Voglio il cielo blu

di IlMostro
(/viewuser.php?uid=945420)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***



Capitolo 1
*** I ***




Azzardare 


Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
E voglio che queste unghie laccate di rosso fragola
marciscano e si spezzino
e che la smettano di essere il limite della mia bellezza.
Voglio che questi capelli la smettano di essere di un rosso così spento
e voglio che il sole intervenga per farmi sembrare meno cadaverica.
Voglio che questi tacchi finiscano di tintinnare
li odio
e che questo vestito si allunghi a furia di tirarlo verso il basso.
Odio la parte di me che mi ha conciata così, la odio
ed odio queste nuvole bianche fisse in cielo a non muoversi mai.
Amo questo blu furioso, lo amo
amo questa tua camicia bianca, la adoro
odio il modo in cui guardi le mie gambe, lo odio.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II ***


 

Olio su tela 


Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
Questo grigiore
mi mette in prigione
e dondolo su certe nuvole
che mi macchiano le mani di parole
morte, eternamente assopite
ed esplode la mia mente con la tua dinamite
compressa, schiacciata nelle lettere che mi scrivi 
ed annego negli stessi colori degli stessi quadri
di Klimt, che mi colorano le dita
e penetrano nei miei occhi colorando le mie arterie 
di un messaggio indecifrabile.
Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
E voglio che tu smetta di disegnare
sulla tela bramosa che è la mia pelle.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III ***




Follia


Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
E se fossi Hitler mi farei bruciare 
assieme alla mia ansia
ai miei mille tentativi di essere
per una buona volta una specie di Gandhi.
Ma se fossi Gandhi stringerei i pugni 
e picchierei sulla mia stessa schiena
perché vorrei non dire questo 
né vorrei dirlo in questo modo.
Lasciando da parte i francesismi 
i latinismi, i neologismi
questa parte di me è disabilitante.
Limitante, opprimente.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV ***


 

liber, liberă, liberum

Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
E mentre ridono
e mentre ballano
questi panni al vento asciugandosi
voglio che Eolo inseguendomi
mi chieda di fermarmi 
e di smetterla di correre
e che mi baci e mi abbracci
e mi porti lontano da quest'afa di fame
infame 
che mi spoglia e mi denuda 
poi mi lapida e non chiede scusa.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V ***




Capitan America

Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
E vorrei togliermi l'armatura 
e potermi coricare
per dormire giorni interi.
Sbatterei la testa contro il vetro
nessuno chiama
nessuno tende mano
sanno solo gridare
Giovanna, Giovanna, Giovanna.
E qual è il problema
dov'è il problema
c'è un problema?
Invulnerabile, invincibile, insopprimibile.
Non ce la faccio più.
Sono stanca. 
E voglio che qualcuno lo comprenda. Sono umana, anche io.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI ***


 

Gelida estate 

Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
E voglio che i miei lunghi capelli
continuino ad abbracciarmi
e a riscaldarmi le spalle
ora che piove ed è tutto bagnato
ed il grigio che colora questi palazzi
è lo stesso del cielo in cui abitiamo.
Non è sorto il sole
non luccica la mia vena sul collo, la mia vena poetica.
Cammino su cadaveri di ombrelli con le ali rotte
su avanzi dell'ebbrezza del sabato sera
su briciole di sangue coagulato che scorre
come acqua sulle scale da lavare
dai miei occhi, lucenti di un sentimento
che il mio cuore ha pestato
come si pesta uno scarafaggio arrampicato, nascosto
ai lati della mia intimità.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII ***




Artificiale armonia in pasticche da 2 milligrammi 

Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
E vorrei schiacciare il pulsante muto
quando parli e agiti quelle mani
come se stessi impastando una pagnotta di stronzate.
Parli per provocarmi
urli per far scattare la scintilla
vuoi darmi carne da bruciare.
Relax. Take it easy.
Avresti dovuto smettere ieri
non domani
e se ieri fosse domani e se domani fosse sempre
tu non smetteresti mai.
Non ce la faccio più.
Ti strapperei la lingua.
Voglio il cielo blu.
E voglio lasciarti parlare
solo, con questo lampione a piazza Dante.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII ***




Eccoti il dessert

Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
Voglio poter sedere
stanotte
sul cumulo di tutti i pezzi di me che strapperei
fino a staccarli dagli incavi ossei.
Vorrei poter sentire il mondo piangermi addosso.
Delle dita, delle labbra, un cuore.
Voglio poter sentire
per sempre
l'odore della pioggia
che si posa come sale su bistecca
sulle ringhiere dei balconi e fa rumore
e gocciola fino a cedere e a cadere sui capi di quelli che si rifugiano
sotto i porticati.
Due piedi, due bulbi oculari, ovaie.
Voglio poter sentire le mie carni bagnate
e voglio ammalarmi di questo turbine tempestoso di pensieri
poesie, canzoni
fino a fondermi lentamente con tutto ciò che non è me
come il cioccolato messo a sciogliere sul fuoco, col latte, a bagnomaria.
Non c'è bisogno di tatto
né di labbra per baciare
né degli occhi per squadrare
né di piedi per correre lontano.
Non ho bisogno di ovaie per esser donna
né di un cuore per vedere oltre.
Io c'ho un cervello come Dexter
un naso per filtrare, selezionare, interagire
a suon di preferenze.
Toccarsi, lambirsi, afferrarsi con lo sguardo
sono mimesi di un porno che non hai ancora scaricato.
Non ce la faccio più.
A nascondino non c'hai mai saputo giocare.
Rimbomba nella mia mente un messaggio che non oso decifrare
accartoccio e riduco in mille pezzettini ciò che cercano di farmi sapere
ebbene, non ero forse io quella che doveva badare al proprio istinto?



Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IX ***




L'Apeiron di Anassimandro 

Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
E voglio smetterla
di fissare la mia immagine riflessa
sotto le luci dei camerini
e dire a me stessa che devo smetterla di guardarmi in quel modo.
Vorrei smetterla di fissarmi
da ogni angolo e prospettiva
chiedendo all'altra parte di me di chiudere gli occhi
e di non guardarmi neppure oggi.
Non sono più sicura
della mia delicatezza nel portamento
non sono più sicura
che questo seno e questi fianchi
siano cose belle da accarezzare, magari baciare.
Togliere gli occhiali, togliersi i vestiti
e convincersi di essere bella
in un vestito troppo stretto
incastrato tra le braccia di un corpo che non veste la S.
Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
Poverina, dici sarcastico tu.
S di snelle
S di stupendamente scheletriche
S di stronze.
Voglio poter essere materia.
Solo materia densa colorata di blu
che vortica e vortica
senza squame, senza corpo, senza nome.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** X ***


 
Giotto di altri tempi
 
 
La bic è scoppiata a pozze blu sul foglio
e mentre scrivo e trascino il dorso della mano 
sulla riga che si sfuma e assomiglia a scie di azzurro
mi sembra di star perdendo me stessa
in un cielo che sa d'inchiostro
e non si muove coi miei soffi
e non si imbarazza se mi osserva osservarlo.
E a tratti azzurri e a tratti bianchi
forse sorride
e seppur sorridesse
sarei troppo presa nell'affondare le mani 
in questo blu bidimensionale
per poter capire di non essere al suo passo.

Gli corro dietro 
senza pensare che scolorirà
e se fossi astuta, sarei capace di fermarmi
a coprirlo col bianchetto.
Mi dimenticherò il nome
e la sinfonia
e il grido di quelle parole
diverrà un vano ricordo.
Una canzone di cui ricordi solo il ritornello.
Dimenticherò questi cieli blu
e magari deciderò
di imparare a dipingerlo
questo mattone senza stelle
che mi dà il voltastomaco.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3469438