Un amore di Babysitter

di Rebecca04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non si sgattaiola in casa d'altri! ***
Capitolo 2: *** Polpette e altri guai ***
Capitolo 3: *** Barbecue rappacificatori ***
Capitolo 4: *** Capricci, congiure e complotti ***
Capitolo 5: *** Camping in orribile compagnia ***
Capitolo 6: *** Essere sposati e non saperlo ***
Capitolo 7: *** Principe Azzurro ***
Capitolo 8: *** Pesci e pesci lessi ***
Capitolo 9: *** Teddy, Favole e Libri ***
Capitolo 10: *** Incontri indesiderati ***
Capitolo 11: *** 007 Cavalieri in azione ***
Capitolo 12: *** A ottobre, troppe feste! ***
Capitolo 13: *** Natale e novità ***



Capitolo 1
*** Non si sgattaiola in casa d'altri! ***


Ciao a tutti! 
Preciso che questa storia è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Speriamo vi piaccia e iniziamo col primo capitolo.



Un amore di babysitter


Non si sgattaiola in casa d'altri!
Merlin si fermò davanti all’enorme cancello in ferro battuto; stava per suonare il citofono ma il cancello si aprì da sé: forse l’avevano visto da qualche telecamera.
Camminò fino all’immensa porta bianca, quando una delle tante babysitter spaventapasseri uscì storcendo il naso, mentre un ragazzo biondo sospirava.
Arthur squadrò il moretto. - Lo sai che significa violazione di proprietà privata? - Alzò un sopracciglio contrariato.
- No, ma io… Il cancello si è aperto e pensavo di essere stato visto! - rispose Merlin farfugliando, mentre mimava ciò che era successo.
Il biondo continuò a fissarlo per qualche secondo. - Comunque non compriamo nulla, quindi puoi andartene. - Chiuse la porta senza aspettare che Merlin replicasse.
Il moro suonò il campanello fino a quando non sentì il biondo riavvicinarsi alla porta.
Arthur aprì, una vena pulsante sul suo collo non faceva presagire niente di buono.
- Sono qui per il posto da babysitter! - urlò Merlin, stampandogli il giornale con l’annuncio in faccia prima che l’altro potesse parlare.
- Non mi sembri adeguato. - Lo osservò di nuovo l’altro, spostando il giornale.
- Ciao! - Una vocina spuntò dal basso, appartenente a una bambina con degli immensi occhioni verdi, che sorrideva al nuovo arrivato.
- Ciao. - Merlin si abbassò a salutarla, sorridendole.
- Vieni con me, giochiamo alle bambole! - La piccola lo afferrò con la manina, iniziando a correre per il corridoio.
Merlin quasi centrò due mobili e inciampò in un tappeto, mentre Arthur li seguiva con grosse falcate.
Arrivarono nel grande salotto della casa e Merlin rimase a bocca aperta notando come il tutto era davvero armonioso.
Il moro era entrato da una porta ad arco, rinforzata in legno lucido e pulito. La stanza si presentava rettangolare e il lato destro era aperto, mostrando l’enorme cucina di cui era munita quell’ubicazione.
Davanti a lui vi erano delle enormi finestre a vetri che mostravano un maestoso giardino con qualche giochino e una piscina al centro. Il tutto era coperto da una parete di bambù, completamente rivestita di profumato gelsomino bianco e dell’edera ben curata.
- Guarda le mie bambole!
Merlin venne tirato dalla piccola sul tappeto rosso circolare che vi era al centro della stanza. Su di esso, oltre una casa rosa con tetto blu, vi era posizionato un grazioso tavolino basso con le gambe in legno dorato e la piattaforma in marmo bianco.
- Tu farai Ken! - disse la piccina con un enorme sorriso.
Il ragazzo sorrise alla bambina, sedendosi sul tappeto per poi prendere la bambola in mano.
La bambina a cui avrebbe fatto da balia, se fosse stato assunto, era molto graziosa e dava l’idea di essere anche molto dolce. Era vestita di un abito lungo con la gonnella a grinze rosa, con cuciti sopra dei fiori, sembravano rose, forse margherite, ma Merlin non ci si soffermò più di tanto. I lunghi capelli neri finivano in dolci e leggeri boccoli, che le arrivavano sulla schiena e facevano da splendido contorno al visino bianco. Un piccolo nasino era appoggiato sotto due enormi occhi, che erano fin troppo magnetici per appartenere ad una femmina di quell’età.
- Ciao. - Cominciò Merlin avvicinando il pupazzo alla bambola che la bambina teneva in mano.
- Io sono Ken!
La piccola rise, prendendo in mano la bambola che aveva precedentemente dato a Merlin.
- Gli metto la giacca! - Si alzò dal tappeto facendo il giro della stanza.
Seguendo la figura della bambina, Merlin notò che un bel divano ad isola, bianco, dava le spalle a un lungo tavolo di legno su cui potevano sedere dalle otto alle dodici persone, con sobrie e rifinite sedie intorno. Il salotto era una stanza sobria ma accogliente, vissuta ma pulita, lussuosa ma adatta a tutti.
- Trovata! - Merlin si girò, attraversando la stanza con lo sguardo, cercando la piccola.
Prima di posare gli occhi sulla cucina, intravide il ragazzo biondo che l’aveva fatto entrare appoggiato all’arco della porta della sala. Indossava una camicia bianca ed una lunga cravatta nera, come i pantaloni, l’aura che emanava non era di certo amichevole.
Un brivido percorse la schiena di Merlin, facendo tremare ogni singola vertebra. Quel ragazzo, ci avrebbe scommesso, lo avrebbe sbattuto fuori a calci se avesse potuto.
Prima che la ragazzina lo raggiungesse, Merlin diede un rapido sguardo all’enorme cucina che aveva intravisto mentre entrava in salone.
La cucina ed il salotto erano aperti l’uno verso l’altro e ciò rendeva facili gli spostamenti da una stanza all’altra.
- Così non sente freddo. - La piccola infilò la giacca al bambolotto per poi rialzarsi. - Vado a prendere anche i costumi così li facciamo andare in spiaggia! – Lasciò la bambola nelle mani di Merlin, allontanandosi verso il corridoio.
- Hai sete? - Si sforzò di dire l’altro, cercando di essere educato.
Merlin scosse la testa rapidamente, tenendo le labbra serrate mentre cercava di togliersi la tracolla. La aprì rapidamente, afferrando alcuni fogli. - Il mio curriculum. - Alzò il braccio, allungando i fogli verso il biondo.
L’altro avanzò quasi a fatica strappandoglieli di mano, iniziando subito a leggere. - Merlin Emrys. - Rialzò lo sguardo per osservarlo.
Morgana ritornò trotterellando impugnando i vestiti e Merlin riafferrò la sua bambola.
- Allora signorina dove andiamo di bello oggi? - Mosse la bambola verso quella di Morgana.
- Oggi c’è il sole! Quindi andiamo alla spiaggia! - Gli occhi della bambina si illuminarono e subito si spostò andando verso un contenitore in plastica vicino al mobile della tv.
Lo prese per una maniglia tirandolo con tutta la forza che aveva, per avvicinarlo al tappeto.
Gli occhi del biondo sussultarono vedendo in pericolo il prezioso parquet.
- Aspetta non fare così. - Merlin si affiancò a lei, togliendo il coperchio al contenitore. - Che vuoi prendere?
- La macchina, dobbiamo andare in spiaggia!
- Ok. - Merlin le sorrise andando a rovistare tra i giocattoli, di certo non si poteva dire che non ne avesse. Gli finirono in mano il cavallo di Barbie, la bicicletta di Barbie e persino l’acquascooter di Barbie ma la macchina proprio non voleva saltar fuori.
- Trovata??
- No. - Merlin sospirò sconsolato. - Sicura sia qui?
Morgana si portò un dito sulle labbra, arricciandole leggermente, mentre stringeva gli occhietti come a concentrarsi solo su quel pensiero.
- Forse l’ho lasciata su! - Corse via di nuovo tenendo la sua bambola stretta in mano.
- Vedo che hai delle referenze, dovrò verificarle… - Arthur si umettò le dita con la lingua per voltar pagina.
Merlin lo guardò stranito, voleva davvero dargli una possibilità per quel lavoro??
- È tanto che non vedo mia sorella giocare così felice con qualcuno - aggiunse il biondo, ritornando a leggere.
- L’ho trovata! L’ho trovata! - Si sentì una voce dalle scale.
Il moro si alzò andando incontro alla voce: Morgana barcollava sulle scale con in una mano la bambola e nell’altra la macchina.
- Non si fa così - disse serio il moro fissandola.
La piccola si arrestò titubante.
Merlin imboccò le scale prendendo la macchina dalla mano della piccina. - Devi sempre tenerti al corrimano o rischi di cadere e farti male. - Le appoggiò la mano sulla ringhiera delle scale. - Così, vedi?
Morgana annuì con gli occhietti tremolanti.
Il moro pensò che stesse per piangere, cosa che avrebbe permesso al fratello di gettarlo in mezzo al vialetto di casa senza neanche un ripensamento.
Le sistemò l’orlo del vestitino ricoperto di fiorellini guardandola dolcemente. - Torniamo in salotto prima che la spiaggia chiuda. - Aspettò che la piccina gli passasse davanti per starle dietro, scortandola.
Arthur li aveva osservati dal corridoio e arruffò i capelli a Morgana mentre rientrava in salotto guadagnandosi una linguaccia.
Quando Merlin cercò di attraversare la porta il biondo allungò un braccio bloccandogli il passaggio, poi si spostò andando ad aprire un cassetto del mobile, uno dei due che prima Merlin aveva quasi centrato. Afferrò un blocco di fogli riportando lo sguardo sul moro.  - Vieni con me.
Entrò in salotto per spostare la porta scorrevole che dava sulla cucina.
- Morgana puoi prestarmi un attimo il tuo nuovo compagno di giochi? - chiese, quasi supplichevole.
A Merlin fu subito chiaro quale dei due fratelli portasse i pantaloni.
- Però fa alla svelta che se no la spiaggia chiude!
Arthur entrò in cucina seguito da Merlin, che lasciò la porta leggermente scostata, per tenere d’occhio la bambina.
Il biondo appoggiò un primo blocco sul tavolo. - Il contratto, leggilo bene e se non capisci qualcosa dimmelo.
Merlin alzò un sopracciglio, era giovane, non stupido.
L’altro continuò ignorando l’irritazione del futuro babysitter. - Questa invece è la tabella della settimana, i miei turni, le commissioni da fare, gli impegni di Morgana… Tutto insomma. Affronterai una settimana di prova, dopo di che deciderò se assumerti o no.
Ah, quindi la streghetta si chiama Morgana.
Merlin afferrò i plichi. - Non se ne pentirà signor..?
- Arthur, Arthur Pendragon. E dammi pure del tu, siamo quasi coetanei.
Il moro sorrise.
- Adesso, allora, giochiamo? - Morgana era appoggiata alla porta con un musetto così tenero da far venir voglia di mangiarla.
Merlin si avvicinò chinandosi. - Io dovrei tornare a casa a prendere le mie cose, signorina Morgana.
La piccina arrossì. - Puoi chiamarmi Morghi - balbettò. - Tu come ti chiami?
- Merlin. - Le aggiustò la molletta che Arthur le aveva spostato.
-  Puoi andare Merlin, però quando torni facciamo un falò vicino al mare!
Merlin annuì rialzandosi, seguendo poi Arthur che lo scortò fino all’ingresso.
 

 
Merlin suonò al citofono qualche ora più tardi.
- Chi è? - Una vocina lo fece sorridere.
- Sono io, Morghi.
- Merlin sei tornato! - La piccola aprì il cancello e Merlin imboccò il vialetto con le valigie.
Arrivò velocemente all’ingresso, dove la bambina lo stava aspettando sorridente davanti alla porta.
- Vieni, vieni. Arthur sta preparando la cena. - Sparì di nuovo correndo.
Merlin chiuse la porta dietro di sé e appoggiò le valigie all’ingresso per poi tornare in cucina.
- Sono tornato, Arthur.
Il biondo era al lavello, intento a pelare le patate o, come la vedeva Merlin, intento a grattugiarsi le dita.
- Così ti taglierai - commentò il neo assunto.
Il biondo si voltò adirato, brandendo una patata come arma.
- Cioè… Posso pelarle io. - Si accostò ad Arthur, esaminando gli utensili, mentre l’altro si spostava, sollevato di essersi liberato da quella tortura.
Merlin si lavò le mani e iniziò a pelare le patate una dopo l’altra come un fulmine. - Come volevi farle?
- Al forno - replicò Arthur.
- Ci vuole un’ora perché cuociano e sono già le sei e mezza, sei sicuro?
Arthur guardò l’orologio perplesso, aveva iniziato a pelarle alle sei e questo significava che in trenta minuti  era riuscito a pelarne solo tre e pure piccole.
- A me piacciono fritte. - Morgana tirò i pantaloni a Merlin.
- Sentiamo cosa dice tuo fratello.
La piccola mise il muso. - Quella strega che c’era prima mi dava sempre verdure. Ho voglia di qualcosa di buono.
- Le verdure fanno bene Morghi.
- Se me le dai anche tu non mi piaci più - replicò Morghi e ad Arthur scappò un sorriso.
Merlin si chiese fra sé e sé quale dei due fratelli fosse più immaturo, ma la risposta era evidente.
Merlin guardò Arthur. - Fritte?
L’altro annuì, preparando l’occorrente per apparecchiare.
- Morghi vai di là che ora dobbiamo friggere e l’olio bollente è pericoloso.
- Ok! - La piccina sfoderò il suo miglior sorriso per poi andare in salotto.
- Morgana va alla materna, giusto?
- Si, la prossima settimana inizierà il penultimo anno.
- Quattro anni quindi?
- Si ne compirà cinque ad ottobre.
- Bene, bene. - Merlin sorrise, andando ad aprire ogni mobiletto finché non trovò l’olio e le padelle. Mise a bollire l’olio e aprì le finestre.
Arthur nel frattempo aveva apparecchiato, anche decentemente, analizzò Merlin.
- Ho lasciato le valigie all’ingresso.
- Dopo cena ti farò vedere la tua camera.
- Grazie. - Il moro aprì il frigorifero. - Bistecche con le patatine? - Ne afferrò una confezione facendola vedere ad Arthur.
- Va bene.
Non è certo di molte parole.
- Dovresti cambiarti, rischi di sporcare la camicia e la cravatta.
Chi è che indossa la cravatta in casa??
- Sto bene così.
- Ok… - Merlin iniziò a cuocere le bistecche. - Che lavoro fai?
- Manager, azienda di famiglia.
Se sono soli vuol dire che i genitori non ci sono più, sarà meglio cambiare discorso.
- Ho verificato le tue referenze. - Iniziò Arthur. - Sembra ti adorassero tutti.
Merlin sorrise. - Non te lo aspettavi?
Quella frase gli sfuggì dalla bocca e subito Arthur lo guardò male.
- Scusa. - Girò le bistecche cucendosi la bocca.
Il biondo afferrò il tagliere in legno e un coltello iniziando a tagliare le patate.
Merlin si avvicinò, per qualche motivo Arthur le stava tagliando a triangolo invece che a bastoncino.
- Che c’è? - Il biondo lo fissò, notando gli occhi dell’altro su di sé.
- Niente. - Scosse la testa. - Più piccole o non verranno bene - aggiunse, guadagnandosi un’occhiataccia.
Il biondo era così concentrato nel guardare male Merlin che invece della patata finì per colpirsi il dito.
- Ahio - esclamò scocciato, portandosi il dito alla bocca.
Il babysitter lo fissò preoccupato. - Bisogna disinfettare. Dov’è l’alcool?
- In bagno, dopo le scale, ultima porta sulla sinistra.
Merlin si avviò imboccando il corridoio, entrando poi nel bagno, cercando d’istinto nella specchiera, per poi ritornare veloce in cucina con alcool, cotone e cerotti.
- È un taglietto, non sto morendo. - Il biondo guardò l’altro seccato.
Merlin lo ignorò allungando la mano verso di lui. - Il dito - disse severo.
Arthur gli porse la mano, un attimo in soggezione: Merlin la faccia severa sapeva proprio farla bene.
Il babysitter bagnò il cotone e lo passò sul taglio. Pulì bene, per poi prendere una cerotto e avvolgerglielo al dito.
- Ecco fatto. - Sorrise, mentre Arthur se ne restava muto.
- No, no. - Morgana aveva la brutta abitudine di apparire e scomparire nel nulla. - Devi dargli il bacino della bua se no non guarisce.
Merlin voleva replicare ma Morgana aggiunse quella frase.
- La mia mamma me lo dava sempre. - Gli occhioni verdi brilluccicarono.
Il moro si fece coraggio e posò le labbra sulla ferita dell’altro, mentre il biondo diventava color pomodoro.
- Ecco fatto signorina e ora fila in salotto prima che ti cucini! - Merlin fece per acchiapparla ma quella scappò in salotto divertita.
Arthur si aggiustò la cravatta fingendo disinteresse e si ritirò su una delle sedie, mentre Merlin finiva di tagliare le patate, non volendo sperperare altri bacetti per le bue, buttandole finalmente a friggere.
Alle sette erano tutti e tre a tavola; Merlin si sedette vicino a Morgana iniziando a tagliarle la bistecca.
- E le patatine? - disse lei, con la forchetta già pronta.
- Prima la ciccia. - Merlin le si avvicinò per infilarle il tovagliolo al collo.
- Sono grande per il bavaglino! - La piccina iniziò a mangiare la bistecca, impedendo al moro di sistemare il tovagliolo.
Non c’è dubbio, coi bambini ci sa fare… Anche se le signore che ho sentito hanno parlato di una certa goffaggine nelle faccende domestiche. Staremo a vedere.
Arthur si era incantato a guardare Merlin mentre pensava.
- Devo tagliare anche la tua? - chiese innocentemente l’altro.
Arthur scosse la testa scorbutico mentre Merlin sorrideva.
- Che forma strana queste patatine. - Morgana le osservò stranita, mentre il babysitter gliele aggiungeva nel piatto.
- L’importante è che siano buone - sbottò Arthur indispettito.
Morgana fece una smorfia ma poi mangiò. - Tutto buono Merlin. - Gli sorrise. - Posso andare a vedere i cartoni? - Guardò il fratello.
Arthur annuì e Morgana andò a sedersi sul divano in salotto, accendendo il mega schermo.
- È adorabile - commentò Merlin, mentre iniziava a sparecchiare.
- È la prima volta che non fa la peste da quando ho iniziato ad assumere babysitter.
- Davvero?
- Si, si. Oggi pomeriggio quando sei sgattaiolato nel cortile se ne stava andando l’ultima.
- Io non stavo sgattaiolando, ti ho spiegato cos’è successo…
- Si, certo Emrys. - Ghignò.
Sei peggio di tua sorella di quattro anni, Pendragon.
Merlin si infilò i guanti e iniziò a lavare i piatti, schizzandogli contro qualche goccia d’acqua.
Arthur osservò le macchie di bagnato sulla manica della camicia evidentemente disturbato. - Me l’hanno riferito che sei imbranato.
Merlin si morse il labbro per non rispondere, quel lavoro era ben pagato e a lui serviva.
- Hai letto il contratto?
- Ho iniziato, sul bus.
- Bus?
- Sì, non ho la macchina.
- Ma sai guidare?? - Arthur lo guardò scettico.
- Certo! - Merlin mise tutto ad asciugare sullo scolapiatti seccato. - Qui ho finito!
- Ti faccio vedere la tua camera allora.
Ritornarono all’ingresso e Merlin recuperò le valigie guardando la rampa di scale con timore.
- Ti do una mano. - Mammoletta. 
Pensò il biondo, mentre salivano.
La prima cosa che il moro notò fu il fatto che il legno non era scivoloso, ma comunque pulito. Chiunque avesse costruito quella casa, aveva sicuramente pensato di mettere un materiale adatto se ci fossero stati bambini, così non sarebbero scivolati sulle scale. Il corrimano non era alto, ma neanche troppo basso, tantoché Morgana ci arrivava benissimo alzando un poco il braccio.
Le scale avevano il classico colore marrone che si adattava bene al parquet a terra.
In cima a esse vi era un mobiletto alto quanto Morgana, con il legno ben rifinito che mostrava bellissimi rilievi sul cassetto e sullo sportello. Poggiato su di esse vi era un telefono, una rubrica che sicuramente non era stata riposta e una lampada sobria, che si accendeva pigiando un bottoncino. 
Arthur girò all’interno del corridoio, mentre Merlin si voltava verso una seconda scalinata sulla sinistra, interrogandosi su dove essa potesse portare.
- Di qua.  - Arthur lo richiamò, sentendo i passi del moro fermarsi.
Entrò in una stanza in fondo al corridoio, subito dopo due altre stanze sulla sinistra.
Merlin si avviò, ruotando la testa per vedere meglio cosa c’era intorno a lui: sulla destra vi erano solo due porte chiuse, mentre sulla sinistra intravide la camera di Morgana, quello che forse poteva essere un bagno, in quanto la porta socchiusa non dava a vedere molto ma solo mattonelle, e successivamente la sua camera. A dar luce al corridoio, in fondo, si incastrava nel muro una finestra.
- Merlin, ci sei? - Arthur lo richiamò ancora dall’interno della camera ed il moro si affrettò.
- Eccomi!
Quando entrò nella stanza, la prima cosa che pensò fu che essa era più grande dell’appartamento dove lui e la madre vivevano.
Arthur appoggiò la valigia ai piedi del letto. - Ti lascio sistemare le tue cose, se hai bisogno del bagno è la stanza prima di questa.
- Ok, grazie.
Arthur chiuse la porta dietro di sé mentre Merlin iniziava a disfare i bagagli.
Riuscì a far entrare comodamente il contenuto delle valigie nell’armadio e nella scarpiera presenti nella camera, lasciando libera la cassapanca presente nella stanza.
Si accostò un attimo alla finestra, ricordandosi di non aver chiamato la madre all’ospedale.
Prese rapido il telefono, ma ormai erano le otto e a quell’ora la madre aveva già spento il cellulare per non essere bacchettata dalle infermiere del turno serale. Sospirò, un filo preoccupato; la madre si era ammalata un anno prima e Merlin per mantenerne le cure aveva lasciato la facoltà di medicina, iniziando a lavorare come babysitter. Fortunatamente i bambini gli piacevano.
- Merlin! Vieni a fare il falò??
Merlin si svegliò dai suoi pensieri, sentendo la voce della bambina dalle scale. Rinfilò il cellulare in tasca e si appuntò mentalmente di chiamare subito la madre il giorno dopo.
- Arrivo Morghi. - Uscì imboccando le scale, prestando molta attenzione nell’afferrare saldamente il corrimano.
La piccina lo squadrò incrociando le braccia.
- Lo so sai, che volevi sgridarmi perché scendevo senza tenermi stretto. - Si inchinò, facendo combaciare i loro occhi.
Morgana voltò il viso imbronciata. - Tu avrai il costume più brutto al falò. - Lo guardò con la coda dell’occhio.
- No, il costume più brutto no Morghi. - Sbatté le palpebre per ammagliarla.
- Si si! - Morgana ritornò in salotto mentre Merlin la seguiva, scorgendo Arthur seduto sul divano, intento ad ascoltare l’andamento della Borsa del giorno.
Il biondo osservò i due sedersi sul tappeto e riprendere le bambole e sospirò, capendo che gli attimi di pace erano finiti.
Merlin non era di certo come le tante babysitter che se ne erano andate: nessuna di loro si era mai fermata a giocare con Morgana o assecondarla, si erano solo occupate di tenerla d’occhio tra una faccenda e l’altra, senza mai curarsi realmente di lei.
Il moretto non sembrava essere così e la prima ad averlo capito era stata la piccina, che già sperava che non se ne andasse mai.
I due continuarono a giocare e Arthur spostò lentamente la sua attenzione dalla tv a loro, rimanendo a osservarli; vedere la sorella felice gli riempiva il cuore.
Morgana sbadigliò stropicciandosi gli occhietti circa un’ora dopo.
- È ora della nanna signorina. - Merlin guardò l’orologio su una delle mensole. - Sono le dieci.
- Ma non ho sonno e domani non deve andare a scuola.
- A nanna subito o non ti racconto la fiaba della buonanotte.
Morgana aprì gli occhi più che poté. - Mi racconti una fiaba?? Davvero??
- Certo. - Merlin le sorrise.
Morgana lo corse ad abbracciare guardando poi il fratello. - Lui non lo devi mandar via!
Arthur increspò le labbra, mentre la piccina si rigirava poi verso Merlin.
- Vado a mettermi il pigiama e sono pronta! - Corse di nuovo via.
- Vado a metterla a letto poi rimango su anche io. - Il moro si alzò guardando Arthur.
- Notte - borbottò il biondo.
Merlin ritornò in corridoio e prima di imboccare le scale sospirò, avrebbe dovuto pensare a qualcosa per far addolcire il fratello maggiore. 

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Inizio 'secco', lo so, ma appena i due inizieranno a conoscersi ne vedrete delle belle.
Se vi va lasciate un commento :)
A presto! 

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Capitolo 2
*** Polpette e altri guai ***


Ben ritrovate/i :)
Ricordo che questa ff è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Come sempre un caloroso ringraziamento a chi ha recensito, messo tra le seguite, preferite o ricordate la storia!
Buona lettura!



Un amore di babysitter

Polpette e altri guai
La sveglia suonò alle sei di mattina precise.
Una mano giovane, tremolante e lenta si avvicinò al tasto di spegnimento per farla smettere di suonare, mentre due profondi occhi zaffiro facevano capolino da due pesanti e sonnolente palpebre: Merlin si stava pian piano svegliando.
Riuscì a mettere a fuoco il soffitto della stanza dopo qualche minuto, passando a stropicciarsi gli occhi con le nocche.
Alzarsi così presto la mattina era sempre un gran peso, ma dopo una bella doccia niente riusciva a fermarlo.
Si alzò mettendosi seduto sul lato del letto e infilò svelto le infradito ai piedi, per poi alzarsi e aprire il grande armadio. All’interno vi prese della biancheria ed un cotonato accappatoio blu, chiudendo poi le ante per uscire dalla camera.
Mentre si dirigeva verso il bagno, gli saltò alla mente di curiosare, prima o poi, nella grande stanza che si trovava fra la finestra di fine corridoio e quella di Arthur, ma poi ci ripensò, perdere quel lavoro sarebbe stato un problema.
Entrò nel mattonellato bagno bianco con sfumature verdi che si collocava fra la stanza di Morgana e quella sua.
Ricordava la prima volta che c’era stato il giorno prima; un “Wow!” gli era scappato dalle labbra, ripensando al suo piccolo bagno due per due che aveva nella casa con la madre. Questo era nettamente diverso, soprattutto la grande vasca con l’idromassaggio che ospitava.
Prima o poi ci avrebbe fatto un bagno rilassante, ma di certo non era quello il momento.
Poggiò l’accappatoio sul lavabo alto e bianco che vi era al centro del muro frontale alla porta, guardandosi all’enorme specchio che vi era posizionato sopra.
I capelli erano da pettinare, la faccia da lavare, gli occhi da svegliare. Anche le labbra sembravano scese al mento per quanta sonnolenza quel volto mostrava.
- Buongiorno Merlin. - Si disse per poi allungare un dolce sorriso sotto il naso.
Aprì l’acqua della doccia, di fronte alla vasca, regolando la temperatura e dopo aver fatto i suoi bisogni, entrò.
Il ragazzo mentre si sciacquava si cimentò in mille pensieri per far divertire Morgana nella giornata. Sapeva che una buona colazione rendeva i bambini e anche gli asini adulti energici fino all’ora di pranzo e l’idea di una crostata alla frutta gli balenò in testa.
La marmellata era già pronta nella credenza e non ci avrebbe messo molto, in quanto i tempi di cottura variavano intorno ai quaranta minuti.
Chiuse il soffione una volta finito di lavarsi, ma nell’uscire dalla doccia scivolò, sbattendo la fronte contro il muro.
- Oh, no… - Sulla destra della fronte Merlin notò subito una chiazza rossa che continuava a ingrossarsi ed innalzarsi. Come lo avrebbe spiegato al duetto che, per sua fortuna, ancora dormiva profondamente?
Sospirò, chiudendo gli occhi dal dolore quando con un dito si toccò la fronte. Decise di far finta di niente, dopo tutto non era molto visibile…
Si infilò l’accappatoio e le infradito, uscendo dal bagno in punta di piedi.
In camera decise di infilarsi un comodo paio di pantaloncini e una maglia a maniche corte blu. Niente di speciale.
Scese le scale, trascurando di appoggiare la mano sul corrimano. Solo alla fine di esse si mise a ridere per quello che aveva fatto. Se Morgana lo avesse visto scendere le scale senza reggersi, sarebbero stati fuochi d’artificio.
Guardò l’orologio sull’arco della cucina: le sei e venti precise.
Aprì uno dei cassetti sotto il piano di preparazione, prendendo un grembiule bianco che legò successivamente alla vita. Dagli sportelli posizionati sopra il piano, invece, prese tutto l’occorrente per preparare la pasta frolla.
A Morgana piacerà molto e penso che anche Arthur ne rimarrà contento.
Dopo essersi accorto di aver pensato in modo carino ad Arthur si diede un pizzico sulla mano con tanto di “Ahio!” a seguito.
Si mise al lavoro e verso le sette cominciò a sentire i primi movimenti al piano di sopra. Svelto imbandì il tavolino della cucina con tre tazze, tre tovaglioli, tre bicchieri, tre piattini, cereali, cucchiaini, succhi di frutta, caffè, zucchero e la crostata coperta da un tovagliolo. La scelta delle tovagliette era stata ovvia: per Morgana aveva messo la Barbie bionda, per lui quella mora e per Arthur, invece, Ken.
Nell’attesa cominciò a pulire il lungo piano di preparazione, lavando via la marmellata dal marmo.
Arthur scese verso le sette e venticinque, senza fiato, di corsa, quasi rotolando per le scale, ma ci fu una cosa che Merlin notò; i suoi zaffiri erano fermi sul busto del ragazzo.
La bianca camicia fasciava perfettamente la muscolatura di Arthur, non lasciando nulla all’immaginazione. La cravatta nera non stonava affatto con le labbra increspate del biondo, intento a sistemarsi i bottoni della giacca che poggiava leggiadra sulle larghe e possenti spalle. I pantaloni neri e lunghi finivano in eleganti scarpe, così da Merlin definite in quel momento, da ufficio. Aveva fatto tardi, ma l’eleganza con cui portava quegli abiti firmati e ben stirati non sembrava farlo notare.
- Merlin, che ci fai lì imbambolato? - Arthur si avvicinò alla tavola, prendendo la tazza e riempiendola di zucchero e caffè.
- Niente, io ho fatto… - Subito Merlin venne interrotto da quegli occhi celesti.  - Che succede? - chiese, quasi tremante.
- Cosa hai in testa? - replicò Arthur, posando un dito sulla propria fronte, indicando sicuramente la chiazza rossa su quella di Merlin.
- Nulla, ho solo battuto la testa…
Arthur lo squadrò un attimo, anche se il grembiule bianco non gli permetteva di osservare gli abiti del moro.
- Merlin, sei qui per lavorare, non per abbracciare le mura di casa. - Il biondo lasciò la tazza ormai vuota sul tavolo, prendendo la ventiquattro ore che la sera prima aveva lasciato sul tavolo. - E comunque il caffè era orribile.
Merlin girò gli occhi, cercando di non sbuffare troppo dal nervoso.
- Comunque ho…
- Devo andare Merlin, sono in ritardo. - Arthur si diresse veloce verso la porta, sistemandosi continuamente la giacca lungo le maniche, era dannatamente bello in quelle vesti.
- Ah, Merlin.
Il moro alzò il viso sentendosi chiamare. Gli occhi dritti sulle labbra chiuse dell’altro.
- Non voglio sapere il perché, ma c’è della marmellata sul soffitto. - Arthur uscì dopo aver salutato Morgana che intanto li aveva raggiunti nella cucina, sbadigliando e stropicciandosi gli occhietti verdi, mentre teneva stretta in una mano la bambola di Barbie.
Merlin subito alzò lo sguardo, fissando la grande macchia arancione. Come era riuscito a far arrivare la marmellata lì in cima? E cosa peggiore, come l’avrebbe pulita?
- Che cosa hai sulla fronte? - Morgana recise i pensieri di Merlin, con la sua vocina dolce e quasi melodica per essere così presto.
- Sono scivolato nella doccia - affermò il ragazzo, guardando con un sorriso la piccola.
- Arthur ci mette sempre le papere gialle. Dovresti farlo anche tu! - Lo canzonò Morgana con tono duro, corrugando la fronte, assottigliando gli occhi e arricciando le labbra.
Il pigiamino leggero e bianco che portava, non faceva di lei certo un angelo, ma dopo tutto, aveva ragione.
- Vuoi fare colazione?
- Si! Voglio i cereali!
Merlin si maledisse fra sé e sé, si era alzato presto per fare una crostata che nessuno aveva voluto.
 

 
Arthur rientrò dal lavoro per pranzo, appoggiò la giacca sull’attaccapanni e solcò il corridoio diretto in cucina, ma si arrestò davanti alla porta del salotto quando vide Merlin.
Le palline degli occhi del biondo compirono un rapido giro in modo da squadrarlo tutto, mentre con la mano andava ad arruffarsi i capelli chiedendosi se non stesse sognando o facendo un incubo, era ancora indeciso su quale delle due versioni.
Il moro stava tirando l’aspirapolvere con indosso le cuffie per ascoltare la musica, ma il peggio era come era vestito.
Aveva una sottospecie di bandana rossa in testa, una maglia a righe bianche e blu sicuramente di qualche anno addietro visto che non gli copriva la pancia e un paio di shorts sgualciti. A concludere la accozzaglia di abiti un paio di clocs bianche palesemente tarocche, che avevano sostituto le infradito.
Merlin si girò rapido ancheggiando, mollando di scatto l’aspirapolvere quando vide Arthur; il tempo era volato senza che se ne accorgesse.
- Io stavo pulendo. - Si tolse rapido le cuffie mentre spegneva l’aspirapolvere.
- Sembri un incrocio tra un pirata e una colf polacca - sentenziò Arthur, allargando la bocca in un sorriso derisore.
Merlin corrugò la fronte aggiustandosi orgoglioso la maglia che riscivolò su, riscoprendo il ventre bianco. Inarcò il sopracciglio sinistro più che poté e le labbra furono tirate a sinistra a disegnare un’espressione più buffa che contrariata, mentre le guance si coloravano di un rosa tenue.  - Beh, io non ho niente né contro i pirati né contro le colf polacche. - Alzò infine il naso all’insù, muovendo leggermente la testa.
- Hai letto il contratto? - disse Arthur veloce.
- Non tutto, perché?
- Perché c’è una parte sulle uniformi.
- Vuoi forse che mi metta uno di quei vestitini francesi coi merletti e la coroncina in testa?? - replicò Merlin in segno di sfida.
Arthur ghignò divertito. - Perché no?
Il moro indietreggiò allarmato, le guance ritornarono pallide mentre gli occhi sembrarono uscirgli dalle orbite.
Arthur iniziò a sghignazzare entrando in cucina tramite la porta scorrevole mentre Morgana tornava dal bagno. - Che succede fratellone?
- Niente Morgana. - Arthur si asciugò le lacrime da tanto che aveva riso.
Merlin entrò in cucina asciugandosi la fronte con la bandana, facendo attenzione al bernoccolo, sorvolando sulla reazione del biondo.
- Preparo il pranzo?
Arthur annuì squadrandolo di nuovo, trattenendo a stento una risata.
Merlin si lavò le mani lanciandogli un’occhiataccia. - Vuoi qualcosa in particolare?
- Il gulasch! - Il biondo riprese a sghignazzare. Dovette allargarsi il nodo della cravatta per non rimanere strozzato, la frangia bionda si alzava e ricadeva sulla fronte, gli zigomi alti, mentre il sorriso era finalmente tornato a illuminare dopo tanto tempo quel viso.
- Il gulasch è ungherese non polacco - puntualizzò il babysitter.
- Merlin mi rifai le patatine?? - La piccolina tirò gli shorts scoprendo l’elastico rosso degli slip del moro.
- No, oggi verdure. - Il moro si ritirò su i pantaloni.
Morgana lo guardò arrabbiata. - Io non le voglio!
- Invece si signorina, se no niente dolce.
- Perché c’è il dolce??
Merlin annuì.
- Allora le mangio, però poche… - Cercò di negoziare lei.
- Va bene. - Il moro iniziò a grattugiare le carote a filetti, mentre Morgana si metteva in punta di piedi per osservarlo.
Arthur andò a riportare l’aspirapolvere, lasciato da Merlin in mezzo al salotto, nel ripostiglio.
- Per me gli stai simpatico - sussurrò la piccina. - È tanto che non rideva così.
- Speriamo. - Merlin lavò le carote e le mise in una ciotola pronte per essere condite. - Vuoi darmi una mano con le polpette?
- Si, mi piace cucinare!
Merlin prese una sedia dal tavolo e la posizionò accanto a lui, aiutando Morgana a salire. - Prendo tutto e cominciamo. - Raccolse l’occorrente mentre la bambina si lavava le mani.
Amalgamò bene tutti gli ingredienti posizionando poi la ciotola con la carne in mezzo a loro due.
 - Facciamo le palline ora.
Morgana prese un pugnetto di carne e sorridente iniziò ad arrotolarla. - Così va bene Merlin?? - Allungò la polpetta sotto il naso dell’altro, orgogliosissima.
Il ragazzo ridusse le labbra a un filo roseo sottile, gli occhi lampeggiarono un attimo, era più una palla da baseball che una polpetta. - È perfetta Morghi. - Si sforzò di sorridere, appoggiando la polpetta nella padella insieme a quelle già fatte.
La piccola sorrise andando ad afferrare altra carne.
Arthur rientrò in cucina sforzandosi di non ridere, andando subito ad osservare cosa stesse cucinando il pirata.
- E questa cos’è? - Indicò proprio la polpetta di Morgana.
- Quella è la polpetta fatta da Morgana! - Si precipitò a dire Merlin, prima che l’altro iniziasse a criticarla. - È bellissima vero?? - Chinò il capo guardandolo serio.
Arthur aveva già la bocca aperta, chissà per dire quale perfidia, ma si ricompose subito alle parole di Merlin, schiarendosi la voce. - Bellissima. - Spostò lo sguardo sulla sorella già intenta a fissarlo.
Morgana sorrise, finendo di preparare la seconda. - Ecco qua! Così una per te e una per Merlin! - Gli allungò la seconda palla da baseball.
Arthur la appoggiò un po’ titubante in padella e l’altro accese il fornello.
Il moro fece scendere Morgana, riportando poi al tavolo la sedia. - Vieni a sederti che tra poco è pronto.
La piccola si sedette aggiustandosi il vestito, mentre il biondo aveva iniziato ad apparecchiare con la sua solita flemma, fermandosi ogni tanto a squadrare il soffitto.
Il moro per tutta la mattina aveva cercato di togliere la macchia, rischiando più volte di cadere dalla scala, ma era rimasto un evidente alone giallogliolo.
- Io chiamerò un imbianchino - disse l’altro, essendosi accorto di dove guardava Arthur.
- Lascia stare, ci penserò io uno dei prossimi weekend. Comunque la vernice te la tolgo dallo stipendio.
Il moro aggrottò la fronte ma alla fine il danno l’aveva fatto lui ed era giusto così.
Condì le carote poggiandole sul tavolo, ritornando di corsa a girare le polpette; quelle di Morgana era più che sicuro che non si sarebbero cotte.
Arrivò con la padella al tavolo. - Quante? - chiese ad Arthur.
- Tre - rispose schietto.
- Merlin dagli la mia, eh!
Il moro ubbidì ai due fratelli.
Servì anche Morgana e infine sé stesso, mettendosi nel piatto anche l’ultima palla da baseball.
- Buon appetito! - La bambina iniziò a mangiare le sue polpette intervallandole alle carote.
I due giovani erano rimasti entrambi a osservare le loro due enormi polpette, di sicuro se non le avessero almeno assaggiate Morgana si sarebbe offesa.
Il moro inforchettò con decisione la palla, tagliandola a metà col coltello mentre Arthur commise l’errore di tentare di tagliarla solo con la forchetta.
La palla sgusciò dal piatto rotolando sulla camicia, per poi arrivare ai pantaloni. Sarebbe rotolata a terra se il genio non avesse chiuso d’istinto le gambe infradiciandosi per bene. - Ma porca…
Merlin e Morgana alzarono il viso dal piatto.
- Ma porca polpetta..! - Riuscì a correggersi Arthur, prima di esclamare qualcosa di peggio.
Morgana scoppiò in una grossa risata mentre Arthur si allontanava dal tavolo per ripulirsi.
- Ti do una mano! - Merlin si diresse verso di lui mentre Arthur rimetteva l’avanzo di polpetta sul tovagliolo.
- Lascia stare, faccio da solo. - Il biondo si alzò in piedi, camminando a gambe larghe verso la lavanderia.
Merlin lo guardò andarsene, era ridicolo, poi tolse il cuscino sporco e pulì subito il pavimento dove Arthur aveva fatto cadere alcuni pezzetti di carne.
Alzò gli occhi dopo aver pulito e vide il biondo passare in mutande per salire verso le scale.
- Arthur ha un fisicaccio, come Goku! - Morgana alzò il braccio stringendo i muscoli.
Merlin sorrise per poi tornare subito serio. - Non voglio che guardi cartoni dove fanno a botte tutto il tempo.
- Ma, ma…
- Niente ma, se ti vedo guardarli niente tv per tutto il giorno.
Morgana sbuffò.
- Su finisci le carotine che poi mangiamo la torta. - Il babysitter si risedette accanto a lei.
La piccina ubbidì controvoglia.
Arthur tornò poco dopo, stavolta in tuta.
- Tutto bene? - domandò il moro.
L’altro grugnì qualcosa di incomprensibile ritornando a mangiare.
Quando tutti ebbero finito Merlin prese i piattini per il dolce e recuperò la crostata della mattina in forno.
Ne diede una bella fetta a Morgana, che quella mattina era proprio stata un amore, mentre lui era occupato a lottare con la marmellata.
- Tu Arthur ne vuoi?
Il biondo grugnì nuovamente e il moro si fermò a mezz’aria col piattino, non capendo, aspettandosi un’occhiataccia perché stava indugiando.
- Si, Merlin grazie - sussurrò guardando da un’altra parte.
Ha detto “grazie”, oggi anche se è agosto nevicherà me lo sento!
- Oggi ho un incontro di lavoro al centro commerciale. - Arthur abbandonò un attimo la forchetta. - Pensavo di portare anche te e Morgana.
- All’incontro? - Merlin lo guardò stranito.
- Certo che no, voi potreste fare un giro, forse a Morgana o a te occorre qualcosa.
- Facciamo shopping! - Gli occhietti della bambina si accesero.
- Penso possa andare bene. - Il moro andò a pulire la bocca della bambina dalle briciole. - Ci compriamo qualche bel vestitino per la scuola Morghi?
- Si!
- Aggiudicato allora, Arthur veniamo con te. - Merlin gli sorrise.
L’altro non riuscì a trattenere un sorriso ritornando a mangiare la crostata.
- Ah, ovviamente dovrai metterti qualcosa di decente o rischiamo di essere fermati dalla polizia. - Il biondo ingoiò un boccone ghignando.
Merlin strinse gli occhi increspando le labbra. Strozzati Arthur!
 


I tre varcarono l’entrata del centro commerciale qualche ora dopo.
Arthur prese il portafoglio dai pantaloni estraendo un paio di banconote da cento e osservò gli altri due.
- Io ne avrò per un’oretta. Devo parlare col direttore del centro, ci vediamo all’auto alle cinque, ok?
- Si, va bene Arthur. - Merlin si voltò un attimo verso le porte scorrevoli. - Abbiamo parcheggiato al P5 giusto?
- Si, esatto. - Il biondo gli passò le banconote. - Non spendere tutto.
- Capito. - Merlin gli sorrise.
Arthur si chinò poi verso Morgana. - E tu fai a modo.
La piccina annuì.
Il biondo sospirò. Che coppia di combina guai. Pensò.
- A dopo allora. - Imboccò le scale mobili.
Entrambi lo guardarono salire le scale, salutandolo fino a quando non sparì verso gli uffici del personale.
Merlin prese Morgana per mano e andò verso il grande tabellone con la mappa del centro, fermandosi a osservare la grande pianta.
Essa mostrava soltanto il piano terra dei quattro piani che componevano quella maestosa struttura. Non era la prima volta che i due entravano in quel centro commerciale e ricordavano bene lo stupore che avevano provato al vedere cotanta bellezza all’interno di quattro mura sbiancate dal tempo.
La cartina mostrava molti negozi, ristoranti, bar ed un’area bimbi molto ampia.
- Merlin, Merlin andiamo qui! - Morgana si alzò in punta di piedi, spingendo il pollice della mano destra contro un’area blu presente alla fine della cartina.
L’area indicava una piscina al chiuso, molto grande e sicuramente molto bella.
- Non ora Morghi, siamo venuti qui per comprare qualcosa per il tuo ritorno a scuola.
La bambina corrugò la fronte mettendo il broncio, ma poi seguì Merlin verso le vie del centro commerciale.
Al loro passaggio gli occhi di Morgana diventavano sempre più grandi e brillanti; i negozi di giocattoli l’attiravano moltissimo, soprattutto le barbie in esposizione.
Merlin guardando come la piccola era interessata ad una bambola, si appuntò che un giorno gliel’avrebbe comprata.
- Quando ero più piccino - cominciò il ragazzo, abbassandosi fino all’altezza di Morgana, - costrinsi mia madre a entrare qui e comprarmi il nuovo giocattolo che questa fantastica ditta aveva appena creato.
Morgana rise, tenendo sempre stretta la mano del ragazzo.
- E poi? - chiese, tornando a guardare la bambola.
- E poi me lo regalarono per il mio compleanno. Era un bellissimo cavaliere biondo che portava il nome di Arthur.
- Come mio fratello! - Osservò la bambina, esaltandosi.
- Esatto, proprio come lui. Il più grande Re che Camelot abbia mai avuto. - Finì Merlin, sorridendole, osservando l’insegna colorata del Camelot Toys Center.
Merlin si rialzò, seguito dalla bambina che saltellava contenta per la favola appenale raccontata.
- Saliamo al secondo piano?  Sono lì i negozi per le splendide bambine della tua età! - Il ragazzo sorrise a Morgana che gli fece la linguaccia per tutta risposta.
Si diressero verso le scale mobili per salire di piano. Durante il tragitto su di esse, Morgana e Merlin rimasero ancora una volta sconcertati dalle vetrine dei negozi ben decorate e dagli splendidi manichini posti in pose che li facevano sembrare veri.
Arrivarono al secondo piano, guardando quanti negozietti erano presenti su di esso.
- Merlin, mi piace questo qui! - Morgana lasciò la mano del ragazzo e si appiccicò letteralmente alla vetrina del negozio. - Andiamo a provarlo??
- Certo Morghi, ma evitiamo di sbavare sul vetro.
La piccolina si staccò guardandolo imbarazzata. - Scusa.
- Tranquilla. - Le sorrise, andando a riafferrarle la mano per entrare nel negozio.
Morgana aveva messo gli occhi su un vestitino bianco senza maniche, decorato da graziosi pois azzurri, celesti e lilla e da una bellissima cintura in seta azzurra in vita, che cadeva sul retro in un fiocco a due code.
- Vorremmo provare quello. - Il moro indicò l’abito alla commessa. - Taglia quattro anni.
La donna annuì facendoli accomodare intanto al camerino.
Merlin entrò con Morgana aiutandola a togliere il vestito che indossava, riaggiustandole poi la canotta tutta stropicciata.
- Mi fai un po’ il solletico. - La piccina sorrise.
- Ecco qua. - La commessa allungò l’abito all’interno.
- Grazie. - Merlin lo prese e iniziò subito a infilarlo a Morgana.
Le finì di aggiustare il fiocco mentre la bambina si ammirava già allo specchio. - Ti piace Morghi?
- È stupendo! - Persino la commessa fuori dal camerino sentì.
- Però servirà un golfino o avrai freddo. - Merlin scostò la tenda per parlare alla commessa.
- Avete un golfino lilla?
La commessa annuì, scomparendo velocemente.
Morgana iniziò a dondolare facendo oscillare l’orlo del vestito. - Merlin, guarda come si muove, è bellissimo!
Il moro afferrò il golfino dalla commessa. - Stai benissimo. - Si chinò a metterle l’indumento.
- Guardati ora, sei perfetta.
La bambina si ammirò allo specchio. - Li voglio, Merlin. - Lo guardò con occhietti posseduti.
Il ragazzo indietreggiò di qualche passo. - Ok, ok, li prendiamo entrambi.
Morgana sorrise continuando ad ammirarsi.
- Ora però li devi togliere, dobbiamo pagarli.
Morgana si guardò un’ultima volta allo specchio, voltandosi poi verso Merlin. Alzò le braccia in aria come a chiedere all’altro di aiutarla a svestirsi.
Il babysitter si chinò a spogliarla continuando a sorridere. - Sei adorabile Morghi. - Una volta arrivato alla canotta iniziò a farle il solletico, diffondendo le risate della bambina per tutto il negozio.
Uscirono felici, curiosando ancora un poco tra le vetrine per poi dirigersi all’uscita.
- Quando torniamo la prossima volta andiamo in piscina, vero Merlin??
- Dobbiamo chiedere ad Arthur, però piacerebbe tanto anche a me.  - Le strinse più forte la mano visto che erano arrivati nel parcheggio.
Il biondo era appoggiato al cofano della Mercedes CLS grigia. - Tutto bene?
- Si, abbiamo fatto compere fratellone! - Morgana lo guardò felice, mentre Merlin alzava le borse colorate del negozio sotto i suoi occhi.
- Tu? - chiese il moro.
- Accordo concluso con successo, ho rinnovato l’affitto del Camelot Toys Center per un altro anno.
Merlin aprì un attimo la bocca a vuoto. Quell’enorme punto vendita di giocattoli era suo??
Arthur fece salire Morgana e la assicurò al seggiolino mentre Merlin era ancora imbambolato a pensare.
- Merlin?? - Una voce dietro di lui lo chiamò.
Il moro si girò di scatto riconoscendo la voce: era Cenred.
- Ciao… - Merlin si grattò la testa, lasciando un ciuffo di capelli all’insù. Continuò a muovere piano la testa cercando di sorridere.
- È un po’ che non ci vediamo, ti ho chiamato alcune volte. Non hai risposto… - L’uomo avanzò verso di lui.
- Sai, il lavoro. - Il moro abbassò lo sguardo, non riusciva a reggere il confronto con l’ex compagno.
Cenred era stato il suo primo e unico ragazzo e anche se era stato Merlin a troncare il loro rapporto si sentiva ancora sopraffatto da lui.
Aveva cercato di evitarlo il più possibile, ignorando le sue chiamate e sperava che l’altro se ne fosse fatto una ragione, ma evidentemente non era così.
- Merlin. - Arthur lo chiamò secco, mentre apriva la portella per salire al posto di guida.
- Io devo andare, ci sentiamo. - Rialzò timido lo sguardo.
- Mi manchi. - Gli sussurrò Cenred all’orecchio, balzando a un soffio da lui, mentre gli accarezza dolcemente una guancia.
Merlin si sentì rabbrividire. L’ex non era proprio cambiato di una virgola: lo sguardo fiero e forte e quel fisico così possente da farlo tremare a un solo tocco.
Cenred gli infilò nella tasca dei jeans un biglietto. - Alcuni dei miei quadri verranno venduti a un’asta di beneficenza e mi farebbe piacere se tu venissi, ci sarà anche una cena. Ti riservo un posto. Lì ci sono data e luogo.
- Gr..grazie, ci penserò. - Montò in macchina velocemente mentre Cenred non si perdeva un suo movimento.
- È un tuo amico? - chiese curiosa Morgana, mentre partivano.
- Si Morghi. - Il babysitter recuperò il biglietto dalla tasca, iniziando a stringerlo tra le mani, spiegazzandolo quasi, non sapendo proprio che fare.
Per tutto il viaggio se ne restò zitto, rispondendo con brevi cenni alla bambina quando gli chiedeva qualcosa.
Arrivarono a casa velocemente e Arthur parcheggiò l’auto lungo il vialetto, facendo scendere subito dopo la sorella.
Tutti e tre entrarono nell’ingresso e Morgana si fiondò in bagno per cambiarsi e far vedere i nuovi acquisti al fratello.
- Mi dici che ti è preso? - Arthur serrò bruscamente la porta dietro di loro.
- Io… Ecco. Non pensavo che l’avrei rivisto. Non ero pronto… - Merlin lo guardò leggermente impaurito, dimenticandosi che Arthur non sapeva niente della sua vita privata.
- Merlin. - Arthur sospirò. Il moro sembrava in imbarazzo. - Diamine, chi era? - Tornò a fissarlo negli occhi, togliendosi la giacca nera e lucida, liberando finalmente il torso dal caldo.
- Beh… - Il moro distolse il volto da quegli occhi celesti troppo indagatori. - Un vecchio amico.
- Un amico?
Merlin aveva girato il viso e questo infastidì il biondo. Corrugò la fronte, appoggiando la giacca sul corrimano delle scale. - Merlin, sembravi quasi impaurito, come chissà che cosa ti avesse fatto quella persona! - Il tono del ragazzo cominciò ad alzarsi. Non gli piacevano le bugie.
Il moro lo tornò a guardare, sentendo il tono di voce del biondo aumentare. - Io… Lui… È stato il mio primo… - sbiancò definitivamente e gli occhi blu mare sembrarono iniziarsi a sciogliersi. - Il mio primo... - Le labbra non riuscivano a far uscire quell’ultima parola, non di fronte a Arthur.
- Il tuo primo? - Le braccia del biondo andarono a chiudersi a incrocio sul petto, mentre gli occhi che si voltavano al cielo ogni tanto indicavano la poca pazienza messa in gioco.
- Ragazzo - tuonò il moro con un filo di voce, sentendosi quasi mancare per la sua stessa rivelazione.
Arthur spalancò gli occhi, indietreggiando un poco.
Merlin si era appena confessato omosessuale e questo creò in lui un certo stupore. Non sapeva cosa rispondere, cosa chiedere, cosa dire. Non sapeva come reagire.
- Tu... - Raccolse tutte le energie e tutta la pazienza che aveva nel corpo. - Tu sei gay? - domandò, arricciando le labbra come se la risposta non fosse già ovvia.
Merlin annuì flebilmente, cercando le forze dentro di sé per continuare. - La nostra storia è stata un po’ travagliata e alla fine ci siamo lasciati, anche se lui non era molto d’accordo…
Arthur non era ancora capace di recepire quella notizia e il “nostra storia è stata un po' travagliata” gli fece scattare una domanda di risposta. - Quando pensavi di dirmelo? Eh?? - Il tono non era più pacato e tranquillo, ma sembrava accusatorio.
Il babysitter indietreggiò di qualche passo, non capendo del tutto la rabbia del biondo. - Perché? Cambia qualcosa?
- Certo che cambia! - Non cambiava niente in realtà, non aveva fatto nulla a Morgana, ma lo shock l'aveva spiazzato. Non aveva nulla contro gli omosessuali, però...
- Dovevi dirmelo! Fin dall'inizio! Era una cosa importante, insomma. - Non sapeva neanche come spiegarlo. - Insomma... - Arthur continuava a gesticolare evitando gli occhi del moro. Le labbra erano sempre contratte e la voce diventava sempre più patetica.
Un barlume di vigore riapparve negli occhi di Merlin che avanzò di un passo. - Sai solo dire cavolate! - Aveva aggrottato la fronte, lo sguardo duro e le labbra serrate. - Tu che vivi nel tuo bel castello lontano da chiunque provi ad avvicinarsi non puoi capire cosa ho provato..!
La risposta del moro lo aveva fatto incavolare, ma doveva stare calmo. Arthur lo guardò, per poi sospirare e girarsi. - Dovevi dirmelo. Potresti creare dei problemi. - Non lo pensava davvero, ma quel ragazzo lo faceva andare su tutte le furie e quella discussione senza senso doveva finire.
- Ma che problemi?? Li vedi solo tu nella tua testa e non voltarmi le spalle Arthur!
Il biondo si voltò di scatto, inchiodandolo con lo sguardo. - Smettila con questa scenata da checca. - Si pentì subito di quello che aveva detto, ma non voleva più sentirlo.
Merlin non rispose, era rimasto senza parole. Salì le scale velocemente e l’ultima cosa che si sentì fu la porta della camera sbattere.
Arthur sospirò poggiandosi una mano sul volto.  Bel casino.
- È colpa tua!
Il biondo spostò la mano e vide Morgana davanti a sé, mezza svestita, intenta a puntargli il dito contro, con occhi di ghiaccio.
- È colpa tua! - ripeté tendendo ancora di più il dito verso di lui.
- Cosa? - disse Arthur ignorando che la piccola avesse origliato tutto dal bagno.
- Perché hai dato della caccola a Merlin?? Si è offeso!
Il fratello sgranò gli occhi, per fortuna Morgana aveva sentito male.
- Guarda che se va via io non ti parlo più! - Imboccò anche lei le scale, sbattendo la porta della sua camera una volta arrivata.
Arthur andò a sedersi in salotto rimuginando sul da farsi, quella stava diventando una casa di matti a parer suo.
 

 
Erano passate un paio d’ore e Merlin scese per preparare la cena non calcolando di striscio Arthur, ancora seduto sul divano.
Il biondo tutto sommato era felice, visto che non era sceso inveendo contro di lui o invocando il licenziamento.
- Merlin. - Entrò in cucina dalla porta scorrevole.
L’altro si asciugò le mani e aprì il frigorifero senza rispondere.
- Vuoi tenermi il muso per tutta sera?
L’unico motivo per cui era ancora lì era Morgana, a un certo punto nei suoi pensieri pure i soldi dello stipendio erano stati accantonati, ma non poteva lasciare la bambina nelle mani di un tale asino e di una nuova futura babysitter spaventapasseri.
- Stoccafisso. - Il moro si voltò a guardare Arthur tenendo in mano un trancio di merluzzo.
Il biondo arricciò il naso, era più che sicuro che fosse un insulto rivolto a lui e non il menù della serata.
Merlin iniziò a pulire il pesce tornando a ignorare l’altro.
- Non volevo dire quella parola prima… - Arthur andò a strofinarsi i capelli con la mano mentre si mordeva leggermente le labbra.
Il moro continuava a tagliare il merluzzo in silenzio.
Se avesse continuato a comportarsi così probabilmente l’avrebbe insultato di nuovo di lì a poco.
- Merlin voltati, per favore?
L’altro si voltò tenendo ben saldo il coltello, sembrava un avvertimento.
Il biondo rimase zitto un secondo. - Prima ho… - Per Arthur chiedere scusa era peggio che morire, forse. - Prima ho esagerato.
- Accetto le tue scuse Arthur. - Si rivoltò a preparare il pesce, che ormai era diventato poltiglia.
L’altro lo guardò male, aveva solo ammesso la sua colpa, non aveva chiesto scusa, ma stavolta era meglio soprassedere.
- Quindi rimani?
- Si.
Il biondo si rilassò, Morgana non l’avrebbe ucciso.
- Hai chiesto scusa Arthur per la caccola?? - La piccina era scesa.
Il babysitter si voltò a guardarla. - Che caccola?
- Prima Arthur ti ha chiamato così e ti sei offeso!
Merlin sorrise andando a prendere in braccio la bimba. - Tu non sai quanto sei adorabile. - Le stampò un bacio sulla guancia.
Morgana sorrise, spostandosi poi a guardare il fratello. - Allora??
- Certo. - Quasi scusato.
- Bravo! - Si abbracciò al collo del moro.
Arthur li fissò. Non mi libererò più di lui. - Cosa abbiamo da cena?
Il babysitter indicò il merluzzo informe.
- Sembra squisito - aggiunse Arthur, cercando di essere convincente.
- A me andrebbe la pizza. - La piccina guardò negli occhi Merlin.
- Beh, se Arthur è d’accordo possiamo prenderla. - I due si voltarono verso il biondo.
- Pizza sia. - Il biondo sorrise ringraziando di non dover mangiare quella poltiglia di pesce.
- Ah, fratellone… - La piccina lo guardò sbattendo innocentemente gli occhietti. - Non hai ancora dato il bacetto per la bua a Merlin.
- Cosa?? - Il moro indietreggiò.
- Per il bernoccolo. Forza Arthur o Merlin non guarisce..!
Il biondo sospirò, sarebbe stato inutile tentare di far ragionare Morgana.
Si avvicinò al moro che teneva ancora in braccio la piccola.
- Non mi serve, guarirà da solo. - Il babysitter si sforzò di sorridere mentre le sue guance diventavano rosse, ma Arthur era già davanti a lui.
Il biondo con una mano andò a fasciargli la schiena.
Ma perché mi sei capitato TU? Pensarono all’unisono i due incrociando gli sguardi.
Le labbra del biondo si poggiarono piano sul bernoccolo di Merlin.
Morgana sorrise. - Siete belli insieme!
Arthur si scostò dal moro incrociando gli occhi e contraendo le labbra in una strano smorfia.
Merlin si spostò ancora rosso in viso, andando con Morgana al telefono più velocemente possibile. - Dai Morghi, chiamiamo per le pizze! - Sospirò mentre componeva il numero, quel lavoro non sarebbe stato facile come immaginava.  

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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!
Se vi va lasciate un commento :)
Metto un'immagine di Cenred coi capelli corti per farvi vedere com'è.
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Capitolo 3
*** Barbecue rappacificatori ***


Ben ritrovati :)
Storia scritta a quattro mani con _Alexa_.
Un grazie a chi ha recensito la storia, l'ha messa tra le preferite, ricordate o seguite!
Buona lettura!

Un amore di babysitter

Barbecue rappacificatori
- Merlin! Merlin!
Il moro aprì lentamente gli occhi, scrutando la sagoma sul suo letto.
- Morghi ma che ci fai qui?? - Si coprì subito con il lenzuolo.
- Oggi è domenica e Arthur è a casa! Andiamo al parco!
- Eh? - Merlin si mise a sedere stropicciandosi gli occhi.
- Andiamo tutti e tre al parco a giocare!
- Non penso che Arthur abbia tempo Morghi, deve comunque fare tante cose… - Cercò di aggiustarle i boccoli ribelli della piccina.
- Sono sicura che se glielo chiedi tu viene. - Sorrise furbetta la piccina.
- Non penso sia una buona idea. - Il babysitter si alzò per infilarsi una maglietta, mentre Morghi lo seguiva passo passo.
- Per favore Merlin. - Gli occhioni verdi luccicarono, mentre la bambina piegava il labbro all’infuori, facendo una sottospecie di mescolino.
Il ragazzo sospirò. - A colazione glielo chiedo, ok? - Ritornò dalla piccina stampandole un bacio sulla fronte.
- No, adesso! Dopo è tardi! - Lo afferrò per il braccio trascinandolo nel corridoio.
- Morghi, no, che fai?? - Merlin si ritrovò davanti alla porta della camera del biondo.
- Ti aiuto. - La piccola gli sorrise di nuovo, spalancando la porta della camera. - Arthur! - Si gettò di corsa sul letto del fratello, come aveva fatto col babysitter.
Arthur si alzò di botto, quasi cadendo per lo spavento. - Che succede??
- Fratellone! - Morgana si liberò dal lenzuolo che il biondo le aveva tirato addosso. - Merlin ti deve chiedere una cosa! - Indicò il moro ancora appiccicato alla porta.
- Arthur quello è... - Il babysitter fece un passo avanti sbattendo le palpebre.
Un orso rosa era accanto al biondo. Merlin se ne accorse subito. Diamine. Era Rosa.
- Morgana, ti ho detto più di una volta di non portare i tuoi pupazzi qui! - Arthur diede il peluche alla bambina, che lo guardò con sguardo interrogativo.
- Ma...
- Susu, vai. - Arthur non la lasciò neanche finire di parlare; la spinse via con le mani verso la porta, tornando poi a guardare Merlin.  - Che dovevi dirmi?
- Beh... - Merlin si grattò la testa con una mano.
Quella casa, più la scopriva, più lo entusiasmava. La camera di Arthur era grande quasi quanto la sala da pranzo più la cucina del suo appartamento.
La cosa che più lo fece sorridere fu il suo giocattolo d'infanzia, il Re di Camelot Arthur, posizionato su una mensola accanto ad un armadio grande più di quello che si trovava nella sua camera.
- Allora? - Arthur raccattò una canotta dalla sedia presente alla sinistra del letto che usava come “armadio provvisorio”.
- Visto che è domenica... E visto che non devi lavorare... Che ne dici di andare al parco? - Le gote del ragazzo divennero leggermente rosse a vedere quel corpo fasciato dalla canotta bianca, che il biondo si stava infilando.
La luce che proveniva dalla finestra posizionata alla destra del letto illuminò gli occhi del biondo. - Al parco?
- Morgana vorrebbe passare un po' di tempo con te.
- Non saprei, ho del lavoro da sbrigare, contratti da firmare... - Arthur si alzò, mostrando i suoi bianchi boxer decorati con linee verdi.
- Ti prego fratellone, non giochiamo mai! - Morgana, che era rimasta vicino al letto invece di seguire la spinta del fratello verso la porta, si avvicinò, lanciando il pupazzo rosa sul letto, attaccandosi alla sua vita.
Merlin era occupato a fissare una porta scorrevole bianca e chiusa. Portava alla stanza segreta in cui Arthur gli aveva categoricamente vietato di entrare?
- Merlin? - Arthur lo richiamò.
Il ragazzo si girò, guardando ancora il biondo: i muscoli dietro l’indumento alleggerivano la sua mente, ma si appuntò subito di uccidersi per aver pensato ad Arthur in quel modo.
- Dovresti venire con noi Arthur, anche la tua mente ha bisogno di riposo.
- Allora?? - Morgana continuava a tirare la canotta del fratello.
- Va bene. - Il biondo sorrise stropicciandole i capelli.
Morgana esultò felice, saltellando sul posto per il traguardo ottenuto.
- Andiamo a prepararci, signorina? - Merlin indicò il bagno con le mani.
La piccola scese dal letto correndo verso l’altra stanza, mentre il moro rimaneva un attimo a fissare Arthur.
- Hai bisogno di qualcosa? - chiese l’altro, alzando un sopracciglio.
- No. È che sei un buon fratello, dopotutto. - Sorrise, per andare poi a raggiungere Morgana.
Il biondo restò un attimo stupito da quelle parole, ma non era tempo di riflessioni, doveva prepararsi.

In poco tempo Merlin e la piccina erano davanti all’entrata, aspettando che Arthur recuperasse l’auto in garage.
Il moro le aggiustò il cappellino a fiori che le aveva messo per ripararla dal sole.
- Non fare arrabbiare Arthur, mi raccomando. - Le ticchettò con le dita sulla visiera.
- Va bene. - Si imbronciò un attimo lei, prima che Merlin le stampasse un altro bacio sulla guancia.
- Oggi dovrò stare attento che qualche pretendente non si faccia avanti. - Sorrise, aggiustandole l’orlo dei pantaloni rosa.
Arthur nel frattempo aveva fatto salire la serranda del garage col telecomando e aveva acceso velocemente l’auto, guidando fino al vialetto davanti alla porta.
- Siete pronti?? - urlò con poca finezza.
Il moro prese la bambina per mano e la scortò fino alla macchina, dove la assicurò al seggiolino.
Il biondo, appena Merlin chiuse lo sportello dal lato della sorella spinse il piede sull’acceleratore, facendo scherzosamente intuire all’altro che l’avrebbe volentieri lasciato lì.
Il babysitter salì rapidamente, lanciando uno sguardo minaccioso ad Arthur, ma quello rise con non curanza, mentre cliccava il bottone per aprire il cancello.
Il parco non era lontano e in circa venti minuti arrivarono.
Appena Merlin slacciò Morgana dal seggiolino la bambina corse in direzione delle altalene.
- Morghi, non correre! - Il moro si buttò all’inseguimento mentre Arthur chiudeva l’auto sbuffando, allontanandosi nella direzione opposta, andando al chiosco presente nel parcheggio.
Mentre guardava la bambina giocare, Merlin tornava indietro nel tempo, a quando anche lui si divertiva fra le giostrine del parco. La sua preferita era la casetta di legno colorata in cui si nascondeva, prima della rampa dello scivolo. Di certo esistevano le scale, ma per arrivarci, come tutti i bambini, preferiva affrontare la ripida discesa all’incontrario. Le altalene andavano per età; ricordava di come si infilava in quelle per i bambini sotto i due anni rimanendoci spesso e volentieri incastrato all'interno. Con gli amici si divertiva anche a inventare storie da cowboy salendo sugli animaletti a molla, senza dimenticare di certo l'alta rete rossa, a forme di ragnatela, su cui si arrampicava per poi scivolare dal tubo al centro.
Arthur prese una ciambella e iniziò a gustarsela seduto su una delle panchine, scrutando in lontananza il babysitter, impegnato a far dondolare la sorella.
Per un attimo pensò che Merlin sarebbe volato via insieme all’altalena, da tanto che era magro.
Ritornò alla cassa prendendo altre due ciambelle per poi avviarsi nel parco.
- Vi ho preso la colazione. - Sventolò il sacchetto sotto gli occhi dei due.
- Cos’è? - domandò curiosa Morgana balzando dalla seduta.
- Ciambelle. - Arthur le sorrise, allungandole il dolcetto ripieno alla marmellata, ricoperto da una glassa bianca a strisce rosa.
- Grazie! - Iniziò a morderla con gusto.
- Ne ho presa una anche per te. - Il biondo afferrò l’altra ciambella, questa volta al cioccolato ricoperta da granelli di nocciola.
- Grazie mille Arthur. - Merlin prese la colazione dalle mani dell’altro, sfoderando un sorriso a trentadue denti.
La piccina iniziò a ridere mentre l’altro finiva di mangiare.
- Che c’è?? - Merlin si guardò attorno, cercando il motivo delle risate.
- Hai i baffi!
- No, è impossibile. - Squadrò Morgana, che era riuscita a non sporcarsi con la marmellata.
- Sì, sì. Arthur diglielo.
Il moro si voltò verso l’altro perplesso, credendo in uno scherzo della bambina, ma il biondo tirò fuori dal sacchetto dove vi erano le ciambelle un tovagliolino e lo premette sotto il naso di Merlin, facendo sì che la cioccolata che gli impastocchiava il viso facesse da collante.
L’altro si ripulì subito, al limite della vergogna.
- La prossima volta porta un bavaglino per te. - Lo canzonò Arthur.
Il moro non replicò, ancora rosso in viso.
- Facciamo il pinco-panco? - Si intromise Morgana stringendo la mano a Merlin. - Io e te contro Arthur. - Sorrise guardando anche il fratello.
- D’accordo. - Il biondo ghignò, dirigendosi per primo verso la giostrina.
Un brivido scosse il babysitter mentre si sedeva con Morgana di fronte a lui.
Arthur li sollevò in un secondo, lasciandoli a mezz’aria con le gambe a penzoloni.
- Facci scendere! Non è divertente così! - La sorella lo guardò arrabbiata.
- No. - Li guardò beffardo il biondo. - A meno che non mi supplichiate.
- Mai! - Morgana mise il broncio.
- Ok… Tanto io non ho fretta. - Il biondo si stiracchiò, portando le mani dietro la testa.
- Ti prego Arthur facci scendere. - I due occhi blu di Merlin lo fissarono.
Il biondo si alzò piano a quelle parole, facendo ritoccare terra al moro, squadrandolo un po’ perplesso.
- Sei il mio salvatore Merlin. - La piccola lo abbracciò al collo, voltandosi a fare la linguaccia al fratello.
Arthur increspò le labbra. - Guarda che non vengo più a giocare!
- Beh, puoi torn…
- Morgana! - Merlin la richiamò con tono severo, destando un attimo la piccina. - Che ho detto quando siamo usciti?
- Scusa - sussurrò piano la piccina, tenendo gli occhietti bassi.
Il moro alzò poi lo sguardo verso il fratello, perché una lavata di capo se la meritava anche lui. - Basta stuzzicare Morgana. Chi è l’infante qui? - disse provocatorio.
Arthur aprì un paio di volte la bocca a vuoto, più che deciso a rispondere, ma senza trovare le parole adatte.
- Forza. - Merlin ristrinse la bambina a sé, spingendosi su, ritornando poi a terra.
Il biondo decise di tacere, assecondando i movimenti dell’altro e in breve Morgana dopo alcuni su e giù ritrovò il sorriso.
- Aspetta!
Il moro si fermò a terra mentre Morgana scendeva.
- Ora vado sullo scivolo, vieni a vedermi??
Merlin annuì mentre la piccina si avviava.
Scese dal pinco-panco seguito da Arthur.
- Non capisco… - Il biondo gli si accostò. - Tu la sgridi e lei ti adora.
Il moro scoppiò in una risata innervosendo l’altro.
- Che c’è da ridere??
- Mi pare di aver sentito un pizzico di gelosia. - Sorrise.
Arthur si zittì.
- Ti insegnerò ok? Così quando farà i capricci saprai come comportarti. Sembrò quasi che Merlin fosse nella loro famiglia da sempre.
Arthur sospirò, non poteva di certo rifiutare quell’offerta.
- Merlin! Uff, vieni?? - La bambina lo guardava pronta a inforcare la discesa.
- Sì, arrivo! - Trascinò Arthur con sé fino alla scivolo.
Proprio in quel momento Morgana arrivò ai piedi della discesa, sollevando una nuvola di polvere che andò a depositarsi sui pantaloni neri del fratello.
La piccola lo guardò un po’ titubante. - Ops.
- Non succede niente, si pulisce tutto. - Merlin la prese in braccio avvicinandola ad Arthur.
- Perché non sali con lei?
Il biondo li squadrò un attimo per poi farsi passare la sorella, stringendola al petto.
Morgana gli posò rapida un bacio sulla guancia, era da un po’ che il fratello non si dedicava a lei così.
- Siete bellissimi! - Merlin tirò fuori il cellulare. - Sorridete!
Mostrò fiero la foto ai due. - Questa la stampiamo e la mettiamo in camera Morghi.
- Sì!
Arthur osservò la foto per qualche secondo, notando un alone roseo in uno dei bordi.
- Hai messo il dito sull’obiettivo…
- No! Come?? - Il moro voltò rapido il telefono per scrutare meglio l’immagine.
- Beh. - Arthur gli sorrise, un sorriso finalmente senza alcun che di derisorio. - Possiamo dire che in foto ci siamo tutti e tre. - Si avviò verso gli scalini dello scivolo, aspettando che gli altri bambini scendessero per non schiacciarli.
Quando i due scivolarono Merlin scattò un’altra foto e fu più che convinto che i due fratelli non andassero così d’accordo da mesi.
- Io faccio un altro giro! - Morgana si tirò su, risalendo sullo scivolo.
- Domani inizia la scuola. - Merlin guardò Arthur intento ad aggiustarsi la camicia azzurra. - Fanno una festa d’inizio anno, sarebbe carino se ci fossi anche tu.
- Io lavoro domani. - Il biondo lo scrutò scettico.
- Ci sono i permessi…
Una mano andò ad appoggiarsi sulla spalla del biondo interrompendo il moro.
- Arthur Pendragon, è da una vita che non ci si vede.
Merlin fissò il viso del nuovo interlocutore, indietreggiando un po'. 
- Lancelot? - Arthur sembrava conoscere bene l’uomo che gli aveva poggiato la mano sulla spalla.
 Il nuovo infiltrato sorrise al biondo, aprendo le braccia come per abbracciarlo, ma l’altro non si mosse.
- Che ci fai qui? - Arthur lo scrutò perplesso.
Gli occhi tondi e nocciola sembravano dare sicurezza a chiunque li incontrasse, il corpo dritto e ben posato, coperto da una classica maglia corta bianca e sotto un jeans sobrio, attirava molti sguardi indiscreti di giovani donne che giravano per il parco in compagnia delle amiche.
- Sono qui con Nicolas. - Indirizzò il volto verso il ponticciolo dello scivolo, dove un bambino di carnagione olivastra stava duellando con spade di cartone contro un rivale.
L’amico sfruttò la distrazione del biondo per concludere finalmente l’abbraccio, assestandogli qualche pacca ammonitrice sulla schiena.
Il biondo non sembrò apprezzare, mettendo quasi il broncio, come era solita fare la sorella.
- Io sono Lancelot, un amico di Arthur. - Allungò la mano verso Merlin.
- Io sono Merlin, il babysitter di Morgana. - Sorrise, stringendogli la mano; quell’uomo ispirava davvero fiducia.
- Morgana?? - Lancelot si guardò intorno. - Dov’è quella streghetta??
- Morghi vieni qui, c’è una persona che vuole vederti.
La bambina saltò giù da una rete vicino alla scivolo correndo verso i tre.
- Zio Lancelot! - Abbracciò forte il nuovo arrivato.
- Zio? - Merlin lo guardò stranito.
- È solo che io, Arthur e mia moglie eravamo molto amici, ed essendo sempre a casa sua alla fine Morgana iniziò a chiamarci zio Lancelot e zia Gwen. - Tirò delicatamente una guanciotta alla bambina.
- C’è Nicolas?? - Gli occhietti della piccola luccicarono pensando al compagno di giochi.
- Si, è là. - Indicò il ponte.
- Vado a salutarlo. - La strega inforcò la rampa dello scivolo dopo aver preso la rincorsa.
Merlin la guardò un po’ preoccupato, ma la bambina salì come un fulmine.
- È tanto che non ti fai sentire Arthur. - Lancelot tornò a guardarlo. - Come stai? - Gli occhi nocciola seguirono i movimenti del viso del biondo.
Era da quando i genitori erano morti che il biondo si era isolato da tutti: gli amici avevano provato a contattarlo, andando persino sotto casa sua ma si era rifiutato di vederli. Il perché era sconosciuto agli ultimi, ma Arthur era fatto così, non voleva mostrarsi debole davanti a nessuno.
Con Lancelot accanto a lui non sapeva cosa fare, se andarsene sotto gli occhi attoniti di tutti o cercare in qualche modo di fargli capire che stava bene per tranquillizzarlo, anche se non era per niente così.
- Tutto bene - rispose secco.
- Arthur. - Lancelot lo richiamò, dopo anni di amicizia le bugie dell’altro le intercettava ancor prima che aprisse bocca.
Il volto del biondo si fece più duro e Merlin fu più che convinto che stesse per sputare una delle sue cattiverie.
- Lo sai, oggi avevo organizzato una grigliata con tutti, ma Gwaine si è accorto solo stamattina che il suo barbecue elettrico non va più. - L’amico lo interruppe, capendo le sue intenzioni.
- Potete venire da noi - disse d’istinto Merlin. - Quell’ammasso di mattoni che abbiamo mi copre metà visuale del giardino, sono sicuro funzionerà benissimo e poi non abbiamo impegni per il pomeriggio.
Gli occhi di Arthur si accesero di una strana luce, quasi fossero mani intorno al collo del moro.
- Davvero?? I ragazzi saranno super felici. Non devi preparare niente Arthur, abbiamo tutto noi.
Il biondo cercò rapido di pensare qualcosa, ma quell’idiota di babysitter l’aveva incastrato per bene.
- Quindi? - Lancelot lo guardò sorridente e Arthur suo malgrado annuì.
Merlin guardò il display del telefono per l’orario e per togliersi lo sguardo omicida dell’altro da dosso.
- Sono già le dieci, visto che il fuoco va acceso un po’ prima direi per le undici da noi?
Lancelot annuì sorridente, passando una mano sulle spalle di Arthur, notevolmente contratte.
- Saranno tutti felici di rivederti. - Gli depositò un buffetto sulla guancia come aveva fatto con la sorella.
- Non sono un bambino. - Arthur andò a massaggiarsi la guancia contrariato.
- Vedremo. - Lance gli sorrise così dolcemente che il biondo per un attimo abbandonò la sua aria da duro.
- Forse è meglio se andiamo, così posso sistemare un po’ il giardino prima che gli altri arrivino. - Merlin si intromise.
- Sì, meglio. - Arthur si avviò verso la macchina salutando Lancelot con un cenno.
- Grazie infinite Merlin, non sai da quanto io e i ragazzi tentavamo di riavvicinarci. - Gli strinse forte la mano.
- Spero vada tutto per il meglio. - Il babysitter sorrise, chiamando a sé Morgana, che apprese felice che lo zio e gli amici del fratello sarebbero venuti a pranzo da loro.
Il viaggio di ritorno fu abbastanza silenzioso.
Arthur parcheggiò davanti al garage e Merlin si apprestò a far scendere la bambina che corse verso l’entrata.
Si avviò anche lui, sentendo un improvviso fruscio dietro di sé e subito dopo la mano pesante di Arthur che gli colpiva la nuca.
- Ahio! - Lo guardò arrabbiato. - Perché mi hai colpito?
- Forse imparerai a farti gli affaracci tuoi così. - Alzò nuovamente la mano per assestargli un altro scappellotto.
- No! - Il moro mise le braccia davanti al viso. - Pensavo ti avrebbe fatto piacere avere i tuoi amici qua. Lancelot sembra davvero gentile e si vede che ti vuole un gran bene. - Provò a scostare le braccia per vedere l’espressione di Arthur.
- Se al barbecue combini disastri ti getto fra le fiamme - sentenziò l’altro, per poi avviarsi all’entrata.
Il biondo tirò fuori le chiavi dalla tasca ritrovandosi a sorridere senza motivo, si Merlin lo faceva impazzire ma c’era qualcosa di incredibilmente tenero in lui.

Le undici arrivarono presto, mentre il moro ultimava i preparativi del tavolo in giardino.
Era tornato un attimo in cucina a prendere alcuni stuzzichini che aveva preparato, quando sentì suonare il citofono.
Riconobbe subito la voce di Lancelot, così aprì senza indugio, andando poi davanti alla porta con Morgana per accoglierli.
La bambina appena aperta la soglia, strinse subito il suo compagno di giochi.
- Nicolas vieni, ti faccio vedere una cosa! - Morgana corse dentro casa, afferrando per mano il bambino, sotto lo sguardo preoccupato di Merlin.
- Morghi non correre e reggiti al corrimano! 
- Lo so! - La bambina rallentò facendo gli scalini con tranquillità, attaccandosi alla balaustra.
- Ci sai proprio fare con i bambini. - Lancelot gli sorrise, seguito da un ragazzo su cui Merlin notò due enormi occhiaie; anche se era forzuto, sembrava dare l'aria di qualcuno che aveva bisogno di coccole.
- Sono Percival. - L'uomo si presentò a Merlin sorridendo, cercando di non far vedere troppo la stanchezza, stringendo forte la mano del babysitter.
- Io sono Leon.
- E io Gwaine! - Capelli riccioluti e occhi giocherelloni spinsero via Leon da davanti Merlin, presentendosi con molta gioia.
I due uomini avevano il fisico simile, muscoloso al punto giusto, solo che Leon era biondiccio mentre Gwaine era moro.
- Piacere mio. Io sono Merlin. Arthur vi aspetta in fondo da quella parte. - Il moro allungò la mano verso la destra della casa. - Vi raggiungerò subito. - Tornò poi in cucina.
I quattro percorsero il vialetto arrivando al barbecue, dove Arthur aveva già acceso il fuoco.
- Eccolo qui! - Gwaine gli si buttò addosso tastandolo, per constatare che non fosse un miraggio.  - Finalmente Arthur riusciamo a vederti!
Il biondo tossì, lievemente in imbarazzo. - Io… - Alzò il viso per guardarli tutti.
- Io che?? - Gwaine gli diede una pacca per spingerlo verso gli altri.
Lancelot gli sorrise, vedendo quanto fosse problematico per l’amico ritrovarseli davanti dopo tanto tempo.
- Ci sei mancato Arthur. - Percival gli strinse la mano spostando l’altra verso l’avambraccio del biondo. - Vedo che ti sei tenuto in allenamento, per fortuna.
Arthur strinse forte la mano dell’amico. - Non ti ho neanche fatto le congratulazioni per il bebè.
- Beh, me le farai quando verrai a casa mia a vederlo.
- Maschio?? - domandò felice l’amico.
Percival annuì con orgoglio. - Di quattro chili.
- Non gli fai vedere la foto? - Leon si intromise, mentre il gigante cercava di ricordare in che tasca avesse il portafoglio per far vedere il pargoletto.
- Ce l’ha mostrata per tutto il viaggio in macchina - sussurrò al biondo.
- Ecco qua! - Percival mostrò la foto del bebè in un adorabile tutina azzurra.
- Davvero complimenti. - Il biondo squadrò felice la foto prima di ridarla all’altro.
- E tu Arthur, nessuna ragazza?? Verrà bene anche il tuo turno di sfornare qualche pargoletto. - Leon gli ammiccò. Con i suoi quasi quarant’anni era il più vecchio della compagnia e i suoi due gemelli erano ormai grandicelli per obbligarli a partecipare con lui all’evento.
- Io? No, no, mi basta Morgana. Perché non parli della tua idea a Gwaine, invece?
- Deve ancora nascere la donna che intrappolerà il sottoscritto! - rispose Gwaine.
Tutti scoppiarono in una gran risata, mentre Merlin faceva capitolino dalla porta che collegava giardino e cucina con un vassoio in mano, attirando l’attenzione di tutti.
Il moro si irrigidì un attimo notando di essere al centro dell’attenzione.
- Ho portato l’aperitivo. - Indicò con lo sguardo la caraffa sul vassoio. - E qualche stuzzichino. - Appoggiò il vassoio sul tavolo.
Il gruppo di ragazzi si avvinò a prendere l’analcolico e successivamente Arthur tornò al barbecue seguito da Leon e Gwaine che recuperarono le borsine lasciate sul tavolo, con dentro la carne.
- E così lavori come babysitter?
Merlin voltò il viso verso quello di Lancelot.  - Sì, mi piacciono molto i bambini. - Gli sorrise, prendendo la ciotola degli stuzzichini. - Prendine anche tu Percival.
L'uomo muscoloso assaggiò contento, sedendosi poi ad una delle sedie davanti al tavolo.
- Magari potresti dare qualche consiglio a Percival su come sopravvivere.
Merlin rise guardando Lancelot battere alcune pacche sulle spalle dell'omone. - Ne sarò più che felice!
- Com’è? - chiese Leon indicando Merlin.
Anche se poca, la distanza tra il braciere e il tavolo permetteva di sparlare tranquilli.
- Imbranato - commentò Arthur, senza neanche pensarci un attimo. - E insopportabile.
- Perché non lo licenzi allora?
- Perché Morgana lo adora e poi in fondo non è tanto male.
- Ah. - Leon sorrise, perché il biondo si era contraddetto nel giro di pochi secondi.
- Che c’è da sorridere?
- Niente, niente. - Scrutò il fuoco che si stava affievolendo.
Anche Gwaine sorrideva beffardo, quella sarebbe stata una gran rimpatriata. - La carne era già in salamoia, quindi è solo da cuocere.
- Bene, cinque minuti e le braci saranno pronte. - Arthur si girò verso il tavolo scrutando il moro che parlava con Percival. - Merlin!
- Scusate, torno subito. - Il babysitter andò dal biondo. - Hai bisogno?
- Mi serve il forchettone.
- Vado subito a cercarlo. - Rientrò in casa aprendo tutte gli sportelli delle credenze, ma senza trovarlo. - Ma dov’è?? - chiese, sporgendosi dalle finestre che davano sul cortile.
- Cerca meglio, Merlin. - Arthur guardò Leon e Gwaine. - L’ho detto che è imbranato.
Il moro tornò a rovistare e un rumore di pentole e coperchi che si infrangevano per terra arrivò fino in giardino.
- L’ho trovato!!
Gli occhi di tutti lampeggiarono un attimo, chiedendosi se il babysitter fosse ancora intero.
Il moro uscì svelto dalla porta consegnando l’utensile al biondo. - Ti serve altro?
- No, puoi andare.
Merlin gli sorrise, tornando verso il tavolo per chiacchierare con Percival e Lancelot, mentre Arthur e gli altri due iniziavano a sistemare la carne sulla griglia.
- È adorabile. - Il moro osservava la foto del pargoletto del gigante. - Come si chiama?
- Timothy, ma noi lo chiamiamo Tim.
- Già, il piccolo Tim. - Lancelot enfatizzò quel “piccolo” suscitando una risata a tutti e tre.
- Ehi. - Gwaine si sedette accanto a Merlin. - Il re del barbecue ha detto che tra qualche minuto usciranno le prime bistecche.
- Oh, allora vado a chiamare i bambini. - Fece per alzarsi ma l’altro lo fermò.
- Lasciali giocare, vedrai che quando avranno fame arriveranno.
- Non mi piace lasciarli da soli in casa. Almeno li chiamo a giocare qua fuori. - Si alzò, andandoli a cercare.
Cinque minuti dopo i monelli scorrazzavano nel prato vestiti da cavalieri.
- Sono adorabili. - Lancelot gli osservò.
- Già, non vedo l’ora che Tim abbia la loro età, forse riuscirò a dormire decentemente quel giorno.
Merlin sorrise. - Nicolas mi sembra più grande di Morghi o sbaglio?
- Nicolas inizierà la prima elementare, siamo un po’ in ansia io e Gwen.
- Vedrai che andrà tutto bene. - Merlin si scostò, vedendo arrivare Arthur con le ciotole contenenti le prime bistecche.
Il biondo le appoggiò con la solita non curanza sul tavolo.
- Arthur, ma non hai visto che ho messo le presine per evitare di rovinare la tovaglia? - Il moro sbuffò, sistemando le scodelle.
- Eh, Arthur, non indisporre la tua mogliettina! - Gwaine scoppiò in una risata, seguito dagli altri amici, mentre Arthur lo osservava non molto felice.
Merlin abbassò il viso color pomodoro.
- Cos’è, fai pure l’offeso? - Il biondo lo canzonò, mettendogli due fette di carne nel piatto. - Mangia che sei pelle e ossa. - Si sedette poi a capo tavola riprendendo a parlare e scherzare con gli amici.
Merlin mangiò in silenzio, ascoltando le chiacchiere dei ragazzi. Da quanto aveva capito i genitori di ognuno di loro appartenevano allo stesso club e lì si erano conosciuti tutti.
- Merlin. - Morgana si avvicinò al babysitter, tirandogli la maglia con le manine affusolate.
- Morghi. - Il ragazzo le sorrise, posando coltello e forchetta per poi girarsi verso di lei.
- Io e Nicolas abbiamo fame, ce la tagli la fettina?
Il moro si alzò sorridendo, accompagnando i bambini alle loro sedie.
- Prendo la carne e torno. - Si avviò verso il barbecue con due piattini in mano, cercando con lo sguardo il forchettone.
- Merlin, le fettine per Morgana sono quelle più sottili.
Il ragazzo ringraziò Arthur con un cenno della mano, poggiando i piattini su un tavolino vicino al braciere. Prese il forchettone con una mano, tenendo un piattino con l'altra.
- Attento a non bruciarti!
Per rispondere alla stupidità del biondo, Merlin si avvicinò troppo con le dita ai ferri del barbecue che gli scottarono la pelle.
- Acc...!!
Il forchettone cadde a terra attirando ancor di più l'attenzione di tutti.
- Merlin! - Arthur si alzò di corsa dalla sedia, avvicinandosi più in fretta possibile all'amico. - Ti sei bruciato? Ti avevo avvertito! Forza, andiamo prima che... - Si fermò di colpo. Tutto il tavolo, compreso sicuramente qualche uccellino ficcanaso che passava da quelle parti, lo stava fissando.
- Lo sapevo che c'era da divertirsi!
Leon guardò male Gwaine dopo che finì di parlare.
- Non… Non è come pensate, è che devo pagargli anche la malattia e quindi...
Il gruppo scoppiò in una risata, non credendo ovviamente alla bugia del biondo; era preoccupato per Merlin e si notava.

La giornata passò tranquilla, se pur con qualche altra gaf, ed alla fine Arthur si divertì molto. Merlin se ne accorse e se ne accorse anche Morgana, tantoché la piccola, quando gli amici se ne andarono domandò immediatamente quando sarebbero tornati.
Nel suo studio Arthur ripensava a quelle parole; forse doveva scusarsi con Merlin.
Il moro bussò, entrando senza aspettare risposta, troppo curioso di vedere cosa ci fosse in quella stanza.
Il biondo lo guardò storto. - Non sai che bisogna aspettare risposta dopo aver bussato?
Merlin osservò la stanza con tra le mani il portatile. - Volevo stampare le foto di stamattina, c’è una stampante qui? - chiese, cambiando palesemente discorso.
Alla fine la camera segreta era solo uno studio adibito a ufficio.
Arthur spostò alcune carte facendo spazio al pc dell’altro. - Sì, vieni.
Merlin appoggiò il portatile, cercando di collegare il cavo usb alla stampante, mentre l’altro era rimasto seduto accanto a lui, guardandolo trafficare tra mille spinotti: persino la tecnologia non era il suo forte, evidentemente.
- Trovato! - Il moro esultò felice, neanche avesse trovato il Santo Graal.
Si era accovacciato accanto al biondo, cercando tra le mille foto memorizzate quelle di Arthur e Morgana.
Un doppio click errato e la foto dell’ultimo compleanno della madre aveva occupato tutto lo schermo.
- Tua mamma? - Il muso di Arthur si era avvicinato al computer.
- Sì.
- Ma dove siete? - Il biondo notò fin troppo bene il tipico letto d’ospedale.
- Purtroppo mia madre sta poco bene e abbiamo festeggiato all’ospedale. - Chiuse la foto sospirando.
- Mi spiace, se hai bisogno di qualcosa, non farti problemi a chiedere.
Merlingli sorrise, mentre mandava in stampa le foto.
- Siete venuti benissimo. - Le mostrò contento al biondo. - Hai una cornice? - Scrutò la scrivania, dove non vi era stranamente alcuna foto.
- Forse, qua. - Arthur aprì il pesante cassetto e la foto dei suoi genitori, finemente conservata in una cornice d’argento, picchiettò contro uno dei lati del legno.
- I tuoi genitori? - Merlin tentò di afferrarla, ma si fermò di scatto, non voleva sembrare invadente o irrispettoso.
Arthur annuì silenzioso.
Il babysitter gli appoggiò una mano sulla spalla. - Mi dispiace. - Fu l’unica cosa che gli venne in mente di dire; dopo tutto lui lavorava lì da tre giorni e non era certo così in confidenza con Arthur per affrontare una discussione simile.
Il biondo osservò la mano di Merlin, la sua pelle era così bianca da sembrare glaciale, ma il suo tocco era incredibilmente caldo.
- Assomigli davvero molto a tua madre.
Come se questo potesse evitare altra angoscia al biondo.
Il moro sorrise, andando a chiudere il cassetto dopo aver preso una cornice vuota che vi era all’interno. Infilò la foto dei due, appoggiandogliela poi sulla scrivania.
- Così quando lavori potrai pensare alla tua adorabile sorellina!
- E al mio adorabile babysitter? - Scappò detto al biondo, indicando l’alone rosa del pollice di Merlin in foto.
- Oh beh, se non hai di meglio a cui pensare, perché no? - Scoppiò anch’egli in una risata, raccattando poi il suo pc.
- Aspetta!
Merlin si fermò al richiamo di Arthur. Aveva dimenticato qualcosa?
- Come… Come vanno le scottature? - Il biondo si avvicinò, prendendo la mano interessata, libera dalla presa del computer.
- Oh, vanno bene. - Merlin fissò il viso di Arthur abbassato sulle sue dita un po' arrossate.
Di colpo il biondo sgranò gli occhi, alzandoli e perdendosi in quelli di Merlin; le gote del moro erano arrossite e un sorriso idiota e timido si era formato sul suo volto.
- Puoi andare! - Arthur lasciò le dita di Merlin, girandosi dalla parte opposta, cercando di non far notare il suo stato d'animo imbarazzato.
Il moro uscì dalla stanza richiudendosi la porta dietro, mentre Arthur si sedeva sulla poltrona davanti alla larga scrivania.
Il biondo si portò le mani fra i capelli, poggiando i gomiti sul legno, chiedendosi continuamente che cosa gli fosse preso.
Scosse la testa, afferrando la cornetta del telefono sopra la scrivania, doveva avvisare Sophia di spostare gli appuntamenti del mattino perché l’indomani avrebbe accompagnato Morgana al primo giorno di scuola.

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Speriamo che il nuovo capitolo vi sia piaciuto e se vi va lasciate un commento!
Saluti :)

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Capitolo 4
*** Capricci, congiure e complotti ***


Ben ritrovati! Scusate per il ritardo nell'aggiornare ç-ç
Ricordo che la storia è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Un grazie a chi ha recensito la storia, l'ha messa tra le preferite, ricordate o seguite!
Avverto che questo capitolo è un po' lunghetto, ma dopo tutto la giornata è piena di inconvenienti ;)



Un amore di babysitter

Capricci, congiure e complotti
Merlin allacciò tre volte la scarpa a Morgana prima di riuscire a fare un nodo decente.
- Tutto bene Merlin? - chiese la piccina un po’ preoccupata.
Il babysitter alzò lo sguardo incrociando i suoi occhietti. - Si, si, Morghi. Sono solo un po’ agitato per il tuo primo giorno. - Le aggiustò un ricciolo finito sulla fronte.
- Oggi c’è la festa, giochiamo e basta! - Gli picchiettò le manine sulle spalle.
Il moro sorrise mentre si alzava. - Dove sarà finito tuo fratello?
- È là! - Morghi lo additò in lontananza.
Tra la festa della materna e quella delle elementari, visto che le scuole erano affiancate, Arthur era stato costretto a parcheggiare due strade dopo.
- Sembra già di malumore… - Constatò Merlin, vedendolo slacciarsi nervosamente la giacca grigia gessata.
- Scappiamo? - Morghi afferrò la mano del moro.
- Quasi, quasi… Però quando poi ci raggiunge sono guai.
- Già, meglio aspettarlo.
Il biondo arrivò davanti ai due e le urla dei bambini dall’altra parte della recinzione lo stavano già facendo impazzire.
- Hai parcheggiato lontano? - domandò Merlin.
Arthur lo incenerì con lo sguardo, alzando lentamente un ginocchio. - Guarda!
A mezz’aria, il mocassino in pelle nera di Arthur avrebbe dovuto dare bella mostra di sé, peccato fosse ricoperto da varie chiazze di fanghiglia, sperando che fosse fanghiglia e non altro.
- Devi guardare dove cammini fratellone.
Merlin si spostò davanti a Morgana prima che il biondo potesse rispondere. - Tranquillo, appena dentro andiamo in bagno e te lo pulisco.
Arthur sbuffò riportando il piede a terra. - Andiamo, forza.
Il moro schiacciò il pulsante sopra il cancello, adornato dai palloncini, per poi avviarsi sul selciato con Morghi di fianco. La pavimentazione più larga conduceva direttamente all’ingresso, mentre alcuni sentieri si snodavano contro le pareti della scuola, costeggiando il giardino.
- Mi fai vedere la tua sezione Morghi? Così intanto pulisco anche la scarpa ad Arthur.
La bambina annuì, facendo strada al babysitter.
 
- Elena! - Morghi si gettò ad abbracciare l’insegnante.
Merlin fissò la graziosa biondina che gli si era appena presentata davanti, vestita di una lunga veste ornata di mille colori, con gli occhi così celesti e trasparenti che sembravano dire tutto della sua anima. Notò anche i sandali ai piedi della donna; era splendida per essere così giovane.
- Morgana, che bello vederti. - Elena le tirò una guanciotta alla piccola, mentre la bambina era ancora attaccata al babysitter. - E questo bel giovanotto chi è?? Ti sei fatta il morosino più grande?? - Sorrise, guardando Merlin.
- No, no. - La piccina arrossì un poco. - Lui è Merlin, il mio babysitter.
- Davvero?? - Elena si alzò, lasciando la piccina. - Io sono Elena, una delle due maestre di Morgana. - Allungò la mano verso il moro.
- Piacere. - Il moro strinse la mano alla ragazza sorridendo. - Come ha anticipato Morghi, sono Merlin.
- Devi badare solo a lei o anche a quell’asino del fratello?
Il moro rimase un attimo a bocca aperta: Arthur era dietro di lui, com’era possibile che Elena non se ne fosse accorta, forse si era dimenticata gli occhiali?
Sorrise un po’ ebete, passandosi una mano tra i capelli. - Solo a Morgana.
Arthur aggrottò la fronte, spingendo Merlin dentro l’aula.  - Ci serve il bagno, puoi tenere Morgana sott’occhio un attimo?
La ragazza gli fece cenno di sì, tornando a parlare con la bambina.
Il biondo spinse l’altro fin dentro al bagno, per poi togliersi la scarpa.
- Sbaglio o non corre buon sangue fra di voi?
- Mi ha sentito mentre parlavo di lei con alcuni genitori.
- E cosa stavi dicendo?
- Che sembra una figlia dei fiori.
Merlin lo guardò storto. - Non te l’ha mai detto nessuno che non si giudicano le persone dalle apparenze? - Gli strappò di mano il mocassino andandolo a strofinare sotto l’acqua.
Arthur incrociò le braccia; Merlin gli stava facendo la ramanzina, non era possibile.
- Allora? - Il moro si voltò a guardarlo. - Sto aspettando una risposta, signorino. - Iniziò ad asciugare la scarpa, tornata pulita.
- Tu non puoi parlarmi… - Arthur si bloccò quando vide Merlin far ciondolare il mocassino su uno dei waterini del bagno.
- Queste scarpe costano più del tuo stipendio, Merlin - disse caustico, cercando di controllare i nervi.
- Non puoi trattare tutti con cinismo Arthur. - Lo ammonì il babysitter, puntandogli la scarpa contro il petto. - Su, mettila, voglio andare a godermi i festeggiamenti con Morghi.
Il biondo lo squadrò: Merlin a parer suo doveva soffrire di doppia personalità, un attimo prima impacciato e subito dopo così sicuro, disseminando anche perle di saggezza, a quanto pare.
Si rinfilò la scarpa stizzito, mentre il moro tornava nell’altra stanza, riavvicinandosi all’insegnante per scambiare quattro chiacchiere, vedendo che la bambina aveva incontrato alcune amichette.
Arthur se ne restò in disparte, sedendosi lontano dal trambusto.
- Morghi si comporta bene qui? - chiese Merlin apprensivo.
- Sì, non devi preoccuparti, è solo un po’ vivace.
- Ogni tanto a casa mi tocca alzare la voce.
- Con lei o con l’asino?
- Con entrambi, in verità. - Sorrise. - Ma sono convinto che ci saranno miglioramenti. - Osservò Arthur in disparte.
- Adesso è meglio se vado a controllare l’asino. - Ammiccò alla ragazza allontanandosi.
- Ti ho portato da bere. - Merlin sorrise al biondo, allungandogli il bicchiere d’aranciata preso al buffè.
Il biondo lo afferrò mentre l’altro si sedeva accanto a lui.
- Hai visto come si diverte? - Indicò Morgana, intenta a cucinare coi pentolini in plastica.
Arthur sorrise. - Speriamo non prepari polpette.
Merlin scoppiò in una risata.  - Comunque tra poco inizieranno i giochi all’aperto, noi andiamo a fare il tifo per Morghi, vero?
- Certo! Onore ai Pendragon! - Arthur alzò l’aranciata in aria.
- Onore ai Pendragon. - Il moro lo imitò, tintinnando il bicchiere contro quello del biondo.
- Merlin! Merlin! - La bambina gli piombò vicino. - Ti voglio presentare le mie amichette.
Le altre due bambine si avvicinarono timidamente al moro.
- Lei è Prudence. - Indicò la bambina riccioluta alla sua destra. - E lei è Angel. - Merlin capì subito il perché di quel nome; i capelli della piccina erano così chiari da riflettere la luce del sole e i due occhietti azzurri contornati dal naso a patatina la facevano sembrare davvero un angelo.
- Ciao, signorine. - Sorrise, rincuorandole. - Io sono Merlin e sarò felice di vedervi a casa di Morghi qualche volta, forse per un thè pomeridiano con le Barbie?
Le due annuirono felici, seguite da Morghi.
- Ragazzi e genitori, mi hanno appena riferito che i giochi sono pronti, quindi tutti fuori! - Elena si spostò repentina dall’entrata per evitare di essere travolta dalla moltitudine di allievi, comprese le tre bambine.
- Andiamo? - Merlin si alzò facendo un cenno ad Arthur.
- Sì. - Si rimise in piedi aggiustandosi il prezioso completo. - Poi fuori ti farò conoscere qualche genitore.
- Ah ok, grazie.
I due uscirono nel parco, dove si poteva sentire l’odore di erba appena tagliata.
- Merlin, guardami! - Morgana era intenta a infilarsi in un sacco di juta per la famosa corsa a ostacoli.
- Forse è meglio se la vado a prendere… Gli ostacoli sono un po’ troppo alti. - Il babysitter aveva già iniziato a camminare ma Arthur lo fermò, afferrandolo per un braccio.
- Smettila, Morgana non si farà nulla. E poi quelli ostacoli saranno alti trenta centimetri.
- Ma lei ha i piedi infilati in un sacco.
Il biondo sospirò. - Persino tu riusciresti a non inciamparci, anche infilato in un sacco!
- Stai forse insinuando che sono imbranato? - Merlin incurvò il viso verso di lui, strizzando gli occhi.
- Non lo sto insinuando, ormai è un dato di fatto. - Arthur gli sorrise lasciandogli il braccio, per poi afferrarlo per le spalle e tirarlo contro il suo addome.
- Forza Morghi! Io e Merlin facciamo il tifo per te! - Alzò un braccio del babysitter insieme al suo, sventolandolo urlante come i genitori a fianco lui. - Forza mammina, non la incoraggi? - Si voltò a guardare Merlin, appiccicato a lui.
Il moro arrossì, quegli occhi celesti erano troppo vicini.
Fece un passo avanti schiarendosi la voce. - Forza Morghi! Ma sta attenta a non cadere!
Morgana li guardò sorridente, per poi iniziare a saltellare appena Elena dette il via.
- Su mammina, non le accadrà nulla.
Merlin si voltò a fissarlo increspando le labbra.
- Che c’è? Tu mi hai chiesto di venire, ricordatelo! - Sorrise, come solo quell’asino sapeva fare.
L’altro sbuffò, tornando a scrutare la piccina.
Per la gioia di Merlin riuscì a non cadere e per quella di Arthur riuscì a piazzarsi a un decoroso secondo posto.
- Morgana non si smentisce mai… Sembra proprio un maschiaccio. - Un uomo muscoloso, con in mano un fascio di volantini, si avvicinò ai due.
- Signor Thompson è un piacere rivederla. - Arthur gli strinse forte la mano. - Merlin, questo è il mio ex allenatore di calcio, suo figlio e Morgana sono nella stessa classe.
L’uomo lo squadrò scettico.
- Piacere, sono Merlin, il babysitter di Morghi. - Allungò la mano verso l’uomo.
Quello quasi gliela stritolò, per poi tornare a guardare l’altro.
- Questa volta non puoi dire di no, Arthur.
- Lo sa che sono pieno di impegni.
- Smettila con questa storia del “lei” e stavolta ci devi essere..!
- A cosa? - Si intromise Merlin, guadagnandosi un’occhiataccia dal tipo.
- Alla giornata di campeggio di inizio anno, a cosa se no??! - Il tipo si inalberò non poco.
- Beh, se  a Morghi fa piacere… Non è una brutta idea - aggiunse il moro, non sembrando del tutto inutile agli occhi di Thompson.
- Bene! - L’uomo afferrò uno dei volantini che aveva in mano e lo consegnò ad Arthur. - Qui c’è tutto quello che dovete sapere. Ci vediamo giovedì! - Se ne andò rapido verso il figlio, vincitore della corsa, prima che Arthur replicasse.
- Sai Merlin, dobbiamo discutere del tuo fatto di parlare a sproposito. - Il biondo poggiò le mani sui fianchi, voltandosi a scrutarlo.
- Sono sicuro che tu e Morgana vi divertirete al campeggio.
- Oh no, mio caro.- Gli puntò il volantino alla gola come se fosse una spada. -  Io, te e Morgana ci divertiremo al campeggio. Non pensare di tirartene fuori così!  
- Va bene, va bene. - Alzò le mani in segno di resa. - Andremo tutti e tre.
- Fratellone, guarda! - Morghi apparve vicino alla gamba del fratello. - Mi hanno dato una coccarda! - Gliela allungò felice.
- È bellissima. - Gliela prese dalle mani. - Te la appunto?
- Sì!
Arthur si inginocchiò davanti a lei, attaccandogliela vicino ai bottoni della camicetta.
Merlin osservò il tutto con occhi traballanti, quei due insieme erano proprio stupendi.
- Merlin, che hai?? Hai gli occhi rossi… 
- Oh, eh… Un moscerino! Maledetti. - Si strofinò gli occhi. - Allora Arthur mi fai conoscere qualche mamma? Mi piacerebbe conoscere quella di Prudence e Angel.
- Certo. Ti porto da loro, vieni.
- Ok. - Fissò Morgana. - Tu vai a giocare?
- Sì! Vado sul dondolo!
- Va bene, però sta attenta. Guarda che ti osservo. - Le stropicciò i capelli.
- Sì, sì! - La piccina corse via.  
- Dai mammina! - Il biondo si avviò verso la coltre di mamme.
Merlin gli si affiancò. - Sì, papino - sussurrò.
Arthur scosse la testa, sicuramente aveva capito male.

La mattinata passò veloce e Arthur fu ben felice di uscire dal cancello di quell’inferno, anche se ormai era ora di tornare al lavoro.
- Ehi, ragazzi! - Lancelot si affrettò a raggiungerli con a fianco Nicolas.
- Lancelot. - Merlin gli sorrise per poi chinarsi verso il bambino. - Come è andato il primo giorno ometto?
- Tutto bene! - Nicolas allargò la bocca in un sorriso, mostrando un’adorabile buchetto tra i denti.
- Oh, ma qua deve essere passata la fatina dei dentini. - Guardò Lancelot ammiccando.
- Sì, Merlin, è passata.
Arthur si spiaccicò una mano sul volto, provando vergogna per il moro. - Merlin.
- Che c’è? - Si tirò su.
Il biondo sospirò, era inutile parlare con lui, l’aveva capito ormai.
- Lance puoi portare a casa Merlin e Morgana? Così io vado direttamente al lavoro.
- Certo, possiamo anche fermarci a pranzare insieme se volete.
I bambini urlarono un “sì” più che convincente.
- Tieni Merlin. - Arthur gli allungò le chiavi di casa. - Arriverò verso le cinque.
- Ci saremo! - Scattò sull’attenti seguito da Morgana.
Il biondo alzò un sopracciglio. - Bene, a dopo. - Fece un cenno di saluto con la mano per poi avviarsi verso la macchina.
- Bambini vi va bene il Mc? - Lancelot afferrò le chiavi dell’auto.
- Non è molto salutare… - commentò il moro.
- Dai, Merlin! - La bambina si aggrappò ai suoi pantaloni.
- Non puoi fare il guastafeste… - Lancelot si mise a ridere.
- E va bene. - Sorrise alla marmocchietta.
 

 
Lancelot e Merlin erano ancora intenti a finire i loro hamburger mentre i bambini già ruzzolavano nella vasca delle palline.
- Sono sicuro che uscirà con o uno due bernoccoli da lì. - Merlin seguì il profilo del bambina nella vasca.
- Morghi è in gamba, non si farà male.
Il moro tornò a guardare l’altro. - Hai detto che tu e Arthur siete amici da una vita, giusto?
Lancelot annuì. - Fin da bambini.
- Volevo chiederti… Ma Arthur è sempre stato così, così…
- Distante?
- Già. A volte sembra quasi sia su un altro pianeta. Ha a che fare con la scomparsa dei genitori, vero?
- Da quando Ygraine e Uther sono morti è cambiato parecchio. Sai, Uther ha sempre preteso molto da lui, penso che Arthur si sia buttato a capofitto nel lavoro anche per questo. Poi il genio ha questa ossessione di non voler far vedere a nessuno ciò che prova… A volte non capisco davvero perché abbia così paura di mostrare le sue debolezze. Dovrebbe trovare qualcuno con cui lasciarsi andare.
- Hai perfettamente ragione Lancelot, se trovasse qualcuno con cui confidarsi sono sicuro che finalmente tornerebbe il vecchio Arthur di quando eravate bambini. Tu non conosci nessuna da presentargli?
- Forse conosco qualcuno che potrebbe aiutarlo. - Sorrise sotto i baffi.
- Chi è lei?? - Merlin si avvicinò pensando di aver trovato una soluzione al problema.
- Perché sei così sicuro che sia una donna. - Sbatté innocentemente le palpebre un paio di volte. Il sorriso che sfoderò poco dopo fece capire chiaramente a Merlin le sue intenzioni.
Il moro quasi cadde dallo sgabello. - Sei forse impazzito??
- Non è necessario che la persona con cui si confiderà debba per forza essere la sua nuova compagna. Non fraintendere Merlin. - Gli ammiccò.
- Non penso di essere comunque la persona giusta. Non mi sopporta e si dovrebbe vedere parecchio!
- Io dico di no, invece.
Il moro incurvò le labbra. - La verità è che vuoi che Arthur mi licenzi per poi assumermi tu per Nicolas. - Sorrise, mentre Lancelot iniziava a ridere di gusto.
- Ah, quasi dimenticavo. Stasera ci sarà la cena di apertura al circolo.
- Circolo?
- Si il Royal Avalon Social Club.
- Suona molto da ricconi.
Lance si strofinò una mano fra i capelli. - Un po’, forse. Comunque stasera è una cena non formale, aperta anche alle famiglie dei soci. Hanno chiesto a me di riferirlo ad Arthur perché è già il terzo incontro che salta.  
- E tu lo riferisci a me così sarò io quello che strozzerà. - Il babysitter si imbronciò.
- Non essere così tragico.
Merlin sospirò, avrebbe sbrigato anche quell’ ingrato compito.
 

 
Arthur rientrò sbattendo la porta.
Quel pomeriggio era stato un calvario e solo perché gli azionisti non volevano fare un po’ di beneficenza.
- Ben tornato. - Merlin gli sorrise.
Il biondo iniziò a sfilarsi le scarpe senza neanche rispondere. - Ciabatte?  
- Subito. - Il moro le recuperò in salotto dove Arthur le aveva lasciate la sera prima.
Gliele appoggiò per terra, scrutandolo dal basso all’alto.
- È successo qualcosa?
- Riunione pesante. - Si infilò le comode ciabatte di pezza.
- Mi spiace, vuoi che ti porti qualcosa? Un thè freddo?
Arthur appoggiò la mano sulla testa del moro, arruffandogli i capelli. - Perché no.
Merlin si allontanò furtivo verso la cucina, non poteva far vedere il suo spaventoso rossore.
Il biondo si lasciò cadere sul divano e dopo pochi attimi Merlin gli portò il bicchiere, completo di cannuccia e ghiacciolini. - Vuoi parlarmene?
Arthur lo guardò perplesso, iniziando a bere.
- Della riunione, se vuoi, ti ascolto. - Il babysitter si sedette dall’altra parte dell’isola, per averlo di fronte.
Il biondo appoggiò il bicchiere sul tavolino, in fondo non era niente di troppo personale.
- Gli azionisti dell’azienda erano contrari a una donazione di giocattoli al reparto oncologico dell’ospedale. Ho litigato per ben due ore per convincerli a firmare l’accordo.
- Oh Arthur, è una cosa stupenda! - Merlin gli afferrò di scatto le mani con cui stava gesticolando. - Sono fiero di te!
- Merlin? - Il biondo fissò le mani del babysitter intorno alle sue.
- Oddio! - L’altro le lasciò in un istante, cercando qualcosa da dire. - Beh, contento, sono molto… Sì, ecco...
Arthur fece una smorfia interrogativa, alzando un sopracciglio; Merlin se ne accorse ed entrò ancora di più nel pallone.
- Andiamo alla soci della cena!
- Cosa?
Merlin si accorse di aver detto una stupidaggine guardando solo il viso spaventato dell'amico.
- La... La… Royal cena soci!
- Merlin, ti senti bene?
Il moro si poggiò una mano sulla fronte, come per colpirsi. Chiuse gli occhi e sospirò, cercando di non pensare a quello che aveva fatto.
- Stasera. - Aprì solo un occhio per assicurarsi che Arthur lo stesse ascoltando. - C’è una cena informale, aperta alle famiglie dei soci, al Royal Avalon Social Club. - Peggio di un parto pensò fra sé e sé.
- Ah, avevo inteso qualcosa dai tuoi farfugliamenti. Hanno chiamato a casa?
- No, è stato Lancelot a dirmelo.
- Le provano tutte per convincermi ad andare. Telefonerò per comunicare che non andrò. - Si alzò dal divano.
- No, aspetta!
Il biondo riprese la sua faccia interrogativa.
- Ecco, mi piacerebbe rincontrare i ragazzi e vedere com’è questo club. Poi se siamo tutti e tre non ci annoieremo di certo.
- Dici sul serio?
No.
- Sì. - Non era tutto una bugia effettivamente, i ragazzi li avrebbe rivisti volentieri, ma non di certo in quel club per ricconi.
- Va bene. Voglio vedere cosa combinerai. - Sfoderò il suo solito sorriso da perfetto asino.  - Tu hai uno smoking, giusto?
- Smoking?? Ma è una cena informale.
- Cos’è Merlin, credi sia tipo il venerdì casual?
Il silenzio che calò dopo fu abbastanza eloquente come risposta.
 

 
Merlin guardò Morghi cercando aiuto, chiedendole implicitamente di distrarre Arthur per poter scappare dal centro commerciale.
La bambina sorrise. - Che bello Merlin, oggi facciamo compere per te.
Il moro strinse le labbra, era ovvio che i fratelli Pendragon avessero ordito una congiura contro di lui.
Il dling-dong dell'ascensore risuonò nella sua testa e senza neanche accorgersene fu trascinato dai due nel negozio proprio lì di fronte.
Già dai manichini in vetrina si intuiva che non fosse un posto a buon mercato.
Una graziosa commessa si fece avanti.
- Buonasera Signor Pendragon. Come posso aiutarla?
- Ho bisogno di uno smoking per lui. - Fece un cenno verso Merlin.
- Certo. - La ragazza fece un rapido giro attorno al moro. - Accomodatevi pure nella sala dei camerini, arrivo subito.
Merlin seguì Arthur e Morgana nei meandri del negozio.
La risposta che la commessa aveva dato al biondo gli fece capire all'istante che quella non era la prima volta che Arthur entrava in quel negozio.
Gli smoking facevano da rivestimento alle pareti della boutique; alcuni erano davvero belli ed il moro se li immaginò indosso, sentendosi per un secondo il riccone sfondato di turno.
Superato un corridoio Merlin vide qualcosa che lo fece tornare con i piedi a terra. Si ritrovò su una passerella quadrata, mentre Arthur e Morghi si avviavano verso delle comode poltrone di velluto rosso, situate di fronte a lui.
- Ti piacerà giocare alla sfilata Merlin!
Il moro sentì un brivido scorrergli lungo la schiena, quel posto non gli piaceva affatto.
- Arthur non vorrei farti fare brutte figure… Sei un habitué qui. Possiamo cercare un altro posto.
- Certo che no. E poi immaginando i tuoi gusti. - Il biondo si fermò un secondo, pensando ancora alla versione mezzo pirata e mezza colf. - Finiremmo in qualche magazzino del riuso.
La commessa arrivò con un appendiabiti pieno di completi interrompendoli.
- Questa è tutta la collezione attuale Signor Pendragon, vuole che rimanga?
- No, no, oggi facciamo da soli, grazie.
La ragazza uscì, quasi facendo una riverenza.
- Forza Merlin, inizia a provarli! - Morghi si alzò per spingere l’attaccapanni verso di lui. - Prova questo! - Gli indico un semplice smoking nero.
Il moro lo afferrò chiudendosi nel camerino.
Era così intento a pensare a come uscire da quella situazione che non si accorse neanche di aver allacciato male la giaccia.
Si infilò svelto le scarpe abbinate per poi uscire, osservando minacciosamente la passerella.
Lì, io non ci salgo! 
- Forza principessa, la passerella la sta aspettando. - Ridendo assieme a Morgana, Arthur si sistemò sulla poltrona, aspettando che il moro avanzasse per farsi vedere meglio sotto le luci.
Merlin strinse i pugni.
Asino zuccone, me la pagherai!
Avanzò di qualche passo, sistemandosi sul quadrato.
- Direi che questo va bene, no?? - Li osservò, più che deciso a far cessare quella tortura.
Arthur fissò prima Merlin e poi Morgana. La bambina stava trattenendo una risata, fissando la giacca del moro.
- Merlin... - Non sapeva se essere serio o meno.  - La giacca. - Arthur additò i bottoni dalla sua postazione, arricciando le labbra mentre Morgana cercava di non ridere troppo davanti quella situazione.
Il moro abbassò il volto e iniziò a slacciare i bottoni frettolosamente, rischiando quasi di strapparne un paio.
Le risate sullo sfondo salivano sempre di più, impedendogli di finire l’arduo compito di slacciare una semplice giacca.
- Smettetela di ridire! - sbottò, con la giacca mezza aperta.
Arthur si alzò sospirando, dirigendosi verso l'appendiabiti, prendendo uno smoking con la giacca a due code.
- Prova questo. Quello mi sembra troppo da persona seria per te.
Merlin lo prese senza pronunciare parola.
Ritornò nel camerino cercando di mantenere la pazienza.
Fu proprio mentre aggiustava i lati della giacca sui suoi fianchi che gli finì in mano il cartellino col prezzo.
Dovette allargare le mani contro le pareti per non cadere a peso morto.
Sgranò gli occhi, erano proprio tre zeri quelli che aveva visto.
Si ritirò su, centrando in pieno il faretto attaccato alla parete.
- Ahi! - Si tappò la bocca sperando che non l’avessero sentito.
- Merlin, quanto ci metti? Entro domani potresti uscire da lì? - Arthur sbuffò, incrociando le braccia davanti al palco su cui il moro doveva esibirsi.
Merlin uscì strofinandosi la testa, camminando ancora indolenzito fino all’odiata piattaforma.
Quando finalmente alzò il naso dal legno si ritrovò davanti quel viso infastidito e no, non fu una bella visione.
Arthur fissò ancora una volta Merlin, portandosi una mano sul mento e arricciando le labbra.
Morgana si alzò dal divanetto ridendo. - Guarda, sembra un pinguino!
- Un pinguino bastonato... - affermò Arthur, che sconsolato si avviò verso l'appendiabiti di nuovo.
- A me piace così! - continuò la bambina. - I pinguini sono simpatici.
- Sembra un valletto, un servitore, non può venire in quel modo. - Arthur affondò il viso negli smoking, cercando qualcosa che non lo rendesse più ridicolo del solito.
- Eccolo! - Si avvicinò a Merlin, porgendogli uno smoking con delle rifiniture in lucido, come la cravatta attaccata alla gruccia. - Prova questo. - Gli passò il vestito speranzoso.
- Pinguino è troppo! E poi questi abiti non posso neanche permettermeli! - Cacciò via quello che Arthur gli aveva allungato. - Voglio andare a casa! - Fare i capricci non si addiceva alla sua età ma non ne poteva più.
- Non fare i capricci e provati questo smoking - sospirò il biondo allungando ancora il vestito.
- Dai, Merlin! - Anche Morgana rispose per le rime al ragazzo, cercando di non far litigare i due.
Il babysitter afferrò il capo, quasi gettandosi nel camerino.
Lo stai facendo per una buona causa Merlin… Per una buona causa…
Cercò di auto convincersi, mentre si infilava i pantaloni.
Si annodò la cravatta intorno al collo e uscì, cercando di sorridere in modo naturale.
Morgana ricominciò a ridere come ormai era d'abitudine, mentre Artù sconsolato saliva sul palco.
- Beh... Almeno ho indovinato sul modello, ma sulla cravatta proprio non ci siamo. - Si avvicinò a Merlin, fissando qualsiasi cosa lui avesse fatto con quel povero tessuto di nome cravatta, alzando le mani verso di essa per farne un nodo perfetto.
- Che fai?? - Il moro indietreggiò per evitare quel contatto, finendo in bilico sul lato del quadrato.
Il tonfo che seguì riecheggiò in tutta la stanza e Merlin si ritrovò a terra, a gambe per aria, intento a fissare amabilmente il soffitto.
Arthur lo guardò cadere a terra come un sacchetto di patate, poggiando le mani sui fianchi, mentre Morgana correva in aiuto del malcapitato.
- Merlin, Merlin! Come stai??
- Sto bene, sto bene. - Si diede una ripulita per poi tirarsi su. - Niente di rotto. - Arruffò i capelli alla piccola per rassicurarla.
- Mi spieghi che cosa ti è successo? Ti dovevo solo fare un nodo alla cravatta. - Arthur alzò le mani in segno di resa, sospirando.
Scese dal palco, avvicinandosi a Merlin per controllare il prezzo del vestito.
- Scusa, è che mi sento un po’ a disagio qua dentro. Non penso di potermi neanche permettere un bottone in questo negozio… Che dici se ne noleggio uno per stasera? - Scrutò l’altro mentre si avvicinava.
- Non fare lo stupido, te lo compro io.
Una volta visto il prezzo, Arthur si avviò con la sua solita eleganza verso le poltroncine di velluto, sedendosi e prendendo il portafoglio.
- Ma come?? Non posso accettare..! - Afferrò l’etichetta per leggere l’importo e per poco fu di nuovo vicino al mancamento. - Arthur, davvero è troppo! Io non te li posso ridare tutti questi soldi.
- Lavorerai per Morgana a vita. - Sorrise, fissando la piccina a cui già le si erano illuminati gli occhi. - Andrà sicuramente bene.
- Dai, Merlin! - La bambina tirò per la giacca il ragazzo, cercando di convincerlo ad accettare la proposta.
- Ma io… - Fissò la bambina sfoderare il suo miglior sguardo da cucciolo indifeso. - Io… - Maledizione al mio cuore tenero! - Va bene, accetto - sospirò, rassegnato.
- Evvai!! - Morgana cominciò a saltellare felice, abbracciando poi il ragazzo.
- Mi raccomando Merlin, questa sera farai da cavaliere a Morgana. - Arthur ammiccò al ragazzo, alzandosi per andar a pagare lo smoking.
- Hai sentito Morghi? Stasera sono tutto per te. - Le sorrise stringendola a sé.
 

 
Il locale in cui il circolo si riuniva era strepitoso.
Merlin guardava le moltitudini di luci piantate nel terreno, che circondavano l’amplesso, cambiare di colore continuamente, creando un gioco arcobalesco. Il neon bianco che seguiva le mura nere e ben pulite di quel locale dava l’impressione di trovarsi all’interno di qualcosa di troppo lussuoso per chiunque.
Lo sguardo del moro seguì la corsa di Morgana lungo il vialetto, su cui era poggiato un tappeto di velluto verde con dei ricami oro ai lati, circondato da magnifiche inflorescenze ben curate.
L’interno del locale non era di certo da meno: i tavoli erano di vario tipo, tondi, quadrati, rettangolari, alcuni erano disposti a triangolo con un lato libero dove vi erano stati messi dei carrelli su cui il personale sfilettava carni e pesce, altri tavoli erano disposti a “T”, come spesso veniva usato nei matrimonio e altri, più imponenti, formavano il tavolo imperiale.
Ciò che colpì molto Merlin fu il fatto che fra ogni gruppo di tavoli vi erano molto spazio, fra cui i camerieri sfrecciavano veloci con vassoi e piatti fra le mani, sovrastati da enormi lampadari fatti di vetro.
Il locale era enorme e ciò lo spinse ad avvicinarsi a Morgana prendendole la manina, per non perderla fra tutta quella gente.
Non era solo il locale a fargli spalancare la bocca, ma anche le persone che vi erano all’interno. Dame vestite di lunghi capi firmati, alcuni lucidi altri di pelle, come le giacche degli smoking degli uomini.
Si girò a fissare Arthur, intento a parlare con un componente del servizio in sala che gli propose di seguirlo. Quell’asino non era da meno in quel posto, era perfettamente a suo agio.
- Andiamo Merlin, da questa parte.
Il moro seguì il ragazzo capitanato dal cameriere, infilandosi fra i tavoli. Morgana era sempre stretta alla sua mano e sembrava felice.
Arthur fu fermato da un uomo distinto, che dava l’idea di essere qualcuno d’importante, così il moro continuò a seguire il cameriere da solo.
Finalmente, tra la moltitudine di tavoli fece capolino quello con gli amici del biondo. Ci si fiondò, abbandonando il cameriere, tenendo Morgana saldamente ancorata a sé.
- Merlin! - Gwaine lo accolse sorridente. - Che bello smoking, ti sta a pennello.
- Graz…
- Glielo ha regalato Arthur! - Si intromise Morgana. - E in cambio Merlin rimarrà con me a vita.
L’amico allargò ancora di più il sorriso, già pronto a rispondere con una delle sue battutine, ma il calcio che Leon gli assestò da sotto il tavolo lo fermò.
- Merlin, accomodati. - Leon gli indicò la sedia vicino a uno strano vecchio, che affiancava il biondo.
- Certo. - Mise a sedere la piccina per poi accomodarsi anche lui.
Sistemò subito la bianca tovaglia ornata in oro sulle sue gambe, notando sopra di essa un copri tovaglia lussuoso.
Davanti a lui vi era un'enorme piatto circolare, con delle marcature ai lati che formavano dei ghirigori verdi. Hai lati di esso, due forchette e due coltelli.
Ciò che lo colpì ancora di più furono i tre tipi di bicchieri che sovrastavano l'enorme piatto.
Non aveva mai visto una cosa del genere. Cos'era, una specie di scherzo ben architettato? Eppure ogni singolo tavolo e posto era adornato in quel modo.
L'anziano seduto accanto a lui attirò l'attenzione con uno schiarimento di voce.
Chissà chi è, forse il padre di Leon?
L’uomo si voltò verso di lui; Merlin non riuscì a capire se quel sopracciglio alzato fosse un segno di diniego o semplicemente il volto del vecchio fosse fatto così.
- Io sono Merlin, piacere. - Gli allungò la mano.
- Gaius. - Gliela strinse. - I ragazzi mi hanno parlato di te, sei il babysitter di Arthur.
Il moro si grattò la testa. - Veramente di Morgana.
Oggi è già la seconda persona che me lo chiede, eppure Arthur non da l’idea di uno scostumato.
Si voltò un attimo a guardarlo, trovandolo intendo a chiacchierare con Lancelot e l’uomo di poco prima.
È vestito decorosamente. Lo guardò più attentamente. Capelli ok, scarpe ok, parlare parla bene, forse puzza?? Ma no, non mi sembra.
Mise a fuoco gli occhi mentre Arthur si voltava nella sua direzione.
Oddio mi sta guardando. Oddio che faccio?? Ritirata! 
Urlò nella sua testa per poi rivoltarsi di scatto sentendo uno strano scricchiolio del collo.
- Merlin. - Il vecchio riprese a parlare. - Sai, io sono stato il medico personale di Arthur e di tutti questi scapestrati.
- Noi non siamo scapestrati! - Gwaine si drizzò sulla sedia.
- Ho perso il conto di tutte le volte che vi ho medicato sbucciature, contusioni, lesioni, pure fratture.
- Ormai siamo cresciuti Gaius, puoi smetterla di farci da balia. - Percival gli sorrise.
- Cresciuti, eh? A me non sembra. - Si voltò chissà perché a guardare Gwaine.
- Ma le vostre famiglie? - pigolò Merlin, cercando di dissuadere Gwaine al rispondere alla provocazione.
- Le nostre mogli hanno pensato di organizzarsi per una cena fra sole donne, visto la nostra assenza. - Leon sospirò.
- E i gemelli?
- A una festa.
- Ah, beh sono sicuro che la prossima volta verranno.
- La nuova generazione di scapestrati - brontolò fra sé e sé Gaius.
- Signori. - Arthur si accostò al tavolo seguito da Lancelot, che teneva per mano Nicolas.
- Arthur, tra me e Percival! - urlò Gwaine.
Il biondo sorrise, andando a posizionarsi tra i due, proprio di fronte a Merlin, mentre Lancelot faceva sedere il bambino vicino Morgana per poi prendere posto vicino Percival.
- Merlin per caso sei un genio anche con gli adolescenti? - Leon si voltò a guardarlo, continuando il discorso di poco prima.
- Io ci posso provare..?
- No, no, no. Loro sono miei! Ci pensa zio Gwaine a loro - rispose a tono Gwaine. - Già mi immagino quando li porterò a…
- A cosa?? - Saltò su Leon.
- Merlin dove li porta Gwaine? Posso andare anche io? - Morghi gli tirò la manica dello smoking.
- Santo cielo no! - gridò così forte da spaventare mezzo tavolo.
Per fortuna la conversazione fu interrotta dall'arrivo dell'antipasto, anche se per Merlin non fu una vera e propria fortuna.
I vari camerieri si avvicinarono ai piatti, appoggiando su quelli grandi e circolari un piatto più piccolo, contenente una miriade di salumi, salsicce e formaggi che davano l'idea di essere piuttosto buoni e pregiati. Una seconda tipologia tolse una forchetta e un coltello e un bicchiere.
Un ragazzo si avvicinò a Gaius, portando un bicchiere che riempì subito di vino. Una volta che il vecchio fece sì con la testa, il cameriere fece il giro di tutti i bicchieri presenti sulla tavola. Dopo questo, come ultima cosa, vennero poggiati sul tavolo anche dei piattini con all'interno delle ciotoline piene di miele.
Merlin aveva l'aria spaesata e non sapeva da cosa e come cominciare.
- Alined* ha parlato di cucina italiana. - Lancelot sogghignò.
Tutti avevano preso il coltello e la forchetta per mangiare e tutti aveva messo del miele sul formaggio. Sembrava che alcuni tipi di formaggio si abbinassero solo ad un tipo di miele e questo preoccupò un po' il babysitter.
Chissà se Morgana poteva aiutarlo?
- Morghi vuoi una mano? - Le chiese gentilmente, anche se in realtà quello in difficoltà era lui.
- No, no. Faccio da sola. - Gli sorrise per poi inforchettare una fetta di prosciutto.
Il moro ritornò a guardare il piatto piuttosto spaesato.
Puntò un’oliva con la forchetta, osservando solo dopo un rigolo rosso che usciva da essa.
- Non l’hai uccisa, è solo il ripieno. - Arthur sorrise mentre Merlin si alzava a guardarlo.
- Lo sapevo. - In realtà no, ma non poteva dare soddisfazione all’asino.
La mandò giù tutta d’un fiato, diventando rosso fino alle orecchie pochi secondi dopo.
- Sapevi anche che il ripieno era piccante, giusto? - Il biondo allargò il sorriso mentre gli altri si fermavano a guardare Merlin.
- Figliolo, bevi. - Gaius gli diede una pacca sulla schiena per incoraggiarlo.
Con solo il bruciore in testa Merlin afferrò il bicchiere pieno di vino e mando giù.
Il cameriere che passava giusto di lì in quel momento non poté trattenere   un’occhiataccia verso il moro che trangugiava quel pregiato vino come fosse la birra più scadente.
- Va meglio? - Lancelot lo guardò un tantino preoccupato.
- Sì, sì - riprese la forchetta scacciando in un angolo le altre olive.
- Sei ancora piuttosto rosso - continuò.
- Sto bene. - Abbassò lo sguardo tornando a spostare le varie cibarie; quel rossore era vergogna e non il piccante.
Non si azzardò a toccare il miele, tanto avrebbe fatto di sicuro un macello.
Aiutò un paio di volte Morgana e poi lasciò tutto nel piatto, sperando di arrivare presto al dolce.
Il primo arrivò come tutti posarono le forchette e i coltelli vicini all'interno del piatto. Merlin seguì l'esempio di tutti, poggiando poi il tovagliolo sulle gambe, copiando le azioni di Gaius.
I camerieri cominciarono la loro "danza", togliendo piatti e bicchieri e portando al loro posto due paia di forchette e un coltello ognuno, lasciando un bicchiere con la pancia larga. Come primo fu servito un piatto di spaghetti con funghi e salsiccia.
Merlin fissò le forchette con preoccupazione: non era riuscito a sbirciare quale di esse Gaius avesse preso, in quanto intento a fissare la velocità dei camerieri nel mettere o togliere il tutto con leggiadra velocità.
Il vecchio afferrò il bicchiere colmo d’acqua osservando il ragazzo vicino a lui. Borbottò qualcosa d’ignoto mentre un “ploch” risuonò nel liquido.
Tutti al tavolo sgranarono gli occhi, vedendo la parte sopra della dentiera del vecchio sprofondare a fondo.
I bambini scoppiarono a ridere sommessamente, mentre Leon da nobile cavaliere si buttò con la forchetta nel bicchiere cercando di recuperare il prezioso antefatto.
Persino Gwaine che ne aveva sempre una pronta era rimasto senza parole.
- Si è inabissata - sbottò Leon, ritirando la forchetta e tirandosi su le maniche per compiere lo sciagurato lavoro a mani nude.
Merlin afferrò entrambe le forchette e tentò dove l’altro aveva fallito.
Con un paio di mosse la dentiera fu recuperata e infilata rapidamente in un tovagliolo.
Gaius farfugliò qualcosa di poco chiaro, brandendo il tovagliolo e la mano di Merlin, tirandoselo dietro, per poi dirigersi verso la toilette.
- Iai Merflin… - Il vecchio si rinfilò la dentiera osservandosi all’enorme specchiera. - Io non perdo colpi come quelli dicono.
- Quelli? - Il moro alzò un sopracciglio.
- Gli scapestrati là fuori. Perché credi sia al vostro tavolo?? Pensano che io stia invecchiando, ma in realtà è tutto un piano per non perderli d’occhio.
Merlin al sopracciglio tirato aggiunse le labbra increspate.
O Gaius era davvero matto da legare o era un genio.
- Dimmi, come sta Arthur?
- Sta, migliorando - disse ottimista.
- Sono sicuro che tutte le gaf che fai lo faranno ridere parecchio.
Il moro arricciò il naso indispettito.
Il vecchio si voltò a fissarlo. - Non è un rimprovero, anzi, dovresti farne di più! Al giovane Pendragon faranno più che bene.  
- Sarà meglio ritornare al tavolo. - Quel discorso stava prendendo una piega troppo strana.
L’altro annuì e poco dopo sbucarono nel salone.
Quando furono abbastanza vicini Merlin notò il regale asino accanto al suo posto.
- Gaius vieni qui, tanto lo so che muori dalla voglia di bacchettarmi! - Gwaine gli indicò il posto tra lui e Percival precedentemente occupato da Arthur.
Il vecchio accettò con piacere mentre il moro riprendeva posto.
- Perché..? - Merlin lo guardò stranito.
- È questa. - Arthur sussurrò piano indicandogli la forchetta giusta per il primo. - Tranquillo, abbiamo fatto cambiare tutto dai camerieri dopo, beh, il fatto.
Merlin prese la forchetta. - Grazie asi… Cioè Arthur. - Gli sorrise dolcemente, iniziando a degustare le squisite tagliatelle.
Il biondo alzò un sopracciglio, ma preferì far finta di niente.
- Morghi non si fa così. Hai lasciato tutti i funghi. - Merlin la guardò imbronciato.
- Non mi piacciono e poi anche Arthur non li ha mangiati.
- Come? - Il babysitter si voltò a vedere il piatto del biondo. - Beh?? Non dirmi che anche tu inizi a fare i capricci con le verdure??
- A me non…
Il moro mise su il suo sguardo severo. - Dai il buon esempio a Morghi e mangiali tutti.
Il biondo arrossì non poco, non poteva subire una tal figuraccia davanti a tutti, rimproverato come se avesse quattro anni, doveva rispondere a tono.
- Su. - Merlin ne inforchettò un paio e gli posizionò la forchetta davanti alla bocca.
- Io non sono un bamb… - Non fece in tempo a finire la frase che Merlin gli aveva infilato a forza in bocca l’orrido vegetale.
- Merln! Tu non puoi! - esplose Arthur, vicino al rosso pomodoro.
L’altro sembrava ignorarlo volutamente, riprendendo a raccogliere i funghi sulla forchetta. Gliela riposizionò davanti alla bocca. - Fammi felice Arthur, mangia i funghetti.
Il biondo gli rubò la forchetta di mano, mangiando, al limite della sopportazione.
Mi vendicherò, non so ancora come, ma soffrirai Merlin Emrys!
- Hai visto Morghi..? Arthur sta mangiando le verdure. Non farai i capricci come lui, vero?
Morgana iniziò a mangiare controvoglia prima di finire imboccata come il fratello.
- Allora Arthur com’erano le verdurine? - pronunciò Gwaine appena l’altro mise giù la forchetta.
Gli altri cercavano invano di trattenere le risate in malo modo.
Il biondo afferrò il coltello minaccioso.
- Gwaine scherza, non esagerare Arthur - proseguì Lancelot, imponendosi un’espressione seria, anche se con scarsi risultati.
Fortunatamente la discussione fu interrotta dalla nuova “danza” dei camerieri, intenti a preparare per il secondo.
Davanti a tutti fu posizionata una succulenta fiorentina.
Merlin di certo non si sarebbe mai sognato di mangiare un taglio così pregiato.
- Che stai facendo ragazzo?? - Gaius rivolse uno sguardo stupito verso Percival intento a scambiare i loro piatti.
- Questa è più morbida, non vogliamo che niente ci rimanga attaccato mentre l’addenti..
- Non capisco di che parli Percival.
L’altro sgranò gli occhi. - Di quello che è accaduto prima, nel bicchiere…
- Non so di che parli, forse è meglio se ti fai controllare ragazzo. - Gli lanciò un’occhiata per poi cominciare a tagliare la carne.
Percival guardò preoccupato gli altri mentre Gaius ammiccava a Merlin; non c’erano più dubbi, Gaius era pazzo.
Il moro iniziò a tagliare la fiorentina a Morghi sogghignando fra sé e sé.
- La stai massacrando.
- Eh? - Merlin si voltò a guardare Arthur.
- Quella mucca, anche se già morta, sta implorando pietà.
- Perché non mi fa vedere come si fa, Altezza? - Gli passò forchetta e coltello squadrandolo.
Arthur li afferrò saldamente, andando a tagliare con infinita grazia la carne nel piatto del moro, che boccheggiò un paio di volte.
- Visto? - Arthur sogghignò per poi tornare a mangiare la sua fiorentina.
Merlin cercò di imitare ciò che aveva appena visto sulla bistecca di Morgana e ci riuscì discretamente, guadagnandosi un versetto di approvazione dal biondo.
- L’hai gradita Merlin, eh? - Leon sorrise notando l’osso perfettamente pulito.
- Non credo di aver mai mangiato niente di più buono. - Gli occhi del moro brillarono.
I camerieri si apprestarono a togliere i vari piatti di fiorentina, facendo sparire dal tavolo anche il bicchiere da vino rosso.
Merlin vide i lunghi bicchieri con la pancia gonfia essere poggiati tutti su un vassoio e pensò, che se fosse stato per lui, sarebbero caduti tutti a terra: erano terribilmente instabili.
- Ti piaceranno molto i dolci! - cominciò Morgana, con gli occhi luminosi. - Mi sono sempre piaciuti!
Merli sorrise alla piccola, sistemandole un boccolo dietro l'orecchio.
I camerieri tornarono subito, portando forchette e coltelli lunghi la metà di quelli normali. Vennero posati con molta delicatezza sul copri tovaglia e oltre loro, venne portato anche un bicchiere lungo. Un prosecco dolce fu portato dal cameriere che aveva servito il vino e subito il liquido fece il giro del tavolo.
L’ultima pietanza fu finalmente portata, una deliziosa porzione di millefoglie alle fragole.
Merlin si fermò a osservare i vari strati concentrici perfettamente allineati, ai cui lati sbucavano deliziose fragole sommerse nella crema. A completare la composizione un’adorabile fragola sovrastava l’ultimo strato, tagliata in quattro perfette parti, sistemate a bocciolo.
Merlin non fece in tempo ad afferrare la forchetta, appena portata, che Arthur gli rubò uno degli spicchi in tutta tranquillità.
- Ehi! Era mio!
- Vendetta. - Il biondo si portò lo spicchio alla bocca ammiccandogli.
- Sei peggio di tua sorella.
Non fece in tempo a voltarsi che Morghi affondò la forchetta nel secondo spicchio, facendo stortare la perfetta pila di strati.
- Morgana. - Merlin la guardò alquanto sbigottito.
- Questo è per i funghi - aggiunse secca, facendogli la linguaccia.
- Questa è una congiura, io cambio posto - disse risoluto.
- Non fare il bambino Merlin. - Arthur gli sorrise.
Il ragazzo mangiò i suoi due spicchi prima che qualcun altro tentasse di rubarglieli.
Arrivato alla fine del dolce pensò che forse avrebbe potuto sopportare qualche altra cena in quel club di ricconi se il cibo fosse stato sempre così.
Notò l’uomo che prima di cena  aveva parlato con Arthur avvinarsi al tavolo e osservò il pinguino col panciotto allisciarsi il biondo e poi chiedergli di seguirlo.
Non fu solo quello a dargli una brutta impressione del tipo, ma il fatto che l'uomo si girò verso di lui e gli lanciò una di quelle occhiatacce che neanche lui riuscì a capirne il motivo!
- Non mi è mai piaciuto quell’uomo. - Gaius osservò Alined scortare tra i tavoli Arthur.
- Per lui Arthur è solo un trofeo da mostrare - aggiunse Gwaine.
- Arthur dovrebbe candidarsi a presidente del comitato, ne ha tutte le capacità - pronunciò Lancelot, mentre gli altri si apprestavano ad annuire.
Merlin allungò un orecchio anche se era intento ad osservare i bambini giocare con alcune figurine che Nicolas aveva portato.
- Beh, se qualcuno riuscisse a convincerlo a candidarsi… - Le facce di tutti si voltarono verso Merlin.
- Io non parteciperò ad alcun complotto.
- Sono sicuro che anche Arthur ci ha sempre pensato. Basterebbe che qualcuno lo incoraggiasse… - Lancelot continuò a sorridere al moro.
Merlin sospirò, Lancelot riusciva sempre a incastrarlo.
 

 
Merlin uscì dalla camera di Morgana ancora in smoking; la piccolina per fortuna si era addormentata appena infilato il pigiama.
Iniziò a svestirsi lungo il corridoio, cominciando dall'odiosa cravatta che non sembrava voler lasciare il suo collo. Con uno strattone tirò la pregiata stoffa diventando bluastro per la mancanza di fiato qualche attimo dopo.
- Merlin, ma cosa fai! - Arthur si precipitò in aiuto del moro, quando uscendo dal bagno lo vide cambiare pericolosamente colore.  
- Se vuoi suicidarti ti prego di farlo fuori casa nostra. - Rallentò di fretta e furia la cravatta, mentre i vestiti che prima teneva sul braccio, cadevano sul pavimento.
Merlin prese fiato appoggiandosi alla parete. - Gra..zie…
Il colore bluastro lasciò spazio a un leggero rossore sulle sua guance.
- Comunque non volevo suicidarmi, è la cravatta che ha tentato d'uccidermi!
- Certo... E poi mi dirai anche che un albero trasformato in un drago ti ha salutato. - Una risata beffarda prese il controllo del viso del biondo e si avvicinò ancora a Merlin, allungando le dita sulla stoffa, cercando di sciogliere definitivamente il nodo, ormai allentato, che il ragazzo aveva fatto.
- Fermo Arthur. Questo posso farlo da solo. - Voleva allontanarlo da lui ma avrebbe finito per afferrare di nuovo quelle sue mani. Cercò di appiattirsi ancora di più contro il muro.
- Col rischio di strozzarti ancora? Non credo proprio. - Al solo ricordo le labbra del biondo si allungarono in un sorriso, mentre le dita scivolavano veloci nel nodo, sciogliendo piano la cravatta.
Merlin voltò lo sguardo verso la fine del corridoio cercando di ignorare l’altro.
Qualcuno, lassù, avrebbe dovuto vietare ad Arthur di girare a torso nudo!
- I tuoi amici ti vogliono davvero bene - riprese Merlin.
- Sì. Ci conosciamo fin da piccoli, direi che siamo come fratelli. - Alzò le spalle al ricordo, lasciando scivolare una delle due code sul petto del ragazzo, cercando di slacciare un piccolo nodo che si era formato sulla coda restante.
Merlin arrossì ancora di più, quanti nodi aveva fatto a quell'aggeggio??
Si focalizzò sul vaso di fiori vicino alle scale.
- Il tipo con cui hai parlato... Non mi ha dato una buona impressione.
- Chi, Alined? E perché? - Lasciò infine la cravatta, posando le mani sui fianchi.
- Ti sta troppo addosso e poi... Gwaine ha ragione, ti tratta come un trofeo.
Si tappò la bocca un secondo dopo: non voleva mettere nei guai i ragazzi.
- Che ha detto Gwaine? - Gli occhi del ragazzo cercarono immediatamente quelli del moro. Le labbra imbronciate come le braccia incrociate, facevano da contorno alla vena pulsatile spuntata sulla fronte di Arthur. Gwaine lo irritava sempre.
- Niente. - Il babysitter deglutì a vuoto cercando di non sembrare titubante. - Mi sono confuso.
- Merlin... - Il biondo gli puntò un dito accusatore, fissandolo male. - Parla.
- Io, davvero, mi sono confuso. - Strisciò lungo la parete per spostarsi.
Arthur posizionò le mani affianco la testa del ragazzo, immobilizzandolo fra le sue braccia.
- Dove pensi di andare?
- A letto, è tardi. Può spostare le mani, Altezza? - Gli sorrise sicuro che quel complimento l'avrebbe addolcito almeno un po'.
Il biondo lo fissò prima un po' e poi sorrise spostandosi. Quando ci si metteva era proprio un idiota quel ragazzo.
Si accovacciò a prendere lo smoking. - Vedi di non strozzarti mentre te la sfili - concluse.
- Sì, certo! - Il moro sorrise, finalmente libero.
Si avviò verso la sua camera voltandosi di nuovo verso Arthur una volta aperta la porta.
- Comunque, io, ti vedrei benissimo a capo del comitato... - In realtà non sapeva neanche bene di che stesse parlando, ma lui doveva solo mettergli la pulce nell'orecchio. Sorrise, per poi scomparire nella stanza.
Arthur si voltò per vederlo entrare nella propria stanza e sorrise anche lui, per quello che era accaduto.
Forse non sarebbe stato male, in effetti, essere il capo. 
 
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Beh, io ho ADORATO Arthur e Merlin alle prese con gli smoking *-*
Ringrazio infinitamente la mia socia esperta in cene di gala :)
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e lasciate un commento se vi va!

*Alined compare nell’episodio 2x10 ed è il re che vuole scatenare la guerra, ordinando al suo giullare di profilare la pozione d’amore ad Arthur e poi a Vivian.

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Capitolo 5
*** Camping in orribile compagnia ***


Ben ritrovati :)
Gustatevi questo capitolo bello lunghetto!
Io e _Alexa_ speriamo che vi piaccia!
Ringraziamo come sempre chi ha messo la storia tra le seguite, preferite, ricordate e chi l’ha commentata!
Ah, da lunedì (primo giorno di scuola) passiamo a mercoledì pomeriggio.



Un amore di babysitter

Camping in orribile compagnia
Merlin riprese a leggere le avvertenze sulle scatole di cerotti; ormai erano dieci minuti che era fermo al reparto farmacia.
Arthur era dietro di lui appoggiato, rassegnato, al carrello, mentre Morghi aveva già tentano due volte la fuga, con successive prediche del moro.
- Tranquilla Morghi, lo trovo il modo per fuggire.  - Arthur si appiattì al carrello, posando un dito sul naso della sorella sorridendo. Aveva detto quelle parole sotto voce, perché era sicuro che il moro l'avrebbe sgridato come aveva già fatto in precedenza.
- Ehi, Merlin, sono due ore che sei là davanti, sono cerotti, mettili nel carrello e andiamo!
- Non sono uguali.  - Il moro si voltò a guardarlo come se fosse colpevole d'eresia ai tempi della caccia alle streghe. - Questi sono trasparenti, questi no, questi resistono all'acqua, questi... Arthur ma mi stai ascoltando almeno?
Il biondo alzò il viso quando Merlin lo chiamò. Corrugò la fronte sospirando, prendendo poi una delle scatole che aveva in mano ficcandola nel carrello. - Possiamo andare, dottoressa?
- Quando si tratta della vostra salute, - disse, facendo una pausa e squadrando per bene il biondo e la piccina - non transigo! - Buttò nel carrello altre tre scatole di cerotti, per poi avviarsi verso gli spray anti insetti, non prima di aver scaraventato nel carrello confezioni di acqua ossigenata, alcool, garze e persino un set del pronto soccorso, anche se quello in realtà era abbastanza attaccato al muro e, forse, non era in vendita.
Arthur spalancava gli occhi ogni volta che Merlin svuotava un piano nel carrello.
Visto che il ragazzo era troppo impegnato ad andare avanti, riuscì a rimettere sullo scaffale le tre boccette di alcool che aveva preso, quattro delle sei scatole di garze che non servivano a un tuffo e riposizionò anche il kit, prima che qualcuno li denunciasse per davvero.
- Arthur. - Merlin si voltò a guardarlo serio, brandendo una bottiglietta di spray anti zanzare. - Vieni qui.
Morghi si nascose dietro al carrello, la faccia seria di Merlin faceva davvero paura.
Il biondo fissò il babysitter, lo aveva scoperto mettere a posto qualcosa?
Deglutì, guardando Morgana nascosta e si sporse dal carrello, allungando le labbra in un mezzo sorriso, avvicinandosi piano al moro.
- Stai calmo...
Merlin ignorò quella frase, afferrò il braccio di Arthur e lo alzò all’altezza del suo naso. Stappò lo spray e schizzò sul pollice del biondo il prodotto, osservando attentamente la pelle dorata. - Ok, nessuna reazione allergica. - Gli sorrise. - Morghi, vieni qui, devo provarlo anche su di te. - Si incurvò notando la bambina dietro al carrello. - Ma da cosa si nasconde? - sussurrò ad Arthur dopo essersi tirato su.
- Dalla mamma - bofonchiò il biondo, mentre puliva il pollice sulla giacca che indossava, guardando Morgana nascondersi sempre di più.
- No, perché?? Morghi vieni qui. - Merlin si riabbassò, cercando di intravedere gli occhietti della piccola.
- Arthur, la mamma è pazza! - cominciò la bambina, reggendo il gioco al fratello, mentre girava  intorno al carrello.
Arthur sorrise, prendendo il prodotto per poi metterlo nel carrello.  - Andiamo avanti mammina, non è allergica al prodotto.
- Morghi… - Merlin si avvicinò piano, stringendo la bambina a sé. - Non volevo spaventarti. - Le stampò un bacetto sulla fronte. - Che dici se facciamo un salto al reparto giocattoli?
Alla bimba le si illuminarono gli smeraldi: finalmente andavano in un reparto che le piaceva davvero.
Merlin la prese in braccio, sgattaiolando rapido verso il corridoio giusto.
Arthur alzò gli occhi al cielo, poggiando le mani sul carrello per seguire i due combina guai.
- Che ne dici di un bel peluche da portare domani in campeggio? - Merlin afferrò un unicorno dalla cesta dei pupazzi. - Ti piace questo?
- Siii! - La bambina acchiappò il pupazzo, stringendolo forte, mentre Arthur si fermò vicino a una scimmia.
- Guarda Merlin, Arthur e quel peluche hanno la stessa faccia! - La bambina indicò il pupazzo accanto al fratello, che teneva la stessa espressione imbronciata del biondo.
Merlin guardò la scimmia per poi scorrere gli occhi su Arthur e scoppiò a ridere incurante del biondo. - Mi piace che tu sia così sveglia Morghi.
- Quando avrete finito fatemi un fischio - borbottò l’altro girando il viso.
Il moro sospirò, avvicinandosi con ancora la bambina in braccio. - Come siamo permalosi… - Picchiettò il suo gomito contro il fianco di Arthur. - Chiediamo scusa.
Morgana allungò l’unicorno verso Arthur come segno di pace.
Il biondo si girò fissando i due, socchiudendo gli occhi; alla fine sembravano solo due cuccioli.
Prese il pupazzo mettendolo nel carrello, per poi continuare verso un altro reparto. - E non sono permaloso!
Merlin sogghignò assieme a Morgana. Come no. Appoggiò la piccola a terra afferrandole poi la manina.
Arthur si era addentrato nel reparto bibite e merendine e il moro osservò la vasta scelta di succhi, alcuni con frutti che non aveva neanche mai sentito.
Cos’è una feijoa sellowiana*??
Ripose il succo nello scaffale alquanto scettico.
- Volete il the o il succo a colazione?
- Succo! - urlò Morgana.
- The - commentò Arthur, fermandosi davanti allo scaffale.
- Tranquilli, vi accontento entrambi. - Merlin sorrise, mentre metteva una bottiglia di the e una di succo nel carrello.  - Che dici se tengo io il carrello e voi prendete quello che vi piace? - Si avvicinò al biondo.
Arthur lasciò l'attrezzo a Merlin, guardando poi la bimba negli occhi; sembrava quasi che un'alleanza fosse stata appena sancita.
Il biondo cominciò a buttare nel carrello ogni tipo di merendine mentre Morgana acchiappava sacchetti di caramelle e dolciumi, riempiendo mezzo carrello in poco tempo, senza neanche aver preso qualcosa di effettivamente servibile.
Merlin rimase ammutolito per qualche attimo, fino a quando un pacchetto di merendine gettato da Arthur non gli finì in testa. - Ehi! - riprese la sua faccia seria ticchettando il piede sulle mattonelle del pavimento.
Il biondo si girò con così tanta roba nelle mani che aveva dovuto infilare un pacchetto di biscotti sotto il mento. - Si?
Morgana lo fissò e scoppiò a ridere dopo un po'.
Merlin si accostò al biondo, dovevano trovare un accordo o non sarebbero usciti vivi da una semplice spesa. - Un pacchetto di merendine, uno di biscotti e niente caramelle. - Fissò le iridi di Arthur per poi passare a Morgana, con ben quattro sacchetti di dolciumi in mano.
Probabilmente erano state le innumerevoli babysitter precedenti a riempire la dispensa e i Pendragon erano a corto di schifezze.
Arthur fissò male il moro: lui poteva comprare tutti i rimedi che voleva e loro non potevano comprare qualche porcheria?
- Sei troppo fiscale.
- Non è giusto - concluse Morgana, arricciando le labbra.
Il moro incominciò a rimettere a posto i vari sacchetti buttati nel carrello. - Sono aperto a controproposte, ma sappiate che vi sto salvando da innumerevoli mal di pancia e denti cariati.
- Psst... - Arthur richiamò l'attenzione della sorella, avvicinandosi al suo orecchio.
La piccola dopo aver ascoltato il fratello spalancò gli occhi sorridendo e mentre Merlin era occupato a sistemare i due si presero per mano e fuggirono dal loro carnefice, facendogli un'innocente scherzetto.
Il moro alzò gli occhi dalle buste di dolciumi e si ritrovò da solo. - Arthur..? Morghi..? - Si spostò al limite del corridoio che dava sulla corsia centrale principale. - Non è divertente…- Guardò rapido a destra e a sinistra; dopo tutto di mercoledì pomeriggio non c’era molta gente a fare la spesa, ma non riuscì a scorgerli.
Si incamminò lungo la corsia con il carrello, sbirciando ai vari angoli.
- Merlin non si preoccuperà?
I due erano fermi al reparto frutta, fissando le verdure che era poggiate nella parte opposta della corsia.
- Gli sta bene, così impara.
Morgana guardò con aria critica la faccia di Arthur che sbuffò.
- E va bene, andiamo a cercarlo.
La bambina sorrise, tirando poi il fratello per mano.
Merlin intento a guardarsi in giro quasi centrò un bambina sbucata fuori dal reparto frutta. - Scusa picci..Morgana! - Gli occhi da dispiaciuti divennero furiosi. Scrutò rapido il reparto intravedendo il peggior nemico dei fratelli Pendragon. - Stasera doppia porzione di verdure a tutti e due! - Li squadrò.
- Ma è colpa di Arthur! - La bimba allargò gli occhi, mostrando gli enormi smeraldi incastonati al loro interno, cercando di fare l'espressione più cucciolosa che le potesse venire.
- Volevamo solo farti uno scherzo, non te la prendere... - Arthur si avvicinò al duo, grattandosi la nuca con una mano.
Merlin imbronciò le labbra: fare finta di fare l’offeso era una delle cose che amava di più.
- Non è stato divertente. - Se ne andò verso il distributore di guanti e sacchetti mono uso, per poi iniziare a osservare la vasta scelta di torture o, come chiamate dai comuni mortali, verdure.
- Come siamo permalosi... - soffiò Arthur vicino all'orecchio del ragazzo, dopo essersi sistemato dietro di lui per poterlo punzecchiare con le dita sui fianchi.
Merlin sorrise involontariamente a quei pizzichi.
- Le parole che hai appena detto… Mi ricordano quelle di un certo saggio. - Si girò a sorridergli. - Allora, quali di questi vegetali tollerate? - Si infilò i guanti.
Arthur sorrise alle parole del moro, per poi spostarsi mentre quello si girava per mettersi i guanti.
- Nessuna! - Morgana ricordò ai due che a fare la spesa c'era anche lei e lo ricordò con un vistoso broncio sulla faccia, incrociando le braccia sul petto.
- Se mi dici quali verdure ti piacciono ti lascio prendere una confezione di caramelle. - Merlin le sorrise dolcemente.
- Lenticchie. E funghi.
- E le carote - aggiunse Arthur, ammiccando a Morgana che lo fissò in modo orribile. Le carote non piacevano molto alla piccola ma, in compenso, erano gradevoli al giovane Pendragon.
- Ora posso comprare le caramelle?
- Certo. - Il moro iniziò a riempire i sacchetti. - Vai con Arthur però. E prendete anche un'altra confezione di merendine, se volete...
Morgana sorrise così tanto che sembrava sprizzare arcobaleni anche dagli occhi; aggrappò la mano di Arthur tirandolo verso la corsia dei dolciumi, anche se lui avrebbe preferito controllare la situazione e cioè rimettere a posto le troppe verdure che sicuramente il moro avrebbe preso.
Merlin stranamente non svuotò gli scaffali e una volta finito con le verdure si dedicò alla frutta. Quella, era sicuro, sarebbe stata gradita da Morghi ed Arthur.
Una volta finito si sistemò al limite della corsia aspettando i due.
I due fratelli arrivarono con un pacchetto di merendine e uno di caramelle, parlottando felici fra di loro.
- Guarda Merlin, queste sono a forma di coccodrillo!
- Wow, dovranno essere buonissime. - Si inchinò a guardare la piccina. - Coccodrillo, eh? - Sorrise, per poi iniziare a far il solletico a Morghi.
Arthur poggiò nel carrello le merendine, studiando le varie verdure prese dal moro, sospirando poi alla vista dei funghi.
- Erano necessari? - disse indicandoli.
Merlin si fermò un attimo. - A tua sorella piacciono e se sarà necessario verrai imboccato anche a casa. - Gli sorrise beffardo.
La bambina intanto si era spostata dall'altra parte del carrello per sfuggire al pericoloso “coccodrillo”.
Arthur alzò gli occhi al cielo, spingendo di nuovo il carrello, mentre Morgana ricominciò a correre fra le corsie sorridendo.
- Sai, è da molto tempo che non vedevo Morgana così felice. Me ne sono accorto l'altro giorno al parco e ora qui.
Sembrava quasi volesse aprirsi, ma poi fermò il discorso.
Merlin gli si affiancò, ma tenendo sempre d'occhio la bambina.
- Di certo è felice di stare con te. Da quanto non passavi del tempo con lei? - Usò un tono rassicurante, niente che potesse sembrare un rimprovero o un'accusa.
Arthur si rattristì al pensiero, sospirando guardando ancora la sorella.
- Troppo - proferì amareggiato, rendendosi conto di quante cose belle si era perso in quel periodo.
- Vorrà dire che rimedieremo. - Gli passò una mano sulle spalle. - Dopo tutto hai assunto il meglio del meglio, no? - Gli ammiccò.
Arthur lo fissò socchiudendo gli occhi, per poi continuare a spingere il carrello senza degnarlo di una risposta. Un po' lo aveva confortato, ma poi si era scavato di nuovo la fossa.
Merlin incrociò le braccia al petto: aveva avuto quel lavoro perché Morghi l'aveva adorato dal primo secondo, ma non poteva credere che Arthur non lo apprezzasse neanche un po'.
Il moro si fece coraggio e si piantò davanti al carrello. - Io… Io… - Oddio! Non mi viene in mente niente..!! Fissò lo sguardo sull'altro. - Lo so che non sono una delle frigide babysitter che volevi tanto, però io sono sicuro di riuscire a prendermi cura al meglio di Morgana… E se tu avessi qualcosa da dire sui miei atteggiamenti io potrei… Ecco. Migliorare. - Sospirò, perché voleva compiacere quell'asino?? - Cioè se non sopporti qualcosa che faccio dimmelo… Ok??
- Frigide babysitter? - Arthur alzò un sopracciglio; di tutto il discorso sembrava aver capito solo quello.
- Sì, le spaventapasseri che volevi appioppare a Morghi. Non hai ancora capito che sarebbero state del tutto deleterie?
Arthur sorrise sospirando. - Merlin, tu parli troppo. - Spinse il carrello di lato e continuò a camminare.
- Ok cercherò di parlare meno… - Ardua impresa.- Comunque abbiamo preso tutto mi sembra. - Diede un rapido controllo. - Per il campeggio sei sicuro di aver già tutto? Tenda e i sacchi intendo.
- Ovviamente. -  Arthur spinse il carrello verso la cassa, alzando gli occhi al cielo dopo aver visto la fila.
Quanti anni erano che non faceva la spesa?
Merlin nel frattempo recuperò Morghi e la spinse vicino al fratello. - Io vado a prendere una sorpresa per domani, voi aspettate qui. - Sgattaiolò via sorridente.
Tornò dopo alcuni minuti con un grande sacco bianco.
Morgana allargò gli occhi, guardando le caramelle. - Sono le stesse...
- Che comprava la mamma... - concluse Arthur, fissando la busta con aria triste.
- Io… Le vado a mettere giù. - Merlin iniziò a indietreggiare quasi finendo nel cestello delle offerte vicino alla cassa.
- No, no! - Arthur acchiappò per le braccia in tempo il moro, prima che facesse casino. - Comprale. - Gli sorrise, con Morgana vicino che metteva le manine a preghiera.
- Va bene. - Il babysitter appoggiò i marshmallow* sul rullo, visto che finalmente era il loro turno.
Arthur acconsentì, aiutando Merlin nel sistemare i vari prodotti, entrando in un silenzio muto.
Morgana guardò il fratello e poi il babysitter. - Merlin? - Tentò la piccina, tirando la maglia del moro.
Merlin guardò la piccola per poi passare ad Arthur.
- Oggi non mi hai detto come è andata la giornata al lavoro. - Avvicinò la mano alla sua.
- Ah, niente di che. Soliti discorsi. Secondo loro donare giocattoli ci porta in banca rotta. -  Arthur spostò la mano e quando toccò quella del moro la ritrasse subito nella tasca dei pantaloni, prendendo il portafoglio. Tirò fuori la card e pagò, girando il viso dalla parte opposta.
Merlin lo seguì con la piccola e la spesa mentre Arthur sfrecciava verso il parcheggio. - Arthur..!
Riuscì finalmente ad affiancarsi all’altro solo davanti alla macchina. - E poi..? - Bloccò le mani dell'altro sul cofano.
Morghi nel frattempo aveva bloccato la possibile fuga del biondo posizionandosi dall'altro lato.
- E poi cosa Merlin? Dai, lasciami che fa caldo. - Il biondo notò come Morgana si era piazzata dietro di lui; quando quei due ci si mettevano erano peggio di mangiare funghi.
- Ti è piaciuto fare la spesa insieme?
Volente o nolente Arthur avrebbe rimparato ad aprirsi, anche se fosse stato necessario usare un paio di pinze per tirargli fuori le parole.
Merlin mosse leggermente le mani su quelle dell’altro, sorridendogli.
- Merlin, non sono un cane. - Il biondo ritrose le mani, pigiando il tasto di apertura della macchina.
Morgana prese l'iniziativa e strattonò il fratello per una manica.
- E va bene... - sbuffò il biondo. - Sè, Merlin. Mi è piaciuto - concluse.
- Bene, vuol dire che lo faremo ogni settimana. - Arruffò i capelli ad Arthur. - Cucciolotto. - Sorrise, per poi posizionarsi dietro la bambina per sistemarla in macchina.
Arthur pregò tutti i santi che conosceva in quel momento per non tirargli un ceffone dietro la nuca davanti a Morgana.
Chi l'avrebbe sentita poi…
Quando il trio fu pronto e la spesa caricata, la macchina riportò tutti a casa.
 

 
Arthur parcheggiò nell’area camping alle dieci spaccate.
Anche se l’area aveva tutti i comfort loro non si sarebbero accampati lì, ma comunque nelle vicinanze.
Appena scesero dall’auto sentirono la voce di Thompson chiamarli, insieme a lui altri cinque papà coi rispettivi figli.
La prima cosa che Merlin notò fu il vestiario del gruppo: calzoncini corti, maglietta a quadri, scarpe alte, senza dimenticare il decoroso cappello a larga visiera che adornava la testa di grandi e piccoli. Un branco di fanatici del campeggio.
Più in là aveva giusto notato le tende con barbecue e tavolini di legno, piccoli ma confortevoli.
La seconda cosa che notò fu il fatto che erano tutti maschi, tranne Morgana, l'unica femmina.
Merlin leggendo meglio il volantino aveva notato che non si trattava di un’iniziativa supportata dalla scuola; sembrava quasi che avessero cercato Arthur per qualche secondo fine.
Si girò, guardando il vestiario del biondo: maglietta di flanella, jeans lunghi, scarpe da ginnastica e nessun tipo di cappello, ma per sicurezza e pura fortuna, Merlin ne aveva presi ben due di scorta; si scorgeva proprio che Arthur non era tipo da campeggio.
Il moro invece si ringraziò di aver messo pantaloni scuri e corti, una maglietta marroncina a maniche corte e, soprattutto scorte, scorte di ogni tipo.
Tantoché era super orgoglioso del suo zaino multitasca, più grande di lui, che Arthur aveva preso in giro per tutto il viaggio.
Quando sarebbe stato assalito dalle zanzare, sicuramente gli avrebbe chiesto scusa e aiuto!
I papà si avvicinarono ad Arthur presentandosi, mentre Merlin si rincuorò del fatto di essere per lo più ignorato, quella gente non gli piaceva e anche i marmocchi non dovevano essere molto simpatici a Morghi, visto che la bambina era rimasta attaccata alla sua mano.
- Potete lasciare la tenda qui, la monteremo più tardi. Inizieremo con la pesca nel fiume qui vicino.
Thompson si spostò subito davanti al gruppo a mo di capobranco.
Merlin decise di sistemarsi in fondo alla fila con Morghi bella stretta a sé, mentre Arthur era intento a chiacchierare con uno dei padri, un certo Fred. Da quello che aveva capito Merlin durante le presentazioni era un manager di qualche azienda pubblicitaria; diventò sempre più chiaro che Arthur fosse stato invitato non per caso.
Il sentiero che portava al fiumiciattolo era piuttosto tranquillo, senza buche o altro e il moro riuscì a evitare cadute e ruzzoloni.
Dopo aver scostato alcune frode sbucarono su una spiaggia di ciottoli bagnata dal corso d’acqua, il paesaggio almeno era confortevole. Un altro padre col figlio erano lì ad attenderli, lasciati a sorvegliare le postazioni, già allestite, di ognuno dei partecipanti.
Il biondo si avvicinò al babysitter. - In quella trappola mortale hai anche una canna da pesca?
L’altro sgranò gli occhi, non ci aveva pensato. - No - disse rammaricato.
Il biondo sorrise, Merlin l’aveva preso davvero sul serio.
- Arthur vieni, ti abbiamo già preparato tutto. - Thompson indicò lo sgabello con annesso ombrellone e canna da pesca.
L’altro andò a sedersi, mentre Merlin osservava la scena stupito. 
Gli portate anche il drink con l’ombrellino adesso??
Il moro appoggiò lo zaino a terra cercando un telo per stendersi con la piccola. Fu mentre era intento ad abbassarsi che notò il secchio pieno di pesci ancora sguazzanti ai piedi di uno dei papà, ma da quanto tempo erano lì??
George, o almeno così pensava si chiamasse, si accostò a lui con fare furtivo. - Vuoi provare a pescare?
Morghi strattonò i suoi pantaloni con occhietti lampeggianti, evidentemente almeno lei voleva provare a partecipare all'iniziativa.
- La bambina vuole provare. - Il babysitter cercò di sorridere, spingendo la piccola un po’ titubante verso l’uomo.
Il tipo sorrise, accogliendo la piccola accanto a sé e scortandola fino alla riva. Le fece vedere in poche mosse come fare, dopo di che Merlin prese il posto dell’uomo, facendo compagnia alla piccina.
Arthur parlottava ancora con Fred e un altro padre di cui il babysitter non ricordava il nome, ma era più che sicuro che fosse un direttore di banca.
Il moro tornò a fissare l’acqua e il tempo passò più in fretta del previsto. Tra il tempo impiegato per arrivare lì e i tentativi di pesca di Morgana erano ormai arrivate le undici.
- Merlin, mi dai una mano a ritirare l’esca?
- Certo. - Il moro afferrò la canna dalle mani di Morghi  e iniziò a riavvolgere la lenza.
Si sbilanciò indietro e dopo aver fatto oscillare l’amo alle sue spalle si spinse in avanti per indirizzarlo in acqua, ma quello fece resistenza.
Certamente si era impigliato in qualcosa dietro di lui, ma dove?
Tirò più forte, da neo-pescatore non poteva sapere che fosse il metodo più sbagliato per liberare l’amo.
Fu allora che si udì il lamento di uno degli altri padri, ma il moro non ci fece caso e continuò a tirare, fino a quando non si ritrovò a terra con una strana cosa pelosa e nera tra le gambe.
Merlin strisciò rapido lontano dalla cosa, credendo di aver arpionato una sottospecie di puzzola.
- Morghi vieni via. - Afferrò la bimba per la manina trascinandola con sé.
- Merlin!
Il moro alzò il viso, ritrovandosi gli occhi inferociti di Arthur addosso.
- Arthur, sta lontano, la puzzola potrebbe aggredirti!
- Ma che diamine stai dicendo?? - Il biondo si avvicinò al parrucchino di George, afferrandolo.
L’altro si voltò osservando il panorama intorno a sé: il legittimo proprietario del toupet lo stava fulminando con gli occhi, mentre i bambini si spanciavano dalle risate.
Si ammutolì, andando a scrutare i suoi scarponcini, non avrebbe più avuto il coraggio di guardare nessuno negli occhi.
Il biondo riportò la “puzzola” all’uomo. - Merlin vieni qui a scusarti!
Il moro si alzò, ubbidendo, quasi inchinandosi davanti a George mentre gli porgeva le sue scuse.
- È meglio tornare al campo base, di pesci ne abbiamo abbastanza per il pranzo. - Thompson si avviò ancora sconcertato dalla scena, mentre tutto il gruppo lanciava occhiate di compatimento al pianta grane di babysitter.
Merlin se ne rimase di nuovo in fondo alla fila, con Morghi che cercava di trattenere le risate.
- Puzzola..? - sussurrò la piccina ridendo.
Merlin si mise a ridere, in fondo, era stato davvero troppo comico.
Durante il tragitto, Morgana indicò uno scoiattolo che saltava da un ramo all'altro sulle loro teste.
- Alcuni di loro hanno delle membrane che gli permettono di saltare da un albero a un altro, come se volassero! - puntualizzò il moro.
- Wow! - La piccina fu stupita dell'informazione, saltellando tenendo sempre la mano di Merlin.
Quando arrivarono al campo, il gruppo cominciò a dividersi. C'era chi sistemava le cose, chi preparava le tavole e chi, Merlin, cercava di non soffocare sotto il pesante zaino, non dando a nessuno l'idea che stesse per morire sotto una farmacia ambulante.
- Merlin, guarda! - Morgana si avvicinò stendendo il braccino.
Sulla parte del polso aveva una piccola bollicina rossa.
- Una puntura di zanzara? Aspetta, che prendo lo spray. - Dopo aver smanettato nelle tasche, il ragazzo prese la bomboletta e spruzzò il liquido sul polso.
- Grazie.
- Aspetta Morghi... - Merlin fissò le braccia fuori dalla canotta e le gambine in bella vista, non coperte dal pantaloncino a palloncino verde. - Fattelo mettere sul resto del corpo.
- No, non lo voglio, è appiccicoso!
- Morghi, non fare i capricci.
Ma per tutta risposta la piccola gli fece la linguaccia e scappò via ridendo. Merlin sospirò e poi le corse dietro.
Arthur, nel mentre, si era avvicinato al barbecue del signor Thompson per accendere il fuoco.
- Ti chiedo ancora scusa per prima...
Ma prima che quello potesse rispondere, Morgana lo abbracciò da dietro. - Morgana!
- Scusala, Arthur. - Merlin, dietro di lui, si avvicinò con ancora il prodotto in mano. - Volevo difenderla dalle zanzare, completamente. - Iniziò a fare dei movimenti a zig zag con la bomboletta e uno spruzzo partì per sbaglio, inondando la faccia di Arthur.
- Merlin..! - Il biondo chiuse gli occhi immediatamente.
- Arthur, mi dispiace! - Merlin riappoggiò lo zaino a terra, cercando qualcosa che potesse essere utile. Tirò fuori una confezione di salviette e ne afferrò una. Cominciò a passarla sul volto del biondo, che teneva gli occhi chiusi per mitigare il bruciore.
- Va meglio? - Il babysitter appoggiò delicatamente la salvietta sulla guancia dell'altro, sorridendo quando Arthur riaprì gli occhi, ancora leggermente arrossati.
Il biondo racimolò tutta la pazienza che aveva per non sotterrare l’altro. - Sì, Merlin. Adesso, spostati. - E la sua teoria del portare pazienza fu rafforzata dal fatto che Thompson stava sorridendo.
E sembrava malizioso.
Il moro indietreggiò di qualche passo. - Vuoi che vada al bar del camping a chiedere se hanno della camomilla? Gli impacchi di camomilla dovrebbero essere ideali...
- Merlin, in questo momento vorrei che tu sparissi dalla mia vista all'istante. - suggerì con ancora molta calma.
L’altro lo guardò sbigottito, per poi a passare a guardare Thompson ancora sorridente. - Va bene. Scusa ancora Arthur… - Si allontanò alquanto amareggiato, mentre la piccina lo seguiva.
Thompson girò i pesci sul barbecue. - Tu fai troppa beneficenza Arthur.
Probabilmente si riferiva al lavoro affidato a quell'inetto di Merlin.
Arthur sospirò: forse aveva esagerato, non avrebbe dovuto rivolgersi in quel modo al moro, probabilmente se ne sarebbe pentito.
Morghi si sedette a fianco del babysitter. - Dopo lo sgrido se vuoi...
Merlin sorrise. - No, sto bene.
I due si erano seduti a uno dei tavoli da picnic in legno, visto che il pesce stava per essere servito.
Arthur li raggiunse poco dopo, fermandosi prima di arrivare al tavolo. Girò il viso, sedendosi poco più distante; insomma, Merlin era il babysitter di Morgana, non il suo, giusto?
Il moro cercò di nascondere il suo rammarico, mentre i bambini prendevano posto attorno a lui.
A tutti fu servito il pesce e Morghi e il babysitter furono ben felici di constatare che fosse più buono di quanto si aspettassero.
- Tu fai il babysitter? - Uno dei bambini lo additò.
Merlin mosse il capo per annuire.
- Ma è un lavoro da femmine… - aggiunse poco dopo il marmocchio.
- Non è solo da femmine, anche i maschi lo fanno.
Il moccioso non sembrò del tutto convinto. - Ma… Ahio! - Il nuovo tentativo di proferire parola da parte del bambino fu bloccato da un pizzicotto di Morghi.
- È meglio se noi andiamo al bar a prendere qualcosa di fresco. - Merlin si alzò prendendo la bambina e avviandosi verso il camping, mentre il marmocchio lo guardava in cagnesco.
- Morghi non si picchiano gli altri bambini. Non farlo più.
- È stato cattivo con te e non si fa - disse seria.
Il moro sospirò aprendo la porta del bar.
- È proprio un maschiaccio - commentò Thompson, guardando suo figlio massaggiarsi la pelle dove aveva ricevuto il pizzico.
Arthur alzò il volto dal piatto cercando di decifrare le parole dell’altro, non avendo visto la scena.
- Beh, ti stai divertendo? - continuò Thompson, cambiando discorso.
- Si, grazie. - Il biondo andò a cercare con la mano destra l’anello di famiglia sull’indice sinistro, con cui era solito giocherellare mentre parlava.
Sgranò gli occhi quando si accorse che non c’era.
- Tutto ok?
- Sì, sì. - Infilò rapido le mani nelle tasche dei jeans, ma non ricordava di esserselo tolto. - Credo mi sia caduto il portafoglio lungo il tragitto di prima. È meglio se vado a cercarlo. - Si alzò da tavola.
- Aspetta, ti diamo una mano. - Si affrettò a dire Fred.
- No grazie, ci metterò poco. - Arthur si incamminò velocemente verso il fiume.
Merlin stava tornato dal bar con Morgana, intenta a mangiarsi un gelato, quando vide Arthur allontanarsi; di certo la sua espressione non era rassicurante.
Si accostò a Thompson. - Dove è andato Arthur?
- Ha detto di aver perso il portafoglio lungo il cammino.
- Ah. - Il babysitter alzò di nuovo gli occhi, ma il biondo era già sparito. - Può tenermi d’occhio Morgana, io vado a dargli una mano.
L’uomo annuì.
- Morghi fa la brava, mi raccomando. - Le arruffò i capelli per poi correre a riprendere lo zaino e gettarsi all’inseguimento.
La bambina sogghignò, leccandosi via i baffetti di gelato, con un’espressione verso Thompson del tipo: toccami o parlami e strillerò fino a domani.
Merlin lo raggiunse rapidamente perché il biondo, una volta entrato nel bosco, aveva rallentato per cercare tra le sterpaglie.
- Arthur... - Il moro lo chiamò preoccupato, si era allontanato dal campo troppo pensieroso.
- Merlin, che ci fai qui? - Lo sguardo del biondo viaggiava nel bosco con molta rapidità, sempre rimanendo basso, cercando qualcosa fra l'erba.
- Mi sembravi pensieroso, che è successo?
- Niente di importante. Torna al campo, Morgana ti starà cercando. - sbuffò, muovendo un cumulo di terra.
- L'ho affidata a Thompson. - Merlin osservò il rigonfiamento del portafoglio nella tasca posteriore dei suoi jeans. - Stai cercando qualcosa? - Fece il finto tonto, già pronto a rinfacciare ad Arthur il fatto di essere uno svampito.
- Mi è caduto un anello, prima. Mentre tornavamo. Deve essere qui da qualche parte. - Alzò lo sguardo verso la via, evitando sempre il viso del moro.
- Ma non era il portafoglio? - chiese Merlin, alzando un sopracciglio.
- Eh? Ah, sì, era... - Sospirò. Ma a chi la dava a bere che ora stesse cercando il portafoglio?
- Perché hai mentito?
- Non sono affari che ti riguardano. - Arthur saltò giù da un masso su cui era salito, cercando di non strappare i pantaloni con i vari rametti.
- Arthur. - Merlin lo afferrò per la manica della maglia. - Siamo in un dannato bosco con solo gli scoiattoli che ci ascoltano e ancora non ti decidi a dire la verità?? - Lo strattonò. - E guardami quando ti parlo!
- Merlin... - Il biondo indietreggiò per scappare dalla presa del ragazzo, ma inciampò su un sasso e rimase in bilico.
Il moro si precipitò ad aiutarlo, ma tra il peso di Arthur e la fatica dello zaino non fece altro che finire a ruzzolare giù per una piccola collinetta con il biondo.
Quando il babysitter riaprì gli occhi era infossato in mezzo alle erbacce; provò ad alzarsi ma una fitta alla caviglia lo fermò. - Ahio.
Arthur si mise seduto, toccandosi la testa: era caduto fortunatamente sul morbido dell'erba senza riportare niente di rotto.
Si rizzò all'erta appena vide Merlin poco più in là mezzo disteso. - Merlin?? - Si alzò, quasi ricadendo, appostandosi accanto al corpo del moro. - Merlin, stai bene??
- Mi fa male la caviglia. - Il moro osservò il biondo, perfettamente intatto. Ti pareva… Cerco di salvarlo e mi ammazzo io!
- Fammi vedere. - Arthur abbassò il calzino, toccando la caviglia con delicatezza. - Riesci a muoverla?
- È solo slogata. E comunque, tieni giù le mani o finirò per perdere l’uso del piede.
Merlin era più che convinto che l’altro non ne sapesse un tubo di primo soccorso. - Passami lo zaino.
- Stai fermo e lasciami fare. - Il biondo prese lo zaino, infilando le mani nelle tasche. - Dove hai messo la roba?
- Che roba? - Merlin si trascinò contro un masso per stare ritto.
- Le garze e tutta la mezza farmacia che hai comprato - sbuffò, tirando fuori una mega torcia; quando l'aveva comprata?
Il moro lo guardò piuttosto male. - Gentilmente, lascia fare a me. Passami lo zaino.
- Merlin, pensi sia uno sprovveduto? - Arthur lo guardò per la prima volta da quando erano entrati nel bosco, con un viso arrabbiato.
Sospirò, abbassando ancora il volto sullo zaino. - Quando i miei non erano a casa badavo io a Morgana.
- Ah sì. Mi chiedo come abbia fatto a sopravvivere - replicò il babysitter, mentre cercava di togliersi la scarpa.
- Fai piano. - Arthur si riavvicinò per aiutarlo a togliersi lo scarponcino e poi tornò allo zaino, trovando finalmente una crema analgesica.
Il moro si rassegnò a soccombere al momento da crocerossina di Arthur. - Allora… Perché hai mentito?
- Niente di che... - Il biondo massaggiò la caviglia del moro, prendendo poi la garza per tenerla ferma.
Merlin ritrasse la gamba per poi scorgersi verso Arthur e afferrargli il viso con una mano.
Forse aveva preso le parole di Lancelot troppo sul serio, forse si stava interessando un po' troppo a quell'asino di Arthur Pendragon, ma qualcosa dentro di lui continuava a dargli la forza per insistere.
Allineò i suoi occhi con quelli di Arthur, era più che sicuro che avrebbe dovuto dire qualche parola rassicurante, ma il biondo era davvero un dannato, un dannato… - Sei proprio un asino. - Strinse ancora di più la presa continuando a fissarlo.
Arthur rimase fissò negli occhi del moro e per una volta si perse in quel celeste, poco più scuro del suo, ma tanto bello da ammaliarlo. Sentì la mano calda di Merlin accarezzargli il volto e qualcosa dentro di lui lo rassicurò che tutto sarebbe andato bene.
Appoggiò la propria mano su quella di Merlin e si sentì come trasportato verso di lui, ma poi si bloccò. Fece scivolare la mano del moro assieme alla sua verso il basso, abbassando lo sguardo.
- Dovremmo tornare.
- No. - Merlin fu sorpreso, neanche si era arrabbiato per l’insulto, probabilmente sapeva di essere un somaro nel profondo. - Torneremo dopo aver trovato l’anello.
- Non puoi aiutarmi in questo stato. - Lo canzonò Arthur, sospirando.
- Io ho fatto medicina, non tu. - Si fermò, sapendo di aver detto qualcosa di troppo. - Comunque basta che mi trovi un bastone per reggermi.
Arthur lo squadrò. Aveva fatto medicina?
Si alzò cercando ciò che il moro aveva chiesto.
- Medicina? E come mai ora sei qui?
Il moro roteò lo sguardo un po’ in giro, indeciso se mentire o no. - Hai visto mia madre, sta male e le cure costano.
Arthur prese un bastone a pochi metri da lui e lo portò a Merlin, aiutandolo ad alzarsi.
Gli dispiaceva che quel ragazzo non potesse continuare gli studi, ma non poteva farci nulla, forse.
- E comunque non sono un asino - affermò, girando la testa quasi imbarazzato.
- Guarda che ho in mano un'arma... Non oserai contraddirmi? - Iniziò a zampettare senza l'appoggio del biondo. - Dobbiamo trovare il sentiero per salire e prendi il mio zaino. - Sogghignò.
Arthur sospirò, mettendo il broncio. Gliel'avrebbe fatta pagare cara, ovviamente.  - Si torna al campo.
- Ma prima troviamo l'anello - ribadì di nuovo il moro, mentre si divertiva a vedere la faccia di Arthur intento a infilarsi lo zaino. - Mi sembra che sia di qui il sentiero. - Si incamminò zoppicante.
Il biondo lo guardò stranito. Possibile che quel ragazzo non lo ascoltasse mai?
Lo seguì, aiutandolo nel risalire la collina che si erano fatti ruzzolando, tornando poi sul sentiero guida.
Merlin si sedette su un masso, rovistando tra la terra attorno. - È un anello di famiglia?
- Sì... È molto importante - confidò Arthur, spostando la terra con le scarpe.
Merlin si raddrizzò, quando un luccichio colpì i suoi occhi. - Arthur, che c'è là? - Indicò un albero vicino con il bastone.
Il biondo seguì il bastone di Merlin, fissando un nido poggiato fra diversi alberi.
- È un nido Merlin. Non dirmi che non consci queste cose.
- Sì, ma c'è qualcosa che luccica sul bordo.
Arthur osservò meglio e finalmente vide il suo anello.
- Il mio anello! - urlò felice. - Che occhi di falco Merlin! - Lo fissò negli occhi, ma poi arrossì girandosi e tossendo.
Non seppe il perché di quella reazione, forse per le scuse che gli doveva o per il ricordo della mano del moro sulla sua pelle.
- Felice? - chiese l’altro retorico.
- Volevo... Sì, insomma... - Non trovava il modo per dirlo, ma doveva farlo. - Scusarmi.
Scusarti per cosa?? Per il fatto che sei così asino da aver mentito perché un uomo tutto di un pezzo come te non può essere affezionato a un anello??
Merlin lo fissò, il biondo si era comunque sforzato con quelle scuse.
- Su, vai a riprenderlo. - Gli sorrise dolcemente anche se avrebbe voluto dirgliene quattro.
Arthur gli sorrise, per poi correre a riprendere l'anello. 
Fu proprio mentre rovistava nel nido che una gazza lo puntò in picchiata e lo fece volare giù dall'albero, dritto in un cespuglio.
- Arthur sei intero?? - Merlin si tirò su malamente per raggiungere il cespuglio.
- Oh, sì. - Il biondo si mise seduto fra le frattaglie, tenendosi la testa con una mano. - Tutto bene.
- Ma che hai oggi? Sei anche peggio di me, forse. - Il moro gli si mise davanti. - Riesci ad alzarti?
Il biondo si alzò seguendo il consiglio del moro e, sbilanciandosi per colpa di un giramento di testa, gli cadde sopra, finendo entrambi a terra, Arthur sopra Merlin.
Il ragazzo tolse la testa dall'incavo del collo dell’altro, guardando il moro negli occhi. - Scusa...
Merlin fissò le iridi azzurre, l'odore del dopo barba del biondo gli entrava prepotente nelle narici: qualcosa di incredibilmente pungente.
Fece scorrere le mani sul petto dell'altro. - Dovresti spostarti, non respiro. - Distolse lo sguardo, spingendolo con le mani.
Arthur si alzò, inginocchiandosi fra le gambe del moro e abbassò lo sguardo, quasi arrossendo.
Ma che cosa gli prendeva? Perché si sentiva così... Sciocco?
- Tutto bene? La caviglia?
- Probabilmente rimarrò zoppo a vita... - Merlin si abbassò verso di lui, allungando una mano verso la testa di Arthur e la appoggiò piano fra i capelli biondi. - Ti fa male da qualche parte?
Arthur abbassò il viso, togliendosi la mano del ragazzo di dosso.
Per un momento, per un solo istante, si sarebbe voluto abbandonare a quel tocco, si sarebbe voluto abbandonare a qualcuno che sembrava tenere a lui.
Era da tanto, pensò, in effetti, che qualcuno non si preoccupava di lui.
Ma tornò lucido.
- No, ho ripreso l'anello. - Si alzò, guardando l’altro. - Vuoi una mano?
- No, ce la faccio. - Merlin fece presa sul bastone. - Torniamo al campo. Forse stava sbagliando, il contatto diretto non sembrava l'ideale con Arthur o forse aveva paura che si trasformasse in qualcosa di più.

Tornarono al campo, Merlin col bastone e Arthur con lo zaino.
Quando Morgana vide il babysitter, si precipitò da lui preoccupata. - Merlin, Merlin! Che ti è successo?
- Sono solo caduto Morghi, per fortuna tuo fratello è un buon medico. - Non serviva raccontare tutti i particolari dopo tutto, no?
Dovette ammettere che i padri non furono per niente sorpresi della sua seriale imbranataggine, anzi, sembravano trarne godimento, soprattutto il signor Thompson, intento a ghignare.
Si sedettero su dei tronchi già preparati in cerchio.
Un’altra splendida attività di gruppo. Pensò sarcasticamente Merlin.
Il direttore di banca, di cui Merlin non ricordava ancora il nome, prese un coltellino e rovistò fra i ciocchi di legno ammassati vicino al barbecue.
Si avvicinò poi agli altri, sedendosi su uno dei tronchi.
- Quando eravamo piccoli i nostri padri ci insegnarono a intagliare il legno e ora è tempo di insegnarlo a voi.
- Arthur era molto a bravo, a quello che ricordo - affermò il signor Thompson.
Tutti annuirono alle parole dell'uomo e, sbuffando, il biondo venne inserito a forza nel progetto di intaglio del legno.
Merlin se lo squadrò raccogliere il materiale, per poi avvicinarsi incuriosito, posizionandosi sull’erba con i bambini.
Fissò l'arma che il biondo teneva in mano, fortunatamente aveva portato i cerotti.
I bambini guardarono i loro padri eseguire il taglio del legno, mentre Merlin fissava le dita affusolate di Arthur rigirare quel ciocco di legno come un involtino. Corrugò la fronte sperando che il biondo non si tagliasse; ne avevano passate molte e un ulteriore taglio sarebbe stato segno di una sfortuna che li perseguitava.
- Ecco fatto.
Arthur aveva appena finito di intagliare il suo cavallino e l’aveva allungato con estrema felicità alla sorella.
Quando anche gli altri padri ebbero finito, i bambini cominciarono a giocare con gli animaletti di legno.
Il moro si era spostato poco più in là, seguendo la piccina.
- Ti piace intagliare il legno? - Arthur si era avvicinato a Merlin, appoggiandosi al tronco di un albero, incrociando le braccia.
- Immagino che sarebbe divertente saperlo fare.
- Mi hai guardato per tutto il tempo.
- Speravo che non ti facessi male! - Merlin alzò un po' la voce infastidito, perché colto sul fatto. 
Arthur rise, fissando poi Morgana giocare col suo cavallino.
- Che ne pensi? - chiese il ragazzo al moro, indicando l'animaletto di legno.
- Ha un po’ il collo da giraffa - rispose Merlin, pensandoci veramente.
Arthur lo fulminò con lo sguardo. Merlin se ne accorse e allungò un sorriso beato sul volto.
- Allora aspetto di vedere te - affermò, andandosene successivamente.
- Merlin. - La piccolina alzò gli occhi dall' ibrido interspecie di legno. - Andiamo a prendere il pupazzo di unicorno così giocano insieme?? - Sfarfallò gli occhi, già trepidante.
- Certo. - Le sorrise per poi tirarsi su, appoggiandosi al bastone.
La distanza da dove erano seduti e la tenda allo sguardo del moro sembrava un oceano.
- È orribile, quell'affare è orribile..! - Il piccolo Thompson si era affiancato ai due, additando l'animaletto di legno.
Morghi strinse il cavallino a sé, come a volerlo proteggere. - Non è vero!
- Sì! Mai visto una cosa più brutta!
Merlin sospirò, è vero quell'affare non era un gran che, ma quel bambino non poteva lasciarli in pace?
- Non è carino dire queste cose... - disse calmo, guardando il marmocchio.
Il nano lo guardò. - Mio padre dice che sei un idiota!
Il babysitter sgranò gli occhi. - Sono sicuro che hai capito male.
- No! - Si avvicinò al moro assestandogli un colpo alla gamba sana.
Merlin si stese a terra tenendosi la gamba colpita. Non puoi strozzarlo o vai in prigione.
Alzò il volto dalla gamba per cercare di intimidire il nano malefico con il suo terribile sguardo severo, ma quello era già a terra sotto i pizzichi di Morghi.
La piccola si alzò, lasciando scappare l'altro, mentre Merlin osservava la scena senza muovere un dito. Forse avrebbe dovuto fare qualcosa, ma quel bambino era davvero insopportabile.
- Morghi. - Il moro voleva iniziare una bella ramanzina ma intravide gli sguardi dei genitori e si fermò.
Il piccolo Thompson era già al fianco del padre intanto a lagnare, come se non fosse stato lui a iniziare.
Merlin osservò il viso di Arthur e non prometteva niente di buono. Si alzò quanto rapidamente poté, entrando nella tenda con la piccina. Almeno lì sarebbero stati al sicuro o almeno così credeva.
La pace durò alcuni minuti dopo di che Arthur entrò con molta prepotenza nella tenda, quasi fosse una furia. - Mi spieghi che cosa è successo? - Una piccola vena pulsante comparì sula tempia del biondo, ormai spazientito, mentre faceva scendere la cerniera della tenda per restare in privacy.
Merlin intento a frugare nello zaino-farmacia si voltò verso di lui, forse era nei guai, anzi poteva togliere il forse.
Lo scrutò per alcuni attimi mentre Morghi si rifugiava dietro di lui.
- Quel bambino è un bullo... E… - Si fermò, vedendo la vena pulsare sempre di più, ma davvero non era colpa sua.
- Merlin, non fai altro che combinare guai. - Il profondo sospiro che Arthur fece sembrò quasi placarlo dalla sua ira. Fissò Morgana e poi Merlin. - Morghi, potresti lasciarmi da solo con Merlin?
- Non è prudente lasciare la bambina da sola. - Il babysitter si avvinghiò alla piccina, unica sua fonte di salvezza ormai.
- Sono sicuro che il signor Thompson se ne prenderà cura per i cinque minuti di cui necessito - disse fra i denti Arthur, come a volerlo sbranare seduta stante.
- Ah, sì. Certo. - Prese tempo, aggiustando il colletto della maglietta della bimba.
- Tranquillo Merlin, non sono lontano - replicò Morgana, avvicinandosi di più all'orecchio del babysitter. - Se ti da ancora della caccola lo sistemo io. - Sorrise.
Il moro sorrise di rimando, Morgana era davvero troppo tenera.
La piccina uscì lentamente osservando malamente il fratello e Arthur assottigliò lo sguardo, vedendo la complicità fra i due.
Quando Morgana uscì, sospirò. - Merlin, ti ho assunto come babysitter di Morgana. Non come combina guai portatile. - Il biondo si avvicinò al ragazzo, sedendosi accanto a lui.
- Ma davvero non è colpa mia questa volta! - Si pentì subito del “questa volta”. - Quel bambino ha insultato prima me, poi il giocattolo di Morghi e mi ha pure colpito!
Picchiato da un bambino di quattro anni, ora aveva davvero toccato il fondo.
Arthur fissò il ragazzo con sguardo interrogativo. Ma sentiva ciò che diceva?
- Merlin, forse dovresti smetterla di giocare. Mi stai ridicolizzando davanti a tutti.
Il moro lo fissò, era inutile parlare con lui, dopo tutto era un vero e proprio signor asino.
- Ci tieni così tanto a fare colpo su… Quelli? - Si trattenne dal chiamarli viscidi.
- Quelli - cominciò di risposta Arthur, - sono persone in affari come me e non vogliono che si creino pettegolezzi futili - continuò, inarcando le labbra con un tono da paternale.
- Allora è meglio se esci in fretta. Chissà che penseranno con te e me da soli. - Si girò a frugare nello zaino facendo finta di cercare qualcosa. - Me ne starò qui fino a cena, tanto non posso camminare.
Arthur voltò lo sguardo a terra, ripetendo in mente le parole del ragazzo.
- A cosa alludi? - chiese qualche secondo dopo, fissando le mani cercatrici di Merlin.
- Niente. - Il babysitter continuò a puntare lo sguardo dentro lo zaino, prima o poi avrebbe davvero trovato qualcosa di utile. - Su, vai dai tuoi nuovi amici. - Strinse un povera confezione di salviette capitatagli in mano nello zaino. Stai calmo Merlin. - Ti pensavo... - Si arrestò, prima di aggravare la situazione. Ti pensavo differente cacchio, invece sei solo un riccone a cui importa solo delle apparenze!
Arthur fissò il ragazzo entrare nel pallone.
C'era sicuramente qualcosa che non andava in lui, a partire dai modi che stava tenendo.
Si girò verso Merlin, cingendogli un braccio con una mano.
- Mi pensavi? - domandò, con fare tranquillo.
- Niente. - Osservò la mano di Arthur sul suo braccio, per poi scrollarsela di dosso.
Trovò finalmente qualcosa di utile, una busta di ghiaccio secco.
Si spostò nell'angolo della tenda, poggiando il ghiaccio sul ginocchio colpito dal nano malefico.
Te ne vuoi andare o no?? Fissò l'altro in un misto tra rabbia e delusione.
Arthur aggrottò le sopracciglia e si avvicinò al moro, prendendogli i polsi fra le mani.
- Se hai qualcosa contro di me, parlamene, perché non credo che potrai lavorare ancora con me in questo modo!
- Ti importa così tanto di cosa pensano quei viscidi leccapiedi?? Ti pensavo diverso Arthur Pendragon, invece sei solo un, un pallone gonfiato! - disse tutto senza respirare, dalla rabbia che aveva o forse era più delusione.
Arthur fissò Merlin negli occhi e poi abbassò lo sguardo.
Si alzò, lasciando i polsi del ragazzo, girandosi verso l'uscita della tenda.
- Chiamami se hai bisogno di qualcosa. - Uscì senza aggiungere altro, sovrappensiero.
- Che è successo? - Morghi si avvicinò al fratello.
- Merlin non se la sente di camminare, quindi starai vicino a me per l’escursione. - Tagliò corto il fratello, afferrando la bambina per la mano.
- Arthur è stato Ian a essere cattivo, non Merlin - puntualizzò la piccina, mentre si avvicinavano agli altri.
Il biondo sospirò. - Va bene Morghi. - La prese in braccio. - Adesso pensiamo ai cerbiatti che andremo a vedere.
La piccina sorrise, scrutando gli altri intorno sé, puntando con occhietto truce Ian, il figlio di Thompson, non si era ancora data per vinta.
 

 
- Merlin, Merlin! - Le urla di Morghi anticiparono la sua entrata nella tenda.
- Ehi, divertita principessa?
Morghi lo abbracciò forte. - Abbiamo visto i cerbiatti.
- Wow. - Il moro iniziò a togliere alcuni rametti dai capelli della bambina.
- Arthur mi ha detto di chiamarti per venire a cena.
- Ah, sì. - Osservò la piccina davanti a sé. - Non avrete catturato un cervo vero?
- No, no. Andiamo al ristorante dove abbiamo preso il gelato.
- Ok. - Il babysitter si tirò su afferrando il bastone. - Andiamo.
I due uscirono dalla tenda, accodandosi al gruppo.
Il motivo della scelta del ristorante fu presto svelato, i padri aveva bisogno della connessione wifi per controllare l’operato delle proprie aziende.
Arthur era sempre tra Fred, George e Thompson, non degnandolo di uno sguardo.
Merlin almeno fu contento di ordinare quella che voleva, una pizza così farcita e gigante che pure Morghi restò a bocca aperta.
Il biondo segretamente sorrise quando vide il moro mangiare di gusto, era fin troppo magro a suo parere.
Finito di mangiare i bambini si gettarono sulle giostrine del camping, mentre la cena dei padri si era trasformata in un meeting di lavoro, che sembrava sarebbe continuato per un bel po’.
Il babysitter si sedette su una delle panchine nei pressi del parchetto, osservando la piccina.
- Sembra si stia addormentando sullo scivolo. - Arthur si era avvicinato al moro, guardando la sorella ciondolante alla base dello scivolo.
Erano stati due ore a parlare d’affari.
- Già, penso sia ora della nanna. Vado a riprenderla, una capatina al bagno e siamo pronti per la tenda.
Si alzò, facendo esattamente ciò che aveva detto e poi ritornarono in tenda.
Merlin si distese nel suo sacco a pelo di fianco a Morgana, già pronta nel suo pigiamino. - Non so se ti meriti la favola della buonanotte. Ti avevo detto di non picchiare più gli altri bimbi e tu hai disubbidito.
La piccina iniziò a far tremolare il labbro. - Ma, ma lui ti ha picchiato.
Il moro le puntò un dito contro. - Ho detto: niente mani addosso agli altri bambini.
Morghi si morse leggermente il labbro tremulo. - Scusa Merlin, non lo farò più.
Il babysitter sorrise, accarezzandole la guanciotta. - Me lo prometti?
La piccina annuì. - Prometto Merlin.
- Allora eravamo a pagina dieci, giusto? - Afferrò il libro dentro lo zaino e la bambina riacquistò subito il sorriso, infossandosi nel suo sacco a pelo.
Arthur osservava il moro cambiare voce a ogni personaggio e Morgana commentare ogni azione dei personaggi; erano davvero stupendi.
- E così… - Il moro si interruppe vedendo gli occhi chiusi della bimba.
La coprì al meglio, rinfilando il libro nello zaino.
- Sei veramente bravo. - La voce di Arthur arrivò bassa, ma confortante alle orecchie del moro.
Aveva evitato per tutta la sera il babysitter ma gli era servito per riflettere.
- Grazie. - Il moro chiuse lo zaino per poi coricarsi sopra il suo sacco, chiedendosi come mai Arthur non l'avesse ancora cacciato a pedate dopo il commento di prima.
- Ti va, insomma. Ce la fai a fare due passi? - Arthur lo fissò sistemarsi. Voleva scusarsi in un modo o nell'altro.
- Però qui vicino, se Morghi si svegliasse da sola potrebbe spaventarsi. - Si ritirò su; stare tutto il giorno in tenda con la farmacia ambulante aveva diminuito il dolore alle gambe.
Arthur aprì la porta di tessuto, permettendo al moro di uscire.
Si appostarono accanto alla tenda, dove il biondo fece sedere Merlin su un tronco.
- Primo: non osare più rivolgerti a me in quel modo! - Lo sguardo fisso e corrugato non faceva trapelare niente di buono.
Merlin lo guardò, alzando un sopracciglio, abbassando la testa poco dopo. In fondo si era preso parecchie libertà con Arthur, anche se era il suo “datore di lavoro”.
- Secondo - continuò Arthur subito dopo, - non pensare male di me. Loro sono importanti nel mio lavoro. Se lo perdessi non potrei più mantenere Morgana. E da questo momento, neanche te - concluse con un sorriso.
- Non ho capito - confessò il moro, tornando a guardarlo, lui credeva volesse licenziarlo.
- Sei assunto. - Gli diede a mo’ di risposta Arthur, sedendosi accanto a lui. Almeno non mi farà causa per la caviglia. Pensò ridendo fra sé e sé all'idea.
Merlin gli appoggiò rapido una mano sulla fronte. - Forse la caduta di prima è più grave di quanto pensassi. Quante dita vedi Arthur?? - Avvicinò l'altra mano agli occhi dell'altro, sventolando due dita.
Arthur prese le dita del ragazzo fra le sue, dandogli poi una schicchera sulla fronte.
- Ehi ! Ahio! - Merlin assottigliò gli occhi verso di lui.
- Pensavi di rimanere in prova per tutta la vita?
Il moro si gelò a quelle parole. - Davvero vuoi assumermi? Dopo quello che ti ho detto oggi?
- Non farci l'abitudine. - Lo ammonì Arthur.
Merlin gli si gettò al collo, ritornando ad assaporare quell'odore pungente della pelle di Arthur. - Non sai quanto sia importante per me!
Arthur rimase un po' spiazzato dall'abbraccio di Merlin e non si mosse. Solo alla fine della frase allungò le mani verso il suo corpo, cingendogli la vita: non sapeva che fare e che dire, perché quell'abbraccio era già tanto, se fosse stato qualcun altro, l'avrebbe già spinto via.
Girò il viso ritrovandosi a pochi centimetri da quello dell'altro e fissando i suoi occhi un interrogativo gli folgorò la testa: perché non lo respingeva?
Il moro si scostò leggermente, intravedendo il disagio dell'altro.
- Scusa... - Sorrise, per poi abbandonarlo, ritornando al suo posto. - Torniamo dentro? - Fece per alzarsi dal tronco.
- Aspetta. - Arthur prese il polso del ragazzo fra le sue mani. - Quindi... È a posto?
Merlin annuì, sorridendogli. Avevo sbagliato a pensare male di lui.
- Bene. - Il biondo sorrise alzandosi, facendo scivolare le dita su quelle del moro; erano sempre calde e confortevoli.
- Strano che non abbiamo voluto fare il falò, però i bambini mi sembravano tutti stanchi. Dovremmo usare i marshmallows un’altra volta. - Osservò l'ora sul suo orologio, non erano neppure le dieci. - Speriamo che il prossimo campeggio sia quando Morghi avrà cinque anni. - Sorrise, cercando di nascondere nuovamente l'impellente sconforto per i compagni della giornata.
Arthur si girò, tendendogli la mano per aiutarlo.
- Hanno passato una giornata pesante e non ti preoccupare li useremo, i dolcetti.
- Bene. Mi reggo da solo sai? - Osservò la mano di Arthur nella sua.
- Mi scusi. - Rise il biondo, riprendendosi la mano. - Non volevo offenderla nell'orgoglio.
- Poteva semplicemente pensarci prima di cadermi addosso due volte, Altezza. - Sottolineò con un tono di scherno il moro.
Arthur fece una faccia imbronciata, spostandosi per permettere a Merlin di camminare senza troppi intoppi. - Non infilare il dito nella piaga.
- Per cercare un portafoglio poi... - Il babysitter zampettava piano verso la tenda, sapendo di scherzare col fuoco.
Arthur si avvicinò picchiettandogli la testa. - Ti ho detto di non farlo... - Nel guardarsi attorno, fermò l’andatura di Merlin con una mano.
- Guarda, Merlin. - Allungò un braccio verso l'alto, indicando la grande e bianca luna ergersi fra le miriadi di stelle.
Merlin lo guardò storto. - La Luna..?  
- Beh... - Arthur si grattò la testa. Probabilmente il moro la vedeva spesso a differenza sua, che era sempre lavoro e frenesia e non ci faceva mai fatto caso. - Niente, lascia stare. - Si girò abbassando il viso, cercando di non mostrare la sua espressione.
Il moro sospirò. - Stasera è particolarmente bella. - Aprì la cerniera della tenda. - Se ti piace perché non resti un po' fuori ad ammirarla?
Arthur spostò lo sguardo su quello di Merlin. - Da solo sarebbe deprimente... Credo.
- Aspetta qui. - Merlin sgattaiolò nella tenda per uscire poco dopo. Sorrise a trentadue denti iniziando a spruzzare lo spray anti zanzare sul povero malcapitato.
- Se dobbiamo restare fuori meglio essere protetti. - Si sedette davanti la tenda.
Arthur lo fissò sedersi con le labbra serrate e gli occhi talmente piccoli che due fessure in confronto sembravano enormi; lo aveva appena riempito di robaccia dappertutto, senza chiedergli il permesso.
Bofonchiò, sedendosi accanto a lui.
- Beh... - Ma perché si sentiva in dovere di aprire lui il discorso? - Hai notato quanta luce proviene dalle stelle? - Si diede subito dopo una pacca sulla fronte immaginaria, per la scemenza della domanda.
Merlin lo guardò serio, la botta doveva avergli fatto davvero male perché Arthur continuava a dire cosa senza senso per lui. - Corpo celeste che risplende di luce propria. La definizione di stella.
Arthur gli sorrise in modo buffo. - Non pensavo fossi così colto. - Scherzò.
- Ci sono tante cose che non sai di me. - Il moro gli ammiccò. Stava per cominciare un'altra frase quando il cellulare iniziò a vibrargli in tasca.
Lo tirò fuori velocemente, credendo che fosse un'emergenza legata alla madre, ma quando fissò il display si bloccò, era Cenred.
- Che succede? - chiese il biondo, guardando il viso di Merlin.
- Niente, niente. - Il babysitter cercò di rinfilare il cellulare in tasca, ma tra sbadataggine e timore finì per scivolargli tra i piedi di Arthur e il nome di Cenred era ancora sul display, con quel cuoricino alla fine del nome che Merlin si dimenticava continuamente di togliere.
- Cenred... - disse Arthur, prendendo il cellulare in mano. - La tua fiamma? - continuò con tono irritato.
- No, no. - Merlin diventò rosso. - È il ragazzo del centro commerciale. Io l'ho lasciato.
Arthur fissò il telefonino smettere di squillare e girò il viso verso il moro.
- Avete... - Si zittì subito, forse non doveva impicciarsi.
Merlin sospirò vedendo il telefono placarsi. - Avete, che?
- ... Litigato? - domandò Arthur, con la voce bassa.
- Noi la pensavamo differentemente su alcune cose importanti. - Merlin si schiarì la voce. - Sai nella tua prima relazione ti lasci un po' troppo andare e ti accorgi all'ultimo dei problemi.
Il cellulare vibrò di nuovo, un messaggio questa volta. Probabilmente riguardava la mostra che si sarebbe tenuta la settimana dopo.
Arthur fissò il cellulare per poi porgerlo al ragazzo. - Non l'ha presa bene se continua a cercarti.
- No. Vuole a tutti i costi rincontrarmi. - Aprì il messaggio, leggendolo rapidamente.
Iniziò a rispondere cercando di fermare il tremore dal nervoso alle dita. Continuava a scrivere e cancellare.
Arthur fissò le dita del ragazzo tremare e il cellulare riprese a suonare senza preavviso.
Il biondo lo riprese di scatto. - Merlin non c'è, sono il suo ragazzo, chi parla? - Dopo aver risposto, si girò verso il moro, con un pollice in su, fiero di sé stesso.
A Merlin quasi cadde la mascella. - Arthur..! Ma che… Ridammelo! - Cercò di recuperare il cellulare ma con scarso successo.
- Ah sì... - Iniziò una voce maschile dall'altro capo del telefono. - Sono Cenred, un suo vecchio amico, volevo sapere se Merlin avesse intenzione di venire alla mia mostra di quadri la prossima settimana. - Il tono di certo non era felice.
Arthur alla domanda divenne paonazzo. - Solo se ci sarò io, ovviamente! - Si accorse subito dopo che si era autoinvitato e sperava veramente che l'altro non estendesse l'invito anche a lui.
Il moro gli lanciò un'occhiataccia. - Di che stai parlando...? Arthur! - sussurrava per non farsi sentire, ma era comunque minaccioso.
- Ma certo, non sarò di certo io a separare la nuova coppietta… Come ti chiami?
Arthur impallidì all'istante: si accorgeva solo ora di aver fatto la figura dell'idiota.
- Pendragon... Arthur Pendragon... - farfugliò, grattandosi la testa, guardando Merlin con faccia preoccupata.
Merlin si spappolò una mano sul viso. - Riattacca!
- Bene, vi aspetto la settimana prossima, con molta ansia. Vi manderò tutte le info via messaggio. - Cenred quasi rise, questo Arthur dava l'idea di essere un vero idiota.
Arthur annuì e riattaccò, allungando il telefono a Merlin. - Penso di aver fatto un macello - proferì, porgendo il cellulare al babysitter. - Sono diventato il tuo ragazzo - ammise arrossendo.
Si stava dando dello stupido da solo.
Il moro lo guardò rassegnato. - Va beh, tanto non ti incontrerà mai.
- In verità... Siamo entrambi invitati alla sua mostra di quadri... La prossima settimana. - Il biondo sorrise con fare idiota.
- COSA????? - Il babysitter quasi gli lanciò il telefono contro.
- E non ti arrabbiare dai! - Arthur si sporse verso Merlin. - Che vuoi che accada, guardiamo i quadri e ce ne andiamo! - Gli disse con fermezza.
- Tu non sai come è Cenred! Ci riproverà in tutti i modi! E con te a “proteggermi” chissà che fine farò!
- Merlin, sta calmo, sono un uomo import... - Arthur si fermò all'istante.
Si sarebbe presentato come fidanzato del suo babysitter e tutti lo avrebbero riconosciuto.
Ora si che si rendeva conto dell'idiozia che aveva fatto.
- Immagina se c'è qualcuno che conosci...Ora disdico! - Iniziò a scrivere il messaggio a Cenred.
- Si, forse sarebbe meglio - affermò Arthur, ripensando alla sua reputazione salvata.
Merlin ricevette subito la risposta di Cenred.
“Ok, allora aspetto solo te, tesoro.”
Il moro sospirò. - Per favore Arthur non ti immischiare più.
- Volevo aiutarti - commentò il biondo, alzandosi e pulendosi i pantaloni dal fogliame.
- E hai peggiorato la situazione. - Merlin si rinfilò nella tenda.
Arthur sospirò; sembrava che il moro fosse entrato nel panico e voleva aiutarlo, ma non pensava di rovinare il tutto in questo modo.
Entrò nella tenda, stendendosi, guardando di soppiatto Merlin, sperando che la notte acquietasse tutto.
- Giovedì prossimo dovrai darmi la serata libera. - Il moro si sfilò le scarpe mettendole davanti all’entrata.
- Certo - rispose Arthur, dispiaciuto.
Il moro lo squadrò. - Dovresti toglierti le scarpe e forse anche i jeans, avrai caldo se no stanotte.
Arthur ubbidì, si sfilò le scarpe mettendole vicino a quelle di Merlin e iniziò anche a slacciarsi i pantaloni.
Merlin sorrise coricandosi sul suo sacco. - Lo so che non volevi fare danni, sta tranquillo.
Il biondo non rispose, si infilò semplicemente sotto la coperta, voltando le spalle a Merlin; si sentiva davvero uno stupido.
- Dopo tutto Arthur, - Il babysitter si sbilanciò verso di lui afferrando il suo cuscino. - non è colpa tua se sei un asino. - Lo colpì in pieno alla testa sghignazzando.
Arthur si alzò subito, fulminandolo con lo sguardo, ma ben presto quella smorfia divenne un mezzo sorriso. - Non stuzzicare il can che abbaia, Merlin.
- Ok, ok… Notte. - Il moro si riprese il suo cuscino per poi coricarsi verso Morghi. - Cucciolotto - sussurrò.
Arthur si imbronciò guardando la sagoma dell’altro, ma non replicò, era sempre meglio di asino, forse.


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Vi auguriamo buone vacanze, speriamo che la gita in campeggio vi sia piaciuta e a presto, saluti e bacioni :)
Ps: attenzione alle puzzole ;) 

*I marshmallow (conosciuti anche come toffolette o cotone dolce) sono dei cilindretti di zucchero. Sono di solito di colore bianco e morbidi al tatto. 
 
* Il frutto feijoa sellowiana, chiamato anche Pineapple Guava è originario del Brasile. Sono bacche di forma ovale allungata e grandi come le uova di gallina. La buccia è di colore verde scuro. Il sapore ricorda la fragola.

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Capitolo 6
*** Essere sposati e non saperlo ***


Ciao a tutti! Ben ritrovati!
Ricordo che questa storia è scritta a quattro mani con _Alexa_ :)
Dopo il campeggio andiamo subito al giorno prima della mostra di Cenred. 
Questo capitolo è più incentrato verso Merlin e Arthur che Morghi ^^'
Ringraziamo chi ha recensito la storia, chi l'ha messa tra le preferite, ricordate e seguite! 
Buona lettura!


Un amore di babysitter

Essere sposati e non saperlo
Arthur e Merlin avevano deciso di andare al centro commerciale assieme quel pomeriggio, mentre Morgana era ancora all'asilo.
Visto che Merlin doveva ritirare il proprio smoking in lavanderia, Arthur si era offerto volontario per la spesa.
Il biondo strinse le mani intorno al volante imprecando mentalmente contro Gwaine, era tutta colpa sua se si trovava in quella situazione.
Tutto era successo il giorno prima, mentre tornava da lavoro e aveva preso la chiamata tramite il blutooth dell’auto, senza vedere chi fosse a chiamare.
- Pronto?
- Arthur!
- Gwaine… - Il biondo iniziò a maledire il percorso verso casa, che non contemplava tunnel o gallerie senza rete.
- Ehi! Non ce bisogno di essere così felice… Comunque! Pensavo… -
La cosa si fa interessante…
Pensò il biondo, aprendo le labbra in un sorriso; Gwaine che pensava poteva segnare lo sbarco degli alieni sulla Terra.
- Che ne diresti di una cena tra uomini come un tempo?
- Come un tempo..?
- Ma sì! Birra a fiumi, carne sulla griglia e dopo mega schermo con partita! Sarà una vita che non usi la taverna scommetto!
- Ah, quindi la cena si farebbe a casa mia??!
- Beh, ma certo Arthur. La mogliettina si arrabbia se sbricioliamo sul pavimento?
Arthur strinse i denti, poteva immaginare il sorriso derisorio dell’amico.
- A casa mia comando io e non ho nessuna mogliettina - disse caustico.
- Bene, bene. Quindi, alle sette? Domani sera?
- Va bene. Chiama tu gli altri, a domani. - Chiuse la chiamata sospirando, prima che il moro potesse aggiungere altro.
In effetti si era cacciato in un bel guaio con Merlin, ma era tutta colpa di Gwaine.
 
Aspetto? Forse è meglio appena finisce di sparecchiare.
Arthur osservava Merlin mettere i piatti nel lavabo.
Alla fine devi solo chiedergli se puoi, no, tu non devi chiedere, tu devi comunicare, tu sei il capo!
- Tutto ok? - Merlin lo guardò storto.
- Sì, sì. - Il biondo nascose nervosamente le mani sotto il tavolo. - Devo dirti, chiederti una cosa…
- Dimmi. - Merlin si voltò completamente verso di lui.
- Mi ha chiamato Gwaine ed ecco, si è autoinvitato a cena coi ragazzi domani sera.
Il moro si avvicinò al tavolo tentando di replicare, ma Arthur lo interruppe.
- Ma tu non dovrai preoccuparti di niente. Faccio tutto io: spesa, barbecue, tutto!
- Non ti preoccupare, a me fa piacere se vengono, ti do una mano volentieri. - Merlin gli sorrise.
È una trappola! Fa qualcosa, fa qualcosa, di qualcosa di sensato! 
- No, faccio tutto io. Che ci vorrà mai a fare una spesa, se l’hai fatta TU per me sarà uno scherzo.
- Ah. - Il sorriso del babysitter scomparve. - Se la faccio IO che vorrebbe dire?
- Niente, cioè… - Perché Morgana non spunta mai quando serve??
Merlin appoggiò le mani sul fianchi come una perfetta mogliettina arrabbiata.
- È che sono molto bravo a fare la spesa, l’ho fatta per un sacco di tempo io. - Menzogna, ci mandavo le stagiste. - Pensa le commesse mi chiamavano il re della spesa, ormai mi conoscevano per nome. - Menzogna. - Ma poi il supermercato dove andavo ha chiuso e non sono più andato. - Forse sono salvo.
- Bene, re della spesa, inizio a fare la lista allora.
Arthur deglutì osservando la smorfia sul volto di Merlin, che non preannunciava niente di buono.
 

 
Merlin si era perso a vedere le mille vetrine, in fondo, anche se Arthur aveva detto che in cinque minuti avrebbe fatto, il moro sapeva bene che non sarebbe stato così.
Entrò nell'ascensore pigiando il tasto del piano terra, dove vi era la lavanderia e di minuti ne erano già passati dieci..!
Merlin un po' si sentiva in colpa; quando Arthur si era praticamente autoproclamato re della spesa davanti a lui aveva aggiunto di tutto alla lista: per un attimo aveva addirittura pensato di includere assorbenti femminili, ma poi non avrebbe avuto argomentazioni valide sul perché gli servissero.
Uscì dall'ascensore scattante, per poi imboccare il corridoio principale che costeggiava il supermarket.
Non riuscì a scorgerlo, anche se effettivamente camminava un po’ di fretta, probabilmente Arthur si era già chiuso per sbaglio in un frezeer.
Arrivò alla lavanderia e si avvicinò al bancone. Per non rischiare di rovinare il completo aveva deciso di affidarsi ai professionisti, anche se, complice la non voglia di vedere Cenred, se glielo avessero rovinato probabilmente avrebbe baciato tutti gli addetti.
La commessa fu estremamente gentile e Merlin la osservò avvolgere nella carta velina lo smoking.
Uscì frettolosamente dopo aver pagato, lo stomaco iniziava già a gorgogliare al pensiero della mostra e dell’ex.
Arthur, intanto, era entrato convinto all'interno del supermercato con il carrello davanti a lui.
Merlin gli aveva dato una lunga lista, ma lui si era già perso al "latte". Dove diavolo stavano i frigoriferi?
Decise che la cosa migliore da fare era quella di girarsi il supermercato e mettere nel carrello ciò che gli serviva man mano che camminava.
La prima corsia che prese fu quella dei pannolini e dei prodotti per bambini. Morgana aveva già da un pezzo superato quell'età e quindi andò avanti, fiero di sé stesso.
La seconda corsia che intraprese, esponeva caramelle e biscotti ovunque. Merlin nella lista non aveva messo nulla del genere, ma il biondo decise comunque di prendere un sacchettino di caramelle per Morgana, convinto che le sarebbe piaciuta la sorpresa.
Cambiando corsia sentì un gran freddo assalire il suo corpo: enormi freezer con all'interno pacchi di surgelati si estendevano lungo la vietta.
Il biondo pensò che li avrebbe potuto trovare il latte e deciso, si infilò nell'ammasso di mamme che cercavano i vari prodotti. Sulla lista Merlin aveva scritto anche "prezzemolo surgelato" e Arthur lo individuò in uno dei freezer attaccati al muro, prendendolo per poi riporlo con supremazia nel carrello. Poteva cancellare un prodotto dalla lista.
La sua attenzione fu successivamente catturata da un cartone di latte all'interno di una cesta. Il ragazzo ci si avvicinò, afferrandolo per riporlo nel carrello accanto al prezzemolo, accorgendosi successivamente di averlo fregato a una vecchietta.
Fuggì dalla corsia dei surgelati, sperando di non fare brutta figura, entrando nel reparto carni. Fu lì che i suoi occhi si illuminarono. Carne di qualità si estendeva lungo la corsia e Arthur mise all'interno del carrello più di quanta ne necessitasse davvero, attirando l'attenzione del macellaio dietro al bancone.
- Serve aiuto?
Arthur si girò alla domanda dell'uomo e, con uno scuotimento di testa e un sorriso, gli rispose di no per poi allontanarsi.
I seguenti quindici minuti li passò correndo per le corsie del supermercato, innervosendosi per le migliaia di prodotti che vi erano e che niente di quello che c'era nella lista corrispondesse, visto che Merlin aveva minuziosamente scritto marca e nomi di alcuni prodotti.
Il panico ormai aveva preso il sopravvento; Merlin gli aveva chiesto varie cose e di tutte quelle Arthur non ne aveva praticamente preso neanche una.
Avrebbe voluto chiamarlo, ma questo significava chiedere auto e tutti i buoni propositi sarebbero caduti.
Il biondo prese il cellulare, pensando a cosa dirgli senza fargli capire il panico che provava.
Merlin sentì la coscia vibrare e tirò fuori dalla tasca il cellulare. Stranamente era proprio chi si aspettava, il re della spesa.
- Pronto?
Arthur aspettò due secondi, nel vano tentativo di dire qualcosa di sensato.
- Ciao, se hai finito, che ne dici di raggiungermi? Ho quasi finito la spesa, sai, potrebbe servirmi aiuto con le buste...
- Quindi sei già in cassa? - Merlin camminava lungo il corridoio centrale con in mano la borsa della lavanderia cercando di scorgerlo.
- Beh... Non proprio... - Arthur si grattò la testa, guardando la miriade di carne che aveva preso, il cartone del latte rubato dal carrello di una signora mentre non guardava, una bustina di caramelle per Morgana e una scatola di prezzemolo. - Diciamo che manca qualcosina...
- Ah... Che ti manca? - Merlin entrò nel supermercato iniziando a cercare tra le corsie.
Arthur fissò la lista e poi il carrello.
Ancora il carrello e poi la lista.
- Diciamo che ho quasi tutto...
- Sicuro..? - Il moro l'aveva avvistato, almeno sembrava lui, ma il carrello era praticamente vuoto.
- Sì... Dove sei? Sento l'altoparlante del supermercato. - Arthur si squadrò i piedi per poi alzare lo sguardo e girarsi. L'unica pecca fu quella di prendere in pieno lo sguardo indagatore di Merlin.
Merlin lo squadrò senza dire nulla, per poi osservare attentamente il carrello. Sospirò pesantemente prendendo possesso dell'attrezzo.
- La lista. - Allungò una mano verso Arthur, facendogli cenno di dargliela.
Non aveva voglia di sprecare fiato, ritirare lo smoking gli aveva ricordato cosa l'avrebbe aspettato l’indomani.
Arthur lo fissò male e poi gli diede la lista.
- Ho solo preso il necessario!
- Sarebbe? - Merlin appoggiò la borsa della lavanderia nel carrello e si avviò per la corsia, iniziando a cercare i cereali per la colazione.
Voleva davvero vedere cosa si sarebbe inventato Arthur, visto che nel cestello vi era solo una bottiglia di latte, caramelle, prezzemolo e più o meno cinque chilogrammi di carne..! 
- Beh, vengono tutti i miei amici... - Il biondo seguì il moro a occhi bassi, grattandosi la testa.
- E tra questi c'è anche un T-Rex? - Il babysitter gesticolò verso la montagna di carne.
Arthur fissò il contenuto del carrello, probabilmente aveva esagerato.
- Senti, sei tu l'addetto alla spesa, la prossima volta te la fai da solo! - Incrociò le braccia mettendo il broncio.
- Ok.
Poteva dire che era stato il re della spesa a offrirsi, ma sarebbe stato una conversazione senza fine. Mise i cereali nel carrello per poi proseguire lungo il corridoio.
Arthur lo fissò zitto per tutta la spesa: sembrava quasi il bambino che seguiva il padre o, se ci fosse stato Gwaine, il marito che seguiva la mogliettina.
- Ah, una cosa. - Si girò nella corsia, incitando Merlin di seguirlo.
 Il moro lo seguì sbuffando. - Cosa?
- Ho finito la carbonella. - Arthur si avvicinò ai sacchetti sporchi di fuliggine e ne prese uno, posizionandolo nella parte del carrello dove di solito si mettevano i bambini.
- Fatto! - commentò sorridente, toccandosi il naso con la mano sporca.
Merlin lo guardò, per poi scoppiare in una risata.  - Solo tu puoi ridurti così facendo la spesa... - Tirò fuori il suo fazzoletto dai jeans avvicinandosi al biondo.
Arthur lo guardò avvicinarsi, alzando le mani come in segno di resa. - Ehi, ehi, che fai...
- Ti pulisco il naso. - Il moro pronunciò la frase sempre sorridente.  
Appoggiò delicatamente il fazzoletto sul volto di Arthur per poi strofinarlo, togliendo la fuliggine. - Pulito. - disse, con ancora il sorriso stampato in faccia, guardando il biondo negli occhi.
Arthur fissava gli occhi di Merlin senza battere ciglio.
Sembrava quasi di esser tornato al campeggio qualche giorno prima, quando il ragazzo e lui erano stati così vicini da...
- Ok, evitiamo di fare così in pubblico, non voglio dare cattive impressioni. - Come una testuggine, dopo aver detto ciò, Arthur si defilò verso le casse, cercando di nascondere il rossore sul viso.
- Sei davvero strano Arthur Pendragon. - Merlin lo seguì mettendosi il fila, mentre l'altro continuava a dargli le spalle. Tossì loquacemente per attirare la sua attenzione.
- Che c'è? - Arthur fece la domanda senza girarsi, strofinandosi le guance per non sembrare imbarazzato.
- Arthur, di solito si usa guardare le persone in faccia quando si parla con loro...
Il biondo si girò sospirando, incrociando ancora una volta gli occhi di Merlin.
Perché ogni volta che li guardava, sembrava quasi perdercisi?
- Hai dimenticato qualcosa? - Lo disse abbassando il viso, facendo l'imbarazzato.
- No. - Il moro replicò tutto d'un fiato. - Adoro vedere la tua impressione quando sai di essere in torto. - Sorrise a trentadue denti.
- Non farmi venire voglia di licenziarti - commentò girandosi Arthur. - Perché potrei farlo - sottolineò.
Merlin arricciò le labbra. - Andata male al lavoro oggi? - disse quasi retorico, mentre iniziava a mettere la spesa sul rullo.
- No. - Arthur rispose con la faccia imbronciata, fissando il moro che intanto sistemava la roba.
- Mm. Va bene... - Lo fissò serio. - Agitato per stasera?
Arthur passò lo sguardo dal ragazzo alla carne. - Non è la prima volta, non sono agitato.
- Sicuro?
- Il campeggio mi è bastato e avanzato - rispose Arthur, ricordando le punture di zanzara ovunque.
- Ma lì non eravamo coi tuoi amici Arthur. - Merlin sospirò, per poi iniziare a imbustare tutto, mentre la cassiera osservava i due alquanto interessata alla conversazione.
- Dopo è meglio se parliamo... - Il moro mise le ultime cose nelle borse per poi avviarsi.
- 134,65! - squillò la commessa con un sorriso stampato in faccia. - Sa, io pagherei per un ragazzo così apprensivo... È proprio fortunato!
Arthur fleshò male la cassiera, pagando con carta di credito.
- È il mio babysitter - affermò quasi duro, sperando di non morire arrossito.
La cassiera non disse niente, anche se un lieve versetto le sfuggì dalla bocca. Quel tipo avrà avuto almeno trent'anni e aveva un babysitter??
- Grazie e arrivederci. - Gli porse lo scontrino.
- Arthur! Muoviti! - Merlin si agitava davanti alle scale mobili per il parcheggio.
Arthur raggiunse Merlin sbuffando, seguendolo poi nel parcheggio.
- La prossima volta evitiamo di fare moglie e marito. Ho una reputazione. - affermò, cercando di essere duro.
- Scusa se provo a essere d'aiuto. - Merlin chiuse il bagagliaio quasi schiacciando le dita al biondo. - D'ora in poi non parlerò più. - Lo fissò serio per poi salire in macchina.
Arthur sospirò alle sue dita salve e poi salì dalla parte del guidatore. Merlin era serio in volto e guardava davanti a sé offeso.
Il biondo sospirò. - Senti, non volevo offenderti, ok? È solo che non credo sia una cosa buona far pensare alla gente che ho una relazione con il mio babysitter. - Quasi si maledì a quelle parole, in tutte le lingue che conosceva più due appena inventate.
Il moro non sbiascicò parola, anzi per tutta riposta accese la radio.
Arthur si morse le unghie con il nervosismo alle stelle, spegnendo la radio e girando il viso di Merlin verso il suo.
- Ascoltami, non è facile con il lavoro che faccio avere una certa reputazione, non sto dicendo che non mi dispiacerebbe averti come ragazzo, ma neanche… - Si bloccò all'istante. Che aveva appena detto?
Merlin alzò un sopracciglio per poi aprirsi in un sorriso.
- Che... Non pensare! - Arthur entrò nel panico, lasciando il mento del ragazzo per indietreggiare verso la portiera della macchina. Le gote cominciarono a colorarsi di un rosso intenso e lui se ne accorse solo al sentir la faccia bruciare.
- Non ti preoccupare, non attenterò alla tua virilità Arthur. - Merlin quasi sghignazzò. - Ma se tu mi parlassi apertamente invece di non dirmi nulla forse ci eviteremmo scene del genere in pubblico.
Merlin penso fra sé e sé che ormai si era autonominato psicoanalista di Arthur Pendragon, ma la cosa non gli dispiaceva affatto.
Il biondo tossì tre, quattro volte, per poi allungare la mano verso le chiavi della macchina per accenderla.
- Evitiamo di fare i teneri in pubblico - commentò, per poi spalancare ancora gli occhi.
Aveva davvero ammesso che potevano farlo in privato?
- Il capo sei tu. - Merlin gli bloccò la mano che tentava di accendere la macchina. - Allora… - Lo fissò. - Perché sei così… - Cercò di pensare a un aggettivo non troppo pesante. - “Stitico” oggi?
- Sti...stitico? - Arthur fissò la mano di Merlin e quasi andò in fiamme. Perché provava quei sentimenti?
Probabilmente si era fatto prendere troppo o quel ragazzo aveva un senso innato nel farsi accettare.
- Non capisco - disse subito dopo, ritirando la mano.
- Ti chiudi subito a chiocciola Arthur - Merlin roteò gli occhi esasperato. - Mi dici che hai? - Si morse per un attimo il labbro inferiore. - Mi stai facendo preoccupare.
Arthur avvampò al morso sulle labbra e, dopo aver slacciato la cintura, uscì dalla macchina.
- Sentivo... Caldo... - dichiarò, guardando la faccia spaventata di Merlin.
Questa storia doveva finire, non poteva permettersi certe scenate e appena tornato a casa avrebbe sistemato tutto.
Merlin sospirò di nuovo, non capendo il comportamento dell'altro. - Torniamo Arthur, dobbiamo prendere Morghi.
Arthur rientrò nella macchina con cautela, cercando di non destare troppi sospetti, rimettendo in moto per andare a prendere Morgana.
 
La piccolina salì in macchina scortata dal babysitter con un meraviglioso sorriso.
- Ciao fratellone! - Gli fece la linguaccia nelle specchietto mentre Merlin le allacciava la cintura del seggiolino.
- Vedo che sei di buon umore piccola peste.
La bambina gli fece di nuovo la linguaccia mentre il moro andava a prendere posto.
- Morghi è felice perché stasera andrà a dormire dalla sua amichetta vero?
Morgana annuì sorridente.
- Non era necessario comunque - puntualizzò il biondo.
- Non volevo che assistesse a spettacoli poco consoni.
- E quali sarebbero?? - Arthur scagliò un’occhiataccia al babysitter.
- Oh, non lo so. Gare di rutti? Di puzzette?
Morghi iniziò a ridere. - Puzzette. - Rise di nuovo.
Il biondo arricciò il naso. - Noi non facciamo certe cose Merlin..!
- Certo, certo, sempre meglio non rischiare. - Il moro sorrise.
Arthur aprì il cancello col telecomando per poi parcheggiare.
Scese dall’auto sbattendo la portella, praticamente Merlin l’aveva scambiato per un maiale???
Merlin alzò un sopracciglio davanti al suo comportamento, ma Arthur era davvero strano ultimamente.
Entrò in casa con la piccola in braccio. - Arthur io vado a preparare Morghi e le sue cose per il pigiama party, ok?
Il biondo mugolò qualcosa mentre scompariva nel bagno.
- Lo prendiamo come un sì, vero? - Guardò Morghi sorridente.
La piccolina annuì mentre Merlin saliva le scale.

Come è possibile che pensi che io faccia quelle cose?? 
Arthur si passò l’asciugamano tra i capelli, la doccia l’aveva fatto rilassare almeno un po’.
Sentì i passettini di Morgana per il corridoio e aprì svelto la porta ancora in accappatoio.
- Morgana, quante volte ti ho detto di non correre? - Il moro la guardò severo.
La piccolina abbassò lo sguardo. - Un po’.
- Avanti Merlin, non essere così fiscale. - Il biondo era uscito, piazzandosi davanti alla piccola.
- È meglio se ti prepari invece di intrometterti mentre sgrido la bambina. - Il moro lo adocchiò senza battere ciglio, osservando poi la piccina. - Vado a prepararti lo zainetto. - Si dileguò.
Morghi afferrò l’accappatoio del fratello. - Grazie Arthur. - Lo guardò con gli smeraldi accesi.
- Allora la prossima volta niente linguacce al tuo fratellone? - Le sorrise abbassandosi davanti a lei.
- Per un giorno? - La piccolina sorrise furbetta.
- Sempre meglio di niente  - sbuffò il biondo.
Merlin intanto stava rispondendo al citofono, sporgendosi verso il corridoio. - Morghi, la mamma di Angel e Angel sono arrivate, vieni?
- Sì! - urlò quasi assordando Arthur.
La bambina diede un bacio a schioccò al fratello. - A domani, fratellone! 
Camminò lentamente verso la porta sotto lo sguardo del babysitter.
- Brava. - Merlin le sorrise mentre guardava di sottecchi Arthur. - Andiamo. - Aprì la porta, prendendo con sé tutte le cose della bambina.
Il biondo sospirò, non avrebbe mai immaginato che a lui sarebbe aspettata la parte del “genitore tenero”.
Merlin rientrò in casa dopo svariati minuti e si avvicinò al divano dove Arthur si era praticamente infossato, almeno era vestito ora. - Mangiate fuori allora?
Anche se erano a inizio settembre le giornate erano ancora piuttosto calde.
Arthur alzò il viso quasi scioccamente.  - Certo, con il caldo che fa ci vuoi uccidere tutti?
- Allora dammi una mano ad apparecchiare. - Merlin si infilò in cucina a preparare i piatti.
Il biondo si alzò stizzito, dirigendosi verso la porta a vetri per andare nella veranda.
- Sistemerò i tavoli e le sedie. Basta che metti qualche piatto e qualche bicchiere e siamo a posto - bofonchiò.
- Non mi piace questo atteggiamento Arthur. - Merlin uscì in giardino con in mano la tovaglia. - Dovresti essere un po' più educato. - Lo guardò male mentre iniziava ad apparecchiare.
- Non ti ho mica offeso - rispose il biondo conciso. - Ti ho solo detto quel che pensavo.
Merlin si rinfilò in cucina a prendere piatti e bicchieri.
Riuscì finendo di apparecchiare. - Faccio qualche antipasto?
- No - commentò Arthur, sistemando i tavoli.
- Ok. - Sospirò il moro. - Dobbiamo sistemare la taverna?
- Non serve, ci andremo dopo cena. - Dopo aver riposto l'ennesima sedia, il biondo si sedette su una di esse, iniziando a slacciarsi la camicia.
- Ti prenderai un accidenti. - Merlin se ne tornò in casa velocemente.
Non è che il biondo non avesse un fisico gradevole alla vista, ma il moro non aveva alcuna intenzione di complicarsi ulteriormente la vita con un adorabile babbeo.
Arthur si chiese come, con quel caldo, avrebbe potuto prendersi "l'accidenti", ma si limitò a sbuffare, seguendolo in casa.
- Vado a farmi una doccia.
- Non è meglio se inizi col fuoco? Te la sei appena fatta, alla fine hai solo spostato due sedie... - Il moro continuò a fissare l'interno del frigorifero, anche se non ricordava più cosa stesso cercando.
- E dopo sei capace di tenerlo acceso senza spegnerlo se io mi assento? - chiese Arthur quasi sorridendo.
- Non c'è dubbio che io guardi il fuoco, probabilmente finirei per incendiare la casa. - Merlin tirò fuori la testa dal frigorifero. - Perché stai ancora a petto nudo? - Alzò un sopracciglio cercando di far cessare l'eccesso di saliva che presto gli sarebbe gocciolata giù dalla bocca.
- Va bene, va bene. - Il biodo si rinfilò la camicia e uscì dalla porta finestra, diretto ad accendere il fuoco.
Il moro sospirò, era più difficile arrabbiarsi con Arthur quando era mezzo nudo.
Merlin iniziò a preparare le patate, in fondo Arthur aveva detto no agli antipasti non ai contorni.
 
Il citofono suonò circa un’ora dopo.
Arthur si precipitò ad aprire il cancello, per poi aprire la porta.
Il primo ad arrivare fu Gwaine.
- Arthur, guarda! Abbiamo portato il dolce! - Gwaine gli premette sotto al naso il vassoio di paste alquanto esaltato.
- Spero lo abbia pagato tu, visto che ti sei autoinvitato.
- Ancora con questa storia… Non possiamo metterci una pietra sopra? - Il moro ritirò verso di sé il vassoio per poi entrare platealmente oltrepassando il biondo.
- È successo ieri idio…
- Su, su, su. - Lancelot appoggiò una mano sulla spalla del biondo.  - Non si accolgono così gli ospiti Arthur.
- Già. - Si intromise Leon. - Soprattutto quelli che portano la birra ghiacciata! - Mostrò una delle due cassette che aveva in mano.
- Non dovevate disturbarvi ragazzi. - Il biondo si passò una mano fra i capelli.
- Vedete?? Potevo evitare il dolce! - gridò Gwaine in mezzo al corridoio.
- Tu no! - replicò Arthur, suscitando una risata tra gli altri.
- Cosa sono queste urla?? - Merlin sbucò dal salotto osservando tutti.
- Merlin. - Gwaine gli sorrise allungandogli il vassoio con estrema gentilezza. - Spero ti piacciano le paste, queste vengono dalla migliore pasticceria della città.
- Oh, grazie. Non dovevi disturbarti Gwaine. Le metterò subito in frigor. - Il moro gli sorrise afferrando il vassoio, per poi voltarsi verso l’ingresso sentendo il biondo sbuffare.  - Forza Arthur falli accomodare.
- C-certo, lo stavo già facendo. - Il biondo si schiarì la voce, spostandosi completamente dalla porta.
- Grazie. - Lancelot oltrepassò la soglia dirigendosi verso Merlin seguito dagli altri.
 Il babysitter sorrise a tutti mezzo coperto dal vassoio - Ciao ragazzi, ho preparato un aperitivo in cucina.
- Sempre efficiente il nostro Merlin - commentò Lancelot.
Il moro si nascose dietro al vassoio per non far notare l’imbarazzo sulle sue guance. - Sarà meglio andare. - Scomparì verso la cucina seguito dagli altri.
- Non ti avevo chiesto di fare l’aperitivo Merlin.  - Arthur osservò il moro e poi la caraffa contornata da ciotoline piene di olive, arachidi e nachos e poi di nuovo Merlin.
- No, mi hai detto niente antipasti. - Merlin sorrise andando a mettere i pasticcini in frigor per poi controllare le patate.
- E quelle?? - Arthur lo fissò male.
- Sono un contorno.  - Il moro sorrise chiudendo il forno.
- Avanti Arthur, dovresti lamentarti se non lavorasse, a me sembra abbia fatto un buon lavoro. - Percival sbiascicò tra una patatina e un’arachide.
- Sì, ma gli avevo detto che pensavo a tutto io. - Indirizzò uno sguardo glaciale verso Merlin. - È meglio se vado a controllare la carne. -  Uscì bofonchiando.
Il babysitter si spostò afferrando la caraffa e più ciotole possibili. - Vi porto tutto fuori così state in compagnia.  
Portò tutto in giardino mentre gli altri prendevano posto intorno al tavolo.
Leon appoggiò trionfante la prima cassa di birra sulla tavola mentre Arthur osservava le bistecche messe ad arrostire prima.
Merlin rientrò rapidamente per poi uscire con il vassoio di patate, mentre gli altri avevano già iniziato a chiacchierare e a tirare giù dal fuoco la carne.
Il babysitter rientrò nuovamente ma questa volta senza tornare.
- Arthur?
- Sì? - Il biondo si voltò verso Percival.  
- Ti sei accorto che manca un posto a tavola?
- Un posto a tavola?
- Non noti che manca qualcuno? - continuò Percival.
Arthur si guardò ancora in giro e poi sospirò.  - Merlin…
- Gli hai detto di non cenare con noi? - Lancelot lo guardò male.
- No, certo che no - rispose Arthur, pulendosi le mani.  - Vado a chiamarlo.
Merlin era in cucina a tirare fuori dal microonde la sua cena.
Alzò un sopracciglio osservando la cassa di birra che Leon si era dimenticato sul tavolo.
Iniziò a sistemare le lattine su un vassoio, aprendole una a una per poterle portare fuori e servirle.
Si incamminò facendo molta attenzione, si distrasse solo un attimo, quando il timer del forno che aveva scordato di azzerare suonò, ma bastò quel secondo per ritrovarsi davanti Arthur e scontrarsi con lui.
Quando Arthur alzò lo sguardo, ciò che vide fu un disastro madornale.  
Lattine sul pavimento, birra sparsa ovunque.
Lo avrebbe sgridato, ma prima di dire qualsiasi cosa, si bloccò all'istante.
Merlin era completamento fradicio dal collo in giù. La maglietta si era completamente attaccata al suo corpo e i pettorali erano ben visibili sotto il tessuto.
- Me… Merlin... - Il biondo non riusciva a formulare una domanda, una risposta, una frase, assolutamente nulla. L'unica cosa certa era il colore rosso delle guance.
- Scusa Arthur, non volevo fare casino. - Appoggiò frettolosamente il vassoio sul tavolo, facendo attenzione a non rovesciare le ultime lattine rimaste sane.
- Ti ho pure bagnato. - Afferrò un tovagliolo iniziando a tamponare contro l'addome dell'altro.
- Non volevo rovinare la tua serata.
- Me-Merlin... - Arthur stava entrando nel pallone senza un vero motivo. Il moro tamponava la sua camicia e il suo cuore sembrava quasi voler uscire dal petto.
- Mi spiace tanto Arthur. - Portò le mani al colletto della camicia dell’altro. - Te la sbottono e te ne porto un'altra ok? - Si avvicinò di più.
Il biondo si spostò leggermente, sbattendo contro la porta a vetri.
- Non ce né bisogno, posso fare da solo. - Non aveva mai visto Merlin in quel senso e ora sembrava più nitido che mai.
- No, tranquillo, faccio io. - Il moro si riavvicinò iniziando a slacciare i bottoni. - Non voglio che tu prenda freddo. - Rabbrividì leggermente quando uno spiffero entrò dalla finestra. - Dopo mi cambio anche io, mi sono praticamente lavato. - Sorrise un po' impacciato, fermando un attimo le mani sui pettorali del biondo.
- Me..Merlin! - Arthur poggiò le mani sui polsi dell’altro, cercando di evitare il suo petto fradicio. - No, non mi toccare, ci penso da solo. - Si spostò di lato, spingendolo lievemente indietro, per poi lasciarlo ed incamminarsi verso il bagno.
- Arthur..? - Il moro lo guardò stranito per poi seguirlo.  - Ti vado a prendere la camicia pulita?
Il biondo si infilò in bagno senza aspettare l’altro, poggiandosi addosso alla porta.
- Si, ehm... Prendimi quella nera.
- Certo, vado. - Salì le scale tornando pochi minuti dopo.
Bussò alla porta del bagno. - Arthur ho la camicia, apri.
Il biondo aprì la porta di pochi centimetri, tirando fuori la mano.  - Passamela e poi vatti a cambiare.
- Sicuro di stare bene? - Merlin gliela allungò.
- Sì, sì… - Arthur richiuse la porta di corsa, sospirando.  Sembrava quasi non esser più capace di controllarsi.
- Vatti a cambiare ci vediamo in cucina.
- Ok. - Merlin risalì le scale.
Lancelot entrò in cucina e si impaurì vedendo il disastro per terra.
- Arthur, dove siete?
Il biondo uscì dal bagno sospirando ancora, notando poi Lancelot.
- Lance. Scusa ma è successo un casino, io e Merlin ci siamo scontrati.
- Ho notato. Tutto ok? Ora dov'è lui?
- Ci siamo solo... Bagnati... - Arthur rispose abbassando il viso tossendo, incamminandosi verso il mobile dove teneva la spazzatura.
- Si è andato a cambiare.
- Io vado a vedere che sia tutto ok e gli dico che può accomodarsi con noi. - Si avviò su per le scale.
Lancelot si affacciò alla camera di Merlin poco dopo; il ragazzo era in piedi a fissare uno smoking appeso all'armadio, di certo non con una espressione felice.
- Merlin?
- Ohi! Ho fatto un casino con le birre e mi dispiace.
- Tranquillo Merlin. Volevo solo dirti che quando hai finito ti aspettiamo al tavolo con noi, ok?
- Ok - disse il babysitter senza troppa convinzione.
- Ce qualcosa che vuoi dirmi?
- No no, arrivo subito.
- Ti aspettiamo. - Lancelot uscì alquanto perplesso.
Quando Lancelot scese, Arthur stava finendo di asciugare il pavimento. - Senti Arthur… C'è qualcosa che turba Merlin?
- Cosa turba Merlin?? - Gwaine entrò seguito dagli altri in cucina. - Credevamo vi foste persi.
Arthur frenò Gwaine prima che buttasse a terra il secchio dell’immondizia. Sospirò, fissandolo male, per poi rispondere a Lancelot.
- No, che io sappia non c'è null... Oh.-  Il biondo si voltò, grattandosi la testa.
- Arthur Pendragon parla. - Lancelot lo obbligò a voltarsi.
- Come facciamo ad aiutarlo se non ci dici che ha..? - aggiunse Leon.
- È colpa tua, vero? - Gwaine lo guardò con uno sguardo alla Sherlock.
Arthur si sentì quasi sotto accusa. Possibile che ogni volta che Merlin stava giù, la colpa era sua?
- Ragazzi mi auguro voi stiate scherzando! - rispose, quasi arrabbiandosi.  - Perché dovrebbe essere colpa mia? Ha solo un ex rompiscatole che non lo lascia andar... - Si diede subito dopo una pacca sulla testa, si sentiva un'idiota.
Gli altri rimasero un attimo di sasso per la reazione per poi rimanere a bocca aperta.
- Un ex rompiscatole? - Gwaine alzò un sopracciglio.
Arthur sospirò e si appoggiò al tavolo della cucina.
- Sì, uno che pittura quadri, qualcosa del genere...  
- Quindi abbiamo capito bene, è unO? - Lancelot lo guardò.
Il biondo annuì. - Beh... Diciamo che Merlin ha gusti... Particolari...
- Che vuol dire particolari? Gli piacciono gli uomini? - Percival disse risoluto.
- Beh... sì - rispose Arthur.
I ragazzi rimasero muti per qualche secondo.
- Il suo ex lo perseguita e tu non hai fatto niente?? - ricominciò Percival.
- Già, e chi è questo tizio?? - aggiunse Gwaine.
Arthur si ritrovò senza parole. Aveva appena detto di aver un babysitter gay e loro pensavano all'ex?
- Beh, per sbaglio gli ho detto di essere il nuovo ragazzo e Merlin si è arrabbiato e ci vuole andare da solo...- Prima di aggiungere altro, alzò il viso.  - Sento solo io quest'odore di bruciato?
- La carne! - Leon e Percival si precipitarono fuori, trovando praticamente solo carbone sulla griglia.
Arthur li raggiunse, guardando il mucchietto di cenere.
- Non vi preoccupate, ne ho altra - commentò sospirando il biondo.
- Non abbiamo finito il discorso... - Leon ricominciò, mentre spostava la griglia mezza affumicata.
- Non ci stiamo capendo niente Arthur. Che vuol dire che ti sei finto il suo ragazzo? - Lancelot esalò disperato. - E dove deve andare da solo?
Il biondo sbuffò, capendo che non l'avrebbero lasciato stare.
- Il suo ex l'ha invitato ad una mostra di quadri e io mi sono finto il suo ragazzo per aiutarlo. Il problema è che si è arrabbiato e non vuole il mio aiuto - raccontò tutto d'un fiato, accorciando e modificando letteralmente la storia, mentre aiutava Leon con la griglia.
- La cosa non quadra - ammise Gwaine, ritornando alla sua faccia da Sherlock.
- Infatti, volente o nolente, andremo alla mostra con lui, voglio fare quattro chiacchiere con questo ex! - tuonò Percival.
- Mi metterete nei guai con lui... - affermò il biondo, dirigendosi verso la cucina per prendere altra carne.
Merlin spalancò la porta quasi centrando Arthur di nuovo. - Ho sentito puzza di bruciato. Dov'è l'incendio?? - Gesticolò con l'estintore portatile, comprato per il campeggio, in mano.
- Buono, buono! - urlò Arthur, indietreggiando per non farsi centrare.- Abbiamo risolto, tranquillo.
- Ah, ok. - Merlin gli sorrise. - Io torno dentro allora.
- Aspetta! - disse Arthur, attirando l'attenzione di tutti, che nel frattempo erano immobili senza sapere come comportarsi. - Non, non mangi con noi? - chiese, cercando di non arrossire.
Il moro guardò un attimo il barbecue mezzo nero. - La carne è bruciata.
- Beh.. I miei cinque chilogrammi di carne serviranno a qualcosa. - rispose Arthur, quasi come se fosse in punizione.
- Ecco, io l'ho messa in frezeer. - Merlin si grattò la testa. Osservò un attimo i ragazzi davanti a lui, avevano un’espressione strana. - Ma come avete fatto a bruciarla? Eravate in cinque qui…
Arthur si girò di scatto verso i ragazzi, facendo buffe facce come per indicare di non dire assolutamente nulla. - Ecco, stavamo sistemando la taverna per dopo - replicò, facendo l'occhiolino a tutti.
Gli altri annuirono lentamente.
- Ah. - Il moro li guardò confuso.
- Pizza? - domandò Lancelot tentando un sorriso.
I ragazzi annuirono restando immobili, aspettando la risposta di Arthur.
- Pizza - assecondò il biondo, sospirando al casino evitato.
 Gwaine si avvicinò a Merlin e lo afferrò poco regalmente, scortandolo di forza in taverna, prima che scomparisse di nuovo.
Da lì ebbe inizio l’interrogatorio dei ragazzi al babysitter, ovviamente con nonchalance.
Il moro si sentiva decisamente troppo al centro dell’attenzione; cercò di cambiare discorso un paio di volte ma i ragazzi continuavano a fargli domande su domande.
Almeno quando arrivarono le pizze l’interrogatorio si quietò un attimo.
Quando tutti ebbero finito, comprese le deliziose paste di Gwaine, finalmente il moro poté lasciarli a guardare la partita, che a lui non interessava minimamente.
Quello che non sapeva era che i ragazzi si stavano organizzando per pedinarlo alla mostra, ovviamente con grande disappunto del biondo, che cercava in ogni modo di dissuaderli.
L'istinto da cavalieri aveva preso ormai il sopravvento sugli amici e lui forse era un po' geloso del loro atteggiamento.
Appena la partita fu finita, una volta salutato i ragazzi, il babysitter iniziò a portare i cartoni delle pizze fuori in giardino.
Lance lo seguì inventando una scusa. - Merlin?
- Hai bisogno Lancelot? - Il babysitter lo guardò un attimo preoccupato.
- Volevo parlarti...Va tutto bene? Mi sembri un po' amareggiato.
- Ah, mi spiace. Non volevo rovinare la serata.
- No Merlin, noi siamo anche amici tuoi, cos'è che ti turba?
Il babysitter si incupì di nuovo, forse perché aveva l'imbarazzo della scelta nella sua vita.
- Ecco io… È Arthur.
- Arthur?? - Lance rimase un attimo sorpreso. - Ti ha fatto qualcosa?    
- No, no. È che non penso che io vada bene qui, come babysitter. Io e lui non facciamo altro che darci contro e ogni volta che provo a parlargli complico la situazione. Non penso che lui sia a suo agio con me.
Lancelot si bloccò. Merlin tutto sommato era un tipo abbastanza originale, poi l'aveva spinto lui a cercare di far riaprire l'asino, forse aveva a che fare col fatto di essere gay? Ma era impossibile, era più che sicuro che ad Arthur non importasse.
- Ti sei chiesto il perché ?
- Sì, e davvero non riesco a capirlo. Credo sia meglio… Ecco, che io me ne vada - concluse.
Lancelot appoggiò una mano sulla spalla di Merlin. - Vedrai che sarà solo preoccupato per qualcosa. Perché non ci pensi un po' su? Morghi sarebbe davvero triste se tu te ne andassi.
Arthur era fermo dietro la porta ormai da qualche minuto; di solito non origliava molto le conversazioni, ma l'attaccamento che i suoi amici avevano per Merlin lo aveva fatto quasi irritare, il suo babysitter non era di certo una donzella in difficoltà, o forse sì.
La conversazione che però ascoltò non era quel che si era aspettato. Il suo comportamento scostante e fuggitivo aveva fatto preoccupare il babysitter, che in quel momento stava davvero pensando di rinunciare al lavoro.
Cosa avrebbe pensato Morgana di ciò?
Ma probabilmente non era Morgana il problema più grande.
Come l'avrebbe presa lui?
- Ho cercato di chiedergli quale fosse il problema o cosa fosse, ma lui ha reagito evitandomi. Non so davvero a che pensare Lancelot. Forse avrei dovuto lasciarlo stare fin dall'inizio.
Arthur ci pensò parecchio su.
Il problema non era di certo così discutibile... Insomma, neanche lui riusciva a capirci tanto...
Questo perché Merlin, ogni giorno, occupava nel suo cuore un posto in più.
- Ehi Merlin, vedrai che è solo lavoro, lascialo un attimo da solo, vedrai che sarà lui a cercarti. - L'amico iniziò a passargli piano una mano sulla schiena per rincuorarlo.
Il babysitter accennò un sorriso. - Dubito.
- Io invece dico di sì. - Lance gli assestò una pacca amichevole. - E smettila di pensare a delle sciocchezze, come quella d'andartene... - Lo guardò serio. - Intesi?
- Intesi. - Merlin gli sorrise anche se un po' titubante.
Arthur sospirò, ancora dietro la porta: probabilmente Lance aveva ragione, se Merlin se ne sarebbe andato lui l'avrebbe rincorso.
Ma che stava dicendo? Non lo avrebbe mai fatto! Lui non era gay!
- Questo è lo spirito giusto! - Lance sorrise.  - Ora è meglio che vada, ho detto di essermi scordato la giacca agli altri.
Il biondo sgranò gli occhi al sentire Lancelot incamminarsi verso la porta, così si girò e cercando di fare il minimo rumore se ne andò.
- Oh, certo. - Merlin osservò Lance andare verso la porta. - Ah, Lancelot, non dire niente a nessuno per favore.
- Certo. - L'altro sorrise uscendo.
Merlin ci mise qualche minuto per riprendersi, poi tornò in casa, dirigendosi nella taverna per ripulire.
Arthur, invece, si chiuse in camera, dopo aver salutato i compagni, stendendosi sul letto.
Il discorso appena ascoltato fra Lance e Merlin lo aveva messo giù di morale.
Se Merlin se ne fosse andato, Morgana non glielo avrebbe mai perdonato. Perché era per Morgana, no?
Si girò di lato, guardando una foto che avevano scattato qualche tempo prima.
Su di essa vi erano loro due più un dito del babysitter. Doveva stare sulla scrivania, ma alla fine l'aveva poggiata provvisoriamente sul comodino.
Sorrise, tornando in posizione supina.
Probabilmente gli avrebbe chiesto di rimanere. Perché senza di lui, Arthur non avrebbe più fatto nulla. Non avrebbe provato più nulla.
Il ragazzo chiuse gli occhi, cercando di trovare quelli del moro che al campeggio l'aveva guardato con tanta emozione, che andava dalla felicità all'omicidio nei suoi confronti, dato che gli era caduto addosso più di una volta.
Forse essere gay non era così male?
Perché a pensarci bene, era proprio l'argomento a fargli storcere il naso.
Ma probabilmente per Merlin l'avrebbe fatto.
Si sarebbe dichiarato.
Ma il più problema più grande era, lui piaceva a Merlin??
Merlin bussò un paio di volte ma nessuno rispose.
Gli serviva la camicia fradicia di Arthur perché doveva fare la lavatrice.
Bussò un'altra volta e ancora nessuna risposta. Iniziò a preoccuparsi, forse si era sentito male?
- Arthur..? - Scostò piano la porta, ma tutto era avvolto nel buio.
Arthur si era ormai assopito, con tutti quei pensieri e la pesante giornata con Gwaine compreso, il sonno aveva preso il sopravvento, ma il continuo bussare lo aveva svegliato e quando la porta cominciò ad aprirsi, la paura prese il sopravvento.
- Ah! Chi è?! - Nello spostarsi cadde dal letto trascinandosi la coperta addosso.
- Arthur..! Tutto ok?? - Merlin si precipitò ad aiutarlo ad alzarsi.
- Sì, ehm, sì. - Arthur si alzò tenendosi la coperta premuta sulla vita, cercando di evitare lo sguardo di Merlin. Dopo tutto aveva pensato a lui fino a quel momento.
- Ti stavi ”trastullando”? - Il moro arrossì alla domanda.
Arthur alzò il viso arrossendo, indietreggiando un poco.
- M...ma cosa vai a pensare..! Certo che no! Mi ero addormentato.
- Ah, a me “lui” non sembra addormentato. - Il moro si zittì subito, anche se non poté evitare che un sorriso malizioso si dipingesse sul suo volto.
Al biondo gli si rizzarono subito i capelli dalla vergogna e si coprì ancora con la coperta il più possibile.
- È perché tu... Fuori! - Subito si corresse, girandosi. - Vai fuori, Merlin!
- Sì, subito, ma sappi che è normale… - Iniziò a indietreggiare. - Soprattutto se sei stressato è una buona cosa. - Il moro uscì dalla porta lasciandola socchiusa.
Si era dimenticato la camicia.
Arthur per tutta risposta acchiappò il telecomando del televisore e glielo tirò dietro, chiudendo definitivamente la porta.
- Ehi! Questo è eccessivo! - Merlin sospirò. - Arthur non è che mi allungheresti la camicia sporca? - Provò a chiedere con una vocina accomodante.
Il biondo aprì la porta dopo qualche secondo, porgendogli la camicia guardando perennemente a terra, con ancora il lenzuolo legato alla vita.
Merlin la prese senza dire nulla. - Buonanotte Arthur. - Si avviò per il corridoio.
Arthur chiuse la porta sbattendola, portandosi una mano sulla fronte, scivolando lentamente a terra.
Merlin lo avrebbe solo odiato di più.
- Merlin, aspetta!
Il babysitter tornò un attimo indietro. - Ci sono problemi?
- Ahm... Ehm... - Arthur non sapeva che dire, era impanicato al massimo.  - Ti... ringrazio per il lavoro che fai. Senza di te penso che starei sguazzando nel mio macello. - affermò, abbassando il viso.
- Grazie Arthur, lo apprezzo tanto. - Merlin sorrise rincuorato mentre si avviava verso la lavanderia.
Arthur risollevò il viso a quelle parole, doveva scoprire cosa provava Merlin per lui.

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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!
Io amo la scena finale.
Saluti e se vi va lasciate un commento :)
 

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Capitolo 7
*** Principe Azzurro ***


Ciao a tutti e ben ritrovati!
Ricordo che la storia è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Finalmente il capitolo con Cenred e non solo quello ;)
Ringraziamo come sempre chi ha recensito la storia, l'ha messa tra le preferite, ricordate o seguite. 
E devo dire che siamo davvero orgogliose che siate così tanti a seguirci :D
Leggete con calma perché il capitolo è lunghetto ^^'


Un amore di babysitter

Principe Azzurro
Merlin sospirò nuovamente, mentre tentava di allacciarsi l’odiata cravatta, se ci riusciva Arthur non poteva essere così complicato, no..?
Al terzo tentativo e un lieve torcicollo ci rinunciò, lasciando la stoffa sul letto.
Scese rapido le scale per poi dirigersi in cucina dove i Pendragon stavano cenando.
- Merlin! Stai benissimo! - Morghi saltellò sulla sedia.
- Grazie signorina. - Il moro le si affiancò per darle un bacio sulla guancia. - E quelle?? - Indicò le carotine lesse che la bambina aveva spostato in un angolo del piatto.
- Io… Le stavo per mangiare - replicò Morghi.
- Guarda che Arthur me lo dice se non le mangi, vero? - Merlin alzò il volto verso il biondo, che era intento a osservare la sogliola nel suo piatto.
Visto che il biondo non si decideva a rispondere il babysitter si spostò accanto a lui. - Conversazione interessante?
- Eh?? Che..? - Arthur alzò gli occhi dal piatto trovando quelli del moro.
- Controlla che tua sorella mangi le verdure. - Si rispostò andando a osservare fuori dalla finestra.
- Certo, certo. - Si schiarì la voce. - Ti serve un passaggio?
- No, a momenti arriverà il taxi.
- Capito. - Il biondo si portò un pezzo di pesce alla bocca. - Quindi, mangerai con lui?
- Sì, ma sono già stato a queste cene. Passerà tutto il tempo a vantarsi con dei suoi colleghi, è il dopo che mi spaven… Cioè, dopo si vedrà.
Per fortuna Merlin era di spalle così non poté vedere lo sguardo preoccupato di Arthur.
Il cellulare del moro iniziò a squillare e Merlin intravide l’insegna luminosa del taxi al cancello.
- Vado, mi raccomando le carote. - Lanciò un’occhiata veloce a Morghi. - E ricordati di lavarle i denti… E…
- Tranquillo Merlin. - Il biondo gli sorrise per poi ritornare serio. - Se hai problemi chiamami.
- Non vedo che problemi potrei avere. - Scomparve velocemente dalla cucina e dopo aver afferrato l’invito e la giacca uscì.
Arthur si alzò subito dopo, osservandolo dalla finestra; tentava di trattenersi ma era davvero nervoso, per non parlare del fatto che Merlin era nei guai per colpa sua.
- Morghi.
La bambina si ghiacciò, visto che stava tentando di travasare le sue carote nel piatto del fratello. - Sì? - Morgana concluse rapidamente l’operazione prima che il biondo si voltasse.
- Stasera verrà la zia Gwen a farti da babysitter - disse Arthur, mentre riprendeva posto a tavola.
- Davvero?? Perché?
- Perché io devo controllare che l’amico di Merlin lo tratti bene. - Tossicchiò imbarazzato mentre ricominciava a mangiare.
Era una sua impressione o le carote nel suo piatto si erano moltiplicate??
La piccina notò Arthur osservare perplesso le verdure. - Fai bene fratellone! - Gli sorrise. - Io ho mangiato tutto.
- Uhm, brava. Vai pure a guardare la tv.
Morghi si alzò andando in salotto mentre il biondo finiva di cenare, la sua testa era proprio altrove stasera.
 
 ღ
 
Dopo aver lasciato Morgana a Gwen, Arthur prese la macchina e si mise in viaggio verso la mostra.
Con gli altri si era messo d'accordo sul vedersi fuori l'amplesso e Gwaine si era raccomandato sul fatto di cercar di non dare troppi sospetti.
Quando il biondo arrivò davanti l'edificio, al cui interno vi era la mostra, notò subito una testolina nera saltare per attirare la sua attenzione: Gwaine.
Meno male che non dovevamo dare sospetti...
- Arthur! - Il moro saltò nuovamente sullo scalino davanti all'entrata. - Siamo qui - sussurrò poi a bassa voce, indicandogli di avvicinarsi.
Lancelot scosse la testa in disappunto; che senso aveva sussurrare se aveva urlato fino a un secondo prima..? Per fortuna erano soli in quel momento.
Arthur si avvicinò al gruppo fissando in malo modo Gwaine.
- Non avevi detto "Cerchiamo di non dare sospetti"? - Virgolettò le parole con le dita della mani, sospirando.
- Ma non c'è nessuno... Avevo anche pensato a un richiamo tipo gru o un cuculo. - Si fermò, mettendosi le mani intorno alla bocca.
Percival sgranò gli occhi, fermandolo prima che potesse imitare un qualunque uccello.
- La paternità ti ha fatto diventare meno divertente Perci. - Gwaine alzò un sopracciglio.
- Su. - Lancelot afferrò Gwaine. - Siamo qui per vigilare su Merlin.
- Qual è il piano? - Si intromise Leon.
- Beh... - Arthur capì al volo che non avevano un piano. - Seguiamo Merlin?
- A distanza però. - Precisò subito Lancelot.
- Se ci vede potrebbe prenderla molto male - chiarì Leon. - Noi dobbiamo fare finta di non sapere.
- Beh, se quel tipo prova a fargli qualcosa… - Percival si scrocchiò le dita in modo intimidatorio.
- Sì, certo Percival. - Lancelot lo guardò un attimo preoccupato. - Noi due giriamo in coppia.
Arthur fissò il gruppetto, notando come tutti si erano affezionati a Merlin.
Ciò, effettivamente, gli dava molto fastidio.
- Bene - commentò. - Cerchiamo di non farci notare - concluse, guardando Gwaine.
- Tranquillo, mi mimetizzerò benissimo.  - L’amico gli ammiccò.
I cinque finalmente entrarono.
L'interno della mostra era molto grande ed illuminato. Enormi e possenti quadri guidavano le persone lungo i corridoi della mostra. Tutti i corridoi, ornati di bassorilievi d'oro, finivano in una grande sala dove erano presenti varie sedie e un soppalco, con quadri che dietro davano l'idea di essere molto pregiati.
Accanto, un'altra enorme porta, chiusa. Forse era la sala del ricevimento.
Arthur fissava i quadri e la firma su di essi: Cenred.
Leon gli appoggiò una mano sulla spalla. - Noi lo cerchiamo tra le persone all'asta. - Lui e Gwaine si affrettarono verso il salone.
- Noi cercheremo tra i corridoi. - Lancelot e Percival iniziarono a incamminarsi.
Arthur sospirò, poi imbronciando il volto.
- Ehi, sembra quasi chissà quale missione stiamo per affrontare!
- Arthur. - Lancelot ritornò un attimo indietro. - Dovresti essere preoccupato quanto noi. Merlin, da quanto ci hai raccontato, sembra terrorizzato da questo tizio. Non dobbiamo perderlo di vista. - Gli lanciò uno sguardo serio.
Arthur sbuffò, annuendo, per poi iniziare il suo giro. Non è che non fosse preoccupato pure lui, ma aveva paura di farlo notare agli altri.
Fra le persone che vi erano all'asta, il biondo riconobbe molte facce importanti e sperò vivamente che la missione non comportasse indecenze per la sua persona, ma sospirò anche a questo pensiero, niente sarebbe andato per il verso giusto, ovviamente.
I ragazzi continuavano a cercare ma senza trovare il babysitter.
Leon sorrise quando vide che Gwaine aveva ignorato una donna che gli aveva ammiccato, pure quello scapestrato teneva al moretto.
Dall'altra parte Lancelot oltre a cercare Merlin doveva stare attento a Percival, che aveva quasi centrato due statue, tutto merito delle notti insonni per Tim.
Arthur ormai si era stancato di vagare a vuoto e si era sistemato vicino a una colonna, quand'ecco che vide qualcuno trascinare un completo idiota verso una porticina.
Cenred afferrò Merlin per un polso. - So un posto dove nessuno ci disturberà. - Iniziò a trascinarlo verso il magazzino.
Il biondo cominciò a seguire i due, sperando che qualcuno dei suoi amici riuscisse a vedere quello che vedeva lui.  Si nascose fra la folla, sempre tenendoli d'occhio.
Quando varcarono una porta nascosta in un angolo non poté fare a meno di seguirli.
Cenred spinse l'ex compagno contro il muro e si avvicinò lentamente, cercando di baciarlo, ma Merlin girò il volto.
- Non vuoi cooperare, eh? - Cenred girò il viso dell'altro verso il suo.
- Io ci ho ripensato, non voglio farlo. Lasciami in pace e basta Cenred.  - Il moro lo spinse via, girandosi verso l'ingresso del magazzino.
Cenred lo riafferrò, issandolo su una pila di scatoloni. - Questa opzione non è valida. Abbiamo fatto un accordo a cena, no? Un regalo d’addio e ti lascerò in pace.  - Iniziò a far scendere una mano fra le gambe dell'altro.
- Smettila! Ho detto.
Il biondo li aveva seguiti e ora era nascosto dietro un cartonato a pochi metri da loro.
Cenred guardò minaccioso Merlin. - Se non volevi starci dovevi portarti il tuo nuovo fidanzatino. - Sorrise. - Ma purtroppo non esiste, no?
Arthur non resistette più e si fece avanti, sorpassando Merlin e assestando un pugno in faccia a Cenred, che si spostò di lato, tenendosi la faccia con le mani.
- Il suo nuovo fidanzatino è qui e se non sbaglio, Merlin ha detto di smetterla! - La faccia dura di Arthur fissò quella di Cenred, stringendo le mani in due pugni.
- Arthur... - Merlin lo guardò sbigottito. - Ma che ci fai qui? E che ti è saltato in testa?? - Osservò il naso di Cenred sanguinante.
Si rizzò dagli scatoloni mentre l'ex cercava di ricomporsi.
- Merlin, non credo sia il caso che ti metta a fare l'offeso, se non erro, ti ho appena salvato la vita. - Con quell'aria da prepotente che aveva preso Arthur si avvicinò al moro, sistemandogli la giacca dello smoking sulle spalle.
 - Ma l'hai colpito - vociferò Merlin.
La frase del moro fu interrotta da un rantolio di Cenred, intento a tamponarsi il naso con un fazzoletto. - E tu vuoi farmi credere che stai con questo qui?! - Indicò tutto Arthur con la mano libera.
- Che cosa non va in questo qui? - chiese sottolineando la parola "qui" Arthur, pronto per mollargli un secondo pugno se ce ne fosse stata l'occasione.
- Sei solo un belloccio senza un minimo di decenza. - Cenred guardò il babysitter. - Non dirmi che stai con lui.
- Attento a come parli, non sai contro chi ti stai mettendo. - Le parole dure di Arthur fecero capire a Merlin che non stava scherzando.
- Lascia stare Arthur, forse è meglio se vai. - Gli fece un cenno con la testa per poi osservare Cenred.
- Volevi dire andiamo, giusto? - Arthur si girò verso Merlin, chiedendo conferma della sua domanda.
- Forse gli hai rotto il naso Arthur, devo controllare.
Cenred sorrise vittorioso guardando il biondo.
Arthur vide il sorriso del ragazzo e poi prese Merlin per un polso, tirandolo verso di lui, poggiando con frettolosità le labbra su quelle del moro.
Era una mossa azzardata e subito dopo si accorse di quanto sarebbe stata inutile.
Merlin sentì il calore sulle sue labbra; probabilmente era caduto, aveva sbattuto la testa e ora stava sognando tutto, perché in nessun modo poteva credere che Arthur Pendragon lo stesse baciando.
Chiuse gli occhi per pochi secondi, riaprendoli quando sentì il calore dell'altro venir meno.
Appoggiò una mano su quella che Arthur tratteneva sul suo polso e inspiegabilmente era tutto vero.
- Portami a casa Arthur - disse a bassa voce.
Arthur guardò Merlin distanziarsi di poco e subito girò il viso arrossendo come non era mai capitato in vita sua.
Cominciò a uscire dalla stanza, senza degnare Cenred di uno sguardo e si trascinò Merlin dietro, tirandolo per il polso che ancora teneva stretto fra le dita.
- Sei da solo? - Il moro continuava a sussurrare, tenendo la testa bassa, troppo imbarazzato per come si era comportato.
Nel frattempo i ragazzi si erano riuniti, notando la mancanza di Arthur. Quando intravidero i due ci fu un'ondata di panico: Lancelot e Leon più vicini al bagno vi si fiondarono, Percival si nascose dietro una strana raffigurante “non si sa bene cosa”, mentre Gwaine afferrò la donna che l'aveva praticamente pedinato per tutta la mostra cimentandosi in un bacio appassionato.
- Beh... - Arthur si guardò attorno, senza mai girarsi verso Merlin, per cercare gli amici, ma quando vide Gwaine cercare di nascondersi pomiciando con una donna si diede quasi una pacca sulla fronte.
- Beh, sì. Ho la macchina qua fuori, andiamo.
Merlin mugugnò qualcosa, continuando a seguire Arthur fino alla macchina senza protestare.
Gwaine nel frattempo aveva rapidamente ottenuto il numero della tizia mentre Percival era entrato nel bagno a chiamare gli altri.
Quando i quattro si riunirono osservarono attentamente un uomo provenire dalla stessa porta da dove erano usciti gli amici; doveva per forza essere Cenred.
Rimasero un attimo di sasso osservando il fazzoletto macchiato e il naso colante.
- Arthur non è ma stai violento... - iniziò Leon.
- Forse tiene più a Merlin di quanto sembra. - Lancelot sorrise.
- Cosa non si fa per una gonnella - mugugnò Gwaine, guadagnandosi un'occhiataccia da tutti.
Merlin salì ancora ammutolito mentre Arthur metteva in moto l'auto.
- Scusami per il mio comportamento - proferì un attimo titubante. - Ma non dovevi venire Arthur, avresti potuto metterti nei guai.
- Merlin, non voglio sentirti parlare. Ti rendi conto in quale guai, invece, TU ti sei quasi cacciato? - Il biondo continuò a guardare dritto a sé, uscendo dal parcheggio della mostra. Non voleva essere duro, ma sembrava l'unico modo per evitare l'imbarazzo del bacio.
- Come faccio a spiegarti se non vuoi sentirmi parlare?? Non ha senso. - Si voltò verso l'altro con gli occhi blu ancora un po' traballanti. - E poi era tutto sotto controllo.
Arthur contò fino a dieci per di rispondere all'affermazione del moro.
- Tutto sotto controllo? Quindi vuoi farmi credere che la sua mano fra le tue gambe era parte di qualche arcano gioco?
Merlin si ammutolì. - Non credevo l'avessi vista.
- Merlin, mi hai deluso - commentò Arthur, continuando a guardare dritto.
Il moro deglutì, tornando a sedersi perfettamente immobile sul sedile. - Scusami Arthur. - Tornò a fissarsi i piedi. - Grazie per essere venuto.
Arthur sospirò. Forse aveva esagerato.
- Ora stai bene?
- Mm, sì. Ma… Perché mi hai baciato? - Guardò il biondo con la coda dell'occhio.
Arthur si immobilizzò sul posto, arrossendo fortemente.
Ed ora che gli raccontava?
- B..Beh, era perché non volevi ascoltarmi, no? Ha... Ha funzionato, no? - Non riusciva a parlare senza concentrarsi sul guidare. Non sapeva che dire e quella era l'unica scusa che gli era venuta in mente.
- Oh sì, ha funzionato. - Per un attimo al moro sfuggì un sorriso. - Cioè, tranquillo, non ne farò parola con nessuno. - Allungò una mano verso di lui.
Arthur ritirò istintivamente la mano, quando vide quella di Merlin avvicinarsi.
Non voleva fargli vedere tutta la tensione che quella domanda gli aveva procurato e sospirò, cercando di far capire all'altro che andava bene così.
- Non... Non voglio più che tu lo veda. O lo senta. E non devi neanche pensarlo.
- Cenred, intendi? - Il moro osservò come Arthur aveva spostato la mano dalla coscia di nuovo sul volante.
- Esatto. Cancellalo dalla tua rubrica. E se si azzarda a darti ancora fastidio non sarò troppo buono con lui. - Arthur girò la curva, intravedendo casa.
- Così mi spaventi sai? - Merlin appoggiò la mano sulla sua coscia e Arthur sentì una scarica partire dalla coscia fino ad arrivare al cervello.
Sospirò mentalmente tre, quattro volte, fermando la macchina per poi poggiare la mano su quella del ragazzo. Era calda, forse un po' tremante, ma dolce, come Merlin.
- Prendo solo i giusti provvedimenti.
- Oh, certo. - Merlin sorrise facendo scivolare le sue dita affusolate tra quelle del biondo per poi ritirare la mano.
- Ma a chi hai lasciato Morghi??
- A Gwen. È in buone mani, stai tranquillo. - Finito di parlare, Arthur scese dalla macchina velocemente, stringendo la mano a pugno con la quale aveva toccato le dita di Merlin; era stato dolce.
- La moglie di Lancelot..? Ma le hai anche detto perché uscivi?? - Il babysitter si preoccupò un attimo, avrebbe davvero fatto uno figuraccia. Seguì il biondo e non accorgendosi che si era fermato a suonare il campanello gli finì contro. -  Scusa - disse un po' impacciato. - Non è proprio serata.
Arthur lo guardò un po' spaesato, scuotendo la testa.
- Tranquillo, non fa nulla.
- Grazie. - Merlin gli sorrise.
Gwen aprì la porta sorridente, avendo intravisto i due dallo spioncino.
- Ciao Merlin, ho sentito tanto parlare di te. - La donna fece un passo indietro per lasciarlo entrare.
Il moro entrò guardandola imbarazzato. - Grazie.
Arthur lo spinse leggermente in avanti per entrare e Gwen lo abbracciò cogliendolo di sorpresa.
La donna indietreggiò lasciandolo libero qualche attimo dopo. - Morghi ti adora tantissimo, ora l’ho già messa a letto ma prima mi raccontava di come giochi con lei.
- Ah, sì. È davvero un amore. - Merlin sorrise alla donna che ora dirigeva la sua attenzione verso il biondo.
- Per fortuna che ero libera quando mi hai chiamato per quel tuo cattivo presentimento, Arthur. - Gli sorrise, aiutandolo a togliersi la giacca.
- Presentimento? - Merlin si voltò a guardarli perplesso.
- Oh, sì. Arthur mi ha chiamato dicendo che voleva assicurarsi che tu stessi bene e se potevo venire a vedere Morgana. - La donna appoggiò la giacca all’appendino.
Ovviamente era tutta una bugia, era dal giorno prima che Arthur aveva organizzato tutto.
- Mi dispiace averti arrecato disturbo. - Merlin tentò di scusarsi.
- Ma che dici?? Sono stata felicissima, era da tanto che non vedevo la piccina, e poi Arthur mi ha promesso che in cambio faremo un’uscita insieme coi bambini il prima possibile.
Il biondo storse il naso, questa parte del patto non se la ricordava.
- Certo! Con piacere. - Il moro sorrise e la donna ricambiò subito.
- Bene, io andrei, è tardi e voglio far in tempo a dare il bacio della buonanotte a Nicolas. - Si infilò rapida il golfino osservando sorridente Arthur.
Sì, Gwen non era cambiata di un filo, sempre la solita solare e pazza donna.
Il biondo le ricambiò il sorriso mentre Gwen riapriva la porta. - Ciao ragazzi.
- Ciao - dissero all’unisono mentre la donna usciva per recuperare la macchina e andarsene.
- È simpatica - accennò il moro.
- Dovevi vedere quando è arrivata, mi ha abbracciato per quindici minuti buoni. - Arthur sorrise, dopo tutto era un po’ che non si vedevano.
- Mi ricorda Lancelot - aggiunse il babysitter.
- Dopo tutto l’ha sposato. - Arthur si lasciò scappare una risata.
- Ah, già. - Merlin ritornò a fissarsi i piedi, quella sera non ne faceva una giusta.
- È meglio se andiamo a letto, domani sarà una giornata impegnativa.
Il moro cercò di schiarirsi la mente da tutta la confusione accumulata, ricordandosi che il giorno dopo Morghi aveva appuntamento dal pediatria. - Certo.
Arthur gli passò una mano sulla spalla per rincuorarlo e poi imboccare le scale, da quando c’era Merlin la sua vita era diventata fin troppo movimentata per lui.
 
 ღ
 
Arthur rientrò a casa stanco dal lavoro, stressato dalla situazione della sua azienda e dalla situazione presente in casa sua, per non parlare della telefonata di un’ora con Lancelot.
Stare con Merlin lo rendeva felice, ma provarci con lui e avere una relazione stabile sembrava una cosa strana.
Il bacio che si erano dati il giorno prima aveva sollevato parecchi dubbi nel suo inconscio e alla fine era giunto a una conclusione: ci avrebbe provato.
- Sono tornato! - Si tolse la giacca nera, poggiandola all'appendiabiti e sistemò la valigetta sul tavolo della sala.
- Arthur sei in anticipo, non ho ancora preparato niente. - Merlin sbucò dalla cucina con indosso il grembiule che si era appena messo.
- Aspetterò. - Arthur gli sorrise, sedendosi sul divano, sospirando e passando una mano fra i capelli.
- Vuoi qualcosa in particolare? Hai sete intanto? Ti porto da bere?
Ma che mi sta prendendo..? Beh, in fondo ieri sera mi ha davvero salvato... No, Merlin! Non devi pensarci, lui non è il principe azzurro!
Arthur fissò il moro che sembrava pestarsi i piedi da solo, solamente guardandolo.
- Un bicchiere d'acqua, sì. - Si mise seduto composto e cominciò a slacciarsi la cravatta.
Il caldo di fine estate ancora non cessava di diminuire e andare al lavoro con quei vestiti era davvero straziante.
- Certo. - Il moro corse rapido in cucina per poi tornare col bicchiere d'acqua. - Ecco qua. - Glielo porse.
- Grazie.- Quando Arthur prese il bicchiere, toccò anche le dita del ragazzo e, senza dire o fare nulla, lasciò che entrambe la mani si toccassero, senza ritirarle.
Merlin sentì un brivido percorrergli la schiena, aveva un brutto presentimento. Allontanò la mano.
 - Quindi, richieste per pranzo?
- Ah... - Arthur portò il bicchiere all'altezza del petto, sconfortato da quello scostamento.
- Quello... Quello che vuoi.
- Ok. - Merlin ritornò in cucina, iniziando a tirare fuori gli ingredienti per le cotolette.
Iniziò a battere le bistecche mentre pensava a cosa fare da contorno.
Arthur, intanto, ingurgitò l'acqua e sospirò: doveva trovare il modo di capire cosa il moro pensasse.
Si alzò dal divano, raggiungendo la cucina e poggiò il bicchiere nel lavabo.
- Posso aiutarti?
- No, riposati pure. - Merlin posizionò le bistecche pronte per essere impanate sul tagliere. - Che vuoi per contorno? Funghi? - disse sogghignando.
Arthur lo fissò assottigliando gli occhi e poi si posizionò dietro di lui, appoggiando le mani sulle sue.
- E se invece facessi te al forno?
A Merlin sfuggì il tagliere di mano e quasi gli finì per terra. - Divertente Arthur, molto. - Si spostò andando a rovistare negli armadietti. - Patate?
- Meglio. - Arthur sorrise, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Il moro si mise vicino al lavello iniziando a pelare i tuberi.
Oggi è strano... Forse è successo qualcosa al lavoro.
- Vado a mettermi qualcosa di comodo - commentò Arthur. - Torno subito.
- Certo. - Merlin gli sorrise mentre metteva le patate a bollire per il purè.
Arthur si chiuse in camera, cambiandosi la camicia bianca in una azzurrina e più semplice. Infilò dei classici jeans per rimanere comodo e sospirò.
Merlin sembrava distante dopo il bacio della sera precedente e forse doveva parlarci.
Scese rapidamente le scale e si fermò prima di fare un frontale con il pavimento.
Entrò in cucina, guardando il ragazzo seduto a tavolo.
- Merlin? C'è... C'è qualcosa che vorresti dirmi? - Arthur lo chiese un po' titubante, rimanendo attaccato alla colonna che teneva l'arcata dell'entrata della cucina.
- Mm, no… Tu? - Il moro lo guardò arricciando le labbra.
- No, no, certo che no. - Arthur rispose continuando poi con una risata isterica del tutto idiota e se ne accorse, per questo smise.
Merlin lo guardò preoccupato. - È andato tutto bene al lavoro?
- Si, tutto bene - rispose Arthur, grattandosi dietro la nuca. - Forse approveranno il donare i giocattoli, sai? - In realtà li aveva già convinti, ma Merlin si era davvero emozionato la prima volta che gli aveva detto della sua iniziativa che una piccola bugia non avrebbe fatto male.
- Sono sicuro che riuscirai a convincerli. Hai davvero un gran cuore. - Merlin gli sorrise, per poi alzarsi.
- Ah. - Il biondo se lo vide passare davanti e d'istinto allungò una mano, prendendo il polso che la sera prima aveva tirato per baciarlo. - Merlin...
- Che c'è? - Il moro continuò a sorridergli.
- Beh. - Arthur entrò nell'effettivo panico.
Ma che voleva fare?
- Gra... Grazie?
- Oh, prego. - Il babysitter gli aggiustò una ciocca di capelli che si erano scompigliati col cambio camicia. - Oggi qualcuno si merita il dolce. - Si allontanò dal biondo, tornando al lavello.
Arthur abbassò il viso arrossendo come pochi; lo aveva guardato tutto il tempo con una faccia così da ebete, che anche un ebete gli avrebbe dato dell'ebete.
- Merlin, non sono un bambino - bofonchiò.
- Quindi niente dolce? - Si voltò verso di lui.
Arthur lo fissò assottigliando lo sguardo, incrociando le braccia.
- E tu non saresti un bambino, mm? - Merlin si girò iniziando a impanare le bistecche. - Oggi ti trovo di ottimo umore sai? È successo qualcosa di speciale? - Continuava a dargli le spalle mentre cucinava.
Il biondo sospirò, fissando il corpo del moro.
Merlin era davvero esile, ma aveva tutta l'energia necessaria per renderlo meno morto di quel che era stato per tutti quei mesi.
- Mm, no. Solo che con te è tutto diverso...
Subito sgranò gli occhi, che aveva appena detto?
Il moro si bloccò di colpo, girandosi verso l'altro con ancora in mano una cotoletta.
- Come?
- Con te è impossibile stare calmi, no? - Arthur cercò in tutti i modi di rimediare, girandosi verso la sala paonazzo.
- Sei fortunato che io abbia le mani sporche o verrei lì a tirarti un orecchio. Lo so quando mi menti, sai? E vedi di girarti, non mi va di parlare col tuo fondoschiena, Arthur!
Per quanto non sia un brutto spettacolo…
- Sto solo dicendo che da quando sei arrivato - cominciò Arthur, girandosi verso di lui, - in questa casa sembra esistere solo la gioia. Va bene così? - concluse, incrociando le braccia al petto.
- Oh. - Merlin lo fissò un attimo. Lasciò la cotoletta che aveva in mano sul tagliere per poi avvicinarsi ad Arthur.
- È la cosa più bella che un datore di lavoro mi abbia mai detto. - Gli sorrise per poi abbracciarlo, tenendo le braccia appoggiate alle sue spalle per non sporcarlo.
Il profumo di cucina entrò diretto nelle narici del biondo, quando la sua faccia si scontrò con i capelli mori e morbidi di Merlin.
Allargò le braccia, permettendo alla distanza fra i due corpi di diminuire sempre di più, ma all'ultimo si fermò dallo stringere quel corpo magrolino al suo.
- Me... Merlin, ora basta, mi sporcherai sicuramente... - commentò con una flebile voce, poggiando le mani sui fianchi del moro.
- Probabile. - Si allontanò sorridendogli.
Si lavò le mani per poi mettere a bollire l'olio. - Dieci minuti e avrai delle squisite cotolette con purè.
Arthur si girò, ormai al limite della sopportazione: si sarebbe mangiato le unghie se avesse potuto, ma preferì raggiungere il divano per infossarcisi.
Il pranzo passò tranquillo mentre Arthur continuava a pensare al suo comportamento, doveva sembrare davvero un idiota agli occhi del moro, forse oggi dal pediatra sarebbe riuscito a riscattarsi.
 
 ღ
 
Morghi increspò il labbro inferiore mentre sbatteva le lunghe ciglia in modo da far risaltare gli occhi da cucciolo.
- Arthur, il vaccino no, per favore. - Sapeva che il fratello la stava osservando dallo specchietto e di certo tra lui e Merlin era Arthur quello più malleabile o almeno così credeva.
- Morgana - , cominciò Arthur spazientito, dando delle veloci occhiate allo specchietto retrovisore - Non ricominciare con questa storia, okay? È una punturina, non la sentirai nemmeno.
- Ma, ma, non è giusto! - La bambina incrociò le braccia davanti al petto. - Non puoi obbligarmi! - Il musetto da cucciolo si trasformò in uno sguardo da tigre.
Merlin sospirò, qua la situazione stava degenerando.
- Io sono il fratello maggiore, io decido - replicò Arthur, girando una curva. - O fai come dico io o Merlin se ne va. Vero Merlin? - Un sorrisetto si formò sul viso del biondo, che girò gli occhi vero il moro sedutogli accanto.
- Non è vero! Merlin non mi lascerebbe mai! Vero, Merlin?? - La piccola si appese leggermente dal seggiolino per essere vista dal moro.
Merlin sgranò gli occhi, era giusto fra l'incudine e il martello, posizione che non gli era mai piaciuta.
- Arthur, dovresti vergognarti a dire una cosa del genere. - Lo puntò per poi girarsi verso Morgana. - E sono molto deluso anche da te signorina. Lo sai che coi capricci non si risolve nulla.
Arthur brontolò qualcosa di rimando, mentre Morgana tornava al suo posto con gli occhietti tristi e il labbro inferiore all'infuori.
- Mi dispiace tanto Merlin... - disse solo, sperando che il babysitter la perdonasse.
- Mm. - La osservò, per poi allungare una mano verso le sue gambine, accarezzandole dolcemente. - Perdonata. - Le sorrise.
La bambina alzò subito gli occhietti a quelle parole, sorridendo felice.
Merlin si risistemò a modo sul sedile scrutando Arthur. Tossicchiò, vedendo se anche il fratello maggiore, anche se solo anagraficamente, aveva intenzione di scusarsi.
Arthur continuò a guidare, sospirando poi.
Davvero Merlin esigeva delle scuse?
Girò di poco gli occhi scrutando la faccia del moro che non accennava a lasciarlo.
- Non puoi fare il prepotente con tua sorella. Esistono i compromessi e fare la voce grossa non risolve nulla. - Si rivoltò verso la piccina. - Morghi cosa mi hai detto che ti sarebbe piaciuto stamattina?
- Il gelato! Cioccolato e fragola! - La bambina al sol pensiero stava già saltando nel seggiolino.
- Quindi... - cominciò Arthur.  - Se si fa fare il vaccino, le diamo il gelato?
Merlin si diede una pacca sulla fronte mentalmente; non si poteva essere così imbranati coi bambini.
- Sì, Arthur.
- E va bene - acconsentì il biondo, fermandosi davanti l'ubicazione in cui avrebbero fatto il vaccino.
- Se Morgana si farà il vaccino, le comprerò il gelato - concluse, sorridendo allo specchietto retrovisore per farsi vedere dalla sorella.
Merlin sospirò. - Sentito Morghi? - Si voltò a sorriderle.
- Sì! Grazie! - Cercò di slacciare il seggiolino, voleva troppo abbracciare il babysitter.
- Ehi, ehi, aspetta. - Il moro scese rapido dalla macchina per poi aprire lo sportello posteriore. Si avvicinò alla piccola per liberarla e subito Morghi gli depositò un bacio a schiocco sulla guancia.
Merlin sorrise. - Guarda che però devi fare la brava dal dottore, capito? - Allungò la mano per aiutarla a scendere.
La piccina la afferrò. - Me la tieni anche quando mi fa la puntura? - pronunciò a bassa voce.
- Certo. - Il babysitter la strinse forte per poi iniziare a camminare con la bambina verso l'ambulatorio.
Arthur era sceso dalla macchina e l'aveva successivamente chiusa, sbirciando la coppia che si dirigeva verso l'amplesso.
Ci avrebbe giurato, se Morgana fosse stata più grande, quei due l'avrebbero sopraffatto.
Si affrettò a seguirli, sbuffando e mettendo le chiavi in tasca, entrando successivamente nell'ambulatorio.
Merlin si sedette su una delle sedie della sala d'aspetto e osservò la piccina andare a giocare con alcune bambole lasciate nell'ambulatorio.
Arthur gli aveva spiegato che sarebbe stata la moglie di Gaius, Alice a occuparsi di Morgana.
Guardò Arthur seduto accanto a lui. - Quando arriviamo a casa dobbiamo parlare - disse serio. 
- Oooh, vuoi lasciarmi? - Arthur sorrise alla battuta e poi ci ripensò, tornando a fare un'espressione da beota. Gwaine l'aveva deviato troppo con le sue stupide battute.
Merlin alzò un sopracciglio. - Perché, da quando stiamo insieme? - Lo fissò preoccupato.
Arthur si girò verso di lui quasi paonazzo, per poi tornare a guardare Morgana, tentando di nascondere il viso.
- Di... Di cosa dobbiamo parlare? - Tentò, cambiando argomento.
Merlin sospirò scuotendo la testa in segno di diniego, Arthur oggi era proprio assente.
Il moro controllò che la piccina fosse abbastanza lontana da non sentire.
- Dobbiamo parlare delle scuse, Altezza - disse sarcastico.
Arthur tentò di contenersi, ma scoppiò in una fragorosa risata subito dopo.
- Scusarmi? - Quando tornò a guardare la faccia di Merlin, si mutò: era davvero arrabbiato.
Il moro continuò a fissarlo male. - Non ci trovo nulla da ridere, ma evidentemente tu sì. Quindi cosa ti diverte così tanto?
Arthur sospirò, girando a guardare la sorella.
Da quando Merlin era arrivato, pensò, anche lui era cambiato.
- Sai, da quando sei arrivato nella mia famiglia, devo ammettere che nulla è come prima. Insomma, facevo quel che mi pareva, lasciavo Morgana con le babysitter... Solo ora scopro quanto mi stavo perdendo.
Merlin roteò gli occhi, Arthur non aveva per niente risposto alla sua domanda, ma almeno aveva detto qualcosa di buono.
Gli sorrise passandogli una mano sulla schiena. - Spero ti faccia piacere “scoprire” queste nuove cose. Potremmo anche uscire questo weekend, ho visto che stanno facendo una promozione per le famiglie all'acquario.
Arthur si irrigidì sotto la mano del moro che passava lenta sulla sua schiena.
Decise di non fare nulla, coccolato dalle dita affusolate di Merlin.
- Va bene - rispose solo, cercando di nascondere le guance con le mani.
Merlin sorrise quando vide che Arthur non si spostava dal suo tocco.
- Ora che stai dimenticando le tue maniere da burbero potresti cercarti una ragazza..
- No, io voglio... - Arthur si bloccò, ritirandosi dalle carezze.
Cosa voleva dirgli? Che voleva lui?
- Non mi servono, ora.
Merlin lo guardò confuso. - Non ti senti ancora pronto..?
- No, non è quello! - Cercò di difendersi Arthur, sospirando.
- Le ragazze occuperebbero il tempo che dovrei passare a lavorare.
- Ma non è vero... Mi sa che stai tornando il primitivo di prima. - Il moro arricciò il naso accavallando le gambe, dando un leggero colpo a quella di Arthur col piede.
- Oh, Merlin - cominciò Arthur, - non sai il lavoro che ho da fare. Anzi, sai cosa? Un giorno di questi vieni a lavoro con me, così lo vedrai di persona.
- Davvero?? Non vedo l'ora di parlare coi tuoi colleghi... Ho tanti aneddoti da raccontare. - Sorrise furbetto, sapendo che Arthur si sarebbe pentito dell'invito.
Il biondo non rispose, si limitò a fissarlo male, corrucciando la fronte come le labbra.
- Pendragon Morgana?
Un'infermiera spuntò da una delle stanze che precedentemente erano chiuse, chiamando la piccola.
Arthur si alzò in piedi, sistemando la cravatta, mentre la piccola corse subito a nascondersi dietro Merlin.
- Morghi abbiamo detto niente capricci ricordi? O niente gelato. - Il moro si voltò verso di lei allungandole la mano.
La bambina la afferrò, sistemandosi di fianco a lui. - Ok - sussurrò piano.
Merlin sorrise per poi guardare Arthur, facendogli cenno di afferrare la piccola.
Arthur sospirò, afferrando Morgana per una mano.
Il trio entrò all'interno della stanza in cui avvenivano le vaccinazioni.
La dottoressa riconobbe subito il biondo, era quella che si occupava di lui anche da bambino.
- Ciao Arthur. - Sorrise lei, sbattendo gli occhioni azzurri che aveva. - Sono contenta di vedere che stai bene.
- Buon pomeriggio Alice - , rispose Arthur, sorridendo e guardando la folta di capelli grigi che cotonavano la testa della donna. - Ti trovo bene anche io.
Merlin osservò la donna, dava davvero l'idea di essere molto gentile. Posizionò Morgana davanti a sé in modo che potesse vedere la dottoressa.
- Ed eccola qui la piccola Morgana! - Alice si abbassò a salutare la bambina, sorridendole e stringendola forte in un abbraccio. - Sai, quando Arthur mi ha chiamata ho subito pensato di comprarti una cosa, ma la potrai avere solo se farai la brava. - La donna sorrise ancora, alzandosi e sorridendo alla bimba.
Alla piccina brillarono gli occhi. - Davvero?? - Saltò quasi sul posto.
Merlin sorrise alla donna. - Non doveva disturbarsi.
- Oh, dammi del tu - rispose lei, sorridendogli.
- Mi chiamo Alice e sono la pediatra di Morgana e l'ex pediatra di questo cucciolone... - disse, tirando le guance di Arthur.
Il moro cercò di soffocare la risata impellente. - Io sono Merlin, il babysitter di Morgana. - Era più che sicuro che avrebbe amato quella donna.
Il biondo s'imbronciò, incrociando le braccia imbarazzato. - Cucciolone?
- Oh, come piangevi ogni volta... - disse Alice, sempre sorridendo.
- Credevo fossi più coraggioso, cucciolone. - Merlin gli arruffò i capelli sorridente.
Arthur fissò così male Merlin, che probabilmente anche lui stesso si sarebbe messo paura davanti alla sua espressione.
- Su, su - cominciò la donna. - È l'ora del vaccino. - Alice sorrise dolcemente a Morgana, indicandole di salire su un lettino soffice.
Merlin si allontanò dal biondo intimorito, per poi sollevare la piccina e metterla seduta sul lettino. - Ora fai la brava Morghi. - Il moro si posizionò di fianco a lei tenendole la manina.
Alice prese una piccola farfalla da un armadietto e cominciò a scartarla, nascondendo il piccolo aghetto che spuntava da uno dei lati.
Arthur si avvicinò a Morgana, poggiandogli una mano sulla testa.
- Stai diventando grande, eh?
- Uhm, uhm. - La bambina annuì al fratello, mentre alzava il braccino per afferrare la mano di Arthur.
Merlin sorrise osservando la scena; guardò il biondo stringere la mano della sorella e non poté negare uno sguardo di puro affetto verso di lui.
Alice si avvicinò con prudenza, preparando Morgana alla punturina.
- Ora sentirai un leggero pizzichio, ma sono sicura che questo bel ragazzo ti darà il bacetto della bua una volta finito, vero? - La donna alzò il viso verso Merlin, sorridendo.
- Oh, sì, subito. - Il moro accarezzò la mano alla bambina mentre Alice infilava l'ago.
Morghi emise un leggero squittio per poi tranquillizzarsi.
In pochi secondi la dottoressa terminò il tutto e applicò un cerotto con i cuoricini sul braccio della bambina.
- Hai visto Morghi che bello? Sei stata bravissima! - Merlin le diede un bacio sulla guancia stringendola a sé. - Sono orgoglioso di te.
Morghi si lasciò cullare dall'abbraccio per poi voltarsi verso Arthur. - Gelato?
- E gelato sia... - rispose il biondo.
Alice rise al trio e poi prese una grande chupa chups dai cassetti della scrivania.
- Ecco a te, piccolina.
Morghi lo afferrò subito. - Grazie! - Guardò la dottoressa sorridente.
- Merlin, me lo apri?? - Quasi lo infilò nel naso al babysitter dalla fretta.
- No, avrai già il gelato, questo lo mangi domani. - Il moro in braccio la piccola che ora lo guardava arrabbiata. - Non iniziare a fare storie o lo mangio io.
La piccolina sgranò gli occhi a quella minaccia, nascondendo il dolcetto tra le pieghe del vestito.
Il babysitter non poté trattenere una risata, depositando poi un bacio sulla fronte a Morghi. - Scherzavo.
Alice sorrise e si avvicinò ad Arthur, sorridendogli.
- Come va, Arthur? Mi auguro che non lavori troppo, lo sai che sei ancora giovane...
- Va tutto bene Alice, tranquilla. - La faccia del biondo si era incupita alla domanda della donna e quella lo capì.
- Mi dispiace, ma sono stata molto preoccupata per te e la bambina. - Lo disse appoggiando una mano su quelle del ragazzo, stringendole forte.
Merlin osservò la scena senza intervenire, era davvero ammaliato dal lato tenero del biondo.
Morgana gli tirò la maglietta per attirare la sua attenzione.
- Sì, sì, Morghi, adesso andiamo..
Il biondo sentì Merlin parlare con Morgana e sospirò, sorridendo ancora ad Alice.
- Bene, perso di dover andare. Ti ringrazio per tutto, Alice.
- È stato un piacere conoscerti, salutami tanto Gaius. - Merlin si avvicinò alla donna allungandole la mano per salutarla.
- È stato un piacere anche per me e, mi raccomando... - cominciò Alice, indicando Arthur con lo sguardo, - abbine cura - concluse sorridendo.
- Oh, certo. - Merlin le sorrise mentre si avvicinava all'uscita dello studio. - Saluta Morgana.
- Ciao dottoressa! - La bambina agitò felice la manina.
Arthur seguì i due fuori dallo studio, senza capire che entrambi parlavano di lui. Si avvicinò, sistemandosi le tasche dei pantaloni. - Gelato?
- Sì! - urlò Morghi, già pronta a salire.
Merlin invece continuava a sorridergli senza dire nulla.
Salirono in macchina e Arthur mise in moto dopo che Merlin assicurò Morgana al seggiolino, guidando accompagnato dal canticchiare della sorella, ma il vaccino non doveva zittirla??
- Arrivati. - Sospirò.
- Mi piace Alice. - Il babysitter fece una pausa per far scendere Morghi e afferrarla per la manina.
- Sì - replicò Arthur, chiudendo la macchina - È sempre stata una grande amica.
- Felice per te. - Il moro si avviò verso il selciato che conduceva all'entrata della gelateria con Morghi di fianco.
Aprì la porta vetrata e un simpatico ding/dlong si diffuse nell'ambiente.
Il moro osservava l'infinita lista di gusti presenti sulla parete mentre Morghi sapeva già cosa prendere.
La commessa arrivò subito e non fece in tempo a salutare che la piccina la interruppe.
- Cioccolato e fragola!
La gelataia guardò un attimo il moro per chiedere conferma.
- Un cono piccolo per favore.
- Certo, subito. - Iniziò a preparare il gelato mentre il moro si voltava verso il biondo.
- Tu che prendi?
Arthur fissò il bancone al cui interno vi erano i gusti dei gelati e sembrò pensarci un po'.
- Penso che prenderò caffè e vaniglia.
- No il caffè non ti fa bene, ne bevi già troppo. - Lo ammonì Merlin, mentre allungava il cono pronto alla bambina.
Arthur si girò verso il moro.
- Caffè e vaniglia, grazie - affermò lesto alla commessa, incrociando le braccia.
- Mai ascoltare gli altri, eh? - Il moro afferrò Morghi per la manina, uscendo poi dalla gelateria, sedendosi sulle panchine in plastica davanti all'ingresso.
Morghi lo guardò seduta nella panchina di fronte a lui. - Tu non lo prendi?
- No piccina, io sono a posto. - Le sorrise mentre la piccola si stirava su tutta la seduta, mentre mangiava di gusto il cioccolato.
Arthur uscì guardando lo scontrino, sedendosi poi accanto al moro.
- Perché non lo hai preso anche tu?  - chiese, buttando il pezzo di carta nel cestino.
Merlin lo fissò di sfuggita senza dire nulla. - Buono Morghi?
La bambina annuì con già i baffetti di fragola sotto al naso.
Arthur sbuffò, infilando il portafoglio in tasca. - Merlin, non fare il bambino.
- Qui l'unico bambino che vedo sei tu. - Si voltò a scrutarlo. - È così difficile ascoltare gli altri..? - Il moro enfatizzò le sue parole picchiettando l'indice sul cono di Arthur, in modo che gli arrivasse a un soffio dal naso.
Arthur sbruffò, alzando gli occhi al cielo.
- Merlin, non amo in particolar modo il gelato e se non prendo del caffè all'istante svengo. Riesci a trasportarmi fino alla macchina? - domandò, quasi esagerando.
- Posso farti anche la respirazione bocca a bocca se necessario... - Si mise a ridere. - Su, fammi assaggiare questo gusto caffè rigenerante. - Appoggiò la sua mano intorno a quella del biondo per afferrare il cono.
Arthur si allarmò al "respirazione bocca a bocca" e poi divenne paonazzo al solo pensiero di Merlin che leccava il suo gelato.
- O..okay... - Lasciò il cono, sperando di non arrossire al pensiero.
Merlin tenne il gelato fisso davanti gli occhi di Arthur, dando un'ampia leccata al caffè. - Tutto sommato non è male. - Si allontanò, continuando a mangiare. - Lo finirò io per te. -  Gli sorrise. - Finirai per sovraeccitarti con tutta la caffeina se no.
Arthur guardò paonazzo il moro leccare il suo gelato e qualcosa nel bassoventre sembrò risvegliarsi. Chiuse le gambe d'istinto, riprendendosi il gelato per poi girarsi dalla parte opposta.
- Ricorda, trascinamento fino a casa - mugugnò.
- Mm, ok. - Il moro iniziò a passargli una mano sulle scapole. - Lo sai, sto davvero bene con voi due.
Arthur si rizzò al contatto con quelle dita, sicuro che i capelli fossero diventati una cresta. Quelle sensazioni che Merlin gli dava erano decisamente troppo strane.
- Sì, eh? - chiese, cercando di scivolare lontano da quel tocco dolce.
- Sì. - Merlin gli sorrise avvicinando le dita al naso di Arthur. Gli tolse il residuo di gelato al caffè che aveva su di esso. - È da quando ti ho spinto il cono prima che sei sporco. - Si rimise a ridere seguito da Morgana, anche se la bambina aveva combinato di peggio.
Arthur fissò il dito avvicinarsi e poi allontanarsi dal suo naso; era davvero troppo.
Si alzò di scatto, accorgendosi poi della bufalata fatta e tentò di rimediare sorridendo; sembrava un'idiota.
Il moro lo guardò stranito. - Te l'ho detto, troppa caffeina... Per fortuna che domani è sabato e sei a casa.
- S..sì… - Il biondo si sentì decisamente stupido. Si risedette, leccando il gelato e fissando a terra, cercando di non incontrare gli occhi dell'altro.
Il moro si alzò per ripulire con un tovagliolino il viso di Morghi intriso di cioccolata e fragola. - Penso ci sia più gelato sulla tua guancia che nel tuo stomaco signorina. - Le sorrise.
- Non è vero..! - La piccina incrociò le braccia mentre Merlin la finiva di ripulire.
Lei ed Arthur erano proprio due gocce d’acqua.
- Così avrai sporcato anche la giacchetta. - Il babysitter sospirò, mentre andava a depositare qualche grattino sulla pancia di Morghi per farle cambiare posizione.
Dopo due rapidi grattini la bambina abbandonò la posa da imbronciata e Merlin riuscì a pulirle le manine. - Ora sei tutta pulita. - Le pizzicò una guancia.
- Non sono abituata a mangiare il gelato... - Tentò di giustificarsi.
- Tranquilla, adesso siamo già in autunno, ma sono sicuro che la prossima estate Arthur ti porterà sempre in gelateria, vero? - Si voltò verso il biondo.
Arthur, che per tutto il tempo aveva osservato i due, sembrò quasi risvegliarsi al richiamo del moro.
- Eh? Ah, certo... - Sorrise debolmente, per poi sentire qualcosa di viscido cadergli sulle dita. La vaniglia si era sciolta sulla sua mano.
- Qui qualcun altro ha bisogno di una pulita. - Merlin si riavvicinò all’altro con un nuovo fazzolettino. - Mano, signorino. - Gli sorrise facendo brillare gli occhioni blu.
Arthur sospirò, spostando il gelato all'altra mano per porgergli quella sporca, ma quando Merlin cominciò a pulirla, quasi si maledisse.
Da quando faceva tutto quello che gli veniva chiesto?
- Fatto. - Merlin continuò a sorridergli. - Non stai meglio quando mi ubbidisci subito? - Gli tirò su i polsini della mano con cui stringeva il rimasuglio di cono. - Finisci, che poi voglio andare a casa a preparare una buona cenetta.
- Sì! - Si intromise Morghi, felice dell'ultima affermazione.
Arthur sbuffò, finendo il gelato in poco tempo: non voleva di certo farsi asciugare le dita un'altra volta.
- Possiamo andare quindi. - Il moro afferrò la bambina per la mano, dirigendosi verso la rampa per il parcheggio. - Cosa vuoi da cena Morghi?
- Mm... Ci devo pensare!
- Morghi, attenta lì. C'è una cacca di cane, che padroni irresponsabili.
La piccina la saltò giusto in tempo.
- Arthur sta attento anche tu. - Merlin si voltò ma il biondo non dava cenno di comprendonio, intento a fissare una coppia alla sua destra.
Non aveva proprio sentito Merlin avvertirlo dell'imminente fortuna che avrebbe schiacciato.
Il moro andò incontro al biondo ma era così intento a pensare alla ramanzina da fargli che inciampò in una pietra mal messa e fino per aggrapparsi alla ringhiera del selciato per non cadere, sbattendo il ginocchio.
- Ahio..!
- Merlin! - Arthur si bloccò davanti a lui, guardandolo fare quasi un'acrobazia.  - Ma che fai?
- Ti volevo salvare dalla cacca di cane. Questa è l'ultima volta che faccio qualcosa per te! Ogni volta che cerco di aiutarti mi faccio male. - Si ritirò su guardandolo male.
- Oh... - Arthur abbassò il viso verso l'oggetto dell'argomento, sospirando per poi allontanarsi da esso.
- Ero sovrappensiero... Ti sei fatto tanto male?
- No, diciamo che sopravvivrò. - Ritornò ad afferrare la mano della bambina, zoppicando verso l'auto.
- Vuoi che ti dia una mano? - chiese il biondo, avvicinandosi ai fianchi dell'altro, un po' in imbarazzo. - Dopotutto è colpa mia...
- Non ti avvicinare..! Mi sono già ammaccato una caviglia per te e ora un ginocchio, non voglio rimetterci altro - disse l’altro, mentre si appoggiava alla macchina.
- Dai Merlin, così a casa io faccio la dottoressa e Arthur l'infermiera! -  gridò la piccina.
Il biondo sentì come se una scarica di elettricità stesse per attraversargli la colonna vertebrale.
Aprì la macchina, senza rispondere o guardare Merlin, infilandosi al posto di guidatore.
Il moro sistemò la bambina e salì.
- Merlin, allora a casa giochiamo?? - Morghi si agitava nel seggiolino.
Maledetti gli zuccheri. - Non lo so Morghi.
- Ma se non ti medichiamo ci sarà da tagliare la gamba..!
Il moro sgranò gli occhi, non vedeva un futuro da dottoressa per Morgana.
- Vero Arthur?? Tu sei il mio aiutante, lo sai!
Arthur rise alla reazione di Merlin all'affermazione di Morgana e annuì con la testa, facendo retromarcia per poi imboccare la strada principale.
- Potremo anche tagliarla via direttamente, risparmieremo sulle medicine... - affermò sorridendo.
- Che ?? - Merlin strinse le gambe fra le sue braccia. - Non sono sicuro che voi siate all'altezza.
- Io sono bravissima! Mi sa che ti toccherà la puntura...Vero Arthur??
- Oh... - rispose Arthur, tenendo a stento delle risate - Sicuro! Una bella punturina sul sedere.
Merlin diventò color pomodoro a quella frase. - Non voglio la puntura dottoressa e la sua infermiera non mi convince. - Fissò di sbieco Arthur.
- Devo controllare la ferita prima di decidere - sentenziò Morghi. - E comunque la puntura la farà Arthur!
Il biondo, che fino a quel momento stava ridendo, si bloccò all'istante.
- Morghi, non credo che sia una buona idea - affermò.
- Perché? - La piccina lo guardò curiosa dallo specchietto. - Come farà senza mentre taglio? Gli farà male.
Il moro si portò le mani al volto in preda al panico. - Morirò - sussurrò.
- No, Merlin, ci pensiamo noi - rispose subito la piccola.
Peccato lui intendesse di vergogna.
Arthur non sapeva se ridere o piangere; entrò nel vialetto in completo silenzio, fermandosi davanti alla porta. - Scendete.
Il moro uscì a liberare la bambina, che corse subito alla porta.
Merlin la raggiunse osservando il suo sorriso raggiante.
- Non mi farai male vero Morghi..?
- No, no! Ti voglio bene Merlin.
Il babysitter rimase un attimo senza parole. - Anche io Morghi, puoi farmi fare tutte le punture che vuoi. - La strinse a sé mentre il biondo arrivava con le chiavi.
La bambina si lasciò coccolare nell'abbraccio per poi intravedere il fratello.
- Arthur! - Morghi urlò. - Tu lo devi aiutare a coricarsi sul lettino.
Arthur annuì sospirando, aprendo la porta per poi far entrare prima il moro e poi la piccola.
- Va bene Morghi. Prima però togliti il giacchetto.
La piccola lo allungò al fratello per poi correre su alla velocità della luce, gettando anche le scarpe alla rinfusa.
- È proprio emozionata. - Merlin sorrise, camminando verso il salotto.
- A vedere il fratello che fa la puntura al babysitter sul sedere? - chiese Arthur, posando la giacchetta di Morghi sull'attaccapanni.
Il moro cercò di nascondere il rossore delle guance. - Su, non è la fine del mondo, e poi ti farà bene prenderti cura di qualcuno. - Si sistemò, per poi dirigersi nel salotto.
Arthur raggiunse la porta della sala, appoggiandosi a essa.
Guardò il moro sospirare, seduto sul divano e il cuore perse un battito: aveva voglia di baciarlo, ma come poteva farlo? Si mise una mano fra i capelli dirigendosi in cucina. - Ti conviene guardare il ginocchio.
- Si certo, grazie. - Il moro si arrotolò i jeans scoprendo la pelle.
Fortunatamente era solo una lieve sbucciatura, niente che richiedesse un'amputazione.
- Mi porteresti dell'alcool per favore?
Arthur annuì e si diresse in bagno, dove trovò la sorella armeggiare con i prodotti nell'armadio.
- Morghi, cosa stai facendo?
- Ho preso la valigetta. - Mostrò orgogliosa la borsa di Barbie veterinaria. - Però mi mancano le garze.
- A quelle ci penso io, tu fa solo un controllo completo a Merlin, ok?
La bambina annuì, già pronta a sgattaiolare via.
- Ah, Morghi, dovresti chiedere una cosa a Merlin per me.
- Ma io voglio giocare alla dottoressa.
- Puoi giocare anche mentre gli chiedi questa cosa, dopo tutto non vuoi che mi mangi io il tuo chupa chups, no??
La piccina lo guardò male.
- Vedi? Ci siamo capiti perfettamente. - Le sorrise.
- Cosa devo chiedergli..?
Arthur tossicchiò abbassandosi al livello della sorella. - Voglio che tu gli chieda come dovrebbe essere la sua ragazza.
- Eh?? - La piccina indietreggiò scioccata. - Perché??
- Perché… - E ora che le diceva. - Perché ho fatto una scommessa con la zia Gwen su che tipo di ragazza piace a Merlin.
Morghi lo guardò sospettosa ma annuì solamente, correndo in sala.
- Sono qui Merlin! - Morghi aprì rapida la valigetta afferrando lo stetoscopio e indossandolo. - Devo sentirti il cuore. - Appoggiò lo strumento sul petto di Merlin.
Il moro aveva un po’ storto il naso all’immagine di Barbie con un cane sulla borsa, ma poi si era arreso all’inevitabile.
- Batte forte. Quindi non stai morendo. - La piccina gli sorrise andando a guardargli il ginocchio. - Arthur ha detto che viene lui con le garze. Penso faremo a meno di tagliare. - Rise.
Il moro sospirò sollevato. - Quindi dottoressa sono a posto..?
- Devo controllare anche altre cose… - Iniziò ad armeggiare tra gli strumenti. - Merlin.
- Si dottoressa? - Il moro le sorrise.
- A te come piacciono le ragazze..? - disse un po’ impacciata.
Il moro la guardò sorpreso, mentre Arthur da dietro la porta sperava che la sorella non facesse casino.
- Come, piccina?
- Dopo volevo giocare con le Barbie e Ken vuole trovarsi una ragazza, ma non sa come cercarla. - Iniziò ad attorcigliare uno dei suoi boccoli.
- Oh, ecco… Ken dovrebbe cercare una ragazza gentile, premurosa, che lo ascolti.
- A te piace così? - Lo interruppe lei.
- Uhm. - Il moro si fermò un attimo, dopo tutto Morghi era davvero piccola per un discorso sul suo orientamento. - Si io la cercherei così. E anche che sappia cucinare bene però! - aggiunse con la vociona da Ken.
La bimba sorrise contenta delle risposte e tirò fuori un otoscopio dalla borsa riaccostandosi a Merlin. - Ora controllo le orecchie.
- Ok dottoressa. - Si tirò indietro i capelli.
Morghi gliele esaminò per bene muovendosi da una parte all’altra del divano. - Ora di aaah. - Sorrise, posizionandosi davanti a lui.
Il biondo nel frattempo si era affacciato alla soglia della sala con l’alcool e le garze e osservava divertito la scena.
Il babysitter aprì riluttante la bocca e per fortuna fu un esame rapido.
- Benissimo, sei in perfetta salute. - La piccina ripose tutto nella valigetta. - Arthur, Merlin ha bisogno della medicazione!  - Si rivoltò verso il moro. - Vado a prenderti un dolcetto visto che sei stato bravo. - Corse in cucina.
Merlin sospirò visto che si era salvato dalla puntura ma la sbucciatura era ancora da medicare.
Il biondo entrò nella sala, con in mano ciò che aveva preso in bagno.
Si avvicinò al moro, sedendosi accanto a lui. - Tutto bene?
- Sì infermiera. - Merlin gli sorrise. - Però potevi aiutarmi invece di stare lì a guardare.
- Avrei potuto, ma era troppo divertente.
- Morghi mi ha fatto una domanda strana sai? Credevo fosse piccina ma forse c’è qualche maschietto che già le piace.
Arthur tentò di fare finta di niente cambiando discorso.
- Sai, stavo pensando... - cominciò Arthur, inumidendo del cotone con dell'alcool, - le lezioni di Medicina. È un peccato che tu le abbia abbandonate così... - Pose il cotone sul ginocchio dell'altro, disinfettando la ferita. - Sapeva che quello era un tasto dolente per Merlin e lì avrebbe potuto farlo vacillare.
- Piano infermiera. - Il moro afferrò la mano di Arthur diminuendo la pressione sul ginocchio.
- Purtroppo per un cavillo l'assicurazione non copre totalmente le cure di mia madre... Pensare che avevo pure la borsa di studio. - Gli sorrise amareggiato. - Se no medicina me la sarei solo sognata fin dall’inizio.
- E non puoi recuperarla in qualche modo? - Arthur tentò di non arrossire al tocco delicato dell'altro, che lo aiutava piano a disinfettare la ferita.
- Non penso, ormai ho rifiutato, passeranno al secondo in lista. E poi come potrei lavorare e seguire le lezioni?
- Ah, pensavo che se fossero al mattino potresti frequentarle… Insomma, poi potrei anticipare qualcosa e quando diverrai bravo... Mi restituirai tutto. - Alzò il viso, cercando gli occhi blu dell'altro. Il suo profumo gli stava inebriando il cervello.
Merlin rimase muto per quella che sembrò un'eternità. - Come?
- Beh, diverrai un ottimo medico e lavorerai, giusto? Se non hai modo di recuperare la borsa di studio anticipo io quello che serve. Mi ridarai tutto dopo. - Arthur sentiva il cuore battergli all'impazzata, come una stupida ragazzina innamorata, ma la vicinanza con il moro sembrava sortirgli quell'effetto da molto tempo ormai.
Merlin stava tentando di organizzare una risposta nel suo cervello ma ormai era andato in blackout. Tirò a sé il biondo stringendolo forte. - Grazie per credere in me - disse tremolante. - Lo rilasciò quasi subito, osservando gli occhi azzurri dell'altro restare fissi su di lui.
Si avvicinò piano aspettandosi che l'altro arretrasse, ma Arthur non si spostò; era surreale come persino quel nasone del biondo si incastrasse nel suo viso. Appoggiò piano le labbra contro quelle dell'altro che le dischiuse leggermente: sembrava proprio un invito ad entrare.
Arthur non poteva crederci; Merlin si era avvicinato di sua spontanea volontà e decise di approfittarne. Dischiuse un po' le labbra e quando sentì il moro tentennare decise di cercare la lingua gemella dell'altro per poter iniziare un bacio più intimo, meno casto, più loro.
Probabilmente sarebbe stato licenziato, anzi si sarebbe licenziato lui stesso per ciò che stava facendo. Stava baciando Arthur, no, il suo datore di lavoro, etero, sempre indaffarato, sempre con quegli occhi bisognosi d'affetto, sempre pronto ad aiutare anche dietro un broncio.
Si era spinto completamente contro di lui affondando in quel bacio.
Arthur lasciò andare il cotone imbevuto, andando a prendere il mento del moro per darsi una maggiore angolazione. Ormai non pensava più, agiva solo e in quel bacio ci ai stava perdendo completamente.
Un brusco rumore li interruppe dalla cucina. - Merlin! Il barattolo dei biscotti è caduto..!
Il moro si staccò alla massima velocità dal biondo, lasciandolo con le labbra a pesce lesso. - Forse è meglio che tu vada a controllare che non combini pasticci. - Si chinò per prendere il batuffolo e riprendere a disinfettare il ginocchio come se niente fosse successo.
Arthur si accorse del rumore dopo che Merlin si staccò.
Sentì le gote infiammarsi al capire ciò che aveva appena fatto. - Ah... S..sì...- Si alzò dal divano cercando di metabolizzare ciò che era appena successo, senza capirlo davvero. - Morgana stai bene?
- Sì, sì. - La piccola aveva ingoiato un intero biscotto al cioccolato e ora assomigliava a uno scoiattolo con la bocca piena di noccioline.
Merlin sospirò cercando di trovare una spiegazione a ciò che aveva fatto.
Sei uno stupido… Ora ti licenzierà. No, aspetta, lui lo voleva, lui ha iniziato! Ecco, sì, sono stato vittima di molestie…
Si incerottò il ginocchio con le garze assicurandosi di farsi male, per vedere se il dolore avrebbe potuto portargli un po' di buon senso. Ok, forse lui ti piace…
Arthur si avvicinò a Morgana, per prenderla in braccio e allontanarla dai vetri del barattolo. La poggiò a terra, togliendole le briciole dal vestito. - Va da Merlin, sistemo io qui.
- Ok. - Gli sorrise per poi sgattaiolare via. - Merlin! - La piccola osservò la medicazione al ginocchio. - Tutto ok??
- Sì, Morghi. - Le tolse le ultime briciole ai lati della bocca. - Oggi hai mangiato troppi dolci, stasera doppia porzione di verdure.
Morgana lo guardò male ma il babysitter l'aveva già afferrata per la manina e si era alzato per tornare in cucina con lei. - Però possiamo cucinare insieme... - Le sorrise. Doveva distrarsi da quello che era successo.
Arthur si alzò dal pavimento, con dei cocci in mano. Quando vide Merlin, indietreggiò e si ferì, lasciando cadere di nuovo tutto a terra.
- Arthur! Ma che combini?? - Il moro assicurò Morgana accanto alla porta per poi raccogliere tutto con scopa e paletta. - Morghi vai all'ingresso e porta qui le tue scarpe, non voglio rischiare tagli.
La bambina corse subito a prendere le scarpe.
- Ti sei fatto male? - Il babysitter osservò il dito sanguinante dell'altro. - Vieni. - Aprì l'acqua del rubinetto. - Aiuta contro il bruciore.
Arthur si avvicinò come un cucciolo all'acqua, mettendo il dito sotto il rubinetto. Non osava alzare lo sguardo, troppa vergogna.
- Mi dispiace per prima, mi sono lasciato trasportare. - Merlin si allontanò per gettare i vetri.
Arthur prese uno degli asciugamani, asciugandosi le dita. Non poteva lasciare tutta la colpa a Merlin. Ma si sentiva così strano. - No, è anche... Colpa mia... - Era scosso. Gli era piaciuto.
Il babysitter fissò un attimo il biondo per poi tornare in salotto aspettando Morghi.
Che diamine voleva dire l'asino??
Morghi tornò con delle paperine lucide nere, con un cinturino al centro per assicurarle meglio al piede.
- Vuoi essere elegante anche mentre cuciniamo?? - Il moro gliele infilò mentre la piccina annuiva. - Stasera lasagne di verdure.
Morghi alla prima parola stava già per saltare ma quando sentì “alle verdure” rimise il broncio.
Il biondo uscì dalla cucina, guardando l'altro giocare con la piccola.
Si infilò svelto in bagno, chiudendosi la porta dietro per poi guardarsi allo specchio. Stupido...
Si passò le dita fra i capelli, spettinandoseli; si stava innamorando davvero.
Merlin entrò in cucina seguito dalla piccola e tirò fuori dal mobile la sfoglia per lasagne già pronta. - Spinaci e broccoli. - Recuperò gli ortaggi in frigorifero per posizionarli sul piano da lavoro.
 - I broccoli no, per favore. - La bambina si mise sulle punte per osservare il babysitter sistemare gli ingredienti.
- Non li sentirai nemmeno nella pasta. - Merlin prese una sedia e accomodò lì la piccina. - Io taglio le verdure e tu fai gli strati. - Posizionò una terrina davanti a Morghi.
Dopo venti minuti di preparazione le lasagne erano a cuocere. - Cartoni? - suggerì il babysitter.
Morghi annuì, andando a sedersi sul comodo tappeto del salotto e Merlin la seguì, accomodandosi sul divano.
A quanto pare Arthur era svanito.
Il biondo era un bel po’ che si era chiuso in bagno, doveva parlare con Merlin, ma dire esattamente che cosa?
Praticamente restò in bagno fino al suono della sveglia del forno e per cena non sbiascicò parola, lasciando parlare la sorella del pomeriggio.
Merlin gli lanciava sguardi perplessi senza riuscire a intravedere nessuna reazione.
Si erano evitati per tutta sera, visto che Arthur finita la lasagna era salito su senza dare cenno di vita per ore.
Merlin continuava a fare zapping senza neanche badare a cosa ci fosse sullo schermo; aveva appena messo Morgana a letto ed era esausto.
È stato tutto un incidente, probabilmente Arthur è molto stressato e confuso... Tu, invece, no! Sei sicuro al cento per cento che non ti piace..! Sospirò lasciando su un canale di cucina.
Arthur entrò nel salotto pietrificandosi, pensava che Merlin fosse tornato a dormire. - Merlin...
- Oh, uhm, ciao... Io stavo guardando… - Esattamente non lo sapeva neanche lui che c'era in tv. - Ricette nuove da fare. - Gli sorrise per poi distogliere subito lo sguardo.
- Ah... - Arthur non sapeva cosa dire o cosa fare e optò per avvicinarsi a lui, sedendosi sul divano. - Ti spiace se... Sto qui?
Ma perchè diamine mi sono seduto qui? 
I pensieri di Arthur volavano veloci, non sapeva che dire o fare. Decise quindi di rimanere in silenzio.
- Io… Insomma. - Merlin giochicchiava con le dita fissando a terra. - È stato un incidente.
- L'aver bruciato un po’ le lasagne? Non ti preoccupare, a me piacevano anche in quel modo. - Arthur sapeva il vero oggetto della conversazione ma fece finta di niente.
- Non quello, quell'altra cosa. E poi non era bruciate, erano perfette. - disse il moro innervosito.
Arthur incrociò gli occhi con Merlin. - La lasagna era bruciacchiata. - Lanciò una delle sue famose occhiatacce.
Merlin lo guardò tra il confuso e l'arrabbiato rimanendo senza parole.
Arthur girò il viso, sistemandosi sul divano. - Gira e mettimi qualcosa di decente.
- Ah, sì?! Tieni allora! - Merlin gli lanciò il telecomando direttamente sullo stomaco. - Notte! - Si alzò arrabbiato per imboccare la porta. Arthur Pendragon sei un asino molestatore, ecco cosa sei!
Il biondo sospirò un po’ amareggiato, ma che poteva dirgli?
Non poteva ancora ammetterlo ad alta voce.

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Speriamo vi sia piaciuto! Ormai siamo nel vivo della vicenda :) 
Un saluto!

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Capitolo 8
*** Pesci e pesci lessi ***


'Sera a tutti!
Ricordo sempre che la storia è scritta a quattro mani con _Alexa_! :)
Ringraziamo chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate o seguite e un enorme abbraccio a chi ha recensito.
Capitolo molto tenero...


Un amore di babysitter

Pesci e pesci lessi
Merlin si appoggiò al bancone della cucina, aspettando che il toast appena messo nella tostiera si abbrustolisse per bene: aveva passato una nottata orribile e ora voleva solo coccolarsi un po’.
Sentì i passi di qualcuno lungo le scale e per quanto li riconoscesse iniziò a sperare di sbagliarsi.
Quando un ciuffo biondo fece capolino all’arco d’entrata corrugò labbra e fronte in un’espressione tutt’altro che felice.
- ‘Giorno. - Arthur si avvicinò alla macchina del caffè e ne prese rapido una tazza per svegliarsi.
Merlin rispose solo con un mugugnio informe e una scrollata di spalle, senza avvertirlo che il liquido appena fatto sarebbe stato di sicuro bollente.
Solitamente il biondo di sabato dormiva più a lungo avendo il giorno libero, ma sembrava che oggi trovasse piacere a torturarlo con la sua presenza.
Il moro notò che la spia rossa della tostiera si era spenta e aprì subito il coperchio per ammirare il suo panino perfettamente abbrustolito. Si girò un attimo per afferrare un piatto dove adagiarlo, ma quando si rivoltò della sua colazione non vi era più traccia.
- È stato carino da parte tua prepararmi la colazione, non credevo ti ricordassi del mio incontro.
Merlin si voltò verso Arthur e vedendolo addentare con un morso il suo toast sentì l’irrefrenabile voglia di saltargli addosso, per strangolarlo ovviamente, non altro.
- Però il caffè è ancora caldo. - Arthur indicò la tazza fumante con un cenno del capo.
Il babysitter aprì la bocca, e di certo non ne sarebbe uscito niente di lusinghiero, ma il telefono di casa iniziò a squillare.
- Ti conviene andare a rispondere prima che Morgana si svegli. - Il biondo gli fece un cenno di incoraggiamento.
Merlin uscì con le mani lungo i fianchi a pugni chiusi e leggermente incurvato in avanti, anche se invece di sembrare arrabbiato sembrava più un avvoltoio malandato.
Afferrò la cornetta stizzito. - Casa Pendragon, desidera?
Dopo più o meno cinque minuti il babysitter era di ritorno in cucina sorridente.
- Buone notizie? - Arthur allargò la bocca per ingurgitare l’ultimo pezzo di toast seguito da un lungo sorso di caffè.
- Era la tua segretaria. È malata. - Oggi dovrai arrangiarti. L’ultima parte l’aveva solo pensata con tanto di risata malefica a seguito.
- Non ci voleva proprio.
Il moro continuava a sorridere, anche se iniziava ad avere dei dubbi; se oggi era sabato perché Arthur aveva bisogno della segretaria?
- Vorrà dire che verrai tu.
- Come? - Merlin quasi cadde dalle nuvole a quelle parole.
- Oggi ho la riunione al Club. Dobbiamo discutere di alcuni affari riguardanti le iniziative, il budget e ovviamente sulla candidatura del presidente del comitato. Mi serve qualcuno che mi aiuti a prendere appunti.
Merlin lo guardò serio. - No.
- Non penso di aver capito bene. - Arthur lo fissò.
- Io sono pagato per badare a Morgana.
- Mi metterò d’accordo con Gwen, adora farle da babysitter, e lo fa pure gratis.
Non seppe il perché ma il moro sentì quella frase come una minaccia.
- Possibile che tu non abbia nient’altro da dire? - Merlin lo scrutò.
Il biondo lo fissò a sua volta: probabilmente l’altro si aspettava ancora delle scuse per la sera precedente o almeno delle spiegazioni. Sospirò per poi fissare altrove mentre si ripuliva con il tovagliolo. - Vuoi lo straordinario?
Il moro pensò che la sua bocca stesse realmente toccando il pavimento per l’uscita di Arthur.
L’altro si alzò prima che potesse rispondere e si avviò verso il salotto. - Tra un’ora dobbiamo essere là.
Merlin si diresse verso il lavello per lavare le poche cose che aveva usato per la colazione; doveva tenere la mente occupata o lo avrebbe ricoperto di insulti. - Asino. - Gli sfuggì tra i denti a bassa voce.
Arthur si era fermato senza che il moro se ne fosse accorto e continuava a guardarlo dallo stipite. Di prima mattina con ancora i capelli arruffati e gli occhi umettati dal sonno era ancora più bello.
Si allontanò pensando che prima o poi avrebbe dovuto chiarire quella situazione o si sarebbe preso una denuncia per molestie.
 

 
Erano arrivati al club da un’ora e Merlin aveva scoperto che il ruolo da segretaria era per lo più portare caffè a destra e a manca mentre i “potenti” parlottavano su come scialacquare le entrate dei soci.
In uno dei rari momenti in cui era riuscito a sedersi le uniche parole che aveva recepito, intento a non addormentarsi per la noia, erano idromassaggio e piscina al coperto e poi un susseguirsi di opinioni sul quale dei due fosse meglio.
A un certo punto Arthur gli aveva fatto cenno di avvicinarsi e l’aveva fatto sedere accanto a sé. Quello che Merlin aveva interpretato come un gesto caritatevole fu subito smentito dal portatile che gli fu passato davanti.
In meno di cinque secondi il moro per Arthur doveva aver acquisito lo stato da dattilografa, perché quando un membro anziano iniziò ad illustrare le rendite dell’anno con una poco delicata gomitata il biondo fece capire a Merlin che doveva trascrivere tutto.
Finalmente ci furono cinque minuti di pausa prima di passare al fulcro dell’incontro: l’elezione a presidente.
Merlin iniziò a far volteggiare le mani a mezz’aria, pensando se come il gomito del tennista potesse esistere il crampo alle mani del dattilografo.
- Fiu, per fortuna non mi hai fatto fare nessuna figuraccia. - Il biondo sussurrò mentre si stiracchiava nella stanza deserta.
Il moro lo guardò di sottecchi, anche se per l’altro quello doveva essere inteso come un complimento.
Arthur si mordicchiò le labbra e passò una mano sulla schiena di Merlin, aggiustandogli la giacca pieghettata.
Il babysitter l’aveva tirata fuori dall’ultimo angolo dell’armadio: era il completo che usava per i colloqui formali, e di fretta e furia l’aveva stirato alla meno peggio.
- Ha ancora molte pieghe? - chiese, cercando di voltarsi dove la mano del biondo si era fermata.
- Oh no, no. Era solo una piega - continuò a far scivolare piano la mano fino a risalire tra le scapole.
Merlin lo fissò titubante e quando sentì il biondo risalire si tradì spingendosi verso la mano.
- Grazie per essere venuto - tossicchiò il biondo, abbassando il volto verso una pila di carte per nascondere il rossore.
- Oh sì, mi aspetto un buon straordinario comunque. - Sorrise appoggiando una mano sul ginocchio di Arthur.
L’altro cominciò a sentire un lieve formicolio dove il moro teneva la mano, adorava quel calore.
Rialzò lo sguardo per incontrare quello di Merlin e il broncio aveva lasciato spazio a un sincero sorriso.
Si avvicinò lentamente, ma quando fu a pochi centimetri da lui un colpo di tosse lo riportò alla realtà.
Dietro di lui Alined li stava assordando più divertito che schifato.
Merlin si alzò di scatto, aggiustandosi la giacca. - Vado a prendere il caffè che mi hai chiesto. - Si dileguò sbrigativo, ignorando l’attuale presidente.
- Sai, Arthur, - Alined si avvicinò al biondo con un ghigno divertito - non ti devi preoccupare di quello che ho visto.
- Non capisco a cosa ti riferisci Alined, Merlin è solamente un mio dipendente.
- Uh, sì, certo. Babysitter di tua sorella mi hanno riferito, però devo dirti di averlo osservato alla cena di qualche settimana fa e non ho potuto fare a meno di notare quanto fosse inadeguato.
- Era solo nervoso. - Cercò di giustificarlo Arthur.
- Certamente. - Appoggiò una mano sulla spalla dell’altro. - E ora è stato promosso ad assistente?
- La mia segretaria è malata, tutto qui. - Continuava a fissare le carte senza guardare Alined in faccia.
Il presidente sorrise e si abbassò fino all’orecchio del biondo. - Non c’è bisogno di trovare scuse su scuse Arthur, se ti piace portartelo a letto puoi farlo senza affibbiargli mansioni che evidentemente non è in grado di svolgere.
Arthur strinse i pugni e si alzò di scatto facendo indietreggiare l’altro.
- Ehi, che succede qui? - Il tipo che aveva passato quasi un’ora a sviscerare conti era all’ingresso squadrando entrambi.
- Niente, io e Arthur stavamo parlando delle candidature. - Alined gli sorrise per poi ritornare a sedersi al suo posto.
Il biondo si risedette più scuro che mai in volto.
Merlin gli fu subito di fianco, fortunatamente aveva preso un thè caldo e non un caffè.
Lo passò al biondo accostandosi leggermente senza dare troppi sospetti. - Non farci caso Arthur, i ragazzi me l’avevano detto che era viscido.
L’alto lo fissò sorpreso. - Hai, hai sentito?
- Che cosa? - chiese perplesso Merlin.
- Uhm, niente, tranquillo. - Arthur ricominciò a sistemare le carte davanti a sé.
- Comunque si meriterebbe una lezione, non può trattare male chi crede inferiore a lui - sbuffò il moro per poi riprendere il pc.
Arthur rimase assorto qualche secondo mentre tutto il comitato riprendeva posto.
- Allora siamo arrivati alle candidature a presidente. - Un vecchio uomo vestito in un decoroso completo nero con una cravatta rossa si era alzato in piedi, afferrando una cartellina.
- Quest’anno abbiamo due candidati - vociferò, osservando i documenti compilati. - Il nostro attuale presidente. - Alined si alzò in piedi sfoggiando un sorriso di cortesia al vecchio. - E Arthur Pendragon. - Il vecchio alzò un sopracciglio verso il biondo che quasi si strozzò con il thè.
Arthur fissò il vecchio a sua volta; lui non aveva compilato alcun documento per candidarsi.
Si alzò titubante con un sorriso incerto, mentre il moro aveva scritto a lettere cubitali almeno dieci punti interrogativi negli appunti al portatile.
- Non deve preoccuparsi di nascondere la sua sorpresa, Signor Pendragon, sono stato io a presentare la sua candidatura, sollecitato da alcuni soci che mi hanno riferito che sarebbe stato all’altezza del compito.
Il biondo boccheggiò un paio di volte, l’avrebbe fatta pagare ai suoi amici questo era certo.
- Lei può comunque rifiutare - aggiunse il vecchio scrutandolo.
Arthur si aggiustò la cravatta e si mise perfettamente ritto davanti all’ampio tavolo in mogano. - Io sono onorato che questi soci abbiamo posto fiducia in me e non ho alcuna intenzione di deluderli. Accetto questa candidatura con enorme gioia.
Il vecchio gli sorrise compiaciuto mentre ad Alined quasi cadde la mascella, la stessa reazione di Merlin dopo tutto.
- Molto bene. Avete una settimana per redigere un piano di rendimento per il prossimo anno del club e i cambiamenti che apporterete dopo la vostra nomina. La votazione avverrà alla fine della settimana prossima. - L’uomo fece battere violentemente i fogli sul tavolo. - La seduta è chiusa.
Gli altri rappresentanti si apprestarono a dileguarsi bisbigliando tra di loro mentre Alined lanciò solo un’occhiata di sfida al biondo.
- Ma che hai fatto? - Merlin lo guardò a occhi sgranati.
- Ho semplicemente seguito il tuo consiglio.
- Quale consiglio? - Il moro lo guardò dubbioso.
- Si merita una lezione, no? Nessuno può permettersi di trattare così gli altri, soprattutto se sono persone a cui tengo. - Appoggiò una mano su quella di Merlin.
Il moro si tranquillizzò un attimo osservando la mano dell’altro. - Non sarà facile.
- Per questo ho bisogno di te. - Diventò rosso al solo pronunciare quelle parole e velocemente si alzò per uscire.
Merlin ripose tutto e lo seguì senza aggiungere altro, si sentiva troppo confuso pure lui.
 
Il resto della giornata passò in fretta visto che Gwen insistette perché restassero da loro, e mentre Merlin parlava con lei e i bambini giocavano, Arthur iniziava a discutere della candidatura e del progetto da presentare la settimana dopo con Lancelot.
Per quanto insistette il biondo non riuscì a far scucire a Lance i nomi dei soci che avevano firmato per presentarlo come presidente e neanche di chi fosse stata l’idea, ma su quello non aveva dubbi, era stato Gwaine sicuramente.
Non riuscirono a scappare neppure per cena e quando tornarono a casa erano entrambi esausti.
Finalmente Merlin si sedette sul divano e accese la tv mentre Morghi si rotolava sul tappeto.
- Non so dove trovi le energie - commentò Arthur osservandola dalla cucina.
Prima che Merlin potesse capire su che canale si era fermato era troppo tardi.
La pubblicità della giornata “paghi due entri in tre” dell’acquario era a pieno schermo, seguita da spezzoni dei vari animali.
A Morghi brillarono gli occhi e si voltò verso i due giovani.
- Se non ricordo male avevi già detto qualcosa a proposito, no? - Il biondo guardò il babysitter.
- Sì, sì. L’offerta vale solo per domani. - Guardò la piccina davanti a lui ticchettare nervosamente il piedino sul pavimento, mentre si rigirava le ditina della mani.
- Però devi andare subito a nanna se domani dobbiamo uscire.
Non fece in tempo a finire che Morghi era già ai piedi delle scale. - La favola me la racconti lo stesso però? - Si sentì dal corridoio.
 Il babysitter sorrise e si alzò dal comodo divano. - Notte, Arthur.
- Notte, buona favola. - Il biondo gli sorrise più che poté, avrebbe voluto stringerlo a sé e non lasciarlo fino al mattino seguente.
 

 
Morghi era stretta nella mano del babysitter mentre continuava a osservare l'enorme scritta sopra la biglietteria.
Non vedeva l'ora di vedere da vicino un delfino, come quello che usciva dalla gigante lettera “O” dell'insegna. I suoi occhi sbrilluccicavano vedendo l'ippocampo appoggiato sulla “I” e ogni lettera “A” era ricoperta di piccole meduse.
Si meravigliò delle fauci di coccodrillo sulla “C”, forse avrebbe visto anche quelli?
Arthur tornò coi biglietti passandone una alla bimba e uno al babysitter.
- Andiamo! - La bambina iniziò a tirare il moro per il braccio, oltrepassando la biglietteria e dirigendosi verso una grande cupola.
Merlin era alquanto sbalordito dalla forza della piccola, immaginò che a fine giornata i tendini del suo braccio sarebbero stati ko.
- Voglio andare lì! - Morgana appena entrati puntò il dito verso l'ingresso della foresta pluviale dove si trovavano i coccodrilli.
- Ok. - Sorrise il moro.
La piccola sorrise mentre tutti e tre entravano lungo il percorso. Intorno a loro era davvero stata ricreata una vera foresta, compreso il micidiale caldo umido.
Il babysitter tolse subito il giubbottino a Morghi e se lo infilò sotto braccio.
Arthur entrò nella foresta pluviale, seguendo Merlin e Morghi, rigirandosi nella mani la cartina del parco. Appena il caldo cominciò a farsi sentire, alzò il muso dal foglio, notando come intorno tutto si era trasformato. Piante e luci ricreavano il perfetto stadio di una foresta pluviale, gli spruzzini dell'acqua nascosti facevano sembrare le foglie umide e il percorso ripieno di terra dava l'idea di non essere all'interno di un parco.
Si tolse il giubbino, notando come i due che lo anticipavano l'avevano già fatto, e se lo mise sotto braccio, avvicinandosi poi a Merlin. - Sei mai stato in uno di questi posti? - chiese, soffiandogli le parole nell'orecchio.
- Eh? - Il babysitter era intento a prendere in braccio la piccina e tra i giubbotti e il caldo la cosa non era di certo facile. - No. cioè… Una volta allo zoo, ma era meno elaborato. - Gli sorrise di sfuggita.
Ti stai comportando come se fosse la tua prima cotta, Merlin, contegno!
- Ci saranno animali qua intorno? - disse la piccina un po' intimorita, mentre scrutava l'entrata della caverna/sottopassaggio che aveva davanti.
Merlin varcò l'entrata della grotta e subito la sua attenzione fu attirata dalle teche illuminate da leggeri neon. - Tranquilla, Morghi, gli animaletti non ti faranno niente.
Si avvicinò alla teca dei camaleonti. - In questa teca ci sono quattro camaleonti - lesse sul cartello davanti il vetro. - Perché non provi a trovarli?
Morgana mosse rapida gli occhi da una parte all'altra dell'habitat. - Uno lì, uno lì! - Fece un attimo di pausa ma riuscì a trovare anche il terzo nascosto tra le foglie.
- Manca il quarto, io lo vedo. - Il moro appoggiò una mano a mezz'aria per dare un indizio alla bambina.
Arthur seguì i due accanto alla teca e poi guardò l'interno di essa. Gli animali non gli avevano mai dato così tanto interesse. - Merlin. - Si avvicinò a lui, poggiando il suo petto contro la schiena del moro, spostando le mani sui fianchi del ragazzo - Ti piacerebbe vederla dal vivo una foresta pluviale?
La mano del moro che indicava il quarto camaleonte traballò leggermente; era letteralmente incastrato tra i due fratelli.
- Ma no, che domande fai? Non ci tengo a finire nella bocca di qualche tigre.
Morgana rise a quella frase. - Trovato! - esclamò felice, mentre indicava l'ultimo rettile mimetizzato.
Il moro sospirò. - Bene, possiamo passare alla prossima grotta. Cosa ci sarà secondo te?
- Pipirelli!
Merlin si mise a ridere come Arthur e approfittò della distrazione del biondo per incamminarsi.
L’altro sospirò e seguì il babysitter e la bambina nella caverna. Ciò che si presentò ai suoi occhi fu strepitoso.
La caverna era ben fatta, un debole venticello muoveva i boccoli di Morgana e alcune luci riflettevano sulle pareti il leggero muoversi delle onde all'interno di un piccolo ristagno d'acqua. Gli autoparlanti facevano il suono tipico di quei posti e Arthur prese la mano di Merlin con la sua. - Non vorrei perdervi. - Se non fosse stato per il buio, sicuramente tutti avrebbero visto il suo rossore.
Merlin sentì un groppo in gola. - Grande e grosso come sei non penso ti perderei di vista, e poi i tuoi occhi anche al buio… cioè niente. - Aggiustò meglio la bambina contro di sé mentre continuavano a camminare.
Morghi era intenta a guardare la piccola cascata a muro sulla roccia. - Posso toccarla Merlin?
 - Non mi pare una buona idea.
I tipici occhi da cucciolo indifeso apparvero sul volto della piccina, che passava il viso da Merlin a Arthur e viceversa.
- Morghi, ascolta Merlin - cominciò Arthur, girando gli occhi.  - Non facciamoci riconoscere.
Disse quello che tiene per mano un altro uomo. Arthur Pendragon asino al quadrato!
Un sorriso fece breccia sul voltò di Merlin, almeno gli aveva dato ragione.
- Siete cattivi, non vi salverò quando i coccodrilli vi mangeranno.
- Se qualcuno non chiederà immediatamente scusa tornerà subito in macchina - disse severo il babysitter.
- Ma…
- Vorresti davvero che io e Arthur venissimo mangiati?
 - No. - Morghi si aggrappò di più al moro. - Scusa.
- Brava. - Ora perché non alzi quel bel faccino e guardi i pipirelli, uhm?
Morgana alzò il musetto per poi osservare l'enorme teca che riempiva la parete. - Sono tantissimi!
Arthur rise al battibbecco fra i due e poi alzò il viso. Gli esserini neri erano tutti appesi alle pareti e sembravano guardarli incuriositi.
La voglia di stringere Merlin cominciò a farsi spazio in lui e si costrinse a rilassarsi. Girò il viso verso quello del moro e lo guardò. Gli occhi risplendevano grazie alle luci e il sorriso che aveva sul volto era dolce. Si spostò di lato, avvicinandosi al ragazzo, ma cercò di non darlo a vedere.
- Merlin, giù.
 Il moro si riprese la sua mano da Arthur per rimettere a terra la piccina.
Morghi si spostò più avanti dove delle enormi blatte brulicavano felici dentro a una teca. - Questi sono come quello che Arthur ha ucciso in lavanderia! Solo più brutti!
Merlin dovette trattenersi dal ridere di nuovo. - Morgana era un bel po' che non faceva gite, eh? - Si voltò verso il biondo, trovandoselo appiccato.
Arthur si distanziò al vedere il moro girarsi e si grattò nervosamente la testa. - Il mio lavoro, sai… Non ho molto tempo.
- Bugiardo. Il weekend è sempre stato a tua disposizione, il tempo avresti dovuto trovarlo. - Merlin gli lanciò un'occhiata severa. - Mi aspetto un cambio d'atteggiamento completo e significativo da adesso. E poi con questa faccenda della candidatura dovremmo organizzarci per bene, non voglio che tu ti metta a stralavorare, forse sarebbe meglio se al lavoro tu prendessi qualcuno con te? - Merlin aveva iniziato il discorso deciso ma finì titubante.
Arthur fissò di sbieco il moro, cercando di capire cosa intendesse. - Con me? Posso farcela anche da solo. - Avanzò dietro a Morgana, guardando la bimba che andava a osservare più da vicino una stalagmite illuminata da un faro.
Merlin si morse leggermente le labbra, avvicinandosi al biondo. - Ho parlato con Lance prima, lui è vicepresidente in una compagnia, perché non ti fai aiutare da lui? Mi ha detto che si era già offerto qualche mese fa. - Evitò di dire “quando sono morti i tuoi”. - Morghi, a te non piacerebbe che zio Lance aiutasse Arthur al lavoro?
La bambina si voltò pensosa per poi annuire vistosamente. - Zio Lance è davvero bravo con me! - Sorrise.
 - Vedi, Arthur? - Il moro gli si accostò di più. - Non è sempre un segno di debolezza chiedere aiuto - sussurrò al biondo.
Arthur abbassò il viso corrugando la fronte. - Merlin, ti chiedo di non immischiarti nei miei affari. Sei il mio babysitter e basta. - Subito si accorse della stronzata appena detta. Cosa gli era saltato in mente di rispondere così?
- Cercavo solo di aiutare. - Il moro non si sforzò a nascondere lo sguardo dispiaciuto. - Vieni, Morghi, mi sa che i prossimi sono i coccodrilli. - Il babysitter la prese per mano e uscirono dall'ultima grotta.
La piccina osservava incuriosita intorno a sé, quando vide un meraviglioso pappagallo appollaiato sull'albero delle sua gabbia.
Arthur sbuffò, dandosi mentalmente del cretino e seguì i due rituffando la faccia nella cartina. Doveva trovare il modo di scusarsi. Quando Morghi si fermò, Arthur sbatté contro Merlin, non accorgendosi della loro sosta, e il moro si sbilanciò in avanti. Arthur lesto lo afferrò per la vita, stringendolo a sè. - Ah, scusa.
Merlin lo guardò al limite della pazienza, mentre Morghi si era allontanata per osservare il piumaggio colorato.
- Per cosa? Per offendermi continuamente o urtarmi continuamente? Perché la cosa non è chiara - sbuffò innervosito.
- Merlin ascolta... - Arthur girò intorno al moro, per incontrare gli occhi di zaffiro dell'altro. Erano così belli, così simili ai suoi. - Me la sono sempre cavata da solo, non ho mai avuto bisogno di aiuto. Avere qualcuno che si preoccupa di me dopo tanto tempo è... - Il biondo sospirò, abbassando lo sguardo. Non riusciva a chiedergli scusa.
- Forse è meglio se mi trovo un altro lavoro - vociferò.
Non era da lui arrendersi, ma che poteva fare? Si era creata una situazione di stallo da cui da solo non ne sarebbe mai uscito, non senza la buona volontà di un asino, di cui adesso era pure cotto.
Ritornò dalla piccina senza aspettare una risposta.
Morghi saltellò felice vedendo il cartello che segnalava l'habitat dei coccodrilli.
Il moro le afferrò la manina, osservando i lucertoloni sotto il ponticello su cui erano fermi. Ecco, era così che si sentiva.
Arthur lo osservò allontanarsi; doveva trovare il modo di scusarsi o comunque di fargli capire che lui fosse importante. Non poteva perderlo. Non doveva. Si avvicinò al ponticello, fissando gli animali.
Merlin era accanto a lui e sembrava triste. Senza pensarci molto Arthur allungò una mano, intrecciando le dita con quelle dell'altro, girando lo sguardo dalla parte opposta. Sentiva il cuore martellargli il petto e sarebbe sicuramente morto di lì a poco.
Merlin era combattuto tra stringerle o spingerle via. Lasciò la mano molle. - Morghi, allora ti piacciono?
- Sì! anche se dormono sempre..
 - Ma non stanno dormendo, aspettano una preda.
- Aaah. - La piccina guardò giù un'ultima volta. - Ora andiamo a vedere i pesci?
 - Certo. - Merlin le sorrise, liberandosi dal biondo e incamminandosi verso l'uscita.
Al rientro nella cupola un venticello freddo li colpì in pieno. - Sarà meglio asciugarsi da questo sudore. - Prese un fazzoletto dalla tasca del giubbotto e iniziò ad asciugare il visino della piccola, aggiustandole anche i ricci.
Arthur si sentiva un vero idiota. Un grande idiota. Quando si allontanarono per entrare nella cupola dei pesci riprese la cartina, aspettando che Merlin finisse di asciugare la piccina. - Qui dice che c'è un percorso. Alla fine di esso ci si può prenotare per fare la foto con il delfino. - Abbassò la cartina dal viso, cercando gli occhi di Morgana. Sapeva che la bambina voleva toccare uno di quegli animali.
- Sì! Per favore! La foto col delfino. - Fece gli occhioni al babysitter che aveva terminato di sistemarla.
 - Va bene, monella.
Morgana arrossì leggermente.
- Andiamo a vedere i pesci. - Merlin si incamminò con la piccola davanti a sé. La prima vasca era quella dei piranha.
Arthur fissò i pesci. I denti dei pesci. Un brivido gli percorse la schiena e decise di guardarsi attorno. La sala era completamente immersa nell'acqua, la gente si muoveva all'interno dei corridoi subacquei ed i pesci nuotavano intorno a loro. Oltre alle varietà marine sul fondo degli acquari erano presenti molte piante e coralli.
Il biondo si avvicinò a uno dei vetri, fissando un bellissimo esemplare di corallo rosso e giallo. - Morgana, guarda che belli. Ricordi? La mamma ne teneva uno nel salone e intorno vi giravano i pescetti colorati.
La piccola si appiccò al vetro. - Sì, erano belli. - Morghi si staccò dalla vetrata per aggrapparsi ai pantaloni del fratello.
Merlin li osservava rincuorato: erano davvero belli insieme. Fu distratto dalla risate della gente, intenta a guardare una foca giocare. Si avvicinò anche lui per osservare l'animale davvero buffo.
Arthur accarezzò la testa della piccola e poi la guidò dietro Merlin.
La foca seguiva i comandi degli ammaestratori e giocava con gli oggetti che le venivano lanciati da sopra la vasca.
Morgana corse davanti a tutti e Arthur ne approfittò per avvicinarsi a Merlin. Gli sfiorò dolcemente un braccio, continuando a guardare a terra; il modo per parlargli lo avrebbe trovato.
Il moro spostò la sua attenzione alla testolina riccioluta di Morgana, non voleva di certo perderla, ma sentì Arthur accanto a sé. - È così interessante il pavimento? - Gli chiese, guardandolo di sfuggita per poi riportare la sua attenzione alla piccola.
- Eh? Ah, diciamo... - Il biondo alzò il viso colpevole, guardando la foca giocherellale con una palla e poi piegarsi per un inchino. Si avvicinò a Merlin, prendendolo per un braccio. - Merlin, senti, io... - Prima che potesse continuare Morgana spuntò tra la folla, avvicinandosi felice.
- La prossima sala è quella delle meduse, ho sentito una signora dirlo. - Afferrò Merlin per il braccio e iniziò a tirarlo.
Il moro sorrise trovandosi tra acquari pieni di meduse di ogni misura e specie.
Morgana si era fermata a osservare le più piccine e di colore rosa.
La gente era ancora tutta focalizzata sulla vasca delle foche e loro erano liberi di girare indisturbati.
La sala delle meduse era piena di diverse luci. Alcuni esemplari erano completamente bianchi e i fasci colorati aiutavano a risaltarle.
La stanza era abbastanza vuota ed Arthur decise di agire: mentre Morgana si aggirava accanto alle piccole meduse rosa, infilandosi nelle piccole cupole che rientravano negli acquari, Arthur tirò Merlin dentro un piccolo corridoietto. - Merlin, senti, prima non parlavi seriamente, vero?
Il babysitter lo fissò per un attimo prima di rispondere. - Arthur noi, noi non andiamo bene insieme. Finiremmo sempre per litigare e non è l'ideale.
- Possiamo andare d'accordo, a Morgana piaci, sono io che non sono abituato, ma andrà meglio. - Il cuore di Arthur cominciò a battere forte e lui si avvicinò al moro, senza farci troppo caso.
Merlin indietreggiò, ma si ritrovò contro la parete. - Tranquillo, passerò a trovare Morghi appena ho tempo. - Tentò un sorriso con non chalanche, cercando di sgusciare via dal corridoio.
- Merlin, io non… - Si avvicinò ancora al moro, bloccandolo contro la parete. - Non capisci, non posso lasciare che tu... - Sentiva la testa girare e il cuore accelerare. Fece l'unica cosa che pensò sia giusta. Scacciò quel poco spazio che rimaneva fra di loro e poggiò le proprie labbra su quelle dell'altro. Lo baciò, alzando le mani verso quelle dell'altro, sperando di non essere respinto.
Arthur lo teneva praticamente inchiodato alla parete. Non si scostò ma non ricambiò il calore dell'altro.
- Dovresti smetterla con queste cose senza senso, non rimarrò di certo perché il mio datore di lavoro etero si improvvisa dentista.
Arthur rimase male alla risposta di Merlin. Non voleva che finisse così. - Cambierò. Chiederò a Lance di aiutarmi. - Poggiò delicatamente la testa su quella del moro, allungando una mano sulla sua guancia. - Non lasciarmi, Merlin.
Il moro tremò leggermente a quelle parole, sembrava così sincero. - Io, io, forse posso restare un altro po'.
- Merlin, ecco... - Arthur sentì il cuore fermarsi. Era la prima volta che diceva una cosa del genere pensandolo davvero. - Merlin, tu mi piaci. - Sentì le gote arrossirsi e abbassò lo sguardo verso il basso.
Il moro sgranò gli occhi alla confessione. Probabilmente avrebbe dovuto chiedere se recentemente Arthur aveva battuto la testa ma invece liberò una mano dalla presa affievolita dell’altro.
Poggiò due dita sotto il suo mento per alzargli il viso. - Sono stanco di vederti fissare il pavimento. - Gli sorrise per poi poggiargli un delicato bacio sulle labbra. - Resto - sussurrò contro la pelle del biondo. - Ma basta a questi sbalzi d’umore. - Lasciò un altro bacio sulla guancia rossa dell'altro per poi ritornare contro la parete.
Arthur gli sorrise, arrossendo fortemente. Si staccò di poco, lasciando più spazio al ragazzo, passandosi la mano fra i capelli. - Ci... ci proverò. Promesso.
Merlin lo fissò sorridente. - Ci conto. - Gli aggiustò i capelli spettinati. - Dobbiamo tornare da Morgana, poi parleremo stasera.
Arthur gli sorrise e gli sfiorò dolcemente le dita, prima di vedere la testolina di Morgana raggiungerli.
- Perché vi siete nascosti?? - Morghi li guardò curiosa.
 - Volevamo vedere se ci trovavi. - Merlin la prese in braccio. - Oooh la mia schiena. - Guardò la bambina divertito. - La prossima volta ricordiamoci il passeggino Arthur. - La piccina rise mentre Merlin ritornava nel corridoio principale.
Arthur sorrise divertito seguendoli. Merlin non aveva risposto al suo "Mi piaci" e questo lo spaventava un po’, ma il fatto che ne avrebbero riparlato lo rincuorava.
Passarono lungo una serie di acquari contenenti pesci tropicali coloratissimi. - Guarda, Merlin, c'è Nemo! - Morgana indicò un pesce che nuotava tra i coralli.
- È un pesce pagliaccio, Morghi.
 - No Merlin è Nemo. Uh, c'è anche Dori! - Scese dalle braccia del babysitter inseguendo il pesce blu che girava per le vasche.
- Birbante - sussurrò il babysitter per poi voltarsi verso Arthur. - È il tuo turno.
- Il mio? - Arthur guardò Merlin senza capire cosa bene intendesse. Era ancora immerso in quel che era accaduto.
- Di rincorrere tua sorella. - Gli sorrise beffardo. - Poi sarà meglio andare a pranzo.
Arthur sospirò, seguendo Morgana davanti l'acquario. Si avvicinò alla bambina, prendendole i boccoli fra le dita. - Morghi, non dovresti fuggire cosi.
- Eh? - Si voltò verso il fratello. - Ma io non correvo tanto veloce. - Alzò la mano verso Arthur.
Il biondo le sorrise, prendendole la mano. - Ultimamente sei molto contenta, eh?
- Sì! Mi piace stare con te e Merlin. - Morghi sorrise.
Il moro raggiunse i due. - Andiamo a pranzo monelli?
Arthur sorrise a Morgana e poi si girò verso il moro. Annuì ricordando il calore delle sue labbra.
Aveva ricambiato i baci, qualcosa voleva pur dire.
- Dove volete pranzare? - chiese Merlin.
Morghi corrugò la fronte pensosa. - Mc!
- E Mc sia -  affermò Arthur. - Ma prima... - Lasciò la mano della bambina, avvicinandosi a un bancone poco lontano.
Tornò qualche secondo dopo, con un foglietto in mano. - Quindici e trenta, appuntamento col delfino.
Morgana sembrava avere quasi gli occhi a cuoricino. Tirò il fratello per il braccio per farlo abbassare e dargli un bacione.
 - Oggi siamo tutte una coccola. - Merlin sorrise mentre la piccina correva verso il fastfood per nascondere il rossore.
 - Tu cosa prendi? - Il babysitter osservava la bambina già ferma davanti al cartellone delle sorprese dell'happymeal, mentre lui avanzava con Arthur.
Il biondo si avvicinò al moro, prendendo il portafoglio - Credo un Mc Royal Deluxe.
- Ah. - Il moro e Morghi si misero in fila con dietro il biondo.
Ovviamente Morgana non si fece scappare l'happymeal mentre Merlin prese un semplice toast con bibita. Anche Arthur ordinò e poi si misero di lato aspettando gli ordini. Una volta arrivato tutto si sedettero comodi in uno dei tavoli. Morghi iniziò subito dalla porzione di patatine, dando ogni tanto un morsetto all'hamburger.
Merlin incominciò a bere la cola, attento che la piccina non si sporcasse.
Arthur tentò di mangiare il panino senza sporcarsi eccessivamente e quando passò alle patatine prese la cartina. - Direi di andare subito dal delfino, così poi da vedere il resto del parco.
- Ma non è presto? Abbiamo un'ora ancora. - Merlin aveva iniziato a mangiare il toast, ma non riusciva a trattenere le risate a causa dei baffi di maionese dell'altro.
Anche Morgana intenta a giocare con la sorpresa aveva iniziato a sorridere più del dovuto.
- Beh, possiamo riposarci un po’, no? - Arthur alzò il viso verso il moro, non capendo perché ridesse.
- Sì, Morghi può giocare sulle giostrine qui e noi riposare i piedi. - Frugò nelle tasche e tirò fuori il telefono. - Morghi, che ne dici di una foto con tuo fratello?
Morgana decisamente non aspettava altro. Si fiondò dall'altra parte del tavolo e abbracciò il fratello.
Merlin scattò la foto e la bambina corse via divertita verso lo scivolo a palline del Mc.
Arthur vide la bambina sparire fra i giochini e sbadigliò, mangiando una patatina. Si sentiva in suggestione.
- Guarda. - Il babysitter voltò lo schermo verso di lui, aspettando la sua reazione.
Arthur sentì anche i capelli rizzarsi e si pulì subito la bocca, tossendo per evitare di arrossire dalla vergogna. - Potevi dirmelo..
- Eri carino così. - Merlin gli sorrise.
Arthur sospirò, ridendo poi. - Grazie per la figuraccia - commentò.
- Ma siamo solo noi, a meno che non invii la foto a Lance, sono sicuro che poi arriverebbe a tutti. - Afferrò pericolosamente il cellulare.
- No, no! - Arthur si alzò, raggiungendo Merlin per poi bloccarlo per i polsi. - Gwaine non lascerebbe correre.
- Lo sai a me sta davvero simpatico Gwaine, è gentile. - Merlin guardò il biondo che tratteneva ancora i suoi polsi.
- Sì... fa questo effetto a tutti. - Arthur lasciò i polsi di Merlin visibilmente imbarazzato e si sistemò la camicia.
- A parte a te, comunque. - Lo fissò un attimo - Non dovresti imbarazzarti ogni volta che mi tocchi. - Merlin spostò la sedia di Morghi per farlo sedere.
Arthur si sedette accanto al ragazzo, sospirando. - È la prima volta per me. Poi sei un ragazzo, è complicato.
- In che senso prima volta? - Merlin lo guardò preoccupato. - Arthur non sei stato con delle ragazze?
Arthur si poggiò una mano sulla testa. - La prima volta che mi piace qualcuno seriamente.
Merlin sospirò rassicurato per poi guardarlo pieno di gioia. - Se non fossimo qui ti bacerei di nuovo. - Strinse la mano nella sua. - E visto che prima siamo stati interrotti… anche tu mi piaci. - Si sentiva davvero un pesce lesso a dirlo così. Si schiarì la voce. - Possiamo fare le cose non calma comunque, per te deve essere difficile.
Alla fine si era confessato all'altro in un acquario, che cosa imbarazzante.
Forse sarebbe stato meglio aspettare, ma ciò che Arthur gli aveva detto era speciale.
Arthur rise come un babbalucco e alla dichiarazione si pietrificò arrossendo. Si sentiva bene ad essere ricambiato. - Io... ecco... devi insegnarmi. Non voglio rovinare tutto.
- Non penso tu possa fare più danni di quelli nelle ultime settimane. - Gli sorrise. - Fai solo quello che ti senti di fare e basta. Al massimo ti darò qualche tirata d'orecchi - ammiccò.
Arthur sorrise e poi riunì tutte le cose sul vassoio; non sapeva che dire o che fare, si sentiva imbarazzato.
- Ti va di parlare ancora del tuo lavoro? Abbiamo ancora mezz'ora e mi piacerebbe capire meglio come va lì. - Il moro lo guardò curioso.
Arthur sospirò, incrociando le braccia al petto. - Diciamo che ci sono alcuni membri del consiglio che mi danno contro... Anche se sono il presidente ho bisogno della loro approvazione per le decisioni e per questo mi trovo le mani legate. - Il biondo continuò a parlare molto del suo lavoro, aprendosi con Merlin come ormai non faceva più da molto tempo. Il moro lo ascoltò per tutto il tempo, dandogli degli ottimi consigli e rincuorandolo più del dovuto, sfiorandogli le dita con le proprie.
Ad Arthur piacque molto quel che stava costruendo con Merlin. Non avrebbe dovuto rovinare nulla.
L'altoparlante dell'acquario annunciò che l'attrazione dei delfini era finalmente aperta e Morghi saltò giù dallo scivolo per correre al tavolo.
Aveva già aperto la boccuccia per parlare quando Merlin gliela coprì con la mano. - Sì, adesso andiamo, monella. - Le sorrise mentre si alzava dalla sedia, accarezzando la mano dell'altro.
La piccina saltò a mettersi il giubbottino con scarso successo, iniziando a girare su sé stessa per infilare l'altra manica.
Il moro la aiutò cercando di non ridere troppo, ma Morghi aveva già messo il muso.
- Su, che i delfini ci aspettano.
Arthur fissò Morgana infilarsi il giubbino e rise alle piroette che faceva.
Si alzò buttando ciò che era rimasto del loro pranzo e poi li raggiunse, uscendo tutti assieme dal Mc.
Avevano percorso i corridoi velocemente e ora Morgana era da cinque minuti appiccata alla vetrata della vasca.
- Stasera gli inservienti non dovranno pulire il vetro.
Arthur rise, alzando il viso verso una lunga coda di bambini. - Sarà meglio mettersi in fila - comunicò, indicando l'entrata per farsi le foto con il delfino.
Merlin prese in braccio la bambina e si mise in fila.
Morgana appoggiò la testolina nell'incavo del collo del moro e iniziò a socchiudere gli occhietti.
Dopo cinque minuti un leggero fruscio sul suo collo fece insospettire il babysitter. - Arthur, ma Morgana sta dormendo?
Arthur si mosse dietro il moro, guardando il viso di Morgana. - Sì.
Merlin se la aggiustò meglio addosso. - Mi sa che avrò il giubbotto pieno di bava quando sarà il nostro turno - sospirò.
Arthur rise, guardando la fila. - Non manca molto, dai.
- Vedremo. - La fila si smaltì velocemente e i prossimi sarebbero stati loro.
Il moro cominciò a chiamare la piccola e a muoverla leggermente.
- Mm, mmm. - Morghi aprì piano gli occhietti e si stiracchiò.
 - Ben svegliata principessa, il suo delfino la aspetta.
Morgana sembrò riprendersi a quelle parole, perché dopo un rapido sbadiglio era già arzilla e scattante davanti al babysitter. - La facciamo tutti insieme, vero? La foto.
- Va bene, Morghi. - Merlin si stava ripulendo dalla bava quando l'addestratrice li chiamò.
Arthur prese per mano la piccina, avvicinandosi al delfino che era fermo su una piattaforma, con una donna accanto.
La ragazza bionda si avvicinò al trio, sorridendo alla bambina. - Ciao, io sono Laura e lui è Dolphi. Tu sei?
- Morgana! - La bambina sorrise.
- Bene, Morgana, ora questi due bei ragazzi andranno a inginocchiarsi alla destra di Dolphi.
Merlin e Arthur ubbidirono un po' imbarazzati e subito Morghi andò a sistemarsi contro Merlin.
Posizionò la manina dove l'addestratrice le indicava. Sorrise ancora di più quando la mano sfiorò la pelle di Dolphi.
- Ora dite cis. - L'operatore sistemò meglio l'inquadratura e Merlin ne approfittò per stringere un braccio intorno a Morghi e uno ad Arthur.
Il biondo sentì Merlin stringerlo e arrossì all'istante, sentendo successivamente la macchina fotografica scattare. Se era venuto rosso, il moro si sarebbe dovuto scusare sicuramente.
 - Bravissimi tutti e tre! - L'istruttrice lasciò accarezzare l'animale ancora un po' e anche Merlin si cimentò nell'impresa.
I tre uscirono dall'habitat e il moro infilò un foglietto nel taschino. - Per la foto dobbiamo andare allo stand souvenir all'ingresso tra un'oretta.
- Ora che facciamo? - Morgana lo guardava sprizzando gioia da tutti i pori.
- Ora lasciamo scegliere un po' Arthur.
 La piccina annuì al babysitter mentre Merlin approfittava per pulirle le manine.
- Beh... - Arthur prese la cartina, infilandoci il muso di nuovo. Vide la cupola dei cavallucci marini più vicina e decise che sarebbe stata la loro meta. - Andiamo a vedere i cavallucci marini. Sono sicuro che piaceranno molto a entrambi.
- Ho sentito alla tv che sono davvero belli. - Merlin prese Morghi per mano e si incamminò seguito dal biondo.
- Sì, sono molto belli, un amico di nostro nonno ne teneva sempre molti all'interno del suo ufficio, diceva che gli donavano tranquillità. - Arthur rise poco dopo, seguendo ancora il babysitter e la bambina - Pensa che un giorno due hanno lottato per una femmina... Ricordo che mio nonno me lo raccontò come se fosse una specie di combattimento da box.
- Sicuro che fosse legale averli? - Merlin lo guardò dubbioso mentre entrava nel padiglione.
Subito Morgana cominciò a tirarlo da ogni lato del corridoio per osservare gli acquari.
Sento di avere il mal di mare. Il moro si appoggiò a un angolo della parete mentre la bambina si era fermata a osservare gli ippocampi panciuti.
Arthur ci pensò parecchio alla domanda del moro, ma non ci diede troppo peso. All'interno dell'acquario dedicato ai cavalli marini il biondo spalancò più volte la bocca. Quegli animali gli erano sempre piaciuti e ancora si stupiva. Alla vista, poi, di Merlin appoggiato a un angolo del padiglione gli si avvicinò preoccupato. - Tutto bene?
- Sì, sì, solo un giramento di testa. Morghi ha davvero troppo energia. - Gli sorrise un po' affannato. 
Arthur lo fissò, incrociando le braccia. - Dovevi prendere un panino.
- Cos'è ti metti pure a farmi la predica? - Il moro lo guardò male tirandosi su dalla parete.
Arthur rise, girandosi poi verso Morgana. - Beh, è vero.
Merlin sbuffò. - Asino - disse piano, mentre ritornava dalla piccina, che aveva riempito il vetro di impronte digitali seguendo i percorsi degli ippocampi.
Arthur sospirò, seguendo il moro. Fissò ancora un volta gli animali. - Guarda, Morghi, quello colorato di nero e blu che fa lo scemo sembra Merlin!
La bambina rise senza trattenersi, mentre Merlin si voltava glaciale verso Arthur. - Cos'è che hai detto?
Il biondo si rizzò e fissò Merlin sorridendo. - N...niente...
Il moro lo squadrò di nuovo. - Ho appena deciso che stasera farò scaloppine ai funghi - sentenziò, mentre guidava la piccina verso la prossima vetrata, che ora rideva,  perché il fratello avrebbe dovuto mangiare il suo ortaggio più odiato.
Entrambi si fermarono a osservare i magnifici colori dei cavallucci che ora si trovavano davanti.
Ad Arthur cadde il mondo addosso e quasi si volle buttare in mezzo ai cavalli marini per non mangiarsi quella roba. Seguì sconsolato i due e si arpionò alla maglia di Merlin, quasi in una muta richiesta di qualcosa di migliore da mangiare quella sera.
- Vuoi dirmi qualcosa, Arthur? Forse sul menù di stasera? - Merlin lo osservò sorridente.
- Dai... - commentò, avvicinandosi al moro mentre la bambina non guardava - Scherzavo…
Il babysitter si rivoltò come se il biondo non avesse detto nulla. - Non è quello che volevo sentire.
- Non pensavo fossi permaloso come me - ammise Arthur, nel vano tentativo di scusarsi.
Merlin fece un passo indietro verso di lui. - Non è che sono permaloso, è che qualcuno deve imparare a chiedere scusa. - Lo guardò di sottecchi.
- Scusa, Merlin - disse Arthur, allora, con una vocina così sottile ed a mo di presa in giro che non poté non ridere.
- Peggio di tua sorella, Arthur, davvero. - Merlin cercò di rimanere serio ma non riuscì a trattenere una piccola risata. - Doppia razione di funghi stasera.
Arthur lo guardò, prima sorpreso e poi sconfitto. Abbassò il capo in segno di resa, ricordandosi di comprare un cane a cui rifilare i funghi cucinati dal moro nei giorni a venire.
Ora sapeva da chi Morghi aveva preso gli occhi da cucciolo. Lo osservò un attimo per poi sospirare. - Forse le farò al limone.
Arthur alzò il viso raggiante, avvicinandosi a Merlin per lasciargli un debole bacio sulla guancia. -Ah - commentò subito dopo arrossendo -Scu...scusa...
- Bravo il mio ragazzo. - Gli sorrise rivoltandosi verso i cavallucci.
Arthur tossì arrossendo, allungando una mano verso le dita di Merlin. Gli piaceva toccarlo e sentire il suo profumo, come mai gli era capitato in vita sua con nessuna.
Merlin gliela strinse voltandosi verso di lui. - Non avevi detto che non volevi situazioni umilianti in pubblico?
Arthur pensò di rispondergli a tono, ma non aprì bocca. Non voleva rovinare quella giornata. - Merlin, non istigarmi - disse solo.
Il moro si distanziò andando a riprendere Morghi, intenta a picchiettare sul vetro. - No, Morghi. - La spostò davanti a un altro acquario dove c'erano degli ippocampi simili a draghi.
- Sta lasciando orme ovunque - constatò Arthur, indicando le velature sui vetri.
- Già. - Merlin guardò la bambina che sorrideva dispettosa. - Forse stasera contorno di carote con le scaloppine.
Morgana mise il broncio ma fece un passo indietro dall'acquario. - Un giorno cucineremo io e Arthur e sarà qualcosa che non ti piace!
Arthur sorrise e guardò Morgana, alzando la mano per farsi battere un cinque.
La piccola batté la manina e sorrise.
 - Voglio proprio vedervi, per me darete fuoco alla cucina. - Fece loro la linguaccia.
Arthur prese Morgana per mano ed entrambi se ne andarono indispettiti.
Merlin li seguì alquanto divertito dalla scena. - Che ne dite di una torta stasera?
Arthur lasciò andare la piccola, che girandosi tutta felice abbracciò il babysitter. Il moro sapeva come prendere i due fratelli Pendragon e il biondo non gliene fece una colpa. Era perfetto così.
- Come la volete, cucciolotti? - Merlin giocava coi boccoli di Morgana.
Arthur mise le mani sui fianchi, quasi ammonendolo con lo sguardo. - Merlin...
- Che c'è, cucciolotto? - Gli sorrise.
Morgana intanto continuava a stringergli le gambe. - Panna e fragola. Uhm, no cioccolato, anzi cioccolato, panna e fragola! Si può?? - Fissò il babysitter in adorazione.
- Direi che posso farla al cioccolato con la guarnizione di panna e fragole.
La bambina si infossò di più nei pantaloni troppo felice.
- Andiamo... - commentò Arthur ridendo, infilandosi nel negozio di souvenir del padiglione dei cavallucci marini.
I due lo seguirono e Morgana subito si staccò per andare a guardare i vari pupazzi dello store.
- È super morbido! - Aveva agguantato una foca.
- Signorina, non devi toccare tutto.
Morghi la mise giù con il labbro tremulo.
- Devi chiedere ad Arthur se puoi prendere qualcosa.
La bambina si voltò subito verso il fratello con due occhioni brilluccicosi.
Il biondo fissò Morgana e con un sospiro, gli fece cenno con la testa, permettendole di prendere un pupazzo a sua scelta.
Mentre la piccola si guardava intorno, Arthur si avvicinò a Merlin, attirando la sua attenzione. - Vuoi prendere qualcosa anche tu?
Il moro osservò i vari peluche morbidosi, focalizzandosi su un delfino coricato su un cuore, sembrava davvero tenero e morbido. - No, no, dobbiamo prendere anche la foto, è già abbastanza.
- Merlin, non ho problemi di soldi, lo sai. - Arthur incrociò le braccia, guardandolo con dolcezza.
- Non voglio approfittare, Arthur. - Merlin vide Morghi tornare verso di loro con la foca di prima.
- Ho scelto lei!
Arthur annuì e prese la foca dalle mani della bambina, pagandola successivamente.
All'uscita del negozio, il biondo si avvicinò ancora una volta a Merlin, porgendogli la cartina. - Manca soltanto il padiglione delle razze.
- Sì, si possono accarezzare, l'ho visto nel servizio. In tv si è anche visto che spruzzano l'acqua contro i turisti. - Sorrise mentre osservava la piccina giocherellare con la sua foca mentre camminava.
- Si - affermò Arthur - Molto simpatiche.
- Sta tranquillo, si scioglieranno davanti i tuoi occhi, non oseranno bagnarti. - In teoria voleva dirlo in tono scherzoso ma uscì piuttosto serio.
Arthur non seppe cosa rispondere e fissò di traverso Merlin.
- Io scherzavo, non sei così bello. - Il moro distolse lo sguardo mentre entravano nel padiglione.
Arthur rimase allibito e seguì i due senza dire nulla. Non era abbastanza bello per lui?
Merlin prese il peluche alla bambina prima che finisse nella vasca.
Morghi si appoggiò sulle punte e iniziò a osservare le razze che nuotavano fra la sabbia del fondale. - Quindi posso toccarle?
 - Sì, ma fatti aiutare da Arthur così non le fai arrabbiare.
Il biondo si avvicinò alla vasca con un muso lunghissimo e prese la bambina fra le braccia, allungandola sulla vasca. Quando Morgana poggiò le dita sull'acqua alcune razze incuriosite si alzarono dal fondale, andandosi a strusciare sui polpastrelli della piccola.
Arthur era troppo sovrappensiero per accorgersi di quello che stava accadendo e quando uno degli animali gli spruzzò l'acqua in faccia si scostò appoggiando Morgana a terra, borbottando sonoramente.
- Ohi, Arthur, non te ne sei accorto? - Merlin gli si accostò per pulirgli il viso. Per fortuna Morgana aveva solo due leggere macchie sulla manica.
- A che stavi pensando ?
- A nulla. - Arthur spostò Merlin, pulendosi il viso con la manica della giacca. Non aveva mai pensato di non essere abbastanza. E questo lo metteva di cattivo umore.
- Non nella giacca che poi prendi freddo. - Gli spostò il braccio ricominciando ad asciugargli la frangia.
Arthur sospirò, prendendo poi per i polsi l'altro. - Non sono... abbastanza?
- Cosa? - Il moro lo guardò senza capire.
- Per te, ecco... - Arthur si grattò il collo, sospirando. - Non sono abbastanza... bello?
- Solo tu potresti pensare una cosa del genere. - Merlin gli passò il fazzoletto sul naso, avvicinandosi all'orecchio del biondo. - Sei stupendo.
Arthur si pietrificò arrossendo esageratamente, senza più muovere un muscolo. Gli occhi erano fissi davanti a lui e a un tratto si sentì stupido.
- Basta arrossire, cucciolotto. - Merlin mise via il fazzoletto. - Ora sei di nuovo asciutto. - Gli accarezzò una guancia.
Arthur tossì, allontanandosi di poco, per poi girare il viso. - Smettila di chiamarmi cucciolo.
- Ma è tenero. Non ti piace? - Merlin si mordicchiò leggermente le labbra, mentre gli aggiustava la camicia sotto alla giacca. - Per me ti sta a pennello.
- Merlin, non sono un bambino, pensa a Morgana. - Arthur si liberò svelto delle mani del moro, cercando di non arrossarsi più del dovuto.
Il moro si girò e vide Morgana di nuovo a bordo vasca. - Riproviamo? - Prese la piccina in braccio e Morghi immerse di nuovo la mano, sfiorando una razza marroncina a pois neri.
- Piace?
La bambina annuì e spostò la mano verso la coda dell'animale.
- Non lì Morghi, non piace alle razze.
La piccina tirò via la mano repentina.
- Prova con quella lì scura.
Morghi lo ascoltò e accarezzò la razza bluastra che si era appena alzata dal fondo. - Ci torniamo qui vero??
- Morghi, non siamo ancora andati via e già vuoi tornare.
La piccina annuì e continuò a fissarlo. - Andiamo anche allo zoo? E al Luna Park!
Il babysitter si spaventò un attimo a tutte quelle richieste. - Con calma, e lo sai che dovrai fare la brava sia a casa che a scuola.
- Sì! Sarò bravissima! Vero, Arthur, che sono sempre stata brava? - La piccina si aggrappò alla schiena del moro per guardare il fratello, finendo per bagnarli la giacca con la mano.
- Beh... - Arthur effettivamente non lo sapeva, dato il poco tempo passato con lei. - Sì?
- Certo che sì! - Morgana lo guardò male.
- Su, Morghi, devi fare la brava e convincerlo se no niente gite.
La piccina guardò il moro sbuffando. - Arthur. - Si rivoltò verso il biondo. - Facciamo altre gite insieme, per favore ?
Arthur rise, avvicinandosi alla piccola per lasciargli un debole bacio sulla guancia. - Certo che le faremo.
Morghi strinse tutti e due a sé, facendoli quasi inzuccare. - Vi voglio bene!
Merlin la strinse forte e le diede un bacio sulla fronte. - Anche noi piccina, ma lasciaci, non respiriamo più.
Morgana li lasciò e Merlin continuò a posarle bacetti sul viso. - Ora prendiamo la foto e poi a casa o non riuscirò a preparare la torta.
Arthur pagò la foto del delfino allo stand vicino all’ingresso e quando la prese vide la sua faccia dolorosamente arrossita. Passò la foto a Morgana sperando che non si accorgesse di nulla e virò spedito verso l'uscita del parco.
- Arthur è tutto rosso. - La piccina rise mentre guardava la foto.
- Già, sembra un pomodoro - aggiunse Merlin mentre camminava con la piccola in braccio. - Deve essere il flash...
Arthur fissò i due sorridere e borbottò come suo solito, aspettandoli poco dopo i tornelli che segnavano l'uscita dal parco.
- Dicevamo che il flash ti ha fatto venire tutto rosso. - Merlin uscì dai tornelli.
La piccina uscì salutando gli animali sull'insegna.
- Sì, il flash - tossì Arthur, avviandosi verso la macchina.
I due lo seguirono e appena il biondo aprì la macchina Merlin accomodò la bambina nel seggiolino con in braccio la sua foca.
L’intero viaggio di ritorno fu una conversazione tra Merlin, Morghi e la foca e il biondo non fu mai così felice di vedere il cancello di casa.
Appena parcheggiò Merlin accompagnò Morghi nell'ingresso e, una volta che Arthur ebbe aperto la porta, iniziò a spogliarla della giacca e metterle le ciabattine. - Ora puoi andare a giocare.
- Siii! - Morgana corse in salotto sul divano, cominciando a parlare con la foca.
- Carina, vero? - Il moro osservò Arthur mentre si sistemava.
- Sì - rispose il biondo, poggiando il giubbino sull'attaccapanni. - Devo ammettere che sei stato una nota felice nel mio pentagramma di infelicità.
- Non sapevo fossi così poetico. - Merlin si svestì e allungò le ciabatte al biondo, anche se cercava di non avvicinarsi troppo, sentiva sempre la tentazione di un bacio.
Arthur prese le ciabatte, avanzando poi in cucina. Ma che gli prendeva ogni volta? Si versò un bicchiere d'acqua, guardando la sorella giocare.
- Morghi, lo sai che vado a fare adesso?
 La bambina alzò gli occhi dalla foca e squadrò Merlin. - Torta?
 - Già, cioccolato, panna e fragole.
- Sì, sì, sì! Una porzione anche per Flaffly! - Morghi agitò il pupazzo felice.
- Oh, certo. - Il moro le sorrise e si infilò in cucina dove Arthur stava bevendo.
- La nuova inquilina si chiama Flaffy. - Merlin iniziò a tirare fuori gli ingredienti per cucinare.
- Ah - commentò il biondo. - Interessante. Merlin, io vado nello studio, ho del lavoro da finire.
- Arthur, non puoi sempre lavorare. Perché non stai con Morghi in salotto? - Il moro si infilò il grembiule appena finito di posizionare gli ingredienti.
- Fatti aiutare per il dolce - commentò il biondo, posando il bicchiere nel lavabo. - Il lavoro non si fa da solo.
Merlin lo guardò male per poi sorpassarlo e prendere un altro grembiule dal cassetto. Si posizionò dietro il biondo e glielo infilò rapido da dietro. - Hai ragione, ho bisogno d'aiuto per il dolce.
Arthur guardò il grembiule e poi Merlin, sospirando alla grande. - Merlin!
- Sì? - Il babysitter afferrò i lacci del grembiule e glielo annodò dietro la schiena. - Così non ti sporchi. - Gli diede una pacca sul sedere per indirizzarlo verso il tavolo con gli ingredienti. - Pronto a cucinare?
Arthur si diresse verso il tavolo, guardando di sottecchi il moro. - Stasera mi toccherà fare le ore piccole.
Merlin iniziò a slacciargli il grembiule. - Sfilalo prima che lo sporchi e mi toccherà lavarlo.
Arthur guardò la faccia triste di Merlin e lo bloccò per i polsi, tirandoselo addosso, cosicché la sua schiena aderisse perfettamente con il petto dell'altro. - Insegnami a fare questo dolce, forza.
- Non voglio che tu debba stare alzato questa notte per lavorare, poi. Vai pure su.
- Ehi. - Arthur si girò, stringendosi Merlin al petto, unendo la sua fronte a quella dell'altro. - Non accadrà. Va bene?
- Sicuro? - Merlin lo guardò deciso negli occhi anche se sentiva il respiro dell'altro su di sé.
Arthur alzò un sopracciglio che sembrò arrivare fin sopra all'attaccatura dei capelli. Si allungò verso il basso e lasciò un bacio sul naso del moro. - Sì.
Merlin appoggiò le labbra sull'orecchio del biondo. - Se stasera ti vedo alzato me la paghi, Pendragon. - Si ritrasse per guardarlo abbastanza minaccioso. - Pronto a cominciare?
Arthur si portò una mano sull'orecchio sorridendo con imbarazzo. - Pronto.
- Allora, aiutante, lavare e tagliare le fragole. - Gli diede un’altra leggera pacca per incoraggiarlo.
Arthur si diresse verso il lavabo, lavando le dolci fragoline. Il problema era tagliarle. - Ehm... Merlin?
Il moro aveva iniziato a pesare tutto e si accingeva a preparare l'impasto per la base. - Problemi, Arthur?
- Le fragole... - cominciò il biondo, fissando i coltelli - Come...
- Prendi un coltello normale e tagliale in due. E togli il verde.
Arthur borbottò, prendendo il primo coltello e tagliando ogni fragola in due, strappando via la parte verde per poi buttarla all'interno del secchio.
Merlin nel frattempo iniziava a incorporare i primi ingredienti, lanciando ogni tanto qualche occhiata all’altro.
- Ho finito. - Si lamentò il biondo - Ti serve altro?
- Puoi accendere il forno a centottanta e imburrare la teglia mentre finisco qui.
Arthur obbedì e dopo aver acceso il forno, prese il burro dal frigo, passandolo delicatamente sulla teglia. Posò il tutto sul banco, leccandosi le dita imburrate.
Il babysitter si lasciò sfuggire una risata. - Buono? - Si avvicinò per versare l'impasto.
- Piuttosto burroso direi - commentò Arthur, riponendo poi il burro al suo posto dopo essersi sciacquato le mani.
Merlin verso l'impasto e poi infornò. Mise la ciotola sporca nel lavabo e andò a osservare le fragole tagliate.
- Le fragole vanno bene, mister cuoco? - chiese Arthur, ridendo alla domanda.
Merlin lo guardò male. - Sì. - Gli sorrise, avvicinandosi con in mano una fragola. Alzò il frutto davanti al biondo, appoggiandogliela poi sulle labbra.
Arthur aprì la bocca, addentando la fragola, avvicinandosi poi a Merlin per lasciargli un bacio al sapore del frutto sulle labbra.
Merlin sorrise nel bacio per poi distaccarsi. Gli tolse qualche goccia di succo lasciata nell'angolo della bocca. - Ora dobbiamo fare le fragole.
Arthur sorrise, fermandolo per i polsi. - Dopo ti va di parlare di questo?
- Quando la piccina va a letto. - Il moro sfiorò la pelle di Arthur con le dita. - Penso di credere ancora che non sia reale... forse è per questo che siamo sempre appiccati.
Arthur annuì, lasciandolo scivolare via per completare la torta. Sembrava di essere in paradiso.
- Aiutante, metta una padella sul fuoco. - Lo ammonì Merlin prima che potesse mettersi comodo.
Il biondo annuì ancora, prendendo poi la padella per metterla sul fuoco.
Merlin aggiunse il pizzico di zucchero e poi le fragole.
Il babysitter controllò poi la torta e la sfornò. - Tu tieni controllate le fragole, Arthur, non devono bruciare. Merlin aspettò qualche minuto e poi tagliò in due la torta. - Ti sembrano cotte, Arthur?
- Penso di sì - affermò il biondo, alzando la padella verso il moro. - Che dici?
- Perfette. Riesci a scolarle? Senza buttare il fondo di cottura però. - Merlin intanto iniziava a montare la panna.
- Non credo - commentò Arthur, spegnendo il fornello.
- Va bene, allora vieni qui a mescolare. - I due si scambiarono di posto e Merlin una volta recuperato il fondo di cattura lo iniziò a versare sullo strato della torta. Cominciò a sistemare in modo omogeneo le fragole. - Ora manca solo la panna, poi l'altro strato e la guarnizione finale. - Osservò Arthur intento a montare la panna. - Ti piace, cucciolotto?
- Merlin - bofonchiò il biondo, passando a Merlin la panna.
Il moro iniziò a stenderla sopra le fragole. - Cos'hai contro questo nomignolo? È tanto dolce. - Merlin riappoggiò l'altro strato per chiudere la torta.
- Mi fa sentire un'idiota - rispose Arthur, guardando ciò che Merlin faceva.
- Ma tu non lo sei, sei solo incredibilmente tenero e pasticcione. - Il babysitter indicò il grembiule sporco dell'altro, dubitando che si fosse accorto di essersi sporcato.
Stese un altro strato di panna e ora mancavano solo le fragole finali.
Arthur si fissò il grembiule, chiedendosi quando la panna lo avesse imbrattato e sospirò, rubando una fragola.
- Ehi. - Merlin gli diede una leggera pacca sulla mano. - Decorare, non mangiare.
Arthur alzò le mani in segno di resa e poi si mosse verso il lavabo, sciacquandosi le mani per togliersi il grembiule. - Non servo più, giusto?
- Dipende se vuoi assaggiarne una fetta o no. - Merlin mise la torta pronta su un'alzatina al centro del tavolo mentre dava una ripulita.
- Morgana. - Il biondo chiamò la sorella, fissando la bellezza della torta.
La piccina sbucò dal salotto con in mano Flaffy e subito notò l'alzatina e la torta. - È bellissima! - Si voltò verso il babysitter che aveva appena finito di pulire. - Fetta?
Merlin annuì e prese il coltello per tagliarla.
Morghi si sedette al tavolo. - Grande, che deve mangiare anche Flaffy.
 Il moro si mise a ridere mentre dava alla piccola la fetta con più fragole. Ne tagliò una fetta poi per Arthur adagiandola su un piatto.
Arthur prese tre, quattro tovaglioli e li mise sul tavolo, dandone poi uno a Morgana. - Non sporcare il peluche.
- Si chiama Flaffy! E non è lei quella che si è sporcata a pranzo! - Morghi fece la lingua al fratello, che a causa delle fragole era più rossa del normale.
Arthur sospirò, sedendosi davanti al tavolo, per poi assaggiare la torta. - Ah, Morghi attenta che è calda.
- Sì, lo so. - Morghi ne addentò un altro pezzo.
Merlin si sedette di fianco ad Arthur. - Lasciala stare, sa il fatto suo quando si tratta di dolci. - Gli sorrise posizionandoli un tovagliolo sulle ginocchia. - Una felpa in casa invece che sempre completi potresti metterla.
- Merlin, sai che non sono tipo da felpe - disse Arthur, mordendo la sua fetta.
- Per me saresti carino e anche più comodo, così sei troppo tirato. - Gli diede una tirata alla cravatta, facendo ridere pure Morgana, e poi si alzò per lavare i piatti.
Merlin finì di lavare e iniziò a cucinare la cena decidendo di essere clemente e cucinare scaloppine al limone con piselli, abbandonando funghi e carote.
Entrambi i Pendragon furono più che felici della scelta e il babysitter non poté negare loro un secondo round di torta alla fine del pasto.
Visto il pancino pieno e la giornata stancante a Morghi non ci volle molto per addormentarsi insieme a Flaffy, e alle dieci Merlin era di nuovo in salotto.
Arthur guardava la coltre di canali passare davanti ai suoi occhi. Un piccola vena pulsante gli spuntò su una tempia quando Merlin cambiò l'ennesimo canale. Si sporse verso il moro, tirandogli via il telecomando, spegnendo definitivamente la televisione. - Pace - affermò, massaggiandosi la testa.
- Scusa, il nervosismo. - Merlin si grattò la testa guardandolo. La sua sicurezza stava vacillando.
- Tutto bene? - chiese incerto Arthur, guardando il moro.
- Sì, no… - sussurrò poi, sperando quasi che non l'avesse sentito.
- Merlin. - Arthur si avvicinò, accostandosi al corpo dell'altro - Non essere nervoso, sono io quello che si ritrova attratto da una persona dello stesso sesso per la prima volta.
- Hai ragione, scusa. - Merlin si adagiò accanto a lui. - Come ti senti?
- Strano. Più ci penso e meno mi sembra possibile. Non so come comportarmi, non sei una ragazza, ma ogni volta sento di volerti stringere e... - Arthur arrossì, guardando basso - ... baciare.
- A volte capita di innamo… cioè che ti piaccia una persona del tuo stessa sesso, semplicemente ci sentiamo bene con lei, l'accettiamo per quello che è, pregi e difetti. - Il moro lo strinse a sé lasciandogli una bacio sulla fronte. - Il fatto che io ti abbia aiutato in questo periodo burrascoso ha inciso parecchio.
Arthur mugugnò qualcosa, infilando le dita fra quelle di Merlin. Si avvicinò al viso del ragazzo, baciandogli delicatamente le labbra, senza però staccarsi mai troppo fra un bacio e un altro. - Fosse solo per quello - cominciò - non mi sentirei attratto anche fisicamente.
- Bhe, lo so di essere una gran bellezza. - Merlin disse scherzosamente. - Visto che coi baci ti senti evidentemente a tuo agio… quanto in là pensi di riuscire ad andare?
Arthur si bloccò di colpo, cercando gli occhi di Merlin. - In... in che senso?
- Come vedi fare l'amore con un uomo? - Cercò di usare un tono calmo, ma già intravedeva la titubanza dell'altro.
- F...fare l'a...l'amore?! - Sembrò che il suo corpo cominciasse a surriscaldarsi. Non aveva pensato a una cosa de genere. Cioè, ci aveva pensato, ma non così profondamente. - Io... non lo so... - Le labbra del biondo si contrassero in una piccola risata isterica e il tono spaventato era visibile a occhio.
- Non ti agitare. - Merlin gli afferrò le mani cercando di calmarlo. - È normale quando si sta insieme a qualcuno volersi completamente. - Osservò come il biondo teneva lo sguardo basso. - Non deve accadere subito, ci vorrà del tempo.
Arthur lo fissò imbarazzato. - Lo so che volersi completare significa quello... - cominciò senza capire neanche lui cosa stava dicendo - È... è strano.
- Sono sicuro che quando i tuoi sentimenti saranno così forti da non poterli contenere ti risulterà più naturale. - Gli diede un altro bacio sulla fronte.
- Se lo dici tu. - Arthur si grattò la testa, fissando ancora Merlin. - Ed a Morgana?
- Bhe, penso che per ora sarebbe meglio non dirle nulla, non vorrei darle false speranze sulla mia permanenza qui. - Se andasse male. Merlin si spostò un attimo da lui.
- Cosa intendi? - domandò Arthur, tirandolo ancora verso di lui.
- Non sempre le relazioni funzionano. - Aveva cercato altre parole nella sua testa ma nessuna era confortante.
- Pensi già che non andremo da nessuna parte? - domandò il biondo, lasciando le mani dell'altro.
- No, ma lo sai che è una situazione complicata, Arthur. Tutte le coppie devono affrontare problemi. - Merlin si riavvicinò appoggiando il viso sulla sua spalla.
- Li affronteremo. E tu dovrai aiutarmi - rispose il biondo, accarezzandogli il viso.
- Certo.
Arthur sospirò, continuando ad accarezzare i capelli del moro. Si sentiva sollevato. Sarebbe andata sicuramente meglio.
- Quindi, stiamo insieme? Da oggi intendo - chiese Merlin.
- E...ecco penso di sì - affermò Arthur.
Merlin gli sorrise e si alzò prendendolo per mano. - Ti vanno un po' di coccole a letto?
Arthur arrossì e sentì come se i capelli gli si rizzassero; annuì in silenzio.
Merlin lo tirò a sé e si avviò quasi trascinandolo. - Tranquillo, solo qualcosina di soft. - Gli ammiccò già sulle scale.
Questo inizio di relazione era da festeggiare. 


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Non iniziate a fangirleggiare, Merlin ha detto soft! XD
Comunque, speriamo che il capitolo via sia piaciuto e nel prossimo Merlin continuerà il lavoro da "sostituto segretaria" ;)
A presto!

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Capitolo 9
*** Teddy, Favole e Libri ***


'Sera a tutti!
Ricordo sempre che la storia è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Ringraziamo chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate o seguite e un abbraccio a chi ha recensito!
Detto questo... che le avventure di Merlin come segretario ricomincino!

Un amore di babysitter

Teddy, Favole e Libri
L'ufficio di Arthur non era proprio come Merlin se lo aspettava, al centro vi erano due poltroncine di colore sobrio ricoperte di pelle, posizionate davanti alla scrivania: un tavolo di vetro, tenuto da quattro gambe di metallo argenteo.
Merlin si meravigliò delle vetrate dietro alla scrivania, che davano sullo splendido panorama fuori dall'ufficio, e si rasserenò sapendo che il biondo non lavorava in un posto buio.
Ai lati della stanza c’erano diversi scaffali e mobiletti, di legno classico e chiaro, tutti quanti guarniti di fogli strabuzzanti e targhette identificative. Il ragazzo si avvicinò a uno di essi e vi lesse qualche scritta: "Pratica n.04" oppure "Contratto con la Game&Company".
La stanza era notevolmente moderna; dava al ragazzo una sensazione di tranquillità, anche se si sarebbe aspettato qualcosa di più classico. Ipotizzò una piantina in un angolo dell'ufficio, per dare quel giusto tocco di vitalità.
Si avvicinò al tavolo e tirò fuori dalla borsa a tracolla una cornice trasparente con la foto dell’acquario. - Che dici? - chiese, mentre appoggiava la foto sulla scrivania.
Arthur squadrò la foto e poi sospirò. - Scommetto che rivoluzionerai il mio ufficio, vero?
- Io? No, no. - Merlin gli sorrise, per poi avviarsi fuori.
Arthur rise, guardando la foto. Non gli avrebbe fatto dispiacere un cambiamento in quell'ufficio, dopotutto.
- Uh, Merlin, io tra poco uscirò per un incontro, vedi di non combinare guai.
Il moro annuì e poi uscì squadrando la sua scrivania.
Si sedette e iniziò ad accendere il pc per osservare il programma della giornata: avrebbe dovuto prendere nota di chi chiamava e il perché.
Non sembrava poi così difficile…
Alle otto spaccate Arthur uscì dall’ufficio per recarsi nella sala dell’incontro e Merlin gli lanciò un rapido sorriso mentre era ancora intento ad aprire i vari programmi sul monitor, ma dopo circa cinque minuti dalla sparizione del biondo il telefono iniziò a suonare senza tregua.
Merlin aprì veloce il blocco appunti sul computer e iniziò a scrivere ciò che gli veniva detto, ritrovandosi in pochi minuti con quattro pagine di appunti e l’orecchio in fiamme.
Visto il padiglione auricolare bollente prese l’ardua decisione di tentare di infilarsi l’archetto del microfono, facendo attenzione a non strozzarsi con il filo.
Si chinò sotto la scrivania per allacciare il cavetto al telefono quando sentì qualcuno parlare.
- Dov’è quell’imbranata - sospirò una voce femminile piuttosto seccata.
- Pronto? Mi sente? - Il moro era ancora accucciato sotto la scrivania.
Sentì dei rapidi passi e due decolté nere apparirgli sotto gli occhi.
- Non sono al telefono, idiota, sono qui! - ruggì la donna verso Merlin.
L’altro mugugnò qualcosa e si alzò da terra per osservare la figura davanti a sé, ma tutto ciò che ottenne fu un cappotto gettato fra le sue mani e uno sguardo indagatore che sembrava trafiggerlo.
- Dov’è l’altra? - Morgause lo fissò dritto negli occhi.
- La segretaria del signor Pendragon è malata, io la sostituisco solo oggi - vociferò mezzo avvolto nel filo del microfono.
La bionda lo riguardò dal basso all’alto, per poi scoppiare in una colossale risata.
Merlin si indispettì e aprì la bocca per replicare ma la donna aveva già ricominciato a parlare.
- Ha chiamato Geoffrey?
Il moro ci pensò un attimo con ancora la giacca della donna fra le mani e poi annuì: un certo Geoffrey aveva chiamato per degli orsacchiotti.
- E quindi? Che ha detto?
- Oh, eh… - L’assistente si avvicinò al monitor e cercò la pagina giusta degli appunti mentre la bionda sbuffava impaziente. - Ha quattro campioni pronti in magazzino.
- Bene, è stato veloce. Ora valli a prendere.
- Come?
- Vai in magazzino e prendimi i campioni.
- Ma io devo stare alla scrivania a prendere le chiamate e…
- Ci penserà Freya a questo. - Morgause indicò una ragazza mora davanti all’ingresso.
Merlin era stata così impressionato dalla bionda che non aveva neanche notato l’altra ragazza.
- Cosa aspetti? Un invito scritto? Vai! - Gli indicò l’ascensore.
Il moro non ci pensò due volte e iniziò a camminare, tirando il filo del telefono in cui era impigliato e facendolo cadere.
- Non sai neanche attivare un blutooth invece che usare un cavo? Ma dove ti ha trovato Arthur?
La ragazza mora lo raggiunse e lo aiutò a liberarsi, rassicurandolo con un immenso sorriso. - Ci penso io a sistemare qui, tu vai.
Merlin le sorrise di rimando e una volta libero dal cavo riprese la sua impresa.
Oltrepassò il corridoio per poi entrare nell’ascensore.
Si accorse solo quando rischiò che una manica rimanesse chiusa fra le porte che aveva ancora la giacca della donna in mano, ma di certo non sarebbe tornato indietro a sistemarla, avrebbe solo ricevuto più urla.
Appena chiuse le porte si rese conto di non avere la più pallida idea di dove fosse Geoffrey o il magazzino. Nella cabina non vi era alcuna mappa o legenda dei piani e decise che la cosa più saggia sarebbe stata tornare all’ingresso e chiedere disperatamente aiuto.
Pigiò il pulsante del piano zero e aspettò che l’ascensore scendesse, mentre pensava a chi potesse essere quella donna. Di sicuro era una dirigente o non avrebbe potuto avere una segretaria sua.
Finalmente arrivò all’ingresso e si avvicinò a uno dei bodyguard prima degli ascensori. - Scusi, saprebbe dirmi dov’è il magazzino?
L’uomo in un completo nero alzò un sopracciglio nella sua direzione. - Devi essere più preciso, ogni sezione sviluppi ha il suo magazzino.
A Merlin quasi caddero le braccia, quel posto era un labirinto!
- Io sto cercando degli orsacchiotti peluche, sono campioni di Geoffrey. - Forse il tipo della sicurezza conosceva questo fantomatico Geoffrey.
- Questo nome non mi dice niente, ma il magazzino pupazzi è al piano sei.
- Oh, ok, grazie infinite. - Si rinfilò nel primo ascensore libero e pigiò il bottone per il piano sei, mentre la guardia lo guardava scettico.
Una volta arrivato al piano mise fuori la testa dalle porte per scrutare intorno a sé.
- Posso aiutarla? - Un uomo abbastanza su d’età lo osservava dalla scrivania vicino l’ingresso.
Il moro uscì e si posizionò davanti all’altro.
- Dovrei prendere dei campioni di orsacchiotti, mi ha chiamato Geoffrey.
- Sei il ragazzo che sostituisce la segretaria del signor Pendragon?
- Sì, sì, sono io. - Qui le notizie corrono in fretta.
- Io sono Geoffrey, piacere.
Merlin lo osservò, un’altra figuraccia da aggiungere alla lista. - Piacere mio. - Tentò un sorriso malconcio mentre l’uomo si alzava dalla sedia. - Sono Merlin.
- Bene, Merlin. - Geoffrey si posizionò dritto davanti a lui. - Segui il corridoio, poi a destra e ti troverai davanti a una porta, quello è il magazzino. Il codice del prodotto è 34962, scaffale tre.
- Grazie infinite. - Gli sorrise per poi rincamminarsi.
Arrivò alla porta e la aprì; girò rapido tra gli scaffali fino al tre, per poi osservare i codici.
Quando finalmente arrivò al codice giusto osservò i quattro teddy viola di circa sessanta centimetri l’uno.
Quasi volle sbattere la testa contro una degli scaffali, come avrebbe fatto a portare quattro teddy così da solo?
Decise che la cosa più saggia era prenderne due alla volta. Infilò la giacca della donna a uno dei due orsetti, perché non sarebbe mai riuscito a tenere anche quella, e ritornò verso l’ingresso.
Geoffrey lo guardava con compassione dalla scrivania mentre il moro aspettava l’ascensore: probabilmente aveva capito chi gli aveva chiesto di recuperare i peluche.
Merlin entrò con i due teddy avvolti a sé, e con il gomito riuscì a schiacciare il pulsante per chiudere le porte. Quando iniziò a scendere sospirò appoggiandosi alla parete.
Mi scuoierà vivo, venti minuti e solo due teddy. 
Sospirò di nuovo per poi accorgersi di un terribile errore, se lui doveva andare all’attico perché stava scendendo?
Le porte si aprirono e Merlin intravide di nuovo la guardia di sicurezza, dallo sguardo del bodyguard doveva fare pena pure a lui.
Sentì un’altra presenza accanto a sé, ma il secondo peluche gli impediva la visuale.
- A che piano deve andare? - chiese una voce baritonale.
- L’attico, grazie.
L’uomo appena entrato pigiò il bottone del nono piano e poi dell’attico.
- Morgause, deduco. Ha l’abitudine di usare l’ufficio del signor Pendragon quando non c’è.
Il moro cercò di spostare gli orsetti per vedere l’altro ma senza successo, come faceva a sapere che Arthur non c’era?
- Presumo di sì, non mi ha detto il suo nome - vociferò.
- Sicuramente Morgause, allora.
Il campanello suonò, segno dell’arrivo al nono piano e l’uomo sorpassò la soglia per uscire.
- Buona giornata, Emrys.
Merlin lasciò cadere a terra i pupazzi, chi era quell’uomo per sapere chi fosse?
Un attimo prima che le porte si chiudessero il moro vide l’altro sorridergli e poi girarsi verso la sala dove si stava tenendo l’incontro. Non c’era dubbio, era l’uomo che aveva nominato Arthur come candidato al club, ma che ci faceva qui?
Finalmente Merlin raggiunse l’attico con due enormi pupazzi viola e una marea di domande.
- Ti attende in ufficio - sibilò Freya, per poi ritornare al monitor del pc.
Merlin entrò e la donna lo scrutò rassegnata dalla scrivania.
- Non sai contare? Quelli sono due, non quattro.
- Erano troppo grandi per riuscirli a prendere tutti in una volta. - Si voltò per riuscire e tornare a prendere gli altri due.
- Passami quello melanzana.
Il moro si rigirò perplesso, lui li vedeva viola entrambi e di melanzane era sicuro non ne avessero tra la pelliccia.
- Sei daltonico oltre che imbranato?
Si avvicinò perplesso a uno dei due teddy, osservando l’espressione della donna farsi cupa.
- Che hai fatto?
Il moro alzò le mani in segno di resa, quasi gli avesse puntato contro una pistola.
- Questa giacca è di Prada, non hai idea di quanto costi. - La bionda si avvicinò e riprese l’indumento dal pupazzo.
Merlin sentì l’impellente desiderio di inginocchiarsi e implorare pietà.
Chi diavolo è questa strega??
Morgause tornò alla scrivania, sedendosi a cavallo del piano in vetro. - Forza, quello melanzana, ho detto.
Il moro andò puramente a caso e avanzò con uno. Osservò da dietro la pelliccia viola e vide che la donna non stava nemmeno prestando attenzione al pupazzo ma alla foto sulla scrivania di Arthur.
- Siamo noi tre all’acquario - sussurrò.
Rapidamente la bionda si girò. - Tu non sei un semplice segretario, chi sei?
- Sono il babysitter di Morgana, la sorella di Arthur.
La donna rindirizzò la sua attenzione verso la foto. - È tanto che non vedo la piccina.
- Vi conoscete?
- Sono sua zia - affermò la donna.
Merlin rimase spiazzato.  - Come?
- Mio marito è lo zio di Arthur.
- Zio? - Il moro continuava a non capire.
La donna sospirò. - Mio marito è il fratello della madre di Arthur.
Il babysitter rimase muto per qualche istante.  - Perché…
- Devi chiederlo al tuo capo. Comunque ho deciso per il melanzana. Ora va pure a girarti i pollici - disse caustica.
Merlin uscì e tornò alla sua postazione occupata dalla ragazza moretta.
- Ciao. - Le sorrise.
- Ciao, io sono Freya. - Allungò la mano verso l’altro.
Il moro la strinse e si guardò intorno per dove sedersi.
- Prendi una delle sedie della sala d’aspetto, non sono pesanti.
L’altro ubbidì e in pochi secondi era seduto a fianco la ragazza. - Tu lavori qui da molto?
- Un paio d’anni.
Merlin la fissò preoccupato. - Ma è sempre così? - Puntò un dito verso l’ufficio.
- Dopo i primi mesi ti abitui.
- Lo spero per te.
Freya gli sorrise per poi ricominciare a digitare sulla tastiera.
Il moro la fissò per qualche minuto, ma alla fine non riuscì a trattenersi.
- Tu sai che è successo fra, ecco, Arthur e…
- Suo zio?
Merlin annuì silenzioso.
- Sei piuttosto curioso per essere il sostituto di un giorno. - Freya lo squadrò come Morgause aveva fatto prima.
- Io lavoro come babysitter di Arthur, cioè Morgana. - Si corresse subito.
La ragazza gli sorrise di nuovo. - Da quello che so Agravaine e Uther non andavano d’accordo, soprattutto sulla direzione dell’azienda e anche sul giovane Pendragon.
- Arthur? - Merlin alzò un sopracciglio.
- Da alcune conversazioni che ho sentito Morgause ha cercato di mantenere i contatti, ma Agravaine non tollerava come Uther trattasse Arthur, sempre col fiato sul collo, e alla fine non si sono più parlati.
Il moro si ammutolì di più, non avrebbe mai immaginato una situazione del genere.
- E poi quando è accaduto l’incidente Agravaine ha provato a riavvicinarsi, ma Arthur non ne ha voluto sapere, così è stata Morgause a prendere in mano la sua parte d’azienda.
Il moro iniziò a far girare le rotelle nella sua testolina, doveva inventarsi qualcosa, non sarebbe rimasto con le mani in mano.
- Ma parliamo di qualcosa di bello. - Freya iniziò a chiudere gli ultimi programmi sul monitor.
- Tipo? - Il moro la guardò perplesso.
- Il mio matrimonio!
Merlin la fissò per poi sorridere, quella ragazza sprizzava davvero allegria, e poi lui adorava i matrimoni.
 

 
- Arthur davvero non capisco perché tu voglia comprarmi un altro completo, la tua segretaria non resterà malata a vita, no? E poi non voglio che tu spenda così tanti soldi per me. - Merlin osservò la boutique dove avevano preso il primo smoking apparire davanti a lui alla fine delle scale mobili.
- Merlin, per il poco tempo che passerai come sostituto dovrai essere impeccabile. Non il ragazzetto di quartiere della porta accanto. - Il commento di Arthur era partito con tono severo, ma finì in una piccola risatina.
Il moro sbuffò guardandolo di sbieco mentre entrava scortato dal biondo.
La commessa non era la stessa della prima volta, ma riconobbe lo stesso Arthur, scortandolo subito.
 - È in cerca di qualcosa di specifico, signor Pendragon?
- Qualcosa di non troppo appariscente. Formale, per l'ufficio. - Il biondo sorrise alla ragazza, indicando a Merlin di seguirlo.
- E senza cravatta! - aggiunse Merlin, anche se alla risatina della commessa si accorse di aver detto una stupidaggine. Si appiccicò al biondo, leggermente imbarazzato.
Arthur lo guardò alzando gli occhi al cielo, per poi accarezzargli dolcemente i capelli quando la donna infilò il muso nei miliardi di vestiti.
 - Qualcosa di comodo.
Merlin gli diede un bacio veloce sulla guancia sorridendo, non era molto a suo agio lì e Arthur lo stava aiutando.
La ragazza mise alcuni capi sull'attaccapanni e lo iniziò a spingere, invitando i clienti a seguirla.
Merlin si ritrovò nella stanza con la vecchia odiata piattaforma.
- Chiamatemi senza esitazione in caso di bisogno. - La commessa fece una lieve reverenza e uscì, lasciandoli soli.
- Forza - cominciò Arthur sorridendo, sedendosi sulle comode poltroncine della sala - sfila per me.
- Eh? No, no. - Merlin scosse velocemente la testa.
Forse l'aiuto di Arthur non era del tutto disinteressato.
Afferrò uno dei completi e quasi si tirò dietro l'attaccapanni dal nervosismo.
Si infilò nella cabina iniziando a spogliarsi. Non è che non fosse felice delle attenzioni del biondo, ma lui non era un “esibizionista”.
- Merlin... - Arthur lo richiamò dopo una manciata di minuti, sospirando. - Merlin, esci e fammi vedere.
Il moro uscì imbronciato. - I pantaloni tirano. - Si mise di fianco per far notare come il tessuto aderisse al fondo schiena. - Lo boccerei.
Arthur fissò il sedere di Merlin e poi tossì arrossendo. - Sì, - cominciò sempre tossendo - tirano troppo.
Merlin tornò verso l'attaccapanni e prese il secondo completo.
Era già a metà strada verso il camerino quando i pantaloni scivolarono dalla gruccia e dovette chinarsi per raccoglierli. - Uff - soffiò, per poi rientrare in cabina.
Arthur spalancò gli occhi a quella visione. Ingurgitò più saliva che poté e cominciò a pensare a qualcosa per farsi passare quei pensieri poco casti nella mente. Gwaine, Gwaine che pomicia con una donna.... No. Gwaine che se la fa con Parcival.... Ecco! 
Probabilmente quello lo stomacò più del dovuto.
ll moro si cambiò rapido e uscì, facendo attenzione a non finire sull'odioso quadrato. - Questo è carino, no?
- Mh... - sentenziò il biondo, spostandosi in avanti con il corpo per poggiare le braccia sulle gambe. - Prova quello con i pantaloni con la piega sul davanti.
- Va bene, cucciolotto. - Merlin gli sorrise mentre afferrava il completo. Ritornò in cabina, iniziando a svestirsi.
Arthur cominciò a meditare il modo perfetto per fargliela pagare. Quel soprannome non gli andava proprio giù.
- Che ne pensi? - Sbucò da dietro la tenda sfoggiando il completo.
- Sì - commentò Arthur, alzandosi dalla poltroncina. - Questo va meglio. Lo prendiamo.
- Bene, allora lo tolgo. - Gli sorrise un po' confuso dal perché si fosse alzato.
Arthur lo guardò rientrare nel camerino e dopo qualche secondo lo raggiunse, infilandosi fra le tende.
 - Merlin. - Il biondo si avvicinò al corpo del ragazzo, intento a litigare con i bottoni della camicia, e si attaccò a lui incastrando gli occhi nei suoi.
Il moro lo guardò un attimo sorpreso. - Vuoi aiutarmi coi bottoni? - Gli sorrise.
Arthur si avvicinò ancora, unendo le labbra con quelle del moro, spingendolo leggermente contro lo specchio del camerino, allungando le mani sui bottoni della camicia. Fece scivolare le labbra verso il mento, fino al collo, infilando le dita nel tessuto per accarezzare il petto dell'altro.
Merlin si lasciò sfuggire un gemito. - Qualcuno ha messo il turbo. - Si spinse verso le mani dell'altro, mentre gli posava leggeri baci sulla pelle del viso.
- Merlin, non parlare... - Arthur abbassò il viso sul petto, aprendo sempre di più la camicia del moro.
Sentiva un certo calore che gli saliva su per le gambe, la pancia, il petto. Lo desiderava.
 - Signor Pendragon? - Il biondo si distanziò da Merlin di scatto, sentendo il respiro irregolare.
Indietreggiò un po’ e uscì dal camerino, dicendo alla commessa che avevano trovato il completo perfetto.
Merlin ne approfittò per ricomporsi, mentre Arthur parlava alla donna.
Si rivestì alla svelta e tornò fuori allungando l'abito alla commessa.
- Desiderate altro?
 - No, a posto così, grazie. - Merlin le sorrise e la donna si precipitò a portare il completo in cassa.
Arthur sospirò, grattandosi la testa con una mano. Era ancora girato verso la porta e il rossore era ben visibile sulle sue gote.
Merlin tossì per attirare la sua attenzione. - Passati i bollori?
- Non parlare - commentò subito Arthur voltandosi.
- Non andremo da nessuna parte se ti chiudi così. Non hai fatto niente di sbagliato. - Il moro cercò di incontrare il suo sguardo, ma Arthur continuava a voltargli le spalle.
- Merlin... - Il biondo sembrava paonazzo al solo pensare a quello che aveva appena fatto - Ti... ti sono saltato addosso come un animale, nel camerino di un negozio. Certo che è sbagliato!
- Guarda che ti avrei fermato prima che tu facessi qualcosa di troppo sconveniente. - Si avvicinò all'altro posandogli un bacio sulla nuca.
Arthur sospirò e si mosse verso la cassa per pagare il completo.
Usciti dal negozio, il biondo si guardò intorno. - Mangiamo qui?
- Sì. - Merlin si mise quatto quatto di fianco a lui. - Dove preferisci? - Riuscì a trattenersi dall'usare il nomignolo che adorava: Arthur evidentemente non lo sopportava e non voleva metterlo in difficoltà.
Il biondo si guardò un po’ intorno e poi indicò a Merlin un ristorantino dai colori sobri e dal mobilio prettamente moderno. - Che ne dici di quello?
- Va benissimo. - Gli sorrise di nuovo e si avviò verso il ristorante.
La cameriera li fece accomodare in un tavolino abbastanza nascosto per poi lasciare i menù e andarsene.
- Che prendi tu? - chiese il moro da dietro la carta.
- Opterò per una bistecca. Oggi ho stranamente fame. - Arthur indagò il menù con gli occhi, soffermandosi sui digestivi; avevano un ottimo cognac.
- Io prendo un'insalata.
Quando la cameriera si avvicinò, Arthur ordinò acqua, una bistecca, un'insalata e infine un cognac dopo pranzo. La biondina sorrise a entrambi e, ripresi i menù, si allontanò dolcemente.
- Un cognac? Non dovresti bere super alcolici...
- È un digestivo tranquillo. Immagino che tu non abbia mai avuto buone affinità con gli alcolici. - Arthur fece comparire un dolce sorriso.
Merlin lo guardò male, ma mentre stava per replicare intravide una faccia famigliare passare tra i tavoli.
- Freya?
La ragazza si avvicinò un po' titubante avendo riconosciuto Arthur. - Ciao, Merlin. - Gli sorrise dolcemente.
- Salve, signor Pendragon.
- Che ci fai qui? -domandò il moro stranito.
- Morgause voleva che le portassi le alette fritte di questo ristorantino che adora, ma mi ha appena riferito che andrà a pranzo fuori, così pensavo di fare la mia pausa pranzo qui.
- Beh, siediti con noi! - Merlin si spostò, facendole posto.
- Ma io non vorrei disturbare. - Osservò l'espressione poco allegra del biondo.
- È solo un pranzo di lavoro, dai, siediti. - Il moro batté la mano sulla sedia, invitandola.
Freya si sedette un po' titubante.
 - Allora che prendi? - chiese Merlin.
Arthur fissò il duo chiacchierare e quasi si irritò. Dopo aver salutato la ragazza con un cenno, quella non l'aveva manco più guardato. Quando la cameriera tornò con i piatti, il biondo si girò verso Freya. - Allora, prendi qualcosa?
- Arthur, non essere sgarbato. - Il moro lo fissò storto.
- Scusi... Io vorrei un hamburger alla piastra con patatine - ordinò alla ragazza, per poi voltarsi verso Merlin. - È davvero buono qui.
- Allora lo voglio assaggiare anche io. Ne aggiunga un’altra porzione.
La cameriera sorrise e si dileguò.
 - Ti va di dividerci l'insalata? Non vorrei essere troppo pieno per dopo.
 - Con piacere, non vorrei farti perdere la linea.
Merlin rise e poi prese una forchettata di insalata lasciandola a mezz'aria davanti alla bocca di Freya.
La ragazza mangiò dalla posata del moro sorridendogli. - Ottima, come te.
Arthur infilò furente la forchetta nella bistecca, dopo aver visto la scenetta fra i due.
Ottima come te. Pensò, facendo la vocina, ma quando il suono della forchetta sul suo piatto echeggiò nella sala si sentì osservato.
- Tutto bene? - I due si voltarono all'unisono.
Arthur guardò i due sentendosi idiota. - Sì... mi stava caden..do e quindi... - Abbassò il viso e tornò a tagliare la bistecca, senza più dire nulla.
Merlin e Freya lo guardarono un po' straniti, per poi continuare a mangiare l'insalata.
Quando arrivarono gli hamburger Merlin non risparmiò complimenti sulla squisita scelta di Freya.
- Oh, Merlin. - La ragazza gli tamburellò il tovagliolo a lato delle labbra. - Un pezzettino di carne.
- Grazie, sono davvero imbranato.
 - Non è vero! - A tutto aggiunse un pizzico al suo fianco.
Arthur si sentì fremere dalla rabbia. Ruppe quasi il piatto dalla forza usata nel tagliare la carne e dopo il pizzico si alzò di scatto. - Scusatemi, vado un secondo in bagno.
Merlin si alzò poco dopo per seguire il biondo.
Entrò in bagno un po' preoccupato. - Arthur ?
- Oh, Merlin, non sei imbranato, no, no, vieni qui che ti pulisco lo sporco sul labbruccio! - Il biondo chiacchierava davanti allo specchio, facendo la vocina e muovendo le mani in aria. - Ah, stupido me. - Osservò, senza aver sentito il moro chiamarlo.
- Sei davvero bravo, dovresti fare teatro. - Merlin incrociò le braccia al petto sorridente.
Arthur si rizzò sul posto, arpionando le dita alla ceramica del lavandino. Girò dopo qualche secondo la faccia verso Merlin, con un sorriso idiota stampato sopra. - Eh...Ehi...
Il moro gli si avvicinò. - Che succede?
- Niente, che dovrebbe succedere - rispose Arthur, allungando le mani verso le sue.
- Che sei troppo geloso. - Il moro afferrò le mani dell'altro stringendole attorno alla sua vita.
- Beh... - Il biondo abbassò il viso, tirandolo verso di lui per far combaciare i petti. - Un po’.
- Guarda che io sono fedele. - Gli accarezzò il collo per poi lasciarci un leggero bacio. - E poi Freya è solo un’amica.
- Si ma... - Arthur arrossì al bacio, accarezzando la schiena del ragazzo. - Non voglio che... insomma. Cioè... - Si sentiva scemo e non capiva neanche lui i suoi pensieri.
- Qualcun altro mi tocchi? - Lo guardò dritto negli occhi.
Arthur sospirò, annuendo. Non era proprio quello che intendeva, ma riassumeva metà del discorso.
- Mi sa che un po' dovrai abituarti, non vivo in una campana di vetro. - Gli sorrise, dandogli un bacio sul naso.
- Non ancora - mormorò quasi in un sussurro il biondo, allargando le braccia per lasciarlo andare.
Il moro alzò un sopracciglio. - Così mi spaventi.
Arthur rise e sospirò avviandosi verso la porta. - Meglio tornare dalla tua amica. Non sarà contenta di esser rimasta sola.
- Sì. - Merlin lo sorpassò e tornò al tavolo.
- Tutto ok? - Gli sussurrò Freya.
- Sì, sì, solo qualche guaio a digerire. - Le sorrise, facendole notare il cognac digestivo di Arthur.
Il biondo si sedette dopo Merlin, prendendo il bicchierino e bevendone un po’. - Allora Freya, tu... Sei la segretaria di Morgause, giusto?
- Sì. - Il cellulare della ragazza iniziò a suonare. - Scusate, è la mia fidanzata. Devo rispondere o mi crederà morta. - Fece una strana smorfia e si allontanò per rispondere.
Arthur sbiancò all'istante, rimanendo col il bicchiere semi alzato. - Fi..fidanzata?
- Sì, non te l'ho detto? Freya è felicemente fidanzata con una donna. - Merlin sorrise a trentadue denti.
Ad Arthur quasi cadde il bicchiere di mano, come gli era già calata la mascella.
Decise di poggiare saggiamente il poco cognac rimasto sul tavolino e passarsi il tovagliolo sulla faccia. Ne aveva ancora da imparare a quanto pare.
- Arthur. - Il moro sospirò. - Tutto ok?
- Tutto questo è decisamente nuovo e strano - affermò il biondo, sistemandosi meglio sulla sedia.
- Un passo alla volta, tranquillo. A noi. - Si fermò un attimo, suonava ancora inusuale usare il “noi” ma a Merlin scaldava il cuore. - Ci vorrà un bel po' per uscire allo scoperto.
Arthur ci avrebbe aggiunto un "parecchio", ma aveva paura che suonasse male e decise di non dire nulla.
- Tu come facevi a saperlo?
- Abbiamo parlato prima in ufficio e quando risolvi a una donna l’enigma dei posti a tavola per il suo matrimonio ne diventi subito il miglior amico. - Rise.
Arthur alzò un sopracciglio, ma cercò di non farsi venire i brividi per la parola matrimonio.
Quando Freya tornò al tavolo, i tre si alzarono e Arthur pagò il conto per tutti, ascoltando le lamentele degli altri due.
Alla fine, tornati in ufficio, Merlin diede il meglio di sé come sostituto segretaria, prendendo telefonate e appunti, ma non riuscì a resistere dall’aggiungere un appuntamento nell’agenda del biondo, che sicuramente l’avrebbe messo nei guai.
 

 
- Dove sei stato? - Arthur era appena rientrato dalla porta quando una Morgana vestita solo di una camicetta da notte rosa e con due adorabili codini apparve davanti a lui.
Arthur fissò la piccina venirgli incontro, nascondendo i libri che aveva in mano dietro la schiena. - Ho avuto da lavoricchiare, Morghi.
- Ma siete tornati prima da lavoro. Che nascondi?? - Morgana fece un passo verso di lui.
- Pratiche da lavoro, ma perché sei già in pigiama? - Arthur cercò un cambio discorso qualsiasi. Morgana non doveva vedere quei libri.
- Pigiama party! - urlò la sorella. - Merlin sta facendo uova e pancetta e i waffle. E le frittelle. Poi dobbiamo raccontare le favole! - Squadrò il fratello scettica. - Devi andare a metterti il pigiama.
Merlin che aveva sentito l'urlo era corso all'ingresso per poi rilassarsi. - Morghi ha ragione, Arthur. - Gli sorrise mentre si aggiustava i pantaloncini azzurri a righine e la maglietta blu elettrico.
Arthur squadrò prima la bambina e poi il moro. Trattenne a stento una risata e si tolse il giaccone per poi dirigersi verso le scale. - Ho del lavoro da fare, non posso mettermi a giocare con voi.
Tutto ciò che si sentì fu un singhiozzo triste di Morgana, mentre la piccola andava a nascondersi dal babysitter.
 - Guarda che hai fatto - disse severo il moro, mentre la piccina si annodava alle sue gambe.
Arthur sospirò e si martoriò le labbra con i denti. - E va bene... Basta che non piangi.
- Vai a vestirti - sibilò Merlin, incitandolo a salire.
Arthur ubbidì, iniziando a procedere sugli scalini.
- Ha funzionato? - chiese Morghi, alzando la testolina.
- Oh, si. - Il moro sorrise e si scambiò un “batti il cinque” con la piccina. - Andiamo ad apparecchiare ora.
Morgana annuì o lo segui in cucina.

Arthur tornò in soggiorno con una maglia a maniche lunghe e un paio di pantaloni classici, sospirando amaramente per quello che si preannunciava di lì a poco.
I due ricattatori erano in cucina a fare chissà cosa e lui decise di abbandonarsi sul divano.
- Pigrone! - Morghi apparve dalla cucina e si avvicinò brandendo uno dei cuscini del divano. - Potevi impegnarti di più col pigiama! - Gli lanciò il cuscino in viso.
Arthur si prese la cuscinata in pieno e contò fino a dieci prima di dire o fare qualcosa. - Morghi, per piacere.
- Su! - Morgana afferrò un altro cuscino. - Sei molliccio! - Lanciò di nuovo il cuscino colpendolo alla spalla.
Arthur si alzò di scatto e prese la bambina per poi lasciarla cadere sul divano. - Vuoi la guerra? E guerra sia! - Cominciò a farle il solletico su tutto il corpo, bloccandola fra la federa comoda del divano e le sue mani.
La piccina iniziò a ridere e scalciare ma senza riuscire a liberarsi.
 - Avete finito bambini? La colazione è pronta. - Merlin si allungò sorridente dalla cucina.
Arthur lasciò andare Morgana, alzando il viso in un segno di broncio verso il moro. - Colazione?
 - Sì! Vi aspetta una faccia sorridente di uova e bacon, frittelle con sciroppo e tante altre cose buonissime. - Il moro sviscerò tutto in preda alla gioia, dopo tutto aveva passato metà pomeriggio a cucinare.
Morghi sgusciò via dal fratello e si precipitò in cucina.
- Faccia... sorridente? - Arthur quasi rimase spiazzato. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
- Sì, sì. Dai vieni prima che si freddi. - Il babysitter ritornò in cucina dove Morghi stava addentando un muffin.
- Buono? - chiese il babysitter.
La piccolina annuì per poi aggiungere al piatto una enorme frittella.
Arthur sospirò raggiungendo la cucina, sedendosi accanto alla bambina. Fissò i vari cibi e poi guardò Merlin, con una faccia che voleva dire un "Stai scherzando, spero".
- Mangia, su. - Merlin gli avvicinò di più il piatto con le due uova all'occhio di bue come occhi e la bocca fatta da una striscia di bacon.
Morghi annuì alle parole del babysitter, mentre disseminava sciroppo sui vari dolci nel suo piatto.
Il biondo afferrò le posate e cominciò a mangiare, prendendo poi lo sciroppo quando Morghi ebbe finito di usarlo.
Il moro gli sorrise e gli mise nel piatto una mega frittella. - Siete adorabili. - Iniziò a mangiare la brioche che aveva nel piatto.
Arthur fissò stizzito Merlin, tagliando la frittella come per dirgli "questo è quello che ti accadrà."
- Oh, insomma, quando sarà ora ti raccontare la favola con tutte le vocine che farai? - Merlin si accorse di aver rivelato troppo e tornò a mangiare silenziosamente.
Arthur alzò un sopracciglio indignato, inforchettando la frittella. - Come, scusa?
- Sì, fratellone! A ogni personaggio devi fare la vocina! - Morghi risucchiò l’ultimo pezzetto di bacon. - Anche se sono femmine! - aggiunse dopo aver mandato giù.
Merlin nel frattempo cercava di nascondersi dietro il vassoio di muffin.
- Merlin - iniziò Arthur, posando il coltello - C'è qualcosa che devi dirmi?
- Io? No, no... - Prese un waffle e iniziò a imburrarlo cercando di rimanere calmo. - È come ha detto Morgana.
 - Sì, sì, anche se l'idea è di… cioè buona la frittella! - La bambina ne mise in bocca un pezzo, sorridendo poi con due guance enormi.
- Qualcosa mi dice - cominciò Arthur, mangiando il bacon. - che dovrò mettere in punizione un paio di persone.
Morghi lo guardò imbronciata e Merlin quasi si strozzò.
 - Non puoi punirci, non abbiamo fatto niente di male! - La piccolina si alzò e andò a sedersi di fianco al babysitter. - Merlin, sgridalo!
Il moro lo fissò titubante, forse perché le magliette di cotone facevano risaltare ancora di più i muscoli del biondo?
- Sì che posso mettervi in punizione - rispose Arthur, gustandosi le uova. - Avete fatto comunella contro il sottoscritto.
- Non hai prove. - La bambina afferrò un muffin e Merlin ebbe la vaga idea che volesse usarlo come arma contundente.
- Ora basta. Fate i bravi o non avrete la sorpresa che vi ho preparato. - Il moro li fissò storto, riprendendo poi a mangiare.
 - Che sorpresa? - Morgana addentò il dolcetto.
- Non ve lo dico e ora mangiate.
Arthur rise, continuando a gustarsi la cena, che in fin dei conti non era neanche male, dato che era una colazione.
Finita la cena/colazione, il trio si spostò nella camera di Morgana, sul comodo letto che la piccola aveva deciso di riempire di pupazzi, tra cui la foca comprata all'acquario.
Merlin fece scegliere ad Arthur la favola da leggere e questi decise per "Cappuccetto rosso".
Morgana si sistemò sotto le coperte, fra le dolci braccia di Merlin e Arthur cominciò la lettura.
All'inizio non ci fu nulla di speciale, nessuna vocina, ma quando arrivò il punto in cui il lupo compariva nella foresta, Morgana scalpitò per avere la sua vocina.
- Devo farlo davvero?
- Sì! Merlin, diglielo anche tu!
Arthur guardò il moro come per chiedergli aiuto, ma quello prima rise e poi si accigliò, puntandogli un dito davanti al naso. - Arthur Pendragon, se non farai la vocina del lupo, cucinerò funghi per tutta la vita!
Il biondo lo guardò prima spaventato e poi sconfitto e le vocine cominciarono a prendere vita poco dopo.
Il pezzo più bello fu quando Arthur cominciò a dire: "Per guardati meglio, bambina mia" in tono nonnesco e derisorio.
Si scatenò anche una piccola battaglia di cuscini nel momento in cui il biondo urlò: "Per mangiarti meglio, Morgana!", la bambina era subito scappata ridendo dietro il babysitter e quando la piccola guerriglia finì, Arthur si ritrovò sdraiato al posto di Morgana, con un cuscino in faccia e la piccina sopra il suo petto sorridente.
Tornarono ognuno ai propri posti per finire di leggere la favola e quando Arthur chiuse il libro, Morgana sbadigliò. - Grazie per la favola, fratellone.
Il biondo sorrise, abbracciandola forte.
Più passava il tempo e più si accorgeva di quante cose aveva perso dell'infanzia della sorella.
- Ehi, ehi, non è ancora ora di dormire. - Merlin ammiccò a i due. - Aspettate qui.
Tornò dopo un paio di minuti con i giubbotti e le scarpe di entrambi. - Ora vestitevi e raggiungetemi tra cinque minuti in giardino, vicino la piscina.
Arthur e Morgana si guardarono sbalorditi e fecero come Merlin aveva chiesto. Si misero le scarpe e il giubbotto e, mano nella mano, scesero in giardino, dirigendosi verso la piscina.
Il moro era fermo su una delle sdraio che i due fratelli adocchiarono, messe in circolo davanti a un fuocherello, rigorosamente contenuto nelle pietre.
Morgana corse verso il babysitter tutta contenta mentre Arthur si avvicinò sorridendo. - Come mai tutto questo?
- Beh, visto che quando siamo andati in campeggio non siamo riusciti e visto che ci tenevate tanto quando abbiamo fatto la spesa… ecco. - Si grattò la testa nervosamente con una mano, tenendo con l’altra stretto qualcosa dietro di sé. - Faccio prima a farvi vedere. - Si alzò in piedi spostando davanti a sé il sacco di marshmallow. - Sorpresa!
Morgana rimase del tutto senza parole e rimase a boccuccia spalancata.
Arthur si sedette su una delle sdraio sorridendo, guardando i marshmallow. - Merlin, mi auguro che non mi vada a fuoco il giardino.
- Cos’hai detto? Oh, sì, Arthur non c'è bisogno che mi ringrazi... vedo che sei felice - disse in tono sarcastico il babysitter.
- Io sono felice! - Morghi si gettò ad abbracciarlo non appena si sedette.
- Grazie, Morghi. - Il moro le diede un bacio sulla guancia per poi aprire il sacchetto. - Prendi i bastoncini. Morgana glieli allungò per iniziare a infilzare i dolcetti.
Il biondo scosse la testa ridendo, per poi pendere un paio di dolcetti dalle mani del moro e metterli sul fuoco a cuocere. - Sei sempre pieno di sorprese.
- È difficile impressionare i Pendragon. - Merlin gli fece la linguaccia per poi aiutare Morgana che tentava di tenere gli occhietti aperti. - Un bastoncino poi a nanna, signorina. - Il babysitter la strinse di più a sé.
La piccina lo guardò, ma troppo stanca per replicare si limitò a pulirsi il naso sul suo giaccone.
In pochi minuti i primi marshmallow furono pronti e il moro li fece assaggiare subito alla bambina.
- Buoni - sussurrò la piccina nel cappotto del moro.
Arthur mangiò due dolcetti, fissando il fuoco. Tutta questa dolcezza non faceva altro che ricordargli la madre.
Si alzò, tenendosi stretto il giubbino. - Sarà bene rientrare.
- Sì, è ora della nanna. - Merlin prese in braccio la bambina mezza addormentata e prima di allontanarsi spense le braci, non voleva di certo provocare un incendio.
Rientrarono dalla cucina e Merlin si assicurò di aver chiuso bene la porta dietro di sé. - Porto a letto la piccola, ok? - Guardò il biondo e notò qualcosa di strano. - Tutto ok?
- Sì - rispose mesto Arthur, prendendo i giacconi di tutti e tre. - Penso sia stanchezza.
- Arthur preferisco che tu mi dica che non ne vuoi parlare, che queste bugie. - Lo fissò un attimo poi salì le scale con la piccola già addormentata.
La portò in camera e la mise a letto, per fortuna era già in pigiama. - Notte, Morghi. - Le diede un bacio sulla fronte.
La piccola sorrise nel sonno e si apprestò a rotolarsi tra le coperte.
Il moro sorrise e uscì, rinfilandosi in camera sua per cambiarsi.
Arthur sospirò amareggiato; decise così di aprirsi leggermente con il compagno. Salì le scale e bussò alla porta della camera di Merlin - Posso?
- Sì, vieni. - Merlin era seduto sul letto, intento a litigare coi suoi calzini.
- Mi spiace per come mi sono comportato - cominciò il biondo, martoriandosi le dita - Non volevo offenderti. Non ho qualcuno con cui parlare da molto tempo ormai.
Il moro gli sorrise. - Non sono arrabbiato, Arthur, voglio solo che tu stia meglio. Non devi parlarmene se non vuoi.
Arthur rimase fermo sulla soglia. - Ti va di venire in camera mia?
Merlin si infilò rapido le ciabatte. - Sì, il tuo letto è molto più comodo del mio. - Gli si avvicinò e gli diede un lieve bacio sulle labbra.
Arthur sorrise e lasciò che Merlin lo anticipasse.
Giunti nella sua camera, il biondo si sedette dalla parte destra del letto e sospirò. - Prima ho ricordato mia madre.
Il moro si sedette accanto a lui, stringendolo poi contro il suo petto. - Mi spiace Arthur, non volevo farti venire in mente brutti ricordi.
- Non sei stato tu. Penso possa capitare... - Le mani del biondo volarono sotto la maglia del moro, toccandogli il petto dolcemente, mentre con calma lasciava sul suo collo umidi baci. - Sono stato bene, comunque...
Merlin lo lasciò fare sorridendogli. - Quando ti senti così non ti fare scrupolo a chiamarmi, ovunque io sia.
Arthur non poté nascondere il sollievo a quelle parole dell’altro.
Il moro gli schioccò un bacio sul naso. - Va meglio?
- Sì, grazie - rispose Arthur sorridendo.
- Dormiamo insieme stanotte? - Merlin gli si accostò lentamente, sfiorandogli la guancia con le dita.
- Va... va bene - disse il biondo, prendendo le dita del moro con le mani per baciarle dolcemente.
Merlin gli sorrise e si alzò dal letto. - Su, dobbiamo infilarci sotto le coperte.
Arthur sorrise e si sdraiò sul letto, spostando le lenzuola per permettere a Merlin di raggiungerlo. Quando però tentò di sistemare il cuscino, un paio di libri scivolarono giù. Il biondo sgranò gli occhi.
- Cosa sono? le tue letture prima di addormentarti? - Merlin raccolse uno dei due.
Subito si gelò quando lesse il titolo: “Come far godere il tuo lui” e vide la copertina, un uomo intento a leccare qualcosa di sfocato ma vagamente intuibile. Il moro alzò gli occhi senza parole, guardando il biondo.
Arthur sentì improvvisamente caldo. Poi si sentì mancare e poi sudare. - N... Non è come sembra....
- Ah, e com'è che sembra? - Merlin aprì il libro sfogliando le pagine a caso. - Immagini istruttive. - Voltò il contenuto verso Arthur.
Arthur arrossì all'istante e mise le mani davanti al viso. - Rigira quel coso! E... Non è come sembra!
Merlin rigirò il libro. - Perché li hai comprati?
Arthur girò il viso vergognoso e si torturò le dita con la coperta. - Beh... Per capire... come... si fa...
Il moro prese anche l'altro libro. Il titolo era molto più soft e la copertina era rappresentata da due uomini abbracciati.
Ripose il primo libro nel cassetto del comodino e circumnavigò il letto per coricarsi dietro Arthur. Lo strinse a sé sopra le coperte e con l'altra mano tenne il libro intitolato “La via delle coccole” vicino al suo viso. - Sei pronto per il primo capitolo?
Il biondo sprofondò nel cuscino, sospirando e nascondendo il rossore. - Credo di sì.
- Se c'è qualcosa che non va dimmelo che mi fermo. - Gli diede un bacio fra i capelli per poi iniziare a leggere il capitolo intitolato “Le zone erogene”.
Il biondo ascoltò la lettura, divenendo sempre più peperone ogni volta che le cose diventavano pratiche. Non disse nulla ma sentiva un calore crescere ogni volta che il moro respirava sul suo collo: sembrava cosi afrodisiaco.
Merlin si fermò un attimo dalla lettura e senza dire nulla diede un lieve morso all'orecchio del biondo, aspettando la sua reazione.
Una scarica d'elettricità scosse la spina dorsale di Arthur che in uno scatto si girò per baciare Merlin, abbracciandolo stretto a sé.
- Direi che possiamo passare alla zona dopo le labbra. - Il moro cominciò ad alzare la maglia ad Arthur, mentre ricominciava a baciarlo dolcemente.
Arthur si fece spogliare e rabbrividì alle labbra del moro sulla pelle. - Merlin... devo parlarti di una cosa.
Il moro gli riabbassò la maglia credendo che la situazione per Arthur stesse degenerando. - Qualcosa non va?
- Volevo... ecco... nel rapporto uno di noi, ecco... - Arthur si diede dell'imbecille da solo.
Merlin lo fissò perplesso. - Dimmi.
- Insomma, uno dei due... deve... stare sotto... Giusto?
- Sì, giusto. - Merlin gli sorrise. - Non ti devi preoccupare di questo.
Arthur si stupì. - Cioè?
- Vedrai. - Il moro gli ammiccò, per poi lasciargli un bacio umido sul collo. - Notte, Arthur. - Si voltò dall'altra parte divertito.
Il biondo rimase indispettito. Metabolizzò ciò che il ragazzo aveva appena detto dopo cinque minuti e si affiancò all’altro accigliato. - Ti diverti? Eh?
- Non sai quanto. - Merlin cercò con la mano quella dell'altro e la posizionò intorno alla sua vita. - Sei troppo tenero quando farfugli.
- Stupido - commentò il biondo, stringendosi l'altro.
Merlin sbuffò, ma in fondo se lo era meritato e quindi non replicò.
Si appoggiò meglio all'altro e poi socchiuse gli occhi ancora sorridente.

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Non so se ve ne siete accorti ma Morgause è ispirata a "Il diavolo veste Prada" ^^'
La decisione di accoppiarla con Agravaine è stata un po' azzardata ma li vediamo bene insieme.
A presto, bacioni :)

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Capitolo 10
*** Incontri indesiderati ***


Ciao a tutti!
Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, ricordate o preferite!
Un bacione a chi ha recensito!
Ricordo che la storia è scritta a quattro mani con _Alexa_ :)
SEGNALO CHE I CAPITOLI 10 E 11 SONO ANCORA IN REVISIONE.
Eravamo rimaste a lunedì e qui si inizia da martedì!
Ps: Tom è Tom Welling, ossia Superman di Smallville ;)



Un amore di babysitter

Merlin finì di sistemare le torte sul tavolo della taverna mentre Percival e Leon aveva già iniziato a mangiare quella al cioccolato e Gwaine si era praticamente appropriato del vassoio dei muffin alle mele.
Quando il moro sentì la porta aprirsi corse subito all’ingresso, dove Arthur e Lancelot stavano rientrando dal lavoro.
Il biondo, come promesso, l’aveva ascoltato e aveva chiesto aiuto all’amico sull’amministrazione dell’azienda, aiuto temporaneo ovviamente, ma Merlin sperava in qualcosa di più.
Il babysitter con la scusa di “allenarsi” per la vendita di torte della scuola di Morghi quel giorno era riuscito a scappare a mezzogiorno dal lavoro, giusto in tempo per evitare l’arrivo di Morgause.
Si diede una pulita alle mani sul grembiule e sorrise ad entrambi.
- Merlin. - Salutò Arthur, facendogli un cenno con la mano mentre attaccava la giacca all'attaccapanni. - Abbiamo tardato un po’.
- Oh non c'è problema, gli altri si stanno già abbuffando.
- Non dirmi che non è rimasto più niente...- Lance gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla.
- Forse un po' di torta al cioccolato.
- La mia preferita. - Lance corse verso la taverna, lasciando i due all'ingresso.
- Non credevo di riscuotere così successo tra i tuoi amici. - Merlin rise, mentre si avviava in cucina.
Arthur sospirò guardando l'amico avviarsi e poi seguì Merlin verso la cucina. - Sai farti apprezzare.
- Modestamente. - Si girò, schioccando un bacio sul naso ad Arthur. - Porti tu di là la cheesecake?
Il biondo allungò il viso verso la porta e, dopo aver visto che nessuno fosse nei paraggi, tirò Merlin verso di lui, unendo le labbra con le sue. - Ora si che va meglio.
- Smettila cucciolotto, non vogliamo guai, giusto? - Il moro si distanziò e gli allungò il vassoio con la torta.
Arthur quasi pensò di lanciargliela contro. - Ti ho già detto di non chiamarmi in quel modo.
- Certo, certo. - Merlin continuò a borbottare qualcosa fra sé e sé, per poi rivoltarsi verso il biondo. - Cosa aspetti a portare la torta di là?
- Sappi che so vendicarmi bene, Merlin. - Arthur sorrise ed uscì dalla stanza, ghignando.
- Come no...- Mugugnò il moro.
Sbuffò nuovamente e raggiunse poco dopo i ragazzi nella taverna con in mano una caraffa di succo di frutta.
- Bhe quella ragazza che mi ha abbordato alla mostra dei quadri dell'ex di Merlin non è stata affatto male...
- Lo sai che non ci interessa sentirti parlare delle tue conquiste Gwaine. - Rispose Leon, ghiacciandosi quando vide il babysitter sulla porta.
Anche Gwaine e gli altri subito si immobilizzarono.
- Che??? - Merlin li squadrò tutti.
Arthur diede una piccola pacca dietro la testa di Gwaine e lo guardò truce. - Niente Merlin, si parlava di altro. - Mormorò, cercando di sviare il discorso.
Merlin puntò la caraffa contro Arthur. - Non osare mentirmi Arthur Pendragon..!
- Merlin..- Lance si alzò prendendogli il succo di mano. - Siamo stati noi a tartassare Arthur perché ci dicesse cosa avevi.
- Già, per il barbecue eri davvero strano. - Aggiunse Percival.
- E una volta saputo non potevamo non salvarti. - Aggiunse Gwaine, ricevendo un nuovo scappellotto da Leon.
Merlin li fissò uno per uno. - Quindi..voi..sapete?
Quando il babysitter vide tutti annuire provò uno stato emotivo dietro l’altro, non capendo neanche l’ordine, ma anche un po’ di sollievo dopo tutto.
- Non importa. - Disse subito Lance.
- Se io sono gay..? - Sbiascicò Merlin.
- Assolutamente no! - Si sbrigò a rispondere Lance, mentre gli altri scuotevano le teste.
Il babysitter rimase muto, cercando di digerire il tutto.
- Oh però, il prossimo ragazzo dovrà ricevere la nostra approvazione. - Gwaine sorrise, coprendosi la testa per paura di altri scappellotti ma, invece, i ragazzi si misero a ridere e anche Merlin non riuscì a non unirsi al gruppo.
Arthur fissò accigliato Gwaine, incrociando le braccia. - Prossimo ragazzo?
- Certo, dopo quel tipo dovrà trovarsi uno a modo. - Rispose, mentre prendeva un altro muffin.
- Io conoscerei qualcuno..- Iniziò Percival, tirando fuori il telefonino e iniziando a sfogliare le immagini della galleria.
Merlin cominciò ad arrossire, i ragazzi l'avevano già preso troppo a cuore.
Arthur quasi divenne paonazzo e si avvicinò cercando di non dare troppi sospetti al telefonino di Percival.
- Trovata. - Esclamò Percival appoggiando il cellulare sul tavolo ingrandendo la foto.
Tutti si avvicinarono per osservare.
Era una foto di gruppo, probabilmente il compleanno di qualcuno in ufficio.
- Devi dirci quale sarebbe Perci..- Tossicchiò Leon.
Arthur incrociò gli occhi scrutando ogni uomo della foto, sperava tanto che fosse il cicciottello mezzo calvo nell’angolo.
- Ah si, lui. - Perci puntò il dito su un ragazzo moro alto quasi quanto lui. - Si chiama Tom ed è davvero una brava persona.
Merlin era rimasto in disparte mentre tutti osservavano, ma lanciò un'occhiata fulminea allo schermo.
- Non mi piace. - Arthur parlò braccia incrociate, broncio sul muso. - Assolutamente no.
- Ma che dici?? Tenta pure me! - Ridacchiò Gwaine.
- Tu Merli che ne pensi? Ti va di provare? - Gli chiese Lance.
Il babysitter sentì tutti gli occhi su di sé. - Sono molto impegnato con Morghi, non penso avrei tempo per una relazione adesso...- Tentò.
- Ma Arthur non avrebbe alcun problema a essere più flessibile no? - Lance si voltò verso l'amico.
Il biondo si sentì messo all'angolo. - Ci penserò.
Percival diede una leggera gomitata ad Arthur sotto gli occhi di Lancelot.
- Non penso di aver capito Arthur..Puoi ripetere? - Lance lo guardò in malo modo.
Merlin intanto cercava di rimanere serio.
Il biondo si massaggiò la parte lesa e sospirò imbronciato. - Un solo giorno. E ci sarò anche io. Non mi va di farmi ancora del male - Commentò massaggiandosi il pugno.
Lancelot alzò un sopracciglio ma poi sorrise. - Visto Merlin, hai la benedizione di Arthur!
Il biondo brontolò ancora a quella frase e così passò il resto del pomeriggio, mentre tutti si rimpinzavano di torte e Gwaine di muffin.
Alle quattro i ragazzi uscirono con anche Arthur, che doveva andare a prendere la sorella a scuola e Merlin approfittò della mezz'oretta di pausa per pulire i piatti e sistemare la cucina, fino quando sentì la porta riaprirsi.
 - Ciao Merlin! - Morghi aveva ancora il giubbottino addosso, ma ciò che spaventò di più il babysitter furono le macchie di pittura sulle mani e sul viso di Morghi.
- Oggi ho pitturato!
- Non so perché l'avevo intuito...
- Morgana te l’avevo già detto in macchina, no toccare nulla. - Arthur spuntò dalla porta della cucina con sguardo serio. - Ora torniamo all’ingresso per togliere la giacca.
- Ok…- Rispose controvoglia Morghi, allontanandosi dal babysitter.
Arthur la guidò per il corridoio e una volta tolto il giubbotto alla piccola cominciò a salire per le scale.
- Forza Morghi, ora del bagnetto.
Merlin li aveva raggiunti e ora osservava le macchie sulle braccia della piccola.
Morgana sorrise furbetta. - Ma non posso fare le scale senza stringere il corrimano...Merlin mi sgrida se no.
Il moro rise, quella bambina era davvero una streghetta.
Arthur la fissò ed allungò una mano. - Forza, monella.
Morghi si arpionò al fratello. - Mi fai tu il bagnetto?
- Indubbiamente, visto che mi sto sporcando anche io. - Arthur cominciò a salire le scale, ma si fermò a metà. - Merlin? Vieni?
- Uh certo. Quando avrò finito ci saranno due Pendragon super puliti e profumati. - Il babysitter sorrise e si avviò sulle scale, superandoli.
- Su Arthur! Merlin usa sempre il bagnoschiuma che fa tante bolle!
Il biondo sorrise e salì le scale mano nella mano con Morgana.
Quando arrivarono alla fine di esse, lasciò la mano alla sorella e cominciò a tirarsi su le maniche della camicia.
Merlin nel frattempo aveva iniziato a riempire la vasca. - Dove siete finiti..??
Morghi a quelle parole entrò di corsa in bagno. - Voglio il bagnoschiuma con le bolle Merlin!
- Si, si..- Le spostò i capelli, notando che anche sul collo aveva chiazze di colore. - Chissà come sarà stata disperata Helena..non è che dovrò aspettarmi qualche rimprovero quando andrò al colloquio con le maestre?? - Incurvò il viso, osservandola.
- No..cosa dici..- La piccina abbassò il musetto, muovendo l'intero corpo nervosamente.
- Vedremo...- Iniziò a toglierle il vestito e quando si girò per chiudere l'acqua trovò la piccola in canotta e collant infossata nel cestino dei giochi per il bagno.
Arthur entrò bel bagno, osservando Morgana prendere i giochi. Si avvicinò a Merlin e tese un braccio. - Mi tiri su la manica? Non posso farlo con la mano colorata di blu...
- Certo. - Merlin gliela tirò su. - Stasera, dopo cena, riceverai anche tu il tuo bagnetto. - Gli sussurrò. - Ma per ora dovrai accontentarti del lavandino. - Sorrise e recuperò Morghi prima che sparisse tra i giochi. - Che hai preso?
- La Barbie sirena! - La bambina saltellò felice.
- Wow, ora finiamo di svestirci. - Le tolse rapido tutto e la aiutò ad entrare nella vasca. - Ora togliamo questo colore. - Prese la saponetta e cominciò a sfregarla delicatamente contro le braccine della bambina.
- Mi fai male! - La piccina incrociò le braccia al petto.
- Non è vero signorina, basta capricci o userò la spugna ispida.
Morghi aprì la bocca sorpresa. - Arthur!
Il biondo che si era pietrificato alle parole di poco prima del moro scosse la testa e guardò la sorella.
Si posizionò rapido accanto a Merlin, prendendo una spugna dal bordo vasca. - Ricordi come faceva la mamma Morghi? -  Passò delicatamente la spugna sulle braccia di Morghi e poi la strizzò, facendo movimenti circolari e poi longilinei. Alcune volte strusciava e poi tornava a spruzzare la spugna facendo uscire tante bollicine, riprendendo poi i movimenti. - Ci vorrà il doppio del tempo, ma le piacerà. - Disse girando il viso verso il babysitter.
- Ne sono sicuro. - Merlin prese un'altra spugna, evitando quella ispida e iniziò a ripulire le spalle e il collo della piccina, incontrandosi ogni tanto con la mano di Arthur. - Hai visto Morghi..solo quattro anni e già due uomini ai tuoi piedi.
La bambina sorrise e cominciò a far sguazzare la Barbie sirena nell'acqua.
Arthur sorrise e con la mano colorata tracciò una linea sul naso di Merlin. - Guarda Morghi... - Disse ridendo.
La bambina rise. - Merlin ha il naso blu!
Il moro si voltò verso Arthur. - Anche questo è divertente.. - Gli schizzò un misto di acqua e schiuma addosso.
Morgana rise di più, rischiando di affondare nella vasca.
Arthur la acchiappò al volo e sospirò pulendosi poi il viso. - Merlin questa è guerra lo sai?
Il moro lo guardò abbastanza preoccupato, non aveva alcuna voglia di asciugare tutto un bagno. - Chiedo scusa Altezza, non la schizzerò più. - Fece segno di inchinarsi e Morgana rise.
- Ti pulisco io Merlin! - La piccina si avvicinò al babysitter e sfregò le sue manine bagnate sul suo naso. Merlin sorrise e quando finì le stampò un bacetto sulla fronte.
Arthur si alzò e finì di togliersi il colore dalle mani nel lavandino, asciugandole successivamente con l'asciugamano. - Ti devo portare qualcosa?
- No, però puoi darmi una mano ad alzarmi, così prendo lo shampoo per i capelli alla piccina.
- Siiii. - Morghi si girò di spalle pronta per il lavaggio.
Merlin si agganciò ai pantaloni del biondo, dando un'ampia palpata al suo fondoschiena. - Grazie Arthur. - Gli ammiccò.
Il biondo lo guardò cercando di nascondere il rossore. - V-vado a mandare un e-mail a Leon per il lavoro. Chiamami se hai bisogno.
Il moro sorrise ancora di più. Arthur non si era nemmeno accorto di aver detto Leon invece di Lance.
Prese lo shampoo e iniziò a lavare i capelli alla bambina.
 
 
**
 
 
Merlin aprì lentamente la porta dello studio, dove Arthur stava sistemando alcune pratiche. - La piccina dorme. - Sorrise al biondo.
- Merlin, somigli quasi a qualcuno che vuole aggredirmi. - Confessò Arthur, ridacchiando.
Merlin assottigliò gli occhi. - Chiudi quelle pratiche e cammina.
- Va bene, va bene. - Commentò Arthur.
Il moro sospirò e si diresse in bagno, iniziando subito a riempire la vasca.
Arthur lo seguì ridendo e poi si fermò sulla porta. - Cosa vuoi che faccia? - Chiese, sorridendo.
- Spogliati. - Merlin lo fissò.
Arthur annuì ed allungò le mani sui bottoni, slacciandoli uno ad uno con lentezza, passandosi la lingua sulle labbra per inumidirle. Lasciò scivolare la camicia lungo le spalle, fino a farla finire a terra. Si passò le dita sulla cintura allentandola, per poi abbassare la cerniera, facendo intravedere la stoffa dei boxer.
- Completamente? - Chiese, quasi imbarazzato.
- Vuoi entrare vestito..?
- Beh, no... - Slacciò definitivamente i pantaloni, calandoseli lungo le gambe, rimanendo definitivamente in mutande. Abbassò il viso arrossendo.
Merlin si accostò a lui e lo bacio dolcemente. - Non ti senti pronto?
- Pr-pronto? - Chiese di rimando il biondo, allungando le braccia sulla vita del moro.
Il moro annuì e si allontanò un attimo, spostando le mani dal biondo. - Forse potremmo farlo insieme il bagno. - Si tolse piano la maglia, per poi passare ai pantaloni.
Arthur lo fissò spogliarsi e qualcosa si risvegliò in lui, qualcosa che sembrava racimolarsi tutto in un unico punto sotto l'ombelico.
Si avventò famelico su Merlin, baciandolo e spingendolo dolcemente nella vasca. Allungò le mani su di lui, spogliandolo dei boxer.
Merlin si ritrovò nudo sul bordo vasca, mentre Arthur lo accarezza in ogni parte del corpo. - Tu hai ancora le mutande. - Gli fece notare.
Arthur arrossì, infilando la testa sotto il mento del biondo per lambirgli la pelle del collo. - Toglile.
Merlin lo strinse a sé e con una mano fece scivolare i boxer verso il basso. Diede una rapida occhiata e il biondo non aveva di certo niente di cui vergognarsi, anzi. - Entriamo? - Lo fissò negli occhi mentre passava una mano lungo la spina dell'altro, fino all'insenatura delle natiche.
Arthur entrò nella vasca, cercando di non farsi troppo vedere e poi tese una mano a Merlin, arrossendo vergognosamente.
Il moro la accettò e si posizionò fra le sue gambe, appoggiando la sua schiena contro il torace dell'altro. Afferrò la spugna che aveva lasciato sul bordo. - Da dove vuoi che inizi? - Sussurrò all'orecchio di Arthur, lasciandogli un leggero bacio su una guancia.
Arthur allungò le braccia intorno al moro e saggiò la pelle delle spalle con le labbra, disegnando cerci sulla sua pancia. Sentiva il calore crescere e prendere forma e, sempre più vergognosamente, cercava di scostare il bacino dalla schiena del moro. - Dove vuoi tu...
Grazie al cielo Merlin aveva usato lo stesso bagnoschiuma dl pomeriggio, ricoprendoli di bolle.
Merlin si rilassò a quei tocchi e allungò la mano per massaggiare la coscia di Arthur. - Penso di essere davvero fortunato ad aver trovate te.
- Dici?
- Hai un buon cuore. - Il moro si appoggiò di più, continuando a passare la spugna.
Arthur scivolò in dietro con il sedere, appoggiando il mento sulla spalla di Merlin. - Penso che sia solo opera tua.
Merlin girò il viso e lo baciò. - Non scappare da me. - Cercò di riposizionarsi ma il biondo lo bloccò.
- Io credo di aver sentito Morgana…- Sussurrò Arthur.
- Sicuro? Io non ho sentito nulla.
Arthur annuì e Merlin si alzò. Si avvolse in uno dei due asciugamani che aveva portato - Vado a controllare. Il biondo appena l’altro uscì dalla stanza tolse il tappo della vasca e riaprì il rubinetto girandolo completamente sull’acqua fredda.
- Ti sei sbagliato, dorme..che stai facendo?? - Il moro alzò un sopracciglio osservando l’altro.
Arthur sorrise e si grattò la testa. - Ho tolto il tappo per sbaglio, comunque ormai siamo puliti no?
- Si..credo. - Lo guardò ancora sospettoso. - Vado a vestirmi prima di prendere freddo allora...
- Ottima idea. - Replicò il biondo, ora seduto in una vasca vuota ricoperto solo di bolle.
Aspettò che Merlin se ne andasse e uscì dalla vasca. Se Merlin si fosse accorte del terzo incomodo chissà che avrebbe detto.
Si iniziò ad asciugare e a pensare che doveva essere sembrato un vero imbecille.
Uscì trafelato dal bagno, ancora avvolto nell’asciugamano e bussò alla porta del moro. - Merlin?
- Si? - Il moro aprì la porta già in pigiama.
Arthur avvampò nello stesso istante in cui si ricordò della neo figuraccia. - E-ecco... Volevo parlarti... Fra dieci minuti vieni da me? Intanto mi vesto…
Il moro alzò un sopracciglio ma annuì.
Il biondo sfornò uno dei suoi sorrisi da ebete e si incamminò per il corridoio sotto gli occhi perplessi dell’altro.
Merlin aspettò i dieci minuti abbastanza in ansia. Una volta passati uscì e bussò alla porta del biondo.
Arthur aprì e lasciò entrare Merlin, richiudendo poi la porta alle sue spalle poggiandocisi. - Scusa se ti ho fatto venire a quest'ora..
- Bhe, ci siamo visti fino a dieci minuti fa..- Si voltò per scrutarlo. - Sicuro di stare bene?
- Sisi...- Il biondo si grattò un po’ la testa, arrossendo. - Beh ecco... Non... Non cercherai di conoscere questo... questo Tom, no...?
In effetti con prima gli amici e poi Morgana i due non ne avevano ancora parlato, probabilmente Arthur era preoccupato per quello.
- Certo..che no. - Gli sorrise. - Non ti devi preoccupare.
- A-anche se loro te lo presentano, tu dirai che non ti piace, vero? - Arthur cominciò a torturarsi le mani, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore. Si sentiva così stupido.
- Io voglio stare solo con te. - Il moro gli afferrò le mani perchè smettesse di gesticolare.
Il biondo sorrise e si avvicinò dolcemente all'altro, baciandogli debolmente le labbra. - Ti... ti va di dormire con me?
- Non lo so..lo sai sei davvero molesto mentre dormi, anche più di quando sei sveglio. Mi hai sbavato sul pigiama l'altra notte.
Arthur si imbronciò un po’ e incrociò le braccia. - Scherzi?
Merlin lo fissò, era davvero tenero con il broncio. - Si..scherzavo cucciolotto. - Si allontanò e si infilò sotto le coperte.
Arthur sorrise e si avvicinò, saltandogli sopra. Gli bloccò i polsi ai lati della testa e lo fissò accigliandosi.
- Chiedi scusa.
- Per cosa? - Merlin lo fissò dubbioso anche se sapeva già che era per l’adorabile nomignolo.
- Lo sai..- Continuò a fissarlo il biondo.
- Se no? - Il moro lo guardò in segno di sfida.
Arthur arricciò le labbra. Non l'aveva calcolato. - Ahm... Niente pomeriggi liberi.
Il moro si mise a ridere. - Sto tremando di paura...- Continuò a ridere mentre si avvicinava per lasciare un bacio sul naso del biondo. - Sei bellissimo.
Arthur arrossì vistosamente e si spostò di lato, sospirando.
- Il grande Arthur Pendragon che perde contro il suo babysitter! - Si pavoneggiò Merlin tra le risate, per poi scrutare il corpo del biondo.
Avvolse a sé l’altro a cucchiaio, aggiustandogli alcune ciocche bagnate dietro l'orecchio - Penso di starmi innamorando troppo velocemente di te. - Si accollò di più all'altro chiudendo gli occhi.
Arthur sgranò gli occhi, stringendo la presa su Merlin. - Ed è u-un male?
- Mmm..a volte si, a volte no. Dipende. - Usò una mano per avvolgere meglio l'altro nelle coperte.
Arthur si lasciò cullare dal moro e allungò le braccia per stringerlo. - Piaci... Molto anche a me.
Merlin gli accarezzò le braccia e strinse le sue mani. Lo sapeva che per Arthur non era facile parlare di sentimenti. - Grazie Arthur. - Gli schioccò un bacio dietro l'orecchio. - Ora però è ora della nanna per i cucciolotti. - Sussurrò sorridente.
Il biondo diede un pizzicotto alla gamba del moro e chiuse gli occhi, sorridendo. - Notte Merlin.
 
 
**
 
Mercoledì la segreteria di Arthur tornò dalla malattia e Merlin alle sue normali mansioni, anche se si stava dimenticando qualcosa di davvero importante.
Agravaine tamburellò le dita sulla scrivania della segretaria. - Mio nipote è pronto a ricevermi?
La segretaria lo guardò titubante; quando mercoledì mattina tornata dalla malattia aveva preso visione dell'appuntamento si era quasi convinta a darsi malata di nuovo. La voci del cattivo sangue tra zio e nipote erano sempre circolate in azienda e non poteva credere che il Pendragon più giovane avesse cambiato idea sul loro rapporto, doveva essere sicuramente una questione d'affari irrisolta.
Avrebbe voluto chiedere informazioni al suo capo, dopo tutto aveva un giorno a disposizione, ma non era riuscita ad affrontare l’argomento.
Sophia premette il pulsante sul telefono che la collegava con l'ufficio di Arthur. - Signor Pendragon? L'appuntamento delle undici è qui.
Ascoltò la voce di Arthur ordinargli di farlo entrare e lei fece cenno di alzarsi per scortare Agravaine, ma l'uomo si era già arrangiato da sé.
La ragazza sospirò, sarebbero state di sicuro scintille.
Arthur infilò la cartellina dell'ultimo contratto del giorno nella libreria, mentre sentiva la porta aprirsi. Lui non aveva alcun appuntamento segnato in agenda a quell'ora, sicuramente era un rappresentante dell'ultimo minuto.
Agravaine fece qualche passo verso la scrivania, dopo aver accuratamente chiuso la porta. - Buongiorno Arthur.
Il biondo si girò verso la porta, alzando di scatto la testa sentendo la voce. Quella voce. - Zio?! - Chiese con una punta di stupore.
- Mi hai fatto chiamare tu Arthur..vuoi dirmi di cosa hai bisogno?
- Chiamare? - Domandò il biondo, richiudendo l'agenda per posarla sul tavolino. - Io non l'ho proprio fatto!
Lo zio alzò un sopracciglio. - Dovresti parlare con la tua segretaria allora.
Arthur si passò una mano fra i capelli e pigiò un tasto sul telefono. - Sophia vieni qui.
La segretaria entrò in pochi secondi dalla porta. - Desidera Signor Pendragon?
- Hai chiamato tu lo zio Agravaine? - Chiese il biondo, cercando si mantenersi.
- No Signore. L'appuntamento è stato inserito lunedì, quando ero malata.
Nel frattempo Agravaine si era seduto sulla poltrona davanti la scrivania.
- Lunedì?- Arthur fece due calcoli. - Merlin. - Bofonchiò.
- Quindi? - Agravaine scrutò il nipote.
Sophia nel frattempo aveva iniziato a indietreggiare lentamente.
- Quindi è uno sbaglio del mio segretario. Mi spiace averti fatto venire sino a qui senza un motivo.
- Visto che ormai sono qui potremmo parlare no?
Sophia aveva raggiunto la porta. - Io posso andare Signore?
- Si, Sophia. - Mormorò Arthur sedendosi sulla sedia dietro alla scrivania. - Parlare? - Domandò poi allo zio.
 - Di cosa?
- Del nostro rapporto Arthur...- Agravaine sospirò, ormai soli nella stanza.
- E perchè dovremo? Sai già quel che penso.
- Arthur sono passati mesi dall'ultima volta che ti ho visto ed è stato per spartirci l'azienda...Speravo mi avessi chiamato per lasciarci il passato alle spalle.
- Il passato ci insegna a non ripetere gli sbagli, zio. - Commentò Arthur in risposta, accigliandosi.
- Con questa è la terza volta che mi chiami zio. - Agravaine sorrise leggermente alla vittoria, visto che allo spartimento dell'azienda il nipote aveva giurato che non l'avrebbe più chiamato così. - Arthur non sto dicendo che non ho sbagliato, ma tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per un motivo e tu lo sai bene.
Arthur bofonchiò qualcosa e poi incrociò le braccia. - Sentiamo questo motivo.
Agravaine lo guardò un attimo. - Lo sai che io non ero d’accordo su come Uther ti trattava. Ha fatto del lavoro la tua prima preoccupazione alla fine, ma prima viene altro.
- Senza lavoro, non puoi reggere la famiglia. - Replicò subito il biondo.
- Arthur se stai sempre chiuso qui come pensi di fartela una famiglia..?! - Si piegò verso il nipote rimanendo seduto.
- Questi sono fatti miei, è chiaro? - Gli rispose, alterandosi.
Agravaine si stropicciò una mano sul viso. Sospirò, tornando a guardare il nipote. - Arthur..lo so che ho sbagliato. Non avrei dovuto andarmene dalla tua vita, quella di Morgana e di tua madre. Avrei dovuto affrontare Uther in altri modi, senza coinvolgere voi. So che ti sto chiedendo tanto, ma io voglio davvero che torniamo una famiglia. Siamo solo noi oramai.
Arthur si bloccò a quelle parole. Cosa poteva mai rispondergli? Dopo tutto era stata una guerra del padre e lui non era Uther, ma Arthur.
Lo zio si alzò dalla poltrona e si spostò accanto ad Arthur ancora seduto.
Il ragazzo sembrava così assorto nei suoi pensieri.
Agravaine gli appoggiò una mano sulla spalla, per poi scendere delicatamente sulla schiena, disegnando dei piccoli cerchi. - Ti ricordi? Da piccolo ti calmava sempre.
Il ragazzo si rilassò ma poi tornò alla realtà con le parole dello zio e si alzò brusco. - Si... È strano che tu ti scusi. Non lo hai mai fatto.
- Preferisco lasciar perdere il mio orgoglio se vuol dire riavere la mia famiglia. - Tentò nuovamente di avvicinarsi ad Arthur.
Il biondo si allontanò di riflesso e si appoggiò alla porta. - Meglio che tu vada... - Cominciò, prendendo la giacca.
- No. Non finché avremo risolto. - Il tono era deciso e lo sguardo fisso sul nipote.
- Agravaine vattene. - Fece il ragazzo, serio.
- Arthur vuoi davvero che me ne vada? E se non ritornassi mai più??
Il ragazzo si morse il labbro, prese la valigia ai piedi dell’attaccapanni e fuggì via. Passò accanto a Sophia, urlandole di annullare gli altri appuntamenti e se ne andò.
 
Arthur rientrò come una furia dentro casa. Lanciò cappotto e valigia accanto alla porta e poi si allentò la cravatta, guardandosi intorno alla ricerca del corvino. - Merlin!
Il babysitter arrivò velocemente dalla cucina. - Arthur..che c'è? E' successo qualcosa?? - Squadrò il biondo con espressione preoccupata.
- Perché non fai altro che impicciarti costantemente nella mia vita senza prima chiedermi il permesso? - Sbottò il biondo, quasi colorandosi di rosso dalla rabbia.
Merlin lo guardò titubante. - Non capisco..che ho fatto?
- Che hai fatto? - Chiese Arthur, quasi scettico, fissandolo con uno sguardo misto fra la rabbia ed il divertimento. - Hai fatto venire mio zio Agravaine nel mio ufficio, ecco cos'hai fatto!
Merlin aprì la bocca e poi la richiuse. Si era dimenticato di aver fissato quell'appuntamento e decisamente non doveva essere andato bene. - Io volevo..volevo solo che voi vi parlaste.
- Parlare Merlin? - Domandò retoricamente Arthur, passandosi una mano fra i capelli - Già, proprio quello che dovremo fare noi. Parlare di come tu, da oggi in poi, lascerai stare la mia vita passata e non ti impiccerai più. Chiaro!?
- Ma non puoi fare così. Non puoi chiudere tutti i ponti così. E' vero, non dovevo impicciarmi ma..ma hai fatto la stessa cosa con i tuoi amici. Sono sicuro che tu possa chiarire con tuo zio.
- Dannazione Merlin! - Il biondo sembrò andare su tutte le furie. Si girò verso la porta, poggiando una mano sui cardini. - Tu non sai nulla di me. Cosa pensi che ti dia il permesso di scavare nelle mie scelte e sconvolgermi la vita? Il fatto che stiamo assieme? Eh? Pensi che questa cosa che abbiamo ti permetta di fare quello che vuoi?
Merlin rimase fermo dov'era, osservando attentamente l'altro. - Guarda che stare insieme significa condividere! Che siano problemi, una giornata all'acquario..o anche il tuo passato! Come faccio ad aiutarti se non mi dici nulla??
- Ti ho chiesto di aiutarmi, Merlin? - Chiese retorico il biondo, quasi ridendo istericamente - Ti ho davvero chiesto di aiutarmi? No, perché non lo ricordo!
- E' questo il tuo problema! Tu non chiedi mai aiuto! - Il moro perse la calma e gli urlò contro. - Prima o poi ti ritroverai con l'acqua alla gola e neanche lì chiederai aiuto!
- Ti sembra che io abbia bisogno di riappacificarmi con mio zio, Merlin? Ti sembro un povero disperato in cerca di aiuto familiare? Ma che diavolo ti è saltato in mente?
Merlin sospirò per poi fare un passo indietro. - Arthur è la tua famiglia, come puoi non desiderare di riappacificarti con lui? E comunque si, dal punto di vista degli effetti sei piuttosto disperato.
- Non ho bisogno di affetto, Merlin. La discussione è chiusa e con lei, anche i tuoi modi di ficcanasare nella mia vita. - Detto questo Arthur salì le scale e si chiuse in camera.
- Arthur! Arthur torna giù! Non abbiamo finito! - Merlin aspettò un paio di minuti ai piedi delle scale ma il biondo rimase rinchiuso nella sua camera.
Sospirò e tornò in cucina, iniziando a sminuzzare qualsiasi verdura gli capitasse a tiro.
Arthur si raggomitolò sul letto sbuffando e lanciando la cravatta a terra.
Ritrovarsi Agravaine lì, senza essersi preparato qualcosa era stato orribile e lo era stato ancora di più quando lo zio gli aveva chiesto scusa.
Scusa, poi, per qualcosa che cominciava parecchi anni prima, dal litigio fra lui e suo padre. Forse era stato troppo cocciuto, forse troppo cieco nel non dare speranza ad Agravaine. Era stato disposto a chiedergli scusa dopo tutto.
Si alzò dal letto dirigendosi verso l'armadio, sbottonando piano la camicia. Se l'era presa con Merlin. Gli aveva detto cose orribili e gli era quasi passato per la mente di mandarlo via. Da quando quel ragazzo stava nella sua vita, tutto aveva cambiato senso, le cose avevano preso finalmente colore.
Si sentì combattuto. Non voleva lasciare Merlin ma non voleva che si impicciasse della sua vita. Perché era così tutto difficile?
Si cambiò velocemente e si risedette sul letto.
Probabilmente la colpa era solo sua. Sua e della paura del passato. Di ricordare tutto il dolore e le speranze perse. Paura di non riuscire ad uscirne felice e di perdere tutto. Ma Merlin era lì e lo aiutava, gli era vicino. Forse aveva ragione e l'affetto era ciò che nei mesi gli era venuto a mancare, ciò che lui aveva allontanato con tutte le forze. Ma quando Merlin era entrato nella sua vita, l'affetto era tutto quello che cercava di avere da quel ragazzo. Affetto, amore... Doveva parlare con Merlin e chiarire la situazione.
 
Il moro marciò sulle scale ancora arrabbiato. Non avrebbe dovuto dimenticarsi dell'appuntamento con lo zio, ma credeva che sarebbe andato tutto per il meglio e invece no.
Aprì la porta del bagno ed entrò, lasciandola aperta. Se si fosse preoccupato meno di Arthur non si sarebbe tagliato il dito.
Aprì il rubinetto e iniziò a far scorrere l'acqua fredda sul pollice, mentre con l'altra mano cercava i cerotti nella specchiera.
Arthur si destò dai suoi pensieri ascoltando l'acqua del rubinetto fluire. Si alzò distrattamente dal letto ed aprì la porta, guardandosi intorno. Camminò lungo il corridoio, interrogandosi e quando vide Merlin e l'acqua rossa nel lavandino, si spaventò tutt'assieme.
 - Merlin! - Accorse dal moro, prendendogli la mano ed osservando i danni, infilando poi la faccia nell'armadietto delle garze.
Il moro saltò sul posto quando Arthur gli piombò di fianco. - Lasciami, mi medico da solo. - Disse risoluto, mentre con l'altra mano gareggiava con quella del biondo per afferrare le garze.
- Stai scherzando! - Affermò Arthur, scacciando via la mano per poi prendere l'acqua ossigenata. - Ma che avevi per la testa? Ti volevi mozzare il dito?
- Il mio dito sarebbe ancora sanissimo se non mi fossi messo a pensare a te mentre tagliavo le verdure! - Lo guardò arrabbiato per poi osservare il taglio. - Idiota..- Sussurrò, ovviamente riferendosi al biondo.
Arthur sospirò e versò un po’ di acqua ossigenata sul cotone, poggiandolo poi sul dito. - Senti Merlin, per prima...
- Cosa? - Merlin lo guardò dritto negli occhi, lo sapeva di essere stato troppo invadente, ma lui voleva solo il bene di Arthur.
- Non dovevo reagire in quel modo. E' solo che per me è nuova questa cosa e... E ci ho pensato ed ho bisogno di parlartene. - Poggiò ancora ed ancora il cotone sul dito, pulendo la ferita per bene.
Il biondo gli fasciò il dito e poi ripose tutto nell'armadietto, sospirando.
- Presumo non sia andata bene. - Merlin appoggiò la sua mano su quella di Arthur.
- No è una cosa...difficile. - Si allontanò dal tocco del moro, passandosi una mano fra i capelli, uscendo dal bagno per dirigersi verso le scale.
Merlin lo seguì fino al salotto, dove Arthur si sedette sul divano e si posizionò subito accanto a lui.
- Quindi?
- Quindi.... - Cominciò Arthur, deglutendo. - Ciò che volevo dirti è che... Beh, mi dispiace, prima di tutto, per come ho alzato la voce, solo che... Non sono abituato, Merlin, non sono abituato a qualcuno che si intromette nella mia vita senza prima chiedere cosa sia successo o perché abbia agito così. Devi darmi tempo.
- Penso di aver esagerato anche io. Avrei dovuto prima chiedere a te. Presumo sia successo qualcosa..
- Non è questo. - Rispose subito Arthur - E' che lo trovo difficile. Aprirmi con qualcuno dopo tanto tempo. E poi non saprei da dove cominciare...
- Già. - Merlin si avvicinò di più a lui. - Potresti parlare con qualcuno che conosci da più tempo. Perchè non vai da Lance? - Spostò la mano aggrappando quella dell'altro. - Che ne dici?
- Io preferirei aprirmi con te. - Mugugnò Arthur.
- Sicuro?  - Il moro continuò a tenergli la mano.
Il biondo annuì per poi iniziare a parlare. - Rivedere Agravaine dopo tanto tempo... E' stato ... - Arthur sospirò, abbassando il viso. - Strano. Non... Non abbiamo buoni... rapporti, ecco.
- Ho sentito le voci in ufficio. Mi sembrava che lui ci tenesse a te invece.
- E' complicato -  Iniziò Arthur, come per sciogliersi. - Mio padre e lui non andavano molto d'accordo... Ed io sto seguendo le orme di mio padre.
- Mi stai dicendo che tuo zio non ti ha mai fatto niente..? - Merlin lo fissò.
- Beh, non è che non mi ha mai fatto nulla.. Non accettava come mio padre mi trattava e quando è morto, Agravaine ha tentato di farmi capire quel che voleva calciando via a priori i ricordi di mio padre.
- E tu sei riuscito a chiarire con lui o hai semplicemente tirato su un muro come tuo solito?
Arthur lo fissò e tossicchiò qualcosa.
- Sei proprio un testone Arthur Pendragon. - Esalò il moro per alleggerire la situazione. Per fortuna che io lo sono più di te. - Arthur...Che cosa hai fatto esattamente?
- Ho solo ribadito ciò che diceva mio padre. In... sua memoria. - Commentò il biondo.
Merlin sospirò. Ciò che diceva Arthur era una totale sciocchezza. - Io non ho conosciuto tuo padre Arthur, ma voi due siete due persone differenti. Tu devi fare ciò che ritieni giusto secondo il tuo pensiero, non perchè lo pensava qualcun altro. Lo riesci a capire?
- E' successo parecchio tempo fa... Volevo solo rendere fiero mio padre e... la sua memoria. - Rispose mogio il biondo.
- Sono sicuro che puoi renderlo fiero di te in altri modi. - Merlin gli sorrise, mentre lo cingeva a sè. - Oggi come è andata? Litigato?
- Diciamo che sono fuggito.
- Oh..- Rinforzò la presa intorno al biondo. - Spiegami meglio.
Arthur indugiò. Gli sembrava altamente idiota quello che stava facendo. - Sembra quasi stupido parlarne... ma sono io lo stupido, vero?
- Diciamo solo che sei un po' negato su certe cose. - Il moro gli sorrise. - Su, che ti ha detto?
- Scusa.
- Scusa? Per cosa ti stai scusando..? - Il moro alzò un sopracciglio.
- No, non io. - Rispose Arthur, gesticolando - Lui, lui mi ha chiesto scusa.
- E tu sei scappato?
Arthur ci pensò prima di rispondere. Era stato un comportamento da vero idiota. - Si... - Pigolò stringendosi a Merlin.
Il babysitter lo strinse di più. - Adesso che pensi di fare?
- Rimanere fra le tue braccia?
Il moro gli posò un bacio fra i capelli. - Lo sai che devi risolvere questa cosa prima che sia troppo tardi. - Si scostò leggermente guardandolo serio.
- E cosa gli dico? - Pigolò Arthur.
- Vuoi riaverlo nella tua vita? Si o no?
- Io... - Arthur non voleva davvero litigare con lo zio, ma neanche ferire la memoria del padre. Uther si sarebbe sicuramente rivoltato nella tomba! - Non... non lo so.
- Dovresti pensarci bene Arthur. - Merlin gli schioccò un bacio sulla fronte. - Pensarci bene. - Lo tornò a guardare negli occhi.- E prendere una decisione.
- Ci penserò. - Il biondo gli sorrise con occhi dolci.
- Devi e seriamente Arthur. - Merlin si appoggiò alla schiena del divano tirando l’altro con sé. - Ora, possiamo seguire il tuo consiglio di rimanere qui.
Il biondo gli sorrise, appoggiando la testa sulla spalla dell’altro. - Insieme…- Sussurrò.
 
**
 
Sabato arrivò in fretta e con esso anche l’elezione a Presidente del club.
Arthur si preparò ad aprire la sua presentazione del nuovo piano economico, mentre Lancelot distribuiva a tutti i rappresentanti una copia cartacea del programma.
Si sentiva davvero teso, forse perchè non aveva mai immaginato di poter aspirare a una posizione del genere. Neppure suo padre aveva mai ambito alla carica di Presidente, sicuramente per via di John Kilgharrah, l’unico membro ancora vivo della famiglia fondatrice del club, che sembrava avere una solida antipatia per i Pendragon.
Il biondo per lo più si era limitato ad evitarlo, cosa abbastanza difficile visto che l’uomo era anche nel Consiglio della sua azienda, possedendone una parecchia fetta in azioni, perché mai se gli stavano così antipatici poi..
Tossicchiò, aggiustandosi la cravatta blu, scelta appositamente da Merlin, con la supervisione di Morgana.
Sorrise fra sé e sé, pensando a quei due che l’avevano ascoltato ripassare il discorso e la bambina non si era neppure addormentata. Poi il moro per far sembrare tutto più realistico aveva posizionato una decina di pupazzi di Morghi in salotto, tutti intenti a scrutare le mosse del Pendragon mentre parlava.
Vide il suo programma apparire sul pannello del proiettore e iniziò a parlare.
Tutti avevano avuto fiducia in lui, i suoi amici l’avevano tartassato quasi ogni giorno per chiedergli come procedeva e quando aveva chiesto a Lancelot di aiutarlo l’amico gli aveva detto subito si.
Aveva concluso la prima parte della spiegazione e ora doveva illustrare le sue proposte per i mesi futuri.
Osservò gli altri soci intorno a sé, Alined aveva serrato la bocca in un filo sottilissimo, di sicuro non era felice, mentre Kilgharrah lo guardava interessato.
Finì di spiegare e poi ringraziò tutti per l’attenzione, tornando a sedersi.
John si alzò rapido. - Bene, propongo una pausa di qualche minuto e quando ci riuniremo procederemo alla votazione. - Afferrò le copie dei programmi dei due candidi allontanandosi.
Il biondo sospirò e sussurrò qualcosa a Lancelot per poi uscire dalla sala, voleva mandare un messaggio a Merlin per dirgli che era andato tutto bene.
Si intrufolò in una delle stanze vuote lungo il corridoio, tanto nessuno l’avrebbe notato. Tirò fuori il cellulare e iniziò a scrivere quando sentì la porta aprirsi.
- Avrei bisogno di parlare con lei, Arthur.
Il biondo si girò, ritrovandosi John Kilgharrah davanti.
- Signor Kilgharrah, io dovevo solo fare una chiamata..
- Può aspettare, no? - L’uomo si avvicinò, allungando ad Arthur il piano economico da lui redatto.
- Certo..come no. - Arthur allungò una mano per afferrarlo ma l’altro lo fermò.
- E’ un buon lavoro, ma ciò che mi ha stupito sono state le sue nuove iniziative. Un servizio di babysitting per i soci..davvero? - Alzò un sopracciglio.
- Bhe..cioè..- Tossì e cercò di rilassare la sua postura. - Saranno i nostri futuri soci un giorno e dovrebbero avere un bel ricordo del club di quando erano piccoli. Da bambino, quando venivo, ero spesso costretto a stare seduto e molte volte sgattaiolavo via di nascosto, finendo per combinare disastri. Un servizio di babysitting potrebbe offrire nuove attività per i più giovani e sono sicuro che i genitori starebbero più sollevati con i figli vicino a loro.
- Non mi sembra un’idea partorita da lei..o sbaglio?
Il biondo vacillò per qualche secondo. - L’idea mi è venuta pensando a mio sorella. E al mio babysitter. - Aggiunse.
- Lo sa, non avrei mai accettato la sua candidatura, ma i suoi amici sono riusciti a convincere un gran numero di persone ad appoggiarla e sono stato addirittura minacciato..
- Come?! - Arthur si spaventò, che avevano combinato??
L’uomo sorrise. - Intendevo dire sollecitato, da Morgause. 
La mascella di Arthur era finita nel sottosuolo e il suo cervello in leggero blackout.
- Ammiro molto quella donna e per quanto si sforzi nel darle del filo da torcere Morgause è stata decisa nel supportarla, come un altro dei nostri soci anziani, suo zio. Non credevo davvero che un Pendragon potesse ancora contare della stima di così tante persone, forse dovrò cambiare opinione sul vostro nome.
Il biondo non sapeva decisamente che dire, non capiva nemmeno se erano insulti o complimenti quelli che stava ricevendo, probabilmente un misto fra i due.
- Si rallegri Arthur, vedo una splendida ascesa per lei. - Ritornò verso la porta lentamente. - Oh, un consiglio..Veda di non perdere nessuno dei suoi sostenitori, soprattutto tra quelli che non compaiono sulla lista. - Sgusciò via ghignando.
Arthur aspettò qualche minuto e ritornò nella sala, sedendosi accanto a Lancelot, mentre anche gli altri prendevano posto.
- Tutto ok?
- Si, si. - Arthur si stropicciò il viso con le mani, era stato uno degli incontri più strani della sua vita.
- Signori, si proceda alla votazione. Scrivete il nome nelle apposite buste e poi fatele passare fino a qui.
Tutti, tranne Alined e Arthur, aprirono la busta davanti a loro e si accinsero a scrivere sul foglio bianco all’interno il nome del nuovo Presidente. In qualche minuto la pila di buste fu davanti a John Kilgharrah, che le aprì una a una, leggendo il nome scritto su ognuna.
 
La figura di John Kilgharrah uscì dalle porte che davano alla sala da ballo dove si era tenuta la cena di qualche settimana prima.
L’uomo camminò fino al piccolo palco con leggio montato per l’occasione. - Signori e Signori, un attimo di attenzione. - Ma già tutti i soci si erano fermati dal parlare e si erano riuniti in prossimità del palco. - Sono felice di presentarvi il nuovo Presidente, Arthur Pendragon.
Il biondo passò attraverso le porte, camminando a passo deciso sentendo il battere delle mani dei soci. Si posizionò accanto a John, sorridendo a tutti.
- E ora il nostro Presidente vi illustrerà il nuovo piano del club.
Il biondo si avvicinò al microfono, rispiegando i punti cardine del suo programma. Faceva circolare lo sguardo da un socio e un altro e quella che doveva essere solo una rivalsa verso Alined sembrava ricevere nuovi connotati. Se così tante persone credevano in lui si sarebbe adoperato al meglio.
Il discorso finì presto e scese dal palco, iniziando a camminare tra i soci, che si complimentavano con lui.
Ovviamente i suoi amici furono i primi e ad un certo punto ricevette pure un scappellotto, più che sicuro di aver visto una figura molto simile a Gwaine scappare, gliela avrebbe fatta pagare, naturalmente.
Salutò un ex socio d’affari di suo padre e poi si accorse della presenza di suo zio.
Non si sarebbe mai immaginato che anche lo zio avesse firmato per la sua candidatura o addirittura Morgause.
Agravaine finì di parlare con uno dei soci e poi si allontanò verso la hall, per recuperare il proprio soprabito.
Arthur lo vide uscire e si morse il labbro con ferocia. Si sentiva uno stupido ed un vigliacco. - Aspe... Aspetta! - Corse fuori dal salone, virando verso lo zio, fermandosi a pochi passi da lui.
- Arthur..? - Lo zio lo guardò perplesso.
Bene, pensò Arthur, ed ora che cosa gli dico? - Agravaine, ecco... Volevo... scusarmi per il comportamento avuto l'ultima...volta.
- Capisco. Hai ripensato a quello che mi hai detto?
- Beh... - Mannaggia a te Merlin! - Si - rispose un po’ affranto. - Non... mi sarei aspettato le tue scuse.
Agravaine gli sorrise. - Ero sicuro che ti avrei preso in contropiede.
- L’avevi premeditato? - Chiese scettico il biondo.
- Arthur, l'incontro mi ha solo dato l'opportunità di fare qualcosa che desideravo da tanto. - Lo zio si avvicinò. - Pensi che io non voglia far parte della vita dei miei nipoti?
Arthur lo guardò allontanandosi di riflesso, abbassando poi il viso verso il pavimento. - No... Certo che no...
- Sono sicuro che Ygraine sarebbe davvero orgogliosa di te oggi e anche Uther.
- Mio padre? Non credo proprio. - Arthur sospirò, grattandosi il collo. A suo padre effettivamente non bastava mai ciò che faceva.
- Sei il primo presidente così giovane Arthur, certo che sarebbe fiero. Non devi sottovalutarti. - Lo zio lo fissò.
-Si... - Commentò il biondo. -Immagino tu abbia ragione.
Agravaine gli diede una leggera scompigliata ai capelli. - Devi essere orgoglioso di tutti i passi che hai fatto in questi mesi.
Arthur si ritirò appena dal tocco dello zio, quasi impercettibilmente. Non riusciva a vederlo in modo... familiare. - Io... Voglio provare a ricominciare, si, ma... - Si morse il labbro. Ricominciare come? Suo padre non l'avrebbe disprezzato?
- Ma..? - Domandò lo zio.
- Con... Calma?
- Certo, come preferisci. - Lo zio si distanziò. - In questo giorno mi hai reso davvero felice Arthur.
Il biondo alzò il viso, confuso nel vero senso della parole. - Felice?
- Finalmente abbiamo riunito la famiglia e tu stai raggiungendo un traguardo dopo l'altro. Sono sicuro che ciò che verrà potrà solo migliorare le nostre vite.
- Lo spero... Grazie... Zio. - Sussurrò il biondo.
Agravaine gli sorrise di rimando. - E’ meglio che vada, ho lasciato Morgause tutta sola.
- Puoi salutarmela..? - Vociferò Arthur.
- Certo, ne sarà felice. - Lo zio sorrise, anche se un attimo sbigottito, per poi infilarsi il cappotto e andarsene.
Arthur lo guardò avviarsi per poi prendere anche il suo cappotto, voleva andare subito a casa, da Morgana e Merlin.
Tirò fuori il telefono e inviò rapido un messaggio, mentre saliva in macchina.
 
Arthur rientrò stanco a casa, ma felice. Sbuffò chiudendosi la porta dietro per poi poggiare la valigetta a terra. - Sono tornato!
Subito Morgana si precipitò all'ingresso abbracciandolo. - Lo sapevo che vincevi tu!
Merlin apparve dal salotto con il grembiule addosso.
- Ti abbiamo fatto i biscotti! - La bambina sorrise.
- Davvero? - Chiese il biondo, sorridendo ed abbracciando la piccola.
- Si! Li abbiamo fatti uguali a te! - La bambina sorrise allontanandosi. - Vieni a vederli! - Corse via, verso la cucina.
Merlin la osservò per poi rigirarsi verso il biondo. - Congratulazioni, ero sicuro che ci saresti riuscito. - Gli sorrise.
Arthur squadrò Morgana correre verso la cucina e si immaginò i biscotti. Beh, sarebbero stati i biscotti più belli del mondo se fossero stati uguali a lui.
Seguì la piccina come fece il babysitter, sorridendo a Merlin e avvicinandosi a lui per accarezzargli la mano senza farlo vedere alla bambina. - Grazie.
Il moro gliela accarezzò pena.
 - Guarda Arthur! - La piccina gli alzò sotto gli occhi un biscotto a forma d'omino, con viso sorridente fatto di glassa, su cui si posava una corona fatta anch'essa di glassa e, per finire, una cravatta di gocce di cioccolato. - Sono davvero buoni.
Arthur fissò il biscotto e ridacchiò, prendendone uno. - Sono bellissimi!
- Perché non gli fai vedere gli altri Morghi? - La incoraggiò Merlin.
Morgana prese altri due biscotti dal vassoio, sempre a forma d'omino, ma uno aveva la glassa a formare riccioli attorno il viso e delle variopinte praline di zucchero su tutto il corpo e l'altro un batuffolo di glassa nera come capelli e un grembiule in glassa bianca. - Merlin però non me li fa mangiare tutti, dice che poi corro troppo...- Sfoderò i suoi occhioni da cucciolo.
Arthur ridacchiò e prese un biscotto a forma di Merlin, staccandogli la testa con un morso. - Facciamo che ne puoi mangiare uno di tutti e tre perché ho vinto le elezioni, va bene? - Fece, mostrando al corvino il corpo mozzato dal capo facendo un occhiolino.
Il moro mormorò un mezzo insulto asinino fra i denti, mentre la piccola prendeva il suo biscotto dal vassoio, scomparendo verso il salotto. - Grazie fratellone!
Merlin sbuffò, prendendo il vassoio per mettere i dolci in un posto sicuro.
- 1 a 0 per me, eh? - Chiese Arthur, ridacchiando.
- Bhe, vorrà dire che stanotte dormi da solo..- Merlin si girò, guardandolo con occhio di sfida.
Arthur spalancò la bocca, avvicinandosi poi all'altro. - No dai, non fare così!
Merlin rise. - A volte sei proprio un credulone.
Il biondo mugugnò qualcosa, mordendo il biscotto e masticandolo con cattiveria.
E pensare che era tornato di fretta e furia per stare con lui…
 
 
**
 
Arthur non capì bene come successe, ma i ragazzi volevano festeggiare a tutti i costi l’elezione, Morgana voleva andare al circo e le due cose finirono per collidere domenica sera, con in più l’appuntamento di Merlin.
Morghi continuava a saltellare davanti all'ingresso e quando arrivò Nicolas convinse anche a lui a saltellare. - Animali!
- No, i clown Morghi! - Rispose a tono il bambino.
- Faremo tutto ragazzi, state tranquilli però. - Merlin tirò una guanciotta ad entrambi.
- Merlin ci sa davvero fare coi bambini, ho saputo che piacciono tanto anche a Tom. - Sussurrò Lance ad Arthur, che lo guardò malissimo. - Eh su non fare quel muso Arthur! - Lance gli gridò nell'orecchio. - Ci divertiremo tutti stasera.
- Non fare così fratellone, poi ti vengono le rughe e sei già brutto. - Aggiunse Morghi additandolo. Nicolas si mise a ridere, quasi cadendo dalle risate.
Lance cercò di restare serio soprattutto perchè aveva intravisto Percival e Tom in lontananza.
Il biondo si accigliò, ma si bloccò alla vista di Percival e del ragazzo che vi era accanto a lui.
- Ciao ragazzi, scusate il ritardo. - Percival sorrise. - Ho portato il mio amico Tom.
- Piacere di conoscervi. - Disse il ragazzo.
Arthur lo squadrò. Alto, moro, occhi straordinariamente azzurri. Effettivamente era proprio un bel ragazzo.
- Lui si che è bello! - Morghi puntò un dito a pochi centimetri dal naso di Tom.
Merlin si affrettò a prendere in braccio la bambina. - Scusa, non è stata una buona idea comprarle i dolciumi intanto che vi aspettavamo. - Sorrise nervosamente al ragazzo. - Io sono Merlin, piacere. - Allungò la mano verso Tom.
- Piacere di conoscerti, Merlin.
- Ed io sono...!- Arthur si bloccò. - Arthur. - Disse imbronciandosi per poi uscire di scena.
Lance guardò male il biondo e poi si presentò, seguito da Morghi e Nicolas intenti a saltellare anche durante la loro presentazione.
- Oh Gwaine mi ha messaggiato dicendo che ci aspetta dentro. - Aggiunse Perci.
- Allora animali! - Urlò Morghi.
Nicolas mise il broncio ma Lance lo rassicurò, dicendogli che avrebbero visto anche i clown.
- Ok allora animali...- Annuì il bambino.
Morghi sorrise e allungò le mani verso il nuovo arrivato. - Lascia stare Tom, Morghi, ti prendo io in braccio. - Disse subito il babysitter.
- Oh, non ti preoccupare... Mi piacciono i bambini. - Tom sorrise ed allungò le mani alla piccola.
Arthur rimase indietro, fumando come non mai.
- O-ok, se non ti da fastidio...- Merlin gli sorrise, mentre Tom prendeva in braccio la piccina.
- Animali dunque. - Lance iniziò ad incamminarsi all'interno con Nicolas per mano e Percival di fianco.
- È perfetto. - Sussurrò il gigante a Lancelot.
- Si, si. Ottima scelta. - Rispose l'amico.
Merlin affiancò Tom che camminava piano verso i recinti con una Morgana più che entusiasta.
- Tu che dici Arthur? Scommettiamo su un bacetto? - Chiese Perci, voltandosi verso il biondo.
Arthur fissò in mal modo il ragazzo e poi si incamminò appresso al moro, mugugnando qualcosa.
- Sei molto carina, lo sai Morgana? - Fece Tom alla piccina, avvicinandosi poi al cassiere e porgergli i soldi per tre biglietti.
La piccina arrossì. - Grazie. - Sussurrò vergognosa mentre guardava il babysitter.
Merlin la prese dalle braccia di Tom e le stampò un bacetto sulla fronte. - Qualcuno ha perso improvvisamente la parola...- Sorrise a Tom, per poi notare che l'altro aveva pagato per lui. - Ma non dovevi..ci pensa Arthur a pagare per noi.
- Mi fa piacere pagare per una bellissima principessa come lei - sorrise il corvino - e per il cavaliere che la scorta con amore. - Concluse, allungando una mano verso l'entrata delle quinte del circo.
Arthur, dietro, non poteva credere alle sue orecchie. Gli veniva da vomitare solo per quello che aveva sentito.
Questa volta fu Merlin ad arrossire e si apprestò ad avvicinarsi ai recinti. 
La piccina si fece mettere giù, accostandosi all'altro bambino, per osservare meglio gli animali.
- È un cammello. - Disse Nicolas.
- Allora non dobbiamo stargli vicino. - Morghi arretrò e fece fare un passo indietro anche all'amico.
- Perché?? - Chiese Nicolas.
- Ovvo, perché sputano.
- Ovvo..? - Sussurrò Lance perplesso a Merlin.
- Si..ehm..sto lavorando sulle parole che sbaglia. - Sorrise ricordando i pipirelli dell'acquario.
Tom sorrise e poi girò il viso verso i cavalli. - Ti piacciono i pony? Vuoi farci un giro? - Chiese alla piccola.
- Si! Posso Merlin?? - La bambina fece lampeggiare gli occhietti.
- Devi chiedere ad Arthur prima. - Rispose Merlin.
Il biondo, che fino a quel momento era rimasto a guardare imbronciato, fece un rapido gesto con la mano ed annuì controvoglia.
- Ok andata. - Merlin spinse Morghi verso Tom e poi prese per mano Nicolas. - Credo sia invitato anche questo bel giovanotto. - Arruffò i capelli al bambino.
Nicolas guardò il padre che annuì e sorrise. - Io voglio quello pezzato!
- Io bianco!
Urlarono i piccini mentre si incamminavano. 
Una volta arrivati ai recinti gli addetti li fecero salire e iniziarono a girare in circolo, salutando felici.
- Guarda chi c'è! - Gwaine si avvicinò raggiante al gruppo.
- Sempre in ritardo...- Fece notare Lance.
- Non è colpa mia se tutte le donne mi trovano irresistibile..!
- E l'ultima conquista chi è stata? La donna barbuta?? - Chiese Percival.
Lance scoppiò a ridere, come Merlin e Tom. - Ridete, ridete..comunque sta incominciando lo spettacolo. Dovremmo sbrigarci. - Guardò tutti. - Ah..io sono Gwaine, ma di sicuro ti avranno parlato di me.
- Gwaine... Gwaine... Non ricordo. - Scherzò il moro, scoppiando poi a ridere alla faccia dell'altro. - Piacere di conoscerti. - Disse infine, tendendogli la mano.
Gwaine gliela strinse guardandolo di sbieco. - Quindi, andiamo? - Chiese di nuovo, notando che i bambini avevano finito il giro.
- Questa fretta non ha niente a che fare col fatto che tu adori i clown vero Gwaine..? - Chiese Lance sorridente.
- Eh?? Ma che dici! Non sono un bambino! - Si avviò indignato prendendo Merlin sotto braccio. - Vieni Merlin, questi individui non ci capiscono...
- Ma a me non piacciono i clown Gwaine, mi sono indifferenti. - Il babysitter tentò di sfuggire alla presa.
- Non mi tradirai pure tu Merlin..? - L'amico lo guardò dritto negli occhi.
- Certo che no, andiamo. - Merlin sospirò e si lasciò trainare fino al tendone.
- Che bello, ora che abbiamo Merlin possiamo affidargli anche Gwaine. - Scherzò Lance, mentre prendeva in braccio Nicolas.
Percival annuì compiaciuto mentre Arthur continuava a tenere il muso.
Morghi si avvicinò al fratello e a Tom. Osservò Arthur guardarla imbronciato, ma allungò lo stesso le braccia verso di lui e subito il biondo la strinse a sé. - Andiamo.
Giunti nel tendone, i ragazzi si sedettero e Tom scivolò accanto a Merlin. Più precisamente, fra Merlin ed Arthur.
- Quindi... - Chiese titubante il corvino - Non ti interessano molto i clown?
Arthur fissò il bell'imbusto e si accigliò incrociando le braccia offeso.
- Veramente..- Controllò che Gwaine non potesse sentire. - Mi fanno un po' paura..
Neanche a me piacciono molto. - Ammise sorridendo.
"Neanche a me piacciono molto" fece il verso Arthur.
Gwaine tornò coi popcorn e si sistemò tra i bambini, lasciando che ne rubassero un paio.
Lo spettacolo iniziò poco dopo e il tendone cominciò a riempirsi di risate. Purtroppo Arthur era troppo distratto a spiare Merlin per accorgersi del clown davanti a sé.
- Abbiamo trovato il nostro volontario! - Il pagliaccio prese il biondo per una mano e lo tirò verso il centro della piattaforma. Mettersi in prima fila non era stata una grande idea.
- È il tuo datore di lavoro, vero? - Domandò Tom, indicando il biondo che cercava di fuggire dal pagliaccio.
- Si, ma il nostro non è proprio un rapporto solo di lavoro. - Merlin osservò il clown costringere Arthur a sedersi su uno sgabello, ma appena il biondo si sedette un rumore di pernacchia si diffuse nell'ambiente. Arthur diventò color pomodoro, alzandosi dallo sgabello di getto.
I bambini e Gwaine stavano spargendo popcorn ovunque dalle risate, mentre il pagliaccio, dopo aver recuperato il cuscino pernacchioso, si apprestava a far risedere Arthur.
- Ah no? Sembro sgarbato se ti chiedo altro?
- No tranquillo. - Merlin gli sorrise.
Arthur decisamente avrebbe dovuto smettere di guardare Merlin, visto che per la distrazione il birillo che il clown gli stava lanciando gli finì dritto in fronte.
- Che rapporto hai con lui? - Chiese il corvino, ridendo nel vedere il biondo lanciare il birillo al clown.
- Oh lui può sembrare un po' scontroso ed è davvero brontolone, ma in fondo è un cucciolotto.
Tom sospirò. - Ti piace?
Merlin si sentì un attimo preso alla sprovvista. - Ecco..lui-lui è etero..
- Però ti piace - Disse a mo di risposta Tom.
- Si. - Vociferò Merlin. Tom era davvero in gamba, nessuno dei ragazzi ci era ancora arrivato…
- Sei carino, sai? Arricci il naso quando ti imbarazzi. - Affermò in conclusione il corvino, girandosi poi in tempo per vedere il pagliaccio fuggire via dietro le quinte con un Pendragon arrabbiato alle calcagna.
- Oh..anche tu sei davvero carino Tom. Mi spiace averti fatto perdere tempo, ma non potevo dire ai ragazzi la verità.
- Non ti preoccupare, capisco. - Tom gli sorrise dolcemente e sospirò subito dopo. 
- Stupido pagliaccio di questo stupido circo di questa stupida città... - I brontolii del biondo raggiunsero il gruppo ancora prima della sua presenza.
Tom si scostò di lato ed Arthur, dopo averlo guardato interrogativo, si sedette accanto a Merlin.
- Povero pagliaccio...- Commentò Merlin, passandogli una mano sulle spalle per tranquillizzarlo.
Nel frattempo Morghi, Nicolas e Gwaine si stavano ancora spanciando dalle risate.
- Non credo che tu sappia cos'ha fatto, visto che sei stato tutto il tempo a ciarlare. - Commentò acido il biondo, fulminando poi Gwaine con lo sguardo.
- Non c'è bisogno di essere così acido. - Merlin si scostò.
- Arthur ha fatto una puzzetta! - Urlò Morghi ancora divertita.
Gwaine riprese a ridere. - Arthur, che esempi dai a tua sorella.
Il biondo rimise il broncio, incrociando le braccia al petto, mentre Tom ridacchiava in silenzio.
Merlin gli sorrise. - Hai una botta sulla fronte, che ti ha fatto?
- Mi ha lanciato un birillo in testa. - Rispose, toccandosi leggermente il bernoccolo. - Mi farò pagare i danni.
- Non vorrai denunciare il circo?? - Il babysitter sgranò gli occhi.
- No, poi non vengono più! - Nicolas disse preoccupato, mentre Gwaine era rimasto senza parole.
- È colpa tua! Guardavi sempre qui invece che davanti! - Puntualizzò Morghi mentre Lance e Perci alzavano un sopracciglio.
- Non è vero! - Cercò di difendersi il ragazzo. - Non stavo guardando qui, stavo solo... - Si bloccò, irritandosi davvero troppo. 
Si alzò dalle panche ed uscì dal tendone, borbottando come una pentola di fagioli.
Tom, che era rimasto in disparte, fissò il moretto e gli indicò di seguirlo con la testa, mentre si alzava e si avvicinava agli altri. - Su, ora basta, nessuno denuncia nessuno, Arthur si è solo fatto un po’ male e deve calmarsi.
Merlin si alzò e seguì fuori il biondo.
Morghi osservò gli occhi bluastri di Tom. - Scusa..- Mise il musetto triste.
- Quando torna chiediamo scusa. - Aggiunse Nicolas, mentre tirava la maglia a Gwaine.
- Forse e dico forse abbiamo riso un po' troppo. - Commentò il moro.
- Arthur..! Dove vai?? - Merlin continuava a camminare dietro di lui.
- A raffreddarmi la testa, ecco dove. - Rispose il biondo, entrando dritto nel bagno tenendosi la testa.
- Non può essere così grave...- Si mise davanti al biondo e gli alzò il ciuffo per osservare la botta. - Scommetto che con un bacetto della bua viene via.
Arthur si accigliò, ma poi sospirò e si appoggiò al lavabo, cingendo la vita di Merlin per tirarlo delicatamente verso di sé. - Scusa.
Il moro gli sorrise e gli baciò delicatamente la fronte. - Fai bene a scusarti, hai proprio un caratteraccio. - Scherzò Merlin, dandogli un altro bacetto.
- Non calcare la mano. - Lo ammonì Arthur, lasciandosi baciare. - E che non riesco a controllarmi. Prima il tuo ex ed ora lui...
- Io e Tom abbiamo parlato, mentre tu eri in mano al clown. Ha capito che mi piaci. È davvero in gamba.
Arthur abbassò il viso, stringendolo un po’. - Quindi non ci proverà? Cioè, insomma, lui è un ragazzo robusto, meno acido, più gentile... - Si mutò subito. Ma che cavolo stava dicendo?
- Già..peccato non averlo incontrato prima di un certo asino..- Rispose Merlin in tono scherzoso, mentre alzava il viso di Arthur con una mano. - Mi dovrò accontentare di uno scontroso, permaloso, adorabile babbeo che penso mi adori. - Gli accarezzò il viso.
Il biondo sorrise e si avvicinò a lui, rubandogli un veloce bacio sulle labbra, tutto stava finalmente andando nel verso giusto.
 
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Spero che le immagini si vedano.
E' sempre il cellulare di Percival, tranne l'ultimo che è di Merlin.
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e buona settimana :)
 

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Capitolo 11
*** 007 Cavalieri in azione ***


Ciao a tutte! 
Ricordo che la storia è scritta a quattro mani con _Alexa_!
Grazie mille mille per le recensioni dello scorso capitolo! Siamo rimaste piacevolmente sorprese :D
Ringraziamo inoltre chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate o seguite :)
Vi ricordo che eravamo rimaste ai cavalieri che scoprono che Merlin ha un ragazzo misterioso..o forse vede ancora Cenred??


Un amore di babysitter


Lance sospirò. - E anche il contratto con la Global Corporation è chiuso..! - Appoggiò soddisfatto la cartellina sulla scrivania di Arthur.
Il biondo sorrise. - Non dovevi Lance.
- Ehy, ho ancora un paio di giorni liberi dal lavoro, che avrei potuto fare?
- Che ne dici se ti offro il pranzo per sdebitarmi, uhm?
- Non devi tornare da Merlin?
- Penso non sia di buon umore oggi, stamattina mi ha quasi preso a parole quando gli ho chiesto di mettere a posto il mio studio.
- Strano…- Vociferò Lance.
- Già. Ha detto che aveva un impegno che non poteva rimandare…- Mugugnò scettico Arthur.
- Ah. - Lance rimase immobile per qualche secondo per poi schiarirsi la gola. - Ora che ci penso devo fare alcune commissioni per Gwen, penso andrò subito.
- Come?? E il pranzo?? - Chiese Arthur.
- Rimandiamo. - Lancelot si stava già avviando verso la porta. - Domani, no anzi, ci vediamo coi ragazzi, ok?
- Ok..- Sussurrò l’altro mentre l’amico usciva. Tutti strani oggi…
 
- Qualcuno mi spiega che succede?? Ho dovuto mollare un contratto e la tipa non era niente male. - Gwaine uscì dall'auto sbattendo lo sportello.
Percival lo guardò storto. - Se tu invece di giocare solo con gli smile leggessi anche le conversazioni forse capiresti.
Gwaine aprì bocca ma Lancelot lo interruppe già seccato. - Merlin ha detto a Arthur che oggi aveva un impegno che non poteva rimandare…
- Pensi si debba incontrare con..Cenred? - Aggiunse Leon.
- Ne sono sicuro, Arthur ha detto che era davvero scocciato.
I quattro si appiattirono di colpo dietro le loro auto quando intravidero il moro alla fermata dell'autobus.
- Quindi..ora lo pediniamo..? - Chiese Gwaine sorridente.
- Non vogliamo di certo che si rincontri con quel tipo. Se Arthur gli ha dato un pugno deve essere davvero un poco di buono. - Rispose subito Lance.
- Allora ci serviranno un paio di cose..Voi seguitelo io vado a recuperare un paio d'oggetti a casa. - Gwaine ammiccò ai tre e strisciò fino alla portiera.
Gli amici sospirarono, forse sarebbe stato meglio tenere Gwaine fuori da questa cosa.
 
Gwaine arrivò al parcheggio sotterraneo dove i ragazzi lo stavano aspettando.
Scese a passo sicuro, senza emettere parola, dirigendosi verso il bagagliaio.
I tre amici si fissarono senza parole. - Gwaine non abbiamo tempo, Merlin è in lavanderia, non possiamo perderlo. - Si affrettò a dire Lance.
- Ho qualcosa che potrà tornarci utile. - Aprì di scatto il baule per poi sfoderare quattro walkie talkie.
Leon si diede una pacca sulla faccia e Percival quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
- Mi auguro che tu non sia serio, Gwaine, - Mormorò Lancelot, preso dallo sconforto.
- A me sembra un'idea geniale..o preferite urlare da un piano all'altro del centro commerciale??
Lance sospirò, si avvicinò e prese uno degli aggeggi. - Chiudi quel baule, non vogliamo sapere che altro hai preso.
Gwaine sbuffò ma chiuse l'auto, per poi lanciare gli altri due walkie talkie a Leon e Perci. - Allora che nomi in codice usiamo?
- Nomi...in..codice? - Chiese Leon, sempre più scioccato.
- Si! - Sbottò Gwaine allibito. - Possibile che non abbiate mai visto un qualsiasi film di spie. - Li guardò parecchio male. - Comunque io sarò Cavaliere d'acciaio.
Percival fissò con sguardo disperato Leon e quello si girò verso Lancelot, convinto che potesse rispondergli nel modo più lucido possibile.
- Ehm, senti Gwaine..
- Cavaliere d'acciaio. - Lo corresse subito l'altro.
Lance ritornò a fissare gli altri due per poi arrendersi e ritornare su Gwaine. - Se ti diciamo di si, poi possiamo finalmente entrare..?
Gwaine annuì senza pensarci due volte. - Che nome in codice avete??
Percival fissò Lancelot come a volerlo picchiare.
- Perci, per piacere... - Tentò di calmarlo Leon.
- Se tu l'avessi portato a quella perizia psichiatrica quando te lo aveva chiesto ora non saremmo nei guai. - Disse a bassa voce Lance verso Percival.
Percival fulminò tutti e poi si mise a gesticolare con il walkie talkie.
- Gwaine... - Fece Leon - Perché non ce ne dai uno tu?
Il cavaliere d'acciaio sorrise. - Cavaliere rapato. - Indicò deciso Percival.
Ci volle tutta la forza di Leon e Lance per fermare Percival o l'avrebbe picchiato sul serio.
- Se non ti piace puoi cambiarlo...- Vociferò Gwaine.
- Sarà meglio. - Gli rispose Perci, calmandosi e dandosi un contegno.
- Direi che per noi basterà 1,2 e 3 Gwaine. - Chiarì Lancelot.
L'amico li fissò. - Cavaliere 1, 2 e 3. - Disse, indicando prima Leon, poi Lance e infine Percival.
- Per me non c'è problema. - Affermò Percival, finalmente calmo.
- Bene. - Prese parola Leon - Ora che ne dite di tornare al problema principale?
- Affermativo. - Disse Gwaine sorridente.
Lancelot si schiarì la voce. - Torniamo davanti alla lavanderia.
I quattro si misero in marcia, walkie talkie alla mano.
Si mossero verso la lavanderia in fila indiana, cercando di non farsi scoprire subito, ma quando Leon, il primo della fila, vide Merlin uscire dal negozio, si fermò creando un tamponamento a catena.
- Mi hai schiacciato un piede! - Soffiò Percival a Gwaine.
- E' colpa di Lancelot, ho dato anche una nasata alla sua schiena! - Si difese il corvino, massaggiandosi la faccia.
- Shhhhh! - Li zittì Lancelot, girandosi poi verso Leon.
Merlin si avviò verso l'entrata del supermercato, non notando i quattro cavalieri al suo inseguimento. Attraversò il grande magazzino sicuro, svicolando rapidamente tra le corsie.
I ragazzi avevano deciso di dividersi in due squadre, Gwaine e Lancelot, Percival e Leon per evitare futuri litigi.
- Te l'avevo detto che aveva girato a destra! - Si lamentò Gwaine.
- Se tu e Perci aveste smesso di litigare, non sarebbe successo questo trambusto... - Mormorò Lancelot, fissando poi Merlin scegliere tra le varie verdure esposte. - Dobbiamo avvertire gli altri due che non è nel reparto latticini.
Gwaine prese il walkie talkie sicuro di sé. - Cavaliere 1 mi ricevi?
Leon prese il walkie talkie, cercando di abbassare il volume prima che metà reparto del latte li adocchiasse.
- Dimmi...Cavaliere... - Si girò verso Percival, già dimenticatosi del nome di Gwaine.
- D'acciaio. - Pronunciò Percival seccato.
- Devi dire passo Leon! - Urlò Gwaine dall'altro lato del walkie talkie.
Leon sospirò e parlò di nuovo all'attrezzo.
- Dimmi cavaliere d'acciaio...passo.
- Merlin agganciato al reparto verdure, passo.
- In cos'è che si è agganciato? - Chiese perplesso Percival.
Gwaine sospirò. - Raggiungeteci al reparto verdure, passo.
Leon fece segno a Percival di seguirlo e si spostarono lungo i reparti.
- Gwaine... - Chiese Lance, intanto. - Non parlare così tanto in codice...Non credo che tutti capiscano.
- Si..- Sbuffò il moro.
- Si sta muovendo, andiamo! - Lancelot tirò Gwaine per la giacca, seguendo il babysitter di soppiatto. - Avverti Leon, reparto frutta!
Merlin scrutò attentamente le condizioni dei mandarini, borbottò qualcosa fra sé e sé per poi avviarsi verso un'altra corsia.
- Merlin si sta spostando, cavaliere d'acciaio e cavaliere 2 sono all'inseg..oh, oh..uooooh...
- E adesso chi è che non ha detto passo, eh?? - Ghignò Percival al walkie talkie mentre entravano nella corsia giusta, per poi vedere un ammasso di gente attorno alle cassette di mele.
Gwaine riaprì gli occhi, ritrovandosi lo sguardo di Lance davanti. - Che è successo?
Lance fissò l'amico senza speranza. Possibile che non si era accorto della cassa di mele?
- Sei inciampato perché troppo preso a chiacchierare con quel coso... - Commentò, indicando il walkie talkie.  - E siamo fortunati che Merlin non ci ha visti!
Intanto, Leon cercava di capire cosa stesse accadendo. Vedeva quel mucchio di gente e degli addetti del supermercato sbraitare.
- Dimmi che non è Gwaine... - Chiese a Perci.
- No..è il cavaliere d'acciaio. - Disse sarcastico l’altro.
Gwaine si tirò su con l'aiuto di Lance, facendo segno ai presenti di essere ancora tutto intero. - Dobbiamo riprenderlo. - Sussurrò all’amico.
Lance scambiò qualche parola con gli addetti e poi afferrò saldamente Gwaine. - Andiamo e cerca di vedere dove metti i piedi!
Leon, intanto, accompagnato da Perci, aveva seguito Merlin alla cassa e successivamente fuori dal supermercato.
- Avverti Lance che si sta dirigendo verso il negozio di vestiti per bambini!
- Cavaliere 2 stiamo seguendo Merlin verso il negozio di vestiti per bambini, passo.
- Arriviamo. - Rispose Lance, continuando a tirare Gwaine fuori dal supermercato.
- Ehy, so camminare da solo sai..? E poi non hai detto passo.
- Gwaine, per piacere... - Gli rispose Lance. - Cerchiamo di non fare casino, piuttosto.
L'amico si arrese e si ammutolì.
Camminarono veloci fino ad arrivare al cartellone pubblicitario dietro cui si stavano nascondendo Perci e Leon.
- Alla buon'ora..- Commentò il gigante.
- Che sta facendo? - Chiese subito Gwaine.
- Merlin è entrato in quel negozio, ho visto che ha preso un paio di guanti, credo siano per Morgana... - Sussurrò Leon tutto d'un fiato. - Piuttosto voi... Che è successo al supermercato?
Lance si girò verso Gwaine, accigliandosi.
- Sono inciampato in una cassetta di mele, tutto qui. - Replicò monotono il moro.
- Cavaliere d'acciaio sconfitto da un frutto. - Perci iniziò a ridere.
Merlin si avvicinò alla casa con gli articoli presi e si affrettò a pagare, il gioielliere aveva detto che prima di mezzogiorno avrebbe potuto ritirare la sua merce.
- Sta uscendo.  - Attirò l'attenzione Leon, indicando il corvino uscire dal negozio.
- Seguiamolo. - Continuò Lance, muovendosi di soppiatto.
I quattro cercarono di mimetizzarsi fra la gente, mentre Merlin imboccava le scale mobili per salire al primo piano.
- L'ascensore. - Mugugnò Gwaine infilandocisi appena le porte si aprirono.
Gli altri tre lo seguirono con meno slancio, premendo il bottone per salire.
Arrivati al primo piano Gwaine mise fuori la testa per scrutare la situazione, ritrovando Merlin vicino alle scale mobili, in procinto di camminare verso di loro.
- Premete un bottone! Sta arrivando.
Leon preso dal panico pigiò il tasto che portava a due livelli sotto il primo piano, mordendosi le labbra subito dopo. - Tasto sbagliato...
Gwaine lo guardò storto. - Così lo perderemo.
L'ascensore si fermò al piano terra, aprendosi davanti ad alcune persone.
- Fuori, svelti! - Disse Lance, tirando con lui Gwaine.
Merlin entrò in gioielleria dirigendosi verso il commesso al bancone. - Salve dovrei ritirare..
- Oh, mi ricordo di lei.
Il commesso si chinò per prendere una scatolina da sotto il bancone. - Speriamo sia di suo gradimento. - Aprì la scatolina facendo esaminare il contenuto al moro.
- E' perfetto, sono sicuro che lo apprezzerà tantissimo.
- Pacchetto regalo suppongo? - Chiese gentilmente il commesso.
- Si certo, grazie. - Merlin sorrise mentre il ragazzo iniziava ad impacchettare.
I ragazzi si fermarono affannati sulle scale.
- Dove sarà andato? - Chiese Leon con il fiatone.
- Gwaine, hai visto altro prima di tornare in ascensore? - Domandò Lance.
- Stava guardando di là. - Indicò il corridoio a sinistra, per poi iniziare a correre.
Il babysitter pagò e poi afferrò la borsina della gioielleria, salutando il commesso.
Si iniziò ad incamminare, doveva essere a casa prima che Arthur tornasse.
- Sta tornando verso di noi! - Disse Leon indicando Merlin uscire dalla gioielleria.
- Tutti al piano di sotto! - Urlò Lance, spingendo i ragazzi verso dove erano venuti.
Merlin sentì una voce chiamarlo e si girò trovandosi il commesso di fronte.
- Ha scordato questa borsa sul bancone. - Il ragazzo gliela allungò.
- Oh grazie, grazie. Non so come ringraziarla. - Merlin prese la borsina dalle mani dell'altro.
Gwaine girò la testa per controllare che l'amico non li avesse adocchiati proprio in quel momento.
- Guardate! È lui! Ha un nuovo ragazzo. - Iniziò a cercare il telefono fra le tasche per scattare una foto.
 
Il telefono di Arthur vibrò e subito si spazientì quando vide che era Gwaine.
Pigiò la cornetta verde e sospirò rispondendo.
- Gwaine, mi auguro che sia importante...
- Ho visto il nuovo ragazzo di Merlin! - Rispose entusiasta l’amico, sorridendo agli altri amici.
- Hai visto...cosa? - Chiese Arthur, lasciando cadere la penna che aveva in mano, sgranando li occhi.
- La nuova fiamma del tuo babysitter, abbiamo tanto di foto. Stavolta Merlin non potrà negare.
- Foto? - Chiese ancora più scettico Arthur.  - La foto di.. come...
- Di un tenero scambio di tenerezza. Lui comunque sembra carino, vestito bene anche. Penso abbia fatto anche un regalo al nostro Merlin.
Arthur aveva smesso di ascoltarlo da un po’.  Era rimasto allo scambio di tenerezza.
Chi era questa persona? Come poteva Merlin avergli mentito?
- Gwaine, ma ne sei proprio sicuro?
- Ti ho detto, ho la foto. Chiudo e te la mando. - Chiuse la telefonata e subito inviò la foto al biondo.
Arthur fissò quell'immagine a lungo. E più la guardava, più qualcosa al suo interno si stringeva.
Davvero Merlin si vedeva con qualcuno?
- Un secondo... - Si disse.  - E' per questo che oggi eri così nervoso? - Domandò alla foto, sospirando sconsolato.
 
**
 
Merlin entrò dalla porta e iniziò a svestirsi, dopo aver appoggiato a terra le buste. Si girò per incamminarsi quando intravide qualcuno appoggiato alla porta del salotto.
- Oddio Arthur..mi hai fatto prendere un infarto. Sei tornato prima oggi.
Il biondo spostò il viso dalla faccia di Merlin alle buste, leggendo il nome del negozio di gioielli che aveva visto nella foto.
- E' inutile che fai il finto tonto. So tutto.
- Come..?  - Merlin lo guardò titubante. - Sai..cosa?
Arthur si allontanò dalla porta, allungando le braccia lungo il corpo.
- So tutto. Pensi che non sappia chi ti ha dato quello? - Domandò, indicando la busta.
- Ma..come l'hai scoperto? - Merlin sorrise. - Volevo fosse una sorpresa.
- Sorpresa? - Sbottò il biondo. - Ti sembra forse una sorpresa? - Continuò, infuriandosi. - Potevi anche dirmelo.
Il moro iniziò a preoccuparsi. - Non capisco che ci sia di male. - Si avvicinò ad Arthur.
Il biondo si allontanò, sgranando gli occhi. - Spero tu stia scherzando. Dopo... Dopo che mi sono aperto con te...
- Non capisco Arthur. Volevo solo farti un regalo per la tua nuova nomina. Ho usato i miei soldi per comprarlo...- Affermò Merlin preoccupato.
Arthur si bloccò prima di poter rispondere. - Come? - Chiese scioccato.
Merlin recuperò la busta e gliela allungò. - È il regalo per la tua nomina a presidente, non credevo di creasse problemi.
Il biondo prese il regalo e rimase a fissarlo come se fosse alieno. - T-tu... Mi hai fatto un regalo? Solo questo?
- Si, ma hai detto che sapevi già tutto no?
Arthur lasciò la busta per terra e poi spinse Merlin contro la porta, incastrandolo fra le sue braccia e baciandolo come se quel corpo fosse ossigeno per i suoi polmoni.
Si staccò poco dopo, appoggiando la testa sulla spalla del corvino.  - Ricordami di ammazzare Gwaine.
Il moro rimase a boccheggiare per qualche secondo. - Come? Che centra Gwaine? E non voglio che gli fai niente...- Merlin lo strinse a sé.
- Quel cretino... - Bisbigliò Arthur - Credo ti abbia seguito, oggi... - Continuò, strofinando il naso contro la pelle dell'altro. - Mi ha mandato una foto di te con un altro ragazzo....
- Che cosa??! - Merlin si allontanò, ora pensava anche lui di strangolare Gwaine, ma il suo pensiero ritornò al biondo.
- E tu hai davvero pensato che io ti tradissi??
Arthur si morse il labbro, grattandosi il collo. - Sono un tipo... geloso...E.... possessivo, ecco...
- E asino. - Aggiunse il moro, guardandolo arrabbiato.
Arthur tentò di ribattere, ma poi chiuse la bocca, immaginando che non fosse la cosa più saggia da fare.
- Scusa...
Il moro gli si riavvicinò. - Ti sei appena salvato Arthur Pendragon, ma per poco. Anzi, pochissimo...E voglio vedere questa foto.
Il biondo sorrise e infilò la mano nella tasca, prendendo il cellulare e cercando la foto. - Eccola.
Il babysitter la fissò. - Questo è il commesso della gioielleria che mi riporta la borsa dimenticata in negozio. - Rialzò gli occhi su Arthur. - Ho già detto asino..?
Il biondo abbassò il viso mandando giù il groppone. - Si.
Il moro riprese la busta della gioielleria da terra e la allungò al biondo. - Visto che ormai la sorpresa è rovinata puoi aprirlo.
Arthur prese la busta e cominciò ad aprirla, tirando fuori un pacchetto. Lo scartò e si ritrovò davanti una scatolina.
Alzò un sopracciglio incuriosito e quando l'aprì, rimase senza parole.
- M-ma questo è...
- Ti piace?? Ho fatto incidere anche le tue iniziali. - Il moro gli sorrise felice.
- E' bellissimo... - Mormorò il biondo, tirando fuori il fermacravatta e sistemandolo su quella indossata al momento.  - Come sta?
- Sei ancora più bello. - Merlin gli posò un bacio sul mento.
Arthur ridacchiò imbarazzato e poi si avvicinò ancora al viso del moro, posando le labbra sulle sue, rubandogli un bacio senza però staccarsi.
Merlin si ritrasse guardandolo serio. - E che non ti venga più in mente che io possa tradirti.
Arthur annuì e si avvicinò ancora, lasciandogli un secondo bacio sulle labbra.
Il moro si appoggiò all'altro. - Bisogna che chiami Gwaine al più presto, questa cosa del seguirmi è un po’ inquietante...
 
**
 
Passarono diverse settimane dall'accaduto.
Arthur aveva promesso a Merlin di essere meno "asino" e di parlare con lui prima di trarre le conclusioni.
Il moretto aveva sorriso all'espressione di pentimento dell'altro e l'aveva perdonato, costringendolo però a mangiare una porzione di funghi quella sera come penitenza.
Avevano inoltre deciso di lasciar credere a Gwaine che Merlin avesse davvero il fidanzato, cioè il commesso del negozio di gioielli, cosicché l'altro non si mettesse più a pedinarlo come uno stalker seriale.
A pensarci era stata una cosa buffa e quasi divertente, se non fosse stato per il fatto che Gwaine li aveva quasi fatti litigare.

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Merlin prese il cellulare dalla tasca, avrebbe chiuso subito la chiamata se non fosse stato Lance, ma Morgana era a casa dell'amico affidata a Gwen, perché lui aveva un appuntamento e Arthur alcuni importanti contratti da chiudere. - Pronto?
- Ciao Merlin, posso parlarti un secondo? - Domandò Lance, con tutta calma.
- Ci sono dei problemi con Morghi? - Chiese il babysitter preoccupato.
- No, no. La piccina sta bene. - Chiarì subito l’amico.
Merlin non poteva sapere che Lance e i ragazzi dopo essersi radunati aveva deciso di pedinarlo, di nuovo.
- Volevo..
- Scusa Lance, ma ora devo proprio andare, è arrivato il mio passaggio. Ci sentiamo domani quando vengo a prendere Morghi ok?
- Si, si certo. A domani. - Chiuse la chiamata. - Ha detto che è arrivato il suo passaggio. - Tutti si voltarono immediatamente verso il vialetto di casa.
Merlin non aspettò nemmeno che Arthur entrasse dal cancello, raggiungendo l'auto fuori dalla casa.
Aprì la portiera e si infilò dentro. - Ben tornato. - Si fiondò sulle labbra del biondo. - Buon anniversario. Arthur sorrise e ricambiò il bacio. - Anche a te... - Mormorò un po’ imbarazzato.
- Un mese stupendo. - Sussurrò il moro. - Spero tu non abbia prenotato in un posto super costoso..mm?
- Non ho neanche prenotato in una bettola... - Gli rispose il biondo.
- Lo sai a che mi riferisco...non voglio che tu esageri. - Il moro si appoggiò al sedile.
- Quello lì sarebbe il suo ragazzo..? L'auto mi sembra famigliare..- Sbuffò Percival perplesso.
- Forse perché è l'auto di Arthur. - Si intromise Lance.
- Quindi Arthur lo sta portando da Cenred senza saperlo?? - Sbottò Gwaine, aggrappandosi al sedile di Leon.
- Gwaine sta calmo o mi rovinerai i sedili...- Sospirò il rosso.
- Chiamo Arthur. - Perci prese il telefono, facendo partire la chiamata.
I tre amici lo guardarono impazienti ma il gigante riattaccò sconfortato. - È spento.
- Cosa aspettiamo? - Chiese Lance, fissando la macchina allontanarsi. - Seguiamoli, no?
Leon accese il motore e partì, seguendo l'auto dell'amico fino al ristorante.
Merlin strinse di più la mano dell'altro. - Sono davvero felice. - Sorrise e guardò fuori dal finestrino, notando il favoloso locale che li attendeva.
Arthur parcheggiò la macchina e spense il motore, sospirando.  - Spero ti piaccia. Per il nostro primo mese... assieme. - Ammise il biondo imbarazzato.
Merlin gli posò un bacio sulla guancia. - È bellissimo, grazie Arthur. - Appoggiò la mano sulla maniglia dell'auto ma il biondo lo fermò.
Arthur scese, circumnavigò la macchina e molto elegantemente aprì lo sportello al compagno.
- Bhe, grazie.  - Merlin arrossì leggermente per poi prendere a braccetto Arthur.
- Mi sono assicurato un tavolo riservato..così..insomma..
 - Potremo fare i piccioncini? - Lo interruppe il babysitter.
- Già. - Arthur mandò giù a fatica, cercando di sorridere il più naturale possibile.
Merlin sorrise e senza pensarci due volte strinse il biondo a sé, baciandolo.
Avevano fatto così tanti passi avanti in quel solo mese ed era sicuro che Arthur si stesse convincendo che non aveva nulla da temere dalla loro relazione.
Leon inchiodò di colpo nel parcheggio, forse aveva le allucinazioni.
Gwaine alzò gli occhi dal telefono quando, a causa della frenata, sbattè contro il sedile. - Ohi, ma che..Oh santo..
- Cielo. - Concluse Lance, mentre Percival aveva perso l'uso della parola.
Lance fissò i due staccarsi dal bacio e poi li seguì con lo sguardo verso l'entrata. - A...avete visto pure voi? - Chiese, alla fine.
- Si...E non posso crederci...- Continuò Leon.
- Non può essere Arthur...Ce lo avrebbe detto! - Percival finalmente era riuscito a sbiascicare qualcosa.
- Infatti, siamo i suoi amici! - Continuò Gwaine.
Leon si appoggiò al sedile e Lance sospirò, girandosi poi verso gli altri.
- Non credo... È sempre chiuso...
- Dite che ha paura di dircelo? - Domandò Leon.
- Lo sa che accetteremmo anche lui, come Merlin...- Mugugnò Perci.
- È un coglione, punto! - Urlò Gwaine indispettito.
- Gwaine... - Lo riprese Leon, accigliandosi.
- Che facciamo? Andiamo via? Ormai sappiamo la verità... - Riprese il discorso Lance.
- Si è meglio. Facciamo finta di niente, ok? - Perci guardò subito Gwaine, era lui quello a più rischio stupidate.
L'amico mugugnò un si striminzito, voltandosi verso il finestrino.
- Almeno Merlin è in buone mani. - Percival sorrise.
- È vero... - Sorrise Lance. - Sono sicuro che ci riferiranno la novità al più presto.
- Ora capiamo anche il perché del pugno. Immagino sia stata gelosia. - Tentò Leon, ripartendo con la macchina.
Arthur e Merlin, intanto si erano diretti all'interno del ristorante. Il biondo aveva preso la giacca dell'altro e poi gli aveva scostato la sedia, sorridendo imbarazzato.
- Oggi ti stai proprio impegnando..- Merlin si sedette sorridendogli.
- Vado bene, no? - Chiese Arthur, sedendosi. - Ti piace qui? - Domandò ancora, indicando il ristorante.
Ciò che si presentò agli occhi del ragazzo, fu qualcosa di non troppo appariscente, ma ben organizzato.
I tavoli erano piccole isolette nella sala, ornati di tovaglie blu con piccoli ghirigori argentei. Le vetrate, lunghe ed oscurate, permettevano di guardare di fuori, grazie alle lunghe tende di organza spostate verso i lati con dei laccetti brillantati.
Una musica soave portava compagnia ai commensali ed i camerieri, rigidi e di bella presenza, si districavano fra i tavoli.
- Tutto sommato preferisco il tuo lato burbero..mi hai fatto scattare l'istinto da crocerossina con quello. - Merlin rindirizzò lo sguardo sul biondo, dopo aver esplorato il ristorante, e si accorse di aver detto qualcosa di molto imbarazzante. - Cioè..molto carino qui.
Arthur ridacchiò, passandogli il menù. - Ordina quel che vuoi!
Il moro prese il menù, osservandolo. - Ehm, io non parlo francese...
Il biondo fissò i vari piatti in lista. - Possiamo farcelo portare nella nostra lingua, non ci sono problemi. - Gli sorrise.
- Mmm, perché non ordini tu per me? Basta che non siano lumache.
Arthur annuì e ordinò per due, parlottando con il cameriere. - Merci - Concluse il biondo.
Il cameriere sorrise ai due e ai allontanò.
- Spero sia qualcosa di buono. - Il moro prese la mano di Arthur. - Dobbiamo iniziare a parlare del compleanno di Morghi.
- Adesso? - Chiese Arthur, stringendo le dita con quelle del moro. - È la nostra serata...- Mormorò.
- Però ci sono tanti preparativi da fare…
- Ci penseremo. - Sorrise Arthur, accarezzandogli la mano.
- Quindi, di cosa vuoi parlare?
- Di... quel che vuoi... - Sorrise Arthur, lasciando che l'uomo posasse due antipasti misti di affettati ed olive sul tavolo.
- Pensi sia tempo di dirlo a qualcuno..?
- B...beh... P-possiamo provarci. - Balbettò Arthur infilzando un'oliva.
- Io l'ho già detto a mia madre..- Confessò il moro.
- Oh... - Arrossì Arthur. - Che ti ha detto?
- Vuole conoscerti, potresti venire con me in ospedale questo weekend, se ti va. - Merlin lo guardò.
- Ah... - Commentò il biondo. - Certo... Spero di piacerle...
- Sono sicuro di si. - Il moro sorrise riprendendo a mangiare. - Tu vuoi dirlo a tuo zio..?
Arthur quasi si strozzò con l'acqua. - Non credo, cioè...
- È la tua famiglia, no? Potrebbe renderlo felice..se non sbaglio teneva molto al fatto che tu ti facessi una famiglia..
- Si, ma non è facile. Ci siamo riuniti da poco... - Sospirò il biondo, lasciando che il cameriere togliesse i piatti.
- Capisco. E i ragazzi? Dopo tutto se hanno accettato me non dovrebbero avere alcun problema.
- Si, beh...Penso possiamo cominciare da loro. - Sorrise Arthur, lasciandosi servire il primo.
- Sono sicuro che non avranno problemi. E poi non sarai da solo a dirglielo, ci sarò anche io. - Merlin prese un pezzetto di raviolo dal piatto, scrutando attentamente l'altro.
- Va bene, allora cominciamo dai miei amici. - Sorrise il biondo, assaggiando la pasta.
Il moro sentì un gruppo in gola. - Oh bene..- Iniziò a tossire.
- Merlin? - Chiese il biondo, fissandolo cambiare colore. - Tutto..bene?
- Mi brucia la gola. - Il moro prese il bicchiere per bere. - Non ci sono noci nei ravioli vero?
Arthur sgranò gli occhi e lasciò le posate. - I-in verità si...
- Come??? - Merlin ricominciò a tossire. - Dobbiamo andare in ospedale, il prima possibile.
Arthur si alzò di scatto dal tavolo, prendendo il giaccone di Merlin e tirandolo per le braccia. - Ne sei allergico? - Domandò, adocchiando il cameriere e sibilandogli di mettere tutto sul suo conto.
- Si che sono allergico..- Merlin continuò a tossire mentre Arthur lo scortava fuori. - Mi serve l'iniezione.
- Ti accompagno subito! - Gli disse il biondo, aprendo la macchina e spingendolo all'interno.
Merlin si accomodò sul sedile. - Volevi avvelenarmi fin dall'inizio? - Rise tra un colpo di tosse e un altro.
- No, certo che no! - Rispose Arthur, subito dopo essere entrato in macchina. - Ti porto all'ospedale, tu non sforzarti!
- Tranquillo, non sono a rischio di vita..
Arthur volò sulla super strada, con il cuore che gli batteva a mille nel petto. Il moro, accanto a lui, tossiva interrottamente, a chi voleva darla a bere con il suo “non sono in pericolo di vita”.
Come ho potuto farlo star male proprio il giorno del nostro anniversario???
Il biondo parcheggiò nella parte del pronto soccorso e, infischiandosene degli altri, uscì dalla macchina per aprire lo sportello di Merlin. - Vieni, aggrappati a me!
Il moro allungò le braccia e si sentì trascinare con forza verso l’ingresso.
- Mi serve aiuto! - Urlò Arthur, acchiappando il ragazzo per poi metterlo sotto braccio. - Mi servono dei dottori! - Continuò, impaurito.
Se avesse potuto Merlin l'avrebbe sgridato, stavano facendo una figuraccia, ma la gola gli bruciava terribilmente e il suo rossore doveva star terrorizzando Arthur.
Un'infermiera si avvicinò e fece accomodare Merlin su una sedia a rotelle. - Qual è l'emergenza? - Domandò al biondo, mentre esaminava il ragazzo.
- Ha mangiato delle noci! - Le disse tutto trafelato Arthur - E lui ne è allergico! - Continuò, guardando Merlin. - Però io non lo sapevo...- Disse infine, spaventato al massimo.
- Procederemo subito con l'iniezione di cortisone. - La donna si posizionò dietro alla carrozzina. - Lo porterò di là e vedrà che si sentirà meglio tra un po'. Per fortuna non sembra un'allergia grave o sarebbe andato in shock. Stia tranquillo, la chiamerò tra poco. - Chiarito ciò l'infermiera spinse Merlin oltre le porte dell'accettazione.
Arthur lo guardò andare via e tornò a respirare. Si infilò in macchina e si avviò verso il parcheggio, tornando poi all'ospedale ad aspettare.
L'infermiera tornò dopo circa una mezz'ora, spiegando al ragazzo che l'amico stava bene e le occorrevano i dati dell'assicurazione.
Arthur, però, non li conosceva e così diede alla ragazza i suoi, sospirando, impaziente di vedere Merlin.
La donna sorrise e riattraversò le porte.
Uscì circa un'oretta dopo, dirigendosi verso il biondo. - Ora posso portarti dal tuo amico, per favore seguimi.
Arthur scattò sull'attenti e seguì la donna dentro l'ospedale, seguendola trotterellando come un cagnolino.
- Terzo letto, dietro la tenda.
Arthur attraversò il corridoio a grandi falcate e raggiunse Merlin, respirando velocemente. - Ehy...
- Ehy..Il tuo tentativo è fallito. - Sorrise il moro dal lettino.
- Scemo... - Gli rispose Arthur, avvicinandosi e prendendogli la mano.
- Ho rovinato il nostro primo anniversario..- Mugugnò Merlin.
- Non provare nemmeno a pensarci... - Lo ammonì il biondo sospirando. - L'importante è che stai bene. Ho avuto paura.
- Ho notato. Ti avevo detto che non era grave, comunque con un bacio starei di sicuro meglio. - Merlin sorrise. - Arthur si abbassò sul viso del moro, posando le labbra su quelle di lui, tremando un poco.
Il moro lo lasciò allontanarsi ancora tremolante. - Non è colpa tua, non lo sapevi Arthur.
- Merlin... - Singhiozzò un po’ il biondo - I-io... Ho avuto paura... Ho pensato tanto e credo... Credo di essermi davvero innamorato di te...
- Oh..- Merlin strinse la mano nella sua. - Avvicinati.
Il biondo si avvicinò, stropicciandosi un occhio.
- A saperlo subito mi sarai imbottito prima di noci. - Stampò un bacio sulla fronte ad Arthur. - Anche io stupido asino. - Pronunciò quelle parole guardandolo dritto negli occhi.
Era davvero bizzarro come dal non sopportarsi era passati a questo. Forse era stato fare tutto all'incontrario.
Di solito ci si incontra e si cerca di nascondere i propri difetti, qualcosa che all'altro potrebbe non piacere e invece loro si erano innamorati proprio di quelli.
La testardaggine di Merlin, il borbottare scorbutico di Arthur, il suo volere a tutti i costi cavarsela da solo. E alla fine, senza neanche accorgersene, non riuscivano più a fare a meno dell’altro.
Arthur lo squadrò quando Merlin emise un altro colpo di tosse. - Non provare a lasciarmi..- Pronunciò, singhiozzando ed abbracciandolo. Non gli importava di sembrare stupido o bambino. Merlin era tutto ciò che voleva.
Il moro lo strinse a sé. - Sto bene Arthur, davvero non è grave..e non ci penso nemmeno a lasciarti. Non vedo l'ora di tornare a casa.
Arthur si strinse ancora di più in quell'abbraccio. Avrebbe fatto di tutto pur di proteggere Merlin.
 
Finalmente dopo i documenti burocratici i due erano riusciti a tornare a casa.
- Mi prepareresti qualcosa? Ho un po' fame..- Sussurrò Merlin tra le braccia di Arthur. - Ah, puoi anche mettermi giù.
- Ti metto sul divano. - Gli disse come ammonimento il biondo - Non voglio che ti senti male ancora.
- Va bene. - Soffiò il moro, mentre Arthur lo appoggiava tra i cuscini.
- Cosa vuoi che ti cucini? - Gli chiese poi il biondo, avviandosi verso la cucina.
Merlin lo guardò titubante, si era dimenticato di quanto il biondo fosse negato in cucina. - Puoi mettere gli avanzi di oggi in microonde.
- Sicuro? - Chiese ancora Arthur. - Posso riprovare a farti... No, però posso... Neanche, forse... - Ci fu un momento di silenzio. - Gli avanzi andranno benissimo. - Concluse il discorso il biondo.
Merlin si morse il labbro per non ridere, anche se non riuscì a nascondere un sorriso. - Forse posso prepararmi qualcosina io, se no.
- Non provare ad alzarti! - Sbraitò l’altro dalla cucina.
Merlin sospirò, dopo l’iniezione era tornato al cento per cento.
Il biondo spuntò dalla cucina con il naso sporco ed un pezzo di carne fra i capelli. - Merlin... Quando ho aperto la ciotola è volato... tutto...
- Arthur..- Il moro si alzò andandogli in contro. - Il mio cuc...- Si bloccò prima di finire. Secondo un accordo quel soprannome era stato abolito e Merlin aveva ottenuto un altro pomeriggio di riposo. - Faccio io. - Merlin gli tolse gli avanzi dai capelli con un tovagliolo, per poi notare la vaschetta mezza rovesciata. - Penso ci siano delle pizzette in frezer.
- Scusa... - Brontolò il biondo, dopo averlo fulminato per il quasi "cucciolotto".
- Ti insegnerò qualche trucchetto. - Merlin aprì il frezer, trovando la confezione di pizzette. Le mise in un piatto e poi nel microonde, sedendosi al tavolo per aspettare.
Arthur fissò il moro adoperarsi per poi sedersi dopo due mosse. - Tutto qui? - Chiese scettico.
Merlin gli lanciò un'occhiataccia. - Disse quello che due giorni fa ha fatto scoppiare un sofficino. Ti insegnerò a usare il microonde a tempo debito. Per ora puoi imparare come servire le pizzette ben cotte. - Gli sorrise.
Arthur si imbarazzò e si sedette, guardando il microonde.
 - Sicuro di stare bene? - Gli domandò il moro.
- Si.. - Sorrise il biondo, guardando ancora il microonde.
- Al pronto soccorso eri piuttosto scosso..- Merlin gli si avvicinò di più. - Non ti lascerò così facilmente.
Arthur si alzò, sentendo il microonde scattare e prese un piatto. - Avevo paura, davvero. Perché non mi hai detto di essere allergico alle noci?
- Alla cucina ci penso io, non credevo ci fossero problemi.
Il biondo ci pensò un po’ su. - Beh, in effetti... - Ammise, porgendo a Merlin piatto e tovaglioli.
- Grazie. - Merlin iniziò a mangiare.
- Sai... - Riprese Arthur, torturandosi le dita. - Mentre aspettavo che mi chiamassero, ho pensato al peggio.
- Ti avevo detto di stare tranquillo Arthur. - Merlin addentò la pizzetta guardando l'altro.
- Lo so però... Che avrei detto a Morgana? Che ti avevo ucciso con un involtino? - Ridacchiò il biondo.
- Era più un raviolo. - Scherzò il moro, per poi osservare Arthur. - Lo sai, sei davvero tenero.
Il biondo arrossì ed abbassò il viso in imbarazzo, guardando Merlin mangiare l'ultima pizzetta.
Vederlo lì ed essergli vicino era la cosa più bella che gli fosse mai accaduta dopo l'incidente dei suoi genitori: era tornato a sentirsi con gli amici, Morgana era sempre contenta, aveva fatto pace con lo zio ed il lavoro non poteva che andare meglio...
Stava bene. Con Merlin stava bene.
Si avvicinò al ragazzo, dandogli un bacio vicino all'orecchio per poi sfiorargli la guancia e poggiare le labbra su quelle di lui.
Le dita si mossero veloci e si insinuarono sotto i lembi della maglia del moro, fino a scorrere lungo la schiena.
- Ehy..che fai? - Merlin lo fissò perplesso.
Arthur respirò sulle labbra del moro, accarezzandogli la pelle calda sotto la maglia. - Andiamo di sopra?
- C-certo. - Rispose spiazzato l’altro.
Il biondo prese il babysitter in braccio e, piano, si avviò verso la camera da letto, arrossendo ad ogni passo che faceva. - Non sforziamoci troppo, però, eh...- Chiarì Arthur, si sentiva ancora titubante.
- No. - Merlin sorrise.
Appena Arthur lo mise giù si avvicinò ai bottoni della sua camicia.. - Tutto ok? - Il moro iniziò a slacciargliela lentamente.
- Si. - mormorò il biondo, bagnandosi le labbra.
Il moro sfilò l’indumento, facendola cadere a terra, per poi afferrare l’altro per la cravatta. - Vieni. - Lo guidò fino al letto, per poi sedere su di esso.
Arthur lo seguì senza dire nulla, lasciandosi guidare. Quando Merlin si sedette, il biondo lo spinse sul letto, baciandogli il collo.
Il moro lo strattonò per la cravatta, allontanandolo da sé. Si tolse poi la sua camicia, tornando a baciare il biondo.
Gli passò le mani lungo la schiena, scendendo lungo i fianchi. - Togliti i pantaloni.
Arthur arrossì e tentennò un poco. Si slacciò i pantaloni e con lentezza, li fece scivolare fino alle caviglie.
Merlin prese fra le mani l'elastico dei boxer, abbassandolo lentamente, mentre aiutava Arthur a coricarsi sul letto.
Ad ogni mugolio dell’altro il moretto sollevava gli occhi blu mare per controllare che tutto fosse a posto.
E Arthur era bordeaux, perché oltre a vederlo immerso col viso nelle sua intimità si sentiva sprofondare in quegli occhi.
- Stai bene..? Sei silenzioso..- Merlin gli poggiò un bacio sulla fronte mentre si coricava accanto a lui.
Erano stati solo pochi minuti ma al biondo erano sembrati interminabili.
Arthur si infossò nel collo del moretto ed annuì. - Beh... si...
Merlin sorrise. - Per fortuna. - Sibilò. - Ti sei trovato..ehm..a tuo agio?
- È stato strano e... diverso.
- Ah..in peggio o in meglio? - Chiese il moro leggermente preoccupato.
- Con te é stato bello. Più bello delle altre volte. - Ammise Arthur, solleticandogli il collo con le labbra.
- Bene. - Merlin si lasciò cullare da quei tocchi. - Un primo anniversario fantastico. - Sorrise, stringendo di più altro.
Si addormentarono così, uno nelle braccia dell’altro.
 
**
 
Morghi spinse con forza la porta del reparto, facendo girare tutte le infermiere.
- Morghi..che ti ho detto?? - Merlin le afferrò la mano e la strinse accanto a sè. - Qui non bisogna fare confusone.
La piccina annuì e si incamminò col faccino verso terra.
Il moro sospirò e la prese in braccio. - Non sono arrabbiato Morghi. Fa la brava e dopo prendiamo qualcosa alle macchinette ok?
La bambina annuì felice, mentre Arthur li raggiungeva.
- Stanza sette. - Disse Merlin, facendo cenno al biondo.
Arthur fissò le diverse stanze e si incamminò verso la numero sette. Il cuore gli batteva forte nel petto e presentarsi alla madre di Merlin era molto...imbarazzante.
Merlin entrò nella stanza con una Morgana raggiante in braccio.
- Merlin, tesoro. - Unith sorrise al figlio, scrutando poi la piccina. - Oh, tu devi essere Morgana..Merlin mi dice sempre quanto sei dorabile.
La bambina sorrise e si avvinghiò al collo del moro. - Lei mi piace. - Sussurrò piano, nell’orecchio del babysitter.
Unith indirizzò poi l’attenzione al biondo dietro di loro. - Arthur presumo.
Il biondo avanzò di un passo e si avvicinò alla signora, prendendole la mano fra le sue.
- Onorato di incontrarla. - Disse, facendole il baciamano e sorridendo, poi, imbarazzato.
- Oh Merlin, è proprio un gentiluomo.
Merlin roteò gli occhi, sua madre non l’aveva mai visto arrabbiato.
Il biondo si girò verso il ragazzo, mordendosi le labbra. Non sapeva che dire o che fare e stava diventando esageratamente rosso.
- Caro, avvicinami la bambina.
Il ragazzo si sedette sul lettino, poggiando Morgana accanto a sé. - Non toccare i tubicini però, capito Morghi? - Merlin indicò la flebo collegata al braccio della madre.
- Ok! - Annuì la piccola.
- Dimmi tesoro, Merlin è bravo? - Unith accarezzò la guanciotta della bambina.
- Si si! Gioca sempre con me alle Barbie e poi da quando c’è lui andiamo sempre via.
- E dove siete andati..? - Chiese sorpresa la madre.
- All’acquario! C’erano pure i coccodrilli però..e..ah! al circo, poi andiamo sempre al parco e anche in campeggio. Merlin ha pescato un parrucchino! - Morgana iniziò a ridere, mentre Unith guardava perplessa il figlio.
- Morgana..certe cose non si dicono..- Vociferò il moro.
Unith diresse la sua attenzione su Arthur, che era rimasto imbambolato. - Figliolo non stare lì in piedi, prendi una sedia e vieni qui. Non ti mangio micca.
Morgana e Merlin sorrisero a quelle parole.
Arthur drizzò sull'attenti ed annuì, prendendo una sedia lì accanto e posizionandola vicino al letto, sedendosi e togliendosi il giubbotto.
- Allora Arthur, Merlin mi ha detto che ha dovuto sostituire la tua segretaria..
Il biondo annuì, guardando il ragazzo e poi di nuovo la donna.
- Si, la mia segretaria si era ammalata. E' stato molto responsabile.
- E’ un po’ timido. - Osservò la donna guardando Merlin.
- E’ solo riservato. - Pronunciò il moro.
- Merlin, perché tu e Morgana non andate a prendere qualcosa di caldo? Oggi mi sembra faccia freschino. - La donna allungò un braccio verso il mobiletto vicino al letto e prese qualche moneta, allungandola poi alla bambina.
- Possiamo Merlin??
- Va bene..- Il moro sospirò e prese la bambina per mano. - Torniamo tra poco. - Comunicò al biondo per poi avviarsi verso l’uscita.
Arthur si irrigidì sul posto.
Questo era il momento in cui avrebbe dovuto fare bella figura con la madre di Merlin.
Ma perché si sentiva così agitato?
- Beh...Come si sente?
- Ma dammi pure del tu Arthur. Comunque oggi abbastanza bene, la dialisi non è stata così pesante. - Lo guardò sorridente. - Ma dimmi, come va con mio figlio?
Il biondo arrossì ancora e abbassò lo sguardo.
- B-bene...Lui è un ottimo babysitter e se la sa cavare benissimo anche dentro casa...
- Non stavo parlando di questo Arthur. Se non sbaglio è passato da poco un mese, no?
Se vi fosse stato un rosso più rosso di quel che era, il biondo lo avrebbe sicuramente raggiunto.
- Si, uhm, ecco... Si.
La donna gli sorrise. - E come procede?
- Bene... Se va a rilento è colo colpa mia, non sono abituato... - Rispose Arthur, per poi alzare il viso verso la signora. - Però mi sto impegnando! Io provo davvero qualcosa per lui!
Unith allungò una mano verso il ragazzo, posizionandola fra le sue.- Sono sicura che Merlin sia in buone mani con te.
Arthur sentì gli occhi pizzicargli. Non era poi così spaventoso come aveva immaginato.
- Grazie per la fiducia... - Mormorò, imbarazzato.
- Sento che sei un brav’uomo, mi basta ascoltare come mio figlio parla di te.
- Arthur! Arthur! - Morgana entrò correndo con il babysitter alle calcagna. - Abbiamo preso la cioccolata calda!
Merlin sospirò. - Penso di aver perso un paio di chili da quando sono il babysitter di Morghi. - Sorrise.
Il biondo ridacchiò ed aprì le braccia, prendendo poi Morgana per posarla sulle sue gambe.
- Beh, almeno ti sei tonificato. Sembravi così piccolino la prima volta, che dubitavo riuscissi a tenere buona Morghi.
- Miscredente..- Sibilò il moro, per poi sistemarsi accanto a lui.
- Siete una splendida famiglia. - Disse Unith, osservandoli colma di felicità.
Merlin tossicchiò. - Mamma..
- Si! Staremo sempre insieme! - Urlò Morgana, per fortuna nella stanza non vi erano altri pazienti.
Arthur ridacchiò e tirò una guancia alla bambina. - Non urlare, abbassa la voce.
Morgana gli fece la linguaccia, per poi sedersi meglio.
- Allora Morghi, raccontami ancora delle vostre uscite. - La incoraggiò Unith.
La bambina continuò a parlare fino a quando l’infermiera del turno serale entrò, annunciando che la cena sarebbe arrivata in pochi minuti.
Merlin abbracciò la madre e anche Morgana, che ricevette un’enormità di baci.
Arthur era già pronto a sgattaiolare via, ma con un colpo di tosse la donna attirò la sua attenzione, allargando le braccia. Così, anche il Pendragon senior, fu avvolto in un abbraccio.

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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!
Essendo un giallo non possiamo descrivere certe scene in modo approfondito... ^^' Comunque una vera e prima volta ancora non c'è stata ;)
Un saluto e se volete farci sapere che ne pensate ne saremo felici <3

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Capitolo 12
*** A ottobre, troppe feste! ***


Ben ritrovati e Buona Pasqua!
Ricordo che questa storia è scritta a quattro mani con _Alexa_!
Eravamo rimasti ai cavalieri che scoprono la relazione tra Arthur e Merlin e i due che cominciano ad avvicinarsi sempre di più ;)
Ripartiamo col compleanno di Morgana :D
Buona lettura e scusate per il tremendo ritardo....
Questo capitolo è tenerissimo, lo so che detto da me ha poco senso, ma ci sono scene troppo da aww... 



Un amore di babysitter

Merlin afferrò la borsa contenente i cappellini da festa e le trombette. - Guarda che non riuscirai a lasciarle in macchina... - Lanciò un'occhiataccia al biondo, che si stava già allontanando con la scatola della torta.
- Ho detto niente festa! - brontolò Arthur, guardando la scuola. - Non serve tutta questa roba!
- Non hai voluto farla a casa, quindi abbiamo concordato sul portare la torta a scuola. E qualche altro piccolo accessorio... - commentò il moro.
- Mi chiedo ancora come hai fatto a convincermi - sbuffò di rimando il biondo, spingendo col naso il citofono della scuola.
- Magia. - Merlin iniziò a ridere, avvicinandosi poi al citofono.
- Si..? - Una voce femminile li interruppe.
- Sono il fratello di Pendragon Morgana, ho chiamato questa mattina per dirvi che è il suo compleanno ed avrei portato una torta.
- Ciao Arthur... - La voce monotono di Elena lo raggiunse. - C'è anche Merlin??
- Si Elena. Sono qui, con trombette e cappellini.
- Lo sapevo che Morgana poteva contare su di te. - La maestra chiuse la conversazione e aprì il cancelletto.
- Come? - chiese di rimando il biondo, fissando Merlin. - Da quando siete così amici?
- Siamo stati insieme tutto il giorno per la vendita di dolci, ricordi? Tu non sei voluto venire. - Merlin entrò e tenne aperto il cancello per Arthur. - Quella ragazza ha un cuore d'oro.
Arthur entrò con fare scocciato, superando Merlin. - Lo so che è un complotto - mugugnò.
- Nessun complotto. Devi imparare a essere più cordiale però. - Merlin chiuse l'ingresso e si avviò, mantenendosi dietro il biondo e facendo scivolare una mano sulle natiche sode. - Morgana sarà entusiasta della sorpresa.
- Eddai... - il viso di Arthur ai arrossì non poco, guardandolo con disappunto. - Siamo in una scuola di bambini.
- Sei tu che pensi male, io ti sto aiutando a sorreggere il peso della torta - soffiò Merlin, mentre si spostava. Sorpassò il biondo e aprì la porta della scuola. - La sezione è la seconda sulla sinistra.
Arthur sbuffò vistosamente e si avviò verso la classe, aspettando che Merlin lo seguisse per aprire la porta.
- Ricordati di sorridere e urla buon compleanno..! - Merlin spalancò la porta prima che l'altro potesse ribattere.
- Buon compleanno Morghi!
- Buon compleanno! - urlò il biondo, cercando di sfoggiare il miglior sorriso che potesse fare.
Gli occhietti di Morgana traballarono dalla felicità e corse subito ad abbracciare i due ragazzi.
- C'è anche la torta??
Arthur sorrise e poggiò la scatola sul tavolo. - Aprila.
Morgana quasi strappò il cartone dalla furia, ma rimase a bocca aperta vedendo la torta al cioccolato con tante piccole fragoline sopra. - È bellissima!
Merlin sorrise e prese dalla borsa i cappellini a cono, mettendone subito uno a Morgana e poi li passò ad Elena per farli mettere agli altri bambini. Finito ciò si accostò di nuovo ad Arthur, con due cappellini in mano.
Il biondo lo fissò in modo minaccioso, quasi mangiandolo.
- No.
- Ti lascio quello azzurro e io metto il rosa... - Merlin cercò di risultare convincente.
Arthur sospirò e guardò i bambini.
- E va bene. Solo per loro, però.
- Certo. - Il moro sorrise strafelice, allungandogli il copricapo.
Arthur prese il piccolo cappellino e, con una faccia imbronciata, allungò l'elastico per indossarlo.
- Sei contento ora?
- Non puoi immaginare quanto. - Il babysitter lo aiutò a sistemarselo, sorridendo tutto il tempo. - Hai visto quanto è contenta Morghi?
Il biondo annuì controvoglia. - Devo dire che hai avuto una bella idea, dopotutto.
- Abbiamo. - Lo corresse l'altro.
Elena iniziò a sistemare le candeline sulla torta. - Cantiamo tutti buon compleanno!
Merlin si posizionò dietro alla piccola, tirandole le orecchie. - Non sai che sorpresa ti aspetta domani.
Il biondo si incamminò verso il tavolo e sorrise a tutti i bambini guardando Morgana.
L'ultimo compleanno non era stato dei migliori ma questo, questo lo avrebbe riscattato di sicuro.
La bambina soffiò aiutata dal babysitter, mentre tutti i bambini cantavano.
Elena iniziò a tagliare il dolce, mentre Morghi correva ad abbracciare il fratello.
- Merlin ha detto che andiamo in piscina!
- In piscina? - chiese il biondo di rimando, guardando il babysitter.
- Al centro commerciale, Morghi ha sempre voluto andarci. Ho chiamato anche i ragazzi - rispose il moro.
Arthur sospirò ed accarezzò la testa alla bambina.
- E va bene. Ma non fare danni, chiaro?
La bambina allargò gli occhietti, come a domandargli quando mai avesse combinato guai.
- No, no.
- Oggi a casa faremo una sfilata per decidere il costumino da mettere. - Merlin sorrise, soddisfatto dall’idea.
Arthur ridacchiò. - Non mettetemi in mezzo! Io ho del lavoro da fare.
- Tranquillo, è solo per me e Morghi - chiarì subito Merlin, mentre i bambini iniziavano a mangiare la torta.
- Benissimo però poi voglio vedere, eh! - mormorò Arthur, alzando un dito. - Voi scegliete, io approvo!
Merlin lo guardò male. - Mi immagino già come sarai quando sarà teenager e con il ragazzo.
Arthur alzò una mano.
- Dovrò conoscerlo - ed alzò un dito, - sapere cosa fa - ed alzò un altro dito - cosa vorrà fare da grande - terzo dito - cosa pensa di fare con mia sorella - quarto dito e così via. Elencò una serie di motivi che neanche più le dieci dita delle mani, più quelle dei piedi, furono sufficienti.
- E poi, ovviamente, mhm... Mi presti le dita? - domandò a Merlin, guardandolo con fare serio.
- No - pronunciò scioccato il moro. - Spero ci sarò anche io quando sarà cresciuta, così ti fermerò dal fare sciocchezze.
Arthur mise il broncio ed incrociò le braccia.
- Devo difendere la mia sorellina anche da te?
- Sono io che devo difenderla da te. - Lo corresse Merlin, mentre rubava una fragola dalla torta.
Arthur incrociò con ancora più convinzione le braccia, farfugliando qualcosa fra sé e sé.
- Ma se lui le spezzerà il cuore... - cominciò, quasi ammonendolo - Non riuscirai a fermarmi!
- Oh, se succederà allora ti presterò volentieri anche le mie dita per dargli una lezione.
Il biondo ridacchiò e si avvicinò a lui. - Perfetto, allora abbiamo trovato qualcosa che va bene ad entrambi!
- Già, perfetto. - Merlin si accostò all'altro. - Penso che noi ora potremmo tornare a casa.
Il moro fece segno ad Arthur di osservare i bambini accanto a loro, impegnati a giocare con le trombette e a rincorrersi.
- Si. Tanto mi sono preso il giorno libero. - Allungò la mano verso il cappellino e lo tolse, poggiandolo su uno dei banchi.
Il babysitter si alzò e andò a salutare Elena, che subito chiese ai bambini di ringraziare tutti insieme per la visita e la torta.
Morgana diede un ultimo abbraccio ai due e i ragazzi uscirono, Merlin sorridente e Arthur ancora provato dalla presenza di tutti quei marmocchi.
 
Appena rientrati Merlin imboccò le scale.
- Ti dispiace se prima di preparare chiamo mia madre?
- No, certo che no. - Arthur appoggiò la giacca sull'attaccapanni. - Salutala anche da parte mia - aggiunse, e si diresse in cucina.
Merlin annuì e salì, chiudendosi poi in camera sua.
Arthur si versò dell'aranciata in un bicchiere, bevendola, sorridendo alla mattinata appena trascorsa. Si incamminò verso la sala, ripensando alla felicità di Morgana.
Era da tanto che la bambina non si divertiva a quel modo ed il biondo dovette proprio annuire al fatto che Merlin era entrato nella loro vita come una folata di vento.
Raggiunse il divano ma, senza farci caso, inciampò nel tappeto, versandosi l'aranciata addosso.
- Cavolo! - sbuffò, togliendosi la camicia e si incamminò brontolante verso le scale, lasciando il bicchiere sul tavolinetto della sala.
Entrò nella propria stanza, con solo i pantaloni addosso e lasciò cadere la camicia macchiata sulla sedia.
- Merlin? - urlò, spazientito dal disastro appena fatto.
Il moro mise il naso fuori dalla sua stanza, ma non vedendo il biondo si incamminò, fermandosi di colpo quando intravide Arthur mezzo nudo.
- Che fai..? - domandò, mentre osservava l'altro spulciare nell'armadio.
- Mi sono versato del succo addosso - borbottò, acchiappando un maglione. - Si lava, vero?
- Si, penso di si. - Merlin gli strappò il maglione dalle mani. - Perché non metti quello? - Indicò con non calanche il mini slip che sporgeva da sotto i completi estivi del biondo.
Arthur girò il viso e quasi si sentì mancare.
- Que... Quello? Perché?
- Bhe, è parecchio che non vai in piscina, no?  Dovresti provare i vecchi costumi o rischi di non avere niente per domani... - Merlin cercò di mantenere un tono normale, ma stava morendo dalla voglia di vendicarsi per le passerelle che i Pendragon gli avevano fatto subire.
Per non parlare del fatto che Arthur non era niente male a torso nudo.
Arthur alzò un sopracciglio. - Merlin, io domani non vengo.
- Ma che dici?? È per il compleanno di Morgana! E poi ho già invitato i tuoi amici. Non scherzare su certe cose..! - Lo guardò serio.
- Devo lavorare domani! - brontolò Arthur di rimando, sbuffando sonoramente.
- Guarda che è sabato. Non hai scuse. - Merlin puntò un dito contro il petto del biondo.
Arthur acchiappò lo slip titubante. - Esci, forza - mormorò arrossendo.
- Ti aspetto in camera mia e non tardare. - Il babysitter si volatilizzò, cercando di nascondere il sorriso.
Il biondo guardò il costumino e, lamentandosi come un vecchietto, si spogliò infilandolo. Uscì dalla camera ed entrò in quella di Merlin, arrossendo.
- Allora?
II moro osservò Arthur, cercando di tenere un'espressione stoica. - Girati.
Il biondo alzò gli occhi al cielo e si girò, mostrando il sedere fasciato. - Sarebbero meglio i boxer...
Merlin si leccò appena le labbra alla vista. - Non sono convinto, perché non provi un altro slip? Un colore più chiaro però, questo nero non risalta.
Arthur lo guardò scettico. - Poi i boxer!
- Si, si. Ho capito… - sbuffò Merlin.
Arthur uscì dalla stanza e tornò dopo una manciata di minuti, con indosso uno slip rosso.
- Mh?
- Ehm, si, carino. - Ovviamente era divino, non carino. - Ma uno azzurro non lo hai?
Arthur sbuffò e uscì, presentandosi in camera dopo qualche minuto, facendo una piroetta su sé stesso.
- Così?
- Eh... - Merlin lo contemplò. - Fai un'altra piroetta - vociferò.
Il biondo alzò un sopracciglio ma eseguì il comando.
- Bellissimo - esalò il moro, accorgendosi di essersi tirato la zappa sui piedi. - Il costume, ovvio. - Cercò di sembrare impassibile, ma iniziava ad avere il fiato corto.
Arthur lo fissò, scrutandolo. Sembrava in difficoltà.
- Tutto bene? - domandò avvicinandosi.
- Certo! - Osservò l'altro da capo a piedi. In questa camera fa proprio caldo...
Arthur fece arrivare il sopracciglio fino all'attaccatura dei capelli.
- Stai diventando rosso.
- No, ti sbagli. Perché non vai a cercare un altro slip?
- Boxer, prego. - borbottò il biondo di rimando.
- Se devi proprio... - Merlin si bloccò, sbattendo gli occhi innocentemente.
Arthur si girò ancora e lo guardò di sottecchi, avvicinandosi.
- Quindi ti piaccio così, eh?
- Non esaltarti - chiarì il moro. - Ma, ecco, mi piaci molto.
Il biondo sorrise e si avvicinò ancora, baciandolo e prendendo le sue mani, poggiandosele sul petto.
- Era impossibile che non ti piacessi.
- La modestia non è certo una tua qualità. Comunque è meglio se domani metti i boxer. - Tossicchiò il moro.
Arthur sorrise e gli baciò dolcemente il naso.
- Va bene. Anche se vederti morire di gelosia sarebbe una bella visione - commentò poi, ridacchiando.
- Io non sono geloso - mentì, girando il viso di lato. - E comunque anche io potrei... - Si fermò, non aveva alcuna possibilità di battere Arthur in costume. - Vai a provarti i boxer, su! - Lo tornò a fissare.
- Potresti? - domandò il biondo, creando con le labbra un sorrisetto compiaciuto.
- Non infierire o te la farò pagare. - Lo avvertì Merlin, incrociando le braccia. - Anche io ho i miei trucchetti.
Il biondo si imbronciò, ma preferì finirla lì. Si piegò a lasciargli un debole bacio a fior di labbra e poi uscì dalla stanza, chiudendosi nella propria per cambiarsi.
Il moro lo seguì con gli occhi mentre se ne andava, per una volta Arthur Pendragon aveva ceduto, era certamente un miracolo.
Uscì e corse rapido giù per le scale, avrebbe cucinato un delizioso pranzetto per festeggiare l'occasione.
Arthur scese dopo qualche secondo, infradito, boxer nero e vistosi occhiali sul naso.
- Allora? - domandò, sorridendo e mostrando i muscoli delle braccia.
Al moro quasi cadde la spatola dalle mani. - Può andare... - Si rigirò rapido. - Ora cambiati che tra poco si pranza.
- Può andare? - ridacchiò il biondo, avvicinandosi ed abbracciandolo da dietro. - Null'altro?
- Mm, ti amo. - Merlin sgranò gli occhi, le parole erano uscite senza che se ne accorgesse, ma il loro convivere era così abitudinario e fantastico allo stesso tempo e poi Morgana, sembravano proprio una vera famiglia.
Arthur rimase un po’ di sasso alla dichiarazione.
Insomma, lui era in costume, in cucina, in pieno ottobre e la dichiarazione d'amore era così strana in quel modo...
Per questo era stato speciale.
- Ti... ti amo anche io, Merlin - rispose, stringendolo a sé.
Il moro si lasciò cullare nell'abbraccio. - Possiamo restare così per un po' o rischi la polmonite? - sbiascicò sorridente, posando un bacio sul collo del biondo.
Arthur sorrise e lo strinse, dandogli un secondo bacio leggero sulle labbra.
- Sono una persona forte, possiamo rimanere così per sempre!
 
**
 
La piscina di quel centro commerciale era qualcosa di davvero grandioso.
Neanche Arthur aveva mai visto niente di più bello e colorato nella sua vita.
I pilastri che si ergevano nella grande sala erano stati colorati di rosso ed avevano il compito di dividere le piscine fra di loro.
Una lunga pista per gommoni attraversava tutta la sala ed era adatta a tutti quanti, sia grandi che piccini.
Dei grandi pesci colorati contornavano la piscina e la rendevano più bella ed accogliente che mai.
I dintorni erano stati ornati di scenari che raffiguravano prati e fiori colorati, palme, una piccola spiaggetta ed un piccolo scoglio, che faceva capolino dal bordo piscina da dove i bambini più grandi si tuffavano allegri, sotto le urla di un buffo bagnino con un cappello di paglia ed una collana di fiori colorati al collo.
Erano entrati da soli cinque minuti e Merlin stava già cercando di tenere testa a Morgana, che correva sulla spiaggia, spogliandosi ogni tre passi di un indumento.
Quando il babysitter aveva adocchiato Nicolas e Lance la bambina era già in costume, arrivando poco prima di lui alle sdraio sotto l'ombrellone.
- Nicolas! Ciao! - Morgana sorrise e il ragazzino subito la prese per mano.
- Ti faccio vedere il castello che ho iniziato a fare con Gwaine. - Trascinò l'amica dietro le sdraio, mentre Merlin arrivava accanto a Lancelot.
- Sono senza fiato... - esalò mezzo chinato.
- E pensa a quando ne avrai uno tuo! - Lance iniziò a ridere mentre Merlin impallidiva.
- Non penso accadrà presto Lance. - Si ritirò su, guardando le due testoline dei bambini più avanti.
Arthur arrivò poco dopo il babysitter, carico di due borse che contenevano tutta la roba per passare il tempo.
Appoggiò tutto accanto alle sdraio e sospirò.
- Ah, ah, ah! - Percival sorrise a trentadue denti con in mano le bibite appena prese dal bar. - Vedo che finalmente abbiamo trovato chi ti fa sgobbare! - L'amico appoggiò le bottigliette sul pianale attaccato all'ombrellone.
Merlin fece finta di niente e si diresse verso i bambini, sedendosi sulla sabbia.
Arthur fulminò il ragazzo e sbuffò all'inverosimile. - Cos'hai comprato al bar?
- Thè e aranciata. - Perci si sedette e scrutò i bambini con a fianco il babysitter. - Tra quanto il bagno?
- Almeno dieci minuti, siamo appena arrivati. Arthur perché non tiri fuori i braccioli e non li gonfi? Sono nella borsa azzurra. - Merlin indicò il borsone, mentre Morgana metteva il broncio.
Anche se i braccioli erano di Spongebob non voleva metterli, lei sapeva nuotare.
- Per me aranciata - borbottò il biondo all'amico, prima di infilare le mani nella borsa per tirare fuori i braccioli e sedersi a gonfiarli.
Percival allungò una mano e afferrò la bottiglietta, per poi posizionarla di fianco ad Arthur.
- Ma Gwaine si è perso al bar? - mugugnò Lance.
- Ha visto una tipa interessante e in due secondi è sparito... Il solito.
- Speriamo torni presto, contavo su di lui per accompagnare i bambini sugli scivoli. E Leon non c’è? Mi aveva dato conferma.
- Ha avuto un imprevisto coi gemelli. - Lance sospirò.
- Peccato. - Merlin stava finendo da solo il castello di sabbia mentre Morgana e Nicolas sussurravano fra di loro.
- Che bisbigliate??- Il moro si avvicinò e la piccina lo fissò seria.
- Non voglio i braccioli, io so nuotare!
- Morghi, ne abbiamo parlato ieri sera. Non hai frequentato nessun corso e poi quando scendi dalla scivoli è più sicuro averli.
- Nicolas non li ha! - continuò la bambina.
- Nicolas ha frequentato i corsi di nuoto, vero Lance?
L'amico annuì. - È da due anni che ogni estate fa nuoto.
- Visto Morghi, chi non sa nuotare deve mettere i braccioli.
- Anche Arthur non sa nuotare allora! - La bambina puntò il dito verso il fratello, che quasi ingoiò il pistoncino di gomma dei braccioli dalla sorpresa.
- Non dire queste cose! Certo che so nuotare! - brontolò quello indispettito e lanciando uno dei due braccioli già gonfi a Merlin.
- Quindi verrai a farti un tuffi nella piscina olimpionica? - chiese Lance, sorridendo.
- Olimpionica? - ribatté Arthur.
- Quella alta tre metri - informò Percival.
Il biondo li guardò e riprese a gonfiare il secondo bracciolo.
- In effetti non mi ricordo di averti mai visto nelle piscine dove non toccavi... - Lance lo fissò pensoso.
- Arthur nuota solo a cagnolino! - La sorella gli rilanciò il bracciolo, mentre Merlin cercava di non ridere.
- Cosa sarebbe questa storia? - Gwaine alzò un sopracciglio. - Non posso assentarmi cinque minuti che mi perdo informazioni interessanti.
- Fatti gli affari tuoi Gwaine - bofonchiò Arthur, continuando a gonfiare il bracciolo.
- Puoi farti insegnare da Nicolas se vuoi. - Ridacchiò Lance.
- Su, su, non è così grave. Comunque Arthur non saprà nuotare Morghi, ma credo che non affogherà nella piscina dei piccoli. Indosserai i braccioli.
La piccola continuò a tenere il muso, incrociando le braccia. - No!
Il moro sospirò. - E se Arthur va nella piscina olimpionica coi braccioli poi li metti anche tu?
Morgana osservò di sbieco il babysitter. - Se... Se lo fa, si, li metto.
Il biondo guardò il babysitter con furia e poi gli lanciò il bracciolo in piena fronte, acchiappando la bibita per stapparla e berla senza rispondere, sotto le risate di Perci e Lance.
- Di certo non ho dubbi su da chi Morgana abbia preso il suo temperamento... - Il moro sospirò, raccogliendo il bracciolo. - Quindi è un si, giusto? - Guardò il biondo sorridente.
- Dai Arthur, se hai paura ti aiuto io. Sono un eccellente nuotatore, posso anche insegnare a Morgana. - Gwaine si sedette accanto al biondo, pungolandolo con il gomito.
- Scordatevelo - brontolò Arthur, chiudendo l'aranciata.
- Tu metterai i braccioli - disse indicando Morgana - E tu smetterai di dire stupidaggini - concluse, guardando Gwaine.
Sia Morgana che Gwaine lo guardarono male, molto male.
- La diplomazia è proprio il tuo forte... - tossicchiò Merlin, mentre riprendeva i braccioli per infilarli alla bambina.
Il biondo preferì non rispondere e si tolse la maglia, brontolando qualcosa di incomprensibile.
Lance sospirò e si avvicinò a Merlin ed i bambini, accucciandosi accanto a Nicolas.
- Che ne dici di far vedere qualche trucchetto di nuoto a Mogana? - domandò al bambino.
- Si! - Nicolas afferrò la bambina per mano e si alzò. - Possiamo andare papà?
Lance annuì. - Però state vicino al bordo, così possiamo vedervi.
Gwaine si alzò in contemporanea ai piccini. - Tranquilli, vado anche io. Così dopo andiamo sugli scivoli!
Morgana e Nicolas iniziarono a saltare dalla gioia mentre Merlin li guardava preoccupati.
- Prima di andare lì chiamatemi. - Osservò serio Gwaine.
I tre annuirono e si avviarono sorridenti.
- Li raggiungo subito, chissà che combineranno... - Il moro si alzò per cominciare a spogliarsi.
Arthur lo scrutò andarsene, doveva seriamente obbligarlo a mangiare di più.
Merlin corse verso la vasca media appena fu in costume, scendendo lungo la scaletta per entrare in acqua.
- Ma che fai Merlin?? - Gwaine gli bloccò la discesa, spingendolo verso l’alto.
- Vorrei entrare in acqua Gwaine..! - piagnucolò il moro.
- Allora tuffati, no? Tuffo, tuffo, tuffo!
I bambini si erano avvicinati, ripetendo lo slogan di Gwaine a Merlin.
- No…
- Su, Merlin - commentò Morgana, sguazzando allegra.
- Eh va bene! Ma vi avverto che sono stato campione di tuffi a bomba. - Risalì la scaletta e si allontanò dal bordo per prendere la rincorsa.
Pochi secondi dopo un’onda ricoprì i bambini e Gwaine, mentre Merlin riemergeva. - Contenti?
I bambini applaudirono e Gwaine sorrise compiaciuto. - Gara di spruzzi! - urlò l’amico e tutti iniziarono a schizzarsi.
- Merlin è adorabile con i bambini. Scommetto che ne vorrà una nidiata. - Lance guardò sorridente Arthur.
- Te ne ha mai parlato?
Il biondo scosse la testa nel vedere il tuffo del babysitter e poi quasi si strozzò con l'aranciata per colpa della domanda dell'amico.
- B-bambini? Merlin? Ecco io... - Arthur abbassò il viso e sospirò - No, non me ne ha parlato.
- Strano, - aggiunse Perci. - Ma sono sicuro che troverà una bravo ragazzo e ne adotteranno un bel po'...
- Eh? Ah... Sì... - mormorò il biondo, girando il viso ad osservare Merlin. - Ne sono sicuro...
Merlin tirò a sé Morgana e le aggiustò gli spallini del costume. Dopo la sfilata avevano optato per un costumino intero blu con margherite bianche.
- Direi che è ora degli scivoli. - Gwaine ammiccò all’altro.
- Tu vieni Merlin? - chiese subito Morghi.
- Oh no, vi guarderò da qui. Sono sicuro che Gwaine sarà felice di accompagnarvi.
L’altro annuì subito.
- Mi raccomando. Se non fate i bravi, niente gommoni.
- Si, signore! - Gwaine si mise sull’attenti seguito dai due bambini.
Il babysitter sospirò, mentre i tre uscivano dalla vasca per dirigersi verso le scale degli scivoli. Per fortuna non erano parecchio alti, altrimenti Morgana se li sarebbe sognati.
Dalle scale si arrivava a una lunga piattaforma dove erano collocate quattro postazioni per gli scivoli, che finivano nella piscina adiacente alla media. La discesa era ripida, ma lineare e tutti creavano una piccola onda quando entravano in acqua.
Merlin osservò i tre combina guai sedersi in postazione e scivolare, fino a finire nella piscina.
Appena finita una scivolata correvano di nuovo verso le scale; grazie al cielo Gwaine controllava che i bambini non inciampassero.
Il moro uscì dalla piscina e si sistemò sul bordo in rilievo di quella dove si tuffavano, salutandoli ogni volta che scendevano.
Arthur decise di alzarsi, sospirando e raggiungendo il corvino.
Doveva parlargli dei bambini?
Forse lo avrebbe dovuto fare, prima o poi...
Si sedette accanto a Merlin ed immerse i piedi nell'acqua, facendo una smorfia nel sentire il costume bagnato a causa del bordo piscina annacquato.
- Ehy.
- Ehy, vuoi fare un giro con i bambini? - Merlin gli sorrise, osservando le facce delle donne accanto all’acqua. Arthur di certo non era passato inosservato.
- Ah, no... - rispose il biondo, muovendo i piedi nella piscina. - Non mi sono mai andati a genio.
Il babysitter storse il naso. - In che senso?
- Gli scivoli - indicò Arthur, alzando un dito verso l'oggetto della conversazione. - Non mi sono mai piaciuti molto.
- Oh, credevo ti riferissi ai bambini. - Merlin lo fissò per un attimo. - Dovrai accontentare Morgana e accompagnarla sui gommoni.
Arthur sospirò e prese un po’ d'acqua con le mani, bagnandosi i capelli per poi alzarsi e lasciar scivolare qualche goccia lungo il petto.
- E va bene, farò questo giro...
- Non fare il brontolone Arthur. Ti divertirai anche tu, in fondo sei un bambino. - Il moro raccolse un po' d'acqua e gliela schizzò dritto in faccia. - Ops..!
Il biondo lo guardò mettendo il muso e, con un'azione veloce di gamba, lo spinse in acqua.
- Bene - commentò, dirigendosi verso gli scivoli.
Merlin riemerse ancora sorpreso. - Ehy! Guarda che me la paghi! - Lo fissò torvo, ma Arthur era voltato di spalle.
- Idiota - sussurrò, per poi arrampicarsi sulla scaletta.
- Arthur è sbiancato a sentire la parola bambini. - Lance si voltò verso Percival, intento a leggere sul lettino.
- Ho notato. Speriamo che trovino un accordo, mi sembrano una bella coppia.
- Che ne dici? Raggiungiamo gli altri?
- Certo! - Il gigante si tirò su e si incamminò con l'amico.
I bambini ultimarono l'ultimo giro e si fermarono davanti ad Arthur, mentre Merlin, Lancelot e Percival si affiancavano a loro.
- Gommoni? - Nicolas saltò felice e Lance lo prese in spalla.
- Certo. - L’uomo sorrise.
- Mi spingi tu, Perci? - Gwaine si affiancò all'amico e appoggiò un braccio sulle sue spalle.
Percival brontolò qualcosa sull'età dell'altro ma alla fine acconsentì.
Morghi intanto si era avvicinata al fratello, guardandolo con fare da cucciolo. - Arthur, mi spingi tu?
Il biondo sospirò ed annuì. - Sono qui per questo, no?
- Oltre che per brontolare - tossicchiò Merlin, scatenando una risata tra gli amici.
Lance si avviò con Nicolas, seguito da Gwaine e Percival, mentre il moro prendeva la bambina in spalla.
 - Ti spingo anche io Morghi, va bene?
- Si, si! Così vado veloce!
Arthur sbuffò e seguì l'allegro gruppetto verso i gommoni, brontolando peggio di una pentola di fagioli.
Merlin lo guardò male e lasciò che Morgana raggiungesse Nicolas per decidere il colore dei gonfiabili.
- Guarda che se vuoi puoi tornare a casa - disse serio.
- E perdermi la tua faccia imbronciata dal mio brontolio? - domandò il biondo, sorridendo. - Mai nella vita.
Merlin soffiò e si sbrigò ad entrare in acqua, appostandosi dietro al gommone giallo a ciambella di Morgana.
Gwaine, invece, ne aveva preferito uno lungo e azzurro, su cui si era comodamente coricato.
Nicolas ne aveva sempre scelto uno azzurro, ma a ciambella.
- Partiamo? - chiese Lance.
Arthur si avvicinò al corvino, guardando con diffida l'acqua.
- Fino a dove dobbiamo spingerla?
- Finchè si diverte. - Il babysitter iniziò a spingerla lungo il percorso, imboccando velocemente una curva a otto. - Attenta a non cadere Morghi!
Lance li affiancò subito. - Reggiti anche tu Nicolas!
Perci raggiunse Arthur, rimasto imbambolato alla partenza.
- Si vede sai...
- Eh? - si girò il biondo. - Si vede cosa?
- Che non ti piace essere qui e soprattutto che non vorresti fare questo.
- Merlin ci rimarrà sicuramente male... - vociferò Gwaine da sopra il gommone.
- Ma non dite stupidaggini, sapete bene che se non avessi voluto venire, non sarei qui - brontolò Arthur.
- E venire per tenere quel muso tutto il tempo? - continuò l'amico comodamente coricato.
- Lo faccio apposta - brontolò ancora il biondo.
- Allora penso che Merlin non l'abbia capito. - Percival scosse la testa.
Arthur guardò il babysitter e si avviò al suo seguito.
Probabilmente i suoi amici avevano ragione.
Si accostò a Merlin e spinse il gommone senza fiatare, fino a quando Morgana non si stufò e si ridiresse di nuovo agli scivoli con Nicolas e Gwaine.
Il biondo era rimasto a bordo piscina e il moro incollato a lui, con le loro mani segretamente intrecciate.
Alla fine stare zitto l’aveva ricompensato.
Tutto filò liscio fino a ora pranzo quando decisero di tornare a casa, fermandosi prima dagli zii.
Arthur aveva promesso ad Agravaine che sarebbero ritornati una famiglia e quale evento meglio di un compleanno.
 
**
 
Erano passati alcuni giorni dal compleanno di Morgana e la festa di Halloween era arrivata come tutti gli anni e, con essa, i festoni, le zucche e i miliardi di costumi.
Arthur non amava molto particolarmente quella ricorrenza, la festeggiava giusto per far contenta Morgana ma, quell’anno, non doveva badare solo a lei.
Doveva badare anche a Merlin.
Il tutto era cominciato con la scelta dei costumi: la piccola aveva optato per un lungo mantello nero, un vestitino del medesimo colore con dei bellissimi ornamenti di un violetto chiaro ed un grande cappello sui boccoli aggraziati. Merlin aveva comprato una matita nera ed aveva disegnato sul volto di Morgana alcuni nei, rendendo il viso della bambina uguale a quello di una strega.
Successivamente era toccato a lui. Morgana aveva deciso che si sarebbe dovuto vestire da mummia e così avevano tentato di arrotolarlo nella carta igienica.
- Scordati che mi infili nella carta igienica!
- Ma perché? Starai benissimo!
- Ho detto di no, quindi no!
- Si invece!
- No!
Merlin, seduto sul divano, faceva fatica a capire chi dei due avesse cinque anni.
Si portò le mani alle tempie, sospirando nel guardare il suo costume da vampiro. Aveva preso anche lui un mantello nero ma, a differenza di quello di Morgana, aveva un colletto rialzato e l’interno era foderato di rosso. Aveva poi optato per un paio di pantaloni neri ed una camicia bianca con un gilet nero ed uno splendido cravattino di velluto al collo. I denti, ovviamente, erano due piccoli pezzi di plastica che si attaccavano a quelli veri tramite una colla specifica. Per il viso aveva preso un colorante bianco che sarebbe andato via con della semplice acqua.
- Sei cattivo!
- Non discutere!
- Uffa! - e, detto questo, Morgana tirò fuori una delle sue migliori linguacce.
Merlin guardò le guance del biondo gonfiarsi e diventare rosse e capì che quello era il chiaro segnale d’intervento della sua persona.
- Ok, basta così - disse, alzandosi dal divano per avvicinarsi. - Che ne dite di optare per uno zombie?
- Zombie? - domandò Morgana.
- Si… Ci sarà un po’ di tutto, compresa la carta igienica!
- Non vedo dove possa servire… - commentò Arthur, girando il viso ed incrociando le braccia.
- Sulla testa, su un braccio… Per simulare i medicamenti!
- Mi piace!
- A me no - sbuffò il biondo.
Merlin ridacchiò e si avvicinò alla piccola.
- Non fare il guastafeste, Arthur… Lo zombie andrà più che bene.
L'inizio del giro delle case era cominciato da qualche minuto ed Arthur aveva già visto troppe zucche.
Ogni porta era addobbata da fantasmini o ragnatele ed ai piedi di essa vi era l'ortaggio arancione con intagliati sopra gli occhi e la bocca. C'era quella che sorrideva, quella che rideva, quella che incuteva paura, quella sofferente e via dicendo.
- Non cucinare zucca fino al prossimo anno.
- Come sei pesante, bla, bla bla - commentò Merlin. Si era messo ad aggiungere "bla, bla bla" ad ogni frase e Morgana sorrideva ogni volta.
- Merlin, mi disegni un altro neo? Bello grosso sul naso! - urlò la piccina, mentre sventolava il secchio arancione ricolmo di caramelle. I suoi occhietti avevano fatto troppo intenerire i vicini.
Arthur fissò il corvino fare il neo sul naso di Morgana in modo torvo ed offeso.
- La smetti di fare bla, bla bla?
- Non posso, io sono Dracula. - Sorrise mostrando i denti appuntiti. - E comunque tu dovresti camminare un po' zoppo, di solito gli zombie cadono a pezzi - soffiò.
Lui e Morgana avevano letteralmente messo sotto sopra l'armadio del biondo per cercare qualche vecchio vestito da poter fare a brandelli.
Arthur aveva poi permesso al moro di fare solo una piccola cicatrice sulla guancia con la matita rossa.
Il biondo lo guardò male e spostò la gambe come se sembrasse zoppo.
- Va bene così, mister succhia sangue?
- Si, benissimo! Stai entrando nel personaggio, bla, bla bla.
Morgana scoppiò a ridere, mentre si avviava verso l'ultima casa del vicinato. - Finito qui andiamo alla festa di Nicolas??
- Si, almeno non dovrò più fare questa buffonata - borbottò Arthur, seguendola dentro uno dei vialetti.
- Arthur! - Merlin lo colpì di striscio con il mantello. - Ma bla, bla bla! - Incrociò gli occhi esasperato.
Morgana nel frattempo si era arrivata fino alla porta, pigiando velocemente il ditino sul campanello due volte.
Arthur sbuffò ma raggiunse la sorella, cercando di sorridere.
La signora Annis aprì la porta lentamente, meravigliandosi di vedere Arthur Pendragon davanti a sé.
- Dolcetto o scherzetto? - Intonarono Merlin e Morgana insieme.
Dopo un attimo di indecisione la donna afferrò la ciotola di caramelle lasciata all'ingresso, versandone una manciata nel secchiello della piccola.
- Grazie signora! - La piccola sorrise, mentre la punta del cappello le ricadeva davanti agli occhi.
- Oh, è un piacere... Per fortuna non sei dispettosa come il tuo papà! Un Halloween mi riempì la buca delle lettere di uova! Vero, Arthur Pendragon?? Mio marito ci impiegò due giorni a pulirla...
Però vedo che hai messo la testa a posto, è stato questo bel vampiro? - La donna scrutò il babysitter, mentre Morgana rideva.
Arthur arrossì lievemente.
Non seppe se per la figuraccia o per la battuta sul "bel vampirello", ma già immaginava la sua faccia color pomodoro.
- Ecco... mi scusi per... quello... - mormorò abbassando il viso.
- Comunque Morgana è la sorella di Arthur - intervenne Merlin.
- Oh, scusate l'equivoco! Sono stata fuori paese per qualche anno e devo ancora aggiornarmi del tutto. - Rise per l'imbarazzo. - Vi auguro una buona serata.
Il moro le sorrise e Morgana la salutò, mentre facevano dietro front.
Arthur fece un cenno ambiguo, zoppicando dietro di loro.
- Merlin, ma quella signora credeva che Arthur fosse il mio papà, giusto?
- Esatto piccina. - Il babysitter le aggiustò il cappello.
- E la mia mamma?
Il moro pensò un attimo fra sé e sé. - La signora credeva che io e Arthur fossimo i tuoi papà.
La bambina arrestò il passo, evidentemente qualche dubbio la stava confondendo.
- Non voglio Arthur come papà, è troppo severo... Poi mi piace più come fratello così posso litigarci - chiarì, voltandosi verso i due.
Merlin tirò un sospiro di sollievo.
- Però, - puntò il dito su Arthur - se stai con Merlin lo stesso mi va bene. Così non ci lascia più - concluse.
Il moro sentì gli occhi pizzicargli, Morghi nella sua ingenuità aveva detto qualcosa di stupendo.
Arthur arrossì ancora ed annuì, alzando lo sguardo verso Merlin.
La piccola strega, quella sera, aveva reso felice entrambi senza accorgersene.
Era rimasto davvero senza parole e continuò a guardare il corvino senza saper che dire.
- Lo zombie ha perso la lingua. - Merlin rise, prendendo in braccio Morgana. - Ora andiamo da Nicolas, contenta?
- Si! - Passò ai suoi occhi da cucciolo. - Posso mangiare qualche dolce in macchina?
- Un lecca lecca o due caramelle e niente cioccolatini.
La bambina si imbronciò, ma decise di non obiettare; si era già infilata un paio di torroncini in tasca di nascosto.
- Ce la fai a guidare, zombie?
- Ovviamente... - sbiascicò Arthur, prendendo le chiavi e dirigendosi lungo il viale per raggiungere la macchina, zoppicando come uno zombie e facendo la linguaccia a Morgana.
 
Venti minuti dopo erano davanti alla porta Lance.
- Dolcetto o scherzetto?? - domandò Morgana appena Gwen aprì la porta vestita da fata.
- Oh, ma che bella strega che abbiamo qua. - Gwen sorrise e poi osservò i due accompagnatori. - Non penso che tu avessi bisogno del cerone Merlin, sembri un fantasma.
Per fortuna il trucco coprì il rossore del vampiro. - Mi aiuta a calarmi nella parte, bla, bla bla.
L'amica scortò dentro Morgana, osservando poi Arthur. - Sono davvero felice che anche tu ti sia vestito.
- Sono stato costretto - sibilò il biondo, assottigliando gli occhi ed entrando con il muso che aveva raggiunto il terreno.
Gwen trattenne una risata e camminò verso il salotto, dove uno sciame di bambini correva da tutte le parti.
- Direi che hanno esagerato con gli zuccheri - tossicchiò il moro.
- Bla, bla bla - aggiunse Morgana stringendo la sua mano. - Posso andare a giocare?
- Uhm si, vedi di fare la brava. Io e Arthur rimaniamo un po' poi torniamo a casa.
- Ok! - La bambina si sganciò dal babysitter e si avviò verso Nicolas.
- Qui ci sono le sue cose Gwen. - Merlin passò alla ragazza lo zainetto con il cambio di Morghi. - Sicuri di riuscire a badare alla peste?
- Si, si, tranquillo.
Arthur guardò la bambina correre via e sospirò, guardandosi poi allo specchio.
- Non avrei mai immaginato che avrei indossato un costume di Halloween.
- E aspetta Natale! L’anno scorso Lance ha fatto il Babbo Natale a scuola! - Gwen rise e scomparve verso il ripostiglio, per sistemare lo zainetto.
Arthur strabuzzò gli occhi, Babbo Natale non l’avrebbe mai fatto.
- È piacevole fare cose nuove, no? - Merlin si intromise.
Il biondo stirò le labbra in un sorriso e prese il polso di Merlin, trascinandolo dietro un angolo.
- È piacevole farle se ci sei tu.
Merlin si appoggiò all'altro. - Potrebbero vederci...
Arthur sospirò e fece capolino dall'angolino da dove aveva spinto Merlin, sorridendo poi.
- No, non ci vede nessuno - e, detto questo, prese il viso del corvino con una mano e si avvicinò premendo le labbra su quelle dell'altro, baciandolo in modo semplice ma dolce.
Merlin sorrise, scostandosi appena da lui. - Mi spiace deluderla signor Zombie, ma Dracula predilige solo le innocenti fanciulle.
Il biondo sorrise e gli pizzicò una guancia.
- E dolci fanciulli?
- Mmm, mi accontenterò. - Si avvicinò e diede un lieve morso al collo di Arthur. - Facciamo che ora sei in mio potere dolce fanciullo.
- Ah, si - domandò Arthur - E sentiamo, cosa dovrei fare?
- Bhe... Potremmo fermarci a prendere qualcosa da sporto e poi coccole e film sul divano..?
- Va bene - rispose Arthur, sorridendo. -Sono ai tuoi ordini! - Ridacchiò.
- Sta attento, potrebbe venirmi voglia di farti stirare le tue camicie, sai? - Merlin ghignò e gli afferrò la mano, scortandolo fuori dall'angolo.
Morgana era intenta a giocare così ritornarono direttamente all'ingresso, alla ricerca di Gwen e Lance.
- Cooosa? - si lamentò subito Arthur, guardandolo. - Non puoi farmi questo!
- Un po' di lavoro manuale non ti farebbe di certo male. - Il moro si interruppe quando Lance arrivò dalla cucina con dei mini hamburger in mano.
- Ragazzi, stavamo finendo gli stuzzichini. Volete venire a mangiare con noi e i bambini?
- Grazie Lance, ma pensavamo di prendere qualcosa da sporto lungo la via di casa - chiarì Merlin.
- Capisco. Allora ci vediamo domani. - Sorrise, mentre Gwen spuntava con un vassoio di mini hot-dog.
- Già andate?
- Si. Grazie per tenere un po' Morgana, ma se ci sono problemi chiamaci - continuò il babysitter.
- Tranquilli, allora a domani. - La ragazza sorrise.
Arthur sorrise ai due e diede una pacca sulla spalla a Lance. - Grazie e buona serata.
- Certo. - Gli amici li osservarono uscire, ridendo un attimo dopo.
- Secondo te non si sono accorti delle impronte da vampiro sul collo di Arthur? - chiese Gwen al marito.
- Penso proprio di no - rispose Lance. - Non vedo l'ora del loro annuncio.

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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto :)
Ottobre è stato un mese pesante per il povero Arthur, sempre in mezzo ai bambini XD
La piscina era una richiesta di una lettrice e speriamo di averti soddisfatta.
Aggiungo che il prossimo cap sarà ambientato a Natale <3
Saluti, ancora buona Pasqua e se vi va lasciateci un commento.

Ps: ci siamo accorte che nei passati capitoli abbiamo infranto qualche regola nei dialoghi (maiuscole e punti), quindi verranno ricontrollati e corretti.

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Capitolo 13
*** Natale e novità ***


Ciao a tutti! Ben ritrovati!
Preciso che questa storia è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Lo so che non aggiorniamo da mesi, ma purtroppo abbiamo avuto diversi inghippi. Non posso neanche assicurarvi che il prossimo aggiornamento arriverà presto, perché saremo nuovamente impegnate entrambe… ma non vogliamo lasciare questa storia incompiuta! E mancano pochissimi capitoli alla fine.
Detto ciò, buona lettura :)



Un amore di babysitter


Natale e novità
Morgana si appiccicò alla vetrina del negozio di bricolage: in quel periodo dell'anno la boutique si riempiva di addobbi e gli occhi della piccina non sapevano dove guardare.
- Merlin! Entriamo qui!
Il moro si avvicinò e osservò le varie palle natalizie e oggettini in feltro.
- Direi che è giusto quello che stiamo cercando... che dici, Arthur?
Il biondo sospirò e guardò le diverse cose in vendita. - Sono proprio necessari?
- Lo sai che non ne ho trovate in soffitta. Non abbiamo niente da mettere sull'albero - continuò Merlin, riprendendo a scrutare le decorazioni. - Guarda quella stella! Sarebbe perfetta in cima.
- Sì, è vero! - replicò Morgana, saltando sul posto.
Arthur sospirò, infilando le mani nelle tasche. - Va bene, prendiamo anche la stella.
- Sì! - Morghi afferrò la mano di Merlin e lo tirò nel negozio.
- Arthur prendi il cestino - sbiascicò il moro, mentre la bambina cercava fra le corsie quella degli addobbi.
Il biondo prese un piccolo cestino nero e seguì il duo all'interno del negozio, guardando le diverse decorazioni; ve ne erano a miliardi.
C'erano renne colorate, pupazzetti, babbi natale, palline colorate e tante ghirlande piene di agrifoglio e brillantini.
Sarebbe stato un Natale davvero faticoso, senza contare le diverse file di luci da esposizione.
- Queste mi piacciono! - Morghi prese delle palline trasparenti da uno dei cesti.
- Uh, ma sono quelle dove ci si può inserire le proprie foto. C'è anche il tre per due - disse entusiasta Merlin.
- Voglio mettere quelle dell'acquario! E di Halloween!
Arthur guardò gli articoli e sgranò gli occhi. - Non vorrete appenderle all'albero!
- Sì, fratellone! - La bambina infilò le mani nella cesta, pescandone due per mano e dirigendosi verso Arthur subito dopo. - In cima! Così le vedono tutti.
- Che? - replicò il biondo guardandola. - Ma...
- Saranno bellissime, vero, Merlin?
Il babysitter annuì. - Un albero pieno di ricordi.
- Oh, mamma... - mormorò Arthur sospirando.
La piccina gettò nel cestino le palline, ritornando poi verso le decorazioni.
- Prendine altre due Morghi.
La bambina ubbidì, ma mentre si spostava i suoi occhietti si focalizzarono su delle renne in feltro.
- Guardate lì! - Indicò gli animaletti.
Arthur fissò le renne e gli venne il mal di pancia.
Un Natale molto faticoso.
- Sono stupende! Non saprei che colore prendere. - Merlin iniziò a spulciare tra le decorazioni in feltro. - Quale volete? - Si voltò verso i fratelli, tenendo in mano una renna bianca, una marrone e una nera.
- Devo scegliere per forza? - chiese il biondo, mordendosi le labbra.
Il moro stava per mettere il broncio, ma sentì uno strano squittio da parte di Morghi.
La bambina si sfregò gli occhietti con le manine e poi si girò dall'altra parte.
- Morghi, tutto bene? - domandò il babysitter.
Arthur fissò la bambina e si piegò al suo livello. - Ehi, che succede?
- Tu non ti impegni - pigolò, rimanendo girata. - Poi Babbo Natale lo viene a sapere!
Arthur batté le ciglia un paio di volte e poi guardò il corvino, sospirando e alzandosi. - Mi piace quella bianca. A te va bene?
La bambina annuì.
- E prendiamo anche la marrone, ok? - Il moro si accostò ai due e abbracciò Morgana. - Non voglio vedere lacrime però.
Morghi si girò piano, appoggiando la testolina sul babysitter. - Anche la nera?
- Ok... - Il moro si rialzò prendendola in braccio. - Mettile tu nel carrello.
La piccina le prese dalla mano dell’altro e le spostò nel cestino. - Prendiamo la stella ora?
- Sì, va bene. - Merlin si spostò verso le stelle e Morgana scalciò per essere messa giù.
Il moro l'accontentò subito e la piccina cominciò a frugare tre le stelle di vari colori e dimensioni, mentre lui si accostava ad Arthur, sempre tenendo un occhio su Morghi. - Che dici?
- Di cosa?
- Lacrime vere o di coccodrillo?
- Morgana non piange mai, secondo me erano vere.
- Ma, non lo so. Quando non volevi fare il pomeriggio in pigiama ha finto bene.
Arthur guardò la sorella, socchiudendo gli occhi. - Piccola strega...
- Molto dolce però. Hai già pensato a cosa far portare da Babbo Natale?
- Avevo pensato alla casa accessoriata di Barbie o alla tenuta di campagna.
- Che bravo fratellone. - Merlin gli sorrise.
Arthur lo guardò di traverso. - Casa o campagna?
- Casa. - Il moro notò la bambina riavvicinarsi a loro, con in una mano una stella dorata.
- Ho scelto!
- Bellissima - sorrise Arthur, abbassando il cestino verso la bambina.
Morghi lasciò cadere l'addobbo nel cestino. - Prendiamo le palline? Dobbiamo prenderne tante!
- Certo. - Merlin le afferrò la manina. - E poi i festoni e le luci.
Il biondo osservò i due avviarsi fra le corsie contenenti miliardi di palline colorate e sbuffò seguendoli.
Un Natale davvero, davvero faticoso.
 

 
Merlin e Morgana erano seduti in salotto, occhi fissi sulle foto che il babysitter aveva messo sul tavolo: avevano sei palline trasparenti, quindi sei foto da scegliere.
Arthur aveva appena portato l'albero giù dalla soffitta e stava sistemando le luci prima di aprire i rami su cui attaccarci le palline.
- Allora? Me la date una mano? - chiese, girando la testa verso i due.
Gli altri lo ignorarono completamente, indaffarati a ritagliare le foto.
La prima a essere stata scelta era quella dell'acquario e a seguire una scattata da Gwaine quando erano al circo.
Arthur si rigirò due diversi fili nelle mani e tentò di attaccarli all'albero, muovendocisi intorno fino a legarsi un piede con le luci.
- Grandioso - mormorò stizzito, alzando la gamba per potersi liberare.
- Arthur, preferisci la foto al compleanno di Morgana o quella di Halloween? Siamo indecisi - domandò Merlin, senza voltarsi.
Il biondo si liberò dalla prima fila di luci, finendo con il viso contro l'albero, sbuffando e pulendosi la bocca dagli aghetti finti.
- Che ne dici di venire a darmi una mano, invece?
- Dirigi una compagnia e non sai mettere due luci? - Il moro si voltò, e quando vide qualche ago di pino nei capelli di Arthur iniziò a ridere.
Il biondo lo guardò con furia e alzò ancora la gamba, cercando di togliersi il secondo filo.
- Molto divertente, Merlin, davvero - brontolò, zampettando su un piede solo fino a toccare il muro con il sedere, riuscendo finalmente a bilanciarsi.
Arthur borbottò ancora, liberandosi e tornando all'albero, sistemando le luci fino alla punta.
- Sono pronte. Se spegnete la luce vediamo come lo ho messe.
Il moro si alzò e spense la luce, ammirando le lucine bianche fisse sull'albero.
- Sono bellissime, Arthur. - Si affiancò al biondo, stringendogli la mano, mentre Morghi camminava verso l'abete.
Le lampadine colorate si accendevano a intermittenza, dando ancora più risalto a quelle bianche fisse.
- Mi piace! - urlò Morgana, sedendosi e cominciando a frugare tra le borse delle compere.
Arthur sorrise, accarezzando il dorso della mano dell'altro, indietreggiando verso la porta per riaccendere l’illuminazione, mentre Morghi si rialzava, sistemando le palline rosse alla base dell'albero.
- Ci andiamo a cantare per le case?
Arthur sgranò gli occhi, guardando la piccina.
Ricordava i tempi in cui la piccola e sua madre uscivano a cantare le canzoncine di Natale, insieme a qualche loro amico; lui di certo non l'aveva mai fatto e non sapeva neanche cantare.
Si girò verso Merlin, speranzoso di un aiuto.
- Forse il prossimo anno Morghi. Puoi chiedere a zia Morgause se ti porta, ne sarebbe felicissima per me.
- Sì! La chiamiamo??
Il moro annuì, andando in corridoio per prendere il cordless.
Quando tornò si avvicinò alla piccola e le allungò l'apparecchio. - Sta già chiamando.
Morgana lo sistemò all'orecchio, gridando un poderoso "zia" quando la donna rispose.
- Mi devi un favorone, Arthur Pendragon - sussurrò il babysitter, mentre Morgana si era diretta in cucina, parlando delle canzoni natalizie.
Arthur sorrise e si avvicinò al moretto, baciandogli le labbra.
- Va bene così?
- Non penso basterà - rispose Merlin.
Arthur sbuffò e annuì sconfitto.
- Va bene, come vuoi tu - mormorò, guardando Morgana in cucina per poi tirare il moro a sedersi sul divano.
- ... Devo parlarti di una cosa.
- Qualcosa non va? - domandò preoccupato l'altro.
- Ecco... - iniziò il biondo - Tu... vuoi... bambini?
Merlin lo fissò per un lungo istante; la domanda l'aveva completamente spiazzato.
- Lo sai che a me piacciono molto Arthur, ma abbiamo Morgana con noi.
- Ecco... - Arthur si morse un labbro, non sapendo come chiederlo. - Intendevo - riprese, - se ne vuoi di tuoi.
- Oh. - Merlin gli strinse la mano. - Dipende, tu ne vorresti?
- Io non posso darteli - rispose un po’ fiacco Arthur. - Questo è il problema.
- Arthur, non capisco. Perché non potresti?
Il biondo alzò un sopracciglio.
- Merlin, siamo due maschi. Eppure dovresti averlo studiato il corpo umano...
- Ehm, tu lo sa che esiste una cosa chiamata adozione, vero? - replicò con uno sguardo divertito il moro.
Il biondo si morse il labbro.
- Merlin, intendo bambini tuoi. Non adottati - enfatizzò.
- Io voglio un bambino nostro - concluse Merlin.
Arthur arrossì leggermente.
Non era un grande amante dei bambini e Morgana gli bastava, ma per Merlin avrebbe fatto questo e altro.
- Va bene. - Gli sorrise, avvicinandosi e baciandogli le labbra. - Ne adotteremo.
Il moro ricambiò il bacio, appoggiandosi contro il corpo del biondo. - Non bruciamo le tappe. Occupiamoci di un monello alla volta.
Arthur se ne sentì sollevato. - Come vuoi tu. È che... Perci ha detto che sei bravo con i bambini e quindi... ci ho pensato - commentò, grattandosi la testa.
Merlin lo fissò, era davvero adorabile quando non sapeva che dire, ma non glielo avrebbe mai confessato.
- Non vedo l'ora di stare di nuovo da soli.
- E tu vuoi adottare un bambino - ridacchiò Arthur, accarezzandogli una guancia.
- Prima ci divertiremo un po' - chiarì il moro, avvicinandosi e mordicchiandogli le labbra.
- Merlin! - Morgana era apparsa davanti a loro senza preavviso. - Zia Morgause dice che va bene, abbiamo già deciso le canzoni.
- Oh, va bene. - Il moro si spostò da Arthur alla velocità della luce.
La piccina sorrise e si sedette davanti a loro, riprendendo a scegliere le foto per le palline trasparenti, mentre Merlin fissava il biondo confuso: si sarebbe aspettato una reazione da Morghi.
Arthur fece spallucce e guardò le palline, pensando a un modo per nasconderle agli occhi di tutti.
Il babysitter sospirò, potevano anche bisticciare tutto il giorno ma i Pendragon erano praticamente identici.
- Voglio la foto dove io e Arthur siamo sulla ciambella in piscina.
Arthur annuì, alzandosi e dirigendosi all'albero.
- Apro i rami così puoi cominciare ad addobbare l'albero, okay?
- Sì! - urlò Morghi. - Le palline trasparenti in cima!
Il biondo fece un rumorino di disapprovazione e cominciò ad aprire i rami borbottando.
La bambina e Merlin ricominciarono a scegliere le foto e alla fine tutte e sei furono pronte: foto di loro tre all'acquario, ad Halloween e alla cena di gala, lei e Arthur al parco giochi e in piscina e lei e Merlin al centro commerciale.
Morghi afferrò le palle e il moro la prese in spalla.
- Tutte in alto - disse il babysitter, accostandosi all'abete con la piccina.
Morgana annui e cominciò a sistemarle.
Arthur fissò i due darsi da fare e iniziò a pensare a come abbassare le palline verso la fine dell'albero senza farsi notare.
Doveva solo aspettare che il magico duo non guardasse.
- Bene. - Merlin mise a terra Morgana una volta finito. - E ora tutto il resto! - Iniziò a frugare nelle borse degli acquisti.
- Arthur, dacci una mano - brontolò Morghi, prendendo in mano le renne in feltro.
- Certo...- mormorò il biondo, spostando un pallina con le foto in basso mentre i due non guardavano.
Merlin lo notò trafficare e si voltò verso di lui sospirando.
- Rimettila a posto, Arthur Pendragon.
Il biondo riacchiappò la pallina e la rimise al suo posto borbottando.
- Perché non le vuoi in cima? Sono tanto belle.
- Stupende - brontolò ancora il biondo, prendendo un paio di palline e sistemandole.
- Non sei orgoglioso del tempo che passi con noi? - domandò confuso Merlin.
- Certo - rispose Arthur.
- Allora perché non farlo vedere a tutti? - Gli sorrise.
- Come darti torto. - Gli rifilò il biondo di rimando.
- Sai, mi ricordi tanto Brontolo dei sette nani.
Si sentì la risata di Morgana dall'altra parte dell'albero e anche Merlin rise, per poi afferrare una pallina di loro tre all'acquario e spostarla più in basso, tra quelle colorate.
Arthur decise di non rispondere e attaccò le palline, cercando il modo di abbassare quelle con le foto.
Merlin prese la pallina con la foto di loro tre alla cena di gala e gliela allungò. - Su, mettila dove vuoi.
Il biondo lo guardò, prese la pallina e la mise in fondo all'albero.
- Puoi spostare anche le altre, ma non nasconderle tutte, mi raccomando.
- Va bene - borbottò in risposta Arthur, continuando ad attaccare le decorazioni.
Morghi si spostò dal lato del fratello, fissandolo con i suoi occhi da cucciolo.
Arthur la guardò avvicinarsi e alzò un sopracciglio. - Sì?
- Merlin ha detto che ha trovato delle renne tanto belle da mettere in giardino su in soffitta. E anche i ghiacciolini con le lucine...
Arthur guardò il moro e sospirò.
- Le vado a prendere.
Merlin si spostò dall'altra parte dell'abete per resistere alla voglia di baciarlo. - Stasera ti cucinerò l'arrosto che ti piace tanto.
Il biondo sorrise e si avviò verso le scale. - Grazie.
 

 
Arthur aveva deciso, dopo vari giorni di continui ripensamenti, di affidare a Merlin una delle auto della sua azienda. Non aveva ancora trovato il modo di dirglielo, ma prima voleva testare le sue abilità alla guida.
La fantomatica lezione per Merlin era arrivata: Arthur aveva portato, insieme al babysitter, Morgana a scuola e poi si era diretto con il corvino nello spiazzo del parcheggio del Pendragon Industries.
Come da copione il biondo era sceso dalla macchina, aveva dato un bacio alla Mercedes e pregato tutti i Dei conosciuti o meno che l'automobile tornasse intera sotto il suo sedere.
- Bene, Merlin - mormorò una volta di fianco al finestrino dell’altro. - È il tuo turno di guidare. La prima cosa che devi fare è sederti al posto di guida.
Il moro, che l'aveva guardato senza capire che stesse facendo, alzò un sopracciglio. - Cosa?
- Beh, pensi di guidare da lì?  - chiese il biondo, indicando il posto del passeggero.
- Guidare? - domandò confuso Merlin, per poi iniziare a impaurirsi. - Stai scherzando, vero?
- Dovrai rimparare prima o poi, no? Forza, forza. - Lo incitò Arthur.
- Praticamente non ho più guidato da quando ho preso la patente... Non credo sia una buona idea. E poi tu non mi sembri l'istruttore ideale.
- Vedrai che è facile.  - Si rassicurò il biondo. - E poi nessuno è meglio di me.
Il moro aprì la portiera titubante e girò attorno all'auto, sistemandosi sul sedile del guidatore. - E se rovino la macchina?
- Te la metterò sul conto. - Sorrise Arthur.
Merlin deglutì, mentre regolava il sedile e allacciava la cintura. - La accendo?
- Pensi di guidarla spenta? - domandò il biondo.
Merlin sbuffò, girando la chiave per accenderla, tenendo premuto freno e frizione.
Il motore si accese e il babysitter spostò il piede sull'acceleratore.
Sfortunatamente si scordò di togliere il freno a mano e l’auto emise uno strano cigolio.
- Ops - sbiasciò imbarazzato, abbassando il freno.
Arthur alzò un sopracciglio, ma fece di niente. - Andiamo.
Il moro rischiacciò l’acceleratore, ma non diede abbastanza gas e l'auto dopo un breve saltello in avanti si spense.
Merlin si mordicchiò nervosamente il labbro, voltandosi piano verso Arthur, ma l’altro ridacchiò.
- Riprova - mormorò.
Merlin rispense il motore e riaccese. Accelerò al massimo, ma non avendo inserito la marcia l'auto non accennava a muoversi.
- ... Merlin. - Lo chiamò Arthur - La marcia.
- Oddio, è vero. - Il moro schiacciò la frizione e la inserì, spingendo poi l'acceleratore ma la macchina si spense.
Il biondo sospirò.
- Spegni la macchina. Premi la frizione. Metti la prima. Accendi la macchina tenendo premuta la frizione - ordinò.
Il moro ubbidì, fermandosi con la prima inserita, piede sulla frizione. - Ora?
- Ora... - rispose con calma Arthur, - solleva il piede dalla frizione e nello stesso tempo abbassi il piede sull'acceleratore.
Merlin accelerò e l'auto finalmente iniziò a muoversi alla velocità di una lumaca. - Dove devo andare?
- Prima metti la seconda. - Gli comunicò il biondo. - La prima serve solo per partire, non ricordi?
- Sì, giusto. - Il babysitter inserì la seconda, passando a una andatura da tartaruga.
- Fa il giro del parcheggio evitando le colonne - disse Arthur indicando il posto. - Così poi passiamo alla terza.
- No.
- No, cosa?
- Le colonne.
Arthur alzò un sopracciglio. - Merlin, ce la fai a fare un discorso sensato?
- Se prendo contro a una colonna mi ucciderai.
- Certo che lo farò - sorrise il biondo.
Merlin frenò di colpo, sobbalzando nel sedile. - Posso tornare a scuola guida e prendere qualche lezione lì, no?
- Perché dovresti quando hai me? - domandò Arthur.
- Non voglio farti arrabbiare... O perdere la pazienza. E sono sicuro che accadrà una delle due cose.
- Ma no - rispose il Pendragon - Non lo farei mai. Su, partiamo.
Merlin diede gas, ma il piede gli scivolò e l'auto si spense di nuovo.
Arthur guardò davanti a sé e sospirò.
- Riprova.
Merlin spense e riaccese per la terza volta ormai, ripartendo lungo il parcheggio. - Comunque questo non è un luogo appropriato. Potrebbe sbucare un pedone e io lo trancerei...
- Metti la seconda - rispose il biondo ignorando la domanda. - O dovrò ricomprare l'auto per il motore fuso.
Il moro inserì la seconda e arrivò ai trentacinque all'ora, girando in tondo lungo il piazzale. - E poi non ha senso ciò che stiamo facendo. Io non ho un auto.
- È sempre comodo saper guidare. Metti il caso che io mi senta male, faccio guidare Morgana? - enfatizzò Arthur. - Beh, probabilmente è più brava di te. - Si rispose da solo.
- Sei sempre di supporto, tu. Ma non hai davvero qualcosa, no? - Il moro inserì la terza, guardandolo con la coda dell'occhio.
- Certo che no - sospirò Arthur. - Gira lì, andiamo nell'altro parcheggio. Mettiti lì.
Merlin sterzò di getto, parcheggiando dove l'altro gli aveva indicato. - Abbiamo finito? - chiese entusiasta.
- Sì - rispose l'altro sorridendo. - Guarda cosa c'è accanto a te - proseguì, indicandogli di guardare fuori dal finestrino.
Merlin si voltò, trovando una vecchia Honda rossa, con tanto di pubblicità aziendale sul fianco. - Non dirmi che l'ho urtata.
- No - replicò Arthur. - È tua.
- Come?
- Certo! - affermò il biondo - È un mio regalo.
Merlin squadrò di nuovo la macchina: doveva essere un modello di qualche anno fa e i colori della scritta pubblicitaria era alquanto sbiaditi, per non parlare di alcune leggere ammaccature nella carrozzeria.
- È bellissima, Arthur, grazie di cuore. - Il babysitter si gettò al collo del biondo, stringendolo a sé.
Il biondo sorrise. - Sono contento ti piaccia.
- Moltissimo. - Merlin guardò l’altro sorridendo. - Ma non la guiderò fino a casa, sia ben chiaro.
- Ma come? Ma devi farlo!
- Non voglio morire sul mio regalo di Natale - chiarì, avvicinandosi al biondo e posandogli un bacio sul collo. - E poi se risparmiamo tempo possiamo stare un po' da soli, no?
Arthur arrossì di colpo e si trovò d'accordo con Merlin.
- Quando hai ragione... Hai ragione.
Merlin si sistemò sul sedile, felice della vittoria. - Uh, mi sono dimenticato di dirti che oggi io e Morghi usciamo.
- Uscite? - domandò di rimando il biondo, mettendo in moto la macchina. - E dove andate?
- Compere - disse risoluto il moro.
Arthur alzò poco convinto un sopracciglio e annuì. - Posso venire anche io?
- No - replicò deciso Merlin, sorridendo leggermente.
Arthur alzò ancora il sopracciglio. - Perché?
- Ti annoieresti e non faresti altro che sbuffare. E poi a Morghi piace molto Gwaine. - E come potrei prenderti un regalo se ci sei anche tu?
- Gwaine? Verrà anche lui? - Si stupì il biondo, uscendo dalla superstrada.
- Beh, qualcuno ci deve accompagnare. Poi voglio prendere qualche pensiero ai ragazzi e lui può consigliarmi.
- Se ti fidi di lui - borbottò Arthur, storcendo la bocca.
- Può anche essere un po' burlone ma vi conosce bene. - Merlin diede un leggero bacio sulla guancia del biondo. - Non essere geloso.
- Non lo sono - brontolò ancora Arthur, imboccando il garage. - Solo che volevo stare con te.
- Oh, beh... Stasera sicuramente Morgana sarà stanca e potremmo coccolarci un po'. - Merlin scese dall'auto e si diresse rapido di fianco all'altro. - In fondo, abbiamo qualche oretta per noi anche adesso.
Il biondo arrossì ancora e annuì girando lo sguardo. - Ti raggiungo dentro.
 

 
Il pomeriggio con Gwaine era stato un totale disastro: l’amico aveva combinato più pasticci di Morgana, ma almeno erano riusciti a comprare tutti i regali, visto che la festa di Capodanno con gli amici era alle porte; Arthur aveva spiegato al babysitter che era una tradizione seguita fin da ragazzi, ma ciò che spaventata di più Merlin durante quelle feste era la cena con gli zii del biondo. Per quanto la sera del ventiquattro sembrasse lontana, quella sera era arrivata.
La casa di Morgause e Agravaine era davvero magnifica, e più che casa era una fantastica villa a due piani.
Arthur si avvicinò al cancello e suonò il citofono. Dall’apparecchio si sentì un rumorino stridulo e poi una vocetta dolce.
 - Sì?
- Siamo noi - rispose Morgana, urlando dal sedile posteriore.
- Oh, cara! Entrate e parcheggiate nel garage, Agravaine ha lasciato un posto per voi.
Il biondo chiuse il finestrino ed entrò quando il cancello si aprì.
Gli occhi di Merlin sembrarono illuminarsi davanti a tutta la villa adornata: ogni angolo, ogni muro, era stato rivestito da fili colorati e un grazioso “Buon Natale” torreggiava sulla parte del tetto più alto.
- Quest’anno non hanno messo le renne nel giardino, me lo ricordo che le mettevano sempre!
- È vero - osservò Arthur.
- Le renne? - chiese Merlin, alzando un sopracciglio.
- Morgause aveva questa fissa per il carro di Babbo Natale trasportato da delle renne piene di luci. Da qualche parte ho ancora la foto di Morgana con loro.
- È un peccato che non le abbiano messe anche quest’anno allora.
Arthur annuì, entrando nel garage e parcheggiando.
Merlin uscì dalla macchina e aprì la portiera posteriore, slacciando Morgana dal seggiolino per farla scendere.
- Dici che se glielo chiedo le mettono?
- Puoi provare - sorrise il corvino, aggiustando il vestitino della bambina.
Morgana sorrise e mano nella mano uscirono dal garage, passando sotto un portico ricco di luci, avvicinandosi all’entrata della villa.
Morgause era alla porta e sorrideva, fasciata da un bellissimo tubino color ghiaccio, con i capelli raccolti in una cipolla alta. - Benvenuti.
Morghi abbracciò la zia, entrando poi in casa con Merlin dietro.
- La ringrazio per questo invito.
Morgause sorrise e poi guardò il biondo.
- E tu, Arthur? Non mi saluti?
- Certo, certo… Buonasera, zia.
Un abbraccio timido prese vita tra i due ma poi divenne più caldo. Arthur la strinse un po’ di più e così fece Morgause. Non voleva ammetterlo ma gli era mancato tutto quello.
Il moro osservò la scena stupito: Morgause sembrava trasformarsi dal lavoro a casa; ricordava ancora lo sdegno con cui l’aveva trattato durante il suo tentativo da segretario, ma ora sembrava una perfetta zia vizia nipoti.
- Che bello l’albero zia! - urlò Morgana una volta intravisto l’albero nel salotto, saltellando sul posto, mentre Merlin annuiva.
- Grazie - sorrise Morgause, chiudendo la porta e prendendo i giacchetti degli ospiti.
- Allora siete arrivati - mormorò Agravaine, scendendo dalle scale e presentandosi in un perfetto smoking nero.
- Ciao, zio! - Morgana sorrise, avvicinandosi e salutando l’uomo.
Quella dolce villetta prese vita quando tutti i partecipanti si salutarono; Arthur si stava sciogliendo piano e Merlin ne era davvero contento.
La casa era grande e accogliente, e dei magnifici centrotavola fatti con stelle di Natale erano presenti quasi ovunque: al centro contenevano delle alte candele rosse e davano quel tocco natalizio in più.
Davvero una bella casa.
Si accomodarono in sala da pranzo e Merlin osservò le posate d'argento, aggiustandosi per la terza volta la cravatta nera; Morgause si era davvero addolcita, ma quella donna gli incuteva qualche timore.
- Come è andato il giro di ieri nel quartiere? - domandò Agravaine alla bambina.
Morgana si agitò sulla sedia, ma non riuscì a rispondere per via delle noccioline che aveva in bocca.
Morgause sorrise. - Perfetto, Morgana ha una voce bellissima. L'anno prossimo vogliamo anche tu e Arthur con noi, però.
Il biondo sgranò gli occhi e girò il viso, ovviamente contrario alla cosa.
- Mi ricordo quando Ygraine lo obbligò. Devo avere ancora la foto dove ha il cappello da Babbo Natale e la campanella. - Agravaine sorrise al flashback, ammirando il nipote. - Ma è stato tanti anni fa.
Merlin appoggiò la mano su quella di Arthur sotto il tavolo, preoccupato che il ragazzo si incupisse.
- Già...  - mormorò il biondo.
Fece la sua entrata la cameriera della villa, una ragazza minuta dai lunghi capelli rossi raccolti in una treccia ordinata.
- Bene, sono arrivati gli antipasti. - Agravaine sorrise, mentre la cameriera serviva il salmone con caviale e formaggio alle erbe.
Morghi osservò dubbiosa le uova nere, per poi assaggiarne una manciata.
- Bleah! - pronunciò, per poi pulirsi la lingua col tovagliolo.
- Morghi. - Merlin sgranò gli occhi. - Non si fa così.
La bambina si fermò con la lingua attaccata al tovagliolo, squadrandolo enigmatica.
- A quanto pare il caviale non è cibo per bambini - ridacchiò Agravaine.
- Mangia solo il salmone - mormorò Arthur.
Morgana annuì, inghiottendo un pezzo di pesce con un po’ di formaggio sopra, leccandosi poi i baffetti. - Questo è buono!
Il moro sorrise e le pulì il viso. - Fa’ bocconi piccoli, però.
- E tu, Merlin, come trovi la cena? - Morgause lo squadrò.
- Oh, è tutto ottimo - farfugliò, mentre Arthur sorrideva nel vederlo impacciato: lo trovava oltre modo delizioso in queste circostanze.
- Allora domani rimarrai di stucco al club, il buffet è ogni anno più ricco - aggiunse Morgause.
- Non vedo l’ora - mugugnò Merlin, mentendo palesemente; quel posto non gli piaceva molto.
- Non so se andremo - chiarì Arthur, vedendo l’indecisione dell’altro. - Morgana potrebbe annoiarsi.
- Potreste lasciarla da noi. Pensavamo di disertare e andare al ranch a controllare i cavalli.
- I cavalli! - esultò Morghi alle parole dello zia, come se la decisione fosse già ovvia.
- Tu sei il presidente del club, non puoi non presentarti - rimbeccò Agravaine, alzando un sopracciglio.
- Sarei comunque andato al discorso - sbuffò il biondo.
La cameriera riapparve dalla cucina, e dopo essersi accertata che tutti avessero finito con l’antipasto portò via i piatti, sfoderando sempre un lieve sorriso.
- Allora di sicuro andremo - continuò Arthur dopo l’interruzione. - Visto che Morgana ha già deciso per i cavalli.
Gli occhi della bambina si illuminarono, ma ebbe un attimo di esitazione a confermare la proposta del fratello. - Ma i regali?
- Stasera torneresti a casa con noi, quindi domani mattina avrai tutto il tempo per scartarli. Sempre che tu sia stata una brava bambina.
- Io sono stata bravissima - rispose lei orgogliosa col nasino all’insù, facendo ridere gli zii.
- Uh, il tacchino. - Agravaine si alzò e lasciò che Sefa posizionasse il piatto davanti a lui. Afferrò poi coltello e forchettone e iniziò a tagliare a dovere fette di egual misura. - Il ripieno è ai mirtilli - aggiunse, prima di servirlo agli altri.
Merlin ne addentò un piccolo pezzetto, prendendone poi subito un altro morso. - Dovete passarmi la ricetta - pronunciò entusiasta.
- Non penso che Sefa abbia problemi - comunicò Morgause sorridente. - Ti piace?
- È squisito, e poi Arthur adora la carne, potrei cucinarglielo per altre occasioni.
Il biondo alzò il viso dal piatto sentendosi nominare, facendo bella mostra della sua bocca piena. Deglutì. - Come?
Agravaine scoppiò a ridere. - Sembra che Merlin ti conosca da una vita, Arthur.
Il nipote arrossì e tossicchiò, mentre Merlin strofinava la sua mano sul ginocchio dell’altro.
- Arthur non ha gusti difficili - spiegò il babysitter, aggiungendo una buona porzione di patate ai piatti dei due Pendragon.
- Merlin ci obbliga a mangiare le verdure. - La piccina arricciò il nasino e le labbra al sol ricordo. - E le nasconde, così ci imbroglia.
- Non è vero. - Si difese subito lui.
- Morgana ha ragione - intervenne Arthur. - Tu bari - disse sorridente, mentre l’altro taceva imbarazzato. Non erano cose da dire davanti ad altri.
- Mi piacerebbe passare una giornata a casa vostra, sarebbe sicuramente divertente. - La zia ridacchiò fissando i tre.
- Potreste venire durante le feste - abbozzò il babysitter, rivolgendo uno sguardo interrogativo ad Arthur.
- Sì, l’azienda sarà chiusa ancora per qualche giorno - replicò il biondo.
- Ma niente verdure! - Morghi si imbronciò, mentre mangiava l’ultimo pezzo di tacchino, seguito da una patata. - Solo cose buone.
- Sono d’accordo. - Arthur sorrise vittorioso al moro.
- Va bene - sospirò Merlin sempre rosso.
- Siamo davvero felici che tutto stia andando nel verso giusto. - Agravaine appoggiò la mano sulla spalla del nipote, rassicurandolo con lo sguardo.
Il biondo lo squadrò perplesso; possibile che i suoi zii avessero captato qualcosa? Forse Agravaine si riferiva solo al fatto di vederlo finalmente godersi una famiglia.
- Grazie, zio - mormorò.
Rapidamente il tacchino lasciò posto al dolce, mentre la piccina raccontava dei vicini e delle canzoni.
- Posso avere la crema? - domandò, arrestando il racconto delle luci colorate della quarta casa del quartiere.
- Certo. - Merlin lasciò cadere una buona dose di crema sulla fetta di pudding della bambina, aggiungendone un po’ anche al suo piatto poi.
- Ne mangerei altre due porzioni - commentò, assaporando già la fetta del bis.
- Non ci vedo nulla di male, sei tanto magro. - Morgause gli riempì di nuovo il piatto, guadagnandosi un’occhiataccia dal nipote.
- Quando ho tentato di prenderne un’altra io mi hai bacchettato le mani - borbottò il biondo.
- Tu hai già abbastanza riserve per l’inverno - brontolò la zia, ma tagliò metà porzione e la passò ad Arthur. - E poi non dire che non ti vizio.
Merlin e Morgana risero, ma Arthur non ci fece caso, intento a rubare anche un po’ di crema.
- Quando hai finito dobbiamo parlare, Arthur - proferì Agravaine, e il biondo avvertì un blocco allo stomaco.
Finì il dolce e poi si rizzò in piedi, seguendo lo zio che si dirigeva verso l’ingresso della casa.
- Direi che noi possiamo spostarci in salotto - suggerì Morgause, mentre Sefa ricompariva per sparecchiare. - Abbiamo acceso il camino ed è stupendo.
Morgana saltò giù dalla sedia e si diresse accanto alla zia; Merlin, invece, osservava preoccupato Arthur che si defilava con Agravaine.
- Vieni, Merlin. Ti faccio assaggiare qualche altro dolcetto - pronunciò raggiante Morgause, stringendo la manina della piccola.
Il moro la assecondò, sperando che non ci fossero problemi in vista.
- È successo qualcosa, zio? - chiese nervoso Arthur.
Agravaine aveva aperto la porta del ripostiglio, cominciando a frugare tra i cappotti. - Hai le chiavi dell’auto qui, giusto?
- Sì, ma che… - Prima che potesse finire lo zio raggruppò tre pacchi davanti ai suoi occhi.
- Visto che Babbo Natale arriva questa notte non potevamo darteli adesso. Quella rosa è di Morgana, azzurro è tuo e giallo di Merlin - comunicò. - Li portiamo in macchina?
- Ok, meglio sbrigarsi. Morgana ha un ottimo fiuto per i regali - rise rallegrato.
Se non fosse stato per Merlin si sarebbe perso tutto questo.
 

 
Merlin spense la sveglia prima che iniziasse a suonare, dando poi un leggero pizzico alla spanda del biondo; lui era già qualche ora che era sveglio, in preda a preoccupazioni che da qualche giorno lo tormentavano.
Arthur sbuffò e si arrotolò nelle coperte, come se l’altro non l’avesse nemmeno toccato.
- Arthur, svegliati. - Gli sussurrò il moro nell’orecchio, mentre lo liberava dal piumone.
Il biondo aprì piano gli occhi, corrugando le labbra. - Che ore sono?
- Le sette.
- Le sette? - Quasi gridò. - Perché mi hai svegliato?
- Dobbiamo preparare i regali di Morghi - spiegò il moro, spostandosi quando l’altro tentò di abbracciarlo. - Su, alzati - disse, mentre si infilava le ciabatte e si dirigeva alla porta.
Arthur si tirò su sfoggiando un indiscutibile broncio, aggiustandosi la maglietta del pigiama. - Vediamo di sbrigarci.
Il babysitter rise e uscì, camminando piano verso le scale; scesero tutti e due e Merlin corse in cucina, intanto che il biondo recuperava i regali nascosti.
Il moro bevve in un sorso il latte lasciato sul davanzale, anche se ghiacciato, iniziando poi a mangiucchiare i biscotti.
- Ho messo i regali sul tavolino in salotto. - Arthur si fermò, osservando i baffetti di latte mischiati a briciole sulla bocca dell’altro; sorrise e si avvicinò.
- Che c’è? - domandò stranito Merlin.
Il biondo non gli rispose, ma gli morsicò il labbro, pulendolo nel frattempo.
- Avrei preferito un tovagliolo - sbiascicò il moro, posando un bacio sulla guancia del biondo.
- Non sarebbe stato divertente. - Arthur rise, ma mentre rideva il babysitter gli mise sotto al naso le carote che avevano lasciato per le renne.
- Addenta.
- Non sono una renna - brontolò lui.
- Ma sei un asino - replicò il moro sorridente.
Arthur stava per borbottare qualcosa, ma sentì dei passettini sospetti dall’androne. Prese velocemente le carote dalla mano dell’altro e diede un morso secco, mandando giù il più velocemente possibile, mentre le rimetteva nel piatto.
- Ho sentito un rumore! - Morgana si precipitò in salotto, notando i pacchetti sul tavolino. - È venuto!
Merlin sbucò dalla cucina con il piatto della sera prima in mano. - Sì, si sono mangiati quasi tutto. - Annuì alle sue parole, mentre Arthur lo raggiungeva.
- Perché non apri i regali? - mormorò il fratello, sedendosi poi sul divano. - Vediamo cosa ti ha portato Babbo Natale. - Sorrise, e anche Merlin prese posto accanto a lui.
- Oh, questi sono per voi, però! - Arthur afferrò il pacco azzurro e quello giallo. - Babbo Natale ha pensato anche a noi.
Merlin alzò un sopracciglio ma poi lesse il biglietto di Morgause e Agravaine sorridendo, cingendo con una mano la vita del biondo.
 

 
- Devo ricambiare in qualche modo, Arthur.
- Si offenderebbero.
- Mi hanno regalato un maglione in cashmere, chissà quanto l’avranno pagato.
- Vuol dire che stai loro simpatico. Comunque loro sono sempre stati generosi con i regali, a Morghi hanno preso la limousine di Barbie - sottolineò.
- Potrei almeno mandare un biglietto di ringraziamenti - mormorò il babysitter.
- Li hai già ringraziati questa mattina quando sono venuti a prendere Morgana.  
- Non mi sembra abbastanza.
- Cerca di non pensarci ora, ci aspetta la festa, e sarà dura. - Il biondo lo tirò a sé, schioccandogli un bacio sulle labbra.
Il moro si scostò sorridente, e fissò le mille decorazioni che adornavano la facciata del club, per non parlare dei valletti nel parcheggio, che si occupavano di parcheggiare le auto.
- Sono fuori posto qui - sussurrò a denti stretti, scrutando gli occhi celesti dell’altro.
Arthur tossicchiò. - Adesso come ti è venuta in mente questa idea?
- Ieri sera ho riflettuto sulla questione dei bambini e su tutto. Mi sono fatto prendere subito dall’entusiasmo, ma abbiamo ancora una marea di problemi da affrontare.
- Vedi, Merlin, ti fa male pensare… - Il biondo lo strinse di nuovo. - Pensa a mangiare e divertirti. - Raggiunse le altre auto in fila e aspettò il proprio turno, scrutando l’espressione titubante del moro. Che cosa gli fosse saltato in mente, ma…
Il valletto aprì lo sportello e Merlin scese, osservando il tappeto rosso che portava all’immenso edificio.
- Metti in pausa quella testaccia - soffiò Arthur, stringendo una manica del suo cappotto per tirarlo verso l’ingresso.
Il moro si sforzò di sorridere e seguì il biondo fino all’interno, dando poi il suo soprabito alla guardarobiera insieme ad Arthur.
- Il discorso è tra una mezz’oretta, intanto potremmo stare con i ragazzi, saranno sicuramente qui intorno.
Merlin annuì e si diresse verso il salone già pieno di gente, adocchiando una faccia famigliare al buffet.
Sorrise fra sé e sé e si accostò alla figura intenta a degustare alcune tartine, mentre Arthur era già stato fermato da alcuni invitati.
- Buon Natale.
- Ehi! - Il castano si girò. - Vuoi? - borbottò con la bocca piena.
- No, Gwaine, ma grazie. Per fortuna queste non sono di pongo.
L’altro si imbronciò, smettendo di masticare. - Hai detto che non l’avrebbe saputo nessuno…
- Infatti non ho spifferato, ma se ci ripenso mi metto ancora a ridere.
Gwaine, durante la visita al centro commerciale, aveva avuto la brillante idea di staccare dalla vetrina di un negozio un paio di caramelle che fungevano da decorazioni. Le aveva scartate velocemente e messe in bocca, senza neppure accorgersi che erano finte, ma appena ne sentì il sapore con la lingua le sputò, davanti gli occhi attoniti di Merlin e Morgana.
- Tu lo sapevi che non erano commestibili - brontolò, mandando giù l’ultimo boccone.
- Sì, ma sono sicuro che tu le avresti addentate lo stesso per accertartene - replicò, allungando un calice di champagne all’amico.
- Spero che tu mi abbia fatto un regalo memorabile per farti perdonare - commentò Gwaine.
Il babysitter sorrise. - Rimarrai a bocca aperta.
Il castano mandò giù lo champagne, tentando di conservare il broncio per far scena, ma fallendo miseramente. - Dov’è Arthur?
Merlin si voltò, scrutando tra la marea di vestiti firmati e smoking neri. - Stava parlando con qualcuno, però non lo vedo più.
- Fare il presidente non è semplice.
- Già, ma spero porterà qualche novità positiva qui dentro.
- Puoi starne certo, Arthur è in gamba.
- Chi è che è in gamba? - Lancelot si intromise tra i due sogghignando. - Non mi piace quando parlate di me alle spalle.
Merlin e Gwaine scoppiarono a ridere, mentre Lance afferrava un bicchiere di champagne. - Vi siete già rimpinzati?
- Io no. - Merlin alzò le mani in segno di resa, mentre Gwaine si impossessava di un voulevant.
Lance continuò a bere. - Mi aspetto lo stesso menù per la festa di Capodanno - chiarì verso il moro.
- Oh, sì. Dovrò cucinare tutto il giorno, allora.
- Io ho preso una marea di fuochi d’artificio! I bambini si divertiranno un mondo - esordì Gwaine.
- Solo i bambini? - Lo punzecchiò Lancelot.
- Con voi due è impossibile parlare - brontolò.
- Dai, andiamo al tavolo. Dobbiamo raggiungere Leon e Percival per cercare di convincere Gaius che non è Babbo Natale. Sta elencando tutte le marachelle che abbiamo fatto da piccoli minacciandoci di riempirci di carbone.
Merlin scoppiò di nuovo in una risata: quel vecchietto era terribile. - Andiamo.
Lancelot fece strada, mentre Merlin lo seguiva con a braccetto Gwaine, che non voleva spostarsi dalle tartine.
- Una volta hanno dipinto le renne del club. Hanno disegnato loro i baffi - enfatizzò scioccato Gaius guardando Merlin.
- Proprio da carbone - rispose lui, mentre Arthur saliva sullo stesso palco che era stato allestito per la sua proclamazione.
- E lui era il più monello di tutti. - Gaius indicò il biondo sul palco e il babysitter si voltò a scrutarlo.
Arthur ticchettò un cucchiaino contro il suo calice per attirare l’attenzione, saltando poi i presenti e cominciando il discorso.
Non era nulla di complicato, un semplice ringraziamento e un augurio di buone feste a tutti, ma Merlin si focalizzò sulla sua presenza su quel palco; sembrava che fosse nato per quei panni, mentre lui non avrebbe voluto altro che correre via di lì.
- Qualcosa non va, Merlin? - domandò incuriosito Lancelot.
- No, tutto bene. Stavo ascoltando - farfugliò, bevendo poi un sorso d’acqua. - Voglio sapere di questi baffi prima che Arthur torni - riprese divertito, mentre i ragazzi lo fissavano perplessi.
 

 
Arthur salutò un’ultima volta e poi imboccò la porta che portava alla sala dove si tenevano le riunioni. Uscì di fretta, non vedendo l’ora di incontrare tutti.
- Carino il discorso. - Alined si spostò dalla colonna dietro cui si era riparato, notando Arthur percorrere il corridoio che ricongiungeva al salone.
- Se era qui non penso che abbia sentito. - Il biondo lo fulminò con lo sguardo. Voleva allontanarsi il più possibile da quel tizio, che altro non era che una doppia faccia.
- Non sarai ancora arrabbiato per quello che ho detto sul tuo babysitter? - rispose lui sorridente, mentre teneva saldamente una coppa di champagne.
- Io non denigro le persone - replicò Arthur, mantenendo a fatica la calma.
- Solo perché ho detto la verità… che quel suo babysitter te lo porti pure a letto. - Rise, lasciando il bicchiere sul davanzale di una delle finestre del corridoio per non farlo cadere.
Gli occhi dell’altro si accesero e avanzò di alcuni passi, vedendo l’ex presidente smettere di ridere e ricomporsi intimidito.
- Se solo osa parlare un’altra volta di qualcuno che mi è vicino la farò sbattere fuori da qui - sentenziò, dirigendosi via da lì in preda alla collera.
Era così arrabbiato che invece di imboccare l’entrata del salone uscì dall’edificio, nel parcheggio ormai deserto, a eccezione dei valletti.
Camminò verso il retro, ammirando il labirinto di siepi adornato da luci gialle, mentre si sedeva su una delle panchine in pietra presenti. C’era freddo, ma non gli importava; si sentiva bruciare.
Più pensava a come risolvere il problema più tutto si aggrovigliava… Per non aggiungere che le parole di Merlin continuavano a rimbombargli in testa.
Persino lui ammetteva di non appartenere a quel posto, ma il moro era migliore di molte delle persone che ora riempivano quel club: il punto è che gli altri non se ne accorgevano.
Se avesse voluto che Merlin fosse visto alla pari da chiunque altro in quel posto avrebbe dovuto fare qualcosa; voleva davvero un futuro insieme per loro due.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca e scrisse un messaggio al compagno, alzandosi poi dalla panchina, visto che ormai iniziava a sentire l’aria gelida della serata.
Merlin sentì la coscia vibrare e afferrò il telefono dalla tasca, leggendo confuso il testo di Arthur.
- Qualche problema? - chiese Percival.
- È per Morgana? Hai detto che è con gli zii, giusto? - aggiunse Lancelot.
- Eh? - Il moro scosse il capo facendo ordine nei suoi pensieri. - È Arthur, ha bisogno. Torno subito. - Si alzò e si allontanò dal tavolo sorridendo, cambiando poi espressione quando diede le spalle agli amici.
Recuperò il suo cappotto e si accorse che quello del biondo era appeso accanto al suo. Chiese gentilmente alla guardarobiera di dargli anche quello, e poi corse sul retro, intravedendo l’altro camminare nel patio prima delle siepi.
- Arthur! - Gli corse incontro, spostandosi immediatamente alle sue spalle, per aiutarlo a infilarsi il soprabito. - Stai tentando di ammalarti? - domandò contrariato.
Il biondo non rispose, stringendo il tessuto attorno al suo petto.
- Di cosa devi parlarmi? - continuò il moro, facendo voltare l’altro verso di sé.
- Ho pensato a quello che hai detto e hai ragione - disse conciso Arthur. - Non voglio che tu ti senta più fuori posto qui. - Afferrò l’altro per un polso e lo trascinò nel labirinto dietro di loro, nascondendosi dietro il fogliamo sempreverde.
Merlin lo guardò perplesso, ma Arthur lo strinse a sé, lasciandogli una scia di baci sul viso, soffermandosi poi sulle labbra.
Il babysitter gli sorrise e gli fasciò le spalle con le sue braccia. - Era questo che dovevi dirmi?
Arthur scosse la testa. - Ci ho pensato e ho deciso. Sei licenziato.
- Come?! - urlò Merlin.
- Non voglio più che tu sia il babysitter di Morgana - rispose il biondo.
Il moro si distanziò subito senza parole; aprì la bocca più volte, ma non riusciva a pensare niente di sensato.
Arthur colse quella memorabile occasione per stringere le mani di Merlin, riavvicinandolo a sé. - Voglio che tu riprenda gli studi. Te li pagherò io, poi quando diventerai un medico eccellente mi ridarai tutto. E so che tu sarei eccellente.
Merlin continuava a guardarlo senza parlare, ma strinse leggermente le mani del biondo.
- Voglio che tutti vedano quanti vali e quanto sei speciale.
- Per riprendere gli studi dovrei allontanarmi da voi, e non per qualche giorno, ci hai pensato? - replicò l’altro ancora titubante.
- Sistemeremo tutto - replicò Arthur. - Ti fidi di me?
Il moro annuì.
- Mi ami? - domandò il biondo sorridente.
- Sì - rispose senza esitazione Merlin.
- Allora troveremo una soluzione, tutto si sistemerà. - Arthur lo baciò e Merlin ricambiò, appoggiandosi poi alla sua spalla.
- Per un attimo ho pensato che volessi sbarazzarti di me.
- Mai - pronunciò repentino Arthur, avvinghiando le mani ai fianchi dell’altro. - Ti amo.
Merlin si accoccolò contro il calore dell’altro a quelle parole, sperando che tutto andasse nel verso giusto. 

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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! Come avrete intuito Arthur e Merlin dovranno affrontare nuove difficoltà…
A presto e buone vacanze :)

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