A different past

di Padfoot_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Restart ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Alone ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Horcrux ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Questa storia inizia con la mia morte.

Si, avete letto bene: la mia morte.

Nessun lungo tunnel buio, nessuna luce accecante seguita da un'immensa sensazione di pace. Niente di niente, se non dolore per tutto ciò che avevo perso.

Vi starete chiedendo chi io sia, che cosa mi è successo, perché inizio la mia storia da quella che dovrebbe essere la fine... state tranquilli risponderò ad ogni vostra domanda.

Intanto per cominciare mi chiamo Elizabeth, Elizabeth Lily Potter.

Si, Potter come Harry James Potter, il Bambino-Che-È-Sopravvissuto. In realtà Harry è mio fratello gemello: stessi occhi verdi, stessi capelli corvini impossibili da domare, stessa propensione a finire nei guai. Le uniche cose che ci differenziano sono gli occhiali, che io non porto, e la cicatrice che spicca sulla sua fronte, segno dell'anatema che Voldemort, per uno strano scherzo del destino, aveva deciso di scagliare prima a lui.

Passiamo alla seconda domanda: ciò che è successo è che abbiamo perso ed il Signore Oscuro è finalmente riuscito a vincere. Quando avevo visto mio fratello risvegliarsi e scivolare dalle braccia di Hagrid avevo sentito una nuova ondata di speranza invadere il mio corpo, ma era troppo bello per durare. Prima erano caduti i nostri migliori amici: Hermione e Ron, seguiti a ruota da Ginny e dalla professoressa McGranitt, poi era successo. Lì, in mezzo alla Sala Grande e di fronte a tutti, Harry e Tom Riddle si erano sfidati e, sempre lì, mio fratello aveva perso.

Avevo provato tanto dolore nella mia vita, ma nulla avrebbe mai superato il vedere una parte di me cadere per colpa di un folle proprio quando pensavamo fosse tutto finito, quando credevamo di avercela davvero fatta dopo un'intera vita di sofferenza.

Non ricordo molto di cosa successe dopo, so che strinsi la bacchetta e marciai verso l'assassino della mia famiglia iniziando a scagliare un incantesimo dopo l'altro senza però riuscire a trovare un punto debole nella sua difesa, poi la fine.

Lo so, non ho ancora risposto all'ultimo quesito: perché sto partendo dalla fine?

Semplice: questa non è stata la fine, ma solamente il principio di un nuovo inizio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Restart ***


 

Harry era morto.

Mio fratello, il mio gemello e mia roccia salda era morto, ucciso dallo stesso assassino dei nostri genitori e questa volta non sarebbe tornato indietro.

Ero sola.

Con una fitta al torace mi alzai in piedi e cercando di ignorare il dolore sordo che proveniva dal mio braccio sinistro che pendeva inerme al mio fianco, strinsi la bacchetta con tutta la forza che avevo in corpo. Con passo traballante mi avviai verso il centro della stanza dove l'uomo che aveva sterminato la mia famiglia si ergeva vittorioso e sfruttando il dolore e la rabbia per tutte le mie perdite iniziai a scagliare tutti gli incantesimi di attacco di cui ero a conoscenza, ma nessuno, nemmeno uno, sembrava andare a segno. Strinsi i denti, pregando un dio che non si era mai fatto trovare affinché mi desse la forza per adempiere la mia vendetta, ma non fui ascoltata e mentre una risata malvagia risuonava nella Sala Grande, accompagnata da un coro di ovazioni, un fascio di luce verde mi colpì e l'ultima cosa che vidi fu una rapida saetta rossa.

Chiusi gli occhi di scatto accogliendo quasi con sollievo la definitività della morte e la possibilità di potermi ricongiungere con i miei cari, ma la sensazione di pace che stavo aspettando non arrivò.

Aprii gli occhi dopo pochi istanti al suono di alcune urla e rimasi a bocca aperta per quello che vidi. Ero ancora nella stessa stanza, ma tuttavia era completamente diversa. I muri erano ancora in piedi e non c'era nessun segno delle finestre sfondate dai giganti o della presenza di Voldermort. La Sala Grande era come la ricordavo nelle mie memorie più felici: gremita di studenti che banchettavano la cui attenzione in questo caso non era rivolta al cibo, ma a me.

Feci vagare lo sguardo per la stanza stringendo ancora una volta la bacchetta puntandola di fronte a me pronta per affrontare un nuovo attacco, il mio sguardo si posò sul tavolo dei professori in cui a capotavola sedeva un allarmato Silente che mi fissava con i suoi penetranti occhi azzurri. Accanto a lui la professoressa McGranitt che avevo visto cadere pochi minuti prima.

Non potei fare a meno di rimanere di nuovo a bocca aperta: questa era sicuramente un'illusione, quello che in realtà credevo l'anatema che uccide era un nuovo incantesimo creato apposta per farmi impazzire.

È uno scherzo Tom? - urlai con voce tremante, mentre la stanza si faceva inaspettatamente silenziosa – Non mi hai portato via abbastanza?

Tutto era così irreale, perché doveva ancora prendersi gioco di me? Perché non mi uccideva e la faceva finita una volta per tutte?

Signorina non so di cosa stia parlando, ma possiamo continuare la conversazione nel mio ufficio con calma. Prima, però, converrà che faccia una visita in infermeria.” disse Silente alzandosi e avvicinandosi cautamente verso di me senza levare la mano destra dal fianco in cui probabilmente si trovava la sua bacchetta.

Risi senza allegria, ma con una vena di esasperazione, continuando a guardarmi attorno spaventata che qualcuno potesse fare una mossa falsa.

Smettila Tom, non sei credibile.” urlai ancora una volta rivolta verso Silente, mi aspettavo che da un momento all'altro la scena si diradasse ed il vero Tom Riddle si rivelasse a me.

Il mio nome è Albus Wulfric Brian Silente e temo di non conoscere questo Tom di cui parli.

Rimasi per un attimo attonita, sembrava sincero. Il dubbio si insinuò in me e mi girai ancora una volta per osservare la stanza, ma una fitta al ventre mi fece perdere all'improvviso i sensi e tutto divenne buio.

 

Aprire gli occhi fu difficile, dannatamente difficile.

La prima cosa che sentii fu il dolore, fortunatamente non acuto come quando ero ancora cosciente, ma abbastanza forte da mozzarmi per un attimo il fiato. Al braccio sinistro sentivo un familiare formicolio, segno che le ossa si stavano risaldando e dal mio fianco, sebbene ancora dolorante, potevo sentire che non usciva più sangue: ero stata curata.

Mi guardai intorno cercando di far abituare gli occhi alla luce spostando lo sguardo per la stanza e distogliendolo dal soffitto. Non ci misi molto a riconoscere il luogo: ero in infermeria ad Hogwarts, ma non era fatiscente e disseminata dei cadaveri dei membri dell'Ordine della Fenice come l'ultima volta in cui ci ero stata. Accanto a me, di nuovo, c'era Albus Silente. Cercai di alzarmi di scatto, ma una fitta al fianco mi fece gemere di dolore.

Ben svegliata.” disse il preside sorridendomi cordialmente.

Non risposi, ancora non convinta della sua identità.

Dov'è Harry?” domandai, se era una fantasia per farmi impazzire perché non c'era?

Mi dispiace, ma non conosco né Harry né Tom.

Iniziai a respirare affannosamente: perché Voldemort continuava a prendersi gioco di me? Perché non mi uccideva subito?

Per favore – supplicai – uccidimi pure, ma prima fammi guardare per l'ultima volta il volto di mio fratello... Per favore, hai già vinto.

Silente mi guardò preoccupato e prese con forza una delle mie mani fra le sue senza staccare un attimo il suo sguardo da me. Anche se ero disperata e cercavo invano di ritrarmi dalla stretta che non riuscivo a sopportare, non potei non ricordare le parole che Hermione una volta mi aveva detto: 'Per la legilimanzia è necessario il contatto visivo'.

Non sto mentendo, mi dispiace, ma non ti devi preoccupare: ora sei al sicuro ad Hogwarts.

Questa non è Hogwarts.” replicai.

Posso assicurarle che è così ed io sono il preside.

No. Hogwarts è stata distrutta e lei è morto.” sussurrai.

Mi spiace informarla che sono qui, vivo e vegeto e la scuola come può ben vedere è ancora in piedi.” rispose.

No, non è possibile, questa è solamente un’illusione. Vuole vedermi impazzire, come se non mi avesse già causato abbastanza dolore.” lo accusai, riuscendo finalmente a rompere la stretta.

Dove credi di essere?” domandò.

Sono ancora in Sala Grande, Tom è di fronte a me, accanto a lui il corpo senza vita di Harry e alle mie spalle una schiera di Mangiamorte.

Un lampo di comprensione attraversò gli occhi del vecchio preside, ma non me ne curai.

Come ti chiami?

Sono Elizabeth. - dissi, ma non ebbi nessun segno di riconoscimento da parte sua – Elizabeth Potter.

Signorina Potter, sa che giorno è oggi?

È il 2 maggio.”

Silente rimase per qualche secondo di più in silenzio, continuando a fissarmi con i suoi penetranti occhi azzurri.

Mi sembra giusto informarti che oggi è il 2 settembre 1976.” disse.

Rimasi in silenzio ed il cuore iniziò a battermi ad una velocità che non credevo potesse raggiungere. Possibile che fosse vero, che fossi seriamente tornata indietro nel tempo?

Ragionai, se fosse stata solo un’illusione sarebbe dovuta essere dolorosa oltre ogni immaginazione. Questo, invece, era semplicemente diverso.

No è il 1998... Deve essere il 1998!” balbettai.

Silente mi guardò con un misto di preoccupazione e pena e riafferrò la mia mano fra le sue; questa volta non mi allontanai, troppo sconvolta dalla sua affermazione.

Raccontami ciò che è successo.

Raccontai.

Raccontai di come non avevo frequentato l'ultimo anno, di come eravamo andati in missione alla ricerca degli horcrux che lui stesso ci aveva affidato, di come eravamo stati prima catturati dai Malfoy per poi fuggire e correre ad Hogwarts. Gli dissi di Abeforth, del passaggio, della resistenza e della battaglia; di come mio fratello era stato sconfitto e di come inaspettatamente mi ero ritrovata qui e pensavo fosse tutta un'illusione. Silente rimase ad ascoltare in silenzio il fiume di parole che non riuscivo a fermare senza emettere un solo suono continuando ininterrottamente a fissarmi negli occhi poi, lentamente, passò le sue mani sul volto con fare stanco e mi guardò con gli occhi lucidi di lacrime ed una, inaspettatamente, cadde nascondendosi nella sua lunga barba argentea.

Ragazza, mia povera ragazza. Quante sofferenze hai dovuto provare?” sussurrò.

Non risposi limitandomi ad abbassare lo sguardo, già pieno di lacrime a causa del racconto.

Sebbene Tom Riddle sia un mago eccezionale non può creare illusioni così forti. Temo che tu sia la prima viaggiatrice temporale.” continuò l'anziano.

Come è possibile?

Questo non lo so e non credo potrai mai tornare indietro.

Rimasi in silenzio per un attimo cercando di metabolizzare il tutto, poi parlai.

Non importa. Non ho più nessuno, non vedo neanche perché dovrei darmi la pena di vivere.

Vale sempre la pena di vivere.” ribatté l'uomo.

Non risposi di nuovo, scossa dai singhiozzi e mi rintanai in me stessa cercando di trovare la forza per smettere di piangere, ma la realtà era che non avevo più forza per niente.

Quello che posso fare è offrirti un posto qui, procurarti i vestiti e tutto il necessario per le lezioni, sarai al sicuro.” mi propose l'uomo.

Valutai l'ipotesi, non avevo nulla da perdere ed Hogwarts era sempre stata la mia casa quindi nel frattempo che decidevo che fare con la mia vita potevo rimanere qui, decisi che non era una brutta idea.

Va bene.

Silente sorrise.

Bene. Ti farò mandare un'uniforme ed il necessario, ti aspetto a cena dove verrai smistata. Suggerisco di cambiare il tuo cognome, magari in Martin, diremo che sei stata istruita a casa in questi anni e che stavi per prendere la passaporta per Hogwarts quando sei stata attaccata dai Mangiamorte. Ricorda se hai bisogno di qualcosa la mia porta è sempre aperta.

Grazie signore.” sussurrai rintanandomi nelle coperte scivolando nuovamente nel sonno.

Fui svegliata diverse ore dopo da una mano che mi accarezzava la spalla. Aprii gli occhi di scatto e presi la bacchetta d'istinto, ma non mi ritrovai faccia a faccia con un mangiamorte come nel mio sogno, bensì con un alquanto giovane Madama Chips.

Cara è quasi ora di cena, te la senti di scendere?

Annuii e sebbene lentamente, mi tirai su a sedere ed indossai l'uniforme che mi aveva posato sulla sedia su cui prima era seduto Silente. I tagli, le ustioni ed i lividi non c'erano più, ma le cicatrici continuavano a risaltare lucide sul mio corpo. La donna sembrò accorgersi del mio stato d'animo e dopo avermi dato un timido sorriso parlò.

Ho cercato di rimuoverle, ma sembrano essere opera di magia oscura.

Fa lo stesso.” sussurrai cercando di far finta che non me ne importasse nulla.

Senza attender altro tempo mi finii di vestire ed accompagnata dall'infermiera mi diressi verso la Sala Grande. Vedere la scuola completamente intatta e proprio come mi ricordavo nelle mie memorie più felici fu davvero strano e fui tentata più volte di scappare via da quel luogo che mi ricordava così tanto.

La mia entrata in Sala Grande mi ricordò paurosamente quella del primo anno, tutti mi stavano osservando mentre io cercavo di rimanere indifferente intanto che mi avvicinavo allo sgabello con accanto il Cappello Parlante. Non sentii Silente spiegare che ero una nuova studentessa e raccontare la storia che aveva elaborato con me, mi sedetti solamente mentre nelle orecchie sentivo solo un brusio indistinto, ma d'un tratto un dubbio si insinuò in me. E se non fossi finita a Grifondoro? E se fossi stata smistata in Serpeverde? Come avrei resistito accanto a quelle persone che nel mio futuro avevano contribuito ad uccidere la mia famiglia?

La professoressa McGranitt alzò il cappello mentre il mio respiro si faceva tremante ed una volta posato sulla mia testa lo sentii urlare.

GRIFONDORO!

Solo in quel momento mi accorsi che stavo trattenendo il fiato e rilasciai i polmoni avvicinandomi alla tavolata rosso e oro con un timido sorriso sulle labbra che non riuscivo a trattenere. Vidi qualcuno agitare le mani verso di me e lo raggiunsi sedendomi di fianco a lui.

Piacere di conoscerti - disse il ragazzo che aveva sventolato le mani verso di me - sono James Potter.

Fissai il ragazzo spaventata.

Aveva corti capelli corvini, luminosi occhi nocciola, portava gli occhiali e aveva sul volto un sorriso sbarazzino che mi fece andare il cuore in gola. La somiglianza con me e mio fratello era così impressionante che mi mozzò il fiato.

Deglutii cercando la forza di comportarmi normalmente, come se mi presentassi ad una persona qualunque.

Elizabeth.

Io sono Remus.” disse il ragazzo a fianco a lui.

Non potei far a meno di sorridere alla vista dei suoi confortanti occhi color miele, era il mio padrino e la figura più simile ad un padre che avevo avuto, era bello poterlo rivedere.

È davvero un piacere.” risposi mentre lui arrossiva.

Peter.” mi interruppe la persona di fronte al mio padrino.

Girai lo sguardo posizionandolo su colui che aveva parlato e mi gelai, cercai però di mantenere il contegno. Sapevo che al momento era innocente, ma non potevo sopportare di guardarlo, non dopo che aveva tradito i miei genitori, aiutato alla resurrezione di Voldemort e tenuti prigionieri Harry, Ron e Luna.

Piacere.” sussurrai con un piccolo sorriso tirato.

E dulcis in fundo Sirius Black, tesoro.

La vista mi si annebbiò per un istante e spostando lo sguardo su colui che era seduto di fronte a mio padre vidi il ragazzo più bello che io avessi mai visto: aveva capelli neri lunghi fino alle spalle, carnagione chiara e dei fantastici occhi grigi. Sirius black era già bello quando lo avevo conosciuto nonostante 12 anni ad Azkaban, più volte io ed Hermione ne avevamo parlato durante le nostre piccole riunioni fra ragazze, ma vederlo nel fiore degli anni era tutta un'altra cosa.

Piacere.” risposi cercando di non arrossire.

Il ragazzo aprì la bocca per parlare, ma fui salvata in corner dal cibo che apparve sulla tavola ed impedì ai ragazzi, troppo impegnati a servirsi, di curarsi di me.

Il mio sguardo vagò ancora una volta per la Sala Grande, soffermandosi sui volti degli studenti che consumavano allegramente il loro pasto ignari di ciò che li avrebbe attesi una volta usciti dalla scuola. Non potei fare a meno di chiedermi quanti di loro sarebbero morti a causa della guerra.

Deglutii nervosamente ed afferrai una coscia di pollo nel vassoio di fronte a me e ne presi un morso.

Un po' di patate?” mi chiese con un sorriso James.

Si, si grazie.” risposi timidamente.

Allora – continuò mentre mi serviva una porzione abbondante - chi è Tom?”

Come?” domandai con voce strozzata.

James – lo rimproverò Remus – evita, è appena arrivata.

Scusa Rem, scusa Elizabeth.

Ne... nessun problema.” balbettai.

Raccontaci qualcosa di te.” continuò mio padre prendendo di nuovo la parola.

Io... non saprei...

Dai dolcezza, sicuramente hai tante cose da dirci.” disse Sirius ammiccando in modo provocante.

Cercai nuovamente di non arrossire, ma era davvero troppo bello per riuscirci. Come poteva essere così affascinante ed allo stesso tempo così fastidioso?

Ho studiato a casa tutta la vita. Sono... sono solo Elizabeth.

La consapevolezza di questo mi uccise: era quello che Harry aveva sempre voluto, era lui che doveva essere qui, non me. Deglutii a vuoto e bevvi del succo di zucca per sfuggire ai miei pensieri.

Allora 'solo Elizabeth', sono convinto che qui ti divertirai, solo fai attenzione ai Serpeverde.” mi avvisò James.

Come mai?” mentii.

A loro piacciono le arti oscure.

Non risposi, non volevo già farmi riconoscere dicendo che questi pregiudizi nei confronti di persone di altre casate erano assurdi, anche i Grifondoro sarebbero dovuti essere tutti coraggiosi, leali e di buon cuore, ma non era così. I ragazzi non mi chiesero altro iniziando a parlare fra loro escludendomi dalla conversazione, si vedeva che il gruppo era abbastanza chiuso e che mi avevano invitata evidentemente solo per far vedere che erano i primi a conoscermi. Da una parte ne fui grata visto che non avevo molta voglia di parlare, ma dall'altra ero un po' ferita visto che, anche se non lo sapevano ancora, erano la mia famiglia.

Mi alzai all'arrivo del dolce, troppo presa dai brutti ricordi che quel luogo mi trasmetteva. Mormorai una flebile scusa ai ragazzi e mi allontanai più veloce che potevo diretta verso la torre di Grifondoro, ringraziando il fatto che Madama Chips mi aveva detto la parola d'ordine prima di andare a cenare.

Arrivata in dormitorio salii subito nella camera dei ragazzi e grazie ad un incantesimo di appello recuperai la Mappa del Malandrino lanciando un incantesimo in modo da modificare l'etichetta del mio cognome, successivamente la rimisi a posto e dopo un ultimo sguardo alla camera me ne andai. Non potei non ringraziare il destino per essermi fatta spiegare da Remus, anni prima, come avevano fatto a disegnare la mappa e che incantesimi avevano utilizzato.

Scesi nuovamente le scale per poi dirigermi verso i dormitori femminili del settimo anno, ma non trovai il mio nome sulla porta, decisi di continuare a salire le scale fino a portarmi di fronte alla porta successiva su cui compariva solo il mio nome. Entrai non senza un attimo di esitazione e mi ritrovai davanti una piccola stanza arredata con un letto con un baldacchino ornato da lunghe tende rosse, un comodino, un armadio ed una piccola scrivania posta di fronte alla finestra orientata verso il lago nero. Accanto ad essa una porta, che conduceva ad un piccolo bagno.

Aprii il baule posto di fronte al mio letto e vedendolo pieno di tutto il necessario per la mia vita a scuola, ringraziai mentalmente Silente per l'enorme favore che mi aveva fatto. Non persi altro tempo e mi cambiai velocemente, misi la borsetta di perline che Hermione mi aveva affidato e che avevo nascosto fino a quel momento fra i miei vestiti sotto il cuscino e mi coricai prendendo subito sonno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Alone ***


“Possiamo solo decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso”


La mattina dopo mi svegliai all'alba.

Mi diressi immediatamente a fare la doccia cercando di osservarmi il meno possibile allo specchio per evitare di guardare le occhiaie che risaltavano sul viso cereo a causa dei miei soliti incubi notturni. Infilai la divisa e lasciai i miei lunghi capelli neri sciolti appuntandomi mentalmente di doverli al più presto tagliare visto che oramai arrivavano quasi alla vita. Dopo aver preso la borsa, l'orario delle lezioni ed aver recuperato la borsetta di Hermione, mi diressi nel parco per godermi i timidi raggi del sole mattutino.

Sedendomi tranquilla sull'erba in riva al lago nero non potei fare a meno di riflettere davvero su ciò che mi era capitato. Vivere nel 1976 voleva dire molte cose, tra cui vedere morire di nuovo tutta la mia famiglia senza potere fare nulla ed osservare mio fratello e tutti coloro che avevo conosciuto crescere senza di me. Imprecai per la mia sorte scagliando una pietra nell'acqua, rimanendo incantata dalle increspature che il sasso aveva generato.

Attesi le 7:40 prima di rientrare nel castello e dirigermi verso la classe di Incantesimi. L'aula era già piena quando arrivai e l'unico posto libero era in primo banco accanto ad una ragazza dai lunghi capelli rossi.

Scusami è occupato?” domandai timidamente.

La ragazza si girò ed io rimasi incantata: il suo sorriso era magnifico, così come la sua pelle, i suoi meravigliosi occhi verdi ed i suoi lucenti capelli rossi come il fuoco.

No, siediti pure. A proposito io sono Lily, Lily Evans.

Elizabeth Martin.” risposi sorridendo timidamente e prendendo posto, iniziando a frugare nella borsa alla ricerca del necessario per la lezione.

Se avessi bisogno di qualcosa, anche un aiuto per le lezioni, non esitare a chiedere.” continuò.

Ti ringrazio.” balbettai, interrotta fortunatamente dall'arrivo del professore.

Una giovane versione del professor Vitious iniziò presto a spiegare il programma dell'anno, sottolineando l'importanza di essere costanti dello studio in vista dei MAGO. Presi penna e pergamena ed iniziai a scrivere gli appunti, riuscendo finalmente a distrarmi dall'assurda situazione in cui ero ed assaporando anche un leggero gusto di normalità.

Al suono della campanella, raccolsi velocemente le mie cose infilandole alla rinfusa nella borsa e facendomi largo fra gli studenti mi recai in biblioteca prendendo posto in un tavolo isolato accanto alla sezione proibita. Cercando di attirare meno attenzione possibile mi alzai alla ricerca di libri che potessero spiegare quale maledizione era stata usata per mandarmi in quell'epoca e perché. Immersa nella ricerca, sfortunatamente infruttuosa, dimenticai di andare a pranzare e fu solo per miracolo che arrivai a lezione di Trasfigurazione in tempo, sedendomi nell'unico posto vuoto vicino ad una ragazza di Corvonero di cui non conoscevo il nome.

La lezione della McGranitt, sebbene molto difficile dal punto di vista dei contenuti, portò velocemente la mia mente al passato e lasciandomi cullare dalla normalità e dalla rilassatezza che la voce della professoressa mi provocava, iniziai a prendere appunti con il cuore un po' più leggero.

Alla fine delle due ore Lily mi raggiunse prima che potessi fuggire da tutti.

Ehi! Non ti ho più vista dopo la lezione di Incantesimi.

Ero in biblioteca a fare una ricerca.

Anche tu sei una appassionata di libri?” mi domandò con occhi sognanti.

Una specie, diciamo che mi piace tenermi informata.” sussurrai timidamente, messa in soggezione dal suo sorriso.

Finalmente qualcuno che la pensa come me.” esclamò.

Ti va di andare ad Aritmanzia assieme?” domandai imbarazzata prima che potessi fermarmi a riflettere sulle conseguenze che ciò avrebbe causato.

Volentieri!” disse dolcemente precedendomi.

Due ragazze si avvicinarono a noi e si accostarono a mia madre, presentandosi a me come Mary MacDonald ed Alice Prewett. Per un attimo mi rabbuiai pensando a ciò che sarebbe accaduto in pochi anni alla madre di Neville ed all'altra ragazza, ma cercai di scrollarmi di dosso i sentimenti negativi.

Senza attendere ulteriore tempo, ci dirigemmo verso la successiva lezione mentre le ragazze iniziarono a parlare del più e del meno; presto notai come Lily rimanesse sempre un po' in disparte prendendo parte solo di rado alla conversazione delle due. Non avevo mai saputo molto di mia madre, credevo fosse una ragazza molto solare, amica con tutti e molto aperta, ma adesso che avevo la possibilità di conoscerla potevo vedere che era mostruosamente simile a me e non potei fare a meno di sentirmi felice per questo.

Arrivata nell'aula di Aritmanzia Lily si sedette nuovamente accanto a me, sorridendomi mentre il professor Vector entrava in aula ed iniziava a parlarci anche lui dell'importanza della continuità dello studio in vista dei MAGO.

A differenza del resto della giornata non fui molto attenta: ero stanca e triste e nonostante il braccio fosse guarito iniziava a dolermi così, una volta finita la lezione, accampai una scusa generica e mi diressi verso il dormitorio, ma fui intercettata da Remus.

Ehi... Elizabeth, aspetta!” mi chiamò facendo i gradini a tre a tre per arrivare più velocemente.

Mi fermai ad osservarlo curiosa nel bel mezzo della scalinata.

Dove vai?” mi domandò col fiatone.

In dormitorio, sono stanchissima dopo oggi.

Non vieni a cena?” continuò curioso.

Sobbalzai per un secondo e solo in quel momento notai come il mio stomaco si stesse contorcendo per la fame.

Vieni con me?” propose.

Strinsi le labbra nel dubbio, ma annuii. Non facevo i salti di gioia all'idea di tornare in Sala Grande, anzi tutto il contrario visto che ogni volta che entravo lì dentro i fantasmi delle persone che avevo perso affollavano la mia mente, ma avevo bisogno di mangiare. Senza dire altro seguii in silenzio il mio padrino.

Allora, come ti sembra Hogwarts?” chiese Remus sedendosi a capo della lunga tavolata rosso-oro e ridestandomi dai miei pensieri.

Fantastica. - risposi con un timido sorriso tirato imitandolo e versandomi del succo di zucca – Dove sono i tuoi amici?”

Temo stiano organizzando uno dei loro soliti scherzi.” rispose sconsolato.

Ridacchiai.

Sono i migliori amici che si possano desiderare, ma a volte sono un po'… come dire… esuberanti.” ammise.

Parlare con Remus fu rilassante e nostalgico allo stesso tempo, il mio padrino aveva sempre avuto la dote di riuscire a calmarmi con i suoi discorsi facendomi dimenticare le mie preoccupazioni.

Una volta finito di cenare, nonostante tutti gli studenti fossero ancora a tavola, ci alzammo e ci dirigemmo nuovamente verso la Sala Comune. Oltrepassato il ritratto della Signora Grassa uno strano silenzio ci accolse e senza perdere un secondo estrassi la bacchetta ponendomi di fronte a Remus. Due uomini apparvero dal fondo della stanza avvicinandosi lentamente verso di noi. Il primo aveva lunghi capelli biondi argentei, portava un bastone da passeggio con il manico argentato a forma di testa di serpente ed una maschera sul viso, il secondo invece aveva il volto cosparso di cicatrici e mi guardava ghignando.

Arretrai quasi involontariamente verso Remus, mentre la mia mano destra iniziava a tremare e le cicatrici sulla mia schiena riprendevano a dolere come se le ferite fossero ancora aperte.

Lucius Malfoy sorrise alla mia debolezza ed estrasse con fare elegante la bacchetta mentre indicava un corpo inerte nell'angolo più lontano della stanza visibile solo a me. Il fiato mi si mozzò quando vidi per la seconda volta gli occhi di mio fratello privi di vita.

Strinsi la bacchetta fino a vedere le mie nocche diventare bianche cercando di prendere coraggio ed aspettai che i due uomini facessero la prima mossa, ma una risatina proveniente dal divano dietro di me mi fece distrarre e lì capii. I due uomini in quest'epoca non potevano avere l'aspetto che avevano nella mia ed il corpo di mio fratello non poteva trovarsi qui. Non senza tirare un tremante respiro di sollievo pronunciai l'incantesimo Riddikulus per far trasformare il molliccio, per poi spedirlo a rinchiudersi dentro un baule vuoto che notai solo in quel momento, si trovava al centro della stanza. James, Sirius e Peter apparvero improvvisamente ridacchiando.

Che diavolo credevate di fare?!” esclamai arrabbiata, ancora scossa dall'accaduto.

Era solo uno scherzo innocuo!” disse Sirius avvicinandosi con un sorriso stampato in volto.

Innocuo? Innocuo?! Un molliccio è innocuo? Qualcuno poteva farsi male! E tu – dissi rivolgendomi a Remus – scommetto che eri d'accordo con loro, è per questo che mi hai accompagnato a cena!” ribattei ferita.

No io...” iniziò il mio padrino, ma non lo lasciai finire di parlare.

Siete degli stupidi.” sussurrai salendo le scale verso la mia camera.

Ehi, era uno di quei due Tom?” sentii urlare James.

Corsi su per le scale mentre le lacrime scorrevano sulle mie guance, il fiato si faceva sempre più corto ed il cuore batteva all'impazzata. Entrai e sbattei la porta, iniziando a pronunciare tutti gli incantesimi che solitamente Hermione lanciava quando scappavamo nei boschi. Mi diressi in bagno e vomitai tutta la cena e mentre le lacrime continuavano a non finire di cadere mi lanciai nel letto.

Quando mi svegliai il sole non era ancora sorto, mi affrettai a vestirmi e fare la doccia e decisi di occupare il tempo iniziando a fare i compiti che fortunatamente conclusi in poco tempo. Era appena sorto il sole quando mi allontanai dalla Sala Comune di Grifondoro per andare in giro per il castello, passai in cucina e presi dei biscotti che mi offrirono gli elfi domestici dirigendomi poi nella classe di Difesa Contro le Arti Oscure e mettendomi in primo banco, proprio dove solitamente mi sedevo con Hermione. Come il giorno prima Lily si sedette accanto a me.

Provai a rispondere ai suoi saluti, ma i ricordi della sera precedente erano sempre presenti e non riuscii ad essere abbastanza convincente. Lily, prendendomi la mano fra le sue, mi sorrise dolce.

L'inizio della lezione fu una manna dal cielo perché finalmente mi fece distrarre dai miei problemi, a metà di essa però, un piccolo foglietto apparve sul mio banco. Cercando di non farmi scoprire dal professore lo aprii, al suo inferno una sola parola: 'scusa'.

Presi il pezzetto di pergamena, lo arrotolai ed usando la bacchetta lo cestinai continuando imperterrita a seguire la lezione. Al termine di essa, mi avviai insieme alla rossa a lezione di pozioni.

Cos'era quel bigliettino che ti è arrivato a lezione?” domandò Lily nelle scale verso i sotterranei.

Le scuse dei Malandrini.” risposi, cercando di chiudere l'argomento.

Ti hanno dato fastidio? Vuoi che parli con loro?” esclamò subito allarmata.

No, grazie. Era solo uno stupido scherzo.

Lily non sembrò pensarla così e si rabbuiò.

Lasciali perdere, sono degli stupidi!” disse ancora per poi entrare in aula e sedersi.

Seguire la lezione e riuscire a non far esplodere il calderone fu molto difficile a causa dei biglietti da parte dei ragazzi che continuavano interrottamente a chiedermi scusa e ad elencare mille motivazioni per cui io non sarei dovuta arrabbiarmi, tra le quali spuntava un ‘sono troppo bello affinché qualcuno si arrabbi con me’ di Sirius. Al termine delle tre ore chiesi scusa a Lily e mi fiondai fuori dall'aula prima che potessero acciuffarmi ed allontanarmi prima della lezione pomeridiana di Erbologia.

Vagai a lungo per il parco del castello, assaporando i raggi del sole sulla mia pelle e la brezza ancora calda cercando di eliminare lo stress delle ultime ore.

Elizabeth!

Chiusi gli occhi per un istante e mi girai.

Di cosa avete bisogno?” domandai stanca ai Malandrini, volevo solo allontanarmi da tutto e da tutti perché dovevano continuare ad insistere?

Hai ignorato i nostri biglietti. Noi vogliamo seriamente scusarci.” disse Sirius.

Sbuffai spazientita, possibile che mi avrebbero perseguitata fino a quando non avrebbero avuto ciò che volevano?

Secondo voi è normale nascondere un molliccio in Sala Comune? Qualcuno avrebbe seriamente potuto farsi del male.

Te l'abbiamo detto: non volevamo spaventare te, era uno scherzo per quelli del primo anno.” continuò James mentre Peter al suo fianco annuiva energeticamente.

Mi morsi la lingua per non rispondere e mi voltai riprendendo la mia camminata, sentii Sirius mormorare a Peter che ero peggio di Lily ed in quel momento ringraziai il destino di assomigliare, almeno caratterialmente, a mia madre ma subito questo sentimento fu sostituito dalla tristezza e dalla nostalgia di casa, tanto forte che non mi accorsi di essermi fermata.

Una mano sulla mia spalla mi fece voltare di scatto, Remus. I suoi occhi color miele mi fissarono dispiaciuti e dovetti fare appello a tutte le mie forze per non fiondarmi fra le sue braccia.

Davvero, io non c'entravo nulla – sussurrò – sono bravi ragazzi, forse un po' idioti, ma bravi. Non avevano intenzione di fare male a nessuno.

Annuii cercando di buttare giù il groppo in gola, ma non trattenni un singhiozzo. James e Sirius si voltarono immediatamente ed incrociando lo sguardo di mio padre, così dannatamente simile al mio ed a quello di Harry, scoppiai in lacrime cadendo a terra ed abbracciandomi le spalle.

Non volevamo farti piangere.” dissero i quattro tutti assieme.

Per favore ho bisogno di stare sola.

I ragazzi si guardarono un attimo, ed anche se con un po' di esitazione se ne andarono continuando a guardare indietro, forse sentendosi un po' in colpa. Da una parte ci rimasi male che avevano ascoltato le mie parole, Remus e Sirius che conoscevo sarebbero rimasti con me ignorando le mie parole, tuttavia dall'altra parte ringraziai il cielo che lo avessero fatto.

Una volta che ebbi ripreso un contegno accettabile, qualche ora dopo, corsi verso le serre, arrivando solo per qualche secondo in tempo per la lezione. I ragazzi mi guardarono con sguardo colpevole assicurandosi che io stessi bene e Remus mi invitò a sedere accanto a lui. Prendendo un respiro profondo feci come mi aveva chiesto, anche se non senza esitazione, iniziando a lavorare con lui per la lezione.

Come stai?” domandò timido.

Meglio – mentii - non volevo coinvolgervi, scusate.

No, non ti devi scusare! Sarei dovuto restare, sono uno stupido.

No assolutamente, ci conosciamo da così poco.” lo rassicurai, non volevo che stesse con me solo per obbligo, sarebbe stato orribile.

Voglio rimediare allora, ed essere tuo amico, se me lo permetti.”

Sorrisi e ringraziai senza riuscire a dire una parola.

Allora Elizabeth...

Beth. - lo interruppi - Chiamami Beth.

Beth. - ripeté sorridendo dolcemente - Hai idea di come lavorare su questa cosa?” domandò ancora indicando il banco.

Sopra di esso c'era una vasca, simile ad un acquario nelle dimensioni, con all'interno una pianta molto simile ad un'alga.

Si tratta dell'algabranchia – spiegai – sinceramente non so come si coltivi, ma se la si mangia spuntano le branchie.

Appassionata di erbologia. - disse – Devo segnarlo nel mio elenco di cosa ti piace.

Non potei fare a meno di ridacchiare, guadagnandomi un'occhiataccia dalla professoressa.

Puoi depennare subito questa voce. Io odio Erbologia.” sussurrai.

Anche Remus sorrise, ma riuscì a mascherarlo all'insegnante.

Come facevi a sapere cosa fosse allora?” domandò curioso.

Mi rabbuiai un attimo al pensiero di Harry, Neville e gli altri nostri amici, cercai di non darlo a vedere, ma il mio padrino se ne accorse.

Se non vuoi dirmelo fa lo stesso.” disse.

Mio fratello l'ha usata.” spiegai senza scendere nei dettagli e dirgli il motivo per cui mi ero rabbuiata.

Non sapevo avessi un fratello!

Cercai di sorridere mostrandomi normale, ma ciò che mi uscì fu solo una smorfia. Non volevo dirgli che Harry era morto. Per lui adesso sarebbe stato un completo estraneo, ma era pur sempre Remus e dirglielo avrebbe significato deluderlo visto che tempo prima gli avevo promesso che lo avrei tenuto al sicuro, per di più dirlo ad alta voce avrebbe reso ancora più reale l'accaduto.

Così presa dai miei pensieri non mi accorsi della ragazzina del primo anno che era entrata in aula e che aveva chiamato il mio nome ad alta voce chiedendomi di andare dal professor Silente. Fu solo grazie a Remus, che mi diede un colpetto al braccio e mi sussurrò che cosa era stato detto che non feci una brutta figura. In silenzio raccolsi le mie cose e mi diressi verso lo studio del preside che mi stava aspettando proprio di fronte al gargoyle di pietra. Mi salutò con un cenno e mi precedette su per le scale.

Lo studio dell'uomo era proprio come lo ricordavo: circolare e ricco di oggetti strani e caramelle di ogni tipo, sul trespolo ad accogliermi c'era Fanny che schioccò il becco in segno di saluto, come se mi riconoscesse. Silente si sedette e dopo un suo segno del capo lo imitai.

Allora come sono andati i primi giorni di scuola?” mi domandò allegro.

Tutto nella norma.” risposi timidamente.

Non ti ho visto molto in Sala Grande.

Io... è difficile entrare in quel posto senza ripensare a cosa è accaduto.” spiegai.

Ho capito. Se per caso avessi voglia di andare al piano al di sotto della Sala Grande e far il solletico alla pera nel quadro, penso che potresti trovare interessante ciò che vedrai.” disse facendomi l'occhiolino.

Sorrisi capendo il suo suggerimento di andare in cucina se avessi avuto fame e ringraziai.

Signore... - iniziai con voce tremante - so che cose orribili succedono a chi si intromette nel tempo, ma non crede che si possa fare qualcosa?

Dopo ciò che mi hai raccontato penso che sia difficile ottenere risultati peggiori di quello che accadrà quindi, se te la senti, non vedo perché non provare.”

Grazie signore.” sussurrai decisa.

Si ricordi signorina Potter – mi fermò l'uomo prima di congedarmi – che Hogwarts darà sempre un aiuto a chi se lo merita.

Annuii ed uscii dall'ufficio e vagai per il castello riflettendo su ciò che Silente mi aveva detto per due ore prima di avviarmi verso la Sala Comune. In poche parole il preside mi aveva dato il suo ok a procedere ed a fermare la guerra prima ancora che cominciasse.

Avevo paura.

Paura di fallire, di far peggiorare le cose, paura di non essere all'altezza. Era Harry quello coraggioso ed Hermione quella intelligente. Ancora una volta non potei fare a meno di pensare che era mio fratello colui che si meritava di stare qui e non io.

Non feci caso ai miei compagni che mi chiamavano chiedendomi di sedermi accanto a loro, mi diressi solamente in camera mia e mi posai sul letto cercando di capire che diavolo avrei dovuto fare, solo di una cosa ero certa: nessuno avrebbe passato ciò che era capitato a me.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Horcrux ***


Dopo l'incontro con Silente avevo passato tutta la notte a progettare che cosa fare. Gli Horcrux al momento erano quattro: la coppa, il diario, l'anello ed il diadema, ma a differenza di quest'ultimo erano tutti difficili da recuperare e, molto più importante, alcuni potevano non trovarsi nello stesso posto in cui io, Harry, Hermione e Ron li avevamo ritrovati.

Mi alzai dal letto e presi la borsetta di perline. Svuotandola, non potei fare a meno di ringraziare mentalmente la mia migliore amica per la sua previdenza quando afferrai due zanne di basilisco. Notai con rammarico che sia la spada di Grifondoro che il mantello di mio padre erano spariti forse, pensai, essendo oggetti magici non ne potevano esisterne due esatte copie allo stesso tempo.

Solamente una volta che iniziò ad albeggiare decisi di rimettere tutto a posto con un colpo di bacchetta ed andare a dormire.

La mattina seguente, come era prevedibile, ero uno straccio e mi sorpresi a dormire fino alle 10.Dopo una rapida doccia fredda, che ebbe l'effetto di risvegliarmi definitivamente, ed essermi cambiata, uscii per dirigermi verso il recinto dei Thestral ringraziando il destino che fosse sabato: non sarei resistita a lezione.

Rimasi lì la restante parte della mattina fino a quando, spinta dalla fame, decisi di affrontarele mie paure, tornare al castello ed entrare in Sala Grande. La stanza era gremita di gente e non appena entrai due persone, Remus e Lily, mi sorrisero alzando la mano in segno di saluto. Mi avvicinai amia madre, la quale mi sorpresi di trovare da sola senza le sue amiche. Pochi istanti dopo i quattro Malandrini si spostarono sedendosi accanto a noi.

"Guarda, guarda chi si favedere." disse Sirius con fare provocante.

Ignorai il suo commento ed ilfatto che si fosse seduto accanto a me mettendomi un braccio in vita, ma non potei fare a meno di spostarlo malamente. Dalla mia visita a Malfoy Manor non riuscivo a farmi toccare quasi da nessuno, ma scacciai via il pensiero.

"Non toccarmi per favore."dissi tesa e forse in un modo poco gentile.

Sirius sembrò rimanerci male e subito il senso di colpa si presentò, ma cercai di ignorarlo.

"Dove sei stata questa mattina?" domandò la rossa.

"Ero in giro per igiardini ad esplorare." spiegai addentando un toast.

"Tesoro se vuoi un tour di Hogwarts posso provvedere io." propose il migliore amico di mio padre.

"Vuole vedere il castello, non tutti i posti in cui hai scopato, Black." ribatté acida Lily scatenando le risatine di Peter, il quale non aveva ancora emesso suono.

Guardai male il ragazzo e non appena posò gli occhi su di me spostai lo sguardo: avrei dovuto trovare un modo per levarlo di torno prima che facesse più danni diquelli che aveva già combinato, ma il fatto che stesse sempre congli altri Malandrini rendeva la cosa un problema.

"Evans, in quanto mia futura cognata mi sento insultato." rispose falsamente arrabbiato Sirius.

"Ti accompagnerei io, madevo andare alla festa di Lumacorno." sospirò Lily ignorando volutamente il commento di Sirius.

"Non c'è problema" dissi alzandomi prima che qualcuno potesse fermarmi "intanto devo fare un po' di cose."

Scappai, rubando un po' di cibo, prima che qualcuno potesse emettere suono. Stare con loro era troppo difficile e doloroso, troppi ricordi affollavano la mia mente,troppe preoccupazioni e troppi dubbi. Se non fossi riuscita a distruggere tutti gli horcrux? Se invece peggiorassi la situazione portando loro ad una morte prematura e Voldemort alla vittoria?

Mi chiusi in camera mia indecisa sul da farsi, disfacendo nuovamente la borsetta di perline di Hermione e controllando se ci fosse qualcosa che mi era sfuggito,ma ad eccezione di ciò che avevo trovato la mattina non c'era nulla.

Mi sorpresi nel trovare l'album di fotografie mio e di Harry, che non avevo notato la mattina e nonpotei fare a meno di prenderlo e sfogliarne delicatamente le pagine assaporando i sorrisi di coloro che consideravo la mia famiglia. Avrei sopportato l'inferno pur di non vederli soffrire, non meritavano la fine che avevano avuto, la vita difficile e piena di preoccupazioni che io e mio fratello avevamo vissuto e se questo avrebbe significato morire per loro lo avrei fatto.

Rimasi rintanata in camera a cercare di formare un piano fino alla sera tardi e solo a mezzanotte decisi di scendere e di andare a fare un passo in cucina per prendere un panino. I miei piani tuttavia furono rovinati da una persona seduta sul divano che stava tranquillamente leggendo un libro.

"Cosa ci fai ancorasveglio?" domandai, speravo non ci fosse più nessuno, ma evidentemente era chiedere troppo.

Remus si alzò e mi mostrò illibro che posò sul bracciolo del divano e si avvicinò a me.

"Come mai scappi?"

"Avevo bisogno di prendere un po' d'aria." mentii.

"Non chiedevo dove stai andando, ma perché stai scappando da tutti. Ti ho detto che voglio esserti amico, ma tu non sembri della stessa idea."

Rimasi in silenzio senza sapere cosa rispondere, non potevo spiegargli che cosa mi affliggeva, nonavrei potuto fargli provare di nuovo così tanto dolore anche a costo di farmi odiare.

Remus sospirò e raccolse illibro dirigendosi verso le scale.

"Non so cosa ti siasuccesso prima di arrivare a scuola, non so chi sia Tom o le due persone in cui si è trasformato il molliccio, ma so che stare soli non aiuta e che avere amici su cui contare è utile. Più che dirti che sono qui se vuoi parlare non posso fare, non sei sola, anche Lily si preoccupa e a loro modo anche James e Sirius, non smettono ditoglierti gli occhi di dosso, persino Peter lo fa. Devi fidarti dinoi nonostante quello stupido scherzo." disse.

Ancora una volta non risposi,troppo colpita dalle sue parole. Remus sospirò ancora una volta deluso ed iniziò a salire i gradini diretto verso il suo dormitorio.

"È difficile." sussurrai con un tono di voce a mala pena udibile.

Il mio padrino sentì e si blocco voltandosi nuovamente verso di me.

"Posso aiutarti." mi propose, il suo sguardo era pieno di speranza ed un timido sorriso siera formato sulle sue labbra.

"Temo sia impossibile, ma ti ringrazio. Apprezzo molto ciò che stai facendo Remus, ma credo che sia meglio mi allontani da tutti, non so neanche perché continuoa stare in questa scuola." sussurrai riversando nelle parole la mia disperazione.

Remus ridiscese le scale avvicinandosi.

"Dammi un motivo valido per cui dovrei semplicemente ignorarti." replicò.

"Ho perso tutto Remus." replicai duramente "Non voglio che succeda di nuovo el'unico modo per far sì che questo accada è non avere niente."

"E allora che senso ha vivere?" domandò.

"Non ne ha nessuno. Non so nemmeno perché io sia ancora qua." ammisi abbassando losguardo e mordendomi l'interno della guancia per la mia avventatezza e stupidità, perché avevo dovuto dirglielo? Lui non era il mio Remus.

Mi sentii prendere per lespalle e scrollare, rialzai lo sguardo e vidi il volto di Remus contratto dalla delusione, paura e rabbia.

"Vale sempre la pena vivere." ribatté ripetendo le parole che anche Silente mi aveva detto.

Il mio giovane padrino mi abbracciò e non potei fare altro che ricambiare. Sciolsi l'abbraccio prima di iniziare a piangere, e dopo un leggero cenno del capo mi fiondai in camera nella speranza che la notte non portasse come al suo solito incubi.

Quando la mattina dopo scesi in Sala Comune, Remus era già lì ad aspettarmi insieme a mio padre, Sirius e Peter. Il mio padrino sorrise e mi domandò se fossi scesa a fare colazione con loro. Alla mia risposta affermativa James e Sirius iniziarono a festeggiare.

Non parlai molto a colazione ,impegnata a riempire il mio stomaco vuoto da troppe ore, mi limitai ad ascoltare i loro discorsi, evitando accuratamente di guardare Peter. Scostai lo sguardo verso Silente che mi donò un timido sorriso.

"Che cosa hai intenzione di fare oggi?" domandò James.

Mi morsi il labbro inferiore: la mia intenzione era quella di andare a recuperare il diadema di Corvonero, ma di certo non avrei potuto dirglielo.

"Non so ancora." risposi vagamente.

"Allora ti va se ti faccio compagnia questa mattina? Loro tre hanno punizione." propose Remus.

Annuii sconfitta, alzandomi da tavola e seguendo il ragazzo fuori diretto verso il lago nero.

Sorprendentemente la mattinata fu piacevole. Parlammo del più e del meno, e nonostante la discussione della sera prima Remus non mi forzò mai a rivelare ciò che mi affliggeva, cosa di cui ero profondamente grata. Il mio padrino mi fece conoscere una giovane versione di Hagrid, uguale a come ricordavo, che si stava occupando di un piccolo ippogrifo che che mi ricordò Fierobecco.

"Sai perché mi sono arrabbiata così tanto per la storia del molliccio?" chiesi a Remus mentre stavamo rientrando la castello per pranzo.

"Perché?"

"C'è una guerra là fuori Remus, e non è come nei libri: i buoni non vincono sempre, non c'è il per sempre felici e contenti e qui... questo posto... sembra che a nessuno importi cosa stia succedendo là fuori. Si comportano quasitutti come dei ragazzini."

"Noi siamo ragazzini. Non dico che bisogna fregarsene, ma ci sono gli adulti, gli auror fermeranno ciò che sta iniziando."

"E se così non fosse? Segli auror fallissero e toccasse a noi? I mangiamorte non si fermeranno solo perché siamo dei ragazzini. Bisogna prepararsi finché si è in tempo."

"Perché mi stai parlandodi questo?"

"La situazione fuori è più brutta di quello che pensi e non è detto che Hogwarts resti per sempre un posto sicuro, potrebbero esserci dei mangiamorte all'interno, anche tra persone che non sospetteresti mai."

Remus rimase in silenzio continuando a camminare verso il castello riflettendo sulle mie parole.

Non toccammo più l'argomento e dopo aver pranzato con gli altri, mentii dicendo che ero stanca e che dovevo riposare, in realtà mi diressi verso la Stanza delle Necessità. Durante il tragitto mi maledii più volte, avevo di nuovo parlato troppo con Remus quella mattina, ma non potevo farne a meno, dovevo avvisarli in qualche modo, prepararli finché c'era ancora tempo, soprattutto nel caso in cui io fallissi.

Entrare nella Stanza in cui il diadema era nascosto fu strano perché era tale e quale a quella della mia epoca, eccezion fatta per pochi oggetti in meno. Vagai per qualche minuto, raccogliendo qualche oggetto come quaderni vuoti openne d'oca che potevano tornarmi utili per i miei studi. Mi diressi poi alla ricerca dell'armadio svanitore che Malfoy aveva utilizzatoal nostro sesto anno per far entrare i mangiamorte. Faticai un po' a trovarlo, visto che era ricoperto da diversi strati di tende e dietro ad una enorme pila di sedie. Al mobile mancavano le ante e anche le pareti interne non erano messe bene. Ci sarebbero voluti diversi mesi ed una buona dose di olio di gomito prima di poterlo rimettere in sesto, tuttavia decisi di disfarmene il prima possibile, per evitare brutte sorprese. Estrassi la bacchetta dalla tasca del mantello e mormorai l'incantesimo Reducto; ciò che rimase furono solamente delle schegge di legno sparse per la stanza.

Mi spazzolai i vestiti, ricoperti da un sottile strato di polvere mista a segatura e tirai fuori la borsetta di perline di Hermione estraendo da essa una delle zanne di basilisco.

Trovare il busto con il diadema fu semplice visto che fortunatamente si trovava nello stesso punto incui Harry lo aveva trovato la prima volta. Prima di eliminare l'horcrux decisi di fare una copia identica del diadema e lo sostituii, posando poi l'originale su un tavolino traballante lì a fianco.

Non senza esitazione caricai il braccio e pugnalai il pezzo di anima di Voldemort.

Dal diadema uscì un fiotto di sostanza nera, simile al sangue, e improvvisamente si scatenò unforte vento che mi spinse lontana facendomi scontrare contro una libreria e perdere i sensi.

Mi svegliai quelle che penso fossero diverse ore più tardi con un tremendo mal di testa. Lentamente e facendo attenzione a non farmi ancora più male mi alzaie mi avvicinai al diadema. Con somma gioia vidi che era spezzato a metà ed era immerso in una pozza dello stesso liquido nero che avevo visto prima di svenire. Sulle mie labbra si formò un mezzo sorriso esenza attendere ulteriore tempo lo raccolsi e lo avvolsi in uno straccio infilandolo dentro la borsetta, della zanna di basilisco, però, nessuna traccia.

Scesi in Sala Grande, diversi minuti più tardi, con un peso in meno sulle spalle e sebbene la testa mi dolesse ancora non potevo non essere sollevata. Il lavoro dafare era ancora molto, ma almeno, mi consolai, una parte dell'anima di Voldemort era morta. Con questi pensieri mi sedetti sorridente nell'unico posto vuoto accanto a Sirius ed iniziai a servirmi da mangiare.

"Buonasera." mi disse.

Risposi al suo saluto sorridendo di cuore e per la prima volta lo vidi imbarazzarsi, ma non ci diedi importanza.

"Ti senti meglio?" domandò James addentando una coscia di pollo.

"Si." risposi sinceramente e stupida che quello che stavo dicendo fosse vero "Sto meglio."

 

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