i pugni poggiati sul tavolo erano talmente chiusi da far risaltar le vene delle mani. Dimmi che non è vero, dannazione! Dì che non è vero! Pensò tra sé la bionda con rabbia.
- Le ha con lei, queste minacce?- s’informò il giudice mentre la castana con passo cadenzato si avvinava sinuosa per porgergliele
- Certamente vostro onore- proruppe con tono lascivo mentre Sieglein osservava imperscrutabile le carte
- Ne sapeva qualcosa avvocato Heartphilia?- le chiese cauto prendendola in contropiede
- No..- soffiò rauca la donna mordendosi un labbro per la frustrazione, questo non ci voleva diamine!
- Obiezione accolta- sentenziò il giudice riponendo nelle mani dell’avvocato d’accusa le carte invitandola a risiedersi
- Può continuare la sua deposizione- stabilì poi rivolto a Lucy
- Grazie vostro onore- sillabò a fatica mentre chiudendo gli occhi e prendendo un profondo respiro si produceva nell’ultima domanda cercando nella mente una qualsiasi cosa che potesse scagionar quel mentecatto, perché non gliene aveva parlato?
- La mia ultima domanda. Lei era davvero contrario alla loro relazione?- si rivolse infine l’avvocatessa all’albino guardandolo dall’alto in basso, con pena mentre col fiato corto lui pronunciò un sincero quanto dispiaciuto “no”. Voltando i tacchi, si diresse al suo posto a sedere accanto al rosato, la partita era ancora iniziata si disse mentre con le dita sfiorava quel ciondolo dai caldi ricordi.
- L’avvocato Green è richiamato per l’arringa a favore della famiglia Strauss- la richiamò il giudice con un colpo di martelletto mentre la donna si rialzava per l’ennesima volta avvicinandosi al giudice e alla corte stessa.
- Dalla deposizione della testimone, è stato chiara e lampante l’ossessione che l’imputato, tale Natsu Dragneel, provava nei confronti della vittima e di come quest’ultima sia stata spiacevolmente incastrata in diverse situazioni che lo stesso signor Dragneel ha inevitabilmente provocato. Io e i miei clienti sosteniamo dunque le nostre convinzioni e vi invitiamo a riflettere su quanto accaduto.
Le minacce che sono rivalse persino sopra la conoscenza dell’avvocato della controparte, sono un chiaro segno di come l’accusato non sia realmente in grado di riscattarsi, il suo tacito consenso ne è una prova distinta, perché non opporsi altrimenti? Invito la Corte a riflettere su quanto accaduto: non  ci sono prove né testimoni che possano concederci la possibilità di scoprire qualche dettaglio in più su questa morte tanto sofferta, ma sembra che ogni cosa anche se non testimoniata con prove concrete riconduca all’imputato. Dagli atti di violenza, alle minacce, gli appostamenti e chissà cos’altro! Atti sicuramenti orribili che riconfermano solo i trascorsi con la legge che sembra tanto scontata per l’imputato. Vi chiedo dunque di riflettere bene su queste scelte, la nostra è una convinzione ferrea che richiediamo venga confermata per non lasciar impuniti questi fatti meschini, siamo fiduciosi che la legge prevarrà come è giusto che sia- concluse la donna tornando a sedersi col solo tonfo dei suoi tacchi sul pavimento a farle da eco.
- L’avvocato Heartphilia è richiamato per la sua arringa a favore dell’imputato Natsu Dragneel- spezzò poi il silenzio Sieglein mentre passava una mano sul capo a districare la chioma bluastra chiaramente curioso e in disappunto sul modo in cui la difesa avrebbe risposto dopo quanto affermato.
- Cito la mia collega su quanto detto: non vi sono ne prove né testimonianze concrete che riconducano a lui. Le minacce ritrovate potrebbero anche esser causa di rabbia improvvisa e repressiva, in fondo il mio imputato è stato più volte impossibilitato a relazionarsi con la vittima che son sicura e lo stesso fratello lo ha testimoniato, inizialmente era ben conscia di ciò a cui andava incontro infischiandosene delle avvertenze e della raccomandazioni date dai suoi cari.
Non posso dar voce su quanto rivalso poco prima, ma v’invito comunque a riflettere: dopo una violenza, sicuramente si rimane sconvolti, incapaci d’interagire con gli altri, si rimane bloccati e questo penso sia un pensiero comune, eppure la vittima continuava a vedersi col suo aggressore, perché? Se lei non aveva la forza di denunciarlo, la sua famiglia che tanto decantava i suoi trascorsi avrebbe potuto benissimo spingerla a farlo allo stesso modo in cui la frenava dal vederlo eppure la notte quanto si faceva trovare sotto casa, la vittima scendeva sempre per incontrarlo e nessuno oltre la defunta ed il mio cliente può saper di cosa parlavano. Penso dunque che, in un primo momento, io come rappresentante della difesa possa esigere la rimozione della pena di stalking essendo presente da ambo le parti la volontà d’incontrarsi. Tolto quest’impiccio, vi chiedo nuovamente di considerare la denuncia di omicidio: la legge dev’esser in un primo momento giustizia e senza prove lecite reputo ingiusto cagionare un danno basandosi solo su apparenti prove e infinite supposizioni. Ho concluso- finì Lucy altalenando lo sguardo tra tutti i presenti come a confermar quelle parole, con un’intensità che parve calare un velo di tensione in aula. Soddisfatta di sé e del modo in cui era riuscita a controbattere, fece dietrofront e tornò al suo posto.
- La Corte si aggiorna- stabilì il giudice colpendo due volte col martelletto richiamando a sé la corte che seguendolo verso l’uscita li lasciò soli. Mavis corse velocemente verso Lucy che osservava rigida la sua collega dialogare coi suoi clienti. Sapeva che quell’insurrezione avrebbe aggravato la situazione e il suo non esserne a conoscenza di certo non la migliorava, sotto i lamenti di Mavis ed il silenzio teso di Natsu si sentì sconfitta.
- Sei stata favolosa- si complimentò la bionda con un sorriso sulle labbra mentre si appoggiava al marito finalmente rilassata
- Cosa vi è saltato in mente? Erano dettagli importanti! Potrebbero sfavorirci ve ne rendete conto?- sbottò invece l’avvocato non riuscendo a trattenersi, le iridi ricolme di rabbia sfidavano lo sguardo dei tre, fu Natsu a ribattere
- Non era importante- sibilò in risposta e Lucy fu davvero tentata di schiaffeggiarlo
- Tu dici? Con quale coraggio! Abbiamo fatto un orribile figura! Eravamo a cavallo della situazione santo cielo! E le minacce? Neanche di quelle mi avete parlato! Vi ho espressamente chiesto di aver fiducia, quanto pensavate potessero esser sciocche queste informazioni?- sfuriò ancora livida di rabbia, il viso rosso per l’agitazione e le labbra tremule che cercavano in tutti i modi di serrarsi per non far uscire parole sconvenienti
- Dopo facciamo i conti- stabilì repentina mentre raccoglieva le carte sparse sulla piccola scrivania dove era stata seduta durante il processo; sotto gli sguardi dispiaciuti di Mavis si sentì ancora più destabilizzata, ci tenevano tanto a vincere e poi si caracollavano in stupidi dettagli, con che criterio pensavano di prevalere? Stupidi, stupidi, stupidi! Pensò tra sé stringendo la presa su un fascicolo che si stropicciò per la forza messa in esso.
- Dopo i fatti rinvenuti durante il processo, le testimonianze e le considerazioni raccolte…- iniziò il giudice con tono solenne una volta rientrato in aula
Lucy fremette attendendo impaziente, se avessero vinto quel primo processo il resto sarebbe venuto da sé, la difesa avrebbe avuto maggior rivalsa contro ogni opposizione e le parole avrebbero assunto un nuovo valore più significativo agli occhi della Corte. Prendendo un profondo respiro e ascoltando i placidi battiti del suo cuore, avvertì in un colpo solo l’adrenalina scatenarsi nel suo corpo dopo quella sentenza.
- La giuria, per questo primo processo, si dichiara a favore dell’accusa. La prossima udienza rinverrà tra tre mesi a partire da oggi. Dichiaro la fine del processo- decretò Sieglein colpendo per l’ultima volta il martelletto prima di ritirarsi.
 
 
- Lucy, ci dispiace infinitamente, ma ci riscatteremo vedrai!- tentò di scusarsi Mavis una volta usciti dal tribunale e radunatesi in un angolino al di fuori; dalla sentenza Lucy non aveva più aperto bocca e Mavis cercava in tutti i modi di farla parlare nonostante il suo sguardo la facesse desistere ogni volta che provava ad osservarla in volto per scorgerne le emozioni
- La stai facendo troppo lunga, è andata così- sbuffò il rosato rompendo finalmente il silenzio in cui si era avvolto dall’inizio del processo. Con uno scatto rapido, senza rendersene conto, come un guizzo improvviso dei muscoli, si rese conto di ciò che aveva appena fatto solo quando sentì la mano impattare contro la guancia di Natsu con un forte schiocco di dita che gli arrossarono la pelle delle gote, gli occhi sgranati si riflettevano in quelli dei presenti ma si riscosse subito indurendo lo sguardo
- Non solo hai sbagliato a non fidarti completamente di me, ma ti sei arreso ancora prima di combattere dopo avermi sommerso di belle parole inutili. Dov’è la ragione per cui vuoi esser libero? Sono quelle donne? Allora mi sta bene, marcisci in prigione per un reato che tu stesso affermi di non aver commesso ma guai a te se ripeti nuovamente una cosa del genere- sibilò truce lasciando ricadere il braccio lungo un fianco. Zeref la guardò a lungo prima di fischiare compiaciuto
- Te lo sei proprio meritato Natsu- infierì mentre quest’ultimo, ancora stordito, non distoglieva lo sguardo dalla bionda; Mavis stette in disparte tutto il tempo prima di richiamare l’attenzione
- Credo che quest’errore ci sia servito per non commetter i prossimi- proruppe cauta attirando su di sé l’attenzione del marito e dell’avvocatessa che cercava in tutti i modi di sviare il contatto visivo col rosato che sembrava incenerirla con lo sguardo tant’era l’intensità con cui la fissava
- Credo sia ora di ricominciare in tutti i sensi- aggiunse poi ricevendo subito il consenso del marito cui sorrise
- Non c’è nulla da ricominciare, c’è solo da finire questa pagliacciata. Lo sapevo che non potevi aiutarmi- soffiò malevolo il trentenne rivolgendosi a Lucy
- Tu godi tanto nel far la vittima- lo accusò quest’ultima ricambiando acida lo sguardo, col cavolo che si faceva parlare in quel modo!
- Vuoi saperla una cosa? Se tu non avessi fatto il sostenuto senza alcun motivo apparente, adesso avremmo la vittoria in tasca razza d’idiota complessato!- continuò imperterrita puntandogli un dito contro il torace infischiandosene degli sguardi che aveva attirato su di sé
- Le belle parole non bastano avvocato- grugnì  in risposta spostandole la mano per non farsi toccare
- È quello che mi ripetevo durante il processo quando ti guardavo. Con che coraggio critichi la giustizia se non fai nulla per riscattarti? Sei ridicolo-  lo biasimò la bionda
- E per farlo dovrei fidarmi di lei? Con quale criterio?- sbottò a sua volta serrando le labbra in una linea sottile, il volto corrucciato, la mascella contratta. Tutto in lui urlava di una furia esplosiva.
- Vuole una dimostrazione? Le costava troppo chiederla prima di un dannatissimo processo? Ebbene sì, dovevi fidarti di me come io mi sono fidata di te- strillò zittendolo
- Se vuoi delle prove le avrai, se hai bisogno di conoscermi per affidarti alle mie mani, mi sta bene. Ma adesso a dover conquistar fiducia sei pure tu- sancì infine con un tono pacato, controllato. Dando loro le spalle, si voltò incamminandosi verso l’uscita.
- Giovedì sera, alle otto ti voglio sotto il mio studio- stabilì poi salutandoli con un cenno del capo.
- Sbaglio o ti ha appena invitato ad uscire?- sentì chiedere prima che la porta si richiudesse dietro di lei.
 
*^*
- E quindi l’ho invitato- spiegò una Lucy in pigiama sul suo letto mentre Cana, affianco a lei, la guadava ad occhi aperti e bocca spalancata prima di tuffarsi addosso a lei e scuoterla per le spalle
- Lucy, torna in te! Qualsiasi forza ti abbia presa non arrenderti!- strepitò scuotendola avanti ed indietro sotto le risate isteriche della bionda che cercava di fermarla
- Smettila scema, sono sempre io- affermò bloccandola per i polsi mentre la moretta ancora la guardava sorpresa decisamente spaesata, solo perché non usciva con un uomo da circa tre anni non significava che doveva rifiutarsi dal farlo, soprattutto se per lavoro!
- Devo fargli capire che si sbaglia ad aver così tanti pregiudizi su di me, devo farlo ricredere. Solo in questo modo posso capire cosa nasconde, vincere ed ampliare lo studio- affermò sicura passando per la seconda volta lo smalto sulle unghie per richiamarne il colore
- Certo ed io sono così scema da crederci- scherzò l’amica facendole alzare gli occhi al cielo, non cambiava mai
- Sentiamo, dove hai intenzione di portarlo?- le chiese curiosa stringendo al petto un cuscino
- Non so ancora, penso che una cena normale basterà- fece spallucce la ventisettenne
- E cosa hai intenzione di dirgli?- indagò ancora la brunetta osservandola desiderosa di scoop
- Ma che ne so! Secondo te mi preparo gli argomenti per lui? Non dire scemenze- sbuffò la bionda subito seguita dall’amica
- Tu sai almeno che una serata non basterà vero? Se inizi così non andrai da nessuna parte ed il tempo scorre veloce quando ci si diverte- l’avvisò Cana dedicandole un occhiolino
- E chi si diverte con quello..- bofonchiò irritata mettendo su un adorabile broncio
- Oh oh, prevedo tante belle cose- ridacchiò la castana.
 
*^*
Ed infine il giorno tanto atteso era arrivato, non che avesse dovuto aspettare granché, essendo passati solo due giorni dalla prima udienza. Pensando a quel processo non riusciva a vietarsi quei grugniti di rabbia, se solo quell’idiota... scosse la testa per non pensarci cercando di concentrarsi sulla serata che si sarebbe svolta a breve.
Quella mattina aveva di proposito annullato i suoi impegni per potersi preparare alla serata; la voglia matta di sorprenderlo era troppa per poter esser contenuta e tramite Mavis, decise di inviargli un messaggio dando lui appuntamento sotto casa sua affinché potesse poi riaccompagnarla la sera stessa. Peccato che più il tempo passava, già mezz’ora di ritardo, più la sua irritazione cresceva sostituendo ogni buon proposito. Fu soltanto un’ora dopo che Natsu fece la sua comparsa su una moto di grossa cilindrata di un nero lucido spezzato da diversi adesivi che aderivano perfettamente alla superfice raffigurando lunghe lingue di fuoco dai dettagli ben curati.
- Alla buonora- lo accolse incrociando le braccia al petto mentre il rosato le passava un casco che con stizza prese in mano ed infilò armeggiando con il cinturino per poterlo chiudere alla base del collo
- Non trovavo la via- si giustificò quest’ultimo osservandola divertito e salendo sulla moto aspettando che lei finisse di litigare col casco per poter salire e partire.
- Uhm- mugugnò la donna esultando internamente per esserne uscita vittoriosa e guardando in obliquo la moto indecisa su come fare per salirci, portava la gonna maledizione!
- Ehm.. andiamo con questa?- chiese tentennante indietreggiando
- Tu che dici? Vedi altro mezzo di trasporto?- ribatté sprezzante il rosato
- La mia auto- propose Lucy con un sorriso al ché Natsu aggrottò la fronte, confuso
- Hai paura per caso?- le chiese con tono divertito facendola irrigidire sul posto.
- No. Ma sai, ho una gonna e vorrei che ciò che nasconde rimanesse nascosto- sbottò schioccando la lingua sul palato, leggermente offesa.
- Come se interessasse a qualcuno cosa nascondi- commentò con un ghigno facendola arrossire di botto
- Cafone!- lo insultò imbronciandosi e voltando il viso dalla parte opposta impuntandosi a non seguirlo
- Senti, sei tu che mi hai invitato se non ti sta bene me ne torno a casa- la ricattò poggiando un piede a terra per non sbilanciarsi mentre accendeva il motore che con un rumore fastidioso ricoprì ogni altro suono
- Senti come suona? È favolosa- fischiò il rosato con un luccichio orgoglioso nello sguardo che la intenerì
- Dai, sali e stringiti a me così in ogni caso non si vede niente- propose allungandole una mano per aiutarla a salire e Lucy, arrossendo dalla vergogna, annuì semplicemente acconsentendo alla proposta. Salendo sulla moto si aggrappò alle spalle del rosato cercando di mantenere una certa distanza
- Se stai così appena parto mi cadi dal sellino- ridacchiò il trentenne scrutandola di sottecchi con la coda dell’occhio
- Tu pensa a guidare, a tenermi ci penso io- borbottò in risposta la bionda affondando le dita nella stoffa del giubbotto in pelle che indossava
- Come preferisci, non dire che non ti ho avvertita- rispose con nonchalance dando un calcio al cavalletto ed accelerando ascoltando estasiato il ruggito del motore per poi immettersi in strada a grande velocità. Neanche il tempo di partire che Lucy si sentì mancare il fiato nei polmoni, ma quanto stava andando veloce? Lanciò un breve urlo quando la presa si allentò dalle spalle del rosato ed istintivamente si buttò addosso a lui abbracciandogli il petto ed infossando il volto nella sua schiena strizzando gli occhi ed ascoltando i forsennati battiti del cuore che sembrava esserle schizzato in gola tanto gli perforava le orecchie.
- Te l’avevo detto- rise il rosato, la voce soffocata dal casco che gli oscurava il capo e parte del volto e Lucy decise d’ignorarlo e stringerlo più forte a sé mentre le macchine le sfrecciavano davanti una dopo l’altra in un continuo zigzagare.
- Tu sei pazzo- mormorò solamente quando Natsu si decise a rallentar di poco per tranquillizzarla.
- Dove devo portarti miss “mi cago sotto”?- scherzò con quel ghigno derisorio ancora stampato sul volto
- Al ristorante più vicino basta che mi fai scendere di qui- strillò la bionda avvertendo i placidi battiti del rosato, si ritrovò a pensare che fosse davvero un bel suono. Di certo meglio del rombo assordante di quel motore, quando diamine trombettava? Non si stancava mai? Pensò frustrata.
- A mia libera scelta?- domandò sorpreso il trentenne questa gli era nuova
- Stupiscimi- gli aveva lasciato carta libera lei
- E va bene- assentì Natsu e Lucy si sentì quasi irrequieta.
Pochi minuti più tardi avvertì la moto spegnersi ed il rosato raddrizzare la schiena che aveva inevitabilmente incurvato per aiutarsi nello slalom tra le macchine
- Siamo arrivati, mi vuoi lasciar o devi abbracciarmi ancora per molto? Porti calore, è fastidioso- la riscosse lui scrollando le spalle e Lucy si allontanò da lui quasi scottata arrossendo per quel richiamo, quel cretino.
- Idiota- gracchiò aspettando che scendesse dalla moto per poterle dar una mano e togliendo nel frattempo il casco, con non poche difficolta, che appoggiò sopra il sellino nero liberatosi dopo che il rosato scese dalla moto
- Allora? Vuoi stare lì ancora per molto? Non eri te quella che voleva scendere?- la riprese nuovamente Natsu confuso, ma il rossore diffusosi nulla guance della donna lo fece desistere dal ridere
- Potevi dirlo che non sapevi come scendere- proruppe guadagnandosi un’occhiataccia
- Non far la rompi coglioni adesso- sbuffò prendendole a forza una mano e tirandola verso di sé d’un colpo; Lucy per poco non caracollò a terra, quel cretino l’aveva letteralmente buttata giù dalla moto senza pensar neanche un momento che avrebbe potuto farle male, un idiota. Sempre e solo un idiota!
- Grazie- masticò tra i denti Lucy prima di rimettersi su ed osservarsi intorno
- Dove siamo?- chiese curiosa senza ricever risposta
- Benvenuta al Nirvana, lo strip club più esclusivo della città- affermò con un ampio sorriso che la paralizzò, cosa?
- Mi hai portato in uno strip club? Ma sei scemo?- lo aggredì lanciandogli contro la borsetta con sguardo truce
- Allora non lo fai solo contro mio fratello- balbettò il rosato con tono strozzato per la botta
- E che mira hai? È infallibile porco cazzo- gracchiò poi ricambiando lo sguardo malevolo
- Siete cretini di famiglia, cosa vuoi che ti dica?- strepitò in risposta la bionda incrociando le braccia sotto al seno in una posa austera e rigida
- Tu non scherzi nemmeno però, credi veramente che lo farei? Come senso dell’umorismo lasci a desiderare- ribatté Natsu rialzandosi in posizione eretta mentre la bionda sussultava pronunciandosi in diverse scuse che stavano sul serio mettendo a rischio la sua pazienza, un'altra scusa e sarebbe scoppiato a riderle in faccia tanto era buffa
- È solo una discoteca- chiarì poi fermandola da quell’inutile vociferare
- Migliori la situazione così, sicuramente- borbottò l’avvocatessa con sarcasmo che evidentemente il suo accompagnatore non colse
- Sì, immagino- le disse infatti prima di entrare costringendola a seguirlo svogliata; cosa diamine aveva in mente?
- Natsu- lo richiamò invano: una volta entrata era stata sommersa dalla calca di persone che si affaccendavano in un via vai che andava dalla pista da ballo al cortile fuori il locale per fumar qualche sigaretta. Quella musica assordante poi di certo non aiutava a far trasparir la sua voce appena udibile a se stessa e che sicuramente dava l’idea di un pigolio appena accennato e tutti quelle luci ad intermittenza dai diversi colori non l’aiutavano a focalizzare la sua figura; i suoi sbarazzini capelli rosa che più volte l’avevano aiutata ad individuarlo come se lo stessero indicando tramite un insegna a neon, sembravano decisamente inutili in tutto quel casino.
Con un sospiro rassegnato si diresse al bar ordinando da bere, almeno quello le avrebbe dato un po’ di sollievo. Di certo non era così che si era immaginata la serata, si prescrisse mentalmente di non dar più campo libero a Natsu qualsiasi fosse la situazione.
Con un sorriso ringraziò il barista e stizzita prese un lungo sorso della bibita cercando di annegar in essa anche le aspettative per quella serata, non che si aspettasse chissà cosa ma tra tutte le varianti possibili ed immaginabili mai avrebbe pensato di ritrovarsi in quella situazione durante uno pseudo-appuntamento.
- Pazienza- sospirò facendo ondeggiare il liquido nel bicchiere in vetro mentre aguzzava la vista per riconoscerlo tra la gente
- Quell’idiota- ripeté per l’ennesima volta in quella stessa serata. Se voleva andar a divertirsi tanto valeva disdire anche con una stupidissima scusa! E che diamine.
Idiota, idiota, completamente ed infinitamente idiota!
Per diversi minuti altalenò lo sguardo sulla pista da ballo cercando quel volto che avrebbe tanto voluto prendere a schiaffi ed alla fine, stufa di star seduta e annoiata di star solo a guardare, si alzò dal suo posto a sedere e poggiando il bicchiere ormai vuoto sul bancone si diresse tra la folla facendosi largo tra le persone troppo impegnate a strusciarsi l’una contro l’altra come se non ci fosse un domani per rendersi conto dei suoi lamenti stizziti e delle sue richieste di permesso al vento. Fu quando trovò un piccolo angolino per sé che notò alcuni divanetti rossi posti a lato della pista da ballo schiacciati sul muro, decise di lasciar lì le sue cose per potersi scatenare almeno sulla pista da ballo e, chissà, magari seguire il consiglio spassionato di Cana.
Fu una voce fin troppo conosciuta che però la bloccò dal suo intento e con gesti meccanici si voltò verso l’idiota in questione che stravaccato su un divano regalava sorrisi e carezze lascive a destra e a manca alle ragazze che gli sedevano senza pudore sulle gambe accarezzandolo ovunque, proprio ovunque.
- Mi spiace per Lisanna se questa è la tua idea di appuntamento- esclamò disgustata interrompendoli con una chiara soddisfazione sul volto nel veder le espressioni irritate delle due sciacquette che lo stavano vezzeggiando così minuziosamente
- Perché era un appuntamento?- la stuzzicò il rosato facendo ridacchiare le oche sopra di lui, un moto di compassione s’impossessò di lei
- Se è così che sei allora non voglio conoscerti- dichiarò perentoria ed il sorriso sulle labbra del rosato sparì di colpo
- Non sono così- affermò mentre le due ragazze non muovevano un muscolo non accennando ne ad alzarsi né ad avvicinarglisi
- Non è quel che sembra- constatò la bionda facendolo sospirare
- Ho anch’io diritto a divertirmi in qualche modo no?- chiese insofferente
- Certo, ma ti pregherei di non farlo in mia presenza se questo è il tuo divertimento- sentenziò decisa facendo per voltarsi
- Oh oh, la ragazza è gelosa- sentì ridacchiare da una delle due gran puritane che ancora sostavano sulle gambe del rosato cui scappò un sorriso appena accennato.
- Non immagini quanto e se non ti dispiace..- cambiò idea la bionda avvicinandosi e spingendo con un colpo di bacino la rossa sedendosi al suo posto
- Questo è il mio posto, grazie- affermò guardando malevola la bionda tinta che scandalizzata l’osservava ad occhi spalancati
- Attenta, la mia fidanzata graffia- l’avvisò Natsu con un ghigno sul volto, complice di quello stampato sul viso della bionda che annuì con fervore
- E mordo pure- confermò allungando le gambe per spingerla via occupando in quel modo entrambe le gambe del rosato che se la strinse addosso come a rimarcarne il concetto
- Fidanzata?-
- Gelosa?- si domandarono a vicenda quando le due si furono allontanate lasciandoli soli
- Ridicolo- sussurrarono a vicenda scambiandosi un sorriso
- Dunque signor rubacuori, mi mostri la sua reale natura- proruppe la bionda schiarendosi la voce ed agitandosi sulle gambe del rosato che strinse la presa sulle sue ginocchia scoperte e sulla sua schiena per non farla sbilanciare in quel divincolarsi.
- Cosa vuoi sapere?- le chiese alzando il tono di voce per farsi udire quando la musica, sotto richiesta di un folle, era stata alzata ad un ritmo martellante che ti entrava nelle ossa facendole tremare.
- Non sento nulla- si scusò Lucy avvicinando il volto a quello del rosato per parlargli all’orecchio trovando che fosse l’unico modo per farsi sentire
- Cosa vuoi che ti racconti?- le ripeté l’uomo di rimando sentendola rabbrividire. Solo in quel momento Lucy si rese conto che forse non era stata un’ottima idea: sentiva il suo respiro caldo infrangersi sul suo collo e l’odore forte che emanava il suo profumo era destabilizzante.
- Che ne dici se andiamo in un posto più appartato? Non sento nulla- gli propose sfiorandogli inavvertitamente l’orecchio con le labbra, arrossendo un attimo dopo si allontanò velocemente sentendolo ridacchiare sommessamente.
- Con me passi, ma cerca di non sussurrar più una frase del genere ad un uomo se non hai intenzione di finirci a letto- rise Natsu e Lucy poté solo arrossir ancora di più ed alzarsi in uno scatto allontanandosi da lui il più in fretta possibile mentre avvertiva ogni parte di sé bruciare.
- O forse la tua intenzione era proprio questa?- la provocò deliziandosi di quella fragilità che mai avrebbe immaginato di veder in lei.
- Che vai a pensare? Sei un depravato maniaco, col cavolo che mi faccio toccare da te dopo che sei stato analizzato da quelle!- strillò in preda all’imbarazzo facendogli inarcare un sopracciglio e nascer sul volto un sorrisino sornione
- Mi stai dicendo no solo perché mi hanno “analizzato”?- le domandò godendo nel vederla totalmente nel pallone. Lucy, infatti, capendo solo in quel momento il significato di quelle parole si agitò ulteriormente portando le mani in avanti e negando fortemente col capo come se ne dipendesse la sua vita mentre all’acceso rossore si aggiungeva anche il batticuore.
- Guarda quanta sicurezza, come mai così sicuri che io voglia toccarti?- la stuzzicò bastardo lasciandola a bocca aperta
- Scusami tanto se non ho quindici anni- sbottò la donna sulla difensiva
- Sì in effetti non sarebbe stato male..- si avvicinò l’uomo ridacchiando e fissando il suo sguardo da predatore su quelle iridi da cerbiatto
- Maniaco con seri problemi mentali che non sei altro- mormorò la ventisettenne sentendosi presa in giro così chiaramente da sembrarle che anche i muri ridessero di lei
- Ma stravedo per le donne mature sai?- ammise scostandole una ciocca bionda dietro l’orecchio e dedicandole un ampio sorriso che catturò tutta la sua attenzione. Lucy si ritrovò rapita da quegli occhi, diamine se erano belli.
Deglutì a fatica senza la ben che minima intenzione di scostare lo sguardo nonostante si sentisse nuda ai suoi occhi, ogni donna subiva quell’effetto o era solo una sua prerogativa dovuta all’innegabile attrazione che provava?
- Sarà perché sei così immaturo che ne senti il bisogno- retrocedette Lucy, allontanandosi in quel modo dal suo tocco riprendendo possesso del suo corpo prostrato troppo a lungo alla sua completa mercé.
- Non male come teoria, un po’ offensiva ma la merito- rifletté il rosato
- Da quando sei così oggettivo? Non me lo aspettavo- rincarò la dose Lucy
- Non ne approfittare, potresti ferirmi-
- Non ti farebbe male qualche botta una volta ogni tanto- affermò stizzita
- Ancora coi doppi sensi? Ci trovi gusto o mi stai inviando un qualche messaggio nascosto?- s’interessò Natsu troppo preso dal vederla arrossire per accorgersi del sorriso spontaneo che gli illuminò il volto
- S-scemo, hai capito cosa intendo- balbettò Lucy presa in contropiede
- Perché sorridi?- le domandò il rosato facendola sussultare
- Il tuo sorriso è contagioso, non te la prendere con me- si giustificò dandogli le spalle per raccoglier le sue cose in fretta e furia pur di non guardarlo.
Quella situazione iniziava a non piacerle per niente.
- Il mio sorriso?-
- Sì, ce l’hai disegnato sul volto come se ce l’avessi da sempre, è snervante sai? Dopo un po’ mette a disagio- spiegò a raffica girandogli attorno per poi cercar di raggiunger l’uscita ignorando i richiami di Natsu rimasto bloccato in mezzo alla folla. Con diversi sforzi alla fine riuscì ad uscir e respirare a pieni polmoni vietandosi di passar lo sguardo per quelle coppiette impudiche che si scambiavano effusioni anche fin troppo esagerate in pubblico.
- Potevi anche aspettarmi- bofonchiò il rosato apparso alle sue spalle
- Non ne avevo intenzione- ammise sincera avviandosi al parcheggio
- Solo perché hai ammesso di fissarmi le labbra non significa che devi scappar via- fece spallucce il rosato inginocchiando davanti alla ruota per toglier lucchetto e catena mentre una Lucy in preda al panico blaterava parole sconnesse facendolo ridacchiare divertito
- Sei un idiota- stabilì infine; salendo sul sellino e stringendosi a lui, pensò che fosse un vero idiota, seppur carino. Un idiota carino si disse ricacciando subito dopo quel pensiero in un angolo remoto della mente. Quella situazione, decisamente, non le piaceva per nulla.
 
*^*
- Fammi capire, oltre allo sbavargli dietro non hai fatto nulla? Tu hai bisogno di lezioni intensive di flirt mia cara- proruppe la castana guardandola severa e Lucy sbuffò lasciandosi ricadere sul cuscino
- Non riuscivo a ragionare, quegli occhi sono una trappola mortale dannazione- soffiò sincera giocando con le punte dei capelli come a dirottar l’attenzione
- Trappola mortale meglio conosciuta come..- iniziò la mora venendo malamente interrotta da uno schiaffetto sul braccio da parte dell’amica
- Non è quello, santo cielo neanche lo conosco! Sono finiti i tempi delle medie- l’interruppe portandosi un braccio sul viso a coprir gli occhi dalla luce del lampadario
- Pensala come la vuoi, ma non mentirmi ed ammetti che ti fa un certo effetto averlo accanto- la riprese dura
- Sì okay, come vuoi se ti rende così felice! Natsu mi piace, fisicamente mi piace anche fin troppo ed il mio corpo di certo non è immune, contenta?- ammise sfiancata da quell’interrogatorio
- Sì, molto. E adesso alza il volume che sta iniziando il mio programma preferito- le ordinò e Lucy con sospiro obbedì afferrando il telecomando e passandolo all’amica che in tempo pochi secondi si estraniò da ogni cosa la circondasse lasciandola sola nelle sue elucubrazioni.
Dopo la loro prima disastrosa uscita ne erano seguite altre e più si vedevano, più Lucy si sentiva vicina a lui seppur distante. Si ritrovò ad odiarsi per questo, era riuscita ad attenuare i litigi ed accentuare le prese in giro, si divertiva nel loro continuo battibeccare ma non vi era nient’altro se non quella carica erotica che sentiva accrescer dentro di sé ogni volta che l’aveva vicino. L’attrazione era arrivata a livelli inimmaginabili andando a sfociare persino nei suoi sogni, ma ciò che la disturbava era il non esser riuscita a toccarlo dentro. C’era ancora quel muro a dividerli e più passava del tempo con lui, più sentiva quel peso pressarle il cuore. I loro brevi contatti non le bastavano, non le sarebbe bastato nulla in effetti fin quando non fosse riuscita a varcar quel muro. Sapeva che c’era ancora qualcosa nel rosato, qualcosa che le nascondeva oltre quasi tutta la sua vita. In effetti, oltre il suo passato e quella relazione importante che ancora lo perseguitava, non sapeva nulla di lui. Si ripromise che alla prossima uscita, prefissata per la settimana dopo, avrebbe cercato di capir qualcosa su di lui. L’unico problema era come avrebbe fatto..
 
*^*
 
- Dove andiamo di bello stavolta?- s’informò Lucy salendo sulla moto del rosato con cui ormai aveva preso familiarità
- È una sorpresa- affermò lui con un sorriso prendendole le mani ed allacciandosele sulla vita prima di metter in moto e sfrecciar sulla strada
- Non mi piacciono molto le sorprese- gli confidò la bionda con un sorriso mesto
- Beh, spero che questa ti piacerà allora, altrimenti fattela piacere- esclamò spaccone beccandosi un colpetto sull’addome come risposta
- Per colpa tua Mavis mi ha fatto lavorare sodo, il minimo che puoi fare è far finta che ti piaccia- borbottò come giustificazione scrutandola con la coda dell’occhio
- Pretendere è di cattivo gusto sai? Comunque sia, grazie. La prossima volta però non rinfacciarlo, perde di valore altrimenti- lo avvertì la donna con tono divertito che contagiò pure lui
- Manca poco e vedrai tu stessa se ne vale la pena o meno- asserì chiudendo la discussione; Lucy si limito a strofinare il viso contro la sua schiena e chiudere gli occhi cullata dal suono lento del suo cuore.
- Puoi smetterla di far le fusa?- ridacchiò Natsu scuotendo leggermente il capo senza distogliere lo sguardo dalla strada
- No, mi diverto- dissentì la ventisettenne sorridendo contro la stoffa della sua maglietta
- Contenta tu, siamo arrivati- annunciò frenando prima di spegnere il motore
- Di già?- mugugnò Lucy restia a scender o meno dal sellino
- E pensare che un mese fa odiavi questa moto- rifletté Natsu ad alta voce prima di districarsi dalla presa delle sue dita e scender dalla moto subito seguito da Lucy che si guardò intorno curiosa
- Siamo al parco- osservò con sguardo confuso prima di soffermarsi su una piccola zona all’ombra di un grande ciliegio in fiore.
- Hai preparato un picnic?- chiese stupita mentre quello annuiva semplicemente
- Piaciuta la sorpresa?- le chiese affiancandola dopo aver messo il lucchetto alla ruota.
- Da morire, è stupendo- esclamò entusiasta rivolgendogli un dolcissimo sorriso che lo imbarazzò leggermente
- Figurati- borbottò in risposta passando una mano dietro il capo grattandosi la nuca mentre l’osservava avvicinarsi velocemente all’albero, cui passò una mano nella corteccia nodosa, prima di sedersi nella tovaglia posta sull’erba ancora umida di rugiada, attendendo paziente che anche lui si facesse avanti e la imitasse.
- Natsu..- pigolò piano richiamando la sua attenzione una volta che si fu seduto accanto a lei
- Dimmi- rispose incuriosito sdraiandosi sul telo rivolgendole uno sguardo breve che gli bastò comunque per avvertir quanto fosse agitata in quel momento
- Vorrei conoscerti. Voglio che tu mi dica qualcosa in più su di te-
- Del tipo?-
- I tuoi interessi, sogni..-
- Avevo sogni, sono andati in fumo quando Lisanna è morta-
- Capisco..- balbettò, delusa ed un po’ ferita. In fondo al cuore sperava di poter esser lei un suo sogno futuro.
- Ma ho un interesse, quello sì-
- Quale?- si entusiasmò Lucy
- Voglio diventare migliore, renderla orgogliosa- le rivelò più a se stesso che a lei
- Sembra più un sogno..- mormorò la donna, confusa
- Quelli li riserbo per altro- affermò voltandosi a guardarla; il cuore di Lucy perse un battito mentre le sue guance si coloravano di un delizioso color porpora
- Cosa vedi quando pensi al futuro?- si riscosse poi la bionda sdraiandosi su un fianco
- Una vita tranquilla, fuori dai problemi. Magari con una bella famiglia, dei.. figli- rifletté con un sorriso perso, lo sguardo riportato al cielo
- A lei sarebbe piaciuto- mormorò e Lucy avvertì qualcosa incrinarsi dentro di sé, stava ancora pensando a lei, a Lisanna.
- L’amavi tanto- constatò attirando la sua attenzione
- Sì, lei era il mio sogno- dichiarò senza il minimo tentennamento
- Pensi.. credi che un giorno riuscirai a svegliarti da questo sogno?- gli chiese con voce incerta, titubante. Il cuore le batteva ad un ritmo lento e cadenzato pronto in qualsiasi momento ad accelerarsi o fermarsi
- Lo spero- sussurrò Natsu, lo sguardo perso oltre le nuvole. Lucy capì che non si trovasse con lei in quel momento, forse quel sogno non l’avrebbe mai abbandonato.
- E tu? Che interessi hai?- cambiò poi argomento girandosi su un fianco per guardarla faccia a faccia cogliendo ogni suo stato d’animo come se fosse un fiume in piena pronto a riversar tutto dopo un alluvione.
- Pochi interessi, solo sogni- rispose prontamente giocando con una ciocca dei lunghi capelli biondi
- Sono curioso- la invogliò lui a parlare al ché Lucy sorrise, lui stava provando a svegliarsi, a tornare alla realtà, stava a lei attirarlo a sé senza lasciarlo andar più via.
- Uhm, vediamo. Desidero affermarmi come avvocato, un piccolo studio in centro città non  mi basta più, voglio sognar in grande come mi è stato insegnato. Poi, beh nulla di ché: mi piace leggere, scrivere, andar al mare cose così.- spiegò con nonchalance arrossendo leggermente quando le dita del rosato le rubarono la ciocca dalle mani per poterci giocar loro.
- Ed io non faccio parte degli interessi?- ridacchiò il rosato strappandole un sorriso
- Tu sei uno dei sogni- ammise poi, col cuore in mano.
Natsu si bloccò a quelle parole, la bocca dischiusa per lo stupore e l’incredulità negli occhi che tornavano a fissarsi nuovamente in quelle iridi caramello, così lucide e liquide da sembrar di annegarci e lo sentì, quel sentimento che aveva iniziato a radicarsi in lei gli si presentò davanti agli occhi schiaffeggiandolo come a riscuoterlo, ad invitarlo a rendersi conto di ciò che quel tempo assieme aveva provocato.
- Lucy..- mormorò mentre lei in trepida attesa non distoglieva lo sguardo, cercando d’infondergli tutto ciò che si annidava nel suo cuore.
- Va bene così- sussurrò poi la donna, incassando il colpo. Quel silenzio era più eloquente di mille parole.
- Mi dis..- provò a scusarsi ma con un gesto della mano la bionda lo fece desistere
- Come mai sei diventato un avvocato?- dirottò il discorso, rassegnatosi
- Questa è una storia lunga, te la racconto solo se poi tu mi racconti la tua- ricattò Lucy con un sorriso mettendo tutta se stessa per accantonare quanto successo.
- Ritorniamo alle minacce? Pensavo di aver superato quello stadio- ridacchiò acconsentendo e solo allora Lucy si aprì, riversando gli spettri del suo passato.
- Tutto è iniziato precisamente quando mio padre scoprì il tradimento di mamma. A quell’epoca avevo solo cinque anni, non capivo molto se non il fatto che papà era più duro, rigido e severo. Lo sentivo così distante da starci male ed ogni notte piangevo quando litigava con mamma ma non accennò mai a lasciarla, solo più avanti capì che lo fece per me. Quando fui più grande, circa tre o quattro anni dopo, ingaggiò un avvocato, si chiamava Leo era un uomo davvero in gamba; fin da subito è riuscito a colpirmi trattandomi forse per primo come se fossi una piccola donna e non una stupida bambina ritenuta troppo piccola per poter prender voce nei problemi degli “adulti”. Per molti anni venne a casa nostra e mi affezionai molto a lui, fu all’età di dodici anni che capì tutto. Mia madre se n’era andata mesi prima senza dir una parola, mio padre non prese di buon grado la sua azione e dopo il divorzio completato con successo grazie a Leo, mio padre decise di richiamarlo per lottar e vincere la possibilità piena ed esclusiva di tenermi con sé. Dopo diversi anni, divenuta ormai adolescente, m’interessai molto a Leo, ammetto che fu la mia prima cotta seria, un po’ come il mio primo amore e forse fu anche questo interesse a spingermi ad interessarmi a lui ed inevitabilmente al suo lavoro. Fu allora che nacque la mia passione ed ho lottato molto per arrivar dove sono e per andar ancora più lontano rendendolo orgoglioso della sua “allieva preferita”- raccontò d’un fiato, sul volto un’espressione addolcita dai ricordi di quei tempi che ripercorreva più con malinconia che con rabbia.
- Wow, da questo punto di vista la mia infanzia è più noiosa- notò staccando un filo d’erba dal terreno e rigirandoselo tra le dita
- Io non ho avuto molto di cui raccontar. I ricordi di mia madre sono pochi e sbiaditi, è morta quando ero solo un bambino ma sapevo che mi voleva davvero molto bene. Per quanto riguarda mio padre, lui ha sempre fatto di tutto per sostenerci ma ero un adolescente ribelle e problematico, guardandomi adesso mi vergogno non poco per tutto ciò che gli ho fatto passare. Per il resto anche lui ci ha lasciati tempo fa, ero in galera quando è successo, non mi perdonerò mai per questo. E da allora sono con mio fratello che a differenza mia è riuscito dove io ho totalmente fallito, forse se non avessi fatto così tanti sbagli adesso sarei altrove- spiegò con un sorriso colpevole ad incorniciargli le labbra
- Pentirsi è il primo passo per perdonarsi e come è già successo a tuo fratello, sono sicura che anche loro l’hanno fatto- lo rassicurò Lucy lasciandogli una carezza sul volto a cui il rosato non si sottrasse ma che anzi ricercò: poggiando il volto sul palmo aperto e stringendo con forza le sue dita affusolate fra le sue.
- Non ci riesco- mormorò infine e Lucy annuì semplicemente ingoiando un groppo amaro e stringendo forte gli occhi per impedirsi di piangere.
- Ma voglio fidarmi di te..- continuò alzandosi a sedere
- Vieni con me- propose poi e a Lucy non rimase che annuire ed accogliere irrequieta quel peso sul cuore, una sensazione sgradevole che le si levò dalla bocca dello stomaco rendendole difficile persino respirare, ma stringendo le mani a pugno e fidandosi di lui cercò d’ignorare quella spiacevole sensazione ed affidandosi nuovamente nelle sue mani si fece guidare verso una meta ancora sconosciuta.
 
Il viaggio in moto fu silenzioso, carico di una tensione così pesante che la si poteva tagliar con un coltello tant’era densa e vivida tra loro; stringendosi a lui come se fosse il suo unico appiglio, Lucy ebbe paura di quelle emozioni altalenanti che le si scatenavano dentro in un tira e molla, una guerra senza fine di cui era conscia ne sarebbe uscita distrutta, ambo i casi.
Fu quando Natsu si fermò che lei ebbe il coraggio di alzare lo sguardo e posarlo sull’edificio che si erigeva davanti a loro schiacciandoli sotto la sua opprimente presenza: un ospedale.
- Natsu ma che..- provò a chiedergli mentre l’ansia le agitava il cuore torcendole le viscere, il silenzio del rosato non fece che aggravar quelle sensazioni. Prendendola per mano senza esitazione, pronto ad accettar qualsiasi reazione, l’uomo la tirò con sé costringendola a seguirlo mentre entrava nell’edificio dirigendosi a passo spedito verso il centralino
- Natsu Dragneel, reparto di neurologia, cerco Elizabeth-  proruppe mentre la dipendente dava lui il numero della stanza che rimbombò nella mente della bionda come un disco rotto. Cosa?
- Natsu, chi ci facciamo qui? Chi è Elizabeth?- gli domandò Lucy mentre il cuore iniziava a rimbombarle nelle orecchie in un assurdo tonfo continuo
- Natsu?!- lo richiamò ancora senza ricever risposta, ma non si fermò, continuò a seguirlo richiudendosi anche lei in silenzio. Pochi minuti dopo, col solo eco dei loro passi, il rosato si decise a fermarsi davanti una stanza che tentennò ad aprire
- Natsu?- pigolò nuovamente cercando il suo sguardo che l’uomo continuò a vietargli, ma stringendole forte la mano fino a farla gemere di dolore, afferrò la maniglia ed aprì.
Ciò che si parò davanti a Lucy furono un numero interminabile di macchinari ed infine un piccolo lettino su cui una bambina riposava: i lunghi capelli albini le incorniciavano un volto magro dovuto all’alimentazione che erano costretti a fornirle tramite endovena data l’immobilità di ogni singolo muscolo, solo il petto sembrava alzarsi lievemente e dal battito leggero del cuore, leggibile dall’elettrocardiogramma, si capiva che fosse ancora viva anche se impossibilitata a viver. Si avvicinò cauta lasciando la presa del rosato che rimase sulla soglia, lo sguardo puntato su quella piccola figura la cui vista pungeva gli occhi e faceva sanguinare il cuore.
- Natsu..- mormorò la bionda senza staccar gli occhi dalla bambina
- Lei è Liz, cinque anni, in coma da tre- affermò con voce strozzata.
- No..- bisbigliò con tono sofferente mentre Natsu abbassava il capo mordendosi a sangue un labbro, le dita strette in pugno, il corpo che tremava e quella lacrima che si riversò dai suoi occhi d’ossidiana rigandogli una guancia senza vergogna.
- Mia figlia-.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. Day 5 ***


~Nalu week 2016~
Day 5: Struggle (Combattere/ Lottare)
 
Capitolo 4…
 
 
- Lucy, tutto bene? È da un po’ che lo notiamo.. sei sempre così pallida..- l’accolse la voce della sua segretaria una volta giunta allo studio. Internamente Lucy sorrise, era ovvio che fosse pallida: la notte non dormiva e la mattina iniziava ad esser stanca anche solo a sbattere le palpebre
- Non preoccuparti, è solo un po’ di stress. Finito il caso tornerà tutto alla normalità- affermò mesta, sentendosi terribilmente sporca. Ma che brava bugiarda, pensò soffocando il magone che sembrava volerle opprimere il petto.
- Ne sei sicura? Non dovresti lavorar così tanto allora, potresti star male seriamente- la riprese Levy con tono materno e a Lucy scappò una risatina. Era l’unica cosa che poteva fare per lui, l’unica che era in grado di compiere tant’era inutile la sua presenza affianco a quell’uomo e lei le stava dicendo di rallentar il ritmo? Di non concentrarsi troppo?
- Non ne ho nessuna intenzione, manca poco e poi sarà tutto finito..- esclamò con fervore per poi abbassar il tono di voce ad un lieve mormorio. Sarebbe tutto finito da lì a qualche mese.. poi non lo avrebbe più rivisto, ognuno per la sua strada, ricordi Lucy? Si disse mentre gli occhi iniziavano a pungerle fastidiosamente. Il ricordo di quella sera era una ferita aperta e sanguinolenta.
 
Flashback
 
- Tua figlia?- balbettò per l’ennesima volta mentre il rosato annuiva lievemente, perplesso.
Dopo quella rivelazione aveva visto la bionda sbiancare di colpo ed agitarsi come un animale in gabbia, preoccupato nel vederla respirare a fatica aveva cercato di calmarla e sotto i suoi strepiti incontrollati era accorsa un’infermiera che era riuscita a tranquillizzarla spiegandogli che era stata vittima di una crisi di panico, forse troppo sotto shock. Invitandoli ad uscire, e seguendo il suo consiglio, Natsu le aveva preso qualcosa da bere sedendosele accanto una volta che si fu rasserenata.
- È la vittima dello stupro?- chiese dopo un profondo respiro la donna deglutendo a fatica. Il rosato si voltò di scatto a guardarla col chiaro intento di mandarla a quel paese, ma sotto quello sguardo spaesato si sentì impotente e si limitò a sospirare.
- Non l’ho mai toccata senza il suo consenso- affermò  facendole sgranare gli occhi
- Oh, quindi..?- provò a spiegarsi senza risultati, la voce le era uscita tremula e spezzata, si sentiva svuotata di tutto. Quella donna lo teneva ancorato a sé non solo tramite i ricordi ed i momenti passati assieme, ma anche con un essere umano, una creatura innocente e dall’aria così dolce da farle tenerezza, da scaldarle il cuore nonostante fosse la testimonianza di quanto fosse lontana anni luce da lui, da quanto quel suo sogno fosse impossibile da realizzare. Incassando il colpo stette in silenzio, frustata anche solo per aprir bocca, ma il rosato doveva averla capito lo stesso perché rispondere per lui non fu complicato e lei si stupì del modo in cui lui riuscisse a leggerla senza la ben che minima difficoltà: era lei troppo ingenua da mostrarsi in ogni sua parte o era lui troppo bravo a guardar dentro le persone?
- Liz è un imprevisto, non l’avevamo calcolato, ma non è frutto di violenza- assicurò con un sorriso mesto che le strinse il cuore, quanto aveva sofferto in tutta la sua vita? Quanto aveva dovuto sopportare? Quale altro peso avrebbe dovuto portar sulle spalle prima di spezzarsi del tutto?
Lucy lo guardò affondo imprimendo sulla mente ogni suo più piccolo particolare, sapeva che ogni cosa sarebbe cambiata. Dopo quella notte lei sarebbe tornata ad esser il suo avvocato, una volta finita la causa le loro strade si sarebbero divise, non era in grado di frapporsi tra loro. Lisanna era troppo importante, non sarebbe riuscita a gestir il peso che la sua presenza causava.
- Ti va di parlarmene?- gli chiese cauta poggiando delicata una mano fra le sue cercando d’infondergli quello stesso coraggio che iniziava a mancarle.
- Quando l’abbiamo scoperto eravamo terrorizzati- iniziò a capo chino, lo sguardo di Lucy puntato sul profilo del suo viso contratto in una smorfia sofferente
- Lisanna stava ancora studiando, io non sapevo dove sbattere la testa, cosa avrei potuto darle? Me lo chiedevo ogni volta che la guardavo. Nonostante ciò decidemmo di tenerla- continuò mentre un sorriso si faceva largo sulle labbra chiare al ricordo di quel momento. Ricordava come se fosse ieri il sorriso radioso dell’albina, quella gioia che dal cuore si propagava agli occhi fino a riflettersi nelle sue, insieme si sentivano invincibili.
- Più tardi però subentrarono i problemi..- aggiunse ripercorrendo con la mente tutto ciò che avevano dovuto superare assieme. Lucy lo vide irrigidirsi d’un colpo e si sentì impotente, inutile, superflua. Come avrebbe mai potuto competere con lei?
- Mira iniziò ad intromettersi, con la scusa della gravidanza ci impedì di vederci, per quello scappavo la notte. Oltre lei si aggiunsero le spese, non avevo un lavoro e la mia fedina penale non era esattamente pulita, trovarlo sembrava impossibile. Fu allora che iniziai a spacciare, rientrai in un piccolo gruppo. Nonostante tutto sembravano bravi ragazzi, mi piaceva stare con loro per questo non riflettei molto e li seguì in quella rapina. Quando mi arrestarono scoprirono anche il giro di droga e fui incarcerato per tre lunghissimi anni- raccontò borioso, una rabbia repressa che lo bruciava dall’interno: senso di colpa. Lo sapeva, lo vedeva che lui non riusciva a perdonarsi
- Ho perso le ecografie, la gravidanza, persino la nascita ed i suoi primi anni di vita.. tutto- soffiò con tono strozzato, gli occhi lucidi promettevano un pianto trattenuto troppo a lungo.
- Quando uscì la trovai ad aspettarmi, quando la vidi mi sembrò ancora più bella mentre teneva in braccio la nostra piccola Liz, penso che quello fosse stato il momento più bello di tutta la mia vita- mormorò addolcendo il tono di voce ed alzando finalmente lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
Lucy lo sostenne a lungo sorridendogli come a spronarlo a continuare. Aveva gli occhi lucidi, il cuore a pezzi ma ascoltarlo era come rendersi conto di ciò che stava perdendo, le dava la forza per accettarlo, per convincersi che lei non lo meritava, lei non ne sarebbe mai stata in grado.
- A quell’epoca Liz aveva due anni. Era intelligente, vivace, dolce e m’incantavo a guardarla perché aveva il suo sorriso. Poi avvenne la catastrofe. Fu l’ultima volta che vidi i suoi occhi, l’ultima volta che vidi Lisanna. Se lo avessi saputo le avrei seguite, le avrei obbligate a star con me, a non tornar a casa. Quella notte Lisanna morì e Liz entrò in coma- concluse a fatica rivolgendole un sorriso mesto e per Lucy fu troppo
- Mi dispiace- pigolò tra i singhiozzi, non aveva più retto ed era scoppiata a piangere come una bambina.
- Va tutto bene- balbettò Natsu guardandosi attorno per paura che la bionda potesse star vivendo un’altra crisi nel giro di pochi minuti
- No non va bene, non meritavi tutto questo..- piagnucolò con voce strascicata cercando invano di asciugarsi le lacrime sentendosi patetica, con che diritto stava piangendo? Lei che era estranea a tutto ciò? Con quale coraggio si permetteva la possibilità di soffrire al posto suo? Lui che aveva superato tutto senza mai dimenticare il passato ma lottando per cambiare il futuro
- Scusami, sono una cretina- s’insultò fra i singulti, non aveva il coraggio di alzar lo sguardo per guardarlo in viso, ci pensò il rosato a farlo al posto suo.
- Ehi, è tutto okay, è passato- cercò di rasserenarla avvicinandosele per prenderle il volto con due dita e catturarle una lacrima impigliata tra le ciglia
- Tu la ami ancora, non passerà- constatò la bionda sorridendo colpevole, ci mancavano solo le sue scenate di gelosia, faceva proprio schifo..
- Lucy, questo non cambierà mai, sta a te accettarlo- confermò il rosato sincero
- Non ce la faccio, non sono come lei..- mormorò tirando su col naso e decidendosi a puntar gli occhi nei suoi, stava per dirgli addio?
- Lo so- annuì Natsu lentamente allontanandosi per lasciarla libera, sospirando passò una mano tra i capelli accusando la botta senza fiatare. In fondo era stato un idiota a credere che lei potesse esser diversa.
- Natsu..- lo richiamò
- Finito il processo, ognuno per la sua strada- l’interruppe disinteressato
 - Non puoi chiedermelo..-
- È meglio per entrambi, prendila come un’esperienza. Una relazione da vacanza estiva- scherzò con indifferenza
- Cosa?- chiese basita
- Massì, lo sappiamo entrambi che non c’è mai stato nulla di serio. Basterà far finta di niente, è solo una stupida infatuazione dopotutto- ridacchiò con freddezza liquidandola con distacco, come se non valesse niente.
- Un’infatuazione?- incapace di far altro se non blaterale le sue stesse parole, Lucy, rimase inerme ad ascoltare quelle parole taglienti che le si conficcavano dritte al cuore.
- Perché cosa pensavi che fosse? Mi avevi fatto prendere un colpo stamattina! Pensavo dicessi sul serio, alla fine ti sei dimostrata davvero brava a mentire- continuò con tono scanzonato mentre le lasciava una pacca sulle spalle
- Come?- balbettò esitante, il petto che le si stringeva in una morsa occludente
- Sì dai sai di cosa parlo, la cosa del “tu sei uno dei miei sogni” molto commedia romantica di basso livello, ha fatto effetto però lo ammetto- rise ancora portandosi un dito alla coda dell’occhio come ad asciugarsi una lacrima invisibile
- Se userai questa tattica in tribunale vinci di sicuro- l’incoraggiò poi alzandosi dalla sedia e stiracchiandosi
- Mi aspetti un attimo? Vado a salutare mia figlia- proruppe infine impassibile lasciandola sola, ma Lucy non lo stette ad ascoltare. Sentendosi umiliata, così patetica verso se stessa prese solo le sue cose e scappò via. Ancora non sapeva che oltre alle lacrime, gli aveva lasciato il cuore.
 
Fine flashback
 
Dopo quella notte non l’aveva più rivisto e dentro sé non seppe se fu un bene od un male, ciò che sentiva erano solo un turbinio di emozioni che si facevano guerra tra loro, sfinendola fino ad atterrarla, ad isolarla dal resto del mondo. La stessa Cana non era più riuscita ad avvicinarsele e capendo l’antifona, le lasciò il suo spazio pregando dentro di sé che l’amica superasse il tutto un giorno o l’altro. Per diverse settimane, la stessa Mavis aveva cercato di contattarla per saper qualcosa di più curiosa di cosa era successo da allontanarla in quel modo, ma puntualmente Lucy la ignorava impedendosi di non far trasparire nulla durante le loro convocazioni cui il rosato appariva sempre più di rado, come se fosse lui quello ferito! Come se non fosse lui quello che l’aveva nuovamente sminuita giocando con i suoi sentimenti, fregandosene di cosa le sue parole avrebbero comportato, di come il cuore avesse iniziato a dolerle così tanto che Lucy iniziò a non sentirlo più battere nel petto convincendosi che si fosse totalmente distrutto pezzo dopo pezzo fino a rimaner a brandelli. Ma più se lo ripeteva, più stava male: era lei che non aveva accettato di averlo affianco con tutte le sue paure e le poche gioie rimastogli, era lei che gli aveva sbattuto la porta in faccia illudendolo di avergli aperto il cuore. L’idiota era lei e non riusciva a perdonarsi di ciò.
Per quanto ci provasse, l’idea che lui amasse un’altra mentre toccava lei, mentre fingeva di ricambiarla le pesava sul petto come un macigno. Non sarebbe mai riuscita a prender quel posto, non poteva neanche ambire a farlo, con quale criterio? Era ora di svegliarsi, per lei non c’era tempo per quei sogni, non c’era mai stato.
- Lucy, vuoi un caffè?- le chiese Lluvia sbucando dalla soglia della porta
- No, grazie- negò con la testa dedicandole un sorriso appena accennato che la donna ricambiò calorosamente
- Tra un’ora hai la riunione con i Dragneel- l’informò Levy dopo aver bussato ed esser entrata
- Appena mancano venti minuti avvertimi, per adesso ho altro a cui pensare- la liquidò tornando a dedicarsi alle sue carte.  Di recente erano rinvenute diverse informazioni che lei stessa si era premurata di far uscire a galla. Dopo il racconto di Natsu, aveva fatto la saggia scelta d’indagare sul gruppo di spacciatori che lo avevano portato alla rovina coinvolgendolo in quella rapina. Fortunatamente il rosato non si era opposto alla collaborazione e grazie al suo aiuto erano risaliti a diversi volti che avevano catturato la sua attenzione. Dalle deposizioni del suo cliente (perché altro non era, si ripeté Lucy fino allo sfinimento) alcuni soggetti non erano stati molto contenti del suo abbandono, men che meno del suo tradimento. Quando venne arrestato, infatti, per aver una riduzione della pena, il rosato aveva accettato la proposta dei carabinieri di aiutarli nelle indagini per arrestare coloro che erano sfuggiti alla cattura dopo esser stati scovati nell’atto.
E per Lucy la vendetta sembrava un ottimo movente per quell’omicidio inspiegato.
Due dei diversi membri attirarono la sua attenzione ed era su loro che Lucy si concentrava giorno e notte ricercando dati su dati che potessero aiutarla nel processo che si sarebbe svolto a breve.
Avrebbe combattuto con le unghie e con i denti pur di vincerlo, altrimenti Natsu sarebbe stato condannato colpevole e la piccola Liz… non volle neanche pensarci. Avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, almeno in qualcosa, per riscattarsi e sentirsi orgogliosa almeno un minimo del suo operato. Se non poteva amarlo, gli avrebbe dato la possibilità di farsi amare, magari da persone migliori e più forti di lei.
- Conosco questo posto- mugugnò strabuzzando gli occhi ed esultando internamente, finalmente una pista! Prese velocemente il telefono dalla borsa componendo quel numero che ormai aveva imparato a memoria
- Miss Heartphilia?- si assicurò una voce che lei riconobbe subito
- Agente, credo di aver trovato qualcosa- esclamò entusiasta mentre la persona dall’altro capo del telefono si faceva subito attenta
- Sono tutta orecchi- l’informò prendendo carta e penna
- Crocus, via delle Magnolie 3, il locale si chiama “ Oracions”- l’informò con euforia, non riusciva a creder di esser riuscita a trovarli. Dopo tutto quel tempo.. forse poteva davvero farcela.
- Bene, farò tutto il possibile per rintracciarli- le promise con tono fermo e sincero
- Partiremo stasera- stabilì la bionda ignorando i lamenti dell’agente
- Potrebbe esser pericoloso, non glielo posso permettere- la riprese quest’ultimo, ma Lucy lesse chiaramente l’indecisione nella sua voce
- Devo esserci, partiremo stasera, che tu lo voglia o no- decretò infine e sentendo quel sospirò, Lucy capì di aver ricevuto il suo consenso
- Ci vediamo alla stazione e.. grazie di cuore- la salutò chiudendo la chiamata e rilassandosi contro lo schienale della poltrona, tutto quel lavoro ed infine ce l’aveva fatta, tenendo duro era riuscita a scovarli. Mai come allora si sentì orgogliosa di se stessa, finalmente.
- Lucy, la riunione- l’avvisò la blu e l’avvocatessa si alzò con un gran sorriso che la destabilizzò, cosa era successo in quaranta minuti da farla illuminare in quel modo?
- Facci portare un po’ d’acqua e per me un bel caffè, ne sento il bisogno- richiese sentendosi così sollevata da sentir qualcosa dissolversi dal cuore ed alleviare di poco il peso che sopportava.
- Mavis, Zeref- li salutò sedendosi di fronte a loro nel lungo tavolo in vetro su cui presto venne poggiato un vassoio con una brocca d’acqua ed il suo caffè che bevve avidamente, neanche ricordava l’ultima volta che aveva sorseggiato quella bevanda calda e per lei ristoratrice, ne sentiva quasi la mancanza dopo quelle settimane di “astinenza”.
- Lucy, ti trovo bene- notò con gioia la bionda facendole scappare un sorriso
- Ho delle novità- affermò mostrando loro due fascicoli diversi
- Chi sono?- chiese incuriosito il corvino osservando le foto appese tra le fotocopie
- Indiziati, beh teoricamente sono i miei personalissimi indiziati- ridacchiò scostando una ciocca bionda dietro l’orecchio
- Indiziati? Per cosa?- lo precedette Mavis porgendole le carte
- Per l’omicidio di Lisanna Dragneel- affermò con un sorriso mesto, ignorò quella fitta al petto. Non avevano avuto il tempo materiale per ufficializzarlo, ma quella donna sarebbe per sempre rimasta la signorina Dragneel.
- Cosa?- si stupì la sua cliente mentre le labbra iniziavano a tremarle, gli occhi lucidi
- Mi stai dicendo..- iniziò stupito il marito avvicinando a sé la moglie e lasciandole una carezza sul capo mentre lei scoppiava a piangere sotto gli sguardi inteneriti di Lucy
- Sì, forse ho trovato un modo per scagionare Natsu- affermò con un ampio sorriso mentre quella consapevolezza le scaldava il petto e riempiva il cuore. Lei l’avrebbe salvato.
 
*^*
 
Prese un lungo respiro, il buio attorno a lei non aiutava a tranquillizzarla ma quel silenzio di certo era un ottimo aiutante per poter riflettere in tranquillità.
Forza! Si disse mentre con colpi lievi bussava alla porta, ciondolando i piedi aspettò che lei venisse ad aprire ma dopo diversi minuti era ancora fuori da quella porta indecisa se suonare ancora o se andar via, forse non era neanche a casa.
- Nel peggior dei casi rompo il campanello- si disse con noncuranza prima di attaccarsi a quest’ultimo che con un trillo continuo sembrò risvegliar la proprietaria che con colorite imprecazioni si decise di avvicinarsi alla porta mandando miliardi di maledizioni alla persona che l’aveva disturbata in quel momento così importante.
- Chi è?- strillò aprendo l’uscio con forza pietrificandosi davanti alla figura della bionda ancora intenta a pigiar il dito sul campanello in un ultimo, fastidiosissimo, rumore.
- Cana..- riuscì a mormorare prima di squadrarla da capo a piedi arrossendo di botto
- Cana, amore, chi è alla porta?- chiese una voce in lontananza e Lucy si sentì morire
- Non me lo dire- strepitò portandosi le mani sul viso e scuotendo la testa con forza insultandosi mentalmente
- Ooh te lo dico eccome- sbottò stizzita la moretta mentre cercava con difficoltà a coprirsi il corpo nudo col lenzuolo
- Lyon?- chiese Lucy strozzandosi con la propria saliva
- Lyon- confermò Cana con un sospiro
- Mi dispiace infinitamente!- si scusò cercando di far dietrofront
- Dove vai cretina?- la riprese l’amica ridacchiando
- Aspettami qui, quanto meno cerco di evitarti lo spettacolo di nude del mio fidanzato- continuò con tono derisorio facendola arrossire solo di più.
Qualche minuto dopo vide la figura imbarazzata dell’albino uscire dall’abitazione: i capelli spettinati, le labbra gonfie ed il volto arrossato non lasciavano dubbi.
- Non era mia intenzione- mormorò la bionda abbassando il capo mortificata, ma Lyon le sorrise dolcemente scompigliandole i capelli
- Tra i due quella che ha più bisogno di averla accanto, in questo momento sei proprio tu- la rassicurò voltandosi poi verso la fidanzata e lasciandole un bacio sulla fronte
- Ti chiamo più tardi- promise prima di defilarsi con un cenno del capo
- Vieni qui cagnolino, sei stato fin troppo bastonato- si rivolse poi Cana all’avvocatessa che senza farselo ripetere due volte, si tuffò in quelle braccia amiche scoppiando in un pianto interrotto da diversi singhiozzi e scuse vociferate con voce lieve e pentita a cui la mora non diede ascolto limitandosi a carezzarle il capo e cullarla nel suo abbraccio.
- Va tutto bene, adesso vieni dentro, prendiamo una bella camomilla e mi racconti tutto, okay?- le propose con tono materno, Lucy si limitò ad annuire asciugando le lacrime.
In quell’ultimo periodo era diventata una vera piagnucolona, pensò ridestandosi e cercando di darsi un contegno. Doveva esser forte.
- Sono tutta orecchie- annunciò la castana dopo averla raggiunta sul divano in salotto, tra le mani due tazze fumanti
- Ha una figlia- proruppe solamente accettando di buon grado la bevanda che le scaldò le mani e la gola
- Uhm, e allora? Esistono molti padri single al mondo- fece spallucce Cana non riuscendo a seguire il suo ragionamento
- La ama ancora- mormorò sofferente abbassando il capo, come sconfitta e la mora rise
- Cos’è quel faccino triste?- le chiese prendendole il volto tra le mani
- Io non.. Cana come posso pensare di averlo per me quando pensa ad un’altra?- domandò distogliendo lo sguardo da quelle iridi di cioccolato
- Il suo è stato un amore sincero e sofferto, ma di quell’amore rimangono solo i ricordi. Tu sei la realtà, sei il futuro Lucy- le disse con fare materno facendole alzare il capo di scatto, gli occhi sgranati, quella nuova consapevolezza ad illuderle il cuore.
- Io non sono abbastanza- si riscosse poi mordendosi il labbro inferiore
- Te l’ha detto lui?- le chiese Cana picchiettando un dito sul labbro con fare pensieroso
- Non esplicitamente- chiarì Lucy, se l’avesse fatto  probabilmente il suo povero muscolo pulsante non avrebbe retto.
- Allora è ancora tutto da vedere ragazza mia! L’avevo detto io che quel tizio ti stava rincitrullendo! Dov’è la Lucy battagliera che conosco? Quella che non si arrende? Santo cielo! Hai salvato il culo a tante di quelle persone in un caso disperato proprio per questa tua forza nel non mollare. Era la dote che più preferivo di te non offuscarla in questo modo- esclamò stizzita l’amica colpendole debolmente un braccio.
- Cana..- sussurrò la bionda, un sorriso che si faceva largo sul suo volto
- Si si, puoi risparmiarmi il “ti sono eternamente debitrice” od il “sei un’ottima amica” o “cosa farei senza di te?” so già tutte queste cose, non sprecar fiato- la liquidò dedicandole un occhiolino
- Sei la migliore e grazie, grazie infinite- l’abbracciò di slancio la bionda infondendo in quel contatto tutta la gratitudine e l’affetto che deteneva nel cuore verso quella pazza della sua migliore amica.
- Figurati tesoro- le rispose lei lasciandole un bacio sul capo, quando Lucy si distaccò fu lecito porle quella domanda:
- E adesso che faccio?- chiese nel panico rimettendosi seduta ed agitandosi sul posto
- Sei stupida o cosa? Vai da lui e gli dici che lo ami! Forza, muoviti, su- la incoraggiò la castana spingendola con forza verso la porta di casa
- E se va male?- le domandò ancora tormentandosi un labbro
- In quel caso vieni da me, gliene do così tante da farlo ricongiungere con quella!- strillò facendola ridacchiare. Era proprio fortunata ad averla.
 
*^*

Spinse il piede sull’acceleratore, lo sguardo altalenante che si volgeva dalla strada a quella maledetta borsa che da circa due minuti stava rivoltando alla ricerca del telefono che finalmente ritrovò emettendo un acuto urletto di gioia. Attenta a non perdere di vista le macchine che le sfrecciavano davanti, cercò nella rubrica il suo numero velocizzandosi per comporlo e chiamarle al più presto. Mettendo il vivavoce e posando nuovamente entrambe le mani sul volante, attese che la donna le rispondesse e le desse la possibilità di riscattarsi.
- Lucy?- chiese Mavis dopo due-tre squilli e la bionda la ringraziò mentalmente mentre si apprestava a risponderle:
- Sto venendo sotto casa tua, Natsu è lì con voi?-
- Sì, è qui. Cosa hai intenzione di fare?- s’informò la donna incuriosita
- Voglio svegliarlo- esclamò sicura, sorridendo si disse che ce l’avrebbe fatta.
- Finalmente! Non ci speravo quasi più, faccio il tifo per te!- esultò Mavis facendola ridacchiare, un dolce tepore all’altezza del petto le fece capire quanto importante fosse diventata quella donna per lei e quanto contasse la sua opinione per farla star bene.
- Mavis con chi parli?- s’intromise una voce che riconobbe come quella di Zeref
- Zefi, inventa una scusa, dobbiamo lasciare questa casa entro..- iniziò fermandosi subito dopo; senza il bisogno di chiederglielo Lucy rispose al posto suo:
- Cinque minuti  e sono lì, guai a voi se vi appostate a spiarci- li minacciò venendo contagiata dalle risate divertite e poco rassicuranti di quella che ormai poteva considerar un’amica ed una valida alleata
- Non ci conterei molto in futuro, ma per questa volta hai la mia parola- le promise solenne riattaccando e lasciandola con un delizioso sorriso ad incorniciarle le labbra. Futuro.
Da quella sera avrebbe iniziato a costruirlo con le proprie mani.
 
Come previsto, arrivò sotto villa Dragneel esattamente pochi minuti dopo; parcheggiando l’auto nel vialetto si permise di guardarsi attorno per assicurarsi di non farsi sentire da orecchie indiscrete, ma scosse la testa dandosi della stupida: Mavis le aveva dato la sua parola e lei si fidava.
Con passi lenti e tentennanti, paurosi ma decisi, si avvicinò alla porta prendendo un profondo respiro ed ascoltando i battiti frenetici del cuore come incoraggiamento a non tirarsi indietro. Lei voleva lottare, non avrebbe mai smesso di farlo e adesso ne era sicura: giorno dopo giorno avrebbe avvicinato il rosato a sé allontanandolo da quel sogno infranto senza però strapparlo da quelle braccia che prima di lei se n’erano prese cura con tanto amore. Non voleva rimpiazzarla e solo adesso si rendeva conto che neanche lui l’avrebbe mai fatto, ma pian piano sarebbe entrata nel suo cuore allievando quel dolore che tempo addietro Lisanna era riuscita a risanare.
Lei era il suo futuro e avrebbe fatto di tutto per rimaner tale. Il problema adesso era il convincerlo.
Senza indugiare, suonò.
- Se sei qui per cercare Mavis sappi che è appena uscita con Zeref, Zera- l’accolse la sua voce dietro l’uscio, il cuore di Lucy capitolò: da quanto non sentiva quel suono? Troppo tempo, come aveva fatto a non accorgersi che le mancava da morire?
- In realtà.. sono qui per te, Natsu- ridacchiò serena quando lui le aprì la porta; il solo vederlo le cancellò ogni dubbio. La borsa le cadde di mano, la bocca dischiusa non riusciva a trattenersi dal sorridere, gli occhi che si beavano della sua vista non smettevano di fissarlo dimenticandosi del resto e quel cuore, quel maledettissimo cuore, le andò definitivamente in fibrillazione offuscandole i sensi con quel suo battere incessante e rumoroso; che lo sentisse anche lui?
- Che ci fai qui?- esclamò lui di rimando, sorpreso.
Si permise solo in quel momento di guardarla come non faceva da tempo; era sempre bella Lucy con quegli occhi fiammeggianti di chi non si dà mai per vinto, quel sorriso dolce di chi sa voler bene senza richieder niente, quel carattere forte e fragile al tempo stesso da destabilizzarti in poco tempo, paralizzandoti nell’indecisione di volerla proteggere o di darle contro deliziandoti di quelle risposte sempre pronte, mai offensive ma dal carattere burbero, di una scontrosità che fa sorridere, mai pentire. Era bella Lucy, tremendamente bella.
- Vorrei parlarti- rispose, quell’invitante rossore a colorarle le gote nascondeva ben altre idee dalle aspettative più intriganti, ma non c’era più tempo per sognare, si disse.
- Vuoi entrare?- le chiese grattandosi la nuca non sapendo cosa dire. Quella notte era stata chiara per entrambi, i sogni se non curati bene portano solo del male.
- Preferisco star qui, se non ti dispiace- proruppe negando col capo e puntando lo sguardo sulla punta delle scarpe, non si era mai sentita più patetica di così in vita sua.
- Sembro proprio una quindicenne alla sua prima cotta, direi che almeno ci ho azzeccato coi tuoi gusti no?- ridacchiò cercando di spezzare il silenzio creatosi facendogli scappare un sorriso
- Come mai sei qui?- tornò poi serio poggiandosi allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto non perse neanche un suo movimento: dal rigirarsi tra le dita la stessa ciocca bionda al mordicchiarsi indisturbata il labbro rendendolo gonfio, lucido e maledettamente invitante.
- Non voglio rinunciare a te- sussurrò Lucy piano, stupendosi lei stessa di quanto leggero fosse stato quel lamento, le era costata una fatica immane dirlo e se lui non avesse sentito?
Ma Natsu aveva sentito, anche fin troppo bene, trattenersi non fu facile, per niente.
- Che intendi dire?- le domandò prendendole il mento tra due dita per alzarle il viso e permettersi di guardarla negli occhi. Godendo di quel fremito, dell’effetto che aveva sul suo corpo, non riuscì a non avvicinarsi ancor di più facendo incontrare i loro respiri per la prima volta.
- Voglio esser il tuo sogno, Natsu- bisbigliò con voce rotta dall’emozione, le labbra dischiuse attendevano quel bacio che agognavano da tempo.
- Non ho più voglia di sognare- le rivelò ad un soffio dalle labbra tremando dall’attesa di farle sue
- Allora permettimi di svegliarti- sfiatò col fiato corto trattenendo il respiro quando la fronte del rosato andò a scontrarsi con la sua e le sue mani correvano sui suoi fianchi stringendola a sé.
- Ho paura di svegliarmi- le rivelò chiudendo gli occhi ed accogliendo con piacere le sensazioni che il corpo di Lucy stretto al proprio gli donavano. Presa in contropiede, la bionda, non riuscì a non sorridere lasciando che quel desiderio si facesse vivo dentro di lei
- Non ti vieterò di riaddormentarti, ogni volta che vorrai- lo rassicurò poggiandogli una mano sul viso per discostarlo e poterlo osservar meglio
- Ma un giorno farò in modo che anche il mondo dei tuoi sogni mi appartenga- promise sfiorandogli le labbra con un dito
- Perché lo fai?- le domandò mentre quelle difese venivano meno, sentiva quelle barriere abbandonarlo pian piano. Voleva davvero che Lucy fosse il suo futuro?
- Perché sei l’unica persona per cui non vorrei mai svegliarmi..- e Natsu cedette: la baciò.
Con tutta la disperazione che un bacio a lungo atteso potesse contenere, con tutto l’amore che un sentimento nascente potesse contenere, con quel riguardo che solo una cosa preziosa poteva aver l’onore di avere. E fu Inferno e fu Paradiso. Fu un’esplosione di emozioni, fu amore.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. Day 6 ***


~Nalu week 2016~
Day 5: Climax (Apice/ Culmine) *
 
Capitolo 5…
 
- Mmh..- mugugnò infastidita posando una mano sugli occhi per evitare che il sole le arrivasse di nuovo sul viso distogliendola da quel sonno ristoratore, erano mesi che non dormiva così bene.
- Ma che ore sono?- borbottò sconfitta alzandosi a sedere reprimendo uno sbadiglio; solo allora guardandosi distrattamente attorno, si accorse di non esser nella sua camera, di non esser nel suo letto e di non aver nessun vestito addosso che la coprisse se non quel leggero lenzuolo di lino bianco. Con uno scatto che le intorpidì il collo facendola mugolare di dolore, si voltò alla sua sinistra incontrando il volto addormentato del rosato al suo fianco, il petto nudo messo in bella vista che si alzava ed abbassava placidamente, la bocca dischiusa da cui fuoriusciva un debole respiro dovuto al sonno profondo e le gambe incastrate fra le sue ed intrappolate tra le lenzuola che lo coprivano fino al bacino, per Lucy non ci volle un colpo di genio per capire che anche lui era nudo.
- Oddio, non ci credo- strepitò strozzandosi con la sua stessa saliva e saltando giù dal letto svegliandolo bruscamente
- Lucy? È presto, torna a dormire..- mormorò assonnato alzando il viso dal cuscino, i capelli spettinati erano sparati per aria
- Natsu forse tu non ti rendi conto, ma siamo a casa tua hai presente? E siamo nudi!- strillò raccattando le mutandine che mise velocemente, il volto arrossato al sol pensiero..
- Sì, mi rendo conto, e allora?- brontolò mettendo il peso sul braccio piegato sul cuscino; improvvisamente sveglio l’osservava correre da una parte all’altra per riprender i vestiti sparsi per la stanza
- Allora? Da dove vuoi che cominci? Siamo a casa tua- ripeté stizzita raccogliendo anche il reggiseno
- Ed a questo ci ero arrivato, sono assonnato non rincoglionito- sbottò il rosato passandosi una mano tra i capelli, confuso
- Hai presente casa tua? Ci vivono anche Mavis e Zeref, capito? Mavis e Zeref! E poi non dovrei neanche essere qui!- spiegò agitata lanciandogli sul viso ciò che ad occhio e croce dovessero esser i suoi boxer che silenziosamente indossò abbandonando il letto per avvicinarsele
- E perché mai?- le chiese guardigno, un cipiglio divertito nel vederla armeggiare con il gancetto del reggiseno senza successo
- Ieri sera dovevo partire per Crocus, diamine.. mi ucciderà- piagnucolò Lucy rabbrividendo quando le dita del rosato sostituirono le sue per aiutarla a chiuder quell’affare
- E perché mai?- insistette Natsu avvolgendole le mani alla vita e tirandola a sé per impedirle di vestirsi
- Te lo dico solo se mi accompagni- ricattò sciogliendo la presa sui suoi fianchi per voltarsi e fronteggiarlo, un sorriso innocente per convincerlo
- Con la macchina saranno un paio d’ore..- rifletté Natsu
- Con la macchina, ma con la moto?- propose speranzosa la bionda poggiando le mani sulle sue spalle e guardandolo dal basso in quanto lui fosse più alto di lei di almeno cinque centimetri
- Vuoi forse farti il culo piatto? È scomodissimo- le fece notare con fare sorpreso, come se lei potesse saperne qualcosa!
- Perché cosa ci sarebbe di male se mi venisse il culo piatto?- bofonchiò dandogli uno schiaffetto sulla nuca dove aveva incrociato le mani per carezzargli i capelli alla base del collo.
- Lo preferisco così com’è- ghignò il rosato dandole una pacca sul sedere di rimando
- Idiota. Diamine, hai visto il mio cellulare?- lo riprese con un sorriso aggrottando poi la fronte nel fargli quella domanda
- No- dissentì l’uomo negando col capo e facendo spallucce con disinteresse
- Oltre al togliermi i vestiti e buttarli ovunque non hai notato nulla d’importante?- lo riprese acida incrociando le braccia al petto ma sciogliendo la presa quando il suo fidanzato (poteva iniziare a considerarlo tale, no?) le si fece più vicino facendo scontrare i loro petti
- Ehi! Scoparti come se non ci fosse un domani era importante- scherzò lui poggiando le mani sui suoi fianchi in una stretta ferma e delicata al tempo stesso.
- Ci sono ben altri modi per dirlo, non credi?- constatò leggermente offesa increspando le labbra in un  broncio infantile che le fece risaltare un labbro prontamente morso dal rosato.
- Vieni qui..- le sussurrò suadente e persuasivo facendo incontrare i loro sguardi.
- Mmh..- ansimò Lucy sorridendo sulle sue labbra prima di ricambiare con vigore il suo bacio.
Assaporò con gusto ogni più piccolo particolare di quel momento, approfondendo quel contatto e godendo di quel gioco di lingue che li avrebbe lasciati senza fiato. In quello scambio di sapori si sentì esclusa dal mondo e catapultata in un universo a parte, era ciò che si provava a baciare Natsu o ciò che si provava a baciare la persona che amava? Senza dubbi in proposito si rispose affermativamente ad entrambe le domande abbandonandosi alle sue braccia che con fiducia la sostennero e Lucy capì che sarebbe sempre stata al sicuro se fosse stato lui ad abbracciarla.
- Lucy..- la richiamò ad un soffio dal suo viso arrossato
- Dimmi..- mormorò con un sorriso lasciandogli un piccolo bacio all’angolo delle labbra
- C’è Mavis che ci guarda con occhi sognanti da circa due minuti, se non glielo dici tu la mando fuori a calci in culo, sappi però che Zeref poi mi castrerebbe- ridacchiò poggiando la fronte contro la sua, Lucy rise insieme a lui pensando che quella posizione fosse la sua preferita in assoluto: era così intima, riservata, li rinchiudeva nel loro piccolo mondo. Si sentiva realmente in un sogno.
- Non ci posso credere- esclamò incredula con un risolino prima di voltarsi verso la porta e scorgere la figura di Mavis che soffocava il marito sotto di sé, le mani chiuse sui suoi occhi per evitargli la visione di lei mezza nuda abbracciata al fratello
- Mavis alzati, pesi- la rimproverò il corvino con un rantolo soffocato
- Non se ne parla, guai a te se posi nuovamente gli occhi su Lucy- ribatté facendo arrossire i due interpellati, Lucy riuscì comunque a vedere la smorfia dipinta sul volto di Natsu e se ne compiacque, il cuore che batteva veloce contro il petto dalla felicità.
- Tu di certo non eri da meno- borbottò Zeref quando la bionda gli si fu tolta di dosso
- Non è colpa mia se stai diventando vecchio- scherzò la donna
- Questo è un colpo basso- brontolò il marito che venne prontamente zittito dalla moglie
- Uscite o no?- sbottò Natsu passandosi una mano sul viso
- Certo certo, non vogliamo disturbare- si riscosse la cognata rivolgendo un occhiolino a Lucy, nascosta dietro la schiena del rosato a capo basso
- L’avete già fatto- osservò Natsu schioccando la lingua sul palato infastidito ma al tempo stesso divertito
- Le mie scuse, siamo di sotto- informò spingendo il corvino fuori dalla stanza
- Natsu, vedi che la tua camera non è ancora stata insonorizzata- avvisò poi con un ghigno sul volto che li fece irrigidire sul posto, a quella reazione scoppiare a ridere fu impossibile
- Divertitevi.. ma non troppo, vorrei mangiare senza dover rigettare tutto, grazie- infierì ancora prima di chiudersi la porta alle spalle, le sue risa che risuonavano nel corridoio sfumando pian piano man mano che si allontanava
- Direi che ho tardato troppo, mi accompagni?- spezzò il silenzio l’avvocatessa dopo esser tornata a vestirsi
- Certo, prima però dobbiamo passare in un posto.. vado a fare una doccia, vieni o preferisci tornare a casa e cambiarti?- le chiese premuroso prendendo dei vestiti puliti e dirigendosi alla porta
- Abbiamo dato fin troppo spettacolo, magari la prossima volta- gli rispose Lucy allungandosi per lasciargli un bacio sulle labbra, così breve che il rosato non riuscì a ricambiare sbuffando contrariato quando la sentì allontanarsi del tutto
- Ti aspetto sotto casa tra un’oretta okay?- stabilì seguendolo fino al salotto sorpassando la cucina dove una sorridente Mavis mangiava tranquilla e spensierata
- Okay- annuì l’uomo aprendole la porta per vederla uscire rimanendo appoggiato alla soglia mentre con gli occhi seguiva i suoi movimenti finché non vide la macchina sparire dalla sua vista.
- Guai a te se ci riprovi- si mosse poi contro il fratello puntandogli un dito contro, defilandosi in bagno l’attimo dopo, quella doccia gli serviva proprio: percepiva che quella sarebbe stata una lunga giornata, ma era fiducioso, sarebbe andato tutto bene, se lo sentiva.
 
*^*
 
Esattamente un’ora e mezza dopo, i due si trovavano sulla moto di lui, l’una stretta all’altro, in un accordato silenzio che preannunciava un’attesa snervante per l’arrivo alla meta preposta.
Solo diversi minuti dopo la moto si fermò, un enorme cancello a dividerli dal loro obbiettivo.
Scendendo dal mezzo, Lucy, gli si fece immediatamente vicino prendendo una sua mano tra le sue infondendogli la sua forza per affrontarla. Avvertì la presa del rosato stringersi tra le sue dita ed un sorriso rassicurante sorgere agli angoli della bocca.
- Sei pronta?- gli chiese tentennante, sapeva che per lei sarebbe stata una prova dura, ma aveva bisogno di certezze, ne anelava disperatamente la necessità.
- Sì, se tu lo sei- confermò Lucy avanzando e socchiudendo l’enorme portone. Un groppo le si formò in gola davanti quelle iscrizioni in marmo, unica testimonianza di quelle vite perdute.
- Immagino che tu sappia a memoria dove si trovi- constatò senza cattiveria voltandosi per invogliarlo a mostrarle la strada; Natsu si limitò ad annuire e superarla guidandola in un punto poco più lontano dall’entrata dove la terra ancora fertile, forniva ciuffi d’erba per colorar quel terreno arido fonte di disperazione ed angoscia. Immaginò che Mira l’avesse fatto apposta a riservarle quella zona ancora preservata dalla sofferenza del luogo, ne fu felice. Per una volta si sentì sollevato del suo operato.
- Ciao, Lisanna- lo riscosse la voce di Lucy inginocchiatasi davanti alla tomba, il capo chino e le mani congiunte in preghiera
- Grazie per aver pensato a lui tutto questo tempo. Se per te va bene, vorrei provarci anch’io adesso- mormorò con tono lieve paralizzandolo sul posto; incapace di dir nulla al rosato non restò altro che ammirarla, meravigliandosi della sua vista.
- Prometto che            lo sosterrò, sempre. Non sarà facile allontanarlo da te e perdonami se ci proverò- continuava intanto Lucy indisturbata, il tono di voce sempre più sommesso
- Ma mi sono innamorata di tuo marito, che posso farci?- ridacchiò teneramente distendendo le labbra in un sorriso colpevole, dai contorni dolci e delicati.
-  Lu..- soffiò al vento, gli occhi sgranati ed un tiepido tepore all’altezza del cuore
- Mi prederò cura di lui e della piccola Liz con tutto l’amore di cui dispongo, sono certa che è ciò che anche tu desideri..- sussurrò più a se stessa, sicura ed indecisa al tempo stesso sulle sue parole
- Non ti deluderò- aggiunse poi strizzando gli occhi per impedirsi di piangere, avrebbe dato tutta se stessa per salvarlo così come lei aveva fatto, fino alla morte.
- Li amerò anche per te- assicurò poi sollevando il capo e sorridendo mesta alla foto ritagliata sulla lapide che sembrava sorriderle di rimando, incoraggiante.
- Quindi ti prego..- pigolò ancora ignorando i passi di Natsu che le si facevano più vicini
- Dammi la forza per non smettere mai di farlo- supplicò mordendosi a sangue un labbro, dispiaciuta per quella sua debolezza. Sussultò quando le braccia di Natsu la strinsero con foga tirandola contro il suo petto, sgranò gli occhi quando avvertì i ciuffi rosati solleticarle le guance, la fronte premuta contro l’incavo del collo.
- Grazie..- lo sentì mormorare in un sussurro sconnesso e sorrise, come mai le era capitato di fare.
Un sorriso che le partiva dal cuore irradiandole ogni parte del corpo.
- A te..- bisbigliò di rimando stringendogli le dita fra le sue.
Mentre la vedeva accoccolarsi sul suo petto, Natsu, pensò che non ci fosse posto migliore al mondo, in assoluto.
 
- Stiamo andando da lei, vero?- gli domandò dopo aver lasciato il cimitero ripromettendosi di andarla a trovare una volta al mese da quel giorno in poi.
- Sì, ti dispiace?- le chiese di rimando, a disagio
- Assolutamente- negò l’avvocatessa con un sorriso facendolo sospirare di sollievo
- Vorrei fartela conoscere..- affermò, come spiegazione grattandosi distrattamente il capo
- Credo che mi piacerà molto- annuì conciliante Lucy, stringendolo a sé
- Lo so per certo- assentì il rosato, ora ne aveva la certezza.
Fu tutto come la prima volta. Arrivarono all’ospedale, richiesero la stanza per il permesso di entrarvi ed ora si ritrovavano di nuovo lì, dietro quella porta, Natsu che stringeva spasmodicamente la maniglia tra le dita senza riuscir ad aprirla; l’unica differenza era che in quel momento Lucy sapeva, capiva ed era pronta ad andar fino in fondo: appoggiò la mano su quella dell’uomo guidandolo ed aiutandolo in quel passo per lui tanto difficile quanto importante, avvertì il suo sguardo perforante fissarle la schiena attraversata rapidamente da un lungo brivido che solo quegli occhi d’ossidiana eran capaci di provocare, ed aprì.
- Su, non aver paura- lo incentivò a farsi avanti sospingendolo piano per non farlo barcollare, ma abbastanza forte da spostarlo all’interno della stanza. E di nuovo quel numero infinito di macchine le si parò davanti, schiaffeggiandole il viso, mostrandole quanto mostruoso possa essere il mondo, quanto era fortunata, quanto avrebbe voluto trovarsi al posto di quella bambina la cui unica colpa era l’esser troppo piccola per ribellarsi e superar quel sonno all’apparenza perenne.
Natsu l’ascoltò, seguì il suo consigliò ed avanzò fino al letto su cui sedette ai piedi della figlia.
E la guardò come si osserva la meraviglia più bella del mondo, l’unica in grado di farti sentir così bene da ignorare il resto, ogni pericolo, ogni rischio, ogni problema o conseguenza possa comportare perché nulla era più importante se non il bearsi ancora e ancora di quella vista. Lucy però lo sapeva, percepiva che in quello sguardo adorante mancasse qualcosa ed era certa riguardasse il vederla in quel modo, impotente, impossibilitato a far qualcosa.
Ne soffrì, il cuore le si strinse fino a fermarsi, l’aria le mancò nei polmoni: vederlo in quel modo la dilaniava e il saper di non poterlo aiutare accelerava solo il processo di auto-distruzione.
Quel volto sofferente che nascondeva tanto amore non avrebbe più dovuto soffrire, si disse.
Gli si avvicinò, sedendosi su una sedia abbandonata in un angolino, distante ma non troppo da quel corpo fragile che aveva passato troppo senza nessuna colpa.
- Voglio che tu la conosca- la richiamò Natsu, attirando la sua attenzione, gli occhi lucidi ancora fissi su quelli della figlia, chiusi da fin troppo tempo. Quell’affermazione, seppur l’avesse resa felice, la destabilizzò al ché il rosato stesso, fingendo un sorriso, le spiegò:
- I suoi valori sono stabili, da circa un anno, quando l’ho saputo ero felicissimo, prevedevano un risveglio nel giro di pochi giorni, ma non aprì mai gli occhi. I dottori mi assicurarono che, a differenza degli anni precedenti, adesso riusciva ad avvertire lo spazio attorno a sé tanto da reagire, raramente ma l’ha fatto-
- Liz, ti presento Lucy- affermò prendendole una mano fra le proprie sbilanciandola in avanti per  guidarla al contatto con quella della figlia, Lucy ne fu felice, ma lei non rispose.
- Ti vorrà bene vedrai- la rassicurò allontanando le dita per lasciar loro quella stretta mentre si allungava per lasciarle un casto bacio sul capo, così leggero che Lucy pensò che non l’avesse neanche toccata. Dentro di sé sentì qualcosa smuoversi, portando lo sguardo su quella piccola figura si disse che le voleva già bene ed internamente le promise che le avrebbe riportato suo padre così come si ripromise, di portar lui sua figlia.
- Si è fatto tardi, per noi è ora di andare- proruppe con un sorriso di scuse e Lucy fu quasi tentata di mandare tutto al diavolo e non partire, ma non poteva. Dietro quel locale poteva nascondersi la soluzione a tutti quei problemi, anche se le dispiaceva lasciarla sentendosi così legata a lei nonostante non sapesse nulla di quella bambina, dentro di sé capiva cos’era giusto fare.
- Natsu, dobbiamo sbrigarci- affermò abbassandosi anche lei a lasciarle una lieve carezza sul volto, con affetto sperando che la piccola Liz riuscisse a riconoscerla in quel tocco.
Il rosato si perse un attimo a guardarle, un senso di pace gli inibì i sensi e si sentì a casa, dopo tanto tempo. Si disse che Lucy poteva davvero rivelarsi un suo sogno nascosto.
Dentro il cuore ci credette ardentemente.
 
*^*
- Mi spieghi perché diamine non mi hai detto nulla? Ti ho cercata e ricercata e cercata ancora! Ho fatto esasperare Lyon mettendolo allo sbaraglio per cercarti per tutta la città, dico, sei fuori?- le urlò contro un orecchio Cana, la voce cavernosa che le veniva fuori ogni volta che la rabbia s’impossessava di lei subito seguita dalla preoccupazione.
- Okay, ti chiedo scusa. Non ho riflettuto, non volevo farti preoccupare- si scusò mesta mentre il rosato alla sua destra sghignazzava divertito. Dopo la sosta in ospedale erano passati a casa della bionda per prender la macchina pensando fosse un mezzo decisamente più comodo della moto.
In quel momento si trovavano in viaggio da circa un’ora, il tempo necessario per la donna di prender il coraggio a due mani, afferrar il telefono e cercare nella rubrica il numero dell’agente. Solo che, per un caso fortuito, prima che potesse comporre l’ultimo numero, Cana l’aveva chiamata e lei, ingoiando un rospo amaro di acidissima paura, rispose.
- Non te la cavi così cara mia! Sono appostata fuori casa tua sai da quanto tempo? Tre ore! Posso capire la nottata a scopare come suini in calore, ma diamine questo no!- continuò furente ignorando i pigolii di Lucy che cercavano invano di spiegarle che non era l’unica a sentir i suoi scleri..
- Mi piace questa donna- fischiò Natsu ridendo con gusto, il rossore sulle guance di Lucy fu direttamente proporzionale al semaforo rosso per cui si erano fermati
- La cosa è reciproca tesoro- rispose a sua volta Cana, bloccandosi dalla sua furia incontenibile, a saperlo che bastava così poco per fermarla! Ci avrebbe risparmiato un timpano
- Adesso dove sei?- riprese nuovamente, il tono duro ma non più iracondo
- Con me, puoi fare sogni tranquilli- cercò di rassicurarla Natsu, scoppiando poi in una sonora risata
- Dopo questa risposta avrò gli incubi-
- Questa donna è un mito- si complimentò Natsu facendole roteare gli occhi al cielo, adesso l’unica cosa da fare era chiuderle il telefono in faccia altrimenti col cavolo che la finiva! Ma Lucy sapeva, che le conseguenze poi sarebbero state a dir poco disastrose.
- Sì, me lo dicono in tanti, un po’ di originalità ogni tanto, santo cielo! Sappi che se adesso godi come un caino a guardarle il sedere da vicino è solo grazie a me caro il mio sostenuto- sbottò ignorandola completamente, Lucy si sentì quasi esclusa dalla conversazione e la cosa era esilarante essendo lei il soggetto indiscusso di essa.
- E non scordiamo il davanzale- rispose il rosato complice e Lucy fu davvero convinta che da quel momento in poi Natsu fosse davvero entrato a far parte della sua vita.
- Quello era implicito su, non facciamo i pignoli- ridacchiò Cana per poi concentrarsi nuovamente sull’argomento tanto interessante ed esclusivo della conversazione
- Ti voglio a casa entro dieci minuti- stabilì perentoria, la bionda cercò con lo sguardo il sostegno del rosato che sembrò infischiarsene puntando la sua attenzione sulla strada, sibilò un “traditore” al suo indirizzo che lo fece ghignare, gli occhi da un lampo furbesco non smettevano di scrutarla di sottecchi, ci godeva lo stronzo a vederla in difficoltà
- Sto andando a Crocus, te ne ho parlato, non posso- sospirò preparandosi alla sfuriata che, sorprendentemente, non arrivò
- D’accordo, ma appena torni voglio i dettagli. Capito? I dettagli e guai a te se mi nascondi qualcosa, sai che vengo a saper sempre tutto- la minacciò e l’avvocatessa, ridendo, non poté che accettare sotto il cipiglio sorpreso di Natsu
- A domani, baby- la salutò Cana mandandole un bacio per poi riattaccare, improvvisamente sentì la mancanza della sua voce
- Che c’è?- si rivolse poi al fidanzato che non aveva ancora aperto bocca
- Ma fate sempre così?- s’incuriosì sistemandosi meglio contro il sedile
- Sì- confermò Lucy, sbadigliando. Acciambellandosi, poggiò il capo sul sedile, chiudendo gli occhi e respirando lentamente; pian piano tutto si offuscò, l’ultima cosa che la sua mente registrò la fece sorridere nel sonno, pensò che in quel momento avrebbe sognato solo belle cose.
- Mi piacerebbe conoscerla, è importante per te-
 
*^*
- Lu, siamo arrivati-
Sentiva quella voce arrivarle sconnessa alle orecchie, la sentiva lontana ed attutita, probabilmente a causa di quel sonno pesante a cui si era lasciata andare.
- Ehi, c’è una donna che chiede di te e sembra furente, ma che è oggi? La congiura contro “Lucy Heartphilia”? Eri lesbica e hai lasciato tutte per me?- la provocò quella voce e solo allora la bionda si permise di aprire gli occhi e dedicargli un’occhiataccia così fulminante che persino Zeus si sarebbe ricreduto sul potere dei suoi fulmini.
- Okay, forse dovevo usare il metodo tradizionale per svegliare la bella addormentata- rifletté Natsu con fare divertito, per nulla scosso da quell’intimidazione
- Sarebbe stato più gradito in effetti- borbottò la bionda stropicciandosi gli occhi sentendoli appesantiti e stanchi
- Possiamo sempre rimediare- propose ammiccante e Lucy gli si avvicinò tentata, inumidendosi le labbra in attesa di quel bacio tanto conteso. Natsu l’accontentò senza pensarci due volte, prendendole il volto tra due mani l’attirò a sé congiungendo le loro bocche, coinvolgendola in una lotta per la supremazia, ma Lucy era troppo stanca e si lasciò vezzeggiare senza opporre resistenza godendo di quelle carezze ai capelli, di quelle attenzioni minuziose e delicate.
- Se avete finito di esplorarvi le cavità orali, vorremmo capire cosa diamine è successo perché e da ieri notte che aspetto  e la signorina si fa viva solo ora. Il telefono esiste anche per avvisare sai?- li interruppe una voce austera. Rossa come un pomodoro, Lucy, si staccò a malincuore dal rosato seguendo poi la figura fuori dall’auto in cui lasciò Natsu ancora stordito e confuso. Perché diamine quel poliziotto li conosceva? E perché mai stava aspettando proprio la sua Lucy?
- Dov’è Erza, vado a scusarmi con lei- s’informò guardandosi attorno
- È già entrata in azione, non è stata molto felice di non trovarti qui-
- Come? No no, dovevamo farlo assieme!- si agitò Lucy venendo zittita da uno sbuffo contrariato
- Tra poco rientrerà nei panni di una prostituta, se ti fai viva prima che entri in azione potrebbe riconsiderare l’idea e portarti con sé- l’avvisò con tono saccente e Lucy si sentì rincuorata
- Dove la trovo?- chiese allora
- Non è ancora arrivata, sarà qui a breve-
- La ringrazio agente..- proruppe fermandosi l’attimo dopo
- Redfox- rispose lui, svogliato ascoltando il rombo di un auto borbottare e spegnersi a pochi passi da loro
- Eccola, vai lì e fatti spiegare tutto- annunciò prima di defilarsi
- Lucy, ma che diamine è tutto questo?- si avvicinò solo in quel momento il rosato, l’avvocatessa presa alla sprovvista non seppe che rispondere, poi voltandosi ed incontrando quegli occhi, non riuscì a non tacere.
- Ho fatto delle indagini dopo quella sera. Conosco i membri e la storia di ogni tuo compagno di spacciate e so per certo che loro c’entrano con Liz- spiegò tutto d’un fiato
- Okay, ora capisco la polizia, ma tu cosa vuoi fare?- le chiese, cauto, un brutto presentimento ad incendiargli le viscere
- Ascoltami bene, so che l’idea non ti piacerà ma è l’unico modo..- iniziò con tono accondiscendente che lo fece annuire d’istinto
- Sto per infiltrarmi con l’agente Scarlett, ho idea che due dei tuoi compari siano personalmente invischiati, se non gli stessi assassini e voglio scovarli- esclamò decisa, nessuna incertezza nella voce se non la paura di ogni sua possibile reazione
- No- dichiarò perentorio afferrandola per un polso
- Natsu- si lamentò Lucy cercando di districarsi dalla presa
- Non ti permetto di farti del male, non immischiarti in faccende più grandi di te- continuò fermo, con voce dura
- Loro non mi conoscono, non sanno nulla di me e di te, non mi faranno del male!- cercò di rassicurarlo prendendolo per un braccio e voltandolo nella sua direzione
- Vengo con te allora- decretò, ma Lucy scosse la testa accarezzandogli il viso con fare materno
- Se ti riconoscessero sarebbe la fine, è l’unica possibilità per dimostrare la tua completa innocenza, non buttarla al vento. I ragazzi non permetteranno che mi succeda nulla, il mio compito è solo quello di ubriacarli e farli parlare, andrà tutto bene- affermò poggiando la fronte contro la sua, sentendo il suo respiro spezzato dalla preoccupazione solleticarle il viso in una lenta carezza
- Un’ora, ti do un’ora e se non ti ritrovo qui, entro e spacco tutto- la ricattò alzandole il viso per guardarla negli occhi
- Sì- acconsentì la bionda sorridendogli calorosa; Natsu la strinse più a sé, la paura ad adombrargli i sensi, ma doveva fidarsi. Contro tutto e tutti, lui doveva fidarsi, anche contro se stesso.
L’attimo dopo la vide sparire portata via da due agenti, poi fu solo buio.
 
*^*
 
Alcool, fumo e l’elemento più importante a completare il quadro: droga.
Si sentì immediatamente nauseata, fuori posto. Quel luogo era un ritrovo per chi della droga ne faceva la sua vita, non era un caso se quei due si trovassero lì, si chiese solo come potesse un uomo anche solo con un briciolo di coscienza a tornar in quei luoghi dopo tutto ciò che era successo, tutto ciò che avevano causato. Si sentì disgustata, ma fuori di sé vi era solo un sorriso ad accoglier i clienti, a servir loro quanto necessario purché sparissero dalla sua vista permettendole di esaminar l’ambiente e le persone in esse contenuto. E poi lo riconobbe: un occhio sfregiato, capelli rossicci, pelle olivastra. Era lui, decisamente lui: Erik. Uno strano senso di euforia le offuscò i sensi ma si ricompose, scrollando le spalle s’impose di controllarsi, tutto dipendeva da lei.
Con fare indifferente si avvicinò ad una donna, occhio e croce della sua età: lunghi capelli albini, piccoli occhi di un nero cupo, pelle di porcellana e forme da capogiro.
- Senti, sai dirmi chi è? È da un po’ che l’osservo..- le chiese mordicchiandosi un labbro, uno sguardo lascivo che sperò sembrasse convincente
- Come fai a non conoscerlo? È lo spacciatore più gettonato della zona- la riprese la donna, con acidità
- Sono appena entrata nel giro, ho poche esperienze, non ti scaldare- sbottò mordendosi l’attimo dopo una lingua, dannazione a lei!
- Scusa, scusa, sono Sorano- si presentò allungandole una mano che lei prontamente prese
- Sherry- disse, senza pensarci due volte, ma si complimentò con se stessa per quell’idea.
- Quello è Cobra comunque, il mio fidanzato- annunciò ridacchiando della sua espressione da pesce lesso
- Non lo sapevo- mormorò come a scusarsi, non voleva di certo rubarle il fidanzato! Solo mandarlo in galera per tutta la vita, ma erano dettagli in fondo.
- Qui dentro non lo sa nessuno..- sospirò l’albina sorseggiando il suo drink
- Come mai?- le chiese curiosa dandosi mentalmente della scema, fare la comare impicciona non era nei piani, men che meno indagare su una relazione problematica, ma dopotutto era dell’indiziato che si parlava, no?
- Perché teoricamente non lo sa neanche lui- rise la donna
- Oh.. perché non vai a dirglielo?- propose con fare amichevole, l’occhiataccia che le riservò l’albina le ricordò in che luogo si trovasse
- Si vede che ne sai poco, perché mai vorrebbe legarsi con me? Con tutte le puttane che può avere di certo una relazione seria non gli interessa- liquidò lei la faccenda facendo spallucce
- Dovrai starci male- rifletté la bionda, sinceramente dispiaciuta
- Dopo un po’ ci fai l’abitudine, mi basta creder che sia unico quando sta con me- spiegò finendo la sua bevanda e chiedendole silenziosamente di riempirle nuovamente il bicchiere, Lucy eseguì.
- Capisco, beh tentar non nuoce però. In fondo peggio di così?- cercò nuovamente d’incentivarla, ma una voce l’interruppe dai suoi propositi
- Sei nuova per caso?- s’interessò un uomo all’incirca sui trentadue anni: occhi di un azzurro brillante, capelli di un biondo sbiadito perle troppe droghe assunte, pelle diafana. Lucy ebbe un colpo al cuore: Sting Eucliffe, l’indiziato numero due.
- Sì, perché?- gli chiese, rimanendo sulle sue, voltando uno sguardo alla sua destra vide che il posto occupato da Sorano si era improvvisamente liberato, dannazione!
- Ti ho notata subito, si vede che non sei di queste parti- spiegò appoggiandosi al bancone per farsi più vicino, d’istinto Lucy indietreggiò
- Ooh, abbiamo un coniglietto dalla coda di paglia- la beffeggiò il biondo facendo mostra dei denti bianchi dopo un sorrisini sornione
- E un ubriaco dalla testa di cazzo- rispose prontamente dandogli le spalle
- Mi piaci- affermò l’uomo indicandole la bottiglia di whisky dietro di lei
- Due shot, uno per me ed uno per te- dichiarò mentre lei lo accontentava
- Io non bevo- stabilì poi porgendogli il bicchierino
- Una barista astemia? E dovrei crederci? Mi credi così scemo?- domandò, gli occhi dal lampo divertito ebbero un guizzo raccapricciante che la fece tremare impercettibilmente di paura
- Cosa non si fa per i soldi? Chi meglio di te lo sa?- fece retorica con un sorrisino sprezzante che Sting sembrò apprezzare. Con la coda dell’occhio, Lucy, vide la rossa dirigersi a passo spedito verso Erik, doveva averlo riconosciuto ed adocchiandolo si era subito servita della sua parte.
Con sollievo pensò che tutto potesse andare davvero bene.
- Touché- rispose l’altro ricambiando il sorriso mentre con un cenno l’invitata a riempirgli nuovamente il bicchierino in vetro. Man mano che la conversazione andava avanti, Lucy perse il conto di quanti bicchieri lo avesse costretto a bere, svuotata la prima bottiglia pensò che il peggio fosse passato, ma fu quando si voltò alla ricerca di Erza che il posto da lei prima occupato si fece improvvisamente vuoto.
- Per quanto tempo pensavi di fregarci, sgualdrina?- la riscosse la sua voce.
Girandosi a guardarlo e specchiandosi in quegli occhi di puro odio, Lucy, ebbe paura.


* Può esser considerato sia come una figura narrativa considerata come: ascesa di più termini per arrivar ad un concetto importante.
Sia come stile narrativo in cui la storia viene stravolta da un colpo di scena. 
Sinceramente non so quale considerare dei trexD lascio la scelta a voi :3

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. Day 7 ***


~Nalu week 2016~
Day 7: The End (Fine)
 
Capitolo 6…
 
Cosa?
Un lungo brivido di terrore le si propagò per le spalle paralizzandola sul posto impossibilitandole di muover un singolo muscolo tanto si sentiva spaventata, completamente in balia della paura.
- N.. Non c-capisco cosa intendi- incespicò deglutendo a fatica, il cuore le rimbombava nel petto ad una velocità così assurda che pensò stesse per perforarla pur di darsela a gambe.
- Sai benissimo di cosa parlo, tu e la tua amichetta non ve la caverete così facilmente- ribatté sprezzante guardandosi attorno attentamente come se avesse paura di veder qualcuno pronto ad attaccarlo alle spalle
- Cosa le avete fatto?- balbettò,  una preoccupazione crescente che le attanagliava lo stomaco
- Tu adesso mi segui senza fiatare- ordinò il biondo indurendo lo sguardo
- E se non volessi?- mormorò Lucy mettendosi sulla difensiva
- Sei seria?- le domandò stupito, quale agente al mondo si rifiuterebbe di farlo quando un collega si trovava nei guai? Non erano loro a starli cercando poi? Ridicolo.
- Uhm no, decisamente non è stata la mia risposta migliore- rifletté Lucy sorridendo nervosamente
- Fammi strada- borbottò poi raggirando il bancone per poterlo raggiungere. L’uomo dopo un attimo di smarrimento l’osservò per bene accertandosi che non avesse armi con sé. Sotto quello sguardo inquisitorio Lucy si sentì in imbarazzo, sembrava la stesse esaminando come se fosse una bomba pronta a scoppiare al ché non riuscì a capire se fosse un bene o meno.
- Tsk.. andiamo- bofonchiò Sting afferrandole saldamente un polso; facendosi spazio tra la calca di gente la guidò fino ad una piccola stanzetta.
- Se provi a far qualcosa di avventato ammazzo prima te e poi la tua amica- le sibilò in un orecchio facendola trasalire. Lucy si limitò ad annuire col capo, prendendo un profondo respiro si impose di mantener la calma, non era il momento adatto per agitarsi.
- Entra- le comandò spingendola in avanti una volta che la porta si fu aperta mostrandole una piccola stanzina vuota al cui centro vi erano un tavolinetto circondato da qualche sedia: su una di essa riconobbe la figura della rossa legata ed impossibilitata a muoversi.
- Erza!- strillò fiondandosi accanto a lei, il rumore improvviso di uno sparo la fece bloccare sul posto col fiato in gola
- Ti avevo detto di stare buona- la rimproverò il biondo, il braccio ancora teso che teneva la pistola in una mano, la presa ferma e decisa.
- Potevi colpirci!- strepitò di rimando, gli occhi sgranati dallo stupore, con quale coraggio un uomo sparava in quel modo? Senza porsi domande alcune
- Avrebbe dovuto- sbottò la voce di Erik alle sue spalle, le braccia conserte nel petto ed un’espressione di rimprovero, affianco a lui la figura di Sorano la guardava sorridente.
- Siediti- le ordinò e lei ubbidì affiancando l’agente.
- Stai bene?- le chiese sottovoce Erza, Lucy le sorrise cercando di rassicurarla
- Angel, la porta- esclamò il rosso facendole un cenno con un capo e lei eseguì chiudendola e frapponendosi ad essa come monito a non farle passare. Lucy l’osservò con sdegno a cui lei rispose con un’alzata di spalle come a dire “dovevi aspettartelo” ed anche se furiosa la bionda sapeva che aveva ragione, dannazione a lei.
- Chi siete?- s’informò guardigno Cobra sedendosi di fronte a loro all’altro capo del tavolo, Sting gli si mise dietro come a guardargli le spalle, in silenzio.
- Dove volete arrivare?- domandò furente Lucy, ma un gesto dell’amica la fece desistere e sospirando, rispose:
- Lucy Heartphilia, sono un avvocato e lei è Erza un’agente che ho “assunto” io, diciamo che avevamo un conto in sospeso e abbiamo deciso di saldarlo così- masticò tra i denti distogliendo lo sguardo dai loro ghigni divertiti
- Perché mai un avvocato dovrebbe chieder aiuto ad un carabiniere per mettersi sulle nostre tracce?- domandò cauto, sapeva che gli stessero mentendo, ma bisognava dar tempo al tempo e raccoglier tutto con le pinze, in un modo o nell’altro avrebbe saputo la verità.
- Se ci slegate, parleremo- stabilì Lucy con sguardo arcigno, non doveva finire in quel modo.
- Non sei nella posizione di dar ordini- ribatté Sting infastidito
- E perché? Rischio di esser uccisa? Fai pure, poi fammi vedere come ne vieni fuori- ghignò serafica facendolo sbiancare, il biondo digrignò i denti e lanciando un breve sguardo al compagno, che rispose con un cenno d’assenso, si apprestò a slegarle
- Sono qui per conto di Natsu Dragneel- chiarì, riprendendo a parlare come accordato. Compiaciuta li vide trattener il fiato per un momento
- Non è più qui- l’avvisò Erik stringendo le mani a pugno fino a far sbiancare le nocche
- Lo so, sono il suo avvocato, vi ho cercati a lungo per questi mesi e finalmente vi ho trovati- rivelò giocherellando con una ciocca bionda che poi portò dietro le spalle
- Cosa vorresti da noi? Lui non è più nel giro e non avete le prove per incastrarci, abbiamo pagato i nostri anni, quelle non serviranno più-
- Non siamo qui per mandarvi in galera, vogliamo proporvi un accordo- intervenne Erza fissandoli in volto uno ad uno
- E c’era bisogno di tutta quella messinscena?- la riprese con fare annoiato Cobra facendola arrossire vistosamente
- Diciamo che l’accordo era il piano B..- ridacchiò Lucy grattandosi una guancia con la punta del dito, effettivamente imbarazzata
- Che tipo di accordo?- s’interessò Sting
- Sostengo che voi sappiate qualcosa sulla morte di Lisanna Dra.. Strauss- si corresse Lucy osservando sollevata quei cenni d’assenso, ce l’aveva fatta.. e non riusciva a crederci!
- Cosa sapete?- chiese immediatamente, ricevendo un diniego in risposta
- Cosa ci offrite?-
- Protezione. Ho abbastanza fonti ed informazioni per rimandarvi in galera ancora una volta, ma se ci aiutate chiuderemo un occhio- s’intromise Erza, seria. Lucy l’osservò grata, sapeva quanto le costasse e sapeva che era ingiusto, ma lo sarebbe stato mille volte di più condannare un innocente e la Scarlett era sempre stata brava a riconoscer le priorità.
- Uhm..- mugugnarono i due pensierosi, poi annuirono contemporaneamente e la gioia le esplose nel petto, finalmente.
- Molti del gruppo non erano contenti del tradimento di Dragneel, alcuni addirittura increduli. Era entrato da poco nella gang ma aveva conquistato pienamente la nostra fiducia, ci aspettavamo tradimenti persino dai fondatori del giro stesso ma non da lui- iniziò dopo aver preso un profondo respiro, probabilmente anche lui doveva averne subite le conseguenze
- Pochi conoscevano e comprendevano le sue motivazioni. Ma lui no, non riusciva ad accettarlo.- continuò bloccandosi per riprendere fiato. Cobra rimaneva in silenzio, il volto assente.
- Volevano vendetta, e l’hanno avuta- aggiunse con fare ovvio. Quando non lo vide emetter più suono, Lucy, si sentì la terra sprofondare sotto i piedi, a quello c’era arrivata anche lei e che diamine!
- Okay, questo l’avevamo già capito, ma chi è stato? Non posso scagionarlo se non mi date il suo nome!- urlò colma di frustrazione, la sua ora stava giungendo al termine e se Natsu fosse entrato e non l’avesse trovata.. aveva il terrore al sol pensiero, ci mancava che combinasse un qualche casino.
- Non cambierebbe nulla, è morto- sibilò digrignando i denti, sembrava una ferita aperta.
- Cambierebbe tutto, comunque vada! Avremmo delle testimonianze che lo confermino e lui non vorrebbe condannato ingiustamente!- ribatté Lucy alzandosi di scatto battendo una mano sul tavolo
- E secondo te verremo lì a testimoniare? Sei fuori di testa!- rispose a tono fronteggiandola
- Quell’uomo è morto e Natsu ha ancora tutta una vita davanti, una figlia da accudire.. non rimanete impuniti..- sussurrò scuotendo il capo odiandosi per non poter far di più. Erza le si fece vicino poggiandole una mano sul braccio spronandola a calmarsi, ad affrontar tutto con razionalità rassicurandola che tutto sarebbe andato bene.
Soffermandosi sui loro occhi vide un guizzo indeciso illuminargli le iridi.
- Rogue, Rogue Cheney, mio fratello..-
 
*^*
- Fatemi passare, dannazione!- sbraitò sfinito cercando di districarsi dalla presa ferma sulle sue spalle che gli vietavano di entrare
- Se entrassi le metteresti in pericolo, sanno ciò che fanno, sta fermo- lo riprese una voce stringendo così tanto la presa da fargli emettere un gemito di dolore
- Avete perso i contatti con loro, potrebbero già esserlo!- esclamò adirato guardandolo negli occhi fumante di rabbia
- Se non dovessimo riuscire a rimetterci in contatto, entreremo in azione. Ma lo faremo noi, tu devi stare fermo qui- ribadì l’agente con sguardo duro che lo fece desistere.
- Cosa state aspettando? Lucy è solo un avvocato, non sa come difendersi!- continuò agitato stringendo forte i pugni fino a conficcarsi le unghie nelle mani e solcarne delle piccole mezzelune
- C’è l’agente Scarlett con lei, non le accadrà nulla- cercò di rassicurarlo con scarsi risultati
- Voi non conoscete quei due!- urlò facendoglisi avanti fino ad un palmo dal naso approfittando di una distrazione dell’agente che lo teneva fermo
- Agente Scarlett!- urlò uno dei carabinieri vedendola arrivare, la rossa sorrise mesta ed il rosato si rilassò totalmente riconoscendo quella figura nascosta dietro l’agente, subito le si fece vicina
- Avevamo detto un’ora- la richiamò scorbutico ma si sciolse quando la bionda gli gettò le braccia al collo, tenendoselo stretto
- Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta..- la sentì mormorare mentre calde lacrime salate gli bagnavano la maglietta. Ricambiò la stretta avvicinandola a sé, carezzandole il capo e nascondendo un sorriso dietro la sua chioma bionda su cui lasciò un tenero bacio.
- Ce l’ho fatta..- piagnucolava intanto Lucy, godendosi quel calore tanto rassicurante di cui mai si sarebbe stancata, di cui mai sarebbe riuscita a far a meno
- Grazie Lu.. grazie-
E per Lucy quelle parole valsero più di mille “ti amo”, allontanandosi quel tanto che bastava per mostrargli il suo volto, gli dedicò un ampio sorriso bagnato di lacrime.
In quel momento, Natsu, l’amò.
 
*^*
Ed erano nuovamente lì, stessa agitazione, stessa preoccupazione. Mavis e Zeref si ritrovavano nuovamente fuori da quella porta ad aspettare, solo che accanto a loro non c’era Lucy ad insultar Natsu maledicendolo per i suoi ritardi. In quel momento erano loro che, divertiti, li attendevano da più di dieci minuti senza aver loro notizie.
Sapevano solamente che quella notte erano ripartiti, che avevano belle notizie e che Natsu era al sicuro da ogni pregiudizio, da ogni maldicenza. A loro bastava, non serviva nient’altro per star tranquilli e si rincuorarono del tutto quando li videro, mano nella mano, avvicinarsi a loro, esausti per la notte passata in strada ma un sorriso sul volto così radioso da far dimenticare tutta la stanchezza che avvertivano sulle spalle, come un macigno.
- Ehi piccioncini bentornati, che bello vedervi- li salutò Mavis abbracciata al marito nascondendo un sospiro sollevato
- Grazie per averci deliziati della vostra presenza- borbottò Zeref incrociando le braccia al petto
- Deliziati da un’altra parte- ribatté il rosato spingendo dietro di sé Lucy sotto le risate delle sue bionde e lo sbuffo del fratello che alzò gli occhi al cielo
- Per quanto vuoi continuare questa storia?- chiese indifferente ma con lo sguardo divertito
- Fin quando non ti caverai gli occhi- rispose serio il rosato ghignando furbescamente
- Così mi sminuisci, Natsu- lo riprese Mavis con un occhiolino
- L’ho già rimesso al posto suo, vero amore?- fece ruffiana alzandosi sulla punta dei piedi ed aggrappandosi alla sua giacca per non perder l’equilibrio mentre il corvino si accingeva a baciarle le labbra con delicatezza
- Wow, è la prima volta che li vedo baciarsi, non li trovi super carini?- gli domandò Lucy con gli occhi che brillavano, dedicandole un sorriso annuì appena guardandola con tenerezza
- Dopo un po’ o ci fai l’abitudine a tutta questa dolcezza o ti chiudi in bagno per il volta stomaco- sghignazzò il rosato guadagnandosi uno scappellotto sul capo da parte della fidanzata
- Che c’è? Non è colpa mia se sei ancora nello stadio “fangirl” vedrai che dopo un po’ il bagno ti sembrerà il miglior luogo per nascondersi- aggiunse ridendo sommessamente
- Idiota- sospirò Lucy nascondendo un sorriso, rafforzando la presa sulle loro dita, si diresse a passo spedito verso l’aula di tribunale decisa a prender posto, a vincer quella causa e a costruirsi quel futuro tanto sognato.
- Lucy..- la chiamò il rosato prima che lei potesse avviarsi, neanche il tempo di voltarsi che le labbra di Natsu furono sulle sue con incredibile dolcezza
- Prendilo come un porta fortuna- chiarì superandola.
Lucy rimase impalata sul posto, le dita sulle labbra come a ricordar ed imprimersi nella mente quel sapore, quella premura che mai gli aveva visto usare se non per la piccola Liz, le gote rosse le davano un’aria trasognante, esterna a ciò che stava per accadere.
Lucy pensò che non avesse mai ricevuto un bacio più bello.
- Avvocato Heartphilia, il processo sta per iniziare- la riscosse un membro della giuria con sguardo scettico, confuso ed interdetto
- Sì, mi scusi- mormorò prendendo posto, un sorriso ad incresparle le labbra.
Non aveva mai sorriso così tanto in tutta la sua vita, si sentì incredibilmente stupida e tremendamente felice.
Sieglein fece il suo ingresso attimi dopo, accomodandosi sul seggio e riordinando alcune carte, diede inizio all’udienza con due colpi di martelletto
- In condizione dei risultati rinvenuti nel processo di tre mesi fa, la Corte accetta la richiesta di pena revocata per lo stalking a nome di Natsu Dragneel nei confronti della vittima Lisanna Strauss- dichiarò il giudice prima di dar parola all’accusa
- Sapendo già il motivo per cui ci ritroviamo oggi, chiedo di passar direttamente alle testimonianze con la vostra concessione signor giudice- propose la mora alzandosi dalla sedia, dato il suo consenso Sieglein l’invitò a chiamar il suo testimone
- Parola all’accusa, deposizione del testimone: Zeref Dragneel- richiamò l’attenzione il giudice mentre il corvino si alzava e giurando di dir solo la verità, si preparava a quelle domande che sapeva avrebbero messo in cattiva luce il fratello
- Signor Dragneel, mi conferma che la notte dell’omicidio l’imputato quale Natsu Dragneel, non si trovasse nella sua dimora a cui era stato affidato?- iniziò senza perder tempo
- Sì- confermò il corvino con disinteresse
- Mi conferma che, la stessa sera, la vittima e l’accusato si siano visti pochissimi minuti prima del decesso?- tornò all’attacco, un ghigno compiaciuto sulle labbra
- Sì- assentì nuovamente Zeref senza batter ciglio, ciò infastidì molto l’avvocatessa che stizzita gli si avvicinò minacciosa posando i palmi sul ripiano in legno
- Mi conferma inoltre che suo fratello fosse molto geloso e possessivo verso la vittima?-
- Sì- annuì ignorando quella pseudo-sfuriata
- Mi conferma che la vittima e l’imputato in quel periodo litigavano spesso?- sghignazzò soddisfatta, ma quel viso impassibile la destabilizzò: per la prima volta si sentì la situazione sfuggirle di mano, che avessero un asso nella manica?
- Ho finito, la ringrazio signor giudice- si defilò tornando al suo posto
- Parola alla difesa, deposizione del testimone..- iniziò Sieglein e solo allora Lucy si alzò dal posto avvicinandoglisi
- Avvocato Heartphilia, cosa sarebbe questa lista?- chiese sospetto facendola sorridere
- Erza Scarlett per la deposizione della difesa- annunciò al posto suo; la donna sentitasi richiamata in causa si alzò avvicinandosi al seggio e sostituendo Zeref  per la sua testimonianza
- Mi sono permessa, di far mie indagini personali e grazie all’agente Scarlett, sono venuta a capo di alcune informazioni molto interessanti che potrà trovare accanto ai nomi degli altri due
- Proceda con la deposizione, avvocato- l’invitò Sieglein scettico, passando le carte ad un membro della giuria lì accanto, seguì attentamente ogni domanda, nella mente grande confusione.
- Mi conferma che nel corso delle indagini, siano venuti a capo questi due nominativi e che tutto ciò a loro connesso è verità?- le chiese per ottener l’attenzione e la fiducia della Corte. Erza era un’agente sotto giuramento, in quel momento nessuno poteva mentire men che meno lei nel suo status sociale, quell’affermazione avrebbe dato loro modo di esser sicuri delle informazioni prese.
- Sì- confermò la donna senza esitazioni
- Mi conferma che i due indagati abbiano noi fornito dati sulla vittima?- domandò
- Sì-
- Mi conferma che dalla testimonianza dei due indagati sia uscito il nome di un terzo considerato e dimostrato come colpevole del reato?-
- Sì-
- Mi conferma, per finire, che ciò a lei chiesto è verità nient’altro che verità?- chiese con più sicurezza soffermandosi a guardarla negli occhi. L’agente ricambiò lo sguardo facendo un profondo cenno del capo
- Sì- esclamò con decisione e fermezza.
- Ho finito, la ringrazio vostro onore- proruppe la donna tornando ad affiancare il rosato.
- L’avvocato Green è richiamato per l’arringa a favore della famiglia Strauss- dichiarò il giudice con un colpo di martelletto, il silenzio calò in aula e soddisfatta della totale attenzione, la bruna, si mosse avanti ed indietro per l’aula senza mai discostarsi dal centro, iniziando a parlare:
- Come confermato dal testimone, è ben visibile la gelosia possessiva che l’imputato aveva nei confronti della vittima. I litigi che sono venuti fuori durante il corso del processo durante il quale io e la mia collega abbiamo avuto modo di approfondir le relazioni tra i due, è chiaro come il sole il movente che abbia spinto l’accusato a compier il reato. È vero, non abbiamo testimonianze in proposito come la mia collega si è premurata di acquisire, ma son sicura che la nostra concezione e considerazione degli eventi sia più che valida e decisamente discutibile. Le morti causate da una gelosia folle ed incontrollata sono comuni e non è difficile reagire. Io ed i miei clienti siamo fermamente convinti che per l’amore che legava la vittima all’imputato, quest’ultima non sia riuscita a ribellarsi finendo per pagar sulla pelle questo amore malsano. Vogliamo lasciar questi atti impunti? La legge è pronta a perdonar questi atti malevoli e vergognosi? Noi no, nessuna delle famiglie coinvolte ne sarebbe in grado. E la legge prima di tutto deve salvaguardare il suo popolo. Vi invito a riflettere purché questi scempi non vengano puniti e motivati da un giudizio troppo indulgente- concluse la donna
- L’avvocato Heartphilia per l’arringa a favore dell’imputato Natsu Dragneel- annunciò Sieglein concedendole la parola.
- Ed è proprio sul giudizio negligente che vorrei soffermarmi. Non vi sono testimonianze che provino quanto detto. I litigi sono all’ordine del giorno in una coppia molto unita, chi potrebbe dissentirlo? E la gelosia? Quale donna mai si lamenterebbe del proprio uomo geloso? Ma non voglio fermarmi su ogni affermazione data dalla mia collega, preferisco indirizzar questo spazio per fornirvi le spiegazioni a voi dovute. Siamo tutti a conoscenza dei trascorsi del mio cliente con la legge, ed è proprio ad uno di essi a cui ho deciso di basarmi. Durante la rapina a mano armata dove fu prontamente fermato ed arrestato, sono usciti i nomi di diversi membri della gang adibita allo spaccio. Grazie alla sua collaborazione, siamo riusciti a risalire a due di questi e raccoglier da loro la verità sull’accaduto. Così come è discutibile un atto di furia cieca alimentata da una incontrollabile gelosia, come sostiene la controparte, sono certa sia discutibile anche una vendetta da parte di un terzo che mirava solo a colpire indirettamente il mio cliente. Purtroppo quest’uomo ha già pagato con la morte il suo peccato e non può esser qui a raccontarci di persona quanto accaduto, ma in compagnia dell’agente Scarlett abbiamo rintracciato gli indagati.
Non abbiamo prove effettive tra le mani, né testimonianze che possano confermar quanto dico poiché loro si rifiutano di metter piedi in tribunale, ma se per voi è ragionevole basare un processo su deboli supposizioni, credo che sia facile allo stesso modo rivalutare l’idea. Ho fiducia che la legge non abbia intenzione di condannare un innocente-
Girandosi per tornar al suo posto, anche Lucy si sentì improvvisamente inquieta. Il non esser riusciti a convincerli l’aveva demoralizzata, ma Erza era con lei, aveva sentito tutto ed avrebbero potuto testimoniare lei al posto loro, non avrebbe avuto lo stesso effetto, ma sarebbe potuto funzionare.
- La Corte si aggiorna- decretò il giudice ritirandosi.
- Lucy..- le si avvicinò Erza, forse aveva intuito il suo stesso rammarico, ma la bionda le sorrise e con tutto il cuore sperò che la giuria non la tradisse. Portando una mano sul petto strinse tra le dita quella piccola catenina, la sua ancora di salvezza in quei duri momenti di tensione.
Voltandosi alla sua destra incontrò lo sguardo grato del rosato e sorrise, cercando di ricambiar quella gratitudine non meritata sperando con tutta se stessa di esserne degna, un giorno.
- Andrà tutto bene..- le sussurrò il rosato lasciandole un bacio sul capo, Lucy annuì appena troppo concentrata alle porte che si riaprivano ed alla figura che avanzava lenta fino a fermarsi, la Corte al suo seguito
- Davanti alle nuove considerazioni, le informazioni rinvenute e le testimonianze..- proclamò con voce esitante come se lui stesso non fosse sicuro della decisione presa, come se in parte dissentisse
- La Giuria dichiara l’imputato…- continuò e a Lucy l’attesa sembrò interminabile, sentiva il cuore battere placido nel petto, così lento che aveva paura potesse fermarsi.
- Colpevole di reato gravoso a nome della vittima, quale Lisanna Strauss, con una condanna di quindici anni- sentenziò sotto le grida esultanti di Mira, i ghigni compiaciuti di Ever Green, i sorrisi lievi di Elfman e poi i mormorii della corte, i pianti sommessi di Mavis, le parole confortanti di Zeref e la sua risata. Rideva, lui rideva. Senza delusione, senza rabbia, senza rancore. Solo amarezza, infinita e sconfinata tristezza e commiserazione, verso se stesso, verso gli altri.
Colpevole. Condanna. Quindici anni.
Cosa?
Osservò assente le guardie avvicinarsi, prenderlo per le braccia e portarlo via. La corte che senza batter ciglio radunava le proprie cose e andava via. Mavis le fu accanto stringendola a sé, Lucy non sentì niente. Assolutamente niente.
Natsu. Colpevole­. Cosa?
- No..- mormorò sentendo le lacrime pungerle gli occhi
- No..- affermò sentendo la stretta di Mavis farsi più forte
- No! Cazzo no!- urlò sentendo le guardie arrestarsi, lo guardo del rosato soffermarsi sul suo e sorridere. Sorridere. Lui le sorrideva, stava zitto. Non parlava, non si ribellava. Le stava dicendo addio.
Cosa?
- Lui è innocente! Cosa diamine state facendo? Questa non è giustizia, che cazzo avete fatto?- aggiunse buttando via tutto il fiato che le era rimasto incastrato in gola, sentendola bruciare per lo sforzo.
- Lasciatelo, diamine lasciatelo!- continuò cercando di avvicinarsi, ma Natsu continuava a sorriderle e Zeref la teneva ferma in un abbraccio, ancorata a lui ed impossibilitata a raggiungerlo.
- Non potete farlo, io gliel’ho promesso! Avete sbagliato, lui è innocente!- sbraitò ancora sotto gli sguardi stupiti della gente, ma Natsu fu portato via e lei si accasciò mollemente nelle braccia del corvino. Mormorando frasi sconnesse, stringendo Mavis a sé in un pianto condiviso.
Ogni cosa le parve lontana, attutita, si sentì assente.
- Torniamo a casa, su..- sussurrò Mavis tirando su col naso. Scambiandosi uno sguardo col corvino gli carezzò una guancia cercando di fornirgli tutto il suo supporto.
Lucy non accennava a muoversi, si era spenta: era stato inutile, tutto. Insignificante ogni singolo gesto.

“Aiutarci? La giustizia non mi ha mai aiutato”
“Non c’è logica nella legge”.

Quelle parole le rimbombarono nella mente, sentiva ogni parte di sé ribellarsi, non riusciva a controllarsi, ogni cosa sembrava aver perso un senso. E lui l’aveva saputo, l’aveva sempre saputo.
L’aveva accettato, ma lei no. Lei avrebbe lottato, lei l’avrebbe salvato.
Perché lei lo amava, e non gli avrebbe permesso di metter la parola “fine alla sua vita.
In fondo, la fine, era solo l'inizio.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Nalu week 2016
Bonus day: Awakening (Risveglio)
 
Capitolo 7…
 
 
Un anno, otto mesi e tredici giorni. Contava ogni ora che passava, ogni secondo sembrava strapparle qualcosa a poco a poco, assiderandola.
Era stato condannato, la famiglia Strauss aveva vinto e la piccola Liz non si era ancora svegliata, eppure Lucy era nuovamente lì, come aveva promesso a se stessa ciò che le sembravano secoli prima. Andare a trovarla sembrava l’unico modo per sopportare la sua mancanza, per farsi forza.
Mavis e Zeref le stavano vicino più che potevano, alla fine si disse davvero che quei due erano amici preziosi e quasi si sentì peggio, come poteva arrogarsi il diritto di venir consolata da loro che forse soffrivano più di tutti? Con quale coraggio?
- Debole come allora, anche adesso..- mormorò a se stessa scuotendo il capo e poggiando mollemente quei fiori bianchi sulla tomba
- Ciao Lisanna- la salutò con un sorriso inginocchiandosi al suo fianco
- Se non ricordo male sono i tuoi preferiti- annunciò indicando i fiori come se tramite quella piccola foto rovinata dal tempo potesse vederla realmente, anche se era impossibile Lucy si convinceva del contrario: Lisanna era così presente in mezzo a loro da esser viva in ogni cosa la ricordasse.
- La piccola Liz dorme ancora, sinceramente spero non si svegli..- mormorò abbassando il capo. Sapeva che era una cosa orribile da dire, tenerla in vita rubandole anni tramite quei marchingegni era assurdo e terribile, ma una volta svegliata quale sarebbe stata la sua vita? Quella di un padre accusato ingiustamente? Di una madre morta per una capricciosa vendetta? O quella di zii pronti a prender il comando sulle sue scelte privandole del gusto della libertà, delle esperienze, come avevano fatto con Lisanna? O peggio ancora, l’orfanotrofio! Si morse a sangue le labbra stringendo i pugni che teneva chiusi sul grembo, le unghie che si conficcavano nella carne alleviavano di poco quella sofferenza che avvertiva persino dentro il più remoto angolo del suo essere.
- Come hai fatto a sopportare tutto questo per tre lunghi anni?- piagnucolò raccogliendo le gambe al petto e stringendosi su se stessa, improvvisamente fragile ed esposta alle angherie del mondo
- Per di più con la gravidanza a cui pensare e quel sostegno che iniziava a mancarti. Non immagino neanche cosa ti dicessero i tuoi fratelli a quel tempo..- sussurrò placidamente affondando il viso sulle ginocchia per impedire alla pioggia di bagnarle le guance già minacciate di un pianto inesorabile e sommesso, silenzioso e riservato. Rimase in quella posizione per un’infinità di tempo, il silenzio attorno a lei acuiva ogni altro senso, ma mente e cuore erano troppo offuscati dal dolore per dar peso o attenzione a ciò che le capitava attorno.
Sussultò quando una mano le si posò sul capo, richiamandola e scompigliandole i capelli biondi ormai completamente fradici, si accorse solo dopo che la figura alle sue spalle la stesse riparando con un ombrello, ma anche dopo aver soffiato un rauco “grazie” non ne volle sapere di voltarsi e scoprirne l’identità e anche ella notò fosse opportuno lasciarle il suo tempo.
Il silenzio tornò sovrano, talvolta spezzato dallo scroscio della pioggia che andava diradandosi, Lucy non si girò mai, lo sguardo rimase puntato sul sorriso dell’albina di fronte a lei e ipotizzò che anche quella persona stesse contemplando quel sorriso. Dentro di sé pianse, Natsu avrebbe dato la sua vita per vedere quello stesso sorriso sul volto della figlia ma forse non ci sarebbe mai riuscito e Lucy pregò con tutto il cuore che Liz non si svegliasse fino al giorno in cui il rosato fosse stato libero. Lei però non era un’illusa, sapeva che era solo un sogno debole e sottile ciò a cui si aggrappava con tutta se stessa, che quella speranza non sarebbe bastata a renderlo realtà e mestamente sorrise lasciando che uno sbuffo uscisse dalle labbra dischiuse e screpolate.
Cosa le assicurava che una volta uscito lui sarebbe stato lo stesso? Quel tradimento da parte della legge non l’avrebbe aiutato, non l’avrebbe mai fatto. Era quello il mondo di cui si era tanto appassionata? Lucy non lo sapeva più, dentro il cuore però rimase sempre acceso quel desiderio di non arrendersi alle avversità, di non mollare. Solo che Lucy, ancora, non se n’era resa conto.
 
*^*
- Ma alla fine hai capito chi fosse o no?- le chiese Cana dall’altra parte del telefono con voce frettolosa e risolini di sottofondo, per Lucy non fu difficile comprendere che fosse in compagnia di un certo albino mostratosi molto dispettoso nonostante l’apparenza pacata e timida.
- No..- rispose Lucy con stanchezza, era appena tornata a casa da un altro giorno lavorativo e mai come in quei due anni gli era sembrato così duro il suo lavoro, le risultava pesante anche il solo respirare in quel luogo. Ogni cosa aveva perso colore dopo quella mattina. A partire dal suo lavoro fino alla sua intera esistenza. Quando si svegliava non capiva neanche più il motivo del perché si sforzasse a tener gli occhi aperti, ancora ed ancora.
- Poteva esser un malintenzionato!- sbottò la moretta rimproverando sottovoce il fidanzato che non la smetteva di importunarla, ma Lucy si sarebbe giocata una mano pur di scommettere che l’amica non fosse per niente infastidita, si sentì invidiosa di quei momenti che a lei erano stati ingiustamente portati via, ma ancora una volta s’impose di non pensarci aiutandosi col dolore fisico pur di distrare la mente, si limitò dunque a tirar le ciocche dei capelli che in un vizio continuava ad attorcigliare tra le dita
- Un malintenzionato? In un cimitero? Con quale coraggio uno dovrebbe andare in un cimitero per stuprare qualcuno?- rise la bionda scuotendo il capo come a scacciar l’assurdità appena detta
- Mai dire mai!- la riprese Cana complice, sentiva dal suo tono allegro che avesse un sorriso stampato sul volto ma se fosse dato per lei o per le attenzioni di Lyon a Lucy non era dato sapere.
- Certo certo- acconsentì fissando gli occhi sul soffitto della propria camera. Tutto era tornato com’era prima di averlo conosciuto, ma tutto sembrava diverso, così spento che Lucy si sentì sbiadita della sua stessa vita, finora aveva vissuto solo un’ombra di ciò che avrebbe potuto essere? O era solo la sua lontananza a farle quell’effetto? Lei non sapeva proprio darsi pace e più aumentavano le domande, più cresceva la voglia di vederlo. Ma sapeva che non poteva: osservarlo, parlargli, toccarlo per quei pochi minuti sapendo che dopo sarebbe tornato dietro quelle sbarre, così distante da lei impossibilitata a raggiungerlo.. non poteva, sarebbe stata un’autodistruzione, una ben peggiore di quella che stava vivendo in quel momento lasciandosi andare ad una vacua monotonia, opaca e soffocante.
- Oggi Mavis e Zeref vanno a trovarlo..- mormorò quasi supplicante alzandosi a sedere per sopportare meglio la stretta improvvisa e dolente al petto. Dall’altra parte della cornetta sentì solo il silenzio e capì che anche l’albino, preoccupato per lei, aveva deciso di deporre le armi e darle la libertà di sfogarsi, mentalmente lo ringraziò per quel riguardo che aveva nei suoi confronti, flebile riflesso dell’amore che covava verso la sua amica
- Dovresti unirti a loro, servirebbe ad entrambi- la incoraggiò Cana, ma Lucy negò col capo accorgendosi che quel semplice gesto non sarebbe bastato per una chiamata dalla durata breve
- No, ci farebbe solo male- pigolò in risposta allontanando l’apparecchio dall’orecchio e mettendo il vivavoce per poi buttarlo sul letto mentre si alzava per recuperar qualche vestito da indossare dopo una lunga doccia
- Peggio di così, non credo proprio- sospirò la castana e Lucy si morse il labbro inferiore indecisa su come controbattere. Cana forse aveva ragione, il vederlo anche per quei pochi minuti a disposizione le avrebbe alleviato ogni dolore, ma l’idea di dover tornare a casa dopo le riempiva il cuore di tristezza affogandola in quell’antro di sofferenza e malinconia.
- Me l’ha detto pure Mavis..- soffiò semplicemente afferrando un semplice vestito, era arrivata l’estate e fuori l’aria era calda ed umida: afosa e soffocante.
- Io e quella donna ci capiamo alla perfezione, ragioniamo con la stessa mente- la elogiò facendola sorridere appena
- No, non direi. Ma adoro entrambe- rispose l’avvocatessa mal celando quel riconoscente “grazie” che sembrava strariparle dal cuore. Le erano state vicine fin dal primo giorno in cui l’aveva conosciuto, mai avrebbe potuto immaginare che sarebbe andata a finire in quel modo, ma era felice del loro sostegno che non mancava mai come quello di Zeref e Lyon che le si erano fatti più vicini nonostante quel discreto distacco che non le dispiaceva affatto.
- Non dirlo neanche stupida- liquidò la faccenda Cana con uno sbuffo, sapeva leggerla meglio di chiunque altro e questo la stupiva, inteneriva ed inquietava ogni volta sempre di più
- Dai, vado a fare una doccia e poi serata disney, mi ci vuole proprio il lieto fine di una bella favola- proruppe entrando nel bagno ed aprendo il rubinetto per riempire la vasca
- Okay tesoro, qualsiasi cosa accada, telefonami e sono da te- la rassicurò con fare materno
- Grazie Cana, ma a interrompere nuovamente l’amplesso di Lyon non ci tengo affatto- esclamò venendo contagiata dalla risata di Cana e dagli sbuffi risentiti ed imbarazzati dell’albino
- Fidati che neanche lui ne sarebbe molto felice- l’appoggiò complice la bruna sotto i continui richiami del fidanzato stizzito di quelle pugnalate sul suo conto
- Ahia, credo che tu debba farti perdonare- rifletté Lucy acconciando i capelli in una crocchia disordinata pur di non bagnarli, dopo aver controllato la temperatura dell’acqua ed averla mischiata con un bagnoschiuma dal profumo dolce ma lieve
- Questo è sicuro- le rispose la voce di Lyon mentre i mormorii di Cana si sentivano a brevi scatti dalla cornetta
- Ah ah! Fermo lì, prima chiudi la chiamata e poi scopate, non ho nessuna intenzione di starvi a sentire… di nuovo!- strillò la bionda nascondendo un sorriso con un rossore lieve nel ricordare quell’episodio dai risvolti divertenti quanto imbarazzanti
- Va bene, ci sentiamo più tardi. Non trangugiare gelati su gelati per la depressione- la stuzzicò la voce di Cana ancora attutita ma più chiara rispetto a prima
- Non prometto nulla! Divertitevi- chiuse la chiamata la bionda sospirando risollevata, succedeva sempre quando stava con loro. Ma quel tormento si ripresentava ogni volta cogliendola impreparata ed illusa di quel momento di pace tanto agognato.
Sospirò immergendosi senza tante cerimonie nell’acqua bollente e schiumata e sentendosi una bambina si mise a giocare racchiudendo le mani a coppa ed immergendole nell’acqua per raccoglier quanta più schiuma possibile e soffiarla via osservando con un sorriso infantile quelle piccole bollicine che si distaccavano per la forza del suo soffio e che volavano lente fino a scoppiare.
Ma durò poco, quel gioco non l’aiutò a cacciar via le presenze oscure nel suo cuore, scelse dunque di poggiar il capo contro il bordo vasca e chiuder gli occhi provando a rilassarsi con l’intento di non uscir fin quando l’acqua non fosse divenuta tiepida.
E così fece, attese per una buona mezzoretta cercando di appisolarsi senza successo, impietosita da se stessa alla fine si decise ad uscire e dirigersi in camera con fare scocciato.
Ma quando il telefono squillò ogni suo buon proposito andò a farsi benedire.
- Pronto?- rispose sedendosi sul divano in salotto tastando i cuscini alla ricerca del telecomando per poter accendere la televisione.
- Lucy? Sono Mavis-
- Dimmi-
- Liz.. sta male..- piagnucolò la bionda facendola bloccare sul posto
- Come?- domandò con agitazione
- Non so nulla, Zeref è con i dottori, Liz è circondata da infermiere e gli Strauss..- pigolava con voce strascicata e tremula, prossima al pianto
- Arrivo- stabilì perentoria chiudendo la chiamata a quel “grazie” appena accennato.
Si alzò di scatto dal monile avviandosi nella sua camera per indossare le scarpe il più velocemente possibile, ogni cosa dentro di sé sembrava urlare a gran voce trapanandole orecchie e cuore.
Non poteva succedere, non avrebbe permesso a niente e nessuno di spegnerla, Liz aveva bisogno di vivere, di assaporare le poche cose belle che esistevano a quel mondo e lei avrebbe fatto di tutto per mostrargliele nel migliore dei modi accompagnandola passo dopo passo al suo fianco, perché niente avrebbe distrutto quel suo sogno. Nulla le avrebbe vietato di realizzarlo, lei l’aveva promesso.
Prese in fretta e furia la borsa senza controllare cosa vi fosse all’interno e chiudendosi la porta alle spalle dopo aver diligentemente preso le chiavi di casa, scese le scale a due a due aggrappandosi al corrimano per non cadere o inciampare dirigendosi poi a grandi falcate verso la macchina parcheggiata poco più in là e fregandosene di ogni regola od imposizione, accese il motore sfrecciando tra le strade ed ignorando quei clacson che le urlavano dietro le peggiori minacce, i più orribile degli insulti.
La mente le era andata in tilt, ogni cosa di lei sembrava indirizzarla verso quel maledetto ospedale, verso quella bambina su cui non aveva alcun diritto ma che desiderava accudire e strappare dalle mani da quegli zii che avevano rovinato lei e la sua famiglia.  
Non seppe con quale aiuto divino fosse arrivata sana e salva senza incappare in pattuglie di polizia o in un qualche pazzo che come lei non vedeva l’ora di arrivare alla meta, chi per un  motivo chi per un altro. Ma fu grata con tutta se stessa verso quell’entità ed entrò spedita verso l’edificio senza preoccuparsi di aver messo l’allarme nella macchina insicura anche se l’avesse chiusa o meno, ma poco le importava: la vista di una Mavis ricurva su se stessa le strinse il cuore e si avvicinò cauta alla sua figura stretta in quella sedia d’attesa
- Cosa è successo?- chiese inginocchiandosi a terra e posando la borsa affianco a sé per liberare le mani e poggiarle sulle gambe dell’amica
- Non lo so.. non lo so..- mormorava come un mantra troppo scossa per riuscir a parlare. Lucy la strinse forte a sé carezzandole il capo quando la sentì sfogarsi di ogni pena e dolore. Quanto aveva represso quel pianto? Quanto diamine era cretina per non essersene accorta?
Aumentò la presa quando un singulto più forte le scosse le spalle e Lucy sentì gli occhi bruciare nel vederla in quel modo, solo poco prima era da Natsu a dar lui il loro sostegno e adesso si caricava di quel peso immane che sembrava esser in grado di spezzarla una volta per tutte quanto niente era mai stato in grado di fare.
- Andrà tutto bene, te lo prometto- le sussurrò in un orecchio per tranquillizzarla e Mavis si limitò ad annuire mordendosi l’interno guancia pur di calmarsi e farsi forza. Zeref aveva bisogno di lei, non poteva permettersi di frignare a quel modo! Ma più si costringeva a fermarsi, più le lacrime le bruciavano gli occhi verdi riversandosi sulle gote rosse dal pianto.
- Starà bene, vedrai..- le mormorava Lucy all’orecchio con voce dolce e sicura, rassicurante come tante volte l’aveva sentita e si sentì meno sola, il peso sembrò venir spostato e quel senso di oppressione sparì del tutto quando la vide sorridere tra due calde lacrime che cercava di nascondere con foga e forza sfregiando il viso con le unghie
- Natsu.. voleva vederti- le rivelò Mavis tirando su col naso, districandosi dal suo abbraccio per poterla guardare negli occhi, le prese il volto tra le mani guardandola con tenerezza
- Lo porterò fuori di lì- assicurò Lucy non riuscendo a reprimere un singhiozzo
- Ne sono sicura- confermò Mavis poggiando la fronte contro la sua e sorridendo lasciando che le loro spalle potessero condividere lo stesso peso sostenendosi a vicenda.
Fu Zeref ad interrompere quel momento, avvicinatosi alle due con Mirajane al suo seguito ed un Elfman a sguardo basso, le informò di quanto accaduto e Lucy sospirò di sollievo abbracciando Mavis che rideva felice, libera e sollevata.
- Non è nulla di grave, ha reagito male ad una qualche percezione. Forse hanno sbagliato la dose di un farmaco ma comunque sia nessun pericolo, è tornata stabile- assicurò con un sorriso accennato, gli occhi stanchi di chi non dorme da tempo. Osservandolo in quello stato, Lucy, non poté impedirsi di stringerlo a sé e di farlo partecipe di quella felicità condivisa, dal canto suo il corvino non si oppose ricambiando la stretta ed affondando il viso nei suoi capelli biondi, nascondendo una lacrima sfuggita al suo controllo.
- Possiamo vederla?- s’informò subito l’avvocatessa dopo che anche l’ultima infermiera fosse uscita dalla stanza della piccola
- Uhm, dieci minuti. Una o due persona alla volta- permise allontanandosi l’attimo dopo
- Lu?- la chiamò Mavis, ma la ventottenne scosse il capo invogliandola ad entrare per prima insieme a Zeref ma l’occhiataccia della Strauss li fermò dal loro intento
- Dove pensate di andare?- s’intromise stizzita
- Da mia nipote- rispose prontamente il corvino indurendo lo sguardo
- È anche mia nipote! Ho il tuo stesso diritto- s’impuntò l’albina avvicinandoglisi minacciosa
- Prego- le fece spazio Zeref liberandole il passaggio per farla entrare
- Tu non vai?- si rivolse poi al fratello con tono apatico e freddo
- Non m’importa se prima o dopo- scosse il capo Elfman facendolo annuire; il silenzio calò nuovamente tra loro aumentando disagio e tensione.
Minuti dopo la figura di Mirajane si presentò a loro con gli occhi lucidi ed arrossati, un sorriso sulle labbra piene ed una mano sul cuore. Ignorandoli si avviò decisa all’uscita facendo cenno al fratello che lo avrebbe aspettato.
Zeref ne approfittò per entrare con Mavis e Lucy fu lasciata sola con Elfman.
- Ti ringrazio..- proruppe quest’ultimo facendola sussultare; Lucy si voltò verso di lui con sguardo sorpreso, senza emettere suono aspettò che lui le spiegasse
- Quel giorno.. al cimitero, grazie- aggiunse con sguardo basso; nel guardarlo a Lucy fece tanta tenerezza. Avevano sbagliato nel modo di agire, di pensare, ma lo avevano fatto per un amore pieno ed incontenibile: amavano Lisanna e allo stesso modo amavano Liz, non erano capricci, solo pentimento per non esser riusciti a salvarle capendo al tempo stesso che tutto sarebbe potuto andare diversamente se avessero trovato un punto d’incontro tempo addietro, o quanto meno se ci avessero provato. Ma era tardi, tardi per tutto, la fortuna di capirlo stavolta l’avevano avuta seppur a malincuore
- Dovrei esser io a ringraziarti- rispose Lucy tornando ad osservare la porta davanti a sé
- Non capisco- mormorò colpevole l’albino facendola sorridere lievemente. Che fosse anche lui una povera vittima degli eventi? Lucy si disse che lo erano tutti, nessuno escluso, quella era l’unica domanda a cui era in grado di rispondere con certezza.
- L’ombrello- chiarì poi, tornando in silenzio
- Mi dispiace per quello che è successo..- si scusò Elfman rompendo nuovamente il silenzio
- Quello che è successo è colpa vostra, mi stupirei se non vi dispiacesse almeno un po’- ribatté stizzita per poi mordersi un labbro e scusarsi mestamente
- Hai ragione, non scusarti, ma dispiace anche a noi. Dopo il verdetto.. abbiamo esultato, poi siamo andati da Elly e abbiamo pianto- rivelò con un sorriso dispiaciuto, tono disperato e rabbioso con se stesso e le loro scelte.
- Abbiamo rovinato la vita di Lisanna e la stiamo rovinando anche a lei..- si colpevolizzò stringendo i pugni tanto da far sbiancare le nocche pur di contenersi e non colpire il muro fino a farsi sanguinare i palmi. Lucy l’osservava in silenzio, non sapeva come controbattere perché quelli erano pensieri comuni, come poteva aiutarlo se lei stessa non riusciva a non odiarlo per tutto il male che indubbiamente avevano fatto?
- So quello che pensate di noi, è lo stesso che ci ripetiamo noi stessi ogni giorno.. Mira sembrerà dura, severa, malevola ma si è presa carico di ogni rancore ed odio pur di liberare me dai sensi di colpa.. l’abbiamo uccisa noi, ma per il dolore non siamo capaci di accettarlo e dar la colpa a lui era troppo facile visto il passato.. ci dispiace, non lo mostriamo, non lo diremo, ma lo pensiamo ogni giorno, ad ogni ora. Abbiamo privato Lisanna dall’amore sincero e profondo di un uomo ed ora stiamo togliendo ad Elly quello di un padre. Quando crescerà, cosa penserà di lui? Ingiustamente l’abbiamo costretta ad odiarlo. La verità è che ci rendevamo ciechi, Natsu è sempre tornato nonostante le nostre cattiverie, lui e Lisanna non si sono mai arresi e hanno ricominciato da zero ogni volta, lo stimavamo per questo e lo odiavamo perché non sapevamo come separarlo da Lisanna, avevamo paura che potesse coinvolgerla. Avevamo persino pensato che fosse cambiato dopo la gravidanza, ed eravamo disposti a riconsiderarlo, ma l’orgoglio è una brutta bestia e non siamo riusciti a porgergli la mano. L’abbiamo portato a rubare, a separarsi dalla sua famiglia che pian piano si allontanava da noi. Io e le mie sorelle siamo sempre stati uniti, dopo la morte dei miei non c’era un posto in cui non andavamo se non fossimo insieme. Lisanna era giovane, studiava, ma aveva avuto la forza ed il coraggio di trovare l’amore, di distaccarsi dalla nostra protezione eccessiva e noi invece di incoraggiarla le abbiamo tappato le ali portandola alla morte. Vi giuro che non volevamo..- si sfogò l’albino mettendo a nudo ogni sentimento represso che aveva nel cuore, ogni tormento, ogni paura, ogni pensiero. Per Lucy fu istintivo poggiargli una mano sulla spalla, invogliarlo ad alzar il viso per scontrar i loro occhi incrociando le sue iridi caramello così decise e sicure da alleviar quella vergogna che provava per ogni azione scelta e compiuta.
- L’avete fatto per amore e lo capisco, vi perdono- lo rassicurò sorridendogli con dolcezza e calore, osservando con tenerezza le lacrime dell’albino divenuto fragile sotto i suoi occhi.
- Grazie- le disse lui riconoscente e Lucy quasi urlò quando quelle braccia possenti l’attirarono a sé stringendola in un abbraccio spacca ossa che le vietò il respiro per qualche secondo.
L’avvocatessa si ritrovò a ridacchiare complice mentre gli picchiettava senza convinzione le braccia per farsi lasciare essendo impossibilitata anche nel toccar il terreno tanto era alto e forte l’uomo che la teneva fra le braccia.
- Lucy?- la richiamò Mavis sorpresa e solo allora Elfman si decise a lasciarla andare
- Ragazzi, vi lascio con lui, ha alcune cose da raccontarvi- proruppe la ventottenne con tono fermo e professionale che li stupì e disorientò al tempo stesso
- Come?- balbettò l’albino scambiandosi sguardi interdetti con i due
- So come rimediare tutto questo casino- spiegò Lucy prendendo lui le mani e stringendole tra le sue infondendogli sicurezza
- Davvero?- s’intromise Mira avvicinatasi e Lucy si voltò a guardarla sorridente annuendo con convinzione
- A te dispiace se entro io? Devo correre a far una cosa, non posso attendere- esclamò poi rivolgendosi ad Elfman che annuì semplicemente ancora smarrito da quel repentino cambio d’umore che in qualche modo lo divertì
- Grazie- si sentì dire frettolosamente mentre Lucy si fiondava nella stanza di Liz chiudendosi ogni cosa alle spalle. Ma quell’euforia conquistata andò sparendo pian piano ad ogni passo che la avvicinava a quel lettino divenuto odioso ai suoi occhi.
- Ciao piccola mia- la salutò affettuosa prendendo una sedia e sedendole accanto
- Ci hai fatto spaventare oggi lo sai?- le domandò con fare retorico prendendo tra le mani quella piccola manina che strinse forte tra le dita, solo allora si lasciò andare ad un sospiro di sollievo rilassando le spalle e lasciando che la tensione accumulata le scivolasse di dosso come acqua.
- Sono felice che tu stia bene, ma ti prego di resistere ancora un po’ qui dentro- mormorò con difficoltà, il cuore che le batteva lento nel petto sembrò accelerarsi quando quella stretta possessiva ed affettiva venne ricambiata con convinzione, seppur debolmente
- Mi piacerebbe guardarli, darei ogni cosa per vedere i tuoi occhi aprirsi e la tua bocca parlare, il tuo corpo rapportarsi col mondo, ma ti prego resisti ancora un po’, lui non sopporterebbe di averti lasciato anche in questo importante passo..-  spiegò dispiaciuta carezzandole i capelli albini con delicatezza e premura
- Te lo riporterò al più presto, te lo prometto- giurò con amore allungandosi per lasciarle un bacio sulla fronte
- Ti lascio a tuo zio, trattalo bene, la sua unica pecca è che ti ama troppo- le sussurrò con un sorriso. Ma durò poco quell’attimo di pace: semplicemente uscì lasciandosi dietro ogni certezza, un alone di labile speranza le colorava le iridi caramello facendole brillare di una nuova consapevolezza forgiata nel dolore, forte nel coraggio.
E mentre accendeva l’auto, sorpresa di averla trovata davvero dove l’aveva lasciata, la prima cosa a cui pensò fu Natsu ed al disperato bisogno che sentiva di vederlo.
*^*
- Lucy, non ci vediamo da una settimana, che significa “non puoi”?- la riprese stizzita la voce di Cana
- Non ho giocato e non lo sto facendo neanche adesso, rimandiamo a domani, non muore nessuno!- ribatté esausta la bionda
- Me lo ripeti da giorni, sono stanca di rimandare!- sbottò torvo l’amica facendole alzare gli occhi al cielo
- Okay, lo capisco, ma cerca di capire anche me, è la nostra ultima possibilità- cercò di farla calmare l’avvocatessa, ma la voce tesa della castana, quel tremolio nervoso le fece capire che non sarebbe bastato a salvaguardarla dalla sfuriata imminente
- È la tua ultima possibilità! Non pensi ad altro, ti stai consumando nel ricercarli! Non si faranno vivi lo vuoi capire? Ed anche se tu li ritrovassi, nulla li porterebbe a testimoniare, nulla! Non l’hanno fatto in passato, non lo faranno neanche a distanza di due anni! Mettitelo in testa, non puoi fare più niente- la rimproverò Cana con rabbia; erano passati altri tre mesi dal chiarimento con la famiglia Strauss, la sua preghiera sembrava esser ascoltata e la piccola Liz, di ormai sette anni, riposava ancora dormiente su quel letto di ospedale, in bilico tra la vita e la morte e Lucy non sapeva mai se esserne felice o soffrirne.
- Lo so che sei preoccupata per me, ti ringrazio, ma è la mia vita e se reputo di poter fare qualcosa per loro, non mi fermerò finché non ci sarò riuscita, che significhi perderti o meno- rispose dopo attimi di silenzio, il fiato bloccato in gola nell’attesa della risposta di Cana, le aveva dato un ultimatum a malincuore, nel profondo sperò che la sua migliore amica non la lasciasse sola, aveva troppo bisogno di lei per poter accettare una loro possibile separazione: era parte della sua famiglia, era troppo importante, la sorella che non aveva mai avuto e che non avrebbe mai potuto sostituire.
La sentì sospirare contro il telefono e il cuore le si fermò nel petto tanto era agitata. Il solo pensiero di perderla le faceva un male cane, ma aveva bisogno di lei quanto aveva bisogno di salvare Natsu da quella condanna ingiusta: era divenuta la sua unica ragione di vita.
- Tu sei pazza, una cretina con seri problemi mentali se solo pensi che io ti lasci sola in balia di sta situazione! Cancello l’appuntamento, ma venerdì sera ti voglio sotto casa mia con due cartoni di pizza, chiaro?- stabilì perentoria e Lucy quasi strillò di gioia tanto era felice di averla accanto.
- Signor sì signora!- annuì con un sorriso radioso che la fece ridacchiare complice
- Vedi che sono seria, se ti rifiuti vai incontro a guai molto seri- la minacciò la castana e Lucy acconsentì ancora prima di salutarla e riagganciare. Il cuore più leggero per quel chiarimento protratto per troppo tempo; osservandosi intorno, l’unica cosa che le venne in mente di fare in quel momento fu il tornare sulle sue carte, abbandonarsi ad esse e trovare al più presto la soluzione che l’avrebbe portata alla vittoria. Niente aveva più importanza.
- Miss Heartphilia, la signorina Strauss vorrebbe vederla- la richiamò però la voce di Levy alla porta destandola dai suoi intenti, sorpresa per quell’incontro inaspettato, le fece un segno d’assenso per invitarla ad entrare e si sentì a disagio nel veder la figura slanciata di Mira alla porta, un sorriso dai tratti dolci a contornarle il viso aggraziandolo.
- Scusa il poco preavviso- si annunciò avvicinandosi con fare elegante e deciso
- Figurati, prego accomodati- la invitò riscuotendosi e ricambiando quel sorriso con uno più lieve e teso. Dopo quell’incontro all’ospedale le cose tra le due famiglie si erano stabilizzate, nessun rancore tra le parte sembrava minacciare quel tentativo d’instaurare un legame per collaborare alla felicità comune, ma Lucy era comunque agitata nell’averla affianco. Aveva visto due volti, due personalità totalmente agli antipodi in una sola persona e ne era rimasta sconvolta, in un certo qual senso starle accanto la rendeva ancora inquieta e in allerta.
- Sarò breve, non mi sembra giusto toglierti troppo tempo- assicurò l’albina lanciando uno sguardo veloce alle carte ammassate sulla scrivania che l’avvocato cercava di nascondere con imbarazzo.
Per quei mesi non aveva fatto altro che lavorare su casi minori per portar avanti lo studio, ma il suo pensiero fisso era Natsu ed il modo per farlo uscire al più presto possibile.
- Ti ascolto- annuì Lucy con tono professionale sinceramente curiosa per quella visita inaspettata.
Vide Mirajane prendere un profondo respiro, stringere spasmodicamente tra le dita il manico della borsa ed abbassare il capo come sconvolta da una verità agghiacciante
- Sono stata io a chiamare il signor Cheney- rivelò con una punta di rammarico, il tono di voce così basso che Lucy faticò a sentirla, ma quelle parole la freddarono sul posto.
- Che cosa hai fatto?- si riscosse alzandosi di scatto e battendo i palmi sulla superficie dura in legno reprimendo un gemito per il colpo dato con troppa irruenza.
- Non doveva andare in quel modo..- gemette Mira stringendo gli occhi ed infossando il capo sulle spalle che tremavano per la paura ed il pianto che non si premurò di nascondere o fermare.
- E come doveva andare allora?- strepitò Lucy fuori di sé: le gote rosse di rabbia, gli occhi fiammeggianti d’ira, i pugni stretti dalle nocche bianche tant’era la forza con cui piantava le unghie nella carne
- Doveva solo spaventarla, non so neanch’io cos’è successo quel giorno- pianse la donna nascondendo il viso tra le mani mentre scuoteva il capo come a scacciar cattivi pensieri, le spalle piegate per la colpa che portavano addosso. Lucy avrebbe voluto intenerirsi, consolarla, dirle che forse non era del tutto colpa sua, che era il suo amore ad essere ossessivo, che fosse quello il vero sbaglio, ma le sembravano sentimenti così falsi, così sbagliati da provare per una persona del genere.
- Perché?- chiese solo con tono duro, più pacato ma dal timbro acido e giudizioso
- Avevo paura- ammise l’albina in un singhiozzo e Lucy si ritrovò a pensare che anche quel pianto penoso fosse solo una messinscena, ma s’impose di non pregiudicare i sentimenti altrui nonostante le apparenze. Voleva continuare a credere che anche Mira si fosse pentita come Elfman, che anche lei volesse ricominciare. Ed una parte di sé sapeva che era così, perché altrimenti la donna non avrebbe avuto motivo per andar da lei e togliersi quel peso dal petto. Ma era un piccola coscienza che le pungolava la mente debolmente: era troppo adombrata dal rancore, dalla delusione e dall’amarezza per poter essere ascoltata.
Rise sprezzante Lucy facendole bloccare il respiro, e tornò a sedersi cauta, cercando quell’autocontrollo che sentiva scivolarle di mano pian piano.
- Paura dici? Ridicolo- commentò semplicemente lasciando che il silenzio riverberasse su di loro riempiendo ogni cosa, non c’erano bisogno di parole questo lo sapevano entrambe ma erano come bloccate, non riuscivano a voltar le spalle all’altra.
- Avevo paura mettesse in pericolo Lisanna ed Elizabeth. Sapevo che per uscir prima dalla prigione, pur di non perder altro tempo e star con loro, si fosse fatto molti nemici. Lisanna nonostante tutto si fidava ancora di me, mi credeva invincibile, nulla sarebbe andato storto quando le ero accanto..- iniziò tirando su col naso sentendo la necessità di spiegarsi senza darsi una giustificazione.
- Chi c’era con lei quando lui andava a rovinarsi la vita?- sbottò poi risentita, ma deglutì a fatica mordendosi un labbro conscia di esser nel torto anche in quel caso, almeno in parte.
- Diversi giorni dopo che Natsu era uscito dal carcere… erano venuti a cercarla in casa nostra. Non sai quanto ho ringraziato il cielo quando non l’hanno trovata lì- continuò accettando di buon grado il fazzoletto che Lucy le aveva porto in un tacito accordo di tregua
- Hanno trovato me, mi hanno avvisata, mi hanno minacciata- la informò con tono lieve, ancora spaventato nel ricordare quei momenti. Il cuore di Lucy si strinse inesorabilmente.
- Lisanna aveva una figlia, non avrei mai potuto farle questo- aggiunse, gli occhi azzurri tornati nuovamente lucidi pieni di orrori non detti, di sensi di colpa non perdonati, di dolori mai sfogati.
- Dovevo salvare la mia famiglia!- esclamò con rabbia stringendosi le mani al petto per poi sospirare e passarsi una mano sul volto incapace di calmarsi
- Ho chiesto loro d’incontrarci. Insieme a Rogue c’erano anche altri due tipi, credo fossero gli uomini a cui hai fatto riferimento tu. Ho dato lui l’indirizzo di Natsu pregandoli di lasciarci stare, convincendoli che li avrei divisi e che tutto sarebbe andato come desiderato ambo le parti. Ma mi hanno ingannata.. quel giorno non so cosa sia successo, non lo sa nessuno.. ma a quanto pare Rogue aveva preferito ucciderlo moralmente invece che fisicamente ed oltre lui ha ucciso tutti noi..- finì con voce strascicata e flebile, carica di risentimento, di amarezza. Si colpevolizzava per la sua ingenuità, per quell’atto stupido dettato dall’istinto, da quell’insana sfiducia nella giustizia.
- Sei ancora in contatto con loro?- le chiese Lucy senza troppi giri di parole. Non aveva cuore in quel momento per potersi dispiacere, sapeva che probabilmente anche lei avrebbe agito alla stessa maniera.
- No- rispose Mira automaticamente come ad aspettarsi quella domanda
- Perché mi dici tutto questo?- s’informò Lucy poggiando le spalle allo schienale della poltrona cercando di rilassare i muscoli tesi
- Perché voglio che Elizabeth abbia suo padre accanto- affermò con una decisione tale che la fece vacillare
- Perché tutto questo solo adesso?- la interrogò esausta, senza prove una testimonianza poteva anche non esser presa sul serio e le loro prove consistevano in quei due malfamati che giravano chissà dove.
- Perché voglio aprire gli occhi Lucy, voglio smettere di soffrire, non riesco a vivere con queste colpe. So che facendo qualcosa per mia sorella, qualcosa di realmente buono, potrei discolparmi in qualche modo..- incespicò la donna con imbarazzo e titubanza.
“Aprire gli occhi” quella frase le rimbombava nella mente all’infinito.
Quante persone ancora dovevano svegliarsi da tutta quella situazione?
Il suo sguardo all’infine si addolcì, una tenerezza inspiegata le scaldò il petto facendole sospirare un sorriso appena accennato.
- E come vorresti fare?- s’incuriosì poggiando i gomiti sulla scrivania e sbilanciandosi su essi le si fece più vicina
- Ho un numero di telefono.. me l’hanno dato per metterci in contatto, non so se sia ancora valido.. ma potrebbe esser un punto di partenza, no?- rivelò a disagio, sperando dentro al cuore che quello bastasse per far anche solo un piccolo passo avanti.
- Chiamo l’agente Scarlett, non so quanto possa essere utile ma potrebbe rivelarsi una svolta- annuì Lucy rassicurandola, una punta di speranza a rallegrarle la voce.
- Erza? Si sono Lucy, ho bisogno di te-.
 
*^*
 
Il cuore le batteva impazzito nel petto mentre avanzava lenta e cauta tra quelle mura.
Alla fine si era decisa, si era fatta forza, aveva raccolto il coraggio a due mani ed era salita in macchina col cuore che le scalpitava nella gabbia toracica provocandole diversi brividi adrenalinici che la scuotevano dal petto fino alla punta dei piedi dandole la carica per avvicinarsi a lui passo passo. Non sapeva il motivo, sapeva solo che aveva bisogno di vederlo come aveva bisogno di respirare. I suoi ricordi andavano pian piano diradandosi col tempo e non riusciva ad accettar di non ricordare più i tratti del suo volto, non poteva pensar che bastasse così poco ad allontanarlo dalla mente nonostante fosse ancorato al suo cuore.
Prese un profondo respiro mentre accennava un sorriso quando la guardia che la precedeva si fece da parte per condurla da lui.
E fu quando i loro occhi s’incontrarono che il cuore smise di martoriarla concedendosi secondi di riposo infinito. I capelli rosati erano più lunghi di come li ricordava, gli occhi sembravano più stanchi, rassegnati, ma non perdevano quel brillio che l’aveva fatta innamorare.
Lucy non attese neanche che la guardia le desse il consenso di avvicinarsi, semplicemente si avvicinò a lui buttandosi tra le sue braccia che la strinsero con lo stesso ardore  di sempre.
Fu grata di sapere che anche quel calore non era sparito, che quella sensazione che le provocava non fosse svanita ma che fosse ancora lì: palpabile, eccitante, bella. Tremendamente e dolorosamente bella.
Solo allora si permise di piangere: ogni frustrazione, ogni sofferenza, ogni cosa le scivolò di dosso lasciandole solo un senso di pace e serenità, finalmente si sentiva a casa e scacciò con furore il pensiero che quel momento potesse durare solo pochi minuti, le sarebbe bastato.
- Pensavo non venissi più- la riprese la voce di Natsu il cui volto era affondato nell’incavo del suo collo a baciarle la pelle attutendone il tono chiaro in uno più rauco, ma Lucy scosse il capo stringendosi più a lui che di rimando l’avvicinò ancora di più a sé come se in quel gesto potesse unirli in un corpo solo, infonder entrambi in una sola essenza.
- Non avrei resistito oltre- mormorò piangente la bionda sorridendo contro il suo petto e facendo sorridere di rimando il rosato che si allontanò di poco per prenderle il viso tra le mani.
- Meglio tardi che mai, sempre un po’ tardiva eh- la beffeggiò sornione ma la bionda non aveva la forza di controbattere e si limitò solo ad annuire energicamente, quel sorriso solare che non ne voleva sapere di andar via dalle sue labbra, gli occhi costantemente lucidi promettevano un pianto infinito ma bastarono le carezze del rosato per rassicurarla e tenerla fuori da ogni male come risvegliarsi improvvisamente invincibile e sicura da ogni dolore.
- Ancora a perder tempo, hai intenzione di baciarmi o no?- borbottò Lucy con fare infantile incrociando le braccia al petto. Quanto le mancavano quelle labbra..
- Come comanda signor avvocato- la schernì Natsu abbassando il capo per baciarla.
Per Lucy fu come riprender fiato dopo una lunga corsa contro il tempo, si appigliò a quel bacio, alle sensazioni che le provocava sulla pelle e nel cuore in quel tumulto sempre presente, sempre ben accetto, sempre sconvolgente e sorprendente tanto da annebbiarle ogni altro senso.
Immerse le dita in quelle ciocche rosee, che da troppo non arricciava tra le dita, e sorrise quando la mano del rosato le scese lungo la schiena, a palmo aperto per spingerla meglio contro le sue braccia ed approfondire il bacio in un bisogno impellente di riconoscersi in quei tocchi, di capire quanto fossero cambiati in quei due anni di lontananza, quanto la presenza dell’altro fosse essenziale.
- Dove sei stata tutto questo tempo?- ansimò Natsu poggiando la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi per assaporar meglio quel momento che aveva desiderato tanto si realizzasse.
- Non lo so, ma adesso sono di nuovo sveglia- proruppe Lucy con sicurezza.
Aveva patito così tanto per trovar una soluzione senza accorgersi di quanto le fosse vicina, mai avrebbe pensato di rendersi così cieca davanti all’evidenza, solo adesso si riconosceva.
- Allora buongiorno- la salutò Natsu con un tiepido bacio a fior di labbra.
- Buongiorno- ricambiò Lucy ridacchiando e lasciandosi cullare.
 
*^*
- Lucy?- si stupì Mirajane vedendola fuori casa sua, come avesse trovato il suo indirizzo rimaneva un mistero.
- Ti andrebbe di fare quattro passi in questura?- le chiese portandosi le mani dietro la schiena stringendole tra loro.
- Per far cosa?- s’incuriosì l’albina al ché Lucy sospirò indicando con un cenno del capo l’agente alle sue spalle
- Oh..- mormorò la donna sorpresa
- Dobbiamo fare in fretta- le avvisò la rossa dall’altra parte della strada
- Si si, mi cambio ed arrivo- si affrettò a rispondere la Strauss rientrando in casa per poi uscirne minuti dopo
- Devo raccontarvi cosa è successo?- domandò titubante ma si calmò non appena Lucy le posò una mano sulla spalla, rassicurandola di non trovarsi sola
- No- la fermò l’agente Scarlett
- No?- domandò stranita, cosa ci faceva lì allora?
- Deve portarci al luogo dei vostri incontri- spiegò velocemente la rossa
- Oh.. uhm, okay- balbettò presa in contropiede; prendendo un profondo respiro si avvicinò al posto di guida per indicarle la strada.
- Sarà un viaggio lungo- sospirò ricevendo in risposta solo il silenzio a cui si adeguò in fretta spezzandolo solo per mostrare ad Erza quale vicolo intraprendere, quale curva evitare.
- Cosa avete intenzione di fare una volta arrivate lì?- s’informò dopo diverso tempo, sinceramente curiosa di quel giro probabilmente a vuoto.
- Indizi- fece spallucce la rossa con fare sicuro
- Dopo tutto questo tempo?- boccheggiò stordita, cosa pensavano di trovare in quel luogo abbandonato dal mondo?
- Abbiamo rintracciato il telefono da cui ti chiamava- le rivelarono facendole gelare il sangue nelle vene
- Ma c’è qualcosa che non va- aggiunse Erza storcendo il naso in una smorfia infastidita
- Cosa?- s’incuriosì l’albina
- Sembra si trovi in un locale aperto circa venti anni fa, è un ritrovo per studenti universitari tipo bed and breakfast. Mi sembra insolito che Cheney l’abbia lasciato lì- le spiegò Lucy in modo pratico e veloce facendola annuire in silenzio
- Manca poco- proruppe Mira scambiandosi un lungo sguardo eloquente con l’avvocatessa.
-  Alla prossima traversa svolta a destra, prosegui dritto per trecento metri e poi siamo arrivate- dichiarò riportando lo sguardo sull’asfalto che correva veloce sotto di loro dimezzando la distanza che le separava dal prossimo ostacolo da superare. Sarebbe davvero riuscita a mettere fine a quel casino? Sarebbe davvero riuscita a rimediare? A discolparsi? Non lo sapeva ed in quel momento si ritrovò a pensare che non le interessava, l’unica cosa importante erano sua nipote, Natsu ed il tener Elfman lontano da tutta quella storia.
- Il posto dovrebbe essere questo..- iniziò titubante Mira
- Ma quel locale prima non c’era.. ne sono sicura- aggiunse poi sotto lo sguardo stralunato delle due.
- E sia- stabilì perentoria la Scarlett prima di slacciare la cintura di sicurezza ed uscire dalla macchina subito seguita dalle due
- Dici che qui troveremo qualcosa?- s’informò cauto Lucy cercando di trattenere l’emozione
- Non ci resta che scoprirlo- asserì l’agente precedendole.
L’avvocatessa si voltò verso l’albina cercando il suo sguardo accertandosi che stesse bene e che non facesse sciocchezze che avrebbero potuto compromettere ogni cosa.
- Sei sicura?- le chiese guardinga e l’altra annuì piano prima di prender un profondo respiro e farle un vigoroso cenno del capo rimarcando le sue convinzioni; Lucy sorrise ed insieme entrarono.
- Benvenute- l’accolse la voce arzilla e pimpante di un simpatico vecchietto
- Salve- risposero in coro le tre donne prima che Erza le superasse per adempiere al suo lavoro
- Agente Erza Scarlett del dipartimento di polizia, mi scusi il poco preavviso ma è necessario per noi farle alcune domande- asserì pacata, i riflessi sempre pronti ed in allerta nel caso l’uomo volesse sfuggirle nonostante le sue condizioni aggravate dalla vecchiaia
- Oh..- esclamò quest’ultimo nascondendo ogni cenno di sorpresa o smarrimento, semplicemente annuì abbandonando il suo posto di receptionist per condurle in un luogo più appartato conscio di dover affrontare argomenti difficili
- Cosa vuole chiedermi?- s’informò invitandole a sedersi in quello che doveva esser il suo studio
- Conosceva Rogue Cheney e la sua gang?- andò dritta al punto la rossa
- No, mai sentiti- le rispose l’anziano senza distogliere lo sguardo dal suo che invece andò alla ricerca di quello delle due donne poste affianco a lei
- Eppure mi risulta che qui sia presente un oggetto appartenuto a lui- ribatté Erza cauta
- Intende questo?- le chiese il proprietario abbassandosi per cercar qualcosa sul cassetto della scrivania su cui era poggiato
- Come fa ad averlo?- gli domandò l’agente prendendo fra le mani il telefono nero e rigirandoselo tra le dita con fare incuriosito ed attento al minimo dettaglio
- L’hanno mandato per posta, non so perché- fece spallucce l’uomo liquidando la faccenda
- Se vuole può prenderlo- aggiunse poi tranquillo
- Grazie, ci è stato molto d’aiuto- fece Lucy grata alzandosi per dirigersi alla porta ed uscire
- Si, molto bello da parte sua. Senta, sa dirmi quando è stato inviato? No perché sulle carte risulta che questo locale esista e persista da venti lunghi anni ma qualcosa non quadra perché ho una ragionevole testimonianza che mi assicura che, cinque anni fa, questo luogo neanche esisteva- continuò la rossa con un ghigno sardonico facendolo sbiancare di colpo
- Lucy porta questo in questura, io qui ho da lavorare- la congedò poi la Scarlett facendola sorridere ed avviare decisa verso l’uscita
- Come farai a tornare?- le chiese Mira prima di seguire la bionda, Erza fece spallucce senza staccar gli occhi dal suo interlocutore improvvisamente agitato
- Un modo lo trovo sicuramente- la rassicurò ed anche se con fare interdetto, Mirajane, la lasciò al suo lavoro defilandosi alla svelta.
- Tornando a noi..-
- Le giuro che non è come pensa-.
 
*^*
- È impossibile da smontare, l’unica cosa che possiamo fare è accenderlo- sentenziò il corvino passando il telefono da una mano all’altra con noia
- E non lo può accendere adesso?- strepitò l’albina spazientita.
Erano passate due ore da quando erano arrivate in questura ma nessuno si era preso la briga di ascoltarle e quando le avevano invitate a porger loro i problemi che le affliggevano ecco che quell’incompetente se ne usciva con un banale commento per liquidarle!
- Certo- sbottò ironico quest’ultimo guadagnandosi un’occhiataccia intimidatoria da entrambe.
- Grazie- sibilò sprezzante l’albina incrociando le braccia al petto con fare nervoso picchiettando le dita sul gomito in attesa che quell’aggeggio si accendesse.
- Sembra ci sia un messaggio- annunciò l’agente Redfox aggrottando le sopracciglia confuso
- Mi faccia vedere- lo stupì l’avvocatessa rubandogli il telefono dalle mani aprendo il messaggio con le dita che le tremolavano per l’emozione
- È un semplice messaggio del gestore telefonico..- mormorò sconfitta l’albina passandosi una mano sul viso ad allontanare la frangia argentea dagli occhi stanchi e delusi, un buco nell’acqua..
- Magari sulla rubrica troviamo qualche numero ancora salvato..- tentò Lucy quella speranza che non accennava a spegnersi nonostante quella delusione del trovarsi ogni contatto cancellato le avesse pungolato il cuore come un arma a doppio taglio.
- Alla fine non è servito a nulla.. abbiamo solo fatto perdere tempo ad Erza..- bofonchiò mestamente, un sorriso amaro a deformarle le labbra. Era finita, ogni possibile traccia non l’avrebbe portata a niente..
- Erza? La mia collega?- s’intromise Gajeel passandosi una mano sulla nuca
- Prova nel registro chiamate- le consigliò animandola nuovamente come un candela sempre pronta ad accendersi senza mai stancarsi di esser spenta da un alito di vento troppo forte da contrastare.
- Cancellato anche questo- rise l’albina scuotendo il capo come a rimproverarsi
- Da qua- sbottò l’agente togliendo malamente l’oggetto dalla loro presa
- Almeno un account google l’avrà!- affermò sbuffando.
Le due donne gli furono dietro non appena lo videro posar il telefono sulla scrivania e smanettare il computer in una serie di codici che rese loro difficile il capir i suoi intenti.
Attesero diversi minuti osservando quello schermo riempirsi di scritte per poi aprirsi in un elenco di numeri e dati che si parò davanti ai loro occhi come acqua nel deserto.
- Ecco a voi- ghignò l’uomo, soddisfatto del suo lavoro
- Come ha fatto?- s’incuriosì Mira nascondendo la sua espressione di stupore dietro le dita
- Segreti del mestiere, è importante ricavar indizi da ogni possibile fonte, buona o meno che sia- spiegò facendo spallucce, era il suo lavoro infondo.
- Sono loro!- strillò Lucy indicando due contatti posti l’uno affianco all’altro come numeri contattati più frequentemente di altri
- Può rintracciarli?- gli chiese mordendosi un labbro per paura di cader nuovamente in fallo
- Certo!- esclamò Redfox con fare ovvio ed il sollievo la invase facendola sorridere di felicità.
- Agente la prego di scusarmi, devo affrettarmi ad andare in un posto- si defilò velocemente l’avvocatessa raccogliendo la sua borsa ed avvicinandosi a Mira per guardarla complice
- Se li trovate chiamami- le ordinò prima di salutarla frettolosamente; nella mente una sola meta riuscì a destarla da quell’euforia improvvisa. Sentiva di esser giunta ad un traguardo invisibile, avvertiva di esser vicina a quel riscatto che tanto agognava, percepiva quel sogno farsi più vivido in lei man mano che avanzava: direzione casa Fernandez.
Per un avvocato come lei, conoscere quella villetta doveva esser pressoché impossibile essendo così semplice e spoglia da sembrar la casa di una persona agiata che della vita prendeva le sfumature più belle senza mai sfruttarle a proprio compiacimento fino ad esaurirle; ed invece in quel piccolo quartiere tranquillo e quasi disabitato viveva il più famoso dei giudici penali della città: Sieglein Fernandez, lo stesso uomo che anni prima aveva subito un grave furto finito poi con una fiammata in grande stile ad incendiargli la casa che aveva fatto ricostruire mesi dopo grazie ad un denaroso risarcimento. Quella notizia aveva fatto così scalpore da finire su tutti i giornali e per lei, che di memoria ne aveva fin troppa, non fu difficile ricordar i particolari di quell’articolo che tanto l’aveva sconvolta tempo addietro.
Ritrovarsi dunque davanti al portone di quella casa non le sembrò così assurdo, men che meno lo fu il suonare insistentemente al citofono impaziente di render reale e concreto quel sogno tenuto troppo a lungo in un cassetto.
- Chi è?- sbottò la voce atona ed assonnata dell’uomo alla porta che adesso la guardava con un misto di sorpresa e indignazione
- Salve signor Giudice- lo salutò cordiale Lucy sorridendo sghemba
- Posso entrare?- gli chiese con fare cortese ignorando quel grugnito infastidito del padrone di casa intento a scostarsi per farla passare
- Cosa è venuta a fare?- le chiese senza troppi giri di parole mentre passava le dita sulla chioma bluastra per districarne le ciocche e sistemarle essendo sparate in aria per i suoi movimenti durante il sonno che quella donna aveva appena interrotto
- Sono qui per il caso Dragneel- asserì Lucy poggiando delicatamente la borsa su di una sedia cui posò pure il soprabito prima di sedersi comoda sul divano ignorando le buone maniere
- Prego accomodati- constatò infatti l’uomo con fare ironicamente stizzito, ma Lucy lo ignorò bellamente cercando di mantenere una facciata dura, sicura e credibile, dentro di sé non sapeva come controllar la gioia che l’aveva colta nel trovar quella via d’uscita dopo troppi giorni persi a camminar nel buio di quel tunnel intricato e senza fine.
- Il processo è già stato determinato, la causa è chiusa e le pratiche dell’incidente sono state archiviate, dove vuole andare a parare?- sbuffò sedendosi difronte a lei con fare scocciato di cui non ha nessuna voglia di perder tempo inutilmente
- Lei sa bene che quella pena è sbagliata ed infondata, ho le prove della sua innocenza- ribatté l’avvocatessa con stizza: quel comportamento disinteressato la innervosiva parecchio.
- Non cambia il fatto che la sentenza è stata decisa, non posso far più nulla- esclamò Sieglein con freddezza lavandosene le mani come se la cosa non lo riguardasse
- Davanti non ha una bambina che fa i capricci. Ha un avvocato che conosce i fatti e lei non può ignorarli con così tanto menefreghismo- proruppe Lucy accavallando le gambe, da adesso in poi il ruolo di predatrice spettava a lei
- E cosa pensa di fare?- s’informò l’uomo divertito da quell’insolenza, il ghigno della donna però lo fece vacillare: d’un colpo sembrava un’altra persona.
- Cosa penserà la gente di un giudice che volta le spalle ad un innocente? Che ignora delle prove che potrebbero scagionarlo?- gli domandò Lucy con fare retorico catturando finalmente la sua attenzione resa lampante nel modo in cui lo vide irrigidirsi sul polso e divenire pallido in volto
- Quelle prove potrebbero non bastare- l’avvisò il blu con un sospiro
- Andrò contro tutto e tutti se necessario. Ha ancora fede nel suo lavoro o per lei è diventato qualcosa di automatico? Quell’uomo è innocente, ha una famiglia sulle spalle ed ha già scontato fin troppo senza un reale motivo. O lei mi aiuta o si prepari a combattere contro la mia denuncia: il suo atto ingiustificato la porterà a perdere la causa, glielo assicuro- sibilò minacciosa alzandosi in piedi per fronteggiarlo: lo sguardo duro, le braccia conserte in una posa rigida, le labbra serrate per non far trapelare nessuna emozione
- E sia- annuì l’uomo alzandosi a sua volta e superandola in altezza di qualche centimetro
- Mi permette di vestirmi o vuole sequestrarmi in pigiama?- la beffeggiò con un sorriso sornione di scherno a cui Lucy rispose con uno sbuffo contrito spostandosi per dargli la possibilità di andarsi a preparare mentre in silenzio si riaccomodava sul divano recuperando il telefono dalla tasca interna alla borsa controllando se vi fosse una chiamata o anche solo un messaggio che l’avvisasse di buone notizie ma ciò che trovò non fece altro che agitarla ulteriormente: non poteva succeder davvero, non in quel momento! Mancava così poco.. così poco e Natsu sarebbe stato finalmente libero.. non poteva succeder davvero in quel momento, Liz non poteva svegliarsi adesso!
- Sono pronto- la riscosse la voce del giudice, anche se scossa Lucy annuì velocemente uscendo da quella casa con l’uomo al suo seguito.
- Mi spiega dove mi sta portando?- le chiese poco dopo esser entrato in auto non appena si erano immessi in strada
- Stia zitto un momento- lo ammonì Lucy, il telefono stretto tra due dita allontanati dal volante quel poco che bastasse per non ostacolarla.
- Mavis? Si si, sono io- iniziò cercando d’ignorare il tono sollevato ed allegro dell’amica
- No non posso venire- rispose prontamente la bionda cercando di porre fine all’euforia della donna
- Senti mi devi fare un favore- la avvisò poi lanciando una veloce occhiata all’uomo che le sedeva accanto e l’osservava curioso anche se vagamente infastidito
- Devi trovare un modo per non far svegliare Liz- esclamò senza tentennamenti, sentiva l’amica imprecare dall’altro capo della cornetta, combattuta su cosa fosse giusto fare ma non aveva dubbi che avrebbe scelto la cosa giusta. Quale fosse delle due, Lucy ancora non lo sapeva con certezza.
- Lo so che è chiedere tanto, ma.. pensaci- sospirò attenta a non distrarsi dalla strada che scorreva veloce davanti ai suoi occhi attenti
- Fammi sapere, so che farai ciò che è giusto fare- la salutò addolcendo il tono di voce per poi posare il telefono sul cruscotto ignorando il fatto che potesse cadere per terra ai piedi di Sieglein.
- In tutto questo, una cosa che non sia contro la legge la sta facendo?- sbottò l’uomo al suo fianco facendola sorridere. Lucy si limitò a guardarlo eloquente distendendo le labbra in un sorriso.
- Sì, sto amando- rispose risoluta lasciando che il silenzio li avvolgesse nuovamente.
 
*^*
 - Mi faccia capire: lei ha invaso la mia privacy, sequestrato da casa mia per portarmi in una centrale di polizia che sta ancora cercando le famose prove con cui dovrei scagionare Dragneel?- le domandò retorico il giudice con fare stupito e platealmente irritato. Lucy avrebbe voluto ribadire che no, non aveva invaso nulla visto che era stato lui ad aprirle e che di certo non l’aveva costretto a seguirla.. o meglio, non era arrivata al punto da costringerlo. Ma preferì rimanere in silenzio ed annuire sorridente come a scusarsi di un qualcosa che neanche dovrebbe esistere visto che quel casino era nato dalla sua incompetenza nel giudicare!
- Manca poco, non sarà una domenica mattina sprecata- fece spallucce lei cercando di tranquillizzarlo
- Lo spero per lei- ringhiò digrignando i denti e facendole scappare un sorriso di circostanza.
- Lucy- la richiamò sull’attenti la rossa perlustrando accuratamente diversi documenti che teneva tra le mani
- Queste sono le testimonianze di Natsu sulla rapina- spiegò risoluta mostrandole quelle carte che lei prontamente passò nelle mani del giudice in attesa
- Figurano i loro nomi, ebbene?- s’informò il blu con guardo basito e confuso.
Lucy sospirò teatralmente, ignorandolo si rivolse nuovamente all’agente con sguardo supplicante
- Li avete trovati?- chiese speranzosa
- Abbiamo intercettato Eucliffe, una squadra sta partendo all’inseguimento ma non sarà facile monitorarlo tramite il telefono per tutto il tempo- l’avvisò la donna e l’avvocatessa si limitò ad annuire
- Possiamo andare con le squadre di ricerca?- obiettò invece Sieglein con fare curioso
- Come prego?- domandò Erza con fare retorico
- Si insomma, se li trovate sarà più veloce ed indolore interrogarli e sistemare il tutto, no?- si giustificò l’uomo con nonchalance
- Signor Fernandez non possiamo assicurarvi che andrà tutto liscio come l’olio, potrebbero accorgersene e finireste invischiati in una possibile sparatoria..- affermò insicura la rossa altalenando lo sguardo tra Lucy ed il giudice sospirando poi per lo sguardo che la bionda le riservò e sorridendole materna
- Per ora abbiamo rintracciato e localizzato soltanto uno dei due, l’altro sembra esser sparito nel nulla da molto tempo- annunciò facendo sgranare gli occhi all’avvocatessa
- Non è più nel giro?- domandò confusa
- Cobra a quanto pare si era fatto da parte, quella sera al locale non stava facendo affari loschi- spiegò la Scarlett con una scrollata di spalle
- Perché non è venuto a testimoniare allora?- s’impuntò Lucy schioccando la lingua sul palato con fare infastidito
- Questo ve lo posso spiegare io- li sorprese una voce alle loro spalle facendo calare il silenzio
- Che ci fai tu qui?- strillò Lucy riscuotendosi per avvicinarglisi minacciosa e puntargli un dito sul petto con fare intimidatorio
- Sono venuto a metter la parola fine a questa storia- decretò alzando le mani come a dar resa. Lucy lo scrutò in silenzio non sapendo come agire
- O a dar tempo al tuo amico- sibilò Redfox dalla porta facendo ghignare il rosso con fare provocatorio
- Gli dovevo un favore- si giustificò con fare tranquillo
- Che significa?- li interruppe Sieglein
- Che abbiamo perso la ricezione- digrignò i denti Gajeel dedicando un’occhiataccia al nuovo arrivato
- Volete parlare o posso andarmene?- ghignò quest’ultimo con fare sicuro
- Mi segua- bofonchiò Erza aprendo la porta per farlo accomodare ed iniziare l’interrogatorio; Sieglein e Lucy si limitarono a raggiungere Mira agitata per la piccola Liz ed in parte sollevata per quella svolta inaspettata. Ora era tutto nelle sue mani, pensò Lucy osservando Cobra dall’altra parte del vetro, in cuor suo sperò che tutto potesse finire alla svelta.
Ma non passarono che pochi minuti che un’Erza livida di rabbia uscì dalla stanza dirigendosi a passo spedito verso di loro
- Lucy, non parlerà finché non ti portiamo dentro- sbuffò la rossa incrociando le braccia al petto con fare notevolmente irritato
- Per me non c’è problema- tentò incautamente l’avvocatessa interdetta per quella richiesta
- Andiamo, ma sappi che non puoi interferire in alcun modo- l’ammonì con fare duro facendola annuire silenziosamente ed insieme si ritrovarono in quel piccolo sprazzo di discussione
- Finalmente!- sbottò Cobra rilassandosi contro lo schienale della sedia nel vederla
- Adesso collaborerai?- s’informò Erza con uno sguardo infuriato che poco le si addiceva, notò Lucy
- Certo. Sono in presenza del mio avvocato adesso- ghignò l’uomo facendo sbiancare Lucy
- A che gioco stai giocando?- sibilò minacciosa la Scarlett avvicinandoglisi intimidatoria
- Ho il diritto di parlare solo in presenza del mio avvocato o di restare in silenzio, no?- domandò retoricamente facendola sbuffare
- Bene, ora che hai il tuo avvocato per pararti il culo, parla.- gli ordinò perentoria con occhi fiammeggianti d’ira. Lucy non l’aveva mai vista in quel modo, ne ebbe timore, ma non proferì parola come promesso.
- Iniziamo già con il poliziotto cattivo? Certe parole non si addicono ad una signorina- la beffeggiò Cobra dondolandosi sui piedi della sedia non facendo una piega neanche quando la rossa batté un palmo aperto sul piccolo tavolinetto, così forte da far sobbalzare le carte su esso poggiate.
- Per tutti i suoi trascorsi potrei sbatterla in prigione tempo due secondi!- esclamò Erza ottenendo forse per la prima volta la sua attenzione. Al suo diniego, Erza si soddisfò nel vederlo rimettersi composto pronto ad ogni domanda.
- Per prima cosa, come mai ti stai costituendo? Così all’improvviso?- gli domandò l’agente anche lei più calma sedendoglisi di fronte
- Non mi sto costituendo, sono testimone dei fatti, tutto qui- fece spallucce lui come a giustificarsi e perdonarsi le colpe commesse nel far loro un favore
- Credo che non ci siamo capiti- ridacchiò nervosamente Erza con un tic all’occhio che prometteva grossi guai di autocontrollo
- Senta, sono fuori dai giri da molto e non sono né complice, né assassino dell’omicidio della Strauss, so i fatti e sono qui per raccontarveli, vi basta?- spiegò Cobra congiungendo le mani fra loro, sbilanciandosi in avanti
- Perché?- gli domandò Lucy, le braccia conserte, lo sguardo assorto in molteplici pensieri, non riuscendo a trattenersi in quel silenzio scomodo
- Ero presente al processo. Ti ho sentivo Heartphilia, ci sai fare con le parole- l’elogiò il rosso stupendola ed irrigidendola sul posto al tempo stesso
- Perché non sei intervenuto?- gli chiese ignorando Erza e le occhiate di avvertimento che le stava inviando
- Perché non avevo capito- le rispose rigirandosi i pollici fra loro come a sfuggire al suo sguardo inquisitorio. Cosa intendeva con quello?
- Anch’io ho una mia famiglia, ma non mi sono mai fatto il problema di ciò che sarebbe potuto succedere- sospirò passandosi una mano sulle ciocche rossastre lasciandole boccheggianti e sorprese
- Quella ragazza..?- balbettò Lucy presa in contropiede
- Sorano, proprio lei- le confermò Cobra nascondendo un sorriso che la fece intenerire. Tutto sommato, Lucy, era felice per lei.
- Ti ascoltiamo- proruppe Erza riprendendo le redini della situazione
- Cosa vi serve?- tagliò corto Cobra incrociando le braccia al petto
- La testimonianza e le prove che Natsu non centri nulla con la morte di Lisanna- s’intromise nuovamente Lucy lanciando uno sguardo di scuse all’agente che si limitò ad annuire sospirando
- Si può fare- annuì il rosso invitando la Scarlett a prender carta e penna.
Mentre lo ascoltava, Lucy, non riuscì a trattener un sorriso.
Arriverà la fine, ma non sarà la fine.
Si era ripetuta quelle parole fino allo sfinimento per convincersi che ci fosse ancora una via d’uscita, due anni prima non si sarebbe mai aspettata una svolta del genere.
Forse bisognava davvero soffrire per goder della felicità, forse era finalmente arrivato il suo momento per gioirne appieno.
 
*^*
Un altro anno era giunto al termine, davanti quella lapide, Lucy si chiedeva quanto fosse stata forte quella donna per aver sopportato sulle proprie spalle tutto quel dolore come se fosse stata semplice acqua che le scivolasse addosso chiara e cristallina, così sfuggente da non lasciar tracce.
Nel veder quel sorriso si chiese quante volte quelle labbra si fossero imbronciate in smorfie di disappunto, di malinconia o di tristezza o di quante volte quegli occhi oltremare si fossero incupiti, resi lucidi di pianto per l’oppressione di tutto ciò che le sue minute spalle stessero sopportando.
Si disse che Lisanna doveva esser una donna davvero eccezionale, affascinante.
Le sarebbe piaciuto incontrarla, magari sarebbero pure diventate amiche. Magari avrebbero costruito quello stesso rapporto che vantava di aver solo con Cana, l’unica vera donna che non l’aveva mai abbandonata qualunque fossero le sue scelte permettendole di vivere la sua vita sulle proprie gambe.
Ma fra tutto, pensò che non meritava di morire. Non in quel modo, almeno.
Da quel giorno in commissariato, non faceva che ripetersi quanto fosse crudele e calcolatrice la mente di certe persone. Negare la vita ad una donna, ad una madre, per pura vendetta, toglier quel respiro di libertà solo per cattiveria pura ed infima.
Cosa ci guadagnava la gente a far del male? Lucy non riusciva a capacitarsene.
Eppure eccola lì, davanti quella lastra di marmo ad attendere impaziente che Mavis la chiamasse.
Erano passati diversi mesi da quando Cobra si era presentato in centrale. Diversi mesi che avevano portato una ventata di acqua gelida sul suo viso.
Veleno. Lisanna era morta per una sostanza che lo stesso Rogue, ricattandola, le aveva somministrato quello stesso giorno prima che lei morisse.
Erik aveva descritto per filo e per segno ogni idea, ogni piano d’azione, raccontando di come avessero minacciato Mira, di come lei li avesse cercati per stipulare quel patto, ma soprattutto di come Rogue avesse pensato bene di cambiar l’obbiettivo per un fine dai risvolti più soddisfacenti: la morte di Lisanna.
Parlò a lungo, quasi un intero pomeriggio. Raccontò di come Rogue l’avesse fermata grazie all’aiuto di Sting che intratteneva un’ignara Liz che aspettava solo d’incontrare suo padre.
Spiegò di come Rogue avesse costretto Lisanna a bere un caffè insieme, minacciandola nell’approfittare della presenza di Liz per convincerla a non far passi falsi.
E lì Cobra si era bloccato, nessuno sapeva cosa si fossero detti.
La stessa autopsia aveva rivenuto tracce di sostanze estranee presenti nel corpo di Lisanna, sapevano che la causa di morte era stata per avvelenamento. Un tipo di veleno molto particolare che agiva lentamente contaminando ogni organo pian piano, usurandolo, fino ad arrestare il cuore.
Che fosse calcolato o meno che avvenisse mentre Lisanna era alla guida, erano dettagli poco rilevanti.
Forse fu per quello che Lucy si rese conto di come fosse apparso lampante agli occhi della corte la possibilità che fosse stato Natsu ad ucciderla: infondo era stato l’ultimo ad averla vista ed il tempo di azione del veleno era un lasso molto considerevole.
Fu in quell’incidente che Liz fu costretta in quel letto d’ospedale ad un coma che molti credevano irreversibile, ma la piccola era forte quanto la madre. Di questo Lucy ne era certa.
Erano passati sei mesi dal suo risveglio. Inizialmente non ne era stata felice, aveva paura, le veniva da piangere al pensiero che Natsu non l’avesse potuta vedere.
Ma quando la vide aprire gli occhi per la prima volta dopo tanto tempo, ogni cosa le sembrò perdere valore. Era piccola Liz, cresciuta fra quelle coperte, negata da ogni affetto. Tutti si apprestavano a starle accanto, parlandole di quanto si amassero e la amassero i suoi genitori mostrandole diverse foto che li ritraevano dalla gravidanza fino alla sua nascita, a momenti dimenticati nel tempo, cancellati dalla sua memoria fin troppo labile e debole per ancorarli a sé.
E pian piano Liz capiva, si apriva. Lucy riconobbe in lei la dolcezza e la solarità di cui tanto le parlava Natsu, la vide ridere con facilità, con gioia, assaporando quei brevi momenti in cui era rimasta in ospedale per gli ultimi accertamenti. Adesso faceva avanti ed indietro dagli zii materni a quelli paterni aspettando impaziente di poter incontrare quel pazzo scapestrato che tanto l’amava. O almeno era così che avevano delineato la figura di Natsu nella sua mente.
- Tua figlia è bellissima- sorrise Lucy alla tomba carezzandola lievemente; il trillo del cellulare l’avvisava di quella chiamata che aspettava con tutta se stessa: dopo quell’interrogatorio, Cobra non si era tirato indietro.
Fornì ai carabinieri le boccette contenente il veleno che venne ben presto analizzato e fu accertato che fosse questo la causa del decesso, l’arma del delitto.
Ci vollero quattro mesi affinché le prime pratiche si concludessero.
Ma solo due settimane fa Lucy ebbe la certezza che mancasse poco affinché Natsu venisse scagionato definitivamente.
- Vado a riprendere il nostro uomo- le sussurrò con fare complice prima di alzarsi e dirigersi fuori dal cimitero, non le servì rispondere alla chiamata per saperlo.
 
- Dove eri finita?- l’accolse la voce emozionata e reduce di pianto di Mavis
- Stavo parlando con un’amica- minimizzò Lucy sorridendo mentre la bionda l’abbracciava con trasporto
- Lui dov’è?- domandò quando lei si fu distaccata
- Si è stancato di aspettarti ed è entrato di corsa pensando di trovarti dentro casa- borbottò la donna schioccando la lingua sul palato come a rimproverarla
- Devo sbrigarmi allora, altrimenti non vedrà mai la sorpresa- si allarmò Lucy facendo sbuffare l’amica che le dedicò una torva occhiataccia
- Tu dici?!- strillò con fare retorico mentre, prendendola per mano, la spingeva verso la porta come monito a sbrigarsi. Lucy accolse di buon grado quel consiglio.
- Gli altri?- chiese prima di entrare e lasciarsi Mavis alle spalle
- Stanno arrivando, ho detto loro che ritardavamo, volevo che questo momento fosse per voi- le spiegò con un sospiro per poi sorriderle con calore. Lucy non poté evitarsi di tornare sui propri passi solo per abbracciarla e stringerla forte a sé per esprimerle la sua gratitudine e l’affetto che le legava.
- Su su, non vede l’ora di vedervi- l’incoraggiò la bionda e Lucy non se lo fece ripetere oltre.
S’incamminò a passo lento, cercando di non farsi sentire, mentre sbirciava ogni porta assicurandosi di trovarlo alla svelta. Dopo la seconda stanza perlustrata alla sua ricerca, Lucy capì che lui non potesse trovarsi che lì, nel posto che gli apparteneva da sempre.
Non attese ancora prima di raggiungerlo, nonostante il pensiero di lasciarlo da solo con lei le avesse sfiorato la mente diverse volte, ma il desiderio di poterlo rivedere era così forte da renderla egoista tanto che non se ne curò ed entrò senza porsi inutili dubbi e tentennamenti.
E lo trovò lì, ai piedi del letto in contemplazione di quella splendida creatura che adesso riposava tranquilla, libera di ogni ombra scura che la potesse rabbuiare.
Gli si avvicinò silenziosa, abbracciandolo da dietro e poggiando il viso nell’incavo tra collo e spalla, senza proferir parola. Natsu sembrò gradire quel silenzio, ma non si vietò di voltarsi verso di lei per stringerla a sé. Lucy si sentì nuovamente completa fra le sue braccia, rasserenata dai suoi baci delicati, dolci, come a volerle imprimere nella mente quanto fosse preziosa per lui.
Quanto fosse importante la sua presenza.
- Bentornato- lo salutò poggiando la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi come ad assaporarne il momento mentre il respiro caldo e lieve del rosato si mischiava col suo soffiandole sul viso senza darle fastidio, come un’amorevole carezza.
- Sono tornato- sorrise lui, sussurrando pur di non rompere quel momento con le parole che considerava una costante futile in quella situazione così familiare da scaldargli il petto.
- Non andar più via- lo supplicò Lucy specchiandosi in quegli occhi d’ossidiana così profondi da rapirla nelle loro spire come un tempo ma Lucy era sempre stata pronta ad annegare in quello sguardo.
- No- la rassicurò lui strofinando il naso contro il proprio, facendola ridacchiare per quel gesto colmo d’affetto. Si baciarono nuovamente, colmando quell’assenza con piccoli gesti così pieni di significato da lasciarli senza fiato ancora una volta, dopo tanto tempo.
Fu un leggero mormorio a distrarli, a romper quella complicità persa e ricercata tanto a lungo.
Un suono lieve, impercettibile che fece però vibrare i loro cuori.
Un fruscio di coperte, il cigolio del letto e quei mugugni indistinti che riempivano quel silenzio con parole non dette, azioni non compiute, emozioni non provate.
- Lucy?- e quella voce da bambina un po’ rauca e titubante
- Sono qui- rispose prontamente la bionda poggiando il capo sul petto di Natsu che strinse maggiormente la presa sui suoi fianchi come ad aggrapparsi a lei, cercando il suo sostegno.
Lucy avvertì il cuore del rosato arrestarsi e poi riprendere a battere furioso contro il torace che si alzava ed abbassava ad un ritmo incessante tant’era l’agitazione che provava in quel momento.
Erano cinque anni che non vedeva quegli occhi specchio dei suoi di un verde tendente all’azzurro ma scurito da quel nero pece che popolava le iridi del padre.
- Ti ricordi di Natsu?- le chiese poi la bionda osservandola incantata mentre annuiva lentamente.
- Sei il mio papà?- gli chiese la piccola, tentennante mentre abbassava il capo e si nascondeva dietro la lunga frangetta albina.
Lucy avvertì la presa di Natsu affievolirsi e non si oppose quando lui l’allontanò per potersi avvicinare alla figlia, ma prese il suo posto osservandoli come se fossero la cosa più bella che possedesse.
Natsu non rispose, si limitò ad alzare il viso della figlia, ad imprimere nella mente ogni particolare di quel volto, carezzandole le gote con premura e minuziosa attenzione.
Guardandola attentamente come se potesse sparire da un momento all’altro, dissolversi tra le sue dita come il più bello dei sogni non destinato a divenir realtà. Ma scosse il capo cercando di alleviar anche il bruciore agli occhi che pizzicavano per le lacrime che minacciavano di uscire.
L’abbracciò, incapace di spiegar a parole ciò che gli si annidava nel cuore: la gioia di sentirla parlare, la felicità di poterla stringere tra le braccia, il sollievo di poterla guardare negli occhi senza la paura che si potessero richiudere. Una sfilza di sensazioni così belle da renderle irreali, eteree, ma non voleva più rifugiarsi nell’ombra rassicurante dei ricordi.
Era ora di aprire gli occhi e risvegliarsi alla vita: ad un futuro che sapeva libero di poter esser vissuto senza più timore.
 
 Angolo autrice:
Ed eccoci giunti alla fine!
Detta così fa un po’ strano ma vabbeh ahaha.
Non riesco ancora a crederci ma finalmente ho messo fine anche a questa Nalu week che, stranamente (ancora non me ne capacito) sono riuscita a pubblicare con puntualità fino ad oggi!
Beh, non che questo capitolo fosse previsto dai prompt, ho voluto farvi una sorta di “sorpresina” spero graditaxD che possa chiarire i vostri dubbi o comunque l’amarezza che ho lasciato nello scorso capitoloxD
Ci tengo a ringraziarvi di cuore, dal primo all’ultimo.
Dal lettore silenzioso a coloro che hanno inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e a chi commenta soprattutto perché grazie alle sue recensioni mi ha dato la forza per andare avanti con questa storia, fornendomi della carica giusta per arrivare a scriver un capitolo di quindici pagine in sole tre ore ahaha, un record non scherzo mica ahah! <3
Ma soprattutto, ci tengo a ringraziare una persona per me speciale dedicandole questo capitolo che le ho tenuto nascosto fino alla fine un po’ per cattiveria, un po’ perché ci tengo che per lei sia una sorpresa. Ci tengo a diri che senza di lei, la mia adorata gemellina Gaia21, questa storia probabilmente non ci sarebbe, o quanto meno non sarebbe stata come in realtà è.
È stata lei a spronarmi, a sostenermi per i miei scleri, a spingermi a non arrendermi fino all’ultimo secondo ed ho rischiato veramente! Dovete dire grazie a lei se il capitolo “Admiration” è arrivato a voi con puntualità, grazie a lei se gli altri hanno soddisfatto il vostro animo di nalu shipper.
Quindi grazie infinite gemè<3 questa Nalu week è irrimediabilmente anche tua<3
Ed ora, visto che sono già le 23:44 e la rete fa schifo, inoltre devo pure correggere ste 19 pagine di Word D: mi defilo ahaha, mi ero prefissata di pubblicare entro il 30 ma sto cap è stato davvero un parto O.O e senza la mia sostenitrice, che masochisticamente mi sono negata -.-, non ho potuto far molto ahaha, sono arrivata a chieder aiuto ad un mio caro amico pur di leggerlo all’ultimo minuto con molta fretta ahaha, aiutoxD
Spero possa piacervi, soddisfarvi come fine. Mi spiace deludervi ma ho deciso di concludere così questa long ( la mia prima long oddio!!) e non credo che ne farò un sequel, spero possiate capirmi ed apprezzare questo capitolo:3
Ancora grazie, ho amato scrivere questa storia per voi e con voi: siete stati essenziali nella stesura di questi capitoli, vi adoro<3
Alla prossima pazzia ahaha, un grosso bacione;)
Jiyu_no_yume<3

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