Storia di un essere speciale. di Pacci (/viewuser.php?uid=52222)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io. Marcus Black. ***
Capitolo 2: *** La scuola. Il mio nuovo inferno personale. ***
Capitolo 3: *** Alle volte è meglio stare zitti. ***
Capitolo 4: *** Fidati di me. ***
Capitolo 5: *** Benvenuta nella mia vita. ***
Capitolo 6: *** Sempre tuo. ***
Capitolo 7: *** Una sorpresa s-gradita ***
Capitolo 8: *** Cosa vuol dire? ***
Capitolo 9: *** Una piacevole condanna ***
Capitolo 1 *** Io. Marcus Black. ***
Io. Marcus Black.
Un raggio di luce, filtrato dalle
tendine della mia camera,
mi svegliò. Imprecando mi voltai dall’altra parte
per vedere che ora erano.
Sbuffai, erano solo sei del mattino e già sentivo mia nonna
affaccendata giù in
cucina. Decisi di alzarmi e andai a specchiarmi per vedere in che stato
ero
ridotto. Perfetto. Essere figlio di un licantropo e di una mezza
vampira aveva
i suoi vantaggi, peccato che non assomigliavo tanto al resto della mia
famiglia.
I miei fratelli, E.J e Didyme erano
un misto fra mamma e
papà con una splendida carnagione avorio. Invece io avevo la
carnagione scura
come quella di mio padre e i suoi stessi capelli neri, anche se avevo
dei
riflessi bronzei. Avevo preso gli occhi da mia madre con qualche
pagliuzza dorata. Ma
la mia caratteristica più importante era
il mio potere che chiunque avrebbe fatto carte false per possederlo. La
mia
capacità era quella di assorbire i poteri degli altri
vampiri e utilizzarli a
mio piacimento.
Infatti, potevo leggere nel pensiero
come mio nonno e mio
fratello, avere visioni come la mia prozia Alice, mutare
l’emozioni come il suo
compagno e invocare degli scudi come mia nonna e mia sorella.
Naturalmente
anche il potere di mia madre Renesmee; quello di mostrare delle
immagini. E per
finire, i poteri del clan di Denali. Ero un super vampiro, ma mi
sentivo
l’ultima ruota del carro. Non mi trovavo bene tra la mia
famiglia e i miei
amici licantropi.
Volevo vivere una vita normale, ma
purtroppo era
impossibile. All’inizio, quando ero piccolo, i miei genitori
avevano paura che
qualcuno volesse portarmi via, visto il mio potere. Gli unici che
potevano farlo
erano i famigerati Volturi. Risi al pensiero.
Erano andati distrutti dopo quello che era successo quasi
vent’anni fa.
A quanto pare avevano tirato troppo la corda e i vampiri europei li
avevano
spodestati e messo al potere i due vampiri rumeni. All’inizio
eravamo tutti un
po’ titubanti di questa scelta, ma con gli anni si sono
mostrati ottimi capi.
Peccato che non fossero ancora riusciti a trovare i sopravvissuti della
guardia. Jane, Alec e
Demetri erano
scappati, facendo perdere le loro tracce.
“Marcus sei
sveglio?” sentii mia nonna Bella mormorare.
“Arrivo nonna. Mi vesto e
scendo!” risposi
infilando una maglietta bianca.
Mentre camminavo, cercai di infilarmi i jeans ma persi
l’equilibrio e caddi
pesantemente sul pavimento. Altra cosa che avevo ereditato dalla
famiglia
Cullen era la goffaggine che aveva posseduto mia nonna quando era
ancora umana.
“Ben svegliato! Sbaglio o
sei caduto?” mi disse Bella
guardandomi affettuosamente.
“Come sempre. Nonno
dov’è?” chiese io mentre spalmavo mezzo
panetto di burro sul pane tostato.
“è andato a
caccia. Dovrebbe tornare a momenti!” mi rispose
lei guardando fuori dalla finestra. La osservai e sorrisi. Da piccolo
non
facevo altro che chiedere a Edward e Bella di raccontarmi della loro
storia. E
ogni volta loro mi sorridevano, mi mettevano a letto e iniziavano a
parlarmi.
Ero cresciuto circondato da amore ed ero il più coccolato,
essendo il più
piccolo. Cosa che E.J. mi faceva notare, appena ne aveva
l’occasione. L’ultima
notizia che avevo avuto da lui, era una cartolina spedita
dall’Irlanda. A
quanto pare il suo viaggio tra i clan dei vampiri procedeva bene. Ci
aveva
sorpreso tutti quando aveva dichiarato di voler partire.
Ricorderò sempre la
reazione di mia madre, l’aveva guardato e l’aveva
minacciato di murarlo in
casa. Meno male che mio padre l’aveva fermata e, dopo aver
discusso con lei,
gli avevano dato il benestare. Aveva fatto il suo sorriso ed era corso
a
preparare i bagagli. Mancava da casa ormai da mesi, anche se chiamava e
mandava
cartoline regolarmente. La persona che aveva sofferto maggiormente di
questo, a
parte mia madre, era mia sorella. Didyme. Cosa comprensibile, visto che
avevano
vissuto in simbiosi fin da quando erano nati. Litigavano solo per un
fatto. Per
me. E.J. quando era piccolo combinava disastri. Per esempio, aveva dato
fuoco
inavvertitamente al guardaroba di zia Alice, e aveva incolpato me. Ma
Didyme
aveva bloccato Alice mentre si lanciava verso di me e le aveva mostrato
cosa
aveva fatto E.J. i due gemelli non si erano parlati per settimane ed io
mi
sentivo in colpa per questo. Avevo provato di tutto per farli
riconciliare e
loro, vedendo il mio impegno, si sono inteneriti e avevano fatto pace.
Sentii dei passi provenire dal
vialetto e riconobbi mio
nonno. Invocai il mio scudo, nello stesso istante che Edward entrava
dalla
porta sul retro. Appena mi vide, sorrise e alzai una mano per salutarlo.
“Ciao piccolo Marcus, mi fa
piacere vederti già sveglio!” e
mi fissò intensamente “ Ti sei schermato vedo. Che
cosa frustante!”
“Edward!” lo
rimproverò nonna Bella mentre metteva davanti a
me un piatto enorme di frittelle. “ Dovresti essere abituato
ormai. “
Mio nonno la guardò
teneramente e corse vicino a lei, le
prese il viso tra le mani e depositandole un piccolo bacio, le
sussurrò “ Hai
ragione. Ma non mi sono ancora abituato all’idea della tua
bellezza.” Mia nonna
ridacchiò ed io sbuffai. Mi guardarono ed io mi affrettai a
spiegare. “ Sto mangiando.
Non potete aspettare ancora un po’, prima di scambiarvi
smancerie di prima
mattina?”
Edward ridacchiò e si
sedette di fronte a me. Io continuai a
mangiare, chiedendomi dove fosse in quel momento Sam Junior. Era il mio
migliore amico. Di sicuro era in giro a fare la guardia alla riserva
trasformato in un lupo gigante oppure era andato a trovare la piccola
Lilian.
Ridacchiai, ricordando quando aveva avuto l’imprinting con la
figlia di Leah e
Joshua.
“Perché
ridi?” chiese mio nonno. Misi una mano sulla sua
spalla e gli mostrai Sam e Lily. Anche Edward si mise a ridere e mia
nonna ci
fissava incuriosita.
“ Il nostro Marcus stava
pensando a Lily e Sam junior.” Si
affrettò a spiegare
mio nonno.
“Certo che la vita
è strana. I genitori non sono riusciti a
stare insieme, ma i loro figli sono destinati ad amarsi.”
Constatò Bella
appoggiandosi al mobile della cucina per osservarci.
“Si, ma Sam deve aspettare.
Lily ha solo dieci anni.” Dissi
io sorridendo.
“Il tempo per loro non
è un problema, Marcus. Guarda tuo
padre. Ha aspettato anni per sposarsi con la mia Renesmee”
ribatté mio nonno
guardandomi. “ Potrebbe capitare anche a te.”
“Nonno, io non mi trasformo
in un lupo. “ gli feci notare.
Mi alzai e misi il piatto nel lavandino. Guardai fuori dalla finestra e
vidi
che il tempo era nuvoloso. Tipica giornata di Forks. Di sicuro i miei
erano già
svegli.
“Forse è meglio
che ritorni a casa, prima che mamma si
chiede che fine ho fatto!” dissi io. “ Vado a
prendere le mie cose” e stavo per
andare verso le scale quando vidi mia nonna Bella schizzare su per poi
ritornare in cucina con il mio zaino in mano.
“Torna quando
vuoi.” Mi disse abbracciandomi e
accarezzandomi una guancia. Mio nonno nel frattempo si era alzato per
darmi un
buffetto sulla testa “ Salutami mia figlia e quel cucciolo di
tuo padre.”
Sorrisi, misi lo zaino sulla spalla e
uscii dalla porta. Li
salutai con la mano, prima di fiondarmi in mezzo alla foresta. Corsi e
arrivai
davanti a casa mia in meno di due minuti. Era esattamente come quella
dei miei
nonni, ma un po’ più grande. Esme era stata
costretta ad aggiungere stanze nel
corso del tempo per me e i miei fratelli e tanto che c’era
aveva ingrandito
anche la casa dei miei nonni. Entrai dalla porta principale e sentii
delle
risate provenire dalla cucina. Mi affacciai e vidi mio padre mentre
baciava mia
madre. Sembravano due ragazzini e ne avevano anche l’aspetto.
Immortalati per
sempre nei loro corpi.
“Sono qui!” feci
io per attirare la loro attenzione. Mio
padre si voltò e mi sorrise. Si avvicinò a me e
dandomi una pacca sulla spalla,
mi disse “ Grazie, figlio mio. Non potevi farci regalo
migliore!”
“Quando volete casa libera
basta che me lo dite. Lo sai che
non mi piace frugare nelle vostre teste” dissi io mentre
andavo verso mia madre
che aveva allargato le braccia per abbracciarmi.
“Ah, Marcus! Meno male che
non sei come E.J. . Lui si
divertiva a leggerci nella mente.” Fece mia madre appena
sciolsi l’abbraccio.
“Hai già mangiato?”
“Si, nonna mi ha preparato
una montagna di frittelle!”
risposi io e guardai verso il tavolo attirato dall’odore.
Anche mia madre aveva
dato sfoggio delle sue arti culinarie. Il tavolo era completamente
coperto di
cibo. “Ma forse qualcosina riesco a buttare
giù!”
I miei genitori sorrisero e ci
accomodammo tutte e tre al
tavolo. Iniziai a
mangiare e mio padre
mi seguì a ruota. A quanto pare avevo ancora fame, spazzolai
metà del cibo che
aveva preparato mia madre.
Quando finii, mi rilassai sulla sedia
e chiusi occhi. Ero
completamente sazio e avevo ancora un po’ sonno. Forse sarei
riuscito a
schiacciare un pisolino sul divano. In quel momento squillò
il telefono e mio
padre andò a rispondere.
“Pronto? Ciao piccola mia.
Si tutto bene. Marcus è appena
tornato, te lo passo?”
Io mi alzai, sapevo chi era. Avevo
riconosciuto la voce che
veniva dall’apparecchio e sbuffando presi la cornetta che
Jacob mi allungava.
“Dimmi, Didy. Che ti
serve?”
“Ciao fratellino. Come fai
a sapere che mi serve qualcosa?”
mi chiese lei innocentemente, pensando di ingannarmi. Ma la conoscevo
meglio di
chiunque altro, quando usava quel tono erano guai in vista.
“Dammi un
minuto.” Puntai il mio sguardo in un punto sul
muro e mi concentrai. Ebbi la visione di me che trasportavo in casa due
cassettoni giganteschi. Mi ripresi ed io usando un tono pratico, le
dissi “
Seth è scappato vero? Ma dove hai preso tutti quei
mobili?”
“Qua e là. Dai
Marcus, non ti avrei chiamato se non avessi
assolutamente bisogno del tuo aiuto. Poi desidero parlarti.
Verrai?”
Sbuffai e la sentii
gioire al telefono. “ Grazie fratellino. Ti
aspetto allora. A dopo.” E
mise giù.
Misi a posto la cornetta e guardai i
miei genitori che mi
osservavano curiosi. Mi limitai a scuotere la testa e corsi in camera
mia a
cambiarmi. Visto il lavoro che dovevo fare, avevo bisogno di vestiti
più
comodi. Quando scesi giù, vidi mio padre sulla porta che mi
aspettava e mi
sorrise quando vide la mia espressione confusa.
“Didyme ha richiamato ed ha
incastrato anche a te?” chiesi
mente mi avvicinavo a lui.
“Oh no. Ti do solo uno
strappo e poi vado da Billy a vedere un
po’ se ha bisogno di qualcosa.” Mi rispose lui ma
avvertii che mi
nascondeva qualcosa. Non gli diedi peso e mentre uscivo, salutai mia
madre. Mio
padre la baciò e mi raggiunse.
Stavo per
salire sul sedile del passeggero davanti, quando mi lanciò
le chiavi della
Lamborghini. Lo guardai sorpreso. Quella macchina per lui era come una
figlia e
non mi aveva mai concesso il permesso di guidarla. Infatti, ero
costretto a
usare la sua vecchia Golf che aveva costruito con le sue stesse mani.
“Guidi tu” si
limitò a dirmi mentre saliva in macchina. Io
salii al posto del guidatore e misi in moto. Il motore ringhiava ed io
fui
invaso da una gioia selvaggia. Potevo veramente guidarla. Partii
sgommando e
vidi mio padre sbiancare, conoscendolo si stava chiedendo in che stato
erano in
quel momento le ruote.
“Papà?”
lo chiamai e lui si voltò verso di me “
Spara.”
“Cosa?” chiese
lui facendo finta di niente.
“è inutile che
fingi. Cosa vuoi dirmi?”
“Volevo parlare un
po’ con te.” Rispose lui arrendendosi.
“Anche tu? “ e,
vedendo la sua espressione ,mi affrettai a
spiegare “ Didyme vuole parlarmi mente l’aiuto con
il trasloco.”
Mio padre sorrise e scosse la testa.
Mi fissò intensamente ed
io riposi allo sguardo, non avevo bisogno di guardare la strada. I miei
istinti
erano più efficienti dei miei occhi.
“Se né accorta
anche lei, come tutti. Marcus è successo
qualcosa? Ultimamente t’isoli sempre di
più.”
Non risposi. Mio padre aveva ragione.
Negli ultimi giorni
passavo la maggior parte del tempo da solo. Non potevo certamente
dirgli che mi
sentivo a disagio. Avrebbe riso. Ero circondato da persone che mi
amavano, ma
io non riuscivo a stare con loro. Sapevo cosa volevo, ma non lo avrei
mai
ottenuto.
Arrivammo davanti a casa di Didyme e
Seth che avevano appena
acquistato dopo il ritorno dal viaggio di nozze. Spensi la macchina e
scesi.
Jacob fece lo stesso. Mi mise una mano sulla spalla per fermarmi e, con
tono
autoritario, mi disse “ Continueremo questo discorso quando
torni a casa.”
“Papà.
Marcus.” ci voltammo verso la voce e vidi Didyme
correre verso di noi sorridendo. Abbracciò mio padre e poi
si strinse me.
“Sei venuto anche tu ad
aiutarci?” chiese lei a nostro
padre.
“Nah. Sto andando dal nonno
e ho voluto dare uno strappo a
tuo fratello. Io vado” e salì in macchina. Notai
lo sguardo che scambiò con mia
sorella prima di partire. Pensai di usare i miei poteri ma Didy non mi
diede il
tempo.
“Vieni” mi
ordinò e mi trascinò sul retro della casa. Quando
vidi quello che mi aspettava mi lasciai sfuggire un gemito e Didyme
rise.
“Dov’è
Seth?” chiesi io sperando che spuntasse da qualche
parte.
“Di ronda! Papà
gli ha ordinato così” rispose lei alzando le
spalle “ Non inizi?”
“ Vuoi dire
iniziamo?” feci io guardandola. Lei mi fece una
linguaccia e schizzò in casa. Capii che avrei dovuto fare
tutto da solo. Presi
un respiro profondo e iniziai. Anche se ero dotato di forza e
velocità
straordinarie, impiegai tutta la mattina a trasportare mobili in casa.
Didyme
intanto mi ordinava dove posizionarli, cambiando il posto di ciascun
mobile per
ben tre volte. Esme aveva avuto una cattiva influenza su di lei, meno
male che
non aveva preso da Zia Alice o da mamma. Per quelle due, lo shopping
era
vitale.
Per l’ora di pranzo, mi
propose di andare a caccia. Io
accettai all’istante, avrei fatto di tutto per distrarla dal
suo proposito. Ci
dirigemmo nel folto della foresta e dopo aver cacciato un paio di
cervi, ci
sedemmo su dei massi. Osservai la mia maglietta con aria abbattuta. Non
ero
ancora capace a nutrirmi senza sporcarmi. Dovevo chiedere a nonno
Edward come
faceva a rimanere immacolato ogni volta.
“Marcus. A cosa stai
pensando?” mi chiese Didyme. Alzai lo
sguardo verso di lei e le risposi “ Stavo pensando di
chiedere al nonno di
insegnarmi a cacciare.”
“Davvero?” fece
scettica.
“Si. “ risposi io
cauto e osservandola curioso. Il mio
potere di leggere la mente non funzionava con lei, come nonna Bella
aveva uno
scudo che la proteggeva. “ Didyme a cosa devo tutto questo?
Sai, sto pensando
seriamente che hai comprato tutti quei mobili per avere una scusa per
parlarmi.” Lei arrossì ed io sorrisi.
“Sorellona, bastava che mi
chiamavi ed io sarei venuto
subito. Sai che con me puoi sempre parlare!”
“Ne sei sicuro?”
mi disse lei seria.
“Certo!” risposi.
Mi chiesi cosa stesse succedendo. Prima
mio padre e poi mia sorella. Iniziai a stancarmi di questa situazione
e, con
tono infastidito, esclamai “ Forza, Didyme. Parla. Cosa
c’è?”
“Cosa hai tu? Marcus sei
strano ultimamente. È successo
qualcosa?” ripetè la stessa domanda che aveva
fatto mio padre prima. Sbuffai,
non avevo voglia di parlarne. Mi alzai e lei si catapultò
davanti a me.
“Tu non vai da nessuna
parte. Prima mi devi rispondere e
sappi una cosa. Non ci muoveremo da qui finché non mi avrai
spiegato ogni
cosa!” gridò lei infuriata. Mi arrabbiai e mi
ritrovai a risponderle urlando.
“Vuoi sapere che ho? Voglio
avere una vita normale. Voglio
essere come gli altri ragazzi. Uscire, avere amici. Uno
normale.”
“Ma tu non sei come loro.
Marcus, sei speciale anche nel
nostro mondo!” sbottò lei urlando più
di me.
Ci guardavamo furiosi e avevamo il
respiro affannato. Poi
scoppiamo a ridere, tra noi era sempre così. Ci sfogavamo
per poi sorriderci.
Didyme mi abbracciò e
,sussurrandomi all’orecchio, mi disse “
Perché non me ne hai parlato? Lo sai
che con me puoi sempre confidarti.”
“Temevo che mi avresti riso
in faccia, Didy.” Risposi io tornando
a sedermi sui massi.
“Marcus va bene che sono la
sorella gemella di E.J., ma non
ho il suo stesso carattere.” Spiegò lei
risedendosi vicino a me.
“Come posso fare? Non
voglio che vi preoccupiate per me.”
“Tutti si preoccupano per
te.” E mi accarezzò la testa. “
Sei il piccolo Marcus.”
“Ma sono
cresciuto.” Mi lamentai io guardandola. Lei mi
sorrise ed io mi ritrovai a rispondere al sorriso.
“Si è vero. Ma
se permetti, noi ti tratteremo come abbiamo
sempre fatto. Adesso dobbiamo trovare una soluzione” disse in
tono pratico e
aggrottò le sopraciglia. Conoscevo
quell’espressione, la faceva ogni volta che
macchinava qualcosa.
“Didyme. Lascia perdere. Me
la farò passare.” Dissi io preoccupato.
Mi fece cenno di stare zitto ed io
non dissi più nulla. Era
più sicuro lasciarla pensare in pace. Di solito quando
qualcuno tentava di
interromperla, lei si limitava ad alzare una mano e lo bloccava nello
scudo. Il
povero Seth, in
questi anni, aveva
passato più tempo rinchiuso da Didyme che fuori. Sospirai e
mi sentii più
leggero. Aveva fatto bene mia sorella a insistere, era come se avessi
tolto un
peso enorme dal mio stomaco. Guardai il cielo e vidi spuntate il sole, a quanto pare era riuscito
nuovamente a
vincere le nuvole di Forks come quella mattina. Sorrisi e sobbalzai
quando
Didyme esclamò felice “ Trovato!”
“Cosa?” chiesi io
preoccupato e fissandola allarmato. Le
idee di Didyme erano sempre rischiose.
“La soluzione!”
disse lei esasperata. “ è geniale!
Fidati!”
“E quale sarebbe questa
soluzione geniale?”
“Andrai a
scuola!” e mi guardò con occhi colmi di
entusiasmo. La fissai e scoppiai a ridere. Ridevo talmente tanto che
dovetti
mettere le mani sullo stomaco per tentare di fermarmi. Quando riuscii a
prendere fiato, la guardai e, cercando di essere serio, ripetei
“ Scuola?”
“Sì”
ringhiò lei “ Adesso non ridere!” ed io
cercai di
trattenermi “ Vuoi avere una vita normale, giusto? Beh. La
scuola è perfetta.
Conoscerai gente! Non era questo che volevi?”
“Si, ma Didyme è
impossibile. Guardami!” esclamai io
indicandomi.
Lei mi osservò e
avvicinò il suo braccio al mio. La
differenza era notevole. Lei pallida ed io scuro. Non sembravamo
neanche
fratelli.
“C’è
la farai benissimo a integrarti. Non avrai gli stessi
problemi che hanno avuto il nonno e i prozii. E poi se dovessero
capitare, non
sarà certamente la fine del mondo. I nonni si sono
conosciuti così! Dai
fratellino, non ti piace l’idea?”
Non risposi, dopotutto non era male
come piano. M’immaginai
in un’aula attorniato da ragazzi e ragazze. Ridacchiai,
sarebbe stato facile
frequentarla. Carlisle mi aveva già insegnato tutto e avevo
ereditato il
cervello di mia madre. Guardai mia sorella sorridendo e lei
esultò alzando le
braccia al cielo. Scoppiò a ridere ed io tentai di dirle.
“ Didyme, calmati.
Non sono ancora del tutto convinto!”
“Finiscila. Ma ci pensi?
Non avrai problemi. Basta che usi
la lettura del pensiero e le visioni per essere bravo a scuola.
Così potrai
concentrarti solo su come vivere normalmente.”
Protestò lei.
Mi convinse e,mettendole una mano
sulla guancia, le mostrai
la mia immagine con una toga gialla e un diploma in mano. Lei rise ancora
più forte e mi ritrovai a
ridere insieme a lei. Decidemmo di tornare a casa e trovammo Seth sulla
soglia
di casa che ci aspettava. Appena vide mia sorella, corse verso di noi e
l’abbracciò
stretta. La baciò a lungo, tanto che cominciai a sentirmi di
troppo.
“Marcus!” disse
il licantropo e dandomi il cinque. “ Tutto
bene?”
“Si, adesso
sì” risposi io e guardai mia sorella per
ringraziarla. Lei sorrise, per poi voltarsi verso Seth con sguardo
determinato.
Ridacchiai quando vidi il lupo arretrare.
“Amore, adesso ascoltami.
Trasformati e vai a chiamare mamma
e papà. E anche i nonni adesso che ci penso!”
“Non puoi
telefonarli?” chiese Seth, ma quando vide
l’espressione di sua moglie arretrò portandosi
vicino agli alberi.” Faccio in
un baleno!” disse.
“Ti conviene!”
fece lei e quando vide che Seth stava per
addentrarsi nel folto della foresta, gli gridò dietro
“ Ti amo!” il lupo si
voltò, le sorrise e sparì. Mia sorella mi
afferrò per un braccio e mi trascinò
in casa. Mi fece accomodare su una sedia mentre lei camminava su e
giù
borbottando. Il nervosismo s’impossessò di me e
tentai di avere una visione. Ma
ero talmente preoccupato per le reazioni che avrebbero potuto avere i
miei
genitori che non riuscii a vedere niente. Mi presi la testa fra le mani
e, poco
dopo, sentii mia sorella accarezzarmi i capelli.
“Fratellino, calma!
Andrà tutto bene!” mi consolò lei.
Sentimmo dei passi fuori dalla porta e li riconobbi. Erano della mia
famiglia.
Alzai lo sguardo verso mia sorella per cercare conforto, ma vidi che
anche lei
era impietrita dal nervosismo. Merda. Perché mi ero lasciato
convincere?
La porta principale si
aprì e sussurrai a Didyme “ Forse è
meglio lasciar stare!”
“Non dire cazzate, Marcus.
Perché dovrebbero impedirti di
andare?” io
non risposi e lei mi
sorrise.
“Didy?”
chiamò Seth.
“Siamo qui!”
rispose lei prima che io potessi tapparle la
bocca. Li vidi entrare, prima i miei genitori che si accomodarono sul
divano e
poi i miei nonni. Edward si mise sulla poltrona e Bella si sedette sul
bracciolo. Mi fissavano tutti ed io sorrisi incerto. Mia sorella,nel
frattempo,
si era avvicinata a Seth e notai che gli aveva appoggiato una mano sul
braccio.
Li stava mostrando il motivo per cui eravamo tutti qui.
“Marcus” disse
mia nonna curiosa. “ A cosa dobbiamo questa
riunione?” e mi fissò.
Presi un respiro profondo e gettai
uno sguardo verso Didyme.
Lei sorrise e mi fece cenno di parlare.
“Mi hanno fatto notare che
in questo periodo mi sono
comportato in maniera strana” risposi io abbassando lo
sguardo. Non riuscivo a
guardarli in faccia, ma riuscii avvertire il cambiamento dei loro
sentimenti.
La perplessità si era trasformata in curiosità,
tranne che in una persona.
Alzai lo sguardo e mio nonno mi guardava sorridendo. “Seth
“ disse notando il
mio sguardo. Il lupo in questione mi guardò e
alzò le spalle per scusarsi.
“Ma perché fa
sempre così!” sbottò mio padre
“ Marcus, mi
stai facendo impazzire e non solo a me” Mia nonna e mia madre
annuirono per
confermare le sue parole.
Sospirai e confessai “
In questi giorni mi sono isolato perché mi sono
reso conto che io
desidero vivere una vita, per quanto possibile, normale.”
“Marcus”
sussurrò dolcemente mia madre e fece per alzarsi,
ma io la fermai facendole un cenno con la mano.
“Mamma lo so quello che hai
intenzione di dirmi. Non potrò
mai essere come tutti i ragazzi della mia età. Ma vorrei
provarci. Voglio
interagire anche con il mondo degli umani!”
“E come pensi di
farlo?” chiese mia nonna osservandomi curiosa.
“Ecco. Didyme ha avuto
l’idea…” ma non riuscii a continuare.
Presi un respiro profondo per darmi forza e sussurrai “ Che potrei frequentare il
liceo di Forks”
Osservai le loro reazioni. Mia madre
e mia nonna mi
guardavano a bocca aperta, mio padre scuoteva la testa sorridendo e mio
nonno
mi guardava orgoglioso. Mi voltai verso Seth e Didyme e mi guardavano
raggianti, tanto che Didy mi fece segno di vittoria. Ma io volevo la
conferma.
Guardai i miei genitori e chiesi “ Per voi va bene? Prometto
che starò attento.
Non combinerò disatri.”
Jacob e Renesmee mi guardarono e
annuirono. Io mi alzai in
piedi per esultare e andai verso di loro che nel frattempo si erano
alzati.
“ Grazie!” dissi
felice come non mai.
“Se è questo che
hai bisogno, io e tuo padre ti aiuteremo”
fece mia madre e mio padre mi scompigliò i capelli. I miei
nonni si erano
avvicinati a me e Bella disse “ è
un’ottima idea.”
“ è merito di
Didyme” spiegai io indicando mia sorella.
“Come al solito”
fece lei dandosi aria d’importanza.
Scoppiamo a ridere e rimanemmo lì ad aiutare i due sposini,
tranne mia madre e mia
nonna. Decisero di andare a iscrivermi subito, visto che la scuola era
iniziata
da poche settimane.
Era sera ed io mi rigiravo nel letto.
Domani mattina sarei
andato a scuola ed ero nervosismo.
Avevo
chiamato Sam per dargli la notizia e lui aveva urlato al telefono per
cinque
minuti buoni. Mi aveva detto che ci saremmo incontrati davanti alla
mensa e poi
aveva messo giù.
Prima di addormentarmi, mi venne in
mente la frase che mio
nonno aveva detto prima di tornare a casa insieme alla nonna
“ Il liceo di
Forks avrà
di nuovo uno studente
speciale.”
Eccomi di ritorno. NON HO RESISTO!
È da quando ho scritto il
capitolo finale di “ 10 anni dopo… La vita a Forks
continua” che mi gironzolava
questa idea in testa. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto.
Cercherò di aggiornare al
più presto, ma vediamo come andrà
questo capitolo prima. Grazie per aver letto.
Grazie a coloro cha hanno letto,
leggono e leggeranno la mia
FF!
Alla prossima! ( spero)
|
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Capitolo 2 *** La scuola. Il mio nuovo inferno personale. ***
La scuola. Il
mio nuovo inferno
personale.
Ero rinchiuso in macchina da un
quarto d’ora indeciso se
scendere o no. Guardavo i ragazzi entrare mentre ridevano e si
salutavano.
Guardai l’orologio sul cruscotto e imprecai. Sam di sicuro si
stava chiedendo dove
fossi finito. Presi un respiro profondo e aprii la portiera. Scesi e il
vento
m’investì portando tutti gli odori degli umani
presenti. Meno male che avevo
deciso di non usare il potere di leggere le menti, se no sarei stato
sommerso
dai loro pensieri. Alzai lo sguardo verso il liceo di Forks. Quattro
prefabbricati costruiti con dei mattoni rossi con sopra stampati dei
numeri.
Mia nonna aveva ragione, non era cambiato nulla da quando
l’aveva frequentata
lei. Individuai la mensa e vicino alla porta vidi Sam. Sorrisi, presi
lo zaino
e mi diressi verso di lui. Alcune ragazze mi tagliarono la strada e una
di loro
mi fissò intensamente. Risposi allo sguardo e, per
educazione, le sorrisi. Lei
avvampò di colpo e sfuggì ridendo con le sue
amiche. La guardai confuso, ma
decisi di lasciar perdere. Quando la cosa si ripeté per
quattro volte nel
raggio di pochi metri, mi convinsi che c’era qualcosa che non
andava. Stando
attento, corsi il più lentamente possibile verso il mio
migliore amico.
Lui mi vide e si sbracciò.
Lo raggiunsi subito e lui mi
guardò con sguardo allarmato.
“Ma sei pazzo? Marcus stai
attento! Gli umani si
accorgeranno se no!” sbottò lui, passandosi una
mano sui capelli rasati. Era
alto quanto me e da lontano ci scambiavano per fratelli. Indossava una
felpa
pesante e dei jeans, io guardai i suoi vestiti curioso. “Che
c’è?” mi fece lui
osservandosi.
“Ma perché ti
sei vestito così pesante? Non ne hai bisogno,
giusto?” chiesi io curioso. Fu in quel momento che Sam si
accorse di com’ero
vestito io e si sbatté una mano in faccia. Mi accigliai,
avevo perso del tempo
per scegliere gli abiti. Avevo una maglietta a maniche corte bianca e
un paio
di bermuda neri.
“Marcus, tu come sei
vestito? Ma ti rendi conto che siamo a
Forks ed è settembre?” sbraitò lui
attirando l’attenzione di un gruppo di
ragazzi che passava lì vicino. “ Non ci
credo.”
“Sam abbassa la voce. Ho
sbagliato? Scusa, ma io non me ne
intendo di queste cose.” Dissi io cercando di calmarlo.
“Marcus gli umani soffrono
la temperatura a differenza nostra.
E non mi dire che non lo sapevi!”
“Ok, starò
più attento domani. Ti posso chiedere una cosa?”
Sam mi guardò interrogativo “ Ho qualcosa in
faccia?” Lui mi fissò attentamente
e scosse la testa. “Perché?” mi chiese.
“Non lo so. Alcune ragazze
mi hanno fissato per poi
arrossire e scappare. Perché ridi?” esclami io
infastidito.
“Marcus, il nuovo playboy
del liceo di Forks! Che ridere!” e
continuò a ridacchiare di gusto. Mi appoggiai alla parete in
attesa che finisse
e stavo per richiamarlo, quando un odore diverso dagli altri
attirò la mia
attenzione. Era dolce e sapeva di fiori. Mi voltai verso quella
direzione e
individuai la persona che profumava così. Era una ragazza
alta con lunghi
capelli castano chiaro e aveva la carnagione pallida. Diedi di gomito a
Sam e
gliel’indicai. Lui si mise a fissarla e spalancò
gli occhi quando annusò .
“ La conosci?”
chiesi. Lui scosse la testa ed io riportai
l’attenzione su quella ragazza. La vidi entrare in
segreteria. Non ero l’unico
che si era accorto di lei, infatti, un ragazzo biondo guardava anche
lui la
porta dell’edificio dove
era appena
entrata.
“Marcus, devi andare in
segreteria. “ mi disse Sam
guardandomi “ E tanto che ci sei dai un’occhiata a
quella ragazza. Non l’ho mai
vista.”
Io annui e m’incamminai
verso l’edificio. Aprii la porta e
la vidi lì. Era al bancone e stava picchiettando con il
piede mentre aspettava
che la segretaria le consegnasse gli orari e la piantina. Lo capii
perché lessi
la mente della signora Cope e fu in quel momento che mi accorsi che da
quella
ragazza non sentivo nulla. Mi avvicinai e la raggiunsi. La fissai
curioso e
aggrottai le sopraciglia nel tentativo di concentrarmi. Mi sembrava di
essere
mio nonno Edward quando aveva incontrato per la prima volta mia nonna.
Lei si
voltò verso di me e m’inchiodò con i
suoi occhi di colore blu. Arrossii e
tentai di sorriderle. Lei si voltò dall’altra
parte sdegnosamente. M’incupii e
la mia attenzione fu attirata dalla signora Cope che aveva esultato
perché
aveva trovato i moduli.
“Buongiorno , caro. Hai
bisogno?” mi chiese con tono
professionale e arrossendo. Allora era un vizio.
“Si. Sono Marcus Black.
Sono nuovo.” Risposi io sorridendo
educatamente.
“Oh, l’altro
nuovo studente. Sei fortunato. Ho già la mappa
e gli orari per voi due. Questa
è per te”
mi disse consegnandomi un mucchio di fogli. “ e questa
è per lei, signorina
Grisoldi”
“Grazie” disse la
ragazza. Aveva la voce dolce, sembrava un
canto celestiale. Scossi la testa, che strani pensieri mi venivano in
mente? La signora
Cope ci osservava curiosa e noi la
fissammo. Avvampò all’istante.
“Dovete far firmare questo ai vostri professori e poi
riportarlo qui. Adesso
sbrigatevi o arriverete tardi a lezione.” Ci
congedò ed io mi voltai. Aprii la
porta e la mantenei
aperta per far
uscire la ragazza. Il suo odore m’investì di nuovo
ed ebbi la conferma. Non era
umana, certo che era strano. Era troppo per essere una coincidenza.
“Se ti aspetti che ti
ringrazi, ti sbagli di grosso” mi
disse lei con tono deciso mentre mi superava. Rimasi senza parole e mi
affrettai a raggiungerla. Camminavamo fianco a fianco ed io non sapevo
come
iniziare il discorso. Ero curioso, ma avevo paura che se avessi
insistito
sarebbe andata via. Ero così immerso nei miei pensieri che
non mi accorsi dove
stavo andando fino a quando non sbattei la faccia contro il muro. La
sentii
ridere e mi sembrò un trillo di campane. Imprecai, mentre mi
massaggiavo il
naso. Meno male che ero resistente. Lei continuava a ridere ed io la
fissai
scocciato.
“Hai finito?”
chiesi mentre entravo nell’edificio.
“No” rispose lei
riprendendo a ridere. Per distrarmi, presi
l’orario e lo lessi. La prima lezione era letteratura e si
teneva nell’aula
cinque. Mi guardai intorno e la individuai. Misi a posto
l’orario e alzai la
testa per vedere che fine avesse fatto la ragazza. Stava ancora ridendo
e,
quando si accorse di me, si asciugò una lacrima e mi disse
“ Certo che sei
buffo. Non sapevo che un mezzo vampiro fosse così goffo.
Beh, ci vediamo.
Marcus Black” e sparì dalla mia vista.
Rimasi fermo lì in mezzo
al corridoio, fissando il punto in
cui era sparita. Mi sembrava ovvio che mi avesse riconosciuto per
quello che
ero, ma sentirmelo dire così mi aveva scosso. Ripresi
possesso nelle mie
facoltà mentali e corsi verso l’aula. Spalancai la
porta e il professor Mcloud
mi fissò.
“Sei il nuovo
studente?” mi chiese in tono tagliente. Annui
e gli porsi il foglio delle firme. Lui scrisse il suo nome e me lo
restituii.
Mi stavo dirigendo verso il banco in fondo che era l’unico
vuoto, quando mi riprese
“ Non è tollerato il ritardo , Signor
Black!” Io avvampai e inciampai,
suscitando risatine dai miei compagni.
Presi posto e tentai di concentrarmi
sulla lezione.
Purtroppo non ci riuscii perché il libro che stava spiegando
il professor
Mcloud l’avevo già letto ed era uno dei miei
preferiti. Mi aveva sempre
affascinato la figura di Dorian Gray. Da giovane innamorato ad anima
dannata.
La lezione si prolungò e
mi ritrovai a vagare con la mente.
L’immagine della ragazza proruppe nei miei pensieri ed io
sorrisi
involontariamente. Sentii lo strano impulso di alzarmi e andare a
cercarla. Stavo
per farlo, quando mi ricordai dov’ero. Mi guardai attorno per
vedere se
qualcuno si era accorto del mio comportamento e vidi che la maggior
parte delle
ragazze era voltata verso di me. Le
fissai e loro girarono frettolosamente lo sguardo verso il professore
che in
quel momento ci congedò con cinque minuti di anticipo. Mi
alzai e presi lo
zaino. Stavo per uscire quando una ragazza si parò davanti a
me rossa in viso.
Mi sorrise e prese fiato “
Ciao. Sono Kisha Crowley.” Mi
tese la mano ed io la strinsi. Avvertii il suo cuore aumentare i
battiti ed io
sorrisi per calmarla. Ottenni l’effetto contrario.
“Ciao. Sono Marcus Black.
Piacere di conoscerti.”
“Piacere mio. Qual
è la tua prossima lezione?”
“ Matematica.”
Risposi io senza dover controllare l’orario.
Lei sbuffò contrariata ed io quando la osservai, si
affrettò a spiegare “ Io ho
spagnolo. Se vuoi, ti accompagno all’aula?” chiese
lei riprendendo coraggio.
“Va bene.”
Risposi io confuso. Uscimmo dall’aula e mentre
camminavo per il corridoio, notai che alcune ragazze guardavano con
evidente
invidia Kisha che camminava di fianco a me. Arrivati alla mia classe,
lei mi
sorrise e si diresse verso un gruppetto di ragazzi che la fissavano
sbalorditi.
Entrai e vidi Sam
all’ultimo banco che mi sorrideva in
maniera furba. Lo raggiunsi e mi sedetti di fianco a lui.
“Hai già fatto
conquiste vedo?” mi chiese dandomi una pacca
sulla spalla.
“Conquiste? “
ripetei confuso.
“Marcus. Sarai anche
intelligente per alcune cose, ma sei
veramente un imbranato su altre. Non ti sei accorto di come ti guardano
le
ragazze?”
Io lo fissai e lui alzò
gli occhi al cielo. M’indicò davanti
a sé e quando girai la testa, vidi
tutte
le ragazze voltarsi all’istante per concentrare il loro
sguardo da un’altra parte
imbarazzate. L’avrei trovato divertente, se non fosse
già capitato per tutta la
mattina. M’imbarazzai e Sam rise.
“ Non dovevo venire. Dovevo
stare a casa.” Mi lamentai
scuotendo la testa.
“Invece no. Hai fatto
benissimo. Tu mi hai salvato dal
grigiore del liceo. Con te sarà tutto più
divertente!”
“Piantala!”
sibilai io e Sam obbedì, anche se potevo vedere
il suo sorriso malizioso. Stavo per lanciargli addosso lo zaino, ma in
quel
momento la professoressa iniziò a spiegare. Guardai fuori dalla finestra
e passai l’ora a
fantasticare, prendendo appunti. Suonò
la campanella ed io e Sam ci dirigemmo verso la mensa. Quando varcai la
soglia,
si ripeté la stessa scena. Diedi a Sam i soldi per il pranzo
e andai a sedermi
al tavolo più lontano. Misi lo zaino sul tavolo e tentai di
nascondermi dietro
ad esso. Sbuffai e
mi ricordai dei miei
parenti. Come avevano fatto a resistere gli zii e mio nonno a tutti
quei gli
sguardi?
“ Forse non te ne sei
accorto, ma sei alto due metri e
quello zaino non ti nasconde per niente.” Mi disse una voce
ed io la riconobbi
subito. Alzai la testa e la vidi che mi sorrideva ironica. Notai che
anche
quella strana ragazza catturava gli sguardi da parte dei ragazzi della
mensa.
Avvampai e lei ridacchiò.
“Sei buffo.”
Disse ripetendo quello che aveva detto quella
mattina e si sedette di fronte a me. Notai che tutti ragazzi della
mensa ci
fissavano ed io mi nascosi nuovamente dietro lo zaino. Lei
sbuffò e spostò la
mia cartella. “ Quando parlo con una persona, voglio vedere
la sua faccia” mi
spiegò al mio sguardo interrogativo. Sorrisi e lei mi
rispose.
“Perché vuoi
parlare con me?” chiesi io fissandola
intensamente. M’incuriosiva e volevo sapere tutto di lei.
“Così. Non ci
sono molte persone con cui parlare in questo
liceo.” Disse lei alzando le spalle.
“E hai scelto me?”
domandai sorridendole. Lei si limitò a fissarmi
ed io risposi allo
sguardo.
Sam ci raggiunse e lei si
volatilizzò. Guardai il mio
migliore amico infastidito e lui mi sorrise. Occupò lo
stesso posto della
ragazza e mi disse “ Allora hai già fatto amicizia
con la ragazza misteriosa.”
“Sam . Se non fossi
arrivato, c’è l’avrei fatta. Non so
nemmeno il suo nome.” Mormorai con tristezza.
“Marcus, non mi
piace.” Sbottò all’improvviso
“ Ammettilo è
strano. Quante probabilità ci sono che due mezzi vampiri
s’iscrivano nella
stessa scuola nello stesso giorno?”Alzi le spalle, non sapevo
come rispondere.
“Dobbiamo dirlo ai nostri
genitori. “ proseguì Sam mangiando
una pizza.
“No!” esclamai
io” Sam no. Lo sai come reagirebbe mia madre?
M’impedirà di venire a scuola.”
“ Ah, se anche i miei
genitori lo facessero.” Disse con tono
trasognato il mio migliore amico e ,quando notò il mio
sguardo, continuò “
Ok. Terrò
la bocca chiusa, finché non scopriremo
qualcosa. Ma Marcus stai attento. Anzi stalle lontano.”
“Tenterò”
mentii. L’avrei fatto arrabbiare se gli avessi
confessato il mio bisogno di vederla e parlarle. Quella ragazza aveva
la
capacità di stregarmi. Finimmo di mangiare e ci separammo
per andare a lezione.
Avevo biologia e mi accomodai in mezzo all’aula
nell’unico bancone vuoto. Stavo
tirando fuori il quaderno, quando sentii il suo odore. Mi voltai ed
eccola lì.
Aveva preso posto di fianco a me ed io risi. Mi sembrava di vivere in
un deja vù. Forse
era il mio destino rivivere quello che
avevano vissuto i miei nonni.
“Perché
ridi?” mi chiese lei sorridendo, anche se mi
guardava sorpresa. Scossi la testa e lei smise di sorridere.
Entrò il professore e
iniziò la lezione. Stavo per voltarmi
per guardare fuori dalla finestra, quando sentii la sua voce che
sussurrava il
mio nome. La guardai e lei disse “ Lo sai che è
maleducazione ignorare così la
tua compagna di banco?”
“Scusa”
farfugliai io sentendomi in colpa. Lei scoppiò a
ridere e attirò l’attenzione di tutti.
“Signorina Gridoldi trova
divertente il mio modo di
spiegare?” chiese il professore guardandola severo.
“Al dire vero
sì. Ma nessuno è perfetto!” rispose
lei. La
guardai sbalordito e non ero il solo. Aveva coraggio da vendere e
sorrisi vedendo
il professore farfugliare per poi riprendere a spiegare.
“Ti caccerai nei
guai.” Dissi io con ammirazione.
Lei si limitò a sorridere e non mi rispose.
Sbuffai e lei
ridacchiò.” Ti do
fastidio?” chiese. La sensazione di deja vù
aumentò in maniera esponenziale.
“No, anzi.” Mi
affrettai a rispondere e, quando mi accorsi
di essermi lasciato sfuggire troppo, mi sbattei una mano in faccia.
Sbircia
verso di lei e notai che era arrossita rendendola più bella.
Scossi la testa
per scacciare quel pensiero.
“Perché scuoti
sempre la testa?” mi chiese curiosa.
“ Lo faccio per riprendere il controllo della mia
mente” confessai e mi
maledissi. Stavo facendo una gaffe dietro l’altra e di sicuro
si stava
chiedendo se ero dotato di cervello. Lei sorrise e mi
sussurrò “ Lo sai? Ti
trovo divertente!”
“L’avevo
capito!” ribattei acido e lei si accigliò.
Rimanemmo in silenzio per tutta la lezione e,quando suonò la
campanella ,
schizzò fuori dall’aula. Oltre ad essere
coraggiosa , era anche irresponsabile.
Se continuava così, qualcuno si sarebbe accorto che non era
un' umana come gli
altri.
Andai in segreteria per consegnare il
foglio delle firme ,
sperando di incontrarla e non la trovai. M’intristii e
consegnai il foglio alla
signora Cope che mi osservava curiosa.
“Com’è
andato il primo giorno?” mi chiese. Alzai le spalle e
brontolai “ Bene”
Mi sorrise comprensiva e mi
salutò. Uscii e mi diressi verso
la macchina a testa bassa. Sentii Sam raggiungermi e quando fu a pochi
passi da
me, dissi “ Ciao Sam.”
“Ehi, amico. Che
è successo? Hai una faccia.”
“Niente. Ci vediamo
dopo?” chiesi. Quello che mi serviva era
un’uscita per distrarmi.
“No. Leah mi ha incastrato.
Devo fare da baby-sitter a
Lily e a Harry. Marcus stai bene?” era
preoccupato, ma non potevo raccontargli quello che era successo.
“Sto bene. Ci
sentiamo dopo. Buona fortuna!”
“Grazie, ne avrò
bisogno. Ciao Marcus” Disse Sam
rabbrividendo e si allontanò. Lo guardai incamminarsi verso
la macchina e
quando passò vicino a me, lo salutai. Salii sulla Golf e
rimasi a guardare
fuori dal finestrino. Quando mi accorsi che molte studentesse si erano
fermate
per guardarmi, sospirai
e accessi la
macchina. Guidai fino a casa e quando parcheggiai, vidi Didyme che mi
aspettava
sulla soglia del garage.
“Com’è
andata?” mi chiese appena scesi dall’auto. Non le
risposi e m’incamminai. Stavo per aprire la porta quando
sentii la sua mano che
mi tratteneva. “ Marcus?” mi chiamò.
“Didy è andata bene” risposi abbassando
lo sguardo. Lei mi guardò esasperata e
mi disse “Non sai mentire e lo sai. Non voglio insistere,
però ti conviene
essere più convincente quando arriveranno i nostri genitori.
Hanno intenzione
di riempirti di domande.”
“Non ci sono?”
chiese io speranzoso.
“No. Sono andati a trovare
gli zii. È da un po’ che non li
vedevano e poi dovevano dirgli la novità.”
“Che
novità?” sbottai io impaurito. Che avessero
già
scoperto della ragazza misteriosa? Ringhiai e sperai per Sam che non
avesse
cantato, se no avrebbe subito la mia furia.
“Marcus. Non ti arrabbiare.
Era logico che andassero raccontare
che tu avessi deciso di andare a scuola.” Rispose mia sorella
comprensiva.
Sospirai dal sollievo e mormorai “ Ah. Quello.”
“Che significa?
È successo qualcosa?”
urlò per la curiosità e mi guardava
speranzosa.
“Niente!” mi
affrettai a rispondere e mi fiondai in casa.
Didyme non si diede per
vinta e mi
seguì. Corsi in bagno e mi chiusi dentro. Mi appoggiai alla
porta e sentii
bussare dall’altra parte.
“Marcus lo sai che sono
capace di aspettarti qui finché non
esci.”
“Didyme! Non è
successo niente! Posso farmi una doccia in
pace adesso?” sbottai io arrabbiato.
Sbuffò e la sentii
allontanarsi. Sospirai, mi spogliai e
m’infilai sotto la doccia. Mi rilassai e quando finii, sentii
una macchina
parcheggiare nel vialetto. Mi affacciai dalla finestra e vidi scendere
dall’auto i miei genitori con i miei nonni. E con mio grande
disappunto anche
zia Alice. Lo sapevo che sarebbe venuta vinta dalla
curiosità. Invocai lo scudo
e andai in camera mia. Mi vestii molto lentamente e sospirai quando
uscii dalla
stanza. Appena scesi le scale, tutti mi vennero incontro pronti a
tempestarmi
di domande.
“Allora?” mi
chiese mio padre sorridendo.
“è andata
bene!” risposi io nel mio miglior tono convincete.
Vidi zia Alice sbuffare e mormorare a mia nonna. “ Ha preso
da te. È un pessimo
attore!”
“Dai Marcus racconta! Come
sono i tuoi compagni di scuola?”
domandò mia madre cingendo la via a suo marito.
“Insistenti.”
Risposi io e loro mi fissarono aggrottando le
sopraciglia.
“In che senso?”
chiese mio nonno portandosi di fronte a me.
Stava sorridendo ed io
mi ritrovai a
confessare.
“Mi fissano. Soprattutto le
ragazze.” Arrossii imbarazzato e
loro scoppiarono a ridere. Mi ritrovai a ridere anch’io e mi sentii più
allegro.
“è bravo il mio
fratellino. Hai visto già una ragazza che
t’interessa?” disse mia sorella ed io arrossii
ancora di più . Didyme aveva la
capacità di porre le domande più indiscrete nel
momento giusto.
“Ho fatto centro!” e
sorrise “ Chi è?”
“Didy hai sbagliato. Non ho
visto nessuno che m’interessi. “
mentii io subito, ma non la convinsi. Stava per ribattere e mio padre
la
interruppe “Didyme, non insistere.” Sorrisi a mio
padre per ringraziarlo e lui
mi fece l’occhiolino.
“Zia Alice”la
chiamai “ Potresti darmi una mano? Sam, oggi
mi ha detto che i miei vestiti non vanno bene.”
“Ma che sciocchezze dice!
Scelgo io i tuoi abiti. “ sbottò
lei arrabbiata facendo ridere mio nonno Edward. Lei lo fissò
e lui le sorrise
ironico.
“Sì, zia. E hai
dei gusti impeccabili” mi affrettai a dire
per rassicurarla e lei si calmò. “ Ma ho i vestiti
leggeri e non posso andare
in giro con bermuda e magliette in pieno inverno. Riesci a procurarmi
qualche
cosa di pesante?”
Lo sguardo che mi fece, non mi
piacque. La vidi avvicinarsi
a me ed io tremai. Conoscevo quell’espressione e mi diedi
dello stupido. Mi ero
incastrato con le mie stesse mani.
“ Mi stai proponendo dello
shopping?” e mi sorrise radiosa.
“No. Al dire il vero
pensavo che potessi darmi in prestito
gli abiti smessi di Emmett o di Jasper.” Mi limitai a
farfugliare. Lei si
rabbuiò e. con tono glaciale, dichiarò
“ Marcus Black. Tu ed io andremo fare
shopping e subito!”
Uscì dalla porta furiosa
ed io guardai sconsolato i miei
genitori. Scuotevano la testa e mia madre mi disse “ Ti sei
messo da solo in
questo guaio e noi non possiamo aiutarti.”
Sospirai e zia Alice ricomparve sulla
soglia “ Ti muovi.” Mi
minacciò ed io, sentendomi come un condannato, la seguii.
Ecco a voi il secondo capitolo. Vi
piace? I primi capitoli
sono di transizione, ma i prossimi saranno più interessanti.
Povero
Marcus. Spero che
mi seguirete e che vi
stai regalando un bel seguito. Grazie mille!
Veramente! Mi sa che
aggiornerò spesso, perché ho già tutta
la storia in mente. Non vi prometto niente, però. Ahahah.
Angolo risposte recensioni:
Juju88,
visto che ti ho
accontentato!! Ahahah grazie
mille veramente! Mi
hai messo la pulce
nell’oracchio e adesso sono qui a scrivere questa FF! Grazie!
Tvb!
Musa_Talia,
ecco a te il secondo capitolo. Spero che abbia suscitato al tua
curiosità e che
ti piaccia pure questo. Grazie mille!
Klaudia19,
ecco ho pubblicato subito il secondo capitolo! Spero di averti reso
felice e
spero, anche, che adorerai questa FF come la precedente! Grazie mille!
Levsky,
ciao! Ecco a te il seguito. Anch’io era da un
po’ di tempo che mi domandavo come sarebbe stato un vampiro
con quel potere e
ho colto solo l’occasione… =) Didyme è
strepitosa, anche se è più riflessiva rispetto
ad E.J.. Per il nostro piccolo Marcus si vedrà …
povero gliene succederanno di
tutti i colori
Grazie
mille.
Grazie
anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia
FF!
Alla
prossima!
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Capitolo 3 *** Alle volte è meglio stare zitti. ***
Alle volte
è meglio stare zitti.
La mattina dopo andai a scuola con
due ore di anticipo.
Avevo deciso che avrei aspettato al varco la strana ragazza. Dovevo
parlare, se
no rischiavo un’altra notte insonne. Infatti, non ero
riuscito a chiudere
occhio perché ogni volta che lo facevo, ecco che compariva
il suo viso con quel
suo sorrisetto ironico.
Scesi dalla macchina e mi sedetti su
una panchina. Da lì
avevo un' ottima visuale ed ero certo che non mi sarebbe sfuggita.
Sorrisi e
iniziò la mia attesa. Era una bella giornata per i canoni di
Forks, non pioveva
e il cielo prometteva una schiarita. Con il passare del tempo la scuola
si
popolò. Vidi
arrivare la ragazza che mi
aveva parlato ieri insieme al biondino che avevo notato la mattina
precedente.
Sembravano discutere e, quando passarono vicino a me, mi fissarono. Lei
mi
sorrise, invece lui mi fulminò con lo sguardo. Non gli diedi
peso, avevo
qualcosa di più importante di cui preoccuparmi. Iniziai a
innervosirmi, mancava
poco all’inizio delle lezioni e lei non era ancora comparsa. Sbuffai e in quel momento
sentii la macchina
di Sam parcheggiare. Lo vidi scendere dall’auto e mormorai il
suo nome, certo
che potesse sentirmi anche a quella distanza. E così fu,
alzò lo sguardo e,
quando m’individuò, mi raggiunse. Aveva stampato
un sorriso ed io mi chiesi
perché era così contento.
“Ciao Marcus!”
esclamò gioioso.
“Ciao Sam! Come mai
così felice questa mattina?” chiesi
guardandolo. Di solito Sam, la mattina presto, era intrattabile e
vederlo così
contento era un evento eccezionale.
“ Perché sei
qui!”. Lo fissai confuso e lui mi spiegò
“
Pensavo che non saresti venuto. Quando ti ho salutato ieri, avevi una
faccia!”
“Sam, lo sai che non mi
tirò indietro quando decido di fare
qualcosa.” Ribattei con calma.
“Certo che lo so!
Andiamo?” mi chiese mentre si avviava
verso la scuola.
“Ti raggiungo
dopo!” risposi io e ripresi a scrutare il
parcheggio. Era pieno e gli ultimi studenti si affrettavano a entrare.
Sospirai, ma non mi mossi da lì. Volevo vederla e parlarle.
“Marcus che stai
facendo?” Sam si mise davanti a me
bloccandomi la visuale. Alzai gli occhi verso di lui e inarcai il
sopraciglio
per fargli capire che doveva spostarsi. Lui rimase
lì’ impalato e mi guardava.
Decisi di alzarmi, sapevo che non si sarebbe mosso finché
non lo avessi degnato
di una risposta.
“Niente! Andiamo”
dissi io camminando veloce verso il primo
edificio. Sentii borbottare Sam alle mie spalle ed io sorrisi. Per
fortuna
avevamo solo una lezione in comune, lo salutai ed entrai per seguire la
lezione
di storia. Lui mi guardò e dal suo sguardo capii che mi
avrebbe interrogato
durante la pausa pranzo.
Mi sedetti e guardai fuori dalla
finestra. Riuscivo a vedere
il parcheggio, forse era in ritardo. Il pensiero di lei non mi dava
tregua e mi
rendeva confuso. Continuai a scrutare fuori e non mi voltai quando
sentii
prendere posto accanto a me. La professoressa entrò
provocando una corrente
d’aria e fu in quel momento che sentii il suo profumo . Girai
la testa di
scatto e lei era lì che mi sorrideva.
Sorrisi anch’io e sentii il mio cuore aumentare
il battito.
“Ciao” mi disse
osservandomi. Io mi ritrovai a fissarla e
avrei voluto tanto rispondere al saluto, ma non riuscivo ad aprire
bocca. Era
bellissima. Indossava dei jeans scuri con sopra un maglioncino nero. Ma
la cosa
che mi attirava di più erano i suoi occhi blu che in quel
momento erano
confusi.
“Hai perso la
facoltà di parlare?” mi chiese lei e si
protese verso di me. Io farfugliai e arrossii facendola ridere.
“Ecco! Adesso
so che stai bene!”
“Ciao!” esalai io
“ Bella giornata, vero?” dissi indicando
dietro di me mentre un fulmine squarciava il cielo. Maledetto clima di
Forks.
Lei scoppiò a ridere ed io avvampai ancora di
più. Meno male che avevo la
carnagione scura e non si riusciva a notare il mio rossore.
“Perché
arrossisci sempre quando mi vedi?” e giurerei di
aver visto nei suoi occhi un lampo di sfida. Mi chiesi come faceva a
saperlo.
Certamente la sua vista era come la mia, ma aveva centrato i miei
pensieri.
Come se potesse leggerli. Decisi di usare il mio scudo e, quando lo
invocai, la
vidi sbuffare contrariata.
Il mistero intorno a lei
s’infittiva, ma decisi di iniziare
con la domanda che a me sembrava la più innocente.
“Come ti chiami?”
La vidi sobbalzare e guardarmi
furiosa. Arretrai e lei, con
un ghigno, si voltò verso l'insegnante e con tono
squillante, disse “
Professoressa, Marcus Black m’importuna!”
“Che cosa?” urlai
io “ Professoressa non è vero! È lei
che
mi manda fuori di testa!” e la fissai rabbioso.
“Io ti mando fuori di
testa!” ripeté lei trattenendo a
stento un ringhio “ Ma come osi?”
Mi alzai e lei fece lo stesso. Tutta
la classe ci guardava a
bocca spalancata, ma io non me ne accorsi. Avevo il suo viso a pochi
centimetri
dal mio e provai lo stano impulso di baciarla. Scossi la testa e la
vidi
sorridere trionfante. Adesso era troppo. Senza neanche rendermene
conto, mi
acquattai e lei si spaventò.
“Signor Black! Cosa ha
intenzione di fare?” urlò la
professoressa, ma non si avvicinò. Quando mi voltai verso di
lei mi accorsi che
era impaurita e non era l’unica. Anche i miei compagni di
classe lo erano.
“Mi scusi!”
borbottai io rialzandomi “ Forse è meglio che
vada a prendere un po’ d’aria!”
La professoressa annuì e,
prendendo lo zaino, uscii
dall’aula. Andai fuori e respirai l’aria pulita.
Aveva iniziato a piovere ed io
m’inzuppai. Non me ne importava e tirai un pugno al muro
ammaccandolo. Fissai
il punto che avevo colpito e m’imposi di calmarmi. Stavo per
attaccarla davanti
ad un mucchio di persone rischiando di mettere nei guai non solo me, ma
anche
la mia famiglia. Ringhiai frustrato, indeciso di saltare la scuola
oppure no.
Se tornavo a casa così presto, i miei genitori si sarebbero
insospettiti.
Imprecai contro quella ragazza. Le avevo solo chiesto il nome, non mi
sembrava
una cosa così grave. Sentii dei passi e mi spostai
mettendomi di fianco la
porta. Uscì Sam che mi guardava allarmato e non feci neanche
tempo a chiedermi
cosa ci facesse anche lui fuori, quando mi urlò addosso
“ Cosa è successo?
Marcus ti stava per attaccare? Ti ho sentito! Dobbiamo dirlo ai nostri
genitori! Quella ragazza non fa altro che procurare guai!”
Abbassai lo sguardo imbarazzato,
rendendomi conto della
gravità delle mie azioni. Sentii Sam mettere una mano sulla
mia spalla e mi
sussurrò “ Marcus. Forse è meglio che
tu non venga più qui!”
“Cosa?” sbottai
io alzando la testa. “ Per quale motivo devo
mollare?”
“Per quale
motivo?” ripeté Sam scaldandosi “
è solo il
secondo giorno e tu hai rischiato di fare una carneficina davanti a
degli
umani. Ecco il perché!”
Stavo per rispondergli, ma sentimmo
la campanella suonare.
Mi scostai in malo modo da Sam e rientrai nell’edificio.
Notai un brusco
cambiamento nei miei confronti da parte degli studenti. Le ragazze mi
guardavano ancora più sfacciatamente rispetto a prima, ma
non lessi paura nei
loro occhi. Anzi sembravano ancora più determinate e i
ragazzi mi sorridevano.
Non capivo più niente.
Dopo la lezione, andai in mensa e
vidi Sam raggiungermi. Si
vedeva lontano un miglio che era dispiaciuto per la nostra litigata.
Anch’io lo
ero. Prima che potesse parlarmi, lo anticipai “ Sam scusa.
È che non so cosa mi
stia succedendo!”
“Non ti preoccupare amico.
E scusami anche tu. Non dovevo
dirti quelle cose. “ disse Sam sorridendomi ed io risposi al
sorriso. “ Bene. Adesso
che siamo tornati amici come prima, voglio presentarti delle
persone.”
“Chi?” chiesi
mentre mi spingeva verso un tavolo affollato.
Guardai i ragazzi seduti e ne riconobbi solo due.
“Sam. Perché
c’è tutta quella gente?”
“Quella gente, sono i miei
amici.” Rispose spingendomi con
più forza, mentre io opponevo una fiera resistenza.
“Ma ieri non
c’erano!” sbottai io. Ormai mancavano pochi
passi e gli studenti seduti mi fissavano con insistenza.
“Non c’erano
perché non sapevano come avvicinarsi a te. Ma
dopo quello che hai fatto durante la lezione di storia, muoiono dalla
voglia di
conoscerti!” mi spiegò lui “ Marcus
inizia a collaborare, se no mi trasformo e
ti sbrano.” Sbuffò per lo sforzo.
Obbedii e Sam barcollò,
non si aspettava la mia resa così
presto. Aveva ragione. Ero venuto a scuola per avere degli amici e
vivere come
un normale studente di diciassette anni. Mi stampai in bocca un sorriso
e mi
sedetti di fianco ad un ragazzo con gli occhiali che mi fissava curioso.
“Bravo, hai fatto la scelta
giusta.” Mi mormorò Sam con tono
così basso che potevo sentirlo solo io e, alzando la voce,
mi presentò “ Per
chi non lo conoscesse, lui è Marcus Black. “
salutai e loro mi scrutarono
ancora più attentamente. Abbassai la mano e guardai Sam in
cerca di aiuto. Mi
guardavano come se fossi un alieno o come se avessi tre teste al posto
di una.
Sam sorrise e continuò “ Lei è Kisha
Crowley e di fianco a lei si trova Erika
Yorkie” Kisha e la ragazza di nome Erika mi sorrisero.
“ Il ragazzo seduto di
fianco a te è Jason Cheney.” Mi
tese la
mano ed io la strinsi. “ E il biondino è William
Newton!”
Era il ragazzo che mi aveva fissato
male quella mattina, ma
in quel momento mi guardava con gioia. Ero perplesso, forse aveva preso
una
botta in testa e quelle erano le conseguenze.
“Che nome strano. Marcus
non è molto comune.” Fece Erika
curiosa “ E adesso che ci faccio caso, non ti ho mai visto in
giro da queste
parti. Ti sei appena trasferito?”
“No!” sbottai io
e lei sussultò. “ Ho sempre vissuto
qui.”
Dissi con tono gentile per farmi perdonare.
“E come mai frequenti la
scuola solo ora?” chiese Kisha
mangiandomi con gli occhi.
“Ho preso lezioni a casa.
Me l’ha date il mio bis…” ma
m’interruppi. Sam mi aveva pestato un piede ed io lo guardai
scuotere la testa.
“Tu hai la fortuna di
studiare a casa e hai deciso di venire
qui?” chiese Jason guardandomi sbalordito.
“Sì. Ho fatto
male?” e li fissai allarmato. Scoppiarono a
ridere ed io mi rilassai. Era facile parlare con loro. Sorrisi e vidi
Kisha ed
Erika fissarmi ancora con più interesse. Sam alzò
i pollici per incoraggiarmi.
Fu in quel momento che sentii il suo
profumo e mi voltai a guardarla.
Era seduta da sola a un tavolo nella parte opposta della mensa e mi
fissava. Io
la guardai di rimando e mi salutò ironica. Mi accigliai e i
miei compagni se ne
accorsero.
“Non mi piace!”
sbottò Kisha e si mise a guardare anche lei
la ragazza “ Si crede chissà chi.”
“Dai Kisha. È
nuova!” la difese Jason “ Non conosce nessuno.
Tranne te” e m’indicò.
“No” dissi io
imbarazzato “ Non so nemmeno il suo nome.”
“Davvero? Ma se a storia
avete litigato furiosamente!”
sbottò Erika guardandomi.
“Abbiamo avuto un piccolo
diverbio, ma veramente non la
conosco. Voi sapete qualcosa di lei?” chiesi io curioso e
notai che Sam s’incupii.
Sapevo come la pensava.
“Niente, amico. Anche se mi
piacerebbe tanto conoscerla.”
Dissi William gettando uno sguardo malizioso verso di lei. Strinsi il tavolo per
impedirmi di saltargli
addosso. Avevo provato una fitta al cuore quando aveva detto quelle
parole e mi
chiesi il motivo. Sam mi fissò le mani ed io le tolsi. Avevo
lasciato
l’impronta delle mie dita e, prima che gli altri se ne
accorgessero, misi a
posto il tavolo velocemente assumendo un’espressione
innocente.
“ Chi se ne importa di lei.
È arrivato qualcuno di più
interessante in questa scuola” disse Kisha ammiccando verso
di me ed io le
sorrisi imbarazzato. Sam sbottò in una risata e gli
restituii la pestata al
piede. Dovevo avergliela data forte, perché lo vidi
lacrimare per il dolore.
Passai la pausa pranzo a conoscere i miei nuovi compagni e scoprii che
i loro
genitori erano andati a scuola con i miei nonni e conoscevano mio
padre. Sam ed
io scoppiammo a ridere quando Kisha ci confessò che avrebbe
voluto tanto
conoscere i famigerati Cullen. Da quello che gli aveva raccontato sua
madre
Jessica, i Cullen erano i ragazzi più belli e affascinanti
che avesse mai visto.
Mi trovavo bene con quei ragazzi, anche se qualche volta avrei voluto
attaccare
William. Non faceva altro che guardare la mezza vampira, ma lei si
limitava a
fissare me.
Avevo lezione di biologia e, prima di
entrare nell’aula,
presi un respiro profondo. Non c’era e mi voltai in giro per
cercarla. Non la
vidi e presi posto. Non si presentò per tutta la lezione ed
io cominciai a
innervosirmi. A pausa pranzo era seduta al tavolo, non me le ero
immaginata.
Allora perché non era venuta a lezione?
Decisi che non m’importava,
non le avevo ancora perdonato lo
scherzo di stamattina. Però sentivo che qualcosa non andava
e mi resi conto che
mi mancava. La conoscevo da due giorni e già sentivo la sua
mancanza. E non
sapevo neppure il suo nome.
La scuola era finita e, mentre mi
avvicinavo alla macchina
dove Sam mi stava aspettando, guardai per l’ennesima volta
intorno. Niente, era
sparita. M’imbronciai e vidi il mio migliore amico scuotere
la testa .
“Marcus. Quella ragazza ti
sta facendo impazzire.” Mi disse
Sam quando lo raggiunsi.
Non risposi e salii in macchina. Sam
mi picchiettò sul
finestrino ed io lo abbassai. “ Dimmi, Sam?” feci
io.
“Lo sai cosa devo dirti, ma
deciderò di aspettare. Ti do
un’altra possibilità Marcus. Se non scoprirai
niente oppure se succederà
qualcosa simile a quello di stamattina, andrò da mio padre e
dal tuo. Va bene?”
Io annuii e lui sospirò
pesantemente. Lo salutai e misi in
moto. Dallo specchietto vidi Sam salutarmi e voltarsi verso la sua
macchina con
aria abbattuta. Dovevo agire, rischiavo di litigare con Sam per colpa
di quella
ragazza. Mi ritrovai a odiarla. Mi aveva incasinato la vita in soli due
giorni,
obbligandomi a mentire ai miei. Ma perché poi non volevo
parlarne con loro? Si.
Mia madre mi avrebbe rinchiuso in casa, finché non avessero
scoperto qualcosa.
Ma c’era dell’altro, anche se non sapevo cosa
fosse. Guardai l’ora sul
cruscotto e vidi che era presto. Decisi di andare a cacciare,
così avrei sfogato
la mia frustrazione e avrei placato la sete che cominciavo a sentire.
Presi una
strada sterrata e quando arrivai alla fine, parcheggiai. Mi fiondai in
mezzo
alla foresta ed ebbi fortuna. Sentii l’inconfondibile odore
di un puma e mi
diressi verso quella direzione. Mi nascosi dietro ad un albero e lo
vidi. Era
su un masso e stava finendo di mangiare la sua preda. Mi acquattai
pronto ad
attaccarlo, quando dalla parte opposta uscì lei. Tornai
dietro l’albero e la
vidi attaccare il mio puma. Con rapide mosse lo bloccò e lo
morse. Era
incantato da lei e, senza rendermene conto, uscii dal mio nascondiglio.
Lei mi
fissò e sorrise. Appoggiò il puma per terra e mi
disse “ Ciao”
“Quello era mio”
ringhiai e mi avvicinai a lei.
“Lo so. Ma tu non ti
muovevi ed io avevo fame.” Si
giustificò lei alzando le spalle.
“Lo sapevi e
l’hai attaccato ugualmente?” sbottai io
infuriato e gettai uno sguardo al mio puma. Non l’aveva
dissanguato del tutto e
mi chiesi il perché.
“Te l’ho lasciato
un po’. Serviti pure.” E
m’indicò l’animale.
Non avrei voluto dissetarmi, ma il sangue mi reclamava. Corsi di fianco
al puma
e lo finii. Quando mi rialzai, lei mi fissava ironica ed io le voltai
le
spalle. Se sperava di farsi perdonare così, si sbagliava di
grosso.
“E cosa devo fare per avere
il tuo perdono?” ringhiò e mi
girai verso di lei sbalordito. I miei sospetti erano fondati, sapeva
leggere
veramente nel pensiero ed io invocai subito lo scudo.
Rendendosi conto
dell’errore che aveva fatto, si mise una
mano davanti alla bocca e mi fissava colpevole.
“Sai leggere nel
pensiero?” esclamai io e usai il potere di
mio nonno per saperne di più. Ma non sentii niente e la mia
confusione aumentò.
Sembrava come me, ma era impossibile. I poteri erano unici nei vampiri.
Lei mi fissò spaventata e
scappò. La inseguii e riuscii a
fermarla saltandole addosso. La bloccai per terra e lei mi
fissò rabbiosa.
Rimasi a fissarla, perdendomi nei suoi occhi e mi riscossi solo quando
lei
ringhiò “ Va bene. Mi hai preso.”
“Risponderai alle mie
domande?” chiesi io aumentando la
stretta.
“Si, Marcus!”
rispose lei guardandomi negli occhi. Io la
lasciai e mi sedetti di fianco a lei. Avevo sentito un brivido quando
aveva
pronunciato il mio nome, ma quello non era il momento per pensarci.
Lei
mi si mise a
sedere di fronte e mi fissò scocciata. Io sorrisi e lei
s’imbronciò. Io risi
consapevole che i ruoli si erano invertiti.
“Hai finito?” mi
chiese lei ed io risi più forte.
“Guarda che me ne vado” mi
minacciò lei, ma
io continuai a ridere. Smisi solo quando vidi che si stava alzando. Le
afferrai
la mano per bloccarla e in quel momento sentii una scossa. La lasciai
subito e
la fissai. Anche lei mi guardava e arrossimmo entrambi nello stesso
istante. Si
risedette e mi sorprese quando sentii le sue scuse “ Marcus.
Scusa. Non dovevo
fare quella sceneggiata stamattina.”
“Ma perché
l’hai fatto? Ho solo chiesto il tuo nome.”
Spiegai io in tono gentile. Non riuscivo a sopportare
quell’espressione
colpevole dipinta sul suo volto.
“Non lo so. Mi sono sentita
messa alle strette.” Confessò
lei guardandomi negli occhi.
“Non capisco”
ammisi. Lei sbuffò ed io sorrisi. Notai con
piacere che stava riprendendo il suo modo di fare.
“ Se ti dicessi che tu sei
il primo con cui ho fatto
amicizia, come reagiresti?”
Io la fissai a bocca spalancata e lei
mi guardò con aria
innocente. Era bellissima ed io mi ritrovai a sorridere.
“Lo trovi buffo?”
mi attaccò lei e io scossi la testa “
Allora perché sorridi?”
“ Sorridevo
perché quando abbassi la guardia, sei stupenda”
confessai io prima di rendermi conto di quello che stavo dicendo.
Avvampai e
lei fece lo stesso. Ci guardammo imbarazzati e fu lei la prima a
parlare,
abbassando lo sguardo “ Non mi hai riposto”
“A cosa?” chiesi
confuso e lei sospirò assumendo un’aria
triste. “ Marcus. Sei l’unico amico che
ho.”
“Abbiamo
un’amicizia strana. Non so nemmeno come ti chiami.”
Feci io in tono allegro, sperando di farla sorridere. Ci riuscii e mi
regalò il
sorriso più bello che avessi mai visto.
“Hai ragione.”
ammise “ è giunto il momento che te lo
dica.”
Prese un respiro profondo ed io mi protesi verso di lei. Lo squillo del
mio
cellulare c’interrupe ed io presi il telefono rabbioso. Vidi
chi mi stava
chiamando e imprecai contro Didyme. Lo lasciai squillare, pregando che
mia
sorella decidesse di non insistere. Speranza vana. Mi
richiamò e risposi
ringhiando “ Ciao. Dimmi!”
“Meno male! Volevo
informarti che stasera verrai a mangiare
da me e Seth. I nostri genitori hanno una riunione del consiglio della
tribù. A
proposito, come mai non sei a casa?”
“Sto cacciando!”
mentii io.
“Ops. Scusa. Buona caccia e
non ti abbuffare. Devi mangiare
anche il cibo umano oggi. Ciao fratellino!” e mise
giù.
“Scusa. Era mia sorella.
Dove stai andando?” sbottai io
osservandola mentre si alzava. Lei indicò il telefono che
avevo in mano e mi
rispose “ Devi andare. Continueremo domani questa
conversazione. Ciao Marcus.”
“No” urlai
alzandomi “ Dimmi almeno il tuo nome!” la pregai
e lei mi fissò con tenerezza. Si avvicinò a me e
sussurrò “ Mi chiamo Diana. Ma
la mia famiglia mi chiama Didy!” e arrossì.
“Didy?” ripetei
io incredulo e lei interpretò male. Si
accigliò ed esclamò furiosa “ Si mi
chiamano Didy. Lo trovi divertente?”
“No. Lo trovo
familiare!” sussurrai io e le sorrisi. Lei mi
guardò perplessa e mi domandò “
Familiare?”
Io non risposi e le ripetei quello
che mi aveva detto lei un
attimo prima “ Continueremo questa conversazione domani. Ciao
Diana.”
Lei mi sorrise e sparì nel
folto della foresta. Iniziai a
correre e quando raggiunsi la macchina, ero al settimo al cielo.
Finalmente iniziavo
a capirci qualcosa e domani le avrei parlato ancora. Mentre guidavo
verso casa
di mia sorella, mi persi nel ricordo del suo sorriso quando
l’avevo chiamata
per nome.
Tadaàààààà.
Il terzo capitolo solo per voi. ( Sembra una
televendita. Ahahah)
Allora che ne dite? Finalmente il
nome è stato svelato. Il
problema è un altro adesso, che potere avrà?
Speriamo che il nostro Marcus resista
a Diana. Sarà anche
bella, ma attira guai peggio di una calamita.
Oggi è una bella giornata.
Ho finalmente visto le scene
tagliate del film e la scena completa della radura, ha senso! Alleluja!
Anche
se Bella aveva sempre quell’espressione di puro godimento.
Vabbè. Scusate
piccolo sfogo personale.
Grazie mille per aver letto i due
capitoli precedenti e sono
contenta di riuscire a scatenare la vostra curiosità. GRAZIE MILLE!!
Angolo risposte recensioni:
ishizu un
mistero è stato risolto…. Almeno il nome mi
sembrava giusto dirlo subito.
Grazie per la recensione!
Levsky,
GRAZIE! Perché
ogni volta mi commenti e
mi riempi di complimenti. Non me li merito. In effetti Diana
è abbastanza misteriosa,
invece di dare risposte non fa altro che creare altre domande. Sono
contenta
che ti sia piaciuto il deja-vù. Mi sembrava giusto. E poi
hai ragione rende la
FF più bella. GRAZIE ANCORA!
Musa_Talia Come
‘è andato il compito? =) scusa. Comunque
grazie mille. Sono felice che sia riuscita ad aumentare in modo
esponenziale la
tua curiosità. Hai capito con chi si è sposato
Tyler? Con Jessica. Infatti
Kisha è un misto fra i due. E ho svelato il nome. XD ma
rimangono altri
quesiti.
Juju88
Ciau!
Grazie per la recensione! Si è
vero , ormai vediamo Alice sempre così. Ma mica è
colpa nostra, se è una
maniaca compulsiva dello shopping. E
per
la ragazza sai solo metà delle cose.
C’è ancora tutto il resto! Grazie che
recensisci sempre! Ti voglio bene! Bacioni!
Klaudia19, Grazie!!!! Spero che ti
piaccia anche questo
capitolo. Visto che te l’ho pubblicato subito? XD
Grazie
anche a coloro che hanno letto,
leggono e leggeranno la mia FF!
Alla
prossima!
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Capitolo 4 *** Fidati di me. ***
Fidati di me.
Mi svegliai prestissimo quella
mattina e mi vestii
velocemente. Quando mi fiondai giù in cucina, trovai mio
padre che stava
mangiando e, quando mi vide, assunse un’espressione confusa.
“Marcus sai che ora
è?” mi chiese scrutandomi “ E
soprattutto
stai bene?”
“Si, papà sto
bene. Io esco. Ciao” risposi io
frettolosamente. Ero impaziente, tra poco avrei visto Diana e
finalmente tutte
le domande che avevo in mente, avrebbero avuto risposte.
“Fermo lì!
Marcus sono le sei del mattino! La scuola inizia fra
tre ore!” sbottò mio padre guardandomi
preoccupato. Sbuffai, ma non mi spostai
dalla porta. Guardai
l’orologio e vidi
le lancette muoversi molto lentamente.
”Come mai così
di fretta? Hai un appuntamento?” chiese
scherzando. Io mi ritrovai a farfugliare e abbassai lo sguardo per non
farmi
smascherare. Papà aveva sempre posseduto la
capacità di capire al volo le
persone. Secondo me, se fosse stato trasformato in un vampiro, avrebbe
posseduto un dono simile a quello di mio nonno. Meno male che era un
licantropo.
“Allora Didyme ha ragione.
Siediti!” mi disse lui
indicandomi la sedia di fronte. Io mi trascinai e mi sedetti.
“Papà non ho
nessuna intenzione di parlarne.” Misi in chiaro
subito, era inutile mentire con lui.
“Ed io non ho nessuna
intenzione di chiedere. So cosa si
prova.” Rispose e mi sorrise calorosamente “ Mangia
qualcosa figliolo!” obbedii
e mi riempii il piatto di frittelle.
“Come mai sei sveglio
così presto?” chiesi. Di solito
dormiva fino a tardi con grande disappunto di mia madre.
“Te lo dico, ma non devi
farne parola con nessuno. Solo tuo
nonno e il branco sanno cosa sta succedendo.” Mi rispose lui
abbassando la voce
e guardandomi serio. Cominciai a sentirmi nervoso, non lo avevo mai
visto così.
Non avevo più davanti mio padre, adesso era il capo branco.
Io annuii e lui,
mantenendo sempre quell’espressione ansiosa, mi rispose.
“Abbiamo trovato delle
tracce. Non sappiamo di chi siano
perché non si trattengono a lungo qui. Tranne una ma
né io né gli altri l’abbiamo
mai sentita. Dall’odore crediamo sia di un mezzo vampiro. Non
riusciamo a
rintracciarlo perché si sposta in continuazione.
Così, stamattina, io e tuo nonno
setacceremo la foresta e quando lo troveremo…” non
finì la frase ed io iniziai
a preoccuparmi. Avevano
già scoperto di
Diana e sapevo come sarebbe andata a finire. L’avrebbero
cacciata se non avesse
avuto un valido motivo per stare qui a Forks. Dovevo avvertirla, ma mi
chiesi
come avrei fatto a trovarla. A quanto pare si nascondeva piuttosto
bene, visto
che il branco e i miei parenti non l’avevano ancora scovata.
Cercando di non mostrare i miei
sentimenti, domandai “
Quando l’avete scoperto?”
“Una settimana
fa” ed io spalancai la bocca, basito.
“E le altre
tracce?” chiesi io mentre sentivo nascere dentro
di me preoccupazione e perplessità.
“ Vanno e vengono. Non lo
so Marcus.” Sbottò mio padre “ Le
ho già sentite, ma non possono essere loro!”
“Loro chi?” e,
osservando l’espressione che mi fece, capii
al volo. Sapevo a chi si riferiva e lo trovai impossibile. Erano stati
uccisi e
l’unico sopravissuto era Marcus, solo perché se
né era andato prima
dell’attacco.
“Papà, sono
morti.” Gli feci notare, tentando di convincere
lui e anche me.
“Lo credi davvero? Piccolo
Marcus. Hanno regnato per secoli
e non mi ha mai convinto che siano stati uccisi così
velocemente. Che prove
abbiamo? “ non risposi e lui mi guardò
comprensivo. “ Ma adesso basta con
questi discorsi. Non voglio farti preoccupare di prima
mattina”
“Ok. Io vado. “
mi alzai e prima di uscire dalla porta gli
dissi “ E non ne farò parola con nessuno. Grazie
per la fiducia.” Lo
vidi sorridere e lo salutai con la mano.
Mentre ero in macchina, ripensai alle cose che mi aveva detto. Non
riuscivo a
crederci, non poteva essere che Diana fosse in combutta con loro. Era
vero che
non la conoscevo, ma lei non era una persona che ingannava e mentiva.
Lo sperai
con tutto il cuore. Arrivai a scuola in anticipo e mi risedetti sulla
stessa
panchina di ieri. Le ore che mi separavano da lei, passarono veloci.
Quella
mattina mi ero svegliato desideroso di vederla, ma adesso speravo che
non si
presentasse. I dubbi che avevo, mi stavano martellando il cervello e
non volevo
dare loro conferma.
“Marcus?” alzai
la testa e vidi Sam che mi guardava. “ è
successo ancora qualcosa?”
“Niente.” Dissi
io con tono contrito. Sam si sedette di
fianco a me e, scrutandomi, dichiarò “ Ho deciso.
Dopo scuola tu ed io andiamo
dai nostri padri e gli raccontiamo tutto. Va bene?”
“Si. Hai ragione”
“Non voglio
sentire… Cosa? Hai detto che ho ragione?” mi
chiese lui sbalordito. Lo guardi e gli feci un sorriso stiracchiato, ma
poi
quando notai la sua espressione, scoppiai a ridere. Lui mi
fissò per poi
seguirmi, facendo voltare delle ragazze che stavano passando in quel
momento.
“Bene, Marcus. Peccato che
non sappiamo come si chiama. Sarebbe
più facile” disse Sam appena ebbe finito di
riprendersi.
“Si chiama
Diana.” Feci io e, involontariamente, alzai lo
sguardo per cercarla. Non era ancora arrivata e provai due sentimenti
ben
distinti. Da una parte ero contento di ciò, ma
dall’altra avrei voluto tanto
rivedere il suo sorriso. Sospirai e mi alzai. Entrai a scuola e salutai
Sam.
Per tutta la giornata non la vidi e
mi arrabbiai, dopotutto
mi aveva detto che avremmo parlato. Non seguii le lezioni troppo preso
a
pensare a lei, meno male che avevo i miei poteri così
riuscii tranquillamente a
fare il test a sorpresa del professor Mcloud . Le ore volarono e mi
sorpresi
quando mi resi conto che la scuola era finita. Senza neanche rendermene
conto,
mi trovavo vicino alla macchina mente aspettavo Sam.
Lo vidi arrivare ed era contento,
forse perché adesso
saremmo andati dai nostri genitori a raccontare tutto.
Chissà come avrebbe
reagito mio padre? Si sarebbe arrabbiato, dopo il discorso che mi aveva
fatto
stamattina. Lui si era confidato con me ed io avevo taciuto
un’informazione
così importante. Decisi di chiedere altro tempo a Sam, forse
l’avrei trovata e
convinta a uscire allo scoperto. Tremai, immaginando la sua reazione.
Mi
avrebbe attaccato, ero certo. Sorrisi al pensiero, sarebbe stata una
bella lotta.
“Sam…”
chiamai il mio migliore amico che nel frattempo mi
aveva raggiunto “ Ti devo chiedere un favore”
Lui mi guardò scocciato e
sbuffò “ Ti do tempo fino a
stasera. Chiaro?”
“Leggi nel pensiero anche
tu?” sbottai io osservandolo
sorpreso. Lui mi fissò e scoppiò a ridere. Scosse
la testa, mentre cercava di
riprendersi ed io attesi paziente. Quando riprese il controllo di
sé, si spiegò
“ No. Non leggo nel pensiero, ma ti conosco Marcus. E so
quando una persona ha
avuto un colpo di fulmine!”
“Colpo di
fulmine?” ripetei confuso e lui mi guardò
esasperato.
“Marcus sei completamente
cotto di Diana. Secondo me, se tu
fossi un licantropo, avresti l’imprinting con lei. E meno
male che non lo sei,
se no sarebbe un bel problema.” E assunse
un’espressione riflessiva.” Si. Un
bel problema.” Ripeté lui picchiettandosi con un
dito sul mento.
“Hai finito o pensi di
continuare a sparare cazzate?” chiesi
io scorbutico e fissandolo male.
“ Per adesso ho finito. Ma
Marcus” mi disse serio “ Fino a
stasera. Se non ti vedo davanti a casa tua, andrò da
solo.”
“Grazie, amico.”
Feci io e m’infilai in macchina. Lo vidi
alzare gli occhi al cielo ed io sorrisi. Partii sgommando e iniziai a
pensare
dove potesse nascondersi. Decisi
per
prima cosa di provare ad andare nello stesso luogo dove l’ho
incontrata ieri.
Poteva essere un punto di partenza, mi sarei apposto lì e
avrei aspettato.
Forse sarebbe andata di nuovo lì per cacciare. Spinsi di
più sul pedale e la
macchina protestò, ma non diede altri problemi. Parcheggiai
e m’inoltrai nella
foresta, nella maniera più silenziosa possibile. Dovevo
saperlo. Quando
prestavo più attenzione ai miei movimenti, la mia goffaggine
aumentava. Sbucai
nella radura cadendo lungo disteso e mi voltai verso la radice che mi
aveva
fatto inciampare. Non ebbi neanche il tempo di imprecare
perché sentii una
risata. La sua risata. Alzai gli occhi ed eccola, seduta sul masso che
mi fissava.
Mi chiesi distrattamente, se era mio destino fare delle figuracce
davanti a lei
ogni volta. Mi misi seduto, dandomi una pulita sulla maglietta. Intanto
Diana
rideva a crepapelle e la fissai rabbioso. Lei si accorse del mio
sguardo e
tramutò la sua risata in un sorriso di scuse. Mi alzai e mi
sedetti di fianco a
lei.
“Mi hai fatto aspettare
parecchio.” Disse con la sua splendida
voce ed io la osservai confuso. “ Sono qui da
stamattina” spiegò.
“Perché?”
chiesi e lei mi guardò sbuffando. “Non dovevamo
vederci oggi?” mi fece.
“Si, ma pensavo a
scuola.” Risposi io e lei alzò gli occhi
al cielo. “ Scusa. Ma io credevo questo.”
“Marcus, hai pensato male.
Ieri ti ho detto quando ci
saremmo visti, ma non dove” sbottò una risata
“ Mi sembrava scontato che ci
saremmo incontrati qui.”
“Ah. Adesso ho
capito” dissi io arrossendo e lei mi osservò
con un sorriso ironico. “ Pensavi che sarei venuta a scuola
con tutta quella
gente che ci fissa e pronta a spiarci? Ti facevo più
intelligente.”
“Ma io sono intelligente! E
solo che tu hai la capacità di
confondermi!” ringhiai io e la feci ridere. Si
alzò e mi fece cenno di
seguirla, ma io rimasi lì seduto a fissarla. Diana
sbuffò e mi chiese “
Possiamo spostarci da qui?”
“Perché? Hai
paura che ti rintraccino?” chiesi io e mi morsi
la lingua. Mi guardava con espressione sbigottita e notai il rossore
che le
avvampò sulle guance. “ Scusa!” mi
affrettai a dire, ma ormai era troppo tardi.
Lei mi fissò freddamente e con tono glaciale, mi
sibilò addosso “ Lo sapevo che
era un errore. Addio Marcus!” e stava per lanciarsi in mezzo
alla foresta. Io
mi alzai e la bloccai, afferrandole la mano. “Non te ne
andare. Ti prego!”
mormorai non guardandola negli occhi, non sarei riuscito a reggere il
suo
sguardo. La sentii rilassarsi e mi mise una mano sotto il mento in modo tale che potesse
guardarmi negli occhi.
“Ok. Marcus.
Resterò” sussurrò a pochi centimetri
dal mio
volto. Io avvampai e lei si allontanò scuotendo la testa confusa. Tra di noi si
creò un silenzio
carico d’imbarazzo e ripensai a quello che mi aveva detto
prima Sam. Aveva
ragione. Ero cotto di questa ragazza.
“Diana” ebbi un
brivido quando pronunciai il suo nome “
Scusa per quello che ho detto prima. “ e sorrisi cercando
alleggerire la
situazione. Lei mi guardò e mi rispose al sorriso, ma non
aprì bocca.
Io la osservai e mossi un passo verso
di lei. Avrei tanto
voluto correre ad abbracciarla e cancellare quell’espressione
che aveva
assunto, ma sapevo che sarebbe stato un errore. Con lei dovevo andarci
cauto
perché sapevo che al primo sbaglio sarebbe andata via da me
ed era l’ultima
cosa che volevo. Decisi di tornare a sedermi sul masso e notai che mi
fissò
delusa, forse si aspettava un’altra reazione da me.
“Allora, che ne dici di
parlare?” chiesi io tentando di fare
conversazione. Diana riassunse il suo modo di fare e sorridendomi
ironica,
rispose “ Chiedimi quello che vuoi sapere!” e si
sedette in quel punto. Anche
se era seduta a soli pochi metri da me, la sentivo terribilmente
lontana.
“Allora”
farfugliai e mi guardai intorno pensando a come
iniziare” Vorrei sapere del tuo potere. È molto
simile al mio!”
“E tu che potere hai? Mi
stai confondendo!” ribatté lei
squadrandomi e la fissai allibito, chiedendomi il significato di quella
frase.
“In che senso?”
feci io cercando di mascherare la mia
confusione. Lei sbuffò e spiegò “ Forse
è meglio che sia io a iniziare. Il mio
dono è quello di assumere i poteri degli altri, ma
è limitato. Solo quando sono
vicini a me, riesco a usare le loro capacità, ma quando si
allontanano, le
perdo.”
“Per cui se io dovessi
allontanarmi, non sapresti più
copiare quello che faccio?” domandai io iniziando a capire.
“Esattamente. Vedo che non
sei più confuso in mia presenza!”
si complimentò Diana facendomi arrossire. Si
arrabbiò e sbottò “ La smetti di
arrossire! Ogni volta che t’imbarazzi anch’io lo
faccio. E come se controllassi
le mie emozioni. Ma non può essere il tuo potere.
Perché tu sai leggere nel
pensiero e invocare lo scudo…”
“E so anche prevedere il
futuro, mostrare immagini, captare
i legami tra le persone. Non riesco ancora a usare bene la
capacità di capire i
poteri che hanno gli altri vampiri, ma credo che tu l’abbia
notato. E so anche
provocare delle scariche elettriche” conclusi io guardandola
speranzoso. Avevo
paura che si alzasse e scappasse a gambe levate dal mostro che ero.
“ Sai fare anche
qualcos’altro?” chiese lei con un filo di
voce e guardandomi sbalordita.
“Il fatto delle emozioni
è vero. So mutarle però è la prima
volta che lo faccio inconsapevolmente. Non dovevo” farfugliai
io abbattuto. Mi
ero illuso che anch’io potessi interessarle, ma mi sbagliavo.
A quanto pare i miei
sentimenti si riflettevano su di lei, invece di essere ricambiati.
Sbuffai e
m’intristii.
“Adesso perché
sei triste?” mi chiese e notai un tono
preoccupato nella sua voce. La guardai e alzai le spalle facendole
capire che
non era importante. Mi guardò sospettosa, ma
lasciò perdere. Si alzò e si
avvicinò a me. Strano, mi aspettavo la reazione contraria.
“Perché pensi
che dovrei scappare?” mi domandò lei sempre
avvicinandosi.
“Perché sono un
mostro. “ risposi io e abbassai lo sguardo.
Sentii che si era fermata e sobbalzai quando iniziò a urlare
“ Un mostro! Marcus
hai il potere più bello di tutti. Ti rendi conto che
potresti avere tutto
quello che vuoi? Ripeto tutto! E non lo sto dicendo perché
voglio consolarti,
lo dico perché lo penso davvero!” concluse e io
decisi di schermarmi dopo che
aveva finito. I miei parenti avevano ragione: era frustante quando
qualcuno s’intrufolava
nella tua testa. Lei scoppiò a ridere io la guardai
interrogativo. “Ti sei
schermato!” mi disse e continuò a ridacchiare. Io
sbuffai e sorrisi.
Si sedette di fianco a me.
“ Marcus” sussurrò il mio nome
dolcemente ed io mi voltai.
“è vero che sai
dare la scossa?” mi chiese Diana con tono
gioioso ed io annuii perplesso, sperando che non volesse provarlo su di
me. Decisi
di mantenere lo scudo attivo anche per i prossimi giorni,
così per sicurezza.
“Bene. Spero che mi
scovino, così posso dare a loro una
bella lezione!” ringhiò lei fissando un punto
nella foresta e io le urlai
addosso “ No!”
Diana mi guardò spaventata
ed io tentai di riprendere il
controllo. Presi un respiro profondo e le spiegai “
è la mia famiglia che ti
cerca. “
“La tua
famiglia?” balbettò lei incredula “ Mi
stai dicendo
che quei lupi giganti sono la tua famiglia? Ma non è
possibile. Tu sei mezzo
vampiro!”
“ E mezzo licantropo, anche
se né io e miei fratelli ci
trasformiamo!” aggiunsi io e risi quando vidi la sua
espressione sbalordita. “
Te l’avevo detto che sono un mostro!”
Lei sbuffò e mi
contraddisse “ Non sei un mostro. Tu sei
unico!” Io
la guardai e notai che era
arrossita. Che strano. Io non ero imbarazzato, ma solo lusingato dalle
sue
parole. Le sorrisi e Diana fece lo stesso.
“Posso farti
un’altra domanda?” chiesi io e lei annuì.
“Vorrei sapere
perché sei qui? Devo essere sincero. Il fatto
che tu sia venuta qui a Forks e che ti sia iscritta alla scuola il mio
stesso
giorno è sospetto. Vorrei sapere il
perché” finii io curioso.
“Giusto.” Disse e,
chiudendo gli occhi, mi rispose “ Mi sono iscritta per
te!” e mi sbirciò per
vedere la mia reazione. Io
cercai di
mantenere un’espressione distaccata, per non farle capire
come mi sentissi in
quel momento. Avrei potuto toccare il cielo con un dito per la
felicità che
sentivo e notai che lei sorrise contenta. Perché la
influenzavo con le mie
emozioni? Scossi la testa decidendo che quel mistero l’avrei
risolto dopo. C’è
ne erano altri prima di lui.
“Ti sei iscritta per
me?” ripetei io fingendo che la
risposta non m’interessasse, anche se era il contrario.
“è inutile che
fai quella faccia. Lo so che muori dalla
curiosità!” e mi punzecchiò a un
fianco. Io risi e lei mi guardò radiosa. “ Mi
sono iscritta perché volevo conoscerti!”
“Conoscermi? Ma poi come
facevi a sapere che mi sarei
iscritto?” chiesi io.
“Ti ho spiato!”
rispose con tono innocente e, alzando le
spalle, proseguì “ Adesso non ti montare la
testa!”
“Scusa” feci io
appena mi ebbe smascherato e lei rise per
poi aggiungere “ Non chiedere sempre scusa. Anche se sei
tenero quando lo fai.”
Io avvampai di colpo e la vidi
sbuffare. “ Perché mi ha
spiato?” domandai abbassando lo sguardo.
“Non lo so neanche
io” rispose lei sospirando “ Avevo
intenzione di fermarmi pochi giorni in questa zona, per poi proseguire
il mio
viaggio. Ma poi ho visto te e quella ragazza che cacciavate. Allora mi
sono
fermata e ho origliato la vostra conversazione. Voi non vi siete
accorti di me,
perché eravate troppo presi a discutere. A proposito, quando
ti arrabbi incuti
timore. Sai?” mi fece lei sorridendo e m’imbarazzai
ancora di più.
“Marcus.
Smettila!” gridò e la guardai. Era rossa come un
peperone e mi chiesi in che stato ero ridotto io.
“ Scusa.
Prosegui.” Feci io balbettando e cercando di
controllarmi anche se avere accanto lei lo rendeva molto difficile.
“Stavo dicendo che ho
ascoltato la vostra conversazione e mi
è sembrato strano. Mi sono chiesta per quale motivo un mezzo
vampiro volesse
andare a scuola per poter vivere come un essere umano. Mi hai
affascinato e
così ho deciso di frequentare la scuola
anch’io.” Concluse
osservandomi ed io annuii per farle capire
che avevo compreso.
“Bene, adesso scusa ma devo
andare. Si è fatto tardi!” disse
lei alzandosi di colpo e dirigendosi verso il limitare della foresta.
“Aspetta!” le
urlai dietro e la affiancai “ Dove stai
andando?”
“Vado a nascondermi.
“ e notai che vicino a noi si trovava
uno zaino da trekking enorme. “ Devo trovare una caverna per
riposare e devo
prestare attenzione, visto che la tua famiglia mi sta dando la
caccia.”
“No. Vieni da
me.” Sbottai e mi guardò allibita. Io mi
avvicinai di più a lei che era rimasta ferma a fissarmi
“ Diana. Ti ospito io.
Hai bisogno di dormire e mangiare. A casa abbiamo lo spazio. Non
sparire.”
“No. Marcus. Non credo che
i tuoi genitori saranno contenti
di questo.” Tentò di dirmi, ma io non mi arresi.
“Ascoltami. Vieni a stare
da noi. Così posso presentarti
alla mia famiglia. Non sono cattivi come sembrano. Giuro.” E sorrisi per
rassicurarla, ma notai che era
ancora scettica.
“Marcus. Io non posso. Poi
avevo intenzione di trattenermi
solo per qualche altro giorno.” Farfugliò
abbassando lo sguardo. Non
resistetti, mi portai vicino a lei e alzai il suo mento. Diana
incatenò i suoi
occhi con i miei ed io mi ritrovai a chiederle “ Ti stanno
danno la caccia? Mio
padre mi ha detto che ci sono altre tracce, a parte la tua.”
Lei annuii e la
stinsi tra le mie braccia. La sentii irrigidirsi per pochi istanti e
poi
rispose all’abbraccio, appoggiando la sua testa sul mio
petto. Sarei stato così
per l’eternità. Riuscivo a sentire il suo cuore
battere all’impazzata. All’unisono
con il mio. Sorrisi e
le promisi “ Ci
sarò io a proteggerti. “
“Come fanno i buoni
amici?” chiese con tono dolce. Sembrava
una bambina, ma quando udii le sue parole, provai una fitta al cuore
“ Si come
fanno i buoni amici…” ripetei cercando di
nascondere il mio stato d’animo. Le
sarei stato vicino, anche se mi avrebbe considerato per sempre un buon
amico.
Ero coinvolto da lei e mi chiesi distrattamente se quello che stavo
provando si
sarebbe potuto definire un imprinting.
Si scostò lentamente da me
e mi disse “ Va bene. Verrò da
te. Grazie Marcus.”
“Prego. Diana”
risposi io prendendo il suo zaino e le feci
cenno di seguirmi. Ci incamminammo e,quando Diana vide la mia macchina,
mi
chiese “ Perché vai in giro con un’auto
d’epoca? E
,soprattutto, funziona ancora?”
“Certo che funziona!
“ sbottai io mentre lanciavo il suo
zaino nel portabagagli. Andai
ad aprirle
la portiera davanti dalla parte del passeggero e la invitai a salire in
macchina. Lei rimase ferma e mi guardava sospettosa.
“ Diana. Tranquilla non
esploderà. E poi se dovesse
succedere, non ci faremo niente!” dissi io con tono
scherzoso. Lei si convinse
e salì. Io mi sedetti subito di fianco a Diana e partimmo.
Iniziai a sentirmi
nervoso e le gettavo qualche occhiata per osservarla. Ancora non ci
credevo,
ero riuscito a convincerla e sarebbe venuta a stare da me. Io e lei,
nella
stessa casa. Avvampai e mi scoccò uno sguardo omicida.
Scoppiai a ridere, era
tutto così incredibile.
“Speriamo che non
esploda” la sentii mormorare ed io mi
voltai verso di lei. “Lo so che noi due non rischieremmo
niente, ma dentro lo
zaino ci sono tutte le mie cose. Oggetti e quei pochi vestiti che
ho.”
“Per i vestiti non ci
sarebbero problemi. Mia zia Alice ti
darebbe volentieri una mano. Anzi, ora che mi ci fai pensare, sono
sicuro che
ti trascinerà a fare shopping. È una mania per
lei.” Spiegai io al suo sguardo
confuso.
“Ti riferisci ad Alice
Cullen?” mi chese ed io annuii.
“ Tu sei imparentato con i
Cullen!” esclamò lei incredula ed
io la guardai allarmato.
“Si. Perché
è un problema?”
“Perché non me
l’hai detto?” mi accusò furiosa.
“Pensavo che lo sapessi! Ci
sono solo loro qua in giro!”
risposi io e la guardai allibito. “ Veramente non lo sapevi?
Ma dove sei
vissuta fino adesso?” chiesi e notai che il suo sguardo
divenne doloroso. Con
mia grande sorpresa, vidi una lacrima scivolarle sul volto e mi diedi
dello
stupido.
“Scusa, non volevo
offenderti o turbarti in alcun modo.” Mi
affrettai a dire e lei scosse la testa.
“Lascia perdere. Marcus.
Solo che non amo parlare del mio
passato e della mia famiglia.” E mi sorrise,ma aveva ancora
quello sguardo
triste. “
Allora tu sei imparentato con
i Cullen. Per cui tu sei il figlio di Renesmee.Giusto?”
“Si. Lei è mia
madre e mio padre è Jacob Black che è un
licantropo. Ho due fratelli gemelli più grandi. Si chiamano
E.J. e Didyme. È la
ragazza che hai visto con me qualche giorno fa.” E la
osservai curioso. Quando
avevo pronunciato il nome di mia sorella, aveva fatto
un’espressione strana.
Come se avesse già sentito quel nome.
“
Però.” Disse lei “ E la tua famiglia
è unita?” mi chiese
curiosa ed io scoppiai a ridere.
“ Diciamo che hanno avuto i
loro contrasti, ma adesso si.
Siamo una famiglia unita e non ti preoccupare. Gli piacerai.”
“Lo spero”
sussurrò Diana guardandomi e ,quando parcheggiai
di fronte a casa, notai la macchina di Sam. Era già entrato,
doveva essere
molto tardi. Scesi dall’auto e misi in spalla lo zaino di
Diana. Lei mi
aspettava di fianco alla macchina ed io la presi per mano, cercando di
infonderle un po’ di coraggio. Diana mi regalò il
suo sorriso e ci avviammo
verso la porta.
Sulla soglia presi un respiro profondo e, sorridendo a Diana,
entrai in casa pronto
ad affrontare la mia famiglia per lei.
Ecco il quarto capitolo! Mi state
odiando vero? Prometto
che scriverò al più presto la
reazione della famiglia. Giuro!
Allora che
ne dite di questo? Alcuni misteri sono stati risolti. Ma
c’è ne sono altri. Per
esempio a chi appartengono le altre tracce, se i Volturi sono morti?
Boh. Se lo
sapete ditemelo. Ahahah scherzo. Spero che vi piaccia, io ci ho messo
tutto l’impegno
possibile. Adesso
spiegherò una cosa a niky_95, e se voi avete delle domande e/o
volete dei chiarimenti,
scrivete pure che cercherò di rispondervi. Naturalmente se
le domande ,in
qualche modo, andranno ad intaccare la storia, darò delle
risposte
superficiali. =)
Ecco
il tuo chiarimento: (
musichetta di SuperQuark o di Vojager)
Marcus,
E.J. e Didyme sono sia
mezzi vampiri e mezzi licantropi. I due gemelli hanno la fisionomia dei
mezzi
vampiri, infatti la loro carnagione è pallida. Invece Marcus
fisicamente
assomiglia ai lupi. Però nessuno di loro ha sviluppato la
trasformazione in
licantropo, ma non si sa mai. Dopotutto devono provare una forte
emozione per
innescarla. Dalla parte dei vampiri hanno preso anche la
proprietà dei poteri.
Ma
i tre Black hanno le caratteristiche
di entrambe le razze:
E.J
legge nel pensiero anche a chilometri
di distanza. Se ti ricordi il branco riesce a comunicare anche se sono
lontani
tra di loro.
Didyme
ha sviluppato un amore per
Seth come se avesse avuto anche lei l’imprinting, infatti si
è attaccata molto
a Seth, più di quanto faceva Renesmee da piccola nei
confronti di Jacob.
Marcus…
bè è Marcus. Ed è pieno di
sorprese. Lui è quello che racchiude appieno le due razze.
Ehm…
ho scritto tantissimo. Scusa.
Comunque sono tutte mie personali libertà che mi sono
concessa. =)
Vorrei
ringraziarvi che mi leggete
sempre e spero che anche questo capitolo lo apprezzerete.
GRAZIE DI CUORE!
Angolo risposte recensioni:
Juju88, ormai tu sai quasi tutto! Ma non ti
ho raccontato le cose
più importanti! Grazie che mi recensisci sempre. Veramente
GRAZIE! Tvb BACIONI!
Klaudia19
sono io
che devo ringraziare te! Mi
commenti sempre e non c’è piacere più
grande che leggere le vostre recensioni.
Per i capitoli lunghi hai ragione. Deformazione personale. Io adoro
leggere e
soprattutto adoro i libri che hanno tantissime pagine. Infatti secondo
me Breaking
Dawn è corto! GRAZIE MILLE! Spero che anche questo capitolo
ti piaccia!
Levsky, Ciao! Diciamo che Diana è
più che dispettosa… è S*****a!
Però in questo capitolo sa anche comportarsi bene, quando
vuole. Grazie perché mi
commenti sempre! Per le scene tagliate vai sulla gazzetta di forks.
È il blog
ufficiale e ogni giorno aggiornano con notizie e video, infatti oggi ho
visto
il bacio che hanno tagliato fra Ed e Bella. Lei come al solito
assatanata!
Spero di esserti stata utile! Bacioni!
ishizu, grazie mille perché mi
commenti sempre a me e alla mia
amica Juju88…
lo apprezziamo molto! Spero che
questo
capitolo ti piaccia!
niky_95, ciao! Spero di averti dato una buona
spiegazione… XD
GRAZIE GRAZIE che mi segui sempre! Sono contenta che ti piaccia anche
questa!
Spero di non deluderti! GRAZIE ANCORA!baci!
Musa_Talia, spero che il compito ti sia andato
bene! Incrocio le
dita! Comunque non sapevo tutte quelle cose sul nome Diana. Sapevo solo
che era
la dea della caccia e di una bellezza divina. Ti ringrazio.
È sempre bello
imparare cose nuove! Sono contenta che io sia riuscita a catturare la
tua
curiosità! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!
Bacioni!
Grazie
anche a coloro che hanno
letto, leggono e leggeranno la mia FF!
Alla
prossima!
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Capitolo 5 *** Benvenuta nella mia vita. ***
Benvenuta nella
mia vita.
Quando varcai la soglia di casa con
Diana, non mi aspettavo
quel comitato di accoglienza. La mia famiglia era al completo tranne
per E.J.
solo perché era in Europa. Appena sbucammo nel salotto,
notai per prima cosa
gli sguardi furiosi dei miei parenti, per poi tramutarsi in espressioni
sorprese. Vidi il mio migliore amico seduto sulla poltrona che mi
fissava
sbalordito, ero certo che non si aspettasse che mi sarei presentato con
Diana.
Gettai uno sguardo verso di lei e sorrisi. Aveva la bocca spalancata e
per la
prima volta non aveva la risposta pronta. Ci squadrammo per
più di cinque
minuti e sembrava che nessuno avesse intenzione di parlare. Diana mi
guardò e
fece un cenno con la testa per invitarmi a dire qualcosa. Io presi un
respiro
profondo e, con voce chiara e forte, dissi “ Ciao. Come mai
tutti qui?”
Notai Diana alzare gli occhi al
cielo, ma non era l’unica. Anche
Sam lo fece per poi sbattersi una mano in faccia,esasperato. Io
sorrisi, ero
troppo contento di avere di fianco a me Diana. Potevo affrontare
chiunque,
l’importante era che io stessi vicino a lei per sempre. O
almeno, il più a
lungo possibile.
Vidi mio padre avanzare verso di me e
lessi nel suo sguardo
delusione e sorpresa. Mi faceva male notare come mi osservava, ma
dovevo
cercare di spiegarli per quale motivo mi ero comportato
così. Solo che non potevo
farlo davanti agli altri, così imposi il mio scudo su di me
e su di lui e gli
tesi la mano. Lui mi guardò dubbioso ma me la strinse.
Chiuse gli occhi e gli
mostrai quello che era successo in questi due giorni. Sentii mio nonno
Edward
sbuffare e gli rivolsi un sorriso.
Mi
riconcentrai su mio padre e gli feci sentire quello che provavo per la
ragazza
di fianco a me. Lui sbarrò gli occhi, ma vidi le sue labbra
atteggiarsi in un
sorriso che sparì subito.
“Chissà cosa li
sta mostrando.” sentii mormorare Carlisle a
nessuno in particolare.
“Non lo so! Ma vorrei tanto
saperlo!” sbottò ad alta voce
Emmett e zia Rosalie annuii comprensiva “ Hai ragione.
Più passa il tempo, più
m’innervosisce!”
Io sbottai in una risata e Diana mi
fissava perplessa. Avrei
voluto tanto poterle leggerle nel pensiero, ma di sicuro anche lei
stava usando
lo scudo per proteggersi. Guardai mio nonno e la mia teoria ebbe
conferma.
Aveva un’espressione delusa e mia nonna Bella lo fissava
curiosa.
“Avete finito?”
sbottò mia sorella Didyme. Era vicino al
caminetto e squadrava Diana come se fosse una nemica. Io e mio padre ci
separammo, ma prima di raggiungere mia madre seduta sul divano, mi
sussurrò “
Aiuterò te e la ragazza. Ma dopo noi parleremo. “
e guardando Diana le disse “
Benvenuta in casa Black e Cullen. “ Lei arrossì e
farfugliò dei ringraziamenti.
Lui le sorrise e raggiunse la mamma.
“Visto che non sono
pericolosi” le mormorai io e mi fece un
sorriso timido, ma non rispose. Mossi un passo e lei mi trattenne.
Quando la
fissai, Diana mi pregò “ Non mi
lasciare”
“Non potrei mai
farlo.” Dissi io e le strinsi con più forza
la mano. Alzai lo sguardo verso la mia famiglia e vidi Esme che mi
sorrideva
radiosa. Peccato che fosse l’unica a farlo. In quel momento
si alzò Sam e si
avvicinò a me e a Diana. Mi dava fastidio il modo in cui la
guardava, era
diffidente e avevo paura che potesse dire qualcosa che
l’avrebbe ferita. Sam mi
sorprese e si mise di fianco a me. Gli sorrisi per ringraziarlo e lui
alzò le
spalle sorridendo.
“ Vorrei presentarvi
Diana.” Dissi io indicandola e lei
rivolse un sorriso timido ai presenti. Carlisle camminò
verso di noi e le tese
la mano.” Io sono Carlslie Cullen” si
presentò con il suo sorriso gentile.
“Diana Grisoldi. Piacere.
Finalmente ho l’onore di conoscere
lei e la sua famiglia” disse Diana con voce sicura e
fissandolo negli occhi.
Aveva ripreso il suo solito modo di fare ed io sorrisi.
“Hai sentito parlare di
noi?” chiese il mio bisnonno
osservandola interessato.
“Si, signore.”
Rispose Diana e sorrise. “Chiamami Carlisle”
disse il vampiro e lei ripeté “
Carlisle!” Notai mia nonna e mio nonno
sorridersi e mi domandai il perché.
“ Per cui conosci anche il
nome degli altri membri della mia
famiglia.” Constatò Carlisle.
“Sì. Loro sono
Emmett e Rosalie” disse Diana indicandoli e
la guardarono sorpresi “ Poi, lì si trovano Alice
e Jasper. “ e la vampira la
salutò “ Lei è Esme” e il
sorriso della mia bisnonna s’intensificò
“ e infine
ci sono Edward e Bella. Ho sentito molto parlare di voi. La vostra
storia è
leggenda, tanto che siete riusciti ad avere una bambina.
Renesmee” concluse,
lasciando sbalorditi tutti.
“Non possiamo dire lo
stesso.” Sibilò mia sorella e la
guardai furioso. Lei ricambiò il mio sguardo e mi sorrise
sarcastica. Conoscevo
quell’espressione e mi portai davanti a Diana per difenderla.
Didyme s’incupì e
fece due passi verso di me. “ Hai paura che la
attacchi?”non risposi, ma rimasi
fermo dov’ero.
“Ragazzi!” mia
madre ci richiamò e notai lo sguardo
preoccupato che aveva.
“Scusa mamma!”
dicemmo all’unisono io e mia sorella. Di
solito quando succedeva, scoppiavamo a ridere ma ora ci fissavamo in
attesa che
uno dei due facesse un passo falso.
“Marcus”
sussurrò Diana ed io mi voltai verso di lei “
è
stata una cattiva idea. Non voglio che litighi con loro per causa mia.
Non ti
preoccupare per me. So cavarmela da sola”
“Tu non ti muovi da
qui!” non fui io a parlare, ma mia
sorella “ Ci devi spiegare chi sei!”
“Didyme!” la
avvertii e lei ringhiò “ Marcus. Porti una
sconosciuta a casa. Abbiamo il diritto di sapere!”
Guardai i miei parenti, anche se non
avevano la stessa
espressione di Didyme era evidente che la pensassero come lei. Diana si
portò
davanti a me e,
fissando mia sorella,
dichiarò “ Non ho nessuna intenzione di attaccarvi
e non sto prendendo in giro
tuo fratello. Perché non dai voce ai tuoi
pensieri?”
Lei la fissò scioccata e
non era la sola. Tutti i presenti erano
impietriti tranne mio padre che sapeva ogni cosa. Si alzò e
si portò vicino a
mia sorella. Le mise una mano sulla spalla e lei si voltò
mal volentieri verso
di lui.
“ Piccola mia. Calmati.
Lasciala parlare.” E
mia sorella annuì. Mio padre inarcò il
sopraciglio e Didyme sbuffò “ Scusa Diana. Non
dovevo”
“Non
c’è problema. Sento il bene che vuoi a tuo
fratello. È
normale. Scusami tu se ti ho riposto così male. È
un mio modo per difendermi.”
Disse Diana guardando mia sorella sorridendole. Didyme si
rabbuiò e Diana smise
di sorridere. Non capivo perché mia sorella si comportasse
così, ma gliel’avrei
chiesto presto.
“Scusa Diana. Non capisco
una cosa.” Fece mio nonno
osservandola “ Ho notato che sai leggere nel pensiero e
sentire le emozioni.
Come me e mio fratello Jasper. Ma hai anche lo scudo attivo e sei
riuscita a
leggere i pensieri di Didyme “.
“Non ho alzato lo
scudo!” sbottò mia sorella “ Non credevo
che ce ne fosse bisogno. Ma adesso che lo so, starò
più attenta!” e notando lo
sguardo di mio nonno mormorò “ Scusa. Vai pure
avanti.”
“Grazie Didyme.”
Fece Edward sorridendole “ Vorrei chiederti
se hai lo stesso potere di Marcus. Anche se è strano.
“
“Nonno, Diana riesce a
copiare i poteri” mi affrettai a dire
e spiegai quello mi aveva raccontato Diana prima, compreso il motivo
della sua
iscrizione al liceo. Notai che Sam sorrise e scosse la testa. Appena
ebbi
finito di parlare, mi sussurrò all’orecchio
“ Certo che tu le ragazze le fai
impazzire” ed io arrossii mentre gli sorridevo.
“Marcus!” mi
sgridò ad alta voce Diana attirando tutta
l’attenzione su di lei “ Vuoi finirla? Lo sai che
non sopporto quando mi fai
provare quello che senti tu.”
“Scusa”
farfugliai e m’imbarazzai ancora di più. Lei
divenne
rossa e si voltò dall’altra parte per non
guardarmi.
“Sono molto belli insieme,
vero?” mormorò Esme a mia madre e
mia nonna che annuirono. Notai che mia mamma mi guardava felice e mi
sorprese,
quando si alzò e si portò davanti a noi.
“Da quello che ho capito,
sei senza un tetto e stai
scappando. Ti prego rimani qui con noi. Io e mio marito, Jacob, ti
aiuteremo.”
Propose a Diana ed io sorrisi a mia madre che ricambiò.
“La ringrazio. Adesso ho
capito da chi ha preso Marcus la
gentilezza.”disse Diana sorridendo e mi gettò
un’occhiata.
“Marcus” mio zio
Jasper mi chiamò” Che significa quello che
ha detto la signorina? Quando tu cambi stati d’animo, li fai
provare anche a
lei?”
“Si, zio. Infatti, pensavo
di chiederti delle spiegazioni.
Non mi è mai successo. A te sì?”
“No. Non mi è
mai capitato. Forse siete troppo in sintonia
oppure il fatto che voi due avete un potere simile. Ma se tu riesci a
influenzare anche lei, potrebbe essere anche il contrario.”
Constatò Il vampiro
osservandoci.
“Lei pensa che potrei farlo
anch’io?” chiese Diana piena di
entusiasmo e mio zio annuì. Lei mi guardò
sorridendo ironica ed io tremai inconsapevolmente.
Sam, Emmett e mio padre si misero a ridacchiare con mio grande
disappunto.
“Ti sei messo nei
guai” disse mio padre.
“Totalmente nei
guai!” esclamò Emmett dando man forte a mio
padre. Io sbuffai e diedi di gomito a Sam per farlo smettere.
“Grazie zio
Jazz.” Sibilai e mio zio alzò le spalle
sorridendo. Vidi Carlisle scambiare uno sguardo d’intesa con
mio nonno ed io li
osservai. Decisi di leggere le loro menti e mi trovai
d’accordo con loro.
Dovevamo proteggere Diana da questi sconosciuti che la inseguivano.
“Diana.” Disse
mio nonno “ Hai per caso qualche idea su chi
siano a darti la caccia? Te lo chiedo perché le tracce che
abbiamo sentito,
erano molto vicine alle tue. “
Sentii Diana irrigidirsi al mio
fianco e, quando guardai il
suo volto, vidi passare un lampo di smarrimento.
Ma forse me le ero solo immaginato, perché
adesso aveva un’espressione mortificata e guardava mio nonno,
dispiaciuta.
“No. Non ne ho idea. Mi
sono accorta che m’inseguivano due
settimane fa. E mi sto spostando per seminarli, ma sono molto bravi. Ed
è per
questo che ho deciso di venire in questa zona. Su al Nord abita un
vecchio
amico di famiglia. È un caso che io vi abbia incontrato qui.
“ sorrise vedendo
le espressioni perplesse di tutti noi e si affrettò a
spiegare “ Da quello che
dicono le voci, voi Cullen non abitate più qui a Forks e che
vi siate nascosti
in un punto isolato del mondo per evitare di farvi
rintracciare.”
“Dicono che ci siamo
nascosti?” sbottò Emmett con aria
offesa “ Noi non scappiamo. E poi per quale motivo dovremmo
nasconderci? Non
c’è motivo. Gli unici che avevano dei problemi con
noi, erano i Volturi.”
“Problemi è un
eufemismo. Ci odiavano e ci volevano
distruggere.” Ribadì il concetto zia Rosalie.
“Non volevo farvi
arrabbiare. Questo era quello che sapevo
io e so pochissimo. Infatti, non mi sarei mai aspettata che voi eravate
ancora
qui e soprattutto che Marcus fosse imparentato con i Cullen.”
“In macchina per poco non
mi attaccava perché non gliel’ho
detto subito” confessai io e loro sorrisero.
“Ma non hai idea
perché t’inseguono?”
chiese mia nonna Bella scrutandola
attentamente.
Diana abbassò la testa e
sussurrò “ Forse vogliono finire
quello che hanno iniziato otto anni fa” e, quando
alzò lo sguardo, aveva gli
occhi lucidi. La abbracciai d’istinto e le sussurrai
all’orecchio “ Non sei
costretta a raccontare niente.”
Lei mi guardò e mi
accarezzò una guancia “ Non ti
preoccupare. Ci sei tu qui con me” ed io le sorrisi
dolcemente.
“Siamo sicuri che non abbia
avuto l’imprinting?” sentii
mormorare mia zia Alice a Jasper.
“No. Se no la guarderebbe
come un pesce lesso.” Rispose Emmett
e indietreggiò quando vide gli sguardi
furiosi di mio padre e Sam. “ Scusate, ma è
vero.” Commentò il vampiro facendo
sorridere Rosalie.
“ Imprinting?”
chiese Diana curiosa “ Cos’è? “
“è una cosa di
noi licantropi. Praticamente…” fece Sam ma
gli tappai la bocca e sorrisi a Diana che mi guardava confusa. Notai
con
piacere che si era ripresa da prima.
“Niente Didy!”
dissi io chiamandola come facevo con mia
sorella.
“Didy?” chiese la
diretta interessata fissando me e Diana
sbalordita. Avrei giurato di aver visto uscire del fumo dalle narici
per quanto
era infuriata.
“Si. Ecco. La famiglia di
Diana la chiama così” mi
giustificai io alzando le spalle e sperando che mi credesse.
“Mi chiamava”
mormorò Diana abbassando nuovamente lo
sguardo. Prese un respiro profondo e,con tono doloroso, ci
raccontò “Sono stai
uccisi. I miei genitori non hanno avuto la stessa fortuna di voi due o
una
famiglia che li appoggiasse.” E indicò i miei
nonni e i miei parenti. “Mia
madre scappò da casa. Certamente non poteva dire ai suoi
genitori che si era
innamorata di un vampiro. Così iniziarono a nascondersi e
vivere il loro amore.
Nacqui io ma mia madre non c’è la fece. Mio padre
non riuscì a controllarsi e…”
“Diana. “ la
chiamò mia nonna avvicinandosi a lei. “ Mi
dispiace tanto.”
“Mi fa bene
parlarne.” Fece Diana prima di continuare “ Mio
padre ed io ci unimmo al clan di due vampiri nomadi e divennero la mia
famiglia. Ma non durò a lungo, ci trovarono e mio padre e
Amy furono uccisi.
Scappai con il compagno di Amy e mi lasciò a un suo amico di
vecchia data.
Rimasi lì per cinque anni, ma lui si rifiutò di
dirmi il suo nome. Non ebbi mai
il coraggio di chiedergli il motivo. Non mi fece mai mancare niente, ma
mi
trattava con freddezza. Forse aveva paura per quello che era successo a
mio
padre e ad Amy. Poi un giorno ci arrivò la notizia che
Patrick era stato
trovato e assassinato. Decisi di fuggire. Non volevo fargli correre
questo
rischio. Ho girato il mondo, ma sentivo la sua mancanza.
Così decisi di tornare
dove ero cresciuta. E due settimane fa, mi sono accorta che mi
seguivano. E
adesso ho più urgenza di raggiungerlo. È
l’unico che può aiutarmi!”
Sentii nascere dentro di me una
profonda tristezza e mi sentii
colpevole. Io avevo una famiglia unita e che mi voleva bene. Eravamo
sempre
disposti ad aiutarci tra di noi, invece lei aveva passato la sua vita a
nascondersi. Ringhiai per la furia e decisi che avrei dato
personalmente la
caccia a quei vampiri che la seguivano. Non m’importava di
me, l’unica cosa che
contava era lei. Solo lei.
Alzai lo sguardo e vidi le
espressioni mortificate dei miei
parenti. Mia madre e mia nonna si erano alzate e avevano raggiunto
Diana che
teneva sempre la testa bassa e, quando sentii un suo singhiozzo,
esplosi.
“Diana. Ti
proteggerò io. Non sei sola. “ dissi io
stringendola a me. “Non permetterò a nessuno di
farti del male. Rimani qui. “
Lei mi abbracciò e diede sfogo alle sue lacrime.
“Vado a convocare il
branco.” Disse mio padre e, fissando
Sam, continuò “ Trasformati e chiama anche tuo
padre. Avremo bisogno di tutto
l’aiuto possibile.”
Il mio migliore amico
annuì, ma prima di uscire notai ancora
quello sguardo diffidente che aveva rivolto a Diana. Sembrava scettico,
ma non
gli diedi peso. Era più importante Diana in questo momento.
“Se permettete, io me ne
vado” disse Didyme alzandosi e
dirigendosi verso la porta.
“Che cosa? No amore. Rimani
qui.” Fece mia madre fermandola
con una mano.
“Non ti
preoccupare.” Disse mia sorella e si voltò verso
di
me “ Marcus. Stai attento!”
“Cosa vorresti
dire?” ringhiai facendo sussultare Diana che
era ancora tra le mie braccia. Le baciai la testa per farmi perdonare e
mia
sorella ringhiò.
“Quando ricomincerai a
ragionare con il cervello, fatti sentire.
Io non le credo, ma è riuscita a ingannare tutti
voi!” e Didyme uscì sbattendo
la porta. Mi aveva scosso la sua reazione. Non avevo mai litigato
così con lei.
Sentii Diana allontanarsi e mi fissò colpevole. “
Marcus. Ti prego. Lasciami
andare via. Io…”
Scossi la testa e, guardando mia
madre, le chiesi “ Mamma.
Puoi accompagnare Diana nella sua stanza.”
“Dove vai?” mi
chiese Diana afferrando la mia maglietta. La
guardai e le sorrisi “ Vado a mantenere la mia promessa.
Adesso vai su e
riposati.”
Vidi mia madre accompagnare su Diana
che mi guardava ancora
triste e mortificata. Mi si strinse il cuore a lasciarla
così, anche se era per
pochi minuti. Mi voltai verso i miei parenti e chiesi a
bruciapelo” Voi le
credete?”
Non mi risposero ed io mi accigliai.
Voltai loro le spalle
ma davanti a me si fiondò mio padre che mi ordinò
“ Stai fermo dove sei!”
“Per quale
motivo?” urlai e mio padre si arrabbiò.
“Se permetti, non voglio
che mio figlio vada a cacciarsi nei
guai e che rischi la vita. Credo di parlare in nome di tutti. Noi
crediamo a
Diana, ma siamo un po’ perplessi.Ti aiuteremo. Per te, lei
è molto importante e
tu, Marcus, sei importante per noi. Specialmente per me e tua
madre.”
Io lo fissai e mi sentii
tremendamente in imbarazzo. Mio
padre mi guardava con affetto e mi sorrise quando io lo abbracciai.
“Grazie”
sussurrai.
“Forse è meglio
che vada. Tu rimani qui, hai bisogno di
riposo.” Fece mio padre dirigendosi verso la porta
“ Marcus. Tua sorella ti
vuole molto bene, ha bisogno solo un po’ di tempo. Dai un
bacio da parte mia
alla mamma” io sorrisi e lui uscì.
“Andiamo anche
noi.” Fece mio nonno” Il branco avrà
bisogno
di aiuto! Ciao Marcus.” E mi sorrise dandomi un buffetto
sulla testa.
“Ciao piccolo
Marcus.” Disse mia nonna abbracciandomi “
Stalle vicino. Va bene?”
“Si nonna. “ e
lei mi sorrise.
Rosalie mi salutò dandomi
un bacio sulla guancia ed Esme e
Carlisle mi salutarono con la mano. Emmett si avvicinò a me
e, mettendomi un
braccio sulle spalle, esclamò “ Nipotino mio.
Grazie. Era una noia ultimamente.
L’unico divertimento era combattere contro tuo zio
Jazz!”
“ Era una noia, solo
perché perdevi sempre.” Gli fece notare
mia zia Alice che si era avvicinata per salutarmi. Io le sorrisi e lei
mentre
scompigliava i miei capelli, mi disse “ Terrò
d’occhio la situazione. Buchi neri
permettendo. Un’altra
cosa. Domani
mattina non c’è scuola, per cui dì a
Diana che le porterò dei vestiti e quando
starà meglio…”
“Alice!” la
sgridò dolcemente Jasper e mia zia gli feci una
linguaccia per poi sorridergli. Mio zio mi diede una pacca sulla spalla
per
confortarmi e i tre uscirono, lasciandomi solo nell’ingresso.
Sospirai e fissai il telefono. Volevo
chiamare Didyme, ma
conoscendola non avrebbe risposto al telefono. M’intristii e
sentii acuirsi la
mancanza di mio fratello. E.J. aveva sempre posseduto la
capacità di
alleggerire le situazioni spiacevoli. Ma da una parte era meglio
così, di
sicuro mi avrebbe preso in giro per Diana. Sene erano accorti tutti che
tenevo
a lei immensamente ed era per questo che i miei parenti avevano deciso
di darmi
una mano. Sentii dei passi scendere le scale e, quando alzai lo
sguardo, vidi
mia madre sorridermi.
Si avvicinò e mi
abbracciò stretto, come quando ero piccolo.
Mi lasciai cullare da lei e cercai
di
trasmetterle tutto la mia gratitudine che provavo nei suoi confronti.
“Prego” mi disse
e le sorrisi. Mi portò in cucina e mi fece
sedere al tavolo. “Hai fame?”mi chiese. Io annuii e
lei scoppiò a ridere.
Mentre cucinava, sentii Diana al piano di sopra che si stava facendo
una
doccia. Avvampai, la convivenza sarebbe stata difficile ma ero al
settimo
cielo.
“Marcus” mi disse
mia madre mentre mi metteva davanti un
piatto di lasagne “ Cosa provi per quella ragazza?”
“Non lo so, mamma. Quando
è felice, lo sono anch’io e odio
vederla quando è triste o spaventata. Sento di doverla
proteggere e, anche se
in questo momento ci separano solo pochi metri, sento la sua
mancanza!” risposi
io concentrando il mio sguardo sul piatto che avevo appena svuotato.
Mia madre rise e dichiarò
“ Ah. Marcus. Mi ricordi molto tuo
padre. Sai?”
“Ah, si?” chiesi
io alzando lo sguardo su di lei confuso.
“Sì! Tu e Jacob
avete la capacità di mostrare il vostro
amore con parole semplici e con piccoli gesti. Quello che hai fatto per
Diana
stasera è stato molto bello.
Sono
orgogliosa di te!”
Io le sorrisi e mi alzai. Mia madre
mi fissò con amore e,
quando le passai accanto, lei diedi un piccolo bacio sulla guancia.
“ Tutto
merito tuo e di papà” dissi io prima di salire le
scale e la vidi arrossire.
Salii e ,mentre stavo per aprire la
porta della mia camera,
Diana mi chiamò “Marcus.” Sorrisi
perché il mio cuore, ogni volta che lei
pronunciava il mio nome, faceva una capriola. Mi voltai verso di lei
sempre con
il sorriso sulle labbra. Era appoggiata sulla soglia della stanza per
gli
ospiti e mi guardava.
“Perché
sorridi?” mi domandò. Io scossi la testa e lei
rise.
Si avvicinò a me e appoggiò una mano sul mio
petto. “
Il tuo cuore sembra che stia prendendo il
volo” sussurrò a pochi centimetri da me.
Non risposi e la fissai negli occhi.
Lei si avvicinò e mi
baciò sulla guancia “ Grazie!”
Mormorò e sorridendomi per un’ultima volta, si
avviò in camera. “ Buonanotte!” mi disse
prima di chiudere la porta.
“Buonanotte!”
mormorai certo che potesse sentirmi. Mi avviai
in camera mia come in trance e toccai il punto dove mi aveva baciato.
Sorrisi e
andai a letto. Non vedevo l’ora che la mattina arrivasse, in
modo tale che
potessi rivederla.
Ecco a voi il quinto capitolo! Ho
postato subito, perché le
reazioni avevo intenzione di scriverle nel quarto, ma poi il capitolo
sarebbe
diventato troppo lungo. Che
ne dite? Mi
è dispiaciuto molto scrivere della litigata tra Marcus Didyme. È stato
difficile, perché loro due
hanno un rapporto splendido. Beh, vedremo in futuro. XD…
allora che ne pensate
della storia di Diana? È molto triste. Ma Marcus la
aiuterà. Che bello che è
lui. Ah se un ragazzo così esistesse veramente.
Vabbè sto divagando. Grazie
mille!
Spero che continuerete a seguirmi e
che vi piaccia la piega
che sta prendendo. GRAZIE!
Angolo
riposte recensioni:
Musa_Talia
ecco a
te il nuovo capitolo! Spero che
ti piaccia! La storia di Diana è molto triste e tormentata.
Grazie mille per i
complimenti. Non me li merito. E grazie perché mi commenti
sempre! Bacioni!
Levsky,
quante domande! Ahahah! Però sono contenta, vuol dire che
questa FF ti ha
coinvolta. Per quanto riguarda Marcus.. hihihi… Non ti
risponderò, anche se sai
già. Però ti faccio notare che Marcus
è anche mezzo vampiro. Per cui cosa
accadrebbe se lui…. XD comunque grazie di cuore! Per tutti i
complimenti e le recensioni!
Klaudia19 ho
postato subito. Spero che sarai contenta! Grazie
per i complimenti! Spero di essere riuscita soddisfare la tua
curiosità, in
parte. Perché molte cose devono ancora accadere. Bacioni e
grazie ancora!
Juju88,
grazie!!!! Mi commenti sempre e soprattutto mi ascolti quando ho dei
dubbi a
proposito della ff! grazie di cuore tvb! E anche tu vai alla
grandissima! IL
BIFIDUS JASPERUS!!
Grazie
anche a coloro che hanno letto, leggono e leggeranno la mia
FF!
Alla
prossima!
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Capitolo 6 *** Sempre tuo. ***
Sempre tuo.
Stavo dormendo quando sentii
picchiettare alla finestra. Mi
svegliai, rizzandomi a sedere, e diedi un’occhiata
all’ora. Erano le tre del
mattino e sentii il respiro di mia madre e quello di Diana che stavano
ancora
riposando nelle altre stanze. Mi alzai e mi avvicinai alla finestra.
Guardai
giù e vidi Sam salutarmi con la mano per poi farmi cenno di
scendere. Mi
preoccupai, credevo che fosse già a casa a
quell’ora. Uscii dalla mia camera
nel modo più silenzioso possibile e mi affrettai sentendo
nascere dentro di me
il nervosismo.
Il vento notturno
m’investì, scompigliando i miei capelli, e
mi diressi verso Sam. Era appoggiato a un albero che mi aspettava e,
quando mi
vide, mi sorrise. Ma non era il suo solito sorriso, era attento e
diffidente.
“Sam! È successo
qualcosa?” chiesi io allarmato. Lui scosse
la testa e mi fece cenno di seguirlo. Era strano e non mi guardava
negli occhi.
Quando raggiungemmo il piccolo ruscello vicino a casa mia, Sam si
sedette sulla
riva e mi fissò. Non mi piaceva come mi guardava e la mia
preoccupazione
aumentò.
“Sam! “ lo
chiamai e presi posto vicino a lui.” Stai bene?”
“Io sì. Tu? Puoi
dire lo stesso?” chiese lui serio. Lo
guardai confuso e alzai le spalle.
“Si, sto bene.”
Risposi “ Mai stato meglio, a essere
sincero” continuai ripensando che, in quel momento ,Diana era
al sicuro in casa
mia.
“Se lo dici tu”
si limitò a ribattere lui e spostò lo
sguardo verso gli alberi che ci circondavano.
“Sam, è successo
qualcosa?” ripetei mettendogli una mano
sulla spalla per farlo voltare verso di me.
“L’ispezione com’è
andata?”
“Non abbiamo trovato
niente. Come mi aspettavo, dopotutto.
Adesso stanno facendo una riunione, ma io sono andato via. Volevo
parlare con
te!” rispose lui squadrandomi.
“Dimmi.” Feci io
fissandolo perplesso. Non lo riconoscevo, che fine aveva fatto Sam? Il
ragazzo
ridanciano e con la battuta pronta?
“Come ti ha
convinto?” e guardando la mia espressione,
chiarì “ Diana. Come ti ha convinto? Come riesci a
fidarti di lei?”
“Il mio cuore si fida di
lei. “ e vidi Sam sbuffare “ Vuoi
dirmi che problema c’è? “ sbottai io
arrabbiandomi.
“C’è
che non mi piace. Puoi difenderla come vuoi, Marcus! Ma
è strana. Mi ricorda il Dottor Jekyll e Mr. Hide. Prima si
comporta da vera…
hai capito, no? Non ti trattava bene. E poi in soli due giorni, cambia
e
diventa la ragazza più timida e impaurita che esista. Non so
chi sia la vera
Diana, ma preferivo quella che si comportava da stronza. Era
più sincera
secondo me. Che poi, definirla sincera è troppo. “
rispose Sam alzando il tono
della voce.
“Dai ragione a mia
sorella?” domandai io stringendo le mani
a pugno, per non attaccare il mio migliore amico. E quando lo vidi
annuire, mi
alzai e gli voltai le spalle. Senti la sua mano sulla mia spalla e la
scrollai
violentemente. “ Sparisci Sam!” ringhiai.
“No! No me ne
vado!” e si fiondò davanti a me” Voglio
finire
quello che ho da dirti! Io non le credo. Stranamente l’amico
del quale lei non
conosce il nome, si trova da queste parti. E tu lo sai che siamo sempre
attenti
su chi gira nel nostro territorio. Avremmo dovuto incontrarlo,
no?”
“Ha detto che a
Nord!” sibilai io fissandolo minaccioso .
“Allora avrebbero dovuto
incontrarlo il clan di Denali!”
scosse la testa e poi continuò “ E poi come fa a
conoscere tutti i Cullen? Va bene
che la tua famiglia è unica e tutti i vampiri la conoscono,
ma lei ha una
conoscenza più dettagliata. E come se li avesse
studiati.”
“L’hai detto tu
stesso. Siamo famosi!” gli feci notare con
tono sarcastico.
“Marcus! “
urlò “ Allontani da lei!”
“Non posso!”
mormorai abbassando gli occhi.
“Cosa accidenti significa
che non puoi! Andiamo. Fino a tre
giorni fa ignoravi la sua esistenza. Si può sapere cosa
è cambiato?”
“ è cambiato
perché mi sono innamorato di lei!” urlai con il
respiro affannato. Lui sgranò gli occhi e scosse la testa
incredulo.
“Non è
vero!” fece lui guardandomi scettico.
“Come sarebbe a
dire?” ringhiai verso di lui e il mio cuore
si strinse quando lo vidi arretrare. Cercai di calmarmi, ma con scarsi
risultati. Credevo che lui mi sarebbe stato vicino in quella
situazione, invece
stava avvenendo il contrario. L’unica persona che poteva
darmi una mano, era il
primo ad allontanarsi.
“Sam…”
lo chiamai e lui mi rivolse un’occhiata piena di
risentimento “ Scusa”
“Marcus. Non voglio le tue
scuse. Rivoglio indietro il mio
amico.” Fece lui con tono glaciale.
“Sono sempre io. Non
è cambiato niente. Sono io. Marcus!”
dissi e mi battei una mano sul petto per ribadire il concetto.
“Allora se è
questo il vero Marcus, non voglio averci niente
a che fare. Quando tornerai in te, vieni da me. Sai dove
trovarmi!” e detto
questo mi volse le spalle e sparì nella foresta.
Rimasi a fissare il punto dove era
fuggito, cercando di
trattenermi dal rincorrerlo. Mi sedetti e mi presi il viso tra le mani.
La mia
vita era cambiata come avevo desiderato, ma non ero disposto a perdere
le
persone a me più care. Era vero che adesso c’era
Diana, ma il pensiero di mia
sorella e del mio migliore amico , rendeva la gioia amara.
Sospirai e in quel momento sentii dei
passi venire verso di
me. Sperando che fosse Sam, mi alzai e mi voltai verso quella
direzione. Vidi
spuntare Diana e mi guardava dispiaciuta. Mi domandai il
perché e soprattutto
cosa ci faceva lì, quando sarebbe dovuta stare in casa al
sicuro. Sbuffai e mi
diressi verso di lei.
“Perché sei
ven…” m’interruppi quando sentii le sue
labbra
sulle mie. Spalancai gli occhi sorpreso e non feci in tempo a
rispondere, che
lei si era già allontanata e mi guardava sorridendo. Ero
immobilizzato e avevo
un’espressione completamente confusa. Ero imbarazzatissimo e
di sicuro in quel
momento era completamente e totalmente rosso. Teoria confermata
perché anche
lei era arrossita.
“Marcus…”
mi chiamò e la sua voce mi sembrò ancora
più
bella. Avrei voluto tanto rispondere, ma a quanto pare il mio cervello
aveva
dimenticato come si facesse a parlare. Lei continuava a fissarmi
sorridendo ed
io non sapevo che fare. Però quando vidi il suo sorriso
sparire, farfugliai “
Scusa”
Lei sbarrò gli occhi e
scoppiò in una risata allegra. Mi
ritrovai a seguirla, ridere era più facile che parlare.
“Scusa?”
ripeté lei sempre ridendo “ Sono io che devo
chiederti scusa per averti baciato.”
“Cosa? No! No! Puoi farlo
quando vuoi!” sbottai io e mi
maledissi per quello che avevo detto. Lei scoppiò a ridere
più forte ed io
guardai in basso per evitare di fissarla negli occhi, dopo
l’ennesima brutta
figura che avevo fatto.
Sentii la sua mano alzarmi il mento
ed io sorrisi. Con la
mano che mi tremava, le accarezzai una guancia e lei piegò
la testa
sorridendomi. Mi avvicinai a lei, chiusi gli occhi e la baciai. Ero
convinto
che mi avrebbe allontanato, invece sentii le sue mani tra i miei
capelli e
rispose. Ci baciammo a lungo, mentre il mio cuore batteva sempre
più forte. Non
avrei mai voluto smettere, ma quando i polmoni cominciarono a reclamare
aria,
mi allontanai dispiaciuto. Sorrisi vedendo che anche lei non voleva
interrompere il contatto tra di noi.
“Marcus.” Disse
con voce roca “ anche tu puoi farlo quando
vuoi. “ e mi sorrise radiosa. Io risi e la abbracciai.
Non avrei mai voluto lasciarla
andare, sentivo il suo cuore
battere all’unisono con il mio. Sembrava che stessero
cantando per noi due.
Senza rendermene conto, cominciai a cullarla e lei seguì i
miei movimenti.
Stavano ballando una melodia che solo
Diana ed io potevamo
udirla. La nostra canzone era il vento che soffiava in quel momento e
il rumore
del ruscello là vicino, intervallato dai nostri battiti.
Rimanemmo abbracciati,
fino a quando l’alba non sopraggiunse e ci
illuminò con i suoi raggi. La baciai
di nuovo e, sorridendole, la presi per mano. Tornammo a casa e vedemmo
mia
madre che ci aspettava sotto il portico.
Sorrise quando ci vide
così e mi fece l’occhiolino, stando
attenta a non farsi scoprire da Diana. Entrammo e andammo in cucina. Mio padre era ai fornelli
e,quando si voltò
verso di noi, fece il suo sorriso. Quello capace di riscaldare chiunque
avesse
la fortuna di trovarsi là vicino.
Io
sorrisi di rimando e feci accomodare Diana sulle mie gambe. Volevo
tenerla fra
le mie braccia e, quando la vidi arrossire, risi. Lei mi
fulminò con lo sguardo
e mi sussurrò all’orecchio “ Marcus
smettila!” mi sgridò bonariamente.
“Ma io non sto facendo
niente…” ribattei io alzando le
spalle. Ed era vero, non mi ero sentito più felice di
così in vita mia. Lei mi
guardò confusa, per poi spalancare gli occhi e sorridermi.
“Scusa”
borbottò ed io le baciai la punta del naso,
facendola arrossire ancora di più. Mi sembrava giusto che
fosse lei adesso a
essere sempre imbarazzata e
scoppiai a
ridere. Lei mi seguì, di sicuro stava pensando alla stessa
cosa.
“Come mai così
di buon umore voi due?” chiese mia madre
sedendosi di fronte a noi.
“Così…”
rispondemmo in coro Diana ed io. Ridemmo ancora più
forte e mia madre ci guardò affettuosa.
“Ecco a voi la
colazione!” disse il mio papà mettendoci
davanti due piatti e Diana si allontanò da me per sedersi
sulla sedia accanto.
M’imbronciai e la sentii ridacchiare.
“Devo dirvi una
cosa” disse mio padre con tono serio “ Io e
Renesmee pensiamo che voi due non dovreste più andare a
scuola, almeno fino a
quando la situazione non si risolva. Troppo rischioso.”Io
annuii e vidi Diana
fare lo stesso.
“Li avete
trovati?” chiese lei fissando i miei genitori.
“No.” A
rispondere fui io e loro tre si voltarono verso di
me. “ Me l’ha detto Sam, prima.” Spiegai
e provai una fitta allo stomaco,
ricordandomi come c’eravamo salutati.
“Allora è per
questo motivo che non è venuto alla riunione?”
domandò mio padre guardandomi.
“Era uno dei
motivi…” borbottai a bassa voce e lui
capì che
c’era qualcosa che non quadrava, ma non insistette.
“Diana”
fece mia
madre “ Non ti preoccupare. Ti staremo vicini.”
“Grazie, Renesmee. Ma non
vorrei abusare della vostra
ospitalità. Nessuno aveva mai fatto per me una cosa del
genere e non so davvero
come ringraziarvi.” Disse Diana guardandoli.
“Hai già fatto
molto” fece mio padre alzandosi e lasciandola
confusa. Mi guardò e alzai le spalle. Anch’io non
avevo capito.
“Ok. Io vado.”
Disse lui baciando mia madre “ Tornerò
presto”
Mia madre gli sorrise e
sussurrò “ Conterò i secondi!” Mio padre rise e
uscì dalla cucina.
“Cosa voleva dire prima
papà?” chiesi io e Diana guardò mia
madre curiosa.
“ Diana ci sta
già ringraziando.” Si limitò a spiegare
lei,
mangiucchiando la sua colazione.
“E come?”
esclamò Diana confusa, facendo ridere mia madre.
“Stai rendendo felice mio
figlio.” Rispose per poi alzarsi.
Io arrossii violentemente e Diana fece lo stesso.
Squillò il telefono e mia
madre andò a rispondere, lasciandoci
soli. Diana stava mangiando ed io m’incantai a guardarla. Si
accorse del mio
sguardo e mi disse “ Che c’è?”
“Sei bella anche quando
mangi.” Risposi io sorridendole.
“Io sono sempre bella.
Marcus Black” ribatté lei ed io
scoppiai a ridere. Diana mi fece una linguaccia e riprese a mangiare,
guardando
dall’altra parte fingendo di essere offesa.
“Si hai ragione”
confessai io e lei si voltò a guardarmi
regalandomi il suo sorriso, facendo fare la solita capriola al mio
cuore.
Spuntò in cucina mia madre
e si schiarì la voce per attirare
la nostra attenzione. Ci voltammo e lei ci disse.
“Diana sei stata invitata a
casa Cullen.” e quando mia madre
si accorse che ero ancora in pigiama, mi sgridò
“Marcus Black fila in bagno e
vai a cambiarti. Ma non ti ho insegnato niente?”
Io risi e scappai prima che mia madre
potesse iniziare a
lamentarsi del mio mancato interesse per la moda. Mi feci una doccia
per poi
andare in camere mia. Indossai una camicia bianca aderente e un paio di
jeans
neri. Mi specchiai e sorrisi alla mia immagine. Non sembravo il solito
Marcus,
è quello nuovo mi piaceva. Mi precipitai giù per
le scale e vidi Diana
attendermi alla fine di esse. Dire che era bellissima, era un insulto.
Era
meravigliosa . Indossava i miei stessi abiti, ma a lei calzavano a
pennello. Mi
sorrise e mi disse “ Stai benissimo!”
“Mai quanto te!”
ribattei subito io baciandola in fronte. “
Andiamo?” e le porsi la mia mano. Lei me la strinse e
salutammo mia madre che
ci guardava dalla soglia del salotto. Potrei giurare di aver visto
scenderle
una lacrima di gioia mentre ci sorrideva.
Salimmo in macchina e presi la strada
per andare a casa dei
miei parenti. Diana guardava fuori dal finestrino ed io guardavo lei.
Si voltò
verso di me e m’indicò la strada “
Dovresti guardare davanti!”
“Preferisco guardare
te.” E ci fissammo sorridendo fino a
quando non giungemmo a destinazione.
Uscii dall’auto e mi
precipitai dalla sua parte. Le aprii la
portiera e le tesi la mano. Lei l’afferrò e mi
sorrise mentre camminavamo verso
il portico.
“Sai che potrei anche
abituarmici a tutto
questo.” Confessò lei stringendosi di
più a me. “Marcus. Grazie”
Non risposi e arrivammo davanti alla
porta. La girai verso
di me, la strinsi e appoggiai la mia fronte sulla sua.
“Sono io che devo
ringraziare te.” Mormorai a bassa voce e
stavo per baciarla, quando la porta d’ingresso fu spalancata
da Emmett. Quando
ci vide, scoppiò a ridere e noi diventammo rossi.
“Sono arrivati! Rose,
amore. Avevi ragione. Sono
così teneri insieme. E bravo il mio
nipotino” disse mio zio grattandomi la testa con un pugno.
“Zio!” sbottai
mentre cercavo di liberarmi. Vidi Diana
scoppiare a ridere ed io lo guardai in cerca di aiuto. Lei scosse la
testa ed
io sbuffai.
“Emmett falli entrare.
Subito!” esclamò Esme da un punto
imprecisato della casa. Mio zio mi lasciò andare ed io gli
sorrisi. Presi per
mano Diana e varcammo la soglia.
“Benvenuta in casa
Cullen” dissi io facendole fare un giro
su stessa in modo tale che potesse ammirare la bellezza di
quell’abitazione.
“è
stupenda!” esalò
lei per poi puntare il suo sguardo sul pianoforte che troneggiava in
mezzo alla
stanza.
“Mio nonno Edward
è il miglior musicista al mondo.” Spiegai
io portandola verso lo strumento.
“Tu suoni?” mi
chiese lei sorridendomi.
“Si. Ma non sono bravo
quanto mio nonno” minimizzai io e fui
puntualmente smentito da Carlilse ed Esme che ci raggiunsero in quel
momento.
“è sempre
modesto il nostro Marcus!” disse Carlisle “
è un
piacere vedere che stai bene Diana.”
“Merito di
Marcus” disse lei ed io m’imbarazzai.
“Perché non
suoni qualcosa?” chiese Esme fissandomi e vidi
nel suo sguardo la voglia di ridere. Scossi la testa e scoppiai in una
risata
seguito dai due vampiri.
Diana ci fissò confusa ed
io mi affrettai a spiegare “
Stiamo rivivendo la stessa scena che hanno vissuto i miei nonni tanto
tempo fa.
Infatti, anche mia nonna Bella si era accorta del piano ed Esme ha
convinto mio
nonno suonare per
lei.” Diana
rise anche lei e sussurrandomi
all’orecchio, fece “ Però un giorno
vorrei tanto sentirti suonare!”
“Certo. Tutto quello che
vuoi!” promisi io e lei sorrise. Molto
presto ci raggiunsero Rosalie e Alice che quando mia zia vide
com’eravamo
vestiti Diana ed io, applaudì
per la
gioia.
“Sia benedetta la mia
Nessie!”
“Si chiama
Renesmee” la sgridò mia nonna che si stava
avvicinando a noi. Io risi quando vidi mia zia Alice sbuffare.
“Pensavo che si fosse
abituata” mormorò la vampira ed io
alzai le spalle per farle capire che era inutile insistere.
“Ciao nonna!”
dissi io e lei mi abbracciò, per poi fare la
stessa cosa con Diana lasciandola spiazzata.
“Sono contenta che siate
venuti!” esclamò lei contenta e
facendoci spostare in salotto, seguiti dal resto della famiglia.
Stavamo per
sederci, quando spuntò mio zio Emmet e fissò
Diana. Sembrava indeciso ed io lo
guardai inarcando il sopraciglio. Conoscendolo, voleva sfidare Diana ma
non
l’avrei permesso. Mi sfuggì un ringhio di
avvertimento, facendo sobbalzare
tutti e lui mi
guardò sorridendo.
“Diana” la
chiamò ed io mi misi subito davanti a lei. “ Dai
nipotino. Spostati!”
“No!” feci io
acquattandomi “ Perché non vai a sfidare zio
Jasper o nonno Edward?”
Lo vidi alzare gli occhi al cielo e
mi rispose “ Sono a
caccia! Perché non fai decidere a lei? Se continui a essere
così protettivo,
lei vorrà avere più libertà!”
“Marcus!” m
chiamò Diana ed io mi voltai verso di lei. Era
spaventata e lei accarezzai la guancia per farmi perdonare.
“Vuole sfidarti”
le spiegai e i miei parenti esclamarono in
coro “ Emmett!” tranne mia zia Rosalie che
sorrideva a suo marito.
“Per me va bene!
Quando?” disse Diana sorprendendo tutti, in
particolar modo me. Non potevo lasciarla combattere, il mio cuore non
avrebbe
retto. Stavo per dirglielo, ma lei scosse la testa e puntò
lo sguardo su mio
zio che era raggiante.
“Anche adesso! Ma niente
trucchetti!” fece lui portandosi di
fronte a lei.
Lei gli sorrise e gli fece cenno di
mostrargli la strada.
Emmett rispose al sorriso e si fiondò verso il giardino sul
retro. Lo seguimmo ed
io strinsi più forte la mano a Diana, non si sarebbe
allontanata da me per
nessun motivo.
Appena arrivammo al giardino, Diana
si protese verso di me e
mi diede un piccolo bacio sulle labbra.
“Fidati di me! Sono piena di sorprese!”
“Io mi fido di te, ma non
riesco. Lui è così grosso e tu..
tu… sei così importante per me!”
confessai a bassa voce. Lei mi accarezzò la
guancia e sorrise. La lasciai andare e mi preparai a seguire lo scontro.
Emmett la sovrastava e lei gli
sorrideva ironica. Si
acquattarono e in quel momento sbucarono Edward e Jasper. Videro la
scena e
scossero all’unisono la testa.
Mio nonno si precipitò al
mio fianco e abbracciò mia nonna,
la stessa cosa la fece Jasper con Alice.
“A quanto pare
c’è l’ha fatta a spuntarla!”
disse mio zio ed
io annuii secco. Mio nonno sorrise e mi fece “ Marcus pensavo
che l’avresti
impedito.” Io lo guardai e alzai le spalle. “
Quando Diana vuole fare qualcosa,
è difficile trattenerla. “ e lui mi sorrise.
“Ti capisco”
sussurrò e strinse di più a se mia nonna Bella
che lo guardava sorridendo. Prestai attenzione allo scontro, pregando
che Diana
non ci facesse troppo male. Era solo mezzo vampiro ed Emmett era famoso
per non
riuscire a controllarsi. Pregai per lui che lo facesse, se no avrebbe
incontrato la mia furia.
Emmett si scagliò su Diana
e lei sparì. Ci lasciò sorpresi,
soprattutto mio zio che in quel momento si guardava intorno. Ad un
certo punto,
sul lato destro del giardino spuntò lei e lo
attaccò alle spalle, facendolo
cadere. Scomparve di nuovo, mentre Emmett cercava di alzarsi. Certo che
era
veloce e molto forte e, guardando le espressioni sorprese dei miei
parenti
anche loro la pensavano come me.
Mio zio gettava occhiate ovunque
sperando di rintracciarla,
ma Diana lo fregò di nuovo. Si lanciò su di lui,
facendogli perdere
l’equilibrio. Lo bloccò e mise la sua bocca
all’altezza del collo. Aveva vinto.
Si girò trionfante verso di me ed io continuava a guardarla
con bocca
spalancata.
Aveva ragione. Era piena di sorprese.
E quando la vidi
alzarsi e venire verso da me, spalancai le braccia sorridendo per
accogliere la
vincitrice che avevo battuto Emmett e conquistato il mio cuore.
Ecco a voi il sesto capitolo! Che ne
dite???? Che belli che
sono insieme! Marcus
è a dir poco
fantastico, speriamo che riesca chiarire anche con Sam. Povero!
Comunque…
finalmente si sono baciati!
Spero che abbiate gradito. XD Certo che Diana
è straordinaria! È riuscita a
battere Emmett senza usare i poteri. Però! Chissà
come ha fatto ad acquisire
una velocità e una forza come quelle? Boh!
Spero che vi sia piaciuto e spero che
mi seguirete in
futuro.
GRAZIE MILLE!!!!
Angolo
risposte
recensioni:
Juju88, : Ciao carissima! Secondo me tra
poco nascerà un Fan Club
per Marcus! Spero che ti sia piaciuto anche qui! Che tenero!!! Bacione
e grazie
che mi recensisci sempre! TVB bacioni!
3things, Ciao … GRAZIE MILLE! Mi
fa piacere che ti sia piaciuta
“10 anni dopo.. la vita a Forks
continua…” e spero che ti piaccia anche questa!
Marcus è fenomenale ! E l’amico misterioso non
è Marcus il vampiro. ( ahahah.
Suona bene Marcus il vampiro. Scusa) ecco a te il capitolo ,spero che
ti
piaccia!
Klaudia19, Grazie mille per i complimenti! Sono
stata abbastanza
veloce? XD Spero
che ti piaccia anche
questo! =)=) grazie ancora!
Musa_Talia Grazie per tutto! Spero che ti piaccia anche questo!
Didyme ha reagito
così perché è sempre stata molto
legata al fratello e ha paura che possa
soffrire. Certo che la famiglia Black è tenerissima! E il mistero attorno a
Diana aumenterà.
Grazie di nuovo. Bacioni! ( Come è andato il compito?)
Levsky, Grazie! Adoro leggere le tue
recensioni. Diciamo
che sia Diana e Marcus creano un
sacco di interrogativi. AHHAHAH E
per
E.J…. beh… chissà! Spero che ti
piaccia questo capitolo! E grazie perché
recensisci sempre. Bacioni!
Grazie
anche a coloro che hanno
letto, leggono e leggeranno la mia FF!
Alla
prossima!
|
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Capitolo 7 *** Una sorpresa s-gradita ***
Una sorpresa
s-gradita
Stavo guidando verso casa con un
braccio sulle spalle di
Diana sorridendole e dandole baci. Non riuscivo ancora crederci quanto
mi
rendesse felice il mio amore per lei. Era stata una giornata
emozionante, ma
allo stesso tempo piena di tensione. Dopo che Diana aveva battuto
Emmett, era
stata trascinata da mia zia Alice in camera sua per darle qualche
vestito. Avevo
cercato di trattenerla, ma lei aveva
sorriso e mi aveva fatto un cenno con la testa facendomi capire che non
dovevo
preoccuparmi.
“Auguri!” le
avevo detto prima di baciarla e avevo riso
quando avevo visto la confusione sulla sua faccia.
Mentre Diana era prigioniera, avevo
chiesto a mio nonno se
c’erano novità per quanto riguardava gli
inseguitori.
“Niente, piccolo
Marcus!” aveva risposto lui con tono
affranto “ E come se conoscessero tutte le nostre mosse! Ogni
qualvolta che li
rintracciamo, spariscono nel nulla!”.
“Un po’ come
Victoria!” aveva rimuginato mio zio Jasper
mentre stava studiando una cartina della penisola Olympica.
“Victoria? Quella pazza con
i capelli rossi?” avevo
domandato e loro erano scoppiati a ridere.
“Sì.
Però, oltre ad essere pazza, era tremendamente furba e
possedeva il dono di sfuggire. Tuo padre, quando ancora faceva parte
del branco
di Sam, ha tentato più volte di catturarla senza
risultato.”. Aveva risposto
mio nonno stringendomi affettuosamente il braccio.
“Bei tempi!”
aveva mormorato zio Emmett ed io avevo alzato
gli occhi al cielo esasperato.
“Comunque il piano
è questo e credo che ti piacerà parecchio,
cucciolo!” lo aveva interrotto Jasper” Dovrai fare
da guardia del corpo a
Diana. Sei molto forte e il tuo potere ti aiuterà. Anche
lei, ora che mi ci fai
pensare. Certo che è una coincidenza molto fortunata che lei
sia una copiatrice”.
“Questo piano mi piace
parecchio!” avevo esclamato ridendo e
i miei parenti mi avevano sorriso complici.
“Ora è meglio
che andiate. Si è fatto tardi e non voglio che
corriate dei rischi!” aveva suggerito Carlisle ed io avevo
annuito.
Così, adesso, ci trovavamo
sulla strada di ritorno e Diana
era al mio fianco. Era leggermente stanca e vedevo i suoi occhi chiudersi
per il
sonno. Le accarezzai una guancia e lei si appoggiò alla mia
mano trattenendola
con la sua.
“Perché non ti
riposi un po’?”
“Non sono
stanca!” rispose e mi baciò il palmo della mano
facendo battere il mio cuore all’impazzata.
“Ma se non riesci a tenere
gli occhi aperti. Ti porto io a
letto!” le sussurrai e mi sorpresi quando la vidi arrossire
furiosamente.
“Marcus!”
esclamò lei e si allontanò, lasciandomi
perplesso.
Poi collegai il cervello e mi resi conto di quello che avevo detto.
“Non volevo dire in quel
senso!” sbottai e sentii le mie
guancie imporporarsi. “ Volevo intendere
che…” ma mi posò un dito sulle labbra
e sorrise.
“Lo so Marcus. Stavo
scherzando!” e scoppiò a ridere.
Mi rabbuiai, ma non riuscivo a essere
arrabbiato con lei. Le
sorrisi e la strinsi di più a me. Arrivammo a casa e notai
le luci accese, a
quanto pare mia madre ci stava aspettando alzata. Gettai uno sguardo
all’orologio e sbuffai attirando l’attenzione di
Diana.
“Mia mamma è
ancora sveglia per assicurarsi che io sia
ancora vivo!”
“Marcus! Si preoccupa per
te. Sei molto fortunato, sai? Hai
una famiglia stupenda!” disse e il suo sguardo
s’incupì.
“Può essere
anche la tua famiglia se lo desideri…” biascicai
rosso in viso e lei rise.
“è una proposta
di matrimonio?” chiese divertita.
Non risposi e uscii dalla macchina,
per poi fiondarmi verso
la sua portiera per farla scendere. Quando la chiusi, Diana mi prese
per mano e
c’incamminammo verso casa.
“Marcus?” mi
chiamò ed io mi fermai. Le misi le mani sui
fianchi e la portai pochi centimetri da me, facendola arrossire. Certo
che
eravamo una coppia veramente strana e risi al pensiero.
“ Hai ragione”
sussurrò e si alzò in punta di piedi per
baciarmi. Risposi al bacio stringendola di più a me e sentii
le sue mani tra i
miei capelli per farmi avvicinare di più. Fummo interrotti
da un rumore sulla
destra e, per istinto, la spostai mettendomi davanti a lei in posizione
di
difesa. Un lupo fulvo uscì dagli alberi e potei riconoscere
il sorriso di mio
padre. Mi alzai e mi portai di fianco al lupo.
“Ciao
papà!” dissi e lui latrò un saluto.
Tutto bene?
Pensò
il mio papà abbassando la testa per osservarmi meglio. Io
sorrisi e affondai
una mano nella sua pelliccia, mostrandogli tutto quello che era
accaduto a casa
Cullen. Latrò una risata quando vide lo scontro tra la mia
Diana e zio Emmett.
La sentii ridere alle spalle e mi accorsi di non aver invocato lo
scudo, ma non
me ne preoccupai. Mi fidavo di lei.
Entrate in
casa?
“Sì,
papà!” risposi e mi voltai verso la porta
d’ingresso. Diana
era già lì davanti che mi aspettava e mi fiondai
subito di fianco a lei.
Varcammo la soglia e mia madre era seduta sulle scale che ci aspettava.
“Com’è
andata?” chiese a bruciapelo e Diana le raccontò
quello che era successo.
“Hai sconfitto zio
Emm?” domandò lei incredula e Diana
annuì
arrossendo. “ Lo sai che adesso ti tormenterà per
la rivincita per l’eternità?”
“Gliela
concederò prima di ripartire!” rispose Diana e fui
preso
dal panico.
“No!” urlai
facendo sobbalzare mia madre e mio padre che era
appena entrato sotto forma di umano.
“Marcus! Non posso
rischiare le vostre vite per proteggermi!
Soprattutto la tua ed è inutile che insisti, ho
già deciso!” ribatté lei e
m’infuriai.
Avvertii un calore lungo la spina dorsale, ma durò un
istante.
“Forse è meglio
che ne parliate domani mattina!” suggerì mia
madre osservandomi preoccupata e notai mio padre che mi fissava
attentamente,
come se temesse una mia esplosione.
“La mia piccola Nessie ha
ragione! Andate a dormire, però
Marcus ,prima, desidero parlarti!” fece lui e
m’incuriosii.
Diana si avviò su per le
scale e, sospirando, seguii mio
padre in salotto con mia madre. Loro due si sedettero sul divano ed io
sulla
poltrona di fronte. Mio padre mi scrutava e cominciai a preoccuparmi.
“Marcus, devi dirmi
qualcosa?” domandò prendendomi in contro
piede. Gli avevo già raccontato tutto.
“No,
papà.” Risposi confuso.
“Sei sicuro? Te lo chiedo
perché pochi secondi fa hai
tremato e…”.
“E?” chiesi e
sentii la confusione aumentare. Cosa stava
cercando di dirmi?
Non so cosa vide nei miei occhi, ma
si rilassò e fece un
gesto con la mano per liquidare il discorso.
“Vai a letto, piccolo
mio!” disse prima di uscire dalla
stanza e mia madre ed io ci scambiammo un’occhiata
interrogandoci a vicenda.
“Cosa gli ha
preso?”
“Non lo so Marcus. Quando
fa così, vuol dire che sta
rimuginando su qualcosa e, anche se glielo chiedessi, non mi
risponderebbe. Lo
conosco fin troppo bene!” si lamentò bonariamente
mia madre.
Scoppiai a ridere e mi
seguì. Mi alzai, le diedi la
buonanotte e volai su per le scale. La stanchezza aveva iniziato a
farsi
sentire e in quel momento desideravo solo il mio letto per farmi una
lunga
dormita. Ero sveglio da stanotte, per colpa di Sam e
m’incupii al pensiero. Anche
se dovevo ringraziarlo per quello, se non mi avesse svegliato, io non
avrei
baciato Diana. Sospirai e decisi che l’indomani mattina sarei
andato da lui per
chiarire, sperando che avesse voglia di ascoltarmi. Poi il pensiero di
mia
sorella Didyme sfrecciò nella mia mente e un profondo
sconforto mi assalì.
Sarei dovuto andare anche da lei, ma non riuscivo ancora a cancellare
la sua
immagine che mi guardava con odio. Mi trascinai in camera mia e chiusi
la porta
alle mie spalle. Guardai il letto con desiderio, indossai il pantalone
del
pigiama e mi buttai su di lui. Stavo per addormentarmi, quando un
bussare
sommesso mi riportò indietro dal dormiveglia.
“Avanti!”
biascicai voltandomi verso la porta e vidi Diana
entrare. Avvampai di colpo e mi tirai su di scatto, ma ruzzolai per
terra
sbattendo la testa contro il comodino.
“Ahi!”
Sentii la sua risata alle mie spalle
e sospirai. Mi alzai e
mi sedetti sul letto, stando attento ai resti del mobile.
L’avevo distrutto ed
ero certo che Esme mi avrebbe ucciso appena l’avrebbe saputo.
Presi quello che
era rimasto del comodino e lo nascosi sotto il letto. Diana stava
ancora
ridendo ed io abbozzai un sorriso.
“Non volevo che
distruggessi il comodino!” mi stuzzicò lei
sedendosi di fianco a me. Il mio cuore iniziò a battere
all’impazzata e decisi
di schermarmi per impedire a Diana di leggere i miei pensieri. Di
sicuro non
avrebbe approvato.
“Come mai
sveglia?”
“Non riuscivo a
dormire” rispose come se fosse una cosa
ovvia ed effettivamente lo era.
Appoggiò la testa sulla
mia spalla e le abbracciai la vita
baciandole la fronte.
“Paura degli
incubi?” chiesi scherzando, ma la sua reazione
mi sorprese. Mi abbracciò stretto facendoci cadere sul
letto. Alzò la testa per
guardarmi con quegli occhi che avevano la capacità di
incantarmi e annuì.
“Cosa sogni?”
domandai e le portai indietro la ciocca di
capelli che le era caduta sul viso.
“ Gli inseguitori! Ho paura
Marcus!” sbottò lei.
“ Ci sono io qui con te!
Non permetterò a nessuno di farti
del male!”.
“Perché?”
“Perché mi
ucciderebbe!” risposi a bassa voce e lei mi
regalò il suo sorriso.
“Ti ucciderebbe, anche se
me ne andassi?” chiese
tamburellando le dita sul mio petto.
“Sì…
sarei a pezzi!” confessai e mi voltai per non guardarla
in faccia. Sentii la sua mano sotto il mio mento e sospirai.
“Marcus, deve capire che
per me è la stessa cosa.” Mormorò e
mi girai di scatto verso di lei “ Come pensi che stia al
pensiero di te che
rischi la tua vita? Se ti dovesse capitare qualcosa, anch’io
sarei a pezzi!”.
“Non andartene!”
la pregai e misi le mie mani sul suo viso “
Per favore. Io ti amo!”
Sgranò gli occhi, ma non
le diedi il tempo di rispondere.
Appoggiai le mie labbra sulle sue e lei rispose al bacio. Sentii le sue
lacrime, ma non smisi e la strinsi di più a me. Non volevo
lasciarla andare,
non dovevo. Avevo la paura che se avessi smesso di baciarla, sarebbe
sparita
dalla mia vita.
Le asciugai le lacrime e la guardai
negli occhi, non mi
aspettavo una riposta ma lei me la diede. “
Anch’io!”
Due parole che mi fecero toccare il
cielo con un dito. Le
sorrisi e la baciai di nuovo.
“Posso dormire qui con
te?” domandò rossa in viso e con il
respiro corto.
“Certo!” e la
trascinai di fianco a me, stringendola.
Appoggiò la testa sul mio petto e rimanemmo in silenzio.
Stavo per addormentarmi, quando
sentii la sua voce
chiamarmi.
“Marcus, non hai risposto
alla domanda di prima.”
Non avevo bisogno di chiarimenti,
sapevo perfettamente a
cosa si riferisse.
“ Se fosse stata una
proposta, tu cosa avresti risposto?” domandai
per evitare di rispondere.
“Stai eludendo la
domanda….” Constatò.
“Anche tu!”
ribattei e la sentii sorridere.
“Touchè.
Buonanotte Marcus!”
“Buonanotte mia piccola
Didy!” e chiusi gli occhi con un
sorriso sulle labbra.
Quando mi svegliai, vidi il suo volto
a pochi centimetri dal
mio. Mi osservava sorridendo e con una buffa espressione negli occhi.
“Buongiorno” mi
disse allegra, sembrava che stesse
trattenendo una risata.
“Buongiorno…”
dissi con voce impastata dal sonno.
“Sei divertente anche mentre
dormi!” e scoppiò a ridere.
Diventai di mille colori, chiedendomi
cosa significasse
quella frase. Mi guardai intorno, ma la stanza era intatta. Per cui non
soffrivo di sonnambulismo. Ma poi notai che l’altro comodino
era andato
distrutto e sbiancai. Sapevo cosa era successo e mi diedi
dell’imbecille. Come
facevo essere goffo anche mentre dormivo?
“Ah, non lo so come fai. Ma
è stato veramente divertente!” e
rise più forte.
“Hai visto la
scena?” chiesi imbarazzato e, quando la vidi
annuire, sbuffai disperato. Con titubanza, mi appoggiò una
mano sulla fronte e
mi mostrò quello che era successo. Lei era sveglia che mi
guardava dormire e, a
un certo punto, mi ero voltato cadendo dal letto. La vittima della
caduta era
stata il comodino. Lei mi aveva, letteralmente, sollevato e rimesso a
letto,
mente io continuavo a ronfare.
“Scusa!” mormorai
e scosse la testa alzando gli occhi al
cielo.
“Mi sto abituando alla tua
goffaggine. È inutile
sconfiggerla, Edward mi ha raccontato di Bella.”.
Scoppiai a ridere e lei fece lo
stesso. La baciai e mi
riappoggiai sui cuscini, per godermi quei momenti insieme. Ma Diana si
alzò e
la vidi sfrecciare vicino alla porta. La osservai curioso e lei,
sbuffando,
rispose “ Non credo che Renesmee reagirebbe bene se ci
trovasse a letto insieme!”
Dovetti darle ragione e
uscì chiudendosi la porta alle
spalle. Guardai fuori dalla finestra e un tuono mi diede il buongiorno.
Si
prospettava una bella tempesta, ma non mi avrebbe fermato. Appena avrei
fatto
colazione, sarei andato da Sam e, se non voleva parlarmi, mi sarei
appostato
finché non mi avrebbe dato
l’opportunità di spiegarmi.
Mi vestii velocemente e mi precipitai
in cucina. Mio padre
stava discutendo con mia madre, cosa che mi sorprese. Rare volte
avevano
litigato, per poi smettere subito dopo.
“Renesmee! Non farmi
credere che non te ne sei accorta!
Riconoscono lo sguardo che ha fatto ieri Marcus!”.
“Ma è
impossibile Jacob! Impossibile! Marcus non può essere
anche…” ma s’interrupe quando
avvertì la mia presenza.
“Marcus, è
maleducazione origliare!” mi rimproverò mio padre
ed io entrai scrutandoli. Stavano parlando di me e volevo sapere su
cosa stava
discutendo.
“Non posso essere
cosa?” ringhiai mentre una rabbia nuova e
bruciante avvolgeva il mio corpo.
“Niente! Io
vado!” si affrettò a dire mio padre e
sfrecciò
fuori dalla porta.
“Mamma?”
“Marcus, niente!”
“Non dire cazzate!
Mamma!” urlai infuriato sbattendo un
pugno sul tavolo. Il mio cuore fu attraversato da una fitta, quando
vidi mia
madre indietreggiare spaventata.
“Mamma, scusa!”
dissi mortificato e guardandola colpevole.
Non sapevo cosa mi stesse succedendo, in quei giorni mi bastava un
niente per
infervorarmi.
“Marcus, non ti
preoccupare!” mormorò “ Vado da mamma!
Ci
vediamo dopo!” e uscì anche lei, lasciandomi solo
seduto al tavolo. Cominciai a
tremare e strinsi il tavolo nel vano tentativo di calmarmi.
Respirai con calma e a fondo ed ero
tranquillo quando Diana
mi raggiunse. Appena vide il mio volto, si precipitò da me e
mi abbracciò.
“Marcus, amore, stai
bene?” chiese preoccupata accarezzandomi.
Era la prima volta che mi chiamava amore e questo mi fece calmare
ulteriormente. Le mostrai quello che era appena accaduto e lei mi
sorrise
comprensiva.
“Forse sei così
nervoso perché hai litigato con tua sorella
e con il tuo migliore amico.” Suggerì “
Per colpa mia!”
Le baciai la punta del naso e
appoggiai la mia fronte sulla
sua “ Non è colpa tua” dissi “
Sono loro che hanno un carattere un po’
diffidente!” e alzai le spalle con la speranza di averla
rincuorata un poco.
“Se lo dici tu!”
sbottò lei e sorrisi.” Cosa fai
stamattina?”
“Sto con te!”
risposi subito. Ci sarei andato un altro
momento da Didyme e da Sam.
“No, tu ci vai
ora!” mi rimproverò con espressione seria.
“E tu cosa
farai?” chiesi.
“Chiamerò tua
zia Alice. Ieri mi ha invitato ad andare a
casa Cullen, oggi!”.
Chiusi gli occhi ed ebbi la visione
di Diana trattata come
una bambola da parte delle mie zie.
“Non sarà
così terribile!” esclamò lei ridendo
“ Poi lì, ci
saranno tua madre e tua nonna che mi daranno una mano!”
“D’accordo…”
sospirai “ Ma mi mancherai moltissimo!”
“Non scapperò,
è una promessa!” e le sorrisi perché
aveva
capito subito qual era la mia paura.
Si
alzò e mi baciò dolcemente. La accompagnai alla
porta d’ingresso e le mormorai.
“ Se hai bisogno di aiuto….”
“Tranquillo,
riuscirò a tenere a bada un’orda di
vestiti!”scoppiai a ridere e, baciandola un’ ultima
volta, la salutai.
Stavo per andare a prepararmi, quando
una visione mi offuscò
la vista. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Mio fratello, Edward
Jacob,
stava tornando a casa! Saltai
dalla
gioia e schizzai a prepararmi, per poi fiondarmi davanti alla porta
d’ingresso.
Non mi trattenni, aprii la porta ed eccolo lì, davanti a me,
con il suo sorriso
sghembo.
“Fratellino, farti delle
sorprese è impossibile!” mi sgridò
bonariamente e mi abbracciò.
“E.J. puoi sorprendere gli
altri! Come stai?”
“Molto bene!
Grazie!” rispose lui e mi allontanò per
osservarmi meglio. Non era cambiato per niente. “ Ti trovo in
gran forma,
piccolo Marcus, e…” poi vidi la sua faccia
sorpresa e scoppiò a ridere.
“Ti sei
innamorato!” sbottò e mi diedi dello stupido. Ero
talmente felice di vederlo che mi ero scordato lo scudo. Lo invocai
all’istante
e lui sbuffò.
“Dove sono mamma e
papà?” chiese guardandosi intorno.
“Papà
è uscito e mamma è dai nonni!”
“ E la mia sorella gemella?
Dov’è Didy? Seth la tratta
bene?”
“Non ti preoccupare di lei,
si sa difendere perfettamente da
sola!” risposi con tono acido e lui mi osservò
curioso. “Abbiamo litigato!”
confessai e gli spiegai quello che si era perso negli ultimi giorni.
Ascoltò
attentamente, ma non sembrava sorpreso anzi annuiva come se sapesse
già tutto.
“è il motivo per
cui mi sono precipitato qui! Girano strane
voci in Irlanda!” disse.
“Irlanda? Credevo che
andassi in Egitto dopo”
“Diciamo che qualcuno mi ha
trattenuto!” rispose sardonico.
Inarcai un sopraciglio e gli lessi la mente. Quello che vidi mi
riempì di
gioia.
“Non ci credo! Tu e Maggie!
Mamma sarà contentissima!”
esclamai abbracciandolo.
“No per favore, non
dirglielo!” mi pregò “ Non sopporterei
tutte le sue domande! E poi ci sono affari più urgenti da
sbrigare!”.
“Ok!”
“Marcus! Dobbiamo andare
subito dai nonni! Devo raccontare
loro cosa sta succedendo! E poi voglio conoscere questa Diana! Forse
lei
c’entra qualcosa…”
“è in pericolo
E.J.!” sbottai preoccupato e lui mi mise una
mano sulla spalla.
“Fratellino, sono qui per
questo! Andiamo!”
Ci precipitammo fuori e corremmo
verso casa Cullen.
Ingaggiammo una gara, come facevamo da piccoli, e vinsi io per un
soffio.
Bussammo alla porta ridendo come
pazzi e ci venne ad aprire
l’ultima persona che mi sarei aspettata lì. Marcus
accompagnato da sua moglie
Tanya.
“Marcus!”
esclamammo insieme e Tanya ed E.J. risero.
“Come stai
giovanotto?” mi domandò felice di vedermi.
“Benissimo! Mai stato
meglio! Certo che oggi è una giornata
piena di sorprese! Prima E.J. e adesso tu! Vi siete messi
d’accordo?” chiesi
mentre entravamo a casa e notai il loro sguardo complice. “
è così?” domandai e
una leggera preoccupazione mi assalì.
Non risposero, perché mia
madre urlò e si fiondò su E.J.
abbracciandolo e baciandolo contenta.
“E.J.! Sei tornato! Jacob
è tornato!” gridò e guardai mio
padre correre verso di noi. Adesso che ci facevo caso, tutta la
famiglia era
riunita in salotto, ma non vidi Diana. Osservai allarmato, intorno, e
mia nonna
Bella se ne accorse.
“Piccolo Marcus! Che
succede?”
“Dov’è
Diana?” sbottai e sfrecciai per le stanze
chiamandola.
“Non è venuta
oggi!” rispose zia Alice fermandomi.
“Ma ha detto che
l’avrei trovata qui!” risposi in preda
all’ansia. “ Non le sarà successo
qualcosa?”
Marcus si portò vicino a
me e chiesa “Diana?”
“Sì,
è la ragazza di mio fratello!” disse una voce
indurita
dalla rabbia alle mie spalle. C’era anche Didyme con Seth che
stavano salutando
E.J..
“Diana…”
ripeté pensieroso Marcus e vidi mio nonno Edward
sbarrare gli occhi.
Stavo per leggergli la mente, quando
sentimmo la porta
aprirsi e sulla soglia comparve Diana con la bocca spalancata e
inorridita.
“Didy!”
sbottò Marcus ma non guardava mia sorella, guardava
la mia Diana.
Vidi la ragazza che amavo
indietreggiare spaventata e stavo
per precipitarmi da lei, quando mio nonno Edward mi fermò.
“Non andare! Diana
è la figlia di Aro!”
Sentii i miei parenti immobilizzarsi
ed io ero impietrito
dallo shock. Un calore cominciò ad avvolgermi, mentre il
mondo intorno a me
andava in pezzi. Non riuscivo a crederci, mi aveva mentito. Guardai il
suo
volto trasfigurato dalla paura, prima che si voltasse per scappare. Il
calore
divenne un incendio e mi ritrovai a tremare. Il dolore mi stava facendo
impazzire
alimentando così il fuoco e sentii i miei occhi inumidirsi.
Il tremore era incontenibile ed io
esplosi. Mi fiondai fuori
dalla porta, distruggendola e cominciai a correre. Sentivo le mie zampe
sul
terreno che mi portavano, non so dove, mentre ululavo tutto il dolore
che
lacerava il mio cuore infranto.
Ecco qua! Finalmente ho aggiornato!
Chiedo scusa! Ma tra il
lavoro e problemi vari ( C’entra anche il lavoro purtroppo)
sono riuscita ad
aggiornare solo ora! Spero che via sia piaciuto questo capitolo! Ho
impiegato
tanto anche perché non sapevo come metterlo giù
,non so se vi è mai capitato di
avere la mente affollata di idee, ma non riuscire ad esprimerle. Spero
di
averlo fatto per il meglio.
Prometto che aggiornerò
presto, di tempo mi sa che ne avrò
molto.
Non riesco a rispondere alle vostre
recensioni, chiedo
perdono!
Bacioni!
Grazie anche a coloro che hanno
letto, leggono e leggeranno
la mia FF!
Alla prossima!
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Capitolo 8 *** Cosa vuol dire? ***
Cosa vuol dire?
Il suono delle mie zampe sul terreno
era ipnotico, non so
per quanto corsi ma mi sembrava di essere stato fermo sempre nello
stesso
punto. Fermo nella sala dei miei nonni con il cuore a pezzi mentre
vedevo Diana
scappare via da me. Ululai e continuai a correre.
Sapevo che, al posto del dolore,
avrei dovuto provare
confusione e paura per via della mia trasformazione, ma la mia mente
era
occupata dal tradimento da parte della ragazza che amavo.
Come avevo fatto a essere
così stupido? Avrei dovuto dare
ascolto a Didyme e Sam, le persone che per me contavano di
più e invece mi ero
lasciato guidare da sentimenti nuovi e sconosciuti.
Senza rendermene conto, ero giunto al
nostro ritrovo segreto
e mi guardai intorno per accertarmi che fossi solo, ma il cuore
sobbalzò
dolorosamente quando capii che mi aspettavo di vedere lì
Diana.
Scossi la testa con rabbia e mi sdrai
sull’erba. Ringraziai
il fatto di essere diventato un lupo, la mia natura animale stava
guarendo
quella umana. Adesso capii per quale motivo mio padre era scappato, era
impossibile riuscire a vivere quando avevi il cuore a pezzi.
Non sapevo che aspetto avevo e non me
ne importava. L’unica
cosa, in quel momento, era che io restassi da solo con i miei pensieri
perché,
se qualcuno fosse venuto a cercarmi, l’avrei attaccato per
colpa della rabbia
che avevo addosso.
Ma quando si credeva o si sperava in
qualcosa, succedeva
sempre il contrario. Sentii dei rumori intorno e mi tirai su di scatto
annusando l’aria. Il mio udito da lupo era molto fine e
riconobbi dei passi
umani dirigersi verso di me. Stavo per andare via, quando Sam comparve
tra gli
alberi e corse per impedirmi di fuggire.
“Aspetta!” disse
spalancando le braccia.
Ringhiai per istinto ma lui rimase
immobile. Mi spostai ma
seguì il mio movimento.
“è inutile! Se
vuoi attaccarmi, fai pure. Guarisco in
fretta!” fece Sam sorridendomi sarcastico.
Gli voltai le spalle e latrai
infastidito per poi
accucciarmi e fissarlo, sperando che capisse che doveva andarsene.
“Accidenti amico, sei
enorme e che bel pelo!” scherzò, ma
gli ringhiai addosso e lui assunse un’espressione seria.
Si avvicinò e mi
appoggiò una mano sulla mia spalla,
guardandomi intensamente.
“Mi dispiace Marcus, puoi
non credermi ma è così.”
Abbassai il muso per evitare di
guardare i suoi occhi
compassionevoli, ma Sam si sedette e ghignò.
“Certo che sei speciale
anche da licantropo. Ti sei visto?”
Lo guardai interrogativo e lui
scoppiò a ridere per poi
farmi cenno di seguirlo. Si alzò e
s’incamminò in mezzo alla foresta. Mi
portò
in una piccola radura, dove scorreva un sottile nastro
d’acqua. Si avvicinò al
fiumiciattolo e m’invitò a specchiarmi, ma io
scossi la testa. Non volevo
vedere ciò che ero diventato. Cogliendolo alla sprovvista,
corsi in mezzo agli
alberi e cercai di mimetizzarmi come avevo visto fare a mio padre
quando era
trasformato.
Sam scoppiò a ridere e
m’individuò subito, queste cose da
lupo avrei dovuto impararle alla svelta se volevo evitare di essere
rintracciato. Non c’era più niente che mi
tratteneva a Forks, ormai.
“Marcus stai cercando di
mimetizzarti? Be… rinunciaci!
L’unico luogo dove puoi mimetizzarti è: o
l’Alaska o la Siberia!” e riprese a
ridere quando inclinai il muso cercando di afferrare il significato
delle sue
parole.
M’indicò
nuovamente il fiume e, alzando gli occhi al cielo, lo
accontentai. Mi specchiai e rimasi immobile. Non era possibile, non
potevo
essere io e guardai Sam con la speranza che mi dicesse che era tutto un
brutto
sogno.
Lui scosse la testa e ritornai a
studiare la mia immagine.
Ero grande quanto mio padre trasformato, col pelo un po’
più lungo, ma la cosa
che mi sconvolse era il colore del mio manto e quello dei miei occhi.
Il pelo era di colore bianco avorio e
il lupo, che vedevo
riflesso, avevo lo sguardo dorato.
“Certo che è
strano. Quando sei sottoforma umana fisicamente
assomigli a noi licantropi, ma quando sei lupo, assomigli ai Cullen.
Sei
speciale, amico!” esclamò Sam e mi trovai
immediatamente d’accordo con lui.
Cancellai la mia immagine con una
zampata, bagnando Sam, e
mi allontanai dal fiume. Volevo riflettere e, l’unico modo
per farlo, era
rimanere da solo.
Avvertii uno spostamento
d’aria e, quando mi voltai, un
grosso lupo nero mi guardava con sfida.
Ringhiai e Sam fece lo stesso. Era il
mio migliore amico e
aveva capito che il suo tentativo di fermarmi era fallito.
Mi acquattai, la rabbia che cercavo
di tenere a freno stava
per esplodere e, in quel momento, avrei attaccato chiunque. Anche Sam.
Non lo
lascerò andare
via.
Mi tirai su di scatto e lo osservai.
Riuscivo a sentire i
suoi pensieri, ma non facevo parte del suo branco. A dire la
verità non facevo
parte di nessun branco.
Si
è calmato?
Pensò Sam scrutandomi attento ed io annuii.
Anche se era trasformato in lupo,
riuscii a riconoscere la
sua tipica espressione che faceva quando era sorpreso. Latrai una
risata e lui
sbuffò.
Hai ancora i
tuoi
poteri? Chiese curioso.
Mi portai vicino a lui e appoggiai il
muso sulla sua spalla.
Lo sentii sobbalzare e gli mostrai quello che pensavo e quello che
volevo fare.
Tu rimani
qui!
Scossi la testa e il suo grido
mi’invase la testa.
Non credere
che sia
così facile battermi! Io… ma fu
interrotto da un altro pensiero e riconobbi
il tono di suo padre Sam.
Sam, stiamo
arrivando!
Marcus so che riesci a sentirmi, non ti muovere! Tuo padre ti sta
cercando!
Ringhiai per la frustrazione e sentii
Sam ridacchiare.
Marcus
riesci a
trasformarti in un umano? Questa conversazione mi sta facendo impazzire!
Scossi la testa e mi sdrai in attesa
di mio padre. Arrivò
quasi subito e con lui, a parte Sam Senior, c’era mio nonno
Edward. Riuscii a
vedere la preoccupazione nei loro occhi e mi sentii in colpa.
“No, Marcus non
è colpa tua!” disse Edward e mio padre Jacob
annuì. “Hai ancora i tuoi poteri?”
aggiunse allibito ed io mi ritrovai ad
annuire con il muso.
Ha ancora i
suoi
poteri?
Sì
papà… risposi
sapendo che poteva sentirmi. Era logico che facessi parte del suo
branco, il
sangue non mentiva mai.
Marcus…
mi chiamò
e sentii il suo stato d’animo. Era addolorato e avvertii il
suo bisogno di
aiutarmi. Avrei voluto correre da lui e abbracciarlo, come facevo da
piccolo
quando avevo un incubo o quando mi sentivo sperduto in quel mondo.
Jacob forse
è meglio
che lo aiutiamo a trasformarsi in umano… propose
Sam Senior.
Papà,
vuoi dire in
mezzo vampiro precisò il mio migliore amico
guadagnandosi un’occhiataccia
da parte di suo padre.
Latrai una risata e poi notai che mio
nonno Edward aveva dei
vestiti in mano. Lo ringraziai con il pensiero e lui fece il suo
sorriso
sghembo.
Tornare umano fu una delle cose
più difficili che avessi mai
fatto in vita mia. Mio padre e Sam Senior mi aiutarono, ma era molto
complicato. Dovevo liberare la mente e cercare di trovare una calma
interiore.
Ma fallivo quasi sempre, ogni volta che chiudevo gli occhi, il viso di
Diana
aleggiava davanti a me.
Fu mio nonno Edward ad avere
l’idea che mi aiutò. Chiamò mio
zio Jasper e, dopo pochi minuti, arrivò accompagnato da
Carlisle. Con il suo
potere, mi calmò e riacquistai le mie sembianze umane.
“Bentornato,
Marcus!” disse Edward e mi passò i vestiti.
Mi vestii e vidi che i due Sam, padre
e figlio, se ne erano
andati. Lessi la mente di mio padre e scoprii che erano corsi ad
avvertire la
mia famiglia e lupi che mi stavano cercando.
“Fammi vedere se sei
ferito, Marcus.” Ordinò Carlisle e
cominciò a ispezionarmi. Avrei voluto tanto chiedergli se
esistesse una maniera
per rimettere insieme il mio cuore. Nonno Edward mi mise una mano sulla
spalla
e gli sorrisi, triste.
“Torniamo a
casa…” propose mio zio Jasper. Stavo per
seguirlo, quando mio padre piombò davanti a me e si
accucciò.
“Non sono più un
bambino, papà…” dissi commosso, ma lui
mi
fece cenno con il muso di salire.
“Fallo contento!”
si lamentò mio nonno prima d’iniziare a
correre insieme a Carlisle.
Sorrisi a mio padre e salii. Era
nervoso e non faceva altro che
guardarsi intorno.
Marcus
volevi
andartene? Mi chiese.
“Sì,
papà…” non gli spiegai il motivo, lui
l’avrebbe capito
meglio di chiunque altro.
Sono
contento che tu
non l’abbia fatto…
Quanto tornammo a casa, vidi tutti i
miei parenti aspettarci
vicino alla porta d’ingresso. Non feci neanche in tempo a
scendere che mia
madre e i miei due fratelli mi abbracciarono forte. Mi rabbuiai quando
vidi le
lacrime sulle guancie di mia madre e su quelle di mia sorella e promisi
a me
stesso che non ne sarei stato mai più il motivo.
Mi lasciai strapazzare anche dagli
altri miei parenti,
soprattutto da nonna Bella che non accennava a lasciarmi. Infatti,
quando E.j.
iniziò a parlare, era accanto a me insieme a mia madre.
“Mi dispiace fratellino, ma
purtroppo c’è dell’altro.”
Vidi Marcus farsi avanti mano nella
mano con Tanya e notai
che era molto nervoso e addolorato.
“Piccolo
Marcus…” mi chiamò “ Quando
hai conosciuto Didy?”
Sapevo che si stava riferendo a
Diana, ma non riuscivo a
rispondergli così abbassai la testa sperando che qualcuno
parlasse al posto
mio.
“Qualche giorno
fa…” rispose mia madre stringendomi a
sé “
Marcus, è veramente la figlia di Aro?”
Alzai lo sguardo e vidi Marcus
annuire. Sentivo le lacrime
che minacciavano di uscire e mia sorella Didyme mi accarezzò
una guancia per
confortarmi. Ero contento che fossimo ritornati come prima, anche se
non
avevamo ancora chiarito.
“Forse è meglio
parlarne dentro casa…” propose Esme e fui
trascinato all’interno. Mi fecero accomodare sul divano e,
fuori dalla
finestra, vidi mio padre ancora trasformato in lupo.
“Perché
papà non entra?” chiesi con voce rotta.
“Deve trasmettere le
informazioni al branco…” rispose mio
nonno Edward “ Non ti preoccupare, ci sarò
sempre…” aggiunse e sapevo che
parlava per conto del mio papà.
Marcus si sedette di fronte a me e,
guardandomi dritto negli
occhi, iniziò a raccontare.
“Diana è la
figlia di Aro. Sapete com’era fatto mio
fratello. Ha voluto sperimentare….”
Sentii una fitta al cuore e bloccai
il pensiero di Diana
prima che questo m’invadesse il cervello. Mio zio Jasper era
dietro di me e
sentivo quanto si sforzasse per impedire al dolore di travolgermi.
“Chi è la
madre?” chiese Carlisle.
“Gianna, la vecchia
segretaria. Le ha
detto che se avrebbe messo al mondo suo
figlio, le avrebbe donato l’immortalità. Quando
nacque Diana, pregò Aro di
trasformarla ma lui si limitò a voltarle le spalle
portandosi via la piccola.
Fui io a darle il
nome…” continuò Marcus “
Appena la vidi,
mi ricordò subito Didyme ma non potevo chiamarla come lei.
Aro era molto
possessivo con la piccola, così proposi il nome Diana e lui
accettò subito.
Mi ricordo ancora il sorriso che mi
fece e le parole che mi
disse… “.
Marcus s’interruppe e Tanya
gli strinse la mano. Le sorrise
e, imitando alla perfezione la voce di Aro, esclamò
“ L’hai chiamata Diana così
la puoi soprannominare Didy come la mia amata sorella?”
Sentii mio nonno e mio padre
ringhiare all’unisono ed io e i
miei fratelli li guardammo sorpresi. Avrei potuto usare i miei poteri
per
svelare il mistero ma sembrava che fossero impazziti. Non riuscivo
più a
controllare niente e questo mi fece sprofondare ancora di
più nel dolore.
“Aro ha ucciso sua sorella
Didyme per impedire a lei e a
Marcus di andarsene…” spiegò mio nonno
Edward e spostai lo sguardo
immediatamente su Marcus. Mi avevano raccontato della sua storia e di
come
avesse aiutato mia madre quando era stata rapita da Nahuel, ma non
sapevo
assolutamente che Aro avesse fatto una cosa del genere. Stavo per
domandare
come mai non ce l’avessero detto, quando Marcus mi
anticipò.
“Non ve l’ho mai
detto perché per me è troppo doloroso e il
pensiero di aver ignorato così a lungo la verità,
mi fa ancora infuriare!”
sbottò Marcus ringhiando.
Vidi mia sorella Didyme correre verso
di lui e abbracciarlo,
sarei voluto andare anch’io ma mi sentivo schiacciato da
tutte queste verità.
“E dopo cosa
successe?” chiese mia madre osservando
preoccupata il vampiro che l’aveva aiutata tanto.
“Piccola Renesmee, successe
quello che è capitato a te.
Diana cresceva a vista d’occhio e il suo potere
incantò Aro. Voleva farla
diventare il capo della guardia una volta che avesse raggiunto lo
stadio
definitivo, ma Diana sembrava che non fosse portata a essere fredda e
calcolatrice come il padre. Aro perse interesse per lei e fu in quel
momento che
decisi di crescerla al posto suo.
Era spensierata e rideva
così tanto, ogni giorno che passava,
assomigliava sempre di più a Didyme e mi affezionai
immediatamente a lei. “
Il ricordo del sorriso di Diana
sfrecciò nella mia mente e
il mio cuore pulsò dolorosamente. Non volevo più
ascoltare, ma il mio corpo
lavorava contro di me.
“ Quando Diana ebbe
compiuto il suo primo anno di vita,
decisi di portarla via. Non potevo permettere ad Aro di far diventare
la
propria figlia, una macchina da guerra, così tentammo la
fuga ma ci presero e
ci separarono.”.
“Jane…”
sibilò mio nonno Edward e Marcus annuì.
“Ci spiava per conto di
Aro, per loro è stato semplice
fermarci. Quando mi liberarono, Aro mi disse di dimenticare Diana, che
era
stata portata via e, se avessi tentato di cercarla, mi avrebbe fatto
torturare
da Alec e da Jane per l’eternità.”.
Marcus abbassò il capo e
notai che le sue mani tremavano.
“Perché non
l’hai cercata, appena te ne sei andato dai
Volturi?” chiese mio zio Emmett.
“Non sapevo, dove potesse
essere! Aro non l’ha detto a
nessuno, neanche a Caius. E poi credevo che fosse morta, Aro non si
è fatto
problemi a uccidere sua sorella quindi... ” e non
continuò la frase.
Mi venne la voglia di alzarmi e
andare a cercare Diana,
chissà dov’era in quel momento? Forse stava
fuggendo dagli inseguitori oppure…
“E quelli che la
seguivano?” domandai guardandomi intorno.
“Fratellino, nessuno la
inseguiva. Lei è in combutta con
loro…” rispose mio fratello E.J. e sentii il mondo
cadere intorno a me.
“Mi ha preso in
giro… mi ha usato…” mormorai e mi alzai
di
scatto. Stavo per uscire quando mia sorella Didyme mi fermò.
“Dove vuoi
andare?”
“Non lo so, Didy. Non
voglio più ascoltare niente!” urlai
scrollandomela di dosso.
“Marcus, devi
sapere!” gridò lei e mi bloccò il
passaggio.
“ Ragazzi!” ci
chiamò mia madre preoccupata.
Mi voltai furente verso di loro, il
tremore, che avevo
sentito prima di trasformarmi, tornò e il calore stava
montando dentro di me.
“Non voglio più
sentire niente! Diana mi ha ingannato… la
donna che amo mi ha usato… io…” e mi
ritrovai circondato dalle braccia di mio
padre. Si era ritrasformato e non me ne ero accorto.
“Papà
lasciami!”
“No, piccolo
mio.” Sussurrò dolcemente aumentando la
stretta.
Le lacrime scorrevano sul mio volto e
non riuscivo a frenare
i singhiozzi. In
quel momento, avrei
voluto cancellare Diana dalla mia mente e dal mio cuore, ma ero
innamorato di
lei e sarebbe stato impossibile per me dimenticare il mio primo e unico
amore.
Desiderai di poter tornare indietro nel tempo per cambiare quello che
era
successo in questi giorni.
“Cosa dovrei
sapere?” chiesi a denti stretti e tentando di
calmarmi. Mio padre mi stringeva ancora a sé e mia sorella
lo aiutava con lo
scudo. Avrei potuto liberarmi facilmente, ma non avevo più
la forza di fare niente.
“E.J. spiegagli il motivo
del tuo ritorno…” disse Carlisle e
mio fratello fece un respiro profondo.
“Durante il mio viaggio in
Europa, sono andato in Romania.
Lì, sono stato convocato a palazzo da Stefan e
Valdimir…”.
“Come stanno quei due
simpaticoni?” chiese zio Emmett che
indietreggiò quando vide i nostri sguardi seccati.
“ Scusate…” mormorò.
“Stanno bene,
zio!” rispose E.J. alzando gli occhi al cielo
“ Quando sono andato a trovarli, ho chiesto come avessero
fatto a sconfiggere i
Volturi. Loro mi hanno detto che è stato semplice. Avevano
ucciso Chelsea, così
i legami che li tenevano uniti si sono rotti. Quando hanno attaccato
Volterra,
la guardia era divisa e uccisero la maggior parte di loro molto
velocemente.
Aro e Caius sono stati trucidati brutalmente, ma Aro, prima di morire,
disse a
loro che qualcuno lo avrebbe vendicato. Stefan e Vladimir pensarono che
fosse
una menzogna. Ma negli ultimi mesi sono stati avvistati i sopravvissuti
alla
battaglia…”.
“Chi?” chiese
Esme.
“Jane, Alec e
Demetri.” Rispose mio fratello.
“Ma è
impossibile!” sbottò Alice “ Li avrei
visti! Ho
previsto la battaglia…”
“Sì, zia. Ma a
un certo punto non li hai più visti e il
motivo è semplice. Loro…”
“Sono andati a prendere
Diana!” conclusi io con tono
sepolcrale.
Vidi mio fratello annuire e la mia
famiglia divenne tutto a
un tratto vigile.
“Dopo la Romania, durante
il mio viaggio per l’Irlanda, ho
sentito delle voci. Tre vampiri, insieme ad una creatura né
umana né vampira,
stavano creando un esercito di neonati. Non erano in molti, ma nessuno
sapeva
delle loro intenzioni.”.
“è un incubo...
” sussurrò mia nonna Bella e Edward si
precipitò subito vicino a lei.
“Quando ero in Irlanda, una
nomade di nome Makenna …”
“Makenna? Ma non era una
dei testimoni dei Volturi quando
sono venuti qua a Forks?” chiese mio zio Emmett e zia Rosalie
annuì.
“Makenna ci
rintracciò e raccontò a me e al clan irlandese
di aver sentito dire che Jane, Alec e Demetri, insieme ad una ragazza
mezza
vampira, avevano preso un aereo, diretti qui a Forks. “
continuò E.J. e notai
il suo sguardo attento e nervoso.
“ E i neonati?”
domandò mio zio Jasper.
“Tutti uccisi. Da quel che
si dice, sono stati un
esperimento. Io credo che la loro intenzione sia scovarci e ucciderci
tutti,
creando un esercito qui in America.”.
“E per questo motivo che
sei tornato?” chiese mio padre.
“Sì,
papà. Ma prima ho avvertito lo zio Marcus. Lui è
l’unico che conosce perfettamente quei tre.”.
“Non ha
senso…” borbottai “ Diana sembrava
sorpresa quando
le ho detto che ero imparentato con i Cullen.” E una fitta mi
attraversò quando
pronunciai il suo nome.
“è molto
semplice, fratellino. La maggior parte dei vampiri
non sa che Jacob Black e Renesmee Cullen hanno avuto tre splendidi
bambini e
sono convinti anche che i Cullen, dopo quello che è successo
vent’anni fa con
Nahuel e i Volturi, se ne siano andati da Forks.”.
“E allora perché
sono venuti qui?” sbottai e sentii mio
padre aumentare la stretta.
“Sono venuti per qui per
cercare indizi. Mi sembra strano
che non ci abbiamo ancora attaccato, visto che hai conosciuto Diana
giorni fa.”.
Cominciai a tremare, ma non erano i
brividi di calore che anticipavano
la trasformazione. Erano freddi e percorrevano il mio corpo. Con la mia
ingenuità, avevo rischiato di far uccidere tutta la mia
famiglia. Ero nauseato
e mi sentivo terribilmente in colpa. Mi misi le mani davanti al volto
per
nascondermi, non meritavo il loro sopporto e il loro amore.
“Marcus…”
era mia madre e mi costrinsi a guardarla “ Non è
colpa tua! L’importante è che tu stia
bene!”
“Tua madre ha
ragione…” confermò mio padre
lasciandomi.
Si scambiarono uno sguardo
preoccupato e vidi mio padre
annuire. Avevo sempre invidiato il loro modo di comunicare con gli
occhi e
avevo sperato che, un giorno, sarei riuscito a fare lo stesso con la
persona
che amavo. Diana.
“Piccoli
miei…” disse mio padre guardandoci ognuno
“ Non
voglio che rischiate la vita, dovete andarvene.
Immediatamente!”
“Che cosa?”
sbottarono i due gemelli mentre spalancavo la
bocca confuso.
“No papà.
È un’assurdità! Adesso sanno della
nostra
esistenza, io voglio rimare qui a combattere!”
gridò E.J. e capii che aveva
letto il pensiero a nostro padre.
“E.J. voi ve ne andrete e
subito. Non ammetto discussioni!
Seth verrà con voi, mentre io e vostra madre rimarremo qui.
Vi daremo il tempo
di scappare.”
“No!” esclamai
“ Papà è colpa mia! Voglio rimediare al
mio
errore!”
“Innamorarsi della persona
sbagliata non è un errore,
Marcus. “ disse mia madre.
“Mamma!”
sbottò Didyme “ Fateci rimanere, con i nostri
poteri possiamo esservi di aiuto!”
“Non voglio che i miei
figli rischino la vita!” urlò mio
padre e notai che stava cercando di calmare il tremore che lo
attraversava.
“
Ascoltate…” mio nonno Edward, insieme a mia nonna,
si
avvicinò “ Ne parleremo domani mattina. Jacob, ti
capisco perfettamente…” aggiunse
Edward guardandolo” ma dobbiamo organizzarci. E.J., Didyme,
Marcus, stanotte
dormirete da noi.”
“Vado a chiamare il branco,
Embry e Quil possono fare il
primo turno di guardia!” disse mio padre e, prima di uscire,
baciò mia madre.
Io e i miei fratelli lo guardammo
uscire e lui ci rivolse il
suo sorriso. Si trasformò e sparì dalla nostra
vista.
“ Su, andiamo.”
disse mia nonna Bella.
Uscimmo da casa scortati da mia madre
e dalle mie zie mentre
mia nonna ci faceva strada. Vidi mia zia Alice sforzarsi per avere una
visione,
ma era impossibile visto che erano coinvolti i licantropi e dei mezzi
vampiri.
Tentai di concentrarmi, ma non
riuscii a vedere niente.
Quando giungemmo a casa dei miei
nonni, sfrecciai in camera
mia e chiusi violentemente la porta alle mie spalle. Mi portai vicino
la
finestra per vedere Quil ed Embry, ma non erano ancora arrivati. Di
sicuro, mio
padre li stava ancora informando sulle novità.
Sospirando pesantemente, alzai lo sguardo e vidi la luna.
Mi sembrava strano che, solo due
notti prima, mi sentivo la
persona più felice di questo mondo, con Diana al mio fianco.
Mi lasciai
sfuggire un sorriso triste al ricordo della notte che avevamo passato
insieme.
Aveva detto che mi amava ed io le avevo creduto.
Sentii il suo profumo e credetti che
me l’ero immaginato ma,
abbassando lo sguardo, la vidi dietro a una quercia secolare.
M’immobilizzai e,
quando i nostri occhi s’incrociarono, la gravità
intorno a me cambiò.
Il centro dell’universo si
spostò, per riallinearsi facendo
diventare Diana il nuovo centro.
La donna che mi aveva distrutto, era
diventata la mia unica
ragione di vita.
Buongiorno a tutti, ecco
a voi il capitolo… Che ne dite? Ho cercato di
fare del mio meglio.
Scusate il ritardo, ma il lavoro mi sta distruggendo…
Infatti, ho molto sonno
arretrato. Ho rischiato di addormentarmi mentre scrivevo…
ahahah… ma volevo
pubblicare il capitolo, per cui eccolo qui…
Allora che ne pensate della storia di
Diana? È molto triste,
ma non cambia il fatto che ha ferito Marcus.
Spero che vi sia piaciuto.
Bacioni.
Angolo risposte recensioni:
Juju88, spero che ti sia piaciuto pure
questo! Hai visto in che
bel lupo si è trasformato? Anche se tu lo sapevi
già. Bacioni. Tvb… Muahahah…
fracullen, ho postato appena possibile, spero
che ti sia piaciuto
pure questo… le reazioni le scriverò
più avanti.. Non ti preoccupare… Grazie
mille!
Levsky,Spero di aver risposto ad alcune
delle tue domande… Che ne
dici del lupo Marcus? È un gran bel lupo! Spero che ti sia
piaciuto anche questo
capitolo e GRAZIE DI CUORE per
tutti i
complimenti che mi fai ogni volta…
Klaudia19
ecco
che ho aggiornato! Spero
che ti sia piaciuto anche questo!
GRAZIE MILLE! Per il fatto che mi segui sempre e scusa per il ritardo.
3things, Grazie mille, spero che ti sia
piaciuto anche questo!
Allora i poteri: E.J sa leggere tutti i pensieri che una persona ha
formulato
in vita sua a distanza.
Didyme
sa evocare uno scudo e
delle immagini.
Marcus
assorbe i poteri degli
altri vampiri e li sa usare a suo piacimento! Marcus è
fantastico!
Grazie
anche a coloro che hanno
letto, leggono e leggeranno la mia FF!
Alla
prossima!
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Capitolo 9 *** Una piacevole condanna ***
Una piacevole
condanna.
Strinsi il davanzale della finestra
con forza, mentre Diana
mi guardava spaventata, ma allo stesso tempo con uno sguardo che
riusciva a
incatenarmi. Senza pensarci due volte, saltai giù e atterrai
di fronte a lei.
Pensai che indietreggiasse, ma fece
l’opposto. Si avvicinò a
me e mise una mano sulla mia guancia. Il mio cervello urlava di
allontanarla e
fuggire via, prima che il mio cuore fosse ridotto in cenere. Ma non ci
riuscivo
e chiusi gli occhi a quel contatto.
“Marcus…”
mi chiamò con un sussurro per poi appoggiare le
sue labbra sulle mie.
Risposi al bacio contro la mia
volontà, non potevo vivere
senza di lei. Il solo pensiero di scacciarla dalla mia vita era
insopportabile.
“Diana…”
sussurrai distanziandomi, facendo pressione su me
stesso.
“Ti prego
perdonami!”
“Vorrei tanto
crederti… “ mormorai abbassando gli occhi e
ricordando tutto quello che mi avevano raccontato poche ore prima.
“Sai di me.”
Disse e la sentii sospirare. “Devo andare via,
ho già creato troppi guai!”
Stava per andarsene ma la fermai
prendendole la mano. Lei si
sorprese e le mostrai quello che avevo provato quando l’avevo
rivista. Spalancò
gli occhi e tentò di allontanarsi, ma non glielo permisi.
“Siamo legati.”
Commentai guardandola e lei scosse la testa.
“Marcus, lasciami
andare!” sbottò e sentimmo delle voci
provenire dalla casa. Non potevo permettere che ci scoprissero,
così la presi
in braccio e fuggii in mezzo alla foresta. Corsi verso le montagne per
un tempo
indefinito, mentre Diana stava ferma. Pensavo che volesse fuggire, ma a
quanto
pare anche lei non poteva stare lontana da me. Mi avevano spiegato in
cosa
consisteva l’imprinting, ma non avrei mai creduto che fosse
così potente. Ogni
cosa aveva perso senso, l’importante era solo lei. Provai un
dolore
paralizzante e sentii Diana irrigidirsi, l’aveva percepito.
Mi fermai sull’altopiano
che i miei parenti usavano per
giocare a baseball e la deposi delicatamente a terra. Diana rimase
ferma,
mentre io mi sedevo cercando di calmarmi. Non credevo che i licantropi
fossero
così instabili, non avevo nessuna intenzione di attaccarla
ma non volevo
neanche trasformarmi davanti a lei.
Bloccai la mente per impedire a Diana
di sentire i miei
pensieri e feci un paio di respiri profondi.
“Stai bene?”
chiese preoccupata ed io la fulminai.
“Come puoi pensare che io
stia bene? Mi hai… mi hai…
annientato. Infatti,
dovrei stare
lontano da te, dovrei desiderare di non vederti mai più.
Invece sono
condannato! Condannato ad amarti, nonostante tutto quello che mi hai
fatto!”
urlai e le mie mani tremarono.
“Marcus…”
tentò di dire, ma io alzi una mano per fermarla.
“Dammi il tempo di
calmarmi!” sbottai infastidito.
Sentii un singhiozzo e vidi le
lacrime scorrere sul suo
viso. Fu come una doccia gelata e sentii il mio cuore pulsare
dolorosamente,
vedendola così.
“Ti prego lasciami
spiegare…” mi pregò.
“Fai in
fretta…” ringhiai e chiusi gli occhi. Era
più facile
non vederla. Avvertii che si era messa seduta e che stava
giocherellando con un
filo d’erba. Sembrava veramente dispiaciuta e ferita per il
mio atteggiamento,
ma non potevo credere a ciò che percepivo. Ormai aveva
imparato a gestire i
poteri che mi copiava.
“Guardami
Marcus…”
Obbedì
all’istante e la guardai con occhi pieni di amore,
contro la mia volontà. Lei si accorse della mia battaglia
interiore e s’incupì.
“Tuo fratello ha ragione,
ma non su tutto” ammise lei.
“Io facevo parte del tuo
piano per annientare la mia
famiglia…?”
“Assolutamente
no!” sbottò “ Io non sapevo della tua
esistenza. Quando mi hai detto che facevi parte dei Cullen, ero
veramente
sorpresa. Non mi avevano detto che Jacob Black e Renesmee Cullen
avessero avuto
dei figli. Hanno creduto che era impossibile! Pensavano che un
licantropo e una
mezza vampira non avrebbero mai potuto procreare. E loro ne sono
tuttora
convinti!”
“Loro chi?”
chiesi furioso.
“Lo sai a chi mi
riferisco…” disse lei ed io ringhiai.
“Jane, Alec e Demetri. Ma
lo sai chi sono? Hai una minima
idea di ciò che hanno fatto passare a mia madre? Per colpa
loro, i miei hanno
rischiato di essere uccisi! “
Abbassò lo sguardo
colpevole e questo mi fece infuriare.
Desideravo solo sfogarmi e, tremando, continuai “ Tuo padre
era un mostro e
sono contento che qualcuno glieli abbia fatta pagare!”
Questo la colpì
profondamente e notai un lampo di rabbia nei
suoi occhi. Scoprì i denti e affilò lo sguardo.
“Aro non è mai
stato mio padre. Io non l’ho più visto da
quando avevo un anno!” spiegò a denti stretti.
“Ah, sì?
Però sei in compagnia della sua guardia. Diana non
raccontare cazzate!”
“Non ti sto raccontando
cazzate! È la verità! Marcus, per
favore, credimi. Dammi la possibilità di raccontarti
tutto!”.
“Te la sto già
dando la possibilità e tu la stai sprecando!”
sbottai e lei mi guardò addolorata.
“Hai
ragione…” mormorò “ Ti ho
mentito, ma su una cosa sola
sono stata sincera. Io non ho mai conosciuto una persona come te e
veramente io
ti amo!”.
Sbuffai e guardai da
un’altra parte. Se sperava di fregarmi
così, doveva cambiare tattica.
“Ascoltami… Io
non ho detto niente a Jane! In questo
momento, si trovano a Seattle e non torneranno prima di dopodomani. Io
sparirò,
così tu sarai al sicuro!”
“è troppo tardi.
Sapranno già che i Cullen sono qui.”
“Invece no!”
urlò lei seccata.
“E allora perché
sono a Seattle?” domandai con freddezza.
“ Hanno un
piano…” sussurrò a voce talmente bassa
che fui
costretto a protendermi verso di lei.
“Che piano?”
Sospirò pesantemente e
puntò i suoi occhi blu nei miei. “
Attaccheranno il clan di Denali. Sono convinti che annientandoli, i
Cullen
usciranno allo scoperto per cercarli e loro si faranno trovare
preparati.”.
“Con un esercito di
neonati, non è vero?”
Quando la vidi annuire, mi presi il
volto tra le mani e
scossi la testa. Dovevo ammettere, che il piano ideato da quei tre, era
perfetto. I vampiri del clan di Denali erano per noi dei cugini e
sapevo come
avrebbero reagito gli altri se Jane, Alec e Demetri fossero riusciti a
portarlo
a termine.
“ Hanno fatto degli
sperimenti in Europa per imparare a
gestirli.” Continuò Diana e la guardai “
Quando hanno imparato, li hanno uccisi
tutti. È stato terribile!” ammise lei.
“Davvero?” chiesi
ironico.
“Sì! Li hanno
uccisi senza pietà. Ho tentato di fermarli, ma
Alec ha anestetizzato anche me e quando ho ripreso i
sensi…”.
Non c’era nessun bisogno
che continuasse, la mia mente si
riempì dell’immagine di un falò che
scoppiettava in mezzo ad una foresta.
“Diana…”
la chiamai provando dolore “ Come ti hanno trovato?
Marcus ha detto, che solo Aro sapeva dove ti
trovassi…”.
“Quando i rumeni
attaccarono Volterra, Aro sapeva che
sarebbe stato sconfitto. Ha chiamato loro tre e gli ha detto che mi
trovavo in
una foresta su al nord, nascosta in una vecchia roccaforte
tedesca…”.
“Ma chi ti ha
allevato?”
“Una vampira di nome Heidi.
Lei non era come gli altri della
guardia e imparò a volermi bene. Sì, succedeva a
volte che litigavamo, ma mi
perdonava sempre. “ e un sorriso triste si dipinse sul suo
volto “ Mi ricordo
ancora quando mi costringeva a cacciare umani, ma io mi rifiutavo. Lo
zio
Marcus mi aveva insegnato che anche loro erano persone e si rammaricava
di non
poter cambiare la sua dieta.”.
“L’ha cambiata
ora... ” sbottai sovrappensiero e la feci
ridere.
“Sono contenta di
ciò…” sussurrò lei
sorridendomi.
Senza volerlo risposi al sorriso e la
vidi rilassarsi.
Riacquistai subito un’espressione seria e lei
sbuffò.
“Continua…”
le dissi e lei fece l’ennesimo respiro profondo.
“Mi ricorderò
sempre quella notte…” e il suo sguardo divenne
vuoto “ Eravamo appena tornate dalla caccia. Finalmente,
avevo convinto Heidi a
provare gli animali ed era un po’ intrattabile, ma mi promise
che avrebbe tentato
nuovamente. Ero felice, ma a un certo punto sentimmo bussare alla
porta. Heidi
mi guardò confusa e mi ordinò di stare nella
stanza, mentre lei andava
nell’ingresso. Non sapevo perché, ma cominciai a
provare paura per lei, così mi
avvicinai alla porta della camera per spiare. Quando Heidi
aprì, lanciò un urlo
di sorpresa e…. “
“Vai
avanti…” la pregai e senza volerlo mi avvicinai a
lei.
“ Non ebbe neanche il tempo
di difendersi, Marcus! Jane la
mise in ginocchio con il suo potere e Demetri e Alec…
è stato orribile e tentai
di scappare, ma non ci riuscii.”.
“Demetri è il
miglior segugio al mondo…”
“Esatto! Mi presero e mi
dissero che, se gli avessi aiutati,
mi avrebbero lasciata libera. Sai… Io e Heidi avevamo
intenzione di lasciare la
Germania per rifarci una vita, come lo zio Marcus. C’erano
giunte voci da
vampiri di passaggio di ciò che era successo a Volterra e
così credevamo che
potessimo riuscirci. Fui costretta seguirli e mi raccontarono dei
Cullen. Me li
fecero studiare e, quando mi rifiutavo, Jane mi colpiva con il suo
potere. Non
ti sei chiesto come ho fatto a sconfiggere tuo zio Emmett?”.
Riportai alla mente lo scontro,
stentavo a credere che fosse
successo solo due giorni prima e mi ricordai di come, tutti noi,
eravamo
rimasti colpiti dalla sua vittoria.
“In che senso
studiare?”
“Mi dissero dei loro punti
deboli e delle loro tecniche di
combattimento” rispose lei colpevole.
“Ma come hanno fatto a
scoprirlo? Da quello che so, non
hanno mai combattuto contro di loro…”.
“Aro... ” si
limitò a dire. “ Quando ha toccato Edward qui a
Forks, ha preso informazioni e lui le raccontò
all’intera guardia. Sia lui che
a Caius non è mai piaciuta la vostra vittoria e,
infatti…”.
“Nahuel!”
esclamai con rabbia e lei annuì.
“Jane mi
raccontò tutto, di come siete riusciti a
sopravvivere e di come avete portato via Marcus. Lei crede che i Cullen
abbiano
segnato la fine dei Volturi. E adesso vuole vendicarsi e far rivivere
la guardia
di Volterra.”.
“E tu?”
“Io? Prima di conoscerti,
non m’importava niente. Odiavo i
Cullen, non per quello che avevano fatto ma perché ero
costretta a farlo. Non
vedevo l’ora di scovarli, così Jane mi avrebbe
lasciato andare!”.
“E le hai
creduto?”
“Quando non si ha speranza,
Marcus... si crede anche
nell’impossibile!” mormorò lei con voce
incrinata.
La strinsi a me e cominciai a
cullarla, mentre mi bagnava la
maglietta con le sue lacrime. In quel momento, avrei desiderato
trovarmi
davanti Jane e ucciderla. Il pensiero che Diana potesse ancora
mentirmi, non mi
sfiorò minimamente. Il mio cuore sapeva che stava dicendo la
verità.
“E dopo?”
domandai a bassa voce asciugandole le lacrime.
“Cominciammo a viaggiare e
iniziarono a creare neonati. Io
non so se tu li abbia mai visti, ma sono molto instabili ed io dovevo
stare
attenta. Essendo anche mezza umana, rischiavo di essere morsa. Non
dormii per
giorni e fui punita da Jane per questo. Perché rallentavo la
loro marcia.”
Un odio cominciò a
sgorgarmi dal petto al pensiero di Diana
impaurita in mezzo a un branco di vampiri sanguinari.
“Poi qualche settimana
fa…” riprese a raccontare” Li
uccisero tutti. Era impensabile farli viaggiare ancora con noi, fino in
America. Erano delle cavie, Marcus! Li hanno allevati come topi di
laboratorio
e loro tre ridevano quando si uccidevano a vicenda. Invece io provavo
compassione, erano tutti molto giovani e, secondo me, se
s’insegnava a loro come
stare al mondo sottoforma di vampiri, c’è
l’avrebbero fatta a essere civili!”.
“Erano come degli scacchi,
dei pedoni precisamente, pronti
per essere sacrificati.” Concluse e appoggiò la
testa sulla mia spalla. Le
diedi un bacio sopra i capelli e la sentii sospirare.
“Marcus, quando giungemmo
qui, sperai con tutto il cuore di
trovare subito degli indizi. Ero stufa marcia di stare con loro, ma poi
ho
incontrato te…” riprese a dirmi alzando il volto
verso il mio.
Rimasi senza parole mentre lei
continuava a fissarmi “
Appena ti ho visto, ho saputo che eri speciale. Ma non per i poteri che
hai o
per altro. Tu sei Marcus e basta. Ed io ti amo!”
“Diana…”
ma mise un dito sulle mie labbra.
“Mi farò
perdonare… non permetterò che qualcuno ti faccia
del male. Dirò
a Jane che non ho trovato
niente e le impedirò di fare qualunque cosa. Dobbiamo
separarci Marcus… Non
voglio essere la causa della tua morte. Perché se dovessi
morire, io ti seguirò…”
Le presi il viso tra le mani e la
baciai a lungo. Si strinse
ancora di più a me e cademmo sull’erba,
continuando a baciarci. In quel momento
non m’importava di nessuno: della mia famiglia, di Jane, Alec
e Demetri.
Esisteva solo lei. E sotto la luce calda della luna ci amammo per poi
addormentarci abbracciati.
Mi svegliai e lei mi guardava con
dolcezza. Notai che la
luna che era ancora alta nel cielo e le rivolsi un sorriso.
“Ciao…”
disse lei.
“Ciao…”
“Mi hai
perdonato?” domandò con un accenno di sorriso.
Finsi di pensarci su per poi baciarla
teneramente. “Sì, ma
non sono d’accordo su alcune cose” risposi e la
vidi preoccuparsi.
“Del tipo?”
“Del tipo che non ti
permetterò di andartene. La
affronteremo insieme… e non ti permetto di morire, il mondo
non avrebbe senso
senza di te…”.
“Ti
amo…” si limitò a dirmi.
“Me l’hai fatto
capire…” la stuzzicai e risi quando la vidi
arrossire furiosamente.
“Marcus!”
sbottò e si rivestì in un lampo.
“Scusa…”
borbottai e mi alzai in piedi.
Lei scoppiò a ridere e mi
domandò maliziosa “ Non pensi di
rivestirti?”
“Voglio farti vedere una
cosa prima…” e chiusi gli occhi
concentrandomi. Avvertii il calore lungo la mia spina dorsale e, quando
li
riaprii, Diana si portò una mano davanti alla bocca allibita.
“Oh mio
Dio…” esclamò ed io latrai una risata.
Allora?
Pensai.
“Sei
incredibile!” disse avvicinandosi a me e accarezzandomi
il muso. “ E sei enorme!” continuò
mentre mi esaminava attentamente.
“Ma gli
occhi…” fece fermandosi davanti “ anche
se hanno un
colore diverso, sono sempre gli stessi.”
Sono
contento che ti
piaccia…
“Pensavi che sarei
fuggita?”
Beh,
sì… non è una
cosa da tutti i giorni…
“Hai ragione, ma io ti
avevo già visto trasformato….”
Inclinai il muso e lei rise
“ Prima quando ero nascosta, ho
letto il pensiero dei tuoi parenti e del tuo amico Sam. “
Come hai
fatto a non
farti scoprire? Domandai
sbalordito.
Lei si rabbuiò e
abbassò lo sguardo “Me l’hanno
insegnato…”.
Ululai, scusandomi con il pensiero e
mi sorrise.
“Sarai anche un lupo, ma
non sei cambiato per niente…”.
Latrai una risata e le leccai la
faccia, facendola
indietreggiare con un’ espressione schifata.
“Marcus!” mi
sgridò pulendosi il viso.
“Preferisci
così?” chiesi appena trasformato e la baciai.
Lei rispose per poi darmi uno
schiaffetto sulla testa. “ Rivestiti!”
mi ordinò ed io, ridendo, obbedii.
Appena mi fui rivestito, lei era
lì che mi guardava ansiosa
e mi avvicinai preoccupato.
“Cosa succede?”
“Cosa faremo
ora?” mi domandò terrorizzata.
“Adesso, noi torneremo a
casa e tu racconterai tutto.”
“Non so se
c’è, la farò… e poi se mi
attaccassero?”
“Non lo farebbero
mai…” ma lei inarcò il sopracciglio,
scettica
“ Ok, forse Didyme sì. Ma ci sarò io
con te, come ti ho promesso.”
Lei sorrise e mi
abbracciò. La presi per mano e ci
incamminammo per la foresta. Non avevamo fretta e iniziai a provare un
po’ di
nervosismo per quello che avremmo dovuto affrontare.
“Diana…”
la chiamai con dolcezza.
“Sì,
Marcus…”
“Dov’eri oggi? Mi
avevi detto che saresti andata dai
Cullen…”
Lei si rabbuiò e rispose
“ Ho incontrato Demetri e l’ho
convinto che mi servivano ancora un paio di giorni.”
“Ci è
cascato?”
“Spero di
sì…” mormorò lei e rimanemmo
in silenzio fino a
quando non scorgemmo la grande casa bianca davanti a noi.
Vedevo i miei parenti allarmati e
percepii i lupi intorno a
noi. Non ebbi neanche il tempo di avvertire Diana che mio padre,
trasformato,
piombò davanti a me. Appena vide Diana, ringhiò
rabbioso e, molto presto fu
raggiunto dal resto del branco.
Mi misi davanti a Diana e alzai le
mani in segno di resa.
Vidi la sorpresa sul muso di mio padre e mi affrettai a spiegare.
“Scusatemi, non sarei
dovuto andarmene così! Papà, ti prego
di ascoltarmi. So quello che faccio…”
Mio padre annuì e, quando
gettai uno sguardo verso Diana, lo
sentii ululare forte per poi allontanarsi con il branco. Riconobbi Seth
che mi
guardava confuso e leggermente allarmato.
“Andiamo?”
proposi prendendo per mano Diana, ma scosse la
testa. Non avere paura” aggiunsi e lei si decise a fare un
passo.
Varcammo la soglia di casa e vidi che
la mia famiglia, più i
due branchi di la Push, erano tutti riuniti in salotto.
Mia sorella si alzò di
scatto e corse verso di me furiosa.
“Ma sei
impazzito?”
Ma prima che potessi rispondere, mio
fratello scoppiò a
ridere e mi fece l’occhiolino.
“Didy”
disse” Diana è innocente, ho letto la sua mente.
Non
dobbiamo temere nulla da parte sua. E poi è contro le leggi
del branco
attaccare l’imprinting di un lupo.”
Tutti s’immobilizzarono e
spalancarono la bocca all’unisono.
Sarebbe stato divertente se la situazione fosse stata
un’altra.
“Invoca lo
scudo…” mormorai a Diana e lei sorridendo lo
fece.
E.J. e mio nonno sbuffarono insieme e
mi guardarono
accigliati.
Con un po’ di titubanza, ci
spostammo al centro della sala e
mi sedetti sullo sgabello del pianoforte facendo accomodare Diana sulle
mie
ginocchia. Le diedi un bacio e le sussurrai “ Sempre
insieme…”.
Lei sorrise e prese un respiro
profondo, prima d’iniziare a
raccontare.
Disse tutto quello che aveva detto a
me e notai come i miei
parenti mutassero le espressioni sui loro volti. Quando Diana
confessò il piano
di Jane, mia nonna Bella balzò in piedi ringhiando
furiosamente.
“Non la passerà
liscia” sbottò.
“Nonna, ha un conto in
sospeso con lei…” disse E.J. a Diana
e mi fece piacere vedere che mio fratello l’avesse accettata
così facilmente.
“Dobbiamo avvertirli
subito!” esclamò Tanya e tirò fuori un
cellulare allontanandosi da noi. Marcus era rimasto e fissava Diana con
insistenza. Anche lei lo guardava di rimando e gli rivolse un sorriso
timido.
Il vampiro rispose e il suo voltò
s’illuminò.
“Cosa faremo
ora?” disse Carlisle pensieroso.
“Combatteremo!”
esclamò Emmett felice.
“Diana, sai già
se hanno creato dei neonati?” domandò mio
nonno Edward.
“Sì, ne hanno
creati quindici… “
“Siamo di più
rispetto a loro…” fece Sam senior guardando
mio padre. Era rimasto in silenzio per tutto il tempo tenendo una mano
sulla
spalla di mia madre. Ero addolorato perché mio padre si
sentiva tradito da me,
invece mia madre era solo preoccupata.
“Non sono un
problema…” si limitò a dire.
“Non sottovalutare la
situazione, Jake…” fece mio nonno
guardandolo “ è molto rischioso. Loro tre non si
fermeranno davanti a niente,
dobbiamo rifletterci attentamente.”.
“Quanto tempo abbiamo?
“ domandò zio Jasper e riconobbi dal
suo sguardo che stava già analizzando la situazione.
“Due
giorni…” risposi guardandolo e lui fece un breve
cenno
con la testa.
“Non sono molti!”
esclamò zia Rosalie e guardò preoccupata
suo marito Emmett.
“Forse è meglio
iniziare subito…” propose Carlisle e tutti
noi annuimmo.
“Voi due, no!”
urlò mia madre ed io la osservai confuso “
Avete bisogno di riposo!”
“Mamma non ti preoccupare,
dormirò quando avrò la certezza
che Diana sia al sicuro.” Protestai, ma Marcus si
avvicinò a noi.
“La piccola Renesmee ha
ragione, dovete riposarvi. Poi
domani mattina, potrai partecipare ai preparativi. È stata
una lunga notte per
te, Marcus…”
“Una lunga notte
piacevole…” sussurrò malizioso mio
fratello
e mio zio Emmett alzò la testa di scatto.
“E bravo il piccolo
Marcus!” e mi diede una pacca sulla spalla.
Diana abbassò lo sguardo, imbarazzata e rossa in viso e
sapevo che ero della
stessa tonalità.
“Non
capisco…” borbottò mia madre ed E.J. le
mise un braccio
sulle spalle.
“Mamma, forse è
meglio farli dormire in camere separate!” e
le fece l’occhiolino.
Mia madre mi fissò a bocca
spalancata mentre mio zio Emmett
rideva di cuore, ma smise subito quando zia Rosalie ringhiò
verso la sua
direzione.
“Ho preparato le
camere…” disse Esme con dolcezza e Diana ed
io le sorridemmo per ringraziarla.
“Aspetta, Diana!”
fece Marcus mentre lei si alzava. Si
guardarono e vidi spuntare delle lacrime dagli occhi di Diana.
“Zio Marcus!”
urlò prima di abbracciarlo e lui, un po’
imbarazzato, la strinse a sé.
“Avremmo tutto il tempo
d’ora in poi. Buonanotte Didy!”
Diana si asciugò le
lacrime sorridendo e la presi per mano,
dirigendomi verso le scale. Passai davanti a mio padre e a mia sorella
che mi
osservavano addolorati e confusi, gli rivolsi un sorriso di scuse ma
rimasero
impassibili.
Salendo le scale, sospirai
pesantemente e decisi che, appena
mi fossi svegliato, sarei andato a parlare subito con loro. Accompagnai
Diana
davanti alla camera di Carlisle ed Esme e la strinsi in un abbraccio.
“Buonanotte,
amore…” sussurrai.
“Buonanotte…”
rispose per poi baciarmi dolcemente.
Mi lanciò
un’occhiata ed io le sorrisi poco prima che
chiudesse la porta. Mi voltai e cominciai salire le scale, ma fui
chiamato da
mia sorella.
“Marcus,
aspetta…”
Mi voltai e lei si buttò
tra le mie braccia.
“Scusa, fratellino! Ho
sbagliato, ma ero così preoccupata
per te …”
“è anche un
po’ gelosa…” la stuzzicai e la sentii
sbuffare.
“ Didy, scusami tu. Alla fine, avevi
ragione…”
“Come sempre, piccolo
Marcus!” disse allontanandosi da me. “
Così, hai avuto l’imprinting con
Diana…”
“Sì”
esclamai orgoglioso e lei rise accarezzandomi la testa.
“Speriamo che tu possa
vivere il tuo amore…”
“E tu il
tuo…”
“C’è
la faremo secondo te?” mi chiese preoccupata ed io
scossi la testa.
“Non lo so, ma spero tanto
di sì…”
Lei sorrise tristemente e mi diede un
bacio sulla guancia.
“Fila a letto!”
ordinò e scattai sull’attenti facendola
ridere.
Quando raggiunsi la camera di mio
nonno, guardai fuori dalla
finestra e mio padre era lì che mi osservava. Gli fece un
saluto e lui alzò gli
occhi al cielo.
Sorrisi e mi buttai sul letto
esausto, aspettando la venuta
del nuovo giorno.
Ecco a voi un altro
capitolo… ehm... Che ne dite? È così
il
mistero di Diana è stato svelato! Spero che vi sia
piaciuto.. Purtroppo non ho
tempo per rispondervi, perché devo scappare via. Ma al
prossimo, giuro che risponderò!
Grazie mille per tutti i complimenti!
Grazie anche a coloro che hanno
letto, leggono e leggeranno
al FF!
Alla prossima!
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