My teacher's son

di holocene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. ***
Capitolo 6: *** VI. ***
Capitolo 7: *** VII. ***
Capitolo 8: *** VIII. ***
Capitolo 9: *** IX. ***
Capitolo 10: *** X. ***
Capitolo 11: *** XI. ***
Capitolo 12: *** XII. ***
Capitolo 13: *** XIII. ***
Capitolo 14: *** XIV. ***
Capitolo 15: *** XV. ***
Capitolo 16: *** XVI. ***
Capitolo 17: *** XVII. ***
Capitolo 18: *** XVIII. ***
Capitolo 19: *** XIX. ***
Capitolo 20: *** XX. ***
Capitolo 21: *** XXI. ***



Capitolo 1
*** I. ***


 
Alla Giulz e alla Giulia,
perché Michael vi ricorda la Fede
Calum è un orsetto
Luke fissa troppo
e la Giulia mangia la pizza degli sfigati come Ashton.
 
 

I.
The Attractive Boy With Blonde Hair And Light Blue Eyes
 
 
 
 
Mi candido come rappresentante di istituto poiché il Norwest Christian College, una tra le più prestigiose scuole private del New South Wales, nonché di tutta l'Australia, necessita di una guida che sappia condurla verso una morale religiosa ben fondata alle basi di intelligenza e buona fede, per garantire agli alunni diritti e far rispettare doveri cari a una scuola di questo prestigio. 

Questo era l'unico slogan che pubblicai per la mia campagna elettorale. Secondo Leigh candidarmi come rappresentante di istituto avrebbe potuto essere il trampolino di lancio verso la mia futura carriera politica. Quindi, mentre tutti i candidati più popolari del Norwest cominciavano a dipingere cartelloni colorati, pubblicare post su Facebook e organizzare dei party animatissimi, io scrivevo su un foglietto strappato il mio unico slogan. Lo stampai a caratteri grandi su un foglio rosso lucido, dopodiché lo mostrai a Leigh, che quando lo lesse scoppiò a ridere. Mi finsi seria per un po', poi cedetti e risi anch'io. In realtà avrei voluto veramente vincere una campagna simile, ma la mia scarsa popolarità e la mia intraprendente intelligenza non bastavano a tutti gli stupidi che popolavano il liceo. Di conseguenza mi limitai a rimanere in disparte, aspettando che uno dei tanti ignoranti venisse eletto. Credeteci o no, vinsi io. Ricevetti circa 850 voti, battendo gli altri cinque candidati, che mi squadrarono da capo a piedi appena fu il momento di salire sul palco del teatro per il mio primo discorso da rappresentante. Da quel momento in poi iniziai a diventare popolare, senza contare che la mia autostima crebbe in modo assurdo. Per la cronaca, non credo in Dio. I miei, cristiani fino al midollo, mi hanno iscritto a questa scuola così che potessi apprendere i valori della vita, ma non fanno per me. Capire perché esistiamo non mi interessa, poiché sono totalmente convinta che siamo esseri esclusivamente biologici, al massimo culturali, ma non del tutto diversi dagli animali. Con questo voglio spiegarvi che il mio slogan è una balla assurda, perché mai andrò a insegnare a questi ragazzi come essere fedeli o come praticare bene la propria fede cristiana – i miei non mi permetterebbero mai di incitare i non cristiani a praticare la loro religione. E voglio aggiungere, i miei compagni non meriterebbero diritti, né potrei impedire loro di infrangere i doveri o l'Honor Code del Norwest. Il mio scopo qui è solo comprendere come si svolgono certe azioni politiche, ma sopratutto sorbire un po' dell'atteggiamento da tenere in pubblico. Il mio sogno è infatti quello di diventare la seconda donna Primo Ministro del Regno Unito, nonché la prima leader donna del Partito Laburista. Lo so, è abbastanza triste sognare così in grande iniziando da un compito così elementare come il rappresentante di istituto, ma non ho altra scelta. Ogni altra caricatura politica sarebbe collegiale, e quindi non adatta a ciò che aspiro. In poche parole questa mia elezione può aprirmi diverse porte.
“Senti, Babe, secondo me stai facendo una grande cazzata. Puoi sempre consegnarglieli domani mattina.”
“Non posso. Diventerebbe una iena. Non voglio perdere la mia carica.”
Leigh sbuffa. “La tua è solo una patetica scusa per non ammettere che ti spaventa. La vicepreside non ha nessun potere se non quello di spifferare tutto al preside. Me lo hai detto tu.”
Dimenticavo. Non ho menzionato i lati negativi dell'essere rappresentante di istituto. I lati positivi sono sicuramente la popolarità, come ho spigato prima, nonché un senso di responsabilità e maturità. Ma occupare un ruolo simile significa, almeno per una scuola come questa, essere incaricati di tutto, dal tenere le assemblee di istituto alla consegna di documenti importanti. Ed è qui la parte peggiore.
Facciamo un passo indietro a esattamente una settimana fa, quando la Hemmings, la nostra professoressa di matematica, entrò in classe con un volto stranamente rilassato. Io e Leigh ci guardammo negli occhi con uno sguardo sorpreso: la Hemmings aveva passato praticamente tutto l'anno scolastico a renderci le giornate un inferno senza un apparente motivo. Non era mai stata simpatica, questo sì, ma qualcosa in lei era cambiato drasticamente durante le vacanze estive. Tuttavia quel giorno, seduta pacifica dietro la cattedra, non aveva lo stesso viso accigliato che portava sempre quando entrava in classe. Sembrava quasi di buon umore. Ma era comunque una serenità destinata a durare poco: alzò il volto dal registro e annunciò con un ghigno mortale stampato in faccia, “Compito a sorpresa.” Mezz'ora dopo, quando la classe aveva smesso di grugnire e aveva iniziato a svolgere il compito, un cellulare prese a suonare. La Hemmings, che passeggiava allegra tra i banchi, si precipitò sulla cattedra per rispondere. Corse fuori dall'aula, giusto il tempo per copiarci qualche risposta, e rientrò qualche minuto più tardi. Raccattò tutta la sua roba e, prima di andarsene nel bel mezzo dell'ora, si voltò verso di me. “Voglio questi compiti entro domani, intesi?”. Ma il giorno dopo non si presentò, il che era del tutto fuori dal mondo: quando la Hemmings forniva una data precisa, oppure un limite di scadenza, non c'era modo di non poterli rispettare. Come volevasi dimostrare la Hemmings aveva lasciato un messaggio in segreteria per me, nella quale mi chiedeva – o meglio, ordinava – di portarle i compiti in classe direttamente a casa sua, in uno dei quartieri più lussuosi nel centro di Sydney. Ci mancava poco che collassassi di fronte all'ufficio del preside.
“Non può essere così male” cerca di rassicurarmi Leigh. “E' un po' spaventosa e antipatica, questo sì, ma d'altronde te lo ha chiesto lei.”
“Questo non significa nulla. Quella donna è capace di uccidermi, tritarmi con lo sguardo. In più sono mesi che non vado a Sydney.”
“Vorrei tanto venire con te, Babe, ma devo vedermi con mia cugina oggi pomeriggio.”
“Morirei comunque.”

Tre ore più tardi mi trovo davanti casa Hemmings, una graziosa villa con un grazioso portico e un grazioso cane che abbaia sul retro. Avrei preferito fuggire da Alcatraz, incontrare Margaret Thatcher, addirittura ballare in pubblico piuttosto che essere qui. Dovete sapere che odio la matematica. Nonostante sia piuttosto razionale come persona, preferisco materie come storia o scienze, perché posso sapere la verità. Matematica invece è solo un calcolo. Non ci sono parole, né verità. Ma la maggior parte del mio odio verso la materia è sicuramente causato dalla Hemmings, che più che favorire cerca di rovinarci l'apprendimento, ma ora sono qui e non c'è scusa che mi sleghi dalla situazione imbarazzante alla quale sto andando incontro. Faccio un respiro profondo, cercando in tutti i modi di mantenere la calma. Attraverso il grazioso vialetto, salgo le graziose scale del grazioso portico e, dopo esattamente tre passi, sono davanti alla graziosa porta d'entrata. Appoggio il dito sul campanello e proprio in quel momento il cellulare comincia a vibrare dentro la tasca dei jeans. Se riesco a sopravvivere a questa tortura ritorno a Riverstone a uccidere Leigh. Tengo stretto il pacco di compiti in classe, ignoro la vibrazione e premo il campanello. Un suono molto grazioso rimbomba per tutto l'interno della casa. Il cane prende ad abbaiare ancora più forte, ma viene zittito dal padrone, sicuramente una Hemmings molto arrabbiata e indispettita.
Ma quando la porta si apre – graziosamente – qualcosa assolutamente non quadra. Il mio cuore, che prima batteva velocemente, ora si è del tutto fermato, per poi riprendere a battere ancora più forte. In più la mia bocca si è del tutto asciugata, causa dovuta al fatto che la mascella sta toccando terra.
Perché al posto della figura tozza e accigliata della Hemmings, un bellissimo ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli biondi mi fissa sulla soglia della porta. Regge in mano la maniglia e mi fissa aspettando che dica qualcosa. Rimango a boccheggiare ancora un po' incapace di ragionare. Ah, non sono per niente brava coi ragazzi. Faccio piuttosto pena. Leigh invece è una maga: riesce a distrarli, incantarli, stregarli e poi, se si stanca, anche a mollarli. Io invece avrò sì e no intrattenuto una conversazione con almeno due o tre ragazzi in tutta la mia vita – senza contare i miei fratelli, s'intende. La mia maestria si ferma dove inizia l'altro sesso. Invece adesso sono qui, di fronte al ragazzo più bello che abbia mai visto, incapace di parlare o di respirare. Situazione imbarazzante n° 1.
“Ciao” dice. Ha una voce bellissima.
“C-ciao. Emh – c-c'è la professoressa Hemmings?” Patetica. Prima di tutto avrei dovuto assicurarmi che questa fosse la casa giusta, che sicuramente non è. Insomma, da quando in qua la Hemmings nasconde ragazzi simili in casa sua?
“Certo” risponde lui sorprendendomi. “Vuoi..?” Mi fa cenno di entrare. Annuisco timidamente, cercando il più possibile di non fissarlo. Beccato che inciampi nel bordo del grazioso tappeto dell'entrata. Fortunatamente il Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi è girato di spalle, ma sento comunque le mie guance andare in fiamme. Situazione imbarazzante n° 2.
Lui si gira e io vorrei tanto scomparire. Oltre al fatto che sono in piedi nel bel mezzo del corridoio d'entrata della casa della mia più odiata professoressa di sempre, ovvio, con un ragazzo bellissimo che si guarda intorno sperando che io dica qualcosa. Situazione imbarazzante n° 3.
“Mmh” dice. “Allora.. sei.. sei del Norwest?”
Deglutisco troppo rumorosamente, chiedendomi come faccia una casa talmente tanto arredata ad avere un eco così forte. Ti prego, Babe, niente sproloqui mentali. Non adesso. “Sì” dico. Eloquente. “Purtroppo.”
Lui accenna un sorriso e solo ora noto il piercing minuscolo che porta all'angolo del labbro inferiore. “Ci andavo anch'io, sì.” Fa una pausa. “Molto.. difficile.”
Annuisco sorridendo. Situazione imbarazzante n° 4.
Così, mentre il ragazzo più bello di sempre si gratta la nuca notiamo entrambi la Hemmings scendere le scale con il suo passo felino – sarcasticamente parlando. Lei e il Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi si scambiano un sorrisino, poi lui, in tutta la sua maestosa bellezza, si volta verso di me, folgorandomi solamente riservandomi un'occhiata. “Ci vediamo” dice, e poi cammina giù per il salotto e scompare dietro la porta della cucina. Rimango qui, ancora in piedi per chissà che botta di culo, mentre la mia mente continua a chiedermi ripetutamente che–cosa–è–appena–successo–?.
Sono così presa da quel ragazzo che non mi accorgo nemmeno della terribile ombra che si sta abbattendo su di me.
“E' stato difficile trovare la strada?” mi chiede la Hemmings.
Cerco di riconcentrarmi rispondendo alla domanda. “Emh.. no, non del tutto. Il quartiere è vicino alla stazione, quindi..”
“Hai portato i test?”
Giusto. Guardo in basso, sperando siano dove li avevo lasciati. I due minuti passati con il Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi hanno praticamente resettato l mia intera concezione di tempo e spazio. Fortunatamente la pila di compiti è ancora tra le mie mani, sigillata da una busta di plastica trasparente, umida come non mai a causa della sudata che mi sono fatta. Glieli porgo con molta calma mentre flashbacks del Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi lampeggiano uno dopo l'altro ogni volta che sbatto le palpebre.
“Beh, grazie mille. Aumenterò il tuo rendimento, ma non dirlo a nessuno, mi raccomando.”
Le sorrido, anche se lei è di ghiaccio. “G-grazie.”
E poi c'è il solito momento imbarazzante dove non sai mai cosa dire o come muoverti. Lo sguardo della Hemmings è un misto tra smettila di fissarmi così e porta il tuo culo fuori da casa mia. Acconsento senza esitazione, trovando la scusa più patetica per andarmene da qui. “Allora.. a domani. Arrivederci.”
Una volta uscita da casa sua mi ricordo di Leigh, che ha continuato a chiamarmi per tutta la durata dell'incontro con il Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi. Certamente devo raccontarglielo. La richiamo.
Stronza” risponde dopo un solo squillo. “Ti ho chiamato circa dieci volte. Sei viva, sì?”
“Leigh, è successa una cosa.”
“Ma sei viva?”
“Sì.”
“Cos'è successo?”
“Ho incontrato un ragazzo. Era bellissimo.”
Un silenzio tombale giace dall'altra parte della cornetta. Leigh, che solitamente cerca di farmi conoscere e/o interessare qualcuno, molto spesso rinuncia o mi rivolge monosillabi per intere settimane. Non biasimo la sua sorpresa se, andando a casa della Hemmings, torni a casa morente a causa del ragazzo bellissimo che tiene in ostaggio.
“Leigh?”
Tossisce. “Sei sicura? Non era suo marito? Magari assomiglia a Churchill.”
“Brr, no” ribadisco immediatamente, tagliando fuori la possibilità di continuare il discorso. “Senti. Era un ragazzo più o meno della nostra età. Era bellissimo. Mi ha aperto la porta di casa e mi ha invitato ad entrare. Ed era bellissimo.”
“Molto figo?”
“Non lo so, era bellissimo.”
“Dio, Babe, ti sei innamorata!”
“Cosa? Eh? No. Impossibile.”
“Tutte cazzate, se ti piace non puoi negarlo a te stessa.”
“E' più un amore platonico, diciamo. Era bellissimo.”
“Senti, toglimi un dubbio. Che ci faceva a casa della Hemmings?”
A questo non avevo pensato. Ero così presa a contare le figure di merda che stavo facendo che proprio non me lo sono domandato. “Non lo so, magari è un ragazzo a cui dà ripetizioni.”
Ti pare che la Hemmings faccia ripetizioni?”
Rimaniamo in silenzio un altro po', giusto per riflettere. Attraverso il telefono riesco a sentire le rotative ingranare nel cervello di Leigh. “Oh mio Dio, Babe.”
“Cosa?”
E se fosse suo figlio?
Poi non so cosa è successo. Probabilmente sono morta o qualcosa di simile. 

 



here we go agaaaaain

dunque ora rientro nella categoria 5sos e mi sento estremamente figa
questa fan fiction nasce per caso/sbaglio pensando alla Liz come professoressa di matematica
e poi BOOM ho iniziato a scriverla in inglese e in seguito l'ho riportata in modo più articolato in italiano, e ora non riesco a smettere di pensare al seguito e a babe e a luke e a leigh 

quindi vi prego, se vi capita di aprire questa pagina, 
recensite, preferite, ricordate
lasciate un segno che mi possa far presumere che qualcuno l'abbia letta

detto ciò vi mando tanti kisses
fede

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Capitolo 2
*** II. ***




II.
Minnie
(she was quite drunk,
hope you don't mind)






E' venerdì sera. Sono seduta sui gradini del mio portico e aspetto silenziosamente l'arrivo di Leigh, che passa a prendermi con la macchina dei suoi genitori. Come di consuetudine i miei sono usciti alle otto in punto per andare al circolo vicino alla chiesa di Riverstone, un ritrovo per genitori religiosi con crisi di mezz'età. Anche se Leigh mi ha severamente vietato di dire la verità, ho detto ai miei che andavo a dormire da lei, il che non è del tutto errato; ho solamente “dimenticato” di aggiungere un piccolo dettaglio, ovvero una festa sulla spiaggia organizzata da Minnie, la cugina ubriacona di Leigh, che i miei detestano profondamente, sia per il suo senso di irresponsabilità – una volta siamo finite in questura a causa sua, sia per la scoperta dell'ateismo dei suoi genitori. Non sono per niente capace di mentire, né di sgattaiolare fuori dalla finestra di camera mia la sera tardi senza che i miei lo sappiano, ma ho dovuto per forza tralasciare la storia della festa, perché mamma e papà sono in un certo senso contro tutto ciò che non ha morali. Ecco perché i miei fratelli hanno adottato la tecnica del doppio-cassetto: sul fondo dei cassetti dei loro comodini hanno costruito un altro strato, irriconoscibile e ben nascosto, dove tengono colliri e sacchetti di erba da fumare. Se i miei venissero a saperlo probabilmente li sacrificherebbero come Isacco.
Intendiamoci, non amo particolarmente le feste, ma Leigh mi ha costretta a venire. E' passata una settimana dal mio incontro ravvicinato con il Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi, eppure non sono ancora riuscita a togliermelo dalla testa. Per il resto della settimana ho continuato a pensare a lui, ad evitare ancora di più lo sguardo della Hemmings e ad andare a letto presto per cercare di sognarlo. Leigh sostiene che questa sia una delle situazioni più sfigate che abbia mai sentito, senza contare che non so nemmeno come si chiami. Per questo mi vuole trascinare alla festa di Minnie, così che io possa incontrare qualcun altro, anche se sappiamo entrambe che non succederà.
Alzo lo sguardo e noto i fanali abbaglianti della Station Wagon di Leigh che arriva sparata giù per la strada.
“Wow” urla, accostando di fronte al vialetto dei vicini. Abbassa il finestrino e si sporge. “Da quando sei così figa?”
“Suppongo sia quel rossetto della MAC che mi hai prestato l’altro giorni” le rispondo salendo in macchina.
“Ma non è solo quello” persiste. “E' il complesso. Mi piacciono quegli shorts.”
“Sono tuoi.”
Mi zittisce con un gesto, poi accende la radio e la alza di parecchio mentre i vicini si affacciano alla finestra.
“Sai la strada?” le chiedo conoscendo già la risposta.
“No, ma tanto Sydney rimane nel New South Wales. Prima o poi la troviamo.”

Il prima o poi di Leigh si è stranamente rivelato più prima che poi. Un'ora più tardi siamo nel parcheggio, e sapevamo di essere arrivate quando abbiamo sentito la musica a circa un miglio di distanza guidando sulla costa.
Sulla piattaforma affacciata alla spiaggia un'enorme – letteralmente enorme – folla di gente balla tutta ammassata. Fissandoli anche per poco riesco a vedere le goccioline di sudore colare dalle loro fronti, il che mi fa domandare come mai io lo abbia notato in primo luogo. Continuo a seguire Leigh farsi spazio tra la gente, come se sapesse già dove deve andare. In effetti mi basta alzare lo sguardo per riuscire a vedere Minnie ballare sul lunghissimo bancone del bar. Regge in mano una bottiglia di Vodka semi vuota e si muove lentamente con due ragazzi muscolosi ai fianchi. Non è cambiata per niente dall'ultima volta che l'ho vista: un ammasso di dreads rossi lunghi fino al sedere le incorniciano il viso fine, delicato, appesantito dalla bottiglia che si porta alla bocca. Per il resto c'è sempre quel tocco assolutamente bohemian che la contraddistingue. Appena ci intravede scende dal tavolo urlando come una pazza e ci corre incontro, abbracciando prima Leigh e poi fiondandosi su di me.
“C'è tantissima gente qui” dice Leigh studiando la scena intorno a sé.
“E ne deve arrivare ancora moltissima, pensate!” La sua voce è così potente che sovrasta la musica altissima, ma non è ubriaca. D'altronde sono solo le undici. Entro domani mattina sarà comunque un disastro umano. “Wow, sei proprio una figa stasera, Babe!” urla.
“Grazie” le sorrido senza alzare minimamente la voce. “Mi piacciono i tuoi, emh, capelli.”
Ma questo è solo l’inizio. Appena volto lo sguardo sento il cuore cadermi a terra. All'improvviso tutto quello che cercano di dire Leigh e Minnie non ha più alcun senso logico e la musica sembra essere scomparsa. Perché a una distanza di circa dieci passi, in un angolo un po' più tranquillo del locale che apre sulla spiaggia, il Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi è appoggiato al muro con la spalla sinistra e regge in mano una bottiglia di birra mentre parla con un altro ragazzo. Indossa una bellissima canottiera nera e dei bellissimi skinny jeans neri e un bellissimo paio di Vans nere e un bellissimo snapback. E io, io sono ferma qui in mezzo a questo ammasso di gente che balla, incredula che lui sia proprio qui, qui dove sono io.
Immobile dove sono riesco a trascinare il mio braccio destro nell'aria, cercando di rantolarlo fino a quando non raggiunge la spalla di Leigh. Quindi la mia mano si aggrappa al suo avambraccio e, con tutta la forza che non ho mai adottato in educazione fisica, la trascino verso di me. Viene a sbattermi addosso, anche se io non mi muovo di un centimetro.
“Ma che cazz..” Si ferma quando nota il mio sguardo completamente perso, ma comunque catturato da un punto definito del luogo.
“Babe? Che hai?” domanda. Riesco a vederla con la coda dell'occhio: lentamente sposta lo sguardo dove sto guardando io, e allora penso che abbia capito quasi tutto.
“E' lui” dico molto piano.
Leigh lo scruta con molta attenzione. “Babe, è un figo!”
“E' bellissimo.”
Leigh si stacca da me e va a ripescare Minnie. Intanto io continuo a fissarlo in modo inquietante, rapita completamente dal modo in cui parla. Dopo qualche minuto prende a guardarsi intorno, come se fosse un po' annoiato dalla conversazione. Scruta l’aria intorno a lui prima di rivolgere le sue attenzioni al ragazzo con cui parlava, ma poi, come se avesse notato qualcosa, si rigira. E i suoi bellissimi occhi puntano su di me, l'unica idiota ferma sull'orlo della pista da ballo che lo guarda con la bava alla bocca. Ci guardiamo. E io non sento più le gambe, nonostante sia ancora in piedi. Oh mio dio Babe senti devi stare molto calma ricorda che sei il futuro Primo Ministro del Regno Unito non ti sarà permesso fare così davanti alla Regina. Vorrei sorridergli, ma magari sta guardando la figa pazzesca che sta ballando dietro di me, e quindi freno le mie voglie. Ma ci fissiamo ancora, tanto abbastanza che è lui ad accennare un sorriso, e se il mio sangue riuscisse a raggiungere il mio cervello un po' più in fretta magari potrei ragionare abbastanza per capire che, anche se ricambiassi il sorriso nonostante lui non stia guardando me, non lo noterebbe e quindi non sarebbe una figura di merda. Molto brevemente quindi gli sorrido. Senza denti, perché non mi piacciono, cercando di essere il più genuina possibile, anche se sento tutti i muscoli che mi tirano, senza indurire la mascella ed evitando possibilmente di sbavare. Poi un gruppo di ragazze mi coprono la visuale, ma non faccio in tempo a spostarmi che Leigh arriva trascinandosi dietro Minnie.
“Conosci quel figo là giù?” le chiede.
Minnie smette di sorseggiare il suo nuovo bicchiere di mojito. “Chi, Luke?”
Io e Leigh ci guardiamo.
“Beh, sì, quello biondo, ecco. Come hai detto che si chiama?” continua Leigh cercando di mantenere la calma.
“Luke. Luke Hemmings. E' l'amico di Calum, il fratello di Mali.” Mentre lo dice si dipinge un sorrisino malizioso, e posso calcolare che tra pochi attimi sarà del tutto ubriaca. “Vi interessa?”
“Babe l'ha conosciuto una settimana fa e si è tipo innamorata a prima vista” le spiega sinteticamente Leigh.
Minnie fa un'espressione falsamente eccitata. “Babe Kelly che si innamora?”
“E' un amore platonico” ripeto per la milionesima volta, sempre e comunque sulle difensive. “E' diverso.”
“Vi state sentendo?”
Leigh scoppia a ridere. “No” rispondo. “Ci ho parlato un minuto e qualche secondo. Beh, insomma, abbiamo passato la maggior parte del tempo a fissarci cercando di trovare un argomento, ma in fondo in fondo è stata una conversazione.”
Minnie annuisce, e per la prima volta la vedo che si mette d’impegno a ragionare. “Senti, Babe, io te lo faccio conoscere molto volentieri, ma devi sapere che tutte sono innamorate di lui. E con tutte, intendo proprio tutte le ragazze che esistono al mondo. E' il cantante di una band che sta spaccando ultimamente, si chiamano 5 Seconds Of Summer. Il ragazzo vicino a lui, Calum, è il bassista. Voglio dire, Luke è un ragazzo molto dolce e intelligente, sì, ma tu ti sei appena aggiunta a una lista interminabile. L'altra sera mi hanno invitata al concerto che hanno dato qui a Melbourne e alcune ragazze gli hanno lanciato i reggiseni che stavano indossando. Insomma, chi non l’avrebbe fatto, penserai, ma è per farti capire.” Si blocca per realizzare quanto deprimente il suo discorso dev’essere sembrato, dunque fa un sorriso per sdrammatizzare. “Allora, che vuoi fare?”
Leigh mi guarda preoccupata, mentre io non so cosa dire o come pensare. Quindi anch'io guardo Leigh, perché lei è l'unica in grado di prendere decisioni per conto mio quando si tratta di queste cose. “Beh, ovviamente deve conoscerlo. Come va va, no?”
“Certamente! E poi sei avvantaggiata, sei mia amica” esclama Minnie. Poi mi prende per mano, trascinandomi verso di lui attraverso la folla. Io come una stupida mi lascio trainare perché non ho assolutissimamente realizzato. Un conto è sognare di baciarlo sul portico della Hemmings – , ho fatto questo sogno l’altra notte, un altro è parlarci dal vivo, nella vita reale, dove tutti dobbiamo sopportare il mio essere estremamente imbarazzante e la mia goffaggine da Nobel. Insomma, facevo prima a stare a casa a guardarmi la nuova puntata di Parks and Recreation.

 
 


here i aaaaaaaam

attendevo con ansia l'arrivo di minnie actually
dunque con tutta la sfiga/fortuna di questo mondo babe è riuscita proprio a beccare la festa dove andava anche luke
H O W

nel prossimo capitolo inizierà il vero succo della storia,
aka babe sclerotica/innamorata platonica
omg

volevo ringaziarvi per chi ha recensito o messo tra le preferite,
love you to death

non dimenticate di recensire/preferire/ricordare perché mi farebbe tipo troppo piacere
see you soon,
fede

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Capitolo 3
*** III. ***




III.
5 Seconds of Embarassment







“Aspettate!” urlo. Entrambe si fermano e si voltano verso i miei urli disperati. “Io.. io non mi sento pronta.”
Arriviamo al punto dove io sono un morto/disastro/scherzo della natura vivente che cammina a passo spedito trainata da una pazza/alcolizzata/ubriaca/mancata figlia dei fiori in mezzo al locale più affollato di sempre, pronte – sto scherzando – per andare a parlare con l'amore platonico della mia vita, che è a tre passi da me mentre fa finta di bere quella birra da quattro soldi che ha tra le sue bellissime mani. Tipico di Minnie, in realtà: feste a basso costo e in tal caso ubriacature poco meritevoli. “Babe è incapace di parlare coi ragazzi” spiega Leigh a Minnie.
“Ti pare che non lo so?” risponde lei, per niente sarcastica.
“Dovremmo darle qualche suggerimento, no?”
“Fai tu.”
“Mmh..” Leigh ragiona. “Non mostrarti troppo interessata.”
Minnie si scosta un dread dalla spalla sinistra. “Ottimo consiglio. E non parlare troppo.”
“Esatto. Cerca comunque di dire qualcosa.”
“Cerca di essere sicura di te.”
Fisso Leigh e Minnie mentre sparano consigli che non riuscirò mai a seguire, poi si fermano e mi urlano un “Hai capito?”. Annuisco senza pensare, ma poi mi pento e faccio subito di no con la testa.
“Stammi dietro, annuisci e fa finta di capire tutto” la taglia corto Minnie gesticolando con il bicchiere vuoto ancora tra le mani. Mi riprende per mano, mentre Leigh mi spinge da dietro, e ricominciamo a camminare verso di lui, che rimane lì bellissimo, ignaro dell'orrendo ciclone che si abbatterà su di lui tra tre.. due.. uno..
“Sempre nell'angolo, eh?” esordisce Minnie, buttandosi letteralmente addosso al bassista. Dio, non vedo altro che lui, che è bellissimo sotto la luce fioca della luna. Oh mio dio da quando sono così smielata e irrazionale Babe smettila ti prego è imbarazzante e non hai nemmeno iniziato.
“Ti aspettavamo per invitarci a ballare con quelle teste di cazzo dei baristi” scherza Calum, prendendola per i fianchi. Minnie ridacchia languidamente, scherzando con lui senza mostrarsi a disagio nemmeno per un secondo. Io e Leigh rimaniamo un po' nascoste, fino a quando lei si stacca e si gira verso di noi. Allora Leigh fa un passo avanti, procedendo con molta nonchalance.
“Lei è Leigh, mia cugina” la presenta Minnie. Poi mi prende per una spalla e mi spinge delicatamente verso di loro. Ora non c'è assolutamente niente che io possa fare per evitare la situazione, se non fingere di svenire – ma anche quello sarebbe piuttosto imbarazzante. Spero solo che la luce camuffi un po' la mia bruttezza, contando che sono rimasta in mezzo alla pista per secoli a sudare disumanamente. “E lei è Babe, la sua migliore amica.”
Anche se mi ero promessa di mantenere uno sguardo vago davanti a lui ora che ce l'ho davanti mi è praticamente impossibile, e quindi lo fisso come solo un disadattato mentale può fare con gli sconosciuti sull'autobus. E lui ricambia lo sguardo, perché ormai entrambi sappiamo che si ricorda di me, il che mi terrorizza e eccita allo stesso tempo. “Loro sono Luke e Calum” continua Minnie, che recita come se noi non lo sapessimo già, mentre io e Lui continuiamo a fissarci. Ah, per ricordarvelo, sono ancora in piedi, viva, e il mio cuore pompa sangue – decisamente troppo sangue. Ma per il resto sono tutta spenta e incapace di capire o collegare ciò che sta succedendo.
“Noi due ci conosciamo già” dice Luke, bellissimo, con una voce bellissima, con un accento australiano bellissimo, mentre gesticola meravigliosamente.
“Oh, davvero?” domanda sorpresa Minnie. Lanciatele dietro un Oscar. Ora.
Quindi adesso devo parlare io, ne sono sicura, ma non so come si mettono insieme le parole, o come si coniugano i verbi, o come.. “Sì, è vero.” Perfetto, Babe. Davvero impeccabile.
“E' venuta a trovare mia madre” scherza sorridendo. Oh mio dio ha il sorriso più bello che io abbia mai visto ma–come–è–possibile–?.
“Ti chiami davvero Babe?” mi domanda Calum sporgendosi verso di me per riuscire a sentirmi. Ho gli occhi di Leigh, Minnie, Calum e soprattutto i suoi puntati su di me.
“Beh, in realtà è una sottospecie di anagra..”
“La chiamiamo noi così, perché è tanto tenera” mi interrompe Minnie.
Leigh deve trattenere il respiro per non scoppiare a ridere. Lo farei anch'io, se non fosse che in questo momento nonstocapendonulla.
“Siete di Sydney?” continua Calum.
“Magari” sorride Leigh. Sotto questo tipo di luce risulta ancora più bella, il che mi deprime terribilmente. Ora che sta parlando noto che anche Luke la fissa. Non lo biasimo. Scambiamoci di corpo. “Siamo di Riverstone.”
“Non ditemi che..” Calum tira un'occhiata a Luke. “Non ditemi che andate al Norwest?”
“Babe ha mia mamma come prof. di matematica, te l'ho detto.”
Ci metto giusto due secondi per capire che ha pronunciato il mio nome, irriconoscibile a causa del nuovo suono che gli ha dato. Sarà perché ha una voce stupenda, sarà perché è proprio lui, il Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi che ha aperto la porta di casa della Hemmings una settimana fa, sarà perché è bellissimo, ma il mio nome aveva un suono dolce e carino e simpatico e bello e sensuale e attraente allo stesso tempo.
“Ragazzi, che due palle” sbuffa Minnie. “Andiamo a ballare?”
Merda, mi sono completamente dimenticata di ricordarlo a Minnie. Io non ballo. Almeno non senza Beyoncé. Insomma, a mala pena riesco a camminare senza dimenticarmi come e dove mettere i piedi, figuriamoci cimentarmi in balli scatenati da discoteca. Oltre alla mia coordinazione mancata, farei una pessima figura di fianco a Minnie e a Leigh, che hanno frequentato corsi di ballo per praticamente tutta la oro vita. Neanche morta oserei ballare davanti a Luke.
Quindi Minnie prende per mano Calum, che fa cenno a Luke di muoversi. Lui sbuffa, ma acconsente. Anche Leigh li segue, mentre io continuo a guardarmi a destra e a sinistra in cerca della scusa più patetica che riesca a salvarmi il culo: mi ci sono voluti un paio di minuti, ma alla fine noto in fondo alla spiaggia, a qualche metro di distanza dalla piattaforma, un'orrenda cabina blu strapiena di ragazze che entrano ed escono. Ma certo, penso. Il cesso. Fonte di salvezza inesauribile.
Fermo Leigh per una mano.
“Devo andare in bagno” urlo.
“Da quando?”
“Beh, da quando mi scappa.”
“No, intendo, da quando usi i bagni pubblici?”
Scrollo le spalle. Non deve passarle per la testa nessun dubbio. “Vengo con te” dice.
No no no no no no, non ti preoccupare. Faccio in fretta.”
“Ma..”
“Vai da Minnie” le dico, spingendola verso la folla.
“Okay” mi urla. “Ma non metterci tanto.”
Annuisco. Poi corro via dall'appena scampata figura di merda.

   
 
 
the way it brings out the blue in your eyes is the Tenerife Sea
scusate m'è partita la fissa per Ed Sheeran e la sua canzone di merda e ora tipo sono presa molto bene

dunque questo capitolo è corto, ma alla fine babe è riuscita a parlare con Luke
cioè mettiamo quel parlare tra un paio di virgolette, ma almeno ci ha provato
io avrei scelto di svenire piuttosto 

ringrazio infinitamente tutte le ragazze che hanno recensito 
vi ho amato e continuo ad amarvi,
quindi sposiamoci 

fatevi sentire anche per questo, mi raccomando
un bacione,
fede

 

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Capitolo 4
*** IV. ***





IV.

Bathroom’s Love Affair
 
 
 



Il bagno, l’orrenda cabina blu adocchiata cinque minuti fa sulla piattaforma, è fondamentalmente una scatola dotata di due gabinetti e due lavandini con uno specchio solo, completamente inaccessibile a causa delle venti ragazze intente a specchiarsi e rifarsi il trucco. Mi basta osservare la scena dalla porta d’entrata per fare subito marcia indietro. Sorpasso tutte le ragazze che stanno entrando e finisco sulla spiaggia libera. E’ buio e tira un’aria fresca, ma almeno sono da sola e in pace. Mi siedo sul pavimento di cemento dietro il bagno e mi copro il viso con le mani, ripensando a Luke che mi guardava attraverso la folla, Luke che mi parlava, Luke che parlava di me, Luke che diceva il mio nome, Luke che rideva. Il ricordo fresco mi fa sorridere come un’idiota, e giuro di sentirmi innamorata. Che follia. Fortunatamente la vibrazione del cellulare mi risveglia. E’ Leigh.
“Che succede?”
“Sono dieci minuti che sei fuori, dove sei finita?”
“Ora arrivo” la tranquillizzo, alzandomi da terra.
“Ti conviene, Luke è andato in bagno.”
Cosa?!” Panico totale. I bagni dei maschi sono praticamente di fronte a quelli delle femmine.
“Lo stavo tenendo d’occhio, ma è scomparso dalla mia visuale.”
“Merda.”
“Ti calmi? Se lo becchi gli fai un cenno di capo e te ne vai. Non è la fine del mondo.”
Tu ci sai fare, io no.”
Cerco di accelerare il passo, ma i bagni sono così trafficati che farsi spazio tra la gente risulta difficile.
“Babe? Ci sei?”
“Sto cercando di ritornare, ma..” Vado letteralmente a sbattere addosso a qualcuno di talmente alto che il mio naso è spiaccicato contro il suo petto. Però ha un buon profumo. Aspetta, ma io riconosco questa maglia..
Alzo lo sguardo il più lentamente possibile, perché devo guadagnare tempo per la mia preparazione psicologica. Lui mi fissa dall’alto, con i suoi occhi bellissimi che riesco a riconoscere anche al buio. Sento le sue mani sui miei avambracci. B a b e s t a i c a l m a.
Luke si accorge dei miei occhi puntati , allora le ritira subito. Poi si gratta la nuca imbarazzato.
“Scusami” diciamo all’unisono. Tutti e due scoppiamo a ridere.
Si gratta la punta del naso con la mano chiusa in un pugno. “Scappavi?”
Accenno un sorriso imbarazzatissimo e sento che le mie guance stanno di nuovo andando a fuoco. “Mh mh.”
E’ come se fossimo di nuovo a casa della Hemmings, solamente che ora sono sicura che lei non verrà in mio soccorso come una settimana fa. Per di più, mentre realizzavo di essere andata addosso a Luke, ho premuto per sbaglio tutti i bottoni possibili presenti sul mio telefono, quindi devo aver messo giù la chiamata con Leigh. Insomma, devo cavarmela da sola.
“C’è un casino assurdo” commenta.
“Già” dico.
Si guarda intorno. “Ci conviene spostarci.”
La sua mano – quella bellissima che ha aperto la porta di casa sua quel giorno e che reggeva la birra fino a mezz’ora fa – si appoggia di nuovo sul mio avambraccio. Al tocco, avverto un brivido sprigionarsi per tutto il corpo. Devo, devo, devo cercare di non perdere i sensi. Mi accompagna praticamente fino a quando la folla non è diminuita un po’, poi lascia il mio braccio e, d’ora in poi, quella zona sarà campo sacro.
“Ma non dovevi andare in bagno?” gli chiedo. Wow. Questa dev’essere la prima volta che sente la mia voce.
“Non fa niente” risponde. “La farò dietro un cespuglio.”
Rido. Se continuo in questo modo, posso anche sembrare normale.
Poi si siede sulla sabbia. Le sue gambe, che sono meglio di quelle di tutte le modelle per cui stravede Leigh, si allargano di un po’. Alza il viso verso di me e io, pur di evitare il suo sguardo, scuoto la testa impercettibilmente e mi siedo di fianco a lui.
Ovviamente restiamo in silenzio. In teoria dovrebbe iniziare lui la conversazione, dato che si è seduto per primo, ma praticamente devo essere io a parlare, perché Leigh mi ripete sempre che, quando qualcuno ti piace, bisogna buttarsi e provarci. Sicuramente lei ci riesce, è bella e sicura di sé. Io invece sono imbarazzante, quindi decido di rimanere in silenzio, perché proprio non ce la faccio a sprecare quel minimo di dignità che mi rimane. Per di più è troppo bello e i suoi occhi mi fanno prendere certi colpi ogni volta che incrociamo lo sguardo. Insomma, no. No no no no no no.
“Hai freddo?” mi chiede. Rimanendo fedele al mio piano, non posso guardarlo negli occhi. Rimango con lo sguardo puntato all’orizzonte, dove c’è il mare, così, per fare un po’ di scena, anche se del mare non c’è traccia, se non il rumore delle onde.
“No, non tanto” gli rispondo. Calcolando che l’ultima volta che ha tentato di chiedermi qualcosa gli ho risposto con un ‘mmh’, questo è decisamente un gran bel passo.
Silenzio n° 26653. Imbarazzante. Decisamente troppo imbarazzante. Perché solamente non la finisce qui? Ormai è chiaro che per lui appaia come una persona mentalmente ritardata e socialmente apatica, no? Insomma, è troppo..
Imbarazzante” dice lui.
Mi volto si scatto verso la sua bellissimissima faccia. Lui sorride come se stesse ridendo a sé stesso, il che trovo meraviglioso. Al giorno d’oggi la maggior parte dei ragazzi sono troppo pieni di sé per possedere un minimo di autoironia.
“Scusami, è che non sono molto bravo a fare conversazione” ride nervosamente.
No no no no no no” lo interrompo subito, agitando le mani come una spastica. Merda, mo’ comincio. “Stavo esattamente pensando la stessa cosa, sul serio. Cioè, nel senso, non del fatto che tu non sia bravo a fare conversazione, quello no, davvero. Stavo pensando, tipo, che sono io a non essere brava a fare conversazione e che la situazione era davvero imbarazzante perché tipo pensavo che dovessi essere io a parlare e che stessi rovinando tutto. Lo stavo proprio pensando quando tu l’hai detto.”
Babe Penosa Kelly. Prima di tutto, il mio lessico ha fatto veramente schifo. Da quando in qua uso così tanti cioè e tipo? E tutto quel gesticolare? Sul serio, Babe? Sul serio? E poi devo smetterla con quei no inutili. Però almeno gli ho parlato. Male, ma l’ho fatto.
Ci rido un po’ su, ma sono così imbarazzata che mi copro il viso con le mani. E’ sempre stata un’abitudine un po’ goffa che non sono mai riuscita a superare. Però attraverso le mie dita, con la coda dell’occhio, lo vedo che sorride e che mi fissa. Babe merda riprenditi.
“Okay, senti” mi fa, dandomi un colpetto con la spalla. “Se ci rivediamo non dobbiamo più imbarazzarci, okay? Insomma, guardami, sto sudando! E’ imbarazzante.”
“Non l’avevo notato, davvero” gli dico. Sul serio non l’avevo notato. A parte che ho evitato il suo sguardo per tutto il tempo come se fosse Medusa, e poi tutto il sudore di questo mondo non mi darebbe fastidio se fosse su di lui. Oddio lo sto pensando seriamente ma Babe per favore piantala.
“Mi dai..” sta per dire, ma si ferma. Strizza gli occhi e scuote la testa ridendo. “Non riesco a crederci che sto per chiedertelo, ma.. okay, niente imbarazzo. Mi dai il tuo numero? Intendo, se vuoi.. non sei obbligata.”
Merda. No no no no no no. Nondevoandareinpalla. Non ci credo, mi ha chiesto il numero. Beh, potrebbe anche usarlo per farmi gli scherzi telefonici, ma sembra troppo intelligente per abbassarsi a quei livelli. Rispondi!
“Cer–”
“Sfigati!”
Ovviamente Minnie doveva arrivare a romperci le palle. Io e Luke ci voltiamo: lei, Calum e Leigh stanno camminando verso di noi. Sento Luke sbuffare, poi si alza e mi porge una mano – ancora, , ancora – per aiutare a rialzarmi. Quando ci raggiungono, tutti e tre hanno quei sorrisini maliziosi – e orrendi – stampati in faccia: Minnie e Leigh li rivolgono a me, mentre Calum a Luke. Imbarazzante, penso, e sono quasi sicura che lo stia pensando anche lui.
Minnie sta per aprire la bocca per sparare una delle sue battute pessime – e falsissime –, ma Calum la blocca.
“Divertiti?” chiede a Luke e fa un gesto a sfondo sessuale con la mano che evito di spiegare, perché è decisamente troppo imbarazzante. Luke di risposta gli tira un pugno fortissimo sulla spalla – roba dove io sarei già stesa a terra con il braccio a un chilometro di distanza da me –, ma Calum non si sposta di un centimetro.
“Rientriamo?” chiede Leigh, quasi dolcemente, anche se so che mi farà un sermone a doppio senso infinito quando ritorneremo a Riverstone.
“Io e Luke dobbiamo andare” risponde Calum. “Domani dobbiamo fare un’intervista radiofonica.”
“Siete dei vecchi assurdi, cazzo” blatera Minnie.
Calum le fa il dito medio. “Ci vediamo.”
“Vaffanculo” ride lei. Come previsto, è più ubriaca lei di tutte le persone presenti alla festa.
Luke si gira verso di me e mi fa l’occhiolino. L’occhiolino. Sul serio. L’occhiolino. E poi se ne va dalla spiaggia insieme a Calum.
“Le ha fatto l’occhiolino” dice Leigh a Minnie.
“Babe, tesoro, l’hai agganciato di brutto” mi dice Minnie, schioccando le dita.
Ma la sento di sfuggita, perché ho preso a saltare per tutta la spiaggia.

 



i'm so fancy, you already knoooow i'm in the fast lane from LA to Tokyo
è una canzone proprio brutta ma cantarla è estremamente soddisfacente

dunque babe e luke si sono parlati e luke continuava a toccarla 
e gosh *w*
hands down sono la mia seconda otp preferita subito dopo clemmings

credo comunque che questo capitolo sia un po' più lungo rispetto a quello precedente,
spero comunque che vi sia piaciuto

grazie mille per chi continua a seguire/recensire/preferire, 
love you so
fede

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Capitolo 5
*** V. ***





V.

Hawaiian Party
 
 
 
 
Osservando Minnie, si potrebbe pensare che viva procrastinando, magari sotto i ponti, e che abbia una vita basata soprattutto sull’alcol, le feste e i ragazzi. In realtà, sebbene questo costituisca una grossa parte della sua vita, non è tutto. Minnie è più grande di noi, frequenta il primo anno di università ed è benestante. Molto benestante. Quasi troppo.
E’ venerdì pomeriggio. E’ passata quasi una settimana dall’ultimo venerdì sera, quando Luke Robert Hemmings – , ho letto il suo secondo nome su Wikipedia – mi ha fatto il famoso occhiolino sulla spiaggia. Ricapitolando l’intera serata – per la quale non smetterò mai di ringraziare Minnie –, non si tratta solo di un occhiolino, ma di un intero repertorio di conversazione e abbordaggio da Premio Nobel. Insomma, attenzioni alla quale non sono mai stata abituata. Da allora Minnie ha continuato a tartassarmi, ripetendomi continuamente che Luke non aveva mai fatto l’occhiolino a nessuno – nemmeno alla sua ex ragazza – e che secondo lei un’altra festa è quello che ci vuole per il colpo di grazia. Intanto ci ha fatto venire ‘urgentemente’ – così ha scritto a Leigh – fino a Double Bay, sulla costa di Sydney, per discuterne nella sua gigantesca villa con campo da tennis e due piscine.
Mentre cerco di astenermi dall’incatenarmi alla porta d’ingresso per far in modo che rimanga qui per sempre, Leigh appare decisamente abituata a tutto questo lusso. Non bada nemmeno alla cucina, a mio parere la zona più incantevole della casa, che probabilmente conosce come le sue tasche, mentre io scruto con attenzione: è una stanza grande quanto tutto il primo piano di casa mia, con le ante degli scomparti e la superficie dell’isolotto in vetro. La cucina è l’unica zona, insieme al salotto, circondata da questa veranda stupenda che dà sul cortile posteriore, dove si nota lo spiazzo con piscine – la più piccola incorporata di idromassaggio e fontana – e la recinsione del campo da tennis.
“Hai una casa stupenda” sussurro a Minnie con gli occhi sbarrati.
Lei si volta dal frigorifero, dove ha pescato del succo d’arancia, e mi sorride. “Grazie. Ne abbiamo una anche sulla spiaggia di Rose Bay. Ci andremo sicuramente quando si schiatterà di caldo.”
“Non vedo l’ora.”
“Dunque, perché ci hai fatte venire?” chiede Leigh, appoggiando i piedi sull’isolotto. Vorrei farlo anch’io, ma non sono degna di toccare troppo questa mobilia.
“C’è un problema” annuncia Minnie. Apre il succo d’arancia, riempie i bicchieri e li fa strisciare attraverso l’isolotto.
Che tipo di problema?” chiede Leigh mentre afferra il suo.
“I miei non mi fanno dare la festa.”
“Come mai?” domanda Leigh allibita.
“Ho dato fuoco alla tenda di camera mia ieri notte.”
Leigh alza gli occhi al cielo, per niente sorpresa. “Dimmi che è stato un incidente, ti prego.”
“Assolutamente” risponde tranquillamente Minnie. “Ma a quanto pare i miei pensano che sia un’alternativa ribellione adolescenziale e che molto probabilmente mi stessi accendendo una sigaretta.”
“E non è andata così?” domando.
“No!” risponde piccata. “Stavo soltanto accendendo le mie candele Joe Malone. Mi è scivolato l’accendino, okay? Dovete credermi. Non fumo. E’ da perdenti. E anche se fumassi, non sarei così stupida da farlo in compagnia dei miei.”
E’ da settimane che Minnie organizza questa festa per il suo diciannovesimo compleanno. In realtà il suo compleanno è tra una settimana, ma vuole comunque anticipare i festeggiamenti perché, testuali parole, “Non voglio festeggiare il mio compleanno ubriacandomi fino a vomitare e facendomi un ragazzo della quale non mi importa assolutissimamente nulla”. Quindi ha invitato metà New South Wales a casa sua domani sera per questa festa stile hawaiana in piscina – io ovviamente avevo già pianificato di non venire inventandomi una scusa all’ultimo minuto che devo ancora mettere a punto.
“Quindi non mi lasciano dare la festa. Almeno non qui. Ho bisogno di un altro posto.”
Leigh scuote la testa. “Non guardare me, non ho la piscina.”
Minnie si porta le mani tra i capelli, visibilmente adirata. “Ho solo bisogno di qualcuno che abbia una piscina e la casa libera” spiega più a sé stessa che a noi.
Poi improvvisamente si volta di scatto e si rivolge a Leigh con uno sguardo complice. Si scrutano per un tempo che mi pare infinito, poi si voltano verso di me. Ad essere sincera, ci impiego un po’ per capire come mai di questa scena stile commedia hollywoodiana, ma poi ci arrivo, e subito, come di mia consuetudine, parto sulle difensive.
No no no no no no” inizio alzandomi dallo sgabello. “Non succederà. Non ho mai dato una festa, nel senso, mai. No. No no no no no no.”
Loro alzano subito gli occhi al cielo, per niente soprese dal mio comportamento.
“Dio, Babe, ma non hai mai voluto infrangere le regole?” Ecco che Minnie attacca col suo sermone alla Luther King. “Non hai mai sognato di fare qualcosa che avresti rimpianto e amato allo stesso tempo? Non hai mai..”
“Minnie” la interrompo con un gesticolamento delle mani. “So che tieni molto a questa festa e che probabilmente morirai troppo giovane per poter organizzare altri party a tema hawaiano, ma non posso aiutarti. Casa mia non è adatta a party del genere. E poi i miei non saranno nemmeno in casa, quindi..”
Appena questa fatale frase si estende sulle mie corde vocali, so che è la fine. Ne sono sicura soprattutto perché sia Minnie che Leigh si sono alzate dagli sgabelli e stanno agitando le braccia urlando come scimmie. Io per tutta risposta afferro il bicchiere con il restante succo d’arancia – 0, 0000001 millilitri – e lo butto giù senza ritegno, possibilmente ingoiando anche il bicchiere stesso. Come ho potuto essere così impulsiva? Ovviamente Minnie e Leigh fanno parte di quel vasto gruppo di ragazzi idioti che preferiscono che i loro genitori non sappiano dei festini che vanno a organizzare. Come al solito, il mio pensiero è distante anni luce dal loro. Io preferisco che i genitori sappiano di quello che i figli fanno e non fanno, soprattutto quando ci sono di mezzo tutti i tipi di pericoli. Lo so, decisamente maturo da parte mia.
“E’ perfetto, quindi!” squittisce Minnie. “Sabato sera a casa tua!”
“No!” urlo.
“Sì!”
“Invece no!”
Invece . Non so esattamente come abbiano fatto a convincermi, sta di fatto che oggi Minnie e Leigh si sono presentate alle due di pomeriggio per venire ad allestire e pulire la piscina. Hanno installato queste luci a lanterna attorno al patio, buttato in piscina più di dieci palloni da spiaggia, allestito un bar in perfetto stile hawaiano all’angolo del cortile – che più tardi sarà pieno di super alcolici serviti in bicchieri decorati in stile hawaiano – e infine hanno posizionato delle macchine tiki che sparano bolle. L’interno della casa non è molto più sobrio dell’esterno: unendo diversi tavoli, abbiamo creato un angolo che parte dal primo gradino della scala e termina verso il muro del salotto, dove abbiamo già sistemato da mangiare e un ammasso infinito – letteralmente infinito – di alcolici. Poi hanno deciso di spostare i divani per creare uno spazio piuttosto grande per ballare; in cucina, sull’isolotto, hanno appoggiato questo enorme bong colorato, che per Minnie è come un figlio. Per il resto abbiamo passato una mano di decorazioni hawaiane un po’ dappertutto. Certo il risultato non sarà simile a quello che Minnie aveva già pianificato per casa sua, ma direi che non è male.
Entro in camera mia, dove Minnie e Leigh si stanno preparando.
“Allora” inizio mentre Leigh è chinata su Minnie per applicarle l’eyeliner. “Voglio dettare alcune regole per tutti gli orsi che stanno per mettere piede in casa mia.”
Leigh alza gli occhi al cielo, mentre Minnie grugnisce.
“Non devono toccare vasi, bicchieri in vetro e bomboniere nelle vetrine. La camere da letto sono off-limits, non voglio che si riproducano in casa mia. L’unica parte accessibile del secondo piano sono i due bagni. Non devono fare i loro bisogni in cortile. Dovete fare in modo che non si risveglino nell’orto dei vicini domani mattina. Tutto chiaro?”
“Sì, sì” blatera Leigh. Si volta verso di me e mi squadra da capo a piedi. “Tu che hai intenzione di metterti, piuttosto?”
Mi gratto la nuca, non sapendo cosa dire. Indosso un paio di skinny e una canotta. Niente di particolarmente attraente. “Rimarrò vestita così.”
Leigh e Minnie si guardano negli occhi sorridendo. “Babe, mi sa che hai dimenticato un particolare.”
“Che?”
Ho invitato tutti i 5 Seconds Of Summer stasera.”
No no no no no no. No no no no no no. Merda, come ho fatto a non pensarci? Se Luke e Calum hanno partecipato alla festa di Minnie venerdì scorso, sicuramente parteciperanno anche a questa. Dio santo. Certo, non ho smesso di pensare a Luke durante questa settimana. Nemmeno per un secondo. Tant’è vero che stamattina ho appicciato sulla porta dell’armadio a muro di camera mia almeno una quarantina di sue foto scaricate da We Heart It, il tutto mentre ascoltavo un repertorio infinito di canzoni dei 5 Seconds Of Summer. Direi che il mio non è più soltanto un interesse, ma una vera è propria fissazione, che Minnie e Leigh intendono comunque portare a qualcosa di più. Ora che so che l’intera band verrà qui stasera, ho come l’impressione che cercheranno in tutti i modi di creare situazioni imbarazzanti tra me e Luke. Uccidetemi.
Leigh finisce di sistemare il trucco a sua cugina, poi afferra la sua borsa, dalla quale pesca questo orrendo vestitino a fiori corto e stretto.
“Wow, è bellissimo!” esclama Minnie.
“Grazie, l’ho comprato ieri” dice Leigh. Allunga il braccio e, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, me lo porge.
“Cosa dovrei farmene?” domando quasi sinceramente, anche se ho un mezzo presentimento.
“Pulirci le finestre, naturalmente” risponde.
“Lo farei molto volentieri.”
“Indossalo e smettila di fare la deficiente” la taglia corto. “E’ estivo, colorato, sexy e si intona perfettamente con la tua carnagione.”
“Continuo a non capirne il senso..”
“Mettiamola così,” Minnie si alza dal mio letto, si dirige verso la mia scrivania e prende una penna dal porta matite. La posiziona orizzontalmente. “Questo è l’amico di Luke.” Poi la alza verticalmente.
Leigh ride, io le tiro un cuscino. “Fatti sterilizzare!”
Quando Minnie smette di ridere, mi ritira il cuscino e fa, “Sarà una lunga serata.”

 



but please don't put your life in the hands of a rock'n'roll band, who'll throw it all away

okay chiedo scusa from the bottom of my pants per questo capitolo senza la presenza di luke e 5sos
ma ha un senso perché introduce la fetta più grande e importante della storia

l'unica cosa che ne ricaviamo è che minnie è una riccona pazza, a leigh non gliene frega un cazzo, babe rimane babe e devono organizzare sta festa mega super iper
che come ho già detto sarà tipo un'altra chiave per la storia

però dai almeno vi ho messo la gif di luke *w*w*w*

ringrazio tutte le ragazze che preferiscono/seguono/recensiscono
love you to death
fede 

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Capitolo 6
*** VI. ***





VI.

Hawaiian Party 2.0
 
 
 
 


Ci sono un paio di motivi che mi separano dal girare la maniglia della porta del bagno ed uscire. Il primo è sicuramente questo crop top nero super attillato e scollato che Leigh ha pescato dalla sua borsa di Mary Poppins; la seconda è la musica proveniente dal piano inferiore, un misto di hip hop, pop e rap americano che rimbomba nelle casse impiantate dall’amico di Minnie oggi pomeriggio.
La sua festa hawaiana è cominciata da poco. Eppure, guardando fuori dalla finestra del bagno, il vialetto è popolato di ignoranti che saltano o si affrettano ad entrare in casa mia. Io invece mi sono lasciata truccare, acconciare e vestire da Leigh e Minnie, che mi hanno ridotta a una specie di troietta plastificata: oltre al crop top di cui vi parlavo, che secondo Leigh e Minnie “mi fa delle tette stratosferiche”, mi hanno fatto indossare un altro paio di quegli shorts a vita alta stile Beverly Hills 90210, ma per le scarpe non ho voluto ne sentirle ne guardare il paio che avrebbero voluto rifilarmi; poi mi hanno truccata, con tanto di mascara Better Than Sex e ombretti della Naked 2; infine mi hanno stirato i capelli. Il tutto non è per niente hawaiano, ma Minnie sostiene che, essendo la padrona di casa, ho il diritto di poter andare in giro per la festa come voglio.
Il motivo di questo Extreme Makeover Babe Edition è sicuramente Luke Robert Hemmings, causa delle disgrazie di due settimane della mia vita. Almeno per ora. Prima, mentre Minnie mi truccava, mi ha raccontato un po’ di cose sul suo conto: ha due fratelli più grandi, Ben e Jack; è un genio in matematica; mangia tantissimo; ha delle gambe bellissime. Poi altri commenti personali di Minnie che evito di raccontare perché troppo sessualmente imbarazzanti.
Scuoto il capo per togliermi certi pensieri dalla testa e apro la porta del bagno. Come se le mie parole non fossero mai state pronunciate, il secondo piano è invaso da gente sconosciuta: tutti sono appoggiati ai muri del corridoio o del pianerottolo, altri sono affacciati dalla balaustra, alcuni ballano. Cerco di spingere via tutti e di catapultarmi al piano di sotto, dove la situazione è ancora più assurda: oltre alle luci offuscate, Minnie ha istallato queste macchine del fumo prima che la gente iniziasse ad arrivare, che regalano all’ambiente un atmosfera soffusa. In più c’è tantissima gente che fuma, beve senza ritegno o si butta in piscina con i vestiti.
Becco immediatamente Leigh fuori in cortile, ma il mio cuore, esattamente come alla festa sulla spiaggia, inizia a battere forte. Il motivo ormai credo sia ovvio: vicino a lei posteggia il colosso che è Luke Hemmings, vestito proprio da frat boy, con una camicia a quadri rossi e uno snap back con la visiera spostata indietro. Mi piacerebbe affermare che ormai dovrei essere in grado di andare da lui, salutarlo e parlarci come se niente fosse, soprattutto dopo quello che ci siamo promessi venerdì scorso sulla spiaggia. Invece rimango qui ancora un po’ ferma sulle scale a fissarlo e a chiedermi come possa essere così ugh.
Mi volto e sto per ritornare in bagno, dove potrei nascondermi per il resto della serata, ma qualcuno mi afferra per un polso. Quando mi volto, Leigh è due gradini più in basso di me e mi fissa adirata. Ero così impegnata a fissare Luke – come sempre – che non mi sono nemmeno accorta che si era allontanata dal gruppetto.
“Dove credi di andare?!” urla.
“Emh.. ho bisogno di andare in bagno..”
“Ma se ci sei appena uscita!”
“Quello era solo un momento preparatorio, ma ora devo proprio tornarci..”
Come al solito non si beve nemmeno una delle stronzate che sto sparando, piuttosto mi prende di forza dai polsi e mi trascina giù per le scale.
“Ora tu vieni con me.”
Fortunatamente ci mettiamo un po’ ad arrivare in cortile. Ma una volta fuori, non posso far altro che ritornare sugli stessi passi di una settimana fa.
Luke, che prima era girato di spalle, si volta. E mi guarda. E io guardo lui. Lui mi sorride. Io ricambio il sorriso. Poi Leigh finisce di camminare e allora forse comprendo che dovrei smettere di camminare anch’io.
“Ehi!” mi urla con il sorriso più bello di tutti i sorrisi stupendi di questo mondo.
Lo saluto agitando la mano e sorridendo come un ebete. Ah, è letteralmente di fianco a me. Sento il suo bicipite toccare la mia spalla. Ugh.
“Lei è Babe, la mia migliore amica e anche la proprietaria della casa.”
Ci metto un attimo per capire come mai Leigh mi stia presentando: al suo fianco c’è Ashton Irwin. Non è nascosto dietro alla batteria rialzata del video di She Looks So Perfect, non ha nessuna bacchetta in mano e no, non è dietro nessuno schermo. E’ proprio qui vicino a me, come Calum venerdì scorso.
“Ashton” si presenta porgendomi la mano. Nell’altra regge una bottiglia di birra. Di fianco a lui alcuni ragazzi sono presi a rollarsi una cartina d’erba.
“Oddio, sì!” Merda, sto parlando. “Cioè, ho ascoltato praticamente tipo tutte le vostre canzoni.” E pure male.
“Già, Babe ormai fa ufficialmente parte della 5SOS Fam” mi prende in giro Leigh ridendo. Tanto poi la uccido.
Luke ride. “Davvero? Quindi mi conoscevi già?” mi chiede.
Calma.  “Beh, cioè, no. Quando sono tornata a casa mi sono passata tutte le vostre canzoni.”
Luke mi fissa insistentemente con un sorriso stampato in faccia – io intanto cerco di rimanere in piedi –, poi dopo un po’ dice qualcosa. “Ti piacciono?
Certo che mi piacciono. Certo che le ho imparate a memoria. Certo che adoro le vostre vecchie cover. Certo che mi piaci tantissimo quando pieghi la gamba mentre canti. Certo che.. “Sì, moltissimo” mi limito a dire.
Lui sorride ancora più meravigliosamente di prima, tanto che devo voltarmi per non impazzire del tutto.
“Qualcuno mi dica come si chiama quella ragazza, vi prego” dice qualcuno. Quando mi volto, un Michael Clifford lilla è in piedi con una mano appoggiata sulla spalla di Luke. Sorseggia qualsiasi cosa sia da un bicchiere e lancia occhiatine a Pencey Harris, che sta a qualche metro di distanza da noi.
“Mi dispiace, è fuori dalla tua portata” dice Leigh. Tutti iniziano a fare versacci per prendere in giro Michael.
“Davvero? Pensi che non me la possa permettere?” continua Michael, visibilmente incazzato.
“Penso che con una ragazza simile non riusciresti a durare una notte intera” risponde Leigh tranquillamente. Mi porto una mano alla bocca per coprire una risata, mentre Michael la guarda come se stesse per bruciarla viva. Intendiamoci, Leigh ha ragione. Pencey frequenta la nostra stessa classe a biologia ed è la tipica ragazza che tutti i maschi vorrebbero farsi almeno una volta, e c’è anche da dire che lei non fa assolutamente niente per evitare che questo accada. Anzi.
“Scommettiamo?” incalza Michael con un tono di sfida.
“Scommetterei quanto vuoi, ma un po’ mi dispiacerebbe vederti steso a terra dal suo ragazzo” ribatte Leigh, facendo un cenno con la testa al tizio di fronte a Pencey, un ragazzo muscoloso e inquietante.
Michael sbianca, si passa una mano tra i capelli e cerca in tutti i modi di non ridere. “Sono Michael” si presenta poi, porgendole la mano.
“Leigh” ricambia stringendola.
“Sei tu che abiti qui?” domanda.
“No, la casa è sua” risponde Leigh, indicandomi. “Lei si chiama Babe, è la mia migliore amica.”
Michael sbarra gli occhi, mi squadra da capo a piedi e si volta verso Luke, che ha preso a sistemarsi insistentemente il capello.
Aah, Babe!” esclama, come se si fosse ricordato improvvisamente di qualcosa. Anche mentre mi stinge la mano, noto che tira diverse occhiate a Luke. “Ho sentito parlare di te..”
Ha sentito cosa? Da quando la gente parla di me?
“Nel senso, sapevo che la proprietaria era una certa Babe” cerca di spiegarsi più confuso che mai. Lancio una breve occhiata a Leigh, che inarca un sopracciglio interrogativamente. Dunque non sono l’unica ad averlo notato.. 
“C’è un problema.”
Leigh sbuca da dietro la mia spalla destra, spaventandomi. Sono qui davanti al bar del mio cortile pieno zeppo di gente mentre cerco di afferrare il cocktail meno alcolico possibile, perché essere ubriaca non è tra i miei principali obiettivi in questo momento. In realtà pur di evitare lo sguardo di Luke sarei disposta a farmi annegare nella mia stessa piscina, ma il tutto sarebbe alquanto controproducente. Comunque dopo aver fatto la bizzarra conoscenza di Michael Clifford e Ashton Irwin, i tre 5SOS sono stati trascinati via da questo gruppetto di ragazze fighe da paura/angeli di Victoria’s Secret. Leigh le ha solamente incenerite con lo sguardo, perché onestamente non è stato un gesto molto carino, mentre io ci sono rimasta davvero male. A parte il fatto che Luke era a un centimetro di distanza da me e che, in un modo o nell’altro, stavo imparando a cercare di rivolgergli la parola senza morire strozzata dalla mia stessa saliva, mi sentivo bene e la mia autostima bolliva a una certa temperatura. Ma poi sono arrivate le versioni zoccole di Cara Delevingne – vestitini corti e belle sopracciglia, per intenderci – e hanno rovinato tutto.
“Che problema?” chiedo immediatamente.
“E’ arrivata la torta di Minnie, ma non possiamo ritirarla senza la sua firma.”
“Falle firmare la ricevuta, allora.”
“Non riesco a trovarla.”
Mollo la cannuccia del bicchiere ancora prima di riuscire a metterla tra le labbra. “In che senso non riesci a trovarla?”
“Non lo so” si agita Leigh, muovendo continuamente le braccia.
“Hai provato a controllare nelle camere?”
“Sì! Ho controllato dappertutto. Nei bagni, nelle camere da letto.. è scomparsa!” continua a urlare.
Prendo Leigh per le spalle. “Calmati. Non è la fine del mondo.”
“Certo, no. Però è strano, non ti pare? Quando Minnie si apparta con qualche ragazzo, non sta via per più di venti minuti.”
“In effetti.” Tento di ragionare, facendo mente locale di tutti i posti in cui due persone potrebbero mai appartarsi.
“Hai controllato nel sottoscala al secondo piano?” domando.
Leigh scuote la testa. Allora la soprasso e le faccio cenno di seguirmi.
“Quello è proprio un bel posto dove appartarsi, lasciamelo dire” commento mentre attraversiamo il salotto affollato. “Quand’ero piccola mio fratello più grande ci portava la sua ragazza. Ha anche una bella insonorizzazione.”
Siamo felicemente costrette a tirare un po’ di gomitate, ma finalmente riusciamo ad arrivare alla porta del sottoscala. La serratura è aperta. Leigh non ci pensa due volte e la apre.
Come ci aspettavamo, Minnie è intenta a un appassionante bocca a bocca con un ragazzo. Da dietro la schiena del tizio sconosciuto, riusciamo entrambe a intravedere i dread rossi di Minnie muoversi, mentre le sue mani sono intrecciate dietro il collo del ragazzo. Lui indossa una canotta grigia, mentre la sua giacca è stesa per terra. La nuca però ha qualcosa di famigliare. Appena si accorge della nostra presenza, Minnie si ritira subito e si aggiusta immediatamente una spallina del reggiseno che le era scivolata sulla spalla da sotto il top. Lui invece si gira verso di noi, e lì capisco un paio di cosucce. Calum – sì, quel Calum – rimane qualche secondo a fissarci, dopo di che abbassa la testa con il sorriso più imbarazzato di sempre – direi che abbia addirittura battuto il mio -, raccoglie la sua giacca ed esce senza fiatare dallo stanzino, rifilando solamente un’occhiata furtiva a Minnie.
Quando se n’è andato, Minnie raccoglie i dread in un elastico, mentre noi continuiamo a fissarla allibite.
Beh? Che avete da guardare?”
Leigh riesce a stento a chiudere la bocca. “Seriamente, Minnie? Con lui?”
Lei alza gli occhi al cielo, irritata. “Come siete noiose.” Poi ci sorpassa ed esce dallo stanzino come se niente fosse successo.

 
 


in the depths of the sea, in the midst of a great storm, i run, i run from you

let's go straight to the point there
minnie e calum sono un'altra coppia che ho iniziato a shippare già dalla festa sulla spiaggia
quindi beccarli che si fanno nel sottoscala è una di quelle cose che semplicemente G O S H

per quanto riguarda la mia lover otp 
do not worry, nel prossimo capitolo ci sarà il primo BUM e in quello dopo ancora un altro ENORME BUM BUM

actually volevo pubblicare questo capitolo ieri ma poi mi sono messa a guardare un film che mi ha fatto troppo morire
mentre finivo di ridere mi sono schiaffeggiata la fronte dicendo 'CAZZO IL CAPITOLO'

but who cares though 

grazie mille per tutte le ragazze che continuano a seguire e interessarsi davvero a questa storia
c'è chi ama babe e tipo odia minnie o più semplicemente ama luke
i feel you 

un bacio enorme, 
fede

 

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Capitolo 7
*** VII. ***





VII.

How did we end up talking in the first place?
 
 
 
 



Mi chiudo alle spalle la porta del bagno di camera mia. Sicuramente sarebbe stato più comodo utilizzare il bagno fuori nel corridoio, ma ogni volta che si liberava si rioccupava immediatamente. A questo punto credo che la domanda più frequente che i ragazzi si pongano quando partecipano a una festa casalinga sia, “Merda, e adesso dove la faccio?”. Credeteci o no, mi sono posta la stessa domanda, nonostante questa sia effettivamente casa mia. Dunque sono dovuta ricorrere al mio igienico e pulito bagno privato.
Come avevo già preannunciato a Minnie e Leigh, tutte le camere da letto sono state chiuse a chiave, perché l’ultima cosa che voglio è che i miei ritrovino qualche preservativo usato sotto il letto quando torneranno a casa – e con il loro fiuto cristiano, fidatevi, potrebbe succedere.
La mia camera è insonorizzata. Quando aveva la mia età, mio fratello maggiore era diventato punk. Indossava principalmente giubbini in pelle, skinny jeans neri – che ai tempi non andavano per niente di moda – e degli anfibi neri tarocchi. La maggior parte del suo tempo lo trascorreva chiuso in camera sua ad ascoltare Sex Pistols e The Clash a tutto volume. A causa di questo suo stile ‘anticonformista’ – mettiamolo tra tante virgolette perché il solo pensiero mi fa ridere – si rifiutava di abbassare il volume o di rintanarsi da qualche altra parte per ‘esprimere’ la sua personalità. Di conseguenza i miei decisero di insonorizzare tutte le stanze della casa. Probabilmente è stata una delle decisioni più intelligenti che abbiano mai preso, considerando che dieci anni più tardi la loro figlia minore avrebbe dovuto rinchiudersi per scampare dal disagio poiché costretta a organizzare una festa dalle sue pseudo amiche.
Quindi siccome stare qui è un toccasana se la musica lì fuori comincia a diventare troppo pesante, mi siedo sul bordo del mio letto per riposarmi un attimo. In mezzo a una stanza semi silenziosa e buia, l’unica cosa alla quale riesco a pensare è Luke. Come sempre, del resto. Dopo che abbiamo beccato Minnie nel sottoscala con Calum, Leigh ha deciso di andare da lei per avvertirla della torta, per poi ritornare nuovamente in cortile. Io allora ho sfoderato una delle mie cazzate stile ‘ho bisogno del bagno’ o qualcosa di simile perché proprio non ce la facevo a ritornare ad affrontare gli sguardi di Luke. Prendetemi per illusa o robe simili, ma io dico che mi stava fissando. Avrei voluto parlarne con Leigh, ma avevo troppa paura mi mettesse in imbarazzo. Certo, mi mancheranno pure quattro gradi da entrambi gli occhi e le mie lenti a contatto saranno un po’ appannate, ma avevo proprio l’impressione che continuasse a guardare nella mia direzione.
Avverto il ‘driiin’ del telefono nella tasca degli shorts. E’ un messaggio di Leigh.
luke e pencey stanno flirtando
Inarco un sopracciglio.
Ma non ha il ragazzo?, digito.
no, risponde immediatamente.
Ma non hai detto a Michael che lo aveva?
Appoggio il telefono sul letto in attesa di una risposta, ma non arriva nulla. Ho come l’impressione che Leigh si stia dimenticando di dirmi qualcosa, oppure me la stia nascondendo. Comunque sia sono troppo comoda per andare a cercarla: rimetto in tasca il cellulare e mi sdraio con la schiena sul letto. Subito mi viene in mente Pencey e le sue bellissime sopracciglia tinte e il suo bellissimo paio di tette e le sue cosce magre e i suoi bellissimi capelli biondi e la sua perfetta pelle da Barbie. Mi basta immaginarla di fianco a Luke per sentire una specie di fitta dolorosissima al cuore, tant’è che devo appoggiare una mano sopra il petto per controllarne il battito. Dio, starebbero così bene insieme. Entrambi biondi, perfetti, carismatici. In effetti io non c’entro assolutamente nulla con lui, ne tantomeno posso paragonarmi a una come Pencey. Mi conviene solamente..
Sento la porta aprirsi. E’ impossibile, penso. L’ho chiusa a chiave. Mi alzo immediatamente dal letto, ritrovandomi una figura alta e massiccia davanti alla porta semiaperta. Ma poi noto che allunga la mano verso l’interruttore della luce e la accende.
Merda.
Luke rimane immobile con la porta chiusa alle sue spalle. Deglutisce un paio di volte. “S-scusa” dice. “Pensavo fosse il bagno.”
Non–può–essere–vero. Con tutte le persone che potevano aprire quella stramaledettissima porta che ho probabilmente dimenticato di chiudere a chiave, perché proprio lui? Perché proprio il ragazzo alla quale stavo pensando fino a trenta secondi fa? Perché?
Rimaniamo a fissarci. Non voglio nemmeno immaginare che razza di mostro è costretto a guardare: sicuramente entrambi gli ombretti Blackout e Busted saranno andati via, lasciando questo alone scuro che rende i miei occhi ancora più irregolari; il mascara Better Than Sex sarà colato – nonostante abbia chiesto a Minnie di mettermene uno waterproof – e infine non ho idea di che disastro siano i miei capelli, che con l’umidità diventano gonfi e spettinati. Invece lui è stupendo e si è tolto la camicia e indossa questa t-shirt nera che gli sta d’incanto e i suoi occhi brillano ed è così ugh.
“S-scusami, avrei dovuto chiedere dov’era, cioè..” Si interrompe. “Sì, beh, scusami.”
“N-no, aspetta!” urlo un po’ troppo forte mentre cerco di fermarlo dall’andarsene. “Puoi usare il mio.. cioè, se ti va” dico indicando la porta di fianco al mio letto. Sento le guance prendere fuoco e sciogliersi sul mio viso.
Luke fissa velocemente la porta del bagno, poi di nuovo me. “Emh.. beh, grazie.”
Prende allora a camminare verso il bagno, scontrandosi con alcuni libri che avevo buttato per terra stamattina. Cazzo, Babe. Sono sicura stia pensando qualcosa come, ‘ma con tutti i posti in cui poteva appoggiarli, proprio qui?’.
Dopo la camminata più lunga alla quale abbia mai assistito, si chiude nel bagno e finalmente posso riprendere a respirare. Porto le ginocchia verso di me e ci affondo dentro il viso, sperando che questo sia solo un brutto incubo e che Luke Hemmings, il Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi, non stia veramente facendo pipì nel mio bagno.

Immobile seduta sul bordo del mio letto, riesco a sentire Luke tirare lo sciacquone, aprire l’acqua del rubinetto e poi, due minuti più tardi, uscire dalla porta del bagno. Beh, almeno si è lavato le mani. Questa sarebbe proprio una bella esclamazione con cui iniziare il discorso, ma figuriamoci se io, Babe Kelly, inetta come sono, riesca a formulare e coniugare un periodo così complesso. Infatti volto lentamente la testa, giusto qualche secondo per intravederlo girarsi e spegnere la luce del bagno, con la sua bellissima schiena a forma di triangolo larga come più della metà del mio letto alla francese, per poi rigirarmi e continuare a far finta di smanettare col cellulare. Non mi sono mai sentita così venduta e capitalistica in tutta la mia vita.
“Grazie” dice Luke. Alzo il volto dalla chat random pescata da Whatsapp – più precisamente quella di uno dei miei fratelli, la quale ultimo messaggio risale a quasi tre settimane fa – e guardo Luke come se non mi fossi accorta che fosse uscito dal bagno.
“Non fa niente” rispondo alzando le spalle, ma la mia voce esce fuori come uno stridio ridicolo, tant’è che devo reprimere l’istinto di ridere. Penosa.
“Come mai sei qui?” chiede. “Cioè, sì, questa è la tua camera, ma..”
Lo fisso insistentemente perché , è ufficiale, è la cosa più bella che abbia mai visto. Aspetta, ma mi ha chiesto qualcosa.
“Sì” rispondo subito, senza neanche rielaborare la sua domanda. “Cioè, emh.. non lo so.. Cioè, non sono molto una tipa da feste.”
“Siamo in due” gesticola.
“Sul serio?” domando sbalordita. Questa non me l’aspettavo proprio. Non solo è bellissimo, stupendo, meraviglioso, intelligente, ma non gli piacciono nemmeno le feste.
“Diciamo che sopravvivo anche senza” spiega, facendo qualche passo verso il mio letto. Col cuore che batte a mille, gli faccio spazio spostandomi un po’ più a sinistra. “Ashton e Calum adorano le feste. Trovano sempre qualche ragazza. Michael invece si ubriaca e balla malissimo” racconta una volta che si è seduto.
“E tu?” domando, fissandolo talmente tanto che ho paura che prenda fuoco.
“Io.. naa. Sono ancora illegale in più di venti stati.”
Rido. “Beh, dipende dal paese in cui decidi di sballarti. I miei fratelli, per esempio..” Mi blocco, realizzando un po’ troppo tardi di quanto sia stupido attaccare con un aneddoto di persone che Luke non conosce nemmeno. “.. non fa niente.”
Nonostante debba apparirgli come una ragazza super noiosa, mi guarda ancora un po’, continuando a sorridermi.
E tu?” chiede, riprendendo con lo stesso tono la domanda che gli ho fatto prima. Sorrido.
“Beh, le feste non sono.. da me.”
“Ti hanno costretto Minnie e Leigh, vero?”
“Esatto” rispondo. “I miei sono andati a questa specie di raduno cristiano e.. beh, loro non si sono lasciate perdere l’occasione.”
Luke annuisce, ma passano un paio di minuti prima che parli. Io cerco ancora di evitare il suo sguardo e di guardarlo troppo, perché sono già sull’orlo di essere scoperta.
“Senti, Babe, io..”
Non fa in tempo a finire la frase che il mio cellulare comincia a suonare. Luke si blocca a labbra socchiuse, poi abbassa la testa e si sistema il cappello. Io impreco mentalmente, maledicendomi di aver deciso di rimpostare la suoneria, quando erano mesi che arrancavo di vibrazione silenziosa. Sul display appare il nome di Leigh, come sempre. Non posso nemmeno insultarla pesantemente, dato che Luke è proprio di fianco a me.
Fammi capire” comincia immediatamente, urlando come una pazza. “Dove cazzo sei finita?”
“Emh..” mi guardo intorno, passando gli occhi sul meraviglioso snapback bordeaux. E’ voltato verso destra, intento a guardare qualco.. merda. Merda. Merda. I suoi occhi sono rivolti verso la porta semi aperta del mio armadio a muro, dove in bella vista – dal bordo superiore fino a dopo la maniglia, per intenderci – sono attaccate infinite foto di Luke Hemmings. Luke Hemmings che suona sul palco, Luke Hemmings e Michael Clifford nell’ascensore, Luke Hemmings versione selfie, Luke Hemmings e Calum Hood che ballano senza pantaloni, Luke Hemmings e Ashton Irwin in una camera d’albergo, Luke Hemmings senza maglia, Luke Hemmings, Luke Hemmings, Luke Hemmings. Deglutisco molto rumorosamente, ma la mia gola è troppo secca per mandare giù il nodo di imbarazzo misto figura di merda.
“Ehi, ci sei?” domanda Leigh, ancora in attesa dall’altra parte del telefono. “Comunque sia devi scendere, Minnie sta per soffiare le candeline. Ah, e Luke non si vede in giro. E’ da un po’ che è scomparso.”
Certo, vorrei risponderle, è seduto qui di fianco a me sul letto di camera mia, ad ammirare le sue stesse foto sulla porta del mio armadio. Invece sussurro un silenziosissimo “Mmh” e metto giù. Ora ci sono due o tre possibilità: 1. Mi faccio inghiottire dalla tremenda figura di merda rimanendo in silenzio ad aspettare che si rigiri; 2. Cerco di elaborare mentalmente ed esporre una tesi molto convincente sul perché le sue foto siano effettivamente attaccate alla porta del mio armadio – magari incolpando Leigh o meglio ancora Minnie; 3. Prendo la rincorsa e mi scaravento giù dalla finestra di camera mia, finendo direttamente in piscina o, forse più probabile, sul tetto del patio.
Credeteci o no, non scelgo nessuna di queste opzioni – nemmeno la terza che tanto anelavo. Piuttosto mi alzo di scatto dal letto, girandomi verso di lui come una di quelle aspiranti modelle ad America’s Next Top Model e esclamando tutto d’un fiato, “Leigh dice che Minnie sta per spegnere le candeline scendiamo o ti va di rimanere qui”, senza nemmeno lasciare spazio a uno o due segni di punteggiatura.
Allora Luke distoglie finalmente lo sguardo da quella cosa che stava guardando e annuisce sorridendomi. Non è neanche un sorriso, ora che guardo bene. E’ un ghigno. Un ghigno. Uno di quei sorrisi capaci di mettere in imbarazzo anche persone come Minnie, per capirci. E’ spaventosamente bellissimo, meravigliosamente inquietante e decisamente imbarazzante.
“Certo” ghigna alzandosi. Mi supera facendo in modo che la sua spalla gigantesca sfiori la mia, mentre io sono ancora qui in piedi con gli occhi pronti a balzare fuori dalle orbite, tanto perché ormai non può andare peggio di così. Mi volto molto lentamente – e con un po’ di terrore, a dir la verità – e me lo ritrovo davanti alla porta della camera che sorride ancora. Credo che se infilassi una biglia in quella fossetta che ha sulla guancia, probabilmente non la ritroverei più.
“Prego” scherza aprendomi la porta ed invitandomi ad uscire per prima. Non so se dovrei ridere, piangere, uccidermi o qualcosa di simile. Nel dubbio accenno il sorriso più scomodo della storia, lo sorpasso ed esco dalla mia camera, consapevole che non sarò in grado di dormirci senza sentirmi avvolta da una nube di imbarazzo. Ma non è ancora finita.
Tempo che Luke è fuori da camera mia che tutti gli sguardi dei ragazzi del secondo piano – compresi quelli dei fattoni troppo ubriachi – sono rivolti verso di noi. Ci scrutano con attenzione, curiosità, disprezzo e una punta di malizia. Mi ritornano in mente le parole di Minnie quella sera alla festa sulla spiaggia, “.. devi sapere che tutte sono innamorate di lui. E con tutte, intendo proprio tutte le puttanelle che esistano al mondo.” Mi basta proprio buttare l’occhio qua e là per notare che la maggior parte delle occhiate velate di disprezzo sono da parte delle famosissime ‘puttanelle’ di cui parlava Minnie.
Mi volto verso di Luke. E lui si volta verso di me. Decisamente imbarazzante

 



you said you liked my Cobain shirt, now we're walking back to your place,
telling me how you thought that song about living on a prayer


(siccome la cloros e la ginny si divertono a prendermi per il culo,
questo spazio autore sarà interamente scritto in italiano).

FINALMENTE Babe e Luke hanno avuto la loro prima conversazione *w*
MA DICO, vi immaginate essere sdraiate sul letto a farvi i cazzi vostri e vedervi entrare dalla porta LUKE HEMMINGS?!?!?

UGH facciamo i complimenti a Babe per non essersi scaraventata giù dalla finestra, perché IO al posto suo l'avrei fatto

Comunque,
nello scorso capitolo c'è stata una ragazza tenerosissima che mi ha chiesto di postare delle foto dei personaggi.
ORA qui c'è una bella premessa da fare: siete liberissime di immaginarvele come volete, perché quando ho iniziato la storia non avevo in mente nessun tipo di celebrità da abbinare alle ragazze.
Personalmente, Babe me la immagino troppo come Hailee Steinfeld (cliccate sul nome per visualizzare l'immagine). Lei mi piace perché è tipo STUPENDA, ma non è la tipica bellezza convenzionale.
Con Leigh c'è più libertà. Potete immaginarvela come qualsiasi bionda super figa che trovate in giro, per intenderci. Io me la immagino con un volto simile a quello di HeMo, una delle mie cotte di sempre. 
Su Minnie invece sono piuttosto gelosa. Non avendo tratti simili a quelli di una celebrità, ho deciso di non postare nessuna immagine. Pensando a lei e ai suoi dread rossi, mi vengono in mente le tipiche Tumbrl girls, quelle ragazze super fighe, tatuate e coi piercings.
Ma ripeto, potete dargli il volto che più vi piace. D'altronde questo è la bellezza della lettura.

Detto questo vi ringrazio infinitamente per tipo TUTTO.
Per tutte le ragazze che sclerano come me ASDFGHJKL e per quelle che seguono/preferiscono.
Un bacio
fede
 

 

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Capitolo 8
*** VIII. ***




VIII.

Champagne Supernova
 
 
 
 



“Ragazzi” esordisce Minnie.
Alzo gli occhi dal divano dove sono seduta e la guardo apatica.
Lei si piega e pesca da terra una bottiglia vuota di Vodka alla menta. “Che ne dite di giocare al gioco della bottiglia?”
Sono le tre di mattina, eppure la festa sembra che non finisca più. Molti fortunatamente mi hanno fatto il sacrosanto piacere di andarsene, di svenire poiché troppo ubriachi o semplicemente di appartarsi in qualche angolo remoto di casa mia. Comunque la situazione è migliorata rispetto a un’ora fa, quando la casa era ancora piena e si faticava a passare. Ora tutti sono molto più tranquilli, sbronzi o troppo stanchi per ballare. Minnie ha dato il consenso perché potessi abbassare la musica e mettere qualche album decente – (What’s The Story) Morning Glory? e Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not tutta la vita.
Gli altri la guardano più o meno con il mio stesso sguardo. “Che c’è?” squittisce. “E’ per fare qualcosa, sembrate in procinto di morire.”
“Io ci sto” dice Calum, sbucando improvvisamente dal gruppetto.
Il gruppo di cui vi parlo è composto da Minnie, Leigh, i 5 Seconds Of Summer, i tre amici fattoni di Ashton, Ackley, Strad e DB, e le versioni tristi di Cara Delevingne, Pencey – che è come un prezzemolo ormai – Jane e Geordie. A quanto ho capito, Michael e Geordie sono stati insieme per quasi un anno, mentre l’amico di Ashton, il famoso DB – mani in alto, il nome più bello della storia dei nomi – ha una cotta per Jane da anni, ma secondo Minnie “non si sono mai fatti perché lei non ricambia e lui fuma troppo”.
L’unica cosa che sto evitando invano di guardare sono Pencey e Luke. Leigh aveva ragione quando diceva che stavano flirtando: Luke è appoggiato contro il muro con in mano una birra ancora piena – esattamente come alla festa sulla spiaggia – e Pencey gli sta appiccicata tipo sanguisuga, ma a lui non sembra dare fastidio. Qualsiasi cosa dica, lei scoppia a ridere e gli tira colpetti innocui sulla spalla. Lui si gratta il naso e ricomincia a parlare. Questa routine va avanti da circa venti minuti. Io invece li scruto seria dal divano, con le ginocchia incrociate e i capelli raccolti in una sottospecie derivata di coda di cavallo. Se fossi stata Leigh, sarei corsa in bagno a rifarmi il trucco e a passarmi una manata di piastra sui capelli, giusto per rimettermi in pista e ‘gareggiare’ contro Pencey. Ma invece rimango qui con questo mal di cuore assurdo e cerco di farmeli piacere il più possibile – non riuscendoci, aggiungerei.
“Babe?” mi chiama Minnie. Distolgo lo sguardo dai due, guardandola nuovamente senza espressione.
“Mmh?”
“Giochi?” chiede. Lei e il resto del gruppetto sono già seduti per terra attorno alla bottiglia.
“Emh.. no, non mi–”
“Certo, come ti pare. Alza quel culo e siediti” la taglia corto Minnie, spostandosi un po’ per farmi spazio sul pavimento.
“Ma..” Le faccio un cenno di capo per indicare Luke e Pencey, che si stanno sedendo per terra insieme agli altri.
Minnie li guarda con riluttanza. “Dio, Babe, proprio per questo dovresti giocare!” sussurra irritata. “Quella troietta dalle tette finte non può andare da nessuna parte messa a confronto con una come te.”
Scendo dal divano e mi accuccio per terra di fianco a Minnie. “Davvero?”
“Certo!” strilla. “Insomma, ti ho dato il permesso di cambiare repertorio e te ne sei uscita con della musica fantastica, e lasciamelo dire, i ragazzi..”
“No” la interrompo. “Intendevo, davvero si è rifatta le tette?”
Minnie alza gli occhi al cielo e non mi risponde, voltandosi verso il resto del gruppo. “Allora” inizia. “Queste sono le regole: Strad mi ha personalmente chiesto di essere il primo a girare la bottiglia. Chi esce dovrà scegliere obbligo o verità. Fine.”
“Il tutto è hot, giusto?” domanda Jane seria.
“Ovvio!”
Sono rimasta col dubbio del senso di ‘hot’ fino a quando non abbiamo iniziato a giocare. Pencey è stata la prima ad uscire ed ha scelto obbligo: Strad le ha chiesto di togliersi la maglia – era troppo poco eccitato per chiederle qualcosa di più maschilista – e lei ovviamente lo ha fatto; Leigh è andata di verità: ha dovuto confessare il suo sogno erotico – lei e il calciatore Neymar in una doccia; Ackley si è finto omosessuale e ci ha provato con un amico di Minnie in fondo al salotto; DB era troppo fatto per un obbligo, quindi Ashton gli ha solamente chiesto con quante ragazze fosse andato a letto. DB ha risposto, “Solo con un paio” e tutti sono scoppiati a ridere.
Dopo quasi un quarto d’ora di gioco, tocca a Michael girare la bottiglia, che con estrema coincidenza si ferma proprio puntando su Leigh, che inizia a boccheggiare.
Michael ride. “Ora ci divertiamo.”
“Aspettate!” grida. “Scelgo verità!”
“L’hai già scelta” puntualizza Minnie con un ghigno. “Ora tocca all’obbligo.”
Leigh sbuffa, mentre Michael si è già alzato.
“Avete dei gelati in casa?” mi domanda. Do un’occhiata veloce a Leigh, che dal suo sguardo mi sta decisamente implorando di dire di no.
“Sì” rispondo ignorandola. “Nel freezer.”
Michael mi sorride, soprassa tutti e corre in cucina. Se ne torna con in mano un Magnum al cioccolato bianco.
“Volevo prenderlo al cioccolato classico, ma non era abbastanza grande” spiega. Tutti scoppiano a ridere, ma Leigh lo guarda malissimo.
“Cosa dovrei farmene?” chiede seccata.
“Leccarlo” risponde eccitato Michael, scrollando le spalle.
“Ma tu sei scemo!”
“No, sono Michael. E non fingere che non ti piaccia.”
Mike le scarta il Magnum, porgendoglielo.
“Quindi devo solo.. mangiarlo?” domanda Leigh.
“Sì, ma in modo provocatorio” spiega Michael, gesticolando come un vero professionista. “Altrimenti sarebbe troppo facile.”
Leigh alza gli occhi al cielo, disgustata. “Fatti curare” bofonchia.
Volete sapere se è rimasta fedele alla parola ‘femminismo’? La risposta è no. Ha preso a leccare avidamente quel Magnum sotto gli occhi incantati di praticamente tutti i ragazzi ancora presenti alla festa. Non fraintendetemi, Leigh è come una sorella per me, e sono sicura che non le darebbe fastidio sapere che l’ho pensato, ma.. ci sa fare con queste cose. Ci ha sempre saputo fare, a dire la verità. A scuola le sue doti sessuali sono piuttosto apprezzate, ma non è mai stata popolare per questo, dato che ci sono ragazze ben più all’avanguardia – tutti i riferimenti a Pencey sono puramente casuali. Suppongo che tutto sia iniziato durante il gioco della bottiglia segreto che i nostri compagni organizzarono durante una gita scolastica al settimo anno. Vi risparmio particolari sconci, ma vi dico solo che Leigh era finita in bagno a fare un servizietto niente male a Jayden Larsen, mentre io ho dovuto solamente baciare a stampo il suo migliore amico, Noah Johnson. Da allora Leigh ha iniziato una parte molto poco casta della sua vita, divertendosi a ‘viziare’ i ragazzi con cui è stata – che a mio parere, escludendo la scappatella di un mese e mezzo con uno dei miei fratelli, sono parecchi.
Comunque, dopo un flebile e balbettante “basta” da parte di Michael, Leigh smette di leccare avidamente quel fortunato Magnum e guarda Michael con un sorriso malizioso stampato in faccia. Come fanno entrambi a guardarsi in quel modo rimane un mistero per me.
“Dio, la volete finire? Prendetevi una camera o qualcosa di simile” la taglia corto Minnie con tono disgustato. “Tutti zitti.”
Con quell’ordine ritorna il silenzio e ora è il suo turno girare la bottiglia. Fa esattamente quattro giri e mezzo e poi, come se l’universo volesse punire la mia scarsa fede nell’aver creduto che sarebbe toccato a qualcun altro, la bottiglia punta su di me. Okay, niente panico. E’ normale, Babe, mi ripeto mentre inizio a sudare freddo, sarebbe comunque arrivato il tuo turno.
“Uh uh, Baaabe” sorride sadica Minnie, guardandomi con soggezione.
“Obbligo o ver-”
“Verità” sputo subito.
Minnie ci pensa un po’ su, guardandosi intorno. Seguendo il suo esempio, noto che ho tutti gli occhi puntati addosso. Anche quelli di Luke, il che mi terrorizza a morte. Posso parlare di politica e interventi scolastici su un palco rialzato, di fronte a più di mille studenti credenti e stupidi, ma non riesco a sopportare lo sguardo di un solo ragazzo. Patetica.
Minnie si rivolta di scatto, come se fosse stata illuminata, mentre di sottofondo Liam canta il primo ritornello di Morning Glory. Questo è un rincuorante lato positivo, perché subito dopo The Swamp Song ci sarà Champagne Supernova, la mia canzone preferita. Forse l’universo non mi vuole così male.
“La mia è una domanda semplice semplice” canticchia. “Chi è il ragazzo più carino?”
“Il principe Harry” rispondo. “O James Franco, non ne sono sicura.”
“Tra quelli che stanno giocando, intendo” mi blocca Minnie, seccata. “Ti conviene dire la verità, altrimenti ti faccio fare un obbligo talmente imbarazzante che te lo ricorderai per tutta la vita.”
Sbianco totalmente. Merda, mi sembrava troppo facile. Mi volto verso Leigh, chiedendole disperatamente aiuto con lo sguardo. Lei di risposta mi rifila un sorrisino malefico, probabilmente per vendicare la mia maledetta stronzaggine quando si è trattato del suo obbligo. Quindi rieccomi qui a stilare una lista delle possibilità: 1. Vado di verità e confesso la mia cotta platonica per Luke Hemmings in presenza delle persone più sconosciute, fatte e zoccole di sempre; 2. Ispeziono attentamente il salotto alla ricerca di un ragazzo più carino di Luke, dai tratti vagamente simili a quelli del principe Harry e/o di James Franco; 3. Realizzo che non esiste ragazzo più carino di Luke Hemmings e poi simulo uno svenimento da nomination agli Academy Awards e vinco l’Oscar come Miglior attrice.
Questa volta però, a causa delle improbabilità della seconda e della terza opzione – la quarta e la quinta sono ancora più assurde –, scelgo la prima. Perché se faccio il punto della situazione, non solo Luke pensa che io sia una sfigata assurda che legge libri di economia e si chiude in camera sua perché presa da improvvise ansie sociali, ma ha addirittura già scoperto della mia penosa cotta da ragazzina adolescenziale, a causa di quella cazzo di anta dell’armadio che ho dimenticato di chiudere. Alla fin fine quindi potrei semplicemente confessare che Luke è il ragazzo più bello che abbia mai visto – più bello di James Franco, – e finirla qui. Lui andrebbe avanti a frequentare Pencey o qualche altra futura o attuale modella di Victoria’s Secret e io continuerei a scalare la mia vetta politica.
“Allora?” mi risveglia Minnie, dandomi un colpetto al braccio. L’atmosfera si è appesantita, Morning Glory è già al secondo ritornello e The Swamp Song è troppo ritmata per sonorizzare il tema ‘Sputtaniamoci Insieme’ indetto da me medesima. E poi ovviamente ho ancora tutti gli occhi addosso. Nessuno fiata, nessuno cerca di rompere questo silenzio. Tutti stanno aspettando che io confessi.
“Luke.”
E’ fatta. Da qui in poi nulla sarà mai più imbarazzante. Mi accuccio portandomi le ginocchia verso il viso, prima di affondarcelo. Come se non bastasse aver sibilato quella parola, tutti hanno preso a strombazzare e cantilenare dei sonori ‘uuh’. E anche se so che non devo guardarlo, alla fine i miei occhi si posano su Luke, che sorride. Non si sta nascondendo dalla vergogna, non mi sta guardando male, non mi sta prendendo in giro con i suoi amici. Mi sorride e basta. Michael gli lancia un cuscino, urlandogli qualcosa che non riesco a sentire.
“Finalmente!” mi sussurra eccitata Leigh.

“Uaaaah, Luke!” urla Ashton, portandosi ancora la lattina di birra alla bocca.
La bottiglia ha appena terminato il suo giro ed è finita proprio su Luke, che sospira affranto.
“Obbligo o verità?” domanda Ashton, alzando e abbassando le sopracciglia in modo provocatorio.
“Obbligo..” risponde deciso Luke. Poi spalanca gli occhi, come se fosse sorpreso di quello che ha appena detto, e subito scuote la testa. “No no no, intendevo verità!”
“Troppo tardi” ride Ashton. “Mmh.. fatemi pensare a un obbligo..”
Povero Luke. Probabilmente sarà costretto a baciare Pencey. O a farsi una a caso. Povera lei.
“Ci sono!” urla. Tutti si mettono all’ascolto. “Devi limonare con una ragazza in quello stanzino” spiega indicando la porta del sottoscala di fronte a noi. “Per cinque minuti.”
“Cinque?!”
Ashton annuisce ripetutamente. “Due sono troppo pochi, conoscendoti.”
Conoscendolo come? In che senso sono troppo pochi? Mi viene quasi spontaneo chiedere perché, oppure farmelo spiegare da Minnie, se non fosse che Ashton decide di ritornare a far girare la bottiglia.
I miei occhi analizzano la scena come se fosse un film, con tanto di velocità della bottiglia a rallentatore e versacci ovattati. Da una parte vorrei che non uscissi io, perché semplicemente.. insomma.. no. Semplicemente no. No. Assolutamente. Ma dico, vi immaginate Babe e Luke in uno stanzino buio e stretto insieme? A darci un bacio? Pff. Insomma, è troppo surreale. Ma d’altro canto se non uscissi io, significherebbe che qualche altra ragazza entrerebbe nel mio sottoscala con lui. Magari Pencey, tanto per completare il quadretto. Anche quello sarebbe piuttosto imbarazzante. E doloroso. Non sarei mai più capace di metterci piede senza rotolarmi in una palla e piangere tutte le mie lacrime. Che situazione penosa.
La bottiglia sta terminando il suo giro. Se fossi credente, probabilmente pregherei o qualcosa di simile. Non so neanche pregare, a dire la verità. Quando ero piccola i miei mi obbligavano a inginocchiarmi di fianco al letto, incrociare le mani e dire una preghiera. In realtà mi mettevo a canticchiare mentalmente Stand By Me e la finivo lì. Aspettate, perché sto divagando così tanto? Babe, cazzo, la bottiglia sta per fermarsi. Smettila di fare la cagasotto e accetta il tuo destino.
Tempo che finisco il rimprovero e la bottiglia si ferma. Ferma immobile mentre Noel va con gli ultimi accordi di Morning Glory.
Ecco, ora sarebbe una buona occasione per utilizzare una delle mie solite opzioni assurde. Svenire, almeno in questo momento, è la cosa più intelligente e reale che una ragazza razionale come me possa fare. Per prima cosa devo riprendere a respirare, perché di questo passo mi vedrò comparire il Tristo Mietitore. Secondo devo assolutamente controllare le tasche di questi shorts, per essere sicura che non contengano nessun tipo di calamita che attiri becchi di bottiglia. Infine.. beh, infine devo guardare Luke. I suoi occhi sono già puntati su di me, mentre Minnie e Leigh mi dicono qualcosa e mi strattonano le spalle. Gli altri sogghignano, fanno battutine sceme e Pencey ride, ma vorrebbe uccidermi. Ma io guardo solo Luke.
“Beh, penso proprio di aver azzeccato la coppia alla perfezione” commenta Ashton, lanciando un’occhiata a Luke, che è già in piedi, e poi alla sottoscritta, ancora accovacciata per terra mezza morente.
“Beh?” mi strilla addosso Minnie. “Cosa fai ancora qui per terra? Vai, no?”
“Ricordati di non mettere la lingua, deve essere lui il primo a farlo” mi avverte Leigh sussurrando.
Molto lentamente mi alzo da terra, guardando entrambe come i killer fissano le proprie vittime. Mi avvio verso lo stanzino, dove Luke mi sta ‘aspettando’. E’ una parola grossa, perché secondo me non vede l’ora di togliersi il peso di dosso e uscire dal sottoscala il prima possibile. Povero lui.
Mi apre la porticina e mi invita ad entrare, ma io lo guardo seria. “Luke, i-io..”
“Muovetevi!” strillano quelli seduti per terra.
“Dai, vieni” mi fa cenno Luke, prendendomi per un braccio e trascinandomi nello stanzino. Si china un po’ per entrare, ma alla fine riesce a chiudersi la porticina alle spalle. L’ambiente del sottoscala è quello peggiore, secondo me. Soprattutto quando di fronte a te posteggia il ragazzo più bello di sempre per la quale stravedi ed è a conoscenza della tua cotta sfigata. E’ come se l’imbarazzo fosse una cellula e questo sottoscala fosse il nucleo, capite? Imbarazzante.
“Quand’ero piccolo volevo dormire nel sottoscala di casa mia” confessa Luke a bassa voce.
“Harry Potter, vero?”
“Esatto” ride strizzando gli occhi, imbarazzato dalla confessione. Ora che finalmente lo guardo negli occhi, mi accorgo che non siamo mai stati così vicini. Non sono mai stata così vicina a nessuno, a dirla tutta. Non lascio che le persone invadano il mio spazio vitale. Eppure con lui, l’unica cosa che voglio è sentire la sua pelle toccare la mia. Voglio che mi stia appiccicato il più stretto possibile, e che mi prenda per le braccia tutte le volte che vuole.
“Diamo un altro concerto a Sydney sabato prossimo” sussurra. “Dovresti venire. Se ti va, intendo.. non sei costretta.. però sai.. cioè, mi farebbe piacere che tu venissi..”
Mi lascio scappare il sorriso più genuino di sempre. “Mi piacerebbe tantissimo. Ma non ho i biglietti.”
“Oh, non ti preoccupare, ti posso dare un po’ di pass.. davvero, puoi portare chi vuoi..”
“Grazie” sussurro.
“Prego” risponde.
Rimaniamo a guardarci negli occhi per un tempo meravigliosamente interminabile, mentre di sottofondo avverto Liam che inizia a cantare, “How many special people change? How many lives are living strange? Where were you while we were getting high?..
Dio, questa canzone” sussurro.
“Sono gli Oasis, giusto?”
Annuisco. Mi ci sono voluti giusto diciassette anni per trovare un ragazzo che sapesse riconoscerli.
Champagne Supernova. E’ la mia.. beh, è la mia canzone preferita di sempre..”
“Venti secondi, ragazzi!” ci urla Minnie, facendoci voltare verso la porta chiusa del sottoscala.
Ma quando mi rigiro, Luke si muove velocemente e un secondo più tardi, con tutta la sorpresa di questo mondo, le sue labbra sono sulle mie. La sua mano sinistra è appoggiata dietro la mia nuca, l’altra sul mio fianco. Di sottofondo, il ritornello di Champagne Supernova non è mai stato così bello. E se qualcuno dovesse chiedermi se mi senta ancora come se fossi dentro il nucleo della cellula dell’imbarazzo, la risposta è no, non lo sono. Quello che sento adesso, in questo momento, con Luke che mi bacia sulle labbra all’interno del sottoscala di casa mia, accompagnati dai fratelli Gallagher in una delle più belle canzoni della storia, non può essere descritto. Il mio corpo in questo istante non riconosce nessun tipo di aggettivo.
“Tempo scaduto!” urla qualcuno, ma nessuno dei due ha intenzione di staccarsi. Lo bacerei per tutta una vita, se me lo permettesse.
“Uscite!” ci ripetono. A malincuore Luke si stacca. Mi guarda. Mi sorride. Poi apre la porta ed esce, lasciandomi qui nel sottoscala innamorata.

 



someday you will find me caught beneath the landslide, in a champagne supernova in the sky

(I due album citati all'inzio del capitolo sono rispettivamente
il secondo album degli Oasis e il primo degli Arctic Mokeys).

SENTITE TIPO G O S H
PRIMA DI TUTTO SE NON AVETE MAI SENTITO CHAMPAGNE SUPERNOVA CLICCATE SUL NOME E ASCOLTATEVELA PLIZ PERCHE' NON SOLO E' LA CANZONE PREFERITA DI BABE MA ANCHE UNA DELLE MIE PREFERITE DI SEMPRE

SECONDO 

Finalmente si sono baciati. Era uno di quei pesi che si hanno sul groppone e che non si vede l'ora di levare.
E' stata dura, ma alla fine Luke se l'è fatta e chi si è visto s'è visto

Ammetto che la scena dell'obbligo nel sottoscala è lievemente ciulato da My Mad Fat Diary (non a caso una delle colonne sonore portanti della serie e della relazione tra Rae e Finn è Champagne Supernova), mentre ringrazio la Giulia (anche se troia com'è non leggerà mai sta roba) per avermi suggerito l'obbligo poco bastardo che Mike (ASDFGHJK) ha inflitto alla non tanto povera Leigh. Altra coppia che shippo, tra l'altro.

E poi gosh non mi ricordo se devo dire altro DDD:
Ah amo Champagne Supernova
ma l'avevo già detto
EMORTACCIVOSTRASENONLASCOLTATE

Giusto
Dopo questo capitolo, che ovviamente segna la fine dei capitoli dedicati alla festa,
inizierà una seconda parte della storia, dove vedremo Babe alle prese con Luke 
che ovviamente non è più solamente una 'cotta'
Attualmente sto scrivendo il capitolo successivo e noto con piacere che non ho molta voglia di portarlo a termine
quindi se dovessi sgarrare con l'aggiornamento do not worry,
sono solo io che sono una merda

Detto questo vi ringrazio per tipo TUTTO (ma proprio t u t t o),
per le ragazze tenerissime che recensiscono e che tipo mi fanno i complimenti 
e io sono lì che tipo gosh 

Quindi grazie grazie grazie
a presto
fede



 

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Capitolo 9
*** IX. ***




IX.

Well now then Mardy Bum
 
 
 
 


Al Norwest insegnano due Hemmings: quello di educazione fisica, un tipetto magrolino, ecologista e pignolo, e la nostra Hemmings, la cinica professoressa di matematica, madre del ragazzo che mi ha baciata nel sottoscala di casa mia due giorni fa. Ora non so esattamente cosa pensare o come esprimere la mia superstizione, ma temo che quel bacio sia stato una specie di rottura dell’equilibrio: in poche parole, mi ha portato sfiga.
Quando sono entrata in segreteria questa mattina ho quasi avuto l’impulso irrefrenabile di chiamare i miei, chiedergli se potessero inginocchiarsi e pregare per me, affinché il loro Dio potesse aiutarmi. Poi però ho pensato che altrettanta superstizione avrebbe potuto peggiorare la situazione. Molto cautamente quindi sono rientrata in segreteria, e solo quando la segretaria mi ha annunciato la sorpresa mi sono ricordata che la situazione non sarebbe mai potuta andare peggio: la Hemmings è ammalata. Ammalata. La segretaria sostiene che abbia la febbre. Ovviamente in primis pensavo – o per meglio dire, speravo – che si trattasse del simpatico prof. di educazione fisica, ma andando per chiederglielo lei ha subito puntualizzato che si trattasse di “quella di matematica”. Poi mi ha abbandonata da sola davanti al bancone della segreteria, con questo foglio fresco di fax sotto gli occhi, firmato dalla Hemmings in persona. Eliminando tutti i periodi superflui, il punto era semplice: dovevo presentarmi a casa sua quello stesso giorno alle quattro di pomeriggio. Il motivo non è del tutto chiaro, ma a quanto pare deve consegnarmi personalmente alcuni compiti. Ho riletto il foglio una ventina di volte, aggrappata saldamente ai bordi del bancone, incredula.
“E’ un segno del destino” afferma Leigh mentre usciamo da scuola. “Il fato ti sta dando un’altra occasione con Luke. E vedi di non rovinare tutto.”
Okay, sentite. Leigh e Minnie non sono.. ecco, beh, loro non sono al corrente del bacio. Quello nel sottoscala, intendo. Le ho convinte che io e Luke abbiamo speso quei cinque minuti a parlare. Tecnicamente è vero, no? Ho solamente omesso il bacio. Non è importante. A Luke io non interesso. Insomma, mi ha baciata solamente perché doveva farlo. Era obbligato. Ne sono sicura. Non potrebbe mai interessarsi ad una come me, soprattutto dopo che sa della mia cotta. Il punto è che mentirei se dicessi che quel bacio non è stata la cosa più bella e pulita e vera che abbia mai provato da.. beh, da sempre. Non avevo mai sentito nulla di tutto ciò prima d’ora. Il bacio a stampo che diedi a Noah Johnson al settimo anno non sapeva di nulla, non aveva senso, era viscido e bagnato. Invece con Luke è stato tutto diverso. Lui, l’atmosfera, la canzone. Ma per quanto io possa sognare che per lui quel bacio abbia significato tanto quanto a me, so che non è così. Ne sono convinta. Certo che come persona irrazionale faccio proprio schifo.
“Senti, io adesso devo andare all’aeroporto che tra mezz’ora arriva Mardy. Tu tienimi aggiornata. Appena finisci chiamami, okay?” dice Leigh. Mi abbraccia forte e mi guarda comprensiva, come se stessi andando in guerra. Non ha tutti i torti.
Prima di venire qui mi sono cambiata. Forse non è chiaro, ma quando ho incontrato Luke per la prima volta indossavo la divisa scolastica. Un colpo basso di cui mi sono pentita solamente dopo essere tornata a casa. Dal quel momento, data la mia incapacità di smettere di pensare a lui, ho severamente vietato a me stessa di andare in giro indossando la divisa scolastica al di fuori dell’orario di lezione. Piuttosto mi sono buttata addosso una maglia a maniche corte e un paio di skinny jeans – la maglia è bianca con una stampa di Alex Turner sul davanti, perché semplicemente . Poi sono rimasta sdraiata sul letto a morire d’ansia fino a quando mi sono accorta che non era tutta ansia quella che bolliva. Perché diciamoci la verità, io non vedo l’ora di rivedere Luke. E per quanto possa dimostrare di non volerlo, sono accecata dal desiderio di baciarlo, saltargli addosso e stargli appiccicata tutta la vita stile Pencey Alla Festa. E fidatevi, se fossi lei probabilmente l’avrei già fatto.
Quindi come vi dicevo sono di nuovo qui sul grazioso portico della Hemmings. Cosa io stia aspettando? Non lo so. Probabilmente che qualche ubriaco alla guida di un camion passi da queste parti alle quattro di pomeriggio e prenda in pieno la deficiente che sta schiacciando lo zerbino ‘Welcome’ degli Hemmings – aka Babe. Controllo l’orologio. Sono le quattro ora. E’ fatta. Istintivamente il mio braccio destro schizza verso l’alto e va casualmente a finire spiaccicato contro il campanello. Babe ma che cazzo fai sei scema non avevi il diritto di schiacciare quel coso ora ti odierò per sempre.
Il suono grazioso riecheggia nuovamente all’interno della casa. Molly – fidatevi, non volete sapere che ho scoperto il suo nome – comincia ad abbaiare. Abbasso la testa e inizio a imprecare in qualsiasi lingua inventata dall’essere umano. E infine la porta si apre. Fa che non sia Luke fa che non sia Luke fa che non sia Luke. Lancio un’occhiata verso l’uscio e dalle gambe mi accorgo che è un ragazzo. Merda, lo sapevo. Calma. Non devo fare altro che.. aspettate. C’è qualcosa che non quadra. Quando rialzo completamente lo sguardo, ho come l’impressione che ci sia qualcos’altro che la Hemmings tenta di nascondere possessivamente. Il ragazzo alla porta non è Luke. E’ simile a Luke, ma non è Luke. E’ alto, biondo, carismatico, bello, ma sembra più vecchio. Analizzo velocissimamente la situazione: Jack. Ma chi cazzo si è sposata la Hemmings, Brad Pitt? Leonardo Di Caprio? Oppure entrambi? Com’è riuscita a sfornare dei figli simili? Li ha modellati con la creta o è opera dei suoi geni?
“Sì?” dice.
Ciao. Emh..” Babe, non è Luke. “C’è la professoressa Hemmings?”
Jack sta per rispondere, ma qualcuno urla “Babe!
Ci vuole giusto un nano secondo perché il mio cervello possa riconoscere la voce, e subito sorrido come una deficiente. Vedo Luke correre giù per il corridoio a piedi nudi, vestito con dei pantaloncini della tuta, una maglietta con le maniche a tre quarti e i capelli infilati dentro un cappellino grigio. Il mio cervello intona L’inno alla gioia. Si precipita alla porta e riserva un’occhiataccia a Jack, che intanto se la sta ridendo di gusto. Mi saluta con la mano, mentre il fratello minore lo spinge via. Quando è sicuro che se ne sia andato, Luke si gira verso di me e prendiamo a fissarci negli occhi insistentemente.
“Ciao” lo saluto sorridendo. Il tono della mia voce è dolce, tenero, quasi smielato. Se fosse stata qui, Leigh mi sarebbe già scoppiata a ridere in faccia.
“Ciao” risponde, incalzando un sorriso a trentadue denti. Poi scuote la testa imbarazzato, spostandosi dalla porta per invitarmi ad entrare. Annuisco velocemente, accettando l’invito senza fiatare. Subito mi ritrovo nel famoso corridoio di tre settimane fa.
“Bella maglia” commenta mentre chiude la porta. Arrossisco immediatamente.
“Grazie” farfuglio.
“Ti piacciono gli Arctic Monkeys?” domanda.
“S-sì” rispondo. Devo assolutamente riprendermi, questa è l’occasione giusta per aprirmi a una sana e normale conversazione. “Sono una delle mie band preferite.”
“Sono fantastici. Li ho visti dal vivo un paio di mesi fa. Geniali” dice.
“Non dirmi che sei andato al concerto di Sydney?”
Lui annuisce fiero, facendomi un cenno con la mano per invitarmi ad entrare nel salotto, che non avevo mai visto prima d’ora. Su uno dei divani, quello attaccato al muro, siede pacifico Ashton, che quando mi vede allarga il viso in uno sorriso abnorme. Si alza dal divano e viene nella mia direzione, ma prima che possa dire o fare qualcosa, mi sta già abbracciando/stringendo con tutte le sue forze fino a quando non mi solleva da terra, rimanendo attaccata al pavimento solamente con la punta dei piedi.
“Baaabe” cantilena. “Profumi di buono.”
“G-grazie” cerco di rispondere confusa, con il viso affondato nell’incavatura del suo collo. “Anche tu.”
“Emh.. okay, Ash.. lasciala” la taglia corto Luke con un tono serio.
Allora Ashton mi libera dalla sua stretta micidiale, facendomi di nuovo ritoccare terra. “Cosa fai da queste parti?” mi chiede.
“La professoressa.. beh, sì, mi ha detto lei di venire” spiego imbarazzata, non sapendo come riferirmi alla Hemmings senza suonare troppo formale.
“Mamma ti ha chiesto di venire qui?” mi domanda Luke preoccupato.
Faccio per annuire, ma parlando del diavolo, ecco che dalla porta del corridoio sbuca la Hemmings, vestita con tanto di vestaglia, capelli ricci raccolti in una coda spettinata e cartelletta da lavoro sotto braccio.
“Vedo che avete subito fatto conoscenza” scherza impassibile, facendo il suo ingresso nel salotto. Accenno un sorriso scomodissimo, cercando di fare un passo impercettibile per allontanarmi da Luke. La Hemmings non deve sospettare nulla. Ci mancherebbe solo che sappia di tutto quello che è successo nelle ultime tre settimane. Sarebbe troppo un colpo di scena stile telenovela argentina.
“Ehi Liz” la saluta tranquillamente Ashton, avvicinandosi a lei, che subito lo allontana con una mano.
“Non ti conviene” ride. Non lo sto dicendo tanto per. Ha riso davvero. “Potrei attaccarti qualche malattia.”
Poi si rivolge a me. Dalla cartelletta che aveva sottomano pesca un foglio bianco, ma già dal retro intravedo un testo fittissimo.
“Sarò assente per una settimana” spiega. “Questi sono i compiti che voglio che la classe svolga durante la mia assenza.”
Lancio una rapidissima occhiata al foglio, ma distolgo subito lo sguardo, perché proprio non mi va di rimettere di fronte a loro. Solo il pensiero mi fa rabbrividire. Ma dico, vi immaginate? Io che.. Babe, basta. Concentrati.
“Emh.. grazie” balbetto.
“Ash, perché non le dai uno strappo a casa?” domanda la Hemmings ad Ashton, che si è riseduto sul divano.
Spalanco gli occhi. Merda. Come mai tutto questo improvviso interessamento verso la povera Babe? Prima Jack, poi Ashton, ora la Hemmings. Insomma, cosa sta succedendo? Probabilmente qualche entità universale complotta contro di me.
Ashton lancia un’occhiata alla sottoscritta. Vorrei tanto pregargli di dire di no, oppure di scuotere la testa furtivamente, così che la Hemmings non mi veda, ma dopo passerei per la maleducata di turno. Devo intervenire.
“Oh, no no, non serve” rantolo a voce troppo alta. “Insomma, abito molto lontano da qui.. cioè.. non vorrei disturbarvi..”
“Scherzi? Non ci sono problemi. Non è vero, Luke?” dice Ashton, voltandosi verso il suo amico con un sorrisino malizioso.
Luke assottiglia gli occhi e lo guarda male. Anche la Hemmings sta sorridendo. Ma che..? Ho come il presentimento che abbiano sniffato o fumato qualcosa prima che arrivassi.
“Certo” sibila infine, ritornando a guardarmi. Gli sorrido, sperando in un evento catastrofico che faccia in tempo a non farmi entrare nell’auto di Ashton.
Ho sempre avuto l’impressione che Riverstone fosse piccola e sperduta. Ma in questo momento, seduta sul sedile posteriore, mi appare come una metropoli infinita. E’ tardi per rinfacciare ai miei il fatto che abbiano comprato casa nell’angolo più remoto del paese, eppure è l’unica cosa che desidererei fare. Lancio un’occhiata fuori dal finestrino, accorgendomi di essere nel quartiere di Leigh.
“Ehi, ragazzi” li chiamo. Luke si volta verso di me dal sedile anteriore, facendomi gelare il sangue. Ma dico, non lo sa che è pericoloso? Questi scatti da top model mi faranno venire un infarto mortale uno di questi giorni.
Vi va se mi lasciate da Leigh è l’ultima casa bianca in fondo alla strada grazie” sputo tutto d’un fiato, continuando a mantenere i miei occhi fissi sui suoi.
“Non c’è problema” ride Ashton.
Luke ricambia il mio sguardo. Penso di essermi sciolta un pelo con lui – un pelo proprio corto e invisibile. Insomma, riesco a mantenere il suo sguardo senza arrossire, voltarmi dall’altra parte o più facilmente svenire per tre ore consecutive. Mi darei una auto-pacca sulla spalla, se non fosse che sono in compagnia di due ragazzi e potrei risultare ancora più strana e socialmente ritardata di quanto lo sia già.
Poi per chissà quale rotella ancora funzionante del mio cervello, mi accorgo che la macchina si è fermata davanti alla villetta di Leigh. Ora il programma dovrebbe essere più o meno questo: li ringrazierei, magari con tanto di ‘ci vediamo presto’ per risultare abbastanza simpatica, aprirei lo sportello e scenderei con calma dall’auto – possibilmente senza inciampare, cadere di faccia e morire sul colpo, che mi farebbe apparire ancora più imbranata agli occhi di Luke; poi farei finta di incamminarmi verso il portico di Leigh e, dopo essermi assicurata che se ne siano andati, sbucherei dal cespuglio e me ritornerei a casa a piedi. Invece no. Indovinate cosa deve rovinare tutto? Leigh affacciata alla finestra. Perché? Da quando in qua si affaccia alla finestra? A malapena era conoscenza dell’esistenza del terrazzo di camera sua. Questa è la volta buona che mi serviva per organizzare la mia strage collettiva di persone culturalmente inutili.
Proprio mentre inizio ad imprecare a bassa voce, lei comincia a strillare come una pazza, scomparendo dalla finestra e uscendo dalla porta di casa sua un secondo e mezzo più tardi. Scende di corsa gli scalini del portico e ci saluta con la mano. “Venite!” strilla tutta felice.
Madre, cosa si è fumata?” commento infastidita, aprendo lo sportello dell’auto. Ashton e Luke ridono, il che è.. bizzarro. La gente dovrebbe piangere ogni volta che apro bocca.
Ashton è il primo a scendere, e subito va ad abbracciare Leigh, che se lo strapazza intrecciandogli le braccia al collo.
“Cosa ci fate da queste parti?” chiede tutta contenta, dando un’occhiata all’auto, come per controllare se c’è qualcun altro al suo interno.
“Abbiamo accompagnato Babe” spiega Ashton, indicandomi.
“Vi va di bere qualcosa?”
“Oh, beh, non lo so, noi..”
“Ma sì, dai, entrate!” squittisce, spingendo entrambi verso la porta di casa. Le lancio uno sguardo che va al di là della crudeltà, ma lei mi risponde sussurrando, “Mi ringrazierai.”
Ma il nocciolo di tutta questa giornata arriva soltanto quando varchiamo la soglia di casa di Leigh: dalla cucina, infatti, eccola che compare in tutta la sua bellezza la mitica Mardy. Ora non so esattamente se sia ancora sotto effetto della pubertà, sta di fatto che ogni anno che passa diventa sempre più figa, il che è decisamente deprimente. L’ultima volta che l’ho vista è stato quasi un anno fa, quando Leigh l’aveva invitata alla mega festa di Capodanno a casa di Minnie – dove ho finalmente capito che non è necessario bere per ubriacarsi, e ho detto tutto. Poi Mardy era ritornata a Perth, dove Leigh l’aveva conosciuta dieci anni prima quando ci era andata in vacanza. Da quel momento Mardy è diventata parte del linguaggio quotidiano di Leigh, che la citava e menzionava in qualsiasi occasione le venisse in mente, e di conseguenza contagiando anche Minnie e la sottoscritta, che per un breve periodo avevamo imparato ad apprezzarla senza mai averla effettivamente conosciuta. Da quando Mardy ha cominciato l’università, però, trova spesso delle settimane libere per montare sul primo aereo diretto a Sydney e passare un po’ di tempo con noi. E devo dire che è una tipa davvero in gamba. Nonostante sia una dichiarata conservatrice, ritengo che abbia una forte ideologia politica razionale.
“Babe!” urla quando mi vede. Esce dalla porta e corre verso di me, abbracciandomi. Troppe persone mi stanno rincorrendo oggi – in realtà solo Luke, ma lui basta e avanza.
“Sono così felice di vederti!”
Aww, grazie. Emh.. anche.. anche io” rispondo sotto lo sguardo fulminante di Leigh, che sa quanto sia praticamente impossibile per me esprimere le mie emozioni irrazionali.
“Loro invece sono Ashton e Luke” li presenta Leigh, indicandoli. Mardy regala un sorriso ad entrambi, presentandosi con una stretta di mano molto figa.
“Dai, dai, sedetevi!” continua Leigh, che secondo me rimane sotto effetto di qualche strana sostanza stupefacente – magari proveniente dalla misteriosa Australia occidentale.
Ci incamminiamo così verso il salotto, dove Ashton si siede sulla poltrona, mentre io e Luke sul divano. Uno di fianco all’altro, il suo ginocchio che sfiora il mio e un cuscino bianco a dividere il mio fianco destro dal suo. Non preoccupatevi, sto momentaneamente sfogando il mio stress da Luke Mi Sta Sfiorando, stringendo con forza disumana il bracciolo del divano. Di fronte a noi, Leigh traffica in cucina insieme a Mardy. Lancio un’occhiata a Luke, che nello stesso momento si volta verso di me. Mi sorride, io ricambio. La nostra “relazione” – commentiamo questa parola con una risata falsissima alla Minnie – potrebbe fondamentalmente basarsi su occhiatine e sorrisi. Se non fosse che Luke mi piace decisamente troppo perché io possa continuare a sorridergli come una mentecatta. Distolgo lo sguardo voltandomi, le mie guance che si trasformano in due chiazze rosso fuoco. Piuttosto rivolgo la mia attenzione ad Ashton, che siede sulla poltrona di fianco al divano. E’ insistentemente preso a guardare qualco.. Woah, fermi tutti. Ma che cazz..? Insomma.. woah. I miei complimenti, Babe. Davvero niente male. Sei una laburista ateista dichiarata e un’eccellente osservatrice di comportamenti altrettanto impuri e poco religiosi. Mardy è piegata a novanta davanti alla porta della cucina, intenta a tirare fuori qualsiasi cosa sia da uno degli scomparti dell’isolotto. E Ashton le sta guardando.. beh, avete capito cosa. Anche Luke deve averlo notato, perché infatti scoppiamo a ridere contemporaneamente. Ashton si gira verso di noi con quegli occhi da cucciolotto smarrito e corruga la fronte in un’espressione simpaticamente confusa. “Cosa c’è?” domanda divertito, allargando le braccia interrogativamente.
“Ash” dice Luke, continuando a ridere. “Almeno potresti, non lo so.. far finta di grattarti il naso o qualcosa del genere.”
“Cristo santo” impreca Ashton. “Si notava così tanto?”
Io e Luke annuiamo. “Non preoccuparti, lo avrei fatto anch’io la posto tuo.. indiscretamente, ma lo avrei fatto” lo rassicuro, presa da una sorta di risata isterica.
Ashton ci riserva un’occhiataccia divertita. “Dio, voi due insieme.. dovrebbero abolirvi.”
“Naa, Luke mi sta simpatico.. massimo abolirei Babe, su quello ti do pienamente ragione” interviene Leigh, comparendo dalla cucina con questo enorme vassoio di latta, sulla quale sono appoggiati cinque bicchieri di vetro e una bottiglia di Vodka. Alzo gli occhi al cielo.
“Seriamente, Leigh?” sospiro. “Vodka?”
Senti” squittisce, gesticolando drammaticamente. “L’aperitivo a casa mia si fa così. Me l’ha insegnato Minnie.”
“Beh, allora siamo fottuti” commenta Ashton, afferrando immediatamente la bottiglia per versarne due dita nei bicchieri.
Così passiamo i seguenti dieci minuti a fare l’aperitivo a base di Vodka e stomaco vuoto, alle cinque e mezza del pomeriggio, nel salotto di Leigh, con tanto di Mardy super figa che riceve occhiatine continue da un altrettanto super figo Ashton, Babe morente, Leigh finta ubriaca e Luke super iper mega stupendo. Vi dirò la verità, è stato un momento proprio carino, fino a quando Ashton non si alza all’improvviso dalla poltrona.
“Beh, dobbiamo andare” annuncia tutto d’un tratto, facendosi serio.
“Ma Ash, siamo appena arrivati..” protesta Luke, confuso.
“Emh.. a mia sorella serve la macchina” spiega.
“Da quando in qua tua sorella guida?”
“Da quando ha preso la patente, no?”
“Ma se ha quattordici anni!”
Ashton sbuffa, lanciando a Luke un’occhiataccia che lascia presagire calci volanti. Allora Luke si alza controvoglia, seguendo l’amico giù per il salotto. Io, Leigh e Mardy li seguiamo come cagnolini.
“Dovete proprio andarvene?” domanda dispiaciuta Leigh.
“Sì” risponde solamente Ashton, dirigendosi verso la porta di casa. “Ci vediamo.”
Il mio sesto senso da super antropologa mancata mi dice che il suo improvviso sbalzo d’umore ha qualcosa a che vedere con Mardy, che infatti è stata zitta per praticamente tutto il tempo. No no no no no no, questi due non me la raccontano giusta.
Detto questo Leigh gli apre la porta di casa. Mentre Ashton fa un cenno con la mano ed è già giù per le scale del portico, Luke si volta verso di me, si avvicina, si abbassa e mi dà un bacio sulla guancia, con tanto di mani appoggiate sulle mie spalle e piercing contro la mia pelle.
“A presto” dice poi a tutte e tre.
Solo quando la porta si chiude e sono sicura che se ne siano andati, mi volto verso Mardy e Leigh, che mi stanno guardando maliziose.
Quest’ultima mi tira un pugno sul bicipite, esclamando impaziente, “Insomma, è possibile che voi due non abbiate ancora bombato?”
 



i've seen your frown and it's like looking down the barrel of a gun and it goes off
and out come all these words


G O S H
QUESTO CAPITOLO E' STATO UN PARTO 
(ewww che schifo)

Dunque, I'M BACK BITCHEEES
Praticamente è passata una settimana dall'ultima volta che ho pubblicato, se non addirittura di più
Ho trascorso questi giorni a far niente, a lamentarmi che sto capitolo mi faceva cagare, a scrivere, a lamentarmi ancora e ad insultare Mardy e la sua presenza ingombrante
Ma ora che è arrivata ne sono molto felice, perché è un personaggio un po' da gosh, diciamo
E poi c'ha sta cosa con Ash che non si sa cosa sia 
anywaaaay
Più avanti magari vi posterò una foto di lei, se riesco a trovare qualcuna che ci assomigli

Poi vabbè ci sono i mitici Buke e la sfiga perenne di Babe che non si perdono mai, 
oltre alla Hemmings che è ritornata in scena 

Ora dovrei riuscire ad ultimare il prossimo capitolo un po' più presto, 
anche perché ho sistemato l'incipit con la mia best oggi, 
quindi dovrei andare liscia come l'olio

A PROPOSITO
LA MIA BEST HA PUBBLICATO UNA FAN FICTIOOOON YEEEEEEEEEE
Si intitola Too Late (E GIA' CHE SI INTITOLA COSI' I MEAN) ed è su Ashton,
perché lei ha proprio un debole potentissimo per il suo dick e per tutti i dicks del '94 in generale
QUINDI CAGATELA perché quando la giulz si incazza mi fa paura (ha le mani grandi)

detto questo mi scuso ancora per la mia assenza da zoccola,
spero che qualcuna di voi non sia ancora partita e mi faccia sapere cosa ne pensa 
di Babe e della sua vita di merda
 

bacio enorme,
fede

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Capitolo 10
*** X. ***




X.

The concert pt. 1
(ft.
Babe’s Truthful Understatements
and The Perfect Dressing Room Snog)
 
 
 
 


Ferma! Forse ho visto un buco!”
Un gruppo di ragazze davvero fighe ci passano davanti per attraversare la strada. Minnie grugnisce rumorosamente, pigiando la mano sul clacson parecchie volte, facendo un rumore infernale. “Levatevi, zoccole!”
“Minnie, ti prego” sospiro esausta.
“Quello lì, guarda!” le indica Leigh, sporgendosi dal sedile posteriore per indicare a Minnie il famoso posto libero di cui parlava. Questa spalanca gli occhi e inizia ad esultare urlando come una sclerotica, seguita un secondo più tardi da Leigh, che si mette a saltare sul sedile.
“Ragazze, mi state spaccando i timpani!” urlo esasperata, mettendole a tacere. “Non potete urlare in macchina con i finestrini alzati, è contro natura!”
“Ma perché, la macchina non è insonorizzata?”
“Sì, Leigh, ma dentro per fuori, non dentro per dentro!”
Intanto Minnie si è subito infilata nel buco libero con tanto di parcheggio parallelo.
“Bene” esordisce mentre si slaccia la cintura, voltandosi verso di me. “Ora chiama Luke.”
Spalanco gli occhi e la fisso con un’espressione terrorizzata. “P-perché io?”
“Babe, non sono io quella che deve dargliela entro la fine dell’estate.”
“Sei sicura che sia la mossa giusta?” domanda Leigh a Minnie. “Insomma, non dovrebbe essere lui a chiamarla?”
Minnie ci pensa su un attimo, giocherellando con le chiavi della macchina che ha tra le mani. “Mmh, considerando che Babe è già fin troppo distaccata nei confronti di Luke, questo sarebbe il momento giusto per dimostrargli che ci tiene. Sbaglio?
“No, hai ragione” acconsente Leigh. Quindi entrambe prendono a guardarmi speranzose, probabilmente aspettandosi che tiri fuori il cellulare e lo chiami. Se non fosse che..
“R-ragazze, i-io.. ecco, cioè.. io non ho il suo numero” confesso.
Entrambe spalancano la bocca in un’espressione sconcertata, urlando uno “Scherzi?” talmente alto che alcune fans di voltano spaventate verso l’auto.
“Babe, dimmi che scherzi” ripete Leigh.
Scuoto la testa. Minnie si massaggia le tempie, mentre l’altra si lascia andare sullo schienale dei sedili posteriori.
“Ehi, non prendetevela con me!” parto subito sulle difensive. “Insomma, okay, lo ammetto, è da sfigati, ma ogni volta che Luke cercava di affrontare il discorso venivo interrotta da voi!”
“Okay okay okay” mi mette a tacere Leigh, ricomparendo da dietro. “Non è la fine del mondo. Almeno, non del tutto. Minnie ora ti darà il suo numero.”
“Le darò il suo numero sto cazzo” ribatte Minnie. “Babe, sei troppo intelligente per essere così sfigata.”
“Pensi che non lo sappia?”
Questa alza gli occhi al cielo, piegandosi per mettersi a trafficare nella sua borsa Burberry.
Dopo circa due minuti, riesce finalmente ad acchiappare il suo iPhone.
“Tieni” mi dice, porgendomelo con un’aria di sufficienza. “Mi raccomando, sii calma.”
La guardo malissimo, giusto perché tenere testa a Minnie è decisamente rilassante in situazioni come queste. Quindi vado in rubrica a cercare il numero di Luke. Lancio un’ultima occhiata alle due cugine, che attendono in silenzio la mia fine. Quindi avvio la chiamata.
“Mi dispiace un sacco che Mardy non sia voluta venire” sospira intanto Leigh, giocherellando con una ciocca perfettamente arricciata dei suoi capelli.
“Beh, ci credo, dopo quello che è successo con Ashton” bofonchia Minnie.
Sia Leigh che la sottoscritta, ancora intenta ad aspettare che Luke risponda al telefono, puntiamo gli occhi su di lei, che quando si accorge dei nostri sguardi inarca un sopracciglio. “Che c’è?”
“Che intendi dire?” domanda Leigh.
“Non ditemi che non lo sapete!”
Cosa?!” domandiamo all’unisono, impazienti.
“La tua carissima amichetta occidentale se l’è fatto alla festa del mio compleanno l’anno scorso, ricordi?”
Leigh spalanca sia occhi che bocca, incredula. Io, che sono ancora in attesa col cellulare all’orecchio, schiocco le dita, non essendomi mai sentita così orgogliosa di me stessa.
“Lo sapevo!” strillo. “Lo sapevo che c’era qualcosa tra quei due! Lo sapevo!
“Quindi tu eri al corrente e non mi hai detto nulla?!” mi domanda Leigh, adirata.
“No, l’ho scoperto adesso anch’io” chiarisco. “Però si capiva.”
“Come mai io non lo sapevo?!” strilla.
“Ma che ne so” risponde sua cugina. “Probabilmente t’avranno messo qualche pasticca nel bicchiere o qualcosa di simile.”
Leigh rimane a bocca aperta, completamente scombussolata dalla notizia. “N-non capisco perché non me l’abbia mai detto..”
“Pff, cosa ti aspettavi? La verità, cara mia, è che siamo tutte un po’ zoccole” cerca di consolarla Minnie, appoggiandole una mano sulla spalla attraverso il sedile.
Improvvisamente il ‘beep’ fastidioso del cellulare cessa: con tanto di urli e Are you gonna be my girl a tutto volume di sottofondo, posso avvertire il mio cuore accelerare il battito, mentre una voce molto famigliare manda a cagare Michael e ordina a Calum di finirla.
“Minnie?” parla dopo qualche secondo Luke, urlando per sovrastare il rumore.
Sto per rispondere, ma lui continua. “Dove siete? Tra poco saliamo sul palco! Babe? Dov’è? L’hai portata, vero?”
Ah, che male. Merda, una fitta più dolorosa di questa non potevo riceverla. Luke che mi interpella non è ancora esattamente nella lista delle cose alla quale sono abituata, e diciamo che mi prende ancora alla sprovvista. Okay, okay, tutto di lui mi prende alla sprovvista. Dalle sue occhiatine alle sue mani sulla mia pelle, dai.. Ugh, Babe, per l’amor del cielo, sei patetica.
“Emh, , Luke, Minnie mi ha portata” mi affretto a rispondere, sentendomi gli zigomi toccare le sopracciglia per quanto sto sorridendo.
Luke impreca un ‘cazzo’ sottovoce, che mi fa scoppiare a ridere come una cretina, mentre Leigh e Minnie mi osservano perplesse.
“Ciao Babe” mi saluta poi con il tono di voce più imbarazzato della storia dei toni di voce imbarazzati.
“Ciao Luke” rispondo divertita, continuando a singhiozzare.
“State arrivando?”
“Siamo nel parche..”
Allora” mi interrompe subito lui, partendo con la spiegazione. “Ai cancelli c’è un tipo senza capelli, basso, muscoloso, piuttosto spaventoso.. ecco, si chiama Dave, è il nostro bodyguard. Andate da lui e gli dici che sei Babe. Ti accompa.. cioè, vi accompagnerà nel backstage. Hai capito?”
“Sì, penso di sì” rispondo, slacciandomi immediatamente la cintura e prendendo la borsa. Leigh e Minnie mi seguono.
“Arriviamo” lo avverto. Lui mi risponde con un “A tra poco”, per poi chiudere la chiamata a causa di un Michael incazzatissimo che urlava “Metti giù quel cazzo di telefono”.
Solo quando siamo fuori dalla macchina, ci accorgiamo che la maggior parte delle fans sono già dentro all’arena, mentre noi tre corriamo come idiote nel bel mezzo del parcheggio ormai deserto.
“Poi ci spieghi perché ridacchiavi” mi dice Leigh, dandomi un colpetto sul braccio.
“Oh, no, non era niente” mento.
“Sì, sì, certo. Intanto gliela daresti” bofonchia Minnie divertita. La fulmino con lo sguardo, ma non posso fare a meno di ridere.

Quel Dave è davvero spaventoso, comunque. E’ esattamente come Luke l’aveva descritto, solamente più inquietante. Appena l’ho adocchiato, ho subito fatto marcia indietro e ho spinto Minnie a parlare al posto mio. Ho pensato che se mai avesse dovuto incazzarsi e menarci a sangue, Minnie se la sarebbe cavata a lottare contro di lui. Ma alla fine non ha alzato un dito. Ha grugnito con un leggero sorrisino smorto, poi ci ha accompagnate nel backstage, dove ci ha consegnato dei pass che, testuali parole, “dovete conservare con cura”. Quindi ci hanno lasciato passare attraverso questo portone e giù per un corridoio buio, fino a quando non mi sono accorta che eravamo proprio di fianco al palco dell’Allphones Arena. Minnie si è subito seduta su una delle casse per l’attrezzatura, sfoderando un’espressione stile Io Mi Faccio Calum Hood E Assisto Ai Suoi Concerti Gratis – con un lieve sottotono di E Voi Siete Tutte Delle Barbone Senza Stile La Quale Unico Talento E’ Scrivere Fan Fiction E Costringere I Vostri A Pagare Il Biglietto. Leigh l’ha subito seguita, appostandosi al suo fianco, mentre io sono rimasta attaccata alle transenne, che dividono la zona vietata dai veri e propri posti a sedere. Il concerto, proprio come diceva Luke, stava iniziando in quel momento. Il primo a comparire è stato Ashton, vestito con questa canottiera super attillata piena di buchi, seguito poi da Michael, che mi ha subito fatto venire in mente Leigh, anche se non so esattamente il perché. Comunque i suoi capelli si sono schiariti moltissimo, anche se lo sapevo già – mi sono creata un account su Tumblr, ma sorvoliamo. Poi è comparso Calum e Minnie ha iniziato a strillare come una pazza. E vi dirò di più, l’ha addirittura salutata. Infine è arrivato il turno di Luke, che vestiva con la sua camicia a plaid mezza slacciata e i suoi soliti skinny jeans rovinati. Minnie mi ha lanciato una scarpa, che mi è atterrata proprio sulla nuca, urlandomi di farmi notare affinché anche lui mi salutasse, proprio come Calum aveva appena fatto con lei, ma ho evitato per l’incolumità di entrambi. Prima di tutto, perdonatemi il ragionamento stupido, se Luke avesse voluto salutarmi, lo avrebbe fatto comunque; secondo, non ci tenevo a mettermi in mostra davanti a un parterre pieno zeppo di fans super fighe e intelligenti, oltretutto imbarazzandolo. Sono comunque rimasta appiccicata alle transenne e, a differenza di Leigh e Minnie, ho seguito il concerto cantando tutte le canzoni e occasionalmente ballando – saltando, per intenderci.
Dopo una lunga scaletta, contando anche le pause tra una canzone e l’altra per ringraziare i fans e aggiungerci due battutine, le canzoni ancora in lista sono tre: Never Be, Don’t Stop e She Looks So Perfect. Improvvisamente vengo affiancata dalle due cugine, che fissano il resto dell’arena con un’aria di superiorità.
“Ci facevi pena da là dietro” spiega Minnie, indicando la famosa cassa delle attrezzature dov’erano sedute.
“No, la verità è che ci fa pena il fatto che Luke non ti abbia degnata di uno sguardo per tutto il concerto” chiarisce Leigh.
Scrollo le spalle, anche se il dolore post fitta da rivelazione si fa sentire eccome. Subito divento taciturna e il mio umore cade a terra quasi istantaneamente.
“Non ti preoccupare, ci sono ancora un paio di canzoni da suonare, giusto? Probabilmente ti regalerà un’occhiatina” cerca subito di consolarmi Leigh.
“Più di un’occhiatina!” aggiunge Minnie. “Ti.. ti regalerà un’intera esibizione!”
Sto per rispondere con una delle frasi contenenti nel mio fedelissimo repertorio ‘Le Veritiere Sottovalutazioni Di Babe’, ma vengo preceduta da Luke, che dal palco annuncia la terz’ultima canzone della serata. Ora, vi prego, fatemi spiegare. Forse Minnie ha qualche potere soprannaturale, oppure entrambe le cugine si portano dietro una fortuna così megagalattica che, ogni qualvolta che si avvicinano a qualcuno, questo è contagiato dalla loro buona sorte – e parlo anche a nome di gente sfigata e allergica alle botte di culo come Babe. Perché quando Luke inizia a cantare, “I need your love to light up this house, I wanna know what you’re all about, I wanna feel you feel you tonight, I wanna tell you that it’s alright…”, ho come l’impressione che stia guardando da questa parte. Assottiglio gli occhi e cerco di focalizzare bene il suo sguardo, ma mi deconcentro subito, perché cazzo, sta decisamente guardando da questa parte.
Merda, Babe, ma ti sta guardando” mi strilla Leigh nell’orecchio.
“Ma no, le sta dedicando la canzone” la corregge Minnie.
Le loro voci sono un po’ troppo ovattate, così come il resto dell’arena. Tutto quello che posso sentire/vedere/soffrire sono la voce e gli occhi di Luke. Nessuno prima d’ora mi aveva mai dedicato una canzone, né tantomeno delle frasi simili. E anche se un ragazzo avesse mai avuto il coraggio di cantarmele, di certo non mi avrebbero fatto lo stesso effetto – una specie di morte lenta/dolorosa causata da un attacco cardiaco improvviso.
Appena Luke smette di cantare il ritornello per cedere la parola a Calum, si gira dall’altra parte, dandomi finalmente la possibilità di respirare e di vedere se c’è bisogno di chiamare qualche paramedico o qualcosa di simile.
“Cazzo, Babe, insomma.. oddio!” continua a saltare Leigh, urlando.
Minnie mi prende per le spalle, scuotendomi energeticamente per cercare di lasciare che il sangue continui a scorrere nelle mie vene. “Ora puoi ufficialmente dire che Luke ti vada dietro” mi urla. Rispondo con un inudibile “mmh”, perché non riesco a ficcarmi nulla in testa, se non che dovrei discutere con i miei affinché mi paghino una quindicina di sedute dall’analista.

Dopo la fine del concerto più bellicoso alla quale abbia mai assistito, tutte e tre siamo state invitate a raggiungere i ragazzi dietro le quinte. Dave ci ha accompagnate giù per lo stesso corridoio attraverso la quale siamo entrate, per poi abbandonarci all’entrata di un altro corridoio, questa volta più largo e accogliente.
“Sono stati davvero bravi” commenta Minnie, che sta camminando con passo deciso davanti a me, come se sapesse già dove andare.
“Già, mi sono divertita” annuisce Leigh, voltandosi verso sua cugina. “Ho addirittura sudato.”
Faccio per rispondere, ma improvvisamente sento qualcosa afferrarmi per il braccio destro, trascinandomi indietro, mentre Minnie e Leigh, probabilmente non essendosene accorte, proseguono la loro passeggiata. Prima che possa urlare un ‘ma che cazz..’, sono dentro una stanza, con alla mia sinistra una porta bianca chiusa e, soprattutto, Luke Hemmings di fronte a me.
Luke?!” strillo terrorizzata. “Ho guardato ESP – Fenomeni Paranormali da sola ieri notte, sai cosa significa?! Avrei potuto rimanerci secca! Avrebbero potuto, che ne so, arrestarti per finto attacco terroristico intenzionale!”
“Ti ho spaventata?” domanda.
“Sì!” rispondo ovvia.
“Scusami.”
“Non fa niente.”
ESP non fa tanta paura.”
Ci penso su. “No, hai ragione, non del tutto.”
“Lo spettro della bambina era carino, però.”
“Oh, sì. Mi è piaciuta anche la vasca piena di sangue.”
“Anche a me. E’ un peccato che il secondo film faccia pena.”
“L’ho pensato anch’io.”
Quindi passano una decina di secondi imbarazzanti, dove inizio a realizzare che ho intrattenuto una conversazione piuttosto assurda con Luke su un film horror.
“Giusto!” dice improvvisamente lui, schioccando le dita e pescando il cellulare che ha nella tasca. Me lo sventola davanti con disapprovazione e io mi schiaffeggio la faccia.
“Hai ragione” ammetto.
“E’ circa un mese che cerco di avere il tuo numero. Dici che questa volta ce la faccio?”
Sorrido. “Dipende dai tuoi riflessi. Considerando che siamo in una situazione alquanto precaria, potresti non farcela nemmeno questa volta.”
Lui scoppia a ridere. “Stai mettendo in dubbio le mie capacità?”
“Decisamente” annuisco.
Penso che sia proprio questa mia risposta a fare in modo che lui si avvicini rapidamente verso di me, finendomi letteralmente addosso. E a differenza del bacio nel sottoscala, questa volta ci scambiamo una super pomiciata con tanto di lingua e palpatine innocenti in un camerino semibuio. Io in questo momento? Difficile da spiegare. Sento come se una miriade di bombe siano esplose dentro di me nello stesso momento, regalandomi questa scarica d’adrenalina che mi permette di rispondere a Luke. Quindi riesco finalmente a toccarlo con le mani per la prima volta, appoggiandogliele dietro il suo collo perfetto. Nel bel mezzo della cosa più impura che abbia mai fatto, riesco addirittura a perdere l’equilibrio, andando quasi a sbattere contro un bancone attaccato al muro. Fortunatamente sono stata graziata e salvata dalla figura di merda grazie a Luke stesso, che mi ha tenuta stretta per i fianchi prima che potessi cadere. Entrambi però non riusciamo proprio a far finta di niente e scoppiamo a ridere come due idioti, senza però che nessuno dei due stacchi le labbra dall’altro. Quindi continuiamo a fare questa cosa che stiamo facendo: dieci secondi più tardi finiamo mezzi seduti mezzi sdraiati su questo divanetto di pelle nero, entrambi troppo presi per curarci del fatto che probabilmente Leigh e Minnie staranno già chiamando la polizia – o più semplicemente dedurranno che sia andata in bagno presa da un attacco di isteria. Fatta pace con le mie preoccupazioni, continuo ad occuparmi di Luke, baciandolo con tutta la voglia e la passione di questo mondo, che tra l’altro lui pare stia ricambiando. Riesco a sentire il suo piccolo piercing toccare il mio labbro inferiore a volte, mentre quel qualcosa che mi prudeva sul mento era in realtà la sua barba. E non è nemmeno un sogno, capite? E’ reale, perché sfigata come sono, se fosse stato un sogno mi sarei già risvegliata sclerotica, avrei imprecato in cinque o sei lingue diverse e mi sarei già appositamente rimessa a prendere sonno, speranzosa di continuare a sognare questa pomiciata da film porno. Ma è reale. Ugh.
Proprio mentre Luke sta per sdraiarsi su di me, avvertiamo la serratura della porta aprirsi e, neanche il tempo di staccarci, le luci accendersi. Di colpo la porta si spalanca. Merda merda no no no no no no merda merda.
“Luke ma sei qu..” Ashton si blocca di colpo, spalancando talmente tanto gli occhi che mi viene quasi da appostarmi sotto il suo naso per afferrarglieli. Come se non bastasse, dietro le sue spalle ci sono Leigh e Minnie. La prima si porta immediatamente le mani alla bocca, mentre la seconda scoppia a ridere.
Mi giro verso Luke, che si è dipinto di un rosso imbarazzante alla Babe. E se dovessi fare un riassunto della situazione, direi che Ash ha una faccia epica, Leigh ha una faccia epica, Minnie ha una faccia epica, Luke ha una faccia epica e probabilmente anch’io ho una faccia epica. Ma me la vorrei sotterrare.

 
 


we'll never be as young as we are now
it's time to leave this old black and white town


cazzo mi ucciderei da sola
PERCHE' L'ULTIMA VOLTA CHE HO PUBBLICATO ERANO TIPO CENTO ANNI FA
che pena
almeno il capitolo è un po' lunghetto
quindi tecnicamente possiamo risparmiarci la carneficina,
no? 

Beh questa volta sono successe un bel po' di minchiate
tipo Luke che ha guardato Babe mentre cantava Never Be,
Luke che si è limonato Babe nel camerino
INSOMMA
li shippo ecco tutto 
also perdonatemi per la scaletta stupida delle canzoni, perché ovviamente non canteranno mai never be dal vivo
e sicuramente non la metterebbero come terz'ultima canzone 


eniuei 
la mia best (quella a cui piacciono i dicks del '94 e che c'ha le mani grandi) 
sta continuando la sua famosissima ff su ashton dickgrande irwin,
Too late 
passate a leggerla che è una storia davvero carina
e poi è su ash quindi i mean volete mettere? pff

Detto questo vorrei scusarmi ancora per il ritardo. 
A questo punto è necessario avvertirvi che non sarò mai più in grado di pubblicare ogni due giorni,
e mi scuso per questo. 
Se mai dovreste tipo domandarvi dove sia finita, do not worry
sono qui a casa che apro word e tento di continuare 
i suck 

quindi grazie mille ma tipo DAVVERO
per continuare a leggere le avventure sfigatissime di Babe
e di sclerare con me 
tra l'altro sono arrivata a sessanta recensioni e cinquanta seguiti

un bacio enorme,
fede


 

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Capitolo 11
*** XI. ***




XI.

The concert pt. 2
(ft.
Babe 007’s Impossible Marriages
and Leigh’s Not-So-Sultry Jealousy)

 
 
 
 



“Quindi te l’eri già fatto alla festa?!”
Distolgo lo sguardo, riservandolo alla punta dei miei piedi. “Sì.”
“Dove?!” continua a strillare Leigh.
“N-nel sottoscala..”
La biondina spalanca la bocca drammaticamente, scostandosi dal viso tutti i capelli. “Babe Kelly, tu hai decisamente sorpassato il limite!”
“Ma la pianti? Sembri sua madre” borbotta Minnie, squadrando Leigh da sopra il bancone dei lavandini.
Leigh si placa, appoggiandosi al muro piastrellato del bagno deserto, prendendo a fissarmi con disapprovazione.
“Non è un dramma” cerca di farla ragionare Mardy. “Babe avrà avuto i suoi perché.”
“Da che pulpito! Ci conosciamo da anni e non hai nemmeno avuto il coraggio di dirmi che ti eri fatta Ashton alla festa di Minnie!” ribatte Leigh, gesticolando ferocemente.
“Ho avuto i miei perché” ripete Mardy.
E’ stata lei a invitarci qui. Dopo la figura di merda della pomiciata nel camerino, Minnie è subentrata in azione con l’intento di spezzare quell’aura di vergogna misto imbarazzo, invitandoci tutti a raggiungere Mardy in questa discoteca assai popolare qui sulla costa di Sydney. Appena arrivati, Leigh mi ha presa per un braccio e mi ha trascinata nel bagno delle ragazze, subito dopo raggiunte da Mardy e Minnie, che tentano invano di calmarla.
“Leigh, senti, mi dispiace, okay?” parlo finalmente. “E’ vero, sono stata una stronza. Avrei dovuto dirtelo. Mi assumo tutte le colpe e ti chiedo scusa. E’ stato solo un bacetto. Niente di più.”
Lei si morde un labbro, e improvvisamente pare dimostri una certa comprensione.
“Beh..” sospira.
Tutte e tre aggrottiamo le sopracciglia.
“Ragazze, oddio, nel senso, cioè, non so come dirvelo!” esplode un secondo più tardi, portandosi le mani tra i capelli e iniziando a saltellare.
Continuiamo a fissarla perplesse.
“Okay, sentite.. è possibile che io mi sia fatta Michael alla fes..”
“Cosa?!” strilliamo immediatamente.
“Lo so!” piagnucola Leigh. “E’ stato solo bacetto.”
“Ehi, non usufruire dei miei già pronunciati termini!” ribatto.
Senti” mi blocca, portandosi una mano davanti al viso. “Ora siamo pari.”
Sbuffo, costatando tristemente di come in effetti non possa rinfacciarle nulla. “Com’è successo?” le domando soltanto.
“Dopo il gioco della bottiglia” spiega. “Quando se ne stavano andando. Si è avvicinato e, al posto di darmi un bacio sulla guancia, si è sposato un po’ di più. Un bacetto a stampo che non ricapiterà più. Lo prometto.”
Passano alcuni secondi di silenzio quasi tombale, dove l’unico rumore che si sente è la musica del pub. Certo, lo sospettavo. Leigh è sempre stata una preda ben ambita dai ragazzi, ed ero quasi sconcertata dal fatto che non si fosse fatta nessuno alla festa a casa mia. Se non ce lo avesse spiegato nei dettagli, avrei presunto che lei e Michael fossero andati oltre al ‘bacetto’.
“Beh, avete qualche altro segreto da confessare?” chiede Minnie per rompere il silenzio.
“Avrei una domanda” ammetto. Tutte si voltano verso di me. “La poliginia è legale qui in Australia? Perché anelo sposare entrambi i fratelli Gallagher, Alex Turner, James Franco, il principe Harry e possibilmente anche Luke.”
Le tre alzano gli occhi al cielo con dei sorrisini divertiti, poi mi danno uno spintone e usciamo dal bagno.

Luke se ne sta lì in piedi, appoggiato al bancone. E’ circondato dal resto della band, più alcuni amici, tra cui riconosco immediatamente il mitico DB, con la quale alla festa a casa mia ho intrattenuto una seria e profonda conversazione sul perché le strisce nere delle zebre non siano bianche e perché quelle bianche non siano nere; alla fine siamo giunti alla conclusione che le zebre siano in realtà esseri mitologici appartenenti a entità oscure che vogliono impossessarsi della Terra – dopo aver conquistato il resto della Via Lattea. Il giorno dopo ho tristemente costatato che le persone sembra mi comprendano di più quando sono fatte/intossicate/sul punto di morte.
Mentre io, le due cugine e Mardy ci avviciniamo al gruppetto, ci è più facile riuscire a sentire quello che i ragazzi stanno dicendo. Sono tutti intorno a Luke, dandomi le spalle e, da quanto riesco a capire, lo stanno tartassando.
Allora? Che succede con quella?” chiede Oliver, un vecchio amico di Minnie e della compagnia.
“Ma dovevi vederteli!” si intromette Ash, e poi dice qualcos’altro che non riesco a sentire, ma che a quanto pare imbarazza parecchio Luke, che si preme le dita sulle tempie, abbassando la testa come un cucciolotto. A questo punto mi fermo di colpo, mentre le altre sono scomparse nella folla per riuscire a prendere qualcosa da bere. Sto per fare marcia indietro, magari ritornando in bagno e tentare un affogamento intenzionale nella tazza del cesso. Ma sfortunatamente Luke si accorge immediatamente della mia presenza, dato che con la mia intelligenza da rapace gli sono praticamente davanti, e fa subito cenno agli altri di smetterla di parlare dell’argomento. Inizia quindi a fare occhiatine indiscrete, cercando invano di fermare il terribile e imbarazzante racconto che Ashton sta involontariamente tramandando al resto del gruppo.
Solo quando DB urla, “Bella, Kelly!”, Ashton si blocca di colpo e diventa rosso, anche se la concorrenza è alta, contando Luke e la sottoscritta.
“Ehi, Babe” sorride imbarazzato.
“Ehi” quasi rido, anche se vorrei auto infliggermi qualche tortura medievale. Così inizia una carrellata di presentazioni, tra cui conosco anche Oliver, che a quanto sembra è una colonna portante del gruppetto e della band. Io e Luke ci scambiamo occhiatine veloci, furtive, fino a quando non veniamo interrotte dalle ragazze, tra cui ritrovo anche Jane e Geordie, più una loro amica, che ovviamente Minnie conosce. Inizio a sbollire l’autostima per prepararmi alla vista di Pencey, ma non riesco a beccarla.
“No, non c’è” mi dice Leigh, come se mi stesse leggendo nel pensiero.
“A volte mi terrorizzi” le confesso, fissandola perplessa.
“Devi smetterla di far trasparire così tanto le tue emozioni e i tuoi pensieri, sai? La gente potrebbe utilizzarli contro di te” mi risponde, muovendo il capo saccentemente.
“Ragazzi, si è liberato il tavolo là in fondo!” ci avvisa l’amica di Jane, Evie – modella freelance, indicando un tavolo glamour piuttosto grande, circondato da questi divanetti in pelle bianca.
“Bella, bella, buttati che ce lo fottono!” strilla Oliver, correndo per primo verso il tavolino.
Dunque, in un modo o nell’altro, riescono tutti ad accaparrarsi un posto: Oliver, DB e Ash sono seduti vicini, proprio di fronte a Jane, Geordie, Evie e Mardy; alla loro sinistra, Mike e Calum, che tiene in braccio Minnie; Leigh e Luke sono seduti vicini, entrambi presi a bere e a fissarmi.
“Dai, Babe, mettiti qui” mi invita sadicamente Leigh, spostando la sua borsa, creando così un piccolo spazio tra lei e Luke. Urge dentro di me l’istinto di pensare che non l’avesse posizionata lì per caso, ma tralascio i miei istinti da antropologa per poter riuscire a trovare una scusa banale ma convincente.
“Come faccio a mettermi lì?” domando istantaneamente. “Mi siedo qui vicino a Mardy.”
“Oh, no, che dopo sono scomoda” risponde lei, con un’aura di complicità che la circonda. “Ti lascio passare.”
Due minuti più tardi sono di fianco a Luke, e penso non ci sia più altro da aggiungere, se non che riesco a farmi convincere troppo facilmente, anche se Leigh mi ha sussurrato che è per una buona causa, ovvero, “Smettila di fare la deficiente, Luke te lo vuole dare. Prendilo e basta.”
Nonostante la sua affermazione, io e Luke non ci scambiamo parola, ancora imbarazzati dalla nostra super pomiciata nel camerino. In realtà vorrei parlargli, ma mi vergogno troppo, e sono quasi sicura che anche lui voglia dirmi qualcosa, anche se è imbarazzante. Quindi cerchiamo entrambi di attaccare bottone con i nostri rispettivi amici, finendo esclusi – e aggiungerei di proposito: sia Leigh che Ashton ci danno le spalle, come se volessero comunicarci con le loro spalle, “Smettetela di prendervi male e parlate, per Dio”. Quest’ultimo e Mardy continuano a lanciarsi certe occhiatine sospette, Calum e Minnie si sussurrano nell’orecchio come due veri fidanzatini, Leigh, Evie, Jane e Geordie chiacchierano animatamente, così come Michael e il resto dei ragazzi.
“Io vado a prendere da bere” annuncia Mardy, alzandosi dal divanetto. “Qualcuno mi dà una mano?”
Discretamente punto gli occhi su Ashton, ma non dico nulla, perché ci pensa Minnie.
“Ash?” lo chiama infatti. “Hai le mani grandi.”
“Cosa?” strilla indispettito.
“Dai, Ash, vai ad aiutarla” si aggiunge DB, prendendolo per il culo con una vocina da ragazza.
Mardy lo guarda impassibile mentre si alza dal divanetto per raggiungerla, e insieme se ne vanno a prendere da bere.
D’un tratto Mike cerca di attirare l’attenzione di Luke, finendo per lanciargli un tovagliolo arrotolato. Iniziano a confabulare tra di loro; io ovviamente adatto l’infallibile tattica dell’ascoltare i discorsi inutili di Leigh, anche se con la mia mancata carriera da agente 007 – James Bond interpretato da David Craig aka Il Tizio Figo Che Lascerà Sua Moglie Per Sposare Babe Kelly – riesco a scorgere le parole di Michael, e subito Luke che ribatte con qualcosa di incomprensibile: secondo Mike, Luke deve mettermi il braccio intorno alla spalla. Mi copro il viso per nascondere il mio sorriso da mentecatta, ma quando sento il braccio di Luke dimenarsi per riuscire a liberarsi dallo strettissimo buco creato dai nostri rispettivi busti, non ce la faccio e scoppio a ridere. Mike alza gli occhi al cielo e distoglie lo sguardo, mentre Luke cerca in tutti i modi di non arrossire.
“Questa è stata la mossa peggiore della storia” commenta a sé stesso, mentre gli rido addosso.

Usciamo dal pub che sono le tre di notte passate. Almeno, alcuni di noi escono dal pub. Minnie e Calum sono ancora dentro, probabilmente imboscati da qualche parte, insieme ad Ashton, Mardy, DB e Oliver. Leigh non si è ancora del tutto ripresa dalla scoperta di Mardy e Ashton, e per questo ha deciso di regalare alla sua amica occidentale il suo tipico comportamento distaccato e apatico per tutta la serata, anche se, quando ho provato a chiedere a Mardy se l’atteggiamento di Leigh le desse fastidio, lei ha semplicemente risposto con un “Le passerà”, per poi voltarsi e ritornare a prestare le sue attenzioni ad Ashton, con la quale, subito dopo la scappatella a ‘prendere da bere’ – nessuno sa realmente cosa sia successo in quei dieci minuti – sembra aver fatto amicizia. I miei sesti sensi da antropologa sensitiva 007 mi avvertono che c’è qualcosa di decisamente strano che alleggia nell’aria, ma ora non posso concentrarmi troppo, altrimenti finisco per dimenticarmi nuovamente come camminare e a farmi questa rampa di scale col culo.
“Quella zoccoletta” continua intanto a imprecare Leigh sottovoce, stringendosi nella sua giacchetta di jeans Levi’s per proteggersi dall’aria fresca che tira fuori dal pub.
“Sai, Leigh, penso che tu debba parlarle” le suggerisco.
“Pensi che non abbia cercato di farlo mentre ballavamo?” ribatte acida.
Aggrotto le sopracciglia. “Certo, mi sembra giusto tentare un approccio ragionevole e maturo mentre si si sta scatenando su una pista da ballo” commento ironica.
Leigh alza gli occhi al cielo, accelerando il passo per finire la rampa di scale e allontanarsi da me, visibilmente indispettita. Raggiungiamo così Mike, Luke, Geordie, Jane e Evie, che erano più avanti di noi. Assaporo di nuovo la sensazione di piacere nel sapere che Pencey non c’è. Le cose belle della vita.
“Io penso soltanto che tu debba provare ad essere felice per lei, piuttosto che continuare a lamentarti del fatto che non ti abbia raccontato di essersi fatta Ash alla festa di Minnie” dico a Leigh, raggiungendola. “Non eri tu quella che insisteva affinché Mardy trovasse un ragazzo? Voglio dire, è decisamente incoerente da parte tua, non ti pare?”
Mi fulmina con lo sguardo, mordicchiandosi le labbra dal nervoso. Esploderà tre tredueuno
Ugh!” strilla, gesticolando schizofrenicamente, facendo addirittura cadere a terra la borsa che portava sulla spalla. Poi ci accorgiamo entrambe di essere perplessamente osservate dagli altri cinque, quindi Leigh cerca in tutti i modi di riassestarsi, raccogliendo la borsa e sistemandosi i capelli.
“Insomma, ma dico io, che cazzo è questa, una specie di fan fiction?” sbotta a bassa voce. “Prima tu e Luke, poi Minnie e Calum, ora Mardy e Ashton.. insomma, no! No! No! Mi rifiuto di assistere al ritorno di Guerra e Pace!”
“E tu e Mike?” ribatto.
Si incespica tutta, muovendo velocemente le dita per scostarsi i capelli dal viso. “Grrr” urla, per poi riabbassare il tono di voce. “Io e Michael ci siamo baciati per sbaglio! Pensavo avessimo chiuso l’argomento!”
“Non lo abbiamo nemmeno iniziato!” ribadisco, allargando le braccia. “E per tua informazione, Guerra e Pace è un romanzo prettamente storico. Tolstoj si sta rivoltando nella tomba.”
Leigh sta per ribattere, ma da sopra la rampa di scale sentiamo l’inconfondibile voce di Minnie che urla un “Ragazze!” a pieni polmoni, facendosi strada per raggiungerci. Entrambe alziamo il collo per vedere se anche Mardy è con lei, ma intravediamo solo Calum.
“Mardy è ancora dentro” ci risponde involontariamente Minnie. Ha composto questa frase senza omettere o aggiungere vocaboli: è sobria.
Leigh grugnisce ancora, mi guarda male, si volta verso sua cugina, grugnisce, la guarda male. “Ce ne andiamo” annuncia arrabbiata ad alta voce, così che il resto del gruppetto possa sentirla. Minnie mi chiede spiegazioni con lo sguardo, ma le faccio cenno di lasciare stare.
Mi volto per salutare gli altri, notando Luke che corre verso di me. Sostengo mentalmente che avvistare una palla di cannone venirmi addosso mi agiterebbe meno, ma probabilmente il mio viso ha già assunto l’espressione ‘checazzovuoi?’.
“Abbassa la scollatura e scostati i capelli” mi sussurra velocemente Minnie mentre passa furtivamente dietro le mie spalle, per poi raggiungere Leigh nel parcheggio. Faccio come le dico, facendo attenzione a non farmi notare da Luke.
“Babe!” mi chiama, raggiungendomi. “Volevo solo darti la buona notte.”
“Oh” dico. Ci fissiamo per qualche secondo.
“Beh..” dice lui, grattandosi il naso.
Baciami baciami baciami. Cazzo, ci sono Minnie e Leigh che ci fissano. Non baciarmi non baciarmi non baciarmi.
E’ comunque troppo tardi, perché si avvicina, piega la schiena e mi lascia un innocentissimo bacio a stampo sulle labbra. Certo, non nascondo che mi avventerei su di lui e farei in modo di non scendere dalle sue spalle per il resto della sua vita, ma per ora lo lascio andare.
Solo per ora. 

 


i sneezed on the beat and the beat got sicker
yonce all on his mouth like liquor 


Sono tornataaaaaaaa con un capitolo orrendo. 
Seriamente, penso sia tipo inutile.
Però contando che i veri 5SOS festeggiano e si 'mrbiacano sempre dopo un loro concerto,
ho dovuto per forza fare tipo un'uscita molto easy. 

Easy mica tanto, che Leigh sta mezza incazzata perché Mardy e Ash sembra tipo vogliano bombare da un momento all'altro.
Però dai, sono una coppia piuttosto shipposa, togliendo gli scleri inutili di Leigh e tutto il resto.
grazie giulz per aver praticamente ideato tutta l'uscita

A PROPOSITOOOO
la giulz è quella che ha le mani grandi che sta scrivendo la FF su Ashton Big Dick,
Too late
leggetevela che è una storia molto carina, ddddaaaiiii 

sorry in oltre per quei minchia di banner che continuo a cambiare, 
magari un giorno farò pace con me stessa (AHAHAHAHAHAHA) e sarò in grado di tenerne uno fisso.

a questo punto scompaio,
ci si rivede sperando prima dell'inizio della scuola (io ricomincio venerdì prossimo more like kill me)
vi ringrazio forever&always per tutto la vostra dolcezza 
love you so,
fede



 


 

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Capitolo 12
*** XII. ***




XII.

Throwing rocks at your window at midnight
 
 
 
 
 

Munita di mazza da baseball trovata nel mio armadio – da piccola anelavo di aggregarmi alla squadra di tee-ball nazionale, ma lasciamo stare, mi avvicino cautamente alla finestra di camera mia. Ora aprirò velocemente le persiane, beccherò immediatamente il killer e lo colpirò con la mazza da baseball, facendolo cadere in mezzo al cortile. Calcolando l’altezza, il malvivente farà un volo che lo lascerà illeso, ma comunque troppo stordito per rimettersi all’azione; allora inizierò a correre, uscirò dalla mia camera e annuncerò ai miei di aver steso un killer con la mazza da baseball da cento dollari che mi avevano regalato al mio ottavo compleanno, e finalmente papà sarà fiero di aver speso quei soldi per qualcosa di utile.
Sono le due di notte. I miei dormono profondamente nella loro stanza. Fino a dieci minuti fa ero assorta nel mio studio serale, impegnata a contemplare la bellezza di Luke Hemmings e a condividerne i miei pensieri impuri con Leigh al telefono, che da un momento all’altro ha smesso di rispondermi, probabilmente stufa e impegnata a divertirsi all’after party che Oliver ha dato a casa sua. Sono stata messa in punizione. I miei sostengono che mi stia allargando troppo, soprattutto dopo l’ennesimo ‘ho fatto tardi’ che ho rifilato quando sono tornata a casa la sera del concerto. Non prendetemi per una vandala anticonformista, vi prego, ma davvero non mi è importato nulla di quando, rintanando quella stessa notte, ho trovato mamma e papà seduti accigliati sulle loro rispettive poltrone, con tanto di vestaglia e tazza di te bollente sotto mano. Hanno così iniziato ad elencare le loro preoccupazioni, i loro rimproveri, i loro sermoni e le loro aspettative, decretando infine una punizione di due settimane: a parte la scuola, non devo permettermi di varcare la porta d’ingresso; e dopo che avrò esaurito i miei giorni di clausura, dovrò tornare a casa prima dello scoccare dell’una di notte.
Dunque tentavo di godermi la mia quinta serata di punizione totale, ma quando ho saputo del festino, non ho fatto altro che importunare me stessa con filmini mentali di cosa avrebbe potuto succedere con Luke questa sera se fossi stata meno impulsiva e più razionale, facendo il mio ritorno a un orario non del tutto prossimo all’alba. Fino a quando, nel silenzio totale regnante del quartiere, ho iniziato a sentire dei ‘tac’ piuttosto rumorosi provenire dalla finestra chiusa di camera mia. Lì per lì pensavo sarebbe stato meglio strappare un figlio e scrivere velocemente un biglietto d’addio alla mia famiglia, nel caso il killer psicopatico avesse fatto irruzione in camera mia uccidendomi sul colpo; poi ho pensato che forse avrei potuto essere meno cagasotto e tendergli un tranello da semi professionista.
Faccio un respiro profondo, allungo il braccio e apro velocissimamente la finestra. Al contrario di quanto mi aspettassi, non c’è nessuno appeso al davanzale. Prima che possa però iniziare ad agitarmi, un sassolino grigio piuttosto piccolo compare nell’aria, sfiorandomi di qualche centimetro fino a quando cade sulla moquette e scompare sotto il letto. A questo punto mi affaccio alla finestra: giù in cortile, a poca distanza dalla piscina, un’ombra quasi sinistra occupa un bel po’ di spazio nell’erba. Dopo un nano schizzo in cui avrei voluto lanciare all’ipotetico killer la mazza da baseball più La ricchezza delle nazioni – un doloroso saggio contenente 1230 pagine, mi accorgo semplicemente che è Luke. ‘Semplicemente’ per modo di dire, perché attualmente sto tentando di contenere le mie ire funeste basate principalmente sui miei monologhi interiori Voglio saltarti addosso e Scusami Sposami – il primo è sicuramente quello più utilizzato.
“Luke! Ma cosa cazzo fai?! Cosa ti sembra questo, Wrapped Around Your Finger?! Ma dico, t-t-t-tu sei pazzo!” esplodo a bassa voce, con un’alternanza di sillabe stridule. “Ieri sera ho visto The Strangers, ti rendi conto? Credevo stessi per morire! Stavo già elaborando il mio biglietto d’addio!”
Luke scoppia a ridere, massaggiandosi le tempie. “Volevo porti questa domanda già l’altra sera, ma l’occasione è.. sfuggita. Mi chiedo, cosa ti spinge a guardare film horror nella più completa solitudine?”
Lascio cadere sul pavimento la mazza da baseball e mi appoggio con i gomiti sul davanzale. “Beh, la produzione di film horror è finalizzata principalmente a interessarti fino all’ultima goccia di ansia, quindi penso sia meglio vederli da sola piuttosto che accompagnarmi di gente inutile che possa sollevarmi dal provare paura. Comprendi?”
Lo intravedo annuire. “Sì, suppongo sia una buona teoria.”
“Aspetta un attimo, come sei entrato?”
“Ho scavalcato la recinzione” spiega, indicando dietro di lui. “Inizialmente pensavo di suonare il campanello, ma poi ho pensato fosse troppo rischioso, considerando che sei in una specie di clausura religiosa. Allora ho fatto il giro sul retro. Avete un recinto decisamente basso.”
“Già, ho sempre sottolineato ai miei che con questa recinzione potremmo essere vittime di furto da un momento all’altro.”
“Mi stai dando del ladro?”
“Ti sto dando del Michael Myers, che è relativamente un gran bel complimento” ribatto. “Anelavo di ucciderti con il saggio di Adam Smith.”
Si porta le mani in avanti in segno di resa. “Perdonami, la prossima volta scendo dal camino.”
Cerco di non ridere.
“Senti.. ti va di uscire?” mi domanda.
“Sono in punizione” rispondo dispiaciuta. Non lo dico tanto per, sono davvero dispiaciuta. Il tipico vorrei costituire una dittatura omicida dispiaciuta. “Quando finirò di scontare il resto della settimana..”
“Intendevo adesso” mi blocca lui.
“A-adesso?”
“Adesso.”
Merda. “E’ tardi.”
“Beh, non troppo. La notte è giovane per te, altrimenti non ti avrebbero messo in punizione, non ti pare?”
Ah ah ah, molto divertente.”
“Dai, Babe. Facciamo solo un giro.” Si piega e raccoglie da terra un piccolo sacchetto – ho costatato che Luke è capace di rimpicciolire qualsiasi cosa prenda o tocchi. “Ho anche il gelato e due cucchiai. Li ho rubati dalla cucina di Oliver.”
“N-non lo so.. i-io.. e se i miei mi beccano?”
“Scendi dalla finestra.”
“Beh, ma..”
“Per favore” mi prega unendo le mani e mettendo su una vocina estremamente tenera.
Mi mordo un labbro, analizzando la situazione preoccupata. Voglio davvero uscire con Luke. Probabilmente la Babe di un mese fa avrebbe inventato mille scuse, causando una situazione super imbarazzante per poi chiudere le persiane e pentirsi 0.5 secondi dopo. Ora invece scalerei l’Everest pur di stare con Luke. Quindi teoricamente parlando, scendere da questa finestra non dev’essere poi così traumatizzante, se non fosse che tra Babe Kelly e la coordinazione fisica esiste una distanza larga circa quanto la circonferenza di Giove – se non qualche altro pianeta in più.
“A che gusto è il gelato?” domando impaziente.
Come un razzo tira fuori la confezione dal sacchetto, facendolo cadere a terra maldestramente. “Emh.. aspetta.. cioccolato, panna, nocciola” legge. “Oh, che tristezza.. sono dei gusti.. tristi.. scusami.. la prossima me lo porto da casa.”
“Non ti preoccupare” lo tranquillizzo. “Basta che sia commestibile.”
“Allora scendi?” domanda speranzoso.
Sospiro. “Posso provare. Ma sappi che possiedo un librettino in cui conservo tutte le possibili scuse da utilizzare per giustificarmi dal non fare educazione fisica a scuola, il che dovrebbe spiegare parecchie cose.”
Mi allontano dalla finestra e corro nel mio armadio per pescare un paio di converse da indossare. Per il resto del mio outfit, tralascio la descrizione per questione di dignità. Posso però dirvi che i miei capelli sono reduci da una seduta di piastra durata quasi due ore nel bagno di camera mia, quindi dovrebbero essere tecnicamente presentabili. E indosso delle lenti a contatto, che mi salvano dai miei occhiali da vista indecenti. Ho anche su un bel po’ di mascara Maybelline The Falsies. Perlustro brevemente la camera, prendendo il cellulare e sistemando due cuscini sotto le coperte – poiché sono molto scaltra.
“Ah, se cado e muoio non chiamare nessuno. Scappa e basta, almeno i miei penseranno mi sia buttata di proposito in segno di protesta contro la punizione che mi hanno inflitto” dico a Luke, che intanto se la ride.
Dunque procedo a scendere/terminare la mia vita: appoggiandomi saldamente ai bordi, scavalco con una gamba il davanzale.
“Appoggia i piedi su quel tubo” mi guida Luke, indicando il pezzo di metallo che sporge un metro sotto di me. Quindi sorpasso totalmente la finestra, finendo per grazia delle stelle sul tubo di cui parlava Luke, che sembra sia capace di sostenermi.
“Bravissima” dice. “Ora aggrappati al davanzale e scendi lentamente coi piedi. Dovresti riuscire a sentire la sporgenza della finestra sotto di te.”
Mi fido di lui e seguo il suo consiglio: allungandomi riesco ad appoggiare i piedi sulla decorazione superiore della finestra del primo piano, quella della cucina. A questo punto mi aggrappo con le mani al tubo e cautamente scendo su quest’altro davanzale. E in un attimo mi rendo conto di aver praticamente scalato due piani di casa mia, senza essermi fatta beccare dai miei e senza morire. Non mi trattengo e mi do un’auto-pacca sulla spalla.
Esco dall’aiuola e mi volto subito verso Luke, alzando le braccia in segno di vittoria. Lui mi corre in contro e mi abbraccia forte, alzandomi da terra. Mi irrigidisco tutta, ma questo è il momento perfetto per poterlo finalmente abbracciare come Leigh farebbe con qualsiasi ragazzo: gli porto le mani intorno al collo e ci appoggio il mento. Indossa una stupenda giacca in similpelle, con il cappuccio che gli copre i capelli. Ah, e profuma angelicamente.
“Ce l’ho fatta!” esulto a bassa voce quando a mio rammarico è tempo di staccarci.
“Sai, penso che dovresti riconsiderare le tue abilità fisiche” afferma Luke, imitando la mia voce.
“Lo penso anch’io. Diventerò Nadia Comăneci.”

Dopo aver girato la maggior parte dei quartieri deserti del paese, finiamo stravaccati su una panchina desolata di un altrettanto spopolato Lions Park. E’ una bella serata: la luna è piena, il cielo è senza nuvole e tira un venticello leggero. L’estate è alle porte. E Luke Hemmings è bellissimo.
Apre il gelato e mi porge un cucchiaio. “A te l’onore di assaggiarlo per prima” mi dice.
Non me lo faccio ripetere due volte e affondo la posata dentro il primo gusto di gelato che mi capita. Pochi secondi più tardi mi segue anche Luke.
“Non è male” commento.
“Hai ragione. Oliver non ha dei gusti così malvagi, in fondo in fondo.”
“A proposito, come pensi che reagirà quando aprirà il freezer e scoprirà che qualcuno gli ha rubato il gelato?” domando, guardando Luke – e la sua bellezza apocalittica – alla mia sinistra, intento a gustarsi la parte al cioccolato.
“Scoppierà in un pianto isterico, suppongo” dice. “Sarà un momento difficile, ma gli passerà. D’altronde è costato solo due dollari.”
Annuisco comprensiva, continuando ad ingurgitare cucchiaiate di gelato alla vaniglia.
Dopo un minuto di silenzio assoluto del tutto dedicato all’assorbimento del cibo donatoci gratuitamente da Oliver – e per questo non necessariamente imbarazzante, Luke si appoggia con un braccio allo schienale della panchina, segnale che presagisce un ipotetico inizio di conversazione.
“Allora..” inizia infatti. “Parlami un po’ di te.”
Blocco a mezz’aria la cucchiaiata di gelato alla nocciola che anelavo di assaporarmi e lo guardo apatica. Mi risistemo quindi un po’ più composta e agitata, colta completamente alla sprovvista dalla domanda. “N-non penso ci sia qualcosa che tu voglia veramente sapere..”
“E’ per caso un insulto?” domanda, appoggiandosi la testa sulla mano.
Dico solo.. non c’è molto da sapere su di me. Sono piuttosto.. piatta.”
“Piatta?”
“Piatta.”
Luke aggrotta le sopracciglia interrogativamente.
“Oh, n-no! Non fisicamente parlando! Intendevo la mia personalità.”
“Mi dispiace deluderti, Babe Kelly, ma non credo che una persona possa definire da sé la propria personalità.”
“Questa è solamente la tua opinione.”
“Può darsi, ma potremmo comunque fare un tentativo.”
Scrollo le spalle noncurantemente, anche se inizio a tastare una crescente scia d’ansia.
“Mmh.. non so.. per esempio, qual è la tua più grande paura?”
Scoppio a ridere. “E questa domanda dovrebbe determinare la mia personalità?”
“E’ la prima che mi è venuta in mente!” ribatte ridendo. “Guardavo quegli alberi al buio e pensavo a quanta paura mi mettessero. Infatti ho paura del buio. E’ molto semplice, visto? Ora, dimmi, qual è la tua paura?”
Ridacchio ansiosa, ma alla fine penso che tanto è Luke, e che in fondo in fondo ha già una mezza idea su come io sia in realtà piuttosto sfigata. Quindi decido di andare di verità, meritandomi un’auto pacca mentale. “Una società distopica dove vige un totalitarismo e autoritarismo assoluto, in cui il Grande Fratello è ovviamente il perfetto e inquietante ibrido di Hitler e Stalin, come disegnato nel fumetto ispirato da 1984.”
“Ed è una paura?” domanda Luke.
“Beh, ” rispondo ovvia. “Dovrebbe esserlo per tutti, no? Non penso che noi giovani riusciremmo a sopravvivere in uno stato controllato da un nazismo hitleriano o un fascismo guidato da un Mussolini che marcia su Roma. Un regime totalitario si impone con terrore e lava i cervelli. E ne ho una paura folle.”
Luke mi fissa per qualche istante, dove potrei sciogliermi o morire internamente dissanguata. Sono comunque molto fiera di me stessa stasera, voglio ricordarlo, per non aver ancora sparato qualcosa di incredibilmente stupido e idiota e per aver contenuto i miei spasmi da hovistolukehemmings.
“E tu saresti piatta?” domanda.
“E’ una domanda retorica?”
“Può darsi, sì” risponde. “Babe, tu non sei piatta.”
“Beh, se proprio vogliamo tenere conto della tua opinione secondo la quale ‘non possiamo autodefinire la nostra personalità’, credo che molte persone sostengano che io sia pragmatica. O più semplicemente apatica.”
“Ed è vero?”
“Mmh?”
“Siccome dici di poterti descrivere senza pareri altrui, ti chiedo, è vero che sei apatica?”
“Beh, assolutamente no! Anch’io sono in grado di provare emozioni! L’essere umano è letteralmente un involucro di sensazioni e passioni, ed è esattamente questo che ci permette di non essere paragonati agli esseri animali o a degli oggetti inanimati. E per quanto possa sembrare ‘non umana’, anche la sottoscritta qui ha dei sentimenti” ribadisco immediatamente, indicandomi con sarcasmo. Ero molto tentata di aggiungere un, ‘soprattutto quando si tratta di un ragazzo enorme con gli occhi azzurri e i capelli biondi che assomiglia alla moderna reincarnazione di Apollo’, ma ho omesso per non fare la figura della innamorata pazza/stalker.
Ed è così che Luke si sporge verso di me e mi bacia, forse perché non ha più niente da dire, o più semplicemente perché si è rotto di ascoltare i miei sproloqui da ritardata, ma non mi interessa. Ormai sono ben lontana dall’essere una secchiona pragmatica, ed ora l’unica cosa alla quale sono veramente interessata – a parte diventare Primo Ministro – è Luke Hemmings.

 


you met me in your backyard that night
in the moonlight you looked just like an angel in disguise
my whole life seemed like a postcard


O M G

insieme ai capitoli della festa sulla spiaggia, questo è un altro dei miei preferiti EVER
e sono tornata un po' prima di quanto qualsiasi persona si aspettasse
quindi
I LOVE MYSELF

Dunque come vi dicevo ADDDORO questo capitolo,
perché iniziamo a capire più profondamente il funzionamento della contorta mente di Babe 
e ANCORA PIU' IMPORTANTE
INIZIA LA TOTALE OTP BUKE CHE OMMMIODDDIO CIO' REGA' NON POTETE CAPIRE
li amo insieme 

and also
come sempre vi invito a leggere la ff della nostra troiona con le mani grandi preferita,
Too late
(+ Ash Big Dick).

Inoltre volevo scusarmi per non aver risposto a tutte le recensioni lasciate allo scorso capitolo
(mi atteggio come se ne avessi ricevute centomila ma AHAHAHAHAH illudiamoci),
purtroppo sono una pigrona della madonna e quindi trovavo sempre scuse per rimandare.

Voglio che sappiate che tipo vi sposerò tutte
(anche se non ho ancora un piano ben preciso, 
dato che sono già alle prese coi preparativi per il matrimonio tra me e Michael).
Magari vi inviterò tutte a passare una settimana nella nostra villa a Beverly Hills, 
who knows

Quindi auguro un buon rientro a scuola per quelle che devono iniziare,
vi ringrazio un casino
e vi mando un bacio enorme
fede 






 

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Capitolo 13
*** XIII. ***




XIII.

Feminist af
 
 
 
 


Pesca. E’ delicato, in un certo senso vibrante, ma non troppo.”
“E’ un colore smorto, Sally.”
“Che ne dite del rosa medio?” propone Leigh.
“Mmh, troppo discriminatorio.”
“Discriminatorio?!”
“Ferme tutte!” strilla Shannon. “Guardate questo colore! Che ne dite? Si chiama rosa vivo, l’ho trovato su Wikipedia.”
“Troppo.. rosa!” commenta Jay.
“Rosa pastello, allora?” ritenta Shannon. “E’ colorato.”
“Wow, da quando i colori sono colorati?” ribatte sarcasticamente Jay.
“Senti” comincia Shannon, probabilmente portandosi una mano davanti al viso. “Sei stata ammessa a questo comitato perché potessi ideare e aiutare come noi tutte.”
“Già, Shan ha ragione” si aggiunge Sally. “O collabori o sei fuori.”
“Fate meno le stronzette, che non siete voi a decidere” la taglia corto Jay con aria di sufficienza. “Fino a prova contraria, la boss qui dentro è lei.”
E’ a questo punto che sono quasi sicura di entrare in scena, poiché quando alzo lo sguardo per distoglierlo dal libro Manifesto del partito comunista e, molto più importante, dal messaggiare continuo tra me e Luke, otto paia di occhi mi scrutano speranzosi, aspettandosi che intervenga pacificamente come Roosevelt.
Sono sempre stata piuttosto titubante riguardo ai balli scolastici, principalmente perché, detto molto francamente, non sono da me. Ma da quando sono diventata rappresentante di istituto, sembra che la gente non faccia altro che aspettarsi una rivoluzione scolastica giapponese stile anni ’70 dalla sottoscritta, tra cui il preside. Dopo aver elogiato l’abilità con cui sono riuscita a rimettere in piedi alcuni dei corsi extrascolastici che erano stati chiusi sotto la carica dell’ex rappresentante, è stato lui a chiedermi – o meglio, a pregarmi in ginocchio – di occuparmi anche del comitato del ballo scolastico. Dopo vari sermoni mentali ho finalmente accettato di prendermene carica, anche se non sono di certo la persona più indicata per questo tipo di cose. Così ho reclutato quattro delle più esuberanti e promettenti fashion stylists/interior designers del Norwest, dotate di un senso di narcisismo assoluto e di una cura per i dettagli più che maniacale e snobbista, tra cui figura anche Leigh, alla quale ho vietato di caricarsi di impegni pomeridiani il lunedì e il venerdì, dove ci incontreremo nell’aula di arte per mettere a punto i caratteri estetici del ballo scolastico.
“Emh..”
“Pensaci bene, Babe!” sbotta Jay, alzandosi imperterrita dalla sedia sulla quale era stravaccata.
“Esatto, pensaci bene!” ribatte contrariata Sally.
“Insomma, stanno scegliendo dei colori orrendi!” cerca di giustificarsi Jay. “Le mie sono critiche costruttive!”
“Sicura di non essere solamente daltonica?” strilla Shannon, aumentando di un ottava l’ultima parola.
Jay spalanca la bocca. “Sicura di non essere semplicemente una zo..”
“Okay, ragazze, basta” le placa Leigh, mettendosi in mezzo. “Sta a Babe decidere.”
Quindi i loro sguardi ritornano su di me. Nascondo ancora più furtivamente il cellulare sotto il libro e mi sistemo meglio sulla sedia.
“Scusatemi, ragazze, ma non penso sia giusto cacciare Jay” dico. “Insomma, okay, avrà dei gusti particolari, ma dovete anche pensare al vero tema di questo ballo, che è il femminismo. E da ovvie femministe quali siamo, penso sia giusto supportarci e soprattutto sopportarci a vicenda. D’altro canto, Jay, potresti provare a chiudere un occhio e guardare il lato positivo di ogni colore, anche se abbiamo notato che il rosa non è di certo tra i tuoi preferiti.”
Femministicamente parlando, Babe, non pensi sia antifemminista attribuire alle donne il colore rosa?” domanda quasi retoricamente.
“No, non del tutto” rispondo. “Ci sono donne a cui il rosa piace così come, scusa l’esempio, potrebbe piacere agli uomini.”
“Visto?” squittisce Shannon. “Ti basta questa risposta o hai bisogno di un avvocato?”
“Fatti regalare un cervello per il prossimo Natale, potrebbe sempre tornarti utile” ribatte Jay.
“Ragazze, basta” riporta la pace Leigh. “Piuttosto, Babe, potresti aiutarci al posto di continuare a flirtare con Luke?”
Luke?” domandano istantaneamente le altre tre.
“Oh, non lo sapete?” recita falsissima Leigh, sfoderando tutto ciò che ha appreso dalle capacità teatrali di Minnie. “Babe si sente con Luke.”
Woah, aspetta un secondo” parte subito Sally, voltandosi verso di me con un aria piuttosto perplessa stampata in faccia. “Quel Luke? O Un Tipo A Caso Luke?”
Mi gratto la nuca imbarazzata, sperando che Leigh intervenga egoisticamente, anche se dallo sguardo che mi sta rifilando capisco benissimo che devo stare al gioco. Come avrete ormai capito, a Leigh piace stare al centro dell’attenzione, benché momentaneamente non sia lei la protagonista.
“Emh, beh.. dipende da quale Quel Luke intendi..” arranco.
“Intende certamente l’ex Norwest ora diventato figo megagalattico nonché leader dei 5SOS” la taglia corto Shannon, avvicinandosi paurosamente alla sottoscritta, fortunatamente nascosta dietro il banco a due posti dell’aula.
” subentra nuovamente Leigh, questa volta espressivamente maliziosa. “Si frequentano da un po’.”
Le altre tre rimangono a bocca aperta, probabilmente cercando di far funzionare le rotative perché riescano a comprendere la verità appena svelata da Leigh, che intanto gode come una matta.
“Mio Dio santissimo, Babe!” strilla Jay.
Scherzi?! Ce l’avevo come sfondo del cellulare fino a una settimana fa!” fa lo stesso Sally.
“La Kelly che si sente con Luke Hemmings” ripete incredula Shannon, enfatizzando in modo quasi eccessivo le ultime due parole.
“Appunto per questo, Babe” si intromette nuovamente Leigh, iniziando con tono alla Marlon Brando ne Il Padrino. “Non pensi che, siccome ovviamente sarà lui il tuo accompagnatore, sia il caso di smetterla di essere prossima allo sverginamento da Hemmings e provare, che ne so, ad aiutarci?”
“Mi piacerebbe molto, ma a differenza di Jay, Shannon, io sono davvero daltonica.”
Le quattro alzano gli occhi al cielo indispettite, e così facendo ritornano a bisticciare sul colore perfetto. Ed è proprio mentre mi rimetto a leggere seriamente che mi arriva un messaggio fatale da Luke, che con molta disinvoltura virtuale mi scrive, ‘ti va di venire da me?’. Bum. Botta d’ansia da prestazione – P.S., la ‘prestazione’ non ha sfondi sessuali; intendo infatti solo l’atto di riuscire ad entrare in casa sua senza inciampare nel bordo dello zerbino e morire.
Ma alla fine accetto con un ‘arrivo’ scritto male e frettolosamente, mentre cautamente mi carico la borsa sulle spalle e mi alzo dalla sedia.
“Dove vai?” mi intimano all’unisono Jay e Sally.
“Emh.. al bagno..”
“Da quando usi il bagno della scuola?” osserva Shannon, che inizio a presumere possegga un modo di pensare molto simile a quello di Leigh. O forse è solo che tutti sembra mi conoscano troppo bene.
“Non lo usa, infatti” le risponde sospettosa quest’ultima.
“Okay, sentite..” Porto le mani in avanti e mi apposto proprio davanti alla porta dell’aula, prima di aprirla. “Io devo andare.”
“Sei pazza? E ci molli così?” squittisce Sally.
“E poi dove devi andare?” aggiunge Jay.
“Emh..”
“Da Luke, non è vero?” ci azzecca immediatamente Leigh.
Metto su un’espressione che dovrebbe rispondere positivamente alla domanda, e tutte sospirano un ‘aah’ malizioso.
“Okay, però cambiati, che con quella divisa sei impresentabile” mi suggerisce Shannon.
Mormoro alle quattro un grazie molto sincero, e faccio per uscire velocemente dalla porta, ma Leigh mi urla un “Aspetta!”
“Che c’è?” domando affacciandomi dall’uscio.
“E che colore-”
Floreale.”
“Che?”
“Floreale” ripeto. “Pensavo che siccome non sono in grado di distinguere i colori, sarebbe carino se potessi almeno vederne qualche motivo particolare. E poi esprimono femminilità, giusto?”
Così dicendo lascio le tre a bocca aperta, le saluto con la mano e mi chiudo la porta alle spalle.

Quando arrivo da Luke sono le cinque di pomeriggio. Le giornate si stanno allungando e le temperature sfiorano già più dei venti gradi, il che mi preoccupa terribilmente. Incline fin da subito ai cambiamenti, ho avuto modo di far rimanere la mia vita esattamente la stessa per diciott’anni. Ma ora che manca meno di un mese al diploma e che il clima sta diventando caldo, mi rendo conto che le cose stanno per cambiare in modo drastico. Sono giunta a questa penosa conclusione mentre guardavo fuori dal finestrino del treno in attesa della mia fermata, e via via ho iniziato a diventare sempre più triste. Leigh continua a ripetermi di non farmela pesare troppo e di pensare piuttosto agli esami finali, al ballo scolastico, a Luke Hemmings, a Luke Hemmings e a Luke Hemmings.
Seguendo il suo consiglio, decido di suonare il campanello e di liberarmi di certi pensieri che potrebbero trasformarmi in un sermone vivente. Passano venti secondi prima che Luke mi apra. Forse un po’ troppo bello, indossa questa maglietta bianca e degli skinny neri.
Woah, che hai fatto ai capelli?” mi domanda immediatamente, riferendosi a questi cosi ricci e gonfi che purtroppo crescono sulla mia testa. Certo avrei potuto farci una piega o raccoglierli, ma la parte idiota del mio sesto senso ha pensato che sarebbe stato molto più alla moda andare in giro conciata come la versione scadente di Bellatrix Lestrange.
“Grazie di sottolineare la mia arricciatura da leone mestruato, Luke” borbotto allargando le braccia.
“Ehi, non ho detto che non mi piacciano” ribatte puntandomi un dito contro.
“Beh, anche se non ti fossero piaciuti, avresti comunque dovuto sopportarli” ribadisco saccente.
“Wow, come sei femminista.”
“Beh, ovviamente. La verità è che arrivo da una pazzesca seduta di colori e motivi per le decorazioni del ballo scolastico, quindi sono piuttosto sorbita dentro il mondo femminile.”
Intanto Luke mi invita ad entrare. Non sono ancora abituata a questa casa – tutti i riferimenti al primo imbarazzante incontro con Luke Hemmings sono puramente casuali, ma in un certo senso sono felice di essere qui. Probabilmente è solo causa dell’Effetto Da Ragazzo Con Gli Occhi Azzurri E I Capelli Biondi.
“Ho sempre sognato di poter andare all’ultimo ballo scolastico” sospira mentre chiude la porta. Anche se è voltato di spalle, sento che qualcosa di simile a un ghigno è dipinto sul suo viso.
Lo so, lo so. Leigh mi ha già tartassata parecchio: “Chiedigli di accompagnarti al ballo e finiscila di fare la pisciasotto.” Certo per lei è facile, è Leigh. Lei sa come comportarsi. Io invece sono più avvantaggiata a livello pratico: indosserei un paio di tacchi e mi ribalterei immediatamente dall’altra parte, come una mucca. Un esempio simile dovrebbe poter dimostrare la differenza abissale che scorre tra me e Leigh.
Ripensando alle ultime parole che ha appena pronunciato, però, è come se mi stesse spianando la strada. Se la parte ragionevole del mio sesto senso non erra, mi ha appena chiesto indirettamente di farmi da accompagnatore.
“Ti va di salire?” domanda intanto indicando con un cenno le scale. Mentre saliamo, mi basta lanciargli uno sguardo per capire che sta ufficialmente attendendo una proposta. Se Leigh fosse qui non ci penserebbe due volte a scaraventarmi giù dalle scale.
“Senti, Luke.. emh.. a proposito del ballo..” attacco, iniziando a torturarmi le mani con ritmi estremamente meccanici.
Subito lui si mette all’ascolto, guardandomi con quegli occhi dove mi piacerebbe tanto nuotare e possibilmente affogare dentro.
“Sì..?” mi incita a continuare, sicuramente speranzoso di sentire la domanda che tanto ho bisogno di porgli.
Ma non faccio in tempo. In piedi nel corridoio con in mano un cesto pieno di bucato, la Hemmings ci scruta sorridendo. Improvvisamente sento il bisogno di far paracadutismo estremo dalla balaustra del pianerottolo.

 



i swear to god
SONO VIVA

Rimembro ancora che l'ultima volta che ho postato un capitolo è stato due giorni dopo aver iniziato la scuola
e contando che ora siamo ad ottobre, sì, è vero, è passato TROPPO tempo.
Non è che mi sia dimenticata,
è semplicemente che sono una merda lol 

Fortunatamente HO FINITO QUESTO CAPITOLO
bow down bitches
MA 
è corto lol
Quindi vi do l'autorizzazione firmata dalla sottoscritta per venire 
a prendermi sotto casa col manganello. 

E' che scrivere tutto quello che succede a casa di Luke dopo l'arrivo di Babe è un po' troppo lungo (spoiler poraccio),
quindi ho pensato di dividerlo in due capitoli.
IN PIU' ARRIVA IL BALLOOOOO UUUUUUH
(hands down amo shannon, sally e jay
Questa sarà n'altra fetta abbastanza carina della storia.
Inoltre si è capito che Babe ha dei piani piuttosto uh uh per il suo futuro,
anche se si scopriranno tra un bel po'.

quindi
ci si rivede speriamo prima delle vacanze di Natale 2020,
vi mando un bacio enorme
e insultatemi tanto
fede

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Capitolo 14
*** XIV. ***




XIV.

Lie down with me and hold me in your arms
(even if I accidentally ruined your
bedroom wall).
 
 
 




“M-mamma!” esclama Luke.
“Oh, ciao ragazzi” sorride la Hemmings mentre impugna il cesto di bucato.
“C-che ci fai qui? Cioè.. non dovevi andare a quel corso?”
“Hai ragione, ma Celeste mi ha chiamato all’ultimo dicendomi che non poteva proprio.”
Io e Luke deglutiamo impassibili. Non sono in grado di costatare chi di noi due sia più predisposto alla morte precoce momentaneamente, ma direi che siamo entrambi sulla stessa strada. D’altronde alla Hemmings basterà fare due più due – non matematicamente parlando – per rendersi conto che non sono qui sotto suo incarico, bensì per poter incontrare suo figlio.
“Beh, io sono di sotto se avete bisogno. Piacere di rivederti, Babe” sorride nuovamente la Hemmings, chiamandomi per nome. Gelo frastornata sul posto, regalando a quella donna un altro dei miei tipici sorrisi scomodi.
Quindi ci passa di fianco, lanciando a Luke un’espressione divertita. Mentre scende le scale, quest’ultimo mi prende per mano e mi trascina fino in camera sua. Vorrei potervela descrivere nei più minuti dettagli, ma Luke è troppo preso ad agitarsi.
“Scusami!” esplode saltellando. “E’ stato.. vergognoso! Non avevo idea fosse in casa, te lo giuro! Ho pensato fosse carino invitarti, ma a quanto pare mi sbagliavo.. Oh mio Dio! E’ che mi metto nei tuoi panni e penso che sarebbe stato davvero orribile! Babe! Dì qualcosa!”
Cerco di far uscire la nebbia che alleggia nel mio cranio e lo fisso negli occhi. “Sì, è stato orribile” ammetto. Lui si porta le mani tra i capelli e si siede affranto sul letto di fianco a me. “Va tutto bene. Sono così abituata a queste figure idiote che ormai non me ne accorgo neanche più. Certo, tua mamma mi spaventa a morte, non solo per la reputazione poco gentile che si è creata tra gli studenti, ma anche perché.. insomma.. insegna matematica. Ed è tua madre. Ma non importa.. l’importante è che sono con te, giusto?”
Così lo bacio. E’ molto semplice, in realtà. Se avessi saputo che baciare una persona fosse così facile, probabilmente lo avrei già fatto da tempo. D’ora in poi, mi prometto intanto che Luke comincia a rispondere, lo bacerò molto più spesso. Finiamo quindi con le schiene stese sul suo letto, fino a quando Luke si ritrova quasi magicamente sopra di me. Gli passo la mano sinistra tra i capelli, scompigliandogli un po’ il retro del ciuffo perfetto.
“Potrei denunciarti” bofonchia incomprensibile da sopra le mie labbra, riferendosi al crimine che ho appena commesso. Sorrido per quanto le sue labbra possano permettermelo, sentendo il suo piercing nero farmi il solletico all’angolo della bocca. Lo bacio nuovamente, preoccupandomi di ripassare le mie dita tra alcuni dei suoi ciuffi laccati. Anche se grugnisce, lo sento sorridere.
Improvvisamente ho come la sensazione che questo sia il momento giusto. “Luke” lo richiamo, spingendo le sue spalle mastodontiche verso il soffitto.
“Che c’è? Qualcosa non va?”
“No no, va tutto benissimo” lo tranquillizzo. “Pensavo solamente.. insomma.. ti va di venire al ballo con me?”
Luke spalanca gli occhi. Passano alcuni secondi di completo silenzio, dove entrambi rimaniamo immobili uno sopra l’altra.
“Sì” dice infine. “Certo. Assolutamente. Ci stavo sperando, in realtà. Non potevo autoinvitarmi, capisci? Sarebbe stato da stronzi.”
“Capisco,” annuisco lievemente, continuando a sorridere come una mentecatta. “Ma avresti potuto farlo. Non penso ci sia qualcun altro con cui io voglia andare al ballo. A parte me stessa. Mi amo molto.”
“Woah! Sicura di non essere affetta da qualche disturbo narcisistico della personalità?”
“Ehi, guarda il lato positivo. Ho reso omaggio al mio futuro accompagnatore con un elogio subliminale proprio niente male.”
Mi prende quindi il viso tra le mani e ricominciamo a baciarci.

Il sole sta tramontando. Dalla grande finestra chiusa della camera di Luke penetra una luce che si distende sul letto, dove siamo sdraiati noi, e sulle chitarre rette dai piedistalli. Sono appoggiata con la testa sulla sua spalla, con il suo braccio che si stende sotto la mia nuca e la sua mano che gioca con le punte lontane dei miei capelli. Siamo in silenzio da un po’, ma non ne avverto l’imbarazzo. Il nostro è un silenzio pacificamente condiviso.
“Babe” mi richiama flebilmente Luke.
“Mmh?” rispondo appena. Già inizio a sorridere.
“Qual è il tuo vero nome?”
“Bethany.”
“Bethany?”
“Mh mh” annuisco.
“E perché ti chiamano Babe?” domanda.
“Si dice che quand’ero piccola non riuscivo a pronunciare il mio stesso nome. Tutto quello che ero capace di dire erano poche sillabe, tra cui be-be. E da allora i miei mi chiamano così.”
“Non ti ha mai dato fastidio?”
“Non penso, no” scuoto lievemente la testa. “Bethany è un nome prettamente biblico, quindi preferisco essere chiamata Babe.”
“Capisco” dice lui, appoggiando la guancia sinistra sulla mia testa.
“Luke” lo richiamo.
“Mh?”
“Non l’avevo mai detto a nessuno prima d’ora” gli confesso aggrottando le sopracciglia.
Luke resta in silenzio. “Davvero?”
Annuisco lievemente. “A parte la mia famiglia, nessuno sa il mio vero nome.”
“Neanche Leigh?”
“Neanche Leigh.”
“Wow” esclama soltanto Luke. Capisco che dal suo tono di voce dev’essere stata una gran sorpresa, ma non lo biasimo: è lo stesso anche per me. “Ti dispiace se rimango senza parole?”
“Penso di poterlo accettare.”
Rimaniamo quindi in questa posizione, assaporando ancora la dolcezza del momento. Poi Luke dice, “Anzi, ti andrebbe qualcosa da bere?”
Alzo il capo e lo guardo. “Mmh, cos’hai da offrirmi?”
“Bibite noiosamente noiose” risponde. “Mamma mi uccide se tiro fuori gli alcolici.”
“Va bene una qualsiasi bibita. Meglio non far arrabbiare la.. mamma.”
Allora ci districhiamo. Luke si alza dal letto, ma prima di uscire mi regala un bacio sulle labbra per poi scomparire dietro la porta, chiudendosela alle spalle. Resto seduta sul bordo del letto, ma mi sento in dovere di perlustrare questa stanza prima che Luke ritorni: a destra c’è una scrivania enorme e vuota sulla quale posa un computer fisso perfettamente pulito; mi avvicino: sulla parete adiacente pullulano un’incredibile quantità di foto, dove posso riconoscere l’intera band su diversi palchi, i fratelli Hemmings un paio di anni fa, ritratti di fans e articoli di giornale. Mi allontano per guardarle meglio, ma evidentemente devo aver confuso la coordinazione dei piedi – banale scusa per giustificare la mia stupidità totale, poiché facendo un passo sbagliato vado a prendere dentro la prima chitarra appoggiata proprio di fianco alla scrivania, che di conseguenza cade su quella elettrica. Il risultato è una catastrofe/figura di merda di grandissime dimensioni – almeno per la sottoscritta: le due chitarre cadono rovinosamente a terra, facendo non solo rumore, ma sfrisando di pochi centimetri il muro blu scuro che colora la parete vicino alla porta. Spalanco la bocca e fisso il graffio bianco che intravedo a distanza di tre passi, sperando vivamente che sia stato il vento a provocare quest’incidente. Ovviamente no, certo, perché le finestre sono chiuse e l’unico corpo che si sta muovendo è quello della sottoscritta Babe Kelly, che provvederà immediatamente a risistemare le chitarre e ad avviare una scansione più dettagliata della situazione, nonostante sia impossibile per lei poter ragionare senza schiaffeggiarsi in automatico.
Ravvivo i muscoli e mi chino per raccoglierle, risistemandole sui piedistalli con una velocità precisa e ben calcolata. A questo punto potrei anche rilassarmi e cercare di non guardare il regalo che ho segnato sulla parete, ma con la coda dell’occhio riesco a notare la porta aprirsi. Allora mi risiedo sul letto e faccio finta di niente: girandomi con disinvoltura, ritrovo la famigerata testa bionda della Hemmings che fa capolino dalla soglia. Ritorno quindi ad uno stato mentale ancora più pietoso di quello assunto 2.5 secondi fa.
Babe” dice. “Ti va di rimanere a cena da noi?”
Merda.

 



cover me up,
cuddle me in


Questo capitolo mi piace moltissimo. 
Anelavo di ricreare una scena un po' più romantica tra Buke, che solitamente sono degli sfigati della madonna.
Qui invece sembrano una coppia. 
INOLTRE
Babe ammette di non aver mai rivelato il suo nome a nessuno prima di Luke, il che è importante. 
insomma A M O 

stranamente non ho molto altro da dire lol
AH SI'
Luke e Babe vanno al ballo insieme YAAAS
Il prom è tutto pianificato,
devo solo scriverlo
praise the lord

okay basta
scompaio
un bacio grande
fede


 
 

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Capitolo 15
*** XV. ***




XV.
Dinner at Hemmings’
(Ten Reasons Why Tony Abbott
Shouldn’t Be Prime Minister)
 
 
 
 


“Luke, senti, per quel graffio sulla parete, ti giuro che..”
Lui alza lo sguardo dal tavolo che è intento ad apparecchiare. “Non ti preoccupare, sul serio” sussurra. “Un paio di giorni fa ho accidentalmente tirato un rigo di indelebile sulla scrivania, ma l’ho coperto con alcuni fogli. Mamma non se n’è assolutamente accorta. Troverò sicuramente una soluzione anche per questo.”
“Sei sicuro?” insisto. “Insomma, è stata colpa mia. Non ci metto niente a ridipingertela..”
“Scordatelo” scuote la testa. “Sei estremamente tragica. E’ solo un graffio, mica uno squarcio.”
Cerco di scrollarmi di dosso il senso di colpa, ma la situazione non aiuta di certo. D’altronde la Hemmings ha insistito così tanto, e le pressioni su di me hanno un effetto esasperante: alla fine ho accettato di rimanere a cena da loro.
D’improvviso la suoneria del mio cellulare inizia a riecheggiare per tutta la cucina. Mi affretto a pescarlo dalla tasca. E’ Leigh.
“Esci subito da quella casa” mi intima all’istante.
“Leigh..” Mi guardo intorno.
“Babe, no! No! No! E’ sbagliato! E’ la Hemmings!” strilla presa da un attacco di ira.
Mi limito a sorridere sorniona, facendo finta che Leigh non mi stia davvero lanciando dietro un presagio mortale.
“Ma che dici?” rido falsissima. La Hemmings, che è proprio di fronte a me mentre aiuta suo figlio ad apparecchiare, mi lancia un’occhiata estremamente apatica.
“Senti, non ho idea di cosa tu ti sia fumata, ma quello che stai facendo è illogico. Potrai anche scoparti suo figlio, ma non puoi assolutamente avere contatti esterni dalla scuola con quell’arpia!”
“Leigh, mi fai morire” continuo a recitare.
“Ti senti bene?”
A questo punto faccio finta di passeggiare disinteressata un po’ più a destra, così che il muro della cucina mi nasconda dagli occhi e dalle orecchie degli Hemmings.
“Ormai ho accettato di restare, non posso più tornare indietro” le spiego sussurrando.
“Ma certo, e poi ti ritroverai a ricevere battutine sessualmente imbarazzanti dalla Hemmings in classe. Oh Babe cara, ho trovato un reggiseno sotto il letto di mio figlio stamattina, è tuo? E’ questo quello che vuoi?” recita imperterrita.
“La vuoi smettere? In fondo in fondo è una donna come tutte le altre.”
Sbuffa pesantemente. “Fa come ti pare. Io t’ho avvertito. Spero solo che dimostri un po’ di clemenza anche nei miei confronti, non ho fatto i compiti di matematica oggi.”
Alzo gli occhi al cielo. “Ti terrò aggiornata.”
“Sempre che non ti tiri una padellata e ti rinchiuda nello sgabuzzino.”

Dopo essere riuscita a prestare un po’ d’aiuto ad un’apatica Hemmings che, “Non ci pensare neanche, sei nostra ospite”, riusciamo finalmente a sederci a tavola. La situazione è parecchio imbarazzante, ma almeno posso contare su Luke. Sia Jack che Ben non sono presenti, il che è un altro punto a mio favore, ma certamente poco importanti poiché oscurati dalla presenza ingombrante della Hemmings.
Siedo di fianco a Luke e, mentre cerco di sistemarmi, avverto subito il suo sguardo su di me. Mi sta fissando sorridente, con i gomiti appoggiati al tavolo che gli sorreggono il viso.
“Che c’è?”
Lui scrolla lievemente le spalle. “Niente.”
Annuisco scomodamente, tuttavia ciò non gli impedisce di continuare a guardarmi.
“La cena è pronta” annuncia la Hemmings, appoggiando sul tavolo un vassoio pieno di salsicce Toulouse, piatto tipico delle famiglie australiane del New South Wales.
“Wow” commento. “Non sapevo si potessero cucinare senza barbecue.”
“Temo sia proprio per questo che Liz le cucina così spesso” scherza Andrew, il papà di Luke, ricevendosi un colpetto sulla spalla dalla moglie.
Sorrido. Forse non andrà tanto male.
“Allora” ricomincia. “Come vi siete conosciuti?”
Scherzavo. Lancio un’occhiata a Luke.
“A una festa” balbetto. La mia menzogna apocalittica avrebbe potuto decisamente funzionare, se non che Luke dice subito dopo di me, “Amici in comune.”
“Cioè” si spiega. Lo vedo strofinare ripetutamente le mani sui jeans. “A una festa tramite amici in comune.”
Annuisco vivacemente, e i suoi sembrano crederci.
“Oh, quindi vi conoscevate già quando sei venuta a portarmi i compiti, Babe?” domanda la Hemmings. Non avverto nessun tono di sfida, superiorità o meschinità nella sua voce. E’ una semplice domanda, chiesta tra l’altro dolcemente.
“Emh, sì” mento, continuando a chiedermi che razza di droga la Hemmings sia costretta ad iniettarsi la mattina per essere così malvagia nei confronti dei suoi studenti.
“Di vista” aggiunge Luke. Entrambi gli sorridono, ma lui arrossisce terribilmente.
Così iniziamo a mangiare, e per qualche minuto regna un pacifico silenzio. Quindi la Hemmings rialza la testa dal piatto.
“Allora, Babe, ormai manca poco. Hai già deciso cosa fare dopo il diploma?” domanda.
“Emh.. sono ancora molto indecisa..”
“Punti su qualche college australiano in particolare?”
“In realtà no.” Sento gli occhi di Luke trafiggermi il viso. Ricordati di espirare. “Mio padre ha lavorato per parecchio tempo a San Jose, in California, e conosce alcuni rettori universitari della West Coast e dei collaboratori della Ivy League, tramite la quale sono riuscita ad accedere ad alcuni test di ammissione riguardo college estesi su praticamente tutto il territorio statunitense. Sono attualmente in attesa di cinque o sei risposte.”
“Wow” esclama la Hemmings. “Borse di studio?”
“Sì” annuisco lievemente. “In particolare spero nella Stanford, oppure la Berkley.”
“Se posso esprimere un parere personale, credo sia del tutto scontato che tu riceva una borsa di studio per un’università statunitense. Non è una cosa da tutti i giorni che una ragazza australiana venga ammessa in un college straniero, e certo i test d’ammissione americani, soprattutto per quanto riguarda le materie scientifiche, sono piuttosto intensi e complicati, ma dubito vivamente che tu non possa farcela.”
“Grazie” rispondo sorpresa.
“Babe è appassionata di politica” s’intromette Luke.
“Beh, allora andrete molto d’accordo” dice Andrew rivolto verso sua moglie.
“Sicuramente” sorride. “Conservatrice?”
Scuoto energeticamente la testa. “Laburista. Con tendenza socialdemocratica.”
La Hemmings alza le sopracciglia. “Andremo più che d’accordo. Solamente che la sottoscritta crede più nel liberalismo sociale.”
Annuisco. Questa sarebbe da raccontare a Leigh – sono sicura che mi riattaccherebbe il telefono in faccia. Il suo sarcasmo è solo uno spregiudicato pretesto per nascondere la sua invidia letale da capra matematica quale è.
“Babe ha partecipato a una manifestazione contro Tony Abbott l’estate scorsa” aggiunge Luke. Gli tiro un calcio da sotto il tavolo, ma lui se la ride.
“Sul serio?” ride la Hemmings.
Mi gratto la nuca imbarazzata. “Beh.. Sì. E’ stato molto bello, a dire la verità. Abbott è uno dei politici peggiori sul panorama inglese e australiano, a mio parere. Sarà che sono troppo abituata alla politica socialdemocratica di Rudd, ma non è possibile negare l’evidenza del sessismo, del razzismo e della xenofobia che accompagnano i discorsi quotidiani dell’attuale Primo Ministro. Il suo conservatorismo altamente sociale e teologico mi irrita.”
“E’ ufficiale” dice Luke, lanciando un’occhiata a suo padre. “Tu e mamma andrete molto d’accordo.”

la hemmings appassionata di politica? è peggio di quanto immaginassi
Accenno un sorriso, digitando frettolosamente un Poi ti spiego meglio per poi chiudere l’applicazione e concentrarmi su Luke alla guida dell’auto. La cena è andata piuttosto bene. Io e la Hemmings abbiamo passato il resto della serata a parlare di politica interna, pianificando almeno una decina di ragioni per cui Tony Abbott non dovrebbe più essere Primo Ministro e per cui il mandato dovrebbe passare nuovamente a Kevin Rudd. Luke ci ha ascoltate apaticamente per tutto il tempo, scrutandoci dall’altra parte del divano con una tazza di tè in mano, fino a quando ho costatato l’orario inoltrato e sono saltata giù dalla poltrona dov’ero seduta. Luke si è offerto di riaccompagnarmi, e ovviamente non potevo rifiutare.
“Ricordami da quanto tempo hai la patente..?” domando maliziosa.
Luke mi lancia un’occhiataccia divertita. “Quasi due settimane. Sai, avevo in mente di portarti al mare, giù alla City, di accompagnarti a scuola, ma a quanto pare tu hai preferito farti mettere in punizione.”
“Ehi, non rinfacciarmelo” ribatto puntandogli un dito contro. “Ricordati che ho scalato due piani di casa mia per stare con te.”
“Pff, stupidaggini” recita. “Giulietta si è suicidata per Romeo.”
Alzo gli occhi al cielo. Nonostante la sua spiccata stupidità, non riesco a fare a meno di guardarlo guidare. E’ incredibilmente sexy. Ma come fa? Ma soprattutto, da quando in qua i soffitti delle auto sono alti abbastanza da farci entrare Luke Hemmings?
“Babe” mi richiama, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada.
“Dimmi.”
“Sono fiero di te.”
“Per aver scalato i due piani di casa mia?”
“No” dice. “Cioè, sì, anche per quello. Ma mi riferivo a stasera. Insomma, sono a conoscenza delle voci poco carine che girano sul conto di mamma al Norwest, e so che non è particolarmente simpatica e socievole con i propri alunni, ma.. tu te la sei cavata bene. Le sei piaciuta molto. Ecco, solo questo.”
“Lo pensi sul serio?”
Annuisce. “Beh, anche se fosse stato il contrario non avrebbe fatto alcuna differenza.”
“Mmh, ne sei sicuro?”
“Certo” esclama scrollando le spalle. “L’importante è che piaci a me, giusto?”
Cerco il più possibile di non imbarazzarmi troppo, ma sento il viso riscaldarsi come un termosifone. Allora mi sporgo dal sedile e gli lascio un semplice bacio sulla guancia, per poi appoggiare la mia testa sulla sua spalla.
Giusto.”

 



sento come se tipo fossero decenni
ma sono tornata YAS BITCH

dunque sono stata via per tipo due mesi, che mi sono serviti
per NONFAREUNCAZZO
why am i like this
Ho scritto solo questo capitolo, per la quale ho dannato un po'
e che ho terminato solamente venti minuti fa (perdonate eventuali errori pls)
PERO' INSOMMA BABE E LUKE COSA SONO DIO SANTO THE STRUGGLE IS SO REAL
e poi
BABE E LIZ = POWER COUPLE omg

basta
che pena lol

okay quindi potete fare a turni per menarmi
e ci si al più presto
che adesso inzia la fase del ballo scolastico

un bacio
fede

 

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Capitolo 16
*** XVI. ***




XVI.

Prom pt. 1
(How To Learn that it’s okay
not to be okay)


 
 
 
 

Il volto di Sally fa capolino all’improvviso dall’anta aperta del mio armadietto. “Babe!” esclama.
Sussulto spaventata. Da quando l’abbiamo conosciuta a biologia, Sally è uno di quei personaggi non esattamente identificati a cui piace intromettersi in situazioni altrettanto poco sensate alla quale poche persone prestano attenzioni. Forse è proprio per questo che ho deciso di inserirla tra gli organizzatori del ballo: la sua ansia surrogata può sempre tornare utile.
“C’è un problema col bagno femminile della palestra” continua ad agitarsi, estraendo dalla sua borsa tracolla un portablocco con tanto di penna allegata, sulla quale compaiono decine di obiettivi corretti o cancellati. “Qualcuno ha disegnato un pene gigante sullo specchio!”
Sento Leigh scoppiare a ridere da dietro le mie spalle.
“Lo trovi divertente?!”
Leigh ritorna seria, mantenendo comunque il sorrisino malizioso sulle labbra. “No, assolutamente.”
Sally si scosta una ciocca di capelli dietro le spalle. “Ovviamente. Non quando mancano solamente due settimane al ballo! Insomma, Babe, che bisogna fare?!”
“Avete provato a.. pulirlo?” suggerisco.
“Certo!” squittisce. “Ma non viene via! E’ come se l’avessero inciso!”
Mi volto verso Leigh. “Beh, avrete sicuramente utilizzato dei prodotti scadenti” ipotizza fermamente, spostando di tanto in tanto il suo peso tra una gamba e l’altra.
“Scadenti? Scusami?”
“Hai capito bene” ribadisce Leigh.
“Beh, allora vieni tu a pulirlo!”
“Ragazze, per favore” intimo scocciata, cercando di intromettermi tra le due prima che si strappino i capelli a vicenda. “Che ne dici se a mezzogiorno pranziamo insieme a mensa e poi andiamo a risolvere questo casino? Ti va?”
Sally pare pensarci su, ma alla fine accetta con un sorrisino. Leigh sbuffa rumorosamente, quindi l’altra cerca di afferrarla da dietro la mia spalla; Leigh reagisce tendando di colpirla con uno schiaffo, ma questa si scosta e ribatte con un’altra manata. “Ragazze, ragazze!” strillo, facendo voltare alcuni studenti che attraversano il corridoio affollato. Come se non bastasse, il cellulare inizia a vibrarmi nella tasca della divisa. Cerco quindi di intromettermi il più possibile tra le due, finendo in una specie di sandwich umano. “Potreste per favore darvi una calmata? O una tregua, che so io? Ho bisogno di rispondere al telefono.”
Nel frattempo cerco di dare una sbirciata allo schermo. Luke. Con le palpitazioni a mille lancio un’occhiataccia intimidatoria alle ragazze, poi mi allontano di qualche passo.
“Pronto?”
“Ti devo parlare” risponde immediatamente. Se c’è una cosa che Leigh e il film drammatici sono riusciti ad inculcarmi attraverso tutti questi anni, quella è la valutazione che il famoso ‘ti devo parlare’ dovrebbe ricevere saltuariamente in una relazione amorosa. Non che io sia una persona drammatica, certo, ma ammetto che è un modo decisamente pessimo di iniziare una conversazione.
“Qualcosa non va?”
“C’è un problema per il… ballo.”
“Per il ballo?”
“Sì, per il ballo. Il punto è che...”
“Se non ti va di accompagnarmi non ci sono problemi. Sarei una terribile accompagnatrice. Non so ballare coi tacchi. Teoricamente non so ballare nemmeno senza scarpe, ma...”
“Non è questo il problema” mi interrompe. “Vedi, dopo che ti ho accompagnata a casa l’altra sera ho avuto un presentimento strano. Sai, quella sensazione di aver dimenticato qualcosa, non so se hai prese-”
“Mh mh.”
“Ecco, mi sono dimenticato di una tappa del nostro concerto.”
“Una tappa del vostro concerto?”
“La sera del ballo dobbiamo partire per Auckland. Abbiamo un concerto il giorno dopo.”
“Oh…”
“Babe… io non…”
“Non fa niente” mento. “Non importa.”
“Importa eccome” ribadisce. “Ci tenevo moltissimo a venire. Il ballo è… è importante.”
“Luke, non ti preoccupare. Sul serio, non ti saresti comunque divertito. Ho il compito di vigilare la serata. Sai com’è.. il punch corretto, pazzi scatenati che pensano di essere in grado di ballare come Tony Manero… una specie di delirio. Non importa davvero.”
“Ne sei sicura?”
Per niente. “Ne sono sicura. Il ballo del Norwest non può di certo competere con un concerto a Auckland.”
Lo sento sospirare. “Devi andare a lezione ora?”
Lancio un’occhiata veloce all’orologio appeso alla parete del corridoio. “Sì, suona tra un minuto. Sarà meglio che inizi ad andare…”
“Ti richiamo quando sei in mensa, d’accordo?”
“Va bene.”
“Babe?”
“Sì?”
Passa un secondo di silenzio, come quando si è sul punto di dire qualcosa ma non escono le parole. “Io… Non fa niente. A dopo.”
“A dopo.”
Fisso lo schermo del cellulare mentre mi informa che la chiamata con Luke è appena terminata. Se la delusione potesse avere un’immagine, probabilmente sarebbe questa. Non sapendo cosa o come fare, mi volto istintivamente verso Leigh e Sally, che ora hanno smesso di litigare. Sono una di fianco all’altra davanti agli armadietti e scrutano il mio viso alla ricerca di un indizio.
“Hai la faccia di una che ha appena visto una recente foto di Leonardo DiCaprio su una spiaggia di nudisti” commenta Leigh.
Le accenno un sorriso tirato. Nonostante l’evidente ‘non ne voglio parlare’ dipinto in faccia, sono sicura che metteranno in atto un’operazione chirurgica pur di farmi tirare fuori tutto.
“Chi era?” parte all’attacco Sally.
“Luke.”
“E che ti ha detto?” continua Leigh.
Tiro fuori il libro e il quaderno di letteratura dall’armadietto. “Niente di importante.”
Leigh emette una pernacchia. “Babe, guardaci. Ti sembra che Sally utilizzi questa bocca solamente per sparare stronzate? Io non credo proprio. Se davvero…”
“Puoi per favore smetterla di essere così stronza nei miei confronti?”
“Non sono stronza. Sono realista, Sally. Ora vogliamo concentrarci su Babe, per favore?”
Sally le fa cenno di far silenzio. “Leigh voleva dire che se davvero non ti va di approfondire, rivelaci almeno il succo del discorso.”
Chiudo l’armadietto sbattendo l’anta con forza. “Luke non verrà al ballo.”
“Fai sul serio?” esclamano.
Annuisco. E non avendo nient’altro da dire, rimango zitta.
“Che stronzo! E pensare che lo ritenevo un ragazzo tenero!”
“Dimmi che c’è una ragione sensata” continua Leigh sull’orlo di una crisi nervosa.
“Devono partire per Auckland. Hanno un concerto la sera dopo.”
“Non poteva, che ne so, dirtelo prima? Prima che vi baciaste nello scantinato, prima che tu iniziasti a raderti e a truccarti per lui?”
Alzo le spalle. “Se n’era dimenticato.”
“Non solo è stronzo, ma pure ritardato!”
Leigh si porta le dita alle tempie. “Quel grandissimo…” La campanella copre l’insulto, tant’è che senza neanche pensarci sorpasso le due e filo diritta in classe prima che sospettino un ipotetico pianto.

A mensa la situazione peggiora visibilmente. Leigh si è offerta di cedermi il suo pranzo al sacco, mentre Sally continua a ripetermi aforismi alla Grossman pur di farmi sentire meglio. Non so nemmeno il perché di questa reazione. Sarà che Luke mi piace davvero troppo per essere solamente disposta a parlare di politica con sua mamma, oppure perché il ballo in fondo in fondo è davvero importante per me, anche se ci vorranno almeno una ventina d’anni perché io possa confessarlo senza scoppiare a ridere. Se ripenso a come tutta questa faccenda abbia preso una piega così sensazionale nell’ultimo mese e mezzo, tornerei a casa e ci scriverei una fan fiction. O un romanzetto rosa. Qualcosa che Sally comprerebbe senza informarsi sul contenuto, per farla breve. E se Luke avesse partecipato alla serata, ecco come avrei concluso la storia. Ora le due mi guardano perplesse mentre sorrido al nulla più totale. Tutto a causa di uno stupido ballo.
“Non è solamente uno stupido ballo, Babe” dice Leigh sporgendosi da sopra il tavolo. “So quello che stai pensando. Non è affatto ridicolo stare male perché la persona che ami non può stare con te quando lo desideri. Per quanto il ballo possa sembrarti insensato, so che non lo pensi davvero. E so anche che nonostante tu ti stia continuamente ripetendo di non starci male, ci starai male fino a quando vorrai. Che sia pure una visione azzardata, ma non è umanamente possibile ripeterci di smetterla di sentirci come se il mondo stia per crollarci addosso solamente perché vogliamo che il dolore si plachi. Quindi ti consiglio di accettare il fatto che questa situazione ti sta ferendo.”
La fisso apatica, rigirando tra le mani un pezzo di pane che non mangerò. “Quello che non capisco è perché mi importi così tanto da farmi male.”
“Dovrai capirlo da te. Anche se mi piacerebbe tanto, sfortunatamente non sono Babe Kelly.”
Le sorrido, sussurrandole un ‘grazie’ molto flebile e impercettibile. Sally sta per dire qualcosa, ma la nostra conversazione viene interrotta da un ragazzo che si piazza davanti al nostro tavolo. Noah Johnson. Famigliare? Beh, è stato il mio primo bacio. La mia prima cotta, a dire il vero. Ai tempi delle medie mi ricordava moltissimo un giovane James Franco di Freaks and Geeks, ma ora non ne riconosco una somiglianza netta. I tratti sono un po’ sbiaditi, ma la sostanza c’è ancora. Effettivamente le mie cotte sono sempre state piuttosto esemplari: basta pensare al fatto che Luke è completamente diverso da lui dal punto di vista fisico ed estetico. Eppure qualcosa di Noah mi ha sempre fatto pensare che potesse partecipare al cast di qualche serie hollywoodiana di successo se solo avesse voluto. Ma invece è qui davanti a noi.
“Ehi, Babe” mi saluta.
“Ehi.”
“Vi disturbo?” domanda.
“Emh…” I miei occhi si dividono tra le due ragazze, che non fanno altro che assistere alla situazione come si stesse verificando un miracolo. “No. No no no.”
“Volevo chiederti una cosa” inizia. “Riguardo al ballo.”
“Non si possono portare alcolici, mi dispiace. A meno che non vi ubriacate in posti dove sia impossibile per me vedervi, così che non debba necessariamente fare da spia al preside. Ma per il resto sono off limits.”
“Oh, okay. Aspetta, non intendevo esattamente quello.” Si gratta la nuca imbarazzato, esattamente come fa Luke. “Volevo chiederti, hai già un accompagnatore per il ballo?”
Rimango a bocca aperta, mentre sento Leigh e Sally contenere la propria emozione per questo nuovo e improvviso candidato. Boccheggio ancora un po’, ma inizio a presumere stia passando troppo tempo. Sentendo infatti il calcio allo stinco che Leigh mi ha appena tirato da sotto il tavolo, cerco di rispondere con degli stiratissimi “emh... eeemh”.
“A Babe piacerebbe molto venire con te al ballo, Noah” sentenzia Leigh.
“Woah, sul serio?” sorride d’un tratto, rivolgendo lo sguardo verso di me.
Chiudo la bocca, deglutisco e cerco di riprendermi dall’imbarazzo. “Emh… sì… perché no? Cioè, voglio dire… certo. Certo, mi piacerebbe molto.”
“Fantastico!” esulta, battendo le mani come se avesse vinto una specie di premio. “Ti scrivo io. Aspetta, ci sei su Facebook?”
“No, non è iscritta. Babe pensa sia una piattaforma mediatica capace di espandere e professare capitalismo e fenomeni di massa culturali inutili poiché non posseggono alcuno sfondo politico o culturale” lo informa Sally, citando testualmente le parole espresse dalla sottoscritta almeno un anno fa. Ora sono io a tirarle un calcio da sotto il tavolo, ma a Noah non sembra importare.
“Okay, allora ti faccio sapere domani” dice soltanto, quindi si congeda con un sorriso assurdo stampato sul viso. Mentre Leigh e Sally esultano tirandomi colpetti sulla spalla e dandosi il cinque, sento il telefono vibrare. Luke.

 
 


Sono tornata non esattamente in ritardo,
ma ci tenevo a terminare il capitolo in quanto Office mi abbandona ufficialmente dopodomani.

LUKE NON VIENE AL BALLO
lame
Però Babe ne ha subito trovato un altro lol, senza contare che
assomiglia a un giovane James Franco
insomma HOW CAN YOU EVEN
Inoltre ho preferito rimettere in gioco Sally,
perché penso sia tipo simile a Leigh
(ecco perché non vanno d'accordo lols).

Dunque fatemi sapere che ne pensate di tutta questa faccenda,
e se vi dispiace che Luke non sarà presente. 

allora scompaio
BUON ANNO A TUTTE,
fede


 

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Capitolo 17
*** XVII. ***




XVII.

Prom pt. 2 –
Miss Confidence or
Miss I’ve Got Nothing to Lose
(this statement does NOT involve
Mr Luke Hemmings!)


 
 
 
 
Sono le nove meno dieci. Ho pregato Noah di non rendere la nostra uscita ancora più imbarazzante di quello che già è, concordando di incontrarci davanti alla palestra come se stessimo per andare a fare un giro insieme. Da queste parti molte delle mie coetanee adorano rivivere il vecchio ballo all’americana: questo significa limousine, foto di gruppo sul pianerottolo delle scale e via dicendo. Persino la stessa Leigh, che solitamente evita tutto ciò che ha a che fare col romantico, dice che un ultimo ballo di fine anno deve essere coronato in questo modo. Forse anch’io avrei potuto fare uno strappo alla regola, ma l’unico problema di tutto questo pasticcio in cui mi sono cacciata è che non mi va di andare al ballo con Noah. Non mi va di ballare con lui. Non mi va di averlo davanti. Almeno non tanto quanto abbia voglia di fare tutto ciò con Luke, che in questo momento dev’essere in partenza per la Nuova Zelanda. In realtà c’è stato un momento in cui avrei preferito partire anch’io per Auckland – l’idea perversa è venuta a Leigh, ma poi ho pensato che la situazione avrebbe acquisito una svolta molto anomala. Quindi abbiamo cancellato tutti i piani e abbiamo deciso di rimanere a Riverstone. Dunque mi alzo dal letto e lancio l’ultima penetrante occhiata verso lo specchio. Il vestito è color pesca. E’ corto, pomposo e pieno di strati in tulle. Leigh mi ha detto che dovevo lasciare i capelli sciolti, quindi mi ha tirato dietro una scarpa col tacco quindici quando ho tentato di obiettare. Ha scelto praticamente tutto lei, che ora se ne sta nel mio bagno per ultimare la sua estetica.
“Ti sei messa su il vestito?” la sento che ulula attraverso la porta chiusa.
“Mh mh” borbotto.
“Questo è lo spirito” continua sarcasticamente. Mi ributto a peso morto sul letto, lasciando che il vestito vada da tutte le parti possibili.
“Cosa stai facendo?” domanda seccata Leigh, che ora sta in piedi davanti a me.
“E’ divertente.”
Alza gli occhi al cielo, poi si sposta un po’ per mostrarmi il vestito che mi ha tenuto nascosto per circa due mesi. “Wow” dico soltanto. E’ un abito davvero bello: è incentrato su un blu marino molto intenso ed ha una forma a sirena che la slancia incredibilmente. Ci mancava anche questa botta d’autostima.
“Visto?” continua a tirarsela girando su se stessa un paio di volte.
“E’ un vestito davvero bello.”
“Ed era addirittura in saldo, pensa!”
“Non è giusto” ribatto.
“Cosa? Che io sono bella e tu no?”
“Esatto.”
“A proposito.. fa vedere come ti sta questo coso.” Mi afferra una mano e mi costringe ad alzarmi dallo stato di putrefazione che iniziava a piacermi tanto.
“Mmh.. manca qualcosa” riflette squadrandomi da capo a piedi. “Giusto!” Si mette a correre dall’altra parte della stanza alla ricerca di qualcosa.
“Sembri la fata madrina, sai?”
Ignora il mio commento, intenta a girarsi per lanciarmi il paio di scarpe che teneva nella sua borsa. Si tratta di trampoli immondi sulla quale non sarei mai in grado di fare più di dieci passi all’ora, e Leigh lo sa. “Non mi interessa, Babe” precede i miei pensieri in modo seccato. “Indosserai queste scarpe. Puoi portarti dietro un altro paio più comodo, ma queste devi metterle.”
Non ribatto neanche. Infilo queste cose e poi Leigh mi spinge davanti allo specchio. La persona che vedo riflessa è sempre la stessa, però è più carina. Il colore del vestito dev’essere in grado di rendermi più felice, a quanto pare. E le scarpe mi stanno bene. Sembro quasi un’altra.
“Senti, Babe, so che Noah non è il partito perfetto” incalza Leigh da dietro le mie spalle. “Ma è il nostro ultimo ballo. E se Luke ha deciso che è più importante andarsene a sudare su un palco qualsiasi, quelli sono fatti suoi.”
Annuisco. “E poi Noah è gran pezzo di figaccione, lasciatelo dire.”
“Ora andiamo” continua dopo qualche secondo di silenzio. “Non vedo l’ora di ammazzare di botte tutti gli scemi che si avvicinano al punch.”

Noah mi sta aspettando davanti alla porta della palestra. Noto moltissima gente che entra o si ferma per fare foto, mentre lui se ne sta in disparte con un gruppo di amici dall’aria diffidente. Dev’essere solo una mia impressione. Forse sono troppo abituata alla combriccola di Luke.
“Non pensare a Luke” mi ricorda Leigh leggendomi nuovamente nel pensiero. Siamo ferme nel parcheggio da una decina di minuti, chiuse in macchina coi finestrini abbassati e il sole che tramonta dietro gli alberi del Norwest. Leigh dice di doversi risistemarsi il trucco, ma sembra un processo infinito.
“Non stavo pensando a Luke” le mento. So benissimo che non se la beve, ma passa oltre. “Hai finito?”
“Un momento” sbiascica mentre si ripassa il lucidalabbra. Poi lo richiude e lo getta dentro la sua pochette Yves Saint Laurent – chiedendomi come faccia a tenere tutta la roba che ha usato nell’ultimo quarto d’ora.
“Senti, tu ora scendi da quest’auto e vai da Noah da sola, capito?”
La fisso spaventata. “Sembri molto intimidatoria.”
“Sto solo cercando di incoraggiarti a passare quanto più tempo possibile con lui” scrolla le spalle.
“E tu con chi stai? Mica non avevi l’accompagnatore?”
“Troverò qualcuno, non ti preoccupare. Per il resto c’è lei.” Indica quindi un punto fuori dal finestrino, dove appoggiata a un’auto dall’aspetto famigliare c’è Minnie, che mi saluta col suo tipico fare un po’ bizzarro. Scendiamo quindi dalla macchina e le andiamo incontro. Indossa uno strano vestitino di seta lilla e delle converse nere rovinatissime. Deduco che questo debba essere il suo abbigliamento formale.
“Non ho portato nessun biglietto per entrare. Dite che devo scavalcare e passare per la finestra dei bagni?” domanda. Rido. Non mi ero accorta di quanto mi fosse effettivamente mancata.
“Ti faccio entrare come ospite, non ti preoccupare” rispondo. “Ma cosa ci fai da queste parti?”
Scrolla le spalle. “Adoro i balli di fine anno. Se c’è da correggere qualche punch io ci sto.”
“Non correggerai un bel niente” la blocca subito Leigh. “Ah, a proposito. Hai visto l’accompagnatore di Babe? Sta là in fondo.”
“Quello pelato?”
“No, quello a destra.”
“Woah” esclama. “Certo che te ne scegli uno più figo dell’altro, eh?”
Le sorrido brevemente. Certo è un bel ragazzo, e mi viene spontaneo chiedermi come possa essere passata da una nullità totale incapace di amare qualcun altro se non sé stessa a una specie di ragazza acchiappatutti dall’aria completamente svampita. Dev’esserci un’influenza che gira e pesca a caso adolescenti con crisi esistenziali, perché altrimenti non c’è altra spiegazione a questo fenomeno.
Quando riemergo dalla doccia di pensieri mi ritrovo ancora una volta trascinata da Leigh verso l’ingresso della palestra, mollandomi di fronte al gruppetto di Noah e scomparendo insieme a sua cugina.
“Ehi” mi saluta Noah. L’intero gruppetto si gira verso di me, e subito inizio a percepire l’ondata di imbarazzo che mi investe ricoprendomi di rosso dalla testa ai piedi. Lo saluto con un cenno di mano, perché penso di non riuscire a esprimermi. Almeno non con tutti questi tizi loschi che mi fissano con perplessità. Noah deve aver recepito il messaggio, dato che congeda i suoi amici intimidatori e si avvicina verso di me, facendomi un cenno come per invitarmi ad entrare in palestra. Ha un profumo simile a quello di Luke, e le scarpe, delle Vans nere, sono identiche a quelle che porta lui.
Solo quando entriamo in palestra mi accorgo del lavoro gigantesco che abbiamo fatto negli ultimi due mesi. Siamo andate per il blu, un colore che abbiamo decisamente sottovalutato nel corso degli incontri. Abbiamo appeso delle tende bianche al centro della palestra e tutt’intorno alle finestre, e penso che questo sia il miglior tocco professionale che ci sia mai venuto in mente. I tavoli sono decorati con delle lucine bianche soffuse e dei vasi con fiori illegalmente estirpati dal giardino botanico della scuola. Alla musica ci ha pensato Jay: ha fatto venire una band sconosciuta direttamente da Melbourne, e devo dire che sono davvero bravi. Luke avrebbe sicuramente apprezzato.
“Sono davvero bravi” mi dice infatti Noah.
“Grazie” risponde al posto mio Jay, che compare da dietro la sua spalla. “Li ho trovati per caso su YouTube. Sono fantastici.”
“Sono come i 5 Seconds Of Summer” commenta Noah. Sia io che Jay spalanchiamo gli occhi contemporaneamente. E’ chiaro che Noah è all’oscuro di tutto ciò che riguarda Luke, ma la situazione diventa comunque imbarazzante. Senza contare che sto facendo di tutto pur di non pensare a lui – fallendo.
Jay si gratta la nuca imbarazzata, quindi prende Noah sottobraccio e lo spinge verso di me. “Perché non ballate? Hanno appena iniziato questa ballata così romantica.. su!”
Così finiamo sulla pista piena di gente. Mi sto abituando ad interagire coi ragazzi. Riesco addirittura a fissare Noah negli occhi senza sentirmi a disagio. Sento la sua mano sul mio fianco, e non mi resta altro che appoggiare i polsi sulle sue spalle.
“Sei molto bella” dice. Per un attimo non l’avevo sentito e rischiavo addirittura di farmelo ripetere. Sorrido scomodamente, cercando di non dargli a vedere tutto il disagio che affloscia lentamente dentro di me. “Grazie” gli rispondo flebilmente. “Anche tu, sai? Te l’ha mai detto nessuno che assomigli a James Franco?”
Si lascia andare in una risatina. “No, non credo.”
“Quando avevamo dodici anni ti morivo dietro” continuo a blaterare.
“Sul serio?”
Annuisco fervidamente. “Mi ricordavi il Franco di Freaks and Geeks. Sono sempre stata piuttosto nerd.”
“E io sono sempre stato piuttosto cieco.”
“Non ti preoccupare. Dopo il bacio al gioco della bottiglia ho subito capito che era una storia d’amore destinata a morire.” Il problema di tutte le cazzate che continuo a sparare è che mi accorgo di quanto siano ridicole solo dopo aver terminato di dirle. E’ come se il mio cervello fosse nella modalità ‘non ho niente da perdere’.
“Diciamo che ai tempi ero molto stupido” mi spiega. “Pensavo di essere un figo.”
“Il punto è che lo eri. Fisicamente parlando, ecco. Mentalmente doveva esserci qualche ritardo.”
Ride ancora. “Sei simpatica, sai?”
“Grazie. Ci provo.”
Solo più tardi mi accorgo che si è avvicinato vertiginosamente e che il suo viso diventa sempre più grande e vicino. Dev’essere la tipica prima mossa azzardata di chi pensa di essere figo. E’ vero, è anche colpa mia. Gli ho dato corda. Ma non ero così seria! Pensavo avesse già inteso il mio sarcasmo. Probabilmente mi sbagliavo. Nessuno lo capisce. Tranne Luke. Luke sì che mi capisce davvero. E’ così che mi risveglio istantaneamente, spostando delicatamente il viso verso destra prima che Noah possa baciarmi.
“Scusami” balbetto come una scema. “E’ che..”
“Non ti preoccupare” sorride malizioso. “E’ tutto okay.”
Quindi riprendiamo a ballare come se nulla fosse successo. Sbaglio o nei film questo è il momento in cui la ragazza strafiga confida al ragazzo un po’ imbranato che le fa da accompagnatore che lei è innamorata di un altro? Forse doveva andare così, se non fosse che le parti sono invertite. Inizio già a farmi troppe pippe mentali. E pensare che ero partita così bene.
Improvvisamente sento qualcuno che tocca la spalla. Quando mi volto, Leigh mi fissa preoccupata. Prima che possa chiederle cosa sia successo, lei fa un cenno molto discreto verso la porta della palestra. Mi volto con uno strano presentimento, e subito dopo mi si appanna tutto intorno e il cuore mi sale alla gola. Perché proprio davanti alla porta della palestra c’è Luke.

 




guess who's back
back again
fede's back
tell a friend


SONO PASSATI MESIIIIIIII
omg i know right
MA SONO TORNATAAAA YAAAAAASSS
Indovinate dove sono stata?
A CASA A FAR NIENTE YAAAAAASSS
Il punto è che non sapevo che scrivere dopo. Volevo fare una specie di capitolo
di mezzo, ma poi è saltato fuori che era parecchio inutile calcolando che non 
aggiornavo da secoli. Quindi mi sono messa d'impegno e ho scritto tutto quello che 
avete letto tra ieri sera e oggi lol 
bring me to hogwarts bitch

insomma BUKE E' TORNATAAAAA YAAAAAS
mi piace molto il colpo di scena tipo OMG LUKE SEI TU OMG NOAH VATTENE
tipo casino totale L O V E I T
dovete troppo farmi sapere come l'avete presa perché è tutto un gigantesco 
O M G

anyway
tra una settimana esatta c'è il concerto dei 5sos ad Assago
E IO STO MORENDO PERCHE' TIPO ADORO ANDARE AI CONCERTI
E TIPO VEDRO' MIO MARITO MICHAEL DOPO TANTO TEMPO
GOOOOOOSH im slowly dying 

quindi spero possiate perdonare tutti questi mesi 
d'attesa implacabile
e vi mando un grosso baciuuuo

fede




 

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Capitolo 18
*** XVIII. ***




XVIII.

Prom pt. 3 –
I have climbed highest mountains,
I have run through the fields only
to be with you.
Only to be with you.



 
 
 
 

Tutti i rumori rimangono ovattati. Le mani di Noah, che ancora sono appoggiate sul mio corpo, sono impercettibili. Vorrei che non fossero su di me, così che Luke non fosse costretto a vederle. Ma sono sicura che le abbia notate, perché non riconosco quello sguardo. Allora so che c’è qualcosa di sbagliato in tutta questa situazione.
Sgancio subito le mani da dietro il collo di Noah e faccio un passo indietro. Leigh deve ancora essere dietro di me, perché la sento che impreca contro Minnie. Ma io e Luke continuiamo a fissarci. E’ distante almeno una trentina di metri da me, ma riusciamo a mantenere il contatto visivo. E ancora una volta vorrei non fosse così.
“Babe?” sento che mi chiama Noah. “Babe, tutto bene?”
Luke si passa una mano dietro la nuca, palese segnale di preoccupazione. Fa qualche passo indietro, abbandona il mio raggio visivo e si incammina verso destra, scomparendo tra la folla di studenti che ora ballano una canzone ritmata.
“Babe?” mi richiama. Mi volto verso Noah, contemplandolo come se fosse uno sconosciuto. “Ti senti bene?”
Non so come rispondere o come comportarmi. Tutto quello che sono in grado di fare è guardarmi intorno alla ricerca di Luke. “Devo andare in bagno” sputo senza pensarci. Noah sta per dire qualcosa, ma oramai mi sono già incamminata verso la direzione in cui ho visto scomparire Luke. Penso che Noah inizierà a sospettare qualcosa, perché i bagni sono dalla parte opposta della palestra. A questo punto eccomi qui che corro indispettita tra tutti gli studenti dell’ultimo anno, tirando quante più gomitate possibile perché riesca a non perdere tempo. L’unica direzione in cui può essere è andato è quella degli spalti: si tratta del campo da calcio del Norwest, molto più spesso utilizzato come posto segreto dove fumare erba. Mi fiondo quindi in quella direzione, e quando esco l’atmosfera cambia radicalmente. Il sole che tramonta dietro gli alberi, l’aria tiepida d’inizio estate. E Luke che probabilmente mi odia.
Ci metto qualche secondo per riuscire ad adocchiarlo. Scende rapido gli scalini in ferro delle tribune con la testa bassa e il fare deciso. Sento una pazzesca morsa al cuore che mi stringe tutta e mi impedisce di dare ascolto a qualsiasi altra cosa, ma in qualche modo riesco a sfilarmi questi trampoli dai piedi e a inseguirlo giù per la gradinata.
“Luke!” strillo. Lui mi ignora completamente, cambiando rotta e infilandosi tra una fila di spalti e l’altra.
“Fermati, ti prego! Posso spiegarti” cerco di dire. Allora finalmente si convince, si volta e mi regala un’occhiataccia che mi fa raggelare sul posto. E’ arrabbiato.
“Spiegarmi cosa, Babe?” Il suo è il tono è aspro e stridente. Non so per quanto ancora riuscirò a fingere di sapere quello che sto pensando. Sono quei tipici momenti in cui non vorresti semplicemente esserti cacciata in nessun guaio. Quei tipici momenti in cui non vuoi soffrire, ma più di tutto non vuoi far soffrire.
“Non è come sembra” balbetto. Sto già perdendo ogni senso d’orientamento. “Okay, forse era un po’ come sembra, ma.. ecco, io..”
Sbuffa pesantemente. Si porta ancora le mani tra i capelli mentre tira qualche calcio ai sedili. Lo so che sta reprimendo così tanta rabbia da poter scoppiare, ma non c’è nulla che io possa fare in questo momento se non fissarlo con i rimorsi che mi mangiano viva.
“Semplicemente perché?” dice infine. “Perché l’hai fatto? Perché con un altro?”
“Io.. non lo so.. tu non c’eri, e quindi..”
“Stai per caso dicendo che è colpa mia? Perché non mi sembra proprio che sia io quello che se ne va in giro con altri tizi mentre..”
“Luke, tu non c’eri!” ribatto. Suppongo che il suo temperamento mi stia influenzando, perché inizio a provare anch’io quell’orrenda sensazione di fastidio che ti si appiccica addosso come il sudore.
Luke spalanca gli occhi, guardandomi come se preferirebbe buttarmi giù dalle gradinate. “Lo so, Babe, ma non posso conciliare tutta la mia vita per fare in modo che giri sempre intorno a te! E anche se vorrei, Dio quanto vorrei passare ogni istante con te al mio fianco, devi renderti conto che è impossibile! Perché è così che funziona una relazione, ed è così che funziona il mio lavoro!”
Sto per ribattere sparando frasi senza senso, ormai sentendomi nel vivo della conversazione. Ma improvvisamente, colta da un improvviso lapsus di ragione, mi blocco. E rifletto. Rifletto sulla frase appena pronunciata da Luke, e subito un lungo brivido mi pervade la schiena. “Aspetta” dico dopo un po’. “Noi.. noi stiamo insieme?”
In risposta lui chiude le braccia che aveva tenuto alzate fino ad adesso, e la sua espressione cambia dall’arrabbiato al confuso. “P-perché.. pensavi che.. insomma, non siamo in una relazione?”
Rimango a bocca aperta. Non reggendomi più in piedi mi accascio su uno dei sedili, il vestito che si azzuffa e vola da tutte le parti. “I-io.. non lo so. Pensavo che, ecco.. non fosse una cosa tanto seria..”
Quindi lui si infila le mani nelle tasche dei jeans e scoppia a ridere. E’ una risatina amara e un po’ sciocca, ma è davvero bello. E’ bello anche quando è arrabbiato. E’ bello anche quando normalmente una persona non dovrebbe essere bella.
“Babe.. io.. io non so che idea tu possa esserti fatta sul mio conto, ma io non ho fatto altro che pensare a te per gli ultimi due mesi.” Respira affannatamente, scremando tutte le parole con estrema calma. Fa una pausa ansimante, poi si sfila le mani dai pantaloni e riprende un po’ incerto. “Dal primo giorno che ti ho conosciuta, dal primo istante in cui ti ho aperto la porta di casa mia quel pomeriggio, giuro di non essere stato più in grado di pensare ad altro se non a te. E quando te ne sei andata mi ci sono voluti anni per chiedere a mamma come ti chiamassi. E quando ci siamo rincontrati alla festa di Minnie non ho smesso di parlare di te a tutte le persone che mi chiedevano il perché di quel sorriso da coglione. E quando hai dato quella festa a casa tua.. io non stavo cercando il bagno. Stavo cercando te. Ogni singola parola che ci siamo scambiati, ogni sguardo, ogni bacio, ogni battuta... io ci penso ogni giorno. Perché per le ultime due settimane ho cercato in ogni modo di dirtelo e non ci sono riuscito, ma io sono completamente, perdutamente, dannatamente innamorato di te, Babe Kelly. Ma se per te non è mai stata una cosa seria, allora io..”
No no no no no no” ribatto immediatamente, alzandomi di scatto. “No. No. Luke, tu non hai idea di tutti gli stupendi casini che mi sono successi da quando ti ho conosciuto. La mia vita era una vera noia. Ruotava tutto intorno a me e al mio insensato ego da saputella. E poi sei arrivato tu con quei capelli biondi e gli occhi azzurri e le spalle larghe.. e anche io ho iniziato a pensarti ogni giorno. Pensi che sia mai riuscita a fare una cosa simile prima d’ora? Già a tredici anni non riuscivo a terminare un libro di Nicholas Sparks senza vomitare o farmi venire qualche anomalo crampo allo stomaco! Quello che voglio dire è che quando si tratta di te divento una specie di sfera di vetro piena di emozioni. E se potessi ti starei attaccata addosso tutti i giorni della mia vita per sempre. Scalerei le montagne più alte per stare con te, come la canzone degli U2. E se questo significa amare ed essere innamorati, allora sì, Luke Hemmings, anch’io sono completamente, perdutamente, dannatamente innamorata di te.”
Mi risiedo molto velocemente sullo stesso sedile di prima, questa volta in modo più composto. Luke se ne sta in piedi e ha lo sguardo che va da tutte le parti, ma è così bello quand’è confuso. Non posso ancora rivolgergli la parola, perché ho detto fin troppe cose sensate per ora. Quindi schiaccio un play immaginario e riascolto per la trecentesima volta tutto quello che mi ha detto. Perché non me lo sono mai chiesta, dico? Perché sono stata così egoista? Ci voleva tanto a domandarsi, ‘mmh, chissà se Luke prova i miei stessi sentimenti..’? La situazione mi irrita, ma è solo un fastidio di sottofondo. Il resto credo sia pura felicità. La felicità genuina e un po’ elettrizzante che ti fa scordare le cose brutte. Una felicità spensierata.
Mi alzo. Mi risistemo tutto questo tulle che si aggroviglia su se stesso, do un calcio alle scarpe abbandonate che mi intralciano la strada e corro verso Luke. Mi tuffo nelle sue braccia come quando torno a casa da scuola e abbraccio il materasso del mio letto. Solo che Luke, oltre ad avere una vita vera e propria, è ancora più confortevole. Attorciglio le mie braccia intorno alla sua vita, stringendo forte forte le mie mani dietro la sua schiena. Lui appoggia il mento sulla mia nuca, accarezzandola piano con una mano. Sento i suoi baci tra i miei capelli, la sua camicia blu scuro che profuma di bucato, e giuro che se avessimo a disposizione il tempo necessario rimarrei così per sempre.
“Scusami per essermi comportata da stupida” bofonchio immersa nel suo petto. “E per essere stata un essere così insensato.”
“Non sei un essere insensato, Babe” lo sento che dice. “Proprio per niente.”
Babe, è il tuo momento. “Ti amo, Luke.”
“Ti amo tanto anche io, Babe.” Dolce silenzio. “E comunque non ci credo che leggevi Sparks quando avevi tredici anni.”
“Ti prego, non rovinare il momento.”

 



you broke the bonds
and you loosed the chains
carried the cross of my shame
you know i belive it


HERE I AM AGAIN
yaaaassss
Sono passate due settimane dal concerto dei 5sos ad Assago
e sto ancora morendo
(tra l'altro m'è partita la fissa per calum
e l'ho pure sognato lol)

VOI CI SIETE ANDATE LI AVETE VISTI LI AVETE ASSAPORATI
VI SIETE DIVERTITE AVEVATE VOGLIA ANCHE VOI DI 
MANDARLI A CAGARE PER LA LORO PERFEZIONE TOTALE?
perché io sì

anyway
Questo è il capitolo della mia vita.
Diciassette anni fa io naqui per scrivere questo capitolo.
Naqui dicendo devo scrivere questo capitolo, yolo
Naqui dicendo fuck yall im the baddest bitch in da club
and imma write this chapter like nicki and bey wrote ***flawless

SERIAMENTE PARLANDO
Non è scritto particolarmente bene, ma qui si racchiude l'intero succo di
questa storiadimerda ovvero OTP BUKE FOREVER,
anche se non è ancora finita. C'è dell'altro. lol

comunque buke forever davvero
e ci si vede al più presto
e recensitemi che mi piace tanto lol
un bacio
fede aka baddest bitch in da club

 

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Capitolo 19
*** XIX. ***




XIX.

Prom pt. 4 –
but you and I, we live and die.
(mostly live, cause I’m just
too happy to die??)



 
 
 
 
Rientrando nella palestra l’atmosfera è subito diversa rispetto a com’era prima. Presumibilmente perché la musica è allegra e in generale le luci sono molto più colorate, ma in fondo so che l’unica ragione affonda nel fatto che Luke è affianco a me. Camminiamo infatti mano nella mano, con la mia spalla che si sbilancia continuamente addosso al suo avambraccio. Ci metto un po’ ad accorgermi che è Michael quello che sta venendo verso di noi.
“Non sapevo fosse venuto anche lui” dico a Luke.
Michael scrolla le spalle. “Luke era completamente fissato con questo ballo, Babe. Non puoi capire. Giù dalla macchina, dritti al check-in in quei dieci minuti contati che ci restavano e poi indovina? ‘Ragazzi, prendete voi questo volo. Io vi raggiungo domani mattina.’ Ora dimmi, cosa puoi fare con un caso perso come il suo? E alla fine abbiamo rinunciato tutti.”
La sua voce è iperattiva e piena di gioia, il che mi fa presumere che qualcuno abbia scortato illegalmente degli alcolici dentro l’edificio. Luke lo fissa con odio, tuttavia sono felice di vederlo e di sapere che parte della 5SOS squad si sia riunita in un modo o nell’altro nel ballo del Norwest.
“Fatemi capire.” Mi volto verso destra: Leigh se ne sta in piedi di fronte a noi con una mano sul fianco e l’aria più confusa e adirata di sempre. “Prima di tutto, cosa ci fate voi due qui? Secondo di tutto”, questa volta rivolgendosi a me, “cos’è successo? Che hai combinato? Dove sei stata?”
“E’ una–”
“Non rifilarmi quella patetica cazzata” mi stronca sul nascere.
“Ma è davvero una lunga storia” le ripeto speranzosa che mi lasci andare.
La vedo che si rilassa con lo sguardo, e subito, in un momento di illuminazione totale, mi ricordo di Noah. Sto per aprire bocca e dare sfogo ai miei preoccupanti sproloqui agitati, ma come sempre Leigh interviene prima che possa partire. “E’ con Jay là in fondo” indica un punto dietro di me. “Menomale che sei arrivato tu, Luke, perché altrimenti Babe avrebbe completamente rovinato l’OTP più etero della storia.”
Mi volto e scavo tra la folla. I due se ne stanno seduti ai tavoli a bersi un Corona a testa, ridendo e scherzando animatamente – confermando non solo il commento di Leigh, ma anche la mia ipotesi sugli alcolici. “Sono davvero belli insieme” annuisco sorridente.
“Questo è un momento imbarazzante” dice Luke.
“Lo dici a me? Sai quante volte avrei voluto bruciare questa scuola? E ora ci sono rifinito dentro” gli risponde Michael.
“Si vede che la prendevi seriamente” commenta Leigh.
Michael se la ride falsamente. “Voglio ricordarti che stai bevendo gli alcolici che ho portato io.”
“Hai ragione. Me ne vado a prendere un altro.”
“Vengo con te.”
E dopo questa situazione confusa i due spariscono insieme tra gli altri studenti, e io e Luke rimaniamo di nuovo soli. Ci regaliamo un’occhiata da profondi complici, e lui dice: “Sta per finire la canzone.” Si tratta di una canzone di Kanye West. Adorabile personalità.
“Sì, già” gli rispondo proprio quando termina l’ultimo battito.
Poi mi fa un sorriso estremamente naturale, e alla fine capisco perché. Per la palestra si espande flebile e dolce la canzone, quella canzone. Guardo Luke e mi chiedo se questo sia il momento top della mia esistenza e robe varie, ma soprattutto ritorno a quando quel gioco della bottiglia mi aveva quasi fatto morire distesa sul pavimento di casa mia, e di come Liam iniziò a cantare il ritornello di Champagne Supernova proprio quando ci baciammo per la prima volta. Insomma, non è questa la bellezza più totale? Mi chiedo quante persone al mondo abbiano vissuto il momento più bello della loro esistenza senza la loro speciale colonna sonora di sottofondo, e poi mi domando se gli è andata bene anche così. Ritorno a Luke e ai suoi occhi blu, e mi ricordo di come brillavano anche nel buio del sottoscala; ritorno a lui che mi chiedeva se fossero gli Oasis, e di come fui elettrizzata di dirgli che si trattava della mia canzone preferita.
How many special people change?” Luke allarga le braccia e si mette a cantare la canzone guardandomi dritta negli occhi. “How many lives are living strange? Where were you while we were getting high?
Slowly walking down the hall, faster than a cannonball” mi aggiungo. “Where were you while we were getting high?
Mi porge una mano e io l’afferro istintivamente. Tirandomi verso di sé, finisco di nuovo nel suo petto e insieme iniziamo a ballare il ritornello. “Someday you will find me caught beneath the landslide in a champagne supernova in the sky. Someday you will find me caught beneath the landslide in a champagne supernova, a champagne supernova in the sky.
“Sapevo che avresti apprezzato” mi sussurra Luke.
Annuisco lievemente. “Non pensavo ti ricordassi di questa canzone. Nel senso.. credevo esistesse solo per me.”
“Scherzi? E’ stata la canzone che ho ascoltato di più dopo quella sera” mi spiega. “Ho chiesto al tizio dietro la console di metterla. Mi ha guardato con la stessa espressione con la quale io fisso mio padre quando dice qualcosa di vecchio, ma ero sicuro che ti avrebbe fatto piacere riascoltarla. E’ come una colonna sonora per noi, non trovi? E poi cazzo, ci voleva un po’ di bella musica.”
Alzo il viso appoggiando il mento sul suo petto. E’ così bello anche qui dentro, la barba poco pronunciata contro la luce dei riflettori sopra di noi. Sapete quando siete in un luogo affollato pieno di voci alte ma voi siete così concentrate che vi ci vuole qualche secondo prima di rimettervi in pista? Questo è l’effetto che mi fa Luke ogni volta che sto con lui.
“Che c’è?” mi chiede sorridendo.
Scrollo le spalle. “Stavo solo pensando a quante forze fisiche e mentali ci vogliano per creare un essere come te.”
“E’ una specie di insulto? E poi le forze di cui parli hanno uno sfondo sessuale?”
“Non era un insulto. Ovviamente dipende dal mio umore, perché sai, so essere piuttosto lunatica quando si tratta di veri sentimenti.”
“Ma c’era lo sfondo sessuale sì o no?”
“Ho espresso qualcosa di puro, Luke” sottolineo fingendomi adirata.
“Fa come ti pare, ma io l’accenno sessuale l’ho sentito.”
Mi metto a ridacchiare, ma poi ci avviciniamo e ci baciamo. Il fatto che non sia successo prima mi sconvolge terribilmente, ma è sottointeso che non ci sia alcuna fretta. Continuiamo a baciarci a lungo, anche quando Champagne Supernova è finita e le coppiette si staccano per riprendere a ballare una canzone molto più ritmata e recente.
“Mi sono scordato di dirtelo.” Luke si stacca e rimane a un centimetro di distanza dal mio viso. “Sei davvero stupenda stasera.”
Sorrido imbarazzata, il calore del mio corpo che aumenta irrealisticamente. E’ davvero una sensazione strana, perché varia dal sentirsi una strafiga all’essere scomoda al cento per cento. Ma devo mantenere la mia figaggine, perché sono stata mandata qui per questo. “Grazie. Certo ne ero al corrente, ma volevo cercare di aspettare e vedere se ci arrivavi da solo.”
Aggrotta le sopracciglia. “Mmh.. hai per caso ascoltato Beyoncé prima di venire qui? Perché oggi mi sembri più carica del solito.”
“Pff.. io sono Beyoncé. E Nicki Minaj. Insieme. In un corpo solo.”
“Direi che essere solo Babe basti.”
Gli lascio un altro bacio sulle labbra. “Hai ragione.”

Qualche minuto più tardi decidiamo di lasciare la pista e dirigerci verso i tavoli. Seduti all’ultimo in fondo ci sono Michael e Leigh che sembrano discutere animatamente mentre buttano giù delle scarse lattine di birra. “C’è un certo feeling tra Mike e Leigh, non trovi?” osserva Luke.
Annuisco guardandoli meglio. “Lo penso anch’io. Se non fosse che Leigh si comporta da stronza con lui.”
“Anche Mike si comporta da stronzo con lei. E’ proprio per questo che sono belli.”
“Hai un senso di OTP meraviglioso, sai? Dovresti averne di più.”
“Prima fammi scoprire cosa sono” mi sorride.
Quando li raggiungiamo Leigh mi squadra con foga. Il giorno prima le avevo promesso che, nonostante originariamente fossi in coppia con Noah, avremmo trascorso questo ultimo ballo insieme. Fortunatamente per la mia incolumità fisica Michael è subentrato nella situazione con così tanta abilità che presumo non sia poi così tanto arrabbiata con me. Almeno non per ora.
“Dov’è Minnie?” cerco di chiedere per deviare le occhiatacce di Leigh.
“Preferisco non saperlo” mi risponde. “Cambiando discorso, sai che è compito della rappresentante annunciare i re e reginetta del ballo?”
“Non preoccuparti, Sally mi ha fatta esercitare ieri. Ho scoperto che ripetere le frasi sette volte è davvero efficace.”
“E’ una cazzata, fidati” mi risponde Michael prima di buttare giù un altro sorso di birra. “Sandy Cunnigham era la ragazza più figa della classe al settimo anno, e per chiederle d’uscire dovetti ripetere quella cazzo di frase almeno dieci volte. Alla fine gliela dissi con una lingua che sembrava inglese al contrario. Non mi ha più parlato d’allora, e sei anni dopo fu incoronata reginetta con una cazzone di prima categoria.”
Leigh lo guarda con l’espressione più apatica della storia. “Struggente.”
“Oggi Mike si è svegliato anarchico” spiega Luke.
Sto per rispondere con qualche mia cagata storica riguardo l’anarchia, ma vengo interrotta dalla mano di Sally che mi fa voltare verso di lei. Mi punta davanti il suo polso e se lo picchietta come se ci fosse un orologio. “Che gestualità patetica” sento che commenta Leigh. Ho come l’impressione che questo ballo le stia facendo schifo.
“Solo perché ti fa schifo il ballo non significa che tu abbia il diritto di prendertela con me” ribatte infatti Sally con la sua solita teatralità.
“Comunque” riprende voltandosi verso di me “siamo già in ritardo sulla tabella di marcia. Devi muovere il tuo culo là sopra e annunciare i re e reginetta, per dio!”
Annuisco molto tranquillamente, ma non ho tempo di dire qualcosa a Luke che vengo letteralmente trascinata sul palco della palestra. La musica d’un tratto cessa di esistere e il riflettore più luminoso dell’edificio viene puntato sull’asta del microfono che sta in mezzo a questa situazione imbarazzante. “Tu aspetta qui” mi dice Sally posizionandomi in un angolo buio del palco. “Io ti annuncio e poi subentri tu, okay?”
Muovo la testa in modo strano, e poco prima che raggiunga il microfono le ricordo: “Mi raccomando, dì qualcosa di coinciso. E non fomentare troppo, altrimenti rischiamo di cadere nel pacchiano.”
Annuisce come se avesse davvero compreso, poi appare sotto la luce del riflettore e tutti i brusii della palestra si ammutoliscono.
“Abbiamo trascorso l’ultimo anno più bello qui al Norwest Christian College. Un anno duro, pieno di ostacoli, costernato dalle tipiche domande da adolescente. ‘Cosa voglio fare nella vita? Chi sono? Quale università sceglierò?’ Tuttavia quest’ultimo breve ma intenso percorso scolastico è stato tracciato lungo obiettivi solidi, obiettivi creati da persone straordinarie, piene di talento e intelligenza. Una di queste è stata la nostra più cara rappresentante d’istituto, una ragazza che in un anno è riuscita a rivoluzionare l’intero sistema del Norwest, riportando alla luce dei temi importanti, temi che avevamo dimenticato…”
Faccio un passo indietro sperando ci sia una specie di botola aperta che aspetti solo il mio arrivo mentre Sally continua a blaterare sul mio conto. Evidentemente il suo concetto di coinciso e pacchiano sono di sua personalissima interpretazione, ma ora non posso fare niente se non pestarmi la fronte con il palmo della mano – sperando ovviamente di colpire pure Sally.
“… Quindi è un onore per me presentarvi la nostra amata rappresentante, Babe Kelly!” L’intera palestra inizia ad applaudire, ma spero tanto che uno di questi cavi stesi sul palco si rovini e che tutta la palestra cada in un blackout totale e irreversibile. Non è così, ormai lo sappiamo tutti. Mi tocca avvicinarmi al microfono, Sally che mi passa di fianco sorridendomi come una bambina mentre io le vorrei tirare i capelli.
Mi schiarisco la voce. Tanto vale ultimare questa carneficina fingendo di essere davvero una leader nata, illudendomi che sarà l’ultima volta che queste persone mi sentano parlare. “Grazie Sally per la tua.. bellissima presentazione. In realtà, emh, non credo di essere così tanto. Non voglio fare la modesta, davvero. Credo che un po’ d’autocritica sia necessaria. Devo però ammettere che Sally aveva davvero ragione su una cosa, e cioè su quest’anno scolastico. Non so voi, ma i miei mi hanno costretto a venire in questa scuola quando ero ancora troppo stupida per decidere autonomamente.” Sento il pubblico ridere, e voglio pensare sia un riscontro positivo. E anche se non lo fosse sento che non mi interessa – il che è wow. “Ciononostante è doveroso per me ammettere di essermi trovata bene qua dentro. Ci sono certi periodi quando si è giovani in cui è un po’ difficile capire quello che sta succedendo, come se si avesse una nebbia che offuschi i tuoi pensieri e il tuo senso critico. E i tuoi sentimenti. Qui ho avuto l’occasione di imparare tante cose. Cose che mi hanno smosso, che mi hanno aiutata e che mi hanno cambiata. Ma più di tutto ho avuto l’onore di conoscere persone stupende, oppure persone che pensavo fossero da cestinare ma che si sono rivelate delle grandi menti. Ho avuto l’occasione di crescere, e di inquadrare la persona che voglio essere e le persone che voglio che mi circondino e che mi aiutino a continuare questo mio essere.” Guardo in fondo e vedo Leigh e Luke in piedi che ascoltano il mio discorso, e ora mi viene voglia di piangere lacrime di gioia come una cretina. Ma non posso farlo, perché altrimenti dovrei assolutamente autorizzare qualcuno a farmi un video e postarlo su Facebook, perché sarebbe troppo divertente. “Spero abbiate trovato in questo grande spezzone della vostra vita una parte di voi che vorreste tenere e altre parti che magari vi hanno fatto schifo e che non vedete l’ora di inscatolare e tenere sigillate nei brutti ricordi liceali, come le famose foto dell’annuario che aprirò solo quando vorrò prendermi in giro.” Li faccio ridere di nuovo, ricordandomi la vera ragione per cui sono salita su questo palco in primo luogo.
“Ma ora magari è meglio smetterla di fare i sentimentali e annunciare il vero motivo per cui sto continuando a dire cagate. Come sapete ogni anno la scuola apre una votazione per eleggere il ragazzo e la ragazza destinati a diventare re e reginetta del ballo scolastico di fine anno, una meravigliosa occasione per demolire l’autostima del resto del corpo studentesco. E la mia, ovviamente. Detto questo, ci serve la busta.”
Anche se annunciata in modo strano, la busta appare sul palco portata da Minnie. Non da Shannon. Non da nessun’altro studente del Norwest. Ma da Minnie. Aggrotto le sopracciglia e inizio a percepire uno strano presentimento. Mi volto verso la folla e guardo Leigh con un’espressione molto perplessa, la stessa con cui mi guarda lei.
“Cosa c’entri tu?” sussurro.
“Apri la busta e basta” sentenzia lei, mollandomela tra le mani e scomparendo dal palco.
Deglutisco rumorosamente. Fisso gli studenti, fisso Leigh, fisso Luke e Mike e le loro facce strane, fisso Sally, fisso la busta. Ormai non posso far altro che aprirla, anche se non so cosa aspettarmi.
“E i re e la reginetta del ballo scolastico 2015 sono..” Apro la busta e spero si incendi. “Michael Clifford e Leigh Wilson?
Merda.

 
 


sto impazzendo
sto parlando da sola, sono a casa da sola,
mi sto cagando in mano, fa caldo,
la mia gatta fa rumori strani, ho finito il capitolo cinque minuti fa,
tinypic è una merda, ho le mani sudate,
devo farmi la doccia ed è pure sabato sera wtaf?? ?
ah e fa caldo

MA QUESTO CAPITOLO è LUNGHISSIMO
e so che non aggiorno da anni BUUTTT I MEAN BUKE IS JUST TOO CUTE
E POI E' RITORNATA CHAMPAGNE SUPERNOVA WOAAAAH
LA STAVO ASCOLTANDO OGGI E TIPO WOAAAAAH 
mio fratello è entrato in camera e ha iniziato a raccontarmi per la quindicesima volta
la storia della canzone e in che album era contenuta e tipo tutto il britpop e la BRITANNIA
e il 1995 e la copertina dell'album e wtaf bro chill


detto questo è pure tardi lol
e poi scusate per mike ma ho dovuto farlo ancora più strano del solito
perché ho avuto un attacco di feels per lui proprio all'ultimo secondo (hes my husband tho)
ALSO LEIGH E MIKE STOP MY HEART IS HURTING

tra l'altro luke all'inizio dell'anno aveva pubblicato un tweet in cui aveva scritto champagne supernova
tipo i know u and babe are dating just try to make it a lil bit more secret next time

okay basta scompaio per sempre
i luv u so much i cant understand
fede



 

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Capitolo 20
*** XX. ***




XX.

Prom pt. 5 –
founding the first Like af Fandom
and The Aukland Plan
(in which Babe is being completely
irresponsible)







Rimango immobile sul palco, affrontando a testa alta lo scomodo applauso del pubblico, che inizia a battere le mani in modo lento e confuso. In fondo alla folla i riflettori si puntano su Mike e Leigh, che si guardano l’un l’altra con delle espressioni sconcertate dipinte sul viso. Poi lo sguardo di quest’ultima si rivolge a me, che nel frattempo applaudo domandandomi cosa sia veramente successo nei momenti successivi all’entrata di Minnie sul palco. Certo la situazione è divertente: Michael non è nemmeno più uno studente del Norwest, e in più gli alunni mica ci cascano a pensare che Leigh avesse mai potuto candidarsi come reginetta.
Dunque prende a suonare una musichetta trionfante, e i due sono invitati dalla sottoscritta a salire sul palco per farsi incoronare. Attraversano il pubblico con uno scroscio di appalusi oramai ritmatici, dove Leigh sembra stia per eruttare da un momento all’altro – ma stranamente il suo contegno ha la meglio sulle azioni. E’ invece più facile analizzare Michael, che rimane completamente all’oscuro di ciò che stia succedendo intorno a lui. Sicuramente gli ritornerà in mente Sandy Cunningham e la sua amata di cinque anni fa, o forse ha altri grilli per la testa.
“Ma sto sognando? Non sono nemmeno ubriaco” dice infatti mentre affiancandomi, mentre dietro di lui Jay si mette in punta di piedi per appoggiargli in testa la corona di re. Voltandomi Shannon è presa a fare la stessa cosa con Leigh, indirizzandomi delle occhiate per chiedermi come cavolo sia successo tutto questo.
“Ricordami di accoltellare Minnie” mi sussurra Leigh con l’espressione più adirata che poteva mettersi su. “Sono seria. Le farò il culo più grande di quello che ha già.”
“Guarda il lato positivo, Leigh” le dice Michael prendendola per mano. “La corona ha gli inserti in metallo. Cosa vuoi volere di più dalla vita?”
Cerco di tagliare il loro discorso prima che possa sfociare in qualche assurda lotta cannibale, piazzandomi nuovamente davanti al microfono. “E ora i due nuovi eletti si cimenteranno in un ballo lento.”
Entrambi scoccano la testa verso di me, ma io li spingo giù dal palco prima che possano controbattere. Le luci si spengono e i due rimangono soli sotto l’unico riflettore acceso. In mezzo alla pista. Con tutti che li fissano. Accerchiati intorno a loro. Pff, e pensare che quando avevo dieci anni volevo essere reginetta. Povera, illusa, innocente Babe.
A questo punto scendo dal palco e mi infilo tra gli altri per assistere alla scena in modo meno malizioso, e vedo Leigh che appoggia le mani sulle spalle di Michael e gli dice, “Senti, se provi anche solo a pestarmi i piedi ti mollo qui e mi porto via la tua corona di metallo, va bene?”
Sorrido molto subdolamente, appoggiandomi al tavolo del cibo per osservarli meglio mentre iniziano a ballare. Solo dopo un po’ mi accorgo che Minnie sta guardando la scena di fianco a me, reggendo in mano un’intera bacinella di popcorn. Faccio per prenderne una manciata, e quando li metto in bocca commento, “La tua non è stata poi un’idea così stupida, sai?”
“Lo so” dice senza distogliere lo sguardo dai due. “Leigh può dirmi e farmi quello che vuole, ma non può mentire a sé stessa. Le piace Michael ma non vuole cadere nel mainstream. Che cazzata. Architetto questa storia da almeno una decina di giorni.”
“Wow” esclamo. “Dev’esserti costata tanta fatica.”
“Dipende dai punti di vista. A proposito, Babe, i sistemi di sicurezza di questa scuola fanno schifo. Scusami, era solo una recensione tecnica, sai.. non si sa mai che qualcuno entri nella sala insegnanti per boicottare i risultati delle elezioni.”
“Grazie, lo inserirò nel mio saggio finale” le dico. “Non che mi interessi, ma.. chi avrebbero dovuto essere i vincitori?”
“Tu” risponde. “Dovresti ringraziarmi ancora. Ti saresti dovuta annunciare da sola, ti immagini che roba?”
Continuo a prendere manciate di popcorn e infilarmele in bocca senza dare a vedere l’imbarazzo che mi ricopre l’anima. “Non voglio sapere chi fosse il re.”
“Un certo Noah o qualcosa di simile.” Sto addirittura masticando e ingoiando pezzi di popcorn non scoppiati – il che non è mai successo. In effetti il favore di Minnie mi è più che sufficiente per ringraziarla in eterno. Non sarei mai stata in grado di andare oltre il ballo di inizio serata con Noah, e lo sapevo bene ancor prima di accettare la sua proposta. Mi ci voleva proprio questo momento di realizzazione, perché altrimenti sarei andata in giro per il resto dei miei giorni a pensare di aver creduto davvero a tutte le azioni che ho fatto questa sera, oltre che a convincermi di essere rimasta fedele ai miei pensieri. Davvero terrificante. Continuo quindi a rimuginare sulle mie cattive scelte di vita, fissando Mike e Leigh che ora sembrano piacersi più che mai. Per fortuna la voce di Luke riesce a farmi risorgere, quindi smetto di infliggere dolori alla bacinella dei popcorn ancora tra le mani di Minnie.
“Complimenti” le dice affiancandomi. “Un piano davvero geniale.”
“Grazie, grazie. Penso che il prossimo passo, almeno appena finita l’università, sia quello di vincere il Nobel per la fisica. Il che non c’entra assolutamente niente con quello che ho fatto stasera, ma posso lavorarci.”
Luke fissa l’aria intorno a lei per qualche secondo, poi annuisce e si appoggia al tavolo di fianco a me. Quindi ricomincia quel gioco che facciamo sempre dove ci guardiamo dritti negli occhi senza parlarci in nessun modo. All’inizio era davvero una cosa strana, ma poi si vede che entrambi ci abbiamo fatto l’abitudine. Rimane comunque in principio qualcosa di fuori dal comune.
“Dovrei dirti qualcosa per fare in modo che questa situazione non risulti strana o..?” mi chiede Luke, i suoi occhi puntati dentro i miei.
“Non credo” bofonchio. “Va bene così.”
Però da dietro le sue enormi spalle, proprio in fondo alla folla, come un puntino fosforescente, metto a fuoco lentamente una figura indistinguibile. Un po’ incerta della situazione, la Hemmings cammina passo dopo passo intorno alla folla, dopodiché ci individua e inizia a farsi spazio tra gli studenti per raggiungerci. E’ sorridente, serena, e per la prima volta nella mia vita so di non sentirmi intimidita dalla sua possente presenza.
“Mamma” esclama Luke visibilmente sorpreso. “Cosa ci fai qui?”
“Ci lavoro?” risponde. “Potrei farti la stessa domanda, ma.. insomma, Babe, Luke mi aveva già detto che avrebbe rimandato la sua partenza.”
Suo figlio appare subito imbarazzato, appoggiandosi le dita sulle tempie. Provo subito un po’ di vergogna per lui, ma cerco di mascherarla con la miglior risata imbarazzata che potevo pescare dall’armadio delle mie reazioni scomode.
“Ma Mike cosa ci fa qua?” domanda subito Liz. “E perché sta ballando con Leigh?” Si volta ancora una volta a guardarli, “E perché sta indossando la corona?”
Mi gratto la nuca, e con la coda dell’occhio noto che Minnie e la bacinella dei popcorn sono sparite. “Emh.. è una lunga storia” cerco di spiegarle. “Diciamo che.. beh, sì, è una lunga storia.”
“Avresti dovuto ascoltare il discorso di Babe prima” si intromette Luke. “Era davvero molto bello. E ben esposto.”
“Uh, davvero?”
“Emh” continuo a dire. Non ricordo quando questa parola sia entrata nel mio vocabolario quotidiano, ma ora che è apparso suppongo ne farò un abuso sproporzionato senza rischio di overdose. “Diciamo che ci ho pensato per un po’ di giorni. Non volevo cadere nel.. banale.”
“Che peccato avermelo perso. Spero proprio di sentirne molti in futuro. Chi lo sa, magari al posto di quelli di Tony Abbott..”
Le rifilo nuovamente un’altra di quelle risatine un po’ brutte. “Beh, chi lo sa..” rispondo. “Magari con i miei piedi sopra Tony Abbott.”
Ridiamo insieme, mentre Luke mi rimane affianco a fingere di interessarsi all’imminente discorso di politica che sta per sfociare. Ma questa volta so che non resisterà più di tanto, difatti mi prende per mano ancor prima che Liz possa dire qualsiasi altra cosa. “Beh, mamma, è stato un piacere vederti” dice. “Noi andiamo a ballare.”
Il tutto viene stroncato sul nascere, con Luke che mi trasporta in pista e Liz che mi saluta con un’espressione di disapprovazione nei confronti del figlio.
“Scusami” mi dice quando siamo ormai lontani. “La presenza di mia madre mi imbarazza.”
“Posso comprenderti. Al posto tuo avrei cominciato a correre prima ancora di vederla arrivare.”
“L’avrei fatto, ma un certo qualcuno non mi ha avvertito.”
“Ehi, a me piace tua mamma. Non posso semplicemente dirti di nasconderti. E’ come se la insultassi, capisci? E poi sei troppo grande, anche sotto il tavolo avresti fatto fatica a passarci.”
“Questo perché valuti le mie capacità in modo a dir poco inconsistente. Mi sarei rotolato sotto rimanendo sdraiato.. addirittura senza toccare terra con i piedi.”
“Intendi dire che ti saresti destreggiato con la tua sola pancia?”
“Esattamente, Babe. Esattamente.”
“Di grande effetto, Luke. La prossima volta sarò sicuramente in grado di avvertirti almeno dieci minuti prima dell’arrivo di parentela indesiderata, cosicché tu possa ingegnarti con movimenti alla Mission Impossible.”
Improvvisamente Luke mi si piazza davanti, sempre mantenendo la sua mano nella mia. Non mi ero nemmeno accorta di quanto avessimo camminato, e ora eravamo poco distanti dalla porta che dava sul campo da calcio. Oramai Leigh e Mike avevano smesso di ballare da un pezzo, e ora gli ultimi brani ritmati incalzavano prima della fine della serata. E io avevo Luke davanti a me, d’un tratto serio, come se gli fosse venuto in mente qualcosa di importante.
“Vieni con me a Auckland, Babe” mi sussurra stringendomi forte la mano. “Vieni con me.”
Prendo a mormorare qualcosa con la bocca, ma non so bene cosa dire. Una parte di me vorrebbe subito rispondergli sì, ma quella più noiosa, che di solito utilizzo con Leigh quando non sopporto le sue recitazioni, mi suggerisce di calmare i bollenti spiriti. “Emh.. non lo so.. devo studiare per gli esami.. e..”
“Staremo lì solo due giorni. E puoi studiare anche lì. Posso aiutarti, se vuoi. Ero bravo a scuola. Come te la cavi in matematica?”
“Aspetta un attimo” lo interrompo. “E’ tutto troppo confuso. Cosa dico ai miei? E a Leigh? Sei sicuro che non sarò d’intralcio?”
“Assolutamente no” risponde. “Sei la mia ragazza. Non sei d’intralcio. Se ti chiedo di venire è perché lo voglio. Lo voglio davvero.”
“Scusami” respiro affannosamente, scuotendo la testa per riuscire a rimettere i pensieri nel posto in cui sono nati. “Hai appena detto che sono la tua ragazza?”

“Tu? A Auckland? Due giorni? Una settimana prima degli esami? E non mi sembri neanche ubriaca.”
“Questo perché non stai focalizzando, Leigh.”
“Devo pensarci.”
Così mi supera, camminando verso la sua macchina con un finto broncio stampato in faccia. La situazione è davvero molto frettolosa, con la sottoscritta che le sta dietro per tutto il parcheggio implorandole di venire con lei in Nuova Zelanda. Un posto nella quale tra l’altro non sono mai stata e che mi sa tanto di esperienza che racconterò ai miei nipoti sulla soglia dei miei novant’anni, sempre che Leigh si decida ad accompagnarmi.
“Ma che dirai ai tuoi, Babe?” mi dice mentre apre lo sportello. Luke e Mike se ne sono andati via proprio qualche minuto fa a bordo di questo macchinone nero estremamente celebrità, lasciandomi nel parcheggio a ripetere mentalmente il discorso da fare a Leigh.
“Posso rispondere anche a questo” schiocco le dita prendendola proprio sul punto giusto. “Pensavo di dire loro che rimarrò a dormire da te per due giorni.”
“E questo perché..?”
“Perché devo aiutarti a studiare gli ultimi argomenti. Non faranno domande.”
Leigh sbuffa, e per la prima volta mi sembra meno indecisa. Si mordicchia il labbro un po’ perplessa, appoggiando un gomito sul tettuccio dell’auto. “Perché devo sempre passare per la stupida di turno?”
Scrollo le spalle. “E’ a questo che servono gli umani.”
A questo punto sale in macchina, quindi mi affretto a seguire i suoi passi come una specie di vampira notturna.
“Senti, io lo faccio solamente perché questo Luke ti ha davvero tagliato la strada e fatto cadere in qualche tremendo dirupo dell’amore. Ovviamente il mio giudizio finale dipende da quanto i miei si berranno la patetica scusa che gli rifilerò dieci minuti dopo averla pensata, ma per il resto è un okay.”
Mi metto ad strillare come una cretina, sentendomi tanto la bambina indifesa che sognava di diventare reginetta. “Grazie” le dico strozzandole il collo con un abbraccio. “Almeno passerai del tempo con Mikey.”
“Vuoi per caso che non venga più?”

 



okay so guess who's back
tan tan taaan
me lmao

sono passati secoli, ma non avevo voglia di scrivere.
fa davvero caldo e le mani mi sudano molto
e fa davvero caldo.

e poi se dobbiamo essere del tutto sinceri
QUESTO CAPITOLO E' UN COPIONE NEL SENSO CHE
C'E' DAVVERO TANTO DIALOGO E POCHE SPIEGAZIONI
WHY AM I LIKE THIS
anyway indoviNATE COS'HA SCRITTO LUKE SU TWITTER
L'ALTRO GIORNO E IO ERO TIPO bitch is u crazy



I MEAN? e vogliamo parlare di LEIGH E MICHAEL?
CHE IO HO DECISO DI CHIAMARE LIKE? LIKE?!?!' ???'?
che nome di merda wtaf
però sono scippabili DATO che io stessa sono
la moglie di michael il che non ha il senso più totale

allora punto della situazione
1. il ballo è finito
2. babe e leigh vanno a aukland per il concerto dei 5sos
3. presumo di terminare la fanfiction entro la fine dell'anno
4. I AM SERIOUS
5. basta sto scrivendo troppo è tardi lol

quindi grazie mille di starmi ancora appresso
e io provo quasi delle emozioni umane nei vostri confronti
quindi i luv u
bye

fede


 

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Capitolo 21
*** XXI. ***


PICCOLO E BREVE RIASSUNTO
babe è andata con noah al ballo in quanto luke
era impegnato con un concerto; luke è ritornato a sorpresa e si è arrabbiato con babe
in quanto ha portato un altro al ballo; i due hanno infine chiarito, ufficializzato la loro relazione
e confessato amore reciproco; luke ha chiesto a babe di seguirlo con lui a auckland per
il concerto; babe ha supplicato leigh di venire con lei di nascosto;
leigh ha detto sì lmfao





XXI.

The Auckland Plan pt. 1 –
discovering the art of changing
(and being really sentimental about it)




 
 
 
  Rincorro Leigh giù per il lungo spiazzo del parcheggio. L’Aeroporto Internazionale di Auckland, a differenza del mastodontico Kingsford di Sydney, è piccolo e caotico. Le insegne, confuse e pressoché inesistenti, segnalavano un’area di sosta proprio fuori l’uscita principale. L’informazione, come volevasi dimostrare, era errata.
  “Leigh, puoi per favore fermarti? La tua valigia fa un rumore insopportabile” la imploro.
  Prima di partire le avevo consigliato – o meglio, ordinato – di munirsi di uno zaino da viaggio. La valigia sarebbe stata inutile per un soggiorno di soli due giorni, senza contare che Leigh non ha una percezione umana del carico del bagaglio. Alla fine la situazione si era sbiadita ai limiti dell’immaginabile: mentre Leigh avrebbe dovuto annunciare ai suoi che avrebbe soggiornato da me per un paio di giorni, io mentii a mamma dicendo che andavo a dormire da lei. Uscita di casa, avevo raccattato lo zaino che avevo nascosto tra i cespugli e concentrata ammiravo come gli ingranaggi del mio piano perfetto stavano funzionando a meraviglia. Presa dalla mia enfasi di gioia, per poco non mi accorgevo che Leigh se ne stava seduta sul marciapiede davanti alla mia porta di casa. Per nostra fortuna nessuno si era accorto della sua presenza, e mentre la insultavo pesantemente ci eravamo incamminate verso la stazione. Per tutta risposta Leigh mi aveva rifilato un irritato “Senti, sai che non sono brava a capire questi piani”. Come se questo non fosse sufficiente, mentre eravamo sul treno ci eravamo rese conto che il volo per Auckland sarebbe partito in meno di trenta minuti, il tempo esatto che ci serviva per arrivare in aeroporto. A questo punto della fantastica storia della mia vita, avevamo corso come non avevamo mai fatto prima, e per un pelo il tizio al check-in non chiamava la sicurezza. Finalmente abbattute sul sedile dell’aereo, Luke mi aveva avvisato che, una volta arrivate, un’autista di nome Steve ci aspettava nel parcheggio per portarci in hotel. Lì per lì il programma sembrava impeccabile, ma come sempre le situazioni ben organizzate non fanno per me.
  “Ci abbiamo messo venti minuti a trovare questo dannatissimo parcheggio” mi sgrida Leigh. “E tu mi dici di fermarmi?”
  Alzo gli occhi al cielo, e solo in quel momento mi accorgo del gigantesco bolide nero che ho appena superato in preda agli spasmi. L’autista, un probabile baby boomer dai capelli brizzolati, mi saluta con la mano. “Sei Babe?”
  “Steve?” chiedo titubante. Lo vedo annuire. “Finalmente, stavamo percorrendo l’intero perimetro dell’aeroporto!”
  “Forse tu no, ma la tua amica sì” mi dice, indicando il punto dove si trova Leigh. Non mi ero accorta che camminasse così velocemente, e in attimo la vediamo svoltare l’angolo senza neanche assicurarsi che io le stia ancora appresso.
  “Questo per farle capire quanto lei mi voglia bene e si interessi di me” spiego sarcastica all’autista, che accenna un lieve sorriso.
 
  Dopo aver recuperato Leigh ed essere montate nella fastosa auto da very important people, ci dirigiamo verso l’hotel. Dal finestrino scruto la downtown della più popolosa città neozelandese, domandandomi perché mai non mi sia saltato in testa di visitare quest’isola prima d’ora. Giusto dopo aver sorpassato la Sky Tower, Steve accosta davanti ad un magnifico edificio dai tratti moderni e lussuosi. “Siamo arrivati” annuncia mentre si slaccia la cintura.
  “Oh mio Dio” esclama Leigh quando scende dall’auto. “Questo è il mio momento, Babe. Scattami una foto davanti all’entrata, devo sembrare ricca.”
  “Non ora, Leigh, ora ho un tremendo bisogno di fare pipì.”
  “Dio, come sei mainstream” commenta acida. Mentre Steve ci aiuta a scaricare l’inutilissima valigiona di Leigh, il portiere ci accoglie con assoluto garbo, invitandoci ad entrare per raggiungere le nostre stanze.
  La stanza in questione è una gigantesca suite con vista sul quartiere affaristico della downtown. Io e Leigh abbiamo due stanze separate, tuttavia la sento squittire dall’altra parte del corridoio. Dopo aver fatto un breve tour della meravigliosa camera, mi lancio sul letto, un matrimoniale dal materasso più soffice su cui mi sia mai sdraiata. Mentre fisso il soffitto mi domando quanto possa costare soggiornare in un hotel simile, e di conseguenza inizio a sentirmi in colpa per tutti i soldi che Luke ha dovuto sborsare. Il pensiero tuttavia mi fa anche sorridere, perché significa che si è preoccupato abbastanza da far in modo che fossimo a nostro agio. Proprio come se pensarlo potesse farmelo comparire davanti, noto improvvisamente un piccolo bigliettino che giace in fondo al letto. Lo afferro curiosa, e subito riconosco la scrittura di Luke:
  BABE! SEI ARRIVATA! BENVENUTA A AUCKLAND :) OGGI ABBIAMO LE PROVE TUTTO IL GIORNO, MA STASERA CI VEDIAMO AL CONCERTO
  NON VEDO L’ORA DI VEDERTI NON RIESCO A SMETTERE DI PENSARTI
  un milione di baci
  luke :)

  Stringo il bigliettino stropicciato al cuore. Perché è così dannatamente.. Luke?
 
  L’ultima volta che partecipai al concerto dei 5SOS, io e Luke finimmo per baciarci per la seconda volta nel camerino. Ora invece la situazione è ben più stabile: sono la sua ragazza, il che mi dà lo speciale diritto di camminare per l’arena con un fare più sicuro e professionale: appena arrivate ho mostrato al tizio della sicurezza il mio pass, e poi gli ho addirittura detto, “Lei è con me”, indicando Leigh. Inutile dire che è stata proprio una pessima idea: anche Leigh aveva il pass appeso al collo.
  Dopo la scabrosa figuraccia ci siamo inoltrate nel vero e proprio backstage, un’infinità di corridoi dall’aria angusta e poco ospitale, dove tra l’altro i cellulari non prendono. Per circa dieci minuti abbiamo vagato alla ricerca di qualche persona vagamente simpatica alla quale chiedere informazioni, poi ci siamo arrese e ci siamo appollaiate in mezzo a uno dei corridoi.
  “Almeno morirò vestita bene” dice Leigh, appoggiando la schiena contro il muro piastrellato.
  Annuisco comprensiva. “Anche io.”
  “Lo dici solo perché ti ho vestita io.”
  Rido, tirandole un pugnetto sul braccio. “Sono contenta che sei venuta” le dico. “Non ti ringrazio mai per tutto quello che fai per me.”
  Leigh aggrotta le sopracciglia. “Come stai diventando sentimentale” commenta.
  “Dico sul serio. Sono davvero fortunata ad averti come amica, ma spesso mi comporto da vera ingrata. Non faccio la sentimentale, dico solo la verità.”
  Lei mi sorride sincera. “Grazie. Anche tu fai tanto per me. Nel senso, non so se te ne sei accorta, ma il mio livello di acidità si è abbassato drasticamente negli ultimi mesi. Almeno da quando Luke è entrato nella tua vita.”
  “Hai ragione” osservo. “Ma forse stiamo solo crescendo. Sai, il fatto che stiamo per diplomarci è davvero.. wow.”
  Leigh fa una faccia schifata e gesticola con le mani. “Zitta, non farmi pensare al diploma. Godiamoci il momento.”
  “Quale momento? Noi sedute in mezzo a al corridoio deserto di un’ignota arena? In una città altrettanto sconosciuta e a circa quattro ore di distanza da casa?”
  Annuisce vividamente. “Certo! Ti sembrerà una cavolata, ma in futuro sorriderai ricordandoti di questo momento.”
  “Forse hai ragione” rido.
  Nel frattempo sentiamo il pubblico esplodere in boati di urla, il che significa che non siamo poi molto lontane dal palco. Infatti, proprio in quel momento, sentiamo delle voci provenire dal lato destro del corridoio. Dall’angolo sbucano un paio di uomini della sicurezza, tra cui lo stesso Dave, e infine i 5SOS in persona. Ci alziamo di scatto, e quando Luke ci vede spalanca gli occhi.
  “Ma dove eravate finite?” ci urla. “Vi abbiamo cercato per tutti i corridoi!”
  Io e Leigh ci guardiamo divertite. “Scusateci, questo posto è un labirinto” cerco di spiegare.
  Non faccio in tempo ad aggiungere altro: Luke si avvicina e mi abbraccia talmente forte da farmi staccare i piedi da terra. Ashton e Calum lo prendono in giro, ululando degli ‘oowh’ molto che ci fanno imbarazzare e ridere allo stesso tempo. Mentre gli altri tre proseguono per raggiungere il palco, io e Luke rimaniamo un pochino più indietro, scambiandoci quelle effusioni che fino a qualche mese fa, se mi capitavano di osservare in una coppia, mi avrebbero irritato.
  “Luke, ti muovi?” gli urla Michael dal fondo del corridoio. “Non possiamo salire senza di te!”
  “Arrivo” intima in risposta. Si volta verso di me, sorridendomi. “Se vi va di guardare lo show potete seguire Dave, vi dirà dove andare” spiega a me e Leigh.
  “Buona fortuna” gli dico. “E divertiti.”
  Si abbassa di parecchi centimetri e mi stampa un bacio sulle labbra. “Grazie, babe. Anche tu.”
  Mentre lo guardo raggiungere gli altri e scomparire dietro una grande porta scura, Leigh mi affianca e mi fa, “Secondo me quel ‘babe’ l’ha usato come nomignolo.”

 
 
  

HERE I AAAAM

E' passato circa UN ANNO da quando ho pubblicato l'ultima volta,
vi rendete conto? Io stento a crederci lmfao
Vi devo delle scuse profondissime, ma il punto è che sono cambiate un paio di cose
dall'ultima volta che ci siamo sentite e non ho avuto modo di trovare la motivazione
e l'ispirazione necessarie per proseguire questa storia. Stavo quindi per mollarla
definitivamente, ma poi una sera di luglio mi sono rimessa a rileggere gli ultimi capitoli
(i primi no, sono troppo osceni lmfaoo) e mi sono detta, ma perché devo fare sempre
la testa di minchia?
lol e quindi ho ripreso a scrivere tipo tre giorni fa.
Ovviamente non mi aspetto che nessuna di voi riprenda la lettura, anzi, mi sorprenderei
se lo facesse. Ci tenevo comunque a continuarla perché scriverla mi fa sentire bene e Babe
è un personaggio che mi sta molto a cuore. Inoltre devo dire che non manca molto
alla conclusione, quindi sarebbe stato davvero idiota (molto da me, quindi) abbandonarla.


Come vi dicevo, ci sono un po' di cose diverse nella mia vita (tipo due lol)
- ho compiuto diciotto anni tipo a gennaio
- ho fatto la frangia ai capelli
- l'entrata plateale di arzaylea ha completamente distrutto l'OTP di Buke (almeno nella mia testa) per almeno nove mesi
- ho sviluppato una fissa immane per calum (forse ve l'avevo già scritto)
- SONO ANDATA A VERONA PER IL COCERTO DEI 5SOS LMFAOOO sì li seguo ovunque
- ora che il LMFAO e il LOL sono entrati nella mia vita non li mollerò mai più
- hO VISTO BEYONCE' LIVE E VEDERLA ENTRARE SUL PALCO
MI HA TIPO CURATO LA MIOPIA ORA VEDO BENISSIMO
e basta questo è quello che mi è successo in un anno lol 
ah e poi sono andata scuola

beh cos'altro posso dirvi?
nulla a parte un grazie tremendo per l'amore e la pazienza (!!!)
che avete regalato a questa piccola storiella un po' buffa
(tra l'altro è ancora tra le più popolari del sito I MEAN)
e vi mando un grandissimo bacione
(also sentitevi libere di recensire e commentare come più vi pare
questo capitolo un po' strano lol sempre se vi va)
fede


 

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