Il Nomade E La Vampira Dai Lunghi Capelli Biondi

di AliceMiao
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vieni Con Me (Prologo) ***
Capitolo 2: *** Decisioni ***
Capitolo 3: *** Las Vegas ***
Capitolo 4: *** New York ***
Capitolo 5: *** Richard = Classico Ragazzo Pericoloso ***
Capitolo 6: *** L'Amore è Nell'Hotel Stasera ***
Capitolo 7: *** Scelta e Tradimento ***
Capitolo 8: *** Volterra e Forks ***
Capitolo 9: *** Spagna ***
Capitolo 10: *** Il Ritorno ***



Capitolo 1
*** Vieni Con Me (Prologo) ***


~~La battaglia era finita e mia sorella era morta. Non sapevo cosa pensare. Forse da una parte se l'era meritato perchè era arrivata a una conclusione senza chiedere spiegazioni. Ma da una parte non lo meritava. Nessuno merita di morire.
Ero stretta tra le braccia di quel vampiro. Lo ammetto, era il vampiro più carino che avessi mai incontrato. Era bello, coraggioso, forte. Nemmeno il mio potere lo aveva spaventato. E ora mi stava consolando, nonostante mi conoscesse da poco tempo.
Purtroppo le nostre strade si sarebbero divise di lì a poco tempo. Lui andava per la sua strada e io per la mia. E questo non mi piaceva per niente. Non so per quale motivo, ma lasciarlo mi sembrava una bruttissima idea. Anche lui sembrava attratto da me. "Ehi, va meglio?".
Ritornai alla realtà. Non mi ero neanche accorta che ci eravamo messi in marcia per tornare indietro e che eravamo rimasti più indietro rispetto agli altri.
"Un po'. Ancora non credo che sia successo veramente".
Sospirò triste. "Lo so. Lo capisco".
"Non credo. Non sai cosa significhi perdere una sorella".
"Hai ragione. Non posso immaginare come ci si senta".
Mi strinse ancora di più. "Vieni con me".
Avevo sentito bene? Mi stava chiedendo di andare con lui?
"Intendi venire con te via dalla mia famiglia?".
Annuì. "Sempre se vuoi".
Ci pensai su. Lo volevo? Non lo sapevo con certezza. Da una parte volevo stare con lui, anche se non avrei avuto una dimora fissa, ma dall'altra non volevo neanche lasciare la mia famiglia.
"Ecco io... Devo pensarci... Non posso decidere subito, così su due piedi".
Sembrò deluso dalla mia risposta,ma probabilmente capiva la mia situazione.
"Hai tutto il diritto di pensarci quanto vuoi. Facciamo così, tra un anno esatto verrò a casa tua e mi dirai cosa hai deciso. Se non hai ancora deciso verrò l'anno dopo e così via, finchè non avrai preso una decisione. Perchè io non posso stare senza di te".
L'aveva detto davvero? Sul serio?
Dopo quella dichiarazione iniziai a vedere le cose da una prospettiva diversa. Ma era un nomade. Andare con lui significava lasciare la mia famiglia, la mia casa, girare in continuazione senza una meta fissa.
Prendendomi alla sprovvista mi baciò e senza rendermene conto ricambiai.
"Ci vediamo tra un anno allora". Mi guardò negli occhi e scomparve.
Mi incamminai verso casa con mille pensieri in testa e con le labbra che bruciavano. Mi aveva appena baciata. E mi piaceva.

Note: ecco il prologo. Era da un po' che volevo scrivere qualcosa su di loro e alla fine mi sono decisa a farlo. Spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

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Capitolo 2
*** Decisioni ***


~~Stavo guardando il paesaggio dal balcone della mia casa. Osservavo la quiete che mi circondava, la neve candida. Stavo osservando il sole tramontare, quando mi resi conto di che giorno era. Era il fatidico giorno. Garrett sarebbe venuto da un momento all'altro.
A dire il vero non avevo parlato agli altri di questa cosa. L'avevo tenuta tutta per me. Era una scelta davvero difficile. Abbandonare la mia famiglia per stare con lui? O lasciare lui e stare con la mia famiglia?
Era una decisione importante da prendere. Molto importante. Sentii dei passi dietro di me: Tanya, la mia cara sorella.
"Va tutto bene? Sei stata sempre da sola oggi".
"Sì tutto bene". Anche se nella mia voce si sentiva una nota di tristezza.
"Non mentirmi. Sei mia sorella, capisco quando c'è qualcosa che non va".
E va bene,avrei detto tutto. "Ecco... Il fatto è che l'anno scorso, dopo la battaglia, Garrett mi aveva proposto di andare con lui. Io gli avevo risposto che dovevo pensarci e lui disse che sarebbe venuto oggi per sapere la risposta".
"Capisco. E tu cosa hai deciso?".
"Non lo so ancora... Insomma, io vorrei andare con lui, ma allo stesso tempo non voglio andarmene da qui... Non voglio che tu perda un'altra sorella".
"Non dirlo neanche per scherzo! Anche se te ne vai, potrò sempre rivederti. Non rovinare la tua vita per me. Potrai sempre tornare a trovarci".
Non ero ancora molto sicura... E lei se ne accorse.
"Ascolta: sei innamorata d lui? Provi qualcosa per lui?".
Annuii, timidamente. "Allora accetta. Se poi scoprirai che non provi nulla potrai sempre tornare. La mia porta sarà sempre aperta".
Sorrisi. "Grazie".
Ci abbracciammo. Decisi di andargli incontro, per evitargli una strada inutile. Lo trovai dopo una mezz'oretta di corsa.
Vedendomi i suoi occhi si illuminarono e sorrise.
"Allora? Cosa hai deciso?".
"Verrò con te, ma a una condizione: ogni tanto torneremo qui e ci fermeremo per qualche giorno".
"Condizione accettata". Mi prese una mano e mi guardò negli occhi. "Dove vorresti andare in questo momento?".
Già. Dove volevo andare? "Non saprei... Las Vegas?".
Arrivò a pochi centimetri dalla mia faccia. "Las Vegas? Hai voglia di vita notturna?".
Per fortuna non potevo arrossire, altrimenti sarei diventata rossa come un pomodoro. "Già... Vita notturna...".
Sfiorò le mie labbra con le sue. Il mio respiro si fermò. Istintivamente lo tirai verso di me e lo baciai. Era stato il mio cuore a comandare, non la mia testa. Eppure mi piaceva.
Lui stava ricambiando. Che bello!
Quando ci staccammo avevo un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
"Sono contento che anche tu la pensi così su di me".
Non avrei mai pensato di trovare qualcuno di importante nella mia vita.
"Solo una cosa: se non vuoi finire a terra arrostito, non farmi arrabbiare".
Si mise a ridere. "Come si dice? Uomo avvisato mezzo salvato?".
"Credo che in questo caso sia 'Vampiro avvisato mezzo salvato'". Risi e anche lui lo fece.
"Già hai ragione".
Dopo alcuni minuti passati a guardarci negli occhi ci incamminammo.
"Allora, avevi detto Las Vegas?".
Sorrisi. "Sì. Ci aspetta un po' di vita notturna!".
Rise di gusto. "Beh noi siamo vampiri. Abbiamo sempre una vita notturna!"
Risi anch'io e ci incamminammo verso Las Vegas.

Note: e ha deciso! Spero che vi stia piacendo!
Baci AliceMiao

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Capitolo 3
*** Las Vegas ***


~~Ci mettemmo qualche giorno per arrivare a Las Vegas, ma ne valeva la pena. La città era immensa e, dato che al nostro arrivo era notte fonda, tutta colorata da milioni di luci e scritte luminose.
Rimasi incantata dalla città. L'unica cosa che mi dava fastidio era il casino. Auto che passavano, musica a tutto volume, sirene della polizia e dell'ambulanza. Preferivo di gran lunga il silenzio di casa mia!
Fortunatamente riuscimmo a trovare una camera in un hotel. Ops scusate, l'ho chiamata camera? Sì? Beh allora mi correggo. Quella era una suite! Perchè abbiamo preso una suite? Avevamo bisogno di una bella doccia.
"Wow! Non c'era bisogno di una suite, bastava una camera semplice".
"Beh ho pensato che avessi voluto il meglio".
Appena entravi c'era un corridoio che ti conduceva a sinistra nella camera da letto e a destra in un salottino. Era molto bella!
"Toglimi una curiosità, dove hai trovato i soldi per pagare questo posto?".
Sorrise. "Beh, diciamo che li ho presi dal mio ultimo pasto".
Ah giusto. Questo spiega tutto. Sospirai.
"Vado a farmi la doccia".
"Intanto che aspetto sono di là a guardare la tv".
Annuii e mi diressi in bagno. Alla fine invece della doccia mi feci un bel bagno rilassante. Che bella sensazione! Nemmeno nel mio bagno personale a casa mi sentivo così bene! Sarà stato l'effetto della suite!
Quando finii andò lui in bagno e nel frattempo mi cambiai. Prima di andare in hotel avevo comprato dei vestiti nuovi. Mi misi una camicia bianca e un paio di jeans a sigaretta e delle scarpe nere con il tacco.
Mi sedetti sul letto. Ero davvero a Las Vegas? Non ci potevo credere. n realtà non ero andata lì perchè avevo bisogno di un po' di vita notturna (beh forse un pochino sì), ma perchè era da tempo che desideravo tornare a Las Vegas.
Sentii delle braccia cingermi la vita da dietro. Era stato molto più veloce di me. Sentii il suo respiro freddo sul mio collo e mi diede un bacio appena sotto l'orecchio. E poi un altro, più giù. E così via. Mi diede una serie di baci fino ad arrivare sulla spalla, dove mi diede l'ultimo.
"Sei contenta di essere qui?".
"Certo. Soprattutto perchè sono qui con te".
Lo sentii sorridere e mi voltai. Dio mio aiutami. se dovevo ammetterlo era ora che lo ammettessi...era incredibilmente bello! ehm...i muscoli che si vedevano anche lontano un kilometro, pulsavano da sotto la maglia, che niente farlo apposta aveva tolto, tanto per farmi sbavare ancora di più.
 "S-sei senza maglietta...". Cavolo, non riuscivo nemmeno a parlare!
"Sì. Vuoi che la metta?".
"No!". Le parole mi uscirono da sole, infatti mi misi le mani davanti alla bocca. "Scusa, non so perchè l'ho detto!". Mi voltai.
Lo sentii avvicinarsi. Mi fece voltare e mi abbracciò, facendomi posare la testa sul suo petto.
"Non devi vergognarti. Ora mi rimetto la maglietta e andiamo a farci un giro, ok?".
Annuii, incapace di parlare.
Quando uscimmo erano quasi le tre del mattino, ma in giro c'era ancora molta gente. Onestamente non ero sorpresa. Camminavamo mano nella mano e stranamente non mi diede fastidio. E nemmeno a lui.
Una ragazza ci venne incontro. Non la conoscevo, ma un certo vampiro accanto a me sì.
"Non mi aspettavo di vederti qui!".
"Luciana! Sempre in giro vero?".
"Certo! Ho già vinto un paio di volte! E lei chi è?".
"Lei è Kate. Vive con me. Se così si può dire dato che non abbiamo una dimora fissa".
"Piacere di conoscerti!  Io sono Luciana! Ora scusatemi, ma ho una partita da vincere prima che sorga l'alba".
Gli diede un bacio e se ne andò. Ok. L'aveva appena baciato?! Davanti a me per giunta?! Come aveva osato?! Calma però. Non era il mio ragazzo, quindi non avrebbe dovuto farmi ne caldo ne freddo. Ma allora perchè quando lo ha baciato sono stata inondata dalla gelosia? Lui non era il mio ragazzo. Eppure mi sentivo come se mi avessero appena tolto qualcosa che era mio. Mio. 
"Scusala, è fatta così".
"Non fa niente".
"Sei gelosa?". Mi mise un braccio sulle spalle, attirandomi a sè.
"Io gelosa? Ma ti pare!". Oh sì. Eccome se ero gelosa!
Rise. "Se lo dici tu".
Continuammo la nostra serata senza intoppi. Mi sarebbe piaciuto restare a Las Vegas per qualche giorno, ma la sera seguente decidemmo di partire.
"Prossima destinazione?".
"Stavolta scegli tu. Di solito dove vai?".
"Un po' ovunque. Che ne dici di New York?".
"Mi piace! L'ultima volta che sono stata a New York erano gli anni Venti. È passato un bel po' di tempo!".
"Già". Mi diede un leggero bacio e partimmo, diretti verso una nuova città.

Note: è ufficiale, è gelosa! Spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

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Capitolo 4
*** New York ***


~~Arrivammo a New York abbastanza in fretta. Fortunatamente dopo il nostro (mi correggo, suo) pasto, avevamo scoperto che la vittima aveva abbastanza soldi per permetterci di comprare due biglietti aerei per New York. Un bel colpo di fortuna!
"Hai mai viaggiato in aereo?". Era piuttosto agitato al momento del decollo, anche se non voleva darlo a vedere.
"No... ". Deglutì.
Risi. "Hai paura di volare?".
"Forse. Non lo so nemmeno io. O mio Dio!!". E l'aereo partì. Stava per dare di matto, così presi la sua testa e la girai verso di me.
"Non guardare giù finchè non sarà finito il decollo, ok? Guarda me".
Annuì piano e spostò lo sguardo sui miei occhi. E mi persi. Erano bellissimi. Di un bel rosso acceso. Mi ricordavano molto il tramonto. Per fortuna il viaggio non era durato molto. Arrivammo a New York che ormai era sera e non avevamo un posto dove stare.
"C'è un posto dove di solito si ritrovano degli amici. Possiamo andare lì".
"Ok".
Camminammo per un po' e arrivammo nel Bronx. In un vicolo c'era un locale. Cadeva quasi a pezzi, ma sembrava resistere.
"Ti avviso però, è un posto un po'.... Come dire? Rozzo".
"Quanto rozzo?".
Dalla porta uscì un tizio ubriaco fradicio. Aveva tutti i vestiti sporchi e stracciati.
"Credo che ti sia risposta da sola".
Annuii e feci un respiro profondo. Non osavo immaginare che tipo di gente ci fosse là dentro.
Aprimmo la porta e la musica assordante mi invase, così come l'odore di alcolici e sangue. Le luci erano di tutti i colori e la stanza era piena sia di umani sia di vampiri.
Lo afferrai per un braccio e lo avvicinai a me. "In che razza di posto m hai portato?".
"Dai divertiti. In fondo siamo a New York no?".
Sospirai e lo seguii all'interno del locale.
"Ehi! Da quanto tempo!". Un vampiro più o meno della sua età si avvicinò a noi. Aveva i capelli rossi e corti. Indossava una semplice maglietta con dei jeans e delle scarpe da ginnastica.
"Ehi Dan! In effetti è un po' che non ci vediamo!". Si abbracciarono come vecchi amici.
"Lei chi è?".
"Lei è Kate. Vive con me".
"Piacere di conoscerti. Fai come se fossi a casa tua". Mi fece il baciamano.
"Ok...". Ero un po' imbarazzata. Andammo a sederci con lui a un tavolo.
"Volete del sangue?".
"Io sì, ma lei beve solo sangue animale".
"Capisco. Allora starai a digiuno qui a New York".
"Posso sempre uscire dalla città. Non ci metterei molto".
Ridemmo e loro bevvero. Chiacchierammo allegramente per un paio di ore, dopodichè i due uomini uscirono a caccia, lasciandomi lì in attesa del loro ritorno.
Un vampiro si avvicinò a me. Era biondo, capelli corti. Indossava una giacca di pelle, un paio di pantaloni neri e stivali neri.
"Buonasera. Sei nuova, non ti ho mai visto. Posso sapere il tuo nome?".
"Kate. Tu?".
"Richard. Posso invitarti a ballare?".
"No grazie. E poi tra poco dovrebbe tornare quindi...".
"E dai solo uno". Si avvicinò un po' troppo. Così afferrai una sua mano e gli diedi una piccola scossa elettrica.
"Stammi lontano, hai capito?".
Annuì, ma sembrava quasi divertito.
"Stalle lontano Richard". Era Dan. Meno male che era arrivato.
"Ti aspetta a Manhattan. Vai da lui".
Annuii e uscii dal locale. Ma che razza di locali frequentava? Sperai con tutto il cuore che fosse stato il primo e l'ultimo.
Quando lo raggiunsi vidi che era in un vicolo. Ti prego fa che non sia un altro locale! Invece davanti a lui c'erano due cani, feriti.
"Ah eccoti! Spero che vadano bene!".
Cioè, li aveva presi per me?! Che gentile!
"Vanno benissimo!". Sorrisi e iniziai a bere, mentre lui mi osservava da lontano.

Note: spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

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Capitolo 5
*** Richard = Classico Ragazzo Pericoloso ***


~~Dopo la ‘cena’ iniziammo a passeggiare per le vie della città. Ci tenevamo per mano e mi sembrava la cosa più normale in assoluto. Quando stava per giungere l’alba tornammo al locale, in modo da stare nascosti dalla luce del sole. Andammo in una camera da letto. L’ambiente non era granché, ma c’era da accontentarsi.
“Mi faccio una doccia va bene?”.
“Certo. Io vado di là, Dan vuole parlarmi. Non lo biasimo, non ci vediamo da un secolo”.
Annuii e quando lui uscì entrai in bagno. Non appena misi piede lì dentro mi passò la voglia di fare la doccia. Ma da quanto tempo non pulivano lì dentro?! Volevo la mia suite di Las Vegas!
Alla fine rinunciai a fare la doccia. Non volevo lavarmi mentre decine di occhietti di insetti mi fissavano e giravano intorno.
Quando uscii dal bagno trovai Richard seduto comodamente sul mio letto. Non si usava più bussare?
“Ah eccoti! Ti dispiace se mi sono seduto qui?”.
“No. Ma ti costava troppo bussare?”.
Si avvicinò a me, veloce come un fulmine. Passò una mano sui miei capelli.
“Volevo farti una sorpresa”.
Mi scostai. “Non toccarmi”.
Sorrise. “Siamo di cattivo umore, eh?”.
Lo toccai con la mano per fargli prendere una leggera scossa, ma non successe nulla. Perché?
“Dovresti sapere che la gomma non conduce elettricità. Questi vestiti sono fatti in parte di gomma, quindi sono perfettamente isolato”.
Ringhiai. Accidenti, si era isolato completamente! Mi spinse contro la parete. “Ieri non abbiamo avuto modo di conoscerci bene”. Si avvicinò pericolosamente a me. Tentai di scostarlo, ma niente. Era fortissimo. “Una vampira vegetariana in un bar di New York. Pensavo di averle viste tutte ormai”. Rise.
“Cosa c’è di così divertente?”. Era incredibile! Una persona non poteva neanche più scegliere dove andare.
“Vedi io e il vampiro che non ti molla per un secondo eravamo amici un tempo. Grandi amici. Finché non è andato da quella stupida famiglia di vegetariani. E ora osa presentarsi qui con una di loro”.
“Non insultare la nostra famiglia!”.
Rise. “Scusa, ma non sei nella posizione di dare ordini”.
Abbassò una mano sul fianco. L’altra la posò sulla mia guancia. “Che vuoi fare?”.
“Solo tenerti impegnata. Sai se fossi stata intelligente mi avresti cacciato fuori subito. Invece non l’hai fatto. Beh peggio per te”.
Mi accarezzò una guancia con il pollice. “Temevo ti saresti annoiata qui sola soletta, così ho pensato di venire a farti compagnia”.
Mi baciò. Non so per quale motivo, ma mi ritrovai a ricambiare. Lui sorrise. “Lo sapevo. Lo sapevo che in fondo ti piacevo”.
Non sapevo cosa dire. Non avevo parole per esprime ciò che provavo in quel momento. Si allontanò un pochino.
“Credo che il tuo amico stia arrivando. Forse è meglio che tu non faccia parola con nessuno di quello che è successo”. E detto questo se ne andò.
Molto lentamente andai a sedermi sul letto. Lo avevo baciato. Davvero lo avevo fatto? Sì, l’avevo fatto.
“Eccomi, scusa se ci ho messo più del solito!”. Entrò allegramente nella stanza, così mi sforzai di sorridere anch’io.
“Non preoccuparti. Tanto la doccia mi sono rifiutata di farla, visto com’è ridotto il bagno”.
Guardò. “In effetti è ridotto maluccio. Sai che ti dico? Mi sono avanzati un po’ di soldi dal viaggio e possiamo usarli per comprare una camera d’albergo”.
“Mi sembra un’idea fantastica!”. Addio doccia dalle decine di occhietti!
Si sedette accanto a me. Sembrava più serio. “Ho visto uscire da qui Richard. Ti ha fatto o detto qualcosa?”.
Scossi la testa. “Assolutamente no. Aveva semplicemente sbagliato stanza”.
Annuì. Si avvicinò improvvisamente, facendomi perdere l’equilibrio. Caddi all’indietro sul letto e lui mi guardò da sopra.
“Non sopporterei che qualcuno ti toccasse. Potrei dare di matto”.
Sorrisi e lo baciai. Lui ricambiò. Lo amavo. Ero innamorata di lui. Eppure un piccolo angolino della mia mente pensava a Richard.

Note:Richard non sembra intenzionato a mollare! Cosa succederà?
Baci AliceMiao

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Capitolo 6
*** L'Amore è Nell'Hotel Stasera ***


~~Come promesso ci trasferimmo in un hotel. Era MOLTO meglio di quel locale mal ridotto!
La nostra camera non era grande come quella di Las Vegas, ma almeno era pulita! E almeno non c'erano decine di occhietti che ti fissavano!
"Ti piace?".
Annuii. "Sì è bella".
"Io vado a caccia. Tu rimani qui?".
Annuii di nuovo. Lui uscì senza dire nulla. Non è che avevamo litigato, al contrario. Ci eravamo baciati per tutto il giorno e avevo capito di amarlo. Solo che non avevo il coraggio di dirglielo. E se mi avesse detto che per lui non era lo stesso?
Finalmente riuscii a farmi un bagno decente. E anche rilassante. Mi avvolsi nell'asciugamano e tornai nella camera. Mentre andavamo in hotel mi ero fermata a comprare dei vestii nuovi. Avevo preso una maglietta bianca, una giacca marrone e un paio di jeans stretti.
Quando aprii la porta del bagno lui era lì: Richard era lì.
"Che ci fai qui?!". Mi stava fissando. E mi ricordai di avere addosso solo un asciugamano.
"Ti ho seguita. A proposito, stai bene vestita così".  Sorrise e mi fece l'occhiolino.
"Esci subito da qui!".
Si alzò e si avvicinò a me. "Non ci penso proprio. Sai non ho dimenticato il bacio che mi hai dato prima".
"Io non ti ho dato nessun bacio".
Mi intrappolò contro il muro. "Sì invece. Hai ricambiato il mio bacio. Quindi ti piaccio". Sorrise.
Mi accarezzò un braccio. "Smettila".
Rise. "So che non ti da fastidio. Non mi hai ancora sbattuto a terra con il tuo potere".
In effetti era vero. Abbassai lo sguardo.
"Lo sapevo. Quindi non ti dispiace se...". Mi baciò. E io mi ritrovai a ricambiare.
Di nuovo.
"Cosa penserebbe se ora entrasse e vedesse questa scena?".
"Andrebbe su tutte le furie. E tu saresti un vampiro morto, quindi vattene".
Si allontanò e andò verso la porta. "Me ne vado solo perchè so quanto ti mancherei se dovessi morire".
"Non mi mancherai mai".
"Aspetta a dirlo". E se ne andò.
Mi vestii in silenzio, ma nonostante i miei sforzi mi ritornavano in mente i momenti passati con lui. Mi aveva baciato. Due volte. E avevo ricambiato in entrambe.
Garrett tornò a notte fonda. Io stavo guardando la tv, ma non c'era niente di interessante e quindi era diventata una sorta di sottofondo.
"Eccomi, sono tornato".
Lo guardai e spensi la tv. "Hai cacciato molto?".
"Più o meno. Per strada ho incontrato una vecchia amica che mi ha invitato a cacciare di nuovo. Se non l'avessi incontrata sarei tornato prima".
"Non preoccuparti".
Si sedette sul letto, accanto a me. "Non devi essere gelosa".
"Cosa ti dice che io sia gelosa? E poi perchè mai dovrei esserlo?".
Mi fece sdraiare. "Perchè so cosa provi per me. Lo capisco da come parli, da come ti comporti".
Mi baciò. Ricambiai. Andammo avanti per tutta la notte.
Durante quelle ore ricordo di aver detto circa una decina di volte "Ti amo" e lui aveva detto ogni volta "Anch'io".

Nel frattempo in un vicolo abbandonato...
Un vampiro si incammina. Davanti a lui ci sono quattro vampiri ad aspettarlo.
"Allora?".
"La sto conquistando". Disse il vampiro.
"Sbrigati. Lo sai che a lui non piace aspettare". Una vampira.
"Non credo ci vorrà molto".
"Lo spero per te. Altrimenti...". Ha lasciato la frase in sospeso, ma si capisce bene il perchè...
"Non ci sarà bisogno di arrivare alla forza. La porterò da voi il prima possibile".
Il vampiro sorrise. E anche gli altri quattro lo fecero.
Un tuono risuonò in lontananza e la pioggia cominciò a scendere in un rumoroso temporale.

Note: chi sono i misteriosi vampiri??
Baci AliceMiao

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Capitolo 7
*** Scelta e Tradimento ***


~~Un lieve raggio di sole entrava dalla finestra. Era da poco arrivata l'alba e il cielo era colorato di un rosa molto bello. Ma l'uomo che mi teneva tra le braccia era molto meglio. I suoi capelli erano leggermente scompigliati e ricadevano sul cuscino. Le sue braccia mi abbracciavano dolcemente, ma allo stesso tempo con forza, come se temesse che scappassi. La mia testa era posata sul suo petto, ornato da muscoli perfetti.
Posai una mano sul suo braccio e lui afferrò la mia mano. Se la portò alla bocca e mi baciò il polso. Sorrisi.
"Se ancora qui".
"Temevi che me ne andassi?".
"A dire il vero sì. Temevo che saresti scappata con qualcun altro".
Lo abbracciai. "E perchè mai dovrei farlo?".
"Non lo so". Mi abbracciò ancora di più. "Sei la prima donna che abbia mai amato".
"Davvero? Pensavo che prima di me ci fosse la fila di ragazze".
"Invece no. Certo alcune hanno provato a conquistarmi, ma solo tu ci sei riuscita".
Sorrisi. "A dire il vero sei tu che hai provato a conquistarmi".
"Vero. Però tu mi hai colpito in pieno".
"Sono contenta". Lo baciai e continuammo per un paio di ore abbondanti.
Nel pomeriggio decisi di fare un giro in centro. Era una vita che non visitavo New York.
Mentre camminavo vidi Richard.
"Ehi! Ti va di fare un giro?".
"In realtà no. E non provare a usare uno dei tuoi trucchetti perchè ti fulmino".
"Primo, siamo in mezzo a centinai di persone, non puoi farlo. Secondo, intendevo di fare un giro come amici, non come amanti".
Ci pensai su. Sarebbe stato il mio ultimo giorno a New York. Avrei voluto vedere molti posti. Eppure non mi sembrava una cattiva idea uscire con lui.
"Solo come amici", ribadii.
Lui sorrise e iniziammo a camminare. Mi condusse in una zona piuttosto isolata rispetto al resto della città.
"Come mai siamo qui?".
"Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere conoscere alcuni miei amici".
Non ero tranquilla. Per niente. E poi lo sentii. Sentii l'odore di un vampiro. Ma non era un vampiro qualsiasi. No, era un vampiro potente.
"Quest'odore...".
Non feci in tempo ad accorgermene che mi ritrovai contro il muro di un palazzo.
"Ehi! Che stai facendo?!".
"Mi dispiace".
E vidi qualcosa di nero venire verso di me, dopodichè non sentii ne vidi più nulla.

(Garrett)

Avevo appena pagato la camera in hotel quando vidi Richard varcare la soglia e venire verso di me.
"Che vuoi?".
Sorrise. Conoscevo bene quel sorriso.
"Trovati un'altra ragazza. Lei non potrai più rivederla".
"Che cosa le hai fatto?!".
"Io niente. Ma quei vampiri neri che tu conosci bene sì. Oh non ti scomodare a seguirli, a quest'ora saranno già a metà oceano. Fossi in te lascerei perdere".
E se ne andò. Loro l'avevano presa. L'avevano portata via da me. Ma non mi sarei arreso. Nient'affatto. Avrei lottato per lei. Avrei girato tutto il mondo. Avrei ucciso per lei.
Iniziai a correre. Avevo una destinazione stavolta: Forks.

Note: la situazione si fa interessante!
Baci AliceMiao

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Capitolo 8
*** Volterra e Forks ***


~~Quando arrivai a Forks la pioggia fu pronta ad accogliermi. Corsi a perdifiato fino alla foresta, dove ben presto trovai casa Cullen.
Furono ben sorpresi di vedermi, ovviamente.
"Ho bisogno del vostro aiuto. Si tratta dei Volturi". Appena mi sentirono pronunciare il nome del clan italiano nei loro sguardi vidi rabbia e paura, ma anche preoccupazione.
"Renesmee vai di sopra a giocare", disse la neonata (che, ora che ci penso, neonata non lo era più). La bambina obbedì e salì.
"Raccontaci cos'è successo", disse Edward invitandomi a sedere sul divano. Lo feci e iniziai a raccontare.
Mi ascoltavano in silenzio; mi sarebbe piaciuto avere il potere di Edward in quel momento e leggere i loro pensieri riguardo a ciò.
"Quindi Aro si è preso quello che voleva alla fine. E non si fermerà a lei suppongo", disse Carlisle, guardando Alice e Edward.
"No infatti. Sono qui per chiedere il vostro aiuto. Per salvarla".
Ci pensarono su. Molto. Non era una decisione da prendere alla leggera, bisognava avere un piano e soprattutto saper rischiare. Non sarebbe stato per niente facile salvarla.


(Kate)

Quando riuscii a vedere di nuovo mi trovai in una stanza. Era ben arredata, molto lussuosa. Era in stile 1800 e chi l'aveva arredata aveva buon gusto: le pareti erano bianche, decorate in oro; al centro della stanza c'era un enorme letto matrimoniale, color panna e marroncino, con accanto due eleganti comodini dei medesimi colori. Davanti ad esso c'era uno sgabello imbottito color bordeaux. A destra del letto c'era uno specchio, con il contorno dorato e dietro di esso una finestra, sorvegliata a vista dalle guardie e con delle tende bianche e rosa chiaro molto delicate. Poco lontano dallo specchio c'era un mobile raffinato e color panna, decorato in oro con appeso sopra un altro specchio. Posate sopra il mobile c'erano delle sculture in cristallo e alcuni gioielli molto preziosi. Di fronte al letto c'era una poltrona degli stessi colori di questo, con due cuscini rosa chiaro. Dietro alla poltrona c'erano due armadi, decorati come il mobile accanto alla finestra: all'interno vi trovai moltissimi abiti, sia eleganti sia semplici, ma comunque dall'aspetto molto costoso e raffinato. Sull'ultima parete, accanto alla porta (anche quella sorvegliata a vista dalle guardie), c'era una scrivania con trucchi, altri gioielli e varie cose per la propria bellezza, come se i vampiri non fossero belli e attraenti già di natura.
All'inizio quando mi ero risvegliata avevo trovato Aro di fronte a me ed eravamo circondati da centinaia di guardie.
Quindi non si fida a stare solo con me... Buono a sapersi, pensai tra me e me.
"Spero ti troverai bene qui con noi mia cara. Questa sarà la tua stanza e non potrai lasciarla a meno che tu non sia accompagnata da una delle mie guardie. Potrai nutrirti di sangue animale se lo vorrai. Quando ti chiamo voglio che tu venga immediatamente e voglio che tu faccia tutto quello che voglio".
"Se non volessi farlo?", avevo chiesto.
"In quel caso potrai salutare la tua famiglia mentre brucia davanti ai tuoi occhi" . Si avvicinò alla porta, ma prima di uscire si voltò a guardarmi "Io mi toglierei quei vestiti sporchi e ne metterei di puliti. Ah da quella porta si accede al bagno". Indicò una porta che non avevo notato, accanto all'armadio, dopodichè se ne andò.
Decisi di cambiarmi, magari se avessi fatto quello che mi diceva lo avrei addolcito o, meglio ancora, fatto abbassare la guardia.
Entrai in bagno e rimasi a bocca aperta: al contrario della camera, era moderno, anche se aveva un tocco di rustico, infatti i mobili erano moderni, vasca e doccia compresi, ma le pareti erano ricoperte da pietre marroni, che era anche il colore dei mobili. Sopra i lavandini si ergevano due specchi e sui mobili c'erano vari tipi di saponi e profumi, mentre nei cassetti trovai vari indumenti e asciugamani.
Decisi di farmi un bel bagno e buttai i vestiti sporchi sul pavimento (qualcuno sarebbe passato a prenderli? Boh, nel caso non fosse stato così li avrei lavati e riutilizzati). Mi sembrava di essere in un hotel, non prigioniera in un castello. In effetti non ero proprio prigioniera, sapevo che voleva farmi unire al suo clan e non avrebbe ottenuto nulla buttandomi in una cella. Neanche riempiendomi di attenzioni e lussi l'avrebbe fatto, ma sempre meglio che stare in cella al buio e a digiuno.
Dopo essermi fatta il bagno mi avvolsi in una salvietta e, dopo essermi asciugata i capelli, andai in camera a scegliere un vestito.
Scelsi un vestito nero, corto, con un'ampia scollatura, con le maniche a canottiera. Sul corpo ricadeva con varie pieghe e mi arrivava  poco sopra le ginocchia.  Al collo misi la collana che Garrett mi aveva comprato a New York, durante la nostra passeggiata. Aveva un semplice ciondolo con un rubino, piuttosto piccolo, a forma di cuore.
Garrett... Chissà cosa stava facendo! Sicuramente mi stava cercando, ma dove? Sapeva che ero lì? Portai la collana al naso e sentii il suo odore su di essa. Crollai sulla poltrona, stringendola e sperando che mi trovasse presto.

(Garrett)

Ormai era passata un'ora da quando si erano ritirati in una stanza per parlare in privato della faccenda. Non ce la facevo più ad aspettare, più tempo passava più tempo Kate stava nelle loro mani.
"Abbiamo deciso". La voce di Carlisle mi fece sussultare e tornare al presente. "Ti aiuteremo, ma ci serve un piano. Pensavamo di iniziare chiamando il clan Denali, in fondo è membro della famiglia".
Annuii. Sua sorella mi avrebbe ucciso per aver permesso che le succedesse qualcosa!
Chiamammo e ci dissero che sarebbero arrivati il prima possibile. Quella sera, mentre cacciavo, pensai a lei. Ai suoi occhi, ai suoi capelli, al suo sorriso. No, niente e nessuno me l'avrebbe portata via.  Ringhiai.

Note: finalmente sono riuscita ad aggiornare questa storia! Scusate il ritardo, ma avevo in mente il seguito, solo che non sapevo come scriverlo e le verifiche di fine anno a scuola non aiutano a mettere insieme le idee per creare il capitolo.
Spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

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Capitolo 9
*** Spagna ***


~~Verso l’alba dal vialetto si sentì un rumore di passi. Il rumore si fece più vicino piuttosto in fretta e sulle prima ci preoccupammo, ma poi scoprimmo che non era altro che il clan Denali.
“Dov’è mia sorella?!”. Appena la bionda riccia mise piede in casa iniziò a urlare investendoci di domande riguardanti la sorella.
Gli raccontammo com’era andata la vicenda e dalle occhiate che Tanya mi lanciava avevo l’impressione che se avesse potuto, mi avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
“Ci serve un piano, possibilmente che non conosca la parola fallimento”, dissi.
“Tu sta zitto, hai già fatto abbastanza”, disse Tanya. Come darle torto? Avevo praticamente consegnato sua sorella nelle mani del nemico, lasciandola sola con Richard.
Richard. Se me lo fossi trovato davanti in seguito lo avrei ucciso senza pentimenti e ripensamenti, di questo ero certo. Le sue parole mi tornarono in mente automaticamente, senza che io le avessi chiamate…

"Che vuoi?".
Sorrise. Conoscevo bene quel sorriso.
"Trovati un'altra ragazza. Lei non potrai più rivederla".
"Che cosa le hai fatto?!".
"Io niente. Ma quei vampiri neri che tu conosci bene sì. Oh non ti scomodare a seguirli, a quest'ora saranno già a metà oceano. Fossi in te lascerei perdere".

Non mi sarei mai arreso, non ora che avevo trovato la donna perfetta per me.

“Se sopravviviamo a tutto questo, ti seguirò ovunque, donna” (Breaking Dawn, Capitolo 37)

L’avrei seguita ovunque, l’avevo promesso. E avrei mantenuto quella promessa.
“Chi è quel ragazzo che ho visto nei tuoi pensieri Garrett?”, disse Edward, rompendo il silenzio che si era creato.
“È Richard, un ragazzo che abbiamo incontrato io e Kate. È stato lui ad attirare Kate in trappola”.
“Forse lui sa il piano dei Volturi. È pur sempre un punto di partenza”.
Edward non aveva tutti i torti. Solo una domanda mi rimbombava in testa però: dove lo avremmo cercato?
L’ultima volta che lo avevo visto eravamo a New York. Forse qualcuno lo aveva visto nei paraggi o sapeva qualcosa di lui.

(Kate)

Erano passati due giorni da quando mi trovavo lì e non era successo ancora nulla. La noia iniziava a farsi sentire pesantemente e anche la sete. Soprattutto quella. Non mi nutrivo da alcuni giorni e avere la presenza costante nell’aria dell’odore di sangue umano non aiutava di certo.
Mentre ero distesa sul letto, preda della mia sete, sentii la porta aprirsi. Mi sedetti e vidi Richard. Istintivamente ringhiai.
“Siamo nervosetti stamattina eh?”, disse divertito.
“Che cosa vuoi?”.
Lui rise e si avvicinò a me. Indossava un paio di jeans neri, con degli stivali in pelle, mentre sopra aveva una maglietta nera e un giubbetto di pelle del medesimo colore. Indossava anche dei guanti. Di gomma. E la gomma non conduce elettricità. Accidenti a lui!
“Ho scoperto cosa vogliono farti. Pensavo ti interessasse saperlo”.
Annuii. Sempre meglio sapere cosa ti aspetta, anche se terribile, che non saperlo del tutto.
“Vogliono usarti come esca per i tuoi amichetti. Sperano soprattutto che venga quella ragazza veggente, Aro sembra ossessionato da lei”.
Ringhiai. “Se fossi in te fuggirei. C’è un modo per farlo sai?”.
Lo guardai, scettica. “Perché dovrei ascoltarti?”.
“Perché non hai altra scelta”.
Due ore dopo mi trovavo fuori dal palazzo, che correvo in mezzo alla campagna toscana, inseguita da almeno una cinquantina di guardie. Il piano di Richard era semplice: lui mi avrebbe portata fuori con la scusa di scortarmi a caccia, e poi mi aveva lasciata libera; peccato che non fosse bravo a recitare e lo avessero beccato quasi subito.
Un po’ mi dispiaceva per lui, ma non avevo intenzione di aiutarlo, non se lo meritava.
Mi buttai in acqua e feci perdere le mie tracce; buona cosa quella che l’acqua nasconde gli odori.
Nuotai per un po’ e quando riemersi mi trovai su una spiaggia deserta, tranne che per una sagoma: si stava avvicinando a me, incuriosita.
Era un ragazzo, più o meno della mia età, alto e muscoloso. I capelli erano raccolti in una coda ed erano marroni, mentre gli occhi erano rossi: vampiro. Indossava una maglietta bianca a maniche corte e un paio di jeans corti, con dei sandali beige.
“Chi sei? Ho visto che sei riemersa dal mare, stai bene?”.
Solo una cosa volevo sapere in quel momento: “Dove sono?”.
“In Spagna, a poche ore da Siviglia”.
Il mondo mi crollò addosso.  Ero ancora così lontano?
“Ho bisogno di un telefono. Subito, devo chiamare la mia famiglia e dirgli che sto bene!”.
Lui non capì cosa volevo dire, ma mi porse il suo cellulare.
Composi il numero di mia sorella e attesi.
“Chi è?”.
“Sono io!”, dissi mentre lacrime invisibili di gioia iniziavano a pungermi gli occhi.
“Cosa?! Katrina sei tu?! Stai bene?! Dove sei ora?!”.
“Calma sto bene, anzi benissimo. Mi trovo in Spagna, prendo il primo aereo e torno. Voi state bene?”.
La sentii sospirare tristemente al telefono. “Noi eravamo venuti a Volterra a cercarti. Abbiamo fatto un patto con loro: Alice e Edward sono andati con loro e in cambio tu saresti dovuta essere libera. Ma ci hanno rivelato, dopo aver accettato, che tu eri morta. Ci hanno attaccato e siamo riusciti a salvarci, anche Alice e Edward, che non hanno più rispettato l’accordo, mentre Garrett e scomparso”.
A quelle parole mi sentii sprofondare. Non era possibile.
“Avete qualche traccia, qualche indizio su dove sia?”.
La sentii singhiozzare. “Forse non hai capito cosa intendessi dire con ‘scomparso’. Intendevo che se n’è andato. Per sempre. È rimasto intrappolato nelle mura del castello quando hanno chiuso le porte per non farci fuggire. È finito”.
Iniziai a singhiozzare silenziosamente. Non poteva essere vero, no era impossibile. Non avrei creduto che fosse morto finché non avessi visto il suo corpo (o le sue ceneri). Non era uno che si faceva sconfiggere facilmente.
“Credo che rimarrò qui per un po’, ho bisogno di stare da sola. Ci sentiamo”.
“Ok. Stai attenta”.
“Certo. Anche voi”. Riattaccai e porsi il cellulare al ragazzo.
“Grazie”.
“Stai piangendo, è successo qualcosa?”.
“Il mio compagno è scomparso. Ma sento che non è morto, che è là fuori da qualche parte: devo trovarlo!”.
Lui sorrise. “Si vede che gli vuoi bene. Posso darti una mano se vuoi”.
“Mi farebbe comodo un aiuto, ma non conosco ancora il tuo nome”.
“Orlando. Tu?”.
“Kate”. Sembrava simpatico, ma dovevo stare attenta a non fidarmi troppo presto di lui, poteva essere un nemico.
“Immagino tu non abbia un posto dove vivere. C’è un appartamento a Siviglia che io e la mia famiglia non usiamo. Puoi usarlo se vuoi”.
Sorrisi e durante il viaggio a Siviglia gli raccontai della mia famiglia e lui mi parlò della sua.
Viveva con la sorella Letitia e due amici, Juan e Ylenia, la sua compagna.
Era nato nel 1530, in Spagna. Non mi disse altro sulla sua vita e mi sembrava anche giusto, in fondo ci conoscevamo da poco. Anche io gli dissi solo che nacqui intorno al XI secolo, per lo stesso motivo.
Arrivammo a Siviglia in poco tempo e mi condusse all’appartamento, dicendo che il giorno seguente mi avrebbe presentato gli altri. Quando chiuse la porta dietro di sé, uscendo, mi guardai intorno: l’appartamento era molto bello e arredato molto bene.
Il salotto era completamente bianco, con un divano a L rosso al centro che circondava un tavolino di legno scuro, lo stesso con cui era stato costruito anche il tavolo di fronte ad esso e con sopra una finestra azzurra. Le sedie erano bianche e il mobile con la televisione lo era. Attorno ad essa c’erano vari libri e accanto ad essa la porta che dava alla cucina.
Essa era di legno scuro, che richiamava un po’ l’arte povera. Il frigorifero era di metallo grigio e piano di sacche di sangue. Al centro della cucina c’era un tavolo di vetro e legno con alcune sedie bianche.  Al centro del tavolo c’erano vari vasi. Sopra il mobile con il lavandino c’era una finestra che dava sulla strada.
Il bagno era anch’esso moderno, con le pareti ricoperte di piastrelle grigio scuro, così come il pavimento. Su una parete c’era un mobile in legno chiaro, con due lavandini e altrettanti specchi, mentre in fondo alla parete c’era una vasca da bagno ad angolo, con funzione anche di idromassaggio. Di fronte c’erano due semplici poltrone, con un tavolino con delle riviste. Questi ultimi mobili erano posati su un morbido tappeto color panna, stesso colore delle poltrone.
La camera da letto aveva il pavimento bianco e le pareti color porpora. Di fronte all’entrata, al centro, c’era il letto bianco con le lenzuola rosa salmone e bianche, con accanto un comodino bianco con una lampada rosa. Alla sinistra del letto c’era un mobile bianco con dei cassetti con sopra delle luci e un vaso di fiori e, appeso, un quadro bianco e rosa. Alla destra c’era un enorme armadio bianco, con alcune decorazioni delicate e,tra di esso e il letto, c’era la finestra,che dava sul patio interno del palazzo, con delle tende rosa e bianche e accanto c’era un semplice sgabello bianco. A terra c’erano due tappeti di pelo color panna.
L’appartamento era bellissimo e mi sembrava che fosse stato un po’ troppo generoso, in fondo ci conoscevamo da pochissimo.
Mi buttai sul letto e pensai a Garrett. Lo avrei trovato, non mi sarei arresa. Mai.

(Tanya)

Ero in pensiero per mia sorella, temevo che potesse fare qualche stupidaggine. Sapere che qualcuno a cui vuoi bene è morto è una brutta notizia e se quella persona è il tuo compagno, o la persona che ami, è ancora peggio.
Un tuono rimbombò in lontananza. Avrei fatto di tutto per aiutarla, ma probabilmente non avrebbe voluto il mio aiuto.
La pioggia iniziò a scendere, mescolandosi con le mie lacrime invisibili.

Note: ecco un altro capitolo. Credo che questo sia il più lungo che abbia mai scritto, spero vi piaccia! Uno dei pensieri di Garrett l’ho preso dal libro Breaking Dawn (Capitolo 37), mentre il nome ‘Katrina’ sarebbe il nome intero di Kate.
Baci AliceMiao

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Capitolo 10
*** Il Ritorno ***


~~Avevo conosciuto i gli amici di Orlando e devo dire che erano veramente simpatici. Si offrirono subito di aiutarmi e avevo notato che Orlando continuava a fissarmi. Sembrava che cercasse di dirmi qualcosa con lo sguardo, tanto era intenso il suo sguardo verso di me, ma non riuscivo a capire cosa... Che fosse attratto da me? Ne dubitavo e poi sapeva che avevo già un compagno, forse morto, ma ce l'avevo.
Era un bel tipo,lo ammetto, simpatico e molto cortese, ma nel mio cuore continuava a risuonare il nome 'Garrett'.
Era lui che stavo cercando disperatamente, non Orlando. Lui era solo un'attrazione momentanea, nata in un momento di disperazione totale. Non era amore quello che provavo per lui e di certo non avrei tradito Garrett con Orlando.
Era a Garrett che stavo pensando mentre osservavo il cielo stellato dal balcone dell'appartamento che Orlando mi aveva prestato. Erano passati alcuni giorni nei quali non avevo scoperto nulla, ma non avevo ancora perso la speranza.
All'improvviso sentii delle braccia avvolgermi e mi resi conto, dopo un momento di smarrimento, che si trattava di Orlando. Sentii il suo respiro freddo sulla pelle del collo, seguito dalle sue labbra fredde.
"N-No...". Mi staccai e lo guardai. "Non farlo ti prego".
Lui fece un sorriso innocente e io tornai a guardare le stelle. Sospirai triste e lo sentii ridacchiare.
"Lo trovi divertente? Trovi divertente la mia sofferenza?".
"Sì" rispose iniziando a giocare con una ciocca dei miei capelli. Mi scansai.
"Non è gentile comportarsi così sai?".
Lui rise e mi bloccò i polsi con le mani, facendomi voltare. "Non devo esserlo, almeno non finchè tu vai dietro a quel cane che stai cercando".
Ringhiai. "Non permetterti di parlare così di lui!".
Orlando rise beffardo, poi si staccò, lasciandomi un lieve bacio sul collo
" Lui è solo un cane, niente di più, inoltre è morto. Direi che puoi definirlo 'un cane morto'" rise con crudeltà.
"Lui non è un cane e non è nemmeno morto!" Mi staccai e fregai la mano sul punto in cui mi aveva baciato, come se in quel modo potessi ripulirlo.
"Ah no? io dico di sì".Ghignò divertito e poi mi afferrò il viso e baciò con la lingua.
Cercai di distaccarmi, ma la sua presa era ferrea, così passai al piano B: serrai la bocca con forza, mordendogli la lingua. E si prese anche una bella scossa.
Con una mano mi afferrò i polsi, sbattendomi contro il muro e mordendomi con forza il collo, infilando poi una mano sotto al mio vestito.
"Orlando! Fermati!", urlai, ma non ottenni nulla tranne l'aumento della sua forza su di me.
"Perchè dovrei? Tu sei mia", disse con un tono possessivo.
"Io non sono tua! E non lo sarò mai!".
"Questo lo decido io sgualdrina,tu appartieni a me" disse alzando il mento, mentre mi tirava uno schiaffo che mi provocò un dolore pazzesco. Avrei voluto ammazzarlo o che qualcuno lo ammazzasse per me.
In un attimo, senza che ebbi il tempo di realizzarlo, qualcuno scaraventò via Orlando. Lacrime scivolarono copiose quando mi resi conto di chi fosse: Garrett era lì,lì di fronte a me e mai ero stata più felice di rivederlo. Dalle sue labbra uscì un ringhio tipico di chi rivendica qualcosa di suo.
"Tutto bene donna?", mi chiese con quel suo solito tono ironico.
Gli sorrisi. Orlando si stava rialzando, mostrando i suoi canini affilati. Anche Garrett fece lo stesso, pronto a lottare. L'ultima cosa che volevo era che il mio compagno si facesse male. Certo, ero preoccupata anche per Orlando, ma non sarebbe stato male vedere Garrett che gliene suonava quattro, in fondo se lo meritava. Iniziarono a lottare e Orlando sembrava avere la meglio.
All'improvviso dal cielo scese una saetta. Sul tetto c'era una ragazza, non aveva più di 17-18 anni, capelli lunghi e neri, con una ciocca rosa al bordo del viso, che indossava un paio di jeans e un top nero; sopra di esso indossava la giacca di Garrett e ammetto che questo mi diede alquanto fastidio.
Garrett la guardò e le sorrise: cos'era quella strana complicità? Non lo sapevo e non mi andava giù.
La ragazza evitò Orlando, capottandolo sulla sua schiena con una piroetta, poi si affiancò a Garrett sorridendogli.
"Shana sei in ritardo" disse lui, mentre con una mano si premeva la spalla.
"Ohi ohi, ti conviene andare in stand by papà, questo è un duro" rise la ragazza.
Papà? Ok, Garrett mi doveva qualche spiegazione una volta finita questa storia.
Mentre Shana sistemava Orlando facendolo a pezzi, senza ucciderlo, io e Garrett raggiungemmo una casa abbandonata e poco dopo la ragazzina ci raggiunse.
Garrett si buttò sul divano, mentre Shana si precipitò a curare le sue ferite. Le sorrise complice. In lui vedevo un vampiro diverso da quello che ricordavo. "Sei cambiato", gli dissi mentre prendevo il posto di Shana per curarlo.
"Solo perchè ho permesso a qualcun altro di stare con me?" domandò respirando piano, ma con uno sguardo duro.
"Non sono io Kate, non sono io che stavo tra le braccia di Orlando" ringhiò.
"Ho creduto che fossi morto ti rendi conto?! E poi, non ho nulla contro il fatto che tu l'abbia adottata, ma sei diverso dal vampiro che ho conosciuto un anno fa".
Shana mi guardò fredda poi abbracciò Garrett e ci lasciò soli.
"Senti è difficile, quando stavo per morire Shana mi ha salvato, si è presa cura delle mie ferite e mi ha aiutato a trovarti Kate" disse, cercando di mettersi seduto.
"Forse non dovevo tornare... Pensavo di trovarti più o meno nelle mie condizioni, questo pensiero non mi faceva dormire" fece un accenno di sorriso "Ironico, io non posso nemmeno dormire".
"Stai forse dicendo di essere pentito? Hai idea di cosa sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo?! E poi.. Io ti credevo morto! Morto per davvero! Mi hai fatto morire di paura! ". Lo baciai.
Lui mi strinse ricambiando, poi mi accarezzò il viso. Sentii un rumore dietro le spalle: era la ragazza, Shana.
"Scusate,volevo sapere... ok vado via".
Garrett scosse la testa e le chiese con lo sguardo di avvicinarsi. Shana obbedì e si avvicinò, teneva lo sguardo basso.
"Kate è la mia compagna, quella di cui non facevo che parlare"
"Lo so,ti capita spesso di parlare di lei".
Sorrisi. "Potresti lasciarci soli per un po', Shana?".
"Ovvio che...no" rispose lei.
Garrett scoppiò a ridere stringendomi con un braccio, poi mi baciò la fronte e avvolse l'altro braccio alla vita della mora, facendola sedere.
"Su non litigate, posso essere entrambe le cose" rispose lui con un sorriso "Il tuo compagno" mi baciò sulle labbra dolcemente, poi si staccò e guardò lei
"E tuo padre" aggiunse scompigliandole i capelli.
Shana rise, abbracciando poi Garrett. Tra loro c'era un atmosfera quasi strana, come se fossero veramente padre e figlia ed era la stessa atmosfera che si respirava a casa dei nostri cugini Cullen.
"Adesso vai a cucinare qualcosa vero?" domandò alla ragazza che annuì e ci lasciò da soli. Garrett mi accarezzò il viso sorridendo.
"Shana è una vampira speciale. Vedi, il suo clan l'ha scacciata. Hai visto anche tu il suo potere no?" domandò stringendomi.
"Intendi i fulmini?". Garrett annuì, dandomi un bacio in testa. "Ha il potere di controllarli, solo che deve ancora imparare a gestirlo bene. All'inizio non si fidava di me, poi, però, ha iniziato a capire che non l'avrei abbandonata e la fiducia è nata".
Dopo quel discorso sembrava molto più maturo. In quel momento una scena alquanto buffa mi balenò in mente: io e lui che osservavamo il resto del clan divertirsi e ammiravamo la nostra famiglia, esattamente come avevo visto fare alcune volte i nostri cugini.
"Ho paura che prenda il mio posto però", dissi stringendomi a lui.
"Non succederà, disse baciandomi.

(Tanya)

Erano passati alcuni giorni da quando avevo detto a mia sorella che Garrett era morto. Continuavo a pensare a lei, ogni giorno; continuavo a pensare a quanto stesse soffrendo, a quanto dolore potesse provare. Io non avevo mai trovato l'anima gemella, ma immaginavo che fosse difficile sapere che quella persona, che la tua metà perfetta, non c'è più.
Il cellulare squillò: Kate.
"Ciao sorella!".
"Garrett è vivo!". La felicità nella sua voce mi fece capire che stava dicendo sul serio.
"Davvero? È un miracolo, senza dubbio!".
"Già. Ora siamo in una vecchia casa abbandonata in Spagna, poco fuori Cordoba.  Ehi ma ch succede?! Aaah!". E cadde la linea.
"Kate? Kate?!".
Corsi subito dagli altri. Qualcosa era successo e non avrei mai lasciato la mia sorellina in pericolo, costi quel che costi.

Note: eccomi finalmente con questo capitolo! Shana è un personaggio che Stardust94 mi ha gentilmente prestato. La ringrazio inoltre per avermi aiutato con la stesura di questo capitolo.
Spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

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