SaNami week

di namirami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - Kiss ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Presence ***
Capitolo 3: *** Day 3 - Handle with care ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Aroma ***
Capitolo 5: *** Day 5 - Fairy tail ***
Capitolo 6: *** Day 6 - Escape ***
Capitolo 7: *** Day 7 - Give and receive ***
Capitolo 8: *** Day 8 - Thank you ***



Capitolo 1
*** Day 1 - Kiss ***


Day 01 ~ Kiss

(Can we try?)


"Mi sono immaginato..."
- "Cosa?"
"La mia vita con te."
- "..."
"Per sempre, per l'eternità"
- "E...?"
"Era piena di cose meravigliose".
“Ogni giorno, ogni ora” Natasa Dragnic



I tentativi escogitati da Sanji-kun per cercare di baciarmi erano a dir poco incredibili. Come gli venissero in mente certe trovate non l'avrei mai capito. Da idee più comuni, come comprare del vischio a Natale per tappezzarne la nave o preparare squisiti piatti solo per me, a espedienti più rischiosi come difendermi da qualsiasi potenziale nemico.
Chissà cosa avrà elaborato oggi, pensavo mentre raccoglievo alcuni mandarini ormai maturi.
“Buongiorno Nami-san!” esclamò sbucando da dietro un cespuglio delle mie piantine.
“Da quanto tempo sei lì? Mi stavi spiando?” gli chiesi un po' stizzita.
“So che avevi bisogno di un po' di ristoro, ecco qui una gustosa spremuta d'arancia per te” annunciò porgendomi un vassoio. In effetti, avevo proprio sete.
“Sono maturi, vero?”. Mi chiese indicando i mandarini mentre sorseggiavo la sua spremuta.
“Al punto giusto per essere usati in cucina. Spremuta ottima come sempre”. Già il mio palato pregustava i dolci che Sanji mi avrebbe preparato con questi frutti, quando lui ne prese uno dalla cesta. Lo accarezzò, gli diede un piccolo bacio e se lo portò vicino alla guancia:
“Sai, Nami-san, baciare uno di questi piccoli frutti mi fa pregustare quanto sarà bello baciare te”.
“Che?”. Eccolo, pensai, ora inizierà uno dei suoi soliti sproloqui. Cercai di fermarlo in tempo:
“Cosa ti fa pensare che ti bacerò?”.
Sorrise, quasi come se si aspettasse una simile domanda.
“I tuoi occhi, Nami-san. Il tempo mi darà ragione e avremo una splendida vita insieme”. Prese delicatamente il bicchiere ormai vuoto che avevo tra le mani e si diresse in cucina. Decisa a non dargliela vinta, lo seguii:
“Ehi, non farti strane illusioni, Sanji-kun”. Sorrise ancora, e dovetti ammettere a me stessa che era proprio un bel sorriso.
“Non vuoi proprio arrenderti eh? Ma in fondo è anche per questo che ti adoro”. Mi voltai incrociando le braccia:
“Piantala” gli ordinai. Si avvicinò a me posando le sue mani sulle mie spalle:
“Nami-san, perché non facciamo una prova? Potresti scoprire che piace anche a te”. Mi girai verso di lui guardandolo dritto negli occhi.
“Stammi bene a sentire, razza di pervertito”. Ma non riuscii a continuare: c'era il suo occhio a fissarmi, di un blu così intenso che era come specchiarsi in mare. E mi guardava quasi a volermi leggere l'anima, come nessuno aveva mai fatto finora.
E fu un secondo, un solo brevissimo secondo in cui decisi di non pensare: appoggiai le mie labbra alle sue, mentre il suo occhio si dilatava al massimo evidentemente sorpreso dal mio gesto. E quello che prima era un mare tranquillo e sereno ora stava diventando una burrasca, in preda a sentimenti che difficilmente riusciva a contenere.
Ritornai in me e interruppi quel contatto. Ci guardammo per un momento che sembrò eterno.
Fu Sanji il primo a parlare:
“Sai, Nami-san, mi sbagliavo. Baciare un mandarino non è nemmeno lontanamente paragonabile a questo”. Mi schiarii la voce ed evitai il suo sguardo, pensando a cosa dire. Il problema era che aveva ragione: non c'era niente di paragonabile a questo.
“E' stato un momento di distrazione, che non si ripeterà. Intesi?”. Cercai di essere perentoria, ma non troppo dura. “Non perderò il controllo”. Volli sottolineare.
“Temo che la prossima volta sarò io a perdere il controllo, Nami-san”.
“Oh, questo sì che sarebbe un problema. Se la prossima volta...”.
“Ci sarà una prossima volta quindi?” domandò speranzoso.
“Ah, lascia stare!”. Me ne andai temendo di peggiorare ancora la situazione, mentre Sanji ancora si beava di quanto accaduto sognando chissà quale roseo futuro insieme.
Il guaio era che nonostante mi fossi lavata la faccia più volte, nonostante mi fossi mantenuta occupata a disegnare cartine, a programmare la prossima rotta, a sfogliare riviste di moda per scegliere quali vestiti comprare, era stato tutto inutile.
Per quanto mi fossi sforzata, la sensazione provata al contatto con le labbra di Sanji proprio non voleva andarsene via. ۩ ®




Salve cari lettori!
So bene che la SaNami week è passata da mesi, ma l'idea mi era molto piaciuta, i prompt li avevo trovati interessanti ed ora che ho un po' di tempo volevo cimentarmi anche io, sperando non sia un problema per voi ;)
Poi, per chi di voi segue il manga, sa bene che ultimamente di spunti sanamosi ce ne sono, quindi le idee nascono facilmente.
Fatemi sapere che ne pensate!
Intanto a presto con il prossimo giorno.
Un abbraccione.
Namirami

 

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Capitolo 2
*** Day 2 - Presence ***


Day 02 ~ Presence

 

(Every breath you take, I will watching you)

 

"Cristina: Non riesco a dormire se non ci sei.
Owen: Allora io ci sarò".
Grey's Anatomy 7x03
 
 
Ennesimo scontro con una nave della marina. I nostri avversari non sembravano particolarmente forti ma erano molto numerosi e ci stavamo impiegando diverso tempo per sconfiggerli del tutto. Rufy, Zoro, Chopper e Brook erano saliti sulla nave avversaria mentre noi altri eravamo rimasti sulla Sunny per difenderla. 
Ero fiera dei miei compagni e di me, eravamo proprio migliorati ed eravamo ormai vicini alla vittoria finale.
Però, all'improvviso spuntò alle mie spalle un marine pronto a colpirmi con la sua spada: mi colse di sorpresa e proprio in quel momento un'onda fece dondolare la nave: persi l'equilibrio cadendo a terra. Invece il mio avversario rimase in piedi.
"Ci siamo" pensai. "E' la fine". Chiusi gli occhi preparandomi a ricevere il colpo finale, che però non arrivò.
Aprii gli occhi e vidi un piccolo brandello di stoffa insaguinato che cadeva accanto a me, mentre un'alta figura nera si stagliava tra me e il nemico.
"Perdonami Nami-san se sono arrivato solo ora, degli stupidi marines mi hanno rubato più tempo del previsto".
"Sanji-kun!". Chi altri, se non lui, era sempre presente quando avevo bisogno d'aiuto?
Realizzai che il brandello di stoffa apparteneva alla sua giacca e un suo braccio stava sanguinando, colpito dalla spada avversaria.
Il suo braccio al posto della mia gola, riflettei.
Con un paio di calci mise ko il marine e poi mi aiutò a rialzarmi.
"Sanji-kun, sei ferito". Non potevo smettere di guardare il sangue che usciva dalla ferita.
"Oh, è solo un graffietto. Non preoccuparti!".
"Ma dobbiamo chiamare Chopper ed andare in infermeria!" insistei.
"Ahahah! Non ce n'è affatto bisogno. Prima pensiamo a liberarci di questi idioti una volta per tutte, ok?".
Un'altra quindicina di uomini si diresse verso di noi: Sanji ne eliminò una decina con i suoi calci mentre io fulminai i restanti.
In poco tempo riuscimmo ad sconfiggere definitamente i nemici e a derubare la loro nave.
Ma l'immagine del braccio insanguinato di Sanji continuava a rimanere vivida davanti a me.
 
Quella sera era il mio turno di guardia:seduta sul ponte della Sunny pensavo a quanto accaduto. Avevo chiesto a Chopper di Sanji e mi aveva risposto che la ferita era abbastanza profonda, ci sarebbe voluto un po' di tempo ma non era stata lesa nessuna struttura importante, quindi avrebbe ripreso completa funzionalità del braccio.
Sospirai pensando che la prossima volta poteva non essere così fortunato.
Si alzò una lieve brezza e strinsi di più le mie gambe contro il mio petto per riscaldarmi.
Ma dopo pochi secondi sentii una calda giacca avvolgere le mie spalle e la mia schiena. 
"Tieni o prenderai freddo" sussurrava la voce profonda e calma di Sanji-kun, di nuovo presente quando ne avevo bisogno.
"Grazie" bisbigliai. Ma aveva capito che qualcosa non andava.
"Nami-san, è da dopo l'attacco di quei marines che ti vedo strana. Cosa c'è che non va?".
"Hai rischiato grosso, oggi. Se quel marine avesse affondato di più la sua spada nel tuo braccio...".
"Ma non è successo, l'ho schivata e mi ha fatto solo un graffio".
"Beh, non farlo mai più, ok?".
“Temo che dovrò disobbedirti mia adorata. Sai che non posso resistere al richiamo di una dolce donzella in pericolo. Soprattutto se si tratta di te”.
“Smettila di vedermi come una principessa da salvare. Sono cresciuta!”.
“Lo so Nami-san. Lo so. Ma non posso farne a meno: io ci sono e ci sarò sempre per te, anche se non lo vuoi”. Sorrise per smorzare il clima teso che si stava creando.
Sbuffai: “E come dovrei fare per liberarmi di te, allora?” chiesi provocatoria.
“L'unica sarebbe uccidermi. Ma non ne sono sicuro: troverei un modo per starti vicino anche da morto”. Sorrise ancora a quella strampalata idea, e questa volta sorrisi anche io di rimando.
“Ah, sei irrecuperabile, Sanji-kun. Uno di questi giorni potresti pentirti di tanta galanteria”. Come si poteva essere tanto idioti? Aveva più volte rischiato di morire a causa della sua volontà di salvare ogni donna e non colpirne mai nessuna.
“Impossibile, Nami-san. È ciò in cui credo, non potrei mai pentirmi di seguire i miei princìpi”. Aveva detto quest'ultima frase in modo solenne, quasi fosse una promessa fatta a chissà quale Dio. Scossi la testa, capendo che sarebbe stato inutile continuare quella conversazione.
“Ok, Sanji-kun. Allora, che ne diresti di prepararmi una calda tisana? Inizia a fare un po' freddo, qua fuori”.
“Subito, mia adorata!” mi disse mentre roteava verso la cucina avvolto da una nube di cuori.
Che poi, il problema non era il fatto che Sanji volesse essere sempre presente per me.
No, non era quello.
Era che io stavo iniziando a trovare la sua presenza tremendamente piacevole. ۩   ®

 
 
Buonsalve a tutti adorati nakama!
Eccoci al secondo giorno: ultimamente sto scrivendo soprattutto fanfic riflessive, ma in questa piccola raccolta cercherò di inserire anche qualcosa di più divertente altrimenti mi sembra davvero di diventare troppo pesante. Voi che ne dite?
Grazie mille a chi ha deciso di seguire questa raccolta e di recensire <3 <3 <3 
Un abbraccio, a presto!
Namirami
 
 
 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Day 3 - Handle with care ***


Day 3 ~ Handle with care

(Can you wait for me?)




"Un'ondata di gioia ancora più tenera gli sfuggì dal cuore e gli scorse come un caldo flusso nelle arterie.
Come il tenero fuoco di stelle, attimi della loro vita insieme, di cui nessuno sapeva o avrebbe mai saputo, si scagliarono nella sua memoria illuminandola".
"Gente di Dublino" James Joyce




Controllai più volte i vari ripiani della cucina per assicurarmi che tutto fosse in ordine, quindi mi dedicai ad asciugare i mestoli. Cucinare per gli altri non era affatto semplice: erano momenti come questi che mi facevano apprezzare quanto facesse Sanji, ogni giorno, per tutti noi. 
Ma ora che non c'era dovevamo rimediare in qualche modo: di certo non potevamo lasciare la cucina in balìa di Rufy. Altrimenti chi l'avrebbe sentito Sanji-kun, al suo ritorno? Sarebbe andato su tutte le furie: quello era il suo regno e non poteva essere profanato dallo spirito travolgente del capitano.
“Tranquillo, Sanji-kun” mi ritrovai a pensare ad alta voce. “Mi prenderò cura dei tuoi preziosi utensili fino al tuo ritorno”.
Peccato che non ci potessi guadagnare nulla: avevo tentato di farmi pagare dagli altri, ma dopo quello che aveva combinato Rufy era impensabile che qualcun'altro tentasse di avventurarsi nell'arte culinaria.
Beh, pensai che potesse essere un modo per sentirmi un po' meno in colpa verso Sanji: come lui difendeva i miei mandarini, io avrei fatto in modo che trovasse la cucina nelle stesse condizioni in cui l'aveva lasciata.
Asciugando i mestoli, mi guardai intorno e mi accorsi di quanto fosse vuota e silenziosa la cucina, ora che non c'era più il cuoco.
Pensai a tutto il tempo che aveva passato qui dentro, a tutti i manicaretti che mi aveva preparato in questa stanza, a tutte le chiacchiere che avevamo fatto seduti l'uno di fronte all'altra, a tutte le volte in cui dalla finestra mi avrà spiato mentre prendevo il sole.
Mi ricordai anche di tutte le nottate in cui ero di guardia e Sanji mi veniva sempre a fare un po' di compagnia cedendomi la sua giacca al primo soffio di vento, e di quando rimanevo sveglia  fino a tardi a disegnare cartine e lui mi preparava una calda tisana e un dolcetto, assicurandomi che sarebbe rimasto in cucina per ogni evenienza.
“Se avrai voglia di un'altra tisana, di qualcosa da mangiare o semplicemente di staccare un po', qui la luce rimarrà sempre accesa!” affermava con un largo sorriso prima di dileguarsi, sapendo che odiavo perdermi in chiacchiere quando lavoravo.
Sospirai mettendo a posto le ultime cose e mi affacciai alla finestra: gli altri stavano giocherellando sul ponte e sembravano abbastanza spensierati, nonostante tutto. In fondo questa doveva essere la parte più facile della missione, il peggio sarebbe arrivato una volta giunti nel territorio di Big Mom. Ancora stentavo a credere a quanto successo: mi sembrava così incredibile che Sanji si portasse dentro tutto questo da così tanto tempo. Mi sentii molto vicina a lui.
Sospirai ancora sedendomi e appoggiando i gomiti sul tavolo.
Sanji-kun avrebbe pagato a caro prezzo il lavoro che stavo facendo per lui. 
E se solo avesse osato sposarsi, gli interessi sarebbero stati altissimi.
Aspettami, ti prego, sto arrivando!

***

Dalla finestra della mia camera, guardavo spesso il mare temendo di veder spuntare prima o poi la sagoma della Thousand Sunny. Sapevo che Rufy sarebbe venuto a cercarmi, nonostante quello che avevo detto agli altri. Speravo solo che i miei compagni gli facessero cambiare idea ma sapevo che era poco probabile.
Ragazzi, non venite, risolverò tutto e tornerò.
Sospirai, pensando che era il desiderio di rivederli a farmi andare avanti, ma non avrei voluto coinvolgerli in tutto questo. Eppure c'era una parte di me, quella più egoistica, che era felice al pensiero di quanto erano disposti a rischiare per me.
Era soprattutto il pensiero della bellissima Nami-san a darmi la forza di sopportare tutto questo: ricordavo ogni singolo momento passato con lei, le dichiarazioni che le avevo proclamato, i numerosi piatti che le avevo preparato con tutta la cura e l'amore che meritava. Pensavo alle notti in cui le facevo compagnia nei suoi turni di guardia cedendole la mia giacca, alle tisane e ai dolci che le preparavo quando rimaneva alzata fino a tardi per ultimare le sue cartine, ai lunghi pomeriggi in cui la spiavo mentre prendeva il sole, alle chiacchiere spensierate che facevamo in cucina. 
Lei era ciò che di più prezioso la vita mi avesse donato e avevo giurato a me stesso che mi sarei preso cura di lei per sempre. 
E il ricordo della sua risata così cristallina rendeva questo incubo molto più sopportabile.
Aspettami, ti prego, tornerò presto!  ۩    ®




Cari lettori, buongiorno!
Spero vi sia piaciuto l'idea del parallelismo di pensieri tra Nami e Sanji. Credo che il cuoco se lo aspetti che la ciurma verrà a salvarlo, e in fondo è contento della sua vera famiglia, anche se ovviamente vorrebbe risolvere tutto da solo senza mettere a repentaglio la vita degli altri. Brutto vizio dei Mugi, meno male che il capitano non sente ragioni e va avanti. Anche perchè almeno per ora Sanji è in una situazione tutt'altro che rosea e sto pregando affinché gli altri lo raggiungano il prima possbile.
Grazie mille a chi segue questa piccola raccolta, a chi l'ha inserita tra le ricordate/preferite e a chi recensisce ^_^
Un abbraccio, a presto!
Namirami


 

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Capitolo 4
*** Day 4 - Aroma ***


Day 04 ~ Aroma 


(A world of perfumes)



“Gli parve di sentire nelle narici, attraverso quella porta chiusa, il profumo della sua acqua di colonia, che aveva sentito tante volte standogli vicino, un profumo fresco e leggero”.
"Io uccido" G. Faletti 



Sanji-kun era fumo. 
Ogni suo vestito emanava aroma di tabacco, in ogni stanza in cui rimaneva anche solo per pochi secondi lasciava un'inconfondibile scia che contaminava l'aria.
Ed era salsedine. Aveva il profumo di chi era nato su un'isola, di chi aveva lavorato per anni su un ristorante – galleggiante, di chi aveva il mare nei suoi occhi e non avrebbe saputo come vivere senza potersi svegliare ogni mattina e ammirare l'enorme distesa dell'oceano illuminata dai primi raggi del sole.
Ed era anche spezie. Passando ore in cucina, si impregnava di un insieme di odori invitanti ed inebrianti.
Ed era acqua di colonia. Un profumo delicato e intrigante che usava nelle occasioni speciali, nelle serate in cui ci concedevamo il lusso di rilassarci e divertirci, per conquistare le ragazze che avrebbe incontrato attirandole e seducendole con quell'aroma leggero e afrodisiaco.
Era buffo, pensai, che si potesse descrivere semplicemente attraverso i profumi che aveva addosso: ogni passione di Sanji-kun si associava ad un particolare odore.
E tutti insieme, formavano un singolare mix che avevo imparato a riconoscere, forse anche ad amare.
“Tutto bene, Nami-san?” continuava a chiedermi da giorni. Gli rispondevo sempre sì, ma evidentemente non lo convincevo. Magari si era accorto che iniziavo a guardarlo con occhi diversi.
Scossi la testa al solo pensiero di dirglielo.
Però non potevo più farci nulla: ogni volta che si avvicinava o allontanava da me, ero avvolta da un vortice di profumi che iniziavano ad annebbiarmi la vista, la mente e il cuore.
“Eccolo” pensai. Ero stesa su un lettino a prendere il sole e prima ancora di vederlo, annusai il suo inconfondibile mix di profumi avvicinarsi a me.
“Mellorine, mellorine! Nami-san, mia dea! Sei ancora più bella oggi. Ti ho preparato una fresca bevanda per dissetarti” annunciò inchinandosi a fianco a me ed avvicinandomi un vassoio con un bicchiere di succo di frutta.
Bevendolo, mi complimentai con lui, che ovviamente si sciolse in un mare di cuori.
E sembrava così naturale e rilassante restare qui, sul ponte, a parlare del più e del meno con lui, a ridere degli strani giochi che inventavano Rufy, Chopper e Usop per passare il tempo, ad ascoltare le note del violino di Brook, a prendere in giro Zoro che dormiva appoggiato alla balaustra.
Potrei anche dirglielo, pensai.
Poi ad un tratto, mi disse:
“S-scusami Nami-san, ma ho bisogno di allontanarmi un momento”.
“Uh?”. Non ebbi il tempo di formulare alcuna domanda che già si era allontanato portando con sé il suo mix di aromi invitanti. Notai piccole chiazze rosso sangue per terra, che non potevano che provenire dal suo naso.
Oh, dimenticavo la caratteristica principale di Sanji-kun.
Cioè che era un idiota pervertito.
E per quello no, non c'erano particolari profumi ad indicarlo.  

۩         ®

Salve a tutti nakama!
Come state? Purtroppo sta finendo l'estate, come sempre è passata troppo velocemente, spero che ve la siate goduta al meglio.
Per la storia, il prompt “Aroma” non può che ricordare il fumo della sigaretta di Sanji, mi auguro che vi sia piaciuta la mia “interpretazione”.
Un abbraccione cari, stay tuned! ;)

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Capitolo 5
*** Day 5 - Fairy tail ***


Day 05 ~ Fairy Tale 


(Listen to me, I'll open my heart for you)



"Raccontami una storia che mi faccia innamorare in un istante, che è da un po' che non mi capita.
Raccontami un segreto perchè possa curiosare nei cassetti chiusi a chiave e fuori grandina.
Raccontami l'anedotto che sempre ripetevi a tarda notte per farmi addormentare.
La vita cambia con un soffio, con un soffio, ogni giorno".
"Domani con gli occhi di ieri” A. Amoroso



"Ancora un'altra storia, Bellmer!".
"E' tardi bambine, è ora di andare a letto".
"Solo una! Ti preghiamo!".
"E va bene, ma poi andrete a dormire".
"Siii!".


Mi svegliai di soprassalto cadendo dal letto a causa dei forti movimenti ondulatori della Sunny.
"Fuori si starà scatenando l'inferno" pensai mentre mi cambiavo in fretta per andare sul ponte. Robin non era in camera: doveva già essere uscita svegliandosi prima di me.
Sapevo che sarebbe arrivata una tempesta, ma Franky era riuscito a convincermi che se la sarebbe cavata benissimo da solo: avevo deciso di lasciarlo provare, per dimostrargli che ci sarà pur un motivo se tutti possono usare un timone, ma non tutti possono fare il navigatore.
Arrivata sul ponte, mi accorsi che tutti erano già lì provando a governare la nave, mentre un forte temporale si abbatteva sulla nave e grossi onde ci facevano ballare e saltare.
"Cosa state facendo? Vi avevo detto di svegliarmi in caso di necessità!". Urlai mentre mi avvicinavo al nostro carpentiere che stava provando a manovrare il timone.
Chopper mi saltò addosso urlando:
"Scusaci Nami! Volevamo dimostrarti che potevamo guidare la nave senza doverti sempre disturbare, ma...".
"Ma qualcosa è andato storto, vero?" finii la frase per lui. "Io sono il navigatore, è il mio compito!". Gli sorrisi e subito dopo iniziai a dare ordini su come ammainare le vele e di quanti gradi virare in modo da sfruttare al meglio il vento.
In breve tempo ci allontanammo dalla tormenta e gradualmente il cielo iniziò a schiarirsi, mostrando una luna piena davvero mozzafiato.
Robin mi si avvicinò: 
"Volevano a tutti i costi provarci, Nami. E dormivi così beatamente che dispiaceva anche a me svegliarti, pur sapendo che sarebbe stato inevitabile. Hai fatto un bel sogno?".
Solo allora mi ricordai di ciò che avevo sognato:
"Bei ricordi del passato". Le dissi, e capì che non era il caso di aggiungere altro. Se ne andò nella nostra camera, mentre gli altri, stremati, si addormentarono sul ponte.
Stavo sognando uno dei tanti momenti in cui Bellemer raccontava a me e a Nojiko delle favole per addormentarci: adoravamo quel momento e volevamo sempre una storia in più. Le favole di Bellmer non erano quasi mai su ragazze che venivano salvate da un bel principe per poi diventare loro mogli. Tutt'altro: nelle sue storie, erano le donne ad essere forti e valorose, a vincere sui nemici e a riportare la pace nel loro paese. Mi sedetti ad ammirare lo spettacolo dell'oceano sconfinato, mentre i miei amici ronfavano: erano fradici e sorrisi all'idea di quanto avevano sopportato, pur di non svegliarmi.
Mi sorpresi a constatare quanto fossi fortunata, e quanto la vita potesse cambiare in un soffio. 
“Nami-san!”. Questo richiamo mi ridestò dai miei pensieri: solo una persona mi chiamava così, con quel nomignolo e soprattutto con quel tono di voce, come se il mio nome fosse la cosa più importante del mondo.
“Sanji-kun” dissi tra i denti. “Credevo che stessi dormendo”.
“Eheh, mi ero appisolato per un momento. Ma poi mi sono accorto che eri sveglia e che ancora non mi ero complimentato con te per la bravura dimostrata ancora una volta nel governare la nave”.
“Ti sei accorto che ero sveglia? Ma se stavi dormendo... ah, lascia perdere”. Non avrei mai capito come diavolo facessero lui, Rufy e Zoro ad essere “svegli” anche quando dormivano. Forse era qualcosa collegato all'Haki.
“Sarai stanca, mia cara, dovresti riposare un po'. Posso prepararti un ottimo infuso per conciliarti il sonno”.
Si diresse verso la cucina ma lo bloccai:
“Nessun infuso, Sanji-kun. Non mi serve”. Un po' amareggiato, ritornò sui suoi passi e si avvicinò a me. In effetti aveva ragione: avevo una gran voglia di dormire, ma l'adrenalina che ancora avevo in circolo e i ricordi ora così vividi me lo impedivano.
“C'è altro che posso fare per lei, mademoiselle?”.
“Raccontami una storia” gli risposi di getto.
Visibilmente stupito, si sedette accanto a me:
“Ho... ho capito Nami-san? Vuoi che ti narri una storia?”.
“Sì. Non volevi aiutarmi a dormire?”.
“I-io... si certo!”. Ripresosi dallo stupore iniziale, mi disse di sì: del resto, quando mai Sanji-kun aveva rifiutato una mia richiesta?
E nemmeno io lo sapevo perché gli avevo fatto quella domanda: ero cresciuta, non ero più una bambina a cui raccontare favolette per addormentarsi. Eppure, ora ero qui con Sanji che stava pensando a cosa inventarsi per stupirmi.
“C'era una volta, in un'isola tanto lontana da qui, un principe. Viveva in un grande castello con la sua famiglia, ma era molto triste. Nonostante avesse dei fratelli, si sentiva solo: non gli interessavano le ricchezze e il potere che il suo cognome gli avrebbero garantito. Amava sognare in grande, ma nessuno lo capiva. Adorava cucinare, la considerava un'arte nobile dalla quale otteneva molte soddisfazioni, ma anche quello gli era proibito”.
Storsi il naso: quella storia mi sembrava molto familiare. Ma decisi di non interrompere Sanji per vedere che finale avrebbe dato alla sua storia. E anche se si accorse del mio disappunto, continuò a raccontare:
“Un giorno decise che non poteva continuare con quella vita e scappò. Riuscì a trovare lavoro presso un piccolo ristorante, e lì poté assaporare la vera felicità: si sentiva accettato e compreso da quella stravagante famiglia di cuochi. Soprattutto il proprietario, uomo all'apparenza burbero, lo cresceva come un figlio, e lo stesso principe iniziò a considerarlo come suo vero padre.
La vita procedeva tranquillamente nel piccolo ristorante e il principe, che non aveva rivelato a nessuno le proprie origini, cresceva migliorando sempre più le sue doti culinarie.
Sapeva che un giorno avrebbe dovuto lasciare quel piccolo mondo per prendere il largo e realizzare i suoi sogni. Un giorno, la sua vita cambiò radicalmente: incontrò uno strano gruppo di ragazzi con i quali partì per realizzare i suoi scopi. In particolare, c'era una splendida ragazza...”
“...e fu un colpo di fulmine, vero?” conclusi la frase per lui.
“Oh, non proprio” mi rispose il cuoco e rimasi piuttosto sorpresa dalla cosa.
“Come no?”.
“Beh, all'inizio rimase folgorato dalla sua bellezza, questo sì. Però, Nami-san, innamorarsi è facile, ma l'amore, quello vero, richiede tempo e sacrifici. Amare non è per tutti e quel principe capì che si sarebbe potuto innamorare di tutte le belle ragazze che vedeva, ma solo una avrebbe potuto amare, ed era lei. Il principe non aveva mai riflettuto su queste cose e le comprese solo con il passare del tempo: era quella ragazza a dargli la forza di andare avanti nonostante le avversità, era lei che gli aveva insegnato a non arrendersi mai, perché lei per prima si batteva sempre per ciò in cui credeva”.
“E come finì la storia? Si sposarono e vissero per sempre felici e contenti?”.
“Beh, non esattamente: il principe sapeva che conquistare il cuore della ragazza era molto difficile. Lei era stata spesso ferita e delusa, aveva avuto un'infanzia difficile, e farle capire che lui non l'avrebbe mai abbandonata o tradita non era semplice. Ma il principe non voleva arrendersi e continua tuttora a sperare che lei possa iniziare a guardarlo con occhi diversi”.
“Oh, quindi il finale della storia ancora non si sa. Perciò non lo saprò mai?”.
“Scommetto che sarai la prima a scoprirlo, Nami-san”.
Oh, ovviamente, visto che il finale sarebbe dipeso da me.
“D'accordo, basta così Sanji-kun. Vado a riposare un po'”.
“Oh ti ho delusa Nami-san? Ti prego, dimmi di no!”. La verità era che mi dovevo aspettare che il cuoco avrebbe trovato un modo per dichiararsi anche tramite il racconto, però in fondo ero stata io a  metterlo in questa situazione e tutto sommato non se l'era cavata male.
Sdolcinatezze a parte.
“Sai, conosco tante altre storie che potrei raccontarti! Lavorando al Baratie ho conosciuto molti lupi di mare. Mi hanno narrato racconti davvero incredibili! Mi farebbe un immenso piacere condividerle con te”.
Rimasi un po' dubbiosa, ma in fondo perché non provare? Avrei potuto smettere in qualsiasi momento.
“Permesso accordato, Sanji-kun. Ma vedi bene di non approfittarti di questa incredibile occasione, intesi?”.
“Certamente, Nami-san. Non ti deluderò. E ora vai pure a riposare”. Si accomiatò da me con un breve inchino.
Mi diressi alla mia camera ripensando alla storia di Sanji: non riuscivo proprio a non pensarci. Ed era il modo in cui me l'aveva raccontata ad avermi stupito.
In fondo, non ci sarebbe niente di sbagliato in te, caro cuoco.
Sdolcinatezze a parte.  


      ۩  ®




Salve nakama!
Beh, non so bene spiegare com'è nata questa piccola fanfiction, però l'idea che Sanji conosca molte storie di mare considerando gli anni passati al Baratie mi piace e l'ho trovata anche in altre fanfic, finalmente sono riuscita ad “esprimerla” anche io (o almeno ci ho provato).
E chissà che Nami non possa davvero iniziare ad apprezzare il cuoco, al di là di tutte le sue smancerie ;)
Grazie mille a chi legge/segue/ricorda/recensisce. Grazie di cuore!
A presto!
Namirami




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Capitolo 6
*** Day 6 - Escape ***


Day 06 ~ Escape 


(I'll fight for my dreams)




"E ciò nonostante, credo che dentro questo buio troverò una via d'uscita".
A. Merini.




“Devi smetterla di disegnare questi scarabocchi!” tuonò Arlong contro di me, per poi darmi una sonora sberla e farmi uscire un rivoletto di sangue da un angolo della bocca.
“Vuoi che faccia del male a qualcuno della tua gente?”. Gli risposi di no con la testa mentre trattenevo a stento le lacrime.
“Tornerò fra un'ora: se la cartina non sarà pronta” prese il foglio su cui avevo disegnato il volto di Bellmer e lo spezzò a metà “uno dei tuoi cari compaesano farà la fine di questo foglio”.
Se ne andò sbattendo la porta, e sapevo che qualsiasi cosa gli avessi detto non sarebbero servita a molto.
Cacciai indietro le lacrime che volevano uscire prepotentemente e mi concentrai sulla cartina da finire. 
Ce l'avrei fatta, avrei raggiunto il mio obiettivo: più volte Nojiko aveva cercato di convincermi a scappare, visto che ero l'unica ad avere il permesso di allontanarsi dall'isola.
Ma io non l'avrei mai fatto, avevo stretto quel patto con Arlong e non me ne sarei andata prima di aver saldato il debito. Così tutti saremmo stati liberi di andarcene. 
Sapevo che un giorno avrei preso il largo e navigato per l'oceano, solo così avrei potuto realizzare il mio sogno. 
Ma non era ancora giunto quel momento. Scappare era fuori discussione, ormai avevo preso la mia decisione, pur tra mille dubbi, e sarei andata fino in fondo.
Eppure ne ero certa: un giorno sarei salpata, avrei solcato l'oceano, visitato tante isole e avrei realizzato la mappa del mondo.

***

Dovevo scappare.
Dovevo andarmene da questo posto, ormai non riuscivo a sopportare mio padre, se così si poteva chiamare, e i miei fratelli.
Questa non è la mia famiglia, non può esserlo, altrimenti non mi tratterebbero così.
Come potrebbe un padre lasciare suo figlio chiuso in una prigione con una maschera che permette a malapena di respirare?
Ma non può finire così, non deve! Io voglio vivere, voglio imparare a cucinare e trovare l'All Blue.
So che esiste, lo sento, anche se tutto sembra provare il contrario.
Mamma, ovunque tu sia, so che mi sostieni e sei con me. 
Scapperò, e dimostrerò al mondo intero il mio valore.
E vedremo chi sarà a ridere alla fine.

***
Disteso accanto alla mia adorata Nami-san, con le gambe intrecciate nelle sue, la ammiravo mentre dormiva serena con un sorriso serafico in viso.
Non lo sapevo nemmeno io com'era potuto succedere, ma incredibilmente aveva iniziato a ricambiare i miei sentimenti. Proprio ora che sapeva da dove provenivo, qual era il mio passato. Non era spaventata, né delusa o arrabbiata.
E ora era qui, nuda accanto a me, e il resto non importava.
Mosse leggermente la testa e aprii piano gli occhi:
“Ehi, Sanji-kun, da quanto tempo mi guardi?” chiese con voce debole, ancora assonnata.
“Da sempre, Nami-san”. Non riesco mai a staccare gli occhi da te, avrei voluto aggiungere. E ora avevo quasi paura che se li avessi chiusi, mi sarei accorto che era tutto un sogno: pur di continuare a viverlo sarei rimasto sveglio di continuo.
Sorrise e appoggiò la testa al mio petto:
“Il solito idiota” sospirò, mentre il suo buon profumo di agrumi e di balsamo alla lavanda mi inebriava i sensi.
“Ci pensi mai, Sanji-kun, a cosa avresti potuto essere? Se ne è valsa davvero la pena di sopportare tutto?”.
Lei era l'unica della ciurma con cui parlavo liberamente del mio passato: ad alcuni, come Rufy e Zoro, non gliene importava nulla. Altri, come Chopper, quasi erano in imbarazzo a farmi troppe domande. 
Ma Nami no, lei aveva bisogno di risposte, lo capivo, e sapere che era lì pronta ad ascoltarmi, senza  giudicarmi, era liberatorio. Ora che non c'erano più segreti era il momento migliore per iniziare la nostra storia.
“Me lo sono chiesto più volte, Nami-san. Quando sono finito su quell'isolotto con Zeff, quando mi sono ritrovato nella sua cucina a pelare patate per interminabili ore, quando mi rimproverava perchè mi distraevo al lavoro... me lo sono chiesto spesso. Non c'è bisogno che ti dica quanto quella strampalata famiglia di cuochi bastardi sia importante per me, o di come l'incontro con Rufy abbia stravolto la mia vita e permesso di poter inseguire il mio sogno. Basta solo che tu sappia che da quel giorno, ogni volta che mi faccio questa domanda, penso al tuo sorriso. E non ci sono più dubbi: ne è valsa decisamente la pena”.  


۩   ®



Buonsalve nakama!
Scusate per il ritardo nell'aggiornamento, ma con settembre e con l'autunno tornano i vari impegni. Però spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto e possa essere sufficiente per farsi perdonare! Mi piaceva il confronto tra Nami e Sanji sul tema della fuga dalle loro condizioni: da un lato Nami, che potrebbe scappare ma non vuole farlo per salvare il suo popolo, dall'altra Sanji che non potrebbe scappare ma vuole farlo. Entrambi sostenuti da loro sogno. Poi beh, in realtà non so come siano andate le cose, se Sanji sia davvero riuscito a scappare oppure se l'abbiano abbandonato in mezzo al mare, ormai dai Vinsmoke mi aspetto di tutto.
E alla fine mi piaceva dare un po' di soddisfazione al povero cuoco, che ho sempre più voglia di abbracciare ogni capitolo che passa! Ma lo faccio fare a Nami, direi che il cuoco la preferisce ;) 
Grazie a tutti quelli che seguono e recensiscono!
A presto, un grande abbraccio.
Namirami




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Capitolo 7
*** Day 7 - Give and receive ***


Day 07 ~ Give and Receive 


(You taught and I have learnt)




"Non fatevi tentare da ciò che luccica, ma solo da ciò che illumina".
A. Santoro.



Dare per ricevere.
È questo che Nami aveva imparato sin da piccola.
Se volevi qualcosa, dovevi pagare un prezzo. E generalmente tanto più tenevi a quella cosa, tanto più il prezzo era alto.
E poi aveva conosciuto una strana ciurma di pirati e aveva scoperto che per rarissime persone non era così. Che qualcuno ti donava senza aspettarsi che tu gli dessi qualcosa, solo perché riteneva che fosse giusto farlo.
E aveva conosciuto lui. Sanji, con quei suoi modi sempre gentili, con il suo fare sempre galante, con quel suo modo sincero di offrirle qualsiasi cosa, da una semplice fetta di torta alla sua stessa vita.
E nemmeno una volta le aveva chiesto qualcosa in cambio. Beh, certo, era chiaro a cosa aspirava il cuoco più di ogni altra cosa: la desiderava e non faceva nulla per nasconderlo. Ma Nami sapeva che lui non avrebbe osato farle nulla senza il suo permesso. 
Anche ora che lo guardava di nascosto, poteva percepire quanto fosse generoso il suo animo. Era seduto accanto ai suoi fieri ed altezzosi fratelli, ma il suo sguardo e il suo modo di rivolgersi agli altri era diametralmente opposto a quelli dei Vinsmoke.
Lei, Rufy, Chopper e Carrot erano riusciti ad introdursi di soppiatto al Tea Party di Mama e stavano aspettando il momento giusto per agire. O meglio, lei stava aspettando, mentre i suoi compagni, soprattutto il capitano, erano impazienti di uscire allo scoperto.
“E dai Nami, quanto dobbiamo aspettare ancora? Voglio solo parlare con Sanji!”.
“Vuoi fare un po' di silenzio una volta tanto? Non è ancora il momento”.
Riportò lo sguardo da Rufy a Sanji: sospirò, pensando che anche lei desiderava tanto parlargli. Ma aveva paura che una sola mossa falsa avrebbe potuto compromettere tutto, rendendo vani gli sforzi che avevano fatto per arrivare così vicino al cuoco. Si era resa conto dallo scontro con Craker che aveva sottovalutato gli imperatori, il loro potere era molto più forte rispetto a quello dei membri della Flotta dei Sette. E ora bastava una sola mossa falsa e avrebbero perso miseramente... e Sanji non sarebbe più tornato, sposandosi con Pudding.
Si ricordò dell'ultima conversazione avuta con Robin.

“Sei sicura di voler andare, Nami-san?”
“Si, Robin. Devo andare, è il minimo”.
“Lui non ti chiederebbe mai di rischiare così tanto”.
“Lo so, ma...”.
“Senti di doverlo fare, vero?”.
Rispose di sì con un cenno del capo.
“Buona fortuna, allora. E non lasciartelo scappare più”.
“Robin non farti strane idee. È solo...”.
“Lo so, Nami-san. È solo che si tratta di Sanji-san”.


Già, si trattava di Sanji. Il suo schiavetto personale, sempre pronto a soddisfare ogni sua richiesta, a volte prima ancora che lei stessa la formulasse ad alta voce. E sapeva bene che non le avrebbe mai chiesto nulla, ma si sentiva in dovere di essere lì, dopo tutto quello che lui faceva per lei.
“Nami abbiamo un problema” le sussurrò Carrot.
Si voltò verso la sua compagna:
“Che tipo di problema?”.
“Rufy... sta parlando ora con Mama, con tutti i Vinsmoke che lo guardano minacciosamente”.
I suoi occhi si dilatarono al massimo: maledizione! Si era distratta con i suoi pensieri e non aveva sentito che il capitano si stava allontanando dalla loro postazione. Lo poteva ben vedere: era in piedi davanti a tutti gli invitati senza ascoltare le voci che gli intimavano di andarsene. Dopo qualche breve scambio di battuta con Big Mom, si rivolse a Sanji. Ma prima che potesse parlargli iniziò il parapiglia: alcuni dei soldati della Germa attaccarono il capitano che li respinse senza difficoltà.
Poi Carrot raggiunse Rufy per dargli una mano ed i nemici si scagliarono contro di lei, mentre ci urlava di raggiungerla.
Ecco. Così ora sapevano tutti che c'erano anche loro, si disse Nami.
Mentre Chopper correva nella confusione generale, sospirò sconsolata: per una sua piccola distrazione tutto stava andando a rotoli.
“Maledizione!”.
Iniziarono a volare sedie e tavolini e fece fatica a riconoscere dove erano i suoi amici.
Prima ancora che potesse fare qualcosa, sentì dei passi gentili ma affrettati avvicinarsi a lei.
Non ne ebbe timore, anzi: erano familiari, di qualcuno che aveva voglia di arrivare il più velocemente possibile da lei, ma senza spaventarla.
“Nami-san!”.
“Sanji-kun!”.  
“Che ci fai qui?”.
“Potrei farti la stessa domanda”.
“Ah, già... hai ragione come sempre” disse grattandosi la testa.”Ho tante cose da raccontarti” aggiunse umilmente.
“Ci puoi scommettere. E non mi accontenterò di spiegazioni vaghe, intesi? Come hai potuto nascondermi tutto questo?”.
“Nami-san, non hai idea di quanto questa gente possa diventare pericolosa e vendicativa”.
“Sono cresciuta con gente pericolosa e vendicativa. Credevo che non ci fossero segreti tra noi. Io non sono chiunque”.
“Certo che no Nami-san”. 
Oh, lei non era affatto chiunque per Sanji e lui ne era ben consapevole: era l'amore della sua vita. E avrebbe dato qualsiasi cosa perché fosse lei la sua promessa sposa, anche se non è così che dovevano andare le cose tra di loro. Non avrebbe mai accettato di sposarla con un matrimonio programmato da altri. Doveva essere una sua libera e spontanea decisione.
“L'ho fatto solo...”.
“... solo per proteggermi. Come se non ti conoscessi”. Gli disse con un tono duro e dolce al tempo stesso.
“Non merito il tuo aiuto Nami-san”.
Lo guardò e sospirò ancora, pensando a quante volte lui le aveva offerto il suo aiuto senza che lei lo meritasse.
“Già, non te lo meriti. Ma tu me l'hai insegnato”. La guardò un po' confuso, eppure sentiva che si stava creando qualcosa di speciale tra loro. Erano gli occhi di Nami che glielo dicevano: non l'aveva mai guardato così.
“Ora andiamo ad aiutare gli altri, poi avremo tutto il tempo per le spiegazioni”.
“Forse avrò bisogno di qualche spiegazione anche io, Nami-san”.
“Se farai il bravo...”.
“... e se non sposerò Pudding?” aggiunse lui, cogliendo una speciale luce nelle iridi della compagna.
“Anche io ti conosco” le disse con voce calda e calma.
Nami sorrise lievemente avvicinandosi ancora di più a lui e riducendo la distanza tra di loro ad un soffio:
“Allora non serviranno tante parole” gli sussurrò.
Sanji spalancò gli occhi, ancora non del tutto convinto di aver capito le reali intenzioni di Nami, perché gli sembrava troppo bello per essere vero.
Poi però Nami si sporse verso di lui e, sempre nascosta dalla confusione generale, gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
E Sanji fu certo che non sarebbero servite tante parole.



۩   ®



Carissimi lettori buonasera!
Scusate la lunga assenza, speravo di concludere prima questo piccolo progetto ma poi si sono accavallati alcuni impegni. Ma per il prossimo capitolo, che sarà anche l'ultimo, mi impegno a non farvi aspettare troppo!
Intanto sono curiosa di leggere le vostre impressioni su questo: lo so che l'ambientazione nella saga in corso sta diventando frequente, ma del resto è un'occasione troppo ghiotta.
Un forte abbraccio a tutti, a presto!
Namirami

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Capitolo 8
*** Day 8 - Thank you ***


Day 08 ~ Thank you 


(A surprise for you)



"Tu meriti molto di più. Ti meriti qualcuno che ti ami con tutto il cuore. Qualcuno che pensi a te costantemente, qualcuno che passi ogni minuto di ogni giorno a domandarsi che cosa stai facendo, dove sei, con chi sei, se stai bene. Hai bisogno di qualcuno che ti possa aiutare a realizzare i tuoi sogni e che sia in gardo di proteggerti dalle tue paure. Hai bisogno di qualcuno che ti tratti con rispetto, che ami tutto di te, soprattutto i tuoi difetti. Dovresti avere accanto qualcuno che ti possa rendere felice, davvero felice, spensieratamente felice. Non avrei dovuto sprecare tutti questi anni senza di te."
"Where rainbows end" Cecelia Ahern.





“Dov'è? Dov'è quel disgraziato?”.
Le urla di Genzo ruppero la quiete del mio ristorante costruito nell'All Blue prima ancora che potessi vederlo.
Sapevo che l'incontro con lui non sarebbe stato facile. Nami e io avevamo da poco annunciato il nostro matrimonio e Nojiko, Genzo e il dottore di Coconout Village erano appena sbarcati sull'isola dell'All Blue dove avevo costruito il mio ristorante e dove Nami e io vivevamo ormai da sei mesi. 
Immaginavo che Genzo avrebbe voluto delle spiegazioni, ero ben consapevole che considerava Nami come sua figlia e nonostante le rassicurazioni della mia futura moglie non sarebbe stato semplice.
Inutile nascondersi o rimandare ulteriormente il faccia a faccia: andai alla porta del ristorante e feci appena in tempo a vedere Nami e Nojiko che si salutavano, che fui letteralmente assalito da Genzo:
“Ah, eccoti qui! Ora faremo un bel discorsetto!” annunciò l'uomo appena mi vide, prendendomi per un braccio e allontanandomi dal resto del gruppo.
Vidi Nami farmi uno dei suoi sorrisetti furbi – Dio, quanto era bella quando sorrideva così – per poi iniziare a parlare con la sorella.
“Ho bisogno di parlare in privato con te, giovanotto!”.
“Sì, sì certo: apri la prima porta a destra, dà su una stanzetta in cui potremo parlare, tranquillamente”. Rimarcai l'ultima parola per cercare di stemperare l'animo dell'uomo.
Una volta dentro, chiusi la porta e Genzo si sedette su una sedia, appoggiando i gomiti sul tavolino e mettendo la faccia tra le mani:
“La mia bambina! La mia bambina!” iniziò a piagnucolare.
“Genzo, so che non mi conosci bene ma ti assicuro che non c'è motivo per...”.
“Ah, non pensare che tu me la possa portare via così, sai?” disse alzandosi.
“Ti assicuro che non c'è bisogno di preoccuparsi”.
“Ah no?! Sappi che non ti perderò mai di vista! Ti terrò sotto controllo, non potrai mai farle del male o approfittarti di lei o...”. Continuò ad elencare tutta una serie di cose negative che avrei potuto fare a Nami e capii che era giunto il momento di intervenire:
“Genzo, ti prego lasciami parlare! Sediamoci e discutiamo da uomo a uomo”. Si arrestò e mi fissò negli occhi: lo convinsi, smise di parlare e si sedette. Io mi accomodai sulla sedia posta di fronte alla sua, solo il tavolino ci separava.
“Tu ed i tuoi amici ci avete liberato dai nostri oppressori, per questo vi saremo grati per sempre e non potremo mai sdebitarci abbastanza. Ma questo non ti dà alcun diritto di...”.
“Genzo” dissi in tono fermo. Di nuovo mi guardò dritto negli occhi, sostenni il suo sguardo e credo che lesse qualcosa nei miei occhi, perché smise di parlare.
“Genzo, io amo Nami. Mi sono innamorato di lei dal primo momento che l'ho vista e in tutti questi anni questo sentimento non ha fatto che crescere. Sono follemente innamorato di lei. E' una ragazza così talentuosa, intelligente, furba, forte, sempre pronta a schierarsi dalla parte dei più deboli e a sacrificare la sua stessa vita per le persone che ama. E per qualche assurdo e inspiegabile motivo, lei ricambia il mio sentimento e ha accettato di diventare mia moglie. Non so come sia potuto avvenire questo miracolo, ma c'è una cosa che so e che ti prometto: quello che voglio fare è starle accanto, perché farla felice e vederla sorridere è ciò che dà senso alla mia vita. È questo quello che desidero fare. Da qui fino alla fine dei giorni”.
Ci furono dei minuti di silenzio, in cui Genzo sembrò riflettere su quanto avevo detto e sperai con tutto me stesso che mi credesse. 
“Immagino che in questi anni abbiate dovuto affrontare molti scontri. L'hai protetta? Hai rischiato la tua vita per lei?”.
“Ogni volta”.
“Sai, quando Nami era piccola, quando Bellmer... Quando Arlong arrivò, cercammo di frenare Nami e Nojiko prima che potessero tornare a casa. Avrei voluto che fossero bambine docili, miti, obbedienti, così da convincerle a fare la cosa che mi sembrava più sensata. Ma non è stato così, loro non sono così. Nami è rumorosa, dinamica, si lancia nelle avventure. Nami è un uragano. E non puoi sopprimerla. Lo capisci, ragazzo? Sei disposto ad accettarla così?”.
“E' per questo che la amo”.
Iniziò a singhiozzare:
“Grazie! Grazie! Grazie!” mi disse stringendomi le mani per poi abbracciarmi.
“Grazie! Per averla protetta, per averla fatta sorridere. Per amarla! Grazie!”.
Ricambiai l'abbraccio sorpreso per la piega presa dalla conversazione.
“Ma sappi che continuerò a tenerti d'occhio! E se dovesse sparirle il sorriso, ti riterrò responsabile e ti verrò a cercare!”.
“Me lo ricorderò. Farò l'impossibile affinché sia sempre sorridente. Lei si merita qualcuno che la sostenga e la aiuti nei momenti di difficoltà. Che si preoccupi per lei e che la rispetti. Che la ami, soprattutto per i suoi difetti. E che la faccia sorridere sempre: e credimi, morirei per quel sorriso”.

Due ore dopo.

Mentre fumavo una sigaretta seduto in terrazzo, sentii i passi gentili di Nami avvicinarsi.
“Allora come è andata?” mi chiese sedendosi sopra di me.
“In modo... inaspettato direi. Ma è davvero un grande uomo e, tutto sommato, credo mi abbia accettato. Ma lo sapevi già, vero?”.
“Ho da poco parlato con Genzo. E sì, l'hai conquistato”.
“Non vedo l'ora di diventare tuo marito, Nami-san. Ho sprecato fin troppo tempo senza di te”.
Sorrise, con quel suo modo dolce che avrebbe potuto sciogliere un iceberg:
“Dovrai smettere di fumare, Sanji-kun. E anche di bere, perché io non potrò farlo per vario tempo e tu mi farai compagnia”.
“C-cosa? Aspetta vuoi dirmi che... Intendi dire...”.
“Intendo dire che sono incinta. Aspettiamo un bambino, Sanji-kun”.
“Oh mio Dio Nami-san! Oddio, grazie! Grazie! È il più bel regalo di matrimonio che potessero farmi!”. Sentii il suo cuore battere veloce mentre la stringevo a me.
“Beh, forse ce lo siamo fatti a vicenda questo regalo. Grazie anche a te”.
Poi l'avremmo detto a tutti e ci sarebbero state le grida e i festeggiamenti.
Ma quel momento era solo nostro: mentre abbracciavo la mia adorata Nami-san e il nostro bambino, gustai l'essenza pura della felicità. 


                        ۩   ®

Ed eccoci alla fine di questa piccola raccolta! Pensavo da tempo a questo dialogo tra Sanji e Genzo, che adoro come personaggio e che cercherò di re – inserire. E l'idea del bambino mi sembrava carina per terminare questo lavoretto. 
Ora è tempo di aggiornare “Mille splendidi soli” e, visti gli spoiler del prossimo capitolo, credo ci saranno motivi di ispirazione.
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno seguito, letto e recensito queste storielle: grazie davvero!
E ora a voi la parola cari lettori!
Un fortissimo abbraccio.
Namirami

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