La mia paura

di happy ending
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il discorso di Kihara ***
Capitolo 2: *** Venti paia di occhi ***
Capitolo 3: *** Tanta voglia di abbracciarti ***
Capitolo 4: *** Contro il destino ***
Capitolo 5: *** Puoi stare tranquillo, Ryuuji ***
Capitolo 6: *** Un'isola felice ***
Capitolo 7: *** La Viglia di Natale ***



Capitolo 1
*** Il discorso di Kihara ***


ff toradora
La mia paura

Il discorso di Kihara

“Ehi Taiga! Corri! Vieni a vedere questa!”
Ryuji alzò lo sguardo e vide Kitamura prendere la ragazza per mano e trascinarla lontano dal gruppo, davanti ad una bancarella piena di decorazioni natalizie. Vide il viso di Taiga diventare tutto rosso per quel contatto improvviso e poi i suoi occhi illuminarsi di fronte alle decorazioni.
Fece per raggiungerla, sapeva che era uscita con pochi soldi in tasca e le avrebbe volentieri prestato i suoi per comperare qualcosa, ma Noto lo fermò.
“Lasciali un po’ tranquilli Takasu, la Tigre è in buone mani” gli disse, soddisfatto.
Lui li guardò un’altra volta... Kitamura aveva tirato fuori il portafoglio dalla tasca del cappotto e stava pagando il tizio della bancarella.
Ryuji provò una strana fitta allo stomaco... Ma cosa gli prendeva? Era tutta colpa di Kihara e del  suo discorso strambo!
Taiga e Kitamura tornarono dagli altri.
“Yusaku ti ha fatto un regalino, Tigre?” chiese Haruta, indicando il sacchettino di carta che la ragazza teneva stretto tra le mani.
“Oh no... Mi ha solo fatto un piccolo prestito, domani gli restituirò subito i soldi” rispose lei, arrossendo di nuovo.
“Ti ho già detto che non li voglio, consideralo il mio regalo di Natale” le sorrise Kitamura.
“Io ragazzi sono un po’ stanco, me ne torno a casa” annunciò Ryuji.
Si sentiva strano, non vedeva l’ora di chiudere gli occhi e dormire.
“Anche io, copiare gli appunti della presidentessa mi ha distrutto” disse Haruta.
“Beh, a questo punto andiamo tutti... Ah, dimenticavo! Visto che abbiamo due giorni liberi, vi va di trascorrerli tutti insieme nella mia baita in montagna?” propose Noto.
Tutti accettarono con entusiasmo, così si organizzarono per il viaggio.
Dopodiché Ryuji e Taiga salutarono e si avviarono verso casa.
“Accidenti, ho dimenticato di nuovo le chiavi! Mi tocca passare da te” borbottò lei, mentre camminavano.
“Mmh mmh”.
“Sei silenzioso bastardino, che ti prende?”
“Te l’ho detto, sono stanco”.
Taiga lo guardò di sottecchi.
“Sei preoccupato per Minori, vero? Ma devi stare tranquillo, sono sicura che domani ci sarà anche lei e riuscirete a parlare”.
“Già”.
“Quanto sei noioso quando rispondi a monosillabi! Torna in  te, bastardino!”
“E’ stato gentile Kitamura” disse lui all’improvviso.
“Mmmh? Ah, per il regalo! Aspetta, non te l’ho ancora fatto vedere!”
Taiga si fermò ed estrasse il contenuto del sacchetto: era una candela a forma di Babbo Natale.
“Non è bellissima?!” esclamò, raggiante.
Ryuji la trovava orribile: il naso di Babbo Natale occupava tutta la faccia e gli occhi erano strabici...  Stava per dirglielo, ma quando incontrò il suo viso pieno di gioia a pochi centimetri da lui le parole gli si smorzarono in gola.
“E’ bellissima” sussurrò, piano.
Lei gli sorrise soddisfatta, poi ripose di nuovo la candela e riprese a camminare.
Arrivarono a casa di Ryuji.
“Ok, vieni a darmi una mano ad aprire la finestra” disse Taiga, dirigendosi verso la camera da letto.
“Non ti fermi un po’ qui? E’ ancora presto, prendiamo un tè”.
“Ma se sei stravolto! Hai una faccia orrenda bastardino, sarà meglio se ti metti a dormire”.
“Non ho poi così sonno, davvero!”
“Ok, ok, come vuoi”.
Ryuji entrò in cucina. Stava per mettere a bollire l’acqua per il tè, quando si accorse che il lavandino era tutto sporco.
“Yasuko ha di nuovo sparso la sua maschera per il viso dappertutto” borbottò.
Si mise a pulire per bene e quando ebbe finito preparò il tè.
“Ecco qua” disse, portando le tazze nella sala da pranzo.
“Taiga?”
La ragazza si era addormentata con la testa appoggiata al tavolino.
“Per fortuna che ero io quello stanco” sorrise Ryuji.
Si sedette di fronte a lei e la osservò.
Perché il discorso di Kihara lo aveva tanto turbato? Cosa provava per lei? Di sicuro le voleva bene... Era la persona a cui teneva di più, dopo Yasuko; qualcosa, dal momento in cui si conobbero, lo spingeva a prendersi cura di lei, a proteggerla, come si fa con una sorellina. Ecco, sì, Taiga era la sua sorellina. Doveva smetterla di preoccuparsi, si trattava solamente di affetto.
Si avvicinò a Taiga e con delicatezza la sollevò e la portò in camera sua, dove la adagiò piano sul suo futon, poi si sdraiò sul pavimento accanto a lei e la osservò ancora per un po’.
Solo affetto. Tutto qui.

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Capitolo 2
*** Venti paia di occhi ***


cap 2
Venti paia di occhi

Alle quattro del mattino, Taiga aprì gli occhi e vide tutto nero. Ehi, ma perché vedeva tutto nero? Il tempo di connettere il cervello, e si rese conto che tutto quel buio era dovuto al fatto che qualcuno le stava tenendo una mano sul viso. La scostò e il cuore perse un battito: Ryuji era accoccolato accanto a lei, sul pavimento, col viso addormentato a pochi centimetri dal suo. Quello scemo tremava di freddo. Avrebbe dovuto svegliarla! Eppure lui, come al solito, la metteva al primo posto. Le sfuggì un sorriso: nessuno lo aveva mai fatto... Nessuno l’aveva mai messa al primo posto, nemmeno i suoi genitori; eppure, lui lo faceva sempre. Sentì il volto bagnarsi e si stupì realizzando che si trattava di lacrime.
“Sei proprio uno stupido, bastardino” sussurrò dolcemente.
Si avvicinò un po’ di più, facendo in modo di coprire entrambi; così doveva stare sul pavimento anche lei, ma poco importava.
Quel movimento fece svegliare Ryuji.
“Perché piangi?” chiese, intontito.
“Non sto piangendo, dormi” rispose Taiga, imbarazzata di trovarsi tanto vicina a lui.
Senza aggiungere altro, il ragazzo circondò il suo corpicino con un braccio e si riaddormentò.
Avvolta da quella stretta, Taiga chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal calore di Ryuji, finché non lo seguì nel mondo dei sogni.

Qualche ora più tardi, Yasuko fu  svegliata dal fastidioso suono della sveglia.
“Ma perché Ryuji non la spegne? È da mezz’ora che va avanti... Voglio dormire!” borbottò, assonnata.
Lasciò passare altri cinque minuti, sperando che finalmente il figlio la sentisse, ma nulla. Con fatica, si alzò e andò in camera del ragazzo.
L’immagine che si trovò davanti una volta aperta la porta la sorprese: Ryuji e Taiga dormivano insieme, abbracciati.
Sorrise commossa e pensò a quanto tutto fosse cambiato da quando quei due erano diventati amici. Taiga aveva portato una ventata di aria fresca in quella casa... E poi Ryuji era più sereno. Yasuko sapeva di essere molto distratta, ma non poteva sfuggirle nulla quando si trattava dei sentimenti del suo “bambino”. E di certo, nonostante tutti i guai in più che doveva risolvere a causa di Taiga e le rispostacce che doveva incassare, Ryuji era meno solo.
Si inginocchiò piano accanto a lui e gli accarezzò il viso.
“Ryuji? Tesoro?”.
“Mmh?”
“Non hai sentito la sveglia caro”.
Il ragazzo scattò in piedi, facendo rotolare Taiga sul pavimento.
“MA CHE COMBINI BASTARDINO?!” urlò lei, adirata per il brusco risveglio.
“Taigaaa! Corri a prepararti o arriveremo in ritardo!”
“Dannazione, e chi se ne importa?! Mi hai fatto venire un infarto!”
Yasuko sbuffò divertita, poi tornò a dormire.
I due si prepararono in fretta e corsero alla fermata dell’autobus, dove trovarono ad aspettarli  Haruta, Noto, Kitamura, Ami, Nanako e Kihara.
“Scusate il ritardo ragazzi, non abbiamo sentito la sveglia” disse Ryuji, facendo un piccolo inchino col fiatone.
“Abbiamo? Dormite insieme adesso?” sbuffò Ami, seccata.
Taiga e Ryuji arrossirono prepotentemente, realizzando solo in quel momento che... Sì, in effetti avevano dormito insieme.
“Ma cosa vai blaterando, chiwuawa scema?! Piuttosto, dov’è Minori?” ribatté Taiga.
“Ha detto che doveva lavorare... Come al solito” rispose Noto.
Ryuji e Taiga si scambiarono un’occhiata... Il comportamento di Kushieda li preoccupava.
“Beh, ci divertiremo lo stesso. Ecco che arriva l’autobus!” esclamò Kihara.
Una volta saliti, Ryuji si guardò attorno per cercare dei sedili liberi.
“Qui in fondo ragazzi!” li chiamò Haruta.
Tutti lo seguirono e presero posto, ma non rimase spazio per Taiga.
“Dai, siediti... Resto io in piedi. Imbranata come sei voleresti  di qua e di là per tutto il viaggio” disse Ryuji, alzandosi.
“Imbranato sarai tu!”
“Non preoccuparti Takasu, Aisaka può sedersi sulle mie ginocchia” sorrise Kitamura, che prese la mano della ragazza e la attirò delicatamente a sé.
Seduta in braccio a lui, era rossa come non mai e si fissava le mani imbarazzata.
“Non è certo una posizione sicura” mormorò Ryuji.
“La tengo stretta, tranquillo”.
Kitamura la abbracciò, formando una sorta di cintura umana, e per poco Taiga non svenne.
“Geloso, Takasu caro?” bisbigliò Ami, in modo che solo il ragazzo potesse sentirla.
Lui sbuffò e appoggiò la testa al finestrino.
Dopo circa mezz’ora, si voltò di nuovo verso i due e notò che Kitamura giocava distrattamente con le manine di Taiga.
“Non è strano?” gli sussurrò Haruta, guardando nella stessa direzione.
“Cosa?”
“La Tigre odia essere toccata. Non puoi sfiorarla senza rischiare che ti morda... Eppure, con Yusaku non fa una piega”.
“Non è affatto strano. Ve l’ho detto che alla Tigre piace Kitamura, no? E non vorrei sbagliarmi, ma mi pare che nemmeno lui provi proprio indifferenza, giusto? Dopo questi due giorni, state certi che avremo una nuova coppia” si intromise Noto.
“E tu avrai campo libero con Kihara, eh?”
“Non dire sciocchezze!”

Dopo circa due ore di viaggio e una lunghissima e ripidissima salita, finalmente eccoli alla baita di Noto. Era piccola e costruita interamente in legno. Intorno ad essa c’erano solamente boschi.
“Siamo isolati da tutto” osservò Nanako, con un filo di ansia nella voce.
“Beh, è un buon posto per rilassarsi” sorrise Kitamura.
“O per essere sbranati da una famiglia di orsi” aggiunse Ami, guardandosi attorno.
Noto li fece entrare.
“E’ tutto molto pulito” commentò Ryuji, dispiaciuto.
“Sì, i miei zii ci sono stati da poco e ci hanno pensato loro... Mi spiace Takasu”.
“Ora si mette a piangere” rise Taiga, guardando l’amico.
“Senti un po’ tu!” esclamò lui, arrossendo.
“Su, su, non cominciate a bisticciare voi due! Piuttosto, ormai è ora di pranzo... Come ci organizziamo?” chiese Nanako.
“Accidenti, non avevo pensato al pranzo! Avremmo potuto fermarci a supermercato prima di salire fin qui!” fece Noto.
“Non c’è problema, posso andare io a fare la spesa. Fatemi una lista con quello che devo comperare e volo” disse Kitamura.
“Ok, ma... Portati dietro la Tigre, almeno ti darà una mano”.
“Ma la Tigre è più leggera della borsa per la spesa! Vado io con Maruo!” esclamò Kihara.
“No, tu mi servi qui! E anche tu Takasu!” rispose Noto, anticipando la proposta di Ryuji.
“Taiga è più forte di me, non avrà problemi... Andiamo Aisaka?” sorrise Kitamura.
Lei annuì e lo seguì in silenzio lungo la discesa che portava in paese.

I ragazzi rimasti alla baita apparecchiarono la tavola, andarono a cercare la legna per il camino e in qualche modo riuscirono anche ad accenderlo.
“Ma quanto ci mettono?” borbottò Kihara, guardando l’orologio.
“Ne staranno approfittando per stare un po’ insieme” sorrise Ami, divertita.
“Comunque non era il caso di mandare Taiga... Si affaticherà sul serio a rifare tutta la salita con le borse” commentò serio Ryuji.
“E tu credi che Yusaku gliele farebbe portare? Gentiluomo com’è io non penso proprio” commentò Haruta.
Passate alcune ore, i due non erano ancora rientrati ed in più aveva cominciato a nevicare forte.
“Io sto morendo di fame” si lamentò Ami, stesa sul divano davanti al camino.
Preoccupato, Ryuji prese il cellulare e provò a chiamare Taiga, ma non c’era campo.
“Sarà il caso di andarli a cercare, magari è successo qualcosa” disse.
All’improvviso sentirono delle risate dall’esterno ed uscirono a controllare: Kitamura era davanti alla porta, con Taiga caricata sulle spalle e le borse della spesa tra le mani, un filo di sudore gli colava lungo il viso.
“Scusate il ritardo, c’è stato un piccolo incidente. Aisaka è caduta e ha preso una piccola storta... Siamo dovuti passare in ospedale a farla controllare” spiegò.
“CHE COSA? COME UNA STORTA? QUANTO E’ GRAVE? PERCHE’ NON CAMMINI? TI FA MOLTO MALE?”
“Ryuji calmati! Non è nulla, mi fa solo un po’ male quando appoggio il piede... Per questo Kitamura  mi ha tenuta in braccio tutto il tempo.... Comunque mi hanno dato una pomata, dovrebbe passare in fretta” rispose Taiga, arrossendo.
Lui la guardò attentamente e si calmò.
“Comunque da tutta questa faccenda ho capito una cosa” disse Kitamura.
“Mmh?”
“Taiga è davvero più leggera delle borse della spesa”.
Tutti risero, poi rientrarono per preparare finalmente il pranzo.
“Sicura che fa solo un po’ male? Dov’è la pomata? Ti aiuto a metterla” Ryuji si era avvicinato ad Aisaka, che aveva preso il posto di Ami sul divano.
“E’ nella borsina vicino alla porta”.
Andò a prenderla, poi gliela spalmò con delicatezza.
“Hai notato una cosa, bastardino?”
“Cosa?”
“Stai lasciando cucinare gli altri, non è da te”.
“Beh, ho cose più importanti a cui pensare al momento... No? E così siamo pari”
“Pari?”
“Sì... Per... Per stanotte... Ti sei avvicinata per coprire anche me, giusto?”
Lei annuì, arrossendo.
“Il pranzo è quasi pronto, ragazzi” li avvertì Kitamura, andando da loro.
“Ok, grazie”.
“Come va, Aisaka?”
“Con la pomata va già meglio, grazie”.
“Ti posso parlare un secondo?”  gli chiese Takasu.
Taiga sgranò gli occhi, sorpresa. Cosa aveva intenzione di dire Ryuji a Kitamura?
I due ragazzi andarono nella camera da letto dei maschi.
“E’ tutto ok Takasu?”
“Sì. Ma ti sarei grato se quando stai con Taiga ci stessi attento”.
“Parli sul serio? E’ stata una cosa troppo improvvisa, non potevo evitare che inciampasse”.
“Non ti sto incolpando, tranquillo... Solo che... Hai visto quanto è imbranata, giusto? Con lei non ci si può distrarre un attimo, bisogna sempre essere pronti ad evitare che inciampi nei suoi stessi piedi o che si cacci nei guai... Ti sto solo chiedendo, nel caso in cui vi si ripresentasse l’occasione per  rimanere soli come questa mattina, di avere dieci paia di occhi... Perché altrimenti sto con l’ansia tutto il tempo, capisci?” spiegò Ryuji, un po’ imbarazzato.
Kitamura sorrise.
“Sai Takasu, Aisaka è fortunata ad avere un amico come te. Ti prometto che avrò almeno venti paia di occhi d’ora in poi”.
I due si strinsero la mano, poi tornarono dagli altri e presero posto a tavola.
“Siete andati a farvi le coccole?” sogghignò Haruta, con la bocca piena di riso.
“Oh sì, Takasu ha delle manine d’oro” rispose Kitamura.
“Ehi!” esclamò Ryuji.
“Allora? Quali sono i piani per oggi?” domandò Ami a Noto.
“Con tutta la neve che è scesa, direi che si può fare solo una cosa...”
“BATTAGLIA DI NEVEEEE!” concluse Haruta.
Le ragazze non erano particolarmente entusiaste della decisione, ma si lasciarono convincere.
Una volta terminato il pranzo, indossarono giubbotti, sciarpe e cuffie, e corsero fuori dalla baita.
“Taiga non è nelle condizioni di giocare e io ho mangiato un po’ troppo... Che ne dici Aisaka se io e te facciamo un bel pupazzo di neve?” propose Kitamura.
“Va... Va b-bene”.
Ryuji sorrise. Era contento per Taiga... Lo era, giusto?
Formarono le squadre: Takasu, Ami, Haruta e Noto, Kihara, Nanako.
Mentre i combattenti iniziavano la battaglia, Kitamura prese una pala e cominciò ad ammucchiare la neve vicino a Taiga, che tentava di darle una forma stando in ginocchio.
“E’ da una vita che non faccio un pupazzo di neve” rise lui.
“Già, anche io! In più, a me venivano sempre dei mostriciattoli... Era mio padre quello bravo”.
Il ragazzo si fermò e la osservò con un sorriso.
“Oggi, cara Aisaka, faremo il pupazzo più straordinario del Giappone! Anzi, del mondo!”
Lei annuì, divertita.

“Takasu! Attento!”
Ryuji schivò per un pelo la palla di Kihara. Si era distratto a guardare Taiga... Se stava tutto il tempo inginocchiata sulla neve, le si sarebbero congelate le ginocchia!
“Sta benissimo senza di te, non vedi? Finiscila, sei snervante” gli sussurrò Ami, passandogli davanti  di corsa.

“Guarda! Sta venendo benissimo!” esclamò Taiga, contemplando il pupazzo di neve.
“Vero!”
“Però... Io comincio ad essere un po’ scomoda a stare così... Meglio se provo ad alzarmi”.
“No, no, no! Il dottore ha detto che devi tenere il piede a riposo almeno fino a domani! Ascolta: a me piace anche così piccina la nostra creatura... Quindi direi di aggiungere la testa ora e poi di sederci comodi a guardare gli altri... Può andare?”
“Può andare”.
Modellarono un’ultima palla per fare la testa, poi vi posarono dei sassi per gli occhi e la bocca, una carota per il naso e Kitamura riuscì a scovare della paglia dietro alla baita, così la usarono come capelli.
“Abbiamo creato una mini Aisaka!” esclamò, ridendo.
“Bassina è bassina” commentò lei, pensierosa.
“Ma non solo per quello! E’ il pupazzo più straordinario del mondo, giusto?”
Taiga arrossì prepotentemente.
“Già” sussurrò.
Restarono ancora un attimo ad ammirare il loro capolavoro, poi Kitamura andò a prendere dei cuscini e li sistemò davanti alla porta della baita, sullo scalino; con delicatezza prese in braccio l’amica e la aiutò a sedervici.
“Quello scemo lancia troppo piano, ha paura di fare male a chi colpisce” sogghignò Taiga, guardando Ryuji giocare.
“Hai ragione. E’ un ragazzo estremamente gentile, vero?”
“Lo è... Tonto, ma gentile”
“Sai, prima mi ha fatto una sorta di predica”.
“Cosa?!” esclamò sorpresa.
“Sempre con il suo tono gentile e dolce, ma mi ha detto che quando sto con te devo stare attento che non ti accada nulla”.
“Quello stupido! Come se ne avessi bisogno... So badare benissimo a me stessa. Sarò un po’ imbranata, ma non mi serve la guardia del corpo”.
“Non ti arrabbiare... Lo ha detto più per se stesso che per te”.
“Mmh?”
“Ha detto che non vuole stare tutto il tempo con l’ansia... Ci tiene proprio tanto a te, eh?”
“Lo farebbe con chiunque. Ad esempio, guarda ora come tenta di proteggere la chiwawa scema dalle palle di neve... Ryuji è fatto così, è nella sua natura preoccuparsi per gli altri. Sta tanto attento a me perché, anche se forse io non lo voglio ammettere, lui ha capito che sono un vero disastro... In tutto”.
Kitamura si voltò per guardarla in viso.
“Non sei un disastro, Taiga” disse dolcemente, per poi avvolgerle le spalle con un braccio.
Lei rimase spiazzata da quel gesto, ma decise di godersi quel momento e tirò fuori tutto il coraggio che aveva per appoggiarsi a lui e lasciarsi coccolare.

“Ma che diamine fanno quei due?!” esclamò adirata Kihara.
Ryuji, che era rimasto l’unico della sua squadra ancora in campo, si voltò verso Taiga e Kitamura e sentì un fortissimo colpo alla bocca dello stomaco.
Da quando erano entrati tanto in confidenza? Cosa stava succedendo? Fino a pochi giorni prima lei quasi non riusciva a spiaccicare parola davanti a lui, e ora se ne stavano lì abbracciati come nulla fosse?!
SBAM.
Una palla di neve lo colpì dritto in faccia.
“BATTUTOOOOOO! Grande Kihara, distrarre l’avversario... Ottima tattica!”  urlò Noto, saltando di gioia.
“Non era una tattica” borbottò lei, imbronciata.
“Takasu ma che combini tu? Abbassare la guardia in un momento simile!” si lamentò Haruta, quasi con le lacrime agli occhi.
“Scusatemi ragazzi, Kihara mi aveva spaventato” ridacchiò Ryuji, pulendosi il viso imbarazzato.
Ami scrollò la testa. Il comportamento di Yusaku la lasciava perplessa... Sembrava avesse deciso di provarci con la Tigre e di certo non se lo sarebbe mai aspettato da lui... Ed evidentemente nemmeno Takasu.
“Ehi ragazzi! Guardate il nostro pupazzo!” esclamò Taiga, contenta.
“Vi presentiamo la mini Aisaka!” aggiunse Kitamura.
“Wow! E’ carinissimo!” sorrise Nanako.
“Ha la faccia più simpatica di te però”  disse Ryuji, rivolto alla Tigre.
“Zitto tu! Ah, a proposito... Bella parata, bastardino”
“Spiritosa!”
La prese in braccio ed insieme agli altri rientrarono in baita per cambiarsi i vestiti bagnati.

Angolino dell'autrice
Ciao a tutti!
Questa è la mia prima fanfiction su Toradora e ammetto di essere un pochino agirata. Il fatto è che ho avuto un piccolo blocco in questi mesi... Della serie che avevo una voglia incredibile di scrivere, ma mi mancava la storia da raccontare, l'ispirazione.
Ed ecco, Toradora me l'ha data questa storia... E spero possa uscirne qualcosa di buono :)  
Aspetto i vostri commenti, mi raccomando :)
Un abbraccio e ai prossimi capitoli!

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Capitolo 3
*** Tanta voglia di abbracciarti ***


Tanta voglia di abbracciarti

“Ok, organizziamoci. Ci sono due bagni... Possiamo fare che le ragazze vanno in uno e noi ragazzi nell’altro. Purtroppo sono entrambi molto piccoli, mi spiace” disse Noto.
“Non preoccuparti, vanno benissimo!” sorrise Kitamura.
A turni, iniziarono a fare la doccia e a mettersi in pigiama.
“Ci pensate voi a Taiga?” chiese Ryuji a Kihara, Ami e Nanako.
“Beh, spero non vorrai accompagnarmi anche in bagno” rise Taiga.
“Ma che sciocchezze! Vado a preparare la cena mentre gli altri si lavano, stai attenta a non scivolare” arrossì lui.
Lasciò sole le ragazze e cominciò a darsi da fare in cucina.
“Dai Tigre, ti accompagno in bagno” disse Ami, offrendole un braccio per sostenersi.
“Stiamo entrando parecchio in sintonia con Yusaku, eh?” ammiccò, una volta entrate.
Taiga sorrise, ma non rispose.
“Comunque, non mi aspettavo tanta scioltezza da parte tua... Va a finire che vi mettete insieme per davvero”.
“Pensa agli affari tuoi, chiwawa scema! Grazie per avermi accompagnata., ora me la cavo da sola... Fa molto meno male, credo di riuscire anche a camminare”.
“Ok Tigre, vado in camera... Se hai bisogno fai un fischio”.
Non appena rimase sola in bagno, Taiga aprì il rubinetto della doccia e cominciò a spogliarsi. Facendo attenzione a non scivolare, entrò piano piano e lasciò che il getto d’acqua calda sciogliesse la tensione che aveva accumulato durante il giorno.
Ripensò alle parole di Ami... Lei e Kitamura... Insieme? C’era davvero la possibilità che questo accadesse? Ci sperava da un sacco di tempo, ma nel profondo la credeva una cosa del tutto irrealizzabile. Comunque, in effetti, in quegli ultimi due giorni aveva notato un cambiamento nel comportamento del ragazzo... Era come se stesse tentando di avvicinarsi un po’ di più a lei. Sospirò.
Chissà se anche Ryuji la pensava come la chiwawa scema, se si era accorto di qualcosa. Ma perché stava sempre a pensare a Ryuji? Scrollò la testa con decisione.
Dovevano ancora lavarsi anche le altre, perciò decise di non sfruttare tutta l’acqua calda ed uscì dalla doccia. Dopo essersi asciugata, indossò il suo pigiama rosso con le renne e raggiunse zoppicante la camera da letto.
“Avanti la prossima” disse, affacciandosi alla porta.
“Vado io!” sorrise Ami.
Taiga annuì e andò in cucina per vedere a che punto era Ryuji con la cena.
“Ehi bastardino, sto morendo di fame” si lamentò, appoggiandosi al frigorifero.
“E’ quasi pronto... E comunque dobbiamo aspettare gli altri, perciò mettiti il cuore in pace”.
“Uffa”.
Ryuji staccò lo sguardo dal bollitore e lo puntò su di lei. Non appena vide il suo pigiama, scoppiò in una fragorosa risata.
“Che ti prende, razza di scemo?!”
“Il tuo... Il tuo...” niente, non riusciva a prendere fiato.
In effetti, era raro sentirlo ridere così... Ed era bastato un pigiama con qualche renna, che tonto.
Taiga avrebbe voluto picchiarlo, ma rideva talmente di gusto che finì per contagiare anche lei.
Ogni volta che riuscivano a smettere, si guardavano negli occhi e ricominciavano... Ormai non c’era nemmeno più un motivo preciso, ridevano e basta.
Haruta e Noto, già cambiati, entrarono in cucina e li guardarono preoccupati.
“Ma che baccano fate voi due? Che è successo?” domandò Noto.
Ryuji fece per dire qualcosa, ma niente, non ce la faceva.
“Fidati amico, questi qui hanno qualche rotella fuori posto” commentò Haruta.
Passarono altri dieci minuti prima che si ricomponessero del tutto.
“Ora ci dite cos’è che vi ha fatto ridere tanto?” borbottò Kihara, che nel frattempo li aveva raggiunti.
“Nulla, solo il suo pigiama” rispose Ryuji, asciugandosi le lacrime.
“Comunque è bellissimo, cane scemo” ribatté Taiga.
“Assolutamente”.
“Ehi Takasu! E’ il tuo turno!” esclamò Kitamura, una volta uscito dal bagno.
“Ok, grazie! Kihara, posso fidarmi di te? Lascio le bistecche a cuocere, tieni d’occhio che non brucino, ok?”
Lei annuì.

Sotto la doccia, Ryuji ripensò a quanto era avvenuto poco prima... Da quanto non rideva tanto? E per una sciocchezza del genere, in più! Di certo non avrebbe avuto una reazione simile se ad indossare quel pigiama buffo fosse stata Ami o Nanako o... Kushieda. La verità era che con gli altri si controllava parecchio... Mentre con Taiga, era tutto diverso. Con lei si sentiva libero di lasciarsi andare. Era convinto che anche per lei fosse così; di certo, non l’aveva mai vista ridere in quel modo con Kitamura.... E con lui non aveva nemmeno mai dormito o pianto o urlato o preso a calci un palo... Erano tutte cose loro. Ma ora perché si ritrovava a pensare a quelle cose? Piuttosto, chissà cosa stava facendo Kuhieda in quel momento, a casa...
All’improvviso qualcuno bussò alla porta.
“Takasu? Le bistecche sono cotte, che devo fare ora?” chiese Kihara, fuori dal bagno.
“Spegni il fornello, mi vesto e arrivo!”

Dopo aver cenato e sistemato tutto per bene, i ragazzi si radunarono in salotto, attorno al fuoco del camino: Taiga, Kitamura e Kihara sul divano, Nanako e Ami sulle due poltrone, Noto, Haruta e Ryuji per terra.
“Dovresti spuntare un po’ la frangia Takasu, ti copre tutti gli occhi” disse Kitamura, che osservava Taiga giocare con i capelli di Ryuji da sopra il divano.
“L’ho fatta crescere apposta” rispose lui, imbarazzato.
“Ma dai! Tanto ormai lo abbiamo capito tutti che non sei un teppista, non spaventi più nemmeno una mosca” rise Haruta.
Ryuji sorrise, grato.
“Sentite un po’, ve la posso fare una domanda?” chiese Noto, all’improvviso.
“Oddio, chissà che stupidaggine sparerà adesso” sbuffò Kihara, che se ne stava appoggiata a Kitamura.
“Ehi tu! Comunque... Qual è la vostra paura più grande? Cosa vi spaventa di più? A me i terremoti”
“Wow! Domande importanti amico! Io direi... Gli alieni!” esclamò Haruta.
Tutti si voltarono verso di lui, tentando di stabilire se stesse facendo sul serio oppure no.
“Non guardatemi così! Esistono, sapete? Dovreste informarvi, ci sono un sacco di testimonianze che lo confermano! E sono quasi certo che un giorno, con le loro navicelle spaziali, atterreranno sul nostro pianeta e ci attaccheranno per conquistarlo”.
“Teoria interessante” commentò Nanako per spezzare il lungo e penoso silenzio calato nella stanza.
“Io invece ho paura dei ladri” aggiunse, timidamente.
“Anche io! E anche dell’altezza e dei ragni!” disse Kihara.
“Io di non poter più fare il mio lavoro” borbottò Ami.
“Oh, sarebbe terribile Kawashima! La tua bellezza deve essere mostrata al mondo per l’eternità!” quasi urlò Haruta.
“Ne riparleremo quando sarà una vecchia chiwawa con la pelle raggrinzita e avvolta dalla ciccia” sogghignò Taiga.
“Brutto piccolo mostriciattolo!”
“Che c’è? Gli anni passeranno anche per te, no?”
“Calme, calme! La mia paura, invece, è quella di non svolgere le mie attività al meglio” intervenne Kitamura.
“Per quello proprio non c’è pericolo” sorrise Taiga, arrossendo un po’.
“Ti ringrazio, detto da te è un vero complimento! E voi, Aisaka e Takasu, di cosa avete paura?”
I due ci pensarono su un momento.
“Io... Di non riuscire ad essere di aiuto alle persone a cui tengo” rispose lui.
Lei smise di giocare con i capelli dell’amico. Come faceva Ryuji ad essere tanto premuroso? Sempre, senza alcuna forzatura, spontaneamente...
Gli altri aspettavano che dicesse qualcosa, perciò sussurrò: “E io di rimanere sola”.
Non avrebbe voluto dirlo, era una cosa molto intima, ma erano stati tutti sinceri... Perciò si era lasciata andare.
Silenzio. Nessuno credeva che la Tigre, sempre tanto aggressiva, sicura di sé, potesse avere una paura simile.
Ryuji scrollò appena la testa... Perché a Taiga non entrava proprio in testa che lui c’era per lei e che ci sarebbe sempre stato? Forse tutto ciò che faceva non bastava a colmare il profondo senso di solitudine che provava da troppo tempo...
“Non preoccuparti Tigre, io ho intenzione di darti fastidio finché non sarai un vecchio comodino da portare in discarica” sorrise Ami, guardandola di sottecchi.
“Ma che fortuna, grazie chiwawa scema!”
“Figurati. Piuttosto, ho una domanda per te, Takasu”.
“Mmh?”
“Sbaglio o una delle tue paure è anche quella di vedere la Tigre fidanzata con qualcuno?”
Ryuji sbiancò. Ma cosa passava per la testa a Kawashima?!
Gli altri sgranarono gli occhi, attendendo con ansia la risposta del ragazzo. La cosa si faceva interessante.
“Perché dovrei avere paura di una cosa simile? Sarei felice per lei”.
“Ah sì? Mah, non saprei... Te ne occupi come se fosse la tua figliola, immagino non dev’essere facile lasciarla andare”.
Ryuji si aspettava che Taiga sbraitasse contro Ami di farsi gli affari suoi, ma se ne stava zitta a fissare il fuoco.
Sbuffò, esasperato dalla situazione.
“Ripeto: sarei felice per lei. Ok, forse un po’ di paura ce l’ho... Perché... Non lo so... Quando avrà un ragazzo, di certo noi due finiremo per allontanarci... E la nostra amicizia rischierebbe di incrinarsi... E’ di questo che ho paura. Tutto qui”.
Ami lo osservò... Era certa che non fosse quella la ragione che spaventava veramente Takasu... Ma sapeva anche che lui stesso non se ne rendeva ancora conto e di sicuro non lo avrebbe mai rivelato così davanti a tutti. Si voltò verso la Tigre e sorrise notando che gli occhi le si erano illuminati come per magia, nonostante non volesse darlo a vedere. Bah, se non ci pensava lei a stuzzicarli un po’ di tanto in tanto, i suoi amici non avrebbero mai combinato nulla.
All’improvviso il vento cominciò a picchiare forte contro le parete della baita, facendo un gran fracasso.
“A proposito di paure! Chi riesce a dormire stanotte con questi brutti rumori?” si lamentò Nanako, spaventata.
“Non potremmo dormire tutti assieme?” chiese Kihara.
“Proposte indecenti, eh?” ghignò Haruta.
“Sei sempre il solito scemo!”
“Comunque non è una cattiva idea” disse Kitamura.
“Se per tutti va bene, possiamo spostare i futon delle ragazze nella nostra stanza” propose Noto.
E così fecero.
La camera, così come il resto della baita, non era molto spaziosa... Perciò si ritrovarono coi letti attaccati uno all’altro.
“Vedete di non fare gli stupidi voi maschi” borbottò Ami, sistemandosi sotto le coperte.
“Ma la Tigre e Maruo dove sono?” domandò Kihara agitata, notando che ogni futon era occupato, tranne i due alla destra di Takasu.
Ryuji, già disteso, chiuse gli occhi nervoso. Kitamura si era offerto di spalmare la pomata sulla storta di Taiga, quindi i due “piccioncini” erano ancora sul divano... Da soli.
“Lasciali tranquilli e dormi” rispose Noto, soddisfatto.
“Meglio se vado a chiamarli, altrimenti non possiamo spegnere la luce” borbottò la ragazza.
“Eccoci, eccoci” sorrise Yusaku, entrando in camera seguito da Aisaka.
Si sistemò nel letto accanto a quello di Ryuji, mentre Taiga, inevitabilmente, prese posto vicino al suo.
“Buonanotte ragazzi!” esclamò Haruta.
“Buonanotte!”
Ryuji non era tranquillo. Nel buio, vedeva la schiena di Kitamura... Questo significava che era rivolto verso Taiga... La stava guardando dormire? O lei ancora sveglia e si stavano fissando negli occhi? Magari si tenevano per mano... Stava per impazzire! Ma che diamine gli prendeva?!
Non riuscì a chiudere occhio per un bel po’. Ad un certo punto, quando pensava che tutti si fossero addormentati, decise di alzarsi appena appena... Giusto per dare una sbirciatina ai suoi vicini di futon.
Si pentì di averlo fatto nell’istante in cui li vide: dormivano entrambi ed i loro volti erano a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.
E all’improvviso, per la seconda volta nella sua vita, Ryuji provò un logorante ed insopportabile senso di abbandono.
Si distese di nuovo e rimase a fissare il soffitto per qualche ora. Non riusciva a darsi pace... Stava troppo male e non capiva neppure perché. Ad un tratto, sentì Kitamura muoversi e intuì che si era avvicinato un po’ di più a Taiga. No, non ce la faceva. Si alzò e tentando di non fare alcun rumore uscì dalla camera e andò a prepararsi un tè caldo in cucina.
“Ehi Ryuji... Ti senti male?”
Il ragazzo, chino sui fornelli, fece un piccolo salto per lo spavento.
“Taiga? Che ci fai in piedi?”
“Ti ho sentito uscire... Tutto ok?”
“Sì, ho solo un po’ di mal di pancia” rispose, cercando di sorridere.
“Ah, capito... Posso restare?”
“Non hai sonno?”
“Preferisco stare qui”.
“E abbandoni così il tuo Kitamura?”
Lei arrossì, ma non rispose.
“Il piede come va?” le chiese.
“Molto meglio, grazie”.
Una volta versato il tè nelle tazze, i due presero posto al tavolo della sala da pranzo.
Rimasero in silenzio per un po’, sorseggiando piano la loro bevanda.
“Ehi bastardino?”
“Sì?”
“Non... La nostra amicizia non può finire... Qualunque cosa accada, io non mi allontanerò mai da te.   Come potrei? Lo hai detto tu che siamo la Tigre e il Drago, giusto? Tu sei la persona a cui mi sento più vicina, oltre a Minori. Perciò... Non devi avere paura di questo” disse Taiga, fissando la sua tazza.
Ryuji restò sorpreso da quel discorso. Un piccolo nodo si sciolse nello stomaco... Erano le parole che aveva bisogno di sentire.
“E tu non devi avere paura di rimanere sola. Proprio perché siamo la Tigre e il Drago, mi troverai sempre al tuo fianco, Taiga. Ricordatelo, per favore” sorrise.
Qualche lacrima scivolò lungo il viso di lei.
“Avrei tanta voglia di abbracciarti” sussurrò timidamente.
Ryuji scattò in piedi come se non aspettasse altro, la sollevò dalla sedia e la strinse forte contro il suo petto. Quello era il posto di Taiga, pensò il ragazzo mentre la teneva abbracciata... Lì, tra quelle braccia che l’avrebbero sempre protetta.
Taiga, dopo un attimo di smarrimento per il gesto tanto improvviso, sorrise e strinse la maglia di Ryuji tra le sue piccole mani; si aggrappò a lui come fosse stato un’ancora... La sua ancora.
Rimasero così abbracciati per molto tempo... Per minuti o forse per ore, non lo sapevano.
Quando si lasciarono, non ebbero il coraggio di guardarsi negli occhi.
“Sarà meglio andare a dormire” sussurrò lui, con voce rauca.
“S-Sì”.
Tornarono in camera e si sistemarono di nuovo nei propri letti, entrambi col cuore che batteva  a mille.
“Solo affettò. Tutto qui” si ripeté Ryuji mentalmente, prima di chiudere gli occhi.

Angolino dell'autrice
Ed eccoci qui con un altro capitolo... Che ne pensate? Spero che finora stia andando tutto bene :D
Grazie a tutti coloro che stanno leggendo, seguendo e recensendo la mia storia :)
Un abbraccio, al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Contro il destino ***


Contro il destino
 
Il mattino seguente, il primo a svegliarsi fu Kitamura. Si sollevò leggermente ed osservò il corpicino che dormiva accanto a lui. 
“Sembra una bimba” pensò con un sorriso.
Le sistemò meglio la coperta e rimase ancora un po’ a contemplarla. Taiga gli piaceva... E non gli sarebbe dispiaciuto approfondire il loro rapporto. In quei giorni aveva riflettuto spesso sulla possibilità di provare ad avvicinarsi di più, trattenuto dal fatto che sembrava esserci qualcosa che andava oltre la semplice amicizia tra Aisaka e Takasu... Ma decise che in tal caso, sarebbe stata lei a respingerlo. 
Sospirò, poi si alzò e andò in bagno.
Poco più tardi si svegliarono anche gli altri. 
“A che ora pensiamo di tornare a casa?” domandò Nanako, mentre facevano colazione.
“Se vi va, ora facciamo un salto in paese... Per pranzo possiamo fermarci in un ristorante e poi nel pomeriggio prendiamo l’autobus” rispose Noto.
Tutti accettarono la proposta, perciò a turni cominciarono a cambiarsi e a preparare gli zainetti con le proprie cose.
Una volta che furono pronti, uscirono dalla baita.
“E’ troppo pesante lo zaino? Vuoi mettere qualcosa nel mio?” chiese Ryuji a Taiga, mentre Noto cercava le chiavi per chiudere la porta.
“Mmh? No, tranquillo, è leggero” rispose lei.
Abbassarono gli sguardi, imbarazzati. L’abbraccio di quella notte aveva lasciato qualcosa di strano ad entrambi. Era stato troppo... intimo. 
“Finalmente Noto ce l’ha fatta! Vieni Aisaka!” esclamò Kitamura allegro, prendendo la ragazza per mano e cominciando a scendere lungo il sentiero. 
Ryuji rimase lì a fissarli imbambolato.
“Eh sì, Takasu caro, avevi proprio ragione ieri sera... Ti vedo estremamente felice per lei” gli sussurrò Ami, scrollando la testa.
“Lo sono” borbottò lui.
“Quando la finirai di mentire a te stesso? Quante volte hai pensato a Minori in questi due giorni?”
“Io...”
“Come immaginavo. Svegliati Ryuji, Yusaku te la sta portando via senza troppi complimenti. Vedi di deciderti: o la lasci andare e la smetti di fare quella faccia da cagnolino abbandonato, o vai e te la prendi”.
“Vi muovete?!” urlò Haruta da lontano.
Senza aggiungere altro, i due si affrettarono a raggiungere il gruppo. 
Il paese era molto piccolo, le casette in legno e i negozi erano tutti addobbati con lucine colorate e Babbi Natale sorridenti; in una piazzetta un coro composto da bambini cantava le carole.
“La sentite?” sussurrò Taiga ad occhi chiusi.
“Cosa?” chiese Nanako, perplessa.
“La magia del Natale! Questo posto è stupendo!”
Tutti risero divertiti: solo la Tigre sapeva vivere tanto intensamente quella festività.
“Venite con me” disse Noto.
Li condusse in un parco ricoperto di neve, dove al centro si trovava un vecchio pozzo, e con aria solenne cominciò a spiegare:
“Leggenda narra che in questo pozzo siano morti due innamorati. Sembra che le famiglie non accettassero la loro unione, perciò fuggirono insieme in un paese lontano da qui. Credevano di poter  finalmente coronare il loro sogno d’amore, ma il padre della fanciulla li scovò e li riportò a casa, dove furono costretti a separarsi. In qualche modo riuscirono a scappare una seconda volta, ma di nuovo furono rintracciati; e così una terza, quarta, quinta e sesta volta... Non importava quanto andassero lontano e quanto bene si nascondessero, venivano sempre ritrovati. Scoraggiati, per un po’ di tempo provarono ad assecondare il desiderio dei genitori, così smisero di parlarsi, cercarsi... Ma ben presto si resero conto che una vita in cui erano costretti a rimanere separati, non era vita. Una notte, senza nemmeno mettersi d’accordo, si incontrarono proprio dove siamo noi adesso... Entrambi con il desiderio di farla finita. Si guardarono negli occhi, si presero per mano, e senza dire una parola si gettarono insieme nel pozzo. Non si sa se morirono sul colpo oppure no, ma i loro corpi furono trovati solo dopo qualche giorno... Stretti uno all’altro. Quando li tirarono fuori, nessuno riuscì in alcun modo a sciogliere quell’abbraccio; perciò furono seppelliti insieme, in questo parco. Da quel giorno divennero non solo il simbolo degli amori impossibili, ma anche di quelli veri ed eterni, perciò le coppie hanno cominciato a recarsi qui per conoscere la sorte del loro rapporto... Pare infatti che se si getta una monetina all’interno, grazie ai fantasmi dei due giovani sventurati, l’acqua cambi colore: arancione se l’amore di chi l’ha lanciata è destinato a durare per sempre, mentre viola se al contrario è destinato a spegnersi col tempo” .
“Grazie per questa botta di allegria” commentò Haruta, spezzando l’attimo di silenzio che aveva seguito il racconto.
“Beh, perché non proviamo?” chiese Ami, esaltata.
“Ma se non c’è nessuna coppia!” rispose Nanako.
“E allora? Magari qualcuno qui è destinato a stare insieme e non lo sa... Dai, iniziamo io e Takasu”.
Ryuji fece per opporsi, ma Kawashima lo strattonò finché non si fu avvicinato al pozzo e non ebbe tirato fuori una moneta dal portafoglio. La lanciarono insieme e tutti attesero il risultato.
“Viola” sospirò il ragazzo, sentendosi quasi sollevato.
“Peccato”.
“Provo io con te Ami!” gridò Haruta.
Cominciarono così a provare tutte le combinazioni possibili.
“Per il momento solo Noto e Kihara avranno un futuro roseo” rise Nanako.
Lui sembrava parecchio soddisfatto, mentre Kihara era troppo occupata a pensare al colore uscito quando aveva gettato la monetina con Maruo: viola.
“Ehi! Ma tu Tigre non hai ancora provato con nessuno!” si lamentò Ami.
Taiga, infatti, si era messa un po’ in disparte. Non sapeva bene perché, ma l’idea di sapere una cosa del genere quasi la spaventava.
“Al contrario di te, chiwawa scema, io non credo in queste sciocchezze e nemmeno ne ho bisogno. E poi non so se ve ne siete accorti, ma state sperperando tutti i vostri soldi” ribatté seccata.
“Penso che nessuno qui ci creda, ci stiamo solo divertendo... Non fare sempre la guastafeste”.
Alla fine riuscirono a convincerla... Tentò con Noto e Haruta e il risultato fu negativo, anche se il secondo dei due giurava di aver visto un “viola tendente all’arancione”. 
“Dai, ora io e te” le sorrise Kitamura.
Ryuji sussultò. Di che colore sarebbe divenuta l’acqua?
All’improvviso si ritrovò a sperare caldamente in un viola... E subito si sentì in colpa per quel pensiero tanto egoista e subdolo.
“Viola” sussurrò Taiga, che per riuscire a vedere nel pozzo si era messa in punta di piedi.
“Ah, beh... Vorrà dire che dovrò sfidare il destino” commentò Kitamura, sempre allegro.
Lei arrossì appena... Cosa voleva dire? Aveva sul serio intenzione di provare a mettersi con lei? Non riusciva proprio a capire quel ragazzo.
“Dai, ora tocca a Takasu!” esclamò Kihara, spingendolo speranzosa verso la Tigre.
Ryuji prese l’ennesima monetina e insieme la lanciarono.
Non appena fu chiaro il risultato, i due si scambiarono uno sguardo carico di imbarazzo e si allontanarono di un passo dal pozzo.
“Beh?” chiese Haruta, curioso.
“Oh, ma guarda, arancione” canticchiò Ami, fingendosi sorpresa.
“Lo sapevo!” gridò Kihara, felice.
Taiga notò un lampo di delusione negli occhi di Kitamura, così decise di ricomporsi e, cercando di sembrare il più disinvolta possibile, disse:
“Questa è la prova evidente che quei due fantasmi non solo non sanno giocare a nascondino, ma che non sono nemmeno in grado di prevedere il futuro. Ehi fantasmi! Mi sentite?! Cambiate mestiere! Io e quel cane insieme... Ma figurati!”
“Già, figurati” borbottò Takasu, nervoso.
“Che dite, andiamo a mangiare prima che la Tigre si metta a picchiare anche i morti?” propose Haruta.
Così si recarono all’unico ristorante del paese e dopo aver pranzato corsero ad aspettare l’autobus per tornare a casa.
Quando arrivò davanti a loro, Taiga salì e si sedette in fondo, accanto al finestrino. Kitamura prese posto vicino a lei e le sussurrò piano:
“Senti, Aisaka?”
“Sì?” chiese lei, arrossendo un po’ per la vicinanza improvvisa.
“Ti posso accompagnare io a casa, più tardi? Vorrei parlarti di una cosa”.
“Va... Va bene”.
Ebbene, la povera Taiga passò il resto del viaggio a tentare di immaginare cosa le avrebbe detto Kitamura, mentre gli altri cantavano le sigle dei cartoni animati.
Giunta a destinazione, la compagnia si salutò ed ognuno prese la propria strada.
“Vai pure a casa Ryuji... Torno con Kitamura” disse Taiga all’amico.
“Ah... D’accordo... Allora ciao ragazzi”.
I due, rimasti soli, presero a camminare lentamente.
“Di... Di cosa volevi parlarmi?”
“Oh, beh... Ecco... Ascolta Aisaka, so che potrò sembrarti un po’ sfacciato, ma vorrei farti una domanda”.
“Dimmi”.
“Che rapporto c’è al momento tra te e Takasu?”
La ragazza sgranò gli occhi e avvampò di colpo.
“Ma che domande mi fai Kitamura?! Ryuji è semplicemente un amico che mi dà una mano con le faccende di casa”.
Lui la osservò per un istante, pensieroso.
“In questo caso... Aisaka Taiga, tu mi piaci! Ti prego, permettimi di uscire con te!” esclamò tutto d’un fiato, inchinandosi leggermente.
Il cuore di Taiga prese a battere all’impazzata e dovette appoggiarsi ad un palo della luce per non svenire... Lo stesso palo che un giorno si era massa a prendere a calci con Ryuji.
Ryuji... Possibile che anche in momenti simili dovesse saltarle in mente proprio lui?
“Aisaka?”
“Io... Sì, io... Voglio uscire con te Kitamura” rispose, sorridente.
I nervi del ragazzo si rilassarono e, fatto un passo avanti, la abbracciò forte.

Più tardi, a casa Takasu...
“Ma dove si saranno cacciati quei due? Non ha nemmeno avuto la decenza di riportarla a casa per cena... E sono sicuro che starà morendo di fame, visto che abbiamo saltato la merenda” pensava Ryuji tra sé, mentre cucinava.
“Forse  si sono fermati in qualche ristorante... In quel caso, comunque, Taiga avrebbe potuto benissimo avvertirmi. Lo sa che preparo sempre la cena anche per lei”.
Dall’altra stanza, la voce di sua madre che si lamentava di essere affamata arrivò a interrompere i borbottii che aveva in testa.
Portò i due piatti di spaghetti sul tavolo e si sedette al suo solito posto.
“Taiga non viene?” domandò Yasuko, con la bocca ancora piena.
“Ormai credo proprio di no” rispose, un po’ infastidito.
“Ah. La vostra mini-vacanza è andata bene? Vi siete divertiti?”
“Sì, è stata piacevole”.
“Che invidia, sarei voluta venire anche io!”
“Sai mamma, credo che dovresti trovarti qualche amica”.
Dopo cena la donna si preparò per andare a lavoro e salutò il figlio con un bacio prima di uscire. Trascorsero pochi minuti, quando si udì picchiettare alla porta.
Ryuji, che aveva appena terminato di lavare i piatti, corse ad aprire.
"Ehi!" esclamò la Tigre.
"Ehi".
La osservò per un attimo e notò che c'era qualcosa di strano in lei... Era... Imbarazzata?
"Hai già cenato?" le chiese.
"Sì, mi sono fermata in ristorante con Kitamura. Posso entrare? Ho una notizia da darti".
I due andarono nella camera del ragazzo. Taiga si sedette alla scrivania e fece un lungo sospiro.
"Scusa se non ti ho scritto che non sarei tornata a casa per cena, non ci ho pensato" disse.
"Tranquilla, non fa nulla... Ma è tutto ok?"
Ryuji, scrutandola dal pavimento, continuava a pensare che fosse agitata.
"Più che ok, sai? Senti... Kitamura mi ha chiesto di potermi accompagnare per... Per dichiararsi" spiegò lei, arrossendo prepotentemente.
"CHE COSA?! Lui si è... Si è dichiarato?! Lui... Oh, cavoli!"
"Se lo dici in quel modo la fai sembrare una cosa brutta, bastardino!"
"Ma no! E' una cosa bellissima! Solo che mi hai colto impreparato... Insomma, è da un sacco di tempo che cerchiamo di farlo innamorare di te e ora è successo così all'improvviso... Wow!"
"Già, non ci potevo credere nemmeno io!"
"Quindi ora comincerete a frequentarvi... Oh, Taiga, sono davvero contento per te! Dobbiamo festeggiare!"
"Sì! Facciamoci una bistecca di manzo!"
"Eh va bene, domani sera bistecca di manzo".
"Veramente io intendevo adesso, bastardino".
"Ma è quasi mezzanotte! E abbiamo anche cenato!" esclamò lui.
"Ok, ok! Domani" borbottò Taiga.
Ryuji sorrise davanti alla quantità di cibo che poteva contenere quel corpicino, poi si alzò e sospirò: "Perchè rimandare a domani quello che si può fare oggi, giusto? Dai, facciamo un salto al supermercato... Già prevedo che che domani mattina mi ci vorrà un colpo di cannone per riuscire a buttarti giù dal letto".
Taiga battè le mani felice e lo seguì.
Una volta giunti al supermercato, per un attimo, la ragazza si fermò ad osservare l'amico mentre sceglieva quale bistecca comperara... E un senso di calore le avvolse il cuore in modo totalmente inaspettato. Ryuji stava facendo la spesa di notte; Ryuji stava per spendere più del dovuto; Ryuji voleva festeggiare qualcosa che nemmeno lo riguardava; Ryuji, l'indomani, si sarebbe preoccupato di svegliarla in orario per andare a scuola... Tutto per lei. Tutto. Come al solito.
Senza nemmeno rendersene conto, Taiga mosse qualche passo verso di lui e lo abbracciò da dietro, appoggiando la fronte contro la sua schiena.
Ryuji sussultò, sorpreso.
"Stai bene? Non mi starai diventando troppo affettuosa, Tigre?" disse.
"Zitto. Ci metto un secondo a tornare ai pugni" ringhiò lei, senza staccarsi.
Ryuji rise e posò la confezione di carne che teneva tra le mani, poi si voltò e ricambiò la stretta.
Il supermercato era quasi vuoto a quell'ora, ma le poche persone presenti passavano loro accanto con un sorriso compiaciuto.
Era un bel momento... Lo era, sì, finchè una commessa non esclamò: "Oh, che bravo ragazzo! Come vuole bene alla sua piccola sorellina!"
Fu a quel punto che Taiga scattò come una furia e per poco non demolì il reparto frigo.

"Piccola sorellina! PICCOLA SORELLINA mi ha chiamata!" si lamentò mentre tornavano verso casa.
"Ancora... Tu te la prendi troppo. Non è colpa di nessuno se sei fatta in miniatura, lo sai anche tu. E' normale che una persona che non conosce la tua età si possa sbagliare" spiegò Ryuji, pazientemente.
"Taci bastardino, tu non capisci niente".
"Senti un po' tu! Chi è che sta per prepararti una bistecca quando potrebbe benissimo essere a letto?!"
"Guarda che sei tu che hai insistito".
Il ragazzo sbuffò, ormai rassegnato ai suoi maltrattamenti.
A casa, Taiga si abbuffò come se non avesse mangiato da sole poche ore, mentre Ryuji si sforzò di assaggiare almeno un pezzetto di carne.
"Ora sì che sono felice" sospirò Taiga, massaggiandosi la piancia piena.
"Tu non puoi essere umana, credimi".
"Detto da un cane parlante... Beh, adesso vado a dormire... Sono distrutta. Grazie ancora per... Per tutto, Ryuji".
Lui le sorrise soddisfatto e la accompagnò verso la finestra della sua stanza.
La vide arrampicarsi come al solito e raggiungere la propria camera con un balzo.
"Buonanotte, a domani" le disse.
"Buonanotte".
"E fila dritta a letto, che è tardi".
"Sì, stai tranquillo! Notte!"
Ryuji sistemò il futon e spense la luce.
"Taiga e Kitamura ce l'hanno fatta - pensò ad occhi chiusi - Quando toccherà a me e Minori?" 

Angolino dell'autrice
Salve! Rieccomi qui, dopo parecchio tempo, con il nuovo capitolo... Approfitto del mio angolino per ringraziare di cuore chi è stato tanto gentile da lasciare una recensione, oltre a chi ha deciso di leggere questa fanfiction :) Un abbraccio, aspetto di sapere che ne pensate! 
 

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Capitolo 5
*** Puoi stare tranquillo, Ryuuji ***


puoi stare tranquillo
Puoi stare tranquillo, Ryuuji

Nei giorni che seguirono, Ryuuji non dovette più preoccuparsi di svegliare Taiga, prepararle la colazione e il pranzo al sacco, accompagnarla fino a scuola... Ora era Kitamura ad occuparsene.
Sembrava impegnarsi al massimo per prendere il suo posto.
Ryuuji decise di lasciarlo fare, sopratutto perché gli sembrava che all’amica non dispiacesse la nuova situazione. Eppure, non poteva fare a meno di sentirsi solo.
Stava provando a concentrarsi sulla lezione di Inglese, quando un foglietto di carta volò sul suo banco.
Si guardò attorno e, cercando di non attirare l’attenzione della Signorina Yuri, lo aprì e lesse il messaggio: “Su con la vita Takasu! Basta con quell’espressione triste! Oggi io e te pranziamo insieme. Minori”.
Non poteva credere ai suoi occhi. Alzò lo sguardo verso Kushieda e trovò il suo sorriso ad aspettarlo. Era da un sacco di tempo che la ragazza inventava ogni tipo di scusa per ignorarlo, perciò non si aspettava un cambio di atteggiamento così improvviso da parte sua.
Non appena fu ora di pranzo, Minori lo raggiunse e lo salutò con una pacca sulla spalla.
“Kushieda! St... Stai bene?”
“Alla grande Takasu! E tu?”
“Tutto ok”.
Seguì un breve silenzio, in cui i due tirarono fuori i propri sacchetti del pranzo e iniziarono a mangiare.
Ryuuji si perse per un attimo ad osservare Taiga e Kitamura seduti un po’ più in là... Stavano ridendo per un chicco di riso finito sul naso di lui.
“Cosa ne pensi?” gli chiese all’improvviso Minori.
“Di... Di cosa?”
“Di questa nuova coppia... Taiga ti sembra felice?”
Ci pensò su per un attimo.
“Ultimamente riesco a vederla solo a scuola, sai? All’andata e al ritorno la accompagna lui adesso, di sera spesso la va a trovare, la porta a cena fuori, a casa sua, o a fare una passeggiata... Qui stanno sempre appiccicati. Non lo so se è felice, ma abbiamo fatto di tutto insieme perché Kitamura si accorgesse di lei e ora è successo... Quindi spero proprio che lo sia” rispose infine.
Minori lo squadrò con attenzione.
“E tu sei felice?”
“Sì, credo di sì” ridacchiò Ryuuji.
“Perfetto, allora siamo tutti felici! Ascolta Takasu, ho una proposta! Qualche giorno fa un cliente della tavola calda in cui lavoro mi ha regalato due biglietti per la visita al castello di Taraduta... Dicono che sia infestato dai fantasmi! Ti va se ci andiamo insieme questo fine settimana?”
Subito una chiarissima immagine di lui e Kushieda vestiti da principe e principessa mentre si scambiavano un tenero bacio si stampò nella testa di Ryuuji, che finì per strozzarsi con un pezzo di tonno.
Non appena si fu ripreso, si affrettò ad accettare quell’invito inaspettato.
Intanto, in un angolo della classe, Kawashima Ami studiava la bizzarra situazione che si era creata negli ultimi tempi: la Tigre e Yusaku che ormai erano inseparabili, e poi Minori e Takasu che tutto d’un tratto si scambiavano sorrisi e chiacchieravano serenamente. Possibile? La cosa non la convinceva per niente... Chissà come sarebbe andata a finire quella storia...

Arrivò il fine settimana e Ryuuji si trovava di fronte ai cancelli del castello ad aspettare. Ci aveva impiegato un sacco di tempo per prepararsi, ma era comunque riuscito ad arrivare molto in anticipo rispetto all’orario prestabilito con Minori.
“Ryuuji! Che ci fai qui?!”
Il ragazzo riconobbe subito la voce che parlava da lontano: Taiga.
In un attimo gli fu vicino, accompagnata ovviamente da Kitamura, che gli rivolse un sorriso gentile.
“Ciao ragazzi! Sto aspettando Kushieda... Aveva due biglietti gratis e così abbiamo deciso di approfittarne” rispose, arrossendo un po’.
“Oh! Fantastico!” esclamò l’amico.
Ryuuji guardò Taiga e notò che aveva una strana espressione in viso.
“Voi... Voi due state bene?” chiese.
La domanda era rivolta a entrambi, ma il suo sguardo rimaneva fisso su di lei.
“Benone direi! Sai, io e Taiga abbiamo scoperto di riuscire a parlare veramente di tutto insieme, non è fantastico?”.
“Non è da te che voglio sentirlo dire” pensò Ryuuji, ma si trattenne e si limitò ad annuire.
“TAKASUUUUUUU! ECCOMIIIIIII!”
Il trio si voltò e vide Minori correre verso di loro con un gran sorriso.
“Uh! Ma ci siete anche voi! Che bello!” esclamò col suo solito entusiasmo, quando si accorse della presenza dell’amica e Kitamura.
“Già, ma ora togliamo il disturbo... Tranquilli” ridacchiò quest’ultimo.
“Ma no, ma no! Mi rendo conto che negli ultimi tempi non mi sono comportata bene nei vostri confronti e vi ho trascurati tutti quanti... Però, visto che siamo qui, sarebbe bello poter passare una giornata insieme... Se siete d’accordo”.
I ragazzi accettarono di buon grado la proposta e così entrarono.
Una guida li accolse e iniziò far fare loro il giro completo di tutte le stanze del castello, raccontandone la storia. Quando arrivarono nella camera di quella che fu la principessa, spiegò che la fanciulla era stata uccisa brutalmente dal padre per avergli disobbedito.
“Da allora, il suo fantasma si presenta qui quasi ogni giorno per infastidire i nuovi abitanti del castello” disse l’uomo, rabbrividendo.
Prima che tutto il gruppo riuscisse ad uscire dalla stanza, la porta si chiuse all’improvviso a chiave  dietro di loro
“Ma che cosa è successo?! Taiga?! Takasu?!” urlò Minori dal corridoio, quando si accorse che i due amici erano rimasti chiusi nella camera.
La guida tirò fuori dalla tasca un grande mazzo di chiavi e provò ad aprire la porta, senza alcun successo. Kitamura cercò di buttarla giù con la forza... Nulla, sembrava tutto inutile.
Intanto, all’interno...
“E’ tutto buio qui... Ho paura” sussurrò Taiga, spaventata.
“Stai tranquilla, è tutto ok” rispose Ryuuji.
“E’ tutto ok un cavolo, bastardino! Siamo bloccati qui con un fantasma!”
“Non c’è nessun fantasma”.
“E allora com’è che ci ritroviamo in questa situazione?! Accidenti!"
Il ragazzo strizzò gli occhi per individuare dove si trovasse l'amica, ma c'era troppo buio.
Tutto d'un tratto si sentì stringere una mano e si irrigidì.
"Sei tu vero, Taiga?"
"E chi dovrebbe essere, stupido? A quanto pare non sono l'unica qui a credere ai fantasmi" ridacchiò lei.
"Sei un mostriciattolo insopportabile".
"CHE COSA?!"
"Hai sentito benissimo".
"E tu sei un inutile bastardino!"
"Nana!"
"Tonto!"
"Sclerotica!"
"Odioso!"
Senza neanche renderseno conto, Ryuuji scoppiò a ridere.
"Che ti prende?" sbuffò lei.
"Stavo pensando che è la prima volta che ci ritroviamo da soli a parlare dopo un po' di tempo e tutto quello che riusciamo a dirci sono insulti" spiegò.
"Certe cose proprio non cambiano" rispose Taiga con un sorriso.
"E menomale..."
"Senti... Vedo che Minori è tornata ad essere allegra".
"Già! Non so cosa le sia successo, ma sono contento che sia di nuovo quella di sempre..."
"E ora che non mi hai più tra i piedi, cerca di farti avanti con lei... Pappamolla".
"Ehi! Comunque... So che sei molto presa con il tuo Kitamura, ma... Se ti va, passa ogni tanto a trovarci: mia madre sente la tua mancanza".
"Tua madre?"
"Sì! E anche Inko-chan, ovviamente!" si affrettò ad aggiungere Ryuuji.
Taiga trattenne un sospiro.
"E a te non manco, vero?" pensò tra sè.
Strinse appena la mano del ragazzo. Lei, la sua mancanza, la sentiva eccome. Stava bene con Kitamura, ma al contrario di quanto aveva dichiarato lui qualche ora prima, non era vero che riuscivano a parlare proprio di tutto. Andavano d'accordo, certo, ma non ce la faceva a mostrargli le sue debolezze e fragilità come le veniva naturale fare con Ryuuji. Le venne in mente il discorso che le aveva fatto dopo pochi giorni che uscivano insieme... Le aveva confessato che il rapporto tanto stretto con Takasu lo infastidiva, lo faceva sentire poco apprezzato. Da quel momento, per non farlo stare male, Taiga aveva deciso di staccarsi in modo quasi drastico dall'amico. Lo aveva fatto per Kitamura, ma anche per lei... E, se doveva proprio dirla tutta, anche per Minori. Finalmente, dopo questa svolta, tutto sarebbe andato come lei e Ryuuji avevano progettato fin dall'inizio e avrebbero avuto il loro futuro felice con le persone che amavano.
"Taiga?"
"Sì?"
"Io... Scusami, ti sembrerò assillante, ma... Posso stare tranquillo? Hai bisogno che venga ad aiutarti a fare le pulizie? Stai mangiando come si deve? L'uniforme è ancora intatta?"
A quelle parole, Taiga sentì una piccola lacrima scorrerle lungo il viso. Attese un attimo prima di parlare, poi prese coraggio.
"Ho tutto quello che mi serve, Kitamura non mi fa mancare nulla. D'ora in avanti... Puoi stare tranquillo, Ryuuji".
Rafforzò ancora di più la presa e lui ricambiò la stretta.
Quello aveva tutta l'aria di un addio.
In quel preciso istante, tornò la luce e la portà si aprì da sola, magicamente.
Quando uscirono dalla stanza, i due ragazzi trovarono un'intera squadra di operai del castello ad accoglierli.
"Accidenti, non sapevamo più cosa fare per tirarvi fuori di lì! Non funzionava nulla!" esclamò la guida.
"Credo che la principessa ci abbia presi in ostaggio" sorrise Ryuuji.
Si voltò verso Taiga e la vide tra le braccia di un preoccupatissimo Kitamura.
"Takasu! Quanto mi sono spaventata" sussurrò Minori, che lo abbracciò forte.
Era la prima volta che si trovava così a stretto contatto con Kushieda... Avrebbe dovuto sentirsi emozionato, eppure, le farfalle nello stomaco sembravano essersi momentaneamente addormentate.

Quando uscirono dal castello, fuori era già buio.
"Bene, direi che è ora di tornare a casa... Mi accompagni Takasu?" sorrise Minori.
"Certo".
"Allora ci vediamo domani mattina a scuola ragazzi! Buona serata!" li salutò Kitamura.
Ryuuji fece un cenno con la mano e si incamminò insieme a Kushieda.
Nel frattempo, Taiga li guardava allontanarsi... Ora davvero sarebbe tutto cambiato.
"Andiamo?" le chiese Yusaku porgendole la mano.
"Andiamo".


Angolino dell'Autrice
Rieccomiiiiiiii! Ne è passato di tempo... E vi chiedo umilmente perdono! Ho passato un anno pienissimo, per questo ho abbandonato, ahimè , questa fanfiction per un po'...
Vi ringrazio davvero per le recensioni che mia avete lasciato e per tutte le visualizzazioni! Spero vi piaccia questo capitolo, che considero un po' un ponte verso la nuova e totalmente diversa situazione che si sta creando nella storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando :)
Ah, un ringraziamento speciale va al caro Mralfonso, che mi ha contattata su Twitter per chiedermi di continuare questa fanfiction e mi ha spronata con molta gentilezza :)
Un abbraccio grande, alla prossima!


 

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Capitolo 6
*** Un'isola felice ***


UN'ISOLA FELICE

La Vigilia di Natale bussava ormai alle porte e gli studenti del terzo anno erano alle prese con i preparativi della grande festa che si sarebbe tenuta nella palestra dell'Istituto.
"Qualcuno ha visto la scala? Devo appendere questi festoni!" esclamò Minori guardandosi attorno.
"La sta usando Haruta per montare le luci!" rispose una ragazza.
"Uff, mi tocca aspettare ancora..."
"Posso aiutarti Kushieda?" intervenne il nobile Ryuuji, vedendola pensierosa.
"Takasu! Penso proprio di sì... Forza, sarai la mia scala!"
"Non era a questo che stavo pensando, ma va bene" balbettò.
Seguendo le istruzioni di Minori, con non poco imbarazzo, il giovane la fece salire a cavalcioni sulle proprie spalle; vagarono per tutta la palestra in quel modo, ad appende i festoni qua e là.
"Se vedessi quanto tutto cambia da questa prospettiva ti stupiresti Takasu".
"Ah sì? Com'è il mondo da lassù?"
"Stupendo! Vedo un sacco di sorrisi e risate e... Non una sola persona ferma! E' incredibile quanto questa festa ci stia tenendo impegnati ed uniti".
Ryuuji sorrise.
"Sai una cosa, Kushieda?"
"Cosa?"
"Sono felice che nonostante tutti i tuoi impegni tu ci stia dando una mano. Tu... Sai dare energia a chi ti sta attorno... E tiri fuori il meglio dalle persone... Credo sia un dono tutto tuo! Quindi... Ecco... Grazie di esserci".
Minori rimase colpita da quelle parole e dentro di sè qualcosa si sciolse: conosceva abbastanza Takasu da sapere bene quanto per lui fosse difficile lasciarsi andare a certi discorsi.
"Mi potresti mettere giù, per favore?" chiese dopo un attimo di silenzio.
Il ragazzo obbedì e una volta che ritoccò terra, Minori lo avvolse in un lungo abbraccio.
"Non lo so se hai ragione, ma ti ringrazio di cuore... Sei speciale, Takasu" gli sussurrò.

Nel frattempo, all'entrata della palestra...
"Guarda Taiga, ho portato una cosa!"
La ragazza raggiunse Kitamura e gli occhi le si illuminarono per l'emozione: dietro di lui c'era un Babbo Natale di gomma enorme.
"E'... E' più alto di me! Cioè, questa non è una novità, ma... Oh, cavoli, è più alto persino di te! Kitamura è meraviglioso! Oddio! Oddio! Lo voglio abbracciare!" gridò tutta esaltata, mentre saltellava come una matta attorno al nuovo arrivato.
Yasaku scoppiò a ridere.
"Beh, direi che la tua reazione ha ricambiato la fatica di portarmelo sulle spalle fino a qui! Sono felice che ti piaccia!"
"Non mi piace, io LO AMO!"
"Ehi, guarda che divento geloso!"
A quelle parole Taiga arrossì appena. Kitamura, divertito, le scompigliò i capelli teneramente e le lasciò un lieve bacio sulla guancia.
"Decidi dove ti piacerebbe metterlo, io intanto chiamo i rinforzi per spostarlo... Sono troppo stanco per muoverlo ancora da solo" le sorrise, poi corse via.
"Che adorabile maritino" commentò Ami, avvicinandosi ad Aisaka.
"Zitta chiwawa scema, sto contemplando Babbo Natale".
"Già, capisco... Beh, nel frattempo, qualcuno si sta dando da fare laggiù".
Taiga guardò il punto indicato dall'amica e vide Minori e Ryuuji abbracciati.
"E' già da qualche minuto che dondolano sul posto... Dev'essere molto piacevole quell'abbraccio se nessuno dei due riesce a staccarsi" insistette Ami.
Il volto di Taiga perse ogni sfumatura di colore e il sorriso venne sostituito da una smorfia.
"Ti senti bene?"
"Alla grande" sussurrò con un filo di voce.
"Senti, Tigre... Io l'ho capito il tuo piano e lasciati dire una cosa: come al solito, stai solo facendo una grandissima stupidaggine".
"Non capisco di cosa tu stia parlando".
"Oh, lo capisci eccome. Credete tutti di vivere su un'isola felice, voialtri... Ma dimmi la verità: ti sta bene così? Ti sta bene vederlo stringere Kushieda? Vederlo ridere con lei? Gongolare come uno stupido davanti a lei?"
Non ricevette alcuna risposta.
"Come sospettavo. Non sarò la tua migliore amica, Aisaka, ma lo vedo lontano un miglio che potresti essere molto più felice di così. Quello che vuoi non può dartelo Yusaku... Forse lo credevi, ma non è così e lo so che lo hai capito anche tu. Perciò, smettila di fingere e di mentire a te stessa".
Taiga le rivolse uno sguardo triste, ma prima che potesse dire qualcosa, arrivò Kitamura insieme a Noto e Haruta.
"Allora? Dove lo mettiamo?" domandò, entusiasta.



Angolino dell'autrice
Salve, salve, salve! Come promesso, rieccomi qua prima che scattasse un anno dall'ultimo capitolo pubblicato ahaha
Che dire, qui qualcuno comincia a rendersi conto di dover fare i conti con i propri sentimenti... E come un piccolo diavoletto custode, ecco che Kawashima ci mette lo zampino!
Ringrazio di cuore voi santissimi e pazientissimi lettori che mi avete strappato sorrisi enormi con le vostre recensioni! Spero di riceverne altre e che siate soddisfatti di come la storia sta proseguendo... Il capitolo è breve perchè ho preferito dividere i preparativi dalla famosa festa di Natale, che troverete a breve nel prossimo (mi sa che mi divertirò a scriverlo!)
Un abbraccio e grazie ancora!

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Capitolo 7
*** La Viglia di Natale ***


LA VIGILIA DI NATALE
"Taiga? Sei pronta?"
Kitamura era seduto nel grande soggiorno di casa Aisaka da quasi un'ora, ad aspettare che la ragazza finisse di prepararsi per la grande festa della scuola.
"Quasi!" rispose lei.
In realtà era vestita, truccata e pettinata già da un po', ma alcuni pensieri la tenevano bloccata nella propria camera da letto.
"Dimmi la verità: ti sta bene così? Ti sta bene vederlo stringere Kushieda? Vederlo ridere con lei? Gongolare come uno stupido davanti a lei?"
Le parole che Kawashima le aveva rivolto qualche giorno prima a proposito di Ryuuji la perseguitavano.
Si guardò ancora una volta allo specchio: un elegante vestito blu notte avvolgeva le sue forme quasi da bambina, un trucco leggero le illuminava il viso pallido, un delicato chignon raccoglieva i folti capelli dorati.
Chissà cosa avrebbe pensato Ryuuji vedendola così. Le avrebbe fatto un complimento? L'avrebbe guardata, per una volta, come di solito ammirava Minori? Scosse la testa.
"Ma che mi prende?" borbottò.
Pensò a Kitamura nella stanza accanto e uno strano senso di colpa la colpì dritta allo stomaco.
Fece un lungo sospiro, sfoderò il suo sorriso migliore ed aprì piano la porta.
"Eccomi".
"Taiga! Sei bellissima!" esclamò Yusaku.


"Wow, Kawashima! Stai davvero bene!"
"Ti ringrazio, Takasu! Anche tu non stai per niente male!"
Il ragazzo arrossì appena... Si era messo la prima cosa decente che aveva trovato nell'armadio: pantaloni di jeans neri e una camicia bianca; era ben lontano dall'eleganza di Minori, che indossava un aderente abito rosso con fiori bianchi.
"Grazie! Che dici, andiamo?"
Ryuuji annuì, così si avviarono insieme verso la scuola.
Una volta arrivati, trovarono Haruta, Noto, Kihara, Nanako, Kitamura e Taiga che chiacchieravano all'entrata.
"Guardate un po' chi c'è! La coppia dell'anno!" esclamò Noto, quando li vide.
"Ma non eravamo io e Taiga?" ridacchiò Kitamura.
"Su, su, non essere sempre così egocentrico tu!"
Ryuuji e Minori si scambiarono uno guardo imbarazzato.
"Comunque non sono ancora una coppia" mugugnò Kihara, imbronciata.
"Oh, ma lo diventeranno... Buona Vigilia di Natale, amici miei!" Kawashima era appena comparsa in tutto il suo splendore, avvolta in un lungo abito uguale a quello di Aisaka.
"Ami! Sei meravigliosa!" gongolò Haruta.
"Accidenti Chihuahua scema, così mi fai sfigurare!" si lamentò Taiga, abbassando lo sguardo verso il suo petto praticamente piatto. 
Nonostante indossassero lo stesso vestito, l'effetto era ben diverso.
Ryuuji la guardò per la seconda volta. La prima, era rimasto senza fiato per un attimo. Quando gli altri ebbero cambiato discorso, le si avvicinò senza farsi notare troppo e le sussurrò piano: "Stai d'incanto, tonta" con un sorriso affettuoso e una strizzata d'occhio. 
"Io avrei un po' fame, andiamo a mangiare qualcosa?" propose poi, rivolto agli altri.
Tutti accettarono con entusiasmo e si diressero verso il banchetto.
Aisaka non si mosse. Ryuuji le aveva fatto un complimento... Ed era bastato quello a farle perdere qualche battito.
"Stai bene? Sei tutta rossa" le chiese Kitamura, preoccupato.
"Sì, tranquillo! Forza, muoio di fame!" sorrise. 

Tra ottimo cibo, musica, addobbi e grandi risate, la festa si stava rivelando un vero successone.
Ad un tratto, però, tutte le luci della palestra si spensero. Ci fu un attimo di panico generale, quando improvvisamente si illuminò un piccolo palco con tanto di microfoni... Ed al centro di esso, con un sorriso sicuro ed uno imbarazzato, si trovavano Ami e Taiga. 
Tutti rimasero in silenzio, perplessi.
Dopo un lungo sospiro, le due ragazze iniziarono a cantare una canzone natalizia intitolata "Holy Night", accompagnate da una dolcissima melodia. 
Riuscirono ad incantare ogni persona presente, che presto si ritrovò ad applaudire e a lanciare urla di incoraggiamento. 
"Questa proprio non me l'aspettavo!" esclamò Minori, entusiasta. 
Si voltò verso Ryuuji e si accorse che non l'aveva nemmeno sentita: aveva gli occhi puntati verso il palco... O meglio, verso la piccola Tigre che stava sul palco. Il suo era uno sguardo pieno di sorpresa, tenerezza e ammirazione. Le sfuggì un sorriso amaro. 
Quando la canzone fu terminata, arrivò un fiume in piena di applausi. 
Le ragazze fecero un inchino sorridenti e scesero per raggiungere di nuovo la loro compagnia.
"Siete state strordinarie!" si complimentò Haruta.
"Grazie, grazie, ci siamo impegante molto in queste ultime settimane" rispose Ami.
"Allora, come ti è sembrata la canzone?" chiese Aisaka a Kitamura.
"Magica, Taiga... Assolutamente magica!"
Lei fece un gran sorriso. 
Lui la guardò, sembrava teso, poi le chiese di uscire un momento.
"Uh, uh! La coppietta si va ad appartare!" ridacchiò Noto.

Nel frattempo, nel cortile della scuola...

"Scusami se ti ho portata qui al freddo, ma... Mentre cantavi, non riuscivo a pensare ad altro che a una cosa" spiegò Kitamura, serio.
"A... A cosa?"
Senza preavviso, il ragazzo le si avvicinò di scatto e la baciò.
Fu un bacio rapido, ma deciso.
Quando si allontanò, vide che Aisaka era pietrificata.
"Taiga?" 
La Tigre chiuse gli occhi e abbassò il capo.
"Taiga perdonami, forse non avrei dovuto così all'improvviso... Dì, qualcosa".
Ma lei non disse nulla; si voltò e prese a correre più veloce che potè verso i cancelli.
"Aisaka!"

Dieci minuti dopo...

"Kitamura! Cosa è successo?!" esclamò Nanako, quando vide rientrare da solo il ragazzo.
Aveva il fiatone e una faccia tremendamente pallida e preoccupata.
"Taiga se n'è andata" sussurrò.
Tutti tacquero.
"Spiegati" disse Ryuuji, teso.
"L'ho baciata... Ed è scappata via".
Ryuuji lo scansò con una mano e fece per andare a mettersi il cappotto.
"Non guardarmi con quella faccia sprezzante, Takasu! -  sbottò Kitamura, facendolo bloccare - Non ho fatto nulla di male per meritarmela!"
"Non hai fatto nulla di male? Non hai pensato che fosse troppo presto per un bacio? E perchè sei qui? Dovresti essere da lei!"
"Ma che cosa diamine stai dicendo? Ci frequentiamo da settimane... E lei mi piace. Ho fatto quello che mi sentivo di fare. Non è colpa mia se tu sei maledettamente geloso di lei. E l'ho rincorsa, accidenti! Ma andava come un fulmine! Evidentemente voleva starsene sola!"
"Io non sono geloso di nessuno. Ti ho affidato Aisaka, ti ho chiesto di starci attento... E tu la fai scappare da sola, al freddo, nella sera della Vigilia di Natale!"
"Ma ti senti?! Non sei suo padre! Ti devi fare da parte una volta per tutte!"
"Ora dateci un taglio, vi stanno guardando tutti" sussurrò Ami.
Ryuuji rivolse un'ultima occhiata a Kitamura, poi indossò il cappotto e corse fuori.
Mentre si dirigeva a perdifiato verso la casa di Taiga, incontrò un uomo travestito da Babbo Natale, che vendeva dolcetti natalizi fuori da un negozio.
Senza pensarci troppo, gli offrì tutto ciò che aveva nel portafoglio per avere quel vestito e riprese a correre.
Arrivato a destinazione, si cambiò tra un brivido e un altro e  suonò il campanello dell'amica.
Non rispose nessuno, così tenne il dito premuto sul citofono finchè non si spalancò una finestra.
"Ma che diavolo...?" borbottò Aisaka, affacciandosi.
"Beh? Non apri la porta a Babbo Natale? Mi viene il dubbio che tu non sia una brava bambina... Oh, oh, oh!" esclamò Ryuuji con voce rauca.
Taiga chiuse la finestra e subito dopo il ragazzo sentì il cancello aprirsi.
Entrò e salì le scale fino a raggiungere l'appartamento giusto.
Trovò Taiga ad aspettarlo all'entrata. Aveva i capelli sciolti, gli occhi rossi e il vestito un po' stropicciato.
Lei lo guardò e scoppiò a ridere come una bambina. 
"Perchè ridi? Sei proprio cattiva, ragazzina!" brontolò Ryuuji.
"Oh! No, no, no, Babbo Natale! Sono una bravissima bambina! Vieni a vedere il mio albero!" esclamò lei, con un gran sorriso.
"Molto carino! Oh, oh, oh!"
"E guarda qui! Ti ho preparato anche dei biscotti!"
"Mi stai convincendo!  Oh, oh, oh!"
Taiga riprese a ridere. Quando riuscì a calmarsi, si avvicinò piano e abbassò la barba finta dal viso di Ryuuji.
"Sei uno scemo, bastardino... Grazie" sussurrò dolcemente.
Il ragazzo arrossì e le sorrise.
Ci fu un lungo, lunghissimo abbraccio.
"Kitamura mi ha baciata" disse Aisaka all'improvviso, col viso nascosto nel petto dell'amico.
"Lo so".
"Mi sono comportata da stupida... Chissà come ci è rimasto male".
"Hai fatto quello che ti sembrava giusto. Domani vi chiarirete".
"Ryuuji io... Non so cosa fare".
Taiga prese a singhiozzare.
Takasu la scostò piano e si chinò per guardarla negli occhi.
"Cosa c'è che non va?" le chiese.
"Non lo so".
Non era vero. Più lo aveva accanto, più sentiva il suo profumo, più lo guardava negli occhi e più lo sapeva bene qual era il problema. 
"Adesso non ci pensare, ok? E' la Vigilia di Natale, godiamocela!" 
"Ma tu non dovresti essere qui, razza di uno stupido bastardino! Vai da Minori!"
Ryuuji sgranò gli occhi. Nell'istante in cui Yusaku era rientrato senza Taiga, si era totalmente dimenticato della presenza di Minori. L'aveva anche lasciata a scuola senza dirle nulla.
Si sentì in colpa e per un attimo pensò di ascoltare Taiga e tornare indietro, ma poi non ne ebbe la forza: la Tigre aveva bisogno del Drago e non l'avrebbe abbandonata.
"E' in buona compagnia, non preoccuparti. Anzi, muoviti ad accendere la televisione! So che stanno trasmettendo un bellissimo film Natalizio!" 
Taiga scosse la testa divertita.
I due si sistemarono sul piccolo divanetto in salotto e guardarono insieme il film, fino a quando la ragazza non appoggiò la testa sulla spalla di Ryuuji e si addormentò.
Lui sorrise e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal suo respiro calmo. 

Angolino dell'autrice
Ciao a tutti! 
Il nuovo capitolo è arrivatooooooooooo!
Scriverlo non è stato facile, perchè ho dovuto stravolgere un po' il mio episodio preferito dell'anime eheh Spero comunque che non sia venuto troppo male :)
A Taiga, ormai, i suoi sentimenti sono chiari... A Ryuuji un po' meno... Fatto sta che qualcuno è destinato inesorabilmente a soffire ahah
Perchè rido? E' una cosa triste *sigh* 
Grazie di cuore a tutti per il sostegno e le tenerissime recensioni! :3
Un grande abbraccio e al prossimo capitolo!

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