I'm not a Proxy

di Ire_2002
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo incontro ***
Capitolo 3: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 4: *** Slenderman ***
Capitolo 5: *** Risveglio ***
Capitolo 6: *** Nuova arrivata ***
Capitolo 7: *** Incubi ***
Capitolo 8: *** Rouge ***
Capitolo 9: *** Una brutta sorpresa ***
Capitolo 10: *** Fortuna ***
Capitolo 11: *** Eroe ***
Capitolo 12: *** Ann ***
Capitolo 13: *** Passato ***
Capitolo 14: *** Ululato ***
Capitolo 15: *** Non voglio giocare ***
Capitolo 16: *** Ferite ***
Capitolo 17: *** Fuga ***
Capitolo 18: *** Il raggio di sole ***
Capitolo 19: *** Brian ***
Capitolo 20: *** Addio ***
Capitolo 21: *** La fine? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Guardo il paesaggo scorrermi di fianco. Foreste, monti, colline. Luoghi che non ho mai visto.
Nelle orecchie sento la canzone "the city is ours", che mi arriva attraverso le grosse cuffie nere e blu che porto. E intanto penso.
Al vecchio appartamento in città, alle magnifiche luci che vedevo dalla finestra di casa mia e alle vecchie amicizie.
E poi penso alla mia "nuova fantastica avventura", come l'ha definita mio padre.
Vedo attraverso al finestrino dell'auto un cartello che indica il nome del paese dove vivrò da ora in poi.
Gli alberi vengono sostituiti da diverse case bianche, dall'aspetto grazioso. 
- Ci siamo quasi- proferisce mio padre, rimasto in silenzio per tutto il viaggio, concentrato sulla strada.
Lancio un'occhiata a mia sorella, e vedo che sta ancora dormendo. Non mi somiglia per niente.
Lei ha i capelli castano scuro, sembrano cioccolato fondente, lasciati sciolti, le arrivano fino a metà schiena. La pelle è abbronzata, e so che sotto le sue palpebre chiuse ci sono due grandi occhi azzurri. Indossa una maglietta lunga, color rosa chiaro, e dei leggins neri, insieme ad un paio di ballerine. Alle orecchie porta due orecchini a forma di perla.
Io sono il suo contrario. La mia pelle è pallida e i miei capelli sono biondi, legati in una treccia. Sotto i miei occhi ambrati ci sono delle occhiaie scure, rese ancora più evidenti dalla mia carnagione. Porto una semplice t-shirt rossa e dei vecchi jeans neri, i miei preferiti. Al collo porto il mio portafortuna, una catenina con un ciondolo a forma di chiave.
Sono un poco più bassa di mia sorella, ma nemmeno troppo, del resto lei è più grande di me di un anno.
La macchina continua a muoversi, uscendo dal paese e finendo in una strada piena di buchi.
Io inizio a sobbalzare, mentre Anne dorme tranquilla. Ma come fa?
E, cosa ben più importante, dove ci sta portando nosro padre?
- Dove cavolo stiamo andando?!?- chiedo, mentre tutta la famiglia sobbalza.
- Non ti preoccupare, siamo quasi arrivati, vedrai che la nuova casa ti piacerà- dice mia madre.
Iniziamo una lunga salita, ed io resto in silenzio, pensando a che razza di camminate dovrò fare per andare a scuola e tornare.
Solo al pensiero mi vengono i conati di vomito.
Arrivati in cima alla collina dove si trova la mia nuova casa, mio padre parcheggia in uno spazio grande appena appena per la nostra auto.
Poco più in alto si trova un piccolo edificio bianco con il tetto rosso e le persiane chiuse.
Non è molto grande ed è circondato da un giardino. Oltre il recinto che delimita quest'ultimo iniziano gli alberi, le cui foglie stanno iniziando a cadere.
Mi tolgo le cuffie e le tengo attorno al mio collo, in modo da non farle cadere. Apro la portiera e mi alzo, stiracchiandomi. Il viaggio è stato fin troppo lungo per i miei gusti. Prendo le mie due valigie e il mio zaino, anche i miei gentori prendono i loro bagagli.
- A voi l'onore di svegliarla!- dico, facendo un cenno verso Anne.
Poi mi volto, camminando verso casa.
Penso ancora. Un paesino con giusto un migliao di abitanti. Mio padre per questioni di lavoro non poteva trasferirsi in una grande città, tipo New York?
Nah, molto meglio un paesino in mezzo al nulla!
Sento un rumore di passi dietro di me e mi trovo davanti mio padre, con le chiavi di casa in mano.
- Hai lasciato a mamma il lavoro sporco, eh?- dico, mentre mio padre apre la porta.
- La tua stanza è la seconda a destra, su per le scale- dice lui.
Inizo a salire gli scalini, zaino in spalla e una valigia in ogni mano.
Impresa non facile, su questo non c'è alcun dubbio.
Coperta di sudore a causa dello sforzo disumano, mi butto sul letto della mia nuova camera.
Non ci sono ancora nè coperte nè lenzuola, ma il materasso è già stato portato.
Sento un mezzo grido di disperazione provenire dal piano di sotto.
Mia sorella deve aver visto le scale.
- Come cavolo faccio?!?
- Arrangiati!- le urlo.
Mi alzo, aprendo le valigie e iniziando a sistemare le mie cose. I mobili sono già qui, una scrivania nera, un letto a due piazze su cui sistemo le coperte rosse, un armadio, un comodino e una libreria.
Devo solo dare il mio tocco personale. Metto i vestiti nell'armadio e copro tutta una parete con foto e disegni. Sistemo i miei libri, la scatola con orecchini, braccialetti e collane, insomma, tutti i miei oggetti personali.
Per ultimo tiro fuori un poster. Rappresenta Masky, Hoody e ticci-Toby. Adoro le creepypasta e loro tre sono i miei personaggi preferiti.
Decido di appenderlo sopra il letto.
Quando ho fatto ammiro un attimo il mio lavoro.
- Ehi Jenny!- la voce di mia sorella mi distrae- Ti va se tra poco facciamo un giro in paese?
Annuisco- Certo! Anche subito!
- No, subito no. Devo ancora finire di sistemare la mia stanza
Noto che la sua voce è ancora impastata dal sonno
- Come vuoi, ma non ti addormentare! Io sono nel giardino sul retro!- dico, uscendo dalla stanza. Un po' d'aria non può che farmi bene.


ANGOLO AUTRICE: Sono o non sono un genio?!? Sono riuscita a cancellare per sbaglio l'intera storia! Ah, la mia intelligenza...
Buon per me che una ragazza ha trasritto la storia su watpad, sennò ero morta! ORA... Ho deciso di approfittare di questo errore dovuto alla mia stupidità per aggiungere qualche dettaglio e per risistemare i capitoli, quindi se qualcosa vi suona nuovo... sapete perchè!
Visto che ormai è periodo di vacanza aggiornerò spesso, sperando di arrivare al punto in cui vi avevo lasciati il più presto  possibile. Vi prego, non uccidetemi...

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Capitolo 2
*** Primo incontro ***


Mi trovo davanti alla rete che delimita il giardino. Oltre, solo alberi. Mi attirano, è da molto che non vado in un bosco.
- Non mi allontanerò- penso- farò solo qualche passo.
Scavalco la rete, facendo qualche passo. Presto mi ritrovo a camminare sopra un tappeto di foglie secche, i miei passi producono un lieve scricchiolio. Sopra la mia testa i rami mi fanno ombra. Resto ferma qualche secondo ad ammirare la foresta tinta con i colori autunnali, è davvero bella.
Mi avvicino ad una quercia, poggiando la mano sul suo tronco.
Poi, improvvisamente, la quiete si spezza.
Sento un fruscio, un rumore di passi leggeri e veloci, di chi sta correndo.
Mi volto verso il punto da cui proviene il rumore.
I cespugli si muovono leggermente, a causa dei movimenti di chi vi è all'interno.
Afferro un grosso bastone da terra.
Che sia un lupo? O un puma?
I miei occhi restano fissi sui cespugli. Poi, senza preavviso, una figura umana ne esce e si avventa su di me.
Io mi abbasso, schivando per miracolo un'accetta che si conficca nel legno alle mie spalle, per ritirarsi subito.
Istintivamente colpisco in testa il mio aggressore con il bastone.
Lui cade a terra, probabilmente svenuto. L'ho colpito così forte?
Il mio cuore batte all'impazzata, mentre osservo il corpo del ragazzo che ho appena colpito. Indossa una felpa marroncina con le maniche a righe e un cappuccio azzurro. Ha dei jeans blu, forse un po'grandi per lui, e tiene un'accetta in ognuna delle mani guantate. Il volto è semicoperto da due grandi occhialoni gialli e una maschera da cannibale.
Non riesco a muovermi, sono a dir poco terrorizzata
- T-ticci Toby?- mormoro, ancora pietrificata. Possibile che sia lui?
Ma se esiste significa che esistono anche gli altri proxy? E il loro capo? E tutti gli altri?
Cerco di pensare in modo razionale. Forse non è lui. Forse è solo uno stupido travestito, no?
Mi avvicino, tenendo stretto il bastone tra le mani. Noto il colore quasi grigiastro della sua pelle e i suoi capelli, castani e scompigliati, è uguale a come viene descritto.
Cosa faccio?
E se gli altri proxy fossero tra gli alberi, pronti ad uccidermi?
Resto immobile, cercando di capire se c'è qualche rumore sospetto. Niente.
Solo qualche uccellino che canta e il rumore dei respiri miei e d quello che non so se definire Toby. C'è solo un modo per scoprirlo, e devo avvicinarmi. Prima però, meglio verificare che sia davvero svenuto. Con il bastone dò un colpo leggero alla sua spalla, per vedere se si sveglia. Mi irrigidisco, pronta a colpirlo, ma lui non si muove.
Faccio un altro passo, per poi colpirlo più forte, alla guancia. Balzo indietro, pronta ad un suo attacco, ma ancora niente.
A questo punto mi inginocchio di fianco a lui, togliendogli le accette di mano.
C'è solo una cosa da fare adesso, per vedere se è davvero lui. Avvicino le mani al suo viso, abbassandogli la maschera da cannibale. Sul lato sinistro della sua bocca c'è un grosso squarcio, che lascia scoperti i denti
- Fantastico...- mormoro.
E ora cosa faccio?
Cosa cavolo faccio?
Toby è lì, svenuto, e io sono ben più che semplicemente confusa.
Chiamo i miei genitori dicendogli che c'è una creepypasta a pochi metri da casa nostra?
Lo porto lontano?
L'unica cosa che riesco a fare è rimanere ferma come un'idiota, stringendo le accette del ragazzo in mano.
Poi, all'improvviso, Toby alza la testa e io per poco non prendo un infarto, visto che non me l'aspettavo.
- Non muoverti!- gli intimo, puntandogli l'accetta alla gola.
- Ehi! Quella è mia!- esclama il castano, tenendo gli occhi puntati sull'arma.
Cerco di far fermare il tremito delle mie mani, inutilmente.
- Cosa vuoi?- chiedo- Perchè sei qui?
Lui inclina la testa di lato, con aria pensosa- Sai... è strano. Non ricordo, deve essere per colpa di una botta in testa. Sai chi mi ha colpito? Credo mi spunterà un bernoccolo...
- Mi hai aggredita! E io mi sono difesa!- gli rispondo, iniziando a calmarmi.
- Aspetta... Tu mi hai messo al tappeto?!- chiede, incredulo.
- Sei un po' duro di comprendonio? Sì, ti ho fatto svenire io!
Lui sorride, con la maschera ancora abbassata- Sai, hai del potenziale. Potresti diventare una di noi! Devo chiederlo al capo!
Resto impietrita. Io? 
Una Proxy?
Abbasso le accette, fissando il castano- Ma... Io... Ecco... Eh? Cosa?
Lui ride di gusto- Sei divertente!- afferma, prendendomi le accette di mano.
E io continuo a restare ferma, anche mentre corre via, salutandomi allegramente, come se fossi un'amica.

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Capitolo 3
*** Nuove conoscenze ***


Non so quanto tempo sia passato, ma so che sono ancora ferma come un'idiota.
- Non è possibile. Non è possibile!- mormoro tra me e me.
All'improvviso sento uno scricchiolio dietro di me e mi volto.
Chi è? Un Proxy? Slender? LJ? EJ? Jeff?
Mi sa che sto diventando paranoica. Quella che mi trovo davanti per fortuna è solo mia sorella.
- Ecco dov'eri!- esclama, per poi assumere un'espressione perplessa- Va tutto bene? Sei pallida.
Io la prendo per le spalle e la scrollo- Non sto bene! Dobbiamo andare via da qui! Subito!
Probabilmente non la sto rassicurando.
- Eh? Di cosa stai parlando?- chiede, alzando un sopracciglio.
- C'è... Qualcosa nella foresta! E non mi piace!
Non sembra che mi stia prendendo molto sul serio.
- Quale cosa?- chiede, tranquilla. Probabilmente pensa che sia uno scherzo. Non posso nemmeno darle torto. Le faccio scherzi in continuazione.
Solo che stavolta è tutto vero.
- Annie! Sono seria!- dico, quasi urlando.
- Allora cosa c'è che non va?
Non posso certo dirle che sono Slender e i suoi Proxy a turbarmi. Mi riderebbe in faccia.
Cosa le dico?
Mi limito a sbuffare e a dirle- Ok, va bene, mi hai beccata, stavo scherzando!
- Cara Jenny, gli scherzi non ti riescono più?
Certo che adesso non mi riescono. Questo non è uno scherzo!
Devo trovare il modo di farle capire cosa sta succedendo.
Iniziamo a camminare, andando in giardino e percorrendo la strada che porta al paese. Intanto osservo gli alberi, terrorizzata all'idea di vedere Slender o qualche Proxy.
- Che hai? Sembri impaurita- dice mia sorella.
- Io impaurita? La fifona di famiglia sei tu!
Ad Anne non piacciono particolarmente le creepypasta, ma ogni tanto se ne fa raccontare qualcuna.
Durante il giorno si comporta normalmente, poi di notte viene in camera mia e mi chiede se quello che racconto è vero.
E pensare che è lei la maggiore.
Comunque, da brava sorella, le ho sempre detto che Jeff the killer era alla sua finestra pronto ad ucciderla.
Poi però, quando era vicina all'arresto cardiaco, la rassicuravo, dicendo che si trattava di semplici idiozie.
Sì, sono una brava sorella.
Ma in effetti ora non sono più tanto sicura che tutte queste storie siano finte.
Arriviamo in paese e camminiamo qua e là, lei che indica le vetrine e io che mi fingo interessata.
Poi mia sorella nota un gruppo di ragazzi più o meno della nostra età, ovvero rispettivamente sedici e diciassette anni.
- Ehi, guarda! Andiamo da loro!- dice lei, trascinandomi per un braccio.
- Va bene...- dico, un po' svogliatamente.
- Ehi, ciao! Siamo nuove di qui e non conosciamo nessuno, possiamo restare un po' con voi?- chiede Anne, avvicinandosi.
Un ragazzo ci osserva per un attimo, ha tutta l'aria di essere il capo del gruppo. I suoi capelli sono biondi e gli occhi azzurro ghiaccio. La sua carnagione è abbronzata e porta una canotta nera e dei jeans.
- Certo- dice, dopo un paio di secondi- Io mi chiamo Jack.
Aggrotto le sopracciglia, immaginandolo vestito da clown.
- Che c'è?- chiede lui.
- Oh, niente... Spero solo che non ti piacciano troppo le caramelle...
- O i reni.- completa una ragazza. Ha i capelli neri e lisci, lunghi fino a metà schiena e degli occhi scuri.
Ci rivolgiamo uno sguardo complice.
- Oh no! Non sarai come lei!- dice un terzo ragazzo. È un poco cicciottello, con i capelli rossi e diverse lentiggini.
- Se parli delle creepypasta sappi che le adoro!- rispondo, sorridendo divertita.
Mia sorella sbuffa- Fantastico... Comunque, io sono Anne, lei è Jenny.
La corvina mi batte il cinque- Grande! Un'altra a cui piacciono le creepy! Comunque, io sono Emily, mister capelli rossi è Mark e lei è Evelyn- conclude indicando una ragazza che non aveva ancora parlato, intenta a scrivere al telefono.
È molto simile a Jack, tranne che per il fisico minuto e per una ciocca di capelli tinta di blu. E ovviamente per il fatto che è una ragazza.
- Voi due...- dico, osservando Evelyn e Jack.
- Sì, siamo fratelli. Gemelli. Ce lo chiedono tutti.- dice Evelyn, masticando una gomma.
Iniziamo a girare per il paese, prendendo anche un gelato.
E mentre mangio il mio ghiacciolo alla menta penso un po'.
Magari uno di questi ragazzi ha visto qualcosa. Qualcosa tipo un Proxy. Se chiedessi a qualcuno?
Ma a chi?
La risposta è semplice. Emily. Dopotutto anche lei adora le creepypasta.
Certo, se le spiego la situazione mi riderà comunque in faccia, ma c'è una piccola possibilità che mi prenda sul serio.
Così mi avvicino a lei- Allora, le creepypasta sono tutte cose inventate, no?- chiedo.
Lei mi guarda un attimo con i suoi occhi intelligenti- Perché mi stai facendo questa domanda?
Sembra sospettosa.
Chi sarebbe sospettoso per una domanda del genere?
- Perché... Penso di averne incontrata una- dico, preparandomi alle sue risate.
Che però non arrivano. Resta seria, con gli occhi socchiusi- Chi hai visto?
Non dovevo essere io a fare le domande?
- Beh... Ecco... Toby
Lei si mette la mano nella tasca dei jeans strappati, tirando fuori un telefono, ma viene interrotta da Jack.
- Forza ragazze! Non fate le asociali, vi va se andiamo in piazza?

Verso le sei io, Anne, Jack, Evelyn ed Emily dobbiamo tornare a casa.
Facciamo un pezzo di strada assieme, accompagnando Emily a casa sua, e stiamo per proseguire quando la corvina mi afferra per un braccio- Ehi, dov'è casa tua?- chiede, in un sussurro.
Io indico la collina dove si trova casa mia, visibile da qui- Laggiù, in quel posto sperduto.
Lei annuisce e ci saluta, mentre noi altri proseguiamo.
Emily sa qualcosa, ne sono certa.





ANGOLO AUTRICE: Mi scuso per il ritardo! Ma dai ragazzi, è Natale e a Natale si sta in famiglia e si festeggia. Quindi scusatemi se non ho potuto pubblicare, vi prego! Da oggi le mie attività dovrebbero riprendere in modo normale. Mi avete perdonata?

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Capitolo 4
*** Slenderman ***


Sono stesa a pancia in su sul letto,a guardare il soffitto.
Devo trovare il modo di far capire ai miei genitori che dobbiamo andarcene da qui, non posso vivere di fianco ad una foresta piena di assassini.
Immersa in questi pensieri sento suonare il campanello, non ho idea di chi sia.
- Jenny, va ad aprire, sto lavando i piatti!- grida mia madre, dal piano di sotto.
Sbuffo scocciata- Anne! Vai tu!- grido in tutta risposta.
- Mamma ha detto a te di andare!- strilla lei, in camera sua.
- E va bene!- dico, alzando gli occhi al cielo e mettendomi in piedi.
Corro giù per le scale, andando ad aprire.
Subito mi trovo davanti Emily, con una grossa borsa in mano.
- Ehm... Ciao- dico- Non è un po' tardi?
Che cosa ci fa qui?
- Dobbiamo parlare- si limita a rispondere lei, fissandomi negli occhi.
Il suo sguardo mi intimidisce un poco.
- Parlare di cosa?- chiedo io, alzando un sopracciglio.
È più alta di me, in più incute un certo timore, con lo sguardo deciso e la mascella serrata.
- Chi è?- chiede mia madre, urlando.
- Una mia amica, l'ho conosciuta oggi! Va bene se resta qua per un po'?
- Va bene, però alle undici è meglio che vada!
Con il fatto che ci parliamo attraverso le stanze possiamo definirci come una famiglia parecchio rumorosa.
Emily mi guarda come a chiedermi per quale motivo io e mia madre dobbiamo urlaci così quando io potrei limatarmi ad andare da lei in cucina.
Io in risposta scrollo le spalle.
- Allora, dov'è la tua stanza?- chiede poi.
- Vieni, per di qua.
La guido su per le scale, facendola arrivare in camera mia.
- Carino il poster- commenta.
Io le sorrido, per poi puntare lo sguardo sulla sua grossa borsa- Che cosa c'è là dentro?
In quello stesso istante entra mia sorella-  Ehi, ciao Emily, come mai sei qui?
- Parliamo di Slenderman- risponde secca la corvina, facendo dileguare Anne.
- Devo imparare i tuoi trucchi per liberarmi di lei- commento, ma l'occhiata che mi rivolge fa capire che non è il momento di scherzare.
Mi osserva ancora per un secondo, per poi tirare fuori da una tasca il telefono e mostrarmi una foto.
È un tantino sfocata, ma riconosco subito la persona inquadrata.
- Ma quello... È Masky?
Lei annuisce- Sono stata fortunata, almeno non mi ha vista.
- Allora, cosa hai intenzione di fare?- chiedo, incrociando le braccia.
Lei tira fuori dalla borsa nera una fotocamera, una torcia ed un binocolo- Beh, dobbiamo far sapere al mondo che Slenderman è reale.
Una ragazza con le idee chiare, non c'è dubbio.
- Quindi l'unica cosa che dobbiamo fare è fotografarlo.
No, ok, idee chiare sì, ma molto stupide.
- Come scusa? Un conto sono i Proxy, un altro il loro capo!
Lei mi lancia un'occhiataccia- Dobbiamo fare qualcosa, quindi noi ora usciamo e lo andiamo a cercare. Ti ricordo che vivi vicino al suo territorio, rischi la vita qui! E la rischiamo tutti noi, questo posto è minuscolo, chissà chi ucciderà! Oggi potremmo non essere noi, ma domani? E il giorno dopo ancora?
Stavolta a lanciarle un'occhiataccia sono io- Ti rendi conto che questa è una pazzia, non è vero? E poi sarà quasi impossibile riuscire a trovarlo, fotografarlo e soprattutto sopravvivere!
Lei, in tutta risposta, si affaccia alla finestra e non mi guarda nemmeno.
- Io ti assicuro che...- si interrompe bruscamente - È QUI!- grida, afferrandomi per un braccio e tirandomi fuori dalla stanza.
Faccio giusto in tempo a capire che cosa sta dicendo, che mi ritrovo a correre giù per le scale, trascinata da Emily.
- Non vorrai uscire!- esclamo.
- Signora, Jenny si è appena ricordata di avere lasciato il telefono in giardino, stiamo andando a prenderlo!
È ufficiale, questa qua è tutta matta.
Mi mette una mano sulla bocca e mi fa uscire fuori, insieme a lei.
Faccio giusto in tempo a vedere una figura alta e scura che sembra osservarci nonostante l'assenza di tratti facciali che un brivido mi corre lungo la schiena, non so se per la paura o perché sono in maglietta.
- Torniamo dentro!- urlo, con un attacco di panico.
Emily mi tiene per il braccio, e la sua presa è forte.
Ecco perché devo evitare di saltare le lezioni di educazione fisica!
- Tieni!- mi lancia la torcia e io la afferro, accendendola.
- Prova a tornare dentro e sei morta. Inoltre ti ricordo che può andare dove gli pare!- mi intima lei, con una calma sorprendente.
Slenderman continua a fissarci, ed io sento che mi viene la pelle d'oca. Purtroppo so che Emily ha ragione, dentro o fuori casa è la stessa cosa.
Deglutisco, puntando la torcia sul mostro, che però scompare.
Emily si volta verso di me, e per la prima volta nei suoi occhi vedo terrore.
Puro e folle terrore.
- J-Jenny...- balbetta.
In quello stesso momento sento una nano sulla mia spalla.
Uno strano suono si diffonde nell'aria e tutto si fa buio.

 

 

ANGOLO AUTRICE: Ehilà! Sì, ho cambiato moltissimo l'ultimo pezzo del capitolo, ditemi un po', voi come lo preferivate? Preferite che lasci questo pezzo o che io lo riscriva com'era in origine?

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Capitolo 5
*** Risveglio ***


Quando riapro gli occhi sopra di me vedo solo le stelle, e le ombre scure dei rami spogli. Sono sdraiata su un tappeto di foglie secche, e fa parecchio freddo.
Sento un forte mal di testa, e ho la gola secca. Mi appoggio su un gomito, massaggiandomi una tempia.
Una torcia è poggiata a terra, e illumina flebilmente lo spazio attorno a me.
Faccio per mettermi seduta, ma una voce mi ammonisce.
- Non lo farei se fossi in te.
È una voce strana, atona, roca, robotica.
- Ti consiglio di tornare sdraiata, se tieni alla pelle.
Noto il punto da cui proviene la voce.
Un ragazzo in felpa gialla sembra fissarmi, appoggiato con la schiena ad un albero. Ma è abbastanza difficile capire se stia guardando proprio verso di me, visto che ha il volto coperto da un passamontagna nero con due occhi rossi e una bocca cuciti sopra.
Io non ascolto le sue parole, e mi siedo subito.
- So chi sei- dico - Hoody, giusto?
Non so perché sono qui, né come ci sono arrivata, anzi non so nemmeno dove mi trovo con precisione. Ma so che se tornassi sdraiata non vedrei bene ciò che mi accade attorno, e l'idea non mi va esattamente a genio.
Hoody sbuffa, per poi avvicinarsi a me e spingermi a terra con una mano, e devo ammettere che è davvero forte.
- Senti, ho detto che devi restare giù, quindi tu resterai giù. Non è bene mettersi contro di me.
Lui si allontana di qualche passo, sparendo alla mia vista. Non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo, ma non ho intenzione di fare ciò che mi dice quel ragazzo.
So solo che sono troppo agitata, le mie mani tamburellano nervosamente sul terreno, non riesco a stare ferma, non posso stare ferma, ma so che tentare di fuggire ora sarebbe un suicidio.
Prendo un profondo respiro, mentre sento una seconda voce - Non esagerare Hoody.
È una voce molto più normale, sembra quella di un ragazzo qualunque.
- La curiosità e la disobbedienza non sono ben accette.- sento l'incappucciato rispondere.
Non ne sono sicura, ma il suo tono sembra quasi accusatorio.
Alzo leggermente la testa, per cercare di capire a chi appartenga la seconda voce, ma subito Hoody si volta di scatto verso di me, costringendomi a tornare a guardare il cielo.
- Allora, almeno posso chiedervi una cosa?- chiedo, cercando di non far notare il tono tremolante della mia voce.
- No.- risponde secco Hoody- Ti sarà spiegato tutto al momento giusto.
Al momento giusto? E quando sarebbe, per quanto ne so io tra un'ora potrei essere morta.
Sento un tonfo leggero, come se un gatto fosse saltato giù da un ramo e passi leggeri che mi si avvicinano. Mi volto leggermente verso il rumore, trovandomi davanti ad un altro Proxy.
Non posso vedergli il volto, che è coperto da una maschera bianca con due grandi occhi neri e le sopracciglia inarcate, ha i capelli castani, un tantino scompigliati, e porta una giacca di pelle.
Si siede di fianco a me, senza dire nulla.
Lo riconosco subito, è Masky.
- Che fai?- chiede Hoody, probabilmente ancora appoggiato all'albero.
- Nessuno ha mai detto che non possiamo stare vicino ai nuovi arrivati.
Mi guarda negli occhi, ma non so che intenzioni abbia, non posso nemmeno scorgere il suo viso.
- Ascolta - sussurra, con un tono molto serio - so che non vorresti essere qui. L'unica cosa che devi fare è...
Si blocca all'improvviso, guardando un punto alla mia sinistra, esattamente davanti a lui.
- Senti fratello, non mi sembra affatto giusto! Anche io ho diritto ad avere una Proxy!
Sento dei passi, assieme ad una terza voce. È una voce strana, non ne ho mai sentita una così calda, profonda e ammaliante. In qualche modo mi attira. Provo ad alzare la testa, ma Masky mi tiene giù, una mano sulla mia fronte.
- Ti ci metti pure tu?- chiedo, mentre sento il rumore di qualcuno che si avvicina, probabilmente la persona con quella strana voce. Persona che è il fratello... Di Slender?
- Devi mostrarti sottomessa per ora, soprattutto di fronte a loro.- sussurra.
- Non credo che il concetto di Proxy ti sia chiaro, soprattutto riguardo alle ragazze!- dice una quarta voce, probabilmente quella di Slender.
La tentazione di guardare è forte, ma Masky è di fianco a me, pronto a rimettermi giù, e in più credo che sia meglio seguire il suo consiglio.
- Coraggio Slender, non le farò nulla! Forse...
Deglutisco rumorosamente.
- Di cosa sta parlando?- sussurro, rivolta a Masky.
Lui si porta un dito alla bocca nera dipinta sulla maschera, facendomi segno di restare zitta.
Continuo a tamburellare le dita, nervosa come non mai.
- Oh, eccola qui, il nostro piccolo raggio di sole!- sento ancora quella voce quasi ipnotica.
Spalanco gli occhi, mentre vedo un tentacolo bianco avvolgersi attorno alla mia vita.
Mi sfugge un urlo di sorpresa, mentre mi sento sollevare in aria, trovandomi davanti a qualcuno, no, qualcosa, che non avrei mai voluto incontrare.
È quasi identico a Slenderman, a parte che per il sorriso ammaliante sul suo volto, e per gli abiti che indossa.
Porta un lungo impermeabile nero aperto sul petto, che lascia vedere i muscoli scolpiti. Porta dei pantaloni neri e degli stivali dello stesso colore, mentre ha un cappello di feltro nero sulla testa.
Sembra quasi... Affascinante?
Distolgo lo sguardo da lui, so che è meglio non fissarlo a lungo, anche perché so perfettamente di chi si tratta.
Offenderman.

 


ANGOLO AUTRICE: Probabilmente avrete notato che il capitolo è molto diverso da com'era in precedenza, e credo che da ora in poi i capitoli saranno sempre piuttosto diversi da come erano prima, perché lo stile che utilizzavo è molto diverso da quello di qualche tempo fa.

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Capitolo 6
*** Nuova arrivata ***


- Ciao dolcezza- dice il mostro, osservandomi.
- C-cosa ci faccio qui?- chiedo, incrociando le braccia e cercando di apparire sicura.
- Sei qui per diventare Proxy, ovviamente!- dice Slender, dietro il fratello.
Non appena lo noto sento un brivido freddo scorrermi sulla schiena. E le sue parole non aiutano.
Solo a sentire "Proxy" mi rendo conto di tutto.
E' successo troppo in fretta, il mondo mi crolla addosso.
So cosa vuol dire essere Proxy, e so qualsiasi cosa accada, non potrò più vedere le cose allo stesso modo.
Vengo appoggiata a terra, improvvisamente non ho più nulla da dire.
Il mio sguardo si posa su Masky ed Hoody, che mi fissano.
Si sono sentiti come me quando sono diventati Proxy?
- Ovviamente sarai una mia Proxy, del resto guardati, non saresti in grado di uccidere!- dice Offender, continuando a fissarmi.
- E' tutto da vedere, inoltre ti ricordo che è riuscita a stendere Toby- risponde il fratello.
Io smetto di ascoltarli, puntando lo sguardo verso gli alberi. Non so cosa ci sia laggiù, ma qualsiasi cosa sarebbe meglio di restare qui. Correre nella foresta di notte, senza nemmeno una torcia, senza sapere dove sono, mentre mostri e Proxy si aggirano nella foresta... è una pazzia.
Ma lo faccio lo stesso.
Corro, senza voltarmi, i due fratelli impegnati a litigare.
Sento un lieve fruscio, e un grido soffocato. Mi volto di scatto.
Masky sta tenendo Hoody a terra, impedendogli di seguirmi, con una mano sulla sua bocca.
Il ragazzo mascherato fa un cenno, come a dirmi di andarmene.
Perché mi sta aiutando?
Mi volto, tornando a correre, ma posso fare solo alcuni metri, prima di sentire un forte rumore nei cespugli davanti a me. Mi fermo, mentre una figura esce dall'ombra, e mi fissa.
Non la vedo bene, ma in mano impugna una gigantesca motosega.
- Torna indietro!- sibila, puntandomi contro l'arma, e noto che la sua è una voce femminile.
Indietreggio fino al punto dove si trovano i due Slender, Masky ed Hoody.
Gli ultimi sono di nuovo in piedi, e sembrano fare finta di non aver lottato fino a pochi secondi prima.
Ora posso vedere bene in viso la persona davanti a me. Come sospettavo è una ragazza, dai capelli rossi e mossi. Riesco a vederle solo un occhio, l'altro è coperto da un ciuffo, ed è color cremisi. Porta un abito nero e corto, chiuso di lato con dei bottoni. I suoi lunghi guanti sono neri, e la sua pelle è interamente coperta da cuciture tranne che sul volto, come se fosse stata smontata e ricostruita come un giocattolo.
- Proxy- proferisce Slender- portatela alla magione, e vedete di non farle combinare altri guai. Io e Offender decideremo in questi giorni ciò che accadrà alla nuova arrivata.
I tre annuiscono, e subito i due fratelli scompaiono.
- Vedi di non metterti nei guai- dice la rossa - Da qui non si scappa.
Mi supera e inizia ad incamminarsi, prendendo in mano la torcia.
Masky va subito dopo di lei, mentre io resto ferma.
- Credi che io sia talmente stupido da lasciarti per ultima? Sbrigati!- dice Hoody, dandomi una spinta in avanti.
Inizio a camminare a testa bassa, consapevole di essere in un gruppo di assassini. Diventerò come loro?
Mi ritrova di fianco a Masky, che come me cammina guardando a terra.
- Non vorresti essere qui, non è vero?- mi chiede, cercando di non farsi sentire.
- Wow, che perspicacia!- a volte mi chiedo davvero come faccio ad essere sarcastica un ogni situazione.
- Sì, molto divertente. Senti, fa finta di trovarti bene, o sospetteranno che vuoi fuggire. Meglio se non parliamo di questo adesso- dice le ultime parole volgendo lo sguardo verso la ragazza dai capelli rossi.
- E, comunque, chi è lei?- chiedo, stavolta a voce un po' più alta.
- Sono the nurse Ann- risponde lei, senza voltarsi.
- Non parlarle e non avrai problemi con lei- aggiunge Masky, sussurrando.
Passa qualche minuto, quando ci troviamo di fronte a una gigantesca magione di pietra. Ci sono diverse torri e torrette, alcune sembrano sul punto di cadere su se stesse. I muri sono vecchi e consumati, pieni di rampicanti.
Sembra il set di un film horror.
La torcia illumina un gigantesco portone di legno con un simbolo disegnato sopra, un cerchio con una X all'interno. Ann apre il portone, che cigola in modo sinistro, e tutti noi entriamo. Faccio scorrere una mano sul legno, e noto che è stato graffiato in più punti, come se un animale avesse provato ad entrare.
Mi guardo attorno, nell'ingresso. È immenso. Ci sono due porte ai lati, mentre una lunga e larga scala porta al piano superiore. Il pavimento di legno è polveroso, c'è qualche traccia di fango qua e là. Sul soffitto è appeso un antico lampadario inclinato di lato. Non è esattamente il luogo curato che avevo immaginato pensando al luogo in cui si rifugiavano i Proxy.
Ann ci conduce lungo le scale scricchiolanti, passando poi per diverse stanze, tutte polverose e con i muri scrostati. Qua e là ci sono anche delle crepe che non promettono nulla di buono.
Infine arriviamo ad un piccolo corridoio, non molto diverso degli altri, con otto porte. Ann appoggia a terra la torcia ed entra in una stanza, senza dire nulla, e lo stesso fa Hoody.
Masky, invece, resta a fissarmi. Non vedo la sua espressione, sapere cosa pensa è impossibile.
- Perché mi hai aiutata?- chiedo, all'improvviso. Lui è un Proxy, perché ha tentato di farmi fuggire?
Lui guarda verso terra- Non tutti qui sono dei pazzoidi come credi. Fidati, so che ti sembrerà strano, ma non sei l'unica persona che  vuole andarsene da qui.
Lo fisso negli occhi. Non sono sola, c'è qualcuno come me in questa gabbia di matti.
- Solo... Sappi che qui c'è qualcuno che ti può capire. E... Benvenuta in famiglia.
Dette queste parole se ne va, entrando in una stanza. In alto, sulla porta, è scritto il suo nome. Passo in rassegna le altre, su ognuna c'è scritto il nome di un Proxy.
Ann, Hoody, Toby, una certa Kate di cui non ho mai sentito parlare... e una scritta ormai illeggibile. Osservo bene la porta davanti a me, su cui è scritto il nome che non riesco a decifrare. Il legno della porta è interamente coperto da segni che sembrano incisi con degli artigli. Riconosco il simbolo dei Proxy disegno in diversi punti, cerchi calcati in modo ossessivo, simboli ben calcati sul legno.
Non so chi sia l'abitante di quella stanza, ma so già due cose su di lui. Prima di tutto so che non voglio averci a che fare, inoltre credo che sia completamente fuori di testa. Osservando bene posso riconoscere una piccola scritta tra i simboli disegnati sul legno. Fatico un po', ma alla fine riesco a leggere.
Non guardare in alto.
Mi allontano un po', non sono sicura di voler conoscere il proprietario della stanza. Ma probabilmente lo vedrò domani.
Entro in una delle due stanze prive di nome e mi butto sul letto, senza chiudere occhio.

 

ANGOLO AUTRICE: In questo remake ho deciso di aggiungere un personaggio che non conoscevo quando ho iniziato a scrivere la storia, ma non rivelerò chi è, anche se vi ho dato un gigantesco indizio in questo capitolo.

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Capitolo 7
*** Incubi ***


Premo l'interruttore della luce della mia stanza, che si accede dopo un leggero sfarfallio.
E' piccola e polverosa, ci sono solo un vecchio letto con la vernice scrostata, un armadio che sembra stia per crollare e un piccolo comodino con una vecchia lampada.
Sospiro, accasciandomi sul letto. Sono stanca, ma non riuscirò mai ad addormentarmi. E' stato tutto talmente immediato che non me ne sono nemmeno resa conto. Ora che sono ferma e sembra non accadere nulla, inizio ad elaborare. Chissà cosa succede a casa, i miei avranno già chiamato la polizia.
Potrei non rivedere mai più i miei familiari, ed essere dimenticata dal mondo.
Cosa resterà di me?
Qualcuno saprà mai cosa mi è accaduto?
Se solo avessi saputo che questa sarebbe stata la mia ultima sera con la mia famiglia... le ultime parole che ho detto ai miei genitori sono state scontrose come sempre, non voglio che i ricordi più recenti dei miei genitori siano questi. Voglio solo riavere la mia famiglia.
Io, che ho sempre odiato gli abbracci e il contatto fisico, ora vorrei solo abbracciare mia sorella, d chiederle di non lasciarmi, di restare con me per sempre.
Sento le lacrime scendere lungo le mie guance e quando inizio a singhiozzare affondo il viso nel cuscino, non voglio che gli altri mi sentano.
Non voglio che di sveglino e di rendano conto che sto piangendo disperata, sembrerei debole, e forse lo sono. Mi sento inutile, da ora in poi non sarò altro che uno stupido burattino, un verme in confronto al mio capo, senza altro obbiettivo se non quello di sopravvivere e di obbedire.
Piano piano i miei singhiozzi diminuiscono, mi sento del tutto svuotata, era da tanto che non piangevo così.
Con gli occhi ancora umidi sbadiglio, sono stanchissima. Quasi senza volerlo le mie palpebre si chiudono, ed io sprofondo in un sonno pieno di incubi.
Sono in un bosco, quello vicino a casa mia, e corro tra gli alberi.
- Anne!- grido.
- Annie, dove sei?
La mia voce è tremolante e preoccupata. Devo trovare mia sorella, sento di doverla trovare, ma non so perché. Poi, all'improvviso, scorgo la sua sottile figura tra gli alberi. Inizio a correre, cercando di raggiungerla, e la abbraccio istintivamente.
- Jenny...-  la sento sussurrare.
- C-cosa c'è?- chiedo, stringendola ancora, ma lei si scorra.
- Io devo andarmene- dice, per poi voltarsi e iniziare a camminare.
Trattengo un singhiozzo e le afferro la mano, cercando di tenerla con me. Si gira verso di me, e vedo la sua immagine cambiare. Il viso diventa bianco e gli occhi sembrano rimpicciolirsi, il naso di schiaccia sul  viso, mentre la sua figura diventa sempre più alta.
I suoi abiti sembrano cambiare, diventando più scuri, e presto quello a cui mi trovo davanti è Offender, che mi poggia una mano sul fianco e mi sussurra con una voce ammaliante e falsamente comprensiva- Oh, povera, piccola ragazzina. Il tuo destino non sembra molto felice, vero?
Mi scosto da lui e inizio a indietreggiare.
- Scappare non serve a nulla tesoro. La tua vita non sarà mai come prima!
Ghigna, ed io mi volto, correndo. Subito, però, sento una mano sulla mia spalla e un sussurro sul collo, che mi fa gelare il sangue nelle vene - Sarai sempre solo una serva!
Grido, e apro gli occhi.
Solo un sogno, solo uno stupido sogno. Sono sudata, eppure mi sento scossa dai brividi. Respiro affannosamente, e mi metto seduta, poggiando la mano sulla fronte.
- Ehi, va tutto bene?
Vedo la porta aprirsi e la maschera di Tim che sbuca dallo spiraglio della porta.
- T-tutto bene... più o meno. No solo avuto un incubo. Che ci fai qua fuori? Non dovresti dormire?
- Soffro d'insonnia  stavo camminando lungo il corridoio per stancarmi un po'. Riguardo ai sogni... è normale, li abbiamo tutti noi. Adesso come ti senti?
- Abbastanza bene, grazie. Non serve che tu resti qui- gli dico. So che è buono, in fondo, ma non riesco a fidarmi del tutto di lui. Resta pur sempre un Proxy, e il fatto di non poter nemmeno vedere il suo volto è abbastanza strano.
Masky mi fa un breve cenno con il capo e chiude la porta, lasciandomi sola.
Dopotutto non sono l'unica a voler andare via da qui.

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Capitolo 8
*** Rouge ***


Mi risveglio di nuovo, sentendo il suono di un vecchio orologio a pendolo situato chissà dove, il cui rumore sembra diffondersi non solo nella mia stanza, visto che riesco a percepire il leggero cigolio di una porta. Apro gli occhi per un attimo, richiudendoli subito. Non voglio alzarmi e affrontare gli altri, solo l'idea mi mette i brividi.
Voglio restare nel letto, al caldo, sono stanca, e tra le coperte posso quasi pensare di essere a casa mia, anche se non è così.
Sento alcuni rumori fuori dalla porta, dei passi leggeri subito seguiti da altri più pesanti e quasi strascicati, uniti a versi quasi animaleschi.
Quando sento i rumori lontani mi ranicchio di più su me stessa, cercando di riprendere sonno. Subito però una mano bussa forte alla mia porta.
- Sbrigati novellina, a restare là dentro finirai per essere punita!
Si tratta della voce di Ann, scorbutica. Mi alzo pigramente, stropicciandomi gli occhi e cercando di risistemarmi al meglio i capelli che a causa dell'umidità si sono annodati. Apro l'armadio di legno e dentro vi trovo dei vecchi vestiti polverosi, che probabilmente nessuno indossa da mesi. Rimossa la polvere, però, sembrano in buone condizioni, più o meno.
Indosso una felpa grigia e dei jeans bucati, per poi aprire la porta della stanza. Mi sporgo un poco e noto che nel corridoio c'è qualcuno. Hoody è davanti ad una delle porte, e giocherella nervosamente con l'orlo della sua felpa.
Non sembra avermi notato ed io resto in silenzio, senza sapere esattamente cosa fare. Quando la porta davanti al ragazzo con il cappuccio si apre vedo la figura di Masky che viene sbattuta contro il muro. Hoody prende Tim per il colletto della giacca con una mano, l'altra tiene una delle spalle del ragazzo contro il muro.
- Ora spiegami cosa avevi intenzione di fare!- dice Brian, con la sua voce robotica che mette parecchia inquietudine.
- Di cosa stai parlando?- mi sembra di sentire, ma la voce di Masky è bassa, e i due sono un poco lontani da me.
- Di ieri! Vuoi smetterla con questa stupida mania di fare l'eroe?! Sai che pagheremmo tutti se mettessi in atto uno dei tuoi stupidi piani!
Masky non risponde, ma si scosta dall'altro con uno strattone - Brian, io...
- Non chiamarmi Brian! Non sono Brian, Brian è morto! Io sono Hoody! Le nostre vite sono cambiate Masky. Io sono cambiato, e se vuoi continuare a vivere devi cambiare anche tu!
Il tono di Hoody è spaventoso. Rabbioso, cupo, e insieme quasi folle. Ieri non c'era nulla che lo facesse sembrare pazzo, era freddo, distaccato, robotico.
Credo di preferire decisamente quella parte di lui a quella che sta mostrando adesso.
Masky china il capo, e il ragazzo con la felpa gialla si allontana. Faccio qualche passo, il rumore che provoco è immenso rispetto a quello dei passi leggeri dei Proxy, e mi sembra che rimbombi per tutto il corridoio.
Tim si volta verso di me, notandomi immediatamente.
- Masky...- sussurro, senza sapere cosa altro dire.
Non c'è nulla da dire. Non ci sono parole per spiegare ciò che voglio dirgli. Che mi dispiace che stia male, che Hoody sembri non volergli più bene.
Ma so perfettamente quanto un "mi dispiace" suoni vuoto, privo di significato.
E' ciò che si dice quando dici agli amici che hai preso un brutto voto o che hai perso un qualche oggetto. Loro spesso ti diranno " Mi dispiace". Questa frase non esprime che una minima parte di ciò che vorrei dirgli.
- Masky...- ripeto- Io...
Sento di volerlo abbracciare, di dargli una spalla su cui piangere, ma lui si limita a fare un lieve cenno con il capo.
- Non dire nulla. Tanto non puoi capire.
E detto questo si volta, andandosene.
Non posso capire? Forse è vero.
Per me questo è solo l'inizio, è il mio primo giorno, e non so nulla di ciò che mi accadrà.
Masky vive qui da tempo, sa molto della vita da Proxy, e probabilmente ha sofferto in modi difficili persino da immaginare.
Sospiro, cercando di evitare un singhiozzo, quando sento una voce dietro di me.
- Ehi! Tu sei la ragazza nuova!
Mi volto, trovandomi davanti quella che credo sia Kate, visto che la camera da cui è uscita è quella con quel nome.
Ha dei jeans neri, attillati, e una felpa bianca con il cappuccio calato. Sul viso porta una maschera, ben diversa da quella di Masky. E' bianca, con occhi tondi e neri, nella parte inferiore un buco permette di vederle la bocca. I capelli neri e scompigliati le ricadono sulle spalle, sono piuttosto lunghi.
- Sì, sono Jenny...- dico, abbassando lo sguardo.
- Piacere, sono Kate!- risponde, avvicinandosi e stringendomi la mano- ti porto a fare colazione, vieni!
Non mi molla, ma mi trascina dolcemente lungo le stanze, sorridendomi.
Mi sento a disagio.
Il suo è un sorriso talmente caldo e amichevole, se non fosse per la maschera sembrerebbe una ragazza qualsiasi, ha un'aria innocente e tranquilla.
- Un paio di consigli- dice, quando arriviamo alle scale dell'ingresso - Non stare vicino ad Ann e non osare toccare la sua motosega, o ti ritroverai senza arti. E non pensare nemmeno di rivolgere la parola ad Offender, visto che sei una ragazza!
A quelle parole mi blocco.
- Non so se sarà possibile...
- Come mai? Io ci ho parlato sì e no un paio di volte!
- Beh, mi vuole come sua Proxy.
Ricominciamo a camminare, Kate fa scorrere la mano sul polveroso legno della ringhiera, seguendone le venature.
- Beh... almeno se sarai sua serva non ucciderai, giusto? E uccidere... uccidere è... Per te com'è?
Mi rivolge uno sguardo cupo e confuso, ora la sua espressione è seria. Decido di essere onesta. Questa ragazza mi trasmette un'emozione strana, come se fosse pericolosa, ma insieme innocente, come se non fosse davvero una pazza. Come se dentro fosse un po' come me, una ragazza come un'altra. Non riesco a mentirle.
- Io non voglio uccidere, e non lo vorrò mai. A te piace?
Kate si volta di nuovo, senza guardarmi, ed arriviamo in fondo alle scale.
- E' giusto. Perché così faccio felice Slender. Ma... è anche sbagliato. Perché così rendo gli altri tristi. Li vedo sempre, che piangono. Piangono per colpa mia? Sono tristi per colpa mia?
Sembrano i discorsi di una bambina, questa ragazza mi fa tanta compassione.
Spalanca una porta e vedo una piccola stanza, con un tavolo di legno e una vecchia tovaglia sporca.
Noto subito Toby, Masky, Hoody ed Ann, ma vedo anche una quinta figura, e non ho idea di chi sia.
E' una ragazza, ed è seduta sulla sedia con la schiena incurvata in avanti, tiene la maschera bianca con su sopra disegnata un'espressione inquietante leggermente sollevata, così da scoprire la bocca. Diverse briciole di cibo le cadono sul mento, mangia come un animale, emettendo versi grotteschi. Le uniche cose che sembrano normali in lei sono i capelli lunghi e castani e la giacca rossiccia.
Chissà per quale motivo tutti sembrano volerle stare lontani.
Al rumore della porta che si spalanca la strana ragazza alza il volto, riabbassandosi velocemente la maschera.
Tutti si voltano prima verso di me, poi verso la Proxy di cui non so il nome. E' inquietante, quella Proxy ha tutta l'aria di non essere più nemmeno umana.
La ragazza salta sul tavolo, poggiando anche le mani. Ann sorride, la mascherina da medico abbassata per mangiare, mentre Tim tiene la gamba della castana, cercando di trattenerla, senza però riuscire ad afferrarle anche le braccia, come sembra stia cercando di fare.
- Rouge! Calma!
Kate mi afferra una mano e prova a tirarmi via, ma quella che a quanto pare si chiama Rouge si libera dalla presa di Masky con uno strattone, lanciandosi su di me.

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Capitolo 9
*** Una brutta sorpresa ***


Cado a terra, le braccia e le gambe bloccate. Mi ritrovo a fissare la maschera bianca e spaventosa davanti a me, alcuni sporchi capelli castani della ragazza mi si appoggiano sul viso.
E' pazza, completamente pazza. La sua prima reazione è stata aggredirmi, come se gli umani normalmente fossero solo carne da macello. Sento una risata sommessa provenire dalla sua bocca, è il suono più spaventoso che io abbia mai sentito.
- Rouge, ferma!- sento la voce di Masky, ma nessuno sembra muoversi.
- E perché? - la ragazza volta la testa verso Tim, che sembra si stia trattenendo dall'intervenire, vista la sua rigidità e le mani strette a pugno. Probabilmente vuole fare qualcosa, ma sa che se lo facesse mi metterebbe ancor più nei guai, probabilmente Rouge mi ferirebbe subito.
- Lei è una di noi, se le farai del male il capo si arrabbierà- risponde, con un tono di voce fermo.
- Davvero?- dice lei, tornando a fissarmi, con la testa un poco inclinata di lato- Sei una parte nuova della famiglia, eh? Eppure sembri talmente deboluccia, magra come uno stuzzichino...
Si scosta, alzandosi in piedi, ma restando a fissarmi. Ha ragione, sono troppo debole, troppo minuta. In un combattimento corpo a corpo non vincerei mai, del resto mi sono appena fatta atterrare senza problemi. Mi metto in piedi, un poco tremante per lo spavento. Kate mi prende per mano e sussurra - Tranquilla, ora non ti farà più nulla, basta che non la fai arrabbiare - e mi sorride. Mi piace il modo in cui lo fa, è materno, rassicurante... Normale.
Ci dirigiamo verso il tavolo, ed io mi siedo il più lontano possibile da Rouge. Toby mi saluta con un cenno della mano, in modo tranquillo, come se io non fossi stata appena assalita da una ragazza fuori di testa.
Restiamo in silenzio, io mi verso un po' di latte in una tazza e fisso gli altri. Ann mi guarda con astio, Hoody lancia occhiatacce a me e Masky, quest'ultimo fa girare lentamente il cucchiaio nel latte, lo sguardo fisso sulla tazza, Toby e Rouge sono del tutto presi nel mangiare mentre Kate mordicchia un biscotto con aria assorta. Chissà come si procurano il cibo... Non è esattamente il genere di domande da porsi in certi casi, eppure mi passa spontanea per la testa. Non bevo il mio latte, restando però seduta, in quel silenzio interrotto solo dai versi animaleschi di Rouge.
Passa così qualche minuto, quando sento una frase strascicata provenire dalla bocca della ragazza con la giacca rossa.
- Allora... Nuova arrivata... Come ti chiami?- chiede, con tono tranquillo.
Mi pare strano che la situazione sembri così calma adesso, anche se si percepisce ancora un poco di tensione nell'aria.
- Mi chiamo Jenny- rispondo, senza staccare lo sguardo dalla mia tazza.
Passiamo qualche altro secondo senza aggiungere nulla.
Poi, all'improvviso, in un angolo appaiono i due fratelli Slender e Offender.
Tutti noi ci voltiamo verso di loro, ed io spingo la mia sedia leggermente all'indietro con un piede, cercando di mettere più distanza possibile tra me e i mostri.
- Padrone- dice Ann, rimettendosi a posto la mascherina e tenendo la schiena ben dritta, come se volesse fare bella figura- come mai siete qui?
Tutti i Proxy si sono irrigiditi, persino Rouge  sembra guardare Slender con rispetto e paura. Solo Masky sembra non voler nemmeno alzare lo sguardo e anche lui, come me, ha spostato un poco indietro la sua sedia.
- Abbiamo deciso che anche Offender ha bisogno di una Proxy, e volevamo far sapere a Jenny che ora è la sua serva.
Mi alzo in piedi di scatto, facendo stridere la sedia contro il pavimento.
Io non voglio essere una sua Proxy.
Io non voglio essere la Proxy di nessuno.
- No- dico seccamente.
Offender inclina leggermente la testa - No?
- Esatto. No. Io non sono una serva!
I Proxy fissano la scena interessati, ma non intervengono, non so se per il timore o se perché non vogliono perdersi la scena.
Masky solleva lo sguardo, ma non verso Slender, verso di me. Mi fa un cenno lieve con la testa, come per dirmi di tornare seduta.
- Questo genere di cose non puoi deciderle tu. Sei mia, e non ci puoi fare nulla!- dice Offender, con tono maligno.
A quel punto scatto. Non so controllare la rabbia, e sono sempre pronta a sputare in faccia a chiunque mi faccia infuriare, non importa quanto sia forte.
Vado verso di lui, e le mie parole sono quasi urlate- Tu, maledetto idiota! Pallone gonfiato senza occhi, donnaiolo egocentrico, razza di...
Sento una mano tapparmi la bocca, fermando il flusso di insulti che stava uscendo dalla mia bocca.
- Ora sì che sei nei guai- dice Tim in un sussurro, tenendomi ancora la mano sulla bocca, mentre il sorriso di Offenderman si trasforma in una smorfia di rabbia.

 


ANGOLO AUTRICE: Ciao ragazzi! Scusatemi per il grande ritardo ma, vedete, questa settimana ho uno stage di teatro, quindi, in pratica, devo passare due ore a teatro ogni giorno, e IN PIÙ questa settimana sono piena di verifiche e compiti, quindi i giorni scorsi mi sono dovuta portare avanti e sono stara molto impegnata. Mi perdonate? Ciriciao gente!

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Capitolo 10
*** Fortuna ***


Indietreggio di un paio di passi, e vedo Slender sparire, probabilmente perché la faccenda non lo riguarda.
- Piccola idiota!- Offender mi stringe un polso con un tentacolo, e sento la mano di Masky separarsi dalla mia bocca.
Mi volto verso il ragazzo, che si è piegato in due, iniziando a tossire.
- Considerala una punizione per aver provato a difenderla - dice Offender, rivolto al ragazzo che non smette più di tossire.
La Slenderman Sickness, ecco che cos'ha. Gli Slenders possono farne soffrire tutti coloro che non gli obbediscono. Gli altri non si muovono, non so se perché non vogliono aiutarlo o perché hanno paura di essere puniti anche loro. Non faccio in tempo a chinarmi verso di lui che sento una mano sulla mia spalla, e tutto ciò che vedo è il buio più totale.
La testa inizia a girarmi, e sento un forte senso di nausea. L'oscurità mi avvolge come una coperta e mi sembra quasi si muova, come le onde del mare. Cado in ginocchio, trattenendo i conati di vomito a stento. Sento le mani tremare, e quando tutto si ferma ancora non voglio aprire gli occhi. È meglio il buio di ciò che vivo davvero. Mi sento però afferrare per i capelli, e a quel punto mi sento costretta a spalancare le palpebre.
- Alzati!- mi ordina Offender in modo brusco, tirandomi verso l'alto. Trattengo un urlo, e vengo spinta contro il muro. Osservo il viso del mostro, ma come posso chiamarlo viso? È solo una fila di denti affilati.
- Che stai facendo?- chiedo, terrorizzata. Provo a indietreggiare, ma so che è inutile, del resto la mia schiena è appoggiata al muro.
- Beh, sei mia Proxy ora, devi essere marchiata.
Si abbassa alla mia altezza, poggiando una mano al muro e avvicinando il suo viso al mio. Da una parte vorrei solo chiudere gli occhi e sperare che si tratti solo di un sogno, ma dall'altra non riesco a distogliere lo sguardo.
- Paura, Jenny?- mi chiede. Poi, all'improvviso, si avvicina al mio collo, e morde con forza, come un vampiro. Stavolta non mi trattengo e urlo come non mai. Offender si separa da me, ghignando. Io mi tocco il punto in cui dovrei essere ferita, ma non c'è sangue. Eppure sento la presenza di un piccolo segno, come un marchio impresso a fuoco.
- Ora tutti sapranno che sei mia.
Lo guardo con odio, ma la cosa non sembra colpirlo particolarmente. Inizio a guardarmi attorno, la stanza è in penombra, e sembra polverosa come tutte le altre. Noto Offender che prende da un vecchio tavolo un oggetto simile ad una spada, e indietreggio istintivamente verso la porta scura alla mia sinistra.
- Tranquilla dolcezza, non è a te che farò del male- dice, facendo un cenno verso un angolo della stanza.
È più in ombra del resto della stanza, e mi ci vuole secondo per capire cosa si trovi in quel punto buio. Attaccate al muro ci sono grandi catene di metallo, e alle catene è legata... Una ragazza. Le sue braccia e le sue gambe sono coperte di lividi e graffi. Sembra svenuta, ma poi vedo che ogni tanto solleva la testa per osservarmi. Muove piano le labbra, sembra stia dicendo qualcosa.
Aiuto. Mi sta chiedendo aiuto.
- E ora ammira il maestro all'opera! Dovrai abituarti a questo genere di cose!- dice Offender, avvicinandosi alla vittima.
Guardo la ragazza negli occhi, leggo il terrore nel suo sguardo, il terrore di morire. Non so chi sia, ma come me lei ha una vita fuori da qui. Deve avere una famiglia, qualcuno che le vuole bene, e che ora la starà cercando, e che non capirà mai cosa le è accaduto.
Sento montare la rabbia, e stringo forte i pugni. Come me quella ragazza è disperata, probabilmente adesso sa che non le rimane più nulla da fare, se non arrendersi. Le mie gambe si muovono da sole, portandomi di fronte ad Offender, tra lui e la ragazza. Non la conosco nemmeno, ma nessuno merita di essere una vittima di quel pazzo.
- Lasciala stare- ringhio. È una cosa stupida, so già che finirà male, molto male.
So anche che è impossibile fermare quel mostro in questo modo, ma lo faccio. Forse perché voglio provare a far sentire al sicuro quella ragazza almeno per un attimo, forse perché voglio mostrarle che non sono malvagia... Forse perché sento che provare a fare qualcosa è meglio che starsene a guardare, anche quando è una causa persa.
Offender mi fissa, il suo ghigno è sparito.
- Levati di mezzo- dice, tenendo lo sguardo fisso su di me.
- No- gli rispondo seccamente.
Lui fa un passo in avanti e mi dà uno schiaffo talmente forte che rimbomba per tutta la stanza. Io volto la testa di lato, con la guancia che sento bruciare come se andasse a fuoco.
- Ripetilo- dice lui.
Lo guardo con aria di sfida, tenendomi però la mano nel punto in cui mi ha colpito.
- Ho detto no. Io non mi sposto.
La botta arriva ad una velocità fulminea. Mi sento colpire ad un fianco e cado a terra, un paio di metri più a sinistra rispetto a dove mi trovavo prima. Mi tengo il fianco, e vedo che Offenderman mi osserva con uno sguardo compiaciuto. Poi si volta verso la ragazza, e fa scorrere la lama sul suo viso, lasciando un sottile taglio. La ragazza però tiene lo sguardo su di me, e sillaba altre tre parole.
" Grazie " dice all'inizio. Ma di cosa? Il mio gesto è stato talmente stupido e inutile.
" Sono fortunata" aggiunge poi, ma non capisco il senso delle sue parole. Volge lo sguardo verso Offender, con aria stanca, come se non vedesse l'ora di farla finalmente finita, ma non sembra spaventata più di tanto. Il mostro alza la spada, ma quando l'abbassa, e quando sento il rumore delle urla e della lama a contatto con la carne ho già chiuso gli occhi.
- Debole- sento che dice Offender, rivolto verso di me, non appena sembra che i rumori siano cessati.
Alzo lo sguardo, seduta ancora a terra, per poi riabbassarlo subito alla vista del corpo della ragazza.
Ora ho capito perché la ragazza mi ha detto di essere fortunata. Almeno lei ha già finito la sua agonia.
La mia è appena iniziata, anche lei se n'è accorta. Magari un giorno la mia vita finirà allo stesso modo della sua. Solo l'idea mi fa gelare il sangue nelle vene.

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Capitolo 11
*** Eroe ***


Offender mi poggia una mano sulla spalla. Sto tremando, non riesco a farne a meno. Quella ragazza potevo essere io.
- Quanto sei debole...- dice, ghignando.
Io non lo guardo nemmeno, ho gli occhi puntati verso terra.
- Ora però esci da qui, adesso non mi servi.
Mi spinge verso la porta e la apre.
Faccio un paio di passi, oltrepassando la soglia, e subito sento Offender che chiude la porta.
Io resto ferma.
Non so cosa dovrei fare, non so nemmeno dove sono.
Mi guardo attorno, questa parte della magione è diversa da quella che avevo già visto. I muri non sono scrostati, se non in alcuni punti, e sono dipinti di nero, mentre sotto i miei piedi c'è  un tappeto rosso e polveroso.
Decido di allontanarmi da dove mi trovo, non so dove sto andando, ma voglio andare via da quella porta che nasconde il corpo di quella povera ragazza.
A distanza regolare vedo dei vasi di cristallo, all'interno dei quali ci sono diverse rose, alcune rosse come il sangue, altre blu come il mare.
Devo ammettere che sono davvero belle.
Mi fermo un attimo, sedendomi sul vecchio tappeto, ad osservare quei magnifici fiori.
Del resto, non so cosa fare o dove andare, e stare seduta qui è decisamente meglio che ritrovarmi insieme agli altri Proxy, soprattutto se si tratta di Ann e Rouge.
In effetti però non tutti loro sembrano essere tanto male, tipo Kate e Masky.
Masky è umano, e come me vuole solo fuggire, mentre Kate mi fa tanta pena, è talmente confusa...
Torno a concentrarmi sui bellissimi colori che hanno quelle rose, senza pensare ad altro, quando sento una voce.
- Non è un po' strano?
Per poco non mi prendo un infarto.
Mi volto, e vedo Tim seduto di fianco a me.
È a gambe incrociate, e tiene lo sguardo su  di me.
- Tu vuoi farmi prendere un attacco di cuore!- gli dico, quando torno a respirare.
- Ci vuole così poco per spaventarti?
Riesco quasi a immaginare un mezzo sorriso sotto la sua maschera di plastica.
- Sono in una situazione in cui mi sento perennemente terrorizzata, se poi arrivi pure tu che sembri comparire dal nulla! E poi che ci fai qui?
Lui sospira- Detesto restare insieme a quei pazzi, credo che mi detestino... E la cosa è reciproca.
- Comunque... Cosa stavi dicendo?
Il ragazzo volta la testa verso le rose, ma io resto ad osservarlo.
Chissà com'è il suo volto sotto la maschera...
- Dicevo... Non è strano che qualcosa di così bello come queste rose sia il simbolo di un essere malvagio come Offender? Ma il male a volte sembra davvero bello, è per questo che i Proxy hanno accettato di essere ridotti a schiavi, hanno trovato beneficio nel male.
Restiamo zitti per alcuni secondi, poi io mi decido e parlo.
- Forse è che così pensano di poter stare meglio, sai che hanno avuto tutti un brutto passato. Anche tu l'hai avuto.
Ma, pensandoci bene, io non ho avuto un passato che poteva portarmi a passare dalla parte del male. Perché sono stata scelta allora?
Tim mi fissa negli occhi, per poi sospirare- Sai, è bello poter condividere i propri pensieri con qualcuno. Gli altri non possono capire...
Abbassa lo sguardo, e di nuovo vengo presa dall'istinto di stringerlo tra le braccia, di consolarlo.
Siamo sulla stessa barca, almeno non siamo soli.
Restiamo ancora zitti, in silenzio. È strano, ma nonostante lo conosca da poco con lui mi sento in confidenza, non era mai successo.
- Sai una cosa?- chiede, senza guardarmi.
- Cosa?
- Mi è appena venuta un'idea folle.
Sollevo un sopracciglio, e lui si alza in piedi.
- Vieni, non credo che questo sia il luogo migliore per parlarne.
Mi affretto ad alzarmi e inizio a seguirlo, chissà cosa ha in mente.
È difficile sapere cosa pensa qualcuno quando non puoi nemmeno vedergli il volto.
Camminiamo, e il legno del pavimento si fa più scricchiolante, i muri si riempiono di crepe, e ci ritroviamo di nuovo nella parte della magione che conosco.
Masky entra nell'ingresso, e apre il gigantesco portone.
- Dopo di te- dice, tenendo il portone aperto per me.
È bello trovare qualcuno di gentile...
Sorrido ed esco, seguita da Tim.
Camminiamo fianco a fianco, mentre le foglie scricchiolano sotto i miei piedi. È una giornata nebbiosa, non si vede molto bene, e le sagome scure degli alberi quasi del tutto spogli sembrano artigli pronti a ghermirci.
Mi guardo attorno, ma quando poso di nuovo lo sguardo dove dovrebbe esserci Masky non lo vedo. Come può essersi dileguato in quel modo?
- Masky?- lo chiamo, ma non ottengo nessuna risposta. Sento un fruscio dietro di  me e mi volto di scatto.
- Tim? Sei tu?
Non ho motivo di avere paura, non ho motivo di avere paura... Continuo a ripetermelo, ma la situazione è piuttosto inquietante.
- Timothy Wright! Dimmi dove sei e smettila di scherzare!- cerco di assumere un tono di voce arrabbiato, ma il mio suona più come un lamento.
- Ehilà!
Mi volto una seconda volta e mollo uno schiaffo istintivo a Tim, che si trova appeso a testa in giù da un ramo.
- Idiota!- gli dico, con un tono brusco, e lui in tutta risposta ridacchia.
- È la seconda volta in mezz'ora che mi fai prendere un infarto!
Lui inarca la schiena e con un rapido movimento salta a terra, rivolgendomi la schiena.
- Devo vedere se hai dei buoni riflessi. Ti serviranno a scappare.
Scappare?
- Non si può scappare, lo sai meglio di me- gli rispondo, sospirando.
Non sono una di quelle persone che si abbattono e perdono subito la speranza, ma volte anche coloro che vivono sempre sperando che tutto possa andare per il meglio sanno che da alcune situazioni non si può uscire.
- È da Slender che non si può fuggire. Ma da Offender sì. Lui non perseguita le sue vittime, e se un suo Proxy fuggisse lui ne cercherebbe uno nuovo. Devi solo andartene dal suo territorio. E ti aiuterò io.
Spalanco gli occhi. Per me c'è una speranza. C'è davvero. Potrei riabbracciare i miei familiari, tornare a casa... Ma adesso sto correndo troppo. Prima io e Tim dobbiamo ragionare su come fuggire.
- E perché dovresti aiutarmi? Ci conosciamo appena.
Lui prende un gran respiro, si volta verso di me e mi risponde- Per me non c'è speranza, Jenny. Mi sento un mostro. Sono un mostro. E sarà bello poter compiere una buona azione una volta tanto, vedere che qualcuno mi è riconoscente, e sapere che grazie a me una vita è stata salvata.
Gli sorrido, e sento gli occhi pizzicare. Spero non si noti che mi viene quasi da piangere. Lui è un'anima sola, che dal mondo non ha mai ricevuto nulla di buono.
Eppure è pronto ad aiutarmi, solo per poter fare la cosa giusta.
No, lui non è un mostro.
Per niente.
È un eroe, è un maledettissimo eroe.


ANGOLO AUTRICE: E sono tornata! Scusate il solito ritardo! Come vi sembra il capitolo? Vi prego, lasciate una recensione! Vi scongiuro! Sapere il vostro parere per me è fondamentale! Ciriciao gente!

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Capitolo 12
*** Ann ***


- Iniziamo con qualcosa di semplice- dice Tim- Prima di tutto, vediamo se sei agile. Quando fuggiremo Offender, Slender e i Proxy ci staranno alle calcagna, ma cercheremo di evitare i combattimenti e di fuggire, per non ferirci. Tutto chiaro?
Annuisco brevemente, e lui si guarda un attimo attorno, per poi indicare un albero poco lontano- Credi di riuscire ad arrampicarti fin lassù?
Io annuisco e lui incrocia le braccia, aspettando di vedere di cosa sono capace.
Forse non sono una brava combattente, ma sicuramente sono agile. Quando vivevo in città passavo ore al parco con alcuni amici, a correre e ad arrampicarmi sugli alberi.
Resto ferma per un attimo, per poi correre verso il tronco.
Il ramo più basso è subito sopra la mia testa, così lo afferro con una mano e mi tiro su, cercando un appiglio anche per i piedi. Riesco a spingermi verso l'alto con la gamba destra, e con un po' di fatica, inizio a salire. Tirarmi su con l'aiuto delle sole braccia per me è sempre stato difficile, visto che la mia forza è concentrata nelle gambe, e spesso mi serve qualche tentativo. Stavolta invece, per fortuna, ce la faccio subito. Da questo punto in poi le cose si fanno più facili. L'albero ha rami grossi e resistenti, e salire è piuttosto semplice.
- Ok! Direi che per quanto riguarda l'agilità non hai problemi- dice Tim, ed io mi fermo.
Mi osserva dal basso, subito sotto il tronco.
Gli sorrido.
- Adesso scendi, riesci a fare un salto?
Guardo in basso. Sono ad almeno cinque metri d'altezza. Deglutisco e provo a scendere senza saltare, usando i rami come i pioli di una scala. Tim è esattamente sotto di me, pronto a prendermi nel caso cadessi. Ed è un bene che ci sia.
Quando sono a circa due metri dal tappeto di foglie appoggio il piede su un ramo troppo sottile, non appena ci poggio un piede sopra questo cade, mancando per poco Tim.
Poiché, da idiota, non mi stavo curando di afferrare saldamente un ramo con le mani, cado.
Grido, e dopo una breve caduta, mi ritrovo tra le braccia di Masky, che piega leggermente le gambe e si irrigidisce a causa del peso aggiuntivo arrivato all'improvviso. Mi volto un attimo verso di lui, sperando di non essere rossa come un peperone. Il mio viso e la sua maschera sono solo a qualche centimetro di distanza, del resto. Masky ha una presa salda su di me, come se avesse ancora paura che io possa cadere, ma dopo qualche secondo la allenta.
Tim mi riappoggia a terra.
- Va tutto bene?- mi chiede, portandosi una mano dietro la nuca. Sembra un tantino imbarazzato anche lui, probabilmente non si aspettava davvero di dovermi prendere al volo.
- Ehm...- dico io- Sì, sta tranquillo.
Tamburello nervosamente le dita sulla coscia- Allora... che facciamo adesso?
Lui sta zitto, fissando un punto alle mie spalle.
- Che hai?- chiedo io. Guardo dietro di me e vedo una figura femminile che si avvicina. Dai capelli rossi riconosco subito Ann.
- Se ti chiede qualcosa, noi stavamo facendo una passeggiata.
Io annuisco, e la Proxy ci viene incontro, camminando velocemente.
- Jenny, non pensavo che anche tu fossi qui- dice la rossa- Che ci fai?
- Tim mi stava facendo vedere la zona. Così non rischio di perdermi- rispondo, cercando di sembrare il più convincente possibile.
Lei solleva un sopracciglio- Ah, il nostro Masky, sempre talmente e stupidamente altruista... - dice, per poi rivolgersi al ragazzo mascherato. -Comunque, Masky, il capo ha un compito per te.
Tim abbassa leggermente lo sguardo.
- Se non fai di nuovo il tuo lavoro sarai punito severamente. Slender ha detto che non ne può più, e che farsi sfuggire una quarta preda in un mese significa ritrovarsi a sputare sangue per una settimana.
Il tono di Ann è tagliente, quasi accusatorio.
Come è possibile che la pietà qui venga vista come qualcosa di sbagliato? È qualcosa che non riesco a comprendere. Qui tutto è l'esatto contrario di come dovrebbe essere. La bontà è una colpa, la crudeltà un merito.
Non sono sorpresa, so come funzionano le cose qui, ma non capisco come qualcuno possa pensare che uccidere sia motivo di orgoglio.
- Allora... allora ci vediamo dopo- dice Tim, allontanandosi.
È triste vederlo così, impotente. Lo vedo andare via, camminando silenzioso tra gli alberi, come un fantasma. Si volta un'ultima volta verso di me, per poi continuare a camminare. Provo una profonda pena per lui, chissà come si deve sentire. Lo seguo con lo sguardo fino a quando non sparisce nella nebbia. Anche io mi sento del tutto impotente.
Non posso aiutarlo, mentre lui sta rischiando la vita per aiutare me.
Sento lo sguardo di Ann su di me, e mi volto a guardarla in faccia.
- Vieni, ti riporto dentro- dice lei, iniziando a camminare - Non vorrai mica perderti, novellina.
La seguo, titubante, e la osservo per bene. È più alta di me, e ha un fisico snello e formoso.
- Non dovresti stare troppo insieme a Masky- dice, spezzando il silenzio che c'era tra noi.
- Da quando in qua ti interessa?- le rispondo- Ti importa qualcosa di me?
- Figurati!- esclama- Ma Masky ha una brutta influenza sui nuovi Proxy, gli spinge alla ribellione. È per colpa sua se Kate non è ancora Proxy a tutti gli effetti, lui le ha riempito la testa con le sue stupide idee. Ti porterà a fare un'azione stupida, e verremo puniti tutti. Quindi non metterti nei guai.
- E perché verrete puniti tutti?- chiedo, ma in verità è un'altra la domanda che vorrei farle.
- Sei talmente ingenua- risponde lei, e sono convinta che sotto la la mascherina da medico ci sia un un sorriso beffardo.
Sbuffo, ma lei non risponde alla mia domanda. Ciò che ha detto mi fa venire un dubbio. E se gli altri pagassero per la mia fuga? Ma forse Ann sta solo cercando di scoraggiarmi a fuggire.
- E quindi secondo te mi farebbe bene restare in tua compagnia insieme agli altri Proxy piuttosto che con Tim?- riprendo a parlare.
- Almeno non finirai per essere influenzata da lui.
Stringo i pugni, senza rispondere. È tutto sbagliato qui...
- A me questa faccenda dell'uccidere sembra una gigantesca idiozia- dico, in un sussurro.
Ann si volta di scatto verso di me, fissandomi con gli occhi cremisi.
- Tu non capisci- risponde.
- Certo, non capisco come tu possa provare piacere nell'ammazzare qualcuno.
- Sta zitta, tu non sai nulla.
Dopo quest'ultimo scambio di battute torniamo in silenzio, l'unico rumore è quello delle foglie che scricchiolano sotto i nostri piedi.
Non esistono motivi buoni per uccidere. Si può odiare qualcuno, ma arrivare a togliergli la vita significa essere pazzi.
E lei lo è. Sembra comportarsi in modo calmo, ma se uccidere le fa piacere è una persona folle.
Quando arriviamo in vista della magione mi sento sollevata, perché finalmente potrò allontanarmi da lei. Spalanca il portone cigolante, ed io entro immediatamente nella vecchia stanza, illuminata viocamente dalla luce che penetra da alcune finestre.
- Come mai tanta fretta? Hai paura di me?- chiede Ann, con tono di scherno, entrando.
- La verità è che mi disgusti- rispondo, maledicendomi subito. Quello che dico a volte non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello.
Lei mi fissa, e scandisce le parole- Portami rispetto, novellina!
- Dovrei avere paura? Non puoi uccidermi, no? Ti puniranno! E poi io non avrei mai paura di te!
La vedo afferrare con entrambe le mani la motosega.
- Non giocare con il fuoco. Adesso scusati.
Adesso la percepisco nella sua voce. La rabbia. E la pazzia.
Indietreggio, mentre lei avanza piano piano verso di me.
- Allora, dove sono le tue scuse?
La vista della sua motosega mi mette un tantino in soggezione, lo ammetto.
- Ok, ok. Va bene. Scusami- le dico, ma lei non si allontana. - Ann?- chiedo, continuando ad indietreggiare, fino ad arrivare alle scale.
- Non sei sincera!- dice, accendendo l'arma.
Fantastico, ha perso la testa.
Corro su per le scale, e lei mi insegue velocemente. Evito per un soffio la sua motosega, e corro come una pazza lungo il corridoio, riuscendo ad allontanarmi da lei di alcuni metri.
Devo cercare aiuto! Ann è più veloce di me, e sta guadagnando terreno. Ad un certo punto svolto in un corridoio che non conosco, ma che come tutti gli altri è polveroso e vecchio.
Ann si fa sempre più vicina, e nella mia testa si forma un'idea stupida, ma purtroppo è la mia ultima possibilità. Mi fermo, voltandomi di scatto, e senza preavviso afferrò con entrambe le mani la motosega di Ann.
Lei cerca di colpirmi, ma è difficile, visto che io cerco di tenerla ferma.
Ce la devo fare, è la mia unica possibilità. Non posso lasciare che mi uccida, e morire così.
Ann, con aria quasi disperata, dà un ultimo strattone alla motosega, verso di lei. Io perdo la presa, e Ann barcolla, visto che non si aspettava che io lasciassi andare la sua arma come se niente fosse.
E tutto poi sembra accadere al rallentatore. Ann cade a terra, perdendo la presa sulla motosega...
Che le cade addosso e la decapita.
A quel punto inizio ad urlare. Corro lungo il corridoio, urlando. Devo farmi sentire da qualcuno, da chiunque, e spiegargli quello che è successo. È grave? E se dessero la colpa a me?
Ann è morta, e in un modo del tutto assurdo. Non mi sembra nemmeno vero. Però non provo nulla. Non sono felice della sua morte, ma neppure dispiaciuta. Mi sento solo spaventata. Ho appena visto una ragazza venire decapitata!
Continuando a urlare e a correre svolto all'improvviso in un corridoio, scontrandomi contro qualcuno. Cado all'indietro, e alzando lo sguardo noto due grandi occhi rossi e una bocca triste cuciti su un passamontagna nero.
- Jenny?- chiede lui- Che hai da urlare?
Mi rialzo di fretta, afferrandolo per uno dei suoi guanti neri.
- Ann... la motosega... la testa... vieni!
Mi tiro dietro Hoody, probabilmente molto confuso, tenendolo per la mano e correndo davanti a lui.
- Vuoi spiegarti? E mollano la mano!
Lo ignoro, troppo occupata a ricordare la strada, e lo sento sbuffare dietro di me.
Arriviamo nel corridoio di prima e io mi fermo all'improvviso, confusa.
Ann è in piedi, e tiene la propria testa sotto braccio, come se fosse una palla.
Mi volto inorridita verso Hoody, che non sembra particolarmente sorpreso.
- Sei spaventata?- chiede Ann, beffarda. Il fatto che parli con la testa separata dal corpo mi inquieta non poco.
- Hoody... che è successo?- chiedo, senza voltarmi- Come è possibile?! Lei... lei era morta e adesso...
Il ragazzo tiene lo sguardo su di me, senza dire niente.
- Voi due mi dovete delle spiegazioni!

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Capitolo 13
*** Passato ***


- Allora? Vuoi spiegarti?
Deve essere più o meno la terza volta che lo chiedo. Ann mi ha portato insieme ad Hoody in una sorta di infermeria. La testa della ragazza è appoggiata su un tavolino, mentre iln suo corpo fruga in un armadietto.
È una visione vagamente inquietante.
Dal collo della donna non esce più sangue, effettivamente ne ha perso ben poco, e la cosa è piuttosto strana. Ma tanto nulla di quello che mi sta succedendo ultimamente ha una spiegazione logica, non mi dovrei sorprendere più di tanto.
- Non sono fatti tuoi. E visto che mi hai decapitata tu, cerca almeno renderti utile. C'è un ago lì, prendimelo- risponde lei, indicando con un braccio uno sportello.
Mi alzo, iniziando a cercare l'ago. È tutto polveroso in questa stanza, e mi scappa uno starnuto.
Hoody ci osserva, a braccia incrociate, restando zitto. La situazione non mi piace per niente. I due Proxy che si sono mostrati più minacciosi sono nella stessa stanza con me, ed uno è privo di testa.
Finalmente trovo l'ago, e lo porgo ad Ann.
- Ora posso andarmene?- chiedo.
Ann prende in mano il suo cranio e me lo porge- No. Mi devi dare ancora una mano. Forza, afferrami la testa, devo ricucirla.
La testa decapitata mi fissa, ed io distolto lo sguardo. Mi fa schifo, credo di non aver mai visto nulla di più ripugnante.
- Non può farlo Hoody?
L'incappucciato, appoggiato allo stipite della porta con una spalla, scrolla la testa - Vedi, da Proxy quale sei ti troverai in continuazione a fare cose disgustose. Dovrai pur farci l'abitudine, no?
Sospiro e, riluttante, prendo la testa tra le mani, rifiutandomi di guardarla. La pelle di Ann è strana, fredda e molle. Sembra di toccare qualcosa di morto.
L'infermiera mi ordina di poggiare la testa sul suo collo e così faccio, disgustata.
Tengo gli occhi chiusi, mentre la rossa si ricucisce la testa sul collo.
- Ho finito- annuncia poi- Puoi anche aprire gli occhi, novellina.
Separo rapidamente le mie mani dalla sua testa, aprendo gli occhi.
- Hoody, puoi portarla in camera sua? Scommetto che la piccoletta non sa la strada- dice Ann.
- Piccoletta?- chiedo, incrociando le braccia.
Ann non risponde, e si limita ad uscire dalla stanza, senza nemmeno guardarmi in faccia.
Poso il mio sguardo su Hoody. Mi sta fissando, immobile, a braccia incrociate.
- Allora... puoi accompagnarmi?- chiedo, giocherellando nervosamente con le maniche della felpa.
Questa situazione non mi piace. Hoody mi fa uno strano effetto. L'ho visto accanirsi contro Masky, e faceva davvero paura. Il fatto che porti sempre con sé una pistola non aiuta.
- Come vuoi. Non ho di meglio da fare al momento.
Si volta, iniziando a camminare, ed io lo seguo. Siamo entrambi zitti, immersi ognuno nei propri pensieri.
Mi vengono in mente le parole di Ann. Cosa intendeva riguardo al fatto che se io fossi fuggita sarebbero stati puniti tutti?
- Posso farti una domanda?- chiedo timidamente.
Lui non risponde. Resto zitta qualche secondo, poi continuo.
- Ann ha accennato al fatto che voi sareste puniti se io fuggissi...
Lui si volta di scatto- L'idea di fuggire non ti deve passare nemmeno per la testa. Non vorrai mica che a qualcuno venga fatto del male?
- Perché non potete mai spiegarvi?
- Taci, ed entra in camera tua- risponde, facendomi entrare nel corridoio dove si trovano le stanza dei Proxy.
Lui esce rapidamente dalla stanza, mentre io resto dentro. Vado rapidamente nella mia camera, notando che sul legno della porta è stato inciso il mio nome. Non voglio stare fuori, questo è l'unico posto in cui mi sento leggermente al sicuro.
Mi siedo sul letto, pensando. Devo cercare di capire. Davvero i Proxy sarebbero puniti se io me ne andassi? Non posso fidarmi di quello che mi dicono.
E di Tim? Posso fidarmi di lui?
Del resto, non sono mai stata brava a fidarmi degli altri.
È sempre stato così, anche quando vivevo in città. Io ero sono sempre stata quella con il cappuccio sul viso, con i libri stretti al petto e le cuffiette nelle orecchie. Quella che nessuno notava, e che se ne stava in un angolo, a parlare con poche amiche.
Ero quella che gli altri definivano come una un po' strana, un po' diversa. Non ero odiata, assolutamente, ero solo poco socievole, poco propensa ad aprirmi agli altri, per paura che mi ferissero.
Sospiro.
Non so cosa darei per avere la mia vecchia vita. Forse non era quella piena di avventure che avevo sempre desiderato, e non era nemmeno quella della solita ragazza super popolare, ma era una vita vera. Avevo una casa, una famiglia, degli amici...
Prendo un respiro profondo. Non ci devo pensare, non devo mettermi a piangere...
Mi alzo di scatto, aprendo la vecchia finestra dal vetro rotto e riparato malamente con lo scotch. Sento il bisogno di respirare l'aria fresca, di concentrarmi su qualcosa, qualsiasi cosa. Sul paesaggio, sulla giornata nuvolosa. Mi basta non pensare.
Non so da quant'è che sono qui, quando sento una mano sulla mia spalla e una voce che sussurra al mio orecchio.
- Allora? Com'è andata con Ann e Hoody?
Mi volto di scatto, riconoscendo la voce di Toby. Stavolta, almeno, sono riuscita a non prendere un infarto.
- Toby? Non ti avevo sentito...
- I Proxy sono silenziosi- risponde lui, con un'alzata di spalle.
- Comunque, come sai di cosa è successo con Ann?
Al ragazzo viene un tic alla spalla, sembra nervoso. Si guarda un po' attorno, girando la testa a destra e a sinistra, come a cercare un consiglio.
- Io... io ho visto tutto. Sono venuto qui per... per... scusa se non sono intervenuto!- dice, come se fosse un bambino che si scusa con la madre - È grazie a me se sei qua, forse dovevo essere io ad occuparmi di te, e poi noi dovremmo essere una famiglia, e Slender dice che in una famiglia ci si aiuta, si cerca di non far litigare gli altri e...
Decido di fermarlo, è sempre più agitato- Calmati Toby! Va tutto bene! Io sto bene, e Ann ha di nuovo la testa.
Toby sembra tranquillizzarsi un poco- Ok... ma non far sapere a Slender che ho visto tutto senza fare niente. Vi avevo visto dal corridoio quando hai tagliato la testa ad Ann è sono andato via. Non volevo aiutarla. Mi sta antipatica.
Si siede sul letto, con aria turbata.
- Tranquillo Toby, non dirò nulla- gli rispondo. Perché sono gentile con lui? È colpa sua se io mi trovo in questa situazione! Solo colpa sua.
Sospiro.< br /> - Toby... tu lo sai come fa Ann a sopravvivere alla decapitazione? È normale tra i Proxy?- gli chiedo. Nel caso, anche per me sarebbe possibile?
- No! Solo lei può farlo. Ha avuto un passato piuttosto particolare...
A quel punto inizia a raccontare.
- Abbiamo visto Ann per la prima volta quasi un anno fa, pochi mesi dopo che ero arrivato io. Hoody aveva tentato di ucciderla, ma gli spari non avevano effetto su di lei. Slender ci aveva ordinato di ucciderla, ma era impossibile. Alla fine decidemmo di tenerla con noi. Slender l'aveva vista uccidere, e la voleva come Proxy. Nemmeno noi sappiamo molto di lei. Solo che un uomo aveva trovato un modo per tenerla in vita per sempre, smembrandola e riducendo insieme il suo corpo.
Restiamo qualche secondo in silenzio. Non credevo davvero che qualcosa del genere potesse essere possibile. Ma mi viene quasi da sorridere al pensiero che tutto, anche le cose più assurde, ormai non mi sorprenda più di tanto.
- Insomma- risposi- È una sorta di Frankenstein.
Toby ride, ma non come un pazzo. La sua è la risata allegra di un ragazzo qualunque.
Sembra che in fondo anche i Proxy, per qualche secondo, possano sembrare umani normali.

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Capitolo 14
*** Ululato ***


Abbiamo finito di cenare. Ho fatto in modo di sedermi tra Kate e Masky, e sono rimasta tutto il tempo a fissare Rouge con aria disgustata.
Avevamo un po' di carne, e lei l'ha mangiata cruda, con le mani, sporcandosi il mento e le mani con il sangue. Anche adesso non posso fare a meno di notare che sotto le sue unghie sono rimasti dei rimasugli di carne.
Ancora mi chiedo come sia possibile che lei assomigli più ad un animale che ad un essere umano. Se prima ero unicamente terrorizzata da questi soggetti adesso mi chiedo come abbiano fatto a ridursi in questo modo.
Certo, conosco la storia di Toby, e avevo letto in giro, a grandi linee, le storie di Masky ed Hoody, anche se più che altro li conoscevo tramite le storie scritte dai fan, prima di vederli di persona.
Non mi spiego come sia possibile privare qualcuno della propria umanità.
- Non andartene- dice Hoody, con la sua solita voce priva di ogni emozione.
C'è davvero un volto sotto quel passamontagna? O, oltre che la sua anima, Slender si è preso anche tutto ciò che poteva renderlo anche solo lontanamente umano, ovvero il suo volto?
- Di solito il master ci dà un compito da fare dopo cena, credo che Offender farà lo stesso con te.
Un brivido mi attraversa la schiena, e sento una mano stringere la mia.
Mi volto verso Masky, che mi sta osservando.
- Va tutto bene- sussurra, cercando di essere rassicurante.
Faccio scorrere il pollice sul dorso della sua mano, è leggermente ruvida,  e sento la presenza di una vecchia cicatrice.
- Paura?- chiede Rouge, voltando la testa, leggermente inclinata, verso di me.
Io resto a fissarla per qualche secondo, senza dire nulla, pensando a cosa rispondere. Non voglio che prenda per una codarda, ma per lei sarebbe facile capire se mento.
- Per lei è la prima volta- mi salva Tim- è normale che sia agitata.
- Secondo me è che è una traditrice come te- risponde Rouge, con disprezzo.
I due si zittiscono non appena i due fratelli appaiono dal nulla, sputati fuori dalle tenebre.
- Ciao bambola- mi saluta il mostro dal sorriso mellifuo.
Io non gli rispondo nemmeno.
Tim lascia la mia mano, e subito un tentacolo bianco mi afferra per il polso. Sono spaventata, ma non devo darlo a vedere, mostrarmi debole vorrebbe dire dargli maggior piacere nello spaventarmi. Quando vengo sollevata da terra incrocio le braccia, fissando il mostro dove dovrebbero trovarsi gli occhi.
Sento di nuovo l'oscurità che mi avvolge, la testa che gira, ma tengo gli occhi aperti. 
Nel buio, che sembra quasi muoversi attorno a me come un turbine, l'unica cosa che vedo è un bianco soirriso, sempre rivolto verso di me.
Ci troviamo presto davanti al portone della magione, all'esterno. I rami degli alberi coprono in parte le stelle e la luna, unica fonte di luce, davanti a cui passano ogni tanto alcune nuvole.
Offenderman mi appoggia a terra.
- Vedi, piccoletta, io non ho tempo da perdere a liberarmi dei cadaveri, perciò prendi questo sacco e portalo lontano, e vedi di non lasciare tracce che possano ricondurre a te nel caso qualcuno lo trovi.
Mi porge un sacco di iuta che prima non avevo notato, sporco sospettosamente di rosso.
Lo prendo in mano, insieme ad una torcia che il mostro tira fuori da una tasca.
-Sta attenta novellina- dice, con tono di scherno- ci sono i lupi da queste parti.
Scompare, inghiottito dall'ombra.
Io mi affretto ad accendere la torcia. Non posso fare a meno di notare a quanto l'atmosfera somigli a quella del videogioco di Slender.
Sulle labbra mi appare un sorriso amaro- Stavolta però è tutto vero. Ed io non sono inseguita da un mostro senza faccia- dico, tra me e me.
Inizio a camminare, puntando la torcia contro qualsiasi cosa si muova. Un fruscio, e punto la torcia, uno zampettare, e punto la torcia.
Cavolo, vivo con dei mostri, perchè ho tutta questa paura? Qui dovrei sentirmi rassicurata, gli unici veri malvagi in questaforesta non sono certo gli animali.
Lontano, sento l'ululato di un lupo. Lo faccio anche io. Alzo la testa al cielo, con la luna ad ascoltarmi, e grido tutta la mia tristezza, la mia paura, la mia frustrazione.
Grido, e chiedo perché. Perché tutto questo sia accaduto a me, che cosa io ho fatto per meritare tutto questo.
Non ho fatto nulla. Semplicemente, sono vittima di un tiranno. Cammino adessopassando di fianco agli alberi e ai cespugli come un ombra, senza fare rumore, fino a quando non arrivo in una piccola radura. Qui dovrei seppellire il sacco senza problemi.
Inizio a scavare, sporcandomi le mani con la terra fredda, con la torcia a terra.
Sotterro il sacco. Non ce la faccio ad andarmene senza dire nulla. Ho appena sepellito una donna, per quanto cerchi di non pensarci. Sono complice di un assassino.
Sono stata costretta. Non è colpa mia.
Sento comunque di dover dire qualcosa.
Mi inginocchio. Cosa dovrei dire? 
Alla fine le parole mi escono da sole.
- Non so chi tu sia, non so nemmeno il tuo nome. Però so che nessuno merita tutto questo, indipendentemente da chi sia stato in passato. Io non ho potuto fare nulla per salvarti, e mi spiace per questo. Un altra cosa che non so è se tu credessi in qualcosa dopo la morte, ma in ogni caso voglio voglio solo dirti che spero che ora la tua anima sia in pace.
Congiungo le mani, in segno di preghiera, e resto qualche secondo ferma, con gli occhi chiusi.
Dopodiché mi alzo, allontanandomi, con un peso sul petto.
Non ho fatto del male a nessuno, per ora, ma sento già un senso di colpa.
E se venissi privata della mia anima come gli altri?


ANGOLO AUTRICE: Raga, ecco a voi il nuovo capitolo! Purtroppo a breve per me inizieranno gli esami, come sapete, quindi volevo avvisarvi in anticipo che i prossimi capitoli dovrebbero uscire ogni una o due settimane, questo fino all'otto Giugno, dopodichè dovrò mettermi sotto con lo studio più di quanto non stia facendo, quindi non mi vedrete spesso. Mi spiace d non essere presente in questo periodo, ma presto tornerò, dovrete aspettare più o meno fino al venti Giugno e tornerò a rompere le scatole con la solita frequenza!

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Capitolo 15
*** Non voglio giocare ***


Mi ci vuole un po' per ritrovare la via del ritorno, ma fortunatamente ho un senso dell'orientamento abbastanza buono.
Quando mi ritrovo davanti il grande portone della magione non so se dovrei essere sollevata per essere riuscita a ritrovarla o frustrata perché ci devo tornare dentro, incontrando magari qualche Proxy poco gradito.
- Ehi... Jenny...- sento una voce tremolante proveniente da dietro di me. Davanti mi ritrovo Kate, con un sorriso non esattamente rassicurante sul viso e la felpa sporca di fango e di rosso. La ragazza si porta davanti al viso  un braccio, come se la luce della mia torcia le desse fastidio.
- Ciao Kate- dico, indietreggiando. Non mi piace.
Il suo sorriso ha qualcosa di folle.
- Offender non ti ha fatto uccidere nessuno? Peccato, potevo insegnarti qualcosa- dice, ridacchiando.
Io cerco di sorriderle, andando verso il portone.
- Ma no,non andare! Possiamo giocare! Nel bosco incontro tanta gente con cui gioco! Anche se loro perdono sempre... farò giocare anche te!
Mi prende per un polso, tirandomi, e noto con disgusto che la sua mano è del tutto macchiata di rosso.
- No Kate- rispondo, strattonandola. Non credo di avere il suo stesso concetto di gioco. 
Lei si volta, spalancando i grandi occhi scuri. Ha un'aria simile a quella di una bambina che viene rimproverata.
- Ma dai! Sarà divertente giocare con la mia nuova amica! C'è sempre tanta gente da queste parti!- mi tira con più forza, conficcandomi le unghie nella carne.
- Kate, non voglio. Non mi piace giocare- rispondo, cercando di mantenere la calma, e di non farla arrabbiare.
- Ma tu... non sei mia amica? Io credevo che fossimo amiche!
Vedo una grossa lacrima uscirle dall'occhio destro, e mi lascia andare all'improvviso, coprendosi la maschera con le mani.
Devo dirlo, mi fa immensamente pena. Quasi mi dispiace per lei, so che non è del tutto sotto il controllo di Slender, ma solo in parte, e questo senza dubbio la rende piuttosto confusa e fragile. Non ce la faccio a lasciarla qui a piangere, ha un'aria così affranta.
Le poggio una mano sulla spalla- Mi dispiace...
Lei si passa una delle maniche della felpa sull'occhio- Perché non mi vuole nessuno?
- Non è così- rispondo io- So che sei buona in fondo, Kate. E' solo che non m piacciono i giochi che fai tu.
Lei alza lo sguardo su di me, e mette il broncio- E perché non ti piacciono? Scommetto che non hai mai fatto i giochi che faccio io. bisogna provare!
Io scuoto la testa. Ho paura di come Kate potrebbe reagire, ma non ho intenzione di fare uno dei suoi "giochi".
- Kate, io detesto l'idea di fare del male, non mi piacciono questi giochi.
Lei mi spintona, allontanandomi- Tu menti! Tu non mi vuoi, non mi vuoi! Mi odi anche tu!
- Io...
Si preme le mani sulle orecchie, piegandosi un poco su se stessa e iniziando a gridare- No! Non parlarmi! Vai via! Via! Ti odio, io credevo che tu volessi essere mia amica!
E invece resto ferma. So che è pericoloso, ma non voglio lasciare qui Kate, non voglio che pensi che io la odi. E' pazza, lo so, ed è un'assassina. Ma non è nemmeno colpa sua. Come me, non è altro che una vittima di uno stupido mostro.
- Kate, per favore- le dico- Io sono tua amica. Calmati!- le prendo un braccio, cercando di fermarla.
Mi sento però tirare verso di lei, ed in un attimo mi ritrovo gli occhi neri come pece della ragazza a pochi centimetri dai miei, e una mano guantata che mi tiene per la felpa, all'altezza del petto.
- No! Tu non vuoi giocare? Allora gioco io!
Mi colpisce allo stomaco con la mano ancora libera, stretta in un pugno, ed io annaspo per un attimo, cercando di parare i suoi successivi colpi, e di rispondere. Non voglio farle del male, ma nemmeno che mi ammazzi. 
Sembra non fare caso ai colpi che le sferro sul petto e sulle spalle, mentre io riesco a stento a difendermi. Improvvisamente sento una fitta alla caviglia, dopo che Kate mi ha dato un calcio in quel punto, e subito un secondo colpo allo stomaco che mi toglie il fiato. Resto senza difese per un secondo, e lei inizia a colpirmi ripetutamente, finché dei puntini neri non iniziano a danzare davanti ai miei occhi. Fa male come non mai, ma non riesco a reagire. Non voglio morire così, non voglio che tutto finisca in questo modo, eppure mi sento talmente stanca...
Ad un certo punto la ragazza si ferma, osservandomi e lasciandomi a terra. Io cado sulle ginocchia, tenendo una mano sul terreno e annaspando. I puntini continuano a danzare davanti a me, e la testa gira. Non sono del tutto cosciente, sento solo dei passi che si avvicinano, e due braccia che mi sollevano da terra, con delicatezza, senta che io capisca chi è il mio salvatore.



Angolo autrice: Sì, lo so. Perdonate il mio immenso ritardo! Prometto che dopo gli esami sarò più presente! E questo capitolo è pure insulso, direi... scusate!

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Capitolo 16
*** Ferite ***


Quando mi risveglio mi sento del tutto indolenzita. Devo essere piena zeppa di lividi. Sento un paio di bendaggi sulla pelle, uno sulla spalla, e l'altro sulla gamba. Il mio pensiero va subito a Tim e a Toby. Credo che sia stato uno di loro. Del resto, chi altro mi avrebbe aiutata?
Forse gli altri sarebbero stati obbligati a farlo... ma mi piace credere che sia stato uno degli unici ragazzi di cui sento di fidami, il pensiero mi piace di più. Provo ad alzarmi, e mi dirigo zoppicando verso la porta di quella che, anche se al buio, ho riconosciuto come camera mia. E' ancora notte, ma dalla finestra riesco a vedere i primi segni dell'alba, ed il profilo rosso dell'orizzonte. Accendo la luce e mi cambio, i miei vestiti sono del tutto sporchi di terra e fango secco. Trovo una felpa senza cerniera e cappuccio, troppo larga per me, tanto che le maniche mi coprono buona parte delle mani. Decido comunque di tenerla, è comoda, e ho sempre adorato i vestiti larghi. Esamino i lividi che Kate mi ha lasciato. Sono di un colore violaceo, e fa parecchio male anche solo toccarli in modo leggero. Spero solo di non essermi incrinata o rotta qualcosa. 
Passo un po' di tempo seduta sul letto, cercando di capire quanti danni la Proxy abbia provocato, mentre piano piano il sole sorge, fino a quando non sento i rintocchi che indicano che è giunto il momento di svegliarsi e andare a fare colazione. Esco dalla mia camera, e subito dopo vedo le porte degli altri che si aprono. Kate non mi guarda, e corre subito via, cercando di non farsi notare. Vorrei raggiungerla, ma per colpa della ferita alla caviglia correre mi sembra un'azione a dir poco impossibile.
Hoody, Ann e Rouge escono senza rivolgermi uno sguardo, mentre non appena Tim mi vede zoppicare viene verso di me- Come vanno le ferite? E' tutto ok?
Sembra piuttosto preoccupato per me. Non so perché, ma l'idea che lui tenga a me mi dà un certo senso di conforto.
- Sì, più o meno. Diciamo che ho avuto momenti migliori. E la caviglia fa abbastanza male.
- Kate deve averti dato un bel colpo...
Vorrei chiedergli se sia stato lui ad aiutarmi, anche se la cosa mi sembra leggermente imbarazzante. Non so perché, ma non me la sento di chiedere. Che mi succedo?
Mi avvio zoppicando fino alla cucina, insieme al ragazzo mascherato, che sembra pronto a sorreggermi ogni volta che rischio di cadere. 
Consumo la colazione in silenzio, lanciando occhiate fugaci alla ragazza dalla felpa bianca, che tiene la testa bassa sul suo piatto semi vuoto. 
- È tutto ok- mi sussurra Tim - Kate è sempre molto confusa. È normale che a volte si comporti in modo strano.
La verità è che ci sono rimasta male, credevo di aver trovato un'amica.
- Masky, non credo dovresti prenderti tutte queste confidenze - dice Ann, sarcasticamente - Gli altri si metteranno a pensare che hai in mente qualcosa di losco.
- Forse preferisco solamente parlare con qualcuno di normale e non con degli squilibrati - risponde lui seccamente, fissandola negli occhi. 
Lo sguardo cremisi di Ann è duro da reggere, eppure è lei a distogliere per prima lo sguardo. 
Gli altri non badano molto al rapido scambio di battute dei due, forse è meglio così. 
Passiamo il resto della colazione in un silenzio interrotto solo dai versi di Rouge. 
Devo dire che avevo sempre immaginato la situazione dei Proxy come molto più allegra. Non credo però che una semplice fan fiction sia effettivamente molto attendibile, anche se sono sempre stata abituata a vedere i Proxy come una sorta di famiglia. 
Non potevo pensare cosa più sbagliata. I Proxy non sono altro che un gruppo di ragazzi problematici, che hanno preso, non sempre per loro volontà, la più triste è oscura delle strade.
Subito dopo aver mangiato faccio per uscire dalla stanza, quando vengo raggiunta da Tim.
- Dobbiamo parlare - sussurra.
Capisco al volo che si riferisce al piano di fuga.
Usciamo rapidamente dalla magione, e ci sediamo sulle foglie secche che continuano a cadere dagli alberi, dopo un breve e leggero volo. Il tempo oggi è migliorato, e il sole colpisce la mia pelle pallida.
- Credo che dopo questo incidente avremo qualche problema con il piano. 
Passa qualche secondo di silenzio.
- Ma è tutto ok- si affretta ad aggiungere, forse notando il modo in cui sto fissando la mia caviglia.
- Non potrò allenarmi per un po'- dissi - e questo è un problema. Sarò guarita entro il giorno della fuga, ma non basta. Non so nulla su come combattere, e non posso nemmeno lavorare sulla corsa o sull'arrampicarmi sugli alberi.
- Io in verità ho pensato a qualche altro allenamento- dice lui, sfilandosi dalla cintura una vecchia pistola. 
Non sono esperta in queste cose, e non ho idea di che tipo sia.
- Era da un po' che non la trovavo, sai? Non la uso da un sacco, e credo ti servirà.
Mi porge l'arma con naturalezza, ed io la afferro delicatamente, come se potesse esplodere da un momento all'altro. Mi sento stupida, ma non ho mai tenuto in mano un'arma da fuoco, e l'idea non mi va esattamente a genio.
- Vuoi provare?
Mi rigiro piano l'arma tra le mani. Credo sia giunto il momento di uscire dalla mia sfera di debolezza, non posso continuare a non avere possibilità di difesa. Afferro saldamente l'arma e annuisco.
- Quando vuoi Tim.

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Capitolo 17
*** Fuga ***


È passata una settimana. Io e Tim abbiamo passato ogni secondo del nostro tempo libero a pianificare come scappare. Abbiamo lavorato a tutti gli aspetti del piano, ma qualsiasi cosa potrebbe andare storta.
Tranne forse le cheesecake che lui ha insistito di portare. Scherzando, ha detto che le cheesecake sono la sua fonte di vita.
È bello vederlo scherzare, sembra talmente normale, e adoro la sua risata. 
Perché al solo pensiero il cuore batte più forte? Non ne ho idea, ma la cosa mi sembra stranissima. 
Come ogni sera, aspetto che Offender arrivi per darmi qualche corpo da seppellire. L'idea, come sempre, mi disgusta, ma so che questa volta sarà l'ultima.
O almeno spero.
Quando Offender appare davanti a me, con il suo solito sorriso ammaliante sul volto, mi porge la sacca con un tentacolo, ed io la afferro, riluttante. Ciò che faccio è orribile, mi sento ogni volta come un complice degli omicidi di quel mostro, e solo l'idea mi disgusta a due poco. 
- Ci si vede, dolcezza - dice, un attimo prima di scomparire tra le ombre, come suo solito.
Non appena lo fa, appoggio a terra la sacca, andando verso l'armadio dove è nascosto tutto quello che mi serve. Uno zaino è appoggiato in un angolo, con dentro le provviste, e lì vicino c'è la pistola che Masky mi ha insegnato ad usare nel corso della settimana. La prendo in mano, ormai abituata a maneggiarla, e la appendo alla cintura.
Inizio a camminare verso l'uscita, con lo zaino in spalla, sperando di non essere notata da qualche altro Proxy. 
Quando esco dalla magione, respirando l'aria fresca della sera, mi guardo attorno, accendendo la torcia che porto con me. 
Cerco la maschera bianca di Masky tra gli alberi, e lo noto, seduto su un ramo con la schiena appoggiata ad un albero.
- Ehilà! - dice, con un tono di voce sereno e saltando giù dall'albero. 
In questi giorni mi è sembrato sempre più allegro, come se l'idea di fare qualcosa di giusto lo facesse sentire bene.
Per me è il contrario. 
In questa settimana mi sono resa conto di quanto Masky sia qualcuno di speciale, un vero eroe. Mi sono affezionata a lui, al mio salvatore, al mio angelo senza ali e con una maschera in viso. So che presto ci diremo addio, e che lui potrebbe venire punito per il suo gesto, ma a lui basterebbe fare la cosa giusta.
È pronto ad accettare le conseguenze delle sue azioni, ma ora il problema sono io. 
Non voglio abbandonarlo. 
- Allora - dice lui - adesso seguimi e non fare rumore, qualcuno potrebbe sentirci, ed è meglio che così non sia.
Iniziamo a camminare fianco a fianco, senza emettere fiato.
Non si sente nessun rumore, se non quello flebile del nostro respiro, e ogni tanto l'ululato di un lupo o il verso di un gufo.
Eppure dopo mezz'ora le cose iniziano a farsi complicate.
Infatti la foresta sembra illuminarsi di una magnifica luce rossa, dello stesso colore delle rose. 
- Masky, che cosa...
Il ragazzo mi prende per un polso - Jenny, seguimi. Io ti parlerò, tu concentrati solo sul suono della mia voce, non pensare a nient'altro, non restare a guardare ciò che è attorno a te. Fissa solo me.
Non capisco il perché di tutto ciò, ma faccio esattamente come mi ha detto.
Cerco di concentrarmi unicamente sul suono della sua voce, escludendo dalla mia mente ogni altro rumore.
Come mai sta facendo questo?
Urto la radice di un albero con un ramo, rischiando di inciampare, e per un attimo mi distraggo. 
Nell'aria sento la musica dolce di un violino, e mi fermo.
- Jenny! - esclama Masky, ma non sento altro. Probabilmente sta parlando, e lo sento tirare, provare ad allontanarmi da quella musica, eppure non ci riesco.
Le note suonate sono le più melodiche che io abbia mai sentito, e mi arrivano dritte al cuore come solo il migliore dei brani potrebbe fare.
Le mie gambe si muovono da sole, e la mia mente non pensa al fatto che io stia andando incontro ad una trappola, ma solo a seguire quella musica, che vorrei ascoltare in eterno. L'aria è rossastra, e diversi petali rossi di rosa sembrano fluttuare senza peso, accompagnati da una lieve brezza che mi scompiglia leggermente i capelli. 
Alla fine riesco a vedere da dove proviene la musica. L'alto uomo senza volto è seduto su una roccia, e suona dolcemente un violino. Continuo ad avanzare, senza badare a Tim che cerca di tirarmi indietro. Ogni volta che mi prende il polso io lo strattono, facendogli perdere la presa.
All'improvviso la musica si ferma, ed io mi trovo a pochi metri da quello che ora non mi sembra un mostro.
Non lo so nemmeno io cosa sembra. Si solo che all'improvviso mi piace.
Offenderman alza lo sguardo su di me, sorridendomi in modo seducente.
All'improvviso sento il cuore che batte più forte, è un sorriso dipingersi sulle mie labbra. 
Mi sento attratta da lui, in un modo del tutto nuovo. Lo desidero, e non mi rendo conto della follia che sto compiendo.
- Vieni da me, Jenny - dice lui, porgendomi una mano candida.
Io sto per afferrargliela, quando mi sento afferrare per le spalle.
Davanti mi trovo i due grandi occhi neri della maschera di Tim.
Provo a scostarmi, ma lui si alza velocemente la maschera, quanto basta per scoprire la bocca, e mi dà un leggero bacio sulle labbra. 
All'improvviso mi rendo conto di cosa sto facendo, del fatto di essere vicinissima ad una trappola di Offender... E del fatto che baciare Masky non mi dispiaccia affatto.
- Tim, che cosa...
- Non c'è tempo!
Lui mi afferra per un polso, iniziando a correre il più lontano possibile da Offender. L'aria non è più illuminata di un color cremisi, e non vedo più i petali fluttuare.
Io e il ragazzo mascherato corriamo nella foresta per almeno mezz'ora, fermandoci solo quando siamo allo stremo delle nostre forze.
Ci sediamo con la schiena contro un albero, l'uno di fianco all'altro.
Ancora mi batte forte il cuore per l'idea di essere stata così vicina a finire in trappola.
- Tim... So che è meno importante di qualsiasi cosa sia successa - dico, sperando di non essere rossa in viso - Ma perché mi hai baciata?
Lui si volta di scatto verso di me, mi piacerebbe tanto poter vedere la sua espressione sotto la maschera.
- Vedi... Dovevo trovare un modo per distrarti. Le grida e gli strattoni non avevano funzionato, e allora... -dice, passando di una mano sulla nuca. Forse non lo conosco da molto, ma so che quando fa quel gesto significa che è nervoso. Sul mio viso appare un piccolo sorriso. In fondo spero che sia qualcosa di più di ciò che ha detto - Comunque... Come ti senti?
- È strano - rispondo - sono piuttosto confusa. Non capivo per niente quello che succedeva. E poi Offender sembrava così ammaliante. L'idea mi disgusta.
- A me basta solo che tu stia bene. Ti assicuro che finché ci sarò io non permetterò a nessun mostro di sedurti e catturarti come stava facendo lui.
Alle sue parole restiamo entrambi zitti, fissandoci negli occhi. 
Mormoro un "grazie", e qualche minuto dopo entrambi ci addormentiamo, stringendoci l'un l'altro per scaldarci


ANGOLO AUTRICE: Sono viva! Sono finalmente viva! Gli esami sono finiti ed ora che è estate posso dedicarmi alla scrittura, per la vostra felicità! Ed anche per questo credo che presto arriveranno i nuovi capitoli di Creepiship! Contenti?

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Capitolo 18
*** Il raggio di sole ***


Tim cammina rapidamente tra gli alberi, a velocità sostenuta, ed io lo seguo a passi piccoli e rapidi, sotto il sole sorto da poco.
Siamo silenziosi, ma il nostro non è un silenzio imbarazzato.
- Sai Tim, non mi hai ancora spiegato una cosa - gli dico, saltando su una pietra coperta di muschio e allargando le braccia per tenermi in equilibrio.
- Che cosa?
Penso un po' prima di parlare, soprattutto perché non so esattamente come esporre la domanda. Eppure più volte mi è passato per la testa questo pensiero.
- Diciamo che... Mi sono sempre chiesta una cosa. Tu non trovi che tutto questo sia immensamente stupido?
Lui si volta di scatto verso di me - Stupido?
Ha un'aria abbastanza sorpresa.
- Indendo dire... Credo che tutto ciò che fanno i Proxy e gli Slender sia stupido. Quasi riesco a capire Slender, anche se credo che se avessi un figlio e lo perdessi non diventerei una rapitrice di bambini e un'assassina. In ogni caso, non ti sembra che la pazzia di Offender sua del tutto... Immotivata?
Lui sembra pensarci un attimo - Io non credo sia del tutto vero, sai?
Mi metto di fianco a lui, camminando e guardandolo dritto in viso. Devo alzare un poco la testa per vederlo, sono sempre stata piuttosto bassa, e arrivo appena alla sua spalla.
- In che senso?
- Come credo tu sappia, Offender è impazzito dopo essere stato rifiutato da una donna umana - disse, camminando e tenendo lo sguardo verso il cielo.
- Esatto - rispondo io, mettendomi le mani in tasca - È stupido.
Lui sbuffa, con aria scocciata - Puoi lasciarmi parlare? - chiede, un tantino stizzito. 
In tutta risposta io alzo le spalle - Come vuole lei, boss!
Lo sento sospirare - Prova a pensare in che situazione si trovava lui. Suo fratello era un mostro, e lui si trovava a convivere con lui, i suoi Proxy del tempo, e con il suo istinto represso da mostro.
- Istinto represso? - chiedo, alzando un sopracciglio. Alzo lo sguardo verso il cielo, adesso limpido, e verso il luminoso cerchio bianco e giallo che è il sole.
- Sì. Insomma, chiunque, quando è solo, impazzisce. Lui era un mostro di natura, e per non diventare come Slender aveva bisogno di aggrapparsi a un sentimento positivo, e lui si era aggrappato all'amore per quella donna. Era... Come dire... Il suo unico raggio di sole, la sua unica possibilità di essere anche solo minimamente umano, e normale. E il giorno in cui lei lo ha rifiutato lui si è ritrovato perso. Capisci, no?
Io annuisco piano - Capisco.
Restiamo in silenzio per un altro po', ognuno immerso nei propri pensieri. 
È strano da pensare, ma quasi mi riesco ad impersonarmi nell'Offenderman della storia che Tim mi ha raccontato.
Lui un tempo era terrorizzato dall'idea di smettere di essere buono, di impazzire e di diventare un assassino, di essere un mostro. È tutto questo... Lo provo anche io.
Emetto un sospiro tremolante. Possibile che quello che è successo a lui succeda anche a me? È possibile che io perda il mio raggio di luce?
All'improvviso sento il braccio di Masky bloccare la mia camminata, e mi volto verso di lui.
- Che cosa...
Non faccio in tempo a terminare la frase che Masky mi appoggia piano un dito sulle labbra, come a dire di zittirmi. 
- Sono da queste parti.
Ci guardiamo attorno, schiena contro schiena, ed io appoggio la mano sulla mia pistola, pronta a tirarla fuori e ad utilizzarla. 
Almeno, spero di essere pronta.
Sento alcuni fruscii attorno a noi, e mi volto di scatto, vedendo uscire dai cespugli la chioma castana e scompigliata di Toby. Il ragazzo si muove lentamente, ed è senza accette, con le mani in alto.
Punto subito la pistola su di lui, ma non penso che avrò il coraggio di sparargli, affatto.
Tim non volta la testa verso di lui, ancora in all'erta, e continua a guardarsi attorno.
So che significa. Non si fida, ancora potrebbe esserci qualcuno nascosto tra i cespugli.
- Toby, cosa vuoi?
Lui tiene la testa bassa, e lo sento appena mormorare poche parole - Voglio unirmi a voi.
Restiamo in silenzio per qualche secondo. È davvero possibile? In effetti, Toby è sempre sembrato, tra tutti, quello che sembrava aver conservato un minimo di bontà.
- Voglio scappare anche io - dice, in un sussurro.
- I Proxy di Slender non scappano - risponde Masky bruscamente, senza incontrare lo sguardo di Toby, ma continua a osservare i cespugli attorno a noi.
- Io sì. Ci separeremo al confine del territorio di Offender, per favore... Voglio andare via. Non sono neanche armato.
Masky abbassa la guardia, voltandosi verso il ragazzo.
- Come facciamo a sapere che dobbiamo fidarci di te?
- Non... Non lo so.
All'improvviso la noto. La manica di una felpa gialla, nascosta pochi metri a sinistra di Toby, ed un guanto nero che regge una pistola. 
Tutto sembra muoversi al rallentatore per qualche secondo. Assesto una spallata a Tim, spostandolo dalla traiettoria del proiettile, e sento il forte rumore di uno sparo.

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Capitolo 19
*** Brian ***


La prima cosa che sento è un forte bruciore alla spalla. È come se la carne andasse a fuoco. Il proiettile non mi ha presa in pieno, ma mi ha colpita di striscio, lacerando la mia felpa e iniziando a farmi sanguinare. Mi rialzo rapidamente nonostante il bruciore, pensando che esiste ben di peggio, e vedo Hoody uscire dai cespugli, con la pistola puntata su di me e su Tim. Alla fine il mio gesto non è minimamente servito a salvarci. Provo a raggiungere la mia pistola con una mano, ma Hoody mi punta la sua arma alla mano, scuotendo la testa, come ad invitarmi a non fare gesti avventati.
- Guarda guarda - dice lui - Ecco qua i due traditori. Toby, hai fatto un bel lavoro a distrarli.
Il castano, a testa bassa, annuisce.
Mi torna in mente quanto mi fosse sembrato umano le poche volte in cui ci ho parlato. Ero stata convinta di aver trovato un amico.
Faccio una smorfia, quasi involontariamente. Mi sento tradita, credevo che in fondo Toby fosse come me.
- Adesso, cari miei - continua il ragazzo - Fate in modo di seguirmi. Niente passi falsi, e non provate a scappare. Ann è nei paraggi.
Deglutisco, mentre sento i miei piani andare del tutto in frantumi. Rivolgo uno sguardo verso Masky, che guarda verso terra. Toby si mette davanti a noi, mentre Hoody resta dietro, puntando la pistola sulla schiena di Tim.
Mi mordo il labbro, iniziando a camminare. Non ho solo fallito. Adesso dovrò gestire l'ira di Offender. E Masky è nella mia stessa situazione, per colpa mia.
Per colpa della mia speranza di essere libera. Mi ha voluto aiutare, mentre ora potrebbe accadergli di tutto. Sto male, sento un enorme fastidio alla parte bassa dello stomaco, e un orribile peso sul petto. I sensi di colpa mi attanagliano, mentre penso che l'ultima cosa che voglio è vedere Tim soffrire. Mi sforzo di trattenere le lacrime, almeno per non dare nessuna soddisfazione a Hoody. 
Sento la mano di Tim avvolgersi attorno alla mia, ed alzo lo sguardo su di lui. Sembra quasi che mi voglia rassicurare, come se volesse dirmi " Va tutto bene".
Ma non è vero, non va affatto bene, e so già che non mi potrò mai perdonare per quello che ho fatto. Masky potrebbe anche essere ucciso, solo per causa mia.
- Ehi, piccioncini, allungate il passo! - Hoody mi dà una lieve spinta in avanti, spingendomi ad accelerare.
Passiamo diversi minuti camminando, senza dire una parola, mentre piano piano ci avviciniamo di nuovo alla magione.
Vorrei poter usare la mia pistola, ma non sarei abbastanza rapida. Se solo Hoody abbassasse per un attimo la guardia...
- Sai che sei davvero cambiato, Hoody? - dice Masky - Ti facevo più comprensivo.
Lo sento sbuffare - Cosa avrei dovuto fare, Wright? Risparmiarmi questa piccola vendetta e lasciarmi torturare da Slender solo perché non volevo fare del male al mio ex migliore amico? Sarebbe stato talmente patetico!
Tim sta provando a distrarlo, lo capisco dal fatto che abbia lanciato uno sguardo rapido verso di me, e poi verso la mia pistola.
- Speravo fossi almeno minimamente umano, Thomas...
- Non chiamarmi per cognome. E poi l'umanità è indice di debolezza. Ora taci e cammina.
Masky si blocca, girandosi di scatto verso il ragazzo in felpa gialla, mollando la mia mano - Piantala. Stavo solo cercando di capire se potevo ancora parlare con Brian, ma a quanto pare lui è morto.
Il ragazzo si ferma di botto. Stringe i pugni, roteando lentamente il collo - È davvero questo quello che pensi?
Mi sorprendo nel notare che la sua voce, adesso, sia quella bassa e calda di un qualunque umano.
Dal tono, sembra quasi che si sia liberato dal controllo di Slender.
Anche io non posso fare a meno di fermarmi, e di osservare la scena, di fianco a Toby.
- Ci tieni tanto? - chiede Hoody, stringendo i pugni - Allora parliamo. Non da Masky a Hoody. Facciamo come vuoi tu, da Tim a Brian.
Detto questo si sfila rapidamente passamontagna e cappuccio, rivelando, forse per la prima volta dopo anni, il suo volto. Il fatto che sia così anonimo un poco mi sorprende. Ha un semplice volto affilato, e i capelli corti tra il castano e il biondo. A prima vista sembra un ragazzo chiunque.
- È questo quello che volevi? - chiede poi, passandosi una mano sul viso, come per ricordarsi quali sono i suoi tratti facciali - Volevi vedere Brian? Ecco, questo è Brian. 
Masky resta impietrito per qualche secondo, davanti al viso del suo vecchio migliore amico.
- Allora - dice il ragazzo, passandosi una pistola da una mano all'altra, quasi ringhiando - Parla. Finiamola al più presto con questa idiozia. Cercherò... Cercherò di essere Brian, una volta tanto. Toby, non fare nulla. 
Toby non interviene, in piedi di fianco a me, ma si limita ad osservare la scena con aria stupita, e ad evitare in ogni modo di guardarmi.
Sono però troppo occupata a fissare la scena per badare alle sue parole.
- Dimmi - dice Tim, dubbioso - Se adesso sei davvero Brian... Che cosa farai, adesso? Ci porterai da Slender?
Lui inclina la testa di lato - Non credo sarebbe giusto... Però... - all'improvviso tutta la luce che c'era fino ad un attimo fa nei suoi occhi chiari sparisce. Le sue iridi diventano opache, e la sua espressione impassibile.
- Brian? 
Tim fa un passo indietro, e sento risuonare nell'aria la voce robotica di Hoody, furiosa come non mai - Traditore! Non si può ingannare così Hoody!
Il ragazzo fa per sollevare la pistola, ma stavolta io sono più rapida. Alzo la mia arma e premo il grilletto. Non miro ai punti vitali, ma alla sua gamba destra. Si sente il rumore dello sparo, e Hoody cade a terra.
- Toby, razza di idiota! Prendili!
Il ragazzo mi fissa per un attimo, stringendo una delle due accette, ed io inizio a correre, strattonando Tim, che sembra ancora confuso e pietrificato.


Angolo autrice: Ehilà! Volevo avvisare tutti i lettori che adesso la storia è presente anche sul mio account Wattpad, Tetra_. E... Niente. Ciriciao gente!

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Capitolo 20
*** Addio ***


Io e Tim corriamo a zig zag tra gli alberi, in modo da far perdere a Toby le nostre tracce. Continuo a muovermi finché non sento il cuore esplodere nel petto e le gambe farmi male, e il piano sembra effettivamente funzionare. Non sento più altri passi dietro ai miei, oltre a quelli di Tim. Ad un certo punto mi sembra di sentire il suono della motosega di Ann.
- Più veloce! Più veloce! - dice Tim, prendendomi per mano e tirandomi.
I leggeri passi della ragazza sembrano avvicinarsi, finché non scorgo la sua figura nera e rossa a una ventina di metri da noi. Ha la motosega accesa, pronta probabilmente a farci a fette.
Deglutisco rumorosamente, mentre sento le gambe stanche.
Non ce la posso fare, mi sento stanca.
- Tim... Non... Non ce la faccio... - dico, rallentando inesorabilmente.
Voglio correre, ma le mie gambe sono stanche e pesanti.
Il ragazzo mi guarda per un momento, fermandosi - Sali sulle mie spalle, non fare storie.
Pochi secondi dopo mi ritrovo sulle spalle di Masky, cercando di rallentarlo il meno possibile, mentre lui corre all'impazzata.
È veloce anche se mi deve portare, ma Ann si fa sempre più vicina.
Non voglio pensare a cosa accadrebbe se Ann ci raggiungesse, l'idea è troppo terrorizzante.
- Idea! - esclama Masky - Tu sai nuotare, vero?
- Eh? Certo che so nuotare, perché?
Lui non risponde, ma svolta bruscamente a destra. Dopo un po' mi sembra di sentire il rumore di un fiume. Ancora qualche passo e lo vedo. L'acqua limpida non scorre troppo velocemente, e non ci sono rapide nella zona, visto che qui non siamo in un punto particolarmente in rilievo, e le sponde sono parecchio lontane tra loro. 
Masky corre verso l'acqua e si butta. Il gelo mi colpisce improvvisamente al petto, mentre la corrente, non esageratamente forte ma neppure debolissima, mi trascina piano.
- Raggiungiamo l'altra sponda - dice Masky, facendo un paio di bracciate - Ann non può raggiungerci a nuoto con la motosega! 
Inizio a nuotare, e quando per un attimo mi volto vedo Ann correre lungo la riva, probabilmente sta cercando il modo di attraversare il fiume.
Io e Tim riusciamo a raggiungere l'altra sponda, e, fradici, continuiamo a correre.
- Manca poco - mi sembra che mormori Tim, ma non ne sono sicura.
Ad un certo punto ci fermiamo, esausti, ed io rivolgo un lieve sorriso a Masky.
Siamo sulla cima di una collina, ed entrambi ci voltiamo, vedendo, a un centinaio di metri da noi, un'autostrada, su cui però non sembra passare nessun'auto, che conduce ad un piccolo paesino di campagna. Dal cielo grigio iniziano a scendere alcune gocce di pioggia.
- Non ci segue più nessuno... - mormoro, sorridendogli, ed appoggiandomi al ruvido tronco di un albero.
Lui per qualche secondo mi guarda, e vorrei tanto sapere che cosa gli passa per la testa.
- Ce l'abbiamo fatta... - dice lui, con aria poco convinta.
- Ce l'abbiamo fatta! - ripete con più entusiasmo, e posso quasi immaginare il sorriso sotto quella maschera.
Scoppiamo entrambi a ridere, sollevati come non mai.
È quasi incredibile.
Sono viva.
Sono libera.
Penso subito al momento in cui potrò riabbracciare i miei genitori, in cui potrò ridere di nuovo insieme a mia sorella. 
È finito, è finito tutto, finalmente.
Masky mi abbraccia, stringendomi forte a sé, ed io continuo a ridere, felice come non mai, anche se per un attimo rimango impietrita, prima di ricambiare la sua stretta.
Libera, libera, libera!
Ad un passo da casa.
Ad un passo da non rivedere più la magione.
Ad un passo... Da non vedere più Tim.
- Masky... - dico, separandomi bruscamente dal ragazzo - Questo... Questo è un addio?
All'improvviso le risate e la gioia si fermano.
Tutto sembra farsi silenzioso.
Il ragazzo mi fissa per un attimo - Io... Io credo di sì.
Restiamo per un attimo a fissarci, e sento un improvviso vuoto al cuore.
Non vedrò mai più Tim.
Il MIO Tim, il mio maledettissimo eroe, il mio piccolo angelo.
Sento gli occhi gonfiarsi di lacrime. So che devo farlo, ma non posso. Lo sento, ho bisogno di lui.
Non posso pensare di andarmene e di dimenticarlo, di fare finta che non sia mai esistito. 
- Jenny - dice lui, con voce tremante - È stato bello finché è durato. Io... Io volevo solo farti vedere una cosa... prima che te ne andassi.
Il ragazzo si posa una mano sulla maschera, sfilandosela rapidamente, e per la prima volta in vita mia vedo chi è il mio salvatore. Sembra un poco più grande di me, forse di due o tre anni, e ha il volto pallido di chi non vede mai la luce del sole. Ha un poco di basette, e delle pesanti occhiaie. I suoi occhi sono scuri, di un colore magnifico, una tonalità indefinibile che sta tra il marrone ed il nero.
- Volevo che almeno tu potessi vedermi così. Volevo poter sembrare umano... almeno per te.
Alla fine non resisto.
Scatto verso di lui, afferrandolo per la giacca di pelle e tirandolo verso di me, con forza. Le nostre labbra si incontrano, e l'espressione sorpresa di Tim sembra diventare più calma. Dolcemente, ricambia il mio bacio, e per alcuni, interminabili secondi, restiamo fermi, felici di poter mostrare, alla fine, ciò che proviamo. Non mi importa di nulla adesso. Mi importa solo di sapere che Timothy Wright è con me, e che prova ciò che provo io. Eppure gli occhi di entrambi sono gonfi di lacrime. 
Perché sappiamo entrambi che questi secondi non saranno eterni, e che prima o poi saremo costretti a separarci, e a dirci addio.
- Ti amo, Tim - dico, separandomi da lui.
Masky mi prende il volto tra le mani, e per qualche secondo restiamo così, fronte contro fronte, con i capelli bagnati che si appiccicano alle nostre fronti, entrambi consci del fatto che presto lui dovrà andare via, affrontare l'ira di Slender, e che nulla potrà mai cambiare tutto questo.
- Ti amo anch'io, Jenny - risponde lui, in un sussurro.
Fa un passo indietro, per poi indossare ancora la maschera, e rivolgermi un ultimo cenno.
- Addio, Jenny.
- Addio...
Il ragazzo si volta, iniziando a correre nella boscaglia.
Vorrei gridare, chiedergli di restare con me, ma so che non può. Ed è tutto così maledettamente ingiusto. 
Una lacrima solitaria mi scorre lungo il viso, mentre io rivolgo lo sguardo verso le case bianche, iniziando a camminare.

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Capitolo 21
*** La fine? ***


Fisso il soffitto, mentre la pioggia picchietta piano sulla finestra della mia camera.
È così strano essere qui, a casa.
È passata una settimana dal giorno in cui sono ritornata dalla mia famiglia.
Una settimana in cui sono stata interrogata più volte dalla polizia, ma ho preferito non parlare di cosa è successo davvero. Senza prove materiali sarei solamente stata presa per pazza. Ho inventato una scusa, dicendo che mi ero persa nel bosco ed avevo preso ad allontanarmi sempre di più da casa, senza saperlo. Stranamente i poliziotti sembrarono accettare la cosa, e non furono molto insistenti. 
Quando ho chiesto  dove fosse finita Emily, però, ho iniziato a capire che qualcosa non andava.
- Jenny, cosa stai dicendo? Non c'è mai stata nessuna Emily.
La stessa risposta è arrivata da mio padre, da mia madre e da mia sorella. 
È strano, troppo strano. Non riesco davvero a capire cosa stia succedendo. Sono quasi arrivata al punto di credere di essermi immaginata tutto. La mia mente è un groviglio di pensieri confusi, che non riesco a districare. 
Non esco mai, ho solo voglia di stare in casa, al sicuro, a pensare. Ai miei genitori questo va bene, hanno detto che finché non sarò tornata a stare bene non andrò a scuola. Sono all'inizio dell'anno, e posso permettermi di saltare una settimana o due.
Insieme alla faccenda di Emily c'è un altro problema. Ho riabbracciato la mia famiglia, sono tornata a casa, mi sento al sicuro. Eppure lo sento, quel vuoto al petto, che nonostante tutto è sempre con me.
E so il perché. 
Tutto è finito, ma solo per me. Offender e Slender ci sono ancora, ed i Proxy sono ancora tali. Alla fine non ho concluso nulla. E mi sento in colpa per questo. 
E, soprattutto, mi sento in colpa per Tim. Lui meno di tutti merita il destino che gli è capitato. In più, mi manca, terribilmente. Non so cosa darei per vederlo ancora.
Sospiro, sistemandomi meglio le cuffie. Canticchio piano la canzone che sto ascoltando, I don't wanna die, degli Hollywood Undead. È notte, ma non riesco a dormire, del resto ho sempre avuto problemi di sonno, che adesso sono peggiorati parecchio.
Mi pare di sentire un picchiettio indistinto che viene dalla finestra, ed è parecchio più forte del semplice rumore della pioggia.
Sollevo lo sguardo, e noto una figura scura davanti al vetro, che sembra guardarmi. Mi tolgo rapidamente le cuffie, e rivado immediatamente ad accendere la luce della mia camera, per vedere chi c'è. Non sono particolarmente spaventata, probabilmente la mia esperienza mi ha temprata, ma di fatto sono solamente agitata.
Non appena la stanza si illumina riconosco il viso di Toby oltre il vetro.
- Che cosa vuoi? - chiedo, incrociando le braccia. Non mi sorprende più di tanto, so che lui e i Proxy sembrano girare spesso per i boschi da queste parti, ma sono arrabbiata. Lui ha mostrato di essere solo un traditore.
- Per favore - mi sembra di sentirlo dire - Fammi entrare.
- Dovrei fidarmi di te? - chiedo, incrociando le braccia.
- È importante! Io non volevo, è stato Hoody a costringermi a fare ciò che ho fatto. Per favore, fammi parlare!
Sospiro, pensando. In fondo sento di tenere a Toby, e mi è sempre sembrato un ragazzo in fondo buono. Ma devo davvero fidarmi?
- Riguarda anche Tim.
Quelle parole bastano a smuovermi. Apro la finestra, e Toby salta dentro, zuppo d'acqua e disarmato. Forse è stupido, ma se davvero riguarda Masky ho bisogno di ascoltarlo.
- Senti, le cose stanno cambiando, alla magione. Qualcuno ha avvertito loro di ciò che hai fatto.
- Loro?
- Non so chi siano o come si chiamino. Sono solo loro. Sono le uniche persone che cercano di combattere gli Slenders. Adesso che ci sei tu, l'unica vittima libera a cui non è stato fatto nessun lavaggio del cervello. Ti verranno a cercare, Jenny. E, te lo assicuro, nulla sarà come prima. Forse Masky potrà essere libero. E, a proposito, lui è vivo.





Angolo autrice: E quindi, cari miei, non è ancora finita. Ho iniziato a lavorare a questa storia quasi un anno fa, ed ho fatto moltissime modifiche e cambiamenti nel corso del tempo. Ci ho messo molto impegno a scriverla, e un po' mi spiace averla finita. Arriverà un sequel, ma ci vorrà parecchio tempo. Intanto, cercherò di continuare "normale vita da creepypasta". Se avete considerazioni finali da fare sono ben accette.

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