Zaffiri

di Najara
(/viewuser.php?uid=44847)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’al’kesh ***
Capitolo 2: *** Nobili ***
Capitolo 3: *** Ospiti di riguardo ***
Capitolo 4: *** Una donna unica ***
Capitolo 5: *** La festa di Fine Autunno ***
Capitolo 6: *** La caccia ***
Capitolo 7: *** Decisioni ***
Capitolo 8: *** Jack ***
Capitolo 9: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 10: *** La capitale ***
Capitolo 11: *** Il dono e lo Stargate ***
Capitolo 12: *** Casa ***
Capitolo 13: *** Cambiamenti ***
Capitolo 14: *** Un anno dopo ***



Capitolo 1
*** L’al’kesh ***


Prologo: L’al’kesh

Prologo: L’al’kesh

 

“Da quella parte, presto!” I tiri delle lance Jaffa si avvicinarono ancora, Sam, che correva in testa al gruppo, seguì le indicazioni di Jack, che era in retroguardia insieme a Teal’c. Il luogo che le era stato indicato era un edificio che ricordava una fabbrica in disuso. Svoltò l’angolo e trovò una porta, vi si gettò contro e questa cedette senza sforzo, la tenne aperta per gli altri tre che si precipitarono all’interno. “Chiudi!” Sam eseguì e sbirciò fuori, tre Jaffa spuntarono nel vicolo guardandosi intorno, attenti. “Signore non ci hanno visto entrare, ma non ci metteranno molto a trovarci!” Non ottenendo risposte si voltò a guardare gli altri tre e ciò che vide la sorprese non poco: davanti a lei si stagliava un al’kesh completamente incustodito. “Credo che questo si possa definire un discreto colpo di fortuna!” Jack sorrideva, dall’esterno dell’edificio si udirono altri rumori “Leviamo le tende!” Non attesero altro, Teal’c si avvicinò all’al’kesh, aprì l’accesso e tutti e quattro vi si precipitarono. Nello stesso momento i Jaffa fecero irruzione. “Forza Teal’c, dimmi che hai le chiavi!” Teal’c non rispose ma si sedette ai comandi, Sam fece lo stesso ed iniziarono la procedura. Pochi secondi ed i motori si avviarono. “Dovremmo uscire con le cattive maniere… Colonnello, Daniel reggetevi” Detto questo Sam aprì il fuoco, un’intera parete del edificio andò in fumo, Teal’c non indugiò e l’al’kesh prese il volo puntando dritto al cielo.

Dieci ore dopo un violento scossone svegliò Jack che si era appisolato “Che diavolo…” Si alzò e fu rigettato a terra da un altro scossone. Sam entrò nella sala di comando “Niente da fare Teal’c” “Cosa succede Carter?” “Signore abbiamo scoperto perché l’al’kesh era incustodito e in un deposito…” “Cosa succede?” Daniel fece la sua comparsa “Carter mi stava appunto informando”, Jack guardò in malo modo Daniel, odiava essere svegliato e in più odiava quella particolare espressione sul volto di Sam. Daniel si sistemò gli occhiali sul volto e stava per replicare a Jack quando Sam intervenne “Signore l’al’kesh ha i motori in avaria” Jack annuì “Bene e quanto ti ci vuole per ripararli?” “Non posso signore” “Cosa significa non posso?” Non era abituato a sentire una simile frase dalla bocca del suo secondo “Signore, anche se avessimo dei pezzi di ricambio, non servirebbero ad altro che a ritardare l’inevitabile” Daniel sgranò leggermente gli occhi e riportò la mano agli occhiali, “L’inevitabile?” Sam sospirò, ma fu Teal’c, sempre impegnato alla guida, a rispondere “I motori cederanno Daniel Jackson” “Ok ok, qual è il piano?” Daniel guardò Sam imitato da Jack. Lei scosse la testa, “L’unica cosa che so è che i motori raggiungeranno un livello critico tra poco meno di due ore, le scosse di poco fa erano solo l’inizio, presto saranno più frequenti e più violente…” “Ok due ore… quanto siamo lontani da un pianeta?” Jack istintivamente guardò fuori, ma quello che vide fu solo il tunnel dell’iperspazio. Sam si sedette accanto a Teal’c e controllò i dati del computer della nave. Di nuovo scosse la testa, il suo tono era amareggiato “Il pianeta più vicino è a sette ore di iperspazio… non ce la faremo” “E i motori convenzionali?” “No signore il problema coinvolge anche quelli, se uscissimo dall’iperspazio non potremo rientrarci e non guadagneremo nulla”   Daniel intervenne “Gli asgard? I tok’ra? Potrebbero avere delle navi in vicinanza?” Fu Teal’c a rispondere “Le possibilità che ci siano altre navi nel raggio dei sensori sono minime” “Questo lo so Teal’c, ma non voglio essere qui quando la nave esploderà!” Daniel guardò il Jaffa, esasperato. Sam si mise al computer “Niente Daniel”. “L’ho sempre detto io! Mai comprare una macchina di seconda mano! Abbiamo ancora un paio d’ore, Carter trova qualcosa!” “Ma Signore…” “Carter ci hai tirato fuori da situazioni peggiori! Hai fatto esplodere un sole e un’intera flotta Goa’uld!” Le labbra di Carter si strinsero e gli occhi si illuminarono di uno sguardo battagliero, stava per rispondere quando vide il piccolo sorriso sulle labbra di Jack “Esatto Carter questo è lo spirito giusto!” Quell’uomo sapeva esattamente quali tasti premere per scuoterla dall’apatia! “Sì signore” Sam tornò ai motori, anche se sapeva che per aggiustarli ci voleva più che della buona volontà. Gli altri membri dell’SG1 rimasero in silenzio, Teal’c concentrato al comando mentre Daniel si era seduto al posto occupato da Sam e Jack alle loro spalle guardava l’orologio, Sam gli aveva spiegato che il tempo era relativo, ora sapeva che era vero, le lancette andavano indubbiamente più veloci!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nobili ***


Primo capitolo: Nobili

Primo capitolo: Nobili

 

Quando Sam tornò dalla sala macchine le scosse erano ormai più che frequenti, quando la videro arrivare si voltarono verso di lei, non fu necessario che dicesse niente la sua espressione e la violenta scossa che l’accompagnò, erano più che eloquenti. “Altre idee Carter?” “No signore, mi dispiace…” “I sensori cosa dicono?” Daniel si alzò e lasciò il posto a Sam che osservò per alcuni istanti lo schermo “Ancora niente” Rimasero in silenzio poi Teal’c, ora più impegnato che mai nella guida a causa delle scosse, richiamò la loro attenzione “Maggiore Carter, i sensori hanno identificato qualcosa” Sam si voltò mentre l’attenzione di tutti era concentrata su di lei, la risposta non si fece attendere, un sorriso si dipinse sulle labbra di Sam “Un pianeta!” “Sì!” Jack strinse i pugni davanti al volto chiaramente soddisfatto “Quando atterriamo?” “Signore c’è un problema…” O’Neill fece roteare gli occhi “Lo sapevo, annotazione per me, non accettare più le missioni suicide dei Tok’ra! Se non fosse per quella loro geniale idea di una ricognizione su quel  ‘pacifico’ pianeta, non saremmo stati catturati, non avremmo dovuto fuggire e rubare questo catorcio!” Daniel non disse nulla, per una volta era d’accordo con Jack, i Tok’ra avevano assicurato che si sarebbe trattato di una missione senza rischi. “Allora qual è il problema?” “Il pianeta non è segnato sulle mappe goa’uld” “Beh questa è un ottima notizia!” “Non direi O’Neill” “Perché Teal’c?” “Signore se non è nella mappa è probabile che non abbia uno Stargate o peggio che non sia abitabile…” “Oh…” Jack rimase in silenzio per un attimo “Questo è un problema…” Daniel fece un passo verso di loro “Non è detto! Potrebbe semplicemente essere stato ignorato dai Goa’uld, magari hanno seppellito lo Stargate, oppure semplicemente la mappa di questo al’kesh non è esatta!” Sam lo guardò dubbiosa, una nuova scossa ruppe gli indugi “Carter non credo che abbiamo alternative!” “Sì signore” Teal’c seguì le istruzione di Sam e cinque minuti dopo uscirono dall’iperspazio. Il pianeta era molto vicino, Sam aveva calcolato con esattezza i tempi. La paura che fosse un pianeta ostile alla vita evaporò, sembrava di osservare la terra, c’era una vasta distesa d’acqua e della terra emersa. “Ottimo, dove scendiamo?” Jack guardò interrogativo verso Sam, che era concentrata ad osservare i dati provenienti dall’analisi della superficie. Sam indicò lo schermo “Sembrano costruzioni umane queste…” Daniel si avvicinò “Sì non ci sono dubbi, sembrerebbe una cittadina, costruita intorno a questo edificio centrale…” Improvvisamente un  boato lo interruppe “Carter?” Jack urlò per farsi sentire “Stanno cedendo! Non riusciremo ad atterrare in tempo!” Teal’c si alzò “Le navette di salvataggio” Nessuno obiettò, era l’unica opzione possibile. Si divisero, ognuno entrò in un sarcofago. Jack rimase in attesa mentre Sam impostava l’espulsione poi quando la vide entrare nell’angusto spazio del sarcofago fece altrettanto. Pochi istanti dopo erano espulsi a tutta velocità dalla nave. Sopra di loro l’al’kesh esplose.

Quando si aprirono le porte del sarcofago Sam dovette socchiudere gli occhi perché i raggi del sole le colpirono il volto, ferendo i suoi occhi abituati all’oscurità del sarcofago, tentò di alzarsi, ma per un attimo le sue gambe non la ressero, si era dimenticata di quanto poco piacevole fosse quell’esperienza, al secondo tentativo si alzò in piedi ed uscì, poco lontano si trovava un altro sarcofago, ma era ancora chiuso. Si avvicinò velocemente. Il sarcofago era bloccato, l’impatto aveva danneggiato il meccanismo di apertura. Seguito da Teal’c, Jack spuntò da dietro la collina “Tutto bene Carter?” “Sì signore, voi?” Teal’c e Jack annuirono poi quest’ultimo aggiunse “Dov’è Daniel?” Due sonori colpi si fecero udire dal sarcofago “Il meccanismo è bloccato signore… Daniel, ci vorrà un attimo” “Teal’c mi serve qualcosa per fare leva” Il Jaffa si allontanò e quando tornò aveva un bastone, lo tese a Sam “Non ho trovato di meglio” “Andrà bene” Dieci minuti e tre bastoni dopo, Daniel poté finalmente vedere la luce del sole “Ragazzi iniziavo ad impazzire!” “Più pazzo del solito? Difficile da credere!” Jack rivolse un candido sorriso in risposta all’occhiataccia di Daniel. Sam sorrise poi iniziò seriamente a guardarsi intorno, erano caduti in una foresta, piuttosto rada, sulla sinistra c’era un fiume e su di loro troneggiavano alte montagne. La giornata era limpida, ma fredda. “Come dice il manuale delle giovani marmotte facciamo l’inventario, cosa abbiamo e cosa ci serve” “Uno Stargate” “Sì Daniel, ma a meno che non ce ne sia uno dietro quella collina direi che è meglio pensare ai bisogni più primari, Carter?” “Siamo senza cibo e senza armi” “Giusto.. e vista la temperatura senza vestiti adeguati… dovremmo raggiungere la città, siamo finiti molto lontani?” “Non credo signore, al massimo qualche chilometro… sempre se non siamo stati spostati dalla spinta dovuta all’esplosione dell’al’kesh” “Pensiamo positivo, qualche idea della direzione da prendere?” “O’Neill” Teal’c si era allontanato di qualche passo ed ora era sul bordo del fiume. Gli altri lo raggiunsero “Ci sono delle tracce, questo è un luogo di passaggio” “Perfetto allora a te la guida, ti seguiamo” “Signore credo che dovremmo nascondere i sarcofagi…” “Perché?” Fu Daniel a rispondere “Sam a ragione, non sappiamo nulla di questo pianeta, non dobbiamo rischiare…” “Va bene” Guardò verso il sole, “Non dovrebbe essere più di mezzogiorno inoltrato, dovremmo farcela senza farci sorprendere dalla notte a girovagare per le montagne, forza”. Nascosero le quattro capsule in un anfratto, che difficilmente avrebbe attratto dei curiosi, poi si misero in marcia. Come aveva detto Teal’c poco davanti a loro si aprì un sentiero e mezz’ora dopo una strada lastricata. “Teal’c come sei messo con la tritonina?” “Ne ho per parecchi mesi… forse un anno” Jack si voltò per guardarlo “Cosa?” “Teal’c alzò un sopraciglio e Jack spiegò il suo stupore “Vai in giro con tutta quella roba addosso e oltre a non notarsi non te l’hanno trovata quando ci hanno tolto le armi e le attrezzature?!” Fu Sam a rispondere “Qualche settimana fa Teal’c mi ha fatto notare che essendo dipendenti dalla sostanza, e non potendo portarne grandi quantità, i Jaffa rischiavano di avere gravi problemi nel caso fossero rimasti a lungo lontani dai possibili rifornitori… così ho creato un concentrato in polvere, in un sacchetto facile da nascondere ce ne sta una quantità pari a molti mesi di somministrazione, è sufficiente diluirne una minima parte e il gioco è fatto!” Sam sorrise, soddisfatta della sua trovata, mentre Teal’c inchinava la testa in segno di riconoscenza verso Sam. Jack emise un leggero fischio di totale ammirazione “Geniale! Un problema in meno, almeno per il momento!” annuì ancora, poi si rivolse a Daniel “Qualche idea su chi troveremo?” “E come faccio a saperlo?” “Non lo so, sei tu l’esperto!” “Dalla tipologia di costruzione della città potrebbe essere un mondo di stampo medioevale… prima di esserne certi però dobbiamo incontrare qualcuno, o trovare un edificio, suggerisco però di non rivelare nulla su di noi…” “Completamente d’accordo, visto cosa è successo l’ultima volta!” Jack portò una mano alla tempia facendo ruotare la mano intendendo che erano dei pazzi, per poco Teal’c non era morto perché accusato di stregoneria! “Arriva qualcuno” Ad avvertirli era stato Teal’c “Usciamo dalla strada, non siamo pronti per un incontro” Eseguirono l’ordine di Jack e si gettarono tra gli alberi, da lì potevano osservare senza essere notati. Dall’angolo della strada sbucò una giovane donna, stava correndo a perdifiato, pochi istanti e capirono il perché, un gruppo di uomini la stava inseguendo, ridevano sguaiatamente “Signore!” Jack guardò il suo secondo “Non avevamo detto niente incontri?” Carter lo guardò decisa, mentre Teal’c e Daniel osservavano l’inseguimento, che sarebbe durato ancora per poco, gli uomini erano ormai a pochi passi da lei “E va bene!” Jack si arrese senza problemi, non avrebbe lasciato una donna sola con quei bruti! “Ok tutti pronti?” Non aspettò la risposta, si alzò e ridiscese in strada precedendo di poco l’arrivo della donna. La ragazza stava guardando i suoi inseguitori e non li vide finché non si scontrò con forza contro Daniel, che malgrado la sorpresa, la sorresse. Gli uomini si fermarono “Toglietevi dalla nostra strada! Questa pollastrella è nostra!” Jack sorrise amabilmente “Non vedo pollastrelle io… Carter?” Sam fece un passo avanti, mettendosi al suo fianco “No signore” “Teal’c?” chiese ancora Jack “No O’Neill” Anche lui aveva fatto un passo avanti. Quello che sembrava il capo del gruppo si mise a ridere “Quattro contro sette? Considerando che uno è uno studioso e l’altro… o mio Dio è una donna!” Tutti risero, il capo però li zittì con una mano e continuò “Siamo generosi, lasciate la nostra strada e vi risparmieremo” Detto questo portò con nonchalance la mano alla cintura spinse indietro il mantello ed espose la spada “Carter, quelle, e con la testa accennò alle spade, saranno vere?” Sam fece una piccola smorfia, forse avevano sottovalutato la situazione, non si erano accorti che gli uomini erano armati. La donna dietro di loro gemette, era aggrappata a Daniel “Vi prego, signori, non abbandonatemi!” “Sentito la signora? Niente da fare… mi dispiace…” Il capo sputò a terra, poi scattò in avanti, Jack non attese che estraesse la spada e si gettò a sua volta su di lui, quando si incontrarono la lama era a metà ancora nel fodero, Jack colpì l’uomo con un violento colpo al naso poi con ampio gesto estrasse la spada nella sua interezza. Accanto a lui gli altri non erano rimasti fermi, Teal’c aveva steso già due uomini e Sam mandò al tappeto il suo. Non poté rimanere inattivo oltre, un altro uomo si gettò su di lui con la spada sguainata, alzò la sua e parò l’affondo, più per istinto che per altro, schivò un altro colpo e un altro ancora, poi quando l’uomo fu abbastanza vicino lo sorprese lasciando cadere la spada, l’uomo, che aveva concentrato tutta la sua forza nel contrastarlo, si sbilanciò e Jack lo colpì lasciandolo, poi, cadere a terra. Si guardò attorno, Sam era impegnata con un uomo, era disarmata mentre l’altro la teneva sotto il giogo della spada, Jack non ebbe il tempo di venire in suo aiuto, cogliendo l’attimo di distrazione del suo avversario, lei lo raggiunse con un calcio al ventre evitando con cura la spada, con un secondo colpo lo gettò a terra. In quello stesso momento Teal’c fece mordere la polvere all’ultimo uomo rimasto in piedi. “Grazie mille Daniel sei stato di grande aiuto!” Daniel non poté replicare, un gruppo di uomini a cavallo, stava arrivando “Ecco ora siamo nei guai! Daniel sarai contento, non volevi incontrare qualcuno!” Daniel lo guardò di traverso poi, seguendo gli altri, si mise da lato per lasciare il passaggio. La ragazza però si fece avanti lasciando per la prima volta il braccio di Daniel. Ad un ordine del cavaliere in testa il gruppo si fermò. L’uomo, evidentemente a capo del gruppo si fece avanti. Diede due ordini e saltò a terra, mentre i suoi uomini accerchiavano l’SG1 sguainando le spade, lui fu raggiunto dalla ragazza che si gettò al suo collo piangendo. Malgrado la situazione, Sam non poté fare a meno di notare che era un uomo estremamente attraente, sembrava uscito da qualche storia sui cavalieri. Vestiva elegantemente, la giubba era di colore blu, con dei ricami in argento, un mantello gli copriva le spalle, alla vita portava una spada e al dito un anello. Aveva gli occhi verdi e i capelli neri, cavalcava una destriero completamente nero, l’effetto era notevole, per non parlare del suo seguito, chiaramente una scorta. Tutti indossavano una leggera armatura, alcuni avevano, oltre alla spada che stavano puntando contro di loro, un arco o una lancia, tutti erano impeccabili, le uniformi scintillanti e i mantelli in ordine, così come i cavalli tutti splendidi esemplari. “Calma ragazzi, non abbiamo fatto niente!” Jack mostrò i palmi delle mani per dimostrare di essere disarmato e cercò di fare un sorriso alle guardie, ma suoi loro volti c’era solo rabbia e voglia di vendetta. Un ordine proveniente dall’uomo a capo del gruppo fece finalmente ringuainare le spade dei soldati che volsero la loro attenzione ai tizi stesi a terra. L’uomo si avvicinò e si rivolse a loro parlando con voce calma, era chiaramente una domanda, non c’era ostilità nella sua voce, solo una cauta curiosità. Il problema era che parlò in una lingua sconosciuta, Jack gli fece un leggero sorriso, poi lasciando sbalorditi tutti, tranne Teal’c, rispose, non disse che poche parole, poi guardò Daniel e con un cenno lo invitò a farsi avanti. Daniel totalmente sbalordito, dopo un attimo di incertezza, prese la parola, dopo poche frasi passò all’inglese “Vi presento il Duca di Sendiburg” Il nobile fece un sorriso a tutti loro, Sam notò che poteva essere ancora più affascinate se sorrideva, “E sua sorella Catherine Carbury” La giovane, che si era fatta avanti, fece un leggero inchino “Signore e milady, vi presento il Colonnello O’Neill, il Maggiore Samantha Carter e Teal’c, io sono il dottor Daniel Jackson” “E’ un piacere conoscervi, a quanto mi ha detto mia sorella vi devo la sua vita, temo di non aver mai sentito questi titoli, è ovvio che siete dei nobili, le vostre azioni parlano per voi, non solo siete intervenuti in difesa di una sconosciuta, ma, disarmati, avete sbaragliato sette uomini… Posso chiedere, se non vi disturba, da quale paese venite?” Questa volta si rivolse a Jack, che essendo il primo ad essere stato presentato ed ad aver parlato, fu individuato come il capo “Da un paese molto, molto lontano” Daniel intervenne nel vedere l’incomprensione sul volto del Duca “Da un reame oltre il mare” Il duca annuì “Abbiamo poche notizie da quelle terre, il vostro seguito deve raggiungervi?” Daniel si sistemò gli occhiali, in difficoltà, doveva ragionare velocemente, chiaramente il Duca li credeva dei nobili, a causa dei titoli, del loro modo di agire e dal fatto che sia lui che, sorprendentemente, Jack, si esprimessero in latino, lingua con la quale aveva iniziato la conversazione, se dovevano trovare lo Stargate tanto valeva sfruttare la situazione “Siamo stati vittima di un naufragio, siamo gli unici sopravissuti” Il Duca guardò con sgomento verso di loro “Sono profondamente dispiaciuto, la costa è molto lontana, non avrete fatto a piedi tutto quel tragitto?” Daniel annuì “Temo di sì signore, non conosciamo queste terre e voi siete il primo uomo che incontriamo” “Avreste dovuto chiedere aiuto al mio cavaliere, il signore di Lanec, controlla il porto, vi avrebbe ospitati come si conviene al vostro rango!” “Temo che la sfortuna ci abbia perseguitato anche dopo il naufragio, non siamo mai giunti alla vostra città costiera, ma ci siamo addentrati nella foresta” Daniel cercava disperatamente di ricordare le brevi immagini del pianeta analizzato dalla nave, sperava che la storia fosse plausibile “Certo, le correnti vi avranno portato a Nord della città, ma ora siete qui e spero che accetterete di essere miei ospiti per tutto il tempo che vi sarà necessario” Daniel si voltò verso Jack e fu quindi lui ha rispondere “Grazie, sarà un piacere” Il Duca sorrise soddisfatto “Gordon, presto dei cavalli, accompagnali al castello” mentre il suo sottoposto obbediva prontamente agli ordini, il nobile si rivolse ancora a Jack “Mi dispiace non potervi accompagnare, ma devo scortare mia sorella in un luogo sicuro” “Ma certo, vi ringraziamo della vostra ospitalità” il Duca scosse la mano come per eliminare la questione “Vi devo la vita di mia sorella, non ripagherò mai abbastanza il mio debito, stasera sarò di ritorno, spero vorrete cenare con me, mi piacerebbe sentire la vostra storia e magari vorrete raccontarmi del vostro paese” “Saremo felici di cenare con lei” “Bene a questa sera” Fece un cenno della testa ai tre uomini e un leggero inchino verso Sam, poi agile risalì in sella. Gordon era già pronto con quattro cavalli presi a quattro degli uomini che erano stati messi a guardie degli aggressori della giovane. Il Duca salutò ancora, mentre Catherine saliva a sua volta su un cavallo si volse verso di loro: “Grazie” in quella semplice parola c’era più gratitudine che in mille frasi, Teal’c inchinò leggermente la testa, Jack scacciò con la mano i ringraziamenti e sorrise come a dire che era stato nulla, Sam sorrise alla giovane incoraggiante, mentre Daniel le fece un saluto con la mano. I due nobili partirono seguiti dai restanti uomini, tranne i quattro appiedati che si occupavano dei sette banditi, che erano ora legati ed imbavagliati. L’uomo chiamato Gordon si avvicinò a loro “Miei signori, se volete salire, vi condurrò al castello”. Sam aspettò il cenno di Jack, poi agile salì in sella imitata dal colonnello e da Teal’c, Daniel guardava con diffidenza il suo animale “Andiamo Daniel! Non è peggio di un cammello!” “Non è la prima volta, ma questi non sono cavalli da noleggio!” In effetti non aveva tutti i torti, quelli erano animali da guerra, alti e forti, probabilmente addestrati a mordere e scalciare se si fossero trovati in una mischia. Dopo aver raccolto il coraggio salì anche lui in sella, fortunatamente a lui era rimasto l’animale più docile e quando vide partire al passo gli altri li seguì senza badare agli strani movimenti del suo ospite. Aspettò che Gordon fosse in testa alla breve colonna e leggermente staccato, poi si avvicinò a Jack “Da quando in qua parli latino!” Jack lo guardò stupito “Ma che dici? Hai passato dei mesi ad insegnarmelo e poi ho solo risposto al saluto…” Daniel spalancò la bocca per ribattere ma Teal’c che aveva ascoltato intervenne “Si tratta della volta in cui io e O’Neill siamo rimasti intrappolati nell’anello temporale” “Oh capisco…” Daniel rimase comunque estremamente dubbioso “Sono riuscito a farti studiare il latino?” Jack sbuffò, poi diede un colpo ai fianchi del cavallo e si portò più avanti, affiancando Sam, lei gli sorrise “Signore, io le ho insegnato qualcosa?” Jack la guardò dritto negli occhi, oh sì, Sam gli aveva detto molto più di quello che avrebbe dovuto! Sam distolse lo sguardo imbarazzata, ogni volta che accennava agli anelli temporali aveva diritto a quello sguardo, avrebbe proprio voluto sapere cosa era successo!

 

 

23jo: Spero che il primo capitolo abbia confermato le tue aspettative! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, sì il mio preferito rimane sempre quello sulla verosimiglianza con il telefilm… quindi grazie sei gentilissima!

 

Jolinar: Dici che è la primavera? Può essere… comunque grazie per il commento e spero che la storia continui a promettere bene anche dopo questo capitolo!

 

Sam93: In effetti i quadrifogli potrebbero servire, ma per ora se la sono ancora cavati, in fondo sono loro i protagonisti no! Grazie mille per i complimenti e la fiducia nel metterla già tra i preferiti, spero di meritarla…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ospiti di riguardo ***


Secondo capitolo: Ospiti di riguardo

Secondo capitolo: Ospiti di riguardo

 

Dopo una mezz’ora Jack affiancò Gordon “Scusi, quanto dista ancora” “Poco signore, appena dietro quella collina” Gordon non aveva mentito, quando ebbero girato attorno alla collina, sempre seguendo la strada, si trovarono davanti ad un tipica cittadina medievale, era circondata da un cinta muraria e le strade al suo interno erano circolari, come ad abbracciare il castello che ne era il fulcro. Lo spettacolo mozzava il fiato, era a dir poco fiabesco, torri, camminamenti, balconi, il castello era un insieme di strutture perfettamente inserite una nell’altra, una seconda cinta di mura lo circondava. Sulle torri più alte svettavano i colori del Duca, il rosso e l’oro, la figura al centro non era riconoscibile da così lontano ma, alla domanda posta da Daniel, Gordon rispose, fiero, che era un leone. Man mano che si avvicinavano la città diventò sempre più grande e presto si accorsero che il termine di cittadina era riduttivo, ma l’effetto era stato dato dalla grandezza del castello che era indubbiamente enorme, senza però essere minaccioso o cupo, anzi era solenne e gioioso al contempo, il sole faceva risplendere le sue mura e le finestre risplendevano dei colori di cui erano composte. Sam guardava ad occhi spalancati quella meraviglia, in fondo chi non aveva sognato di vivere in un castello?!

Gordon li fece entrare nella corte, poi scese da cavallo imitato subito dall’SG1, in particolare da Daniel che non vedeva l’ora di sedersi su qualcosa che non si muoveva, e li fece entrare. Percorsero vari corridoi e salirono parecchie scale, quando Jack iniziava a voler chiedere dove stessero andando Gordon entrò in un ennesimo corridoio ma, questa volta, annunciò che si trattava dell’ala est, destinata ai visitatori. “Prego le vostre stanze” Aprì ad una ad una le stanze e le assegnò ad ognuno, chiaramente seguendo quello che secondo lui era il loro rango, erano tutte stanze magnifiche, ma quella di Jack era molto più ampia e disponeva di un salotto mentre Sam ne ottenne una con un balcone. “I servi si occuperanno di voi” Jack tentò di obbiettare, ma Gordon fece un profondo inchino e se ne andò.

“Bene… e ora?” Jack guardò interrogativo verso Daniel, si erano tutti raccolti nella sala di Jack, “Non dico che questa situazione non mi piaccia… ma non ti sembra di aver esagerato?” “Siamo in un pianeta medioevale, se diciamo che veniamo dallo spazio o da un altro pianeta ci bruciano per stregoneria! Inoltre questo era l’unico modo per avere accesso alla loro biblioteca!” “Ok il primo mi sembra un ottimo motivo, ma Daniel se lo hai fatto solo per poter mettere la mano sui dei libri …” “Signore, Daniel ha ragione, se non conoscono lo Stargate allora l’unico modo per trovarne traccia è nella biblioteca” “Capisco… allora buona idea Daniel… cosa ci dici su questo mondo?” “E’ chiaramente di stampo medioevale, direi 1200/1300, dei nostri secoli, ovviamente Europa. L’organizzazione è di stampo feudale e la lingua colta sembra essere il latino. Si è rivolto a noi in quella lingua credendoci nobili, solo dei nobili sarebbero intervenuti contro dei banditi armati!” “Per quanto tempo potremmo restare qui secondo te?” “Ci ha offerto la sua ospitalità, ci crede… anzi vi crede dei nobili quindi credo che se ce la giochiamo bene potremmo restare dei mesi” “Cosa? Ma sei pazzo ci butterà fuori molto prima” “No Jack, nella mentalità medioevale l’ospite è sacro ed essendo gli spostamenti molto faticosi e lenti anche le permanenze lo sono, alcuni mesi di pausa dopo un viaggio per mare non erano affatto una cosa strana, senza dimenticare che ci è debitore!” “Va bene Daniel, ma cosa gli raccontiamo a cena?” Fu Sam a porre la domanda “Credo che dobbiamo prepararci una storia, se siamo fortunati troviamo lo Stargate in fretta e ce ne andiamo, ma se così non fosse allora non possiamo insospettire un signore del rango del Duca” Sam annuì e Daniel continuò, esponendo quella che avrebbe dovuto essere la loro versione concorde dei fatti. Dopo varie modifiche si convinsero che la storia reggeva, così tornarono nelle loro stanze. Ad accoglierli trovarono, ognuno, vari servi indaffarati, un vasca era stata riempita e un intero guardaroba era stato messo a loro disposizione. Tutti e quattro nelle relative stanze cacciarono i servi quando li videro pronti ad aiutarli a svestirsi e a lavarli. I servi uscirono dalle stanze, ma attesero all’esterno di essere chiamati, guardandosi perplessi, i nobili erano persone strane, ma questi stranieri lo erano ancora di più!

Sam osservò il suo riflesso nello specchio: era stata obbligata ad indossare uno dei vestiti che le avevano portato perché quelli che indossava al suo arrivo erano spariti. Dopo aver tentato per parecchi minuti di capire il funzionamento di lacci e laccetti si era arresa, era più facile capire un reattore al naqquada! Aveva sbirciato fuori dalla porta e una giovane le aveva fatto un inchino “Le serve qualcosa mia signora?” Sam, con un piccolo sorriso imbarazzato, aveva spiegato “Si tratta del vestito…” “Ma certo, mia signora” Detto questo la giovane si era fatta avanti ed era entrata, i pochi minuti Sam era vestita, la giovane incoraggiata dai sorrisi di Sam e dalle sue domande in poco tempo aveva iniziato a raccontarle mille particolari sulla loro città e sul castello, ovviamente era già informata del naufragio e sembrava che tutti sapessero già che avevano salvato la sorella del Duca dalle mani di quindici uomini, e che lei, una donna, aveva attivamente partecipato; Sam arrossì imbarazzata vedendo l’adorazione e l’ammirazione della giovane, smentì subito il numero degli aggressori, ma sapeva bene che presto sarebbe aumentato ancora! Fortunatamente per Sam non si mise ad indagare troppo, si trattava comunque di una serva e non avrebbe mai osato interrogare, anche se per semplice curiosità, una dama. Sam indirizzò i discorsi sul loro ospite e ben presto capì che era amato dal suo popolo, sembrava essere giusto e buono, oltre che immensamente affascinante! La giovane che aveva detto chiamarsi Marion aveva infine insistito per sistemarle i capelli, trovando quel taglio un vero peccato. Sam si voltò torcendo il collo per continuare a vedersi nello specchio, sorrise, lei aveva scelto il vestito più semplice che c’era, ma Marion l’aveva riposto immediatamente tirandone fuori un altro. Non era mai stata molto attenta al suo aspetto, considerato che la maggior parte del tempo indossava un’uniforme che non esaltava di certo il corpo di una donna, era inutile darsi troppo da fare. Ma questa volta era diverso, il vestito era composto da due parti, una specie di sotto veste di colore nero e una sopraveste aperta sul davanti, rossa, quasi porpora. Le maniche erano molto lunghe e ricadevano lungo il corpo, all’altezza del seno la sopraveste si chiudeva con dei delicati lacci neri. Il vestito sfiorava il pavimento, la scollatura non era esagerata, ma era comunque presente. Nel suo insieme era uno splendido vestito privo di fronzoli inutili, ma che le andava a meraviglia! Marion le aveva raccolto i capelli come meglio aveva potuto ed ora solo alcune ciocche ricadevano dallo chignon. Ai piedi indossava delle scarpette in velluto che certamente non sarebbero state adatte per un’uscita a cavallo, ma che erano perfettamente in tema con il vestito. Un leggero bussare alla porta la fece sobbalzare colpevole, si diede della sciocca, in fondo si stava solo guardando allo specchio, che era lì proprio per quello! Marion era andata a recuperare un nastro che secondo lei sarebbe stato perfetto con il vestito, credendo fosse lei non si voltò “Avanti”. Sentì la porta aprirsi, visto il protendersi del silenzio Sam si voltò stupita. Jack era in piedi davanti a lei e la guardava. Ma non come al solito, era estasiato e lo stesso poteva dire Sam, Jack, il suo Jack, sempre trasandato, con le uniformi troppo larghe, era ora più elegante che mai, indossava calzoni e giubba di un verde scuro, con leggere ricami in argento, una cintura nera stringeva la giubba che arrivava a metà coscia, ai piedi indossava stivali, anche questi neri. L’effetto era sconcertante. Rimasero in silenzio ad osservarsi, alla fine Jack si riscosse “Samantha, siamo attesi a cena” Sam gli sorrise, raramente la chiamava con il suo nome “Sì signore” Fece un passo avanti e visto che lui aveva alzato il braccio appoggiò delicatamente la mano al suo polso “Andiamo” Uscirono dalla stanza ancora un tantino soprafatti. Daniel sorrise nel vederli arrivare. “Ma allora le conosci le buone maniere!” Jack non gli rispose neppure, ma si voltò verso Sam sorridendo, orgoglioso, a Daniel non sfuggì la luce che brillava negli occhi di entrambi. “Chiamo Teal’c…” Si allontanò e busso alla porta della stanza del Jaffa. Teal’c ne uscì qualche minuto dopo, indossava come Daniel e Jack calzoni, giubba e stivali, tutti e quattro si diressero alle scale, ad attenderli fuori dalla loro ala c’era un servitore, si inchinò profondamente “Prego miei signori, seguitemi” Poi si voltò, dopo un secondo inchino e li guidò nei meandri del castello fino alla sala del banchetto. Jack si avvicinò all’orecchio di Sam “Per un attimo ho creduto di dover indossare quei stupidi collan alla Robin Hood!” Sam sorrise, sapeva che Jack quando era teso preferiva fare delle battute e questo era il caso, era meglio affrontare qualche Jaffa che dover partecipare ad una festa. Poco prima di entrare Daniel sussurrò due dritte a Jack, che con Sam sempre al suo braccio fece il suo ingresso, Daniel e Teal’c li seguivano ad una leggera distanza. Il Duca si alzò in piedi e gli occhi gli si illuminarono nel vedere Sam, un ampio sorriso si disegnò sul suo volto, fece un leggero inchino che Sam e Jack, istruiti da Daniel imitarono, poi porse il braccio a Sam, che con leggero rimorso lo prese. Il nobile la fece sedere alla sua sinistra ed indicò a Jack la destra, Daniel si sedette accanto a Sam e Teal’c accanto a Jack. Alla tavolo si sedette anche Gordon ed un altro nobile che non conoscevano. “Siete magnifica mia signora! Ora che avete potuto togliervi quegli abiti maschili, per niente adatti alla vostra bellezza” Il Duca sorrise a Sam che arrossì leggermente al complimento. Jack fece una piccola smorfia poi intervenne “Signore, sono grato della sua ospitalità e della sua generosità, spero voglia considerarmi come suo amico e se mai avesse bisogno di me non esiti a chiedere” Daniel, che aveva seguito con apprensione tutta la frase, sorrise, temeva che Jack aggiungesse qualcosa o modificasse la formula che lui gli aveva insegnato, era una formula medioevale e le sfumature possibili erano tante. Il Duca, che nel sentire parlare Jack, aveva finalmente distolto gli occhi da Sam sorrise e annuì “E’ assolutamente un piacere avervi qui e avete già tutta la mia amicizia!” e ancora si voltò verso Sam sorridendo. La cena ebbe inizio, le portate si susseguirono una all’altra e la conversazione finì presto dove temevano i quattro. Jack essendo, secondo la loro storia, il nobile di più alto rango, resse la conversazione e non sbagliò una virgola. La storia che avevano preparato era semplice, lui, il colonnello Jack O’Neill era signore di un vasto territorio, Sam era l’erede di un feudo in rapporto di vassallaggio con il suo, il suo titolo era appunto maggiore. Daniel era storico e linguista della casata degli O’Neill, questo dettaglio aveva fato ridere non poco Jack, mentre Teal’c era il capo delle guardie e uomo di fiducia di Jack, un cavaliere di rango inferiore, ma che godeva del totale rispetto del suo signore. Tutto passò liscio. Il Duca non mosse nessuna obiezione o fece capire di dubitare della loro versione. Sam rimase quasi sempre in silenzio, sapendo che era meglio non parlare in troppi e rischiare di contraddirsi, lo stesso fece Teal’c mentre Daniel aggiunse alcuni piccoli dettagli, aiutando Jack. Quando arrivarono i dolci Sam si rilassò, l’argomento era cambiato e non c’erano più pericoli per la loro copertura. In una pausa della conversazione intervenne “Mi scusi posso chiedervi come sta vostra sorella?” “Molo meglio ora, è al sicuro, da nostro zio…” “Sono contenta per lei, sapete come fosse finita in quella situazione?” “Quei vigliacchi l’hanno sorpresa con solo due guardie come scorta, le hanno uccise e hanno cercato di catturarla, ma lei è riuscita a fuggire e poi ha avuta la fortuna di incontrare voi, miei signori! Fece un leggero inchino con la testa in direzione di Jack, ma comprendendo con quel gesto tutti e quattro. Sam sorrise “L’importante è che sia salva… signore…” “Oh sono davvero un maleducato, non vi ho detto il mio nome, perdonatemi, sono Henry Thomas Carbury Duca di Sendiburg, mi farebbe piacere se voi mi chiamaste Henry” Poi sorrise amabilmente, guardando Sam. Daniel, che notò la mandibola di Jack serrarsi, nel prolungarsi dello sguardo intervenne “Signore posso chiedervi se conoscete un grande anello di pietra, con delle incisioni?” Il Duca tolse finalmente lo sguardo da Sam per portarlo su Daniel “Un anello di pietra? No… mi spiace…” Tutti e quattro i membri dell’SG1 ebbero un leggero segno di delusione, il Duca se ne accorse e alzò un sopraciglio “Se per voi è importante, dispongo di una biblioteca che è a vostra totale disposizione…” Daniel si illuminò “Grazie sarebbe perfetto!” Il Duca sorrise “Bene, allora considerate la biblioteca come vostra!” Daniel sorrise felice. Jack guardò il suo polso poi, ricordandosi che non aveva più l’orologio riabbassò il braccio. “Credo che sia ora di ritirarci” Detto questo si alzò, il Duca fece lo stesso e prima che Sam potesse alzarsi lui le spostò la sedia e le porse il braccio, Jack, di nuovo, storse il naso, soprattutto nel notare il sorriso con cui il suo secondo aveva premiato il gesto. Si fece avanti e stando in piedi davanti a Sam le tese il braccio, il Duca non poté fare a meno di lasciarla andare, mentre lei, arrossendo leggermente, posava di nuovo la mano sul braccio del suo superiore. “Bene, è stato un piacere cenare con voi” Jack sorrise al loro ospite, poi si voltò trascinando con sé Sam. Gli altri due lo seguirono dopo aver a loro volta ringraziato il nobile.

Il Duca li guardò partire poi si avvicinò a Gordon “Catherine mi ha detto che il Maggiore si è battuta come un uomo e che i suoi compagni non hanno esitato un attimo!” Scosse la testa incredulo, “Sono persone eccezionali… devono essere trattare con il massimo rispetto e che abbiano tutto ciò che desiderano” “Certo signore” Gordon si inchinò leggermente, come per enfatizzare la sua obbedienza. Sul volto del Duca si disegnò un sorriso, poi mormorò, più a se stesso che ad altri “E’ forse lei la donna che ho tanto cercato?” Scosse la testa, avrebbe dovuto scoprirlo, certo era bellissima, l’aveva notato già quella mattina, ma ora, in abiti adatti, era magnifica, forte, coraggiosa, non poteva dubitare delle parole della sorella… forse… forse.

 

 

 

Thia: Eccoti accontentata…

 

Jolinar: Grazie mille! Adoro le storie cappa e spada, quindi dovevo proprio scriverne una!

 

23jo: Lunghetto? Direi che è un eufemismo! Grazie mille, spade, duelli e cavalieri sono la mia passione!

 

Nahid: Sono contenta che ti piaccia! Spero che continuerà ad intrigarti! Il nostro Duca si interesserà a Sam… ovvio, ma come si può farne a meno?!

 

Kloe2004: Grazie, addirittura appassionata?! Troppo gentile!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una donna unica ***


Terzo capitolo: Una donna unica

Terzo capitolo: Una donna unica

 

Il mattino successivo Sam si svegliò in un letto di piume, si alzò e andò alla finestra, indossava una camicia da notte, la sera prima l’aveva trovata sul suo letto insieme ad una spazzola per i capelli e ad un catino con dell’acqua calda. Spostò le pesanti tende e guardò fuori, il cielo era limpido e nel cortile, su cui dava la finestra, c’era ancora poco movimento. Un leggero bussare la distolse dalle sue riflessioni. Indossò una pesante vestaglia e andò ad aprire la porta. Marion la salutò sorridente, poi entrò, aveva con sé una pesante anfora ricolma d’acqua calda. Chiacchierando la versò nel catino poi iniziò a sistemare il letto. “Non ce n’è bisogno, faccio io!” Marion la guardò scandalizzata, poi si mise a ridere complimentando ‘la sua signora’ per la bella battuta, Sam rimase interdetta, poi lasciò perdere, meglio continuare quella commedia, sperando che non sarebbe durata troppo a lungo. Mezz’ora dopo era pulita e rivestita. Aveva chiesto di indossare pantaloni e camicia, ma Marion, sempre ridendo dello scherzo, aveva estratto dall’armadio un vestito blu, con una sottoveste azzurra, era simile a quello della sera precedente, le maniche erano lunghe e la scollatura era presente, ma era più semplice, più adatto ad una tranquilla giornata. Congedata Marion, uscì alla ricerca dei suoi compagni per vedere come avrebbero organizzato la loro giornata. Non fece in tempo a bussare alla stanza di Jack che la porta si aprì e ne uscì lo stesso servitore che era venuto la sera precedente per accompagnarli. Le fece un inchino ed uscì, seguito da Jack “Buongiorno Carter, dormito bene?” “Sì signore, lei?” “Assolutamente!” Si sorrisero poi Jack continuò “Visto Daniel e Teal’c? Questo signore mi ha quasi buttato giù dal letto… dice che la funzione inizia tra poco…” guardò Sam interrogativo, ma non sapendo di cosa si trattasse lei alzò le spalle e scosse la testa. “Oh eccolo! Daniel dobbiamo andare alla funzione!” Daniel era uscito dalla sua stanza e Teal’c aveva fatto lo stesso pochi istanti dopo. “Scusa Jack?” Daniel lo guardò interrogativo, il servo che si era tenuto in rigida attesa per tutto il tempo intervenne “Signori, se volete seguirmi vi accompagnerò alla Funzione della mattina” Poi inchinandosi aprì la porta e iniziò a percorrere il corridoio. Daniel sorrise vedendo l’aria interrogativa dei suoi compagni “Vi ricordo che siete dei nobili del medioevo!” Poi sorridendo ancora si incamminò. “Daniel!” Jack lo raggiunse “Che diavolo significa?” “Se non mi sbaglio stiamo andando ad assistere alla Santa Messa!” Jack sgranò gli occhi facendo allargare il sorriso di Daniel “Sarà molto interessante, le religione è un fattore essenziale nella vita di un uomo del medioevo”. Teal’c alzò un sopraciglio “E quanto durerà Daniel Jackson?” “Oh direi almeno due ore… e sarà completamente in latino” Jack sgomento non riuscì a replicare nulla.

Due ore dopo uscirono dalla chiesa del castello. Erano stati raggiunti dal Duca che li aveva salutati e poi si era seduto accanto a loro, togliendo a Jack la possibilità di dormire e a Sam la possibilità di distrarsi con altri pensieri. Teal’c non aveva mosso un muscolo, ma sembrava sollevato di poter finalmente uscire. “Signori, volevo mostrarvi la biblioteca” Daniel si illuminò “Sarebbe un piacere, non vedo l’ora di poter studiare i vostri testi!”. Stavano attraversando il cortile interno, intorno gli abitanti del castello erano nel pieno delle attività, uno dei cavalli del Duca, uno stallone nero, che stava subendo la pulizia di rito si spaventò per qualche rumore inatteso e scalciò violentemente, colpendo uno dei bambini che stava giocando nel cortile. Il bambino proruppe in un grido e finì a terra stringendosi con forza il braccio. Jack al grido si voltò velocemente portando la mano alla cintura in un gesto automatico ma inutile, visto che le armi erano rimaste su un altro pianeta, poi capendo cosa era successo si avvicinò al bambino, fu il primo a raggiungerlo “Tranquillo, tranquillo” Cercò di calmarlo, il bambino era in lacrime “Carter!” Sam cercò di fendere la folla che ormai attorniava il ragazzo, invano, il Duca fu al suo fianco in un attimo “Lasciateci passare!” Il tono di comando non sfuggì ai suoi uomini che immediatamente si aprirono per far passare i nobili. Finalmente raggiunto Jack, Sam si inginocchiò al suo fianco incurante del fatto che così facendo sporcava il vestito “Puoi fare qualcosa?” Sam guardò dubbiosa il braccio del bambino, poi gli fece un bel sorriso “Come ti chiami?” Il bambino tirò su con il naso “Billy” “Che bel nome! Billy posso dare un’occhiata al tuo braccio?” Il bambino annuì sempre tirando su con il naso, Jack gli sorrise “Vedrai è la più brava infermiera che conosco!” Il bambino annuì anche se molto probabilmente non aveva la più pallida idea di cosa fosse un’infermiera. Il bambino tolse la mano che stringeva il braccio e mostrò la ferita a Sam. “Signore è rotto… non sembra una brutta frattura, però se qui hanno un medico sarebbe meglio farlo fare a lui…” Il Duca, che era rimasto in disparte, intervenne “C’è un medico, l’ho già mandato a chiamare” Jack annuì: pratico ed efficiente, sarebbe stato un buon ufficiale. Una donna però si fece avanti, il capo chino “Signor Duca, il medico è fuori città, una donna ha avuto delle complicazioni durante un parto, non tornerà prima di domani…” Jack guardò verso Sam “Carter?” Lei scosse la testa “Bisogna farlo subito…” rifletté un attimo poi continuò “Dobbiamo portarlo dentro” Si alzò, Jack prese il piccolo in braccio e seguirono il Duca che li portò in una stanza del castello. Daniel e Teal’c li seguivano. Sam assunse il controllo della situazione e con pochi ordini ottenne tutto il necessario, poi facendosi aiutare immobilizzò il bambino “Ora dovrai essere coraggioso, durerà un attimo, farà male, ma poi tutto sarà finito” Il bambino annuì, Jack, che gli teneva il braccio sano, gli sorrise “Tranquillo io l’ho fatto tante volte!” Mentre ancora parlava, Sam, capendo che Jack stava distraendo il bambino, rimise l’osso nella posizione originale. Billy gridò e poi svenne “Bene, ho fatto, ora dobbiamo steccarlo” Quando rinvenne il lavoro era concluso. Con due grandi occhi guardò il suo braccio stupito. Poi fece un largo sorriso a tutti i presenti. Il Duca li fece uscire poi ordinò che al piccolo fosse portato del latte caldo e qualche dolcetto per premiare il suo coraggio. Il bambino, che aveva sentito l’ordine, sorrise tutto fiero. Poi anche il Duca uscì raggiungendo i suoi ospiti che ancora una volta erano stati capaci di sorprenderlo. Uscendo fece un inchino a Sam “Vi ringrazio, senza di voi il piccolo Billy avrebbe perso il braccio e chissà forse anche la vita! Non sapevo foste anche un medico! Siete una donna piena di sorprese!” Sam sorrise “Non sono un medico, ma ho dovuto imparare… essendo spesso a contatto con soldati feriti…” Il nobile rimase sorpreso “Non avete dei medici? Una donna non deve avere a che fare con la guerra!” Jack sorrise nel vedere il cipiglio assunto da Sam, dire a Carter cosa una donna può o non può fare era un grande errore, intervenne per salvare il Duca “Carter è una donna speciale, signore… da noi è una scienziata, una guerriera e se serve anche un medico! Se la consola sappia che anche se la conosco da anni riesce ancora a stupirmi!” Sam arrossì a quel complimento, niente affatto velato, del suo superiore. Teal’c inchinò la testa come a confermare l’opinione espressa da O’Neill e Daniel annuì. Il Duca si inchinò ancora a Sam “Ebbene allora signora, voi siete unica!” e le sorrise porgendole il braccio. Poi la guidò, seguito dagli altri fino alla biblioteca. Quando aprì la porta lasciò senza parole non solo Daniel ma anche O’Neill che fece un fischio di ammirazione “Ecco il paradiso di Daniel su terra!” L’archeologo non rispose, rapito dai centinaia di libri che facevano bella mostra di sé su decine di scafali. La biblioteca aveva un grande tavolo al centro, ampie finestre, schermate con delle tende, la illuminavano, le pareti erano ricoperte da libri, mentre al pavimento c’erano tappeti, così che i passi non risuonavano. Un vero paradiso… almeno per Daniel. L’archeologo non attese il permesso, stava già, con febbrile eccitazione, passando la mano sui dorsi dei libri, alla ricerca di un titolo interessante. Jack sorrise “Bene direi che possiamo lasciarlo qui” Il Duca sorrise nel vedere l’estasi sul volto del giovane, Jack alzò leggermente la voce “Daniel cena alle otto!” Daniel alzò la mano facendogli un breve cenno, la testa da tutt’altra parte. Lo lasciarono lì, il Duca attese che Sam e Jack si cambiassero poi fece loro visitare il resto del castello, Teal’c lo persero in armeria, mentre Sam rimase affascinata da quello che sembrava un vero e proprio laboratorio di un mago, ma che in realtà doveva essere quello di uno scienziato. Quando questi arrivò, mandato a chiamare dal nobile si dimostrò essere un gentile vecchietto che, piacevolmente stupito dalla precisione delle domande di Sam, iniziò a mostrarle tutti i segreti del laboratorio, il Duca e Jack la salutarono e li lasciarono soli. Non passò molto tempo e il nobile arrivò all’argomento che più li premeva “Colonnello, posso chiedervi se il Maggiore Carter è sposata?” Jack quasi si strozzò con il suo vino, l’idea era assurda, la sua Sam sposata! “Certo che no!” Scosse la testa trovando l’idea ridicola “E’ forse promessa?” Jack alzò la testa guardando il Duca dritto negli occhi, non gli piacevano quelle domande, soprattutto unite ai complimenti e alle continue e assolutamente esagerate galanterie che questo faceva continuamente a Sam. La risposta gli sfuggì dalle labbra “Sì” Il Duca abbassò il volto, chiaramente dispiaciuto. Jack si morse la lingua, perché aveva mentito? Non era giusto! “Cioè, più o meno…” Cercò di trovare una soluzione alla sua menzogna “Lei non lo sa ancora…” E questa da dove gli era uscita? Il Duca aveva alzato il volto speranzoso nel sentire le ultime parole del Colonnello “Voi siete il suo signore… non siete voi a decidere?” Lui decidere per Sam?! Se lei avesse sentito lo avrebbe ucciso! Quella conversazione stava diventando alquanto difficile “Sì… ma è ovvio che tengo conto delle sue… preferenze…” Dove si stava infilando! Sì, Sam lo avrebbe ucciso, oppure lo avrebbe odiato e questo non avrebbe potuto sopportarlo! Il Duca annuì, una nuova luce si era accesa nei suoi occhi “Domani vado a caccia vi piacerebbe unirvi a me? Voi e Teal’c” Quel repentino cambio di discorso prese di sorpresa Jack che, felice, acconsentì volentieri. Il Duca lo lasciò solo, aveva degli affari da sbrigare e lui tornò alle sue stanze con l’impressione di aver fatto un enorme errore. La sera capì anche il perché, gli sforzi del Duca per piacere a Sam erano raddoppiati, malgrado Jack avrebbe creduto la cosa impossibile!

Daniel non si presentò e il Duca gli fece portare la cena in biblioteca. Sam invece raccontò con occhi luminosi le scoperte fatte nel laboratorio, quel gentile vecchietto aveva delle intuizioni geniali! Certo, era ad anni luce dalla scienza o dalla chimica che aveva studiato lei, ma comunque era già vicino a molte scoperte che avevano rivoluzionato la scienza sulla Terra! Dopo cena andarono a recuperare Daniel, dovettero quasi costringerlo, ma alla fine, lo portarono a letto. Non aveva ancora trovato niente sullo Stargate: questa la prima domanda di Jack, ma aveva scoperto molti libri estremamente interessanti, Jack lo aveva interrotto in malo modo, ancora innervosito per la corte spietata del Duca a Sam, e l’aveva messo a dormire. Poi con un incipiente mal di testa era andato a dormire anche lui, sarebbe stato un soggiorno più difficile del previsto, si addormentò con l’immagine di Sam che sorrideva al Duca e non dormì affatto bene.

Il mattino dopo partì, insieme a Teal’c, per la partita di caccia. Per loro fortuna si trattava di falconeria così che non dovettero fare altro che seguire a cavallo le evoluzioni dei splendidi falchi del Duca.

 

 

Ilaria8: Grazie mille!

 

FairyFlora: Sì, questo è il vantaggio di Stargate, si possono esplorare tutte le epoche, passate e future! Non sono un esperta di Narnia… ho visto solo i film… ma in effetti il salvataggio di una fanciulla è abbastanza un classico, nel medioevo… funziona sempre!

 

Jolinar: Grazie mille… in realtà mi ispirava più il classico leone inglese… ma Grifondoro va benissimo!

 

Nahid: Accidenti! Addirittura dal cell! Anche se Dante forse, a buon titolo, si offenderebbe! Io comunque ne sono super orgogliosa! Grazie! E visto il periodo ripieno di compiti ed esami, sono contenta di offrire un piccolo diversivo!

 

Thia: Che dire? Prego! Contenta che ti piaccia!

 

Aggiornerò più tardi del solito… mi dispiace, sarà per domenica 17 o lunedì 18… ma questo non è un capitolo con della suspense finale… quindi spero mi perdonerete il ritardo!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La festa di Fine Autunno ***


Quarto capitolo : La festa di Fine Autunno

Quarto capitolo : La festa di Fine Autunno

 

Le settimane proseguirono, Daniel passava la maggior parte del tempo in biblioteca, a volte Sam gli faceva compagnia e lo aiutava, altre volte era Teal’c, ma la loro ricerca non portava a nulla, sembrava che su quel pianeta non ci fosse mai stato uno Stargate. L’estate, che li aveva accolti in quel nuovo pianeta, volse al termine e iniziò l’autunno, le passeggiate a cavallo che li distraevano e che Jack imponeva a Daniel, divennero sempre più rare, facendosi il tempo sempre più freddo. La vita caotica e movimentata, piena di imprevisti a cui erano abituati, era scomparsa, esplosa insieme all’al’kesh. Il Duca continuò ad essere estremamente gentile con Sam, ma, almeno da quanto ne sapeva Jack, non si era fatto avanti. Lui divideva il suo tempo tirando con l’arco, passeggiando a cavallo con Sam, chiacchierando con lei nelle loro stanze, quando pioveva, oppure allenandosi con Teal’c. Aveva inoltre scoperto, durante una delle loro passeggiate, un piccolo lago, poco distante dalla città ma nascosto, lontano dalla strada, lì andava a pescare e a riflettere. Quel mondo con i suoi ritmi così lenti, non gli stava forse offrendo una possibilità? Non era forse ora di rassegnarsi? Non dovevano iniziare a considerare quel nuovo pianeta la loro casa? E se così fosse stato non poteva, lui, sperare di avere finalmente la possibilità di stare con Lei? Quelle domande lo tormentavano, ma quando Sam lo guardava o gli sorrideva, non gli sembrava che anche lei pensasse alle stesse cose? Ma era giusto arrendersi? Sam non aveva ancora trovato una soluzione per la tritonina di Teal’c, certo per ora non era ancora un problema, ma sebbene i mesi passassero lentamente, le scorte di Teal’c diminuivano! E la Terra? Certo, sapeva che di lui potevano fare a meno… ma Sam e Daniel erano importanti, troppo importanti, e anche Teal’c avrebbe potuto fare la differenza tra la sopravivenza del pianeta o la sua sottomissione ai Goa’uld, quante volte era già stato così? Accidenti! Sembrava proprio che anche in quel lago non ci fossero pesci!

 

Jack salì gli scalini a due a due, fischiettando, entrò nella loro ala del castello e per poco non si scontrò con un omino di poco più alto di Thor, sorrise a quel paragone, poi notando l’inchino che l’uomo gli rivolgeva portò la sua attenzione su di lui “Signore sono Saval de Grodin sarto della città, sono qui per confezionare i vostri vestiti per la festa” Jack lo guardò perplesso: la sua camera era piena di vestiti, non gliene serviva un altro… Sam entrò in quel momento, accompagnata da Teal’c “Carter sai niente di una festa?” Sam lo guardò perplessa, ma fu il sarto a rispondere “Si tratta della festa di Fine Autunno!” Era chiaro che per lui era un’ovvietà “La festa di Fine Autunno del Duca di Sendiburg è conosciuta in tutto il regno, vi parteciperà tutta l’alta nobiltà!” Jack fece una leggera smorfia poi sussurrò a Sam “Non ti ricorda Thor?” Sam trattenne a stento una risata, la somiglianza era notevole, se solo avesse avuto gli occhi un po’ più grandi! Il sarto non si accorse dell’ilarità che generava, ma inchinandosi a Sam le chiese il permesso di prenderle le misure per l’abito, lei ovviamente acconsentì e il sarto iniziò ad indaffararsi intorno a lei con un metro, borbottando “Occhi blu, capelli biondi… direi blu… quel blu scuro sì… con sottoveste ricamata… blu sì…” Jack lo guardava divertito, poco dopo toccò a lui, poi fu il turno di Teal’c e di Daniel che li aveva raggiunti, dopo un altro infruttuoso pomeriggio in biblioteca. Quando ebbe finito, il sarto si accomiatò dicendo loro che avrebbero ricevuto i vestiti in tempo. Il giorno dopo l’aria di festa si impossessò del castello, i primi nobili, che avrebbero partecipato arrivarono e la servitù fu impegnata nei preparativi, tutto il castello fremeva, perfino Daniel non ne restò estraneo e passò poche ore in biblioteca. Il giorno prima della festa i vestiti arrivarono, erano racchiusi in un pesante tessuto e nessuno li vide fino a che non fu il momento di indossarli. Per tutto il giorno ci furono gare e banchetti, anche se tutti aspettavano con impazienza la sera. A pomeriggio ormai inoltrato tutti si ritirarono nelle loro stanze, per indossare i vestiti più belli in loro possesso. Sam, aiutata dalla ormai fedele Marion, tolse il tessuto che copriva il vestito e lo vide. Era magnifico, niente a che vedere con tutto quello che aveva indossato fino ad allora era blu, ma definirlo tale era riduttivo, non conosceva il tessuto, ma cambiava ad ogni movimento, a ogni cambiamento di luce, passava da un blu profondo a un blu cielo ad un blu mare ed ad altri centinai di blu che non sapeva definire, ma il vero capolavoro era la sottoveste, era anch’essa blu, ma di un blu più chiaro ed era ricamata ad arabeschi in fili d’argento. La stessa Marion rimase senza parole. I capelli che in quei mesi non aveva più tagliato, le furono raccolti a chignon, trattenuti con un nastro che aveva lo stesso colore del vestito. Sam si guardò allo specchio e quasi non si riconobbe, era in tutto e per tutto una nobildonna del medioevo, per un attimo la cosa la spaventò poi però, un sorriso le nacque sulle labbra, si sentiva bene! Marion, che nell’osservarla era rimasta in silenzio, cosa alquanto rara, andò ad aprire alla porta quando si fece sentire un energico bussare. Sam si voltò, il sorriso sulle labbra, conosceva quel bussare! Non si sbagliava, Jack la stava guardando dalla porta, il sorriso sulle labbra. Anche lui indossava una giacca dello stesso blu che indossava lei, i pantaloni erano invece neri, ma la camicia di cui si intravvedevano solo piccole parti era dello stesso tessuto della sua sottoveste, il sarto li aveva vestiti come una coppia, Sam sorrise a quell’idea e vide negli occhi di Jack la stessa idea. “Allora siete pronti?” Daniel si affacciò alla porta interrompendo lo scambio di Sam e Jack, Marion invece si era fatta rispettosamente da parte “Sì Daniel aspettavamo solo te!” Anche Daniel era vestito in blu, ma non dello stesso tessuto, l’effetto era comunque estremamente elegante. Uscirono dalla stanza, lei con la mano sul braccio di Jack, avevano preso quell’abitudine ormai da tempo, certo era per la loro copertura, ma ormai, se passeggiavano o si muovevano, lui le porgeva il braccio e lei non esitava a prenderlo. Teal’c li attendeva davanti alla sua stanza, come Daniel vestiva di blu, ovviamente ogni abito aveva taglio, fattura e colori leggermente diversi, così l’insieme era estremamente armonioso. “Siete molto elegante Maggiore Carter” “Grazie Teal’c anche tu stai molto bene!” Teal’c inchinò la testa in segno di ringraziamento. Poi tutti e quattro si avviarono alla festa. Quando fecero la loro entrata la maggior parte dei nobili erano già presenti. Daniel si eclissò velocemente con un “Devo parlare con quel signore…” il Duca glielo aveva presentato a pranzo, sembrava fosse uno studioso di storia. Teal’c invece seguì O’Neill e Carter verso il loro ospite che era al centro di un gruppo di signore “Henry ti dispiace presentarci?” Il Duca si voltò verso di loro e nel vedere Sam i suoi occhi si spalancarono, tutte le dame la guardarono, gelose, nessuna di loro raggiungeva la sua bellezza, ma non era solo una questione estetica, Sam era semplicemente radiosa e Jack si beava della sua bellezza, così come sembrava farlo ogni uomo che aveva posato i suoi occhi su di lei quella sera. “Certo Jack, Samantha, Teal’c, vi presento la signorina Duffrey, la signorina Dervar, la signorina Burry e la signorina Faraney” erano passati al tu ormai da parecchio tempo, certo Jack non poteva sopportare il modo in cui il Duca corteggiava Sam, ma dopo aver passato del tempo con lui non poteva negare che si trattava di un uomo giusto che meritava tutto il suo rispetto e perché no anche la sua amicizia. Il banchetto durò parecchie ore, poi fu la volta delle danze, Sam ricevette almeno quindici inviti, Jack li aveva contati, prima che gli uomini capissero che non intendeva ballare. Non che non avrebbe voluto, ma si trattava di balli medioevali, di gruppo, non aveva la più pallida idea di come si ballassero. Jack ne fu felice, ma tutti gli aspiranti conquistatori ne rimasero alquanto delusi, Duca incluso, che aveva sperato di poter ballare con lei quella sera. Videro Daniel di rado, chiaramente il suo interlocutore era fatto della stessa pasta, perché rimase a parlare con lui per tutta la sera, mentre Teal’c stette sempre rigido in silenzio, intervenendo nella conversazione solo se direttamente chiamato in causa. Quando ritenne che non avrebbe offeso il suo ospite si ritirò. Daniel lo seguì poco dopo, la maggior parte degli ospiti si stava ritirando. Finito un ennesimo ballo il Duca si avvicinò a Jack e Sam, “Jack mi raccomando domani all’alba!”  “Cosa?”  Henry sorrise “La Caccia! Te l’ho detto! La prima caccia d’inverno è importantissima, se riusciremo a catturare un cinghiale od un cervo allora l’inverno sarà mite!” “Oh certo” Jack aveva completamente dimenticato di aver promesso di partecipare. Teal’c era stato più preveggente e aveva declinato l’invito, dicendo che doveva aiutare Daniel. “Bene allora a domani!” Il Duca rivolse il suo affascinate sorriso a Sam, poi visto che una nuova danza era iniziata ritornò in pista seguito da una dama. “Bene Carter, visto i miei impegni di domani direi che mi devo ritirare!” “Certo signore” Detto questo si alzò e tese la mano, aspettando che Jack offrisse il braccio, cosa che lui non fece “Carter se vuoi rimanere…” Sam gli sorrise “No signore, verrò con lei” Jack sentì un leggero brivido, era una sua fantasia o aveva calcato con enfasi sul lei? Le offrì il braccio sorridendo poi insieme si incamminarono, ben presto i corridoi iniziarono ad essere vuoti “Signore voi ballate?” “Certo Carter! Ma la mia specialità è il walzer, che qui non hanno ancora inventato!” Sam lo guardò stupita, ecco che scopriva una nuova cosa sul suo superiore notando lo sguardo stupito Jack fece la faccia offesa “Non mi credi?” “Sì, signore” Jack strinse gli occhi per scrutarla “Sì mi credi o si non mi credi” Sam rise poi vedendo la sguardo fintamente offeso aggiunse “Le credo signore!” Erano giunti nella loro ala, la luce di candela che li aveva guidati fino a lì non c’era più, probabilmente visto l’ora le candele erano state spente, ad illuminare l’ampio corridoio sul quale si aprivano le loro stanze era solo la luce delle due lune, sorte qualche ora prima. Jack si allontanò da Sam “Sento un velo di ironia!” “No signore!” Sam stentava a rimanere seria, le loro voci ora erano basse, per non svegliare Teal’c e Daniel. Jack si fece avanti e con grande sorpresa di Sam le prese un mano e le posò l’altra alla vita. Lei lo guardò, improvvisamente agitata, sul volto di Jack c’era un ampio sorriso, non si era accorto del suo turbamento “Pronta?” Non attese la risposta e si mosse a passo di danza, disegnando sul pavimento le figure del walzer, Carter non ci mise molto a cogliere il ritmo e ben presto si mossero in perfetta sintonia. I minuti passavano, la testa di Sam, non si sa bene come, aveva finito per appoggiarsi alla spalla di Jack. Poi Sam alzò il volto e fissò gli occhi in quelli di Jack, i loro sguardi si legarono, improvvisamente la  musica risuonò nelle loro orecchie, mentre la stanza scomparve. Piano piano i loro movimenti si fecero più lenti fino a che non si arrestarono, i corpi ancora vicini, troppo vicini, le mani allacciate, il loro respiro si fondeva con quello dell’altro. Con estrema lentezza Jack si avvicinò ancora di più a Sam, le loro labbra si sfiorarono dolcemente. Un rumore di passi li fece allontanare velocemente, Daniel entrò dalla porta “Siete ancora svegli?” Il giovane li guardò sbadigliando, Jack rimase un attimo in silenzio, ancora sopraffatto dalle emozioni che aveva provato solo un secondo prima “Tu, piuttosto, non eri andato via almeno un’ora fa?” Daniel lo guardò, stupito dal tono brusco “William voleva darmi un libro…” “Oh certo! Il tuo amico scribacchino!” Sam sorrise nel leggere, anche nella penombra, sul volto di Jack, l’irritazione. Interruppe la discussione intervenendo “Io vado a dormire, Daniel, signore… a domani” Guardò verso Jack e gli sorrise, dolce, una leggera promessa negli occhi… domani. Aprì la sua stanza e vi entrò, il cuore che non smetteva di battere all’impazzata.

“E’ uno storico, comunque… me ne vado a dormire anche io, domani ho del lavoro, buona notte Jack” Detto questo aprì la porta della sua stanza e vi entrò. Totalmente inconsapevole di quello che aveva interrotto. Jack guardò verso la porta di Sam… e se avesse bussato? Per dargli la buona notte magari… no meglio di no, ora sapeva, ci sarebbe stata un’altra occasione, Sam non lo aveva respinto! Domani, aveva detto domani! Un sorriso trionfante gli apparse sulle labbra, non lo aveva respinto! Jack andò a dormire, domani il Duca aveva interesse a prendere il suo cinghiale in tempo di record! Si addormentò con il sorriso sulle labbra, nella stanza a poca distanza dalla sua, Sam fece lo stesso.

 

 

Ilaria8: Tranquilla! Come vedi Sam ha le idee molto chiare!

 

23jo: Figurati… è un periodo pieno di impegni per tutti! Sono contenta che ti piaccia comunque, malgrado il periodo non ti faccia impazzire, io lo adoro! Ho tentato di rendere il Duca più affascinate possibile… ma in effetti nessuno può competere con il nostro Jack!

 

Thia: Spero sia valsa l’attesa! Per il Duca… povero, ma in fondo è il destino di tutti quelli che mettono gli occhi sulla nostra Sam e non si chiamano Jack O’Neill!

 

Nahid: Domenica è arrivata e come promesso ecco un nuovo capitolo! Daniel e le biblioteche si sa sono una cosa sola, quindi non è difficile immaginarlo immerso fino alla punta dei capelli tra i suoi amati libri!

 

FairyFlora: Jack che si incastra… sì in effetti è una sua specialità! Spero di averlo reso bene anche in questo capitolo… anche se è una situazione un tantino atipica!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La caccia ***


Quinto capitolo: La caccia

Quinto capitolo: La caccia

 

Un leggero bussare lo svegliò, un servo fece il suo ingresso, il Duca intendeva partire all’alba. Jack si lavò e indossò i vestiti di cuoio adatti ad una lunga cavalcata. Sorrise nell’indossarli, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Scese in cucina fischiettando, i servi lo accolsero con sorrisi e offrendogli dolci e vino. Ormai lui e Sam erano i preferiti dalla servitù, tutti amavano il piccolo Billy e tutti sapevano che solo il loro tempestivo intervento l’aveva salvato, inoltre nessun nobile rideva e scherzava con loro come invece faceva Jack e nessuno era gentile e li trattava alla pari come Sam. Daniel lo vedevano ben poco, mentre Teal’c faceva un po’ paura, nessuno aveva mai visto un uomo con quel strano colore della pelle, poi tutti l’avevano visto addestrarsi insieme a Jack con la spada e il suo solito mutismo non aiutava le cose. Fatta una lauta colazione sorridendo alle sguattere e giocando con due bambini che si divertivano ad inseguirlo, si avviò alle stalle. “Buongiorno Henry!” Il Duca che stava scegliendo la lancia per la caccia lo guardò sorpreso “Da quando in qua sei di buon umore la mattina presto?” Un ampio sorriso si disegnò sulle labbra di Jack “Nulla… è una splendida giornata tutto qui!” Il nobile aggrottò la fronte sospettoso, poi si dedicò di nuovo alla scelta delle armi “Tieni!” Jack si avvicinò a lui per prendere una spada “Perché?” “Sempre meglio averne una… i cinghiali non sono bestie docili!” “Oh certo…” Jack si sistemò la spada al fianco, si era addestrato con Teal’c, ma non si poteva dire che era un maestro! Avrebbe preferito senza dubbio il caro e vecchio P90! “Tieni anche questo… questo e… questa?” Henry gli porse un pugnale, un arco con faretra e una lancia. “Ma stai scherzando? Questi li prendo, ma la lancia no grazie, niente da fare sta a te prendere il cinghiale!” “Come preferisci, ma vorrai averla presa se un cinghiale ti punterà!” Jack fece una smorfia, ma posò comunque la lancia, era inutile, non aveva intenzione di infilzarci un animale comunque! Poco dopo partirono, erano in quindici, a cavallo, tutti con le lance, tranne Jack. La mattinata passò infruttuosa, Jack iniziava a spazientirsi, aveva sperato di passare il pomeriggio con lei, sorrise, poi fu interrotto da un brusco cenno del Duca “Jack, Peter, Fill e Greg con me Gordon predi gli altri e fai il giro, lo prediamo!” Lo sguardo acceso, spinse il cavallo ad avanzare, Jack con un sospiro lo seguì era stato così da quella mattina, lui non ci trovava proprio nulla di eccitante. Fecero un centinaio di metri poi, alzando il braccio, il Duca intimò l’alt. Jack vide la sua schiena irrigidirsi, un solo pensiero gli attraversò la mente “Qualcosa non va”. Un fischio secco e un gorgoglio, lo fecero voltare, l’uomo che gli era dietro cadde da cavallo, una freccia gli spuntava dalla gola “Imboscata! Giù!” Non ebbe il tempo di finire la frase che una freccia finì nel corpo di un altro soldato che li accompagnava, si gettò da cavallo mentre un sibilo passava sopra di lui. Il Duca gridò e Jack si alzò per raggiungerlo era ancora a cavallo un freccia piantata nella coscia. Lo afferrò e lo spinse tra i cespugli, un altro dardo passò dove poco prima c’era la testa di Henry, l’ultimo uomo ancora con loro cadde a terra, morto anche lui “Accidenti!” Il Duca tremava, la gamba era già rossa di sangue, il dolore era lancinante. Jack cercò di vedere i suoi aggressori, solo un piccolo movimento gli mostrò la loro posizione. Estrasse la spada, lentamente, non voleva farsi trovare. Perché non aveva un P90! Scosse la testa poi si voltò di nuovo verso il Duca “Ora vado a prenderli, tu rimani giù!” lui si morse le labbra, sarebbe rimasto in silenzio, anche se il dolore che si propagava dalla gambe avrebbe dovuto farlo urlare. Jack gli batté sulla spalla per incoraggiarlo, poi strisciando si allontanò. Si appostò dietro ad un cespuglio, non dovette aspettare molto che uno degli aggressori facesse la sua comparsa, Jack lo colse di sorpresa e lo uccise, poi lo lasciò accasciato a terra. Con il secondo fu meno fortunato, prima di morire ebbe il tempo di emettere un grido, immediatamente due uomini gli furono addosso, armati di spada lo attaccarono. Tutta la sua concentrazione fu impegnata a parare ed evitare gli affondi, di attaccare nessuna possibilità, passarono alcuni minuti, Jack iniziava ad ansimare, non sarebbe durato ancora a lungo. Un grido proveniente da un quinto assalitore lo fece sobbalzare, per fortuna aveva distratto anche gli altri “E’ qui!” Jack si voltò, aveva trovato Henry, che coraggiosamente si era alzato in piedi, la spada sguainata, ma si reggeva a malapena. Jack rinnovò gli sforzi e riuscì a ferire uno dei due aggressori. L’altro allarmato si tirò leggermente indietro, ora un po’ meno sicuro. Jack si voltò verso il Duca e lo vide perdere la spada, con un gesto fluido, estrasse il pugnale e lo gettò sul l’uomo che stava per affondare la lama nel nobile. Il pugnale raggiunse preciso la sua vittima che lasciò cadere la spada e rovinò pesantemente a terra, morto. Il Duca si voltò verso di lui, gli occhi sbarrati, ma quell’attimo di distrazione fu fatale a Jack, l’uomo che lo stava affrontando ne approfittò e lo colpì al ventre, la spada affondò nella carne, senza che nulla la potesse fermare, lo sguardo di soddisfazione del suo carnefice si trasformò però in un grido di dolore mentre una lancia lo trafiggeva, l’altro uomo che aveva solo ferito fece la stessa fine, Gordon saltò giù da cavallo. Jack cadde in ginocchio, la mani strette alla spada, abbassò lo sguardo, la camicia era rossa, non provava dolore, cadde ancora, lentamente. Gli occhi ora erano rivolti al cielo, era azzurro, un sorriso gli increspò le labbra, azzurri come i Suoi occhi… intorno provenivano suoni ovattati , grida, ordini, tentò di alzare la testa, ma sembrava impossibile, poi un volto entrò nel suo campo visivo sbatté le palpebre più volte e alla fine lo mise a fuoco era Henry “Jack, perché lo hai fatto!” Jack lo guardò, di cosa parlava? Non riusciva a capire, di nuovo la sua visione si sfuocò e un altro volto ora sorridente, apparse davanti ai suoi occhi “A domani”, già ma lui non ci sarebbe stato, quella consapevolezza lo fece reagire, di nuovo sbatté le palpebre, il Duca gli stava dicendo qualcosa, ma lui non capiva, alzò la mano al collo e ne estrasse le piastrine, quel semplice gesto gli costò una tremenda fatica, “Dalle a lei…” Tossì, il dolore iniziava a farsi sentire, la parte ancora cosciente si chiese quanto durava un uomo ferito al ventre… dicevano che durava abbastanza ma che moriva comunque e tra terribili sofferenze. Sorrise, a volte era meglio non saperle certe cose. Una voce interruppe i suoi pensieri “Cosa non capisco!” Il Duca gli mostrava le piastrine, non aveva capito “Dalle a Carter… voglio che le tenga lei… dille… dille” Un altro colpo di tosse, il sapore metallico del sangue gli punse la lingua, ma non si arrese, voleva che Sam sapesse “Dille che mi dispiace, che avrei tanto voluto esserci questa sera…” Il Duca strinse la mano attorno alla sua, aveva capito, era stato così sciocco da non capire, ma ora, ripensandoci, era ovvio, la amava, sorrise all’uomo che gli aveva salvato la vita e che considerava un amico, capiva, come si faceva a non innamorarsi di Samantha? “Glielo dirò” Jack annuì, poi gli venne in mente ancora una cosa “Di loro… di tornare a casa, hanno bisogno di loro… un tesoro nazionale…”. Poi si accasciò, gli occhi di nuovo al cielo, un sorriso sulle labbra. “Signor Duca! Stanno arrivando! Dobbiamo andare!” “Non possiamo lasciarlo qui!” Gordon lo prese per il braccio e lo fece alzare “Signore, non c’è speranza per lui, dobbiamo andare!” Il Duca guardò attorno a sé i suoi uomini attendevano un suo ordine, sarebbero rimasti, ma sarebbero morti. “Andiamo!” Con un ultimo sguardo verso Jack si fece issare sul suo cavallo e si gettò al galoppo circondato dai suoi uomini, ogni falcata era un tormento, ma non era solo il dolore per la ferita, aveva lasciato a terra quattro morti, i suoi uomini, i suoi amici, ogni passo lo avvicinava alle famiglie a cui avrebbe dovuto dire, che per difendere lui, i loro mariti, figli, padri, amici, erano morti… Strinse i denti ed andò avanti.

 

Sam era appena uscita nel cortile, un grande sorriso sulle labbra quando fu raggiunta da Marion, “Signora!” Sam si voltò Marion aveva tra le mani un pesante mantello “Dicono che presto nevicherà…” Sam stupita guardò il cielo, era vero faceva freddo e il mantello gli faceva piacere, ma nevicare? “Grazie Marion sei molto gentile” Prese il mantello e lo indossò. Oggi non riusciva a stare al chiuso, il suo cuore non aveva ancora rallentato, dalla sera prima, e lei attendeva con desiderio e con una leggera ansia, il ritorno del gruppo di cacciatori. Quella mattina si era alzata presto, sperava di vederlo, ma erano già partiti. Alzò il volto al cielo, si era alzato un leggero vento e già delle pesanti nuvole si stavano addensando, eppure era passata appena mezz’ora “Sam!” Si voltò e vide arrivare verso di lei un Daniel con gli occhi luccicanti, l’eccitazione si leggeva in tutti i suoi gesti “L’ho trovato!” Sam sgranò gli occhi “L’hai trovato?” “Sì, sì! E’ sempre stato davanti ai miei occhi! Ho trovato lo Stargate!” Un pesante rumore di cavalli lanciati al galoppo lo interruppe tutti e due si voltarono, nel cortile arrivò un uomo, non aveva ancora arrestato il cavallo e già si gettò dalla sella. Il Capitano delle guardie si avvicinò a lui correndo “Il nostro signore, un agguato, ferito!” Il giovane ansimava il capitano lo scosse “Cosa stai dicendo!” Sam si avvicinò insieme a Daniel, improvvisamente il suo cuore non batteva più. Il soldato prese un profondo respiro poi si spiegò “C’è stato un agguato capitano, il nostro signore è stato ferito da una freccia, hanno cercato di inseguirci, ma siamo fuggiti, mi hanno mandato per avvertire il medico” Il Capitano diede due secchi ordini poi si rivolse di nuovo al giovane “Caduti?” Il soldato abbassò la testa poi annuì “Tre uomini e lo straniero” Sam scosse la testa non poteva essere, non Jack, non lui! Non ebbe il tempo di protestare perché Daniel la anticipò “Cosa?” Solo allora il giovane si accorse di loro, si alzò in piedi e abbassò la testa “Mi dispiace signora, ha salvato il mio signore, ma è stato ferito al ventre…” “No!” Sam non volle ascoltare altro e si precipitò al castello, il vestito si strappò in più punti, ma lei non ci fece caso, troppo concentrata sul raggiungere le sue stanze. Spalancò la porta ed entrò, Teal’c la guardò sorpreso dalla sua irruenza, “Maggiore Carter cosa…?” Sam non riuscì a rispondergli lasciando il compito a Daniel, che sopraggiunse in quel momento, non sentì cosa rispose a Teal’c perché si fiondò nella sua stanza. Due giorni dopo il loro arrivo aveva ritrovato la sua uniforme, l’aveva fatta lavare e l’aveva riposta nel suo armadio, nel caso le fosse servita. Ora si disfece del vestito che indossava, strappando nella fretta i delicati lacci che lo chiudevano, ma nulla le importava, solo arrivare da lui, solo Lui… pochi minuti dopo era pronta, rindossò il pesante mantello, l’avrebbe tenuta al caldo, poi uscì, Teal’c e Daniel la stavano aspettando “Cosa vuoi fare?” “Vado a prenderlo!” Teal’c non aspettò di sentire altro entrò nella sua stanza, afferrò un mantello e si mise al suo fianco, Sam annuì. Daniel si sistemò gli occhiali “Non credo…” Sam lo fissò, due occhi azzurri fissi in altri altrettanto azzurri, ma fu Daniel a cedere “Aspettatemi…” Entrò nella sua stanza indossò pesanti stivali e prese un mantello poi li raggiunse “Andiamo” Sam che fremeva di impazienza si gettò giù per scale correndo, i due uomini le tennero dietro. Raggiunsero la scuderia “Sella tre cavalli!” “Ma signora! Sta nevicando!” Sam fece fatica a capire l’obiezione, poi uscì all’aperto era iniziata la nevicata che era stata preannunciata. Si voltò di nuovo verso il garzone “Ho detto di sellarli!” Il giovane che conosceva bene la gentilezza della straniera, rimase sconcertato nel sentire il suo tono di comando, duro, gelido. Si inchinò e si mise a preparare i cavalli. In pochi minuti furono pronti, li presero per la cavezza e li portarono fuori, Sam non ebbe il tempo di montare che si fecero udire delle grida, poi il rumore di cavalli al galoppo. Il Duca e i suoi uomini entrarono, trattenendo a stento gli animali. Il nobile, in testa, sarebbe caduto da cavallo se uno dei suoi uomini non si fosse precipitato per sorreggerlo. Sam si avvicinò a lui “Dov’è?” gli occhi del Duca si posarono su di lei, non l’aveva riconosciuta vestita in quel modo, guardò oltre le sue spalle e vedendo Daniel e Teal’c con i cavalli, capì le sue intenzioni, scosse la testa “Mi dispiace…” Sam non lo ascoltava “Dov’è!” “Non… ho dovuto… mi dispiace…” Il medico arrivò e due soldati cercarono di scostare Sam, ma il Duca li fece allontanare “Samantha, mi ha dato queste…” Aprì la mano e Sam vide ciò che conteneva “No!” Gli occhi gli si riempirono di lacrime “No!” Teal’c che si era fatto avanti le posò una mano sulla spalla, lei si alzò e si gettò tra le sue braccia, piangendo, leggermente sorpreso il Jaffa non attese molto prima di stringerla contro di sé. Se Jack aveva consegnato le piastrine era chiaro che stava morendo e che lo sapeva, era il suo modo di dire addio, non c’era più nulla da fare. Il Duca e i suoi uomini abbassarono gli occhi davanti all’angoscia della donna che avevano tutti imparato ad apprezzare ed ad amare, poi, per lasciare soli con il loro dolore quei tre compagni, Henry si fece portare via, con sollievo del medico e dei soldati.

 

 

 

Ilaria8: Beh se eri dispiaciuta per Jack che non trovava pesci… dopo questo capitolo mi maledirai!

 

Jolinar: Grazie! Ecco… le ferie sono finite! Era ora di dare una bella svolta alla storia… così da incurabile romantica divento una terribile sadica! (E sadica forse è riduttivo… io mi dico di peggio!)

 

Nahid: Sì Daniel è perfetto per queste scene! Avrà un enorme parafulmini per proteggersi dalle nostre maledizioni! Come dice Jolinar siamo delle gran romantiche e cosa c’è di più romantico di un valzer sotto la luna, con degli abiti da sogno? Un classico intramontabile a cui neanche Sam e Jack possono resistere!

 

23jo: Grazie mille! Mi prendo i complimenti finché posso! Ho l’impressione che dopo questo capitolo arriverà dell’altro!

 

FairyFlora: Sì il ballo non è molto da Jack… però ce l’avrà pure anche lui qualche dote nascosta… in fondo chi se lo sarebbe mai immaginato fare vasi di terracotta!? Quindi per il nostro piacere e quello di Sam, sa anche danzare! Il Duca… vedremo…

 

Kloe2004: Piccola svolta nella storia… ora il problema è un tantino più grosso della lotta silenziosa per il cuore di Sam… Grazie mille per i complimenti!

 

Thia: Sì! Hai troppo ragione! Ce l’ha nel DNA! Jack già di solito si trattiene, ma credo, che in questa occasione, sia stata particolarmente dura!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Decisioni ***


Sesto capitolo: Decisioni

Sesto capitolo: Decisioni

 

Hammond si tolse il cappello dell’alta uniforme e sbottonò la giacca, poi si sedette alla sua scrivania, un sospiro gli sfuggì dalle labbra, era ora di appendere la divisa al chiodo, questa volta per davvero. Era appena stato alla commemorazione di tre dei suoi migliori uomini, ma non aveva solo seppellito la sua squadra di punta, aveva dato l’ultimo addio a quattro amici, certo Teal’c non aveva avuto una funzione pubblica, ma era stato salutato con una cerimonia privata alla base dell’SGC poche ore prima. Erano passati diversi mesi da quando aveva accettato quella dannata missione per i Tok’ra, dopo aver mancato il randez vous, Hammond aveva mandato l’SG4 a cercarli, ma la squadra era rimasta fuori per pochi minuti per poi tornare sotto il fuoco nemico: dell’SG1 nessuna traccia. Allora aveva contattato i Tok’ra che come al solito non si erano dimostrati collaborativi, Hammond aveva dovuto rintracciare Jacob che grazie a Selmak aveva ottenuto finalmente delle informazioni. Le notizie sembravano buone, l’SG1 era stata catturata, ma era fuggita a bordo di un al’kesh, da quel momento Hammond era scattato ad ogni allarme per le aperture non programmate, ma del colonnello e dei suoi uomini, inspiegabilmente, nessuna traccia. Non avendo nessun elemento non aveva potuto avviare le ricerche e dopo parecchie settimane aveva dovuto dichiararli dispersi in azione, malgrado ciò, non aveva mai smesso di sperare, l’SG1 era famosa per le sue ricomparse, forse erano solo nell’impossibilità di raggiungere una porta, ma sarebbero tornati, ne era sicuro, così aveva continuato ad attendere la loro comparsa ad ogni attivazione, ma invano. Poi era successo ciò che più temeva, erano giunte le notizie. Bra’tac si era presentato alla base, il volto scuro, le sue notizie erano pessime, aveva saputo, da un suo Jaffa, che l’SG1 aveva rubato un al’kesh, ma che quell’al’kesh aveva un problema ai motori, talmente grave da essere impossibile da riparare. Hammond aveva obbiettato proponendo varie soluzioni, l’SG1 poteva essersi, comunque, salvata! Ma Bra’tac le aveva smentite tutte, nessuna nave li aveva raccolti, nessun pianeta era in un raggio utile dal mondo di partenza. Hammond alla fine si era arreso all’evidenza, la sua squadra, i suoi amici, erano morti. Aveva ufficializzato la cosa e organizzato le cerimonie, l’intero SGC, incredulo, aveva partecipato, tutti amavano quella squadra, tutti sarebbero morti per aiutarli e quasi tutti dovevano in un modo o in un altro la vita a quei quattro.

Hammond sospirò ancora, sì, era ora di ritirarsi, non riusciva più a reggere quelle situazioni, avrebbe cercato un sostituto, qualcuno a cui affidare la base, poi sarebbe andato in pensione, certo ci avrebbe messo un po’, trovare un valido ufficiale era difficile, ma non avrebbe avuto ripensamenti. Presa quella decisione si alzò, si tolse la giacca ed estrasse i dossier dei suoi ufficiali più graduati, il meglio era trovare un sostituto direttamente tra i suoi uomini.

 

Sam non si presentò a cena e neanche alla colazione del giorno successivo, Daniel bussò più volte alla sua porta, ma, non ricevendo risposta, la lasciò sola. A pranzo fu Teal’c a bussare “Maggiore Carter?” Sam aprì la porta “Arrivo” Indossava la sua uniforme e ai piedi portava gli stivaletti d’ordinanza. Teal’c la guardò stupito, poi non disse niente e la seguì fino alla sala da pranzo. Daniel, che arrivava dalla biblioteca, sgranò gli occhi nel vederla. Sembrava fredda, dura, lontana. Si sedettero e mangiarono, Daniel cercò di fare della conversazione, ma Sam non si prestò e con Teal’c era fatica sprecata, in particolare quel giorno, continuava a guardare verso Sam preoccupato. Quando stavano per andarsene, furono raggiunti da un servo. “Il mio signore chiede se potete passare da lui” Il servo era visibilmente stupito, il suo signore chiedeva? Quello non era normale, in genere i suoi desideri erano ordini! Daniel guardò verso Sam poi, vedendo che non rispondeva, annuì verso il servo, che fece loro strada. Li accompagnò alla stanza del signore del castello. Trovarono il Duca a letto, anche se aveva dei cuscini dietro la schiena, così da poter stare quasi seduto. Fece loro cenno di venire avanti, sul volto aveva uno sguardo grave, guardò verso Sam, ma non trovò la stessa donna che aveva conosciuto, lo sguardo era chiuso, impenetrabile. Daniel ruppe il silenzio che pesava sulla stanza “Abbiamo saputo che si rimetterà” “Sì, dovrei riuscire di nuovo a camminare in poco tempo… ma non è per questo che vi ho chiesto di venire…” Si interruppe, chiaramente in cerca delle parole “Io ho causato la morte del vostro signore, io sono il responsabile, so che non potrò fare nulla per sdebitarmi, ma devo la vita a Jack e farò per voi qualsiasi cosa mi chiederete” “No” La risposta dura, quasi tagliente, era arrivata da Sam, sia Daniel che Teal’c si voltarono verso di lei interrogativi, ma Sam continuò “Jack è morto per proteggere un compagno, lo avrebbe fatto per chiunque, esporsi per gli altri era il suo lavoro… lo ha sempre fatto…” gli occhi di Sam si riempirono di lacrime e per un attimo riapparse lei, la donna che conoscevano, ma fu un attimo, poi ricacciò le lacrime e il suo volto si chiuse di nuovo “Non deve sentirsi colpevole” Henry la guardò, non sapeva se essere sollevato oppure no, non sembrava del perdono… vedendo che non aggiungeva altro, allungò il bracciò per raccogliere, dal cassetto del tavolino, le piastrine di Jack, Sam non le aveva prese e lui era stato portato via “Queste… mi ha chiesto di dartele…” Sam rimase immobile, di nuovo combattuta, quelle erano il simbolo della sua morte, ma lui voleva che le avesse, lui aveva pensato a lei prima di morire. Avanzò e le prese dalla mani del Duca, delicatamente, come se potessero rompersi. Le guardò, il suo nome e i numeri di matricola… ci passò delicatamente le dita sopra e chiuse gli occhi per un attimo, poi le infilò attorno al collo insieme alle sue, vicino al suo cuore. Ma il nobile non aveva finito “Potreste lasciarci soli?” Daniel e Teal’c annuirono e se ne andarono, con un ultimo sguardo a Sam. Il Duca rimase in silenzio, cercando ancora una volta le parole più adatte “Samantha… Jack mi ha chiesto di dirti che gli dispiaceva… che avrebbe voluto essere con te quella sera” Gli occhi di Sam si riempirono di lacrime e questa volta non riuscì a trattenerle, le scivolarono sul volto e lei le lasciò scorrere, pensava che dopo aver pianto per una notte intera le avesse finite, ma sembrava che non fosse così. Henry continuò, il volto abbassato, rispettando il dolore di Sam “Ha anche aggiunto di tornare a casa… ma… io vi chiedo di rimanere, non so quali doveri dobbiate assolvere nelle vostre terre, ma io vorrei che rimanessi con me” Ecco, l’aveva detto, sapeva che non era il momento, che non era giusto, ma sapeva anche che l’avrebbe persa, se ne sarebbe andata, se lui non avesse chiarito ciò che provava. Alzò gli occhi su di lei temendo la sua risposta, si sarebbe aspettato di tutto, ma non quello. Sam sorrideva, non un sorriso beffardo, non un sorriso divertito, ma un sorriso dolce. “Io lo amavo” Era semplice, diretto, sincero, quella risposta valeva più di mille frasi e spiegava il suo sorriso, non voleva ferirlo. “Dobbiamo tornare a casa, appena ci sarà possibile, ma ti ringrazio per l’offerta e per la gentilezza con cui ci hai accolti in casa tua” Detto questo si voltò per lasciare la stanza, ma Henry la richiamò “Alla fine… non so, io non ho capito…” Sam si voltò interrogativa “Jack ha detto qualcosa… mi sembra tesoro nazionale… non so cosa significhi, credo delirasse…” Sul volto di Sam scese una lacrima, un sorriso le apparse sulle labbra, “Io lo so” poi uscì dalla stanza lasciando il Duca senza parole. La donna che era uscita non era la stessa che era entrata solo pochi minuti prima. Gli dispiaceva che Samantha avesse rifiutato la sua proposta, ma in cuor suo sapeva già cosa avrebbe risposto ed era felice che avesse trovato la sua strada.

Sam uscì dalla stanza, il dolore era ancora presente, forte, ma non più soffocante, non era più cieca disperazione, ma una sorda ferita, grazie alle parole di Henry aveva ricordato il suo Jack, l’uomo che amava, non l’uomo che giaceva solo, morto, nella neve. Le sue piastrine si erano scaldate al contatto con la sua pelle e il ricordo del dolce sorriso di Jack era ritornato, doveva andare avanti, dovevano ritornare a casa. Si diresse in biblioteca e come si aspettava vi trovò Daniel e anche Teal’c, stavano parlando di lei probabilmente, perché si zittirono nel vederla entrare. “Daniel, ieri mi hai detto che avevi trovato lo Stargate…” Teal’c alzò un sopraciglio confuso, almeno quanto Daniel, da quel repentino cambiamento. “Sì… certo… allora, vi avevo raccontato di come il re di questi domini, di cui Henry è un vassallo, ha per abitudine di premiare i suoi uomini più fedeli con un Simbolo, onore di cui avrà diritto lo stesso Duca questa primavera…” Per un attimo restò in silenzio, stupito che nessuno lo interrompesse, ma quello era il compito di Jack…e lui non c’era più… Sam fece un leggero sorriso per incoraggiarlo, come se gli avesse letto nel pensiero e lui continuò “Comunque non si tratta di un solo Simbolo, ma di simboli diversi per ogni cavaliere. Ricordate quando vi ho detto della tavola rotonda?” Sam e Teal’c annuirono, Jack aveva riso e fatto battute su re Artù per tutta la giornata, quando Daniel aveva accennato a quel dettaglio. “Ebbene è lì che il re trova i simboli!” Sam capì immediatamente dove volesse arrivare “Lo Stargate!” “Esatto! Non l’ho capito fino a che William non mi ha mostrato il suo libro, sulla miniatura c’era un simbolo che ho riconosciuto all’istante e lui mi ha spiegato che si trattava appunto di uno dei simboli dati dal re hai suoi valorosi cavalieri!” Teal’c intervenne “Utilizzano lo Stargate come tavolo?” “Sì probabilmente è stato sigillato in un’epoca remota e ora non avendone più conoscenza lo utilizzano in quel modo, in orizzontale!” Sam annuì, digerendo lentamente la notizia: sarebbero tornati a casa.

Il Duca avrebbe raggiunto la corte, per ricevere l’ambito Simbolo, in primavera, ora con l’inverno sarebbe stato impossibile viaggiare. Presa la decisione, Sam si diresse di nuovo nelle sue stanze, voleva stare sola, voleva ricordare, aveva voglia di piangere, ma questa volta per liberarsi, piangere pensando al suo sorriso e ai suoi occhi. Dei leggeri passi la seguirono e quando si voltò davanti a lei c’era Teal’c, il volto segnato dal dolore “Devo parlarle” Sam annuì, sapeva che sarebbe arrivato quel momento, entrò nella stanza seguita da Teal’c. Appena chiusa la porta, il Jaffa iniziò a parlare, lentamente, ma con forza “Devo chiederle perdono maggiore Carter” Sam si voltò stupita, non era questo quello che si aspettava! “Perché?” riuscì a chiedere “Avrei dovuto essere con lui, sarebbe ancora qui!” Sam annuì, cacciando in gola le lacrime, sul volto di Teal’c, nelle sue parole, c’era una tale angoscia, un tale senso di colpa, era stata così sopraffatta dal proprio dolore da non vedere che accanto a lei anche gli altri soffrivano, certo lo sapeva, ma non veramente. Si avvicinò al Jaffa e lo abbracciò, lo tenne stretto a sé, poi parlò “Anche io avrei dovuto essere lì” Il Jaffa tentò di protestare, ma lei sempre abbracciata a lui non lo lasciò parlare “Se fossimo stati insieme forse sarebbe ancora con noi” Dovette interrompersi, la voce rotta da un singhiozzo, questa volta fu Teal’c a stringerla un po’ di più tra le sue braccia, allora, confortata dalla sua presenza, continuò “Ma è successo e non è colpa di nessuno” Era la verità e lo sapeva, così come lo capì Teal’c. Pianse tra le sue braccia, poi lui la lasciò sola, per ricordare.

Così attesero, Sam aveva smesso di indossare i lunghi abiti medioevali, ora o indossava la sua uniforme oppure degli abiti da uomo che si era procurata, non si sapeva bene come. Era difficile vederla in giro, passava la maggior parte del tempo con Daniel e Teal’c, con il primo cercava dettagli sullo Stargate, con il secondo passeggiava, in silenzio, oppure si allenava, aveva trascurato troppo a lungo il suo addestramento. Non era particolarmente cupa ma semplicemente si leggeva sempre un certo dolore nei suoi occhi, una nostalgia. Quando erano insieme tutti e tre e chiacchieravano, a ognuno sembrava strano non sentire le battute di Jack, la sua ironia di cui andava tanto fiero, ogni tanto rimanevano in silenzio, come se fosse il suo turno di intervenire, poi, proprio quel silenzio, li riportava crudelmente alla realtà, non c’era più.

Appena le strade furono aperte, il Duca diede l’ordine di partire, sapeva che i suoi ospiti erano, per qualche motivo, impazienti di raggiungere la capitale, quindi per accontentarli non indugiò. Viaggiavano con un ampio gruppo di servi e guerrieri. L’agguato della festa di Fine Autunno aveva chiarito che qualcuno voleva impedirgli di arrivare vivo a quel appuntamento, quindi meglio non rischiare. Tutto quel seguito, però, rallentava l’avanzata, tenendo quell’andatura avrebbero raggiunto la corte in due settimane, poi, Sam ne era sicura, sarebbero riusciti ad arrivare allo Stargate e a tornare a casa.

 

 

Ilaria8: Confermo sadica è un gran complimento! Io uso definizioni molto peggiori per me stessa!

 

23jo: Wow! Grazie! Esattamente l’effetto che desideravo… sono proprio contenta di averti stupito e che ti siano piaciute le varie reazioni! Grazie grazie!

 

Nahid: Perché ci divertiamo così tanto??? Non lo so ma di sicuro noi siamo comunque più buoni dei sceneggiatori! Loro sì che sono di una crudeltà inaudita!

 

FairyFlora: Uccidere un protagonista è sempre difficile… ma quando ci vuole uno scossone…

 

Jolinar: Grazie mille! Sam indomita mi piace un sacco, credo che adoro quel personaggio proprio perché sa essere dolcissima, tenera e fragile, ma al contempo coraggiosa, dura e appunto indomita!

 

Titina: Succede… ma la storia non è finita!

 

Thia: Temo di non averti accontentata questa volta… comunque non disperare! Non troppo almeno…

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Jack ***


Settimo capitolo: Jack

Settimo capitolo: Jack

 

Jack aprì lentamente gli occhi, era morto? Non provava dolore, non provava nulla, era come se non avesse più corpo. Tutto intorno a lui era bianco, poi qualcosa di bagnato gli cadde su una guancia. Per essere l’inferno era piuttosto freddo… solo allora si rese conto che era zuppo d’acqua, riaprì gli occhi e questa volta capì, si trattava di neve! Ma come era possibile? Aveva chiuso gli occhi solo un attimo e prima il cielo era azzurro, se lo ricordava! Scosse le palpebre e cercò di alzare la testa, un dolore al ventre lo trafisse e un gemito gli sfuggì dalle labbra. Meglio non muoversi! Un debole scricchiolio gli fece però voltare la testa verso la sua destra, una sagoma confusa si muoveva nella sua direzione, si avvicinava, ma pian piano i contorni si fecero meno nitidi, poi Jack richiuse gli occhi e fu riavvolto dalle tenebre.

Quando riprese conoscenza, un piacevole tepore lo avvolgeva, proveniva dal ventre ed alzò la testa per vedere, tutto sembrava girare, un uomo era accovacciato su di lui e dalle sue mani proveniva un intensa luce. Non ebbe tempo di fare altro, la testa gli ricadde indietro e lui svenne.

Si risvegliò di nuovo, non sapeva quanto tempo era passato, ma si sentiva decisamente più presente, il suo corpo ora era solido sotto di lui, si guardò intorno, era in una stanza piuttosto spoglia, era steso su di un pagliericcio posto accanto al fuoco, che scoppiettava allegro e che era l’unica fonte di luce, oltre che di calore. Tentò di alzarsi su di un gomito, ma la testa si mise a girare, così rimase fermo, poi quando si sentì di nuovo meglio, con più cautela si tolse di dosso la coperta per scoprire il torso. Una ferita nuova faceva bella mostra di sé appena sopra l’ombelico, Jack ci passo la mano sopra, era impossibile! Quella cicatrice era vecchia di settimane, certo non era ancora perfettamente richiusa, ma aveva già l’aspetto della guarigione! Non era potuto rimanere svenuto per così tanto tempo! Poi un altro pensiero gli si affacciò alla mente, quella doveva essere una ferita mortale, aveva consegnato le piastrine, non c’era speranza per lui, forse Fraiser avrebbe potuto fare qualcosa con una sala operatoria e diversi specialisti, ma quella non era la base e quindi era impossibile che per qualche inspiegabile ragione fosse tornato a casa! La porta si spalancò e un gelido vento lo fece rabbrividire. “Heilà! Finalmente ti sei svegliato!” Jack, che si era di nuovo coperto si voltò verso l’uomo che era appena entrato. Questo gli fece un sorriso e posò la fascina di legno che aveva tra le braccia. Aiutato dalla luce del fuoco, Jack poté vederlo bene. Era anziano, più anziano di qualsiasi persona Jack avesse mai visto, la sua faccia era composta da un numero infinito di rughe, ma malgrado l’evidente età, non sembrava avere difficoltà nei movimenti o essere debole. “Grazie” La voce di Jack uscì rauca e lui se la schiarì. Due occhi verdi si fissarono nei suoi, con un sorriso sulle labbra il vecchio si strinse nelle spalle, non aggiungendo altro, “Sei stato tu a salvarmi?” “Sì” “Come hai fatto?” Il vecchi si alzò e iniziò ad affaccendarsi intorno ad una pentola, poi, quando ormai Jack non se lo aspettava più, rispose “Ti ho trovato nella neve… ringrazia che nevicava, altrimenti ti avrei trovato morto, ti ho trovato con una spada nella pancia ed un sorriso sul volto…” Jack rimase in silenzio, quei momenti erano confusi, ricordava solo il volto sorridente di Sam, vedendo che non parlava il vecchio continuò “Beh, mi è sembrata una cosa strana, così mi sono avvicinato e mi sono accorto che eri ancora vivo, allora ti ho portato qui e ti ho curato” Di nuovo si strinse nelle spalle come a dire che era una cosa normale. Jack non indagò oltre, un delizioso profumino aveva riempito l’aria e lui si accorse di avere fame. “Fame?” Gli occhi del vecchio brillarono, “Questa è la mia specialità!” Gli porse una scodella ricolma di quello che sembrava stufato di coniglio, Jack non si fece pregare, lentamente si tirò su e poi con voracità divorò in pochi minuti la sua parte. Il vecchio lo osservò con evidente piacere “Bravo! Così ti rimetterai in forze!” Jack iniziò a sentirsi stanco, le palpebre gli si chiudevano, riuscì a coricarsi di nuovo e a tirarsi la coperta addosso, poi si addormentò. Il vecchio aggiunse un coccio di legno al fuoco, di modo che stesse al caldo poi uscì di nuovo nella neve. Jack si risvegliò, era di nuovo solo, si mise a sedere, poi vedendo che la testa non gli girava, si alzò in piedi. Si guardò intorno e vide nell’angolo della stanza, che sembrava essere tutta la casa, una cassapanca, la aprì e vi trovò ciò che cercava, la camicia che indossava la mattina che era partito per la caccia. Era chiaramente stata lavata e rammendata, Jack osservò con un certo divertimento che lo squarcio rammendato collimava perfettamente con la sua ferita. Rivestito fece qualche passo nella stanza, la ferita tirava un po’, ma niente di più. Stanco, anche dopo quei piccoli sforzi si sedette sulla panca vicino al tavolo, per riprendersi, proprio allora il vecchio comparve. “Facciamo progressi!” “Direi di sì!” Jack ricambiò il sorriso “Scusi, ma ieri non gli ho chiesto il suo nome…” “Sono Garin” “Piacere! Io sono Jack” Il vecchio lo guardò come aspettando un'altra domanda che infatti non tardò a venire “Da quanto sono qui?” “Da quando ti ho trovato nella neve sono passate due settimane” Jack sgranò gli occhi aveva dormito per due settimane! Sul suo volto improvvisamente si dipinse l’orrore: erano due settimane che Sam, Daniel e Teal’c lo credevano morto! Lei pensava che fosse morto! Si alzò dalla panca, troppo velocemente, il vecchio lo afferrò prima che cadesse a terra e lo fece di nuovo sedere “Piano piano!” “Devo tornare! Lei pensa che io sia morto, tutti lo pensano!” “Sam?” Jack lo fissò stupito “Come…” “Oh non è stato difficile… non hai fatto altro che pronunciare il suo nome!” Jack sorrise imbarazzato, era lei a popolare i suoi sogni, lo sapeva, ma che fosse così evidente ad altri lo metteva in imbarazzo. Garin sorrise poi ridivenne serio “Non puoi andare da nessuna parte, mi spiace” “Perché? Sono prigioniero?” Jack sapeva che ora come ora sarebbe stato per lui impossibile battere una mosca, figurarsi un uomo, anche se vecchio, come Garin “No no!” Il vecchio scacciò l’idea con una mano e una piccola risata “Non so se ne sei al corrente ma siamo in pieno inverno, è impossibile viaggiare!” Jack lo guardò stupito “Non devo andare lontano, mezza giornata a cavallo, devo andare a Sendiburg” Garin scosse la testa “Il passo è completamente innevato, che sia a piedi o a cavallo è impossibile da attraversare, dovrai aspettare il disgelo” Jack scosse la testa, non poteva! Lo credevano morto! Scosse ancora la testa, ma che alternative aveva? Si fidava di Garin, in fondo gli aveva salvato la vita, avrebbe dovuto aspettare, anche se l’idea lo uccideva! Improvvisamente fu colpito da un ricordo, non sapeva se aveva sognato o no, ma ricordava un vecchio teso su di lui e dalle mani del vecchio proveniva una luce. La consapevolezza lo colpì, si voltò sconvolto verso il suo salvatore “No! Non è possibile!” Garin lo osservava, leggermente allarmato. Jack cercò un'altra possibilità, non potevano essere molte, si voltò verso di lui e lo fissò negli occhi “Sei un Goa’uld?” Meglio posare la domanda direttamente, Garin non si comportava come una testa di serpente, ma solo la tecnologia per curare dei goa’uld poteva averlo guarito in quel modo e collimava perfettamente con il suo ricordo. Il vecchio rimase sbalordito, completamente senza parole, poi i suoi occhi si accesero, e sul suo voltò Jack poté leggere indignazione, prima ancora che rispondesse seppe già la risposta “No!” “Ok, allora un Tok’ra!” Vari sentimenti passarono sul volto del vecchio: stupore, sbalordimento, ma anche dolore e una punta di rammarico, Jack lesse tutte quelle emozioni sul volto del vecchio e ne fu stupito, non era da Tok’ra mostrare così i propri sentimenti! Garin scosse la testa poi rispose, la voce bassa “Non più… ma un tempo sì” Jack non fece commenti e il vecchio lo guardò di nuovo, questa volta incuriosito “Non sei di questo mondo!” Jack annuì inutile mentire. Garin lo guardò stupito, un largo sorriso si aprì sul suo volto “Conosci i Tok’ra?” “Oh sì!” Non aggiunse un purtroppo, in fondo stava parlando con uno di loro, ma il sottinteso fu chiaro a Garin che scoppiò a ridere. Jack fu ancora più stupito “Questa poi! Un Tok’ra con il senso dell’umorismo!” Garin rise ancora “Già, non è mai stato il nostro forte!” ridendo si alzò per preparare il pranzo, Jack, che iniziava a sentire una certa fame, ne fu contento.”Garin, non è che per caso sai come andartene da qui?” Aveva posto la domanda con la speranza che il vecchio Tok’ra avesse un comunicatore, oppure una nave nascosta da qualche parte, ma il vecchio scosse la testa “No, mi dispiace, ho distrutto la nave con cui sono giunto, perché non fossi tentato di ritornare… voi come siete giunti qui?” Jack capì che non voleva approfondire la questione e rispettò la sua volontà così rispose alla sua domanda e raccontò di come, la sfortuna e la fortuna insieme, li avesse portati lì, lui e i suoi compagni. Mentre mangiava Garin, avido di informazioni, lo interrogò su tutti gli avvenimenti che avevano coinvolto la galassia in quegli ultimi cento anni, Jack lo poté accontentare solo per gli ultimi sette. Fece attenzione a non rivelare nulla che non fosse già conosciuto ai signori del sistema, era meglio non rischiare, se quella era un’astuta trappola, ma Jack ne dubitava, non avrebbero saputo nulla da lui. I giorni passarono e Jack si rimise in forze, iniziò a fare delle passeggiate e si dovette arrendere all’evidenza, era impossibile avanzare in quella neve, attraversare il passo sarebbe stato un suicidio in quel periodo dell’anno. Così rinunciò, con l’amaro in bocca e la sensazione di tradire i suoi amici e Lei. Una notte la sognò, indossava quel magnifico vestito blu, era in un’ampia sala, solo la luna la illuminava e lei danzava da sola, le note soavi risuonavano nell’aria, Jack sorrise, ma quando lei si voltò verso di lui vide che piangeva, le lacrime le rigavano il volto, ma lei continuava a danzare; lacerato dalla sofferenza che aveva letto nei suoi occhi volle correre da lei, stringerla tra le braccia, ma era come se fosse trattenuto da mani invisibili, iniziò a lottare con tutto se stesso, urlò verso Sam, la chiamò, ma lei sembrava incapace di sentirlo. Poi la scena era cambiata bruscamente, lei rideva e danzava, il sole le accarezzava il volto ma non era sola, era tra le braccia di Henry. Se le sue lacrime l’avevano fatto soffrire, quella gioiosa risata lo distruggeva, allora aveva urlato dal dolore. Così si era svegliato, completamente bagnato del suo sudore, Garin dormiva poco lontano, per fortuna non aveva urlato davvero, ma un terribile senso di gelo l’aveva invaso. Da quel giorno aveva controllato ogni piccolo passo indietro dell’inverno, ed ogni impercettibile avvicinamento della primavera.

Una sera, mentre mangiavano la lepre che Jack aveva catturato quella mattina stessa, Garin gli raccontò infine la sua storia. Era stato un Tok’ra, aveva lottato insieme ai suoi fratelli per anni, insieme a loro aveva combattuto i goa’uld, poi in una sola giornata aveva perso la donna che amava e i suoi due più fedeli amici, erano stati sacrificati per la causa, da quel giorno era stato preso da un totale disgusto per tutta la loro guerra, così era fuggito. Aveva cercato un pianeta non tracciato sulle mappe, lontano dalle normali zone di passaggio dei goa’uld, un mondo in cui vivere in pace. Aveva trovato questo posto e ora viveva come un eremita, solo, ma in pace. Jack non aveva detto niente, capiva, non lo considerava un debole o un codardo, lui stesso aveva abbandonato tutto quando aveva perso Charlie, aveva abbandonato anche la sua vita, che però l’esercito aveva reclamato, dandogli così una seconda possibilità. Il mattino dopo gli aveva fatto una domanda “Se riuscissimo ad andarcene… verresti con noi?”, il vecchio Tok’ra non aveva risposto, si era alzato ed era andato via.

I mesi passarono, le giornate si fecero meno fredde e il sole rimase sempre più a lungo nel cielo. La neve si sciolse e una sera Garin gli disse che poteva andare “C’è ancora parecchia neve al valico, ma ce la farai e a valle sarà tutto più facile, con un po’ di fortuna non morirai sotto una valanga e potrai raggiungere i tuoi compagni” Jack lo ringraziò felice e faticò ad addormentarsi, l’eccitazione che saliva in lui. L’avrebbe rivista! Avrebbe rivisto tutti loro, ma in particolare lei! Era felice, ma un piccolo dubbio lo tormentava, quel dubbio risvegliato dal sogno, lo scacciò, lei lo amava, lo sapeva, l’aveva letto nei suoi occhi la sera del ballo! Ma lui era morto per lei… una vocetta continuava a sussurrarli quella spiacevole verità, lui la mise a tacere e si addormentò, con un sorriso sulle labbra, sì, tra poco l’avrebbe rivista!

Il mattino si svegliò all’alba, la sera prima Garin aveva preparato una dose maggiore di stufato che ora era chiusa in una ciotola, sarebbe dovuto bastare fino alla città, indossò tutti i vestiti che aveva più, oltre al suo, un ulteriore mantello fatto di pelo, per nulla bello, ma che l’avrebbe tenuto al caldo. Quando fu pronto per partire si voltò verso Garin “Allora?” il vecchio rimase immobile poi sospirò “Non mi dispiacerebbe vedere come state prendendo a calci i goa’uld… ma sono troppo vecchio, è troppo tardi per cambiare idea, qui vivo bene e presto neanche il mio vecchio amico riuscirà più a tenermi in vita… moriremo sapendo di aver fatto un ultimo dispetto ai goa’uld… tenere in vita te!” Garin gli sorrise, sul suo volto non c’era più il rimpianto, ma solo la pace che tanto ricercava. Jack annuì “Grazie” non c’era altro da aggiungere, lo salutò con la mano e se ne andò, la mente tutta tesa al suo obiettivo. Camminò per tre giorni, gli sembrava di non andare avanti, un tragitto che a cavallo era durato solo poche ore ora pareva essersi allungato. Quando giunse al valico aveva finito lo stufato, ma vedere la valle sotto di lui gli infuse tutto ciò di cui aveva bisogno, la sera del terzo giorno trovò una fattoria, lì lo accolsero e oltre a del cibo gli diedero un ricovero per la notte. Era soltanto un pagliericcio nella stalla, ma a lui sembrò meglio di un letto di piume, era il primo posto asciutto in cui dormiva dopo due notti passate all’agghiaccio, nel vero senso della parola. Il mattino partì, ringraziando i contadini e nel pomeriggio inoltrato finalmente vide la città. Riuscì a stento a non mettersi a correre, ma di certo aumentò l’andatura. Attraversò la città senza nemmeno guardarsi intorno, gli occhi fissi sul castello, un nodo allo stomaco: desiderio, paura, gioia tutto si mescolava. Andò direttamente alla porta. “Ehi tu!” Due guardie gli si pararono davanti “Dove credi di andare?” Jack sorrise e si tolse il mantello di pelo, mostrando così il ricco mantello sottostante e i vestiti in cuoio, che lo piazzavano ad un rango elevato, malgrado la loro usura “Devo parlare con il Duca, sono il colonnello O’Neill” Ma non c’era bisogno che parlasse, le due guardie erano impallidite nel momento stesso in cui aveva mostrato il volto “Signore! Lei… era morto!” Un uguale terrore era dipinto sui volti dei due soldati “Andiamo ragazzi! Non sono mica un fantasma!” Il più vecchio dei due fu il primo a reagire “Il Duca non c’è… Duncan chiama il capitano” Il più giovane, evidentemente Duncan, non si mosse “Subito!” la guardia gli diede uno spintone, solo allora si mosse, prima piano, poi correndo. “Il Duca è a caccia?” Un piccola smorfia si disegnò sul volto di Jack, “No signore, il Duca è partito una settimana fa per andare a corte” Jack lo guardò stupito “Cosa?” in quel momento il Capitano arrivò dalla porta interna e si diresse verso di loro, quando lo riconobbe sbiancò, come i suoi uomini “Non mentivo signore!” Duncan, la guardia più giovane, rossa in volto, guardò il suo capitano con un espressione di vittoria, il capitano lo guardò male poi si inchinò a Jack “Colonnello, noi…” “Sì pensavate che ero morto! Mi hanno detto che il Duca non c’è, devo vedere i miei amici” Il Capitano scosse la testa “Sono partiti con il Duca” Jack rimase di sasso, questa non se l’aspettava. I suoi amici lo credevano morto e appena se ne presentava l’occasione andavano a farsi una bella gita a corte! C’era sotto qualcosa, ne era sicuro! “Allora li devo raggiungere!” Il capitano tentò di obiettare “Ma signore…” “No Capitano, voglio un cavallo e voglio partire subito!” “Signore, sta per scendere la notte, lei deve riposare, domani mattina le farò trovare pronto un cavallo e una scorta” Jack si guardò, i vestiti erano sporchi, aveva i capelli e barba troppo lunghi doveva mangiare e dormire, ma soprattutto doveva fare un bagno! “Va bene, ma domani mattina all’alba!” Il capitano annuì soddisfatto “Sì signore” Poi chiamò un servo e Jack fu accompagnato nelle sue vecchie stanze. Gli fece un certo effetto, in quel largo corridoio aveva danzato con Sam, aveva sfiorato le sue labbra… i servi gli prepararono un bagno, poi arrivò il barbiere che gli sistemò i capelli e gli rasò la barba. Mangiò e poi crollò nel suo letto di piume, dormì profondamente e non fece nessun sogno. Il mattino dopo lo svegliò un leggero bussare alla porta. “Avanti!” “Signore” Il capitano si fece avanti “La scorta, il cavallo e i rifornimenti per il viaggio, sono pronti” Jack si stirò la schiena “Capitano, mai pensato di entrare nell’USS air force?” Davanti allo sguardo smarrito del capitano, scacciò la domanda con un cenno della mano “Lei è un ottimo ufficiale!” Il capitano si inchinò leggermente in segno di ringraziamento, poi uscì dalla stanza, Jack trovò nell’armadio dei vestiti adatti alla cavalcata poi raggiunse le cucine dove un servo gli porse la colazione che chiaramente lo stava già aspettando, tutte le sguattere e i servi lo accolsero con sorrisi ed evidente gioia. Felice, di quelle manifestazione di affetto per il suo ritorno dai morti, si diresse alle scuderie. Lì lo attendevano tre uomini “Signore, è tutto pronto, la sua sacca, con tutto il necessario, è già attaccata alla sella, siamo pronti a partire” “Bene… quanto ci metteremo a raggiungerli?” “Calcolando che noi viaggiamo molto più in fretta di loro, malgrado siano in vantaggio di una settimana credo che li raggiungeremo prima che arrivino a corte, tra cinque giorni, signore” A Jack sfuggì una smorfia di disappunto, questa era sfortuna! “Va bene allora partiamo!” “Aspetti signore, il capitano mi ha chiesto di darle queste” Il soldato gli porse spada, arco, frecce ed un pugnale. “Dicono che sa come usarlo questo!” Gli occhi della guardia scintillavano, era fiero di conoscere l’uomo che aveva salvato il suo signore e la cui abilità aveva fatto il giro di tutto il castello ed oltre. Jack gli sorrise, poi imbarazzato nel leggere tanta adorazione aggiunse “Sai, credo che dovresti dirlo al buco nella mia pancia!” I soldati risero alla sua battuta, poi salirono tutti a cavallo, la strada sarebbe stata lunga.

 

 

Thia: Ottima sensazione! Non potrei mai lasciarlo lì!

 

Ilaria8: Mai perdere le speranze!

 

23jo: Temo che io non riuscirò mai e poi mai a sacrificare Jack… mi piace troppo e non potrei mai fare una cosa simile a Sam! Ma visto che sono una sadica (ba…bip…a) ho deciso di farli soffrire!

 

Kloe2004: Ecco fatto! Ai tuoi ordini, anche se immaginarti sbattere la testa su quei duri banchi universitari mi rende molto fiera di me! Grazie per i complimenti (anche per la pazza sadica! Adorabile!)

 

Nahid: No lo scheletro no! Sarebbe davvero iper crudele! Grazie mille e confido che questo capitolo sollevi il morale della storia…

 

FairyFlora: Grazie! Dici che ce l’hanno all’ikea??? Perché vado subito a comprarlo… anche se poi non saprei dove metterlo!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ritrovarsi ***


Ottavo capitolo: Ritrovarsi

Ottavo capitolo: Ritrovarsi

 

“Sam, quando credi che ci fermeremo?” Daniel guardò Sam disperato, la sedentarietà dovuta all’inverno non lo aveva aiutato e malgrado, anzi, a causa, dei dodici giorni passati a cavallo, aveva sempre più difficoltà a rimanere in sella e accoglieva tutte le soste come una benedizione, Sam guardò verso il cielo, il sole era già basso all’orizzonte “Non manca molto Daniel, credo che presto ci fermeremo per la notte” Poi gli fece un sorriso di incoraggiamento. Dieci minuti dopo il convoglio fu fatto fermare. In genere avevano sempre dormito in locande, o in tenute di vari signori, feudatari, amici, oppure vassalli di Henry, ma oggi dovettero montare le tende. Il sole era quasi al tramonto quando un servo venne a chiamare Sam “Il Duca vuole parlarle” Sam annuì, succedeva spesso che Henry la chiamasse a quell’ora, per mostrargli i passi compiuti sulla sua preziosa mappa, cercava di farla mangiare con lui, ma lei cortesemente rifiutava sempre, dividere la cena con Teal’c e Daniel non avrebbe indotto in false speranze il Duca. Anche quella sera si recò quindi da lui.

“Teal’c, credi che ci vorrà molto per raggiungere la capitale?” Teal’c alzò un sopraciglio Daniel gli faceva quella domanda tutte le sere da almeno quattro giorni “Credo che ci vorrà un giorno meno di ieri Daniel Jackson” Poi si diresse alla sua tenda, che i servi avevano appena finito di erigere. Daniel sgranò gli occhi e poi sorrise “Ehi Teal’c quella era una battuta degna di Jack!” “Cioè piena di un sano umorismo?” Daniel quasi si strozzò, poi mezzo soffocato si girò, ma non aveva sognato, Jack era lì davanti a lui “Eh sì Daniel, sono proprio io!” “Jack!” Un enorme sorriso si stampò sulle labbra di Daniel, poi l’archeologo lo raggiunse e lo strinse in un abbraccio “Ehi ehi!” Jack finse di scostarlo, ma poi sorrise e lo strinse un po’ di più “Mi sei mancato Danny!” Daniel si spostò e Jack gli spinse con due dita gli occhiali sul naso. Teal’c, che in quel momento stava uscendo dalla tenda rimase immobile, Jack che lo aveva visto portò una mano alla fronte nella sua tipica parodia del saluto militare “Teal’c! Non vieni a salutarmi?” Sul volto di Teal’c si allargò un sorriso gemello a quello che poco prima aveva esibito Daniel, poi lo raggiunse, gli afferrò l’avambraccio e lo strinse a sé “E’ un piacere rivederla O’Neill” “Anche per me Teal’c!” Daniel iniziò ad assillarlo di domande, ma lui si guardava intorno, poi interrompendolo chiese quello che gli stava più a cuore “Dov’è Carter?” Daniel sorrise “Dal Duca” Il sorriso si congelò sul volto di Jack, il cuore perse un battito, il suo sogno si avverava? L’aveva persa? Daniel non si accorse del turbamento che aveva causato ma Teal’c, più attento, intervenne “Il maggiore Carter tornerà subito, sarà molto felice nel saperla viva” Daniel lo guardò, stupito dall’ovvietà espressa da Teal’c, poi vide la faccia di Jack “Oh no no! Non in quel senso!” Jack non ebbe il tempo di replicare, Sam era uscita da una tenda poco lontana e si stava avviando verso di loro, il sole la illuminava, Jack registrò per un attimo che portava la divisa, ma quel dettaglio si perdette subito nelle mille emozioni che provò nel rivederla infine, era ancora più bella di come la ricordava, i capelli erano stati tagliati, di nuovo secondo il regolamento, ed era più magra di come la ricordava, il passo era più deciso, la schiena più dritta, ma era semplicemente magnifica. Lei non lo vide, il sole, che la illuminava agli occhi di Jack, impediva invece a lei di scorgere altro che ombre davanti a sé, poi, quando fu sufficientemente vicina, lo vide. I suoi occhi si spalancarono, rimase immobile, una singola lacrima le scivolò sulla guancia, non era possibile! Jack invece si era mosso e appena le fu abbastanza vicino la trasse a sé e la stinse, nessun stupido dubbio avevo più posto nella sua mente. La stinse a sé e lei si aggrappò a lui, le lacrime ora scendevano liberamente, per eliminare tutto il suo dolore. Il suo cuore batté e poi ancora e ancora, la sua vita aveva di nuovo un inizio, non si era accorta di come fosse in parte morta finché non aveva risentito la gioia riemergere e il suo cuore battere. Sentì il volto di Jack nascondersi nel suo collo, sentì il suo respiro caldo sfiorargli la pelle, era lì, con lei, ed era vivo!

Il Duca uscì dalla tenda, Samantha aveva ancora una volta rifiutato di mangiare con lui, sapeva che avrebbe rifiutato, ma ogni volta osava sperare che magari, quella sera, qualcosa era cambiato. Sì guardò intorno e li vide. Per un attimo rimase sbalordito, Samantha era abbracciata ad un uomo, non un abbraccio da amici, ma molto di più! Poi con ulteriore sbalordimento lo riconobbe “Jack!?” gli sfuggì quel nome, solo un sussurro, ma non c’erano dubbi, fece un passo avanti, poi si fermò, non era quello il momento, osservò Samantha e Jack stretti uno all’altro, come se da ciò ne dipendesse la loro stessa vita e fu trafitto da una leggera punta di invidia, di gelosia, ma poi sorrise, era felice, felice per lei, felice che un uomo valoroso che credeva morto a causa sua era invece vivo, semplicemente felice che esistesse al mondo un simile amore, faceva ben sperare, forse un giorno avrebbe potuto provare anche lui qualcosa di simile. Si voltò e tornò nella sua tenda, ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni e i ritrovamenti.

Dopo un po’ Sam smise di piangere, i suoi occhi erano asciutti quando si scostò da Jack, lui la lasciò andare con leggero rammarico, ma lei gli sorrise, il suo splendido sorriso, lo prese per mano e lo condusse alla sua tenda. Nessuno dei due si accorse di Teal’c e Daniel che sorridendo entrambi li osservarono con discrezione, poi si allontanarono per andare a recuperare la loro cena. Ora, al riparo da occhi indiscreti, Sam e Jack si guardarono negli occhi, poi Sam alzò una mano ed estrasse dalla maglietta le piastrine di Jack, le passò delicatamente al suo collo, ma le piastrine si erano attorcigliate con le sue e lei tentò inutilmente di separarle. Jack, sorrise, poi alzò la mano e la posò sulla sua, se la portò alle labbra e la baciò dolcemente, Sam allora lasciò stare le piastrine ed alzò l’altra mano per accarezzargli il volto, Jack le si avvicinò ancora poi chiuse gli occhi e la baciò, le sue braccia la strinsero, mentre lei passava le mani dietro al suo collo per attirarlo ancora di più contro di sé. Ben presto il desiderio e la passione che erano stati nascosti e soffocati per anni presero il sopravvento e i loro corpi esigettero qualcosa di più, molto di più. 

 

 

 

Nahid: Ecco l’incontro… spero non sia troppo deludente dopo quello che hai potuto immaginare!

 

Jolinar: Sono molto contenta di aver scatenato il dubbio in te! Se fosse tutto troppo prevedibile sarebbe meno divertente no?

 

23jo: Grazie! Sempre troppo gentile! Sì in effetti farvelo credere era l’effetto ricercato! Ammetto… molto molto crudele!

 

Titina: Già, Jack è assolutamente insostituibile!

 

Kloe2004: Spero tu ti sia davvero emozionata, sarebbe il massimo! Condivido, meglio sbattere la testa per cose più serie (he he he) di un po’ di esami universitari!

 

FairyFlora: Ottimo utilizzo del PC universitari invece! Qualcuno doveva pur salvare Jack no! L’idea di un Tok’ra con il senso dell’umorismo è venuta da sola! La faccia di Sam era all’altezza delle aspettative?

 

Thia: Grazie! Sono d’accordo, non poteva finire così!

 

Ilaria8: Sono stata buona, anche io non vedevo l’ora di rivederli insieme e non sono riuscita a farlo tardare!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La capitale ***


Nono capitolo: La capitale

Nono capitolo: La capitale

 

Jack appoggiato ad un gomito guardava la donna che amava, erano stesi su di un morbido materasso di piume che malgrado fosse sottile, era piuttosto comodo, soprattutto visto che era direttamente posato sul fondo della tenda: la sua pelle brillava, leggermente arrossata là dove lui aveva posato le labbra solo pochi minuti prima, gli occhi luminosi, i capelli in disordine, era più bella che mai. Sam accarezzava dolcemente il viso del suo uomo, sorrise a quel pensiero, ma era così, lo sapeva, non aveva più alcun dubbio. Vedendola sorridere Jack si chinò per baciarla, come se le avesse letto nel pensiero. Non si erano ancora detti niente, avevano lasciato che fossero i loro corpi a parlare. “Ti amo” Jack lo sussurrò al suo orecchio e Sam sorrise ancora di più, lo sapeva “Anche io ti amo” Jack sorrise e la baciò, “Mi sei mancato” Sul volto di Sam passò un’ombra e Jack la accarezzò il viso per scacciarla “Sono qui ora” Sam annuì. Era lì e questo era quello che contava. Abbassò gli occhi sulla nuova cicatrice e vi passò le mani sopra, sulla schiena, a pochi centimetri dalla colonna vertebrale ce n’era una identica, un brivido la attraversò, era davvero stato vicino alla morte. Lui la vide rabbrividire e la strinse tra le braccia, non solo per tenerla al caldo, ma per farle sapere che era lì che non l’avrebbe più lasciata.

Ben presto il campo si risvegliò, Sam e Jack dovettero alzarsi, non avevano chiuso occhio, ma non importava, avevano tutto il tempo, in futuro, per dormire. Si vestirono e si prepararono per la partenza, Daniel li raggiunse, un sorriso sulle labbra “Teal’c arriva con la colazione… avrete fame!” Jack non badò alla battuta mentre Sam sorrise, le piaceva ciò che quella frase implicava. Teal’c arrivò con una grande quantità di cibo, “Con gli omaggi del cuoco” rispose allo sguardo sbalordito dei suoi compagni. Sam questa volta arrossì “Ma lo sanno tutti?” Daniel sorrise allegramente, “Non siete stati proprio discreti! E lo sai, i soldati sono peggio delle lavandaie!” “Certo Daniel e gli archeologi lo sono ancora di più!” Daniel sorrise, era troppo contento per iniziare una discussione, anche se allegra, con lui. “Jack!” Il Duca si fece avanti, Daniel e Teal’c inchinarono la testa, mentre Sam gli sorrise. Jack si voltò “Ciao Henry… scusa se non sono venuto a salutarti ieri…” Il Duca sorrise e guardò Sam, stava guardando Jack e sul suo volto c’era un serenità che andava oltre le parole, “Oh non importa, la tua scorta mi ha informato… anche se non so come fai ad essere vivo!” Jack sorrise, era arrivata l’ora delle spiegazioni, anche i suoi amici ora lo guardarono con rinnovato interesse, aspettando di sapere come si fosse salvato. “Ebbene non è stato grazie a me!” Detto questo riassunse in poche frasi come era stato salvato e come aveva passato i mesi invernali, il Duca annuì nel sentire la sua impossibilità di raggiungere la città attraversando il passo in quel periodo dell’anno. Sam, Daniel e Teal’c conoscendolo capirono subito che stava omettendo qualcosa, ma sapevano che a loro avrebbe spiegato quando ci fosse stata l’occasione di stare soli. “Ma come ha fatto a salvarti? La ferita era incurabile! Altrimenti non ti avrei lasciato lì!” Il Duca sapeva quello che aveva visto, quella ferita era senza dubbio mortale! “Che dire, il vecchio conosceva qualche erba… non lo so io ero svenuto… sarà stata fortuna, sai com’è ho la pelle dura io!” Henry lo guardò dubbioso, poi scosse la testa “L’importante è che tu sia qui ora e se è grazie ad un miracolo allora ringrazieremo Dio non appena saremo nella cattedrale della capitale!” A Jack sfuggì una smorfia che fece sorridere Sam, mentre Daniel ne approfittò per porre la domanda che più gli stava a cuore “Quando arriveremo?” “Due giorni ancora, se non sopraggiungono inconvenienti con i carri! Ora devo andare, questa sera però, mangiate da me, voglio sapere tutto e ringraziarti come si deve, ti devo la vita!” Jack scacciò con una mano l’ultima frase poi aggiunse “Per la cena nessun problema, ma per favore, niente stufato di coniglio!” Il Duca sorrise ed annuì, poi si diresse al suo cavallo che lo stava attendendo trattenuto da uno scudiero. Le tende furono smontate e caricate sui carri e tutti risalirono sui loro animali, Jack e Sam non si divisero mai, sembrava che temessero che se si fossero persi di vista anche solo per un attimo l’altro sarebbe scomparso. Quando si misero in sella affiancarono i cavalli e passarono la giornata a chiacchierare, non era raro sentirli ridere. Daniel e Teal’c rimasero leggermente scostati per concedere loro tutta l’intimità che gli era possibile. Il Duca si voltò più volte sulla sella ad osservarli, sentiva la risata cristallina di Sam e si rese conto che non l’aveva mai sentita ridere così, mentre Jack sembrava non riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra, sembrava che fossero illuminati, il sole spendeva particolarmente su loro due. I soldati che passavano loro accanto, nelle pause o semplicemente lungo il cammino, rivolgevano sempre un sorriso a quei due, nessuna battutaccia, nessuna tipica espressione militaresca sfuggì dalle loro labbra, tutti amavano il maggiore, tutti avevano saputo del dolore da lei manifestato il giorno in cui era giunta la notizia, inoltre Jack era diventato un mito, una leggenda, aveva ucciso da solo cinque uomini salvando il loro signore e per quello era stato ferito a morte, ma ora era ritornato, vittorioso, dal regno dei morti, nessuno avrebbe osato dire alcunché!

Durante la marcia Jack ebbe il tempo di spiegare a Sam cosa l’avesse davvero salvato e lei rimase sbalordita nel scoprire che su quel pianeta c’era un Tok’ra, Jack gli raccontò la sua storia e poi il suo desiderio di rimanere lì, in pace. Poi tocco a Sam sbalordire Jack, annunciandogli che Daniel aveva scovato lo Stargate e che proprio per quello, stavano raggiungendo la capitale. Alla notizia Jack sentì una fitta al ventre, tornare a casa? Non aveva sperato di poter rimanere lì con lei? Sam gli sorrise leggendo il suo turbamento. “Non sarebbe giusto, per Daniel e soprattutto per Teal’c. Dobbiamo tornare a casa” Jack le annuì, aveva ragione, Sam fece avvicinare un po’ di più il cavallo e gli posò una mano sul braccio facendogli alzare gli occhi “Troveremo una soluzione” C’erano convinzione e certezza nei suoi occhi, non l’avrebbe lasciato andare, non più, era stufa di tutti i passi indietro che erano abituati a fare ad ogni avvicinamento, ora erano andati oltre, nessun passo indietro era più accettabile, per nessuno dei due. Jack gli sorrise, aveva ragione, ora erano insieme.

La sera come previsto mangiarono insieme a Henry e Jack dovette ancora una volta raccontare di come si era salvato, anche se, grazie al fatto che era svenuto la maggior parte del tempo, aveva una buona scusa per nascondere la verità. Quella sera dormirono in un maniero, ceduto al Duca da un suo amico e quando si assegnarono le stanze Gordon non ebbe un attimo di esitazione nel dare a Sam e Jack la stessa stanza, Daniel invece si vide assegnare una stanza con Teal’c “Jack sei il solito fortunato!” Jack lo guardò con un’aria di totale felicità togliendo a Daniel ogni possibilità di divertimento. “Uno a zero per O’Neill” Teal’c, sguardo imperturbabile, aprì la porta della stanza ed entrò lasciando Sam a ridere di gusto dell’espressione fintamente oltraggiata di Daniel.

Come previsto arrivarono alla capitale la sera dopo. Era impressionante, la città era in subbuglio, ovunque c’erano venditori che urlavano per promuovere la loro merce, bambini che correvano,  animali guidati dai padroni, tutto in una cacofonia di rumori, odori e colori. Il Duca li guidò con sicurezza tra le varie vie finché giunsero al cuore della città: il castello. Era almeno quattro volte le dimensioni del castello di Sendiburg, aveva  tre cinte murarie e un enorme numero di torri e torrioni, era impressionante, non aveva la grazia di Sendiburg, ma esprimeva tutta la forza e il potere del re che lo abitava. Furono accolti e diretti verso i loro alloggi, perché si potessero lavare e cambiare per il banchetto di benvenuto organizzato quella sera. La servitù era stata avvisata, infatti, ad attenderli, c’erano delle vasche ricolme di acqua bollente, tutti ne furono felici e non ne uscirono finché l’acqua non divenne fredda. Il banchetto non fu particolarmente formale, molti nobili erano giunti per partecipare alla cerimonia e dunque l’Sg1 poté ritirarsi facilmente, dopo aver mangiato e dato un occhiata al re. “Pensavo fosse più…” Daniel rimase a corto di parole e Jack intervenne “Alto?” L’uomo arrivava sì e no alla spalla di Henry, che era alto come Jack “No… volevo dire più… regale…” In effetti sembrava piuttosto deboluccio, era pelato, sicuramente aveva qualche chilo di troppo e la corona sembrava sul punto di cadere ogni volta che si voltava per parlare a qualcuno. Dopo un ultima occhiata alla sala se ne andarono, stanchi della giornata passata a cavallo.

Grazie alle domande poste da Daniel sapevano che lo Stargate si trovava nella sala dei cavalieri, adiacente a quella del trono, il Duca aveva assicurato loro che il re avrebbe eseguito la cerimonia di consegna del Simbolo nella sala del trono, ma aveva anche detto a Daniel che era impossibile accedere alla sala dei cavalieri, se non come cavalieri. Jack sentita la notizia non si era preoccupato “Entreremo di nascosto e poi ce ne andremo dallo Stargate, quindi nessun problema”. Il mattino dopo iniziarono le ricerche, Jack si incaricò della sala del trono mentre gli altri mi misero ad esplorare il castello, non fu affatto difficile trovare la sala, bastò chiedere ad un servo che lo accompagnò fino all’enorme stanza, in quel momento il re non c’era, ma un intensa attività veniva svolta all’interno, vari ministri stavano ascoltando una lunga lista di postulanti, nella fila si mescolavano mercanti, contadini, borghesi. Ma oltre alla gente in paziente attesa, erano presenti anche un gran numero di servi che stavano preparando la sala per la cerimonia che si sarebbe svolta due giorni dopo e sarebbe stata seguita da una grande festa. Jack esplorò con lo sguardo la sala e vide immediatamente quello che cercava, un grande porta ad arco, sorvegliata da due guardie, rompeva l’andamento lineare delle colonne che decoravano la sala. Non ebbe il tempo di avvicinarsi che si sentì chiamare, si voltò e il volto sorridente del Duca lo accolse “Vi ho cercato dappertutto, sembra che siate dispersi per i quattro angoli del castello!” Jack sorrise, era proprio quella l’idea, ognuno aveva un settore del castello da esplorare. “Ho incontrato Samantha, finalmente indossa di nuovo un vestito degno di lei, ne sono contento!” Jack lo guardò interrogativo, cosa voleva dire? Certo quella mattina l’aveva vista indossare uno di quei vestiti medioevali che le stavano così bene, la donna che era entrata per aiutarla era quasi svenuta dallo stupore nel vederli insiemi a letto. Non avevano avuto il tempo di dire nulla, la donna era uscita rossa in volto ed era rientrata solo quando aveva visto Jack uscire ed espressamente invitarla ad andare ad aiutare Sam che aveva dei problemi con i lacci. Il Duca non fece caso al suo volto interrogativo “Andiamo” “Dove?” Il Duca sorrise “Alla cattedrale!” Jack mugugnò disperato, poi seguì rassegnato Henry, che, ignaro del malumore di Jack, chiacchierava allegro. Quando finalmente poté ritornare alle loro stanze trovò i suoi compagni già riuniti in discussione, Sam sorrise nel vedere il suo volto, sapeva dove aveva passato le ultime due ore. Jack si sedette pesantemente sulla sedia lasciata libera per lui “Ditemi che partiamo subito! Il Duca mi ha promesso un’altra visita domani!” Daniel scosse la testa “Mi dispiace Jack ma lo Stargate è impossibile da raggiungere almeno di giorno, come avrai notato la sala è continuamente ricolma di persone, passare inosservati non è possibile” “Vorrà dire che ci andremo di notte!” “No O’Neill, per entrare di notte dovremmo superare le ronde nei corridoi e poi le molte guardie poste al controllo delle porte” Teal’c aveva passato il suo tempo tra i soldati scoprendo così con domande apparentemente solo curiose, i sistemi di controllo e sorveglianza all’interno del castello “Ma cos’è! Non siamo mica prigionieri! Ci sarà un’altra porta o una finestra!?” “Le finestre sono troppo in alto e sono provviste di inferiate, non ci sono altre porte che quella della sala del trono, però…” “Ecco, perfetto, dimmi Sam!” Lei sorrise, non si era ancora abituata al fatto che la chiamasse per nome, “Ci sarebbe una possibilità… il nostro problema è che non possiamo entrare nella sale con la forza, anche perché rischieremmo di compromettere Henry, che ci ha portati qui come amici…” Jack annuì, avevano discusso su quel punto e si erano trovati tutti d’accordo, era per quello che passare inosservati e non ferire nessuno era la loro linea. “… però, potremmo agire il giorno della cerimonia” “Come?” Daniel la guardava interrogativo “La donna che questa mattina mi ha aiutato con il vestito…” Jack le sorrise divertito dal ricordo e Sam arrossì leggermente, poi continuò “…mi ha detto che la festa dopo la cerimonia si svolgerà nella sala dei banchetti” “Questo lo sappiamo già…” Daniel continuava a non capire dove volesse arrivare “Sì, ma non sapevamo che parallelamente è tradizione che il nobile che riceva il Simbolo organizzi una grande festa per i soldati e la servitù!” Teal’c alzò un sopraciglio afferrando l’idea di Sam “Le guardie saranno poche e distratte dai festeggiamenti” “Esatto! E nella confusione sarà facile sparire!  In un attimo saremo a casa!” Jack batté le mani “Ottimo! Adoro questa ragazza!” Daniel sorridendo intervenne “Però la festa è tra due giorni…” “E allora?” “Daniel Jackson sta cercando di ricordargli che non riuscirà ad evitare un’altra funzione religiosa” Sul viso di Jack scomparve immediatamente il sorriso, mentre Daniel invece si godeva la piccola vittoria.

 

 

Jolinar: Grazie mille, Sam è di per sé fantastica! Tutto merito suo! In effetti sono molto fiera della scena delle piastrine, trovo che sia una specie di ulteriore segno della loro indissolubilità!

 

Nahid: In effetti è probabilmente il mio capitolo preferito e sono molto contenta che sia piaciuto anche a te… sai c’è sempre il rischio di non essere all’altezza delle aspettative… rischio che persiste ma almeno questo cap è stato azzeccato!

 

Titina: Grazie!

 

23jo: Guarda che con tutti questi complimenti rischio di montarmi la testa o peggio rischio che i prossimi capitoli diventino deludenti! J Grazie!

 

FairyFlora: L’avevo detto io che il Duca era un buono! L’uomo perfetto, il principe perfetto… se non ci fosse Jack! E ovviamente grazie per i complimenti!

 

Thia: Accidenti… beh grazie!

 

Ilaria8: Grazie mille! Concordo sono più che perfetti sono destinati ad essere insieme se sono qualcuno lo facesse infine succedere!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Il dono e lo Stargate ***


Decimo capitolo: Il dono e lo Stargate

Decimo capitolo: Il dono e lo Stargate

 

Il mattino dopo Jack tentò di nascondersi, ma Henry lo trovò in poco tempo, Jack guardò con aria tradita il servo che aveva guidato fino a lui il Duca. Senza possibilità di fuggire, dovette passare altre due ore nella cattedrale. Quando fu libero raggiunse Sam che invece stava passeggiando nel giardino del castello praticamente sola. Jack tentò di sorprenderla giungendo alle sue spalle, ma un attimo prima che potesse afferrarla Sam intervenne “Colonnello, è stata una buona funzione?” Jack fece una smorfia di disappunto “Come hai fatto?” “Signore mi dispiace sminuire le sue capacità, ma il suo passo non era così leggero” Jack sorrise, sentendo l’ironia nella voce del suo secondo “Ah è così! Maggiore sta forse insinuando che non so essere furtivo?” Sam sorrise, si guardò rapidamente intorno e vedendo che non c’era nessuno che potesse vederli, si voltò verso di lui e gli diede un bacio sulle labbra, Jack non si lasciò sorprendere e la catturò trattenendola tra le braccia e prolungando il bacio. “Sai, credo che non mi stancherò mai!” Jack sorrise e Sam gli fece una smorfia “Lo spero bene!” Poi sorrise anche lei “Jack, Samantha” I due si separarono velocemente e si voltarono verso l’uomo che li aveva chiamati “Henry! Ti sei messo d’accordo con Daniel?” Il Duca li guardò interrogativo mentre Sam sorrideva, in effetti quella di interromperli era un’abitudine dell’archeologo. “Volevi dirci qualcosa?” Il Duca non chiese chiarimenti, era abituato alle allusioni di Jack che facevano sorridere solo Sam “Sì, volevo darti una cosa…” Poi fece un cenno e il valletto che attendeva in disparte, si avvicinò prontamente. Il Duca li guidò verso un tavolino in pietra circondato da panchine e da una piccola siepe che lo isolava dal resto del giardino e vi fece deporre la valigia che portava il valletto. Sam rimase leggermente indietro, aveva capito che si trattava di qualcosa che Henry voleva dare a Jack in privato. “Jack, spero che tu accetterai questo dono in segno della mia riconoscenza” Jack stava per replicare, ma si trattenne nel vedere l’aspetto solenne assunto dal Duca, che aprì la valigia esponendo il suo contenuto al sole. Una spada ed un pugnale scintillarono alla luce, Jack non poté trattenere un fischio di apprezzamento, poi si avvicinò ed estrasse la spada, i mesi passati in quel mondo medioevale gli avevano allenato l’occhio e ora seppe valutare immediatamente l’immenso valore di quella spada. Il fodero aveva una leggera decorazione, ma quella era una lama per la guerra, perfettamente bilanciata e con un acciaio di primissima qualità, il pugnale era il suo gemello, di pari valore. L’elsa di entrambi era impreziosita da due piccoli zaffiri a forma di goccia. Sulla lama era incisa una parola “Defensor”. Jack scosse la testa, era troppo, non avrebbe potuto accettare, Henry vedendo la sua espressione anticipò le sue obiezioni “Lo so che in quanto Colonnello nelle tue terre avrai oggetti di valore infinitamente superiore, ma ti chiedo, comunque, di accettare questo modesto dono” “No no, non è quello… io non ho fatto nulla, non merito un simile dono!” Il Duca gli rispose con stupore “La mia vita! Ecco cosa ti devo, questo non è nulla!” Jack annuì, sapeva che lo avrebbe offeso, sapeva che non avrebbe capito perché lui non voleva accettare, a Jack non piaceva il fatto che la loro amicizia si basasse su di una menzogna, lui non era un nobile straniero! Alla fine annuì “Grazie, sono molto belle, troppo…” Teneva la spada in mano e passò delicatamente le dita sullo zaffiro, il Duca sorrise nel vedere il gesto “Così ogni volta che la impugnerai ti ricorderai che devi tornare da lei, il colore del cielo, il colore dei suoi occhi” Jack lo guardò stupito, commosso, quella splendida arma assumeva ora un valore inestimabile, era stata fatta per lui, ma ugualmente per Sam. Il sorriso sul volto del nobile si accentuò ancora nel vedere la comprensione negli occhi di Jack “E’ d’uso che gli uomini indossino la spada alla cerimonia di consegna del Simbolo e alla festa che la segue, così ora ne hai una!” Poi con un cenno della testa si allontanò, si inchinò leggermente a Sam e proseguì verso il castello. Sam vedendo che se ne andava raggiunse Jack che era rimasto fermo, vide subito che teneva una spada in mano e notò il pugnale ancora nella scatola, “Accidenti!” Jack le sorrise, ancora pensieroso, ripose la spada e chiuse la valigia, poi senza una parola prese la mano di Sam e si avviò verso il castello, lei rimase in silenzio rispettando la sua necessità di riflettere.

 

La giornata successiva passò tra i preparativi, i servi, vicini alla crisi isterica, correvano su e giù per le scale, andavano in città e ne tornavano, carichi di vestiti, scarpe, stivali e di tutto ciò che occorreva per la celebrazione notturna. Sam fu rivestita con un abito porpora, con ricami in oro, quindi anche a Jack fu imposto il rosso, anche se i pantaloni erano di un rosso talmente scuro da sembrare nero, alla cintura sistemò la spada e il pugnale. Un paio di stivali neri completavano l’opera. Si riunirono con Teal’c e Daniel, anche loro rivestiti dai migliori abiti, per raggiungere la sala del trono. La cerimonia ebbe inizio e tutti rimasero stupiti nel vedere il re, ora rivestito della sacralità del suo ruolo, completamente diverso, la sua persona ora ispirava la regalità di cui parlava Daniel! Tutti ebbero un leggero tuffo al cuore nel vedere, finalmente con i loro occhi, il Simbolo, non c’erano dubbi, proveniva dallo Stargate. La cerimonia durò almeno due ore e quando infine terminò Jack aveva già contato tre volte tutti i presenti, quattro volte il numero delle colonne e aveva trovato ed escluso ben venti modi per potersene andare da lì, tra cui il classico “Ho mal di pancia”, il poco probabile “Ci attaccano!” e l’ancora più difficile “Aiuto, gli alieni!”. Finalmente la cerimonia terminò e la festa ebbe inizio. La sale dei banchetti non era molto lontana e fu raggiunta in un attimo, ben presto iniziò a risuonare la musica, che più tardi avrebbe guidato le danze e i servi portarono le bevande e il cibo. Teal’c, che si era allontanato, raggiunse Jack “La festa delle guardie è iniziata” “Bene allora ancora qualche ora e poi ce la sviniamo” era meglio aspettare che l’alcool facesse il suo lavoro. Jack giocherellò per un po’ con l’elsa della sua spada, accarezzava sovente lo zaffiro, rimuginando sulla decisione che aveva preso, ma sapeva che era cosa giusta da fare. Sam e Daniel accanto a lui stavano confabulando tra di loro, Jack sorrise nel vedere quanto lei fosse bella, avrebbe dovuto tenere da parte quel vestito! Passarono due ore ed iniziarono le danze. Henry era in assoluto il più ricercato, tutte le dame se lo contendevano. Sam ricevette qualche invito, ma la presenza di Jack, sempre al suo fianco, dissuase la maggior parte degli uomini, facendola sorridere, almeno fino a quando non fu a lui che si rivolse una dama, allora toccò a Jack sorride per lo sguardo corrucciato di Sam. Teal’c che ora era accanto alla porta fece a Jack un segno con la testa, lui si avvicinò a Sam e le sussurrò all’orecchio che era ora, dirigendosi alla porta, Jack diede un colpo a Daniel, impegnato in un intensa conversazione con quello che, senza ombra di dubbio, era uno studioso, Daniel capì immediatamente e li raggiunse nel corridoio alcuni minuti dopo. “Bene, andiamo” Si diressero lentamente alla sala del trono, incrociarono alcuni servi, ma nessuno fece caso a loro, in pochi minuti erano nella sala, con soddisfazione videro i due soldati addetti alla porta addormentati, due boccali di vino vuoti accanto a loro “Ottimo lavoro Teal’c!” Il Jaffa inchinò la testa, era stato suo dovere portare ai poveri soldati della guardia qualcosa con cui festeggiare! Ma al vino era stata fatta una piccola aggiunta, frutto del lavoro pomeridiano di Sam… Forzarono la serratura ed entrarono. La stanza non era grande quanto se l’erano immaginata, per fortuna comunque il soffitto sarebbe stato sufficientemente alto, al centro troneggiava un grande tavolo di pietra, ai loro occhi apparve immediatamente lo Stargate. “Ok, fin qui tutto bene, ora… dov’è il DHD?” Si guardarono intorno per un attimo spaventati, poi lo videro, era vicino alla parete di fondo, probabilmente veniva usato nelle cerimonie dei cavalieri. “Carter è collegato?” Da quando erano entrati in azione Jack era ripassato all’uso del cognome, Sam non ci aveva neanche fatto caso. “Sì signore, dobbiamo solo spostare la pietra che lo sigilla” Questa era la parte più delicata del loro piano, fin lì tutto era relativamente facile, erano stati a lungo combattuti sul lasciare o no un messaggio ad Henry, alla fine però, a malincuore, avevano deciso di partire senza dirgli nulla… ora però se non fossero riusciti in quattro a spostare la pietra che sigillava lo Stargate tutto sarebbe stato inutile. Si avvicinarono ed esaminarono il problema, la pietra non era molto spessa, ma copriva tutta la superficie della Stargate ed era incastrata alla perfezione. Dopo aver fatto il giro due volte Sam chiese a Teal’c di passagli gli attrezzi poi si infilò sotto il tavolo e infilò in quattro punti diversi, lungo la circonferenza, quattro ganci che Teal’c si era procurato proprio per quell’evenienza e che aveva nascosto, poco lontano dalla sala del trono, prima della cerimonia. Quando ebbe terminato si alzò soddisfatta “Ecco fatto!” Daniel la guardò dubbioso “Non vedo come…” Jack sorrise, “Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo!” Sam gli sorrise stupita, ma fu Daniel quello sconcertato “Archimede? Da quando in qua conosci Archimede?” Jack si strinse nelle spalle “E chi lo conosce? Io ho citato Homer!” “Certo, ora è tutto chiaro!” Daniel scosse la testa. Sam intervenne “Il colonnello ha ragione, sarà sufficiente fare leva sui quattro punti e dovremmo riuscire a smuovere il blocco…” Ognuno prese uno dei punti poi al via di Sam fecero forza. Dopo alcuni istanti, in cui non accadde nulla, la pietra si smosse leggermente alzandosi di qualche millimetro. “Bene è sufficiente!” Sam lasciò la sua parte e corse ad DHD “Quando si apre tiratevi indietro!” Nessuno gli rispose, troppo concentrati sullo sforzo di mantenere la pietra sollevata, Sam inserì le coordinate del pianeta che avevano scelto, ovviamente la Terra era loro preclusa, ma Sam conosceva le coordinate di un pianeta su cui avevano un’importante miniera di Naqqada, da lì avrebbero potuto rientrare alla base. Composto il codice, Sam premette sul cristallo principale, nello stesso istante Teal’c, Daniel e Jack si tirarono indietro, la lastra di pietra fu disintegrata dal vortice. Sam sorrise, si tornava a casa! “Che diavolo!” Tutti si voltarono: davanti a loro c’era Henry, gli occhi  spalancati, la bocca aperta, lo stupore, la paura e l’incomprensione facevano a gara sul suo volto. Jack fece una smorfia poi fece un passo avanti, ma Henry si riscosse ed estrasse la spada, puntandola verso di loro, “Andiamo Henry, non c’è bisogno di quella!” Jack cercò di fargli un sorriso rassicurante, ma Henry, totalmente sotto choc, non sembrava voler abbassare l’arma. “Signore… dobbiamo andare…” Jack si voltò verso Sam, annuendo, le voci provenienti dall’esterno aumentavano di volume, chiaramente stavano cercando il festeggiato, ma loro non potevano permettersi di essere visti. “Senti Henry, non siamo degli stregoni o chissà cos’altro!” Jack lo guardava negli occhi “Ti fidi di me?” Henry vacillò un attimo, ma stava chiaramente riprendendo il controllo, “Come posso fidarmi!” Poi con la spada indicò verso lo Stargate con un gesto nervoso, “O’Neill” La voce profonda di Teal’c evidenziò che l’arrivo di spettatori sgraditi era ormai prossimo, ma Jack non perse il contatto visivo con Henry “Devo tornare a casa… non ho tempo per spiegarti, ma ti devi fidare, quando potrò tornerò e ti spiegherò tutto, te lo prometto!” Henry, che ormai aveva abbassato la spada, rimase in silenzio, poi lentamente annuì “Mi fido e conto sul fatto che tornerai…” “Bene, grazie Henry… di tutto!” Jack si volse e si avvicinò a Sam, le strinse la mano e le sorrise “Andiamo!” Poi la aiutò a salire su una delle sedie, quel vestito seppur meraviglioso non era proprio fatto per l’azione! Teal’c e Daniel saltarono nello Stargate e Jack si voltò ancora verso Henry “Forse è meglio se non dici niente… di tutto questo…” Per la prima volta il Duca si lasciò sfuggire un sorriso tirato “E chi ci crederebbe… buon ritorno a casa” Sam intervenne “Henry, la cosa migliore è ricostruire la tavola, sigillando l’anello con la pietra, è importante!” Henry annuì, Sam e Jack gli sorrisero, poi insieme saltarono nello Stargate.

 

 

 

Ilaria8: E’ già sono fantastici! Grazie!

 

Nahid: Per quello dobbiamo andare il Spagna temo… J Wow mi piace come definizione, rende perfettamente! Berlusconi no dai! Ora l’ho reso meglio no?

 

FairyFlora: Prima di sapere come finiranno le cose a casa ci vorrà ancora un po’… non molto è… Le messe e Jack, non so perché ma mi sembrano proprio due cose che non vanno d’accordo!

 

Kloe2004: Grazie! Anche se il pazza sadica mi piaceva questi complimenti sono ancora meglio! Scherzi io invece direi DATECI DENTRO! Altro che contenetevi!

 

Thia: Grazie! Troppo gentile!

 

23jo: Appunto mi monto la testa! Grazie ancora!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Casa ***


Undicesimo capitolo: Casa

Undicesimo capitolo: Casa

 

Hammond sfogliò ancora il dossier del Colonnello Burton, era un ottimo ufficiale, forse era la scelta giusta, sospirò e chiuse il dossier, domani avrebbe parlato con il colonnello. Si alzò dalla sedia e l’allarme risuonò nella base. “Apertura della porta non programmata! Apertura non programmata!” Il generale corse alla sala di controllo “Abbiamo un codice?” Il sergente attese un attimo poi il computer gli comunicò le letture “Sì signore, è la base mineraria su PX2971” “Aprite l’iride… non dovevano fare rapporto tra una settimana?” “Sì signore”. Hammond attese di veder spuntare i suoi uomini e per poco non svenne quando dallo Stargate vide uscire l’SG1. Rimase immobile fino a quando Jack non gli fece il suo tipico saluto, “Generale, non viene a salutarci?” Hammond si scosse e raggiunse la sala d’imbarco. Non aveva sognato, davanti a lui c’era la sua migliore squadra al completo, sorridente e… colorata. Solo allora Hammond notò i vestiti dei suoi uomini, Jack notando lo sguardo intervenne “Scusi signore, le divise regolamentari non si addicevano ad una festa medioevale!” “Cosa è successo! Vi credevamo morti, ho parlato al vostro funerale…” “Spero abbia detto delle belle cose!” Jack gli sorrise e Hammond continuò a fissarli non riusciva a crederci, Jack portava una spada! E Sam un vestito porpora, con tanto di scollatura! Sembravano tutti pronti per una festa in maschera! “Signore credo che dovremmo passare in infermeria, poi potremmo fare un debrifing… temo sarà piuttosto lungo…” “Immagino colonnello, va bene allora facciamo tra un’ora, credo che ne avrete di cosa da spiegare!” Jack annuì, poi fece un cenno agli altri ed insieme si diressero verso l’infermeria, era bello essere a casa!

Eseguirono tutte le analisi possibili ed immaginabili, niente di strano fu rilevato, la notizia del loro ritorno aveva già fatto il giro della base e molti uomini passarono a salutarli, il sorriso sulle labbra. Quando arrivarono dal generale indossavano di nuovo le loro uniformi, i loro armadietti erano stati svuotati, ma un sergente era arrivato immediatamente con uniformi della loro taglia e il necessario per cambiarsi, avevano fatto una veloce doccia e si erano presentati a rapporto. Hammond li osservò mentre si sedevano, sembrava che qualcosa fosse cambiato, non capiva cosa, ma c’era un aria diversa, sul volto di Sam, una certa serenità, una pacatezza non abituale in lei, mentre Jack sembrava sempre sul punto di sorridere. Non si soffermò oltre e iniziò ad esporre quello che, loro, avevano saputo. Poi fu il turno dell’SG1, Jack prese la parola e raccontò tutto quello che era successo, lasciò a Daniel, Sam aveva abbassato lo sguardo non volendo intervenire, l’incombenza di raccontare l’inverno in cui non erano stati insieme. Hammond notò, il momento in cui Jack aveva guardato Sam e poi passato la parola a Daniel, ma non disse niente. L’unica cosa su cui ovviamente sorvolò Jack era lo sviluppo della sua relazione con Sam. Infine mostrò al generale la spada ed il pugnale, che, gli altri non sapevano perché, si era portato anche in sala briefing. Il generale ascoltò tutto il racconto capendo perfettamente cosa avessero dovuto provare Daniel, Teal’c e Sam nel credere Jack morto, a lui non era successa la stessa cosa? “Va bene, credo che possa bastare” Erano passate due ore dall’inizio del debrifing. Hammond si alzò e lo stesso fecero i suoi uomini “Temo che non possiate tornare a casa… resterete alla base per questa notte, non voglio che qualcuno vi veda e scateni il pandemonio avvisando i vostri amici e parenti…” Jack annuì “Certo signore” “Colonnello voglio un rapporto per domani sera, deve far parte della documentazione per riinserirvi tra i vivi!” Hammond sorrise, imitato dagli altri “Domani avviserò i vostri parenti, meglio se non lo fate voi, non vorrei che venisse loro un infarto nel sentire la vostra voce al telefono…” Poi li congedò. Malgrado sulla Terra fossero solo le sei, per loro era già trascorsa una giornata intera, più buona parte della notte, passata alla festa. Jack passò una mano sulla spada, era strano, erano passate solo poche ore, ma tutto sembrava già così lontano. Hammond si allontanò e loro si diressero alle loro stanze. Daniel osservava i suoi due amici, sembrava che tra loro non fosse cambiato nulla, erano sempre gli stessi, eppure lui che li conosceva e che sapeva, vedeva dei piccoli cambiamenti, Sam che sorrideva nel incontrare gli occhi di Jack, lui che indugiava qualche istante di troppo quando posava lo sguardo su di lei. Sorrise, ma non poté fare a meno di chiedersi come avrebbero fatto a gestire la loro relazione ora, non credeva che volessero vivere nascosti, ma non vedeva nessuna via d’uscita a parte le dimissioni e sapeva che tenevano entrambi troppo al programma per lasciarlo. Si separarono davanti alle loro porte, Jack per un attimo sembrò voler entrare nella stanza di Sam, dormire accanto a lei era già diventata un abitudine malgrado fosse successo per pochi giorni, o magari proprio per quello, l’idea di addormentarsi senza tenerla tra le braccia non gli piaceva affatto. Sam gli sorrise dolce, poi entrò nella stanza e lo lasciò fuori. Sapevano entrambi che avrebbero dovuto parlare, forse era stato un errore non farlo prima, ma era stato il loro sogno, ed entrambi avevano taciuto, per non vederlo esplodere, il desiderio di non vedere le complicazioni, i problemi, le regole, li aveva fatti rimanere in silenzio.

Il mattino dopo si ritrovarono in mensa, ancora molti passarono a salutarli e fecero tutti attenzione a lasciare alla squadra i dolci più buoni. Stupiti da tanto affetto, li ringraziarono e Jack dimostrò il suo gradimento mangiando quasi da solo l’intera torta “Questa mi era davvero mancata!” Tutti sorrisero, Daniel scosse la testa, mentre Sam ringraziava l’aviere che gli aveva passato la gelatina blu, sapendo che era la sua preferita. Poi accompagnarono Teal’c allo Stargate, doveva avvertire suo figlio e Bra’tac che non era morto, lo salutarono, poi si misero al lavoro, Jack dovette mettersi a scrivere il rapporto, Daniel si mise a riorganizzare il suo ufficio che era stato svuotato e lo stesso fece Sam per il suo laboratorio, mentre attendeva l’annuncio dell’arrivo di suo padre. Non dovette attendere molto, suo padre si presentò a metà mattinata, non gli era stato detto il motivo della richiesta e rimase sbalordito nel vedere sua figlia sorridente ad attenderlo alla base della rampa. Sam gli corse incontro e lo abbracciò, Jack, che era arrivato poco dopo, sorrise nel vedere le lacrime agli occhi di Jacob, lo capiva! Quando Jacob si riprese Hammond lo fece accomodare nella sala brifing e lì, insieme a Sam e Jack gli raccontò quello che era successo. Tralasciando, come aveva chiesto Jack, di parlargli di Garin, non voleva che i Tok’ra sapessero di lui e anche se si fidava di Selmak era meglio evitare. Quando il generale Carter ripartì, nel pomeriggio, sembrava che fosse ringiovanito di almeno dieci anni. Poi fu il turno dei parenti, Hammond li avvisò uno ad uno, ottenendo sempre la stessa reazione, prima sbalordimento, poi gioia. Quando ebbe finito diede a tutti il permesso di uscire dalla base, con l’ordine di starne lontano almeno per due giorni! Jack accolse con gioia la notizia, finalmente avrebbe potuto passare del tempo con Sam! Presero l’auto data loro dalla base, le loro erano state portate via, Jack accompagnò Daniel a casa sua, poi rimasto solo con Sam le sorrise “Casa mia o casa tua?” Fortunatamente le loro case non erano state ancora vendute, o svuotate, le famiglie avrebbero dovuto occuparsene, ma nessuno aveva ancora toccato niente. Sam lo guardò, sorridente “Da me… però domani devo andare a San Diego da mio fratello e rimarrò da lui per questi giorni…” Jack annuì “Certo…”, parcheggiò ed entrarono “Credi che se rimango qui per la notte ci beccano?” Sam sorrise maliziosa “E chi ti dice che rimani per la notte!” Il volto di Jack si accese di una luce che Sam ormai conosceva, rise, divertita, mentre lui la intrappolava tra le sue braccia. Poi lo baciò con passione, gli era mancato così tanto non potergli stare vicino! Non ci misero molto a raggiungere la camera di Sam. Il mattino dopo fu Jack a svegliarsi per primo e la osservò in silenzio, un sorriso sulle labbra. Come poteva una donna così speciale amare uno come lui, lei che avrebbe potuto avere chiunque e non solo sulla Terra! Sul pianeta di Henry aveva preso una decisione, non era così semplice, ma l’avrebbe portata a termine. Sam si mosse nel sonno e alla fine aprì gli occhi sorridendo nel vederlo vicino a lei, poi ancora leggermente addormentata si voltò e aderì al corpo di lui che la strinse tra le braccia, quella era diventa una delle loro posizioni preferite. Jack, le depose un leggero bacio sulla nuca, poi continuò a baciarla lungo in collo per arrivare alla spalla. “Jack…” Lui non le rispose, sorridendo leggermente nel sentire il brivido che stava procurando a Sam, lei si voltò “Jack devo alzarmi, se continui così non credo che ce la farò!” Lui rimase ancora in silenzio, ma le sorrise e le si avvicinò per baciarle le labbra. Lei si ritrasse “Jack!” Poi si fiondò in avanti, gli depose un rapido bacio sulle labbra e fuggì indietro per alzarsi, prima che lui potesse catturarla. Jack la guardò fingendo il broncio “Sei crudele!” Lei gli sorrise e raggiunse il bagno per farsi una doccia. Jack si sdraiò di nuovo sul letto. Non avrebbe mai immaginato di poter giocare, un giorno, in quel modo con lei, oh l’aveva sognato, immaginato e sperato per anni, ma non ci aveva mai creduto veramente.

Sam fu pronta in pochi minuti, Jack intanto si era alzato ed aveva preparato la colazione, la sera prima avevano saltato la cena, ma malgrado si dicesse che si poteva sopravvivere di solo amore, il suo stomaco non sembrava essere d’accordo! Mangiarono insieme ridendo, poi Sam si fece seria “Dobbiamo parlare…” Jack annuì, non c’era bisogno di specificare di cosa… “Sì… io credo di avere una soluzione…” Sam lo guardò interrogativa, ma lui non aggiunse altro “Jack non voglio che lasci il progetto Stargate!” Lui le sorrise “Mmm, per te ne varrebbe la pena” L’aveva detto così, infilandosi una fetta biscottata ricoperta di marmellata in bocca, ma la verità e la forza contenute in quella frase colpirono Sam, sapeva che Jack la amava, ma il suo lavoro era tutto per lui! “Credo che dovremmo riparlarne quando torno da San Diego…” Jack non rispose, concentrato sulla tartina, poi alzò gli occhi sorridendo “Non so se resisterò due giorni senza te!” Sentendo che voleva lasciar cadere l’argomento Sam non insistette, se Jack aveva in mente qualcosa l’avrebbe scoperto! Ma non oggi… “Anche tu mi mancherai… cosa pensi di fare?” Per un attimo temette che rispondesse che andava da Sara, non era gelosa, sarebbe stato sciocco esserlo, ma comunque preferiva che non la vedesse. “Non lo so ancora… magari vado fuori dallo stato…” Sam annuì le sarebbe piaciuto andare in Minnesota con lui, ma c’era tempo, tutta la vita… Partì, qualche minuto dopo lasciando a Jack il compito di chiudere la casa. Lui la guardò partire, una sensazione di malessere allo stomaco, non gli piaceva mentirle, certo non aveva proprio mentito, ma comunque la aveva lasciato credere che andasse in Minnesota, cosa non vera.

 

 

Nahid: Sì… ma fidati sono stata buona con Henry volevo fare di peggio, poi mi sono trattenuta perché mi stava simpatico!

 

Ilaria8: Grazie mille e eccoti accontentata sono tornati a casa e il nostro buon generale non si è preso un infarto!

 

FairyFlora: Esatto finalmente si svela il significato del titolo ed era ora! Jack è un fan sfegatato di Homer… come non citarlo!

 

Kloe2004: Sam bacchettona??? Ma no! Dai chiunque avrebbe risposto così! E poi vederla indignata era l’effetto ricercato da Jack no? Sul resto non dico niente bisogna aspettare il prossimo capitolo…

 

Thia: Già temo che per lui sia stato un piccolo shock! Grazie!

 

23jo: Esatto tutti di nuovo a casa! Spero di aver fatto sufficientemente in fretta!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Cambiamenti ***


Penultimo capitolo… buona lettura

Penultimo capitolo… buona lettura!

 

 

Dodicesimo capitolo: Cambiamenti

 

Jack recuperò le sue cose e si diresse a casa sua, si lavò, si cambiò, preparò la valigia ed uscì. Poco dopo arrivò alla base, scese i numerosi piani e arrivato al livello giusto si diresse all’ufficio di Hammond “Colonnello! Vi avevo detto di non tornare prima di due giorni!” Hammond lo vide sorridere, poi Jack, chiusa la porta dietro di sé, si sedette ed iniziò a parlare, lasciando il generale a bocca aperta. Quando tornò in superficie aveva un sorriso sulle labbra, prese il cellulare e chiamò Sam “Ciao, come va il viaggio?” “Jack… sono partita solo da due ore!” Lui sorrise, capiva dal tono della voce che era contenta che le avesse telefonato, “Certo, ma avevo voglia di sentirti” “Sono contenta… sei in viaggio anche tu?” Lui fece un smorfia “Tra un attimo… allora ci sentiamo più tardi ok?” “Sì, ciao” Sam chiuse la comunicazione con Jack sorridendo, era così strano che lei e lui avessero una conversazione così! Ed era così bello, così normale! Jack mise il cellulare in tasca sorridendo, le cose andavano meglio di quello che credeva! Riprese l’auto e si diresse all’aeroporto. Mentre sorvolava il paese, sorrise nel pensare che avrebbe potuto semplicemente chiedere un “passaggio” alla Prometeo, sarebbe stato divertente farsi scaricare dagli anelli a qualche metro dalla Casa Bianca! Ma non era per quello che la nave era stata costruita, quindi come tutti gli altri dovette attendere parecchie ore prima che fosse acceso il segnale di allacciare le cinture per l’imminente atterraggio. Prese un taxi per l’hotel e si cambiò, quando uscì era in uniforme. Prese un altro taxi e si fece portare alla Casa Bianca, era ora di accettare un vecchio invito. Il presidente non lo fece attendere molto, felice di accogliere un eroe e quando, una decina di minuti dopo, Jack uscì, entrambi erano pienamente soddisfatti. Il mattino dopo Jack ritornò a casa, aveva sentito Sam più volte e si era a stento trattenuto dal dirle tutto, ma voleva parlargliene di persona quindi si morse la lingua e attese. Sam, dopo aver passato due giornate con suo fratello e la sua famiglia, che l’avevano accolta con grande gioia, ritornò a casa, anticipando di qualche ora la sua partenza, aveva una gran voglia di rivederlo! Quando gli aprì la porta, un enorme sorriso sulle labbra, non poté fare a meno di corrergli tra le braccia. Due ore dopo erano di nuovo abbracciati nel letto, Sam gli sorrise “Credi che riusciremo a stare lontani per più di qualche ora senza poi finire a letto?” “Temo proprio di no!” poi si avvicinò per baciarla “Sicuramente tu non fai nessuno sforzo!” Jack finse una faccia offesa, mentre si allontanava di nuovo per poterla guardare negli occhi, “Io?! Mi trattengo in continuazione!” Sam rise, se lui si tratteneva, allora se non lo avesse fatto non sarebbero più usciti dal letto! Aveva sempre immaginato che in fondo Jack fosse un tenerone, un amante delle coccole, aveva intravisto quel lato dolce del suo carattere di rado, ma ogni tanto, quando Jack aveva a che fare con dei bambini, quell’aspetto di lui fuoriusciva ed ora era felice di sperimentarlo in prima persona. Jack la guardò ridere e si fece serio, doveva dirglielo “Sam…” lei, sentendo il tono cambiare si irrigidì appena, vedendola attenta lui continuò “Sono andato a Washington…” Vedendo che non reagiva andò avanti “Prima ho parlato con Hammond… quando ci siamo visti mi ha detto che voleva andare in pensione e che visto che ero tornato mi avrebbe proposto per prendere il suo comando, ovviamente insieme al grado di generale…” Lei sorrise, un sorriso che non arrivò agli occhi “E’ meraviglioso!” Una leggera fitta le aveva colpito il cuore, che quella fosse stata la loro ultima volta? Non lo credeva, Jack non poteva farle questo! Non dopo quello che aveva detto, non dopo quello che era successo, avrebbe preferito il grado di generale a lei? Ma Jack non aveva finito, scosse la testa “Non ho accettato” Un’ondata di sollievo la sommerse, unita al senso di colpa, come aveva potuto pensare che la tradisse in quel modo?! “ Io gli ho detto di noi… e gli ho dato le mie dimissioni…” Sam si morse le labbra, questa volta il senso di colpo galoppava, aprì la bocca per parlare ma poi si trattenne. “Lui le ha rifiutate e mi ha suggerito di andare a Washington… A quel punto sono andato dal Presidente, che con mio grande stupore, mi ha detto che c’erano delle notevoli spinte affinché fosse un civile a guidare l’SGC…” Sam trattenne il respiro, “Quindi era felice di accettare le mie dimissioni e di nominarmi capo della base…” Jack aspettò, aveva visto le varie emozioni passare sul volto di Sam, ma non aveva smesso di parlare, neanche quando aveva visto il dubbio e il dolore. Ora le si illuminò il volto, erano liberi! Si strinse a lei e la tenne stretta, come poteva anche solo pensare che l’avrebbe lasciata? Jack la strinse, non voleva che lo vedesse ora, non aveva rimorsi, non per la sua carriera, non perché lasciava l’esercito, era pronto ad andare in pensione per lei, ma una cosa lo tormentava, non sarebbe stato più al suo fianco, non avrebbe più potuto difenderla, avrebbe dovuto, invece, rimanere alla base e vederla partire per le missioni più pericolose. Chiuse gli occhi, aveva deciso, si fidava di lei e sapeva che ci sarebbero sempre stati Daniel e Teal’c. “Quando hai deciso?” Jack si separò da lei “Il giorno in cui Henry mi ha dato la spada e il pugnale…” Sam lo guardò interrogativa, questo non se lo aspettava! Allora lui continuò “Mi ha mostrato i due zaffiri e mi ha detto che ogni volta che impugnavo quelle armi, ogni volta che le avrei usate, quei zaffiri mi avrebbero dovuto ricordare te… te e quindi quello che avrei perso se non fossi tornato… quel giorno ho capito che non volevo più rischiare di perderti e che avrei fatto qualsiasi cosa, lasciare l’esercito non è nulla, averti è l’unica cosa che conta… ti amo Sam” Gli occhi di lei si riempirono di lacrime, Jack le aveva aperto il cuore, di nuovo lo strinse a sé poi lo baciò ancora ed ancora, mentre lacrime e riso si mescolavano, una gioia infinita regnava nel suo cuore.

 

Il giorno dopo si recarono insieme alla base, quando Jack la lasciò per andare a salutare Daniel e Teal’c e portargli in anteprima le notizie, lei si diresse da Hammond, aveva preso una decisione. Poche ore dopo Hammond chiamò Jack e Sam nel suo ufficio. Quando furono arrivati li fece sedere “Bene signori… direi che ci sono stati un po’ di cambiamenti… Allora colonnello, anzi dovrei dire Jack, è arrivata la conferma, ti hanno nominato al mio posto, prenderai servizio tra una settimana, il tempo per me di sistemare le cose… il Presidente era piuttosto contento dell’escamotage che gli ha permesso di far tacere quelli che volevano mettere un civile a capo della base!” Jack sorrise “Sempre contento di chiudere la bocca a Kinsey!” Hammond sorrise “Immaginavo… comunque non è tutto” Jack lo guardò interrogativo, poi si volse verso Sam che era rimasta in silenzio e che ora gli fece un piccolo sorriso. Il generale continuò “Samantha mi ha appena comunicato una sua decisione, dà le dimissioni e chiede di essere inserita come scienziata alla base, lasciando l’SG1…” Jack sgranò gli occhi poi si voltò verso di lei “Sam non devi…” Un lampo passò nei suoi occhi azzurri, Hammond si alzò “Signori, credo che andrò in sala briefing” Poi si allontanò in fretta. Appena chiuse la porta Sam si alzò “Tu puoi e io no?” Jack rimase seduto, tutte le implicazioni che si agitavano nella sua testa, stava rinunciando ad una brillante carriera nell’esercito, questo il suo primo pensiero, ma poi lo colpì un’idea. Sam vide la consapevolezza allargarsi insieme ad un sorriso sul volto di Jack, sorrise anche lei, bene, aveva capito. “Lasci l’SG1… rimarrai alla base…” “Sì”. Jack si alzò e la prese tra le braccia, non avrebbe più dovuto temere, avrebbe potuto essere sempre al suo fianco! Certo i rischi non sparivano, ma almeno non sarebbe partita in missione senza di lui, non avrebbe dovuto morire di paura ogni volta che la vedeva attraversare l’iride. Sam si separò “Dobbiamo dirlo a Daniel e Teal’c…” Jack annuì e lei lo baciò “Sai… oggi sono arrivati i risultati delle analisi di routine…” Jack la guardò, sorpreso del cambio improvviso di argomento, sul volto di Sam c’era una luce strana, nuova, ma che la rendeva estremamente bella, c’era però anche un’ombra, un’inquietudine, Jack le prese la mano, incitandola a parlare “Aspettiamo un bambino” Jack spalancò gli occhi, la sua prima domanda fu alquanto stupida “Come?” Sam sorrise, “Non siamo stati molto attenti…” Jack non la stava ascoltando, un immenso sorriso si era dipinto sulle sue labbra, il cuore di Sam riprese a battere, temeva la sua reazione, temeva che non volesse un figlio dopo quello che era successo a Charlie, ma quel sorriso scacciava tutti i dubbi. Jack la strinse tra le braccia poi la lasciò andare con aria colpevole e si inginocchiò davanti alla sua pancia “Scusa!” Sam sorrise, “Jack, credo che non possa ancora capirti!” Lui si rialzò, in piedi il sorriso che non voleva lasciare le sue labbra “Sam sbaglio o è figlio tuo! Se siamo sfortunati e non prende da me, diventerà un grande scienziato!” Sam rise, nulla ormai poteva più intaccare la sua felicità! “O una scienziata!” Jack la guardò stupito “Giusto!” Una famiglia! Lui, Sam e un bambino, quando aveva perduto Charlie e Sara aveva creduto di non poter essere mai più felice, poi era arrivata lei e tutto era cambiato! La strinse tra le braccia.

 

Hammond che era in sala briefing sbirciò attraverso il vetro, quei due sembrava che ne avessero di cose da dirsi! Guardò l’orologio, poi sospirò… gli avrebbe concesso ancora cinque minuti! Sorrise, nel vedere i due abbracciati, era felice che tra di loro tutto andasse per il meglio. Guardò di nuovo l’orologio, va beh ancora altri cinque minuti… in fondo la sua pensione aveva atteso sette anni, poteva aspettare ancora un po’!

 

 

 

Ok il mio consiglio è di andarsi a lavare i denti non vorrei che vi venissero le carie dopo tutto questo zucchero!

 

Kloe2004: Ecco svelato il piano di Jack… niente di troppo complicato, ma non è mica un idea di Sam no!

 

Jolinar: Spero di non aver esagerato… aspetto i commenti!

 

FairyFlora: Sì diciamo che Hammond ormai ci avrà fatto il callo! Grazie!

 

Nahid: Grazie e hai ragione avrà qualche pacemaker come minimo!

 

23jo: Beh non aspetterai molto! E poi tranquilla ho consumato tutto il mio essere sadica qualche capitolo fa!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Un anno dopo ***


Epilogo: Un anno dopo

Epilogo: Un anno dopo

 

Daniel osservò impaziente l’orologio, Teal’c che notò il suo gesto intervenne “Come mai è nervoso Daniel Jackson?” “Non sono nervoso...” Teal’c alzò un sopraciglio e Daniel si sentì in dovere di spiegare “Sono impaziente… è un anno che non andiamo più in missione con Sam e Jack!” Teal’c annuì. Quando Jack e Sam avevano lasciato l’uniforme a loro era stato assegnato il colonnello Cameron Mitchell e poi dopo alcuni mesi, alla squadra, si era unita un’aliena, Vala Mal Doran, con i quali si era immediatamente formata un’amicizia, che sarebbe probabilmente diventata ancora più solida con il passare degli anni. Ovviamente, non avevano smesso di vedersi con gli vecchi compagni, anzi, si vedevano in continuazione e non solo alla base, ma anche fuori di essa, soprattutto ora che avevano un bambino, lui e Teal’c continuavano ad inventarsi scuse per poterli andare a trovare. Il piccolo Henry aveva appena qualche mese, eppure era già la mascotte della base, Sam era rientrata dalla maternità piuttosto in fretta, avevano bisogno di lei, così succedeva che dovesse portarlo con sé, in pochi minuti il bambino veniva rapito e a turno i soldati lo portavano a spasso per la base, evitando i luoghi più pericolosi, come la sala d’imbarco e prediligendo la mensa, dove, malgrado il piccolo bevesse ancora solo il latte, lo tentavano con tutti i dolci della mensa. Le scommesse erano state aperte, Henry O’Neill prediligeva la torta di mele o la gelatina blu?

Daniel osservò ancora l’orologio “Credi che dovremmo già andare a cambiarci?” “O’Neill ha detto che sarebbero arrivati alle dieci, sono solo le nove e mezza” Daniel si sistemò gli occhiali, maledicendo la logica del Jaffa. Quaranta minuti dopo Jack fece la sua comparsa “Ehilà! Che fate ancora qui?” Daniel gli fece una smorfia “Sam?” “Sta arrivando, è andata a prendere Henry, ci raggiungerà allo Stargate” Daniel annuì, a fare da babysitter sarebbe toccato a Jacob e visto che doveva ancora arrivare, tanto valeva affidarglielo direttamente alla base. Si avviarono verso i loro armadietti e iniziarono ad indossare i vestiti che erano stati confezionati apposta per l’occasione. Jack sorrise nell’indossare i vestiti medioevali, adatti ad un viaggio, ma che denotavano un alta posizione sociale, era passato un anno, ma a lui sembrava una vita, tante cose erano cambiate, eppure gli erano ancora così famigliari! Infine fece passare la spada nella cintura e dall’altro lato il pugnale: li teneva sempre in ufficio, appesi alla parete, un monito, un ricordo. Anche Teal’c aveva una spada, niente a che vedere con la sua, ma era del buon acciaio. Si avviarono allo Stargate, ovviamente questa volta sotto i vestiti avevano anche delle pistole, il P90 era impossibile da nascondere, ma non voleva correre rischi! Appena entrarono Jack sorrise, Sam era già lì ad attenderli, il piccolo tra le braccia. “Jacob è in ritardo?” Daniel si fece avanti per poter salutare Henry, che però stava dormendo tra le braccia della madre. “Dovrebbe arrivare a momenti” In quel momento lo Stargate si attivò, Jack si voltò verso il vetro anti proiettile “Abbiamo un codice?” Il sergente addetto si avvicinò al microfono e rispose “Sì signore, segnale Tok’ra” “Bene, aprite l’iride”. Un istante dopo Jacob fece il suo ingresso alla base, Sam gli sorrise e lui andò immediatamente verso di lei, poi prese il suo nipotino tra le braccia, totalmente estasiato. Jack fece un piccolo sorriso rivolto a Sam “Jacob…” gli agitò le mani davanti “Siamo qui…” Il generale Carter alzò finalmente gli occhi su di loro “Salve, perdonate il ritardo” “Figurati… noi però dobbiamo andare ora” Jack si avvicinò all’uomo e sbirciò suo figlio, così piccolo, un sorriso gli increspò le labbra, poi passò la mano sulla testolina, già si vedeva che avrebbe avuto i capelli scuri. Sam aspettò che Jack desse l’ordine di inserire le coordinate poi si avvicinò al padre e gli consegnò le chiavi di casa “A casa c’è tutto, il latte è nel frigo, i pannolini nell’armadio del bagno, se piange dopo aver mangiato è perché…” Jacob sorrise “Samantha… sai, credo che io e Henry ce la caveremo benissimo!” Sam annuì “Certo papà… allora torniamo tra due giorni ok?” “Vai!”. Sam si chinò sul suo bambino e gli depose un bacio sulla fronte “Torno presto, fai il bravo”, poi senza voltarsi salì la rampa, Jack la stava aspettando, mentre Daniel e Teal’c erano già dall’altra parte. Appena attraversarono l’iride si ritrovarono su un pianeta desertico “Ottimo! Sono mesi che non attraverso lo Stargate e mi becco subito un dannato pianeta di sabbia!” Daniel scosse la testa e sorrise, non avrebbe mai creduto che potesse mancargli anche quell’aspetto di Jack! Poco lontano, come concordato, li aspettavano un Tok’ra insieme a Cam, Vala e un al’kesh “Speriamo che questa volta non sia un rottame!” Il Tok’ra lo guardò, contrariato, mentre Cam sorrideva. Vala non perse tempo ed iniziò ad infastidire Daniel facendogli i complimenti per l’abbigliamento. Il Tok’ra li salutò con un cenno della testa e poi si diresse allo Stargate, mentre loro salivano sulla nave cargo. “Bene Teal’c, a te i comandi!” Teal’c inclinò leggermente la testa, poi si sedette al posto di guida ed attivò la navetta, in pochi secondi erano nell’iperspazio. “Quanto ci metteremo Carter?” Lei sorrise, da quando non la chiamava più così? “Sedici ore, signore” Calcò particolarmente sull’ultima parola, Jack si voltò per guardarla, stupito che lo chiamasse signore, chiaramente non si era nemmeno accorto di averla chiamata per cognome! Teal’c ai comandi sorrise, non li aveva mai visti litigare, ma li aveva sentiti più volte punzecchiarsi e lo facevano sempre utilizzando i loro vecchi gradi, non comprendendo aveva chiesto a Daniel che aveva sorriso e gli aveva detto che faceva parte del corteggiamento umano, lui aveva continuato a non capire fino a quando non aveva visto gli occhi dei suoi due amici brillare di una particolare luce, proprio durante uno di quegli scambi. Quando finalmente arrivarono sul pianeta di Henry inserirono l’occultamento, poi, dopo aver sorvolato la zona scesero a terra. “Ottimo adesso dobbiamo procurarci dei cavalli, Teal’c vieni con me” Sam si morse un labbro, ma non disse niente si mise invece in paziente attesa del loro ritorno. Vala che aveva notato l’espressione, subito nascosta, di Sam, fece qualche mirata battuta su Daniel tirandola nella conversazione, felice della distrazione Sam rise di gusto all’espressione di ostentata superiorità dipinta sul volto dell’archeologo. Per fortuna Teal’c e Jack non ci misero molto, erano scesi apposta vicino ad una locanda. Comprare quattro cavalli era stato facile. Jack già a cavallo consegnò le redini a Sam mentre Teal’c faceva lo stesso con l’archeologo. “Allora Cam, voi rimanete qui, se non torniamo entro domani sera venite a prenderci ok?” Cam annuì, il piano era già stato discusso, non c’era niente da aggiungere, anche se Vala non sembrava essere dell’opinione “Perché non possiamo venire con voi! Non ho voglia di dormire su delle casse mentre voi vi godete un letto di piume!” Daniel le sorrise affabile “La vita è ingiusta Vala!” Poi, con una smorfia, salì a cavallo, il suo fondoschiena non aveva ancora dimenticato le lunghe ore passate in sella! Cam e Vala li guardarono partire, poi risalirono sulla nave, preparandosi all’attesa.

Dopo alcuni minuti Daniel si affiancò a Jack “Come facciamo a sapere che saremo ben accolti?” Jack roteò gli occhi “Accidenti Daniel, ne abbiamo discusso per un mese!” Sam intervenne vedendo il cipiglio assunto da Daniel “Henry sarà felice di vederci… gli dobbiamo una visita no?” Daniel annuì, avevano già discusso a lungo sull’argomento, ed era vero, dovevano al Duca delle spiegazioni, oltre al fatto che Jack aveva dato la sua parola. Dopo qualche ora giunsero a Sendiburg, sorrisero nel vederla, era strano, ma per un po’ quella era stata la loro casa. Attraversarono la città e si diressero alle porte, un soldato gli si fece incontro, si inchinò deducendo il loro rango dagli abiti “Vorremmo parlare con il Duca… e non mi dire che è a caccia!” Sam non sorrise alla battuta, le cicatrici sul ventre e sulla schiena di Jack erano troppo visibili perché lei potesse dimenticarle. Il soldato si inchinò ancora, poi li fece entrare nella corte del castello mentre dei servi venivano a prendere i loro cavalli “I vostri nomi prego?” “Jack!” Si voltarono e si ritrovarono davanti Henry in persona “Samantha, Teal’c, Daniel! Quando siete tornati!” A Daniel sfuggì un sospiro di sollievo, non sembrava un uomo arrabbiato, forse un po’ teso, ma niente di più. Jack si fece avanti e tese la mano, il Duca non esitò e la prese stringendola con calore. Poi, notando che portava la sua spada, sorrise, Jack a cui non sfuggì, incontrò il suo sguardo “Non ne posso più fare a meno…” Il Duca sorrise comprendendo a cosa si riferisse, si voltò verso Sam e si inchinò poi gli prese la mano destra per baciarla, ma accorgendosi di qualcosa prese anche la mano sinistra, un anello brillava all’anulare, Henry sgranò gli occhi poi guardò verso Jack che alzò colpevole la mano sinistra che portava lo stesso anello “E’ già e ho anche un erede!” Sam sorrise nel vedere lo sguardo caldo di Jack posarsi su di lei, era sempre un piacere vederlo così orgoglioso e riconoscente nei suoi confronti, così felice. Henry non si perse affatto lo sguardo e sorrise “Un erede! Allora dobbiamo festeggiare, non solo il vostro ritorno, ma anche il vostro bambino! Come l’avete chiamato?” Sam sorrise, ma fu Jack a rispondere “Henry O’Neill, ma da me a preso solo il nome e il colore dei capelli, ha già gli occhi e l’intelligenza della madre!” Daniel sorrise nel vedere il Duca sorprendersi e poi illuminarsi “Questo mi rende estremamente felice e soprattutto onorato!” Si inchinò ancora poi li accompagnò all’interno dove offrì loro una lauta cena, poi quando ormai le portate iniziavano a terminare Jack si volse verso il Duca, serio, ma Henry lo precedette “No, hai la mia fiducia, questo mi basta, ho la tua parola che non era nulla di malvagio, non voglio sapere altro” Tutti lo guardarono stupiti, Jack si era preparato a tutt’altro! “Va bene, se sei sicuro… e lo ripeto, non è assolutamente nulla di malvagio!” Il Duca annuì, sollevato, poi sorrise “Allora non roviniamoci la serata! Quando volete partire? Pensavo di organizzare una festa in vostro onore! Poi ci sarebbe il torneo di Castuun, dovete partecipare…” Sam sorrise, erano stati fortunati ad incrociare un uomo così intelligente e generoso. Jack scosse la testa “Dobbiamo partire domani… non ho molta fiducia nella balia!” Poi rivolse a Sam un sorriso complice. Il loro piccolo Henry gli mancava già e l’idea di non doversi svegliare quella notte al suono del suo pianto, non lo confortava affatto. Sam sorrise, capendo al volo i pensieri di Jack. Il Duca seguì quello sguardo complice, con una piccola fitta di gelosia, quanto desiderava anche lui quel genere di complicità? Poi scacciò quei pensieri che gli ricordavano che lui non aveva ancora trovato una donna da amare e sorrise ai suoi invitati, “E’ un vero peccato, vorrà dire che approfitterò della vostra presenza appieno!” La serata si protrasse ancora per molto tempo, chiacchierarono e ricordarono i momenti passati insieme, poi il Duca li lasciò andare a dormire, assegnando loro le stanze che avevano occupato durante tutto il loro soggiorno in quel mondo. Il mattino dopo lo salutarono e malgrado le insistenze di Henry, ripresero la strada per l’al’kesh, dove Cam e Vala li stavano aspettando. Raggiunta la nave vendettero di nuovo i cavalli e ripartirono, ma prima di lasciare il pianeta Jack fece posare l’al’kesh, ancora occultato, vicino alla capanna di Garin. Scese dalla nave con gli anelli e bussò alla sua porta, nessuno venne ad aprire allora entrò. La stanza era vuota e chiaramente non ci abitava più nessuno da almeno qualche mese, fece il giro della casupola e trovò ciò che ormai si aspettava, una croce segnava un piccolo tumulo di terra. Jack sospirò, poi si avvicinò per leggere l’incisione sulla croce “Qui giace Garin, morto in pace” Jack sorrise, era quello che desiderava, salutò l’uomo che gli aveva salvato la vita e ritornò alla nave. Senza una parola ripartirono per la Terra.

Sam guardò il pianeta sparire sotto di loro, dicendo addio al mondo che aveva rischiato di portargli via tutto, ma che invece gli aveva dato tutto. Jack le si avvicinò e la strinse tra le braccia, “Dobbiamo molto a questo pianeta, non credi?” le sussurrò, come se le avesse letto nel pensiero, lei posò la testa sulla sua spalla, poi disse ad alta voce ciò che prima aveva solo pensato “Gli dobbiamo tutto”.

 

 

 

Jolinar: Sì la prossima volta metto dei cartelli luminosi, ottimo suggerimento! E grazie!

 

FairyFlora: Grazie! Niente carie… perfetto perché qui c’è sempre il rischio!

 

Kloe2004: Vedi tutto finisce bene… non sono così sadica in fondo, non ci riesco proprio a far finire male una fic… magari la prossima volta!

 

Nahid: Ma no dai siamo troppo giovani per avere già un senso materno da scaricare su qualcuno… no??? Sono loro che ne hanno bisogno, chi non li sogna con un marmocchio tra le braccia?! Grazie mille!

 

23jo: Grazie! Vedi ho salvato anche l’Sg1 no?

 

 

Ecco fatto anche l’epilogo è andato… allora grazie mille a tutte! So che è un periodo pienissimo di impegni quindi grazie per aver dedicato un po’ di tempo a commentare! Siete fantastiche! Anzi, spero che la storia vi abbia distratto un po’, che fa sempre bene! Quindi ancora e sempre GRAZIE!

Ciao ciao e alla prossima!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=351147