Storia di un essere speciale.

di Pacci
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io. Marcus Black. ***
Capitolo 2: *** La scuola. Il mio nuovo inferno personale. ***
Capitolo 3: *** Alle volte è meglio stare zitti. ***
Capitolo 4: *** Fidati di me. ***
Capitolo 5: *** Benvenuta nella mia vita. ***
Capitolo 6: *** Sempre tuo. ***
Capitolo 7: *** Una sorpresa s-gradita ***
Capitolo 8: *** Cosa vuol dire? ***
Capitolo 9: *** Una piacevole condanna ***



Capitolo 1
*** Io. Marcus Black. ***


 

Io. Marcus Black.

 

Un raggio di luce, filtrato dalle tendine della mia camera, mi svegliò. Imprecando mi voltai dall’altra parte per vedere che ora erano. Sbuffai, erano solo sei del mattino e già sentivo mia nonna affaccendata giù in cucina. Decisi di alzarmi e andai a specchiarmi per vedere in che stato ero ridotto. Perfetto. Essere figlio di un licantropo e di una mezza vampira aveva i suoi vantaggi, peccato che non assomigliavo tanto al resto della mia famiglia.

I miei fratelli, E.J e Didyme erano un misto fra mamma e papà con una splendida carnagione avorio. Invece io avevo la carnagione scura come quella di mio padre e i suoi stessi capelli neri, anche se avevo dei riflessi bronzei. Avevo preso gli occhi da mia madre con qualche pagliuzza dorata.  Ma la mia caratteristica più importante era il mio potere che chiunque avrebbe fatto carte false per possederlo. La mia capacità era quella di assorbire i poteri degli altri vampiri e utilizzarli a mio piacimento.

Infatti, potevo leggere nel pensiero come mio nonno e mio fratello, avere visioni come la mia prozia Alice, mutare l’emozioni come il suo compagno e invocare degli scudi come mia nonna e mia sorella. Naturalmente anche il potere di mia madre Renesmee; quello di mostrare delle immagini. E per finire, i poteri del clan di Denali. Ero un super vampiro, ma mi sentivo l’ultima ruota del carro. Non mi trovavo bene tra la mia famiglia e i miei amici licantropi.

Volevo vivere una vita normale, ma purtroppo era impossibile. All’inizio, quando ero piccolo, i miei genitori avevano paura che qualcuno volesse portarmi via, visto il mio potere. Gli unici che potevano farlo erano i famigerati Volturi. Risi al pensiero.  Erano andati distrutti dopo quello che era successo quasi vent’anni fa. A quanto pare avevano tirato troppo la corda e i vampiri europei li avevano spodestati e messo al potere i due vampiri rumeni. All’inizio eravamo tutti un po’ titubanti di questa scelta, ma con gli anni si sono mostrati ottimi capi. Peccato che non fossero ancora riusciti a trovare i sopravvissuti della guardia. Jane, Alec  e Demetri erano scappati, facendo perdere le loro tracce.

“Marcus sei sveglio?” sentii mia nonna Bella mormorare.

“Arrivo nonna. Mi vesto e scendo!”  risposi infilando una maglietta bianca. Mentre camminavo, cercai di infilarmi i jeans ma persi l’equilibrio e caddi pesantemente sul pavimento. Altra cosa che avevo ereditato dalla famiglia Cullen era la goffaggine che aveva posseduto mia nonna quando era ancora umana.

“Ben svegliato! Sbaglio o sei caduto?” mi disse Bella guardandomi affettuosamente.

“Come sempre. Nonno dov’è?” chiese io mentre spalmavo mezzo panetto di burro sul pane tostato.

“è andato a caccia. Dovrebbe tornare a momenti!” mi rispose lei guardando fuori dalla finestra. La osservai e sorrisi. Da piccolo non facevo altro che chiedere a Edward e Bella di raccontarmi della loro storia. E ogni volta loro mi sorridevano, mi mettevano a letto e iniziavano a parlarmi. Ero cresciuto circondato da amore ed ero il più coccolato, essendo il più piccolo. Cosa che E.J. mi faceva notare, appena ne aveva l’occasione. L’ultima notizia che avevo avuto da lui, era una cartolina spedita dall’Irlanda. A quanto pare il suo viaggio tra i clan dei vampiri procedeva bene. Ci aveva sorpreso tutti quando aveva dichiarato di voler partire. Ricorderò sempre la reazione di mia madre, l’aveva guardato e l’aveva minacciato di murarlo in casa. Meno male che mio padre l’aveva fermata e, dopo aver discusso con lei, gli avevano dato il benestare. Aveva fatto il suo sorriso ed era corso a preparare i bagagli. Mancava da casa ormai da mesi, anche se chiamava e mandava cartoline regolarmente. La persona che aveva sofferto maggiormente di questo, a parte mia madre, era mia sorella. Didyme. Cosa comprensibile, visto che avevano vissuto in simbiosi fin da quando erano nati. Litigavano solo per un fatto. Per me. E.J. quando era piccolo combinava disastri. Per esempio, aveva dato fuoco inavvertitamente al guardaroba di zia Alice, e aveva incolpato me. Ma Didyme aveva bloccato Alice mentre si lanciava verso di me e le aveva mostrato cosa aveva fatto E.J. i due gemelli non si erano parlati per settimane ed io mi sentivo in colpa per questo. Avevo provato di tutto per farli riconciliare e loro, vedendo il mio impegno, si sono inteneriti e avevano fatto pace.

Sentii dei passi provenire dal vialetto e riconobbi mio nonno. Invocai il mio scudo, nello stesso istante che Edward entrava dalla porta sul retro. Appena mi vide, sorrise e alzai una mano per salutarlo.

“Ciao piccolo Marcus, mi fa piacere vederti già sveglio!” e mi fissò intensamente “ Ti sei schermato vedo. Che cosa frustante!”

“Edward!” lo rimproverò nonna Bella mentre metteva davanti a me un piatto enorme di frittelle. “ Dovresti essere abituato ormai. “

Mio nonno la guardò teneramente e corse vicino a lei, le prese il viso tra le mani e depositandole un piccolo bacio, le sussurrò “ Hai ragione. Ma non mi sono ancora abituato all’idea della tua bellezza.” Mia nonna ridacchiò ed io sbuffai. Mi guardarono ed io mi affrettai a spiegare. “ Sto mangiando. Non potete aspettare ancora un po’, prima di scambiarvi smancerie di prima mattina?”

Edward ridacchiò e si sedette di fronte a me. Io continuai a mangiare, chiedendomi dove fosse in quel momento Sam Junior. Era il mio migliore amico. Di sicuro era in giro a fare la guardia alla riserva trasformato in un lupo gigante oppure era andato a trovare la piccola Lilian. Ridacchiai, ricordando quando aveva avuto l’imprinting con la figlia di Leah e Joshua.

“Perché ridi?” chiese mio nonno. Misi una mano sulla sua spalla e gli mostrai Sam e Lily. Anche Edward si mise a ridere e mia nonna ci fissava incuriosita.

“ Il nostro Marcus stava pensando a Lily e Sam junior.” Si affrettò a  spiegare mio nonno.

“Certo che la vita è strana. I genitori non sono riusciti a stare insieme, ma i loro figli sono destinati ad amarsi.” Constatò Bella appoggiandosi al mobile della cucina per osservarci.

“Si, ma Sam deve aspettare. Lily ha solo dieci anni.” Dissi io sorridendo.

“Il tempo per loro non è un problema, Marcus. Guarda tuo padre. Ha aspettato anni per sposarsi con la mia Renesmee” ribatté mio nonno guardandomi. “ Potrebbe capitare anche a te.”

“Nonno, io non mi trasformo in un lupo. “ gli feci notare. Mi alzai e misi il piatto nel lavandino. Guardai fuori dalla finestra e vidi che il tempo era nuvoloso. Tipica giornata di Forks. Di sicuro i miei erano già svegli.

“Forse è meglio che ritorni a casa, prima che mamma si chiede che fine ho fatto!” dissi io. “ Vado a prendere le mie cose” e stavo per andare verso le scale quando vidi mia nonna Bella schizzare su per poi ritornare in cucina con il mio zaino in mano.

“Torna quando vuoi.” Mi disse abbracciandomi e accarezzandomi una guancia. Mio nonno nel frattempo si era alzato per darmi un buffetto sulla testa “ Salutami mia figlia e quel cucciolo di tuo padre.”

Sorrisi, misi lo zaino sulla spalla e uscii dalla porta. Li salutai con la mano, prima di fiondarmi in mezzo alla foresta. Corsi e arrivai davanti a casa mia in meno di due minuti. Era esattamente come quella dei miei nonni, ma un po’ più grande. Esme era stata costretta ad aggiungere stanze nel corso del tempo per me e i miei fratelli e tanto che c’era aveva ingrandito anche la casa dei miei nonni. Entrai dalla porta principale e sentii delle risate provenire dalla cucina. Mi affacciai e vidi mio padre mentre baciava mia madre. Sembravano due ragazzini e ne avevano anche l’aspetto. Immortalati per sempre nei loro corpi.

“Sono qui!” feci io per attirare la loro attenzione. Mio padre si voltò e mi sorrise. Si avvicinò a me e dandomi una pacca sulla spalla, mi disse “ Grazie, figlio mio. Non potevi farci regalo migliore!”

“Quando volete casa libera basta che me lo dite. Lo sai che non mi piace frugare nelle vostre teste” dissi io mentre andavo verso mia madre che aveva allargato le braccia per abbracciarmi.

“Ah, Marcus! Meno male che non sei come E.J. . Lui si divertiva a leggerci nella mente.” Fece mia madre appena sciolsi l’abbraccio. “Hai già mangiato?”

“Si, nonna mi ha preparato una montagna di frittelle!” risposi io e guardai verso il tavolo attirato dall’odore. Anche mia madre aveva dato sfoggio delle sue arti culinarie. Il tavolo era completamente coperto di cibo. “Ma forse qualcosina riesco a buttare giù!”

I miei genitori sorrisero e ci accomodammo tutte e tre al tavolo. Iniziai  a mangiare e mio padre mi seguì a ruota. A quanto pare avevo ancora fame, spazzolai metà del cibo che aveva preparato mia madre.

Quando finii, mi rilassai sulla sedia e chiusi occhi. Ero completamente sazio e avevo ancora un po’ sonno. Forse sarei riuscito a schiacciare un pisolino sul divano. In quel momento squillò il telefono e mio padre andò a rispondere.

“Pronto? Ciao piccola mia. Si tutto bene. Marcus è appena tornato, te lo passo?”

Io mi alzai, sapevo chi era. Avevo riconosciuto la voce che veniva dall’apparecchio e sbuffando presi la cornetta che Jacob mi allungava.

“Dimmi, Didy. Che ti serve?”

“Ciao fratellino. Come fai a sapere che mi serve qualcosa?” mi chiese lei innocentemente, pensando di ingannarmi. Ma la conoscevo meglio di chiunque altro, quando usava quel tono erano guai in vista.

“Dammi un minuto.” Puntai il mio sguardo in un punto sul muro e mi concentrai. Ebbi la visione di me che trasportavo in casa due cassettoni giganteschi. Mi ripresi ed io usando un tono pratico, le dissi “ Seth è scappato vero? Ma dove hai preso tutti quei mobili?”

“Qua e là. Dai Marcus, non ti avrei chiamato se non avessi assolutamente bisogno del tuo aiuto. Poi desidero parlarti. Verrai?”

Sbuffai e la sentii  gioire al telefono. “ Grazie fratellino. Ti aspetto allora. A dopo.” E mise giù.

Misi a posto la cornetta e guardai i miei genitori che mi osservavano curiosi. Mi limitai a scuotere la testa e corsi in camera mia a cambiarmi. Visto il lavoro che dovevo fare, avevo bisogno di vestiti più comodi. Quando scesi giù, vidi mio padre sulla porta che mi aspettava e mi sorrise quando vide la mia espressione confusa.

“Didyme ha richiamato ed ha incastrato anche a te?” chiesi mente mi avvicinavo a lui.

“Oh no. Ti do solo uno strappo e poi vado da Billy a vedere un po’ se ha bisogno di qualcosa.” Mi rispose lui ma avvertii che mi nascondeva qualcosa. Non gli diedi peso e mentre uscivo, salutai mia madre. Mio padre la baciò e mi raggiunse.  Stavo per salire sul sedile del passeggero davanti, quando mi lanciò le chiavi della Lamborghini. Lo guardai sorpreso. Quella macchina per lui era come una figlia e non mi aveva mai concesso il permesso di guidarla. Infatti, ero costretto a usare la sua vecchia Golf che aveva costruito con le sue stesse mani.

“Guidi tu” si limitò a dirmi mentre saliva in macchina. Io salii al posto del guidatore e misi in moto. Il motore ringhiava ed io fui invaso da una gioia selvaggia. Potevo veramente guidarla. Partii sgommando e vidi mio padre sbiancare, conoscendolo si stava chiedendo in che stato erano in quel momento le ruote.

“Papà?” lo chiamai e lui si voltò verso di me “ Spara.”

“Cosa?” chiese lui facendo finta di niente.

“è inutile che fingi. Cosa vuoi dirmi?”

“Volevo parlare un po’ con te.” Rispose lui arrendendosi.

“Anche tu? “ e, vedendo la sua espressione ,mi affrettai a spiegare “ Didyme vuole parlarmi mente l’aiuto con il trasloco.”

Mio padre sorrise e scosse la testa. Mi fissò intensamente ed io riposi allo sguardo, non avevo bisogno di guardare la strada. I miei istinti erano più efficienti dei miei occhi.

“Se né accorta anche lei, come tutti. Marcus è successo qualcosa? Ultimamente t’isoli sempre di più.”

Non risposi. Mio padre aveva ragione. Negli ultimi giorni passavo la maggior parte del tempo da solo. Non potevo certamente dirgli che mi sentivo a disagio. Avrebbe riso. Ero circondato da persone che mi amavano, ma io non riuscivo a stare con loro. Sapevo cosa volevo, ma non lo avrei mai ottenuto.

Arrivammo davanti a casa di Didyme e Seth che avevano appena acquistato dopo il ritorno dal viaggio di nozze. Spensi la macchina e scesi. Jacob fece lo stesso. Mi mise una mano sulla spalla per fermarmi e, con tono autoritario, mi disse “ Continueremo questo discorso quando torni a casa.”

“Papà. Marcus.” ci voltammo verso la voce e vidi Didyme correre verso di noi sorridendo. Abbracciò mio padre e poi si strinse me.

“Sei venuto anche tu ad aiutarci?” chiese lei a nostro padre.

“Nah. Sto andando dal nonno e ho voluto dare uno strappo a tuo fratello. Io vado” e salì in macchina. Notai lo sguardo che scambiò con mia sorella prima di partire. Pensai di usare i miei poteri ma Didy non mi diede il tempo.

“Vieni” mi ordinò e mi trascinò sul retro della casa. Quando vidi quello che mi aspettava mi lasciai sfuggire un gemito e Didyme rise.

“Dov’è Seth?” chiesi io sperando che spuntasse da qualche parte.

“Di ronda! Papà gli ha ordinato così” rispose lei alzando le spalle “ Non inizi?”

“ Vuoi dire iniziamo?” feci io guardandola. Lei mi fece una linguaccia e schizzò in casa. Capii che avrei dovuto fare tutto da solo. Presi un respiro profondo e iniziai. Anche se ero dotato di forza e velocità straordinarie, impiegai tutta la mattina a trasportare mobili in casa. Didyme intanto mi ordinava dove posizionarli, cambiando il posto di ciascun mobile per ben tre volte. Esme aveva avuto una cattiva influenza su di lei, meno male che non aveva preso da Zia Alice o da mamma. Per quelle due, lo shopping era vitale.

Per l’ora di pranzo, mi propose di andare a caccia. Io accettai all’istante, avrei fatto di tutto per distrarla dal suo proposito. Ci dirigemmo nel folto della foresta e dopo aver cacciato un paio di cervi, ci sedemmo su dei massi. Osservai la mia maglietta con aria abbattuta. Non ero ancora capace a nutrirmi senza sporcarmi. Dovevo chiedere a nonno Edward come faceva a rimanere immacolato ogni volta.

“Marcus. A cosa stai pensando?” mi chiese Didyme. Alzai lo sguardo verso di lei e le risposi “ Stavo pensando di chiedere al nonno di insegnarmi a cacciare.”

“Davvero?” fece scettica.

“Si. “ risposi io cauto e osservandola curioso. Il mio potere di leggere la mente non funzionava con lei, come nonna Bella aveva uno scudo che la proteggeva. “ Didyme a cosa devo tutto questo? Sai, sto pensando seriamente che hai comprato tutti quei mobili per avere una scusa per parlarmi.” Lei arrossì ed io sorrisi.

“Sorellona, bastava che mi chiamavi ed io sarei venuto subito. Sai che con me puoi sempre parlare!”

“Ne sei sicuro?” mi disse lei seria.

“Certo!” risposi. Mi chiesi cosa stesse succedendo. Prima mio padre e poi mia sorella. Iniziai a stancarmi di questa situazione e, con tono infastidito, esclamai “ Forza, Didyme. Parla. Cosa c’è?”

“Cosa hai tu? Marcus sei strano ultimamente. È successo qualcosa?” ripetè la stessa domanda che aveva fatto mio padre prima. Sbuffai, non avevo voglia di parlarne. Mi alzai e lei si catapultò davanti a me.

“Tu non vai da nessuna parte. Prima mi devi rispondere e sappi una cosa. Non ci muoveremo da qui finché non mi avrai spiegato ogni cosa!” gridò lei infuriata. Mi arrabbiai e mi ritrovai a risponderle urlando.

“Vuoi sapere che ho? Voglio avere una vita normale. Voglio essere come gli altri ragazzi. Uscire, avere amici. Uno normale.”

“Ma tu non sei come loro. Marcus, sei speciale anche nel nostro mondo!” sbottò lei urlando più di me.

Ci guardavamo furiosi e avevamo il respiro affannato. Poi scoppiamo a ridere, tra noi era sempre così. Ci sfogavamo per poi  sorriderci. Didyme mi abbracciò e ,sussurrandomi all’orecchio, mi disse “ Perché non me ne hai parlato? Lo sai che con me puoi sempre confidarti.”

“Temevo che mi avresti riso in faccia, Didy.” Risposi io tornando a sedermi sui massi.

“Marcus va bene che sono la sorella gemella di E.J., ma non ho il suo stesso carattere.” Spiegò lei risedendosi vicino a me.

“Come posso fare? Non voglio che vi preoccupiate per me.”

“Tutti si preoccupano per te.” E mi accarezzò la testa. “ Sei il piccolo Marcus.”

“Ma sono cresciuto.” Mi lamentai io guardandola. Lei mi sorrise ed io mi ritrovai a rispondere al sorriso.

“Si è vero. Ma se permetti, noi ti tratteremo come abbiamo sempre fatto. Adesso dobbiamo trovare una soluzione” disse in tono pratico e aggrottò le sopraciglia. Conoscevo quell’espressione, la faceva ogni volta che macchinava qualcosa.

“Didyme. Lascia perdere. Me la farò passare.” Dissi io preoccupato.

Mi fece cenno di stare zitto ed io non dissi più nulla. Era più sicuro lasciarla pensare in pace. Di solito quando qualcuno tentava di interromperla, lei si limitava ad alzare una mano e lo bloccava nello scudo. Il povero Seth,  in questi anni, aveva passato più tempo rinchiuso da Didyme che fuori. Sospirai e mi sentii più leggero. Aveva fatto bene mia sorella a insistere, era come se avessi tolto un peso enorme dal mio stomaco. Guardai il cielo e vidi spuntate il sole,  a quanto pare era riuscito nuovamente a vincere le nuvole di Forks come quella mattina. Sorrisi e sobbalzai quando Didyme esclamò felice “ Trovato!”

“Cosa?” chiesi io preoccupato e fissandola allarmato. Le idee di Didyme erano sempre rischiose.

“La soluzione!” disse lei esasperata. “ è geniale! Fidati!”

“E quale sarebbe questa soluzione geniale?”

“Andrai a scuola!” e mi guardò con occhi colmi di entusiasmo. La fissai e scoppiai a ridere. Ridevo talmente tanto che dovetti mettere le mani sullo stomaco per tentare di fermarmi. Quando riuscii a prendere fiato, la guardai e, cercando di essere serio, ripetei “ Scuola?”

“Sì” ringhiò lei “ Adesso non ridere!” ed io cercai di trattenermi “ Vuoi avere una vita normale, giusto? Beh. La scuola è perfetta. Conoscerai gente! Non era questo che volevi?”

“Si, ma Didyme è impossibile. Guardami!” esclamai io indicandomi.

Lei mi osservò e avvicinò il suo braccio al mio. La differenza era notevole. Lei pallida ed io scuro. Non sembravamo neanche fratelli.

“C’è la farai benissimo a integrarti. Non avrai gli stessi problemi che hanno avuto il nonno e i prozii. E poi se dovessero capitare, non sarà certamente la fine del mondo. I nonni si sono conosciuti così! Dai fratellino, non ti piace l’idea?”

Non risposi, dopotutto non era male come piano. M’immaginai in un’aula attorniato da ragazzi e ragazze. Ridacchiai, sarebbe stato facile frequentarla. Carlisle mi aveva già insegnato tutto e avevo ereditato il cervello di mia madre. Guardai mia sorella sorridendo e lei esultò alzando le braccia al cielo. Scoppiò a ridere ed io tentai di dirle. “ Didyme, calmati. Non sono ancora del tutto convinto!”

“Finiscila. Ma ci pensi? Non avrai problemi. Basta che usi la lettura del pensiero e le visioni per essere bravo a scuola. Così potrai concentrarti solo su come vivere normalmente.”  Protestò lei.

Mi convinse e,mettendole una mano sulla guancia, le mostrai la mia immagine con una toga gialla e un diploma in mano.  Lei rise ancora più forte e mi ritrovai a ridere insieme a lei. Decidemmo di tornare a casa e trovammo Seth sulla soglia di casa che ci aspettava. Appena vide mia sorella, corse verso di noi e l’abbracciò stretta. La baciò a lungo, tanto che cominciai a sentirmi di troppo.

“Marcus!” disse il licantropo e dandomi il cinque. “ Tutto bene?”

“Si, adesso sì” risposi io e guardai mia sorella per ringraziarla. Lei sorrise, per poi voltarsi verso Seth con sguardo determinato. Ridacchiai quando vidi il lupo arretrare.

“Amore, adesso ascoltami. Trasformati e vai a chiamare mamma e papà. E anche i nonni adesso che ci penso!”

“Non puoi telefonarli?” chiese Seth, ma quando vide l’espressione di sua moglie arretrò portandosi vicino agli alberi.” Faccio in un baleno!” disse.

“Ti conviene!” fece lei e quando vide che Seth stava per addentrarsi nel folto della foresta, gli gridò dietro “ Ti amo!” il lupo si voltò, le sorrise e sparì. Mia sorella mi afferrò per un braccio e mi trascinò in casa. Mi fece accomodare su una sedia mentre lei camminava su e giù borbottando. Il nervosismo s’impossessò di me e tentai di avere una visione. Ma ero talmente preoccupato per le reazioni che avrebbero potuto avere i miei genitori che non riuscii a vedere niente. Mi presi la testa fra le mani e, poco dopo, sentii mia sorella accarezzarmi i capelli.

“Fratellino, calma! Andrà tutto bene!” mi consolò lei. Sentimmo dei passi fuori dalla porta e li riconobbi. Erano della mia famiglia. Alzai lo sguardo verso mia sorella per cercare conforto, ma vidi che anche lei era impietrita dal nervosismo. Merda. Perché mi ero lasciato convincere?

La porta principale si aprì e sussurrai a Didyme “ Forse è meglio lasciar stare!”

“Non dire cazzate, Marcus. Perché dovrebbero impedirti di andare?”  io non risposi e lei mi sorrise.

“Didy?” chiamò Seth.

“Siamo qui!” rispose lei prima che io potessi tapparle la bocca. Li vidi entrare, prima i miei genitori che si accomodarono sul divano e poi i miei nonni. Edward si mise sulla poltrona e Bella si sedette sul bracciolo. Mi fissavano tutti ed io sorrisi incerto. Mia sorella,nel frattempo, si era avvicinata a Seth e notai che gli aveva appoggiato una mano sul braccio. Li stava mostrando il motivo per cui eravamo tutti qui.

“Marcus” disse mia nonna curiosa. “ A cosa dobbiamo questa riunione?” e mi fissò.

Presi un respiro profondo e gettai uno sguardo verso Didyme. Lei sorrise e mi fece cenno di parlare.

“Mi hanno fatto notare che in questo periodo mi sono comportato in maniera strana” risposi io abbassando lo sguardo. Non riuscivo a guardarli in faccia, ma riuscii avvertire il cambiamento dei loro sentimenti. La perplessità si era trasformata in curiosità, tranne che in una persona. Alzai lo sguardo e mio nonno mi guardava sorridendo. “Seth “ disse notando il mio sguardo. Il lupo in questione mi guardò e alzò le spalle per scusarsi.

“Ma perché fa sempre così!” sbottò mio padre “ Marcus, mi stai facendo impazzire e non solo a me” Mia nonna e mia madre annuirono per confermare le sue parole.

Sospirai e confessai “  In questi giorni mi sono isolato perché mi sono reso conto che io desidero vivere una vita, per quanto possibile, normale.”

“Marcus” sussurrò dolcemente mia madre e fece per alzarsi, ma io la fermai facendole un cenno con la mano.

“Mamma lo so quello che hai intenzione di dirmi. Non potrò mai essere come tutti i ragazzi della mia età. Ma vorrei provarci. Voglio interagire anche con il mondo degli umani!”

“E come pensi di farlo?” chiese mia nonna osservandomi curiosa.

“Ecco. Didyme ha avuto l’idea…” ma non riuscii a continuare. Presi un respiro profondo per darmi forza e sussurrai “  Che potrei frequentare il liceo di Forks”

Osservai le loro reazioni. Mia madre e mia nonna mi guardavano a bocca aperta, mio padre scuoteva la testa sorridendo e mio nonno mi guardava orgoglioso. Mi voltai verso Seth e Didyme e mi guardavano raggianti, tanto che Didy mi fece segno di vittoria. Ma io volevo la conferma. Guardai i miei genitori e chiesi “ Per voi va bene? Prometto che starò attento. Non combinerò disatri.”

Jacob e Renesmee mi guardarono e annuirono. Io mi alzai in piedi per esultare e andai verso di loro che nel frattempo si erano alzati.

“ Grazie!” dissi felice come non mai.

“Se è questo che hai bisogno, io e tuo padre ti aiuteremo” fece mia madre e mio padre mi scompigliò i capelli. I miei nonni si erano avvicinati a me e Bella disse “ è un’ottima idea.”

“ è merito di Didyme” spiegai io indicando mia sorella.

“Come al solito” fece lei dandosi aria d’importanza. Scoppiamo a ridere e rimanemmo lì ad aiutare i due sposini, tranne mia madre e mia nonna. Decisero di andare a iscrivermi subito, visto che la scuola era iniziata da poche settimane.

Era sera ed io mi rigiravo nel letto. Domani mattina sarei andato a scuola ed ero nervosismo.  Avevo chiamato Sam per dargli la notizia e lui aveva urlato al telefono per cinque minuti buoni. Mi aveva detto che ci saremmo incontrati davanti alla mensa e poi aveva messo giù.

Prima di addormentarmi, mi venne in mente la frase che mio nonno aveva detto prima di tornare a casa insieme alla nonna “ Il liceo di Forks  avrà di nuovo uno studente speciale.”

 

 

 

Eccomi di ritorno. NON HO RESISTO! È da quando ho scritto il capitolo finale di “ 10 anni dopo… La vita a Forks continua” che mi gironzolava questa idea in testa. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto.

Cercherò di aggiornare al più presto, ma vediamo come andrà questo capitolo prima. Grazie per aver letto.

 

Grazie a coloro cha hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

 

Alla prossima! ( spero)

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Capitolo 2
*** La scuola. Il mio nuovo inferno personale. ***


 

La scuola. Il mio nuovo inferno personale.

 

 

 

Ero rinchiuso in macchina da un quarto d’ora indeciso se scendere o no. Guardavo i ragazzi entrare mentre ridevano e si salutavano. Guardai l’orologio sul cruscotto e imprecai. Sam di sicuro si stava chiedendo dove fossi finito. Presi un respiro profondo e aprii la portiera. Scesi e il vento m’investì portando tutti gli odori degli umani presenti. Meno male che avevo deciso di non usare il potere di leggere le menti, se no sarei stato sommerso dai loro pensieri. Alzai lo sguardo verso il liceo di Forks. Quattro prefabbricati costruiti con dei mattoni rossi con sopra stampati dei numeri. Mia nonna aveva ragione, non era cambiato nulla da quando l’aveva frequentata lei. Individuai la mensa e vicino alla porta vidi Sam. Sorrisi, presi lo zaino e mi diressi verso di lui. Alcune ragazze mi tagliarono la strada e una di loro mi fissò intensamente. Risposi allo sguardo e, per educazione, le sorrisi. Lei avvampò di colpo e sfuggì ridendo con le sue amiche. La guardai confuso, ma decisi di lasciar perdere. Quando la cosa si ripeté per quattro volte nel raggio di pochi metri, mi convinsi che c’era qualcosa che non andava. Stando attento, corsi il più lentamente possibile verso il mio migliore amico.

Lui mi vide e si sbracciò. Lo raggiunsi subito e lui mi guardò con sguardo allarmato.

“Ma sei pazzo? Marcus stai attento! Gli umani si accorgeranno se no!” sbottò lui, passandosi una mano sui capelli rasati. Era alto quanto me e da lontano ci scambiavano per fratelli. Indossava una felpa pesante e dei jeans, io guardai i suoi vestiti curioso. “Che c’è?” mi fece lui osservandosi.

“Ma perché ti sei vestito così pesante? Non ne hai bisogno, giusto?” chiesi io curioso. Fu in quel momento che Sam si accorse di com’ero vestito io e si sbatté una mano in faccia. Mi accigliai, avevo perso del tempo per scegliere gli abiti. Avevo una maglietta a maniche corte bianca e un paio di bermuda neri.

“Marcus, tu come sei vestito? Ma ti rendi conto che siamo a Forks ed è settembre?” sbraitò lui attirando l’attenzione di un gruppo di ragazzi che passava lì vicino. “ Non ci credo.”

“Sam abbassa la voce. Ho sbagliato? Scusa, ma io non me ne intendo di queste cose.” Dissi io cercando di calmarlo.

“Marcus gli umani soffrono la temperatura a differenza nostra. E non mi dire che non lo sapevi!”

“Ok, starò più attento domani. Ti posso chiedere una cosa?” Sam mi guardò interrogativo “ Ho qualcosa in faccia?” Lui mi fissò attentamente e scosse la testa. “Perché?” mi chiese.

“Non lo so. Alcune ragazze mi hanno fissato per poi arrossire e scappare. Perché ridi?” esclami io infastidito.

“Marcus, il nuovo playboy del liceo di Forks! Che ridere!” e continuò a ridacchiare di gusto. Mi appoggiai alla parete in attesa che finisse e stavo per richiamarlo, quando un odore diverso dagli altri attirò la mia attenzione. Era dolce e sapeva di fiori. Mi voltai verso quella direzione e individuai la persona che profumava così. Era una ragazza alta con lunghi capelli castano chiaro e aveva la carnagione pallida. Diedi di gomito a Sam e gliel’indicai. Lui si mise a fissarla e spalancò gli occhi quando annusò .

“ La conosci?” chiesi. Lui scosse la testa ed io riportai l’attenzione su quella ragazza. La vidi entrare in segreteria. Non ero l’unico che si era accorto di lei, infatti, un ragazzo biondo guardava anche lui la porta dell’edificio dove  era appena entrata.

“Marcus, devi andare in segreteria. “ mi disse Sam guardandomi “ E tanto che ci sei dai un’occhiata a quella ragazza. Non l’ho mai vista.”

Io annui e m’incamminai verso l’edificio. Aprii la porta e la vidi lì. Era al bancone e stava picchiettando con il piede mentre aspettava che la segretaria le consegnasse gli orari e la piantina. Lo capii perché lessi la mente della signora Cope e fu in quel momento che mi accorsi che da quella ragazza non sentivo nulla. Mi avvicinai e la raggiunsi. La fissai curioso e aggrottai le sopraciglia nel tentativo di concentrarmi. Mi sembrava di essere mio nonno Edward quando aveva incontrato per la prima volta mia nonna. Lei si voltò verso di me e m’inchiodò con i suoi occhi di colore blu. Arrossii e tentai di sorriderle. Lei si voltò dall’altra parte sdegnosamente. M’incupii e la mia attenzione fu attirata dalla signora Cope che aveva esultato perché aveva trovato i moduli.

“Buongiorno , caro. Hai bisogno?” mi chiese con tono professionale e arrossendo. Allora era un vizio.

“Si. Sono Marcus Black. Sono nuovo.” Risposi io sorridendo educatamente.

“Oh, l’altro nuovo studente. Sei fortunato. Ho già la mappa e gli orari per voi due.  Questa è per te” mi disse consegnandomi un mucchio di fogli. “ e questa è per lei, signorina Grisoldi”

“Grazie” disse la ragazza. Aveva la voce dolce, sembrava un canto celestiale. Scossi la testa, che strani pensieri mi venivano in mente?  La signora Cope ci osservava curiosa e noi la fissammo. Avvampò all’istante.
“Dovete far firmare questo ai vostri professori e poi riportarlo qui. Adesso sbrigatevi o arriverete tardi a lezione.” Ci congedò ed io mi voltai. Aprii la porta  e la mantenei aperta per far uscire la ragazza. Il suo odore m’investì di nuovo ed ebbi la conferma. Non era umana, certo che era strano. Era troppo per essere una coincidenza.

“Se ti aspetti che ti ringrazi, ti sbagli di grosso” mi disse lei con tono deciso mentre mi superava. Rimasi senza parole e mi affrettai a raggiungerla. Camminavamo fianco a fianco ed io non sapevo come iniziare il discorso. Ero curioso, ma avevo paura che se avessi insistito sarebbe andata via. Ero così immerso nei miei pensieri che non mi accorsi dove stavo andando fino a quando non sbattei la faccia contro il muro. La sentii ridere e mi sembrò un trillo di campane. Imprecai, mentre mi massaggiavo il naso. Meno male che ero resistente. Lei continuava a ridere ed io la fissai scocciato.

“Hai finito?” chiesi mentre entravo nell’edificio.

“No” rispose lei riprendendo a ridere. Per distrarmi, presi l’orario e lo lessi. La prima lezione era letteratura e si teneva nell’aula cinque. Mi guardai intorno e la individuai. Misi a posto l’orario e alzai la testa per vedere che fine avesse fatto la ragazza. Stava ancora ridendo e, quando si accorse di me, si asciugò una lacrima e mi disse “ Certo che sei buffo. Non sapevo che un mezzo vampiro fosse così goffo. Beh, ci vediamo. Marcus Black” e sparì dalla mia vista.

Rimasi fermo lì in mezzo al corridoio, fissando il punto in cui era sparita. Mi sembrava ovvio che mi avesse riconosciuto per quello che ero, ma sentirmelo dire così mi aveva scosso. Ripresi possesso nelle mie facoltà mentali e corsi verso l’aula. Spalancai la porta e il professor Mcloud mi fissò.

“Sei il nuovo studente?” mi chiese in tono tagliente. Annui e gli porsi il foglio delle firme. Lui scrisse il suo nome e me lo restituii. Mi stavo dirigendo verso il banco in fondo che era l’unico vuoto, quando mi riprese “ Non è tollerato il ritardo , Signor Black!” Io avvampai e inciampai, suscitando risatine dai miei compagni.

Presi posto e tentai di concentrarmi sulla lezione. Purtroppo non ci riuscii perché il libro che stava spiegando il professor Mcloud l’avevo già letto ed era uno dei miei preferiti. Mi aveva sempre affascinato la figura di Dorian Gray. Da giovane innamorato ad anima dannata.

La lezione si prolungò e mi ritrovai a vagare con la mente. L’immagine della ragazza proruppe nei miei pensieri ed io sorrisi involontariamente. Sentii lo strano impulso di alzarmi e andare a cercarla. Stavo per farlo, quando mi ricordai dov’ero. Mi guardai attorno per vedere se qualcuno si era accorto del mio comportamento e vidi che la maggior parte delle ragazze era voltata verso di me.  Le fissai e loro girarono frettolosamente lo sguardo verso il professore che in quel momento ci congedò con cinque minuti di anticipo. Mi alzai e presi lo zaino. Stavo per uscire quando una ragazza si parò davanti a me rossa in viso.

Mi sorrise e prese fiato “ Ciao. Sono Kisha Crowley.” Mi tese la mano ed io la strinsi. Avvertii il suo cuore aumentare i battiti ed io sorrisi per calmarla. Ottenni l’effetto contrario.

“Ciao. Sono Marcus Black. Piacere di conoscerti.”

“Piacere mio. Qual è la tua prossima lezione?”

“ Matematica.” Risposi io senza dover controllare l’orario. Lei sbuffò contrariata ed io quando la osservai, si affrettò a spiegare “ Io ho spagnolo. Se vuoi, ti accompagno all’aula?” chiese lei riprendendo coraggio.

“Va bene.” Risposi io confuso. Uscimmo dall’aula e mentre camminavo per il corridoio, notai che alcune ragazze guardavano con evidente invidia Kisha che camminava di fianco a me. Arrivati alla mia classe, lei mi sorrise e si diresse verso un gruppetto di ragazzi che la fissavano sbalorditi.

Entrai e vidi Sam all’ultimo banco che mi sorrideva in maniera furba. Lo raggiunsi e mi sedetti di fianco a lui.

“Hai già fatto conquiste vedo?” mi chiese dandomi una pacca sulla spalla.

“Conquiste? “ ripetei confuso.

“Marcus. Sarai anche intelligente per alcune cose, ma sei veramente un imbranato su altre. Non ti sei accorto di come ti guardano le ragazze?”

Io lo fissai e lui alzò gli occhi al cielo. M’indicò davanti a sé e quando girai la testa, vidi  tutte le ragazze voltarsi all’istante per concentrare il loro sguardo da un’altra parte imbarazzate. L’avrei trovato divertente, se non fosse già capitato per tutta la mattina. M’imbarazzai e Sam rise.

“ Non dovevo venire. Dovevo stare a casa.” Mi lamentai scuotendo la testa.

“Invece no. Hai fatto benissimo. Tu mi hai salvato dal grigiore del liceo. Con te sarà tutto più divertente!”

“Piantala!” sibilai io e Sam obbedì, anche se potevo vedere il suo sorriso malizioso. Stavo per lanciargli addosso lo zaino, ma in quel momento la professoressa iniziò a spiegare.  Guardai fuori dalla finestra e passai l’ora a fantasticare, prendendo appunti.  Suonò la campanella ed io e Sam ci dirigemmo verso la mensa. Quando varcai la soglia, si ripeté la stessa scena. Diedi a Sam i soldi per il pranzo e andai a sedermi al tavolo più lontano. Misi lo zaino sul tavolo e tentai di nascondermi dietro ad esso.  Sbuffai e mi ricordai dei miei parenti. Come avevano fatto a resistere gli zii e mio nonno a tutti quei gli sguardi?

“ Forse non te ne sei accorto, ma sei alto due metri e quello zaino non ti nasconde per niente.” Mi disse una voce ed io la riconobbi subito. Alzai la testa e la vidi che mi sorrideva ironica. Notai che anche quella strana ragazza catturava gli sguardi da parte dei ragazzi della mensa. Avvampai e lei ridacchiò.

“Sei buffo.” Disse ripetendo quello che aveva detto quella mattina e si sedette di fronte a me. Notai che tutti ragazzi della mensa ci fissavano ed io mi nascosi nuovamente dietro lo zaino. Lei sbuffò e spostò la mia cartella. “ Quando parlo con una persona, voglio vedere la sua faccia” mi spiegò al mio sguardo interrogativo. Sorrisi e lei mi rispose.

“Perché vuoi parlare con me?” chiesi io fissandola intensamente. M’incuriosiva e volevo sapere tutto di lei.

“Così. Non ci sono molte persone con cui parlare in questo liceo.” Disse lei alzando le spalle.

“E hai scelto me?”  domandai sorridendole. Lei si limitò a fissarmi ed io risposi allo sguardo.

Sam ci raggiunse e lei si volatilizzò. Guardai il mio migliore amico infastidito e lui mi sorrise. Occupò lo stesso posto della ragazza e mi disse “ Allora hai già fatto amicizia con la ragazza misteriosa.”

“Sam . Se non fossi arrivato, c’è l’avrei fatta. Non so nemmeno il suo nome.” Mormorai con tristezza.

“Marcus, non mi piace.” Sbottò all’improvviso “ Ammettilo è strano. Quante probabilità ci sono che due mezzi vampiri s’iscrivano nella stessa scuola nello stesso giorno?”Alzi le spalle, non sapevo come rispondere.

“Dobbiamo dirlo ai nostri genitori. “ proseguì Sam mangiando una pizza.

“No!” esclamai io” Sam no. Lo sai come reagirebbe mia madre? M’impedirà di venire a scuola.”

“ Ah, se anche i miei genitori lo facessero.” Disse con tono trasognato il mio migliore amico e ,quando notò il mio sguardo, continuò “ Ok.  Terrò la bocca chiusa, finché non scopriremo qualcosa. Ma Marcus stai attento. Anzi stalle lontano.”

“Tenterò” mentii. L’avrei fatto arrabbiare se gli avessi confessato il mio bisogno di vederla e parlarle. Quella ragazza aveva la capacità di stregarmi. Finimmo di mangiare e ci separammo per andare a lezione. Avevo biologia e mi accomodai in mezzo all’aula nell’unico bancone vuoto. Stavo tirando fuori il quaderno, quando sentii il suo odore. Mi voltai ed eccola lì. Aveva preso posto di fianco a me ed io risi. Mi sembrava di vivere in un deja vù.  Forse era il mio destino rivivere quello che avevano vissuto i miei nonni.

“Perché ridi?” mi chiese lei sorridendo, anche se mi guardava sorpresa. Scossi la testa e lei smise di sorridere.

Entrò il professore e iniziò la lezione. Stavo per voltarmi per guardare fuori dalla finestra, quando sentii la sua voce che sussurrava il mio nome. La guardai e lei disse “ Lo sai che è maleducazione ignorare così la tua compagna di banco?”

“Scusa” farfugliai io sentendomi in colpa. Lei scoppiò a ridere e attirò l’attenzione di tutti.

“Signorina Gridoldi trova divertente il mio modo di spiegare?” chiese il professore guardandola severo.

“Al dire vero sì. Ma nessuno è perfetto!” rispose lei. La guardai sbalordito e non ero il solo. Aveva coraggio da vendere e sorrisi vedendo il professore farfugliare per poi riprendere a spiegare.

“Ti caccerai nei guai.” Dissi io con ammirazione.  Lei si limitò a sorridere e non mi rispose. Sbuffai  e lei ridacchiò.” Ti do fastidio?” chiese. La sensazione di deja vù aumentò in maniera esponenziale.

“No, anzi.” Mi affrettai a rispondere e, quando mi accorsi di essermi lasciato sfuggire troppo, mi sbattei una mano in faccia. Sbircia verso di lei e notai che era arrossita rendendola più bella. Scossi la testa per scacciare quel pensiero.

“Perché scuoti sempre la testa?” mi chiese curiosa.

“ Lo faccio per riprendere  il controllo della mia mente” confessai e mi maledissi. Stavo facendo una gaffe dietro l’altra e di sicuro si stava chiedendo se ero dotato di cervello. Lei sorrise e mi sussurrò “ Lo sai? Ti trovo divertente!”

“L’avevo capito!” ribattei acido e lei si accigliò. Rimanemmo in silenzio per tutta la lezione e,quando suonò la campanella , schizzò fuori dall’aula. Oltre ad essere coraggiosa , era anche irresponsabile. Se continuava così, qualcuno si sarebbe accorto che non era un' umana come gli altri.

Andai in segreteria per consegnare il foglio delle firme , sperando di incontrarla e non la trovai. M’intristii e consegnai il foglio alla signora Cope che mi osservava curiosa.

“Com’è andato il primo giorno?” mi chiese. Alzai le spalle e brontolai “ Bene”

Mi sorrise comprensiva e mi salutò. Uscii e mi diressi verso la macchina a testa bassa. Sentii Sam raggiungermi e quando fu a pochi passi da me, dissi “ Ciao Sam.”

“Ehi, amico. Che è successo? Hai una faccia.”

“Niente. Ci vediamo dopo?” chiesi. Quello che mi serviva era un’uscita per distrarmi.

“No. Leah mi ha incastrato. Devo fare da baby-sitter  a Lily e a Harry. Marcus stai bene?” era preoccupato, ma non potevo raccontargli quello che era successo. “Sto bene. Ci sentiamo dopo. Buona fortuna!”

“Grazie, ne avrò bisogno. Ciao Marcus” Disse Sam rabbrividendo e si allontanò. Lo guardai incamminarsi verso la macchina e quando passò vicino a me, lo salutai. Salii sulla Golf e rimasi a guardare fuori dal finestrino. Quando mi accorsi che molte studentesse si erano fermate per guardarmi,  sospirai e accessi la macchina. Guidai fino a casa e quando parcheggiai, vidi Didyme che mi aspettava sulla soglia del garage.

“Com’è andata?” mi chiese appena scesi dall’auto. Non le risposi e m’incamminai. Stavo per aprire la porta quando sentii la sua mano che mi tratteneva. “ Marcus?” mi chiamò.
“Didy è andata bene” risposi abbassando lo sguardo. Lei mi guardò esasperata e mi disse “Non sai mentire e lo sai. Non voglio insistere, però ti conviene essere più convincente quando arriveranno i nostri genitori. Hanno intenzione di riempirti di domande.”

“Non ci sono?” chiese io speranzoso.

“No. Sono andati a trovare gli zii. È da un po’ che non li vedevano e poi dovevano dirgli la novità.”

“Che novità?” sbottai io impaurito. Che avessero già scoperto della ragazza misteriosa? Ringhiai e sperai per Sam che non avesse cantato, se no avrebbe subito la mia furia.

“Marcus. Non ti arrabbiare. Era logico che andassero raccontare che tu avessi deciso di andare a scuola.” Rispose mia sorella comprensiva. Sospirai dal sollievo e mormorai “ Ah. Quello.”

“Che significa? È successo qualcosa?”  urlò per la curiosità e mi guardava speranzosa.

“Niente!” mi affrettai a rispondere e mi fiondai in casa. Didyme non si diede  per vinta e mi seguì. Corsi in bagno e mi chiusi dentro. Mi appoggiai alla porta e sentii bussare dall’altra parte.

“Marcus lo sai che sono capace di aspettarti qui finché non esci.”

“Didyme! Non è successo niente! Posso farmi una doccia in pace adesso?” sbottai io arrabbiato.

Sbuffò e la sentii allontanarsi. Sospirai, mi spogliai e m’infilai sotto la doccia. Mi rilassai e quando finii, sentii una macchina parcheggiare nel vialetto. Mi affacciai dalla finestra e vidi scendere dall’auto i miei genitori con i miei nonni. E con mio grande disappunto anche zia Alice. Lo sapevo che sarebbe venuta vinta dalla curiosità. Invocai lo scudo e andai in camera mia. Mi vestii molto lentamente e sospirai quando uscii dalla stanza. Appena scesi le scale, tutti mi vennero incontro pronti a tempestarmi di domande.

“Allora?” mi chiese mio padre sorridendo.

“è andata bene!” risposi io nel mio miglior tono convincete. Vidi zia Alice sbuffare e mormorare a mia nonna. “ Ha preso da te. È un pessimo attore!”

“Dai Marcus racconta! Come sono i tuoi compagni di scuola?” domandò mia madre cingendo la via a suo marito.

“Insistenti.” Risposi io e loro mi fissarono aggrottando le sopraciglia.

“In che senso?” chiese mio nonno portandosi di fronte a me. Stava sorridendo ed  io mi ritrovai a confessare.

“Mi fissano. Soprattutto le ragazze.” Arrossii imbarazzato e loro scoppiarono a ridere. Mi ritrovai a ridere anch’io  e mi sentii più allegro.

“è bravo il mio fratellino. Hai visto già una ragazza che t’interessa?” disse mia sorella ed io arrossii ancora di più . Didyme aveva la capacità di porre le domande più indiscrete nel momento giusto.

“Ho fatto centro!”  e sorrise “ Chi è?”

“Didy hai sbagliato. Non ho visto nessuno che m’interessi. “ mentii io subito, ma non la convinsi. Stava per ribattere e mio padre la interruppe “Didyme, non insistere.” Sorrisi a mio padre per ringraziarlo e lui mi fece l’occhiolino.

“Zia Alice”la chiamai “ Potresti darmi una mano? Sam, oggi mi ha detto che i miei vestiti non vanno bene.”

“Ma che sciocchezze dice! Scelgo io i tuoi abiti. “ sbottò lei arrabbiata facendo ridere mio nonno Edward. Lei lo fissò e lui le sorrise ironico.

“Sì, zia. E hai dei gusti impeccabili” mi affrettai a dire per rassicurarla e lei si calmò. “ Ma ho i vestiti leggeri e non posso andare in giro con bermuda e magliette in pieno inverno. Riesci a procurarmi qualche cosa di pesante?”

Lo sguardo che mi fece, non mi piacque. La vidi avvicinarsi a me ed io tremai. Conoscevo quell’espressione e mi diedi dello stupido. Mi ero incastrato con le mie stesse mani.

“ Mi stai proponendo dello shopping?” e mi sorrise radiosa.

“No. Al dire il vero pensavo che potessi darmi in prestito gli abiti smessi di Emmett o di Jasper.” Mi limitai a farfugliare. Lei si rabbuiò e. con tono glaciale, dichiarò “ Marcus Black. Tu ed io andremo fare shopping e subito!”

Uscì dalla porta furiosa ed io guardai sconsolato i miei genitori. Scuotevano la testa e mia madre mi disse “ Ti sei messo da solo in questo guaio e noi non possiamo aiutarti.”

Sospirai e zia Alice ricomparve sulla soglia “ Ti muovi.” Mi minacciò ed io, sentendomi come un condannato, la seguii.

 

 

 

Ecco a voi il secondo capitolo. Vi piace? I primi capitoli sono di transizione, ma i prossimi saranno più interessanti. Povero Marcus.  Spero che mi seguirete e che vi stai regalando un bel seguito. Grazie mille!

Veramente! Mi sa che aggiornerò spesso, perché ho già tutta la storia in mente. Non vi prometto niente, però. Ahahah.

 

Angolo risposte recensioni:

Juju88,  visto che ti ho accontentato!! Ahahah grazie mille veramente!  Mi hai messo la pulce nell’oracchio e adesso sono qui a scrivere questa FF! Grazie! Tvb!

Musa_Talia, ecco a te il secondo capitolo. Spero che abbia suscitato al tua curiosità e che ti piaccia pure questo. Grazie mille!

Klaudia19, ecco ho pubblicato subito il secondo capitolo! Spero di averti reso felice e spero, anche, che adorerai questa FF come la precedente! Grazie mille!

Levsky,  ciao! Ecco a te il seguito. Anch’io era da un po’ di tempo che mi domandavo come sarebbe stato un vampiro con quel potere e ho colto solo l’occasione… =) Didyme è strepitosa, anche se è più riflessiva rispetto ad E.J.. Per il nostro piccolo Marcus si vedrà … povero gliene succederanno di tutti i colori

Grazie mille.

 

Grazie anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Alle volte è meglio stare zitti. ***


Alle volte è meglio stare zitti.

 

La mattina dopo andai a scuola con due ore di anticipo. Avevo deciso che avrei aspettato al varco la strana ragazza. Dovevo parlare, se no rischiavo un’altra notte insonne. Infatti, non ero riuscito a chiudere occhio perché ogni volta che lo facevo, ecco che compariva il suo viso con quel suo sorrisetto ironico.

Scesi dalla macchina e mi sedetti su una panchina. Da lì avevo un' ottima visuale ed ero certo che non mi sarebbe sfuggita. Sorrisi e iniziò la mia attesa. Era una bella giornata per i canoni di Forks, non pioveva e il cielo prometteva una schiarita. Con il passare del tempo la scuola si popolò.  Vidi arrivare la ragazza che mi aveva parlato ieri insieme al biondino che avevo notato la mattina precedente. Sembravano discutere e, quando passarono vicino a me, mi fissarono. Lei mi sorrise, invece lui mi fulminò con lo sguardo. Non gli diedi peso, avevo qualcosa di più importante di cui preoccuparmi. Iniziai a innervosirmi, mancava poco all’inizio delle lezioni e lei non era ancora comparsa.  Sbuffai e in quel momento sentii la macchina di Sam parcheggiare. Lo vidi scendere dall’auto e mormorai il suo nome, certo che potesse sentirmi anche a quella distanza. E così fu, alzò lo sguardo e, quando m’individuò, mi raggiunse. Aveva stampato un sorriso ed io mi chiesi perché era così contento.

“Ciao Marcus!” esclamò gioioso.

“Ciao Sam! Come mai così felice questa mattina?” chiesi guardandolo. Di solito Sam, la mattina presto, era intrattabile e vederlo così contento era un evento eccezionale.

“ Perché sei qui!”. Lo fissai confuso e lui mi spiegò “ Pensavo che non saresti venuto. Quando ti ho salutato ieri, avevi una faccia!”

“Sam, lo sai che non mi tirò indietro quando decido di fare qualcosa.” Ribattei con calma.

“Certo che lo so! Andiamo?” mi chiese mentre si avviava verso la scuola.

“Ti raggiungo dopo!” risposi io e ripresi a scrutare il parcheggio. Era pieno e gli ultimi studenti si affrettavano a entrare. Sospirai, ma non mi mossi da lì. Volevo vederla e parlarle.

“Marcus che stai facendo?” Sam si mise davanti a me bloccandomi la visuale. Alzai gli occhi verso di lui e inarcai il sopraciglio per fargli capire che doveva spostarsi. Lui rimase lì’ impalato e mi guardava. Decisi di alzarmi, sapevo che non si sarebbe mosso finché non lo avessi degnato di una risposta.

“Niente! Andiamo” dissi io camminando veloce verso il primo edificio. Sentii borbottare Sam alle mie spalle ed io sorrisi. Per fortuna avevamo solo una lezione in comune, lo salutai ed entrai per seguire la lezione di storia. Lui mi guardò e dal suo sguardo capii che mi avrebbe interrogato durante la pausa pranzo.

Mi sedetti e guardai fuori dalla finestra. Riuscivo a vedere il parcheggio, forse era in ritardo. Il pensiero di lei non mi dava tregua e mi rendeva confuso. Continuai a scrutare fuori e non mi voltai quando sentii prendere posto accanto a me. La professoressa entrò provocando una corrente d’aria e fu in quel momento che sentii il suo profumo . Girai la testa di scatto e lei era lì che mi sorrideva.  Sorrisi anch’io e sentii il mio cuore aumentare il battito.

“Ciao” mi disse osservandomi. Io mi ritrovai a fissarla e avrei voluto tanto rispondere al saluto, ma non riuscivo ad aprire bocca. Era bellissima. Indossava dei jeans scuri con sopra un maglioncino nero. Ma la cosa che mi attirava di più erano i suoi occhi blu che in quel momento erano confusi.

“Hai perso la facoltà di parlare?” mi chiese lei e si protese verso di me. Io farfugliai e arrossii facendola ridere. “Ecco! Adesso so che stai bene!”

“Ciao!” esalai io “ Bella giornata, vero?” dissi indicando dietro di me mentre un fulmine squarciava il cielo. Maledetto clima di Forks. Lei scoppiò a ridere ed io avvampai ancora di più. Meno male che avevo la carnagione scura e non si riusciva a notare il mio rossore.

“Perché arrossisci sempre quando mi vedi?” e giurerei di aver visto nei suoi occhi un lampo di sfida. Mi chiesi come faceva a saperlo. Certamente la sua vista era come la mia, ma aveva centrato i miei pensieri. Come se potesse leggerli. Decisi di usare il mio scudo e, quando lo invocai, la vidi sbuffare contrariata.

Il mistero intorno a lei s’infittiva, ma decisi di iniziare con la domanda che a me sembrava la più innocente.

“Come ti chiami?”

La vidi sobbalzare e guardarmi furiosa. Arretrai e lei, con un ghigno, si voltò verso l'insegnante e con tono squillante, disse “ Professoressa, Marcus Black m’importuna!”

“Che cosa?” urlai io “ Professoressa non è vero! È lei che mi manda fuori di testa!” e la fissai rabbioso.

“Io ti mando fuori di testa!” ripeté lei trattenendo a stento un ringhio “ Ma come osi?”

Mi alzai e lei fece lo stesso. Tutta la classe ci guardava a bocca spalancata, ma io non me ne accorsi. Avevo il suo viso a pochi centimetri dal mio e provai lo stano impulso di baciarla. Scossi la testa e la vidi sorridere trionfante. Adesso era troppo. Senza neanche rendermene conto, mi acquattai e lei si spaventò.

“Signor Black! Cosa ha intenzione di fare?” urlò la professoressa, ma non si avvicinò. Quando mi voltai verso di lei mi accorsi che era impaurita e non era l’unica. Anche i miei compagni di classe lo erano.

“Mi scusi!” borbottai io rialzandomi “ Forse è meglio che vada a prendere un po’ d’aria!”

La professoressa annuì e, prendendo lo zaino, uscii dall’aula. Andai fuori e respirai l’aria pulita. Aveva iniziato a piovere ed io m’inzuppai. Non me ne importava e tirai un pugno al muro ammaccandolo. Fissai il punto che avevo colpito e m’imposi di calmarmi. Stavo per attaccarla davanti ad un mucchio di persone rischiando di mettere nei guai non solo me, ma anche la mia famiglia. Ringhiai frustrato, indeciso di saltare la scuola oppure no. Se tornavo a casa così presto, i miei genitori si sarebbero insospettiti. Imprecai contro quella ragazza. Le avevo solo chiesto il nome, non mi sembrava una cosa così grave. Sentii dei passi e mi spostai mettendomi di fianco la porta. Uscì Sam che mi guardava allarmato e non feci neanche tempo a chiedermi cosa ci facesse anche lui fuori, quando mi urlò addosso “ Cosa è successo? Marcus ti stava per attaccare? Ti ho sentito! Dobbiamo dirlo ai nostri genitori! Quella ragazza non fa altro che procurare guai!”

Abbassai lo sguardo imbarazzato, rendendomi conto della gravità delle mie azioni. Sentii Sam mettere una mano sulla mia spalla e mi sussurrò “ Marcus. Forse è meglio che tu non venga più qui!”

“Cosa?” sbottai io alzando la testa. “ Per quale motivo devo mollare?”

“Per quale motivo?” ripeté Sam scaldandosi “ è solo il secondo giorno e tu hai rischiato di fare una carneficina davanti a degli umani. Ecco il perché!”

Stavo per rispondergli, ma sentimmo la campanella suonare. Mi scostai in malo modo da Sam e rientrai nell’edificio. Notai un brusco cambiamento nei miei confronti da parte degli studenti. Le ragazze mi guardavano ancora più sfacciatamente rispetto a prima, ma non lessi paura nei loro occhi. Anzi sembravano ancora più determinate e i ragazzi mi sorridevano. Non capivo più niente.

Dopo la lezione, andai in mensa e vidi Sam raggiungermi. Si vedeva lontano un miglio che era dispiaciuto per la nostra litigata. Anch’io lo ero. Prima che potesse parlarmi, lo anticipai “ Sam scusa. È che non so cosa mi stia succedendo!”

“Non ti preoccupare amico. E scusami anche tu. Non dovevo dirti quelle cose. “ disse Sam sorridendomi ed io risposi al sorriso. “ Bene. Adesso che siamo tornati amici come prima, voglio presentarti delle persone.”

“Chi?” chiesi mentre mi spingeva verso un tavolo affollato. Guardai i ragazzi seduti e ne riconobbi solo due.

“Sam. Perché c’è tutta quella gente?”

“Quella gente, sono i miei amici.” Rispose spingendomi con più forza, mentre io opponevo una fiera resistenza.

“Ma ieri non c’erano!” sbottai io. Ormai mancavano pochi passi e gli studenti seduti mi fissavano con insistenza.

“Non c’erano perché non sapevano come avvicinarsi a te. Ma dopo quello che hai fatto durante la lezione di storia, muoiono dalla voglia di conoscerti!” mi spiegò lui “ Marcus inizia a collaborare, se no mi trasformo e ti sbrano.” Sbuffò per lo sforzo.

Obbedii e Sam barcollò, non si aspettava la mia resa così presto. Aveva ragione. Ero venuto a scuola per avere degli amici e vivere come un normale studente di diciassette anni. Mi stampai in bocca un sorriso e mi sedetti di fianco ad un ragazzo con gli occhiali che mi fissava curioso.

“Bravo, hai fatto la scelta giusta.” Mi mormorò Sam con tono così basso che potevo sentirlo solo io e, alzando la voce, mi presentò “ Per chi non lo conoscesse, lui è Marcus Black. “ salutai e loro mi scrutarono ancora più attentamente. Abbassai la mano e guardai Sam in cerca di aiuto. Mi guardavano come se fossi un alieno o come se avessi tre teste al posto di una. Sam sorrise e continuò “ Lei è Kisha Crowley e di fianco a lei si trova Erika Yorkie” Kisha e la ragazza di nome Erika mi sorrisero. “ Il ragazzo seduto di fianco a te è Jason Cheney.”  Mi tese la mano ed io la strinsi. “ E il biondino è William Newton!”

Era il ragazzo che mi aveva fissato male quella mattina, ma in quel momento mi guardava con gioia. Ero perplesso, forse aveva preso una botta in testa e quelle erano le conseguenze.

“Che nome strano. Marcus non è molto comune.” Fece Erika curiosa “ E adesso che ci faccio caso, non ti ho mai visto in giro da queste parti. Ti sei appena trasferito?”

“No!” sbottai io e lei sussultò. “ Ho sempre vissuto qui.” Dissi con tono gentile per farmi perdonare.

“E come mai frequenti la scuola solo ora?” chiese Kisha mangiandomi con gli occhi.

“Ho preso lezioni a casa. Me l’ha date il mio bis…” ma m’interruppi. Sam mi aveva pestato un piede ed io lo guardai scuotere la testa.

“Tu hai la fortuna di studiare a casa e hai deciso di venire qui?” chiese Jason guardandomi sbalordito.

“Sì. Ho fatto male?” e li fissai allarmato. Scoppiarono a ridere ed io mi rilassai. Era facile parlare con loro. Sorrisi e vidi Kisha ed Erika fissarmi ancora con più interesse. Sam alzò i pollici per incoraggiarmi.

Fu in quel momento che sentii il suo profumo e mi voltai a guardarla. Era seduta da sola a un tavolo nella parte opposta della mensa e mi fissava. Io la guardai di rimando e mi salutò ironica. Mi accigliai e i miei compagni se ne accorsero.

“Non mi piace!” sbottò Kisha e si mise a guardare anche lei la ragazza “ Si crede chissà chi.”

“Dai Kisha. È nuova!” la difese Jason “ Non conosce nessuno. Tranne te” e m’indicò.

“No” dissi io imbarazzato “ Non so nemmeno il suo nome.”

“Davvero? Ma se a storia avete litigato furiosamente!” sbottò Erika guardandomi.

“Abbiamo avuto un piccolo diverbio, ma veramente non la conosco. Voi sapete qualcosa di lei?” chiesi io curioso e notai che Sam s’incupii. Sapevo come la pensava.

“Niente, amico. Anche se mi piacerebbe tanto conoscerla.” Dissi William gettando uno sguardo malizioso verso di lei.  Strinsi il tavolo per impedirmi di saltargli addosso. Avevo provato una fitta al cuore quando aveva detto quelle parole e mi chiesi il motivo. Sam mi fissò le mani ed io le tolsi. Avevo lasciato l’impronta delle mie dita e, prima che gli altri se ne accorgessero, misi a posto il tavolo velocemente assumendo un’espressione innocente.

“ Chi se ne importa di lei. È arrivato qualcuno di più interessante in questa scuola” disse Kisha ammiccando verso di me ed io le sorrisi imbarazzato. Sam sbottò in una risata e gli restituii la pestata al piede. Dovevo avergliela data forte, perché lo vidi lacrimare per il dolore. Passai la pausa pranzo a conoscere i miei nuovi compagni e scoprii che i loro genitori erano andati a scuola con i miei nonni e conoscevano mio padre. Sam ed io scoppiammo a ridere quando Kisha ci confessò che avrebbe voluto tanto conoscere i famigerati Cullen. Da quello che gli aveva raccontato sua madre Jessica, i Cullen erano i ragazzi più belli e affascinanti che avesse mai visto. Mi trovavo bene con quei ragazzi, anche se qualche volta avrei voluto attaccare William. Non faceva altro che guardare la mezza vampira, ma lei si limitava a fissare me.

Avevo lezione di biologia e, prima di entrare nell’aula, presi un respiro profondo. Non c’era e mi voltai in giro per cercarla. Non la vidi e presi posto. Non si presentò per tutta la lezione ed io cominciai a innervosirmi. A pausa pranzo era seduta al tavolo, non me le ero immaginata. Allora perché non era venuta a lezione?

Decisi che non m’importava, non le avevo ancora perdonato lo scherzo di stamattina. Però sentivo che qualcosa non andava e mi resi conto che mi mancava. La conoscevo da due giorni e già sentivo la sua mancanza. E non sapevo neppure il suo nome.

La scuola era finita e, mentre mi avvicinavo alla macchina dove Sam mi stava aspettando, guardai per l’ennesima volta intorno. Niente, era sparita. M’imbronciai e vidi il mio migliore amico scuotere la testa .

“Marcus. Quella ragazza ti sta facendo impazzire.” Mi disse Sam quando lo raggiunsi.

Non risposi e salii in macchina. Sam mi picchiettò sul finestrino ed io lo abbassai. “ Dimmi, Sam?” feci io.

“Lo sai cosa devo dirti, ma deciderò di aspettare. Ti do un’altra possibilità Marcus. Se non scoprirai niente oppure se succederà qualcosa simile a quello di stamattina, andrò da mio padre e dal tuo. Va bene?”

Io annuii e lui sospirò pesantemente. Lo salutai e misi in moto. Dallo specchietto vidi Sam salutarmi e voltarsi verso la sua macchina con aria abbattuta. Dovevo agire, rischiavo di litigare con Sam per colpa di quella ragazza. Mi ritrovai a odiarla. Mi aveva incasinato la vita in soli due giorni, obbligandomi a mentire ai miei. Ma perché poi non volevo parlarne con loro? Si. Mia madre mi avrebbe rinchiuso in casa, finché non avessero scoperto qualcosa. Ma c’era dell’altro, anche se non sapevo cosa fosse. Guardai l’ora sul cruscotto e vidi che era presto. Decisi di andare a cacciare, così avrei sfogato la mia frustrazione e avrei placato la sete che cominciavo a sentire. Presi una strada sterrata e quando arrivai alla fine, parcheggiai. Mi fiondai in mezzo alla foresta ed ebbi fortuna. Sentii l’inconfondibile odore di un puma e mi diressi verso quella direzione. Mi nascosi dietro ad un albero e lo vidi. Era su un masso e stava finendo di mangiare la sua preda. Mi acquattai pronto ad attaccarlo, quando dalla parte opposta uscì lei. Tornai dietro l’albero e la vidi attaccare il mio puma. Con rapide mosse lo bloccò e lo morse. Era incantato da lei e, senza rendermene conto, uscii dal mio nascondiglio. Lei mi fissò e sorrise. Appoggiò il puma per terra e mi disse “ Ciao”

“Quello era mio” ringhiai e mi avvicinai a lei.

“Lo so. Ma tu non ti muovevi ed io avevo fame.” Si giustificò lei alzando le spalle.

“Lo sapevi e l’hai attaccato ugualmente?” sbottai io infuriato e gettai uno sguardo al mio puma. Non l’aveva dissanguato del tutto e mi chiesi il perché.

“Te l’ho lasciato un po’. Serviti pure.” E m’indicò l’animale. Non avrei voluto dissetarmi, ma il sangue mi reclamava. Corsi di fianco al puma e lo finii. Quando mi rialzai, lei mi fissava ironica ed io le voltai le spalle. Se sperava di farsi perdonare così, si sbagliava di grosso.

“E cosa devo fare per avere il tuo perdono?” ringhiò e mi girai verso di lei sbalordito. I miei sospetti erano fondati, sapeva leggere veramente nel pensiero ed io invocai subito lo scudo.

Rendendosi conto dell’errore che aveva fatto, si mise una mano davanti alla bocca e mi fissava colpevole.

“Sai leggere nel pensiero?” esclamai io e usai il potere di mio nonno per saperne di più. Ma non sentii niente e la mia confusione aumentò. Sembrava come me, ma era impossibile. I poteri erano unici nei vampiri.

Lei mi fissò spaventata e scappò. La inseguii e riuscii a fermarla saltandole addosso. La bloccai per terra e lei mi fissò rabbiosa. Rimasi a fissarla, perdendomi nei suoi occhi e mi riscossi solo quando lei ringhiò “ Va bene. Mi hai preso.”

“Risponderai alle mie domande?” chiesi io aumentando la stretta.

“Si, Marcus!” rispose lei guardandomi negli occhi. Io la lasciai e mi sedetti di fianco a lei. Avevo sentito un brivido quando aveva pronunciato il mio nome, ma quello non era il momento per pensarci.

Lei  mi si mise a sedere di fronte e mi fissò scocciata. Io sorrisi e lei s’imbronciò. Io risi consapevole che i ruoli si erano invertiti.

“Hai finito?” mi chiese lei ed io risi più forte.  “Guarda che me ne vado” mi minacciò lei, ma io continuai a ridere. Smisi solo quando vidi che si stava alzando. Le afferrai la mano per bloccarla e in quel momento sentii una scossa. La lasciai subito e la fissai. Anche lei mi guardava e arrossimmo entrambi nello stesso istante. Si risedette e mi sorprese quando sentii le sue scuse “ Marcus. Scusa. Non dovevo fare quella sceneggiata stamattina.”

“Ma perché l’hai fatto? Ho solo chiesto il tuo nome.” Spiegai io in tono gentile. Non riuscivo a sopportare quell’espressione colpevole dipinta sul suo volto.

“Non lo so. Mi sono sentita messa alle strette.” Confessò lei guardandomi negli occhi.

“Non capisco” ammisi. Lei sbuffò ed io sorrisi. Notai con piacere che stava riprendendo il suo modo di fare.

“ Se ti dicessi che tu sei il primo con cui ho fatto amicizia, come reagiresti?”

Io la fissai a bocca spalancata e lei mi guardò con aria innocente. Era bellissima ed io mi ritrovai a sorridere.

“Lo trovi buffo?” mi attaccò lei e io scossi la testa “ Allora perché sorridi?”

“ Sorridevo perché quando abbassi la guardia, sei stupenda” confessai io prima di rendermi conto di quello che stavo dicendo. Avvampai e lei fece lo stesso. Ci guardammo imbarazzati e fu lei la prima a parlare, abbassando lo sguardo “ Non mi hai riposto”

“A cosa?” chiesi confuso e lei sospirò assumendo un’aria triste. “ Marcus. Sei l’unico amico che ho.”

“Abbiamo un’amicizia strana. Non so nemmeno come ti chiami.” Feci io in tono allegro, sperando di farla sorridere. Ci riuscii e mi regalò il sorriso più bello che avessi mai visto.

“Hai ragione.” ammise “ è giunto il momento che te lo dica.” Prese un respiro profondo ed io mi protesi verso di lei. Lo squillo del mio cellulare c’interrupe ed io presi il telefono rabbioso. Vidi chi mi stava chiamando e imprecai contro Didyme. Lo lasciai squillare, pregando che mia sorella decidesse di non insistere. Speranza vana. Mi richiamò e risposi ringhiando “ Ciao. Dimmi!”

“Meno male! Volevo informarti che stasera verrai a mangiare da me e Seth. I nostri genitori hanno una riunione del consiglio della tribù. A proposito, come mai non sei a casa?”

“Sto cacciando!” mentii io.

“Ops. Scusa. Buona caccia e non ti abbuffare. Devi mangiare anche il cibo umano oggi. Ciao fratellino!” e mise giù.

“Scusa. Era mia sorella. Dove stai andando?” sbottai io osservandola mentre si alzava. Lei indicò il telefono che avevo in mano e mi rispose “ Devi andare. Continueremo domani questa conversazione. Ciao Marcus.”

“No” urlai alzandomi “ Dimmi almeno il tuo nome!” la pregai e lei mi fissò con tenerezza. Si avvicinò a me e sussurrò “ Mi chiamo Diana. Ma la mia famiglia mi chiama Didy!” e arrossì.

“Didy?” ripetei io incredulo e lei interpretò male. Si accigliò ed esclamò furiosa “ Si mi chiamano Didy. Lo trovi divertente?”

“No. Lo trovo familiare!” sussurrai io e le sorrisi. Lei mi guardò perplessa e mi domandò “ Familiare?”

Io non risposi e le ripetei quello che mi aveva detto lei un attimo prima “ Continueremo questa conversazione domani. Ciao Diana.”

Lei mi sorrise e sparì nel folto della foresta. Iniziai a correre e quando raggiunsi la macchina, ero al settimo al cielo. Finalmente iniziavo a capirci qualcosa e domani le avrei parlato ancora. Mentre guidavo verso casa di mia sorella, mi persi nel ricordo del suo sorriso quando l’avevo chiamata per nome.

 

 

Tadaàààààà. Il terzo capitolo solo per voi. ( Sembra una televendita. Ahahah)

Allora che ne dite? Finalmente il nome è stato svelato. Il problema è un altro adesso, che potere avrà?

Speriamo che il nostro Marcus resista a Diana. Sarà anche bella, ma attira guai peggio di una calamita.

Oggi è una bella giornata. Ho finalmente visto le scene tagliate del film e la scena completa della radura, ha senso! Alleluja! Anche se Bella aveva sempre quell’espressione di puro godimento. Vabbè. Scusate piccolo sfogo personale.

Grazie mille per aver letto i due capitoli precedenti e sono contenta di riuscire a scatenare la vostra curiosità.  GRAZIE MILLE!!

 

Angolo risposte recensioni:

ishizu  un mistero è stato risolto…. Almeno il nome mi sembrava giusto dirlo subito. Grazie per la recensione!

Levsky, GRAZIE!  Perché ogni volta mi commenti e mi riempi di complimenti. Non me li merito. In effetti Diana è abbastanza misteriosa, invece di dare risposte non fa altro che creare altre domande. Sono contenta che ti sia piaciuto il deja-vù. Mi sembrava giusto. E poi hai ragione rende la FF più bella. GRAZIE ANCORA!

Musa_Talia  Come ‘è andato il compito? =) scusa. Comunque grazie mille. Sono felice che sia riuscita ad aumentare in modo esponenziale la tua curiosità. Hai capito con chi si è sposato Tyler? Con Jessica. Infatti Kisha è un misto fra i due. E ho svelato il nome. XD ma rimangono altri quesiti.

Juju88 Ciau! Grazie per la recensione! Si è vero , ormai vediamo Alice sempre così. Ma mica è colpa nostra, se è una maniaca compulsiva dello shopping.  E per la ragazza sai solo metà delle cose. C’è ancora tutto il resto! Grazie che recensisci sempre! Ti voglio bene! Bacioni!

Klaudia19,  Grazie!!!! Spero che ti piaccia anche questo capitolo. Visto che te l’ho pubblicato subito? XD

 

Grazie anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

 

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Fidati di me. ***


Fidati di me.

 

 

Mi svegliai prestissimo quella mattina e mi vestii velocemente. Quando mi fiondai giù in cucina, trovai mio padre che stava mangiando e, quando mi vide, assunse un’espressione confusa.

“Marcus sai che ora è?” mi chiese scrutandomi “ E soprattutto stai bene?”

“Si, papà sto bene. Io esco. Ciao” risposi io frettolosamente. Ero impaziente, tra poco avrei visto Diana e finalmente tutte le domande che avevo in mente, avrebbero avuto risposte.

“Fermo lì! Marcus sono le sei del mattino! La scuola inizia fra tre ore!” sbottò mio padre guardandomi preoccupato. Sbuffai, ma non mi spostai dalla porta.  Guardai l’orologio e vidi le lancette muoversi molto lentamente.

”Come mai così di fretta? Hai un appuntamento?” chiese scherzando. Io mi ritrovai a farfugliare e abbassai lo sguardo per non farmi smascherare. Papà aveva sempre posseduto la capacità di capire al volo le persone. Secondo me, se fosse stato trasformato in un vampiro, avrebbe posseduto un dono simile a quello di mio nonno. Meno male che era un licantropo.

“Allora Didyme ha ragione. Siediti!” mi disse lui indicandomi la sedia di fronte. Io mi trascinai e mi sedetti.

“Papà non ho nessuna intenzione di parlarne.” Misi in chiaro subito, era inutile mentire con lui.

“Ed io non ho nessuna intenzione di chiedere. So cosa si prova.” Rispose e mi sorrise calorosamente “ Mangia qualcosa figliolo!” obbedii e mi riempii il piatto di frittelle.

“Come mai sei sveglio così presto?” chiesi. Di solito dormiva fino a tardi con grande disappunto di mia madre.

“Te lo dico, ma non devi farne parola con nessuno. Solo tuo nonno e il branco sanno cosa sta succedendo.” Mi rispose lui abbassando la voce e guardandomi serio. Cominciai a sentirmi nervoso, non lo avevo mai visto così. Non avevo più davanti mio padre, adesso era il capo branco. Io annuii e lui, mantenendo sempre quell’espressione ansiosa, mi rispose.

“Abbiamo trovato delle tracce. Non sappiamo di chi siano perché non si trattengono a lungo qui. Tranne una ma né io né gli altri l’abbiamo mai sentita. Dall’odore crediamo sia di un mezzo vampiro. Non riusciamo a rintracciarlo perché si sposta in continuazione. Così, stamattina, io e tuo nonno setacceremo la foresta e quando lo troveremo…” non finì la frase ed io iniziai a preoccuparmi.  Avevano già scoperto di Diana e sapevo come sarebbe andata a finire. L’avrebbero cacciata se non avesse avuto un valido motivo per stare qui a Forks. Dovevo avvertirla, ma mi chiesi come avrei fatto a trovarla. A quanto pare si nascondeva piuttosto bene, visto che il branco e i miei parenti non l’avevano ancora scovata.

Cercando di non mostrare i miei sentimenti, domandai “ Quando l’avete scoperto?”

“Una settimana fa” ed io spalancai la bocca, basito.

“E le altre tracce?” chiesi io mentre sentivo nascere dentro di me preoccupazione e perplessità.

“ Vanno e vengono. Non lo so Marcus.” Sbottò mio padre “ Le ho già sentite, ma non possono essere loro!”

“Loro chi?” e, osservando l’espressione che mi fece, capii al volo. Sapevo a chi si riferiva e lo trovai impossibile. Erano stati uccisi e l’unico sopravissuto era Marcus, solo perché se né era andato prima dell’attacco.

“Papà, sono morti.” Gli feci notare, tentando di convincere lui e anche me.

“Lo credi davvero? Piccolo Marcus. Hanno regnato per secoli e non mi ha mai convinto che siano stati uccisi così velocemente. Che prove abbiamo? “ non risposi e lui mi guardò comprensivo. “ Ma adesso basta con questi discorsi. Non voglio farti preoccupare di prima mattina”

“Ok. Io vado. “ mi alzai e prima di uscire dalla porta gli dissi “ E non ne farò parola con nessuno. Grazie per la fiducia.”  Lo vidi sorridere e lo salutai con la mano. Mentre ero in macchina, ripensai alle cose che mi aveva detto. Non riuscivo a crederci, non poteva essere che Diana fosse in combutta con loro. Era vero che non la conoscevo, ma lei non era una persona che ingannava e mentiva. Lo sperai con tutto il cuore. Arrivai a scuola in anticipo e mi risedetti sulla stessa panchina di ieri. Le ore che mi separavano da lei, passarono veloci. Quella mattina mi ero svegliato desideroso di vederla, ma adesso speravo che non si presentasse. I dubbi che avevo, mi stavano martellando il cervello e non volevo dare loro conferma.

“Marcus?” alzai la testa e vidi Sam che mi guardava. “ è successo ancora qualcosa?”

“Niente.” Dissi io con tono contrito. Sam si sedette di fianco a me e, scrutandomi, dichiarò “ Ho deciso. Dopo scuola tu ed io andiamo dai nostri padri e gli raccontiamo tutto. Va bene?”

“Si. Hai ragione”

“Non voglio sentire… Cosa? Hai detto che ho ragione?” mi chiese lui sbalordito. Lo guardi e gli feci un sorriso stiracchiato, ma poi quando notai la sua espressione, scoppiai a ridere. Lui mi fissò per poi seguirmi, facendo voltare delle ragazze che stavano passando in quel momento.

“Bene, Marcus. Peccato che non sappiamo come si chiama. Sarebbe più facile” disse Sam appena ebbe finito di riprendersi.

“Si chiama Diana.” Feci io e, involontariamente, alzai lo sguardo per cercarla. Non era ancora arrivata e provai due sentimenti ben distinti. Da una parte ero contento di ciò, ma dall’altra avrei voluto tanto rivedere il suo sorriso. Sospirai e mi alzai. Entrai a scuola e salutai Sam.

Per tutta la giornata non la vidi e mi arrabbiai, dopotutto mi aveva detto che avremmo parlato. Non seguii le lezioni troppo preso a pensare a lei, meno male che avevo i miei poteri così riuscii tranquillamente a fare il test a sorpresa del professor Mcloud . Le ore volarono e mi sorpresi quando mi resi conto che la scuola era finita. Senza neanche rendermene conto, mi trovavo vicino alla macchina mente aspettavo Sam.

Lo vidi arrivare ed era contento, forse perché adesso saremmo andati dai nostri genitori a raccontare tutto. Chissà come avrebbe reagito mio padre? Si sarebbe arrabbiato, dopo il discorso che mi aveva fatto stamattina. Lui si era confidato con me ed io avevo taciuto un’informazione così importante. Decisi di chiedere altro tempo a Sam, forse l’avrei trovata e convinta a uscire allo scoperto. Tremai, immaginando la sua reazione. Mi avrebbe attaccato, ero certo. Sorrisi al pensiero, sarebbe stata una bella lotta.

“Sam…” chiamai il mio migliore amico che nel frattempo mi aveva raggiunto “ Ti devo chiedere un favore”

Lui mi guardò scocciato e sbuffò “ Ti do tempo fino a stasera. Chiaro?”

“Leggi nel pensiero anche tu?” sbottai io osservandolo sorpreso. Lui mi fissò e scoppiò a ridere. Scosse la testa, mentre cercava di riprendersi ed io attesi paziente. Quando riprese il controllo di sé, si spiegò “ No. Non leggo nel pensiero, ma ti conosco Marcus. E so quando una persona ha avuto un colpo di fulmine!”

“Colpo di fulmine?” ripetei confuso e lui mi guardò esasperato.

“Marcus sei completamente cotto di Diana. Secondo me, se tu fossi un licantropo, avresti l’imprinting con lei. E meno male che non lo sei, se no sarebbe un bel problema.” E assunse un’espressione riflessiva.” Si. Un bel problema.” Ripeté lui picchiettandosi con un dito sul mento.

“Hai finito o pensi di continuare a sparare cazzate?” chiesi io scorbutico e fissandolo male.

“ Per adesso ho finito. Ma Marcus” mi disse serio “ Fino a stasera. Se non ti vedo davanti a casa tua, andrò da solo.”

“Grazie, amico.” Feci io e m’infilai in macchina. Lo vidi alzare gli occhi al cielo ed io sorrisi. Partii sgommando e iniziai a pensare dove potesse nascondersi.  Decisi per prima cosa di provare ad andare nello stesso luogo dove l’ho incontrata ieri. Poteva essere un punto di partenza, mi sarei apposto lì e avrei aspettato. Forse sarebbe andata di nuovo lì per cacciare. Spinsi di più sul pedale e la macchina protestò, ma non diede altri problemi. Parcheggiai e m’inoltrai nella foresta, nella maniera più silenziosa possibile. Dovevo saperlo. Quando prestavo più attenzione ai miei movimenti, la mia goffaggine aumentava. Sbucai nella radura cadendo lungo disteso e mi voltai verso la radice che mi aveva fatto inciampare. Non ebbi neanche il tempo di imprecare perché sentii una risata. La sua risata. Alzai gli occhi ed eccola, seduta sul masso che mi fissava. Mi chiesi distrattamente, se era mio destino fare delle figuracce davanti a lei ogni volta. Mi misi seduto, dandomi una pulita sulla maglietta. Intanto Diana rideva a crepapelle e la fissai rabbioso. Lei si accorse del mio sguardo e tramutò la sua risata in un sorriso di scuse. Mi alzai e mi sedetti di fianco a lei.

“Mi hai fatto aspettare parecchio.” Disse con la sua splendida voce ed io la osservai confuso. “ Sono qui da stamattina”  spiegò.

“Perché?” chiesi e lei mi guardò sbuffando. “Non dovevamo vederci oggi?” mi fece.

“Si, ma pensavo a scuola.” Risposi io e lei alzò gli occhi al cielo. “ Scusa. Ma io credevo questo.”

“Marcus, hai pensato male. Ieri ti ho detto quando ci saremmo visti, ma non dove” sbottò una risata “ Mi sembrava scontato che ci saremmo incontrati qui.”

“Ah. Adesso ho capito” dissi io arrossendo e lei mi osservò con un sorriso ironico. “ Pensavi che sarei venuta a scuola con tutta quella gente che ci fissa e pronta a spiarci? Ti facevo più intelligente.”

“Ma io sono intelligente! E solo che tu hai la capacità di confondermi!” ringhiai io e la feci ridere. Si alzò e mi fece cenno di seguirla, ma io rimasi lì seduto a fissarla. Diana sbuffò e mi chiese “ Possiamo spostarci da qui?”

“Perché? Hai paura che ti rintraccino?” chiesi io e mi morsi la lingua. Mi guardava con espressione sbigottita e notai il rossore che le avvampò sulle guance. “ Scusa!” mi affrettai a dire, ma ormai era troppo tardi. Lei mi fissò freddamente e con tono glaciale, mi sibilò addosso “ Lo sapevo che era un errore. Addio Marcus!” e stava per lanciarsi in mezzo alla foresta. Io mi alzai e la bloccai, afferrandole la mano. “Non te ne andare. Ti prego!” mormorai non guardandola negli occhi, non sarei riuscito a reggere il suo sguardo. La sentii rilassarsi e mi mise una mano sotto il mento in  modo tale che potesse guardarmi negli occhi.

“Ok. Marcus. Resterò” sussurrò a pochi centimetri dal mio volto. Io avvampai e lei si allontanò scuotendo la testa  confusa. Tra di noi si creò un silenzio carico d’imbarazzo e ripensai a quello che mi aveva detto prima Sam. Aveva ragione. Ero cotto di questa ragazza.

“Diana” ebbi un brivido quando pronunciai il suo nome “ Scusa per quello che ho detto prima. “ e sorrisi cercando alleggerire la situazione. Lei mi guardò e mi rispose al sorriso, ma non aprì bocca.

Io la osservai e mossi un passo verso di lei. Avrei tanto voluto correre ad abbracciarla e cancellare quell’espressione che aveva assunto, ma sapevo che sarebbe stato un errore. Con lei dovevo andarci cauto perché sapevo che al primo sbaglio sarebbe andata via da me ed era l’ultima cosa che volevo. Decisi di tornare a sedermi sul masso e notai che mi fissò delusa, forse si aspettava un’altra reazione da me.

“Allora, che ne dici di parlare?” chiesi io tentando di fare conversazione. Diana riassunse il suo modo di fare e sorridendomi ironica, rispose “ Chiedimi quello che vuoi sapere!” e si sedette in quel punto. Anche se era seduta a soli pochi metri da me, la sentivo terribilmente lontana.

“Allora” farfugliai e mi guardai intorno pensando a come iniziare” Vorrei sapere del tuo potere. È molto simile al mio!”

“E tu che potere hai? Mi stai confondendo!” ribatté lei squadrandomi e la fissai allibito, chiedendomi il significato di quella frase.

“In che senso?” feci io cercando di mascherare la mia confusione. Lei sbuffò e spiegò “ Forse è meglio che sia io a iniziare. Il mio dono è quello di assumere i poteri degli altri, ma è limitato. Solo quando sono vicini a me, riesco a usare le loro capacità, ma quando si allontanano, le perdo.”

“Per cui se io dovessi allontanarmi, non sapresti più copiare quello che faccio?” domandai io iniziando a capire.

“Esattamente. Vedo che non sei più confuso in mia presenza!” si complimentò Diana facendomi arrossire. Si arrabbiò e sbottò “ La smetti di arrossire! Ogni volta che t’imbarazzi anch’io lo faccio. E come se controllassi le mie emozioni. Ma non può essere il tuo potere. Perché tu sai leggere nel pensiero e invocare lo scudo…”

“E so anche prevedere il futuro, mostrare immagini, captare i legami tra le persone. Non riesco ancora a usare bene la capacità di capire i poteri che hanno gli altri vampiri, ma credo che tu l’abbia notato. E so anche provocare delle scariche elettriche” conclusi io guardandola speranzoso. Avevo paura che si alzasse e scappasse a gambe levate dal mostro che ero.

“ Sai fare anche qualcos’altro?” chiese lei con un filo di voce e guardandomi sbalordita.

“Il fatto delle emozioni è vero. So mutarle però è la prima volta che lo faccio inconsapevolmente. Non dovevo” farfugliai io abbattuto. Mi ero illuso che anch’io potessi interessarle, ma mi sbagliavo. A quanto pare i miei sentimenti si riflettevano su di lei, invece di essere ricambiati. Sbuffai e m’intristii.

“Adesso perché sei triste?” mi chiese e notai un tono preoccupato nella sua voce. La guardai e alzai le spalle facendole capire che non era importante. Mi guardò sospettosa, ma lasciò perdere. Si alzò e si avvicinò a me. Strano, mi aspettavo la reazione contraria.

“Perché pensi che dovrei scappare?” mi domandò lei sempre avvicinandosi.

“Perché sono un mostro. “ risposi io e abbassai lo sguardo. Sentii che si era fermata e sobbalzai quando iniziò a urlare “ Un mostro! Marcus hai il potere più bello di tutti. Ti rendi conto che potresti avere tutto quello che vuoi? Ripeto tutto! E non lo sto dicendo perché voglio consolarti, lo dico perché lo penso davvero!” concluse e io decisi di schermarmi dopo che aveva finito. I miei parenti avevano ragione: era frustante quando qualcuno s’intrufolava nella tua testa. Lei scoppiò a ridere io la guardai interrogativo. “Ti sei schermato!” mi disse e continuò a ridacchiare. Io sbuffai e sorrisi.

Si sedette di fianco a me. “ Marcus” sussurrò il mio nome dolcemente ed io mi voltai.

“è vero che sai dare la scossa?” mi chiese Diana con tono gioioso ed io annuii perplesso, sperando che non volesse provarlo su di me. Decisi di mantenere lo scudo attivo anche per i prossimi giorni, così per sicurezza.

“Bene. Spero che mi scovino, così posso dare a loro una bella lezione!” ringhiò lei fissando un punto nella foresta e io le urlai addosso “ No!”

Diana mi guardò spaventata ed io tentai di riprendere il controllo. Presi un respiro profondo e le spiegai “ è la mia famiglia che ti cerca. “

“La tua famiglia?” balbettò lei incredula “ Mi stai dicendo che quei lupi giganti sono la tua famiglia? Ma non è possibile. Tu sei mezzo vampiro!”

“ E mezzo licantropo, anche se né io e miei fratelli ci trasformiamo!” aggiunsi io e risi quando vidi la sua espressione sbalordita. “ Te l’avevo detto che sono un mostro!”

Lei sbuffò e mi contraddisse “ Non sei un mostro. Tu sei unico!”  Io la guardai e notai che era arrossita. Che strano. Io non ero imbarazzato, ma solo lusingato dalle sue parole. Le sorrisi e Diana fece lo stesso.

“Posso farti un’altra domanda?” chiesi io e lei annuì.

“Vorrei sapere perché sei qui? Devo essere sincero. Il fatto che tu sia venuta qui a Forks e che ti sia iscritta alla scuola il mio stesso giorno è sospetto. Vorrei sapere il perché” finii io curioso.

“Giusto.” Disse  e, chiudendo gli occhi, mi rispose “ Mi sono iscritta per te!” e mi sbirciò per vedere la mia reazione.  Io cercai di mantenere un’espressione distaccata, per non farle capire come mi sentissi in quel momento. Avrei potuto toccare il cielo con un dito per la felicità che sentivo e notai che lei sorrise contenta. Perché la influenzavo con le mie emozioni? Scossi la testa decidendo che quel mistero l’avrei risolto dopo. C’è ne erano altri prima di lui.

“Ti sei iscritta per me?” ripetei io fingendo che la risposta non m’interessasse, anche se era il contrario.

“è inutile che fai quella faccia. Lo so che muori dalla curiosità!” e mi punzecchiò a un fianco. Io risi e lei mi guardò radiosa. “ Mi sono iscritta perché volevo conoscerti!”

“Conoscermi? Ma poi come facevi a sapere che mi sarei iscritto?” chiesi io.

“Ti ho spiato!” rispose con tono innocente e, alzando le spalle, proseguì “ Adesso non ti montare la testa!”

“Scusa” feci io appena mi ebbe smascherato e lei rise per poi aggiungere “ Non chiedere sempre scusa. Anche se sei tenero quando lo fai.”

Io avvampai di colpo e la vidi sbuffare. “ Perché mi ha spiato?” domandai abbassando lo sguardo.

“Non lo so neanche io” rispose lei sospirando “ Avevo intenzione di fermarmi pochi giorni in questa zona, per poi proseguire il mio viaggio. Ma poi ho visto te e quella ragazza che cacciavate. Allora mi sono fermata e ho origliato la vostra conversazione. Voi non vi siete accorti di me, perché eravate troppo presi a discutere. A proposito, quando ti arrabbi incuti timore. Sai?” mi fece lei sorridendo e m’imbarazzai ancora di più.

“Marcus. Smettila!” gridò e la guardai. Era rossa come un peperone e mi chiesi in che stato ero ridotto io.

“ Scusa. Prosegui.” Feci io balbettando e cercando di controllarmi anche se avere accanto lei lo rendeva molto difficile.

“Stavo dicendo che ho ascoltato la vostra conversazione e mi è sembrato strano. Mi sono chiesta per quale motivo un mezzo vampiro volesse andare a scuola per poter vivere come un essere umano. Mi hai affascinato e così ho deciso di frequentare la scuola anch’io.” Concluse  osservandomi ed io annuii per farle capire che avevo compreso.

“Bene, adesso scusa ma devo andare. Si è fatto tardi!” disse lei alzandosi di colpo e dirigendosi verso il limitare della foresta.

“Aspetta!” le urlai dietro e la affiancai “ Dove stai andando?”

“Vado a nascondermi. “ e notai che vicino a noi si trovava uno zaino da trekking enorme. “ Devo trovare una caverna per riposare e devo prestare attenzione, visto che la tua famiglia mi sta dando la caccia.”

“No. Vieni da me.” Sbottai e mi guardò allibita. Io mi avvicinai di più a lei che era rimasta ferma a fissarmi “ Diana. Ti ospito io. Hai bisogno di dormire e mangiare. A casa abbiamo lo spazio. Non sparire.”

“No. Marcus. Non credo che i tuoi genitori saranno contenti di questo.” Tentò di dirmi, ma io non mi arresi.

“Ascoltami. Vieni a stare da noi. Così posso presentarti alla mia famiglia. Non sono cattivi come sembrano. Giuro.”  E sorrisi per rassicurarla, ma notai che era ancora scettica.

“Marcus. Io non posso. Poi avevo intenzione di trattenermi solo per qualche altro giorno.” Farfugliò abbassando lo sguardo. Non resistetti, mi portai vicino a lei e alzai il suo mento. Diana incatenò i suoi occhi con i miei ed io mi ritrovai a chiederle “ Ti stanno danno la caccia? Mio padre mi ha detto che ci sono altre tracce, a parte la tua.” Lei annuii e la stinsi tra le mie braccia. La sentii irrigidirsi per pochi istanti e poi rispose all’abbraccio, appoggiando la sua testa sul mio petto. Sarei stato così per l’eternità. Riuscivo a sentire il suo cuore battere all’impazzata. All’unisono con il mio. Sorrisi  e le promisi “ Ci sarò io a proteggerti. “

“Come fanno i buoni amici?” chiese con tono dolce. Sembrava una bambina, ma quando udii le sue parole, provai una fitta al cuore “ Si come fanno i buoni amici…” ripetei cercando di nascondere il mio stato d’animo. Le sarei stato vicino, anche se mi avrebbe considerato per sempre un buon amico. Ero coinvolto da lei e mi chiesi distrattamente se quello che stavo provando si sarebbe potuto definire un imprinting.

Si scostò lentamente da me e mi disse “ Va bene. Verrò da te. Grazie Marcus.”

“Prego. Diana” risposi io prendendo il suo zaino e le feci cenno di seguirmi. Ci incamminammo e,quando Diana vide la mia macchina, mi chiese “ Perché vai in giro con un’auto d’epoca?  E ,soprattutto, funziona ancora?”

“Certo che funziona! “ sbottai io mentre lanciavo il suo zaino nel portabagagli.  Andai ad aprirle la portiera davanti dalla parte del passeggero e la invitai a salire in macchina. Lei rimase ferma e mi guardava sospettosa.

“ Diana. Tranquilla non esploderà. E poi se dovesse succedere, non ci faremo niente!” dissi io con tono scherzoso. Lei si convinse e salì. Io mi sedetti subito di fianco a Diana e partimmo. Iniziai a sentirmi nervoso e le gettavo qualche occhiata per osservarla. Ancora non ci credevo, ero riuscito a convincerla e sarebbe venuta a stare da me. Io e lei, nella stessa casa. Avvampai e mi scoccò uno sguardo omicida. Scoppiai a ridere, era tutto così incredibile.

“Speriamo che non esploda” la sentii mormorare ed io mi voltai verso di lei. “Lo so che noi due non rischieremmo niente, ma dentro lo zaino ci sono tutte le mie cose. Oggetti e quei pochi vestiti che ho.”

“Per i vestiti non ci sarebbero problemi. Mia zia Alice ti darebbe volentieri una mano. Anzi, ora che mi ci fai pensare, sono sicuro che ti trascinerà a fare shopping. È una mania per lei.” Spiegai io al suo sguardo confuso.

“Ti riferisci ad Alice Cullen?” mi chese ed io annuii.

“ Tu sei imparentato con i Cullen!” esclamò lei incredula ed io la guardai allarmato.

“Si. Perché è un problema?”

“Perché non me l’hai detto?” mi accusò furiosa.

“Pensavo che lo sapessi! Ci sono solo loro qua in giro!” risposi io e la guardai allibito. “ Veramente non lo sapevi? Ma dove sei vissuta fino adesso?” chiesi e notai che il suo sguardo divenne doloroso. Con mia grande sorpresa, vidi una lacrima scivolarle sul volto e mi diedi dello stupido.

“Scusa, non volevo offenderti o turbarti in alcun modo.” Mi affrettai a dire e lei scosse la testa.

“Lascia perdere. Marcus. Solo che non amo parlare del mio passato e della mia famiglia.” E mi sorrise,ma aveva ancora quello sguardo triste.  “ Allora tu sei imparentato con i Cullen. Per cui tu sei il figlio di Renesmee.Giusto?”

“Si. Lei è mia madre e mio padre è Jacob Black che è un licantropo. Ho due fratelli gemelli più grandi. Si chiamano E.J. e Didyme. È la ragazza che hai visto con me qualche giorno fa.” E la osservai curioso. Quando avevo pronunciato il nome di mia sorella, aveva fatto un’espressione strana. Come se avesse già sentito quel nome.

“ Però.” Disse lei “ E la tua famiglia è unita?” mi chiese curiosa ed io scoppiai a ridere.

“ Diciamo che hanno avuto i loro contrasti, ma adesso si. Siamo una famiglia unita e non ti preoccupare. Gli piacerai.”

“Lo spero” sussurrò Diana guardandomi e ,quando parcheggiai di fronte a casa, notai la macchina di Sam. Era già entrato, doveva essere molto tardi. Scesi dall’auto e misi in spalla lo zaino di Diana. Lei mi aspettava di fianco alla macchina ed io la presi per mano, cercando di infonderle un po’ di coraggio. Diana mi regalò il suo sorriso e ci avviammo verso la porta.

Sulla soglia presi un respiro profondo  e, sorridendo a Diana, entrai in casa pronto ad affrontare la mia famiglia per lei. 

 

 

 

 

Ecco il quarto capitolo! Mi state odiando vero?  Prometto che scriverò al più presto la reazione della famiglia.  Giuro! Allora che ne dite di questo? Alcuni misteri sono stati risolti. Ma c’è ne sono altri. Per esempio a chi appartengono le altre tracce, se i Volturi sono morti? Boh. Se lo sapete ditemelo. Ahahah scherzo. Spero che vi piaccia, io ci ho messo tutto l’impegno possibile.  Adesso spiegherò una cosa a niky_95, e se voi avete delle domande e/o volete dei chiarimenti, scrivete pure che cercherò di rispondervi. Naturalmente se le domande ,in qualche modo, andranno ad intaccare la storia, darò delle risposte superficiali.  =)

Ecco il tuo chiarimento:  ( musichetta di SuperQuark o di Vojager)

Marcus, E.J. e Didyme sono sia mezzi vampiri e mezzi licantropi. I due gemelli hanno la fisionomia dei mezzi vampiri, infatti la loro carnagione è pallida. Invece Marcus fisicamente assomiglia ai lupi. Però nessuno di loro ha sviluppato la trasformazione in licantropo, ma non si sa mai. Dopotutto devono provare una forte emozione per innescarla. Dalla parte dei vampiri hanno preso anche la proprietà dei poteri.

Ma i tre Black hanno le caratteristiche di entrambe le razze:

E.J legge nel pensiero anche a chilometri di distanza. Se ti ricordi il branco riesce a comunicare anche se sono lontani tra di loro.

Didyme ha sviluppato un amore per Seth come se avesse avuto anche lei l’imprinting, infatti si è attaccata molto a Seth, più di quanto faceva Renesmee da piccola nei confronti di Jacob.

Marcus… bè è Marcus. Ed è pieno di sorprese. Lui è quello che racchiude appieno le due razze.

Ehm… ho scritto tantissimo. Scusa. Comunque sono tutte mie personali libertà che mi sono concessa. =)

 

Vorrei ringraziarvi che mi leggete sempre e spero che anche questo capitolo lo apprezzerete.

GRAZIE DI CUORE!

Angolo risposte recensioni:

Juju88, ormai tu sai quasi tutto! Ma non ti ho raccontato le cose più importanti! Grazie che mi recensisci sempre. Veramente GRAZIE! Tvb BACIONI!

Klaudia19 sono io che devo ringraziare te! Mi commenti sempre e non c’è piacere più grande che leggere le vostre recensioni. Per i capitoli lunghi hai ragione. Deformazione personale. Io adoro leggere e soprattutto adoro i libri che hanno tantissime pagine. Infatti secondo me Breaking Dawn è corto! GRAZIE MILLE! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!

Levsky, Ciao! Diciamo che Diana è più che dispettosa… è S*****a! Però in questo capitolo sa anche comportarsi bene, quando vuole. Grazie perché mi commenti sempre! Per le scene tagliate vai sulla gazzetta di forks. È il blog ufficiale e ogni giorno aggiornano con notizie e video, infatti oggi ho visto il bacio che hanno tagliato fra Ed e Bella. Lei come al solito assatanata! Spero di esserti stata utile! Bacioni!

ishizu, grazie mille perché mi commenti sempre a me e alla mia amica Juju88lo apprezziamo molto! Spero che questo capitolo ti piaccia!

niky_95, ciao! Spero di averti dato una buona spiegazione… XD GRAZIE GRAZIE che mi segui sempre! Sono contenta che ti piaccia anche questa! Spero di non deluderti! GRAZIE ANCORA!baci!

Musa_Talia, spero che il compito ti sia andato bene! Incrocio le dita! Comunque non sapevo tutte quelle cose sul nome Diana. Sapevo solo che era la dea della caccia e di una bellezza divina. Ti ringrazio. È sempre bello imparare cose nuove! Sono contenta che io sia riuscita a catturare la tua curiosità! Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Bacioni!

 

Grazie anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

Alla prossima!

 

 

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Capitolo 5
*** Benvenuta nella mia vita. ***


Benvenuta nella mia vita.

 

 

Quando varcai la soglia di casa con Diana, non mi aspettavo quel comitato di accoglienza. La mia famiglia era al completo tranne per E.J. solo perché era in Europa. Appena sbucammo nel salotto, notai per prima cosa gli sguardi furiosi dei miei parenti, per poi tramutarsi in espressioni sorprese. Vidi il mio migliore amico seduto sulla poltrona che mi fissava sbalordito, ero certo che non si aspettasse che mi sarei presentato con Diana. Gettai uno sguardo verso di lei e sorrisi. Aveva la bocca spalancata e per la prima volta non aveva la risposta pronta. Ci squadrammo per più di cinque minuti e sembrava che nessuno avesse intenzione di parlare. Diana mi guardò e fece un cenno con la testa per invitarmi a dire qualcosa. Io presi un respiro profondo e, con voce chiara e forte, dissi “ Ciao. Come mai tutti qui?”

Notai Diana alzare gli occhi al cielo, ma non era l’unica. Anche Sam lo fece per poi sbattersi una mano in faccia,esasperato. Io sorrisi, ero troppo contento di avere di fianco a me Diana. Potevo affrontare chiunque, l’importante era che io stessi vicino a lei per sempre. O almeno, il più a lungo possibile.

Vidi mio padre avanzare verso di me e lessi nel suo sguardo delusione e sorpresa. Mi faceva male notare come mi osservava, ma dovevo cercare di spiegarli per quale motivo mi ero comportato così. Solo che non potevo farlo davanti agli altri, così imposi il mio scudo su di me e su di lui e gli tesi la mano. Lui mi guardò dubbioso ma me la strinse. Chiuse gli occhi e gli mostrai quello che era successo in questi due giorni. Sentii mio nonno Edward sbuffare e gli rivolsi un sorriso.  Mi riconcentrai su mio padre e gli feci sentire quello che provavo per la ragazza di fianco a me. Lui sbarrò gli occhi, ma vidi le sue labbra atteggiarsi in un sorriso che sparì subito.

“Chissà cosa li sta mostrando.” sentii mormorare Carlisle a nessuno in particolare.

“Non lo so! Ma vorrei tanto saperlo!” sbottò ad alta voce Emmett e zia Rosalie annuii comprensiva “ Hai ragione. Più passa il tempo, più m’innervosisce!”

Io sbottai in una risata e Diana mi fissava perplessa. Avrei voluto tanto poterle leggerle nel pensiero, ma di sicuro anche lei stava usando lo scudo per proteggersi. Guardai mio nonno e la mia teoria ebbe conferma. Aveva un’espressione delusa e mia nonna Bella lo fissava curiosa.

“Avete finito?” sbottò mia sorella Didyme. Era vicino al caminetto e squadrava Diana come se fosse una nemica. Io e mio padre ci separammo, ma prima di raggiungere mia madre seduta sul divano, mi sussurrò “ Aiuterò te e la ragazza. Ma dopo noi parleremo. “ e guardando Diana le disse “ Benvenuta in casa Black e Cullen. “ Lei arrossì e farfugliò dei ringraziamenti. Lui le sorrise e raggiunse la mamma.

“Visto che non sono pericolosi” le mormorai io e mi fece un sorriso timido, ma non rispose. Mossi un passo e lei mi trattenne. Quando la fissai, Diana mi pregò “ Non mi lasciare”

“Non potrei mai farlo.” Dissi io e le strinsi con più forza la mano. Alzai lo sguardo verso la mia famiglia e vidi Esme che mi sorrideva radiosa. Peccato che fosse l’unica a farlo. In quel momento si alzò Sam e si avvicinò a me e a Diana. Mi dava fastidio il modo in cui la guardava, era diffidente e avevo paura che potesse dire qualcosa che l’avrebbe ferita. Sam mi sorprese e si mise di fianco a me. Gli sorrisi per ringraziarlo e lui alzò le spalle sorridendo.

“ Vorrei presentarvi Diana.” Dissi io indicandola e lei rivolse un sorriso timido ai presenti. Carlisle camminò verso di noi e le tese la mano.” Io sono Carlslie Cullen” si presentò con il suo sorriso gentile.

“Diana Grisoldi. Piacere. Finalmente ho l’onore di conoscere lei e la sua famiglia” disse Diana con voce sicura e fissandolo negli occhi. Aveva ripreso il suo solito modo di fare ed io sorrisi.

“Hai sentito parlare di noi?” chiese il mio bisnonno osservandola interessato.

“Si, signore.” Rispose Diana e sorrise. “Chiamami Carlisle” disse il vampiro e lei ripeté “ Carlisle!” Notai mia nonna e mio nonno sorridersi e mi domandai il perché.

“ Per cui conosci anche il nome degli altri membri della mia famiglia.” Constatò Carlisle.

“Sì. Loro sono Emmett e Rosalie” disse Diana indicandoli e la guardarono sorpresi “ Poi, lì si trovano Alice e Jasper. “ e la vampira la salutò “ Lei è Esme” e il sorriso della mia bisnonna s’intensificò “ e infine ci sono Edward e Bella. Ho sentito molto parlare di voi. La vostra storia è leggenda, tanto che siete riusciti ad avere una bambina. Renesmee” concluse, lasciando sbalorditi tutti.

“Non possiamo dire lo stesso.” Sibilò mia sorella e la guardai furioso. Lei ricambiò il mio sguardo e mi sorrise sarcastica. Conoscevo quell’espressione e mi portai davanti a Diana per difenderla. Didyme s’incupì e fece due passi verso di me. “ Hai paura che la attacchi?”non risposi, ma rimasi fermo dov’ero.

“Ragazzi!” mia madre ci richiamò e notai lo sguardo preoccupato che aveva.

“Scusa mamma!” dicemmo all’unisono io e mia sorella. Di solito quando succedeva, scoppiavamo a ridere ma ora ci fissavamo in attesa che uno dei due facesse un passo falso.

“Marcus” sussurrò Diana ed io mi voltai verso di lei “ è stata una cattiva idea. Non voglio che litighi con loro per causa mia. Non ti preoccupare per me. So cavarmela da sola”

“Tu non ti muovi da qui!” non fui io a parlare, ma mia sorella “ Ci devi spiegare chi sei!”

“Didyme!” la avvertii e lei ringhiò “ Marcus. Porti una sconosciuta a casa. Abbiamo il diritto di sapere!”

Guardai i miei parenti, anche se non avevano la stessa espressione di Didyme era evidente che la pensassero come lei. Diana si portò davanti  a me e, fissando mia sorella, dichiarò “ Non ho nessuna intenzione di attaccarvi e non sto prendendo in giro tuo fratello. Perché non dai voce ai tuoi pensieri?”

Lei la fissò scioccata e non era la sola. Tutti i presenti erano impietriti tranne mio padre che sapeva ogni cosa. Si alzò e si portò vicino a mia sorella. Le mise una mano sulla spalla e lei si voltò mal volentieri verso di lui.

“ Piccola mia. Calmati. Lasciala parlare.”  E mia sorella annuì. Mio padre inarcò il sopraciglio e Didyme sbuffò “ Scusa Diana. Non dovevo”

“Non c’è problema. Sento il bene che vuoi a tuo fratello. È normale. Scusami tu se ti ho riposto così male. È un mio modo per difendermi.” Disse Diana guardando mia sorella sorridendole. Didyme si rabbuiò e Diana smise di sorridere. Non capivo perché mia sorella si comportasse così, ma gliel’avrei chiesto presto.

“Scusa Diana. Non capisco una cosa.” Fece mio nonno osservandola “ Ho notato che sai leggere nel pensiero e sentire le emozioni. Come me e mio fratello Jasper. Ma hai anche lo scudo attivo e sei riuscita a leggere i pensieri di Didyme “.

“Non ho alzato lo scudo!” sbottò mia sorella “ Non credevo che ce ne fosse bisogno. Ma adesso che lo so, starò più attenta!” e notando lo sguardo di mio nonno mormorò “ Scusa. Vai pure avanti.”

“Grazie Didyme.” Fece Edward sorridendole “ Vorrei chiederti se hai lo stesso potere di Marcus. Anche se è strano. “

“Nonno, Diana riesce a copiare i poteri” mi affrettai a dire e spiegai quello mi aveva raccontato Diana prima, compreso il motivo della sua iscrizione al liceo. Notai che Sam sorrise e scosse la testa. Appena ebbi finito di parlare, mi sussurrò all’orecchio “ Certo che tu le ragazze le fai impazzire” ed io arrossii mentre gli sorridevo.

“Marcus!” mi sgridò ad alta voce Diana attirando tutta l’attenzione su di lei “ Vuoi finirla? Lo sai che non sopporto quando mi fai provare quello che senti tu.”

“Scusa” farfugliai e m’imbarazzai ancora di più. Lei divenne rossa e si voltò dall’altra parte per non guardarmi.

“Sono molto belli insieme, vero?” mormorò Esme a mia madre e mia nonna che annuirono. Notai che mia mamma mi guardava felice e mi sorprese, quando si alzò e si portò davanti a noi.

“Da quello che ho capito, sei senza un tetto e stai scappando. Ti prego rimani qui con noi. Io e mio marito, Jacob, ti aiuteremo.” Propose a Diana ed io sorrisi a mia madre che ricambiò.

“La ringrazio. Adesso ho capito da chi ha preso Marcus la gentilezza.”disse Diana sorridendo e mi gettò un’occhiata.

“Marcus” mio zio Jasper mi chiamò” Che significa quello che ha detto la signorina? Quando tu cambi stati d’animo, li fai provare anche a lei?”

“Si, zio. Infatti, pensavo di chiederti delle spiegazioni. Non mi è mai successo. A te sì?”

“No. Non mi è mai capitato. Forse siete troppo in sintonia oppure il fatto che voi due avete un potere simile. Ma se tu riesci a influenzare anche lei, potrebbe essere anche il contrario.” Constatò Il vampiro osservandoci.

“Lei pensa che potrei farlo anch’io?” chiese Diana piena di entusiasmo e mio zio annuì. Lei mi guardò sorridendo ironica ed io tremai inconsapevolmente. Sam, Emmett e mio padre si misero a ridacchiare con mio grande disappunto.

“Ti sei messo nei guai” disse mio padre.

“Totalmente nei guai!” esclamò Emmett dando man forte a mio padre. Io sbuffai e diedi di gomito a Sam per farlo smettere.

“Grazie zio Jazz.” Sibilai e mio zio alzò le spalle sorridendo. Vidi Carlisle scambiare uno sguardo d’intesa con mio nonno ed io li osservai. Decisi di leggere le loro menti e mi trovai d’accordo con loro. Dovevamo proteggere Diana da questi sconosciuti che la inseguivano.

“Diana.” Disse mio nonno “ Hai per caso qualche idea su chi siano a darti la caccia? Te lo chiedo perché le tracce che abbiamo sentito, erano molto vicine alle tue. “

Sentii Diana irrigidirsi al mio fianco e, quando guardai il suo volto, vidi passare un lampo di smarrimento.  Ma forse me le ero solo immaginato, perché adesso aveva un’espressione mortificata e guardava mio nonno, dispiaciuta.

“No. Non ne ho idea. Mi sono accorta che m’inseguivano due settimane fa. E mi sto spostando per seminarli, ma sono molto bravi. Ed è per questo che ho deciso di venire in questa zona. Su al Nord abita un vecchio amico di famiglia. È un caso che io vi abbia incontrato qui. “ sorrise vedendo le espressioni perplesse di tutti noi e si affrettò a spiegare “ Da quello che dicono le voci, voi Cullen non abitate più qui a Forks e che vi siate nascosti in un punto isolato del mondo per evitare di farvi rintracciare.”

“Dicono che ci siamo nascosti?” sbottò Emmett con aria offesa “ Noi non scappiamo. E poi per quale motivo dovremmo nasconderci? Non c’è motivo. Gli unici che avevano dei problemi con noi, erano i Volturi.”

“Problemi è un eufemismo. Ci odiavano e ci volevano distruggere.” Ribadì il concetto zia Rosalie.

“Non volevo farvi arrabbiare. Questo era quello che sapevo io e so pochissimo. Infatti, non mi sarei mai aspettata che voi eravate ancora qui e soprattutto che Marcus fosse imparentato con i Cullen.”

“In macchina per poco non mi attaccava perché non gliel’ho detto subito” confessai io e loro sorrisero.

“Ma non hai idea perché t’inseguono?”  chiese mia nonna Bella scrutandola attentamente.

Diana abbassò la testa e sussurrò “ Forse vogliono finire quello che hanno iniziato otto anni fa” e, quando alzò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi. La abbracciai d’istinto e le sussurrai all’orecchio “ Non sei costretta a raccontare niente.”

Lei mi guardò e mi accarezzò una guancia “ Non ti preoccupare. Ci sei tu qui con me” ed io le sorrisi dolcemente.

“Siamo sicuri che non abbia avuto l’imprinting?” sentii mormorare mia zia Alice a Jasper.

“No. Se no la guarderebbe come un pesce lesso.” Rispose Emmett  e indietreggiò quando vide gli sguardi furiosi di mio padre e Sam. “ Scusate, ma è vero.” Commentò il vampiro facendo sorridere Rosalie.

“ Imprinting?” chiese Diana curiosa “ Cos’è? “

“è una cosa di noi licantropi. Praticamente…” fece Sam ma gli tappai la bocca e sorrisi a Diana che mi guardava confusa. Notai con piacere che si era ripresa da prima.

“Niente Didy!” dissi io chiamandola come facevo con mia sorella.

“Didy?” chiese la diretta interessata fissando me e Diana sbalordita. Avrei giurato di aver visto uscire del fumo dalle narici per quanto era infuriata.

“Si. Ecco. La famiglia di Diana la chiama così” mi giustificai io alzando le spalle e sperando che mi credesse.

“Mi chiamava” mormorò Diana abbassando nuovamente lo sguardo. Prese un respiro profondo e,con tono doloroso, ci raccontò “Sono stai uccisi. I miei genitori non hanno avuto la stessa fortuna di voi due o una famiglia che li appoggiasse.” E indicò i miei nonni e i miei parenti. “Mia madre scappò da casa. Certamente non poteva dire ai suoi genitori che si era innamorata di un vampiro. Così iniziarono a nascondersi e vivere il loro amore. Nacqui io ma mia madre non c’è la fece. Mio padre non riuscì a controllarsi e…”

“Diana. “ la chiamò mia nonna avvicinandosi a lei. “ Mi dispiace tanto.”

“Mi fa bene parlarne.” Fece Diana prima di continuare “ Mio padre ed io ci unimmo al clan di due vampiri nomadi e divennero la mia famiglia. Ma non durò a lungo, ci trovarono e mio padre e Amy furono uccisi. Scappai con il compagno di Amy e mi lasciò a un suo amico di vecchia data. Rimasi lì per cinque anni, ma lui si rifiutò di dirmi il suo nome. Non ebbi mai il coraggio di chiedergli il motivo. Non mi fece mai mancare niente, ma mi trattava con freddezza. Forse aveva paura per quello che era successo a mio padre e ad Amy. Poi un giorno ci arrivò la notizia che Patrick era stato trovato e assassinato. Decisi di fuggire. Non volevo fargli correre questo rischio. Ho girato il mondo, ma sentivo la sua mancanza. Così decisi di tornare dove ero cresciuta. E due settimane fa, mi sono accorta che mi seguivano. E adesso ho più urgenza di raggiungerlo. È l’unico che può aiutarmi!”

Sentii nascere dentro di me una profonda tristezza e mi sentii colpevole. Io avevo una famiglia unita e che mi voleva bene. Eravamo sempre disposti ad aiutarci tra di noi, invece lei aveva passato la sua vita a nascondersi. Ringhiai per la furia e decisi che avrei dato personalmente la caccia a quei vampiri che la seguivano. Non m’importava di me, l’unica cosa che contava era lei. Solo lei.

Alzai lo sguardo e vidi le espressioni mortificate dei miei parenti. Mia madre e mia nonna si erano alzate e avevano raggiunto Diana che teneva sempre la testa bassa e, quando sentii un suo singhiozzo, esplosi.

“Diana. Ti proteggerò io. Non sei sola. “ dissi io stringendola a me. “Non permetterò a nessuno di farti del male. Rimani qui. “ Lei mi abbracciò e diede sfogo alle sue lacrime.

“Vado a convocare il branco.” Disse mio padre e, fissando Sam, continuò “ Trasformati e chiama anche tuo padre. Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile.”

Il mio migliore amico annuì, ma prima di uscire notai ancora quello sguardo diffidente che aveva rivolto a Diana. Sembrava scettico, ma non gli diedi peso. Era più importante Diana in questo momento.

“Se permettete, io me ne vado” disse Didyme alzandosi e dirigendosi verso la porta.

“Che cosa? No amore. Rimani qui.” Fece mia madre fermandola con una mano.

“Non ti preoccupare.” Disse mia sorella e si voltò verso di me “ Marcus. Stai attento!”

“Cosa vorresti dire?” ringhiai facendo sussultare Diana che era ancora tra le mie braccia. Le baciai la testa per farmi perdonare e mia sorella ringhiò.

“Quando ricomincerai a ragionare con il cervello, fatti sentire. Io non le credo, ma è riuscita a ingannare tutti voi!” e Didyme uscì sbattendo la porta. Mi aveva scosso la sua reazione. Non avevo mai litigato così con lei. Sentii Diana allontanarsi e mi fissò colpevole. “ Marcus. Ti prego. Lasciami andare via. Io…”

Scossi la testa e, guardando mia madre, le chiesi “ Mamma. Puoi accompagnare Diana nella sua stanza.”

“Dove vai?” mi chiese Diana afferrando la mia maglietta. La guardai e le sorrisi “ Vado a mantenere la mia promessa. Adesso vai su e riposati.”

Vidi mia madre accompagnare su Diana che mi guardava ancora triste e mortificata. Mi si strinse il cuore a lasciarla così, anche se era per pochi minuti. Mi voltai verso i miei parenti e chiesi a bruciapelo” Voi le credete?”

Non mi risposero ed io mi accigliai. Voltai loro le spalle ma davanti a me si fiondò mio padre che mi ordinò “ Stai fermo dove sei!”

“Per quale motivo?” urlai e mio padre si arrabbiò.

“Se permetti, non voglio che mio figlio vada a cacciarsi nei guai e che rischi la vita. Credo di parlare in nome di tutti. Noi crediamo a Diana, ma siamo un po’ perplessi.Ti aiuteremo. Per te, lei è molto importante e tu, Marcus, sei importante per noi. Specialmente per me e tua madre.”

Io lo fissai e mi sentii tremendamente in imbarazzo. Mio padre mi guardava con affetto e mi sorrise quando io lo abbracciai. “Grazie” sussurrai.

“Forse è meglio che vada. Tu rimani qui, hai bisogno di riposo.” Fece mio padre dirigendosi verso la porta “ Marcus. Tua sorella ti vuole molto bene, ha bisogno solo un po’ di tempo. Dai un bacio da parte mia alla mamma” io sorrisi e lui uscì.

“Andiamo anche noi.” Fece mio nonno” Il branco avrà bisogno di aiuto! Ciao Marcus.” E mi sorrise dandomi un buffetto sulla testa.

“Ciao piccolo Marcus.” Disse mia nonna abbracciandomi “ Stalle vicino. Va bene?”

“Si nonna. “ e lei mi sorrise.

Rosalie mi salutò dandomi un bacio sulla guancia ed Esme e Carlisle mi salutarono con la mano. Emmett si avvicinò a me e, mettendomi un braccio sulle spalle, esclamò “ Nipotino mio. Grazie. Era una noia ultimamente. L’unico divertimento era combattere contro tuo zio Jazz!”

“ Era una noia, solo perché perdevi sempre.” Gli fece notare mia zia Alice che si era avvicinata per salutarmi. Io le sorrisi e lei mentre scompigliava i miei capelli, mi disse “ Terrò d’occhio la situazione. Buchi neri permettendo.   Un’altra cosa. Domani mattina non c’è scuola, per cui dì a Diana che le porterò dei vestiti e quando starà meglio…”

“Alice!” la sgridò dolcemente Jasper e mia zia gli feci una linguaccia per poi sorridergli. Mio zio mi diede una pacca sulla spalla per confortarmi e i tre uscirono, lasciandomi solo nell’ingresso.

Sospirai e fissai il telefono. Volevo chiamare Didyme, ma conoscendola non avrebbe risposto al telefono. M’intristii e sentii acuirsi la mancanza di mio fratello. E.J. aveva sempre posseduto la capacità di alleggerire le situazioni spiacevoli. Ma da una parte era meglio così, di sicuro mi avrebbe preso in giro per Diana. Sene erano accorti tutti che tenevo a lei immensamente ed era per questo che i miei parenti avevano deciso di darmi una mano. Sentii dei passi scendere le scale e, quando alzai lo sguardo, vidi mia madre sorridermi.

Si avvicinò e mi abbracciò stretto, come quando ero piccolo. Mi lasciai cullare da lei e cercai  di trasmetterle tutto la mia gratitudine che provavo nei suoi confronti.

“Prego” mi disse e le sorrisi. Mi portò in cucina e mi fece sedere al tavolo. “Hai fame?”mi chiese. Io annuii e lei scoppiò a ridere. Mentre cucinava, sentii Diana al piano di sopra che si stava facendo una doccia. Avvampai, la convivenza sarebbe stata difficile ma ero al settimo cielo.

“Marcus” mi disse mia madre mentre mi metteva davanti un piatto di lasagne “ Cosa provi per quella ragazza?”

“Non lo so, mamma. Quando è felice, lo sono anch’io e odio vederla quando è triste o spaventata. Sento di doverla proteggere e, anche se in questo momento ci separano solo pochi metri, sento la sua mancanza!” risposi io concentrando il mio sguardo sul piatto che avevo appena svuotato.

Mia madre rise e dichiarò “ Ah. Marcus. Mi ricordi molto tuo padre. Sai?”

“Ah, si?” chiesi io alzando lo sguardo su di lei confuso.

“Sì! Tu e Jacob avete la capacità di mostrare il vostro amore con parole semplici e con piccoli gesti. Quello che hai fatto per Diana stasera è stato molto bello.  Sono orgogliosa di te!”

Io le sorrisi e mi alzai. Mia madre mi fissò con amore e, quando le passai accanto, lei diedi un piccolo bacio sulla guancia. “ Tutto merito tuo e di papà” dissi io prima di salire le scale e la vidi arrossire.

Salii e ,mentre stavo per aprire la porta della mia camera, Diana mi chiamò “Marcus.” Sorrisi perché il mio cuore, ogni volta che lei pronunciava il mio nome, faceva una capriola. Mi voltai verso di lei sempre con il sorriso sulle labbra. Era appoggiata sulla soglia della stanza per gli ospiti e mi guardava.

“Perché sorridi?” mi domandò. Io scossi la testa e lei rise. Si avvicinò a me e appoggiò una mano sul mio petto.  “ Il tuo cuore sembra che stia prendendo il volo” sussurrò a pochi centimetri da me.

Non risposi e la fissai negli occhi. Lei si avvicinò e mi baciò sulla guancia “ Grazie!” Mormorò e sorridendomi per un’ultima volta, si avviò in camera. “ Buonanotte!” mi disse prima di chiudere la porta.

“Buonanotte!” mormorai certo che potesse sentirmi. Mi avviai in camera mia come in trance e toccai il punto dove mi aveva baciato. Sorrisi e andai a letto. Non vedevo l’ora che la mattina arrivasse, in modo tale che potessi rivederla.

 

 

Ecco a voi il quinto capitolo! Ho postato subito, perché le reazioni avevo intenzione di scriverle nel quarto, ma poi il capitolo sarebbe diventato troppo lungo.  Che ne dite? Mi è dispiaciuto molto scrivere della litigata tra Marcus  Didyme. È stato difficile, perché loro due hanno un rapporto splendido. Beh, vedremo in futuro. XD… allora che ne pensate della storia di Diana? È molto triste. Ma Marcus la aiuterà. Che bello che è lui. Ah se un ragazzo così esistesse veramente. Vabbè sto divagando. Grazie mille!

Spero che continuerete a seguirmi e che vi piaccia la piega che sta prendendo. GRAZIE!

 

Angolo riposte recensioni:

Musa_Talia ecco a te il nuovo capitolo! Spero che ti piaccia! La storia di Diana è molto triste e tormentata. Grazie mille per i complimenti. Non me li merito. E grazie perché mi commenti sempre! Bacioni!

Levsky, quante domande! Ahahah! Però sono contenta, vuol dire che questa FF ti ha coinvolta. Per quanto riguarda Marcus.. hihihi… Non ti risponderò, anche se sai già. Però ti faccio notare che Marcus è anche mezzo vampiro. Per cui cosa accadrebbe se lui…. XD comunque grazie di cuore! Per tutti i complimenti e le recensioni!

Klaudia19  ho postato subito. Spero che sarai contenta! Grazie per i complimenti! Spero di essere riuscita soddisfare la tua curiosità, in parte. Perché molte cose devono ancora accadere. Bacioni e grazie ancora!

Juju88, grazie!!!! Mi commenti sempre e soprattutto mi ascolti quando ho dei dubbi a proposito della ff! grazie di cuore tvb! E anche tu vai alla grandissima! IL BIFIDUS JASPERUS!!

 

Grazie anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Sempre tuo. ***


 

Sempre tuo.

 

Stavo dormendo quando sentii picchiettare alla finestra. Mi svegliai, rizzandomi a sedere, e diedi un’occhiata all’ora. Erano le tre del mattino e sentii il respiro di mia madre e quello di Diana che stavano ancora riposando nelle altre stanze. Mi alzai e mi avvicinai alla finestra. Guardai giù e vidi Sam salutarmi con la mano per poi farmi cenno di scendere. Mi preoccupai, credevo che fosse già a casa a quell’ora. Uscii dalla mia camera nel modo più silenzioso possibile e mi affrettai sentendo nascere dentro di me il nervosismo.

Il vento notturno m’investì, scompigliando i miei capelli, e mi diressi verso Sam. Era appoggiato a un albero che mi aspettava e, quando mi vide, mi sorrise. Ma non era il suo solito sorriso, era attento e diffidente.

“Sam! È successo qualcosa?” chiesi io allarmato. Lui scosse la testa e mi fece cenno di seguirlo. Era strano e non mi guardava negli occhi. Quando raggiungemmo il piccolo ruscello vicino a casa mia, Sam si sedette sulla riva e mi fissò. Non mi piaceva come mi guardava e la mia preoccupazione aumentò.

“Sam! “ lo chiamai e presi posto vicino a lui.” Stai bene?”

“Io sì. Tu? Puoi dire lo stesso?” chiese lui serio. Lo guardai confuso e alzai le spalle.

“Si, sto bene.” Risposi “ Mai stato meglio, a essere sincero” continuai ripensando che, in quel momento ,Diana era al sicuro in casa mia.

“Se lo dici tu” si limitò a ribattere lui e spostò lo sguardo verso gli alberi che ci circondavano.

“Sam, è successo qualcosa?” ripetei mettendogli una mano sulla spalla per farlo voltare verso di me. “L’ispezione com’è andata?”

“Non abbiamo trovato niente. Come mi aspettavo, dopotutto. Adesso stanno facendo una riunione, ma io sono andato via. Volevo parlare con te!” rispose lui squadrandomi.

“Dimmi.”  Feci io fissandolo perplesso. Non lo riconoscevo, che fine aveva fatto Sam? Il ragazzo ridanciano e con la battuta pronta?

“Come ti ha convinto?” e guardando la mia espressione, chiarì “ Diana. Come ti ha convinto? Come riesci a fidarti di lei?”

“Il mio cuore si fida di lei. “ e vidi Sam sbuffare “ Vuoi dirmi che problema c’è? “ sbottai io arrabbiandomi.

“C’è che non mi piace. Puoi difenderla come vuoi, Marcus! Ma è strana. Mi ricorda il Dottor Jekyll e Mr. Hide. Prima si comporta da vera… hai capito, no? Non ti trattava bene. E poi in soli due giorni, cambia e diventa la ragazza più timida e impaurita che esista. Non so chi sia la vera Diana, ma preferivo quella che si comportava da stronza. Era più sincera secondo me. Che poi, definirla sincera è troppo. “ rispose Sam alzando il tono della voce.

“Dai ragione a mia sorella?” domandai io stringendo le mani a pugno, per non attaccare il mio migliore amico. E quando lo vidi annuire, mi alzai e gli voltai le spalle. Senti la sua mano sulla mia spalla e la scrollai violentemente. “ Sparisci Sam!” ringhiai.

“No! No me ne vado!” e si fiondò davanti a me” Voglio finire quello che ho da dirti! Io non le credo. Stranamente l’amico del quale lei non conosce il nome, si trova da queste parti. E tu lo sai che siamo sempre attenti su chi gira nel nostro territorio. Avremmo dovuto incontrarlo, no?”

“Ha detto che a Nord!” sibilai io fissandolo minaccioso .

“Allora avrebbero dovuto incontrarlo il clan di Denali!” scosse la testa e poi continuò “ E poi come fa a conoscere tutti i Cullen? Va bene che la tua famiglia è unica e tutti i vampiri la conoscono, ma lei ha una conoscenza più dettagliata. E come se li avesse studiati.”

“L’hai detto tu stesso. Siamo famosi!” gli feci notare con tono sarcastico.

“Marcus! “ urlò “ Allontani da lei!”

“Non posso!” mormorai abbassando gli occhi.

“Cosa accidenti significa che non puoi! Andiamo. Fino a tre giorni fa ignoravi la sua esistenza. Si può sapere cosa è cambiato?”

“ è cambiato perché mi sono innamorato di lei!” urlai con il respiro affannato. Lui sgranò gli occhi e scosse la testa incredulo.

“Non è vero!” fece lui guardandomi scettico.

“Come sarebbe a dire?” ringhiai verso di lui e il mio cuore si strinse quando lo vidi arretrare. Cercai di calmarmi, ma con scarsi risultati. Credevo che lui mi sarebbe stato vicino in quella situazione, invece stava avvenendo il contrario. L’unica persona che poteva darmi una mano, era il primo ad allontanarsi.

“Sam…” lo chiamai e lui mi rivolse un’occhiata piena di risentimento “ Scusa”

“Marcus. Non voglio le tue scuse. Rivoglio indietro il mio amico.” Fece lui con tono glaciale.

“Sono sempre io. Non è cambiato niente. Sono io. Marcus!” dissi e mi battei una mano sul petto per ribadire il concetto.

“Allora se è questo il vero Marcus, non voglio averci niente a che fare. Quando tornerai in te, vieni da me. Sai dove trovarmi!” e detto questo mi volse le spalle e sparì nella foresta.

Rimasi a fissare il punto dove era fuggito, cercando di trattenermi dal rincorrerlo. Mi sedetti e mi presi il viso tra le mani. La mia vita era cambiata come avevo desiderato, ma non ero disposto a perdere le persone a me più care. Era vero che adesso c’era Diana, ma il pensiero di mia sorella e del mio migliore amico , rendeva la gioia amara.

Sospirai e in quel momento sentii dei passi venire verso di me. Sperando che fosse Sam, mi alzai e mi voltai verso quella direzione. Vidi spuntare Diana e mi guardava dispiaciuta. Mi domandai il perché e soprattutto cosa ci faceva lì, quando sarebbe dovuta stare in casa al sicuro. Sbuffai e mi diressi verso di lei.

“Perché sei ven…” m’interruppi quando sentii le sue labbra sulle mie. Spalancai gli occhi sorpreso e non feci in tempo a rispondere, che lei si era già allontanata e mi guardava sorridendo. Ero immobilizzato e avevo un’espressione completamente confusa. Ero imbarazzatissimo e di sicuro in quel momento era completamente e totalmente rosso. Teoria confermata perché anche lei era arrossita.

“Marcus…” mi chiamò e la sua voce mi sembrò ancora più bella. Avrei voluto tanto rispondere, ma a quanto pare il mio cervello aveva dimenticato come si facesse a parlare. Lei continuava a fissarmi sorridendo ed io non sapevo che fare. Però quando vidi il suo sorriso sparire, farfugliai “ Scusa”

Lei sbarrò gli occhi e scoppiò in una risata allegra. Mi ritrovai a seguirla, ridere era più facile che parlare.

“Scusa?” ripeté lei sempre ridendo “ Sono io che devo chiederti scusa per averti baciato.”

“Cosa? No! No! Puoi farlo quando vuoi!” sbottai io e mi maledissi per quello che avevo detto. Lei scoppiò a ridere più forte ed io guardai in basso per evitare di fissarla negli occhi, dopo l’ennesima brutta figura che avevo fatto.

Sentii la sua mano alzarmi il mento ed io sorrisi. Con la mano che mi tremava, le accarezzai una guancia e lei piegò la testa sorridendomi. Mi avvicinai a lei, chiusi gli occhi e la baciai. Ero convinto che mi avrebbe allontanato, invece sentii le sue mani tra i miei capelli e rispose. Ci baciammo a lungo, mentre il mio cuore batteva sempre più forte. Non avrei mai voluto smettere, ma quando i polmoni cominciarono a reclamare aria, mi allontanai dispiaciuto. Sorrisi vedendo che anche lei non voleva interrompere il contatto tra di noi.

“Marcus.” Disse con voce roca “ anche tu puoi farlo quando vuoi. “ e mi sorrise radiosa. Io risi e la abbracciai.

Non avrei mai voluto lasciarla andare, sentivo il suo cuore battere all’unisono con il mio. Sembrava che stessero cantando per noi due. Senza rendermene conto, cominciai a cullarla e lei seguì i miei movimenti.

Stavano ballando una melodia che solo Diana ed io potevamo udirla. La nostra canzone era il vento che soffiava in quel momento e il rumore del ruscello là vicino, intervallato dai nostri battiti. Rimanemmo abbracciati, fino a quando l’alba non sopraggiunse e ci illuminò con i suoi raggi. La baciai di nuovo e, sorridendole, la presi per mano. Tornammo a casa e vedemmo mia madre che ci aspettava sotto il portico.

Sorrise quando ci vide così e mi fece l’occhiolino, stando attenta a non farsi scoprire da Diana. Entrammo e andammo in cucina.  Mio padre era ai fornelli e,quando si voltò verso di noi, fece il suo sorriso. Quello capace di riscaldare chiunque avesse la fortuna di trovarsi là vicino.  Io sorrisi di rimando e feci accomodare Diana sulle mie gambe. Volevo tenerla fra le mie braccia e, quando la vidi arrossire, risi. Lei mi fulminò con lo sguardo e mi sussurrò all’orecchio “ Marcus smettila!” mi sgridò bonariamente.

“Ma io non sto facendo niente…” ribattei io alzando le spalle. Ed era vero, non mi ero sentito più felice di così in vita mia. Lei mi guardò confusa, per poi spalancare gli occhi e sorridermi.

“Scusa” borbottò ed io le baciai la punta del naso, facendola arrossire ancora di più. Mi sembrava giusto che fosse lei adesso a essere sempre imbarazzata  e scoppiai a ridere. Lei mi seguì, di sicuro stava pensando alla stessa cosa.

“Come mai così di buon umore voi due?” chiese mia madre sedendosi di fronte a noi.

“Così…” rispondemmo in coro Diana ed io. Ridemmo ancora più forte e mia madre ci guardò affettuosa.

“Ecco a voi la colazione!” disse il mio papà mettendoci davanti due piatti e Diana si allontanò da me per sedersi sulla sedia accanto. M’imbronciai e la sentii ridacchiare.

“Devo dirvi una cosa” disse mio padre con tono serio “ Io e Renesmee pensiamo che voi due non dovreste più andare a scuola, almeno fino a quando la situazione non si risolva. Troppo rischioso.”Io annuii e vidi Diana fare lo stesso.

“Li avete trovati?” chiese lei fissando i miei genitori.

“No.” A rispondere fui io e loro tre si voltarono verso di me. “ Me l’ha detto Sam, prima.” Spiegai e provai una fitta allo stomaco, ricordandomi come c’eravamo salutati.

“Allora è per questo motivo che non è venuto alla riunione?” domandò mio padre guardandomi.

“Era uno dei motivi…” borbottai a bassa voce e lui capì che c’era qualcosa che non quadrava, ma non insistette.

 “Diana” fece mia madre “ Non ti preoccupare. Ti staremo vicini.”

“Grazie, Renesmee. Ma non vorrei abusare della vostra ospitalità. Nessuno aveva mai fatto per me una cosa del genere e non so davvero come ringraziarvi.” Disse Diana guardandoli.

“Hai già fatto molto” fece mio padre alzandosi e lasciandola confusa. Mi guardò e alzai le spalle. Anch’io non avevo capito.

“Ok. Io vado.” Disse lui baciando mia madre “ Tornerò presto”

Mia madre gli sorrise e sussurrò “ Conterò i secondi!”  Mio padre rise e uscì dalla cucina.

“Cosa voleva dire prima papà?” chiesi io e Diana guardò mia madre curiosa.

“ Diana ci sta già ringraziando.” Si limitò a spiegare lei, mangiucchiando la sua colazione.

“E come?” esclamò Diana confusa, facendo ridere mia madre.

“Stai rendendo felice mio figlio.” Rispose per poi alzarsi. Io arrossii violentemente e Diana fece lo stesso.

Squillò il telefono e mia madre andò a rispondere, lasciandoci soli. Diana stava mangiando ed io m’incantai a guardarla. Si accorse del mio sguardo e mi disse “ Che c’è?”

“Sei bella anche quando mangi.” Risposi io sorridendole.

“Io sono sempre bella. Marcus Black” ribatté lei ed io scoppiai a ridere. Diana mi fece una linguaccia e riprese a mangiare, guardando dall’altra parte fingendo di essere offesa.

“Si hai ragione” confessai io e lei si voltò a guardarmi regalandomi il suo sorriso, facendo fare la solita capriola al mio cuore.

Spuntò in cucina mia madre e si schiarì la voce per attirare la nostra attenzione. Ci voltammo e lei ci disse.

“Diana sei stata invitata a casa Cullen.” e quando mia madre si accorse che ero ancora in pigiama, mi sgridò “Marcus Black fila in bagno e vai a cambiarti. Ma non ti ho insegnato niente?”

Io risi e scappai prima che mia madre potesse iniziare a lamentarsi del mio mancato interesse per la moda. Mi feci una doccia per poi andare in camere mia. Indossai una camicia bianca aderente e un paio di jeans neri. Mi specchiai e sorrisi alla mia immagine. Non sembravo il solito Marcus, è quello nuovo mi piaceva. Mi precipitai giù per le scale e vidi Diana attendermi alla fine di esse. Dire che era bellissima, era un insulto. Era meravigliosa . Indossava i miei stessi abiti, ma a lei calzavano a pennello. Mi sorrise e mi disse “ Stai benissimo!”

“Mai quanto te!” ribattei subito io baciandola in fronte. “ Andiamo?” e le porsi la mia mano. Lei me la strinse e salutammo mia madre che ci guardava dalla soglia del salotto. Potrei giurare di aver visto scenderle una lacrima di gioia mentre ci sorrideva.

Salimmo in macchina e presi la strada per andare a casa dei miei parenti. Diana guardava fuori dal finestrino ed io guardavo lei. Si voltò verso di me e m’indicò la strada “ Dovresti guardare davanti!”

“Preferisco guardare te.” E ci fissammo sorridendo fino a quando non giungemmo a destinazione.

Uscii dall’auto e mi precipitai dalla sua parte. Le aprii la portiera e le tesi la mano. Lei l’afferrò e mi sorrise mentre camminavamo verso il portico.

“Sai che potrei anche abituarmici  a tutto questo.” Confessò lei stringendosi di più a me. “Marcus. Grazie”

Non risposi e arrivammo davanti alla porta. La girai verso di me, la strinsi e appoggiai la mia fronte sulla sua.

“Sono io che devo ringraziare te.” Mormorai a bassa voce e stavo per baciarla, quando la porta d’ingresso fu spalancata da Emmett. Quando ci vide, scoppiò a ridere e noi diventammo rossi.

“Sono arrivati! Rose, amore. Avevi ragione.  Sono così teneri insieme. E bravo il mio nipotino” disse mio zio grattandomi la testa con un pugno.

“Zio!” sbottai mentre cercavo di liberarmi. Vidi Diana scoppiare a ridere ed io lo guardai in cerca di aiuto. Lei scosse la testa ed io sbuffai.

“Emmett falli entrare. Subito!” esclamò Esme da un punto imprecisato della casa. Mio zio mi lasciò andare ed io gli sorrisi. Presi per mano Diana e varcammo la soglia.

“Benvenuta in casa Cullen” dissi io facendole fare un giro su stessa in modo tale che potesse ammirare la bellezza di quell’abitazione.

“è stupenda!”  esalò lei per poi puntare il suo sguardo sul pianoforte che troneggiava in mezzo alla stanza.

“Mio nonno Edward è il miglior musicista al mondo.” Spiegai io portandola verso lo strumento.

“Tu suoni?” mi chiese lei sorridendomi.

“Si. Ma non sono bravo quanto mio nonno” minimizzai io e fui puntualmente smentito da Carlilse ed Esme che ci raggiunsero in quel momento.

“è sempre modesto il nostro Marcus!” disse Carlisle “ è un piacere vedere che stai bene Diana.”

“Merito di Marcus” disse lei ed io m’imbarazzai.

“Perché non suoni qualcosa?” chiese Esme fissandomi e vidi nel suo sguardo la voglia di ridere. Scossi la testa e scoppiai in una risata seguito dai due vampiri.

Diana ci fissò confusa ed io mi affrettai a spiegare “ Stiamo rivivendo la stessa scena che hanno vissuto i miei nonni tanto tempo fa. Infatti, anche mia nonna Bella si era accorta del piano ed Esme ha convinto mio nonno  suonare per lei.”  Diana rise anche lei e sussurrandomi all’orecchio, fece “ Però un giorno vorrei tanto sentirti suonare!”

“Certo. Tutto quello che vuoi!” promisi io e lei sorrise. Molto presto ci raggiunsero Rosalie e Alice che quando mia zia vide com’eravamo vestiti Diana ed io,  applaudì per la gioia.

“Sia benedetta la mia Nessie!”

“Si chiama Renesmee” la sgridò mia nonna che si stava avvicinando a noi. Io risi quando vidi mia zia Alice sbuffare.

“Pensavo che si fosse abituata” mormorò la vampira ed io alzai le spalle per farle capire che era inutile insistere.

“Ciao nonna!” dissi io e lei mi abbracciò, per poi fare la stessa cosa con Diana lasciandola spiazzata.

“Sono contenta che siate venuti!” esclamò lei contenta e facendoci spostare in salotto, seguiti dal resto della famiglia. Stavamo per sederci, quando spuntò mio zio Emmet e fissò Diana. Sembrava indeciso ed io lo guardai inarcando il sopraciglio. Conoscendolo, voleva sfidare Diana ma non l’avrei permesso. Mi sfuggì un ringhio di avvertimento, facendo sobbalzare tutti  e lui mi guardò sorridendo.

“Diana” la chiamò ed io mi misi subito davanti a lei. “ Dai nipotino. Spostati!”

“No!” feci io acquattandomi “ Perché non vai a sfidare zio Jasper o nonno Edward?”

Lo vidi alzare gli occhi al cielo e mi rispose “ Sono a caccia! Perché non fai decidere a lei? Se continui a essere così protettivo, lei vorrà avere più libertà!”

“Marcus!” m chiamò Diana ed io mi voltai verso di lei. Era spaventata e lei accarezzai la guancia per farmi perdonare.

“Vuole sfidarti” le spiegai e i miei parenti esclamarono in coro “ Emmett!” tranne mia zia Rosalie che sorrideva a suo marito.

“Per me va bene! Quando?” disse Diana sorprendendo tutti, in particolar modo me. Non potevo lasciarla combattere, il mio cuore non avrebbe retto. Stavo per dirglielo, ma lei scosse la testa e puntò lo sguardo su mio zio che era raggiante.

“Anche adesso! Ma niente trucchetti!” fece lui portandosi di fronte a lei.

Lei gli sorrise e gli fece cenno di mostrargli la strada. Emmett rispose al sorriso e si fiondò verso il giardino sul retro. Lo seguimmo ed io strinsi più forte la mano a Diana, non si sarebbe allontanata da me per nessun motivo.

Appena arrivammo al giardino, Diana si protese verso di me e mi diede un piccolo bacio sulle labbra.
“Fidati di me! Sono piena di sorprese!”

“Io mi fido di te, ma non riesco. Lui è così grosso e tu.. tu… sei così importante per me!” confessai a bassa voce. Lei mi accarezzò la guancia e sorrise. La lasciai andare e mi preparai a seguire lo scontro.

Emmett la sovrastava e lei gli sorrideva ironica. Si acquattarono e in quel momento sbucarono Edward e Jasper. Videro la scena e scossero all’unisono la testa.

Mio nonno si precipitò al mio fianco e abbracciò mia nonna, la stessa cosa la fece Jasper con Alice.

“A quanto pare c’è l’ha fatta a spuntarla!” disse mio zio ed io annuii secco. Mio nonno sorrise e mi fece “ Marcus pensavo che l’avresti impedito.” Io lo guardai e alzai le spalle. “ Quando Diana vuole fare qualcosa, è difficile trattenerla. “ e lui mi sorrise.

“Ti capisco” sussurrò e strinse di più a se mia nonna Bella che lo guardava sorridendo. Prestai attenzione allo scontro, pregando che Diana non ci facesse troppo male. Era solo mezzo vampiro ed Emmett era famoso per non riuscire a controllarsi. Pregai per lui che lo facesse, se no avrebbe incontrato la mia furia.

Emmett si scagliò su Diana e lei sparì. Ci lasciò sorpresi, soprattutto mio zio che in quel momento si guardava intorno. Ad un certo punto, sul lato destro del giardino spuntò lei e lo attaccò alle spalle, facendolo cadere. Scomparve di nuovo, mentre Emmett cercava di alzarsi. Certo che era veloce e molto forte e, guardando le espressioni sorprese dei miei parenti anche loro la pensavano come me.

Mio zio gettava occhiate ovunque sperando di rintracciarla, ma Diana lo fregò di nuovo. Si lanciò su di lui, facendogli perdere l’equilibrio. Lo bloccò e mise la sua bocca all’altezza del collo. Aveva vinto. Si girò trionfante verso di me ed io continuava a guardarla con bocca spalancata.

Aveva ragione. Era piena di sorprese. E quando la vidi alzarsi e venire verso da me, spalancai le braccia sorridendo per accogliere la vincitrice che avevo battuto Emmett e conquistato il mio cuore.

 

 

 

 

 

 

 

Ecco a voi il sesto capitolo! Che ne dite???? Che belli che sono insieme!  Marcus è a dir poco fantastico, speriamo che riesca chiarire anche con Sam. Povero! Comunque… finalmente si sono baciati!

Spero che abbiate gradito. XD  Certo che Diana è straordinaria! È riuscita a battere Emmett senza usare i poteri. Però! Chissà come ha fatto ad acquisire una velocità e una forza come quelle? Boh!

Spero che vi sia piaciuto e spero che mi seguirete in futuro.

GRAZIE MILLE!!!!

 

Angolo risposte recensioni:

 

Juju88, : Ciao carissima! Secondo me tra poco nascerà un Fan Club per Marcus! Spero che ti sia piaciuto anche qui! Che tenero!!! Bacione e grazie che mi recensisci sempre! TVB bacioni!

3things, Ciao … GRAZIE MILLE! Mi fa piacere che ti sia piaciuta “10 anni dopo.. la vita a Forks continua…” e spero che ti piaccia anche questa! Marcus è fenomenale ! E l’amico misterioso non è Marcus il vampiro. ( ahahah. Suona bene Marcus il vampiro. Scusa) ecco a te il capitolo ,spero che ti piaccia!

Klaudia19, Grazie mille per i complimenti! Sono stata abbastanza veloce?  XD Spero che ti piaccia anche questo! =)=) grazie ancora!

Musa_Talia Grazie per tutto! Spero che ti piaccia anche questo! Didyme ha reagito così perché è sempre stata molto legata al fratello e ha paura che possa soffrire. Certo che la famiglia Black è tenerissima!  E il mistero attorno a Diana aumenterà. Grazie di nuovo. Bacioni! ( Come è andato il compito?)

Levsky, Grazie! Adoro leggere le tue recensioni.  Diciamo che sia Diana e Marcus creano un sacco di interrogativi. AHHAHAH  E per E.J…. beh… chissà! Spero che ti piaccia questo capitolo! E grazie perché recensisci sempre. Bacioni!

 

 

Grazie anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

 

Alla prossima!

 

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Capitolo 7
*** Una sorpresa s-gradita ***


Una sorpresa s-gradita

 

 

Stavo guidando verso casa con un braccio sulle spalle di Diana sorridendole e dandole baci. Non riuscivo ancora crederci quanto mi rendesse felice il mio amore per lei. Era stata una giornata emozionante, ma allo stesso tempo piena di tensione. Dopo che Diana aveva battuto Emmett, era stata trascinata da mia zia Alice in camera sua per darle qualche vestito.  Avevo cercato di trattenerla, ma lei aveva sorriso e mi aveva fatto un cenno con la testa facendomi capire che non dovevo preoccuparmi.

“Auguri!” le avevo detto prima di baciarla e avevo riso quando avevo visto la confusione sulla sua faccia.

Mentre Diana era prigioniera, avevo chiesto a mio nonno se c’erano novità per quanto riguardava gli inseguitori.

“Niente, piccolo Marcus!” aveva risposto lui con tono affranto “ E come se conoscessero tutte le nostre mosse! Ogni qualvolta che li rintracciamo, spariscono nel nulla!”.

“Un po’ come Victoria!” aveva rimuginato mio zio Jasper mentre stava studiando una cartina della penisola Olympica.

“Victoria? Quella pazza con i capelli rossi?” avevo domandato e loro erano scoppiati a ridere.

“Sì. Però, oltre ad essere pazza, era tremendamente furba e possedeva il dono di sfuggire. Tuo padre, quando ancora faceva parte del branco di Sam, ha tentato più volte di catturarla senza risultato.”. Aveva risposto mio nonno stringendomi affettuosamente il braccio.

“Bei tempi!” aveva mormorato zio Emmett ed io avevo alzato gli occhi al cielo esasperato.

“Comunque il piano è questo e credo che ti piacerà parecchio, cucciolo!” lo aveva interrotto Jasper” Dovrai fare da guardia del corpo a Diana. Sei molto forte e il tuo potere ti aiuterà. Anche lei, ora che mi ci fai pensare. Certo che è una coincidenza molto fortunata che lei sia una copiatrice”.

“Questo piano mi piace parecchio!” avevo esclamato ridendo e i miei parenti mi avevano sorriso complici.

“Ora è meglio che andiate. Si è fatto tardi e non voglio che corriate dei rischi!” aveva suggerito Carlisle ed io avevo annuito.

Così, adesso, ci trovavamo sulla strada di ritorno e Diana era al mio fianco. Era leggermente stanca e vedevo i suoi occhi chiudersi per il sonno. Le accarezzai una guancia e lei si appoggiò alla mia mano trattenendola con la sua.

“Perché non ti riposi un po’?”

“Non sono stanca!” rispose e mi baciò il palmo della mano facendo battere il mio cuore all’impazzata.

“Ma se non riesci a tenere gli occhi aperti. Ti porto io a letto!” le sussurrai e mi sorpresi quando la vidi arrossire furiosamente.

“Marcus!” esclamò lei e si allontanò, lasciandomi perplesso. Poi collegai il cervello e mi resi conto di quello che avevo detto.

“Non volevo dire in quel senso!” sbottai e sentii le mie guancie imporporarsi. “ Volevo intendere che…” ma mi posò un dito sulle labbra e sorrise.

“Lo so Marcus. Stavo scherzando!” e scoppiò a ridere.

Mi rabbuiai, ma non riuscivo a essere arrabbiato con lei. Le sorrisi e la strinsi di più a me. Arrivammo a casa e notai le luci accese, a quanto pare mia madre ci stava aspettando alzata. Gettai uno sguardo all’orologio e sbuffai attirando l’attenzione di Diana.

“Mia mamma è ancora sveglia per assicurarsi che io sia ancora vivo!”

“Marcus! Si preoccupa per te. Sei molto fortunato, sai? Hai una famiglia stupenda!” disse e il suo sguardo s’incupì.

“Può essere anche la tua famiglia se lo desideri…” biascicai rosso in viso e lei rise.

“è una proposta di matrimonio?” chiese divertita.

Non risposi e uscii dalla macchina, per poi fiondarmi verso la sua portiera per farla scendere. Quando la chiusi, Diana mi prese per mano e c’incamminammo verso casa.

“Marcus?” mi chiamò ed io mi fermai. Le misi le mani sui fianchi e la portai pochi centimetri da me, facendola arrossire. Certo che eravamo una coppia veramente strana e risi al pensiero.

“ Hai ragione” sussurrò e si alzò in punta di piedi per baciarmi. Risposi al bacio stringendola di più a me e sentii le sue mani tra i miei capelli per farmi avvicinare di più. Fummo interrotti da un rumore sulla destra e, per istinto, la spostai mettendomi davanti a lei in posizione di difesa. Un lupo fulvo uscì dagli alberi e potei riconoscere il sorriso di mio padre. Mi alzai e mi portai di fianco al lupo.

“Ciao papà!” dissi e lui latrò un saluto.

Tutto bene? Pensò il mio papà abbassando la testa per osservarmi meglio. Io sorrisi e affondai una mano nella sua pelliccia, mostrandogli tutto quello che era accaduto a casa Cullen. Latrò una risata quando vide lo scontro tra la mia Diana e zio Emmett. La sentii ridere alle spalle e mi accorsi di non aver invocato lo scudo, ma non me ne preoccupai. Mi fidavo di lei.

Entrate in casa?

“Sì, papà!” risposi e mi voltai verso la porta d’ingresso. Diana era già lì davanti che mi aspettava e mi fiondai subito di fianco a lei. Varcammo la soglia e mia madre era seduta sulle scale che ci aspettava.

“Com’è andata?” chiese a bruciapelo e Diana le raccontò quello che era successo.

“Hai sconfitto zio Emm?” domandò lei incredula e Diana annuì arrossendo. “ Lo sai che adesso ti tormenterà per la rivincita per l’eternità?”

“Gliela concederò prima di ripartire!” rispose Diana e fui preso dal panico.

“No!” urlai facendo sobbalzare mia madre e mio padre che era appena entrato sotto forma di umano.

“Marcus! Non posso rischiare le vostre vite per proteggermi! Soprattutto la tua ed è inutile che insisti, ho già deciso!” ribatté lei e m’infuriai. Avvertii un calore lungo la spina dorsale, ma durò un istante.

“Forse è meglio che ne parliate domani mattina!” suggerì mia madre osservandomi preoccupata e notai mio padre che mi fissava attentamente, come se temesse una mia esplosione.

“La mia piccola Nessie ha ragione! Andate a dormire, però Marcus ,prima, desidero parlarti!” fece lui e m’incuriosii.

Diana si avviò su per le scale e, sospirando, seguii mio padre in salotto con mia madre. Loro due si sedettero sul divano ed io sulla poltrona di fronte. Mio padre mi scrutava e cominciai a preoccuparmi.

“Marcus, devi dirmi qualcosa?” domandò prendendomi in contro piede. Gli avevo già raccontato tutto.

“No, papà.” Risposi confuso.

“Sei sicuro? Te lo chiedo perché pochi secondi fa hai tremato e…”.

“E?” chiesi e sentii la confusione aumentare. Cosa stava cercando di dirmi?

Non so cosa vide nei miei occhi, ma si rilassò e fece un gesto con la mano per liquidare il discorso.

“Vai a letto, piccolo mio!” disse prima di uscire dalla stanza e mia madre ed io ci scambiammo un’occhiata interrogandoci a vicenda.

“Cosa gli ha preso?”

“Non lo so Marcus. Quando fa così, vuol dire che sta rimuginando su qualcosa e, anche se glielo chiedessi, non mi risponderebbe. Lo conosco fin troppo bene!” si lamentò bonariamente mia madre.

Scoppiai a ridere e mi seguì. Mi alzai, le diedi la buonanotte e volai su per le scale. La stanchezza aveva iniziato a farsi sentire e in quel momento desideravo solo il mio letto per farmi una lunga dormita. Ero sveglio da stanotte, per colpa di Sam e m’incupii al pensiero. Anche se dovevo ringraziarlo per quello, se non mi avesse svegliato, io non avrei baciato Diana. Sospirai e decisi che l’indomani mattina sarei andato da lui per chiarire, sperando che avesse voglia di ascoltarmi. Poi il pensiero di mia sorella Didyme sfrecciò nella mia mente e un profondo sconforto mi assalì. Sarei dovuto andare anche da lei, ma non riuscivo ancora a cancellare la sua immagine che mi guardava con odio. Mi trascinai in camera mia e chiusi la porta alle mie spalle. Guardai il letto con desiderio, indossai il pantalone del pigiama e mi buttai su di lui. Stavo per addormentarmi, quando un bussare sommesso mi riportò indietro dal dormiveglia.

“Avanti!” biascicai voltandomi verso la porta e vidi Diana entrare. Avvampai di colpo e mi tirai su di scatto, ma ruzzolai per terra sbattendo la testa contro il comodino.

“Ahi!”

Sentii la sua risata alle mie spalle e sospirai. Mi alzai e mi sedetti sul letto, stando attento ai resti del mobile. L’avevo distrutto ed ero certo che Esme mi avrebbe ucciso appena l’avrebbe saputo. Presi quello che era rimasto del comodino e lo nascosi sotto il letto. Diana stava ancora ridendo ed io abbozzai un sorriso.

“Non volevo che distruggessi il comodino!” mi stuzzicò lei sedendosi di fianco a me. Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e decisi di schermarmi per impedire a Diana di leggere i miei pensieri. Di sicuro non avrebbe approvato.

“Come mai sveglia?”

“Non riuscivo a dormire” rispose come se fosse una cosa ovvia ed effettivamente lo era.

Appoggiò la testa sulla mia spalla e le abbracciai la vita baciandole la fronte.

“Paura degli incubi?” chiesi scherzando, ma la sua reazione mi sorprese. Mi abbracciò stretto facendoci cadere sul letto. Alzò la testa per guardarmi con quegli occhi che avevano la capacità di incantarmi e annuì.

“Cosa sogni?” domandai e le portai indietro la ciocca di capelli che le era caduta sul viso.

“ Gli inseguitori! Ho paura Marcus!” sbottò lei.

“ Ci sono io qui con te! Non permetterò a nessuno di farti del male!”.

“Perché?”

“Perché mi ucciderebbe!” risposi a bassa voce e lei mi regalò il suo sorriso.

“Ti ucciderebbe, anche se me ne andassi?” chiese tamburellando le dita sul mio petto.

“Sì… sarei a pezzi!” confessai e mi voltai per non guardarla in faccia. Sentii la sua mano sotto il mio mento e sospirai.

“Marcus, deve capire che per me è la stessa cosa.” Mormorò e mi girai di scatto verso di lei “ Come pensi che stia al pensiero di te che rischi la tua vita? Se ti dovesse capitare qualcosa, anch’io sarei a pezzi!”.

“Non andartene!” la pregai e misi le mie mani sul suo viso “ Per favore. Io ti amo!”

Sgranò gli occhi, ma non le diedi il tempo di rispondere. Appoggiai le mie labbra sulle sue e lei rispose al bacio. Sentii le sue lacrime, ma non smisi e la strinsi di più a me. Non volevo lasciarla andare, non dovevo. Avevo la paura che se avessi smesso di baciarla, sarebbe sparita dalla mia vita.

Le asciugai le lacrime e la guardai negli occhi, non mi aspettavo una riposta ma lei me la diede. “ Anch’io!”

Due parole che mi fecero toccare il cielo con un dito. Le sorrisi e la baciai di nuovo.

“Posso dormire qui con te?” domandò rossa in viso e con il respiro corto.

“Certo!” e la trascinai di fianco a me, stringendola. Appoggiò la testa sul mio petto e rimanemmo in silenzio.

Stavo per addormentarmi, quando sentii la sua voce chiamarmi.

“Marcus, non hai risposto alla domanda di prima.”

Non avevo bisogno di chiarimenti, sapevo perfettamente a cosa si riferisse.

“ Se fosse stata una proposta, tu cosa avresti risposto?” domandai per evitare di rispondere.

“Stai eludendo la domanda….” Constatò.

“Anche tu!” ribattei e la sentii sorridere.

“Touchè. Buonanotte Marcus!”

“Buonanotte mia piccola Didy!” e chiusi gli occhi con un sorriso sulle labbra.

Quando mi svegliai, vidi il suo volto a pochi centimetri dal mio. Mi osservava sorridendo e con una buffa espressione negli occhi.

“Buongiorno” mi disse allegra, sembrava che stesse trattenendo una risata.

“Buongiorno…” dissi con voce impastata dal sonno.

“Sei divertente anche mentre dormi!” e scoppiò a ridere.

Diventai di mille colori, chiedendomi cosa significasse quella frase. Mi guardai intorno, ma la stanza era intatta. Per cui non soffrivo di sonnambulismo. Ma poi notai che l’altro comodino era andato distrutto e sbiancai. Sapevo cosa era successo e mi diedi dell’imbecille. Come facevo essere goffo anche mentre dormivo?

“Ah, non lo so come fai. Ma è stato veramente divertente!” e rise più forte.

“Hai visto la scena?” chiesi imbarazzato e, quando la vidi annuire, sbuffai disperato. Con titubanza, mi appoggiò una mano sulla fronte e mi mostrò quello che era successo. Lei era sveglia che mi guardava dormire e, a un certo punto, mi ero voltato cadendo dal letto. La vittima della caduta era stata il comodino. Lei mi aveva, letteralmente, sollevato e rimesso a letto, mente io continuavo a ronfare.

“Scusa!” mormorai e scosse la testa alzando gli occhi al cielo.

“Mi sto abituando alla tua goffaggine. È inutile sconfiggerla, Edward mi ha raccontato di Bella.”.

Scoppiai a ridere e lei fece lo stesso. La baciai e mi riappoggiai sui cuscini, per godermi quei momenti insieme. Ma Diana si alzò e la vidi sfrecciare vicino alla porta. La osservai curioso e lei, sbuffando, rispose “ Non credo che Renesmee reagirebbe bene se ci trovasse a letto insieme!”

Dovetti darle ragione e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Guardai fuori dalla finestra e un tuono mi diede il buongiorno. Si prospettava una bella tempesta, ma non mi avrebbe fermato. Appena avrei fatto colazione, sarei andato da Sam e, se non voleva parlarmi, mi sarei appostato finché non mi avrebbe dato l’opportunità di spiegarmi.

Mi vestii velocemente e mi precipitai in cucina. Mio padre stava discutendo con mia madre, cosa che mi sorprese. Rare volte avevano litigato, per poi smettere subito dopo.

“Renesmee! Non farmi credere che non te ne sei accorta! Riconoscono lo sguardo che ha fatto ieri Marcus!”.

“Ma è impossibile Jacob! Impossibile! Marcus non può essere anche…” ma s’interrupe quando avvertì la mia presenza.

“Marcus, è maleducazione origliare!” mi rimproverò mio padre ed io entrai scrutandoli. Stavano parlando di me e volevo sapere su cosa stava discutendo.

“Non posso essere cosa?” ringhiai mentre una rabbia nuova e bruciante avvolgeva il mio corpo.

“Niente! Io vado!” si affrettò a dire mio padre e sfrecciò fuori dalla porta.

“Mamma?”

“Marcus, niente!”

“Non dire cazzate! Mamma!” urlai infuriato sbattendo un pugno sul tavolo. Il mio cuore fu attraversato da una fitta, quando vidi mia madre indietreggiare spaventata.

“Mamma, scusa!” dissi mortificato e guardandola colpevole. Non sapevo cosa mi stesse succedendo, in quei giorni mi bastava un niente per infervorarmi.

“Marcus, non ti preoccupare!” mormorò “ Vado da mamma! Ci vediamo dopo!” e uscì anche lei, lasciandomi solo seduto al tavolo. Cominciai a tremare e strinsi il tavolo nel vano tentativo di calmarmi.

Respirai con calma e a fondo ed ero tranquillo quando Diana mi raggiunse. Appena vide il mio volto, si precipitò da me e mi abbracciò.

“Marcus, amore, stai bene?” chiese preoccupata accarezzandomi. Era la prima volta che mi chiamava amore e questo mi fece calmare ulteriormente. Le mostrai quello che era appena accaduto e lei mi sorrise comprensiva.

“Forse sei così nervoso perché hai litigato con tua sorella e con il tuo migliore amico.” Suggerì “ Per colpa mia!”

Le baciai la punta del naso e appoggiai la mia fronte sulla sua “ Non è colpa tua” dissi “ Sono loro che hanno un carattere un po’ diffidente!” e alzai le spalle con la speranza di averla rincuorata un poco.

“Se lo dici tu!” sbottò lei e sorrisi.” Cosa fai stamattina?”

“Sto con te!” risposi subito. Ci sarei andato un altro momento da Didyme e da Sam.

“No, tu ci vai ora!” mi rimproverò con espressione seria.

“E tu cosa farai?” chiesi.

“Chiamerò tua zia Alice. Ieri mi ha invitato ad andare a casa Cullen, oggi!”.

Chiusi gli occhi ed ebbi la visione di Diana trattata come una bambola da parte delle mie zie.

“Non sarà così terribile!” esclamò lei ridendo “ Poi lì, ci saranno tua madre e tua nonna che mi daranno una mano!”

“D’accordo…” sospirai “ Ma mi mancherai moltissimo!”

“Non scapperò, è una promessa!” e le sorrisi perché aveva capito subito qual era la mia paura.  Si alzò e mi baciò dolcemente. La accompagnai alla porta d’ingresso e le mormorai. “ Se hai bisogno di aiuto….”

“Tranquillo, riuscirò a tenere a bada un’orda di vestiti!”scoppiai a ridere e, baciandola un’ ultima volta, la salutai.

Stavo per andare a prepararmi, quando una visione mi offuscò la vista. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Mio fratello, Edward Jacob, stava tornando a casa!  Saltai dalla gioia e schizzai a prepararmi, per poi fiondarmi davanti alla porta d’ingresso. Non mi trattenni, aprii la porta ed eccolo lì, davanti a me, con il suo sorriso sghembo.

“Fratellino, farti delle sorprese è impossibile!” mi sgridò bonariamente e mi abbracciò.

“E.J. puoi sorprendere gli altri! Come stai?”

“Molto bene! Grazie!” rispose lui e mi allontanò per osservarmi meglio. Non era cambiato per niente. “ Ti trovo in gran forma, piccolo Marcus, e…” poi vidi la sua faccia sorpresa e scoppiò a ridere.

“Ti sei innamorato!” sbottò e mi diedi dello stupido. Ero talmente felice di vederlo che mi ero scordato lo scudo. Lo invocai all’istante e lui sbuffò.

“Dove sono mamma e papà?” chiese guardandosi intorno.

“Papà è uscito e mamma è dai nonni!”

“ E la mia sorella gemella? Dov’è Didy? Seth la tratta bene?”

“Non ti preoccupare di lei, si sa difendere perfettamente da sola!” risposi con tono acido e lui mi osservò curioso. “Abbiamo litigato!” confessai e gli spiegai quello che si era perso negli ultimi giorni. Ascoltò attentamente, ma non sembrava sorpreso anzi annuiva come se sapesse già tutto.

“è il motivo per cui mi sono precipitato qui! Girano strane voci in Irlanda!” disse.

“Irlanda? Credevo che andassi in Egitto dopo”

“Diciamo che qualcuno mi ha trattenuto!” rispose sardonico. Inarcai un sopraciglio e gli lessi la mente. Quello che vidi mi riempì di gioia.

“Non ci credo! Tu e Maggie! Mamma sarà contentissima!” esclamai abbracciandolo.

“No per favore, non dirglielo!” mi pregò “ Non sopporterei tutte le sue domande! E poi ci sono affari più urgenti da sbrigare!”.

“Ok!”

“Marcus! Dobbiamo andare subito dai nonni! Devo raccontare loro cosa sta succedendo! E poi voglio conoscere questa Diana! Forse lei c’entra qualcosa…”

“è in pericolo E.J.!” sbottai preoccupato e lui mi mise una mano sulla spalla.

“Fratellino, sono qui per questo! Andiamo!”

Ci precipitammo fuori e corremmo verso casa Cullen. Ingaggiammo una gara, come facevamo da piccoli, e vinsi io per un soffio.

Bussammo alla porta ridendo come pazzi e ci venne ad aprire l’ultima persona che mi sarei aspettata lì. Marcus accompagnato da sua moglie Tanya.

“Marcus!” esclamammo insieme e Tanya ed E.J. risero. 

“Come stai giovanotto?” mi domandò felice di vedermi.

“Benissimo! Mai stato meglio! Certo che oggi è una giornata piena di sorprese! Prima E.J. e adesso tu! Vi siete messi d’accordo?” chiesi mentre entravamo a casa e notai il loro sguardo complice. “ è così?” domandai e una leggera preoccupazione mi assalì.

Non risposero, perché mia madre urlò e si fiondò su E.J. abbracciandolo e baciandolo contenta.

“E.J.! Sei tornato! Jacob è tornato!” gridò e guardai mio padre correre verso di noi. Adesso che ci facevo caso, tutta la famiglia era riunita in salotto, ma non vidi Diana. Osservai allarmato, intorno, e mia nonna Bella se ne accorse.

“Piccolo Marcus! Che succede?”

“Dov’è Diana?” sbottai e sfrecciai per le stanze chiamandola.

“Non è venuta oggi!” rispose zia Alice fermandomi.

“Ma ha detto che l’avrei trovata qui!” risposi in preda all’ansia. “ Non le sarà successo qualcosa?”

Marcus si portò vicino a me e chiesa “Diana?”

“Sì, è la ragazza di mio fratello!” disse una voce indurita dalla rabbia alle mie spalle. C’era anche Didyme con Seth che stavano salutando E.J..

“Diana…” ripeté pensieroso Marcus e vidi mio nonno Edward sbarrare gli occhi.

Stavo per leggergli la mente, quando sentimmo la porta aprirsi e sulla soglia comparve Diana con la bocca spalancata e inorridita.

“Didy!” sbottò Marcus ma non guardava mia sorella, guardava la mia Diana.

Vidi la ragazza che amavo indietreggiare spaventata e stavo per precipitarmi da lei, quando mio nonno Edward mi fermò.

“Non andare! Diana è la figlia di Aro!”

Sentii i miei parenti immobilizzarsi ed io ero impietrito dallo shock. Un calore cominciò ad avvolgermi, mentre il mondo intorno a me andava in pezzi. Non riuscivo a crederci, mi aveva mentito. Guardai il suo volto trasfigurato dalla paura, prima che si voltasse per scappare. Il calore divenne un incendio e mi ritrovai a tremare. Il dolore mi stava facendo impazzire alimentando così il fuoco e sentii i miei occhi inumidirsi.

Il tremore era incontenibile ed io esplosi. Mi fiondai fuori dalla porta, distruggendola e cominciai a correre. Sentivo le mie zampe sul terreno che mi portavano, non so dove, mentre ululavo tutto il dolore che lacerava il mio cuore infranto.

 

 

 

Ecco qua! Finalmente ho aggiornato! Chiedo scusa! Ma tra il lavoro e problemi vari ( C’entra anche il lavoro purtroppo) sono riuscita ad aggiornare solo ora! Spero che via sia piaciuto questo capitolo! Ho impiegato tanto anche perché non sapevo come metterlo giù ,non so se vi è mai capitato di avere la mente affollata di idee, ma non riuscire ad esprimerle. Spero di averlo fatto per il meglio.

Prometto che aggiornerò presto, di tempo mi sa che ne avrò molto.

Non riesco a rispondere alle vostre recensioni, chiedo perdono!

Bacioni!

Grazie anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Cosa vuol dire? ***


Cosa vuol dire?

 

 

 

Il suono delle mie zampe sul terreno era ipnotico, non so per quanto corsi ma mi sembrava di essere stato fermo sempre nello stesso punto. Fermo nella sala dei miei nonni con il cuore a pezzi mentre vedevo Diana scappare via da me. Ululai e continuai a correre.

Sapevo che, al posto del dolore, avrei dovuto provare confusione e paura per via della mia trasformazione, ma la mia mente era occupata dal tradimento da parte della ragazza che amavo.

Come avevo fatto a essere così stupido? Avrei dovuto dare ascolto a Didyme e Sam, le persone che per me contavano di più e invece mi ero lasciato guidare da sentimenti nuovi e sconosciuti.

Senza rendermene conto, ero giunto al nostro ritrovo segreto e mi guardai intorno per accertarmi che fossi solo, ma il cuore sobbalzò dolorosamente quando capii che mi aspettavo di vedere lì Diana.

Scossi la testa con rabbia e mi sdrai sull’erba. Ringraziai il fatto di essere diventato un lupo, la mia natura animale stava guarendo quella umana. Adesso capii per quale motivo mio padre era scappato, era impossibile riuscire a vivere quando avevi il cuore a pezzi.

Non sapevo che aspetto avevo e non me ne importava. L’unica cosa, in quel momento, era che io restassi da solo con i miei pensieri perché, se qualcuno fosse venuto a cercarmi, l’avrei attaccato per colpa della rabbia che avevo addosso.

Ma quando si credeva o si sperava in qualcosa, succedeva sempre il contrario. Sentii dei rumori intorno e mi tirai su di scatto annusando l’aria. Il mio udito da lupo era molto fine e riconobbi dei passi umani dirigersi verso di me. Stavo per andare via, quando Sam comparve tra gli alberi e corse per impedirmi di fuggire.

“Aspetta!” disse spalancando le braccia.

Ringhiai per istinto ma lui rimase immobile. Mi spostai ma seguì il mio movimento. 

“è inutile! Se vuoi attaccarmi, fai pure. Guarisco in fretta!” fece Sam sorridendomi sarcastico.

Gli voltai le spalle e latrai infastidito per poi accucciarmi e fissarlo, sperando che capisse che doveva andarsene.

“Accidenti amico, sei enorme e che bel pelo!” scherzò, ma gli ringhiai addosso e lui assunse un’espressione seria.

Si avvicinò e mi appoggiò una mano sulla mia spalla, guardandomi intensamente.

“Mi dispiace Marcus, puoi non credermi ma è così.”

Abbassai il muso per evitare di guardare i suoi occhi compassionevoli, ma Sam si sedette e ghignò.

“Certo che sei speciale anche da licantropo. Ti sei visto?”

Lo guardai interrogativo e lui scoppiò a ridere per poi farmi cenno di seguirlo. Si alzò e s’incamminò in mezzo alla foresta. Mi portò in una piccola radura, dove scorreva un sottile nastro d’acqua. Si avvicinò al fiumiciattolo e m’invitò a specchiarmi, ma io scossi la testa. Non volevo vedere ciò che ero diventato. Cogliendolo alla sprovvista, corsi in mezzo agli alberi e cercai di mimetizzarmi come avevo visto fare a mio padre quando era trasformato.

Sam scoppiò a ridere e m’individuò subito, queste cose da lupo avrei dovuto impararle alla svelta se volevo evitare di essere rintracciato. Non c’era più niente che mi tratteneva a Forks, ormai.

“Marcus stai cercando di mimetizzarti? Be… rinunciaci! L’unico luogo dove puoi mimetizzarti è: o l’Alaska o la Siberia!” e riprese a ridere quando inclinai il muso cercando di afferrare il significato delle sue parole.

M’indicò nuovamente il fiume e, alzando gli occhi al cielo, lo accontentai. Mi specchiai e rimasi immobile. Non era possibile, non potevo essere io e guardai Sam con la speranza che mi dicesse che era tutto un brutto sogno.

Lui scosse la testa e ritornai a studiare la mia immagine. Ero grande quanto mio padre trasformato, col pelo un po’ più lungo, ma la cosa che mi sconvolse era il colore del mio manto e quello dei miei occhi.

Il pelo era di colore bianco avorio e il lupo, che vedevo riflesso, avevo lo sguardo dorato.

“Certo che è strano. Quando sei sottoforma umana fisicamente assomigli a noi licantropi, ma quando sei lupo, assomigli ai Cullen. Sei speciale, amico!” esclamò Sam e mi trovai immediatamente d’accordo con lui.

Cancellai la mia immagine con una zampata, bagnando Sam, e mi allontanai dal fiume. Volevo riflettere e, l’unico modo per farlo, era rimanere da solo.

Avvertii uno spostamento d’aria e, quando mi voltai, un grosso lupo nero mi guardava con sfida.

Ringhiai e Sam fece lo stesso. Era il mio migliore amico e aveva capito che il suo tentativo di fermarmi era fallito.

Mi acquattai, la rabbia che cercavo di tenere a freno stava per esplodere e, in quel momento, avrei attaccato chiunque. Anche Sam.

Non lo lascerò andare via.

Mi tirai su di scatto e lo osservai. Riuscivo a sentire i suoi pensieri, ma non facevo parte del suo branco. A dire la verità non facevo parte di nessun branco.

Si è calmato? Pensò Sam scrutandomi attento ed io annuii.

Anche se era trasformato in lupo, riuscii a riconoscere la sua tipica espressione che faceva quando era sorpreso. Latrai una risata e lui sbuffò.

Hai ancora i tuoi poteri? Chiese curioso.

Mi portai vicino a lui e appoggiai il muso sulla sua spalla. Lo sentii sobbalzare e gli mostrai quello che pensavo e quello che volevo fare.

Tu rimani qui!

Scossi la testa e il suo grido mi’invase la testa.

Non credere che sia così facile battermi! Io… ma fu interrotto da un altro pensiero e riconobbi il tono di suo padre Sam.

Sam, stiamo arrivando! Marcus so che riesci a sentirmi, non ti muovere! Tuo padre ti sta cercando!

Ringhiai per la frustrazione e sentii Sam ridacchiare.

Marcus riesci a trasformarti in un umano? Questa conversazione mi sta facendo impazzire!

Scossi la testa e mi sdrai in attesa di mio padre. Arrivò quasi subito e con lui, a parte Sam Senior, c’era mio nonno Edward. Riuscii a vedere la preoccupazione nei loro occhi e mi sentii in colpa.

“No, Marcus non è colpa tua!” disse Edward e mio padre Jacob annuì. “Hai ancora i tuoi poteri?” aggiunse allibito ed io mi ritrovai ad annuire con il muso.

Ha ancora i suoi poteri?

Sì papà… risposi sapendo che poteva sentirmi. Era logico che facessi parte del suo branco, il sangue non mentiva mai.

Marcus… mi chiamò e sentii il suo stato d’animo. Era addolorato e avvertii il suo bisogno di aiutarmi. Avrei voluto correre da lui e abbracciarlo, come facevo da piccolo quando avevo un incubo o quando mi sentivo sperduto in quel mondo.

Jacob forse è meglio che lo aiutiamo a trasformarsi in umano… propose Sam Senior.

Papà, vuoi dire in mezzo vampiro precisò il mio migliore amico guadagnandosi un’occhiataccia da parte di suo padre.

Latrai una risata e poi notai che mio nonno Edward aveva dei vestiti in mano. Lo ringraziai con il pensiero e lui fece il suo sorriso sghembo.

Tornare umano fu una delle cose più difficili che avessi mai fatto in vita mia. Mio padre e Sam Senior mi aiutarono, ma era molto complicato. Dovevo liberare la mente e cercare di trovare una calma interiore. Ma fallivo quasi sempre, ogni volta che chiudevo gli occhi, il viso di Diana aleggiava davanti a me.

Fu mio nonno Edward ad avere l’idea che mi aiutò. Chiamò mio zio Jasper e, dopo pochi minuti, arrivò accompagnato da Carlisle. Con il suo potere, mi calmò e riacquistai le mie sembianze umane.

“Bentornato, Marcus!” disse Edward e mi passò i vestiti.

Mi vestii e vidi che i due Sam, padre e figlio, se ne erano andati. Lessi la mente di mio padre e scoprii che erano corsi ad avvertire la mia famiglia e lupi che mi stavano cercando.

“Fammi vedere se sei ferito, Marcus.” Ordinò Carlisle e cominciò a ispezionarmi. Avrei voluto tanto chiedergli se esistesse una maniera per rimettere insieme il mio cuore. Nonno Edward mi mise una mano sulla spalla e gli sorrisi, triste.

“Torniamo a casa…” propose mio zio Jasper. Stavo per seguirlo, quando mio padre piombò davanti a me e si accucciò.

“Non sono più un bambino, papà…” dissi commosso, ma lui mi fece cenno con il muso di salire.

“Fallo contento!” si lamentò mio nonno prima d’iniziare a correre insieme a Carlisle.

Sorrisi a mio padre e salii. Era nervoso e non faceva altro che guardarsi intorno.

Marcus volevi andartene? Mi chiese.

“Sì, papà…” non gli spiegai il motivo, lui l’avrebbe capito meglio di chiunque altro.

Sono contento che tu non l’abbia fatto…

Quanto tornammo a casa, vidi tutti i miei parenti aspettarci vicino alla porta d’ingresso. Non feci neanche in tempo a scendere che mia madre e i miei due fratelli mi abbracciarono forte. Mi rabbuiai quando vidi le lacrime sulle guancie di mia madre e su quelle di mia sorella e promisi a me stesso che non ne sarei stato mai più il motivo.

Mi lasciai strapazzare anche dagli altri miei parenti, soprattutto da nonna Bella che non accennava a lasciarmi. Infatti, quando E.j. iniziò a parlare, era accanto a me insieme a mia madre.

“Mi dispiace fratellino, ma purtroppo c’è dell’altro.”

Vidi Marcus farsi avanti mano nella mano con Tanya e notai che era molto nervoso e addolorato.

“Piccolo Marcus…” mi chiamò “ Quando hai conosciuto Didy?”

Sapevo che si stava riferendo a Diana, ma non riuscivo a rispondergli così abbassai la testa sperando che qualcuno parlasse al posto mio.

“Qualche giorno fa…” rispose mia madre stringendomi a sé “ Marcus, è veramente la figlia di Aro?”

Alzai lo sguardo e vidi Marcus annuire. Sentivo le lacrime che minacciavano di uscire e mia sorella Didyme mi accarezzò una guancia per confortarmi. Ero contento che fossimo ritornati come prima, anche se non avevamo ancora chiarito.

“Forse è meglio parlarne dentro casa…” propose Esme e fui trascinato all’interno. Mi fecero accomodare sul divano e, fuori dalla finestra, vidi mio padre ancora trasformato in lupo.

“Perché papà non entra?” chiesi con voce rotta.

“Deve trasmettere le informazioni al branco…” rispose mio nonno Edward “ Non ti preoccupare, ci sarò sempre…” aggiunse e sapevo che parlava per conto del mio papà.

Marcus si sedette di fronte a me e, guardandomi dritto negli occhi, iniziò a raccontare.

“Diana è la figlia di Aro. Sapete com’era fatto mio fratello. Ha voluto sperimentare….”

Sentii una fitta al cuore e bloccai il pensiero di Diana prima che questo m’invadesse il cervello. Mio zio Jasper era dietro di me e sentivo quanto si sforzasse per impedire al dolore di travolgermi.

“Chi è la madre?” chiese Carlisle.

“Gianna, la vecchia segretaria.  Le ha detto che se avrebbe messo al mondo suo figlio, le avrebbe donato l’immortalità. Quando nacque Diana, pregò Aro di trasformarla ma lui si limitò a voltarle le spalle portandosi via la piccola.

Fui io a darle il nome…” continuò Marcus “ Appena la vidi, mi ricordò subito Didyme ma non potevo chiamarla come lei. Aro era molto possessivo con la piccola, così proposi il nome Diana e lui accettò subito.

Mi ricordo ancora il sorriso che mi fece e le parole che mi disse… “.

Marcus s’interruppe e Tanya gli strinse la mano. Le sorrise e, imitando alla perfezione la voce di Aro, esclamò “ L’hai chiamata Diana così la puoi soprannominare Didy come la mia amata sorella?”

Sentii mio nonno e mio padre ringhiare all’unisono ed io e i miei fratelli li guardammo sorpresi. Avrei potuto usare i miei poteri per svelare il mistero ma sembrava che fossero impazziti. Non riuscivo più a controllare niente e questo mi fece sprofondare ancora di più nel dolore.

“Aro ha ucciso sua sorella Didyme per impedire a lei e a Marcus di andarsene…” spiegò mio nonno Edward e spostai lo sguardo immediatamente su Marcus. Mi avevano raccontato della sua storia e di come avesse aiutato mia madre quando era stata rapita da Nahuel, ma non sapevo assolutamente che Aro avesse fatto una cosa del genere. Stavo per domandare come mai non ce l’avessero detto, quando Marcus mi anticipò.

“Non ve l’ho mai detto perché per me è troppo doloroso e il pensiero di aver ignorato così a lungo la verità, mi fa ancora infuriare!” sbottò Marcus ringhiando.

Vidi mia sorella Didyme correre verso di lui e abbracciarlo, sarei voluto andare anch’io ma mi sentivo schiacciato da tutte queste verità.

“E dopo cosa successe?” chiese mia madre osservando preoccupata il vampiro che l’aveva aiutata tanto.

“Piccola Renesmee, successe quello che è capitato a te. Diana cresceva a vista d’occhio e il suo potere incantò Aro. Voleva farla diventare il capo della guardia una volta che avesse raggiunto lo stadio definitivo, ma Diana sembrava che non fosse portata a essere fredda e calcolatrice come il padre. Aro perse interesse per lei e fu in quel momento che decisi di crescerla al posto suo.

Era spensierata e rideva così tanto, ogni giorno che passava, assomigliava sempre di più a Didyme e mi affezionai immediatamente a lei. “

Il ricordo del sorriso di Diana sfrecciò nella mia mente e il mio cuore pulsò dolorosamente. Non volevo più ascoltare, ma il mio corpo lavorava contro di me.

“ Quando Diana ebbe compiuto il suo primo anno di vita, decisi di portarla via. Non potevo permettere ad Aro di far diventare la propria figlia, una macchina da guerra, così tentammo la fuga ma ci presero e ci separarono.”.

“Jane…” sibilò mio nonno Edward e Marcus annuì.

“Ci spiava per conto di Aro, per loro è stato semplice fermarci. Quando mi liberarono, Aro mi disse di dimenticare Diana, che era stata portata via e, se avessi tentato di cercarla, mi avrebbe fatto torturare da Alec e da Jane per l’eternità.”.

Marcus abbassò il capo e notai che le sue mani tremavano.

“Perché non l’hai cercata, appena te ne sei andato dai Volturi?” chiese mio zio Emmett.

“Non sapevo, dove potesse essere! Aro non l’ha detto a nessuno, neanche a Caius. E poi credevo che fosse morta, Aro non si è fatto problemi a uccidere sua sorella quindi... ” e non continuò la frase.

Mi venne la voglia di alzarmi e andare a cercare Diana, chissà dov’era in quel momento? Forse stava fuggendo dagli inseguitori oppure…

“E quelli che la seguivano?” domandai guardandomi intorno.

“Fratellino, nessuno la inseguiva. Lei è in combutta con loro…” rispose mio fratello E.J. e sentii il mondo cadere intorno a me.

“Mi ha preso in giro… mi ha usato…” mormorai e mi alzai di scatto. Stavo per uscire quando mia sorella Didyme mi fermò.

“Dove vuoi andare?”

“Non lo so, Didy. Non voglio più ascoltare niente!” urlai scrollandomela di dosso.

“Marcus, devi sapere!” gridò lei e mi bloccò il passaggio.

“ Ragazzi!” ci chiamò mia madre preoccupata.

Mi voltai furente verso di loro, il tremore, che avevo sentito prima di trasformarmi, tornò e il calore stava montando dentro di me.

“Non voglio più sentire niente! Diana mi ha ingannato… la donna che amo mi ha usato… io…” e mi ritrovai circondato dalle braccia di mio padre. Si era ritrasformato e non me ne ero accorto.

“Papà lasciami!”

“No, piccolo mio.” Sussurrò dolcemente aumentando la stretta.

Le lacrime scorrevano sul mio volto e non riuscivo a frenare i singhiozzi.  In quel momento, avrei voluto cancellare Diana dalla mia mente e dal mio cuore, ma ero innamorato di lei e sarebbe stato impossibile per me dimenticare il mio primo e unico amore. Desiderai di poter tornare indietro nel tempo per cambiare quello che era successo in questi giorni.

“Cosa dovrei sapere?” chiesi a denti stretti e tentando di calmarmi. Mio padre mi stringeva ancora a sé e mia sorella lo aiutava con lo scudo. Avrei potuto liberarmi facilmente, ma non avevo più la forza di fare niente.

“E.J. spiegagli il motivo del tuo ritorno…” disse Carlisle e mio fratello fece un respiro profondo.

“Durante il mio viaggio in Europa, sono andato in Romania. Lì, sono stato convocato a palazzo da Stefan e Valdimir…”.

“Come stanno quei due simpaticoni?” chiese zio Emmett che indietreggiò quando vide i nostri sguardi seccati. “ Scusate…” mormorò.

“Stanno bene, zio!” rispose E.J. alzando gli occhi al cielo “ Quando sono andato a trovarli, ho chiesto come avessero fatto a sconfiggere i Volturi. Loro mi hanno detto che è stato semplice. Avevano ucciso Chelsea, così i legami che li tenevano uniti si sono rotti. Quando hanno attaccato Volterra, la guardia era divisa e uccisero la maggior parte di loro molto velocemente. Aro e Caius sono stati trucidati brutalmente, ma Aro, prima di morire, disse a loro che qualcuno lo avrebbe vendicato. Stefan e Vladimir pensarono che fosse una menzogna. Ma negli ultimi mesi sono stati avvistati i sopravvissuti alla battaglia…”.

“Chi?” chiese Esme.

“Jane, Alec e Demetri.” Rispose mio fratello.

“Ma è impossibile!” sbottò Alice “ Li avrei visti! Ho previsto la battaglia…”

“Sì, zia. Ma a un certo punto non li hai più visti e il motivo è semplice. Loro…”

“Sono andati a prendere Diana!” conclusi io con tono sepolcrale.

Vidi mio fratello annuire e la mia famiglia divenne tutto a un tratto vigile.

“Dopo la Romania, durante il mio viaggio per l’Irlanda, ho sentito delle voci. Tre vampiri, insieme ad una creatura né umana né vampira, stavano creando un esercito di neonati. Non erano in molti, ma nessuno sapeva delle loro intenzioni.”.

“è un incubo... ” sussurrò mia nonna Bella e Edward si precipitò subito vicino a lei.

“Quando ero in Irlanda, una nomade di nome Makenna …”

“Makenna? Ma non era una dei testimoni dei Volturi quando sono venuti qua a Forks?” chiese mio zio Emmett e zia Rosalie annuì.

“Makenna ci rintracciò e raccontò a me e al clan irlandese di aver sentito dire che Jane, Alec e Demetri, insieme ad una ragazza mezza vampira, avevano preso un aereo, diretti qui a Forks. “ continuò E.J. e notai il suo sguardo attento e nervoso.

“ E i neonati?” domandò mio zio Jasper.

“Tutti uccisi. Da quel che si dice, sono stati un esperimento. Io credo che la loro intenzione sia scovarci e ucciderci tutti, creando un esercito qui in America.”.

“E per questo motivo che sei tornato?” chiese mio padre.

“Sì, papà. Ma prima ho avvertito lo zio Marcus. Lui è l’unico che conosce perfettamente quei tre.”.

“Non ha senso…” borbottai “ Diana sembrava sorpresa quando le ho detto che ero imparentato con i Cullen.” E una fitta mi attraversò quando pronunciai il suo nome.

“è molto semplice, fratellino. La maggior parte dei vampiri non sa che Jacob Black e Renesmee Cullen hanno avuto tre splendidi bambini e sono convinti anche che i Cullen, dopo quello che è successo vent’anni fa con Nahuel e i Volturi, se ne siano andati da Forks.”.

“E allora perché sono venuti qui?” sbottai e sentii mio padre aumentare la stretta.

“Sono venuti per qui per cercare indizi. Mi sembra strano che non ci abbiamo ancora attaccato, visto che hai conosciuto Diana giorni fa.”.

Cominciai a tremare, ma non erano i brividi di calore che anticipavano la trasformazione. Erano freddi e percorrevano il mio corpo. Con la mia ingenuità, avevo rischiato di far uccidere tutta la mia famiglia. Ero nauseato e mi sentivo terribilmente in colpa. Mi misi le mani davanti al volto per nascondermi, non meritavo il loro sopporto e il loro amore.

“Marcus…” era mia madre e mi costrinsi a guardarla “ Non è colpa tua! L’importante è che tu stia bene!”

“Tua madre ha ragione…” confermò mio padre lasciandomi.

Si scambiarono uno sguardo preoccupato e vidi mio padre annuire. Avevo sempre invidiato il loro modo di comunicare con gli occhi e avevo sperato che, un giorno, sarei riuscito a fare lo stesso con la persona che amavo. Diana.

“Piccoli miei…” disse mio padre guardandoci ognuno “ Non voglio che rischiate la vita, dovete andarvene. Immediatamente!”

“Che cosa?” sbottarono i due gemelli mentre spalancavo la bocca confuso.

“No papà. È un’assurdità! Adesso sanno della nostra esistenza, io voglio rimare qui a combattere!” gridò E.J. e capii che aveva letto il pensiero a nostro padre.

“E.J. voi ve ne andrete e subito. Non ammetto discussioni! Seth verrà con voi, mentre io e vostra madre rimarremo qui. Vi daremo il tempo di scappare.”

“No!” esclamai “ Papà è colpa mia! Voglio rimediare al mio errore!”

“Innamorarsi della persona sbagliata non è un errore, Marcus. “ disse mia madre.

“Mamma!” sbottò Didyme “ Fateci rimanere, con i nostri poteri possiamo esservi di aiuto!”

“Non voglio che i miei figli rischino la vita!” urlò mio padre e notai che stava cercando di calmare il tremore che lo attraversava.

“ Ascoltate…” mio nonno Edward, insieme a mia nonna, si avvicinò “ Ne parleremo domani mattina. Jacob, ti capisco perfettamente…” aggiunse Edward guardandolo” ma dobbiamo organizzarci. E.J., Didyme, Marcus, stanotte dormirete da noi.”

“Vado a chiamare il branco, Embry e Quil possono fare il primo turno di guardia!” disse mio padre e, prima di uscire, baciò mia madre.

Io e i miei fratelli lo guardammo uscire e lui ci rivolse il suo sorriso. Si trasformò e sparì dalla nostra vista.

“ Su, andiamo.” disse mia nonna Bella.

Uscimmo da casa scortati da mia madre e dalle mie zie mentre mia nonna ci faceva strada. Vidi mia zia Alice sforzarsi per avere una visione, ma era impossibile visto che erano coinvolti i licantropi e dei mezzi vampiri.

Tentai di concentrarmi, ma non riuscii a vedere niente.

Quando giungemmo a casa dei miei nonni, sfrecciai in camera mia e chiusi violentemente la porta alle mie spalle. Mi portai vicino la finestra per vedere Quil ed Embry, ma non erano ancora arrivati. Di sicuro, mio padre li stava ancora informando sulle novità.  Sospirando pesantemente, alzai lo sguardo e vidi la luna.

Mi sembrava strano che, solo due notti prima, mi sentivo la persona più felice di questo mondo, con Diana al mio fianco. Mi lasciai sfuggire un sorriso triste al ricordo della notte che avevamo passato insieme. Aveva detto che mi amava ed io le avevo creduto.

Sentii il suo profumo e credetti che me l’ero immaginato ma, abbassando lo sguardo, la vidi dietro a una quercia secolare. M’immobilizzai e, quando i nostri occhi s’incrociarono, la gravità intorno a me cambiò.

Il centro dell’universo si spostò, per riallinearsi facendo diventare Diana il nuovo centro.

La donna che mi aveva distrutto, era diventata la mia unica ragione di vita.

 

 

 

 

Buongiorno a tutti, ecco  a voi il capitolo… Che ne dite? Ho cercato di fare del mio meglio. Scusate il ritardo, ma il lavoro mi sta distruggendo… Infatti, ho molto sonno arretrato. Ho rischiato di addormentarmi mentre scrivevo… ahahah… ma volevo pubblicare il capitolo, per cui eccolo qui…

Allora che ne pensate della storia di Diana? È molto triste, ma non cambia il fatto che ha ferito Marcus.

Spero che vi sia piaciuto.

Bacioni.

Angolo risposte recensioni:

Juju88, spero che ti sia piaciuto pure questo! Hai visto in che bel lupo si è trasformato? Anche se tu lo sapevi già. Bacioni. Tvb… Muahahah…

fracullen, ho postato appena possibile, spero che ti sia piaciuto pure questo… le reazioni le scriverò più avanti.. Non ti preoccupare… Grazie mille!

Levsky,Spero di aver risposto ad alcune delle tue domande… Che ne dici del lupo Marcus? È un gran bel lupo! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo e GRAZIE DI CUORE  per tutti i complimenti che mi fai ogni volta…

Klaudia19 ecco che ho aggiornato!  Spero che ti sia piaciuto anche questo! GRAZIE MILLE! Per il fatto che mi segui sempre e scusa per il ritardo.

3things, Grazie mille, spero che ti sia piaciuto anche questo! Allora i poteri: E.J sa leggere tutti i pensieri che una persona ha formulato in vita sua a distanza.

Didyme sa evocare uno scudo e delle immagini.

Marcus assorbe i poteri degli altri vampiri e li sa usare a suo piacimento! Marcus è fantastico!

 

 

Grazie anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Una piacevole condanna ***


Una piacevole condanna.

 

Strinsi il davanzale della finestra con forza, mentre Diana mi guardava spaventata, ma allo stesso tempo con uno sguardo che riusciva a incatenarmi. Senza pensarci due volte, saltai giù e atterrai di fronte a lei.

Pensai che indietreggiasse, ma fece l’opposto. Si avvicinò a me e mise una mano sulla mia guancia. Il mio cervello urlava di allontanarla e fuggire via, prima che il mio cuore fosse ridotto in cenere. Ma non ci riuscivo e chiusi gli occhi a quel contatto.

“Marcus…” mi chiamò con un sussurro per poi appoggiare le sue labbra sulle mie.

Risposi al bacio contro la mia volontà, non potevo vivere senza di lei. Il solo pensiero di scacciarla dalla mia vita era insopportabile.

“Diana…” sussurrai distanziandomi, facendo pressione su me stesso.

“Ti prego perdonami!”

“Vorrei tanto crederti… “ mormorai abbassando gli occhi e ricordando tutto quello che mi avevano raccontato poche ore prima.

“Sai di me.” Disse e la sentii sospirare. “Devo andare via, ho già creato troppi guai!”

Stava per andarsene ma la fermai prendendole la mano. Lei si sorprese e le mostrai quello che avevo provato quando l’avevo rivista. Spalancò gli occhi e tentò di allontanarsi, ma non glielo permisi.

“Siamo legati.” Commentai guardandola e lei scosse la testa.

“Marcus, lasciami andare!” sbottò e sentimmo delle voci provenire dalla casa. Non potevo permettere che ci scoprissero, così la presi in braccio e fuggii in mezzo alla foresta. Corsi verso le montagne per un tempo indefinito, mentre Diana stava ferma. Pensavo che volesse fuggire, ma a quanto pare anche lei non poteva stare lontana da me. Mi avevano spiegato in cosa consisteva l’imprinting, ma non avrei mai creduto che fosse così potente. Ogni cosa aveva perso senso, l’importante era solo lei. Provai un dolore paralizzante e sentii Diana irrigidirsi, l’aveva percepito.

Mi fermai sull’altopiano che i miei parenti usavano per giocare a baseball e la deposi delicatamente a terra. Diana rimase ferma, mentre io mi sedevo cercando di calmarmi. Non credevo che i licantropi fossero così instabili, non avevo nessuna intenzione di attaccarla ma non volevo neanche trasformarmi davanti a lei.

Bloccai la mente per impedire a Diana di sentire i miei pensieri e feci un paio di respiri profondi.

“Stai bene?” chiese preoccupata ed io la fulminai.

“Come puoi pensare che io stia bene? Mi hai… mi hai… annientato.  Infatti, dovrei stare lontano da te, dovrei desiderare di non vederti mai più. Invece sono condannato! Condannato ad amarti, nonostante tutto quello che mi hai fatto!” urlai e le mie mani tremarono.

“Marcus…” tentò di dire, ma io alzi una mano per fermarla.

“Dammi il tempo di calmarmi!” sbottai infastidito.

Sentii un singhiozzo e vidi le lacrime scorrere sul suo viso. Fu come una doccia gelata e sentii il mio cuore pulsare dolorosamente, vedendola così.

“Ti prego lasciami spiegare…” mi pregò.

“Fai in fretta…” ringhiai e chiusi gli occhi. Era più facile non vederla. Avvertii che si era messa seduta e che stava giocherellando con un filo d’erba. Sembrava veramente dispiaciuta e ferita per il mio atteggiamento, ma non potevo credere a ciò che percepivo. Ormai aveva imparato a gestire i poteri che mi copiava.

“Guardami Marcus…”

Obbedì all’istante e la guardai con occhi pieni di amore, contro la mia volontà. Lei si accorse della mia battaglia interiore e s’incupì.

“Tuo fratello ha ragione, ma non su tutto” ammise lei.

“Io facevo parte del tuo piano per annientare la mia famiglia…?”

“Assolutamente no!” sbottò “ Io non sapevo della tua esistenza. Quando mi hai detto che facevi parte dei Cullen, ero veramente sorpresa. Non mi avevano detto che Jacob Black e Renesmee Cullen avessero avuto dei figli. Hanno creduto che era impossibile! Pensavano che un licantropo e una mezza vampira non avrebbero mai potuto procreare. E loro ne sono tuttora convinti!”

“Loro chi?” chiesi furioso.

“Lo sai a chi mi riferisco…” disse lei ed io ringhiai.

“Jane, Alec e Demetri. Ma lo sai chi sono? Hai una minima idea di ciò che hanno fatto passare a mia madre? Per colpa loro, i miei hanno rischiato di essere uccisi! “

Abbassò lo sguardo colpevole e questo mi fece infuriare. Desideravo solo sfogarmi e, tremando, continuai “ Tuo padre era un mostro e sono contento che qualcuno glieli abbia fatta pagare!”

Questo la colpì profondamente e notai un lampo di rabbia nei suoi occhi. Scoprì i denti e affilò lo sguardo.

“Aro non è mai stato mio padre. Io non l’ho più visto da quando avevo un anno!” spiegò a denti stretti.

“Ah, sì? Però sei in compagnia della sua guardia. Diana non raccontare cazzate!”

“Non ti sto raccontando cazzate! È la verità! Marcus, per favore, credimi. Dammi la possibilità di raccontarti tutto!”.

“Te la sto già dando la possibilità e tu la stai sprecando!” sbottai e lei mi guardò addolorata.

“Hai ragione…” mormorò “ Ti ho mentito, ma su una cosa sola sono stata sincera. Io non ho mai conosciuto una persona come te e veramente io ti amo!”.

Sbuffai e guardai da un’altra parte. Se sperava di fregarmi così, doveva cambiare tattica.

“Ascoltami… Io non ho detto niente a Jane! In questo momento, si trovano a Seattle e non torneranno prima di dopodomani. Io sparirò, così tu sarai al sicuro!”

“è troppo tardi. Sapranno già che i Cullen sono qui.”

“Invece no!” urlò lei seccata.

“E allora perché sono a Seattle?” domandai con freddezza.

“ Hanno un piano…” sussurrò a voce talmente bassa che fui costretto a protendermi verso di lei.

“Che piano?”

Sospirò pesantemente e puntò i suoi occhi blu nei miei. “ Attaccheranno il clan di Denali. Sono convinti che annientandoli, i Cullen usciranno allo scoperto per cercarli e loro si faranno trovare preparati.”.

“Con un esercito di neonati, non è vero?”

Quando la vidi annuire, mi presi il volto tra le mani e scossi la testa. Dovevo ammettere, che il piano ideato da quei tre, era perfetto. I vampiri del clan di Denali erano per noi dei cugini e sapevo come avrebbero reagito gli altri se Jane, Alec e Demetri fossero riusciti a portarlo a termine.

“ Hanno fatto degli sperimenti in Europa per imparare a gestirli.” Continuò Diana e la guardai “ Quando hanno imparato, li hanno uccisi tutti. È stato terribile!” ammise lei.

“Davvero?” chiesi ironico.

“Sì! Li hanno uccisi senza pietà. Ho tentato di fermarli, ma Alec ha anestetizzato anche me e quando ho ripreso i sensi…”.

Non c’era nessun bisogno che continuasse, la mia mente si riempì dell’immagine di un falò che scoppiettava in mezzo ad una foresta.

“Diana…” la chiamai provando dolore “ Come ti hanno trovato? Marcus ha detto, che solo Aro sapeva dove ti trovassi…”.

“Quando i rumeni attaccarono Volterra, Aro sapeva che sarebbe stato sconfitto. Ha chiamato loro tre e gli ha detto che mi trovavo in una foresta su al nord, nascosta in una vecchia roccaforte tedesca…”.

“Ma chi ti ha allevato?”

“Una vampira di nome Heidi. Lei non era come gli altri della guardia e imparò a volermi bene. Sì, succedeva a volte che litigavamo, ma mi perdonava sempre. “ e un sorriso triste si dipinse sul suo volto “ Mi ricordo ancora quando mi costringeva a cacciare umani, ma io mi rifiutavo. Lo zio Marcus mi aveva insegnato che anche loro erano persone e si rammaricava di non poter cambiare la sua dieta.”.

“L’ha cambiata ora... ” sbottai sovrappensiero e la feci ridere.

“Sono contenta di ciò…” sussurrò lei sorridendomi.

Senza volerlo risposi al sorriso e la vidi rilassarsi. Riacquistai subito un’espressione seria e lei sbuffò.

“Continua…” le dissi e lei fece l’ennesimo respiro profondo.

“Mi ricorderò sempre quella notte…” e il suo sguardo divenne vuoto “ Eravamo appena tornate dalla caccia. Finalmente, avevo convinto Heidi a provare gli animali ed era un po’ intrattabile, ma mi promise che avrebbe tentato nuovamente. Ero felice, ma a un certo punto sentimmo bussare alla porta. Heidi mi guardò confusa e mi ordinò di stare nella stanza, mentre lei andava nell’ingresso. Non sapevo perché, ma cominciai a provare paura per lei, così mi avvicinai alla porta della camera per spiare. Quando Heidi aprì, lanciò un urlo di sorpresa e…. “

“Vai avanti…” la pregai e senza volerlo mi avvicinai a lei.

“ Non ebbe neanche il tempo di difendersi, Marcus! Jane la mise in ginocchio con il suo potere e Demetri e Alec… è stato orribile e tentai di scappare, ma non ci riuscii.”.

“Demetri è il miglior segugio al mondo…”

“Esatto! Mi presero e mi dissero che, se gli avessi aiutati, mi avrebbero lasciata libera. Sai… Io e Heidi avevamo intenzione di lasciare la Germania per rifarci una vita, come lo zio Marcus. C’erano giunte voci da vampiri di passaggio di ciò che era successo a Volterra e così credevamo che potessimo riuscirci. Fui costretta seguirli e mi raccontarono dei Cullen. Me li fecero studiare e, quando mi rifiutavo, Jane mi colpiva con il suo potere. Non ti sei chiesto come ho fatto a sconfiggere tuo zio Emmett?”.

Riportai alla mente lo scontro, stentavo a credere che fosse successo solo due giorni prima e mi ricordai di come, tutti noi, eravamo rimasti colpiti dalla sua vittoria.

“In che senso studiare?”

“Mi dissero dei loro punti deboli e delle loro tecniche di combattimento” rispose lei colpevole.

“Ma come hanno fatto a scoprirlo? Da quello che so, non hanno mai combattuto contro di loro…”.

“Aro... ” si limitò a dire. “ Quando ha toccato Edward qui a Forks, ha preso informazioni e lui le raccontò all’intera guardia. Sia lui che a Caius non è mai piaciuta la vostra vittoria e, infatti…”.

“Nahuel!” esclamai con rabbia e lei annuì.

“Jane mi raccontò tutto, di come siete riusciti a sopravvivere e di come avete portato via Marcus. Lei crede che i Cullen abbiano segnato la fine dei Volturi. E adesso vuole vendicarsi e far rivivere la guardia di Volterra.”.

“E tu?”

“Io? Prima di conoscerti, non m’importava niente. Odiavo i Cullen, non per quello che avevano fatto ma perché ero costretta a farlo. Non vedevo l’ora di scovarli, così Jane mi avrebbe lasciato andare!”.

“E le hai creduto?”

“Quando non si ha speranza, Marcus... si crede anche nell’impossibile!” mormorò lei con voce incrinata.

La strinsi a me e cominciai a cullarla, mentre mi bagnava la maglietta con le sue lacrime. In quel momento, avrei desiderato trovarmi davanti Jane e ucciderla. Il pensiero che Diana potesse ancora mentirmi, non mi sfiorò minimamente. Il mio cuore sapeva che stava dicendo la verità.

“E dopo?” domandai a bassa voce asciugandole le lacrime.

“Cominciammo a viaggiare e iniziarono a creare neonati. Io non so se tu li abbia mai visti, ma sono molto instabili ed io dovevo stare attenta. Essendo anche mezza umana, rischiavo di essere morsa. Non dormii per giorni e fui punita da Jane per questo. Perché rallentavo la loro marcia.”

Un odio cominciò a sgorgarmi dal petto al pensiero di Diana impaurita in mezzo a un branco di vampiri sanguinari.

“Poi qualche settimana fa…” riprese a raccontare” Li uccisero tutti. Era impensabile farli viaggiare ancora con noi, fino in America. Erano delle cavie, Marcus! Li hanno allevati come topi di laboratorio e loro tre ridevano quando si uccidevano a vicenda. Invece io provavo compassione, erano tutti molto giovani e, secondo me, se s’insegnava a loro come stare al mondo sottoforma di vampiri, c’è l’avrebbero fatta a essere civili!”.

“Erano come degli scacchi, dei pedoni precisamente, pronti per essere sacrificati.” Concluse e appoggiò la testa sulla mia spalla. Le diedi un bacio sopra i capelli e la sentii sospirare.

“Marcus, quando giungemmo qui, sperai con tutto il cuore di trovare subito degli indizi. Ero stufa marcia di stare con loro, ma poi ho incontrato te…” riprese a dirmi alzando il volto verso il mio.

Rimasi senza parole mentre lei continuava a fissarmi “ Appena ti ho visto, ho saputo che eri speciale. Ma non per i poteri che hai o per altro. Tu sei Marcus e basta. Ed io ti amo!”

“Diana…” ma mise un dito sulle mie labbra.

“Mi farò perdonare… non permetterò che qualcuno ti faccia del male.  Dirò a Jane che non ho trovato niente e le impedirò di fare qualunque cosa. Dobbiamo separarci Marcus… Non voglio essere la causa della tua morte. Perché se dovessi morire, io ti seguirò…”

Le presi il viso tra le mani e la baciai a lungo. Si strinse ancora di più a me e cademmo sull’erba, continuando a baciarci. In quel momento non m’importava di nessuno: della mia famiglia, di Jane, Alec e Demetri. Esisteva solo lei. E sotto la luce calda della luna ci amammo per poi addormentarci abbracciati.

Mi svegliai e lei mi guardava con dolcezza. Notai che la luna che era ancora alta nel cielo e le rivolsi un sorriso.

“Ciao…” disse lei.

“Ciao…”

“Mi hai perdonato?” domandò con un accenno di sorriso.

Finsi di pensarci su per poi baciarla teneramente. “Sì, ma non sono d’accordo su alcune cose” risposi e la vidi preoccuparsi.

“Del tipo?”

“Del tipo che non ti permetterò di andartene. La affronteremo insieme… e non ti permetto di morire, il mondo non avrebbe senso senza di te…”.

“Ti amo…” si limitò a dirmi.

“Me l’hai fatto capire…” la stuzzicai e risi quando la vidi arrossire furiosamente.

“Marcus!” sbottò e si rivestì in un lampo.

“Scusa…” borbottai e mi alzai in piedi.

Lei scoppiò a ridere e mi domandò maliziosa “ Non pensi di rivestirti?”

“Voglio farti vedere una cosa prima…” e chiusi gli occhi concentrandomi. Avvertii il calore lungo la mia spina dorsale e, quando li riaprii, Diana si portò una mano davanti alla bocca allibita.

“Oh mio Dio…” esclamò ed io latrai una risata.

Allora? Pensai.

“Sei incredibile!” disse avvicinandosi a me e accarezzandomi il muso. “ E sei enorme!” continuò mentre mi esaminava attentamente.

“Ma gli occhi…” fece fermandosi davanti “ anche se hanno un colore diverso, sono sempre gli stessi.”

Sono contento che ti piaccia…

“Pensavi che sarei fuggita?”

Beh, sì… non è una cosa da tutti i giorni…

“Hai ragione, ma io ti avevo già visto trasformato….”

Inclinai il muso e lei rise “ Prima quando ero nascosta, ho letto il pensiero dei tuoi parenti e del tuo amico Sam. “

Come hai fatto a non farti scoprire?  Domandai sbalordito.

Lei si rabbuiò e abbassò lo sguardo “Me l’hanno insegnato…”.

Ululai, scusandomi con il pensiero e mi sorrise.

“Sarai anche un lupo, ma non sei cambiato per niente…”.

Latrai una risata e le leccai la faccia, facendola indietreggiare con un’ espressione schifata.

“Marcus!” mi sgridò pulendosi il viso.

“Preferisci così?” chiesi appena trasformato e la baciai.

Lei rispose per poi darmi uno schiaffetto sulla testa. “ Rivestiti!” mi ordinò ed io, ridendo, obbedii.

Appena mi fui rivestito, lei era lì che mi guardava ansiosa e mi avvicinai preoccupato.

“Cosa succede?”

“Cosa faremo ora?” mi domandò terrorizzata.

“Adesso, noi torneremo a casa e tu racconterai tutto.”

“Non so se c’è, la farò… e poi se mi attaccassero?”

“Non lo farebbero mai…” ma lei inarcò il sopracciglio, scettica “ Ok, forse Didyme sì. Ma ci sarò io con te, come ti ho promesso.”

Lei sorrise e mi abbracciò. La presi per mano e ci incamminammo per la foresta. Non avevamo fretta e iniziai a provare un po’ di nervosismo per quello che avremmo dovuto affrontare.

“Diana…” la chiamai con dolcezza.

“Sì, Marcus…”

“Dov’eri oggi? Mi avevi detto che saresti andata dai Cullen…”

Lei si rabbuiò e rispose “ Ho incontrato Demetri e l’ho convinto che mi servivano ancora un paio di giorni.”

“Ci è cascato?”

“Spero di sì…” mormorò lei e rimanemmo in silenzio fino a quando non scorgemmo la grande casa bianca davanti a noi.

Vedevo i miei parenti allarmati e percepii i lupi intorno a noi. Non ebbi neanche il tempo di avvertire Diana che mio padre, trasformato, piombò davanti a me. Appena vide Diana, ringhiò rabbioso e, molto presto fu raggiunto dal resto del branco.

Mi misi davanti a Diana e alzai le mani in segno di resa. Vidi la sorpresa sul muso di mio padre e mi affrettai a spiegare.

“Scusatemi, non sarei dovuto andarmene così! Papà, ti prego di ascoltarmi. So quello che faccio…”

Mio padre annuì e, quando gettai uno sguardo verso Diana, lo sentii ululare forte per poi allontanarsi con il branco. Riconobbi Seth che mi guardava confuso e leggermente allarmato.

“Andiamo?” proposi prendendo per mano Diana, ma scosse la testa. Non avere paura” aggiunsi e lei si decise a fare un passo.

Varcammo la soglia di casa e vidi che la mia famiglia, più i due branchi di la Push, erano tutti riuniti in salotto.

Mia sorella si alzò di scatto e corse verso di me furiosa.

“Ma sei impazzito?”

Ma prima che potessi rispondere, mio fratello scoppiò a ridere e mi fece l’occhiolino.

“Didy” disse” Diana è innocente, ho letto la sua mente. Non dobbiamo temere nulla da parte sua. E poi è contro le leggi del branco attaccare l’imprinting di un lupo.”

Tutti s’immobilizzarono e spalancarono la bocca all’unisono. Sarebbe stato divertente se la situazione fosse stata un’altra.

“Invoca lo scudo…” mormorai a Diana e lei sorridendo lo fece.

E.J. e mio nonno sbuffarono insieme e mi guardarono accigliati.

Con un po’ di titubanza, ci spostammo al centro della sala e mi sedetti sullo sgabello del pianoforte facendo accomodare Diana sulle mie ginocchia. Le diedi un bacio e le sussurrai “ Sempre insieme…”.

Lei sorrise e prese un respiro profondo, prima d’iniziare a raccontare.

Disse tutto quello che aveva detto a me e notai come i miei parenti mutassero le espressioni sui loro volti. Quando Diana confessò il piano di Jane, mia nonna Bella balzò in piedi ringhiando furiosamente.

“Non la passerà liscia” sbottò.

“Nonna, ha un conto in sospeso con lei…” disse E.J. a Diana e mi fece piacere vedere che mio fratello l’avesse accettata così facilmente.

“Dobbiamo avvertirli subito!” esclamò Tanya e tirò fuori un cellulare allontanandosi da noi. Marcus era rimasto e fissava Diana con insistenza. Anche lei lo guardava di rimando e gli rivolse un sorriso timido. Il vampiro rispose e il suo voltò s’illuminò.

“Cosa faremo ora?” disse Carlisle pensieroso.

“Combatteremo!” esclamò Emmett felice.

“Diana, sai già se hanno creato dei neonati?” domandò mio nonno Edward.

“Sì, ne hanno creati quindici… “

“Siamo di più rispetto a loro…” fece Sam senior guardando mio padre. Era rimasto in silenzio per tutto il tempo tenendo una mano sulla spalla di mia madre. Ero addolorato perché mio padre si sentiva tradito da me, invece mia madre era solo preoccupata.

“Non sono un problema…” si limitò a dire.

“Non sottovalutare la situazione, Jake…” fece mio nonno guardandolo “ è molto rischioso. Loro tre non si fermeranno davanti a niente, dobbiamo rifletterci attentamente.”.

“Quanto tempo abbiamo? “ domandò zio Jasper e riconobbi dal suo sguardo che stava già analizzando la situazione.

“Due giorni…” risposi guardandolo e lui fece un breve cenno con la testa.

“Non sono molti!” esclamò zia Rosalie e guardò preoccupata suo marito Emmett.

“Forse è meglio iniziare subito…” propose Carlisle e tutti noi annuimmo.

“Voi due, no!” urlò mia madre ed io la osservai confuso “ Avete bisogno di riposo!”

“Mamma non ti preoccupare, dormirò quando avrò la certezza che Diana sia al sicuro.” Protestai, ma Marcus si avvicinò a noi.

“La piccola Renesmee ha ragione, dovete riposarvi. Poi domani mattina, potrai partecipare ai preparativi. È stata una lunga notte per te, Marcus…”

“Una lunga notte piacevole…” sussurrò malizioso mio fratello e mio zio Emmett alzò la testa di scatto.

“E bravo il piccolo Marcus!” e mi diede una pacca sulla spalla. Diana abbassò lo sguardo, imbarazzata e rossa in viso e sapevo che ero della stessa tonalità.

“Non capisco…” borbottò mia madre ed E.J. le mise un braccio sulle spalle.

“Mamma, forse è meglio farli dormire in camere separate!” e le fece l’occhiolino.

Mia madre mi fissò a bocca spalancata mentre mio zio Emmett rideva di cuore, ma smise subito quando zia Rosalie ringhiò verso la sua direzione.

“Ho preparato le camere…” disse Esme con dolcezza e Diana ed io le sorridemmo per ringraziarla.

“Aspetta, Diana!” fece Marcus mentre lei si alzava. Si guardarono e vidi spuntare delle lacrime dagli occhi di Diana.

“Zio Marcus!” urlò prima di abbracciarlo e lui, un po’ imbarazzato, la strinse a sé.

“Avremmo tutto il tempo d’ora in poi. Buonanotte Didy!”

Diana si asciugò le lacrime sorridendo e la presi per mano, dirigendomi verso le scale. Passai davanti a mio padre e a mia sorella che mi osservavano addolorati e confusi, gli rivolsi un sorriso di scuse ma rimasero impassibili.

Salendo le scale, sospirai pesantemente e decisi che, appena mi fossi svegliato, sarei andato a parlare subito con loro. Accompagnai Diana davanti alla camera di Carlisle ed Esme e la strinsi in un abbraccio.

“Buonanotte, amore…” sussurrai.

“Buonanotte…” rispose per poi baciarmi dolcemente.

Mi lanciò un’occhiata ed io le sorrisi poco prima che chiudesse la porta. Mi voltai e cominciai salire le scale, ma fui chiamato da mia sorella.

“Marcus, aspetta…”

Mi voltai e lei si buttò tra le mie braccia.

“Scusa, fratellino! Ho sbagliato, ma ero così preoccupata per te …”

“è anche un po’ gelosa…” la stuzzicai e la sentii sbuffare. “ Didy, scusami tu. Alla fine, avevi ragione…”

“Come sempre, piccolo Marcus!” disse allontanandosi da me. “ Così, hai avuto l’imprinting con Diana…”

“Sì” esclamai orgoglioso e lei rise accarezzandomi la testa.

“Speriamo che tu possa vivere il tuo amore…”

“E tu il tuo…”

“C’è la faremo secondo te?” mi chiese preoccupata ed io scossi la testa.

“Non lo so, ma spero tanto di sì…”

Lei sorrise tristemente e mi diede un bacio sulla guancia.

“Fila a letto!” ordinò e scattai sull’attenti facendola ridere.

Quando raggiunsi la camera di mio nonno, guardai fuori dalla finestra e mio padre era lì che mi osservava. Gli fece un saluto e lui alzò gli occhi al cielo.

Sorrisi e mi buttai sul letto esausto, aspettando la venuta del nuovo giorno.

 

 

Ecco a voi un altro capitolo… ehm... Che ne dite? È così il mistero di Diana è stato svelato! Spero che vi sia piaciuto.. Purtroppo non ho tempo per rispondervi, perché devo scappare via. Ma al prossimo, giuro che risponderò! Grazie mille per tutti i complimenti!

Grazie anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno al FF!

Alla prossima!

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