Knight of the Dragons

di Jeo 95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** The Call -Part One.- ***
Capitolo 3: *** The Call -Part Two.- ***
Capitolo 4: *** Reunion. ***
Capitolo 5: *** Turbulent Groups. ***
Capitolo 6: *** Secret Base. ***
Capitolo 7: *** The Beginning of the Return. ***
Capitolo 8: *** Preparations. ***
Capitolo 9: *** The Events Start to Move ***
Capitolo 10: *** Anger ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


THE KNIGHTS OF THE DRAGONS. 

 

CAPITOLO 1- PROLOGUE. 

 

Regno di Fiore, Anno x1000 

Le tenebre ormai calate sul vasto e prospero Regno di Fiore che, ora, riposava assopito le stanchezze della giornata appena trascorsa e passata in serenità. 

L'oscurità però nascondeva lati di quel magico mondo che nemmeno i suoi stessi abitanti conoscevano, nascosti dalle stesse ombre che, ora, nascondevano tre figure incappucciate da lunghi mantelli che ne celavano l'aspetto. 

Nessuno nel gruppo osava fermarsi o voltarsi indietro, se l’avessero fatto sarebbe sicuramente stati catturati, morti nel peggiore dei casi.  

Un globo di luce bianca era l’unica cosa che impediva alle ombre di inghiottirli totalmente, nonostante cercassero di nascondere le loro presenze, in quella notte in cui luna e stelle si rifiutavano di illuminare la terra, senza di quella avrebbero perso la strada. 

E la foresta nera a volte era più pericolosa di qualsiasi uomo. 

Un'altra luce, stavolta rossa e minacciosa, si avvicinava alle tre figure espandendosi sempre di più, e anche a kilometri di distanza le tre figure percepivano chiaramente il calore di quella luce bruciargli sul collo. 

Erano le torce dei loro inseguitori. 

- Cosa facciamo ora? Ci stanno raggiungendo!- disse una delle figure, la voce calda e femminile ansimava per la fatica. 

Ormai correvano da diverse ore senza sosta e ancora non li avevano seminati. 

- Non preoccuparti di loro, continua a correre.- disse la voce della figura di testa, anche quella era la voce di una donna, ma più matura e adulta. 

L’ultima figura, quella più imponente e mascolina, si fermò di colpo, voltandosi verso la direzione da cui provenivano gli inseguitori. 

Poterono presto udire le urla ed i passi frenetici dei nemici che man mano diventavano sempre più vicini, minacciosi. Li stavano raggiungendo troppo in fretta, se non faceva qualcosa, li avrebbero di certo presi tutti e tre. 

Nel peggiore dei casi rischiavano di essere proprio loro a condurli al santuario segreto o alla base, un luogo che per nulla al mondo doveva finire in mano a loro. 

- Vecchio che stai facendo?!- 

Anche le prime due figure si fermarono, ma il compagno intimò loro di proseguire. 

- Andate avanti, a loro ci penso io!- 

- Ma che dici?!- 

L’uomo guardò seriamente le due donne, poi sorrise determinato. 

- Andate alla base e completate il rito, io li distrarrò poi vi raggiungerò.- 

La prima figura si avvicinò all’uomo, depositandogli un casto bacio sulle labbra. 

- Fai attenzione caro, torna presto.- 

Poi si allontanò pronta a riprendere la corsa. 

- Ehi vecchio, se ti fai ammazzare giuro che verrò all’inferno per pestarti hai capito?!- 

L’uomo ghignò, mostrando poi alla ragazza il pollice all’insù. Sorrise anche lei e ricambiò il gesto, riprendendo poi la sua corsa dietro la prima donna. 

Quel vecchiaccio era forte e aveva piena fiducia in lui, non sarebbe certo bastato un pugno d’insetti come loro per batterlo. 

Una lacrima solitaria invece solcò il viso della donna davanti; sapeva che non sarebbe più tornato. 

Avevano una missione per la quale erano disposti a dare anche la vita, si ripromise di non versare lacrime, ma non poté impedire al suo cuore di piangere. 

*** 

Corsero per diverso tempo, fino a quando la struttura abbandonata di quella che sembrava una chiesa non comparve di fronte ai loro occhi. 

Finalmente erano arrivate. 

Varcarono la soglia, gettando a terra il portone mal ridotto e di legno ormai marcio. Tutto in quell’ambiente era così, diroccato, ammuffito, abbandonato, eccetto il piccolo altare bianco dalle decorazioni d’oro che spiccava al centro della stanza. 

La donna fece svanire il globo di luce, scostò il lungo mantello nero e si inginocchiò ai piedi dell’altare. 

- Sei sicura che funzionerà?- 

Non era pienamente convinta che quel piano potesse funzionare, basarsi su un antica leggenda non si poteva certo definire una strategia logica e ben congeniata, ma non aveva altra scelta se non quella di fidarsi, nonostante un piccolo dubbio ancora si annidasse nel suo cuore. 

Era la loro ultima speranza. 

- Non ti fidi dei miei poteri?- 

- Sì che mi fido, ma quella era solo una vecchia leggenda, faccio ancora fatica a credere sia reale.- 

La donna iniziò a parlare in una strana lingua, dando così inizio al rito che sperava potesse essere la loro salvezza. 

- I Knights esistono, tu ne sei la prova. Con questo rito farò si che tornino nel nostro mondo.- 

La ragazza era ancora dubbiosa, ma quando la luce viola del cerchio magico avvolse l’altra completamente sentì in lei una strana sensazione d'incanto e nostalgia, mentre nei suoi occhi una luce color ametista risplendette luminosa. 

Finalmente riuscì a vederla, quella luce di salvezza chiamata speranza. 

*** 

Palazzo Reale di Crocus. Fiore, Anno x1000 

 

L'imponente struttura del palazzo occupava gran parte della grande città imperiale, sede non solo del potere governativo e militare, ma centro di ristoro e mete fissa di molto viandanti, che trovavano grandi occasione proprio nella fiorente capitale. 

Nessun bandito, nessun ladro o assassino, tutto andava bene a Crocus, sotto la protezione del re e del suo esercito. 

Ma era solo una delle poche città in cui resisteva ancora questa situazione di equilibri, in molte altre più lontane dal centro del Regno, ormai la desolazione regnava sovrana. 

Con l'immagine di molte altre città viste in condizioni assai disumane e di cui il re non si preoccupava, una figura ammantata s'intrufolò abilmente nell'ufficio di sua maestà, scavalcando abilmente le mura ed evitando che le guardie si accorgessero della sua presenza. 

Le missioni d'infiltrazione e spionaggio erano davvero il suo forte. 

Vagò con lo sguardo nel piccolo studiolo principesco con sguardo quasi disgustato, pensando alla povera gente morente che viveva in condizioni precarie e misere mentre il re, anche in un piccolo stanzino come quello, riusciva ad avere preziosi tessuti in raso rosso ad adornare il pavimento e le finestre. 

Come poteva quell'uomo essere salito al trono era per lui ancora un mistero. 

Saltò all'interno dello studio e con passò felpato si diresse fino alla scrivania in legno d'acero con rifiniture d'oro, stracolma di foglie e scartoffie varie di cui riuscì a leggerne in parte il contenuto. 

Non potè credere ai proprio occhi. Se prima aveva qualche dubbio ora ne era davvero certo, quell'essere meschino e stupido che si definiva il loro re, era davvero pazzo. 

Un calore insolito e mai provato prima l'avvolse, i suoi occhi brillarono di una luce viola ed intensa, mentre un senso di nostalgia per nulla che la sua mente ricordasse gli strinse il cuore. 

Quando la sensazione svanì e i suoi occhi tornarono normali sorrise ferino. 

Finalmente il piano aveva avuto inizio, e con le informazioni che aveva appena recuperato avrebbero finalmente potuto agire per il bene del Regno, al posto di quell'inutile re che avrebbe volentieri strangolato con le sue stesse mani. 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

*Note Autrice* 

Bene bene bene..... SONO UNA COGLIONA!!! xD 

Non solo ho ripubblicato troppo presto secondo i miei piani, ma ho anche tardato sulla data di pubblicazione, mancando totalmente il mio obbiettivo >-< 

Allora lo ribadisco qui e subito, questa storia è deicata interamente al mio Boss (comefareisenzamanga) per il suo compleanno, che però è già passato da qualche giorno T.T 

GOMEN BOSS!!!!!!! TANTI AUGURI ANCORA!!!!!!!!!!!! 

Quindi dei 14 OC che mi servono, uno sarà senz'altro quello del Boss, altrimenti non avrebbe avuto senso che le dedicassi la storia u.u 

Dunque, punto uno gli OC sono 14 (7 maschi e 7 femmine) possibilmente tutti accoppiabili in love story please ;) (anche con i miei OC se volete, perché non è più mistero chi siano due degli incappucciati XP) 

Questa volta non farò eccezioni per nessuno eh, 16 ho detto e così saranno. 

Punto due, non potete mandarmi Gary Sue o Mary Sue, i difetti li hanno tutti e paure idem u.u  

Nelle recensioni chiederei di mettermi il sesso dell'OC e il potere, per evitare così incongruenze, disguidi, e dovermi costringere a rifiutare OC perché non si è fatto attenzione, per favore non mi piace dire di no >-< 

Altro punto è che va seguita questa scheda e nessun altra, fondamentale ai fini della mia storia u.u in più se chi ha partecipato all'altra versione di questa storia volesse rimandarmi l'OC che aveva mandato allora sarà ben accetto, ma quindi nulla vieterà a me di riproporre il pezzettino dell'arruolamento che scrissi allora u.u mi evito un lavoro in più XP  se ne volete mandare uno completamente nuovo invece...... liberi di farlo u.u no problema XD  

L'OC va mandato assolutamente per messaggio e non nella recensione, chi contravviene alla regola non partecipa u.u  

Mi sembra ci sia tutto, ecco a voi la scheda!! 

 

Nome: 

Cognome: 

Soprannome: (non obbligatorio) 

Carattere (dettagliato prego): 

Abbigliamento sulla terra: 

Abbigliamento su Fiore (ricordo ai gentili partecipanti, cosa che non ho fatto la scorsa volta, che il mondo di Fiore qui è molto simile al medievale/rinascimentale, quindi vestitevi di conseguenza u.u): 

Aspetto fisico (pure questo dettagliato): 

Potere: (stavolta vi dirò io che potere potreste avere, sceglietene solo UNO e scrivetelo nella recensione, a seconda di quello che scegliete anche il ruolo nella storia cambierà. I poteri sono: Acqua, Aria, Fuoco, Spazio, Tempo, Luce, Ombra/Buio, Fulmine, Veleno, Caos, Cosmo -astri/pianeti-, Ferro, Vettori) 

Drago Partner:(Questo è obbligatorio per motivi che poi capirete nel corso della storia XP mi serve nome e aspetto, le dimensioni non servono ^^) 

Potere del Drago:(qui potete scegliere, magari contrarie al vostro potere o simili) 

Storia d'amore (come già detto, anche con i miei se vorrete ;) ): 

Passato: (diciamo la vita che hanno fatto e che fanno tutt'ora sulla terra, per Fiore non servirà u.u) 

Paure: (obbligatarie) 

Hobby: 

Cose che Ama: 

Cose che Odia: 

Pietra (esclusi rubino e topazio, se potete del colore pensate si abbini di più al potere XD): 

Sogni/desideri: 

Specialità: (In cosa volete che sia specializzato) 

Altro: (tutto quello che ho dimenticato) 

 
 

 
 

Bene gente, direi che è tutto ^^ Allora, gli aggiornamenti dovrebbero essere più veloci del previsto perché la scuola è finita e avrò più tempo per scrivere, quindi sia questa che le altre storie torneranno ad essere pubblicate con un ritmo decente (o almeno quello è l'obbiettivo ^^) 

Spero parteciperete e che la storia vi piaccia nella sua nuova versione,  

Un bacione a tutti e alla prossima 

Jeo 95 =3 

 
 

 

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Capitolo 2
*** The Call -Part One.- ***


THE KNIGHTS OF THE DRAGONS. 

 

CAPITOLO 2- THE CALL. -PART ONE- 

 

Sistema Solare. Anno indefinito. 

 

Era infinito e buio lo spazio della dimensione reale, un luogo parallelo al mondo di Fiore, un mondo in cui niente di tutto quello che a Fiore poteva sembrare normale esisteva. Un mondo a suo modo piatto, vuoto, grigio, privo del colore che la magia portava al Regno.

A FIorne non esisteva lo spazio infinito, tantomeno altri pianeti all'infuori di quello che ospitava Fiore, che non era un vero e proprio pianeta, semplicemente un infinita distesa di terra dai climi diversi a seconda della zona in cui ci si trovava, un sole e una luna ad illuminare il giorno e la notte. 

Nel mondo della realtà invece, lo spazio non finiva mai, ricco di piccole stelle, rocce e galassie colme di pianeti diversi. La più importante fra le galassie era quella del sistema solare. 

Al centro di essa dominava l'enorme sfera di fuoco, luminosa e talmente calda da bruciare tutto ciò che si avvicinava troppo al suo raggio d'azione gravitazionale. 

Attorno ad esso, sistemati ognuno sul proprio asse, ruotavano i pianeti più importanti di quella galassia, e fra essi, uno in particolare brillava per la sua lucentezza e brillantezza. 

Questo pianeta così bello e luminoso era chiamato "pianta blu", per gli abitanti semplicemente Terra. 

Era l'unico pianeta abitato da creature viventi di ogni specie, forma e dimensione, nonostante tra le tante, ve ne era una che predominava sulle altre, quella che nella storia si era sviluppata ed era cresciuta più delle altre; la specie degli umani. 

Nel corso di milioni di anni la specie umana si era evoluta, era cresciuta e ancora oggi il progresso faceva parte dell'esistenza stessa di queste creature. 

Avevano una storia, diverse culture, leggi, regole, religioni, e ognuno dei sette miliardi di esseri umani che abitava la Terra conduceva una vita diversa da quella di un altro, a volte disturbate da guerre o disgrazie, ma avevano mostrato una stupefacente capacità di ripresa da ogni cosa, per questa loro capacità si credevano una specie invincibile e immortale. 

Nessuno di loro però poteva lontanamente immaginare che tutto ciò che conoscevano, che la vita che stavano vivendo era soltanto una mera illusione, destinata a sgretolarsi una volta che le uniche persone realmente esistenti avessero affrontato la loro verità e avessero abbandonato il pianeta. 

Nulla è reale in quel mondo, se non i prescelti a cui il destino stava per far visita. 

*** 

Dublino, Irlanda. Anno 2014. 
 

Amava cavalcare più di ogni altra cosa al mondo, con la fredda e pungente aria primaverile a sferzarle il volto. 

Nonostante la stagione che precedeva il caldo fosse ormai quasi al termine, nella sua terra natia ancora la gente andava in giro con felpe e maglioni. 

In fondo l'Irlanda non era mai stata famose per il suo clima caldo e accogliente, ma forse proprio per quel fresco sempre presente Carhan Loster si trovava pienamente a suo agio in quella terra. 

Completò ancora una volta il percorso che per tutta la mattina non aveva fatto che riprovare e rifare, concedendo al suo splendido purosangue di andare a riposare al caldo nella stalla del ranch che gli era stata assegnata. 

Tolse sella, redini e lo spazzolò per impedire che si ammalasse, lasciare il sudore addosso ad un cavallo che aveva ancora i muscoli caldi per la corsa in una giornata fredda come questa non era un buona idea, poi lo coprì con la mantella e lasciandogli un bacio sul muso si preparò per tornare a casa. 

- A domani bello, fai il bravo.- 

Andò in spogliatoio a cambiarsi, prima però approfittò del suo essere sola per darsi una rinfrescata. 

Il getto d'acqua calda le colpì il volto gelato dalla brezza, senza però riuscire a riscaldare quella diafana pelle sempre fredda. 

I lunghi capelli neri come l'ebano, che già normalmente le arrivavano fino al sedere, ora che erano bagnati sembravano ancora più lunghi e morbidi. 

Chiuse i grandi ed espressivi occhi dorati, beandosi dell'acqua che le scivolava piacevolmente sul corpo. 

Chiuse l'acqua e tirò un profondo respiro, sentendosi d'improvviso più rilassata e tranquilla. 

Si avvolse nel morbido asciugamano blu tornando in camerino, dove si vestì con dei comodi leggins neri lunghi fino al ginocchio, una maglia blu lunga fino a metà coscia che le stringeva sul seno, non molto pronunciato, mentre ricadeva morbido nella parte inferiore. 

Le maniche lunghe e strette lasciavano scoperte le spalle ed il collo.  

Finì di allacciarsi le amate converse blu ormai quasi completamente consumate, nonostante ormai fossero da buttare non se ne voleva assolutamente separare. Si legò anche i lunghi capelli, asciugati poco prima, in una mezza coda centrale, e riprendendo dall'armadietto il prezioso braccialetto d'argento che tempo prima sua nonna le aveva regalato. 

Lo carezzò amorevolmente lasciando che la sua mente tornasse a tempo prima, quando ancora sua nonna era con lei.  

Una sola lacrima, triste e solitaria, solcò veloce la sua guancia, ma venne sciugata in un istante. 

Non aveva tempo per mostrarsi debole. 

Prese la sua borsa ed uscì dagli spogliatoi, salutò lo stalliere e la padrona del centro ippico che, gentilmente, si era offerta di ospitare ed accudire il suo amato cavallo permettendole anche di visitare il centro ogni qual volta avesse voglia di cavalcare. 

Praticamente tutti i giorni quindi. 

Camminando per la strada senza sentire poi tutto il freddo che invece le altre persone sentivano, percepì una strana sensazione, qualcosa che mai prima aveva provato in vita sua, ma che le sembrava così famigliare da causarle un moto di nostalgia. 

Di cosa non lo sapeva neanche lei. 

- Ehi ma cosa...?- 

Nei suoi occhi risplendette una luce brillante e violacea, mentre un violento capogiro la fece barcollare. 

Una luce color porpora l'avvolse completamente, facendole digrignare i denti. Una voce le rimbombò nella mente. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Che succede?!- 

La borsa cadde a terra, mentre in un disperato tentativo Carhan tentò di ribellarsi, ed uscire ma non ci fu nulla da fare. 

In un attimo la luce scomparve all'improvviso, portando con se Carhan, della quale rimase soltanto la borsa lasciata a terra, dove poco prima vi era la ragazza. 

*** 

Ishikari, Giappone. Anno 2014. 
 

Sbadigliando rumorosamente ma sempre con quella nota di eleganza che lo contraddistingueva, un ragazzo dai capelli color blu notte, leggermente arricciati e con la frangetta che copriva appena gli occhi, decise di malavoglia che era il momento di interrompere il suo pisolino. 

Saltò giù dall'albero che fino a quel momento gli aveva fatto da giaciglio, con un eleganza e un agilità che dell'umano aveva ben poco. Somigliava più a un gatto in verità. 

Iniziò a camminare con le mani infilate nei jeans scuri, rovinati e consumati a tal punto che chi lo vedeva non riusciva a comprendere se fossero usurati dal troppo utilizzo oppure a fabbrica produttrice li avesse messi in vendita con quel particolare stile trasandato. 

Erano abbinati ad una camicia a quadri che variavano dal bianco all'azzurro, al blu, lasciata aperta sul davanti e più larga della maglietta che indossava sotto, anch'essa larga, di color turchese e lunga fino a poco sotto la coscia. 

La particolarità dell'abbigliamento del ragazzo era la sciarpa color notte che portava al collo, siccome ancora la indossava nonostante il clima fosse mite e piacevole. Probabilmente era cagionevole di salute, o almeno così avrebbe pensato chiunque notando la carnagione diafana del ragazzo ed il suo fisico asciutto, ma in realtà era per puro gusto personale che la indossava, godeva di ottima salute. 

Non si era mai curato della moda e non avrebbe di certo iniziato a preoccuparsene ora. 

Ai piedi portava delle comode nike blazer color smeraldo, impossibili da non notare, e al collo si poteva intravedere da sotto la sciarpa il piccolo ciondolo a forma di anello d'argento dal quale non si separava mai. Era troppo importante. 

Sbadigliò un ennesima volta, aprendo uno degli occhi a mandorla, di un intenso ed ipnotizzante blu elettrico, ma richiudendolo subito per concentrarsi sulla musica prodotta dal suo i-pod. 

Quella sera aveva un duello importante e, per quanto la cosa lo annoiasse da morire, non poteva permettersi di perdere. Questa volta più delle altre. 

Poteva sembrare magro e per nulla forte, ma era muscoloso e discretamente alto, circa 1.80, non marcatissimo e per questo spesso sottovalutato dai suoi nemici. 

Mentre camminava a testa china non si accorse di un energumeno tutto muscoli contro il quale andò a sbattere. 

Era alto, grosso e maledettamente stupido, poiché ebbe la brutta idea di fermarlo per la spalla e alzarlo per il bavero della maglietta, senza avere la minima idea di chi aveva davanti. 

- Ehi tu marmocchio stai più attento! Pretendo delle scuse!- 

Ci mise poco il ragazzo a stendere quell'omone grasso e stupido, riprendendo poi a camminare come se nulla fosse. 

- Odio chi mi da ordini.- 

Guardando il ragazzo andarsene, l'uomo a terra sgranò gli occhi per la sorpresa, avendolo riconosciuto soltanto in quel momento. 

- T-Tu.... sei B-Black Cat...... Harikeen A-Atsushi!- 

E poi svenne, ma il ragazzo se ne era già andato. 

Un forte dolore alle tempie fece fermare Black Cat, mentre gli occhi blu elettrici s'illuminarono di ametista. 

- Accidenti...- 

Una stretta al petto, triste e nostalgica, lo lasciò perplesso, poiché lui non era tipo da provare certe emozioni, specialmente quando non riusciva ad abbinarle ad un ricordo preciso. 

Una luce viola lo intrappolò nel suo raggio e una voce gli sussurrò una frase in una lingua che Atsushi conosceva, ma che purtroppo non seppe tradurre. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Che? Latino?- 

E con l'I-pod come unica prova della sua presenza lì, Atsushi scomparve nel nulla insieme al raggio violaceo. 

*** 

Matsuyama, Giappone. Anno 2014. 


Se c'era una struttura per cui il piccolo distretto di Matsuyama, situato nell'isola Shikoku in Giappone, era molto conosciuta dai più, era sicuramente la palestra di judo. 

Molti ragazzi e ragazze si allenano in questo sport di auto difesa che da sempre appassiona persone di ogni età, per partecipare a competizioni nazionali, internazionali, o anche solo per semplice passione. 

Ed è proprio in questa famosa e rinomata palestra che uno dei miti di questo sport si allenava e combatteva il più delle volte. 

La cosa incredibile di questo rinomato campione è che si trattava non di una ragazzo altro e massiccio, bensì di una ragazza, carina solare e nemmeno troppo minacciosa. 

Urla di dolore riecheggiarono dalla struttura della palestra, dove al momento era in corso un combattimento di allenamento, tra un ragazzo piuttosto robusto e la fantomatica ragazza prodigio. 

Non era particolarmente alta, uno e sessanta all'incirca, dal fisico si allenato ma non muscoloso ed un seno prosperoso, nascosto dalla casacca che indossava. 

La pelle color pesca era illuminata dalle piccole gocce di sudore che la imperlavano, mentre i lunghi e mossi capelli biondo-ramati erano raccolti in una coda di cavallo per facilitarle l’allenamento. 

I grandi occhi blu mare brillavano di determinazione pura, mentre si sfogava con il malcapitato avversario che aveva davanti, e che aveva osato provocarla dandole della nana. 

Farla arrabbiare era l'ultima cosa che qualcuno doveva permettersi di fare, e siccome alla palestre ogni conflitto si risolveva con un leale scontro, e non mutilando orribilmente l'avversario, era così iniziata una lotta per l'onore. 

Con un ultimo calcio ben assestato la ragazza spedì a terra lo sfidante, facendo si che il sensei chiudesse l’incontro. 

- Basta così, vince Miel!- 

La ragazza si inchinò, poi raggiunse il maestro che la stava chiamando, ghignando malefica al ragazzo a terra. 

- E ora implora il mio perdono, altrimenti...- non servì nemmeno che finisse la frase. 

- C-Chiedo perdona Dream-sama!!!!- e s'inchinò piagnucolando, chiedendo pietà e perdono. 

Soddisfatta la bionda sorrise solare, avvicinandosi finalmente al sensei che la osservava con un gocciolone dietro il capo. Era davvero tremendo il suo asso. Si schiarì la voce prima di parlare. 

- Ottimo lavoro Miel, come sempre un combattimento eccellente.- 

- Grazie sensei.- sorrise lei. 

- Ora puoi andare a cambiarti, ma ricorda che anche domani ci sarà un allenamento speciale. Le competizioni sono vicine e ti voglio in forma.- le ricordò serio l’uomo. 

- Certo sensei, sarò puntuale.- 

Con un veloce scatto, forse troppo veloce, si voltò per andare a cambiarsi e poter così tornare a casa, ma per sbaglio inciampò nel tappetino che indicava la zona di combattimento, sbattendo così il naso a terra. 

- Tutto bene Miel?- le chiese il sensei preoccupato. 

Sapeva che la ragazza era distratta, ma non poteva evitare di preoccuparsi ogni qual volta inciampava, scivolava o sbatteva in qualcosa. 

E ciò succedeva spesso, molto spesso. 

Miel si rialzò come se non avesse appena fatto un volo non indifferente, rossa d’imbarazzo. 

- S-Sì tutto bene!- 

Scattò verso la porta come un fulmine, cercando di cancellare l'imbarazzo per quella rovinosa caduta, ma inaspettatamente essa si aprì proprio quando la ragazza aveva la mano ad un palmo dalla maniglia, facendo si che il suo naso per la seconda volta in un giorno prendesse una bella botta. 

- T-Tutto bene?- le chiese il ragazzo colpevole dell’apertura della porta. 

Tenendosi il naso Miel annuì, dileguandosi poi verso lo spogliatoio femminile. 

Era sempre stata una tipa sbadata, distratta e attira guai di ogni genere, specialmente imbarazzanti.  

Ormai aveva perso il conto delle volte in cui il suo povero corpo, naso in primis, aveva reclamato un po' di pietà per le troppe contusioni ricevute in modi non propriamente onorevoli, tra questi inciampare in ogni cosa e sbattere contro le porte come successo poco prima. 

Dopo una veloce doccia rinfrescante indossò dei jeans scuri aderenti, una felpa blu petrolio con cappuccio e tascona davanti, che sul petto aveva ritratto un simpatico orso bianco e delle scarpe un tela, bianche e basse. 

Si rimise gli orecchini a cerchio ed uscì, facendo attenzione a non sbattere nuovamente contro qualcosa o qualcuno. Per oggi di botte ne aveva abbastanza. 

Mentre camminava per i corridoi prese il cellulare, mandando un messaggio alla zia per dirle che stava tornando, almeno così non si sarebbe preoccupata troppo. 

Sorrise poi ricominciando a camminare saltellando, prendendo un ennesimo colpo contro un muro che sembrava saltato fuori da chissà dove. 

- Ma si può sapere che succede? Come mai oggi sbatto contro tutto?- si massaggiò il naso dolorante, per poi prendersi tra le mani anche la tempia. 

- Ho preso talmente tante botte oggi che ora mi gira anche la testa.- sospirò, prima di riprendere a camminare, ignorando le proteste del suo naso e quel fastidioso mal di testa. 

Si fermò ad un chioschetto di granite e ne prese una, decisamente l’unica cura possibile a quella serie di sventure che quel giorno sembravano non voler smettere di perseguitarla. 

Soltanto le sue amate granite potevano lenire il dolore procurato da tutte quelle cadute e quelle distrazioni. 

Prese una scorciatoia nel parco sperando così di arrivare prima ed evitare altri problemi probabilmente dolorosi e indesiderati, gustava intanto e in tutta tranquillità la sua amata granita fresca. 

Una fitta alla testa, più forte delle precedenti, la fece gemere lievemente, costringendola a portarsi una mano sulla tempia. 

- Eppure non mi sembrava di aver mangiato troppo in fretta.- 

Un luccichio viola le risplendette negli occhi, accompagnato da un senso di nostalgia a cui Miel non seppe dare spiegazione, mentre una luce violacea l’avvolse, facendole cadere la granita dalla sorpresa. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Che lingua è?- 

Non poté analizzare quella frase, poiché perse i sensi subito dopo, mentre la luce si intensificò e la portò con se. 

*** 

Tokyo, Giappone. Anno 2014. 


Non poteva chiedere di meglio se non quella pace e quella tranquillità che qualche Kami, in cui non credeva affatto, di buon cuore aveva deciso di concedergli. 

Odiava il contatto con le persone, meno ne aveva in giro e meglio stava. 

D'altra parte però, lavorando in un negozietto d'armi, il cui commercio era già di per se non sempre proficuo, vedere il locale del negozio vuoto non era per Ashuros Bleeder fonte di buone notizie. 

Eppure il giovane ventenne sembrò non curarsene poi molto, d'altronde i fondi finanziari non mancavano, e poi meno stava con altre persone meglio stava. 

Se ne stava tranquillo e seduto dietro il bancone, tranquillo e rilassato a lucidare le splendide armi da taglio che avrebbe poi esposto in vetrina. Erano i nuovi modelli quelli. 

Era un ragazzo che all'apparenza poteva sembrare malato e cagionevole a causa della sua pelle molto pallida, ma che in realtà nascondeva un fisico muscoloso e non troppo evidente, potando spesso a fraintendere la sua forza fisica. 

I capelli albini poi non aiutano a dare un aria allegra a questo scorbutico ragazzo dai canini leggermente sporgenti, come se non bastasse, a dargli un aspetto ancor più minaccioso vi era la spaventosa cicatrice che dalla tempia sinistra scendeva fino alla mandibola, dritta e lineare, passando per l'occhio sinistro, coperto sempre da una benda. L'altro occhio invece, scarlatto come il sangue, scrutava concentrato ogni minima parte della lama affilata che Ashuros continuava a rigirarsi tra le dita, controllandone la perfetta fattura e la mancanza di difetti. Ammirò soddisfatto il suo lavoro e l'arma, trovando entrambi spettacolari. 

Si alzò dalla sedia con le armi appena lucidate in mano, nascondendo così il disegno delle spade rosse incrociate che erano ricamate sulla maglietta grigia che indossava. Anche senza le armi però si sarebbe visto ben poco della maglia, nascosta dalla giacca in pelle nera che neanche all'interno del negozio il ventenne si era tolto. Jeans blu e scarpe da ginnastica nere completavano il suo semplice e comodo outfit. 

Mentre si avvicinava alla vetrina un forte capogiro gli fece perdere la presa sulle armi, che caddero a terra con un tonfo sordo facendolo imprecare. 

- Spero solo che non si siano rovinate o graffiate.- 

L'occhio scarlatto brillò di viola e così come ad altri prima di lui, anche ad Ashuros venne infusa nel petto una sorta di nostalgia, che lasciò comunque indifferente ed impassibile il ragazzo. 

Semplicemente si domandò da cosa potesse essere causata e perché, a lui di certo non mancava nulla di così importante da dover provare certe sensazioni. 

Non si accorse nemmeno della lacrima solitaria che gli solcò il viso, a lui che non provava mai nulla e che era sempre così pacato e controllato. 

Un fascio di luce viola si puntò su di lui come un riflettore, imprigionandolo all'interno del suo raggio. 

- Che cazzo succede?!- 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

La luce divenne più intensa, mentre le vertigini gli stavano facendo perdere conoscenza. 

Non riuscì a cadere al suolo, la luce si dissolse prima, portandosi via anche il ragazzo dai capelli argentati. 

*** 

New York, Stati Uniti d'America. Anno 2014. 


- Buongiorno a tutti!!!- 

Un energica ragazza dai lunghi capelli candidi come la neve, legati in una pratica treccia laterale, entrò in cucina raggiante come ogni mattina, sprizzando la sua energia da tutti i pori. 

I brillanti occhi viola trasmettevano la sua grinta e la sua allegria. 

- Oh buon giorno Yelle.- la salutò la madre sorridendo. 

Yelle si sedette a tavola, pronta ad una normale colazione con sua madre, come succedeva ogni giorno. 

Sin da quando aveva memoria lei e sua madre avevano sempre vissuto da sole, prive di qualsiasi presenza maschile in casa. 

Daltronde suo padre era morto quando lei era ancora troppo piccola per ricordare, e sua madre non aveva mai voluto risposarsi per l'amore che provava da sempre per suo marito. 

O almeno questo è quello che Yelle ha sempre pensato. 

In ogni caso, nonostante a volte sentisse la mancanza del padre, vivere con sua madre non le dispiaceva affatto. 

Anzi era molto divertente dal suo punto di vista. 

- Vedo che sei già vestita cara, vai da qualche parte?- le chiese dolcemente la donna. 

La ragazza dai lunghi capelli albini indossava un outfit semplice e comodo, ma allo stesso tempo anche elegante. Jeans chiari ed una maglietta a maniche corte completamente nera, semplice e pratica. 

Annuì sorridente alla madre, addentando una fetta di pane tostato con marmellata. 

- Già, ho un appuntamento e non voglio far tardi. Sarà bellissimo e divertentissimo! Andremo in giro per negozi, faremo shopping e poi magari mangeremo anche fuori. Giusto non mi aspettare per pranzo, probabilmente mangerò la e…- 

- Yelle calmati e riprendi fiato, non mi ha nemmeno detto con chi uscirai.- sospirò la madre, per poi lasciarsi andare ad un sorriso. 

Sua figlia era una di quelle persone dalla parlantina facile, ma era anche questo lato del suo carattere che la rendeva unica e speciale ai suoi occhi. 

L'albina si lasciò andare ad una piccole risata nervosa, facendo una piccola linguaccia come a volersi scusare di aver parlato troppo, Era una sua caratteristica quella, per quanto ci provasse non avrebbe mai potuto né voluto cambiarla. 

Finì in fretta la colazione e rispose alla domanda della madre, o almeno ci provò.  

- Scusami mamma hai ragione, vedi sto uscendo con…- una rapida occhiata all’orologio posto sul mobile li vicino la fece sbiancare. 

- Santo cielo è già così tardi?! Ma com’è possibile?! Accidenti se non mi sbrigo non arriverò in tempo.- 

Con un balzo degno del miglior rimbalzista dell'NBA Yelle raggiunse l'ingresso in un lampo, dandosi un ultima occhiata allo specchio dell'ingresso e ricordandosi solo un secondo prima di uscire una cosa molto importante e tornando indietro. 

Diede un veloce bacio sulla guancia alla madre, poi come un tornado corse fuori casa. Non voleva assolutamente far tardi. 

Fortunatamente il luogo del ritrovo erano i grandi magazzini che distavano solo pochi kilometri da casa sua, quindi con una corsetta leggera o un passo sostenuto, sarebbe arrivata giusto in tempo. 

Mentre correva si sentì stordire da un improvviso giramento di testa che la fece barcollare pericolosamente, mentre i suoi occhi viola risplendettero intensificando il loro colore purpureo. Il raggio viola che già aveva preso tanti ragazzi investì in pieno anche lei, che non riuscì più a muoversi. 

- Che succede?- 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

Sempre la stessa voce, con la stessa misteriosa frase invase i pensieri della rossa, confondendola ancor di più. 

Yelle sentì gli occhi chiudersi, come se quella luce le stesse risucchiando tutte le energie, e poco dopo svenne. 

La luce sparì con lei, come ormai aveva già fatto tante volte. 

*** 

Yorkshire, Inghilterra. Anno 2014 


Molte erano le leggende che si celavano all'interno del misterioso quanto affascinante castello di Richmond, nello Yorkshire, in immensa struttura ricca di fascino e storia, fondato sulle solite fondamenta di una antica leggenda. 

Qui di fatti, girava la singolare voce che, in questo maestoso castello, Re Artù e i suoi cavalieri giacessero addormentati in un sogno profondo, chiusi in una cripta segreta accessibile solamente da una camera dei sotterranei. 

Ed era proprio in questi ultimi che un giovane universitario curiosava con interesse ed emozione tra i mille corridoi labirintici in cui si era infiltrato per scoprire se quella storia fosse vera o soltanto un illusione. 

Quella parte del castello era buia e quasi completamente priva di illuminazione, l'unica fonte di luce che spezzava l'oscurità era data dalle torce appese al muro, accese qualche ora prima dal custode del palazzo. 

Nonostante la scarsa illuminazione rendesse la figura del ragazzo un ombra nel buio, la luce fornita dal fuoco delle torce era sufficiente affinché si potessero intravedere i corti capelli castano chiari e i brillanti quanto intensi occhi verdi, la pelle leggermente abbronzata e la muscolatura appena accennata ma comunque presente. 

Anche se l'umidità e il lieve venticello che tirava nei sotterranei rendevano l'ambiente tetro e gelido, il ragazzo indossava una maglietta rossa a maniche corte, abbinata ad un paio di jeans e a delle scarpe da ginnastica bianche. 

Era da sempre rimasto affascinato dalle vicende del grande Re Artù, e la pausa tra un esame e l'altro era stata l'occasione migliore per esplorare il Regno Unito in cerca dei luoghi dove il re dei cavalieri aveva compiuto le sue ammirabili gesta. 

Si guardava attorno attento e preparato, osservando una cartina rimediata in biblioteca e prendendo di tanto in tanto anche qualche appunto. 

Arrivato davanti ad una porta in legno di ciliegio sorrise soddisfatto, finalmente era arrivato alla sua meta. 

- Bene, la porta dovrebbe essere questa.- 

Senza esitazioni o cerimonie varie, aprì la porta ed entrò nello studiolo segreto che secoli prima apparteneva al re. 

Non era molto grande e nemmeno arredata, se non per una libreria ed una scrivania. 

- Se non sbaglio, il vecchietto ha detto che il passaggio segreto dovrebbe essere qui, però dopo la prima volta che è stato aperto nessuno l'ha più trovato.- 

Indugiò qualche attimo pensoso, portandosi una mano sotto il mento e riflettendo su dove potesse essersi cacciata quell'entrata segreta. 

Se c'era la prima volta, per forza doveva trovarsi ancora li. 

- Il posto più logico è senz'altro la libreria, ma se fosse lì l'avrebbero sicuramente trovata, quindi mi chiedo dove possa essere.- 

Camminò in circolo per diverse volte, quasi volesse lasciare una buca circolare al posto del pavimento a forza di camminarvi, per poi mettersi ad ispezionare il muro attentamente. 

Picchiettò ovunque, in alto in basso, a destra, a sinistra, finché il rumore dei mattoni non divenne sordo e vuoto, come se dall'altra parte non ci fosse nulla. 

Tastando su varie pietre trovò finalmente quella che cercava, nascosta dietro la libreria e in contatto con quelle del pavimento. 

- Evvai ci siamo! Un altro successo per Ace Mustang!- 

Davanti a lui si spalancò un ingresso segreto, probabilmente lo stesso che doveva portarlo al fantomatico Artù addormentato. 

Finalmente avrebbe chiarito quell'affascinante mistero. 

- Bene allora, andiamo!- 

Appena mosse un passo verso l'ingresso, un lancinante dolore alle tempio lo obbligò a fermarsi, mentre la nostalgia per qualcosa che nemmeno Ace sapeva s'impossessò di lui. 

I suoi occhi verdi si colorarono di viola. 

- Ma cos'è? La maledizione dei fantasmi?- 

Un raggio viola lo abbracciò, mentre Ace sempre più confuso ormai non riusciva più a capire cosa stesse succedendo. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

La porta nascosta di richiuse in pochi attimi, senza che però il giovane Mustang avesse potuto entrarvi e svelare il mistero, poiché la luce portò via anche lui. 

*** 

Londra, Inghilterra. Anno 2014. 


Non era semplice il lavoro di un graphic designer, poiché il semplice talento nel disegno e nell'abbinamento dei colori non bastava per avere successo. 

Bisognava saper incontrare le richieste dei clienti, progettare le cose in modo da attrarre clienti all'attività che commissionava il lavoro, saper rendere tutto invitante e giocoso, ma alle volte anche pacato e professionale. 

Bisognava adattarsi alle esigenze, le pretese e il tema che una determinata commissione richiedeva. 

E questo Nene lo sapeva fin troppo bene. 

A soli 19 anni era una dei graphic designer più famose della città e non era raro che si ritrovasse chiusa in studio a progettare loghi, magliette, cartelloni pubblicitari e altre commissioni di genere commerciale. 

Ma non era raro che le venisse commissionata anche l'organizzazione di party e feste in generale, dal punto di vista del tema e della decorazione degli ambienti. 

Sbuffando si portò una mano tra i lunghi e mossi capelli bianchi, mentre chiuse per un attimo gli stanchi occhi del medesimo colore. 

La pallida pelle venne illuminata da un raggio di sole penetrato dalle persiane, mettendo in risalto anche le guance rosee e le labbra carnose. 

Portandosi una mano sotto il mento esausta, picchiettando nervosa sul tavolo con le unghie ben curate e dipinte di bianco dell'altra. 

- Maledizione.- 

Si alzò dalla scrivania per bere un bicchiere d'acqua e sperando così di ritrovare la calma e l'ispirazione per completare il progetto. 

Era alta e snella, non troppo prosperosa, ma era ugualmente una bellissima ragazza. 

Aprì il mini bar che teneva in studio ed estrasse una bottiglietta d'acqua, ne bevve avidamente più di metà per poi tornare al suo lavoro più calma e tranquilla. 

Quando riprese in mano la matita per continuare il progetto, il cellulare squillò. 

- Pronto.- 

- Ehi Nene! Ma sei ancora al lavoro?!-  

Dall'altro lato del telefono vi era Kate, sua coinquilina e buona amica, nonostante il carattere snob e viziato che quest'ultima aveva.  

- Ciao Kate, si sono ancora in studio. Ti serve qualcosa?- 

- Non dirmi che stai ancora lavorando a quel progetto sui maiali?! Che orrore!- 

Kate era il tipo di persona schizzinosa e cresciuta nel lusso, con gusti difficili e smanie di essere sempre al centro dell'attenzione. 

In un certo senso però, quel lato della sua coinquilina la divertiva. 

- Si è ancora quello, e non è sui suini, ma per una ditta che produce salumi.- 

- Si si è uguale, fatto sta che quelle bestiacce centrano sempre. Il cliente ha cambiato ancora idea?- 

Nene sbuffò irritata, rispondendo soltanto con un grugnito che l'amica interpretò come risposta positiva. 

- Per questo stanotte non sei tornata a casa?- 

- Esatto, la scadenza è tra poco e quelli continuano ad avere pretese su pretese. Sono incontentabili.- 

Il progetto prevedeva che progettasse per questa famosa ditta di salumi una maglietta divertente e spiritosa da poter vendere ai negozi come gadget. 

Il problema è che di tutti i bellissimi progetti presentati, era stato scelto l'unico che la ragazza avrebbe scartato dal principio. 

Il problema? Secondo il padrone andavano apportate alcune lievi modifiche, che si erano poi trasformate in una completa rivoluzione, distruggendo i poveri nervi della ragazza. 

Ma Ribonuyoshi Nene non si arrendeva davanti a nulla, e passando ore ed ore sul computer per modificare il disegno che via via andava sempre più incontro ai gusti del cliente, ma che non era mai perfetto. 

L'unico risultato completo ottenuto con quella commissione era di far odiare alla ragazzia sia i computer che i suini. 

- Scommetto che non mi hai chiamata per parlare di lavoro vero?- 

Comunque conosceva la sua amica, che nonostante fosse molto diretta ora stava girando intorno a quello che voleva dirle. 

- Già infatti! Stasera uscirò con il mio amoruccio, ho bisogno che qualcuno mi dica quanto sarò favolosa prima che lui mi veda, quindi muoviti a tornare qui!- ed ecco che aveva ripreso la sua naturale schiettezza. 

Nene rise. 

- Farò il possibile. Ricordati che...- 

La ragazza si dovette portare una mano alla tempia per alleviare il capogiro che l'aveva colta all'improvviso, dato probabilmente dalle troppe ore sul computer. 

All'improvviso però gli occhi brillarono di viola, con una malinconica nostalgia che attanagliò il cuore della confusa ragazza. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Ma cosa diavolo...?-  

Una luce viola discese su di lei, l'avvolse e scomparve, portandosi dietro la ragazza. 

L'unica prova che restò di lei fu il cellulare, con Kate ancora in linea che tentava di richiamare l'amica scomparsa. 

*** 

Los Angeles, Stati Uniti. Anno 2014. 
 

In un campo abbandonato di periferia, un uomo sui 27 anni giocava tranquillo a basket in piena solitudine. 

Gli piaceva stare solo e tirare a canestro, molto più che passare del tempo con tutti quei vermi del mondo che non erano minimamente degni di ricevere attenzioni da lui. 

Non gli interessava di niente e nessuno che non fosse lui, se non era per suo interesse o piacere, il mondo poteva pure bruciare e cadere in rovina che lui se ne sarebbe fregato, forse addirittura ci avrebbe anche goduto. 

Intorno a lui si apriva un raccapricciante spettacolo di corpi sanguinanti sparsi per tutto il campo, vittime di quello stesso uomo che ora tranquillamente tirava triple e schiacciava come se nulla fosse. 

D'altronde dovevano saperlo, quei poveri malcapitati, che disturbare Caius Mordred mentre praticava il suo sport preferito equivaleva ad abbracciare senza dubbio la fredda mano della morte. 

La prossima volta avrebbero fatto più attenzione a quel che facevano. 

Caius anche solo di vista di presentava come un omone dalla corporatura possente, spalle larghe e muscoli ben definiti. Era altro, molto altro, quasi raggiungeva i 2 metri, dalla carnagione dorata quasi da sembrare perennemente abbronzato. 

A causa dei veloci scatti che faceva mente palleggiava abilmente, i corti e spettinati capelli color fuoco svolazzavano ribelli in ogni parte, ricadendo come di norma sugli occhi dorati, freddi ed inespressivi, ma dal taglio stranamente ferini. 

In quel momento indossava dei larghi pantaloni a tre quarti, una maglietta nera a maniche corte nascosta da una felpa rossa, sempre aperta e con la manica destra arrotolata. Il cappuccio della felpa, alzato sul capo, nascondeva i capelli, che ad ogni movimento si scompigliavano sempre più. Ai piedi indossava delle Air Jordan rosse e nere. 

Era isolato dal mondo esterno grazie alle cuffiette, che  

Pendendo una lunga rincorsa, Caius saltò a canestro per schiacciare, sfruttando la faccia di uno dei malcapitati, steso poco avanti il canestro, come se fosse un trampolino. 

All'uomo rimase un segno rosso in volto, due denti in bocca ed il naso rotto e sanguinante, uno spettacolo raccapricciante per chiunque. Tranne per Caius. 

Ammirò il suo spettacolo con un ghigno in volto, tirando poi un potentissimo calcio allo stesso uomo usato poco prima come trampolino. 

- Che vi serva da lezione, mai dare ordini a me.- 

Raccolse la palla e si diresse verso l'uscita del campo, ghignando ancora al ricordo del bellissimo spettacolo che si era lasciato dietro, ma la palla gli sfuggì di mano, un forte male alla testa l'aveva costretto a fermarsi, mentre una crescente sensazione che mai aveva provato e alla quale non sapeva dare un nome crebbe in lui. 

Gli occhi divennero viola, e un raggio del medesimo colore lo circondò col suo fascio. 

- Che cazzo succede?!- 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

E come ad altri prima di lui, anche Caius sparì con la misteriosa luce, che stava prendendo con se sempre più persone. 

*** 

Kyoto, Giappone. Anno 2014

Un piccolo bambino sui cinque anni tentava disperato di acchiappare il suo palloncino che, dispettoso, aveva deciso di impigliarsi ad un ramo troppo alto per uno scricciolo come lui. 

La sua mamma era poco lontana dove si trovava lui, ma era impegnata al cellulare per aiutarlo e lui non voleva disturbarla. 

Disperato lasciò che i grandi occhioni s'inumidissero, preparandosi al pianto più grande e fastidioso che avesse mai fatto, se non ché qualcuno arrivò giusto in tempo per frenare il suo pianto. 

- Ecco piccolino, su non piangere.- 

Una bella ragazza dai capelli color miele gli stava sorridendo cordiale. I capelli erano scalati, e sul lato destro erano più lunghi che sulla sinistra, piastrati, e da entrambe le parti cadevano sulle spalle. 

Gli occhi dall'iride di un colore particolare, di un rosa tendente al fucsia che ebbero il potere di calmare il piccolo all'istante, complice anche il riottenimento del suo amato palloncino. 

Non era particolarmente altra, abbastanza per arrivare a quel ramo maledetto, magra e dal seno prosperoso. 

- G-Grazie! Come ti chiami Nee-chan?- 

- Sono Misaki Kuroshi, e tu sei proprio un piccolo ometto davvero carino.- gli carezzò amorevolmente il capo, salutandolo e correndo verso l'uscita del parco. 

- Ora devo andare, mi raccomando fai il bravo, e attento al palloncino.- 

- Ok! Ciao e grazie ancora Misaki-nee!- 

La bionda sorrise dolce al piccolo, continuando però a camminare per la sua strada, come meta il liceo in cui studiava. 

Contrariamente a quello che si poteva pensare, la ragazza indossava abiti molto casual, quali un paio di jeans sorretti da una cinta, delle converse basse, una maglia scollata che lasciava scoperte le spalle ed un cappellino alla francese dalla quale non si separava mai. 

Non passavano inosservati poi i grandi orecchini a forma di cuore, e il bracciale dorato che suo padre le aveva regalato quando ancora viveva con lei e sua madre. 

Quella mattina non indossava la divisa, poiché doveva passare soltanto a ritirare alcuni documenti per poi tornarsene a casa. Era giorno di vacanza, quindi niente studio per quella volta. 

Non che Misaki avesse bisogno di studiare, in fondo era la ragazza immagine del liceo e la più intelligente dell'istituto, il che la rendeva un inguaribile secchiona. 

Era anche una ragazza gentile e disponibile, che si faceva in quattro per aiutare chiunque ne avesse bisogno, e che per questa sua gentilezza aveva spesso sofferto nella vita. 

Comunque era sempre stata capace di rialzarsi e sorridere, affrontando ogni dolore con crescente coraggio e imparando a diffidare di chi prima le si era dimostrato amico. 

La seguiva una reputazione da ragazza facile e che la da a tutti senza problemi, voce sparsa da compagne invidiose del suo aspetto che si erano divertite a rovinarle la vita. 

Tutto ciò che avevano fatto però, era stato distruggere la fiducia che la ragazza riponeva nelle persone, rendendo più difficile per lei concedere al prossimo la fiducia. 

Nonostante tutto però, non poteva evitare di aiutare chiunque fosse in pericolo. 

Misaki camminava allegra per la strada fischiettando un motivetto orecchiabile, pensando che appena fosse tornata si sarebbe preparata un dolce fresco per pranzo, quando improvvisamente sentì la testa girare in preda a delle forti vertigini, e per evitare di cadere dovette appoggiarsi ad un palo. 

Gli occhi assunsero una tonalità violacea, mentre una sensazione nostalgica la costrinse a portarsi una mano sulla zona del cuore. 

Cosa le succedeva? 

Un fascio di luce sempre viola l’avvolse completamente, come se qualcuno le avesse puntato un riflettore addosso. 

- Ma cosa…?!- 

Provò ad uscire ma non ci riuscì, sentì poi voce parlarle e tutto accadde in pochi istanti. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Chi sei?!- gridò allarmata. 

Si stava spaventando. 

La voce non rispose, ma la luce viola diventò più intensa costringendola a coprirsi gli occhi, dopo di che si dissolse improvvisamente, com’era venuta. 

Non fu solo la luce a sparire. 

Dove poco prima stava Misaki ora non vi era altro che vuoto, ogni traccia di lei era sparita e nessuno aveva visto nulla. 






































*Note Autrice*
Ehhhhhhhh ecomi qua!! XD
Non mi aspettavate così presto vero? u.u Be ringraziate Vale per questo (Eden891 qui su efp) che mi ha spronata una settimana con i suoi complimenti ed incoraggiamenti, altrimenti chissà quanto avreste dovuto aspettare XP
Allura, mi porto avanti e chiedo scusa a Stella e Wilwarind, perchè le loro scene le ho variate molto poco ^^"
Chiedo scusa, ma le avevo già pronte e non mi dispiacevano, quindi le ho tenute ^^" spero non vi dispiaccia non aver letto cose nuove sui vostri OC.... miglorerò più avanti promesso!
Altra cosa rivolta alla mia amica Nay principalmente: La scena di Nene è ispirata a fatti realmente accaduti alla sua proprietaria, in classe per la famosa salumeria Le***i (mettiamo censura, non si sa mai :P) alla creatrice di quello stesso personaggio XD
Non odiarmi tesora, io ti lovvo tanto!! XD
Altra cosa, ho messo delle città e dei continenti anche a chi non mi aveva specificato dove vivevano, così a fini estetici diciamo, spero che non vi dispiaccia ><
L'ultima cosa che volevo dire è che l'ordine di presentazione è stato fatto completamente a caso, ovvero che leggendo i vari OC ho preso quelli che con una letta al carattere e agli Hobby mi davano idee (orribili certo, ma è un inizio ^^)
Sicuramente (perchè non basta rileggerlo 15 volte) avrò fatto degli errori, ditemi voi se ce ne sono e provvederò ad aggiustare in seguito ^^"
Gli OC qui non sono molto caratterialmente trattati, per quello bisognerà aspettare il quarto capitolo, ma se ci sono parti che ho sbagliato e che non vi convincono non esitate a dirmelo ok? u.u
Persone che non sono apparse in questo capitolo non entrate in panico, nel prossimo apparirete voi, dopo di che daremo il via alle danze e alla storia vera e propria XD
Be e per stasera è tutto gente, un bacione a tutti e buonanotte!!!!!
A presto!
Jeo 95 =3

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Capitolo 3
*** The Call -Part Two.- ***


THE KNIGHTS OF THE DRAGONS. 


 

CAPITOLO 3- THE CALL. -PART TWO- 

 

Okazaki, Giappone. Anno 2014. 

 

Era una piccola cittadina quella di Okazaki, un paesino molto alla mano con non molti abitanti, dove tutti si conoscevano e si aiutavano a vicenda. 

Tra le case che costituivano il paese, una in particolare era ben conosciuta dagli abitanti, per l'abituale casino e il rumore che i suoi proprietari puntualmente riuscivano a creare in tutto il quartiere, sia dentro che fuori la casa. 

E quella soleggiata mattina, non faceva differenza. 

- TI HO DETTO CHE DEVI ANDARE TU!!- 

- NON CI PENSO NANCHE, TOCCA A LUI!!- 

- EH NO! IO L'HO FATTO IERI, OGGI E IL SUO TURNO!!- 

Era la routine per quella famiglia di scatenati, prendersi a pugni e creare zuffe di proporzioni megalitiche anche per decidere una semplice cosa come fare la spesa. 

Otto ragazzoni tutti di età diverse si stavano azzuffando tra loro, mentre un esasperata ragazzina di dieci anni osservava il tutto seccata, ma anche vagamente divertita. 

Facevano sempre così, i suoi rissosi fratelloni, ma ormai questa storia stava andando avanti da una buona mezz'ora. Possibile che fare la spesa fosse così difficile?! 

Ogni volta era una guerra continua per prendere una qualsiasi decisione, e come sempre era lei quella che doveva riportare l'ordine in quella casa di matti. 

- ORA BASTAAAAAAA!!!!!- 

Il marasma si fermò, e tutti e otto i ragazzi si voltarono a guardare la più piccola tra loro con sorpresa, restando immobilizzati nelle posizioni più disparate. 

Chi mordeva teste e polpacci, che tirava pugni, che calciava e chi stritolava. La ragazzina sospirò. 

- Ma è mai possibile che dobbiate sempre fare così?!- 

Ognuno di loro ne accusò un altro. 

- HA COMINCIATO LUI!- 

La ragazzina sospirò di nuovo.  

- Siete incorreggibili.- e la rissa riprese, mentre la bambina, ormai arresa al comportamento casinista ed infantile dei suoi fratelloni, si diresse in cucina per bere un po' di latte al cioccolato e aspettare la fine della rissa. Le cose sarebbero andate per le lunghe. 

Alla fine, dopo un altra mezz'ora di lotta, era stato deciso che a fare la spesa sarebbe andato il quinto di loro, calciato fuori di casa a calci e senza la possibilità di rientrare senza la spesa con se. 

- Ehi ma questo non è leale!!- sbuffò, ma poi si mise a ridere divertito. 

Era sempre uno spasso quando dovevano dividersi i compiti, e l'unico dispiacere che provava era il non poter continuare la lotta coi suoi fratelli. Perché la spesa era solo il primo dei compiti che doveva svolgere, ce ne era ancora una lunga lista su cui discutere a suon di pugni, ed era un peccato essere uscito così presto. 

- Oh be, poco male! Più tardi gliela farò pagare a quell'idiota di Takahiro per avermi tirato un pugno allo stomaco, ma per ora credo prenderò un po' d'aria.- 

Si portò le mani dietro la nuca, a scompigliarsi i capelli corvini dalla forma piuttosto particolare. 

Erano lunghi fino alla base del collo, formati da tanti ciuffi appuntiti all'ingiù, eccezion fatta per due anomali e particolari ciuffetti posti sopra la testa, rivolti verso l'alto, come se volessero sfidare la stessa forza di gravità.  

I capelli erano corvini, di un intenso nero ebano, esclusi i due ciuffi ribelli e le punte di tutti gli altri, di color bianco neve. 

Gli occhi sempre vivaci e allegri, erano uno giallo e l'altro rosa, particolare dovuto ad un incidente avvenuto anni prima, che però lo stesso ragazzo non ricordava. 

- Aspetta Kazuo-nii-chan!!!- 

La piccola bambina corse fuori dalla casa, raggiungendo il fratellone ed aggrappandosi alla sua grande mano ridendo. 

Ogni volta si stupiva di quanto le mani del suo fratellone preferito, di diciotto anni, fossero grande e callose rispetto alle sue, piccole e morbide come dovrebbero essere le mani di una bambina di dieci anni. 

- Ehi Akiko-chan! Come mai sei qui?- senza fatica Kazuo la sollevò da terra, per farla divertire un po', ma rimettendola a terra subito dopo. 

Per un gigante di 1.93, dal fisico allenato ma non eccessivamente muscoloso, come lui, non era un problema sollevare una bambina che era un quarto di lui. 

- Voglio venire con te Kazu-nii-chan! Per favore!- il ragazzo ridacchiò annuendo, facendo sorridere la sorellina. 

- Evviva! Grazie Kazu-nii-chan!- un piccola giravolta fece svolazzare il vestitino ricamato che indossava, così come svolazzarono i lunghi capelli corvini tra i quali spiccava una ciocca bianca lunga come gli altri. I grandi e vivaci occhioni erano rosa e luminosi, capaci di sottomettere ognuno dei colossi che vivevano in casa con lei senza il minimo sforzo. 

I due fratelli si misero a camminare mano nella mano, ridendo e scherzando insieme come erano soliti fare ogni volta che uscivano loro due, che fosse per un semplice giro o per fare compere, come quella volta. 

Appena entrati nel supermercato non troppo distante dalla loro casa, una signora anziana e robusta sorrise ai due teneramente. 

- Ma guarda chi c'è! Non sono forse due dei cari fratelli Kyoishi!- 

- Buongiorno Wakabe-san!- salutò raggiante la più piccola. 

- Ohi Baa-chan! Ti trovo ingrassata ancora, lo sai che quell'aria paffuta ti dona molto?- sorrise lui, fin troppo schietto e diretto, tanto che la bambina si portò una mano alla fronte, esasperata. 

- Ma Kazu-nii-chan non si dicono queste cose!!!!-  

E se qualsiasi altra persona si sarebbe arrabbiata e l'avrebbe di certo insultato prendendolo a pugni, la signora Wakabe si limitò a ridacchiare. 

- Non preoccuparti Akiko-chan, sappiamo tutti com'è fatto Kazuo-kun, schietto e diretto ma dal cuore buono, fate pure la spesa tranquilli.- 

Preso tutto ciò che vi era scritto sulla lista s'incamminarono verso casa, con Akiko che giocherellava tranquilla sulle spalle del fratellone, mentre questi portava tra le mani quattro sacchetti ricolmi di roba. Erano dieci in famiglia contando il padre, il cibo non era mai sufficiente. 

Quando all'improvviso il fratello si fermò, Akiko ne rimase perplessa chiedendosi come mai si fosse bloccato così all'improvviso. 

Guardando oltre le larghe spalle di Kazuo, la bambina vide davanti a lei una scolaresca di ragazze, probabilmente di un collegio femminile venute a visitare l'antico palazzo che caratterizzava il loro villaggio, e storse il naso. 

Suo fratello non si era mai interessato alle ragazze, mai, allora per quale motivo si era fermato proprio lì? 

- Kazu-nii-chan?- in risposta sentì solo russare, ed allora capì.- Kazu-nii-chan!! Non puoi addormentarti in mezzo alla strada!!- 

Kazuo si svegliò di colpo, e quando realizzò cos'era successo ridacchiò nervoso. 

- Ops, ti chiedo scusa Akiko-chan, è successo di nuovo?- 

- Già, e in mezzo alla strada per giunta.-  

Kazuo ridacchiò allegro, in fondo se era narcolettico lui che ci poteva fare? 

Mentre passarono attraverso il gruppo di ragazze, tutte si voltarono ad indicare il ragazzo, rosse in volto ed estasiate, esaltandone la bellezza e la particolarità. 

Certo era un bel ragazzo, atletico, prestante e dalla pelle abbronzata, e certo i suoi vestiti esaltavano il suo aspetto. 

Indossava una t-shirt, coperta però da una camicia a quadri bianca e grigia lasciata aperta, sotto dei classici jeans e delle scarpe basse a completare il tutto. 

Anche se non tutti apprezzavano i particolari tratti dell'aspetto di Kazuo, e di cui lui puntualmente ignorava gli acidi commenti, le ragazze trovavano sempre affascinante il suo stile e il suo essere sempre allegro e spensierato, non sapendo però che nemmeno la più avvenente di loro era mai riuscita a conquistare il puro cuore del giovane. 

"Illuse, Kazu-nii-chan non vi guarderà mai, e senza il mio permesso non lo avrete." ghignò sadica Akiko, coccolando il fratellone nella speranza di far ingelosire quelle ochette che lo ammiravano con la bava alla bocca. Era una bambina dolce e tranquilla per la maggior parte del tempo, sempre gentile con tutti, ma quando si trattava del suo fratellone non c'erano ma che reggevano. 

Non avrebbe mai permesso a nessuna donna di portarglielo via. 

Superato il gruppo di oche la bambina potè rilassarsi e tirare un sospiro di sollievo, che però non durò a lungo. Improvvisamente Akiko sentì i sacchetti cadere e il suo fratellone piegarsi in due tenendosi la testa. 

- Kazu-nii-chan che cos'hai?!- scese veloce dalla schiena del fratellone e gli si mise davanti, preoccupata. 

- T-Tranquilla, va tutto bene.- le sorrise, anche se la testa gli doleva terribilmente. 

Poi, come contagiata dal malessere del fratello, anche Akiko iniziò a tenersi la testa, dolorante. 

Ma mentre quello di Kazuo era un male sostenibile, quello della bambina era atroce e sofferente. 

- A-AKIKO!- 

Gli occhi di Kazuo, preoccupati per la sorte della sorellina, si tinsero di viola, mentre il petto del ragazzo si contrasse, al ricordo di una nostalgica sensazione di cui non sapeva nemmeno l'origine. 

Quelli rosati e prima allegri della bambina, ora presa si un terribile dolore, brillarono di intenso blu notte, quasi nero, mentre una brutta sensazione le fece attorcigliare lo stomaco. 

Sentiva freddo, come se fosse rimasta chiusa fuori casa durante una notte d'inverno e aveva paura, tanta paura. 

I due fratelli vennero divisi da fasci di luce diversi, lui da uno violaceo e caldo, lei da uno blu notte, scuro, freddo e spaventoso. 

- AKIKO!- 

- KAZU-NII-CHAN!- 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

Soltanto Kazuo sentì quelle parole e in un attimo entrambi scomparvero dalla strada, lasciando solamente le buste della spesa dove prima vi erano loro. 

In questo richiamo qualcosa di oscuro aveva interferito, qualcosa che nemmeno le persone dietro a questi richiami potevano prevedere, e che presto avrebbero scatenato il caos nel mondo. 

*** 

Foresta Nera, Germania. Anno 2014. 

 

La Foresta Nera, era un'area montuosa presente nella parte sud-occidentale della Germania, ed era il più vasto massiccio della fascia dei rilievi centrali. 

Si estendeva dal Dreiländereck, ovvero l'area dove si congiungevano i confini di Svizzera, Francia e Germania, in cui il fiume Kinzig rappresentava il confine tra la Foresta Nera settentrionale e la Foresta Nera Centrale mentre il corso del fiume Dreisam separava la Foresta Nera meridionale; quest'area talvolta era detta "Alta Foresta Nera". 

Ed era proprio in questa fitta vegetazione piena di alberi alti quanto grattacieli, una figura incappucciata camminava tranquilla, silenziosa ed agile come una pantera in cerca della sua preda. 

Non era diverso da quello che stava facendo la figura incappucciata, coperta da una felpa nera provvista di zip e cappuccio, che le copriva il volto, dei jeans e delle scarpe da ginnastica nere, armata del suo fidato arco e della fodera in cui stavano riposte tre frecce dalla punta d'argento. 

Quando cacciava lei, era sempre in grande stile, d'altronde la caccia era una delle sue attività preferite, mai avrebbe potuto svolgerla con banali armi di futile creazione, sempre e soltanto con quelle costruite da lei stessa. 

Le folte chiome degli alberi impedivano alla calda luce solare di filtrare nel sottobosco fitto e pieno di sterpaglia, ma questo alla giovane ragazza non dispiaceva per nulla. 

Lei odiava il sole, con tutta se stessa, perché cercava ogni volta di ucciderla. Era il suo più grande nemico. 

Una ciocca color neve sfuggì alla copertura del cappuccio nero, mentre le mani, che impugnavano saldamente l'arco in ciliegio, e il viso lasciavano ben intendere quanto pallida e sensibile fosse la sua pelle. Soffriva della sindrome dell'albinismo, per questo non poteva esporsi troppo alla luce del sole. 

Gli occhi erano color rosso sangue, quello destro orribilmente sfregiato da una lunga cicatrice che lo divideva a metà, e che la ragazza teneva chiuso per comodità. Uno le bastava e avanzava. 

Era perfetta per lei quella parte di foresta, lontana da ogni forma di civiltà, riparata dal sole, e soprattutto vicina a tre diversi confini in cui potersi rifugiare se mai la polizia tedesca l'avesse individuata. 

Per un'assassina provetta come lei era l'ideale avere più possibilità di fuga, specialmente quando si era appena attentato alla vita di una delle più alte cariche governative tedesche e la missione era riuscita a pieno. 

Ma anche i migliori assassini in circolazione avevano bisogno di cibo, e proprio per questo ora stava cacciando in giro per la foresta, silenziosa e veloce come un ombra nella notte, non per niente il suo soprannome era appunto Shadow. 

Nessuno mai avrebbe mai potuto sospettare che la silenziosa, solitaria e fredda Layla Seeker fosse in realtà la terribile assassina Shadow, ricercata in sei diversi paesi per omicidio di grandi finanziatori, imprenditori o politici. 

Tutti grandissimi bastardi, a parere della giovane, e che non meritavano altro che la morte, in fondo se l'erano cercata, lei aveva soltanto eseguito gli ordini. 

Nel suo incessante vagare, l'albina trovò finalmente quello che stava cercando, un grasso cinghiale adulto che avrebbe potuto sfamarla per diversi giorni, proprio la preda che aveva sperato di trovare. 

Posizionò la freccia e tese l'arco, prendendo la mira sull'obbiettivo ignaro e concentrato a mangiare funghi e bacche. Non si era accorto di lei. 

Scagliò la freccia, colpendo l'albero che stava dietro l'animale e mancandolo di un soffio, a causa di un improvviso mal di testa che l'aveva colpita all'improvviso. 

Che diavolo stava succedendo? 

Gli occhi rossi si tinsero di viola, mentre la stessa pressione nostalgica che aveva colpito altri prima di lei, schiacciò il cuore di Layla, senza che lei ne capisse la ragione. 

- Che cazzo mi prende...?!- 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

Ancora quella voce, e ancora quel fascio di luce violaceo che portò via con se un ennesima ragazza, senza che questa sapesse dove stesse andando e cosa le stesse per succedere. 

*** 

Parigi, Francia. Anno 2014. 

Chiunque al mondo sapeva che Parigi non era semplicemente una città storica e piena di attrazioni come il museo del Louvre o la Tour Eiffel, simboli principali della città, ma essa era il centro stesso della moda. 

Stilisti di ogni dove si erano formati in questa città delle meraviglie, ricca di storia quanto di moda, e qui vi erano anche molte famose boutique delle più famose case stilistiche del pianeta. 

In una di queste, nel pieno centro della città, un giovane ragazzo stava attirando su di se l'attenzione di molte donne e giovani ragazze, mostrando la sua abilità nelle combinazioni e negli accostamenti in maniera teatrale e aggraziata. 

- Et voilà! Per questa splendida signorina un completo gonna e camicetta dai toni caldi e sgargianti che risalterà le sue morbide curve più di quell'orribile tubino color blu smorto.- 

Non era particolarmente alto, ma di certo si potevano notare i muscoli sotto la maglietta bianca che indossava. 

La pelle era chiarissima, quasi quanto i capelli color latte, corti e ordinati, fatta eccezione per due ciuffi più lunghi che gli ricadevano ai lati. Gli occhi erano rosa chiari, dal taglio sottile e delicato, così come lo erano i lineamenti del viso, a tratti femminili ed infantili. 

Assieme alla maglia bianca indossava anche dei jeans neri, che lo facevano sembrare più slanciato di quanto in realtà non fosse. 

- E invece per lei mia cara signora, una gonna non troppo lunga nera con annessa magliettina larga non troppo vistosa, mi creda sulla parola le darà dici kili in meno e sembrerà FA-VO-LO-SA!!- 

Nonostante i modi di fare e l'atteggiamento potessero far dubitare dei suoi gusti in fatto di partner, Ongaku Toshiro era semplicemente un ragazzo appena più sensibile della media e con una sfrenata passione per la moda, e con questo? 

Se con la sua passione riusciva a rendere felici tante persone, Toshiro non vedeva alcun motivo per cui dovesse smettere di perseguire i suoi ideali e dovesse abbandonare se stesso solamente per compiacere una società troppo ottusa per accettare geni della moda come lui. 

Ma il ragazzo non se ne curava veramente più di tanto, anzi sapeva rispondere a tono a quelle persone che avevano il coraggio di sfidarlo a spada tratta ed offenderlo, non si sarebbe lasciato insultare senza reagire. 

Lanciando un occhiata all'orologio appeso alla parete, il ragazzo sorrise alle gentili signore che stava intrattenendo, dicendo loro che purtroppo, non poteva più trattenersi con loro. 

- Mi duole mie care dovervi lasciare, ma il dovere chiama.- 

- Ma come Toshiro? Così presto?- cinguettarono in coro le nobildonne francesi, dispiaciute che il loro miglior consulente di moda dovesse andarsene così presto. 

- Sono costernato, ma oggi tocca a me andare a prendere la mia sorellina a scuola, spero di rivedervi presto.- 

Afferrò il giubbino in jeans dal colletto foderato in pelo che aveva lasciato appeso all'attaccapanni ed uscì di fretta e furia dal negozio, salutando la direttrice che ricambiò felice.  

Quel ragazzo per lei era una manna dal cielo, ogni volta che c'era lui la clientela aumentava in maniera esponenziale, e senza nemmeno che lei lo avesse assunto! 

Lui arrivava, consigliava, e le donne lo ascoltavano senza opporsi, acquistando tutto ciò che Toshiro consigliava loro. 

Anche se era uno strano ragazzo era simpatico tutto sommato, e il suo arrivo per lei significava soldi, si sentì fortunata che il negozio in cui era abituato a passare quasi ogni giorno fosse proprio il suo. 

Ongaku non corse per arrivare alla scuola della sorellina, se avesse sudato di certo avrebbe rovinato i vestiti e allora si che sarebbe stata una tragedia, tanto sapeva bene che la sua adorata Sayoko non avrebbe lasciato la scuola senza di lui. 

Quando però arrivò alla struttura, della sua sorellina non vi era traccia, e questo al giovane parve veramente molto strano. 

Sayoko sapeva che se lui o i suoi genitori facevano tardi doveva aspettarli lì o dentro la scuola, ma allora perché non era al cancello come le avevano raccomandato tante volte? 

Provò a cercarla all'interno della struttura scolastica, ma la stessa maestra disse al ragazzo che era dalla fine delle lezioni che non vedeva la bambina e che era convinta lo stesse aspettando al cancello. 

Toshiro iniziava davvero a preoccuparsi, ma non demorse, continuando a cercarla perfino nel cortile dell'edificio, sino alle gabbie dei conigli di cui la scuola di prendeva cura e che piacevano così tanto alla sua sorellina. 

Niente, non era nemmeno lì. 

- Ma dove può essersi cacciata?- 

Ancora intento a cercarla fu colpito da uno sgradevole capogiro improvviso, seguito da un altrettanto spiacevole nostalgia a nemmeno lui seppe dire a cosa. 

Gli occhi brillarono di viola. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Eh? E ora che succede?!-  

Un raggio di luce purpurea lo travolse, portandoselo via quando si dissolse tra le nuvole, senza testimoni in giro e senza che il ragazzo avesse potuto rintracciare la sua piccola sorellina. 

*** 

Isola di Mann, Mar d'Irlanda. Anno 2014. 

C'è una leggenda che vigila su quest'isola misteriosa, legata al Piccolo Popolo d'Irlanda che da sempre domina le terre di questa regione e le sue leggende. 

Il Piccolo Popolo è formato da creature magiche ed uniche, unicorni, fate, elfi, folletti, draghi, ognuno di loro fa parte di questo popolo, è parte della storia di esso così come è parte della storia dell'Irlanda intera. 

Non si può scappare, è parte di essa, è magica e reale, anche se nessuno può trovarla né vederla. Piena di luci e meraviglie, la magia del Piccolo Popolo riscalda il cuore di ogni bambino che ne ascolta affascinato le storie ed i racconti. 

Ma come ogni favola, come ogni storia antica, anche quella del Piccolo Popolo ha le sue parti oscure, frammenti che gli abitanti della stessa Irlanda vorrebbero scordare, ma che non si possono cancellare. 

- Mamma perché quella ragazza è sempre sola?- sussurravano i bambini, ma lei li sentiva bene, ogni volta. Non potevano spegnere la loro curiosità innocente e pura, presto contaminata dall'odio aspro e ingiustificato di adulti corrotti e privi di principi. 

- Non parlare con lei figliolo, è una Banshee.- i genitori invece lo facevano di proposito, a farsi sentire, pensando di abbatterla e scoraggiarla in questo modo, ma tanto non serviva a nulla. 

Ormai quegli insulti le scivolavano addosso come se nulla fosse, come acqua su uno scoglio. 

Il grido della Banshee annuncia l’aprirsi della porta 
tra il mondo della vita e quello della morte. 

- Mamma chi è la Banshee?- 

Con l’aspetto di una donna spettrale e talvolta bellissima, 
la Banshee è una messaggera che viaggia dall’Altro Regno 
a questo mondo nel momento della morte. 

Una strega malvagia che preannuncia solo morte, non chiamarla, non ascoltarla, quando sentirai il suo pianto allora sarà troppo tardi, la morte di attende e non puoi evitarla. 

Viene di notte e la si può sentire mentre urla e singhiozza vicino a una casa, 
alla finestra di una camera da letto o negli ospedali quando la morte si avvicina. 

Stai lontano dalla Banshee, non ascoltarla, non sentirla, perché se la senti non potrai più fuggire, la morte arriverà per te, e non c'è nulla che tu possa fare per scappare, se la Banshee arriva, la morte non si può evitare. 

“Pensò a quel silenzio perfetto. Anche adesso, come allora, nessuno sapeva dove lei si trovasse. Anche questa volta non sarebbe arrivato nessuno. Ma lei non stava più aspettando. Sorrise verso il cielo terso.”                                    

Chiuse il libro che stava leggendo con un sospiro, pensando quanto quelle ultime righe appena lette si associassero perfettamente anche a lei, alla sua situazione e a quanto amasse il silenzio e la tranquillità della sua modesta dimora, lontano dalla città principale dell'isola, lontano da tutto e da tutti. Solo lei ed i suoi amati libri di cui mai avrebbe fatto a meno. 

Era tutta la vita che veniva odiata da quel villaggio di rozzi barbari che erano i suoi concittadini, e ancora la giovane Rosie Miles si chiedeva cos'avesse fatto di tanto sbagliato da meritarsi tutti quell'odio da parte dei suoi stessi concittadini. 

Ma dopo tanto tempo ci si fa l'abitudine, si impara a vivere, a crescere, e non si fa più caso alle dure prove che la vita ha deciso di sottoporre alla nostra persona. Quello che aveva fatto lei dopo tanto tempo. 

Si alzò dal piccolo e comodo divanetto rosso su cui amava leggere, posò il libro sul tavolino in legno avanti a lei e si avvicinò alla finestra, osservando con occhi privi di qualsiasi emozione il mondo fuori da quelle mura. 

Si strinse nella sua maglietta celeste, ravvivata da una mela disegnata sopra, e tenuta stretta in vita da una cintura bianca in cuoio intrecciata, in cerca di un po' di conforto da quella rigida giornata che preannunciava pioggia sicura e, forse, anche un forte temporale. La lunga gonna svolazzò qua e la mentre muoveva frenetica i piedi, coperti da un paio di comodi scarponcini in pelle nera. 

Chiunque l'avesse ammirata in quel momento di perfetta immobilità e tensione non avrebbe potuto che trovarla perfetta, come una bambola di porcellana. 

Pelle diafana e liscia, irradiante un'aura austera sembrava potersi sgretolare al minimo tocco se non si usava la massima cura. I capelli bianchi e mossi, sciolti erano lunghi fino a metà schiena, morbidi e lucidi anche a causa del color calce viva che avevano, erano in quel momento tutti poggiati sulla spalla sinistra della ragazza, che giocherellava distante con qualche ciocca. 

Gli occhi, così belli e di un azzurro intenso e cristallino come il ghiaccio stesso erano perennemente puntati verso il  basso, inespressivi, a tratti tristi e malinconici, accompagnati da ciglia chiare quasi quanto lo erano i fili di seta dei suoi capelli. 

Le labbra rosee,  perennemente socchiuse, e non troppo carnose davano colore al volto altrimenti pallido, in maniera delicata ed aggraziata, insieme alle guance imporporate di un tenue rosa che donavano eleganza e dolcezza al suo viso. 

Era altra, e le gambe lunghe ed esili erano lasciate in bella vista dalla gonna lunga ma striminzita, ed il seno ben proporzionato al resto del corpo risaltava sotto la maglia celeste. 

Una così bella e delicata creatura, che da tutti veniva considerata un demone portatore di morte senza scrupoli e dal quale era meglio tenersi a distanza, ma che in realtà cercava solo conforto e qualche amico, qualcuno che le desse una mano nei momenti di bisogno e che non la lasciasse sola, che non l'abbandonasse come ormai aveva fatto tutto il resto del mondo. 

Rosie non era mai stata un tipo esigente, non pretendeva chissà quali agi o comodità, stava bene nella semplice casetta in cui si trovava, occupata solamente da lei e dai suoi libri, ma se avesse potuto avere compagnia sarebbe stato per lei il più bel dono che le potesse mai arrivare. 

Poter leggere le sue storie, poter parlare con qualcuno di qualcosa, proprio come da piccola faceva con quel bambino dal volto sfocato che ogni tanto sognava e ritrovava nei suoi ricordi, sbiadito e senza nome, ma era sicura che esisteva e che un giorno, forse, l'avrebbe anche rivisto. 

Si portò una mano alla tempia e la massaggiò, ritornando verso il comodo divano per distendersi e rilassarsi. Tutti quei pensieri le avevano fatto girare la testa. 

Gli occhi risplendettero di viola, e la giovane Rosie dovette portarsi una mano anche al petto, per cercare di placare l'infelice senso di nostalgia che l'aveva assalita. C'erano un milione di motivi per cui provare nostalgia, ma nessuno sembrava adeguato per quel caso. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Chi è?- provò a chiamare Rosie, ma nessuno rispose. 

Un fascio di luce viola la travolse, lasciando dietro di lei nient'altro che polvere ed un libro caduto a terra, aperto. Della fantomatica Banshee non rimase nulla. 

*** 

Boston, Stati Uniti. Anno 2014. 

 

- E il vincitore dell'annuale torneo mondiale di muay-thai è..... ISAAC RAXEL!!!- 

Sul podio della vittoria dopo un lungo percorso di intensi scontri, finalmente Isaac aveva per le mani la cintura del campione mondiale di muay-thai, a dimostrazione che al mondo il più forte era lui. 

I capelli neri lunghi fino alle spalle si muovevano ogni volta che il giovane ventiduenne si girava per mostrare a tutti gli spettatori la cintura, mettendo in risalto anche la perfetta e scolpita muscolatura, priva di imperfezioni tanto da sembrare scolpita nel marmo. 

Al di fuori della sua malformazione che per anni era stata causa di traumi e sofferenze, il mondo lo stava acclamando, e lui lo osservava coi suoi particolari occhi quasi del tutto privi di iride, poiché questa era talmente tanto piccola e allungata da risultare un minuscolo puntino giallo sullo sfondo bianco dell'occhio. 

Empty Heart, così era conosciuto dai più sul ring, che a causa di quegli occhi era spesso stato paragonato ad un demone, ora veniva acclamato e venerato come un Dio, e cavolo se si stava godendo quel momento! 

- Ed ora consegneremo il premio speciale al vincitore!- 

Isaac non sapeva dell'esistenza di quel premio, ma poco male, per lui era soltanto un vantaggio e di certo non si rifiutava mai un dono. 

- E il premio è..... UNA SETTIMANA SU UN'ISOLA TROPICALE!!! CON HOTEL A CINQUE STELLE PREPAGATO E DODICI MODELLE DA URLO CHE NON LO LASCERANNO MAI SOLO!!!!- 

Stava per esultare, Empty Heart, quando il suo cervello finalmente realizzò quello che il presentatore aveva appena detto. 

Isola... Hotel cinque stelle... dodici donne che non l'avrebbero mai lasciato... CHE CAZZO DI STORIA ERA QUELLA?!?!?! 

- Ehi che razza di premio..?!- 

Si ritrovò improvvisamente circondato da dodici bellissime ragazze in bikini, che si strusciavano su di lui e gli sorridevano maliziose e ferine. 

Isaac rabbrividì dal disgusto, il suo più grande sogno si stava lentamente trasformando nel peggiore dei suoi incubi, lui le donne non poteva tollerarle!!! 

- Ehi presentatore io non sapevo nulla di questo premio!! Non lo voglio!!!- 

A testa china l'altro uomo ghignò impercettibilmente. 

- Ne sei sicuro? Non puoi rifiutarti, in fondo...- improvvisamente il presentatore si tolse la parrucca che fino a qualche minuto prima erano i suoi capelli, lasciando libera una lunga chioma corvina.- Questo è un mondo di sole donne! E tu sei la nostra preda!- 

Tutto il pubblico si levò in piedi mostrandosi al ragazzo, e tra loro Isaac non vedeva altro che donne, di ogni età e tipo, un infinita distesa di esponenti del gentil sesso tutte intorno a lui e pronte ad assalirlo. 

Sbiancò all'istante, non riuscendo a credere che stesse succedendo una cosa del genere proprio a lui. Il suo incubo più grande era lì, davanti a lui, e stava cercando di denudarlo. 

- EHI COSA CREDETE DI FARE PAZZE FURIOSE?!?!?! RIDATEMI I MIEI BOXER!!!- 

- O stai calmo Punto Giallo, vogliamo divertirci un po' con te.- 

Tra le figure femminili che lo avevano accerchiato, Raxel individuò tre persone a lui ben note, che lo fecero tremare di terrore come quando aveva cinque anni. 

- S-Sorelle...- 

- Forza marmoretto, fatti mettere la gonnellina!!- 

- N-No...- 

- Su piccolo mostriciattolo, mettiamo un po' di trucco su quella faccina da schiaffi.- 

- No...- 

- Bene Isaac, è ora dell'operazione! Anche tu devi diventare una donna come noi! Di addio al tuo amichetto!-  

- NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- 

Isaac si alzò di scatto, sudato e livido in volto, portandosi una mano tra i capelli color ebano per tenersi su la testa ed impedire che rimbalzasse avanti e indietro come una palla. 

La prima cosa che controllò era la presenza reale e concreta del suo amico ai piani bassi, e realizzare che era ancora lì e nessuna pazza fuori di testa in bikini l'aveva estirpato con un paio di cesoie da giardino era già di per se una grande consolazione. 

Riprese fiato e tentò di calmare il battito impazzito del suo cuore, regolando i respiri e tentando di non pensare mai più a quell'orribile incubo. 

Quando fu calmo sospirò appena, ed il suo primo pensiero lucido fu solo uno. 

- Le donne sono davvero gli esseri peggiori che possano esistere sul pianeta!- 

E regalò un sentito vaffanculo alle sue adorate sorellone che l'avevano portato ad una lenta e dolorosa agonia, che si era tramutata poi in esasperazione, fino a culminare in un vero e proprio sentimento d'odio puro e semplice per il gentil sesso. 

Dopo tutti quegli anni di torture e insulti, era diventato impossibile per lui convivere pacificamente con le donne. 

Si alzò piano e cercando di non barcollare troppo, con la testa che ormai era paragonabile ad una trottola tanto girava e lo disorientava, provocandogli anche un lieve voltastomaco. 

L'incubo più brutto di sempre. 

Prese dalla sedia accanto al letto la sua canotta nera e la mise, indossando poi anche la giacca rosso intenso dai ricami dorati, i lunghi pantaloni viola scuro e i suoi fidati guanti senza dita neri. 

Si sedette sulla sedia e indossò gli immancabili stivali marroni dai ricami dorati, concedendosi ancora qualche secondo per riprendersi e far passare il mal di testa. 

Gli occhi risplendettero di una luce violacea, fintanto che un senso di angosciante nostalgia gli invase il petto. Di certo non per le amorevoli cure che le sue sorelle gli avevano prestato nella sua infanzia, ma non sapeva spiegarsi per cosa esattamente provasse nostalgia. 

Un raggio viola lo colpì un istante dopo, cogliendolo di sorpresa e impossibilitandolo a reagire. 

- E che cazzo è questa luce?!- 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...-  

Dopo quella frase in lingua antica, ecco che anche un altro ragazzo fu portato via dal suo mondo, dalla sua vita, senza che potesse decidere o meno se prendervi parte. 

Nessuno poteva sfuggire al proprio destino. 

*** 

Barcellona, Spagna. Anno 2014. 

 

Nel quartiere alto della città la vita scorreva serena e tranquilla per una ragazza che nella vita aveva dovuto affrontare diversi scogli prima di trovare la felicità. 

Nuotava tranquilla nella piscina della villa in cui viveva con la sua famiglia adottiva, in vacanza dall'università prima che i nuovi corsi riprendessero il normale svolgimento annuale. 

Le era sempre piaciuto il contatto con l'acqua, e quando nuotava poteva immergersi completamente nell'elemento che preferiva, calmare spirito e mente abbastanza da non pensare più a nulla per diverse ore. 

Dopo tre vasche decise che era arrivato il momento per uscire e fare merenda, con uno dei dolci che aveva preparato lei stessa qualche ora prima. 

Strizzò i capelli castani chiari dalle punte dorate lunghi fino al bacino che risplendevano sotto il sole, illuminando anche i particolari, espressivi e grandi occhi di un indefinibile e bellissimo color viola misto ad azzurro. 

Le guance rosee e le labbra rosse e carnose risaltavano poco sulla pelle perennemente abbronzata, anche se in maniera lieve. 

Non era particolarmente alta, anche se tanto avrebbe desiderato qualche centimetro in più, e il costume bagnato fasciava sensualmente le generose forme della ragazza.  

Spostando i capelli in avanti per asciugarli il meglio possibile, lasciò libera la visuale sulla schiena, dove vi era un tatuaggio raffigurante una fata sulla parte sinistra,  ed una grande quanto profonda cicatrice che le attraversava diagonalmente tutta la schiena. 

Ferite e ricordi che preferiva dimenticare, troppo dolorosi per essere riportati alla luce, e che dovevano restare sepolti dal futuro roseo e felice che pian piano si stava costruendo con le sue stesse mani. 

Indossando le infradito azzurre che aveva lasciato poco prima sul bordo della piscina andò verso lo sdraio e prese l'asciugamano, rimuovendo le fresche goccioline d'acqua da suo corpo alla belle meglio prima di oltrepassare la porta-finestra che l'avrebbe condotta in cucina, al frigorifero, fino al tanto agognato dolce per il quale lei impazziva ogni volta. 

Tornò sullo sdraio vicino la piscina, stendendosi sotto l'ombrellone a gustarsi pacificamente il suo tanto agognato dolce. 

- Oh Lily, allora eri a casa.-  

Lilian Babic, così si chiamava la ragazza, si girò sorridendo educata all'uomo che le aveva salvato la vita e permesso un percorso di studi dignitoso e utile. 

Certo aveva faticato per arrivare a quel punto, ma molti dei meriti andavano all'uomo che ora era suo padre. 

- Ciao papà! Eh si, mi sono presa una pausa dall'università ed eccomi qui!- 

Studiava all'università di lingue particolari, principalmente giapponese e russo, e ogni tanto le era consentito rientrare a casa per le pause di studi, che sfruttava ogni volta per concedersi una nuotata nella sua amata piscina. 

- Mi fa piacere rivederti. Gli studi come procedono?- 

- Una meraviglia! Il giapponese è una lingua affascinante! Il russo è appena più complicato, ma ci sto lavorando.- 

- So che ce la farai, sei in gamba.- 

Era per quel suo carattere forte e determinato che aveva deciso di tenerla con se e permetterle di studiare ciò che più le piaceva. 

Le si avvicinò, depositandole un bacio sulla fronte e carezzandole dolcemente il capo per poi dirigersi verso l'uscita della villa. 

- Ora devo andare, il preside di una scuola media non va mai in vacanza.- e sorridendo salutò la figlia e se ne andò. 

Lilian tornò al suo dolce, incurante di tutto ciò che sarebbe potuto accaderle intorno e dimentica anche della relazione che avrebbe dovuto presentare al suo rientro all'università. 

- Cavolo mi stavo scordando la relazione sulla Russia! Devo presentarla insieme all'interrogazione la settimana prossima, sarà meglio iniziare a lavorarci.- 

Sopra il costume, senza curarsi troppo di lasciarlo asciugare per bene o di cambiarsi prima, indosso una semplice quanto canotta azzurra, con il bordo inferiore e le sottilissime spalline decorate in pizzo, degli shorts in jeans di colore chiaro, sfilacciati sull'orlo per le troppe volte che erano stati utilizzati, e ai piedi le infradito azzurre che aveva indossato anche prima. 

Un paio di occhiali da sole dalla montatura blu erano poggiati sul tavolino che affiancava l'ombrellone, ma non rimasero li ancora per molto. La ragazza li prese e li indossò a mo' di cerchietto, in modo che tenessero all'indietro gli ancora umidi capelli. 

Con il piattino del dolce ancora da finire in mano si diresse verso la sua stanza, pronta a mettersi sotto con la preparazione all'interrogazione, quando un forte capogiro le fece perdere la presa sul piatto. 

Quest'ultimo si ridusse in tanti pezzetti quando cozzò col freddo marmo che pavimentava il pezzo di giardino intorno alla piscina, mentre Lily si resse il capo con le mani cercando di porre fine al raggelante dolore che le stava facendo scoppiare la testa. 

Gli occhi persero la tonalità azzurra che li contraddistingueva, colorandosi di viola e lasciando nell'animo della castana soltanto un triste e vuoto senso di nostalgia, senza alcun ricordo con cui riempirlo o spiegarlo. Non seppe spiegare neanche come mai un fascio di luce viola l'avesse circondata e intrappolata nel suo raggio, men che meno si spiegò come mai una voce che parlava latino le stesse rimbombando nella testa. 

- Fatemi uscire da qui!- 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...-  

E anche di Lilian non rimase traccia, mentre quel rito infausto stava volgendo al termine rubando alla Terra quei ragazzi dal destino incerto. 

*** 

Ottawa, Canada. Anno 2014. 

 

Era sempre innevata e fredda la città di Ottawa, ma nonostante le temperature non raggiungessero mai picchi altissimi per calore, i suoi abitanti stavano bene ed erano felici, abituati al freddo e quindi adattatisi a vivere con certe condizioni. 

Non chiedevano un caldo afoso e desertico, anche con l'aria rigida e la neve sempre intorno vivevano bene e felici come se fosse sempre estate. 

Tra la folla che la mattina popolava il mercato cittadino, un ragazzo spiccava tra il fiume di gente che sperperava soldi in valide offerte su merce di vario genere e interesse. 

Era un ragazzo che non doveva avere più di diciotto anni, di statura media, la pelle leggermente abbronzata, dalla corporatura snella ma muscolosa. 

La bianca e folta capigliatura, già disordinata di suo, veniva scompigliata ancor di più dal saettare veloce del ragazzo tra le persone al mercato, dovendo scusarsi ogni qual volta andasse a sbattere involontariamente contro qualcuno. 

Gli occhi eterocromatici, uno verde smeraldo l'altro viola acceso, brillavano di eccitazione anche in quel momento, mentre un sorriso compiaciuto gli illuminava il volto. 

La canotta nera che indossava aderiva perfettamente al fisico asciutto del ragazzo a causa del vento, così come la felpa grigia lasciata aperta svolazzava qua e la senza controllo, mentre i lunghi jeans di colore chiaro non rendevano facile la sua corsa, sostenuta da un paio di nike blazer grigie. 

Fortuna che era veloce. 

- Fermati subito maledetto moccioso!!- una voce da dietro di lui gli fece voltare leggermente il capo per guardare i suoi inseguitori. 

- Fossi matto.- sussurrò tra se e se ghignando. 

Senz'altro il suo hobby preferito era cacciarsi nei guai e schernire le ignare persone che si trovava davanti, ma i suoi erano sempre scherzi simpatici che divertivano anche ci ne veniva burlato e per questo, nonostante fosse un amante delle risse, quasi mai succedeva che dovesse scappare per la città inseguito da un branco di motociclisti tutti ciccia e barba che tentavano volevano scuoiarlo vivo e pestarlo a sangue. 

Quella volta però era diversa la storia, poiché quelle persone erano entrate nel locale in cui stava pranzando come se fosse il loro territorio, avevano scacciato un gruppo di giovani che stavano studiando assieme e obbligato il padrone del caffè a servire prima loro e lasciar perdere gli altri clienti, troppo spaventati per ribattere. 

Non aveva fatto niente di che in verità, se non fare alcune delle sue battute più acide ed il resto era venuto da se. Loro si erano incavolati ed avevano iniziato ad inseguirlo per ammazzarlo di botte e lui, per non distruggere il locale, era corso via e li stava conducendo in un luogo isolato dove avrebbero potuto prendersi a pugni tranquillamente. 

Nonostante la differenza nel numero era sicuro, anzi certissimo di erssere migliore di loro sotto ogni punto di vista. 

- Bene bene, ora sei in trappola ragazzino. Ce la pagherai cara per averci deriso in quel modo, preparati a prenderle bastardo.- disse uno dei dieci, forse venti, motociclisti pelosi e grossi, minaccioso. 

- Suvvia, non era certo mia intenzione offendervi. Ho solo detto che secondo me i centauri barbuti non sono più di moda. Insomma, guardatevi. Con tutti quei tatuaggi e pircing sparsi per il corpo, nessuno vi riconoscerà mai come i gorilla che siete! Non volete tornare nella vostra gabbia dello zoo?- ghignò lui. 

- Ma come osi?!- si prepararono ad attaccare, prima però, quello che sembrava il capo, chiese.- Come ti chiami moccioso? Sai ci piace conoscere il nome delle nostre vittime.- ghignò poi. 

- Mi chiamo Mikoto Jin, molto piacere gorilloni cari!- sorrise lui strafottente. 

Quando stavano ormai per attaccarlo tutti insieme, e sicuramente per lui sarebbe finita male, tutti quanti gli omoni pelosi simili a gorilla troppo cresciuti svennero improvvisamente, lasciando il ragazzo basito per qualche istante. 

Era bastato che anche l'occhio verde di Jin assumesse un colore violaceo perchè il processo avesse inizio, ma il ragazzo non se ne rese conto, come invece percepì il fastidioso senso di nostalgia che gli opprimeva il petto. Cercò di non badarci. 

- Ehi ma che vi prende?- 

Un improvviso dolore alle tempie lo fece barcollare, faticò a restare in piedi ma non cadde, rimanendo sorpreso quando una misteriosa luce viola lo avvolse. 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Come?!- 

E nello stesso modo degli altri, la luce divenne più intensa e prima di perdere conoscenza, Jin avrebbe giurato di sentire i piedi sollevarsi da terra. 

Al loro risveglio, ciò che il gruppo di bestioni trovarono fu soltanto un vicolo vuoto, in cui vi erano tutti e venti i membri del loro gruppo, mentre del ragazzino di nome Jin non vi era più traccia. 

*** 

Roma, Italia. Anno 2014. 

 

Vivere nella grande capitale italiana poteva non essere sempre facile, specie quando si viveva vicino alla grande e rumorosa cattedrale di San Pietro, vivace e sempre affollata di fedeli in attesa di ricevere udienza da sua eccellenza il papa. 

Certo questo poteva giustificare il rumore che riusciva a svegliare anche un sordo, ma quando a disturbare il sonno era una maledetta sveglia squillante, allora erano un altro paio di maniche. 

Rigirandosi nel letto la ragazza lasciò che l'aggeggio suonasse a vuoto, per nulla disposta ad abbandonare il suo comodo e caldo giaciglio e a restare sotto le coperte per almeno un altro paio d'ore. 

L'aggeggio infernale suonò ancora, costringendo la giovane ad alzarsi assolutamente controvoglia, mentre il suo intero corpo la pregava di restare distesa a letto e continuare ad oziare. 
I lunghi capelli bianchi ondeggiarono un po’ mentre la ragazza si alzava dal letto, fulminando con un occhiataccia terribile l’aggeggio infernale che aveva osato disturbare il suo sonno. 

Avrebbe voluto tanto distruggerlo. 

-. Sappi che ti odio.- sibilò infatti. 

Con un colpo un po' troppo secco spense l'aggeggio, perforandolo da parte a parte e compiendo così un amara vendetta. L'ennesima. 

-. Ahhhh cavolo, ne ho rotta un'altra!- si grattò il capo in qualche modo dispiaciuta. 

Sbadigliò son spense e sbadigliò sonoramente coprendosi la bocca con una mano, due lacrimucce sporsero all'estremità degli occhi, che sparirono quando li aprì, mostrando le due profonde iridi verde prato arrossate per il sonno. 

Aprì la finestra, e una folata di brezza mattutina le sferzò il viso, riempiendole i polmoni di quella fresca aria che soltanto a quell'ora di mattina si poteva assaporare. 

Avvicinandosi all'armadio decise che era giunto il momento di vestirsi e poi fare una bella colazione. Si diresse verso il bagno pronta ad iniziare una nuova giornata che sperava sarebbe stata divertente e ricca di nuove emozioni. 

Dal guardaroba aveva estratto una maglia nera larga e a maniche corte, sul cui retro era disegnata una croce a strappi. Si arrotolò le maniche fino alle spalle come al solito, in modo da farla così somigliare ad una canotta, non c'era un vero perché, semplicemente così le piaceva di più. 

Aveva poi optato per dei pantaloni grigi lunghi fino a metà polpaccio, e ai piedi le sue solite scarpe color giada. 

Quando fu pronta si guardò un attimo allo specchio, spazzolandosi i capelli che dopo la lunga dormita erano completamente sotto-sopra, poi quando fu soddisfatta del risultato si diresse verso le scale. 

Prima di lasciare la sua stanza per andare al piano di sotto andò a salutare la foto della sua adorata nonna posta sul comodino, dandole un bacio e sorridente nostalgica. 

-. Ciao nonna, mi manchi tanto sai? Anche oggi darò il massimo!-  

Shino Nakamoto viveva sola da ormai diversi anni, da quando la sua adorata nonna era morta. Non era un problema vivere sola, certo un po' triste, ma una volta fatta l'abitudine, era una ragazza forte e combattiva, non si sarebbe certo arresa per questo. 

Determinata a superare anche quella giornata, corse verso le scale, quando un terribile capogiro la colpì e poco ci volle che facesse un gran ruzzolone giù per gli scalini, ma riuscì ad evitarlo appoggiandosi al corrimano. 

Gli occhi le brillarono di un viola intenso, mentre un groppo alla bocca dello stomaco le trasmise una tremenda sensazione di dolorosa nostalgia, non da attribuire però alla mancanza di sua nonna. 

Una luce viola la colpì in pieno e di sorpresa,  nello stesso instante in cui sentì una voce rimbombarle nelle mente, amplificando così il dolore.  

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

- Chi diavolo sei?!- 

Non ottenne risposta e perse i sensi sopraffatta dal dolore quando la luce stava ormai per svanire. Di Shino non rimase traccia, e con lei diciassette dei convocati erano già stati richiamati, l'ultimo li avrebbe raggiunti molto presto. Ormai il quadro era quasi completo. 

*** 

Rio de Janeiro, Brasile. Anno 2014

 

La scuola non è certamente il posto preferito di uno studente, anzi molti tentano di evitare quell'edificio come se fosse infestato da strani germi e malattie di ogni sorta, senza però poterne stare lontano grazie all'intervento di genitori ed insegnati. 

Mai che si facessero i fatti loro, una volta ogni tanto. 

Chi non poteva evitare di sedere in un aula per otto ore al giorno trovava le maniere più stravaganti per distrarsi, dormire, osservare il cielo aldilà della finestra, o, perchè no, qualche coraggioso tentava anche di stare attento ed interessarsi alla lezione in modo da far scorrere più velocemente il tempo. 

Non era questo il caso di un giovane abitante del brasile, che guardava fuori dalla finestra in un evidente stato di come molto vicino al sonno. 

Era un bel ragazzo dalla carnagione dorata, alto sul metro e settantasei, con un fisico robusto ma non eccessivamente muscoloso, non per questo meno forte o resistente di un altro suo coetaneo. 

Gli scompigliati capelli castani erano corti e lisci, con qualche ciuffo ritto qua e la pronto a sfidare la gravità e ogni legge della fisica che gli si presentava davanti e stretti in una fascia bianca che rendeva ancor più ritti i capelli del ragazzo. 

I lineamenti del viso sono marcati ma senza il minimo accenno di barba, nonostante ormai fosse quasi un uomo in tutto e per tutto. Gli occhi socchiusi e assonnati erano di un caldo color miele, circondati da ciglia curiosamente lunghe per essere quelle di un maschio, sopracciglia marcate ed orecchie appuntite, forse appena un po' a sventola e labbra spesso esangui, ma non per questo meno belle. 

Stava per cedere al piacere che  un buon sonnellino avrebbe potuto concedergli, quando la squillante voce del suo professore lo fece sobbalzare sul banco e cadere dalla sedia. 

- SIGNOR YARED RETASHT LA MIA CLASSE NON E' IL LUOGO GIUSTO IN CUI SCHIACCARE UN PISOLINO!!!- 

Scattò sull'attenti Yared, riportandosi in posizione eretta con un colpo di reni. 

- Si signore! Lo so signore! Mi spiace signore! Ma le sue lezioni sono così soporifere che è un piacere dormire durante la spiegazione signore!- un risolino basso risuonò nell'aula, finchè il professore, rosso come un pomodoro e pronto a espodere di rabbia non gridò un ennesima volta. 

- SILENZIOOOOO!!!!! SIGNOR RETASHT PER PUNIZIONE SCRIVERA' UN TEMA DI DIACIMILA PAGINE SULLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE!!- si aggiustò gli occhiali e tornò verso la cattedra.- E ora riprendiamo la lezione.- Yared sbuffò. 

- Sissignore.- e tornò a sedersi, inveendo contro il professore. 

Quando finalmente le lezioni finirono, Yared ancora non potè tornarsene tranquillamente a casa, poichè dovette fermarsi all'uscita della scuola per aspettare sua sorella di un anno più piccola. 

Seduto all'entrata del cancello il ragazzo sbuffò un ennesima volta, torturandosi prima la maglietta amaranto a maniche corte, poi lo trappo che i jeans avevano sul ginocchio, per finire nei lacci delle scarpe da ginnastica bianche in tela che indossava. 

- Uffaaaaa!!! Ma dove diavolo si è cacciata Veritas?!?!?!- possibile che ogni volta quella scema ritardasse? 

Si massaggiò la testa per cercare di affievolire il mal di testa che sicuramente il suo professore aveva causato con le sue grida, quando gli occhi brillarono di una luce viola, ed una morsa nostalgica fece si che anche il petto iniziasse a dolere. 

Pensava che era proprio un rottame qual giorno, quando una luce violacea lo intrappolò nel suo raggio, impedendogli ogni via di fuga. 

- Ehi che scherzo è questo?! Non è divertente intrappolare la gente in strani fasci di luce!- 

- Nobilis miles respondet, oportet te ...- 

E anche l'ultimo dei ragazzi era ormai convocato, la riunione era compiuta, gli ingranaggi del destino avevano iniziato a muoversi finalmente, e nessuno dei giovani sapeva ancora quanto quelle cose avrebbero influito sulla loro vita. 

*** 

Foresta Viridis, Fiore. Anno x1000. 

 

Fuggire dall'imponente palazzo di Crocus nel quale si era infiltrato poco prima era stato un gioco da ragazzi. Le guardie non erano così efficienti come il re pensava e se anche l'avessero scoperto il problema non sarebbe mai esistito, perchè prenderlo era impresa assai più ardua. 

Quelli del Regno erano degli idioti buoni a nulla, mai avrebbe smesso di ripeterlo, non avevano un briciolo di cervello e prima che potessero prendere un professionista come lui sarebbero dovuti trascorrere miliardi di anni. 

Ancora non poteva credere a quello che aveva scoperto a palazzo, e mentre rielaborava le varie informazioni che aveva raccolto non riuscì ad evitare che un velo d’ansia calasse sui suoi occhi nascosti. 

Avrebbe preferito portare buone notizie, ma ciò che aveva scoperto non giocava affatto a loro favore, nè tantomeno giovava all'intera popolazione del Regno. Ormai la situazione diventava ogni giorno più grave e critica, mentre quel re buono a nulla e la sua Gilda non erano in grado di proteggere nemmeno se stessi, figurarsi un popolo intero. 

Non era possibile che quell'uomo non si rendesse conto dell'enorme disastro che stava per causare se avesse perseguito su quella strada, e trovava ancor più assurdo che nessuno dei suoi sottoposti avesse tentato di farlo ragionare. Erano davvero solo un branco di inutili pecore ignoranti, con le sue più sentite scuse verso le pecore che non meritavano tali insulti. 

Presto, nemmeno la fiorente capitale di Fiore sarebbe più stata sicura, nessun luogo lo sarebbe stato, se loro avessero vinto. 

Doveva riunirsi al gruppo ed informare i compagni il prima possibile, se avessero agito per tempo, forse avrebbero potuto evitare la tragedia. 

A distrarlo dai suoi cupi pensieri la luce viola che irradiò il suo braccialetto color giallo oro per un attimo, prima che si spense e tornasse alla normalità. Ghignò vittorioso. 

- E così hanno completato il rituale, una seccatura in meno.- 

Continuò a camminare indisturbato, quando il rumore di rami che si spezzavano attirò la sua attenzione, e il ricordo delle parole che quella donna gli aveva detto alimentò in lui un sospetto. 

"Se il bracciale si illumina, uno di loro è vicino. Ma allora..." 

Nemmeno la sua proverbiale agilità potè salvarlo dal peso che gli cadde addosso e lo fece finire a terra, depositandosi poi sulla sua schiena senza la minima intenzione di spostarsi tanto presto, e che aveva interrotto il suo pensiero. 

Sbuffò, portandosi una mano sotto il mento, per quanto possibile, a sorreggersi la testa, pensando che no, evidentemente si sbagliava, molto probabilmente le seccature erano appena cominciate. 

*** 

Chiesa Abbandonata, Fiore. Anno x1000. 

 

- F-Finalmente…- 

Con le sue ultime forze sorrise la donna, prima di cadere a terra ormai priva di forze ed energie, consapevole fin da subito che una cosa del genere sarebbe potuta capitare. Il rituale richiedeva molta energia magica, di cui ora sarebbe rimasta sprovvista per qualche ora. 

La ragazza corse in suo sostegno per impedirle un doloroso tonfo di sedere, afferrandola per i fianchi poco prima che cadesse e facendola sedere. 

- Ehi tutto bene?!- la donna mise una mano su quella della ragazza, annuendo con fatica. 

- Allora ce l’hai fatta?- 

La donna annuì ancora, e la ragazza sorrise. 

Non dubitava delle straordinarie doti magiche della donna, ma tutto ciò su cui poteva basarsi era un mal di testa ed una nostalgia che per pochi secondi l'avevano stordita, per questo non ne era ancora pienamente convinta. Dopo la rassicurazione della donna si era rilassata, concedendosi un sospiro di sollievo. 

- Non è ancora il momento di rilassarsi, questa è solo metà della prima fase del "Progetto Knights".- 

La ragazza guardò l’altra confusa. 

- Prima fase? Allora cos’altro bisogna fare?- 

- Semplice, ora dobbiamo riunirli e spiegare loro la situazione, queste sono le prossime fasi.- 

- E tu questo lo chiami semplice?! Come farai a portarli tutti qui, sei sfinita!- 

- Non lo farò io.- 

La ragazza parve ancor più confusa. 

- Questo è compito vostro, con l’aiuto dei bracciali riuscirete a riconoscerli.- 

Non servì che specificasse il secondo soggetto poichè aveva capito benissimo a che si riferisse, lanciò anche una piccola occhiata al bracciale rosso fuoco che indossava al polso incerta.  

- Trovateli e portateli al covo, io sarò io ad aspettarvi, questa è la prossima missione.- 

Sotto il cappuccio la ragazza sbiancò, sperando che quelle parole fossero tutto uno scherzo organizzato per farla impallidire di paura e che non stesse dicendo sul serio. Insomma, si aspettava davvero che recuperasse quasi una ventina di persone senza conoscerne aspetto e caratteristiche?! Era una cosa impossibile e assurda! 

- S-Stai scherzando vero?! Come pensi che possa riuscire a trovarli tutti e portarli al covo?! È una follia!!- protestò. 

- Posso capire farlo fare a quell’idiota, ma perché anche io scusa?! Siete voi gli autori di questo folle progetto quindi è compito vostro!!- 

Un forte pugno, forse fin troppo per una che fino a pochi secondi prima era semi-svenuta sul pavimento, si abbatté sulla testa incappucciata della ragazza, che prese a rotolarsi dolorante per terra con due lacrimoni agli angoli degli occhi. Cazzo, ogni volta faceva sempre più male! 

La donna si alzò a guardarla con aria di superiorità, meno stanca e in grado di reggersi in piedi da sola. Aveva perso la sua magia per un po' certo, ma la sua forza era ancora quella di prima, e non avrebbe permesso a quella mocciosa di contraddirla. 

- Hai qualcosa da ridire? È compito tuo in quanto Knight, punto e basta. Ora sparisci prima che ti prenda a calci. Ti do due ore per trovarli e portarli alla base. Buon lavoro.- detto ciò la donna se ne andò, lasciando la ragazza basita a terra. 

Sbuffò la ragazza, abbassando la testa apparentemente arresa, ma bastò poco perché iniziasse a fremere sempre più velocemente, ormai preda di una cieca rabbia che chiedeva una sadica vendetta per essere placata. 

- BRUTTA VECCHIACCIA QUESTA MA LA PAGHERAIIIII!!!- 

Fu soltanto l'inizio però, perché dopo lo sfogo di rabbia, abbassò di nuovo il capo, con un'aura nera e depressa che iniziò a fluttuarle attorno e che diventava man mano sempre più scura. 

Quella dannatissima e complicatissima storia in cui era stata coinvolta suo malgrado e senza saperne bene il motivo, stava diventando una maledettissima seccatura man mano che quel progetto prendeva forma.  

  

  

  

  

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Note Autrice* 

Eccomi a voi Minna-san!! Con l'ultimo capitolo di presentazione degli OC (organizza un mega party per festeggiar l'evento) 

FINALMENTEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! T.T 

Nikki: Non si capisce sai che detesti le presentazioni u.u 

Me: Neh? Ma ditemi chi a questo mondo le ama!!!! Eh?! No ora voglio sapere a chi piace pres... ehi spetta un po'!! E tu che cavolo ci fai qui?! Non mi pare di averti ingaggiata come assistente in questa storia!!! 

Nikki: Problemi se resto qui?? (guarda me con sguardo omicida e con il pugno avvolto nel magma) E poi non sono un assistente, io sono l'ediror!! Il capo!!! u.u 

Me terrorizzata: C-Certo che no Nikki-sama!!!! ^^" Ma non sei l'editor u.u io ce l'ho già un editor e si chiama Vale!!! Che come sempre dovete ringraziare per il tempestivo (?) aggiornamento u.u Se non ci fosse lei che ogni volta mi ricorda di scrivere probabilmente aggiornerei ogni morte di papa!! XD 

Comunque, dicevamo... ah si! Finalmente questa saga del "teletrasporto viola vifacciosoffriretuttidiemicrania" è finito, e a parte la banalità delle scene ho solo una cosa da dire.... 

RIKI SUBISCI LA MIA VENDETTA MUAHAHAHAHAH!!!!! Ricorda che tutto ciòò che Isaac subirà in questa storia è colpa tua e del tuo fargli odiare le donne, perchè si mi hai offenduto tanto come esponente femminile :P 

Nikki: Bella lì! Così si fa! *si scambiano il cinque* 

Me: No dai scherzavo :) sul fatto che mi sono offesa eh? Isaac verrà comunque torturato ^^ perchè? Perchè non me lo volevi mettere accoppiabile *lo fulmina con lo sguardo e gli lancia il malocchio* e io invece lo accoppio comunque u.u 
 

Nikki: Muahahahah così si fa! Brava la mia allieva, impari bene come agire di vendetta u.u 

Me: Arigatou per le lezioni Nikki-sensei! u.u 

Ok, passando ad altro, nella parte di Rosie le frasi in corsivo le ho prese da un sito per fare un po' di scena XP mentre quella tra virgolette in grassetto è una frase tratta da "La solitudine dei numeri primi" visto che la suddetta OC è una solitaria amante dei libri. 

Nikki:..... You're a GENIUS!!!  

Me:  Grazie lo so u.u Dunque, non dovrei avere altro da aggiung... *nota Nikki che si sbraccia* prego Miss Inuzuki ci dica? 

Nikki: E la storia della bambina sparita non la spieghi? 

Me: Ah già hai ragione!.... Hai ragione? O.O *shoccata* Be in ogni caso si, me ne stavo dimenticando, questa cosa di Akiko, con il permesso della sua creatrice se possibile ^^", la spiegherò più avanti, come più avanti dovrò chiedere anche ad altri alcune cose XD 

Ora dovrei aver finito veramente, ah no c'è ancora una cosa! 

Mi spiace chiederlo così, ma ai gentili _maya_chan_; midori no yume; Cailan Blake; Riki_94_Ppsh se possono per favore cambiare la pietra che hanno scelto, perchè sono dopie rispetto a quelle che mi servono ç.ç 

midori no yume, a te lo chiedo non perchè è occupato, ma perchè se non sbaglio l'oro è un metallo e non una pietra ^^", per il resto tutto bene, qui vi metto le pietre che NON SI POSSONO più scegliere: 

Zaffiro; diamante; lapislazzuli; onice; citrino; ametista; onice nera; ossidiana; zaffiro; pietra di luna; perla; quarzo bianco; rubino; opale; giada; topazio; smeraldo. 

E con questo direi che ho finito, spero che il capitolo vi piaccia e che mi seguite ancora in tanti!! 

Nikki: Ma chi vuoi che ti segua?! Ormai saranno già tutti belli che stufi di te e della storia, scommetto che non recensirà nessuno. 

Me sussurra: ma chi me l’ha fatto fare di assumerla? -.- 

Nikki: Prego?! 

Me che maledice l’udito da dragon slayer: N-Nulla ahahahah. Spero non vi faccia troppo schifo e che non sia pieno di errori, ditemi se i personaggi sono IC oppure se come autrice di una storia a OC dovrei darmi alla pensione ^^ 

Nikki: Solo con le storie ad OC? Tu dovresti smettere di scrivere e basta cara u. 

Me: Mi sbarazzerò di te prima o poi....  

Nikki che carica un pugno al manga e Me che si prepara alla fuga 

Me: Ora mi dissolvo, lasciatemi un commentino e fatemi sapere che ne pensate. *fugge* 

Nikki: Giusto, fatemi sapere se la devo spedire a timbuctù (ma come cavolo si scrive?!) ^^ (faccia da angioletto) *le insegue* 

Ok ragazzi, finito l’angolo della sclero, un bacio e alla prossima! 

Jeo 95 =3 

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Capitolo 4
*** Reunion. ***


THE KNIGHTS OF THE DRAGONS. 

 

CAPITOLO 4- REUNION. 

 

Città di Azalea. Fiore, Anno x1000 

 

- "È compito tuo in quanto Knight e bla bla bla…" QUELLA VECCHIA BISBETICA, DANNATA STREGA SFRUTTATRICE!!! ACCIDENTI A LEI, PRIMA O POI MI VENDICHERÒ!!!!!!- 

Era una caratteristica del suo carattere quella di avere un animo forte ed indomabile, per questo non erano rare le volte in cui s'infervorava anche per un nonnulla, anche coi suoi stessi compagni. 

Non era invece da lei lamentarsi di un incarico che poteva nascondere risvolti interessanti come una battaglia o una bella rissa da locanda, ma forse, in quel frangente, incideva molto il fatto che dietro quell'eccitante missione vi fosse celato un ordine vero e proprio. 

E lei non sopportava ricevere ordini. 

Da quando si era separata dalla compagna non aveva fatto altro che lamentarsi e reclamare vendetta contro la donna che le aveva affidato quell’ingrato compito a cui, tra l'altro, non avrebbe mai dovuto essere assegnata. 

Lei era un'assassina, una mercenaria, una spia, non una balia per ragazzini inesperti e piagnucolosi che non sapevano niente di quel mondo e a cui, ne era certa, avrebbe più e più volte dovuto parare il culo. 

Tentò di calmarsi e riprendere il controllo di sé, continuando a ripetersi come un mantra che se non manteneva la calma la missione non avrebbe fatto altro che complicarsi e ridurre la sua povera mente ad un cumulo di materiale molliccio compatto e inutilizzabile. Di impazzire non ne aveva alcuna voglia. 

Certo, rintracciare un indefinito numero di persone non era certo un'impresa facile, specie calcolando il fatto che avrebbero potuto finire in ogni angolo del Regno e oltre, ma era pronta a tutto e determinata, aveva un carattere forte e orgoglioso, e forse proprio per questo orgoglio non si sarebbe tirata indietro dall'affrontare questo compito. 

Gliel'avrebbe fatta vedere a quella vecchia, che nonostante tutto qualunque compito le venisse assegnato lei l'avrebbe sempre portato a termine. 

Più carica e decisa si concentrò sulla fisionomia della città avanti a lei, i cui cancelli erano lasciati perennemente aperti per permettere alle varie carovane di mercanti di accedere ed uscire dalla città ogni qual volta ne avessero necessità. 

Porte che, per fortuna, a quell'ora della giornata erano scarsamente sorvegliate, permettendole un'infiltrazione più semplice e tranquilla. 

Mischiarsi alle carovane o nascondersi all'interno di una di esse sarebbe stata la mossa più semplice da fare, e forse la più sicura, per non incappare in scomode situazioni coinvolgenti le guardie reali. 

Alla fine optò per un'entrata diretta e scoperta, in modo da poter poi girare libera per la città in modo da non venire poi fermata ogni dieci minuti dalle stesse pattuglie di guardia dalla memoria sin troppo corta per i suoi gusti. 

Sfortunatamente questo significava togliersi il cappuccio e mostrare il viso, ovvero scoprirsi più del dovuto e mettere a repentaglio la propria vita e la propria identità, offrendo al nemico la possibilità di identificare un possibile bersaglio e mettendo a rischio anche l'incolumità dei propri compagni. 

Ma per chi come lei viveva seguendo il codice dell'assassino una missione andava sempre portata a termine, indipendentemente dai rischi e dai mezzi con cui la si sarebbe dovuta portare a termine, con l'unica regola che per nessuno motivo i compagni andavano coinvolti nei propri errori. 

Chi sbagliava doveva pagare con la propria vita. 

Lei era sempre stata una delle migliori, anche quando viveva ancora nel palazzo del Maestro e serviva il regno sotto il nome della Gilda di assassini dell'ombra, teneva il grado più alto e mai aveva fallito una missione, prima di quella notte dove lei e quella persona avevano mandato tutto a puttane ed erano scappati, venendo meno alla legge più sacra e importante della Gilda: mai lasciare la confraternita. 

Certo dopo tutto quello che avevano subito e scoperto non avrebbero passato in quel posto un secondo di più, servendo quei porci bastardi e bugiardi che si divertivano a trattare le persone come vittime sacrificali, a sfruttare tutto e tutti per i loro scopi, ad uccidere quando non era necessario. 

Ci era cresciuta tra la morte ed il sangue, vedendo ogni giorno cadaveri e corpi decomposti, ormai scheletri, talmente abituata che ormai non provava più nulla nel vederli, nel togliere la vita e ridurre a cadavere inanimato chiunque intralciasse la sua strada e la sua missione, arrivando addirittura ad uno stato in cui il suo cuore si era chiuso in un guscio freddo e vuoto dove nessuna emozione poteva penetrare o uscire. 

Ma quello era solo il lontano passato. 

La sua vita ora era diversa, migliore in un certo senso, e pian piano aveva ripreso anche a scherzare e a dare al suo carattere tratti colorati e diversi, a far si che il suo cuore provasse finalmente varie forme di emozioni. 

Scosse il capo e lasciò che i ricordi di un passato ormai lontano scivolassero via dalla sua mente come l'acqua del fiume, poiché quello non era proprio il momento ed il luogo sbagliato per lasciarsi trasportare dai sentimentalismi. 

Una cosa non era cambiata, ovvero che la missione veniva prima di tutto ed ora era arrivato il momento di cominciare. 

Lentamente si tolse il cappuccio calato sul capo, lasciando liberi i lunghi e mossi capelli color grano, luminosi e scompigliati, ribelli come lo era il suo carattere. 

Gli occhi, di un intenso azzurro cielo, scrutavano i dintorni veloci e cauti, sempre allerta e vigili, ma abbastanza espressivi da lasciar trasparire tutta l'energia che la ragazza racchiudeva in se. Una lunga e non troppo profonda cicatrice le segnava il viso, sulla destra e poco sotto la bocca, formata da due segni che ricordavano tanto una croce. 

Era alta e magra, dal fisico non troppo asciutto, con un seno prosperoso, fasciato da una veste in seta bianca lunga fino a metà coscia, con un vistoso spacco laterale sulla sinistra che le consentiva una certa libertà di movimento. Un bustino in cuoio nero e stretto le partiva da sotto il seno, terminando sulla vita e dando un tocco di eleganza al vestito, nonostante lei per prima si definisse un inguaribile maschiaccio. Dal gomito partivano dei copri avambracci in pelle bianca, che scendevano morbidi fino a poco prima dei polsi.  

Tolse solo il cappuccio ma non l'intero manto, preferendo tenerlo per sicurezza, soprattutto per nascondere una certa arma che altrimenti avrebbe dato fin troppo nell'occhio. 

- Bene, ora direi che posso entrare.- 

Con una luce brillante e determinata ad illuminarle lo sguardo, la ragazza dai capelli biondi entrò in città, senza che le guardie, proprio come sperato, sospettassero di nulla. 

*** 

Azalea era senz'altro la più famosa e rinomata città commerciale di tutto il regno di Fiore, dove non era difficile trovarvi le merci più rare e ricercate provenienti dall'intero regno. Non per nulla era anche chiamata "Capitale del Commercio". 

Vi si recavano persone da ogni parte del regno per poter trovare fortuna e merci rare, compiere buoni affari e in particolar modo era il luogo in cui i mercanti si ritrovavano per dar vita al mercato più fornito del mondo. 

In giro si era anche sparsa la voce che ad Azalea fossero disponibili rari oggetti magici, persi da tempo o talmente rari da essere considerati una leggenda e, quindi, inesistenti. Per quanto ne sapeva lei però, quelle erano semplicemente voci. 

Ora che invece era lì e poteva osservarlo e accertarlo coi propri occhi, la bionda notò quanto vere fossero le voci che giravano su quella fiorente città e su quanti tipi diversi di bancarelle ci fosse. 

Non capitava spesso che passassero per Azalea, anzi praticamente non passavano quasi mai per i centri abitati, ormai nemmeno si ricordava più l'ultima volta che ci era stata, per questo non riusciva a smettere di guardarsi intorno curiosa. Quella città era davvero movimentata! 

- Certo che questa città è davvero vivace, evidentemente qui loro non sono ancora arrivati.- 

Indurì lo sguardo e abbassò il capo, lasciando che la frangetta bionda le oscurasse gli occhi e lasciando che le immagini e i ricordi dei luoghi su cui la loro mano era già arrivata. 

Un bambino le passò affianco, sorridente, seguito poi da altri due amici coi quali sembrava divertirsi un mondo a giocare. Li le persone erano anche in grado di sorridere e vivere serenamente, ritrovandosi più che mai determinata ad impedire che perdessero quella preziosa felicità e che anche loro come altri cadessero in un baratro di morte e disperazione. 

Aveva già assistito a troppi spargimenti di sangue innocente, versarne altro sarebbe stato inutile. 

Con quel pensiero si sentì improvvisamente più carica e determinata a completare la missione, lasciando però che per un secondo il suo sguardo si posasse su di una bancarella di erbe medicinali. 

Osservando la grande varietà di spezie ed erbe, la ragazza non potè evitare di stupirsi nel vedere così tante specie diverse riunite in un solo tavolo. Erano tutte una vera rarità. 

"Chissà se superano le forniture del "Marché Noir"." 

Scosse divertita la testa ricredendosi all'istante, pensando che per quanto quel tizio fosse un pazzo e sadico pervertito, nel suo lavoro di mercante illegale era senz'altro il migliore. Un brivido le percorse la schiena quando l'immagine dell'uomo che controllava il mercato nero del regno le apparve nella mente, cercando poi di scacciarlo all'istante ed impedire che rigurgitasse la cena. Non lo sopportava davvero, quel tizio. 

Lasciando perdere distrazioni e futili pensieri si concentrò sulla missione, ancora al punto zero e senza un evidente margine di miglioramento. Sembrava che nessuno dei suoi futuri "compagni" avesse intenzione di farsi vedere o trovare, complicandole non poco la vita. 

Ad un certo punto il bracciale s'illuminò di una luce chiara e bianca abbastanza intensa da dover coprire il bracciale con una della mani guantate ed impedire ad occhi indiscreti di poterla scorgere e quindi insospettirsi alla sua vista. 

Essere maghi all'infuori della capitale, e quindi non al servizio di sua maestà, poteva rivelarsi complicato e pericoloso. 

Ora però soltanto un pensiero animava la mente della giovane, ovvero che uno di loro era nelle vicinanze, e non era pienamente sicura quello fosse un bene. 

Certo finalmente la missione vedeva progressi, ma era in un centro abitato pieno di gente e, soprattutto, di guardie che al minimo movimento sospetto avrebbero arrestato chiunque e in qualunque momento. E allora si che sarebbero stati cavoli amari liberare qualcuno dalle segrete del palazzo, doveva assolutamente impedire che succedesse qualcosa del genere. 

Attenta ad ogni minimo particolare si guardò attorno senza lasciarsi sfuggire ogni minimo rumore, qualunque cosa dall'aria insolita e particolare, ogni nuovo odore che mai prima avesse sentito nelle sue terre, portato dal vento fino al suo naso. 

Poi lo vide. 

Uno strano ragazzo circondato da una decina di guardie reali che lo scrutavano con fare minaccioso, mentre lui restava del tutto impassibile e indifferente. 

Sbiancò, dando dello stupido allo sventurato ragazzo. 

Se per qual si voglia cosa avesse colpito una delle guardie, oltre che la sua profonda stima, avrebbe avuto anche un sacco di guai. 

Senza pensarci due volte corse in suo aiuto, pregando che non fosse troppo tardi. 

*** 

Foresta Viridis. Fiore, Anno x1000 

Nonostante tutte le botte che aveva preso in vita sua sia durante i combattimenti che per i malvagi intrighi della sfortuna che si divertiva a perseguitarla insieme alla sua imbranataggine, Miel era sicura che nessuna di esse le avesse mai lasciato mal di testa lontanamente simile a quello che provava in quell’istante e che ancora rischiava di farle esplodere la testa. 

I ricordi si azzuffavano confusi nella sua povera mente, ingarbugliati e senza un apparente filo logico che li collegasse, intanto che lei, dal mondo dei sogni da cui non voleva saperne di uscire, cercava di dare un senso ed una spiegazione all'inaspettato corso preso dagli eventi. 

Fu una voce a farla rinvenire, calda mascolina e rassicurante, ma in un qualche modo anche pungente 

- Ehi bella addormentata, è ora di svegliarsi.- 

Lentamente aprì i grandi occhi blu, restando però abbagliata dalla prepotente luce del sole che l'accecò parzialmente, non accorgendosi però della particolarità che possedeva quella luce, o almeno non subito. 

Prima di realizzare lo strano colore assunto dal sole, dovette analizzare il luogo intorno a lei, e la posizione assurda in cui si era ritrovata al risveglio. 

Distesa di schiena si ritrovò a fissare verdi chiome di alberi altissimi e giganteschi, alti più di qualsiasi palazzo avesse mai visto, e che i pochi raggi che riuscivano a filtrare tra le fronde erano di un insolito color verde. Ora che ci faceva caso, tutto li in mezzo aveva una tonalità verdognola, perfino le cortecce normalmente marroni, sembravano essere colorate di un verde scuro appena percepibile, ma comunque verde. 

- Dove mi trovo...?- 

- Finalmente hai deciso di tornare tra noi eh, dolcezza?- 

Soltanto in un secondo momento si rese conto di essere coricata su qualcosa di morbido e comodo, e dopo aver sbattuto velocemente le palpebre due o tre volte, realizzò che si trattava di una persona, l'essere comodo su cui era sdraiata. 

Con uno scatto indelicato si alzò a sedere, facendo gemere un poco la persona sotto di lui, voltandosi subito dopo per dare finalmente un volto al suo misterioso "cuscino" parlante. 

- E tu chi diavolo sei?!- 

Questi sbuffò sonoramente a quella domanda, portando una mano a sorreggersi il mento prima di voltarsi leggermente verso la ragazza, che ora gli stava seduta sulla schiena, e guardarla con disappunto. Si svegliava coricata sopra una persona e la prima cosa che le veniva in mente era sedersi e chiedergli chi fosse? Era forse stupida o cosa? 

- Non per disturbarti, ma non sei esattamente un peso piuma, non è che potresti toglierti dalla mia schiena?- ironizzò lui, mentre Miel gonfiava le guance offesa. 

- Cafone!- urlò, mollando un pugno in testa al malcapitato e alzandosi a braccia conserte, non prima di essergli saltata sopra per bene come fosse un trampolino. 

- Accidenti, piccoletta la ragazza ma pesante come un elefante…- alzò un attimo lo sguardo su di lei, squadrandola per bene- anche se è decisamente ben attrezzata.- ghignò, mettendo in mostra i canini appuntiti che al momento erano l’unica parte visibile da sotto il mantello. 

Miel arrossì d’imbarazzo e rabbia, maledicendo quel ragazzo, perché ormai l’aveva capito che era un maschio, e additandolo subito come maniaco-da-tenere-assolutamente-a-distanza. 

- Maledetto pervertito come ti permetti?!?!- sbraitò agitando le braccia. 

Il ragazzo si alzò con calma, pulendosi il mantello dalla polvere e tornando a fissare la ragazza, che intanto non smetteva di agitarsi. 

Fissò poi per un secondo il bracciale d’argento che portava al polso, ricordando come, prima che quella biondina elefante lo atterrasse e si mettesse a fare la siesta sulla sua schiena, si era illuminato di viola, e di come ora invece emanasse una luce perlacea con sfumature blu. 

Se prima aveva qualche dubbio ora ne era certo. 

- Dunque tu sei una di noi eh?- disse interessato. 

Lei si calmò di colpo, confusa da quelle parole. 

- Come scusa?- 

- Ottimo, direi che nonostante il mal di schiena è stata una fortuna questo nostro incontro, forza dolcezza seguimi.- disse il ragazzo, incamminandosi senza lasciarle nemmeno il tempo di rispondere. 

Miel gonfiò nuovamente le guance, incrociando le braccia e pestando i piedi a terra, per nulla intenzionata a seguire quello sconosciuto maniaco. 

- Punto primo non mi chiamo dolcezza, ma Miel, e pretendo che anche un cafone troglodita e pervertito come te mi chiami col mio nome, chiaro?!?! Secondo io non seguo da nessuna parte un perfetto sconosciuto in un posto che mi è completamente ignoto, specialmente se la persona in questione è un maniaco maleducato come te!!!- 

Il ragazzo sbuffò annoiato da tutte quelle chiacchere inutili, chiedendosi perché le donne dovessero essere sempre così complicate e, soprattutto, perché quelle più testarde toccassero sempre a lui. 

Si avvicinò cocciuta biondina di fronte a lui, mostrandosi così in tutta la sua imponente altezza che rendeva la giovane, già bassa di suo, una bambina a confronto. Quando se lo ritrovò davanti Miel deglutì a fatica per l'imponenza che riusciva ad esercitare e per l'incredibile differenza di statura che li separava. 

Cos’era, un gigante?! 

Normalmente mai il ragazzo avrebbe mostrato il suo volto ad estranei, ma se l'unico modo per farsi seguire era quello, allora non c'era scelta. 

Lentamente si calò il cappuccio, lasciando libera una chioma ribelle di ciuffi biondi come il grano, mentre coi suoi occhi verdi smeraldo la fissava intensamente. 

La prima cosa però che saltò all'occhio di Miel, dopo i bellissimi occhi, non furono i lineamenti mascolini o la pelle leggermente abbronzata del ragazzo, bensì la lunga cicatrice che gli attraversava l’occhio sinistro, dalla fronte scendeva fino a metà guancia, e non poté evitare di chiedersi come se la fosse procurata. 

- D’accordo Miel.- calcò bene sul nome, in modo chiaro e deciso.- Se può farti piacere mi presento, il mio nome è Shoichi, con ogni probabilità faccio parte del gruppo che ti ha portata qui e sono forse l’unica persona che può aiutarti a tornare indietro, quindi ora mi faresti la gran cortesia di seguirmi?- chiese sorridendo, un sorriso che alla ragazza parve dire "o fai come ti dico io o ti costringo." 

Per un attimo, soltanto uno, nella mente della bionda l’idea di seguire quel ragazzo che sembrava sapere tante cose e che forse poteva chiarire tutti i suoi dubbi non le parve una cattiva idea, ma fu soltanto per un secondo. 

Bastò una frase, quella che Shoichi le disse subito dopo, la fece ricredere nell'immediato che seguire quel tipo era l'idea peggiore che potesse venirle. 

- Tra l’altro sei una ragazza carina, sarebbe uno spreco lasciati morire qui. Insomma mi dispiacerebbe se quel tuo bel corpicino venisse divorato da qualche animale feroce.- 

In un attimo Miel arrossì fino alla punta delle orecchie, ormai era un pomodoro vivente, pronta a scagliarsi contro quell’essere che dopo neanche cinque minuti che lo conosceva le aveva già fatto saltare i nervi diverse volte. 

- MALEDETTO PERVERTITOOOOO!!!!- 

Gli si avvicinò pericolosamente, in posizione e pronta per colpirlo, quando sentì improvvisamente la terra mancarle sotto i piedi, ritrovandosi in un attimo a levitare nell'aria. Ci volle qualche secondo per realizzare che era stato il biondo a sollevarla e prenderla tra le braccia, e che ora si trovava poggiata al suo petto, muscoloso dovette ammettere, trattenuta saldamente da Shoichi. 

- Ehi ma che…?!- 

- Sai ho un po’ di fretta, devo arrivare alla città di Azalea alla svelta per incontrare una persona e dubito che tu ti sia già abituata a questo mondo, quindi ti porto io.- sorrise nuovamente il ragazzo, facendo arrossire Miel un'altra volta. Non seppe perché ma si rilassò all'improvviso. 

Quando il ragazzo si mise a correre per la foresta, come se fosse un tutt'uno con essa, la bionda decise di rilassarsi e lasciarsi trasportare, anche se non troppo, con quel pervertito non era sicuro abbassare completamente la guardia, tentando così di capire cosa fosse successo e dove fosse finita. 

Shoichi aveva parlato di "mondo" ma non aveva ben capito a cosa si riferisse, di una cosa però era certa: quel misterioso ragazzo sapeva certamente qualcosa che lei ignorava e presto o tardi anche lei avrebbe saputo di cosa si trattasse. 

Se non gliene avesse parlato lui di persona l'avrebbe costretto, una ragazza sapeva sempre come ottenere quello che voleva da un uomo. 

*** 

Città di Azalea. Fiore, Anno x1000 

Ashuros non era il tipo che amava il contatto con le persone e la compagnia, era un solitario lui, amava la tranquillità del suo negozio e aveva mai amato girare in mezzo alla gente né tantomeno conversare con loro.  

Per questo quando si era svegliato in mezzo ad un centro abitato, una volta in piedi e al centro della folla, con migliaia di mercanti che tentavano di fargli compare il loro ciarpame era leggermente entrato in panico. 

Si era però subito ricomposto, il panico non faceva parte del suo carattere, rifiutando con un secco e apatico "no" tutte le offerte degli ostinati mercanti. 

La cosa più assurda di tutta quella storia era che sembrava di essere tornati in un villaggio medievale e, cosa peggiore, si era ritrovato per il suo strano abbigliamento, diverso da quello degli altri abitanti, sotto gli occhi curiosi di molte persone e con una valanga di proposte di vendere i suoi particolari abiti per sacchetti pieni di monete. 

Quelli dai vestiti strani erano loro non lui, per questo non si capacitava di cosa avessero i suoi abiti che non andavano. 

Per evitare allora di attirare troppo l'attenzione si era spostato sul ciglio della strada sterrata, ripensando a quella strana luce viola che l’aveva avvolto e stordito, poi il ricordo della testa dolorante e infine il nulla. 

Ricordava anche le sue amate armi, cadute a causa dell'attacco di mal di testa improvviso, e sperò davvero che non si fossero rovinate o graffiate. Or però vi era solo una domanda che gli frullava per la testa. 

"Dove diavolo sono finito?" 

Anche osservando le persone intorno a lui, il paesaggio e le strutture cittadine, Ashuros trovava tutto incredibilmente diverso dal luogo cui era abituato, tutto talmente vecchio e Medievale da fargli credere di aver fatto un viaggio nel tempo. Certo lo sapeva anche lui, questo era impossibile. 

- Ehi tu, fermati in nome del re!- 

"Re?" 

L’albino si girò quasi sorpreso ma sempre impassibile, trovandosi improvvisamente circondato da una decina di uomini in armatura, che gli puntavano addosso delle lance affilate. 

Nemmeno in quel frangente Ashuros perse la calma. 

- Tu, identificati e spiegaci cosa significa quel bizzarro abbigliamento, fatti riconoscere straniero!- 

Non sapeva chi fossero quei pagliacci vestiti da soldati medievali e nemmeno gli importava, sta di fatto che non trovava alcun motivo valido né per rispondergli né per puntare contro di lui delle lance. Stava semplicemente camminando infondo. 

Tentò di schivarli e proseguire per la sua strada, ma quello che probabilmente era il capo non glielo permise. 

- Ti ho detto di identificarti! Cos’è? Vuoi che ti arresti?!- 

Stufo di quella buffonata, Ashuros stava per reagire e liberarsi da se il passaggio, quando una voce femminile attirò la sua attenzione e quella dei soldati. 

- Fratelloneeee!!!- 

Una ragazza bionda gli si lanciò addosso, abbracciandolo, stritolandolo e chiamandolo "fratellone", nonostante quella fosse la prima volta che la vedesse in vita sua. 

S'irrigidì al contatto con la ragazza, non abituato a quel genere di situazioni. 

- Oh fratellone ti ho cercato dappertutto! Ti eri perso anche stavolta?- chiese la ragazza sorridendo, aumentando la stretta e avvicinando le labbra all’orecchio dell’albino. 

- Stai al gioco.- quel semplice sussurro bastò a fargli recuperare la sua solita freddezza e impassibilità. 

Possibile che quella tizia volesse aiutarlo? Per quale motivo poi se nemmeno lo conosceva? 

- Lei conosce questo tipo signorina?- chiese ancora il capo delle guardie sospettoso. 

- Oh si signora guardia, vi ringrazio di aver ritrovato il mio fratellone, ero così preoccupata!!- 

La bionda sfoderò la sua miglior faccia da cucciolo, così convincente che per un attimo le apparvero anche coda e orecchie da gatto, ma che ad Ashuros non fece né caldo né freddo. 

Le guardie invece si sciolsero, più che per gli occhioni dolci, per le generose forme che trasparivano dal mantello della ragazza. 

- O-Oh ma si f-figuri, è-è stato un piacere.- sorrisero imbarazzate le guardie. 

- Sapete mio fratello ha avuto un brutto incidente, per questo non può andarsene in giro normalmente e deve indossare vestiti speciali, mi spiace per i fastidi che vi ha procurato.- 

Dei grossi lacrimoni pendettero dagli occhi della ragazza, che fece subito intenerire ancor di più le guardie. 

- M-Ma no cosa dice nessun disturbo! Piuttosto ci perdoni per le nostre conclusioni errate.- 

La ragazza sorrise raggiante alle guardie. 

- Ma no figuratevi, la prossima volta giuro che starò più attenta a non perderlo, non è vero fratellone?- si attaccò al braccio dell’albino sfoderando il sorriso più tenero che poté, facendo così ridere le guardie che agli occhi del ragazzo parvero ancor più babbei. 

- A-Allora buona giornata, fate attenzione.- iniziarono ad allontanarsi, non prima di aver lanciato un'ultima occhiata fugace alle generose forme della bionda che si era nuovamente avvicinata a loro. 

- A presto signore guardie gentliiii!!!- 

Ashuros fissò la ragazza per qualche secondo, sempre con quell’aria gelida e impassibile che lo contraddistingueva. 

Non aveva pregiudizi sulle persone e normalmente nemmeno s'interessava al carattere di chi lo circondava, però nemmeno lui poté negarsi il pensiero che quella biondina fosse una perfetta ochetta stupida e viziata di quelle che se si fossero rotte un unghia avrebbero potuto piangere per settimane intere. Non sapeva quanto si sbagliava. 

La vide irrigidirsi improvvisamente, mentre il viso assumeva una tonalità verdognola di chi normalmente soffriva il mal di mare. Ma contando che erano in piena terra ferma per di più in piena città, ne dedusse semplicemente che soffriva di mal di stomaco.  

- M-Mi sento m-male, s-sto per v-vomitare…- 

Ashuros alzò un sopracciglio. 

- NON CREDO ALLE COSE ASSURDE CHE HO DOVUTO FARE E DIRE PER SALVARE LE CHIAPPE A QUESTO TIZIO!!!! GIURO CHE NON LO RIFARÒ MAI PIÙ!!!!!- era veramente disperata e sconsolata, sembrava quasi fosse stata costretta a comportarsi così.- SE QUALCUNO SCOPRISSE QUESTA COSA?!?! NON POTRÒ PIÙ ANDARE IN GIRO A VISO SCOPERTO, CHE NE SARÀ DELLA MIA REPUTAZIONE?!?!- 

Vide la ragazza rannicchiarsi depressa in un angolo, mentre un aura nera e scura calava su di lei, intenta a disegnare cerchi nel terreno. 

L’albino girò i tacchi, pronto ad andarsene senza nemmeno ringraziare e per impedire iniziassero inutili conversazioni a cui non avrebbe partecipato, ma la voce di lei, tornata probabilmente in vita, lo fermò. 

- Dove credi di andare tu?!- 

Come un fulmine la bionda gli era comparsa davanti e ora lo osservava minacciosa, con una mano sul fianco e l’altra puntata sul petto di lui. 

- Stammi a sentire, non ti ho salvato il culo umiliandomi con quella sceneggiata solo perché tu potessi andartene senza nemmeno ringraziare!!!! Ora tu verrai con me, chiaro?!- 

- No.- rispose lapidario.  

Un tic nervoso si impadronì dell’occhio destro della ragazza. 

- Sentimi bene razza di lurido…!- 

Prima che dalla sua bocca uscissero parole di cui forse si sarebbe pentita, improbabile ma possibile, prese un profondo respiro e tentò di mantenere un comportamento calmo, pacato e quantomeno dignitoso. 

- Ascolta, probabilmente ti starai chiedendo dove sei finito e come hai fatto ad arrivare qui vero?- Ashuros annuì pacato ma più interessato.- Bene, io lo so e so anche come puoi tornare a casa, però ho bisogno che tu mi segua e mi ascolti, tutto chiaro?- se nemmeno con quelle parole riusciva a convincerlo, allora sarebbe passata alle maniere forti, la sua specialità. 

Picchiato, legato ed imbavagliato se lo sarebbe poi trascinato per tutto il regno fino a missione conclusa. Non sarebbe stato un problema per lei, e per gli altri tizi che avrebbe dovuto raccattare in giro sarebbe stato un buon esempio. 

Il ragazzo rifletté su quelle parole per qualche istante, non del tutto convinto che seguire quella ragazza fosse una buona idea. 

Effettivamente sapere dove si trovava e come tornare indietro erano informazioni che avrebbe desiderato sapere, ma il prezzo era passare tutto il suo tempo con quella biondina, che ormai considerava pazza. 

Di malavoglia accettò la proposta, mettendo davanti al suo essere un solitario il voler tornare al negozio il prima possibile per accertarsi delle condizioni delle sue amate armi. 

La ragazza sorrise raggiante, forse il primo sorriso che gli concesse da quando i soldati se ne erano andati. 

- Benissimo! Ora che siamo amici mi presento: il mio nome è Nikki, tu invece sei?- 

Amici? Quando mai lui aveva detto che erano amici? Quella ragazza gli serviva solo per i sui scopi, non per fare amicizia. 

- Ashuros Bleeder.- disse solo, non ricambiando però la stretta che la bionda le aveva offerto. 

Nikki sbuffò, portando le mani ai fianchi. 

- Non sei un tipo di molte parole vero?- non le rispose. 

S'incamminarono nuovamente tra la folla, con il disappunto di Ashuros che non riusciva a sopportare tutta quella confusione. Nikki sembrò accorgersene. 

- Non ti piace la confusione eh?- 

- Già.- forse per la prima volta l'albino la degno di una risposta, nonostante fosse un semplice monosillabo detto pacatamente e quasi stizzito. Lei sorrise comunque. 

- Oh ma allora ce l'hai la voce!- ironizzò.- Be porta pazienza, il modo migliore per passare inosservati, specialmente con quel tuo bizzarro abbigliamento, è quello di confondersi tra la folla.- e ancora una volta l'albino si chiese cosa non andasse esattamente nei suoi vestiti. 

Mentre camminavano in cerca del ragazzo non sapeva cosa, improvvisamente il bracciale della ragazza prese ad illuminarsi nuovamente, di una luce sempre chiara ma con qualche sfumatura appena visibile. . 

- Ottimo, deve essercene un altro qui in giro.- esclamò raggiante Nikki. 

Ashuros sembrò confuso da quelle parole. 

- Altro?- chiese allora. 

Sperò vivamente che ciò non comportasse viaggiare con altre persone casiniste e che avrebbero voluto iniziare con lui una conversazione perché già gli bastava dover seguire quella biondina e non avrebbe sopportato venir circondato da tante persone. Se poi ci fossero stati don Giovanni e chiacchieroni tra loro la cosa era peggiore di quel che immaginava. 

- Già, vedi non sei l’unico ad essere capitato qui, ci sono altre persone che come te sono state teletrasportate.- rispose la ragazza, mentre si incamminavano verso la piazza principale della città. 

- Il nostro lavoro è riunirle tutte e spiegare loro la situazione.- aggiunse poi, mentre tentava di farsi largo tra la folla. 

Arrivarono fino a costeggiare una staccionata, unico punto in cui potevano muoversi liberamente ed in cui la luce sembrava più forte e splendente.  

- Deve essere qui...- un urlo proveniente dall'altra parte del muro in legno attirò la loro attenzione, così che Nikki provò a ricordare cosa ci fosse al di là. 

- Se non sbaglio, qui dovrebbe esserci...- 

Stavolta fu la voce di un uomo quella che riecheggiò terrorizzata nell'aria e per poco la bionda, realizzato cosa probabilmente era successo, non si piegò in due dal ridere. 

Ashuros semplicemente la guardava con un sopracciglio alzato, cosa ci fosse da ridere era per lui un mistero. 

- Forze muoviamoci, prima che quel tipo si cacci nei guai con le guardie, o peggio.- quando ritrovò un po' di serietà e compostezza la ragazza s'incamminò all'interno della struttura seguita da un silenzioso e disinteressato albino, pronta a salvare dal linciaggio il povero malcapitato che aveva avuto la sfortuna di apparire proprio nel bagni termali della città. 

*** 

Foresta Viridis. Fiore, Anno x1000 

 

Quando aveva ripreso i sensi, la prima cosa che aveva attirato l'attenzione di Carhan era stato il lento scorrere dell'acqua. 

Era un suono piacevole e armonico, una carezza per le orecchie in cui ancora risuonava il fastidioso ronzio che aveva preso il posto del dolore alle tempie, ma che pian piano si stava lentamente dissolvendo. 

Quando poi si era completamente svegliata era rimasta abbagliata dal magnifico paesaggio che le si presentava davanti.  

Ogni cosa in quella foresta era verde, dall'acqua ai sassi, dalla luce agli animali, ogni cosa protetta dalla fitta chioma degli alberi più imponenti che avesse mai visto era verde. 

Lei sembrava essere l'unica eccezione, nonostante qualche riflesso colorasse anche la sua pelle ed i suoi capelli, ma non seppe darsi una logica spiegazione. 

Tutto intorno a lei sembrava emanare qualcosa d'insolito, di magico, anche se lei stessa sapeva perfettamente che tutto ciò non era possibile. Eppure quella era la sensazione che riusciva a percepire sulla propria pelle. 

Lasciando per un attimo da parte stupore e ammirazione, cominciò a chiedersi dove esattamente si trovasse, e come poteva essere successo che una semplice luce riuscisse a trasportarla fin lì. 

Un soffio di vento le scompigliò i capelli, e quasi le sembrò che l'aria sussurrasse parole al suo orecchio, come se cercasse di parlarle e comunicare con lei, di avvertirla. 

Forse fu per questo che non si sorprese troppo quando un ragazzo comparve all'improvviso dalla foresta, ma nonostante in qualche misterioso modo già sapesse del suo arrivo, non poté evitare di venire travolta dalla furia di un gigante a cui poco mancava per raggiungere i due metri e che la trascinò in acqua senza nemmeno accorgersene. 

- UNA RANAAAAA!!!!!- era l'unica cosa che aveva sentito prima di finire nel ruscello che poco prima l'aveva tanto affascinata. 

Fortunatamente il livello dell'acqua era scarso e non rischiò l'annegamento, al contrario poco ci mancò perché quell'energumeno la soffocasse con il suo peso. 

Non era bassa certo, ma contro un gigante del genere che poteva fare? 

Tossì un paio di volte quando finalmente il ragazzo gigante decise che fosse il momento di lasciarla respirare, ripromettendosi di strangolarlo a sua volta nel momento in cui si fosse ripresa completamente. 

- Oddio ho schiacciato una bambina!!- una venetta pulsante vibrò sulla tempia della mora, infastidita. Se era una battuta non l'aveva gradita. 

- Ehi tu, guarda che io ho diciannove anni, non sono una bambina.- fu gelida nella risposta, mantenendo una calma quasi glaciale. 

Riaprendo gli occhi color miele, quando la luce solare smise di accecarla, Carhan poté affibbiare un volto al suo aggressore, un ragazzo non troppo più giovane di lei, dai bizzarri capelli neri con le punte bianche e due strani ciuffi rivolti all'insù anch'essi bianchi che sembravano non avere forza di gravità. 

Per qualche secondo, ancora bloccati nel ruscello, il ragazzo restò a fissarla con i suoi particolari occhi, che colpirono non poco Carhan, uno rosa e uno giallo, per poi metterle senza alcun imbarazzo le mani sopra i seni. 

La ragazza dalla candida pelle sbiancò. 

- Strano, con queste tette striminzite avrei giurato fossi una bambina.-  

Fu con un potente pugno che la mora fece letteralmente volare il ragazzo contro un albero, e poco ci volle affinché lo spesso arbusto non venisse spezzato dalla furia della ragazza. 

- Qualcosa da ridire sulle mie misure?- lasciava trasparire un'aura omicida da ogni poro, ma la reazione del ragazzo fu tutto il contrario di quello che lei si aspettava. 

Non sembrò terrorizzato né intimidito, si limitò semplicemente a massaggiarsi il capo dove aveva battuto la testa, l'aveva guardata con occhi brillanti ed aveva iniziato ad elogiare la sua forza. 

- Wow sei davvero incredibile! Sei una forza della natura sotto forma di ragazza!! Diventiamo amici ti va? Eh?! Eh?!- 

Da prima spiazzata, Carhan sospirò per calmarsi e pensare a mente fredda, avendo ormai capito che quel ragazzo era un ingenuo e non intendeva offendere nessuno, o più semplicemente era soltanto stupido. 

- E va bene, perché no?- era completamente sola in un posto sperduto, avere un amico le avrebbe fatto bene no? 

- Grandioso! Io sono Kazuo Kyoishi! Tu invece?- 

- Io sono Carhan Loster, piacere Kazuo.- 

- Bene! Ora che siamo diventati amici vorrei chiederti una cosa!- 

- Cioè?- 

- Non è che sai dove siamo? Stavo facendo spese con la mia sorellina quando una strana luce mi ha portato qui, probabilmente lei è ancora in strada spaventata che mi aspetta e vorrei raggiungerla il prima possibile.- non era preoccupato per la piccola Akiko, era una ragazzina forte che sapeva cavarsela, inoltre era sopravvissuta per dieci anni in una casa piena di uomini che ogni giorno ne combinavano una, il mondo esterno era una bazzecola in confronto a casa loro! 

Per di più in paese la conoscevano tutti, per cui se anche fosse stata sola qualcuno avrebbe potuto benissimo riaccompagnarla a casa. L'unica cosa che lo disturbava era il farla preoccupare più del dovuto. 

E mentre questi pensieri affollavano la mente del giovane Kazuo, Carhan pensava che i suoi piani non erano andati esattamente come sperava. 

Aveva accettato di far amicizia anche per saperne di più su dove si trovasse, incrociare proprio una persona che aveva vissuto la stessa esperienza non era stata poi una vera e propria fortuna. 

- Mi spiace ma non posso aiutarti, mi è successa la stessa cosa e non so come tornare indietro.- si aspettava una reazione in qualche modo negativa da parte di quel tipo, invece lo ritrovò a sorridere più contento di prima. 

- Fantastico! Quindi siamo nella stessa situazione eh? Per cui possiamo consolarci a vicenda!- 

Quel tipo riusciva a trovare il lato buono delle cose in ogni situazione, sorridendo a tutto e tutti come se il mondo fosse fatto solo di rose e fiori. 

Istintivamente le scappò una risatina. 

- Ah ma allora sai sorridere! Meno male, credevo fossi una musona sempre cupa.- all'imitazione del ragazzo di quella che secondo lui è una persona sempre cupa e musona, Carhan non poté evitare di scoppiare a ridere, era troppo buffo! 

- B-Basta ti prego! C-Così mi scoppierà la pancia!- 

Rise Kazuo, la sua amica era molto meglio quando rideva che quando faceva la fredda musona staccata. 

Quando riprese il controllo di se, la giovane moro si disse che era il momento di escogitare un buon piano per andarsene da quel posto e tornare a casa entrambi. 

- Allora Kazuo, per prima cosa cerchiamo di...- ad interromperla fu il ronzio dato dal russare di qualcuno. 

Quando realizzò che quel rumoroso russare veniva dal suo nuovo amico, la mascella di Carhan toccò terra e una goccia di stupore le scese dalla nuca. 

Come aveva fatto quell'idiota ad addormentarsi in piedi con la testa che penzolava all'indietro? 

- Ehi Kazuo...- provò delicatamente, ma non servì.- Kazuo sveglia...- e allora passò alle maniere forti.- Piantala di dormire, IDIOTA!- e con un poderoso calcio lo rispedì nell'acqua del ruscello. 

Starnutì subito dopo la ragazza, svegliando così il compagno che nemmeno dopo la caduta aveva lasciato il mondo dei sogni. 

- Eh? ChiCosaDoveQuandoComePerchè? Ma Cary tu stai tremando!- 

Eppure non faceva tanto freddo, non si spiegava come potesse tremare la ragazza in quel momento. 

Carhan lo sapeva bene il perché, sorvolando poi sul nomignolo che le aveva dato, ovvero i vestiti bagnati e i vari soffi del vento che non la smettevano di volteggiarle intorno come dotati di vita proprio e di cui Kazuo non sembrava rendersi conto. 

Possibile che li vedesse solo lei. 

Una voce del vento le soffiò piano ad un orecchio, così che la ragazza scattò non appena comprese, nemmeno lei sapeva come o perché, quello che l'aria le aveva sussurrato. 

- Seguimi Kazuo.- e senza dire altro iniziò a camminare decisa in una direzione ben precisa. 

Il ragazzo restò seduto ancora qualche istante, spaesato, alzandosi poi di scatto e seguendo la ragazza prima che questa di allontanasse troppo. 

- Ehi Cary aspettami!- 

Senza dire altro la seguì per non perderla di vista e lasciarla così da sola, i vestiti si sarebbero asciugati man mano che andavano avanti. 

*** 

Foresta Viridis. Fiore, Anno x1000 

- No…No… ti prego…- Miel era sull’orlo delle lacrime. 

- Su non fare così, vedrai che sarà divertente.- le rispose Shoichi sorridendo ferino. 

- I-io non ne s-sono così sicura…- 

- Ma si può sapere di che hai paura? Sei in braccio a me no?- 

- È proprio di questo che ho paura!!- 

Era da più o meno dieci minuti che discutevano come due bambini ed il biondo non reggeva davvero più i continui lamenti e le proteste della ragazza. 

- Senti ora io vado, che tu lo voglio o no.- 

Shoichi prese una lunga rincorsa, pronto ad affrontare quell’imprevisto ma innoquo ostacolo che normalmente, senza peso extra tra le braccia, avrebbe evitato con facilità. 

- No, non lo fare!- 

Partì senza darle ascolto, sfidando con un ghigno l'enorme dirupo davanti a loro, mentre Miel si strinse ancor di più al collo del giovane, cercando di affrontare la morte con un minimo di dignità. 

Al diavolo però, era troppo giovane per morire 

- AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH METTIMI GIÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙ!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! NON VOGLIO MORIREEEEEEEEEEEE!!!!!- 

Miel si mise a gridare, urlare, strepitare e scalciare disperata, attaccandosi talmente forte al collo di Shoichi da rischiare più volte, da quando erano partiti effettivamente, di strozzarlo. Shoichi l'aveva addirittura paragonata ad una cozza che se ne sta bellamente aggrappata al suo scoglio, e allora la ragazza aveva ribattuto con qualche pizzicotto e calcio volante, più una stretta particolarmente forte da far mancare l'aria per diversi minuti al ragazzo. 

Non negò Miel di aver fatto più volte un pensierino all'idea di trovare un modo per far morire nei modi più svariati e dolorosi, lentamente e in agonia, quel pazzo maniaco. 

Sbuffando il biondo si trovò costretto a fermarsi di colpo per evitare una lenta morte dovuta a soffocamento, lasciando all'improvviso la presa sulla ragazza che finì di malagrazia a  

terra sbattendo per bene il suo povero fondo schiena sul terreno. 

Si era preso una piccola vendetta. 

- Maledetto idiota, ma che fai?!- 

Si massaggiò la parte lesa, maledicendo il ragazzo con parole poco consone ad una ragazza e ripetendole come se fossero un mantra sacro. 

Erano già abbastanza le cadute che faceva da sola, non aveva certo bisogno dell'aiuto di uno stupido biondo maniaco per far spuntare nuovi lividi di cui avrebbe volentieri fatto a meno! 

- Me l’hai detto tu no di lasciarti andare, ti ho semplicemente accontentato.- 

- Ma non intendevo in maniera così brutale!- 

- Sei incontentabile, e pure pesante. Mai pensato di fare una dieta?- Miel arrossì di rabbia, iniziando a muovere le braccia e strepitare, ancora seduta a terra. 

- Cafone! Non si dicono certe cose ad una ragazza!- 

- Oppure il peso è colpa di quelle cose enormi che porti sul petto?- ignorandola, il ragazzo si aprì in un sorriso che definire bastardo era poco 

Miel arrossì di rabbia e imbarazzo, mentre la voglia di picchiarlo cresceva ogni secondo, facendo fremere ogni parte del suo corpo tanta era la frustrazione accumulata. 

Possibile che tutti i pervertiti più idioti del mondo li trovasse sempre lei?! 

- MANIACO SENZA TATTO! E poi mi spieghi cosa c’è che non va in te?! Quale sano di mente si butterebbe da un dirupo alto venti metri?!- 

Ci rifletté seriamente per qualche minuto, portandosi addirittura due dita a stringere il mento, chiaramente intenzionato a prendersi gioco di lei, dopo di che, finite quelle inutili sceneggiate, ghignò nuovamente, un ghigno che Miel trovò estremamente irritante e che avrebbe volentieri fatto sparire a suon di schiaffi. 

- Forse nessuno nel tuo mondo, ma qui è una cosa normale, tra l'altro non sono 20 metri, sarebbe un saltino da nulla. Questo dirupo è alto 1000 metri esatti.- 

Senza pensarci due volte Miel tirò un poderoso pugno sulla nuca del ragazzo, che fu però abilmente schivato, sbiancando e ripetendosi nella mente che seguirlo era stata una vera idiozia. 

Come le era saltato in mente di lasciarsi trascinare via da lui?! 

- MALEDETTO CRETINO, PAZZO SUICIDA!!! ASCOLTAMI BENE, SE TU VUOI MORIRE PREGO, ACCOMODATI E TANTI SALUTI!!! MA IO NON CI TENGO PROPRIO A LASCIARCI LE PENNE!!! SE SALTAVI MORIVAMO TUTTI E DUE E ALLORA SAREI VENUTA A CERCARTI ANCHE NELL’ALDILÀ PER FARTELA PAGARE BRUTT…!!!!!- 

Prima che finisse quella sua sfuriata piena di minacce che al ragazzo non facevano né caldo né freddo, Shoichi le tappò la bocca con una delle mani guantate.  
Interdetta da quel gesto Miel si zittì, distogliendo lo sguardo da quelle smeraldino di lui e sentendosi incapace di sostenere quegli occhi così belle e freddi allo stesso tempo, aveva perso addirittura quel ghigno strafottente che lo contraddistingueva. 

Si concentrò su altro ma prestò ascolto alle parole di lui, perdendosi nel sentire il cuoio del guanto a contatto con le labbra o l'odore dello stesso risalirle per le narici e pizzicarle il naso. 

- Senti piccoletta vedi di calmarti, c’è qualcuno alla fine del dirupo e preferirei passare più inosservato capisci? Se ci beccano e per caso sono nemici noi facciamo una brutta fine.- 

Negli occhi versi del ragazzo, sui quali aveva riportato lo sguardo, seri come non li aveva mai visti da quando l’aveva incontrato, Miel lesse tutto la serietà della situazione in cui si trovavano, quindi decise di dargli ascolto almeno una volta. 

- E poi sono stanco di sentirti urlare come una gallina, quindi appena toglierò la mano tu starai zitta, ok?- 

Ecco, perfetto. Era bastata una semplice aggiunta alla precedente frase ed il ritorno di quel maledetto ghigno per farle nuovamente pulsare una vena di nervosismo sulla tempia, mentre dentro di se il suo intero spirito reclamava vendetta.  

Vendetta che si materializzò sotto forma di un potente quanto doloroso morso che lasciò il segno nonostante il guanto che proteggeva la mano del ragazzo. 

Questi represse un urlo di dolore e ritirò velocemente l’arto, guardandola poi sconvolto. 

- Mi raccomando non urlare, altrimenti ci scoprono.- disse lei con un sorriso serafico, aggiungendovi una piccola linguaccia tanto per accentuare il comportamento da bambina che quello stupido riusciva a farle fare. 

Prendendo un bel respiro Shoichi si impose la calma, strozzare qualcuno di cui avevano bisogno per i loro piani non era una mossa intelligente da fare, doveva stringere i denti ancora per un po'. 

- Dai seguimi, cerchiamo di capire chi sono e se sono nemici.- 

Piegandosi a carponi, Shoichi si mise a strisciare fino ad arrivare al bordo del dirupo, facendo segno alla ragazza di seguirlo che, riluttante, obbedì. 

Sotto di loro stavano mille metri di puro vuoto, interrotto solo dal passaggio occasionale di qualche nuvola e dalla vegetazione sottostante, una vista che procurò un brivido di terrore puro lungo tutta la schiena di Miel. Non soffriva di vertigini, ma comunque non la entusiasmava un salto nel vuoto tra le braccia della morta alla quale nessuno dei due poteva scampare. 

Fortuna che prima era riuscita a fermare il suo pazzo accompagnatore. 

Tentò di osservare con cura il fondo del dirupo, ma da quella distanza, come immaginava, era impossibile sentire o vedere alcunché, per cui era palese che ancora una volta quel maniaco le avesse tirato un brutto scherzo solo per zittirla. 

- Ci sono quattro o cinque persone laggiù, gli odori sono confusi e non riesco a capirlo bene, comunque hanno tutte un odore simile al tuo, per cui vengono quasi sicuramente dal tuo stesso mondo. Sembra che stiano tentando di capire dove sono e cosa sia successo, o almeno così mi sembra di capire, ma anche i rumori sono piuttosto confusi.- 

Miel sgranò gli occhi e guardò stupita il suo accompagnatore. 

Come diavolo aveva fatto se lei non vedeva nemmeno il fondo? 

- Ma come…?- 

- Te lo spiego un'altra volta, ora andiamo, si stanno agitando e la cosa non mi piace.- si alzò in piedi e le porse la mano, non staccando i seri occhi dal fondo del burrone. 

- Eh no! Te l’ho già detto prima io li non mi ci butto!!- protestò sedendosi ma rifiutando categoricamente di buttarsi di sotto. 

- Oh andiamo dolcezza, è solo un piccolo salto.- 

- Non chiamarmi in quel modo!! E secondo te quello è un piccolo salto?! Sono sicura che morirò!!!- 

Conoscendo la sua proverbiale sfortuna e la facilità con cui inciampava e cadeva ovunque, era certa che se avesse provato a scalare quella parte infernale e piena di ostacoli in cui incespicare, sarebbe di sicuro caduta di sotto, magari sul suo povero naso già che c’era. 

- Coraggio Miel, fidati di me.- 

Stavolta il sorriso, appena accennato ma pur sempre un sorriso, che le venne rivolto da Shoichi, il primo che nulla aveva del ghigno visto fin ora, era maledettamente rassicurante e solare che la ragazza vacillò per qualche secondo, ma non era così facile avere la sua fiducia. 

Anche in passato si era fidata delle persone che la circondavano, persone alla quale avrebbe addirittura affidato la propria vita, e che al momento opportuno l'avevano pugnala alle spalle, senza pietà o rimpianti. 

Era bastata una minima distrazione e il suo mondo era crollato, le sue certezze, le sue speranze completamente in frantumi. 

Era stata ingenua quella volta, mai più avrebbe commesso un errore fatale come quello, e con l’esperienza aveva imparato a non fidarsi più di nessuno, neanche se ne fosse dipeso la sua salute. 

Come poteva quindi aver fiducia in un ragazzo che conosceva da si e no un'ora e che l'aveva fatta imbestialire così tante volte? 

Lo guardò ancora una volta negli occhi e poi sospirò: in fondo cosa aveva da perdere? 

Afferrò la mano di lui che prontamente la strinse attirandola a se e facendola arrossire. 

- Bene, tieniti forte.- la avvisò. 

- Te l’ho detto eh? Se muoio verrò nell’aldilà a cercarti per fartela pagare.- gonfiò le guance per sembrare più minacciosa, ma il rossore sulle gote e lo sguardo abbassato la tradirono. 

Shoichi la strinse più forte, assicurandola che non aveva intenzione di lasciarla andare e preparandosi al salto. 

- In caso qualcosa dovesse andare storto, aspetterò con ansia la tua visita, quando lascerai il paradiso per venirmi a trovare all’inferno.- ironizzò. 

In quelle parole c’era però qualcosa che Miel non seppe identificare, qualcosa che la sorpresero e la turbarono non poco, perché quel ragazzo parlava di finire all'inferno come se sapesse che in paradiso non ci sarebbe mai stato un posto per lui, come se tra le fiamme infernali ci fosse un posto con il suo nome già scritto sopra. 

Non ebbe però il tempo di pensare troppo a quelle profonde riflessioni, che la corsa verso il salto più tremendo della sua vita ebbe inizio, e che finì solo quando sentì il vuoto sotto i piedi e la stretta di Shoichi rafforzarsi sulla sua vita, mentre lei rafforzava quella sol collo di lui e poggiava il viso contro il suo petto per non vedere la morte in faccia. 

"Cos’ho da perdere? La vita dannazione!! Ecco cosa!!!" pensò non più tanto sicura, ma ormai impossibilitata a tornare indietro. 

Serrò gli occhi dalla paura, ma la sensazione che provò fu tutt’altro che terribile, contrariamente a ciò che pensava era piacevole e fresca. 

Era così che ci sentiva dopo essere morti? Nessuno dolore o pena al contatto con il suolo? 

Strano, aveva sempre pensato che spiaccicarsi a terra come una frittella facesse male, come mai allora assomigliava alla sensazione del vento che ti colpisce piacevolmente quando sei in riva al mare? 

Aprì lentamente gli occhi, notando di non star più cadendo nel vuoto a peso morto, ma di essere su di una sporgenza di roccia, appiccicata a Shoichi che ghignava malizioso. 

Inevitabilmente arrossì di botto, tentando poi di staccarsi e distanziarsi da lui. 

Pessima idea. 

Per poco non cadde di sotto, se non che il biondo l’afferrò di scatto trattenendola al suo fianco. 

- Certo che sei proprio tonta, non vedi quant’è piccola la sporgenza? Poi dai la colpa a me per la tua imbranataggine.- 

- Ehi io non sono imbranata! Come ti permetti?!- 

- Si si certo, ora però stai buona, la nostra discesa è appena iniziata.- 

Shoichi poggiò una mano sulla roccia della parete e si tenne ad un piccolo masso sporgente per poter guardare di sotto, seguito subito dopo da Miel, che sgranò gli occhi tanta era la sorpresa allo spettacolo che le si era parato davanti. 

Sotto di loro, almeno a 20 metri di distanza le une dalle altre, si stavano formando delle piccole sporgenze prima inesistente. 

Uscivano e rientravano a ritmo regolare, un tempismo talmente perfetto da superare addirittura un orologio svizzero. 

Guardò ammaliata le pietre e poi il ragazzo che sembrava aver memorizzato ad un solo sguardo quella tempistica perfetta quanto complicata. 

Quel tipo doveva darle diverse spiegazioni una volta che i suoi piedi avessero di nuovo toccato la terra ferma. 

- Bene, e ora si ricomincia.- 

Quando anche la zolla in cui erano loro cominciò il rientro nella parete rocciosa, Shoichi saltò a quella successiva senza nemmeno darle il tempo di prepararsi, ma non mollando comunque la presa del suo braccio sul fianchi di Miel, mentre lei serrava gli occhi e stringeva forte il ragazzo. 

Saltò da una sporgenza all’altra con grazia felina e con perfetta sincronia, mentre una volta presa la mano ai balzi che ogni volta le facevano perdere un battito, anche Miel iniziava a divertirsi, almeno un poco. 

In fondo non era poi così male come sport. 

E anche se la paura era passata, si sentì sollevata quando i suoi piedi toccarono nuovamente la terraferma, felice di non aver fatto la fine di un uovo strapazzato. 

- Che ti avevo detto, di me ti puoi fidare.- ghignò il ragazzo. 

- E ora voglio sapere come! Perché quelle sporgenze si muovevano? Come facevano? Non è una cosa normale!- 

- Ehi ehi calma, una domanda alla volta.- Miel si zittì, lasciando al ragazzo la possibilità di rispondere. 

- Sono Rocce-ferme-mai, particolari sporgenze a cui piace uscire ed entrare dalle pareti rocciose, detestano stare ferme. Una particolarità della Foresta Viridis che trovo particolarmente divertente.- 

- R-Rocce-ferme-mai? Ma non è possibile! Tutto questo è... impossibile...- eppure l'aveva appena visto coi suoi occhi. 

- Perché sarebbe impossibile? Solo perché non ci credi non vuol dire automaticamente che non esista.- 

Il mondo in cui vivevano doveva essere bello strano e noioso per far dire a quella ragazza che l'esistenza di quelle rocce era impossibile, nessuno a Fiore poteva usare quella parola, perché non vi era nulla che non fosse possibile nel loro mondo. 

Prima che la bionda potesse rispondere ancora e ribattere a quella frase che non l'aveva lasciata del tutto indifferente, il bracciale color oro che il ragazzo portava al polso destro s'illuminò, assumendo quattro colorazioni diverse. 

"Tombola." Pensò Shoichi, sotto lo sguardo incuriosito di Miel. 

- Scusami Shoichi, ma a che serve quel bracciale?- 

- Questo? Serve a rintracciare delle persone un po’ particolari, e qui ce ne sono ben quattro.- spiegò. 

- Forza seguimi, sono per di qua.- e si incamminò con la ragazza subito dietro di lui. 

Quando arrivarono nel luogo in cui probabilmente si trovavano le quattro persone, rimasero sorpresi e basiti da quel che stava succedendo, al che il biondino strinse i denti. 

Dovevano collaborare anche con una bestia del genere? Le cose non facevano che complicarsi e diventare man mano una seccatura sempre più grande. 

*** 

Città di Azalea. Fiore, Anno x1000. 

 

Certo Nikki aveva in programma di passare ai famosi bagni termali di Azalea non appena ne avesse avuto possibilità, ovvero non troppo presto, ma mai nella sua vita avrebbe pensato di entrarci per recuperare un povero sventurato che per quale punizione divina si era ritrovato nella vasca dei bagni femminile, al centro della piscina di acqua calda, piena di ragazze nude che, dopo il primo momento di terrore avevano tentato di affogarlo e ammazzarlo di botte. 

Afferrarlo per il colletto e correre fuori chiedendo scusa con un urlo, ricordandosi di afferrare anche Ashuros per un braccio e trascinarlo via, era stata la prima cosa che le era venuta in mente di fare per salvargli le chiappe. 

Possibile che tutte le persone del loro mondo fossero così tonte da cacciarsi nei guai più disparati. 

- Ehi signor "ho paura delle donne perché sono demoni infernali", hai intenzione di usare "non parlo perché sono il figo solitario della situazione" ancora per molto?- i tipi più bizzarri erano toccati a lei, ma chissà perché la cosa non la sorprese più di tanto. 

- Zitta donna! Non voglio più saperne del genere femminile per il resto della mia vita! Resterò single a vita piuttosto che accoppiarmi con una di voi diaboliche creature! L'unico motivo per cui ti sto seguendo è perché hai detto che puoi farmi tornare indietro, nulla di più!- 

Sbuffando la bionda decise di ignorare quell'idiota, Isaac Raxel se non ricordava male, e concentrarsi a ritrovare le altre persone mancanti prima che facesse buio. Meglio non rischiare di doversi muovere tra le ombre della notte, per quei novellini poteva rivelarsi fatale. 

- Si si, come vuoi. L'importante è che non vi perdiate. Per il resto, fate come preferite.- Ne aveva trovati solo due, ma già si sentiva stanca e spossata, non vedeva davvero l'ora di andarsene a dormire e chiudere per sempre quella storia. 

- Certo però che sei strano forte, metterti ad insultare delle ragazze perché erano nude in un bagno pubblico, l'unico scostumato in quel frangente eri tu sai?- 

- Non potevo sapere di essere in un bagno pubblico! E quelle spudorate si sono addirittura messe a pestarmi come fossi un cuscino! Puah, non sopporto proprio le donne!- 

Isaac pensò l'ennesima volta che un qualche Dio maledetto godesse nel vederlo passare le pene dell'inferno, perché fare un incubo e vivere un esperienza traumatica come quella appena vissuta erano troppo per lui in un giorno solo. Se in più doveva addirittura prendere ordini da una strega coi capelli biondi le cose non facevano che andare di bene in meglio. 

Ashuros invece, da quando era stato trainato di peso dalla ragazza in fuga, non aveva aperto bocca, nemmeno col ragazzo appena recuperato, restandosene appena più indietro della ragazza e facendo da scudo ad Isaac. 

Certo odiava i don Giovanni, ma non avrebbe mai pensato che un tipo allergico alle donne potesse rivelarsi in qualche modo noioso quasi quanto un donnaiolo. 

Smisero di parlarsi e continuarono a camminare, fin quando il bracciale non s'illuminò di una nuova luce, stavolta blu. La bionda sorrise. 

- Bene, ne abbiamo trovato un altro. Speriamo solo che questo non sia nei guai come voi.- e lanciò una frecciatina eloquente ai ragazzi dietro di lei, su cui uno però non sortì effetti particolari, e dall'altro fu bellamente ignorata. 

- E speriamo che sia anche più socievole.- davvero quei due non riusciva più a tollerarli. 

Purtroppo ancora una volta le sue furono soltanto vane speranze di avere una conclusione felice della missione, poiché il suo prossimo obbiettivo, da quel che vedeva una bella ragazza dai lunghi capelli bianchi e gli occhi viola, stava allegramente conversando con un vecchietto dalla barba lunga e scura, evidentemente in preda ad una forte emicrania da stress. 

Nikki lo riconobbe come uno dei mercanti di schiave più famosi del Regno, praticante di una delle attività più ignobili che conoscesse, ed era altamente probabile che avesse messo gli occhi sulla ragazza che era una delle sue future compagne. 

Evidentemente quelle persone dovevano avere una calamita attira guai, perché era la prima volta che salvava così tante persone dai più svariati pericoli in un giorno solo. E non aveva ancora finito. 

- E poi wooosh!!! Mi sono ritrovata qui come per magia! Allora simpatico vecchietto sai dirmi come sono arrivata qui e dove sono?? E perché sei vestito così?? Forse sono capitata in una festa medievale?? Si dev'essere così vero???- 

- Waaaaaa fatela smettereeee!!!! Non la sopporto piùùùùù!!!!- 

Il mercante di schiave decise, per amore della sua salute mentale, di rinunciare alla bellissima preda con la quale avrebbe potuto guadagnare molto se solo non fosse stata una tale chiacchierona. 

Nikki osservò la scena da lontano e per poco non scoppiò a ridere, sicura che quella ragazza le sarebbe andata a genio al primo istante. Si avvicinò senza badare alle proteste di Isaac, che non voleva assolutamente viaggiare con un'altra donna, e al silenzio di un contrariato Ashuros, richiamando l'attenzione della ragazza che si girò sorpresa, sorridendole subito dopo raggiante. 

Era davvero molto bella, non si stupì che avesse attirato l'attenzione del mercante di schiave. 

- Ehi!- 

- Ciao! Posso aiutarti?- era anche molto solare e gentile, chissà che potesse aiutarla a scogliere quei due ghiaccioli che si trascinava dietro. 

- Forse, per caso sei arrivata qui misteriosamente? Trascinata da una luce viola?- gli occhi della ragazza brillarono. 

- Tu ne sai qualcosa? Sai come posso fare per tornare a casa? Ti prego dimmelo!!- afferrò le mani guantate della bionda lasciandola interdetta, che però sorrise subito dopo. 

- Be si, più o meno. Se vieni con noi, potrei anche aiutarti a tornare.- 

Iniziò a scuotere su e giù le mani intrappolate della bionda, causandole un improvviso e sgradito mal di mare. 

- Grazie mille signorina! Io sono Yelle Minya, tu invece sei??- 

A fatica riuscì a pronunciare il suo nome. 

- N-Nikki... piacere.- 

- Bene Nikki allora partiamo! Sentito Atsushi?? Lei può aiutarci!!- 

Troppo presa a rimettere ciò che restava del pranza, Nikki si accorse solo in un secondo momento del bagliore blu scuro che emanava il braccialetto, e di cui prima aveva completamente ignorato la presenza, forse perché simile a quello precedente. 

Riprendendo compostezza e richiamando i due rimasti indietro, Nikki si guardò intorno prima di individuare una figura felina appollaiata su di un ramo, comodamente coricato e addormentato. 

- Ehi At hai sentito?? Lei sa come tornare a casa!!- 

Il ragazzo micio sbadigliò sonoramente ed aprì i magnetici occhi blu elettrico, scendendo con un salto aggraziato ed elegante ed affiancando le due ragazze. 

Sbadigliò ancora una volta. 

- Te l'ho già detto, non trattarmi come se fossi tuo amico, non mi interessi.- in viso un'espressione apatica ed annoiata, disinteressata a tutto e tutti li introno. 

- Ehi bionda, puoi rimandarmi a casa?- 

Anche se non gradiva essere chiamata donna da Isaac, venir soprannominata bionda da ogni essere vivente presente sulla faccia della terra le piaceva ancora meno. 

- Si infatti, ma non chiamarmi bionda, sono Nik..- 

- Non m'importa, riportami indietro e sbrigati bionda, non ho tempo da perdere.- 

Un'altra vena nervosa pulsò sulla fronte della ragazza, che però s'impose calma e contegno. Non doveva uccidere qualcuno che probabilmente avrebbe potuto essere indispensabile per i loro piani, sarebbe stato un gesto molto stupido. 

- Ti conviene piantarla di chiamarmi bionda se non vuoi farti male.- avvisò, prima di chiarire un punto.- Senti tu maledetto gattaccio randagio, non posso farlo qui e specialmente non io, quindi se avessi la decenza di seguirmi, anche loro stanno cercando di tornare nel vostro mondo, proprio come te. Per cui fa il bravo e seguimi.- non era mai stata il suo forte, la pazienza, e dopo diverse ora passate nel silenzio fastidioso di Ashuros, e nelle proteste estremamente maschiliste di Isaac contro le donne, aveva retto abbastanza. 

Ancora una goccia ed il vaso della sua pazienza sarebbe andato in frantumi, liberando un demone che sarebbe stato assai difficile ammansire. 

- Su su At non fare così, dopotutto questa bella ragazza si è offerta di aiutarci, non trattarla così.- 

Per fortuna in quel gruppo di buzzurri che si era ritrovata a dover radunare qualcuno che le stava simpatico e che non le suscitasse un profondo istinto omicida e che in qualche modo riusciva a tenerla calma. 

Ma neanche lei poté evitare l'orribile scempio che da li a pochi secondi si sarebbe compiuto. 

- Tze, bella? Yelle devi avere le allucinazioni, io qui non vedo nessuna bella ragazza bionda. Vedo solo un maschiaccio che si spaccia per donna e che se non mi dice subito come tornare indietro verrà fatta a pezzi.- 

Il vaso si ruppe in quell'istante, lasciando che una grossa inondazione di furia devastante si liberasse, sfogando lo stress e la furia accumulata in quelle ore di viaggio, e che ormai non era più in grado di reprimere. 

Atsushi le dava le spalle, annoiato, ma presto avrebbe imparato che dare la schiena al nemico era un errore fatale. 

- Ohi gattaccio...- sempre apatico e disinteressato, il ragazzo si girò, e trovandosi davanti l'enorme figura indemoniata della ragazza, non poté che tremare di paura. Era la prima volta che gli capitava.- ORA TU FAI IL BRAVO MICIO OBBEDIENTE E VIENI CON ME, O GIURO CHE TI TORTURERÒ IN MODI TALMENTE VIOLENTI E BRUTALI CHE NEANCHE IL MAGO DELLA MEMORIA MEGLIORE DEL MONDO POTRÀ FARTELI SCORDARE, SONO STATA ABBASTANZA CHIARA?!?!?!- 

Ma Atsushi non era tipo da farsi mettere in testa i piedi così facilmente, specialmente da una ragazzina che aveva appena conosciuto. 

- Tze, credi di farmi paura, sei solo una sciocca ragazzina.- non l'avesse mai detto. 

In un paio di mosse che nessuno dei quattro riuscì a vedere, Atsushi si era ritrovato steso a terra, inerme, con un piede della ragazza a schiacciargli la testa. Poteva giurare che avesse tutte le intenzioni di trapassargli il cranio e causargli una morte fulminea. 

- Se non mi fossi indispensabile per la missione ti ammazzerei seduta stante per il tono con cui mi hai parlato. Ora mi seguirai senza fare storie, chiaro gattino?- 

Era gelida e decisa la sua voce, quasi inquietante, talmente spaventosa che perfino ad Ashuros corse un lieve brivido lungo la spina dorsale. Ma nessuno se ne accorse però. 

- A-Aye...- normalmente non avrebbe ceduto così facilmente, ma quella ragazza era forte, dannatamente forte, e se non voleva che la sua testa facesse la fine di un anguria in spiaggia avrebbe dovuto ascoltarla per ora. 

- E bravo il mio micio.- ghignando mollò la presa, lasciando al ragazzo la possibilità di rialzarsi e facendo cenno anche agli altri di seguirla. 

- Bene, continuiamo, Yelle saresti disposta a raccontarmi qualcosa del tuo mondo?- era inquietante come il ghigno sadico fosse velocemente stato sostituito da un dolce e tenero sorrisino, che però non spaventò la giovane del mondo umano e che accettò di buon grado l'idea di una chiacchierata sul suo mondo. 

- Tutto bene amico?- Isaac porse una mano ad Atsushi che però fu rifiutata, mentre il bluetto seguiva le due ragazze in silenzio. 

- L'ho sempre detto che le donne sono spaventose.- continuò il moro, incamminandosi subito dietro di lui seguito a ruota da un silenzioso Ashuros. 

Il gruppo si allargava la cosa non gli piaceva molto, sperò solo che dopo tutta quella farsa e tutte quelle sopportazioni potesse tornare presto al suo amato negozio. 

*** 

Foresta Viridis. Fiore, Anno x1000 

 

- Potresti anche aiutarmi.- 

- Vederti lavorare è più divertente.- 

- Sei un bastardo.- 

- Lo so.- 

Nene si chiedeva come mai proprio a lei era capitata la sfortuna d'incontrare quel pigro bastardo, perché era bastata un'occhiata per capirlo, e per quale malsano e masochistico motivo aveva deciso di unirsi a lui nella ricerca di... be, sapere cosa sarebbe già stato un indizio. 

A dire il vero era lei quella che si era messa ad esplorare i dintorni in cerca di una via d'uscita, poiché l'uomo dai capelli rossi aveva piantato le sue sode natiche sopra un masso senza la minima intenzione si aiutarla. 

- Se ci muovessimo forse troveremmo una via d'uscita e torneremo a casa prima.- 

Contro ogni aspettativa della ragazza, l'uomo dagli occhi dorati prestò ascolto alle sue parole, volendo andarsene al più presto da quella schifosa e fin troppo verde foresta per tornarsene al suo amato campo da basket e alle sanguinose risse che vedevano come vittime quei poveri malcapitati che avevano la malsana idea di infastidirlo o sfidarlo. 

Si alzò dal masso sul quale stava oziando, acquisendo un espressione seria e composta, completamente indifferente a tutto e raggelante, lasciando però all'albina il compito di guardarsi intorno per cercare una via d'uscita. 

- Fai quello che ti dico ragazzina, è meglio.- 

- Sei solo uno sfruttatore stronzo, muovi il culo e aiutami.- ovviamente il rosso non l'ascoltò e la ragazza, con uno sbuffo, continuò la sua ricerca da sola. 

Chiedere a quel tipo era come cercare di parlare ad un muro e sperare anche in una risposta. 

Camminando tra i vari alberi e cespugli che affollavano il sottobosco, e dai quali desiderava proteggere le sue gambe, Nene si ritrovò ad indietreggiare, fino a che non andò a sbattere contro un muscoloso petto maschile che, era sicura, non poteva essere cresciuto ad un albero della foresta. 

Alzò la testa, incontrando un paio di occhi dai colori diversi, uno giallo e uno rosa, che la fissavano intensamente con curiosità. 

- Scusa.- fu l'unica cosa che uscì dalla bocca di Nene. 

- Niente.- la risposta del giovane non fu poi diversa. 

Stranamente Nene indietreggiò e si andò a nascondere dietro Caius, che nonostante il suo essere bastardo e maniaco, conosceva più di quel ragazzo apparso dal nulla, ma di cui, dopo un solo sguardo, sapeva già di potersi fidare. 

Comunque non era nel suo carattere fidarsi ciecamente di persone appena incontrate, il rosso non faceva eccezione, ma certamente i suoi due metri di altezza ed i suoi muscoli erano un valida arma contro i malintenzionati. 

Peccato che se Caius avesse combattuto certo non sarebbe stato per difenderla, bensì per divertirsi un po'. 

- Ohi Cary! Avevi ragione! Ci sono due persone qui!- 

Il ragazzo dai buffi capelli bicolore urlò alle sue spalle quella frase, dove poco dopo apparve una bellissima ragazza dai lunghi capelli corvini. 

- Si può sapere chi ti ha dato tanta confidenza?- il ragazzone rise. 

- Eddaiiiii!!! Siamo amici noi, quindi posso chiamarti Cary!- 

Carhan sbuffò nuovamente, arresa al fatto che quel gigante dal cuore fin troppo tenero e dall'ingenuità pari a quella di un bambino era più testardo di un mulo. 

Si rivolse così ai due neo incontri, e già dal primo sguardo con il rosso intuì che con quel tipo non ci sarebbe mai andata d'accordo. 

- Ehi voi, siete di queste parti per caso?- magari però potevano aiutarli a tornare indietro. 

- Non esattamente, noi siamo... ecco... stati trasportati qui da una luce viola, so che può sembrare difficile, ma è così...- disse d'un fiato Nene, affacciata dietro la schiena di Caius che non aveva smesso un attimo di fissare l'attraente mora. 

- Però...- si leccò ancora le labbra, ma soltanto la grafica se ne accorse. 

- Anche voi?- fece sorpresa Carhan.- Ma quante persone ci sono finite in questo posto?- 

- Quindi anche voi eh?- commentò sarcastico Caius, in mente diversi progetti divertenti per quella ragazza che aveva catturato la sua attenzione.- Bene, che ne dite allora di viaggiare insieme?- non era veramente interessato ad aggiungere altra zavorra ai suoi fianchi, ma quella corvina lo interessava particolarmente, cosa assai rara per chi come lui non si interessava ad altri soggetti che non fossero lui. 

Carhan era diffidente, stava addirittura pensando di rifiutare quell'offerta che le sapeva di tranello, ma come al solito Kazuo agì d'impulso, precedendola. 

- Accettiamo volentieri!- 

La mora lo fissò sconvolta, prima di tirargli una poderosa gomitata tra le costole. 

- Ahi mi hai fatto male Cary! Perché l'hai fatto?!- 

- Che ti salta in mente?! Non puoi andare con chi non conosci come se nulla fosse!!- 

- Ma sembrano brave persone! E in più quella ragazza mi sembra simpatica, voglio viaggiare con lei!- 

Era da quando i loro occhi si erano incrociati che Kazuo si sentiva strano, e mai come allora si era ritrovato tanto interessato a conoscere la storia di una persona, specie di una ragazza, e pensava che viaggiandoci assieme forse avrebbe potuto conoscerla meglio e diventarle amico. 

Per il disappunto di Carhan, due nuovi soggetti si erano uniti a loro e grazie a Kazuo, che aveva affiancato l'albina e con la quale stava conversando allegramente, a lei toccava camminare fianco a fianco con quello spaventoso e bellissimo rosso che già a pelle non riusciva a sopportare. 

- Wow! Quindi fai la grafica? E com'è?- 

Parlando e scoprendo sempre più aspetti della vita di Nene, Kazuo se ne sentiva ogni volta più legato. 

Starle vicino, anche a pochi centimetri di distanza lo rendeva felice, scaldando il suo cuore e facendolo battere all'impazzata. Non aveva mai sentito tanto caldo come in quel momento. 

- Be è un lavoro come un altro, però è quello che amo fare. Niente di più.-  

Nemmeno Nene sapeva perché stesse realmente parlando di se con quel ragazzo, non succedeva mai, ma probabilmente tutta quell'incredibile energia l'aveva trascinata nel discorso senza che se ne accorgesse. 

La mora dietro ai due con il rosso di fianco trovava incredibile come Kazuo fosse riuscito ad attaccare bottone senza problemi, mentre lei faticava anche solo a guardare in volto quel freddo uomo dagli occhi color oro. 

- Certo che per essere una donna ne hai di fegato a starmi così vicino.- e di certo non era così che voleva iniziare l'argomento. 

- Prego?- ribatté stizzita. 

- Dovresti imparare a starmi lontana mocciosa, rispetta gli spazi di un re.- 

- Non vedo nessun re qui, soltanto un bastardo altezzoso che si crede chissà chi.-  

Caius ghignò a quella risposta, colpito dal carattere forte che la mocciosa dimostrava, ma questo non era sufficiente a guadagnarsi la sua stima. 

In un attimo Carhan si ritrovò con la schiena poggiata ad un tronco, e non ci era finita con delicatezza, bloccata ai lati dalle muscolose braccia del rosso. 

- Hai la lingua affilata mocciosa, un caratterino niente male, ma fai attenzione. Non ho una così grande opinione di te da permetterti di insultarmi così.- 

Al contrario Nene si era dimostrata subito una ragazza fredda, calcolatrice e forte, schivando diversi dei suoi attacchi e mettendolo all'angolo un paio di volte. 

Quando si erano incontrati aveva cercato di farla a pezzi, ma siccome si era dimostrata non poi così debole, le aveva permesso di rivolgergli la parola nonostante non fosse al suo livello. 

Con un movimento fulmineo, Caius leccò ambiguamente il collo di Carhan, pietrificandola sul posto, con gli occhi brillanti d'oro e un'ombra nera che fumava fuori dal suo corpo. 

Un'aura talmente intensa e spaventosa che attirò anche l'attenzione dei due più avanti, facendoli girare di scatto. 

Nene sgranò gli occhi, perdendo quella particolare freddezza che la contraddistingueva. 

- Caius non farlo!- Kazuo invece s'infiammò. 

- Ehi tu vecchio dai capelli rossi, lascia andare la mia amica!- 

Ma il giovane dagli occhi bicolore non riuscì neanche ad avvicinarsi tanto era potente l'aura nera emanata dal rosso. Carhan intanto era terrorizzata. 

Le labbra di Caius stavano per toccare quelle della mora, la lingua fuori già pronta per immettersi nella bocca di lei, e le mani dell'uomo erano entrambe impegnate, una a bloccare in alto i polsi di lei, l'altra ad esplorarle il corpo nei punti più delicati. 

Fu una voce ad interrompere il tutto, bloccando non solo Caius ma anche tutti gli altri ragazzi e facendoli voltare verso il lato da cui proveniva. 

- Oh oh, sembra che qui abbiamo qualche problema. Non lo sai amico che non è così che si conquista una donna?- 

Carhan osservò la figura appena apparsa del ragazzo biondo con un barlume di speranza negli occhi, pregando che potesse salvarla da quella situazione disperata. 

 











*Note Autrice*
Buonasera Minna e bentrovati!!
Allora, premetto che contrariamente alla prima versione, sia per ragioni di sanità mentale, che di tempo, che di pubblicazione, ho dovuto tagliare la presenza di personaggi ^^"
Ora voi direte "ma se l'altra volta li avevi messi tutti nella riunione!!" si è vero, non lo nego, ma ho fatto tutto di fretta e male, dando poco spazio a molti OC e concentrandomi invece su altri. Qui ho deciso di dare un po' di spazio ad ognuno ^^
Stella e Andry mi passino il fatto che ho riutilizzato vecchie scene, ma mi piacevano e in più erano già pronte, quindi se volevate qualcosa di fresco e nuovo e bello.... mi spiace, avete sbagliato autrice u.u Io sono pigra, svogliata e faccio schifo, quindi avete decisamente sbagliato ad affidarmi gli OC XP
Riki.... Isaac morirà per mano di un gruppo di donne nude, sappilo u.u
Allora, siamo riusciti a trovarci con i poteri e con le pietre finalmente, e voglio ringraziare Marta che mi ha messo a disposizione due OC per i cattivoni muahahahahah e che vedremo presto u.u
Whiteney spero che le richieste per il tuo OC siano state soddisfatte ^^
Vale, Cary...... NON ODIATEMI!!! XD E non odiate Caius vi pregoo! In fondo (moooooolto infondo) è un tenerone XD
In oltre, questo capitolo è dedicato interamente alla mia SIS e alla mia instancabile EDITOR!!!
Alla Sis perchè con fatica e pazienza mi ha dato una mano a correggere lo schifo qui sopra u.u alla mia editor perchè, oltre ai richiami e al sostegno, anche perchè mi ha aiutato a descrivere l'abito di Nikki (che per chi non l'avesse intuito è una versione femminile di Assassin's creed u.u)
UN BACIONE ENORME E MILLE GRAZIE AD ENTRAMBE!!!
Grazie anche a chi continua a seguirmi e recensire, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito ancora di più.
Un bacione a tutti e a presto!!
Jeo 95 =3
p.s. ho cambiato il nome della foresta, perché Viridis mi convinceva di più del precedente u.u

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Capitolo 5
*** Turbulent Groups. ***


THE KNIGHTS OF THE DRAGONS.

 



CAPITOLO 5- TURBULENT GROUPS.

 

Città di Azalea. Fiore, Anno x1000

- Non. È. Possibile.-

Nikki amava sul serio le risse, più di qualunque altra cosa e con tutta sé stessa.

Erano una fonte inesauribile di sfogo, divertenti e che caricavano l'intero corpo di un'eccitante carica adrenalinica ogni volta che si tirava un pungo, che schivava un calcio, che si castravano gli uomini a suon di colpi dove il sole non era solito battere.

Ma da buona assassina qual era, con un'importante missione in svolgimento, era abbastanza coscienziosa da evitare di immischiarsi in risse inutili e potenzialmente pericolose per i tizi che stavano con lei.

Per cui, quando si erano imbattuti in una rissa da osteria molto violenta, si era subito prefissata l'obbiettivo di resistere all'impulso di buttarcisi a capofitto, cambiando immediatamente strada per evitare qualsiasi genere di tentazione.

Quando però il braccialetto si era messo a brillare, per fortuna o sfortuna, le si erano illuminati gli occhi e le guance si erano arrossate per la felicità.

- Ohhhh che peccatoooo, dobbiamo andare in mezzo alla rissa per recuperare qualcuno, che disdettaaaa.-

Si vedeva lontano chilometri che era felice, forse anche per il fatto che il sorriso le arrivava da un orecchio all'altro.

- Tze, idiota.- Isaac si girò da un lato fissando truce la bionda, incrociando le braccia al petto e ripetendosi a mantra che quella era una donna pericolosa e completamente fuori di testa.

Atsushi si limitava a guardarla come se niente e nessuno potesse toccare il suo interesse, nonostante sia Nikki che la rissa suscitavano in lui una certa curiosità.

Ashuros, invece, la osservava saltellare come una scema verso l'affollata osteria, e solo a vedere tutta quella folla si sentì infastidito. Odiava decisamente avere troppa gente intorno.

- Yeee una rissa che bello!!!!-

Yelle non era da meno però, anche lei super eccitata all'idea di partecipare ad una bella rissa e menare un po' le mani.

Incespicò però nei suoi stessi piedi, e se non fosse stato per i riflessi pronti di Ashuros adesso il suo naso sarebbe una fontanella di sangue.

Quando la posizione di Yelle fu di nuovo eretta rivolse un piccolo sorrisino imbarazzato al ragazzo, ringraziandolo di cuore.

- Ahahah sono proprio sbadata. Ti ringrazio per aver salvato il mio povero naso Ash!- l'albino, prima disinteressato storse il naso.

- Non prenderti troppe confidenze.- e togliendole il braccio dalla vita si allontanò, tornando al suo silenzio consueto.

Nemmeno Yelle seppe spiegarsi il perché, ma in quel momento trovò il comportamento da lupo solitario di Ashuros molto divertente.

- Ascoltatemi bene, voi aspettate qui mentre io cerco di vedere chi dobbiamo recuperare.-

- Non è giusto Nikki-chan! Anche io voglio combattere nella rissa!!- protestò Yelle appiccicandosi all'ormai amica bionda.

- Per quanto mi faccia piacere non essere l'unica ad amare le risse, qui c'è troppo da rischiare. Se li dentro ci fosse un mago potrebbe diventare...-

- Wowowowo frena un po' donna, mago? Cos'è ci prendi per idioti? Lo sanno tutti che la magia non esiste.-

A passo di carica la biondina si portò a pochi centimetri dal volto di Isaac, lo prese per il colletto della maglia e lo tirò più in basso che poté, fulminandolo con lo guardo più truce che i quattro le avessero visto in volto.

- Sentimi bene pezzo di cretino, non me ne frega un cazzo se te la fai sotto ogni volta che vedi una donna, se nel tuo mondo la magia non è cosa comune e nemmeno se vivendo in un'altra dimensione non sai un cazzo del mio mondo. Tu prova a dire ancora che la magia non esiste e giuro che di stacco la lingua e la do in pasto ai Qaskador e ti torturerò fino alla fine dei tempi!- lo mollò malamente poi, inoltrandosi nella folla di spettatori e ordinò ai quattro di non muovere un solo muscolo o avrebbe fatto fuori tutti al suo ritorno. Risultò estremamente convincente.

Lasciatasi alle spalle un borbottante Isaac che inveiva pesantemente contro di lei, Nikki giunse all'interno della locanda abbastanza in fretta per assistere al putiferio che si era scatenato in quella locanda, o almeno a ciò che ne rimaneva.

Tavoli rovesciati, sedie e persone volanti, bottiglie frantumate e muri macchiati lasciavano intendere due cose: o era appena passato un tornado, o si era appena conclusa una rissa coi fiocchi.

Anche se ad una seconda occhiata, fu ben chiaro a tutti che non si era ancora conclusa, e che le due persone rimaste in piedi ancora si fronteggiavano, più o meno.

La prima figura su cui Nikki si concentrò, fu quella un giovane ragazzo dai capelli bianchi, che saltava da un tavolo all'altro del locale, quelli ancora rimasti integri per lo meno, evitando con controversa eleganza gli attacchi fisici di un uomo che era il doppio di lui. Percependo l'energia che man mano si scaldava nell'aria, la ragazza poté dedurre senza alcun dubbio che chi le stava davanti, oltre il ragazzo che veniva riconosciuto dal bracciale con una luce viola, era senz'altro un mago.

Adocchiò in un secondo momento il povero barista, rannicchiato dietro il bancone tutto tremante, mentre il ragazzo dai capelli color neve si divertiva a prendere in giro l'energumeno pelato dal corpo ricoperto di tatuaggi come se fosse un moccioso di pochi anni.

Per un attimo sperò che il suo obbiettivo fosse l’energumeno tatuato, sarebbe stato tutto più facile maledizione! Ma poi tornò alla cruda e dura realtà.

Se nel suo mondo quel ragazzo si credeva tanto forte da poter fronteggiare bestioni alti il triplo di lui, pensare che anche li funzionasse alla stessa maniera era un suicidio bello e buono. Ricordò però che quei ragazzi non sapevano nulla del suo di mondo, anche se la vecchia aveva usato un termine più simile a "non ricordano", in ogni caso era quindi impossibile che conoscessero l’uso della magia, e le parole dette da Isaac poco prima non fecero che confermare quella verità.

Sfortunatamente però, quel tipo era di certo un mago.

- Qui se non fermo subito quei due, mi sa che le guardie verranno a farci il culo.-

I quattro ragazzi, che ovviamente avevano disobbedito alla ragazza e l'avevano seguita, la osservavano in silenzio portarsi al centro della stanza.

- BRUTTO MOCCIOSO BASTARDO, TE LA FARÒ PAGARE CARA PER ESSERTI PRESO GIOCO DI ME!!!- sbraitò l’omone all'albino, che si limitò semplicemente a ghignare.

- Susu, perché ti agiti tanto signor scimmione? Ho solo detto che non avevo mai visto un primate così ben addestrato.-

Rosso di rabbia fino alla punta delle orecchie, l'uomo caricò il ragazzo con più forza e violenza di prima. La voglia di tappargli per sempre quella lurida boccaccia sempre più forte.

- Ok direi che è il momento di smetterla.-

Nikki si posizionò al centro esatto della stanza, proprio mentre l'uomo aveva iniziato la sua corsa della distruzione.

- Levati dai piedi mocciosa!-

- Ehi tu spostati!- anche il ragazzo si allarmò, ma quando vide ciò che Nikki fu in grado di fare ne rimase colpito.

- Nikki!- nonostante la sua preoccupazione Yelle sapeva che quella ragazza possedeva una forza fuori dal comune, e infatti lo dimostrò ancora una volta bloccando con una mano il gigante e rispedendolo indietro.

Quando l'uomo si rialzò in piedi, più incazzato che mai, le ringhiò contro tutta la sua ira.

- MALEDETTA.-

- Zoblin il distruttore, grado D. Maschio, mercenario di professione. Percentuale di missioni riuscite del 66%. Livello di pericolo medio.- come se fosse stata uno dei computer del mondo alternativo, Nikki ripeté tutte le generalità dell'uomo con una precisione impeccabile, stupendo lui per primo.

Non c'era poi tanto da sorprendersi, era stato assoldato da uno dei suoi precedenti obbiettivi, aveva fatto ricerche su di lui.

Si rivolse però al ragazzo albino per ottenere le informazioni di cui aveva bisogno, e se aveva ragione, anche lui faceva parte del gruppo delle persone da recuperare.

- Ehi tu, come ti chiami?-

- Eh? Io?- domandò stupito il ragazzo. Lei semplicemente annuì.

- Mikoto Jin al rapporto signorina spaventosa!-

Sorvolò su quella sottospecie d'insulto, ora aveva altro a cui pensare, ma se non era chi pensava lei, allora si doveva preparare ad una morte lenta e dolorosa. In ogni caso una punizione l'avrebbe presa comunque.

- Stronzetta non ignorarmi!- ma la bionda continuò a parlare, senza curarsi dell'uomo a cui dava le spalle. Incazzato come mai prima di allora, Zoblin si avvicinava alla ragazza di soppiatto, senza rendersi conto che stava cadendo proprio nelle fauci della tigre.

Jin se ne accorse e subito si mise sull'attenti, specialmente quando vide una strana luce rosso fuoco brillare sulle mani dello scimmione. Qualcosa non quadrava.

- Signorina Hulk, sarebbe meglio che ti guardassi alle spalle.- ignara di cosa fosse un "Hulk", la bionda continuò a parlare come se non avesse sentito, quando invece si era accorta di tutto.

L'avevano presa per una principiante per caso?

- Il mio nome è Nikki, per caso sei stato portato qui da una luce viola?- drizzò le orecchie Jin, molto più interessato di prima alle parole della ragazza, ma non smettendo comunque di avvisarla.

- Esatto, ma come lo sai? E se fossi in te mi volterei alla svelta.- Zoblin era sempre più vicino.

- Bene, sappi che sono amica di chi ti ha portata qui, che so come farti tornare, ma che per fare ciò questo dovresti cortesemente seguirmi.-

- Sisi come vuoi, ma ora girati!- quella stupida ragazza non voleva proprio capire!

L’ombra dell’omaccione di prima si fece avanti, ma sembrava che la bionda non se ne fosse accorta, al che Jin scattò velocemente verso di lei, consapevole però che non avrebbe fatto in tempo.

- Perfetto.- sussurrò lei intanto con un ghigno.

- ATTENTA ALLE SPALLE!!- Yelle e Jin gridarono disperati, assistendo ad una scena che li lasciò sconvolti.

Anche Isaac, Atsushi e perfino Ashuros rimasero sbigottiti nel vedere le mani dello scimmione completamente avvolte dal fuoco, senza che questi si ferisse, bruciasse o soffrisse.

Con un potente incantesimo, il mago aveva incendiato il corpo della ragazza, che ora era in piedi nello stesso punto al centro della stanza, avvolta interamente dalle fiamme.

Jin stese con un potente calcio l’energumeno tutto muscoli e niente cervello, per poi guardare sorpreso la scena e realizzando di essere arrivato tardi.

Yelle era già sull'orlo delle lacrime, quasi tutti erano rimasti a dir poco inorriditi da quella scena, primi fra tutti i ragazzi provenienti dall’altro mondo, eccetto Ashuros, che seppur sorpreso e sconvolto non sembrava provare disgusto nel vedere un cadavere in fiamme.

Come diavolo aveva fatto quell’essere a produrre fuoco dalle mani? Era la domanda che tutti loro si ponevano.

Poi una voce emerse dalle fiamme.

- Pffahahahahahahahahah e questo sarebbe un incantesimo del fuoco?! Ma non farmi ridere ahahahahah!!!!!!-

Le fiamme sparirono dal corpo della ragazza, lasciando spiazzati i presenti, specialmente quando notarono che né il corpo né i vestiti avevano segni di bruciatura.

- Ma che bravo Jin, sei più forte di quel che sembri!- sorrise la bionda, ma il ragazzo non riusciva a smettere di fissarla imbambolato.

Nikki sbuffò, prima di abbassarsi all’altezza dell’uomo a terra e sollevargli il viso.

- Ma come d-diavolo…?!- biascicò l’uomo ormai semi cosciente e prossimo all’addormentarsi.

- Pensavi fosse così facile liberarsi di me? Ti prego, quell’incantesimo da quattro soldi non avrebbe fatto male nemmeno ad un bambino. Mi spiace, ma ti sei messo contro la persona sbagliata amico……-

La bionda chiuse gli occhi, respirando profondamente.

Un ghigno sadico le si dipinse poi in volto, facendo tremare l’uomo che aveva capito cosa lo aspettava, anzi, aveva capito chi aveva davanti, e non era per nulla un bene.

- A-As-Aspetta…!-

- Addio.- sussurrò riaprendo gli occhi.

L’ultima cosa che vide l’uomo fu un bagliore rosso, poi la vita gli scivolò via dal corpo per sempre.

Uscì poi dalla locanda senza rendere conto a nessuno, incitando però Jin e gli altri a seguirla.

Per i primi momenti nessuno osò aprir bocca, ancora tutti troppo atterriti da ciò che era successo, ma presto la tranquillità da Nikki tanto sperata si tramutò in uno nuova e orribile tortura.

- Quindi la magia esiste davvero davvero?-

- Si, la magia esiste davvero.- ripeté per la millesima volta la bionda, annoiata da quella domanda che da almeno una mezz'ora buona le veniva ripetutamente formulata.

Aveva perso il conto di quante volte Yelle e Jin gliel'avevano chiesto con occhi luccicanti.

Ashuros e Atsushi erano rimasti chiusi nel loro silenzio, più per abitudine che per sorpresa a quello che era successo, nonostante stavolta nemmeno loro fossero rimasti completamente indifferenti all'accaduto.

L'unico che sembrava voler rifiutare quell'assurda quanto anomala situazione era Isaac, completamente contrario all'argomento magia, che cercava continuamente scuse su scuse per giustificare con razionalità l'accaduto. Non poteva credere, né voleva, che fosse opera della magia.

Nikki sbuffò ancora una volta, ormai priva di sufficiente pazienza per continuare quella estenuante missione. Era senza dubbio la più difficile che avesse mai svolto.

All'improvviso il bracciale s'illuminò una seconda volta, questa volta il bagliore fu di colore marroncino terra, un ottimo segnale che la fece sorridere.

Si mise a correre senza dire nulla a nessuno, in una direzione imprecisata, mentre gli altri tentarono di tenere il passo gridandole di fermarsi.

Lei non lo fece ed euforica si diresse verso il punto indicato dal bracciale, dove ad attenderla però, vi era il suo incubo peggiore.

Perché ultimamente il dio della fortuna sembrava detestarla con tutto il cuore?

***

Antiche Rovine di Viridis. Fiore, Anno x1000

Era rimasto completamente rapito Ace dall'incalcolabile valore storico e artistico che le rovine in cui era capitato dovevano avere.

Certo non era più nel palazzo in cui si diceva dormisse Re Artù, ma certo era che quel posto aveva un valore storico pari, se non superiore, a quello del palazzo del Re dei cavalieri.

Purtroppo le iscrizioni erano in una lingua che non conosceva, cosa assai strana per lui, visto che si era laureato in lingue con ottimi voti.

Le immagini erano però chiare e nitide, raccontavano in ogni sfumatura la storia di coraggiosi cavalieri magici in sella ai loro draghi, contro essere malvagi che puntavano alla distruzione del mondo.

O almeno questo poté dedurre dai semplici disegni, anche se non riusciva a capire cosa fossero quei puntini luminosi sopra i combattenti. Probabilmente significava che la battaglia era avvenuta di notte.

Talmente preso com'era da quella fantastica scoperta, si dimenticò completamente che in quel luogo non era affatto solo.

- Ohi Ace! Che stai facendo li sotto?!-

- Solo un secondo, arrivo subito Misaki!-

La biondina dagli occhi rosa sorrise ed annuì, tornando a sedersi sul prato poco lontano da quel cumulo di macerie in cui aveva trovato il giovane dai capelli castani e la ragazza albina dagli occhi azzurri malinconici come Misaki non ne aveva mai visti.

Doveva ammetterlo però era molto bella, bella come una bambola di porcellana.

- Allora, ancora non vuoi dirmi il tuo nome?- chiese dolce la biondina, causando nell'altra un piccolo sussulto.

Non era abituata al contatto con le persone, troppi ricordi dolorosi si affollavano nella sua mente perché potesse aprirsi con qualcuno, e in quel momento desiderava solo tornare a casa, sedersi sulla sua comoda poltrona e non pensare più a niente e nessuno.

Certo era però che quella ragazza tanto gentile e carina, nonostante il suo silenzio, non aveva mai smesso di sorriderle e di provare a conversare con lei, senza insultarla, minacciarla o cercare di farle del male in qualunque modo.

Ma se si fosse lasciata andare? E se poi parlando fosse risultata noiosa e la ragazza ora tanto gentile avesse iniziato ad insultarla? E se con il suo carattere chiuso avesse dato l'idea della solitaria antipatica e viziata? E se quella ragazza l'avesse odiata? Tante domande e nessuna certezza, tranne quella che la bionda era ancora lì, al suo fianco, e che non aveva mai smesso di sorriderle.

Forse, almeno per una volta, poteva provare a fidarsi.

- Rosie Miles.-

Dopo il primo momento di stupore, Misaki sorrise di gioia.

- Che bello, finalmente hai parlato! Molto piacere Rosie, io sono Misaki Kuroshi, ma puoi chiamarmi pure Misa.-

Era entusiasta la biondina, tanto che il suo sorriso abbagliò per un attimo la vista di Rosie, arrossita e terribilmente a disagio. Le era però piaciuto il suono del suo nome pronunciato con tanta felicità da quella ragazza, non l'aveva mai sentito con un tono così caldo e dolce prima d'ora.

- Ooohi Misakiii!!!-

Si girarono entrambe di scatto, puntando lo sguardo sul ragazzo dai capelli castani che si era finalmente deciso ad uscire dal cumulo di rovine che lui aveva definito "terribilmente affascinanti".

- Finalmente ti sei deciso ad uscire da lì, "archeologo-san".- ironizzò Misaki, facendo sghignazzare anche il diretto interessato.

- Molto divertente Misa.- puntò lo sguardo sull'albina lì di fianco, tesa e nervosa a tal punto da farlo sorridere.- Allora, la nostra amica silenziosa ha parlato finalmente?-

Il cuore di Rosie fece un balzo. Amica? No, doveva calmare il suo povero cuore impazzito, era solamente un modo di dire.

- Già, si chiama Rosie. Non trovi che sia carinissima?- chiese felice Misaki abbracciando la ragazza che s'irrigidì all'istante. Non era abituata a contatti di quel genere.

- Si, molto carina.- sorrise Ace, chinandosi vicino a lei e sorridendole gentile. Inevitabilmente Rosie arrossì.

- Molto piacere, io sono Ace Mustang.- si presentò facendole il baciamano.- Ascolta, non è che per caso sai dove siamo finiti e come possiamo fare per tornare indietro?-

Aveva sentito quello che Ace le stava dicendo, ma il respiro le si era fermato quando le labbra di lui si erano posate sulla sua mano, e i suoi occhi azzurri s'incrociarono con quelli verde smeraldo del ragazzo. Erano davvero molto belli.

- I-Io veramente non sono di qui. Una strana luce mi ha presa e quando mi sono svegliata... ero qui.-

Ace e Misa sgranarono gli occhi, ora consapevoli di non essere gli unici stranieri catapultati in quel luogo strano.

- Ma allora non siamo gli unici Ace.-

- Già, ed è possibile che ce ne siano altri nella nostra stessa situazione.-

Rosie sembrò non capire di cosa parlassero i due ragazzi, ma un'idea comunque se l'era già fatta.

- Questo significa che anche voi...?- Misa annuì.

- Anche noi siamo stati portati qui misteriosamente, probabilmente dalla stessa luce viola che ha portato qui anche te.-

- Ahhh che peccato però, se avessimo incontrato qualcuno del posto avremmo potuto farci aiutare.- pensò ad alta voce Ace, lanciando senza volerlo un enorme macigno proprio contro il cuore di Rosie.

Ecco lo sapeva lei, ancora una volta aveva distrutto le aspettative che si erano create attorno a lei, ancora una volta aveva deluso persone che si erano dimostrate gentili con lei. Se ora l'avessero odiata, non se ne sarebbe stupita affatto.

- Oh be poco male, almeno adesso sappiamo che c'è altra gente da aiutare. Se non ti avessimo incontrata saresti potuta restare bloccata qui da sola per sempre e sarebbe stato un grosso problema.- continuò il castano, sorridendole ancora una volta.

- Già è vero, non è mai bello rimanere soli in un luogo sconosciuto, è stata proprio una fortuna incontrarti.- anche Misa le sorrise.

Rosie sentiva lacrime di felicità premerle agli angoli degli occhi, stupita, insicura, ma per la prima volta felice. Non la consideravano una disgrazia, una sventura, un mostro? Poteva davvero fidarsi di quei due? Non ne era certa, ma provare almeno a parlare con loro era già un buon inizio.

- Forza, rimettiamoci in marcia e cerchiamo qualcuno che sappia cosa ci sia successo!- esclamò eccitata Misaki, alzando un pugno al cielo ed incitando anche gli amici.

- Posso davvero venire con voi?- da prima stupiti, Ace e Misa sorrisero insieme a Rosie, annuendo energicamente.

- Ovvio che si!- e per la prima volta, anche l'albina sorrise.

Camminarono per diverso tempo, nel quale Ace stava in testa e faceva strada, scambiandosi alle volte piccole battutine con Misaki che invece se ne stava dietro affiancata da Rosie.

- Voi due... eravate molto amici anche prima di arrivare qui?- domandò cauta l'albina alla bionda.

- Oh no, ci siamo incontrati qui per la prima volta.- rise Misaki, stupendo l'altra ragazza.- Poco prima di trovare te, mi sono svegliata con Ace che cercava di rianimarmi colpendomi piano in faccia e bagnandomi con dell'acqua.-

- Già! E come ringraziamento mi hai riempito la faccia di schiaffi e in più mi hai dato del maniaco.- s'intromise l'interessato, facendo arrossire la bionda per l'imbarazzo.

- Mi hai spaventata! Non l'ho fatto di proposito!-

- Ceeerto che no, l'hai fatto solo intenzionalmente.-

- Antipatico!- gli fece una linguaccia.- Pensa a non perderti "archeologo-san"!-

Bisticciavano, ma in realtà scherzavano come se fossero amici da una vita. Rosie si sentì quasi invidiosa di quel loro legame.

- Sembrate molto legati.- commentò a voce altra, attirando l'attenzione della compagna.

- Dici? Be, forse sarà che abbiamo caratteri simili. Anche se Ace è molto più forte e sicuro di me.-

C'era qualcosa in quelle parole che insospettì l'albina, come se qualcosa non andasse, ma non riusciva a capire cosa esattamente fosse.

- Io credo che...-

Una potente esplosione li mise sull'attenti, anche per il fatto che non era molto lontana da dove si trovavano loro ora.

- Che è stato?-

- Veniva da quella parte!-

Senza aspettarle Ace si catapultò nel punto in cui aveva intuito fosse avvenuta l'esplosione, per accertarsi che non vi fossero feriti e anche perché, ne era certo, lì potevano trovare le persone che con molta probabilità avrebbero potuto aiutarli.

***

Foresta Viridis. Fiore, Anno x1000

Sempre immersa nel verde di una foresta, ad occhio inesperto sempre la stessa, Layla già si era accorta di non trovarsi più nella tranquillità della Foresta Nera tedesca.

Dove fosse finita esattamente però non lo sapeva ancora.

Agilmente era riuscita ad arrampicarsi su uno dei grandi alberi splendenti di verde, tentando di orientarsi e cercare di dare un nome al misterioso luogo in cui era finita.

Certo doveva ammettere però che era davvero piacevole essere finita lì, tra la calma innaturale del bosco, la pace ed il silenzio che la foresta potevano regalare, era tutto così perfettamente tranquillo.

- OHI OMBRETTAAAAA!!!!! ALLORA VEDI QUALCOSA?!?!?!-

Sbuffò l'assassina, dovendo correggere i suoi pensieri. Quasi tutto era perfettamente tranquillo.

Agilmente com'era salita, Layla scese dal grande albero e atterrò con grazia, mostrando ancora una volta di possedere una straordinaria agilità felina.

- Non chiamarmi così.-

- Be, se tu non mi dici il tuo nome, io non posso che chiamarti in altro modo.- sbadigliò stanco il ragazzo dai lisci capelli castani che si era trovata costretta a portarsi dietro.

Per forza, anche se provava a scaricarlo quello continuava a seguirla e non c'era modo di dissuaderlo dalla sua opera.

- Yared... muori.- e s'incamminò verso il centro della foresta, mollando lì l'altro e sperando di poterlo seminare. Dolce pura illusione.

Il ragazzo sgranò gli occhi color miele, prima di alzarsi dalla posizione supina in cui era e seguire la ragazza dai capelli bianchi incappucciata.

- Ehi! Ombretta aspettami!-

- Mi sembra di averti detto di non chiamarmi così.- ribadì lei, i muscoli in tensione.

C'era qualcosa che non andava, lo sentiva nell'aria.

- Be allora dimmi il tuo nome, così la smetto.-

- Perché ti interessa tanto?-

- Be, perché per la prima volta sono stato io ad essere salvato da una ragazza e non viceversa.- sorrise il ragazzo, lasciando la ragazza perplessa.

Yared era un rissaiolo per natura, amante dei combattimenti a distanza ravvicinata e, occasionalmente, portatore della "sindrome del cavaliere", che lo spingeva a correre in aiuto di ragazze che si trovavano, per un motivo o per un altro, nei guai.

Nei pasticci ci era però finito lui quella volta, coinvolto in una specie di rapina stile medievale con quattro banditi non troppo forti ma armati fino ai denti che lo aveva accerchiato e che pretendevano i suoi tesori e la sua testa.

Peccato fosse al verde in quel momento.

Poi era apparsa quella misteriosa ragazza dal cappuccio sempre calato, la pelle delicata ed i capelli bianchi, che in quattro e quattr'otto aveva sgomberato la banda criminale e aveva rubato loro tutte le armi. In quel momento si era presentata come Shadow, da qui il soprannome, ma Yared era convinto che non fosse quello il suo vero nome.

Quando poi aveva scoperto che entrambi erano stati catapultati in quel posto nello stesso e misterioso modo, aveva deciso di seguirla per trovare una via d'uscita insieme, anche se la ragazza non era parsa particolarmente entusiasta di questa iniziativa.

- Eddai Ombretta, dimmi il tuo nome così...- l'albina gli sigillò la bocca, scrutando i dintorni con attenzione e circospezione.

- Taci e abbassa il volume. C'è qualcosa che non va.-

- Prima dimmi il tuo nome e poi starò zitto.-

Sospirando rassegnata la ragazza si decise a soddisfare la richiesta del compagno, sperando così di poter restare almeno un paio di minuti in santa pace.

- Layla, ora taci.- ghignando soddisfatto, Yared annuì.

Prima che potessero fare qualcosa, una grande esplosione li travolse, sradicando un albero li vicino e rischiando di colpire i ragazzi più di una volta.

Yared riuscì in tempo a spostare Layla da un lato, giusto pochi secondi prima che la ragazza venisse travolta da un albero fuori controllo.

- Fai attenzione Layla.- gli sorrise Yared, ricevendo solo un cenno dalla ragazza che veloce si staccò da lui.

Accovacciata tra le piante, tentò di scorgere cosa diamine aveva causato quel tremendo spostamento di vento che si divertiva a lanciare alberi a destra e a manca, imitata subito dopo dallo stesso Yared.

Quello che videro poi li lasciò atterriti, incapaci di ragionare e dare una spiegazione a quello che stavano vedendo.

***

Foresta Viridis. Fiore, Anno x1000

Dire che era rimasta pietrificata dalla paura era uno stupido eufemismo, perché quello che provava in quel momento era vero e proprio terrore.

Cosa diamine stava capitando a Caius?

Sin dal loro primo incontro, Nene aveva capito che quel tipo era un soggetto pericoloso e che non era consigliabile inimicarselo, ma certamente non avrebbe mai immaginato potesse arrivare ad una cosa del genere, neanche nei suoi incubi peggiori.

- Shoichi attento!- l'albina voltò lo sguardo verso la ragazzina bionda che, accompagnata da un altro ragazzo ora impegnato a fronteggiare Caius, erano sbucati fuori dal nulla proprio quando stava per scatenarsi l'inferno.

Non sapeva chi fossero né da dove venissero, ma per il bene di Carhan, ringraziò qualunque Kami li avesse fatti arrivare fin lì.

- Wooooooo che forza! Non sapevo che quel pel di carota fosse un prestigiatore! Certo però che fa paura.- si chiese cosa passasse per la mente di Kazuo per pensare a Caius come un prestigiatore che si esibiva a feste e compleanni e non ad un pazzo sadico capace di spaventosi trucchi con cui potevi rimetterci la pelle.

Era fin troppo ingenuo per i suoi gusti.

Per di più, bloccata in quel pandemonio, vi era la sua amica della quale non faceva che vantarsi, come poteva non essere preoccupato?

Un polverone incredibile si levò in aria, costringendo i più a coprirsi gli occhi per impedire che qualche granello trasportato dal vento li accecasse completamente.

Shoichi strinse più forte la ragazza dai capelli corvini che aveva fortunatamente strappato dalle mani di quell'invasato dai capelli rossi prima che esplodesse.

Doveva però dire che era rimasto stupito dalle potenzialità di quel tipo, che dopo poche ore passate sul suolo di Fiore era stato capace di dar libero sfogo ad una piccola parte dell'energia magica che possedeva, senza bisogno di aiuto o lezioni di alcun tipo.

Davvero notevole.

- Mi raccomando reggiti forte.- sussurrò alla ragazza che stringeva a sé, sentendo subito la presa di lei farsi più forte attorno alla sua spalla.

Carhan non capiva a pieno quello che stava succedendo, ma sentiva che di quel biondino poteva fidarsi, anche perché l'aveva appena salvata dalla furia di quell'idiota di Caius che, anche se in quel momento la terrorizzava, di sicuro avrebbe subito la sua vendetta.

Il rosso aveva completamente perso il controllo di sé, avvolto nella morsa di ombre scure e minacciose, che avevano colorato i suoi capelli, prima color fuoco, di un nero profondo come la notte, e i suoi occhi sembravano un intenso buco nero pronto a risucchiare qualunque cosa entrasse nella sua visuale.

Una scena fin troppo spaventosa.

- Fermati bastardo!- con le mani avvolte di nere ombre ed affilati artigli, Caius attaccò il biondo e Carhan con l'intento di far loro delle ferite considerevoli, e per un attimo la ragazza credette anche che la fine fosse arrivata.

Si ritrovò sospesa in aria senza neanche rendersene conto, con il biondo che le stringeva la vita e che scrutava Caius con uno strano sguardo, un sorrisino compiaciuto e gli occhi accesi di una folle luce che Cary non seppe identificare. Una scarica di brividi le attraversò la schiena.

Con grazia il biondino atterrò vicino a Miel, Nene e Kazuo, lasciando Cary tra le braccia dell'altro ragazzo per poi voltarsi e ghignare verso Caius.

- Che potenza distruttiva incredibile.- commentò.

Ringhiava, gridava, distruggeva e abbatteva alberi senza nemmeno rendersene conto. I vestiti ormai ridotti ad uno straccio, la coscienza e la consapevolezza che si facevano via via più flebili e lontane. Stava diventando un mostro, burattino delle ombre.

- Che diavolo sta succedendo Shoichi?! E che cavolo è quella cosa?!- Miel era terrorizzata, sconvolta e sorpresa.

- Cosa... cosa è successo a Caius?- aveva azzardato a chiedere Nene, con affianco un Kazuo che osservava il tutto con occhi brillanti ed eccitati, proprio come se fosse un bambino a cui è stato offerto un cesto pieno di dolci.

- Quel tipo... è senz'altro molto dotato.- commentò Shoichi senza staccargli lo sguardo di dosso.- Ma ha bisogno di imparare come controllarsi. Restate qui, lo riporto alla normalità e torno.- sentì una piccola mano aggrapparsi al mantello per fermare la sua camminata verso Caius, e girando appena il capo poté scorgere l'esile figura di Miel che lo tratteneva, testa bassa e guance rosse.

- Fai attenzione, razza di maniaco.- lui ghignò.

- Tranquilla piccoletta, torno subito.- e scompigliandole i capelli si gettò su Caius.

- Vedi di non morire... stupido!-

Non ci impiegò molto Shoichi a chiudere la faccenda con Caius, fortunatamente si era portato dietro una Lacrima-antimagus, che con abilità era riuscito a posizionare sulla fronte dell'uomo impazzito lasciandole fare il suo lavoro.

Era bastato schivare un pugno avvolto dalle ombre e sfruttare la breccia lasciata dall'attacco per essere in grado di agire e sfruttare lo strumento che teneva tra le mani guantate.

Sostanzialmente era una piccola sfera di cristallo bianco, grande meno di un pugno, i suoi effetti però erano devastanti su qualunque essere magico la sfiorasse, per questo maneggiarla con i guanti era l'unico modo per Shoichi di non finire vittima del suo stesso trucco.

Quella sfera rispediva la magia nel centro esatto del corpo di chi la stava usando, sigillandola per dieci minuti e rendendo inutilizzabile qualunque tipo di magia per quel margine di tempo.

Un oggettino niente male che aveva ricevuto in dono quando ancora era un assassino al servizio del gran Maestro, da utilizzare principalmente quando ci si trovava come obbiettivo un mago di considerevole livello.

La velocità nel compiere una missione era cosa essenziale per essere un buon assassino, e saper evitare combattimenti inutili, anche se divertenti, era una dote indispensabile.

- C-Che cazzo mi hai fatto? Che diavolo è appena successo?!-

Quando il rosso, ormai tornato alla normalità, si rese conto della scarica di potere che lo aveva appena colpito ne rimase affascinato, e si era incazzato non poco realizzando che quel biondino di merda l'aveva in qualche strano modo fermato.

- Rilassati amico, ti ho semplicemente salvato il culo. Se non avessi fermato quella scarica di energia, non solo noi, ma anche il tuo corpo sarebbe imploso per lo sforzo eccessivo.-

Con una sola e raggelante occhiata dei suoi occhi color oro, Caius mandò gentilmente a fanculo Shoichi, rendendosi poi conto delle condizioni in cui versava.

Della felpa rossa ormai non restavano che pezzi sparsi intorno a loro, i pantaloni erano per la maggior parte andati, persi, e la canotta nera non versava in condizioni migliori. Insomma si era ritrovato praticamente nudo senza nemmeno volerlo.

Shoichi si tolse il mantello dalle spalle, rivelando i vestiti che nessuno prima aveva notato, nascosti talmente bene da passare inosservati. Una camicia in seta bianca dall'ampia scollatura, che lasciava intravedere i pettorali non troppo scolpiti ma evidenti e la pelle abbronzata, lunghi pantaloni in cuoio marroni, gilet nero dello stesso materiale, ed una cintura a cui vi era attaccata una sacca non troppo piccola in cui il ragazzo ripose la sfera.

Lanciò il mantello a Caius e gli disse di metterlo, non poteva certo andare in giro con le vesti in quelle condizioni, e visto che non avevano ricambi a portata di mano, per ora avrebbe dovuto accontentarsi.

- Shoichi!-

I quattro ragazzi corsero da loro, chi preoccupato chi eccitato, per accertarsi che non fossero feriti troppo gravemente. La prima cosa che Miel fece fu sbraitare contro il deficiente che l'aveva fatta morire di paura.

- Avanti calmati Miel, sto bene.-

- Sei un irresponsabile! Cos'è tutta quella spavalderia improvvisa?! La prossima volta prepara un piano prima di buttarti a capofitto in situazioni del genere!- sbuffando, Sho fece solo finta di ascoltarla, quella ragazzina quando voleva sapeva essere davvero isterica.

- Ma cos'è successo esattamente?-

- Non lo so, ma è stata una gran figata!!-

Mentre Nene ancora tentava di capire cosa fosse il fenomeno a cui avevano appena assistito, Kazuo manteneva la sua positività ed suo carattere infantile, osservando il rosso ancora seduto a terra che fissava il mantello con insistenza.

Il biondino però negò una qualunque spiegazione, proferendo che a tempo debito, tutto sarebbe stato più chiaro

Nel mentre, anche Carhan stava rimproverando Caius, ma quest'ultimo non la stava nemmeno considerando.

- Idiota dai capelli rossi hai capito?! Tu prova ancora a fare qualcosa del genere e ti ammazzerò!-

- Ohi biondo.- Sho si girò verso il rosso, che ghignò sadico.

- Combatti con me corpo a corpo, voglio proprio vedere quanto sei forte.-

Shoichi doveva ammettere che una bella battaglia con un valido avversario lo tentava molto, ma non poteva permettersi distrazioni durante l'incarico. Era la prima regola.

- Mi piacerebbe, ma non ora. Voi volete sapere come tornare a casa vostra no? Io posso aiutarvi, lo farò volentieri se verrete con me, e poi potrei anche combattere con te.-

Caius accettò subito solo per il piacere di lottare con lui e potergli spaccare in tanti pezzi quella faccia di merda che si ritrovava.

- Tu sai davvero quello che ci è successo?- domandò Nene, sospettosa ma speranzosa.

- Certo, e posso aiutarvi a tornare indietro.-

Alla fine, anche lei, Carhan e un eccitato Kazuo si unirono al gruppo del biondino, che ne fu entusiasta.

Ne aveva recuperati la maggior parte, sperò soltanto che quella tonta avesse recuperato l'altra metà.

Capì che però ce ne erano altri nei paraggi quando il bracciale s'illuminò altre cinque volte, con cinque varie tonalità.

- Prima di partire però, che ne dite se altre persone si unisono a noi? Forza voi uscite, lo so che ci siete.-

Restarono confusi i compagni del biondo sentendo quelle parole, ma quando due gruppi differenti li raggiunsero al centro della radura artificiale creata da Caius, sgranarono gli occhi.

Come diavolo...?

Erano due gruppi, formati uno da tre e l'altro da due persone, in totale erano tre ragazze e due ragazzi.

- Come sapevi che eravamo lì? Non ci siamo mossi.- Layla se ne era sorpresa non poco, nessuno si era mai accorto di lei prima di quel momento. Probabilmente però, dipendeva dalla presenza di Yared.

- Amico sei fenomenale, come hai fatto a scovarci?- anche Ace ne era rimasto colpito, eppure erano discretamente lontani da lì.

- Diciamo che ho un buon udito, anche voi per caso siete del mondo di là e siete stati portati qui da una luce viola?-

I cinque annuirono.

- Ottimo.-

- Quindi puoi aiutarci?- Misaki era entusiasta, finalmente qualcuno che poteva riportarli a casa!

- Esatto, ma prima dobbiamo passare per una città, a recuperare un altro gruppo di estranei, dopodiché vi porteremo dalla persona responsabile del vostro viaggetto.-

- Porteremo?- Yared non era l'unico confuso da quel plurale, ma dopo aver annuito, Shoichi dissipò anche questo dubbio.

- Io e la mia compagna.- il cuore di Miel sobbalzò, anche se non seppe spiegarsi il perché.

- C-Compagna?- rise nervosamente, ponendo quella domanda.- M-Ma guarda, non credevo esistesse una donna in grado di sopportarti.-

Shoichi ghignò.

- Infatti lei è l'unica.- e per l'ennesima volta il cuore della ragazza sobbalzò.

Non riusciva a capire, cosa le prendeva così all'improvviso? O forse lei capiva, ma non voleva accettare la realtà.

Dopo le varie presentazioni dei nuovi arrivi, con non poca fatica nel cercare di mettere Rosie a suo agio tra tutta quella gente a cui non era affatto abituata, finalmente il gruppo s'incamminò.

Trovando nell'inizio del viaggio il momento giusto per ringraziare il biondo del salvataggio, Carhan l'affiancò sorridendo.

- Ehi Shoichi.- il biondo si voltò verso di lei, perplesso.- Volevo ringraziarti per prima, per avermi salvata.-

- Non è stato nulla di speciale, non devi ringraziarmi.-

Iniziò così una conversazione che il biondo non si sarebbe mai aspettato di cominciare, e che provocò l'irritazione di una biondina e di un pel di carota che non amava lasciare i suoi giochini in mano ad altri. Era una sua preda quella, se il bastardo non voleva finire morso a morte, doveva piantarla di parlarle all'istante.

- Senti Shoichi, come si chiama la città in cui stiamo andando?- domandò Misaki curiosa.

- E soprattutto manca molto? Io avrei un certo languorino.- disse Kazuo, grattandosi la nuca e lo stomaco gorgogliante.

- No non manca molto, eccola la.-

Tutti corsero avanti per ammirare la foresta che finalmente si trasformava in città.

- Quella è Azalea, la "Capitale del commercio".-

- Wow, che nome importante.- commentò Miel stupita.

- Si dice che in quella città non ci sia oggetto, spezia o manufatto che non si possa trovare.-

Erano rapiti dalla bellezza del panorama che si presentava loro davanti, e per un attimo restarono fermi ad ammirarlo, chi più chi meno interessato.

Un improvvisa esplosione allarmò il gruppo di viaggiatori, botto che sfortunatamente proveniva dalla città in cui si stavano dirigendo.

- Che cavolo è stato?!- sbottò Yared, guardandosi intorno con fare agitato.

- Era un botto enorme, che razza di creatura può fare un casino del genere?- chiese Carhan, sorpresa e lanciando un'occhiataccia terribile a Caius. Lui ci sarebbe riuscito senza problemi.

Si erano messi a correre verso la città, notando che dall’interno grida e panico si diffondevano a macchia d’olio tra la folla.

Shoichi sospirò pesantemente.

- Una creatura senza cervello, impulsiva e molto stupida a mio avviso.- sbottò.

- Vuol dire che sai chi ha fatto questo casino?- domandò Nene, leggermente sorpresa.

- Sfortunatamente sì, e penso che se non ci diamo una mossa finirà nei guai più di quanto non lo sia già.-

Non diede nuovamente spiegazioni, mentre seguito dall’intero e confuso gruppo si mise a correre in opposizione alla folla, sperando che per quella stupida non fosse già troppo tardi.

***

Città di Azalea. Fiore, Anno x1000

- Ma perché.... PERCHÈ PROPRIO IL QUARTIERE DI ABITI E ACCESSORI DOVEVA CAPITARMI?!?!?!-

Dovette aggrapparsi a Yelle per non cadere a terra come un sacco di patate, preda di un grande mal di stomaco che puntualmente, compariva ogni qual volta sulla sua strada compariva qualcosa collegato alla moda, ai vestiti troppo pomposi, e alle gonne da feste di palazzo.

Dio quanto detestava quegli abiti pieni di inutili pizzi e merletti.

- Sento che.... sto per vomitare...-

- Susu stai calma Nikki, non è poi così male.-

Inutile, nessuno poteva capire la sua sofferenza.

In tutto questo il suo obbiettivo, che solo i Kami sapevano per quale motivo si era ritrovato in quel luogo maledetto, ora girava euforico tra le varie bancarelle di abiti con occhi luminosi e contenti, inseguito da Jin e Isaac ai quali aveva amorevolmente chiesto di recuperarlo e portarlo da loro, così che avessero potuto andarsene in fretta da quell'orribile quartiere.

Impresa più semplice a dirsi che a farsi, poiché Toshiro, l'obiettivo, non faceva che saltellare da una bancarella all'altra in preda ad una felicità che nemmeno nelle più viziate dame di corte Nikki era mai riuscita a scorgere.

Si vedeva che per lui la moda era una vera passione, non un modo per vantarsi e mostrare le proprie ricchezze, e per questo lo ammirava, nonostante la sua passione fosse piuttosto bizzarra.

La fortuna però, al di là del luogo terribile, sembrava sorriderle dal punto di vista della ricerca, poiché altre due ragazze suoi obiettivi si erano rivelate poco lontane da lì.

Una delle due versava a terra in condizioni disperate, traumatizzata e in stato di shock, mentre balbettava qualcosa su una torta distrutta e irrimediabilmente compromessa, con l'altra che ridendo tentava di consolarla.

Se il suo fine udito non l'aveva tradita, avrebbero dovuto chiamarsi Lilian e Shino. Non era però convinta che cacciare a calci Ashuros e Atsushi per recuperarle e portarle da lei fosse stata una buona idea.

Se solo quel quartiere non le provocasse allergia e se solo Yelle non le fosse servita come indispensabile appoggio, mai avrebbe chiesto aiuto a uno di quei quattro, ci sarebbe andata di persona con l'aiuto della stessa ragazza albina.

- Waaaaa che abiti meravigliosi!!!! Così esotici, così antichi e datati, ma davvero tres chic!-

Solitamente Toshiro non era un amante della moda vecchio stile, ma doveva ammettere che in qual momento si sentiva come se fosse in paradiso. Nonostante lo stile medievale, quegli abiti erano favolosi!!!

Isaac ringhiò basso, per la prima volta infastidito dalla presenza di un maschio, che però amava comportarsi come una donnetta per negozi il giorno dei saldi, davvero irritante. Jin invece se la rideva.

- Ahahah mai visto un uomo con una passione così sfrenata per i vestiti.-

- Insomma la vuoi piantare di saltellare su e giù?!?! Vuoi tornare indietro no?! Allora seguici!-

Le parole di Isaac sembrarono interessare molto il ragazzo dai capelli bianchi e i sottili occhi rosa.

- Oh, dunque voi sapete come tornare indietro?-

- Noi no, ma la "signorina Hulk" invece lo sa.- sorrise Jin, causando in Toshiro un moto di perplessità.

- Signorina Hulk?-

- Lunga storia, allora ti decidi a venire?- fece Isaac impaziente.

- Si va bene, però...- e con una faccia sognate tornò a saltellare tra le varie bancarelle.- Ma prima voglio guardare bene tutti questi splendidi vestiti!!-

E mentre Jin se la rideva a crepapelle, Isaac stava per avere una crisi isterica.

Forse per il caso del destino, forse per un semplice incidente, mentre tentavano di staccare Toshiro dagli abiti, i tre caddero in pieno sopra qualcuno che non avrebbero mai dovuto sfiorare.

Parallelamente al recupero di Toshiro, anche Atsushi e Ashuros stavano avendo il loro bel da fare, non riuscendo a far riprendere la ragazzina dai capelli castano chiaro, Lilian, nemmeno con l'intervento di Shino, l'altra ragazza, Shino, dai capelli bianchi legati in una crocchia, che già da prima del loro arrivo aveva tentato di tirarle su il morale.

- Niente, non ne vuole sapere di alzarsi, è mezz'ora che provo a farla reagire, ma a parte il suo nome, non fa altro che blaterare cose strane.-

- Torta... non l'ho salvata.... perdono.... tortina mia... è persa...-

Ashuros non disse nè fece nulla in particolare, trovando tutto molto patetico e fuori dal suo interesse. Voleva solo tornare alla tranquillità del suo negozio, non prendersi cura di buffoni.

- Ohi bionda, qui abbiamo un problema, questa blatera di una torta perse e non reagisce, che facciamo?-

- C-Caricatela di peso...- trattenne un coniato, sempre sorretta da Yelle.

- Cavoli, i vestiti eleganti ti fanno un brutto effetto.-

- Q-Quasi quanto i carri e qualsiasi mezzo non siano animali o le m-mie gambe...- ed era vero, un maledetto punto debole che non riusciva a trattenere.

Come detto da Nikki, Atsushi tentò di caricarsi sulle spalle quella ragazzina piagnucolona, sperando così di potersene andare da quel postaccio al più presto, mente alcune figure in cui era meglio non incappare.

- Su forza, muoviti.- ma appena tentò di sollevarla, Lilian reagì.

- Non... TOCCARMIIIII!!!!! LACIAMI MORIRE NELLA DISPERAZIONE DI NON AVER POTUTO SALVARE LA MIA TORTAAAAAAA!!!!!!!!!!!-

Invece che colpire Atsushi però, che schivò elegantemente l'attacco, la ragazza colpì qualcuno che sarebbe stato meglio evitare di coinvolgere.

E quando Ashuros se ne accorse, ormai era troppo tardi.

Yelle e Nikki se ne accorsero qualche secondo dopo, che qualcosa non andava, e quando realizzarono cosa esattamente era, sbiancarono entrambe.

- Merda Merda Merda Merda Merda Merda!!!!!!!- Nikki imprecava senza ritegno, ritrovatasi all'improvviso a correre a perdifiato seguita dal suo gruppo più i tre nuovi compagni che, eccetto Shino che si era decisa a correre con loro per sua volontà, li avevano dovuti trascinare a forza.

Toshiro preso per le braccia da Isaac e Jin, Lilian caricata sulle spalle dal solitamente impassibile Ashuros.

Ormai lontana da quel terribile vicolo, la bionda stava abbastanza bene da poter correre da sola e maledire il suo gruppo.

"Ma possibile che tutte le persone che trovo attirino le guardie?!" non sapeva nemmeno cosa avessero combinato, stava troppo male per controllarli, sapeva soltanto che stavano per essere arrestati tutti quanti e che per impedirlo si era ritrovata costretta a stendere due o tre guardie che per poco non li avevano presi.

Risultato?

Si erano ritrovati a correre a perdifiato per le vie della città inseguiti da un centinaio di guardie che armate fino ai denti tentavano di arrestarli.

"Cavolo, anche io ho i miei limiti! Queste guardie sono troppe per il mio occhio solo! E se uso la magia rischio di uccidere anche chi mi serve, che cazzo faccio ora?!?!"

- Nikki attenta, vicolo cieco!- le urlò Shino, ma ormai la bionda era già andata a sbattere contro un muro di mattoni tanto era presa dai suoi pensieri.

- Grandioso, ci mancava solo un vicolo cieco, merda!- imprecò Isaac, pronto a combattere per non lasciarsi catturare tanto facilmente.

- Finalmente vi abbiamo presi!-

- Non avete scampo!-

- Arrendetevi alla nostra superiorità!-

Furono i commenti delle guardie.

La bionda si mise davanti al gruppo per tentare di proteggerli e specialmente per impedirgli di fare cazzate, alzando un sopracciglio perplessa e massaggiandosi il naso.

"Superiorità? Si numerica! Perfino un troll è più intelligente di voi."

Però doveva ammettere che stavolta l’avevano fregata per bene ed ora non c’era via d’uscita.

- Serve una mano?-

A quella voce il cuore le sussultò, ma poi ghignò. Finalmente quello stupido si era deciso ad arrivare, proprio al momento giusto per di più.

Alzò lo sguardo verso l’alto del muro che chiudeva il vicolo, fino ad incontrare il ghigno strafottente di chi si aspettava lei. Sbuffò lei, ma era felice.

- Certo che no, per chi mi hai presa? Per una novellina?-

- È mai possibile che debba sempre salvarti?- sbuffò la voce, mentre i ragazzi erano sempre più confusi.

Ed ora chi era questo tipo?

- Tze senti chi parla, però sono felice di vederti.- sorrise.

Adesso una speranza di fuga ce l’avevano.































*Note Autrice*
Holaaaaa!!!!!!
Eccomi tornata con la seconda parteeeee!!!!!!
Bene, qui ho introdotto tutti i vari OC, e spero di averli resi al meglio e si non averli fatti troppo OOC >-< se così fosse AVVERTITEMI SUBITO!!! Non voglio che i vostri personaggi escano dal loro personaggio, quindi per favore ditemi se qualcosa non va e come potrei aggiustare il tiro per centrare meglio il carattere.
???: Se vuoi lezione di sparo, la famiglia Vongola è quella che fa per te.
Me: Ehm.... mi duole dirlo, ma Reborn-san.... cosa ci fai qui?
R: I Vongola cercano voi, entrate nella famiglia, o pagatene le conseguenze.
Me: Reborn-san, non arruolare mafiosi tramite la mia storia! *punta Leon alla fronte dell'autrice* E-ehm come dicevo..... viva i Vongola!
R: Brava. Tsuna sarà il tuo Boss.
???: Reborn! Non minacciare le persone per farle entrare nei Vongola! E io non diventerò mai Boss! *viene messo KO dal tutor*
Me: T-Tsu-kun...? *di nuovo Leon puntato alla tempia*
R: Finisci le note e convincili a far parte della famiglia.
Me: A-Aye!
Dunque, spero il capitolo vi sia piaciuto, Ringrazio infinitamente la mia Sis per il betaggio e la mia editor Vale per lo spronamento continuo, e ringrazio chi mi segue continuamente! XD
Vorrei dire una cosa, forse più avanti avrò bisogno di Badass per i cattivi e potrei riaprire le iscrizioni per 2/3 OC di cui però non garantirò la vita ^^" quasto però non è ancora sicuro u.u In più ringrazio Marta (marta_uzumaki86) per la sua complicità nel mio piano malvagio di cui voi non saprete nulla per un bel po' MUAHAHAHAHAH!!!
Un grazie a tutti e alla prossima!
Bacioni, abbracci e ricordate, I Vongola hanno bisogno di voi! Chaossu!!
Jeo 95 =3
Me: V-Va bene così Reborn-san?
R: Si può andare.
Me: Non sei stato troppo crudele con Tsu-kun?
R: Si riprenderà, è solo svenuto.
???: OH NO JUUDAIME!!!!
Me: Gokudera-kun! *viene fulminata dal ragazzo con la dinamite*
G: Ti punirò per quello che hai fatto al Juudaime!!
Me: No fermo io...!!! *scappa per evitare la dinamite*
R: eheheheh secondo me la prende. Chaossu a tutti!

p.s. Ah perdono stavo dimenticando!! Qui vi metto il lin della pagina Ask mia e della Sis, dove potrete far richiesta di storie su anime/manga che poi pubblicheremo a seconda della coppia e del prompt che deciderete voi!! Grazie dell'attenzione e un bacio a tutti!!!

Link --->
http://ask.fm/TheWerewolfJeo95EFP

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Capitolo 6
*** Secret Base. ***


THE KNIGHTS OF THE DRAGONS.

 


CAPITOLO 6- SECRET BASE.

 

Platea Umbras, Fiore. Anno x1000

 

Finalmente Nikki poté tirare un profondo respiro e riprendersi del tutto da quelle assurde esperienze che da quella mattina mettevano a dura provo il suo fisico, la sua sanità mentale e la sua scarsa pazienza.

E il ritrovamento di quegli elementi era la causa principale dei tremendi dolori di stomaco che provava in quel momento.

Possibile che tutti i più strambi fossero capitati a lei?

Un solitario che ancora un po' si rinchiudeva in una scatola per troncare ogni contatto col mondo e le sue creature viventi, uno spaccone donna-fobico che non faceva altro che lamentarsi dell'ingente aumento di esponenti femminili nel gruppo, un gattaccio randagio che oltre ad essere un solitario era anche cocciuto, un pagliaccio amante delle risse, un fissato dei vestiti, e una maniaca dei dolci depressa per una torta perduta che però aveva la sua piena comprensione.

I dolci erano un bene prezioso e quando uno andava perso senza averlo potuto gustare andava compianto col cuore.

Insomma gli unici elementi tutto sommato normali erano Yelle e Shino. Sempre meglio di niente, ma per i suoi poveri nervi non sembrava essere abbastanza.

Come se non bastasse quel buzzurro venuto in suo soccorso non faceva che ripeterle quanto fosse stata stupida e incapace.

Decisamente una giornata da dimenticare.

- Incredibile, come si può rischiare così di essere catturati da quegli stupidi? Nemmeno un Yope è così stupido.- scosse la testa il biondo, divertito quanto amareggiato.

- La vuoi piantare?? Mi avevano trascinato in un maledettissimo vicolo dei vestiti, lo sai che sono allergica a quei dannati pizzetti!-

- Sono tutte scuse, sei solo un'inetta.-

Alzandosi di scatto portò la fronte a contatto con quella del biondo, ringhiando ed imprecando a bassa voce.

- Chiudi il becco dannato pennuto, o ti spedisco lassù con i tuoi simili!-

- Attenta a te, testa calda! Altrimenti finisci a far compagnia ai vermi sotto terra!-

Dai loro occhi scaturivano scintille di fuoco, ma per chi non veniva da quel mondo, quella scena era a dir poco patetica.

- Ehm scusate? Non vorrei interrompere la vostra rimpatriata, ma ora volete darci delle spiegazioni?- domandò Carhan, innervosita come gli altri per essere stata messa da parte a quel modo.

I due biondini si diedero le spalle sbuffando, dovendo però riportare alla mente il piccolo particolare che la missione non era ancora finita.

- E va bene, tregua fino alla fine della missione?- propose il ragazzo.

- Bene, per la missione.- si strinsero la mano e sigillarono l'accordo.

Dando una leggera occhiata al numero di persone intorno a loro, sul viso di Shoichi comparve un ghigno.

- A quanto pare ti ho battuta, ne ho trovati di più io.-

La bionda sbuffò inviperita, iniziando a camminare in una direzione non ben definita per cercare di scaricare la tensione e la voglia omicida che provava verso il compagno.

- Coraggio venite, vi portiamo alla nostra base dove avrete tutte le risposte che volete.- sbottò infine, venendo affiancata da un ghignante Shoichi.

- Ehm... però prima, dovremmo far recuperare Lilian, è ancora sotto shock per la torta.- le parole di Shino erano vere, poiché la ragazza dai capelli castani era ancora avvolta da un'aura scura e depressa. Nikki sbuffò.

- Ehi, nel posto dove stiamo andando ci sono delle torte, se vieni posso cedertene una.- borbottò imbronciata e non pienamente convinta.

Lilian sembrò rinascere a quelle parole, iniziando a saltellare felice intorno all'intero gruppo.

- Grazie signorina!! Sei la mia salvatriceeee!!!- dentro di se intanto, il suo lato più oscuro sogghignò sadico. Appena avrebbe messo le mani sulla persona che aveva fatto si che la torta si rovesciasse, l'avrebbe conciata per le feste.

Il sentiero su cui viaggiavano era buio e per nulla rassicurante, tanto che diverse delle ragazze deglutirono per il disagio.

Ma che razza di posto spettrale era quello?!

- Manca ancora molto?- chiese gentilmente Yelle, avvicinandosi ai due biondi davanti.

- No non molto, appena passata la Platea Umbras arriveremo dritti dritti a casa.- spiegò Shoichi alla ragazza.

La Platea Umbras era forse il sentiero più buio e scuro di tutta Fiore, avvolto nelle ombre più fitte e nere che si fossero mai viste. Non ci passava mai nessuno che non cercasse morte certa, anche per il fatto che fosse popolato da svariate specie di insetti, aracnidi e rettili vari, tutti pericolosi e a volte velenosi, creature selvagge che dominavano ogni centimetro di quella via spaventosa.

Una perenne nebbiolina avvolgeva quel luogo, rendendolo ancor più spettrale e spaventoso.

Ovviamente i due biondi non avevano menzionato la particolare fauna presente sul sentiero e nella foresta li intorno, limitando così il rischio di persone terrorizzate nel gruppo.

Specialmente di ragazze.

L’unica che sembrava terrorizzata era Misaki, non troppo felice di dover passare per quella via buia e spettrale che da sempre rappresentava la sua paura più grande.

Continuava infatti a guardarsi intorno ossessivamente, stringendosi al braccio della prima persona che aveva trovato vicino per reprimere la paura.

In questo caso era capitato a portata il braccio di Ace.

- Che posto strano, ha un aria spettrale.- commentò Miel, per nulla convinta di voler proseguire quell'assurdo viaggetto.

Avrebbe preferito saltar giù da un burrone un'altra volta.

- Già sono d’accordo, questo posto non convince nemmeno me.- si era aggiunto Yared, guardandosi intorno con fare sospetto.

- Ehi voi sentite, non è che ci dareste un anticipo sul posto in cui siamo? Se non ho capito male ora dovremmo esserci tutti, quindi potete parlare!- s’intromise Jin, portandosi davanti ai due e fermandoli.

- Effettivamente, dovevamo solo aspettare di essere tutti riuniti no?- aggiunse Toshiro affiancando l'albina.

In poco si ritrovarono tutti d’accordo, mettendo in difficoltà i due ragazzi biondi.

- Sentite, mi piacerebbe raccontarvi tutto, ma non è né il luogo né il momento adatto.- sospirò Shoichi, cercando di calmare gli animi.

- Invece ora ci darete una spiegazione! Non siamo mica i vostri cagnolini che devono seguirvi ovunque!- sbottò Isaac seccato.

Voleva risposte e le avrebbe avute ora.

Il tono un po' troppo altro però fece scattare la ragazza, che con un abile gesto lo colpì alla nuca con un pugno.

- Razza d’idiota donna fobico abbassa la voce!- sibilò Nikki a voce contenuta.- Finitela di fare i bambini e fate silenzio! Se svegliate le ombre allora si che siamo fottuti!- rimproverare le persone con voce così bassa non era proprio da lei, ma in quel frangente non vi erano alternative.

Misaki si strinse ancor di più al braccio di Ace, che tentò di calmarla ma invano. La sentì tremare conto il suo braccio senza però riuscire a trovare una soluzione per calmarla, finendo per metterle un braccio intorno alla spalla cercando di rassicurarla.

Si sentì sollevato quando sentì il tremolio della ragazza diminuire.

Rosie da dietro osservava quella scena con celata curiosità nello sguardo, poiché vedere Misa in quello stato, dopo aver avuto un assaggio della sua contagiosa positività, le fece uno strano effetto.

- Che significa "svegliare le ombre"?- domandò Caius alzando un sopracciglio, ora interessato al discorso.

Da quando le ombre avevano vita propria?

- Vedete, le ombre di questo luogo sono uno dei misteri del mondo. Sono in qualche modo vive e si divertono a trascinare le persone sconsiderate che si avventurano per questo sentiero nel buio e nella disperazione. Nessuno sa perché o come sia possibile.- spiegò Sho tranquillo.

Tutti rimasero ovviamente gelati nel sentire quella tremenda ed inquietante storia.

Ombre che si divertono a far precipitare poveri passanti nel buio? Decisamente quel mondo aveva qualcosa che non andava.

- Fatemi capire: stiamo passando per un sentiero dove ombre assassine e psicopatiche si divertono ad ammazzare chi ci passa?- chiese Yared ironicamente.

- Esatto.-

- Ah ma bene, questo significa che siamo noi le povere persone sconsiderate che verranno uccise?!- sbraitò Miel leggermente alterata.

Quei due li stavano condannando a morte.

- Se faceste silenzio ridurremmo al minimo il pericolo di svegliarle queste ombre.- sbottò Nikki, con una venetta che iniziava a pulsarle in fronte.

- Senti donna, noi ci siamo fidati di voi e vi abbiamo seguiti, ma il fatto che ci stiate trascinando in un luogo mortale senza spiegazioni non mi va proprio giù.- intervenne anche Isaac, privato della poca pazienza di cui disponeva.

- Sentite ci siamo fidati di loro fino a qui, che vi cambia continuare un altro po’?- intervenne a quel punto Carhan, stanca di quelle inutili discussioni.

Non voleva fidarsi così facilmente di persone estranee, ma Shoichi le aveva salvato la vita, per cui si sentiva in debito e credere alle sue parole era il minimo che potesse fare.

- Sono d’accordo, prima la smettete di comportarvi da bambini prima ce ne andiamo da questo postaccio.- sbottò Layla stanca.

Troppa folla per i suoi gusti, come se già la presenza di un esaltato Yared non fosse sufficiente a spazientire la sua povera pazienza.

- Coraggio ragazzi cerchiamo di restare calmi, usciamo di qui e vediamo di capire cosa ci è capitato. Se loro lo sanno tanto vale seguirli.- aggiunse Nene, sostenuta da Kazuo.

- Sono d'accordo con Nene-chan!! E poi questa storia delle ombre è una vera figata!- il solito bambinone che l'albina non riusciva a comprendere.

- In più abbiamo altra scelta? O loro o le ombre, dubito che qualcuno di voi voglia morire in questo luogo sconosciuto, per cui zitti e in marcia!- aggiunse Miel, più tranquilla di prima e lucida abbastanza da ragionare su cosa fosse meglio.

Ancora un po’ incerti, anche gli altri acconsentirono e ripresero a camminare, mentre i due taciturni del gruppo, Ashuros e Atsushi, si erano limitati ad osservare la scena in silenzio.

Mentre uno pensava a come cavarsela da solo e poter così scaricare quei rumorosi compagni, tornando alla svelta al suo tranquillo e amato negozio, l’altro pensava alla biondina dalla quale era stato steso poco prima e su come poteva fare per prendersi una qualche rivincita.

- Coraggio, siamo vicini all'uscita.- disse Nikki rivolta al gruppo, quando davanti a loro si poté finalmente scorgere una luce.

L'uscita finalmente, anche se per Layla era fin troppo luminosa.

Un fruscio attirò l'attenzione dei due biondi di testa, ma non furono i soli a percepire il cambiamento che avvenne nell'aria, ora più fredda e umida.

Caius sentiva alcune voci rimbombargli in testa, sussurri dalle parole fin troppo chiare ma che sembravano provenire da ogni parte del sentiero.

Un brivido freddo gli corse lungo tutta la schiena, che lo fece ghignare di piacere. Le cose stavano prendendo uno sviluppo interessante.

- Cos'è stato?- domandò il rosso divertito.

- Qualcosa di brutto.- rispose Shoichi con l'espressione aperta in un ghigno di tensione.

Yelle si avvicinò a Nikki per tentare di capire cosa stesse succedendo, lei e gli altri non avevano percepito nulla, ma bastò che le posasse una mano sulla spalla per percepire tutta la tensione che la biondina stava provando in quel momento.

La posa difensiva in cui si trovava non faceva presagire nessuno sviluppo positivo per il loro gruppo.

Ormai non vi erano più dubbi, qualcosa decisamente non andava.

- Cazzo. Siamo nei guai.- inveì la ragazza, sostenuta dal compagno.

- Ora che eravamo così vicini, ci toccherà correre.- si voltò verso il gruppo che li osservava ansioso.

- CORRETE SVELTI!!-

Anche se confusi e, alcuni, perfino contrari alla fuga e al prendere ordini, fecero come Shoichi aveva gridato, senza la benché minima protesta.

Quei ragazzi sapevano quel che facevano, e se perfino loro di davano alla fuga, qualunque cosa fosse loro addosso, doveva essere decisamente pericolosa.

- Guardate, quella è l'uscita!- Esclamò Lilian sorridendo.

- Che bello si vede la luce!- concordò Shino al suo fianco.

- Cerca di resistere, ormai ci siamo.-

Misaki era ancora spaventata da tutta quell'oscurità, ma la mano di Ace che teneva la sua riuscì a darle conforto, specie perché il ragazzo l'aveva trascinata di peso fino all'uscita.

Sorrise appena e pensò che quando quell'assurda situazione fosse finita, avrebbe dovuto sdebitarsi con lui.

Quando ormai erano quasi tutti fuori da quel postaccio pieno di malefiche ombre viventi, un urlo attirò l'attenzione di tutti.

Rosie era stata afferrata per la vita da un tentacolo oscuro, che la stava lentamente trascinando di nuovo al centro della Platea Umbras.

- QUALCUNO MI AIUTIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!-

Stava lentamente venendo risucchiata, quando una mano l'afferrò prima che potessero portarla troppo in fondo.

- Tze, voi donne siete solo una seccatura.-

Isaac la prese giusto in tempo, iniziando a tirarla verso l'esterno per cercare di strapparla alla morsa delle ombre, ma queste erano più tenaci e aggressive più di quanto il ragazzo avesse immaginato.

Un secondo tentacolo comparve dal nulla e tentò di colpirlo, ma con un salto laterale Isaac riuscì a schivare il colpo.

Sfortunatamente però, Yelle e Nene vennero catturate da altri due tentacoli oscuri, rischiando di finire così tra le grinfie delle ombre.

- NENE-CHAN!- Kazuo non ascoltò la voce della sua amica Cary che lo intimava di aspettare e riflettere prima di agire, sapeva soltanto che doveva assolutamente salvare Nene a qualunque costo.

- Maledizione.- imprecò invece Atsushi, che anche lui senza pensare alle conseguenze si buttò dietro Kazuo contro i tentacoli ombra che avevano preso le due ragazze.

- Ehi razza di brutto mostro nero, lasciale andare!!!- Sbraitò da terra Yared, ma la strana cosa sembrò non volerlo ascoltare.

Nonostante gli sforzi dei tre ragazzi per liberarle, sembrava che ogni sforzo fosse vano, e fu proprio in quel momento che Isaac, frustrato da quell'impotenza che non si era mai sentito dentro, provò una strana stretta allo stomaco, qualcosa che non aveva mai provato prima, ma che gli infuse una strana energia in tutto il corpo.

Sovrastava il senso di impotenza, era cento volte più forte, e nonostante la fitta era una sensazione piuttosto piacevole e calda. Non sapeva bene nemmeno lui cosa stava accadendo, ma il suo corpo si mosse da solo, come se già sapesse quello che doveva fare.

Sentì il suo braccio farsi più pesante, più possente, e quando tentò nuovamente di colpire il tentacolo, questa volta finalmente ci riuscì.

Con un suono sordo il tentacolo mollò la presa, facendo finire Rosie tra le braccia del ragazzo.

Subito però fu allontanata, dovendo assistere alla scena di lui che tentava di disinfettarsi la mano venuta a contatto per troppo tempo con un esponente del gentil sesso.

La ragazza ne rimase perplessa e decise di lasciarlo in pace, con un po' di coraggio avrebbe potuto ringraziarlo più tardi.

Nel mentre, Nene e Yelle erano ancora intrappolate da quella cosa oscura, senza riuscire a liberarsi e finendo sempre più immerse nell'oscurità.

- Mettimi giù maledetta cosa scura informe e viscida, io non sono il tuo pranzo!!- sbraitò Yelle tentando di liberarsi.

- Resta ferma.- fu un sussurro quello di Atsushi, ma Yelle riuscì a sentirlo chiaramente, e ad obbedire appena in tempo.

Non aveva mai provato tanto calore dentro il petto prima di allora, era una sensazione strana e piacevole, che gli infuse forza e potere.

Una luce fiammeggiante iniziò a brillargli sulla mano che aveva iniziato a muoversi con movimenti talmente fluenti e controllati che non sembrava nemmeno Atsushi la stesse controllando.

Quella luce così calda e abbagliante spaventò la creatura, che lasciò andare la ragazza e tornò a nascondersi nelle ombre della Platea Umbras.

Finalmente libera, Yelle si accorse tardi di trovarsi nella posizione di finire in una per nulla allettante caduta verso il vuoto, al che lei serrò gli occhi ma non urlò, pronta a trasformarsi in una frittella spiaccicata sul terreno, cosa che però, per sua fortuna, non avvenne.

Il suo atterraggio, contrariamente a ciò che pensava, non fu affatto doloroso, bensì morbido e controllato.

- Tutto bene?-

La ragazza guardò Atsushi negli occhi e sorrise serena, ringraziandolo di cuore.

Ora l'ultima ad essere ancora in pericolo era Nene.

Kazuo era riuscito ad afferrarle la mano, ma più cercava di tirarla fuori, più la presa delle ombre sembrava farsi salda e indistruttibile.

Nemmeno con l'aiuto di Jin e Yared, intervenuti a dargli man forte, riuscì a trarre in salvo la ragazza.

- Maledetta cosa lasciami subito!-

Forse per puro caso la mano libera di Nene si posò sul tentacolo oscuro, e quando una piccola luce quasi invisibile scaturì dalla mano di lei, il tentacolo si bloccò qualche istante, dando il tempo ai tre di tentare ancora una volta di liberarla, e con un ultimo strattone ci riuscirono.

- Tutto bene Nene-chan?- domandò premuroso Kazuo, ricevendo un semplice cenno d'assenso dalla ragazza. Sorrise sollevato, ma si dovette rimettere presto in allerta.

Non ebbero il tempo di festeggiare che l'ombra si riformò e provò a tornare all'attacco, ma stavolta i due biondi si misero in mezzo.

La pelle di Nikki iniziò a fumare, mentre assumeva uno strano color rosso, come se si fosse ustionata al sole, però sembrava stare più che bene.

Shoichi invece si limitò a ghignare.

- Forza uscite subito! Noi sistemiamo questa cosa e arriviamo.-

Ancora increduli, i ragazzi dovettero riprendersi alla svelta e seguire il consiglio di Sho.

Ashuros e Atsushi, prima di sparire fuori dalla foresta nera, si voltarono verso i due rimasti indietro.

- L'hai percepito anche tu vero? Quei due nascondono qualcosa di grosso.-

- Già.-

Avevano molti dubbi sui loro accompagnatori, ma decisero lo stesso di lasciarli soli. In quel momento non avevano tempo per dubbi e discussioni.

- Hai visto? Hanno usato la magia.- una volta sicura di essere sola col compagno, Nikki parlò.

- Si lo so, anche Caius l'ha utilizzata quando l'ho incontrato. Questo vuol dire che la vecchia aveva ragione. I Knight esistono davvero.-

- Ora il problema sarà spiegarlo a loro e convincerli ad aiutarci.- mentre parlava, la bionda schivò un colpo del tentacolo.

- Forse, ma lo sai com'è fatta quella là. Li convincerà sicuramente. Che ne dici di liberarci di questi dannati mostri una volta per tutte?-

- Yes, giustappunto. Era quello che pensavo anche io.-

E scambiandosi un ghigno complice, i due attaccarono.

***

??? Fiore. Anno x1000.

Aprì lentamente gli occhi stanchi e affaticati, quando il puzzo di muffa e umidità fu davvero insopportabile da gestire persino da priva di sensi.

Le veniva da vomitare.

- D-Dove mi trovo...?-

Si guardò intorno spaesata e spaventata, accorgendosi subito di essere chiusa in una cella sporca e puzzolente, nemmeno tanto illuminata per di più.

- Ma che..?- era distesa a terra, e solo quando provò ad alzarsi, si accorse di avere mani e piedi legati.

- E-Ehi ma... perché sono legata?- la voce le tremava impercettibilmente, e ormai era prossima alle lacrime.

- Inutile agitarsi, qui non ti può sentire nessuno, cerca di calmarti ok?-

Istintivamente sussultò.

- C-Chi sei?-

Nel buio di quella cella infernale, riuscì a vedere solamente due vivaci occhi castani che però non la rassicurarono per nulla.

- Ma guarda chi c'è qui, un'altra piccola mocciosa. Chissà come mai il Boss vuole che vi tenga d'occhio.-

- T-Tenerci d'occhio?-

- Già, il mio nome è Tochi marmocchia, la mia missione è controllare che tu e la tua compare qui di fianco non facciate strani scherzi.-

Soltanto in un secondo momento si accorse della bella bambina che stava al suo fianco, non riusciva a vederne bene i tratti caratteristici, sapeva solamente che era ancora svenuta.

- P-Perché siamo qui legate e imprigionate?-

- Non l'hai capito dalle mie parole piccola idiota? Sei qui perché il mio capo ha voluto così, non so bene cosa voglia fare con te, ma i suoi piani non m'interessano più di tanto. Sei legata perché così non puoi fare strani scherzi, e qui ti ci abbiamo portato noi con questa.-

Rispondere alle domande di quello che era un ostaggio probabilmente gli avrebbe creato guai ai piani alti, ma al giovane non importava più di tanto. Era solo una marmocchia spaventata, meritava una piccola spiegazione dopotutto.

Tochi estrasse da una tasca una sfera di color blu elettrico, che gli illuminò di poco il volto ma senza marcarne i lineamenti.

- Vedi a quanto pare sei un elemento indispensabile per annientare quel regno guasta feste e permettere la nostra vittoria, anche se non ho ancora capito come.- confessò il ragazzo in tono accigliato.

Annientare un regno? Nostra vittoria? Ma di che stava parlando?

- I-Io non capisco! Come potrebbero due bambine... aiutare a d-distruggere un regno... proprio non ha senso...-

Non comprendeva, non riusciva nè voleva comprendere la mente di quelle persone. Era troppo piccola per capire, sapeva soltanto che voleva tornare a casa, nel suo mondo, nella sua città, col suo adorato fratellone.

- Non è necessario che tu sappia, basta che fai come ti diciamo e andrà tutto bene.- era inquietante la voce del ragazzo, all'apparenza allegra ma tagliente come veleno, tanto che alcune lacrime le scesero dagli occhi fuori controllo.

- C-Chi siete voi?- titubò, ma quella domanda le era sorta spontanea, come se fosse uscita da sola.

- Noi siamo i Titans, e il nostro obbiettivo è distruggere il mondo.- il sorriso del ragazzo, che brillò nell'oscurità del sotterraneo fu capace di gelarla.- Ora vado via per un po', altrimenti Nekumi-chan si arrabbia. Bay bay Baby-chan, vi porterò del cibo più tardi.-

Sentì i passi del ragazzo riecheggiare nell'oscurità lasciando che la tensione sciogliesse i suoi muscoli fin troppo alla svelta, tanto che non riuscì più a reggersi in piedi e si accasciò a terra con altre lacrime che le rigavano il volto.

Prima di accoccolarsi spaventata tra le braccia di Morfeo, riuscì solo a pensare una cosa.

"Fratellone Toshiro... ho paura... vienimi a salvare ti prego.."

***

Base Segreta Fiore. Anno x 1000.

- Eccoci arrivati finalmente.- Nikki sorrise raggiante quando la porta della loro base le si presentò davanti.

Non vedeva l'ora di entrare e potersi riempire lo stomaco a dovere.

- Cioè, sul serio è questa la vostra base?-

Yared non era l'unico ad essere rimasto basito quando davanti ai loro occhi si era presentata una.... catapecchia.

I muri ormai di color bianco sporco, erano crepati in più punti ed il colore che prima sembrava voler rimediare a quei danni non aveva retto, cadendo in vari punti e lasciando che il fango di sotto si mostrasse agli occhi di tutti. Era una casa dalle pareti esterne infestate dai rampicanti che sembravano volerla stritolare e cancellarne ogni traccia, avvolgendola in un abbraccio mortale che di volta in volta peggiorava, mentre le finestre erano soltanto dei buchi nella parte tanto per far si che un po' di luce traspirasse in essa, e la porta in antico cedro era ormai marcia e malridotta, ricoperta da diversi tipi di muffa di cui non si conoscevano nemmeno tutti i nomi delle varie specie.

"Peggio delle topaie in cui mi infilavo di solito..." si ritrovò a pensare Atsushi, sbadigliano poi per il poco interesse che comunque provava verso l'edificio.

- Quindi voi vivete in questa bettola?-domandò sarcastico Caius, prima di ricevere un forte pugno da Carhan dietro di lui.

- Non dovresti deridere le persone meno fortunate economicamente.-

- Sentimi bene piccola stronzetta, piantala di metterti contro di me o finirai male.- l'odio che c'era tra quei due era palpabile anche ad un cieco, ci vollero quattro persone per dividerli e allontanarli, impedendo così al rosso di scatenare un altra volta i suoi terribili poteri. Chi aveva assistito allo scontro ancora lo temeva per ciò che aveva fatto, chi più chi meno in maniera evidente.

Carhan lasciò perdere per il momento e si concentrò sui due ragazzi che li avevano condotti fino a li, ma non avrebbe lasciato correre la questione ancora per molto. Caius gliel'avrebbe pagata cara, lo promise sul suo stesso onore.

Nel mentre Sho e Nikki sembravano stregati dalla porta che si era loro presentata davanti, fissandola intensamente e con una strana luce nostalgica negli occhi che però nessuno dei presenti riuscì a decifrare.

- Tutto ok voi due?- chiese Miel perplessa.

Il primo a riscuotersi fu Shoichi, assolto com'era dai suoi pensieri si riscosse e cercò di riportare tra di loro anche la compagna.

- Tranquilli, stavamo solo riflettendo. Nikki forza entriamo.-

Prima di seguirlo però, alla ragazza scappò una frase che non sfuggì all'intero gruppetto.

- Credi che stia bene?- il biondo non la guardò negli occhi quando rispose, il che lascò ben intendere alla ragazza che nemmeno lui sapeva cosa aspettarsi.

- Sai com'è fatto, tornerà sicuramente. Ha la pelle dura quello.- ghignando, anche la ragazza tornò a concentrarsi sulla missione, mettendo da parte i pensieri che le affollavano la mente.

- Yes, giustappunto! Forza entriamo!- aprì con energia la porta, facendo segno agli altri di seguirli all'interno.

Dopo un attimo di esitazione, iniziarono tutti a seguirli verso l'interno della catapecchia, impazienti di scoprire cosa fosse loro successo e perché si trovassero in un mondo tanto bizzarro e diverso dal loro.

- Coraggio Rosie, non aver paura.-

Non era paura quella che bloccava la giovane albina dall'entrare in quella casupola spettrale, bensì la diffidenza che pian piano era tornata a scorrere nel suo animo, sempre più insidiosa e forte.

Ma Misaki sembrava decisa a voler abbattere quella barriera ad ogni costo, così si lasciò semplicemente trascinare dalla bionda, seppur contro voglia, e dalla sua sfrenata energia.

Non era ancora pienamente a suo agio, ma provare a fare il primo passo verso una vita libera dalla diffidenza non costava nulla.

Ace le seguiva da dietro, sorridendo ma non smuovendosi dal suo stato di allerta costante, che lo spingeva a non fidarsi ancora completamente di quei due.

Era contrario Isaac ad entrare in un così stretto spazio pieno di donne con le quali non sarebbe mai riuscito ad andare d'accordo, ma era bastata la vicinanza di Jin e Toshiro, che praticamente l'avevano trascinato dentro, per fargli cambiare idea. Il fatto che poi avesse imprecato contro i due per una buona mezz'ora era solo un mero ed insignificante dettaglio.

Atsushi entrò sbadigliano con le mani in tasca, mentre Layla vi fu trascinata da Yared che non faceva altro se non trascinarla, ridere e chiamarla Ombretta.

Carhan stava per entrare e seguire gli altri, ma Caius la precedette e la rimandò indietro, facendola scivolare e finire con il culo a terra.

- Levati piccoletta, prima io.- la corvina digrignò i denti, ancor più convinta di voler massacrare con una dolce e lenta vendetta quel bastardo per di carota.

Sbadata come sempre Miel inciampò sopra Cary, scatenando in quest'ultima una risata soffocata.

- Perdonami Carhan, sono una frana.-

- Tranquilla Miel, può capitare a tutti un attimo di distrazione.-

Entrambe furono sollevate di peso e rimesse in piedi da un sorridente Kazuo, che già si sentiva eccitato ai misteri che quella casa poteva nascondere.

Entrarono anche loro tre seguiti da una silenziosa Nene, che cercava di analizzare il tutto a mente fredda e razionale per tentare di capire cosa poteva passare per la testa ai due biondi.

Stavolta fu Shino ad essere trascinata da Lilian, poiché la castana già non vedeva l'ora di mettere le mani su uno squisito dolce e di avvinghiarle al collo di chi aveva osato deturpare il suo. Shino era divertita da tutta quella gioia, non percependone l'aura omicida, ma ancora si chiedeva cosa centrasse lei con quella storia del dolce e dell'abbuffarsi a volontà.

A quel punto, l'unico che rimase fuori, almeno in apparenza fu Ashuros.

Davvero credevano che sarebbe entrato in uno stabile del genere con quel marasma di persone casiniste? Neanche morto.

Piuttosto le ombre, le preferiva di certo a quel putiferio di cui non avrebbe mai voluto far parte.

Si girò dando le spalle alla struttura, pronto a tornare indietro e cercare un modo lui stesso e da solo per tornare indietro, quando qualcuno lo fermò.

- Ashuros dove vuoi andare?-

Yelle era spuntata da non riusciva a capire dove, proprio alle sue spalle, ed ora lo fissava curiosa e perplessa.

- Via.-

- Ehhhhh???? Ma non puoi! Dobbiamo capire come fare per tornare indietro! Non vuoi tornare a casa?-

Tornare in un mondo dal quale ti senti escluso e dove soltanto un piccolo negozietto e delle armi a farti compagnia da mattina a sera? Era palese che volesse tornarci.

Lavorare con un gruppo così energico e numeroso però, andava oltre le sue capacità di sopportazione e di pazienza.

- Lavorare in gruppo non fa per me.-

Ma la ragazza non mollò.

- Ma che stai dicendo? Hai già lavorato in un gruppo per poter affermare una cosa del genere?-

- No ma...-

- E allora niente ma! Se non ci provi nemmeno come puoi dire che non fa per te?-

L'albino si mostrò per la prima volta colpito dalle parole di una persona, e riflettendoci bene parlare con chi abitava in quella casa, se così la si poteva chiamare, era senz'altro più veloce e vantaggioso che cercarsi una via d'uscita da solo e partendo da 0.

Con un sospiro rassegnato si diresse verso l'ingresso, seguito da una Yelle sorridente ed orgogliosa del suo lavoro.

- Anche l'interno è orrendo, fa quasi paura.- commentò Misaki sarcastica, stringendosi stavolta al braccio di Rosie, quella a lei più vicina.

- Che orrore! Questo posto manca di stile, è completamente da rifare!- commentò Toshiro in preda ad una crisi di panico, ma tutti erano troppo impegnati ad osservarsi in giro per prestare attenzione alle sue parole.

- Non c'è che dire... è proprio una topaia!- rise sguaiatamente Jin, beccandosi un pugno in pieno volto da un irritata Shino che lo stese a terra.

- Piantala con le tue battute irrispettose, cafone!- anche lei aveva un limite di pazienza, e quel tipo l'aveva superato fin troppo.

Miel si avvicinò cauta a Shoichi, sia per paura di inciampare in qualcosa sia per timore del pervertito.

- Senti Shoi...- ma come da programma inciampò, finendo sul povero Jin ancora tramortito a terra.

Non era lo stereotipo di casa perfetta quella bettola, anzi nemmeno si poteva definire così, nonostante Nikki e Sho avessero confermato di vivere proprio lì. Vi erano crepe ovunque, tavoli mezzi rotti o sedie di cui ormai rimanevano solo gambe, stracci di tende e tappeti sparsi ovunque ad aumentare il gran casino che regnava soltanto nel grande salone che un tempo doveva essere proprio bello e colorato. Ora invece, quel luogo grigio e spento era solo un cumulo di polvere e macerie, infestata da roditori schifosi ed insetti vari.

Una cosa dovettero dare merito a quella casa, il fatto che fosse grande e spaziosa, per il resto era uno schifo.

- Ohi obaa-chan! Siamo qui!- chiamò Nikki, per attirare l'attenzione di qualcuno che non sembrava disposto a farsi vedere, ma proprio quando i giovani terresti stavano dandole della pazza, ecco che finalmente qualcuno parlò.

- Finalmente siete tornati, iniziavo a pensare foste stati mangiati dalle ombre.-

- Be, come vedi siamo qui.- commentò soddisfatta Nikki gonfiando il petto orgogliosa.

- Lo vedo, peccato.-

Sho dovette trattenerla prima che commettesse qualche follia di cui poi si sarebbe pentita o dalla quale non sarebbe uscita viva. Non si doveva mai scherzare con quella donna, MAI.

- MALEDETTA VECCHIACCIA PRIMA O POI T'AMMAZZO!!!!-

La donna però la ignorò.

Il gruppo aveva continuato a guardarsi intorno cercando di individuare la figura che parlava, quando finalmente riuscirono ad inquadrarla sopra al corridoio del piano di sopra, poco lontana dalla grande scalinata.

La donna si tolse il lungo mantello nero, mostrandosi finalmente a tutti. I lunghi e boccolosi capelli bruni rimbalzavano qua e là ad ogni passo della donna, restando però sempre in ordine e perfetti, a circondare il viso ovale e dai lineamenti morbidi e dalla pelle rosa come una pesca. In quel bel viso dalle guance rosse, vi erano incastonati due magnifici occhi color oro, ma non caldo e dolce come il miele, bensì freddi, distanti, ma talmente intensi da sembrare quasi appartenere ad un demone incantatore.

Si tolse soltanto il cappuccio, per questo i ragazzi non poterono scorgere il fisico della donna, ma percepirono benissimo lo strano brivido che li percosse non appena la donna parlò.

Aveva una voce suadente e calda ma allo stesso modo fredda e pungente, e il modo in cui li chiamò li fece sobbalzare tutti per ragioni ignote.

- Il mio nome è Cornelia Solasis Derzi Ambra, vi do il benvenuto nella dimensione di Earthland, Knight of the Dragon.-

E un altro lungo brivido, scatenò in loro una reazione ignota.
























 

*Note di un Autrice che si fa piccola piccola*

Chaossu Minna!! Come promesso eccomi qua!!
* le arrivano addosso sassi, chiodi, seghe a motore, falci della morte, panini al prosciutto, e viscide creature deformi*
Ohi ohi!!*riparata dietro un masso fin troppo resistente* Che cavolo state facendo??? *lotta tra OC in corso per l'ultima fetta di torta rimasta in frigo* Ma che cazz..? ZITTI E FERMI!! *prende in ostaggio la torta*
OC: NUUUUU LA TORTAAAAA!!!!
Me: Fatemi finire le note e poi ve la ridarò sana e salva, altrimenti... *apre la bocca*
OC: Va bene va bene stamo zitti!!! *buoni e coccolosi*
Me: Bene, così va meglio u.u Dunque, dicevamo.
Come al solito un grazie infinito alla mia Sis e alla mia Editor per la correzione ed il supporto, vi adoro ragazze *3*
Dunque il capitolo è..... schifo -.- non mi piace per niente e lo odio... tranne il momento in cui spuntano i cattivi, l'unica cosa utile di questo ammasso di spazzatura....

Xanxus-sama: Sei feccia e non puoi produrre altro che spazzatura...
Me: Hai ragione Xanxus-sama, non produco mai nulla di buono sigh ç.ç
Squalo: VOOOOOOOOOOOOOIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!! Boss di merda che cazzo dici?!?!?! Non voglio sorbirmi le sue lagne!!
Me: Starò zitta e mi lameterò in silenzio u.u E poi sono troppo impegnata ad eseguire gli ordini di Xanxus-sama per deprimermi *w* *per sbaglio fa cadere la torta ma non se ne accorge*
Squalo: VOOOIII!! Ottima idea!! A se fossi in te inizierei anche a correre, un gruppo di gentaglia qui fuori aspetta con torce e forconi *ghigna* sarà uno splendido MASSACROOO!!!!
Bel: Ushishishishishishi spettacolo degno di un principe come me.
Mammon: Potrei far pagare il biglietto per farla picchiare...
Fran: Bel-sempai sei il principe dei finocchi *viene accoltellato ma è ancora vivo e si estrae i coltelli senza problemi* Bel-sempaaaiii mi hai fatto male.
Me: O.o O-Ohi che ci fanno qui tutti i Varia?! Tornatevene al vostro posto via tutti!!!! *guarda Xanxus-sama che se ne va e si pente di averli cacciati* A-Aspetta, ha detto folla inferocita? O.o
O-Ok Minna, se siete voi o i vostri OC non ci tenga a saperlo, quindi me la batto e mi faccio proteggere dai Varia, e se dicono di no vado da Tsuna!!!! ><
Un bacio a tutti e alla prossimaaaaaaa!!!!!!!!!!!!

Jeo 95 =3
p.s. questo è il link di ask in cui io e la Sis scriviamo storie su richiesta :3 passate!!

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http://ask.fm/TheWerewolfJeo95EFP

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Capitolo 7
*** The Beginning of the Return. ***


THE KNIGHTS OF THE DRAGONS.  

  

CAPITOLO 7- THE BEGINNING OF THE RETURN.  


Mille anni or sono, quando il prospero impero di Fiore ancora non esisteva, le persone vivevano pacifiche, riunite in quattro piccoli villaggi che vivevano nella semplicità, nessun nobile, nessun popolano. Semplici civili che coltivavano la terra, allevavano gli animali, si aiutavano tra loro e vivevano in pace con gli altri villaggi.   

Non osavano mischiarsi tra loro, ognuno doveva restare nelle proprie terre, così come la grande divinità aveva stabilito quando aveva portato la vita nel loro mondo.   

Al crocevia di questi quattro villaggi, nel centro esatto, si ergeva maestoso un tempio di sacerdoti e sacerdotesse, custodi della conoscenza del mondo e del grande segreto della magia.   

Nessuno visitava il tempio, se non per portare qualche offerta di tanto in tanto per ingraziarsi il favore della grande divinità e sperare in un buon raccolto, in un matrimonio duraturo, nella pace eterna.   

Un pace che era durata tanto tempo.   

Poi, all'improvviso, tutto cambiò. Le creature delle "Terre Perdute", rinnegati e mostri di ogni genere, rilegati in luoghi spaventosi e pericolosi dove nessun abitante dei quattro villaggi osava mettere piede, avevano lasciato il loro regno del male per attaccarli, arrivando sino al punto in cui, se non fossero stati fermati, avrebbero estinto la razza umana per sempre.   

Quella fu la nascita dell'alleanza "Titans", uomini assettati di sangue e mostri spaventosi che nessuna persona comune poteva sconfiggere, l'alleanza che portò l'umanità vicinissima all'estinzione.   

Inconsapevolmente però, questi avevano anche risvegliato la magia di un gruppo ristretto di persone sparse tra i quattro villaggi.   

I sacerdoti del tempio narravano la leggenda di diciotto cavalieri imbattibili, dotati sin dalla nascita di strabilianti poteri e in grado di domare le fantastiche e maestose creature che nessuno mai nella storia era riuscito a domare; i draghi.  

Furono conosciuti con molti nomi nel corso del tempo.   

Alcuni li chiamavano eroi, altri li chiamavano domatori, altri ancora li definivano divinità, mentre c'era chi considerava questi ragazzi dei mostri al pari dei Titans, spaventati dai loro incredibili poteri.   

Ma c'è un nome che li riporta alla mente delle persone ogni volta, anche quando si crede di averli dimenticati, con questo nome tutti li ricordano sempre.   

Ogni bambino a Fiore conosce la leggenda e gioca all'eroe, sognando di utilizzare potenti magie e poter volare sul dorso di un possente drago.   

Molti li amano, tanti li ammirano, altri li temono, ma tutti li conoscono.   

Sono i Knights of the Dragon, l'ultima speranza dell'umanità.   

***  

Base Segreta, Fiore. Anno x1000.  

  

Nikki roteò gli occhi annoiata ed esasperata, portandosi alla bocca un pezzetto della torta al cioccolato facente parte delle sue scorte segrete, che con stizza aveva dovuto dividere assieme a Lilian per farla riprendere dalla terribile perdita subita.   

Finito il dolce si lasciò scivolare ancor più scompostamente sulla poltrona in pelle rossa di cui si era bellamente appropriata, e che la signora Cornelia aveva rimesso in sesto con un solo gesto della mano.   

Era una strega potente, al di sopra di qualsiasi mago avesse mai conosciuto, e per lei non era stato difficile rimettere a nuovo la stanza ridotta ad un cumulo di polvere e ruderi, frutto di una piccola schermaglia avvenuta giorni prima tra lei e quel decerebrato di suo fratello.   

Già, Sho era, disgraziatamente, suo fratello maggiore, e per questo sentiva l'obbligo di romperle costantemente le palle, marcando continuamente sul fatto di essere il più grande. Non lo sopportava quando si atteggiava a fratellone, ancor di meno sopportava il fatto che quella vecchia le desse contro ogni volta.   

Voltò gli occhi viola verso la figura alta e snella di Cornelia, che spiegava con parole semplici e dirette il modo ed il motivo per il quale erano stati convocati nel loro mondo.   

Era sempre incredibile come quella donna riuscisse ad ammaliare le persone con le quali parlava, chiunque l'ascoltasse pendeva completamente dalle sue labbra, e si ritrovava irrimediabilmente a fare quel che lei chiedeva.   

Anche per lei e Sho era stato così alla fine, ma ancora non capiva se tutto quel carisma e quell'aura ammaliatrice fossero controllati e determinati dal suo stesso volere, o semplicemente se facevano parte di lei, se fossero merito della magia o se Cornelia li possedesse per natura.   

Da qualunque cosa fossero date comunque, stavolta avrebbe avuto bisogno di tutto il carisma possibile, perché quello che aveva da dire, per quei ragazzi, era qualcosa di schoccante e, forse, fin troppo surreale per poterci credere con tanta facilità.   

La vedeva parlare con la sua solita calma razionale, tranquilla e riflessiva come sempre, lasciando che quei ragazzi pendessero dalle sue labbra per l'incredibile storia che stava raccontando.   

Con la coda dell'occhio vide un ombra muoversi al piano di sopra, spiando dall'alto ciò che succedeva al piano di sotto.   

Sbadigliò ancora e tese le orecchie per sentire ciò che la vecchia stava dicendo, sicura che di lì a poco, anche quella piccola ombra sarebbe scesa allo scoperto in mezzo a loro.   

- Fammi capire...- proferì Toshiro, stordito da quel racconto.- Sei stata tu a richiamarci qui...-   

- Utilizzando un antica magia segreta e potente...- proseguì Shino, altrettanto stupita e sorpresa.   

- Perché siamo i successori di alcuni incredibili poteri magici...- aggiunse Jin, leggermente più entusiasta degli altri, ma anche il tono con cui parlò Yared lasciò intendere che anche lui era vagamente divertito.   

- Che possedevano anche questi leggendari cavalieri vissuti millenni fa...-   

- E ci hai chiamato qui perché vi aiutassimo a sconfiggere questi "Titans"...- - Creature malefiche che voglio conquistare Fiore...-   

- E che noi dovremmo sconfiggere, è esatto?- parlarono di fila Carhan, Kazuo e Nene, due ancora perplesse e sconvolte, uno sorridente ed eccitato proprio come il bambinone che era.   

Cornelia semplicemente annuì.   

Dirlo ad alta voce rendeva ancor più assurda tutta quella situazione, come se parlare di maghi, cavalieri, e malvagi che miravano alla conquista e alla distruzione del regno fosse qualcosa di facile da credere.   

Sho ammise a se stesso che forse, quei ragazzi avevano le loro buone ragioni per dubitare di quella storia, ma almeno uno di loro avrebbe di certo creduto alla loro storia.  

- Che assurda cazzata.-   

- Ci avete preso per idioti?-   

- Tze, ridicolo.-  

I commenti di Isaac, Atsushi e di un isolato Ashuros appoggiato all'angolo del muro con le braccia conserte fecero si che il biondo, passandosi una mano sul viso, ritirasse tutto ciò che la sua mente aveva formulato poco prima.   

Era improbabile, per non dire impossibile, che quei ragazzi credessero alla loro storia.   

- So che sembra difficile da credere, ma è la verità.- insistette la donna, seria e composta come se stesse dicendo parole ovvie e per nulla assurde. Be, per lei erano senz'altro parole comprensibili, ma per chi invece proveniva dal mondo della Terra, erano pura fantasia.   

Cornelia fece un profondo respiro, osservando la stanza che aveva rimesso a nuovo con un solo gesto. Pensava di averli convinti con quella sua magia, evidentemente non era bastato.   

La stanza era completamente cambiata, passando da desolata, decadente ed impolverata, a confortevole salotto con annesso un lungo tavolo in legno al centro della stanza, due panche ai lati di esso e due sedie a capotavola.   

Il caminetto, prima ostruito e nascosto dai detriti, si era perfettamente ricomposto e troneggiava al centro della parete principale, con due poltrone, di cui una era stata interamente occupata dalla bionda, ed alcuni divani disposti avanti a lui.   

Si era poi avvicinata al tavolo in cui aveva lasciato accomodare i forestieri, escluso Ashuros che aveva preferito tenersi in disparte, estraendo dalla manica del lungo abito blu, una piccola sfera viola, luminosa e brillante, grande poco meno di un pugno.   

- Voi volete tornare a casa giusto?- spiegò lapidaria Cornelia, e tutti annuirono meccanicamente.- Questa pietra si è formata subito dopo il vostro arrivo qui, distruggendola, voi tornerete nel vostro mondo.- spiegò, lasciando stupiti quei ragazzi.   

Caius si alzò infervorato e si avvicinò minaccioso alla donna, vedendosi poi sbarrata la strada da un altrettanto serio Shoichi.   

- Ohi biondino, levati dal cazzo.-   

- Siediti per favore, non vorrei dover prendere a calci quel tuo culo per poi incollarlo alla panca.- dal rosso partì un grugnito per nulla amichevole.   

Afferrò Shoichi per il bavero del mantello, digrignando i denti e pronto a far sparire da quella faccia il ghigno che gli si era stampato addosso.   

- Abbiamo un conto in sospeso se non sbaglio. Risolviamolo.-   

- Shoichi, non è il momento.-   

Alle parole della donna, il biondo prese un profondo respiro per calmare i bollenti spiriti ed impedirsi di uccidere seduta stante quel pel di carota testa di cazzo. Sfortunatamente gli serviva vivo.   

- Sentimi bene, non è ancora il momento, ma appena avrai finito di ascoltare, sarò ben felice di battermi con te.-   

"Uh uh... l'angioletto si è incazzato... che novità!" Nikki ghignò nel vedere come il suo caro fratellone faticasse a contenersi, e già sentiva per quel Caius, che era stato capace di irritare Sho così bene, una certa simpatia. Sarebbero di certo andati d'accordo.  

Caius mollò la presa sul biondo con un grugnito infastidito, riportando poi lo sguardo sulla donna dai capelli castani.   

- Ti consiglio di darmi subito quel cristallo. Voglio tornarmene a casa, ho una partita di basket che mi aspetta.- Non aveva intenzione di restare li un minuto di più.   

Cornelia lo fissò ancora un po', passando poi lo sguardo sugli altri ragazzi lì presenti.  

- Dovete aiutarci, se non lo fate il nostro mondo sparirà per sempre.- insistette, ma gli sguardi diffidenti dei ragazzi non mutarono. Sospirò ancora, affranta.   

- Perché dovremmo? Anche ammesso che avessimo questi poteri, noi non centriamo nulla con questo mondo, perché dovremmo rischiare la vita?- insistette Isaac, ormai convinto di star sognando ancora. Prima quell'incubo orrendo, ora questo. Doveva mangiare più leggero la sera, insomma lui non credeva nella magia, non ci aveva mai creduto e mai l'avrebbe fatto, perché allora doveva ritrovarsi proprio in un sogno che parlava di quella?   

- Signora il tuo vestito è uno schianto, ma anche io non posso fare nulla.- esclamò Toshiro, alzandosi.- La mia sorellina mi aspetta a casa, devo andare.-   

- Fammi tornare nel mio negozio. Non voglio saperne di questa storia.- esordì anche Ashuros, pronunciando la frase più lunga mai fatta semplicemente per declinare anche lui l'offerta. Quel posto stava diventando sempre più soffocante per lui.   

- Io ho un lavoro, non posso permettermi di restare.- anche Nene si chiamò fuori, sia per la carriera, sia perché non si fidava delle persone che stavano con lei in quella stanza.   

Kazuo alzò un momento gli occhi su di lei, ed il pensiero di non vederla più dopo quel momento gli procurò una strana sensazione di angoscia. Sul serio, doveva davvero aver contratto una brutta malattia.   

Rosie era molto diffidente e schiva, rintanatasi di nuovo nel suo guscio senza rivolgere più una parole nemmeno a Misaki o Ace, diffidente di tutto e tutti. Anche se quelle persone non l'avevano ancora scacciata, abbandonata o maltrattata, era sicura che prima o poi l'avrebbero fatto. Meglio andarsene subito prima di soffrire ancora per mano di estranei.   

- D-Dovremmo uccidere?- domandò allora Miel, dopo aver preso un po' di coraggio.   

Se quei Titans erano davvero esseri terribili, mandarli KO non sarebbe bastato, per questo quella domanda che, forse per ingenuità o per paura, nessuno aveva ancora fatto, la stava spaventando a morte.   

Shoichi la guardò per attimi intensi, notando che anche lei ricambiava l'occhiata e cercava in lui un qualcosa che assomigliasse ad una risposta negativa. Ciò che ricevette però, fu soltanto un assenso fatto col capo.   

Ad altri si gelò il sangue nelle vene a quella scoperta, e come fu logico, iniziarono a tirarsi indietro anche altre persone, quali Miel, appunto e anche Shino.   

Non avrebbe mai potuto strappare la vita a qualcuno, lei che aveva sofferto così tanto per la morte della sua amata nonna, che non aveva mai conosciuto i suoi genitori perché molto probabilmente erano morti anche loro, con quale forza avrebbe potuto uccidere delle persone, per quanto terribili? Non poteva farlo.   

Nikki digrignò incredula i denti, furiosa come non lo era mai stata. Avevano davvero il coraggio di abbandonarli al loro destino, lasciando morire anche persone innocenti? Che razza di individui senza cuore erano?!   

Cornelia abbassò il capo.   

- Dunque siete tutti d'accordo?- dopo attimi di infinito silenzio, qualcuno parlò.   

- Se è un lavoro ricompensato, potrei anche accettare.- aveva lavorato per una squadra segreta di mercenari, arrivando anche ad uccidere soggetti su commissione, per questo Layla non trovava problemi.   

Per di più, sotto quella scorza da ragazza forte, fredda e dura, batteva un cuore generoso. Nonostante le apparenze, era una ragazza molto dolce.   

Ovviamente si guadagnò l'attenzione di tutti, cosa che avrebbe volentieri preferito evitare, specie di Yared affianco a lei, che però poi sorrise ferino.   

Portò un braccio attorno al collo della ragazza incappucciata, con un sorriso che partiva da un orecchio e arrivava fino all'altro.   

- Se lo fa Ombretta, allora ci sto anche io.- proferì, lasciando basiti gli altri.- D'altronde, sembra che ci sarà da spaccare molti culi, e io amo le risse! Per di più è un'ottima occasione per fare un bel viaggetto in un posto nuovo, contate su di me!-   

Layla sbuffò l'ennesima volta, infastidita, afferrando il braccio del ragazzo e torcendolo dietro la schiena, lasciando che Yared finisse col muso a terra e premendo con il piede sulla schiena di lui, Layla intensificò ancora di più il dolore al braccio.   

- Odio le persone come te. E non chiamarmi Ombretta.- era spaventoso il tono che aveva usato, ma nonostante il dolore e le lacrime agli occhi, Yared non smise di ridere.   

- Okok hai vinto, la smetto!- per ora, ma evitò di aggiungerlo, ci teneva lui alla sua vita.   

- Le persone vecchie hanno bisogno di aiuto, quindi io ci sto!- Jin fu fortunato, poiché Cornelia decise di soprassedere sulla battuta arrogante usata per accettare.   

Come Sho con Caius, Jin fu fortunato che le serviva vivo, altrimenti avrebbe presto fatto compagnia ai diavoli dell'inferno.   

Misaki era sempre ben felice di poter aiutare le persone che ne avevano bisogno, ma non era sicura di riuscire ad uccidere qualcuno.   

Shoichi e Nikki allora assicurarono che a chi l'idea non andava a genio, sarebbe bastato mettere KO i nemici senza bisogno di eliminarli. Alla parte dell'omicidio ci avrebbero pensato loro, come sempre d'altronde.   

A quella risposta, anche Miel e Shino decisero di dare una mano. Una perché un certo biondino le aveva ricordato di avere un debito con lui, l'altra perché era sempre ben disposta, come Misaki, ad aiutare le persone in difficoltà, e perché tutte quelle persone intorno le davano un senso di sicurezza che raramente aveva provato.   

Si sentiva bene, e se non doveva uccidere potendo comunque rendersi utile, non vedeva perché non rimanere.   

Atsushi si avvicinò a Nikki e ghignò all'ignara ragazza, affermando che avrebbe aiutato solo a determinate condizioni. La bionda assottigliò lo sguardo.   

- Che condizioni?-   

- Non voglio faticare, non me ne frega del destino del mondo e niente costrizioni. Devo essere sempre libero di andare dove voglio e quando voglio. In più..- e qui ghignò.- Voglio una sfida con te. Il più presto possibile.- dopo i primi attimi di stupore, Nikki ricambiò il ghigno e gli strinse una mano.   

- Si può fare, ma il punto della libertà avrà delle limitazioni se non vuoi morire.- alzando le spalle Atsushi disse che si sarebbe adattato, e sbadigliano andò a coricarsi sul tettuccio del caminetto, esigendo di non essere disturbato.   

Perplessa, Nikki si rifiutò di capire per quale assurdo motivo non avesse occupato uno dei due divani, rituffandosi sulla sua poltrona e continuando a seguire i vari assensi.   

Yelle fu ben felice di accettare la proposta e rendersi utile, in più era molto gasata per l'inizio di quella che si prospettava un'eccitante avventura, e insieme a Lilian, convinta un po' per il suo buon cuore e un po' perché era stata subdolamente corrotta dalla prospettiva di dolci esotici e completamente originali, riuscirono a tirare in mezzo anche Ashuros, al quale era stato promesso l'accesso ad una fornitissima armeria con armi mai viste prima di allora.   

Lui e Lilian si stavano dimostrando più simili del previsto.   

- Se io accetto, potrei studiare la storia del vostro mondo?-   

Cornelia non ci vide nulla di male nell'accettare la condizione di un disponibile Ace, anzi ci vide un grande aiuto per capire cose che anche per loro restavano ancora ignote.   

Da parte sua il giovane archeologo era rimasto colpito e turbato dalle rovine nel quale era comparso, per questo sentiva l'impellente necessità di saperne sempre di più. Ad Artù e alla sua tomba avrebbe pensato una volta tornato.   

Rosie non dovette parlare perché Misa ed Ace furono capaci ancora una volta di farle scorgere una luce nel buio della solitudine che l'aveva sempre avvolta, ma che si spense subito.   

Si sentiva una sciocca a continuare a sperare, ma non aveva fatto in tempo a realizzare nulla che eccola accettare quell'assurda proposta, ormai impossibilitata a ritirare la disponibilità.   

- Davvero non posso, mia sorella è a scuola da sola e sono preoccupato.-   

- Di questo non devi preoccuparti. Il tempo qui scorre in maniera diversa, quando tornerete a casa, non saranno passati che poche secondi dal vostro arrivo, anche se qui passassero mesi o anni.- lo rassicurò la donna, ma ancora il giovane non sembrava convinto.   

- Sei per caso uno s-stilista Toshiro?- domandò all'improvviso Nikki, sentendosi male al sol pensiero. Per quanto potesse essere simpatico o carino, bastava quel particolare per renderlo un pericoloso nemico agli occhi ametista della bionda.   

- Mi piace la moda ma non sono uno stilista, però mi piacerebbe diventarlo.-   

- Be, in questo mondo esistono stoffe, colori ed abiti davvero m-meravigliosi che nel vostro mondo non si possono nemmeno sognare. Potresti restare, aiutarci, e nel frattempo raccogliere informazioni su nuove e bellissime combinazioni no? Poi il tempo qui passa più in fretta che nel tuo mondo, quindi non devi nemmeno preoccuparti della tua sorellina. Cosa vuoi di più?-   

Ma non servì veramente fare tutto quel discorso, perché già alle parole meravigliosi abiti del tutto nuovi, Toshiro aveva già deciso di accettare.   

Incredibile che quell'idea fosse venuta proprio a lei che si riteneva "allergica" ai vestiti, ma Cornelia dovette lodare la sua prontezza d'iniziativa. Non gliel'avrebbe mai detto però. Isaac e Nene non sembravano disposti a cambiare idea, ma per convertire il moro bastò una frase di Nikki, che minacciò di farlo aggredire da tutte le ragazze presenti nella stanza se non avesse accettato, per convincere il moro a rivedere i suoi piani.   

Purché non si trasformasse di nuovo in un incubo nel quale pazze scatenate tentavano di tagliare il suo socio ai piani bassi, avrebbe continuato quel bizzarro sogno sulla magia. Anche se non ci credeva, meglio quella delle donne che tentavano di castrarlo.   

Nene non fu altrettanto facile da convincere, diffidente verso quelle persone, ma le era stato assicurato che niente avrebbe poi compromesso la sua carriera, e che senza il suo aiuto non ce l'avrebbero fatta a sconfiggere i nemici. Se qualcuno di loro mancava, avevano perso in partenza.   

Con un sospiro anche l'albina alla fine cedette ed accettò, venendo subito abbracciata da un raggiante ragazzone alto più di un metro e novanta che non aspettava altro di sentire il cambio d'idea da parte della ragazza.   

Almeno così sarebbero rimasti insieme un altro po'.   

- Io ci sto! Sembra un gioco divertente!- come potesse Kazuo aver scambiato quella storia per un gioco non lo capì nessuno, ma altrettanti si offrirono per spiegargli la verità. Nene si batté una mano sulla fronte e sospirò affranta, chiedendosi perché proprio lei, che non tollerava le persone con età celebrale sotto i due anni, si era ritrovata ad essere il centro delle attenzioni di uno di questi.   

La vita era davvero bizzarra a volte.   

Kazuo intanto aveva concesso le sue attenzioni a qualcun altro, voltandosi verso la ragazza corvina che sedeva alla sua destra e fissandola con due stelle brillanti, una gialla e una rosa, al posto degli occhi bicolore.   

- Neh Cary, vero che parteciperai anche tu??- sembrò implorarla con lo sguardo, e la ragazza non seppe davvero cosa fare.   

Voleva davvero lasciarsi coinvolgere in quell'assurda faccenda? No. Smaniava dalla voglia di rimanere in quel posto? Certo che no. Sarebbe stata in grado di uccidere qualcuno che nemmeno conosceva? Ovvio che no. Voleva rifiutare? Ovviamente. Poteva resistere allo sguardo da cucciolo che Kazuo le stava regalando? Ovviamente no.   

Con un sospiro annuì decisa, lasciando che il ragazzone dai capelli bicolore l'abbracciasse felice, ma una luce le attraversò gli occhi in quell'istante. Ora mancava solamente Caius, che sembrava determinato a non cedere, e fu proprio quando sentì la voce graffiante e prepotente di lui arrivargli alle orecchie con un ennesima protesta che la sua mente macchinò qualcosa di apparentemente stupido e masochista, ma davvero geniale.   

- Io non ne voglio sapere! Fatemi tornare indietro!-   

- Sono d'accordo, quel pel di carota non sarebbe in grado nemmeno di far del male ad una mosca, ci sarebbe perfettamente inutile.-   

Il rosso drizzò le orecchie, puntando furente gli occhi color oro sulla ragazza che aveva appena parlato.   

- Prova a ripetere mocciosa?-   

- Ho detto che sei un pappamolle, un inetto, un idiota, un buono a nulla. E aggiungerei anche fifone. Secondo me non vedi l'ora di tornare indietro perché muori di paura.- affermò spavalda, anche se non era ben sicura di quello che stava facendo.   

E mentre tutti la guardavano con occhi sgranati, non più sicuri della sanità mentale di Carhan, Shoichi la guardò con tanto d'occhi. Subito non aveva capito nemmeno lui quello che Carhan stava facendo, ma poi l'illuminazione si era accesa nella sua mente, ed aveva ghignato. Mentalmente, lodò la sua ingegnosità.   

- Devo ricordarti quello che è successo nella foresta? Se il biondino non fosse arrivato, credo che adesso staresti ancora godendo per il mio trattamento.-   

Arrossendo vistosamente di rabbia e imbarazzo Carhan si morse la lingua e prese un profondo respiro. Non poteva permettere che il suo stesso piano si rivoltasse contro di lei.   

- Francamente, penso che starei vomitando per il disgusto. E comunque ciò significa che Shoichi è più forte di te, se è riuscito a fermarti e tu continui a vantarti di tutta questa forza che, a mio avviso, è soltanto una farsa.- lo vide fremere, e capì che il piano funzionava.- Comunque non sarò io a fermarti, anzi meno ti vedo meglio sto, dico soltanto che sei tutto fumo e niente arrosto. Una femminuccia vigliacca che non vede l'ora di svignarsela.- ed allora, tutta l'ira accumulata dall'uomo esplose.   

- Vigliacco? Sta a vedere chi è il vigliacco. Donna accetto anche io, vi darò una mano.- poi fulminò Carhan, puntandole contro un dito.- Ti farò vedere chi è la femminuccia vigliacca. E già che ci siamo, ti farò rimangiare anche il resto.- ghignò in maniera talmente spaventosa da far deglutire la ragazza.   

- Il resto?- sperò di riferisse alle altre accuse sulla sua vigliaccheria.   

- Esattamente.- le si avvicinò pericolosamente, sussurrandole provocatorio e seducente poche ma semplici parole all'orecchio, in modo che solo lei potesse sentire.- Vediamo se vomiterai o se godrai per bene dopo che avremo avuto la nostra notte di sesso sfrenato.- arrossì di botto Carhan, allontanandosi di scatto e fissando truce l'uomo che continuava a ghignare davanti a lei.   

Cascasse il mondo non si sarebbe mai lasciata sfiorare da quel bastardo maniaco pervertito, neanche non un dito!   

Lasciandoli liberi di fare ciò che volevano fino a che non fosse stato il momento, Cornelia risalì le scale per chiudersi nel suo studio e pianificare la prossima mossa. Fece cenno a Shoichi di seguirla, interessata alle informazioni raccolte nel palazzo di Crocus ed il biondo annuì semplicemente, lasciando con i nuovi alleati la sorella che, per una volta, non ebbe nulla da obbiettare.   

Prima di salire definitivamente Cornelia lanciò un altra occhiata alla loro ultima speranza, ed un sorriso nostalgico le si aprì in volto.   

Se anche lui li avesse visti, probabilmente avrebbe pianto di gioia.   

Scosse la testa e continuò a camminare, più fiduciosa nel futuro che li attendeva, perché la rinascita degli eroi era vicina, e con loro, la sconfitta dei nemici.   

Perché solo i Knights of the Dragon potevano sconfiggere i Titans, ed ora che erano tutti li, finalmente la speranza di Fiore poteva tornare a brillare.   

***  

Terre Perdute Fiore. Anno x1000.  

  

La base dei Titans di trovava al centro esatto delle spaventose Terre Perdute, zone inesplorate del mondo che nessuno a Fiore, nemmeno dopo mille anni dalla prima sconfitta dei malvagi servi dell'oscurità, aveva avuto il coraggio di esplorare.  

Ma ora erano tornati, e non si sarebbero lasciati sconfiggere una seconda volta.  

Nella stanza che le era stata riservata, una giovane ragazzina quattordicenne sedeva su di una grande ed imponente poltrona color avorio, leggendo tranquillamente uno dei libri facenti parte della sua personale collezione. L'enorme stanza infatti, aveva una parete interamente occupata da un immensa libreria, persino il pavimento era ricoperto da pile e pile di libri.  

La poltrona era posizionata proprio davanti ad un caminetto, sopra un tappeto rosso in velluto, in modo da permetterle una lettura più confortevole ed illuminata.  

Sull'ultima parete era situato il letto a baldacchino, che passava da toni blu intenso a neri, in perfetta armonia tra loro.  

Sedeva sulla grande poltrona questa minuta ragazzina dai lunghissimi capelli blu notte, talmente lunghi che erano capaci di farla sparire quando era seduta, mentre quando stava in piedi le toccavano le ginocchia, sempre sciolti e liberi, con una frangetta perfetta lunga fino alle sopracciglia. Queste ultime erano sottili ed aggrottate, segno perfetto della concentrazione che stava mettendo nella lettura.  

Gli occhi splendevano alla luce del fuoco nel loro colore dorato come il sole, affilati come se dovessero trafiggere chiunque li guardasse.  

Era magra ma minuta e dall'aspetto fragile e delicato, ma nonostante questo e la giovane età aveva un seno prosperoso, .  

Indossava un elegante vestitino blu dall'ampia gonna a palloncino, bloccata in vita da una fascia nera. Il corpetto sempre blu lasciava scoperte le spalle, avvolgendo però le braccia con un paio di maniche ad elefante. Infine un paio di decolté sempre blu con un piccolo tacco.  

Si portò una mano sino al ciondolo d'argento che portava al collo, sulla cui sommità vi era incisa una chiave di violino. Era uno dei suoi ultimi ricordi legati ad un passato lontano, che ormai era solo da dimenticare. Tra i Titans non c'era spazio per sentimentalismi e ricordi.   

Sentì la porta aprirsi con un botto, e non servì nemmeno che sollevasse lo sguardo per sapere che era il suo compagno, quello che ormai considerava un fratello, ad aver fatto un ingresso tanto plateale e rumoroso.  

Con quei suoi capelli castani, corti e talmente ribelli ed indomabili che per quanto tentasse di sistemare tornavano sempre liberi e scompigliati. Si era arresa ormai arresa, erano impossibili da tenere fermi. Gli allegri occhi castani erano come sempre gioiosi e spensierati, ma che tante volte la giovane aveva visto trasformarsi in veri e propri specchi di ghiaccio, inespressivi, seri, assetati di sangue.  

Sventolò il lungo mantello marroncino che completava il suo look, composto da un gilet e dei pantaloni lunghi sempre marroni come il mantello, ed una cravatta nera.  

- Oooohi Nekumi-chan, come va??- evitò di poco la borsata che la ragazza voleva tirargli, armata della piccola borsa che aveva lasciato posata a terra vicino alla poltrona.  

Odiava essere chiamata così.  

Lasciò il libro e gesticolò un po' con le mani, in modo da farsi comprendere dal ragazzo.  

<< Toshi come stanno le prigioniere?>>  

Non che le interessasse davvero, ma siccome nella loro missione era stato specificato che servivano vive, voleva assicurarsi di non fallire.  

- Stanno bene tranquilla, una di loro si era svegliata, ma l'ho rimessa a nanna.- nonostante la ragazzina fosse muta e solo recentemente, grazie alla magia, avesse ripreso a parlare, seppur sempre occasionalmente, Tochi sapeva capire alla perfezione il linguaggio dei segni.  

Questo perché era stato proprio lui ad insegnarglielo.  

<< Meglio così. Ora lasciami in pace.>>  

- Uffi però Nek... Umi-chan, ed io che ero venuto qui per stare con te.- sbuffò il ragazzo, sedendosi a terra e poggiando la schiena contro la poltrona.  

<< La cosa non mi riguarda. Voglio leggere.>>  

Il linguaggio dei segni di Umi era pulito ed impeccabile, ma Toshi si chiese perché, pur avendo imparato a parlare grazie alla terapia magica, si rifiutasse ancora di farlo.  

In realtà lo sapeva il motivo, ma voleva fosse lei ad ammetterlo.  

Il bussare della porta non fece sobbalzare nessuno dei due, ma per ovvi motivi fu Toshi a dare il via libera per entrare.  

Con una lieve referenza, la giovane cameriera dai capelli a caschetto salutò i due, chiedendo poi al ragazzo di avviarsi verso lo studio principale.  

- Il Master ha richiesto la sua presenza Toshi-sama. La desidera subito.-   

- Digli che arrivo subito.- e con un altro lieve inchino, la cameriera sparì dalla soglia richiudendosi la porta alle spalle.  

Il castano sbuffò contrariato ma si alzò comunque, seppur di malavoglia. Non aveva intenzione di contrastare il capo, anche per il bene di Umi, obbedirgli era l'unica soluzione.  

- Allora io vado, torno tra poco Nekumi-chan.- marcò sul soprannome, e dovette schivare un grosso tomo di letteratura lanciatogli dalla ragazza.  

<< Sparisci idiota. Vedi di tornare in fretta.>> Toshi sorrise dolcemente e si dileguò.  

Umi sospirò pesantemente, all'apparenza seccata, ma poi un dolce sorriso distese anche le sue piccole labbra.  

***  

- Avanti Toshi, entra pure.-  

La voce cavernosa del Master gli penetrò le orecchie anche con la porta a fargli da protezione, e si rifiutò di immaginare quanto le sue orecchie avrebbero sofferto una volta dentro e prive di qual si voglia protezione.  

Una volta dentro però, lasciò che il mantello svolazzasse liberamente, posizionandosi nell'esatto centro della stanza buia e mettendosi sull'attenti.  

Non si stupì della scarsa luminosità li presente, che celava l'aspetto del suo boss come ogni volta che organizzava incontri in quello studio. D'altronde il capo odiava la luce, per questo cercava di evitarla il più possibile.  

- Hizuki Tochi presente, in rappresentanza anche per Deep Umi. Mi ha fatto chiamare Master?- nonostante di solito mostrasse menefreghismo per tutto e tutti, Umi esclusa, con quell'uomo, o meglio mostro, aveva sempre un occhio di riguardo.  

Farlo arrabbiare poteva essere molto pericoloso.  

- Esatto. Dimmi come stanno le prigioniere?-  

- Prive di coscienza e chiuse nelle segrete del palazzo ma vive.-  

- Ottimo. Avete individuato l'ultima?-  

- Non ancora, ma Umi è certa si trovi già a Fiore, dobbiamo solo coprirne l'identità.-  

- Vedete di non deludermi.-  

- Agli ordini. C'è altro?-   

- Si, un ultima cosa.- ghignò l'uomo immerso nell'oscurità, ma Tochi non poté vederlo.- Organizza due truppe demoniache e guidale fino a Sabrieè, tra una settimana sarà guerra.- e una risata maligna si sparse per tutta la stanza.  

***  

Base Segreta, Fiore. Anno x1000  

  

- Una guerra?- Cornelia davvero non poteva credere alle sue orecchie.  

Quando aveva chiamato Sho nel suo ufficio per valutare le informazioni raccolte nel palazzo reale, l'annuncio di una guerra era proprio l'ultima cosa che si aspettava.  

Ma quanto era stupido quel re da strapazzo?  

- Esatto. Sua maestà manderà cinque truppe di uomini contro due dei Titans, ma sono sicuro che perderà.- Sho non aveva dubbi su quel punto, poiché le armate del re erano troppo deboli per affrontare i mostri presenti tra le fila nemiche.  

- E scommetto che gli assassini e la Gilda non parteciperanno, indovinato?-  

- Già, come al solito assisteranno al massacro e basta.-  

Forse con l'aiuto di quelle due risorse le truppe reali avrebbero avuto una minima speranza, ma il re era troppo vigliacco per rinunciare ad una protezione così efficace per difendere Crocus, il castello ed il suo reale deretano.  

Tutto ciò che gli interessava era sé stesso ed il suo palazzo, non era degno di essere il sovrano.  

Ma ciò che preoccupava maggiormente Shoichi era il luogo, che ancora non aveva avuto cuore di rivelare a Cornelia. Non l'avrebbe per nulla presa bene.  

- E dove si svolgerà la battaglia?- ed eccola la domanda che più temeva.  

- Ecco veramente...- sospirò profondamente il ragazzo, scompigliandosi i capelli con una delle mani guantate.  

- Shoichi, parla.-  

- Sabrieè.- ed un silenzio glaciale avvolse la stanza.  

Cornelia fremette e sgranò gli occhi, impercettibilmente, ma il ragazzo se ne accorse.  

- Ma è forse impazzito?- commentò poi nervosa.  

Sabrieè era la città dei medici, in cui nascevano, crescevano e si specializzavano tutti i medici del regno.  

Che fossero maghi o umani, i medici migliori nascevano tutti in quella pacifica cittadina sperduta nel deserto di Cracassa, e se non ricordava male, in quel periodo, probabilmente in settimana, tutti i medici del mondo facevano ritorno a Sabrieè per festeggiare i cinquecento anni dalla fondazione della città.  

E ricordando quel particolare, Cornelia realizzò. Si portò una mano alla fronte, maledicendo ancora una volta la stupidità del sovrano.  

- Quell'idiota... si è fatto fregare in pieno.-   

- Allora ci ho visto giusto, vogliono attaccare Sabrieè per eliminare tutti i medici.- la donna solamente annuì.  

- E quel babbeo che si fa chiamare re sarà loro complice.-  

- Cosa dovremmo fare?- bastavano poche parole e loro avrebbero agito, avevano una settimana di tempo per prepararsi e preparare i giovani appena arrivati. Non sarebbe stato facile, ma dovevano tentare, o la città conosciuta come "capitale della medicina" sarebbe andata distrutta e la sua immensa conoscenza persa per sempre.  

- Ancora non lo so, ma prima di tutto dobbiamo allenare quei ragazzi, senza conoscere i loro poteri non possono combattere.- e purtroppo, insegnare la magia non era cosa facile.- Per il momento limitiamoci a monitorare le mosse del re, puoi occupartene tu?-  

Shoichi annuì.  

- Bene, allora vai di sotto e assegna le stanza come ti ho detto. Poi fateli cambiare, con quei vestiti daranno troppo nell'occhio altrimenti.- il biondo annuì ancora e si congedò, tornando al piano di sotto e lasciando Cornelia sola ai suoi pensieri.  

La donna si passò una mano tra i capelli e volse lo sguardo fuori dalla finestra, dove il sole ancora splendeva alto e forte.  

Forse con la ricomparsa dei Knights la speranza era tornata a brillare nel loro mondo, ma era ancora troppo presto per cantare vittoria.  

Ciò che stavano vivendo, era soltanto all'inizio.  

 






































*Note Autrice*
Eccomi qui Minna-san!!!! Per voi il nuovo capitolo, che tratta di argomenti mai visti prima u.u si, perchè l'altra volta non ho fatto in tempo ad arrivarci a questo punto, mentre ora (grazie anche alla Sis e alla mia robo-Vale, l'editor che ti aiuta) siamo andati ben oltre ** me feliceeee!!!
Mi spiace solo non sentire le opinioni di tutti quelli che mi hanno lasciato l'OC ma pazienza, non si ha sempre tempo purtroppo >.< però ringrazio infinitamente chi invece recensisce sempre ** mi fate sempre feliceeeeee TwT
Ringrazio anche Marta, che mi ha concesso l'utilizzo dei suoi Tochi e Umi tra le file nemiche xD grazie Martaaaaaaa :*
Dunque ancora una cosa devo dire.... IO SHIPPO CAIRHAN (CAIUS X CARHAN) COME NON AVREI MAI DOVUTO!!!!! lovelovelove *w* Sempre colpa della Sis e della Vale xD però sul serio, sono hagdhaiuhuihdjjuiehk *w*
Ok, momento sclero finito, e io vi saluto e vi do appuntamento (?) al prossimo capitolo xD
Bacioni e grazie a tutti, alla prossim!!
Jeo 95 =3

p.s. vi lascio un disegno che ho fatto io di Caius e Carhan, se ne volete di qualcuno/qualche coppia in particolare, fatemelo sapere, potrei accontentarvi u.u


 

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Capitolo 8
*** Preparations. ***


THE KNIGHTS OF THE DRAGONS.  

  

CAPITOLO 8- PREPARATIONS.  

  
Magnolia, Fiore. Anno x1000. 
  
Erano ormai tre giorni che dal loro piccolo e normale mondo i giovani ragazzi erano arrivati a Fiore, nel modo più assurdo e brusco che avessero mai potuto immaginare, ma si stavano abituando con incredibile velocità a quel nuovo luogo. 
Sembrava incredibile anche a loro, ma era tutto così dannatamente semplice lì, che parve loro di vivere a Fiore da sempre.  
Quei tre giorni passati nella vecchia struttura della base erano trascorsi per lo più tutti uguali, ma nonostante la somiglianza tra loro nessuno era mai stato monotono. 
C'era Cornelia che raccontava loro le stupefacenti leggende del regno, sempre incredibili e affascinanti, ricche di mistero e magia. Storie a cui Isaac in primis assieme a molti altri non voleva credere, ma che infondo li aveva affascinati un po' tutti.  
Poi Nikki aveva spiegato l'attuale situazione di crisi di Fiore, della stupidità del re e dei suoi continui attacchi contro i Titans, che puntualmente riuscivano a soggiogare il sovrano manipolandone i movimenti. 
Raccontò di quando si erano affrontati nella rigogliosa Harugeon, uno delle città portuali più belle, ricche e floride. Ora di quella città restavano soltanto polvere e macerie. Nient'altro. Il re credeva di aver vinto, ma in realtà aveva perso un importante centro per la raccolta del cibo. E nemmeno sembrò accorgersene. 
Ascoltavano sempre in silenzio, stranamente, tutti quanti, osservando come un ombra scura, di odio e tristezza, velasse ogni volta il viso della giovane biondina mentre raccontava quelle vicende. Alcuni se ne sentirono altrettanto dispiaciuti, come se quella fosse stata la loro casa, la loro terra. 
Infine c'era Shoichi, che per tutti e tre i giorni non aveva fatto altro che dare ordini a destra e a manca, pretendendo da loro il massimo impegno in strani allenamenti che, a detta sua, servivano a stimolare la magia dentro di loro e a spingerla fuori. 
Non solo richiedeva un grande sforzo fisico, che a detta del biondo sarebbe servito nelle battaglie future, ma soprattutto mentale.
Era un gioco di mente, ripeteva spesso Sho, chi ha il controllo della propria mente, ha il controllo della magia. 
Estenuanti allenamenti a parte, la vita lì era piuttosto piacevole. Tutto sommato non si stava male. 
- Carhan forza sbrigati!- 
La corvina si distrasse un minuto dalla bancarella che stava osservando con tanto interesse, volgendo lo sguardo sulle compagne poco più avanti, che le facevano cenno di raggiungerla. Era ora di tornare. 
Veloce la ragazza affrettò il passo per raggiungerle, incespicando un po' nel lungo vestito che le era stato dato da Nikki tre giorni prima. 
Dovevano assolutamente cambiarsi, aveva detto, quei vestiti attiravano troppo l'attenzione. 
Il suo tutto sommato le piaceva. Somigliava molto a quello che, da bambina, aveva visto indossare ad una principessa delle fiabe, mentre si fingeva una povera contadinella. 
Com'è che si chiamava? Oh si, Aurora. 
Era lungo poco sopra le caviglie, la gonna era marroncina, il corsetto stretto alla vita invece nero. La blusa che indossava sotto il corsetto era di un tenue marroncino, più chiaro della gonna, ma pur sempre marrone. Delle scarpette che ricordavano tanto delle scomode ballerine le fasciavano i piedi, ma non erano poi così male come si aspettava. 
Non furono difficili da individuare le sue compagne, specialmente per l'abbigliamento alquanto insolito che le due bionde si erano divertite a creare frugando nei bauli messi a loro disposizione. Furono quasi peggio di Toshiro, che lo svaligiò completamente. 
Misaki ricordava molto a Carhan una di quelle Gothic Lolita che vedeva alla tv la domenica mattina, prima della sua consueta cavalcata.  
Indossava una gotica maglietta viola dalle sgargianti cuciture rosa. Sotto una gonna viola scuro, con gli stessi ricami rosa della maglia, un paio di stivali bianchi su cui facevano bella mostra dei cinturini sempre rosa. Aveva deciso di mettersi anche un mantello, lungo e bianco ricamato con motivi rosa e con le maniche insolitamente lunghe, dalla forma talmente bizzarra che ricordavano molto delle piume. Veniva infine chiuso da un bottone a forma di cuore, sul quale poi era stato ricamato un fiocco. Si soffermò un attimo Carhan, rendendosi conto che Misa doveva amare davvero molto il rosa. 
Miel invece era quasi completamente all'opposto. Se l'altra ragazza le ricordava una delle famose lolite, molto graziose e femminili, Miel in quel momento le ricordava terribilmente l'eroe mascherato Zorro. Senza maschera e cappello. 
Aveva scelto d'indossare lunghi pantaloni in pelle nera, accompagnati da una camicia maschile bianca chiusa e senza bottoni, dalle maniche larghe che porta risvoltate al gomito, lunga fino a metà braccio.
A metà polpaccio vi erano due cinturini neri a cui erano appese due spade corte, una per lato, dall’impugnatura in argento, come la lama, con decorazioni in pietra di luna bianca. Si chiese perché avesse insistito tanto per averle, ma doveva ammettere che fossero davvero belle. 
La lama delle spade possedeva due biforcazioni vicino all’elsa, simili ad una W, con le braccia laterali più corte. 
A completare l'abbigliamento insolito un paio di stivali neri, bassi, leggeri ma resistenti. 
Sulle spalle le ricadeva un ampio e lungo mantello nero, con un cappuccio che calato le nasconde il volto fino al naso. Si chiese la corvina per quale motivo, da quando erano partite, si fosse ostinata a tenerlo calato sul viso, ma dopo poco rinunciò a capirne lo scopo. Ognuno aveva le sue, non poteva certo biasimarla. 
Raggiunse con un sorriso Miel e Misaki che le sorridevano a loro volta, divertite.  
Era stato affidato a loro il compito di procurare un po' di cibo al paesello vicino, Magnolia, e l'impresa si era rivelata più ardua del previsto. 
Magnolia non era molto grande, e tutto sommato era un paese pacifico e tranquillo, abitato da persone che nel bene o nel male si conoscevano tutte. Era un bel posto. 
Arrivarci era stata un impresa, poiché la sbadataggine di Miel non andava affatto d'accordo con i rami troppo bassi e con le radici troppo sporgenti. Cadeva in continuazione. Il naso ormai, le si era tinto di una lieve tinta rossastra, accompagnata dall'imporporimento delle guance che la faceva risaltare ancor di più. 
Poi, appena varcata la soglia del centro abitato, era stata la volta di Misaki, che con il suo buon cuore si fermava ogni qual volta ad aiutare chiunque le sembrasse minimamente in difficoltà. 
Non era certo una cattiva abitudine quella, assolutamente, però sarebbe stato più produttivo per loro se non si fosse fermata ogni tre per due. C'era davvero troppa gente che aveva bisogno di aiuto, loro comprese. 
Alla fine, quando la spesa era finita e sembrarono poter finalmente imboccare la via del ritorno, era stato il turno di Carhan. 
Miel e Misaki la perdevano di vista fin troppo facilmente, mentre si fermava ad ogni bancarella che esponesse amuleti a forma di stella o di cavallo. Per non parlare di quelle ricoperte interamente di libri. 
C'erano voluti dieci minuti buoni per staccarla. 
Tutto sommato era stata una giornata piacevole e divertente, che tutte e tre avrebbero rifatto volentieri. 
Proprio quando l'uscita del paese si materializzò avanti a loro come avvolto da una luce di salvezza, qualcuno afferrò Misaki per il braccio, facendole sfuggire dalle labbra un gridolino di sorpresa e paura. 
Era un vecchio. Rugoso e dalla pelle flaccida, una di quelle cariatidi fastidiose che normalmente portano solo guai e brutte notizie. Nulla a che vedere con un innocuo e tenero vecchietto, quelle era gente da cui tenersi il più lontano possibile, e lo sapevano tutte e tre. 
I suoi piccoli e scuri occhi saettavano dall'una all'altra ragazza con malcelato interesse, che scatenò in Miel una sorta di disgusto capace di aggrovigliarle lo stomaco.  
Quel tipo non le piaceva, proprio per niente. 
- Mi scusi dolce signorina...- Misaki tentò di liberarsi dalla ferrea presa del vecchio ma invano. Quasi vomitò nel sentire l'alito fetido che emanava. 
Puzzava di alcool, probabilmente aveva bevuto come una spugna fino a poco prima. Di bene in meglio. 
- S-Si?- timoroso ma comunque sempre grande, l'animo buono di Misaki colpì ancora, mandando in fumo il vano tentativo delle amiche di strapparla a quella presa e correr via. 
Ora dovevano ascoltarlo per forza. 
- Ho qui qualcosa di carino per lei. Perché non viene a casa mia così che possa mostrarglielo?- era languida e maliziosa la voce del vecchio, e questo fece scattare avanti Carhan, ancor prima di sentire l'amica rispondere. 
- M-Mi dispiace, non posso. S-Siamo già in ritardo, v-verremo sgridate.- ma il vecchio insistette. 
- Non essere timida signorina, vieni con me. C'è posto anche per le tue amiche se vuoi.- ora erano davvero spaventate. 
C'erto erano tre contro uno, ma comunque non riuscirono a scacciare il timore e la paura che avevano fatto si i loro stomaci s'aggrovigliassero per la tensione. 
Carhan ingoiò tutta la saliva che era rimasta bloccata nella gola e riprese il controllo. Erano tre contro uno. Potevano farcela, anche perché quel tizio non sembrava particolarmente forte. 
- La lasci andare, subito.- si frappose fra l'amica ed il vecchio, scrutandone il volto improvvisamente accigliato. Non doveva aver gradito l'interruzione. 
- Sentimi bene sgualdrinella! Se io dico che voglio avervi a casa mia, così sarà chiaro?!- tuonò questi, sporgendo in avanti il petto e gonfiandolo orgoglioso. Era più basso di tutte loro nel complesso, ma doveva credersi un gigante in quella posizione.- Io sono un conte sapete? Il conte di Magnolia! Un nobile, un amico del re, e quello che voglio ottengo.- puntò i languidi occhi neri sulla povera Misa, che squittì di sorpresa quando vide il volto del bassotto farsi sempre più vicina.- E io voglio te!- 
Prima che potesse farle qualsiasi cosa, un pugno ben piazzato lo colpì dritto al naso, facendolo crollare a terra, inerme. 
Misaki e Carhan si voltarono all'unisono verso Miel, che fissò con disprezzo e disgusto la cariatide svenuta a terra, poi le amiche. Quando vide i loro volti sorpresi e scioccati, si lasciò andare anche lei ad un espressione confusa. 
- Cosa?- domandò, come se non fosse abbastanza evidente. 
- Mi dava sui nervi, ok?- semplicemente annuirono. 
Ma è così che ci si liberava di chi non ti andava a genio? Non pensavano proprio, ma le aveva salvate, quindi come metodo lo stordimento funzionava più che bene. 
- Possiamo andarcene adesso? Possibilmente prima che scoprano che una tizia qualunque ha atterrato il marchese della città?- 
Risero le due, ma annuirono subito. 
- Conte, è il conte di Magnolia, non il marchese.- corresse allora Misa, infinitamente grata a Miel per quello che aveva fatto. Quest'ultima scosse la mano dietro di se, come a dirle di lasciar perdere. 
- Dettagli dettagli, l'importante è andarcene di qui.- 
Prima di seguire le compagne, Carhan voltò un ultima occhiata all'uomo disteso a terra privo di conoscenza, e scorse qualcosa uscire dalla tasca del panciotto. 
Esitò un secondo poi lo raccolse. 
Era un foglio. Ripiegato svariate volte su se stesso, giallognolo e impregnato dell'odore di alcool e tabacchi di cui quel tizio faceva evidentemente uso.  
Tentò di aprirlo, ma la voce delle due compagne la richiamò ancora. 
- Cary sbrigati!- Miel sembrava la più impaziente nel volersene andare, ed il suo atteggiamento nervoso di chi ha appena fatto qualcosa di sbagliato e lo sa, divertiva Misaki come niente l'aveva mai fatto prima. 
- Non vedo l'ora di tornare, sono stufa di tutti questi incid...ouch!- non fece in tempo a completare la frase, che inciampò sulla prima radice trovata alle porte della città, affondando il viso nell'umido terreno. Il giorno prima aveva piovuto, ed anche in quel momento, le nuvole minacciavano acqua. 
Carhan ripose veloce nella cesta che teneva fra le mani, già piena di ottimi panini caldi, il foglio che aveva "preso in prestito" al conte privo si sensi, senza nemmeno sapere perché lo avesse fatto. Probabilmente per pura e semplice curiosità. 
Lo nascose lì, tra una pagnotta ed una baguette, ripromettendosi di leggere quel foglio con più calma una volta tornate al covo.

***

Palazzo Reale di Crocus, Fiore. Anno x1000.

- Ebbene?- la voce gracchiante del re penetrò nelle orecchie del suo più fedele capitano.
Seduto scomposto sul suo pomposo trono d'oro, ricoperto di velluto rosso morbido e setoso.
Il capitano se ne stava inginocchiato poco distante di fronte a lui, capo chino in segno di riverenza.
Gli irti capelli biondi, chiari e scompigliati, non si scomposero nemmeno quando si alzò per fronteggiare il sovrano, e finalmente anche gli occhi azzurri si mostrarono, intensi, furbi e felini. Una piccola ma significativa cicatrice gli era stata lasciata poco sopra l'occhio destro, attraversandogli l'angolo del sopracciglio.
- Il Master ha disposto i preparativi mio signore, domani procederemo come da vostri ordini.-
- Molto bene.- un ghigno malefico di dipinse sul volto del re.
Sapeva di potersi fidare della gilda magica, l'unica ormai, che stava al suo servizio. Erano fedeli, potenti e non avrebbero mai fatto nulla per tradire la sua fiducia. Avevano troppo da perdere.
- Puoi andare ora.-
Con un altro inchino il biondo si congedò dal sovrano per fare ritorno alla sede della Gilda, finalmente assolto dai suoi doveri fino al giorno seguente.
Quando fu fuori dalla sala del trono, si allentò il colletto della divisa fin troppo stretta. Sbuffò, spazzolandosi all'indietro i capelli, un ghigno gli si dipinse in volto.
Dannazione se era noioso quel vecchio, con i suoi ordini e le sue assurde strategie di guerra. Era veramente uno stupido.
Camminò lungo il corridoio del palazzo fino all'ala dedicata alla gilda. Era veramente una struttura immensa, e viverci non era male dopotutto, anche se prendere ordini dall'impiastro reale non era il massimo. Finché andava bene al Master però, lui non era nessuno per controbattere.
- Già finita la riunione?- non si stupì di vedere il suo compagno appoggiato al muro vicino alla porta della sala grande. Probabilmente lo stava aspettando.
- Fortunatamente è stato più veloce del previsto. Mi ha congedato subito dopo il rapporto.-
Fissò a lungo il compagno dagli occhi rossi mentre e ne stava a soppesare il vuoto, assorto in chissà quali pensieri.
Si avvicinò scostandogli una delle ciocche nere che gli ricadevano sul viso.
- Dovresti fare qualcosa per questi capelli, li hai sempre sugli occhi.-
Scostò la mano del biondo dal viso con un gesto secco, sbuffando ed incenerendolo con lo sguardo.
I suoi capelli neri lunghi poco sopra le spalle a lui piacevano così, ed il fatto che gli nascondessero a tratti il viso gli dava in qualche modo una sensazione di sollievo. Meno sguardi si puntavano su di lui, meglio era.
Il biondo sorrise, raggiante, come non faceva con nessun altro.
Afferrò il moro per il collo, strofinandogli la mano tra i folti capelli neri e scompigliandoli.
- Di fratellino non fare così! Era solo un consiglio!- ma l'altro non sembrava divertirsi come lui.
- Se non mi molli all'istante ti staccherò il braccio.- era lapidaria la sua voce, ma vi notò comunque una nota sarcastica.
Alla fin fine si volevano bene e andavano d'accordo, erano gemelli dopotutto, seppur diversi, ed erano l'uno la famiglia dell'altro.
- Coraggio andiamo, il Master vorrà sapere tutti i dettagli.-
Il moro annuì e lo seguì all'interno della sala grande, dove l'intensa aura del Master riuscì a metterli in soggezione.
Come sempre, era un mostro di potenza, ma forse anche per quello lo ammiravano profondamente.

***

Base Segreta, Fiore. Anno x1000.

Shoichi si passò una mano tra i folti capelli biondi, esausto e psicologicamente stressato.
Erano davvero dotati di potere, tutti loro, ma come in tutte le cose, alcuni lo erano di più, altri di meno.
La cosa insolita era che a causargli problemi non erano i meno dotati, che pur con fatica imparavano a velocità costante, chi ormai non riusciva a tollerare era chi imparava facilmente e velocemente.
Caius era il primo.
Pretendeva di combattere sempre e contro chiunque, anche in quel momento non faceva che decantare la sua forza e quanto loro fossero deboli ed insignificanti. A Shoichi sarebbe piaciuto sbattergli in faccia che al livello di adesso gli sarebbe bastato un dito per sottometterlo e sconfiggerlo. Purtroppo però doveva controllarsi.
Atsushi sbadigliò sonoramente, stravaccando ancor di più sul ramo di cui si era appropriato, rivendicando il diritto anche sulla stessa quercia. Era decisamente comodo, non aveva nulla da ridire.
Lanciò un'occhiata ai vestiti che quel pazzo scatenato di Toshiro l'aveva obbligato ad indossare, ma si compiacque nel vedere che per lo meno ci aveva azzeccato nella scelta dello stile.
Camicia bianca, gilet notte e pantaloni stracciati azzurri. Cravatta turchese, sciarpa a quadri azzurra. Non male doveva ammettere.
Con un altro sbadiglio guardò in basso, dove appoggiato alla corteccia dell'albero stava appoggiato Ashuros, sempre chiuso nel suo religioso silenzio.
Anche lui, come tutti, aveva dovuto cambiarsi, e gli erano stati appioppati una camicia nera dalle maniche strappate, una giacca in pelle sempre nera con della pelliccia bianca intorno al collo, con un paio di para braccia di cuoio marroni. Pantaloni in cuoio neri, stivali lunghi fino al ginocchio neri, guanti del medesimo colore. Anche lui stava piuttosto bene.
Nonostante il fastidioso modo, Toshiro ci sapeva davvero fare con l'abbigliamento.
- Ne avranno ancora per molto?- domandò annoiato all'albino di sotto, che scosse semplicemente le spalle per far intendere che non lo sapeva.
Caius sbuffò ancora una volta, stanco di dover aspettare ancora a lungo per dover combattere. Si guardò la mano per un istante, concentrando le energie sul palmo della mano fino a creare una piccola ma consistente sfera nera. Una sfera di ombre.
Ombre, buio, oscurità, era quello il suo potere secondo quei tre individui, e in qualche modo sentiva che era così. Quel potere era parte di lui, gli apparteneva e lo faceva sentire forte, gli piaceva da impazzire.
Non riuscì più a mantenere il controllo e la sfera si dissolse in una poof, lasciandolo con il fiato corto.
Nonostante la prima volta avesse rilasciato una quantità di potere assai maggiore e senza risentirne poi molto, dovendo solamente rinunciare all'integrità dei suoi vestiti, tentare di averne il controllo era più complicato che agire d'istinto.
Ora che aveva un nuovo abbigliamento, composto da una semplice toga bianca e leggera, che lasciava scoperte le costole e le ascelle.
Legata poi alla vita dove scendeva poi fino alle ginocchia, con dei bracciali larghi in oro sui bicipiti destro e sinistro, così come sulle caviglie. Per scelta aveva deciso di girare scalzo.
Guardò Isaac e Yared mentre combattevano dando sfogo alle loro risorse, nonostante Raxel si rifiutasse ancora di credere alla magia e quindi non desiderava prendere parte ad allenamenti magici.
Sbuffò ancora, pregando che il suo turno arrivasse alla svelta.
Layla era poco lontana, anche lei intenta a guardare l'incontro seduta sulla scalinata dell'ingresso della base.
Una cosa a cui non aveva rinunciato nel suo abbigliamento era il cappuccio sempre calato sul capo, anche per difendersi dalla potente luce del sole. Tanti li avevano i capelli bianchi, ma nessuno era veramente albino come lei. Aveva poi optato per un armatura in cuoio nero, pantaloni lunghi blu scuri ed un paio di scarpe nere.
Almeno così il sole non l'avrebbe ferita.
Potresti proteggerti da sola, le aveva detto Cornelia il giorno prima, ma ancora non riusciva ad invocare il suo potere.
Lasciò perdere e concentrò lo sguardo sui due combattenti, lasciando che anche le incitazioni a bordo campo di Jin si perdessero nell'aria.
- Coraggio Yared fagli vedere un bell'incantesimo a quella femminuccia!-
L'unica risposta fu un insulto di Isaac, che tornò subito a concentrarsi sullo scontro, maledicendo Jin a bassa voce.
Questi sorrise, prendere in giro le persone era sempre uno spasso.
Nonostante amasse attirare l'attenzione, i suoi vestiti avevano un'aria piuttosto normale. Una maglia a collo alto, smanicata e attillata di color marrone scuro. Pantaloni bianchi sorretti da una cintura nera discretamente spessa. Stivaletti neri corti, una collana a catenella ed un polso fasciato.
Non si era fatto male o altro, semplicemente per bellezza aveva deciso di farlo.
Anche lui, forse meno di Caius, era impaziente di combattere ed usare i suoi poteri, ma altrettanto voleva scoprire cosa erano in grado di fare i suoi compagni.
Isaac e Yared continuarono il loro combattimento ancora per un po', facendo attenzione a non rovinare i vestiti che Toshiro aveva scelto per loro. Facevano sul serio, ma anche quello là li avrebbe estinti sul serio se fosse successo qualcosa a quelle vesti.
Isaac sembrava un monaco con i vestiti che erano stati scelti per lui, ma vista la sua paura per le donne era facile che lo diventasse anche una volta tornato al mondo normale. Oppure si sarebbe convertito all'altra sponda.
Portava una tunica simile a quella dei monaci cappuccini, col cappuccio annesso, ovviamente completamente marrone.
Si era fasciato con bende bianche sia mani che piedi, lasciando però scoperte le dita di entrambi.
Sotto portava solamente un paio di pantaloni neri lunghi vino al ginocchio, dove finivano con uno strappo.
Si era tolto la tunica per ridurre l'eventualità di danni al tessuto.
L'abbigliamento di Yared era appena più elaborato, ma leggero e comodo.
Una casacca verde bosco a maniche lunghe tenuta chiusa sul petto con dei lacci più scuri e un paio di comodi pantaloni marrone fango tenuti su da dei lacci sui fianchi. Ai piedi calzava degli stivali di morbida pelle marrone.
A cingergli i fianchi vi era una cintura marrone a cui erano appesi una katana dall'impugnatura fasciata con una striscia di stoffa verde scurissimo.
Gliel'aveva regalata Cornelia, dicendole che con quella sarebbe stato più facile risvegliare i suoi poteri e controllarli. Non ci aveva creduto molto, ma aveva accettato con piacere il regalo.
Tra i capelli aveva messo una fascia verde bosco mezza storta posizionata sulla fronte che lasciava i suoi capelli ancora più ritti.
Andavano avanti da un po', poiché erano gli unici due che ancora non avevano risvegliato la magia, nonostante Isaac si rifiutasse categoricamente di credere in quella verità. Non c'era magia in lui, perché la magia non esisteva. Era fermamente convinto che fosse tutto un brutto sogno, dal quale però non riusciva a risvegliarsi.
Yared invece si stava impegnando al massimo per scoprire qual era il suo potere, ma nemmeno la spada sembrava poterlo aiutare.
Non capiva davvero perché non ci riuscisse, ma non aveva intenzione di arrendersi.
Quando sentì una forte scarica attraversargli la schiena, allora capì cosa doveva fare, e con la sola forza della sua mente, fu capace di scagliare Isaac contro un albero prima che questi lo colpisse. Colpì quasi Ashuros invece, che si scansò appena in tempo.
- Ahiahiahi, ma che cazzo è successo?- rialzatosi dopo la botta subita, Isaac aveva la faccia di uno che aveva appena visto un fantasma.
Neanche Yared e gli spettatori ci avevano capito molto a dire il vero. Shoichi invece aveva capito.
Applaudì sorridendo sghembo, attirando su di se l'attenzione di tutti.
- Congratulazioni Yared, hai appena usato un potente incantesimo psichico.-
- C-Cosa...?- ci era rimasto, lo dovette ammettere.
- La tua magia si basa sulla psiche dunque, teletrasporto, telecinesi. Un potere interessante e molto utile, se impari ad usarlo diventerai molto potente.-
Shoichi sorrise, contagiando anche Yared che si mise ad esultare.
Proprio in quel momento tornarono Carhan, Miel e Misaki con le provviste. Quando le vide arrivare, Sho decise di finirla li con gli allenamenti per quel giorno, per la grande delusione di Caius che si mise a protestare.
- Oh ma insomma chiudi il becco! Hai stufato maledetto pazzoide fissato con la lotta.- aveva allora sbuffato Carhan, scatenando così l'ennesima lite che capitava tra loro.
Era così da quando si erano conosciuti, proprio non riuscivano ad andare d'accordo.
- Mocciosa non ti immischiare! Voglio sentire la tua voce quando geme per il piacere, non per queste stronzate!-
Dopo che il rossore ebbe raggiunto livelli critici d'imbarazzo, Carhan esplose in una rabbia furiosa, che si trasformò in tempesta.
Un violento colpo di vento investì Caius in pieno graffiandogli gambe, braccia e viso.
- RAZZA DI BASTARDO!!!- e quando lei gridò, il rosso fu sbattuto contro la facciata della base a piena potenza.
Aveva il fiatone corto Carhan, ma dopo quell'attacco si sentiva decisamente meglio.
Shoichi restò fermo, ma dentro di se si sentiva soddisfatto. Finalmente qualcuno che gli chiudeva la bocca.
Quando finalmente il rosso si riprese, tornando coi piedi per terra, era furioso e scuro in volto.
- Puttanella...- un aura nera lo avvolse, ma prima che succedesse il peggio, Sho prese in mano la situazione.
- Ora datevi una calmata voi due, forza è ora di pranzo.-
Annuendo, s'incamminarono tutti verso l'ingresso, stando bene attenti che i due litiganti non si avvicinassero troppo.
Qualcosa sfuggì dal cesto di Carhan e finì ai piedi di Shoichi, che la richiamò un istante.
- Oh quello, un pezzo di carta che ho trovato in giro.- mentì agitata, ma il biondo non l'ascoltò più.
L'aveva aperto, l'aveva letto, e non poteva crederci.
Era pallido come un cencio, e questo spaventò la mora.
- Shoichi che hai?- lo scosse, ma questi sembrò non sentirla.
Scansò la ragazza con poca grazia e si fiondò all'interno dell'abitazione senza troppe cerimonie.
La situazione era grave, molto grave, forse avevano sottovalutato un po' troppo la follia che aleggiava nella mente del re.
Una cosa che mai avrebbe creduto possibile accadesse, un incubo che si avverava, per lui e Nikki che, ne era certo, sarebbe impazzita non appena l'avesse saputo.
Pensò a Cornelia e alla sua reazione, pregando che agisse con razionalità e con sentimento, ma che non si lasciasse guidare dalla sola paura e dal senso di responsabilità.
Non potevano perderlo, altrimenti era sicuro che quella battaglia l'avrebbero persa ancor prima di combattere.
 










































*Note Autrice*
-Richiama a se uno scudo-
Minna-saaaan ma che piacere risentirvi!! *Oggetti contundenti e mortali in arrivo*
GOMENGOMENGOMENGOMENGOMEN!!!!
Chiedo infinitamente scusa per il tremendo ritardo, non accadrà più promesso >-<
Poi se mi uccidete non saprete mai come andrà a finire no? u.u
Dunque, da qui inizieranno i combattimenti, cercherò di allungare i combattimenti per finire più alla svelta le varie saghe, per cui se sarà più raro un mio aggiornamento ricordate: LO FACCIO PER VOI!!
Ora vado, un bacione a tutti quanti e alla rpossima!
Jeo 95 =3

 

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Capitolo 9
*** The Events Start to Move ***


              The Knights of the dragon
 

 



CAPITOLO 8- THE EVENTS START TO MOVE.


??? Fiore. Anno x000

Guardando la desolazione che lo circondava, il giovane strinse i pugni fino a che le nocche non sbiancarono completamente. Non era stato in grado di difendere niente e nessuno. La sua terra. La sua casa. I suoi amici. La sua famiglia. Assolutamente niente.

Era ferito, stanco, privo di quasi tutti i suoi poteri e le sue energie, ma neanche in quel frangente disperato riusciva a preoccuparsi di se stesso. La sua priorità più grande erano ancora i suoi amici.

In ginocchio, col fiatone, provati e feriti quanto lui. Una scena a cui mai avrebbe voluto assistere prima di allora, ma che sapeva sin dall'inizio non avrebbe potuto evitare. Eppure la frustrazione per non averli potuti proteggere bruciava viva in lui.

- Ehi...- voltò il capo verso la soave voce che l'aveva richiamato, alla sua destra, rimirando per istanti infiniti quella bellissima ragazza.

Si soffermò più a lungo sui capelli, ribelli e indomabili esattamente come lei, che da sempre amava toccare, lisciare, carezzare, e il rimpianto si fece ancor più forte. Non l'aveva protetta.

- Perdonami... non sono riuscito a proteggerti.- erano entrambi chini a terra, ed il ragazzo non riuscì a sostenere il suo sguardo a lungo.

Picchiò la terra con un pugno come se ferirla potesse alleviare quel dolore, ma non funzionò. Si procurò solo una terribile fitta alla mano.

Sentì il volto sollevarsi, accompagnato da due morbide mani che emanavano un buon profumo di mandorla. Dio quanto amava quel profumo.

- Non è colpa tua, non hai nulla di cui scusarti. Sapevamo che sarebbe successo, ma io sono felice. Ho incontrato loro, e te. Non ho rimpianti.- lo baciò delicatamente, con amore e sentimento, ma una lacrima sfuggì al suo controllo. Avrebbe voluto passare ancora tanti momenti con lui, ma ormai non vi era più tempo.

"Non è ancora finita. Dobbiamo applicare il sigillo."

Si staccarono ma rimasero abbracciati, ancora per un po', mentre la voce potente del suo compagno più fedele fu capace di scuotere nel profondo il ragazzo, senza però turbarlo.

Alzò lo sguardo verso il cielo e la vide, la figura imponente del suo migliore amico che riusciva a coprirgli la visuale sugli splendenti soli di Fiore, ormai prossimi al tramonto. Anche da quella distanza sentiva il battito sempre più debole del suo cuore, in perfetta sincronia con il suo.

Erano legati in fondo. Un potente legame, la cui comprensione andava ben oltre le normali capacità umane e ferine. Non si poteva comprendere, soltanto sentire. E questo bastava.

Spostò per un momento lo sguardo dalla figura del compagno, individuando subito quelle delle altre creature alate alte in cielo, sentendosi fiero di poter combattere al loro fianco.

Tornò a concentrarsi sul compagno. Nonostante la situazione critica in cui si trovavano, l'unica cosa che riusciva a pensare era che il suo suo drago era assolutamente bellissimo.

Non riusciva a vederli dalla sua posizione, ma sentiva che i suoi occhi neri come la pece erano fissi su di lui.

Li sentiva scorrergli addosso e scrutargli l'anima, dissipando dal suo cuore tutti i dubbi e le incertezze che avessero potuto fargli perdere di vista il loro obiettivo. E ne aveva tanti di dubbi, troppi, ma ormai tirarsi indietro non era più possibile.

Ogni parte del suo corpo gridava, e la sua mente ed il cuore gli gridavano di mandar via tutti i suoi compagni finché era in tempo, di salvare almeno loro e permettergli di avere un futuro. Se solo avesse potuto.

Purtroppo c'era un'unica via per impedire al regno di collassare completamente e salvarlo, ed il prezzo della salvezza non implicava soltanto la sua, bensì tutte quante le loro vite. Le loro, dei loro draghi, dei loro poteri.

Si rialzò con fatica, tenendosi il braccio sinistro gravemente ferito, percorso da taglio lungo e profondo. Faceva dannatamente male, ma doveva riuscire a tirarsi in piedi.

Tese una mano alla compagna lì a terra per aiutarla. Barcollava la ragazza, a causa di una slogatura alla caviglia e un brutto taglio all'altezza dell'addome, ma non si sarebbe arresa al dolore.

- Coraggio ragazzi.... un ultimo sforzo!-

Incoraggiati dalla forza dei loro due compagni, anche gli altri si alzarono mettendo in gioco le energie rimaste, pronti al sacrificio finale.

Quando li vide tutti in piedi, che lo guardavano preparati e fiduciosi, il ragazzo si commosse. Non avrebbe potuto chiedere compagni migliori.

Gli si disposero in cerchio, chiusero gli occhi e si concentrarono.

Vi erano pietre incastonate nei loro corpi, una per ognuno di loro, posizionata in punti diversi. Nel ragazzo al centro, la pietra si era incastonata nel petto, all'altezza del cuore.

Con un gesto della mano richiamarono a loro tutte le energie rimaste. Le pietre sui loro corpi risplendettero quanto uno dei soli che illuminavano il mondo, simboleggiando a pieno la determinazione che spingeva i loro cuori a quell'estremo sacrificio. La luce delle pietre aumentò, illuminando lo spazio intorno a loro di diversi colori.

I ruggiti dei draghi riempirono le orecchie dei ragazzi infondendo in loro calore e fiducia, dissipando le ultime tracce di dubbi e paure che incrinavano la loro determinazione. 

- Knights, questa è la nostra ultima battaglia, una volta posto il sigillo, tutto finirà ed il Regno potrà vivere in pace!- prese un profondo respiro, poi continuò.- Niente dubbi, niente incertezze, sigilliamo il male per sempre, il cuore di Fiore è con noi!- 

Ruggiti misti a grida d'assenso accompagnarono quelle parole con forza e determinazione, lasciando che sul volto gli si aprisse un sorriso fiducioso. 

Ora erano veramente pronti. 

Le pietre del potere che li rendevano esseri magici fuori dal comune risplendettero come globi di luce carichi di una nuova speranza per il mondo. Anche quelle che svettavano sulla fronte dei loro draghi, più grandi e luminose, espansero la loro luce come un eco. 

In poco tempo la vallata si rischiarò ed ogni traccia del male sparì, sigillata per sempre oltre i confini del regno. 

Ansimanti e ormai prossimi al sonno eterno cui erano preparati sin dall'inizio, si rivolsero un'ultima occhiata significativa, pronti a dividersi per sempre. 

Tra di loro, un ragazzo ed una ragazza si scambiarono un intenso sguardo innamorato.  

Un ultimo sguardo. Un ultimo saluto. Un ultimo "ti amo". Poi s'accasciarono a terra entrambi. 

Strisciarono l'uno verso l'altro, e quando le punte delle loro dita si sfiorarono lasciarono che anche le loro teste toccassero il terreno e che i loro cuori si fermassero. All'unisono. Com'erano sempre stati.

Furono svariati i pensieri che riempirono le menti del gruppo, ma nessuno, nemmeno per un attimo, si pentì di ciò che era stato fatto. Per la pace, avrebbero sacrificato mille e mille volte la vita. 

Assistette impotente al crollo dei suoi compagni, della sua amata, dei draghi. 

Non aveva nemmeno fatto in tempo a vederlo per l'ultima volta, il suo drago bianco, poiché appena alzò la testa le imponenti creature alate erano scomparse. Al loro posto erano rimaste semplici luci, abbaglianti, intense, calde. 

Le vide sparire nel cielo in più direzioni, lasciandosi dietro una semplice scia colorata che svanì poco dopo. 

- Ragazzi!- 

Crollò a terra quando una tenue voce femminile raggiunse le sue orecchie. Barcollò pericolosamente, ma sentì due persone sorreggerlo prima che toccasse terra. 

- Dian! Dian ti prego non morire!-

Se ne avesse avuto la forza, avrebbe di certo sorriso a quel nomignolo che normalmente detestava, ma che in quel momento gli sembrava una pura e dolce melodia. 

- Ehi Boss, fatti coraggio!- non lo stupì il fatto che la prima voce ad incrinarsi dal pianto fosse quella di un giovane ragazzo. 

Tra i due, nonostante si mostrasse allegro e tenace, quel ragazzino era anche il più sensibile. 

- V-Va bene così...purtroppo s-siamo riusciti solo...- tossì e sputò sangue. La vita che ad ogni parola l'abbandonava. 

- Non parlare Dian! Risparmia le forze.- ora le lacrime rigarono anche le guance della giovane ragazza. 

Era forte, coraggiosa e non piangeva praticamente mai. Quella volta però, davanti alla terribile scena che si era presentata loro davanti senza che potessero evitarla, anche la sua maschera era cadde. 

Abbattuta da quella lacrime cariche di dolore. 

- N-No... ormai non c'è più tempo... l-loro torneranno...- 

Raccolse le ultime forze, pregò il suo corpo affinché reagisse un ultima volta al suo volere. Toccò con la punta dell'indice la fronte di entrambi, lasciando poi che il braccio cadesse esanime a terra. 

- O-Ora tocca a v-voi...- e anche lui chiuse gli occhi, cadendo in quel sonno profondo dal quale non si sarebbe svegliato. 

Piansero. Si lasciarono andare a quel senso di vuoto e disperazione che si era fatta largo in loro.  

Il ragazzo fu il primo a calmarsi e con fatica riuscì a rialzare anche l'amica, abbracciandola. 

Le lisciò i corti ed irti capelli castani, offrendole la spalla per sfogare le ultime lacrime. 

- Nelly, guarda...- 

Nelly si girò al richiamo del ragazzo, e trasalì quando vide ciò che le stava indicando. 

I corpi dei loro maestri, dei loro amici, fluttuavano nell'aria avvolti dalle luci delle loro pietre. 

Quelle pietre che da sempre risiedevano radicate in loro, e che ora si stavano separando dalle carni dei cavalieri. 

Davanti agli occhi sgranati dei due ragazzi, i giovani maestri svanirono in un fascio di luce accecante, senza lasciare tracce. 

- C-Cosa è successo?- domandò tremante Nelly, ancora visibilmente scossa, ma a risponderle non fu il compagno. 

- Hanno iniziato il loro lungo sonno, ma non so se e quando si risveglieranno.- s'intromise una terza figura, alta, misteriosa, dalla calda ma pungente voce femminile che spirava da sotto il largo cappuccio blu che nascondeva il viso della donna. Un pesante mantello blu celava anche il corpo. 

- Che intendi?- proferì serio il ragazzo, sentendo la compagna tremare ancora tra le sue braccia. 

- Dico che non è ancora finita, il male è stato soltanto sigillato, non distrutto. Un giorno torneranno, e per Fiore sarà la fine.- 

Un ringhiò basso uscì dalle labbra di Nelly, che sgusciò fuori dal rassicurante abbraccio dell'amico fronteggiando rabbiosa la donna. 

- Stai dicendo che si sono sacrificati per niente?! Che i Knights sono morti invano?!- sbuffò la donna dalla veste blu, per nulla intimorita dal tono rabbioso della ragazza. Sembrava seccata invece. 

- Te lo dirò in modo che tu possa capire. Il male tornerà, ma anche i Knights lo faranno, e stavolta dovranno distruggere i Titans, o il male continuerà a tornare.- 

Sentire il nome di quegli esseri procurò un brivido freddo ad entrambi i ragazzi.

Una scintilla di speranza attraversò i loro sguardi quando realizzarono la seconda parte delle parole pronunciate dalla donna. 

- Torneranno?- c'era incertezza ma speranza nella voce del ragazzo, che si sentì improvvisamente più leggero. 

- Prestate attenzione. Un giorno il male scioglierà il sigillo e tornerà a scorrere tra noi, solo allora lo spirito dei Knights tornerà su questa terra a nuova vita, in nuove vesti. Potrebbe accadere domani, o tra un milione di anni. Quindi preparatevi. Fate risorgere il regno, sorvegliate il sigillo.- lanciò loro una luminosa polverina che brillò appena sotto i raggi dei soli ormai tramontati, stordendo i ragazzi e causando loro vertigini e nausea.- Presto la leggenda tornerà... per allora siate pronti...-  

La figura svanì, in un soffio di vento, e tutto il mondo intorno a loro divenne all'improvviso nero e scuro. 



 

***



Base Segreta, Fiore. Anno x1000


Mentre fuori gli allenamenti continuavano, chi era rimasto all'interno dell'abitazione si dilettava in svariate attività, conforme al carattere di ogni ragazzo.

Ace era seduto sul divano a leggere ogni libro sul passato di Fiore che Cornelia gli aveva messo a disposizione. Era impressionante la velocità con cui divorava tomi dalle notevoli dimensioni, e allo stesso tempo stilava un proprio resoconto con considerazioni personali e annotazioni. E quando non capiva qualcosa interrogava Cornelia o Nikki su ciò che non capiva.

Si sistemò il colletto della camicia blu scuro che Toshiro aveva scelto per lui, abbinata a dei pantaloni bianchi che finivano all'interno di comodi stivali neri, non staccando nemmeno per un secondo gli occhi dal libro che in quel momento aveva catturato la sua attenzione.

- Ahhhhh magnifico.-

Toshiro ammirava da lontano Ace, con gli occhi che luccicavano per l'emozione. Più che il ragazzo però, era intento ad ammirare il capolavoro d'abbigliamento da lui stesso creato. E non soltanto quello, ma tutti gli abiti e gli abbinamenti che aveva creato in quegli ultimi giorni.

A partire dal proprio, composto dei pantaloni bianchi leggermente gonfi con sopra dei parastinchi rosa-rosso e oro e abbinati a delle scarpe nere. Sulla parte superiore del corpo indossava una maglietta bianca con le spalle coperte da un copri spalle rosa e oro con tanto di cappuccio, maniche lunghe nere e guanti oro; in vita portava un obi rosa lungo dietro e con una striscia di tessuto che gli cade in mezzo alle gambe, un borsellino di cuoio fermo in vita e due treccine che pendono dall'obi. Alla cintura erano infine legate due sciabole, gentile concessione di Cornelia come assicurazione aggiuntiva per proteggersi.

Spostò poi lo sguardo sulle altre persone presenti nella stanza, partendo dal gruppetto di ragazze che si erano offerte volontarie per preparare il pranzo a tutti loro.

Lilian, Yelle e Shino chiacchieravano e ridevano tra loro, ignare degli sguardi fugaci che Toshiro lanciava loro.

Per la prima aveva scelto un abito ampio e di seta, pieno di pizzi e merletti senza maniche, di colore azzurro, che le fasciava perfettamente il corpo mettendone in risalto le curve morbide ed abbondanti.

A Yelle invece aveva affibbiato un abbigliamento più comodo, ma che rispecchiava a pieno il carattere solare e ribelle dell'albina. Indossava una casacca scura, dei pantaloni anch'essi scuri e calzava ai piedi degli stivaletti bassi in cuoio nero. Aveva inoltre aggiunto a quella combinazione un mantello nero, ma che non le intralciava troppo i movimenti.

Per finire Shino indossava una maglia a mezze maniche lunga completamente bianca, fissata ai fianchi con una cordicella color ora, abbinata a dei pantaloni stretti e neri, e a delle semplici scarpe grige.

- Toshiro smettila! È inquietante il modo in cui fissi la gente.-

Shino si era girata all'improvviso, pietrificandosi non appena ebbe notato lo sguardo languido e bavoso che il ragazzo rivolgeva ai loro vestiti.

- Scusa Shino, ma che posso farci se gli abiti che ho scelto per voi sono superbamente superbi!-

- Allora perché non te li sposi e la fai finita?- ironizzò la ragazza, facendo ridacchiare anche le altre due.

- È una grande idea! E tu Shino-chan sarai la ragazza che indosserà l'abito mentre lo sposerò!-

Sussultò, avvampando e girandosi a guardarlo sconvolta.- CHE?!-

- Forza muoviamoci! Voglio sposare i miei abiti il più in fretta possibile!-

Iniziò ad inseguire la ragazza, che presa dal panico iniziò a fuggire, minacciandolo di morte in venti lingue diverse pur di salvarsi dalle sue grinfie.

- Ehi fermati Toshiro! Che intenzioni hai?! Sta lontano da me!- e sparirono al piano superiore, mentre Yelle e Lilian continuarono a ridere.

- Ahi!- complici le risate e la sua goffaggine, Yelle si ferì ad un dito mentre tagliava le carote per il curry.

- Tutto bene?- Lilian smise di ridere all'istante, voltandosi verso la ragazza e prendendole fra le mani il dito ferito. L'albina si ritrasse di scatto, agitando le mani e sorridendo per tranquillizzarla.

- Non preoccuparti, è solo un graffio.- ma Lilian non demorse, riafferrando la mano di Yelle e mettendole la mano nel secchio ricolmo d'acqua che dovevano usare per cucinare.

Mentre la mano dell'albina era a mollo, successe qualcosa che nessuna delle due si sarebbe mai aspettata. Un bagliore azzurro avvolse il taglio di Yelle e in pochi secondi sparì, completamente rimarginato, come se non si fosse mai ferita. Sgranarono entrambe gli occhi, stupite.

- Ma cosa....-

- È il potere dell'acqua.- Cornelia apparve improvvisamente alle loro spalle, dando risposte a molti dubbi che affollavano le menti delle due ragazze.- L'acqua è vita, è pace e tranquillità, ma che può trasformarsi in chaos puro quando si arrabbia. Congratulazioni Lilian, hai appena scoperto il tuo potere.-

La ragazza dai lunghi capelli castani sgranò gli occhi, sconvolta e ammutolita.

- S-Sono stata.... io?- Yelle invece si illuminò, afferrando le mani dell'amica fissandola con ammirazione.

- Sei grandiosa Lilian! Il tuo potere è fantastico!-

Nikki osservava la scena dall'alto delle scale, attratta da tutta quella confusione mentre stava tranquillamente riposando nella sua stanza. Ed un'altra era andata.

Non tutti avevano scoperto i propri poteri, e non tutti credevano ancora a quella storia nonostante le svariate prove, ma pian piano tutti quanti si stavano avvicinando al mondo di Fiore. E soltanto quando tutti loro si fossero convinti dell'effettiva esistenza della magia, di Fiore e di tutto ciò che i Knights erano e rappresentavano, allora la loro missione avrebbe potuto avere inizio.

Le difficoltà non mancava, per di più tutti loro erano inesperti o estranei nell'utilizzo della magia, ma avevano del potenziale, ed un grande potere nascosto che ancora non conoscevano.

Si diresse di nuovo verso la sua stanza, provata più del previsto da quel viaggio di recupero che li aveva messi davanti a più stress di quanto non avesse previsto.

Passò davanti alla stanza in cui Rosie si era chiusa da quando gliel'avevano assegnata, sommersa da tutti i libri che aveva trovato nella base. Era quasi peggio di Ace, se non che il ragazzo era assai più curioso e chiedeva molte più informazioni quando non capiva qualcosa.

Sbirciò dall'uscio della porta ciò che stava facendo, e non si stupì nel trovarla intenta a leggere, seduta sul letto ed immobile come una bambola di porcellana.

I vestiti scelti da Toshiro per lei erano una tunica bianca e corta, semplice ed abbastanza trasparente, al di spora della quale era stato abbinato una mantello verde che le copriva il viso, come specificatamente richiesto da li stessa. Sotto la tunica portava un paio di pantaloncini marroni, un look semplice ma che le donava, come qualsiasi altra cosa che indossava.

- Ehi Rosie.-

La ragazza sussultò, richiudendo il libro e calandosi il cappuccio sul viso più di quanto già non lo nascondesse.

- Dovresti andare di sotto a socializzare sai? Sono sicura che ti troveresti in sintonia con Ace, leggete tanto entrambi.- le sorrise, ma Rosie scosse semplicemente la testa in segno di negazione.

Nikki sospirò, parlare con quella ragazza era difficile da avvicinare, ma se non imparava alla svelta a collaborare e creare solidi legami con tutti gli altri, ogni missione sarebbe stata sempre più dura.

- Comunque tra poco la cena sarà pronta, dubito tu voglia restare a stomaco vuoto. Be ci vediamo.- ed uscì dalla stanza dopo che Rosi ebbe accennato un assenso col capo.

Quando la bionda se ne fu andata, Rosie posò il libro e sospirò affranta, ancora una volta incapace di fidarsi ed aprirsi con qualcuno. E, a parte certi soggetti, tutti li erano gentili e carini con lei.

“Sono proprio una stupida...” non c'era speranza, non sarebbe mai cambiata.

Al piano di sotto intanto, Nene era seduta sul divano a creare gioielli con alcune pietre colorate che aveva trovato nel giardino. Sfortunatamente Kazuo sembrava non volerla lasciare in pace.

- Sei davvero carina con quegli abiti sai Nene-chan?-

Toshiro aveva scelto per lei un vestito elegante nero nella parte frontale, mentre il resto del vestito era di un candido color panna. Delle lunghe maniche si allargavano dai gomiti, allungandosi poi fino alle cosce. Il seno veniva messo in risalto grazie ai laccetti bianchi che stringevano il vestito all'altezza del ventre, mentre ai piedi aveva deciso di non calzare nulla e girare a piedi nudi, senza che nessuno ne avesse capito il motivo.

Per lui invece era stato scelto qualcosa di più semplice e alla mano, proprio come lo era lui. Una casacca rossa legata in vita da una cintura di corda bianca, dei lunghi e larghi pantaloni verdi che si stringevano attorno alle caviglie e delle semplici scarpe nere.

- Ti ringrazio Kazuo.... per la quinta volta.-

Da quando Carhan se ne era andata, Kazuo non l'aveva lasciata in pace un solo secondo, tormentandola con domande e considerazioni ovvie di cui non aveva bisogno. E poi c'erano i complimenti. La prima volta si era sentita lusingata ed imbarazzata, ma dopo che egli le ripeteva ogni secondo gli stessi complimenti aveva iniziato a trovarli vagamente irritanti.

Kazuo in generale stava diventando irritante. Eppure non riusciva a cacciarlo né allontanarlo, perché in lui vedeva un bambino sperduto a cui tendere la mano e accompagnarlo ad ogni passo. Ma ora stava seriamente esagerando.

- Kazuo posso sapere perché continui a girarmi intorno? Non c'è nessun altro con cui vorresti stare?-

Il ragazzo scosse la testa, regalandole un sorriso allegro e solare.

- Nessun altro, perché Nene-chan è l'unica con cui voglio stare! Mi piace vederti lavorare alle pietre, sembri così sicura ed esperta, ed in più sei molto carina mentre ti concentri nel tuo lavoro!-

Nene arrossì fino alla punta delle orecchie, girando il capo per non guardare Kazuo in faccia. Diretto, troppo diretto per i suoi gusti, e troppo precoce per poter affermare certe cose.

- Kazuo senti....-

La porta si aprì con un tonfo, mentre un trafelato Shoichi faceva il suo ingresso, seguito da tutti gli altri ragazzi che fino a poco prima erano fuori con lui.

- Abbiamo un problema.-

Aveva esordito così, mettendo sotto il naso di Cornelia lo stesso foglio che poco prima gli aveva dato Carhan. La donna ne lesse minuziosamente il contenuto, riga dopo riga impallidiva sempre di più, i muscoli diventavano molli, e le lacrime premevano per uscire.

Attirati dal trambusto, tutti i ragazzi si erano riuniti attorno alla donna e al ragazzo, eccetto Rosie che osservava tutto dall'alto delle scale, e di Nikki, che invece era ancora nella sua stanza.

Ace e Jared dovettero impegnarsi per sorreggere Cornelia, che sembrò perdere l'equilibrio all'improvviso, colta da uno strano capogiro. E tutto a causa di quel foglio.

- Insomma si può sapere cosa dice?- protestò Miel, curiosa di sapere cosa ci fosse di tanto sconvolgente su quel pezzo di carta.

Nessuno le rispose, ma le lacrime che rigarono il volto di Cornelia e l'ombra scura che nascondeva gli occhi di Shoichi furono più che sufficienti a farle capire che qualunque cosa ci fosse scritta, non poteva che portare brutte notizie.

 

***
 


 

Crocus, Fiore. Anno x1000.
 

Nella capitale di Fiore vi era un insolito fermento quel giorno, dovuto ai preparativi di un grande evento che il re organizzava prima di ogni grande missione.

La città era ghermita di gente, i colori e i profumi delle varie città si mischiavano insieme in un unica grande combinazione, che ravvivava Crocus fino a farle raggiungere una bellezza unica e speciale.

Fra la marea di gente che viaggiava per le strade della città, una figura in particolare spiccava fra la gente comune, sia per l'altezza che per la mole imponente. Era alta almeno un metro e novanta, ma ciò che la distingueva da tutti gli altri era il suo particolare abbigliamento.

Indossava un paio di pantaloni neri di pelle, infilati in un paio di stivali neri rigidi e con pochissimo tacco imbottito, e sorretti da una cintura nera alla quale era appesa una tasca di pelle, chiaramente fatta a mano. Una camicia scura gli nascondeva il fisico asciutto ma dai muscoli definiti, coperta inoltre da un cappotto di pelle nero con il colletto talmente alto da coprirgli perfino il naso, abbottonato dal primo bottone fino al ventre. Un paio di guanti neri senza l'indice e il medio ed un tricorno nero inclinato leggermente in avanti, concludevano il particolare abbigliamento che contraddistingueva quell'insolita figura, che era ormai evidente fosse quella di un giovane uomo.

Camminava a lato della strada, cercando evidentemente di attirare l'attenzione il meno possibile, ma anche con quel metodo, una persona di quella stazza e con quell'abbigliamento non passava certamente inosservato.

Procedeva per la sua strada incurante di tutto e tutti, ben sapendo di essere in ritardo all'appuntamento che quel biondino spazzatura gli aveva dato. Accidenti a lui e a quel suo re del cazzo, sempre disturbarlo mentre era a caccia.

- Ehi dolcezza, che ne dici di divertirci un po'?-

L'irritante voce di alcuni soldati catturò l'attenzione dell'uomo, che al solo vederli mentre tentavano di abbordare delle giovani ragazzine evidentemente minorenni. Era una scena che lo innervosiva non poco.

- Per favore signori.... lasciateci in pace!- la più grande tentava di difendere le altre due, ma contro cinque soldati ubriachi fradici poteva fare ben poco.

- Eddai bellissima, vogliamo spassarcela un po', non fare la difficile!-

- Ohiohi, la spazzatura ha imparato a parlare? Quale novità!-

L'uomo di era avvicinato al gruppo di guardie, e mentre parlava con la possente e rauca voce, una delle guardie era già finita a terra, con la testa schiacciata contro il suo piede.

I penetranti occhi viola scrutavano le restanti quattro guardie, che rimasero impietrite davanti ad un tale gigante. Sapevano bene chi era, e farselo nemico poteva rivelarsi la mossa giusta per perdere la vita precocemente.

- H-Hunter?! C-cosa diavolo ci fai qui?!-

- Tze, devo sistemare della spazzatura per quel vostro stupido re, ma posso sempre occuparmi anche di voi rifiuti se persistete con questa vostra fame di sesso, mi fate schifo.- sputò sul soldato che era ancora steso sotto il suo piede, terrorizzandoli ancora di più.- Ora sparite, o vi ammazzo.-

Ed i soldati non se lo fecero ripetere. Liberò anche lo sfortunato che era rimasto intrappolato sotto il suo piede, e li vide sparire tutti e cinque in pochi secondi, mescolati alla folla di persone che quel giorno affollavano la città.

- G-Grazie signore.- la più grande delle ragazze si avvicinò intimorita, sfoggiando un timido ed incerto sorriso. L'espressione dell'uomo però non mutò.

Se ne andò senza dire nulla, con un semplice cenno della mano per salutarle ed un alone di mistero ad avvolgerlo.

- Ma come siamo fighi, cos'è ti stai dando all'eroismo Jason?-

Si voltò verso la persona che aveva parlato, un giovane dai ribelli capelli biondi e gli occhi azzurri, uno dei più fedeli membri della Gilda del re.

- Sempre meglio che essere un cane del re, Sting.- Il giovane grugni, infastidito da tanta strafottenza.

- Se non fossi così utile a sua maestà e al Master ti avrei già fatto fuori.-

- Tze, come se della spazzatura come te potesse riuscirci.-

Il giovane generale non era certo famoso per la sua pazienza, e poco ci volle infatti per fargli montare una rabbia tremenda nei confronti del cacciatore. Si preparò ad attaccare, non prendendo in considerazione la strada colma di cittadini indifesi ed innocenti, se non che qualcuno lo bloccò.

- Calmati Sting, questo non è né il luogo né il momento adatto per mettersi a lottare.-

Dietro il generale dai capelli bianchi comparve un secondo ragazzo, dai capelli scuri e leggermente più lunghi, con la frangia che ricadeva delicatamente sull'occhio destro, nascondendolo. Il sinistro invece brillava all'ombra di una casa di un intenso rosso sangue.

- Ma guarda un po', c'è anche Rayos.- il moro arricciò il naso, infastidito da quel soprannome.

- Ti sarei grato se mi chiamassi Rogue, ora è quello il mio nome.-

Jason scosse le spalle, un nome o un altro per lui non facevano differenza, l'importante era concludere alla svelta quell'affare. Aveva prede ben più grandi a cui dedicarsi.

- Ora dovresti seguirci, Jason Karawat, il re richiede i tuoi servigi.-

Jason seguì i due fratelli senza dire una parola, scocciato, chiedendosi ancora per quale strano intrigo del destino fosse finito a lavorare per la persona più detestabile di tutta Fiore. Forse era vero che le ricompense rendevano cieche le persone.


 


 


 


 


 


 


 

 





























*NOTE DI UN'AUTRICE SUPERDISPIACIUTISSIMA*
Ehm... Salve?
Prima di una qualsiasi predica che possiate farmi vi voglio dire che Smiling ci ha già pensato per tutti! 
Gomen se ritorno dopo una vita con questa miseria di capitolo, ma prometto il il prossimo sarà migliore >-<
Spero comunque di avervi interessato almeno un po', e ritorno con una novità (che sia bella o brutta non so dirvelo)
RIAPRO LE ISCRIZIONI fino a non so quando u.u
Allura, non saranno iscrizioni per i Knights però, bensì per i demoni (chiamati Titans u.u) e per i soldati del re! (sia maghi che semplici soldati u.u)
La scheda la invierò io per MP, e vi prego, NON COMPILATE QUELLA DEL PRIMO CAPITOLO! Chi lo farà, non verrà calcolato u.u
Con questo è tutto, ci vediamo alla prossima (che spero sarà prima di questa u.u Smiling! posa quel coltello, la katana ed il mistra, GIURO che sarà prima, ok?!)
Un bacio e a presto!
Jeo 95 =3


 

 

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Capitolo 10
*** Anger ***


The Knights of the Dragon


 

CAPITOLO 10- ANGER.


Terre Perdute Fiore. Anno x1000

Tochi sbuffò ancora, chiedendosi per quale accidenti di motivo toccasse proprio a lui organizzare le truppe. Cosa dovevano andare poi a fare a Sabriee ancora non gli era ben chiaro, anzi di tutta quella faccenda riusciva a capirci ben poco.

Erano demoni dai poteri superiori, sarebbe bastato un singolo movimento del mignolo di uno solo di loro per spazzare via l'intero genere umano, eppure il Master preferiva agire con calma, a gradi, prolungando la sofferenza umana e sperando così di gettarli nella disperazione più nera.

Alla fine gli stava bene, finché poteva divertirsi a spese di altri era ben felice di servire il suo padrone, ma a tutto c'era un limite e riunire due truppe lo superava di gran lunga.

Non c'era lavoro più noioso e, a tratti, faticoso di quello, specie quando vi erano da gestire centinaia di troll senza cervello capaci solo di mugugnare versi incomprensibili.

-Giornata difficile, Magnet Pole?-

Con il sorriso più finto che potè, Tochi voltò il capo fino a scontrarsi col ghigno glaciale del più freddo e maniacale dei suoi alleati.

Appoggiato alla parete con le braccia conserte vi era un ragazzo molto alto dalla pelle chiara, in evidente contrasto con i lunghi capelli color notte. Essi arrivavano fino a metà schiena, ed erano legati in un' elegante coda bassa. Gli occhi verdi trasmettevano una freddezza disarmante,capace quasi di congelare chiunque fosse così sfortunato da scontrarvisi.

Era vestito con pantaloni in lino nero, stretti sulle caviglie e larghi sui fianchi, accompagnati da una camicia bianca, lasciata aperta nei primi tre bottoni. Ai piedi calzava stivali in cuoio neri, perfettamente lucidi e puliti, dulcis in fundo un paio di guanti bianchi come la neve, talmente puliti da sembrare nuovi.

-Ne ho avute di migliori effettivamente, specie quando non ti ho attorno.-

Il ragazzo dai capelli scuri non si scompose, rispondendo con un semplice grugnito ed una scrollata di spalle.

-In ogni caso capiti a fagiolo, stavo giusto per indire una riunione tra generali.- spiegò.

-Quindi immagino starai andando al laboratorio.-

-Ma che bravo! Allora anche tu sai usare quel tuo cervellino ogni tanto Sora!-

Sora Melodian era stato il più giovane tra i generali prima dell'arrivo di Tochi, che si era guadagnato il suo ruolo uccidendo il precedente detentore del titolo, come era solito fare ognuno di loro. Per prendere il posto di qualcuno bisognava eliminare il suddetto soggetto. Forse era per quel motivo che non andavano particolarmente d'accordo, quello ed il fatto che avessero caratteri diametralmente opposti.

Sora non rispose alla provocazione, seguendo invece Tochi nella stessa direzione. Il ragazzino lo guardò di sbieco, lanciandogli quante più frecciatine possibili per fargli capire che la sua presenza non era affatto gradita.

-Si può sapere che diavolo vuoi?-

Sora scosse le spalle, apparentemente indifferente -Anche io devo parlare con il prof.- rispose semplicemente.

Si ignorarono per l'intero percorso che conduceva al laboratorio, perfino quando entrarono nell'immensa struttura fecero finta di non vedersi. Ciò che videro, una volta scavalcata l'enorme porta di ferro del laboratorio, fu un lago di sangue demoniaco, nulla d'insolito per quella stanza in cui si rintanava spesso una delle persone più strane appartenenti ai Titans.

Il laboratorio era enorme, impossibile vederlo tutto solo dall'ingresso, illuminato da luci al neon bluastre che quasi accecavano lo sguardo di chi si ritrovava a fissarle anche solo per qualche secondo.

Vi erano svariate brandine e poltrone disseminate per tutto il perimetro della stanza, alcune vuote, altre occupate da umani legati e bloccati alle loro sedie, altri ancora nascosti dietro tendine di lino per far in modo di non essere visti da occhi indiscreti.

Nella stanza vi erano quelle che una volta erano giovani ragazze, ora ridotte a mere schiave senza cervello dalla follia dell'individuo che viveva in quel luogo.

Senza curarsi dei corpi martoriati dei demoni che decoravano il pavimento, uno uomo alto circa due metri danzava tra i cadaveri, spostandosi da una parte all'altra del laboratorio per raccogliere dati sulle cavie che stava abilmente studiando, aiutato dalle infermiere zombie da lui stesso create.

Un uomo di corporatura robusta e muscolosa, dai capelli grigi, talmente lunghi da toccargli le caviglie con le punte. Occhi chiarissimi, quasi bianchi volavano da una cavia all'altra, tra i vari rapporti che lui stesso stilava, monitorando ogni minuto le statistiche vitali dei soggetti. La carnagione abbronzata quasi non si notava sotto le luci al neon, che rendeva impossibile identificare il colore rosso dei pantaloni e della tunica, che dalla vita in giù lasciava scoperte le gambe nella parte anteriore. L'unico colore distinguibile era il nero degli stivali.

Sora e Tochi si avvicinarono calciando i corpi dei demoni lucertola che, con molta probabilità, dovevano aver contrariato in qualche modo la volontà del professore. Ciò che lasciava intuire la loro specie di appartenenza era il colore verdastro della pelle squamata, poiché per il resto i corpi erano talmente martoriati da non riuscire quasi a riconoscerli. Erano perfino stati privai della testa.

-Ehi Taker!- esordì Tochi con uno sbuffò, guardandosi attorno disgustato.

Lo scienziato si girò a guardare i due ragazzi appena apparsi, aprendosi in un sorriso ferino sistemandosi il camice medico che stava indossando -Cosa porta i Generali della quarta e della quinta divisione nelle mie stanza?-

Tochi calciò disgustato la testa di un demone, ringhiando contro il professore che si stava lentamente avvicinando -Era davvero necessario decimare i Lizarden? L'altra settimana i Troll, quella prima ancora i Mephistic, di questo passo non sarà neanche necessario aspettare l'arrivo dei Knights, sarai tu a portarci alla rovina!- brontolò, incrociando le braccia.

Sora invece non mutò l'espressione sul suo viso anche se tutto quello sporco e quel disordine lo infastidivano non poco. Nonostante tutto però, il fiume di sangue non gli dispiaceva affatto, anche se quello era sangue alleato e non nemico.

Taker incrociò le braccia, indurendo lo sguardo -Hanno osato mangiare uno dei miei preziosi cadaveri senza permesso, la morte è stata un mero gesto di carità, meritavano molto di peggio.-

Sapevano che non scherzava. Nonostante al suo seguito avesse migliaia di demoni che morirebbero per soddisfare ogni suo desiderio, Taker odiava senza una ragione apparente ogni creatura demoniaca, o almeno nessuna ragione di cui loro fossero stati informati. Al contrario, amava da morire gli umani. Avevano perso il conto dei villaggi che aveva distrutto esclusivamente per ampliare la collezione di cavie su cui poter condurre esperimenti di cui non capivano il senso. Finché era dalla loro parte, in ogni caso, e al padrone andava bene così, nemmeno loro avevano nulla da dire.

-In ogni caso, sappi che tra un'ora esatta sei atteso nella sala dei Generali. Dobbiamo riunirci, devo comunicarvi gli ordini del Master- proclamò serio Tochi, dando poi le spalle agli altri due generali ed imboccando l'uscita. Doveva tornare da Umi e avvisarla prima che la riunione iniziasse.

-Come desideri, Tochi- e pochi istanti dopo fu lontano.

Sora invece era ancora lì, a fissare con serietà quasi macabra lo scienziato.

-Hai quella cosa che ti ho chiesto?- dmandò gelido, senza schiodare gli occhi da quelli del generale più anziano.

Taker sorrise. Si aspettava quella richiesta, in fondo, nonostante l'apparente freddezza che nascondeva dietro una maschera d'impassibilità, anche lui covava un cuore sadico e sempre pronto a mettersi in gioco. Erano simili, sotto certi punti di vista.

Con uno sguardo che nascondeva taciti consensi, Taker si girò e con lo schioccare delle dita richiamò una delle infermiere zombie al suo cospetto. Non è che fossero propriamente morte, semplicemente il professore aveva prodotto un siero che cancellava in quelle giovani i ricordi e la volontà, in modo che obbedissero a lui senza opporre la minima resistenza.

La ragazza che si avvicinò a loro, per esempio, aveva lunghi capelli azzurri, la pelle chiara quanto la neve fresca, ed un fisico che avrebbe fatto invidia a qualunque dama del regno. Gli occhi però, un tempo azzurri e allegri, ora non erano altro che buchi vuoti e impassibili, uno sguardo talmente perso da risultare completamente vacuo.

-Vivia cara, prendimi il siero BB76.-

-Agli ordini, padron Taker.-

La ragazza si diresse verso uno degli armadietti che costeggiavano il perimetro del laboratorio, frugando in alcune vetrine per cercare la fialetta in cui era contenuto il famoso siero. Una volta trovato richiuse il tutto, andando poi a riportarlo al padrone. Questi però lo rifiutò, invitandola a consegnarlo al ragazzo che, in quel lasso di tempo, si era limitato ad assistere alla scena.

-Questo è quello che mi hai chiesto, Sora, spero ti divertirai ad usarlo.-

Il ragazzo rimirò il liquido arancione per diverso tempo, provando ad immaginare i risultati straordinari che avrebbe potuto raggiungere una volta che lo avesse utilizzato. Senza rendersene conto, per un solo istante, un ghigno gli si formò sul volto.

-Grazie mille prof.- detto questo anche lui prese la porta ed uscì, con il siero stretto con forza nella mano destra.

Taker sorrise mentre lo guardava andarsene, sostenendosi il mento con il dorso della mano e sogghignando di tanto in tanto -Sono proprio curioso di vedere gli effetti che avrà quel siero su un tipo come lui.-

Vivia lo guardò, inclinando leggermente il capo -Signor Taker... di che genere di siero si tratta?-

Il professore portò una mano sul fianco, guardando quasi stupito la giovane ragazza. Sorrise, passandole una mano sulla testa con un po' troppa foga -Vedo che hai conservato un po' della tua curiosità nonostante il trattamento.-

Lei abbassò il capo, quasi dispiaciuta per aver posto quella domanda -Vivia chiedo perdono.-

-Non preoccuparti, anche per questo sei la mia preferita.-

In fondo, Vivia era la sua più grande creazione, una creatura devota a lui ma ancora in grado di pensare lucidamente dopo il trattamento che aveva fritto il cervello ad altre mille ragazze prima e dopo di lei. Era una persona speciale, una di quelle che piacevano a lui.

Battè le mani, attirando l'attenzione di tutte le ragazze che si voltarono a guardarlo, in attesa di ordini -Ripulite questo macello e portatemi una cavia nuova! Devo testare un paio di cose prima che inizi la riunione!-

C'erano due soggetti particolari su cui avrebbe voluto condurre esperimenti, ma ancora non poteva toccarli. Nel frattempo comunque, sapeva come distrarsi e passare il tempo.

 

***

 

Base Segreta, Fiore. Anno x1000


-LASCIATEMI ANDARE! VOGLIO ANDARE A SALVARLO!-

Con molta fatica, Atsushi, Jin e Ace tentavano di impedire ad una Nikki infuriata di fiondarsi fuori dalla porta e correre verso la capitale del regno ad affrontare l'armata reale, maghi compresi.

Appena Shoichi aveva mostrato alla sorella e a Cornelia il foglio che Carhan aveva portato, un gelido silenzio aveva invaso la stanza, rotto poi dalle urla isteriche di Nikki che aveva tentato di gettarsi fuori dalla porta senza nemmeno pensare. I tre ragazzi avevano agito sotto richiesta di Sho, e perché erano i tre più vicini alla ragazza nel momento in cui era scattata.

Cornelia era quasi svenuta, se non fosse stato per l'intervento di Misaki e Yelle, che l'avevano prontamente sostenuta, probabilmente sarebbe caduta a terra con un suono sordo.

Ma appena lo sguardo aveva visto il volantino, le gambe avevano ceduto sotto il suo peso. Le era mancata la terra sotto i piedi, il corpo era stato scosso da violenti tremori che non riusciva a bloccare, mentre gli occhi si erano svuotati di quella luce che li animava. Tutto a causa di un foglio. Un maledetto stupido foglio.

Il mondo intorno a lei era crollato nell'istante in cui la pergamena ritrovata da Carhan le era finita tra le mani, rivelandole quella verità che tanto temeva, e che sino all'ultimo aveva cercato di escludere. Perché non poteva fare nulla per evitarla o risolverla.

Era sempre stata brava a nascondere i propri sentimenti, ma in quel momento avrebbe tanto voluto poter piangere, gridare e dimenarsi, per quanto poco sarebbe stato da lei quell'atteggiamento. Sentimenti contrastanti le riempivano il cuore, in un tumultuoso miscuglio di confusione, rabbia e impotenza.

Almeno sapeva che suo marito era ancora vivo e vegeto, che nonostante le ferite stava bene, e questo le scatenava nel petto un moto di felicità e sollievo. Di contro, sapere che era prigioniero del re l'aveva messa nel panico più di quanto non desse a vedere, specialmente perché era chiaramente specificato su quella pergamena che non sarebbe rimasto nel mondo dei vivi ancora per molto.

“PUBBLICA ESECUZIONE AL PALAZZO DI CROCUS” così diceva il titolo del manifesto, con indicati poi l’ora, la data ed il luogo in cui si sarebbe tenuta l’esecuzione del criminale ritratto sotto le informazioni generali..

Era sporco e coperto di sangue il viso del criminale a cui era stato fatto un ritratto, ma Cornelia avrebbe riconosciuto tra mille i lineamenti spigolosi ed i capelli color mogano che contraddistinguevano il marito da ogni altro uomo al mondo.

Anche da quel misero ritratto, la donna sapeva che la brillante determinazione negli occhi di lui non si era ancora spenta, che brillava ardente come il giorno in cui l’aveva conosciuto. Erano sempre stati il suo sostegno, la sua luce nel buio, la roccia indistruttibile che la proteggeva da ogni pensiero negativo, quella che anni or sono l’aveva fatta innamorare.

Fra due giorni Cornelia avrebbe perso l'amore della sua vita, ed il solo pensiero era capace di struggerle il cuore in una morsa soffocante, perforato da mille e più fiele velenose seppur non mortali. Non la uccidevano, ma le pene che le procuravano erano peggiori anche della morte stessa.

-Adesso smettila Nikki.- aveva detto con la voce spenta, attirando su di se l'attenzione dei ragazzi.

Erano tutti attorno ai tre riuniti dal casino creato dalla ragazza nell'istante in cui aveva cercato di svignarsela per raggiungere la capitale. Anche Rosie era accorsa, limitandosi però a sporgersi dalla ringhiera e ad osservare il tutto dall'alto.

Nikki si liberò furente dalla presa dei tre ragazzi, dirigendosi a passo di carica verso la donna e fronteggiandola senza paura.

-Che dovremmo fare allora? Lasciarlo al suo destino?!-

Cornelia semplicemente annuì, facendo montare ancora di più il sangue nel cervello della ragazza.

-Senza il vecchio non riusciremo mai a farcela! Non ho intenzione di abbandonarlo al suo destino! È tuo marito dannazione, come puoi far finta di nulla?!- ma la donna fu irremovibile.

Nikki strinse i pugni e si morse a sangue il labbro inferiore. Mai e poi mai, a costo della missione, avrebbe abbandonato un compagno, non un’altra volta. Ancora le immagini di quel giorno la tormentavano ogni notte, come un film infinito che ricomincia ogni volta senza mai trovare una conclusione adatta. Si ripeteva più e più volte, colpendo a sangue la mente e l’anima con tristi e dolorosi avvenimenti che avrebbe voluto cancellare per sempre. Ma non poteva.

Si rifiutava però di avere ulteriori vite di compagni sulla coscienza, e nulla di ciò che Cornelia aveva da dire l’avrebbe fermata.

-Non esagerare Nikki, non credi che Cornelia stia soffrendo abbastanza?-

Lillian non capiva a pieno quel che stava capitando, ma di una cosa era sicura: bastava guardare Cornelia, per capire quando stesse male.

Probabilmente il motivo che la frenava dall'andare a salvare suo marito, erano loro, i ragazzi venuti da un'altra dimensione. Nessuno di loro era abbastanza esperto da affrontare una battaglia con le guardie magiche del re e poterne uscire illeso. Avevano ancora molto lavoro da fare, e gettare le loro vite a quella maniera era stupido e irragionevole.

Caius non s’inserì nella conversazione, non erano fatti suoi e non gli importava di cosa accadeva a quel tipo, restò invece fermo a fissare impassibile Shoichi, anche lui messosi in disparte ed estraniato dalla conversazione. Quel tipo lo faceva infuriare, non poteva averlo sotto gli occhi che subito una scintilla irosa animava il suo sguardo, eppure ne era anche parecchio incuriosito.

Non si lasciò comunque sfuggire l'occasione di irritarlo e scatenare in lui una qualche reazione divertente che gli desse la scusa per combattere.

-E tu, non dici nulla?- provò a stuzzicarlo -Non vuoi andare a salvare il tuo compare, testa di muschio?-

L’altro semplicemente negò col capo. Non era in vena di attaccar briga con quel pel di carota.

-Io mi limito ad eseguire gli ordini, nient’altro. Se Cornelia dice che non andremo a salvarlo, così sia.-

-Ma che bravo cagnolino che sei. Non ti facevo così ligio agli ordini- stavolta anche Sho ghignò.

- Normalmente è così, ma devo loro la vita- prese un profondo respiro -Ho giurato che avrei compiuto la missione a qualunque costo e lo farò. È il codice dell’ordine che me lo impone dopotutto.-

Caius alzò perplesso un sopracciglio.

- Ma di che diavolo parli?-

- Niente lascia perdere- alzò ancora gli occhi verso la sorella e la donna, comprendendo dalla loro sfuriata che Cornelia era irremovibile. Il destino del loro compagno era segnato.

- A quanto pare non cambierà idea. Ormai è deciso- mostrò freddezza ed insensibilità con quelle parole, ma Caius riuscì a scorgere ben altro in quei freddi occhi verdi. Per una volta in vita sua ebbe il buon senso di non commentare.

Nikki intanto continuava a strillare, mentre una Cornelia ormai ridotta ad un mero fantasma continuava a risponderle insensibile.

Gli altri non capivano e tentavano di calmarle, senza però riuscire nell'intento. Quando la porta si aprì con un cigolio sommesso, un silenzio tombale avvolse la stanza, mettendo in allerta Shoichi e Nikki, che non avevano percepito alcuna presenza anomala prima di quel momento. Chiunque fosse, era molto bravo a nascondersi.

-Cavolo, siete davvero più casinisti di quel che credevo- i due fratelli gelarono, mentre lo sguardo di Cornelia di illuminò di nuovo, all'improvviso.

I ragazzi della Terra invece fissavano la nuova arrivata con stupore e curiosità, misti ad una diffidenza iniziale facilmente comprensibile.

Era una giovane donna dalla pelle abbronzata, i capelli lunghi e castani, raccolti in parte in un piccolo chignon alto. Gli occhi erano lucidi e marroni, le guance arrossate, probabilmente aveva alzato un po' il gomito, vista la bottiglia di rum che stringeva tra le mani. Era piuttosto giovane, non più di venticinque anni, ed aveva un corpo ben proporzionato, con le forme giuste nel posto giusto.

A Toshiro brillarono gli occhi quando vide quel che la ragazza indossava. Un top a quadri giallo e nero le copriva il seno, lasciandola scoperta per la maggior parte del busto, una gonna a fiori pendeva sul lato destro, mentre sotto portava dei pantaloni neri. Aveva inoltre con se una borsa blu, che sembrava quasi fatta di piume.

-C-Cana!- tra tutte le persone che avrebbe mai pensato potessero entrare in quella stanza, lei era l'ultima della lista. Forse perché aveva lei stessa giurato che mai e poi mai avrebbe fatto ritorno, ma anche perché sapeva quanto la imbarazzava trovarsi al cospetto di Cornelia dopo l'ultima volta.

Le aveva urlato dietro gli insulti peggiori, a lei e al marito, per poi scoprire di essere nel torto senza trovare il coraggio di affrontarli. Aveva scritto una lettera di scuse ma non era tornata.

-Ehilà Nikki! È passato un po' dall'ultima volta vero? Ti trovo in forma!- senza il minimo pudore, Cana afferrò la ragazza per le spalle e le strizzò il seno prosperoso, stupendo tanti dei presenti e causando gridolini e imbarazzo generale.

La nuova arrivata poi si concentrò su Shoichi. Arrivò davanti a lui e gli sorrise, appoggiando una mano sul fianco e fissandolo dritto negli occhi.

Non si dissero nulla, rimasero semplicemente a fissarsi intensamente, come se fossero stati trasportati in una dimensione soltanto loro.

Miel sentì una fitta fastidiosa allo stomaco nel vedere quello scambio intenso di sguardi. Cercò di farselo passare, scuotendo la testa e concentrandosi su altro, ripetendosi che non vi era alcuna ragione affinché provasse fastidio nel vedere che quel pervertito biondo aveva una certa intesa con quella donna bellissima e misteriosa.

Non smisero di fissarsi finché Cornelia non parlò.

-Cosa ci fai qui Cana?- la ragazza si girò verso la donna, sguardo basso ed un vivido rossore sulle guance. Si spazzolò i capelli con le dita e si schiarì la voce, cercando le parole adatte per iniziare il discorso.

-Be ecco... sono qui per aiutare.- iniziò -Shoichi, io e il vecchio ci siamo mantenuti in contatto nell'ombra, pensavamo che anche con i Knights al seguito, saremmo stati troppo pochi contro sua maestà e i Titans.-

-Che cosa?!- Nikki era sconvolta. Come avevano potuto tagliarla fuori a quella maniera senza nemmeno prenderla in considerazione?!

-Lo sapevo- e la seguente affermazione di Cornelia la sconvolse ancora di più -Shoichi è bravo, ma deve ancora venire il giorno in cui mio marito riuscirà a nascondermi qualcosa.- e questa frase scatenò una risatina generale.

-Hai saputo cosa gli è successo?- chiese d'improvviso Shoichi, spezzando l'aria leggera che l'arrivo di Cana aveva portato.

Ella annui, senza però lasciarsi prendere dallo sconforto. Al contrario sorrise.

-Per questo sono qui, ho intenzione di andarlo a salvare, e al contempo salvare il regno dalla follia di sua maestà non so come governare un regno.-

-E come intenderesti fare?- chiese Layla, che la fissava sospettosa con le braccia conserte.

Cana la guardò, senza perdere il ghigno strafottente che le illuminava il viso. -Molto semplice mia cara, vi alleneremo io e il mio gruppo.-

Tutti sbarrarono lo sguardo.

-Certo, se lo fa Shoichi soltanto, ci impiegherete anni ad imparare a controllare la magia, lui è uno solo e voi siete troppi, ma se vi dividessimo in più gruppi e con un potente mago ad insegnarvi, in questi due giorni sarete in grado di imparare abbastanza da non farvi ammazzare dal re.-

Cornelia ponderò quanto detto dalla ragazza, mentre il mormorio dei ragazzi si faceva sempre più forte e convinto. D'altronde, prima imparavano la magia, prima sarebbero tornati a casa, in più aveva una speranza di salvare suo marito. Il gioco valeva la candela.

-E va bene.- dissi infine, senza che nessuno osasse avanzare proteste.

-Molto bene, allora io e alcuni del mio gruppo saremo qui domani all'alba. Fatevi trovare pronti, mi raccomando!-

Lanciò un'ultima occhiata a Sho, anche questa intercettata da una Miel piuttosto infastidita, dopo di che se ne andò compiaciuta.

Vi fu un attimo di silenzio, spezzato poi dalla domanda di Kazuo, che frullava però nella mente di tutti quanti in quel momento.

-Scusate, ma chi era quella ragazza?-

Cornelia sospirò, mentre un sorriso le distorse il volto -Quella è Cana, figlia mia e di mio marito Gildarts.- e tra lo stupore generale, nessuno parlò più.

 

***

 

Segrete del Palazzo Reale di Crocus, Fiore. Anno x1000.


Le prigioni del palazzo erano sempre state un luogo lugubre, sudicio, dal quale il sovrano di Fiore preferiva tenersi il più lontano possibile.

Quello era il posto adatto a quei dannati ribelli, ai traditori, ai ladri e agli assassini. Un re come lui non era fatto per strisciare in quegli angusti bassifondi. Quella volta invece aveva abbandonato il comfort dell'elegante sala del trono per recarsi nel sottosuolo, tra la peggior feccia del regno.

Tutto per un singolo prigioniero.

Tra il sudiciume e l'oscurità delle segrete, la cui aria era satura di spore nocive, vi era colui che per tanti anni era stata la sua spina nel fianco.

Chiuso nella terza cella a destra, nel piano più basso e lurido, c'era lui. Seduto a gambe incrociate, con le braccia incatenate al muro con una catena che bloccava il flusso di magia, prosciugandolo di quella forza che era da sempre il suo orgoglio.

Il viso era incrostato di sangue, il corpo coperto di tagli e lividi, straziato da torture inutili che mai gli avrebbero fatto confessare dove fossero nascosti i suoi complici. Nonostante tutto, anche in quelle pietose condizioni, l'aura emanata da quell'uomo restava fiera, quasi regale.

Le guardie che l'avevano torturato non erano riuscite a guardarlo negli occhi, intimoriti dall'intensità che erano capaci di emanare. Sembrava quasi un re.

E lo odiava per quello, perché sembrava un re più di quanto lo fosse lui.

Le catene tintinnarono. Con fatica il prigioniero alzò il capo, prestando attenzioni al visitatore inatteso.

Quando vide il re fissarlo con astio, l'ombra di un sorriso compiaciuto gli comparve sul viso.

-Cosa porta sua Maestà nelle putride prigioni del palazzo?- non c'era astio nella sua voce, solo semplice scherno.

-Volevo ammirare la visione dell'uomo più forte del mondo ridotto a miserabile schiavo.-

-Siete venuto qui solo per me? Quale onore.- ironizzò.-Sfortunatamente non sono in condizioni di accogliervi mi spiace.-

-Ma guardati, ridotto ad un mero prigioniero, sei proprio caduto in basso.-

Il prigioniero si lasciò scappare una risata, tossì e sputò sangue per lo sforzo, ma non smise di ridere.-È piuttosto divertente, detto da qualcuno che ha già toccato il fondo.-

Il sovrano s'infervorò.-Bada a come parli! Sono il tuo re!-

Il tono del prigioniero cambiò. Improvvisamente si fece cupo, freddo, il tono di chi desidera ardentemente uccidere colui che gli sta di fronte.-Non sei il mio re, non lo sei mai stato. Hai rubato una corona che non era tua, e per questo pagherai caro Macao.-

Fu il turno del sovrano di sogghignare.-Allora non sei così sereno come vuoi apparire.-

-Quando sono le persone che amiamo ad essere in pericolo, nemmeno l'uomo più calmo del mondo riuscirebbe a distogliere lo sguardo.- ringhiò.

Macao restò in silenzio per qualche secondo, gli occhi sempre puntati sull'uomo incarcerato.-In questo siamo simili, entrambi vogliamo il bene dei nostri cari e del regno.- decretò, ma la risata del prigioniero interruppe il seguire del suo discorso.

-Sei sempre stato una persona divertente Macao.- rise. -Noi non siamo affatto simili. Non potrei mai metterei la mia vita e i miei interessi prima di mia figlia.- E sorrise, mentre il viso della sua bambina gli acquietava la mente. -Lei è il mio tesoro più caro, la mia luce, morirei se servisse a garantirle una vita lunga e felice. Non potrei mai essere un padre come lo sei tu...-

-Taci!- urlò allora iroso il sovrano.-Quello che faccio e quello che ho fatto... tutto è in funzione del regno e della sua prosperosità!- tuonò.

L'uomo incatenato semplicemente distolse lo sguardo e tacque.

La sola vista di quell'uomo miserabile iniziava ad infastidirlo più di quanto già non facesse. Sperò che se ne andasse al più presto.

-Cosa diavolo vuoi Macao? Perché sei qui?-

Ed allora il re sorrise. Era il momento di giungere al punto.

-Voglio offrirti una via d'uscita, una possibilità di lasciare queste sporche prigioni e tornare da tuoi cari.-

Il prigioniero socchiuse gli occhi, diffidente.

-Ma davvero? E cosa vorrebbe da un ribelle come me il sovrano di Fiore?-

-Dimmi dove si trova il covo dei ribelli, e la tua famiglia sarà salva.-

Dopo attimi di intenso silenzio, la risata fragorosa del prigioniero riecheggiò per le prigioni, irritando non poco il sovrano.

-La mia famiglia... dovresti rinunciare ad uccidere l'intero gruppo di ribelli, perché tutti loro sono la mia famiglia!- proclamò, il tono della voce sempre più alto e sicuro.-Non tradirò mai i miei compagni, piuttosto la morte!-

Il re fremeva, di collera e indignazione. Poi ghignò maligno. Se era la morte che voleva, l'avrebbe accontentato.

-Un vero peccato.-

Si allontanò dalla cella, ma prima di prendere le scale si voltò un'ultima volta. -Il mio esercito è pronto, qualcuno ha parlato. Presto ogni ribelle presente nel regno verrà eliminato. Hai avuto la possibilità di salvare la tua amata figliola e l'hai sprecata, ed ora il tuo sacrificio darà inizio allo sterminio.-

Se ne andò compiaciuto, mentre l'eco delle grida disperate del prigioniero che gridava il suo nome riempiva le prigioni.


 

***

 

Base Segreta, Fiore. Anno x1000

 

Era calata la notte ormai, ed i giovani guerrieri della terra si erano ritirati nelle loro stanze per rilassarsi e riposarsi in vista del giorno seguente, quando Cana sarebbe tornata con i suoi amici e avrebbe dato inizio a due giorni di allenamento intensivo. Non tutti però avevano deciso di chiudersi nelle proprie stanze.

Con la leggera camicia da notte bianca che Toshiro aveva fatto per lei sospinta dal fresco venticello notturno, Carhan assaporava la calma della sera prima di lasciarsi andare ad un dolce riposo. Si era appostata sul retro della casupola per prendere una boccata d'aria fresca e ragionare a mente fredda su tutto quello che era successo.

-Ma guarda un po’ chi abbiamo qui.-

Credeva di essere sola, per questo avvertì il cuore balzarle in gola quando sentì la voce di Caius alle sue spalle, strafottente. Indurì lo sguardo non appena individuò la chioma rossa del ragazzo. Proprio non riusciva a farselo piacere, ma non bisognava mai giudicare un libro dalla copertina giusto?

Provò ad essere gentile, magari non era poi così terribile come sembrava.

-Non riuscivo a dormire e così sono venuta fuori. La cosa ti disturba?- fu un tono ugualmente acido, nonostante ci avesse messo tutta la sua buona volontà per essere cortese.

-Per quello che mi riguarda potresti anche andartene e farti ammazzare subito, non sono problemi miei.- la mora ne rimase sconvolta.

-Ma si può sapere qual è il tuo problema?- alzò di qualche tono la voce, inconsciamente. -Chi ti credi di essere per poterti rivolgere così a tutti quanti senza portare rispetto verso nessuno eh?!- era retorica la domanda, ma con un ghigno in volto Caius rispose comunque.

-Io sono un re, mocciosa. E se fossi in te farei attenzione a come ti rivolgi a me d’ora in avanti.- si avvicinò a lei, sovrastandola con la sua imponente statura. -Non ho una considerazione così alta di te da permetterti certe confidenze, chiaro?-

Per lui i deboli non contavano. Soltanto i forti si guadagnavano la loro stima ed il diritto di rivolgergli la parola. E quella mocciosa non era di certo forte. Le sussurrò malefico l’ultima frase, prima di passare lento due dita sul pizzo decorativo della camicia da notte. Una camicia che ora sembrava fin troppo trasparente agli occhi color miele della ragazza.

-Sarebbe davvero uno spreco dover fare a pezzi un corpicino tanto carino.-

Era pietrificata dalla paura. La voce suadente ma allo stesso tempo spaventosa che Caius sussurrava ad un millimetro dal suo orecchio le aveva causato una serie di potenti scariche in tutto il corpo.

Non seppe nemmeno lei come riuscì a premere sui pettorali del rosso per tentare inutilmente di respingerlo.

-C-Che stai…- sentì qualcosa afferrarle il lobo delle orecchie. Ci impiegò un po’ per capire che il ragazzo le aveva morso l’orecchio.

Non con forza, ma comunque le aveva lasciato il segno. Con il viso completamente in fiamme, Carhan lo allontanò gridando.

-Sparisci maniaco!- con un salto Caius era già lontano, vicino alla porta d’ingresso, che con un ghigno le rivolse una subdola linguaccia.

Digrignando i denti, il rossore imbarazzante di Carhan presto si trasformò in fumo d’ira, che nemmeno l’aria fresca della sera riuscì a sbollire. Aveva avuto ragione sin da subito. Quel tipo era veramente insopportabile.

 

***

 

Portandosi una mano tra i capelli castani, Ace tentò inutilmente di scacciare il mal di testa che gli stava opprimendo le tempie da ormai mezz'ora, rifiutandosi di lasciarlo in pace, in modo che potesse continuare i suoi studi in santa pace.

La storia di Fiore era affascinante. A partire dalla creazione del loro mondo, l'arrivo dei draghi, la scomparsa dei Knights e di come il regno avesse reagito per non sprofondare, sino ad arrivare a re Makao e al suo dominio.

Apparentemente, secondo quanto riportato nei libri di storia, il regno di Makao era prospero, senza alcun problema di cui la popolazione avesse dovuto preoccuparsi. Sentendo però i racconti di Nikki e Shoichi, leggendo i loro rapporti e facendo una ricerca più approfondita, Ace aveva scoperto che il marcio di quel regno era più profondo di quel che credeva.

E poi c'erano i Titans. Le informazioni su di loro erano scarse, troppo, il che faceva sospettare ad Ace che qualcuno avesse manipolato le informazioni per nascondere, o cancellare, la loro esistenza. Per questo avrebbe voluto continuare a studiare, incurante del mal di testa e della stanchezza, per capire di più su come sconfiggere i loro nemici e poter così tornare a casa il prima possibile. Anche se, doveva ammetterlo, quel viaggio lo eccitava molto.

Qualcuno bussò alla porta, ed appena Ace diede il permesso di entrare, la testa albina di Yelle fece capolino da dietro lo stipite. Sorrideva, fissandolo con i grandi occhi viola sempre visti e allegri.

-Scusa il disturbo Ace.-

-No tranquilla, entra pure.-

Yelle entrò, portando con sé una tazzina fumante di quello che, non appena ne percepì l'aroma, classificò come te.

-Misaki lo ha preparato per tutti e mi ha chiesto di portartelo, sicura che fossi ancora immerso nei tuoi libri.-

Ace sorrise. In pochi giorni Misaki aveva già imparato a conoscere i gusti e le abitudini di ognuno di loro, impegnandosi per aiutare chiunque ne avesse bisogno. Era davvero una ragazza d'oro.

-Cosa studi di così interessante?- Yelle si sporse per sbirciare i tomi aperti sulla scrivania che era stata messa a disposizione di Ace, rischiando quasi di cadervi sopra per essersi sporta troppo. Il ragazzo la sorresse, evitandole una brutta caduta.

-La storia di questo mondo, ed è davvero affascinante me..- abbattuto, sfogliò qualche pagina, facendosi serio -Sembra sempre manchi qualcosa.-

Yelle storse il capo, confusa -In che senso?-

-Be, nella storia dei Knights, non è scritto il numero preciso dei cavalieri, inoltre non è riportato di come sia nato il loro legame con i draghi, da dove questi siano venuti, e soprattutto nessun accenno ai poteri dei cavalieri. È come se semplicemente fossero comparsi, avessero sconfitto i Titans, e poi fossero spariti nel nulla.-

Ora, Yelle non era certo un'esperta di storia quanto poteva esserlo Ace, ma c'era decisamente troppa poca storia nel passato dei Knights da poter credere fosse vera. Il ragazzo aveva decisamente ragione, una buona parte era stata cancellata per nascondere qualcosa.

-Pensi di riuscire a scoprire il segreto dietro questo strano vuoto?-

-Non lo so- ammise, prima di aprirsi in un sorriso eccitato -Ma intendo provarci.-

 

***

 

Miel osservava incantata il disco bianco e luminoso che le bagnava il viso con i suoi raggi, così gelidi rispetto a quelli del sole. Eppure non riusciva a goderseli.

Pensava agli ultimi avvenimenti, a quanto alla svelta si stessero muovendo le cose, al suo potere che ancora non sembrava volersi mostrare. Non si sentiva pronta ad affrontare le sfide che l'attendevano, al contrario ne era quasi intimorita.

E si, pensava un pochino anche a Shoichi. Al loro incontro, a quanto facilmente riuscisse a farla arrabbiare, all'intensità dello sguardo che si era scambiato con quella Cana, solo qualche ora prima. Inevitabilmente arrossì, rimprovenrandosi per quella sua eccessiva emotività nei confronti di un ragazzo che, per dirla tutta, era ancora un perfetto sconosciuto.

-Ahhhhh un bel bagno era proprio quel che ci voleva!-

Si voltò a guardare Shino nel suo pigiama appena confezionato, mentre Lillian sgranocchiava una fetta di crostata seduta sul proprio letto. Divideva la stanza con loro, un tiro a sorte per il quale sentiva di essere stata fortunata.

-A cosa pensi Miel?- le chiese Shino, affiancandolo a rimirando il cielo che poco prima aveva attirato l'attenzione della bionda.

-A nulla in particolare, semplicemente pensavo a quanto era bella la luna.-

- Si, è davvero magnifica.- Concordò Shino.

-Secondo me pensava a Shoichi.- borbottò Lillian, causando un'infiammazione nel viso di Miel.

-M-M-Ma che stai dicendo?! Non è affatto vero!!!-

Entrambe le compagni di stanza la guardarono, dubbiose e scettiche.

-Sul serio? Ma se da quando quella Cana se n'è andata non hai fatto altro che maltrattarlo e guardarlo storto! Sembravi una gattina gelosa del proprio giocattolo!-

A quel paragone fatto dalla divora dolci, Miel arrossì, nel mentre Shino rincarava la dose.

-Vero, scommetto che hai passato tutto il tempo a chiederti se mai avrai una possibilità con lui.-

A quel punto la biondina protestò -Piantatela subito! Non è affato vero che io...- Shino le coprì la bocca con una mano, facendole segno di tacere e indicandole in basso.

Quando Miel guardò di sotto vide Shoichi e Nikki uscire nei giardino su cui dava il balconcino. Vide lui arrampicarsi su di un ramo e coricarvisi sopra, mentre lei si appoggiava alla corteccia dello stesso albero. Facendo il massimo silenzio, le tre ragazze riuscirono ad origliare parti della conversazione.

-Perchè non mi avete detto che dietro i ribelli c'eravate voi?-

Shoichi scosse le spalle, come a minimizzare la cosa -Non credevamo che il gruppo avrebbe raggiunto questi livelli, volevamo solo mettere un po' in difficoltà Makao e i suoi.-

Nikki sogghignò, per nulla convinta -Oh certo, e io dovrei credere che la più grande spina nel fianco del re è nata per puro caso. Raccontane un'altra ti prego.-

Il fratello non rispose, e per qualche attimo rimasero in completo silenzio, di nuovo spezzato dalla sorella. Stavolta però, qualcosa nel suo tono cambiò, quasi fosse rimasta ferita da quell'essere tagliata fuori e di non sapere tutto ciò che riguardava il fratello.

-Avevamo promesso niente più segreti.-

-L'idea è stata di Gildarts, non prendertela con me.-

-Si invece che me la prendo con te! Lo avevi promesso Sho!- sbottò alterata.

Ma anche il fratello iniziava ad irritarsi -Non era nulla di così importante alla fine, perché ti preoccupa tanto se ho qualche segreto?-

-Perchè l'ultima volta sei quasi morto!-

Sbottò infine Nikki, e le tre poterono quasi vedere le lacrime premerle per avere libera uscita sulle guance. Trattennero il fiato, in attesa di una qualche risposta che però non arrivò.

Un silenzio pesante, quasi opprimente calò tra i due fratelli, quasi come se nessuno dei due sapesse più come continuare quella discussione ormai degenerata. Miel, Shino e Lillian si sentirono in colpa, quasi come se non avessero dovuto assistere a quella conversazione.

-In ogni caso...- Nikki cambiò argomento, improvvisamente -C'è qualcos'altro di cui vorrei parlarti.-

Sho la incitò con lo sguardo a continuare.

-Ho visto che sei milto vicino a Miel, che intenzioni hai?-

La guardò come se non la riconoscesse, chiedendosi cosa avesse voluto dire con quell'affermazione.

-Non ho davvero idea di cosa tu stia parlando.-

-Invece lo sai. Insomma, mi fa piacere che tu stia tornando ad interessarti ad una ragazza, però...-

Sho la fermò, prima che continuasse a parlare e incappasse in qualche discorso imbarazzante -Non mi sto interessando a Miel in quella maniera. È una brava ragazza, mi diverto a stuzzicarla, ma nulla di più.-

-Sei sicuro? Non ci sarebbe nulla di male se tu...-

-Lo sai no? Esiste una sola donna che io posso amare.-

Lo sapeva, proprio per quello era felicemente sorpresa di vederlo così preso da Miel, dopo tutto quel tempo. Evidentemente aveva preso un abbaglio.

- Be, credevo che dopo tre anni...-

-Che siano mesi o anni, lei resterà l'unica.-

E non vi fu bisogno di aggiungere altro.

Da dietro il balconcino, Miel aveva smesso di ascoltare, nell'esatto momento in cui Shoichi aveva confermato che per lei non provava nulla.

D'altronde lo sapeva no? Era normale che non potesse provare attrazione per una perfetta sconosciuta, quando probabilmente aveva una donna più bella ad aspettarlo da qualche parte, forse addirittura quella Cana.

Lo sapeva sin da subito... e allora perché faceva così dannatamente male?










































*Note Autrice*

Sarò breve, anche perchè in molti starete premeditando di attentare alla mia vita e preferirei sopravvivere >-<
Tra massimo due capitoli inizieranno gli scontri, e qui apriti cielo non ce la farò mai. Spero di non aggiornare una volta all'anno, perchè altrimenti sono messa davvero male xD
Spero che nonostante la lunghezza il capitolo vi possa piacere, nel prossimo appariranno tutti gli OC divisi nei vari gruppetti, se avete preferenze di maestro... beeh, potete anche dirlo, ma tanto alla fine sceglierò io xD
Chi si aspettava che Cornelia fosse quella? La moglie di Gildarts e la madre di Cana? u.u sono riuscita a stupirvi almeno un po'?
Inoltre nel prossimo capitolo avremmo un flashback sui knights di mille anni fa, e l'entrata in scena di un personaggio molto particolare xD
Perchè ve lo dico? Be... perchè dovreste poter aspettare un po' per vederlo...


Bacione a tutti e alla prossima!!

Jeo 95 =3

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