Behind the mask

di Jaredsveins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Two different lives ***
Capitolo 2: *** Sam's plan ***
Capitolo 3: *** Existential crisis ***
Capitolo 4: *** Lies ***
Capitolo 5: *** I really like you. ***
Capitolo 6: *** Another case for the Winchesters.. ***



Capitolo 1
*** Two different lives ***


Salve gente, Feffe è tornata più energica che mai! no, non è vero..piuttosto vorrei sotterrarmi ma dettagli 

ANYWAY. Questa storia è come un esperimento, in quanto questo stile scherzoso è qualcosa di nuovo per me, quindi spero voi lo gradiate.
Ci vediamo a fine capitolo per delle delucidazioni, perché credo che ne avrete bisogno!


 

1. Two different lives
 

Miami, Florida (Casa Winchester)

I Winchester non erano soliti avere una residenza fissa, per via del loro “lavoro”. Il male era ovunque e non potevano permettersi il lusso di avere una casa tutta per loro, una famiglia normale con dei marmocchi che gli giravano attorno. Non faceva per Dean e Sam la spensieratezza, perché ogni giorno avveniva qualcosa di terribile e loro dovevano essere sempre pronti ad intervenire e trovare una soluzione. Se solo provavano a farsi una vita, un essere sovrannaturale appariva e distruggeva tutto ciò che avevano costruito. I Winchester non potevano avere una vita normale e lo sapevano. Eppure, nonostante queste consapevolezze, Sam aveva deciso di andare a vivere con Dean a Miami, affittando una casa per un po'. Per circa due mesi non era accaduto nulla di strano e, siccome si erano stancati di spendere soldi negli hotel, avevano preferito affittare questo piccolo appartamento e si erano facilmente adattati. Entrambi erano molto elettrizzati, non vedevano l'ora di esplorare quella città e di concedersi un po' di normalità. Solo il fatto di avere un tetto “fisso” sulle proprie teste era già, di per sé, una cosa nuova. Niente moquette sporca, niente puzza di piscio, niente muri rovinati, niente del genere. Solo un ambiente accogliente che li faceva sentire come due persone normali, e non come due cacciatori. Avevano addirittura comprato una piastra per fare i panini, siccome se ne mangiavano in grande quantità.

Dean ne andava matto, soprattutto per gli hamburger. Anche bisticciare con Sam sul suo “cibo per conigli” era diventato il centro delle loro discussioni. E se si considerava che di solito parlavano di fantasmi, vampiri e lupi mannari, era già un enorme passo avanti. Il maggiore dei Winchester dormiva sonni tranquilli, poiché non vi erano più esseri mostruosi che disturbavano i suoi sogni (fatti di modelle asiatiche nude, per la precisione).

Sam, invece, aveva iniziato a dedicarsi di più a se stesso siccome adesso aveva del tempo. Stava addirittura valutando l'idea di iscriversi ad un corso di yoga. Ne aveva proprio bisogno per rilassare la mente. Per Dean era stato facile adattarsi, ma non per lui. Sin da piccolo aveva sempre trovato questa difficoltà nell'adattarsi e purtroppo, anche essendo cresciuto, questo non era cambiato. Inoltre, per circa due settimane entrambi i fratelli si erano chiusi in casa perché stavano troppo bene da soli. Però poi il momento di cacciare i loro culi fuori da casa, era arrivato.

E così anche i problemi.

Un giorno, Dean rimase a casa a cazzeggiare (come al solito), quando Sam rientrò a casa...pallido come un fantasma.

“Sammy?” Richiamò il maggiore, mettendosi a sedere sul divano. “Che hai?” Chiese ancora sgranando gli occhi. Dean temeva che gli fosse successo qualcosa. Per lui era raro vedere suo fratello così sconvolto, siccome ne avevano viste di tutti i colori.

“I-io posso capire che tu tema la mia opinione, ma cavolo! Certe cose potresti anche dirmele!” Sam si tolse la camicia buttandola a terra. Rimase a petto nudo poiché aveva troppo caldo.

Dean si avvicinò ancora più confuso di prima e decise di mantenere la calma. Suo fratello stava già dando di matto e di certo agitarsi non avrebbe portato a nulla di buono. Per prenderlo in giro, appoggiò la mano sulla fronte del fratello per vedere se avesse la febbre, poiché stava dicendo delle cose senza senso.

“Non fare quella faccia!” Sbottò il minore. “Ti ho visto al parco poco fa, cosa credi?!” Superò Dean, andando in cucina a prendere una bottiglia d'acqua, per poi scolarsene mezzo litro in un solo colpo. Aveva caldo, e lo sguardo allucinato di suo fratello, lo innervosiva solo di più. “Lo sai, mi ferisce molto che tu non mi abbia detto nulla. Sono davvero deluso, Dean. Sai che puoi parlarmi di tutto. Io non ti giudico, sei mio fratello fino a prova contraria.”

Dean mise le mani avanti e si avvicinò cautamente al fratello, prendendo la bottiglia che aveva tra le mani per poi posarla sul tavolo. “Woah, frena Sam. Sei sicuro di star bene?”

“Benissimo.” Lo fulminò l'altro.

“Ma Sam...io sono rimasto qui tutto il tempo!”

“Ah, quindi vuoi dirmi che quel tizio, stava baciando un ragazzo che non eri tu?!” Sbottò con sarcasmo il gigante.

Dean si strozzò con la sua stessa saliva e iniziò a tossire, sgranando talmente tanto gli occhi che temette, per un momento, di vedere i suoi bulbi oculari rotolare per terra. Aveva sentito bene? Sam gli aveva davvero chiesto se LUI, Dean Winchester, donnaiolo ed etero fino al midollo, stava baciando UN RAGAZZO? Aveva decisamente sbattuto la testa. “Sam, sei sicuro di star bene?”

“So quello che ho visto e smettila di negare, mi fai solo incazzare di più.” Sam andò in salotto e accese la TV, intenzionato ad ignorare il fratello che lo stava solo facendo infuriare (che stronzo).

“Sammy, io sono rimasto qui...te lo giuro!” Disse il cacciatore, esasperato. “E poi non bacerei mai un ragazzo, ma ti sei rincoglionito per caso?”

“No, Dean. Io ti ho visto!” Sam allargò le braccia. “E se proprio vuoi saperlo, visto che continui a negare, ti ho anche chiamato e ti sei pure girato!” Il minore si abbandonò sullo schienale del divano e chiuse gli occhi, ripensando a quel che era successo.

Era andato al parco con l'intento di fare un po' di jogging, come faceva di solito. Ma si era praticamente paralizzato, non appena aveva visto due ragazzi in lontananza mano nella mano. Erano sorridenti, felici, spontanei. Talmente tanto da scambiarsi un tenero bacio sulle labbra e fu lì, che Sam, per poco non sputò un polmone. La felicità era palpabile in quella coppia, sembravano fatti per stare insieme. E Sam se ne sarebbe pure fregato, perché ognuno è libero di amare chi vuole, se non fosse stato per il fatto che, uno dei due tizi, era Dean. Il gigante era sconvolto, non riusciva davvero a crederci. Non che lui fosse omofobo, anzi, ma da suo fratello non se lo sarebbe mai aspettato. E poi il fatto che non gli avesse detto proprio nulla, lo aveva ferito molto. Dean era sempre il primo che gli rompeva le palle chiedendogli di essere sincero, e poi cosa faceva lui? Gli nascondeva qualcosa di così importante. E tra l'altro gli aveva detto cose ben peggiori, quindi perché nascondergli una cosa come questa? Aveva paura che lo avrebbe giudicato? Sam non ne aveva proprio idea.

“Sam, avrai visto male! Ti posso assicurare che sono stato sempre qui.”

Il minore sospirò pesantemente e negò con il capo. Forse tutta quella tranquillità gli stava dando alla testa e aveva davvero visto male. Ma diamine, aveva ancora quelle immagini impresse nella mente! Era impossibile!

“In ogni caso, adesso sono io che esco.” Dean sbuffò e prese le chiavi dell'Impala. “Vado a fare un giro, chi lo sa...magari vado sbaciucchiarmi con il mio presunto ragazzo.” Brontolò e si chiuse la porta alle spalle, sospirando esasperato. Assurdo!

Aveva davvero bisogno di cambiare aria. Era incredibile quello che Sam gli aveva raccontato. Forse il caldo di Miami gli aveva veramente dato alla testa, perché lui non si era mosso da casa e stava uscendo solo adesso per andare in spiaggia. Voleva smettere di pensarci, non gli erano mancate per niente quelle storie assurde, soprattutto adesso che stava andando al mare.

In tutti quegli anni non era riuscito ad andarci, visto che era troppo impegnato a sgozzare qualche vampiro o a bruciare qualche cadavere. Ma ora poteva farlo e non avrebbe lasciato che una stupidaggine come quella, gli rovinasse la giornata. Quindi in poco tempo se ne dimenticò, e cantò a squarciagola in auto, fregandosene di tutto il resto e pensando che avrebbe dedicato un po' di tempo a se stesso, dopo tanti anni.

Quando arrivò in spiaggia rimase a bocca aperta, era meravigliosa. Il rumore delle onde era come musica per lui, una musica paradisiaca. Quando poi i suoi piedi affondarono nella sabbia, quasi si commosse. Semplicemente non riusciva a credere di essere davvero lì.

L'unico lusso che poteva permettersi ormai era una serata di sesso ogni tanto, se gli andava bene. E fortunatamente non era difficile abbordare qualche bella ragazza per lui. Ma il sesso ti appaga al momento, poi non ti lascia più niente. Invece quel che aveva davanti lo avrebbe portato sempre dentro.

Iniziò a guardarsi attorno e andò a riva. Nel frattempo, sorrise a una bambina che, per sbaglio, gli inciampò sulle gambe e l'aiutò a rialzarsi. Anche quei piccoli gesti gli sembravano surreali, incredibili. Aveva avuto a che fare con dei bambini fottutamente inquietanti, a volte.

“Che meraviglia.” Toccò l'acqua fredda e sorrise radioso. Era bello sentire la granulosità della sabbia tra le dita delle mani e il mare che la portava via. Si tolse le scarpe, la maglietta, i pantaloni e rimase in boxer (non aveva ancora trovato il tempo di prendere un costume). Fece qualche passo indietro e poi si tuffò, lasciando che l'acqua lo avvolgesse del tutto e lo bagnasse senza tralasciare un centimetro di pelle. Iniziò a nuotare senza riemergere e non riuscì a smettere di sorridere nemmeno in quel momento, pensando che sarebbe andato lì ogni giorno e che ci avrebbe portato anche Sammy. Quando riemerse, era talmente perso nei suoi pensieri, che non si rese nemmeno conto del ragazzo a cui finì addosso. Però ebbe almeno la prontezza di afferrarlo per il braccio e evitare di farlo cadere.

“Woah, amico stai attento!” Sbottò questi, per poi sgranare gli occhi appena inquadrò il cacciatore. “Dean!” Urlò, buttando le braccia al collo del biondo che batté le palpebre più volte.

Ma che cazzo..?

“Che ci fai qui? Da quanto tempo, cavolo!” Quel tizio lo stringeva fin troppo per i suoi gusti.

E poi come faceva a conoscerlo? Lui non lo aveva mia visto.

“Ma cosa..chi sei si può sapere?” Si scansò stizzito.

“Ma come!” Scoppiò a ridere il ragazzo. “Sono Jace, il tuo ormai ex collega..non ti ricordi? Mi sono licenziato un mese fa dall'officina.”

Okay, c'era qualcosa che non andava, decisamente. Dean non aveva mia visto quel ragazzo e soprattutto non lavorava in un'officina! Lo stava prendendo in giro?

“Sei sempre il solito coglione, eh?” Ridacchiò l'uomo e gli diede una buffetto sulla spalla. “Che si dice? Cas sta bene?”

“C-Cas?” Eh?

“Castiel, il tuo ragazzo.”

Dean sgranò gli occhi e la sua mente volò immediatamente a ciò che Sam gli aveva detto.

Ecco qualcuno che lo conosceva e che aveva appena confermato la sua relazione con questo presunto ragazzo, Castiel. Che Sam avesse ragione? Cazzo, era impossibile. C'era qualcosa che non andava e doveva scoprire al più presto cosa. Prima di tutto: lui non era gay e non stava con un ragazzo che nemmeno conosceva, che diamine!

“Sapevo che questo periodo di pace sarebbe durato poco.” Borbottò tra sé e sé, per poi armarsi del suo sorriso più sincero, assecondando Jace. Doveva cercare di scoprire più cose possibili.

“Castiel sta bene, non possiamo lamentarci, anche se il lavoro rompe le scatole, sai com'è.”

“Oh beh, se me ne sono andato da lì c'è un motivo!”

Dean fece una risatina che sembrò più una smorfia, ma Jace non glielo fece notare, quel tipo sembrava davvero felice di vederlo.

“E dimmi, state sempre alla Collins Avenue? Ti lamentavi spesso di quella zona lì.”

Fantastico, una via. FANTASTICO. Sarebbe andato lì al più presto, con Sam magari. Per la prima volta nella sua vita aveva paura di scoprire cosa stesse succedendo, perché la questione sembrava riguardarlo in prima persona.

“Jace, amico...devi proprio scusarmi, ma mi sono ricordato che devo fare una cosa.” Dean iniziò a indietreggiare e portò due dita alla fronte per salutare Jace. “Ci vediamo presto!” E detto ciò si precipitò fuori dall'acqua, afferrando i vestiti e infilandoseli di fretta, per poi correre dentro la sua Piccola e sfrecciare verso casa. “Oh, Piccola, mi dispiace da morire.” Sospirò, rendendosi conto di aver bagnato tutti i sedili. Però doveva assolutamente parlare con Sam, sembrava che fosse qualcosa per loro.

 

“Che cosa?!”

“Per quanto mi dia fastidio ammetterlo, avevi ragione.” Sbuffò, spogliandosi dai vestiti ancora umidi. “Io sarei fidanzato con un ragazzo di nome Castiel e a quanto pare abitiamo a Collins Avenue.” Lo disse con un sarcasmo che fece tremare anche i muri e poi si strofinò gli occhi con le mani. “Sam, dobbiamo indagare. Nel giro di una giornata tu hai incontrato..me. E io questo mio presunto ex collega che nemmeno conosco. Ti rendi conto di quanto sia assurdo tutto ciò?!” Urlò, iniziando a camminare avanti e indietro per il nervosismo.

“Okay, Dean. Datti una calmata perché stai dando di matto.”

“E non dovrei secondo te?! Io sto con un uomo, IO! Ti rendi conto? E' impossibile!”

“Eppure eri tu, Dean!” Sam lo guardò rassegnato.

Ma cosa diavolo stava succedendo in quella città? Doveva esserci una risposta e lui aveva già pensato a qualcosa, ma non voleva trarre delle conclusioni affrettate.

“Gabriel?”

“E' morto, Sam, o almeno me lo auguro, altrimenti lo uccido io una volta per tutte, quel trickster.”

“Okay, adesso ti calmi.” Sam gli portò una birra e lo fece sedere, prendendo poi il suo fedele amico laptop. “Dobbiamo fare delle ricerche su di..te e scoprire il più possibile. Iniziando dalla sua vita.” “Non credi sia meglio andare direttamente lì?”

Sam storse il naso e guardò lo schermo del pc indeciso. In un'altra circostanza avrebbe aspettato, ma capiva bene quanto suo fratello fosse sconvolto e anche lui voleva vederci chiaro. Quindi andò in camera sua e scese con un completo elegante e si infilò il documento dell'FBI in tasca. “Direi che non mi era mancato per niente essere in queste vesti ma, ehi! Non saremmo i Winchester se non avessimo dei casini da sistemare. No?”

Dean sospirò e annuì, avrebbe voluto andare con lui, ma sapeva che sarebbe stato pericoloso e spiazzante se avessero incontrato qualcun altro che lo conosceva. Era già abbastanza sconvolto.

“Quindi hai detto Collins Avenue..”

“Sì.”

Sam annuì e si sistemò la cravatta, andando alla porta e aggrottando le sopracciglia non appena Dean lo abbracciò, dandogli delle pacche sulla schiena. “Dean, ho fatto di peggio.”

“Sì, ma sai, non succede qualcosa da un po' e siamo entrambi arrugginiti. E poi devi farlo da solo, quindi cerca di stare attento. Okay?”

Il minore sorrise e annuì, pensando che suo fratello non sarebbe mai cambiato. Ormai era un uomo, ma lui lo trattava sempre come un bambino. Prese le chiavi dell'Impala e salì a bordo.

Destinazione Collins Avenue.

 

Miami, Florida (Casa Novak)

“Chissà come faceva quel ragazzo a conoscerti..” Mormorò Castiel, mettendo i pomodori nel frigo e il gelato alla vaniglia nel freezer.

“Non ne ho idea, non l'ho mai visto.” Si strinse nelle spalle Dean, avvicinandosi al proprio ragazzo che sembrava davvero pensieroso.

Castiel fece una smorfia poco convinta e continuò a sistemare la spesa.

Era da ormai diverse ore che non riusciva a smettere di pensare a quel ragazzo che aveva chiamato Dean al parco. Sembrava sconvolto e la cosa strana era il fatto che conoscesse il nome del suo ragazzo, nonostante lui si ostinasse a dire che non aveva mai visto quel “tizio” prima d'ora. Poteva essere che lo avesse scambiato per qualcun altro, ma questa spiegazione sarebbe stata valida qualora non lo avesse chiamato per nome. Come era possibile?

Il ragazzo sospirò e decise che doveva lasciar perdere, per quanto assurda fosse quella situazione.

Il biondo si avvicinò all'altro e gli prese le mani, sospirando. “A parte questo, devo dirti una cosa che non ti piacerà per niente..”

“Devo preoccuparmi?”

“No, però..” Dean arricciò il naso infastidito. “Ricordi il week-end che ti avevo promesso? Dobbiamo rimandarlo..devo star via una settimana per lavoro.”

“Oh, e dai, lo programmiamo da mesi..” Castiel sospirò e gli lasciò le mani, dimenticandosi subito dell'accaduto di quella mattina. Incrociò le braccia, ma si accoccolò al petto del suo ragazzo quando lo abbracciò. Era davvero dispiaciuto. Avevano in mente di andare in montagna per due giorni, lontani dallo stress del lavoro e da quello di non riuscire ad arrivare a fine mese facilmente. Avevano messo da parte un bel gruzzoletto per quella mini vacanza, ma dovevano rimandarla. Ancora.

Dean lavorava in un'officina, ma ultimamente il lavoro era diminuito e quindi non riusciva ad avere uno stipendio fisso e Dean era costretto ad andare fuori pur di racimolare qualcosa. E tra l'altro il posto di barista di Cas non era molto d'aiuto. Soprattutto dal momento in cui erano rimasti senza macchina a causa di un incidente che Dean aveva avuto due mesi prima. Per fortuna niente di rotto, ma si erano presi comunque uno bello spavento.

Dean e Cas erano una bellissima coppia. Si erano conosciuti proprio mentre il moro stava lavorando. La sua attenzione era stata attirata da un ragazzo alto, con i capelli sul biondo che girovagava in cerca di alcol. Lo aveva servito e dal primo sguardo che si erano scambiati, era stato palese che la scintilla era scoccata. Così, da quel giorno in poi, Dean era diventato un cliente affezionato di quel bar. E successivamente della cantina di quest'ultimo, in cui lui e Castiel si nascondevano da occhi indiscreti per scambiarsi effusioni. Si amavano moltissimo. E adesso stavano insieme da ben due anni e mezzo.

“Quando parti?” Borbottò Castiel, guardando Dean tristemente.

“Parto lunedì.” Il biondo lo strinse a sé e gli baciò i capelli, cullandolo appena. Dispiaceva anche a lui andare via.

“Oh, wow, dopodomani.” Il sarcasmo era palpabile nella voce del compagno.

“Già. E per questo dobbiamo cercare di goderci questi due giorni al massimo. A partire da adesso..” Dean abbassò le mani e le fece correre sulla schiena del suo ragazzo, fermandosi sui glutei mentre indietreggiava verso il muro e poggiandosi a questo di spalle. “Che ne dici?”

“Adulatore.” Castiel sorrise rassegnato e poggiò le labbra su quelle di Dean con impeto.

Aveva afferrato il concetto.



NOTE: 
E salve di nuovo.
Come accennato lì sopra(?) andiamo con delle informazioni fondamentali:

  1. Dean e Sam sono dei cacciatori come nella serie, ma senza i casini di Demoni e Angeli;

  2. Castiel è un semplicissimo essere umano, che non ha idea di cosa sia il soprannaturale;

  3. Quando ho citato Gabriel, consideratelo solo come un semplice trickster, non come un arcangelo. Perché ripeto: in questa ff non c'è nulla del genere;

E credo che per adesso sia tutto.
Prima di dileguarmi, vi faccio presente che cercherò di aggiornare una volta a settimana, sempre il mercoledì. Se dovessi ritardare, o per assurdo anticipare, date la colpa a sta sessione estiva maledetta.
Beh, adesso vado davvero..spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto * va nel panico * e ci si vede al prossimo aggiornamento.
Mi raccomando..RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!
Un bacione,
Feffe

Ps. Ringrazio tantissimo la mia beta, Juls, per la pazienza e il sostegno. (love you, hun)

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Capitolo 2
*** Sam's plan ***


2. Sam's plan

“Mi prendete per il culo?” Dean strinse il cellulare con forza. “I suoi genitori sono morti in un incendio quando lui era piccolo...ma davvero?!” Disse con sarcasmo. “Fino a 18 anni è stato in un collegio...oh, povero bambino! Beh ma perché non ci restavi e basta?”

Sam, dall'altra parte del telefono, non sapeva se ridere o piangere, era sempre un delirio quando suo fratello perdeva il controllo.

“Questa poi...” Grugnì il maggiore. “Non c'è traccia di un fratello minore. Quindi Sam, tu non esisti!” Scoppiò a ridere non appena lo disse, era incredulo.

“In questo momento lo vorrei.” Sussurrò Sam, per poi chiudere il telefono in faccia a Dean, poiché aveva iniziato a borbottare cose del tipo “ma perché tutte a me”, “pretendo una crostata alla fine di questo inferno”, “ho bisogno di un porno”.

Sam aveva male alla testa, e scaricò il dolore stringendo il volante dell'Impala, per poi iniziare la caccia al sosia.

Arrivare alla Collins Avenue non fu così difficile, il problema più grande invece fu quello di trovare la dannata abitazione. Solo dopo un'ora abbondante riuscì a trovarla, solo grazie ad una signora anziana che sembrava conoscere quel Castiel e soprattutto quel Dean.

Una volta rimasto solo, urlò dalla gioia, sebbene non ci fosse nulla per cui gioire. Più che altro sarebbe voluto andare a casa e togliersi quel completo. Dannato caldo!
Sam lasciò il cellulare in macchina, per poi schiarirsi la gola, prima di citofonare. Rispose una voce maschile alla quale disse di essere dell'FBI e che stava cercando quel presunto Dean. Attese qualche secondo e poi finalmente qualcuno aprì la porta. Era quel Castiel, Sam ne era sicuro nonostante l'avesse visto da lontano.

Il moro aveva uno sguardo molto preoccupato. Cosa poteva volere l'FBI dal suo ragazzo?

Sam rimase qualche secondo di troppo a guardare Castiel e, dopo essersi svegliato dal suo stato di catalessi, gli mostrò il distintivo. “Smith. Agente Roland Smith. Sono qui per Dean Winchester. E' in casa?”

Castiel era sicuro di aver già visto quel tizio, infatti non ci mise molto a capire chi fosse. “Ma tu sei il ragazzo di oggi! Sei..sei un agente dell'FBI?” Sgranò gli occhi.
“Cosa succede, agente?” Suo fratello, o meglio, il falso Dean, comparve accanto l'altro ragazzo, circondandogli la vita con un braccio e tirandolo a sé.

Sam avrebbe voluto distogliere lo sguardo, si sentiva troppo a disagio. “Sono qui perché stiamo indagando sulla sua officina. La Gregory.”

Il biondo lo guardò con sospetto, per poi annuire e farsi da parte, facendolo entrare in casa.

Una volta entrato, Sam non poté fare a meno di guardarsi attorno...quei due avevano davvero degli ottimi gusti nell'arredare (magari l'avesse avuto Dean). Oltre questo però, gli saltò agli occhi una foto, la stessa che teneva suo fratello nel portafogli. Ritraeva Dean da piccolo, in braccio ad una giovane Mary che teneva John per mano. E guarda caso Dean aveva perso quella foto proprio qualche anno prima.

“Si accomodi.”

Sam si sedé e rilassò le spalle, doveva sembrare più naturale possibile. “Devo farle solo delle semplici domande, niente di preoccupante.” Prese un block notes e, senza dare nell'occhio, osservò con attenzione la coppia. Doveva tenere d'occhio anche Castiel. “Da quanto tempo lavora alla Gregory?”

“Da circa due anni.” Rispose secco quel Dean.

“E il suo capo, Dick, che tipo è?”

“Ma che razza di domande sono?!” Sbottò Dean, fulminando Sam. Diamine, era proprio uguale a suo fratello anche nell'essere idiota.

“Ehi..” Castiel prese la mano di Dean e gliela strinse forte, inclinando appena il capo. “Rispondi e basta, okay?”

Sam spostò lo sguardo sul moro e non riuscì a non notare il sorriso che questi rivolse a Dean. Proprio per questo il biondo sembrò calmarsi all'istante e rilassò le spalle, tornando a guardare il cacciatore. “Beh, è scrupoloso, severo e molto ambizioso. Spesso anche egoista.”

Castiel si lasciò sfuggire una risatina nervosa e guardò altrove. “Stronzo, più che egoista.” Aggiunse.

“Arriva all'improvviso e ti da incarichi assurdi che devono tenerti lontano da casa per un po' di giorni.” Continuò Dean.

“E' successo a voi per caso?”

“Già.” Castiel annuì appena. “Dopodomani Dean deve partire per una settimana.”

“Ma c'è il rischio che io possa perdere il lavoro?” Si intromise il diretto interessato, sporgendosi verso Sam.

“Attualmente, no. Almeno, non per ora.” Sam si alzò e decise di finirla lì, porgendo a Castiel un biglietto con il suo numero e il suo indirizzo. “Chiamate se doveste avere qualche notizia.” Strinse la mano ad entrambi con un sorriso gentile e andò verso la porta. “Vi ringrazio per le informazioni. E semmai dovessero esserci dei problemi, mi farò vivo. Mi raccomando, non parlatene con nessuno, stiamo parlando solo con i membri più vicini a Dick.” E detto ciò, uscì, sistemandosi la giacca ed entrando nell'Impala. Mise in moto e, allontanandosi, non riuscì a fare a meno di fissare Dean dallo specchietto retrovisore. Si accorse che anche lui lo stava fissando a sua volta. C'era qualcosa in quel tizio che non lo convinceva per niente. Oltre al fatto che fosse identico a suo fratello, era come se stesse recitando una parte. Tuttavia, sembrava che tra lui e Castiel ci fosse qualcosa di vero e puro. Almeno, così sembrava dalle occhiate che si scambiavano ogni tre per due.

“Devo parlare con Dean.” Borbottò tra sé e sé e fece il più veloce possibile, visto che voleva arrivare a casa al più presto. Doveva assolutamente dirgli cosa aveva scoperto. Quindi, una volta arrivato, uscì di fretta dall'Impala e entrò in casa urlando. “Sono tornato!”

Il fratello gli andò incontro con una bottiglia di birra in mano. “Allora, spara!”

Sam alzò gli occhi al cielo e prese la bibita tra le mani di Dean, era sicuro che non fosse la prima della giornata. “Quindi, tu e questo Castiel vi amate, si vede.” Trattenne una risata davanti gli occhi sgranati del fratello. “Tu- cioè, l'altro Dean, sembra arrogante, ma gentile al tempo stesso. Secondo me è bipolare.” Lo prese in giro, ignorando le occhiatacce del maggiore. “E pende dalle labbra di Castiel, si stava innervosendo, ma è bastato che lui lo prendesse per mano per calmarsi.”
“Dio, il diabete.” Dean sbuffò e strinse i pugni.

“E mi ha detto qualcosa che potrebbe giocare molto a nostro vantaggio.”

“Cioè?”

“Dopodomani parte per lavoro e starà via una settimana.”

“Chi? Io?” Rise il biondo, poggiandosi al muro.

“Sì, tu.”

“Mh. E perché dovrebbe essere un vantaggio?” Disse Dean, stappando un'altra bottiglia di birra e iniziando a sorseggiarla. Era così nervoso che l'unica cosa che lo faceva stare bene, era bere fino a star male.

“Perché, da dopodomani, tu vivrai con Castiel al suo posto.”

Dean sputò la birra e iniziò a tossire, dandosi del pugni sul petto. Ma che cazzo diceva, Sam? Era impazzito? “Ma sei posseduto per caso?! Ti sei pippato qualcosa di forte, per forza! E poi scusa, se lui parte per lavoro cosa dico a Castiel?!”

“Che hanno annullato il viaggio.” Sam si strinse nelle spalle.

“Tu sei pazzo. Tu sei completamente pazzo.” Alzò la voce. “E poi l'altro stronzo dove lo metti?”

“A quello ci penso io, tu stai zitto e preparati.”

Dean stava per sentirsi male. Aveva lo stomaco sottosopra, la testa gli stava per scoppiare e voleva solo sparire. Come era possibile che qualcosa del genere stesse accadendo proprio a lui? Nemmeno l'orsacchiotto con gli istinti suicidi lo aveva sconvolto così tanto.

Sam si trattenne dal prenderlo a pugni e decise di sfogarsi, prendendolo in giro. “Smetti di dire cazzate e cerca di rilassarti, da dopodomani si cambia vita!” Sorrise divertito e strofinò le mani tra loro. Nonostante tutto, quella situazione iniziava a farlo divertire.

“Fottiti.” Sbottò Dean, andando in camera sua e chiudendosi dentro.

'Vi prego, se è un incubo, svegliatemi.' Pensò il povero Dean.


Day one

E due giorni dopo, Dean si ritrovò davanti la porta di casa Novak con un nodo alla gola. Gli veniva da vomitare e aveva paura, poiché sapeva cosa lo aspettava. Inoltre, non era mai stato tanto bravo a mentire, perché alla fine lo scoprivano sempre. Sapeva che quella volta sarebbe stato più difficile, perché qui non si trattava solo di mentire. Oh no! Qui si trattava di recitare una parte e di essere credibile al cento e uno per cento, visto che non poteva mandare tutto a puttane. Ma non era un ruolo semplice, perché le cose facili e Dean Winchester erano due rette parallele che non si incontravano mai. Lui era etero, dannazione, e doveva fare finta di stare con un ragazzo. Proprio lui? Proprio lui che di donne ne aveva avute tante? Incredibile!

“Ciò vuol dire che dovrai comportarti come faresti con la tua ragazza.” Le parole di Sam riecheggiavano minacciose nella sua mente.

Era nervoso, non sapeva come sarebbe andata a finire. Non aveva assolutamente nulla contro i gay, ma lui non lo era e di certo avere dei contatti fin troppo intimi con qualcuno del suo stesso sesso, lo indisponeva e non poco. Soprattutto se, dati i racconti di suo fratello, si amassero così tanto.

'La vita mi guarda e ride di me.' Pensò il ragazzo, mentre usò le chiavi confiscate al suo “gemello” (che adesso era insieme a Sam), per aprire la porta. Quando entrò, trovò una casa accogliente perfettamente arredata. Quel Castiel doveva essere un tipo maniacale, perché essere così pignolo non era di certo da lui. La distanza tra un mobile e l'altro era pressoché IDENTICA da tutte le parti. Accanto al divano bianco, al centro della stanza, vi erano due comodini color ciliegio. Di fronte a questi, c'era una grande parete attrezzata con un televisore al plasma.

“Però, ci trattiamo bene.” Sussurrò Dean, guardando la libreria piena di CD, DVD e libri di ogni genere. C'era di tutto: dalle enciclopedie alla narrativa, dai classici agli horror. Di certo tutti quei libri non appartenevano a lui. Si spostò nella stanza di fronte e vide la cucina: era tutta nera, con i manici grigi ed era ad isola. Dean toccò il marmo del tavolo e sobbalzò sul posto non appena sentì una voce chiamarlo.

“Dean?”

'Okay Dean, sta' calmo adesso.' Sebbene avesse pensato a ciò, il biondo deglutì rumorosamente e si voltò. Davanti a sé vide un ragazzo alto quasi quanto lui, con i capelli neri scompigliati e un paio di occhi..blu? Azzurri? Di che diamine di colore erano quegli occhi? E inoltre aveva un fisico tonico, mozzafiato e ne ebbe la conferma non appena si avvicinò a lui, con le gambe che gli tremavano. “Ehi.” Borbottò.

“Cosa ci fai qui? Non dovevi già essere con Matt?” Il ragazzo dagli occhi indefiniti si sporse per baciarlo, ma si ritrovò a baciare soltanto l'aria quando Dean si scansò.

E menomale che non doveva far insospettire Castiel. Ci stava riuscendo proprio bene eh!

“C'è stato un cambio di programma. Dick ha disdetto l'impegno e non partiamo più.”

“Mh.” Castiel poggiò i fianchi al ripiano e inclinò il capo, alzando un sopracciglio.

“Cosa?” Dean nascose le mani in tasca, poiché stavano tremando tantissimo.

“Hai la classica espressione di qualcuno che sta nascondendo qualcosa.”

Merda.

Merda.

MERDA.

E ancora MERDA.

Per la prima volta nella sua vita Dean stava invidiando quei fottuti fantasmi, perché loro potevano sparire in situazioni come queste e lui adesso l'avrebbe fatto volentieri.

Fantastico, adesso invidiava persino i morti!

“Allora?” Castiel si avvicinò a Dean e gli mise le mani sui fianchi, tirandolo a sé. “Cosa ti preoccupa?”

“Niente.” Rispose diretto Dean, nascondendosi in un sorriso tirato. “E' solo che sono stanco. Sai che Dick ci stressa.”

“Lo so, lo so. Ma stai tranquillo dai.” Il moro si sporse e baciò l'angolo della sua bocca, per poi abbracciarlo.

Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, ricambiando poi l'abbraccio e ringraziò il cielo che Castiel non potesse vederlo. I suoi occhi erano sgranati, più del normale. La tachicardia si era impadronita di lui. Castiel non lo aveva nemmeno baciato sul serio e lui era già in quello stato. Da quanto erano insieme? Due minuti? E lui stava già per mandare tutto a puttane.

“Cas, senti..” (Cas? Davvero, Dean?) “Io vado in camera a riposare, è stata una mattina piuttosto movimentata.” Prese le mani del moro per spostarle dai suoi fianchi e appena si girò il panico lo assalì, realizzando di non sapere quale fosse la camera da letto. Nonostante ciò, uscì dalla cucina e deglutendo percorse il corridoio, prestando attenzione alle foto ed i quadri al muro. Qualsiasi cosa pur di sembrare disinvolto. Appena si trovò davanti la prima porta, la aprì e imprecò a bassa voce quando si trovò in uno studio. Tanti fogli erano sparsi sulla scrivania e sul pavimento, sembravano dei..disegni? Scarabocchi?

“Dean, sei nello studio.” (Capitan ovvio, Castiel).

“Lo so.” Rispose semplicemente Dean, alzando le spalle e sorpassando l'altro. Aprì la camera accanto e Dean giurò di non esser mai stato più felice di quella volta, nel vedere una camera da letto. “Oh, cazzo, grazie.” Sbottò e si buttò sul letto matrimoniale a pancia in giù, venendo investito da l'odore dolce della vaniglia.

Le coperte profumate, e apriti cielo! Non aveva delle coperte così profumate da secoli. Non che lui e Sam non facessero il bucato, però...

“Dean io vado. Ci vediamo più tardi.”

Il biondo mugugnò qualcosa contro il materasso e giurò di star per piangere dalla gioia, visto che aveva assolutamente bisogno di parlare con Sam. Aspettò di sentire la porta d'ingresso aprirsi per poi chiudersi, ma ciò non avvenne. Quindi alzò lo sguardo e sobbalzò appena trovò Cas a pochi centimetri da lui.

“Non mi dai nemmeno un bacio?” Il tono supplichevole del moro fece sentire Dean una merda, uno scarto umano, un bastardo che non meritava nemmeno di vivere. Era convinto che solo Sam fosse in grado di fargli quegli occhi da cucciolo, ma adesso non lo era più.

Il biondo socchiuse gli occhi e si avvicinò piano al viso dell'altro, che gli stampò un bacio sulle labbra prima di andare via.

Dean rimase immobile. Aveva appena baciato un ragazzo. Dean Winchester, donnaiolo e Re delle scopate, aveva appena baciato un ragazzo? Dean Winchester aveva appena baciato un ragazzo e...E GLI ERA PIACIUTO. Si era immaginato che avrebbe avuto una reazione diversa, e invece...

“No, non ti è piaciuto. A te non è piaciuto.” No, non gli era piaciuto per niente sentire (anche se per poco) l'accenno di barba di Castiel contro il suo viso. Non gli era piaciuto per niente e, se adesso era così nervoso, era solo perché era scosso...non perché gli fosse piaciuto, nonononono, assolutamente! Lui era etero, non si perdeva in un bacetto così (dato a un ragazzo, tra l'altro).

Quando Dean sentì la porta chiudersi, sobbalzò appena e fece un respiro profondo, per poi iniziare a prendere a pugni il materasso.

Aveva affrontato tante situazioni assurde nella vita, ma mai nessuna gli era sembrata impossibile come quella. Dipendeva tutto da lui, e Sam non avrebbe potuto fare molto per aiutarlo in quel momento. Se non cercare di far parlare quel figlio di puttana, che si era impadronito della sua bellissima faccia e del suo culo sodo.

“Ehi.” Rispose Sam, quando Dean lo chiamò.

“Io non posso farlo.” Disse lui, passandosi la mano tra i capelli.

“Cosa?!” Sbottò Sam. “Devi farlo, dipende tutto da questo.”

“Ma non possiamo farlo fuori e basta?!”

“Oh, magari. Ma..”

“Che cosa?” Sussurrò appena Dean, che temeva di sentire la risposta.

“Non è un mutaforma.”

Quella arrivò inaspettata. “Puoi ripetere per favore?”

“Non è un mutaforma, Dean. Ho provato con l'argento, ma non gli fa niente. L'ho ferito con il coltello, ma è rimasto solo un taglio sanguinante.”

Dean indietreggiò e poggiò la schiena al muro, massaggiandosi una tempia. Dal primo momento lui aveva pensato ad un mutaforma, era sicuro che fosse così, non c'era altra spiegazione. Era identico a lui, si chiamava come lui..come era possibile? Che qualche strega gli avesse fatto uno scherzetto di cattivo gusto? Ne avevano incontrata una tempo prima, e il maggiore aveva aggiunto quella creatura nella sua lista nera.

“E allora scopri cosa diamine è!” Dean riattaccò senza aspettare una risposta e guardò il soffitto, sgonfiando la cassa toracica. “Ho decisamente bisogno di un porno.”



NOTE: Ciao a tutti!
Sto aggiornando dal pc di mia madre, che è lento da morire e mi verrebbe di buttarlo dal balcone, ma mi sto trattenendo (mi manca il mio pc). Andiamo alle cose serie, cosa ne pensate del piano di Sam? Credete che sia stata una buona idea far infiltrare Dean, nella sua "seconda" vita con Castiel? E cosa ne pensate della reazione di Dean, al bacio di Cas? Sono proprio curiosa di saperlo! Fatemi sapere!
RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE! 
Al prossimo mercoledì,
Feffe

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Capitolo 3
*** Existential crisis ***


3. Existential crisis


Day two

Il sole cocente di quella mattina colpiva il soffitto di casa Novak, trasmettendo un calore assurdo che si espanse per tutta la casa. E faceva talmente caldo che veniva voglia di strapparsi via la pelle.

Dean dormiva a pancia in su, con i capelli appiccicati alla fronte e un braccio sulla testa. Stava sognando di trovarsi in un night club, con una bella spogliarellista che si stava spogliando solo per lui. Dean le metteva le mani sui fianchi stringendoglieli, e non appena la ragazza fu nuda si inginocchiò per prenderglielo in bocca.

Il cacciatore trattenne il respiro e mise la mano tra quei capelli corti (non erano lunghi fino a un momento fa?) della ragazza, spingendola a sé. La sensazione della sua bocca attorno alla sua erezione, era semplicemente fantastica. Aveva ricevuto tanti pompini nella sua vita, ma cavolo, quella ci sapeva proprio fare! Dean poi abbassò lo sguardo sulla ragazza, ma imprecò non appena vide Castiel al suo posto, per poi svegliarsi di soprassalto. La prima cosa che vide fu il soffitto di una camera che non conosceva, ma poi capì subito di trovarsi in quella di Castiel.

Sebbene il giorno prima fosse stato nervoso, era riuscito comunque ad addormentarsi prima del ritorno di Cas. Così, aveva dormito qualche ora, abbastanza per ficcarsi in quel maledetto sogno. Ma a proposito...

Se il sogno era finito, perché lui sentiva ancora una bocca attorno al suo pene?

Dean sobbalzò, poggiando entrambi i gomiti sul materasso. E si paralizzò a causa di ciò che vide: Castiel era davvero tra le sue gambe e gli stava facendo un pompino.

Cazzo!

E adesso?

“Finalmente ti sei svegliato.” Sussurrò il bastardo, non appena si allontanò dalla sua erezione pulsante.

“C-cosa..” Dean non riuscì nemmeno a mettere insieme due parole di senso compiuto, poiché la scena di cui era il protagonista, lo stava sconvolgendo e non poco. Aveva accettato di vivere con Castiel, aveva cercato di abituarsi all'idea che avrebbe dovuto baciarlo ogni santo giorno ma...QUELLO? No, era decisamente troppo! LUI ERA ETERO, fine della discussione. E ciò che aveva provato il giorno prima, dopo quel bacio innocente, era stato solo un momento di debolezza...decisamente! Doveva essere per forza così, perché, andiamo, lui non aveva mai provato alcuna attrazione fisica per qualcuno dello stesso sesso. (Oddio, forse un paio di volte si era soffermato a fissare il culo di qualche ragazzo, ma questo non faceva affatto testo. Un culo valeva l'altro, no?)

“Mi stai fissando. Dovresti smetterla, sai? Sai benissimo che effetto mi fa...” Castiel si avvicinò gattonando verso Dean, per poi trovarsi a pochi centimetri dal suo viso. “Ieri, quando sono tornato, dormivi già. Quindi, tutto quel che avevo pensato di farti, ho dovuto rimandarlo a questa mattina.”

“C-Cas, io non credo che...”

“Shh.” Il moro strinse l'erezione di Dean nel pugno e iniziò a masturbarlo piano, nonostante questi stesse cercando di dire qualcosa. Avvicinò il viso al suo e sfiorò il labbro superiore del biondo con la lingua, prima di premere le labbra alle sue.

E fu lì che la convinzione di Dean, sull'essere etero, iniziò a vacillare.

Se fosse stato etero gli si sarebbe afflosciato, avrebbe respinto immediatamente Castiel, oppure non avrebbe apprezzato quel bacio; invece aveva detto fanculo a tutto e lo aveva ricambiato.

Avrebbe fatto i conti con la crisi esistenziale successivamente.

Castiel si mise a cavalcioni su di lui, circondandogli il collo con le braccia. Inclinò il capo e approfondì il bacio, iniziando a giocare con la lingua di Dean.

Il cacciatore iniziò a rilassarsi e incorniciò il volto di Cas con le mani. Così sentì l'accenno di barba sulle dita, e questo particolare gli fece aggrottare le sopracciglia, destabilizzandolo un attimo. Tuttavia non si mosse, continuò a baciarlo e si rese conto che non gli dava fastidio. La barba gli solleticava appena le dita e, sentirla contro il proprio collo appena Cas glielo baciò, lo fece fremere.

(Una cosa molto etero, doveva dire.)

“Ti voglio.” La voce roca di Castiel lo portò alla realtà e, nonostante fosse in uno stato di rincoglionimento totale, fu abbastanza lucido da capire tutto quello che ciò avrebbe comportato.

Oh no, il suo bel culo non si toccava. E allora inventò una scusa.

“Devo andare a lavoro, Cas.” Cercò di rispondere con calma il cacciatore. “Sai che rimarrei...”

E Dean giurò a se stesso di non credere a quelle parole; giurò a se stesso di esser convinto di voler andare via. Lui non voleva che quel demone dagli occhi indefiniti continuasse a provocarlo, facendolo vacillare sempre più. Aveva già tanti problemi con il lavoro che faceva, ci mancava pure una crisi d'identità.

“Bugiardo.” Castiel mise su il broncio e, trattenendo un sorriso, lasciò che Dean gli desse un bacio a stampo.

Aveva appena baciato Cas di sua spontanea volontà, solo perché quelle labbra erano troppo invitanti.

(Uh, ma quanta eterosessualità in quella stanza.)

“Ti lascio andare solo perché ho da fare, la prossima volta ti lego al letto.” Ammiccò l'altro.

E subito Dean ebbe una scossa proprio lì, nei paesi bassi, al solo pensiero di essere sotto il comando di Cas. Sebbene non fosse un fanatico di quelle cose, immaginarlo non gli era dispiaciuto per niente.

Anzi.

Non appena il moro lo lasciò andare, Dean si infilò in bagno di corsa. Entrò nella doccia e nemmeno l'acqua gelida riuscì a far sparire quell'erezione, che aveva tanta voglia di essere soddisfatta. Fu per questo che il biondo la strinse in mano e, dopo aver realizzato di essere fottuto, iniziò a masturbarsi.

 

Quando Dean fu di ritorno dall'officina, fu accolto dall'odore delizioso di crostata. Seguì quella fragranza meravigliosa e arrivò in cucina, leccandosi le labbra. Non appena vide il dolce sul tavolo. Si avvicinò e ne tagliò una fetta, mangiandola e mugolando di piacere. Non ne mangiava una così buona da troppo tempo.

“Sapevo che ti sarebbe piaciuta.”

Dean quasi si soffocò e, tossendo, si girò verso Castiel, che se la rideva. “Ma dico ti sembra normale spuntare così alle mie spalle?”

Il moro andò di fronte il suo ragazzo e gli mise le mani sui glutei, stringendoglieli forte. “Beh, di solito non ti dispiace avermi alle tue spalle.” Mormorò malizioso.

Okay.

OKAY.

Gli aveva appena detto che lui era il passivo? Aveva sentito bene? Perché, semmai Dean fosse stato con un ragazzo, non sarebbe stato di certo quello che riceveva...o almeno sperava fosse così.

“Felice di vedere che certe cose non cambiano mai, comunque.”
“Cosa?” Deglutì il cacciatore.

“Il tuo culo è sodo come la prima volta, nonostante sia passato un po' di tempo.”
“Lo tengo in forma.” Disse, con la voce che tremava.

Gli stava palpando il culo. Lo stava facendo davvero e, porca troia, lui lo stava lasciando fare. Un ragazzo stava palpando i suoi glutei meravigliosi e lui non stava battendo ciglio. E la cosa che lo fece vacillare, per l'ennesima volta, fu che non lo stava respingendo perché gli piaceva. Gli piaceva esser toccato da lui.

Perché, porca puttana, quel ragazzo era il sesso che camminava! Andiamo...quei capelli perennemente scompigliati, quegli occhi di un colore indefinito (ma abbastanza destabilizzante da mandargli a puttane la testa), quel corpo marmoreo che la mattina si era trovato contro o ancora quelle mani che adesso erano risalite sui suoi fianchi e stavano formando dei cerchi immaginari sulla sua pelle, sotto la maglietta.

Okay, forse poteva essere un po' gay per Castiel. Solo per lui. Perché solo al pensiero di essere toccato in quel modo da un altro ragazzo, gli faceva venire la nausea. Con Cas era diverso...lui era diverso.

“Ti dispiacerebbe ricordarmi da quanto stiamo insieme? Non ricordo...” Dean decise di giocare sporco e, dannazione, non stava mettendo a rischio la sua eterosessualità per niente (come se gli stesse dispiacendo). Doveva almeno iniziare a scoprire qualcosa.

“Due anni e cinque mesi dopodomani.” Castiel alzò un sopracciglio. “Possibile che lo dimentichi sempre?”
“Ehi, ma che vuoi, io sono-”

“Rincoglionito.”

Dean aprì la bocca sorpreso e diede uno schiaffo sul braccio di Castiel, che scoppiò a ridere. “Prova a ripetere.”

“E' stata la prima cosa che ho pensato quando ti ho visto al bar, da me. Ti sei avvicinato tutto spavaldo, con il tuo drink in mano, e te lo sei versato tutto addosso. E questo perché? Soltanto perché ti ho sussurrato, molto piano, di scoparmi in bagno.”

(Un incontro romantico, nulla da dire.)

“Beh scusa, sono rimasto stupito dalla tua sfacciataggine. Nemmeno mi conoscevi e tu volevi già scopare.”

“Non è quel che hai detto in bagno, quando ti ho scopato contro la porta.” Castiel tenne un sopracciglio alzato e sorrise malizioso.

Oh, Cristo, era passivo! Era davvero passivo. E va bene le toccatine e pure i baci, ma quel tizio non avrebbe mai violato il suo bellissimo culo. Non sarebbe mai successo.

'Ma taci, non vuoi altro.' La sua coscienza decise di intervenire nel momento sbagliato.

“E poi sei stato sempre tu quello che mi è venuto dietro, diventando praticamente il mio scopamico. O hai dimenticato anche questo?”

Dean rimase senza parole e posò il resto della crostata sul tavolo, girandosi e stringendo i bordi di questo con le mani. Più cose venivano a galla e più era confuso. La cosa che più lo sconcertava era che, se lui fosse stato davvero gay, avrebbe agito in quel modo. Aveva sempre desiderato avere una scopamica con cui divertirsi, senza alcun tipo di impegno.

E adesso, diciamo che ci era riuscito, ma in un modo del tutto inaspettato.

“Dean, adesso dimmi che hai.” Castiel sospirò e gli accarezzò la schiena. Era davvero preoccupato.

“Non ho nulla.” Il biondo mentì e si sedette sullo sgabello, guardando il “suo” ragazzo.

“Smettila di mentire. E' da ieri che sei strano. C'entra per caso il viaggio che è stato annullato a causa di quelle indagini sull'officina? Dick se l'è presa con te?” Il moro infilò le dita tra i capelli di Dean e gli massaggiò la testa.

Il cacciatore sospirò e chiuse gli occhi, senza rispondere ancora.

“Senti, facciamo così.” Castiel gli prese il viso e gli diede un tenero bacio. “Adesso io mi preparo per andare a lavoro e appena torno parliamo, va bene? Sai che ti ascolto se hai bisogno, sono qui anche per questo.”

Dean guardò l'altro sorpreso e si sciolse come neve al sole, sorridendo appena e non rendendosi nemmeno conto di aver appena abbracciato i suoi fianchi. Lo tirò a sé e poggiò la fronte alla sua pancia, godendosi i grattini sulla nuca. Conoscere una persona in un giorno era praticamente impossibile, ma una cosa l'aveva capita: Castiel teneva davvero a Dean, era davvero innamorato.

E presto tutto sarebbe finito a causa sua. Ma cosa poteva fare? Non poteva lasciare tutto com'era. Perché, sebbene Sam gli avesse detto che il falso se stesso non era un mutaforma, lui non era ancora convinto. Magari c'era qualcosa che loro ignoravano, qualcosa che non sapevano. A quanto aveva detto Cas, stavano insieme da due anni ormai. Ciò voleva dire che l'altro aveva preso le sue sembianze da tempo. E se, il restare una persona per tanto tempo, fosse definitivo dopo un certo periodo? Alla fine lui e Sam non potevano saperlo, era la prima volta che succedeva qualcosa del genere.

“Lasciami andare adesso, ci vediamo più tardi.” Cas si allontanò e salì al piano di sopra, lasciando Dean da solo.

Questi fu distratto dalla suoneria del suo cellulare (aveva quasi dimenticato di averne uno), e rispose subito alla chiamata di Sam.

“Sammy?” Sussurrò.

“Dean, credo di avere scoperto qualcosa. E' sconvolgente.” Disse agitato Sam.

“Cosa hai scoperto?”

“Non posso dirtelo, devi vederlo. E subito.”

“E' una bella notizia almeno?”

“Quando mai nel nostro lavoro ci sono belle notizie?”

“E che ne so! Dopo aver quasi scopato con un ragazzo, posso aspettarmi di tutto.”

Il silenzio prolungato di Sam, fece alzare gli occhi al cielo a Dean.

“Aspetto che Cas va via e ti raggiungo, aspettami.” E detto ciò riattaccò, guardando la crostata con sofferenza. “Crostata. Ho bisogno di altra crostata.”

 

Quando Castiel se ne andò, Dean non perse tempo ad uscire per raggiungere suo fratello. Si servì dei mezzi pubblici (cosa che non accadeva da anni) e in una mezz'ora piena fu davanti casa sua. Entrò dentro e chiamò a gran voce Sam, ma questi non rispose.

Doveva sicuramente essere in garage con l'impostore.

Aprì la porta del retro e si guardò attorno, vedendo in lontananza qualcuno legato a una sedia. Si avvicinò di qualche passo ma non riuscì a scorgere molto, non ne ebbe il tempo. Sam lo chiamò e lui si girò, sorridendo alla sua espressione rassegnata.

“Sai che è idiota quanto te? E' sconvolgente.”

“E sexy quanto me, no?” Ammiccò il maggiore, dando una pacca sulla schiena a suo fratello che alzò gli occhi al cielo.

“Allora, cosa hai scoperto?”

“Oh no, prima tu.” Sam sorrise malizioso.

(Ma guarda tu sto stronzo.)

Dean alzò gli occhi al cielo e si poggiò con la schiena al muro. Gli disse le poche informazioni che aveva ottenuto da Cas quel giorno, vedendo Sam annuire ogni tanto. Cercò di omettere come le scoprì, sarebbe stato troppo imbarazzante parlare delle proprie chiappe strette tra le mani di Castiel. Non gli disse nemmeno che, a causa di quel tizio, tutta la convinzione di essere etero se ne era andata a puttane. Incredibile, non riusciva ancora a crederci.

(Un adolescente in confronto era messo meglio.)

“E tu cosa hai scoperto?”

“Va' e guarda tu stesso.” Sam fece un cenno verso il falso Dean, legato alla sedia.

Il cacciatore annuì e si voltò verso “se stesso”, iniziando a camminare piano. Non riusciva a immaginare come potesse essere vedere il proprio sosia. E di sicuro non era qualcosa che accadeva tutti i giorni. Tuttavia, la cosa che lo destabilizzò più di tutte, fu vedere che quel tizio aveva i capelli lunghi quanto Sam.

Davvero? Aveva i capelli lunghi? Quel tipo aveva preso la dignità e ci si era pulito il culo. Solo lui sapeva quanto la voglia di tagliare i capelli a suo fratello fosse impellente.

“Sembra diverso.” Mormorò, avvicinandosi ancora di più. Deglutì appena e, solo appena fu di fronte al corpo legato sulla sedia, crollò per terra a causa di un colpo forte alla testa. Non capì più nulla, poiché vide due Sam: uno legato alla sedia e uno in piedi, davanti a lui, che rideva di gusto.

“Vi facevo più svegli voi, Winchester, ma a quanto pare avevo delle aspettative troppo alte.”



NOTE: HOLA MISHAMIGOS!
ZANZANZAN..Ve lo aspettavate? *risata malefica* Adesso molti di voi vorranno uccidermi, perché vi ho praticamente fatto credere che non ci fosse un mutaforma di mezzo, e invece..LOL Devo ammetterlo, sono molto contenta perché io ADORO quando riesco a sviare l'attenzione dal problema principale. E quindi, attraverso l'aggiunta di qualche particolare, avete pensato ai leviatani, al trickster..*fugge* Non odiatemi pls.
E prima che voi mi mandiate a fanculo per davvero, vi dico che siamo a metà della storia. In quanto, essendo una mini long, è composta da soli sei capitoli.
Detto ciò, ci vediamo la prossima settimana!
RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!
-Feffe

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Capitolo 4
*** Lies ***


4. Lies

Day three (part one)

Castiel diede un pugno al muro e ringhiò per la rabbia.

La sera precedente era tornato a casa e di Dean non c'era traccia, sembrava scomparso. Aveva provato a contattarlo al cellulare, ma niente; si era recato persino in officina, ma nemmeno lì erano riusciti a dirgli nulla; si era messo in contatto coi suoi colleghi, ma loro non avevano notizie del suo ragazzo. Aveva fatto di tutto per non farsi prendere dal panico, nonostante stesse praticamente tremando. Era rimasto in piedi tutta la notte ad aspettarlo. Era persino andato in giro con la macchina a cercarlo ma di lui ancora nessuna traccia. Aveva anche contattato Hannah, la sua migliore amica, per avere un aiuto in più. Ma niente, neppure lei era riuscita a trovarlo.

Negli ultimi giorni Dean era cambiato, era strano. Sembrava sempre nervoso e scostante. Inizialmente Castiel pensò che potesse tradirlo, ma aveva scartato quell'idea non appena gli aveva sfiorato la mente. Aveva pensato che gli potesse essere successo qualcosa di grave, e che molto probabilmente gliela stava nascondendo. Tuttavia, si era convinto di essere troppo paranoico e aveva deciso di lasciar correre.

Però, dove era Dean?

“Dove ti sei cacciato?” Sussurrò Castiel, guardando le foto di loro due appese al muro, incrociando le braccia. Si stava rassegnando, l'unica opzione che gli rimaneva era quella di contattare l'FBI.

E fu lì che Castiel realizzò di essere un enorme, irrecuperabile coglione.

Aveva il numero e l'indirizzo dell'agente Smith, poteva contattare lui.

 

“Non finirà bene per te, posso assicurartelo.”

“Disse il ragazzo legato come un salame.”

Dean tentò di liberarsi dalle corde strette attorno ai suoi polsi, fulminando con lo sguardo il mutaforma.

Aveva capito fin da subito quello che era, ed aveva ragione. Cosa avrebbe potuto essere altrimenti? Erano stati degli stupidi ad aspettare. Dopo anni di caccia, non avrebbero nemmeno dovuto esitare.

“Figlio di puttana.” Sibilò Dean.

Il mutaforma lo ignorò ed entrò dentro casa, mentre Dean continuò a forzare le corde muovendo i polsi...ma era solo peggio. Sentiva male alle braccia e l'unica cosa che gli diede un po' di calma, fu vedere suo fratello aprire gli occhi.

“Sammy? Stai bene?”

Il gigante mugolò e si mise dritto sulla sedia, inquadrando suo fratello di fronte a sé. “Dean, sei tu?”

Sam e le domande da un milione di dollari.

“Ovvio! Chi potrei essere altrimenti?”

“Quel mutaforma del cazzo.”

Touché.

Dean fece per dire qualcosa, ma fu interrotto dallo squillo di un cellulare. Guardò suo fratello interrogativo, e lui gli rispose con uno sguardo confuso quanto il suo. Il maggiore si guardò attorno e, non appena vide tornare il falso Sam, strinse i pugni. Aveva voglia di prenderlo a calci fino a farlo morire dissanguato, voleva distruggerlo. Per colpa sua Sam aveva rischiato grosso, lo stesso valeva per lui e non solo...aveva anche stravolto il suo orientamento sessuale (e non si scherzava su quelle cose).

'Ti sembra il caso di rimuginarci adesso, Dean?' Pensò il maggiore dei Winchester.

“Ha preso il mio cellulare.” Sospirò Sam, non appena vide il suo sosia rispondere al telefono.

“Sì?”

Dean poté notare la mascella di quell'essere contrarsi, e i polpastrelli sbiancare non appena strinse il cellulare. “Signor Novak. Di cosa ha bisogno?”

Oh no.

Dean andò nel panico e non ne seppe nemmeno il motivo, Castiel non lo conosceva nemmeno un po'. Sapeva che fosse bravo a fare pompini e a baciare, ma nulla di più (okay, non era decisamente il momento per scherzare). Era evidente che ormai la copertura di quel bastardo era saltata, quindi non sapeva come lui avrebbe potuto agire.

“Come sarebbe a dire scomparso?” Sbottò il falso Sam, fingendo un tono di pura sorpresa. “Okay, mantenga la calma. Mi raggiunga a casa, l'indirizzo lo conosce.” Riattaccò e buttò a terra il cellulare, calpestandolo fino a romperlo.

“Per colpa vostra ci andrà di mezzo anche il povero Castiel. Peccato, mi piaceva davvero.”

Dean strinse i pugni e digrignò i denti. “Lo hai solo preso in giro.”

“Ovviamente.”

“Perché?”
“Come sarebbe a dire? Dovevo costruirmi un alibi mentre cercavo di incastrarvi. Ma voi avete rovinato tutto quanto, dannazione!” Sbottò il mutaforma, puntando un dito verso i fratelli. “Stavo solo aspettando il momento giusto.”
“Due anni!” Urlò Dean. “Hai preso per il culo un ragazzo, per due anni!”

“Perché ti interessa così tanto?” La creatura guardò Dean con sospetto, che tacque improvvisamente.

Era vero, perché gli importava così tanto? Aveva trascorso solo due giorni con quel ragazzo, quindi per quale motivo lo aveva così a cuore? Qui non si parlava del caso, affatto...qui si parlava di Dean che provava rabbia, perché quell'essere aveva solo preso in giro Castiel. E il pensiero che lui potesse soffrire, a causa di un bastardo come quello, lo faceva incazzare e non poco.

“Pensandoci, non credi che sarebbe carino se andassi tu ad aprirgli la porta?”

E sia Dean che Sam si guardarono interrogativi, capendo cosa intendeva il mutaforma nel momento in cui iniziò a...cambiare. I fratelli distolsero lo sguardo, disgustati da quel che stavano vedendo. Quel bastardo aveva appena iniziato a strapparsi la pelle di dosso, gemendo di dolore.

(Almeno soffriva, una cosa positiva.)

Il maggiore fissò il pavimento e, appena vi fu silenzio, alzò lo sguardo e finalmente lo vide. Fu come guardarsi allo specchio. Era incredibile quanto fossero identici.

Il falso Dean sorrise maligno e rientrò in casa, per poi tornare con i jeans strappati e la camicia a quadri dell'autentico Winchester. “E adesso aspettiamo.”

 

Mezz'ora dopo, Castiel bussò alla porta dell'agente. Le sue mani tremavano terribilmente, aveva tentato di calmarsi durante il tragitto, ma tutto era stato inutile. Qualsiasi rumore lo faceva sussultare, ed era teso come una corda di violino. E il fatto che ancora non gli aprisse nessuno, lo preoccupava e non poco. Quindi, batté il pugno sulla porta e rimase con la mano a mezz'aria non appena aprirono.

Era Dean.

La prima emozione che provò fu di sgomento. Cosa ci faceva lui lì? Perché era scomparso? E soprattutto, perché l'agente Smith non gli aveva detto nulla? Alla fine lo aveva chiamato proprio perché Dean era scomparso. E adesso lo trovava lì, in forma smagliante come sempre.

"Dove diavolo eri finito?" Non si rese nemmeno conto di avere alzato la voce.

"Cas, ti posso spiegare." Dean mise le mani avanti e con queste lo prese per le braccia, trascinandolo all'interno.

"Lasciami andare! Tu che ci fai qui? E' da ieri sera che sei scomparso, Dean, temevo ti fosse successo qualcosa di grave!"

"Lo so, lo so Cas."

"Smetti di divagare e dimmi cosa sta succedendo."

Dean sospirò e fece un cenno dietro sé, indietreggiando. "Seguimi."

Castiel aggrottò le sopracciglia e tacque, seguendo il suo ragazzo. Si guardò attorno e, prima di poter far altro, vide una foto appesa al muro. Ritraeva l'agente Smith e Dean. Erano insieme, si guardavano e ridevano. Quel particolare lo fece fermare sul posto.

"Cas, muov-" Dean seguì lo sguardo di Castiel e alzò gli occhi al cielo, capendo il motivo per cui questi adesso era immobile. "Dannate foto."

"Voi vi conoscete?" Chiese Castiel, sorpreso.

"Adesso stai zitto." Il mutaforma prese malamente Castiel per il braccio, e lo trascinò fuori malamente. Aveva immaginato un finale differente, ma ormai era evidente che avrebbe dovuto uccidere sia Castiel, che i cacciatori. Buttò malamente il suo ragazzo, ormai sicuramente ex, proprio davanti i piedi del maggiore dei Winchester (tanto ormai la copertura era saltata).

Castiel alzò lo sguardo e, non appena inquadrò un altro Dean, spostò ripetutamente lo sguardo tra quelle due persone identiche. Si strofinò gli occhi e, non appena li riaprì, fu sconcertato. C'erano due Dean davanti a lui. Uno era legato, e lo guardava con dispiacere; l'altro adesso troneggiava sopra lui, con un sorriso falso sulle labbra.

"T-tu..hai un gemello?"

Il mutaforma scoppiò a ridere e negò con il capo. "Umani, siete rinchiusi nella vostra bolla di superficialità."

"Non ascoltarlo." Intervenne Sam.

Castiel guardò subito l'agente e schiuse le labbra. "Agente.."

"Lui non è un agente." Intervenne il vero Dean. "E questo stronzo non è chi dice di essere. Non è umano, è un mostro." Concluse, rivolgendo uno sguardo pieno di odio al suo sosia.

E da quel momento in poi, Castiel ascoltò ciò che "il suo ragazzo" aveva da dire. Ascoltò e comprese di aver buttato anni della sua vita, con qualcuno che non aveva fatto altro che mentire. E non riusciva a crederci, perché non poteva esser tutta una finzione. Dean lo amava, lui ne era sicuro. E soprattutto, i mostri non esistevano. Lo stavano solo prendendo in giro, non c'era altra spiegazione. Ma se era così, allora perché nessuno rideva? Perché, cercando risposte negli occhi dell'agente Smith, non trovava altro che dispiacere? Perché, guardando Dean negli occhi, non riconosceva il ragazzo che amava? La sua testa era piena di domande, ma sapeva che nessuna di queste avrebbe mai avuto una risposta. E lui non voleva sentire più niente, non sentiva più nulla. Era solo un corpo vuoto, perché la sua mente era volata altrove e si era fermata. Il suo mondo si era fermato.

Tutta la sua vita era una bugia.

"Avrei voluto tenerti fuori da questa storia, Castiel. Mi sarei sbarazzato dei Winchester e me ne sarei andato, senza trascinarti in tutto questo. Poi però questi due si sono mezzi in mezzo, ed è andata così."

"No...voi state mentendo." Castiel spostò lo sguardo sull'altro Dean, quello legato, e lo supplicò con lo sguardo. "State mentendo. Non è vero?"

Dean sentì il cuore stringersi e un'improvvisa rabbia impadronirsi di sé. Non poteva lasciare che finisse così. Loro non avrebbero perso, e Castiel non sarebbe morto a causa della loro vita di merda. Strinse i pugni e iniziò a muovere i polsi più di prima, sentendo la corda perdere resistenza poco a poco.

"Non riesco a capire." Castiel si alzò e si avvicinò a colui che credeva il suo ragazzo. "Perché mi hai fatto questo? Perché mi hai coinvolto?"
"Avevo bisogno di una copertura. Non dovevo destare alcun sospetto." Il mutaforma si strinse nelle spalle.

"Oh, certo." Castiel si avventò su di lui e lo spinse con forza, iniziando ad urlare. "Quindi hai deciso bene di rovinare la vita a me, figlio di puttana!"

"Woah!" Il diretto interessato si mise a ridere e schivò i colpi di Cas, che era accecato dalla rabbia.

"Io ho dato tutto per te, lo sai questo vero?" Urlò il moro, riuscendo a dare un pugno in faccia a Dean.

Il mutaforma si toccò la mascella e sorrise incredulo, alzando le mani in alto. "Non te l'ho mica chiesto io."

Se prima Castiel si sentiva ferito, adesso provava solo un'enorme rabbia. Davanti a sé aveva un mostro, non un essere umano. Quel ragazzo che credeva tanto di amare, non aveva fatto altro che usarlo solo per i suoi sporchi scopi. E lui non riusciva ad accettarlo. Quindi strinse i pugni e si buttò sopra lui, ignorando le urla di Dean e dell'agente Smith che lo incitavano a non fare in quel modo. Ma era come se non sentisse, l'unica cosa che avrebbe potuto farlo stare meglio, sarebbe stata far del male fisico a quel bastardo. E lo avrebbe fatto.

"Castiel, non costringermi a farti del male." Ringhiò il mutaforma, cercando di schivare i colpi dell'altro.

Ma ancora, lui sembrò non ascoltare e riuscì finalmente a colpirlo sullo stomaco.

Dean si piegò su sé stesso e strinse i pugni. Adesso aveva sopportato anche troppo. Si sollevò e approfittò dello scatto in avanti di Castiel, per afferrarlo dal collo. "Ti avevo avvertito." Sussurrò, iniziando a stringere la presa e sollevarlo da terra.

Il ragazzo si portò le mani al collo e cercò di fargli allentare la presa, sentendo le energie venir meno.

Come diavolo faceva quello stronzo ad avere tutta quella forza?

"Avrei potuto lasciare che tu vivessi, ma tu sei arrivato qui verso una morte certa. Voi umani, morite principalmente per un motivo: l'amore. Amate talmente tanto da fregarvene delle difficoltà, dei pericoli. Invece di scappare o fare finta di niente, vi preoccupate. E lo fate al punto da mettere in pericolo la vostra stessa vita."

Il maggiore dei Winchester riuscì finalmente a rompere le corde che lo tenevano fermo, e non ebbe nemmeno il tempo di ragionare, perché si buttò addosso al mutaforma.

Questi scivolò sul pavimento per un paio di metri, lasciando finalmente andare Castiel, che iniziò a tossire, portandosi le mani al collo.

"Cas, stai bene?" Intervenne il cacciatore, mettendo una mano sulla spalla del ragazzo.

Il moro non rispose alla domanda.

Al diavolo, avrebbe fatto i conti con la sua furia successivamente. Si preparava già a una sfuriata isterica, ma non poteva dargli torto. E poi, erano abituati ormai. "Cas, ho bisogno del tuo aiuto adesso. Libera Sam, lui saprà darmi una mano."

Castiel continuò a non rispondere, limitandosi a distogliere lo sguardo e a trascinarsi verso Sam (gli avevano mentito fin dall'inizio, altro che agente Roland Smith.)

Una volta finita quella storia, non avrebbe più voluto sentire il nome Dean Winchester per tutta la vita.



NOTE: Hola Mishamigos!

Spero voi non vogliate uccidermi per avervi lasciato così ma, hey, era necessario. Voi direte: perché? Ecco: perché volevo un capitolo che si concentrasse interamente sul confronto tra Castiel e il mutaforma. Cas non la prende bene (ovviamente) e si avventa su quella persona che lo ha solo preso in giro. Ma, come avete potuto vedere, la sua rabbia è indirizzata anche ai Winchester. Potete fargliene una colpa o no, ma è così che ho immaginato la reazione di Cas.
E quindi vi ho lasciati con questo scontro a metà (sono cattiva, lo so), ma se avessi dovuto pubblicarlo tutto per intero, sarebbe venuto fuori troppo lungo e pesante. Quindi, pazientate un altro po'.
Dopo questo capitolo, ci sono gli ultimi due.
E beh mi raccomando, fatemi sapere!
-Feffe

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Capitolo 5
*** I really like you. ***


I really like you.

Day three (part two)

Castiel dovette assistere ad una scena a dir poco incredibile e sconcertante.

Il suo ragazzo e la sua esatta copia stavano facendo a pugni, rotolando sul pavimento. Cas poteva distinguerli solo dai vestiti: uno aveva una maglietta nera e un paio di jeans, il suo ragazzo invece aveva una camicia a quadri e dei jeans strappati. Si muovevano così velocemente da non riuscire nemmeno a capire cosa stesse succedendo. E adesso aveva persino dimenticato quello che Dean gli aveva detto, cioè aiutare Sam.

"Castiel!"

Fu il ragazzo legato alla sedia che lo ridestò dai suoi pensieri. Spostò lo sguardo su di lui e, trascinandosi, lo raggiunse. Fece fatica a slegarlo, il mutaforma lo aveva legato con molta cura. Quando riuscì a liberarlo, si lasciò andare sul pavimento e fissò Sam che intervenne. Castiel non aveva voglia di fare nulla, si stava lasciando andare perché si rifiutava di credere a ciò che stava accadendo. Nonostante lo stesse vivendo in prima persona, era come se non fosse lì. Non era in sé, non si trovava nel suo corpo. E per questo motivo non riusciva a muoversi, non riusciva a fare nulla se non stare lì, e guardare. Qualsiasi cosa fosse successa, a lui non sarebbe cambiato niente. Forse stava reagendo in modo troppo eccessivo, ma era deluso e amareggiato.

Prima di conoscere Dean, era il classico ragazzo che se ne fregava di tutto e tutti. Gli interessava soltanto il sesso, non aveva intenzione di iniziare una relazione seria. Lavorando in un bar, tornava a casa quasi sempre ubriaco e con qualcuno o qualcuna con cui fare sesso. E gli stava bene così, perché le relazioni non lo avevano mai entusiasmato più di tanto. Aveva la sua vita, il suo equilibrio, le sue abitudini e gli andava fottutamente bene. Fino a quando, una sera, i suoi occhi non incontrarono due smeraldi verdi.

E lì fu la fine.

Con Dean era iniziato tutto come un gioco: avevano fatto sesso una notte e si erano salutati. Se non che Castiel, il giorno seguente, trovò un biglietto sul comodino con un numero di cellulare e un messaggio:

Grazie per la bella serata, occhi blu. -Dean

E non era la prima volta che Castiel riceveva biglietti del genere, ma quella volta fu diverso. Non lo buttò, ma lo conservò. Stette a fissare quel pezzo di carta per minuti interi se non giorni. Non gli sarebbe dispiaciuta un'altra serata come quella, insieme a Dean. Il problema principale non era l'essersi divertito con qualcuno, ma la voglia che lui aveva di rivedere quel ragazzo. Castiel aveva avuto tanti partner, ma nessuno lo aveva mai fatto stare così bene. Con Dean c'era stato subito feeling, c'era stata subito quella complicità che rendeva i rapporti unici. Non avevano avuto bisogno di dire nulla, perché già si erano trovati avvinghiati, vogliosi. Non c'era stata alcuna vergogna, si erano ritrovati nudi, l'uno di fronte all'altro, ed era stato come se lo avessero già fatto in precedenza. I loro corpi si erano incastrati perfettamente, le loro mani sembravano esser state create solo per poter plasmare il corpo dell'altro. Era stato come un colpo di fulmine.

E fu per questo che Castiel, dopo qualche giorno, decise di chiamare Dean. Si diedero appuntamento il giorno seguente, dopo il turno di Castiel. E, una volta insieme, Cas ebbe la conferma che non poteva lasciarsi scappare Dean Winchester.

E fu da quel giorno che non smisero di vedersi.

Castiel notò un grande cambiamento in lui e se ne sorprese, perché, nel giro di due settimane, non guardava nessun altro se non Dean. Nonostante si vedessero solo per il sesso e qualche chiacchiera, non avevano mai posto dei limiti. Ognuno poteva stare con chi voleva, quando voleva e come voleva. E questo lo spaventò, perché significava una cosa sola: si stava affezionando davvero. E ne ebbe la conferma nel momento in cui iniziò ad essere geloso di Dean. Lo vedeva flirtare con gli altri e la cosa lo infastidiva; lo vedeva ridere con altre persone e lui stringeva i pugni, per trattenersi dal picchiare qualcuno. Era come se fosse una bomba, e solo Dean era capace di non farlo esplodere. E dopo qualche mese, riuscì a dire a Dean cosa provava e fu felice di sentirgli dire "per me è lo stesso". Non era mai stato più felice, si sentiva come un dodicenne alle prese con la prima cotta, ma non gli importava. Era sicuro che ne sarebbe valsa la pena, e infatti fu così. Da qualche mese arrivarono a un anno e infine a due. Due anni stupendi. Due anni di gioie, risate, lacrime, rabbia, litigi, amore...

E adesso era tutto finito.

Castiel era cambiato per qualcuno a cui non importava niente, e ne era pure innamorato. Quel mutaforma lo aveva solo preso in giro, lo aveva usato e lo aveva umiliato. Aveva tentato di ucciderlo.

"SAM! LA PISTOLA!"

Castiel sobbalzò a quell'urlo e ciò che vide gli fece sgranare gli occhi: il mutaforma era su Dean e lo teneva fermo con il corpo, mentre Sam era qualche metro più lontano con il volto pieno di sangue, e una pistola poco lontana da lui alla sua sinistra.

"Rassegnatevi, ho vinto io, Winchester!"

Il mostro rise di gusto e diede un pugno sul viso a Dean, che gemette di dolore.

"Sam!" Sbottò, sentendo una fitta al labbro dove era appena stato colpito.

"Sam!" Gli fece eco il mutaforma, solo per il gusto di prenderlo in giro. "Ma allora non lo capisci? E' finita! La vostra gloria è giunta al termine, e tutto per merito mio. Finalmente posso vendicare tutti coloro che avete ucciso solo perché diversi da voi. I veri mostri, qui, siete voi!" Sibilò il falso Dean, dando un pugno sullo stomaco al ragazzo sul pavimento che si contorse per il dolore.

Era davvero la fine allora, era così che sarebbe andata. Dean vide Sam svenire sul pavimento, e Castiel guardarlo con il volto pieno di tristezza. Allora si lasciò andare, chiuse gli occhi e, proprio appena perse le speranze, sentì uno sparo.

E poi il mutaforma gli crollò addosso.

Dean lo spinse via e si alzò, gemendo, per poi sgranare gli occhi quando vide chi aveva fatto partire il colpo: Castiel.

"Cas.." Il ragazzo si avvicinò a lui preoccupato e, senza nemmeno rendersene conto, gli tolse la pistola dalle mani e la buttò per terra. "Mi dispiace, mi dispiace così tanto."

Ma Castiel non lo ascoltava, piuttosto guardava il corpo ormai senza vita del mutaforma. Le sue mani tremavano, Dean riusciva a sentirlo sotto le sue. Le lacrime avevano iniziato a rigargli il viso e le labbra erano schiuse. Sembrava quasi non respirasse. Non si mosse di un millimetro nemmeno quando Dean lo abbracciò, non sentiva nulla. Aveva appena ucciso la "persona" che amava...

"Hai fatto la cosa giusta, credimi."

"No..." Sussurrò piano il ragazzo dagli occhi blu.

"Castiel?" Dean gli mise una mano sulla guancia e lo guardò, sentendo una fitta al cuore quando vide quelle due pozze blu annegare nelle lacrime. "Hai fatto la cosa giusta. E' lui l'assassino. I mutaforma uccidono, è quel che sanno fare e noi non possiamo farci nulla. Tu ci hai salvato la vita...e hai salvato anche la tua."

Castiel guardò finalmente Dean e tirò su con il naso, per poi iniziare a singhiozzare. "Non ce la faccio."

"Sì che ce la fai, sei forte. Va bene?"

"No, smettila. Smettila!" Il moro distolse lo sguardo e continuò a piangere.

Dean sospirò e sentì il cuore stringersi, vedendolo in quello stato. In quei due giorni aveva conosciuto un ragazzo forte, sicuro di sé..adesso invece aveva davanti una persona così fragile e distrutta, che lui non sapeva cosa fare.

"Devi smetterla, lo hai capito?" Continuò Castiel.

"Cosa devo smettere di fare, Cas? Dimmelo e lo farò."

Il ragazzo guardò Dean e, in un sussurrò, disse. "Smetti di essere uguale a lui."

 

Day four

Il giorno seguente fu difficile per i Winchester. Avevano passato la notte in bianco a causa dei dolori sparsi per tutto il corpo, e della malinconia che si era impadronita di loro. Non era la prima volta che si affezionavano a qualcuno a cui avevano salvato la vita, ma quella volta era diversa. Quella volta la faccenda li aveva colpiti direttamente. Perché la vita di una persona era stata rovinata da qualcuno solo per poter arrivare a loro. Non si erano mai sentiti più in colpa di così.

Sam era davvero dispiaciuto, aveva detto a Castiel di chiamare per qualsiasi bisogno.

Dean, invece, era distrutto. Sebbene sapesse di non essere la causa scatenante della tristezza di Castiel, si sentiva in colpa. Aveva cercato di far capire a Cas che gli dispiaceva, ma questi non era riuscito nemmeno a guardarlo negli occhi. Per Dean era stato angosciante salutarlo, perché temeva potesse fare qualche stupidaggine. Ma capiva il bisogno di Cas di stare da solo e capiva perché, nonostante gli sforzi, non riuscisse nemmeno a guardarlo negli occhi. Dean non si era mai innamorato nella sua vita, al massimo si era preso una sbandata per qualcuno. Non aveva idea di cosa volesse dire essere presi in giro, perché era sempre lui a farlo. Non aveva idea di cosa volesse dire perdere ogni certezza, quando costruisci qualcosa di davvero importante con qualcuno. Non lo sapeva e non voleva saperlo. Si sentiva una merda già così.

"Dovremmo andare a vedere come sta prima di partire?" Chiese Sam, chiudendo il borsone.

Dean non rispose e sospirò, abbassando lo sguardo sulla birra. Non ne aveva nemmeno preso un sorso, non ne aveva voglia.

La sera precedente, lui e suo fratello, avevano deciso di smettere con quella storia della vita normale. Andiamo, erano dei cazzo di cacciatori! Per loro la normalità era solo un sogno. Quindi, avevano deciso di tornare alla solita routine: motel e mostri.

"Non so quanto possa fargli piacere rivedermi, sai?"

"Lo so, Dean. Ma mi sembra giusto andare a salutare..."

"Il solito sentimentale." Dean si sforzò di sorridere, ma gli uscì solo una smorfia.

"Non vuoi salutarlo?" Sam guardò il fratello scettico, togliendogli la bottiglia di birra dalle mani e iniziando a berla (tanto Dean non lo avrebbe fatto).

"Hai preso tutto?" Sviò il più grande.

"Armi, proiettili e distintivi falsi? Certamente." Rispose rassegnato il più piccolo.

"Perfetto."

Dean mise il borsone in spalla e andò alla porta d'ingresso, guardando un'ultima volta il soggiorno. Quello stesso soggiorno che aveva ospitato litigi stupidi con Sam, ragazze diverse ogni notte e urla contro il televisore per via delle partite di basket. Sorrise appena e, una volta fuori, si chiuse la porta alle spalle.

 

Castiel osservò le roventi fiamme che mano a mano inghiottivano le sue vecchie foto con Dean, con un sospiro malinconico. Non chiuse occhio tutta la notte, piuttosto la passò a raccogliere la roba del suo ex e bruciarla. Quelle foto erano le ultime cose che gli rimanevano del suo passato con Dean, e le aveva lasciate alla fine. Non sapeva il motivo, forse perché non era sicuro di volersene sbarazzare. Ma alla fine aveva deciso di eliminare tutto, non voleva saperne più niente. Da quel giorno in poi avrebbe fatto finta che Dean Winchester non esistesse.

Tuttavia, qualcuno sembrava non essere d'accordo con lui. Perché, appena alzò lo sguardo, si trovò di fronte proprio l'oggetto della sua tristezza con suo fratello.

"Che cosa ci fate voi qui?"

"Siamo venuti a salutarti." Sorrise appena Sam.

"Ci siamo salutati ieri." Ribatté secco Castiel, distogliendo lo sguardo.

"Lo so, ma ci tenevo a.." Dean non concluse la frase e negò con il capo. Non importava. "Senti, Cas, mi dispiace davvero tanto per quel che è successo. Se dovessi avere bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, puoi chiamare. Va bene?"

"Non ho bisogno di niente. Non da te."

Dean strinse i pugni e si trattenne dall'urlare, quella situazione era insostenibile e lo faceva stare malissimo. Era arrabbiato, perché non era colpa sua se adesso si trovavano in quella situazione. Non era colpa sua se un mutaforma psicopatico, aveva deciso di prendersi gioco di Castiel. "Non è colpa mia, Castiel."

"Lo so."

"E allora smettila di comportarti come se lo fosse!" Sbottò Dean.

Il moro alzò lo sguardo e si morse labbro, vedendo l'espressione arrabbiata del ragazzo davanti a sé. Ma cosa stava facendo? Se la stava prendendo davvero con coloro che gli avevano salvato la vita? "Beh, non è nemmeno colpa mia se un bastardo, identico a te, mi ha rovinato la vita." Sussurrò appena.

Sam, dal canto suo, sentì di essere di troppo e se ne tornò nell'Impala, aspettando il fratello.

Dean fece un passo verso il moro e, dannazione, se ne fregò dei sentimenti contrastanti; se ne fregò dei dubbi e agì d'istinto, prese il viso di Castiel e, accarezzandogli una guancia con il pollice, poggiò le labbra sulle sue. Chiuse gli occhi e, nonostante sentì l'altro irrigidirsi, fu felice di non essere respinto da lui. Si avvicinò di più e lo abbracciò, stringendo Castiel con forza anche dopo aver interrotto il bacio.

"Perché lo hai fatto?" Castiel respirava sul collo di Dean, godendosi il suo profumo.

"Perché.." Il biondo alzò il viso di Cas con le dita. "volevo farti sapere che mi piaci, e sono sincero. Mi piaci davvero."

Castiel, per la prima volta dopo tante ore passate a piangere, sorrise. Sorrise e diede un bacio su quelle labbra che tanto amava. "Fate attenzione, là fuori."

"Lo faremo."

E così dicendo Dean se ne andò, dando le spalle a Castiel. Entrò nell'Impala e mise in moto, stringendo poi il volante talmente tanto da far sbiancare le nocche.

Sam guardò il fratello dispiaciuto, ma non disse nulla. Sapeva cosa aveva visto e sapeva cosa dovesse significare per Dean. Sam aveva già dovuto dire addio alle persone a cui teneva per quel tenore di vita, ci era abituato. Ma Dean? Oh, no. Lui non aveva mai avuto nessuno a cui rinunciare.

Quel giorno, Dean Winchester, comprese cosa si provasse nel dire addio a qualcuno.



NOTE: CIAAAAAO!
E allora, finalmente questa storia del mutaforma se n'é andata a quel paese e in modo abbastanza tragico. Potevo benissimo fare in modo che fosse Sam a ucciderlo, visto che Dean era in trappola, ma l'ho fatto svenire e HEY, rimaneva solo Castiel. Sono una stronza, lo so..odiatemi pure, non vi do torto.
BTW, ci stiamo avvicinando sempre più alla fine, dato che la settimana prossima pubblicherò l'ultimo capitolo e piango.
Quindi, fatemi sapere cosa ne pensate!
BYYYYE!
-Feffe

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Capitolo 6
*** Another case for the Winchesters.. ***


Another case for the Winchesters..


Four months later...

Il petto nudo di Castiel aderì perfettamente alla schiena di Dean, che trattenne il respiro. Il biondo era con le mani al muro, le gambe leggermente aperte e la guancia poggiata alla spalla. Il respiro era pesante e il cuore batteva all'impazzata...quella “visita” a casa di Castiel era decisamente finita in modo inaspettato.

Erano passati quattro mesi dalla storia del mutaforma, e i Winchester avevano lasciato Miami per riprendere la loro vita da cacciatori (una merda, in poche parole). Riprendere il ritmo era stato difficile, poiché si erano abituati ad avere un tetto sopra le loro teste. Tuttavia, spettri e mostri non avevano esitato a ripresentarsi. E vai così, con la solita routine.

Dean, nonostante tutto e con sua grande sorpresa (o forse no), aveva pensato a Castiel quasi ogni giorno (cioè sempre). Nei giorni successivi alla storia del mutaforma, il biondo era stato molto irrequieto e, ovviamente, la cosa non era sfuggita a Sam. Aveva provato nascondere i suoi sentimenti, ma suo fratello lo conosceva fin troppo bene. E così una sera, dopo esser tornati da un covo di vampiri, avevano parlato.

Sam aveva praticamente messo Dean con le spalle al muro, e questi era stato costretto a raccontargli tutto. E con tutto, si intende TUTTO: i baci dati a Castiel, il pompino di prima mattina, l'erezione che soffocava nei jeans al solo pensiero di fare sesso con Cas, l'inspiegabile tristezza che provava, ormai da mesi, al pensiero di non stargli accanto (era fottuto). E Sam lo aveva capito, non lo aveva nemmeno giudicato; al contrario, gli aveva consigliato di andarlo a trovare. Così, tanto per salutarlo. E Dean sentì il cuore uscire dal petto al solo pensiero. Sentiva la mancanza di quegli occhi da stupro.

Motivo per cui, adesso, era eccitato e alla mercé di Castiel.

Non appena si presentò davanti la sua porta, e superata la sorpresa iniziale di Cas, si erano praticamente avvinghiati. Avevano raggiunto la camera da letto con serie difficoltà, inciampando spesso, ma alla fine arrivarono sani a salvi.

“Sei sicuro di volerlo fare?” Sussurrò il moro al ragazzo tremante contro il muro.

“Non sarei qui altrimenti.”

“Quindi sei venuto solo per questo?”

“No, ma sotto sotto ci speravo.” Ribatté sicuro il biondo. Aveva praticamente il culo che strofinava sull'erezione di Castiel, quindi la vergogna era andata a farsi benedire già da un po'.

Il moro mise le mani nei capelli di Dean e, tirandoglieli appena, gli fece inclinare il capo, così da avere il collo bene esposto. Come inspirò profondamente, venne inebriato dall'odore pungente dell'altro. Socchiuse le labbra e, senza tante cerimonie, affondò i denti nella carne dell'amante, che si dimenò appena per la sorpresa. Fece un passo avanti e premette l'erezione pulsante tra i glutei di Dean. Passò le mani sui fianchi, sugli addominali, sul petto e poi sulle braccia. Chiuse gli occhi al sospiro di Dean e poggiò la fronte tra le sue scapole.

“Stai bene?” La voce di Dean era sussurro appena udibile.

“Sì, devo solo riabituarmi.” Castiel lo fece voltare e gli prese il viso, guardandolo negli occhi.

“Io non sono lui, Cas.”

“Lo so.” Ringhiò il ragazzo dagli occhi blu, baciando ferocemente l'amante che lo ricambiò con un gemito di sorpresa. Castiel era eccitato, ma anche arrabbiato. E non lo era con Dean, ma in generale. Perché, sebbene fossero passati quattro mesi, la ferita era ancora aperta. E trovare Dean dietro la porta di casa, non era stato per niente d'aiuto. Così aveva realizzato che gli era mancato davvero, che non poteva stare lì impalato. Quindi lo aveva baciato e, non sentendosi respinto, era andato oltre. Non era con un bugiardo che stava per avere un rapporto, ma con qualcuno che si era presentato alla porta solo per stare un po' con lui. Quindi vaffanculo la razionalità.

Dean lasciò che Castiel lo spingesse sul letto e gli strizzò letteralmente il sedere appena fu sopra lui (e quello di Cas non era semplicemente un culo, ma piuttosto un'unione divina di ogni cosa che un culo dovrebbe essere*). Cercò le sue labbra e lo spinse contro sé, facendo scontrare le loro erezioni.

Castiel realizzò che baciare Dean era sempre stato meraviglioso, ma averlo così voglioso sotto di sé era anche meglio. Così, a malincuore, interruppe il contatto e con il fiatone, gli chiese “E' la tua prima volta con un uomo?”

“Sì.”

Fantastico, sempre meglio. Quando Cas aveva conosciuto “l'altro” Dean, era tutto tranne che vergine. Anzi, ci sapeva fare a letto. Infatti era un po' strano avere qualcuno identico a lui, che non osasse più di tanto. E la cosa non gli dispiaceva, perché questo sottolineava che Dean e lo stronzo che lo aveva preso in giro, non erano la stessa persona.

“Va bene, allora ci andremo piano.” Castiel aprì il cassetto del comodino e prese il lubrificante.

Dean tacque e abbassò lo sguardo sull'erezione dell'amante, trovandosi a bocca asciutta. La dimensione di Castiel non era indifferente, gli avrebbe fatto un male cane. Ma nonostante ciò, non si tirò indietro. La voglia che aveva di Cas superava di gran lunga la “paura” del dolore. E poi era abituato a dolori ben peggiori. Quello in confronto sarebbe stata una passeggiata.

'Adesso fai pure questi paragoni. Geniale, Dean.' Pensò il biondo, mentre Castiel si spalmava il lubrificante sulle dita. Piegò le ginocchia e allargò appena le gambe, seguendo le istruzioni dell'altro. Era l'unica cosa che poteva fare, visto che era rigido come una corda di violino.

Castiel massaggiò la fessura di Dean e si sporse in avanti, baciandolo con calma questa volta. Doveva farlo rilassare, sentiva quanto era nervoso. Schiuse le labbra e con la lingua accarezzò quelle di Dean, mentre spingeva il dito nell'anello di muscoli dell'amante. Premette le labbra sulle sue e poi si spostò sul resto del viso, riempiendolo di baci leggeri. Iniziò a muovere il dito circolarmente e lo ritrasse, per poi spingerlo nuovamente all'interno di Dean.

Era fastidioso e Dean si chiese dove potesse essere il piacere in tutto ciò. Infatti, la sua convinzione iniziò a vacillare un po', nonostante Cas lo stesse riempiendo di baci per farlo distrarre. Solo dopo un po' si abituò a quell'intrusione, iniziando quasi a sentire piacere.

Castiel guardò l'amante e si morse il labbro, era perfetto. Come aveva fatto in quei quattro mesi a non averlo accanto? Lo voleva da morire, e andarci piano si stava verificando difficile. Per questo si maledì appena introdusse il secondo dito, senza tanta delicatezza.

“Ma che cazzo, Cas!” Ringhiò Dean, stringendo le lenzuola nei pugni.

“Quante lamentele per due dita. Come farai a prendere il resto?”
Aspetta, lo stava sfidando per caso? Dannato bastardo.

Castiel trattenne una risata davanti l'espressione indignata di Dean, e iniziò a muovere le dita circolarmente, andando a fondo. E fu lì che vide Dean iniziare a cedere.

'Forse non è poi così male.' Pensò il biondo, mentre si spingeva contro la mano di Castiel che lo fissava. Porca puttana, quegli occhi sarebbero stati uno delle cause del suo orgasmo. Non aveva mai visto degli occhi così, da nessuna parte. Dean schiuse le labbra e iniziò ad ansimare, mentre le dita diventarono tre. Non era più fastidioso, anzi. Sentiva di volerne di più, sentiva di volere Castiel dentro sé. “Basta con i convenevoli Cas, vai al sodo.”

Cas nascose un sorriso divertito e annuì (chissà perché si aspettava una frase del genere). Prese dell'altro lubrificante e lo mise sulla propria erezione, poggiando poi la cappella sulla fessura di Dean. “Farà male.”

“Non mi interessa, muoviti.”

E così Castiel iniziò a farsi spazio dentro Dean, che si irrigidì. Gli interessava eccome, invece! Il giorno dopo non sarebbe riuscito a camminare, poco ma sicuro.

Dean si morse il labbro a sangue e strinse le lenzuola nei pugni, mandando la testa indietro mentre Cas lo prendeva.

“Se fai così è peggio.”

Il biondo cercò di rilassarsi e respirò profondamente, ripetendo a se stesso che sicuramente ne sarebbe valsa la pena. Dean ringraziò mentalmente Castiel quando si fermò al suo interno, dandogli il tempo di calmarsi.

“Sei strettissimo, è meraviglioso.” Mugolò il moro, poggiando la fronte al petto dell'amante. Gli era mancato..da morire. E per lui fu impossibile stare fermo più di tanto, infatti non tardò a roteare i fianchi e schiacciarli sul sedere di Dean.

Dopo diverse spinte di Castiel, il biondo trattenne il respiro e giurò di aver sentito una scarica di piacere percorrerlo da capo a piedi. “Fallo ancora.”

“L'ho trovato mi sa, mh?”

“Non so cosa tu abbia trovato, ma fallo di nuovo.” Pregò Dean, aggrappandosi a Castiel che da quel momento in poi iniziò a muoversi sul serio. Adesso Dean era davvero soddisfatto della sua scelta, poiché se fosse rimasto a casa non avrebbe provato nulla del genere. Gli piaceva Cas, e averlo dentro di sé era semplicemente troppo appagante. Poi continuava a colpire la sua prostata, causandogli scossoni da capo a piedi.

“Dammi le mani.” Ansimò Castiel, intrecciando le dita a quelle di Dean che affondò il naso nell'incavo del suo collo. Il moro aumentò l'intensità delle spinte e sentì il piacere crescere, fino a quando non si liberò dentro Dean, che nel frattempo aveva iniziato a gemere. Era indecente quel ragazzo, e quando gemeva era anche meglio.

Il biondo venne poco dopo, irrigidendosi come un sasso. Strinse le mani di Cas talmente forte che temette di avergliele rotte, ma non gli importava.

Ne era decisamente valsa la pena.

 

“Dormi?” Castiel poggiò una mano al petto di Dean, che si alzava e abbassava velocemente.

Lo avevano fatto ancora e ancora, e adesso erano sfiniti. Dean non scopava così da fin troppo tempo, porca miseria.

“Sì.” Borbottò.

“E allora perché rispondi?”

Dean rise e si girò su un fianco, guardando Castiel. “Cosa c'è?”

Cas aggrottò le sopracciglia e inclinò il capo, confuso. “In che senso?”

“Andiamo, Cas. E' da dieci minuti che mi fissi come se volessi chiedere qualcosa, lo intuisco.”

“Da cosa lo intuisci? Da come le mie sopracciglia sono corrugate? Dalla sudorazione? Dimmi, Sherlock.” Il moro scherzò, trovandosi già preparato all'espressione perplessa di Dean. “Tra una caccia e l'altra guardalo, è una serie davvero tan-”

“Cas.” Dean si fece serio e si mise a sedere, incitando l'amico a fare lo stesso. “Seriamente, cosa c'è che non va?”

Castiel si morse il labbro e abbassò lo sguardo. “Nulla...è solo che sono curioso di sapere una cosa.”

Dean rise e incrociò le braccia. Era inutile, capiva subito quando qualcuno gli nascondeva qualcosa. “Spara.”

“Il falso Dean” Iniziò Castiel, mimando delle virgolette con le dita. “E' sempre stato molto vago sulla sua famiglia. Mi ha detto che i suoi sono morti, e che lui è rimasto in un collegio fino alla maggiore età.”

“Stronzate.” Ribatté deciso Dean.

“Ecco, appunto. Qual è la verità?”

Il biondo andò sulla difensiva, non amava parlare di quel che era successo ai suoi genitori. “Perché vuoi saperlo?”

“Sono solo curioso. E poi, voglio conoscerti.”

“Conoscendo quel Dean, è come se conoscessi me. Lo sai, vero?”
“Voi due non siete uguali.” Sbottò Castiel, alzandosi dal letto. “Non lo siete.”

Dean schiuse le labbra e rimase scioccato dalla reazione dell'altro.

Castiel gli diede le spalle e si rimise i boxer, accendendosi poi una sigaretta. Aprì la finestra e si sedé sulla mensola, guardando fuori solo per non far notare il dolore sul suo viso. Perché non gli rispondeva e basta? Odiava i giri di parole, nonostante lui fosse il primo a farne uso. Ma non era quello il punto, Castiel meritava di sapere. Ci teneva a conoscere QUEL Dean. Quello che lo aveva salvato, aiutato e portato via da altri immensi anni di prese in giro.

“Ma Cas, una caratteristica dei mutaforma è proprio questa: assimilano atteggiamenti e pensieri della vittima, in questo caso io.”

“Allora perché poco fa mi hai detto di non essere lui?” Ribatté Castiel, che non ricevette alcuna risposta. Quindi negò con il capo e continuò a fumare la sua sigaretta. Stava desiderando ardentemente che Dean la smettesse di dire cazzate. Lui non conosceva quel mutaforma, non sapeva come si era comportato con lui nel corso degli anni. Potevano anche avere gli stessi atteggiamenti o ricordi, ma Dean e quello stronzo erano diversi. Dean aveva dimostrato di avere un cuore, il mutaforma no. Dean aveva combattuto fino alla fine, pur di aiutare Sam e non lasciarlo solo. Dean, nonostante non conoscesse Castiel, aveva rischiato la vita pur di salvarlo. Il mutaforma, invece, aveva cercato di ucciderlo, di togliere di mezzo il suo sosia e Sam.

Quindi no, dannazione! Quel mostro e Dean non erano uguali.

“I miei genitori sono morti quando io e Sam eravamo molto piccoli. Io avevo 8 anni, Sammy solo 4. Sono stati dei vampiri ad ucciderli, ecco perché io e mio fratello siamo diventati dei cacciatori. Fummo affidati a nostro zio, Bobby, che si è preso cura di noi e ci ha aiutato a diventare ciò che siamo oggi. Ecco la verità.”

Castiel annuì appena e buttò il mozzicone dalla finestra, per poi raggiungere Dean, trovandosi così faccia a faccia con lui. “Io voglio solo conoscerti. Voglio conoscere la tua storia, le tue esperienze..”

“Perché ti interessa? Ti farai solo del male. Io sono come-”
“Ti ho detto di smettere di paragonarti a lui!” Urlò Castiel. “Voglio conoscerti perché non ho intenzione di accettare di aver sprecato due anni della mia vita per niente! Voglio che ne esca qualcosa di buono.”

“E io sono tutto fuorché qualcosa di buono, Cas! La mia vita è un cazzo di casino! Saresti sempre in pericolo e-”
“Non mi stai dicendo di no.”
“Ci stavo arrivando.” Borbottò Dean, per poi voltarsi e iniziare a prendere i vestiti. “Credo che sia ora di andare.”

“Ho rischiato di morire a causa di un mutaforma.” Disse con enfasi Castiel. “Ci sono dentro, che tu lo voglia o no. Io non ho intenzione di stare a braccia conserte, sapendo che lì fuori qualcuno potrebbe fare la mia stessa fine.”

Dean sospirò e si infilò la maglietta, negando con il capo. Sapeva che prima o poi Castiel gli avrebbe detto qualcosa del genere. Ed era assurdo, se chiunque altro fosse stato al posto suo, sarebbe scappato a gambe levate da un mondo come quello. Lui aveva avuto una storia con un mutaforma, ma non aveva idea di cos'altro ci fosse lì fuori. E Dean non voleva trascinarcelo.

“E' la mia vita, Dean. E decido io cosa farne! Quindi non tagliarmi fuori, per favore.” Sospirò Castiel, avvicinandosi al ragazzo di spalle, per poi poggiare la fronte alla sua schiena. “Tu fai questa vita, perché sei stato guidato dal desiderio di vendicare i tuoi genitori. Io voglio entrare a farne parte, per lo stesso motivo. Non ho perso la mia famiglia, ma ho perso l'uomo che amavo e con cui avrei voluto passare il resto della mia vita, nonostante lui non volesse.”

Il biondo si sciolse e si voltò, abbracciando forte Castiel. “Non farmene pentire.”

Castiel sorrise e negò con il capo, stampando un bacio sulle labbra di Dean. Si strinsero e continuarono a baciarsi, ma furono interrotti dal cellulare del cacciatore.

Era un messaggio di Sam.

Dean, porta subito il tuo culo qui. Ho appena incontrato il mio sosia.

 

Merda.





NOTE: Ed eccoci qui, alla fine di questa storia. *asciuga lacrimuccia*
So che probabilmente sarete con gli occhi spalancati e un "ma guarda tu sta stronza" bloccato tra le labbra, lo so. *patta* Ma volevo dare un finale d'effetto, che nessuno si sarebbe mai aspettato..e spero di esserci riuscita.
Morto un mutaforma se ne fa un altro. *va via per non essere linciata*
MA prima di andare via devo ringraziare la cara Julss per avermi betato questa storia e le dolcissime ragazze che hanno recensito ogni capitolo. Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. E' grazie a voi se sono ancora motivata a scrivere, quindi vi ringrazio davvero.
Inoltre ho una novità: sono in pausa. (credo) Ho scritto un casino per due mesi di fila e ora sono un po' stanca, non so perché. Ho tantissime idee in mente e proprio questa mattina me n'è venuta una che vorrei scrivere prima possibile.
Quindi questo è un arrivederci e ci si vede presto!

Curiosità: la frase "
e quello di Cas non era semplicemente un culo, ma piuttosto un'unione divina di ogni cosa che un culo dovrebbe essere" è della meravigliosa Howlingfang a cui ho chiesto consiglio per questa cosa. HAHAH Luv ya!

Ora mi levo davvero dalle palle. Bye!
-Feffe

 

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