L'usignolo d'oro

di Vanessa1995
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La riunione ***
Capitolo 3: *** L'arrivo dei leoni ***
Capitolo 4: *** Una bimba di nome Emily ***
Capitolo 5: *** Infondo è come sua zia ***
Capitolo 6: *** Le profezie possono costare la vita ***
Capitolo 7: *** Bugie alla corte reale e mezze verità ***
Capitolo 8: *** Quando l'amore rischia di diventare egoismo ***
Capitolo 9: *** Sospetti che si insinuano ***
Capitolo 10: *** Le cose cambiano in dieci anni ***
Capitolo 11: *** Profezie che si avverano, o iniziano ***
Capitolo 12: *** Ricominciano i prooblemi ***
Capitolo 13: *** L'istinto di una madre ***
Capitolo 14: *** Un processo truccato ***
Capitolo 15: *** Il secondo matrimonio ( infelice ) e la fine di Rhaegar. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Nota: i sopravissuti che avrebbero dovuto morire durante la ribellione o prima, che sono spravvisstuti sono: Lyanna, Rhaegar e Arthur Dayne.

Rhaegar Targaryen governava i Sette Regni da vent'anni dopo aver vinto la Battaglia del Tridente, ponendo fine di conseguenza alla Ribellione di Robert Baratheon. Tornato alla torre, dove precedentemente era stato costretto a lasciare la sua amata Lyanna, la trovò con un neonato in braccio. Il bimbo portava il nome Jon, aveva capelli neri, gli occhi grigi e la pelle olivastra, tipica degli Stark. Quel nome non era consono alle tradizioni Targaryen, che di solito davano ai propri figli nomi di loro antenati, ma pensò che forse era arrivato il momento di qualche novità nella sua casata. In seguito scoprì che suo padre era morto, lasciandogli di conseguenza il trono, durante il Sacco di Approdo del Re per mano dei Lannister, sostenitori di Robert.

Anche sua moglie Elia e la sua adorata figlioletta Rhaenys erano rimaste brutalmente uccise da Gregor Clegan, detto la Montagna, che pagò naturalmente i suoi crimini venendo giustiziato. Il nuovo re decise invece di risparmiare Jaime Lannister, autore dell'uccisione di suo padre, in quanto quest'ultimo era impazzito e, probabilmente, un giorno lo avrebbe ucciso lui stesso se non l'avesse preceduto. Fortunatamente sua madre, la regina Rhaella, si era messa in salvo poco prima dell'arrivo dei Lannister, portando con sé suo fratello Viserys. Mesi dopo sua madre morì a Roccia del Drago. Lei aveva deciso di non tornare, almeno per il momento, ad Approdo del Re perché voleva vivere serenamente la nuova gravidanza.

La nascita di Daenerys, la "Nata dalla Tempesta", chiamata così per via di una terribile tempesta che si era abbattuta sul mare vicino a dove si trovava la donna, le fu purtroppo fatale. Al contrario del cinico Viserys, Rhaegar non provava alcun rancore nei confronti della sorella minore, che trattò più come una figlia che come una sorella. Aegon, il suo secondogenito ed erede, si era salvato grazie a Varys, l'eunuco da anni fedele alla casata regnante, che lo aveva scambiato con un altro bambino che venne ucciso dalla Montagna al suo posto, salvandogli quindi la vita. Non passava giorno, ora, minuto, secondo, che Rhaegar non si pentisse della sua decisione egoistica - seppure dettata dal cuore - di scappare con Lyanna, causando una guerra e perciò la morte di moltissime persone, tra cui Elia e sua figlia, oltre che suo padre.

Però quando guardava Jon e Vysenia, l'altra figlia che Lyanna gli aveva dato, i sensi di colpa svanivano come neve sciolta al sole. Vysenia aveva i capelli neri e ricci come quelli del fratello e la stessa pelle olivastra, ma i suoi occhi erano quelli viola tipici dei Targaryen. Vent'anni erano passati e molte cose erano cambiate: il regno sembrava finalmente in pace ed era prospero. Tuttavia lo stesso non si poteva dire delle casse da cui la famiglia reale attingeva il denaro. Rhaegar stava vivendo una grossa crisi finanziaria e non sapeva cosa fare per porvi rimedio. Aveva chiesto dei prestiti e i nobili continuavano a concederglieli, però non desiderava continuare così. Quella mattina si svegliò di buon'ora; il cielo sereno fuori sembrava di buon auspicio.

Fiducioso si alzò in piedi e, facendo molta attenzione per non svegliare Lyanna che dormiva ancora nel letto, attraversò la stanza dirigendosi verso la porta. Uscito rivolse la parola al membro della Guardia Reale fuori dalla porta. L'armatura era ornata da un lungo mantello bianco e sul davanti portava l'effige di una corona. L'uomo che di solito era di guardia alla camera del sovrano si chiamava Arthur Dayne. Si trattava di una delle guardie a cui anni prima diede il compito di proteggere Lyanna alla Torre della Gioia e per il quale provava una cieca fiducia. Arthur soffriva da tempo immemorabile per la morte della Sorella Ashara, una delle dame di compagnie di Elia, che si era suicidata poco dopo la fine della ribellione.

Il motivo restava ancora adesso avvolto nel mistero, sebbene Barristan Selmy ipotizzava che si fosse suicidata per la morte della figlia. Peccato che non c'erano prove che la donna avesse effettivamente avuto una figlia. Quindi il motivo per il gesto insano restava ancora oggi sconosciuto dopo vent'anni.

« Per favore chiama il mio servo personale e digli di portarmi dell'acqua calda per il bagno. » ordinò. « E digli anche di fare il più piano possibile quando entra, non vorrei che svegliasse Lyanna » aggiunse preoccupandosi che il ragazzo potesse fare troppo rumore. Il giovane in questione era il quartogenito di Eddard Stark, il fratello di sua moglie, Brandon, detto Bran. Gli era stato mandato dal cognato come suo servo in segno di fedeltà. Pure Eddard, ignorando che la sorella fosse scappata con il principe di sua spontanea volontà, si era unito ai ribelli. Tuttavia poi, come molti altri, si era pentito ed era tornato sui suoi passi dopo la sconfitta del Baratheon e dopo aver scoperto com'erano andate veramente le cose tra Rhaegar e la Stark.

Il ragazzino di quasi tredici anni sognava di entrare a far parte della Guardia Reale e il sovrano sospettava che la madre glielo avesse mandato a servizio nella speranza che cambiasse idea. Secondo Ned, e di molti altri del resto, l'ordine non era più nobile come una volta, dato che era diventato corrotto. Inoltre ormai la maggior parte degli uomini frequentavano, seppure di nascosto, i bordelli e alcuni di loro avevano addirittura figli bastardi, o almeno così si diceva. Potevano essere solo pettegolezzi alcuni, un modo per infamare un singolo membro o l'intera guardia. Bran arrivò poco dopo. Il ragazzino, che di certo tra non molti anni di certo sarebbe diventato un bel ragazzo come suo fratello maggiore Robb, aveva i capelli ramati e gli occhi tipici dei Tully.

Il rosso preparò la vasca cercando di fare meno rumore possibile, in modo da non svegliare la zia che dormiva serenamente nel letto. Quando ebbe finito Rhaegar entrò nel bagno e, dopo essersi tolto gli abiti da notte, si immerse lentamente nell'acqua calda e fumante. Il calore non era un problema per lui, siccome era un Targaryen lo sopportava più degli altri. Si sedette e appoggiò la schiena contro il bordo, stendendoci sopra le braccia. Dopo un po' che giaceva lì a mollo con gli occhi chiusi, si alzò e si mise un telo bianco intorno alla vita, lasciato da Bran su una sedia a destra della vasca. I suoi lunghi capelli bianchi-argentati si erano un po' bagnati nelle punte, ma fece finta di nulla e si vestì.

Nel frattempo a Castel Granito.

Myranda Belmur non era una nobile qualsiasi, ma una lontana cugina dei principi Martell, sebbene la gente non si ricordasse mai se di secondo o terzo grado. In ogni caso Myranda era simile nell'aspetto ai suoi cugini avendo gli stessi capelli neri e ricci e la pelle olivastra, ma i suoi occhi erano di colore grigio. Aveva diciassette anni, pochi di meno di suo marito Jaime quando lo sposò. Insieme avevano avuto tre figli: James di diciassette anni, Anna di quindici e Joanna di undici. Tutti e tre figli, eccetto Anna, avevano i capelli scuri, la pelle olivastra e gli occhi grigi. Invece Anna era uguale a suo padre Jaime, o più precisamente a sua zia Cersei, la gemella del padre. I suoi capelli erano color oro e gli occhi verde smeraldo, però la pelle era olivastra come quella della madre e dei fratelli.

Anna aveva ereditato la bellezza della zia, ma il suo carattere era molto più dolce. Passava le sue giornate in giro per il castello, di solito in giardino all'ombra degli alberi con un libro in mano. Possedeva una grazia innata e secondo alcuni una voce da usignolo, sebbene si rifiutasse sempre di cantare in pubblico. Infatti la gente l'aveva soprannominata l'Usignolo d'Oro. La prima a chiamarla in tale modo era stata sua zia Cersei e da quel momento in poi tutti lo avevano adottato. Era la nipote prediletta, sospettava che il motivo di questo fosse dovuto al fatto che era molto più Lannister dei suoi fratelli. Si trovava seduta su una panchina sotto a una quercia, il suo posto preferito nel giardino per leggere.

Teneva i piedi poggiati sull'erba verde. Davanti a lei c'era un sentiero di sassolini bianchi che percorreva tutto il giardino e in mezzo c'era una fontana, la quale era ornata da due leoni con dei rubini al posto degli occhi, e una donna nel centro che li teneva legati con delle corde. Il sole brillava alto nel cielo azzurro, privo di nuvole. Anna indossava un vestito di colore rosso rubino e i suoi lunghi capelli biondi erano acconciati nello stile tipico del Sud. Aveva appena girato una pagina del libro quando sentì dei passi venire verso di lei. Alzò gli occhi verdi dalla sua lettura e vide suo zio Tyrion che si avvicinava. Il Folletto, chiamato così per via della sua bassa statura, era tutt'altro che il principe azzurro, nonostante i capelli color oro come quelli dei fratelli maggiori.

Il suo aspetto veniva giudicato, in un certo senso, grottesco. Anna sorrise e chiuse il libro, posandolo alla sua destra sulla panchina di legno.

« Buongiorno zio. Cosa vi porta qua? » chiese gentilmente. Il suo aspetto la spaventava, ma cercava di essere educata e di non darlo a vedere. Tyron possedeva un occhio marrone e l'altro verde. Da quando Castel Granito era passato nelle mani di suo padre Jaime, il Folletto era andato via. Non che il fratello lo avesse cacciato, ma il nano voleva vivere una vita più tranquilla insieme alla sua amata Tysha. Questa era la figlia di un contadino che lui e Jaime salvarono da un branco di balordi che voleva farle del male. Suo padre lasciò sola la coppia e Tyrion, innamoratosi della donna, la sposò grazie a un septo ubriaco che li sposò senza fare tante domande. Quando suo nonno Tywin lo venne a sapere, fece picchiare la donna dai membri della guardia. Questi addirittura approfittarono di lei. Ebbe persino il coraggio di darle della prostituta e pagarla in quanto secondo lui dormire con un Lannister valeva molto, o qualcosa del genere.

Dopo aver lasciato la Guardia Reale con il permesso di re Rhaegar, che la giudicò la punizione per la morte del precedente re, Jaime cercò Tysha e, dopo averla trovata, si scusò con lei. La portò a Castel Granito. Qui, mettendosi contro suo padre, diede il permesso ai due di sposarsi nuovamente, dato che il matrimonio precedente era stato annullato dal loro padre. In seguito si scusò con Tyrion per non aver protetto lui e Tysha e per avergli mentito dicendo che era una prostituta. Seppure avesse perdonato il fratello, suo zio volle lo stesso andarsene dal castello, principalmente a suo dire per proteggere Tysha da loro. Avevano cinque figli: Simon, Jennifer, Jessica, Sofia e Cedric. Erano cinque bambini dolcissimi a cui lei voleva davvero bene, sebbene non li vedesse quasi mai.

« Sono venuto a trovare Jaime. Ho visto vostra madre e i vostri fratelli. James mi ha detto che eravate in giardino a leggere e sono venuto a salutarvi » rispose mettendo le mani dietro alla schiena e intrecciando le dita tra di loro.

« Grazie zio, sono felice di vedervi » in parte era una bugia, in quanto la spaventava, ma era una ragazza troppo educata per dirlo. Il nano si sedette accanto a lei sulla panchina.

« Myranda mi ha detto che sta cercando di organizzare un fidanzamento tra James e Margaery Tyrell » annunciò. Lei sorrise, quella ragazza subito non le aveva fatto una buona impressione, eppure poi aveva cambiato opinione su di lei conoscendola. In realtà ancora non la convinceva pienamente, però era riuscita a conquistarla alla fine, in un certo senso.

« Lo so zio e sono d'accordo con esso. Spero siano felici » rispose sinceramente.

« A voi non ha ancora pensato, vero? » chiese. Molte proposte di matrimonio erano arrivate, ma sua madre non voleva che si dicesse in giro che stesse seriamente valutando quella di Eddard Stark, il quale desiderava che lei sposasse suo figlio maggiore ed erede, Robb Stark.

« Non ancora, il problema principale è zia Cersei. Lei vuole qualcuno di importante » spiegò ed era vero. Sua zia voleva il meglio sia per lei sia per i suoi figli Joffrey, Tommen e Myrcella che aveva avuto da suo marito Stannis Baratheon. Questi erano più Lannister che Baratheon e una voce maligna voleva che fossero in realtà i figli bastardi di Cersei e Jaime, quindi anche i suoi fratelli. Eppure la ragazza preferiva non dare peso alla questione.
 


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Capitolo 2
*** La riunione ***


à Approdo del Re

Le riunioni del Concilio Ristretto si tenevano in una stanza accanto alla sala del trono. Il sovrano sedeva di solito in mezzo e a fianco a lui c'era la Mano del Re. Si trattava di Mike Rodman, un vecchio amico di Rhaegar, a cui il re avrebbe affidato la sua stessa vita se avesse dovuto. Si vociferava che Mike passasse troppo tempo con gli uomini e in molti lo avevano accusato di avere degli... ehm amichetti, ma anche se fosse stato vero al re questo non importava. In realtà quelle voci erano vere e questo l'uomo lo sapeva, però di certo non avrebbe tradito l'amico, denunciandolo al Septo di Approdo del Re. L'unica parte del regno che pareva tollerare l'omosessualità era Dorne. Là era abbastanza comune che gli uomini o le donne giacessero con persone dello stesso sesso o addirittura che dividessero il letto con più persone.
Secondo alcuni pettegolezzi, il principe Oberyn, padre di otto bastarde, era solito a farlo e stranamente sembrava che nessuno ci trovasse qualcosa di scandaloso nella sua condotta, neppure nel resto dei Sette Regni.
Il Maestro della Moneta era Petyr Baelisch, la persona più viscida e doppiogiochista che Rhaegar conoscesse, ma era stato costretto ad ammetterlo perché era anche uno degli uomini - o almeno così si diceva - più intelligenti del suo regno. Tuttavia non si poteva certo dire che godesse molto della simpatia del Targaryen. Lyanna non poteva vederlo, non c'era un motivo in particolare, semplicemente lo detestava e cercava, come del resto il marito, di averci a che fare il meno possibile.
Per lei era più facile ignorarlo, in quanto non prendeva mai parte alle riunioni se non era strettamente necessario o non dovesse per qualche ragione sostituire il consorte. Stannis Baratheon era di certo l'uomo di cui ci si poteva fidare di meno, essendo il fratello di Robert, però Rhaegar preferì dargli un ruolo nel consiglio per poterlo controllare meglio. Gli altri membri erano Varys e maester Pycelle. La fedeltà di quest'ultimo era più per i Lannister che per la casa regnante. Riferiva tutto a Cersei, che a sua volta riferiva al fratello gemello. Infatti i Lannister erano sempre un passo avanti a tutti quando succedeva qualcosa, sempre i primi ad agire se capitava qualcosa. Quando Visenya si era ammalata gravemente anni prima, ad esempio, erano stati i primi delle famiglie nobili a offrire il loro auto.
Stannis, invece, non diceva nulla alla moglie, tenendo tutto per sé, cosa che faceva parecchio irritare la consorte. Però non era un grosso problema, dato che aveva la sua spia in mezzo a loro: Pycelle. Rhaega poggiò le mani sul tavolo di legno e parlò.
« Vi ho convocato qui per discutere con voi di un grande problema che ci affligge: l'assenza di denaro » spiegò. « Sono stufo di dover andare in giro a chiedere prestiti ai nobili, soprattutto ai Lannister, e voglio trovare una soluzione » aggiunse.
« Bisogna trovare un modo per estinguere i debiti maestà, ma il problema è il come » disse Petyr. Lui più di tutti conosceva la terribile condizione della corona. Il re continuò.
« Lo so bene lord Baelisch che trovare una soluzione sarà difficile, ma sono sicuro che c'è » strillò.
« Comunque maestà avrei un'idea: un matrimonio tra il principe Aegon e una delle ragazze appartenenti a una delle famiglia nobili più importanti dei Sette Regni » propose Petyr. Rhaegar mise i gomiti sul tavolo e poggiò il mento sulle mani rimanendo a lungo in silenzio per valutare l'offerta. L'idea non gli piaceva molto essendo contrario ai matrimoni combinati. Il suo con Elia era stato bello, ma di certo non di amore, sebbene a modo loro si potesse dire che si erano voluti bene. Tra loro c'era stato rispetto e avevano provato l'uno per l'altra un sincero affetto, però molto lungi dall'essere considerato amore. Nulla poteva rimproverare alla sua prima moglie che, nonostante la sua fragilità e la salute cagionevole, era riuscita a dargli due figli meravigliosi.
La voce di Stannis lo distolse dai suoi pensieri. Il Baratheon era perfettamente consapevole che se non avesse preso l'opportunità al volo, proponendo sua figlia o la nipote della moglie, questa glielo avrebbe fatto rimpiangere per tutta la vita. I dolci volti delle due cugine quasi coetanee, dato che avevano solo due anni di differenza, gli apparvero in mente. Tra le due c'era una grande somiglianza e parevano, a dire di molti, più simili a sorelle che a cugine, ma il carattere non era proprio uguale. Entrambe avevano ereditato la bellezza e la grazia di Cersei, sebbene fossero più gentili di lei.
« Mia figlia Myrcella è quasi in età da marito e mia nipote Anna l'ha ormai raggiunta. Entrambe appartengono a una delle famiglie più ricche dei Sette Regni » sancì. Peccato che la prima avesse solo tredici anni, seppure appariva più grande della sua età effettiva. Il re si mosse sulla sedia e tolse le braccia dal tavolo mettendole sui braccioli della sedia. Rhaegar le aveva entrambe viste poco tempo prima in occasione del sedicesimo compleanno di Visenya. Myrcella aveva girato nella sala chiacchierando e ridendo con le altre dame e con gli uomini presenti alla festa. Invece sua cugina, ben più solitaria, era rimasta seduta alla sua tavola con un bel sorriso sul viso, sebbene il Targaryen sospettava che fosse finto e che in realtà si stesse annoiando a morte. Si era alzata ogni tanto, parlato con qualcuno, ballato, per poi tornare a sedersi al suo tavolo.
Le piaceva stare da sola e tranquilla, al contrario del resto della famiglia che cercava la compagnia della gente. Il sovrano aveva scambiato due chiacchiere con lei e gli era apparsa più che una ragazza solitaria una timida. Dopo un attimo di trepidazione, le guance tornate al loro colore naturale, gli rispose. Parlarono per un po', circa un quarto d'ora, prima che la zia non intervenisse e gliela portasse via. Appariva colta, probabilmente grazie ai libri che leggeva, solitamente nel giardino di Castel Granito o, quando il tempo o altre circostanze non lo permetteva, al riparo delle vecchie mura di pietra. Dalla loro conversazione aveva scoperto che, come la maggior parte delle dame, se non tutte, le piacevano le storie romantiche, cioè quelle dove la principessa magari era salvata dal cavaliere dorato.
« Lady Anna mi sembra la scelta migliore, considerando che Myrcella mi pare troppo giovane » ribadì il sovrano. Nessuno osò ribattere, nemmeno Stannis che in cuor suo era contento che le responsabilità del regno e le pressioni non sarebbero ricadute sulla sua giovane figlia, pressoché ancora bambina. Anna era in grado di resistere alle pressioni, soprattutto a quelle della sua cara moglie. Era una ragazza dal notevole intelletto, oltre che molto bella. Aegon accolse bene la notizia, Anna del resto si contendeva il titolo di più bella giovane del regno insieme a Margaery Tyrell di Alto Giardino e alla sua lontana cugina Arianne Martell di Dorne. Anche lui aveva avuto modo di parlare con la fanciulla ed era rimasto piacevolmente colpito da lei. Il suo fratellastro Jon non aveva avuto lo stesso piacere e ciò non sembrava importargli.
In realtà pure lui era rimasto colpito da Anna, ma cercava di non darlo a vedere. La giovane non accolse altrettanto bene la notizia, non voleva diventare regina; avrebbe di gran lunga preferito sposare Robb Stark. Non tanto perché le piaceva di più, ma perché temeva di non essere adatta al ruolo di sovrana. Era vero che lei era colta, però da lì a sapere governare un Paese c'era una grande differenza. Insomma era terrorizzata dalla prospettiva che le si parava davanti, tuttavia non aveva la forza di opporsi al volere del re. Resisteva alle pressioni di tutti con buoni risultati, ma in questo caso la situazione era molto più complessa. Non le restava altro che sperare che il Targaryen cambiasse idea e scegliesse un'altra nobile, magari più adatta al ruolo di principessa. Margaery e sua cugina non si sarebbero preoccupate molto, anzi sarebbero state molto felici dell'occasione che le era stata presentata.

Un mese dopo ad Approdo del Re.

L'annuncio del fidanzamento tra il principe ereditario Aegon della casa Targaryen e di lady Anna della casa Lannister sarebbe stato dato al termine del torneo, che il re aveva organizzato in occasione dei festeggiamenti per i suoi vent'anni di regno. Jon si svegliò di pessimo umore quella mattina all'idea di rivedere Anna. Aveva paura di quello che sarebbe potuto accadere quando l'avrebbe rivista. In quei giorni aveva pensato molto a lei e nelle ultime sere i suoi sogni sulla futura moglie del fratellastro si erano fatti poco casti. Il fatto peggiore di tutta questa storia era che Aegon si fidava di lui e non faceva altro che ripeterglielo convinto che mai lo avrebbe tradito. Se avesse saputo come stavano effettivamente le cose non avrebbe avuto tanta fiducia nei suoi confronti.
Dopo essersi vestito uscì fuori dalla sua stanza cercando di apparire sereno. Lui e Aegon andavano d'accordo, seppure tra loro ci fosse una specie di rivalità giocosa. Amavano sfidarsi a duello e combattere nelle giostre. Era più bravo Jon in duello, però il futuro re se la cavava meglio nella giostra. In compenso amavano divertirsi insieme e passavano le serate dei banchetti insieme. Però mentre il fratello maggiore andava ogni tanto al bordello della città, Jon non lo faceva mai. Non voleva rischiare che una prostituta restasse incinta di suo figlio che in quel caso sarebbe stato un bastardo. Sebbene alla fine sua madre avesse sposato suo padre, tutti lo consideravano ancora un figlio di serie B e suo zio Viserys in particolare non perdeva l'occasione di rammentarglielo. Con i parenti della parte di sua madre non aveva molti rapporti, non per scelta, ma perché gli Stark non amavano spostarsi al Sud.
Suo zio era troppo legato a Grande Inverno, come un vecchio lupo alla sua tana, e l'idea di andar via lo faceva stare male. Il ragazzo percorse con passo tranquillo i corridoi del castello e gli ci volle poco per arrivare alla sala dei banchetti, che poi era anche quella del trono. Si sedette al suo solito posto al fianco del fratello e quando erano tutti a tavola, dopo essersi salutati, iniziarono a mangiare. Quando consumavano un pasto non erano soliti a parlare e il più delle volte restavano in religioso silenzio, eppure quelli erano gli unici momenti della giornata in cui si ritrovavano tutti insieme. Quella mattina sua madre e sua sorella sembravano essersi messe d'accordo dato che indossavano entrambe un vestito di colore rosa pallido, quasi bianco. Sua zia, che si trovava accanto a lui, invece ne indossava uno di colore giallo.
Aegon si era fatto tagliare la barba per cercare di apparire ancora più bello agli occhi della fidanzata, tuttavia in realtà non gli occorreva quel sotterfugio: con un po' di fortuna la Lannister si sarebbe innamorata a prima vista di lui. Indossava una camicia di colore grigio e sopra portava una casacca nera. Il ventenne, invece, non si era molto curato quel giorno e si vedevano alcuni peli della barba che stavano iniziando a crescere. Lui non aveva alcun interesse a farsi bello per la donna che, se tutto fosse andato per il meglio, un giorno sarebbe divenuta sua cognata. Il sovrano e Jaime non avevano ancora stabilito una data, ma si parlava dell'anno seguente in primavera, poco dopo il sedicesimo compleanno della sposa. L'arrivo dei leoni era fissato tra un'ora e perciò mancava ormai poco.
La carrozza che portava Anna, sua madre e sua sorella minore, si dirigeva verso Approdo del Re, a cui non mancava molto. Fuori il cielo era nuvoloso, costeggiato da nuvole bianche e grigie che preannunciavano una tempesta e in effetti una avrebbe potuto scatenarsi poco dopo. Ignare degli eventi che sarebbero accaduti di lì a poco, le tre donne apparivano tranquille. Myranda con il suo abito blu oceano, Joanna con il suo arancione e Anna vestita di colore viola. Tutte e tre erano impegnate a ricamare, però quello della testa sembrava più un pasticcio che il fiore che avrebbe voluto ricamare.
« Niente da fare » annunciò frustrata, buttando il pezzo di stoffa sulle proprie gambe e incrociando le braccia all'altezza del petto. Il cucito era una delle poche cose in grado di farle perdere la sua compostezza.
« Tranquilla Anna, tanto come principessa avrai qualcuno che ricamerà per te » cercò di rassicurarla la madre facendo un punto nella stoffa, ma le sue parole non fecero altro che destabilizzare ancora di più la figlia.

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Capitolo 3
*** L'arrivo dei leoni ***


Approdo del Re

Lyanna ricordava di aver incontrato diverse volte Anna Lannister. L'ultima era stata, come nel caso del marito, in occasione della festa di compleanno di Visenya. Le era apparsa come una ragazza calma, nonché una delle donne più belle dei Sette Regni, a conferma delle voci della gente. Un tempo lo era stata anche sua zia Cersei e ora pareva che la nipote le avesse rubato il titolo. Ricordava di aver ogni tanto visto la figlia di Jaime Lannister giocare con sua figlia quando erano piccole. Jon e Aegon avevano di meglio da fare che perdere tempo con le bambine, almeno fino a un anno prima circa.

Questo quando la bambina esile e graziosa aveva lasciato il posto a una giovane e bella donna. Aveva sempre avuto i capelli molto lunghi da quanto si potesse ricordare, sempre fino alla vita o solo a metà schiena. Era una di quelle ragazze cui non occorreva truccarsi o ricorrere ad altri sotterfugi per apparire ancora più bella di quanto già non fosse. Lyanna la vide scendere dalla carrozza per ultima. Questa era arrivata davanti all'ingresso del palazzo guidata da un cocchiere e dietro di essa c'erano il padre della ragazza, nella sua armatura con un elmo a forma di testa di leone, e suo fratello. James teneva i capelli scuri, lunghi fino alle spalle, legati in un codino.

Lo vide scendere da cavallo e dirigersi verso la carrozza. Per prima scese lady Myranda, i cui capelli presentavano alcuni ciuffi bianchi e il viso possedeva già qualche piccola ruga. Dopo scese quella che probabilmente doveva essere la sorella minore di Anna: Joanna. Questa, come la sorella maggiore, aveva i capelli molto lunghi, ma scuri, e i suoi occhi erano grigi come quelli della madre e del fratello. Nonostante fosse ancora giovane, molti erano convinti che non avrebbe mai potuto eguagliare in bellezza sua sorella e persino in grazia. Eppure non era certo brutta, anzi pure lei era affascinante, e Lyanna sperava che una volta cresciuta non sarebbe stata da meno della sorella.

Anna scese per ultima e, se possibile, pareva essere diventata ancora più bella. I suoi capelli erano semiraccolti in una tipica acconciatura del Sud. Il viso sembrava luminoso e i suoi occhi brillavano di luce propria. Dei sui fratelli pareva proprio essere l'unica ad aver ereditato i tratti tipici della sua casata. Assomigliava a una Lannister, come Lyanna a una Stark. Entrambe avevano la stessa pelle olivastra, che appariva insolita su Anna visti i suoi capelli chiari. Camminò verso di loro tenuta a braccetto dal padre. In pochi potevano vantarsi di aver ucciso il proprio re, che avevano giurato di proteggere, e averla fatta franca.

Beh Jaime era uno di questi. Aveva messo l'elmo sotto un braccio e l'altro l'aveva porto alla figlia. Ella appariva come un pesce fuor d'acqua dalla sua faccia spaventata. La cosa era più che comprensibile siccome tra circa un anno, secondo quanto concordato tra suo marito e i Lannister, si sarebbe ritrovata principessa. Aveva la sua stessa età di quando Rhaegar la incoronò regina dell'Amore e della Bellezza, provocando uno scandalo. Difficilmente avrebbe dimenticato quel giorno. Inizialmente era rimasta immobile, perplessa da quanto accaduto, poi realizzò quanto era appena capitato. Invece gli altri presenti erano ammutoliti dal comportamento del loro principe.

In realtà, contrariamente a quanto pensato dalla regina, Anna era più che altro scontenta di dover sposare Aegon. La quindicenne avrebbe voluto lasciare il braccio del padre e scappare via, ma non poteva farlo sotto gli occhi di tutta la corte. Le sue iridi verdi incontrarono quelle color lilla del sovrano. Rhaegar sorrise dolcemente alla futura nuora e salutò i Lannister.

« Benvenuti a corte. Sono certo che vi troverete bene e spero che le stanze siano di vostro gradimento » affermò. Dovevano trovarsi a loro agio per forza poiché non potevano scappare da quella specie di prigione dorata.

« Ne sono certa maestà » lei e la sua famiglia si esibirono in un'elegante riverenza nella direzione della famiglia reale. Dopodiché il sovrano presentò al gruppo Lyanna. La lupa fece il suo più caloroso saluto e afferrò le mani della fanciulla stringendogliele piano. Il suo sorriso parve tranquillizzare un po' Anna, che si rilassò un pochino. Aegon, agli occhi della maggior parte delle nobili, poteva apparire come il classico bel principe con i suoi capelli bianchi-argentati e gli occhi azzurri; invece alla giovane sembrava più un carceriere con lo scopo di imprigionarla dentro al suo castello. Strinse forte il braccio del padre con una mano. Avrebbe tanto voluto supplicarlo di portarla via da quel luogo, magari al Nord da Robb.

Inutile dirlo, però aveva una cotta per il ragazzo Stark. Quando vide Jon, il suo viso parve illuminarsi e lasciò andare la presa attorno al braccio di Jaime. Il re la riportò alla realtà adducendo alla figlia Visenya. La principessa era molto simile alla madre, tuttavia i sui occhi erano di colore lilla come quelli del padre. Alcuni dicevano che ricordava vagamente la povera sorella Rhaenys, morta anni prima verso la fine della ribellione. Finite le presentazioni toccò a Lyanna fare i doveri di casa e li accompagnò dentro al castello. La seguirono senza fiatare lungo i corridoi. I suoi genitori vennero sistemati in una camera piuttosto grande e con una bella finestra; lo stesso per i suoi fratelli.

Anna, invece, venne portata dalla Stark dall'altra parte dell'edificio e la condusse a una porta vicino alla camera dei principi. La sua era accanto a quella di Visenya e nel corridoio davanti si poteva godere della vista del giardino sottostante. La sua camera si rivelò più spaziosa e luminosa rispetto a quella del resto della sua famiglia. Possedeva persino un piccolo balcone con un tavolino quadrato di legno, dove volendo poteva mangiare o godersi la vista del mare. Le onde si infrangevano contro la sabbia e gli scogli della costa vicina alle mura. Attaccata alle due colonne ai lati del balcone era cresciuta dell'edera.

Le piaceva la sua stanza con il letto a baldacchino dalle coperte e tende rosso rubino e oro. Dovevano averle scelte per via dei colori della sua casata. Sopra a un cuscino, in mezzo al letto, c'era ricamato sopra un leone. Una cassapanca di legno stava poggiata contro il letto e c'era anche uno specchio a figura intera vicino una toeletta con uno specchio più piccolo. Qualcuno aveva pensato bene di mettere una libreria con alcuni libri.

« Questa è la vostra camera, spero sia di vostro gradimento. » osservò la regina gentilmente. La bionda si guardò attorno e ammirò il panorama dalla finestra, poi rispose.

« Sì, è anche troppo » disse educatamente. Fosse stata pure un tugurio, non si sarebbe lamentata essendo troppo educata per farlo. Non diceva mai quando qualcosa non le piaceva, tenendo tutto per sé. Era incapace di essere scortese e manteneva sempre un basso profilo che provocava la disapprovazione di sua zia. Cersei voleva che sua nipote fosse più aperta con la gente e meno silenziosa. Però era timida e trovava difficoltà a parlare con la gente, ma quando si trattava di persone semplici come i servi il problema non si presentava. Con loro non doveva preoccuparsi di quello che diceva, erano riservati, o almeno erano così i servi di Castel Granito.

Odiava quando la sua vita veniva sparsa ai quattro venti, ma presto ogni sua azione sarebbe stata controllata e giudicata da tutti.

« Mio marito ha scoperto che amate leggere. » disse la sovrana adducendo alla libreria a cui la giovane si era avvicinata. Solo il primo ripiano era carico di libri, perlopiù classici che tutti, probabilmente, almeno una volta avevano letto. Uno era un libro di storie, il quale conteneva quelle più belle e famose. Sua madre le conosceva tutte a memoria e le aveva raccontate ai figli quando erano piccoli. Seppure ormai fosse una donna, a lei piaceva ancora ogni tanto, di solito quando non riusciva a dormire, chiedere a sua madre di raccontargliene una o sentirgliela leggere. Myranda lo faceva sempre con molto piacere e dopo aver finito le sfiorava la fronte con le labbra, augurandole la buonanotte.

Allora lei si sistemava sotto le coperte e dopo qualche istante si addormentava serenamente, lasciandosi scivolare nel mondo dei sogni.

« Sì, molto. » confermò sfiorando con la punta delle dita le copertine. « Grazie, la riempirò con quelli che mi piacciono di più. » aggiunse voltandosi verso la regina.

« Anch'io ero spaventata di sposarmi e la vita qui a corte non è delle più semplici. Tutti quegli occhi addosso pronti a criticarti per ogni tuo errore o ogni parola scorretta... Sapete quante volte sono stata giudicata e in un certo senso insultata, sebbene non a voce? » chiese.

« Lo posso immaginare. » rispose considerando il suo passato con il marito, prima amante.

« Non siamo mai riusciti a sistemare i rapporti con Dorne e con i Baratheon. » ammise. La bionda credette di sospettarne il motivo.

« Vi consiglio solo di non sistemarli facendo sposare Visenya con Joffrey. » si lasciò sfuggire senza pensare. Suo cugino era un mezzo pazzo che amava provocare dolore agli altri. Sua madre lo diceva sempre; Jaime le dava ragione e sul suo volto appariva tristezza. Però non era certo colpa sua se il cugino era fuori di testa. Temeva per Sansa Stark che, a quanto si diceva, lo avrebbe sposato presto. La ragazza aveva capito in fretta di che pasta era fatto e doveva essere terrorizzata all'idea di quello che la aspettava. Sperava che quel fidanzamento sarebbe stato sciolto e le trovassero un marito degno della sua dolcezza e bontà.

In fatto di carattere le due si assomigliavano, ma Anna era meno ingenua, seppure forse più timida rispetto alla Stark. Dopo il pranzo Aegon le mostrò i giardini del palazzo, sotto consiglio del re, tuttavia ciò non contribuì a conquistarla. Certo il principe sembrava molto gentile e, almeno all'apparenza, sinceramente interessato a lei, ma non riusciva a farselo andare a genio. Cercava di sembrare tranquilla e sorridente. In realtà voleva solo ancora di più darsela a gambe. Se Aegon avesse notato il suo disagio, sebbene ben celato, non lo diede a vedere. Quella sera Anna andò a dormire senza volere che qualcuno la accompagnasse nella sua camera perché credeva di ricordarsi dove si trovasse e, infatti, la trovò abbastanza facilmente.

La sua serva, Anita, la aiutò a pettinare i lunghi capelli biondi e le chiese di lasciarla da sola prima di fare il bagno. La donna acconsentì e lasciò la sua camicia da notte stesa sul letto, per poi uscire dopo averle augurato la buonanotte. Si concedette un bel bagno caldo lungo un'ora, seppure di solito i suoi bagni fossero più brevi, ma quella sera ne aveva davvero bisogno per rilassarsi. Era appena uscita dalla vasca e aveva indossato la camicia di colore bianco con i lacci marroncini, che sentì bussare alla porta. Chiedendosi chi mai potesse essere a quell'ora, sospettò fosse qualcuno dei suoi parenti, teoria che le sembrava la più plausibile.

Si diresse verso la porta finendo di allacciare la veste e aprì la porta di legno. Rimase immobile e visibilmente sorpresa quando vide dinanzi a sé l'erede al trono. Questi teneva le mani dietro alla schiena e la fissava attentamente con i suoi occhi azzurri.

« Oh, vostra maestà perdonatemi, temo di essere impresentabile. » commentò adducendo alla sua camicia da notte, piuttosto scollata.

« Non importa, volevo parlare con voi e sinceramente non mi dispiace vedervi vestita in questo modo, anzi spero che ricapiterà. » lei rimase in silenzio con la bocca socchiusa, contrariata dalla sua faccia tosta. « Perdonatemi, sono stato in appropriato. Posso entrare? Vorrei parlare con voi. » aggiunse. Dopo un attimo di esitazione annuì e lo fece entrare, augurandosi che fosse una buona idea. Il giovane entrò e si voltò verso di lei. Anna chiuse la porta e si rivolse al fidanzato.

« Dunque, cosa posso fare per voi? » chiese interrogativa.

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Capitolo 4
*** Una bimba di nome Emily ***


Il principe si sedette sul letto a baldacchino senza aspettare un invito da parte della ragazza e si guardò attorno. Presto il suo sguardo cadde su un libro chiuso che lei teneva sul comodino, accanto a una candela bianca sopra a un piccolo candelabro. La fiamma della candela traballava ogni tanto. Lui prese il libro tra le mani e lo osservò rigirandoselo tra le mani.

«  Prima di andare a dormire mi piace leggere » si giustificò la ragazza avvicinandosi.

«  Lo fate sempre? » chiese posando il volume al suo posto. Lei si strinse le braccia con le mani.

«  Spesso, tranne quando sono particolarmente stanca. Di solito leggo un capitolo ogni sera e poi il seguente la sera dopo » rispose. Era un'abitudine che aveva da qualche tempo, più o meno da quando il maester le insegnò a leggere.

«  Io sinceramente non sono molto amante della lettura, tanto meno dello studio in generale. È Jon quello studioso » notò con un sorriso ironico sul viso.

«  Cosa vi piace fare? » domandò allora curiosa. Lui alzò e abbassò le spalle.

«  Preferisco passare il mio tempo ad allenarmi o ad andare a cavallo. Vi piace cavalcare lady Anna? » lei rimase in silenzio a quella domanda con la bocca semi aperta. A disagio si passò una mano dietro a un orecchio un po' imbarazzata.

« I cavalli mi fanno paura, non mi piace cavalcare. Da piccola sono caduta e da allora la sola idea di salire in sella a uno mi terrorizza » spiegò. Aegon parve davvero dispiaciuto dalla sua confessione.

« Peccato, speravo potessimo andare a cavallo insieme ogni tanto. Però potete sempre passare il vostro tempo con la mia sorellastra, la principessa Visenya. Sapete, neanche lei ama particolarmente i cavalli » propose. Lei annuì piano in risposta. Fino a quel momento non lo aveva sentito apostrofare Jon e Visenya con l'appellativo di fratellastro o sorellastra. Si chiese se per caso mantenesse una maschera e in realtà non amasse particolarmente i suoi fratelli, o almeno non li considerava veramente tali. Non lo poteva giudicare per questo, sospettava che al suo posto si sarebbe comportata allo stesso modo.

« La capisco » affermò abbozzando un mezzo sorriso. Lui la scrutò con attenzione.

« Ditemi la verità, non siete particolarmente eccitata per questo fidanzamento, vero? Immagino che al mio posto Jon sarebbe stato un fidanzato migliore » ipotizzò tristemente e abbassò il capo fissandosi i piedi. Affranta si sedette accanto al principe e gli afferrò una mano stringendola tra le sue.

« Non dite così. Voi non avete alcuna colpa. Confesso di non essere particolarmente lieta per quest'unione, però conoscendovi meglio potrei cambiare idea » osservò incoraggiante.

« Me lo auguro, anche se alcuni dicono che nei matrimoni combinati possa nascere l'amore, o comunque un sincero affetto » notò. Lei gli sorrise con fare rassicurante.

« Chi lo sa, magari con il tempo potremmo innamorarci » suggerì. Robb Stark, in una delle poche conversazione che avevano avuto, le aveva raccontato che sua madre Catelyn avrebbe dovuto sposare suo zio Brandon, che all'epoca era anche l'erede di grande Inverno. Tuttavia, dopo la morte dello zio per mano di Aerys II, da cui si era recato insieme al padre, brutalmente ucciso pure lui, aveva invece finito per sposare Ned Stark. Secondo molti la loro prima notte di nozze portò in seguito alla nascita di Robb. Con il tempo pareva che i due si fossero addirittura innamorati, e secondo Robb era davvero così.

Si chiedeva come avrebbero reagito gli Stark - soprattutto Robb che pareva ricambiare il sentimento che Anna provava nei suoi confronti - alla notizia dello scioglimento del suo fidanzamento con il loro primogenito per mano del re stesso, senza nemmeno consultarli prima.

Tempo dopo, Approdo del Re, camera di Aegon.

Quando Jon entrò nella stanza trovò i suoi genitori accanto al letto del fratello a cui il maester stava finendo di fasciare la gamba. Il principe aveva fatto una brutta caduta da cavallo durante una corsa con James Lannister. Era stato il ragazzo a riportarlo a casa tirando il suo cavallo con una corda e portando il principe sul proprio. A quando sembrava, cadendo dalla bestia il fratello era finito su una roccia che gli aveva ferito la gamba.

« È grave? » chiese preoccupato.

« No, la gamba non si è rotta, grazie agli dei, e la ferita non è molto grave » lo rassicurò il maester. « Tuttavia mi dispiace principe, ma non potrete camminare per un po', tantomeno cavalcare. Vi consiglio di restare seduto, meglio ancora coricato » consigliò rivolto ad Aegon. Suo fratello non parve gradire molto l'idea a giudicare dalla sua espressione contrariata e Jon credeva di conoscere il motivo principale: il torneo che si sarebbe tenuto la mattina dopo. L'erede al trono contava di vincere e di nominare lady Anna Regina dell'Amore e della Bellezza, ma quella caduta aveva rovinato i suoi piani.

Dopo la visita al fratello, andò a fare un giro nei giardini e trovò Anna seduta su una panchina all'ombra di un albero, un faggio per esattezza. La ragazza aveva un'espressione corrucciata e fissava il laghetto delle anatre davanti a sé. Le si avvicinò tenendo le mani incrociate dietro alla schiena.

« Lady Anna, avete saputo immagino » disse credendo che la sua espressione fosse dovuta all'incidente del fratellastro. La bionda si voltò e lui notò solo in quel momento che aveva gli occhi rossi; evidentemente aveva pianto. Preoccupato si sedette velocemente vicino a lei sulla panchina.

« Chi è Emily? » chiese con un filo di voce. Subito il giovane non capì e la guardò confuso.

« Emily?! » ripeté perplesso.

« Principe Jon, non mi prendete in giro. Pretendo una spiegazione » strillò drizzandosi in piedi. Lui ragionò un attimo cercando una risposta alla sua domanda, poi comprese.

« Ah, voi intendete Emily Waters, la bastarda del bordello di Baelisch » alla parola bordello la ragazza barcollò.

« Bordello? Oh dei! » esclamò sconvolta risedendosi sulla panchina e portando una mano alla fronte. «   Una prostituta... Bene, questa sì che è una bella notizia » a Jon venne un dubbio da quell'ultima frase.

« No, aspettate lady Anna. Emily non è una prostituta. Ha solo due anni » non l'avesse mai detto! La faccia della giovane sbiancò.

« Ha solo due anni?! » urlò. Dedusse di non essere stato chiaro e gli venne un'idea.

« Venite con me signora, andiamo a trovare Emily » propose. Un'espressione corrucciata apparve sul volto della ragazza che annuì con sua grande sorpresa. Dopo pranzo, verso le due del pomeriggio, uscirono dal giardino e si diressero verso il bordello. Le strade che attraversavano diventavano sempre più brutte e alla fine lei gli strinse forte un braccio terrorizzata. Raggiunsero il bordello in poco tempo e, quando entrarono, trovarono uno spettacolo indecente: donne mezze svestite e in atteggiamenti equivoci. La sua morsa attorno al braccio si fece ancora più forte. Jon la condusse da una ragazza dai capelli neri, lunghi e ricci e gli occhi azzurri.

Al contrario delle altre indossava un vestito azzurro, sebbene con un'ampia scollatura. Al collo portava una collana con un ciondolo d'oro rotondo, sembrava una medaglietta.

« Buongiorno Julia. C'è Stephanie? » chiese il giovane. La donna lo aveva guardato sorpresa nel vederlo entrare e avvicinarsi, però lo stupore parve sparire a quella richiesta.

« Sì, Stephanie si trova nella sua camera » affermò. Gli occhi della donna caddero su di lei e la guardò con attenzione, soffermandosi a lungo su Anna. Poi le sorrise dolcemente e, dopo un attimo di esitazione, rispose rilassandosi un po' rivolta a Jon. «  Vai tu a chiamarla. Lady Anna è meglio che non stia qui » aggiunse. Lui esitò prima di lasciarla nelle mani della donna, tuttavia poi parve ripensarci e lo vide allontanarsi. Julia la portò in una stanza adiacente all'ingresso dove c'era un tavolino e due divani di colore verde. Due finestre si trovavano lungo una delle pareti e la luce del sole brillava da esse.

Davano su un giardino in cui alcuni bambini stavano giocando. «  Sedetevi pure, presto arriveranno. Volete qualcosa da bere? » la bionda si sedette su uno dei divani.

« No, grazie » rispose educata la giovane. La donna annuì e uscì fuori dalla stanza. Quando la porta fu chiusa tirò un sospiro e cercò di rilassarsi. Dopo qualche minuto la porta si aprì e si drizzò in piedi. Si aspettava di vedere Jon, invece era lord Baelisch. L'uomo la fissò sorpreso a lungo e poi le si avvicinò.

« Quando Stephanie me lo ha detto non volevo crederci » esclamò.

« Buongiorno, lord Petyr » lo salutò gentilmente.

« Dovrei tirare le orecchie al principe Jon, questo non è un bel posto per una signora » notò. Non poteva che dargli ragione. Si sedette sull'altro divano e rimase in silenzio, però continuo a fissarla senza distogliere gli occhi da lei. Cercò di ignorarlo, sebbene si sentisse decisamente a disagio. Quando la porta si riaprì stavolta era davvero Jon insieme a una ragazza, di circa vent'anni, che teneva in braccio una bella bambina dai capelli castano chiaro, mossi e gli occhi viola. Le ci volle un po' per capire e il principe confermò i suoi sospetti.

« Sì, Emily è la figlia di Aegon. Per questo lui viene spesso a trovarla qui al bordello » confermò. Si drizzò in piedi e con passo incerto si avvicinò alla prostituta. Allungò le braccia verso di Stephanie.

« Posso prenderla in braccio? » la sua risposta fu un sorriso e le passò la bimba. Strinse a sé la piccola. «   Perché non me lo avete detto? » domandò rivolta a principe.

« Temevo che non mi avreste creduto » rispose, e in effetti aveva ragione. Convinta che un bordello non fosse adatto a una bambina, tantomeno una che pur essendo bastarda era una principessa, convinse Rhaegar ad ammettere Emily e sua madre a corte. Per quest'ultima dovette faticare non poco per convincere Petyr a lasciarla andare, però essere infido accettò dietro pagamento di una ricca somma di denaro. Tornata a corte, la Lannister si prese cura della piccola e della madre. Trovò un vestito per quest'ultima in maniera che non dovesse girare mezza nuda per il castello. Le fece fare anche un bel bagno caldo, l'aiutò a vestirsi e a sistemare i capelli.

La mattina dopo, insieme alla maggior parte della gente, Anna si recò al torneo. Il cielo era sereno, tuttavia in lontananza si potevano intravedere nubi dense e grigie, segno che una tempesta si stava avvicinando. E in effetti era così. Anna si sedette in seconda fila, vicino a Visenya. La principessa le sorrise.

« Peccato che Aegon non possa partecipare, avrebbe tanto voluto incoronarvi » spiegò. Tutti sapevano che per tradizione il cavaliere vincitore incoronava la propria fidanzata, moglie o la ragazza che intendeva corteggiare. La quindicenne non poté che pensare a quando, ventuno anni prima, Rhaegar incoronò Lyanna, invece della sua legittima consorte. Aegon non riuscì a nascondere la sua sorpresa quando suo fratello riuscì ad arrivare all'ultima gara senza farsi sconfiggere, in quanto di solito arrivava al massimo terzo. A quanto sembrava quel giorno la fortuna era dalla sua parte. Loras Tyrell, detto il Cavaliere del Fiori per via della sua abitudine di adornare il suo cavallo con fiori, era un buon cavaliere e si domandava se la fortuna sarebbe stata ancora dalla parte del fratellastro.

Jon si piazzò all'inizio della giostra e prese l'arma che il suo servo sosteneva. Sistemò la visiera dell'elmo e afferrò saldamente le redini del cavallo. Dall'altra parte Loras fece lo stesso ed entrambi dopo spronarono i cavalli. L'arma di Jon colpì l'avversario disarcionandolo. Loras cadde rovinosamente a terra e dopo pochi secondi si rialzò apparentemente illeso. Il principe scese da cavallo e raggiunse l'avversario dandogli una pacca sportiva sulla spalla e il cavaliere sorrise ricambiando. A Jon venne consegnata una borsa piena di tintinnanti monete e una ghirlanda di rose bianche. Il bruno risalì a cavallo e fece un giro del campo con aria trionfante.

La gente non smetteva di urlare e applaudire. Dopo due giri si fermò e ne fece un terzo con più calma. Le fanciulle presenti lo guardarono speranzose e ammiranti. Alla fine si fermò nuovamente davanti a Visenya e questa sorrise credendo volesse incoronarla come altre volte aveva fatto il fratello maggiore. Invece Jon aveva altri progetti e consegnò la ghirlanda di rose a lady Anna. Questa sorpresa la prese in mano e la strinse tra le dita sottili. Un silenzio di tomba calò sulla folla e Aegon udì una sedia muoversi. Suo padre si era alzato con aria contrariata. Lyanna era sconvolta e pareva non trovare le parole per commentare quanto appena accaduto.

Visenya, dal canto suo delusa, si lasciò ricadere sulla sedia. Il suo fratellino si allontanò a cavallo sotto gli occhi dei presenti ammutoliti. Se l'erede al trono non avesse avuto la gamba ferita l'avrebbe inseguito per picchiarlo, o per lo meno per chiedergli spiegazioni di quel gesto. 

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Capitolo 5
*** Infondo è come sua zia ***


Jon non aveva riflettuto su quale reazione il suo gesto avrebbe potuto provocare. Non era sua intenzione incoronare Anna, anzi aveva pensato di incoronare Visenya se avesse vinto. Però quando dopo il secondo giro i suoi occhi si erano incrociati con quelli di Anna era rimasto fulminato. Insomma, era una tentazione quella ragazza, più delle prostitute del bordello mezze nude. I suoi occhi brillavano alla luce del sole e delle candele. In certi momenti sembravano più chiari o più scuri, in base a come il sole li colpiva. Quelli di Myrcella erano uguali, ma non avevano tale caratteristica. Solo quelli di suo padre e, in base a quanto potesse ricordare, di lord Tywin.

Anna era la preferita di tutti i Lannister, eccetto forse del padre. Secondo Tywin aveva qualcosa di Joanna, la sua povera moglie. Invece Jon, forse perché non aveva conosciuto la donna, in lei vedeva solo Cersei. Myranda era una donna tranquilla, solitaria proprio come la figlia. Il carattere e il colore della pelle sembrava essere l'unica cosa che avesse preso dalla madre. Jaime era incontrollabile e succube della moglie e della gemella. Era Myranda che comandava a Castel Granito, sebbene il più delle volte doveva rispondere alla cognata. A sceglierla come legittima consorte dello Sterminatore era stato proprio lui. Era partito per Dorne solo per godersi un po' di libertà dopo essere stato congedato dalla Guardia Reale ed era tornato con lei.

Non erano ancora sposati, solo fidanzati e nemmeno si poteva dire di fatto. Cersei si era infuriata e aveva spaccato ogni cosa che le capitava a tiro. Aveva costretto la futura cognata a farsi visitare da un maestre che doveva autenticare la sua verginità, la quale con suo profondo rammarico risultò intatta. Dopodiché le provò tutte per far annullare la cerimonia. Arrivò al punto di distruggere l'abito di nozze e di minacciare la sposa, però Myranda aveva pur sempre il sangue ardente di Dorme e non si lasciò spaventare. Myranda era una donna caparbia e testarda, oltre a possedere un pizzico di orgoglio. I dorniani erano persone combattive, difficili da spaventare.

Gli piaceva lady Lannister, era una donna intelligente e tranquilla, che possedeva una grande calma. Di certo non poteva immaginare cosa si nascondesse dietro a quella coppia apparentemente così unita e amorevole. Myra, come dolcemente l'aveva soprannominata il marito, dopo il torneo si era recata in camera, seguita da Jaime. Arrivata si sedette davanti alla toeletta e si sciolse i lunghi capelli scuri, prima abilmente legati dietro alla testa, con due ciocche che le ricadevano ai lati del viso. Suo marito appariva nervoso, al contrario di lei, e dopo aver chiuso la porta della camera si era messo a camminare avanti e indietro nella stanza dinanzi al letto.

Finito di liberare i capelli dai vari ornamenti che li tenevano legati sul capo, si voltò verso il marito.

« Smettila di fare così caro o finirai per creare un buco nel pavimento. Non credo che il re sarà molto contento. » disse calma. Jaime smise e la guardò con aria sorpresa e un po' infastidita. Allargò le braccia.

« Come puoi restare così calma dopo quanto accaduto? Si preannuncia una tragedia! » esclamò. La donna si voltò.

« Jaime, non vedo perché. Ha solo incoronato la dama più bella. » rispose calmissima. Lui scosse la testa e abbassò le braccia.

« Magari fosse solo quello, sai che è scoppiato un macello dopo il torneo. La gente sta già spettegolando. » spiegò riferendosi alla voce secondo la quale Anna e Jon fossero amanti.

« Solo perché l'ha incoronata non vuol dire per forza qualcosa, considerando poi che nostra figlia non gli ha quasi mai rivolto la parola. » osservò e in effetti era vero. « Rilassati Jaime, perché non ti siedi? » propose sorridendo. Il marito seguì il suo consiglio e si sedette sul letto. La donna si girò verso lo specchio e iniziò a pettinarsi i lunghi capelli. « Meno male che Anna assomiglia a te e Cersei, se no avrei potuto pensare che non fosse tua figlia. » disse tranquillamente. Il leone la ignorò e si chinò verso i piedi per slegare i lacci degli stivali. « Del resto Oberyn ha un sacco di figlie bastarde. » aggiunse posando la spazzola sul tavolino e si drizzò in piedi.

« Se non la finisci con questa storia finirò per crederci e appena rivedo tuo cugino gli tiro un pugno. » minacciò coricandosi sul letto. La donna scoppiò a ridere e si stese accanto a lui.

« Io non sono gelosa di Cersei, sai perché? » chiese. Il marito la fissò confuso e lei gli mise una mano su una guancia, accarezzandola dolcemente. « Perché sei sposato con me e non con lei. Senza contare che anche se io dovessi morire e pure suo marito non potrà mai averti. » continuò.

« Peccato che tu, invece, potresti sposare Oberyn. » la bruna scosse la testa.

« Dimentichi Ellaria, l'ama troppo per lasciarla e alla fin fine sarebbe lei sua moglie. » notò. Su questo non aveva tutti i torti e lei lo baciò dolcemente, sfiorando le sue labbra con le proprie.

« Davvero temevi che Anna fosse la figlia di Oberyn? » domandò. L'altra si mise seduta sul letto e alzò e abbassò le spalle.

« Sì, l'abbiamo concepita durante la nostra permanenza a Dorne. » gli ricordò.

« Perché devi torturarmi? » chiese con un'espressione da cucciolo bastonato. Sua moglie socchiuse gli occhi e la sua espressione cambiò in una corrucciata.

« Perché tu hai tre bastardi con tua sorella, semplice. » strillò furiosa.

« Ricordami di far assaggiare tutti i cibi. » Myra scoppiò a ridere. Quella sera Jon aveva trovato il coraggio di farsi vedere in pubblico e quando entrò nella sala del trono, dove si tenevano la maggior parte delle feste e dei banchetti, calò il silenzio. Tutti si voltarono verso di lui. Dopo un po' vide Anna in piedi accanto a una colonna con indosso un vestito di colore acquamarina e accanto a lei Aegon. Suo fratello si teneva in piedi con l'aiuto di un bastone e lo guardò come per dire: "lei è la mia futura sposa, non la tua". Al collo la fanciulla portava una catenina d'oro con un ciondolo, sempre dorato, a forma di leone con due rubini al posto degli occhi. La sua pelle olivastra pareva morbida e liscia come la seta.

Il ciondolo ricadeva lungo le curve dei seni che quella sera erano ancora più invitanti, alti e stretti nel corpetto. Non guardava verso di lui. Dopo qualche secondo la vide sorridere e allargò le braccia diretta, probabilmente, verso qualcuno. Si aspettava di vedere la testa bionda di qualche Lannister, invece si trattò di una bruna e riccia. Oberyn Martell provava per Anna un grande affetto. Odiava i Lannister ed era stato fortemente contrario quando sua cugina Myranda aveva deciso di sposarne uno. Ma poi le cose erano cambiate con la nascita di James, Anna e Jo, come lui la chiamava. James era il viziato, Anna la coccolona, Joanna la scapestrata. Quando Tywin era morto anche Anna aveva rischiato, però appena lo aveva visto stare male aveva subito smesso di bere e quello, oltre al fatto che odiava il vino, doveva averla salvata.

Nel suo corpo c'era poco veleno e quindi si era salvata grazie al master. Se avesse bevuto di più probabilmente sarebbe morta, in quanto l'antidoto funzionava solo se il veleno nel corpo, come in quel caso, non era molto. Il vino che avevano bevuto era forniamo, quindi la gente puntò subito il dito contro i Martell, sopratutto Oberyn, che avevano un buon movente. Di certo non desideravano toccare la ragazza a cui Oberyn era pure affezionato. In seguito Cersei accusò il Martell di avere dato il vino avvelenato alla nipote dicendole di dare da bere al nonno. Anna aveva negato con decisione l'accusa. Restava il fatto che poco prima del accaduto l'uomo era venuto da loro in visita e avrebbe potuto benissimo dare la bottiglia alla cugina, che ignara servì il vino a Tywin.

Lo accusò persino di averla plagiata. Visto il suo grande talento con le donne era plausibile, poi lei all'epoca era una ragazzina di tredici anni. I suoi pensieri vennero interrotti da una voce femminile.

« Jon. » si voltò per vedere sua cugina Arya. La ragazzina gli sorrise e lo abbracciò forte.

« Arya, come stai? » chiese. La bruna sorrise.

« Bene, Jon. Tutto apposto, mi sembri teso. » notò. Lui la prese a braccetto e si allontanarono insieme.

« A te non si può proprio nascondere nulla cuginetta. » commentò sorridendo. Era di certo la persona che lo conosceva meglio, forse addirittura più di sua madre o sua sorella Visenya. Più tardi Anna passeggiava nel giardino del castello in compagnia di Oberyn.

« Non provate proprio nessun senso di colpa? » chiese bloccandosi di colpo. La ragazza scosse la testa.

« No, andava fatto, se non allora poi. » rispose. « Bisognava vendicare Elia e Rhaenys, abbiamo fatto quello che Rhaegar non ha voluto fare vent'anni fa. Mio nonno meritava di morire e lo sappiamo bene entrambi. Ho bevuto un sorso di vino per distogliere tutti i sospetti da me, abbastanza da non morire e far credere che non sapessi nulla.» raccontò senza rimpianti. Ricominciarono a camminare e si diressero verso il castello da cui proveniva la musica. Quando arrivò accadde una cosa inaspettata, anche se in fondo abbastanza imprevedibile. Un giovane menestrello, forse un po' ubriaco, iniziò a intonare la canzone su Naerys e Aemon. Lei era la moglie di Aegon IV Targaryen e, secondo i pettegolezzi dell'epoca, aveva tradito il fratello-marito con un membro della Guardia Reale, ovvero Aemon, il quale era pure lui un loro fratello.

Quanto accaduto poche ore prima al torneo doveva aver ricordato al menestrello di quella faccenda e aveva deciso di intonare proprio quella canzone. Rhaegar si avvicinò all'uomo e gli ordinò di smettere, gli diede qualche moneta e lo mando via. Non era stato scortese, ma si leggeva rabbia nei suoi occhi. Lanciò un'occhiata ad Anna e poi si rivolse ai presenti che erano rimasti tutti impietriti. Un grande silenzio era caduto sulla sala e c'era anche una tensione talmente densa che si poteva tagliare con un coltello. La poveretta voleva scappare da quella sala piena di vipere velenose. Decise di prendere dell'acqua da bere e si diresse verso uno dei servi del palazzo. Gli chiese di portarle un calice d'acqua e l'altro annuì allontanandosi subito dopo.

« Cosa avete fatto, Anna? » sentì una morsa allo stomaco e si voltò verso la persona che aveva appena parlato. Un sorriso finto le apparve sul viso quando vide la faccia alterata di sua zia.

« Buonasera zia, come state? » chiese cercando di portare il discorso altrove, sebbene non capiva esattamente di cosa volesse parlarle. La bionda teneva le braccia incrociate ad altezza del petto.

« Vorrei tanto sapere Anna come vi è saltato in mente di portare quella bastarda a palazzo! » strillò. Capì che si riferiva a Emily.

« La bastarda, come la chiamate voi, ha un nome: Emily. » precisò non sopportando il suo tono di voce quando parlava di quella povera creatura.

« Non avreste dovuto portarla a palazzo. Come avete potuto fare una cosa del genere? Eventuali bastardi del vostro futuro sposo... Li devi tenere alla larga Anna, se no possono rivoltarsi contro di voi un giorno. » suppose esasperata, abbassando con forza le braccia.

« Se li tratti bene, come dei figli, magari no. » rispose decisa. « Non potevo lasciare che crescesse in quel posto terribile, con il rischio che un giorno intraprendesse la carriera della madre. » aggiunse.

« Questo non è un vostro problema, ma voi tendete ad agire guidata dal cuore, invece che dalla mente. » esclamò.

« Almeno io un cuore ce l'ho, al contrario di voi. » disse, per poi allontanarsi arrabbiata. Si diresse verso la sua camera e quando ci arrivò aprì la porta. Si bloccò alla vista i Varys. Aveva sentito molto parlare di lui e dei suoi uccellini. L'uomo stempiato la fissava attentamente.

« Lady Anna, vorrei parlarvi a proposito si vostro nonno. » disse. Entrò e chiuse la porta.

« Di mio nonno? » domandò perplessa.

« So che siete stata voi a ucciderlo, insieme a Oberyn, ma io non mi accontento di un "andava fatto". Voglio una vera spiegazione. » la bionda tirò un sospiro e sorrise.

« Perché mio nonno era diventato strano, stava impazzendo. Era convinto che fossi mia nonna Joanna. » affermò.

« Capisco, quindi per evitare il seguito avete deciso di eliminarlo, decisa pure a vendicare Elia e Rhaenys che in fondo erano vostre cugine. » osservò. Lei annuì piano.

« Ora cosa farete? Mi denuncerete? Sapete cosa succederà in quel caso? Io me la caverò, nessuno crederà mai a questa accusa, tanto meno la mia famiglia. » esclamò.

« Oh, lo so bene Anna, lo so bene. Infatti non intendo denunciarvi, avete solamente anticipato quello che un giorno comunque sarebbe accaduto. » notò. « Prima o poi Tywin sarebbe morto lo stesso ed era già fortunato che non fosse già accaduto. » aggiunse. « Buona notte, lady Anna. » detto questo uscì fiori dalla stanza lasciandola da sola.

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Capitolo 6
*** Le profezie possono costare la vita ***


Rhaegar si trovava nel suo ufficio intento a scrivere alcuni documenti, quando sentì bussare alla porta. Senza nemmeno alzare gli occhi dalla pergamena bianca, già quasi metà scritta con inchiostro nero come la pece, disse:

« Avanti. » invitò. La porta si aprì e Varys entrò dentro all'ufficio, chiudendosi la porta alle spalle. Sentendo il rumore l'uomo alzò gli occhi dalla pergamena e posò la penna sulla scrivania accanto a essa. « Allora Varys, quali novità mi portate? » chiese gentilmente. L'eunuco si avvicinò e rispose.

« I vostri sospetti erano fondati, Anna Lannister due anni fa avvelenò suo nonno Tywin uccidendolo. » spiegò. Le sue parole non parvero colpire molto il re, che rimase impassibile.

« Se Cersei dovesse mai scoprirlo le prenderebbe un colpo; invece ai suoi fratelli non so se importerebbe molto, tantomeno a Tyrion. » notò con tono calmo. Fece segno all'eunuco di sedersi e questi si accomodò su una delle due sedie davanti alla scrivania.

« Accuserebbe di nuovo il principe Oberyn di aver plagiato sua nipote, ma Anna non mi pare tipa da farsi usare tanto facilmente. » disse.

« Se per questo non credevamo davvero che lo fosse pure per uccidere. » osservò. « Non credo che in tutta questa faccenda il principe sia innocente, sia ben chiaro, considerando la sua conoscenza dei veleni. Però non credo nemmeno io che abbia plagiato quella ragazza. » continuò.

« Anna assomiglia a sua zia più di quanto credevamo, ma c'è un'altra cosa che ho appreso sui Lannister e questa volta c'entra la cara Cersei. » fece presente Varys. Rhaegar lo fissò con interesse sincero e poggiò i gomiti sul tavolo, per poi posare sopra alle mani il mento esile e liscio.

« Di cosa si tratta? Se state per dirmi che i suoi figli in realtà sono il frutto dell'incesto condiviso tra lei e il fratello gemello lo so già. » precisò con disinvoltura. L'eunuco lo fissò sorpreso e perplesso, era la prima volta che gli capitava che il sovrano sapesse già qualcosa di stuzzicante prima di lui. « Me lo ha confessato Myranda Lannister qualche anno fa, credo per fare dispetto alla cognata nella speranza che dichiarassi illegittimi i suoi figli. Una moglie ferita può diventare pericolosa. » commentò scuotendo piano la testa. « Non ho fatto niente perché dubitavo che Stannis Baratheon con il suo carattere riuscisse a trovare un'altra moglie. Inoltre suo fratello Renly... beh preferisce la compagnia di Loras Tyrell a quella delle dolci dame dei Sette Regni. » precisò e l'altro non poteva che dargli ragione.

« Myranda è una vipera velenosa, come i suoi cugini. » notò. « Comunque pare che anni fa una veggente le predisse che sarebbe stata uccisa da una delle sue nipoti e tutti i suoi figli sarebbero morti prima di lei. [1] » ammise. Il sovrano rimase in silenzio per un po' e si mosse sulla sedia prima di rispondere.

« Mi stupisce allora che non abbia già ucciso le sue nipoti. Se non sbaglio, oltre a Joanna e Anna, ci sono altre tre figlie di Tyrion. » commentò.

« La profezia potrebbe anche riferirsi a una delle sue pronipoti. In ogni caso trovo molto difficile che uccida Anna, a meno che non scopra che è stata lei volontariamente, senza l'influenza di Oberyn, a decidere di uccidere Tywin. » esclamò.

« Spero proprio che non si riferisca a una delle sue pronipoti, altrimenti dovrò sperare che Anna e Aegon non abbiano mai una figlia. » il suo tono ora era ironico. In realtà non credeva molto a queste cose e dubitava che ci fosse gente in grado di predire il futuro.

« Fossi in voi non ci crederei molto. » strillò contrariato Varys.

« Oh dai, sono solo sciocchezze. »
Nel frattempo Anna e sua cugina Myrcella si stavano recando da una donna al mercato che, secondo la gente, era in grado di predire il futuro. Quando entrarono nella tenda viola trovarono una donna seduta dietro a un piccolo tavolino quadrato con davanti un mazzo di carte alla sua destra e una sfera di cristallo alla sua sinistra. La signora, vestita in modo strano con un abito variopinto, fece segno alle due ragazze di sedersi sulle sedie davanti al tavolino e le due ubbidirono.

« Allora ragazze, volete che vi legga il futuro? » chiese gentilmente, prendendo le carte e iniziando a mescolarle. Entrambe dissero di sì. « Bene, chi di voi vuole iniziare per prima? » aggiunse. Myrcella allungò la mano destra verso la donna che gliela prese tra le sue. Anna non protestò e rimase in silenzio. La maga fissò attentamente la mano della Baratheon. « Dunque, sposerete tra qualche tempo un nobile del Nord vedo. Avrete tre figli, però morirete dando alla luce il quarto. » annunciò. Spaventata, la giovane ritrasse velocemente la mano come se si fosse bruciata. La cugina le sorrise e le mise una mano sulla spalla con aria rassicurante. Dunque si rivolse alla donna e con aria tranquilla le chiese il suo futuro.

La donna le prese la mano e la guardò con attenzione prima di parlare.

« Sposerete un futuro re e avrete sei figli, ma tre di questi o quattro - non riesco a vedere bene - non saranno di vostro marito. Tra qualche tempo sarete costretta a uccidere un membro importante della vostra famiglia a cui siete molto affezionata e morirete dopo essere stata costretta a sposarvi due volte, credo. Non sono sicura di questa parte, la vostra mano è un po' confusa. » recitò. Anche lei ritrasse velocemente la mano. Diede alla signora qualche moneta, per poi uscire fuori dalla tenda seguita dalla cugina. Mentre tornavano al castello la tredicenne domandò agitata:

« Anna, voi non credete alle sue parole, vero? » chiese nervosa. L'altra scosse la testa, si fermò voltandosi verso di lei e le sorrise.

« Certo che no Myrcella, non le devi dare retta, sono tutte sciocchezze che si è inventata sul momento. » affermò tranquilla. L'altra non pareva molto convinta.

« Sarà, però non mi sento affatto tranquilla. » strillò. La quindicenne le mise un braccio attorno alle spalle e ricominciarono a camminare.

« Per sicurezza basta che tu non abbia un quarto figlio. » notò divertita. L'altra la guardò male, tuttavia annuì chiedendosi se c'era un fondo di verità nelle parole di quella donna. Dopo aver lasciato la cugina nelle sue stanze, il suo cervello iniziò a lavorare e capì che non poteva permettersi di lasciare in giro quella donna; rappresentava un rischio per lei e per i suoi futuri figli se quanto dichiarato era vero. Una parte di lei sentiva che quella predizione si sarebbe avverata. In fondo aveva sentito parlare di donne in grado di predire il futuro. Ciarlatana o no, non poteva permetterle di andare in giro con quel segreto. Doveva però agire in fretta, presto la donna sarebbe potuta andare via dal mercato, se non proprio dalla capitale del regno.

La conoscenza con suo cugino Oberyn le aveva insegnato molto e quindi aveva una buona conoscenza dei veleni, seppure di certo non poteva dirsi un'esperta come lui. Il problema era procurarsi la fiala velenosa che avrebbe segnato la fine della donna. Il posto ideale lì al castello era l'ufficio di maester Pycelle, tanto l'uomo era mezzo rincoglionito e quindi difficilmente si sarebbe accorto della scomparsa di uno dei suoi veleni, oppure sarebbe accaduto tra molto tempo. Si era sempre chiesta cosa se ne faceva un maester dei veleni, ma poteva darsi che era utile per studiare dei buoni antidoti. Quella notte indossò un mantello nero e lo usò per coprirsi. Dopo uscì senza fare rumore dalla sua stanza e chiuse piano la porta.

L'ufficio di Pycelle si trovava dall'altra parte del castello rispetto alla sua stanza, perciò dovette attraversare metà castello per arrivarci. I corridoi erano nella penombra più scura, vagamente illuminati dalle candele accese che spuntavano da dei candelabri appesi al muro di pietra. Quando sentiva un rumore si nascondeva dietro a un muro e di solito si rivelavano membri della Guardia Reale che facevano il giro di ronda. Ne incontrò sei, di cui due insieme e gli altri quattro separati. Aveva persino visto Arthur Dayne, il membro della guardia più fedele al re, che girava per i corridoi, evidentemente quella sera non era di guardia alla camera del sovrano. La fortuna doveva essere dalla sua parte perché nessuno - che lei sapesse almeno - la vide raggiungere l'ufficio del maester.

Quando entrò trovò la stanza vuota e vide una scrivania con alcuni scaffali dietro. Sentì un russare provenire da una porta a destra della camera e immaginò si trattasse dell'uomo. Avendo portato con sé il candelabro che stava sopra al suo comodino, poteva facilmente farsi luce. Superò le librerie e arrivò a un mobile sopra cui si trovavano erbe e fiale, oltre che vari contenitori da orrore, considerando che dentro ad alcuni di essi campeggiavano diversi insetti; addirittura dentro di uno c'erano quelli che sembravano, orribilmente, occhi e sperava dentro di sé che non fossero di qualche essere umano morto. Lesse attentamente le etichette sulle boccette e dopo un po' trovò quella che poteva fare a suo favore.

Stava per prenderla, ma si bloccò e socchiuse gli occhi verdi: il russare era terminato, Pycelle doveva essersi svegliato. Infatti sentì un rumore di passi venire verso di lei. Possibile che l'avesse sentita? Non aveva fatto alcun rumore. Oppure soffriva di insonnia. Decise di non pensarci e si nascose dietro a una libreria sperando di non essere vista. L'uomo grasso camminava sulle sue tozze gambe con fare incerto e non era proprio una bella vista con indosso solamente dei corti calzoni, che forse gli facevano da biancheria intima, e lo stomaco che strabordava dai calzoncini. Lo vide fermarsi proprio dinanzi allo scaffale con i veleni e le voltò le spalle. Dopo un po' si allontanò con aria tranquilla e sentì poi una porta chiudersi, probabilmente quella della sua camera.

La mattina dopo Pycelle si svegliò di buon umore e si vestì. Dopo si mise al collo la catena simbolo del suo ordine. Fu allora che gli venne un dubbio. Uscì fuori dalla sua stanza e si diresse verso il mobile dove teneva i veleni e si accorse che, come temeva, mancava una boccetta. Evidentemente il suo presentimento che ci fosse qualcuno quando si era svegliato in piena notte era fondato. Gli avevano rubato una boccetta di veleno e pregò che non venisse usato per ammazzare qualcuno della famiglia reale, se no sarebbe morto nel caso qualcuno avesse scoperto che il veleno era uno dei suoi. Decise di mantenere il segreto, però quel pomeriggio venne a sapere che una donna era stata trovata morta e sicuramente era stata avvelenata. Un dubbio gli balenò in mente.

Si precipitò a vedere il cadavere della donna e constatò che come sospettava era stato quel veleno a ucciderla. Naturalmente non era detto, però era possibile dato che la boccetta era scomparsa la notte prima e la signora era stata avvelenata quella mattina o quel pomeriggio. Si recò nell'ufficio del re e questi gli lanciò un'occhiata sorpresa quando lo vide piombare dentro all'improvviso tutto trafelato, questo ovviamente dopo aver discusso con le guardie che non volevano saperne di farlo entrare. Il sovrano era in compagnia di Jaime Lannister. Anche lui lo fissò stupefatto ed entrambi erano alquanto perplessi.

« Pycelle, si può sapere cos'è capitato? » chiese infatti il re preoccupato. Il maester riprese fiato perché gli era venuto il fiatone a forza di correre verso di loro.

« Qualcuno ha rubato uno dei miei veleni e poco fa ho scoperto che una donna è stata uccisa usando proprio un veleno uguale a quello. » spiegò. Rhaegar lanciò un'occhiata a Jaime, poi si voltò verso l'uomo.

« Quindi voi sospettate che qualcuno sia entrato nel vostro ufficio e abbia rubato uno dei vostri veleni, per poi usarlo per uccidere quella poveretta? » ipotizzò il Targaryen.

« Sì, deve trattarsi di qualche nobile che si trova al momento qua o una guardia, oppure un servo... » suppose. Il re non voleva nemmeno pensarci perché in quel momento al castello come suoi ospiti c'erano solo i Lannister, i Baratheon, i Martell e gli Stark. Tuttavia dubitava che uno di loro avesse interesse a uccidere quella che in base a quanto dichiarato dal maester era solo una povera maga. Insomma chiunque avrebbe potuto avere l'interesse di ucciderla. Quella volendo poteva essere agli occhi di tutti una truffatrice che viveva a spese dei poveracci che credevano alle sue parole e quindi spulciava loro delle monete. Eppure ebbe qualche sospetto quando apprese che le due cugine Lannister si erano recate dalla signora. Anna negò qualunque cosa affermando che la maga le aveva predetto un futuro alquanto roseo e aggiunse che non credeva a quelle sciocchezze e neppure Myrcella, almeno secondo lei, così lui non poté fare almeno di crederle.



[1] So benissimo che Cersei viene uccisa da uno dei suo fratelli; che poi secondo me sarà Jaime è un altro discorso, ma ho modificato volutamente la profezia.

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Capitolo 7
*** Bugie alla corte reale e mezze verità ***


Arya era la persona che più di tutte al mondo conosceva suo cugino Jon e perciò era perfettamente in grado di capire quando qualcosa non andava. Suo cugino era triste e pensieroso, non parlava, restando muto tutto il tempo. Ogni tanto gli rivolgeva la parola e lui la ignorava o pareva destarsi da una specie di sogno a occhi aperti. Dopo un mese che lo vedeva in quello stato aveva deciso di parlargli per capire cosa gli prendesse. Quella mattina, appena alzata, fece un bel bagno caldo e poi si vestì indossando degli abiti da uomo. Odiava i vestiti, li lasciava volentieri alla sorella maggiore Sansa, come pure il ricamo. Suo cugino le aveva regalato qualche anno prima una spada che lei chiamò Ago. L'aveva chiamata così per dispetto a sua sorella che amava tanto cucire, mentre lei preferiva il suo "ago" personale e speciale. Considerava quel passatempo una cosa inutile, al contrario dell'imparare a maneggiare una spada.

Oh, sua madre non era stata molto contenta quando il principe le aveva regalato quella spada, però non osò dire nulla per non offendere Jon e il re. Rhaegar aveva riso, come anche suo padre, quando aveva visto cosa suo figlio aveva deciso di donare alla cugina. Sua zia Lyanna era molto simile a lei, non solo nell'aspetto, ma persino nel carattere. Da giovane pure lei era stata ribelle e una specie di maschietto che adorava vestirsi da uomo, cavalcare e combattere come i cavalieri, come gli uomini. Era stata lei a dirle di non arrendersi mai e di fare quello che le piaceva, anche se gli altri dicevano che era sbagliato. La madre di Lyanna, sua nonna, però era stata molto diversa da Catelyn avendo lasciato la figlia libera senza frenare le sue passioni.

Dopo aver finito di vestirsi e aver salutato septa Mordane che si prendeva cura di lei e sua sorella, si precipitò nella sala dove la famiglia reale mangiava sempre, tranne quando non c'erano banchetti. La sala non era molto grande, però era molto luminosa. Trovò tutti già a tavola. Rhaegar era seduto a capo tavola con seduti accanto a lui sua moglie e Aegon. A fianco a questi c'era lady Anna. Quest'ultima quel giorno indossava un vestito di colore rosa chiaro, mentre Visenya che le era seduta accanto di colore azzurro. Sua zia, al contrario, aveva scelto un abito di colore rosso. Jon era seduto vicino a sua madre e Sansa gli sedeva a fianco, seguita poi da suo padre. Lady Stark era rimasta a Grande Inverno con Rickon, Bran e suo fratello Robb.

Si sedette accanto a suo padre dopo aver salutato i presenti. Sua sorella la guardò male con i suoi occhi azzurri tipici dei Tully; probabilmente disapprovava i suoi calzoni e la sua camicia da uomo. Invece al re e alla regina, come ai loro figli, non importava per niente come si vestiva, anzi sotto sotto credeva che sua zia approvasse pienamente il suo volersi vestire da uomo, cosa che a lei, in quanto regina, non era certo permessa. Tutti gli occhi erano puntati su di lei e la gente non aspettava altro che commettesse un passo falso. Il popolo aveva molto amato Elia, la precedente e povera moglie di Rhaegar, quindi non aveva mai perdonato Lyanna per aver preso il suo posto, ritenendola responsabile della sua morte.

James Lannister era seduto accanto a sua cugina Visenya e quella mattina appariva pensieroso, invece sua sorella Joanna era allegra e tranquilla. Myranda era particolarmente bella quella mattina con indosso un abito di colore giallo. Suo marito lord Jaime era sempre serio e gli piaceva fare battute stupide. Non le piaceva per niente quell'uomo con i suoi modi a volte inappropriati e, in alcuni casi, in un certo senso volgari. Amava ripetere che preferiva stare in un letto con una donna che in un campo di battaglia, persino quando era ancora un membro della Guardia Reale e in teoria avrebbe dovuto mantenersi casto. Dopo aver lasciato la guardia non aveva perso molto tempo per trovarsi una bella e giovane moglie.

Del resto come dargli torto se aveva voluto recuperare in fretta gli anni di castità, come dicevano gli altri nobili. Arya sospettava che l'allora giovane Myranda avesse mirato solamente all'oro dei Lannister, i quali erano famosi in tutti i Sette Regni per essere la famiglia più ricca di tutte. Era una donna ambiziosa come Cersei, sebbene molto più gentile e dolce di lei e anche più simpatica della bionda. Le piaceva quella donna e la trovava pure cordiale. Al collo portava una collana d'argento con tre diamanti a goccia e doveva ammettere che le stavano molto bene; erano un'ottimo contrasto con la sua pelle olivastra tipica degli abitanti di Dorne, come del resto lo era di quelli del Nord da dove gli Stark provenivano.

Dopo la colazione decise di parlare con il cugino e perciò lo seguì in giardino. Quando ci furono arrivati gli corse dietro per raggiungerlo e gli mise una mano sulla spalla sinistra.

« Arya, cosa c'è? » chiese sorpreso, voltandosi verso di lei.

« Volevo parlare con te. Jon, ti conosco bene, cosa c'è che non va? » chiese gentilmente mettendosi a camminare al suo fianco.

« Non c'è nulla che non va. » rispose, mettendo le mani dietro alla schiena e intrecciandole.

« Ripeto, ti conosco bene, cugino. Dimmi la verità, cos'è che ti affligge? Anzi no, fammi indovinare: una donna. » esclamò convinta e sorridendo. L'altro la fissò.

« Cosa te lo fa pensare? » domandò.

« Credo che lo chiamino intuito femminile, o qualcosa del genere. Voglio solo la verità, lo sai che non mi piace quando mi prendi in giro. » protestò sorridendo. L'altro tirò un sospiro e la prese a braccetto.

« Va bene, ti racconterò tutto, però non qui. » disse e la condusse verso il labirinto di siepi ed entrarono dentro di esso. Camminarono per un po', per poi fermarsi dopo aver girato due volte l'angolo all'interno di esso. « Mi prometti che non dirai niente a nessuno? » disse preoccupato.

« Jon, stai parlando con me, non con l'amica pettegola di Sansa. » ridacchiò.

« Anna Lannister. » rispose semplicemente lasciandola di sasso. Ci volle qualche secondo prima che capisse cosa gli aveva appena rivelato e sbatté le palpebre.

« Anna... Oddio Jon, cosa stai dicendo? È la futura moglie di Aegon. » notò sconvolta.

« Pensi che non lo sappia cugina? Lo so perfettamente, purtroppo, e per questo sto cercando di far finta di niente e andare avanti come se nulla fosse. » ammise.

« Mi dispiace tanto, penso che la cosa migliore per te in questo momento sia andartene per un po'. Magari potresti venire con noi a Grande Inverno. Sai... mia madre, Bran e Rickon sarebbero felicissimi di vederti e potresti dire che vieni con noi perché è da molto tempo che non li vedi e ti mancano. » suggerì. Il ragazzo ragionò un attimo e capì che era una buona idea. L'unico problema era convincere suo padre a lasciarlo andare, ma era certo che non ci sarebbe voluto molto e contava pure sull'appoggio di sua madre per convincerlo. Si diresse immediatamente a cercare suo padre e venne a sapere da un servo che si trovava in riunione con i membri del Concilio Ristretto. Allora si precipitò verso la sala del trono e attese fuori dal grande portone di legno contando che uscisse da lì.

Dovette aspettare più del previsto prima di vedere i vari componenti uscire dal portone e dopo un po', per ultimo, vide suo padre. Questi si bloccò quando lo vide.

« Jon, vi serve qualcosa? » chiese gentilmente.

« Sì padre, desidero conferire con voi su una cosa che mi sta molto a cuore. » rispose.

« Bene, di cosa si tratta? » tirò un sospiro prima di parlare.

« Desidero recarmi a Grande Inverno con mio zio e i miei cugini. Sapete, è da molto tempo che non vedo mia zia e gli altri miei cugini più piccoli. » spiegò.

« Credo sia proprio una buona idea. » lo fissò sorpreso, non si aspettava proprio che cedesse così facilmente.

« Come? » chiese infatti perplesso.

« Visto il pandemonio accaduto al torneo e quello che ne è succeduto, è proprio una buona idea. » certo, si riferiva ai pettegolezzi che si erano diffusi dopo che aveva incoronato la fidanzata di suo fratello Regina dell'Amore e della Bellezza, alimentati anche da quel cantastorie che aveva avuto la brillante idea di cantare proprio di Naerys e suo fratello Aemon, il quale secondo molti era stato il suo amante e il vero padre di suo figlio Daeron. Il principe non sapeva se credere o no a quella storia, ma era anche vero che secondo alcuni i due erano molto legati e di certo l'incesto non rappresentava un impedimento per i Targaryen siccome erano soliti sposarsi tra fratelli. Anzi, era proprio una tradizione di famiglia in un certo senso.

Sperava con tutto il cuore che non gli sarebbe toccato sposare sua sorella, sebbene sua madre gli aveva già garantito che era molto improbabile che accadesse e contava non sarebbe stato davvero così.

« Sì, certo. » affermò. « Partirò con loro la prossima settimana. » aggiunse e si allontanò senza aggiungere altro, desiderando andare ad allenarsi nel campo di addestramento dietro al palazzo. Dopo un po' che era lì ad allenarsi con un ragazzo, vide lady Anna dirigersi verso il campo, in compagnia di sua cugina Myrcella. Quando le aveva viste insieme aveva potuto constatare che le voci sulla loro grande somiglianza erano veritiere. Se Joanna non fosse stata più piccola avrebbe potuto addirittura pensare che le avessero scambiate nella culla. Le due cugine si fermarono accanto alla staccionata di legno che costeggiava il campo. Continuò ad allenarsi ancora un po', poi decise di fermarsi considerando che era ora di andare a pranzare.

Aegon era felicissimo - seppure cercava di non darlo a vedere - di sapere che suo fratello si sarebbe recato dai parenti al Nord. Aveva preso la decisione di anticipare le nozze al mese successivo, sperando che il padre acconsentisse, in maniera che Jon fosse ancora lontano quando si sarebbe sposato con Anna. Temeva solo che il padre non avrebbe lasciato che si sposasse con l'altro figlio lontano da Approdo del Re. Tuttavia contava anche sul fatto che il padre comprendesse che era meglio fare in fretta per impedire il manifestarsi di problemi. Il lato positivo del fatto che fossero fratellastri non imponeva per forza la presenza degli Stark alle sue nozze e sperava che questo fosse un punto a suo favore.

Anna invece era confusa e non riusciva a capire come mai Jon la evitasse come se avesse una terribile malattia contagiosa. Inoltre il suo comportamento la feriva profondamente e non riusciva bene a capirne la ragione. Si trovava nella sua stanza, seduta davanti alla toilette mentre si pettinava i lunghi capelli, quando sentì bussare alla porta. Si voltò e posò la spazzola sul tavolino.

« Avanti! » invitò gentilmente. La porta si aprì rivelando il re, immediatamente si drizzò in piedi e si chinò al suo cospetto con il capo chino. L'uomo le si avvicinò.

« Alzatevi lady Anna, non ha molto senso che vi inchiniate al mio cospetto dato che tra non molto tempo saremo parenti. » osservò. Non sapeva bene cosa rispondergli.

« Immagino di sì. » affermò alla fine, seppure incerta.

« Dunque, volevo farvi una domanda lady Anna: amate Aegon? » rimase in silenzio a lungo prima di rispondere.

« Io gli voglio molto bene, ma non so se lo amo. » rispose sinceramente. Non le piaceva raccontare bugie e per questo cercava sempre di tergiversare quando doveva farlo. Il sovrano intrecciò le mani dietro alla schiena.

« Capisco. » esclamò con aria poco convinta e capì che aveva intuito che non amava per nulla il suo erede. Dopo essere uscito dalla camera della sua futura nuora, Rhaegar si diresse verso la propria. Era quasi arrivato, quando vide Aegon dirigersi verso di lui con aria frettolosa.

« Padre, devo chiedervi un favore. Voglio anticipare il matrimonio. » strillò. La cosa non lo stupiva molto e non poteva che credere che fosse una buona idea.

« Sì, figlio mio, penso che potrebbe essere un'ottima idea. In fondo non c'è motivo di aspettare visto che... » rimase qualche secondo in silenzio, poi aggiunse. « Lady Anna mi ha appena confessato che crede di essersi innamorata di voi. » mentì.

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Capitolo 8
*** Quando l'amore rischia di diventare egoismo ***


Anna stava facendo colazione nel balcone della sua camera, quando vide suo padre varcare la soglia della porta del balcone. Quel giorno il cielo era nuvoloso, con numerose nuvole bianche e di colore grigio chiaro. La ragazza si era già cambiata e aveva scelto di indossare un vestito di colore rosa.

« Padre, buongiorno, cosa vi porta qui? » chiese gentilmente. Jaime sorrise, le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia, per poi posare le mani sulle sue esili spalle.

« Ho una bellissima notizia per voi, figlia. » esclamò con aria allegra. La bionda si voltò verso di lui e lo fissò con aria sorpresa.

« Una bella notizia? Ma sedetevi, non state in piedi. » lo invitò spostando una sedia di legno vicino a sé. L'uomo si sedette.

« Aegon e Rhaegar hanno deciso di anticipare il matrimonio. » spiegò con aria eccitata. La giovane spalancò gli occhi sconvolta.

« Ma come mai una tale decisione? E a quando? » chiese perplessa e confusa.

« La cerimonia sarà fra tre settimane e ci saranno solo i membri della famiglia reale e della nostra. Poi il mese prossimo ci sarà una festa a cui tutte le famiglie nobili dei Sette Regni verranno invitate. » aggiunse.

« Va bene, però non capisco come mai tanta fretta. » notò perplessa. « Insomma padre, che bisogno c'è di sposarsi fra tre settimane e poi festeggiare con tutti i nobili tra un mese? » aggiunse.

« Pare che Aegon si sia innamorato di voi e per questo abbia fretta. » avrebbe dovuto dire invece che aveva fretta perché temeva che lei si innamorasse di suo fratello e decidesse di annullare il loro fidanzamento per sposare lui.

« Certo, sarà come dite. » rispose. « Immagino che dovrò vedere una sarta per commissionare l'abito da sposa. » osservò, prendendo la sua tazza di porcellana bianca colma di tè e portandosela lentamente alle labbra, per poi berne un sorso. Non era molto convinta dalle parole del principe, in fondo non le aveva mai dimostrato amore. Possibile che l'amasse e non si fosse accorta di nulla? Se per questo nemmeno si era accorta che Jon l'amasse e di certo non poteva assolutamente immaginarlo. « Avrei preferito che me ne parlasse prima. » ammise. Gli Stark sarebbero partiti poco dopo, quindi pensò che da parte sua sarebbe stato cortese andare a salutarli. Finita al sua colazione e salutato suo padre, uscì fuori dal castello e si diresse verso le stalle dov'era certa di trovare il corteo degli Stark.

I preparativi per il viaggio erano ormai completati e Jon, ignaro che il matrimonio era stato anticipato, si preparava a partire e non vedeva l'ora. Non era tanto interessato a rivedere i suoi cugini, ma desiderava soltanto scappare da Approdo del Re, o meglio da lady Anna. Finì di sistemare la sua borsa sulla sella della bestia e ci salì sopra. Proprio allora dietro a suo padre, sua madre, sua sorella e Aegon, vide Anna che si avvicinava. Una parte di lui avrebbe voluto sapere, darsi alla fuga e correre più veloce del vento senza una meta. Sorrise quando si avvicinò e si mise al fianco di Aegon.

« Sono venuta per augurarvi buon viaggio principe Jon, e anche a voi Lord Stark. » disse rivolta a lui e a suo zio. L'uomo fece un cenno di assenso col capo e Jon si sistemò meglio sulla sella.

« Grazie, lady Anna, è sempre un piacere vedervi. » la salutò Eddard. La quindicenne annuì. Dopo aver ultimato i saluti si allontanarono ed era molto grato di questo, voleva solo lasciarsi alle spalle quella donna il più in fretta possibile e cercare di pensare ad altro. Non si illudeva che qualche settimana di lontananza l'avrebbe aiutato a dimenticarla, però poteva sempre provarci. Finiti i preparativi e salutato tutti, partirono alla volta del Nord. Sarebbe stato un viaggio lungo e non proprio dei più semplici. Quella sera si fermarono in una radura in mezzo al bosco, non molto lontano dalla capitale del legno. L'erba era di un bel verde e faceva un leggero freschetto, però si stava bene.

Tra poco, proseguendo nel loro lungo cammino, sarebbe arrivato il vero freddo, quello opprimente in grado di distruggerti. Montò la sua tenda aiutato da Arya. Quando ebbe finito era già ora di riposarsi, quindi augurò la buonanotte alla cugina, la quale si diresse verso la tenda che divideva con la sorella maggiore. Entrato dentro la tenda abbassò il drappo di stoffa per chiuderla. Dopodiché camminò sul tappetto rosso e nero, in onore dei colori della sua casata, e si diresse verso il suo baule, che aveva messo vicino al bordo della tenda, a destra del letto. Iniziò a togliersi i vestiti partendo dal mantello nero. Stava per togliersi anche la parte superiore della casacca quando sentì una voce provenire da fuori.

« Jon, apritemi. » per forza rimase come pietrificato e non credeva alle proprie orecchie. Si avvicinò all'ingresso della tenda e sollevò il drappo. Fissò con sua grande sorpresa Anna Lannister. La bionda si levò il cappuccio scoprendo la chioma dorata. « Posso entrare? Voglio parlarvi. » probabilmente stava facendo un errore a lasciarla entrare, però lo fece. Entrata dentro la tenda si voltò verso di lui.

« Cosa ci fate qui? Dovreste essere ad Approdo del Re. » notò.

« Volevo salutarvi come si deve, prima non sono riuscita. » rispose semplicemente. La fissò perplesso.

« Penso sia meglio che torniate indietro. » disse freddamente avvicinandosi al baule e voltandole le spalle, però la ragazza non lo ascoltò e gli si avvicinò.

« Perché mi evitate? Cosa vi avrò mai fatto? » chiese stizzita. Si voltò deciso ad affrontarla.


« Ho commesso un grosso errore lady Anna. Ho provato a combattere questo forte sentimento, ma mi sta distruggendo e non posso più far finta di nulla. » lei lo guardò con aria perplessa. « Vi amo lady Anna, ho provato a far finta di nulla e lo scopo di questo viaggio era proprio cercare di dimenticarvi. » precisò.

« Jon, non sarà facile, anzi… sarà molto difficile. E dovremo lavorarci ogni giorno, ma io voglio farlo perché io voglio te. Io voglio tutto di te! Per sempre! Io e te, ogni giorno della nostra vita! E non mi importa quello che dice la gente, io vi amo. » esclamò lei decisa. Allora lui non poté più resistere e mandò al diavolo tutti gli dei e le regole. Tolse la distanza tra di loro e prese il suo viso tra le mani, per poi chinarsi lentamente verso di lei. All'iniziò fu un bacio dolce, le labbra si sfiorarono appena, poi con il tempo divenne più passionale. Spinto da un forte ardore che lo avvolgeva, la condusse velocemente verso il letto e la spinse su di esso, per poi sistemarsi sopra di lei, cercando di non gravarla con il suo peso.

La mattina dopo Jon fu il primo a svegliarsi e si passò la mano sul volto e poi si stiracchiò. A quel punto si voltò e sorrise osservando Anna che dormiva con aria beata. Teneva un braccio sulla coperta e l'altro sotto. Le accarezzò dolcemente il capo.

« Anna, tesoro... » la chiamò dolcemente. La giovane si mosse sotto le coperte e gli voltò le spalle.

« No, per favore Septa, voglio dormire ancora un po'. » le accarezzò dolcemente la schiena nuda e avvertì la morbidezza della sua bella pelle liscia.

« Anna, dai devi svegliarti. » era inutile darsi ancora del voi dopo la notte che avevano appena passato insieme. Anna cedette, aprì i bei occhi verdi e si voltò verso di lui, mettendosi a pancia in su e gli sorrise dolcemente.

« Buongiorno, credevo fosse la mia septa. » lui la guardò in modo strano.

« Perché la tua septa ha la voce da uomo? » domandò perplesso, la riccia scoppiò a ridere.

« No, però ero mezza addormentata. » notò divertita.

« Adesso cosa vogliamo fare? » chiese e il sorriso svanì dal volto della ragazza.

« Non lo so Jon, dobbiamo inventarci qualcosa. » osservò mettendosi seduta e tirando con sé la coperta bianca per coprirsi il petto, anche se a dir la verità non aveva molto senso dopo quello che avevano fatto quella notte. « Non possiamo proprio farlo. » aggiunse scuotendo la testa. Il bruno tirò un sospiro.

« Hai ragione, dobbiamo far finta che non sia successo niente. Faremo così: ora tu tornerai indietro e io andrò al Nord come previsto. » lei annuì piano.

« Tuo fratello mi ama per davvero. » disse.

« Lo so. » ammise tristemente. Avrebbero fatto del male ad Aegon se avessero continuato con questa storia. La fanciulla si passò una mano tra i lunghi capelli e si drizzò in piedi, per poi vestirsi. Finito di farlo, si voltò e lo fissò tristemente.

« Almeno ci siamo tolti uno sfizio, chiamiamolo così... » commentò. Jon si alzò in piedi e si vestì anche lui, per poi raggiungerla. Le prese di nuovo il viso tra le mani, baciandola con la stessa dolcezza della sera prima. « Jon ce la faremo a restare lontani? » chiese preoccupata.

« Non lo so, ma dobbiamo provarci. » rispose. Lei annuì.

« Bene, allora me ne vado. » disse. Fece per uscire dalla tenda, però lui l'afferrò per un braccio, la tirò a sé e l'abbracciò da dietro. A quel punto Anna si voltò e gli gettò le braccia attorno al collo e intrecciò le dita tra di loro. « Scappiamo? » prima voleva tornare indietro, convinta che fosse la cosa migliore.

« Non possiamo. » rispose deciso, sebbene in realtà avrebbe voluto anche lui scappare con lei, cavalcare insieme fino al tramonto.

« Sì, che possiamo. Scappiamo, troviamo un Septo ubriaco che ci sposi e poi consumiamo. » disse l'ultima parte con tono provocatorio.

« Come aveva fatto la prima volta tuo zio con sua moglie? » chiese. La Lannister annuì.

« Dai Jon, non ti piacerebbe? Potremo restare insieme per sempre, fino a quando morte non ci separi. » recitò la famosa frase che si diceva sempre ai matrimonio.

« Purtroppo non è così facile Anna, non possiamo proprio farlo. » disse. Lei lo lasciò andare e fece un passo indietro.

« Allora non mi ami per davvero, le tue erano promesse da marinaio, cioè senza valore. » strillò. L'altro le fece segno di stare zitta.

« Shh, non urlare, se no siamo rovinati. » supplicò. Lei scosse le braccia con fare nervoso.

« Se c'è una rovinata e una stupida qui sono io, perché ho perso la mia verginità con un maledetto che mi ha illuso. » esclamò furiosa.

« No, Anna ti amo, però come hai detto tu prima non possiamo stare insieme. Insomma, pensa a mio fratello. » spiegò afferrandola per le spalle, scuotendola leggermente.

« Quindi lui non deve soffrire, però noi sì. » protestò. « Sai bene quanto me che questo è ingiusto, a volte è necessario essere egoisti. » aggiunse con determinazione.

« Anna hai visto cos'è accaduto anni fa quando mio padre ha dato retta al suo cuore ed è scappato con Lyanna? Per non parlare di tuo zio Tyrion che ha, quasi, perso l'amore della sua vita a causa del suo egoismo. » lei scosse la testa.

« Non era egoismo Jon, ma amore. » precisò. « Potremmo scappare insieme e dopo esserci sposati torneremo indietro. » propose.

« Non ci vorranno più qui, verremo emarginati per quello che avremo fatto. Riusciresti a vivere senza più vedere, forse, i tuoi genitori e tutti i tuoi parenti? » commentò. Scosse la testa con forza, non avrebbe mai potuto vivere senza di loro, sapendo che la propria famiglia la detestava. « Senza contare che mio padre si arrabbierà molto. La situazione è ancora più complicata che vent'anni fa, tu devi sposare mio fratello. » le ricordò infine. Alla fine fu costretta a cedere e decise di tornare a palazzo. Fu molto felice di ricevere la visita di Lord Loras Tyrell che era un suo caro amico. I due andarono a passeggiare nel grande giardino del palazzo e stavano camminando sul sentiero di sassolini bianchi, che passava in mezzo all'erba verde, quando lui ruppe il silenzio.

« Mia sorella si è fissata con l'idea di entrare a far parte delle vostre Dame di compagnia, appena sposerete il principe. Pensa che il fatto che sposerà vostro fratello implica che debba assumere un ruolo di rilievo a corte. » ammise. La giovane tirò un sospiro.

« Loras, ne abbiamo già parlato, non mi fido di vostra sorella e sono dell'idea che darle un simile incarico non sarebbe una buona idea, cioè potrebbe approfittarne. » sapeva che Margaery era ambiziosa e che mirava in alto, magari avrebbe fatto di tutto poi per sposare Jon. Loras non era contento e non lo fu nemmeno Margaery quando venne a sapere del rifiuto da parte di Anna di non volerla tra le sue future Dame di compagnia, però c'era pur sempre la principessa Visenya che era più semplice da manipolare, considerando che non la conosceva nemmeno bene. Voleva diventare regina, però aveva compreso che non avrebbe mai sposato Aegon che era troppo preso dalla sua attuale fidanzata.

Quindi mirava a Jon, nella speranza diventare perlomeno principessa e magari, se Aegon non avesse avuto figli, futura regina.( Va bene lo so che avevo detto che doveva sposarsi con James Margaery, e sono ancora promessi, ma sapete com'è fatta... )

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Capitolo 9
*** Sospetti che si insinuano ***


Mentre avanzavano verso il Nord, il freddo si faceva sempre più pungente e dopo dieci giorni circa di viaggio iniziarono a vedere la prima neve bianca e fredda. Stavano attraversando un sentiero coperto da quel manto bianco in mezzo a una pineta, in cui le chiome verdi degli alberi erano cosparse di candida neve, quando suo zio avvistò quella che sembrava una carcassa di pelo di colore chiaro. Si diressero verso di essa e con loro grande sorpresa trovarono il cadavere di un metà lupo: una specie appunto di grosso lupo, molto più grande del classico animale. Ned si avvicinò per osservare meglio il cadavere della povera bestia. Nel collo aveva conficcato il corno spezzato di un cervo.

Lo Stark si chinò verso la carcassa e scosse la testa osservando l'animale.

« Deve aver lottato contro un cervo. » commentò tristemente.

« Il metà lupo è il simbolo di casa Stark, non sarà un cattivo presagio zio? » notò Jon, avvicinandosi per guardare anche lui meglio il cadavere. Attorno alla bestia morta, evidentemente una femmina, c'erano cinque cuccioli che cercavano di smuovere la madre.

« No, Jon. Devono essere i suoi figli. » notò. Sansa e Arya li raggiunsero e la rossa prese in braccio un cucciolo dal pelo grigio, accarezzandone dolcemente la testa, prima di chiedere:

« Cosa ne sarà di loro? La loro madre è morta. » esclamò. Jon temeva di conoscere la risposta a quella domanda, però non si sentiva di dirlo alla cugina. Theon Greyjoy era il figlio di un uomo che anni prima aveva tentato di liberarsi degli Stark, senza successo naturalmente. A causa di questo, dopo che la ribellione venne sventata, fu costretto in segno di pace a mandare suo figlio dagli Stark. Per loro doveva essere in un certo senso un valletto, o almeno avrebbe dovuto servirli in quel modo, oppure avere il ruolo di scudiero. Invece Ned aveva finito per trattarlo come un figlio e infatti gli era molto affezionato. Naturalmente il ragazzo ricordava con affetto il suo vero padre, di certo non l'aveva dimenticato.

Arya invece prese in braccio un altro cucciolo con lo stesso mantello di quello preso dalla sorella.

« Meglio una morte veloce. » affermò Theon tentando di strappare la bestiola dalle braccia di Sansa, che sconvolta lo scansò e lo guardò male.

« No. » protestò terrorizzata. Ned si alzò in piedi.

« Sansa, è la cosa migliore. Se li lasciamo qui moriranno di fame, lo capite? » chiese cortesemente alla figlia, che però sembrava non voler sentire ragioni.

« Aspettate, qui ci sono cinque cuccioli, per ogni mio cugino. » suggerì Jon. Sansa lanciò un'occhiata speranzosa al padre, insieme alla sorellina. Il lord di Grande Inverno tirò un sospiro.

« Va bene. » acconsentì. Recuperarono i cuccioli e fecero per andarsene, quando il principe avvertì un guaito provenire da dietro a una roccia. Si avvicinò e scoprì un altro cucciolo dal mantello completamente bianco e gli occhi rossi. Infatti, contrariamente ai fratelli, li aveva già aperti. Lo prese per la collottola e lo tirò su. « Quello potreste prenderlo voi, in fondo siete uno Stark. » osservò suo zio. Peccato che non ce ne fosse ancora uno per sua sorella, di certo anche a lei avrebbe fatto piacere averne uno come loro; purtroppo invece non c'era un settimo metà lupo per Visenya. « Dovrete prendervene cura, addestrarli e seppellirli, se e quando dovessero morire. » sancì con tono severo Eddard e non poteva che dargli ragione, sebbene non disse nulla.

A una settimana dal matrimonio sembrava tutto pronto, c'erano solo delle ultime cose da definire, come il vestito della sposa. Anna stava facendo la penultima prova dell'abito. Vestito che aveva scelto più che altro sua zia Cersei. Quella donna si comportava come se a sposarsi dovesse essere lei e le aveva imposto l'abito che le piaceva. Alla fine aveva finito per cedere, non volendo litigare con la bionda. Quella mattina si trovavano nella sua stanza e la sarta, una signora dai capelli grigi raccolti dietro alla testa, di circa quarant'anni, stava china sulla gonna, quasi in ginocchio, per sistemarla. La ragazza si osservava allo specchio davanti a lei, alto poco più della fanciulla. L'abito era di colore avorio, con dei fili d'oro sulla pancia e sul petto che formavano dei leoni.

Sua madre chiaramente non sopportava più la cognata ed era seduta su una sedia, accanto alla toeletta, intenta a lanciare occhiate alla Baratheon come per dire: "dì qualcosa e ti strozzo". Le due donne non perdevano mai occasione per bisticciare, figuratevi ora che si facevano la guerra per preparare il matrimonio. Naturalmente in mezzo c'era la povera Anna, che alla fine nessuno interpellava.

« Mia signora, come sentite il vestito? È troppo stretto? » chiese gentilmente la sarta, che era l'unica che pensava un po' al bene della sposa.

« No, mi sembra che vada bene. » rispose accarezzandosi la pancia stretta dal corpetto, che però non le dava la sensazione di soffocarla, come a volte poteva capitare ad alcune dame.

« Per me bisognerebbe stringerlo ancora un po'. » intervenne Cersei seduta al bordo del letto.

« Sì, così la soffoca, è già abbastanza stretto. » esclamò in disaccordo Myranda.

« Madre, zia, per favore, potete uscire? » disse Anna esasperata.

« Ma Anna, tesoro! » protestò la bruna.

« Uscite, per favore, voglio decidere io per il mio vestito e non vi sopporto più. » strillò voltandosi verso di loro, guardandole male. Le due donne uscirono guardandosi in cagnesco e le sentì litigare oltre la porta. Continuarono finché il suono delle loro voci non apparve ovattato. Probabilmente dovevano aver continuato anche mentre camminavano per il corridoio, dandosi la colpa a vicenda. « Prego, andate avanti. » disse Anna rivolta alla signora, tornando a concentrarsi sul proprio riflesso nello specchio. L'altra non rispose e proseguì con il suo lavoro. Dopo aver finito le comunicò che avrebbero fatto l'ultima prova il giorno prima del matrimonio e lei annuì in risposta. Quando se ne fu andata tirò un sospiro, per poi dirigersi verso il letto, lasciandosi ricadere su di esso. Si sedette sul bordo, nel lato destro, dove prima c'era la leonessa.

Tirò un sospiro. Avrebbe tanto voluto sotterrarsi e morire lì. Voleva solo che questa faccenda del matrimonio finisse in fretta. Dopo un po' si alzò in piedi e si cambiò, indossando un vestito di colore rosa. Finito di cambiarsi, uscì fuori dalla sua stanza chiudendosi la porta alle spalle. Decise di andare a fare un giro in giardino, sperando che un po' di aria fresca le avrebbe fatto bene. Si diresse allora verso il portone d'ingresso e lo aprì. Uscita fuori espiro profondamente, per incanalare bene l'aria fresca e pulita. Camminò un po' sul sentiero che costeggiava il giardino e si sedette su una panchina all'ombra di un albero. Le mancava tanto il giardino di casa sua, sebbene quello del palazzo non fosse poi tanto diverso da quello.

Il giorno del matrimonio era sveglia già dell'alba in preda all'ansia. Non era tanto l'emozione, o forse anche quella, ma soprattutto la paura. Era terrorizzata all'idea di sposare Aegon, dato che un giorno sarebbe diventata regina. Questo si sperava il più tardi possibile; non tanto per Rhaegar, ma perché prima doveva abituarsi alla vita di corte. Essere la moglie del principe, nonché erede al trono, sarebbe stato già stressante, soprattutto se non ce l'avrebbe fatta a restare incinta in fretta. Se doveva dare retta alla predizione di quella veggente, secondo la quale avrebbe avuto sei figli, restare in dolce attesa non avrebbe dovuto rappresentare un problema alla fine. Si passò una mano tra i lunghi cappelli biondi e tirò un sospiro.

Fece un lungo bagno caldo e fu quasi tentata di affogarsi nell'acqua fumante in modo da non doversi più sposare, ma alla fine recuperò la ragione e si drizzò in piedi per asciugarsi. Poco dopo una serva venne ad aiutarla a indossare l'abito da sposa. Mentre finiva di sistemarlo, si guardò allo specchio. Appena la signora, o signorina - non l'era dato saperlo - ebbe finito di sistemarla, venne un'altra donna per acconciarle i capelli. Le sistemò i lunghi capelli dorati dietro alla testa e glieli lasciò semi raccolti. Alla fine fu pronta per il matrimonio. Suo padre la scortò a braccetto fino al Grande Settembre di Baelor dove si sarebbe svolta la cerimonia. Entrarono nel grande edificio rotondo con l'effigi degli dei e i loro simboli.

Suo padre la portò fino al suo sposo e lei sorrise ad Aegon, un sorriso mezzo falso ovviamente. Il Grande Septo iniziò la cerimonia.

« Poni il tuo mantello sulle spalle della sposa per metterla sotto la tua protezione. » spiegò. Voltò le spalle ad Aegon e questi sostituì il suo mantello d'oro con uno rosso e nero. La cerimonia proseguì tranquillamente con nulla di strano. Alla fine tornarono al castello e mangiarono un sostanzioso banchetto. Un menestrello rallegrò la festa. Sul suo viso apparve un perenne sorriso falso e quando vide il vino rosso le venne in mente un particolare: non era più vergine e tutti si aspettavano del sangue sulle lenzuola. Adesso come avrebbe fatto? Poi le venne un'illuminazione. Più tardi vennero scortati in camera dai loro genitori che, dopo aver augurato loro la buonanotte, li lasciarono da soli.

Più tardi Aegon dormiva profondamente, russando a differenza di Jon, sebbene piano, voltandole la schiena. Anna allora si provocò un taglio sulla coglia e diluì il sangue con del vino rosso per aumentare la macchia sulle lenzuola. Finita la sua piccola truffa, si sistemò sotto le coperte e dopo qualche minuto si addormentò a pancia in su. I giorni passarono velocemente e scoprì che essere sposata con il biondo non era tanto male, nonostante non fosse Jon e russava. Jon nel frattempo era giunto a Grande Inverno ed ebbe modo, durante il suo soggiorno, di avvicinarsi a sua cugina; non ad Arya come ci si sarebbe aspettato, bensì a Sansa che gli era molto grata per aver salvato i metà lupo.

Doveva ammettere che era diventata una bella ragazza, molto diversa dalle nobili a cui era abituato, ma non era Anna. Suo padre colse la palla al balzo e gli consigliò - in realtà era più un ordine mascherato da suggerimento - di corteggiare la cugina. Quando il mese dopo tornò a casa trovò tutti in fervida attesa per i grandi festeggiamenti per il matrimonio di suo fratello. Il matrimonio pareva aver fatto bene al principe che era di umore allegro ed era molto felice di rivederlo. Insomma tutto sembrava essere ritornato alla normalità. Diede retta a suo padre quando il mese dopo Anna ebbe un capogiro poco dopo il pranzo e il maester rivelò che probabilmente la principessa era incinta di circa un mese.

Nessuno pensava che sarebbe rimasta incinta così presto, ma pareva che gli dei, soprattutto la Madre, erano dalla parte degli sposi. Per un periodo aveva anche pensato che il bimbo fosse suo figlio e che Anna era incinta da più mesi, pero sfortunatamente il piccolo nacque otto mesi dopo la scoperta. In seguito, mentre Jon era al Nord, ci fu un incedente. La stanza del principino aveva preso fuoco e sua madre si era buttata in mezzo alle fiamme per salvare il figlio. I suoi vestiti bruciarono, ma lei e il bimbo non si fecero nulla. Avevano solo respirato un po' di fumo ed erano rimasti affumicati. Il piccolo era stato protetto dalla madre che l'aveva stretto al petto e avvolto precedentemente in una coperta che si trovava all'interno della culla.

L'incidente era rimasto impresso nella mente della bionda che a volte la notte si svegliava in preda agli incubi. Rhaegar ricordò che, prima dell'incendio, non aveva paura del fuoco e amava il calore del fuoco. I dubbi si insinuarono nelle menti del sovrano e iniziò a chiedersi se quel matrimonio fosse stato una buona idea. Alla fine decise di non darci importanza. Aveva altre cose a cui pensare che a simili particolari, come ad esempio un nipotino da viziare. Con la nascita di Rhaegar la profezia della veggente sembrava sempre più destinata ad avverarsi. Tre anni dopo nacque il principe Aegon. Jaime invece venne alla luce due anni dopo ancora, con grande sconforto del padre che avrebbe preferito tanto avere una bella e dolce bimba.

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Capitolo 10
*** Le cose cambiano in dieci anni ***


j Dieci anni erano passati dal matrimonio di Aegon Targaryen, erede al Trono di Spade, e Anna Lannister. La crisi che aveva colpito le casse dello stato si era ormai conclusa, grazie all'oro dei Lannister e alla buona organizzazione del re e dei membri del Concilio Ristretto. Tyrion Lannister era diventato il nuovo Maestro del Conio, dopo che il precedente aveva deciso di rinunciare alla carica.

Quella non era stata un’idea del sovrano, ma della sua bellissima nuora che negli anni aveva assunto un ruolo di grande importanza a corte ed era diventata sempre più simile alla zia. Inutile negarlo, però era diventata ambiziosa, seppure non cinica e cattiva come Cersei. Le assomigliava sempre di più ed era ormai la versione ventiseienne della donna. Ora era una vedova, dato che il marito era morto qualche anno dopo il matrimonio della nipote, e le terre dei Baratheon erano passate a Joffrey che aveva sposato Margaery Tyrell.

Sfortunatamente, si fa per dire, Joffrey era morto il giorno del suo matrimonio avvelenato da un calice di vino. Inizialmente si era sospettato di Tyrion, che era stato umiliato dal nipote alla cerimonia, però la testimonianza di Aegon e sua moglie lo aveva scagionato. I due infatti avevano notato un uomo mettere il veleno nel calice. La ragione del gesto rimaneva ancora un mistero, sebbene Anna sospettava che dietro ci fosse Olenna Tyrell, la nonna della sposa, che non voleva che la nipote passasse la vita al fianco di un uomo perfido come il giovane Baratheon.

In seguito Margaery ne sposò il fratellino, Tommen, molto più giovane di lei e infatti solo da poco avevano avuto una figlia di nome Lucy, che la Tyrell stava cercando di far fidanzare con il futuro re Rhaegar. La madre del principino non era per niente d’accordo, soprattutto se questa avrebbe ereditato il carattere, a suo parere insopportabile, della madre. Invece suo fratello James aveva finito con lo sposare la loro cugina Arianne, ormai principessa di Dorne.

In questo modo si era definitivamente sancita, in teoria, la pace tra Martel e Lannister. La coppia aveva due figli: Robinia, che un giorno avrebbe regnato su Dorne, e Tywin, che al contrario avrebbe ereditato Castel Granito. Jon dal canto suo era sposato con Sansa e avevano tre figli. Robb Stark aveva finito per sposare Myrcella Baratheon e la coppia era in attesa del loro quarto figlio. A quanto sembrava la ragazza si era scordata della predizione della veggente conosciuta anni prima, però sua cugina no.

Bran Stark era divenuto un membro della Guardia Reale. Suo fratello Rickon era morto di Febbre, con grande dolore della madre Catelyn che a distanza di anni non era ancora riuscita a superare la perdita. Il suo metà lupo era stato regalato da Ned al figlio primogenito di Robb, Edmud. Invece Arya si rifiutava ancora di sposarsi e vagava in giro nei Sette Regni; secondo le malelingue faceva la mercenaria e dava poche notizie di sé.

Joanna, la più piccola dei fratelli Lannister, si era sposata con un nobile appartenente a una famiglia cadetta dei Lannister e avevano un unico figlio: Gregory. I due andavano abbastanza d’accordo, sebbene di tutto il gruppo lei pareva aver fatto il matrimonio peggiore, considerando che tra lei e il marito pareva esserci solo una specie di muto rispetto, o qualcosa del genere. In ogni caso il regno non era molto cambiato in quei dieci anni, tutto era rimasto abbastanza uguale.

Quel giorno Anna si era svegliata di buon umore e, dopo un bel bagno caldo ed essersi vestita, era andata a vedere i figli. I bimbi avevano ciascuno la propria stanza, non molto distante dalla sua. Per prima cosa andò a vedere Rhaegar e bussò alla porta di legno. Dopo qualche secondo sentì la sua voce mezza addormentata.

« Avanti. » aprì la porta e vide il figlio che si stava sedendo sul letto, poggiando la schiena contro lo schienale del letto. La coperta era di colore rosso. La donna attraversò la stanza dirigendosi verso la finestra e l’aprì facendo entrare la luce del sole dentro alla stanza.

« Coraggio, alzatevi. » lo chiamò voltandosi verso di lui. Il bimbo di nove anni si drizzò in piedi e si stiracchiò. Indossava una camicia da notte maschile di colore bianco. « Ora vado a vedere Aegon e Jaime. » si congedò uscendo fuori dalla stanza e chiudendosi dietro la porta, sperando che il primogenito si sbrigasse. Allora si diresse verso la stanza del secondo figlio e bussò nuovamente alla porta.

Quando entrò trovò il figlio già in piedi intento a vestirsi. Si avvicinò al bimbo e gli diede un bacio sul capo coperto di capelli di colore biondo dorato. Il piccolo si voltò e la fissò con i suoi occhi color verde smeraldo. Dei suoi figli, fino adesso, era l’unico ad avere sia i suoi capelli, sia i suoi occhi. Tuttavia era la miniatura del padre e aveva pure il suo stesso naso e le sue labbra. Indossava dei pantaloni di colore nero ed era ancora a petto nudo.

« Siete quasi pronto, al contrario di Rhaegar. » notò sorridendo. Il bimbo sorrise a sua volta. Lo lasciò intento a vestirsi e si diresse verso la camera del più piccolo. Quando entrò lo trovò ancora addormentato nel suo letto dalle coperte blu. Si diresse nuovamente verso alla finestra e l’apri, lasciando di nuovo che la luce entrasse illuminando la camera e i suoi mobili. Il bimbo gemette e si voltò nel letto voltandole la schiena.

Si avvicinò e si sedette sul bordo del letto, per poi accarezzargli dolcemente il capo coperto di capelli bianco-argentati. Fino a quel momento solamente lui aveva ereditato i capelli e gli occhi viola tipici dei Targaryen, nonché la loro pelle chiarissima. Dei suoi tre figli lui era quello che più di tutti sembrava avere sangue Targaryen nelle vene, nonostante il nome lo tradisse. Avevano deciso di chiamarlo così perché era il nome del padre di Anna e poiché era nato nello stesso giorno di Jaime e Cersei.

A discapito di tutto ciò era un piccolo draghetto in attesa di crescere, oltre che essere il più piccolo della nidiata, almeno per ora. Sua madre non era tanto restia dal non fare più figli fino alla nascita della tanto sospirata figlia femmina. Un anno prima circa si era rivolta a un’altra veggente per farsi leggere il futuro e questa le aveva rivelato che se voleva davvero una figlia avrebbe dovuto cambiare il seme, solo che questo implicava automaticamente tradire suo marito.

Più tardi a colazione si sedette vicino al marito. La coppia si scambiò un bacio a fior di labbra per salutarsi e poi iniziò a mangiare. Di solito consumavano la colazione sul bancone della camera di Anna o Aegon, il pranzo con i figli e la cena con tutta la famiglia. L’inverno era già arrivato, ma quel giorno non faceva troppo freddo e potevano tranquillamente mangiare fuori senza preoccuparsi più di tanto di congelarsi.

« Anna, devo andare per un po’ al Nord, c’è una ribellione e Ned ha chiesto aiuto. » la informò. La donna annuì piano e si asciugò le labbra con un tovagliolo bianco, avendo appena finito di sorseggiare del tè. « Zio Oberyn ha detto che viene per un periodo, pensateci voi. » suggerì. Gli occhi della ragazza parvero illuminarsi.

« Oberyn viene qui? Anche Ellaria? » chiese molto interessata. L’altro annuì.

« Sì, certo. Figuratevi se quei due si separano. » rispose. « Uh… Vi vedo particolarmente contenta, forse è meglio che non vi lasci soli. » scherzò. La ragazza sorrise e gli mise una mano sulla sua che teneva poggiata sul tavolo.

« State tranquillo, lo sapete che per me è come uno zio. » osservò per tranquillizzarlo. Non era proprio una bugia. Voleva un gran bene a Oberyn, ma non era esattamente uno zio per lei. Erano cugini di terzo grado, niente di più alla fine. Sebbene andassero molto d’accordo, alla fine era solo un grande amico, come Loras Tyrell per lei. Dopo la morte del suo amato Renly era diventato la sua Guardia Reale personale e doveva proteggerla.

Si fidava di lui, era una delle poche persone che conosceva tutti i suoi più intimi segreti, persino sua madre non aveva quel privilegio. Già sua madre che era morta cinque anni dopo il suo matrimonio, dopo essersi gravemente ammalata, di non si sa bene cosa. Una parte di lei dubitava che sua zia avesse iniziato ad avvelenarla e che poco a poco aveva finito per ucciderla. Solo che non ne era sicura e, tanto meno, possedeva le prove per poterlo confermare.

Dopo la colazione salutò il marito che doveva andare a sistemare le ultime cose per il viaggio e chiamò Loras.

« Loras, venite un attimo. » lo chiamò. L’uomo entrò dentro la stanza e uscì sul bancone con indosso un’armatura luccicante con il simbolo della Guardia Reale e un bel mantello bianco sulla schiena.

« Sì, mia principessa? » chiese. Lei bevette ancora un sorso di tè prima di rispondere.

« Loras, per favore, andate a prendermi l’occorrente da scrivere. » ordinò. L’uomo fece un cenno di assenso e tornò dentro alla stanza. La giovane tirò un sospiro e si voltò verso il mare blu. Da lì non poteva vedere le spiagge di Dorne, ma era quello il suo scopo, seppure era perfettamente a conoscenza di non poter vedere fino a laggiù. Era una persona realistica. Aveva appena finito di fare colazione e una serva stava sparecchiando quando Loras tornò.

Si sedette alla sua scrivania, a destra dell’armadio, e prese la pergamena che le porgeva, insieme a una penna e una boccetta d’inchiostro, posandole poi sul tavolino.

« Come mai ci avete messo così tanto tempo? » domandò iniziando a scrivere sopra alla pergamena.

« Non riuscivo a trovare quello che desideravate. » spiegò con un’espressione seria sul volto. La bionda alzò gli occhi verso di lui fissandolo con sospetto, poi riabbassò gli occhi sulla pergamena.

« Va bene. » rispose. La serva rientrò nella stanza.

« Io ho finito maestà, vi serve ancora qualcosa? » chiese. Scosse la testa.

« No, Brenda, andate pure. » la congedò. Appena la signora fu uscita aggiunse: « Ditemi chi era stavolta che vi ha trattenuto. » esclamò curiosa continuando a scrivere. Il bruno si passò una mano tra i capelli scuri.

« Si chiama Richard. » rispose un po’ in imbarazzo. La bionda arrotolò la lettera, la legò con un fiocco di colore rosso e gliela consegnò.

« Speriamo in bene, l’ultimo era molto antipatico. » disse sorridendo. « Ora, per favore, andate a cercare un corvo per consegnare la lettera a Oberyn. » ordinò. L’uomo fece di nuovo lo stesso cenno di poco prima e se ne andò per cercare il corvo. Una settimana dopo Oberyn arrivò a destinazione e scese dalla barca, con le vele aventi i colori e il sole simbolo di Dorne. Si sistemò il mantello che portava per riscaldarsi e ripararsi dal freddo a cui non era per nulla abituato abitando nel deserto.

Persino Ellaria, che vestiva sempre mezza nuda, quel giorno era stata costretta a coprirsi. Mentre camminavano sul pontile videro Anna che li aspettava sulla terra ferma poco distante e la donna commentò:

« Certo che è diventata molto bella. » osservò. « Quando si dice invecchiare bene. » continuò sorridendo.

« Sei gelosa? » domandò l'uomo con aria divertita senza distogliere però lo sguardo dalla riccia, che ora li stava salutando con una mano e si stava avvicinando. La donna lo osservò, per poi tornare a guardare la giovane.

« Figurati se sono gelosa. » esclamò in segno di protesta. Quando la raggiunsero lei abbracciò Oberyn con troppo affetto a parere di Ellaria che diede un colpo di tosse per rammendarle la sua presenza. L’altra si voltò e abbracciò pure lei, ma con meno ardore. Poco dopo che furono arrivati a corte le portò via il suo amante con la scusa di mostrargli i giardini innevati del palazzo e la bruna resistette alla tentazione di strozzarla.

La coppia andò effettivamente nei giardini e iniziò a passeggiare sul sentierino di sassolini, ora pressoché coperto dalla neve. La donna indossava un vestito pesante, ma con una grande scollatura, sebbene di certo non provocante come quelle che portavano sempre le donne di Dorne. Passeggiava a braccetto con il Martell e rideva di gusto alle sue battute. Aveva detto a Loras di restare dentro alle mura ed era abbastanza chiaro perché.

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Capitolo 11
*** Profezie che si avverano, o iniziano ***


Anna Lannister era diventata una donna a cui era difficile dire di no. La sedicenne un po’ insicura aveva lasciato il posto a una donna molto più matura e perfettamente consapevole di cosa desiderava. L’unica persona a rendersi veramente conto di ciò era Ellaria, invece Oberyn era come ammaliato da quella biondina, la quale era chiaro come il sole che ci stesse provando con lui.

Oberyn Martell era un uomo intelligente, ma pur sempre un uomo alla fine, e di certo era incapace di resistere al fascino femminile di una ventiseienne non particolarmente segnata fisicamente dalle tre gravidanze che aveva avuto negli ultimi dieci anni. Ellaria immaginava che in quel lasso di tempo sua zia fosse riuscita a insegnarle qualcosa, come se già non le avesse insegnato abbastanza.



Di certo non avrebbe mai potuto immaginare che Rhaegar avesse perso la testa per una donna più giovane e affascinante. Nemmeno l’altra lo sapeva a dire la verità, non se n’era ancora resa conto. Quella mattina Anna stava facendo colazione nella sua stanza in compagnia di Oberyn.

« Come sta andando il vostro soggiorno qui ad Approdo del Re? » chiese gentilmente, mettendosi in bocca un chicco d’uva verde, prendendolo dal grappolo contenuto dentro a una ciotola di colore verde, che stava in mezzo al tavolino di legno.

« Molto bene, anche se temo che Ellaria non condivida la mia gioia. » lei lo fissò sorpresa.

« Come mai? » chiese. L’uomo alzò e abbassò le spalle.

« Non ne ho idea, ma ho il dubbio che sia gelosa di voi. » rispose. Sorrise con aria divertita.

« Di me? » domandò ridacchiando e mangiando un altro chicco d’uva. Il bruno annuì.

« Esattamente, incredibile vero? » chiese. Lei sorrise di nuovo, però con fare seducente stavolta e sbatté le lunghe ciglia nere.

« Assolutamente. » confermò bevendo un sorso d’acqua da un calice. « Vi va di accompagnarmi a fare un giro nella foresta? C’è una bella cascata nel bosco e mi piacerebbe mostrarvela. » esclamò riposando il calice sul tavolo. L’altro annuì.

« Perché no?! Sembra interessante. » commentò. La bionda annuì.

« Decisamente. » confermò. Più tardi la coppia uscì dal castello e si diresse a piedi verso il bosco. Attraversarono le vie affollate della capitale dei Sette Regni e ben presto uscirono fuori dalle mura della città. Percorsero un sentiero diretto verso il bosco e in breve tempo si inoltrarono dentro di esso. Anna lo prese a braccetto e alzò gli occhi verso le chiome spoglie degli alberi, fissando con gli occhi verdi la neve sui rami e le poche foglie secche ancora presenti.

« Mi sono sempre piaciuti i boschi. » confidò.

« Io ho sempre preferito le oasi nel deserto, voi non ci siete mai stata vero? » domandò voltandosi verso di lei. La riccia scosse la testa.

« Non sono mai stata nemmeno nel deserto, cioè a Dorne sì, però non ho mai visto proprio il deserto. » confessò con tono rammaricato.

« Allora bisogna assolutamente rimediare! Appena possibile dovete venire a Dorne. » propose.

« Devo chiedere il permesso a Rhaegar, ma non penso che farà tante storie. » rispose sorridendo.

« Lo spero, Dorne è bellissima e in questo periodo fa meno caldo, persino da noi. » in realtà le temperature erano sempre alte, ma erano diventate decisamente più sopportabili e per una donna come lei, che non era abituata, era l’ideale. Quando raggiunsero il laghetto nel bosco con la cascata, lo trovarono ghiacciato.


L’acqua aveva rotto il ghiaccio e continuava a scorrere con prepotenza.

« In primavera e in estate è un posto bellissimo, ma se vuoi camminare sul ghiaccio è perfetto. » commentò avvicinandosi all'acqua gelata.

« Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto fare il bagno. » confessò avvicinandosi anche lui all'acqua. Lei si voltò e si sistemò il vestito ad altezza della vita in modo che ricadesse meglio lungo il suo busto.

« A Dorne potrete farlo anche in questa stagione, immagino. » ipotizzò.

« Assolutamente sì. » confermò con aria quasi divertita.

« Allora vorrei ancora di più venire. » esclamò decisa.

« Pensate di riuscire a convincere il re e vostro marito? » chiese mettendo le mani dietro alla schiena e intrecciandole. La giovane mosse alcuni passi e gli arrivò vicinissima, tanto che i loro corpi potevano quasi sfiorarsi.

« Se lo dubitate non mi conoscete abbastanza, sono molto cambiata in questi dieci anni e sono diventata molto più determinata e decisa ad avere quello che voglio. » affermò.

« E cosa volete principessa Anna? » l’altra si morse leggermente il labbro inferiore.

« Tutto ciò che posso ottenere. » rispose. Lentamente si avvicinò e gli sfiorò le labbra con le sue; quando vide che lui non accennava ad allontanarsi o respingerla partì più decisa e lo baciò con un po' più di decisione. Non era un bacio passionale, voleva andare con calma e vedere come reagiva. Oberyn non era di sicuro un uomo da fermarsi davanti a una bella donna, seppure sposata, però lei era pur sempre la moglie di suo nipote e quindi poteva benissimo respingerla.

Non accade, però non aveva fretta e si allontanò bruscamente da lui, fissandolo con finta aria affranta.

« Mi dispiace, perdonatemi, è stato solo un momento di debolezza. » si scusò. La guardò un attimo in silenzio, poi parve come riprendersi da una specie di trance.

« Succede, non importa. » la tranquillizzò.

« Penso sia meglio tornare al castello e dimenticare questo piccolo incidente. » suggerì. Nelle settimane successive fece finta di nulla, anche se a volte fingeva di guardarlo un pochino intimidita. Attese un mese prima di partire di nuovo all'attacco e un giorno lo portò in giardino. L’inverno stava finendo e la neve stava incominciando pian piano a sciogliersi, rimostrando l’erba verde che aveva coperto fino a quel momento.

Alcuni dicevano che la primavera era la stagione dell’amore, probabilmente perché la maggior parte delle specie si accoppiava in quel periodo, o così pareva. Erano i maester a dirlo, però non sapeva se fosse effettivamente vero e non gliene importava più di tanto. Un corvo arrivò dal Nord con la notizia della morte per parto di sua cugina Myrcella e appena saputo si era rinchiusa per due giorni nella sua stanza rifiutandosi di mangiare.

Alla fine era riuscita a riprendersi ed era uscita dalla sua camera. L’appoggio di Oberyn in quei giorni era stato molto prezioso per lei e stava finendo per affezionarsi davvero a lui. Ellaria era l’unica che se n’era accorta, per fortuna da una parte, perché gli altri membri della famiglia reale avevano tutti altro a cui pensare.

In breve tempo la ragazza raggiunse il suo scopo: infilarsi nel letto del Martell. La giovane contava sul fatto che aveva otto figlie illegittime, di cui quattro con Ellaria, e sul fatto che la veggente le aveva detto che doveva cambiare il seme se sperava di avere la figlia che tanto sognava. Quello che non poteva di certo immaginare era che la donna era stata corrotta da qualcuno che desiderava infilarsi nel suo letto e quindi la strega non aveva davvero predetto quello.

Ellaria alla fine, colta dall'esasperazione, se ne tornò a Dorne, però Oberyn preferì restare lì, cosa che contribuì a fare arrabbiare di più la donna. Quattro mesi dopo l’inizio della sua relazione extraconiugale incontrò un’altra veggente e leggendole la mano previde a breve la morte di Aegon. Disperata e sconvolta decise di precipitarsi immediatamente dal marito.

Le ci vollero due settimane di viaggio per raggiungere l’accampamento del marito e appena arrivata si precipitò alla sua ricerca. Entrò dentro all'accampamento e chiese a un soldato dove poteva trovare il principe. Questi le indicò la tenda più grande del campo, la quale stava poco distante e più o meno in mezzo al campo.

Quando entrò non si aspettava di trovare il marito in dolce compagnia di una donna di facili costumi, sebbene in fondo avrebbe dovuto forse aspettarselo. Fulminò con lo sguardo la bionda che stava seduta sulle ginocchia del biondo e gli stava mettendo in bocca degli spicchi di mela dalla buccia di colore giallo. Si schiarì la voce per avvertirli della sua presenza ed entrambi si voltarono fissandola sorpresi.

« Voi che ci fate qui? » chiese.

« Io dovrei chiedere che ci fa qui questa, ma preferisco non saperlo. » esclamò incrociando le braccia ad altezza del petto. Rivolgendosi alla bionda aggiunse: « Andatevene, per favore. » disse gentilmente a quella che sicuramente doveva essere una prostituta. L’altra si alzò in piedi e usci fuori dalla tenda con aria scocciata.

« Allora? » chiese ancora.

« Dovete tornare a corte con me, lo dico per il vostro bene. » spiegò.

« Per il mio bene? Non posso lasciare il campo di battaglia, dopodomani sarà finita. » affermò deciso alzandosi in piedi e avvicinandosi alla moglie. Questa si gettò tra le sue braccia e lo abbracciò con forza.

« Che vuol dire? Vi prego Aegon, tornate a casa con me. » supplicò in preda alla disperazione. L’altro scosse la testa.

« Non posso, però se volete restare qua siete la benvenuta. » capì subito cosa intendeva dire e sorrise, ridacchiando gli tirò un pugno sul petto.

« Aegon! » strillò. L’afferrò per la vita e la tirò a sé, baciandola con passione.

« Tanto ormai è sera. » osservò e in effetti fuori stava già facendo buio. Tirò un sospiro.

« E la signorina che c’era qua? » chiese.

« Quella non mi serve più ora che ho mia moglie. » notò. « Allora, che dite moglie? Recuperiamo i cinque mesi di lontananza? » insistette.

« Va bene. » acconsenti. A farla cedere furono i morsetti che iniziò a darle sull'orecchio sinistro. Sapeva bene che bastava di solito quello per farla cedere. Il più delle volte funzionava, anche se ogni tanto certo non bastava quello per convincerla. La portò in una “stanza” adiacente, dove trovarono ad aspettarli un bel letto matrimoniale dalle coperte di colore grigio.

La mattina dopo quando si svegliò lo trovò già intento a indossare l’armatura e si mise seduta, guardandolo storto.

« Già vi state preparando per la battaglia? » chiese con disappunto.

« Mi piacerebbe molto restare a letto con voi, ma purtroppo devo proprio andare. Mi dispiace, non volevo svegliarvi, speravo continuaste a dormire. » disse voltandosi verso di lei, le si avvicinò e le diede un dolce bacio sulla fronte. La sua armatura era di colore nero e aveva incastonati dei rubini che formavano un drago a tre teste, come quella di suo padre.

« Non importa, ma vi prego, restate davvero qui con me. » esclamò afferrandolo per un braccio.

« No Anna, devo proprio andare. Non vi preoccupate, ci rivedremo tra meno di un mese a casa, se tutto va bene. » lei annuì tristemente e lui le diede un altro bacio, stavolta sulle labbra, e le accarezzò una guancia. « Andrà tutto bene, state tranquilla. Dovete fidarvi di me. » la bionda gli accarezzò anche lei una guancia.

« Io mi fido di voi, però saranno gli dei a decidere oggi. » affermò abbracciandolo. Alla fine dovette cedere e separarsi da lui. Lo salutò ancora fuori dalla tenda e i due si scambiarono un lungo bacio passionale, prima di lasciarsi. Lo vide allontanarsi insieme ai soldati a cavallo e sentì una grande ansia invaderla.

Quella sera, mentre stava mangiando da sola, dentro alla tenda entrò Eddard Stark. Era in uno stato pietoso, non sanguinante, ma comunque malridotto. Non occorse che parlasse, perché capì solo guardandolo in faccia. Si portò le mani al viso e poi sul petto scoppiando in lacrime. L’erede al trono era caduto sul campo di battaglia.

Tre giorni dopo ci fu il funerale ad Approdo del Re. Lei indossò un bel vestito nero e sulla testa mise un velo dello stesso colore. Aveva anche raccolto i lunghi capelli biondi in uno chignon. Pioveva, come se il cielo stesse piangendo la morte del principe. Vysenia aveva gli occhi rossi, come Lyanna e i tre bambini. Invece Rhaegar, Jon e Anna mantenevano un’aria seria.

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Capitolo 12
*** Ricominciano i prooblemi ***


Rhaegar era preoccupato ora che Anna era di nuovo sulla piazza - veramente non lo sarebbe stata per ancora un anno circa - perché temeva le proposte di matrimonio che sarebbero arrivate. Nonostante la gravidanza e il fatto che si stava pian piano avvicinando alla trentina, era ancora molto bella. Il suo corpo e il suo aspetto non avevano risentito tanto degli anni passati.

Contava sull'amore materno che era una delle poche cose buone che aveva ereditato da sua zia Cersei: lei non avrebbe abbandonato tanto facilmente i suoi figli, o almeno lo sperava. Era perfino molto affettuosa con le figlie bastarde di Aegon: Emily, Crystal, Vera e Isobel. Crystal, Vera e Isobel erano nate dopo il matrimonio tra il figlio e la Lannister e ancora non era riuscito a capire come avesse potuto tradire un simile fiore.

Quel pomeriggio decise di fare una passeggiata nel grande giardino del castello e dopo pochi passi, lungo il sentiero che lo costeggiava, vide Anna seduta sulla solita panchina all'ombra del solito albero. Indossava un vestito di colore nero, probabilmente in segno di lutto per via della morte del marito. La bimba che teneva sulle ginocchia era Vera, una delle bastarde più giovani di Aegon. 

La bimba aveva quattro anni, lunghi capelli neri fino alle spalle, occhi color viola e la pelle candida come la neve. La piccola aveva perso la madre quando aveva solo un anno. La donna era una serva di palazzo che era caduta vittima delle lusinghe, o meglio della gentilezza, di Aegon. All'epoca del fattaccio era molto giovane, aveva quindici anni.

Altre mogli avrebbero insistito per far cacciare la figlia e l’amante, però Anna no. Lei accoglieva sempre le figlie illegittime del marito e le trattava come se fossero state sue; faceva del suo meglio per andare d’accordo addirittura con la loro madre. Delle quattro bimbe solo due di loro, Crystal ed Emily, conoscevano la loro madre naturale e ci vivevano a stretto contatto. 

La madre di Isobel aveva scaricato la figlia al principe, per poi sparire dalla sua vita quando questa aveva circa tre anni. Invece Vera, come già detto, la perse perché la donna si era gravemente ammalata di febbre e la dama, purtroppo, non ce l'aveva fatta. Anna era molto legata, stranamente, alle figlie illegittime del marito. 

Molte altre dame al suo posto avrebbero fatto del loro meglio per evitarle e cercato di tenerle lontane dal castello, eppure lei non era come loro. Cersei lo avrebbe fatto di certo, però Anna non era sua zia. Rhaegar si avvicinò a loro e sorrise mettendo le mani dietro alla schiena. 

Ci volle poco prima che sua nuora si accorgesse di lui. Quando lo fece gli sorrise e parlò rivolta alla bimba.

« Guardate chi c'è! Il re, il nonno. » osservò con tono dolce rivolta alla piccola. Questa si voltò e sbatté le mani di gioia quando lo vide. Il sovrano si chinò davanti a loro e prese in braccio la piccola, portandola via dalle cure della matrigna. Accarezzò teneramente la testa della piccola e osservò il suo bel vestitino di colore rosa.

« Come stai Vera? » chiese dolcemente rivolto alla bimba.

« Bene, Anna mi stava mostrando il giardino e mi ha detto che devo comportarmi bene perché sono una principessa. » esclamò tranquilla. La bionda si drizzò in piedi e accarezzò pure lei il capo della bimba, scompigliandole i capelli che le arrivavano fino alle spalle. Le diede un bacio tenero sulla guancia e riprese in braccio la piccola.

« Scusate maestà, ma questa bimba non la voglio dividere con nessuno. » esclamò allegra dando alla creatura un altro bacio, solo che questa volta glielo diede sulla fronte. « Ora perdonateci, ma dobbiamo proprio andare. » aggiunse rivolta verso al re, per poi allontanarsi diretta al castello. Il sovrano le osservò mentre si allontanavano e non poté che pensare a quanto erano fortunate le sue nipoti, anzi i suoi nipoti.

Più tardi quel pomeriggio si trovava da sola in camera e stava scrivendo una lettera, quando sentì bussare alla porta.

« Avanti. » non le venne proprio in mente di chiedere chi fosse, troppo presa dalla lettera che stava scrivendo per sua madre. Era da tempo che non la vedeva, circa tre mesi, e le mancava moltissimo. Sperava con quella lettera di convincerla a venire a trovarla. Sentì dei passi alle sue spalle e si voltò vedendo Rhaegar.

« Buongiorno, cosa posso fare per voi? » chiese gentilmente. Il re si sedette sul letto.

« Volevo parlare con voi, anzi diamoci del tu per stavolta, d’accordo? » lei annuì abbastanza confusa.

« Ehm… Va bene, dammi solo un attimo per terminare una lettera per mia madre... » disse voltandosi e tornando a scrivere la lettera in questione. La donna in quel periodo era molto indaffarata a casa. Suo padre si era ammalato, non gravemente per fortuna, però lei si doveva occupare di tutte le faccende del palazzo e quindi era fuori discussione che potesse venire da lei.

Aveva bisogno di lei più del solito, sopratutto ora che era incinta. Non era del tutto sicura se il bambino fosse di Oberyn o di Aegon, in quanto il concepimento risaliva più o meno alla settimana in cui era morto suo marito, perciò non era del tutto sicura di chi fosse il padre. Lei e Oberyn l’ultima volta avevano fatto l’amore la sera del funerale del principe.

Entrambi avevano bisogno di qualcosa da fare per non pensarci e si erano consolati a vicenda. Non era mai stata innamorata del marito, tuttavia gli aveva voluto un gran bene. Se lui l’avesse mai amata, lei non ne aveva la più pallida idea, sebbene le piacesse pensare di sì. Forse erano le illusioni di una povera vedova a cui mancava molto il marito.

Finì di scrivere la lettera e la mise in una busta, poi si voltò verso il re. Adesso non sapeva più come chiamarlo, era ancora suo suocero oppure no? Non ne aveva la più pallida idea. Si drizzò in piedi.
« Allora, cosa posso fare per te? » le stava per scappare il "voi", poi rammentò che voleva gli desse solo del tu. Il re tirò un sospiro e poggiò le mani sul materasso del letto.

« Desidero chiarire con te un po' di cose. In primo luogo, se pensi di risposarti ti sbagli di grosso, perché non te lo permetterò mai. » Anna lo fissò alquanto confusa.

« Perché non dovrei più risposarmi? Potrei conoscere un nobile e innamorarmene per davvero. Qualcuno che non sia costretta a sposare e che non miri ai soldi della mia famiglia. » esclamò contrariata. Davanti a una simile possibilità si sarebbe risposata, naturalmente solo dopo diversi anni. Sperava di trovare un uomo da amare e che l'amasse soprattutto.

« Perché vi amo. » le ci volle qualche secondo per capire, tanto che le si spalancarono gli occhi e lo fissò stupefatta.

« Cosa avete detto? » chiese incredula.

« Vi amo e vi desidero da anni. » sbatté le palpebre confusa e si passò una mano tra i lunghi capelli color dell'oro. « Lo so che è una pazzia, tuttavia ora che è morto Aegon non vedo perché devrei ancora nascondere i miei sentimenti per voi. » stava scordando una cosa importante e lei non poteva proprio fare a meno di ricordarglielo.

« Io non sono più sposata, però voi sì. Vi state per caso dimenticando di Lyanna? » chiese. Il sovrano non si scompose e si drizzò in piedi, poi le si avvicinò. Le mise un dito sotto il mento e la costrinse a piegare il capo all'indietro in modo che da poterla guardare meglio in faccia. Gli occhi verdi si scontrarono con quelli lilla tipici dei Targaryen, che doveva ammettere le piacevano molto.

« Lasciatemi in pace. » supplicò.

« Oh beh, non c’è problema. Potrei sempre raccontare il tuo piccolo segreto. » la giovane impallidì capendo subito a cosa si riferisse e scosse piano la testa.

« Non potete farlo, rischiate di rovinarci, vi prego... » supplicò ancora. Odiava pregare qualcuno, ma non aveva scelta questa volta. Doveva convincerlo a non parlare o era fregata. Mise da parte tutto il senso di colpa che la stava attanagliando terribilmente fino nel profondo e si drizzò in piedi. Con le dita afferrò i lacci del vestito e iniziò a scioglierli.

Qualche giorno dopo il sovrano andò da maester Pycelle per parlargli a proposito del sospetto che lo attanagliava da circa dieci anni. Purtroppo Joanna e Tywin erano entrambi morti e quindi nessuno dei due poteva confermare o smentire. Tuttavia forse quel grassone avrebbe potuto farlo, perciò si era diretto nell'ufficio dell'uomo.

Lo trovò intento a scrivere su una pergamena, alla luce soffusa di una candela, dato che il sole era da poco tramontato. Il maester alzò gli occhi dalla pergamena e lo fissò sorpreso.

« Vi sentite male maestà? » chiese. Rhaegar scosse la testa.

« Tutti sanno che mio padre si era invaghito di Joanna Lannister e voglio sapere se c’è una possibilità che Cersei e Jaime siano suoi figli. » spiegò poggiando le mani sul tavolo.

« Cosa vi fa pensare che io possa sapere qualcosa in merito? » domandò perplesso.

« Non sono un idiota, so bene che siete sempre stato più fedele ai Lannister che ai Targaryen. Quindi se qualcuno sa qualcosa, quello siete voi. » osservò. « Jaime Lannister propose che io sposassi sua figlia e mio padre non volle, perché? Magari sapeva che in realtà era sua figlia e desiderava evitare l’ennesimo matrimonio incestuoso. Può darsi che avesse capito finalmente il male che quella tradizione stava portando nella nostra famiglia. » ipotizzò.

« Senza contare che anni dopo fu lui a voler Joanna come dama di compagnia di mia madre, forse per avere vicina la sua amante. » aggiunse.

« Quello che avete insinuato sulla mia fedeltà mia addolora. Io... » il re non lo lasciò termine perché lo fulminò con lo sguardo.

« Aggiungete un'altra parola e vi faccio frustare! Voi mentite, ripeto: non sono un idiota e so bene che razza di verme viscido siate. » strillò. « Non ingannate il vostro re! Se pensate di farlo con me come avete fatto con mio padre vi sbagliate di grosso. » precisò. « Ora se sapete qualcosa, se sapete che i miei sospetti sono veri, dovete dirmelo. » esclamò.

« Va bene. Joanna Lannister rimase incinta dopo più di due anni di matrimonio. Non è un po' strano? » lo irritava il fatto che gli proponesse degli indovinelli.

« State dicendo che Tywin poteva essere sterile? » ipotizzò, percependo il doppio senso nelle parole dell'uomo. L'altro annuì.

« Joanna da tempo tentava di restare incinta andando a letto con il marito. Poi ha avuto una relazione con vostro padre ed è rimasta incinta. Senza contare che nella vostra famiglia ci sono già stati casi di gemelli... » osservò. Aveva perfettamente ragione.

« Quindi Jaime e Cersei, sono… » Pycelle finì la frase per lui.

« I vostri fratellastri. Anche Tyrion sospetto sia figlio di vostro padre, sebbene non ne abbia la conferma. » aggiunse. Il problema non era tanto che Anna fosse sua nipote, ma che tecnicamente i suoi figli potevano essere considerati illegittimi. Jaime era un bastardo e il suo matrimonio non era valido; stessa cosa per Anna e Aegon.

Di conseguenza i suoi nipoti erano illegittimi. Questo poteva essere un problema se questa storia fosse venuta a galla. Si passò una mano tra i capelli argentati confuso. Cosa doveva fare? La cosa migliore per evitare problemi era tenere la questione segreta. Poi tecnicamente Jaime era legittimo essendo stato riconosciuto come un Lannister, poiché sua madre lo era, essendo la cugina di suo padre.

« Non dite a nessuno di questa storia o la pagherete molto cara. » dopotutto non lo aveva fatto finora, perché farlo proprio adesso? In quel momento ringraziò il cielo che quell'uomo fosse più fedele ai Lannister che ai Targaryen. Non avrebbe mai rischiato di rovinare quella famiglia. Con il tempo non poté che iniziare a vedere Cersei e Jaime, ma anche Tyrion, con occhi diversi e iniziò ad assumere un atteggiamento più amichevole con loro, quasi fraterno.




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Capitolo 13
*** L'istinto di una madre ***


Lady Lannister aveva deciso di raggiungere la figlia dopo che questa l’aveva supplicata di farlo in una lettera. Sentiva, forse per istinto di madre, che qualcosa non quadrava, quindi era partita per Approdo del Re. Ormai suo marito stava meglio, perciò poteva benissimo tornare a occuparsi del maniero e degli affari della loro famiglia in sua assenza.

La voce della gravidanza di Anna era giunta alla madre. A quanto sembrava, Aegon aveva ingravidato la moglie in seguito all'ultima notte che erano riusciti a passare in quel campo di battaglia. Peccato che il suo quarto figlio suo genero non sarebbe mai riuscito a vederlo. La donna si chiedeva a chi avrebbe assomigliato il suo quarto nipote.

I suoi fratelli erano stati un mix di Targaryen e Lannister. Il suo viaggio verso la capitale dei Sette Regni, durato otto giorni invece dei sette previsti, non era stato proprio il massimo per la donna. Era stato alquanto burrascoso ed erano pure stati aggrediti da dei briganti. Fortunatamente le sue guardie personali erano riuscite a difenderla senza troppi problemi e a metterli in fuga, tuttavia era rimasta profondamente scossa dall'accaduto e ciò aveva contribuito a rallentare il loro viaggio.

Arrivò al castello in una giornata di sole e faceva un gran caldo. L’estate pareva proprio incominciata, sebbene le temperature non avrebbero potuto raggiungere quelle di Dorne. La donna, cresciuta in mezzo alla sabbia del deserto, era abituata a ben peggio. Lo stesso non poteva dire dei suoi figli, naturalmente.

Quando entrò nella Sala del trono, venne accolta da Rhaegar e dalla principessa Visenya. Fu alquanto sorpresa e dispiaciuta di non vedere sua figlia Lyanna. Tuttavia girava voce che negli ultimi tempi la regina si fosse distanziata dalla vita di corte e appariva strana, in un certo senso triste e distaccata da quello che le succedeva attorno.

Nella sala c’era poca gente oltre a loro. La donna fece un inchino dinanzi al re e alla sua secondogenita. La principessa indossava un bel vestito di colore arancione e pareva più bella del solito. La sua somiglianza con la madre era sempre più evidente, però anche quella con la nonna paterna, la regina Rhaella, era indiscutibile. 

Il re congedò i pochi presenti e si avvicinò alla donna.

« Lady Myranda, vi do il benvenuto qui a palazzo. » disse gentilmente. « Non mi pare di essere stato informato di una vostra visita. » osservò perplesso. La donna si raddrizzò.

« Mia figlia mi ha chiesto di venire. » spiegò, preferendo tralasciare l’urgenza palpabile, nascosta nelle parole della lettera della sua secondogenita. Sentiva che c’era qualcosa che non quadrava e una madre quelle cose le intuisce facilmente, o almeno così diceva la gente.

« Mi spiace deludervi, ma sfortunatamente Anna non è stata molto bene negli ultimi giorni. Questa gravidanza la sta distruggendo. Sospetto sia a causa del lutto per la morte di mio figlio seguito dalla scoperta della gravidanza poco tempo dopo. » ipotizzò. « Quindi ritengo sia meglio che non vediate vostra figlia, non vorrei che l’affaticasse troppo. » aggiunse.

La donna lo guardò confusa, cercando di nascondere la sua disapprovazione.

« Volete per caso impedirmi di vedere mia figlia? » strillò cercando di non sembrare adirata.

« No, lady Myranda. Mi preoccupo solo per la salute del mio futuro nipote e di quella di vostra figlia, le quali dovrebbero preoccupare anche voi. » la donna tirò un sospiro per evitare di urlare tutta la sua disapprovazione.

« State forse insinuando che non mi importa di mia figlia e di mio nipote? » chiese stizzita. Fortunatamente intervenne Vysenia che li raggiunse e parlò con voce calma.

« Assolutamente no lady Myranda, vi prego abbiate pazienza. Vi assicuro che appena vostra figlia starà meglio la potrete vedere. » le promise sorridendo. La donna fulminò con lo sguardo il sovrano, tirò un altro sospiro e annuì con aria rassegnata.

« Va bene, così sia, però non intendo abbandonare la capitale fino a quel momento. » li avvertì con voce ferma e decisa. « Ora perdonatemi, devo andare a sistemare le mie cose e a disfare i miei bagagli. » era sottinteso che non si sarebbero sbarazzati molto facilmente di lei e che intendeva restare fino a quando non le avrebbero permesso di vedere Anna.

Subito dopo essersi congedata, la donna non si diresse nelle sue stanze, preferendo invece andare da Pycelle. Se c’era un uomo di cui potersi fidare, in quanto fedele alla sua casata, o meglio a quella di suo marito, era proprio lui e intendeva sfruttarlo per ottenere qualche informazione. Temeva che non volessero farle vedere sua figlia e intendeva scoprirne il motivo.

Si precipitò il più velocemente possibile verso l’ufficio del maester; fortunatamente non aveva problemi a ricordarsi dove fosse dal momento che il posto non era mai cambiato, per quanto lei sapesse. Arrivò in pochi minuti e bussò forte alla porta. In breve tempo questa si aprì e apparve dinanzi a lei Pycelle con aria alquanto trafelata.

« Oh lady Lannister, cosa posso fare per voi? » chiese sorpreso.

« Vorrei parlarvi, o meglio desidero che mi togliate un dubbio. » rispose e detto questo tentò di entrare nell'ufficio del uomo, tuttavia venne fermata da lui che le si parò davanti.

« Mia signora potreste attendere un momento fuori? » lo guardò confusa e poi annuì.

« Va bene, però non fatemi attendere troppo. » esclamò minacciosa. Non le piaceva aspettare. Poco dopo fu alquanto contrariata quando vide una donna mezza nuda uscire in gran fretta dalla stanza. Preferì non commentare e si limitò a lanciare un’occhiataccia al maester che la fece entra, per poi chiudere la porta.

Si voltò verso di lui e l’uomo le indicò una sedia accanto alla sua scrivania: questa era in gran disordine, piena di pergamene, boccette ed erbe tutte ammucchiate sul tavolo. Alla bruna le si sollevò un sopracciglio, tuttavia preferì non commentare come poco prima e si limitò a sedersi nella sedia di legno accanto al tavolino che lui le aveva precedentemente indicato.

« Allora, cosa posso fare per voi? » domandò sedendosi sulla sedia dietro alla scrivania, davanti alla donna. Questa si mosse nella sedia prima di parlare.

« Mia figlia sta così male che non può ricevere visite? » subito vide confusione negli occhi dell'uomo, poi questi annuì.

« Sì, la gravidanza la sta massacrando, per così dire, ed è meglio non affaticarla troppo. » rispose immediatamente.

« Non mi state prendendo in giro, vero? » chiese sospettosa socchiudendo gli occhi. « Non vi conviene prendermi in giro, potrebbe finire male. Mia cognata Cersei non è l’unica in grado di fare del male alla gente e a cavarsela. » lo minacciò facendogli intendere cosa sarebbe capitato nel caso le avesse mentito e lei se ne fosse accorta, o in alternativa avesse scoperto che lo aveva fatto deliberatamente.

« Va bene, lady Anna. Non sta molto bene la mia signora, ve lo giuro. » affermò con aria preoccupata iniziando a sudare freddo. La Lannister parve rilassarsi un po’ e tirò un sospiro. « Da un certo periodo di tempo ha iniziato a comportarsi in modo strano: non vuole essere lasciata sola e vuole sempre avere con sé le sue dame di compagnia, quelle di cui si fida di più. » ammise.

« A cosa pensate sia dovuto questo suo comportamento? » domandò perplessa. L’uomo alzò e abbassò le spalle.

« Non ne ho idea, so solo che sembra essere diventata come paranoica. Credo si senta minacciata da qualcosa, però non saprei dirvi di cosa si tratta. » rispose confuso. Cosa stava succedendo e cosa spaventava la bionda? Stava davvero male, oppure erano tutte fandonie? Di certo c’era qualcosa di strano lì a corte e si respirava come un’aria malsana in quel palazzo.

Nei tre mesi seguenti le cose continuarono normalmente e alla fine a Myranda era stato consentito di vedere la figlia, però solo in presenza di qualcuno in modo che non la potesse affaticare più del dovuto. La donna sospettava in realtà che la vedova dell'erede al trono non dovesse invece poterle rivelare qualcosa che le era proibito sapere.

Lo scandalo colpì il palazzo quando la regina consorte Lyanna venne accusata di adulterio. Secondo la legge sarebbe stata, probabilmente, condannata a morte in seguito a un processo che difficilmente ne avrebbe proclamato l’innocenza. Il popolo era in subbuglio dalla notizia. Chiedevano a gran voce che venisse giustiziata.


Non avevano dimenticato quanto accaduto anni prima e ce l’avevano ancora a morte con lei. Sarebbero stati ben felici di sbarazzarsi della Stark che non avevano mai considerato per davvero la loro legittima regina. Consideravano persino, in un certo senso, illegittimi il principe Jon e la principessa Vysenia. Per i sudditi i loro principi erano Aegon, ora morto, e i suoi tre figli.

Attendevano in trepidazione due eventi. Il primo era la conclusione del processo, che speravano avrebbe dichiarato Lyanna colpevole, e la sua condanna a morte, di conseguenza, per tradimento. Il secondo, invece, era la nascita del quarto figlio della principessa Anna. Naturalmente non sapevano cosa si nascondesse dietro allo strano comportamento della giovane nell'ultimo periodo.

Eddard Stark arrivò a palazzo per tentare di aiutare la sorella e la prima cosa che fece fu proprio andare da lei per parlare. La donna si trovava imprigionata nelle fredde e umide prigioni di Approdo del Re, decisamente inospitali. Una guardia lo accompagnò lungo i corridoi della prigione e notò altre persone all'interno delle celle, ma non ci fece caso.

In breve tempo raggiunse quella della sorella. La sua era una stanza dietro a delle pareti rocciose, non proprio una cella. Aprirono la porta ed entrò. Lyanna si drizzò in piedi appena sentì il rumore della porta che si apriva e lo fissò sorpresa quando lo vide. Gli sorrise debolmente, per poi andargli incontro di corsa, abbracciandolo con forza.

« Eddard, io non ho fatto nulla. » esclamò disperata.

« Ti credo Lyanna, ma mi devi dire esattamente cos'è successo. » disse prendendole le mani e stringendole tra le sue. La bruna annuì e si diresse verso un tavolino, prendendo posto su una sedia. Sopra al piccolo tavolo di legno c’era un piatto quasi vuoto, contenente solo i rimasugli di un misero pasto, e un bicchiere vuoto accanto.

« Innanzitutto, grazie per essere arrivato cosi in fretta. » ringraziò guardandolo con gratitudine. L’uomo annuì.

« Era il minimo che potessi fare, sei mia sorella. » osservò. L’altra annuì di rimando.

« Due settimane fa mi trovavo nella mia stanza intenta a chiacchierare con lady Myranda, la madre di Anna. Stavamo bevendo il tè quando all'improvviso sono entrate di colpo due guardie e mi hanno dichiarato in arresto per tradimento. Ti lascio immaginare lo shok di Myranda. Prima che potessi capire cosa stesse accadendo, mi hanno trascinato nella sala del trono, sotto gli occhi stupefatti di Vysenia, e lì Rhaegar mi ha fatto quella terribile accusa. » raccontò e scoppiò in lacrime.

Il fratello le si avvicinò e le cinse le spalle con un braccio. La donna lo abbracciò immergendo la sua testa nel suo petto, continuando a singhiozzare.

« Non è vero, io non ho fatto nulla di male. La mia unica colpa è di essere andata via con Rhaegar e aver iniziato una relazione con lui che ha poi portato alla guerra. » mormorò disperata tra i singhiozzi.

« Molte volte ho sognato Elia e Rhaenys che mi fissavano contrariate e leggevo il disprezzo nei loro occhi. » aggiunse.

« Tu hai idea di cosa possa aver dato l’impressione a Rhaegar che lo tradivi? » la Stark scosse la testa.

« Non ne ho idea. Da tempo mi trattava freddamente e credo che abbia un’amante qui a palazzo. » confessò. « Lui è il traditore, non io! » strillò sconvolta.

« Purtroppo gli uomini non vengono puniti se tradiscono le mogli. » notò Eddard. Quella era una delle tante ingiustizie che le dame e le donne comune erano costrette a subire: accettare in silenzio e con rassegnazione i tradimenti del coniuge. « Tu hai idea di chi sia l’amante del re? » continuò sperando che questo dettaglio potesse aiutarli, ma lei scosse nuovamente la testa.

« Non lo so. » ammise disperata. Ned iniziò a indagare, a cominciare con le donne che vivevano a corte famose per avere una reputazione alquanto volubile. Andò a parlare persino con la moglie di Jaime e questo lo sbatté fuori dalla sua stanza molto offesa dalle sue insinuazioni. L’unica donna da cui non andò, anche perché non volevano fargliela vedere, era la vedova del principe.

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Capitolo 14
*** Un processo truccato ***


Cari lettori, brutte notizie questo potrebbe essere i penultimo capitolo, ma più probabilmente il terzultimo. Siamo, quasi, giunti alla fine e iniziò a ringraziarvi tutti in anticipo, sopratutto la mia adorata beta e Joanna. I veri ringraziamenti li faremo alla fine. Un bacio.

Il giorno del processo si stava avvicinando per Lyanna Stark e Ned non aveva ancora trovato un modo per scagionarla dalle accuse rivolte dal marito. Non sapeva bene che pesci pigliare e temeva che avrebbero finito per condannare sua sorella. Il processo si sarebbe tenuto, in base da quanto deciso da Rhaegar, nel Grande Settembre di Baelor e c’era una grande moltitudine di persone ammucchiate là dentro.

La maggior parte si trovava seduta su delle panche, altri invece stavano in piedi. Tutti attendevano l’inizio del processo e davanti a loro, subito sotto alla scala che portava alla statua del Guardiano, c’era un lungo tavolo dove si sarebbero seduti Rhaegar, i membri del Consiglio Ristretto e il Grande Septo. Il re entrò dentro al tempio, seguito dagli altri membri della cosiddetta giuria.

Si sedettero sulle sedie dietro al tavolo. Quel giorno il sovrano aveva un’aria terribilmente seria e indossava dei vestiti di colore nero. I suoi lunghi capelli erano legati in una coda bassa e i suoi occhi fissavano la gente presente. Fece un cenno con la mano e il portone dietro ai presenti si aprì. Due guardie trascinarono all'interno dell'edificio Lyanna.

Quel giorno le avevano permesso di mettersi un elegante abito di colore azzurro. I suoi capelli erano stati abilmente pettinati in un’acconciatura tipica delle dame del Sud, seppure il fratello dubitava che ciò l’avrebbe aiutata a salvarsi dalla condanna. La portarono davanti al tavolo e la gente iniziò a borbottare.

Secondo molti di loro si meritava quello che le stava succedendo ed erano in pochi dalla sua parte. Vide i Lannister presenti in mezzo alla folla: Myranda e Jaime. La donna appariva quasi scocciata e per nulla contenta di trovarsi lì; invece suo fratello aveva un’espressione neutrale ed era difficile stabilire cosa gli stesse passando per quella testolina bionda.

Nei mesi precedenti, Rhaegar aveva iniziato a trattare i Lannister con tutti i riguardi. Tutti e tre i fratelli avevano sempre più potere e Tyrion aveva preso il posto rimasto vacante di Stannis. Fino a quel momento l’aveva ricoperto il Varys, però qualche mese prima il sovrano aveva deciso che il nano dovesse ricoprire quel ruolo, lasciando all'eunuco solo quello che già possedeva.

Cersei si stava preparando, invece, alle nozze con Oberyn Martell e non pareva molto contenta all'idea di dover andare a Dorne. Invece Jaime, almeno per ora, non aveva ancora beneficiato dell’improvvisa e ingiustificata generosità del Targaryen. Tuttavia, probabilmente, era solo questione di tempo e prima o poi anche lui avrebbe goduto di un pezzo della torta.

C’erano moltissimi testimoni contro sua sorella, persino due uomini che affermavano di essere stati suoi amanti. Il fatto che avessero ottenuto il perdono del re gli face venire il sospetto che fossero stati corrotti. Per ultima venne a testimoniare Anna Targaryen. La vide entrare nel tempio con indosso un vestito di colore arancione.

Il suo pancione era di grandi dimensioni, addirittura sembrava più grande di uno normale di sette mesi. I suoi capelli erano stati lasciati sciolti. Si piazzò davanti al tavolo e iniziò l’interrogatorio. A fare le domande era sempre stato il Septo, tranne qualche eccezione. L’uomo si chinò verso la donna e fece la prima.

« Allora, principessa Anna, per prima cosa vi ricordo che siete al cospetto degli dei e non potete mentire. » peccato che altri invece lo avevano fatto, purtroppo.

« Lo so bene. » rispose la bionda. Appariva pallida e forse erano vere le voci secondo le quali da mesi non stava molto bene.

« Ottimo, iniziamo: principessa Anna, che voi sapiate, la regina Lyanna ha mai avuto un amante? » quella domanda l’aveva ripetuta chissà quante volte e la risposta era sempre stata…

« No. » all'uomo ci volle qualche secondo per comprendere quello che lei aveva detto, forse perché sempre abituato fino a quel momento a sentire "sì".

« Come avete detto? » pure il Septo pareva alquanto incredulo.

« Ho detto no, la regina Lyanna, che io sappia, non ha mai avuto un amante. » vide un’espressione di gratitudine apparire sul volto della sorella, seduta in prima fila con le guardie ai lati.

« Ne siete proprio sicura? » chiese incerto sul da farsi. Insomma, perché non poteva semplicemente crederle?

« Sicura, come il cielo è azzurro. » affermò decisa la Lannister.

« Ehm... bene. » rispose l’altro un po’ in imbarazzo.

« L’infedele qui è il re. » accusò la giovane, provocando non pochi bisbigli tra il pubblico presente. Tutti erano sconvolti da quell'affermazione, sebbene in fondo avrebbero dovuto aspettarselo. Purtroppo, la testimonianza della bionda non servì ad aiutare molto la Stark e il processo venne rimandato alla settimana successiva.

Era certo che la principessa sapesse più di quanto dicesse e voleva perciò parlarle assolutamente. Il problema era che non restava mai da sola, era sempre insieme alle sue dame di compagnia o con la sua guardia personale. Loras, non lo era più, essendo stato sostituito da un uomo molto fedele a Rhaegar. Il Tyrell venne costretto a passare da Anna alla principessa Vysenia.

Impossibile trovarla da sola, sempre con qualcuno appresso che la controllava a vista. Alla fine, dopo un mese, riuscì finalmente a farle avere un messaggio dove le chiedeva di vederla nel giardino, all'ingresso del labirinto. Quella sera sul tardi si presentò sul posto e non ci volle molto prima che arrivasse anche lei. Portava un mantello di colore nero e teneva il cappuccio sul capo.
« Volevate parlarmi? » chiese. Annuì piano in risposta.

« Voglio che mi dite tutto quello che sapete a proposito di mia sorella e Rhaegar. » l’ammonì. La bionda tirò un sospiro.

« Va bene, vostra sorella è innocente, ma il re vuole sbarazzarsi di lei e ha corrotto i finti testimoni. » rispose confermandogli quello che già sospettava da tempo.

« Chi è l’amante del re? » domandò.

« Sono io. » sbatté le palpebre incredulo a quella rivelazione.

« Come avete detto? » credeva di aver capito male, doveva aver capito male.

« Sono io e se ragionate, dati gli eventi degli ultimi mesi, è abbastanza evidente. » notò. Certo, considerando che la tenevano come una sorta di prigioniera e la controllavano, impedendole di avere molti contatti con gli altri. « Non ho altra scelta, lui mi ricatta. » aggiunse a sua discolpa.

« Vi ricatta? » doveva capire meglio questa storia, se desiderava trovare una soluzione e salvare la lupa.

« Minaccia di dire la verità su mio figlio Rhaegar. » spiegò.

« Vostro figlio? Perdonatemi, però credo di non capire... » osservò perplesso.

« Anni fa ci fu una festa a palazzo. Aegon si trovava dai miei cugini Baratheon e io quella sera bevvi molto. Non ricordi bene i dettagli di quella sera, so solo che la mattina dopo, quando mi sono svegliata, ero a letto con Rhaegar. » raccontò. « In seguito scoprì di essere incinta e riuscì a convincere mio marito che il bambino era suo, tuttavia era del sovrano, che perciò mi ricatta. Minaccia di dire a tutti la verità e di rovinare mio figlio dichiarandolo illegittimo. » possibile che avrebbe avuto il coraggio di fare una cosa del genere a suo nipote, o meglio, a suo figlio?

« Avrebbe il coraggio di fare questo a suo figlio? » domandò sorpreso.

« Temo proprio di sì. Non me la sono sentita di mentire al processo, sebbene in realtà non posso fare nulla per aiutare vostra sorella, mi dispiace. » si scusò dispiaciuta.

« Non è colpa vostra, anzi siete stata l’unica che ha tentato di aiutarla. » notò.

« Temo però che questo non servirà molto per salvarla. » osservò. Su questo temeva che avesse ragione.

« Perché pensate che voglia sbarazzarsi di lei? » chiese.

« Immagino che voglia essere libero di risposarsi e spera che questo accada il più resto possibile. » rispose lei. Quindi appena sua sorella sarebbe morta avrebbe sposato lei? Molti Targaryen avevano avuto più di una moglie; seppure quella tradizione non era stata abrogata, da molti anni non accadeva che uno di loro con già una moglie si risposasse, a meno che questa non fosse già morta, naturalmente.

Difficilmente sarebbe riuscito a convincere il Septo e il Consiglio Reale a lasciarlo sposare per la seconda volta, mentre lo era già con sua sorella. Se per questo, non glielo avrebbero permesso neppure più di vent'anni prima, quando era sposato con la povera principessa Elia. Bisognava trovare una soluzione per salvare la Stark e non sapeva come.

Fortunatamente a questo ci pensò la leonessa che riuscì a convincere il Targaryen a scagionare la moglie. Lyanna fu costretta a rinunciare al matrimonio per unirsi alle septe. Lo divenne due settimane dopo e assistette alla cerimonia insieme alla sua famiglia. Due settimane passarono e Anna si trovava nella sua stanza intenta a chiacchierare con una delle sue dame di compagnia e la guardava ricamare.

« Lyanna ha avuto quello che si meritava. » esclamò.

« Provo pena per lei, messa da parte come un oggetto vecchio. » notò di rimando voltandosi verso la finestra presente nella sua stanza e osservando il cielo nuvoloso.

« Anni fa ha rubato il marito a Elia. » commentò.

« Fu amore il loro, o almeno così mi hanno sempre detto. » iniziava a credere che non fosse esattamente così, in fondo Lyanna non voleva sposare Robert e lui desiderava ardentemente un terzo figlio per avere le sue famose tre teste di drago, o per lo meno era quello che la gente aveva detto per giustificare il suo gesto.

« Certo, come no. » rispose l’altra, poco convinta. In quel momento avvertì un calcio allo stomaco e posò una mano sul ventre gonfio, coperto dalla stoffa del vestito giallo, e lo accarezzò teneramente. « Va tutto bene? » chiese la dama preoccupata. Mancava poco alla nascita del bimbo, anzi sarebbe potuto nascere da un momento all'altro, siccome il termine della gravidanza era ormai scaduto.

Eppure, nonostante ciò, il piccolo principe - o la piccola principessa - doveva essere un po’ timido, poiché una settimana dopo non era ancora nato. Si stava preparando per andare a letto quando sentì una forte fitta al basso ventre. Si piegò in avanti e posò una mano sul materasso del letto, poi ne avvertì un’altra ancora più forte.

« Ah, ah! » urlò spaventata. « Cedric, aiutatemi! » aggiunse, girando attorno al letto e mettendosi seduta su di esso, per poi stendersi sopra e appoggiare la schiena contro lo schienale del letto. Lanciò un altro urlo e si chiese dove diavolo fosse finito Cedric; era la sua guardia personale e avrebbe dovuto sentirla di sicuro considerando che strillava ed era sempre fuori dalla sua stanza.

Dopo un po’, entrò precipitosamente nella sua stanza Pycelle che le si avvicinò e le passò una mano sul capo.

« Andrà tutto bene principessa Anna, state tranquilla. » disse incoraggiante. Poi si rivolse a una delle sue dame che li aveva raggiunti. « Lady Gloria ci siamo. Correte in cucina, fate bollire dell’acqua calda e cercate dei panni puliti. » ordinò in preda all'agitazione. Se fosse accaduto qualcosa alla madre o al piccolo gliela avrebbero fatta pagare cara.

La donna fece come le aveva detto e si precipitò fuori dalla stanza, per poi tornare qualche minuto dopo con tutto l’occorrente. Non ci volle molto prima che arrivasse anche Myranda, che insistette per assistere al parto e stare al fianco di sua figlia, cosa che purtroppo le altre tre volte non aveva potuto fare perché era sempre lontana.

Passò il tempo a incoraggiare la primogenita e ad accarezzarle la fronte per asciugarle il sudore. Il parto si dimostrò da subito non dei più semplice, perché la creatura sembrava in realtà non avere molta voglia di venire al mondo. La madre e il maester stavano faticando non poco. Lei era in preda ai dolori e l’altro non poteva che darle il latte di papavero per alleviarglielo, per quanto possibile.

Era l’alba quando finalmente l’uomo poté vedere la testolina scura che si era decisa a uscire. A quel punto non passò molto prima che il bimbo fosse tra le braccia di Gloria, che provvedette a pulirlo. Anna scoprì con suo grande dispiacere che era un altro maschio, tuttavia sentì un’altra fitta e scoprirono che c’era anche un secondo piccolo...


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Capitolo 15
*** Il secondo matrimonio ( infelice ) e la fine di Rhaegar. ***


Due anni erano passati dalla morte di Aegon e la sua vedova si trovava in giardino, intenta a fissare i gemelli che giocavano sull'erba. Ancora non era riuscita a capire come mai, pur avendo entrambi due begli occhi viola, assomigliassero a Oberyn ed entrambi possedessero una voglia identica alla sua sulla spalla destra. Non ricordava che Aegon avesse mai avuto una voglia del genere.

Rhaegar, nell'ultimo periodo, aveva preso l’importante decisione di educare personalmente Aegon e Rhaear, i suoi figli più grandi. Temeva i risultati di quell'educazione, dato com'erano fatti i Targaryen. Il popolo si era accorto che la follia tipica di quella casata pareva aver colpito pure il loro re, tuttavia era ben lontano dall'essere spietato e pazzo come suo padre Aerys, fortunatamente.

Sebbene tutti detestassero Lyanna, avevano compreso che si stava comportando in maniera folle contro la donna che aveva sempre dichiarato di amare. In seguito il sovrano si era avvicinato molto alla bella nuora vedova, tanto da proteggerla quando la donna uccise la zia Cersei. La Lannister, infatti, era impazzita dopo la morte del terzogenito Tommen e tentò in seguito di uccidere il terzo figlio della nipote, Jaime.

La Lannister aveva ritenuto nella sua mente malata, che siccome Anna, a suo parere, non aveva sofferto troppo per la morte di Tommen doveva anche lei patire la sofferenza di perdere un figlio. Anna aveva pugnalato la bionda con lo stesso pugnale con cui intendeva uccidere il bambino. Cersei era morta quasi subito dopo, dissanguata e sconvolta.

Con le sue ultime forze graffiò la mano destra della ragazza. Poiché non godeva della forza necessaria per spostare il corpo e riportarlo nella camera della lady, chiese aiuto a Rhaegar, certa che lui l’avrebbe aiutata nell'impresa. Grazie al cielo il piccolo aveva dormito tutto il tempo, grazie alla pozione soporifera che la zia gli aveva rifilato nel suo calice la sera precedente.

Ufficialmente era sconosciuto chi e per quale motivo avesse ucciso Cersei. La corte rimase sconvolta da quell'omicidio senza colpevole, verificatosi tra le mura del palazzo. Le persone erano spaventate, temendo che, poiché l’assassino non era stato scoperto e arrestato, avrebbe colpito nuovamente ponendo fine alla vita di qualcun altro.

Un mese dopo la morte della gemella, Jaime trovò il coraggio di rivelare alla figlia la verità sul suo rapporto con la sorella, lasciando la fanciulla sconvolta. C’era voluto del tempo per riprendersi da quella notizia scioccante e poterlo di nuovo guardare in faccia. Ancora adesso non riusciva a crederci, seppure l’aspetto dei suoi cugini - anzi fratellastri - avrebbe dovuto metterla in allarme in fondo.

Anna stava osservando i figli quando sentì un rumore di passi dirigersi verso di lei e si voltò. Jon camminava nella sua direzione con fare scocciato e lei temeva di conoscerne il motivo. Tirò un sospiro e si sistemò meglio sulla panchina, cercando di prepararsi mentalmente per quando avrebbe dovuto affrontarlo, ovvero dopo pochi secondi a giudicare dalla velocità con cui si stava dirigendo verso di lei.

Non poteva dargli torto e comprendeva il suo stato d’animo.

« Buongiorno, principe Jon. » lo salutò gentilmente, sperando che questo potesse servire a qualcosa.

« Ditemi che è uno scherzo. » strillò in preda all'agitazione.

« No, io e vostro padre ci sposeremo a breve. Naturalmente voi e lady Sansa, insieme ai vostri figli, siete invitati. » affermò.

« Volete davvero sposarlo? » non aveva molto scelta in proposito, purtroppo.

« Certo, altrimenti perché avrei accettato? » osservo tranquillamente. Sperava che credesse alle sue parole e non capisse che stava mentendo.

« So che due mesi fa circa è arrivata una proposta di matrimonio dal principe Oberyn Martell. » potete immaginare la faccia del principe dopo che otto figlie femmine aveva avuto due figli, che in realtà non poteva riconoscere neppure volendo. Se avesse riconosciuto i figli di Anna avrebbe provocato un grande scandalo, e lo sapeva bene.

Non che nel caso delle figlie non lo fosse stato, tuttavia non era proprio la stessa cosa.

« Sì, però non intendo accettarla. » rispose.

« Pensavo che gli foste molto affezionata. » commentò.

« È così infatti, tuttavia proprio per questo non posso sposarlo. » in parte era vero: lo considerava troppo un caro amico per potersi sposare con lui, sebbene ci avesse fatto due figli. Sapeva che era incoerente il suo ragionamento, eppure era così che la pensava.

« Non potete neppure sposare mio padre! » su questo aveva perfettamente ragione, però non aveva altra scelta dato che se non lo sposava il sovrano avrebbe raccontato la verità sulla morte di sua zia e su suo figlio Rhaegar. Come madre era suo compito proteggerlo meglio che poteva, insieme agli altri suoi figli. Nei giorni seguenti fu molto occupata con i preparativi per le nozze, mentre Jon tentava in tutti i modi di rendere la vita impossibile a lei e al padre.

Non approvava per nulla quel matrimonio e non faceva proprio nulla per nasconderlo, però non ci poteva fare nulla in proposito. Avrebbe dovuto accettarlo come tutti. La futura sposa non capiva se si comportava in quel modo per via della maniera in cui era stata trattata sua madre, o perché in fondo era ancora innamorato di lei.

Forse le motivazioni erano entrambe valide. Meno ci pensava, meglio credeva fosse per tutti. Mancavano tre settimane al suo matrimonio e ancora non aveva finito con i preparativi; c’erano ancora delle cose da sistemare e da organizzare. Ad esempio doveva ancora decidere il menù del banchetto che si sarebbe tenuto dopo il matrimonio.

Oltre a quello, bisognava ancora finire di organizzare il torneo in seguito al banchetto. Ancora non era stato deciso quali sarebbero stati i premi per l’eventuale vincitore. Per questo aveva già una mezza idea: un premio in denaro di circa diecimila monete per chi avrebbe vinto il torneo. Si sarebbe tenuta anche una gara di tiro con l’arco e girava voce che Arya Stark sarebbe venuta per partecipare, ma erano solo dicerie e quindi potevano benissimo essere false.

Nel caso si fossero rivelate vere aveva - secondo le persone che la conoscevano di più - buone probabilità di riuscire a vincere. Il giorno delle nozze venne svegliata da una delle sue dame di compagnia. Si drizzò in piedi e si diresse verso il suo bagno. Entrata dentro si avvicinò alla vasca di marmo bianco e si immerse all'interno dell’acqua trasparente, evidentemente dovevano averla riempita con acqua calda in precedenza intuendo che avrebbe voluto fare un bagno.

Quello che voleva in realtà era solo che quella giornata passasse in fretta, come molti anni prima del resto. Era destinata a sposarsi per la seconda volta e di nuovo non per amore, ma costretta. Si stavano ripetendo le stesse situazioni che si erano già verificate tempo prima. Non avrebbe più voluto uscire da quell'acqua così calda e accogliente, però non aveva molta scelta in proposito.

Indossò un vestito da sposa non molto diverso dal primo: color bianco, con dei leoni disegnati per tutto il vestito. Bisognava ammettere che le stava molto bene e lo adorava. Le sembrava di essere bellissima, come non mai. Almeno c’era un lato positivo in quella giornata. Dopo aver finito di vestirsi, le sistemarono sulle spalle un mantello color cremisi, con sopra dei leoni dorati.

Questi non erano tanto diversi da quelli ricamati sul suo abito. Solo per un’ora sarebbe tornata a essere una Lannister. Volevano che si sposasse con un mantello che portasse lo stemma della sua famiglia, seppure da anni era una Targaryen. Probabilmente lo sarebbe stata fino alla fine dei suoi giorni e non poteva farci molto in proposito, solo accettare il fatto e andare avanti.

Il matrimonio si sarebbe tenuto nel Grande Settembre di Baelor, nello stesso posto dove circa un anno prima era stata giudicata e ritenuta colpevole di adulterio la povera Lyanna Stark. Preferiva pensarci il meno possibile, siccome le faceva male pensarci, ma purtroppo non riusciva a non farlo del tutto. I suoi ricordi e i rimorsi la perseguitavano di continuo, come del resto avevano anche fatto nel caso della metà lupa.

Quando entrò dentro al tempio, tutti i presenti si voltarono nella sua direzione e avanzò cercando di fingersi il più tranquilla possibile. L’altra volta non si era sposata davanti a tutta quella gente, ma avrebbe presto recuperato. La cerimonia non fu tanto diversa dall'altra, solo che questa volta sulla sua testa venne adagiata una corona, appartenuta fino a qualche tempo prima a Lyanna.

Difficilmente anche Elia l’aveva indossata, in quanto era della regina. Il banchetto che ne seguì fu uno dei migliori a cui avesse partecipato e riuscì a divertirsi molto anche nell'assistere al torneo. La giornata trascorse più velocemente di quanto avesse originalmente previsto e ben presto la sera scese sugli edifici di Approdo del Re e sulle alte mura del castello reale.

La sua prima notte di nozze avrebbe preferito non arrivasse mai, però il tempo era passato senza che lei potesse fare qualcosa per impedirlo. Una volta che furono entrati in camera, Rhaegar si avvicinò a un tavolino rotondo accanto al muro e prese due calici dorati, per poi porgergliene uno. Lo prese in mano, dopo un attimo di esitazione, e lo osservò mentre ci versava all'interno del vino rosso.

« Vi odio. » ammise con tono acido.

« Oh, imparerete ad amarmi, regina Anna. » doveva essere la regina di Aegon al massimo, non certo sua.

« Un giorno me la pagherete. » minacciò. Il biondo non si scompose e le accarezzò la guancia destra.

« Temo che fino a quel momento vi toccherà sopportarmi. » puntualizzò. La baciò e lei in tutta risposta gli morse forte il labbro, tanto da farlo sanguinare. Il suo volto rimase impassibile e con il dorso della mano si asciugò il sangue, per poi tirarle uno schiaffo. « Sapete cosa si fa agli animali? » chiese. « Si domano. Non vi permetterò di mancarmi di rispetto mai più. » l’avvertì.

Tre anni dopo…

Il giorno che tutti aspettavano era finalmente arrivato. La morte improvvisa del sovrano per avvelenamento aveva sconvolto tutti i Sette Regni, sebbene girasse voce che era stata la regina a ucciderlo. In realtà non c’era alcuna prova contro di lei, perciò non era stato individuato nessun colpevole e alla fine si erano tutti convinti che fosse morto nel sonno per cause naturali.

Del resto ormai era vecchio, avendo già raggiunto un’età notevole. Suo nipote Aegon gli avrebbe succeduto all'età di tredici anni, sebbene tra poco ne avrebbe compiuto quattordici e nel giro di tre mesi circa avrebbe festeggiato il compleanno. Il primo, si sperava, di tanti come re dei Sette Regni. Quella mattina era intento a finire di prepararsi ed era decisamente nervoso.

Il mantello regale che portava sulle sue spalle per poco era più grande di lui e toccava il pavimento, svolgendo un po’ il ruolo di strascico. Sua madre era in piedi dietro di lui, intenta a finire di pettinargli i capelli, lunghi fino alle spalle. Il suo vestito era di colore azzurro, con delle sfumature verde acqua. Poco più che trentenne, la futura regina madre appariva ancora come una delle donne più belle dei Sette Regni, almeno secondo le voci.

« Ho paura. » confessò.

« La maggior parte dei tuoi antenati penso che avesse avuto paura prima dell'incoronazione. » commentò allontanando le mani dai suoi capelli. Il ragazzo si voltò e la fissò, prima di abbracciarla.

« Voi sarete con me, vero? » chiese. La donna sorrise dolcemente e gli diede un bacio sul capo.

« Fino a quando gli dei me lo permetteranno. » affermò. « Ora devo andare a controllare i vostri fratelli e vostra sorella. » alla fine il suo sogno di avere una figlia si era realizzato con la nascita della dolce Elia. Per tre giorni aveva riflettuto a lungo sul nome da dare alla piccola e alla fine decise di darle, oltre al nome della prima moglie di Rhaegar, anche quelli di Lyanna e sua madre Rhaella.

Tre donne che in un modo e nell'altro come lei erano state vittime dei loro mariti, sebbene il suo destino sembrasse più solare rispetto a quello delle altre tre donne. Di una cosa era sicura: mai più si sarebbe risposata e se proprio l’avesse fatto stavolta sarebbe stato per amore. Il regno di Aegon VI - poiché suo padre non era salito al potere - fu uno dei più prosperosi, lunghi e belli che la storia avrebbe ricordato.


Fine.

Grazie a tutti quelli che hanno recensito, o meglio chi ha recensito: Joanna Snow e grazie alla beta. Mi avete sopportato entrambe e molto.

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