What You Need

di Broken_Wings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. A New Beginning ***
Capitolo 2: *** 2. The Moon ***
Capitolo 3: *** 3.Oh No. ***
Capitolo 4: *** 4. I can't drown my demons ***
Capitolo 5: *** 5. Follow You ***
Capitolo 6: *** 6. Stay with me ***



Capitolo 1
*** 1. A New Beginning ***


1. A  New Beginning

Mi chiamo Karma ho 20 anni e sono un’artista; O meglio mi piace definirmi tale. Il disegno è sempre stato una delle mie più grandi passioni, assieme alla musica e ai tatuaggi, infondo sono una forma d’arte anche quest’ultimi.
Si, mi sarebbe davvero piaciuto avviare un’attività come tatuatrice, ma ahimè la strada era davvero ardua, quindi per ora mi accontentavo dei semplici disegni cartacei.
Sono seduta su una panchina, in un lussureggiante parco nel cuore della cittadina di Sheffield, Inghilterra.
Mi ci sono trasferita circe tre mesi fa e non mi dispiace affatto come città.
Continuo a scarabocchiare sul mio blocco da disegno accompagnata dalle note di Blackbird degli Alter Bridge quando mi squillò il telefono.
“Hey puffa  ti sei scordata che stasera  suoniamo al Moon?”
“Punto numero 1 non chiamarmi puffa.  Secondo ovvio che non l’ho scordato Matty,  ti avrei chiamato tra poco” risposi secca.
Sentii la risata di Matty dall’altro capo del telefono.
Matty era un ragazzo che conobbi il giorno stesso in cui mi trasferii qui. Per sbaglio gli rovesciai addosso un cappuccino bollente  e iniziammo a parlare e sapete come va a finire no? Una cosa tira l’altra e ora eccoci qua.
“Mi spiace piccola ma da quando ti sei tinta i capelli di blu non posso fare a meno di chiamarti cosi.” Ed ecco che attaccò nuovamente a ridere. La sua era una risata calorosa, di quelle che ti riempivano il cuore insomma.
Era un ragazzo solare e sempre allegro, il mio esatto opposto. A differenza di Matty io ero cinica e fredda, infatti mi sorprendevo  del fatto che mi sopportasse  sempre nonostante il mio pessimo carattere. Non sono mai stata una cima nel relazionarmi con le altre persone.
“Sono turchesi razza di daltonico, comunque ora sono in giro, dammi un’oretta e ci vediamo al locale” farfugliai velocemente.
“Va bene e cerca di non far tardi, ho bisogno del tuo supporto morale prima di salire sul palco!”
Sorrisi e riattaccai.
Una volta messo a posto il telefono posai un ultimo sguardo sul mio schizzo: Un  corvo nero appollaiato su una lapide circondato dalla nebbia notturna.
Sospirai e chiusi il mio blocchetto infilandolo nella borsa.
Guardai l’orologio “20.15… cazzo sono in ritardo”
MI alzai con una scatto degno di un felino e iniziai a correre a più non posso. Il mio appartamentino non distava molto dal parco.
In una decina di minuti fui a casa. Arrivai ansimante alla porta, faci un bel respiro ed entrai.
Poggiai il mazzo di chiavi sul tavolino all’ingresso e mi fiondai in bagno. Avevo proprio bisogno di una bella doccia.
Con i capelli ancora grondanti  dai quali ricadevano alcune goccioline turchesi sulle spalle andai verso l’armadio.
Lo aprii sbuffando, odiavo scegliere cosa mettere. Insomma fosse stato per me sarei uscita anche in tuta. IL problema era che si trattava della serata di debutto del gruppo di Matty, I Nameless, e quindi avrei dovuto impegnarmi un po’ di più nella scelta del mio outfit.
Dopo aver messo a soqquadro l’intero armadio optai per dei pantaloncini neri a vita alta, una canotta della Drop Dead , collant nere con tanto di parigine annesse e i miei soliti anfibi.
Mi truccai velocemente e raccolsi i capelli in una coda assai disastrata. Ero già in ritardo.
Afferrai le ultime cose al volo e partii.
Mentre camminavo frettolosamente  tra le vie di Sheffield col telefono in mano urtai qualcosa… o meglio qualcuno.
Finii rovinosamente a terra e il telefono volò per aria finendo per cadere anch’esso a terra.
“Maledizione” Imprecai a bassa voce mentre gattonavo  tra le persone alla ricerca del telefono.
“Credo che questo sia tuo”
Un paio di gambe snelle avvolte da dei jeans alquanto stretti mi si pararono davanti al naso. Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo piuttosto alto che mi guardava tra il curioso e il divertito.
La prima cosa che notai furono le sue braccia interamente ricoperte di tatuaggi, erano davvero magnifici. Pensai di averli già visti da qualche parte ma in quel momento la mia mente era decisamente offuscata.
Mi stavo perdendo nel guardarli quando la sua voce richiamò la mia attenzione
“Hai intenzione di restare li a terra a fare il cagnolino ancora per molto? Sai sei  molto più carina del mio Oskar, quasi quasi ti porto a casa con me” rise mentre lo diceva.
Era una risata del tutto diversa da quella di Matty, era quasi ..cupa.
“Ah ah divertente” sibilai mentre feci per alzarmi.
Il misterioso ragazzo mi porse la sua incredibile mano tatuata per aiutarmi ad alzarmi. La ignorai e feci da me.
“Potresti ridarmi il telefono?Sai devo andare in un posto e sono parecchio in ritardo” sentenziai  senza troppi giri di parole.
“Ah si? Bhe ti accompagno in questo caso, dovresti essermene grata, hai incontrato un ragazzo stupendo pronto a correre in tuo aiuto”
Lo guardai stralunata per qualche secondo, lui rideva di sottecchi. Presi al volo il mio telefono dalla sua mano e ribattei “Mi spiace ma devo proprio andare, sarà per la prossima”
Detto ciò lasciai quel povero ragazzo tatuato dietro di me. Avevo ben altro a cui pensare: Il concerto nei Nameless sarebbe iniziano a breve.

Note dell'autrice: Ok,eccoci qua.. allora tendo a precisare che dopo moolto tempo mi sono finalmente decisa ad iniziare una ff sui Bmth..e nulla spero vi piaccia!
Al prossimo capitolo :)  
 
 
 

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Capitolo 2
*** 2. The Moon ***


2. The Moon

Continuavo a correre per le strade incurante delle persone che mi passavano accanto.  Svoltai finalmente l’angolo di una delle tante vie di quella cittadina che tanto amavo ed eccolo la, il Moon.
Era un localo piuttosto fico, organizzavano spesso delle serate per permettere alle band emergenti di farsi conoscere.
L’insegna  quasi fluorescente del locale illuminava il tratto di marciapiede sottostante. Si sentiva un bel casino provenire da dentro , il che mi fece pensare.. “Oh no,nonono, non ditemi che hanno già iniziato, dannazione”.
Entrai a tutta velocità nel locale. In un secondo mi trovai sommersa da una marea di persone che facevano avanti e indietro con boccali di birra e altri alcoolici in mano.
Mi feci strada a suon di gomitate e arrivai ai piedi del palco. Ancora non ci stava nessuno. MI girai dietro le quinte e vidi Matty farmi cenno di raggiungerlo.  Dentro di me esultai un piccolo “Evviva”
Reed ce l’hai fatta, pensai soddisfatta.
“Hey finalmente!” Matty mi abbracciò facendomi fare una giravolta.
“Visto?” Come potevo mancare” risposi pensando per un secondo al mio scontro\incontro con quel strano ragazzo dagli occhi color ambra.
“Allora? Nessun in bocca al lupo?”  sentenziò Matty canzonandomi.
Lo guardai  alzando un sopracciglio per poi rispondere “Nah non ne avete bisogno, siete troppo bravi” e attaccai a ridere. “ A proposito, dov’è finito il resto della ciurma?”
Matty si osservò intorno “Stanno arrivando, erano qui  in giro”. Si dirigette verso le sua fender telecaster infilando con cura un braccio nella tracolla.
“Reed, Matty  eccovi” Ivan, il secondo chitarrista, mi mise un braccio attorno al collo.  Era il suo modo di salutare.
Poco dopo arrivarono anche i due restanti membri del gruppo: Daniel e Frank, rispettivamente il batterista e il bassista.
“Avanti saliamo su quel cazzo di palco e spacchiamo i culi!” Esclamò Daniel facendo roteare una bacchetta tra le mani. Era il più energico del gruppo.
Frank al contrario era taciturno, ma era un musicista di grande talento. Si limitò ad annuire.
“Allora andate, su! I vostri fan vi attendono” dissi infine spingendo Matty verso l’ingresso del palco.
“Grazie per il supporto puffa, ti voglio bene” e mi stampò un bacio sulla guancia.
Sorrisi e mi lasciai scappare un flebile “Non c’è di che”.
Il proprietario del Moon chiamò i Nameless sul palco.  Suonarono alcune cover dei Nickelback e infine un loro inedito.
Erano davvero bravi.
Una volta terminata l’esibizione mi invitarono al bar a bere qualcosa. Insomma bisognava festeggiare e niente e nessuno mi avrebbe tenuta lontano da una bella birra.
Nel mentre aspettavamo gli alcoolici presi la borsa e tirai fuori un pacchetto di sigarette. Ne presi e una  e poi feci cenno agli altri se ne volessero.
“No grazie” rispose secco Frank.
Daniel si limitò a sorridere per poi fare cenno di no con la testa.
“Pf come volete, io esco un attimo e.. Stevens non rubarmi la birra grazie.” Dissi facendo una linguaccia a Matty.
Presi le mie cose ed uscii un attimo da quel locale fin troppo rumoroso.
Mi sedetti sul bordo del marciapiede ed accessi la mia tanto amata sigaretta. Mi rilassava molto fumare, distendeva i nervi e mi aiutava a liberare la mente. Ma quella sera non fu cosi, non potevo  fare a meno di pensare a quel ragazzo. In lui c’era un qualcosa di familiare, ma non riuscivo a capire per quale oscuro motivo non riuscissi a ricordare nulla.
Decisi di lasciar perdere e di rilassarmi un po’ la fuori quando la porta del locale si aprì di colpo. Era Ivan che teneva Matty.. completamento ubriaco.
“Il signorino qua si è lasciato un po’ troppo andare” disse lanciandogli un’occhiata.
Sbuffai roteando gli occhi “Sempre detto che non reggeva un cazzo. Da qua ti do una mano a caricarlo in macchina”
“Sempre gentile Reed” esclamò infine il biondo.
Una volta caricato Matty in macchina mi assicurai che fosse Frank a guidare, dato che non beveva mai. Una volta sicura che Matty si trovasse in buone mani mi avviai verso casa salutando gli altri.
Misi su un po’ di musica: Hospital for Souls…Bring Me The Horizon.
Mi lasciai cullare da quella musica meravigliosa quando mi fermai d’un tratto in mezzo alla strada. Ebbi come un’illuminazione.
“Cazzo.  C A Z Z O. ERA LUI. OLIVER!”
Ma no, non poteva essere lui ,figuriamoci se una come me aveva incontrato proprio lui, andandogli persino a sbattergli contro.
Era buio ok, non lo avevo visto bene.. ma ormai quella ipotesi si era fatta sempre più strada  all’interno della mia mente.
“Che sia stato davvero lui” sussurrai quasi tremante.
“Hold me  close, don’t  let go…watch me burn...in this hospital for souls”. Sulle ultime note di quella canzone arrivai a casa.
Aprii la porta e senza pensarci ulteriormente mi gettai sopra il letto. Ero  davvero stanca, domani sarei dovuta tornare a lavoro ed erano le 3 passate del mattino.
“Ottimo” farfugliai  irritata. Così , tra un fanculo e l’altro mi addormentai.

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Capitolo 3
*** 3.Oh No. ***


3. Oh no.

 La sveglia suonò col suo solito tintinnio di merda.  Allungai la mano sul comodino  e con gli occhi ancora socchiusi la lanciai.. si. Quella mattina non avevo voglia di fare nulla.
Con la stessa enfasi di uno zombie mi alzai dal letto per andare al bagno. Mi guardai allo specchio: ero una ragazza di media statura, magra, con occhi celesti e capelli lisci di color turchese.
Mi avvicinai per osservare meglio il mio viso “Dio Karma hai un aspetto atroce” pensai massaggiandomi le guance.
Quel giorno dopo il lavoro, avevo in programma di passare al Black Stabbath  Tattoo per  prendere un appuntamento.
Eh si, volevo il mio terzo tatuaggio. Un bel mandala.
Il primo tatuaggio che feci fu a 18 anni, una rosa all’interno del braccio sinistro. Pochi mesi dopo mi tatuai il dorso della mano destra con dei motivi floreogemotrici e ora ne volevo un terzo.
Una volta uscita dalla doccia ecco che ricominciava il classico quanto odioso rito del “che cosa mi metto”
Scelsi dei pantaloni neri strappati, una canotta con la scritta “You suck”  e miei soliti immancabili anfibi.
Stranamente ero già in ritardo, quindi presi al volo una merendina e uscii di casa.
Lavoravo in un modesto negozio di cd nel cuore di Sheffield.
Era ben fornito nonostante fosse piccino. Avevamo molti clienti abituali con i quali ormai mi soffermavo spesso a parlare.
Entrai e il campanello posto  al di sopra della porta risuonò.
Phil, il proprietario del negozio nonché mio capo, si girò verso di me alzando un braccio in cenno di saluto.
“Hey Karma buongiorno!”
“Ciao Phil”
Rise. Il fatto che io fossi sempre fredda e distaccata lo divertiva parecchio, infatti non perdeva occasione per punzecchiarmi. Dannato. Ma essendo il mio capo ovvio non potevo mandarcelo a cagare. Infondo infondo lo trovavo simpatico… e carino anche.
“Allora.. che mansioni mi spettano oggi capo?” dissi stizzita.
Phil si guardò intorno, ancora il negozio era vuoto. Posò lo sguardo sul magazzino e con un sorrisetto piuttosto sadico mi disse “Nel magazzino sono arrivati dei nuovi cd.. vai a prenderli e sistemali in bella vista grazie”
Detto ciò tornò a sedersi alla cassa sfogliando una chissà quale rivista.
Feci un bel rispiro e mi addentrai in quel posto piuttosto angusto.
Presi il primo scatolone e mi diressi verso i banchi di esposizione. Aprii e trovai un sacco di nuovi cd che per giunta avrei anche voluto compare.
Notai The Book of Souls degli Iron Maiden, Cauterize di Tremonti… “Cazzo questo lo devo avere” pensai  e rovistando verso il fondo ne trovai un terzo che attirò la mia attenzione.
Aveva una copertina nera, semplice, lo girai e lessi in piccolino “That’s The Spirit”
Sgranai gli occhi e inevitabilmente mi sentii avvampare. Sembravo una stupida insomma, chi cazzo arrossiva per un cd. No, io il motivo lo sapevo eccome, solo che mi rifiutavo di ammetterlo. Pensai nuovamente a quello scontro con un ragazzo del quale mi ero ormai autoconvinta fosse Oliver Sykes.
“Karma sei una stupida” sussurrai.
Feci un bel respiro e  riacquistato il controllo mi misi a sistemare tutte quelle copie.
Dopo poco il campanello sulla porta suonò, avvisando dell’ingresso di un cliente. Non ci badai e continuai il mio lavoro.
“Umh..si certo, vada pure a chiedere alla ragazza di la, sarà lieta di darle una mano” sentii Phil boffonchiare.
Alzai gli occhi e continuai a sistemare. Poco dopo senti uno schiarirsi di voce come per attirare la mia attenzione.
“si?” esordii senza girarmi.
“Salve, vorrei sapere se per caso avete dei  vinili.. che so.. Toto, Boston, Pink Floyd..”
Ci pensai su un attimo..”Si dovemmo avere qualcosa, mi dia un second..” feci per alzarmi ma data la mia scarsa atleticità inciampai facendo volare quella mole di cd che tenevo in mano.
“Secondo round vai” boffonchiai .
Il cliente davanti a me si chinò per prendere i cd rimanenti per poi porgermi la mano. Alzai lo sguardo su di essa e ne riconobbi i numerosi tatuaggi.. con tanto di scritta “High Five” sul palmo di quest’ultima.
Solo una persona aveva quel cazzo di tatuaggio..OH NO!
Mi girai di scatto dandogli le spalle e lo sentì ridere.   “Non credevo di essere cosi brutto”
Ero ancora a gattoni per terra quando poi finalmente riuscii ad alzarmi. Sicuro sarà stata una scena atroce da vedere.
“No cioè..è che io.. emh” farfugliai talmente velocemente che vidi Oliver inarcare un sopracciglio in un espressione interrogativa.
Mi guardò con attenzione…”Aspetta un momento… ma io ti ho già vista da qualche parte..Ecco ci sono! Eri sempre messa a 90 per terra! MI hai praticamente investito per strada” sentenziò alla fine  ridendo piano.
Lo fulminai con lo sguardo .
Stavo per chiedergli scusa ma dopo la pessima battutaccia mi era passata la voglia. Mi limitai quindi a prendere i cd dalle sue mani.
“Ma dai scherzo!”  si morse il labbro inferiore per poi aggiungere“Ah comunque io sono Oliver.. ma devo dedurre che tu sappia già chi io sia visto il tuo ciondolo con il simbolo di Sempiternal.. è piuttosto carino”
Abbassai lo sguardo sulla collana. Stavo diventando paonazza ma dovevo mantenere il mio autocontrollo. “Gia, gran bell’album” feci spallucce. “Comunque i vinili che cerchi son di qua”
“bene grazie” disse infine per poi andare a rovistare tra quelli.
Feci un bel respiro e tornai a sistemare quei dannati cd. Phil era uscito a prendersi un caffè lasciandomi il negozio.
“Ecco prendo questi” disse infine dirigendosi verso la cassa. Lo raggiunsi e dissi “ Sono35£”.
Oliver sganciò i soldi, stava per andarsene quando d’un tratto si girò “Hey.. ancora non so il tuo nome, posso saperlo di grazia?”
Lo guardai per poi rispondere con un sussurro “Karma”
Non so neanche il perché gli risposi, cioè cosa poteva fregargliene di come mi chiamavo. Tutte queste attenzioni mi spaesavano.
“Sveglia Karma.. si chiama educazione.” Già… la voce che riecheggiò nella mia testa aveva ragione, non si trattava di nient’altro.
Sykes sorrise e tornò ad avvicinarsi a me “Allora Karma.. dato che avantieri mi ero offerto di accompagnarti ma tu avevi rifiutato.. sappi che mi devi un’uscita”
COSA?! Sgranai gli occhi e vidi quelli di Oliver brillare di una strana luce.. “Ci si vede” disse per poi scomparire da quella famigerata porta.
Non mi diete nemmeno il tempo di ribattere.
“Ho bisogno di alcool” sussurrai sul finire.

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Capitolo 4
*** 4. I can't drown my demons ***


4. I can’t drown my demons
 
Poco dopo tornò Phil.
Stavo fissando la porta con una sguardo letteralmente vuoto, tant’è che  dovette battere la mani davanti al mio naso per riportarmi alla realtà.
“Terra chiama Karma,ci sei?”
Scossi un attimo la testa “ Si Phil scusami.. mi ero un attimo persa nei miei pensieri” risposi alla fine guardandomi la mano che poco prima era stata stretta da Oliver.
Ancora stentavo a crederci, insomma quante possibilità potevano esserci di rivederlo.. ed entrambe quelle volte avevo fatto una figura di merda, davvero ottimo pensai.
Dato che a breve avrei finito il mio turno, passai il tempo restante a disegnare sul mio solito quaderno nero. Phil lo chiamava il “death note” appunto per l’aspetto nero della copertina.
Alla fine mi ritrovai a disegnare delle rose nere.. insomma i miei soggetti erano sempre molto allegri.
Finalmente arrivò l’ora di andarmene e Matty mi venne a prendere al negozio.
“Ripreso dalla sbornia?” esordii con un sorriso.
Matty rise “Madonna Karma non puoi capire quanto sia stato male”
Lo guardai dritto negli occhi.. mi avvinai a gli presi il viso tra le mie mani.. “Sei un cazzone Stevens”
Matty si sciolse dalla mia presa scuotendo la testa, sapeva bene che avevo ragione, e dato che tra i due quella che reggeva l’alcool ero io, decise di non ribattere. Saggia decisione.
“Allora successo qualcosa di interessante a lavoro?” domandò posando un braccio attorno al mio collo.
Ci pensai su un attimo. Non volevo parargli di Oliver…o almeno non ora, quindi mi limitai a sorridere e a scuotere la testa.
“Comunque musona dopo io e il resto del gruppo torniamo al Moon a bere qualcosa.. tranquilla non andrò oltre una semplice birra” alzò la mano come se stesse sigillando chissà quale patto. Poi aggiunse.. “Sei dei nostri?”
“Non lo so Matty.. son parecchio stanca… penso ordinerò una pizza e mi rilasserò a casa”… “E non chiamarmi musona!” esclamai infine colpendolo su una spalla.
Arrivata a casa salutai il mio amico ed entrai.  La prima cosa che feci fu di gettarmi sul divano. 
Non riuscivo a non pensare ad Oliver, al fatto che volesse uscire con me.. ma no, non dovevo costruirmi castelli in aria, non lo avevo mai fatto.
Chissà per quale assurdo motivo insisteva così tanto poi.. da quel che sapevo usciva con  Hannah ,perché ora avrebbe dovuto uscire con me… no non sarebbe mai capitato. Sicuro non l’avrei più rivisto varcare la soglia di quel negozio fatiscente.
Portai entrambe le mani sul viso sospirando fortissimo. Dovevo ricompormi.. decisi quindi di mangiare qualcosa per poi dirigermi al solito parco.
Mi sedetti  come spesso facevo su una delle tante panchine guardando un punto fisso nel vuoto. I bambini correvano ridendo, mentre giocavano a chissà quale gioco. Guardandoli non potei fare a meno di chiedermi se mai fossi stata davvero felice come loro  quando ero più piccola, ma la risposta non tardò ad arrivare. Ovvio che non lo fossi stata, la mia famiglia era un vero e proprio casino, o meglio in principio non lo era, ma ero troppo piccola per ricordare quei pochi attimi di gioia che avevo vissuto.
Ero molto legata a mia madre, la quale mi venne portata via all’età di 4 anni a causa di un incidente d’auto. Mio padre era alla guida…ed era ubriaco.
Ha sempre avuto quel genere di dipendenza ma dopo che la mamma morì non fece altro che peggiorare. Crescendo imparai a sopportare le sue uscite di testa, spesso arrivava anche alle mani.
Per questo motivo ho voluto scappare da tutto , trasferirmi qui a Sheffield, per sfuggire a tutto ciò. Non ero in grado di combattere i miei demoni, per cui trovai il modo più semplice per aggirarli.
“ I can’t drown my demons, they know how to swim” furono le prime parole che mi vennero in mente.. eh già,Oliver aveva proprio ragione. Anche per questo mi ero avvicinata particolarmente alla sua musica, insomma, quello che lui scriveva e provava era vero, non erano le solite quattro paroline messe insieme tanto per.
Feci un lungo respiro e decisi che era giunto il momento di tornare a casa. Misi le cuffie e partì una canzone degli Asking Alexandria.
Arrivata finalmente a casa andai a farmi una bella doccia rilassante. Dovevo pur distendere i nervi in qualche modo.
Ordinai una pizza per cena che mangiai comodamente sdraiata sul divano mentre guardavo una di quelle scontatissime commedie americane.
Ero talmente stanca e anche scossa da quel famigerato incontro avvenuto qualche ora prima che crollai in un sonno profondo da li a poco.
Mi svegliai di colpo a causa di un fortissimo tuono, i temporali mi mettevano sempre una certa inquietudine.
Alzatami dal divano andai in camera, mi sdraiai sul letto guardando il candido soffitto bianco, ero quasi in trans, alla fine mi voltai verso la sveglia: 2.45
“Ottimo, se continuo cosi anche domani sarò un cazzo di zombie” pensai roteando gli occhi. Alla fine misi la faccia sotto il cuscino e tra un vaffanculo e l’altro presi finalmente sonno.

Note dell'autrice: Dopo parecchi giorni ecco finalmente il quarto capitolo! Mi spiace di non essere riuscita ad aggiornare prima ma sono stata davvero impegnata,chiedo venia.
al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** 5. Follow You ***


  1. Follow you
 
Passò una settimana da quando vidi Oliver Sykes varcare le porte del negozio in cui lavoravo.
Dentro di me avevo provato un briciolo di speranza lo ammetto, non volevo darlo a vedere perché diciamocelo, era parecchio stupido sperarlo, però quell’incontro\scontro aveva portato una sorta di ventata di aria fresca nella mia vita e non volevo rinunciarci così a priori, ma ormai dovevo entrare nell’ottica che non sarebbe successo nulla.
Ero seduta dietro la cassa facendo finta di ascoltare uno dei tanti monologhi di Phil quando la solita campanella posta sulla porta suonò.
Mi girai di scatto e sentii il sangue gelarmi nelle vene: Lui era qua.
Deglutii rumorosamente sgranando gli occhi mentre vidi Oliver avanzare verso di me sorridendo. Evidentemente dovevo avere un aspetto piuttosto buffo per farlo ridere così.
“Hey” disse appoggiandosi alla cassa.
“Ciao” balbettai abbassando lo sguardo sulle mie mani. Phil notando il mio disagio ne approfittò come sue solito “Kama se hai bisogno di parlare con il tuo amico va pure fuori, ti concedo una piccola pausa, ci penso io qua”
Lanciai al mio capo un’occhiataccia per poi afferrare il pacchetto di sigarette che tenevo in borsa. Oliver restò in silenzio a fissami con quei suoi occhi vispi color del miele. Dio quanto erano belli.
Andammo sul retro del negozio. Avevo aspettato una settimana questo momento, ma era una di quelle rare occasioni nelle quali andavo completamente nel panico, ma non volevo darglielo a vedere.
“Allora..” fu Oliver a spezzare il silenzio. Si sedette vicino  a me che nel frattempo stavo accendendo una sigaretta per poi continuare “Sorpresa del mio arrivo eh?”
“Gà” sentenziai prima di tornare ad inspirare.
Oliver mi guardava in silenzio, era come se cercasse di leggermi dentro, o almeno come se ci provasse. Sapevo di essere una persona difficile, introversa, e lui mi rendeva più nervosa del dovuto.
“Carini i tuoi tatuaggi” esordì guardando la mia mano destra e il braccio sinistro.
“Grazie, ne ho in programma un terzo” risposi con un flebile sorriso.
Sykes ricambiò, rivelando uno dei sorrisi più belli e sinceri che avessi mai visto. “Fra quanto stacchi?” continuò mentre guardava la strada.
“Tra circa una mezz’oretta…perché?” chiesi incuriosita.
“Mmh.. voglio portarti in un posto” disse infine guardandomi dritto negli occhi. Annuii in silenzio per poi rialzarmi.
“Scusa ora devo rientrare” feci segno verso la porta dalla quale eravamo usciti poco prima.
“Certo, allora ti passo a prendere dopo” disse per poi sparire dall’altro capo della strada.
Entrai nel negozio e trovai subito Phil ad accogliermi con una delle sue tante mansioni.
Passai l’ultima mezz’ora a sistemare e fare ordini  per i nuovi arrivi e quando finalmente  finii il mio turno trovai Oliver fuori appoggiato ad una Merchedes nera.
“In carrozza signorina” disse ridendo aprendo la portiera. Fui piacevolmente sorpresa da tutto ciò, anche se non riuscivo a spiegarmene la ragione, quindi esclamai senza troppi giri di parole “ Perché fai tutto questo?”
Mi guardò per un attimo sconcertato “Cioè?”
“essere cosi carino con me, insomma portarmi in giro e cose cosi” ribattei fredda, non volevo soffrire ulteriormente,Oliver era la persona che mi aveva aiutato a passare i momenti più merdosi della mia vita attraverso la sua musica e ora  non volevo che mi distruggesse.
“Mi sembri  una persona interessante e voglio conoscerti, tutto qua” rispose con gli occhi fissi sul volante.
Non risposi e guardai verso il finestrino.
Il tragitto in macchina durò quasi un’ora. Finimmo nella periferia di Shieffield, non conoscevo bene la zona.
Scendemmo dal veicolo mentre mi guardavo intorno incuriosita. “Sykes dove accidenti mi hai portata?”
“E’ una sorpresa” bisbigliò…”Su seguimi”.
Ci inoltrammo in questo piccolo boschetto lussureggiante, disseminato di alcune rocce qua e la. Oliver prese una stradina sterrata nascosta tra le vegetazione. Non capivo proprio cosa stesse organizzando. Alla fine arrivammo in un piccolo spiazzo, con alcuni alberi sui quali ci stavano attaccate delle altalene piuttosto rudimentali.
“wow” fu l’unica cosa che riuscii a dire.
“Ti piace? Scoprii per caso questo posto un paio di anni fa, a volte ci vengo anche con i ragazzi per cazzeggiare un po’” disse per poi andare a sedersi  su una delle altalene.
Lo raggiunsi appoggiandomi al filo di questa  “Avevi  intenzione di ammazzarmi e nascondere la mia salma qua da qualche parte?” dissi ridendo
Rise anche lui, per poi tornare subito serio “Non è un posto che mostro a tutti, lo conoscono solo gli altri membri del gruppo.. nemmeno  la ragazza che stavo frequentando, Hannah, conosce questo posto.” Rispose mentre si dondolava sull’altalena.
Già, Hannah.
Come potevo averlo dimenticato, aveva la ragazza. Cercai di cacciare in dentro le lacrime, tirai su col naso fingendo poi un colpo di tosse per poi dire “Allora perché hai deciso di portare proprio me?”
Stavolta lo fissai dritto negli occhi. Oliver sospirò appena, si alzò dell’altalena e si mise di fonte a me.
Posò la sua mano sulla mia guancia carezzandola appena , un lungo brivido mi precosse  dalla testa ai piedi.
“Perché tu ..sei diversa  Karma, non lo so  ma sento che con te posso essere me stesso senza essere giudicato.
Ultimamente anche le cose con Hannah non vanno bene, lei è dolcissima ma sento di non poterle dare quello che cerca, è frustante tutto questo” i suoi occhi erano vitrei, freddi.
Non potevo credere che  mi avesse detto queste cose, infondo nemmeno ci conoscevamo, a quanto pare gli ispiravo davvero fiducia.
L’istinto mi disse cosa fare in quel momento. Lo abbracciai stretto a me, non sapevo se era la cosa migliore da fare ma non mi importava.
Oliver in un primo momento apparve rigido ma poi si lasciò andare a mi strinse a sua volta.
Mi sentivo protetta tra le sue braccia. In qualche modo ci stavamo aiutando a vicenda.
“Andrà tutto bene Oli, vedrai” sussurrai con la testa ancora contro il suo petto.
Quando ci staccammo Oliver mi sorrise per poi aggiungere “Forse è meglio andare, il sole sta iniziando a tramontare”
Annuii e ci dirigemmo sulla via del ritorno.
Adesso mi sentivo molto più rilassata, talmente tanto da inciampare su una cazzo di radice facendomi male alla caviglia.
“Ma porca merda!” esclamai cercando di alzarmi ma ad ogni minimo movimento la caviglia mi faceva un male cane, fanculo.
Oliver corse verso di me con un’espressione piuttosto impanicata. “Cazzo Karma ma vedi si stare più attenta! Dove ti fa male?”
Indicai la caviglia che stava iniziando a gonfiarsi. “Devo metterci del ghiaccio.. dannazione!”  Imprecai .
Oliver si abbassò e sentii le sue mani avvolgermi per poi sollevarmi. Non ci potevo credere, mi aveva presso in braccio.
“No dai Oli, mettimi giù, ce la posso fare da sola” dissi cercando di disvincolarmi dalla sua presa.
“Te lo scordi, prima che cadi un’altra volta. E poi dobbiamo sbrigarci ,guarda quanto cazzo si sta gonfiando”
Non aveva tutti i torti, decisi quindi di non ribattere più.
Arrivati alla macchina Oliver mi adagiò lentamente sul sedile passeggero per poi accelerare verso casa mia…almeno cosi credevo.
“Aspetta dove stiamo andando?” chiesi notando una nuova strada mai vista.
“A casa mia, così posso controllare meglio il danno che ti sei fatta”
Sgranai gli occhi incredula “Cosa?! Ma no dai, sarà solo una slogatura..e poi magari che so, Hannah non sarà nemmeno d’accordo..non voglio disturbare”
Oliver mi guardò in cagnesco “Hannah non ha voce in capitolo, è casa mia e poi tra l’altro nemmeno vive più da me.”
Notando di essere stato piuttosto rude si ricompose “Scusami Karma.. son solo preoccupato, ho una bella cassetta del pronto soccorso da me, permettimi  di aiutarti come posso” disse infine sorridendo.
Da una parte ero lieta di tutta questa sua premura, anche perché ormai la caviglia mi faceva anche  piuttosto male e da sola avrei combinato ancora più casini, quindi mi fidai  del cantante tatuato.

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Capitolo 6
*** 6. Stay with me ***


Note: Allora, salve a tutti! Finalmente dopo secoli posso tornare ad aggiornare questa storia. Ho avuto una serie di impegni che mi hanno allontanata dallo scrivere. Quindi, per chi fosse ancora interessato allo stato della storia, ecco il nuovo capitolo. Buona lettura! 

6. Stay with me

Dopo un tragitto che mi parve infinito finalmente giungemmo davanti ad un vialetto che presumevo fosse di casa Sykes, e non mi sbagliavo. 
Oliver mi aiutò a scendere prendendomi nuovamente in braccio. Sentivo il cuore battere a mille, temevo che da un momento all’altro questi stesse per uscirmi dal petto e scappar via. 
Presto abbandonai quei pensieri per concentrarmi sulla costruzione che stava davanti a noi: la casa era avvolta da un bellissimo giardino che poi si allargava sul retro rivelandone la piscina. 
Il giovane cantante aprì il portone di ingresso mostrandone il magnifico e vasto soggiorno. 
“Eccoci qua” disse andandomi ad adagiare sul grande divano a penisola.
Ero travolta da mille mila emozioni, il mio cervello stava per andare in tilt, quindi l‘unica cosa che fui in grado di biascicare fu uno stupido e insulso “grazie”.
Oliver mi sorrise dolcemente per poi scomparire al piano superiore “La casetta del pronto soccorso sta nel bagno, torno subito! Tu cerca di non farti male ulteriormente in questi miei 30 secondi di assenza” 
Non potei fare a meno di sorridere a quelle parole. Infondo il ragazzo non aveva mica tutti i torti, ero capacissima di combinare danni su danni, quindi la sua preoccupazione se pur scherzosa era ben che lecita.
Oliver scese poco dopo con una cassetta tra le mani. “Fammi vedere coraggio” disse prendendo tra le mani la mia caviglia. Mi sentii davvero in imbarazzo, insomma, dovevo sembrare davvero una cretina. 
Il dottor Sykes continuava ad esaminare la mia penosa caviglia per poi arrivare alla tanto temuta diagnosi. “E’ una bella slogatura, ma con un po' di ghiaccio, pomata e bendaggio dovrebbe sgonfiarsi tra qualche giorno” disse infine soddisfatto guardandomi negli occhi. 
“Davvero Oli non so come ringraziarti,, mi sento così stupida in questo momento” dissi portandomi una mano alla testa.
Oliver rise “A dir la verità un qualcosa che potresti fare per ringraziami c’è…” 
Lo guardai con aria decisamente interrogativa, anche se nervosa al contempo. Egli si avvicinò a me, guardandomi dritto negli occhi. Si avvicinò così tanto da far toccare le nostre fronti e in un flebile sussurro disse “Resta con me stanotte..”
A quelle parole mi tremò il corpo. Non poteva succedere davvero, Insomma io ero pur sempre Karma, la regina dei cataclismi e delle figure di merda, non potevano accadermi queste cose da romanzo rosa.
Feci un lungo sospiro mentre Oliver piano piano faceva scivolare le sue mani attorno alla mia vita. “Io..io..” bofonchiai appena. “Karma.. daaaiii” disse infine cercando di fare gli occhi dolci. 
A quel punto non ero più in grado di dir di no, quindi acconsentii. 
In tutto questo trambusto non notai nemmeno il piccolo Oskar che nel frattempo era sceso dal piano superiore per sistemarsi comodamente anch’egli sul divano. “Oh ma che carino” esclamai andandolo ad accarezzare. Oliver guardava la scena estremamente divertito. Poi andò in cucina e aprì il frigo guardandolo con un’espressione disperata. 
Vedendolo girovagare come un’anima in pena per la cucina cercai di andare da lui saltellando sul piede sano. 
“Karma! Che cazzo fai?! Vedi di cadere un’altra volta se riesci.” esclamò venendomi incontro. Tutta questa sua premura nei miei confronti mi faceva sentire.. speciale. 
“Scusami ma.. vederti cosi disperato di fronte al frigo ha attirato la mia attenzione e volevo venire a vedere” dissi ridendo. 
“Ridi ridi.. sappi intanto che non ho idea di cosa preparare.. non sono poi un cosi gran cuoco” 
Entrambi stavamo morendo di fame e dato che nessuno dei due eccelleva nel cucinare proposi di ordinare del cinese per poi giocare con quella meraviglia di play station 4 che teneva in salotto. Era uno spreco non usufruirne. Dopo aver surclassato il giovane frontman in svariati giochi spense tutto. “Non è possibile che perda così!” disse incrociando le braccia al petto facendo il finto offeso. 
“Coraggio Sykes, non sei poi così male” dissi contorcendomi dal ridere sul divano. In quell’astante un’espressione assai sadica si dipinse sul duo volto. “La metti cosi eh? Ottimo, ride  bene chi ride ultimo!” 
Detto ciò si fiondò su di me iniziando a farmi il solletico, non mi sembrava vero di vivere un momento simile, tanto meno con Oliver Sykes.Dopo le mie innumerevoli suppliche si fermò.. rimanendo sopra di me. 
I nostri visi si avvicinarono nuovamente, sentivo il suo respiro e il suo odore mi mandava letteralmente fuori di testa, 
A quel punto toccò il mio naso con il suo e con un flebile sussurro esclamò “ Vuoi che mi fermi?”

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