Vuoto a perdere

di Doomsday_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Artigli tra i capelli ***
Capitolo 2: *** Caffè Freddo ***



Capitolo 1
*** Artigli tra i capelli ***


Personaggi/Pairing: Jordan Parrish, Lydia Martin [Marrish]
Timeline: Vago, TWT
Genere: Erotico, Malinconico, Lime
Avvertimenti: Flashfic [522], IC, OCs, OTP
Prompt: Artigli nei capelli
Note: La flash è stata scritta per il Drabble Event di WAOFP





 
Artigli tra i capelli







Per quanto fossero confuse, Jordan non aveva mai dimenticato neppure una delle sue visioni. Anche se, segretamente, avrebbe preferito poterle cancellare tutte. Soprattutto per quelle allucinazioni in cui Lydia era una presenza costante.
Si trattava di quelle che maggiormente apparivano reali. E allora in quei momenti Jordan credeva seriamente di poggiare le mani sul corpo sinuoso della Banshee, di carezzarle i capelli biondo fragola e baciarle le labbra carnose.
Visioni, queste, di cui per lo più si vergognava quando doveva ritrovarsi faccia a faccia con una realtà ben diversa.
Aveva provato di tutto per scacciare quei ricordi fittizi dalla sua memoria, per una questione di rispetto nei confronti della ragazza. Era un uomo con una solida morale, lui.
E per quanto Lydia lo riuscisse a mandare fuori di testa, non c'era assolutamente nulla tra loro due.
«Siamo collegati intimamente, Jordan» mormorò Lydia a un soffio dalle sue labbra.
Parrish serrò gli occhi. Era sul suo divano, da solo.
È solo l'ennesima visione, si disse. Lydia non era davvero lì con lui… o forse sì? Non riusciva più a pensare lucidamente.
Gli occhi verdi di lei lo fissavano come se potessero vedere il mostro che si celava dentro al suo cuore e lo trovasse meraviglioso.
Lydia si sporse ancora un po' verso di lui, quel tanto che bastava per poterlo baciare. E in quel momento Jordan capì che non si trattava affatto di una visione.
Era reale, lei era reale.
«Lydia…» disse, cercando di fermala, tirandosi indietro.
«Vedo quello che vedi tu, Jordan» mormorò lei, chiudendo nuovamente le palpebre e chinandosi a cercare le sue labbra.
Il desiderio di cedere alla tentazione fu più forte di lui. Si lasciò baciare, gustandosi il sapore di quelle labbra piene.
Vagò con le mani sul morbido seno sentendo, da sotto la stoffa, i capezzoli già turgidi. Un gemito gli sfuggì nel toccarla in quel modo e spalancò gli occhi quando lei si sedette a cavalcioni sulle sue gambe, sfregando il suo inguine contro quello di lui.
Jordan perse completamente il controllo: le strappò la camicetta e affondò le labbra sul suo seno. Le accarezzò i glutei sodi, sospingendola sempre più verso di sé, in una danza di fuoco e ansimi.
Infilò le dita tra i lunghi capelli rossi di lei, reggendole la nuca e sentì qualcosa di vischioso bagnargli la mano. Ma era troppo preso, troppo catturato da quello che gli stava facendo provare Lydia per dargli importanza.
Finché non sentì quel liquido scorrere dalla mano, sul polso e poi lungo il braccio. Allora si ritrasse e si guardò il palmo: era coperto di sangue. Al posto delle unghie, sulla punta delle dita svettavano gli artigli del Mastino Infernale.
Jordan alzò lo sguardo su Lydia. Trovò i suoi occhi vacui e l'espressione seria e distante, mentre un taglio profondo compariva sulla sua gola e il sangue usciva a fiotti.
Jordan urlò, facendo cadere a terra il corpo nell'alzarsi.
Un'altra volta. Si era fatto imbrogliare dalla sua mente un'altra volta. Aveva quasi toccato un pezzo di paradiso per poi precipitare all'inferno.
Si risedette sul divano, ancora tremante, guardandosi attorno con aria perduta nel suo appartamento vuoto.











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Capitolo 2
*** Caffè Freddo ***


Personaggi/Pairing: Jordan Parrish, Lydia Martin [Marrish]
Timeline: Vago, TWT
Genere: Erotico, Malinconico, Lime
Avvertimenti: Flashfic [522], IC, OCs, OTP
Prompt: Non può finire così
Note: La flash è stata scritta per il Drabble Event di WAOFP





 
Caffè Freddo







Jordan la stava aspettando sotto casa, con una tazza di caffè in mano e l'espressione abbattuta di chi è profondamente stanco, ma non può far altro che rimanere fermo ad aspettare… per l'ennesima volta.
La vide arrivare e, quando Lydia scese dalla macchina, Jordan diede una lunga sorsata alla bevanda calda. Era per lei quel caffè, ma di punto in bianco gli era sembrata un'idea sciocca.
Lei gliene aveva portata una tazza, quando era rimasto a sorvegliare Tracy; ma quella volta si era trattato di un favore che gli aveva chiesto Lydia e per cui si era sentita certamente in debito.
Ma cosa voleva dimostrare lui adesso, ricambiando il gesto, senza apparente motivo?
Forse l'imbarazzo derivava solo da questo: le intenzioni di Jordan erano fin troppo palesi e ciò lo spaventava, perché voleva dire che gli sarebbe bastato guardare Lydia negli occhi per capire quel che sarebbe avvenuto.
E così fu, infatti, non appena Lydia si fu avvicinata abbastanza perché venisse illuminata dai lampioncini del giardino che costeggiavano il viale.
«Lydia…» la salutò Jordan, con un groppo in gola.
La ragazza abbassò gli occhi a terra «Scusami, Jordan, ma è tardi e mi devo svegliare presto per andare a scuola. Potresti chiamarmi domani, se hai qualcosa da dirmi» disse e sembrò decisa a proseguire dritta verso casa, se non fosse che lui la fermò, spostandosi per bloccarle la strada.
«Quindi? Finisce tutto così?», chiese e allora Lydia alzò lo sguardo su di lui.
«Ma di che parli, Jordan? Non c'è mai stato niente tra di noi».
«So di essere stato piuttosto… reticente» concesse l'uomo e Lydia si fece sfuggire un verso di malcelata ironia.
«È come se vivere non fosse abbastanza, senza di te» disse allora tutto d'un fiato. «Sei parte di me, Lydia, in un modo che faccio fatica a comprendere. Ma lo sento, ogni giorno. Animi il fuoco che ho dentro e… non ne vado fiero. Ti ho vista in modi nient'affatto rispettosi, che mi fanno vergognare di me stesso».
Lydia ascoltò le sue parole con il fiato sospeso, poi gli prese le mani e lo fece tacere.
«Mostramelo», mormorò, guardandolo dritto negli occhi.
«C-cosa?» balbettò Jordan, preso in contropiede.
«Mostrami come mi vedi davvero» disse Lydia, portando una delle mani di Jordan sul suo seno e sporgendosi verso di lui, in cerca delle sue labbra.
«No» la allontanò Jordan, senza fiato.
Lydia sbuffò, seccata: «Di cosa hai paura, Jordan? Non sono una ragazzina innocente che stai violando!»
Parrish si coprì gli occhi con il palmo della mano: «Non mi aiuti in questo modo».
«Fai pace col cervello, Jordan! La prossima volta, prima di venire da me in piena notte, abbi almeno la decenza di prendere una decisione che non finisca per illudermi!» soffiò Lydia, scansandolo per poter raggiungere l'ingresso di casa.
«E con questo non sto dicendo che me ne starò qui ad aspettarti» aggiunse, prima di voltarsi nuovamente e andarsene.
A Jordan prese il panico. Fissava la schiena della ragazza con la consapevolezza che stava buttando all'aria anche la sua ultima possibilità. E allora lo sentì ancora, quel richiamo profondo che riecheggiava nella parte più oscura di lui. Quel senso di vuoto, di fame vorace che annaspava alla ricerca della metà mancante. Quella metà che apparteneva alla Banshee.
«Ti amo, Lydia» disse con voce strozzata, nel momento esatto in cui lei stava inserendo la chiave nella toppa.
Per un attimo Jordan credette che non l'avesse sentito e rimase a fissarla, con il fiato sospeso, mentre lei rimaneva immobile.
Poi si girò a guardarlo, incredula dinanzi a tali parole.
Jordan sollevò un poco le braccia e le spalle «Tra tutte queste assurdità, è l'unica cosa di cui sono sempre stato sicuro».
Le andò vicino, con passo incerto, spaventato da un possibile rifiuto. Ma negli occhi di Lydia c'era ancora lo sconcerto iniziale e Parrish dovette raccogliere tutto il coraggio di cui era capace per fare davvero quello che aveva sempre potuto realizzare solo nella sua mente.
La baciò con passione e subito sentì il fuoco divampare nel suo petto. Non era semplicemente attratto da Lydia: lei riusciva a risvegliare la parte più primitiva del suo essere.
Non riusciva a controllarsi, a stento si impedì di strapparle via i vestiti di dosso, lì sotto al portico. Sentiva soltanto le labbra piene e morbide di Lydia baciarlo, la sua lingua che lo cercava e le mani che vagavano lente sulle spalle e tra i capelli.
Fece fatica a frenarsi, ma riuscì a dominare quell'impulso folle che controllava tutti i suoi istinti.
«Dormi con me» mormorò Lydia a un soffio dalle sue labbra. Sorrideva, suadente. Gli occhi le brillavano come perle lucide perché, in fondo, tutto quello che lui sentiva riecheggiava anche dentro di lei.
Jordan poggiò la fronte sulla sua e con voce rauca dal desiderio cedette con un fievole: «Sì».
E avrebbe ceduto, Jordan lo sapeva fin troppo bene che – nel profondo del suo essere – non desiderava altro che abbandonarsi al fuoco che accendeva in lui Lydia. Sapeva con certezza anche tutto ciò che voleva da lei e quanto desiderasse il suo corpo, scoprire se tutti i suoi punti nascosti e intimi erano proprio così, come lui li aveva sognati.
Ma tra le mani Jordan aveva solo una tazza di caffè ormai vuota e fredda e i suoi occhi guardavano una luce che non era quella che illuminava gli occhi verdi di Lydia.
La lampada della camera della ragazza si spense e Jordan rimase a guardare la finestra buia. Accartocciò il bicchiere e lo buttò a terra. Lei non lo aveva visto appostato sotto casa sua e lui non l'aveva mai chiamata per bersi insieme quella bevanda calda che per una sera era stata capace di unirli.
Un pensiero amaro lo fece affondare nel suo inferno di privazione. Forse andava bene così, si disse, forse erano destinati ad incontrarsi solo nei loro desideri e solo lì poter essere felici, destinati a non saper mai se quella passione portava la firma del Mastino Infernale che reclamava la Banshee o se portava il nome dell'affetto che provavano Jordan e Lydia.











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