Bushido

di beat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Giri ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: Ninjo ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: Gaman ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: Seishinshugi ***



Capitolo 1
*** Capitolo I: Giri ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Introduzione:
Questa è una raccolta sul tema dei quattro dogmi principali che il samurai deve rispettare.
Tali dogmi sono:

- Seishinshugi: Lo spirito vince le cose materiali 
- Giri: Dovere 
- Ninjo: Sentimenti umani 
- Gaman: Sacrificarsi, sopportare, controllarsi 

Per ogni tema, una fiction con protagonista Gintoki, affiancato da uno dei personaggi principali di Gintama.


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Capitolo I:

Giri - Dovere


Gintoki – Otose




“Ehi tu!”

“Che diavolo vuoi vecchia?!”

Era una serata come tante.
I clienti dello Snack Bar Otose si erano quasi tutti ritirati. Era quasi l'alba ormai.
Oltre ad un cliente che era sventuratamente collassato dal sonno su di un tavolo non rimanevano che la padrona e uno svogliatissimo ragazzo dagli strani capelli argentati seduto al bancone.

“Perché non te ne torni a casa? Devo chiudere, si è fatto tardi.”

“Ma se sta spuntando il sole..!” rispose lui, girando svogliatamente la testa in direzione della finestra alle sue spalle, senza però dare segni di volersi muovere.

La donna non rispose. Si limitò a sospirare rassegnata.
Non capiva quel ragazzo ed era convinta che mai ci sarebbe riuscita.
Anche se lo conosceva solo da qualche tempo, quel ragazzo era ancora decisamente un'incognita.

“Fa un po' come ti pare!” replicò lei, uscendo da dietro il bancone per andare educatamente a svegliare il tipo che avevano deciso di pernottare da lei.
Otose si era sempre considerata una persona gentile e permissiva.
Ma a tutto c'è sempre un limite.

“Gentile cliente, è ora di chiudere.” disse con un tono di voce alto per farsi sentire, mollando al contempo un calcio alla sedia dell'avventore “Siete pregato di pagare il conto e tornare a casa!”

L'uomo si svegliò di soprassalto, imprecando qualche insulto con voce impastata dal sonno.
Gli ci volle qualche attimo per distinguere quello che stava succedendo, e quando ci riuscì, non ebbe che parole di disprezzo “Ma muori, vecchia stronza! Non rompere e portami altro sakè!”

Otose non si scompose.
Aveva assistito a scene del genere centinaia di volte ormai.

“Devo chiudere, e lei ha bevuto decisamente troppo. Farebbe meglio a pagarmi e tornare a casa!”

Aveva cercato di essere il più diplomatica possibile, vista la situazione, ma il tono di voce che usò evidentemente non piacque all'uomo cui si stava rivolgendo.
Senza che se ne fosse accorta, l'uomo si era alzato di scatto, rovesciando la sedia e afferrandola per il kimono. La teneva con tale forza che la veste le stringeva contro il collo, limitandole il normale respiro.
L'uomo di fronte a lei aveva lo sguardo confuso, ma lo stesso gli occhi erano iniettati di sangue.

Inconsciamente Otose prese a tremare.
Non era più giovane come una volta, e anche se in fondo era ancora una donna energica, nulla di fatto avrebbe potuto per contrastare un uomo nel pieno delle sue forze, per di più con i freni inibitori soppressi dall'alcool.

“Ho detto di portarmi altro sakè! Che c'è, sei sorda, vecchia del cazzo?!”

“Ehi, non te lo ha insegnato la tua mammina che si deve portare rispetto alle persone anziane?!”

Tono svogliato, apatico, senza particolari inflessioni.
Ma un colpo rapido, preciso e devastante.
L'uomo che aveva l'aveva aggredita ora giaceva scompostamente a terra, incosciente e con un rivolo di sangue che gli scendeva lungo gli angoli della bocca.

Otose cercò di riprendere il controllo del suo corpo, ma le ginocchia le cedettero all'improvviso.
Già, non era più giovane come un tempo, e quel genere di spaventi non le facevano certo bene alla salute!
Ma prima che potesse anche solo sbilanciarsi, sì sentì afferrare saldamente da un paio di braccia, che le permisero di rimanere in piedi, anche se le gambe le tremavano ancora.
Il viso di Gintoki era inespressivo come al solito, per questo fu stupida nel sentirsi chiedere se stava bene, e che la domanda fosse stata posta con un tono di voce che celava a malapena l'ansia.

“Sto bene...” mormorò appena.

Gintoki la guidò alla sedia più vicina, sorreggendola finché non si fu seduta.

“Ti preparo del the” e si diresse a passo sicuro dietro il bancone, armeggiando senza problemi con il bollitore e le tazze.
E mentre aspettava che l'acqua bollisse, si premurò di buttare fuori dal locale l'uomo che ancora era a terra, svenuto.
Non ebbe riguardi, lo prese malamente di peso e lo gettò in strada come un comune sacco della spazzatura.
Tornò poi al bancone, e qualche minuto dopo era di nuovo di fianco ad Otose, con due tazze fumanti. Gliene porse una e si sedette.
Bevvero in silenzio, mentre l'alba irrompeva dalle finestre con la dorata luce tipica di quella primavera appena sbocciata.

“Perché?” domandò all'improvviso Otose.

Gintoki alzò lo sguardo dalla sua tazza e le rivolse uno sguardo perplesso.

“Perché, cosa?”

“Perché mi proteggi?!”

Gintoki accennò un sorriso, prima di distogliere lo sguardo.

“Te l'ho promesso, no?”

“Una promessa ad un fantasma...”

“È pur sempre una promessa.”

“Per un paio di polpette, potevi inventarti una promessa meno impegnativa...”

Gintoki sorbì in silenzio il suo the.
Passò qualche minuto, senza che nessuno dei due disse più nulla.
Solo quando le tazze furono svuotate, e fuori Edo cominciava finalmente a svegliarsi, Gintoki si alzò. Con il suo solito passo lento si diresse verso l'uscita.
Ma si fermò ad un paio di passi dalla porta. Anche se non si voltò, e Otose non poté vederlo in faccia.

“Quelle polpette mi hanno salvato la vita.”

“Erano solo delle polpette...”

“Sarebbe stato lo stesso anche se mi avessi dato dei granchi andati a male..”

“Con quelli saresti morto. I granchi avariati sono tremendi!”

Otose non era sicura, ma credette di averlo sentito ridere.

“Mi hai salvato la vita. È mio dovere.” ribadì, nessuna ombra di dubbio alcuno nella voce.
La salutò con un cenno della mano e uscì.


Forse non sarebbe mai riuscita a capire Gintoki fino in fondo.
Ma quel che sapeva di quel ragazzo strano, inconcludente, svogliato, tremendamente serio e leale... era sufficiente.


E tanto bastava.




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Angolo dell'Autrice:

Salve a tutti voi del fandom di Gintama! ^__^
Piacere, sono Beat, e mi sa che dovrete sorbirmi per un pò.
Poiché non mi trovo più tanto bene nel fandom di Naruto, e non ho più idee per Fullmetal Alchemist, ho deciso di trasferirmi qui.
Amo Gintama e ultimamente mi sono appassionata ancora di più a questo fantastico fumetto.
E poiché sono convinta che sia un manga con un potenziale straordinario, ho deciso che non mi va proprio di vedere che ci sono solo poco più di una decina di storie per questa sezione.
Quindi, cercando di ritagliare un pò del mio poco tempo libero, mi impegnerò a scrivere quante più storie posso.
Ho già un sacco di idee! *__*


Passando alla storia:
Temporalmente è collocata quando la Yorozuya non era ancora stata fondata, e Gin e Otose si conoscevano da poco.
La promessa, naturalmente, è quella che Gin fa al marito (morto) di Otose di proteggerla finché lei non morirà.
Ed è questo il motivo per cui Otose continua a sopportare Gintoki, anche se lui non le paga mai l'affitto! XD
A mio parere, un rapporto davvero toccante quello che lega questi due. ^__^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat


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Capitolo 2
*** Capitolo II: Ninjo ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo II

Ninjo – Sentimenti umani


Gintoki – Shinpachi



“È permesso? Gintoki, ci sei?!”

Shinpachi entrò alla Yorozuya. Ormai era qualche giorno che aveva preso l'abitudine di frequentare quel luogo.
Da quando quel misterioso individuo che era Gintoki Sakata lo aveva prima fatto ingiustamente licenziare, poi inspiegabilmente aiutato a salvare la sorella, da quella folle giornata Shinpachi Shimura aveva deciso che avrebbe sempre seguito Gin, nella convinzione che questo lo avrebbe aiutato, un giorno, a diventare un vero samurai.

“Gin? Non risponde nessuno...mi sa che non c'è...” borbottò tra sé e sé Shinpachi.

Ma non se ne stupì più di tanto.
Quel dannato spariva sempre, anche negli orari più impensabili.
Shinpachi sospirò rassegnato.

Aveva sperato di potersi liberare in fretta del fardello che si portava appresso.

Quella mattina Otae lo aveva malauguratamente costretto a portare a Gin una delle sue nuove opere culinarie.
Beh, forse non erano tanto un'opera.
E a ben guardare non pareva nemmeno culinaria...
Ma Shinpachi era stato più che felice del fatto che non fosse toccato a lui, per una volta, di mangiare quel malsano agglomerato di uova, con non sapeva bene nemmeno lui che cosa dentro. Per di più completamente bruciate.
Aveva davvero sperato di trovare Gintoki e sbolognare a lui la gravosa incombenza. Ma non lo aveva trovato.

“Dannazione a lui! Che diavolo ci fa a mangiare fuori se non ha un soldo?!”

Shinpachi sospirò per l'ennesima volta.
Non ci sperava nemmeno che fosse andato fuori a pranzo con un cliente. Da quel che gli aveva detto la signora Otose, la padrona di casa, il fatto che Gintoki fosse il titolare di un'attività, non voleva assolutamente dire che se occupasse.
Sospirò di nuovo.

Improvvisamente la via che aveva scelto non gli sembrava più tanto rosea.

Lo scorrere della porta di legno lo distrasse dai suoi pensieri foschi.
Dei passi pesanti e strascicati, seguiti da un tonfo soffocato, preannunciarono l'arrivo del padrone di casa.

“Gin!” Shinpachi saltò su dal divanetto su cui si era accasciato.

Corse a vedere che cosa fosse successo a Gintoki. Il ragazzo stava letteralmente strisciando per terra.
Era terribilmente pallido e mormorava parole sconnesse.

“Gin! Che ti è successo?!” chiese, preoccupato Shinpachi.

Gintoki provò a rigirarsi su di un fianco, senza apparenti successi.
Con fatica Shinpachi lo aiutò ad alzarsi, per condurlo fino al divanetto più vicino, adagiandovelo con quanta più attenzione poteva.

“Ehi! Che ti è successo? Stai bene?..”

“Troppo...troppo...” biascicava Gintoki, gli occhi spenti più del solito “...ho bevuto troppo...perché mi riduco sempre a bere così...troppo!”

Shinpachi gli tirò addosso il bento con dentro le uova di Otae.

“Ma sei scemo?!” saltò su all'improvviso Gin, la testa buffamente ricoperta di uova bruciate, e attivo come se si fosse miracolosamente ripreso in un attimo “Ti sembra il modo di trattare uno pover'uomo con i postumi di una terribile sbronza?!”

“Sei tu che sei completamente scemo!” ribatté furioso Shinpachi “Ti sembra il caso di rientrare a quest'ora? Per di più completamente ubriaco?! Ma lo sai che è solo mercoledì?!”

“Sembri tantissimo una mammina ansiosa alle prese con un adolescente ribelle, Shinichi”

A Gin arrivò un pugno ben assestato in piena faccia.

“Mi chiama Shinpachi! E tu vedi di crescere, invece di farmi fare la figura della madre ansiosa!”

Gintoki si rialzò da terra, massaggiandosi il mento dolorante “Ahia..!”

“È quello che ti meriti! Sei un irresponsabile!”

“Se uno non si diverte finché è giovane...”

“Ma che giovane e giovane! Sei solo un caso perso!”

“Sai, Shinji, mi ricordi tanto il mio povero nonno...”

“Mi stai dando del vecchio dentro?! E poi...il mio nome è Shinpachi!!!” e di nuovo gli assestò un bel cazzotto in faccia.

Shinpachi si fermò per riprendere fiato.
Gin era ancora a terra, e sembrava intenzionato a rimanervici.
Gli occhi socchiusi, quasi chiusi, preludevano che si sarebbe addormentato a breve.

“Mi hai stufato! Me ne torno a casa per oggi!” sbottò infine il più piccolo.

Non aveva proprio voglia di stare a fargli da balia.
Stava già marciando verso l'ingresso, quando sentì che qualcuno aveva bussato.

“Se è la vecchia” gli disse con voce assonnato Gin dall'altra stanza “Dille che l'affitto gliel'ho già pagato. Se non se ne ricorda è perché la vecchiaia ormai le fa brutti scherzi con la memoria!”

“Sei proprio un caso perso!” gli urlò di rimando Shinpachi, con ormai una miriade di venette che pulsavano in fronte.

Il ragazzo fece un respiro profondo, prima di aprire la porta. Aveva bisogno di calmarsi, visto che non era il caso di urlare in faccia anche alla signora Otose, o al qualunque altro malcapitato che aveva suonato.

“Si, chi è?” chiese, quanto più cordialmente poteva.

Non era Otose, o nessun altro che avesse mai visto.

“Ehm...è qui la Yorozuya Gin-chan? Siete voi i Tuttofare?!” chiese perplesso, quasi speranzoso in un no, l'uomo che Shinpachi aveva davanti. Era un ometto piccolo e curvo, con uno sguardo allarmato e ansioso.

Shinpachi sorrise gentile “È il posto giusto signore. Prego, vuole accomodarsi?”

“S...Sì, grazie..!”

“Posso chiederle come mai si è rivolto alla nostra agenzia?!”

“Ecco...abbiamo un problema con dei malviventi nel quartiere...non riusciamo più a sopportarli...”

“E perché non sei andato alla polizia, vecchio?!”

“Gin! Ti sembra il modo di rivolgerti ad un cliente?!”

“Ci ho provato, ma continuano a non darmi retta...!” piagnucolò l'uomo.

“Capisco signore. Senta, gradirebbe una tazza di the?” chiese Gintoki, stranamente ospitale.

“Oh...grazie...molto gentile!”

“Ehi Shinpachi, prepara il the per tutti!”

“Non sono il tuo schiavetto!” rimbrottò lui.

“Sei il mio assistente, per cui assistimi!”

Shinpachi sospirò pesantemente, per la milionesima volta.
Forse non era stata una buona idea quella di seguire quello strano individuo.
Shinpachi proprio non lo capiva.

Un attimo prima era stravaccato a terra, moribondo per la sbronza, disinteressato a qualunque cosa nel mondo che non fosse se stesso e i suoi, autoprovocati, problemi.
E un attimo dopo eccolo lì, seduto sul divano compostamente, come se nulla fosse, quasi sembrando una persona seria, pronto a dare massima attenzione al cliente appena entrato.
Completamente dimentico del proprio malessere o dei propri problemi, pronto ad aiutare in qualunque modo fosse stato per lui possibile.


Forse non era stata una buona idea seguirlo.

Ma forse non era stata nemmeno un'idea così brutta.




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Angolo dell'Autrice:
Eccomi di nuovo tra voi! ^^
Pensavate di avermi persa per strada, vero? E invece no!
Chiedo scusa per il ritardo.
Purtroppo ho avuto una brutta settimana, con un esame di Economia davvero terribile.
Per non parlare poi dell'ispirazione che è mancata.
Purtroppo la coppia Shinpachi-Gintoki non mi ispira molto, e non sapevo bene come gestirla... Spero che non sia venuta fuori una schifezza, tipo le uova di Otae! ^^" Ahahah...


Grazie mille a ladyshadow, Gintokina e Hikary Saotome che hanno commentato lo scorso capitolo! Grazie mille! ^^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 3
*** Capitolo III: Gaman ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo III

Gaman - Sacrificarsi, sopportare, controllarsi


Gintoki – Kagura


“Buongiorno ragazzi!”

Come ormai quasi ogni mattina, ecco Shinpachi che entrava alla Yorozuya.
Aveva con sé un voluminoso sacchetto della spesa. Sebbene gli scocciasse parecchio dover far compere anche per quel disgraziato del suo capo, si era accollato quell'incarico perché temeva che senza la sua attenta supervisione Gin non sarebbe mai riuscito a ricordarsi di comprare tutto quello di cui aveva bisogno. E poi alla fine comunque toccava sempre a lui andare a comprare quello che mancava!
E anche se erano un paio di giorni che non si faceva vedere, probabilmente a Gintoki non era nemmeno passato per la testa di andare lui a fare la spesa.
Shinpachi si diresse verso il piccolo cucinino dell'appartamento, per mettere via il contenuto del sacchetto.

“Buongiorno Shinichi!” lo salutò allegramente la piccola Kagura.

Il ragazzo la squadrò male, ribattendo per l'ennesima volta “Mi chiamo Shinpachi!” ma senza dare eccessivo peso alla cosa.

Aveva capito che Kagura era una ragazzina parecchio distratta quando ci si metteva, e a quanto pareva non aveva ancora deciso che era il caso si imparare il suo nome in maniera corretta.

“Shinichi, Shinpachi...cambia poco!” disse annoiata lei, tornando immediatamente a prestare la massima attenzione alla sua colazione.

“Lasciamo perdere Kagura, che è meglio!” sospirò il povero quattrocchi.

“Ecco bravo. Tu lasci sempre perdere, e poi non vinci mai! Ecco perché tu sei un fallito!”

“Prego?! Ti sembra questo il modo di rivolgerti alle persone?!”

“Perché scusa? Io dico solo cose vere!”

“Ma che vere e vere! Tu sei solo una grandissima maleducata!”

“Inutile parlare con te. Tu fai troppo casino quando si parla con te. Non si riesce mai a fare conversazione tranquilla!” ribatté incurante la ragazzina.

Kagura finì di trangugiare la colazione.
Posò la ciotola del riso sul tavolo dove si era appollaiata e prese a guardarsi in giro.

“Oh! Tu hai fatto la spesa? Che hai comprato di buono da mangiare?!” chiese, incredibilmente interessata alla questione.

“No! Questa roba non è per te!” la sgridò il ragazzo, cercando di allontanare il sacchetto della spesa dalle grinfie della vorace Kagura.

“Come, che non è per me? Tu hai fatto la spesa per la Yorozuya, no? E io faccio parte della Yorozuya, quindi quella spesa è per me!”

- Una logica inoppugnabile, non c'è che dire – pensò sconsolato Shinpachi.
Che però cercò lo stesso di allontanare le mani di Kagura dalle provviste.

“Le potrai mangiare dopo! Hai appena finito di fare colazione! Insomma, Kagura!”

“Ma io ho ancora fame!” si mise a piagnucolare lei “Ti prego Shinpachi!”

“Perché ti ricordi il mio nome solo quando devi fare la ruffiana?!”

“Ho fame! Dammi la spesa!” si impuntò lei.

“Ti ho detto di no!”

“E invece sì!” gridò lei, gettandosi praticamente di peso addosso a Shinpachi, colpendogli lo sterno con una potente ginocchiata.

Il ragazzo perse l'equilibrio e si trovò steso a terra, con in dolce peso di Kagura addosso che gli impediva di respirare.
La ragazzina, dal canto suo, era raggiante, perché oltre ad essere riuscita ad accaparrarsi il sacchetto della spesa, ci aveva trovato dentro anche un chilo di riso e una barretta di cioccolato enorme.
Felice come una bimbetta con un giocattolo nuovo, aveva immediatamente messo il riso a cuocere, e mentre aspettava, si stava pappando il cioccolato.

Nel frattempo, dopo alcuni tentativi infruttuosi, Shinpachi era riuscito finalmente a strisciare via dalla cucina.
A carponi si spostò in salotto. Arrancando sui gomiti riuscì infine a mettersi su di un divanetto.

“Quella ragazza è senza fondo..!”

Mentre stava riprendendo le forze, Shinpachi si accorse che da dietro il divanetto proveniva una strana voce, terribilmente sconsolata, che stava cantilenando una sorta di inquietante nenia.
Shinpachi si sporse dal divano per vedere che stava succedendo.
Enormemente stupito, vide che c'era Gintoki dietro il divano.
Era seduto a terra, circondato da una miriade di fogli.
Aveva la testa ciondolante, e con movimenti stanchi stava scrivendo con un pennello da calligrafia sui fogli stesi per terra davanti a lui.

“Gin?!” lo chiamò preoccupato Shinpachi.

Gintoki non sembrò nemmeno averlo sentito. Continuava a scrivere, sempre canticchiando quella strana filastrocca che Shinpachi non riconobbe.
Davvero inquietante.

“Gin, ma stai bene?!”

Il ragazzo scavalcò il divano, per poter guardare in faccia il suo capo.
Era come spiritato, e il volto sciupato e scavato. Probabilmente dalla fame!

“Gin!” lo chiamò Shinpachi, estremamente preoccupato, scuotendolo per le spalle con vigore.

Solo allora Gintoki si rese conto che c'era qualcun altro oltre a lui.

“Ehi là, Shinpachi! Qual buon vento ti porta qui?”

“Ma che vento e vento! Gin, ma che ti succede? Stai bene?”

Gintoki ridacchiò nervosamente.
E in quel mentre, dalla cucina, si sentì la voce acuta di Kagura “Testa riccia! Hai finito la salsa di soia! E io come condisco il mio riso adesso?! Fa schifo il riso bianco da solo!”

Gintoki abbassò la testa ancor più sconsolato.
Ignorando tutto il resto del mondo, riprese a scrivere.
Shinpachi guardò bene che stava facendo.
Su tutti i fogli sparsi attorno a lui, c'era scritta una sola parola, sempre quella.

Gaman?” chiese perplesso Shinpachi.

“...sacrificarsi...sopportare...controllarsi...sacrificarsi...sopportare...controllarsi... Solo i fogli e l'inchiostro non si è mangiata!... sacrificarsi...sopportare...controllarsi...”

Ecco che cos'era la nenia che Shinpachi aveva scambiato per una filastrocca senza senso.

“Gin..? Perché non la sbatti fuori di casa? Ti farai venire un esaurimento...!”

Gintoki sollevò leggermente il volto per guardare in faccia Shinpachi.
E rise, sempre con quella risata nervosa e anche un po' inquietante.

“Ah, Shinpachi, Shinpachi...” e riprese a scrivere.

Sacrificarsi...
Sopportare...
Controllarsi...

Aveva ancora tanto da imparare!




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Angolo dell'Autrice:
Salve a tutti!
Ed eccoci qui con il terzo, nonché penultimo capitolo di questa raccolta.
Ed è toccato a Kagura, il nostro amato pozzo senza fondo.
Davvero una dura prova da sopportare per Gintoki! XD Ma Gin è Gin, e pur di far felice Kagura è pronto a sopportare questo e altro!
Io li adoro!
Ahahah! Ho già in mente una fiction con loro due! *_* appena avrò le idee un pò più chiare la scriverò!
Nota: Kagura parla in maniera sgrammaticata apposta, come nell'anime. Semplicemente perché mi piace di più! ^^"


Avviso: Chi indovina chi sarà il personaggio che affiancherà Gintoki nel prossimo capitolo (
Sul tema "Seishinshugi - Lo spirito vince le cose materiali"), vincerà un Fiction da me scritta sulla coppia che preferisce! ^__^


Grazie mille a Gintokina che ha commentato lo scorso capitolo! Grazie mille carissima! ^^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 4
*** Capitolo IV: Seishinshugi ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo IV

Seishinshugi – Lo spirito vince le cose materiali



Gintoki – Hasegawa


Era un'assolata giornata estiva.
Il caldo era praticamente insopportabile, e due sventurati figuri se ne stavano seduti scompostamente su di una panchina nel parco.
Avevano avuto la fortuna – anche se questo termine ben poco valeva per la loro misera esistenza – di trovare una panchina proprio sotto un grande albero, che con le sue fronde stava facendo ombra ai due uomini.

“Questo caldo è ogni anno più insopportabile!” si lamentò il primo, sventolando un vecchio foglio di giornale a guisa di ventaglio.

“È tutta colpa dei gas serra!” rispose svogliato l'altro.

“Ma quali gas serra! È colpa di tutta la gente che popola il pianeta! Siamo in troppi! Troppi!”

“Ottimo, allora perché non te ne vai da qui? Il pianeta diventerebbe certo più abitabile!”

“Stai dando la colpa a me se fa così caldo?!”

“In parte è colpa tua, ovvio!”

“Se la metti così, allora è anche colpa tua! Anzi, ci scommetto che la colpa è più tua che mia!”

L'altro aprì la bocca per ribattere nuovamente, ma si rese conto che quel discorso senza capo né coda era completamente senza senso. Per cui decise che non avrebbe più detto nulla a riguardo. E poi, era meglio risparmiare le forze. Con quel caldo gli sembrava di sciogliersi ad ogni minimo movimento.

“Ehi, non è che hai qualche spicciolo per comprare un gelato?”

“Sarebbe meglio un bel ghiacciolo. Il gelato, una volta finito, ti va venire ancora più sete!”

“Quel che è! Allora, ce li hai dei soldi da prestarmi?”

Il ragazzo, con esasperata lentezza, prese il portafoglio da una tasca dei pantaloni. Ma dovette rimetterlo via praticamente subito. Era desolantemente vuoto!
Depresso, il ragazzo comunicò la sua situazione finanziaria al compagno di sventure.

“Spiacente...sono al verde. Talmente al verde che rischio di essere scambiato per una pianta!”

“Ah, se diventassi una pianta, stai pur certo che ti venderei al primo fioraio che incontro. Sai quanti soldi ci potrei fare con la nuova specie di pianta-samurai?!”

“Con la fortuna che hai, non ci ricaveresti che un paio di insulti e una denuncia per cazzate aggravate!”

L'uomo sospirò.

“Sì, credo che tu abbia ragione...”

I due rimasero in silenzio.
Era ora di pranzo, e in giro non c'era nessuno.
Sebbene fossero praticamente al centro di Edo, non c'era anima viva in giro. Si sentivano solo l'assordante frinire delle cicale e il ritmico sventolare del foglio di giornale.

“Perché non mi sono fermato quando ho potuto?!” prese a lamentarsi ad un certo punto l'uomo, riferito al fatto che aveva perso tutti i soldi che aveva giocando.

“Perché non conosci i tuoi limiti!”

L'uomo tirò un fiacco pugno in faccia all'altro.

“Senti da che pulpito viene la predica. Sbaglio o anche tu hai perso tutto, eh?!”

Il ragazzo non rispose, si limitò a sventolare con maggiore insistenza.

“Che si fa adesso?”

“Dovrò cercarmi un altro lavoro! Non ho più soldi!” mormorò mesto l'uomo.

“Ehi, che fine ha fatto l'altro impiego che avevi trovato?”

“Quale, quello di pizza express?”

“Ah, avevi fatto anche quello? No, mi riferivo alla guida turistica di Kabukicho!”

L'uomo scivolò senza forze lungo la panchina.

“Un ladruncolo ha tagliato la borsa di una cliente e hanno incolpato me!”

Il ragazzo scoppiò a ridere.

“Sei davvero senza speranza!”

“Beh, tu non sei certo messo meglio! Perché non provi tu a cercarti un lavoro?!”

“Ma io ce l'ho un lavoro!” ribatté con ovvietà il ragazzo.

“Intendevo un lavoro vero!”

L'altro sorrise sornione.

“Non posso. Quella è la mia vita!”

“Sai che bella roba! Non hai mai i soldi per l'affitto della vecchiaccia, fai da balia a due mocciosi terribili, non hai quasi mai uno straccio di cliente...come diavolo fa ad andare avanti, me lo dici?”i

“E tu, che non riesci mai a tenerti un lavoro per più di due settimane?”

“Non è colpa mia se non mi vogliono tenere. Io non cambio certo per gente come quella!”

L'uomo sospirò, e il ragazzo lo imitò.
Scese di nuovo il silenzio.

“Siamo due casi disperati!” gemette ad un certo punto il più vecchio.

Il ragazzo ridacchiò mesto.

“Hai proprio ragione!”

Con fatica, si alzò dalla panchina.
Passò il suo improvvisato ventaglio all'uomo che ancora era seduto, e si allontanò.

“Alla prossima, Hasegawa!”

“Alla prossima, Gintoki!”





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Angolo dell'Autrice:

E con questo si conclude la raccolta "Bushido".
Ho scelto Hasegawa perché, anche se non si vede troppo spesso nel manga, Sorachi lo considera uno dei suoi personaggi preferiti.
Infatti, pur non essendo di particolare utilità, è un personaggio molto interessante.
Che secondo me incarna perfettamente il spirito del Seishinshugi. Nonostante gliene capitino di tutti i colori, lui non si arrende mai, e continua a comportarsi come ritiene giusto per la sua vita. Anche se questo lo porta inesorabilmente alla sconfitta di ogni impresa in cui si imbarca e ad un sacco di problemi di ogni genere.
E in questo non volersi piegare, somiglia molto a Gintoki.

Ok, la smetto con i miei sproloqui. ^^
Spero che questo capitolo, e la raccolta in generale, vi siano piaciuti!
Grazie di cuore a chiunque abbia letto/commentato/seguito questa raccolta!

Ringraziamenti per le recensioni:

- Gintokina: Indovinato! *_* (lancia coriandoli per festeggiare!) Era proprio il nostro amatissimo Madao! Ahahah! E come promesso, puoi richiedermi una fiction sulla coppia/personaggio che preferisci! ^^

- Ladyshadow: Grazie mille per i complimenti. E grazie per aver commentato! ^__^

- SesshomaruJunior: Purtroppo Kagura è insaziabile! XD Grazie mille del commento! Alla prossima!

- Podkayne: Grazie mille! MI fa piacere che ti siano piaciuti! E grazie per aver seguito! ^^


***

Angolo pubblicità:
Se non l'aveste già vista, vi segnalo l'altro mia fiction su Gintama:
Nasce prima l'uovo o la gallina?
Se avete tempo o voglia, andate a leggerla! ^^

***


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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