Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino

di beat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Era una tranquilla giornata a Edo.
Il sole splendeva in un cielo particolarmente azzurro, senza che ci fosse una sola nube in vista, e la gente passeggiava allegra e spensierata per le strade della grade capitale.

“Perché sono di nuovo qui?!”

Un urlo improvviso squarciò la calma di quella mattinata estiva incantevole.
Un giovane, dai capelli stravagantemente argentati, stava sbraitando all'indirizzo dei suoi carcerieri. Il ragazzo, infatti, non solo era stato legato come un salame – impedendogli qualsiasi movimento – ma era stato anche portato in una delle stanza per gli interrogatori nella sede centrale della Shinsengumi.

“Perché ti hanno beccato il flagrante!”

“Ma non è stata colpa mia!”

“Lo hai detto anche le altre ventisette volte che ti abbiamo arrestato!”

“Beh, sono una persona che la gente tenta continuamente di fregare...è forse un crimine questo?”

“Ti ricordo che questa volta ti sei fatto beccare con le mani nel sacco..!”

“E io ti ricordo che ho appena detto che non è stata colpa mia!!”

Hijikata sospirò, passandosi una mano tra i capelli, prima di accendersi una sigaretta.
Per la ventottesima volta un poco più di tre mesi, avevano arrestato Gintoki Sakata.
Questa volta, si era fatto beccare mentre entrava in un bagno. Per signore.
Non che fosse proprio un crimine, ma visto che le signorine coinvolte glielo avevano gentilmente riempito di lividi e bernoccoli, impacchettato e spedito con la raccomandata, gli era parso quanto meno educato svolgere un'indagine per sdebitarsi dell'immenso favore che gli avevano fatto. Vedere Sakata sconfitto era davvero impagabile.

“Allora, sentiamo. Che scusa hai questa volta?”

“Stavo cercando quella deficiente di Kagura! E poi non ci sono nemmeno entrato in quel dannatissimo bagno! Ho solo aperto la porta per chiedere se avevano visto quell'impiastro vestito alla cinese lì dentro! Sono quelle pazze che sono saltate a conclusioni affrettate!”

Hijikata sorrise, con il suo solito sorriso storto.

“Non secondo le testimonianze. Le signorine in questione hanno detto che hai praticamente sfondato la porta per entrare...”

“No, la porta l'hanno buttata giù loro quando ho provato ad andarmene e loro mi hanno inseguito!”

Hijikata fece finta di non aver sentito il commento di Gintoki.

“...e riferiscono anche che da qualche settimana si vede girare un individuo sospetto intorno a quel locale...”

“Non sono certo io!”

“...e che tale individuo aveva una bizzarra capigliatura riccioluta e bianca! Neghi ancora di essere coinvolto, Sakata?!”

“Certo che nego! Dove stanno le prove?! Eh, dove stanno?”

Hijikata gli sventolò sotto il naso un plico di fogli.

“Tutte dichiarazioni firmate! E danno la stessa descrizione del sospetto!”

“Beh, si sbagliano!” sbraitò di nuovo il ragazzo, tentando anche di alzarsi. Impresa fallimentare, viste le numerose corde che lo tenevano ben stretto! Ricadde a terra con un tonfo, lagnandosi dal dolore, viste le botte che aveva preso.

“Ehi, non è che mi puoi liberare?”

“Non mi sembra appropriato”

“Da quando i sospetti vengono tenuti legati?”

“Da oggi. Quindi non ti lamentare”

“Ma brutto bast...”

“Vogliamo aggiungere anche insulto a pubblico ufficiale alle accuse?!” chiese ghignando Hijikata.

Gintoki decise di rimanere zitto, anche se si premurò di lanciargli le occhiate più maligne che sapeva fare.

“Inoltre” proseguì Hijikata “Con tutti i tuoi precedenti non puoi certo passare per una persona per bene. Di certo nessun poliziotto sano di mente ti prenderebbe mai in parola!”

“Allora sono a posto. Tu non sei sano di mente!” rispose ridacchiando.

A Hijikata spuntarono un paio di venette in faccia, ma sorvolò.
Non era il caso di distruggere un'altra sala interrogatori.

“E comunque” puntualizzò Gintoki “Vorrei ricordarti che sono sempre stato scagionato da tutte le accuse che mi sono state rivolte!”

Hijikata scoppiò a ridere, prendendo da un cassetto del tavolo una cartelletta di documenti, piuttosto voluminosa. Anzi, a dirla tutta, decisamente voluminosa.

“Per essere incensurato, Sakata, il tuo fascicolo è spaventosamente lungo!”

Gintoki mise su il broncio. Odiava quelle situazioni.
Non era colpa sua se si trovava sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. E spesso anche con le persona sbagliate!
Una buona metà delle accuse contenute in quel maledetto fascicolo erano per danni pubblici. Ok, a volte ci aveva messo anche del suo, ma di certo erano stato tutti per buone cause. E inoltre, di solito, erano gli altri che facevano i danni peggiori. Che fossero Amanto, Kagura, terroristi, Kagura, teppisti vari, criminali incalliti, Kagura... sfortunatamente per lui ci capitava sempre in mezzo!
E dire che lui cercava sempre di risolvere le situazioni senza causare troppi danni! Dannazione, non era certo colpa sua se la gente non voleva mai collaborare e non aveva il minimo rispetto delle cose altrui!
E, ciliegina sulla torta, ogni volta che succedeva qualche cosa del genere, immancabilmente, spuntava qualche maledetto poliziotto che lo portava dritto dritto alla sede della Shinsengumi.
Gintoki sospirò. La sorte non gli voleva bene proprio per niente.

“Allora?” domandò Hijikata, distraendolo dal suo auto commiserarsi “Che hai da dire a tua discolpa?”

“Ho già detto quello che è successo!”

“Tutte scuse.”

“Guarda che è tutto vero!”

“Sta di fatto che è sempre la tua parola contro la loro..!”

“Sì, ma tu mi conosci, no? Ti sembro il tipo da fare una cosa del genere?!”

Hijikata sorrise sornione.
Gintoki gli lesse subito quello che gli passava per la testa, e riprese ad infuriarsi.

“Brutto bastardo! Non osare! Sai benissimo che non lo farei mai! Non fare lo gnorri!”

“Io faccio solo il mio lavoro, Sakata.”

“No, a te piace tormentare la gente!”

“Se così fosse ti avrei già lasciato nelle mani di Sogo, che aveva proposto una soluzione drasticamente definitiva per non farti più cadere in simili tentazioni!”

Gintoki si trovò a sudare freddo.
 L'immagine del piccolo sadico che si divertiva a privarlo dei suoi amati gioielli era una cosa assolutamente spaventosa.

“Non lo faresti...” mormorò con voce tremante.

“No, non lo farei. Per tua fortuna non sono così demoniaco!”

Gintoki tirò un sospiro di sollievo.

“Sta di fatto che questa volta non la puoi scampare felicemente con le altre volte.”

“Ti odio!”

“Sei ricambiato. Dicevo, questa volta nessuno ti toglierà una bella nottata in gattabuia!”

“Cosa?!?!”

“E ringrazia che non ti ho fatto pagare una multa!”

Gintoki rabbrividì di nuovo, a pensare al suo portafoglio completamente vuoto. Come pure il conto in banca! E mentalmente ringraziò Hijikata. Non sarebbe mai riuscito a racimolare abbastanza soldi per pagare la multa!

“Bene” disse Hijikata, richiamando l'attenzione di un paio di uomini che erano appostati fuori dalla sala degli interrogatori “Portatelo via!”

“Cosa?” protestò Gintoki “Non starai mica dicendo sul serio?!”

“Ma stato più serio in vita mia!” lo sbeffeggiò il Vicecomandante.

“Ti odio Hijikata!” urlò in lontananza Gintoki, mentre veniva portato in cella.



***



La serata si era conclusa abbastanza bene.
Come al solito si erano trovati tutti a fare baldoria, e come era prevedibile, alcuni dei suoi compagni ora erano a terra, per il troppo bere.
A guardarli da fuori in effetti non davano certo l'impressione di essere degli ufficiali governativi.
Hijikata sospirò, alla vista di Yamazaki che ballava – completamente ubriaco – in mezzo alla sala, scatenando le risate di tutti i suoi commilitoni.
Quel poveraccio la mattina dopo si sarebbe trovato di certo con un gran brutto mal di testa!
E infatti, pochi minuti dopo, era crollato a terra, già russando alla grande.
Tutti quanti scoppiarono a ridere ancor più di prima. Anche Hijikata si concesse di ridacchiare un po' – in fondo era sempre divertente vedere Yamazaki ridicolizzato. Solo che non era il caso che se ne stesse a dormire in quel posto.
Per cui, con uno sforzo decisamente inusuale di magnanimità, decise che avrebbe anche potuto concedere al suo compagno di essere riportato in stanza.
Dopo una momentanea perdita d'equilibrio dovuta al cambio di posizione – e anche all'alcool che anche lui aveva bevuto – Hijikata si rimise in piede, andò da Yamazaki, e senza troppo cerimonie se lo caricò in spalla.

“Ehi, Toshi!” lo chiamò Kondo, sventolando in aria una bottiglia di sakè “Che, te ne vai?”

“Riporto in camera questo idiota!”

“Bravo, bravo! Poi torna, che la festa è appena iniziata!”

Hijikata guardò storto il suo comandante. Erano quasi le due, e loro stavano facendo casino da almeno cinque ore. Altro che appena iniziata!
E viste le premesse, non volendo dover riportare in stanza tutti quanti, Hijikata si premurò di sottrarre la bottiglia a Kondo.

“Ehi! Ma che fai!”

“Kondo, guarda che è meglio se la smettete!”

“Ma no, dai! Ancora un po'!”

- Che irresponsabili! - non poté che pensare.

Rinunciando a quella follia collettiva, il ragazzo uscì dalla stanza, per dirigersi alle camerate, per depositare il suo addormentato fardello.
Fortunatamente per lui, Yamazaki non pesava troppo, perché se no ci avrebbe messo una vita a riportarlo nella sua stanza.

Concluso anche quel gravoso incarico, il Vicecomandante si ritrovò da solo, con una bottiglia di sakè quasi piena, ma assolutamente senza voglia di tornare in quella specie di gabbia di matti.
A proposito di gabbia...
Visto che non aveva ancora sonno, Hijikata si diresse verso le celle.
Non sapeva bene nemmeno lui perché lo stava facendo, ma all'improvviso gli era venuta l'idea di andare a vedere come se la stava passando Sakata.
In fondo, non aveva ancora sonno, e non aveva ancora avuto la soddisfazione di vederlo dietro le sbarre.

“Ma che diavolo?!”

Hijikata era arrivato, ma di certo non avrebbe mai pensato di vedere una scena del genere.

“Che diavolo hanno fatto quegli idioti? Perché sei ancora legato?!” chiese, praticamente urlando.

Gintoki – che in realtà si era pure addormentato, nonostante la posizione non particolarmente comoda – alzò di scatto la testa, guardandosi attorno confuso prima di capire che era ancora in gattabuia.

“Che succede? Ah, sei solo tu..! È già mattina? Posso andare a casa?!”

“No che non è ancora mattina! Ma perché diavolo tu sei ancora tutta impacchettato?!” domandò esterrefatto.

“Perché non hai detto a quegli idioti dei tuoi sottoposti di slegarmi. E figurarsi che ci arrivassero da soli! Mi sono sgolato per ore a chiedere che qualcuno mi liberasse, ma nessuno mi ha dato retta!”

Hijikata borbottò qualche cosa tra i denti.
Sbuffano, prese dal muro dall'altro lato del corridoio un mazzo di chiavi.
Aprì la cella di Gintoki e provvide a liberarlo dalle corde, sempre borbottando a mezza voce quelli che parevano un po' insulti, un po' delle scuse.
Gintoki non commentò – anche perché sapeva che non avrebbe certo ricevuto delle scuse migliori di quelle. Si limitò a mettersi seduto, dopo essersi stiracchiato la colonna vertebrale rattrappita. Si massaggiò anche i polsi, che recavano i segni rossi dove le corde avevano stretto maggiormente.

“Quegli idioti...!” stava ancora borbottando Hijikata.

“Lascia perdere. Gli assistenti di questi tempi sono davvero scadenti!”

Hijikata lo squadrò per qualche secondo.
Poi sbuffò sonoramente, sedendosi anche lui per terra, e porgendo al prigioniero la bottiglia di sakè che aveva preso a Kondo.
Gintoki ringraziò senza particolare enfasi e prese un lungo sorto del contenuto. Poi la passò di nuovo al ragazzo di fianco a lui. Nonostante avesse già bevuto abbastanza, Hijikata non disdegnò, e i due presero a bere insieme.
Ogni tanto si scambiavano qualche commento assolutamente irrilevante, ma per il resto rimasero in silenzio, scambiandosi la bottiglia.

Quando questa fu praticamente agli sgoccioli, Hijikata sentì la testa estremamente leggera. Si passò una mano tra i capelli, come per schiarirsi le idee, ma la cosa non fece l'effetto sperato. Non osava nemmeno immaginare quanto poco stabile potesse essere una volta in piedi.
Gintoki, dal canto suo, sebbene avesse bevuto veramente poco rispetto i suoi standard, era tutto il giorno che non mangiava, e il sakè a stomaco vuoto gli faceva sempre un effetto pessimo. Infatti, si sentiva già la testa vorticare, e dovette appoggiare la schiena al muro, perché gli sembrava che tutta la stanza gli stesse girando attorno.

“Ehi, hai davvero una brutta cera!” commentò Hijikata.

“Parla per te! Non mi sembri messo meglio!”

“Forse hai ragione!” ammise l'altro.

“Certo che ho ragione!” ridacchiò Gintoki, dandogli anche un pugno sulla spalla.

“Ehi!” si lamentò il Vicecomandante, che per ripicca tirò anche lui un colpo a Gintoki.

E come due bambini particolarmente stupidi, i due presero a darsi spintoni e buffetti, in una sequenza di colpi che degenerò presto in una finta azzuffata.

“No, ti prego basta! Non ce la faccio più!” si lamentò ad un certo punto Gintoki.

In effetti aveva il volto particolarmente pallido e temeva che presto avrebbe rimesso tutto quello che aveva nello stomaco.
Hijikata sorrise sprezzante, ma nell'esatto momento in cui aveva abbassato la guardia, Gintoki gli fu di nuovo addosso.

“Ah-ha! Fregato! Mai voltare le spalle al nemico!” esultò Gintoki, sbattendogli contro.

Solo che aveva calcolato male la forza del gesto e il livello di distrazione di Hijikata, e così i due finirono a terra.
In quello strano groviglio di arti e corpi, Hijikata si trovò disteso sotto Gintoki, i loro visi a minima distanza.
Poteva vedere con estrema chiarezza ogni capello dei ciuffi scomposti, i grandi occhi al momento vagamente confusi e le labbra socchiuse.
Non seppe mai perché lo fece.
Probabilmente era l'alcool – sicuramente! – o forse il fatto che non c'era nessuno in giro, o forse che era troppo tempo che non aveva una donna.
Stava di fatto che in quel momento Gintoki era troppo...troppo!
Annullò la distanza tra le loro labbra.

Il ragazzo sopra di lui non diede segni di sorpresa – o almeno, Hijikata non ne colse – e i due presero a baciarsi dapprima con un certo impaccio, poi sempre con maggior passione.
Hijikata chiuse gli occhi, e presto sentì il ragazzo sopra di lui spostarsi per cercare una posizione più comoda e lui lo assecondò. Sentiva le sue mani sul suo corpo – magnifico – e in men che non si dica ecco che lo stava imitando.
Era anche quasi riuscito a liberare Gintoki dalla parte superiore del kimono, quando Hijikata sentì che il peso del ragazzo sopra di lui schiacciarlo completamente.

Aprendo gli occhi quel che bastava, notò con profondo disappunto che Sakata si era addormentato.
Si era addormentato!
In un momento del genere lui partiva per il mondo dei sogni!
Ma Hijikata non ebbe nemmeno il tempo di formulare un insulto coerente, che anche lui cedette al richiamo di Morfeo.



...Continua...


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Angolo dell'Autrice:

Ed eccomi di nuovo qui tra voi! ^^
Come promesso, non vi libererete tanto facilmente di me!
E dopo un sacco di tempo, eccomi con una cosa Yaoi. Era da un pò che non ne scrivevo! ^^
Ma visto che Gintoki e Hijikata sono fatti l'uno per l'altro (XD), ecco a voi una storiella su di loro!
Questa storia è dedicata a Gintokina, che ha vinto una fiction a scelta, e ha giustamente richiesto questa coppia. ^__^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 2
*** Capitolo II ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo II


Il mattino dopo, Hijikata venne svegliato da una voce famigliare.
Ci mise qualche secondo per rendersi conto di chi era lui. Quando finalmente ebbe completamente ripreso conoscenza, si rese conto che la voce che aveva sentito era quella di Sogo.

“Buongiorno Hijikata!” ripeté il ragazzo, per almeno la quarta volta.

“Sogo? Che succede?”

“È mattina Hijikata!” lo informò, solerte, Okita.

“Oh, cavolo! Sono in ritardo per la riunione!”

“Oh, non ti preoccupare, Hijikata. Non devi più partecipare!”

“Come? L'hanno annullata?” chiese, leggermente confuso.

“No, Hijikata. Un Vicecomandante che passa la notte in cella, e si comporta in tal maniera non è più degno di essere Vicecomandante. Quindi, ti sostituisco io!” esclamò l'altro con un sorriso a trentadue denti.

“Cosa?! Ma che scempiaggini stai dicendo, Sogo?!”

“Buona giornata, Hijikata! Spero che tu possa passare una giornata bella come la scorsa notte. Di sicuro ieri sera ti devi essere
molto divertito!” disse Okita, ridendo sadicamente, per poi allontanarsi.

“Cosa?! Sogo! Torna immediatamente qui!” ma ormai il ragazzo era troppo lontano.

Hijikata non aveva capito a che cosa si era riferito Sogo con l'ultima frase: era ancora parecchio confuso.
Cercò di rimettersi seduto – in tutta quella discussione, era rimasto sdraiato, perché la testa gli doleva parecchio e non voleva rischiare di collassare a terra – e solo in quel momento si accorse che il peso che sentiva che lo stava opprimendo non era solo un peso figurato causato dalla sbronza. No, era anche un peso fisico.
Con sua somma sorpresa, si era infatti reso conto che era disteso sotto Sakata.
Un'esclamazione sorpresa gli sfuggì dalle labbra.
A quel rumore, anche l'altro occupante della cella diede segni di ripresa di coscienza.
Facendo sfoggio di una potenza che non era sicuro di avere in quelle condizioni, Hijikata afferrò per le spalle Gintoki e se lo scrollò di dosso.
Con gesti nervosi, si rimise seduto, il fiato corto e uno sguardo omicida negli occhi.
Gintoki non sembrava ancora in grado di aver capito bene di essere sveglio, per cui Hijikata attese prima di cominciare a tartassarlo di domande.
E intanto lui ne approfittava per cercare di schiarirsi le idee e ricordare quello che era successo la sera prima.

Ricordava Yamazaki e il suo penoso tentativo di danza del ventre; ricordava di averlo riportato in camera, e di essere passato dalle celle. Poi gli tornò in mente la bottiglia di sakè che si erano scolati insieme.
E infine, con suo somma sorpresa, si ricordò anche di quello che era successo dopo.
Con un gesto istintivo, si portò una mano sulle labbra.
Oddio...che aveva fatto?!
Aveva...baciato Gintoki. Aveva baciato Gintoki Sakata!
E non poteva nemmeno dare la colpa all'altro. Purtroppo ricordava chiaramente di essere stato lui quello che aveva preso l'iniziativa.
Lui stesso!
Cercò velocemente lo sguardo di Gintoki.
Il ragazzo pareva tranquillo.

“Tu...tu...”

“Ti ricordi anche tu questa volta?”

Hijikata deglutì, anche se a vuoto.

“Come sarebbe a dire -questa volta-?!”

Gintoki si passò una mano tra i capelli, sorridendo.

“Dopo la festa per la fioritura dei ciliegi ti eri dimenticato tutto!”

Hijikata sbiancò.
Ricordava la festa, e ricordava anche che lui e Gintoki si erano ubriacati.
Solo che non ricordava altro. Si era svegliato la mattina dopo, sdraiato in cima ad un distributore di bibite, con Gintoki con la testa infilata nel distributore stesso.

“Ma...ma...” Hijikata non sembrava in grado di articolare una sola parola.

“Tranquillo” lo rincuorò Gin “Non è successo molto. Come vedi, anche questa volta siamo entrambi vestiti!”

Hijikata spostò freneticamente con lo sguardo il proprio abbigliamento. In effetti aveva indosso ancora tutti i suoi indumenti. Anche se, a onor del vero, il kimono era allentato, e anche la veste di Sakata non era totalmente allacciata.
Hijikata fece un respiro profondo. Doveva riprendere il controllo.
E soprattutto doveva sapere.

“Che...diavolo...è...successo?”

“Siamo crollati entrambi prima di fare qualunque cosa...a parte baciarci...”

Hijikata rabbrividì a quella parola.

“E...l'altra volta?”

“Più o meno la stessa cosa...”

“E tu...ti ricordi anche della scorsa volta...?!”

Gintoki annuì, scrollando poi le spalle.

“E perché non me lo hai detto?!?!” esplose alla fine Hijikata.

“Perché non mi hai dato l'impressione di volerlo sapere...” ammise Gin, un'ombra di tristezza che gli passò per un attimo sul volto.

Hijikata sgranò ancora di più gli occhi.
Era confuso.
Era dannatamente confuso.
Si prese la testa tra le mani, e cercò di rimettere ordine tra i suoi pensieri.
Aveva baciato Gintoki Sakata.
Anzi, lo aveva fatto in ben due diverse occasioni.
Non era possibile! Era ubriaco!
Hijikata cercò di convincersene, ma in fondo alla sua testa c'era una vocina che gli stava ricordando che la sera precedente era ancora lucido quando aveva baciato Gintoki.
E, dannazione, era stato proprio lui a cominciare!
E come se non bastasse, ricordava anche in maniera più che nitida quello che aveva provato, non solo quando lo aveva baciato, ma anche quando lo aveva solo guardato. Aveva sentito una specie di scossa che gli aveva attraversato tutto il corpo. In certe zone più che in altre, oltretutto.
Hijikata rabbrividì di nuovo.
Che gli stava succedendo?

“Ehi” lo richiamò Gintoki “Non risolverai nulla a stare lì a rimuginarci su.”

“...”

“Tanto quello che è stato è stato. Inutile piangerci sopra!”

“Mi sembra che tu non ci pianga affatto, invece!”

Hijikata vide che Gintoki gli stava rivolgendo un sorriso furbetto.

“Mai detto di volerlo fare!”

Hijikata perse un paio di battiti.
Era ancora stordito dai fumi dell'alcool, o aveva capito bene il sottinteso?
Gintoki...lui....!

“Pensi davvero che io sia così idiota da farmi portare alla Shinsengumi tutte queste volte, quando in tutti questi anni non mi sono mai fatto beccare?!”

Hijikata boccheggiò.
Aveva capito bene allora.
Aveva capito più che bene!

“Stai...stai dicendo sul serio...?”

Gintoki gli sorrise di nuovo.
Hijikata sentì il cuore che aveva accelerato di nuovo.
Ed era quasi certo che gli fosse schizzato il gola quando aveva visto Gintoki avvicinarsi a lui. Erano vicini. Troppo vicini. Le ginocchia praticamente si sfioravano.

“Mi spiace solo che mi debba accontentare di quando sei ubriaco..!”

Si, decisamente quel giorno Gintoki voleva farlo morire per tachicardia.
Solo che non aveva potuto non notare l'ennesima ombra triste passare sul volto del ragazzo.
Proprio un bel volto.
Hijikata si morse l'interno di una guancia.
Ci mancavano solo i pensieri in libertà adesso! Cercò di scacciare dalla mente tutto ciò di inopportuno che gli galleggiava in testa.
Solo che c'erano davvero troppo elementi quantomeno strani.
Hijikata chiuse un attimo gli occhi. Fece un respiro profondo e poi puntò il proprio sguardo sul ragazzo di fronte a lui.

“Tu” disse, indicandolo severamente “Non ti muovere!”

Gin annuì serio, anche se gli passò un lampo divertito negli occhi.
Hijikata prese un respiro profondo e velocemente si sporse verso Gintoki.
Come promesso, Gin non si mosse. Lasciò che Hijikata gli baciasse le labbra senza reagire.
Toshi indugiò per un attimo, un lungo, lunghissimo attimo.
E non appena si fu ritirato, non poté non passarsi la lingua sulle labbra.
Sapevano di sakè, come era ovvio, ma percepì anche un vago sentore di fragola.
Invitante. Anche troppo. Decisamente troppo!

Hijikata mandò al diavolo il suo maledetto orgoglio e si sporse di nuovo verso le labbra di Gintoki, intrappolandogliele tra le sue, questa volta con maggior enfasi. Si appoggiò con mani alle ginocchia dell'altro ragazzo e questi, per non sbilanciarsi troppo, passò le braccia attorno la vita di Toshi.
Come sempre tra di loro, fu una gara per la supremazia. Anche in quella situazione.
Dopo qualche minuto, ai due fu necessario riprendere fiato, e lentamente Hijikata si scostò, ripristinando una sorta di distanza di sicurezza.
Gintoki, invece, stava sorridendo sfacciatamente.

“Che hai da ridere, bastardo?” lo canzonò, senza cattiveria, Hijikata.

“Niente. Allora? Che mi dici?” domandò, come per schernirle l'altro.

Hijikata rispose al ghigno divertito.

“Che baci da schifo, Sakata!”

Gin scoppiò a ridere.

“Tu non sei certo meglio, non credere!”

I due non dissero più nulla.
Solo dopo un po', Hijikata domandò un'altra cosa a Gintoki.

“Ehi, hai intenzione di continuare a farti arrestare?”

Gintoki sorrise sornione.

“Perché no?”

“Allora mi sa che ti metterò in cella più spesso, d'ora in avanti!”

“Oh, in questo caso allora è meglio preparare un cella matrimoniale!”

Hijikata sbiancò.
E vide che anche Gintoki era diventato più pallido di un gesso.
Lentamente, si voltò verso l'esterno della cella.

“Sogo...da quando sei lì...?” domandò, una nota di terrore nella voce del Vicecomandante.

“Abbastanza, Hijikata. Anzi, a dire il vero prima avevo solo fatto finta di andarmene!” ripose lui, come sempre con il suo finto candido sorriso stampato in faccia.

Hijikata non ci vide più.
Con un balzo prodigioso era saltato in piedi, premendosi contro le sbarre, allungando un braccio per tentare di acchiappare Okita.
E ci sarebbe anche riuscito, se il ragazzino non avesse previsto la mossa e non si fosse scansato in tempo.

“Io ti ammazzo! Ti faccio a fette! Sogo, vieni immediatamente qui e lasciati ammazzare!”

“Mi spiace Hijikata! Oggi sono molto impegnato!”

“Ti ammazzo!!”

“Oh, ma guarda! È proprio il momento di dare a tutti la sveglia. Penso che lo farò con l'altoparlante!”

“Non osare! Dannato piccolo sadico bastardo, non osare!”

“Ci vediamo dopo Hijikata!” e si allontanò ridacchiando.

“Sogo! Ti ammazzo! Sogoooo!!!”

Gin non osò riferire a Hijikata che, qualunque cosa avesse fatto, non avrebbe risolto nulla.
Si limitò a posargli una mano sulla spalla, tirandoselo un po' più vicino.
Hijikata era ancora furioso, ma il tocco della mano di Gintoki sembrò quasi calmarlo.

“Lo devo ammazzare! La mia reputazione sarà rovinata!”

“Oh, la mia è rovinata da sempre. E, fidati, non si sta poi così tanto male!” e gli sorrise, speranzoso quantomeno di farlo sbollire.

Toshi fece un respiro profondo.
Ma sembrava più calmo.

“Se mi aiuti a farlo fuori, cercherò di ignorare il fatto che tutto...questo è una completa assurdità..!”

Gintoki lo strinse ancor di più a sé, sorridendo.
Che inizio problematico!




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Angolo dell'Autrice:

E con questo concludo la storia! ^^
Eheh!
Povero Hijikata...gli verrà un esaurimento nervoso per tutta questa storia! XD

Ringrazio tantissimo Gintokina e Lusty, che hanno commentato lo scorso capitolo!
Grazie davvero, sono felice che vi sia piaciuta la mia storia! ^__^



Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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