Incontrarsi di nuovo

di Verde Pistacchio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Tempo di ricordi ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Identità trovata ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - Tempo di ricordi ***


 

Era seduta sulla panca e cercava di guardare la maestra che, al centro della sala parlava a voce alta. Forse non proprio alta visto che lei non riusciva a sentire proprio niente. Non riusciva neanche a concentrarsi perché il suo compagno di classe non riusciva proprio a darle tregua.

«Allora che fai non mi ascolti? Eh eh eh eh?» continuava a ripetere giocando con i suoi capelli corti. Ogni momento era buono per parlarle, o stuzzicarla. Ogni tanto le tirava i capelli e lei era costretta a tenere chiusa la bocca se non voleva peggiorare le cose. L'ultima volta non era finita bene per lei...

«La vuoi smettere? Non riesco ad ascoltare cosa dice la maestra!» si lamentò con tono petulante. In realtà non riusciva neanche a scorgere la figura della donna in questione. Peccato, l'argomento sembrava interessante e avrebbe voluto fare un resoconto a sua madre.

«Ehi ehi ehi!» di nuovo quella voce fastidiosa e quelle mani che toccavano i suoi capelli. Stava per esplodere. Le sue orecchie erano piene del brusio dei bambini attorno a lei e di quella odiosa del suo vicino. Voleva alzarsi e dargli un pugno ma...

Il cane del vicino protestò abbaiando, la veranda non era il posto ideale per lui. Quel suono svegliò Marina che con i suoi occhi vide la finestra ricoperta da piccole goccioline di pioggia. Sospirò stancamente. «Anche il tempo si ci mette adesso!» aveva parecchie cose da fare e una giornata di pioggia non giovava al suo umore. Si alzò dal letto ormai zuppo di sudore a causa del caldo di quei mesi.

Che strano sogno. Non capiva il motivo per cui, dopo tanti anni, ripensava ai suoi compagni delle elementari. Piuttosto perché pensava a quel bambino? Era così fastidioso... soprattutto i primi tempi.

Doveva sistemare gli ultimi scatoloni, uscire a fare la spesa e poi era tutto pronto. Vagò un paio di minuti per la casa, sperando di temporeggiare prima di uscire. «Devo farlo, prima o poi. Meglio adesso, così mi toglierò il pensiero e vedrò il da farsi, anche se il pensiero di vedere l'esito mi mette un'angoscia!». Il cane continuò ad abbaiare sempre più forte, come forma di protesta per le decisioni dei suoi padroni e Marina avrebbe tanto voluto urlare di farlo tacere. Forse perché lei non poteva permettersi di urlare a squarcia gola la sua disperazione e i suoi problemi. Si accasciò sulla poltrona massaggiandosi le tempie, forse interrompere le sedute con la dottoressa Narni era stata una pessima idea.

Non aveva un lavoro, aveva problemi con se stessa, il suo corpo. All'età di trent'anni non aveva concluso niente e adesso c'era forse il rischio di una non poco gradita sorpresa, a cui non aveva idea come far fronte. Senza un soldo, senza amici e senza parenti. Per quale assurdo motivo aveva cambiato casa e città? Ah si aveva dato retta ad un colpo di testa. Peccato che lei non potesse permetterselo e la sua vita non era certo un romanzo.

                                                                                                ***

 

Le corsie del supermercato erano calde e offrivano conforto a tutte le persone che, come lei, erano costrette ad uscire con una pioggia torrenziale come quella che imperversava tra le strade. Il suo carrello, come sospettava, era difettoso e tendeva ad andare a destra e lei faceva sempre più fatica per dirigerlo nella giusta direzione e la cosa cominciava a non andarle giù. Come se non bastasse il freddo che proveniva dal banco frigo le stava congelando la schiena.

Controllò la lista della spese per essere sicura di non dimenticare nulla ed evitare un secondo viaggio sotto la cara e simpatica pioggia, la quale avrebbe portato freddo, umidità e forse un bel raffreddore. Ammalarsi era l'ultima cosa che avrebbe desiderato, fino a quando non avrebbe risolto il suo presunto problema. Spinse il carrello in avanti, ma questo fece i capricci «Accidenti, stupido carrello vuoi muoverti una buona volta!» lo maledisse tra sé e sé, cercando di raddrizzarlo si scontrò con un altro carrello che proveniva dal senso opposto, facendo cadere alcuni prodotti. «Oh mio dio mi dispiace molto! Sono mortificata...» il ragazzo si chinò subito a raccogliere la merce caduta senza guardarla. «Non si preoccupi sono cose che succedono.» la sua voce era tranquilla e non vi era traccia di rancore o fastidio per quello che era successo. Marina si chinò ad aiutarlo «Mi creda mi dispiace molto, ma il mio carrello è... » il ragazzo alzò il viso e la fissò insistentemente. Quel naso, quelle labbra, erano così familiari che per un attimo Marina si chiese se non lo conoscesse già. Il ragazzo si era alzato e continuava a fissarla, cercando di ripescare dalla mente il nome da associare a quel volto familiare ma allo stesso tempo estraneo.

 

«Marina sei tu?» quella voce, quello sguardo...

Il bambino del sogno! Pensò lei con stupore. 

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Capitolo 2
*** Capitolo II - Identità trovata ***



Ed anche l’ultimo scatolone fu svuotato. Lo accartocciò su se stesso riducendone il volume e lo mise in una grande busta nera insieme a tutti gli altri. La chiuse con un doppio nodo, dopo l’avrebbe buttata nel cassonetto della spazzatura.
L’atrio era purtroppo era occupato in gran parte dalle tre grandi buste. Adesso però tutto il lavoro era terminato, il trasloco poteva dirsi finalmente concluso, si guardò i palmi delle mani che ormai erano arrossati e si potevano già intravede dei calli nelle dita per lo sforzo. «In fondo le mani servono a questo.» borbottò ignorando il fastidio. Erano trascorsi quattro giorno da quando aveva traslocato, fino a pochi giorni fa il piccolo monolocale era pieno zeppo degli scatoloni, aveva già fatto una prima scrematura, ma fare tutto il lavoro da sola era veramente stancante. Avrebbe potuto concludere il tutto in un paio di giorni, ma aveva deciso di rallentare il ritmo a causa del suo stato e così impiegò il doppio del tempo. Andò in cucina a prendersi qualcosa da bere e si appuntò mentalmente di andar a fare la spesa, di nuovo.
L’ultima volta aveva battuto il record mondiale, ne era sicura! Non voleva incontrare di nuovo quel uomo così entrò cautamente al supermercato, si guardò intorno e cominciò a prendere tutto ciò che le serviva in men che non si dica. In realtà non sapeva con esattezza il tempo che aveva impiegato ma era contenta di non aver incontrato nessuno. Ora però doveva tornarci, a meno che non avesse preso la strada più lunga e cambiato negozio. Ma perché nascondersi e cambiare le abitudini per colpa di un estraneo?
Un estraneo che ti conosce evidentemente.
Si forse questo era vero. Ma lei aveva paura ed era diffidente per natura, specie se non aveva memoria di quella persona. Ad ogni modo sarebbe stato meglio non incrociare il suo cammino.

Mentre si rilassava cinque minuti godendosi il suo succo di mela sperando di combattere per un po’ la calura estiva sentì il suono di un messaggio sul cellulare. Da parecchi giorni non lo usava e stranamente non ne sentiva la mancanza.
-Ciao Marina. Come va con il trasloco?- era Ilaria, una delle poche amiche con cui intratteneva un semplice e genuino rapporto d’amicizia, stranamente le ragazze dell’università erano sparite chi cambiando città, chi si trasferiva all’esterno e chi si dedicava alla famiglia. Così le era rimasta fedele Ilaria, certo non era la sua migliore amica ma era sempre disponibile per un consiglio o una chiacchierata. Dopo una settimana fuori città l’amica tornava a farsi sentire.
-Ciao Ilaria, tutto bene ho terminato proprio adesso-
-Bene quindi non ci resta che un buon caffè per una chiacchierata!-
C’era aria di novità questo era sicuro! Ilaria aveva deciso di accettare un viaggio per rappresentare la sua azienda. Al momento la settimana appena trascorso era solo l’inizio. Accettò contenta l’invito, forse era il caso di aggiornarla su alcuni avvenimenti, chissà se potrà aiutarla sul fronte lavoro.
 
***

Il caffè in questione non era molto affollato, d’altronde nel periodo estivo la gente andava in vacanza e poi nelle ore diurne c’era ancora qualcuno che lavorava. Il chiacchiericcio della gente aiutava a mescolarsi fra gli altri senza importunare i vicini. Marina girava pigramente la cannuccia della sua bibita facendo scontrare i cubetti di ghiaccio mentre Ilaria si godeva il suo cappuccino.
«Allora Ilaria raccontami. Com’è andato questo viaggio?»
«Mi sono divertita parecchio, strano ma vero. È la mia prima esperienza sotto la protezione dell’azienda ma ne sono contenta. Mi sono messa alla prova in un’ottica un po’ diversa rispetto al mio ruolo di impiegata.»
«Eravate in tanti?»
«Be’ eravamo io, il nostro superiore Sergio e il delegato aziendale Luca ed altri tre colleghi. In verità ti dico che noi eravamo un po’ le ruote di scorta, abbiamo svolto il lavoro sporco, però ti dico che accetterò sicuramente di partecipare alla prossima trasferta, quella definitiva.»
Martina era molto contenta per la sua amica e purtroppo dovette anche lei raccontarle gli ultimi giorni che non furono certo rosa e fiori. Ilaria bevve un sorso d’acqua «Vedo che la situazione è più seria di quanto pensassi. Devi andare per gradi, al momento la questione più urgente da risolvere mi sembra il lavoro. Magari prova a guardarti in giro se non dovessi trovare quello che cerchi allora penseremo ad un piano B, e per quanto riguarda l’altra questione devi assolutamente cercare una conferma. Una risposta è necessaria, quindi Marina via il dente via il dolore.» aveva ragione e lei lo sapeva ma fin’ora aveva sempre temporeggiato e rimandato, sapeva di dover trovare una soluzione ma quel limbo in cui si trovava non era così brutto.
«Piuttosto parlami un po’ di questo famigerato ragazzo!» un sorrisino malizioso si dipinse sul volto di Ilaria e Marina sorrise a quella reazione «Non cominciare! Non è niente di che, non so neanche chi sia e come fa a conoscermi.» terminò la sua bibita. «Forse è una vecchia conoscenza.» non era molto convinta. Voleva continuare a parlare e a rimuginare con l’amica ma dovette abbandonarla all’improvviso, a quanto pare suo figlio aveva fatto un’altra delle sue bravate.
 
Era rimasta ferma lì a pensare, non poteva occupare il tavolo fino alla chiusura e poi si sentiva osservata.
«Posso sedermi?» alzò la testa a quella voce.
Oh no lui!
Eccolo, parli del diavolo… a quanto pare fare la spesa lampo non era servito a niente.
«Si certo è libero.» e adesso perché balbettava e aveva la voce rauca? Quell’uomo era sbucato dal nulla che per un attimo le venne un colpo. Proprio al suo tavolo poi…
«Sono contento di averti incontrato di nuovo. Ti ho visto appena sono entrato.» una strana espressione notò Marina si stampò sul volto, non capiva se stesse prendendola in giro o era veramente contento di vederla. Decise di risponde con un timido sorriso e un rossore acceso si diffuse sulle gote.
«Allora Marina…»
«Come mi conosci?» lo interruppe, preferiva tagliare la testa al toro che perdersi in inutili convenevoli. Ma lo sguardo del suo interlocutore la incuriosì «Ma come non ti ricordi di me?»
A quanto pare no o non te lo avrei chiesto tesoro.
 Fece di no con la testa e così si presentò «Sono Marco Borsello della sezione B! abbiamo frequentato la stessa scuola elementare.» aveva detto tutto e niente quel Marco, onestamente aveva deciso di mantenere tutti gli anni dell’infanzia trascorsi a scuola nel dimenticatoio, meno ricordava e meglio era. E a quanto pare c’era riuscita.
«Mmm… Marco Borsello. Marco…» cercò di riportare alla memoria tutti i nomi e i volti dei compagni delle elementari ma nella sua mente c’era il vuoto. Non ricordava nessun Marco nella sua classe, a meno che… un’illuminazione improvvisa! Ora ricordava chi fosse il bell’imbusto davanti a lei! «Tu… tu!» strinse la mano in un pugno, le guance si arrossarono ma non per l’imbarazzo e indicò il ragazzo con il dito accusatore «Tu sei quel Marco! Il bulletto che mi ha reso quattro anni d’inferno.»
L’aveva tormentata con tutti gli scherzi possibili, da quelli più fastidiosi a quelli più viscidi e schifosi, per non parlare poi dei nomignoli e delle canzoncine che aveva inventato ispirandosi a lei. Se prima l’atteggiamento di marina era di imbarazzo e un pizzico di curiosità adesso tutto il suo corpo e l’animo si stavano infervorando, era in balia dei ricordi scomodi e fastidiosi.
«Si be’… ecco.» adesso era lui ad essere in imbarazzo, non si aspettava certo una reazione di quel genere, il gentil sesso mostrava ben altre risposte davanti alla sua figura. «Credo tu abbia ragione.»
«Credi?!» se non fosse stato lui il protagonista di questa vicenda si sarebbe messo a ridere, ma facendo ciò avrebbe firmato la sua condanna a morte considerando il temperamento della ragazza. «Hai ragione ad arrabbiarti. Non mi sono comportato bene i quegli anni. A mia discolpa posso dire che ero un bambino abbastanza irrequieto e infantile.»

Marina non era molto convinta ed era ancora arrabbiata con lui. Certo erano passati tanti anni ma il ricordo faceva male, quanti pomeriggi aveva pianto per gli insulti e gli scherzi di quel bambino antipatico e quante volte aveva detto a sua madre che odiava Marco Borsello. Se qualcuno le avesse detto che dopo tutto questo tempo avrebbe incontrato lui si sarebbe fatta una sonora risata. Però aveva ragione lui era inutile rimanere aggrappata al passato, erano entrambi bambini ne era passata di acqua sotto il ponte e magari lui era cambiato. Fisicamente era avvenuto un cambiamento radicale, Marina lo ricordava si più sviluppato degli altri ragazzi ma sempre magro e alto adesso invece… era un piacere per gli occhi, il suo sorriso era contagioso e gli occhi ti fissavano intensamente come se volessero leggerti dentro. Aveva fascino doveva ammetterlo.
«Guarda che ci vogliono ben altro che due scuse per farti perdonare.» il tono scherzoso con cui aveva pronunciato quelle parole non lo preoccuparono e decise di approfittarne «Se la metti così dovrai darmi la possibilità di rimediare. Che ne dici di uscire a cena con me?» le sfiorò le dita con le proprie e lei si ritrasse subito, cercava di essere spavalda ma rimaneva pur sempre una ragazza estremamente timida. Arricciò le labbra in un’espressione che doveva sembrare sensuale ma Marco trovò buffissima, infatti rise ma per non sembrare maleducato portò la parte superiore dell’indice sulle labbra.
Accettò, Marina era curiosa di sapere di più sul suo vecchio nemico, magari c’era qualcosa di buono anche in lui. E poi era da parecchio che non usciva con uomo. Se ci fosse stata Ilaria le avrebbe detto di godersi la cena e di non pensare ai problemi per una volta.
«Allora credo sia giunto il momento di lasciarmi il tuo numero di telefono.» Marco le strizzò l’occhio. Era per caso una velata allusione a qualcosa?











Nda
Salve a tutti! Inizio queste brevissime note augurandovi un buon anno a tutti. Per tutti coloro che stanno leggendo vi dico che ho deciso di cancellare il capitolo che avevo pubblicato precedentemente e di riscriverlo. Da un po' l'ispirazione non arriva ma ci tenevo almeno ad inserire un nuovo capitolo per questo nuovo anno. Ringrazio tutti coloro che seguono e leggono la storia. Vi invito a lasciare un commento o dei consigli se li avete, questo mi aiuterebbe molto visto che è la prima ff romantica che vorrei portare a termine :)
All prossima!

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