Alternative story of Naruto

di Pimpi95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - La città di Himawari ***
Capitolo 2: *** Legami ***
Capitolo 3: *** Maschera ***
Capitolo 4: *** Superstar a Konoha ***
Capitolo 5: *** Extra: backstage ***
Capitolo 6: *** Ciack si gira! ***
Capitolo 7: *** Segreti intoccabili ***



Capitolo 1
*** Prologo - La città di Himawari ***



Alternative story of Naruto

Prologo: la città Himawari

Diversi secoli fa due fratelli, Shon e Shuichi Saito avevano creato il loro quartier generale in una bella e grande città chiamata "Himawari" (in italiano “Girasole”), perché intorno ad essa vi era una enorme distesa di girasoli. Dalla città i due potevano controllare e gestire tutto il mondo. Infatti i paesi, indipendenti, iniziarono a cooperare tra loro, poiché i nobili della città “Himawari” avevano dei poteri immensi, tanto da essere considerati delle divinità da seguire e a cui ispirarsi; c'era complicità, coesione sociale, grazie ai due regnanti…ma ben presto i paesi si divisero e incominciarono a darsi battaglia più volte a causa dei vari litigi tra i due fratelli, generando così paesi distinti e sempre in conflitto tra loro. I continui litigi tra i due ormai non si contavano più. Shon sosteneva la sua decisione di voler comandare il mondo intero per evitare le continue guerre internazionali. Shuichi, il fratello minore, non era d’accordo perché non comprendeva il fatto che suo fratello volesse il potere per comandare l'umanità; ogni uomo doveva prendersi la responsabilità di non farsi guerra tra loro simili, di comprendersi tra loro stessi e che loro due non potevano intervenire su tutto.

Shon, però, non credeva al discorso di suo fratello. Il fratellino, quindi, gli rispose con una frase offensiva: - L'uomo pensa a se stesso; è fatto così e tu non sei poi tanto diverso. Vuoi seguire solo una pratica di conquista, per piacere personale e non ti rendi conto del fatto che è un capriccio infantile ed egoista. Io invece cerco di migliorare e credere che l'uomo può farcela anche da solo e che non ha bisogno di mediatori per trovare la giusta condotta morale. –
- No, io non cambierò idea. Sei solo un codardo. Se non vuoi accettare la mia proposta allora combatteremo e se vincerai, ti ascolterò, ma se perderai io farò a modo mio. – dichiarò la sfida, Shon.
- Come possiamo dare noi l'esempio al mondo, quando ci facciamo guerra anche nelle situazioni più banali? Perché non esiste un modo di risolvere le cose senza far ricorso alla violenza? – cercò ancora di dissuadere suo fratello maggiore.
- Mi dispiace, ma l'hai voluto tu. –
Shon sferrò l'attacco che uccise il suo fratellino: - Non sarebbe dovuta andare così. –
- No, sono io che devo scusarmi. – disse piano per la fatica di restare ancora lucido. – Sai, l'uomo non è cattivo di natura…ma sono le persone che gli stanno vicino che possono renderlo malvagio...Io evidentemente sono stato malvagio, non sono stato un buon fratello e non ho evitato che accadesse tutto questo...io non ho mai preteso un mondo di pace e di persone tutte uguali senza macchia....ma avrei voluto almeno che gli uomini fossero felici e solari come un girasole. Avrei voluto che il mondo fosse irradiato di luce...la luce della felicità di ognuno che avesse il coraggio di comprendere l'altro e di trovare serenità e felicità senza farsi guerra gli uni contro gli altri. Purtroppo questo progetto non potrò portarlo a termine....ma spero che per lo meno tu sia felice fratellone... - le sue ultime parole si persero nel vento che faceva agitare l’intero campo di girasoli.                                                                
Shon pianse molto dopo la morte di suo fratello, si sentiva in colpa per tutto e non riusciva a darsi pace; quindi non essendo più felice abbandonò la sete di potere che comunque gli attanagliava il petto e si tolse la vita. Il paese "Himawari" venne abbandonato dal mondo. Il paese pertanto fu cancellato dalla mente del popolo che cominciò a credere che fosse soltanto una leggenda e nulla di più. Nessuno ricordò più l’esistenza di “Himawari”, destinata ad essere nascosta, e di tutto quello che accadde in passato con i fratelli Saito.
I segreti di questa ormai divenuta leggenda torneranno mai a galla? Quali poteri celava la discendenza Saito?
Era tutto scritto nella leggenda, ma era davvero finita?
Passarono diversi secoli e quella città leggendaria era ancora in piedi; c’era ancora qualcuno a governare…

ANGOLO AUTRICE: Questa storia l'ho inventata anni fa, ma solo oggi mi sono decisa a scriverla e pubblicarla. Non so se questo prologo vi possa piacere anche perché non compare nessun personaggio del manga originale di Naruto, ma vi assicuro che introdurrò tutti i protagonisti :). Darò molto spazio ai tre fratelli della sabbia e anche a Matsuri, ma non come fidanzata di Gaara XD. Tuttavia Matsuri avrà un ruolo importante. So che potrebbe sembrare strano, ma in seguito capirete il perché. La fanfiction sarà abbastanza lunga e spero che vi piaccia :).

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Capitolo 2
*** Legami ***



CAPITOLO 1 Legami -

Erano trascorsi sei mesi dalla quarta guerra mondiale ninja; nuovi cambiamenti, nuove alleanze, ma soprattutto nuove amicizie e nuovi legami. Fino a quando tutto ciò sarebbe durato? Le cinque grandi terre del Vento, del Fuoco, del Fulmine, della Terra e dell'Acqua che erano sempre in conflitto tra loro, grazie ad un nemico in comune si allearono per poterlo sconfiggere. Tuttavia la guerra aveva sacrificato molte vite e queste pesavano ogni giorno.
Sarà sempre necessario lottare e morire per avere la pace nel mondo? Qualunque domanda si facevano, gli shinobi erano guerrieri e il loro scopo era proteggere la gente comune, debole, senza lamentarsi o chiedersi il perché di tanta violenza. Dove c’è il potere; dove c’è una gerarchia, il rischio di essere coinvolti in uno scontro era inevitabile da sempre.
Il villaggio della Foglia era silenzioso, molti team erano partiti per varie missioni; l’unico che aspettava una missione era Naruto, in cerca di lavori adatti a lui, attendeva la proposta del quinto Hokage. Tsunade, ancora in carica, sperava di andare in pensione in fretta, soprattutto perché odiava litigare di prima mattina con il ninja biondo per scegliere una stupida missione.
- Non ho una missione difficile come la vuoi tu. Dovresti cercare di accontentarti ogni tanto. – disse gentilmente Tsunade.
- No, non posso accontentarmi. Ho bisogno di rendermi utile per qualcosa di grande! Insomma, io ho ribaltato le sorti della guerra e sono fortissimo. Voglio una missione di livello A o S. –
Shizune stava già tremando all’idea che l’Hokage potesse arrabbiarsi, ma non fu così.
- Va bene, ho una missione perfetta che fa al caso tuo, ma non sarai solo. –
- Cosa? Perché, posso farcela benissimo da solo. –
- Non è questo. Vuoi diventare Hokage, giusto? Allora ti affiderò una missione diplomatica che stanno affrontando Gaara, Temari e Kankuro. –
- Aspetta, fammi capire. Perché dovrei collaborare con loro? Sono in grado di gestire qualunque situazione. –
- Davvero? –
Naruto si sentì ferito, ma in fondo sapeva che aveva ragione – Non proprio, ma perché con quei tre…-
- Non parlare così! Stai parlando del quinto Kazekage in ogni caso. Dovresti essere più rispettoso. Inoltre ti servirà per aggiustare i rapporti che hai con quei tre. Gli avevo chiesto di avvertirmi in caso avessero intrapreso un viaggio di questo tipo, così da mandare te a dare una mano e chiarire le incomprensioni tra voi. Insomma era già deciso. –
Naruto cercò di trattenersi per non esplodere dalla rabbia. Tsunade gli aveva teso una trappola, ma Shizune gli faceva segno di evitare scontri perciò si limitò a dire - Non credo di potercela fare. – sperando di impietosirla.
- Invece si. Parteciperai a questa missione che ti piaccia o no! Non hai litigato con un amico del tuo villaggio, ma con il Kazekage e i suoi fratelli. Ti rendi conto che potrebbe scoppiare un’altra guerra! –
- Beh, considerando il loro lato combattivo, forse. – ammise il ragazzo.
- Non fare dell’ironia in certe situazioni. Devi sistemare questa faccenda, chiaro? – chiese categoricamente Tsunade con uno sguardo che inceneriva.
- S-si, ma solo perché mi hai convinto tu. –
- Sei davvero incorreggibile! – disse seccata l’Hokage - Allora, ti dovrai incontrare con la loro allieva Matsuri all’ingresso del paese del Vento. E vedi di essere cortese! –
Naruto si trascinò fuori dalla stanza del quinto Hokage con svogliatezza. Non credeva di rivedere così presto i tre fratelli del deserto. Non ne aveva nessuna voglia, anche se quel lavoro poteva essere una svolta alla sua vita. Il fatto di essere ancora un genin, poi, peggiorava il suo stato d’animo e le selezioni di chunin erano lontane anni luce perché i danni e le perdite della guerra si sentivano ancora freschi. Avevano seppellito tante persone, tanti nomi e lui se li marchiava nella memoria ogni volta che faceva visita nei luoghi di sepoltura. Un po’ si sentiva colpevole per non essere riuscito a salvare tutti e si tormentava ancora per avere un potere grande, ma di non poter aiutare ogni singolo individuo.
La mente di Naruto lo riportò indietro nel tempo, al giorno in cui la guerra terminò con la vittoria dei cinque grandi paesi ninja.
Qualche giorno dopo lo scontro con Sasuke, finale, i cinque Kage si erano riuniti per discutere delle conseguenze dei quella guerra. Sasuke però era un tasto dolente, soprattutto agli occhi dei Kage che lo vedevano ancora come un criminale che ha collaborato con Orochimaru e l’Akatsuki. Naruto aveva partecipato al meeting per dare supporto a Sasuke e si meravigliò della conversazione tra Gaara e il suo amico Uchiha.
Quando venne data la parola al quinto Kazekage lui parlò per se stesso – Sasuke, sono contento che tu sia tornato al tuo villaggio e abbia cambiato il tuo modo di pensare, ma ritieni di essere davvero cambiato? Avevi abbracciato l’oscurità, l’ultima volta che ci siamo affrontati e i tuoi occhi non mentivano. Eri felice di quel potere oscuro. –
- Ha parlato colui che ha ucciso tante persone per puro scopo personale. Anche tu sei davvero cambiato? Perché avevi ceduto anche tu all’oscurità. –
- Non stiamo parlando di me, adesso. Voglio solo capire se su di te ci si può contare. Sono felice che Naruto abbia ritrovato il suo vecchio amico, ma parlando come Kazekage non ti lascerò entrare nel mio villaggio. Potresti essere un pericolo e non posso permettere passi falsi. –
Tutti i presenti compreso Naruto furono spiazzati da quelle dure parole.
Lo sguardo freddo e impenetrabile di Gaara si sfidava con quello forte e oscuro di Sasuke, sembrava un combattimento invisibile, ma era perfettamente evidente da parte di Naruto.
- Che ti è preso? Perché lo hai screditato davanti a tutti! Potevi essere più gentile. – s’irritò il biondo nel parlare con Gaara, uscito dalla stanza del meeting.
- Ho solo detto quello che dovevo dire. Come Kazekage ho dei doveri. –
- E come amico invece? La pensi allo stesso modo? – gli propose ancora domande.
- Come amico? – rifletté qualche secondo – Si, penso di si. Non riesco a fidarmi di Sasuke come fai tu. –
Naruto trattenne il pugno che voleva dare a Gaara, proprio sulla faccia, per fargli cambiare idea. La sua testardaggine fu raggiunta anche da Tsunade.
- Adesso basta, Naruto. Il Kazekage si è già espresso. Devi rispettare la sua decisione come kazekage del villaggio della sabbia. – fece capire il quinto Hokage.
Gaara sapeva di aver alzato una barriera con Naruto in quel momento, aver parlato male del suo migliore amico lo aveva ferito e il rosso non poteva aggiustare le cose. Il suo carattere gli imponeva di essere duro nelle sue decisioni. Sperava che Naruto lo capisse, ma non poteva aspettarsi molto. In fondo lui stesso si vergognava di avere un passato oscuro alle spalle e doveva conviverci ogni giorno. Con Naruto poi era difficile, perché lui era la luce in persona e vedeva il buono in tutti, però si domandava se anche nei suoi confronti poteva davvero comprendere il suo lato freddo che era rimasto ancora parte di se stesso.
Gaara posò gli occhi verdi, con una punta di indifferenza, sull’asfalto di neve sotto ai suoi piedi e poi comandò a Temari e Kankuro di seguirlo per tornare a casa loro.
Si muovevano in fretta tra gli strati innevati e sugli alberi coperti di neve i tre fratelli, ma Temari notò subito uno sbalzo di vento e la presenza inconfondibile di Naruto che li stava seguendo. Il biondo costrinse Gaara e gli altri due a fermarsi. Senza dire neanche una parola Gaara e Naruto si lanciavano sguardi di incomprensione.
- Non mi convincerai del contrario, sul tuo amico. – disse a un tratto Gaara.
- Non sono qui per convincerti di nulla. Voglio solo darti qualcosa per credere che ti puoi fidare di lui. –
Il rosso lo guardò assente, non sapeva cosa aspettarsi da Naruto. Era sempre così imprevedibile che non sapeva mai come gestire al meglio le conversazioni con lui.
- Devi solo fidarti di me. Puoi farlo giusto? Ti dimostrerò che è un ottimo shinobi. – disse fiero.
Gaara si sorprese; anche Temari e Kankuro rimasero ad ascoltarlo, ma certamente non avevano lo stesso legame che aveva il fratello con Naruto. Se fosse stato per loro Sasuke sarebbe morto il giorno del primo meeting con i cinque kage.
Il rosso aveva una speranza in più, Naruto aveva già cambiato il suo modo di pensare così crebbe nella possibilità che anche Sasuke sarebbe diventato un uomo migliore avendo accanto uno come Uzumaki Naruto.
- Mi fido già di te, Naruto, ma voglio farti una domanda sincera. Se mi dovesse capitare in futuro di uccidere Sasuke perché potrebbe prendere nuovamente la strada sbagliata, tu mi perdoneresti? –
Naruto rimase senza fiato, senza parole a quella strana domanda. Il suo cervello si spense all’istante incapace di dare una sensata e sincera risposta. Temari e Kankuro, però, videro il fratello allontanarsi prima di conoscere la risposta e lo seguirono senza fiatare.
Naruto si stava dirigendo al luogo d’incontro con Matsuri, l’allieva di Gaara, con quella domanda nella testa a tenergli compagnia per tutto il tragitto finché vide una mano agitarsi in aria. Aveva raggiunto finalmente la ragazza che doveva portarlo dai tre fratelli. Aveva timore di rivederli, non sapeva che dire a Gaara né tanto meno aveva una risposta a quella fatidica domanda.

- Lo sai che parteciperà anche Naruto a questa missione? – chiese Temari a Gaara ormai fuori dal paese del Vento.
- Si, mi sono informato su tutto. – disse incurante della sottile frecciatina che sua sorella gli aveva lanciato, riguardo colui che considerava il suo migliore amico.
Kankuro rivolse uno sguardo a Temari che le diceva di lasciar perdere. La sorella maggiore però decise di non mollare – Mi dici perché quella volta non hai aspettato quello che aveva da dire Naruto? –
- Lascialo stare, Temari. Non credo che ti dirà qualcosa. – disse Kankuro che cercava di far capire a sua sorella che era tutto tempo sprecato.
I tre avevano fatto una pausa a mangiare in un posto davvero affollato, ma carino. Quello sarebbe stato il luogo di incontro tra loro e Naruto scortato da Matsuri.
Gaara stava ascoltando tutto quello che dicevano i suoi fratelli più grandi. Diede un morso al panino che aveva ordinato e poi rispose alla seconda domanda di Temari – Avevo paura di quello che poteva rispondermi. Per questo sono andato via. Ho fatto male? – cercava l’appoggio dei due che si erano fermati ad ascoltarlo.
Temari scelse le parole più giuste - Penso che se in quel momento sentivi di andare via, allora hai fatto bene. Certe volte è meglio non conoscere alcune risposte che ci possono ferire. –
Sua sorella aveva colto bene lo stato d’animo di Gaara, ma lui si sentiva comunque male per aver lasciato senza parole Naruto e ora che doveva rivederlo non se la sentiva al cento per cento. Non avrebbe dovuto accomodare la decisione del quinto Hokage, ma cosa poteva fare? Evitarlo per sempre?
- Forse non avrei dovuto mai fargli quella domanda. Era sconveniente persino per me e non l’ho capito subito. – disse poi il rosso.
- Non devi sentirti in colpa per aver espresso una tua decisione. Quello che invece ha sbagliato è Naruto perché voleva convincerti a tutti i costi di sperare in qualcuno che fino a poco tempo fa era ricercato e pericoloso. – cercò di tirargli su il morale, Kankuro.
I tre finirono di pranzare perché a momenti sarebbero arrivati Matsuri e Naruto solo che un ninja molto agile e fastidiosamente forte rovinò quella giornata.
Gaara attaccò subito con delle ampie scie di sabbia per intrappolare il nemico. Quest’ultimo però riusciva a schivare ogni mossa del rosso. La sua velocità era il doppio di quella di Gaara, Temari e Kankuro. Temari sferrò dieci colpi uno dopo l’altro con raffiche di vento che tagliavano ogni cosa. Il locale era ormai in pezzi e le persone andavano via senza pensarci due volte.
Kankuro cercò di bloccare il nemico con i fili invisibili di chakra, ma un altro shinobi mascherato lo immobilizzò. Il ragazzo non riusciva più a muovere nessun muscolo, era inutile anche agitare le dite. Non poteva muoversi.
Temari corse da lui, ma un altro nemico spuntò dal nulla circondando la ragazza con le fiamme. Gaara voleva fare qualcosa per i suoi fratelli che intanto non mollavano di combattere, ma urlavano di dolore. Il rosso notò che erano dei ninja particolari, non utilizzavano tecniche di chakra, ma facevano uso di carte che sprigionavano dei poteri forti.
- Funerale del deserto! – usò la sua tecnica finale Gaara, cercando di mettere fuori gioco il suo avversario, tuttavia quest’ultimo sparì. Ricomparve solo dieci secondi dopo e anche il rosso fu imprigionato dalle fiamme. La sabbia cercava di proteggerlo, ma il fuoco sembrava bruciare più velocemente del previsto. Temari usava le tecniche di vento più forti che aveva, ma le fiamme si ingigantivano di più.
Kankuro ricorse alla tecnica dello scambio della marionetta e riuscì a liberarsi; Temari sferrò due potenti raffiche di vento grazie alla sua evocazione della donnola spiritello che tagliò le fiamme; Gaara invece fu portato verso l’alto da una nuvola di sabbia che lo circondava dalla testa ai piedi per difendersi dal fuoco e per volare.
I tre si liberarono con difficoltà, ma erano pronti per l’attacco finale. I tre ninja nemici, non sembravano affatto preoccupati, avevano delle maschere per non farsi riconoscere, ma i fratelli riuscivano comunque a percepire il loro spirito combattivo per nulla provato. Infatti sprigionarono un potere incredibile da almeno un centinaio di carte speciali. Potenti e veloci fulmini colpirono Gaara, Temari e Kankuro facendoli accasciare al suolo violentemente.
Il rosso vide i suoi fratelli svenuti per l’attacco e prima di perdere i sensi anche lui tentò di attaccare i nemici con una raffica di palline sabbia con scarsi risultati perché la vista annebbiata gli impediva di colpire perfettamente i bersagli.
Matsuri e Naruto arrivarono quando ormai i banditi erano già scomparsi e avevano lasciato in fin di vita i tre ninja della sabbia.
Naruto aveva una faccia sconvolta nel guardare i disastri del locale. Aveva capito che era avvenuto un combattimento all’ultimo sangue. Vide i tre immobili per terra e il primo istinto fu di correre verso Gaara per fargli recuperare i sensi.
Matsuri era terrorizzata. Era accaduto lo scenario che temeva più di tutto: i fratelli del deserto sconfitti, avevano perso molto sangue, evidente dalle chiazze rosso scuro formatesi vicino a loro. Si avvicinò al corpo di Temari poi fece lo stesso per Kankuro. All’inizio le sembrava che il cuore battesse poco, ma in realtà era inesistente. Per i fratelli di Gaara non si poteva fare nulla, erano già andati via.
Il volto di Matsuri si fece più triste. Andò vicino a Naruto che stava tentando di rinsavire il rosso, ma più gridava più si disperava perché credeva il peggio.
- Matsuri, aiutami! Gaara non si muove, non mi risponde! Come stanno gli altri due? –
La ragazza era davanti a lui e lo sentiva agitarsi, urlare. Sentiva Naruto che la spronava a fare qualcosa, ma non poteva in quel momento.
- E’ inutile. – disse soltanto. Controllò il respiro di Gaara e il suo battito inesistente le confermò che non c’era altro da fare.
Naruto la prese per le spalle – Non puoi arrenderti così, aiutami a cercare un ospedale. Magari possono avvisare dei ninja medici! Non dobbiamo perdere la speranza,,,, così, così. Non possiamo! –
Matsuri si stancò di sentirlo gridare e gli mollò uno schiaffo forte e deciso. Naruto ebbe la sensazione che la ragazza gli avesse dato un incentivo a smettere di blaterare e cominciare a piangere perché Matsuri non si limitò a schiaffeggiarlo fortemente, ma gli fece notare la verità che lui non riusciva a vedere con razionalità – Basta! Non possiamo fare nulla per loro. Sono già morti, lo capisci! –
Matsuri era spietata in quelle parole e voleva che fossero dure abbastanza. La ragazza che era diventata, in quella situazione avrebbe pianto, si sarebbe disperata e contorta dal dolore al vedere quel terrore. La facciata di dolce e imbranata ragazzina però era solo una maschera e quella tremenda realtà l’aveva scalfita. Una maschera di incertezze che nascondevano qualcos’altro. Un’altra personalità, fredda e dura. Cercava di non mostrare questo lato di lei a Naruto che aveva il viso sconvolto.
Il biondo cercò di distogliere lo sguardo mentre l’altra copriva, con quello che trovava, i corpi dei tre fratelli. Gli occhi lucidi di Naruto apparivano privi di luce e positività che lui aveva sempre. Si domandava perché lo turbava tanto vedere la loro morte, ma la risposta gli arrivò spontanea. La tristezza e la nostalgia che lui provava nel pensare a come si erano incontrati, prima degli esami chunin. Era passato del tempo, ma quei ricordi erano incancellabili perché Gaara, Temari e Kankuro sono stati per lui i suoi primi nemici più terrificanti. Aveva provato terrore nel guardare i loro incontri e quella loro spietata freddezza; la paura di essere preso di mira da Gaara che in passato odiava chiunque senza un motivo specifico. Poteva sentire ancora quelle sensazioni forti che provava ogni volta che incrociava lo sguardo dei ninja della sabbia, ripensando al passato, ma che col tempo erano cambiati. Con Gaara, specialmente, credeva di aver instaurato un legame di amicizia, ma poteva davvero considerarlo così? Gaara gli aveva detto espressamente che lo vedeva come un amico e forse l’unico vero amico che aveva, ma lui non era sicuro di quello che realmente erano diventati. Amici o rivali? Non aveva ancora chiarito le incomprensioni tra loro e non avrebbe più potuto farlo.
Matsuri guardava uno a uno i corpi freddi dei ninja della sabbia. Sembravano tristi. Nonostante avessero avuto un passato crudele, il presente non era da meno. La loro vita si era spenta lasciando molte cose in sospeso, lo sapeva bene. Matsuri era devastata per non essere riuscita ad arrivare in tempo, per non aver capito che potevano essere in pericolo. Si dava la colpa di tutto eppure era preparata per una tragedia del genere, ma non per la reale possibilità che i fratelli la lasciassero sola. Perché era così che si sentiva senza la loro presenza, i loro discorsi e i consigli che ogni tanto il loro ego le concedevano. Non sembrava davvero pronta per lasciarli andare e Naruto poi la rendeva ancora più insicura e triste.  
Il ragazzo non si capacitava di aver perso la possibilità di litigare ancora con Temari e Kankuro o di instaurare un legame di amicizia con Gaara. Era tutto finito e darsi pace per il dolore che provava nel cuore sembrava l’unica cosa che volesse. In quel momento era deciso a gridare vendetta e fu l’unica volta che credette di cedere a quell’insulso desiderio che non pensava avesse mai potuto provare. Solo allora comprese cosa significava per Sasuke avere vendetta per qualcuno di speciale; e i fratelli erano speciali per lui.
C’era solo una cosa che poteva fare Matsuri. Era tornata lucida dopo aver pensato ad un piano sicuro e fattibile, ma aveva bisogno di un aiuto speciale.
Fece apparire da una mini pergamena un telefono cellulare e fece scorrere, con un dito, un paio di numeri finché non trovò quello che stava cercando.
- Pronto. – disse qualcuno.
Non appena Matsuri sentì quella voce familiare si sentì più confortata, ma le venne l’impulso di scoppiare in lacrime. Doveva contenersi per parlare e spiegare tutto chiaramente, ma non riuscì a trattenersi completamente – Papà, ho bisogno del tuo aiuto. –
L’uomo aveva percepito la voce tremante della figlia e si fece più serio – Cosa è accaduto? Tu stai bene? –
La ragazza lacrimava, ma riuscì a parlare lo stesso – I fratelli sono morti. Devi fare qualcosa, papà, ti scongiuro. – aveva per la testa un solo pensiero, Matsuri: Gaara, Temari e Kankuro non potevano morire. Non doveva accadere.
- Adesso calmati, tesoro. Ci penso io a sistemare le cose. Tu stai tranquilla. – chiuse la telefonata in fretta per evocare qualcuno.
La magia di evocazione che utilizzò il padre di Matsuri era fuori dal comune. Qualcosa di potente.
- So perché mi hai evocato. – disse una voce.
- Perfetto, me lo aspettavo da te. Devi cancellare il presente. Cancella il giorno di oggi, ma fai in modo che sia io che Matsuri ricordiamo quello che è successo. – ordinò il papà di Matsuri.
- Sai bene che è un tipo di tecnica che non potrò usare più in futuro, vero? – lo avvertì quella strana creatura.
- Certo, lo so bene, ma non posso assolutamente lasciare in fin di vita quei ragazzi. Quindi non mi resta altro che questa, unica, possibilità. –
- D’accordo. Procedo subito. – obbedì l’evocazione.
- Solo una cosa, ancora. – fece una breve pausa l’uomo – Era tutto previsto? La loro morte, e questo tuo intervento? – domandò con speranza.
La creatura che era stata evocata con successo fece un sorriso – Si, per ora è andato tutto come previsto. – poi scomparve. Matsuri fu avvisata da suo padre del successo che aveva ottenuto. Infine sia lei che Naruto e tutto ciò che li circondava brillarono come inondati dalla luce accecante del sole.



ANGOLO AUTRICE: Questo primo capitolo non so come mi è uscito. Volevo dare un impatto drammatico e spero di esserci riuscita. La versione originale che volevo dare era di un incendio al villaggio della sabbia e quindi far morire i tre fratelli in quel modo, ma poi ho cambiato per vari motivi. Immagino abbiate notato il cambiamento di Matsuri ed è comprensibile per la storia che ho creato. In seguito scoprirete perché e conoscerete anche il perché ho accennato della presenza di suo padre e di quella evocazione particolare. Tutto verrà spiegato più avanti. Aggiornerò raramente la fanfiction, ma spero che vi piaccia :).

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Capitolo 3
*** Maschera ***


Capitolo 2: Maschera


Squillò il cellulare ripetutamente e Hisashi rispose al più presto, guardando lo schermo del suo computer e puntando lo sguardo sulla data del giorno.
- Papà! Ti rendi conto che siamo al 2 febbraio e non al 5 febbraio? – si agitò Matsuri.
- Sì, ho visto che la tecnica di cancellamento è stata imprecisa anche questa volta. Per lo meno non c’è stato lo sbalzo temporale di due mesi come capitò la volta scorsa. – cercò invano di rassicurare la ragazza.
- Cosa? Uno sbalzo di due mesi? – cadde dalle nuvole Matsuri.
- Sì, non ti avevo già parlato che la tecnica di cancellamento del tempo aveva dei problemi ad essere precisa? – spiegò meglio Hisashi, suo padre.
- No, non me ne avevi parlato. – s’irritò un po’ la figlia.
- Scusa, beh, ora lo sai. Quella tecnica aveva più di 100 anni, probabilmente si era consumata troppo. –
- Aveva? Ah, giusto. Era l’ultima volta che si poteva utilizzare, vero? – si ricordò con rammarico Matsuri.
- Già, ma si trattava di un’emergenza. Quindi è stato più che giusto usarla, anche se d’ora in poi bisognerà fare maggiore attenzione ai tre fratelli. – era preoccupato Hisashi.
- Di questo non preoccuparti, papà. Farò del mio meglio, non abbasserò più la guardia e capirò da dove viene la minaccia. Dovevano essere almeno più di due per mettere in ginocchio Gaara e i suoi fratelli. –
- Vorrei essere lì con te per aiutarti, lo sai figlia mia. – era nostalgico.
- Certo che lo so, vedrò di risolvere tutto. Per ora mi accontento di sentirti per telefono e poi sono forte. – era sicura di sé la ragazza e suo padre si rilassò chiudendo la chiamata. Hisashi fissò il nome di sua figlia che corrispondeva al numero del cellulare e s’incupì di botto. Si sentiva inutile ed era proprio così in quel momento, aveva le mani legate.
Matsuri appoggiò sulla scrivania della sua piccola ed essenziale stanza l’oggetto tecnologico e poi chiuse gli occhi, incrociò le braccia e fece roteare la sua sedia. Ogni volta che pensava amava chiudere gli occhi, spegnere gli altri sensi e immergersi solo nelle profondità della sua mente.
La tecnica di cancellamento temporale aveva portato Matsuri quattro giorni prima dell’incidente perciò tutto ricominciava dall’inizio. La testa della ragazza metteva in ordine le idee, proprio il 2 febbraio Gaara aveva mandato un messaggio a Tsunade, che la avvisava della missione diplomatica per far partecipare anche Naruto. Matsuri, però, pensò che se avesse impedito al rosso di inviare il messaggio di conferma all’Hokage avrebbe potuto evitare il coinvolgimento di Naruto e così lei avrebbe avuto più possibilità di restare vicino e supportare i fratelli della sabbia senza intoppi.
La prima cosa che fece la ragazza fu proprio quella di incontrare Gaara al più presto; uscì di casa e raggiunse di corsa l’ufficio del Kazekage.
Matsuri non era la semplice kunoichi inesperta che aveva avuto Gaara come allieva. La sua reale personalità e identità non combaciavano del tutto a quelle che mostrava in pubblico e lei stessa cercava come poteva di nasconderle al meglio. Doveva farlo. La sua era un’identità scomoda e doveva restare celata.
Matsuri non era originaria del villaggio della sabbia, ma si era trasferita per cause di forza maggiore là. Dopo la morte del quarto Kazekage lei sapeva che avrebbe dovuto proteggere Gaara, Temari e Kankuro perciò dovette restare al villaggio, ma c’era anche un altro motivo. Matsuri non poteva tornare nella sua città natia perché una barriera magica aveva imprigionato gli abitanti. Sia dall’interno; sia dall’esterno era impossibile penetrare nella sua città. Aveva lasciato la sua famiglia chiusa dal mondo esterno. Una soluzione esisteva, lanciare una tecnica sia dell’esterno che all’interno della barriera, però ricorreva del tempo. Erano già passati più di due anni dalla morte del quarto Kazekage quando fu lanciata quella tecnica d’imprigionamento. Matsuri conosceva i colpevoli, ma non poteva fare passi falsi perché i nemici erano di grado superiore a lei ossia i Daimyo.
Due anni prima, lo ricordava bene Matsuri, Gaara e i suoi fratelli avevano deciso di insegnare le tecniche ninja ai giovani inesperti e tra loro partecipò anche lei. Quella fu l’occasione che Matsuri colse al volo per entrare a far parte della vita dei tre ragazzi. Al villaggio della sabbia conosceva solo Mikoshi e Yukata con cui aveva formato il suo attuale team Matsuri e che sapevano tutto di lei e la aiutarono a costruirsi una nuova identità.
- Prima si alleano con il villaggio della foglia, poi questo! – Matsuri aveva uno sguardo che faceva paura mentre leggeva il volantino che dava la possibilità ai giovani emergenti genin di essere istruiti direttamente dai migliori ninja del villaggio della sabbia: Gaara, Temari e Kankuro.
- Io credo che non sia poi tanto male. – disse Mikoshi con molta cautela a evitare che si arrabbiasse ulteriormente la ragazza.
- Questo non è nel loro stile. – disse ancora più irritata Matsuri.
- Io direi piuttosto che li rende più umani, ma ovviamente quello che decidi tu è molto importante. – cercò di addolcirla Mikoshi. Il ragazzo sperava nell’aiuto di Yukata ma ovviamente lei aveva la testa tra le nuvole perché le piaceva Gaara.
Matsuri aveva una personalità aggressiva e violenta, doveva ammetterlo. Doveva trovare una personalità differente per avvicinarsi ai tre fratelli e l’unica cosa che riuscì a pensare fu quella di diventare una ragazzina insicura, debole e con la testa da un’altra parte. Alla fine le riusciva benissimo la parte dell’innamorata e sostenitrice della bellezza e bravura di Gaara, così poté ingannare chiunque; anche i fratelli, intelligenti, della sabbia.
Gaara stava parlando con Temari e Matsuri da dietro la porta ascoltava ogni cosa.
- Vuoi davvero spedire quel messaggio? – domandò Temari, sperando che suo fratello si convincesse di non farlo. Temari riteneva che la presenza di Naruto avrebbe solo peggiorato l’umore di Gaara e compromesso la missione. Non si immaginava assolutamente di vedere Naruto che li aiutava in una missione dove non contava la forza, ma l’eloquenza. Di certo il biondino parlava molto tuttavia poteva bastare anche una sola parola sbagliata e la missione falliva all’istante.
- Pensaci bene. Vuoi sul serio rivedere Naruto? – continuò la sorella.
- Non posso evitarlo per sempre e poi la foglia è il villaggio con cui abbiamo più alleanza e confidenza perciò devo mettere da parte le questioni personali, come spesso mi consigli tu, Temari. – rispose Gaara firmando qualche carta appoggiata ad altre scartoffie sulla scrivania.
- D’accordo, non insisto. – disse Temari mentre fissava suo fratello intento a lavorare – Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi. –
Aprendo la porta la ragazza vide Matsuri pronta a entrare.
- Tu che ci fai qui. Non infastidire il kazekage. – disse subito Temari.
- Ehm, volevo solo parlare con il signor Gaara. – disse stupidamente; come le veniva in quel momento.
- Entra. – disse conciso Gaara e sua sorella andò via perché non aveva più voce in capitolo.
Matsuri si sedette su consiglio del rosso e poi arrivò al punto – Non potevo evitare di sentire il discorso tra voi e vostra sorella.
- Capisco, quindi anche tu vorresti dissuadermi dal mandare quel messaggio. Oppure sei solo preoccupata. – ipotizzò il ragazzo senza mai togliere gli occhi di dosso ai fogli.
- La prima cosa. – disse Matsuri senza troppi giri di parole.
Gaara posò lo sguardo su di lei.
- Devi scusarmi, solo che ho pensato a te. Non penso che tu voglia vedere Naruto dopo quello che vi siete detti. E forse io non sono la persona adatta per dirtelo, ma a volte devi pensare di più a te stesso oltre che al villaggio. Naruto di sicuro non vorrà partecipare a questa missione. Sarebbe scontento. – poi si fermò perché pensò di aver detto troppo – Insomma da quel poco che conosco Naruto credo che non è la cosa migliore farlo partecipare a una missione diplomatica e penso anche che tu saresti in questo modo più sereno. Tutto qui. – disse d’un fiato la ragazza che sperava di non essere andata fuori dal suo personaggio costruito.
Gaara smise per un attimo di sfogliare carte e si concedette un minuto per pensare – Credo di aver fatto bene a parlarti della mia discussione con Naruto Uzumaki. Sei stata più convincente di mia sorella e hai ragione tu. Naruto non farà i salti mortali per partecipare a una missione noiosa e poi sarei sicuramente più concentrato. –
Matsuri non credeva di riuscire in poco tempo a farlo cedere, ma pensò che in fondo Gaara aveva bisogno di qualcuno che insistesse per lui a prendere quella decisione perché da solo non ne aveva la forza.
Il primo obiettivo era andato in porto e la ragazza si sentiva un peso in meno. La seconda prova era invece di prepararsi per i nemici che avevano attaccato i tre fratelli della sabbia. Doveva batterli e carpire informazioni. Quella sarebbe stata la parte più difficile, ma in fondo era la sua preferita. Amava le sfide pericolose e ovviamente vincerle.
La mattina del giorno cinque finalmente arrivò e Matsuri già sentiva la stanchezza dell’impresa prima ancora di intraprenderla.
La missione era al villaggio della Rosa, era indicato nell’agenda del quarto kazekage come un posto con il quale aveva ottimi rapporti, però era indipendente e Gaara aveva avuto l’idea di contrattare e formare un’alleanza.
Matsuri si avviò con i tre fratelli perché essendo solo un lavoro diplomatico lei poteva apprendere molto e magari, quando fosse stato il tempo, sostituirli in questo tipo di missioni.
Le otto di mattina invece segnarono un incubo nella giornata di Naruto che si svegliò sudato e spaventato. Il sogno più agitato e vivido che aveva mai fatto. Le fiamme che divoravano Gaara e i suoi fratelli, poi Matsuri che lo schiaffeggiava e gli diceva che erano morti. I loro corpi freddi e immobili lo rendevano ancora più preoccupato. Sperava di scordare quel brutto incubo e tornare a dormire, ma non ci riusciva. Quel sogno lo tormentava al punto da alzarsi, fare colazione con ramen in scatola e fare una passeggiata per schiarirsi le idee. Non poteva non pensare di aver fatto un sogno orribile e lui assisteva alla morte di persone che gli erano vicine e a cui nonostante tutto voleva bene. È vero, un po’ in colpa si sentiva perché si era lasciato male con Gaara l’ultima volta che si erano visti, ma non sarebbe stato opportuno presentarsi al villaggio della sabbia per sapere delle condizioni di salute dei tre fratelli. Era un pensiero stupido, ma lui voleva farlo. Per accertarsi che fosse tutto apposto. Quel sogno gli impediva di pensare ad altro, gli era sembrato troppo vero; quasi già vissuto. Si era alzato, era uscito, ma non aveva voglia di fare nulla. I suoi pensieri lo distraevano al punto da scontrarsi con Kiba che sempre in compagnia di Akamaru doveva raggiungere l’edificio dell’hokage per chiedere una missione.
- Ehi, amico! Ancora fra le nuvole? – disse Kiba pretendendo l’attenzione di Naruto.
- Scusami non ti avevo visto. Cosa fai a quest’ora? –
- Cosa ci fai tu in giro a quest’ora! Di solito dormi fino a tardi e poi vai dall’hokage a pretendere una missione di livelli avanzati, quando sei al villaggio, o sbaglio? Ultimamente fai così, ma oggi sembra che tu te lo sia scordato. –
- No, solo che ho un fatto un brutto sogno. Anzi penso fosse proprio un incubo. – disse ancora provato da quello che la sua mente gli aveva mostrato.
- Che incubo hai fatto che ti ha permesso di alzarti da letto? – chiese divertito l’amico.
- Ho… - si bloccò subito non appena realizzò che doveva raccontare qualcosa che lui voleva dimenticare e di cui parlarne lo faceva stare male – Non posso adesso, vado dal quinto hokage per chiedere una missione. Ci vediamo, Kiba. –
- Ok, allora andiamo insieme. – disse Kiba, ma Akamaru gli fece notare che Naruto era già sparito. L’amico si fece pensieroso “Ma che aveva per la testa?”.
Naruto sfrecciò e arrivò in tempo record da Tsunade che non si aspettava di vederlo così presto. Si aspettava che il ragazzo le facesse ancora perdere la pazienza per cercargli delle missioni difficili, ma non fu così. Il biondino accettò il primo lavoro che trovò sulla scrivania. Era davvero facile, battere una squadra di banditi, ma non gli importava. Voleva solo concentrarsi su qualcosa per non pensare a quell’incubo.
Il villaggio della Rosa era super fiorito, c’erano davvero tutti i tipi di rose di ogni colore. Sembrava di essere entrati in un arcobaleno di spine e profumi. Gaara era affascinato da tutto quello e anche Temari ammirava meravigliata ogni petalo perfetto e curato delle rose. Kankuro era l’unico che ne avrebbe fatto a meno e ricordò ai suoi fratelli che erano lì non per annusare e guardare le bellezze della natura di quel posto, ma per convincere il capo di quel villaggio ad allearsi con la sabbia.
Matsuri rifletteva. Durante il tragitto nessun nemico li aveva sorpresi forse perché avevano saltato la pausa per aspettare Naruto, ma si sarebbe aspettata un attacco al viaggio di ritorno. Lei, però, odiava aspettare e quindi creò in un batter d’occhio una sua copia per stanare i colpevoli della tragedia che li ha dovuti riportare indietro nel tempo.
La copia di Matsuri era velocissima e la sua vista acuta coglieva ogni minimo spostamento, i suoi seni non la potevano ingannare. Aveva notato un movimento sospetto e si accertò subito di chi fosse. Il nemico mascherato si voltò sconvolto dalla tempistica della ragazza che lo atterrò con un solo calcio.
- Dove sono i tuoi compagni? Chi diavolo siete? – fece le domande al malcapitato, ma intanto gli altri due ninja nascosti si mostrarono e brandivano delle carte incantate. Matsuri si accorse tutto in millisecondi e fece apparire dal nulla due piccole spade per colpire i bersagli. Questi ultimi caddero a terra feriti e il terzo che era ancora in pugno alla ragazza perse la sua maschera. Era un volto che non le diceva niente, ma Matsuri era spietata e non si sarebbe fermata a colpirlo in testa per fargli paura.
- Non potrai sconfiggerci tutti. Sappiamo chi sono quei tre ragazzi e il nostro capo li vuole morti, per il bene di tutti. Dovresti essere dalla nostra parte ragazzina. – disse il ninja catturato.
Gli altri due non osavano muoversi perché Matsuri li aveva terrorizzati non poco, anche con un solo colpo avevano percepito la sua forza.
Matsuri capì al volo chi era quel nemico, ne aveva sentito parlare dal quarto Kazekage – Vi do un messaggio, che porterete al vostro capo – prese per la gola il ninja e con sguardo minaccioso disse – Allontanatevi dall’idea di voler eliminare quei ragazzi, chiaro? Se il vostro capo ordinerà ancora la loro morte, beh, chiunque ci proverà farà una brutta fine. Non sapete con chi avete a che fare, quindi lasciate perdere. – lasciò i nemici nella disperazione di poterla rivedere e scapparono via.
Matsuri si sentiva spossata, stanca. Era da tempo che non minacciava qualcuno, ma doveva fare qualcosa, doveva allontanarli. Adesso ne era certa, i fratelli della sabbia erano ancora più in pericolo e lei da sola poteva farcela? Non poteva rispondere, però, era felice di aver superato quella prova difficile. La prossima volta sarebbe stata più prudente.
Si guardò attorno. Era finita in una parte del villaggio della Rosa, ma per fortuna non aveva distrutto nessun fiore prezioso.
- Matsuri? Che ci fai qui? – le rivolse la parola una ragazza che indossava una felpa col cappuccio in testa e pantaloni da ginnastica comodi per muoversi agilmente. Teneva impugnato un arco e sembrava pronta a colpire – Pensavo ci fosse qualcuno di indesiderato nel villaggio. –
- Asami, non credevo di incontrarti così presto, ma dovevo aspettarmelo. Tu vivi qui. – disse con una calma allucinante.
- Non dirmi che sei venuta con loro? – chiese la ragazza, Asami, riferita ai tre fratelli.
- Esattamente. Mi dispiace, volevo avvisarti, ma non avevo il tempo. Ho avuto molte cose da fare. – non voleva accennare a quello che avevano passato i tre fratelli della sabbia. Non ne aveva il coraggio, in verità.
- Perché sembra che tu sia pronta ad uccidere qualcuno con quelle armi? – le fece notare, Asami. Matsuri non si era accorta di avere alle mani ancora dei kunai. Li mise via e fece finta di niente.
- E’ chiaro come il sole che mi stai nascondendo qualcosa di grosso, ma non ti farò pressioni. Per ora. – disse seria la ragazza – Dove sono loro? – domandò poi.
Matsuri le indicò la strada. Asami seguì la ragazza, conosceva bene le intenzioni di Gaara, Temari e Kankuro che volevano stringere rapporti con il suo villaggio, come fece il loro padre in passato. Tuttavia lei stessa sperava che suo padre, il capo villaggio, negasse questa possibile alleanza.
Gaara e i suoi fratelli seguiti dalla copia originale di Matsuri vennero accolti dall’anziano del villaggio, prima ancora di arrivare alla sede del governatore.
- Non vi faticate oltre, ragazzi. Il capo non ha intenzione di vedervi né tanto meno di stringere patti con il vostro villaggio. Quindi vi consiglio di andarvene. –
Temari tentò subito di spiegare la loro presenza per fargli cambiare idea – Siamo qui perché nostro padre, il quarto Kazekage, deceduto, aveva stretto amicizia con il vostro capo villaggio. Il villaggio della sabbia potrebbe garantire un’ottima protezione al vostro paese. –
- Il villaggio della Rosa è sempre stato indipendente, anche durante le guerre. Non abbiamo bisogno di schierarci con qualcuno per essere protetti. La decisione non cambia, insistere non servirebbe a nulla. – fu categorico, il vecchio.
Asami e la copia di Matsuri erano nascosti tra gli alberi e sentirono tutto il discorso, Gaara e i suoi fratelli ci avevano provato, però, era chiaro il rifiuto e si prepararono per tornare indietro.
- Non insisteremo oltre, ma la nostra offerta rimane valida. – disse il Kazekage con aria indifferente. Poteva convincere chiunque con la forza o l’eloquenza, ma quell’uomo con cui aveva scambiato solo due parole non era facile da conquistare e credette davvero che il motivo non era affatto a causa del potere che aveva come Kazekage del villaggio della sabbia, bensì rifiutava l’aiuto da parte sua e dei suoi fratelli. Anche Kankuro aveva avuto la sensazione che lui, Gaara e Temari non fossero ben accetti in quel luogo. Il vecchio del villaggio sembrava trattenere a stento un sentimento di tristezza misto a rabbia verso loro tre. Temari invece sentiva di essere già stata lì, forse suo padre l’aveva portata in quel villaggio quando era molto piccola. Aveva il presentimento di aver dimenticato qualcosa di importante legato a quel luogo, magari qualcosa di spinoso che aveva rimosso col tempo, quasi come un avvenimento scioccante del quale ricordare le avrebbe portato solo una gran tristezza. Gaara e Kankuro non percepivano la stessa cosa, ma anche loro pensavano che il villaggio della Rosa avesse avuto importanza nelle loro vite, probabilmente a causa di qualche ricordo passato.
Asami la figlia del capo villaggio tirò un sospiro di sollievo, ma rivedere i tre fratelli l’aveva resa malinconica. Vide la copia di Matsuri scomparire accanto a lei senza nemmeno salutarla. Capì subito che non aveva intenzione di parlarle e si limitò a incrociare il suo sguardo mentre andava via con Gaara e i suoi fratelli.



ANGOLO AUTRICE: In questo capitolo ho descritto un po’ la personalità di Matsuri che, come avete potuto notare, è completamente diversa da quella originale del manga. Spero vi piaccia :). Inoltre ho aggiunto un novo villaggio e ovviamente ci sono nuovi personaggi che presenterò in seguito :). Spero di avervi incuriosito con questo capitolo e alla prossima! :).

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Capitolo 4
*** Superstar a Konoha ***




Capitolo 3 – Superstar a konoha

Le rose, mosse dal vento, sembravano parlare tra loro, quasi spettegolare su quello che accadeva al villaggio della Rosa. La potenza indipendente derivava dalla quantità di materie prime e preziose che arricchivano economicamente il paese. Non aveva bisogno di alleanze e ancor meno l’aiuto del villaggio della sabbia. Il capo villaggio Toru Akamori strinse un patto con il precedente kazekage, ma questo non implicava alcuna unione dei paesi. Quello che avevano sancito i due capi rimase tra loro senza una carta a dimostrarlo perché la reciproca fiducia funzionava. La famiglia Akamori era nobile e parecchio famosa grazie alla notorietà dei due fratelli; figli di Toru e della moglie Naho.
- Hai fatto bene a non consentire l’alleanza. – disse Shoichi, fratello minore di Asami, parlando a tavola con suo padre.
- Non potevo permettere che succedesse. Quel segreto deve restare tale e stare troppo vicini ai fratelli della sabbia potrebbe compromettere la nostra situazione. Quei ragazzi non possono ancora conoscere nulla di quello che accadde anni fa e anche voi dovete stare attenti a non rivelare troppo di voi, capito ragazzi? – parlava Toru e contemporaneamente mangiava. Aveva sempre fame e il suo veloce metabolismo glielo permetteva; non ingrassava mai. Naho perciò gli preparava sempre cose grasse per farlo contento. Il marito partecipava sempre alle gare di abbuffata e vinceva sempre, era proprio incredibile.
Asami invece che era un personaggio pubblico, faceva la modella, la cantante e l’attrice, non poteva permettersi di mangiare roba ingrassante perché non aveva la fortuna del padre; Shuichi la prendeva in giro scherzando sulla sua forma fisica, a volte le diceva di essere qualche chilo di troppo e lei lo ripagava con la stessa moneta. Anche il fratellino adorava prendersi cura del suo fisico soprattutto perché la sua bellezza serviva a intrattenere le ragazze, ma quando vedeva suo padre ingozzarsi di cibo ci rideva su e lo imitava, ma senza risultati.
- Scusa papà, ma non devi preoccuparti per noi. Praticamente sarà impossibile vedere quei tre dato che io e Shoichi siamo molto impegnati, viaggiamo molto e l’alleanza è fallita. – disse la ragazza convinta che non avrebbe mai potuto parlare con i fratelli del deserto.
- Veramente il nostro agente ci ha fissato un lavoro come attori al villaggio della Foglia e siccome la Sabbia è alleata con Konoha la possibilità di incontrare faccia a faccia Gaara, Temari e Kankuro sarà inevitabile. – la informò Shoichi con molta tranquillità. Lui non era preoccupato, anzi gli avrebbe fatto piacere parlare con quei tre.
Sua sorella ingoiò a stento il boccone che aveva appena ingerito, ma la notizia di suo fratello lo fece sembrare veleno.
- Perché non ne ero a conoscenza? Avrei dovuto saperlo subito che il film da girare sarebbe stato in quel villaggio così avrei scelto un altro posto. –
- Ho confermato io in realtà. Il regista era indeciso se girare il film al villaggio della foglia o a quello della sabbia. Insomma credo di averti fatto un favore. –
La ragazza, sentita la motivazione non protestò più. Bevve un sorso d’acqua e si ritirò nella sua camera senza toccare altro cibo.
Non le piaceva Konoha, in quel villaggio c’erano molti ragazzi che avevano fatto amicizia con i fratelli della sabbia e questo la disturbava parecchio. Aprì un cassetto della sua scrivania. Era pieno di giornali. Alcuni ritraevano solo Gaara, Temari e Kankuro altri Gaara con qualcuno e spesso vedeva il rosso in compagnia di un ragazzo biondo: Naruto Uzumaki. Asami aveva cominciato a odiare quel nome.
- Non sarebbe male provare ad avvicinarsi a loro. – disse Shoichi sulla soglia della porta della camera di sua sorella che teneva in mano un ritaglio della famiglia di Gaara.
- Si, forse hai ragione tu. E poi quel film è il nostro lavoro, non possiamo sottrarci. – convenne Asami e suo fratello la lasciò da sola. La ragazza chiuse quel cassetto e si distese sul letto, guardò in alto, appesa al muro, una foto che ritraeva la sua famiglia e lei da bambina accanto a dei piccoli Gaara, Temari e Kankuro sorridenti. La cornice intorno era consumata, ma il vetro lucidissimo perché Asami lo lavava ogni volta che ne aveva occasione. Da quella foto poteva sentire la distanza di anni che erano passati da quel giorno.
A Konoha gli abitanti erano tutti in subbuglio, non vedevano l’ora di incontrare di persona le superstar più famose di quel periodo. Due giovani talentuosi e belli erano attesi, dalla gente comune, con festoni e preparativi per accoglierli nel modo più caloroso possibile. I ninja del villaggio della foglia invece non sapevano neanche della loro esistenza. Ignoravano completamente quegli ospiti perché dopo la guerra e i vari incarichi che venivano affidati a loro erano molto stancanti e impegnativi. Tsunade però aveva tutto sotto controllo, sapeva dell’arrivo di quelle giovani celebrità e infatti era pronta a dare il benvenuto ai due ospiti senza scordare di mandare i suoi ninja alle varie missioni che erano previste.
Sasuke aveva una sacca in spalla ed era appena tornato da una lunga missione di ricerca; trovare Orochimaru e sistemare i conti con quella serpe, ma le tracce del ninja leggendario erano pressoché inesistenti. Aveva ancora una volta perso tempo a cercare qualcuno di cui in ogni caso non voleva avere nulla a che fare. Tuttavia, l’Uchiha era deciso a stanarlo perché doveva fargliela pagare per tutto quello che aveva combinato alla Foglia. Sasuke aveva promesso al quinto Hokage di prendere Orochimaru e scoprire cosa avesse in mente di fare, ma soprattutto farlo desistere dall’infastidire ancora Konoha e i suoi amici.
Sasuke salutò i due ninja che erano di guardia all’entrata del villaggio e proseguì verso casa sua.
Sai era intento a disegnare appoggiato comodamente su un tetto di una casa qualunque. Gli piaceva immortalare momenti di vita quotidiana delle persone. Il ragazzo si dilettava sempre in qualche tipo di arte particolare che riteneva importante. Capire quello che provava la gente attraverso le piccole cose e i gesti quotidiani. Tutto ciò lo aiutava a studiare meglio le emozioni e a imparare come rapportarsi con gli altri. Trovò però un soggetto più interessante da dipingere; aveva capelli lunghi, biondo chiaro, raccolti in una coda morbida. Era Ino, bellissima come sempre in compagnia di Karin. Quest’ultima era stata accolta dal villaggio della foglia e cercava di ambientarsi al meglio grazie anche al supporto di Sakura e Ino. In verità lei si era presentata come la rivale in amore di Sakura perché le piaceva ancora tanto Sasuke e non mancava mai di farlo notare alla ragazza dai capelli dal colore fiore di ciliegio.
Sai era davvero affascinato da Ino, però non capiva ancora il tipo di legame tra due persone che si amano. Mentre il ragazzo disegnava la sua modella vide con la coda dell’occhio Sasuke che veniva rincorso da Karin e Ino.
- Ciao Sasuke, come è andata la missione? – domandò Ino entusiasta di vederlo.
- Non bene. – disse conciso.
- Mi dispiace tanto, ma sono sicura che ci riuscirai. Ho fiducia in te, troverai Orochimaru la prossima volta. – lo addolcì Karin che circondò l’Uchiha in un abbraccio caloroso.
Ino, infastidita da quel gesto affettuoso e sfrontato, tentò di allontanare la rossa da Sasuke – Mollalo! – disse per lo sforzo, la biondina.
Sai si fermò a guardare la scena, sempre dall’alto. Sasuke non tornava dal villaggio da mesi era ovvio che le ragazze fossero così premurose, ma non poteva fare a meno di pensare che anche loro come Sakura fossero attratte dal moretto.
- Non provare a comprenderle. Fanno sempre così quando vedono Sasuke, specialmente Ino. Dovevi vederla anni fa, era sempre in competizione con Sakura per avere Sasuke tutto per se. – disse Shikamaru vicino a Sai e contemplando le sue opere – Vedo che il tuo stile di disegno migliora ancora, amico. – continuò il Nara.
- Grazie, Shikamaru. Non sapevo che le ragazze fossero tutte innamorate di Sasuke, ma conoscevo già da tempo i sentimenti di Sakura. –
- Inizi a fare progressi, su come capire le persone, ma sappi che comprendere le donne è più difficile di quanto non si pensi. – commentò Shikamaru.
- Ho sentito dall’hokage che le missioni sono davvero semplicissime e che noi shinobi di livello più avanzato non siamo necessari, perciò mi diletto a disegnare. –
- Si, forse è un bene per noi. Finalmente potremo rilassarci di più mentre i genin iniziano a diventare forti e a sostituirci nelle missioni di basso livello. Per il momento possiamo goderci un periodo di pace e tranquillità. –
- Concordo. –
Sasuke intanto, liberato dalle grinfie delle due kunoichi, riprese il suo cammino finché non si trovò di fronte a Naruto.
- Ehilà Sasuke, sei tornato finalmente! –
- Naruto, sono appena arrivato. Volevo riposarmi un po’. –
- Neanche questa volta è andata? –
- Già, avevo una buona pista, ma non è servito. –
- Se ti va più tardi potremo allenarci, come un tempo! –
Sasuke guardò la felicità negli occhi del suo amico e invece di dissuaderlo perché era stanco e sfiduciato dalla missione lo accontentò.
Sakura era appena stata dall’ufficio dell’hokage. Le era stata affidata una missione importante per il recupero di una pianta medicinale rara e benefica. Tsunade le aveva consigliato di trovare almeno altre due persone per la riuscita della missione, però non speva proprio a chi chiedere. Poteva farsi aiutare da Naruto, ma sola con lui avrebbe solo portato disagio tra i due perché lei era palesemente innamorata di Sasuke, mentre il biondo provava ancora qualcosa nei suoi confronti.
La ragazza si imbatté in Ino e Karin un po’ deluse per la scostante presenza dell’Uchiha. Quando Ino vide la sua amica, però, le andò subito incontro.
- Sakura! Indovina, chi è tornato dalla lunga missione? –
- Sasuke è tornato? – disse speranzosa. Avrebbe potuto chiedere a lui di accompagnarla nella missione, ma poi pensò che forse il ninja sarebbe stato stanco per intraprendere un altro viaggio; così la sua allegria svanì di colpo e Ino se ne accorse.
- Non ti preoccupare, dopo aver dormito, verrà da te. Devi solo pazientare un po’. Credo sia rimasto deluso per non aver trovato ancora Orochimaru. –
- Si, è sicuramente così, ma non credere che sia tornato per te, Sakura, magari vuole stare un po’ con la sottoscritta. – s’intromise nella conversazione Karin, agitando i suoi lunghi capelli rossi.
Sakura non ascoltò le parole della rossa. Aveva in testa solo l’immagine di Sasuke che sperava di rivedere presto, dopo la sua missione, prima ancora di lasciarlo partire nuovamente da solo.
La ragazza dai capelli ciliegia salutò le due amiche e si diresse verso l’uscita del villaggio, ma vide Naruto e Sasuke parlare e non potè fare a meno di pensare che avrebbe potuto riformare per una volta il vecchio team 7, senza Kakashi, però le sembrava comunque una bella trovata.
Kakashi era in missione solitaria e la sua mancanza non passava inosservata. Sakura rivoleva il team 7 al completo, almeno per un’ultima volta insieme coinvolti in un’avventura.
Il biondo le si avvicinò velocemente portandosi dietro Sasuke – Che fai Sakura chan? Hai visto chi è tornato! – disse molto solare, come tutte le volte che vedeva la sua amica.
- Si, l’ho saputo da Ino che eri tornato. Ciao Sasuke, bentornato. – disse un po’ sottotono.
- Ciao. – disse solo e un po’ imbarazzato l’Uchiha.
Naruto doveva fare qualcosa per rompere quella situazione – Stai andando da qualche parte? –
- Si, l’hokage mi ha affidato una missione importante. Recuperare un’erba medicinale. – si riprese la ragazza.
- Perfetto, allora io e Sasuke verremo con te. Tanto non avevamo nulla da fare, vero? – si rivolse all’amico che gli faceva una faccia brutta. Sasuke voleva solo rilassarsi e non pensare, invece si ritrovò a formare ancora una volta il team 7 che lui stesso aveva rotto.
- Evviva! Il team 7 di nuovo insieme come i vecchi tempi! – gridò Naruto. I tre partirono senza pensarci due volte.
Sai aveva visto tutto, per qualche ragione si sentiva tradito. Non conosceva bene quel sentimento però sentiva di provarlo.
- Il team 7? Mi hanno messo da parte, sia Sakura che Naruto hanno preferito andare in missione con Sasuke, ancora. – riflettè ad alta voce l’artista.
Shikamaru che era con lui non aveva parole per confortarlo, il team 7 formato da Naruto, Sakura e Sasuke era quello originale e sentire lo stato d’animo di Sai era più che comprensibile.  
L’idea era partita da lui, ma nonostante amasse il suo vecchio team Naruto si sentiva di troppo, quasi un terzo incomodo tra una coppia. Aveva agito d’impulso, all’euforia del momento di rivedere tutti e tre nuovamente insieme. I suoi sentimenti d’amore verso Sakura non erano del tutto scomparsi, sperava ancora che lei si accorgesse di lui, ma non voleva ostacolare Sakura che cercava di dichiararsi a Sasuke. Non poteva ignorare ciò che la ragazza provava per l’Uchiha e sapeva bene che doveva mettersi da parte.
Sakura aveva lo sguardo basso e teneva alto il passo per arrivare subito al paese in questione. Saltava tra gli alberi quasi a gareggiare con gli altri due e Sasuke aveva la certezza che volesse sbrigare il più velocemente possibile quella missione a causa sua. Voleva bene a Sakura, ma ancora non riusciva a innamorarsi completamente di qualcuna. Poi aveva dei dubbi su Naruto che aveva certamente una cotta per la loro amica e non voleva rischiare di perdere la sua amicizia per una ragazza che non sapeva neanche con certezza se amarla.
Si era reso conto di aver creato un problema e forse l’unica cosa che gli rimaneva da fare era partire ancora, lasciare ancora il villaggio per non complicare di più le cose tra loro. Solo che era preoccupato per la reazione di Sakura, se fosse andato via ancora non glielo avrebbe perdonato.
Il paese Tropical possedeva un gran numero di piante speciali e soprattutto strane. L’obiettivo di Sakura era di recuperare l’erba medicinale, ma le piante carnivore non facevano avvicinare nessuno.
- E’ sempre stato così. Queste cattive piante carnivore sembrano vive. Hanno dei tentacoli che se ti avvolgono, ti stritolano e dei denti che possono morderti, ma se lo fanno ti rilasciano una sostanza velenosa. – spiegava un giardiniere del posto.
- Non ci sono problemi, ci pensiamo noi a fare fuori quelle cattivone! – disse Naruto carico per combattere.
- Veramente ci sarebbe un altro problema. Altri ninja sono venuti per aiutarci però le piante carnivore, quando vengono tagliate, si riproducono all’istante. – continuò l’uomo nel mettere in guardia i ragazzi – Fate molta attenzione. –
Naruto provò la sua strategia – Non si preoccupi. State a vedere. –
Il biondino chiamò le sue cento copie e ognuna di loro preparò due rasengan che distrussero a raffica tutte le piante carnivore che proteggevano il bottino.
- Allora? Sono il migliore, vero? – si complimentò da solo, Naruto.
Sasuke e Sakura però non esultarono perché spuntarono dal nulla altre gigantesche piante con i denti aguzzi.
- Sono tornate. – disse l’Uchiha pensando a una soluzione.
Naruto, sorpreso e arrabbiato, lanciò altri rasengan, ma la situazione non cambiò affatto.
- Naruto, tu e le tue copie dovete lanciate i rasengan per coprire Sakura così lei potrà recuperare la pianta. Mentre voi avanzate io colpirò tutte le piante carnivore che si rigenerano con attacchi di fuoco. Tutto chiaro! – ideò il piano, Sasuke.
- Bravissimo, Sasuke. Faremo così, sei pronto Naruto? – disse prontissima di entrare in azione, Sakura, mentre il biondo s’irritava per la bravura di Sasuke nelle strategie di cui lui era evidentemente negato.
Sasuke lanciava palle di fuoco e Naruto proteggeva le spalle di Sakura con i suoi cloni che invece colpivano gli obiettivi con rasengan e kunai a raffica. Sakura era riuscita a prendere possesso dell’erba medicinale, luccicava molto. La ragazza ne fu tanto affascinata da non accorgersi che una pianta la stava per stritolare; Sasuke colpì subito la pianta carnivora e Naruto prese al volo l’amica.
Sakura si vide spaesata in braccio a Naruto, ma comprese che si era distratta con il bottino. Ancora una volta il biondo le aveva salvato la vita, ma ovviamente il merito era anche di Sasuke.
- Grazie ragazzi, mi avete salvata ancora. –
- Ma figurati, siamo una grande squadra! – esultò Naruto e gli altri due sorrisero per la sua felicità.
Tornati a Konoha i tre notarono un via vai di persone, eccitatissimi di incontrare le due celebrità. C’erano forestieri che erano lì appositamente per vedere i fratelli più famosi dello spettacolo, molti ninja della foglia si informarono sui nuovi ospiti e rimasero colpiti dalla bellezza dei due.
- Scusami Shikamaru, tu sai chi sono questi ospiti? – chiese Naruto interessato.
- Non molto, ma sono abitanti di un villaggio chiamato Rosa. Sono dei nobili molto ricchi. Avevo sentito che Gaara sperava in un’alleanza con quel villaggio, ma ha fallito. – disse il ragazzo intelligente.
- Sono due fratelli molto belli, dicono in giro. La ragazza sembra molto popolare. – informò Choji, gustandosi le sue nuove patatine.
- Certo, voglio proprio vedere. Non penso che sarà più bella della sottoscritta. – si vantò Ino.
Quando Shikamaru aveva nominato Gaara, Naruto si fece pensieroso. Ricordava ancora vivamente le fiamme che circondavano i fratelli della sabbia nel suo sogno e quel ricordo lo faceva stare male ogni volta. 
Sasuke vide Naruto incupirsi improvvisamente, non sapeva cosa avesse. Il suo amico, però, era il più trasparente possibile e se avesse avuto un problema lo avrebbe certamente saputo perciò non ci diede peso.
Asami e Shuichi intanto varcarono l’entrata di konoha con abiti eleganti e di classe. Il ragazzo indossava una camicia nera e dei pantaloni bianchi mentre sua sorella un lungo abito da cerimonia verde acqua. Entrambi portavano sugli occhi degli occhiali scuri per non essere accecati dai raggi solari. Avevano fatto molta strada fin lì, ma senza fatica. I loro agenti erano dei ninja esperti, portavano abiti scuri.
La gente iniziò a urlare, fischiare e cantare i loro nomi. Agitavano le braccia per cercare di toccare le due superstar, altri piangevano o svenivano per la bellezza che sprigionavano i due fratelli. Quando Asami e Shuichi si presentarono ai due ninja che erano di guardia all’entrata videro quei ragazzi che li scrutavano dalla testa ai piedi. I due ninja notarono la diversità di abbigliamento rispetto a loro e quella bellezza disumana che li pietrificò all’istante, soprattutto per Asami. Bellissima con capelli ondulati e setosi neri, anche senza vederle gli occhi chiunque poteva affermare di ammirare una dea in carne e ossa.
- Possiamo incontrare il vostro Hokage? – domandò Shuichi ai due ninja pietrificati per la loro presenza.
- Sono qui, ragazzi. È un enorme piacere fare la vostra conoscenza. – disse Tsunade che non vedeva l’ora di togliere di torno tutti i curiosi e i fan dei due.
Shuichi appena vide il quinto hokage le baciò la mano educatamente – Incantato. È davvero bella. –
Tsunade era rimasta impressionata del complimento – Grazie mille, finalmente qualcuno con le buone maniere. Seguitemi ragazzi. –
Le superstar furono accompagnate nello studio dell’hokage e ogni tanto agitavano le mani per salutare i loro fan.
Naruto e i suoi amici videro quei ragazzi sfilare tra il mare di gente che veniva ostacolato dalle guardie del corpo. Effettivamente il loro carisma non mentiva, non appena spostarono gli occhiali da sole sulla testa Naruto comprese la loro bellezza.
Asami e suo fratello mostrarono a tutti dei celestiali occhi azzurri che facevano invidia a chi li guardava. Occhi chiarissimi che brillavano al sole, gli stessi che Asami incrociò con quelli di Naruto.
Quest’ultimo si sentì osservato da occhi penetranti che gli fecero scatenare dei brividi freddi lunga la schiena.
Naruto non conosceva Asami, ma aveva l’impressione di essere odiato da lei; anche se li dividevano chilometri di distanza.


ANGOLO AUTRICE: In questo capitolo ho inquadrato meglio due personaggi che saranno fondamentali ovvero Asami e suo fratello Shuichi. Ho introdotto anche il team 7 e i loro sentimenti. La coppia Sakura x Sasuke avrà delle difficoltà prima di stare insieme. Spero di non avervi annoiato o deluso, alla prossima :).

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Capitolo 5
*** Extra: backstage ***



Capitolo extra: backstage



In questo capitolo (EXTRA) voglio collocare i personaggi di Naruto dietro le quinte; quindi Naruto e co sul set. Alcuni retroscena e gli errori, durante le riprese, inventate da me, ovviamente, sulla fanfiction che sto scrivendo, degli attori che interpretano i personaggi di Naruto; fuori e dentro le riprese.

Mini intervista a Naruto, Gaara, Temari e Kankuro:


Giornalista: - Naruto, com’è lavorare accanto a degli attori così brillanti come i tre fratelli? –

Naruto: - E’ davvero stancante, perché dover provare tante volte per arrivare al livello di quei tre è estenuante! Però è vero, ammetto con rammarico, che sono dei geni nella recitazione. Io li conosco dalle elementari e sono sempre stati fantastici, in tutto, ma devo dire che secondo me si montano troppo la testa. Quando a qualcuno di loro viene affidata la regia, sul set, iniziano a dare compiti troppo difficili perché vogliono il meglio. Su questo sono d’accordo, ma a volte esagerano! –

Kankuro: - Ehi, guarda che noi tre siamo a qualche metro da te. –

Temari: - Già, ti sentiamo benissimo, Naruto. Dovresti ringraziarci perché la nostra recitazione perfetta ti aiuta a non fare errori. –

Gaara: - Si, potresti non screditarci in diretta. –

Naruto: - Vede come sono permalosi? – riferito al giornalista, accanto a lui che intanto rideva sotto i baffi. Sbuffò il biondino.

Giornalista: - Ho notato che sul set, voi quattro, siete molto affiatati. Deduco che sia grazie al fatto che vi conoscete da tempo, ma qualche volta litigate come adesso. Avete mai avuto difficoltà a girare una scena insieme? –

Gaara: - No, siamo tutti in sintonia. Anche con gli altri attori sia giovani che grandi. Noi litighiamo spesso, ma in fondo è solo un modo per stuzzicarsi un po’ e basta. In realtà ci vogliamo bene. Siamo come una grande famiglia. –

Giornalista: - Mi rivolgo a tutti. State avendo delle difficoltà con questa nuova serie? –

Kankuro: - Per il momento no, è tutto nella norma. Anche se la mia presenza e quella dei miei fratelli è aumentata rispetto alle stagioni precedenti. Infatti abbiamo avuto molte parti da girare e recitare. –

Temari: - Si, abbiamo rifiutato dei cortometraggi per dedicarci alla serie di Naruto. Per me la difficoltà più grande è di aver dovuto aumentare le ore in palestra. Per girare molte scene di combattimenti bisogna tenersi in forma e io, Kankuro e Gaara, per fare un esempio, andiamo a correre ogni mattina. -

Gaara: - Già è stressante, ma sono felice di avere un ruolo importante in questa serie e penso lo siano anche i miei fratelli. –

Naruto: - Si è vero! Questi tre hanno avuto molte parti e come personaggi diventeranno più forti del protagonista, che sarei io! Ma vi rendete conto! La serie si chiama Naruto non Gaara, Temari e Kankuro! È incredibile! – disse adirato il biondo.

Kankuro: - Non ne fare un dramma, in fondo tu sei sempre il protagonista. Questo non te lo toglie nessuno. –

Temari: - Però ha ragione. I fratelli della sabbia avranno un ruolo importante e questo mi piace. Si scopriranno verità sepolte da tempo, ma non posso dire altro. –

Gaara: - Già per ora non possiamo dirvi molto però ci saranno delle sorprese. –

Naruto: - Per me non ho trovato tante difficoltà nelle scene che dovrò interpretare, ma qualcuna mi preoccupa. Soprattutto quelle parti che girerò con i fratelli. Vorrei essere alla loro altezza e spero di riuscirci. – era compiaciuto.

Fine!



ANGOLO AUTRICE: Spero che questa idea vi sia piaciuta :); creare un mondo alternativo con gli attori che interpretano i personaggi di Naruto nella vita reale; penso che manterrò i loro nomi così come sono nella serie di Naruto, anche per non fare troppa confusione. Ovviamente il backstage si riferisce alla fanfiction che sto scrivendo quindi non ha niente a che vedere con il manga originale, è tutta invenzione mia :). Se questa idea vi piace potrei aggiungere, sotto ogni capitolo che inserisco, una piccola scena riguardante gli errori sul set o scene di interviste e altro :). Se invece non vi piace la fanfiction e di conseguenza anche questa trovata del backstage extra allora fatemelo sapere :). Non so quando riuscirò ad avere il tempo per pubblicare il prossimo capitolo della storia, ma non abbandonerò questa storia, almeno non ancora XD. Ciao a tutti :).

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Capitolo 6
*** Ciack si gira! ***


~~Capitolo 4 - Ciack si gira!

La storia narra di una bellissima principessa, Yumi, il cui padre voleva trovarle un marito. La ragazza giovanissima non era d’accordo poiché desiderava viaggiare per il mondo e magari conoscere uno straniero interessante che l’avrebbe fatta innamorare. Così un giorno partì da sola per nuovi posti in cui avventurarsi. Conoscerà un ragazzo simpatico, spavaldo e girovago, Kai, ma soprattutto un don Giovanni, che le farà da guida nei suoi viaggi. Di ragazzi ne incontrerà tanti, ma alla fine tornerà a casa esausta e parteciperà al matrimonio combinato. La giovane rimarrà sorpresa perché quello si tramuterà nell’appuntamento migliore.
- La trama ha molti cliché, ma penso che al pubblico piacerà. E poi ci siamo noi a rendere di qualità la storia, giusto sorella? –
- Cosa? – era distratta Asami che rileggeva con aria assente il testo per poi dare un’occhiata alle sue battute.
- Stavo parlando della trama, ma non importa. So a cosa stai pensando. – credeva di essere un ottimo psicologo, Shuichi.
- Sul serio? – domando lei.
- No, ma cerca di restare concentrata per il film. Dobbiamo renderlo un successo. –
Asami fu spaesata da quelle parole, Shuichi a volte non aveva molto tatto, però sapeva che doveva dare il meglio di sé e non poteva semplicemente disprezzare il villaggio della Foglia, che poi, perché lo odiava così tanto.
Nel cercare una risposta, trovò la sua mente immersa nell’immagine di Gaara che stringeva amichevolmente la mano al ragazzo biondo che aveva salvato le sorti della guerra. Naruto era la causa di quell’odio e non poteva farci niente. Non concepiva il pensiero che Gaara e i suoi fratelli avevano stretto amicizia con Konoha. Appartenevano a villaggi completamente diversi e si poteva affermare che non avessero niente in comune, ma Asami vedeva Gaara accennare sempre un sorriso quando lo si immortalava con Naruto. Per lei era molto strano e soprattutto sentiva una sorta di gelosia nei confronti del biondo e del rapporto che aveva con i tre fratelli.
Il costumista interruppe le sue riflessioni e le si avvicinò spedito con due capi d’abbigliamento tra le mani che la ragazza doveva indossare per una scena di combattimento.
La scena che doveva recitare mostrava la parte dove la principessa Yumi, interpretata da Asami, era stata presa di mira da un gruppo di ladri che speravano di catturarla e pretendere il riscatto dal padre di lei, poiché sapevano che la ragazza era figlia di un re. Tuttavia Yumi, sempre accompagnata dal giovane avventuriero che era Shuichi nelle vesti di Kai, dimostrava di essere una principessa combattiva e per nulla intimidita dai nemici che la sfidavano.
Sasuke era in ritardo per l’allenamento collettivo con Sakura e Naruto, ma si fermò lo stesso sul tetto di un’abitazione perché era stato colpito dalla bravura di Asami nel momento in cui catturava, nella finzione, i banditi. La destrezza e l’abilità della ragazza, nel combattere, durante le riprese non passò inosservata e Sasuke pensò che avrebbe potuto essere un’ottima kunoichi se avesse fatto parte della vita degli shinobi, piuttosto che dello spettacolo.
Asami se la cavava soprattutto al tiro con l’arco ed era veloce nei movimenti e la forza non le mancava di certo; poteva essere considerata facilmente alla pari con la forza di Sakura.
Sia Asami che Shuichi avevano appreso ottime capacità sulle arti marziali e possedevano praticità nell’uso delle armi. Dall’età di sette anni i due fratelli iniziarono ad assorbire ogni tipo di conoscenza sul mondo dei ninja e le tecniche basate sul controllo del chakra; pertanto le loro capacità nel combattimento erano state affinate nel corso degli anni successivi, con molta tenacia e forza di volontà.
Il motivo per il quale si erano interessati a quel mondo era dovuto alla forza straordinaria di Gaara, Temari e Kankuro che Asami e Shuichi avevano assistito, in prima persona, quando erano ancora molto piccoli, ma quello che videro i due fratelli rimase stampato nella loro memoria di un anno triste e movimentato.
Sasuke, inoltre, sembrava attratto da Asami; dai suoi capelli neri, lucidi, e dagli occhi più chiari e trasparenti di quelli azzurri che aveva Naruto.
Si sentiva stregato da quella ragazza e dopo averla vista in azione, provava qualcosa di nuovo e a lui sconosciuto. Si presentò in ritardo ai due amici, che lo stavano aspettando, quasi come quello abitudinario di Kakashi, ma Sasuke non inventò strane e improbabili storie perché era troppo serio per quel genere di comportamento. Così dichiarò semplicemente, e mentendo di poco, di essersi svegliato tardi; una mezza verità.
Naruto era pronto con la ramanzina, ma Sakura perdonò il moro, senza perché, felicissima di vederlo.
Dopo qualche ora passata ad allenarsi e confrontarsi duramente, Naruto e i suoi compagni di squadra risalirono la strada che portava da Teuchi per gustarsi un buon ramen, fumante, dopo aver faticato tanto, ma i tre si soffermarono ad osservare un centinaio di ragazzi e ragazze che spiavano all’interno di un buco nel muro, alle spalle del set di recitazione del nuovo film che stavano girando. I fan curiosi, cercavano di assistere indisturbati e silenziosi alle prove degli attori, per carpire qualche anticipazione sulla trama.
Naruto interruppe quella quiete organizzata, chiedendo cosa ci fosse di tanto interessante, ricevendo occhiatacce e insulti di ogni tipo per farlo zittire, ma le ragazze, che erano lì principalmente per la star Shuichi, adocchiarono Sasuke e iniziarono a idolatrarlo facendo un gran baccano. Il chiasso disturbava il regista che per disperazione uscì dal set e si presentò di persona a sgridare la massa di gente che si era formata dietro lo studio di regia. Fu scioccato nel vedere Sasuke circondato da tante ragazze, ma un barlume di genio apparve nella sua testa.
- Ragazzo. – gli spuntò alle spalle e Sasuke fu quasi spaventato per quell’uomo bizzarro con i capelli ricci, spettinati, e gli occhiali da sole scuri – Come ti chiami? –
- Uchiha Sasuke. –
- Oh, perfetto, abiti qui a Konoha? –
- S-si, ma perché lo chiede? –
- Vorrei che tu partecipassi al nuovo film che stiamo girando. Tu saresti ottimo per una parte, ti prego! – arrivò quasi a implorarlo per avere una risposta positiva, ma non ce ne fu bisogno perché il moro accettò subito. Non riusciva a spiegarselo, però, poter recitare con Asami lo interessava molto.
Naruto invece si stupiva che l’amico avesse accettato di recitare, di solito Sasuke ignorava sempre questo tipo di passatempi come ad esempio vedere un film o parteciparvi. Sakura invece sembrava nervosa, non trovava il motivo che spingeva l’amico a recitare con persone sconosciute poiché il ragazzo era sempre sulle sue, in disparte e difficilmente dialogava o interagiva con gli altri. Voleva indagare di più, ma aveva altri impegni e doveva rinunciare in quel momento.
Naruto, invece, fece finta di allontanarsi e prendere un’altra strada, così da poter sbirciare, da sopra al tetto della casa accanto, le prove del suo amico.
Asami e Shuichi non erano affatto contenti di lavorare con un ninja della Foglia che per giunta era palesemente inesperto di recitazione; in più si trattava di un ex traditore e ricercato di quel villaggio.
Sasuke sapeva di essere malvisto dai due attori e stelle dello spettacolo, ma provò a impegnarsi davvero tanto per non rallentare le riprese. A Naruto pareva che l’Uchiha volesse attirare l’attenzione di Asami, ma lei si dimostrava distaccata nei confronti di Sasuke. Quest’ultimo si meravigliò di essere ignorato dalla ragazza perché era abituato ad avere intorno sempre ragazze che lo adoravano. Infatti quell’atteggiamento di freddezza gli faceva capire quanto Asami fosse diversa dalle altre e questo gli piaceva. Sasuke non aveva mai conquistato una donna o meglio non gli serviva, non era un don Giovanni e diventarlo sarebbe risultato impossibile, quindi pensò di voler dare un’ottima impressione con uno dei tanti spasimanti di Asami che Sasuke interpretava nel film. Prese il suo copione e cominciò a recitare con la ragazza in questione, ma trovò non poche difficoltà. Sasuke non era portato per la parte dell’innamorato e Asami lo sospettava. Anche il regista non lo considerava molto idoneo per la parte, ma quello che contava per lui era l’aspetto esteriore del ragazzo che poteva attirare l’attenzione del pubblico femminile.
Per Asami, invece, era una fatica recitare con un attore simile; inesperto e poco interessato al film.
Naruto continuò a seguire i due con sguardo attento e ad un certo punto li vide anche parlare in privato, ma non poté ascoltare la conversazione a causa della lontananza che li divideva, sbuffando continuamente.
- Scusami per i problemi che sto causando, ma non trovo facile la parte che mi è stata data. – cercò di attaccare bottone Sasuke, ma senza timidezza. Era molto naturale quando parlava con lei e Asami non si faceva scrupoli ad essere sincera con il ninja.
- L’ho notato, ma devi stare al passo con gli altri attori se vuoi davvero aiutarci. –
- Lo farò. Non ci siamo ancora presentati, giusto? –
- So chi sei. – lo interruppe Asami – Sasuke Uchiha, ex traditore di Konoha che per qualche assurdo motivo sei stato ingaggiato per questo film. In realtà non mi interessa chi tu sia, ma vorrei semplicemente che tu non intralciassi il nostro lavoro, tutto qua. –
Sasuke percepì la rabbia della ragazza e non fiatò, si sedette in un angolo e rilesse con più attenzione le sue battute. Shuichi che aveva sentito ogni cosa, aveva il presentimento che l’Uchiha si stesse interessando troppo a sua sorella e non ne era felice.
Intanto Shikamaru, seguito da Rock Lee, Kiba e Shino notò Naruto e insieme lo raggiunsero. Erano tornati, da poco, da una piccola missione di salvataggio, ma avevano già parlato con Sakura dell’opportunità di Sasuke e s’interrogarono come mai il biondo avesse un’espressione triste. Shikamaru ipotizzò che il suo amico si fosse preso una cotta per la bella Asami e allo stesso tempo cercava le parole più adatte per tirarlo su di morale, ma Naruto aveva un’idea folle in testa. Come sempre il suo cervello gli inviava stimoli talmente forti che lo portavano ad agire d’istinto e in modo sconsiderato. Naruto s’intromise durante le riprese, saltando dal tetto da cui stava guardando per atterrare di fronte a Sasuke ed esclamando – Tu non sei in grado di proteggere la principessa. Te lo dimostrerò, sconfiggendoti, qui ed ora! –
Asami, Sasuke, Shuichi e il regista come anche tutta la troupe rimasero sorpresi di quella stramba, ma teatrale entrata di scena di Naruto. Tuttavia il regista prese in simpatia il biondo affidandogli una piccola parte nel cortometraggio e ovviamente Asami trovò sbagliata anche quella scelta – Prima l’Uchiha, ora quest’altro strano tipo, insomma perché state affidando dei copioni a persone che non sanno nulla di recitazione? Non lo accetto! Shuichi dillo anche tu! – cercò l’appoggio di suo fratello, ma quest’ultimo non voleva creare discussioni inutili e rimase perciò neutrale, con disappunto della ragazza che, stanca di quella situazione, uscì dalle riprese prima del previsto. Le sembrava che il mondo iniziasse a girare contro di lei.
Il regista non la fermò, conoscendo la personalità difficile di Asami; avrebbe atteso il suo ritorno perché la ragazza era importante per il suo film e non l’avrebbe cambiata con nessun altra.
Naruto intuì di essere stato la causa di quel litigio e andò incontro ad Asami per provare a chiedere scusa e chiarire eventuali malintesi.
- Aspetta. – la raggiunse in pochi secondi – Vorrei sapere come mai tutta questa rabbia. Ti chiedo scusa per aver interrotto le riprese e se sarà necessario eviterò di entrare nel tuo team, ma mi piacerebbe capire perché non posso entrare anch’io nel film? –
Asami lo guardò dritto negli occhi, avevano una sfumatura trasparente, ma soprattutto gli rivolse uno sguardo di ghiaccio freddo e penetrante che entrò nel suo corpo e lo fece rabbrividire.
- Perché non posso evitare di odiarti Uzumaki Naruto. - le parole della ragazza lo fecero gelare ancora di più; i sospetti che Naruto aveva avuto a prima vista su di lei erano fondati. Asami odiava Naruto, ma il biondo ignorava il motivo di quell’astio.
Passarono tre settimane e Naruto non aveva rinunciato alla sua parte nel cortometraggio, infatti si presentò puntualmente anche con il disprezzo di Asami che lo tormentava.
Il ragazzo continuava a essere turbato da quelle dure e insensate parole, come apparivano a lui, ma non smetteva di fissarla e studiarla quasi a tentare un collegamento con quella ragazza che non sopportava nessuno. Con i suoi fan era disponibile e non mancava mai di sorridere, che lo facesse per finta? D’altronde era un’attrice formidabile.
Naruto sapeva benissimo che non poteva essere apprezzato da tutte le persone, però l’odio di Asami lo infastidiva molto perché era tanto stupido quanto immotivato e voleva andare a fondo della faccenda.
Hinata dopo aver sentito dai suoi compagni di squadra, Kiba e Shino, che Naruto avrebbe preso parte al film, si precipitò curiosa alle riprese della pellicola. Quello che sentiva per lui non era mai mutato, era innamorata di Naruto e nonostante la sua timidezza cercava sempre di farglielo capire, ma senza reali risultati. Naruto era preso dagli allenamenti e passava molto tempo a svolgere missioni di ogni tipo. In più sembrava ancora provare qualcosa per Sakura, perciò Hinata era insicura di cosa pensava il biondo nei suoi riguardi.
Naruto aveva reso suo il personaggio che stava interpretando, ma a volte risultava ridicolo tanto che ad Hinata scappava una risata che la metteva di buon umore, l’unica cosa che il suo cuore non accettava era vedere il ragazzo che prestava molta attenzione ad Asami. Si domandò se avesse una cotta per lei o se fossero già impegnati in una relazione amorosa. Riusciva solo ad immaginare il peggio, ma in fondo non poteva pretendere troppo visto che lei era solo un’amica per lui. In ogni caso il cortometraggio stava uscendo bene e riconosceva le brillanti capacità d’interpretazione di Asami e del fratello; provò un po’ d’invidia per non essere con Naruto e condividere quei momenti insieme. Non si parlavano da settimane e gli mancava anche se ogni volta che ne aveva l’occasione Hinata preferiva fuggire o inventarsi scuse banali pur di non trovarsi da sola con il biondo.
Sasuke recitava meglio di quanto aveva iniziato quel progetto e anche se era solo finzione il ragazzo cercava di trasmettere i suoi sentimenti ad Asami tramite il suo personaggio fittizio. Era molto bella e intelligente , aveva un sorriso che preferiva a chiunque altra, ma quello che lo sorprendeva maggiormente era quel velo di mistero che la circondava. Sasuke voleva scoprire molto di più sul suo conto e sapere tutto ciò che sui giornali scandalistici non scrivevano. Alcune volta la vedeva triste e malinconica, altre era solo fredda e insopportabile, ma al ragazzo non importava; sperava soltanto di conoscere meglio Asami e capire ciò che provava davvero per lei.
Mentre il film procedeva per il meglio, al villaggio della sabbia si verificarono diversi cambiamenti imprevisti.
Ogni giorno era sempre lo stesso sogno, ogni settimana non cambiava di una virgola e ogni volta lo ricordava perfettamente e con tutti i dettagli. Ogni mattina presto Gaara si svegliava con una mano protesa verso l’alto come per raggiungere qualcosa o qualcuno. Il ragazzo sentiva di essere dentro quel sogno non soltanto come frutto del suo subconscio bensì come partecipazione attiva del corpo e della mente quasi a sentire reali e vicinissime quelle sensazioni che provava all’interno del sogno. Gli sembrava una parte della sua vita vissuta nel passato; un ricordo lontano come un sogno irreale, ma tanto vicino e forte da non poterlo allontanare facilmente dalla sua mente. Il rosso si cambiò l’abito e si recò nel suo studio personale dove lavorava giorno e notte per i suoi compiti di Kazekage e intanto cercava di rivivere quelle immagini ricorrenti che apparivano sempre spezzate e disordinate.
Il sogno cominciava sempre con un piccolo Gaara di cinque anni che si trovava in un luogo estraneo a lui, percorreva una strada circondata di fiori multicolori e distese verdi curatissime che splendevano sotto i raggi solari. Tra un mucchio di fiori morbidi e brillanti il bambino dai capelli rossi scorse una figura piccina, all’incirca della sua età, sdraiata sopra un centinaio di margherite. Aveva gli occhi chiusi e si godeva quella mattina soleggiata e calda. La bambina, però, sentendosi osservata aprì gli occhi e si trovò a fissare Gaara che non aveva mai visto prima. Fu colpita dai suoi capelli rossi e gli sorrise spontaneamente.
Gaara invece rimaneva incantato dalla bellezza di quella bambina per i suoi occhi azzurro cielo e i capelli biondi mossi da un venticello calmo e rassicurante. Non osava muoversi da dove si era fermato perché non conosceva nulla di quel posto e tanto meno lei e le mostrava solo degli occhi verdi, spenti e tristi. Poi la scena cambiava drasticamente e Gaara veniva catapultato su una spiaggia dorata e di fronte ammirava il mare luccicante. Il rosso si perdeva nel contemplare l’acqua che bagnava la sabbia e poi si ritirava, un flusso continuo che non si arrestava, ma era piacevole da guardare mentre poco più distante dei bambini giocavano a pallavolo.
Lui non era stato invitato e rimaneva seduto su una piccola sedia con i piedi nella calda sabbia che lo confortava. Ad un tratto un pallone arrivo quasi a sfiorare Gaara, ma prontamente la sabbia, che si manifestava tutte le volte che si trovava in pericolo, lo difese come uno scudo impenetrabile senza ferirlo. Tuttavia la bambina dai capelli d’oro, che aveva incontrato precedentemente, vide tutta la dinamica della scena e il rosso provò timore di averla impaurita, proprio come ogni volta che qualcuno assisteva al momento in cui il suo potere si manifestava. La piccola però non era spaventata né cercò di scappare; si avvicinò al bambino con sguardo stupito e curioso. Agitò la mano per tentare di afferrare qualche piccolo frammento di sabbia che circondava ancora Gaara e disse – Come riesci a fare tutto questo? Sembra come una magia! –
- Cosa? – era stranito il rosso. Allora la bambina sorrise e continuò – Sembri come un super eroe, qualcuno che difende le persone dai pericoli! È una storia che mi racconta sempre il mio papà. È fantastico! Voglio presentarti ai miei amici, ti va? –
Gaara era incantato dalle parole esaltanti della bambina e si sentiva felice per quei complimenti, ma non voleva conoscere nessuno. Non voleva legarsi a nessuno né giocare con qualcuno. Sapeva che se lo avessero conosciuto meglio alla fine potevano prenderlo in giro o allontanarsi come facevano tutti di solito e non voleva soffrire ancora, perciò disse alla piccola, in modo sprezzante, no.
- Preferisco rimanere solo, mi odiano tutti e anche tu potresti odiarmi. Nessuno mi capisce. –
Con la tristezza negli occhi e nel cuore Gaara si allontanò dalla bambina e prima di vedere o sentire qualcos’altro il buio riportava il rosso nella sua camera, sveglio e cosciente del sogno che aveva fatto.
Kankuro era nel bel mezzo di una missione e aveva appena catturato un bandito che diceva di conoscere dei segreti sulla sua famiglia. Il ragazzo non voleva sentire alcuna bugia dalle parole di un individuo che preferiva fare del male a molta gente, così decise di prenderlo e portarlo al giudizio del suo villaggio. Il destino, però, non gli fu molto favorevole perché Kankuro accusò un forte mal di testa; giurava addirittura di vedere se stesso da bambino che costruiva una marionetta particolare e compiaciuto si divertiva, solo che non ricordava prima di allora di aver mai realizzato una marionetta di quel genere. La distrazione per quella specie di visione gli costò caro perché il ladro volle approfittarsi di lui e ucciderlo, ma un ninja della sabbia lo fermò in tempo e Kankuro imprigionò il nemico nella sua marionetta, prontamente. Cos’era stata quella visione? Si domandava il marionettista, poteva finire male per lui e non capiva cosa fosse accaduto in quel momento di distrazione; sperava fosse solo mancanza di sonno e nient’altro.
Temari era invece intenzionata a fare un po’ di pratica con il suo ventaglio. Voleva diventare più forte e allenarsi duramente era il suo unico obiettivo di quella mattina. Aveva trascurato gli allenamenti a causa di varie missioni diplomatiche e anche per aver aiutato Gaara con alcune pratiche noiose di contabilità e problemi legati a Suna, ma non poteva scordare di essere una shinobi che combatte contro i pericoli per la sua incolumità e quella delle persone a cui voleva bene; doveva diventare ancora più potente.
Volle esercitarsi in una delle palestre dove anche Gaara faceva pratica e cominciò a sperimentare nuove tecniche che le potevano essere utili in battaglia. Ignorava, però, che nelle ultime settimane il suo chakra era cambiato, era aumentato di colpo. Provò all’inizio con esercizi semplici, come correre sulle pareti e poi sferrare raffiche di vento che nascondevano lame di chakra per sorprendere gli avversari, ma qualcosa non le quadrava.
Il flusso di chakra sembrava non rispondere al suo comando. Non riusciva a gestirlo come sempre. Le lame di vento che sprigionava il ventaglio colpivano con più forza e velocità i pupazzi che erano stati messi lì per allenarsi, infatti venivano distrutti in pochi istanti. Non poteva essere migliorata così tanto in settimane di intenso lavoro manuale e per nulla fisico. Si sentiva più pesante ogni volta che utilizzava tecniche complesse, ma soprattutto la palestra sembrava diventata un campo di battaglia. Gli attacchi di vento della ragazza distrussero gran parte delle cose che erano in quella struttura e quest’ultima presentava crepe profonde sul soffitto, alle pareti e perfino sul pavimento. Era quasi tutto a pezzi, ma la struttura non cedeva era forte diversamente da Temari che solo dopo mezz’ora sembrava esausta e debole. Sentiva gli occhi annebbiarsi e in poco tempo crollò a terra senza forze.
L’amica di Matsuri che aveva avuto l’ordine da quest’ultima di seguire e controllare Temari, corse in aiuto della ragazza svenuta e la portò in ospedale. Masturi capì subito che le cose stavano cominciando a cambiare per i tre fratelli della sabbia e non poteva assolutamente lasciarli soli e senza difese.
Quando Temari si svegliò, trovò il suo fratellino Gaara accanto a lei. La sorella spiegò ogni cosa, ma il rosso ipotizzò soltanto che la ragazza fosse stanca per il troppo lavoro. Così le ordinò di riposarsi per qualche giorno e di non strafare, però controllò in ogni caso la palestra semi distrutta e pensieroso diede il comando a un gruppo di esperti architetti di ripararla al meglio.
A Konoha arrivavano stranieri da ogni parte del mondo per poter vedere le famose super star, ma Shikamaru non dimenticava di andare a trovare ogni giorno la lapide di suo padre. A volte incontrava Ino che faceva visita alla tomba del suo papà, ma quel giorno era solo e mentre cambiava i fiori ormai seccati per sostituirli con quelli più vivi ripensò a qualche mese prima quando lì, con lui, c’era anche Temari.
Erano trascorse due settimane dal dopo guerra e dalla sepoltura di suo padre, Shikamaru era in piedi e fissava davanti a lui il monumento che conservava il corpo del suo vecchio. Ripensava ai tanti insegnamenti e a quelle giornate passate insieme a lui; non riusciva a scordare il pianto di dolore di sua madre quando aveva appreso la triste notizia e automaticamente, a quel pensiero, i suoi occhi si bagnarono di lacrime. Approfittava di piangere perché non c’era nessuno che lo guardava, però a sorprenderlo fu Temari che arrivò all’improvviso e gli strinse la mano per consolarlo.
Shikamaru la guardò mentre sentiva piacevole il contatto con la sua mano e lei fece lo stesso.
- Temari, che ci fai qui? – chiese asciugandosi le lacrime.
- Se non fossi arrivata, avresti inondato questo posto con le tue lacrime. Dovresti ringraziarmi. –
Il ragazzo, fermatosi di piangere, incominciò a ridere per quelle bizzarre parole e Temari sorrise con lui. Il vento accarezzò entrambi portandosi dietro quel piccolo momento di gioia tra i due.
- Deve essere stato un ottimo padre. – ritenne la ragazza dopo averlo visto piangere.
- Si, non era il migliore, ma ho condiviso molto con lui. Gli volevo bene e so che anche per lui era lo stesso. –
- Ti invidio, sai? – pensò di rivelare Temari e Shikamaru posò subito gli occhi su di lei – Per quanto mi riguarda, non ho pianto al funerale dei miei genitori e neanche adesso ci riuscirei. Mia madre è andata via prima che io potessi conoscere la tristezza e mio padre…praticamente non lo vedevo mai. –
Temari non provava nulla quando per consuetudine doveva visitare le tombe dei suoi famigliari e anche parlarne non era niente, ma in quel momento sentiva di volerlo raccontare a Shikamaru. Quest’ultimo non disse nessuna parola di conforto bensì si limitò a stringerle forte la mano della ragazza che era ancora incollata alla sua. Temari percepì quel silenzioso conforto e sorrise – Scusami, alla fine ho finito per parlare di me. – allentò la stretta di mano per lasciarla del tutto e anche Shikamaru perché si sentiva molto in imbarazzo.
- Ora devo andare a casa, Gaara mi sta aspettando per partire insieme. Ero solo venuta a salutarti. –
- Certo, state attenti durante il viaggio. – le rivolse un sorriso e lei rispose con un si, poi si mise in cammino senza voltarsi.
Il ragazzo era ancora là, vicino alla lapide – Sono proprio senza speranze, giusto papà? – riconosceva di non aver fatto una buona impressione a Temari.
Tornato in quel luogo, fuori da quel ricordo, Shikamaru alzò lo sguardo verso un cielo senza ombra di nuvole; voleva rivederla.
Sakura era seduta su una panchina per riposarsi un po’, ma la sua testa viaggiava altrove. C’era solo l’immagine di Sasuke a occuparle i pensieri, preoccupata di quello che stava succedendo tra il moro e la super star Asami. A Sakura non piaceva affatto il modo in cui il ragazzo guardava Asami perché lo vedeva interessato a lei e ultimamente si era allontanato dal team 7 a causa del film. Sasuke non si confidava mai dei suoi problemi figuriamoci se avesse preso una cotta per una ragazza, ma davvero gli piaceva Asami? Si domandava freneticamente la ragazza dai capelli ciliegio. Voleva scrollarsi di dosso quei pensieri stupidi e futili, ma proprio non ci riusciva perché era chiaramente gelosa di Asami che passava molto tempo con Sasuke e sembravano tanto affiatati, rispetto a ciò che invece lei condivideva con il moro ovvero quasi nulla. Sakura si accorse di non essere minimamente osservata dal ragazzo che le piaceva e ci stava male.
Rock Lee passò da quelle parti e appena vide Sakura sprizzò di felicità interrompendo la quiete della kunoichi.
- Sakura! –
- Rock Lee! Non ti stanchi mai tu, vero? –
- Esattamente, stavo testando un nuovo allenamento, cioè fare capriole per tutto il villaggio senza pause. – strinse i pugni con determinazione – Posso farcela, stai a vedere! –
Iniziò agilmente a muoversi da tutte le parti facendo la ruota, ma il ragazzo notò l’espressione distrutta e poco serena dell’amica perciò le domandò cosa avesse. Sakura raccontò la sua preoccupazione di poter perdere Sasuke, ma più lo esternava più si rendeva conto di essere tornata la ragazzina immatura di un tempo e doveva disfarsi di quella brutta abitudine.
- Puoi stare tranquilla Sakura, Sasuke non può ignorarti, in fondo fate parte dello stesso team e poi deve essere proprio uno stupido a non accorgersi di quanto tu sia fantastica. Non può innamorarsi di una ragazza che non sia tu, vedrai. – erano parole sincere nonostante Rock Lee provasse dei forti sentimenti per la ragazza, lui cercava sempre di confortarla ed essere suo amico in ogni circostanza per farla sentire bene.
- Grazie davvero, Rock lee. Sei davvero un amico. – gli sorrise gentilmente, poi quando il ragazzo tornò ai suoi giri acrobatici per la città lei continuò i suoi viaggi mentali.
Naruto si era mangiato una dozzina di ciotole di ramen per fare il pieno delle forze e potersi allenare meglio, pagò Teuchi e uscì dal locale. Proprio quando pensava di prendersela comoda per gli allenamenti vide Hinata e la salutò sperando di non essere ignorato come il solito dalla ragazza che si nascondeva spesso quando c’era lui nelle vicinanze.
Hinata tuttavia non si allontanò – Naruto, c-come stai? –
- Dopo aver mangiato ramen a sazietà mi sento rinato. Dovresti provare anche tu a mangiarne abbastanza quasi a scoppiare e davvero nutriente ed energico! – spiegò il biondo, pareva innamorato di quel cibo.
- S-si, capisco. – il rossore sul suo viso era diminuito grazie a Naruto che aveva rotto il ghiaccio con quell’argomento.
Naruto non se lo aspettava, ma in quel momento sentiva tensione per quell’incontro, era arrossito un po’ anche lui. Faceva lo spavaldo, ma in fondo sapeva benissimo che tra lui e Hinata era cambiato qualcosa anche se non sapeva ancora come definire il loro rapporto.
- Allora, dove stavi andando? – chiese lui.
- Faccio una pausa dal mio allenamento, piuttosto come va col film? – ebbe il coraggio di proferire Hinata senza balbettare.
- Sono contento che tu me lo abbia chiesto, sono davvero soddisfatto di come sto recitando. Sta andando alla grande! Verrai a vedere il film, giusto? Si prospetta davvero bello! –
- Certo! Non lo perderei mai. – sorrise dolcemente e Naruto quasi ne rimase incantato.
- Ti andrebbe di fare quattro passi con me? – domandò il biondo, senza pensarci.
Hinata rimase stupita da quella proposta, ma non se lo fece ripetere due volte e accettò. Era molto felice di poter passare un po’ di tempo con Naruto tutto per lei. Il ragazzo si confidò con lei accennando il difficile incontro con Asami e ciò che gli aveva detto cioè lo strano odio nei suoi confronti. Hinata sembrava sollevata perché quello significava che Naruto non era proprio innamorato dell’attrice, ma era solo preoccupato di non andare d’accordo con lei e di non riuscire ad instaurare un dialogo pacifico. Hinata voleva davvero aiutare il ragazzo a fare amicizia con Asami poiché sapeva quanto ci teneva Naruto, così gli diede la sua parola che avrebbe investigato sulla ragazza per conoscere qualcosa in più su di lei e capire come mai detestasse il biondo; intanto si godeva quella breve passeggiata con lui.
Naruto si sentiva bene vicino ad Hinata e si era sfogato con lei perché sapeva di potersi fidare, lei non lo avrebbe mai giudicato male. Si sentiva osservato dalle persone del villaggio mentre era accanto ad Hinata e non poteva evitare di sentirsi nervoso e imbarazzato, però quel tempo passato con la ragazza lo rassicurava e tutto gli appariva più luminoso.
Asami cercava in tutti i modi di scrollarsi i suoi fan numerosi correndo in strade strette e sconosciute, ma poco le importava; voleva solo stare un po’ per conto suo. Proprio mentre sperava di essere sola e indisturbata una voce la colse di sorpresa, temendo fosse un’altra fan impazzita.
- Tu sei Asami, l’attrice famosa? –
La super star si voltò e senza togliersi gli occhiali scuri riconobbe quel volto familiare che aveva già visto in uno degli articoli sul giornale che parlava dei ninja della foglia. Era Sakura Haruno ad averla fermata.
- Qualche problema? –
- Si, detesto dovertelo dire, ma io non posso vederti vicino a Sasuke. Capisci? Vorrei sapere cosa c’è tra di voi. –
- Se ti riferisci all’Uchiha, puoi stare tranquilla. Non sono affatto interessata a uno come lui. Al massimo dovresti chiedere a lui cosa ne pensa. Gli uomini spesso sono attratti da una donna e poi quando ne vedono un’altra più bella, lasciano quella precedente, per attrazione fisica o qualsiasi altra cosa sia. –
- No. Ti sbagli, Sasuke non è quel genere di persona. –
- Ti ripeto che non devi parlarne con me, ma con lui. A me non importa nulla di questa faccenda né tanto meno del ragazzo che, a quanto pare, ti piace molto. –
Asami si tolse gli occhiali per rispetto – Adesso devi perdonarmi, ma se non ti serve un autografo io devo scappare altrimenti i miei fan scatenati mi trovano. – andò via lasciando Sakura a riflettere sulle parole della ragazza.
Gaara era intento a firmare documenti interminabili quando all’improvviso una forte fitta alla tempia lo preoccupò. Quel dolore che avvertiva non era normale, c’era qualcosa di più e nulla di buono. Immediatamente quel mal di testa si affievolì e cominciò a trasformarsi in una visione, la stessa che ogni notte sognava. Il sogno però non si fermava al momento in cui il piccolo Gaara andava via dalla spiaggia, infatti continuava mostrando un’altra scena che al ragazzo era del tutto nuova.
- Perché sei così triste? – non voleva lasciarlo andare, la bambina.
- Tu non mi conosci, io… sono un mostro. –
- Ma io non ho paura, vorrei tanto conoscerti. Io mi chiamo… -
Gaara non riuscì a sentire altro di quella frase, la bambina dai capelli dorati stava svanendo come anche tutto ciò che c’era attorno a lui. Vedeva tutto sfocato e le parole non le capiva, erano distorte e fievoli. In pochi secondi il rosso era già tornato indietro, seduto alla scrivania immerso nelle cartacce burocratiche. Quel sogno era svanito e anche il suo dolore alla testa. Decise di prendersi una pausa e per sfogarsi di quella strana visione si diresse verso la sua palestra privata. Rilasciò a poco a poco la sua sabbia e si concentrò unicamente sulle tecniche nuove che aveva sperimentato di recente, ma qualcosa andò storto. La sabbia non rispondeva al suo controllo, come era accaduto a sua sorella. Gaara fece un enorme sforzo fisico e mentale per ricondurre la sabbia nel suo contenitore che il rosso aveva alle spalle. Quando finalmente riuscì a chiudere il tappo che sigillava l’enorme quantità di sabbia, Gaara notò i danni che aveva causato alla palestra inoltre il suo cuore pulsava più che mai e si sedette per riprendersi dalla fatica tentando di non svenire. Dopo qualche minuto raggiunse la sua stanza di Kazekage e fece chiamare all’appello i suoi fratelli per discutere di quello che gli stava accadendo.
- Gaara, io non ho provato ad allenarmi come mi avevi chiesto tu e rimanere a riposo, ma è grave che anche tu abbia problemi a governare il tuo potere! – disse Temari amareggiata.
- Lo so bene. – comprendeva Gaara, aveva omesso, però, il sogno ricorrente.
- A dire la verità anche io ho avuto dei problemi e una visione. – annunciò Kankuro.
- Cosa? Anche tu, e di quale visione parli? – domandò preoccupata la sorella.
- E’ iniziato tutto durante una missione. Mi sono distratto, a causa di una visione che vedeva me da piccolo costruire una marionetta di legno che assomigliava a una volpe, rischiando di essere ucciso. Mai costruita, che io ricordi e poi l’altro giorno invece di attaccare un nemico, la mia marionetta era impazzita, sembrava quasi che i fili di chakra mi facessero sbagliare obiettivo. Finendo per poco ad aggredire un ninja che mi faceva da spalla nella missione. –
- Se il problema ricade su tutti e tre la cosa è preoccupante, ragazzi. – Temari si sedette per cercare di venire a capo di una soluzione, ma Gaara la precedette.
- Non possiamo risolvere la cosa da soli. Ci serve un aiuto esperto. –
- Vorresti dire, per esempio, un medico? – pensò Kankuro.
- Allora stai forse pensando di chiedere aiuto all’Hokage di Konoha? – domandò Temari che aveva capito le intenzioni di suo fratello minore.
- Esattamente, parleremo con lei, è la migliore che conosciamo in quel campo. –
Un ninja della sabbia, incaricato delle comunicazioni tra i vari paesi, interruppe il dialogo dei tre. Era arrivato un messaggio dal villaggio della foglia che chiedeva la partecipazione di Gaara e i suoi fratelli alla prima del film che stava per volgere al termine. Quell’invito era l’ottima occasione per i tre fratelli di parlare con Tsunade e chiedere un valido consiglio.

 

 

ANGOLO AUTRICE: Mi scuso per l’enorme ritardo, ma purtroppo sarà sempre così. Non so quando potrò scrivere e pubblicare il prossimo capitolo. Comunque in questa puntata ho aggiunto Hinata che vorrebbe essere notata da Naruto, ma non è facile per i due. Infatti i due avranno una lenta storia d’amore, non li metterò subito insieme, come anche per Sakura e Sasuke. Per quanto riguarda Gaara e i suoi fratelli invece, come avete visto, le cose per loro si complicano. Spero di non aver annoiato nessuno e che continuerete a seguirmi :). Alla prossima!!! XD.

 

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Capitolo 7
*** Segreti intoccabili ***



Cap. 5 – Segreti intoccabili



La sala del cinema era pronta per ospitare i pochi e selezionati spettatori che avrebbero avuto la fortuna di assistere, in anteprima, al nuovo film interpretato dalle due celebri star Asami e Shuichi del villaggio della Rosa. Gli invitati speciali, ovvero i cinque Kage dei cinque grandi paesi ninja, erano arrivati a Konoha accompagnati dalle loro rispettive guardie del corpo e Tsunade li faceva da guida verso il cinema.

Durante il tragitto, tuttavia, Gaara si fermò ad osservare un negozio pieno di fiori e le margherite erano in bella mostra quasi a suscitare in lui il ricordo di quel sogno ricorrente dove la bambina dai capelli d’oro, che lo tormentava da giorni, si presentava circondata dagli stessi fiori. Il rosso perciò si staccò dal gruppo e indisturbato si avvicinò alle margherite per osservarle più da vicino, erano davvero molto curate e si complimentò con il gestore del negozio, ma una voce a pochi passi da lui lo costrinse a girarsi. Un intero mazzo di rose rosse volarono disordinate nell’aria e Gaara prontamente le raccolse una ad una con la sua sabbia di scorta, ritrovandosi in mano delle rose. La proprietaria di quel mazzo di fiori era proprio Asami che riconoscendo il ragazzo da lontano aveva perso l’equilibrio e anche quelle rose regalatele da un fan.

Asami era talmente rossa in volto che anche gli occhiali da sole faticavano a nasconderle l’imbarazzo. Gaara non capiva lo strano comportamento della ragazza e ovviamente non poteva sapere la sua identità, però sentiva dentro di se di averla già incontrata prima.

- Ti ringrazio per aver recuperato queste rose per me. – disse Asami che doveva sbrigarsi ad allontanarsi da quella situazione imbarazzante. Non si era accorta fino ad allora che poteva percepire i battiti del suo cuore, riempito di emozioni intense e tristi per il ragazzo che aveva rivisto. Doveva mettere in conto quelle sensazioni perché le avrebbe provate ancora.

Gaara si era dimenticato per qualche secondo di avere ancora in mano i fiori e con molta naturalezza li riconsegnò ad Asami – Fai attenzione. Sono molto belli, ma ci vuole poco per rovinarli completamente. –

Prima che potesse mostrarsi in lacrime, Asami recuperò le rose facendo attenzione a non sfiorare la sua mano e a non guardarlo dritto negli occhi, si allontanò in fretta senza voltarsi.

Gaara non aveva domande su quella ragazza, non aveva nemmeno incrociato i suoi occhi eppure la sua presenza lo aveva reso più sereno del solito.

Temari e Kankuro gli corsero incontro per capire come mai fosse rimasto indietro e ovviamente raccontò dell’accaduto. Intanto Naruto notò i fratelli del deserto, mentre si accingeva ad entrare nel cinema e li incrociò strada facendo.

Gli sguardi di Naruto e Gaara si incontrarono subito e il rosso pareva abbastanza infastidito.

- Non so se hai saputo che nel film ci siamo anche io e Sasuke. Vorrei che non ci fossero risse tra di noi, ok? –

- Sappiamo perfettamente delle vostre apparizioni nel film, visto che tutti i giornali di Konoha ne hanno fatto pubblicità. – fece Temari.

- In effetti non voglio immaginare quanti problemi abbiate dato nella realizzazione di questo lungometraggio. – cercava di provocare Kankuro e il biondo s’irritò non poco.

- Sempre molto simpatici voi due, eh? -

- Adesso basta. – Gaara fermò la discussione tra i ragazzi e continuò – Capisco che tu ci tenga molto al tuo amico Uchiha e che sei preoccupato per lui, ma non avere timore. Non ho intenzione di dare spettacolo inutilmente. Sai come la penso su di lui, ma non mi permetterei mai di scatenare una lite per una stupidaggine e inoltre…Sasuke non è l’unica persona al mondo o perlomeno, non per quanto mi riguarda. Perciò adesso non mi interessa minimamente. –

Naruto si voltò da un’altra parte e procedette spedito ad avviarsi nel cinema entrando da una delle porte laterali perché non voleva rivedere quei tre.

Nel prendere posto Temari fece caso a Shikamaru e anche lui le sorrise – E’ la prima volta che guardate un film al cinema? –

- Si, ho notato che queste sedie morbide sono proprio comode. –

- Già, immagino che siederai con i tuoi fratelli. –

- Immagini bene, perché? – Temari aveva il sospetto che il ragazzo volesse sedere insieme a lei, ma non poteva certo farglielo notare e così l’imbarazzo era arrivato sul viso di entrambi.

- Per caso hai visto Naruto? Lo stavo cercando perché mi aveva chiesto di riservargli dei posti in prima fila. – si affrettò a cambiare argomento, il ninja.

- Si, in effetti poco fa l’ho visto e non ero da sola. –

- Non mi dire che anche Gaara si è imbattuto in Naruto! Accidenti! –

- Beh, sai una cosa? Pensavo che avrei dovuto dividerli o una cosa simile. Invece quello maturo è stato proprio mio fratello. –

- Sono sollevato, comunque ultimamente lo vedo molto strano Naruto. Forse ha a che fare con il litigio tra lui e tuo fratello. –

Temari non voleva parlare di quel biondino, ma pensare che persino Shikamaru fosse preoccupato; doveva essere una cosa seria.

- Ah! Ho visto Naruto. Scusa, ma ti devo salutare perché se non lo raggiungo adesso mi sfuggirà di nuovo. Ci vediamo dopo! –

- Ok. – tirò un sospiro la ragazza. Era felice di aver parlato un po’ con lui.

Quando le luci si spensero il film cominciò, partendo da riprese mozzafiato di luoghi mai visti ad Asami, la protagonista, che riempiva lo schermo di primi piani da urlo.

Temari fissava curiosa il viso della ragazza e dava colpetti a Kankuro per chiedergli se anche a lui pareva di conoscerla. È vero che Asami era una star mondiale, ma Temari aveva la sensazione di conoscere molto bene quell’attrice al di là della sua popolarità. Forse si erano incontrate in passato e non lo ricordava, voleva delle conferme.

Il fratello a fianco poteva dire di capire ciò che provava Temari a vedere Asami, ma anche Kankuro percepiva un vuoto nella sua memoria riguardo quella ragazza.

Gaara era incantato dal volto di Asami e pensò alla ragazza che aveva incrociato prima di entrare nel cinema. Erano la stessa persona, capì al volo il rosso. Quello che sperava era di poterle parlare ancora perché i suoi occhi verdi non smettevano di ammirare gli occhi azzurro chiaro di Asami. Quelle stesse iridi e il perfetto taglio di occhi che assomigliava a quello della bambina che affollava i suoi sogni.

L’attrice dallo sguardo penetrante si sedette proprio qualche poltroncina distante dal posto di Gaara, in quel momento portava solo un berretto per non farsi riconoscere, aveva scelto appositamente quella fila di sedie per scorgere le espressioni del Kazekage. Asami poteva vedere il ragazzo solo da lontano, questo lo teneva bene a mente, ma ciò che provava per Gaara la faceva soffrire. Per quanto volesse stargli vicino, Asami doveva evitarlo. Il rosso aveva ottenuto una posizione alta nel suo villaggio e stava facendo dei passi da gigante ad avere persone in grado di accettarlo per come era, ma il merito non era di Asami. Non era suo, si ripeteva la ragazza. Qualcun altro aveva colpito il cuore di Gaara prima del suo, tuttavia per quanto odiasse Naruto e i suoi amici non poteva biasimarli, in fondo avevano fatto solo ciò che era giusto per lui. Semplicemente lei non poteva cambiare lo stato delle cose né tanto meno tornare indietro nel tempo. Mentre nel film la protagonista rivangava il suo passato, Asami scacciava il flashback della sua infanzia così da non provare nostalgia e ulteriore dolore.

Quando arrivò il turno delle scene di Naruto e Sasuke in molti scoppiarono a ridere per le loro buffe interpretazioni; Gaara trovò simpatico Naruto, ma vedendo l’affiatamento con Sasuke s’intristì. Il ragazzo voleva davvero recuperare il rapporto d’amicizia con il biondino, ma ogni volta che guardava Sasuke credeva di non avere più un posto come suo amico.

Shuichi stava cercando tra gli spalti qualcuno e senza un minimo di esitazione si affiancò a Masturi che conosceva benissimo – Sono contento che ci sia anche tu. Allora, che mi dici dei miei primi piani? Sono bello, vero? – chiese spavaldo come faceva sempre.

- Non ti stanchi mai di fare il don Giovanni? Sai come la penso. – Matsuri riconosceva la bellezza del ragazzo che conosceva da tanto tempo, ma non ne era cotta, lo vedeva semplicemente come un amico e a lui non interessava perché ci provava gusto a corteggiarla.

- Mi sento davvero triste per mia sorella, eppure non capirò mai da dove attinge tanta forza. Trova sempre il coraggio di non crollare. – tornò serio Shuichi.

- Mantenere il segreto non è facile soprattutto quando si tratta di persone che si amano, ma lei sa bene come deve agire. – anche se erano parole fredde e crudeli, Masturi sentiva di doverle dire anche se in un cinema le aveva quasi sussurrate. Se le avesse dette ad alta voce avrebbe certamente ritirato tutto perché non poteva credere davvero che un dolore così sarebbe scomparso con l’indifferenza e le bugie. In fondo Asami tratteneva da tempo dei sentimenti profondi da non poter apparire sempre razionale e incurante di non essere riconosciuta dalle persone che amava di più.

- Per quanto andrà avanti questa storia? – Shuichi era stufo di mantenere segreti.

- Fino a quando sarà necessario. – era seria, ma fiduciosa per il futuro che li aspettava.

I fili del destino si stavano allineando poco alla volta, ma la verità era ancora lontana per i tre fratelli che ignari di tutto si godevano le ultime scene del film.

Quando terminò la visione del film, la Mizukage fece ovviamente un accorgimento che si sentì per tutta la sala – Possibile che anche nella finzione ci si sposa e invece io ancora nulla! –

I bodyguard scortarono la donna fuori del cinema per tentare di calmarla.

Successivamente Shuichi e Asami furono chiamati a presentare il loro nuovo progetto, che consisteva nel girare un videoclip, sempre a Konoha, su una canzone composta per la colonna sonora del lungometraggio in questione; interpretato ovviamente dalle due celebri star.

Gaara posò lo sguardo su Asami e lei ricambiò per un po’, ma subito dopo lo spostò altrove; doveva concentrarsi su qualcos’altro e smetterla di pensare sempre a lui.

Tornata nel suo appartamento, Asami lanciò la sua giacca sopra la sedia della scrivania e si accomodò sul letto ripensando a ciò che aveva provato rivedendo i tre fratelli.

Dopo essere trascorsi tutti quegli anni i suoi sentimenti non erano cambiati; doveva odiarli, ma non ci riusciva per quanto tentasse disperatamente di cancellarli dalla sua testa e dal suo cuore.

- Non è difficile capire che sei innamorata di uno dei tre. – irruppe il fratellino minore.

- Shuichi! Insomma, quando imparerai a bussare? – incrociò gli occhi maliziosi di Shuichi che parlavano più della sua boccaccia.

- Che intendevi con innamorata di uno dei tre? – ritornò sull’argomento la sorella.

- Voglio dire che giurerei di aver visto il tuo sguardo sempre in direzione di Gaara. Non che sia geloso, ma dovresti celare i tuoi sentimenti o qualcuno potrebbe intuire che sei perdutamente cotta del Kazekage. –

- Cosa? Ok, beh, io non sono innamorata di Gaara. Ora puoi lasciarmi sola! – non credeva seriamente di provare amore per qualcuno con cui aveva legato solo da bambina, però la stessa ragazza riconosceva che c’era qualcosa di più tra di loro.

- E’ sicuramente amore. – disse piano Shuichi prima di andare via.

- Come? Non ho sentito. – era distratta Asami.

- Niente. –

La star cercò di riposarsi, dopo una giornata impegnativa sotto i riflettori, ma forse aveva bisogno di prendere un po’ d’aria e scaricare i suoi pensieri al vento che quel pomeriggio soffiava forte. Ad aspettarla fuori, tuttavia, c’era Sasuke con un bel mazzo di fiori multicolori.

- Ciao. – disse lui cercando di non mostrarsi troppo stupido e nervoso.

- Che ci fai qui? – chiese lei, ma aveva già il presentimento di ciò che il ragazzo le stava per chiedere.

- Ti ho preso questi fiori per festeggiare la prima del film e volevo anche chiederti se ti andava di uscire con me, quando sei libera. –

Asami odiava quando doveva rifiutare eventuali pretendenti e questo era certamente un caso, ma non poteva fare finta di nulla. Ogni volta che qualcuno le chiedeva di essere più di un’amica lei trovava mille scuse per non sembrare troppo snob o antipatica, ma non poteva mentire a Sasuke ora che aveva rivisto Gaara che aveva riacceso qualcosa dentro di se.

- No. Il mio cuore è già occupato da qualcun altro, quindi regala quei fiori a una donna che ti ama davvero. –

L’Uchiha rimase sconvolto e amareggiato, per una volta che provava dei sentimenti forti per una ragazza doveva rinunciare. La vide di spalle mentre si allontanava da lui con indifferenza e gli si spezzava il cuore. Forse doveva conquistarla col tempo, pensò; doveva provare a non arrendersi proprio come Naruto, così s’incamminò pensando che quella non sarebbe stata la fine.

Karin che intanto aveva ascoltato solo la confessione di Sasuke ad Asami corse da Sakura e Ino per raccontare la storia generando gelosia nelle ragazze.

Sakura, in particolare, non accettava quella situazione e credendo che la superstar avesse accettato la proposta di uscire con il suo amato Sasuke, inventò una soluzione drastica decidendo chi delle due fosse perfetta per stare accanto all’Uchiha con una sfida e la famosa attrice accettò poiché la divertiva quella competizione insulsa. Inoltre Asami non diceva mai di no ad una sfida e soprattutto cercava sempre di vincere al di là della posta in gioco.

I fiori danzavano al ritmo regolare del vento e i loro profumi si diffondevano in tutto il villaggio; arrivarono perfino a svegliare qualcuno in una clinica d’ospedale.

L’uomo alzò lentamente le palpebre dei suoi occhi che non vedevano il mondo esterno da molto tempo. Gli sembrava che fossero passati secoli dall’ultima volta in cui poteva percepire la presenza del suo corpo, provò a stringere le mani e flettere le ginocchia in un letto bianco che non era il suo. Quando finalmente i suoi occhi cominciarono ad abituarsi alla luce di quella stanza si accorse di essere in un ospedale, coperto da fili e tubi che gli spuntavano dal lenzuolo. I macchinari seguivano il pulsare del suo cuore ed emettevano dei suoni percettibilmente dolci, ma insistenti.

Le vetrate che davano all’esterno erano grandi abbastanza da poterci passare attraverso; l’uomo intuì subito che era ad un piano terra ed ebbe l’impulso di scendere da quel letto e saltare fuori per capire in quale luogo si trovava.

Balzò oltre la finestra e ciò che vide furono solo distese verdi e fiorenti. C’erano fiori dappertutto, ma gli altri pazienti adoravano passare il tempo lì, all’aria aperta, giocando tra loro o prendendosi cura della natura circostante.

Una telecamera posta all’interno della stanza che aveva abbandonato l’uomo, però, era collegata a uno dei computer di sorveglianza che possedeva il capo di quel villaggio che infatti assistette alla fuga.

Il fuggiasco che invece era ignaro di tutto cercava di trovare l’uscita da quel posto che gli appariva come un paradiso terrestre, troppo bello e perfetto per essere vero che a suo parere poteva nascondere delle insidie, ma Tooru arrivò in tempo per fermare la sua inutile evasione.

- Lei chi è? Mi faccia andare via di qui e non ne farò parola con nessuno. – l’uomo era debole, ma cercava di mostrarsi sicuro di se.

Tooru, capo del villaggio della Rosa, rise di gusto – Aspetta, prima di prendere decision affrettate. Inoltre lei mi deve la vita, Jiraya sensei. –

Jiraya era irriconoscibile dall’aspetto dimagrito e i capelli non più lunghi come una volta bensì tagliati fino alle orecchie, eppure era lui vivo e vegeto.

- Come fa a conoscere il mio nome? –

- Oh, lei è famoso ovunque. So che te lo stai chiedendo perciò, io sono il capo di questo villaggio e mi chiamo Tooru. –

- Quel Tooru? Il capo - villaggio della Rosa? – era sbalordito il ninja leggendario e anche preoccupato.

- Esatto, benvenuto nel mio villaggio, anche se in ritardo. –

- Come…come ci sono arrivato qui? L’ultima cosa che ricordo era lo scontro con i sei Pain, ma perché sono qui? – chiese con foga, ma il brontolio del suo stomaco risuonò più forte delle sue domande.

- Che ne dice se parlassimo davanti a un po’ di cibo? –

Jiraya lo guardò imbarazzato e sorpreso – È serio? –

- Certo, non scherzo mai quando si tratta di mangiare. Nella stanza ci dovrebbero essere degli abiti puliti. Quando sarà pronto io la aspetterò qui e dopo potrà pormi tutte le domande che vorrà. –

- Corro a cambiarmi, dunque. – jiraya non era certo di quella gentilezza, non era nemmeno sicuro che quello fosse il vero capo – villaggio della Rosa, ma non aveva altra scelta. Non aveva la forza di combattere perché si sentiva troppo debole e quindi decise di fidarsi.

Nello stesso momento Tsunade aveva accettato la richiesta di Gaara, Temari e Kankuro di eseguire delle analisi mediche personali, così mentre prelevava qualche campione di sangue e controllava lo stato dei loro chakra si ricordò della prima volta che incontrò i tre; più di dieci anni fa.

- Finalmente l’abbiamo trovata! – dissero euforici Temari e Kankuro spiando nel locale dove Tsunade si gustava dei piatti prelibati che le venivano portati di continuo, conversando con Shizune.

Il ninja medico appena vide i due ragazzini che si avvicinarono per esporre il loro problema li liquidò in fretta dicendo loro che era impegnata in quel momento, mentre Shizune faceva di tutto per mandarli via perché stavano disturbando il loro pranzo. Temari, però, agguerrita e testarda insistette talmente a lungo che Tsunade cedette a dedicargli un po’ del suo tempo.

Kankuro gentilmente chiese alla donna se fosse stato possibile parlare al più presto di una questione importante, ma in privato.

Dopo aver pranzato velocemente, poiché sollecitata dai due bambini, Tsunade chiese a Shizune di lasciarli soli.

- Non avete fame, bambini? – domandò cordialmente la donna.

- No, abbiamo mangiato poco prima di incontrarla. – rispose prontamente la piccola Temari.

- Ok…potrei sapere i vostri nomi? –

- Siamo fratelli, io mi chiamo Temari e lui e Kankuro abitiamo da queste parti e infatti quando abbiamo saputo che lei era in questo piccolo villaggio siamo corsi subito a trovarla. –

La ragazzina aveva certamente mentito perché il lungo viaggio che aveva intrapreso con Kankuro era una loro missione in solitaria e personale che avevano nascosto al loro stesso padre e quindi riteneva inevitabile mentire soprattutto riguardo l’essere figli del IV Kazekage, perciò i due avevano condotto tutte le ricerche da soli facendosi aiutare da persone che indicavano loro i luoghi dove era stata Tsunade; facilmente rintracciabile perché lei amava i giochi d’azzardo.

- Ma dove sono i vostri genitori? –

- I nostri genitori stanno lavorando in questo momento, ma a noi serve davvero un aiuto medico, adesso. – trovò una buona scusa Kankuro per togliersi d’impiccio.

- Perché avreste bisogno del mio aiuto? –

- Perché lei è il ninja medico più esperto che ci sia al mondo! – dissero in coro i bambini e la donna ne fu lusingata che quasi si sentiva appagata per quel complimento.

- Abbiamo bisogno che lei ci faccia delle analisi mediche. – continuò Temari.

- Cosa e per quale motivo? – era sorpresa di quella richiesta, poteva aspettarsi una curiosità sulle pratiche ninja che sapeva utilizzare per curare la gente e invece si trovava proprio davanti ad una situazione che rasentava l’assurdo.

- Credo siano dei vuoti di memoria, ma strani. –

- Spiegati meglio. –

- Ci sono ricordi di posti che non abbiamo mai visitato e a volte scompaiono all’improvviso come se ci fosse una calamita, nel nostro cervello, che li risucchiasse. – cercò di farsi capire Temari.

- E poi sono molto cupi, pezzi di memorie che ci rendono tristi senza sapere il perché. – continuò Kankuro.

- Non credo di potervi aiutare con questo tipo di problemi cerebrali, ma potrei provare a farvi lo stesso delle analisi per capire se non ci sia stato un quale trauma infantile, ma non ne avete mai parlato con i vostri genitori? –

I due si guardarono tra di loro, avevano già tentato di parlare del problema con il loro papà, ma ovviamente li aveva ignorati e depistati con altri discorsi.

- Non ne abbiamo mai parlato perché abbiamo il timore di farli preoccupare, perciò abbiamo agito di nascosto. – mentirono, ma non potevano fare altro e aspettarono la tanto sperata risposta positiva da parte del ninja medico mostrando anche delle monete d’oro grazie alle quali avrebbero pagato la donna.

Tsunade era incerta se aiutare quei ragazzini, era quasi sicura che le stavano nascondendo qualcosa soprattutto quando le avevano consegnato un sacchetto di svariate monete d’oro; eppure non riuscì a dire di no a quei due che avevano uno sguardo tanto serio quanto compassionevole. La donna pertanto si fece aiutare dai medici di una clinica di quelle parti e cominciò a visitare Temari e Kankuro.

Al villaggio della Sabbia il Kazekage venne raggiunto di corsa da un ninja al suo servizio che piuttosto agitato gli annunciò la brutta notizia che Temari e Kankuro erano spariti.

- Da quanto tempo? – volle sapere il padre dei due.

- Non si sa. Forse da ore. –

- No, conoscendoli potrebbero essere scomparsi da giorni. Possibile che nessuno li abbia visti? – il Kazekage si accorse solo in quel momento che non vedeva i suoi ragazzi da una settimana a causa di una missione importante e le pratiche da sbrigare.

- L’ultima volta erano in biblioteca, qualche giorno fa. –

- Di sicuro stavano cercando qualcosa. – rimuginò il IV Kazekage – Trova una squadra e andate a cercarli fuori dal paese io vi raggiungerò appena possibile e un altro gruppo setacciasse nuovamente il villaggio. –

Dopo aver impartito gli ordini necessari, il Kazekage si recò immediatamente in biblioteca per scoprire qualche indizio utile per trovarli in fretta.

La donna che lavorava lì riferì che i due bambini stavano cercando i migliori medici che esistevano e avevano trovato particolare interesse per una donna, la migliore in campo medico, chiamata Tsunade.

A sentire quel nome, fu terrorizzato dalla sola idea che i due avessero trovato il ninja medico perché aveva certamente intuito le loro intenzioni e doveva arrivare in tempo prima che Temari e Kankuro potessero scoprire la verità.

Mentre si accingeva a uscire da Suna vide Gaara che ammirava il cielo sopra il terrazzo di un’abitazione.

- Tu sai dove sono andati Temari e Kankuro? –

Gaara lo guardò indifferente e poi rispose di no, però, era curioso di come sarebbe finita la faccenda. Conosceva le intenzioni dei suoi fratelli, ma non volle impicciarsi nei loro piani, in fondo a lui non importava ciò che combinavano in segreto.

Il padre non insistette e andò via seguito dallo sguardo attento di Gaara che non sapeva se andare insieme a spiare la situazione oppure infischiarsene. Alla fine optò di seguirlo.

A fine analisi, Tsunade controllò personalmente i risultati e scoprì che i sospetti negativi avuti durante i controlli medici erano fondati. Da quello che emerse il ninja ipotizzò che qualcuno avesse tolto in loro dei ricordi forzatamente, tramite una tecnica ninja proibita e rara. Mentre rileggeva ancora quei pezzi di carta, la donna fu raggiunta e circondata da molti uomini vestiti con abiti pesanti e coperti in volto che misero in allarme Tsunade.

- Cosa volete? State forse cercando guai? –

Sopraggiunse di lì a poco il IV Kazekage – Lei è la famosa ninja medico Tsunade, vero? –

- Che cosa volete da me? –

- I miei figli. Ditemi dove sono. –

- Mi faccia capire, lei crede che io abbia i vostri figli? Dunque quei due ragazzini che sono venuti da me oggi sono vostri? –

- Già, sono stati davvero in gamba a trovarvi. Ora, però, sono tornato a riprendermeli. Sono scappati di casa a causa vostra e non mi perdonerei mai se capitasse qualcosa di male ai miei figli. –

- Certo, posso capirlo, ma voi chi siete? A me sembra che mi stiate minacciando e con quale diritto? –

- Moderate i termini, state parlando con il nobile IV Kazekage. – s’intromise una delle scorte del Kage.

Tsunade si stupì non poco di quella rivelazione, quello significava che i due bambini erano i figli dell’attuale Kazekage e che ovviamente le avevano mentito per tutto il tempo, inoltre si domandava perché lo avessero fatto.

- Non capisco perché i suoi figli siano venuti spontaneamente da me senza il vostro consenso o forse la ragione è perché non si fidano di lei. Non crede? –

- Lo so questo, ma lei non si deve intromettere in questioni che non la riguardano. Si tratta di segreti pericolosi che nessuno deve conoscere o scoppierebbe l’inferno. Datemi anche quelle analisi, se andassero in mani sbagliate non potrei perdonarmelo, ma immagino che lei le abbia lette. –

- Infatti e le darò queste analisi, ma spiegatemi la perdita di memoria parziale dei ragazzini. Cosa c’è sotto? –

- MI creda, è meglio che lei non conosca altro. I ricordi torneranno è solo questione di tempo, non si deve preoccupare di ciò e quando tutto verrà svelato cambierà ogni cosa di questo marcio mondo. –

Tsunade non proferì altre parole e lasciò andare il Kazekage a recuperare i suoi figli alla clinica, le dispiaceva di non poter riferire nulla ai due che avevano fatto tanta strada per trovarla e senza avere risposte. Forse, pensò, che un giorno avrebbe potuto confessare ogni cosa a Temari e Kankuro personalmente.

Gaara vide in tempo Tsunade, non era riuscito ad ascoltare il discorso tra lei e il padre, che la guardò con uno sguardo vuoto e spento mentre gli altri due s’incamminavano con il loro papà sfiduciati e tristi per non aver ottenuto le risposte che cercavano.

Anche quando si rincontrarono Tsunade mantenne il silenzio sulla faccenda, ma solo perché i due fratelli avevano messo una pietra sopra quella fatidica questione in quanto non avevano più avuto problemi di memoria e anche per non rivangare il passato.

Jiraya sospettava un legame tra lei e quei ragazzi infatti fu proprio Tsunade, scoperta in fallo, a chiedere all’amico di indagare maggiormente su di loro e in particolare sulla famiglia di cui si sapeva davvero poco.

Dopo qualche ricerca in segreto al villaggio della Sabbia Jiraya era arrivato a scoprire qualcosa sulla madre dei tre, ovvero la possibilità che lei non fosse nata al villaggio della Sabbia. Sui certificati che il ninja aveva spulciato vi era sempre un luogo che compariva tra le righe, il villaggio della Rosa. Quel villaggio indipendente che per ignote ragioni era piuttosto legato al quarto Kazekage. Questo fatto che la moglie del Kazekage non apparteneva originariamente a Suna lo incuriosiva, c’era una sorta di segreto che in molte carte istituzionali era ben celato, in più il Kazekage era quello più sospetto perché nemmeno lui era nato al villaggio della Sabbia. Il foglio in questione apparteneva ai documenti dell’ormai defunto terzo Kazekage e il luogo di nascita era sbarrato, inesistente, vi era solo il nome del padre dei tre fratelli che all’età di otto anni era già stato candidato come futuro quarto Kazekage.

Ecco perché Jiraya fu sorpreso di essere accolto dal capo del villaggio della Rosa dove lui aveva già provato a insediarsi, ma non aveva trovato tracce di informazioni utili per la sua ricerca. Le scarse informazioni, più la preoccupazione dell’Akatsuki, lo fecero desistere nel continuare le ricerche sulla famiglia del quarto Kazekage, ma il pensiero di essere tornato al villaggio della Rosa gli fece tornare alla mente quei segreti di cui voleva saperne il contenuto, la verità e poi andare da Tsunade e riferire tutto quanto. Quello, però, che lo tormentava mentre indossava dei vestiti un po’ scomodi, per lui, era quanto tempo fosse rimasto in quel letto d’ospedale e cos’era successo con l’Akatsuki mentre lui era privo di coscienza.

Tooru gli spiegò che il ninja fu salvato perché veniva sempre pedinato dai suoi uomini da quando lo avevano sorpreso, a insaputa di Jiraya, rovistare tra i documenti segreti e personali del capo – villaggio.

Le spie avevano il preciso compito di tenere in vita e sotto controllo il ninja leggendario perché sapeva perfettamente che aveva scoperto qualche segreto che non doveva in alcun modo conoscere e che poteva andare in mani sbagliate.

Con tutta la calma che riusciva a trovare Jiraya cercò di carpire qualcosa in più, ma ovviamente senza alcun risultato concreto poiché Tooru era molto astuto e intelligente.

- Come fate a sapere che io ho cercato di rubare dei segreti intoccabili? –

- A Suna ho piazzato alcuni uomini che sorvegliano delle informazioni pericolose per chiunque. –

- Allora perché non sono stato attaccato dalle vostre spie? Potevate fermarmi o forse ero troppo forte per loro? –

- Niente del genere, le informazioni più segrete sono state conservate con cura e voi, Jiraya, non ne siete a conoscenza fortunatamente. –

- Si tratta forse di segreti compromettenti sul quarto Kazekage? Perché tenere segreto qualcosa che non ha più senso nascondere, il quarto Kazekage è morto. Forse temete che qualche segreto possa danneggiare il villaggio della Sabbia o i figli stessi? –

Al sentire pronunciare i figli del quarto Kazekage, Tooru si agitò per poco e Jiraya colse quel particolare. Era troppo curioso, questa fatica di nascondere delle informazioni troppo pericolose lo intrigava e allo stesso tempo ne provava paura.

- Non posso rivelare nulla, anzi sai già fin troppo. Non mi aspettavo che avessi tanta curiosità verso delle persone che ormai non ci sono più. –

- In realtà il problema si pone sulla discendenza. Gaara e i suoi fratelli sono davvero in gamba, ma sapere che anche a loro vengono nascosti dei segreti… - non riuscì a terminare la frase.

- Dei segreti più grandi di loro e non devono conoscerli, almeno per ora. – Tooru sembrava un disco rotto, ma era il suo dovere proteggere ciò che non si poteva rivelare.

- Ok, allora…cosa mi sono perso, per tutto il tempo che ero in coma? –

- Sarà passato circa un anno e ovviamente per non destare sospetti sul nostro villaggio, di come ti spiavamo, nessuno sa che sei ancora vivo. In realtà le possibilità che tu ti saresti potuto svegliare erano minime, ma oggi non ha importanza. La guerra contro l’Akatsuki è andata bene, i tuoi amici hanno vinto. Puoi stare tranquillo su questo. –

- Quindi per tutti coloro che mi conoscono io sarei morto? – era incredulo e triste Jiraya che voleva tanto ritornare al suo villaggio per dare la buona notizia.

- Esatto. –

- E ovviamente non mi lascerete andare via da questo villaggio, dico bene? –

- Non proprio. Se vuoi tornare a Konoha puoi farlo, ma non dovrai accennare il nostro coinvolgimento. –

Tornare dalle persone che amava era il suo desiderio primario, ma il ninja aveva una missione più importante che non poteva lasciare al caso, cioè trovare indizi sui segreti che, a quanto aveva intuito di capire, erano qualcosa di cui fare molta attenzione perché risultavano essere dei problemi giganteschi.

- Sapete, vorrei davvero tornare a casa, ma sono troppo curioso di sapere cosa state nascondendo di così grosso. –

- Ogni cosa ha il suo tempo e qui le regole le decido io. Non mi piace essere antipatico o troppo autoritario, ma sono soprattutto una persona sincera quindi ti dirò una cosa. Se tu lavorerai per me, ti dirò ogni cosa. Ovviamente aspetterò che tu ti ristabilisca al meglio. –

- Con lavorare intendi ottenere informazioni o missioni? –

- Si, missioni rischiose che hanno a che fare con i segreti che non posso ancora rivelare. –

Jiraya rifletté prima di dare una risposta e, seppur molto in fretta, accettò – Ne vale davvero la pena mantenere segreto quello che sta nascondendo? –

- Mi creda, quando lei verrà a sapere ogni cosa mi darà ragione riguardo al fatto che non ci si debba intromettere in questa questione. Comunque, siamo arrivati! –

Tooru aveva portato Jiraya ad una sfida di dolci. Chi ne mangiava di più avrebbe vinto una provvista di dolci per due mesi.

- Questo sarebbe il posto dove avevate intenzione di farmi abbuffare di cibo? – chiese il ninja che non sapeva più che dire. Ancora una volta in quella giornata era rimasto sbalordito dalle situazioni assurde in cui si trovava.

- Tranquillo, non devi per forza ingozzarti e vincere, ma almeno mangi a sazietà e gratis! Tu non credi che sia fantastico? Per me tutto questo è normale, partecipo ogni volta che posso a questi eventi. – era entusiasta Tooru che contagiò anche Jiraya e quasi lo distolse dalle varie preoccupazioni. Quello di cui aveva bisogno il ninja, in quel momento, era mangiare e in quello strano paradiso chiamato villaggio della Rosa poteva affermare con certezza che le sorprese non sarebbero finite lì.







ANGOLO AUTRICE: Scusate per l’enorme assenza, ma sono tornata con un capitolo ricco di rivelazioni anche se ancora per ora molto frammentate. Spero che vi sia piaciuto il capitolo e che non vi abbia tediato, come avete notato ho resuscitato un personaggio che era morto nella serie originale. In questa mia fanfiction, però, Jiraya ha avuto una parte importante ed era un mio desiderio inserirlo, in vita, nella mia storia. Spero vi sia piaciuta l’idea. Non so quando riuscirò a scrivere il prossimo capitolo, forse a breve, ma non vi assicuro nulla. Grazie a tutti coloro che leggono la fanfiction e che mi seguono :). Un abbraccio e alla prossima!

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