Wake up

di Lady Moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Freddy is my name ***
Capitolo 2: *** Bonnie... it's me. ***
Capitolo 3: *** You count, Chica ***
Capitolo 4: *** I'm alone ***
Capitolo 5: *** Together ***
Capitolo 6: *** He is a monster ***



Capitolo 1
*** Freddy is my name ***


Wake up.




 
Capitolo 1: Freddy is my name.


Sveglia.

Cosa sta succedendo? Mi sento... mi sento strano... il mio nome... quei bambini, come mi chiamavano? F-Freddy? 
Perché scorrono imperterriti pensieri offuscati nella mia mente? Perché mano a mano che cerco di dare loro un'immagine aumentano sempre di più? E' un vortice infinito che nella mia testa probabilmente c'era già da tempo, ma solo ora sono abbastanza rinsavito e cosciente da poterlo distinguere.
Questi pensieri, questi ricordi, sono autentici, sono del mio passato.
Avverto urla, risa, avverto... freddo, sangue, lama di un coltello. Cosa mi è capitato? Ma cos'è questo buio? Dove mi trovo? 


Aspetta... ritorniamo a quel rumore. Mi sono svegliato perché ho sentito qualcosa, ne sono sicuro, di stridente e molesto.


Ehy, Chica! Bonnie! Svegliatevi! Non avete sentito? C'è qualcosa qui nell'oscurità o qualcuno.


Se ci fosse un umano potrei chiedergli aiuto, magari ha buone intenzioni, magari... no. In qual caso dovrò inequivocabilmente svegliarli tutti, i miei amici, mi daranno una mano a provvedere.

Ma cos'è questa sensazione? Dentro di me prosperano vendetta, rancore, indifferenza, come fossero parte della mia personalità, come fossero parte di un piano da me ideato e perfezionato nei minimi particolari. 
Mi sento come se nulla mi potesse ferire e al tempo stesso toccare. Perché chi solo si azzarderebbe a farlo, beh, potrebbe pentirsene amaramente un istante dopo.
Mi sento oppresso ma anche felice, felice perché se qualcuno mi provoca posso fargli del male, e ciò mi fortifica, ma io non sono cattivo... no... dev'esserci un'altra spiegazione a questa mia reazione.
Cerco di ricordare, qualcosa mi sfugge, come una foglia che viene staccata dal ramo di un albero dallo spirare del vento e condotta verso chissà quale destino. 

Io so chi è quell'umano nell'oscurità? Ammesso che sia un umano e non uno dei miei amici che si aggira indisturbato e senza la benché minima idea di dove possa approdare.

Crogiolarmi di queste sensazioni mi fa sentire vivo, io sono innegabilmente vivo, tuttavia nei miei sogni ero morto. Morto, perché mai mi immaginavo così? Il mio inconscio ha forse qualcosa da dichiararmi, vuole avvertirmi di qualcosa che ancora non ho realizzato a dovere. O che non ho realizzato affatto. 

Di nuovo quel rumore, adesso sono riuscito a riconoscerlo, è quello di una sedia trascinata e senza tacchetti.


Sveglia.


Ne sono quasi sicuro, adesso, sento l'adrenalina germogliare dentro di me, qualcuno ci sta controllando.









 


*Nota dell'autrice:
Buon salve, cari lettori! ^-^
Come vi gira? Eccomi di nuovo con questo primo capitolo di una storia dedicata ancora una volta al mondo di FNAF, la quale spero con tutto il cuore vi sia fino ad adesso piaciuta o interessata.
Queste sensazioni del nostro Freddy cosa vorranno mai significare? Forse nel prossimo capitolo sia lui che i suoi "amici" avranno delle risposte, oppure no? Chi lo sa u.u
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate, nel contempo vi saluto e vi auguro un buon proseguimento
Un abbraccio! :)*



 

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Capitolo 2
*** Bonnie... it's me. ***


Capitolo 2: Bonnie... it's me.


Qualcuno mi ha nominato, sono sicuro di questo... credo fosse la voce robotica di Freddy. Sembrava spaventato, spaesato, ma ora che sono sveglio non riesco a vedere nessuno. 
Chica... solo lei, sta dormendo. Credo sia tranquilla, non avverto nessun segno di preoccupazione, anche se captarlo non è mai semplice. 

Bonnie... Bonnie... sono io.

Dov'è andato Freddy? Perché mi ha chiesto di svegliarmi? 
Mi alzo, non percepisco nulla nell'aria ma avverto strani rumori provenire da lontano, l'oscurità mi invade e non mi aiuta a distinguere i suoni. Ho intenzione di allontanarmi, devo capire.

Sono nel corridoio, ho sentito la voce terrorizzata di qualcuno, il quale senza ombra di dubbio non è un animatronic. Ma cosa ci fa qui? Questa pizzeria è chiusa, questa pizzeria non fa per nessuno se non per quelli che sono rimasti, se non per quelli che hanno visto il male con i loro stessi occhi. Ed io ricordo, seppure vagamente, quello che ci è capitato.
Quella sagoma era infinita, tendente al porpora e dannatamente maligna. La vedo dissiparsi nei miei pensieri, ora non ce n'è rimasta alcuna traccia ma sono convinto, non è stato uno dei miei incubi.
Quella sensazione gelida un attimo dopo l'accaduto, contrastante secondo ogni ragione con il calore di un istante prima, un calore disumano, ed inspiegabile. Una fitta, urla... credo di aver sbattuto la testa e che in quello stesso momento, non prima, non dopo, io fossi morto.

Tuttavia si sa, la natura fa brutti scherzi... io non sono morto, io ero morto, perché adesso ho la vita che scorre concitata nei miei circuiti elettrici, e seppure le mie emozioni non siano distinte, flebilmente ogni pensiero mi resuscita alla mente come acqua che sgorga dalla fessura di una roccia. 

Trapelano altre sensazioni strane dentro la mia mente; improvvisamente mi ritrovo con un nuovo corpo, dopo quell'evento. Lo stesso, è talmente ponderoso da non suggerirmi nulla di buono all'inizio. Non riuscivo neanche a muovermi, non ero mai nato robot eppure lo ero diventato. Cercai di tastare il mio corpo ma non avevo le mani, o meglio, non avevo le mie. Capii che qualcosa di particolare nonché inquietante era capitato, non rimembravo di quella sagoma malefica, né di qualsiasi altra cosa successa a causa sua... nemmeno dei miei amici. 
Ci ho messo forse giorni, settimane, per venirne a capo. Al principio i miei pensieri erano troppo cupi ed indefiniti, ma ciò non sarebbe potuto durare per sempre... mano a mano riuscii ad aggiungere sempre più pezzi al puzzle, fino a terminarlo del tutto. 
Ho cercato di parlarne con i miei amici, una volta ricordatomi di loro, ma il più delle volte erano dormienti come me e ho pensato che loro sapessero ogni cosa, che magari fossi io quello a non ricordare, a dover realizzare ogni minuzioso dettaglio della vicenda.
Una rabbia cresceva dentro di me, una rabbia che non avevo mai provato prima verso quella cosa, quella figura maledetta. 

Bonnie... calmati... Bonnie....


Mi avvicino ancora, vedo Freddy, lui si volta, mi guarda, io lo guardo.
Che cosa sta succedendo? 

Tento di avvicinarmi ancora di più, Freddy è immobile, non dice niente, i suoi occhi non pronunciano un'espressione contenta, non so spiegare bene come io riesca a concepirlo ma è così. 

Freddy si rigira e alza il capo, fissa una telecamera, la quale straordinariamente è in funzione.
Ora capisco. Ecco il motivo per il quale voleva che ci svegliassimo, sta succedendo qualcosa in questa pizzeria, qualcosa che non accadeva da quella volta.

Ritorno da Chica. Devo avvertirla... e Foxy? Dov'è Foxy? 
Non ricordo nulla di lui, a parte la sua sagoma minuta che veniva trascinata lontana dalla mia e quella degli altri, a parte il suo pianto, le sue urla, e l'uncino con cui stava giocando pochi minuti prima.
Dobbiamo cercarlo.






 


*Nota dell'autrice:
Buuuon salve a tutti, lettori :)
Eccomi con il secondo capitolo della storia, il quale spero vi sia piaciuto o che vi abbia lontanamente incuriosito. 
Non ho - come lecito - intenzione di svelarvi nulla, ma credo si fosse capito che le vicende stanno girando intorno al primo gioco di FNAF, in cui appunto gli animatronics, per la prima volta, hanno "delle sorprese"... o forse non sono gli unici ad averne? 

Vi saluto e vi mando un bacione immenso ^_^
Aggiornerò non appena posso.
Alla prossima!*

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Capitolo 3
*** You count, Chica ***


Capitolo 3: You count, Chica.


Sento i passi di Bonnie raggiungermi... sento i miei circuiti riprendersi, percepisco qualcosa di diverso in questa oscurità che incombe. 
Ho gli occhi aperti, continuo a sentire quei passi che conosco bene, quelli del mio migliore amico, ma poi mi viene in mente che prima non eravamo soli. 
Freddy! 
Lui era con noi... non vedo niente, ed è strano, perché nel buio avevamo imparato a distinguerci dai muri, dai tavoli, dai palloncini, dalle porte.

Mi alzo, quanta fatica, il mio corpo è rimasto fermo ormai da giorni, e l'unica cosa che riesco a ricordare di come spostarmi è muovere prima una gamba robotica e poi l'altra, evitando gli ostacoli. Ho dimenticato il suono dei miei passi, non so perché riesca a ricordare quello degli altri. Forse perché è più pesante e fragoroso?

Mi avvicino all'uscita di questa stanza dei “dormienti”, un sentimento represso mi traspare nel cuore d'improvviso e inaspettatamente, quasi come un insight.
Quello.
Cos'era di preciso? Un uomo? Direi proprio di sì, lo ricordo bene... ma non so perché stanno prosperando sensazioni negative presso di lui. 


È entrato, è entrato nelle nostre vite, è entrato nelle nostre menti, voleva giocare con noi.



Ricordo, era un giorno bellissimo per me e per i miei amici, eravamo in questa pizzeria perché eravamo stati invitati ad una festa di compleanno. 
Avevo già conosciuto un bambino in un'altra occasione, così avevamo deciso quel giorno di diventare migliori amici e decretammo che qualsiasi cosa l'avremmo decisa insieme, che ci saremmo mossi insieme, che avremmo giocato e scherzato insieme, fino alla fine.
Altri due bambini si avvicinarono a noi mentre giocavamo a nascondino, uno di questi, quello più magro e dai capelli di una tonalità che si avvicinava al rosso, ci rivolse la parola per primo.


«Ciao, perché giocate a nascondino da soli? Possiamo unirci?» - ci chiese, indicando l'amico di fianco, più basso, dai capelli castani e dallo sguardo sereno. Aveva un orsacchiotto in mano, pensai che era molto carino e che fosse il suo pupazzo preferito. Anche io ne avevo uno, ma non l'avevo portato quel giorno.


«Sì che potete! Vado a nascondermi di nuovo, fatelo anche voi... conta lei!» - disse il mio migliore amico, felicemente. Il bambino con l'orsacchiotto si guardò intorno per capire dove nascondersi, c'erano troppi tavoli e tanti bambini, l'imbarazzo della scelta non mancava, mentre l'altro era corso via velocissimo, come se già sapesse dove sarebbe potuto andare per celarsi alla mia vista.


«Io? Sempre io? Fino a dieci, okay?» - dissi al mio migliore amico.


«Certo! Conta, vado a nascondermi, non mi troverai, sarò bravissimo stavolta. Promesso» - enunciò lui, concitato.
E aveva ragione, perché non trovai nessuna traccia di lui... al contrario, riuscii subito ad acciuffare il bambino con l'orsacchiotto, il quale con aria mista tra rassegnazione e delusione mi fece i complimenti, ma dopo un minuto tornò a sorridere e ad aiutarmi nella ricerca degli altri due, più esperti. 


«Cosa cercate? Un tesoro? Avete la mappa?» - ci domandò una bambina dai capelli castani chiari, i riflessi dorati.


«No, stiamo trovando i nostri amici! Si sono nascosti!» - rispose il bambino con il pupazzo.



«Oh... allora posso nascondermi anch'io? Non mi troverete facilmente!» - disse la bambina.



«E va bene! Adesso ci voltiamo e conteremo insieme fino a dieci» - dissi io, sorridendo. Così facemmo. 
Eravamo pronti io e il bambino con l'orsacchiotto ad andare alla ricerca dei tre quando qualcuno entrò nella nostra sala, infestata da palloncini, urla, risa e mamme disperate. 



«Salve! Sapete chi sono? Sono un vostro nuovo amico e vi aiuterò in qualsiasi cosa voi vogliate! Volete sapere quanto fa 2+2? Volete trovare un tesoro occultato dai pirati? Volete vincere milioni di palloncini dalle mille forme? Beh, io sono qui per questo!» - fece una voce maschile e profonda, mi voltai e mi accorsi che apparteneva ad un uomo vestito di viola, il quale stava sulla soglia della sala.


“Noi abbiamo bisogno d'aiuto” - pensai, senza tuttavia proferire nulla al mio amico.



«Forse possiamo chiedergli di aiutarci?» - mi chiese lui un istante dopo. Accondiscesi ed insieme ci dirigemmo da quell'uomo.



«Certo che vi darò una mano, ditemi... come vi chiamate? Dove sono le vostre mamme?» - ci disse, dopo avergli chiesto una mano.


Vuoto.


Non ricordo più nulla, né come mi ritrovai in quella stanza con tavoli e sedie rotte, e con una sola finestra, ove s'infiltravano raggi aranciati, i quali mi diedero l'impressione che fosse l'ora del crepuscolo, né come avevo fatto ad addormentarmi lì con i miei amici, i quali erano per terra come me... Ipotizzai ad una lotta di massa, ma non potevo essere stata io a cominciare, anche se una volta avevo dato un pugno ad un mio amico di nome Max, era davvero antipatico e se lo meritava... mentre quelli mi erano simpatici tutti. L'unica bambina che non vedevo era quella con i riflessi dorati e i capelli castani. Che stesse aspettando ancora di essere trovata?
Mi alzai, sconvolta e un po' spaventata... avevo freddo.
Mi avvicinai al mio migliore amico per vedere come stava, sfregandomi le braccia, mi importava di lui più degli altri in quel momento, che avrei raggiunto dopo inequivocabilmente... urlai, urlai come non avevo mai fatto in tutta la mia breve vita. Del sangue c'era sul suo petto e il suo volto  era divenuto così dannatamente pallido da farmi impressione. Eppure lui era abbastanza scuro di pelle, com'era possibile? Scoppiai a piangere confusa, triste, terrorizzata. Urlai a mia mamma di venire ma non ricevetti risposta.
Mi voltai alle mie spalle. Il mio corpo era per terra e avevo anch'io del sangue in prossimità del mio petto ed ero pallida. Spalancai gli occhi allibita, incredula, il fiato sospeso e il pianto troncato. Io ero vicino al mio migliore amico, perché... perché il mio corpo non si era mosso insieme a me? Guardai d'istinto quello degli altri due miei amici, quello con il pupazzo era molto vicino a noi, mentre l'altro era più distante e aveva un uncino accanto alla testa, cosa insolita ma non me ne feci un problema; anche loro avevano del sangue addosso, anche loro il volto pallido e gli occhi chiusi, sembrava stessero dormendo... con l'unica differenza che il loro sonno sarebbe durato per l'eternità.




Sento Bonnie avvicinarsi sempre di più, con la paura che avevo una volta, con un desiderio di vendetta non indifferente.
Vendetta... perché mai desiderare una cosa simile? Io che sapevo benissimo cosa significava e avevo la consapevolezza che non era un sentimento positivo.
Bonnie finalmente mi raggiunge e mi guarda, in lui vedo una luce diversa, una luce che non avevo mai visto prima.










 
 
*Nota dell'autrice:
Buon salve! ^-^
Ecco il terzo capitolo della storia, cosa ne pensate? Spero come sempre che l'abbiate trovato interessante e che riuscirò a pubblicare il proseguimento quanto prima.
Ho un mal di testa da giorni e mi è costato abbastanza correggere e tutto, ahimè T_T
Alla prossima, cari lettori.
Un bacio!*

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Capitolo 4
*** I'm alone ***


Capitolo 4: I'm alone.


Perché i miei amici si agitano così tanto? Hanno sentito per caso qualcuno entrare in questa pizzeria?
Patetico.

Non viene mai nessuno qui, non ci vengono a trovare nemmeno i nostri genitori, ci danno per morti, oh, che sbadato, noi lo siamo... o dovremmo esserlo. 

Sono rinchiuso in questa stanza da solo, ormai, non posso fare altro che sentire i loro passi, i loro discorsi spesso senza senso che vengono talvolta ripetuti o interrotti. Dannato sistema sonoro incorporato, nemmeno il mio è tanto migliore del loro... ma so bene di poter pronunciare delle urla niente male, persino io rabbrividisco nell'udirmi.
Non mi va di uscire adesso, io sono solo, e anche quando persi la mia precedente vita lo ero.

Non ricordo il suo volto, ma so bene che è stato lui ad ucciderci tutti, quella sera, in questa pizzeria, dove si svolgeva una comune festa di compleanno. 

Cosa ricordo di preciso su questo
lui”?
Era alto, magro, gli occhi neri, che rimandavano al carbone, facevano impressione solo a guardarli per un attimo. Una cosa che mi ha irritato dall'inizio era il colore dei suoi vestiti... giacca e cravatta viola, pantaloni viola, e anche le scarpe. Posso dire espressamente che non aveva tutto questo stile. Non ricordo nient'altro, ribadisco che a parte per gli occhi, il suo volto è indefinito nei miei pensieri... 
Aveva chiesto a me e Bonnie di dargli una mano a gonfiare palloncini, noi che eravamo nascosti per non farci scoprire da Chica e immagino, successivamente, anche da Freddy. E poi? Poi mentre gonfiavo un palloncino rosso mi sono sentito trafiggere alle spalle da qualcosa di insolito, duro, freddo, appuntito. Sembrava la lama di un coltello conficcatasi con estrema precisione nella mia minuta e fragile schiena. Del sangue iniziò a colarmi dalla bocca, una sensazione orrenda, la quale prima di allora non avevo mai vissuto, né immaginato di poter vivere. Ad un bambino non si insegna a prevenire una coltellata, a rigor di logica, e il dolore più forte che prima di allora riuscii a provare era quello del mio ginocchio sbucciato. Spesso mi capitava di litigare con alcuni bambini e di terminare la questione dando libero spazio alla lotta e ai dispetti, tuttavia la meglio l'avevo sempre io, non le prendevo facilmente e questa cosa, per quanto sbagliata, seguendo una certa etica, possa apparire, accresce la fierezza del mio ego.

Ricordo di essere crollato per terra... Ho visto il bastardo guardarmi, non so come testimoniarlo, ma avevo come l'impressione che fosse contento... non abbastanza, però, perché ero ancora vivo. Così l'ultima cosa che vidi in assoluto fu il coltello che si avvicinava al mio petto... fine. 

Dov'era finito Bonnie?
Gli aveva detto di gonfiare palloncini in un'altra stanza della pizzeria, la stessa dove poi vennero trascinati i nostri cadaveri. Colui che nell'arco di venti minuti ne gonfiava di più, vinceva. Penso fosse morto già prima di me, perché all'inizio il purple man mi lasciò solo per andare da lui e quando tornò a farmi visita, era passato già un po' di tempo. Seguendo una certa teoria, però, i primi a morire non fummo io e Bonnie, ma Freddy e Chica. Loro erano con lui al principio, ce lo disse lui stesso, mentre io e Bonnie eravamo ancora nascosti. 

“Non preoccupatevi, ho dato loro due un altro incarico” ci disse, ricordo queste parole che si alternano al mio dolore e alle mie urla vane; nella mia mente quando chiusi gli occhi, morto, cercavo mia madre, ma non sono riuscito mai più a sentirla, né a rivederla. 
La mia mamma... solo, Foxy... sono solo. Solo com'era il mio uncino quando lo trovai per caso in quella maledetta stanza, mi ci affezionai subito, doveva essere mio. “Un perfetto pirata ha un uncino!”, pensai. 



Mi sono deciso, voglio controllare quello che hanno da dirsi di così importante i miei amici, probabilmente si ricordano di me ma sono così ossessionati da qualcosa da essersi dimenticati di cercarmi. 
Bene. Andrò io da loro. 


Sveglia, questa pizzeria non è più sola, e nemmeno io. 


Sveglia.
Non solo io, anche chi sta ancora dormendo deve alzarsi.







 


*Nota dell'autrice:
Riiiiiiiieccomi, cari lettori e buon salve a voi.
Eccoci giunti finalmente al quarto capitolo della storia... cosa accadrà in seguito? 
Giacché l'ultima volta vi ho narrato del mio mal di testa, oggi vi narro della mia estrema sonnolenza, e del mio piacere assoluto per la pubblicazione di questo capitolo. Perché? Perché adoro il personaggio di Foxy, non so voi. Inoltre, ci avviciniamo alla conclusione dell'intera storia, soprattutto grazie a ciò che ricorda la nostra volpe pirata.
Cercherò - come sempre - di far uscire il quinto capitolo quanto prima, e per adesso vi auguro un delizioso proseguimento.
E noi ci sentiamo alla prossima^^
Un bacione!
*

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Capitolo 5
*** Together ***


Capitolo 5: Together.


Sento del movimento... qualcuno mi sta raggiungendo. Anzi, più di qualcuno. 
Da lontano non riesco a vedere le sagome in maniera distinta, mi sembra di vedere una chitarra... Bonnie sta ritornando! Ma non è solo, qualcuno è con lui. Vedo un becco... Chica.
E' strano, avrei giurato che nessun ricordo mi sarebbe giunto alla mente, omettendo quelli che ho già. Eppure vedendo Bonnie e Chica insieme qualcosa nella mia mente è come scattato; tutto ha inizio in questa pizzeria, lo so per certo... era il compleanno di un mio amico, il quale abitava nel mio quartiere. Non andavamo molto d'accordo, ricordo che mi dava del fifone ma io non sono mai stato così credulone e insicuro al tempo stesso da credergli. Nel mio cuore sapevo che non poteva essere così, che quelle parole poco diplomatiche non mi rispecchiavano. Come sapevo che mi sarei divertito ugualmente alla festa, già... pensai “Chissà quanti altri bambini della mia età incontrerò!” ed avevo ragione, furono in molti a venire.


Lui lo sapeva.


Conobbi Bonnie e Chica per caso, in un secondo momento, io ero con... ero con... un ragazzino dai capelli quasi rossi e piuttosto alto per la sua età che mi stava particolarmente simpatico. Si era avvicinato a me con fare decisivo e mi aveva proferito "Hey! Ti va di essere amici?"
Noi bambini facciamo amicizia facilmente, non siamo come gli adulti che ci impiegano giorni per trasmettersi confidenza o un gesto d'affetto. Loro si incontrano e si scrutano da capo a piedi per constatare che tipo sei.
Di certo fidarsi subito, però, non è buono... ma i bambini lo sono, buoni, e stando con loro non ci si aspetta nulla di male.


Ma poi è arrivata quella presenza, lui.


«F-Foxy...» - dice Bonnie. Aspetta... Foxy, dove diavolo è andato a nascondersi?! Mi sarei dovuto ricordare di lui prima! Dobbiamo cercarlo!


«F-F-Foxx-Foxy è qui» - 
Oh, la volpe ci ha raggiunto prima del tempo, a quanto pare. Sono lieto che adesso siamo tutti qui.


«V-voglio la mas-sima collaborazione» - Foxy, Chica e Bonnie mi guardano quasi come fossi un leader che detta le regole.


«Ch-chiunque s-sia, o qualsias-i cosa sia... morirà» - mi risponde Foxy. 
Sembra deciso, anche Chica e Bonnie hanno annuito a quanto detto. 


«Dobb-iamo divi-divi-dividerci» - soggiunge Chica.


«Sono-sono-son-o d'accordo. Freddy, qualunque cosa s-sia, non dob-biamo attaccare tut-ti insieme» - risponde Bonnie, ha perfettamente ragione, ma io resto fermo ad ascoltare, ancora.


«Ovvio che no! Dev-e soffr-ire pian-piano» - afferma Foxy. Ho un problema all'udito ma credo che stia captando correttamente i loro messaggi. Colpa dell'estremo silenzio di questo posto e delle mie malandate orecchie robotiche.


«Senti, Fr-eddy, andiamo. Cerch-cerch-iamo l'intruso» - mi dice Chica. Accenno col capo in risposta.



 
***
 

Non una, ma più telecamere sono accese, ci siamo ormai divisi in varie zone per trovare il nemico, questa cosa o questo qualcuno che tenta di sfuggirci e che non ha il coraggio di farsi avanti. Tutti abbiamo preso una direzione a nostro piacimento ma tutti abbiamo un unico scopo: abbattere ciò che incontriamo. 


I ricordi risorgono, non è poi così lontana la verità...


Nella mia testa ho tanto di quell'orrore che faccio fatica a credere che possa dominarlo senza mandare in stand-by i miei circuiti. Troppo gelo, troppa inquietudine in concomitanza all'ignoto. Perché ancora non ho la mia vera storia da ricordare, ancora non so ciò che gli altri sanno... siamo sicuri che loro ricordino quanto me?
Dopo aver conosciuto i miei amici, cosa mi è accaduto?
E a loro?
Tuttavia qualcosa la so già. Non solo io, anche gli altri hanno paura, e provano un senso di ostilità presso qualcosa che nemmeno conosciamo. Io credo che un destino comune ci leghi alla stessa barca.
Mi sbaglio, forse, ma sono tranquillo, saprò quel che devo a tempo debito, ora ho una missione da svolgere.
Un'altra telecamera, anche questa è accesa, ma perché mai? 
Possibile si siano accese per sbaglio? Vorrei credere fosse così.


Freddy attento, Freddy!


Vedo una luce fioca dietro quella porta. Voglio avvicinarmi.









 


*Nota dell'autrice:
Buon salve, lettori adorati :3
Rieccomi - finalmente - con il quinto capitolo della storia. In questi ultimi giorni sono stata un po' impegnata ma stamane sono riuscita a dedicarmi completamente alla storia. Spero come sempre che vi abbia interessato e che non vi abbia deluso. Aggiungo inoltre che sono contenta che fino ad adesso abbia avuto buoni esiti.
Alla prossima, spero il prima possibile e 
buon proseguimento.
^-^*

 

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Capitolo 6
*** He is a monster ***


Capitolo 6: He is a monster.


Un sospiro. Qualcuno che geme flebilmente. Un altro sospiro, ancora più affannato, ancora più straziante, spalanco la porta.

Vuoto.

Una luce gialla mi sta accecando, non riesco a vedere nulla, è puntata contro di me... sento delle urla, sembrano quelle di una donna, non riesco a comprendere se mi sta dicendo qualcosa, non sono sicuro che non vengano dalla mia testa.
"F-Freddy" mi sembra sta dicendo... conosco questa voce, com'è possibile? Non appartiene a nessuno dei miei amici, Chica, poi, l'unica femmina, non ha questo timbro. 

C'è qualcosa di strano, una sensazione nuova sta sorgendo dentro di me, è quasi calda, soffice, delicata... mi ricorda un contatto dolce, un soffice piumone e delle strane parole che risuonavano nella mia mente, per le quali, però, io gioivo nell'ascoltare.


“Ti va se cantiamo insieme, questa volta? Dai, piccolino...” Questa voce, questo ricordo è distinto, mai nessuno di questi mi poteva sembrare così percepibile. È come se stessi rivivendolo, ne sono sicuro, è reale.
Mia... mia... mamma.


Un rumore. Vengo trascinato da qualcosa o da qualcuno, la porta si richiude impetuosamente.


«No-no, Freddy! Cos-cosa stavi facendo?» - è Foxy, l'unico ad essere arrivato qui e credo l'unico ad aver intuito che c'è qualcosa di umano lì dentro. Ed io so cosa vuol dire, l'ho ricordato, "essere umani".



«Perché non risp-ondi?» - Odio questa voce, smorza completamente quella di mia madre, una voce così mielata e limpida, soggiunta e sostituita da una robotica e scontrosa. 


«Tu-tu non s-sei lei» - rispondo.


«Di c-cosa stai parl-ando? F-freddy, pian-tala. Sei l'unico che ancora viv-e nelle favole. L' unico che ancora non si è reso conto della realtá, hai dispr-ezzo nella voce, ma io non ti ho fatto niente, non è stata colp-a-colpa mia» - mi dice Foxy.


«Cosa? È che mi-a mamma...» -


«Non dire altro. So cos-cosa vuol dire. Ma-ma non sono io ad aver voluto questa voce, né a voler che-che tu la ascoltassi al posto di quella di tua madre, che non le rassomiglia per niente. F-freddy è stato lui, ad averci tolto le nostre di voci, a-a-d averci omesso la possi-bilità di rivedere  i nostri cari, di riabbracciarli, sentire il loro fia-to rassicurante sul nostro collo. Per questo dobbiamo ucciderlo. Qualsiasi volto umano noi incontriamo in questa stupida pizzeria, Fr-freddy, è complice, è condannato a morte


Improvvisamente Foxy, colpendo la mia attenzione in tutto e per tutto, alza il braccio e lo indirizza verso di me. Vorrebbe che io gli stringessi la mano, ma tutto quel che posso fare è stringergli quell'uncino, curioso che ce l'abbia da sempre, fa quasi paura solo a contemplarlo, figuriamoci toccarlo, spettrale.
Lo afferro, è come se avessimo stretto un patto o come se avessimo ristabilito la pace di prima. 


«Scusa» -


«Non è co-lpa tua» - mi rincuora, mentre la mia rabbia verso quella luce gialla si propaga, o meglio... verso colui che l'ha innalzata contro di me, suscitandomi ricordi remoti e profondi del mio passato, della mia vecchia identità, occulta. Sentimenti non del tutto nuovi risorgono. 



Freddy... tu lo sai, i ricordi, te l'ho detto, sono tuoi. Lui è tuo.









 


*Nota dell'autrice:
Buon salve, cordiali lettori :) 
Finalmente ecco sfornato il sesto capitolo della storia! Mi scuso per non essere riuscita ad aggiornare prima ma in questi giorni sono stata un bel po' impegnata e avuto problemi con il mio vecchio cellulare, oltre ad essere stata anche fuori, per cui non potevo né scrivere molto, né di conseguenza pubblicare, maaa... (puntini sospensivi per creare suspance) ora sono qui, again!
Spero come sempre che anche questo capitolo vi sia piaciuto o che vi abbia incuriosito,
e non mi resta adesso che augurarvi un buon proseguimento ^-^
Un abbraccio e alla prossima!*



 

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