Between love and obsession

di Bellatrix_Black_51
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 ***
Capitolo 19: *** Chapter 19 ***
Capitolo 20: *** Chapter 20 ***
Capitolo 21: *** Chapter 21 ***
Capitolo 22: *** Chapter 22 ***
Capitolo 23: *** Chapter 23 ***
Capitolo 24: *** Chapter 24 ***
Capitolo 25: *** Chapter 25 ***
Capitolo 26: *** Chapter 26 ***
Capitolo 27: *** Chapter 27 ***
Capitolo 28: *** Chapter 28 ***
Capitolo 29: *** Chapter 29 ***
Capitolo 30: *** Chapter 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31. Ending. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Lo sporco monolocale diviso con Joker sembrava troppo stretto per tutti e due.

Abiti dappertutto, carte strappate ovunque. Le due Iene non facevano altro che azzuffarsi a vicenda. Un po’ come i padroni. Nel mezzo di una rissa tra i due infatti, ci fu una rottura, che probabilmente non si sarebbe risanata.

-Ma pasticcino non…-

-HARLEY NON CAPISCI ASSOLUTAMENTE NULLA!-  Le ennesime parole spietate uscivano a raffica dalle labbra tinte di rosso del pazzo serial killer con l’alias di Joker.

-Capo io volevo solo…-

-ROVINARMI I PIANI! ECCO COSA VOLEVI FARE!! INCAPACE!- Era in piedi, la sedia rovesciata dietro di sé, dei fogli sparsi sul tavolo e gli occhi neri che sembrava
iniettati d’odio.

-Scusa budino, è che…-

-SEI UN’IDIOTA! ESCI DA QUI, MI SEI SOLO D’INTRALCIO!!- Sbotta poi lui. L’arlecchina abbassa la testa facendo tintinnare i campanellini,  facendo quasi per avvicinarsi a lui.

-Mr J… Io…- arriva a pochi passi dal Clown, che per tutta risposta le tira un ceffone.

-NON FARTI PIU’ VEDERE, E’ CHIARO?-

-Chiarissimo… Mr J…- Replica, afferrando di sfuggita la borsa e uscendo di casa, senza dire una parole, ma con il cuore a pezzi.  Ma decisa ad agire subito.

 





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Ecco la mia prima Fic. In cantiere da qualche giorno, sono andata già un pochettino avanti, e sono in attesa di continuarla ulteriormente per postare i capitoli già scritto, per eventuali modifiche.
Che altro dire...?  Spero che questo piccolo assaggio di Fiction vi abbia dato un poco l'idea del mio modo di scrivere, e quindi di giudicare se è una ff che può adattarsi ai vostri gusti. 

Al prossimo aggiornamento... Mi raccomando, Recensite :3

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***



Chiaramente, essendo la persona più coerente a questo mondo, ho aspettato BEN cinque minuti prima di pubblicare il secondo capitolo v.v Buona lettura!!



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Aveva nella borsa chiaramente tutto ciò che le serviva per fare un colpo in grande stile. Non avrebbe fatto altro che rubare il più prezioso tesoro di gemmologia presente a Gotham, e portarlo al suo amato, per ottenere il suo perdono. O tenerlo per sé, e aspettare che fosse lui a farsi vivo.

Avrebbe deciso poi. Entra nel museo silenziosa come solo il suo fisico le consentiva di essere, sfruttando le sue capacità acrobatiche per superare gli infrarossi che avrebbero fatto scattare l’allarme.

Finalmente era lì. Posa la borsa a terra e ne estrae un congegno in grado di forare il vetro. MA un istante dopo averlo posato sulla superficie, ecco scattare gli allarmi del museo.

Rompe il vetro afferrando il diamante e fugge, quasi scontrandosi con una giovane rossa dal costume verde, che teneva in mano una scatole con diverse fiale all’interno. Eludono le guardie che le avevano intraviste, e si riparano dietro un muro.

-Potevi far scattare l’allarme della Bat-Caverna tanto che c’eri! Aspetta… Ma tu non sei la maniaca delle piante? La famosa quercia velenosa?-

-Edera… Edera velenosa- La corregge la rossa, irritata.

-Fa lo stesso- Replica l’altra. Esibisce poi un inchino.  –Harley Quinn, piacere di conoscerti- Si presenta. Afferra per un braccio la collega criminale, e fuggono dalla porta mentre i poliziotti erano intenti ad osservare l’interno del museo lontano dal loro nascondiglio.

-Sali in macchina, Harley!-                                        

-Quale macchina?- Domanda l’arlecchina, osservando confusa un cespuglio che le indicava la rossa.

Quest’ultima ne afferra un’estremità, e tira, scoprendo una decappottabile rosa sulla quale le due salgono, partendo a tutta velocità verso l’abitazione di Edera Velenosa.
 


 

-Questa è casa mia. Non è enorme, ma c’è tutto quello di cui ho bisogno.-

La rossa si siede su un divanetto verde a fiori, lasciando ad Harley, che nell’entrare in casa si era tolta il copricapo da arlecchina, la possibilità di girare per l’abitazione.

Ravviandosi i capelli biondi dietro il capo, Harley si ferma al centro esatto della stanza, guardandosi attorno.

-Affatto male, rossa.- Commenta, sorridendo e sedendosi su una sedia, intenta a togliersi gli stivaletti.

-Hai qualcosa per me? Sai, ho sono questo costume e non… -

-Accomodati, vado a prenderti qualcosa- Risponde l’altra, alzandosi dal divanetto e sparendo presumibilmente nella camera da letto.

La bionda si guarda attorno ancora una volta, pettinando con le dita i lunghi capelli biondi e ricordandosi di dover togliere il trucco. Dopo tutto quel tempo con Joker, il cerone bianco le sembrava il proprio vero volto, non come quello della dottoressa Harleen Quinzel…

Si riscuote dai propri pensieri quando la rossa le si para davanti, lanciandole un camicia bianca maschile, accorgendosi di aver fissato un punto indefinito per chissà quanto tempo.

-Harley.. Hey! Oh, deve essere l’effetto di questo posto… Sai è una discarica, hai bisogno di un antidoto per essere immune ai veleni che esala questo posto, e… -  Edera si siede davanti a quella che si poteva dire una libreria, che aveva catalogati uno ad uno una serie di strani liquidi. Ne prende uno, ed estrae da un cassettino una siringa.

-Io odio le iniezioni, Edera…-  Inizia la bionda, guardando la siringa con aria a dir poco terrorizzata.

-Non sopravvivresti un minuto di più senza questa qui dentro, Harley!- Replica l’altra, afferrando con forza il braccio dell’arlecchina che non oppone più resistenza, permettendo alla siringa di bucarle la pelle ed entrarle in vena, scaricando il liquido contenuto nella siringa, nella circolazione sanguigna di Harley.

-Lo so che convivendo con il Joker ci si dovrebbe aspettare che io sopporti di più il dolore… Però..-

-Non capisco come fai a sopportare quel pagliaccio- Replica l’altra, gettando la siringa e rimettendo a posto il liquido, mentre la bionda si spogliava per indossare la camicia bianca datale prima da Edera.

Poi indossa la camicia che, pur standole larga, era piuttosto comoda. Sorride alla nuova convivente,  facendo una piroetta. –Come mi sta?-

-Benissimo- Sorride l’altra, guardandola prendere il costume, piegarlo e posarlo su una sedia vicina.

Dopotutto, avere una convivente non sarebbe stato poi così male.

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Grazie Delle recensioni *_* E delle visite (Ho appena visto di averne un numero che, per essere la mia prima fic, è abbastanza soddisfacente *_*).
Ecco il nostro nuovo capitolo U_U Buona lettura!!

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-Ehy rossa!- Avevano appena portato a termine un colpo,e ora si avviavano a tutta velocità sulla rosa decappottabile di Edera, con Harley alla guida voltata verso la collega, verso casa.

-Harley… Guarda la strada!- Una derapata, e una mezza dozzina di colpi di Clacson accompagnano la curva delle due, un istante prima di schiantarsi contro un muro decorato di graffiti verde smeraldo.

-Scusa rossa.- Replica l’altra, scoppiando a ridere in modo quasi folle. –Dicevo… non si è più sentito parlare del Joker da quando me ne sono andata, vero?-

Un sbuffo piuttosto sonoro si alza dal sedile accanto, senza dare ulteriori risposte.

- Vabe’…- Conclude ancora la bionda, facendosi particolarmente pensierosa e continuando a concentrarsi sulla guida, passando a tutto gas tra due macchine sfiorandole entrambe, e raggiungendo a seguito di numerose frenate improvvise e colpi di clacson, la loro abitazione.

-Giuro che non ti farà più guidare…- Commenta Edera, sistemandosi i capelli rossi che in quel momento non ne volevano sapere di sistemarsi

-Forza! Non venirmi a dire che non è stato divertente!- Scopre i capelli biondi gettando sul divanetto la borsa con il bottino e il copricapo da arlecchina, che fece un allegro tintinnio per il movimento.

L’altra non risponde, sedendosi e incominciando a pettinare i capelli rossi, osservando le piante appena ottenute, posate sul tavolo, lanciando delle tenere occhiate materne.

-Ferma, ci penso io- Una mano le blocca il movimento con la spazzola togliendogliela di mano, e incominciando a spazzolarle i capelli con lentezza.

-Gr… Grazie, Harley.- Lancia un’occhiata alla bionda riflessa nello specchio alla propria destra, notando con tristezza lo sguardo affranto e nostalgico negli occhi azzurri della vivace Arlecchina.

-Forza, presto tornerete assieme.- La incoraggia a mezza voce, dopo alcuni minuti. Sente esitazione nello scorrere della spazzola per un istante.

-Ne sono sicura- Mente Harley, sforzando uno dei suoi allegri sorrisi.

No. Non ne era sicura. Affatto.

Ferma il movimento della spazzola, giudicando il lavoro concluso, e porgendo quest’ultima ad Edera, abbandonandosi poi sulla sedia che si trovava accanto al tavolo in legno scuro, demoralizzata.

La rossa si alza, andando a posare la spazzola su di esso e posizionando la pianta vicino alla finestra aperta, sedendosi poi sul divanetto, facendo cenno ad Harley di imitarla.

Seduta accanto a lei, Edera le mette un braccio attorno alle spalle, a mo’ di protezione, lasciandole posare così il capo sulla propria spalla. Harley socchiude gli occhi, mentre la mente vagava alla ricerca di una minima possibilità di contattare il suo Clown.

Ivy fissava un punto indefinito nel nulla, mentre con la mente vagava alla ricerca di una causa che la portava a quell’affetto per la bionda.


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-Non è assolutamente possibile. Perché quell’idiota non torna a casa?-

Un libro volò contro il vetro della finestra dello sporco monolocale, facendolo un rumoroso “Crash”e sbalzando i frammenti di vetro ovunque.

-Non ha nemmeno un minimo di buonsenso di dirmi dove si trova! DANNAZIONE!!-

Un quadro fa la stessa fine del libro, cadendo direttamente sul terreno esterno dall’abitazione. Le iene cominciano a ringhiare tra di loro, e una libreria si schianta al suolo con un tonfo
sordo a seguito di una spinta dell’autore di quelle imprecazioni, rivelando una parete coperta di schizzi rossi e “HA” scritti a lettere enormi.

Il Joker sbraitava da circa mezz’ora, quando decide che la cosa più terapeutica che potesse fare era un colpo alla Gotham Bank. Eppure non ne aveva nessuna voglia.

Si abbandona sul letto ad una piazza e mezzo, con le lenzuola blu caoticamente posate su esso, lanciando un’occhiata alla scritta, l’unica in nero, sulla testiera del letto(vi era scritto infatti, accompagnato da un cuore, il soprannome “Puddin’”, che conosceva fin troppo bene), fremendo di rabbia e infilandosi freneticamente le mani tra i capelli.

Forse per il timore di perdere l’unica che lo avrebbe seguito di propria volontà in capo al mondo, e non per modo di dire.
 
 
 

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Innanzitutto chiedo venia per il capitolo così corto... Ma se non fosse stato tale, non avrebbe avuto buono svolgimento la parte successiva, che tra l'altro ancora devo sistemare :3
Ho visto le visualizzazioni, e sono a dir poco euforica per il loro numero... sinceramente non me lo aspettavo *-* 
Nel mio account c'è il collegamento su facebook, per chiunque mi voglia aggiungere ;D
Buona Lettura!!  :)

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Si erano addormentate in quell’insolita dimostrazione d’affetto le due principesse del crimine di Gotham, e così si erano risvegliate non senza l’imbarazzo di entrambe.

Si allontanano leggermente l’una dall’altra ancora assonnate, quando Ivy si alza per annaffiare le piante che sembravano averla svegliata proprio per questo.

 Harley si limita a stiracchiarsi e sbadigliare, guardando la collega dirigersi verso l’ormai famosa libreria che conteneva, assieme agli antidoti, anche alcuni fertilizzanti catalogati ordinatamente per effetto e benefici.

-Ho trovato!- Sbotta Harley, dopo alcuni secondi di silenzio nei quali l’unica cosa che aveva fatto era stata fissare il vuoto con aria particolarmente assorta.

-Cosa? Cosa hai trovato?- La rossa versa del fertilizzante probabilmente da lei creato, a dell’acqua contenuta in un piccolo annaffiatoio verde.

-Faremo un colpo così grande che il mio Mr J rimarrà esterrefatto e tornerà a cercarmi! Ho deciso!- 

L’espressione sul volto di Poison Ivy si tramutò, da uno sguardo curioso, ad una sorta di ringhio, mentre incominciava ad innaffiare le sue amate piante, versando per ognuna quantità diverse di fertilizzante.

-Se non ti cerca, significa che non gli servi, Harley!- Sbotta la rossa, gesticolando visibilmente, e muovendo di qua e di là l’annaffiatoio, facendo cadere a terra di tanto in tanto gocce di fertilizzante ed acqua. –Altrimenti non ti avrebbe nemmeno intimato di andartene, o sbaglio?-

-Si ma..- Harley abbassa il capo, farfugliando qualcosa di incomprensibile.

-Allora piantala di piangerti addosso e dimostragli che vivi anche senza di lui!-

-Ma non è vero!!-  Conclude la bionda, abbandonandosi sul divano di peso. La rossa si avvicina lentamente, inginocchiandosi davanti a lei dopo aver posato sul davanzale della finestra socchiusa l’annaffiatoio.

-Solo perché non vuoi- Dice piano, guardando gli occhi blu della bionda con i propri, di un verde smeraldi, come a tentare di convincerla.

-Solo perché…- Ripete assorta l’altra.     

-Puoi stare senza di lui, Harley. Ti ha presa in giro fin dall’inizio, e lo sai benissimo. Puoi farti una vita lontana da lui…- Continua Ivy, desiderando non solo per altruismo che la bionda le credesse.
E dopotutto, era vero. Quell’uomo non faceva altro che approfittare dell’amore che l’ingenua ragazza provava nei suoi confronti.

Harley si limita a mordicchiarsi il labbro inferiore, spostando lo sguardo ora a terra, ora verso il lampadario, poi al tavolo, cercando di fare il possibile per evitare gli occhi verdi dell’amica. Il sul sguardo l’avrebbe fatta sentire sotto pressione, tanto che probabilmente sarebbe scoppiata a piangere tanto erano giuste le parole dell’amica, e vero era ciò che diceva.

Ma non voleva crederci, in fondo.

-Guardami- Ivy le prende il volto tra le mani, e avvicina il volto per guardare negli occhi azzurri l’amica.

Continua però ad avvicinarsi, nonostante gli sguardi ormai intrecciato tra loro, fino a posare, un po’ per convincerla, un po’ per noia, e forse un po’ per attrazione, con estrema dolcezza le labbra così rosse su quelle dipinte di nero dell’arlecchina.

Harley non si oppone in un primo momento. Poi, il senso di colpa misto a pentimento nei confronti del Joker inizia a farsi largo nella sua mente, immediatamente allontanato quasi senza farsi sentire appieno.

Forse dalla volontà di Harley, o forse dal bacio della rossa.

 

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Buooona lettura!!
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Passa solo un giorno dal loro bacio, e nessuna delle due ne parla più. Però qualcosa è cambiato, tra loro.

Organizzano un colpo. Un grosso colpo, alla banca centrale di Gotham. Quel giorno un ricco magistrato proveniente da Los Angeles avrebbe depositato La Rosa Di Onice, una collana di divina bellezza che il giorno successivo sarebbe stato portato in Europa per un’asta, proprio lì. La base, era di tre milioni di sterline inglesi.

Harley e Ivy dovevano necessariamente averlo, ma non erano le uniche a covare questo desiderio.

Il Joker aveva “gentilmente” chiamato cinque dei suoi scagnozzi per organizzare il colpo della storia, chiaramente in stile Joker. O almeno, questa era la sua intenzione.

Sapeva bene, a quanto aveva scoperto dalle intercettazioni fatte nei discorsi di Gordon, che il preziosissimo gioiello sarebbe stato portato nella banca in uno solo dei tre furgoncini che sarebbero partiti da tre punti diametralmente opposti della città, e sarebbero passate presso la banca a due ore di distanza l’una dall’altra, a partire dalle tre del pomeriggio.

Mentre Joker aveva disposto tre di loro a guardia dei furgoncini dal momento in cui sarebbe partito il primo, Ivy aveva già preparato una pianta all’interno di ognuno dei furgoncini.

Ivy e Harley, in borghese, si sarebbero aggirate dalle tre del pomeriggio, nei pressi della banca. 

Joker, travestito con una maschera del direttore della banca di Gotham, sarebbe stato dalla mattina all’interno della banca, con un papillon appena sotto la giacca, appena caricato con dell’acido, e una pistola nella tasca interna con la sicura inserita. 

Tutto calcolato fin nei minimi dettagli. 

Poco male se quella stupida biondina senza cervello non era con lui. Avrebbe potuto regalarle quel gioiello appena rubato, se non avresse fatto l’idiota, non tornando.

“No” Si corregge “Non glielo avrei regalato comunque.”

Le piante di Ivy, sarebbero invece scattate non appena le porte del furgoncino fossero state aperte, rivelando la natura di ciò che veniva portato dentro la banca in realtà. 

Gli scagnozzi di Joker avrebbero per tutta risposta assaltato i furgoncini poco prima del loro arrivo, e in caso ciò che veniva portato fosse stata la collana, avrebbero preso il posto dei fattorini e l’avrebbero consegnata nelle mani del Joker.

Tutto, decisamente, calcolato fin nei minimi dettagli.
 
 


 
 
 
 
 Fu all’arrivo del terzo furgoncino che iniziò a manifestarsi qualcosa di insolito. Per prime lo notarono Harley e Ivy, che osservavano il furgoncino con aria smarrita; poi il Joker, che imitando gli altri addetti della banca, lancia uno sguardo fuori dalla finestra. 

Il furgoncino in arrivo era guidato da due uomini vestiti in nero e con piante che tentavano di bloccar loro i movimenti. 

Ivy lancia un’occhiata ad Harley, prima di avvicinarsi al furgoncino e attirare l’attenzione della pianta, che cresce ora con maggior vigore, attorcigliando un ramo attorno al vetro contenente la collana, e avvicinandola con tutta la velocità possibile, ad Ivy.

Ma la crescita delle piante non è veloce come si spera, e il Joker fa in tempo ad accorgersi di ciò che sta accadendo. Senza togliere la maschera esce dalla banca e osserva la rossa senza dire niente, facendo però comparire un ghigno beffardo sul proprio volto. Poi si avvicina Harley, che truccatasi un minimo, e legati i capelli in una crocchia, non sembrava lei, tanto che quasi Joker non la riconobbe.

-Che diamine succede?- Domanda, come a cercare di prendere in giro l’uomo per sbarazzarsene appena possibile, in qualche modo.

Il Joker non poteva risponderle, e non ne aveva nemmeno intenzione. Pur avendo riconosciuto la sua inconfondibile voce, non la considera minimamente, come era abituato a fare. Si concentra piuttosto su quanto accadeva, ed ecco che l’ennesimo scagnozzo spunta praticamente dal nulla per rubare dai rami quel prezioso oggetto. Ma la bionda ha i riflessi pronti, ed impugna la pistola che punta verso l’armadio che si dirigeva verso la pianta. L’avrebbe colpito, se non fosse stato per la reazione fulminea del Joker, che con un movimento della mano le fa cadere la pistola a terra, e la blocca con le spalla al muro. 

-Sei sempre la solita guastafeste, Harley.- Sibila, mettendosi una mano sul volto e tirando via con non molta difficoltà la maschera.

-Mister J…- Sussurra ora lei, la voce rotta. Ogni altra cosa sembra eclissata.

Lui ghigna, in quel modo che le fa paura, ma al tempo stesso adora. –Non cambi mai, dannata idiota- Aggiunge, avvicinando il volto a lei e mordendole le labbra, con rabbia.

Harley socchiude gli occhi per il dolore, finchè l’ombra del Joker, che continuava ad intravedere sotto le ciglia, non sparisce. Riapre gli occhi, incontrando lo sguardo indecifrabile della rossa.

Reagisce a malapena, cercando con lo sguardo il Joker, senza trovarlo.

Si avvicina alla rossa ancora un minimo intontita, mentre quella le scocca un’occhiataccia. –Ho vinto io. Di certo non grazie a te.-

Teneva in mano un piccolo cubo di vetro, dentro il quale è posata la Rosa Di Onice.

Harley non risponde, limitandosi a guardare con aria a metà tra il confuso e il rammaricato prima la collana, poi la rossa.

-Andiamo a casa- Dissimula Ivy. 

Rapidamente salgono in auto, e in poco tempo raggiungono l’abitazione.

La rossa non le da tempo per parlare, che è già sotto la doccia. Harley, spogliatasi ed indossata la camicia prestatale da Ivy, si abbandona ora sulla sedia, ad occhi chiusi. Il senso di colpa si faceva sempre più vivo in lei, ora che in meno di 48 ore aveva avuto prima la dolce sensazione delle soffici labbra dell’amica sulle proprie, dopo degli invadenti denti dell’uomo che sembravano costringerla a lui.

Sospira profondamente, mentre le palpebre lentamente cedono, e la bionda si abbandona ad un sonno senza sogni, quasi senza accorgersene.
 
 
 
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Ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo, e sinceramente non mi fa impazzire come è venuto fuori. Ma sta a voi dirmelo u.u

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Rieccomi. Sesto capitolo, credo che 'sta roba andrà per le lunghe! Buona lettura, come al solito u,u
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Si sveglia poche ore dopo, nel cuore della notte. Si sarebbe rimessa a dormire subito, ma dopo un bicchiere d’acqua fresca. 

Le faceva male la testa, e urta un paio di volte contro il tavolino per raggiungere il rubinetto.

Subito due mani estremamente familiari le carezzano le spalle. Rabbrividisce, riconoscendo in esse il tocco del suo Joker. No. Del Joker.

Si volta, posando il bicchiere e ritrovandosi faccia a faccia con lui. Gli occhi neri e le labbra così rosse le imponevano quasi contro la sua volontà un senso di nostalgia impareggiabile.

Lui per tutta risposta, allargò il sorriso che già aveva sul volto, senza staccare per un attimo gli occhi da quelli di lei.

-Buonasera, zuccherino- Si avvicina ulteriormente a lei, fino quasi a schiacciarla contro il lavandino.

-Mr J….- Sussurra Harley, come se in quel momento fosse l’unica cosa intelligente da dire. 

- Ancora non ti sei scordata del mio meraviglioso sorriso, a quanto pare- 

-Pe… Perché sei qui?- Replica la bionda con un filo di voce. nei suoi occhi non si distingueva il sentimento di terrore che l’essere disarmata in quella situazione le comportava, da quello di felicità estrema, dovuta al fatto che, dopotutto, se quell’uomo era lì da lei in fondo un motivo doveva esserci.

Lui non risponde alla domanda, guardandola intensamente negli occhi, con uno sguardo estremamente ostile, che sul suo volto spesso accompagnava quel sorriso.

-Perché la tua amica rossa, qui, ha rubato un oggetto che desideravo da molto tempo- Risponde. –No, non sono qui per te- Aggiunge, zittendo Harley ed allontanandosi da lei, senza fare caso al tono di voce usato, particolarmente duro. Gli occhi azzurri dell’ex dottoressa lo scrutano per alcuni istanti. 

Quel maledetto folle egocentrico ed egoista. 

Il suo angelo.

-Non so dove lo tiene- Mente poi. E lui lo sa.

Le lancia un’occhiata dall’altro capo della stanza, ammorbidendo un tantino lo sguardo e sussurrandole –Si che lo sai, pasticcino-

La bionda si zittisce, tornando a sedersi sul divano, guardandolo in silenzio. –Non lo troverai- Aggiunge piano, guardandolo avvicinarsi al divano e sedersi accanto a lei. Rabbrividisce sentendosi sfiorare da lui, voltandosi appena nella sua direzione e rimanendo magnetizzata ai suoi occhi.

-Ma tu puoi dirmelo, vero, Harl?- Sussurra giocherellando con i suoi capelli biondi lasciati sciolti, e avvicinandosi vertiginosamente.

Socchiude gli occhi, tentando di odiarlo con tutta l’anima. Ma non ci riesce.

-Ce l’ha lei, Mr J.- Dice piano, gratificata dal sorriso che le rivolge ora il folle, e dalla carezza sul proprio volto. 

-Sapevo che mi sarei potuto fidare di te- Aggiunge lui, sfiorandole la guancia con le labbra rosse.

-Come posso prendere la rosa di onice?- Aggiunge.

-Non puoi- Risponde lei. La voce tremante la tradisce, come sempre.

Alcuni secondi di pesante silenzio investono l’abitazione.

-…Vai via, Mr J… Qui rischi solo di farti del male. Le sostanze chimiche in questa discarica, se respirate, possono ucciderti in meno di un quarto d’ora- 

Joker sorride, senza staccare lo sguardo dalla bionda, che guardava fisso il pavimento. –Come se non lo sapessi, Harl. Mi sono preparato adeguatamente- Avvicina ora una mano al mento di lei, sollevandolo e avvicinandola a sé –E ora… Vai a prendere la Rosa di Onice, bimba.- Aggiunge, guardandola negli occhi azzurri. 

Harley avrebbe posto resistenza. Avrebbe voluto farlo, davvero. Ma quegli occhi e quello sguardo tutto le permettevano di fare meno che opporsi a lui. Era sempre stato così, e ora che avrebbe potuto confermare la propria indipendenza… Beh, lui le si presentava a quel modo, stravolgendo totalmente le sue intenzioni iniziali.

I guanti di lui davanti una insolita sensazione sulla pelle di Harley, che in quel momento non voleva fare altro che tornare da lui. 

-Vado, Zuccherino- Sussurra, mordicchiandosi il labbro ma senza allontanarsi dalla sua mano.

-Brava, Harl- Risponde piano, lasciandola andare e guardandola.

Si dovrebbe dare una mossa, pensa il Joker vedendola sparire dietro un angolo, ho altro da fare, stanotte. 

Alza gli occhi al cielo, sdraiandosi e mettendo le mani dietro la testa.

Harley camminava in punta di piedi nella stanza da letto dell’amica, e lentamente si avvicina alla borsa, verde, con dei fiori rossi disegnati sopra, dove sapeva che si trovava La Rosa Di Onice. 

Si, lo stava facendo davvero. Anche se non voleva. Il dubbio era così forte, che esitava quasi a mettere mano alla borsa dell’amica, sussultando mentre stava per aprirla.

Seriamente voleva tradire quella ragazza che l’aveva ospitata con tanta cura?

Il Joker però era tornato da lei. Se non gli fosse interessato nulla, non l’avrebbe fatto. 

Si mordicchia il labbro, prendendo lentamente la borsa e portandola silenziosa nel salotto, dove vede il Joker aspettarla.

Era pentita come non mai. Sarebbe dovuta tornare da lui. Non sarebbe più riuscita a guardare in faccia Ivy. Probabilmente non l’avrebbe fatto.

Avvicina la borsa a lui, che con un a mano l’afferra istintivamente e la tira a se, rudemente, senza più considerare Harley che lo guardava in silenzio.

-Brava, Harl- Dice di nuovo, prendendo la collana dall’interno del cubo di vetro, con gli occhi che brillavano per la soddisfazione.

Harley per tutta risposta si fa silenziosa, guardandolo alzarsi dal divano, con aria particolarmente soddisfatta.

-E’ ora di andare. Mi sono ripreso ciò che mi appartiene.- Sibila, senza staccare gli occhi dalla collana tra le proprie mani, senza considerare ancora una volta la bionda.

Si alza ed infila la collana in una tasca, lanciando un’occhiata ad Harley, che era rimasta immobile nello stesso punto in cui gli aveva dato la borsa.

Non si muovono, nessuno dei due. Solo Harley, dopo diversi secondi di silenzio e staticità, fa un passo nella sua direzione,  come se lo volesse salutare. Joker si alza, guardandola da diversi centimetri di altezza, continuando a guardare i suoi occhi blu. 

L’unica cosa che riesce a fare la ragazza è abbassare lo sguardo, per poi rialzarlo e gettarsi di peso tra le braccia dell’uomo, che rimane immobile per alcuni secondi.

Infila poi una mano tra i suoi capelli, come ad incentivarla a posare il capo sulla propria spalla, per poi allontanarsi di colpo.

-Ci vediamo, bambola- Saluta poi, sparendo dalla porta riuscendo a non fare alcun rumore, con sorpresa della ragazza, che si appresa a rimettere la borsa vicino al letto di Ivy ed aprire la finestra, come se fosse entrato qualcuno, tornando poi sul divano. 

I pensieri fanno rumore nella sua testa, passano ore silenziose che non le permettono di prendere sonno.

E si addormenta che è già l’alba.
 
 
 
 
 
 
Il Joker da parte sua, torna nel monolocale nel quale avevano avuto l'ultima discussione. Il caos era, se possibile, triplicato. Non che lui non ci si trovasse bene.

Ma in fondo, anche se detestava ammetterlo, gli mancava qualcuno con cui ridere di quel caos.

Estrae dalla tasca la collana, e la lancia in malomodo sul tavolino vicino alla cucina, noncurante dellla possibilità che si potesse rompere.

No. Non gli interessava assollutamente nulla di quel pezzo d'oro e pietra. Come ben sapevano tutti, non erano i preziosi, che a lui interessavano. Con i soldi ormai ci faceva poco. Dopotutto, tutto ciò di cui aveva bisogno lo rubava, e i mille gioielli che aveva in casa non facevano altro che occupare il suo spazio.

No. Quel furto a casa di Ivy in compagnia di Harley sembrava averlo messo di buon umore, come non succedeva da quando lei era andata via. Storce in naso a questo pensiero, afferrando distrattamente un anello d'oro e rigirandolo tra le mani.

Perchè non tornava? Un dubbio si era insinuato da qualche minunti nella testa del Joker, che guarda ora in stato catatonico un punto indefinito sul pavimento.

Aveva così esitato a prendere quella collana. Ci aveva impegato un po'. si era trattenuta all'inizio dall'abbracciarlo. E poi, cosa peggiore in assoluto: non lo aveva seguito. Non gli aveva chiesto di tornare a casa.

Si fa pensieroso. 

Le aveva lasciato la possibilità di farlo. Era andato via senza fumogeni, nè altri trucchetti per far sparire le proprie tracce.

Allora perchè la sua Harley Quinn non lo aveva seguito?

si alza ora, scagliando l'anello sotto un mobile di mogano, facendo alzare la testa ad una delle iene, che in quel momento più che mai soffrivano l'assenza della loro adorata padrona.

Perchè non era tornata da lui, e aveva preferito rimanere in compagnia di quella maniaca delle piante?

Un mezzo ringhio esce incontrollatamente dalle labbre del Joker, che si dirige ora nella camera da letto. 

Non considera le scritte rosse sulla parete. Lancia una semplice, lunga occhiata a quella scritta sulla testiera del letto. 


"Puddin'". 


E una rabbia cieca ora lo avvolge. 

Al diavolo lei, e le sue decisioni. Quello è stato piuttosto un affronto al suo orgoglio. 

Era sua, Harley Quinn. Era lui ad averla portata sulla strada del crimine. Lui che l'aveva iniziata alla follia. E allora perchè, perchè permetteva a quella stupida pianta di portargli via il suo migliore e più duraturo successo?

Si getta sul letto, e con le unghie tenta di strappare dal muro quella scritta.

Se fosse tornata, era probabile che ci sarebbe rimasta male per quei graffi furiosi lungo il muro, dove prima era la sua tenera dichiarazione d'amore. e forse era questo che il Joker voleva.

Graffia la parete scalfendo leggermente con le corte unghie la scritta, che ora appare rigata leggermente, ma pur sempre leggibile.

Continua per almeno una ventina di minuti, finchè non avverte dolore, e decide di fermarsi.

Della sua scritta non compare più altro che un leggero contorno grigiastro.Il pagliaccio si volta, e posa il capo sul cuscino, sospirando profondamente. Si. Sarebbe andato a riprendersela.

E le avrebbe fatto sentire la propria mancanza.

Eccome.

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Spero vi piaccia! Buona lettura  :)
*****************************


 
La svegliano i mezzo ringhi dell'amica che gettava a destra e sinistra ogni cosa che trovava, alla ricerca di qualcosa che, sul momento, Harley non riusciva ad indentificare.
 
Poi ricorda la sera prima, e ricomincia a rpovare la morsa allo stomaco che il sonno era quasi riuscito a farle dimenticare.

-Red... Cosa succede?- Domanda, vaga, stiracchiandosi ed aprendo gli occhi, vedendo l'amica ricomparire dalla propria stanza da letto con la borsa tra le mani.

-Cosa succede? COSA SUCCEDE?!- Per un istante alla bionda pare di vedere fiamme di rabbia scaturire da quelli verdi di Ivy.

-SUCCEDE CHE IL TUO FOTTUTISSIMO FIDANZATO SIA ENTRATO DALLA FINESTRA DELLA MIA CAMERA E MI ABBIA FOTTUTO LA ROSA DI ONICE!!- sbotta, lanciando poi a terra con rabbia un vaso vuoto, e facendo rovinare a terra l'acqua contenuta assieme ad una miriade di cocci.
 
La bionda si alza facendo ben attenzione a non scivolare sull'acqua e non calpestare i cocci con i piedi nudi, per poi avvicinarsi appena all'amica.

-Forza Rossa... Non vale la pena di arrabbiarsi così... Possiamo fare mille altri colpi più fruttuosi, no?- Domanda, tentando di calmare la furia di IVy. 

La rossa si volta, ora affranta.

-Oh beh...- Borbotta, sedendosi sul divano e mordicchiandosi un labbro, mentre Harley si siede sul tavolo abbracciandosi le gambe, pensierosa.

Non si sarebbe dovuta far scoprire...

-E così... Ieri l'hai rivisto. Quanto è passato da quando vi siete lasciati? tre? quattro giorni?- Domanda poi Ivy, come a cercare di non pensare alla perdita appena subita.
 
-Cinque- Risponde Harley, guardandosi la punta dei piedi, storcendo tra sè le labbra all scelta del nuovo argomento da parte dell'amica. 

-che effetto ti ha fatto rivederlo, ieri?- La voce di Poison Ivy sembra quasi una minaccia. Aveva alzato gli occhi nella sua direzione, con sguardo omicida. 

Gli occhi della bionda incontrano quelli verdi di lei. Decisamente, sembrava che la rossa avesse voluto ucciderla.

- Strano- Risponde, a voce bassa. Sapeva che sarebbe tornata da lui. Lo sapeva benissimo. Ma sapeva altrettando bene che nei confronti di Ivy avrebbe avuto un enorme senso di colpa.
 
-Ci eravamo già lasciati tempo fa, ma è stato diverso rispetto ad allora- Continua, abbassando gli occhi. Non sapeva se avrebbe dovuto continuare a parlare di lui. 
 
Dopotutto, l'espressione irritata che man mano compariva sul volto Ivy non poteva ignorarla.

Possibile che quella ragazza fosse davvero gelosa del rapporto tra lei e il suo pasticcino?

-Quasi non ho sentito il desiderio di tornare da lui- Aggiunge, tornando a guardarla aspettandosi di vedere il suo volto rilassarsi.

E così fa. Ivy alza gli occhi nella sua direzione e abbozza un sorriso.

-"Quasi"?- Enfatizza, inarcando un sopracciglio e sorridendo, mentre si alza e tira indietro i capelli. 

-Quasi.- ripete piano la bionda -Ma,  possibile che tra qualche giorno, già non mi ricorderò più di come stavo quando ero con lui- Mente.

Ivy le rivolge un'occhiatina soddisfatta, prima di gettare la borsa sul divano, e avvicinarsi a lei, posizionandosi davanti e carezzandole il volto con la punta delle dita.
 
Harley risponde con un sorrisino insicuro. Di nuovo, di nuovo quella maledetta sensazione di vuoto allo stomaco. quel senso di colpa che la spingeva, più vicina alle labbra di Ivy, a pensare con più intensità a quelle rosse come il sangue del joker.
 
Ma al momento del contatto riconosce per l'ennesima volta la differenza tra gli impetuosi morsi dell'uomo, e le soffici e dolci labbra dell'amica. Le dava quella sensazione che il Joker mai le era riuscito a dare.

Calma, pace. Era tranquilla, e in quel momento più che mai si sarebbe affidata completamente alla persona che aveva davanti.

 
No. Il Joker non l'avrebbe saputo. Nè si sarebbe mai arrabbiato, per una cosa del genere. Erano solo amiche, dopotutto.

Amiche che nel corso di un bacio sembravano gareggiare per farlo durare più a lungo possibile, e renderlo più appassionato con il passare dei secondi.

Quasi non ci pensa, mentre le sua pallide mani affusolate si insinuano tra i capelli rossi di Ivy, mentre permetteva a quelle di lei di passare lentamente su e giù lungo la propria schiena.
 
Ivy si allontana piano, guardandola nei confusi occhi blu in silenzio per un paio di secondi, per poi allontanarsi verso la propria camera da letto.  

Harley da parte sua, non aveva fatto altro che guardarla, immobile, anche mentre andava via.

Sarebbe tornata dal Joker. 

Forse.
 



 
La sera stessa, il telefono del covo squilla. Joker risponde camuffando la voce, seduto comodamente nel caos del monolocale, sul tavolo.

-Pronto chi parla?-

-S...Sono Harley...-

Un sorriso soddisfatto si dipinge più naturale sul volto del clown, che lascia scappare una risata.

-Harley, tesoro!- Ride, facendo allargare un sorriso anche a lei, dall'altro capo del telefono.

-Pasticcino mi manchi...- Sussurra lei, quasi a non volersi far sentire da qualcuno. -...tanto-

Il Clown trattiene una risata isterica di vittoria, rispondendo vagamente.

-Mh... Lo so..-

La ragazza sospira appena, guardandosi attorno e facendo ben attenzione che Ivy non rientrasse prima del previsto.

Cala un silenzio, da entrambe le parti.

-Cosa hai fatto fino ad ora?- Domanda poi timidamente la ragazza, giocherellando con il filo del telefono. 

-Mah, solite cose... Scusa un momento...- La voce del Joker si fa più alta ed isterica.

-LA PIANTI DI STRILLARE, DANNATA IDIOTA?!? LE IENE LITIGANO SEMPRE COSì!!- 

Infantile. Si, come no. Non parlava con nessuno, solo voleva fare in modo che la ragazza credesse di essere stata sostituita. Voleva farla sentire totalmente inutile, cosicchè tornasse da lui.

Di solito funzionava.

 
Harley zittisce, cadendo con tutte le scarpe nell'inganno del Joker. La sua espressione era un qualcosa di indefinibile, a metà tra il pensierosa e il ferito.

Non risponde finchè non è lui a parlare.

-Scusa bambola. Dicevamo?- Continua lui. Sorride, guardando il telefono, sapendo bene la risposta che in quel momento la ragazza gli avrebbe dato.

-Nulla, eri tu a parlare- La voce atona della giovane era inequivocabile.

-Giusto- Fa piano, senza aggiungere altro, scoppiando poi a ridere.

-Perchè ridi?- Domanda lei incuriosita, guardando verso la porta.

-No null.. Ahahahaha! Ti prego piantala!!- Ride, per poi smettere alcuni secondi dopo, borbottando un "dopo"

Ferita. Decisamente, l'espressione della bionda sembrava l'immagine di chi non sapeva che fare.

-Beh, ci risentiamo, sei occupato a quanto pare- Sussurra, con un filo di voce.

-Si, meglio. Ci sentiamo zuccherino!- Risponde l'uomo, e termina la chiamata.

Harley non fa in tempo a rispondere, e posa la cornetta. 

Dopotutto, perchè rimanerci male, pensa, Io ed Ivy facciamo la stessa cosa che lui e... quella stanno facendo.

Socchiude gli occhi, e si siede ad un angolo abbracciandosi le ginocchia, e posando il volto su di esse.

L'uomo, a dodici miglia di distanza, si libera in una risata che avrebbe fatto rabbrividire chiunque, per poi dare un pugno contro la scrivania. Harley non era scoppiata a piangere. 

Qualcosa non andava. 

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


 
 
 
 
Agisce la sera stessa. Raduna tre tirapiedi, e si dirige rapidamente, fornendo solo per sè le dovute precauzione, come era solito fare.

Raggiunge l'abitazione in breve tempo, costringendo uno di loro a guidare  saettando a tutta velocità tra auto, semafori rossi e stradine strette. Poi raggiunge la finestra, e l'ennesimo tirapiedi ne sfonda violentemente il vetro. 

Un sussulto all'interno della stanza lo fa sogghignare tra sè, mentre entra nel salotto. La luce si accende, e ne rivela una Poison Ivy in camicia da notte, proprio come Harley.

Si trattenne dall'infuriarsi. Non sarebbe stato da lui, fare una scenata isterica. No.

Quella che faceva quel genere di scenate era lei.

-Bene... Bene... Bene...- Uno dei tirapiedi, al cenno del Joker immobilizza Ivy, che non si oppone, quasi divertita.

Un'altro si posiziona alle spalle di Harley senza però toccarla, proprio come ordinati dal Joker.

-Non capisco..- Comincia, mettendosi seduto su una sedia e guardando le due, con un sorriso divertito sulle labbra, per nascondere l'irritazione crescente.

-Non capisco come mai vi ostiniate a mettermi i bastoni tra le ruote.- Dice. 

Posa lo sguardo su Ivy, indugiando alcuni secondi sulla corta camicia da notte che rivelava buona parte delle gambe, arrivando al suo volto, contratto in una sorta di ghigno.

-Non siamo noi a mettere i bastoni tra le ruote a te, Joker. Lo dovresti sapere- Replica la rossa, enfatizzando il "noi". 

Intravede l'espressione di Harley. Era spaventata, ma al tempo stesso confusa. 

-Hai perfettamente ragione, Pamela. Sei tu, a mettermi i bastoni tra le ruote- Sorride, alzandosi e avvicinandosi lentamente a lei, continuando a fissare i suoi occhi, carico d'odio nei suoi confronti.

-Non ho mai fatto nulla per infastidirti- Sibila. 

Harley non respirava quasi. Guardava la scena, sapendo perfettamente, ed odiandosi per questo, che di fronte ad una scelta tra i due avrebbe scelto sempre e solo lui.

-Hai tenuto con te Harley- Sibila lui. Non sorride, ora. Sembra infuriato. 

-E' lei che voleva rimanere, stupido pagliaccio!- Sbotta l'altra, facendo un passo verso di lui ma venendo trattenuta a fatica da uno dei tirapiedi.

 -Dovresti smettere di trattarla come se non avesse una personalità, e iniziare a capire che e' capace di fare delle scelte!- 

Lui sogghigna -Non senza il mio permesso, cara- 

-E allora come ti spieghi il fatto che durante la rapina non è corsa via con te, piuttosto che tornare a casa mia- 

Un sorriso trionfante si allarga sul volto della rossa. L'espressione del Joker diventa qualcosa di impareggiabile, fastidio ed irritazione si dipingono nei suoi occhi.

il suo sguardo vola ora da destra a sinistra per la stanza, alla ricerca di qualcosa per reagire, ma sopratutto per non farsi prendere dalla rabbia.

 Per tutta risposta, estrae dal taschino interno della giacca una pistola, e la punta alla tempia di Ivy.

Probabilmente, il muro si sarebbe tinto del rosso del suo sangue, se Harley non fosse scattata tra le braccia del Joker. Per fargli perdere la mira, e puntare il colpo contro il lampadario, forse. E la luce si spegne.

Onestamente, se Joker avesse dato un nome alla sensazione che gli dava l'avere Harley tra le braccia, l'avrebbe chiamata conforto. E non potè che ricambiare l'abbraccio, cosa più unica che rara da parte sua.

La bionda affonda il capo nel suo petto, per sentire di nuovo quel profumo che era una delle cose che più le erano mancate.

Ivy si schiarisce la voce inducendoli ad allontanarsi. La mano del Joker fa presa sul fianco di Harley, e l'uomo si accorge che i tre tirapiedi erano vittime dei gas della discarica.

-Ora, credo che io e Harley abbiamo qualcosa da recuperare... Eh-hem...- Sogghigna -E' stato un piacere.- 

Harley lancia una lunga occhiata di scuse verso Ivy, che per tutta risposta alza le sopracciglia e abbozza un sorriso di ringraziamento per aver deviato il proiettile.

-Ciao Red...- Sussurra, incerta.

-Ci vediamo Harl- Replica l'altra, abbozzando un sorriso, ricevendo l'ennesima occhiataccia da parte del Joker, che va verso la porta, accompagnato da Harley, ed uscendo con lei.

La porta si chiude alle loro spalle, e Ivy si siede sul divano. 

Socchiude gli occhi, e abbandona il volto tra le mani.
 
 

 

I due salgono in auto, e l'uomo si mette al volante, soddisfatto, ma turbato allo stesso tempo.

"E' lei che voleva rimanere, stupido pagliaccio!"

Perchè non era tornata da lui quando ne aveva la possibilità?

Avrebbe potuto farlo durante la rapina, ad esempio.

Poteva farlo, poteva farlo benissimo.

Avrebbe potuto seguirlo.

Dannazione, l'aveva baciata.

Le aveva dato un'altra possibilità così, su due piedi. e lei aveva preferito stare con quella matta, piuttosto che tornare a casa.

Frena bruscamente l'auto ad un semaforo. La ragazza sbatte il capo contro ilcruscotto dell'auto, senza dire una parola. Era pensierosa anche lei, stranamente.

"Dovresti smettere di trattarla come se non avesse una personalità, e iniziare a capire che e' capace di fare delle scelte!"

Si volta a guardarla.

Era solo il suo passatempo preferito. La prendeva e mandava via quando e come voleva.  Il resto, era relativo.

Sogghigna soddisfatto della propria conclusione, tornando con gli occhi sulla strada, e accellerando, senza badare troppo a lei, che aveva ora gli occhi puntati su di lui.

Quel ciao, verso Ivy, sapeva bene che non era altro che un addio velato. Non l'avrebbe rivista, Joker non le avrebbe concesso di farlo.

Guarda la strada come lui, senza dire una parola.

Avrebbe acceso la radio, se fosse stata dell'umore giusto.

Ma Joker è troppo impegnato a pensare ad altro per accorgersene, pensa la bionda, avvertendo uno sconfonto che fino a pochi giorni prima credeva di aver abbandonato.

Socchiude gli occhi e si gira di lato, guardando attraverso le ciglia fuori dal finestrino, annoiata.

-Volevi davvero tornare?-

La domanda dell'uomo, fatta quasi a bruciapelo, la stupisce.

Solleva il capo a guardarlo, mentre svolta ad una curva.

No. Certo che no. Voleva rimanere con lei, che le dava tutto ciò che lui, verme senza cuore, non sapeva darle.

-Certo. Non posso vivere senza di te, pasticcino- Sorride.

Falsa.

Si odia. Con tutto il cuore.

Riceve un'occhiata soddisfatta da parte dell'uomo che parcheggia l'auto, e scende dalla macchina, entrando al covo.

Lo segue senza fiatare.

Ivy le sarebbe mancata.

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


 
 
 
Entra nel covo, e il pensiero di Ivy si affievolisce nella sua mente.

Intravede le iene, che le saltano addosso, euforiche, facendole feste a più non possono.

Il caos regnava sovrano. Era ovvio che non c'era una mano femminile al fianco del Joker. Le viene in mente la telefonata. 

Si volta verso di lui. -Chi c'era ieri qui?- Domanda, guardandolo male. Lui per tutta risposta ride. 

In quel modo che lei adorava.

-Non c'era nessuno, pasticcino, ti prendevo in giro!- Dice, avvicinandola a sè con forza e prendendo a mordicchiarle il collo.

sei giorni di astinenza per i loro ritmi erano tanti.

La ragazza non risponde, ammaliata dai suoi morsi, così possessivi e violenti. Mette le braccia attorno al suo capo, e si stringe a lui baciandolo delicatamente. Le labbra di lui in risposta vanno ad avvicinarsi alla scollatura della camicia da notte che ancora aveva indosso.

Strappa con una sorta di febbrile dolcezza la camicia da notte, sentendo il tintinnare dei bottoni sul pavimento, spingendo la ragazza verso la camera da lettoe  chiudendo la porta. 

Getta a terra quanto aveva indosso, rivelando il suo corpo seminudo. 

Dio, se gli era mancata.

Il volto di lei incontra i suoi occhi, che insolitamente guardavano il suo volto.

I capelli biondi indomati si allungavano sul materasso e sul seno di lei. Lentamente anche lui si priva di giacca, e torna a carezzare con le mani, e più lentamente con le labbra, il corpo della ragazza.

Harley non reagiva. Lo conosceva bene. E lui conosceva bene lei. E lo sapeva.

Slaccia febbrile il reggiseno nero di pizzo, provocandole brividi lungo la schiena, e carezzando fino alle fossette di venere il corpo di lei.

La ragazza in risposta cercava le sue labbra, smarrita. Di nuovo quella dipendenza, e la totale e continua insoddisfazione. Lo desiderava, ma più voleva stringerlo a sè più lui si faceva distante.

Non l'aveva baciata. In quel momento non le avrebbe dato quella soddisfazione, era lui a dettare legge. 

Sbottona la camicia, e la toglie febbrile, stringendo quel caldo corpo così esile a sè, rabbrividendo al contatto con il seno nudo della ragazza. La stringe a sè per i fianchi, sentendola allargare le gambe in automatico.

Si era sbagliata. Era solo lui. Al diavolo Ivy e la sua ospitalità.

Era quella la sua felicità, il suo Joker che la prendeva a quel modo. La stringeva a sè, la baciava.

Morde con delicatezza il collo di lui sentendo il desiderio coglierla sempre più ansiosa, affondando le unghie nella sua schiena quando lo sente strusciarsi contro di sè.

Dio ti prego, fà che mi prenda ora, pensa la bionda, febbrile.

E lo fa.

Avverte il corpo di lui violento contro il proprio, mentre apriva i pantaloni abbassandoli solo leggermente, per poi entrare in lei con forza.

Violenza, quasi. 

E mentre le braccia di lei lo portavano a baciarla, i fianchi di lui si muovevano scoordinati e rapidi su Harley.

Carezzava il suo corpo con le pallide mani, piantando le labbra contro il suo collo, succhiando e mordendo la pelle e il lobo dell'orecchio con desiderio crescente, accompagnato dal piacere del quale da circa una settimana era stato privato.

Il profumo del corpo di Harley lo inebria quasi fino a mandarlo in estasi. Ecco perchè la cercava così tanto.

Solo allora l'aveva capito. Lei.

I suoi gemiti in quel momento sembravano quasi una droga, le sue labbra la fonte di quel delirio.

La bionda sussurrava tutte le frasi d'amore che le venivano in mente in quel momento. Non le urlava, sembravano più frasi sconnesse.

Ma anche se avessero avuto un senso compiuto, il Joker non l'avrebbe ascoltata.

Succube. Si muoveva al ritmo che voleva lui, e il piacere sembrava arrivarle attraverso i gemiti di lui, piuttosto che dai suoi movimenti dentro di sè.

Ma qualcosa mancava, anche se non sapeva definirlo. E non ci pensava neanche tanto, in quel momento. Stava troppo bene, per rovinare quel momento con delle stupide sensazioni, che lui non avrebbe considerato minimamente.

Rapidamente, e spinto da un piacere sempre crescente, viene dentro di lei. Conclude con un gemito di piacere sulle sue labbra prceduto da un violento morso sul collo, senza badare tanto al fatto che lei sarebbe potuta rimanere insoddisfatta da quel rapporto tanto breve quanto appassionato.

Sudato si stende accanto a lei. Socchiude gli occhi, e si libera in una gelida risata.

-Bambola, quasi dimenticavo l'effetto che riesci a farmi- Si volta con il suo solito sorriso nella sua direzione, ma gli occhi azzurri di lei non guardavano lui. 

Segue il suo sguardo, che porta alla macchia indefinita di colore sul muro, dove fino a poco tempo prima era scritto "Puddin". 

E il sorriso sul proprio volto si allarga, se possibile ancora di più.

Pochi secondi, e sarebbe scoppiata a piangere. Almeno questo riusciva a percepirlo.

Per questo forse, si abbottona in fretta il pantalone, ed esce dalla stanza, fischiettando allegramente.

Gli occhi della bionda in risposta di erano riempiti di lacrime trasparenti, mentre le mani, che fino a poco tempo prima erano concentrate sul corpo del principe del Crimine, stringevano le lenzuola bianche.


Si trova alcuni secondi dopo intenta a singhiozzare, ancora nuda, attorcigliata tra le lenzuola, mentre il fischiettare allegro e crudele del Joker le riempiva le orecchie.
 
 

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***


 
"Doc. Non immaginavo si sarebbe fatta aspettare"

Sorride lanciando un'occhiata velata di ingenuità verso la bionda ragazza dagli occhi blu appena entrata.

Indossava un camice, e subito sotto una gonna estremamente corta, e lo guardava abbozzando un sorriso. Le guance si erano arrossate non appena aveva incontrato lo sguardo di lui.

"Sono stata trattenuta dai miei colleghi, Joker." si aggiusta lentamente gli occhiali sulla punta del naso.

"oh, ma io so essere molto paziente, Harl." Si guarda attorno, come per assicurarsi che non ci fosse nessuno.

Rivolge un sorriso alla dottoressa che si è ora seduta dall'altra parte della scrivania, non prima di aver fatto una lunga analisi delle gambe accavallate della stessa, intenta a giocherellare con una penna.

"Sa se ci sono delle telecamere qui dentro?"

"Non dovrei dirtelo, lo sai. Ma, visto che sei tu, credo di poter fare uno strappo alla regola. Ce n'è una all'angolo della stanza, proprio alla mia destra." Non si volta, ma gli rivolge un sorriso complice, segno che può fidarsi. 

Lui annuisce, e osserva con la coda dell'occhio la telecamera. 

"Sa come possiamo disattivarle, pasticcino?" Chiede poi, con un ghigno ad accompagnare il tono di voce che sembrava dirla lunga sulle proprie intenzioni.

La giovane avvampa. si mordicchia un labbro, esitante, finchè non incontra gli occhi di lui e sorride. Infila una mano in tasca, a ceercare un telecomando, e la luce rossa della telecamera si spegne.

Sembra passare un solo istante, e ben presto la dottoressa è intenta a togliere le manette al paziente #1194, che mordicchiava e baciava il suo candido collo.

 

Un singhiozzo interrompe i ricordi. Harley Quinn stringe tra le mani il lenzuolo, ormai bagnato dalle lacrime. Il fischiettare dell'uomo termina a seguito del rumore della porta che si chiudeva. 

Era sola. Come, dopotutto, con lui era sempre stata.
 


La bionda era ora sdraiata sulla scrivania. Le mani imprigionate sotto quelle di lui, così come il resto del suo corpo.
Le labbra impegnate contro quelle del paziente #1194, che era intento, tra un bacio e l'altro, a sussurrarle teneri nomignoli che da quel momento per la ragazza, sarebbero stati sempre più difficili da sentire dalla voce di lui. 

I suoi fianchi si muovevano dolcemente contro di lei, che lentamente gemeva sulle sue labbra.

La stringeva, con sempre più dolcezza a sè; carezzava il suo corpo delicatamente, come se fosse la cosa più fragile al mondo.

E la baciava, invadendo le sue labbra con la propria lingua. 


 
Ricordava quel momento come fosse il giorno precedente, con una nostalgia che ne faceva la propria patologia.

Da quel giorno, probabilmente, aveva lasciato nelle sue mani la propria vita.

I singhiozzi si fano più forti, e si contorce appena come in preda ad un dolore che vorrebbe allontanare.
 


Aveva chiuso gli occhi nel momento dell'orgasmo.

Lo ricordava benissimo.

Le sue labbra toccavano quelle di lui, che sorrideva, in quel modo che, sapevano entrambi, la faceva impazzire.

Poi l'aveva stretta a sè.

Probabilmente, era impazzita in quel momento: Quando il petto di lui era diventato il proprio nascondiglio dal mondo.

Si era accoccolata a lui, che le baciava la fronte e sussurrava quanto fosse meravigliosa. 

Ed era così estremamente felice, che non aveva visto il suo ghigno di soddisfazione nel vederla ormai sua succube.

Gli aveva detto "Ti amo", mentre incontrava di nuovo le sue labbra sorridenti, e le baciava. Lui l'aveva baciata. 

Credeva fosse la dimostrazione che anche lui provava lo stesso. 

Come sempre con lui, lo aveva franteso.
 


Si asciuga le lacrime, e lentamente si addormenta, preda di questi pensieri.
 




 
 
Passa quasi un'ora da quando si è addormentata. La porta si apre e si richiude, e il Joker torna a casa, con un sorriso soddisfatto.

Entra lentamente nella camera da letto, e lancia un'occhiata alla giovane.

Si era addormentata completamente nuda su quel lenzuolo dove fino a un paio di ore prima avevano consumato il loro rapporto.

Un sorriso si dipinge sul suo volto.

No, non un ghigno. 

un sorriso orgoglioso, quasi tenero si allarga sulle sue labbra nel guardare l'innocenza di quella ragazza, che stringeva ancora tra le mani le lenzuola bagnate delle sue lacrime.

Sparisce nuovamente nel salotto.

Torna alcuni istanti dopo con una coperta pesante in mano. La posa sul letto, e con fare insolitamente tenero copre la bionda.

Rapido si spoglia anche lui, e si infila sotto le coperte, avvicinandosi ad Harley che, con gli occhi chiusi, si stava rigirando.

Carezza dolcemente un suo fianco, senza malizia, per poi avvicinarsi a lei ed avvolgere il suo corpo tra le braccia. 

Chiude ora anche lui gli occhi, accorgendosi della ragazza che si accoccolava  tra le sue braccia con un sussurro.

Non ci avrebbe scommesso, ma quello che aveva sentito poteva somigliare al secondo "Ti amo" che Harley aveva osato sussurrargli durante tutta la loro relazione.

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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***


La discarica appariva insolitamente rigogliosa da circa dodici ore.
 
Le piante che la stanno cominciando ad abitare crescono senza sosta da quando Ivy aveva messo mano alle proprie scorte di semi geneticamente modificati e aveva cominciato a lanciarli per la discarica.

Casa sua si sarebbe notevolmente allargata.

La ragazza era distesa sul divanetto a leggere una rivista botanica, osservando le figure con interesse.

Di tanto in tanto i pensieri si soffermano sugli avvenimenti della sera precedente, quando quello stupido pagliaccio gliel'aveva portata via. 

Harley.

Come poteva una ragazza essere così stupida?

Lasciarsi monopolizzare a quel modo da uno psicotico come il Joker. Preferirlo a lei.

A lei...

Sospira appena, ricordando che Harley le aveva accennato dove fosse il proprio covo con il Joker.

Abbozza un sorriso, e si alza di botto dal divano. Raccoglie dei semi che aveva conservato, e li infila delicatamente in tasca. Indossa il costume che usava durante le proprie rapine, per poi sparire sbattendo la porta alle proprie spalle, alla volta del covo dei due Clown.
 


 
 
Il risveglio di Harley si presenta non senza sorpresa.

Le lacrime della sera prima le aveva quasi scordate non appena aveva aperto occhi e si era accorta che il joker la stringeva tra le braccia, ancora addormentato.

Abbossa un sorriso tra sè, realizzando di essere nuda a contatto con il corpo di lui, che non aveva fatto altro che coprirla con una calda coperta.

Si limita ad osservarlo, in silenzio per non svegliarlo, mentre carezza con una mano il petto di lui sul quale fino a poco prima aveva posato il capo.

Avverte una leggera scossa dell'uomo, per poi osservarlo aprire gli occhi.

-Giorno bambola- Borbotta il Joker.

Aveva aperto gli occhi e tirato su la testa con uan sveltezza che chiunque avrebbe dubitato che fino a dieci secondi prima stesse dormendo. Ma era il Joker, ed Harley era ormai abituata a queste stranezze.

-Buongiorno Mistah J.-

Sussurra, tirando appena su il capo per farlo accomodare.

Le era mancato in modo incredibile, e la sensazione di abbandono della sera precedente sembrava svanita.

Lui in risposta si tira su a sedere, lanciandole un'occhiata insolitamente allegra, e carezzandole teneramente i capelli biondi sciolti, per poi alzarsi.

Harley sorride in risposta, quasi automaticamente, imbambolata nel guardarlo.

Rimane alcuni secondi a letto, per poi cercare qualcosa di proprio nell'armadio nel caos in esso.

Indossa un paio di boxer di lui e la camicia troppo lunga della sera precedente, promettendosi di cercare la propria biancheria al più presto.

Lo segue allegramente, saltellando e canticchiando un motivetto senza alcun senso logico.

Nota il Joker seduto al tavolo, e solo allora si accorge del caos che la circonda.

-Ci vorrà proprio bisogno di una mano femminile, Puddin'...- Borbotta, inarcando un sopracciglio e guardardosi attorno.

-Beh inizia a sistemare, Harl.- Risponde lui, atono.

Si volta nella sua direzione un istante, rivolgendole quel sorriso del quale come sempre la ragazza sapeva di non poter fare a meno.

-Lasciami fare colazione tesorino... Cosa stai facendo?- Si avvicina alla scrivania, posando le mani sulle spalle di lui.

-Guarda qui... Dispositivo a rilascio controllato di Gas Esilarante. Lo metteremo nei condotti di areazione della banca di Gotham.- torna a guardare il proprio progetto, soddisfatto per l'atteggiamento della ragazza, che non esita a carezzargli i capelli con una dolcezza degna solo di lei.

Gli scocca un bacio sui capelli verdi, allontanandosi poi e facendo per aprire il frigo, quando una mezza esplosione la lascia atterrita, con la bottiglia di latte in una mano.

Joker per tutta risposta alza gli occhi verso la finestra ed un'imprecazione irripetibile esce dalle sue labbra quando un vetro va a colpire la sua guancia sinistra. Si volta verso Harley. -Scusa bambola-

Borbotta, avvicinandosi a lei, su tutte le furie, raggiungendo la pistola che teneva sulla cucina e puntandola verso l'enorme pianta rampicante che aveva sfondato la finestra facendo precipitare i vetri su di lui.

-Ma che diav...- Sussurra la ragazza, guardando oltre la spalla del Joker la pianta che si infilava nell'abitazione, fermata da una voce fin troppo familiare alle orecchie della bionda.

-Harley, ci sei?- 

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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***


 
 
Rabbrividisce, quasi tremando.

Si volta verso Joker che tremava di ira. La pistola nella sua mano era puntata contro la pianta, come ad aspettarsi di veder comparire qualcosa da essa.

Poi il Clown emette quello che sembra un ruggito, nel momento in cui la rossa entra nell'abitazione dalla porta.

Si era avvicinata con tranquillità ai due, ed ignorando completamente il Joker che aveva tentato di frapporsi fra le due si getta tra le braccia di Harley.

Delicata, fragile.
Harley socchiude gli occhi nel ricambiare l'abbraccio dell'amica, che per tutta risposta le scocca un bacio sulla guancia. O meglio, sulla parte della guancia che le permetteva meglio di sfiorare le labbra rosse dell'arlecchina.

Il Joker non si accorge del contatto. Osserva le due, con sguardo assassino nei confronti di Ivy. 

La ragazza non fa caso a lui, ma con una mano fa in modo che una delle piante lo blocchino contro il muro. Lo stesso per le due iene, intrappolate in una gabbia di radici che prendono a mordere con furia.

-Ivy... No!- Harley fa per avvicinarsi all'uomo, che ora ridacchiava guardando Ivy, una radice stretta attorno al suo collo sembrava intimargli di smettere di sorridere a quel modo.

-Pare che la tua amichetta sia un po' fuori di sè, o sbaglio Harl, tesoro?- 

Le radici si stringono attorno a lui.

-IVy... Lascialo... Ivy gli fai male!- 

La rossa non risponde, guardando con odio crescente il Clown.

-Harley lo vedo cosa ti fa. Come si comporta... e' risaputo che non perde occasione per tentare di ucciderti. E allora perchè continui a seguirlo?- 

Nessuna risposta. Harley guardava con intensità il Joker, come se questo gli permettesse di liberarsi.

-Lascialo Ivy, ti prego...- Sussurra.

Le spine che crescevano lungo le radici andavano a graffiare e forare l'uomo, che scoppia in una risata carica di odio.

-Harley stanotte è riuscita a farmi più male con le unghie, cara la mia piantina- E la radice sembra stringersi attorno al suo collo. Le spine sembravano aver aumentato la rapidità di crescita, fino a bucare la pelle del Clown.

-Ivy... Ivy ti prego... Farò qualsiasi cosa.. Ma... Basta così... Gli fai male...-

-Veramente piccola, mi fa solo il solletico!- Ghigna l'altro, muovendo con difficoltà il capo, rivelando il volto tempestato di graffi.

-Harley, pensaci bene- La crescita delle piante si blocca un po' più stretta al collo del Joker, tanto da farlo respirare a fatica, mentre Ivy avvicina un passo verso l'amica.

-Ivy, lo sai. Ho preso questa decisione dal momento in cui ho messo piede ad Arkham.- Harley guarda prima la rossa, poi il Joker -Non posso stare lontana dal mio Puddin'-

Gli occhi verdi di Ivy sembrano cambiare espressione, a differenza del suo volto, totalmente impassibile.

Nessuno l'avrebbe notato, ma ad una ex Psichiatra come Harley queste cose non sfuggivano. Era un'espressione che tante volte avrebbe voluto vedere sul volto del suo Joker quando la cacciava di casa. 

Ivy fa cenno di si con la testa.

Aveva rinunciato, con la rassegnazione di chi non vuole crederci.

Abbassa gli occhi, e li rialza in un moto di odio verso il Joker, che si trova a non respirare per quasi trenta secondi tanto forte è la stretta delle radici.

Aveva chiuso gli occhi in un'espressione di dolore, mentre dalle sue labbra piuttosto che rantolii usciva una risata.

L'ennesima vittoria. Harley aveva dato prova di quanto gli appartenesse.

Ancora una volta.

Ivy ritrae la mano, e con essa le radici allentano la presa su Joker, lasciandolo cadere a terra, e liberando le due Iene, disinteressate da ciò che stava accadendo.

Inutile forse aggiungere che Harley si era precipitata accanto a lui, lasciando che Ivy perdesse ancora una volta importanza.

La rossa lascia cadere le braccia lungo i fianchi al guardare quella scena.

Andata.

Si morde con ferocia il labbro, mentre afferra una radice che la riporta fuori dall'ebitazione, facendo tornare tutto, eccetto la finestra rotta, e il Joker sanguinante, come erano prima del proprio arrivo.

Harley non si volta a guardarla andare via. Il Joker ridacchiava tra le sue braccia. 

Soddisfatto della sua bambina.

Allunga un braccio graffiato verso il volto della giovane, che avvicina il capo per lasciarsi accarezzare.

-Vado a prendere qualcosa che...-

-Stai qui, bimba. I tuoi graffi di stanotte sono davvero più profondi. E qui sto troppo bene per permetterti di muoverti.- Sorride ancora una volta, comodamente sdraiato a terra con il capo sulle sue gambe. 

Le mani delicate della bionda carezzavano i suoi capelli verdi.

Non voleva pensare al fatto che proprio quella mattina aveva perso Ivy. 

Definitivamente.
 

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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***


 
 
Aveva passato i giorni successivi in uno stato quasi pietoso. O almeno, questo era quanto si sarebbe potuto dedurre a guardare i suoi occhi.

La perdita dell'amicizia di Ivy,che poi solo amicizia non era, le aveva fatto male. Stranamente, qualcosa di pù sano nel guardare la sua relazione con il Joker c'era, ma il suo attaccamento nei suoi confronti si era moltiplicato.

Non si muoveva se lui non lo faceva. Non andava da nessuna parte se lui non faceva lo stesso. Non parlava se non con lui, e mangiava solo quando lo faceva lui. O almeno, quando lo vedeva.

I pasti di quell'uomo erano tanto irregolari quanto lo era il suo instabile umore. 

Eppure da un po' sembrava non trattarla male. Non la maltrattava, non si comportava con quell'atteggiamento così distaccato quando lei si avvicinava a lui.

Passavano sempre più tempo in quella posizione che Harley da sempre sognava di avere: tra le braccia di lui a guardare la tv. 

Sopratutto la sera, quando ormai pioveva un giorn si e l'altro pure, pur di non uscire da quel caldo piumone, si accoccolavano entrambi sotto di esso. Lei stretta a lui, e il Joker così insolitamente calmo.
Aveva preso l'insolita abitudine di carezzarle i capelli, quasi fosse un modo per rilassare anche se stesso.

La notte però, quando lui dormiva profondamente,  la ragazza si alzava, per rifugiarsi in camera da letto. 

E qui piangeva. 

Non aveva un motivo, o forse ne aveva così tanto che li aveva dimenticati tutti.  Avrebbe abbandonato tutto, se non ci fosse stato quel folle amore verso quel folle uomo. 

E poi le veniva in mente Ivy.

L'unica che capiva quello che le passava per la testa. Forse perchè donna come lei, forse perchè le somigliava coì tanto e poco al tempo stesso.

Forse perchè così diversa dal Joker. Che non pensava ad altro che a sè stesso.

Qui nuove lacrime. Forse a piangere per lui aveva speso notti intere, forse solo poche ore. smesso di piangere, guardatasi allo specchio tornava sul divano ad accoccolarsi tra le braccia del Joker. 

E la mattina dopo puntualmente si svegliava sola, per vederlo a quel solito tavolo a lavorare per u nuovo piano contro il pipistrello.

-Buongiorno Harl.- Aveva sollevato appena la testa, che già la voce del Joker aveva attirato la sua attenzione.

-Buongiorno pasticcino- Borbotta assonnata, alzandosi sui gomiti e guardandosi attorno con gli occhi ancora abbottonati. Si alza lentamente, trascinandosi verso il tavolo della cucina per prepararsi una colazione.

-Dovresti insegnare alle tue iene a non sbavare mentre dormono. Hanno bagnato tutto il cuscino della mia camera.- Commenta poi, mentre la ragazza si strozzava con il latte.

-Si... Probabilmente..- Dice, calmando la tosse e guardandolo di sottecchi, abbassando poi lo sguardo. Non avrebbe più pianto la notte. Non c'era nulla da piangere.

L'uomo le lancia un'occhiata con la coda dell'occhio, per poi alzare le sopracciglia.

-Le iene stanotte erano fuori al balcone, Harley- Le fa notare, glaciale. -E quando mi sono svegliato avevi le guance bagnate, e il trucco colato- Aggiunge.

-Non si può dire che tu non sia al livello dell'enigmista, eh?-  Sorride la ragazza, imbarazzata, affondando poi il volto nella tazza di latte. 

L'uomo le rivolge un'occhiataccia, tornando a guardare il porprio lavoro e sistemare alcuni dettagli. -Voglio solo sapere cosa sta succedendo, Harl.- dice atono, senza staccare gli occhi dal foglio sul quale stava annotando alcune cose.

-Nulla capo... - Risponde lei, cercando di evitare l'argomento, vaga. -Nulla, davvero- 

-A me non sembra. Se non stai bene con me puoi andare da quella troia della tua amica, non ti trattengo- Sibila in risposta, innervosito. 

-Ivy non è una troia... - Borbotta in risposta la ragazza, terminando la propria colazione e sedendosi sul divano mentre accendeva la Tv.  

-Spegni quel fottuto televisore e parla con me, idiota!- Con una mano getta a terra il progetto presente sul tavolo, infuriato. 

Harley si zittisce abbassando il capo ma continuando a guardare l'uomo, silenziosa, allungando la mano verso di lui, come ad invitarlo a mettersi vicino a lei. -Puddin' mi abbracci?- Domanda dolcemente, con un tono di voce infantile.

Il Joker la guarda infastidito, avvicinandosi però a lei e permettendole di abbracciarlo. Carezza i suoi capelli socchiudendo istintivamente gli occhi nel sentire il suo profumo.

-Che succede?- Ripete poi lui, quasi più calmo, all'orecchio della bionda.

-Niente angelo mio- Si stringe più forte a lui, con delicatezza, Senza aggiungere altro.

Lui non risponde, perso l'interesse per quanto voleva sapere dalla ragazza.

Non amava pregare la gente per scoprire qualcosa. Tanto valeva scoprirlo da sè.

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Capitolo 14
*** Chapter 14 ***


Dunque... Capitolo di transizione. Mi fa un piacere enorme sapere che qualcuno mi legge, e sopratutto recensisce!
Aspetto correzioni e consigli ;D

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Ivy non era tipo da fare scenate. Non aveva mai sofferto per qualcuno davvero, da quando era diventata una supercriminale.

La sua esperienza in campo sentimentale si era arrestata nel momento in cui aveva ucciso lo scenziato del quale era stata innamorata per molto tempo, prima di trasformarsi.

Da allora una sorta di apatia era entrata nella sua vita. Nessuna emozione, nessun sentimento che la legasse ai comuni esseri umani.

Ma lei era diversa. 

Harley. Quinn. 

Riusciva sempre a farla sorridere, nonostante tutto.  Nonostante fosse sparita dalla circolazione per via di quel pagliaccio da quattro soldi.

Nonostante non la vedesse da giorni, ricordava la sua risata esplodere senza motivo, e ricordava come la seguiva senza chiedere altro.

E... Le piaceva l'innocenza.

Il suo modo di non rendersi conto di quanto malvagio può essere il mondo, l'avrebbe resa così vulnerabile...

Il Joker lo sapeva. Ma Ivy per quanto si sforzasse non riusciva a capire se si approfittava di ciò, o la proteggeva da ciò che li circondava.

Indubbiamente la biondina le avrebbe risposto un "Il mio budino lo fa solo perchè mi ama!", ma avrebbe nascosto uno sguardo di estrema tristezza dietro un sorriso tremante a fine frase. 

 
Uno di quelli che spesso le aveva rivolto quando erano sole a casa e si toccava quell'argomento.

Ma c'era qualcosa di strano in quella relazione che Ivy a malincuore sapeva che non avrebbe mai potuto spezzare.

Vittima e carnefice. Leone e gazzella. Bella e bestia. Yin e Yang. E si completavano. A discapito di Harley, di questo Ivy era certa. 

Poteva essere triste, la pagliaccia, ma non si sarebbe mai potuta separare definitivamente da lui. 

Ne era dipendente. E le piaceva questa situazione. 

Ivy chiude gli occhi stancamente, cullata da una foglia di baobab nella serra del museo di gotham, dopo la chiusura ai turisti.

Harley le mancava da impazzire, nonostante non fosse mai stata abituata alla sua presenza. Pensare che in quel momento il Joker poteva farle tutto ciò che voleva, con il suo consenso, la faceva morire. 

Ma l'avevano mandata via, eppure non si rassegnava.

Voleva rivederla.

Stare ancora vicino a lei. Ridere con lei. Poi spalanca gli occhi, rigirandosi sull'amaca di foglia, e carezzandola.

Aveva avuto un'idea. 

Geniale.

Di botto si alza, afferrando quella che sembrava una liana che la porta sulla finestra aperta. Da lì esce, e si reca presso la stazione di polizia.

Silenziosa, raggiunge la terrazza. Attiva il bat segnale, noncurante di chi per curiosità l'avrebbe seguita.

Avrebbe potuto ucciderlo, tranquillamente.

Un fruscio appare alle sue spalle. Rilassata si volta, noncurante di altro.

-Bat, voglio parlare. Non cominciare con le tue tirate, ti prego- L'uomo sussulta quasi. Se non fosse stato estremamente leale l'avrebbe catturata in breve tempo.

-Poison Ivy. Non mi sarei mai aspettato di vederti. cosa c'è?- domanda, guardando  con sospetto la ragazza. 

-Uno scambio.- Dice guardandosi le unghie. 

Si avvicina appena. Posa le unghie sulla sua armatura, poco sotto il collo.

Guarda i suoi occhi senza riconoscere la sua vera identità.

-Dì- Risponde, laconico. Muscoli tesi per reagire a qualsiasi movimento inaspettato di lei.

-Sarei disposta a venire ad Arkham.- Annuncia. -Solo ad una condizione-

Lo guarda con gi occhi verdi, intensamente. Passa le unghie sul suo mento, graffiando appena la sua guancia.

-Voglio che tu porti Harley Quinn ad Arkham. Senza il Joker, solo lei.- 

Batman la scruta attentamente. -Perchè?- 

-Perchè voglio rivederla, senza il Joker di mezzo. Ti seguirò senza fare storie, promesso. Ma tu porta Harley ad Arkham, ti prego- gli da le spalle, guardando il cielo notturno.

Nessuna risposta. Solo un leggero annuire.

-Joker la verrà a prendere, lo sai?- 

Ivy sorride. -Ne dubito. La lascerà lì, a meno che non decida lei di evadere- 

Batman storce le labbra, annuendo. 

-Ho la tua parola?-

-Io non mento, Batman.- Si volta, trovanto il vuoto dietro di sè.

Sospira, e in pochi secondi anche la figura femminile sparisce dalla terrazza della stazione di polizia.
 

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Capitolo 15
*** Chapter 15 ***


Grazie ragazzi... Sono sempre più contenta per i nuovi lettori *w*   Buona lettura, e Buone feste ;D
 
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Un paio di settimane dopo organizzano un colpo.

Quando la gioielleria centrale di Gotham avrebbe chiuso la saracinesca, si sarebbero disposti intorno ad essa, aspettando che il proprietario fosse andato via, per poi scassinare il negozio.

Erano solo lui ed Harley. Nessuno scagnozzo, nessun terzo incomodo.

Le fa cenno con una mano, e la ragazza truccata e travestita si avvicina alla saracinesca di soppiatto, guardandosi furtivamente intorno per vedere la presenza di infiltrati.

Avvicina uno stumento tirato fuori in precedenza dalla borsa, e lo punta sulla saracinesca. E' una sorta di compasso, che tracciando un cerchio fora il materiale sul quale è poggiato.

-Brava la mia ragazza- Dice la voce del Joker alle sue spalle, rischiando di farle perdere la concentrazione, mentre tracciava un cerchio in grado di far passare una persona accovacciata.

Si volta rivolgendogli un sorriso e lasciandolo passare per primo liberandogli la strada. L'uomo sorride e passa, trovandosi  così nella gioielleria, seguito dalla fidanzata che sembrava al settimo cielo.

Sembrano brillargli gli occhi, lanciando un'occhiata dietro di sè e facendo cenno ad Harley di prendere tutto il possibile,mentre faceva lui lo stesso. 

Suona poi l'allarme, mentre i due noncuranti proseguivano il lavoro iniziato.  Harley sorrideva persa nel pensare al compagno intento anche lui a chiudere in un sacco la refurtiva. Si volta, e d' istinto lo abbraccia, lasciando cadere a terra il sacco ricco di oggetti d'oro e simili.

L'uomo si immobilizza, come pietrificato. Ricambia in modo discutibile l'abbraccio, posando solo una mano sul capo della ragazza, ed esortandola a continuare il lavoro. 

Diversi minuti a seguire, le sirene della polizia circondano l'edificio, e il Joker si libera in un sorriso, verso Harley. 

-Diamo il meglio di noi, bambola-

La bionda ricambia il sorriso, annuendo vigorosamente mentre di fretta portava gli oggetti che sembravano avere più valore nel sacco. Chiude quest'ultimo seguendo il Joker che si avviava verso il buco fatto precedentemente, ed estrae la pistola, assieme ad alcune bombe di gas esilarante dalla borsa, infilando con forza in essa il sacco di preziosi.

Al contrario di quanto poteva sembrare a sentire le sirene, la quantità di automobili della polizia si limitava a due.

Alla vista di ciò il Joker scoppia a ridere, trascinando nella sua acuta risata anche la fidanzata che, imitandolo, lanciava bombe di gas esilarante in direzione delle automobili con i finestrini aperti.

-Andiamo commissario, solo due auto per intrattenermi prima dell'arrivo di Batsy? Mi deludi... so benissimo che quando si parla di me il caro pipistrello si scapicolla per arrivare!- 

Harley in risposta lo tira insistentemente per un braccio, additando la figura sul lampione che li osservava probabilmente dall'uscita dall'edificio.

-Ehm... Ciao Bat!- Saluta la ragazza, facendo alcuni passi indietro nel tentativo di convincere il Joker a fuggire. Cosa che il Joker sembra non aver nemmeno sfiorato con il pensiero, mentre si voltava e scoppiava a ridere.

"Ecco di nuovo che la nostra rapina è rovinata" Pensa Harley, abbassando lo sguardo e storcendo le labbra mentre continua a tirare il Joker per la giacca esortandolo a fuggire.

Con uno strattone, il Joker si libera dalla sua presa facendola rovinare a terra, e senza guardarla si avvicina al palo di alcuni passi.

-Ehy, Batsy! Perchè non scendi e vieni a parlare da buoni amici?- Ride, gesticolando appena con la pistola in mano. 

La ragazza per tutta risposta si rialza borbottando tra sè qualcosa che somigliava ad un "lo sapevo io..". Guarda i due, quasi esasperata, inarcando un sopracciglio.

-Ancora un colpo dei tuoi, Joker? Cosa volevi fare a questa gioielleria? Non è nel tuo stile- Dichiara, guardando prima lui, poi Harley, rivolgendole un'occhiata quasi di tenerezza.

-Tutto è nel mio stile, Batsy. Mi dovresti conoscere bene, ormai- Ghigna, piantando gli occhi sul pipistrello. La sua ragazza poteva anche sparire. Non gli sarebbe interessato, nè tantomeno se ne sarebbe accorto facilmente.

Batman afferra dalla cintura un aggeggio in una frazione di secondo, puntandolo sul Joker. -Lascia la refurtiva, se non vuoi che ti porti ad Arkham.- Dice con serietà, interrotto dai poliziotti che non la smettevano di ridere. Tipico, sarebbero andati avanti così fino all'intervento della polizia che li avrebb portati in ospedale.

-Oooh, il pipistrello mi vuole legare come un salame!- Ride il Joker, dandogli le spalle ma tenendo comunque la refutiva nel sacco che aveva in mano. Non fa caso allo scatto del batartiglio.

-Anzi, vuole i miei gioielli! Povero illuso! Dico bene Har...- Si guarda attorno. -Harley?- Chiama, tornando a guardare Batman che teneva ora in braccio la ragazza. 

Una sorta di ringhio esce dalle labbra del Joker, che si trasforma in una risata folle. -Beh tienitela!- Ride, senza notare l'espressione infuriata della ragazza, che nonnostante fosse zittita dalla mano del pipistrello riusciva ad esprimere alla perfezione i suoi stati d'animo.

Batman fa segno di sì con la testa, lanciando un'occhiata ad Harley e voltandosi. 

Robin l'aveva raggiunto proprio in quel momento. -Prendi la ragazza, io mi occupo di lui- ordina, atono, lasciando una Harley infuriata a terra, tra le braccia di Robin.

La risata del Joker non dava segno di volersi arrestare. 

-Voglio proprio vedere cosa fai senza di lei, Joker- Batman scende dal lampione avvicinandosi a Joker e afferrandolo per il collo, strozzando la sua risata, ma facendo rimanere sul suo volto un'espressione sorridente.

-Cosa vuoi dire, pipistrello? E' solo una femmina, e neanche è intelligente. - Replica, con la voce strozzata, ma abbastanza alta da farsi sentire dalla ragazza che si dimena, ora tenuta a fatica da Robin.

Gli occhi del pipistrello lo scrutano. "Come può Harley essere così follemente innamorata di questo idiota?". 

Joker lancia una bomba approfittando della distrazione di Batman, assorto in pensieri a lui sconosciuti. Fugge poi a tutta velocità verso l'automobile, sulla quale sale in un istante e fugge.

Batman copriva invece il suo volto con una mano, agganciando il BatRampino al lampione e guardando prima Robin, poi Harley.

-Andiamo, Robin.- solleva con facilità la ragazza che tenta prima di dimenarsi, per poi rassegnarsi tra le braccia di Batman. Robin d'altra parte annuisce, mentre portano Harley nella batmobile per essere trasferita ad Arkham. 

Harley dall'interno non nota un cenno d'intesa tra i due, nè Batman che si allontana con un telefono in mano

-Ivy, ho fatto quello che mi avevi chiesto. Come da patti, Robin ti porterà ad Arkham, fatti trovare davanti al museo.- 

Un minuto dopo, entra nell'auto, per portare la pagliaccia ad Arkham.

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Capitolo 16
*** Chapter 16 ***


Proprio in tempo per l'anno nuovo, sedicesimo capitolo :))  Spero vi piaccia!  
Buona Lettura u.u

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Forse la sorpresa più grande di tutta quella situazione, fu il vedere Ivy ad Arkham. sia da parte del Joker, comodamente appollaiato nel covo con la tv accessa sul tg per sentire della propria rapina, sia da parte di Harley, entrata da poche ore nella sua cella di Arkham.

Non che la cattura di Ivy non avesse innervosito il Joker, allarmato dall'assenza di cause per le quali era stata catturata. 

Era tutto così... Strano. Come il fatto che Batman aveva deciso di catturare solo Harley, quando la vicinanza avrebbe reso più semplice prendere lui.

Stappa una bottiglia di birra con i denti, pensieroso, sputando di lato il tappo.

L'unica cosa positiva da parte di Harley, era il fatto che la sua cella era sempre la stessa. Soliti disegni del Joker. Solite frasi di lui che erano rimaste nella sua mente, scritte sui muri a caratteri enormi.

E Ivy nella cella di fronte.

 Era indubbiamente infuriata con lei. Harley se ne accorgeva, eppure non poteva che rivolgerle sorrisi quando i loro sguardi si incontravano. Sorriso, al quale ogni risposta era un'occhiata apatica.

Di tanto in tanto le guardie si avvicinavano alla sua cella per controllare come andasse. Se stava progettando piani, o via dicendo.

Ma era chiaro che Ivy non avesse nessuna intenzione di fuggira da Arkham. O almeno non prima dell'evasione di Harley.

La notte fonda le guardie dormivano profondamente sulle sedie nei corridoi. Nulla riusciva a svegliarli, in particolar modo quando attaccavano a lavorare alle undici.

-Red- Chiamava la pagliaccia. Il trucco e il costume gli erano stato tolti, per essere sostituiti con la solita tuta arancione di Arkham.

-Red, sei ancora arrabbiata con me?- Domanda poi urlando per farsi sentire.

Non riceve risposta dalla ragazza dai capelli rossi intenta a leggere un libro di botanica dalla copertina ammorbidita fornitole dalle guardie per evitare di darle oggetti contundenti.
 

Il giorno dopo le due ragazze ricominciano il ritmo di vita di Arkham.

Colazione nella sala mensa, poi colloqui con lo psichiatra di turno. Poi pranzo, cella  e ora d'aria verso le 4.

Poi nuovamente colloqui, cena e ritorno in cella.

Harley conosceva così bene quella vita, che tutto ciò che le dicevano di fare era quasi automatico.

Esce dalla cella mentre aspetta con fare vago Ivy, che esce per ultima, con fare estremamente annoiato.

-Beh, Rossa!- Si catapulta accanto a lei, facendole sfuggire uno sbuffo.

-Harley. Cosa vuoi?- Sibila, scocciata. Faceva tutto parte della sua tecnica. Dopotutto, ad Harley piaceva così tanto essere trattata male, no? 

-Anche tu qui? Come mai?- Domanda, ignorando l'ultima parte.

-Stavo rapinando una banca. Sai com'è, solite cose, Batman passava di lì- Dice, vaga. Harley sorride e annuisce, guardandola tristemente. Le mancava. Non si trattiene dall'abbracciarla di slancio, facendo sussultare delle guardie che le guardavano. Chissà cosa credevano avesse intenzione di fare.

Ivy ricambia silenziosa l'abbraccio, anche se sapeva bene che non avrebbe dovuto. Eppure aveva così tanto bisogno di lei. Harley sapeva bene quanto anche lei aveva bisogno di una figura come Ivy. 

Sopratutto dopo le ultime parole del Joker. "con lui ho chiuso" si ripete regolarmente prima di entrare nella propria cella, dove il pensiero di lui la invadeva completamente.

-Mi sei mancata da moriiiire!- Esclama poi la bionda, raggiungendo la sala mensa. Siede ad un tavolo con Ivy, a bere quel latte annacquato e i biscotti insipidi, probabilmente ripieni di morfina. 

La rossa rigirava un cucchiaino nel bicchiere, senza toccare ciò che vi era dentro. Fissava Harley in compenso, intensamente, assorta in chissà quali pensieri.

Fa per aprire bocca per parlare, quando una dottoressa scortata da due guardie armate si avvicina a loro.

-Harleen Francis Quinzel e Pamela lilian Isley. E' un piacere rivedervi.- Sorride, guardandole con freddezza. Era la vicedirettrice del manicomio, era chiaro fosse così piena di se. Harley si chiedeva però il perchè di tanta briga di occuparsi lei stessa di consegnare loro gli orari.

Consegna loro due fogli, su cui sono annotato orari e due nomi.

-oggi pomeriggio primi colloqui, signorine. Dalle 17, alle 18, o 19.-

Harley annuisce, mentre Ivy le rivolge un'occhiataccia.

La donna sorride compiaciuta -Ciao ragazze, ci vediamo- Si allontana facendo ricchettare gli stivali.
 
 
 

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Capitolo 17
*** Chapter 17 ***


 
 
 
-Sono il dottor John Rivers- Un trent'enne raggiunge la ragazza nella stanza dove era stata portata dalle guardie.

-Io sono Harley- Risponde la ragazza, masticando una chewing gum.

-Harleen Francis Quinzel- risponde lui, leggendo la cartellina.

-No. Harley. Harley Quinn.- lo guarda annoiata. -Non fare la scenetta del "non ti conosco", perchè tutti sanno chi sono- Sbuffa sonoramente. -La ragazza del Joker, ex dottoressa di Arkham.- Ricorda, facendo cenni con le mani ammanettate.

L'uomo la guardava in silenzio, annuendo. -Conosco quell'uomo.- commenta.

La ragazza abbozza un sorriso, senza aggiungere altro.

-Allora, Harley... Questa è la... Quinta volta che entri ad Arkham. sei uscita una volta per essere stata dichiarata mentalmente sana, le altre volte sei evasa.- Commenta, leggendo la cartellina che aveva in mano. 

La ragazza annuisce, senza considerarlo poi tanto. Era intenta ad osservare le pareti verdine e la scrivania di legno chiaro.

-Verde- commenta, prima che lui potesse aggiungere altro. -Verde. Il colore della speranza. O, in psichiatria, quello che tende a dare autostima a chi lo guarda a lungo- Abbozza un sorrisetto beffardo -non ho autostima, Doc?- Domanda. Usa quel tono così simile al Joker che il medico la guarda storto, quasi gli stesse ricordando qualcosa.

-Qualcosa del genere- dice, guardandola. 

-Sono stata psichiatra, dovrebbe saperlo. Lo dicono a tutti quelli che mi vedono. Non so perchè, forse per prendermi come cattivo esempio- Alza le spalle, dondolando sulla sedia.

-Perchè cattivo esempio?- John la osserva attentamente, studiando per bene i suoi gesti e movimenti. Sguardi, assottigliamento d'occhi e schiusura delle labbra. 

Un bel sorriso le compare sul volto. Radioso, felice forse.

-Perchè ho fatto uscire il Joker da qui. Sono fuggita con lui- 

-Lo hai salva...-

-LUI mi ha salvata.- Lo  guarda male -Lui, ha salvato me. Immagina cosa sarei stata se lui non fosse entrato nella mia vita.-


Il medico la osserva con attenzione. In silenzio fa un movimento sulla sedia.

-Posso dirti cosa sarebbe successo?-

-Spara, Doc!-  Ride, divertita.

-A quest'ora saresti sposata. Immagina che bello: Una famiglia. Il tuo uomo, due bambini. Un lavoro, e delle amiche con cui uscire il finesettimana.- 

La ragazza si volta, smettendo di dondolare. -Presto avrò tutto questo. Dobbiamo solo... Toglierci dai piedi Batman. Poi ha detto che mi sposerà- Sorride euforica.

John sorride tra sè, annotando alcune cose sul taccuino.

-Hai sorelle o fratelli, Harley?- Domanda, cambiando quasi totalmente argomento.

La ragazza inarca un sopracciglio -Fratello minore. Padre di tre bambini avuti da tre donne diverse ognuna delle quali pretende un mantenimento.-

-E i tuoi?-

-Mia madre vive con mio fratello, mio padre è a blackGate.- John non trattiene un sollevare le sopracciglia. -Da quando ho dieci anni faceva avanti ed indietro da lì-Annuisce. 

-Capisco... Parlami di quando eri bambina.- Sorride, mentre la ragazza inclinava la testa.

-Non mi va. Non che ci siamo misteri sulla mia infanzia, ma non ne ho voglia. Ora desidero parlare del mio Puddin'.-

John sorride -Così facendo mi spingi alla diagnosi che tutti ti hanno fatto, Harley-

-allora perchè continui a farmi domande del genere? Lo so cosa ho.- La ragazza alza le sopracciglia -Dipendenza affettiva- Recita -dovuta spesso a carenze affettive nel periodo dell'adolescenza, e alla ricerca di una figura genitoriale nel proprio partner, del quale si diventa dipendenti fino al totale annullamento di sè stessi. La separazione, o l'abbandono da questa figura può comportare seri problemi alla psiche di chi è affetto da questa patologia.- 

L'uomo annuisce. -Esattamente- Commenta. -Ti rispecchi in questa definizione?- 

Harley lo guarda in silenzio negli occhi, per poi annuire, orgogliosa. Non se ne vergognava, affatto. sembrava non aspettare altro che dirlo in giro. Sembrava avesse il desiderio di girare per strada con il tatuaggio "dipendente affettiva dal Joker". Pazza.

John si fa silenzioso. La scruta con attenzione, tentando con tutta la concentrazione possibile di carpire qualche informazione sul suo stato d'animo attraverso i suoi movimenti. 

Ma si trova spiazzata da tanta sincerità da parte di quella ragazza, così cosciente della propria malattia. Che malattia non era.

Si inumidisce le labbra con la lingua, posando lo sguardo sui fogli che aveva in grembo.

Lo sguardo di Harley a propria volta si fa attento ai suoi gesti e i suoi movimenti. Osservava come lentamente sfogliava distratto i fogli.

-Fingere di leggere i tuoi appunti non nasconde il fatto che non hai idea di cosa dire- annuncia con una tentata aria misteriosa, che lascia sfuggire una risatina sotto i baffi allo psichiatra. 

-Hai ragione- Assentisce. Quel tono della ragazza, apriva ai suoi occhi un aspetto di lei che molti carpivano, ma non riuscivano a spiegare. Possibile che nessuno lo avesse notato?

Era una bambina.

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Capitolo 18
*** Chapter 18 ***


Aggiornamento!
 Grazie ai nuovi lettori per le visualizzazioni *w* Spero vi continui a piacere! Rinnovo la proposta di aggiungermi su facebook, così potremo parlare assieme degli sviluppi della storia! 
Buona lettura!

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Doveva indubbiamente ringraziare Crane, e la sua sfacciata fortuna. 

i medici avevano dimenticato di cancellare il suo account dal sito ufficiale di Arkham riservato ai medici, e di tanto in tanto l'uomo proseguiva anonimamente nell'accesso. 

Da qui aveva la possibilità di osservare una ad una le telecamere di sicurezza della struttura.  Erano circa duecento, di cui centocinquanta riservate ai singoli alloggi, cinquanta per le aule di colloqui, 
nelle  quali era installato anche un microfono.

Joker era seduto a gambe incrociate davanti ad un pc portatile, assorto nel guardare lo schermo. 

Su esso, l'immagine di una stanza verdina copriva tutto lo schermo, e due figure parlavano l'uno davanti all'altro, divisi da un tavolo bianco.

Osservava con attenzione, portando una mano alle casse e alzando il volume al massimo.

I colloqui erano registrati negli archivi. Poteva riascoltarlo tutte le volte che voleva, ma quegli avvenimenti in diretta avevano tutto il suo interesse.

-A quest'ora saresti sposata. immagina che bello- 

Il Joker si fa più attento. Quello psichiatra sfidava la pura ovvietà. Harley non sapeva stare senza di lui. 

Ride tra sè, avvicinando il capo alle casse. Il volume era altissimo, ma sembrava desideroso di alzarlo ulteriormente.

-Una famiglia. Il tuo uomo, due bambini. Un lavoro, e delle amiche con cui uscire il finesettimana.- Storce le labbra, bevendo frenetico un sorso dalla lattina di birra che teneva in una mano.

Come potevano immaginare Harley al fianco di un uomo che non era lui? Pura follia!

-Presto avrò tutto questo. Dobbiamo solo... Toglierci dai piedi Batman. Poi ha detto che mi sposerà- 

Si placa appena, tornando a posare la birra sul divano, tra i piedi, chiedendosi quando avesse detto una simile sciocchezze. Era certamente ubriaco, o doveva chiederle un favore. Ovviamente.

Continua l'ascolto della conversazione, alternando fasi di irritazione a compiacimento per Harley. Era sua, e quegli psichiatri da strapazzo non potevano portargliela via.

Osserva lo schermo con nello sguardo un alternarsi di ira, tranquillità e euforia.

Di nuovo senza di lei, ma che importava? La birra fredda poteva sostituirla facilmente. Sorride tra sè, come se quella bottiglia fosse una buona vendetta verso quella ragazza che si era fatta catturare.

-Harley Quinn...-Ripeteva tra sè il medico, pensieroso. -Dipendente affettiva. O forse è il Joker ad essere un manipolatore, Harl?- Domanda. Attraverso lo schermo, il sorriso complice dello psichiatra era inquadrato in modo perfetto. Il Joker non trattiene un vero e proprio ringhio. 

- Tu dovresti saperlo bene quanto me, Harley, cosa significa essere davanti ad uno di loro.-

La ragazza non reagiva. abbassava lo sguardo, ascoltando le sue parole. Poi replica -Lui non ha niente di sbagliato. Sono io ad essere dipendente da lui, e a me sta bene così. Non capisco il vostro problema- Sibila, visibilmente scocciata da quella conversazione. Joker osservava i suoi movimenti. La rivoleva, subito.

Il medico sospira. Non riusciva a trovare una risposta a lei, e questo era più che evidente. Eppure spiegarle la follia di quell'uomo era più che facile.

Avrebbe dovuto studiare il caso per bene.Così non sarebbe andato da nessuna parte.

-Ci vediamo tra una settimana, Harley?- Propone. -Avrai più tempo per prepararti le cose da dirmi. E magari approfondiremo sulla tua famiglia.- 

Joker ride. La famiglia di Harley! Un covo di matti, quasi quanto loro due. 

Harley annuisce, alzandosi ed uscendo dalla sala del colloquio.

L'uomo rimane ad osservare la figura della sua ragazza uscire accompagnata da due guardie.

Prosegue guardando la sua stanza. Le frasi di lui erano scritto in grande con una bomboletta spray verde.Nota le proprie foto ad ogni lato della stanza. Articoli di giornale, e frasi che probabilmente le aveva rivolto.

Sorride tra sè nel vederla entrare e gettarsi su quello che chiamavano letto. Avrebbe desiderato così tanto....

Beve un sorso di birra, perdendo lo sguardo nel vuoto. Voleva entrare ad Arkham e farla uscire di lì. Lontana da Ivy, lontana da chi voleva allontanarla da lui.

Probabilmente allora, sarebbe entrato. Si sarebbe fatto catturare dal pipistrello. Dopotutto, uscire da Arkham era uno scherzo per lui. 


 
John Rivers raggiunge l'archivio dei pazienti in tutta fretta. Pensieroso. Cerca febbrile la cartella del Joker, per poi recuperare le precedenti diagnosi di Harley Quinn.

Sul Joker erano state elencate almeno una dozzina di diagnosi, ognuna diversa dalla precedente.  Nessuno riusciva ad interpretare quella del medico precedente. John osserva invece le diagnosi di Harley. Dovrebbe chiedere un permesso per portare a casa le cartelle cliniche, ma non farebbe in tempo.

Storce le labbra, infilandole rapidamente nella borsa a tracolla e uscendo dalla stanza degli archivi, pronto a passare la serata piegato nella lettura con un caffè in mano.

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Capitolo 19
*** Chapter 19 ***


Altro capitolo u.u
Volevo ringraziare in particolare Cherolain, Wind_of_Rock e queenofoto per le recensioni positive. Davvero, non potete immaginare quanto mi riuscire a fare felice con un commento dei vostri *w*
Beh... Qui ci saranno dei cambiamenti nella storia piuttosto drastici... E temo che segnino l'inizio della fine della Long-Fic. 
Buona lettura!  :*
 
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-Come è andata, Harl?-  Poison Ivy raggiunge l'amica all'ora di cena. Di nuovo, le guardie osservavano i presenti quasi senza interesse.
-Al solito. Ormai mi sono abituata... Tu?- 
Lo stesso. sono così banaaali!- Ridacchia l'altra. raggiunta la mensa, si fa dare solo delle verdure dagli addetti per poi sedersi ad un tavolo.
Secondo giorno ad Arkham.  Joker ancora non era venuto in suo aiuto. Non si era messo in contatto con lei. Non l'aveva cercata.
Tipico, da parte sua. Harley non ci pensa poi tanto. Ma IVy si. 
si precipita a mettere il dito nella piaga. Il più possibile, avrebbe fatto in modo che quell'amore malato per il principe del crimine cessasse in fretta.
-Il tuo ragazzo non è ancora venuto a salvarti, a quanto pare- Gli occhi di ivy scrutano con attenzione Harley, indagatori.
La ragazza in risposta alza le spalle -Lo so. E' meglio che non rischi per me- dice piano. Un pizzico di malinconia è presente nella sua voce, e Ivy se ne accorge. 
-Io lo farei- Sussurra Ivy, in risposta.
Harley sorride riconoscente. -Grazie, Red- Dice piano a propria volta.
La rosse alza le spalle -E' quello che farebbe chiunque, sapendo di voler bene ad una persona- Frecciatina. Harley storce le labbra, senza rispondere. Aveva ragione.
Alcune secondi di silenzio si frappongono tra le due. Nessuna delle due sfiora cibo, sapendo bene per esperienza ciò che veniva messo in quelle mense.
-Io tecnicamente sono già stanca di questo posto- Borbotta Ivy. -Quando vuoi evadere?- Domanda poi, rivolgendo un'occhiata all'amica. Sperava che,, dopo l'evasione, sarebbe tornata a vivere da lei. Joker non si era fatto vivo, e durante la prigionia di Harley poteva aver cambiato covo.
Alza le spalle la bionda -Non saprei... Di solito aspetto il Joker, anche se...- Dice, incerta, mentre rigirava il cucchiaio nella minestra.
Ivy nasconde a fatica un sorriso trionfante -Non verrà, Harl... Ora che sei qui magari si sta divertendo in qualche pub, con qualche... troia...- 
Harley fa cadere inavvertitamente il cucchiaio, dopo essere sussultata per le parole di Ivy. -No...Non è tipo- Borbotta. Non lo aveva mai fatto, in fondo! LE era sempre stato fedele! Non... Come lei... 
Si volta verso Ivy, mentre un enorme senso di colpa la pervade. Loro due... Loro due si erano baciate.
Sembra realizzare solo in quel momento, tanto che la sua espressione si fa quasi ferita. E Ivy lo nota, nonostante cercasse di non darlo a vedere.
-Beh, domattina ci tireranno giù dalle brande alle dieci. Non sei contenta? Doccia, e poi di corsa a colloquio. il mio psichiatra non è male, in fondo.- Comincia la rossa, facendo il possibile per distrarre l'amica.
Harley Non risponde. Gli occhi bassi. Sarebbe voluta sparire, dopo aver realizzato ciò che, in fondo, aveva fatto. Lo aveva tradito, dopotutto. Quei baci con Ivy non potevano definirsi "nulla". Annuisce appena, assorta nei propri pensieri.
Ivy si azzanna un labbro. Avrebbe dovuto far silenzio, dannazione!  Ora Harley era.. Cosa? Ferita? Offesa? Arrabbiata?
No. Afflitta.
Era ovvio dai suoi occhi che guardavano in basso, il suo sorriso che si era spento. Lo aveva tradito. T-r-a-d-i-t-o.
Abbassa gli occhi. Voleva vedere John, subito.
Si alza in silenzio, senza dire una parola ad Ivy, che fa per fermarla, evitando all'ultimo secondo di farlo.
Raggiunge una della guardie, chiedendogli con dolcezza di vedere lo psichiatra. 
L'uomo, a seguito di un'occhiataccia afferra un cercapersone, confabulando alcuni secondi, facendo il nome di Rivers, poi di Harley. Poi di un idiota.
Annuisce verso Harley, per poi indicare a suo compagno un corridoio. 
-Accompagnala.- Ordina -In fondo, sinistra e poi destra. Torna qui, dopo- dice. 
Così fa, e Harley segue in silenzio l'uomo lungo quel corridoio poco illuminato.
Raggiunge poi una porta, e la guardia bussa tre volte, visibilmente scocciato per quel disturbo che la bionda criminale gli stava procurando. MA Harley era troppo impegnata per curarsene. Il suo unico pensiero era uno, e sapeva che non avrebbe smesso di pensarci.
Entra nell'ufficio a seguito di una risposta affermativa, e la ragazza lo anticipa nell'entrare.
L'ufficio aveva le pareti totalmente bianche, eccetto per qualche diploma e quadro appeso sul muro.
John Rivers afferra il telecomando spegnendo un televisore. La voce ironica del Joker sparisce con esso.
E ad Harley non sfugge questo particolare. Lancia un'occhiata interrogativa allo schermo, poi allo psichiatra, mentre la porta dietro di lei si chiudeva.
-Cosa vedevi?- Domanda, a voce bassa, sedendosi sulla poltrona di botto, noncurante. Intanto era quello che le interessava, poi gli avrebbe parlato di ciò che davvero le pesava.
-Nulla. Stavo lavorando al tuo caso- 
Harley ridacchia -Non c'è niente su cui lavorare, Doc!  Cosa volete venire a sapere in più su di me?- Domanda, lasciando cadere l'occhio sui fogli sulla sua scrivania.
-E perchè c'è la cartella clinica del mio ragazzo?- Aggiunge.
L'uomo sorride -Stesso motivo. Ora dimmi perchè sei qui, Harleen-
-Harley- 
-Fa lo stesso. Dimmi, c'è qualcosa in particolare che ti turba?-  
La ragazza non risponde, guardando verso i vari diplomi nell'ufficio. -Quei due li ho anche io- Dice, indicando con il capo due fogli incorniciati.
L'uomo sorride -Lo so. Dovresti averli ancora, non è vero?-
Annuisce appena -E' grazie a quello che ho conosciuto lui- Abbozza un sorriso vago.
Poi negli occhi torna un'ombra.
-Cosa è successo, Harley?- Domanda, accorgendosi che nella voce della ragazza qualcosa non andava. -Come mai sei venuta qui così in fretta?-
La spia della telecamera si era fatta rossa da un po', e un Joker assonnato era dall'altro lato. 
La ragazza abbassa gli occhi, mordendosi il labbro.
-Ho tradito il Joker- Sussurra, con un filo di voce. 
Una finestra si rompe nell'appartamento abitato dal Joker.

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Capitolo 20
*** Chapter 20 ***


:D Di nuovo, grazie *w* 
Buona lettura!

Perdonate per le parole nel testo, e per la sua brecvità... E' tutto necessario ad un bene superiore ;D
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Un tavolo rovesciato. 

Fogli sparsi a terra, ovunque. Un pc portatile sul divano, l'alimentatore bloccato sotto il tavolo.

Un quadro è caduto, le iene sono rifugiate nella stanza da letto. 

Il vetro del televisore è rotto dall'ennesimo quadro ancora incastrato all'interno.

Il centro della porta che conduceva alla camera da letto aveva una rientranza, a seguito di un pugno del Joker che si era scagliato in quel punto.

Lui? La parola infuriato non bastava.

Non era ferito, non sapeva cosa significava. Ma l'orgoglio che quella puttanella gli aveva strappato nel farsi venire a prendere da Ivy si era tramutato in odio.

Probabilmente, se l'avesse avuta davanti a sè, l'avrebbe uccisa senza sensi di colpa.

Torna davanti al conputer, stringendo in mano la fodera strappata del divano.

prende L'alimentatore da sotto il tavolo, tirandolo con forza, ma senza risolvere nulla. Aveva strappato l'isolante, lasciando i fili scoperti. Noncurante tira ulteriormente, e strappa il cavo.

Una mezza dozzina di bestemmie escono dalle sue labbra, notando la carica del computer ancora a metà.

Mezz'ora. la batteria di quel maledetto computer era così malandata che l'avrebbe volentieri data in pasto alle iene.

Torna a guardare lo schermo.

Quella fottuta troia.

-Cosa significa "ho tradito il Joker", Harleen? Hai rivelat a qualcuno i suoi piani?- Domanda.

La ragazza fa cenno di no con la testa.

-Sei stata con qualcun altro?-

-Ho baciato Ivy- Dice, abbassando gli occhi che prima si erano timidamente alzati verso quelli dello psichiatra.

-Ivy? Poison Ivy, Harleen?- Ripete. Prende appunti, senza tralasciare emozioni. al contrario del Joker, che in fretta aveva preso una pistola alzando al massimo il volume delle casse.

-Si, stupido, ho baciato lei!- Sbotta, ringhiando, in un modo così simile al Joker.

Lui si zittisce -Sei pentita?-

-Si cazzo! Io... Non volevo! Io lo amo, ma...- Si calma appena, lanciando un'occhiata verso la scrivania.

-....Ma Ivy è Così... - Sospira. Abbassa il capo, tirando le gambe sulla sedia e abbracciandole.

John rimanein silenziO, come per incitarla a continuare a parlare.

-Credo che Ivy mi ami. In modo diverso da Joker, ma lei mi ama- Confessa, piano.

Tutte quelle cose le aveva sempre sapute. Aveva sempre saputo che, in realtà, il joker si curava solo di sè stesso, ma non aveva mai dato corda a tutti questi inutili pensieri.

John sorride.

Joker spara un colpo contro il vetro del pc.

-Harl, aspettami... Il paparino sta arrivando- 

Ride, quasi da far raggelare il sangue. Infila di getto la giacca, la pistola in una tasca ed esce.

Salta in auto, diretto al centro storico, caricando in auto i suoi migliori congegni.

Si sarebbe fatto prendere, e avrebbe ucciso quella puttana.

Oh, eccome se l'avrebbe fatto. E subito dopo anche l'altra malata delle piante.

Quelle due l'avrebbero pagata cara.

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Capitolo 21
*** Chapter 21 ***


Capitolo un po' più lungo... Credevo di farlo più breve, ma va bene così u.u
Le ultime righe le ho *stranamente* adorate, spero piacciano anche a voi... Ho tratto ispirazione dalla frase di una FanArt scovata in giro: "Let's burn the World, Mr. J!" e da lì, oltre a volermela tatuare, è venuto fuori questo pezzettino di capitolo!!
Spero vi piaccia, buona lettura!! ;D

 
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-LEi è la tua migliore amica- Dice, guardando la ragazza con dolcezza negli occhi.

proprio come con una bambina, l'avrebbe facilmente manovrata come voleva per farle dimenticare quel pazzo.

-e come tale ti vuole un gran bene. Il fatto che non sia abituata a provare affetto per gli esseri umani la porta a non capire appieno i suoi sentimenti, e probabilmente il grande affetto nei tuoi confronti lo ha scambiato per amore.- Dice. Rimane in silenzio per alcuni secondi, per farle capire le proprie parole.La ragazza annuisce abbassando gli occhi, pensierosa.

-e se mi innamorassi di Ivy, e nel frattempo anche del Joker?- Domanda, a voce più bassa. La spia della telecamera si spegne, ma nessuno ci fa caso.

-Capiresti che per il Joker non è altro che una dipendenza dovuta a qualcosa che non mi vuoi confessare, e per ivy è il grande affetto che proveresti per una sorella maggiore.-

Sorride. La guarda negli occhi, rendendosi conto di averle detto in faccia una verità troppo pesante per lei. 

La ragazza non risponde, lasciando vagare lo sguardo altrove, alla ricerca di qualcosa di imprecisato.

-Ci vediamo domani- Fa, atona.

L'uomo annuisce, mentre chiama una guardia per riportare la ragazza nella sua cella.

Sbagliato, di nuovo.

La ragazza si allontana, per la propria cella. Il Giorno dopo avrebbe avuto nuovamente un colloquio con lui, ma prima avrebbe visto Ivy a colazione. 

Fa un sorriso a questo pensiero, addormentandosi sul letto duro con un sorriso sereno sul volto.


 
 
La Notte a Gotham non si poteva definire tranquilla. Era la Los Angeles dei criminali, e quella sera Joker sembrava aver scelto la notte in cui tutti i criminali si erano allontanati dalle proprie tane.

L'auto conteneva tre barilotti di benzina ben chiusi, e dei candelotti di dinamite. Tutto perfetto, avrebbe dato fuoco alla statua Centrale di Gotham, per poi diffondere l'incendio alle palazzine appena circostanti. 

Ci sarebbe stato da divertirsi, dopotutto l'incendio si sarebbe propagato per un bel po' prima dell'arrivo della polizia.

Ridacchia tra sè. 

Scende dall'auto, ancora infuriato, aprendo il barilotto di benzina e cominciando a bagnarecon essa la statua. Poi comincia a girare attorno ad essa. In giro non c'era nessuno. Solo di tanto in tanto qualcuno camminava di lì, ma non si curavano di lui, troppo presi dal tornare a casa. Il prima barilotto termina al secondo giro attorno alla statua in cerchi sempre più larghi. Afferra ora il secondo barilotto e comincia a passarlo sul marciapiede.

Portoni, automobili e muri dei palazzi erano bagnati dalla benzina. Una risata si leva dal centro della piazza, mentre il secondo barilotto di benzina veniva lanciato a caso. 

Torna in auto a prendere il terzo. Ora la piazza e l'inizio di alcune viuzze erano pronte ad essere incendiate.

Estrae un fiammifero dal taschino laterale, poi lo accende e lo lancia sulla benzina.

Di botto, tutta la piazza comincia a bruciare.

Ride, dal profondo del suo rancore. Era quello che gli bruciava dentro, quel fuoco. Ardeva di rabbia e gelosia come non era mai successo.

Come non voleva fare. Era solo Harley. Che importava? 

Quando mai gli era interessato di quella... quella lì.

Con i suoi occhi del colore del cielo, e il suo sorriso angelico. E la sua risata così cristallina.

La sua espressione per un istante, uno soltanto sembrava ferita. Rivoleva Harley Quinn, perchè lei era sua. 

Un'esplosione interrompe il flusso dei suoi pensieri. Una macchina era esplosa, poi un'altra al suo seguito.

I pompieri sarebbero arrivati a minuti, forse. Poi sarebbero arrivati i poliziotti, e forse Batman. Come era lenta la giustizia in quella città...

Sospira, iniziando a sentire il calore del fuoco comodamente seduto sopra la propria auto, a godersi crudelmente lo spettacolo.

Aveva ancora qualcosa nella macchina... Presto avrebbe sfoderato tutto il proprio arsenale. 

Passano i minuti, durante i quali la serata si era fatta particolarmente calda. una sirena dei pompieri raggiunge la zona, seguita da due auto della polizia.

Il Joker ride lanciando in quella direzione un colpo di pistola a caso. Aspettava batman, poi si sarebbe lasciato prendere.

Ancora un colpo di pistola, ma forse aveva colpito qualcuno, a giudicare dall'urlo sentito.

Il Bat-segnale si leva ora alto sopra la centrale di polizia, segnoche a breve il pipistrello si sarebbe presentato lì, per condurlo da Harley.

Diverse urla, e un getto d'acqua si levano dall'altra parte della piazza, mentre un'ombra sovrasta la zona. 

-BATSY!!- Saluta Joker, rimanendo seduto sull'automobile, guardando il fuoco davantia sè.

-Joker. Dovevo immaginare ci fossi tu dietro a tutto questo.- Dice, guardandolo, e rimanendo a distanza di sicurezza dall'incendio.

Il Clown ride, voltandosi. -Non è splendido, il fuoco?- domanda, tornando a guardare le fiamme -Brucia... Brucia tutto ciò che ha attorno. Se aiutato dalla benzina, incendia tutto ciò che lo circonda. Non è così, Batsy?-

Il pipistrello lo guarda, cercando di afferrare il suo discorso. Joker sapeva che lo stava ascoltando.

-Un po' come me e Harley. se ci pensi bene. Da sola, quella ragazza è un piccolo fuocherello. Troppo debole per andare avanti. Troppo poco aggressivo per vivere a lungo.-

Sorride.

Le fiamme si riflettevano nei suoi occhi verdi.

-Ma con me... Solo con me si accende, dentro. E' una forza della natura, quella ragazza, se con la persona giusta- 

Era vivo. Per la prima volta Batman lo vedeva così. Non recitava, quelle parole non erano tratte da uno stupido film, o da una commedia.

-Hai dimenticato un particolare- Batman lo guarda, avvicinandosi e afferrando le manette che aveva ricevuto da Gordon. -La benzina senza quel debole fuocherello non darà mai vita ad un incendio-


Il Joker si volta, assottigliando gli occhi verso quelli di Batman, e lo scatto delle manette che si chiudono attorno al suo polso lo riscuote da quella sensazione di smarrimento per le parole del supereroe.

-Quinn ti aspetta ad Arkham- 

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Capitolo 22
*** Chapter 22 ***


*w* Buona lettura!!

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-Nuovo arrivo, ragazzi- 

Cinque guardie erano intente ad allacciare le cinture attorno al magro corpo del Joker.

Lui rideva, guardandosi attorno, cercando lei.

Diverse guardie osservavano la scena tenendosi a debita distanza. Ma lui non si curava di loro. Niente era più strano in quel momento, di un Joker silenzioso che osservava una ad una le celle che superava.

Entrano in un ascensore, diretti al 4° piano. Lì era Harley, nella cella immediatamente accanto a quella di lui.

MEntre veniva trasportato, Harley dormiva. Erano le 4 del mattino. Lo avrebbe visto il giorno successivo, a colazione. Anche se non lo sapeva ancora.

Gli occhi di lui aveva però già riconosciuto quella cella così inusualmente colorata, e quella ragazza dai capelli biondi addormentata sul duro lettino del manicomio, quando fino a pochi giorni prima dormiva sul suo petto.

Scoppia a ridere, in modo più silenzioso del normale. -Sapete una cosa, doctors? Quella... Quella è la mia ragazza!- 

Continua a guardarla, finchè i dottori non lo fanno entrare in quella che sarebbe diventata la sua cella.

Sospira, sedendosi sul letto in posizione fetale.

Nella stessa posizione, il mattino dopo, era stato trovato dai medici che davano la sveglia.


 
Il fastidioso rumore della sveglia di Arkham costringe la giovane arlecchina ad alzarsi dalla propria cella. Non vedeva seriamente l'ora di rivedere IVy. Sopratutto dopo il colloquio del giorno prima con John.

Esce dalla cella dopo aver visto l'amica fare lo stesso, e la segue calma lungo il corridoio per la sala mensa.

Una mano. Fredda, magra, ma forte. Le afferra il collo e la sbatte violentemente con la schiena contro il muro.

-Buongiorno, Harl. Ti sono mancato?- Sibila. Abbozza un sorriso, stringendo la presa.

La ragazza non respirava, mentre lui sorrideva. Le guardie non si erano accorte ancora di nulla, per via della folla che li copriva.

Avvicina il capo a quello di lei, sfiorando con le labbra il suo orecchio.

-Ho saputo delle... Cose, su te e la tua amichetta- Dice. Freddo, glaciale. Avrebbe voluto prenderla e fuggire assieme. Ma non lo avrebbe fatto. Non in una situazione del genere.

Piuttosto sarebbe andato via da solo. No, cazzata.

si avvicina ai suoi occhi, guardandola con tutto il disprezzo possibile. Harley non risponde, respirava a stento. Allenta la presa, per farla parlare.

-Scusa- Dice piano. Non sapeva cosa aggiungere. Ivy era andata avanti, probabilmente si aspettava di averla al proprio seguito.

-Scusa? SCUSA??- LA guarda, spalancando gli occhi e ruggendo quasi queste parole.

La ragazza abbassa gli occhi. Non poteva sopportare gli occhi di lui puntati a quel modo su di lei. Voleva ucciderla... Doveva provare quel sentimenti di vendetta in modo così prepotente contro di lei che...

-Ti amo- Sussurra, guardando in basso. Uno schiaffo risuona sulla sua guancia. Quell'occhiata di disprezzo da parte del Joker, sapeva, non l'avrebbe mai dimenticata.

Neanche quel sorriso apatico mentre schiudeva le labbra. 

-Troia- Aveva riso, allontanandosi e mettendo le braccia attorno alle spalle di due detenuti, che lo guardarono storto.

La ragazza abbassa gli occhi. Calde lacrime le stavano rigando il volto, che fino a pochi secondi prima era completamente asciutto.

Come diavolo aveva saputo quello che era successo tra lei e Ivy? 

Si asciuga le lacrime, o almeno ci prova. Poi si stacca dal muro, e si avvia verso la mensa, a testa bassa.

I tavoli erano quasi tutti occupati, eccetto quello accanto ad Ivy, e accanto al Joker.

Inutile dire che Harley si era seduta vicino ad IVy, scatenando alcora una volta l'irritazione del Joker che, dalla parte opposta della sala mensa, le osservava bevendo del succo d'arancia.

Una dottoressa si era avvicinata a lui. 

-Joker... Quanto tempo- Commenta, ironica. 

Lui sorride, guardandola dal basso verso l'alto -Ehy, zia Cassie! Come va la vita? Ti sono mancato, eh?- Ridacchia, parlando con un tono di voce esageratamente alto. 

Lei storce le labbra, dandogli un foglio.

-Questo è il tuo orario. Stai con John Rivers, magari te lo ricordi.-

Joker la guarda storto, per poi tornare a sorridere -L'unica cosa che ricordo di questo posto sei tu, bellissima- 

La donna alza gli occhi al cielo, e si allontana, seguita dallo sguardo del Joker puntato sulle sue gambe.

Ma Harley non si accorge di nulla, presa com'era dal pensare a quanto era successo poco prima.

Sarebbe stato un dannato inferno, lì dentro, da quel momento.

-Harl, tutto bene?- Si riscuote a fatica dai suoi pensieri nel momento in cui Ivy la chiama.

-No.- Sussurra -Il Joker è qui...- Aveva la voce spezzata. Ivy fa passare lo sguardo per la sala, incontrando gli occhi del joker.

Erano carichi d'odio. Non quell'ironico sorriso di sfida, odio vero.

Non sorrideva, come mai era successo. La guardava, e sembrava augurarle la morte per ogni istante che passava a guardarla.

Ivy distoglie gli occhi da lui, quasi intimorita da quello sguardo così insolito da parte sua.

Guarda Harley annuendo appena -Credo voglia uccidermi- 

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Capitolo 23
*** Chapter 23 ***


Aggiornato! Buona lettura, belli ;D

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-Primo colloqui con il paziente. Joker.-


John sistema il camice in attesa dell'arrivo del Joker scortato da tre guardie ed ammanettato.

Era la seconda volta che si occupava di lui. La prima era fuggito, e avevano lasciato un lavoro incompiuto. 

La porta si apre, ed un Joker con la tuta di arkham indosso e le manette alle mani entra tenuto da tre guardie robuste.

Lo fanno sedere, quasi sbattendolo sulla sedia.

La figura bianca del pagliaccio con il sorriso rosso sangue dipinto sul volto si siede davanti a lui. -Ciao John- Sorride.

-Buongiorno...- Saluta lui. Ormai era abituato ai toni di voce del pagliaccio e alle sue parole. Ma sopratutto, al modo di chiamare le persone alle quali dovrebbe rispetto.

-Allora Joker... Non ci vediamo da quasi un anno. Come stai?- Domanda, posando i fogli e posando le spalle sulla sedia.

Conosceva quell'uomo, per questo gli avevano affidato per la seconda volta quel caso. Un atteggiamento spavaldo e noncurante avrebbe avuto le sue attenzioni. Magari si sarebbe aperto di più.

-Benissimo, Doc. Mai stato meglio in vita mia!- Sorride -Sono un piccolo fastidio... Ecco... Qui, all'altezza della bocca dello stomaco- Porta le mani sullo stomaco per indicare il luogo al medico.

-Hai presente?- Domanda.

John annuisce -E a cosa è dovuto?- Chiede, sapendo già la risposta. 

-Lo sai, Doc, lo sai meglio di me!- Sbuffa. -Ho sentito i colloqui con quella là, sai?- Dice.

-Quella là? Intendi la dottoressa Quinzel?- Domanda l'uomo.

-Si, lei- Taglia corto il Clown. Neanche sapeva perchè ne stava parlando a lui, forse per farlo sentire in colpa per aver saputo una cosa del genere.

-E sappi- Si avvicina pericolosamente, nonostante le manette gli afferra il camice. -Sappi che se una cosa del genere si venisse a sapere in giro sarei capace di ucciderti.- 

Torna composto in men che non si dica. 

John sussulta per lo scatto d'ira del pagliaccio, rilassandosi nel vederlo avvicinarsi. Sapeva che non gli avrebbe fatto male, ormai aveva la sua attenzione.

-Stai tranquillo. Abbiamo il segreto professionale, nessuno tranne me può ascoltare le conversazioni coni miei pazienti.-

Joker si rilassa, guardandosi attorno. -Chi ha in cura Poison Ivy?-

Lo psichiatra guarda alcuni fogli -Si chiama Angela Crow. E' qui da poco, è solo una tirocinante. Ormai a poison Ivy stiamo dando solo psichiatri di sesso femminile.- Dice, guardandolo con sospetto. 

-A cosa ti serve questo nome?-

-Curiosità, Doc- Sorride lui. Aveva in mente un piano ben preciso. -Più tardi hai la Quinzel, vero?- Domanda poi. Pronuncia quel nome con freddezza, distacco quasi.

John sorride e annuisce. 

-Joker... Posso farti una raccomandazione? Così, tra amici- Dice, guardandolo negli occhi verde smeraldo.

-Spara- Risponde l'altro, con un tono che sembrava quasi di sfida.

L'altro sorride -Se insulti una persona, e fingi che non te ne importi niente, dai la dimostrazione che per te è esattamente il contrario- Dice.

Joker si infiamma. Si alza, facendo cadere la seria.

Tira un pugno contro il tavolo, facendo saltare il portamatite. 

-A me non interessa niente di quella troia. Non mi è mai interessato nulla, e non comincerà ad importarmi di lei proprio ora!- Sbotta.

Sembrano bruciare i suoi occhi, mentre evita accuratamente di nominare il nome della ragazza.

John sorride. Aveva appena dimostrato che ciò per cui Harley si batte esiste. Joker la ama, anche se non come potrebbero fare tutti.

-Forse ho sbagliato io- Risponde, mentre due guardie della sicurezza entrano.

Lo psichiatra fa un cenno con la mano, per dirgli di tornare fuori. Joker si volta.

-Voglio tornare nella mia cella- Ringhia, allontanandosi a passo veloce, aspettando che le due gardie lo afferrassero.

Sei stato scoperto, Joker.

John sorride, osservando l'orologio. La seduta si era conclusa con un enorme anticipo. Avrebbe dovuto aspettare quasi quaranta minuti, prima di vedere entrare Harley.



Raggiunge la cella, furente. Non si era mai fatto prendere dall'ira in quel modo. Non in pubblico.

Prendono l'ascensore, poi raggiunge il proprio piano. 

le guardie si guardavano interrogative, stupite da quell'uomo, solitamente così apatico.

Camminava normalmente, solo con i pugni chiusi e i nervi visibilmente a fior di pelle.

Erano a pochi passi dalla sua cella. Proprio davanti a quella di Harley. 

Era sul letto, ma sentendolo passare si era tirata sul. Lo guardava, con i suoi occhi blu. 

Le lancia un'occhiata carica di odio, entrando poi nella propria cella. L'avrebbe fatta a pezzi, quella stronza.

si volta, sentendo raschiare il muro che divideva la cella propria, e quella di Harley.

Un mattoncino va via, e una mano pallida lascia un bigliettino.

"Scusa, Puddin'" 

La grafia era quella minuta e disordinata di Harley.

Strappa il biglietto, lanciandolo dall'altra parte del muro.

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Capitolo 24
*** Chapter 24 ***


Nuovo capitolo... Spero vi piaccia!! :*

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Si mordicchia il labbro nervosa, mentre sdraiata sul letto aspetta il proprio turno per raggiungere la propria dottoressa. Aveva visto la scenetta patetica di Harley e del Joker. Non capiva come poteva continuare ad andargli dietro, sul serio.

Li guarda ad occhi socchiusi, mentre l'una, inginocchiata verso il muro che li divideva sfiorava i frammenti del bigliettino scritto a lui poco prima, e l'altro che allo stesso modo aveva sferrato un pugno contro il muro.
 
Il bello è che nessuno dei due sapeva cosa stava facendo l'altro. Lei si.

Harley si ea rialzata, e stava tornando sul letto. Aveva raccolto i piedi abbracciandosi le ginocchia. Lui era rimasto lì.

Si era inginocchiato, e stava cercando di parlare ad Harley. La bionda si gira e si getta letteralmente verso il muro.

Non sentiva una parola, neanche le emozioni erano distinguibili sui loro volti. Avrebbe dato oro per sapere i loro discorsi. Harley le avrebbe detto tutto durante l'ora d'aria, o a pranzo, ne era certa.dopotutto, il Joker era così infuriato con harley che non sarebbe riuscito proprio in quel momento a portargliela via.

La loro conversazione sembra durare parecchio.

Harley sembrava agitata, tremava.

Aveva infilato una mano nel foro, e lui aveva preso la sua mano.

Ivy stringe con forza il lenzuolo sotto la propria mano, trattenendo un ringhio.

Chiude gli occhi, smettendo si assistere a quella scena dopo i primi dieci minuti. Si era voltata dall'altra parte, non avendo idea di cosa stava accadendo-

 

-Terzo colloquio con la paziente. Harley Quinn.-

La bionda lo raggiunge scortata da due guardie. Aveva un sorriso sul suo bel volto.

John la guarda con espressione tranquilla, nonostante si chiedesse il motivo di quel sorriso. Dopotutto il Joker era andato via infuriato, dicendo di non amarla. Certamente l'aveva resa partecipe in qualche modo di ciò. Eppure...

-Come stai, Harley? Ho visto che è arrivato il Joker- Dice, ricambiando il suo sorriso, gentile.

Lei annuisce felice.

-E' nella cella vicino alla mia- Dice -E riusciamo a parlare. Stamattina è venuto da me arrabbiatissimo- Storce le labbra con innocenza -Poco fa però mi ha detto che gli dispiace, e che gli manco!!- Lo guarda, in attesa di una risposta.

John la scruta un istante. Che piani aveva quell'uomo?

-Davvero?- Domanda. Non poteva dirle assolutamente quello che era succeso meno di un'ora prima. Maledetto segreto professionale. Non voleva illuderla così. -e tu cosa hai risposto?-

-Che lo amo da impazzire, è chiaro. Dice che mi ha perdonata. Va tutto bene, ora- Sorride felice, la ragazza.

-E con Ivy?- Domanda lo psichiatra, incuriosito. Non aveva avuto l'occasione di parlare con la psichiatra della rossa. Eppure gli sarebbe piaciuto anche il punto di vista di poison Ivy, su quella faccenda.

Nonostante tutto, sarebbe stato il più lucido.

-Ivy... non l'ho sentita, prima di venire qui e dopo aver fatto pace con il mio Puddin'. Non so come sta...- Si mordicchia il labbro, appena nervosa. -Credi che ci sia bisogno di parlarle?- Chiede. L'uomo fa cenno di si con la testa. 

Si sente bussare, ed entrambi si voltano verso la porta.

-Dottor Rivers, il suo paziente desidera parlarle. E' possibile farlo entrare?- 

L'uomo lancia un'occhiata ad Harley, che sorrideva estasiata.

La voce del Joker si leva oltre le guardie. -Forza Johnny! Voglio un bel colloquio di coppia con la mia Harley!-

-Fatelo entrare- 

L'uomo, ammanettato, entra alla luce della stanza, mentre Harley si alza in piedi istintivamente, per andarlo ad abbracciare.

Gli scocca un bacio sulle labbra, noncurante degli sguardi delle guardie, che fanno per fermarla, ma vista la situazione evitano.

John fa loro cenno di andare. 

Lo stato d'animo del Joker era esattamente opposto a quello precedente. 

Aveva un sorriso sulle labbra, e guardava Harley sorridendole teneramente. La ragazza prende la sua mano, nonostante le manette, facendolo sedere sulla sedia davanti John e rimanendo in piedi.

Se lo aspettava, lo psichiatra.

Le indica uno sgabello al lato della stanza, che la ragazza va a prendere per portarl davanti alla scrivania, per poi sedersi.

-Come mai volevi parlarmi così urgentemente, Joker?- Domanda, guardando i due. 

Joker sorrideva. -Siceramente, perchè avevo voglia di vedere la mia Harley, e sentire di cosa parlavate.- Si volta verso la ragazza, rivolgendole l'ennesimo sorriso.

Falso, pensa John. Lo odiava, seriamente. Psicopatico...

Harley sorrideva in risposta a lui.

-Devo chiederti allora di tornare nella tua cella. Se non c'è un motivo preciso per il quale sei venuto, è inutile tenerti qui-

Lui storce le labbra -Davvero, Doc? Non vuoi vedere il tuo paziente preferito felice con la propria ragazza?- Domanda.

John sospira facendo segno di no con la testa, per poi chiamare le guardie.

Joker sorride ancora, alzandosi e scompigliando i capelli di Harley con le mani ammanettate, per poi seguire le guardie.

Fa un'occhiolino a John, articolando con le labbra "tra poco avrai molto da fare con lei"

Interrogativo lo guarda, poi vede la porta chiudersi. 

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Capitolo 25
*** Chapter 25 ***


Nuovo capitolo, per la gioia di Jiada U.U Buona lettura!

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Il colloquio finisce. Ognuno torna nelle proprie celle, e a distanza di una mezz'ora sarebbe iniziata la pausa pranzo.

Harley particolarmente allegra entrava nella propria cella, guardando le pareti, di ottimo umore.

Mezz'ora dopo avrebbe rivisto il Joker. Le mancava così tanto...

Esce dalla cella al richiamo delle guardie. Una volta dentro aspetta che anche il Joker fosse uscito, ma la raggiunge Ivy.

-Ehy, Red! Aspetto il Joker. Abbiamo fatto pace, sai?- Sorride, felice.

Ivy annuisce sorridendo con una sorta di tristezza -Si... Si, lo so. Sono felice per te- Dice piano. -Significa che non pranzeremo più assieme, e passerai tutto il tuo tempo con lui?-

Harley annuisce, mordicchiandosi il labbro.

-io non sono pentita- Sbotta Ivy, a voce bassa, guardando da tutt'altra parte.

Ecco, lo aveva detto. Ma come mai tutto questo imbarazzo?

Harley si volta, per poi abbracciarla di slancio. Ivy la stinge a sè, sentendo il suo profumo. 

Dio, quanto era bella Harley...
Si liberano dall'abbraccio, guardandosi negli occhi a vicenda. Avrebbe voluto prenderla e amarla come solo lei avrebbe saputo fare, Ivy, ma non poteva. Tutta colpa di quello stupido pagliaccio.


-Ragazze, mi dispiace interrompere un momento così romantico...- Il Joker compare alle spalle di Harley, afferrandola con violenza per i capelli e tirandola indietro.

-Ma anche io ho bisogno di compagnia, qui dentro- Sorride, lasciando i capelli di Harley per serrare la presa sul suo fianco.

Ivy alza le sopracciglia. -ci vediamo, Harl..- Commenta, girando i tacchi per superarli e allontanarsi.

No Red... Aspetta.... Puddin...- Si volta verso il Joker.

-Ci possiamo vedere durante l'ora d'aria?- Domanda, facendogli gli occhi dolci. -Dovrei... Dovrei parlare con Ivy...- 

Lui abbozza un sorriso -Va bene bimba.. Ci vediamo durante l'ora d'aria- Assentisce. Ivy lo guarda sospettosa, cercando di attirare il meno possibile l'attenzione.

Joker sorride ad Harley che non aveva notato nula di strano, persa com'era nel guardarlo, poi la bacia.

Le due si allontanano, seguite a passo lento dal Joker, che non nascondeva un sorriso bastardo stampato sulle labbra.

Le guarda allontanarsi prendendosi tempo, per poi seguirle in sala mensa. 

Prende il tavolo più in disparte possibile, e prende a fingere di mangiare ciò che gli proponevano.

 
-Scusa Harley, io non volevo che...- 

-Non preoccuparti, Red.  Il Joker capirà... Si è solo un pochino arrabbiato per quella faccenda del... Bacio....- Si mordicchia il labbro mentre beve dell'acqua.


Ivy storce le labbra. -Già... Il Bacio...- Fa, piano. Erano sedute l'una accanto all'altra, posate su una mensola appesa al muro. Uno specchio era davanti loro, a distanza di sicurezza. 

Si volta a guardare l'amica, abbassando gli occhi verso la tuta di Arkham che la bionda indossava.
-Devi proprio tornare con lui, Harley?- Domanda, voltandosi e prendendole la mano.


Harley sussulta, guardandola ma lasciandole prendere la propria mano.

-Io lo amo- Sussurra, a voce bassa. 

-Ma se io amassi te?- Risponde l'altra. La sua voce era appena percettibile, tanta sembrava la vergogna di dire quelle parole ad un essere umano. -Rinunceresti a lui, per stare con me? Me? Non ti ho mai fatto del male, Harl. Non ti ho mai mandata ad Arkham con lividi e fratture ovunque. Non ti ho mai augurato di morire, nè ti ho mai spezzato il cuore...-

La bionda abbassa gli occhi. 

-Ma io lo amo- Ripete, a voce più bassa, ma con più convinzione. 

La guarda, con dispiacere, ma sapendo perfettamente che l'affetto nei confronti di Ivy non potevano essere paragonati all'amore folle che la legava al Joker.

Ivy annuisce, cosciente di ciò, sapendo perfettamente che non sarebbe mai riuscita a dividerli. Neanche con la peggiore bugia che avrebbe potuto inventare.

Il riflesso dello specchio però, le indica qualcosa che tutto poteva essere meno che una bugia. Rifletteva alla perfezione il tavolo dove il Joker in precedenza si era seduto solo. Davanti a lui una
dottoressa bionda dagli occhi blu era seduta davanti a lui. Gomiti posati sul tavolo, lo ascoltava con un mezzo sorriso.

Si fa silenziosa, per non dire nulla all'amica. Magari era la sua psichiatra. Ma... Un momento... Quella non era Angela, la psichiatra assegnata ad Ivy?

Assottoglia gli occhi per isservarli. Non aveva idea di cosa stessero dicendo. Ecco a cosa voleva arrivare quel bastardo...

Distrattamente beve dal bicchiere della mensa, continuando ad osservarli. Harley non nota niente, assorta com'è nei propri pensieri che ruotano attorno ad una vita coniugale felice con il Joker. Non
avrebbe mai più fatto nulla di male, se l'era promesso.

Ivy sospira nell'osservare i due, incerta su cosa fare. Avrebbe chiesto spiegazioni a lei, prima della propria seduta. L'avrebbe costretta, a costo di ucciderla. Non avrebbe permesso a nessuno di fare del male ad Harley. 

Guarda la bionda, e sorride sotto i baffi. 

Nessuno le avrebbe fatto del male, finchè c'era Ivy vicino a lei.

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Capitolo 26
*** Chapter 26 ***


Premetto, che ultimamente i miei capitoli non mi stanno piacendo affatto.... Ma mi appello a voi.  Buona lettura :*

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Ora d'aria. Il Joker aveva raggiunto Harley all'uscita, verso il giardino. Un sorriso particolarmente allegro carezzava il suo crudele volto, mentre guardava la ragazza ricambiare lo stesso sorriso e avvicinarsi.

Ivy le aveva rivolto un sorriso appena abbozzato, lasciandola andare a malincuore. 

Non l'aveva neanche guardata, il Joker, preso com'era a nonn interrompere il contatto visivo con Harley. Le sorride con tenerezza, non considerando affatto Ivy, che per tutta risposta si era allontanata.

Harley abbozza un sorriso mentre allaccia le braccia attorno al suo collo.  Il Sorriso dal volto del Joker non cambia di una virgola, mentre le carezza con finta tenerezza i lunghi capelli biondi, lasciati sciolti sulle spalle.

-Andiamo, puddin?- Sussurra, carezzandole la mano per poi afferrarla e portarla nel giardino. La spinge a terra, a contatto con l'erba del giardino, bloccandole poi le mani a terra sotto le proprie e scoccandole un lungo bacio.

La ragazza sorride, estasiata. L'aveva perdonata, ne era certa. Si accoccola contro il suo petto, baciandolo dolcemente in silenzio. Chiude gli occhi rimanendo così, carezzando teneramente i capelli verdi di lui. Lo stesso faceva lui, assorto però in pensiero totalmente diversi.
 

Ivy attendeva con ansia la fine dell'ora d'aria. Così noiosa, senza Harley... Così... Triste.

Si divertiva, nel giardino, a far fiorire rose al posto dei fili d'erba. Attraverso i sedativi che le iniettavano per flebo non poteva fare molto di più. e non avrebbe potuto fare neanche quello, se avesse preso i medicinali che le assegnavano.

Si guarda in giro, silenziosa, aspettando di sentir suonare la campana che indicava la fine dell'ora d'aria. Poi avrebbe chiesto a Angela di cosa stesse parlando nella pausa pranzo con il Joker. 

Sbuffa sonoramente, guardando i pazienti. Erano per la maggior parte uomini, in quel giardino. Uomini, che la guardavano, senza voler nascondere i propri pensieri. Non ci faceva caso, ormai.

Erano uomini che non vedevano una donna da anni. Era chiaro che non avevano altri pensieri, al suo proposito. 

Ridacchia, facendo sbocciare l'ennesimo fiori in poco più di dieci secondi.

La campana suona. Si libera in un sospirodi sollievi, e si alza, guardandosi attorno. 

Si avvia verso l'entrata del manicomio, diretta in automatico nell'ufficio di Angela. Un quarto d'ora di anticipo, non importava.

La aspetta, storcendo le labbra nell'attesa. Harley a quell'ora avrebbe raggiunto la propria cella, e Joker sarebbe andato da John.

Giocherella distrattamente con una penna che era sul tavolo, mentre si guardava attorno. Pareti Bianche, totalmente acromatiche.

Contrata su questo particolare, al quale non aveva mai fatto particolalre attenzione, sussulta nel sentire la porta aprirsi. Entra la dottoressa, con i capelli biondi raccolti in una crocchia e il camice indosso.

-Buonasera, Angela- Sorride Ivy. Aveva imparato a comportarsi in modo particolarmente docile con lei. Magari le sarebbe stata simpatica, e le avrebbe dato più permessi. 

-Buonasera, Pamela. Di buon umore, per fortuna, anche adesso- Dice. Avea un'aria apparentemente più sorridente di prima. Più... Felice, quasi.

-Lo sono. Anche tu sembri più contenta del solito. C'è un motivo particolare?- Domanda Pamela. Avrebbe adottato il metodo che preferiva: Un'informazione in cambio di un'altra. 

-Sono io, a doverti fare le domande, Pamela. E comunque, no, non c'è un motivo particolare. A te è successo qualcosa in particolare?- Chiede, abbozzando un sorriso.

-Mah, niente di che... -

Con Harley come va?- Domanda la dottoressa. 

Ivy assottiglia gli occhi. I dottori erano soliti chiamare Harley con il suo nome originale, o con il cognome. 

-Scusi?-

-Ehm... Con Harleen. Come va con lei? Vi siete viste durante le pausa?-

"eri lì, mi hai vista benissimo, idiota..." 

-Si, era con me. Il Joker nonostante stiamo di nuovo assieme mi ha permesso di stare con lei.-

Angela annuisce, storcendo le labbra. C'era qualcosa, in quel comportamento, che dava non pochi pensieri ad Ivy.

-L'ho vista parlare con il Joker, durante la pausa pranzo- Accusa poi. Non aveva tempo, e se avesse aspettato avrebbe rischiato di tirarla troppo per le lunghe. 

-Ah si? Beh...- La dottoressa sembra tingersi di un delicato colore rosato sulle guance. Ad Ivy questo non sfugge, nonostante il silenzio.

Sorride tra sè. Chissà se il suo potere funzionava anche con le donne, e nonostante i sedativi.

Si avvicina alla donna che guardava verso il basso, concentrata sulle proprie intenzioni. Poi avvicina le labbra a quelle di lei, baciandola.

-Parlavamo. Ho bisogno di sapere anche il suo punto di vista sulla faccenda, sai?- 

Ivy abbozza un sorriso. Era così... Stupida. 

-E cosa ti ha detto lui?-

La donna sorride appena -Che con Harley ha chiuso, ed ora sta con lei solo per prenderla in giro.- Dice, a voce bassa.

-Tutto qui?-

-Credo ci stia provando con me. Ma non ne sono certa, non conosco il soggetto. Non potrei dirlo.- 

Ivy annuisce. Aveva avuto ciò che desiderava. Passa il resto della seduta in silenzio, aspettando che l'effetto del proprio bacio terminasse. 

Aveva scoperto che il suo bacio funzionava anche sulle donne, e aveva scoperto per bene i piani del Joker.

 

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Capitolo 27
*** Chapter 27 ***


nuovo capitolo più corto del solito...  E' di transizione. Premetto che tra due/tre capitoli la storia si concluderà. Dopo, ho intenzione di scrivere degli spin off a proposito di questa storia.

Buona lettura :*

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-Cosa hai intenzione di fare, Joker?- 

John aveva interrotto alcuni secondi di silenzio durante il colloquio con Joker, per porgli questa domanda. 

Non gli era sfuggito il suo comportamento con la ragazza. Non gli era sfuggita l'occhiata che gli aveva lanciato, quando stava uscendo dall'ufficio. 

-Intenzione di fare? Mah, fuggire... Andare in giro... Vivere...- Ridacchia.

-Non intendevo quello. Con Harleen. Cosa vuoi fare?-

Joker ride, guardandolo. Posa i gomiti sulla scrivania, posando gli occhi verdi in quelli di John.

 -Niente che ti possa interessare- Dice, serio. -quello che faccio con Harley è un problema mio. Non tuo, Nè di Ivy. Capisci, Doc?- Sorride ora.

-Ma, se ci tieni... Ho solo intenzione di far capire alla mia bambina che non si può prendere troppe libertà, se ha deciso di essere mia deve rinunciare a qualcosa. Lo ha fatto per quasi sei anni, sai? E ora arriva...-

Sbatte un pugno sul tavolo -...Arriva questa troia e vuole portarmela via!- 

John lo guarda, senza reagire. -Non ci è mai riuscita- Replica, con calma. 

-E, conoscendo Harley, ti ama troppo per preferire Ivy- 

-Harley è solo una stupida mocciosa con carenze affettive da quando è nata. E si è attaccata alla prima persona che potesse rappresentare per lei un padre e un marito...- 

Dice. Aveva solo ripetuto quello che Harley una volta gli aveva detto di aver sentito dalla propria psichiatra.

John annuisce. Sapeva che quelle cose erano dannatamente vere, nonostante Joker le dicesse solo per smentirle.

-Harley E' una bambina, Joker. Lo sai,ci vivi assieme da tanto.- Joker lo scruta, in cagnesco.

-Non puoi pretendere di conoscerla come me.- Sibila, irritato. 

Rimangono in silenzio altro tempo. -Cosa vuoi fare con lei?- Chiede poi John. 

-Farle male finchè non tornerà da me strisciando- Risponde lui. Semplice, conciso. Sapeva cosa fare, e sapeva come spiegarlo.

John sospira. -Immagino che il mio lavoro sia prepararla un minimo, non è vero?-

Joker ride -Tu fallo, e io, una volta uscito da qui, ti spezzo l'osso del collo.-


L'altro storce le labbra. -Lei è debole, Joker... E' capace di tutto, per te-

-Oh, lo so mio caro John...- Un sogghigno, mentre afferra dalla scrivania una penna -Lo so benissimo- 

Guarda gli occhi dello psichiatra. 

John era quasi sicuro di aver intraviso una venatura rossa, in quegli occhi color smeraldo.


 
 
-Piccola, non è il tuo turno da John?- Domanda attraverso il muro, il Joker.

 La ragazza si getta a terra avvicinandosi ulteriormente alla parete, per poi rispondere.

-Ha mandato una guardia, a dire che non c'era bisogno di vedermi. O ancora non è pronto... Non ho capito bene. A te come è andata?- 

Domanda. Si siede, posando le spalle alla parete, mettendo la mano nella fessura. 

Sente la mano fredda del Joker afferrarla, e sorride con dolcezza.

-Niente di importante, solite stronzate...- Fa, vago.

Sorride tra sè, incontrando lo sguardo irritato di Ivy che in quel momento tornava in cella.

"lei... Sa..." Pensa, non nascondendo un velo di fastidio.

 Se le avesse detto qualcosa... Harley non le avrebbe creduto. Ovviamente, non lo avrebbe fatto.

Sorride tra sè. Prima ad Ivy, poi lo fa in risposta da un'idea formulata dalla sua mente malata. La stessa mente malata che l'aveva fatta innamorare.

-Bimba, ho sonno.- Abbozza, con voce assonnata. 

Harley annuisce, dall'altro lato -Vai a dormire budino...-

Joker ghigna. Letteralmente.

-Buonanotte bimba.- Mormora, Allontanandosi. 

Estrae da un cassetto di fianco al letto una matita e un foglio. Poi prende a scrivere, badando bene a non fare il minimo rumore.  

Harley d'altro canto, si mette a letto ad osservare la camera, e il soffitto, pensando a lui. 

Non le passa per la testa la possibilità che la stesse illudendo. Non pensa che, forse, a lui in realtà non importi nulla di lei. 

Nè che il suo obiettivo in quel momento era di farla stare male. Finito di scrivere, il Joker posa tutto sul comodino.

 Ivy Lo osservava, attenta, facendo il possibile per coglierlo in fallo.

Soddisfatto, si volta contro il muro, pensieroso. Era così... Crudele. L'avrebbe fatta stare male. Male come non era mai stata.

Ma lo avrebbe fatto l'indomani sera. Avrebbe avuto più tempo per divertirsi, e vedere come si comportava. 

Si, avrebbe agito l'indomani. E le avrebbe fatto male, tanto male. 

 

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Capitolo 28
*** Chapter 28 ***


Shh, sto piangendo ç.ç Due capitoli probabilmente appa fine della Ff..
Buona lettura ;D


 
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Il giorno dopo. Tutto ciò che Joker aveva preparato, stava per metterlo in atto. Harley i sarebbe stata male. Tanto male.

Ora di colazione, Harley è la prima che esce dalla propria cella, seguita imediatamente da Ivy. Joker era rimasto a letto, cosa strana, dal momento che solitamente non vedeva l'ora di uscire da quella cella. 

Bussando sul vetro, l'unica risposta che riceve è un "dopo, dopo..." farfugliato, forse nel sonno, dal Joker.

Probabilmente lo avevano drogato, o si era preso da solo i sonniferi. Alza le spalle. Ognuno dei frequentatori abituali di Arkham, avevano imparato a conservare le pasticche di sonnifero, utilizzandole a propria discrezione, o gettandole. Harley era Solita conservarle, qualora avesse avuto bisogno di addormentare qualche infermire: glielo aveva insegnato Joker. 

Alza le spalle, guardando Ivy -Sta dormendo... Beh, andiamo?-

L'altra annuisce, seguendola a passo lento verso la sala mensa, insolitamente silenziosa.

-Harl...-

-Dimmi Red!- La voce squillante ed allegra di Harley sembra rattristare ancora di più Ivy.

-Se... Se ti dicessi una cosa, mi crederesti?- Inizia, con voce bassa.

-Certo, Sei la mia migliore amica!-

-Anche se ti dicessi qualcosa sul Joker?- Fa. 

Harley rallenta il passo, voltandosi. -Cosa?-

-Beh... Ti sta prendendo per il culo- Risponde, tutto d'un fiato -Me lo ha detto la mia psichiatra... Ci sta provando con lei.-

Harley la guarda per un istante. Seria, la scrutava con attenzione. 

-Tu mi vuoi allontanare dal Joker, vero?- sospira leggermente -Lo sapevo, ma... non immaginavo una cosa del genere- Storce le labbra. Ivy abbassa il capo. -Harl, lui è Co...-

-Non immaginavo che saresti potuta arrivare a mentire per allontanarmi da lui- 

-Harl, lo ha detto alla mia psich...-

-Red, non sono così stupida. E neanche lui lo è abbastanza da andare a dire ad una Psichiatra...-

-Credimi!- Sbotta la rossa, voltandosi e dandole uno schiaffo.

Harley rimane in silenzio, senza rispondere, e allontanandosi a passo svelto verso la mensa. Ivy rimane in silenzio, superata dal Joker.

Lui si volta, e ride, facendole un gestaccio con la mano, per poi seguire Harley. Li vede, mentre l'uomo posa una mano sul fianco della bionda. E ringhia, allontanandosi irritata.


 
Al ritorno dalla colazione, Joker è portato, ammanettato, da John. Harley torna nella propria cella.

Un foglio di carta era a terra, dalla parte della cella del Joker. Raggiungerlo non sarebbe stato facile, la era troppo curiosa di sapere cosa aveva scritto .Nella firma c'era un cuore, anticipato da "Tuo, Joker"

Si mordicchia il labbro, abbozzando un sorriso. Era per lei. Sorride, afferrandola con alcune difficoltà, per poi cominciare a leggerla.
 
"Mia cara Angela,
 
Non vorrei metterti in difficoltà con quello che ti sto scrivendo, per cui, se lo trovi inutile, stupido, o qualcos'altro, se lo cestini non mi offendo, anzi, ti capirei.

Devi sapere che, come ti ho detto, con Harley non va bene. Non credo di amarla come una volta, e temo che lei se ne stia accorgendo, ma forse è meglio così. Puoi ridere di me se vuoi, magari potremmo farlo assieme, ma credo di essermi veramente innamorato di una persona.

Quella persona sei tu, Angela.
Al diavolo Harley, al diavolo tutto quello che potrebbe dire e pensare. A me non importa più di lei, l'unica persona di cui mi importa sei tu. 

Tu, e la tua risata così cristallina. Il tuo sorriso, e i tuoi occhi castani.Le tue labbra così rosse, e il tuo modo di abbassare gli occhi quando ti senti in imbarazzo. Quando dico che sei bella, chiudi gli occhi e ti mordicchi quelle labbra meravigliose, poi sorridi. Adoro quando lo fai. E i tuoi capelli.  

Dio, amo i tuoi capelli. Starei ore a carezzarli, senza stancarmi. Ore, a tenerti stretta a me a fare qualcosa di completamente inutile pur di stare assieme. Lontano da tutto e tutti. 

Io e te, Angela, contro tutti quanti. Pensaci, e scapperemo dal mondo intero. Andremo... Lontano. In europa. Ci pensi, Angela? A vedere Parigi. Non ci sono mai stato... Piccola, ci andrei con te.

Voglio evadere, questa notte. Voglio fuggire da questo inferno, voglio tornare a casa. Voglio che tu venga con me. Lascerò qui Harley, di lei non mi importa. A me interessa solo di te... 

Staremo assieme per sempre, piccola. Lo giuro. e quando vorrai, ci sposeremo. Avremo il matrimonio che hai sempre sognato, e niente e nessuno ci dividerà mai.

Te lo prometto. Dimmi solo di si, e sarò capace di regalarti la luna.

Ti amo, davvero. 

 Tuo, Joker"
 
 
Forse se la lettera non fosse stata competamente zuppa per le lacrime di Harley, qualcuno avrebbe capito la causa di tutto.

Ma, l'inchiostro completamente sbiadito e la lettera sgualcita, avevano reso il contenuto illeggibile.

Tutto ciò che aveva fatto, era stato controllare l'assenza di guardie nei dintorni. Poi aveva sollevato una mattonella, e aveva recuperato un sacchetto giallo. All'interno, dieci pasticche bianche, poco più piccole di un'unghia.

Non ci aveva neanche pensato. Neanche le era passato per la testa, pobabilmente, la possibilità che lo avesse fatto apposta. Nè tanto meno quella di rifarsi una vita senza di lui.Siede sul letto a gambe incrociate, come una sorta di strano rituale. 

Allora aveva infilato in bocca una pasticca, e l'aveva mandata giù.


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9.


Afferra la bottiglia d'acqua sul comodino.


10.


Beve l'acqua, e si sdraia sul letto.

Un sorriso le sfiora le labbra nel ricordare, poco prima di chiudere gil occhi. 


 
Un'ombra passò davanti ai suoi occhi chiusi, poi si sentì baciare sulla fronte. -Buonanotte, HarleyQuinn.-

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Capitolo 29
*** Chapter 29 ***


Ci avviamo verso la fine!  Buona lettura! :*

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Passano diverse ore. A pranzo Harley non si presenta, e, mentre Joker raggiunge con tranquillità la mensa, con la certezza che Harley in quel momento stesse piangendo come una fontana, Ivy raggiunge a passo lento la stessa sala, chiedendosi cosa avesse.

Nel caos generale, nessuno vede che dietro la porta di vetro due infermieri portano una barella verso le celle.

Attorno alla cella della ragazza erano una mezza dozzina di persone. Primo fra tutti John, poi i due infermieri e due dottori. Era presente anche il direttore, allertato dall'assenza della ragazza al colloquio.

Viene trasportata d'urgenza nell'infermeria, con il seguito di dottori ad assistere. Stesa sul lettino due medici controllavano il battito cardiaco eccessivamente lento. 

A distanza di un'ora, rimangono solo quei due medici a controllarla. Infilata una flebo per l'alimentazione, si allontanano. Rimane da sola. 

 

Primo giorno di lavoro. Aveva già dato un'occhiata a tutti i pazienti, ma aveva concentrato le proprie attenzioni su uno di loro. Le aveva rivolto un sorriso. 

Psicopatico, era la denominazione che gli davano tutti i medici. 

Raggiunge l'ufficio per cominciare a dare un'occhiata ai fogli che le avevano consegnato per cominciare a lavorare nella struttura. Non fa in tempo ad accendere la luce, che un oggetto attira la sua attenzione nonostante il buio.

Una rosa, di un rosso che mai aveva visto prima, era al centro della scrivania. Un biglietto accanto ad essa.

"Sei bellissima quando sorridi. 
J."

Non aveva nascosto un sorriso, sfiorando con le dita la rosa. Era avvampata, piacevolmente sorpresa da quell'oggetto. E qualcosa, all'altezza del cuore si era mosso.

Accende la luce, sedendosi alla scrivania estremamente ordinata, e incominciando a lavorare su quei fogli. 

 

 
L'ora di pranzo era terminata, lo stesso per l'ora d'aria. I detenuti si dividevano tra uffici degli psichiatri e celle.

Joker raggiunge direttamente l'ufficio di John. Sorrideva, aprendo la porta e guardando l'uomo.

-Giorno, Doc.- Si siede sulla poltrona davanti a John. -Come sta la mia piccola Harley?- Ride.

John lo guarda negli occhi color smeraldo, senza rispondere direttamente alla domanda -Dovremmo parlare di te- Fa, laconico.

Joker annuisce, ridacchiando. 

-Oggi non ho visto Harley a pranzo. Mi chiedo come stia- 

-Non ci ho parlato neanche io, oggi- Joker lo guarda abbozzando una risata -Beh, pare che abbia intenzione di piangere per molto, che ne dici Doc?-

-Joker, Harley è in infermeria.- Il sorriso di Joker tentenna -Ha tentato il suicidio. I medici stanno controllando con le analisi del sangue. pare abbia ingoiato una dose eccessiva di sonnifero. Ne sai qualcosa?- 

Joker non risponde. Cosa cazzo aveva fatto?

-John, che cazzo dici?-

-L'hanno trovata due ore fa a letto. Non respirava, e il battito cardiaco era lentissimo. Devi aver fatto proprio un bel lavoro, per ridurla così- 

La voce dell'uomo tremava. John, sembrava infuriato, nonostante si stesse trattenendo. 

-E' viva?- Joker si era alzato, smettendo di giocherellare con la penna che all'inizio del colloquio aveva preso. Ora la stringeva in mano.

-Si, ma ha tentato il suicidio. Spero tu sia contento- Gli fa cenno di sedersi -Ma ti avverto che, se dovesse riprendersi, cosa piuttosto improbabile, ti vieterò di vederla. Sarà spostata nella cenna più lontana da te. Faremo il possibile per procurarle un'amnesia, in modo che non si ricordi di te. Ma è probabile che dopo il tentativo di suicidio ci abbia già pensato il suo inconscio. Ma vorr...-

Emette un suono strozzato. La penna che Joker aveva in mano si era piantata nella carotide dell'uomo.

-Stai zitto- Sibila, alzandosi e uscendo. Le macchie di sangue che schizzavano dal collo dell'uomo lo avevano macchiato, ma poco importava. Tutto quello che voleva fare era vederla. Nient'altro era importante.

Che cazzo aveva fatto?

Sale le scale due a due, noncurante delle guardie che, alla vista del sangue, facevano per segurlo e fermarlo.

Nè di quelli che gli si lanciavano alle calcagna, perchè trovava sempre un modo per fermarli.

Raggiunge l'infermeria.

Non gli importava assolutamente nulla di ciò che avrebbero fatto. Voleva vederla. Doveva vederla.

Ma perchè gli interessava così tanto di quell'inutile ragazzina? Era solo... Solo un impiccio. Era solo un intralcio ai suoi piani, niente di importante.

Rallenta appena il passo, vedendo che non c'era nessuno in giro. Era al terzo piano, e l'infermeria al quarto.

Posa le spalle contro il muro, con aria smarrita. Perchè, dannazione? Cosa gli interessa se quell'idiota voleva uccidersi? L'aveva tradito, non meritava che...

-Fanculo!- Sbotta, riprendendo a correre verso l'infermeria.

Aveva bisogno di lei. Dei Suoi occhi, del Suo sorriso. Del Suo profumo.

C'era solo un medico, nella struttura dell'infermeria.

Spalanca la porta, sollevato nel vedere la semplicità di quel luogo. Raggiunge senza esitazione la porta che dava ai lettini dei ricoverati. Pessima idea, per il medico, quella di avvicinarsi. 

A Joker era bastato afferrare un vaso e sbatterlo con violenza sul suo capo, per tramortirlo. 

Apre la porta, vedendo che vi era solo lei in quella stanza.


Dio, come mai si sentiva così... Male?


Raggiunge il letto, guardandola. I suoi capelli biondi erano sciolti sul cuscino, gli occhi chiusi. Vi era un mezzo sorriso sulle sue labbra.


Cos'era quella fitta, all'altezza dello stomaco?


Sfiora con la mano la guancia della ragazza. 


Cos'era quel nodo alla gola?


Carezza i suoi capelli biondi, guardandola in quelle condizioni.


E ora, da dove cazzo veniva quella goccia d'acqua che gli rigava la guancia?

 

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Capitolo 30
*** Chapter 30 ***


Buona lettura, cari :*

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-Cosa cazzo è successo ad Harley?- 

Si sentono solo le urla di Ivy all'interno di quella stanza. Mentre Angela la guardava in silenzio senza accennare a parlare. 

Era anche colpa sua, se la paziente aveva tentato il suicidio. 

Chiunque ci si sarebbe giocato qualsiasi cosa: Harley aveva fatto ciò che aveva fatto per il Joker. 

Niente era più ovvio.

-Sei una totale idiota, Angela-

-Pamela, non so...-

-Pamela un cazzo!!- La rossa si avvicina pericolosamente alla psichiatra. 

-Sono dolce e carina quanto vuoi, Angela, ma non usare quel tono con me. La colpa è tua, e del fatto che non sai tenere a bada gli ormoni, razza di incompetente!- 

Ringhia. -Lo so che tu e il Joker avete fatto qualcosa, ed è per questo che Harley... Sta in infermeria- 

Si allontana dal volto della donna, ed esce dall'ufficio, furente come poche volte nella sua vita.

Raggiunge l'infermeria, noncurante di quello che stava accadendo attorno a sè.

Prende l'ascensore, ragguingendo il quarto piano ed entrando nell'infermeria.

Un infermiere svenuto era a terra. Oltre la porta, Harley distesa sul letto e un Joker che non aveva mai visto.

Silenziosa, probabilmente non l'aveva vista. C'era un vetro sulla finestra, che le permetteva di guardare il volto del Joker. 

L'unico sorriso sul suo volto, era disegnato. Così artificiale, ben diverso dall'angoscia dipinta nei suoi occhi.

Non credeva di ammetterlo, ma le dispiaceva per lui.

Teneva la mano di Harley, carezzandola innumerevoli volte. 

Era tenerezza quella con la quale la mano bianca sfiorava la guancia della biondina?

Rimane immobile ad osservarli, senza dire una parola.

Sorride tra sè, nel vedere quella dimostrazione di debolezza del Joker.

Si avvicina, silenziosa, sopraggiungendo alle spalle di lui.

Si fa sentire, procurandogli un sussulto e una maledizione tra i denti. Il suo sguardo era cambiato in poco tempo.

Ma due occhi così lucidi non si nascondono in pochi istanti.

Non dice una parola, mentre Ivy cerca una sedia e si siede accanto a lui. 

-Lo ha fatto per te, vero?- Dice a voce bassa la rossa, senza staccare gli occhi da quelli chiusi di Harley. 

Joker si volta a guardarla, con aria irritata. Poi si rilassa, guardando la ragazza con arai afflitta.

-Si-

Ivy sospira, senza dire altro.

 

L'automobile sfrecciava a tutta velocità dal manicomio di Arkham verso il centro della città, accompagnata dalla risata gelida del Joker.

Tutta questa... Euforia...

-Piccola, sei un genio! Dio, se fossi in forma cosa ti farei!- Rideva, guardando la bionda che guidava estasiata da lui.

Si sentivano le sirene della polizia alle loro calcagna. Perchè, perchè era così felice?

 Stava dicendo addio al suo passato. E stava incominciando una nuova vita con lui...

-Qui, a destra bimba!!-

Una derapata, e si infilano in quel vicolo.

Spegne le luci, e si volta dietro di sè, ansimante, per controllare che non ci fossero poliziotti. Poi guarda il Joker, abbozzando un sorriso.

Si avvicina, mordicchiandosi un labbro e guardando i suoi occhi... Il suo sorriso trionfante...

-Grazie piccola mia- Dice piano. Vede il sorriso della ragazza allargarsi, mentre si avvicinava a lui.

Poi un bacio. Aveva un sapore dolce, lei. Sembrava accorgersene in quel momento, come se non l'avesse mai baciata prima.

 Ma la libertà ha tutto un altro gusto.

Poter stare assieme, senza la paura di essere licenziata.

Harley si allontana, sdraiandosi sullo schienale.

 
 

-Sei bella, Harley...-

 
 

Aveva scostato i capelli dal volto della ragazza, in silenzio.

Ivy lo guardava silenziosa. Non sapeva se odiarlo, o capirlo. Nonostante tutto, era lì a causa sua.

Non sorrideva. Il Joker non stava sorridendo alla vista della sua ragazza in coma dopo aver tentato il suicidio.

L'uomo non distoglieva lo sguardo da lei.

Così innocente e dolce. Così innamorata da fare una cosa del genere.

Così.. Harley. E così sua. 

Ivy abbassa gli occhi. Quel silenzio le pesava.

-Io la amo- Fa, piano. Era una confessione appena sussurrata. 

-Anche io- Sussurra lui, impercettibilmente.

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31. Ending. ***


Ultimo Capitolo. Fine della storia. Spero vi sia piaciuta.
Sono in arrivo, spero, alcune one shot al riguardo, anche non mie. Permetto ai letto, previo autorizzazione, di scrivere one shot ispirate ad essa.
Buona lettura :D

 
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Ivy abbozza un sorriso, sollevata per il fatto che almeno la sua amica si torturava per qualcosa che esisteva.

Ma il Joker. Da lui non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere. Da quando uno come lui confessava i propri sentimenti?

Soddisfatta, si alza allontanandosi e uscendo , senza dire una parola. Chiude per bene la porta, con un rampicante piuttosto resistente. 

Almeno la poca forza che aveva stava funzionando.

Raggiunge il piano della propria cella. Distrutta dentro. Ma sapeva che Harley ce l'avrebbe fatta. Era una forza della natura, quella ragazza.

 

Scosso. Il Joker guarda Ivy allontanarsi, e sente la porta chiudersi.

Torna poi ad osservare Harley, in silenzio.

Aveva esagerato, quella piccola stupida. Davvero sarebbe arrivata a così tanto per lui? 

Davvero era così indispensabile per la vita di quella bambina?

La guarda ora con più attenzione. Quel mezzo sorriso sul volto era così innocente. 

Carezza ancora una volta il suo volto, sedendosi sul lettino d'ospedale. La osserva noncurante di ciò che altri avrebbero potuto dire. 

Non c'era nessuno a spiarlo, mentre sfiorava i suoi capelli con tenerezza, dandole un bacio sulla fronte dopo essersi chinato. 

Aveva posato i gomiti lontano dai tubi per non rischiare di combinare guai, ed era posando a poca distanza da lei. 

Per sentire il suo profumo, per baciare la sua pelle. 

Le carezzava i capelli, mentre, all'orecchio, le parlava.

Aveva letto da qualche parte che chi era in coma poteva sentire gli stimoli esterni. 

Bene, allora l'avrebbe sentito, mentre per l'unica volta nella sua vita, le confessava una cosa del genere.

Era un chiarimento anche a sè stesso. Probabilmente... Se non fosse successa una cosa del genere non le avrebbe mai parlato a quel modo.

-Harl...- Sussurra. Non aveva idea di cosa dirle.

-Harley...  Mi manchi. Tanto, e sai che è vero.. Io... Io vorrei che tu fossi qui. Davvero, non ti sto prendendo per il culo.  Era uno scherzo, non volevo farti così male.. Io... Harley, riprenditi!- 

No, lui non era tipo da dichiarazioni di quel genere. Sapeva che semplicemente carezzandole i capelli e prendendole la mano, lei avrebbe capito.

Era così... Sua.

La guarda, e comincia a ridere.

Erano anime gemelle, stessi pensieri. si erano incontrati, e non potevano dividerli nè una stupida maniaca delle piante, nè un coma.

Se fosse morta, lo avrebbe fatto anche lui.

Ride, stringendola con dolcezza a sè.

-Ti amo, HarleyQuinn-  Sussurra, tra le risate, stringendola con dolcezza a sè.

 

 

Era nel quartier generale del Joker. La prima volta che lo vedeva. Aveva la mano in quella del Joker, che la portava nel vecchio teatro abbandonato.

Sorride, guardandolo e seguendolo estasiata nella camera da letto.

Lì l'aveva presa di nuovo. Le aveva dato un bacio sulle labbra, così impetuoso da farla impazziere. Liberi, e finalmente si appartenevano.

Gli occhi della bionda brillavano, nel vedere il sorriso del Joker allargarsi mentre sfiorava con la mano libera il costume. Collo... Seno... Fianchi...

-Sei bella, piccola- Dice, guardandola, mentre Harley avvicinava il volto al suo per rubargli un bacio.

Lo spinge per farlo straiare su quel letto, sul quale si sdraia poi anche lei. Sopra di lui, i gomiti posati sul letto e le mani a giocare con i suoi capelli.

Lui la guardava, con quell'aria soddisfatta, di chi capisce di aver appena vinto una battaglia. Si guardavano semplicemente.

E a lui questo piaceva tanto. Adorava i suoi occhi, così dannatamente belli e sinceri. 

 

 

-Sei così bella...-

 

 

Avverte un movimento sotto la propria mano. Sussulta, e avverte un sobbalzo al proprio cuore. Si era mossa, lo sentiva. L'aveva vista.

-Sei viva... E io sono qui. Ti sto aspettando-

 

 

Era solo un dannato incubo... Lui l'amava. Era solo un incubo. Non aveva mai scritto quella lettera. 

Nulla, di ciò che era accaduto era reale. Il Joker l'amava davvero, lo sapeva. Lo diceva a tutti.

Sorride, felice. Quando avrebbe aperto gli occhi, lui sarebbe stato lì. Le avrebbe detto che l'amava, e quell'incubo sarebbe finito. 

Perchè lui in realtà la amava.

 

Doveva tornare da lui. Subito.. PErchè lui era lì ad aspettarla.

 

Sfiora il suo volto, e prima ancora di rendersene conto una goccia d'acqua cade sul volto della ragazza. si ritrova gli occhi lucidi.

E la guarda aprire gli occhi. Sorridere.

-Budino...-

Aveva sussurrato, alzando appena un braccio. L'uomo l'aveva guardata silenzioso, per poi baciarla impetuosamente.

-Harl, non farmi ai più spaventare a questo modo- Fa, stringendola tra le braccia.

Harley sorride, mentre un fiume di lacrime prendono a scorrerle lungo il volto.

Mistah J... Io...-


-Shh, Harl. Io ti amo- 
 

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