Panta rei

di Cacciatrice di Risate
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Verifica di matematica? ***
Capitolo 2: *** L'invito ***
Capitolo 3: *** Festa ***
Capitolo 4: *** Mi piacciono le mele ***
Capitolo 5: *** Faith Rosaleen ***
Capitolo 6: *** Sei anni dopo, una sorpresa inaspettata ***
Capitolo 7: *** Luke è un caso clinico. ***
Capitolo 8: *** Vecchi fuori di testa ***
Capitolo 9: *** Il porta ombrelli ***
Capitolo 10: *** Iscritti al concorso ***
Capitolo 11: *** In Colorado ***
Capitolo 12: *** Christian Pancras ***
Capitolo 13: *** Energumeno ***
Capitolo 14: *** Abby ***
Capitolo 15: *** Giusy non regge l'alcol ***
Capitolo 16: *** Fratelli ***
Capitolo 17: *** Tutto è bene quel che finisce.. ***
Capitolo 18: *** Ibiza ***



Capitolo 1
*** Verifica di matematica? ***


PANTA REI

1. Verifica di matematica?


Immaginatevi una ragazza normale come tutte le altre, castana di capelli e di occhi. Con la pelle abbronzata, un fisico abbastanza magro e un’altezza nella media. Aggiungete qualche lentiggine e ci siete: quella sono io.
 
Mi chiamo Giusy, ho sedici e anni e vivo in un paesino di Londra. Sono semplice, non indosso cose con troppi fronzoli, non sono pignola e in matematica mi accontento di un 6 tirato.
Come tutte le altre ragazze ho una cotta, per un ragazzo in quinta superiore, il figo della scuola.
Ovviamente tutte sono pazze di lui, e ho zero possibilità di riuscire anche a dirgli un ciao.
 
Ho un carattere forte, sono spigliata, per niente timida. Spesso rovino le cose per colpa della mia sbadataggine e della mia voglia di fare mille cose nello stesso momento. Multitasking insomma.
 
Come tutte – o quasi tutte – le ragazze di tutto il mondo ho una migliore amica, che è il contrario di me. Timida, chiusa, bionda con gli occhi azzurri e un fisico da paura. Da invidiare proprio.
 
Insomma, con tutte le ragazze al mondo, quella con l’ennesimo brufolo sulla fronte sono io.
Quella con l’ultimo paio di occhiali da nerd sono io.
Quella con l’apparecchio ai denti sono io.
Quella con la bici di mia nonna sono io.
Quella che non riesce a fare la campestre correndo sono io.
Quella che quando gioca a golf pensa di giocare a rugby, e che quando gioca a pallavolo calcia la palla con il piede sono io.
Quella con la maglia indossata al contrario sono io.
Sono io, Giusy, e per quanto voi mi possiate giudicare (bella, brutta, antipatica..) a me non frega un fico secco.
 
  •  
 
 
Esco di casa, pronta per l’ennesima mattinata a scuola. Come sempre, ho così tanta voglia che non mi accorgo di mettere un calzino rosso e uno giallo, e di avere la coda di cavallo impigliata nella cerniera della felpa.
Monto in bici e pedalo veloce verso il mio istituto, cercando di sorpassare le macchine facendo il gioco di chi arriva primo vince, ma ovviamente mi mangio tutto il tubo di scappamento che mi fa ingoiare a forza la BMW che mi ha appena superato.
 
Sbuffo e riparto tossendo, arrivando in due minuti a scuola. Sono quasi tutti dentro, aggancio la bici alla prima transenna che trovo nel parcheggio ed entro, dirigendomi in classe mia.
Per fortuna, il professore non è ancora arrivato.
Mi siedo come tutte le mattine vicino a Evelyn, la mia migliore amica, che mi tiene il posto con un sorriso timido sulle labbra.
 
Mi siedo salutandola, mentre il mio zaino scivola lentamente a terra con poca grazia.
“Pronta per la verifica di matematica?”
La guardo, pronta ad annuire, ma poi sento come un vuoto dentro di me farsi sempre più grande.
E la mia voce risulta come un lamento.
 
“Verifica di matematica?”



ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, questa è la mia prima storia. Non ho niente da dire, se non che spero che vi piaccia e che aspetto qualche commento o qualche consiglio se vi è piaciuta o se devo cambiare qualcosa secondo voi.
Grazie in anticipo! <3
Cacciatrice di Risate

 

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Capitolo 2
*** L'invito ***


2. L'invito


E dopo quella bellissima figura di merda il giorno della verifica di matematica, le giornate trascorrono più o meno normalmente.
 
Si avvicina settembre, e con esso il compleanno di una mia compagna di classe, Noira. Sono a casa sua con Evelyn ad aiutarla a fare la lista degli invitati.
 
“Farò una festa mai vista prima, ve lo assicuro” ripete per l’ennesima volta, sistemando il ciuffo di capelli che le ricade sull’occhio azzurro.
“L’abbiamo capito. Entro le quattro io e Lyn dobbiamo essere a casa, quindi muoviamoci. Oltre a tutti quelli della nostra classe e di quella che abbiamo in parte chi hai intenzione di invitare?” domando sbrigativa.
“Tante, tante persone. Sarà la prima festa nel capannone di mio zio, è gigantesco, ci possono stare mille persone anche di più”
La mia migliore amica sbuffa. “Noira, questo ce lo hai già detto!”
E restiamo un’altra buona mezz’ora a sentire la nostra compagna blaterare su quella che dovrà essere una festa fantastica.
E alla fine, concludiamo che alla festa inviterà anche.. quel figo di quinta che a me piace tanto.
 
“Cosa? Sei impazzita? Ma tu lo conosci almeno?” sbotto alzandomi in piedi, mentre le mani iniziano a sudarmi.
“Ovvio che lo conosco, è amico di mio fratello”
Apro la bocca gesticolando, ma poi la richiudo incollerita.
E dopo questo mi metto a saltare.
“Giusy, perché non ti dichiari a lui?”
Smetto di saltare e scoppio a ridere. “Come se lui fosse disposto a parlarmi”
“Senti, ho un’idea!” esclama, facendomi sedere sulla sedia.
La osservo, e così fa Evelyn.
“Ci sono molti invitati e io non ho tempo per dare l’invito a tutti. Perché non lo dai tu a Luke?” e dice, accendo al ragazzo che mi piace.
Io?
Dare.. l’invito.. a Luke?
Sento un tremolio alle mani.
Noira mi guarda con un sorriso incoraggiante. “Possibile che tu sei sempre stata estroversa e solo con lui ti agiti?”
“Come faccio a stare calma?” sbotto, incrociando le braccia.
Lei mi infila nelle mani l’invito. “Domani, a scuola, tu glielo consegnerai, dicendo che è invitato alla mia festa di compleanno del 28 settembre”
Guardo Evelyn, che fa spallucce. Certo, per lei è semplice.
Sospiro e annuisco. Darò quell’invito. Lo darò, senza morire.
 
Passa troppo velocemente la notte e dopo pochissimo è già mattina.
Finisco di preparare lo zaino e vedo l’invito sullo scrivania.
L’invito.
Quell’invito.
Per Luke.
Lo prendo mentre il respiro accelera, e lo metto tra i libri.
 
Dopo la colazione esco di casa, salutando i miei genitori.
Prendo la mia solita bici e pedalo verso la scuola, ma stranamente non vado veloce. Forse so già che morirò. Sorrido ai miei pensieri stupidi  e scuoto la testa, per poi attaccare la bici alla transenna.
 
Sono in anticipo. Bene. Mi siedo sul muretto aspettando un po’ di vedere Evelyn, magari vedere lei mi tranquillizza un po’. E invece no. Passa Luke, da solo.
Vedo i ciuffi di capelli castani uscire dalla berretta, il suo giubbino aperto e i pantaloni a vita bassa.
Forza Giusy, è la tua occasione, è da solo, approfittane per dargli l’invito.
No, no, assolutamente no.
Vai, diamine!
No!
Sì!
Nooo!
Ora!
E cammino verso la sua direzione. Cammino verso Luke. Il ragazzo che ho solo guardato da distante fino ad oggi.
 
“Ehi, scusa!” lo chiamo, facendolo fermare. Si volta e mi guarda alzando un sopracciglio.
Certo, forse vedere una di prima che ha il coraggio di andare da uno di quinta è un po’ strano.
“Ciao!” esclama, accennando a un sorriso. Viene verso di me e sento il suo profumo penetrarmi le narici.
Godo questo momento di gloria.
“Questo è l’invito che Noira mi ha detto di consegnarti, per la sua..” lo guardo negli occhi azzurri e cerco di non fermarmi. “..festa di compleanno” gli do il foglio che mi accorgo ora di aver stropicciato tutto il tempo.
Lui lo prende, sfiorando leggermente le mie dita.
“Grazie, dille che penso di esserci!” mi dice, senza smettere di sorridere.
“Oh, d’accordo..”
“Io mi chiamo Luke” mi porge la sua mano.
La stringo.
E quasi svengo.
“Giusy, piacere”
“Ci sei anche tu alla festa?”
Annuisco, abbagliata dalla sua bellezza.
“Allora ci vediamo”
Faccio di nuovo cenno di sì.
“Ciao” e si incammina verso i suoi amici appena arrivati.
 
E io resto ferma, a guardare il punto vuoto prima occupato da lui.
Sorrido, e il cuore mi batte ancora fortissimo.
 
E il biglietto gliel’ho dato, tiè.

 



ANGOLO AUTRICE
Ciao! Come va?
Ecco qui il secondo capitolo, che ne pensate? Spero vi piaccia, fatemi sapere :)
Grazie di nuovo a letylove31 (
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=644848) che ha recensito, andate sul suo profilo e leggete la sua storia perché ne vale la pena!
Un bacio :3
Cacciatrice di Risate

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Capitolo 3
*** Festa ***


3. Festa
 
Ed è giunto il giorno della festa. 28 settembre. Tutto sembra filare liscio fin quando, prima di partire, non trovo l’altra scarpetta.
Evelyn mi aspetta in salotto mentre parla con mia madre.
Io le ascolto, andando a cercare la scarpa anche nei posti più improbabili, come il forno microonde, il frigo, dentro il cassetto dei fazzoletti, nell’armadio..
“Mi raccomando, non parlate con gli sconosciuti” dice mia madre alla mia migliore amica.
Me la immagino con una faccia stufa e quasi incomprensibile.
“Giusy, trovato la scarpa?” urla affacciandosi alle scale.
La guardo, scuotendo la testa. Viene su da me – forse è solo un motivo per liberarsi da mia madre – e mi aiuta, quando la vedo andare verso la scarpiera.
Giusto, la scarpiera!
“Eccola” e mi lancia la ballerina nera.
“Grazie” le dico, infilandomela.
 
Mi do un’ultima guardata allo specchio, prendo la borsa, infilo il cardigan e andiamo, ovviamente dopo aver sentito le raccomandazioni un’altra decina di volte.
“Non tornate dopo mezzanotte”
“Ma come? Sono le dieci, ci lasci là solo due ore?”
“Come Cenerentola, ragazze”
Sbuffiamo e usciamo, malcontente.
 
Il capannone dello zio di Noira non è molto lontano da casa mia, per questo abbiamo deciso di andarci a piedi.
Infatti, dopo neanche dieci minuti siamo arrivate. La festa è appena cominciata, e già la musica esce sparata.
E solo ora mi ricordo che alla festa c’è anche Luke.
“Come sto?” chiedo furtiva a Evelyn, prima di entrare.
“Sei stupenda, non farti problemi. Luke cadrà ai tuoi piedi”
“Lo spero” borbotto, entrando prima di lei.
E quello che vedo mi lascia a bocca aperta.
 
Ragazzi dai quattordici ai diciotto anni popolano il grande spazio usato per la festa. Ci sono due grandi tavoli con piatti colmi di cibo – questa cosa mi incuriosisce molto –, bevande e pacchi regalo.
Tiro fuori dalla mia borsa il regalo che ho comprato insieme ad Evelyn per Noira, e quando la vediamo la abbracciamo facendole gli auguri e dandole il pacchetto.
Sorride e lo mette sul tavolo, ringraziandoci e dicendo che non dovevamo disturbarci.
“Avete visto chi canta?” ci chiede dopo un po’, mentre passano anche le nostre compagne di classe e le saluto.
“No, chi?”
“Luke!”
Luke.
Luke.
Luke?
“Luke?” dico finalmente.
“Sì, ha una band, non lo sapevi?” mi chiede, quasi ridendo.
Scuoto la testa e mi accorgo solo ora di una voce che mi è molto familiare.
 
Prendo per la mano la mia migliore amica e andiamo quasi davanti al piccolo palco che è allestito in fondo al capannone.
Ebbene, Luke e altri ragazzi sono lì a fare musica.
“Bello, eh?”
“Bellissimo..” rispondo ad Evelyn, quando mi accorgo che ha fatto un complimento al ragazzo che piace a me.
“Ehi!” la tiro per il braccio.
“Scherzavo, volevo solo vedere la tua reazione!” esclama lei ridendo.
Ricambio il sorriso e mi perdo a guardare Luke, che è intendo a cantare Sugar dei Maroon 5. E’ bravissimo, e non lo dico solo perché sono innamorata di lui.
 
Dopo dieci minuti – era ora – si accorge che lo sto guardando.
Aspetta che finisca la canzone e poi dice al microfono di fare una pausa, e viene da me.
Sì, avete letto bene. Viene da me.
COSA? Sta vedendo da me? Luke?
Evelyn mi da una gomitata in pancia e io la guardo digrignando i denti.
 
“Giusy! Ciao!” mi saluta Luke, una volta davanti a me.
Probabilmente sono in silenzio da un bel po’, perché la mia migliore amica mi da un’altra gomitata.
“Ahia!” esclamo, facendo ridere il ragazzo che ho davanti.
E questo mi mette tremendamente in imbarazzo, e forse lui se ne accorge, perché cambia discorso.
“Sai cantare?” mi domanda.
“No, no, sono stonata! Molto stonata!” gli rispondo.
“Dai, non ci credo. Vieni a farmi da corista”
Corista. Io? Puahahaha.
Mi metto a ridere facendo cenno di no.
“Le ragazze fanno la fila per cantare con me, tu che vieni letteralmente invitata, rifiuti? Dai, vieni, forza!” mi prende per il polso e questo mi fa mancare un respiro.
 
Luke, il ragazzo che mi piace da quando sono arrivata al liceo, che è in quinta e io in prima, che è alto e io bassa, che è bello e io brutta, mi sta praticamente costringendo a cantare con lui e mi sento così felice che non so nemmeno oppormi, e in meno di un minuto sono davanti a un microfono.
 
“Cosa cantiamo?” mi chiede.
“Niente!” esclamo, forse un po’ troppo forte, infatti tutta la gente del capannone si zittisce e si gira verso il palco. “Ops..” mormoro.
Un ragazzo della band spegne i microfoni, e la gente torna per i fatti loro. Le luci abbaglianti non mi permettono molto bene di vedere dov’è finita Evelyn, ma scommetto che si sta godendo la scena.
“La sai Sing di Ed Sheeran?” domanda, sedendosi sul bordo del palco e facendomi cenno di fare lo stesso.
“Ovvio, Ed Sheeran è il mio cantante preferito, so a memoria tutte le sue canzoni!” gli dico entusiasta.
“Batti cinque” e allungo la mano verso la sua, scontrandola con uno schiocco. “Lo adoro anche io.. Allora cantiamo quella”
Si alza, dicendo al suo amico di accendere i microfoni, ma io lo fermo un millesimo di secondo prima, prendendogli un braccio.
E tutta questa sicurezza da dove l’ho presa? Nell’orto di mia nonna?
“Luke, no” ripeto “non canterò”
“Hai paura? Sei una ragazza timida!”
“NO! Tutto ma non mi puoi dire che sono timida! Io non ho paura di niente, ma non vorrei rovinare il compleanno a Noira con la mia voce orrenda”
Lui mi guarda storto.
“Non ci credo che canti così male”
“E invece è così”
“Beh, canti con me lo stesso, altrimenti.. lo soffri il solletico?” mi chiede, facendo il vago.
“Sì, un casino, soprattutto sulla pancia, perch..?”
Mi blocco.
Perché gliel’ho detto?
Ora sa il mio punto debole e potrà ricattarmi!
Luke scoppia a ridere e io pianto un piede a terra.
 
“Perfetto Giusy, se non canti ti riempirò di solletico. Sulla pancia” fa un sorriso malizioso e io gli mollo un pugno sulla spalla, ma non fa una minima piega.
Solo in questo momento mi chiedo come faccio ad essere così spigliata con lui, forse è solo il suo carattere che lascia trasportare. Se fosse per la sua bellezza sarei ancora fuori dal capannone.
“Va bene..” cedo.
 
Parte la musica, e anche Luke, quando è il momento, inizia con le prime righe della canzone.
“It’s late in the evening, glass on the side now”
Quando sente che dopo dieci secondi non canto, allunga il braccio e con la mano mi solletica la pancia, cosa che mi risveglia da questo strano stato di trance.
Quel piccolo solletico è un avvertimento. Mi ucciderà se non canto.
E così, mi butto.
“I’ve been sat with you” continuo con lui. La sua voce è sicura, la mia invece è più tremolante.
Luke alza la mano in alto per farmi capire che devo alzare la voce.
Lo faccio, e arriviamo al ritornello, mentre sento tutti i ragazzi avvicinarsi al palco e battere le mani.
Inizio ad agitarmi, non ho mai cantato in pubblico, io sono stonata, ma cosa sto facendo?
 
Quando la canzone finisce tutti fanno un grande applauso che mi costringe quasi a tapparmi le orecchie. Poi i ragazzi tornano a fare quello che stavano facendo prima e parte una musica scelta e mixata dal dj.
Mi siedo sul palco, con la tremarella alle mani.
Luke non fa in tempo a parlarmi che Evelyn corre da me saltellando.
“Brava! Bravissima” mi stritola facendo gridolini di gioia. “Hai cantato con Luke!” questo lo aggiunge più sottovoce e io mi aggiungo ai suoi saltelli.
Mi giro sentendo qualcuno che mi bussa sulla spalla. Mi ritrovo a faccia a faccia con Luke e sento il mio cuore che fa un balzo.
La mia migliore amica toglie il disturbo. La vorrei ammazzare. Potrei svenire e lei se ne va, che amica!
“Chi era che non sapeva cantare?” mi chiede ironico, scendendo dal palco e guardandomi negli occhi. “Non azzardarti a dirlo mai più. Certo, non sei brava come me, ma te la cavi” finge di vantarsi.
Rido.
“Beh, ma almeno il solletico non me lo farai, vero?” mi assicuro.
Lui annuisce, tornando alla sua postazione. “Io ho l’ordine di continuare a cantare, se dopo vuoi venir..”
“No, no, per questa sera sono a posto! La prossima volta piuttosto” lo interrompo, facendo respiri profondi.
Lui mi fa un occhiolino.
Sì, un occhiolino.
Un occhiolino.
Oh mio Dio, Luke mi ha ammiccato!
Lo saluto con la mano e torno dalle mie amiche.
Ma il cuore non ha ancora smesso di saltellare.




ANGOLO AUTRICE
So che ho aggiornato prestissimo, ma è perchè nei prossimi giorni ho tanto da studiare e ne ho approfittato. Ovviamente non è per mettervi fretta quindi recensite solo quando avete tempo :)
Questo capitolo è un po' più lungo di quelli precedenti, ma molto intenso e dolce, vi è piaciuto?
Vi lascio un po' di pubblicità:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2562397&i=1
Il prossimo capitolo arriverà tra un bel po', alla prossima!
Cacciatrice di Risate

 

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Capitolo 4
*** Mi piacciono le mele ***


4. Mi piacciono le mele

“E’ stata una festa bellissima!” esclamo una volta arrivata a scuola a Noira.
“Che vi avevo detto, eh? E poi con Luke” mi fa uno sguardo malizioso.
“Smettila, a lui sto solo simpatica”
“Tra voi nascerà qualcosa..” sorride. “O forse è già nato quel qualcosa!” e se ne va verso un gruppo di ragazze.
Mi siedo sul solito muretto ad aspettare la mia migliore amica.
 
E nel frattempo penso alla serata di ieri.
Mi sembra ancora surreale il fatto di aver cantato con Luke, mi chiedo proprio perché ha chiesto a me di cantare con lui.
A parte gli scherzi, e se Noira avesse ragione?
 
“Giusy!” una voce mi riscuote dal mio stato di pensiamo-a-Luke-tanto-per-cambiare.
“Ciao Evelyn” la abbraccio.
“Andiamo in classe?”
Guardo l’orologio, siamo in anticipo ma se arriviamo un po’ prima abbiamo più tempo di chiacchierare, così andiamo.
 
Ci sediamo al solito posto e iniziamo a parlare di ieri sera, e anche lei continua a dire che tra me e Luke potrebbe nascere qualcosa.
“Vuoi che ti dica la mia?” le chiedo, stufa di sentirla blaterale.
Annuisce.
“Per me è no” dico, iniziando a dondolarmi sulla sedia.
“Cos’è, non mi ammetti a Italia’s got talent?”
“No, intendevo..” con i miei soliti movimenti bruschi, vado troppo all’indietro con la sedia e finisco distesa a terra. Sento i miei pochi compagni già arrivati ridere.
“Signore aiutami!” esclama la mia migliore amica, porgendomi una mano.
Ridacchio. Mi piace vederla tesa.
“Non sei divertente”
“Tu sì”
“Eccoci” dicono gli ultimi ragazzi che entrano in classe. “La bidella ci ha intralciato la strada dicendo che c’era bagnato, e ci ha fatto fare tutto il giro della scuola”
“Sfigati” gli dico girandomi.
“Parla quella che cade dalla sedia” borbotta Evelyn, ricevendo un’occhiata truce da parte mia e risate dai miei compagni, che però svaniscono non appena un uomo sconosciuto entra in classe.
 
“Buongiorno ragazzi, il vostro professore di chimica è assente, e oggi lo sostituirò io. Siccome non sono della materia, ho due scelte da proporvi: guardare un film o la partita di basket dei ragazzi di quinta”
“La partita di basket dei ragazzi di quinta ovviamente” urlo alzandomi in piedi di scatto.
Tutti mi guardano.
 
Coscienza: Ma che diamine hai fatto?
Io: Io?
Coscienza: No, mia nonna.
Io: Non ho fatto nulla, ho solo.. urlato.. di voler andare a vedere Luke ha giocare a basket..
Coscienza: Ecco, infatti, una delle tue solite figure di mer..
Io: Non dire parolacce. Mi so arrangiare.
Coscienza: Io non ti aiuto più allora.
 
“Siete d’accordo con la vostra compagna?” il prof interrompe il mio dialogo interiore e per fortuna non fa troppo riferimento alla mia scenata.
Mi siedo in tutta fretta ed Evelyn è paonazza. Ho capito. Sta trattenendo le risate.
Guardo la classe, sperando che accettino.
Mi guardano e io li guardo. Mi guardano. Li guardo, mettendomi a mo’ di preghiera.
E finalmente annuiscono tutti.
Il mio cuore fa un balzo e sorrido.
“Perfetto, andiamo fuori nel campo, seguitemi”
 
 
 
Appena ci sediamo sulle gradinate del campo da basket, io mio sguardo cerca Luke, vedendolo in panchina con i suoi compagni. La partita non è iniziata e si stanno preparando.
A un certo punto Luke vede che lo guardo e mi saluta con la mano.
Evelyn, in parte a me, si accorge che sono ferma come uno stoccafisso, e allora prende il mio braccio e lo sventola in segno di saluto.
“Guarda che so salutare da sola” le dico spazientita.
“Tesoro, non stavi facendo niente”
“Ah, no?”
“No” si da una pacca sulla fronte scuotendo la testa.
Torno a guardare Luke, che mi fa cenno di andare da lui.
“Vai, vai!” mi incoraggia Evelyn.
 
Così, con il solito senso di insicurezza della sera prima, scendo i gradini e mi ritrovo davanti agli occhi azzurri del ragazzo.
“Perché siete qui? Le prime non vengono mai.. il vostro prof è un santo”
Invece di rispondergli, mi perdo nei suoi bellissimi occhi, dove noto una sfumatura di verde, come le mele. Mi piacciono le mele.
“Mi piacciono le mele”
Luke scoppia a ridere, e solo dopo mi accorgo di cosa ho detto.
“Ehm, io, io stavo solo pensando”
“Alle mele” dice, ancora ridendo.
Sento le mie guance arrossire.
“Io in verità ti avevo solo chiesto come mai il prof vi aveva portati”
“Perché è un supplente, ci ha chiesto cosa volevamo fare e..”
“Anche a me piacciono le mele comunque” esclama, facendomi sorridere.
L’arbitro si avvicina alla squadra.
“Mi sa che dobbiamo cominciare, ciao” dice frettoloso.
“Buona fortuna!” gli dico, prima di correre di nuovo sulle gradinate.
 
Arrivata, inizio a raccontare ad Evelyn cosa ci siamo detti, e intanto la partita inizia.
Dopo un po’, ci mettiamo attente a seguire i passaggi.
Però, io sono fatta così, mi perdo nei pensieri su Luke, promettendomi che appena arriverò a casa dirò a mia mamma di comprare quelle mele verdi che a me piacciono tantissimo.




ANGOLO AUTRICE
Ciao dolcezze! Prima di tutto vi ringrazio per le recensioni, poi volevo parlarvi un po' di questo capitolo.
E' un po' insulso, perché non succedono cose esilaranti, ma è un passaggio al seguito, in cui succederà una cosa che a Giusy non farà molto piacere.
Vi lascio la mia solita pubblicità: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2562397&i=1
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Faith Rosaleen ***


5. Faith Rosaleen

Inizio a sbattere ininterrottamente la testa sul banco. Questo noiosissimo film sulla Seconda Guerra Mondiale sembra infinito, e la professoressa di storia non ha capito che non interessa a nessuno vedere i soldati italiani in trincea mentre si preparano per andare al fronte e attaccare i tedeschi.
Persino Evelyn, che è sempre rimasta affascinata dai film storici, mi guarda indicando i suoi occhi che si stanno per chiudere. E improvvisamente, la nostra salvezza. La campanella dell’intervallo.
 
E’ esilarante sentire questo strisciare di sedie e ragazzini che volano in direzione della porta come se fosse scattata una molla. La professoressa mette in pausa il film. Scommetto che nell’ora che segue finirà di mostrarcelo.
 
Esco con Evelyn e ci dirigiamo nel cortile, iniziando a parlare del più e del meno, finché non intravedo Luke passeggiare nella nostra direzione con una ragazza per mano.
Eh no, eh no, non è come vedo. Li nota anche la mia migliore amica, che mi suggerisce di non guardare e di pensare ad altro.
Decido così di nascondermi e spiarli, così la spingo con me dietro un cespuglio abbastanza grande da coprire entrambe.
Luke si ferma a un paio di metri da noi, ma purtroppo con il baccano degli altri ragazzi non si sente cosa si dicono.
“E’ una pessima idea stare qui ad origliare..” mi sussurra Evelyn.
“Invece è una bellissima idea..” ribatto.
“Quella ragazza è Faith Rosaleen..”
“Mi spieghi perché tu conosci tutti?”
Lei scrolla le spalle, ma la mia attenzione si sposta subito su Luke e Faith.
 
Si stanno baciando.
“Che troia” commento, sempre sottovoce.
“Ehi, neanche la conosci! E poi non dovresti essere gelosa, lo sapevi che non ti saresti fidanzata con Luke”
Sento una morsa allo stomaco.
“Ti ricordo che eri tu quella che diceva che mi sarei messa con lui”
La mia affermazione la fa zittire.
Mentre Evelyn riprende a parlare di Faith, io mi sento un po’ delusa. Non pensavo che facessi così tanto schifo a Luke.
 
“Ciao ragazze! Che fate?”
Una voce dietro di noi ci fa trasalire. Un momento, ma quella voce è di..
Oh cazzo. Il nascondiglio non è più un nascondiglio.
“Stiamo facendo una ricerca di scienze” mi invento di sana pianta, balzando in piedi e osservando l’espressione curiosa di Luke, che tiene ancora la mano a quella vipera e lurida.. Calma.
“Stavamo studiando questo albero” spiego.
“Ma è un cespuglio” afferma il ragazzo.
Evelyn si da una pacca sulla fronte.
“Sì, infatti.. quello che è”
Sento Faith, dietro di lui, ridere silenziosamente. Gli farei passare io la voglia di ridere.
“Beh, ti presento Faith, la mia ragazza” cambia discorso Luke.
Stringo la mano della ragazza, sfoggiando un falso sorriso. Dopodiché prendo per il polso la mia migliore amica e, dopo aver salutato la coppietta, la porto il più distante possibile da loro.
 
Quando ci fermiamo davanti alla caffetteria della scuola, Evelyn mi vede sconvolta e mi abbraccia.
“Ehi, ti ricordi il nostro motto, Giusy?” mi chiede, sedendomi sulla panchina.
L’ultima cosa che ricorderei in questo momento è proprio il nostro motto, così scuoto la testa.
“Era panta rei, tutto scorre. Da piccole ci eravamo promesse che niente ci avrebbe sconfitto, e se ci avrebbe buttato a terra, noi ci saremmo rialzate, ti ricordi?”
Una lampadina si accende nella mia testa.
“Sì, ora ricordo”
“Ecco.. ora per un paio di giorni ti sentirai un po’ giù di morale, ma non devi assolutamente preoccuparti. E’ un momento, poi passa, scorre. Ne passeranno di ragazzi nella tua vita, che forse non li potrai nemmeno contare sulle dita di una mano” conclude la frase riabbracciandomi.
“Grazie. Comunque sono sempre l’imbattibile Giusy” le dico, facendola ridere.




ANGOLO AUTRICE
Buonasera! Premetto che questo sarà l'angolo autrice più lungo che abbia mai fatto xD
Ho finito il capitolo mangiando dei pezzettini dell'uovo di Pasqua del mio fratellino.. se mi scopre mi uccide.
Comunque, come avrete notato, cambia qualcosa: non c'è molta allegria in questo giorno per Giusy, al contrario dei capitoli precedenti. Mi scuso anche perché è proprio mini, maaa.. nel seguito ci sarà un salto temporale!
E' da molto che ci sto lavorando, ho già in mente cosa far succedere e spero non vi dispiaccia troppo.. abbiamo finito con le quattordicenni che sbavano dietro ai diciottenni. Che ne dite dei ventiquattrenni a sbavare dietro alle ventenni?
Ahahah, forse vi metto confusione, capirete meglio nel seguito.
Devo dirvi due cose essenziali:
-i prontagonisti resteranno sempre Luke e Giusy
-l'allegria, tranne che in questo capitolo in cui ce n'è poca, ci sarà sempre.
Spero che anche se corto e deludente, vi sia piaciuto.
Grazie mille a tutti quelli che leggono e recensiscono! :D
Alla prossima!
Cacciatrice di Risate

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Capitolo 6
*** Sei anni dopo, una sorpresa inaspettata ***


6. Sei anni dopo, una sorpresa inaspettata

La porta del bar è chiusa, così prendo le chiavi nella borsa e faccio scattare la serratura. Il mio capo deve ancora arrivare, perciò penso che inizierò da sola anche questa mattina. Quell’uomo tirerà presto le cuoia, non che mi piaccia come cosa ovviamente. Giro il cartellino da Closed a Open, e vado in cucina, dove però trovo tre cuoche che sono arrivate alle cinque del mattino, ma hanno lasciato chiuso per sicurezza, dato che loro restano sempre rintanate in una porta riservata e non possono vedere chi entra nel bar.
“Buongiorno!” le saluto sorridendo.
Mi rispondono allo stesso modo e continuano a infornare brioche, che a mano a mano sono pronte me le passano e le metto nell’apposita vetrina sul bancone.
 
La porta si apre, stranamente così presto, ed entra un ragazzo incappucciato. Capisco faccia freddo fuori, ma mi sembra quasi fuori dalla norma. Ma comunque, lo saluto vedendolo appoggiare i gomiti al banco. Sembra molto stanco.
“Desidera?”
Mi guarda, sgranando gli occhi. Lo vedo pensieroso, quasi si stesse sforzando di capire qualcosa. Alzo un sopracciglio.
“Un..” si ferma squadrandomi il viso. “Un tè caldo al limone, per favore” mi dice, quasi sottovoce.
 
Gli do le spalle mettendomi a lavorare, quando la sua voce mi blocca da ciò che sto facendo.
“Ma Giusy, sei tu?”
Mi volto e lo fisso intensamente. Occhi azzurri sfumati di verde..
 
Non ho in mente chi possa essere. Una vecchia conoscenza delle scuole medie o elementari, chissà. O qualcuno che ho visto al conservatorio dove sto studiando ma che non ho mai conosciuto.
 
“Sono io, ma tu..?”
“Io sono Luke Walker, non ti ricordi di me?”
 
Mi cade la tazzina che avevo preso per versarci il tè. Si rompe in mille pezzi ai miei piedi e mi affretto a raccoglierli con la scopa. Fingo di non aver sentito il nome del ragazzo. Luke, certo che mi ricordo! Quello di cui in prima superiore ero innamorata follemente, e che poi, quando si è trovato la ragazza, ho totalmente ignorato. Luke si accuccia per aiutarmi, ma io lo scaccio via passando la scopa sulle sue mani, dicendo che faccio da sola.
Quando mi alzo me lo ritrovo davanti, sussulto. “Che cosa ci fai qui a Salisbury?” mi domanda, con un piccolo sorriso.
‘Ammazza se è bello come prima!
“Studio pianoforte in conservatorio, e ho un piccolo lavoro qui la mattina”
“Ah” dice lui, prendendo la tazza di tè che nel frattempo ho ripreparato. “Quindi ti ricordi di me?” mi chiede, senza lasciarmi parlare.
Annuisco semplicemente.
“Non pensavo di trovarti qui”
“Beh, non vorrai dirmi che per tutti questi anni hai pensato a me” gli rispondo.
“No” scuote la testa un poco divertito. “Ma qualche volta mi sei venuta in mente”
Arrossisco e mi volto immediatamente, per non mostrare il mio imbarazzo. Fingo di sistemare i bicchieri.
 
Per un po’, resta il silenzio, fin quando non si apre la porta. E’ il mio capo.
“Signor Barker, buongiorno” lo saluto guardandolo camminare faticosamente verso di me.
“Buongiorno Giusy, mia moglie è già arrivata?”
“Sua.. sua moglie?” lo guardo confusa. La moglie del signor Barker è morta da cinque anni. “Si sente bene?” gli chiedo, guardandolo seria.
“Starei meglio” inizia lui, scrollando la mia mano dalla sua spalla. “Se quella canaglia di mio figlio la smettesse di portare ragazze a casa, la sera”
Annuisco, fingendo di aver capito. In realtà, spero che vada presto in pensione. E’ già via con la testa.
“E’ il tuo fidanzato? Anche tu con i ragazzi per la testa eh..” borbotta rivolgendosi a Luke, che gli sorride comprensivo.
“No, signore. Sono solo un cliente”
Il signor Barker non risponde, e va in cucina dalle cuoche.
 
“Non ti togli il cappuccio?” chiedo pensierosa al ragazzo che ho di fronte.
“Devo proprio?”
Alzo le spalle, come a dire che a me è uguale.
E quando lo toglie, sobbalzo.
La sua testa ha è rasata. Non c’è più un capello.
 
Lui probabilmente si accorge della mia espressione, così sorride e inizia a parlare.
“Nessuna causa mortale, tranquilla. O meglio, prima lo era. Mi ero ammalato di cancro un mese fa e sono tornato qui, al mio Paese natale, dai miei genitori. Mi hanno operato, hanno dovuto rasarmi purtroppo, ma ora sono guarito. Aspetto solo che mi ricrescano”
“Oddio, mi dispiace!” esclamo.
“Dovresti essere contenta che ora sto bene”
Sorrido alla sua spontaneità e gentilezza.
 
“Adesso vado” tira fuori i soldi che sono scritti sullo scontrino, e si rimette il cappuccio.
“Se vuoi tornare puoi, magari possiamo parlare un po’” gli dico prima che esca dalla porta.
Lui alza il pollice, in segno di aver accettato.

Sorrido al pensiero che lo rivedrò, guardando il vuoto. Il signor Barker torna da me, avvertendomi che c’è un portafoglio sul bancone. Cavolo, è di Luke. Nel frattempo entra una ragazza dalla porta.
“Me ne occupo io, va’ a vedere se quel tipo è ancora nei paraggi, sennò lo custodiamo noi qui” mi dice il signor Barker. Annuisco e corro verso l’uscita, distraendomi a guardare l’orologio e, immaginandomi che la ragazza ha lasciato la porta aperta,  ci sbatto contro.
 
Mi massaggio il naso e fulmino la tipa che parla con il mio capo. Spalanco la porta e mi guardo intorno.
No, è passato troppo tempo. Luke è già andato via.




ANGOLO AUTRICE
Ciao! Eccomi qui con il capitolo del salto temporale. Spero che non vi crei confusione :)
Giusy e Luke si ritrovano dopo ben sei anni. Che ne pensate del loro incontro e della ex malattia di Luke?
Io sono morta dal ridere pensando al personaggio del signor Barker ahahah ^^ XD
Un grazie speciale va a 
letylove31e Clairy93 che vengono sempre a recensire!
Passate di qui: 
Il Destino nelle Mani delle Ombre
Alla prossima!
Cacciatrice di Risate

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Capitolo 7
*** Luke è un caso clinico. ***


7. Luke è un caso clinico.


Il negozio è vuoto, ho appena aperto e me ne sto a fissare l’orologio che segna le sette del mattino. Improvvisamente la porta si spalanca facendo trillare i campanellini appesi e scatto in piedi, lisciandomi il grembiule, trovandomi a faccia a faccia con Luke che, nonostante sia rasato e finora pochi capelli sono ricresciuti, è comunque un bel ragazzo. Un bellissimo ragazzo. E io sono una ventenne che la deve smettere.
“Buongiorno” mi dice sorridente. Sembra anche troppo felice.
“’Giorno”
“Hai una faccia cadaverica” commenta.
Lo fulmino con lo sguardo. “Ieri hai lasciato qui il tuo portafoglio” rispondo, non proseguendo con gli insulti che dovrei dirgli.
“Giusto, non sono passato a riprendermelo perché ero di fretta, ma sapevo che mi potevo fidare di te”
Altro sorriso da svenimento, che mi fa bloccare per un attimo.
“Lo so che sei attratta da me, ma..”
“No!” esclamo, facendo correre una cuoca nella mia direzione per vedere se sto bene. “Tutto ok, grazie” dico velocemente, per poi vederla tornare in cucina.
Mi volto verso Luke, che nel frattempo si è tolto il giubbino, mostrando una maglietta fina e trasparente che fa intravedere la tartaruga che ci sta sotto.
Lui mi vede tesa e sorride. “Dicevo che so bene che sei attratt..”
“Luke, sei un caso clinico”
Il ragazzo scoppia a ridere. “Beh, tu nel cervello hai un criceto in prognosi riservata”
“Se volevi che ti preparassi qualcosa per la colazione, ti sbagli. Ora non ti preparo niente”
“E tu non avrai i soldi e diventerai povera”
“Non vivo solo dei tuoi soldi, ho anche altri clienti”
“Ero disposto a darti mille dollari”
“Sì, falla lunga”
“Non scherzo”
“Ovvio, sei un caso clinico, te l’ho detto..”
“Tu hai le bambole al posto del cervello”
“Almeno in testa ho qualcosa, tu proprio zero..”
 
“Voi due.. mascalzoni” borbotta una voce che fa smettere il nostro scambio di battute piuttosto offensivo.
“Signor Barker! Buongiorno! Come ha passato la notte?” ignoro Luke che sbuffa e corro dal mio capo che chiude la porta faticosamente arrancando col bastone. “Sta meglio?”
“Io non sto mai male” ribatte lui. “E comunque stanotte c’era un cane che graffiava la finestra”
“Ma lei è al sesto piano..”
“Non sparare fesserie”
Mi zittisce, mentre Luke cerca di non ridere.
“Giovanotto, sei ancora qui a fare la corte alla mia dipendente?”
“No, ero venuto a prendere il portafoglio”
“E tu, Giusy, non gli offri niente? E’ magro impestato e, guarda, sembra un albero in autunno: non c’ha manco i capelli”
 
 
Passare un mese in cui Luke tutte le mattine, puntualmente alle sette, entra in negozio, si prende un caffè e va via dopo avermi presa un po’ in giro per la mia espressione di sonno profondo, è leggermente stancante. Però è anche un momento che rende tranquille le mie giornate, che le alleggerisce. E’ una strana sensazione, che proprio ieri sera ho deciso di raccontare alla mia migliore amica Evelyn. Lei sapeva dell’arrivo di Luke da quando l’ho visto, e continua a ripetermi che stavolta non è più una cotta da prima superiore, ma che potrebbe diventare di più. Io non me ne intendo, quindi spero che se proprio dovrà esserci un chissà quale amore, che arrivi presto, perché stare ad aspettare che Luke faccia il primo passo anziché rompermi le scatole non è piacevole come stare abbracciati a guardare il tramonto.
 
 
Esco dal conservatorio e corro in gelateria. Il mio primo gelato di marzo. La fila è lunghissima, e aspetto dondolandomi da un piede all’altro. Sono distratta a guardare il gelataio che mette le palline sul cono – ne sono sempre stata affascinata,  so che non è una cosa molto comune – e dopo poco più di un minuto un bambino mi passa davanti con il monopattino, passando con le ruote sopra i miei piedi. Vado all’indietro urlando, ma qualcosa mi impedisce di cadere.
 
Alzo gli occhi e li incontro con quelli azzurri di.. Luke?

Scatto in piedi, passandomi una mano tra i capelli.
“Che cosa ci fai qui?” gli domando, sedendomi sulla panchina e dimenticando di essere in fila per il gelato.
“Niente, passavo.. Ti ho vista e mi stavo avvicinando, quando stavi per volare a terra. Ero nel posto giusto al momento giusto, direi”
Anche lui si siede, sfoggiando un sorriso mozzafiato.
“Beh, grazie per..”
 
“Signorina, era in fila per il gelato?” una voce mi distrae.
Faccio una corsa al bancone, ordinando un cono con due palline di cioccolato.
Dopo trenta secondi è pronto, pago e torno dov’ero prima. Luke è ancora lì.
“Potresti tenerlo? Devo mettere via il resto” gli dico, porgendogli il gelato.
Traffico con il portafoglio e quando alzo lo sguardo noto con disgusto che il ragazzo sta lentamente divorando il mio amore puro.
Eh no.
Questa me la paga.
Gli tiro un pugno dritto sulla spalla, che lo fa destare da quel momento di bontà assoluta.
“Il gelato” gli rivolgo uno sguardo assassino, riprendendo ciò che è mio “l’ho comprato con i miei soldi. Ed è per me
“Scusa” risponde velocemente. “Comunque era buono”
Caso clinico.



 
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, e buon inizio settimana!
Eccomi con il settimo capitolo. Devo dire che è stato come rinascere per me, scrivere qualcosa di divertente. 
Spero con tutto il cuore che vi piaccia come sta proseguendo la storia!
Ringrazio le specialissime 
letylove31Clairy93 che non mancano mai a un capitolo! 
A presto, un abbraccio!
Cacciatrice di Risate
 

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Capitolo 8
*** Vecchi fuori di testa ***


8. Vecchi fuori di testa


Il bar sta per chiudere, ma Luke, stranamente, deve ancora arrivare.
Vado in cucina per prendere gli ultimi pasticcini che mi consegnano le cuoche, e quando rientro trovo Luke seduto sul solito sgabello.
Mi saluta con un sorriso mozzafiato, e ricambio.
Vado dietro al bancone e un silenzio imbarazzante scende tra noi due.
 
Coscienza: Non guardargli gli occhi, non guardargli gli occhi.. potresti svenire dalla bellezza.
Io: e cosa guardo?
Coscienza: che ne sono, ad esempio.. la giacca..
 
“E’ bella la tua giacca”
Non mi rendo conto di quello che ho detto solo quando il ragazzo mi risponde.
“Grazie. Anche la tua maglia è carina”
Arrossisco, un po’ per il complimento, un po’ per la pessima figura che ho fatto.
“Senti, Giusy..”
“Voglio il sacchetto di bicotti! Bicotti!”
Una voce infantile interrompe il suo discorso. Un bimbo saltella per farsi vedere, in quanto è più basso del tavolo.
Mi sporgo per vederlo. La sua mamma arriva poco dopo dietro di lui.
“Avrebbe un sacchetto di biscotti?” mi chiede gentilmente.
“Certo” gli porgo un sacchettino preso dalla dispensa.
Dopo averle dato il resto, sposto lo sguardo su Luke, che mi guarda senza smettere di sorridere.
“Ti andrebbe di fare la baby sitter a mio fratello? Sei brava con i bambini”
“Beh..”
“Stavo scherzando” dice frettoloso.
Mi metto a ridere. “Non mi dispiacerebbe, mi piacciono i bambini. Ma cosa mi stavi chiedendo prima?”
“Se volevi uscire con me”
 
Felpa o canottiera?
Camicia o maglietta?
Facciamo che non metto nessuna di queste.
Tiro fuori dall’armadio un vestitino, viola e bianco, che arriva a metà coscia.
Mentre me lo infilo, suona il cellulare. Rispondo.
“Ehi! Non mi hai spiegato nulla per messaggio! Che significa esco con Luke? No, cioè, io voglio sapere tutto: da come te lo a chiesto a..”
“Non ho tempo di..”
Non so come io abbia fatto, ma mi sono attorcigliata infilando la testa al posto della manica e la mano con cui tengo il cellulare sta al buco della testa, saltello su una gamba per mantenere l’equilibrio mentre cerco di mettere l’altra dentro il vestito. Mi cade il cellulare e io con esso mi schianto sul pavimento esausta.
“Giusy..?” sento una voce provenire dal telefono abbandonato in fondo alla stanza: ma ora non ho tempo di badare alla mia migliore amica.
Dopo essere finalmente entrata nel vestito, corro allo specchio sistemando i capelli.
Forcine ovunque o coda di cavallo?
Chignon o ricci?
Ok, facciamo la piastra. Guardo l’orologio. Manca un’ora e un quarto, posso farcela. Casomai lascerò stare il trucco.
 
E’ ora che Luke venga a prendermi e mi sto mettendo i tacchi. Proprio quando bussa alla porta mi accorgo di aver sbavato il trucco infilandomi il copri spalle.
“Un attimo!” grido al ragazzo che mi aspetta fuori. “Arrivo subito! Sono quasi pronta!” mi dirigo svelta in bagno, ma mi imbalzo sul gradino e finisco spiaccicata addosso allo specchio.
Luke alla porta bussa di nuovo. Grugnisco. “Ora ti vengo ad aprire! Mi spiace ma non sono ancora pronta per.. uscire”
Aperta la porta mi accorgo che non era Luke ad aver bussato. Ma il mio vicino di casa. E’ un vecchio, ehm, anziano signore di ottantasette anni.
“Davvero dobbiamo uscire insieme?”
“No, no, io credevo.. che lei fosse..”
“Non faccia la finta tonta signorina Giusy”
“Lo giuro! Porca paletta.. senta, sono di fretta, può dirmi qual è il  problema?” accenno a un sorriso fastidioso, ma lui non se ne accorge.
“Ecco.. stai tenendo il volume della radio troppo alto, cara”
Il volume della radio? Ma.. Perché i vecchi fuori di testa capitano solo a me?
 
Dopo aver spiegato al mio carissimo vicino che non sono io ad ascoltare la radio – in realtà nessuno del vicinato la tiene accesa – torno al mio trucco.
Si è sbavato pure il rossetto, e provvedo per sistemare.
Poi suona di nuovo il campanello. Prendo la borsa e apro la porta.
E mi ritrovo davanti un bambinetto, che mi saluta con la mano.
“Ciao” gli dico, abbassandomi per guardarlo. Ha delle guance paffute e degli occhioni grandi e azzurri. “Che fai qui?” lui si gira, indicando una moto. E sopra di essa, ci sta Luke.
Mi avvicino.
“Ciao Giusy, scusa il ritardo. Mio fratello non viene con noi, tranquilla, è con mia madre che sta andando a fare una passeggiata, ma gli ho detto che uscivo con te e ha voluto lui bussare.
“Che carino” sorrido. Guardo il piccolo. “Come ti chiami?”
“John” dice lui, timidamente.
“Va bene, John, divertiti”
Ache tu”




ANGOLO AUTRICE
Ehilà!
Ho aggiornato in anticipo perché so già che domani sono piena di impegni :)
Comunque, se ve lo state chiedendo, sì, sono fissata con i vecchi poco normali e bimbi dolciosi!
Nel prossimo capitolo vedremo l'uscita di Luke e Giusy.
Spero che vi sia piaciuto! A presto ;)
Cacciatrice di Risate


 

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Capitolo 9
*** Il porta ombrelli ***


9. Il porta ombrelli


Luke voleva portarmi in un ristorante molto elegante, e dopo avermi fatto salire sulla sua moto – esperienza molto brutta in quanto il vestito non la smetteva di alzarsi per il vento – siamo arrivati davanti a un locale che sembrava la mensa di un hotel a cinque stelle. I prezzi erano altissimi, e Luke si era messo in testa che avrebbe pagato tutto. Ho scosso immediatamente la testa chiedendomi di portarmi in una semplice pizzeria.
 
Siamo appena usciti e abbiamo deciso – Luke ha deciso – di andare a giocare a bowling.
 
“Quanto sei pessimista! Non ti arriverà la boccia sulla testa. Bisogna colpire i birilli”
“Mi scambieranno per un birillo”
Lo sento sbuffare.
“Tu non dire niente che mi hai fatto diventare stupida”
“Non lo eri già?”
Lo guardo con occhi increduli e gli tiro la borsetta sulla testa.
“Ehi!”
“Bada a come parli con le signorine”
“Ho fatto solo una domanda”
Non gli rispondo, per evitare uno scontro stile lottatori di sumo. Continuiamo a camminare, mentre la moto l’abbiamo lasciata alla pizzeria qui vicino, perché non c’è molta strada.
“Ehi..” Luke si avvicina, cingendomi i fianchi con le braccia e appoggiando la testa sulla spalla.
Sento un brivido percorrermi il corpo, ma faccio finta di niente.
“Luke..”
“Sì?”
“Allontanati prima che io ti colpisca di nuovo con la borsa”
Lo sento allontanarsi di scatto.
“Come sei.. siamo arrivati!”
 
Entriamo e io inizio con le pessime figure. Prendo addosso al porta ombrelli, urlando di dolore e massaggiandomi il ginocchio. Tutti si girano a guardarmi mentre sento Luke, dietro di me, ridere.
“Chi mai metterebbe nel proprio locale un porta ombrelli quando fuori c’è un sole che abbrustolisce?”
“Ma è sera.. il sole è già tramontato” la voce di Luke fa scoppiare a ridere tutta la gente, che poi torna ai fatti propri.
“Ti sei fatta riconoscere eh, miss combino i disastri sempre io!” mi sussurra provocando in me uno scatto d’ira. Ma mi contengo, per non rovinare ancora di più la mia reputazione.
 
Ci avviciniamo alla pista e prendiamo una boccia a testa.
“Inizia tu, così mi insegni”
Luke si mostra un abile giocatore, mentre cerca di spiegare in parole semplici – che per me sono tutto che semplici – cosa bisogna fare.
“La corretta tecnica di lancio prevede che il tiro venga effettuato poggiando la boccia sul palmo della mano rivolta verso l'alto, il gomito inclinato di 90° all'altezza del fianco e tenendo l'avambraccio teso e il polso dritto. La posizione di partenza è a gambe unite” *
“Luke.. lo sai che non ci ho capito niente”
“Sì, lo so” borbotta lui, effettuando il suo lancio e buttando a terra tutti i birilli tranne uno. “No, ci mancava poco!” esclama, per poi girarsi verso di me.
“E se mi cade la boccia sul piede? E’ pesantissima!”
“Se ti cade ti fai male”
“Non l’avrei mai detto”
Luke si avvicina sorridendo e mi aiuta a prendere correttamente la palla. Mi fa sentire a disagio averlo qui vicinissimo a me, e a volte in sua compagnia mi sento ancora quella ragazzina di prima superiore, che non ha per nulla perso il suo carattere anormale.
Con il suo aiuto faccio strike e, anche se sarebbe merito suo, lo canzono dicendo di essere stata più brava di lui.
 
Siamo tornati al ristorante per prendere la moto e ora sfrecciamo verso casa mia. L’aria è quasi insopportabile e io sono in una pessima situazione: con una mano mi tengo attaccata a Luke e con l’altra tengo a bada il vestito.
Quando arriviamo faccio un sospiro di sollievo.

E ora il fatidico momento. Quello dei saluti.
 
“Ammetti che ti sei divertita” mi punzecchia sorridente.
“Non a fare la figura dell’idiota col porta ombrelli”
Lui scoppia a ridere. Mi mordo un labbro. “Avresti potuto difendermi”
“E dire cosa? Che hai problemi di equilibrio?”
“Non ho problemi di equilibro!”
 
“Ehi tu! Abbassa quella musica ho detto! Sto cercando di dormire!”
Io e Luke ci voltiamo di scatto verso il mio vicino che sbuca con la testa dalla finestra.
“Scusi! Abbassiamo subito!” urla il ragazzo di rimando.
Il vecchio scompare, e incontro gli occhi di Luke, che si fa sempre più vicino, e vengo travolta da un suo abbraccio. Le spalle larghe mi stringono e mi fanno diventare sempre più invisibile.
“Ti ringrazio per aver accettato il mio invito”
E, cogliendomi di sorpresa, mi lascia un leggero bacio sulle labbra.
Sulle labbra.
Poi, scuotendo la mano in segno di saluto, torna sulla moto e parte a tutta velocità.
 
Mi appoggio alla porta, portandomi una mano sulla bocca, incredula. E mi rendo conto che aspettavo questo momento dall’età di quattordici anni.


 
*cose prese da Wikipedia


ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, prima di tutto mi scuso per l'assenza ma il mio caro fratellone ha deciso, senza chiedere, di portare in gita il mio sacro computer portatile. In questo modo sono rimasta senza, e ho sempre recensito le storie dal cellulare, ma aggiornare la mia, di storia, era impossibile, quindi ho dovuto aspettare una settimana intera mentre lui se ne stava con la classe a Milano, ioloammezzerei.
Dopo questo inizio con istinto omicida alle stelle, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che sia stato un po' divertente. Per me lo è stato scriverlo. Ah, volevo dire che la cosa del porta ombrelli mi è successa, però non ho urlato quelle cose. :)
Per chi segue la mia ff su Mika, aggiorno nel fine settimana.
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE RECENSISCONO O CHE SEMPLICEMENTE LEGGONO ♥
Alla prossima!
Cacciatrice di Risate

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Capitolo 10
*** Iscritti al concorso ***


10. Iscritti al concorso


Ora credo che il rapporto tra me e Luke sia destinato a cambiare. La cosa che mi stupisce ancora di più è che due minuti fa mi sono recata al locale, per aprirlo come tutte le mattine, ma il ragazzo mi aspettava fuori dalla porta.
L’ho guardato con altri occhi, partendo dai capelli che gli sono ricresciuti più belli di prima, gli occhi azzurro-verde mela, il naso perfetto e le labbra.. eh.. lasciamo stare i dettagli. Gli ho chiesto cosa ci faceva lì e lui mi ha risposto che una delle persone per cui vale la pena aspettare sono io. Ho cercato di non arrossire, nascondendomi tra i capelli in una corsa verso la porta, per girare la chiave e aprirla.
“Ho pensato che non vale più la pena nascondere cosa proviamo l’uno per l’altra” mi dice camminando da una parte all’altra del bar. Il cuore, come sempre quando si tratta di questi argomenti, parte a battere all’impazzata.
“Come fai a sapere che anche io provo qualcosa per te?” lo stuzzico, ma lui non demorde, tirando un colpo basso.
“Si vede. Si vede da quel giorno in cui ti ho conosciuta a scuola” punzecchia, appoggiando i gomiti sul bancone e avvicinandosi sempre di più al mio viso.
Finché..

“Santa polenta ubriaca!” una voce ci fa sobbalzare e io faccio un salto all’indietro andando a sbattere contro lo spigolo dell’armadietto dove teniamo i bicchieri. Luke mi guarda con una faccia che sta per scoppiare a ridere.
“Signor Barker, buongiorno!” mi avvicino al mio capo, che mi urta via, sedendosi sulla sedia di un tavolino per i clienti.
“Cattivogiorno” risponde cinico.
Sospiro, fa sempre così. Ormai ci sono abituata alle sue sfuriate su cose a caso che si inventa.
“Posso farle una camomilla, signor Barker?”
“No, no, no, no” borbotta.
“Ha detto no per caso?”  Passo falso di Luke. Non doveva. Se l’è lasciato scappare.
“Non prendermi in giro ragazzino!” sbotta il vecchio.
“Cosa succede, signor Barker? Di nuovo qualche problema con..?” chiedo per cambiare discorso.
“Mia moglie”
Lo guardo aggrottando la fronte, però entra qualcuno, quindi il discorso si ferma lì.
 
“Buongiorno” è un ragazzo con un pizzetto, vestito con una giacca a quadri neri e grigi, i jeans chiaramente non stirati e le scarpe slacciate. Ha una ventiquattr’ore e un foglio stropicciato in mano. “Un tè freddo al limone, una brioche al cioccolato, un cappuccino e alcuni biscotti farciti di mele, per favore” dice, sedendosi al primo tavolino che capita.
“Certo” rispondo rapida, cercando di memorizzare tutto quello che ha detto e mettendomi al lavoro.
“Vuoi una mano?” mi chiede Luke.
Gli sorrido. “No, grazie”
Poi vedo il cliente alzarsi con dei foglietti e avvicinarsi, mentre sono intenta a preparargli la colazione, che sembra quasi un pranzo.
“Mi scusi se la disturbo, potrebbe pubblicizzare il concorso di mio padre lasciando qui sul suo banco questi volantini?”
“D’accordo..”
“Le do cinque dollari”
Senza che io possa rispondere, mi lascia dalla mia parte del bancone i soldi, iniziando a mostrarmi i foglietti, mentre continuo a lavorare.

“Io sono Auguste, sono il figlio di un uomo che organizza concorsi musicali, artistici, teatrali e canori. Questo è tutto questi tre fattori assieme, se conosce qualcuno che suona, canta, dipinge, recita, me lo dica immediatamente che lo iscrivo subito. E’ un concorso molto importante, può venire anche chi non è molto bravo, ci sarà una giuria di esperti, è una specie di Talent insomma. Chi vincerà il primo premio di una delle categorie, avrà capito che ci sono quattro vincitori, vincerà un contratto per intraprendere la propria carriera”
Lo guardo basita, smettendo di fare ciò che sto facendo e prendendo all’istante un volantino. “Io suono il piano al conservatorio”
Auguste fa un salto. “Magnifico! Magnificissimo! Magnificamentessimamentemagnifico!”
“Io sono bravo a fare ritratti” interviene Luke.
“Sul serio?” gli chiedo, ricevendo un riscontro positivo.
“Non lo sapevo. Perché non mi hai mai ritratta?”
“Tu dici?” tira fuori dalla tasca una matita e un tovagliolo, che riconosco, perché è di questo locale. “Ti ho fatto un ritratto mentre facevi il tè. Certo, non è un granché su un tovagliolino, però non è male”
Me lo mostra, ma prima che posso guardare Auguste me lo strappa dalle mani e si mette a saltellare e girare in tondo. “Sì, sì, sì, sì, sì! Stupendo! Fantastico! Stupefacen..” si blocca quando vede il signor Barker battere il bastone sul pavimento.
“Allora, cos’è questo baccano? Siamo al mercato? Neanche mia moglie tiene la televisione con il volume  così alto!”



 
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Wow! Sono già al decimo capitolo? Su, ditemi.. corro troppo? I capitoli sono troppo banali, corti, in cui non succede niente e dovrei unirli in modo da formarne uno più completo? Non abbiate paura di darmi consigli, non mi offendo, anzi! :)
In questo capitolo vediamo questo strano personaggio che cerca partecipanti per un grande concorso! Chissà come andrà, e soprattutto in quali figuracce si imbatterà Giusy.
Scusate se c'è stato poco romanticismo tra la nuova coppietta. Ho concentrato il capitolo su altre cose, il prossimo vi prometto che lo farò più lungo (è quello il mio problema, lo so...) e metterò anche cose sdolcinate tra i due! xD
Voglio ringraziare tantissimo 
alessandroago_94HeartRainletylove31Clairy93 che vengono sempre a recensire!
Alla prossima,
Cacciatrice di Risate

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Capitolo 11
*** In Colorado ***


11. In Colorado



Dopo averci fatto un discorso su tutte le informazioni necessarie per il concorso, Auguste è uscito dal locale a testa alta.
Anche Luke è dovuto andare, aveva fretta di tornare a casa e comunicare tutto ai genitori.
Vorrei chiamare la mia migliore amica, ma in questo momento starà di sicuro lavorando, perciò non provo nemmeno.
Oggi il bar è quasi vuoto. La gente è tutta in piazza al mercato e io mi riposo seduta sul bancone.
Auguste ci ha raccontato che i ragazzi che parteciperanno alla parte artistica dovranno viaggiare in California, perché si terrà là, mentre io a Denver, in Colorado. Questo però non ce lo aveva detto, il carissimo Auguste, che avrei dovuto girare il mondo!
Non è un problema lasciare il lavoro e il conservatorio per un paio di giorni.. quello che più mi infastidisce è che una volta che stavo per intraprendere una relazione un po’ diversa con Luke mi tocca non portarla avanti, per ora.
L’unica bella notizia è che a Denver c’è Evelyn, la mia migliore amica! E non c’è cosa più bella! Mi manca tantissimo e non vedo l’ora di farle una sorpresa. Purtroppo non posso apparire nel suo appartamento come se nulla fosse, quindi le devo telefonare appena finisce il turno lavorativo, per domandarle se ha un letto in più per me. Altrimenti devo prenotare in un hotel.
 
Mangio un pezzo di carne, mentre digito il numero di Evelyn.
“Pronto?” mi risponde. Dalla sua voce capisco che è parecchio stanca.
“Hai sonno, per caso?”
Mi riconosce e la sento tirare un urlo. Allontano il cellulare dall’orecchio e lentamente lo appoggio.
“Sono io!”
“Non ci sentiamo da.. un sacco di tempo!” esclama.
“Sì, lo so.. ma ho una sorpresa!”
“Dimmi”
“Penso di spiegarti tutto quando ci vediamo, perc..”
“Ci vediamo?” la sua voce si trasforma di nuovo in un urlo.
“Evelyn, eri tu quella calma!” rispondo ridendo.
“In certi casi possiamo scambiarci i ruoli. Quindi quando ci vediamo?”
“Devo partire al più presto e venire a Denver. Volevo chiederti se hai un letto in più nel tuo appartamento”
“Sì, certo! Parti oggi?”
“No, devo sistemare tutto. Vengo in aereo comunque”
 
Ci salutiamo e, prima che possa fare un passo, il mio cellulare vibra. Un messaggio da Luke:
                
Oggi alla solita gelateria, alle 15.00
 
Alzo un sopracciglio sorridendo. Chissà cos’avrà da dirmi, in quella gelateria che ricordo benissimo. Mi aveva mangiato metà gelato.
 
Ci sarò.
 
Dopo avergli spedito una risposta, vado a farmi una doccia.
 
Cammino per Salisbury con la borsa che batte sulla gamba. Guardo il cielo limpido, senza nuvole, accorgendomi degli stormi di uccelli che girano in cerchio. Mi viene in mente quando ero piccola e sognavo di essere uno di loro. A dire la verità, mi piacerebbe ancora adesso. O forse tutti vorrebbero. Smetto di pensare a cose che in questo momento non sono utili, e mi accorgo di Luke seduto sulla panchina mentre sta al telefono con qualcuno. Mi avvicino e mi saluta con un cenno della mano. Dopo pochi secondi, finisce la chiamata e mi guarda intensamente.
 
“Sei contenta di andare a Denver?” mi chiede, circondandomi le spalle con un braccio.
“Beh, il concorso è di sicuro una cosa molto positiva! Mai mi sarei immaginata di viaggiare per dedicarmi a ciò che adoro di più, cioè la musica. E’ anche vero che.. così improvvisamente.. insomma.. noi..”
“So cosa intendi. Non c’è bisogno di spiegarlo. Saranno pochi giorni, ma conosceremo tante persone, e magari ci verrà voglia di restare un po’..” si passa un mano in faccia. “Ci pensi, la California? Non è il viale di casa mia.. la California è.. non so nemmeno trovare un aggettivo per descriverla”
“Tu non dimenticherai di.. cioè..”
Luke inizia a ridere, e io lo fermo rischiando a mia volta di scoppiare. Quanto imbarazzo! Non riesco ancora ad esprimermi con lui!
“Non mi dimenticherò di te, sicuro” dice, con la voce ferma, avvicinando pericolosamente il viso al mio.
 
Ecco, in queste situazioni preferirei finirci con un avviso di almeno dieci minuti prima, per prepararmi psicologicamente, ovvio.
 
Quasi due giorni dopo
 
Suono il campanello e dopo due minuti di uno stancante stare in piedi ad aspettare, mi apre la porta Evelyn con l’accappatoio indosso.
Apre la bocca serrando la porta, per evitare che gli si apra l’asciugamano davanti al mondo intero – intelligente, però! Io non ci avrei pensato, e sarei rimasta come un baccalà con la mia figura di merda – e mi abbraccia. Ricambio calorosamente.
“Mh, mi devi prestare questo profumo!” mi dice.
“Di sicuro! Come stai?”
“Bene, ma voglio sapere perché sei dovuta venire qui”
 
Io ed Evelyn ci siamo raccontate tante cose, io del bacio con Luke e lei dei ragazzi carini che ha conosciuto.
“Solo una cosa non ti ho detto..” mi dice, un po’ preoccupata, mentre assaggio la torta che ha preparato lei.
“Sì?” biascico mangiando.
Lei fa una faccia disgustata, ricomponendosi subito dopo. “Come vedi, ci sono tre letti”
“Eh infatti! Di chi è il terzo?”
“E’ di un ragazzo che abitava già qui. Non c’erano altri posti a buon prezzo, e lui mi ha detto che potevo venire. Quindi, divido la camera con lui, ma è un asociale, non parla quasi mai e sembra non ci sia. E’ qui solo per dormire e, tra l’altro, torna circa alle tre di notte. E’ davvero inquietante! Ci ho parlato una volta sola”
“Inquietante” annuisco. “Sono curiosa di vederlo”
“Devi stare sveglia la notte allora”
“Non ho problemi. Ultimamente sono sonnambula”
Evelyn mi guarda sgranando gli occhi, ma non proferisce parola.
 
Mi dirigo allo studio dove tutti i ragazzi del concorso musicale si eserciteranno. E’ una palazzina all’apparenza molto vecchia e brutta da vedere, ma appena entro cambio immediatamente idea. Sembra la reggia della Regina Elisabetta.
All’inizio un paio di ragazze stanno dietro un banco delle informazioni, che mi spediscono su per le scale verso la sala del pianoforte.
 
Dopo aver vagato disperata per quasi dieci minuti, la trovo aperta ed entro.
E apro la bocca dalla magia in cui mi trovo. E’ una cosa stupenda.
Circa un centinaia di tastiere e pianoforti sono disposti in ordine, mentre i ragazzi si guardano intorno o chiacchierano. Quello che mi sembra un insegnante suona una melodia che non conosco, quindi penso l’abbia scritto lui.
E’ un sogno ciò che mi si presenta davanti. Così bello che penso non sia nemmeno vero.






ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Intanto... grazie mille per la vostra presenza♥
Contenti dell'estate che arriva? E della scuola che sta per finire?
Io sì... però ho gli esami di terza media! Scommento che la maggior parte dei miei lettori li ha già fatti, quindi potreste dirmi se sono stati difficili? Devo ancora sentire qualcuno che mi dica che sono complicati. Tutti mi dicono "è una cavolata, sembra quasi uno scherzo" ma io non ci credo! *faccia spaventata*
Comunque, come avete visto, i due si separano di nuovo.
Eh sì, capitolo non gioioso come al solito, ma comunque si cambia un po'! Si va a Denver.
Io invece quest'estate vado a Lisbona! Voi che programmi avete invece? :)
A presto!
Jess

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Capitolo 12
*** Christian Pancras ***


Capitolo 12. Christian Pancras


E' passata un'intera giornata qui a Denver. La prima. La prima senza Luke. Ammetto che non sono mai stata una tipa paranoica-drammatica-tragica-angosciosa-e chi ne ha più ne metta, anzi, spesso la gente si complimenta con me per il mio carattere positivo e solare. Ma quando succedono queste cose, queste cose tipo aver lasciato Luke in mezzo a tutte quelle ragazze che sbavano dietro al primo che passa mi rende tutt'altro ciò che sono. Ebbene, mi sento paranoica, drammatica, tragica e angosciosa, costantemente su di giri e nervosa con chiunque mi capiti a tiro. Soltanto Evelyn riesce a darmi una calmata. Infatti, sono appena tornata all'appartamento, dopo una giornata col suono del piano nell'orecchio - tra l'altro in parte avevo un ragazzo che non sapeva cosa voleva dire un “non è un fa, è un mi!” e quindi stonava continuamente -, e la mia migliore amica mi ha preparato la cena.
La ringrazio, sedendomi a tavola, ricordando improvvisamente del coinquilino che non vedevo l'ora di vedere.
“Questa notte resto sveglia ad aspettarlo” le dico, masticando un pezzo di pollo.
Lei scuote la testa. “Per me ti addormenti dopo cinque secondi”
“Nah” commento.
“Scommettiamo?”
“Sai che non mi piacciono le scommesse!”
“Eeeh..” il suo verso stile gallina a cui le hanno appena tirato il collo conclude la nostra conversazione, perché in televisione troviamo ciò che fa per noi.

“Ok, tu vai pure a dormire, io aspetto il tipo.. com'è che si chiama?” le domando, prima che si stenda sotto le coperte.
“Una cosa tipo Chris Panettone”
La guardo cercando di non ridere.
“Insomma, quando mi ha dato l'appartamento è stato tre mesi fa, non ricordo bene il nome!”
Scrollo le spalle rassegnata, e torno in cucina, spegnendo le luci. Diciamo che l'effetto buio non mi è mai piaciuto più di tanto, ma Evelyn vuole dormire a tutti i costi.

Un rumore mi fa scattare con la testa sull'attenti. Mi ero addormetata sul tavolo della cucina, ma mi ricompongo subito.
Sento lo scattare di una porta. Dei passi. Oh cavolo, un ladro! O un assassino! O magari è semplicemente Mr. Panettone che torna a casa! Non so. Il cuore mi batte all'impazzata e prendo silenziosamente il tostapane da tirare addosso a chiunque entri tra poco nella stessa stanza in cui ci sono io.
Altri passi strascicati, come quelli di uno zombie. Ecco, forse guardare i film horror quando ero una pre-adolescente mi hanno rovinato la vita! Io in queste situazioni non riesco a stare zitta, proprio no! Inizio ad urlare, così forte che penso di aver disturbato anche il vecchietto sordo che abita al piano di sotto.
Dopo due secondi, un urlo si unisce al mio, facendomi capire all'istante che è.. Evelyn? Cerco a tentoni l'interruttore della luce, e quando lo trovo mi accorgo ancora di avere il tostapane in mano.
“Oh cazzo Giusy, mi hai fatto morire d'infarto!”
“Chi è morto? CHI?! Tra poco mi suicidavo con questo tostapane!” la aggredisco, mettendolo sul tavolo.
Un istante di silenzio, e poi la mia migliore amica scoppia in una risata silenziosa.
“Cosa ridi adesso?” mi appoggio al tavolo, passando una mano sulla fronte sudata. “Ho perso vent'anni di vita”
“Dai, mi spiace averti spaventato così tanto. Andavo in bagno”
“E non potevi semplicemente avvertirmi?”
“Pensavo stessi dormendo, conoscendoti”
“Ho fatto un pisolino, in realtà” sospiro.
“Io torno a letto” dice, avviandosi verso la camera.
“D'accordo. E la prossima volta che devi andare in bagno prima accendi la luce e me lo dici altrimenti te la fai addosso”
La sento ridacchiare e spengo di nuovo la luce. Appoggio la testa sul tavolo quando sento una serratura scattare, quella dell'entrata, e capisco che è Mr. Panettone.

Accendo una piccola lampadina, e lui segue questa luce, venendo verso la cucina. Si toglie il cappotto - quasi non avesse fatto caso che c'è una sconosciuta nella stessa stanza in cui è lui - e lo appoggia su una sedia. Borbotta qualcosa sottovoce, ma non riesco a sentirlo. Poi alza lo sguardo e, sempre senza parlare troppo forte, mi chiede: “e tu chi sei?”
Prima di rispondere lo squadro per una frazione di secondo: ha i capelli castani brizzolati e mi ricorda tremendamente Luke.. Ed è per questo motivo che mi sta già sulle palle.
“L'amica di Evelyn, mi chiamo Giusy. Tu devi essere Mr. Panettone”
“Mr. cosa?” domanda lui scettico.
Mi accorgo solo ora di quello che ho detto, e mi riscuoto dai miei pensieri. “Dico, tu sei.. coso.. quello che ha dato l'appartamento..”
“Christian Pancras” mi interrompe frettoloso. “La tua amica è quella.. bionda, no?”
Annuisco, alzando gli occhi verso il cielo. Che memoria che ha questo ragazzo.
“Ah.. quella carina”
Aggrotto le sopracciglia, iniziando a perdere la pazienza. Ha il tipico viso da bravo ragazzo ma è veramente sfacciato.
“Io sarei quella brutta invece”
Mr. Panettiere mi guarda con aria di sfida. Non mi risponde e si rifugia in bagno.
Improvvisamente penso che quest'idea di stare ad aspettarlo non è stata così geniale come pensavo.







ANGOLO AUTRICE
Buon pomeriggio, mattina, sera, notte, in qualunque momento voi stiate leggendo!
Sono sempre più contenta di questa mia storia perché ogni volta mi date delle soddisfazioni che, boh, voi non capite...cioè...45 recensioni! :O
A parte gli scleri, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Mr. Panettone è davvero così scorbutico o sotto sotto nasconde qualche interesse/bontà nascosta/altro?
Comunque, ho FINALMENTE trovato dei prestavolti ai personaggi, dopo ben 12 capitoli in cui non avevano una faccia xD
Allora, per Giusy ho sempre pensato di tenere lei,
Ellen Page (sotto vi lascio una foto di tutti, nel caso non si vedano cercate su google immagini), per Evelyn Abbie Cornish, soprattutto nei panni del suo film Paradiso+inferno, per Luke il bonaccione di Richard Madden e per il nuovo arrivato Christian Chace Crawford. A parte che io sono indecisa se lasciare per Luke Richard o dare a lui Chace, mi sono fatta ore e ore a pensarci però non sono ancora sicura, consigliatemi voi ^^
Ci vediamo alla prossima, un abbraccio a tutti quanti! :)
Jess



GIUSY:

http://www.apnatimepass.com/ellen-page-wallpaper-1.jpg

EVELYN:

http://images.movieplayer.it/images/2003/11/29/abbie-cornish-in-paradiso-inferno-33860.jpg

LUKE:

https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/12/68/be/1268be7c4db40414893e9a08dd1917af.jpg

CHRISTIAN:

http://images5.fanpop.com/image/photos/24600000/Chace-Crawford-chace-crawford-24685193-500-500.jpg

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Capitolo 13
*** Energumeno ***


Capitolo 13. Energumeno

 

Mescolo nervosamente il caffè nella tazzina di ceramica. Oggi, in preparazione al concorso – anche se secondo me è una cosa del tutto inutile – dovremo mostrare uno dei nostri pezzi forti col nostro strumento. Poi, domattina quando torneremo, gli esperti e gli organizzatori ci affideranno una canzone “adatta a noi” che dovremo suonare davanti al concorso. Ho un'ansia tremenda. Ho soltanto cinque giorni per impararla perfettamente, e non ho un pianoforte nell'appartamento, quindi dovrò restare parecchio tempo in quel luogo che ogni minuto che ci passo mi incute sempre più paura: gli altri sembrano tutti più bravi di me. Chissà come se la starà cavando Luke. Ho provato a cercarlo su Skype – ricordo che una mattina al bar mi disse che lo aveva e mi aveva dato il suo nickname – ma non lo trovo ma in linea.

 

“Datti una calmata, ti prego” mormora Evelyn che sorseggia il suo caffè. “Avresti dovuto bere camomilla questa mattina”
Prima che io possa risponderle, sentiamo la serratura scattare.
“E' mr. Panettone? Solo lui ha le chiavi, o sbaglio?” sussurro alla mia migliore amica, che si è bloccata un momento.
Ci alziamo e raggiungiamo l'entrata, dove un Christian si slaccia le scarpe come un ossesso, si toglie la maglia arrabbiato restando in canottiera.
“Non gradiamo lo spogliarello di prima mattina” gli rinfaccio, cercando di aumentare il suo stress. Perché lui, senza saperlo, sta aumentando il mio di stress, alla sola vista della sua faccia da spaccone.
“Non rivolgermi la parola” infierisce, con occhi di fuoco. Poi si rivolge ad Evelyn. “Ciao Evelyn” dice, mentre lei abbassa gli occhi intimidita, ricambio il saluto.
“Sono io l'evitata del gruppo?” chiedo.
“Cosa non capisci della frase non rivolgermi la parola?”
“Capisco tutto. Quello che non capisco è perché tu sia qui. Non eri il vagabondo che tornavi solo di notte a rompere le scatole? O adesso hai cambiato idea?”
“Che stron..”
“Aspetta Christian, anche io non so perché sei qui. Non vogliamo insultarti, anche se Giusy sembra volerti uccidere, davvero. E' solo una domanda”
Con la voce di Evelyn Mr. Panettone sembra darsi una calmata. Si passa una mano sugli occhi.
“Mi sono licenziato. Prima ero barista di un pub che restava aperto di notte, poi il giorno non restavo qui perché andavo alle piste di skateboard tutto il tempo. Prendevo una piadina e una bottiglia d'acqua e passavo le mie giornate così” scrolla le spalle sedendosi sul divanetto. “E pian piano, senza lavoro, non avrò più soldi nemmeno per mangiare”
“No, ci sono anche i soldi che ti diamo io e Giusy perché ci presti l'appartamento. E poi ti aiuteremo noi. Vero, Giusy?” mi domanda Evelyn, approfondendo la frase con un'occhiata eloquente.
“Ehm.. sì, sì, certo” balbetto, non del tutto convinta. Non mi va di aiutare il tizio se lui non aiuta noi.
Christian mi guarda compiaciuto. Lo scruto senza abbozzare un sorriso.
“Ma questo, caro Mr. Panettone, non toglie il fatto che io e te non siamo amici”
Lui alza le mani in alto. “Questo non provoca turbamenti a me. Non ci parliamo, e stiamo tutti bene”
Finalmente sorrido, annuendo. Poi corro in bagno per prepararmi.

 

Inizio a suonare Fly, di Ludovico Einaudi. E' stata una delle prime canzoni serie che ho imparato, ancora lo scorso anno, e non l'ho più dimenticata. Infatti non mi serve nemmeno lo spartito. Le mie dita scorrono a tempo di musica finché la canzone si conclude. Non segue nessun applauso, i giudici sono impassibili e scrivono qualcosa sul loro block-notes, per poi lasciarmi uscire dove tutti gli altri aspettano di entrare.
Beh, io quello che dovevo fare l'ho fatto. Mi incammino verso casa con un sorriso sulle labbra. Ma appena varco la porta dell'appartamento, la mia felicità scompare.

 

“Che.. cosa.. stai..”
Mr. Panettone non mi lascia finire la frase. “Quale problema?”
“Metti immediatamente giù ciò che hai in mano”
“Ah, è tuo?”
Mi avvicino con un'espressione cruenta.
“Evelyn, vuole uccidermi!” esclama ridacchiando il ragazzo.
La mia migliore amica esce dalla cucina con una presina in mano e una ciocca di capelli sul viso. Sbuffa. “Ma possibile che voi due stiate sempre a bisticciare? Non avevate detto non ci parliamo e stiamo tutti bene?”
“Sì, ma lui.. guarda cosa tiene in mano!”
Evelyn alza gli occhi al cielo. “E' soltanto una foto, santissima beata!”
“Soltanto una foto? Si da il caso che non sia soltanto una foto, ma l'unico ricordo che posseggo di Luke”
“Ah, il fidanzatino” ridacchia Christian.
Lo fulmino con lo sguardo strappandogli di mano la fotografia e mettendola sotto il mio cuscino. “E non azzardarti a prendere cose che non sono tue”
“L'appartamento sarebbe mio e posso anche cacciarti”
“E perché non lo fai?”
“Perché c'è Evelyn con te”
Sorrido maliziosamente, mentre la mia migliore amica, presumo dall'imbarazzo, se ne torna in cucina.
“Ah, la fidanzatina” lo canzono fastidiosamente.
“No, lei è una persona civile”
“Ragazzi, è pronto da mangiare!” Evelyn interrompe il nostro litigio.
Mi siedo a tavola in parte a lei.
“Perché ci sono tre piatti? Anche quell'energumeno deve mangiare con noi?”
“Giusy!” mi rimprovera Evelyn.
Mr. Panettone si siede a tavola iniziando a prendere metà insalata che sta nella terrina.
“Questa la dobbiamo dividere in tre persone!” ribatto, facendogli capire civilmente che ne ha presa troppa.
“Ah davvero? Avevo fatto conto soltanto di me ed Evelyn, gli unici esseri umani presenti in questa cas..”
“Uffa, ma io me ne vado! State proprio esagerando!” esplode la mia migliore amica. “Vi ricoprite di insulti da quando vi vedete! Potete darvi una calmata, per l'amor di Dio?”
“Eccola, sentito? La tua amata Evelyn ti sta insultando!” rinfaccio a Christian, sconvolto.
“Sto dicendo anche a te Giusy. Come posso convivere con voi due?”
“Okay, prometto che cercherò di cambiare” la rassicuro, poco convinta.
“Così non basta. Dovete chiedervi scusa”
Guardo gli occhi chiari di Christian, che abbassa lo sguardo.
“Prima le donne” sussurra.
“Scusa” dico infastidita.
“Scusami tu”
Provo un'ondata di serenità invadermi, ma sento che non andrò sempre d'accordo con questo qua. Per i miei gusti è ancora un energumeno pieno di sé.

 

Apro gli occhi, disturbata dal rumore di tapparelle che si alzano.
Vedo Evelyn che armeggia alle finestre.
Mi metto a sedere mentre lei mi si avvicina sorridendomi. “Oggi c'è una sorpresa. O meglio, questa sera. Intanto devo fare un salto al mercato, tu sveglia Christian e preparati pure per andare alle prove del concorso. In dieci minuti sono a casa”
Annuisco, strascicando i piedi verso la cucina per bere un po' d'acqua. Subito dopo sento la mia amica uscire di casa, e mi dirigo verso il letto in cui dorme Mr. Panettone. E' nella stanza affianco, ma la porta è sempre aperta quindi potrebbe di sicuro ascoltare i nostri discorsi. Il bello è che non lo sveglia neppure un cannone quindi non sente nulla.
“Giù dal letto, Pancras!” cerco di smuoverlo.
“Lasciami altri cinque minuti” mormora coprendosi la testa col cuscino.
Lo spingo giù senza pietà, sentendo un tonfo rimbombare per la camera.
“Sono sveglio!” urla, alzando un braccio per dare segni di vita, mentre io me la rido allegramente.







ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Come ogni santissima volta ci tengo moltissimo a ringraziare chi recensisce, ma anche chi legge silenziosamente nascosto da qualche parte :)
Questo capitolo (mi scuso per il errori) serve solo per tre cose, quindi è praticamente inutile. Uno, per far capire di che stoffa è Mr. Panettone. Due, quella "sorpresa" di cui parla Evelyn. Tre, per il concorso. Eh sì, a Giusy devono affibiare una canzone da suonare e io sono incerta su due e volevo chiedere a voi (sì, perché ovviamente io a chi vado  a rompere le scatole? A voi, eheh, mi pare ovvio) quale è meglio delle due. O se tutte e due vi fanno schifo, consigliatemene pure un'altra :)
Vi lascio il link sotto.
Spero che questo inutile capitolo vi sia piaciuto, alla prossima, un abbraccio <3
Jess


Ludovico Einaudi - Divenire https://www.youtube.com/watch?v=9qvglWAHDak


Yiruma - River Flows In You https://www.youtube.com/watch?v=LyTBCaCnYco

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Capitolo 14
*** Abby ***


NOTE: siccome i vostri pareri sulle due canzoni che vi avevo proposto hanno pareggiato, ho deciso di prendere in considerazione una lista di brani che mi ha consigliato una ragazza molto più esperta di me (autostima proprio) e ne ho scelto uno diverso, spero di non avervi offeso dato che vi ho fatto perdere del tempo ascoltandoli. Buona lettura! :)

 

Capitolo 14. Abby
 

Mi dirigo verso l'appartamento con un sorriso a trentadue denti. In quel posto che chiamavo incubo mi hanno fatto i complimenti per il mio modo tranquillo di sedermi davanti a un piano ed iniziare a suonare senza curarmi di chi mi guarda. In realtà non è sempre così, ma ora che mi hanno affibbiato un brano che non mi aspettavo sono ancora più in tensione, ma allo stesso tempo felice. Si chiama Merry Go Round of Life ed è anche la colonna di un film che adoro, Howl's Moving Castle.
Cammino sul marciapiede diretta al condominio, e prima che possa fare un altro passo una ragazza dai capelli lunghi e neri, con gli occhi così azzurri che sembrano trasparenti e le gambe magre come uno stecco, mi ferma. E prima che inizi a parlare la riconosco. E' una ragazza del concorso musicale che suona il violino.
“Sei Giusy giusto? Quella di pianoforte?” mi chiede col fiatone. Probabilmente ha appena fatto una corsa.
Annuisco.
“Mi hanno detto di rincorrerti per dirti che domattina si resta a casa”
“Ah, come mai?” domando. Un minuto fa l'insegnante mi ha detto che domani ci saranno le prove come sempre.
“E' arrivato il maestro di violino dicendo che hanno una riunione a cui non possono rinunciare. Una cosa del concorso. Perciò si sposta tutto a dopodomani”
“Okay” rispondo. “Tu com'è che ti chiami?”
“Abby Pancras. Ora devo scappare, ciao” e corre via.
Mh, Pancras.
Quel cognome non mi è nuovo.
Ma certo!
 
 
“Panettone del mio cuore, ho trovato una tua probabile parente!” urlo entrando in casa, chiudendomi la porta alle spalle.
Nessuna risposta.
“Evelyn?”
Silenzio assoluto.
Apro la porta della camera di Christian e ci trovo entrambi a condividere un paio di cuffie coricati sul letto.
“Non vi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello che sarei tornata a momenti e vi avrei trovato abbracciati nel vostro primo momento romantico?” domando con un sorriso malizioso, appoggiandomi allo stipite della porta.
Evelyn balza a sedere, togliendosi la cuffietta. “Non.. No! Giusy! Non cominciare, ti prego! Non è come pensi! E non eravamo abbracciati!”
Non le rispondo, guardando Mr. Panettone che continua a battere le dita sul letto a tempo di musica.
“A quello non gliene frega un beneamato..”
“Giusy hai fame?” mi interrompe la mia migliore amica. “Ho preparato qualcosa anche per te”
“Ti sembrano domande da pormi? Dovresti conoscermi ormai. Dove c'è cibo, c'è Giusy”
 
 
“Allora quale sarebbe la sorpresa?”
“Che palle che sei..” borbotta Christian sedendosi a tavola davanti a me.
“Mi viene da vomitare a osservare tutto il tempo la tua faccia da schiaffi”
“Shh” mormora lui, vedendo alla televisione qualcosa di interessante.
“Io devo parlarti invece” ribatto, ricordando di quella Abby Pancras.
“Stai zitta un momento”
Guardo Evelyn sbuffando. Lei fa uno sguardo come a dire di lasciarlo in pace. Ah, capito questa? Preferisce l'energumeno alla sua migliore amica.
“Sei fortunata che Giusy non è il mio tipo di ragazza” dice inaspettatamente Chrstian. “Carina, certo, ma con il carattere che si ritrova..”
“Sempre meglio del tuo” sbotto io.
Lui mi guarda con un sorriso finto e malefico. “Che è sempre meglio del tuo”
 
 
“Che volevi dirmi comunque?” Mr. Panettone si siede sul divano in parte a me.
“Ho incontrato una ragazza che mi ha dato delle informazioni sul concorso, mi ha detto di chiamarsi Abby Pancras. Per caso la conosci?”
Lo sguardo del ragazzo si fa cupo per un momento.
“Sì, la conosco. E com'era?” mi chiede poi.
“Eh, com'era.. capelli neri, occhi azzurri, magra..”
“Giusy!” mi interrompe lui. “Sono serio!”
“Anche io. Era..”
“Intendo un'altra cosa” mi sovrasta con la voce di nuovo. “Felice, triste..?”
“Che vuoi che ne sappia? Mica sono la sua psicologa!”
Lui non mi risponde, guardando fisso nel vuoto. Chissà a cosa starà pensando.
 
 
“Dove stiamo andando?” domando per l'ennesima volta ad Evelyn, seduta in parte a me nell'auto guidata da Christian.
“Complicato da spiegare” risponde lei “Beh, come ti va al concorso”
“Complicato da spiegare” gli faccio la vocina, per poi scoppiare a ridere tutte e due.
 
Dopo circa mezz'ora arriviamo nel posto stabilito. Un aeroporto.
“Ah, ho capito cosa vogliamo fare! Spedire Mr. Panettone in Alaska, giusto?”
Christian ed Evelyn mi guardano male.
“No. Da qui a cinque minuti arriva l'aereo con sopra il tuo amichetto” spiega lui.
Poi la mia migliore amica sembra specificare. “Luke, intende”
E io mi sento mancare.
Giusy?
Ci sei?
Terra chiama Giusy.
Inizio a sventolare la mia mano per farmi aria, sedendomi sul pavimento. Non mi interessa se ho gli sguardi di tutti addosso, ma credo veramente di poter svenire.
Perché Luke sta venendo qui? Non era occupato anche lui con il concorso?
“Sembra che non vi vediate da tre anni!”
“Senti, tu non puoi capire Evelyn. Quei cavolo di giorni che sono stata lontana da lui, che non ho nemmeno contato, mi sono sembrati un'eternità. Non l'ho mai sentito. Skype era come una selva oscura per Luke. Non ci veniva mai. Cellulare spento, zero. Lui è un figo della malora, magari se ne torna con una ragazza!”
Guardo Evelyn che mi sorride dolcemente, invece Christian non la smette di ridere. Quanto pagherei per vederlo assorto come prima sul divano. Gli mostro il dito medio senza pensarci un attimo.
Poco dopo, una flotta di gente entra. Probabilmente sono quelli smontati dall'aereo.
Mi alzo in piedi guardandomi in giro, per vedere se vedo Luke. E dopo neanche dieci secondi di ricerca, vedo una figura lontana, che riconoscerei tra mille.
Inizio a correre lasciando i due a fissarmi come se fossi una pazza. Chissà quanta altra gente mi starà insultando per avergli sbarrato la strada.
Ma io sono sempre più vicina a Luke, che improvvisamente mi riconosce.
Cinque metri.
Quattro.
Tre.
Due.
Uno.
Sento le sue braccia stringermisi addosso e io gli salto in braccio.
Forse ho sbagliato mossa, è pieno di zaini pesanti e cadiamo entrambi all'indietro.
“Che caduta morbida” mormoro, stesa sopra di lui.
“La mia un po' meno” risponde lui, facendomi ridere.
Mamma mia, la sua voce, il suo sorriso, Luke in sé! Mi è mancato tantissimo.
Ci alziamo in piedi e, più civilmente, ci abbracciamo, mentre sento il suo mento posarsi sulla mia testa. Mi mordo il labbro, sentendomi una nana. In confronto a lui sono estremamente bassa.
“Che cosa ci fai qui?” gli chiedo, sempre senza lasciarlo andare.
“Una sorpresa. Il concorso di pittura si prende una pausa di cinque giorni, quindi un po' posso restare. Hanno detto di esercitarsi e io mi eserciterò facendoti mille ritratti”
Mi viene la pelle d'oca sulle braccia. Lo maledico per dire sempre queste cose dolci perché io non so mai come rispondere.
Luke si stacca leggermente da me per lasciarmi un bacio sulle labbra, strofinando i suoi pollici sulle mie guance.
“Sai che mi sono reso conto di non averti mai detto a parole quello che in realtà ho capito di sentire.. forse prima di partire?”
Lo guardo negli occhi. Il mio stomaco fa una capriola.
“Cosa?” chiedo. Ho paura di svenire.
“Che ti amo, Giusy. Non so perché non te l'ho mai detto. So bene di essere una persona che i sentimenti li dimostra, ma non sempre li dice a voce”
“Io nessuna delle due, Luke” ribatto con un sorriso timido. Vorrei rispondere al ti amo anche io, ma lui mi interrompe.
“Mi piace come dici il mio nome, sai?”
“Perché? E' solo un nome. Luke”
“Sì, ma se lo pronunci tu diventa più bello”




 



ANGOLO AUTRICE

ALLORAALLORAALLORAALLORAALLORA
Oddio
Non trovate anche voi che Luke e Giusy siano aoasjiayjhcia? *-*
Che carino è stato a farle la sorpresa?
Ma comunque, non dimenticatevi di Abby solo per la dolcezza di fine capitolo! C'è un nuovo personaggio che si aggira sui protagonisti....
E la reazione di Mr. Panettone nella chiacchierata sul divano con Giusy ?
E la nuova coppietta Evelyn-Christian che si ascolta la musica?
Scusate per gli errori e grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie per i vostri commenti :'D
A presto!
Jess

 

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Capitolo 15
*** Giusy non regge l'alcol ***


NOTE: so che è il secondo capitolo di fila che disturbo anche qui sopra, ma devo dirvi due cose.. la prima è che in questo capitolo cambieranno dei punti di vista per un motivo che capirete leggendo, e secondo che siccome è lungo (STRANAMENTE) credo troverete molti errori che ricontrollando (rincitrullita quale sono) non ho trovato. Ci vediamo alla fine, buona lettura! :)


 
 
Capitolo 15. Giusy non regge l'alcol

 
“Quindi, com'è andata? Come si svolge esattamente il concorso di pittura? Perché non l'ho mai capito sinceramente! E poi.. hai conosciuto ragazze? Hai sempre avuto pensieri.. ehm.. casti?”
E' partito il mio interrogatorio verso Luke. “Ah e poi, mentre sarai qui, dove andrai a dormire? Nel mio appartamento non ci sono posti in più”
“Shh..” mi zittisce Luke in auto, con un indice per aria. “Lo senti questo rumore?”
Io mi metto in ascolto, riuscendo a sentire solo il rumore della macchina ed Evelyn e Christian nei posti davanti che commentano le canzoni trasmesse in radio. Così scuoto la testa.
“Sono le rotelle del tuo cervello che girano a una velocità supersonica” sussurra lui.
“Sai, mi mancavano i tuoi complimenti” sbotto, incrociando le braccia.
Luke inizia a ridere di gusto – mi pare che sappia solo ridere da quando è tornato – e poco dopo sento alla radio Bailando di Enrique Inglesias. “Alza il volume!” grido nell'orecchio a Mr. Panettone, che per poco non sbatteva la testa sul volante.
“Hai desideri di morte, Giusy?” mi domanda, facendo poi come gli avevo chiesto.
Evelyn e Luke non ci sono d'aiuto, continuando a ridere.
“Per favore Luke, rispondi a tutte le mie domand..” non finisco che il ragazzo mi interrompe con un bacio.
 
Per questa sera, Luke e Christian sono andati a prendere la pizza in centro, mentre io ed Evelyn prepariamo la tavola. “Domani è il compleanno di Chris” mi dice lei, appoggiando un bicchiere davanti ad ogni piatto.
“Ah sì? Non poteva dirtelo prima? Almeno potevi fargli un regalo”
“Ha detto che non vuole regali..” sospira. “Ma io gliene farò uno, domattina mi alzerò presto per comprargli qualcosa” aggiunge velocemente.
Le lancio un'occhiata maliziosa. “Quindi.. tra te e Christian..”
“Niente!” grida facendo cadere una forchetta.
Scoppio a ridere, osservando le sue guance arrossate.
“Mh, niente eh?” mi avvicino a lei cautamente, appoggiandomi al tavolo. “Non me la bevo così facilmente, ti conosco da quando sono piccola e riconosco quando mi menti oppure no”
“Uffa! Ma è vero, non c'è niente! E solo a me che piace! A lui non interes..”
“Ah!” sbotto, facendo un salto. “Lo sapevo. Lo sapevo”
“Ma non lo dire a nessuno, ti prego, Giusy. Voglio che arrivi il momento giusto per dirlo a lui. E poi se lo spargi in giro lui lo verrà a sapere, e non da me, così penserà che io sia una codarda a non averglielo confessato di persona”
“Ma no, tranquilla, nessun problema. Ma Luke dove dorme?” le chiedo.
“Si è prenotato una stanza in un hotel dall'altra parte della strada. Me l'ha detto prima mentre stavi per picchiarti con Chris” finisce la frase ridacchiando.
 
Sento qualcuno tirarmi per il braccio e sussurrarmi qualcosa.
“Giusy, dobbiamo uscire per comprare il regalo per Chris. Luke è già pronto, ci aspetta giù” È Evelyn.
Mi metto a sedere aprendo leggermente gli occhi per controllare l'ora sulla sveglia. Sono a malapena le sei.
“Ma tu sei pazza. Che ci dovrei venire a fare io? Non prendo un regalo a quel tipo”
“Giusy..” sospira lei. “Non puoi comportarti così”
“Aspetta, hai detto che viene anche Luke?”
Lei annuisce.
“Allora vengo anche io”
 
“Alla buon'ora” mi saluta Luke quando arriviamo fuori. Gli faccio una linguaccia e lui mi prende per mano.
“In che negozio andiamo?” chiedo ad Evelyn, che è qui a Denver molto più tempo di me.
“Non so. Io vorrei regalargli qualcosa che facesse anche ricordare noi. Insomma, chi lo dice che resteremo in questo appartamento tutti insieme ancora per molto”
“Tutti insieme non lo so, ma tu e lui vi sposerete, quindi..” ribatto, facendola arrossire.
“Io l'ho conosciuto bene solo ieri sera quando siamo andati a prendere la pizza e parlandoci ho capito che ha una grande passione per lo skateboard” si intromette Luke.
“Sì, è vero!” esclama lei. “Potremmo regalargli un nuovo skateboard e poi lo personalizziamo noi”
“No, aspettate” li fermo, interrompendo la passeggiata sul marciapiede alla ricerca di negozi di skateboard. “Evelyn gli regala uno di quegli aggeggi insulsi, con attaccata una sua foto, mentre io e Luke.. non so, un paio di jeans e una felpa, dato che i suoi vestiti non prendono neanche metà valigia”
“Non lo prendere in giro” risponde la mia migliore amica, per poi dire che è una buona idea. Anche Luke è d'accordo con me, così prendiamo due strade diverse. Noi alla ricerca di un negozio di vestiti, ed Evelyn in uno sportivo.
 
“Cosa mi hai preso per il compleanno?” mi chiede Christian, che sembra improvvisamente interessato ai regali. Stiamo andando alla sua festa che ha organizzato in un locale in centro.
“Ah, dovevo farti un regalo? Non basta che ti sopporto?” gli rispondo con una domanda, divertita.
“Ogni giorno sei sempre più simpatica”
“A stare con te, si diventa così. Comunque sì, ti ho preso un regalo insieme a Luke. Ma non ti dico cosa” gli dico. Lo sento sbuffare, e in poco tempo arriviamo al pub.
Non c'è ancora nessuno degli invitati.
“Giusy!” Luke mi prende per il polso trascinandomi all'aperto. “Non abbiamo scritto nessun biglietto per Chris. Tieni questo foglietto, scrivi qualcosa tipo.. Con te ho stretto un'amicizia molto..”
“Non posso scrivere così!”
“Perché no?”
“Troppo sdolcinato” spiego.
“Allora scrivi tanti auguri Christian
Gli faccio una smorfia. Mi sembra troppo poco.
“Ma non ti va bene nulla!” si lamenta lui, per poi guardarmi negli occhi intensamente. Il mio stomaco fa una capriola.
“Stai cercando di leggermi nel pensiero?” gli domando sottovoce.
“No, mi avevi incantato”
 
La festa è cominciata da un'ora. I regali sono stati messi su un tavolo in fondo alla stanza, dove in parte un DJ mette la musica.
Io sono davanti al bancone a mangiare delle noccioline, mentre quasi tutti gli altri ballano. A me non piace ballare.
“Si può sapere perché glielo hai detto?” la voce di Evelyn dietro di me mi assalisce.
Mi volto, continuando a masticare noccioline con un sopracciglio alzato.
“Cosa e a chi?”
“A Chris che sono innamorata di lui”
“No, non l'ho detto” ribatto, sgranocchiando senza sosta il cibo nel sacchetto.
“Sì, invece”
“Non è vero”
“Sì!”
“Non ho detto niente a nessuno, Evelyn! Smettila” le dico sicura di me.
“No? Sul serio? Ma non negarlo, almeno!”
“Ma che..?” spalanco gli occhi sempre più stupida. Ma di che sta parlando? Poi mi blocco, pensandoci su.
“Oh, sì aspetta.. L'ho detto a Luke”
“Ecco, infatti” sbotta infuriata.
 
“Vuoi assaggiare?” mi chiese Luke, passandomi il suo bicchierino ripieno fino all'orlo.
“Cos'è?” domandai annusandone l'odore. Sicuramente era alcolico.
“Un cocktail, dai assaggia”
Lo porto alla bocca, sistemandomi meglio su un divanetto del locale.
“Non è male” ne bevo un altro po', quando lui me lo toglie dalle mani.
“Se vuoi te ne offro uno” mi dice gentilmente.
“No, lo compro io” mi alzo per andare ad ordinarne uno. Lui mi ferma. “Te lo porto io ho detto. Voglio offrirtelo” e se ne va al bancone.
Mentre aspetto Evelyn mi viene in contro.
“Il tuo fidanzato dov'è?” le chiedo prima che possa dire qualcosa lei.
Mi lancia un'occhiata di fuoco. “Non è il mio fidanzato ed è circondato da mille ragazze là in fondo. Guardalo”
Mi volto dove la mia migliore amica ha indicato, e vedo Christian che cerca di parlare con un suo amico ma non ci riesce perché delle ragazze gli cantano buon compleanno in modo suadente.
“Non ci pensare” butto lì.
Per tutto il tempo che resta seduta in parte a me, non la smette di fissare Mr. Panettone che ora dialoga con una ragazza. Si stanno abbracciando.
“Hai visto?” sbotta Evelyn.
“Ehi, intanto ti calmi. Non è il tuo fidanzato e..”
“Sa che mi piace! Ora mi odia” sospira, abbandonandosi sul divanetto.
Luke torna con il cocktail.
“Grazie, ma sono ancora dell'idea di darti i soldi”
“Non ci provare” ribatte lui.
“Giusy..” mi chiama con la fronte aggrottata Evelyn. Inizio a sorseggiare la bevanda. “Ma tu non reggi l'alcol” finisce la frase cercando di togliermelo dalle mani.
“Daai, stai ferma, non è tanto!”
“Come non lo reggi?” Luke scoppia a ridere guardandomi. “È meglio che tu non beva più questa roba” scuote la testa senza togliere il sorriso dalle labbra.
“Ragazzi, guardate che non mi fa niente questo coso. Anzi, ne vorrei un altro” rispondo, mostrandolo vuoto agli altri due.
 
 
Evelyn
 
Giusy sta proprio andando. Questa sera si è lasciata un po' andare. L'aveva fatto una sola volta in vita sua, ma non sapeva di non reggere l'alcol. Luke non è d'aiuto. Non la finisce di ridere e penso che andando avanti così la smetterà nel 2090.
“Hai finito di comprargli cocktail?” gli urlo contro dopo un po'. Lui mi fissa con le lacrime agli occhi ormai.
“Mi costringe” cerca di giustificarsi. “Prima mi ha portato le mani al collo e pensavo davvero che mi avrebbe strozzato”
“È meglio portarla a casa, è ubriaca fradicia ormai” cerco di fargli capire, ma purtroppo inutilmente perché sembra non ascoltarmi nemmeno.
Luke mi è sempre sembrato uno che ride per ogni cosa, e questa sera l'ha proprio dimostrato.
Mi alzo dal divanetto per fare un giro e svagarmi un po'. No, in realtà è per vedere cosa diamine sta facendo Chris.
Non so perché, ma voglio sapere in ogni momento cosa sta facendo. Non sono gelosa, voglio solo capire cosa pensa di me, perché da quando, presumo, il caro Luke gli ha raccontato che sono innamorata di lui – e avrà di sicuro ingrandito la cosa – non mi parla più come prima.
Mi avvicino al gruppetto di persone in cui si trova, probabilmente sono gli amici di vecchia data perché si abbraccia con tutti come se non ci fosse un domani. Faccio sempre l'indifferente nascondendomi dietro a un menù poggiato su un tavolino, e poi vedo Christian stringere da dietro una ragazza tappandogli gli occhi. Le si gira con un sorriso e gli salta addosso, lasciandogli mille baci sulle guance, sulla fronte e sul naso. Lui ridacchia e poi.. la bacia? Sbatto il menù sul tavolino e corro a sedermi con Luke e Giusy.
“Che brutta faaaaccia, è morto il gattoo?” mi chiede lei dandomi una spallata. Luke è incontrollabile, continua a ridere tenendosi la pancia.
Nota che non faccio uno straccio di sorriso, così cerca di mettersi serio e sedersi tra me e Giusy. “Successo qualcosa?” mi chiede.
Scuoto la testa, appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Oh, Chris sta aprendo i regali, andiamo. Poi riportiamo lei a casa” mi incita Luke, indicando la sua ragazza e poi si alza.
Lo seguo, mentre Giusy si appende al suo braccio barcollando.
 
Mi tengo a distanza di sicurezza da Christian anche quando apre il mio regalo, che resta tra gli ultimi. Resta un attimo basito, poi sbatte gli occhi e lo gira dalla parte delle ruote, vedendo sotto una foto di me e lui che ci eravamo scattati una foto mentre ascoltavamo la musica. Non ho voluto mettere una foto di me da sola perché mi sarebbe sembrato un atteggiamento da egoisti. Mi sorride, ringraziandomi.
“Non c'è di che” rispondo, secca.
“Da oggi in poi userò sempre questo”
Sfoggio un sorriso falso, e poi torno a sedermi sul divanetto, lontano da tutti.
Poco dopo, Luke mi raggiunge. “So che è successo qualcosa, ma me lo racconterai. Ora non posso lasciare Giusy in queste condizioni, anche se è davvero divertente. La porto a casa”
La ragazza gli accarezza i capelli mordendogli il lobo dell'orecchio.
“Non so se vedi” Luke la indica con un cenno della testa, mentre lei gli bacia il collo e lo abbraccia.
Per la prima volta in questa serata inizio a ridere, osservando come sia ridotta la mia migliore amica che non tocca bevande analcoliche da anni. Li saluto con un cenno della mano, quando Christian e un ragazzo sconosciuto si avvicinano.
“Ciao! Tutto bene?” mi domanda Chris.
Annuisco, guardando da un'altra parte.
“A me non sembra. Vuoi dirmi cos'hai? Mi eviti da tutta la serata!” sbotta, infastidito.
Il mio cervello, incontrollato, mi fa alzare in piedi e avvicinare al suo amico che non conosco. Lo bacio, mentre lui infila la lingua nella mia bocca come se stessimo insieme da tantissimo tempo. Fingo di non essere disgustata, ma penso solo a fargliela pagare a Christian.
Quando mi stacco dallo sconosciuto, noto che lui non c'è più.
“Ma che ti è preso?” sbotta il ragazzo che non conosco.
“A te, che ti è preso!” rispondo urlando. “Ci hai messo la lingua!”
“E che dovevo fare, un sudoku?”
Sbuffo e corro via. Forse ho esagerato.
 
 
Luke
 
Continuo a ridere quando Christian mi raggiunge fuori dal locale.
“Non hai ancora portato Giusy a casa?” mi chiede.
“No, perché ha incontrato una ragazza che dice di chiamarsi Abby e stanno chiacchierando sulla panchina. Giusy ha detto di aspettarla qua, anche se non so se ha capito che sta parlando con una che non conosce” esclamo ridendo.
“Aspetta, hai detto Abby?” gli chiedo, facendolo tornare serio.
“Mi pare che Giusy abbia detto che si chiami così, ma magari se lo è inventato. Da ubriachi non si sa mai quello che si dice”
Christian si avvicina alla panchina ignorando la mia ultima frase. Lo raggiungo.
“Abby?”
La ragazza dai capelli scuri si alza in piedi e lo fissa. Poi se ne va, lasciandolo spiazzato.
Non importa cosa sia successo tra loro, non so chi sia lei e tanto meno voglio saperlo ora, quello che so è che al momento Christian ha bisogno di sostegno. Solo di questo. Gli poggio la mano sulla spalla stringendola, poi lo saluto e prendo per mano Giusy, dirigendomi verso il suo appartamento.
“Dove andiamo?” mi chiede spaesata.
“A casa” rispondo tranquillamente, imponendomi di non ridere come prima.
“Ma seeei impazziito?” esclamò per poi ridere di gusto.
Purtroppo quando vedo persone in questo stato quello che riesco a fare è arrivare a lacrimare dalle risate, quindi non riesco a trattenermi. Vorrei essere più rispettoso nei suoi confronti, e non prenderla in giro, però non ci riesco e poi è bellissima lo stesso.
Finalmente arriviamo ed entro con lei in ascensore. Non la smette di accarezzarmi le guance.
“Sono simpatica?” mi chiede dondolando avanti e indietro.
“Non solo simpatica” rispondo prendendole le mani.
“Ooooh, quindi sei innamorato di meee” batte le mani e quando l'ascensore si apre mi chiede se possiamo fare un altro giro.
Scuoto la testa, frugando nella sua borsa per prendere le chiavi.
Apro la porta e poi la richiudo subito.
“Dov'è il tuo pigiama?” le domando, guardandola rotolarsi sul suo letto. Inizio a ridere. O forse, continuo, più che inizio.
Lei indica un cassetto del comodino, lo apro e per fortuna lo trovo.
“Adesso vai in bagno e vestiti” glielo porgo.
Giusy mi guarda sgranando gli occhi. “Non me lo metti tu?”
Mi mordo un labbro. “Non credo che la Giusy sobria sarebbe d'accordo”
“E tu sei d'accordo?” insiste lei.
Sospiro, in tentazione. “Dai, vai a vestirti da sola o se lo viene a sapere la Giusy sobria non mi guarda più in faccia dalla vergogna. Ce la fai a camminare?”
Lei annuisce e, in un modo o nell'altro, riesce ad entrare in bagno senza uccidersi.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ahahahah no ma disagi... oddio
Non ce la faccio a scrivere qualcosa di normale XD
Prima di tutto spero di non avervi annoiato con la faccenda di Giusy ubriaca. E' che mi sono troppo divertita a scriverlo che le cose da mettere giù mi venivano spontanee!
Mentre, di fatti importanti in questo capitolo ne succedono solo tre, ovvero il bacio di Chris con quella ragazza, il bacio tra Evelyn e lo sconosciuto e l'incontro di Christian e Abby! Diciamo che come compleanno, per Mr. Panettone, non è stato il massimo. :(
Nel prossimo capitolo spiegherò tutto su di lui, in modo da non farvi più venire dubbi.
So che avrei dovuto aggiornare altre storie che non aggiorno da più tempo di questo, ma devo sistemare i capitoli ed essere sicura al 100% di ciò che pubblico e questo capitolo mi sembrava più o meno decente :)
Spero vivamente che vi piaccia come continui, altrimenti ditemi come avreste voluto che andasse avanti.
Voglio ringraziare tantissimo per il vostro supporto e le continue recensioni, sono molto importanti per me, davvero!
Alla prossima, un abbraccio♥
Jess
 

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Capitolo 16
*** Fratelli ***


Capitolo 16. Fratelli


Giusy

 
“Vuoi dirmi o no che ho fatto ieri sera?” sbotto per la seconda volta, mentre stropiccio le lenzuola del mio letto, infuriata.
“Eri ubriaca” mi risponde Christian.
Quanto lo vorrei ammazzare. Fino a qui ci sono arrivata.
“Ma che facevo?”
Sono terrorizzata.
“A parte aver dimostrato a Luke che vorresti andare a letto con lui oggi e per sempre?” risponde pensieroso.
“Non dire altro” lo fermo. “Che figura di merda”
 
“Dov'è Evelyn?” chiedo a Mr. Panettone dopo essermi seduta a tavola, con la testa che sta per scoppiarmi.
“Non lo so e non mi interessa” risponde sprezzante spalmando la marmellata sul panino.
“Christian non farmi arrabbiare più di quanto non lo sia già. Hai cacciato Evelyn?”
“Ma cosa stai dicendo? Io ne so quanto te! Ieri sera sono tornato a casa con lei, dopo che ci siamo insultati per tutta la strada del ritorno, e questa mattina mi sono svegliato e lei.. non c'era”
Sbuffo. Non so se credere alla versione di Christian, ma non ho voglia di ribattere, sono troppo stanca. E ho anche fin troppa paura di cosa stia pensando Luke di me.
 
Luke
 
Sento il campanello suonare e, infilando le ultime cose nella valigia, apro la porta, sperando di non vedere Giusy. Invece mi ritrovo davanti Evelyn.
“Ciao” dico stupido. “Hai un aspetto davvero.. ehm..” la osservo, accorgendomi delle sue borse sotto gli occhi, i capelli spettinati e l'espressione seria. “Fantastico?” concludo con una domanda sarcastica, per cercare di suscitarle un sorriso, ma forse l'idea di divertimento per me non è la stessa per lei.
“Entra pure, se è quello che vuoi” le dico dolcemente, spostandomi dall'entrata. Lei mi fissa e, senza fare una piega, entra.
Prima che io possa chiederle che cosa ci sta facendo qui, lei mi precede.
“Perché stai facendo la valigia? Non dovevi restare qua tutto quel tempo?”
Mi passo una mano tra i capelli, sicuro di risultare impacciato e stupido.
Sospiro.
“Mi hanno chiamato dal concorso dicendomi che devo tornare prima del previsto. Sono in ritardo e hanno bisogno dei dipinti, e io ho la tavola e i colori in California. Non posso rischiare di consegnare una schifezza” spiego, invitandola a sedere sul divanetto in parte a me.
“E stavi pensando di andare senza salutarci? Senza salutare Giusy?!” esclama, a bocca aperta.
“Forse a voi lo avrei detto.. ma non a Giusy. Insomma.. non mi piacciono gli addii e io a lei ci tengo troppo” Evelyn si aspetta che io dica qualcos'altro, come se la mia motivazione non fosse già abbastanza. “Non puoi capire” aggiungo, seccato.
“Giusy starà ancora più male se non glielo dici”
“Glielo dirai tu. Ma se la abbraccio prima di partire, io non parto più”
Silenzio.
“E poi, con la nottata che ha passato ieri, non sarà ancora del tutto sobria al momento”
“Luke, non lo so.. se è quello che vuoi” mormora Evelyn. “Ma quanto durerà ancora questo concorso?”
Mi torturo l'interno guancia, sentendo poco dopo il sapore del sangue.
“Si consegna il primo dipinto la settimana prossima. Ce ne sono altri due, quindi conta tre settimane. Più una settimana per decretare il vincitore”
“Un mese” mi interrompe lei. “E' tanto”
“Non sarei mai dovuto tornare, sapevo che sarebbe finita così”
Sento la sua mano stringere la mia spalla.
“Sei sicuro di non volerla salutare?”
Annuisco. Poi mi viene in mente che anche Evelyn non sta granché, così le chiedo cosa sta succedendo, e lei inizia a raccontare.
 
Christian
 
“Vado alla pista di skateboard un po', vuoi venire con me?” chiedo a Giusy, infilandomi le scarpe.
La guardo scuotere la testa e coricarsi sul letto di nuovo. “Buon riposo” le dico, uscendo di casa.
Passo all'edicola, per prendere un giornale, e quando esco mi trovo faccia a faccia con Abby. Mia sorella.
Per un po' la guardo con occhi sbarrati, e lei fa lo stesso. La prendo per il polso e la trascino con me in un vicolo stretto in cui non passa quasi mai nessuno.
 
“Christian, mollami subito!” grida lei, stringendo gli occhi per la fatica. Non la mollo neanche se mi paga.
“Che cosa vuoi da me?” mi chiede, facendosi implorante.
“Se ti lascio tu resterai qua? Senza scappare come fai sempre?”
Lei annuisce, abbassando il viso come faceva sempre quando era piccola per indicare che voleva finire il gioco.
“Christian tu non sei più m-mio fratello” balbetta, asciugandosi una lacrima.
La fisso, stufo. Stanco. Stanco di questa situazione.
Tu non sei più la stessa Abby, io cerco di parlarti da anni, lo capisci? Te ne sei andata da quando la mamma è morta, mi sembra perfetto. Il dolore, tutto quanto. Il papà che non ci voleva più. Okay. Fin qui sei giustificata. Ma è successo sette anni fa. Non ti è mai venuta voglia di riabbracciare tuo fratello?”
“Sì, che ho voglia!” urla lei, isterica come sempre. Mi viene quasi da sorridere, quando eravamo piccoli, lei era sempre l'isterica della famiglia. “Ma pensavo fossi tu, quello che non voleva! Quando mi hai visto, sembravi volessi uccidermi! Avevo paura, Christian! Come si può avvicinarsi a uno che dallo sguardo sembra un assassino?”
“Ma tu mi conosci in fondo, lo sai che non lo sono. Che stupida e ingenua che sei..”
“In sette anni una persona può cambiare. Fino a due minuti fa, quando mi hai preso dal polso, pensavo seriamente che volessi mettere fine alla mia esistenza” sussurra spaventata.
La guardo senza dire niente, appoggiandomi al muro, esausto. Per un'incomprensione, siamo arrivati a dubitare l'uno dell'altra.
Senza indugio, mi avvicino a lei e la circondo con le mie braccia, e anche lei sembra ricambiare. Sento un suo singhiozzo, così la stringo ancora di più. Mi è mancata davvero tanto.
 
Giusy
 
Mi affaccio alla finestra. Sono sola in casa. Evelyn sembra scomparsa, non mi risponde nemmeno al cellulare. Christian se n'è andato a passare il tempo con quell'oggetto insulso e Luke deve ancora farsi sentire.
Poco dopo, vedo una figura uscire dall'hotel di fronte, quello in cui alloggia Luke.
Ma quella persona, è proprio lui. Luke! Ma perché trascina una valigia?
Mentre mi chiedo cosa ci stia facendo con una valigia, mi cambio velocemente e, restando in ciabatte, corro fuori. Per fortuna non è tanto lontano. Vedo Evelyn attraversare la strada e venire verso di me, ma la ignoro.
Mi dirigo verso Luke, senza fermare la mia corsa.
“Luke!” urlo.
Lui si gira, e mi fissa quasi spaventato.






 
ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti, ecco a voi il sedicesimo capitolo!
Finalmeeente sappiamo qualcosa anche su Chris! In realtà è un fratellino dolcissimo, non credete? *-*
Luke non è riuscito nel suo intento, a "scappare" senza farsi vedere da Giusy.
Scusate per gli errori e grazie mille per il vostro supporto!
Ah, comunque, fino al 20 agosto non avrò il computer! Sì, è una cosa terribile, ma quello fisso si è rotto e quello portatile devo prestarlo a mio fratello che va in viaggio, quindi... le storie che seguo cercherò di commentarle dal cellulare, ma lei mie fanfiction resteranno un po' qui a marcire, mi dispiace... oggi è il mio ultimo giorno di PC e ci tenevo ad aggiornare questa storia :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!
Un abbraccio <3
Jess

 

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Capitolo 17
*** Tutto è bene quel che finisce.. ***


Capitolo 17. Tutto è bene quel che finisce..


“Giusy.. Io..” mormora, abbassando gli occhi.
Lo raggiungo, ansimante.
“Dove stai andando con quelle valigie?”
Non mi risponde, probabilmente cerca qualcosa di intelligente da dire. Riconosco quello sguardo, è tipico del comportamento stavo facendo qualcosa di nascosto ma mi hai scoperto.
“Okay, beh.. Mi hanno chiamato dal concorso e mi hanno detto che devo tornare già ora, prima del previsto. Non volevo che andasse così, insomma, ti ho ritrovata dopo anni e ancora non può andare come vogliamo tra di noi”
“Ma non capisco, stavi andando via senza dirmi niente?”
“No, ti avrebbe detto tutto Evelyn, ma forse è meglio così. Non ti arrabbiare, volevo farlo perché altrimenti non avrei avuto il coraggio di andare, ma è andata così. Sai, quest’ultima tappa al concorso durerà un mese e mi mancherai. E non prende nemmeno internet in quel posto sconfinato”
“Ma che stronzo” rispondo, “io ti avrei salutato”
“Lo so” dice imbarazzato. Immagino si senta molto in colpa. Beh, gli sta bene.
“E oltre che stronzo sei anche ritardato”
Sorride. Mi alzo in punta dei piedi per abbracciarlo e stringerlo più forte che posso. Lui ricambia rischiando di fratturarmi qualche costola. “Ti perdono, ma solo per questa volta”
“Stai bene, comunque? Cioè, ti sei ripresa da ieri sera?” domanda, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
“Direi di sì” ribatto, sbuffando. Tutti che mi prendono in giro per questa storia.
Mi lascia un bacio sulle labbra e inizia a camminare nella direzione opposta alla mia. Lo guardo finché non svolta l’angolo e, una volta fuori dalla mia vista, mi stringo nelle spalle e torno in casa.
 
Lì trovo Evelyn, che ha la faccia di una morta vivente.
“Ho osservato la scena da questa finestra. Siete dolcissimi”
“Grazie ma.. Evelyn, stai bene? Non sembri più tu con quella faccia”
Lei sbuffa e si siede sul mio letto accanto a me. Incrocio le gambe e ascolto attenta il suo racconto. A quanto pare è tutta colpa di Christian. Sì, ecco, mi sono persa molte cose ieri sera mentre facevo la figura della sgualdrina ubriaca.
“Ti avevo detto che quello è solo un rincitrullito inutile. Non dovevi fidarti di lui, è pieno di donne, non prende sul serio le relazioni!”
 “Giusy, da quando sei così esperta in amore?”
“Smettila, non sei divertente. Prima mi ha detto che sarebbe andato alla pista di skateboard. La cosa migliore da fare, secondo me, è raggiungerlo e confidargli tutti i tuoi dubbi”
“Non se ne parla”
“Okay, resta pure così sperando che si trasformi in un principe azzurro volenteroso di salvare la sua principessa triste. Non succederà mai, Mr. Panettone non sa ragionare in questo modo, ma l’hai visto? Sembra appena uscito da una lavatrice o da un buco nero ogni volta che lo vedo. Pensaci tu, io vado in doccia”
Così mi alzo, lasciando Evelyn fissare il vuoto pensierosa. Una volta in bagno, sento distintamente la porta aprirsi e richiudersi. Credo che la mia migliore amica abbia seguito il mio consiglio.
 
Christian

Appoggio la bottiglietta d’acqua accanto al mio skateboard e poi mi pulisco la fronte dal sudore che mi tormenta da tutta la giornata. E come se non bastasse, vedo Evelyn che mi si sta avvicinando. Sento odore di guai.
“Ehm, ciao Christian” mi dice, palesemente intimidita.
“Ciao” rispondo, mostrandomi come se davanti non avessi veramente lei.
Perché se ci penso, rischio di mostrare tutte le mie emozioni, che comprende anche il pentimento per averla trattata come non avrei dovuto, e non ho voglia di farmi vedere scombussolato. Soprattutto davanti a lei.
“Io avrei bisogno di parlarti” il suo sguardo è a terra, come se ci fosse qualcosa di interessante nelle mie scarpe consumate.
“Dimmi” rispondo.
“Non volevo baciare quello.. sconosciuto, ma ero davvero arrabbiata”
Il mio istinto picchia cose a caso sta per tornare a galla e io devo controllarmi.
“Arrabbiata per COSA, esattamente?”
“Perché ero gelosa. Anzi, sono gelosa. Perché tu mi.. Io sono..”
La guardo, con il cuore che batte a mille. Conosco la risposta, l’ho sempre notato questo suo comportamento nei miei confronti, e che effettivamente ho anche io, ma voglio sentirglielo dire.
“Sono innamorata di te. Va bene? L’ho detto. Ma siccome a te di me non importa proprio nulla, visto che eri così vicino a quella ragazza, insomma, prima sembrava che tra noi potesse esserci qualcosa, ma se fuori di casa tua hai altre relazioni come ho potuto ben vedere.. Allora proprio no” conclude il discorso con aria delusa.
“Era questo che volevi dirmi?”
“Ti sembra poco?”
“No, mi sembra..” trovo le parole giuste per scusarmi a mia volta, ma io sono di natura una persona silenziosa, che le cose non le dice, ma le fa.
Quindi, mi avvicino ad Evelyn, così tanto che posso sentire il suo profumo che riuscivo a cogliere rarissime volte. Percepisco la sua agitazione, così come la mia.
La bacio e lei, stranamente, non mi respinge. Sento qualcosa nello stomaco, qualcosa che mi provoca una piacevole sensazione. Non posso essermi innamorato, queste cose capitano solo alle persone che amano. E io non sono una di quelle.











ANGOLO AUTRICE
SORPRESAAA!!! :DDD ♥ *si commuove*
Ciao a tutti amici miei! E dopo quasi un anno ci ritroviamo qui a pensare "ma che capitoli corti scrive Jessica?"
Ahahha lo so, 'sto capitolo è patetico, perdonatemi vi prego...è che ero troppo emozionata al fatto di tornare a pubblicare i capitoli di questa storia (a cui sono affezionata un sacco) che ho anche perso il capitolo, quindi l'ho riscritto ed è venuto più o meno una schifezza, comunque sto progettando un sacco di cose fantastiche per "Panta Rei", è tutto nella mia testa, e i prossimi capitoli non vi deluderanno più, ve lo prometto!! :)
Spero che apprezziate comunque questo testo, che qualche dubbio nella vostra testa si sia risolto...ora vi chiederete "e adesso che succede?" eheh.. Non vi anticipo nulla ;)
Un giorno della prossima settimana aggiorno, e perdonate gli errori!
A presto, un abbraccio gigante a tutti ♥
Cacciatrice di Risate
P.s.: per la rubrica "IMPAZZIRE CON JESS" se avete voglia di sclerare con me per una band che AMO ascoltatevi
Daniel in the Den dei Bastille (non è molto famosa, ma secondo merita un sacco), è uno spettacolo secondo me, anche se all'inizio magari non può piacere *-*

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Capitolo 18
*** Ibiza ***


Capitolo 18. Ibiza


Sono passati due mesi dall’ultima volta in cui ho visto Luke. Mi sembra quasi un’eternità. L’unica informazione che ho su di lui è che per problemi tecnici, il suo concorso è destinato a durare più del dovuto, ma circa un altro paio di giorni e anche lui è libero.
Io l’ho concluso quasi un mese fa. Sono arrivata quinta, ma mi aspettavo questo risultato in fondo. Voglio dire, con tutto lo stress per il mio fidanzato lontano, è già tanto se sono riuscita a classificarmi al quinto posto.
“Giusy, mi è venuta in mente un’idea grandiosa” dice Evelyn sorridente, entrando in casa. Spengo la musica e mi metto in ascolto, curiosa di sapere quale magnifica utopia tormenta i pensieri della mia migliore amica.
“Andiamo in vacanza. Al mare. Io, te, Christian e Luke”
La fisso con occhi sgranati mentre saltella sul posto.
“Dove diamine ti è venuta quest’idea talmente stupida?”
Il suo sorriso si spegne improvvisamente, facendomi quasi sentire in colpa.
“Cioè no, non volevo dire questo. Insomma. Sai che io non sopporto il mare. Mi piace tantissimo come posto, è che non mi sento a mio agio. Io in costume, poi LUKE in costume! Ti rendi conto, passerò tutto il tempo a guardare lui sbavando! Non è una cosa utile. Invece molto meglio la montagna, tutti coperti, l’unica cosa che vedrei del mio ragazzo sarebbe la faccia. Così non mi rovino la reputazione”
“Dai Giusy, ti prego con tutto il cuore. Ti lascio pure scegliere la destinazione, basta che sia al mare. In tutti questi anni sono sempre stata io ad accontentarti, siamo sempre andate in montagna perché tu hai questo problema di bava con i ragazzi. Stavolta accontenta tu me! Vediamo nuovi posti, ti abitui ad un nuovo clima…”
“Un nuovo clima in cui mi scioglierò dal caldo…” commento sbuffando, ma poi mi convinco. Insomma, non può essere così male! “Ok, va bene tutto sommato, ci sto. Hai ragione. Il posto però lo scelgo io. E credo già di sapere dove andremo” spiego, dirigendomi a fare una ricerca su Google col mio computer portatile.
“Stabilimento balneare Matthews di Ibiza, in Spagna? Non è tua madre che fa Matthews di cognome?” domanda Evelyn, osservando quello che scrivo sullo schermo del pc.
“Proprio così, questo stabilimento è diretto da mio zio, fratello di mia madre. Ci lavora anche mia cugina Grace, un amore. Un motivo anche per salutarla e vedere come va lì. Ci sono andata soltanto una volta, a due anni, Grace ancora non era nata. So che ci sono anche le piscine per chi non ha molta confidenza con l’acqua salata, come me” spiego, soddisfatta. “Scommetto che lo zio e la zia, sua moglie che gestisce il tutto con lui, ci faranno anche qualche sconto”
“Giusy, cosa aspetti a chiamare e prenotare?” mi sprona la mia migliore amica.
“Voglio prima parlarne con Luke e Panettone” rispondo, pensando a quei due che potrebbero non essere d’accordo.
“Christian” mi corregge lei.
“Panettone” ripeto, ridendo.
 
Vengo svegliata improvvisamente da delle voci che provengono da fuori la porta dell’appartamento. Sbuffo, cercando Evelyn con lo sguardo. Vado in cucina ancora mezza addormentata, ma vedo soltanto la colazione che con cura ha preparato anche questa mattina, dato che quella che si alza presto è sempre lei.
Non vedendo nessuno, mi dirigo verso la porta, che è socchiusa. Mi sembra di sentire la voce di Luke, ma credo sia un effetto collaterale per averlo sognato ripetutamente pure stanotte.
Esco dall’appartamento e sulle scale vedo Evelyn e Mr. Panettone che stanno parlando pacificamente con… No. Non è possibile. Luke è qui? Allora la voce che sentivo non era nella mia testa!
Resto pietrificata finché non è lui che, dopo avermi vista in questo aspetto orripilante appena svegliata, corre ad abbracciarmi. Senza dire niente, allaccio le mie braccia dietro il suo collo e inspiro profondamente. Non mi ricordavo che un suo abbraccio potesse essere così rilassante ma allo stesso tempo da far venire il batticuore.
 
“E allora quando partiamo?” domanda Luke.
Abbiamo spiegato ai due ragazzi ciò che avevamo in mente di fare io ed Evelyn. Sembrano essere stati contenti e felici all’idea.
“Ho chiamato mio zio e mi ha detto che nell’hotel dello stabilimento c’è una stanza libera per quattro persone dalla prossima settimana, per un mese intero. Quindi ho prenotato dato che siamo tutti d’accordo e beh… tra tre giorni partiamo” spiego, sedendomi sul divano, accoccolata a Luke.
“Oh no, io adesso vado in panico. Le valige. Il mio peggior nemico” bisbiglia la mia migliore amica, seduta davanti al computer. È sul sito dello stabilimento balneare Matthews che guarda le foto e legge le informazioni.
“Non cominciare” la rimprovera dolcemente Christian, passandole un braccio attorno alle spalle.
 
Tre giorni dopo
Mi ricordavo che Ibiza fosse bellissima, ma lo stabilimento balneare più l’hotel dei miei zii è una cosa stupenda. Si vede che l’hanno rinnovato e credo che migliori ogni anno. Alla reception c’è mia zia, che appena mi vede mi abbraccia e si presenta ai miei amici.
Ci consegna la chiave della stanza e ci dirigiamo con le valige in ascensore.
“Qui è tutto bellissimo, vorrei viverci per sempre” mormora Evelyn. “Sarà un mese da sogno, ragazzi!”
Abbiamo tutti gli occhi sgranati e osserviamo qualsiasi cosa. Non ho visto ancora niente fuori posto, polveroso o incasinato. Sembra tutto perfetto.
Si aprono le porte dell’ascensore che abbiamo chiamato circa trenta secondi fa e non faccio neanche in tempo a fare un passo che mi sento travolta dall’abbraccio di mia cugina Grace.
“Giusy! Nessuno mi aveva detto che saresti venuta! Non sai che bello vederti!” esclama. Mi sorprendo che alle sei del mattino sia già sveglia.
“Ciao Grace! Fai la pasticcera?” le domando, osservando il suo grembiule con scritto Quando ho incontrato il cioccolato è stato amore a prima pasticceria e sorridendo.
“Sì, ma ho sbagliato a scegliere questo lavoro. Brian è con me”
“Brian? Intendi il ragazzo che odiavi da bambina? Ce l’hai ancora con lui?” le chiedo scoppiando a ridere.
Lei non sembra essere minimamente allietata. “Certo. E sarà così fino alla morte. Non la mia, la sua” risponde, seria.
“I ragazzi sono così, non puoi farci nulla” le risponde Evelyn, lanciando un’occhiata eloquente a Christian.
Mentre noi ci sistemiamo con le valige nell’ascensore, lei esclama: “Ci vediamo in giro! E tu Luke, trattami bene mia cugina!” e corre verso la cucina.
“Questa ragazza è peggio di te” commenta il mio ragazzo ridacchiando.
Gli tiro un orecchio divertita, nessuno può sparlare di mia cugina alle spalle.
 
Una volta arrivati al secondo piano, raggiungiamo la camera numero 51 e spalanchiamo la porta.
“Questa stanza è..” la mia migliore amica non trova le parole giuste per descrivere la stanza.
Innanzitutto è spaziosa, due pareti sono bianche con qualche sfumatura di azzurro chiaro, una è tutta decorata da quadri e l’altra, la più bella, è composta da un’intera vetrata che porta a una terrazza, con tanto di vista sul mare.
Mi precipito subito fuori e un’ondata di aria salmastra subentra nelle mie narici. Sorrido. Era da anni che non mi trovavo in un posto del genere, sono sempre stata occupata con le passeggiate nei boschi e le scalate sulle cime delle montagne.
Mi siedo su una delle sedie che sono sistemate attorno ad un tavolino in legno.
“Fantastico, no?” dice Luke, sedendosi accanto a me. “Tutto il tempo che abbiamo perso lo recuperiamo, non ti preoccupare. So che avrei potuto contattarti, come ti ho già detto, ma..”
“Non importa, io mi sono fidata di te. E tu non hai fatto niente con nessuna, vero? Vero?!”
“È la quarta volta che me lo chiedi, Giusy. Non è successo niente” risponde, con un sorriso.
“Mh, va bene”
“Piuttosto, tu che hai combinato?”
“Ho aspettato te” dico, con un tono annoiato.
“Un bel passatempo aspettare uno come me” replica lui, fiero.
Mi alzo leggermente per sfilare il cuscinetto appoggiato sulla sedia sotto di me e non aspetto un attimo a lanciarlo addosso a Luke, che ricambia col suo cuscino.
Non so se sia Ibiza a farmi tornare una bambina innamorata oppure tutto questo tempo lontano da lui, ma non cerco una risposta, mi va già benissimo così.

























ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, come stanno andando le vacanze? A me tutto benissimo!!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non contenga troppi errori :) volevo riferire, ai più accaniti lettori di Panta Rei, che ho creato una "serie", dove conterrò appunto questa storia e un'altra, su Grace, la cugina di Giusy. Non importa leggere entrambe, le storie continuano a sé e non è necessario che si seguano tutte e due! In ogni caso, si chiama "ODI ET AMO" e la trovate tra le mie storie :)
Grazie mille per le recensioni che lasciate, mi spronate a continuare! Un abbraccio a tutti♥
Cacciatrice di Risate

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