L'Ordine Dei Cinque Elementi, a cura del maestro Takeshi Inazuma

di Takeshi Inazuma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kaze to Kasai, il codice d'onore dei ninja ***
Capitolo 2: *** La mia prima volta nell'ordine ***
Capitolo 3: *** Le armi del ninja ***
Capitolo 4: *** Vestiario del ninja ***



Capitolo 1
*** Kaze to Kasai, il codice d'onore dei ninja ***


L'Ordine Dei Cinque Elementi.
L'Ordine che protegge gli umani dagli yokai ostili, e nasconde alla loro vista quelli benevoli o neutrali...
Ma parleremo più avanti del'Ordine, ora vorrei parlarvi invece del codice d'onore dei ninja dell'Ordine.
Molti credono che i ninja non avessero onore. Che non fossero altro che spie, o spietati assassini. Meglio che pensino sia così, allontana i sospetti.
Ma adesso mi rivolgo a voi, che siete venuti qui, avete scelto questa storia non tanto, pensando ad una mera favola per bambini, ma perché vi risveglia qualcosa. Questa guida vi aiuterà a trovare l'uomo dall'occhio rosso, o a non spaventarvi se sarà lui a trovare voi.
Per prima cosa, in questo primo capitolo, vi narrerò una leggenda.
Un giorno, tanto tempo fa, un ninja e un samurai si ritrovarono a passare su uno stretto ponte, ma da direzioni opposte. Uno dei due avrebbe dovuto per forza strisciare lungo il bordo, rischiando anche di cadere nelle tortuose acque del fiume.
Il ninja si stava già preparando ad estrarre la spada, quando il samurai si accostò per lasciarlo passare.
Il ninja quindi, si stupì, e chiese confuso al nobile guerriero -perché mi lasci passare senza combattere. Non hai un onore da difendere?-
Il samurai sorrise, e con voce gentile disse -oh, ma è; proprio così. Ho un codice d'onore, il bushido, e il codice dice chiaramente che bisogna essere gentili con tutti. La gentile cortesia, il rei (礼). Il miglior combattimento è quello evitato.- e così dicendo, passò sul ponte accostato al bordo, permettendo al ninja di passare al centro in tutta sicurezza.
La risposta del samurai lo aveva fatto riflettere.
Lui non aveva un codice d'onore. Lui uccideva, rubava, commetteva atti che (detto fra noi) preferirei non descrivere.
Si sentì malissimo. Si sentì sporco, senza onore. Un codardo.
Voleva espiare le sue colpe, mettersi al servizio dell'umanità, ma come?
In paese si narrava di un saggio dragone che viveva in una fonte alle pendici del monte Fuji. Il drago si chiamava Kaze To Kasai (風と火災), che vuol dire vento e fuoco
Il ninja intraprese un lungo viaggio per arrivare a questa fonte. Chiamo a gran voce il drago
-Oh grande Kaze To Kasai- urlava -ho bisogno della tua saggezza. Ti prego, aiutami maestosa creatura celeste-
Il drago rispose alla sua chiamata, e spuntò fuori dalle acque della fonte. Era lungo, privo di ali, sebbene volasse ugualmente, ed era ricoperto di squame dorate di carpa. Egli parlò.
-Ponimi la tua domanda dunque, e riceverai la mia risposta.-
-Ho conosciuto un samurai il cui codice d'onore, il bushido, gli impone la gentilezza, e non so quali altri valori. Io ho disonorato me stesso, e la mia famiglia. Ti prego, dimmi cosa fare per rimediare.-
-Cerca una casa, da qualche parte nel bosco, sii gentile e cortese, fatti ospitare per la notte.- rispose la saggia creatura.
-Tutto qui? Sul serio?- chiese confuso il ninja, ma Kaze To Kasai si stava giù inabissando.
Allora il ninja si mise alla ricerca della casa, e la trovò il giorno dopo.
Quando bussò alla porta, gli aprì una dolce fanciulla. La sua bellezza era straordinaria.
Non portava gioielli, tranne per una grande collana che le copriva gran parte del collo.
La fanciulla lo invitò ad entrare e gli offrì da bere e da mangiare.
Oramai il sole stava calando, così il ninja chiese se poteva restare per la notte. Lei acconsentì con un caldo sorriso.
Nella notte, il ninja sentì dei rumori. Pensò si trattasse di intrusi, così prese la sua spada e uscì dalla camera.
Quando vide cosa facesse quei rumori impallidì. La testa della giovane donna fluttuava nella stanza, con un ghigno malefico che ne deturpava la bellezza. Dunque ella era una nukekubi!
Una creatura assimilabile in alcuni aspetti al vampiro occidentale, in quanto ella succhia il sangue delle sue vittime dormienti. Anche se la sua testa di notte si stacca dal corpo e fluttua alla ricerca di vittime.
Il ninja tentò di attaccare la testa, ma era invulnerabile. Corse allora nella sua camera, sbarrandola con la spada. La stanza non aveva finestre, e quando la nukekubi si accorse di non poter entrare uscì dalla casa, alla ricerca di altre vittime.
Quando il ninja fu certo che se ne fosse andata uscì. Sapeva come uccidere quel tipo di yokai (perché è così che vengono chiamati gli spiriti).
Entrò nella camera della fanciulla e vi trovò il suo corpo decapitato. Lo prese, lo portò fuori e lo nascose in mezzo a dei cespugli. Poi rientrò nel suo rifugio. Passarono diverse ore, poi si sentirono dei rumori. La testa della nukekubi era tornata.
La sentì entrare nella stanza vicina, e non trovandone il corpo doveva essersi agitata. Sbatteva ai mobili e alle pareti. Uscì fuori a cercarlo, ma era nascosto bene. Poi, a salvarlo fu Amaterasu, la dea del sole. Vide i raggi del giorno filtrare attraverso la porta del suo nascondiglio. I rumori della testa erano spariti. Uscì dal suo rifugio e andò a cercare il corpo della fanciulla. Non c'era più. Al suo posto c'era solo un cumulo di cenere. Non distante c'era un altro cumulo più piccolo, la testa. Ancora un po' e l'avrebbe trovato.
Tornà dal drago, ma al suo posto trovò una fanciulla bellissima con un kimono dorato.
Si avvicinò a lui, e parlò con voce gentile.
-Mi chiamo Taiyōkō-sen- disse. Per la precisione,Taiyōkō-sen vuol dire "raggio di sole" -Kaze To Kasai è tornato a servire gli dei, come faceva prima che quella strega gli impedisse di ritornare in paradiso. Ti ringrazia, e vuole farti un dono- toccò con la sua mano esile la fronte del ninja.
-Cosa mi hai fatto- chiese il ninja stordito
-Ora conosci un arte marziale mai insegnata ai mortali. Ora tu hai l'hono (炎) la fiamma. Quest'arte si chiama Ninjutsu.
Insegnala a nuovi allievi, cerca coloro che come te, hanno ricevuto l'hono per aver aiutato gli dei-
Il ninja sentì un rumore in un cespuglio, e per questo si girò. Quando tornò a guardare la fanciulla, quella era sparita.
Che fosse Amaterasu in persona? Il ninja non lo seppe mai, ma fondò un ordine, che si sarebbe chiamato Ordine Dei Cinque Elementi. Sia perché l'hono permetteva di controllare i cinque elementi fondamentali (fuoco, acqua, terra, aria, fulmine), sia perché colore che accolse, i primi possessori dell'hono, erano cinque.
Incise su tavole di pietra un codice d'onore che, in onore del saggio drago che lo aveva aiutato a redimersi, chiamò Kaze To Kasai.

Voglio riportarvi qui sotto il codice, che io stesso ho tradotto dall'antico alfabeto kanji:

1. Non rivelare mai a nessuna creatura senziente il tuo stato di ninja, eccetto i possessori dell'hono e le creature del mondo degli spiriti.
2. Non usare mai un qualsivoglia oggetto di offesa contro un innocente, eccetto per legittima difesa, o se la sua morte garantirebbe la vita a tante altre persone.
3. Non familiarizzare mai con una creatura per natura ostile, per quanto essa possa apparire docile e benevola, poiché essa neanche volendo potrebbe mai alterare la propria natura. Ricordati che l'apparenza inganna. (questo l'ha imparato dalla sua esperienza con la nukekubi)
4. Non rivelare mai agli umani l'esistenza degli yokai e del mondo degli spiriti.
5. Dai la vita per salvarne altre, ma non buttarla senza ragione. Non c'è disonore nella fuga, se fatta per salvare altre vite.
6. Che il tuo elemento sia il fuoco o il fulmine, che il tuo protettore sia Amaterasu o Susanoo, ricordati di usare i tuoi poteri solo a fin di bene. Onora l'hono. Non è fatto per mietere vite, ma per proteggerle.
7. Onora il tuo maestro, poiché solo la sua esperienza saprà condurti sulla via della luce, ma onora il tuo allievo, poiché soltanto la sua memoria potrà portare avanti il tuo ricordo.
8. Non lasciare che il cuore ti ostacoli, fatti guidare dal cervello. Congela le emozioni in battaglia, non lasciarti guidare da loro nella pace.

Che dire? Una leggenda bella, anche se alcune cose non le ho capite. Ad esempio, perché la nukekubi sarebbe stata così stupida da mettere il ninja in una stanza senza finestre. Sarebbe stato più facile per lei mangiarlo, se avesse dormite nel salotto.
Forse non sarete d'accordo su alcuni punti del codice. Io per esempio non riesco mai a ricordarmi del punto otto. Sebbene abbia giurato, più di una volta sono andato molto vicino a infrangere il codice.
Nel prossimo capitolo vi racconterò della mia prima volta nell'Ordine. Avevo otto anni e...

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Capitolo 2
*** La mia prima volta nell'ordine ***


Era il lontano 1999, quando sono arrivato per la prima volta al Palazzo Del Sole (Taiyō No Kyūden). Avevo solo otto anni.
Avevo fatto un lungo viaggio per arrivare fin lì. Dovete sapere infatti, che il palazzo sorge sulle cascate Shiraito (白糸の滝 Shiraito no taki), sul Monte Fuji, tra le prefetture di Shizuoka e Yamanashi. Per chi non conoscesse questi posti, diciamo che si trova più o meno sulla costa sud-orientale dell'arcipelago giapponese, bagnata dall'oceano Pacifico (la costa, non il monte).
Comunque. Dovete sapere che ho perso i genitori quando avevo sei anni. Nessuno mi voleva credere, ma erano stati uccisi da un perfido aka-oni (oni rosso), creatura di cui parleremo nei prossimi capitoli.
Figurati se gli abitanti della città di Hiroshima mi avrebbero mai creduto. Io ero l'occidentale, il mezzosangue. Già, perché mia madre (Ella Jones) non era giapponese come mio padre, Takehiro Inazuma, uno degli uomini più ricchi del Giappone, discendente dagli antichi Shinpan (ovvero i daimyo, ossia i signori feudali, che erano imparentati con lo shogunato Tokugawa).
Andai a vivere dai miei nonni paterni, Takeshi Inazuma e Aiko Inazuma.
Abitavano in un'enorme villa appena fuori da Hiroshima. Non avevano mai approvato il matrimonio di mio padre con una straniera, ma non mi trattarono male. Non mi fecero mancare niente, mi educarono, mi fecero partecipare agli eventi dell'alta società (ad esempio la cerimonia del thè. Non vi consiglio di provarla. Immaginate di stare in ginocchio per ore senza potervi muovere).
Lui sapeva che io avevo l'hono.
Ce l'aveva lui, mio padre, il mio bisnonno...
La famiglia Inazuma discende dai primi sei possessori dell'hono della leggenda. Non so bene quale di essi. Mio nonno diceva fosse il ninja protagonista della leggenda, quello che aveva inciso il codice Kaze To Kasai sulle tavole di pietra. In realtà preferirei discendere da quella che aveva aiutato Susanoo a ritrovare la sua mistica spada, e che poi l'avesse ricevuto in dono dal kami (divinità), oltre ai poteri dell'hono. Ma non importa ora.
Un volta che ebbi raggiunto gli otto anni, quando inizia l'addestramento da ninja, mi disse che avrei dovuto raggiungere il Palazzo Del Sole, sulle cascate di Shiraito. Sì esatto, da solo. Mi caricò in spalla un grosso zaino con le provviste, tipo riso, carne, bottigliette d'acqua. 
Lo so cosa direte: Ma come! I tuoi nonni ti hanno lasciato andare da solo da Hiroshima a Shizuoka a otto anni?! Vi capisco. Ma non dimenticatevi che io ho l'hono. Non sapevo usarlo, questo è vero.
Dovete capire che secondo le antiche tradizioni, avrei dovuto dimostrare di essere degno. E poi, pensateci. Un bambino che viaggia da solo. Anche se non fossi riuscito ad arrivare, probabilmente in molti sarebbero stati disposti a darmi il loro aiuto per tornare a Hiroshima.
Per quanto riguarda i mal intenzionati, l'hono mi avrebbe comunque protetto. Avrei potuto atterrare in una mossa qualunque comune mortale.
Comunque, dopo parecchi giorni di marcia raggiunsi finalmente le pendici del monte Fuji.
Oramai avevo finito il cibo, e avevo fame.
Fu allora che la vidi. Era una volpe. Si avvicinò a me, senza paura, comportamento alquanto  insolito per un animale selvatico. Notai però un particolare. La volpe stringeva tra le fauci una grossa perla.
Ella corse via, e io la seguii. Passò l'intera giornata, e verso sera la volpe si posò davanti a delle cascate. Le cascate Shiraito!
Sopra di esse sorgeva un tempio alquanto singolare.
Si trattava di diversi edifici che sorgevano ognuno su una roccia diversa delle cascate.
Erano edifici antichi, lo stile era quello dei monasteri shintoisti.
Questi erano collegati fra di loro da ponti di legno dipinti di rosso.
Era primavera, e visto che le cascate sono ben distanti dai ghiacciai perenni che si trovano sulla punta, tutt'intorno era verde e rigoglioso. 
Appena di fianco alle cascate sorgeva un boschetto di ciliegi in fiore.
In piedi su una roccia c'era un vecchio.
Era giapponese, con una barba grigia che gli arrivava al petto, i capelli legati in una piccola crocchia.
Indossava un kimono bianco. Sopra di esso portava un haori, il soprabito che arrivava alla coscia, anch'esso bianco, con una leggere fantasia a griglia diagonale.
Aveva un hakama (si tratta di una specie di pantalone, ma così largo da sembrare una gonna) pieghettato bianco, con un motivo a righe strette verticali nere. 
L'haori era stretto con un haori-himo, una corda per stringere appunto l'haori, decorata con una nappa bianca.
Ai piedi calzava i tabi, i calzini corti bianchi, con l'alluce separato, e sopra di essi non aveva i classici zori, i sandali formali, ma aveva i waraji, ossia i sandali di corda usati dai monaci, un tempo calzature dei contadini giapponesi.
Portava una katana alla cintura (in realtà era un ninjato, la spada dalla lama dritta, ma io ancora non lo sapevo)
Mi guardò negli occhi. Aveva uno sguardo penetrante, come se ti stesse scrutando l'anima.
La volpe scappò.
-Ehm... buongiorno- dissi con un inchino (se ve lo state chiedendo, sì, quel buongiorno è la traduzione di "konnichiwa") -non vorrei disturbare, quella volpe mi ha condotto qui e io...-
-Se il dio Inari ha mandato una kitsune a guidarti al Tempio Del Sole, non sei un mortale smarrito-
-Inari? Il dio shintoista del riso e dell'agricoltura? Perché avrebbe dovuto mandare una delle sue messaggere a guidare me? Riguardo al mortale avrei qualche dubbio, ma sono smarrito eccome- dicevo, senza smettere di inchinarmi. Ero un bambino timido. E avevo appena scoperto che uno degli dei più amati dai giapponesi aveva mandato uno yokai per guidarmi, sapete com'è...
-Come ti chiami- chiese il vecchio
-Mi chiamo Ta-takeshi Inazuma- risposi, indovinate, inchinandomi un altra volta.
-Inazuma... mi dispiace per quello che è successo- mi disse chinando il capo.
-Si riferisce a...-
-Conoscevo i tuoi genitori. Due dei ninja più abili che avessi mai incontrato-
-Avevano anche loro l'hono?-
-Oh sì, la fiamma- rispose.
-Vo-voi chi...-
-Sono il maestro Ishigawa Goemon-
-Goemon... tipo il samurai di Lupin?- chiesi.
Lui sorrise -come il leggendario ninja del 1500 in realtà. Al tuo servizio- disse saltando dalla roccia e atterrando davanti a me, con un agilità decisamente inaspettata per un vecchietto.
-ma quindi l-lei avrebbe...-
-più di quattrocento anni. Quattrocento quarantuno per la precisione-
Ricordo che rimasi a bocca aperta.
-Immagino tu sia venuto qui per addestrarti. A quale scopo se posso chiedertelo-
Assunsi una specie di ringhio. Avete presente l'espressione che Eren Jaeger ha nell'ottanta percento del manga de "L'Attacco Dei Giganti"? Ecco, tipo così.
-Voglio vendicare i miei genitori! Voglio essere in grado di rispedire quegli stupidi yokai da dove sono venuti- il tono era meno sicuro di quanto possa sembrare dalle parole in realtà.
Lui non si scompose. In effetti per un bambino educato in Giappone erano parole di una maleducazione inaudita, quindi la sua disinvoltura era notevole.
-Singolare Takeshi. In genere ci si addestra per il proprio nobile lignaggio, e tu, rampollo di una delle più nobili famiglie di ninja del mondo, vuoi diventare ninja per vendetta-
Io avevo capito poco di quello che aveva detto, in realtà, ma credo voi comprendiate.
Avrà visto quanto fossi confuso, alche disse -non ti preoccupare, ci sarà tempo per capire. Ora entriamo nell'edificio principale- e così dicendo, saltò su una delle rocce più in basso (tipo tre o quattro metri), dove si trovava il primo edificio. Io mi arrampicai, e dopo un po' lo raggiunsi.
L'edificio non era niente di speciale, conteneva solo delle armi. Katane, ninjato e altre armi erano disposte ordinatamente. Il maestro Ishigawa (lo chiamerò così d'ora in poi) mi spiegò che quella era l'armeria. Attraversando un ponte che attraversava una cascata arrivammo in un'altro edificio, molto più in alto dell'altro. Entrati, mi accorsi di quanto fosse spazioso. Era occupata da centinaia di tavoli bassi, ognuno dei quali aveva quattro cuscini intorno. Quella era la mensa. Ora era occupata solo da qualche persona. Uno era vestito con un kimono da karate nero, e il volto era coperto da una maschera da ninja, un'altro indossava un kimono diverso, più simile a quello di un samurai, e un altro ancora, anzi, un'altra, indossava una corazza blu sopra una tuta nera.
Attraversarono un altro ponte, raggiungendo un edificio ancora più in alto. Questo conteneva parecchi cuscini, e su ognuno di essi c'era un tipo (ognuno di età differente) che meditava. C'era anche una bambina cinese, che avrà avuto più o meno la mia età.
Il maestro si avvicinò a lei, che faceva evidente fatica a rimanere concentrata.
-Lo trovi un esercizio difficile Shan?- chiese con voce gentile.
La bambina aprì gli occhi -si maestro-. Ecco una cosa che non avevamo in comune. Sapeva riconoscere di non essere capace di fare qualcosa.
-Per adesso puoi smettere, perché non mi aiuti a mostrare il tempio a Takeshi?- disse girandosi verso di me.
La bambina mi sorrise -Mi chiamo Shan Long Jin- disse. Io mi inchinai (si va bene, ero fissato con gli inchini, ma provate voi a crescere in mezzo all'alta società giapponese).
-Mi chiamo Takeshi Inazuma.
-Quindi imparerai a padroneggiare il fulmine?- mi chiese ("inazuma" in giapponese vuol dire fulmine). Io ero visibilmente confuso, dunque il maestro Ishigawa intervenne.
-Shan, Takeshi non sa ancora molto dei poteri dell'hono, dobbiamo portarlo all'edificio principale- e così dicendo uscì dall'edificio e si diresse sul ponte rosso che conduceva direttamente dietro una cascata. Da ogni roccia partivano duo o tre ponti, ma quello in particolare era quello che portava più in alto. Arrivati davanti alla cascata il maestro e Shan entrarono senza esitazione, e io gli imitai.
Ci ritrovammo in uno spiazzo di roccia, con una grande gong al centro.
In fondo allo spiazzo c'era un'altro edificio, ma molto più grande di quelli visti fin'ora.
Entrammo. C'era subito una stanza affollata. Al centro della stanza c'era una specie di scrivania, con un uomo anziano i kimono che scriveva tranquillamente degli ideogrammi su antiche pergamene. Non aveva i lineamenti asiatici, e notai che anche altri in quella sala erano occidentali. Il maestro Ishigawa si avvicinò a lui -maestro Olson, questo è Takeshi Inazuma- a sentire quel nome il vecchietto si alzò dalle sue pergamene e mi guardò.
-Oh my goodness- esclamò in inglese, ma poi passò al giapponese -dunque sei il discendente della famiglia Inazuma. Wonderful.-
Un po' di inglese lo conoscevo, visto che mia madre era di Detroit, anche se in realtà non è che ci volesse un traduttore internazionale.
-Ehm... perché è wonderf... cioè, perché è meraviglioso maestro Olsen?-
-Il tuo lignaggio. La tua discendenza. E' una cosa straordinaria-
Dovevo essere particolarmente confuso, allora il maestro Ishigawa mi spiegò -il maestro Olsen si occupa degli alberi genealogici di ogni famiglia in possesso dell'hono.-
-Quindi ad essere impressionante e il mio cognome?- chiesi
-Oh, no. Ad essere impressionante sono i tuoi antenati caro Takuro-
-Takeshi, signore- lo corressi.
-Takeshi, naturalmente-.
Ci dirigemmo in un'altra stanza, poi in un'altra ancora. Ognuna aveva al suo interno parecchie persone.
Scusate se la descrizione delle stanze è tirata via, ma descriveremo meglio il tempio nei prossimi capitoli.
Raggiungemmo una stanza chiusa.
Quando entrammo, vidi che conteneva due grosse tavole di pietra, scritte in una lingua incomprensibile.
Adesso questo passaggio lo salto, perché il maestro raccontò la storia del codice e la leggenda del ninja, che io vi ho anticipato nel capitolo precedente.
E credo di poter concludere qui anche il racconto. Nel prossimo capitolo vi descriverò le armi di un ninja.

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Capitolo 3
*** Le armi del ninja ***


Konnichiwa.
Oggi ho intenzione di parlarvi delle principali armi usate dai ninja dell'Ordine.
Sono parecchie, ne citerò una quarantina. 
Anche perché un ninja poi usa l'arma che vuole. Tranne le armi da fuoco, che sono considerate disonorevoli, un ninja usa qualsiasi altro tipo di arma. E' libero di usare anche una spada inglese o una sciabola araba. Qui vi descriverò quelle di origine giapponese o cinese principalmente usate dai ninja. Troverete armi scontate, come gli shuriken (le famose stelle ninja), ma anche armi insolite, come la lunga nodachi.

1. Kunai
Se avete visto o letto Naruto, saprete di cosa sto parlando. Si tratta di coltelli da lancio dalla lama a forma di diamante o di prisma. Hanno un anello all'estremità  del manico per poter essere legati ad una corda o ad una catena, in modo da conferirgli maggiore versatilità.
Inizialmente un attrezzo agricola, si sviluppò ben presto come arma.

2. Shuriken
Questa è probabilmente l'arma più caratteristica del ninja. Pochi sanno però che le così dette stelle ninja esistono di due tipi: i bo shuriken e gli hira shuriken. I primi sono sostanzialmente dischi o quadrati di metallo i cui bordi sono affilati. I secondi sono invece i classici shuriken dalla classica forma appunto "a stella". 
Di ognuno dei due esistono vari tipi. Esistono quelli con tre, quattro, dieci punte. Esistono le forme più svariate, come le svastiche, gli aghi...

3. Bō
Si tratta di un bastone lungo circa un metro e 80, oggi usato principalmente per le arti marziali. In genere è fatto di quercia bianca o rossa (come quello che uso io), oppure, data la difficoltà nel trovare questi materiali, almeno in Giappone, di faggio o di altri legni duri ma flessibili. Certe volte viene fatto anche di bambù.
Nonostante la sua semplicità è un'arma temibile in battaglia. Questo perché, almeno nelle mani di un esperto, è una delle armi più versatile.

4. Hanbō
L'hanbō, letteralmente "mezzo bastone", è un bastone da combattimento usato nelle arti marziali, che misura 90 centimetri di lunghezza, l'esatta metà del bō, come il nome suggerisce.
Quest'arma viene usata soprattutto dai guerrieri anziani, poiché passeggiano con quest'arma camuffata da bastone da passeggio.
Spesso i ninja vi nascondono una lama all'estremità.
Talvolta viene usato come hanbō il fodero della spada (saya). Io stesso mi sono ritrovato in tale situazione.

5. Tanbō
E' un bastone che misura 60 centimetri (un terzo del bō).
Generalmente però, un combattente taglia il tambō secondo le misure più appropriate al proprio corpo, ovvero la distanza tra l'anca e la caviglia. Questa distanza assicura che il tambō possa essere maneggiato liberamente senza che colpisca inavvertitamente il terreno.
Molti utilizzano due di queste armi come manganelli.

6. Tonfa
Il tonfa è un'arma tradizionale delle arti marziali, specialmente cinesi e giapponesi. È composto da una impugnatura (tsuka), lunga 12 cm, e da un corpo (yoka), di lunghezza variabile dai 50 ai 60 cm circa. La misura ottimale varia da persona a persona ma in generale, una volta impugnato, deve sporgere all'incirca di 3 cm dal gomito. Il tonfa è da ritenersi un'arma a tutti gli effetti in quanto, se utilizzato senza l'adeguato addestramento e l'utilizzo di tecniche ad hoc, può inferire gravissime lesioni, quali traumi o ossa fratturate. Grazie alla sua versatilità il tonfa è oggi entrato a far parte della dotazione di alcune forze di polizia: Stati Uniti d'America, Canada, Germania e Svizzera. La tonfa è uno strumento anche d’attacco, ma soprattutto di difesa, infatti che viene chiamato anche “para avambraccio” perché in grado di parare anche gli attacchi di spada. Questo strumento viene utilizzato in coppia, uno per mano, e la sua forma è ispirata a quella del manico di un particolare mortaio per cereali, alla manovella per tirare l'acqua dai mulini e a uno strumento agricolo per piantare le patate. Sull'arsenale ninja fa parte infatti di una delle prime armi che hanno usato questi ultimi, che in principio utilizzavano attrezzi contadini.

7. Bokken
Il bokken è una riproduzione essenziale dellakatana. Utilizzato nell'allenamento. Per addestrare un guerriero all’uso della spada, il bokken è fondamentale, il suo peso, la sua forma, nell’uso continuo di questo attrezzo il guerriero impugnerà la katana con familiarità e la giusta conoscenza. Capita spesso però che in situazioni disperate persino il bokken riesce a diventare un’arma utile per scampare alla morte.

8. Kama
Il Kama è un attrezzo agricolo tradizionale tipico del Giappone e di Okinawa, simile ad una piccola falce usata per mietere il grano, e utilizzata anche come arma. Prima di essere usata nelle arti marziali, il kama fu usato estesamente in Asia per tagliare i raccolti, soprattutto il riso. Si usa anche nelle arti marziali provenienti da Malesia, Indonesia e dalle Filippine dove è reperibile in varie forme. Il Kama è usato inoltre nelle arti marziali cinesi, anche se non frequentemente. Da entrambe queste aree il Kama fu portato a Okinawa, e lì integrato nelle pratiche del te (letteralmente "mano", un'antica pratica marziale dell'isola).

L'utilizzo del ferro per gli strumenti agricoli risale a circa 700 anni fa. Nella stessa epoca vennero importate le prime armi dal Giappone e dalla Cina. Il kama è stato usato come arma per la prima volta durante una rivolta contadina nel 1314, all'epoca del tre regni, contro un signore di Gyokujo. In seguito venendo a contatto con le tecniche cinesi di arti marziali, il Kama-jutsu si è evoluto sino ai giorni nostri. La tecnica consiste nell'utilizzo simultaneo di due falcetti. Una variante del Kama-jutsu adopera i due falcetti legandoli ai polsi con una funicella (himo tuki nichogama). Il Kama era l'arma preferita di Shinko Matayoshi il quale, per la grande maestria in quest'arte, veniva soprannominato "Kama no ti Mateshi" (Matayoshi mani di falce).

9. Sai
Anche questa un'arma abbastanza conosciuta dei ninja. Questa è l'arma che utilizzava Michelangelo delle tartarughe ninja.
La sua forma è essenzialmente composta da una sorta di bastone arrotondato e appuntito, con due lunghe proiezioni non affilate (tsuba) attaccate al manico. La parte finale del manico viene denominata tirapugni. I Sai vengono costruiti in varie forme: quelli Tradizionali sono arrotondati, mentre alcune riproduzioni hanno adottato un ottagono nel rostro centrale. Gli tsuba sono tradizionalmente simmetrici, tuttavia, il Sai chiamato Manji, sviluppato da Taira Shinken impiega due tsuba uno opposto all'altro. Si crede che il sai sia sempre stato un'arma, benché alcuni ipotizzano si sia originato come uno strumento dell'agricoltura usato per misurare i gambi, campi arati, piantare il riso, o come fermi per le ruote dei carri, anche se le prove di questi usi sono limitate. Questi metallici forconi orientali erano usati per lo più dalle kunoichi ma nello stile Kojiki gli uomini non ne facevano a meno se occorreva, e ne conoscevano in ottimo modo l’uso. Sembra che la storia dei sai abbia inizio in Cina, e che siano stati introdotti in Giappone successivamente da alcuni monaci cinesi cultori delle arti marziali. Queste armi possono anche venire usate come armi da lancio se occorre.

10. Naginata
La naginata è un'arma inastata giapponese costituita da una lunga lama ricurva monofilare, più larga verso l'estremità, inastata grazie ad un lungo codolo su un'impugnatura di lunghezza variabile ma in genere più breve rispetto a quella della lancia in uso ai guerrieri (bushi) giapponesi, la yari. L'arma, per forma ed utilizzo, ricorda i "falcioni" del medioevo europeo. Apparsa nei campi di battaglia del Periodo Kamakura (1185-1333), durante l'Era Tokugawa il naginata divenne un'arma desueta in battaglia ma continuò ad essere utilizzata per il combattimento individuale e per la difesa degli edifici o delle dimore private. Probabilmente per questo il suo uso si diffuse specialmente tra le donne della classe militare, le buke, vere amministratrici della casa. L'arte marziale (detta naginata-do o naginatajutsu) che ne trasmette l'uso faceva comunque parte del bagaglio tecnico classico del guerriero (bujutsu) e nel budō moderno esistono alcuni stili indipendenti che ne tramandano una forma stilizzata analoga alla scherma kendō trattasi dell'Atarashii Naginata. Questa anticha alabarda veniva spesso usata nelle guerre giapponesi, anche dai samurai, ma la sua lama in principio era più spessa e seghettata. I ninja poi resero il filo della lama dritto, ancor più sottile e affilato, capace di produrre lacerazioni dai sei pollici in su con la sola punta della lama. Lunga circa 150 cm, su cui è innestata una lama ricurva, di forma analoga al wakizashi ma più spessa e con una forte curvatura verso la punta. Gli shinobi (ninja) fecero diventare la naginata un utile arma sia negli scontri singoli che nelle grandi battaglie.

11. Nodachi
Una nodachi tiene il medesimo disegno e aspetto generale di una tachi, ma è considerevolmente più lunga, in quanto può raggiungere una lunghezza che varia solitamente da 1,4 m a 1,8 m circa. Molte nodachi presentano una tsuka, o impugnatura, molto più lunga rispetto alla katana semplice, e per questo appaiono esteticamente sproporzionate, tuttavia una nodachi ottimale dovrebbe presentare un rapporto kissaki/tsuka di 4/1. Le nodachi sono state utilizzate sui campi di battaglia dalla fanteria per contrastare la cavalleria.

La nodachi è una particolare spada a due mani usata in principio dai samurai. Data la sua impugnatura così lunga potrebbe sembrare sgraziata come arma, ma questa spada è stata ideata per abbattere i nemici a cavallo o da cavallo, e come tutte le spade giapponesi è potente e leggera per accompagnare dei colpi fatali con poco sforzo. Questa spada è stata adoperata molto in guerra, e anche i ninja iniziarono ad adoperarla nelle loro battaglie personali e non, ma soprattutto il suo utilizzo nelle caste ninja fu quello di abbattere obbiettivi grandi come guerrieri cavalieri o nemici provvisti di armi lunghe come lancia, naginata ecc.

12. Nagamaki
Il nagamaki è un'insolita arma inastata giapponese, a metà strada tra il falcione (naginata) e la spada (tachi), particolarmente in uso tra il XII ed il XIV secolo. Monta una pesante lama lunga 2-4 shaku (60-120 cm) su di un'impugnatura di lunghezza più o meno simile (60-90 cm). Arma peculiarissima, il nagamaki esula dalle normali tipologie di classificazione e può essere accomunato solo allo spiedo da guerra in uso in Europa nel XV secolo.

Il nagamaki comparve durante l'Epoca Kamakura (1192–1333) e restò in uso fino all'Epoca Muromachi (1392–1573). Si ritiene che fosse l'arma prediletta da Oda Nobunaga (1534-1582) e che Uesugi Kenshin (1530-1578) avesse una propria guardia scelta di bushi armati di nagamaki. Allo stato attuale della ricerca, si ritiene che il nagamaki sia stato sviluppato dagli armaioli nipponici partendo dalle lunghe spade da campo, nodachi e ōdachi, destinate a contrastare le cariche di cavalleria sempre più in uso in Giappone durante il XIV secolo. Il medesimo processo evolutivo avrebbe portato anche allo sviluppo del naginata, sorta di equivalente del falcione dell'Europa medievale. La linea e la modalità d'utilizzo del nagamaki, soprattutto nella versione a lama lunga, ricordano molto un'arma cinese, lo zhǎnmǎ dāo, sviluppato durante il regno della Dinastia Song (960-1279). Il peculiare rapporto lama-impugnatura del nagamaki, la sua natura ibrida di "spada inastata" ed il suo stretto rapporto con il naginata, arma inastata vera e propria, permettono invece di sviluppare un parallelismo con un'arma occidentale, lo spiedo da guerra, e con la sua variante inastata, il brandistocco.

13. Shuāng gou
La spada uncinata è un’arma antica cinese, originaria più precisamente della Cina settentrionale, che gli studiosi e gli storici ritengono avere origini antichissime: si parla addirittura del periodo dei regni combattenti, tra il 453 aC e il 221 a.C. L’arma veniva realizzata pensando all’utilizzo che ne avrebbe fatto il combattente in coppia, e presenta alcune peculiarità assolutamente uniche. La spada uncinata cinese, anche detta spada a testa di tigre, è un’arma bianca pensata per l’utilizzo in coppia e dalle caratteristiche estremamente insoliti. La spada è provvista di un paramano, anzitutto, che assolve sia alla classica funzione di protezione, sia a quella di causare danni agli oppositori, dato che sul paramano è disposta una lama a mezzaluna affilata. Sotto il manico troviamo uno spuntone che poteva essere utilizzato per impartire il colpo di grazia al nemico. La lama, infine, è lunga e termina con un ripiegamento della stessa a forma di uncino. La spada uncinata o spada a testa di tigre (in cinese Shuang Go), veniva usata generalmente in coppia: l’utilizzo singolo di una spada uncinata era assai raro, in quanto è nell’accoppiata che le caratteristiche dell’arma possono farsi valere con maggior forza. Oltre a poter colpire di taglio con il lato della lama il guerriero che impugnava le due spade uncinate poteva trafiggere l’avversario con l’uncino, oppure disarmarlo con lo stesso. Inoltre era anche possibile agganciare i due uncini. Con questo movimento si poteva far roteare le due armi agganciata andando a colpire a distanza maggiore e con una terribile forza di rotazione il nemico, ferendolo con la mezzaluna sul manico o lo spunzone sotto di esso. L’utilizzo contemporaneo di due spade uncinate, date le caratteristiche complesse dell’arma, richiedeva come ovvio una formazione specifica. Questa era fornita durante l’addestramento alle arti marziali. Nata nel settentrione della Cina, l’arma fu dapprima caratteristica del kung fu delle regioni settentrionali cinesi, per poi diffondersi in tutto il paese. 
Fin dall'inizio venne adottata dai ninja, essendo un'arma in Giappone spesso il nemico non sapeva come fronteggiarla.
Sono una delle mie armi preferite, anche se non le uso spesso.

14. Lu jiao dao
Si tratta di due armi corte, dotate di lame incrociate a forma di mezzaluna. Gli incroci delle lame fanno sì che si vengano a creare quattro artigli, e ciascuno dei quali può essere utilizzato come lama principale. I lu jiao dao sono formate da un'unica forma di metallo, tutta affilata, chi utilizza tali armi, le tiene per la parte centrale, che è ricoperta affinché non ci si tagli con la lama, e se ne usa una per l'attacco e una per la difesa. Essendo abbastanza piccole, vengono portate a coppia nei tradizionali vestiti cinesi. Queste armi sono associate con l'arte marziale Baguazhang, conosciuta per la sua varietà di armi utilizzate. Sono usate soprattutto per disarmare l'avversario, rompere un'arma lunga ed altri svariati colpi della lotta ravvicinata. Sono appunto efficaci contro armi lunghe tipo lance, spade e comunque armi che prevedono un combattimento a distanza. A differenza delle armi più lunghe, i lu jiao dao sono molto maneggevoli e quindi possono essere usati con grande rapidità e precisione; inoltre si può facilmente rompere la guardia dell'avversario. Esistono delle varianti diverse di lu jiao dao, alcune hanno due lame più lunghe delle altre. La parte con le lame lunghe viene utilizzata come arma principale, invece dal lato delle lame corte si ha la guardia.

15. Jitte
Il Jitte o Jutte, letteralmente "dieci mani", è un'arma bianca manesca del tipo manganello originaria del Giappone. Composta da una sbarra di ferro immanicata in un'impugnatura, dispone di una sorta di guardia composta da una seconda stanga metallica, di ridotte dimensioni, che diparte dal manico descrivendo un angolo retto quasi fosse una baionetta. Era arma precipua dei funzionari dell'ordine pubblico. Nonostante non sia munito di punta o lama, il Jitte è un’attrezzo di grande utilità in battaglia e comunque in grado di infliggere danni considerevoli all’avversario. 
Spesso nelle mie missioni porto con me una di queste armi.

16. Tantō
Il tantō, coltello, è uno strumento importante per i ninja. Benché non fosse in acciaio di alta qualità come le katane, i ninja lo utilizzano come strumento multiuso, come sollevare le porte aperte, scavare buche o piccoli fossi oppure lanciato come uno strumento da battaglia. Il tantō è un coltello tipico del Giappone con lama di 30 cm. In battaglia, il bushi (guerriero giapponese) lo portava dietro alla schiena, per comodità, in quanto l'estrazione della katana e del wakizashi doveva essere fluida e senza intoppi. Rispetto alle armi del daishō, il tantō era quasi sempre privo di tsuba.

17. Tekagi Shuko
Dopo aver visto l’efficacia di un tirapugni, i ninja hanno deciso di crearne uno ancor più pericoloso, il tekagi, un tirapugni con tre lame corte, o chiamati anche gli Artigli Ninja. Tradizionalmente si presentano con tre spuntoni di ferro con le punte ricurve, comunque capace di creare danni ma con l’inconveniente che l’attacco riusciva solo se il bersaglio veniva colpito correttamente dalle punte degli spuntoni. Successivamente furono creati dei tekagi più efficaci, dei tirapugni con tre lame affilate a forma di artiglio per una maggior praticità durante l’attacco, in grado sia di infilzare lì obbiettivo ma anche di tagliarlo. 
Piccola considerazione personale. Se li indossi ti fanno assomigliare molto a Wolverine.

18. Tekko
In origine il tekko, che significa mano di ferro o metacarpo di ferro, era semplicemente una staffa da equitazione, la quale era prontamente disponibile ed era facile da trasformare in un efficacissimo tirapugni. Il tekko è anche un'arma che può essere facilmente nascosta e trasportata. L'uso in coppia di quest'attrezzo ha delle similitudini con alcune armi tradizionali cinesi. Col tempo prendendo spunto da questi primi e rudimentali tirapugni vennero create altre armi inerenti ma più efficaci e comode da indossare rispetto agli improvvisai staffi da equitazione. È stato proprio il tekko a indurre l’idea di creare i Tekagi Shuko.

19. Nekote
Questa particolare arma veniva usata più dalle kunoichi (ninja di sesso femminile), ma nel bagaglio armamentario di uno shinobi solitamente non mancavano. Fu ideata dai ninja come ulteriore risorsa per in modo da essere comunque armati nel caso si ritrovassero a mani vuote durante uno scontro. Questi anelli (in principio di cuoio mentre adesso di metallo) andavano riposti tra le dita e i polpastrelli, provvisti di una lama a forma di artiglio felino lunga cinque sei centimetri in acciaio saldato. Questi artigli da gatto si rivelarono una trovata molto efficace nelle prime battaglie dove vennero usati, potevano addirittura uccidere se mirate nei giusti obbiettivi come l’area della gola, delle vene o dei tendini. In oltre erano anche efficaci armi da stritolamento. 

20. Shuko
Gli shuko vennero creati pensando ai tekagi, cercando di trovare un modo per arrampicarsi ed aderire meglio durante situazioni di fuga o di inseguimento che richiedevano l’attraversamento di pareti ripide o scivolose. Possono essere inseriti sia nel palmo delle mani che nella pianta dei piedi e risultano essere molto efficaci nell’arrampicamento su qualunque superficie. Tuttavia sono stati usati anche in combattimento con ottimi risultati. In ogni caso molti ninja preferiscono imparare l'arte di camminare su pareti verticali (sì, tipo Naruto), invece di usare questo attrezzo (il sottoscritto ad esempio).

21. Shobo
Lo Shobo era un’arma di piccole dimensioni usata per attaccare in pieno volto, al naso, al collo o all’inguine. Era formato da un bastone tagliente corto ed un anello posto al centro che veniva infilato nel dito medio. Ottimo per combattere o per mandare a 'fanculo la gente con stile.

22.  Tessen
Il ventaglio è un oggetto che sia i giapponesi che i cinesi utilizzano da secoli come attrezzo armonioso per gli spettacoli. In Giappone poi venne utilizzato anche come arma. I samurai utilizzavano i ventagli come attrezzi per allenarsi nei movimenti armonici di lotta, e come attrezzo per allenare l’articolazione dei polsi. I ninja adoperarono lo stesso sistema per usare i ventagli, ma idearono anche un ulteriore aggiunta per rendere il ventaglio una vera e propria arma. Crearono dei ventagli di ferro con delle estremità appuntite ed affilate facendone un’arma pericolosa. Il tessen-jutsu è un’arte complessa ed insolita usata specialmente dalle kunoichi per via dell’eleganza dello strumento, più usuale per una donna. Al suo interno, potevano anche essere presenti degli scomparti per inserirci vari Shirai.
Lungo tipicamente circa 35 cm, ne esistono di due tipi: 
Il Tessen Menhari-gata, di seta o di washi (una carta molto resistente), decorato, a volte anche con lamine di oro o argento, o trattato con petrolio. Ha le stecche fatte o rinforzate con ferro (a volte tutte, in genere 8 o 10, a volte solo quelle esterne).
Il Tenarashi-gata, oggetti completamente in ferro a forma di ventaglio chiuso. I tenarashi-gata erano i più popolari tra i samurai, i quali li usavano anche contro gli avversari di rango inferiore, perché usare la spada contro questi era considerato disdicevole (non ninja non ci facciamo questi problemi).
Una grande esperta nell'usa di quest'arma è Shan.

23. Makibishi/Tetsubishi
I makibishi sono armi usate dai ninja. Essi vengono usati durante le fughe e per bloccare l'avversario per un breve attimo: il ninja getta decine di makibishi per terra, che grazie alle quattro punte di ferro, che perforano le scarpe (fatte di paglia), impediscono all'avversario d'inseguirlo. Inoltre le punte di un makibishi sono spesso uncinate per aumentare il dolore causato ad un eventuale malcapitato che le avesse pestate.

I tetsubishi Sono usati con lo stesso principio e scopo dei makibishi, la loro unica differenza è la forma. I tetsubishi sono costituiti da un unico pezzo di metallo, dritto e appuntito, mentre i makibishi sono costituiti da due dardi di metallo intrecciati fusi e uncinati.
Questi piccoli oggetti erano molto efficaci contro i nemici. I ninja non li usavano solo per coprire la loro ritirata sul momento, ma studiando il terreno di scontro prima di una missione li disponevano a seconda della direzione che sapevano avrebbero dovuto prendere durante la loro fuga, disperdendoli nei prati, invisibili agli occhi di chi inseguiva erano di grandissima utilità. Nel tempo furono presi come spunto dalle forze speciali odierne per bucare i pneumatici dei mezzi di trasporto.

24. Kakusareta Supaiku
Il Kakusareta supaiku è una delle armi più efficaci da nascondere. Piccole lame affilate e ben appuntite da usare quando l’avversario meno se lo aspetta. In principio venivano usate corna di cervo, cinghiale o di legno. Successivamente furono ideati piccoli manici in grado di contenere la punta di una freccia, e in fine fu creata una vera e propria lama, o da un unico pezzo di metallo o con manico in osso. La conformazione di quest’arma fa si che inserita nella mano venga usata insieme ad un pugno, in grado quindi di squarciare o sfondare. Una cosa abbastanza dolorosa, credetemi. L'ho provato parecchie volte.

25. Mizugumo
I mizugumo sono dei galleggianti che i ninja utilizzavano per attraversare, fiumi, guadi, o in altre superfici d’acqua. Erano composti da una speciale corteccia di legno e sughero, lavorati in maniera particolare, in modo da reggere un peso umano e rimanere bilanciati allo stesso tempo nonostante ci si trovasse sull’acqua. I mizugumo venivano spesso legati ai piedi per muoversi in acqua ma anche lanciati e disposti precedentemente per una fuga premeditata. Grazie ad un piombino situato sotto la base in legno situata al centro, restavano a galla e non venivano spostati dalla corrente. I Ninja si lanciavano poggiando i piedi nella base in legno situata al centro, mentre il contorno circolare serviva a mantenere stabile il resto. Anche in questo caso, come per gli shuko, c'è un arte ninja apposita per camminare sull'acqua, quindi non sono molto usati. Vengono più che altro usati per giustificare la "magia" del nunjutsu ai profani.

26. Nunchaku 
Anch'essa una delle armi più tipiche dei ninja, il nunchaku è formato dai kon, i due bastoni, le cui estremità si chiamano konto (la superiore) e kontei (l'inferiore), e da himo, la corda o la catena che li unisce. La lunghezza ideale dei due bastoni è rappresentata dalla lunghezza dell'avambraccio. Il diametro della base del bastone è di 2,5-3 centimetri, mentre l'estremità superiore si restringe a due centimetri. La lunghezza della catena o della corda che unisce i due bastoni dev'essere lunga come la larghezza del palmo della mano, ma deve avanzare un anello della catena, altrimenti diventa difficile il controllo dell'arma. Alcune tecniche di freestyle non possono essere applicati al nunchaku con la corda, in quanto l'attrito fra quest'ultima e il bordo interno dell'arma per un modesto periodo di tempo possono consumarla.
Il nunchaku è nato da uno strumento per battere il grano e ideato dal morso usato per gli equini. Si tratta di due bastoni legati da una funicella. L'antico nunchaku era un po' più corto dell'attuale (veniva tenuto nascosto sotto gli abiti per difesa personale). Esiste una variante a tre bastoni del nunchaku, chiamata san Setsu-kon, in cinese Sān jié gùn. Oggi è una delle armi marziali più usate, famose ed efficaci.

27. Setsu-kon
Il Setsu-kon, o in cinese San Jie Gun è un'antica arma cinese, tuttora utilizzata nelle arti marziali cinesi. Formato da tre bastoni di uguale lunghezza, dai 40 agli 80 centimetri, uniti tra loro da una catena. È anche chiamato Sanjiebian (三节鞭), frusta a tre sezioni. Viene classificato come arma flessibile. L'uso dell'arma consiste principalmente nel far roteare i due bastoni esterni mantenendo la presa nel bastone centrale, ma i grandi maestri compivano rapide rotazioni attorno al proprio corpo cambiando velocemente presa durante il movimento. Qualcuno pensa che derivi da un'imitazione di un morso per cavalli, ma più probabilmente si tratta di una evoluzione della battitrice “Shaozi”.

28. Kusarigama
Il kusari gama è un'arma giapponese, derivata dal kama, utilizzata sia nel combattimento a distanza che nel corpo a corpo. Furono i ninja ad ideare l’unione del kama ad una catena con un manico in piombo o acciaio per bilanciare il peso durante il lancio. Proprio così, un lancio, perché l’idea di creare tale arma era era di poter afferrare il nemico con la falce senza rischiare di perderla proprio grazie alla catena, mantenendo il controllo dell’avversario, e qual’ora occorresse riutilizzare l’arma in questione, continuando a combattere ad una determinata distanza.
Lo stile di combattimento basato sul kusarigamaè detto kusarigamajutsu. È formato da una catena alle cui estremità sono fissate un falcetto (Kama) e un peso d'acciaio. Il peso è l'arma vera e propria, usata per colpire l'avversario prima che riesca ad avvicinarsi o per bloccargli la spada; il falcetto viene usato solo per finire l'avversario una volta reso inerme. Quest' arma possiede due funzioni, tagliare e frantumare, ci voleva una certa abilità per saperla usare in modo quantomeno adeguato. Il kusarigama era prevalentemente utilizzata dai ninja, quasi mai dai samurai.

29. Kyoketsu Shoge
Il kyoketsu-shoge , che significa letteralmente "correre intorno per i campi e le montagne", è un'arma giapponese, formata da una lama a doppio taglio, con un'altra lama ricurva attaccata vicino all'elsa con un angolo di 45-60 gradi. La seconda lama è attaccata a una corda, catena o filo lungo da 30 a 45 cemtimetri, che termina poi con un grosso anello di metallo. Si pensa che si sia sviluppata prima del più conosciuto kusarigama (falce e catena) e, come quest'ultima, era un'arma dei ninja. Poiché costoro appartenevano solitamente alla classe contadina, non sorprende che la lama del kyoketsu-shoge fosse originariamente un attrezzo agricolo.
Usata quasi esclusivamente dai ninja, il kyoketsu-shoge aveva una moltitudine di applicazioni utili. La lama poteva essere usata per assestare colpi sia di taglio che di punta. La catena o la corda, talvolta fatta di capelli umani o di crine di cavallo per la forza e la resilienza, poteva essere usata per scalare, bloccare o legare un nemico e molti altri usi simili. La lunga gittata dell'arma combinava uno strumento da taglio insieme alla capacità di colpire o intrappolare un nemico a quella che l'utilizzatore percepiva come una distanza "sicura". Quando l'utilizzatore era abile con quest'arma, essa poteva essere usata per bloccare una spada e strapparla dalle mani dell'avversario rendendola inerme. La corda e l'anello del kyoketsu-shoge erano usati talvolta per avvolgere le gambe di un nemico e farlo inciampare. Tipicamente l'anello rotondo era piatto, ma rotondo nella sezione trasversale per consentire una presa più ferma e solida nonché per avere uno spessore maggiore contro i fendenti di taglio, dal momento che l'anello era usato anche per colpire e parare. Questo strumento si usava anche come ausilio per le scalate e, a tal fine, poteva essere lanciato e sganciato a forma di V.

30. Suruchin
Il suruchi o surujin è una tipica arma giapponese da lancio, utilizzata soprattutto nel Kobudo di Okinawa. Essa consiste in un due pesi, generalmente di pietra o metallo, attaccati alle estremità di una corda o catena, che una volta lanciata serve per intrappolare o stordire gli avversari.
L'origine del suruchin risale all'età della pietra e veniva usato per difendersi dagli animali feroci. Originariamente veniva costruito con la corda di corteccia che si chiama surukaa e che ha dato origine al nome di quest'attrezzo. La tecnica del Suruchin consiste nel far roteare l'arma con lo scopo di colpire o di agganciare gli arti o il collo dell'avversario. Il suruchin può avere diverse lunghezze 3 shaku (90 cm), 5 shaku (150 cm), 6 shaku (180 cm) o 8 shaku (240 cm).

31. Manriki-gusari
Il manriki-gusari è una delle armi segrete del ninja, e la forma di questo strumento è abbastanza semplice. I pesi sono fissati su entrambe le estremità dell'arma e questi, sono collegati ad una catena. La lunghezza della catena è diversa a seconda della scuola ninja. Il manriki-gusari è un'arma di autodifesa o di attacco, a seconda di come viene usata, ed è così piccola da poter essere celata in una semplice tasca. In genere pesano tra 300 e 400 g. I ninja usavano molto spesso quest’arma con lo scopo di immobilizzare alle gambe il nemico in fuga o di soffocarlo mirando al collo, ciò dipendeva dalla distanza. In uno scontro corpo a corpo veniva utilizzata anche come arma d’accatto, lanciando il peso sul volto dell’avversario per poi finirlo.

32. Kusari-tantō
Il Kusari-tantō è una delle armi più pericolose della serie a corda o catene. Il manriki-gusari non era del tutto letale, aveva solo i pesi che potevano esserlo se lanciati nella direzione giusta del cranio, e il kyoketsu shoge nonostante avesse buoni propositi per essere letale era scomoda per certi versi, anche perché era stato ideato per prede di maggiore spessore come cavalieri o guerrieri bardati di armatura. I ninja così idearono un’arma che doveva essere efficace a lunga o a breve distanza, e ben affilata. Il peso dello shoge era troppo elevato per poter controllare alla perfezione la catena, così fu installata al suo posto una vera e propria lama simile a quella dell’aikuchi o di un tantō, che poteva anche essere usata come questa ovvero da pugnale. Alla base invece fu applicata una piccola sfera di piombo o acciaio, con lo scopo di bilanciare il peso dell’arma e avere un ottimo controllo una volta lanciata contro l’avversario. La lama era dotata di uno spazio alla base a forma di uncino, per infliggere danni considerevoli alle carni o anche per un aggancio di fortuna. Il Kusari-tantō era in grado di tener testa anche ad armi lunghe come la katana e la naginata se usato correttamente.

33. Kusari-fundō
Il Kusari-fundō è un'arma a catena corta appesantita in cima. Quest'arma è molto simile al kusarigama in quanto ad utilizzo, infatti è un'arma a corto raggio, circa 46–76 cm di lunghezza totale. È generalmente composto da una catena di acciaio inciso non riflettente o corda spessa per ragioni di allenamento, con due pesi identici o asimmetrici, di solito non appuntiti, alle due estremità. L'arma può essere usata per colpire, accalappiare o intrappolare un avversario o la sua arma. Il kusari-fundō sarebbe stato "inventato" da una guardia del Castello Edo, Masaki Toshimitsu, per disarmare, immobilizzare o uccidere gli intrusi nel castello imperiale senza spargere sangue, in quanto era suolo considerato sacro.
Come per il kusari-gama, il manriki-gusari e il kyoketsu-Shoge, gli attacchi usano le punte appesantite in movimento così da avere il massimo momento per l'impatto. Le traiettorie d'impatto includono:
"Tenchi furi": colpi dall'alto o dal basso
"Yoko furi": colpi in dentro o in fuori orizzontalmente
"Happo furi": colpi in dentro o in fuori diagonalmente
"Naka furi": colpi dritti davanti

34. Kaginawa
Un Kaginawa è un tipo di rampino nato in Giappone in età feudale. Il nome deriva dalla combinazione di "kagi" che significa gancio e "nawa" che significa corda. I kaginawa possono presentare varie configurazioni, da uno a quattro ganci, e corde di lunghezza variabile. Potevano essere usati per scalare un muro, assicurare una barca o appendere attrezzatura durante la notte.
I ninja però ne facevano anche un’arma utilizzandola come arpionare per acciuffare o immobilizzare il nemico, qual’ora fosse necessario.
La corda è molto lunga, poiché serve ad aiutare il ninja qualora i suoi salti (che grazie all'hono raggiungono distanze incredibili) non fossero sufficienti.

35. Yumi
Lo yumi , anche wakyū 和弓, è l'arco in uso presso le antiche popolazioni del Giappone. Caratteristiche tipiche dello yumi sono le dimensioni. Nella variante "lunga", l'arma supera abbondantemente i 2 metri di lunghezza, ha una forma asimmetrica, la parte superiore rispetto all'impugnatura è più lunga della parte inferiore ed è composta in lamine di legno.
Le frecce utilizzate (Ya 矢) sono tradizionalmente ottenute dal bambù.
Lo yumi può essere di due tipologie:
Daikyū (大弓), lungo, per l'arciere appiedato.
Hankyū (半弓), corto, per l'arciere a cavallo.
Per entrambe le tipologie dell'arma esiste una specifica arte marziale:
il Kyudo (弓道) per l'arco lungo, e lo Yabusame (流鏑馬) per il tiro da cavallo.

36. Ishiyumi
La balestra è l'arma ninja che più si avvicina alle armi da fuoco. Con l’avvento dell’era moderna che incombeva, aggiornavano le loro armi e i metodi d’assalto. Degli assassini silenziosi come i ninja non potevano privare il loro arsenale di uno strumento efficace per gli attacchi a distanza come la ishiyumi (balestra). In principio utilizzavano questa particolare arma come tutti gli altri guerrieri, ma poi ingegnarono un sistema per creare delle piccole balestre da installare sugli avambracci. Non erano in miniatura solo le balestre ma anche le frecce, piccole e veloci, e grazie alla difficoltà nell’evitare queste piccole frecce, si scoprì un’arma utilissima per gli attacchi a distanza e a sorpresa. Queste piccole frecce in oltre erano impregnate di veleno, al fine di riuscire a finire l’avversario a prescindere che fosse stato colpito in un punto vitale o meno. Furono inventati persino dei sistemi per creare delle Tessen-ishiyumi, ovvero dei ventagli che sparavano piccole frecce avvelenate. 

37. Fukiya
La cerbottana è un’arma antichissima usata in principio dalle tribù indigene di tutto il mondo. I ninja ne fecero un buon uso approfittando del fascino che aveva quest’arma per i loro scopi, ovvero il silenzio. Un’arma così silenziosa non poteva che far parte dell’arsenale di un ninja. Le frecce l erano fatte a mano solitamente di bamboo come la stessa cerbottana, composte da una punta in ferro o in legno. Le punte venivano imbevute da veleni potentissimi, mortali o allucinogeni. Il fukiya, la cerbottana giapponese, solitamente aveva una lunghezza di 77 cm circa, tale lunghezza permetteva di sparare i dardi mantenendo la traiettoria e la precisione, ma i ninja adoperavano una fukiya di 50cm senza compromettere il tiro. I dardi (fukibari), erano di circa 20 centimetri. A differenza delle cerbottane occidentali moderne, la fukiya ha il boccaglio, in modo che il tiratore possa mantenere costantemente le labbra attaccate all’arma e respirare mentre tira.
La fukiya aveva anche un altro uso per i ninja. Il tubo veniva usato come fonte di respirazione in caso si nascondessero immersi nell’acqua, e il suo interno era dotato di uno scomparto dove erano inserite delle erbe per consentire al ninja di sopravvivere in caso di bisogno.

38. Suringu
Il Suringu non è altro che la Frombola, una fionda primitiva e antichissima usata da diverse culture non solo orientali. I clan ninja la costruivano intrecciando e lavorando la pelle dei bovini. Alla base veniva messo un pezzo di ferro o un sasso, e poteva essere lanciato fino a 400 metri di distanza creando gravi danni, anche mortali se veniva lanciato sul capo di un nemico.

39. Shinobi-bi
Questo cannone lungo circa 75 cm, veniva occultato sotto terra e la sua miccia veniva accesa quando il nemico si avvicinava. In principio lanciava palle di fuoco incendiare, con il miglioramento tecnologico delle sfere di metallo in grado di sfondare tronchi di legno spesso.
Vi era anche un altro tipo di cannone, l’Hokunibiya, che era un’arma importata dalla Cina, che in principio era uno strumento per sparare i fuochi d’artificio. Simile ad un cannone in grado di sparare una grossa freccia, copriva distanze di circa 500-1000 metri. Il fusto del cannone era di legno ed aveva una ricarica esplosiva al suo interno, che permetteva ad una grossa freccia esplosiva di essere lanciata.

40. Sodezutsu
Questo piccolo cannone, chiamato anche Sode-Teppo, in bamboo era il primo prototipo dello Shinobi-bi. I ninja ne portavano uno o due con se, e usata bene quest’arma non era solo in grado di uccidere ma anche in grado di creare degli incendi.

41. Higurumaken
L’Higurumaken era uno shuriken con una carica esplosiva a miccia legata ad esso. Veniva usato per attacchi a sorpresa, per le segnalazioni e per appiccare incendi.
Piccola parentesi comica. Vi è mai esploso uno di questi nella manica? Meglio...

42. Uzumebi
L’Uzumebi era una mina terrestre fatta con un contenitore di legno pieno di polvere pirica, con schegge o sferette d’acciaio intrise di veleno. Quelle più evolute avevano anche spolette o micce tarate a tempo, che le facevano esplodere in momenti predeterminati.

43. Horokubiya
L’Horokubiya è fatto con due tazze di ceramica unite tra loro, e riempite con polvere da sparo e palline di metallo. Viene usato come una bomba a mano o una granata.

44. Ninjatô
Questa è una delle due spade che porto sempre con me, insieme alla Muteki No Raion (Leone Invincibile), la mia katana.
Viene legata alla cintura (sul fianco sinistro, oppure destro se mancini). Nel caso lo shinobi avesse dovuto scalare una parete o compiere azioni, che sarebbero risultate impedite portando il ninjatô al fianco, lo legava alla schiena. La sua lunghezza non doveva superare i 60cm e non doveva essere più corta di 40cm. Differiva dalla katana in quanto non aveva la classica curvatura ma era diritta; l'impugnatura era più lunga per un'estrazione più veloce e i materiali con i quali il ninjatô era costruito erano diversi.
Mentre la katana era forgiata più volte per darle la classica curvatura e l'affilatura, il ninjatô era fatto in acciaio meno elaborato, e l'estrazione veniva eseguita in maniera diversa: in primo luogo un ninja non impugnava il ninjatô con il dorso della mano rivolto verso l'alto ma verso il basso, una volta estratta l'arma era tenuta con una sola mano con la punta rivolta verso il basso. Questa impugnatura inconsueta con la quale lo shinobi impugnava il ninjatô era dettata dal fatto che il ninja eseguiva dei gìri (tagli) totalmente diversi da un normale colpo di spada inoltre prima di ogni gìri vi era un kasumi (annebbiamento) atto a distrarre l'avversario per qualche attimo durante il quale lo shinobi sfruttando quest'apertura nella guardia dell'avversario eseguiva il gìri (mai uno soltanto ma sempre una serie di gìri atti ad uccidere l'avversario).

45. Katana
Una delle cose che rendono particolarmente affascinante lo studio delle lame giapponesi è che le migliori Katane mai forgiate, a tutt'oggi, sono quelle del periodo antico e cioè le spade realizzate circa 700 anni fa. In seguito i segreti dei maestri forgiatori si sono persi e solo di recente ci si è sforzati di recuperarli, ma nonostante tutto, ancora oggi non si riesce a riprodurre lame di qualità paragonabile a quelle del mondo antico. Grosso modo, le Katane possono essere così suddivise in base al periodo:

-Joko-To (645-980) Spade antichissime progenitrici della Katana.
-Koto (980-1600) Spade antiche, le lame migliori qualitativamente parlando.
-Shinto (1600-1867) Spade nuove, prodotte in periodo di pace, corte, leggere, appariscenti e di minore qualità.
-ShinShinto (1868-1912) Spade nuovissime, in questo periodo si tenta di riscoprire i segreti delle spade Koto per produrre nuovamente lame di qualità.
-Gendaito (1912-oggi) Spade moderne, costruite nel primo 900 per i collezionisti e per i templi (relativamente poche in verità).
-Gunto (seconda guerra mondiale) Spade prodotte industrialmente per gli ufficiali dell'esercito della seconda guerra mondiale, di bassa qualità.
-Shinsakuto (oggi) Spade contemporanee, prodotte oggigiorno, sono grandi e appariscenti, costano molto.
L'ordine naturalmente conosce ancora i segreti delle antiche katane, ma produce spade solo per i suoi adepti.

Qui sotto voglio mettervi una foto del mio ninjato e della mia katana.
La katana, risalente al periodo koto, è stata chiamata Muteki No Raion (Leone Invincibile) dal suo primo possessore e capostipite della mia famiglia Kajun Inazuma. Dalla firma sulla sua lama (村正) si capisce che è stata prodotta dal leggendario fabbro Muramasa Sengu. Sebbene si crede che queste spade siano maledette e che vadano bagnate nel sangue prima di essere rinfoderate, io non ho mai avuto problemi, e penso siano tutte cazzate. Muramasa era un ottimo fabbro, ai livelli del leggendario Masamune.
Il ninjato è invece di fattura moderna, come si può dedurre dal fodero.

La maggior parte delle informazioni le ho prese dal sito http://www.ninjutsukojiki.com/, facendo solo qualche modifica, considerazione, e cambiando da passato a presente i verbi.

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Capitolo 4
*** Vestiario del ninja ***


Ohayoo.
Come state. 
Oggi vorrei parlarvi di come si veste un buon ninja. 
Non farò un elenco di capi d'abbigliamento come ho fatto per le armi, che sennò va a finire che mi bannano da EFP.
Vorrei invece ritornare con le mie avventure, e spostarci a qualche ora più tardi, quando mi hanno portato in quella che sarebbe stata la mia stanza. Si trovava nell'edificio principale, come tutte le altre. Questo per farvi capire quanto fosse grande, visto che c'erano centinaia di persone. Ma vi lascio alla storia...
Stavo attraversando un'altra volta il cortile di pietra davanti all'edificio principale, che fra l'altro si chiama "Casa Di Amaterasu", anche se allora non lo sapevo. 
Per arrivare alla mia stanza io e il maestro (Shan era tornata ai suoi esercizi di yoga) attraversammo varie stanze, qualche rampa di scala, e infine raggiungemmo una stanza. La porta era fatta con lo shoji, ossia un pannello scorrevole di carta di riso. Il maestro mi spiegò che erano così perché sarebbe stato quasi impossibile penetrare nel tempio, quindi non c'era pericolo. Entrammo.  Era una tipica stanza washitsu. L'armadio era un buco nella parete abbastanza grande, come una stanza guardaroba. Le ante erano costituite da un fusuma, ossia pannelli costituiti da una struttura in legno a reticolato ricoperta da cartone e da uno strato di tessuto su entrambi i lati. Erano presenti anche un bordo laccato nero e una vaschetta circolare incassata per far scorrere il pannello con le dita. 
Era dipinti con ciliegi in fiore.
Il pavimento era costituito dal classico tatami, il pavimenti fatto di pannelli di paglia di riso intrecciata e pressata, così prima di entrare mi tolsi le scarpe, rimanendo con i calzini. Lo stesso fece il maestro Ishigawa.
In un angolo della stanza c'erano tre futon piegati. Si tratta del tipico materasso giapponese, sottile e pieghevole. Il kakebuton (il piumino) era arrotolato al suo interno e un cuscino era poggiato sul futon. 
Affianco al muro c'era un futon tataki, il battipanni per futon.
-Assomiglia ad un ryokan- notai (sarebbe un hotel giapponese rimasto invariato nel tempo) -ma ci sarà qualcun'altro nella stanza?-
-Gli conoscerai stasera- rispose il maestro Ishigawa.
Adesso salterò la parte in cui faccio un casino di domande sui ninja. Scopriremo le varie cose nei prossimi capitoli. Vorrei arrivare direttamente alla parte in cui il maestro mi dice che è il momento di prendere dei vestiti adatti...
-Ora basta con le domande Takeshi, non credi che dovresti cambiarti- mi disse alla fine.
Mi guardai i vestiti. Portavo dei pantaloncini corti, scarpe da ginnastica e una polo. Feci sì con la testa.
Mi condusse verso l'armadio e aprì il fusuma.
Dentro c'erano vari panni appesi a stampelle di legno scuro, tabi, vari tipi di calzature e alcuni cappelli di paglia (kasa, ma ne parleremo).
Il maestro tirò fuori un kimono dall'armadio. Era della mia taglia.
Era molto semplice. La parte di sopra era bianca e sotto c'era un hakama nero con le gambe divise. Ai lati del petto e al centro della parte di dietro c'era un simbolo. Una testa di volpe nera stilizzata, dietro alla quale c'era un fiore di ciliegio rosa, il tutto iscritto in una circonferenza nera.
-Come mai c'è il kamon della mia famiglia?- il kamon è un simbolo, una specie di stemma araldico, come direste voi occidentali. Tutte le famiglie giapponesi ne hanno uno. Quando veniva cucito sul kimono in genere dava formalità.
-Era di tuo padre. Il primo che ha indossato quando è venuto qui. Tuo nonno, quando viveva ancora al Palazzo Del Sole, ha fatto ricamare il vostro kamon su questo kimono prima che arrivasse-
Ok, lui adesso non mi fece l'elenco di tutti i vestiti di un ninja, quindi concludo la storia qui.
Dunque, so che questa notizia può sconvolgervi, ma i ninja non si vestono sempre di nero, come vengono oggi rappresentati.
Però dai, pensateci, se i ninja avessero davvero una divisa unica, questo non vanificherebbe il tentativo di rimanere nell'ombra? Verremmo riconosciuti subito.
I ninja mettono la classica uniforme nera solo per infiltrarsi.
In genere indossiamo gli abiti classici del Giappone feudale, quindi il kimono o più raramente abiti più umili. Dico più raramente perché la maggior parte dei ninja dell'ordine (me compreso) discende da antichi clan ninja, e quindi non sono abituati alla povertà.
Ai piedi di solito un ninja calza gli jika-tabi, degli stivaletti con l'alluce separato, come i calzini tabi.
Indossiamo questo genere di calzatura perché permette molta più agilità, visto che è più sottile delle altre calzature, anche quando sono di pelle (come i miei).
Spesso sul kimono è ricamato il kamon del proprio clan. Possono essercene tre o cinque. Quando ce ne sono tre sono ai lati del petto, e uno grande nella parte di dietro, invece nel caso ce ne siano cinque vengono messi anche sulle braccia, sotto le spalle.
Quello che ho ora per esempio è rosso scuro, con un hakama nero con le gambe separate e ho cinque kamon.
Spesso i ninja per mascherare la propria identità ulteriormente indossano sopra il sanjaku-tenugui (la maschera da ninja) un copricapo kasa. Sto parlando di un cappello di bambù o di paglia di riso intrecciata. Quello dei contadini ha una forma conica, mentre quello usato dai monaci ha più una forma a ciotola, con la parte di sopra quasi piatta. Questo copre gli occhi ed è utile in un mondo dove i ninja non sono più solo giapponesi, ma essendosi diffusi in tutto il globo (come gli yokai che cacciamo del resto) è più sicuro coprire i propri occhi, anche solo per nascondere l'etnia.
Io per esempio ho un kasa di quelli a ciotola di bambù visto che ho le lentiggini praticamente dappertutto, compreso il viso (informazione che tornerà utile nei prossimi capitoli).
Se vi state chiedendo come si indossano i kasa, sappiate che all'interno c'è un'intelaiatura di stecche di bambù dove devi infilare la testa (non ve lo so spiegare meglio, cercate le immagini cavolo!).
Le kunoichi (ninja femmina) si vestono a seconda del loro ruolo.
Una kunoichi che ha il compito di sedurre la gente (oggi rare, visto che non si seduce uno yokai) si veste in modo provocante.
Se invece i suoi compiti sono gli stessi di uno shinobi tende a vestirsi come loro. Il kimono da samurai no, ovviamente.
Ma per esempio la classica uniforme nera.
Per fare un esempio, Shan (tratteremo meglio di lei nei prossimi capitoli) indossa un vestito che le arriva alla coscia color prugna con la tipica scollatura giapponese, un corpetto di cuoio, jika-tabi di pelle nera e fasce alle braccia che le arrivano sopra il gomito. 
In realtà questo look si ispira anche al suo paese natale, la Cina.
In conclusione, non è possibile stabilire uno stile unico per un ninja, soprattutto in un'ordine vario e multietnico quale l'Ordine Dei Cinque Elementi. Sapete com'è, il mondo e bello perché è vario.
Scusate per il capitolo corto.
Sayounara...

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