Choice Notes

di OnePlusOne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


In chirurgia è tutta una questione di scelte. La vita del paziente dipenderà da quello che deciderai.  Noi chirurghi siamo addestrati a prendere decisioni rischiose in breve tempo. Clampare. Suturare. Recidere. Asportare. Ma anche noi abbiamo una coscienza: il caro vecchio Twitter una volta disse : ”Nella vita ci possono essere  scelte che, se farai saprai già che te ne pentirai, e se non farai non te lo perdonerai mai”. Quindi, è il caso di dire, meglio un rimpianto o un rimorso?



FLUGHAFEN ZÜRICH, SVIZZERA, ORE 21:00

Trolley al seguito, passo deciso e sguardo fiero: la Dottoressa Cristina Yang procede spedita in tutta fretta, senza mostrare tentennamenti. Ha lasciato passare già troppo tempo. Meredith ha bisogno di lei, ora più che mai, e la cosa è reciproca. Nel giro di 12 ore ha trovato un sostituto a cui far gestire la sua prestigiosa clinica svizzera, ha imballato tutte le sue cose, le ha affidate ad un corriere ed è corsa in aeroporto giusto in tempo per prendere l’ultimo volo, che le consenta di raggiungere New York, e da lì Seattle. La sua Seattle. Zero dubbi: del resto, si tratta della famigerata Cristina Yang, il “cardio-robot-chirurgo” praticamente quasi infallibile. Lei non ha mai dubbi. Tornare sarebbe stata la cosa migliore per lei, per Meredith, per i bambini e per..Owen? A questo preferisce non pensare, lo affronterà al momento opportuno, dice tra sè e sè, infilandosi gli auricolari dell’iPod proprio quando l’aereo è pronto al decollo.



FERRYBOAT, SEATTLE, IL GIORNO SUCCESSIVO, ORE 8:00

Poggiata sulla ringhiera della poppa del traghetto, osserva l’acqua sotto di lei che si muove leggera, veloce, quasi eterea. In queste acque ha tentato di annegare anni fa. In queste stesse acque Derek si è tuffato per salvarla. Chissà dove sarà ora. Dove sei Dottor Stranamore?

“Mamma, mamma, ho freddo, entriamo”.

I suoi pensieri vengono interrotti da Zola, che le tira un lembo del cappotto. Allora si volta, le accenna un tenero sorriso e, spingendo i passeggini di Bailey ed Ellis, rientra sottocoperta, seguita dalla piccola. Si sta trasferendo nella sua vecchia casa. La casa di sua madre, per intenderci. Dopo la morte di Derek non riusciva più a reggere l’atmosfera di quella casa, della casa dei suoi sogni, della casa per cui ha faticato, della casa che le ha costruito, della loro casa. Ha proposto ad Alex e Jo di abitarci, sperando che a loro potesse portare più fortuna che a lei e a Derek. Derek. Dio quanto mi manca. Mi sembra ancora ieri quando lo vidi vestito di tutto punto per andare a pesca con Cristina e convincerla a tornare in ospedale. Cristina. Ma quella non è...Cristina? ODDIO CRISTINA! E’ lì, a poche decine di metri da lei, e le sorride. Non crede ai suoi occhi. Le corre incontro e la abbraccia. Cristina, come al solito, sembra un pò imbarazzata da quel gesto inaspettato, ma alla fine si lascia andare e risponde all’abbraccio.

“Sei tornata. Perchè?”. “Zurigo non aveva più niente da raccontarmi. Un genio della chirurgia, come me, ha bisogno  di nuove emozioni.” ammicca.

Non se la beve, Meredith, sa benissimo che è tornata per lei, ma la conosce troppo bene: le dichiarazioni d’affetto non sono il suo forte, perciò la prende sottobraccio e inizia a raccontarle i suoi progetti per la mattinata, mentre il Ferryboat le porta dall’altro lato della baia e il vento le accarezza le guance.
 


GREY SLOAN MEMORIAL HOSPITAL, SEATTLE, ORE 10:00

“Wilson, presenta il caso.” incita Arizona. “Sì Dottoressa Robbins. Kate Evans, 16 anni. Ricoverata stamattina. Sintomi diarrea, piccole emorragie, astenia, piastrinopenia e dolori all’articolazione del ginocchio.” .

“Bene, come procederesti, Edwards?”. “Richiederei analisi del sangue approfondite e biopsia del tessuto cutaneo per il sospetto di Lupus Eritromatoso Sistemico.”.

“Mmmh, bene. Edwards richiedi pure gli esami, mentre tu, Wilson, occupati di Kate.”.

Arizona rivolge il suo sorriso più rassicurante alla ragazzina, cercando di nascondere la sua preoccupazione.
“Dottoressa, starò bene, vero?” le chiede.  “Ora pensa a riposare Kate, ci prenderemo cura di te. Per qualsiasi cosa potrai rivolgerti alla Dottoressa Wilson. È una tipa ‘tosta’, sai?” le dice facendole l’occhiolino ed esce dalla stanza.

In questi giorni è parecchio stressata per via del lavoro, senza contare che la nostalgia di Callie continua a farsi sentire sempre più. Sono stata una stupida, con che coraggio l’ho tradita? Ho rovinato tutto. Devo fare qualcosa, devo riuscire a riportare Callie e Sofia da me. Non ho mai avuto bisogno di nessuno, sono sempre stata così affascinata dal mio ego che quello mi bastava. Fino a quando non ho visto Callie essere felice senza di me per la prima volta. È stato allora che ho capito quanto fosse insignificante avere un ego smisurato. Mi sento così sola. La casa è vuota senza di loro. Magari ora vado e le parlo. No, no meglio di no. Meglio se andassi a prendere Sofia all’asilo e le lasciassi un messaggio chiedendole di raggiungerci al parco. No, idea stupida, si spaventerebbe a morte se non trovasse più la bambina e arriverebbe al parco furibonda. E allora, allora che faccio? Mentre nella sua testa le idee si aggrovigliavano sempre più, inizia a camminare distrattamente fin quando non si ritrova distesa sul pavimento.

“Accidenti, ma guarda dove vai!” dicendo questo si rimette seduta per terra e guarda il viso di chi l’ha mandata al tappeto. In ginocchio davanti a lei, la donna più bella e affascinante che avesse mai visto. Alta, formosa e dai tratti latini, la madre di sua figlia era ogni giorno sempre più bella.

“Scusa Arizona, non ti avevo proprio vista. Ho un diavolo per capello, perchè la babysitter mi ha dato buca e oggi ho il turno di notte. Sto impazzendo per cercare una sostituta al più presto con questo aggeggio.” dice Callie, sbuffando ed indicando il suo nuovo palmare. La tecnologia non è mai stata il suo forte, riflette Arizona.

“Eccotela qui davanti. Arizona Robbins al tuo servizio. Esperienza pluriennale nella gestione di bambini e abilitata anche nelle pratiche di primo soccorso!” dice all’ex moglie, sorridendo. “Sofia è mia figlia e se tu lavori posso tenerla io, non hai bisogno di chiamare una babysitter nè tantomeno di mettere al tappeto la povera gente cercando sostitute.” continua la Robbins, sempre ammiccando.

“E va bene allora Sofia starà da te stanotte. Scusa ancora per l’atterraggio poco morbido.” e ricambia il sorriso alla bionda.

Arizona la guarda e ricordando i pensieri degli attimi prima dello scontro, cambia sguardo, si rabbuia all’improvviso. “No, scusami tu se sono stata una troia e ho distrutto la cosa più bella della nostra vita.” e si allontana nel corridoio dell’ospedale attenta a non incrociare lo sguardo della ex.


 
Nel frattempo Cristina rimette piede in ospedale e si rende conto di quanto poco sia cambiato quel posto. Appena uscita dall’ascensore, si imbatte in Alex e Jackson che discutono dell’ultima partita dei Mariners, mentre si preparano per un intervento di rinoplastica su un bambino di 7 anni.

“Ta Dah” canticchia Cristina.

“Avery, dammi un pizzicotto.” dice incredulo Alex. “AHIA! Non intendevo sul serio!”.

“Scusa, fratello.”.

“Karev, so bene di avere una grande aura intorno a me, ma non guardarmi come se fossi Gesù, sembri la Kepner in adorazione!” lo canzona la Yang.

“Cristina Yang, spero che Zurigo non ti abbia reso più acida e cinica del solito.” controbatte Alex.

“Basta voi due, non continuate a fare finta di odiarvi e abbracciatevi, perchè si vede lontano un miglio che entrambi ne avete voglia.”.

Seguendo l’incitamento di Jackson, Cristina e Alex si abbracciano, in fretta, per non far credere agli altri che i loro cuori di ghiaccio si siano sciolti già da un bel pezzo. Dopo aver salutato anche il bel chirurgo plastico, Cristina si fa aggiornare brevemente dai due su eventuali cambiamenti.

“Mmmh, dunque la macchinetta nel corridoio di cardiochirurgia è ancora difettosa, quindi occhio alle merendine, che restano bloccate. Abbiamo una nuova CEC per la cardiochirurgia neonatale. April è partita in missione per l’esercito. Io e Jo stiamo per andare a vivere nella vecchia casa di Derek e Meredith. Callie e la Robbins hanno rotto, anche se è chiaro a tutti che si amano ancora.”.

“E Owen? Ha qualche storia?” domanda la Dottoressa ai ragazzi.

“Webber è ritornato agli AA per i suoi problemi di alcolismo.” risponde prontamente Jackson. Alex lo guarda stranito, ma poi capisce: non vuole che Cristina sappia di Hunt e Amelia da qualcuno che non sia Owen e allora sta al suo gioco.

“Avery, la partenza della Kepner ti ha fatto andare in pappa il cervello? Io ho chiesto di Owen non di Webber. Allora?”.

“HAI UN NUOVO CAPO!” Improvvisano i ragazzi, messi alle strette.

“Ahahah bella battuta, complimenti ragazzi.”

“Ti ricordi di Maggie Pierce, no? La figlia illegittima di Ellis e Webber, nonchè sua sorellastra? Lei è la nuova responsabile del reparto di cardiochirurgia dell’ospedale.” Spiega Jackson.

“Lo so, Avery. Ho scelto personalmente la Pierce prima di lasciare Seattle. Ma non sarà un problema. Parlerò con Owen e sarà tutto sistemato.” obietta tranquillamente la Yang.

“Invece no. Perchè il contratto della Pierce è quinquennale e non può essere rescisso così facilmente. Tu ora potrai essere solo una semplice strutturata. Cristina-galoppino-Yang.” rincara la dose Alex, sperando che questo possa distrarla dalla questione “Owen in love”.

La trovata geniale dei due ragazzi funziona, perchè Cristina, presa dalla questione, dimentica la domanda fatta su Hunt  e dice ai colleghi: “ Io sono la Dottoressa Cristina Yang, candidata all’Harper-Avery, un sacco di importanti ospedali mi hanno proposto progetti interessanti. Sono stata alla guida di un’intera Clinica per quasi due anni. Posso avere tutto quello che desidero, non faccio il galoppino per nessuno, soprattutto per la figlia illegittima di Ellis Grey!”. I giovani medici, dopo aver sentito sbattere la porta del reparto, si scambiano uno sguardo preoccupato e tornano al loro lavoro.


 
Un’infermiera bussa alla porta della stanza degli specializzandi. “Dottoressa Edwards, sono arrivati i risultati della paziente di chirurgia pediatrica.”. Stephanie apre il plico e resta esterrefatta nel leggere il referto.

“Dottoressa Robbins. Dottoressa, si fermi un attimo. Ho i risultati di Kate e qualcosa non torna!” urla la specializzanda ad Arizona, impegnata nel giro visite dei suoi piccoli pazienti. Sentendo il tono preoccupato della ragazza, le va incontro. “Che succede Edwards?” e le tira via i referti. “Non è Lupus. E allora cos’altro mai potrebbe essere?”. La Robbins ha un guizzo negli occhi,  ma si sa: il tempo, a volte, è nemico dell’uomo. Arizona vede sul suo cerca persone lampeggiare il  911 e non perde tempo. Corre. Corre come faceva prima dell’incidente aereo. Corre, perchè ha paura per la paziente. Corre per salvare una vita e, correndo, realizza da quanto tempo non lo facesse più per paura che la protesi cedesse.

“Wilson, che abbiamo?”. “Stava leggendo una rivista e io la tenevo sotto controllo, come lei mi aveva detto, e tutto ad un tratto ha iniziato a lamentare dolori sempre più forti al femore sinistro. Quando ho scoperto le gambe mi sono accorta dell’eccessivo gonfiore e ho capito che si trattava di Osteonecrosi.”. La ragazza si contorce visibilmente sul letto e piange a dirotto per il dolore, implorando i medici di aiutarla. La Robbins la tiene ferma e cerca di rassicurarla accarezzandole i capelli.  “Come pensavo. È la malattia di Gaucher. Presto somministrare 250 mg di lidocaina e preparare la sala operatoria per l’intervento. Muoviti Wilson!”. Arizona dopo aver fatto scattar via Jo, si rivolge aspramente a Stephanie:” Chiama immediatamente la dottoressa Torres e dille di raggiungermi in sala operatoria 6. Ho un osteonecrosi che sta mandando in cancrena la gamba!” “Volo.” risponde la Edwards e sparisce velocemente dalla stanza in cui preparano Kate all’intervento.


 
Cristina allora decide di andare da Owen per risolvere la loro questione definitivamente. Vorrebbe parlargli di loro due, della loro storia e di quanto lo avesse pensato mentre era in Svizzera, ma appena gira l’angolo si trova davanti Owen e Amelia Sheperd, la sorella di Derek, che ridono prendendo il caffè. Riconosce subito la luce negli occhi di Hunt. Era la stessa luce che aveva nel loro periodo migliore, quando lui le preparava la colazione e lei si limitava a fare battutine di disapprovazione e a portarselo di nuovo a letto. Avrebbe voluto lasciarlo in pace, nella sua nuvoletta felice e non distruggergli quell’equilibrio che si era creato a fatica dopo la sua partenza, ma è troppo tardi, non si può tornare indietro, ma soprattutto non vuole lasciare la sua famiglia, non più. Owen, vedendola, lascia andare la tazza di caffè, che gli si rovescia sulle scarpe. “Tu, che ci fai..qui?”. Dopo essersi allontanata dalla pozza di caffè, spiega: “Sono ritornata. Dopo l’incidente di Derek, ho sentito che Meredith avrebbe avuto bisogno di me.”. “E la clinica di Zurigo?”. “Ho trovato un eccellente chirurgo che potesse guidarla e io supervisonerò il tutto da qui. Sai ho condotto numerose ricerche sperimentali in questi mesi e ho ricevuto molte offerte di lavoro qui negli States. Sto prendendo in considerazione quella della Stanford e quella dell’Università di Washington.“. “Che ne diresti di tornare qui, invece? Avresti il modo di poter stare più vicina a Meredith.”. “Non lo so, Owen. Io qui ho già dato un contributo notevole. Ora vorrei fare nuove esperienze, aiutare altri ospedali, vivere una nuova avventura. Senza contare che ho sentito che il posto da primario è stato già assegnato, e tu lo sai, Cristina Yang non è seconda a nessuno” e sorride fieramente. “Ma che maleducato che sono, anche se vi conoscerete già, lei è..” “Sì ci conosciamo. Dottoressa Yang, che piacere rivederla.” interviene Amelia, accennando un sorriso forzato. “Può dirlo forte, Dottoressa Sheperd.” risponde sarcasticamente Cristina.

“Ritornando a noi, se ti proponessi una cogestione del reparto tu ci ripenseresti? La Pierce è un bravissimo chirurgo, ma con te nella nostra equipe, faremmo faville, come una volta.”. Capendo che Owen non avrebbe mollato, cerca di restare sul misterioso :”Ci penserò, ma non ti prometto nulla. E ora vi lascio soli, credo di aver interrotto qualcosa. Sono curiosa di conoscere meglio questa mia “copia” uscita molto male.” E si dilegua.

Procede rapidamente nel corridoio e con sguardo altezzoso si piazza davanti a Maggie, che combatte con il distributore di merendine per l’ennesima volta. “Insomma, sei qui già da quasi due anni e non hai ancora capito che la macchinetta è difettosa?!” chiede accigliata la Yang, dando uno scossone a quell’aggeggio infernale, che solo allora lascia andare la merendina. “Grazie, io non...”. “Prima che tu finisca, lascia che ti rinfreschi la memoria. Sono la dottoressa Yang. Cristina Yang, per gli amici Cristina. Quindi tu potrai chiamarmi semplicemente Dottoressa Yang.” Maggie resta inebetita, perciò Cristina continua “Ti avevo scelto come mia sostituta ma stai attenta perchè non credo che tu abbia fatto buona impressione al Capo. Sai, mi ha appena chiesto di tornare a lavorare qui e te lo dico in confidenza, potrei anche accettare. Sarebbe un modo per stare accanto a Meredith e ai bambini e in un momento del genere non voglio assolutamente lasciarli soli. Certo, mi rendo conto che questo potrebbe portare al tuo licenziamento, perchè io non divido i miei interventi con un altro cardiochirurgo, però tu sei la sorellina illegittima di Meredith e lei si arrabbierebbe molto se ti facessi cacciare. Perciò se fai la brava, ti lascerò restare e proverò a gestire insieme a te il reparto. Però occhio a come ti muovi, io son Cristina Yang, sono il presente e il futuro della chirurgia, fai un passo falso, dentro o fuori l’ospedale, e ti farò finire in un ospedaluccio di provincia. ”. Allora Maggie, capendo la situazione, risponde chiaramente senza girarci intorno: “Tu puoi essere Cristina Yang, Catherine Avery o Hillary Clinton, non mi importa. Nessuno può permettersi di usare questo tono con me. In questi anni mi sono affezionata ai corridoi, alle sale, ai colleghi e persino a questa stupida macchinetta. Non ti voglio fare la guerra, ma esigo rispetto.”. Dopo aver finito Maggie gira i tacchi e si allontana. Giusto in tempo: il cerca persone di Cristina indica una vittima di un incidente in gravissime condizioni in arrivo. È proprio vero che quest’ospedale ha ancora bisogno di me...pensa, precipitandosi in Pronto Soccorso.

La sirena dell’ambulanza rimbomba in tutto il parcheggio dell’ospedale, una frenata brusca e poi il silenzio. Gli sportelli si aprono e i paramedici scendono un ferito in barella. “Incidente alle Big Four Ice Caves. Una caverna è collassata. Jake Miller, 30 anni. Gravi lesioni al torace e si sospetta frattura a livello vertebrale, danni cardiaci ed epatici. Pressione 140/70.” spiega rapidamente Matthew a Cristina e Callie, che iniziano a spingere la barella verso Traumatologia. “Chiamate Hunt, serve tutto l’aiuto possibile.” urla la Torres alle infermiere.

“Che abbiamo? Ho appena lasciato i bambini all’asilo.” Chiede Meredith infilandosi il camice del pronto soccorso. “Pioggia di detriti di ghiaccio. Lesioni a vertebre, cuore, fegato.” elenca in tutta fretta la Yang. “E anche edema celebrale.” annuncia Callie dopo aver osservato i parametri vitali. “Chiamate anche la Shepperd, quest’uomo va portato d’urgenza in sala operatoria.” continua. In quel momento si rende conto di un 911 di Arizona, ma non ha tempo ora, deve salvare una vita.
 


“Edwards dov’è la Torres? Ti avevo detto di trovarla!”
“Dottoressa, non risponde al cercapersone!”
“Perlustra tutto l’ospedale ma non tornare se non con la Torres al seguito. Questa ragazza rischia l’amputazione e io DEVO, DEVO salvarle la vita, CHIARO?”. Arizona è nel pallone più totale. Ha paura. Paura che anche quella ragazza provi sulla propria pelle il sentimento di inadeguatezza e di ribrezzo per il proprio corpo, che ha provato lei dopo l’incidente. Doveva, voleva salvarle la gamba ad ogni costo e per farlo aveva bisogno di Callie, ma non poteva aspettare in eterno. “Iniziamo. Lama 10.” e tende la mano all’infermiera alla sua destra.
 
Stephanie cerca disperatamente in Chirurgia senza ottenere nessuna notizia. Allora scendendo le scale più in fretta della luce va in Pronto Soccorso. Oggi ha imparato una nuova lezione: mai fare arrabbiare Arizona Robbins, diventa una piccola Hulk bionda. In PS scopre che la Torres sta operando d’urgenza e mentre corre in sala operatoria 2, prega che la Dottoressa acconsenta a seguirla in Sala 6. La Robbins mi scuoia viva se la Torres rifiuta, pensa Steph entrando in sala. “Dottoressa, c’è una bambina con Osteonecrosi femorale. È molto grave la Robbins chiede di lei.”. “Edwards, non posso, dì alla Robbins che può cavarsela da sola.”. “Ma Dottoressa, era nel panico, ha paura di dover amputare. Non posso tornare senza di lei.”.
“E va bene, chiamami la Robbins e metti il vivavoce, fai in fretta.”.

“Pronto, Arizona?”.

“Callie? Callie devo salvarle la gamba. Devo assolutamente. Non posso farle questo. Non io. Non posso rovinarle la vita. È così..così piccola. Ha tutta una vita davanti. Ha bisogno di tutte e due le gambe. Cosa posso fare?”.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Come ho detto, in chirurgia è tutta una questione di scelte. La vita del paziente dipenderà da quello che deciderai.  Noi chirurghi siamo addestrati a prendere decisioni rischiose in breve tempo. Ma anche noi abbiamo una coscienza...
La coscienza non è sempre portatrice di buoni consigli: a volte fa più danni che altro. Arriva il momento in cui bisogna scegliere, tra coscienza e buon senso, tra testa e cuore, tra paura e coraggio. Arriva il momento in cui biosgna scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile.


GREY SLOAN MEMORIAL HOSPITAL, SEATTLE, ORE 14:00, CALLIE E ARIZONA SONO AL TELEFONO


“Respira. Respira profondamente. Arizona tu sei un bravissimo chirurgo e sai che amputare è la scelta giusta. Così non le distruggi la vita, ma le concedi la possibilità di respirare, di ridere, di amare. Se ora tagli la salvi. Se non tagli la uccidi. Ora dimmi Arizona, vuoi convivere con questo peso sulla coscienza?  Guardati, hai una sola gamba ma sei una donna stupenda e una mamma fantastica; hai degli amici e una figlia che ti ama e tu, proprio tu, potrai stare accanto a quella ragazza e potrai aiutarla meglio di chiunque altro. Prendi la sega Arizona, prendila ora.”.

Dopo l’infusione di coraggio, si sente pronta e dopo ore chiusa in sala, porta l’intervento a buon fine. Si lava, si accoccola sulla poltrona accanto al letto di Kate e aspetta, aspetta che lei si svegli. Dopo aver parlato con i genitori, aveva chiesto loro di poter essere la prima persona a parlarle. Il respiro irregolare le fa capire che la piccola è prossima al risveglio.

“Ciao, Kate.” le sussura dolcemente, sedendosi sul bordo del letto.

 “Dott...dottoressa, che mi succede? Perchè non riesco più a muovere la gamba? Dottoressa mi risponda, la prego!” singhiozza la ragazza.

“Abbiamo scoperto che soffri della malattia di Gaucher. Si tratta di una malattia rara, ma che potrà essere gestita grazie ad un’adeguata terapia farmacologica. Purtroppo, lo abbiamo capito quando la tua gamba era già messa male e sono stata messa davanti alla scelta di salvarti o ucciderti. Ho preferito la prima opzione.”.

“Ma ora senza gamba come farò? Il mio ragazzo mi lascerà e i miei amici non vorranno più uscire con una storpia come me.”.

Arizona si solleva il pantalone della divisa blu e mostra alla ragazza la protesi. “Convivo con questa roba da quasi 3 anni. Ho una bellissima carriera. Ho degli amici, una figlia. Sono benvoluta da tutti e sai qual’è la cosa migliore? Non mi trattano da malata, non si comportano così, perchè sono “storpia”, si comportano così, perchè mi amano. Avevo anche una moglie, ma l’ho persa. È stata la persona che mi è stata accanto più di tutte, “nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia” per intenderci; e io che ho fatto? L’ho allontanata e ho distrutto tutto. Ora sto bene, ma sarei ipocrita se ti dicessi che sono felice. Non sono felice. Torno a casa e tutto mi ricorda lei. Sono in ospedale e sento il suo profumo. Apro gli occhi la mattina e immagino di vederla gironzolare per casa. Chiudo gli occhi e so già che la sognerò. Mi manca tantissimo e la amo. Sento di essere dipendente da lei, ne ho bisogno, come se fosse ossigeno, come se fosse una droga. E se ci fosse una sola minuscola possibiltà per farla tornare da me, fidati Kate, che mi venderei l’altra gamba per averla. Quindi se posso darti un consiglio, non fare sì che quest’intervento ti faccia perdere di vista lo scopo della vita: amare. Non indurirti e non allontanare le persone che ami, loro vogliono far parte della vita di Kate e non di quella di una qualsiasi bipede. Fidati.”.

E mentre Arizona sta per uscire dalla stanza, la piccola le sussura “Farebbe bene a dire tutte queste cose a sua moglie. Potreste ancora essere felici, sa?”. Il tutto senza sapere che Callie fosse lì fuori e avesse accidentalmente sentito tutto.



In sala 2 l’intervento era finito già da un pezzo. Per quel pover uomo non c’era stato niente da fare, le lacerazioni cardiache erano troppo profonde per poter ricostruire i tessuti. Dopo aver dichiarato il decesso, la dottoressa Yang era uscita in tutta fretta. Non riusciva a sopportare la presenza di Amelia ed Owen nella stessa stanza. Li immaginava nudi e avvinghiati l’uno all’altra e questa visione le dava il voltastomaco. Camminando per i corridoi, vede Maggie pronta per andar via e le fa un cenno con la testa. La ragazza di tutta risposta si avvicina. “Ho riflettuto sulla proposta di stamattina e ho deciso di accettare: ti do il mio benvenuto nel tuo vecchio reparto.”. “A domani, Dottoressa Pierce.” . Cristina continua a camminare senza meta. Tutto ad un tratto si rende conto di essere davanti all’ufficio di Owen. Impulsivamente bussa ed entra.

“Ciao, non dire niente, lasciami parlare. Ti pensavo. Pensavo a quello che avremmo potuto vivere insieme. Mi sei mancato e quando ho messo piede in ospedale ho persino creduto che avremmo potuto riprovarci. E poi..ti ho visto con Amelia. Ho visto come la guardavi, come le sorridevi e ho capito che sarebbe stato ingiusto tornare insieme. Avremmo finito col rovinare tutto un’altra volta, perchè è la cosa che sappiamo fare meglio, distruggerci a vicenda. Io non posso, non voglio più provare quella sensazione. Voglio essere libera, inseguire i miei sogni e non restare bloccata in una situazione con una persona che si sente oppressa da me e dalle mie aspirazioni. Voglio che tu possa trovare quello che cerchi, voglio che tu riesca a trovare il vero amore e a costruirti la famiglia che hai sempre voluto. E forse dopo Amelia arriveranno centinaia di donne o forse nessuna. Forse noi due un giorno ci ritroveremo, forse avremo un’altra chance quando saremo due matusalemme con i capelli bianchi e forse saremo finalmente felici. O forse no. Forse non ritorneremo mai più insieme, ma non importa questo. Importa che entrambi possiamo realizzare i nostri sogni e non siamo costretti a rinunciarci per stare l’una al fianco dell’altro. Goditi la tua storia. Io avrò le mie e riparleremo di tutto questo quando arriverà il momento. Ah a proposito, ho deciso di accettare la tua offerta per il bene di Meredith e dei suoi figli. Avrei voluto essere una star del bisturi in un altro ospedale, ma posso essre una star del bisturi anche qui. Questa è la decisone più giusta da prendere. Ora vado in albergo. Ci vediamo domani.”

“Io ci sarò per te, Cristina Yang, e, anche se non ho mai smesso di amarti, so che hai maledettamente ragione.”.

“Come sempre del resto.” e facendo una smorfia divertita si volta e lascia che la porta si richiuda alle sue spalle.

Ora, dopo essersi ricomposta, sente un bisogno irrefrenabile di sporcarsi le mani di sangue e, non avendo progetti per la serata, decide di ritornare in chirurgia per cercare un intervento d’urgenza. È proprio lì, che incontra Callie. “Yang, cercavo proprio te. Sì, lo so, che sei appena tornata e che sarai distrutta, ma ho bisogno della serata libera. Potresti sostituirmi in Pronto Soccorso?”. “Callie Torres, non potevi darmi un bentornato migliore!”. E a queste parole, l’ortopedica si dilegua istantaneamente. Restando sola, Cristina decide di prendere un caffè e se ne va nella stanza degli strutturati. Apre la porta e resta, lì impalata, vedendo Meredith seduta sul divano.

“Credevi che ti lasciassi sola?”.

“Ho rotto con Owen. Non che avessimo riallacciato, eh. Solo che avevo pensato spesso all’eventualità e ho cambiato idea, solo quando l’ho visto con la tua dolce cognatina.” e fa una smorfia.

“Ah è per questo che sei tornata, allora?” scherza.

“No te l’ho già detto. Ho avuto altre opportunità qui...e va bene non guardarmi così. Sono tornata per te, Meredith, per noi, principalmente. La famiglia c’è nel momento del bisogno. Ho sentito di dover tornare, tutto qui. Ma basta con tutte queste smancerie per smidollati, ho un nome da dover difendere!”.

Ride. Ride di cuore e Meredith insieme a lei. Si siede al suo fianco. E tutto ad un tratto quella risata si trasforma in pianto. Piango per Derek. Piango per Zola e Bailey che cresceranno senza il loro papà. Piango per Ellis, che non lo conoscerà affatto. A quiei pensieri Meredith esplode. “Ho paura, Cristina. Ho tre figli e non ho un marito. Come farò? Avevi ragione quando volevi andar via, perchè qui morivano tutti. Dovremmo andar via tutti.”. “Calmati, Meredith. Nessuno deve andare da nessuna parte. Mi sono allontanata due volte da Seattle e fino a qualche ora fa credevo di farlo ancora, ma è come una calamita. Non possiamo allontanarci da qui. Questo posto, questa città è la nostra casa. Possiamo provare a metterci tutto alle spalle, ma per quanto? Qualche mese, qualche anno forse. Dopo tu, io, Alex o chiunque altro, sentiremmo la necessità di tornarci perchè è qui che dobbiamo e vogliamo stare. Non aver paura, nessuno di noi ti lascerà sola, nessuno di noi morirà in un incidente aereo o in una sparatoria. Nessuno di noi verrà investito da un autobus o da un tir. Puoi contare su di noi, avrai sempre qualcuno al tuo fianco.”. Poggia la testa sulla sua spalla e, finalmente, dopo settimane, si sente finalmente a casa.

“Sei la mia persona, Cristina Yang.” le dice, afferrandole la mano e stringendola alla sua.


 
Che giornata infernale, ora per fortuna sono con la mia bimba però. Lei riesce a portarmi in un altro mondo, uno in cui il motto è “Zero pensieri negativi”. La amo tantissimo, più della mia stessa vita. Pensando a tutto questo, Arizona mette a letto Sofia, le rimbocca le coperte e le stampa un tenero bacio sulla fronte. Ritornata in salotto, si stende sul divano e inizia a giocherellare con il telefono. Vorrebbe chiamare Callie e ringraziarla per il supporto e quindi senza pensarci due volte, compone il numero, sperando non sia in sala operatoria.

“Arizona è successo qualcosa a Sofia?”. Il tono ansiogeno dell’ex moglie non la stupisce affatto. “No, Callie, sta tranquilla. Ti chiamavo per ringraziarti del supporto di oggi pomeriggio. Sei sempre riuscita a calmarmi nei momenti di difficoltà.”.

“Ah sì? Ti calmava anche il prendertela con me e il considerarmi la persona che ti avesse rovinato la vita, tagliandoti quella stramaledettissima gamba?”. Il tono di Callie era passato dall’ansioso al sarcastico/pungente. “Touchè. È stato un periodo orribile, ma oggi anche grazie a quell’intervento ho capito le cose che contano davvero. Mi manchi, Calliope”. “Ora devo andare. Dai un bacio a Sofia da parte mia.”.

Quella telefonata le ha fatto capire quanto ancora ce l’avesse con lei per tutto quello che aveva combinato negli ultimi anni. Non riesce a compredere i suoi sentimenti per lei, provava rabbia e rancore, ma anche delusione, dispiacere e..attrazione. E’ questo il motivo per cui cerca di evitarla in ospedale, il motivo per cui in questo istante è seduta al bancone da Joe in compagnia di una rossa, che non le stacca gli occhi di dosso. Ha bisogno di leggerezza. Ha bisogno di staccare da tutto e da tutti, o almeno questo è quello di cui si vuole convincere. La verità è che non riesce a smettere di pensare ad Arizona e ne ha la prova nel momento in cui Jennifer, questo è il nome della rossa sexy, prova a baciarla. Callie si allontana all’improvviso senza dare spiegazioni e, uscita dal bar, ferma un taxi.

“Questo è il 1923 di Madison Street. Sono 23$”. Nonostante la voglia di farsi riportare indietro, Callie paga il tassista e scende dall’auto. Suona al citofono del palazzo abbastanza insistentemente. “Ciao, sono io. Potresti scendere un attimo? Non voglio che la bambina si svegli.”.

Dopo pochi istanti si trovano, insieme a passeggiare nel parco. È una bella serata, nonostante la primavera sia ancora alle porte. La luna è coperta dalle nuvole ma la sua flebile luce riesce a illuminare il profilo di entrambe.

“Perchè sei venuta? Mi sei sembrata abbastanza chiara prima. E poi non dovresti essere in ospedale?”.

“Avevo chiesto alla Yang di sostituirmi, allora sono andata da Joe e ho flirtato tutta la sera con una ragazza. Era molto bella, devo dire”.

“E sei qui per dirmi questo? Cosa sarebbe una specie di ripicca?” chiede infastidita Arizona.

“Mi ha anche baciata, in realtà”. “Congratulazioni, Calliope ma io non ho intenzione di diventare tua amica. La mia idea era un’altra, quando ti ho detto che sento la tua mancanza”.

“Credi che sia facile per me essere qui? Tu non hai idea del male, che mi hai fatto. E io ad ogni schiaffo, ad ogni batosta sono sempre stata qui, non mi sono mai mossa. Quindi sai che ti dico? Se davvero ci tieni, come dici, alla nostra famiglia, ora chiudi il becco e mi ascolti. Se non ne hai voglia, puoi tornare a casa, ma ti avviso, Arizona Robbins, se vai via non tornerò più sull’argomento”. Arizona si siede su di una panchina e Callie fa lo stesso.

“Dopo il bacio sono andata via, senza dire una parola. E sai perchè? Perchè pensavo al tuo discorso. Dopo l’intervento sono passata dalla stanza della tua paziente e, accidentalmente, ti ho sentita parlare. Non so se quello che sto per fare sia la scelta giusta o l’ennesimo errore della mia vita, so solo che devo rischiare. Devo correre il rischio, perchè se andasse male anche stavolta, sarei apposto con la mia coscienza, avendo tentato il possibile, ma se non lo facessi avrei un rimpianto, che mi lacererebbe l’anima e l’esistenza. Ho un dovere verso il mio cuore. Ma ho bisogno di tempo per potermi fidare di nuovo di te, perchè io non ho intenzione di soffrire di nuovo a causa tua.”

 “Ti amo, Calliope. Non ho mai smesso di amarti. Farò del mio meglio per meritare la tua fiducia.”. La mora si allontana per un attimo, fissa gli occhi azzurri della sua donna e, realizzando quanto avesse bisogno di amore, si avvicina e la bacia, la bacia come se non ci fosse nient’altro al mondo, come se non esistesse un domani. “Callie, resta con me questa notte” le chiede dolcemente la sua “ben poco ex”. La Torres, dopo averci riflettuto a lungo, annuisce e si lascia condurre fino alla porta dell’appartamento, e da qui in camera da letto. Ciò che accadde dopo rafforzò il loro legame per sempre.


In quella notte, quattro donne avevano ritrovato l’equilibrio. In quella notte, quelle quattro donne avevano affrontato i loro fantasmi e li avevano sconfitti. Quella notte, sarebbe rimasta nei cuori di tutte, come una delle notti migliori delle loro vite.


In questo mondo esistono due categorie di persone: quelle che scelgono di avere rimorsi, che lottano, che scalano la montagna e, dopo essere cadute, si leccano le ferite e ricominciano la scalata. Poi ci sono quelle che scelgono di non scegliere, quelle che vivono con i rimpianti, con i “se” e con i “ma”, quelle che restano ai piedi della montagna e guardano gli altri scalarla. La vita è fatta di scelte, di scalate e tu puoi restare al sicuro, a valle, condurre una vita mediocre, ma tranquilla, più semplice e più sicura. Oppure, puoi iniziare l’arrampicata, cadere, rialzarti e riprovarci: ci vorranno anni di cadute, di dolori e sofferenze, ma una volta arrivato in cima, capirai che ne sarà valsa la pena. Ora la scelta sta a te, io vado fiera della mia.


"You're my person, you will always be my person" ❤ NB: Se vi fa piacere esprimere un vostro parere su quanto leggete, fatelo pure. Sono disponibile ad ascoltare i vostri pensieri o a rispondere ad eventuali domande!

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