Fairy End - Genesi di Jashin99 (/viewuser.php?uid=862981)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fine del mondo ***
Capitolo 3: *** Assalto ***
Capitolo 4: *** Inseguimento ***
Capitolo 5: *** Rabbia di lupo ***
Capitolo 6: *** Risveglio ***
Capitolo 7: *** Raid ***
Capitolo 8: *** Addio ***
Capitolo 9: *** Una bella giornata ***
Capitolo 10: *** Inganno ***
Capitolo 11: *** Mostro ***
Capitolo 12: *** Piano ***
Capitolo 13: *** Non ti lascerò sola ***
Capitolo 14: *** Volontà ***
Capitolo 15: *** Crudeltà ***
Capitolo 16: *** Attacco ***
Capitolo 17: *** Cambiamento ***
Capitolo 18: *** Isteria ***
Capitolo 19: *** Euforia ***
Capitolo 20: *** Umano contro umano, umano contro demone, demone contro demone ***
Capitolo 21: *** Null Schwert ***
Capitolo 22: *** Écriture ***
Capitolo 23: *** Fastidio ***
Capitolo 24: *** FUOCO ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
CLOMP
CLOMP
CLOMP
Silenzio.
Il
castello di Tartaros era silenzioso come non era mai stato.
Ogni
stanza, ogni corridoio, ogni angolo era addormentato in quel teatro
spento.
CLOMP
CLOMP
CLOMP
L'unica
cosa che interrompeva quell'assordante nulla era il lento e scandito
rumore di passi che percorreva il lungo corridoio principale fino ad
arrivare alla sala del trono; e fu proprio davanti ad essa che anche
quell'unico suono cessò.
La
figura si guardò intorno.
La
stanza del trono consisteva in una grande sala a tre navate, le cui
pareti erano solcate da pilastri verticali; al centro del muro di
fondo, circondata da alcune nicchie e da alcune statue demoniache,
sorgeva una corta scalinata che portava ad una piccola costruzione
cubica, incastonata nel muro, la cui facciata principale era aperta
e, dietro ad alcune tende, sorgeva un maestoso trono dallo schienale
trapezoidale, i cui bordi, come i poggi per le braccia, erano
adornati da orridi teschi deformi e da distorte ossa umanoidi.
La
figura fissò il trono per un po', poi salì la
rampa e vi si trovò
davanti.
Si
girò, si sedette e mise le braccia sui braccioli,
appoggiando la
testa sullo schienale e tirando un lungo sospiro rilassante.
Ma,
insoddisfatto, decise di cambiare posizione, e si sdraiò di
lato,
appoggiando un gomito sul sostegno destro e le gambe sull'altro,
mentre col pugno chiuso si teneva la guancia.
-È
ancora scomodo.-.
CLOMP
CLOMP
Una
seconda sagoma emerse dal buio, fermandosi nell'invisibilità
della
penombra; ma l'altro poteva facilmente vedere il sorriso, anzi il
ghigno, a metà strada tra la soddisfazione e la noia, che
gli
rivolgeva beffardamente.
-Zeref.-
Commentò freddamente il primo.
-Perché
questo trono è così scomodo?-.
-Non
saprei proprio.- Rispose l'altro, uscendo dall'oscurità: era
un ragazzo giovane, se così si poteva dire per quel mago
immortale,
dai capelli corti e neri e gli occhi scuri; indossava un vestito nero
a collo alto con finiture d'oro, adornato da un drappo bianco, e al
collo portava una collana con un ciondolo.
-Solo
Mard Geer avrebbe potuto risponderci, in effetti.-.
-Già,
peccato tu l'abbia ucciso.- Replicò gelido l'altro.
-Perché?-
Chiese poi: -Era un ottimo demone, un eccelso combattente e stratega,
e un mio compagno.- calcò sull'ultima parte.
Zeref
allargò un po' quell'irritante sorriso.
-I
suoi obbiettivi non coincidevano più con i miei. Non
è più mio
desiderio morire, ma distruggere; pertanto, lui era una minaccia per
me, perché era uno dei pochi che poteva uccidermi.-.
-Lo
sono anch'io, eppure non mi hai ucciso; anzi, se sono di nuovo in
possesso di questo corpo lo devo a te.-.
-Perché
di te mi fido.- Fu la risposta.
Le
mani dell'altro si contrassero bruscamente, come in un raptus d'ira,
ma subito si rilassarono.
-Capisco.
Ti fidi, eh? È importante avere qualcuno di cui fidarsi...-.
Zeref
piegò la testa di lato.
-E
ora che sei tornato, che cosa farai...-.
-...E.N.D.?-.
La
figura si sporse in avanti, rivelando il suo volto.
Era
un ragazzo giovane quanto l'altro, ma molto diverso: corti capelli
rosso fuoco appuntiti, occhi scarlatti e saettanti, un lungo mantello
nero pece e un paio di pantaloni dello stesso colore lacerati in
più
punti, alle braccia e al petto numerose fasciature, ai polsi due
bracciali neri puntati di ferro e alla vita una cintura uguale ai
questi ultimi; ai piedi, infine, sandali di cuoio scuri, anch'essi
con le punte nei lacci.
Il
ragazzo abbozzò un sorriso, diverso da quello dell'altro: in
parte
divertito, in parte malefico.
Si
leccò le labbra, famelico, colto da un'improvvisa e ben
accolta
eccitazione.
-Ora
inizia il divertimento!-.
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Capitolo 2 *** Fine del mondo ***
I
was left to my own devices
Many
days fell away with nothing to show
And
the walls kept tumbling down
In
the city that we love
Grey
clouds roll over the hills
Bringing
darkness from above
But
if you close your eyes,
Does
it almost feel like
Nothing
changed at all?
And
if you close your eyes,
Does
it almost feel like
You've
been here before?
How
am I gonna be an optimist about this?
How
am I gonna be an optimist about this?
(Pompeii-Bastille)
CIACKCIACKCIACK
La ragazza dai corti capelli bianchi correva come fosse inseguita
dal diavolo; e, in effetti, era così.
Si asciugò le lacrime
dagli occhi.
“CORRETE! NON FERMATEVI E
CORRETE!!!”.
“Warren!”.
Così si chiamava il compagno che, con la
telepatia, li aveva avvertiti dell'agguato.
Così si chiamava il
compagno che aveva appena perso.
La ragazza si voltò, in cerca
dei due che le erano rimasti.
Individuò subito un ragazzo più o
meno della sua età, dai capelli castani raccolti in una coda
alta e
vestito di una tuta nera.
-Visitor!- Gridò.
-Dov'è Max???-.
Solo allora notò le lacrime agli occhi del ragazzo.
Visitor
scosse rapidamente la testa.
La ragazza sgranò gli occhi.
Si
girò di nuovo, stringendo le palpebre.
“Dannazione!”.
Dietro di lei, sentiva le urla degli inseguitori.
Urla
distorte, disumane, terrorizzanti; la ragazza le aveva già
sentite
molte volte, ma ogni volta le portavano incubi orrendi che la
facevano svegliare a tarda notte e urlare il nome del fratello e
della sorella, per quanto sapesse che fosse inutile.
La ragazza
riaprì gli occhi e la vide.
A una decina di metri di distanza,
l'aria si faceva traslucida, quasi solida, assumendo una particolare
tinta azzurra.
“La barriera!”.
La
barriera, che ad ogni ora veniva controllata e riscritta dai maghi
maestri del Solid Script, era la loro salvezza: oltre quella barriera
solo gli umani potevano passare.
Con
l'ultimo fiato che le restava in gola, con il volto rigato da lacrime
amare gridò: -CORRI, VISITOR!!!-.
Per arrivare
alla barriera, doveva percorrere il rigagnolo d'acqua in mezzo alla
spaccatura nel terreno dove lei, Visitor e Max erano caduti dopo
l'attacco.
Lo sporco vento del cielo insanguinato che da un anno
la sovrastava le graffiava le guance, le braccia e le gambe; la
fatica, il sonno, la disperazione, erano pesi che gravitavano sulla
sua schiena, non sapeva neanche come facesse a continuare a correre.
Forse
la vista della barriera, forse la rabbia per aver fallito, forse il
desiderio di rincontrare i suoi amici.
Qualunque
fosse il motivo ormai era troppo vicina per mollare, ma c'era solo un
ostacolo tra lei e la salvezza: una lastra di marmo, incastrata tra
le due pareti di terra, sospesa a un metro e mezzo dal suolo.
Non
sapeva se sarebbe riuscita a scavalcarla o a passarci sotto, ma
doveva comunque provarci.
Visitor, agile com'era, ci sarebbe
sicuramente riuscito; lei, invece, non era mai stata molto brava in
quel genere di cose, era una maga potente, ma non un'atleta, per
questo non poteva dirsi: “Se ce la fa lui ce la
farò anch'io!”.
Si voltò di nuovo: gli inseguitori non erano più
distinguibili
in quanto entità singole, ma sembravano un ammasso nero di
sporcizia
che, strisciando e inglobando ogni cosa che incontrava, copriva la
poca luce che rimaneva al cielo corrotto.
E stava per raggiungere
Visitor.
-VIIIIIJEEEEEE!!!!!- Ripeté.
Visitor si guardò
alle spalle e sussultò, dopodiché
aumentò la velocità.
La
ragazza tornò a guardare in avanti; l'ostacolo era vicino.
Guardò
il terreno.
Acqua.
Capì che poteva fare solo una cosa.
Quando fu a un paio di metri di distanza, poggiando le ginocchia
a terra si piegò all'indietro e scivolò sul
rigagnolo.
Vide la
lastra passarle sopra il volto, poi il rumore di una botta e un forte
dolore al naso.
-Urgh!- Gemette.
Si accorse con orrore di
stare cadendo all'indietro.
“No! Non posso cadere!”.
Mise
le mani dietro di sé, sentì l'acqua fredda
gelarle i palmi e poi
sotto il terreno fangoso.
Fletté le braccia e, stringendo i
denti, si diede una spinta verso l'alto.
Nemmeno lei seppe come
riuscì a rimettersi in piedi, non che le importasse
granché, e
riprese a correre.
Notò con la coda dell'occhio Visitor che,
poggiando una mano sulla lastra, spiccava un salto e la superava.
Da
dietro la barriera alcuni maghi sbracciavano, incitandoli a correre
di più, e così fecero.
Alla fine, quando la ragazza si trovò a
un palmo di distanza, si tuffò.
Sentì una sensazione fredda
pervaderle tutto il corpo, poi il duro suolo.
-Argh!-.
Un
paio di forti mani la aiutarono a rialzarsi.
-Tutto bene?-
Domandò una voce.
-Il mio naso!- Esclamò, massaggiandoselo con
una mano.
Alzò lo sguardo.
La vista era annebbiata per il
colpo, ma intravide Visitor che si stava per lanciare.
Doveva
prenderlo al volo.
La ragazza allungò le mani oltre lo scudo;
non curandosi del freddo della barriera, sentì infine tra le
mani i
gelidi e bagnati guanti del ragazzo, e cominciò a tirare.
Ma,
quando ce l'aveva quasi fatta, ecco che qualcos'altro iniziò
a
tirarlo dall'altra parte.
La vista le si schiarì e si trovò
davanti a uno spettacolo terribile: l'oscurità avvolgeva
Visitor per
le gambe e lo traeva a sé, cercando di risalirgli per la
schiena.
-Vijee!!!- Urlò terrorizzata la ragazza.
-Lisanna!- Rispose
lui.
-Non ti lascerò andare!- Gridò lei con le lacrime
agli
occhi.
-AIUTATEMI!!!- Gridò: -QUALCUNO MI AIUTI!!!-.
Perché
nessuno la aiutava? Non poteva riuscirci da sola!
No, no, doveva
riuscirci!
-VIJEE, RESISITI!!!-.
-Lisanna...-.
Lisanna
finse di non sentire il suo tono di rassegnazione e tirò
più forte,
ma era inutile, lo sentiva allontanarsi ogni secondo che passava.
-NON MOLLARE!!!-.
-Lisanna!-.
Lisanna ammutolì.
Guardò
in faccia il compagno, lo fissò dritto negli occhi, e
capì subito
che cosa aveva in mente.
Il fiato le si mozzò in gola.
“Non
farlo.” Mimò con le labbra.
Visitor aprì le mani e i suoi
guanti iniziarono a scivolare dalle mani della ragazza.
Visitor
aprì la bocca e il canino superiore destro
lampeggiò.
Lisanna
sgranò gli occhi, scuotendo lentamente la testa.
-No...- Riuscì
a sussurrare.
SWISH
Un rumore quasi ridicolo, totalmente
inadatto per un momento del genere.
Come avrebbe voluto
aggrapparsi a quel pensiero per svelare che era tutto un incubo.
Non
lo era.
Lisanna perse la presa e Visitor sparì
nell'oscurità.
Le stesse mani di prima la presero per le spalle e la buttarono a
terra.
FLASH
Anche con il viso rivolto al suolo, la luce
dell'esplosione fu accecante, e lo spostamento d'aria le
scompigliò
i capelli.
-Vi...-.
La voce del compagno invase i suoi
pensieri.
“Ora ballerò per il tuo ritorno, Lisanna!”.
“La gilda ha vinto! Festeggiamo e balliamo!”.
“Fairy
Tail è rinata!!! Ci vuole un bel ballo!!!”.
Lisanna si
rimise in piedi, ogni muscolo del corpo pesava una montagna, ma si
sforzò di guardare oltre la barriera.
Un grosso cratere fumante
occupava il terreno sopra il quale, fino a qualche istante prima,
c'era il giovane; le ombre demoniache, intanto, si stavano ritirando.
-Vijee?- Chiese.
-Visitor?- Ripeté.
-Vi...jee?-
Supplicò.
Per la terza volta le mani la afferrarono alle spalle;
stavolta, però, Lisanna ebbe una reazione diversa.
In preda alla
furia, urlando con una voce che pensava di aver esaurito, si
voltò
di scatto e sferrò un pugno ai denti al mago che l'aveva
presa.
-Urgh!- Quello cadde a terra, un secondo mago fece per
avvicinarsi, ma Lisanna lo bloccò per il braccio.
Stupito, il
mago alzò la testa e si trovò faccia a faccia con
l'albina.
Lei
gli gettò addosso un paio di occhi infuocati e, con un tono
che non
ammetteva repliche, obbiezioni o semplici sospiri, gli
ordinò:
-Portami da Cana.-.
Il mago sobbalzò e annuì lentamente.
Lisanna entrò in quello che molto tempo prima era un
bar.
Lo si capiva dai vari tavolini, dalle panchine e sedie,
dalle botti di vino alle pareti.
Invece, il viavai di feriti,
malati e infermieri era completamente fuori luogo, ma Lisanna non
lanciò loro nient'altro che una fugace occhiata,
poiché non erano
loro quelli che cercava.
E infine la trovò: seduta ad un tavolo,
mentre si scolava una bottiglia di saké, una giovane ragazza
di
vent'anni circa, dai lunghi e mossi capelli castani, vestita di un
solo reggiseno azzurro e un paio di jeans marroni.
Come questa la
vide arrivare, scattò in piedi e corse verso di lei,
abbracciandola.
-Lisanna! Che bello rivederti!-.
Lisanna si rilassò un poco
e ricambiò la stretta affettuosa.
-Cana, ti vedo in forma!-.
Poi si lasciarono e Cana, guardandola con affettuosità, le
domandò: -Cosa ti porta in questo postaccio SENZA UN
SAKÉ
DECENTE???- l'ultima parte la urlò al cielo, ma fu ignorata
da
chiunque; e certo, tutti dovevano star pensare ad altro in quel
momento.
Lisanna le porse un rotolo.
-Ti porto un
messaggio.-.
Cana lo prese e lo lesse velocemente, poi buttò a
terra la pergamena, storcendo la bocca.
-Accidenti! Il Principato
di Veronica è caduto!-.
Si massaggiò le tempie, sospirando, poi
si bloccò.
-Lisanna...- La sua voce iniziò a tremare.
-...sei
venuta da sola?-.
L'albina abbassò lo sguardo.
-Max, Warren
e Vijeeter erano con me... tuttavia...-.
Lisanna non riuscì a
finire la frase.
Cana rimase zitta per un po', anche lei con lo
sguardo basso.
Dopodiché, digrignando la mandibola, borbottò:
-Warren era uno dei pochi telepati rimasti al mondo; Visitor era
agile e sapeva analizzare le situazioni in fretta; Max era...-
Sorrise: -...sapeva come sollevare il morale a tutti in qualsiasi
circostanza. Delle gravi perdite.-.
Poi perse il controllo e, con
un: -MERDA!!!-, lanciò la bottiglia di saké
contro la parete, che
si infranse in un sonoro CRASH.
Tutti si voltarono verso le due.
Cana li fulminò con lo sguardo, e ognuno riprese a fare
quello
che stava facendo prima, principalmente leccarsi le ferite.
-Fino
a un anno fa non avrei neanche pensato a un
discorso simile!!!
Erano miei amici, maledizione!!!-.
Prese un tavolino e lo
rovesciò.
-ARGH!!!-.
Respirò profondamente e ritrovò la
calma.
Era pur sempre il capo della zona, pensò Lisanna, non
poteva perdere il controllo neanche adesso che aveva perso tre amici.
Lisanna abbozzò un sorriso.
-Se Max fosse stato qui, avrebbe
detto qualcosa tipo: “Serviva che morissi perché
Cana buttasse una
bottiglia di saké!”.-.
Cana non parlò.
Lisanna penso che
come battuta per risollevarle il morale non fosse granché,
ma dopo
l'altra disse: -E Visitor avrebbe fatto qualche strana danza
dell'alcool.-.
Affannando, Cana si buttò su una panchina e gettò
la testa all'indietro, massaggiandosi il volto con le mani.
-Non
riesco più neanche a riconoscere il cielo sotto dove
viviamo. Ma
come ci siamo arrivati a questo?-.
Lisanna non sapeva cosa
rispondere; eppure, entrambe ricordavano bene cos'era accaduto l'anno
precedente, ma forse era proprio per questo che loro due conoscevano
la risposta anche meno di tutti gli altri.
Semplicemente, quello
che avevano visto non aveva senso.
In quella Lisanna sentì
qualcuno camminare verso di loro.
Si girò e vide che le si era
avvicinato un uomo quasi sulla trentina, con il labbro gonfio e un
dente rotto, dai capelli castani raccolti dietro dentro a un
sacchetto,
vestito con due
bracciali viola e un paio di pantaloni neri.
Lisanna
sapeva chi era: Bacchus, il Falco Ubriaco, membro di spicco della
gilda “Quatro Cerberus”; sapeva che Cana aveva
molto rispetto per
lui perché era uno dei pochi in grado di batterla in una
gara di
bevute, e perché era un mago molto forte, al livello di Erza.
-Ehi,
che ti sei fatto al
labbro?- Gli domandò.
Bacchus
sembrò rimanere sorpreso dalla domanda, poi
ridacchiò.
-Buffo
che me lo chieda
proprio tu!-.
Lisanna
inizialmente non capì, poi si illuminò.
-Eri
tu! Sei tu quello...-.
Bacchus
annuì.
-In
realtà
mi aspettavo un ringraziamento migliore dopo che ti ho evitato la
cecità a vita.-.
Lisanna
strinse i denti, cercando di contenere la rabbia.
-Perché
non mi hai aiutato??? Se l'avessi fatto, Vijee...-.
-Non
sarebbe sopravvissuto.- La interruppe lui.
Lisanna
ammutolì.
-Quei
tipi lo avevano preso. Se l'avessimo tirato fuori, avrebbe fatto una
fine atroce. Sai che quando dei demoni scarsi sono in gruppo
diventano un ammasso di magia nera; ecco, ormai quella magia lo stava
invadendo.-.
-Come
fai a dirlo???-.
Domanda
stupida.
-Ho
già
perso molti compagni per quelle ferite.- Abbassò lo sguardo,
come se
stesse ripensando a ricordi dolorosi.
-Non
volevo che anche tu dovessi assistere a quello spettacolo.-.
-E
quindi l'avresti fatto
per me???- Lisanna non riusciva più a contenersi e
alzò un pugno,
pronta a colpirlo di nuovo; Cana, però, la bloccò
per il polso.
-Cana???-
Ruggì.
Poi
vide che la ragazza la
guardava con gli occhi lucidi, scuotendo la testa.
Lentamente
abbassò la mano.
Si
voltò e, in preda alla rabbia e al dolore, corse via, verso
una
porta alla parete; l'aprì e si trovò dentro ad un
ampio bagno.
Appoggiò
un braccio su un
lavandino e si inginocchiò, poi non riuscì
più a trattenere il
pianto.
-Cerca
di perdonarla.- Disse Cana.
Bacchus
scosse la testa.
-No,
non preoccuparti... dopotutto, fino a poco tempo fa, avrei reagito
anch'io così.-.
Si
massaggiò il labbro.
-Accidenti
se picchia forte la ragazza...-.
Cana
lo squadrò attentamente.
-Quando
sei arrivato, di preciso? Ti credevo da tutt'altra parte, con la tua
gilda.-.
O
meglio,
con i suoi vecchi compagni, dato che tutte le gilde si erano sciolte,
seppur solo ufficialmente.
-La
mia gilda è stata distrutta.- Rispose calmo lui.
Cana
spalancò la bocca.
-C-come?
Quando?-.
-Qualche
mese fa. La nostra città era sul confine, ha resistito
più di
quanto potesse.-.
Si
strinse la mano destra sulla spalla sinistra.
-Come
ho detto prima, quella schifezza nera ha ucciso molti miei amici;
degli altri sopravvissuti ho perso le tracce.-.
Cana
non seppe cosa dire.
-...Perché
non ne ho saputo niente?-.
-Beh,
dopotutto, l'unico elemento che rendeva importante la mia
città era
la mia gilda, perciò...- L'uomo alzò le spalle.
-Ma
è orribile!- Esclamò Cana.
-Tutto
è orribile, Cana.- Replicò Bacchus.
-E
ancora non riesco a credere che sia successo tutto così in
fretta, o
che il responsabile sia...-.
-Non
è Natsu.- Lo fermò Cana.
Bacchus
alzò uno sguardo stupito sulla ragazza.
-Non
è Natsu.- Ripeté.
-Non
è il mio amico.-.
-Capisco
quello che provi, ma...-.
-No,
tu non capisci.-.
Aggrottò
la fronte, sudando.
-Non
puoi capire quello che ho provato quel giorno. Non puoi...-.
Cana
abbassò lo sguardo.
La
missione, Zeref, Natsu,
Lucy... un'infinità di immagini si sovrapposero nella sua
mente.
Bacchus
la scrollò per il
braccio per riscuoterla.
-Ehi!-.
Cana
rabbrividì.
-Scusami,
io... mi sono
lasciata trasportare dai ricordi.-.
“Ultimamente
mi succede spesso.” Evitò di dire.
-Fa
niente. Vado a vedere come se la cavano là fuori. E a
sputare
qualche dente.- E se ne andò.
Cana
lo seguì con lo sguardo, poi si avvicinò alla
porta dov'era entrata
Lisanna.
Fece
per
bussare e chiederle se stava bene, ma poi sentì dei
singhiozzi e dei
pianti provenire dall'interno.
La
bruna chiuse gli occhi.
“Brava,
piangi, Lisanna. Sfogati, non tenerti tutto dentro come ho fatto
io.”.
Si
appoggiò
alla porta e, scivolando, si sedette per terra, nascondendo la testa
tra le gambe.
Era
tarda notte.
Il
cielo era nero, nero e senza stelle, nero e con una sola fioca luna
ad illuminarlo.
Tirava
ancora il secco vento di desolazione.
Le
due guardie erano sedute su un paio di sgabelli e fissavano il buio.
La
barriera si illuminò un
poco e poi tornò invisibile.
Entrambi
sapevano cosa significasse, i maghi l'avevano rinnovata.
Sarebbe
stata una notte
noiosa come le altre.
CIACK
CIACK
CIACK
Una
figura incappucciata
coperta da un mantello blu scuro percorse il rigagnolo, avvicinandosi
alla barriera.
Si
muoveva molto lentamente, a passi brevi ma scanditi che smuovevano
l'acqua del rivolo, e a ogni passo oscillava a destra e a sinistra, a
destra e a sinistra, a destra e a sinistra...
Le
due guardie storsero la testa.
Un
demone coraggioso, pensavano.
Non
era la prima volta che ne vedevano uno, in ogni caso non valeva la
pena di suonare l'allarme per un singolo demone, che tra l'altro non
poteva raggiungerli.
L'essere
incappucciato si fermò davanti alla barriera.
Alzò
un braccio e allungò una pallida mano artigliata verso le
due
guardie.
SWOM
La
barriera intorno al dito brillò di nuovo e si espanse in un
cerchio
azzurrino, come l'acqua di uno stagno increspata da un sasso.
Il
demone si ritrovò senza
l'artiglio medio; si esaminò la mano, rigirandosela davanti
al volto
incappucciato.
Le
due guardie sghignazzarono.
Più
stupido che coraggioso, pensavano.
Il
demone se ne accorse e mosse il capo verso la loro direzione,
inclinandolo di lato.
Il
sorriso dei due si spense.
-Anf...-.
Il
demone soffiò un alito
gelido, talmente freddo che condensò una parte della
barriera
davanti a lui.
Una
brezza ghiacciata, diversa dal vento secco che soffiava prima,
graffiò le loro guance.
Il
respiro del demone era penetrato? Non era possibile! Doveva essere
solo un caso!
La
barriera tornò totalmente trasparente e il demone si
girò.
Il
mantello fece una rapida
piroetta e la figura scomparve nel buio.
Le
due guardie si scambiarono un'occhiata terrorizzata.
La
mattina dopo, Lisanna si risvegliò di pessimo umore.
Si
rialzò da letto, si infilò le ciabatte che le
avevano dato e si
stropicciò gli occhi, ancora rossi e gonfi per le lacrime
che aveva
versato la sera precedente.
Con
aria cupa si avviò verso il bagno attiguo alla sua camera,
in un
vecchio hotel di lusso che ora fungeva da ricovero per i feriti e per
molte altre persone.
Anzitutto,
trovava ingiusto che a lei toccasse una camera personale mentre molti
altri ne avevano più bisogno di lei, ma Cana era stata
intransigente: aveva corso un grande pericolo nel venire lì
e si
meritava un buon riposo.
Ma
come poteva pensare che potesse dormire tranquillamente dopo tutto
quello che le era successo?
Si
sciacquò la faccia e se la asciugò con un bianco
asciugamano di
cotone.
Quanto
spreco...
Uscì
dal
bagno e poi dalla stanza, ritrovandosi in un lungo corridoio di legno
con molte porte ai lati.
Da
ogni stanza udiva lamenti, grida soffocate, brontolii...
Lisanna
abbassò gli occhi; se
prima si sentiva triste,
ora era proprio depressa.
Raggiunse le scale e le scese,
ritrovandosi nella hall.
Hall? No. Un ricovero improvvisato. Un
ospedale di guerra.
Tendine, lettini, brande...
Persone,
persone, persone...
Bendate, malate, mutilate, moribonde, morte.
Com'era possibile un simile spettacolo?
Com'era possibile che
il responsabile fosse Natsu?
Il suo Natsu?
Basta, non
ne poteva più di quell'orrida visione!
A grandi passi arrivò
alla porta e uscì all'aperto, subito sentì un
vento caldo soffiarle
in faccia.
Era da un anno che non sentiva altro che quel vento,
ormai si era quasi dimenticata cosa si provasse a percepire un fresco
venticello sulla pelle.
Guardò il cielo rosso fuoco e l'arida
terra marroncina; le zone di confine erano tutte uguali,
sembravano...
Deglutì.
I Cancelli dell'Inferno.
-Ehi,
Lisanna!-.
L'albina si girò e vide Cana venirle incontro.
-Buongiorno, Cana.- La salutò mogia.
-Come stai?- Le chiese
premurosamente l'altra.
Lisanna si mise una mano sulla fronte.
-Come vuoi che stia? Mi sento a pezzi...-.
Decise di cambiare
argomento: -Senti, c'è qualcun'altro della gilda qui?-.
Cana
sgranò gli occhi.
-Uh? Ehm... ecco...- Abbassò il viso e
indietreggiò istintivamente, come per eludere la domanda.
Lisanna
la guardò di traverso.
-Cana?- Domandò.
-Lisanna...
qualcuno ci sarebbe, ma... meglio se tu...-.
La maga del Take
Over incrociò le braccia, alzando un sopracciglio.
Cana si
grattò la testa.
-Ne sei... ne sei sicura?-.
-Sì.-.
Cana
sospirò.
-Va bene.-.
Cana condusse Lisanna attraverso il
campo, fin dentro a una piccola baracca di legno.
All'interno
presentava un'unica stanza, spoglia di qualsiasi arredo; c'era
però
una botola in un angolino, che la bruna sollevò, facendole
cenno di
scendere dopo di lei.
Lisanna la seguì e scese per una scala a
pioli, ritrovandosi in una vasta stanza, sempre di legno, piena di
strumenti di tortura: gogne, vergini di Norimberga, culle di giuda...
Si sentiva a dir poco intimorita, chi poteva mai aver portato
lì
dentro tutti quegli aggeggi?
Cana arrivò fino a una piccola
cupola di legno in fondo alla stanza.
Bussò un paio di volte.
TOC TOC
Per qualche secondo non successe niente, poi la
cupola si aprì in quattro.
Lisanna sussultò.
-Ma... ma
che?-.
Vide una ragazza dai capelli color lavanda, un po' mossi e
racchiusi in una coda di cavallo,
vestita
di un mantello rosso chiaro tenuto chiuso da un anello sul collo e di
un abito scuro, senza spalline e dalla grossa scollatura; era in
piedi, con le braccia sui fianchi e uno sguardo imbronciato, davanti
ad una piattaforma rettangolare di legno, con due tubi cilindrici
alle estremità su cui erano arrotolate un paio di corde.
Un argano della strega.
Ma
quello che più colpì la ragazza era la persona
legata all'argano,
anche se non poteva chiamarla “persona”.
Si
trattava di una giovane ragazza, dalla pelle pallida e dai capelli un
insolito colore tra il viola e il rosa; era vestita di una tuta
aderente di colore nero, senza scollatura, che le copriva anche le
gambe e le braccia ma che si apriva all'altezza della pancia,
lasciandogliela scoperta; alle mani portava un paio di guanti neri e
ai piedi due stivali dello stesso colore, le uniche parti colorate
erano le coppe del seno, la destra rosso fuoco e la sinistra blu
ghiaccio, le punte delle dita e gli orli dei guanti e degli stivali,
anch'essi rossi o blu a seconda del lato.
Tra
i capelli più in alto c'erano due zone laterali che
sfumavano nel
nero e da cui spuntavano due orecchie di gatto della medesima tinta;
nere erano anche le labbra e le palpebre che teneva chiuse,
probabilmente stava dormendo, oppure era morta.
“Una Cambiata.”
Pensò Lisanna.
“Un essere umano
trasformato in un
demone.”.
Spostò lo sguardo
sull'altra ragazza.
“Mentre lei
è...”.
-Laki!- Esclamò Cana.
-Cana,
ti ho già detto che dispregio
l'interruzione
del mio diletto che voialtri chiamate brutalmente
“tortura”.-
Sbottò l'altra, sistemandosi gli occhiali.
Come
ebbe detto questo, la ragazza sdraiata sbarrò gli occhi e la
guardò
infuriata con due occhi bicromi; spalancò la bocca,
rivelando un
paio di canini appuntiti, e urlò: -LIBERAMI,
UMANA!!! LIBERAMI-DECHI!!! COME OSI LEGARMI QUI??? COME OSI ANCHE
SOLO GUARDARMI??? TI DISTRUGGO, TI GELO, TI BRUCIO!!! IO SONO LA
REGINA DEL GHIACCIO E DEL FUOCO!!!
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna sussultò.
“La
regina del...”.
La Cambiata piegò
bruscamente la testa di lato, come in preda ad un ripensamento.
-No...
demone... sono il demone
del
ghiaccio e del fuoco...
demone...
demone...-.
Poi scoppiò in una risata
isterica e
sgranò gli occhi.
-UCCIDIMI-DECHI!!!
VOGLIO MORIRE!!! UCCIDIMI!!!-
E lanciò un grido sovrumano.
-Oh,
e stai zitta!- Laki fece fare un giro intero alla manopola
dell'argano.
CRACK
Lisanna
si coprì la bocca con le mani.
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-VI
FARÒ A PEZZI!!! VI GELO!!! VI BRUCIO!!! SONO IL DEMONE DEL
GHIACCIO
E DEL FUOCO-DECHI!!! NON SIETE NIENTE IN CONFRONTO A ME!!!-.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-Ora mi hai aridito la pazienza!-
Laki
estrasse un pugnale ligneo dal mantello e le tagliò la gola.
-Ugh!-
Il demone sputò un po' di sangue, alzò le pupille
e chiuse le
palpebre.
-L'ha
uccisa!- Fece incredula Lisanna.
-Tsch!
Un taglietto del genere la occuperà per un lasso
minaturiale!-
Replicò Laki: infatti il taglio si stava già
rimarginando.
Dopodiché, la ragazza
ghignò compiaciuta.
-È passato un po' di
tempo da quando ci
siamo occhiate l'ultima volta, eh, Lisa-chan?-.
Lisanna
ricambiò con un sorriso forzato.
-Ecco...
è bello rivederti, Laki-chan.-.
Laki,
che aveva iniziato a far roteare il pugnale tra le mani,
sgozzò
nuovamente la Cambiata con naturale disinvoltura.
ZAK
Lisanna aggrottò la
fronte.
-Questa ragazza... vorrei
sbagliarmi, ma
penso di averla già incontrata...-.
Laki
guardò il demone incuriosita.
-Ah,
sì?-.
-Il suo aspetto e il suo modo
di parlare...- L'albina chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro
per concentrarsi, quindi risollevò le palpebre.
-Ora
ricordo! Il suo nome è Mattan Ginger, membro dei Twilight
Ogre!-.
Laki e Cana sobbalzarono.
-Twilight
Ogre?- Ripeté la maga del legno.
Un
ghigno malefico si stampò sul suo volto.
-Allora
è anche una cosa personale!-.
ZAK
ZAK
Con il secondo colpo le
infilzò
l'occhio.
Lisanna abbassò lo
sguardo, inghiottendo la bile in gola.
Laki
era una delle maghe che erano rimaste alla gilda dopo gli eventi
dell'Isola Tenrou, per sette anni Twilight Ogre li aveva vessati e
tormentati, ed era normale che lei li odiasse, tuttavia...
ZAK
ZAK ZAK ZAK ZAK
Schizzi
di sangue nero sporcarono il mantello rosso di Laki.
-Eheheh!
La cosa mi compiace molto!!!- Ridacchiò lei.
-Smettila!- Urlò Lisanna.
Laki
la fissò, Lisanna poteva vedere un sinistro luccichio nei
suoi
occhi.
-Eh?-.
-È
troppo crudele!-.
-Crudele?- Laki si
leccò le labbra, pulendosi con la punta della lingua il
sangue che
le era schizzato anche in viso.
-Quello
che i demoni fanno ai nostri compagni è crudele.
Questa è solo giustizia.-.
Laki
accarezzò i capelli di Ginger con aria quasi
compassionevole, ma era
solo finzione.
-Questa
stronza si è venduta ai demoni pur di non crepare, ed
è diventata
uno di loro.- Disse con una finta aria dolce.
Strinse tra le mani una ciocca dei
suoi
capelli.
-Il solo pensarlo mi
sconquassa lo stomaco, vorrei tanto tagliuzzarla in tanti piccoli
pezzettini...-.
La lasciò e si
sistemò nuovamente gli occhiali.
-...però
preferisco tagliuzzare le ore indifese torturandola piano piano...-.
Si leccò le labbra con la
punta della
lingua.
-...piano piano...-.
-O ANCHE VELOCE!!!-.
ZAK
ZAK ZAK ZAK ZAK
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna era a dir poco sconvolta.
-Ma cosa...-.
Cana
le mise una mano sulla spalla.
Lisanna
la guardò sconcertata.
La bruna si
limitò a scuotere la testa e le fece cenno di andarsene con
lei.
Lisanna
la seguì fino alle scale, lì si girò
un'ultima volta verso Laki e
la vide intenta a sventrare Ginger, mentre rideva sguaiatamente e si
bagnava con il suo sangue.
-Tsch!-
Risalì le scale e tornò nella stanza di prima.
Lì
guardò interrogativa Cana.
-Ma che
diavolo le è preso?-.
Cana assunse
un'aria triste.
-Cerca di capirla,
Lisanna. Da quando tutto questo è iniziato... lei
è sempre stata un
tipo strano, ma vedere così tante persone morire sotto i
suoi occhi
l'ha resa praticamente pazza.-.
Si
mise una mano sulle tempie.
-Si
dedica completamente alla tortura dei prigionieri: ufficialmente lo
fa per estrarre informazioni, ma in realtà...-.
Strinse
i pugni.
-...in realtà lo fa
perché
ci prova piacere! Se si fermasse anche solo per un momento, potrebbe
impazzire sul serio!-.
Lisanna si
mise a riflettere.
Se le cose
stavano davvero così...
Dalla
stanza sotto di loro si levarono le urla di Ginger.
Cana
sospirò, ormai abituata a quei suoni immondi.
Lisanna
invece prese una decisione.
-No!-
Esclamò.
-Nonostante tutto, penso
che Ginger sia ancora un'umana! Io... io la voglio salvare!-.
-Lisanna...- Borbottò
Cana.
Allungò la mano per
convincerla a
desistere, ma poi Lisanna la fissò negli occhi, cercando di
assumere
lo sguardo più deciso che poteva, ed evidentemente ci
riuscì,
perché la bruna abbassò le spalle in segno di
resa.
-Capisco, allora vai.-.
I
suoi occhi si incupirono.
-Però mi
dispiace, non ce la faccio a tornare laggiù.-.
Lisanna
annuì.
-Va bene.- Detto questo,
scese di nuovo.
Laki stava ancora
colpendo Ginger, che urlava in preda al dolore.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!
SMETTILA!!! FATTI UCCIDERE!!! VOGLIO UCCIDERTI!!! FAMMI MORIRE!!!
VOGLIO MORIRE!!! TI AMMAZZO!!! TI BRUCIO!!! TI GELO-DECHI!!!-.
-BENE, CONTINUA A URLARE!!!-
Rispondeva
l'altra.
-RENDERÀ LE COSE MOLTO,
MOLTO PIÙ DIVERTENTI!!!-.
-Basta!-
Lisanna si gettò su Laki che, colta di sorpresa, cadde a
terra.
-Urgh! Ma che stai facendo,
Lisanna???-
Sbraitò.
Lisanna
la bloccò per le gambe e le braccia, abbassandosi fino a
trovarsi
faccia a faccia con lei.
Nei
suoi occhi, Lisanna lesse la follia.
“Laki,
come ti sei ridotta?”.
-Lasciami!
Lasciami!- Urlò lei.
-No! Non ti
lascerò continuare con questa pazzia!- Ribatté
Lisanna.
-Non è una pazzia!
È giustizia!-.
Lisanna digrignò i denti.
-No!
È crudeltà, ma tu la puoi fermare!-.
Laki
strinse gli occhi, dibattendosi per liberarsi, ma Lisanna non voleva
fermarsi più di quanto non lo volesse Laki.
-Lasciami!
Tu non puoi capire!-.
A Lisanna
sembrò quasi una supplica, ma non poteva fermarsi adesso.
-No!-.
-Lasciami!-.
-NO!!!-.
-Lasciami!
Lisanna, lasciami!-.
Lisanna
trasalì.
Laki
stava iniziando a piangere.
-Lasciami!
Non puoi capire! Io devo! IO DEVO! IO DEVO CONTINUARE!!!-.
Lisanna strinse la presa.
-Guardami, Laki!-.
-No!-.
-Laki!-.
Laki
riaprì gli occhi, già gonfi dal pianto.
Lisanna
cercò una voce più rassicurante, poi disse:
-Laki, io sono tua
amica. Sono qui. Concentrati su di me.-.
Laki
smise di dimenarsi.
-La tortura...-
Balbettò.
-La tortura mi calma...
Gli altri soffrono, così non soffro io!-.
L'albina
batté un pugno sul pavimento.
-Quello
che fai tu non è giustizia! Stai solo affogando il tuo
dolore, ma è
sbagliato!-.
-Ed è normale che tu
soffra!- Anche Lisanna cominciò a piangere.
-Visitor,
Max e Warren sono morti davanti ai miei occhi!-.
Laki
ammutolì.
-C...come?-.
Lisanna abbassò lo
sguardo.
-Fa
male... fa tanto male... tu dici che non posso capire, ma in
realtà
capisco benissimo...-.
Poi rialzò
il viso, con il viso tirato in una smorfia di decisione.
-...ma non posso tenermi tutto
dentro! Non
posso e non voglio! E sai perché?-.
Lasciò
scorrere alcune lacrime che lavarono via il sangue dal volto di Laki
e si mischiarono alle sue.
-Perché
io ho voi! Ho i miei compagni! Ho Cana, Elfman, e ho anche te!-.
-Condividere gioie, dolori,
felicità e
tristezza, è questo che vuol dire far parte di una gilda! Di
Fairy
Tail!-.
-Fairy Tail è morta!-
Ribatté Laki con un filo di voce.
Lisanna
scosse più volte la testa.
-Fairy
Tail non è morta! Non morirà finché
l'umanità non cesserà di
esistere! Finché ci sarà qualcuno che si ribella,
Fairy Tail non
morirà!-.
-Perché se uno si
ribella, un altro si aggiungerà a lui, e poi un terzo, e un
quarto,
e poi saranno un esercito! E saranno tutti uniti!-.
Laki
boccheggiò, non sapendo cosa dire, dopodiché
contrasse il volto,
liberò le gambe e sferrò a Lisanna due calci allo
stomaco,
facendola volare via.
-Urr!- Mugugnò
lei battendo la nuca sul pavimento.
CLOMPCLOMPCLOMP
Sentì
dei rapidi passi e poi la botola che si apriva; quando si rimise in
piedi, vide che Laki se n'era andata.
Non
sarebbe riuscita a raggiungerla, quel colpo l'aveva stordita, e poi
c'era un'altra persona a cui doveva pensare, perciò si
avvicinò
barcollando all'argano.
Ginger
la guardava incredula, tremante, con gli occhi spalancati,
probabilmente confusa da quella scena e, perché no,
spaventata.
-Ehi!-
Esclamò: -Umana,
stammi lontana-dechi! Non azzardarti ad avvicinarti!-.
Lisanna le si fermò
accanto, guardandola
da sotto la frangia albina.
Gli
occhi della Cambiata si accesero di una furia demoniaca.
-Come
osi starmi così vicina??? MUORI!!! GELA!!! BRUCIA!!!-.
Lisanna allungò una mano
verso il suo
collo.
Ginger sussultò,
iniziando a
sudare.
-Basta
avvicinarti-dechi!!! Vuoi forse morire, misera umana???-.
Lisanna non si fermò, la
sua mano quasi la
sfiorava.
Ginger tentò di morderla,
ma era fuori dalla sua portata.
-Stai
lontana! Io sono... sono...-.
Il
demone strinse i pugni.
-SONO
IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL F...-.
Lisanna
le accarezzò la guancia e Ginger si bloccò.
-Devi soffrire molto, Ginger.-
Sussurrò.
-Mi dispiace.-.
Prima
che l'altra potesse opporsi, Lisanna la slegò, la prese in
braccio e
la strinse a sé; ma Ginger non reagì neanche
quando la ragazza le
chiuse gli occhi e, usando un po' di magia, la fece addormentare.
Quando Lisanna risalì,
non trovò né Laki
ne Cana; così, dopo aver sigillato la botola,
uscì dalla capanna e
vagò per il campo fino a tarda sera, aiutando dove e come
poteva,
cercando sempre di sorridere per confortare chi ne aveva bisogno; ma
forse chi aveva davvero bisogno di essere confortata era proprio lei.
Infine, esausta, tornò
nella camera
d'albergo, dove si addormentò quasi subito.
Le
due guardie erano di nuovo di turno quella notte.
E,
come la notte precedente, videro una figura mantellata avvicinarsi
lentamente alla barriera.
Le due
guardie aggrottarono la fronte.
Ci
avrebbe provato di nuovo? In tal caso, forse sarebbe stato meglio
avvertire Cana-sama il giorno successivo!
Se
solo avessero saputo che non ce ne sarebbe stato uno...
E
rieccolo ad allungare il braccio verso la barriera, e riecco la
barriera illuminarsi attorno all'artiglio medio.
Solo
che questa volta, l'artiglio non si disintegrò e
oltrepassò la
barriera.
-Impossibile!- Esclamarono
i due.
-Anf...-
La figura alitò di nuovo un vapore freddo che
addensò la barriera
intorno all'artiglio.
Una crepa si formò sopra il foro
dell'unghia, poi un'altra e un'altra ancora.
Le
due guardie, lentamente, forzatamente, si alzarono dagli sgabelli e
imbracciarono le armi.
Il ghiaccio
iniziò ad espandersi, e con lui le fessure.
Dopo
meno di un minuto le due guardie si ritrovarono a fissare una lastra
di ghiaccio incurvata verso l'alto alta dieci metri, piena di
fenditure, che minacciava di collassare da un momento all'altro.
La figura incappucciata
ritirò l'artiglio.
Per un attimo non successe nulla, le
due
guardie rimasero col fiato sospeso.
Il
demone piegò la testa di lato, come aveva fatto la volta
prima, e
soffiò di nuovo.
-Anf...-.
CRASH
La
barriera cadde a pezzi.
Angolo
dell'autore
E rieccomi qua!
Un'idea che mi si scervellava da tempo finalmente su carta, anzi, su
pagina di testo! Il mio cervellino diabolico si è messo in
testa di
fare una storia triste, ma poi si è detto: ehi, e se la
trasformassi
in una guerra?
Mi raccomando,
recensite e ditemi che ne pensate!
|
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Capitolo 3 *** Assalto ***
This
is the end
Hold
your breath and count to ten
Feel
the earth move and then
Hear
my heart burst again
For
this is the end
I’ve
drowned and dreamed this moment
So
overdue, I owe them
Swept
away, I’m stolen
Let
the sky fall, when it crumbles
We
will stand tall
Or
face it all together
Let
the sky fall, when it crumbles
We
will stand tall
Or
face it all together
At
skyfall
(Skifall-Adele)
Cinque
carte erano disposte, girate sul dorso, sul tavolino davanti a Cana,
che le scrutava attentamente.
Per tutto il pomeriggio aveva avuto
una pessima sensazione, ora avrebbe controllato se era solo lo stress
o se stava per accadere qualcosa di terribile, e l'avrebbe fatto
proprio con quelle carte.
La Lettura delle Carte era una magia
molto antica, solo in pochi la potevano praticare, lei era una dei
pochi.
La Lettura permetteva al Cartomante di leggere un futuro
molto preciso, ma anche molto prossimo; perciò, per leggere
il
futuro di quella notte, aveva dovuto aspettare la sera; e, dopo
alcune ore, avrebbe dovuto controllare di nuovo, perché
spesso le
carte erano... diciamo volubili. Nonostante fosse una maga molto
abile, non se la sentiva di considerarsi una delle migliori.
FLAP
Girò la prima carta.
Raffigurava un uomo smilzo, vestito di
verde, con in testa un bizzarro cappello dai molti campanelli e in
mano una mela rossa, appoggiato ai bordi laterali della carta con la
schiena e un piede, che teneva alzato a novanta gradi rispetto
all'altro.
Il Jolly.
La carta senza numero, che serviva da
rafforzo per le successive.
Poteva rappresentare il bene come il
male, la salute come la malattia, la vita come la morte.
FLAP
Girò la seconda carta.
Uno scheletro incappucciato con in
mano una falce, e al collo, appeso con un cappio, un cartello di
legno marcio con scritto in rosso il numero 69.
“La morte. Di
qui alle prossime ore, ci saranno molti decessi.”.
Ma dopotutto
era un accampamento di guerra, era normale che molte persone
morissero in una notte.
Anche se il Jolly...
Scosse la testa.
La prima e l'ultima carta erano le più importanti;
perciò
proseguì, sperando nell'ultima, ma con uno sguardo ancora
più cupo
in volto.
FLAP
Cana si rilassò.
Il numero 80, la Gioia.
Una donna vestita di un delizioso completino rosa, dai lunghi
capelli a boccoli biondi, con un parasole sopra il capo e un
espressione felice in volto; il numero lampeggiava nella gonna
bianca.
Anche se si trovava nel mezzo, era una buona carta.
Stava per girare di nuovo quando si bloccò.
La carta aveva
cambiato immagine.
Un uomo dall'aspetto e la posa simile a quello
del Jolly, con le gambe tese e unite in un angolo e il busto piegato
in avanti, ma dall'abito di colore viola, e con in mano, alzata
vicino al viso, invece della mela, una maschera bianca da teatro.
Il
numero 7, il Voltafaccia.
Qualcuno avrebbe tradito, ma chi, e
perché?
Cana si mordicchiò il pollice, in ansia.
In un
momento simile, il minimo tradimento poteva essere cruciale.
Tremante, girò la quarta carta.
Un altro Jolly?! Un evento
molto raro!
Cana chiuse gli occhi e sospirò.
Jolly, Morte,
Voltafaccia, Jolly.
Non prometteva bene. Non prometteva affatto
bene.
Riaprì gli occhi e, con la mano sudata e esitante, prese
la quinta carta.
La carta più importante, amplificata dal Jolly,
che poteva salvare la previsione o farla precipitare nel buio
più
assoluto.
Non è che avesse poi l'obbligo di continuare, insomma,
poteva sempre smettere e...
No, dalla piega che le cose stavano
prendendo, ormai era un suo dovere procedere.
Così, facendo leva
sul coraggio che le era rimasto, girò l'ultima carta.
FLAP
Cana
sbiancò.
Un energumeno di roccia, un golem, dagli occhi rosso
fuoco, rossi come il colore dello sfondo, teneva nelle mani due
lastre di roccia, dai bordi interni scheggiati e frantumati in
più
punti; sulla prima roccia era inciso il numero 2, sulla seconda il 3.
Le aveva lacerate.
Due numeri strappati.
Cana mollò la
carta, che volteggiò un poco e si depositò a
terra.
Il numero
23.
La Rottura.
SLAM
La porta del bar si aprì di scatto e
ne entrò un mago trafelato.
-CANA-SAMA!!!-.
Lei lo guardò
con gli occhi sgranati dal terrore.
-Cosa sta succedendo là
fuori?- Domandò con un filo di voce.
-La barriera...- Balbettò
l'altro, piegandosi in avanti e annaspando.
Rialzò il volto,
tirato dalla disperazione.
-LA BARRIERA È ANDATA IN PEZZI!!!-.
-I DEMONI STANNO ENTRANDO!!!-.
-No! No!-.
-MIRA-NEE-CHAN!!!-.
Lisanna si svegliò di soprassalto.
Si
sedette sul letto, stringendosi la mano sul cuore.
Respirò
affannosamente, con il viso grondante di sudore.
-No... Mira...
Mirajane... oddio!-.
Si mise l'altra mano alla bocca, si piegò
fuori dal letto e rigurgitò.
-Anf, anf, anf...-.
Appoggiò i
palmi pallidi sul lenzuolo, tentando di ritrovare la calma.
Un
altro incubo.
C'era Natsu... e Lucy... e Mirajane... e Natsu
aveva ucciso Lucy... e Mirajane si era trasformata... e poi... e
poi...
Vomitò di nuovo.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Un
esplosione dall'esterno squarciò l'aria e distrusse i vetri
della
finestra.
-Argh!-.
Lisanna si sbilanciò e cadde a terra, le
schegge di vetro la graffiarono tutta.
Mugugnando, si rimise in
piedi.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Una seconda esplosione per poco
non la mandò nuovamente a gambe all'aria.
-Ma che
diavolo...???-.
-I DEMONI!!!- Urlò una voce in strada.
-I
DEMONI CI ATTACCANO!!!-.
-I demoni?- Ripeté incredula Lisanna.
-Non è possibile! Come hanno fatto a rompere la barriera?-.
Sentì dei passi correre lungo il corridoio, seguiti da
alcuni
ruggiti mostruosi.
I demoni erano entrati nell'edificio, e la
stavano per raggiungere.
La ragazza guardò la finestra.
Se
fosse rimasta lì, sarebbe stata uccisa.
Se avesse saltato,
sarebbe morta.
“Per questo non salterò.”.
Lisanna indietreggiò un poco per prendere la rincorsa,
mentre i
ruggiti si facevano sempre più vicini.
Corse verso la finestra e
spiccò un balzo proprio mentre, alle sue spalle, la porta
veniva
abbattuta.
Si trovò immersa nell'aria bruciata della notte;
sotto di lei poteva vedere incendi ed esplosioni continue e sentire
le urla delle persone e quelle mostruose dei demoni.
-Take
Over!-.
Poco prima di iniziare la fase discensionale si trasformò
in un uccello e iniziò a planare, per poi tornare normale
una volta
toccata terra.
La maga si guardò intorno, e per poco non diede
di stomaco di nuovo.
Urla, distruzione, disperazione, morte,
erano... erano dappertutto!
Si inginocchiò mettendosi le mani
tra i capelli.
Stava succedendo di nuovo! Un'altra volta!
Sarebbero morti tutti!
E lei?
Lei sarebbe vissuta abbastanza
a lungo da vederli morire uno dopo l'altro, senza poter far niente
per impedirlo, senza poter reagire! Proprio come l'altra volta!
L'ennesima esplosione la risvegliò dalla trance.
“No, non
posso bloccarmi di nuovo!”.
“Stavolta deve andare
diversamente!”.
SBAM
La porta del bar saltò in
aria.
Un gruppo di demoni-belve irruppe nel locale, guidati da un
umanoide dai lunghi capelli grigi tra i quali spuntavano due corna
nere, e con al petto aveva numerose cicatrici e tatuaggi.
Gli
occhi azzurri del demone saettarono lungo la stanza, che
però era
immersa nell'oscurità.
Il demone alzò una mano, creando un
piccolo vortice d'aria sopra il palmo.
-È
ora... di distruggere questo posto...-
Sussurrò, la sua voce suonò come uno spiffero di
vento.
Improvvisamente, però, si accese una luce, che
illuminò il
centro della stanza.
Seduta
ad un tavolo sul quale era appoggiata una bottiglia di sakè,
con lo
sguardo chino su un mazzo di carte che rimescolava tra le mani, c'era
Cana.
-Spiacente.- Disse.
-Il bar è chiuso e il liquore è finito.
Specialmente,
il liquore è finito.-.
Il
demone
socchiuse
gli occhi, fissando un punto sulla pancia della ragazza, vicino
all'ombelico.
-Fairy...
Tail?-.
Ridacchiò.
-Che...
svolta inaspettata!-.
-Eligor
della Gilda Oscura Eisenwald.- Ribatté la giovane.
-Pensavo tu fossi morto.-.
-E
io pensavo... che i moscerini fossero tutti morti.-
Ribatté il Cambiato.
-Ma
forse... è meglio così!-.
Fece per lanciare il ciclone, ma Cana lo anticipò.
-Sai
giocare a carte, Eligor?-.
-Ma
di che... stai parlando?-.
-Oh, pazienza. Io invece sì.-.
Cana smise di mischiare il
mazzo.
-Sai qual è il mio gioco preferito?-.
Eligor fece
cenno ai demoni-bestie di avanzare, e così fecero.
-Beh, in
realtà non ha un nome. Però...-.
Ghignò.
-...io lo chiamo
“Gambit”.-.
Due
carte-shuriken fischiarono in aria e si piantarono nelle fronti di
due demoni.
Erano due Jolly.
TUNF TUNF
Eligor
guardò stizzito le due carcasse, poi urlò
infuriato:
-Attaccate!!!-.
I demoni rimasti balzarono in avanti, Cana scattò in piedi e
gettò altre tre carte, freddando altrettanti mostri.
I due
demoni rimanenti le saltarono addosso a fauci spalancate, Cana poteva
sentire il loro fetore otturarle il setto nasale.
La ragazza
prese altre due carte e puntò la loro immagine contro gli
aggressori.
-Fuoco!-.
Due vampate incenerirono i demoni un
istante prima che potessero azzannarla.
Dopodiché rivolse le
carte verso Eligor, facendo fuoco di nuovo.
Quando le fiamme
furono a qualche centimetro dal demone, però, una folata di
vento le
spense.
Eligor abbassò un braccio, ruggendo infuriato.
-Devo
sempre fare... tutto da solo!!!-.
Cana sorrise.
-Coraggio, fatti sotto!-.
Un turbine di
vento gli circondò le gambe.
-Non
mi farò sconfiggere... da un moscerino!!!-.
Eligor
si scagliò contro la ragazza, ridendo sguaiatamente.
Due assi dal pavimento si sollevarono e lo fecero deviare di
lato.
-Urr!!!-.
Eligor si schiantò contro la parete, ma atterrò
sulle gambe,
guardandosi attorno con gli occhi sbarrati dalla rabbia.
-E che
ne dici di due misere umane, allora?-.
Laki
Olietta si avvicinò alla compagna, sistemandosi gli occhiali.
-Hai
usato la tua magia... per nasconderti nella parete... astuto...-
Eligor unì gli indici e i medi e li puntò contro
le due.
-Ma
non abbastanza!!!-.
Cana e Laki si buttarono di lato, evitando un potentissimo
tornado che distrusse la parete alle loro spalle.
Cana si
risollevò e corse verso Eligor, caricando un pugno.
L'altro ne
preparò uno a sua volta, sogghignando.
-Ti
spezzerò le ossa!!!-.
All'ultimo, però, l'avambraccio della ragazza si
illuminò e
comparve il segno di Fairy Tail.
Eligor sussultò.
-Ma
cosa...-.
-FAIRY GLITTER!!!-.
Eligor e Cana sferrarono gli attacchi e
si colpirono a vicenda in volto, ma il pugno di Cana fu decisamente
più devastante ed il demone fu sbalzato all'indietro.
-Ah!-.
Laki
mise le mani sul terreno e una vergine di ferro spalancata apparve
alle spalle di Eligor, che ci finì dentro.
Laki si rialzò, creando dal terreno una lancia di legno che
gittò contro la vergine, trapassandola all'altezza del
busto.
-Anf... anf... eheheh!- Ridacchiò la maga del legno.
-Meglio
di qualsiasi tortura, eh?-.
Cana sorrise di risposta.
-Coraggio, andiamo.-.
Le
due si fecero strada tra i cadaveri dei demoni, che intanto si
stavano sbriciolando.
Superarono la vergine e fecero per uscire, quando...
BOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Le due si voltarono incredule.
La
vergine era esplosa ed Eligor le fissava con gli occhi spalancati;
gli mancava il braccio sinistro e numerose spine di legno e di ferro
lo trapassavano in vari punti, ma in mano teneva una gigantesca
falce, che brandì con ferocia.
Cana fece scivolare una carta da fuori il mazzo, prendendola tra
le dita.
-Voi...
umane...-.
-FAIRY
T...-.
ZAK
Cana e Laki trasalirono.
La testa di Eligor rotolò
sul pavimento; il suo corpo si inginocchiò e cadde riverso
al suolo,
davanti alle due giovani, iniziando a decomporsi.
Bacchus abbassò
la gamba, sospirando.
-Devo sempre salvarti il culo, Cana? Meno
male che mi sono esercitato con i calci!-.
All'espressione
stupita sulla faccia della ragazza si sostituì un ghigno
superbo.
-Avevo la situazione sotto controllo.-.
Gli mostrò la carta.
-Vedi, il Ghiaccio. Sarebbe diventato un ghiacciolo.-.
-Uhm!
Non avresti fatto in tempo!-.
-Ah, davvero?- Cana lo afferrò per
il colletto.
-Già.-.
Cana socchiuse gli occhi, fulminando
Bacchus con lo sguardo.
Lui ricambiò con un ghigno compiaciuto.
-Ehm-ehm!- Tossicchiò Laki.
-Non vorrei premere
l'acceleratore sulla vostra discussione, ma sarebbe meglio
andarcene.-.
Cana si allontanò da Bacchus, annuendo.
-Laki,
tu pensa a far evacuare i feriti. Io e...-.
Indicò l'altro con
il pollice.
-...questo qui rallenteremo la loro avanzata.-.
Bacchus alzò il sopracciglio.
-“Questo qui”?-.
-Ho
capito, allora vado! Chissà quanti soggetti
troverò oggi!- Laki
alzò i tacchi, seguita dagli altri due.
Nel locale rimase solo
la testa di Eligor, con ancora in volto una smorfia di dolore.
Ma
fu solo un attimo prima che diventasse polvere.
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Lisanna si gettò all'attacco contro il demone-lupo davanti a
lei.
Il
suo aspetto era mutato: i suoi vestiti erano quasi tutti spariti, i
capelli si erano allungati fino alle spalle e le erano spuntate due
orecchie da gatto, una lunga coda, dei baffi e un naso felino; e,
soprattutto, degli artigli.
Con
un colpo secco graffiò il muso della creatura, accecandola.
Il
lupo guaì arretrando e Lisanna lo finì con un
calcio sotto la
mascella.
Lisanna
si piegò in avanti, affaticata.
-Sono...
anf... tantissimi! Non... anf... ce la faccio più!-.
Rizzò
le orecchie feline.
-Accidenti!-.
Si
buttò all'indietro e un raggio infuocato le
sfiorò le dita dei
piedi.
Con
una capriola all'indietro si rimise in piedi.
Si
guardò intorno e individuò, a una decina di metri
da lei, una
figura avvolta dalle fiamme, con un braccio alzato verso di lei.
La
ragazza boccheggiò.
Non
poteva essere lui...
-N...-.
-Natsu?-.
Una
risata le rivelò la verità.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna
spalancò la bocca.
La
figura si avvicinò a lei, e vi riconobbe Ginger.
La
mano sinistra era ancora fumante, mentre un alone azzurrino si stava
formando attorno a quella destra.
I
suoi occhi erano iniettati di sangue e di rabbia, il corpo era pieno
di tagli e ferite.
-No...
Ginger...- Balbettò Lisanna.
-Eh???
Che cosa hai detto-dechi???-.
Scoppiò
di nuovo in una sonora risata.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-NON
TE L'AVEVO FORSE DETTO, UMANA??? IO SONO IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL
FUOCO-DECHI!!! IO GELERÒ E BRUCERÒ OGNI COSA!!!-.
Lisanna
boccheggiò.
Dunque
era così?
Dunque
per lei non c'era più speranza?
Dunque
l'energica, vivace, determinata, leale, umana
Ginger di Twilight Ogre era morta?
Lisanna
si rialzò in piedi, tenendo lo sguardo basso, le spalle
sciolte, le
braccia ciondolanti sui fianchi.
BLINK
BLINK
La
terra iniziò a bagnarsi delle sue lacrime.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-Hai
paura, eh? Fai bene ad averne! IO SONO IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL
FUOCO!!! TU NON SEI NULLA AL MIO CONFRONTO-DECHI!!!-.
Lisanna
rialzò la testa, le palpebre arrossate, i pugni stretti.
-Allora
fatti avanti! Per salvare quel poco di umano che ti è
rimasto, sono
pronta a ucciderti!-.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Il
demone si lanciò all'attacco, con i pugni uno infuocato e
l'altro
ghiacciato.
Lisanna
tese il braccio all'indietro, allungando al limite gli artigli,
pronta a colpire.
Trattenne
le lacrime, che ora l'avrebbero solo ostacolata.
Dopo
avrebbe avuto tutto il tempo per piangere.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Lisanna
alzò la mano, poi una voce inaspettata la bloccò.
-Toro
di Falaride!-.
CLONK
CLONK CLONK
Dal
terreno sotto i piedi di Ginger spuntarono alcune aste di legno che
le bloccarono le gambe.
-URR!!!-.
Ginger
cadde in avanti, poggiando le mani a terra, e altre assi la avvolsero
per le braccia. In breve tempo il legno le bloccò anche la
schiena e
il volto, assumendo infine la forma di un toro.
-Questa
magia... Laki!- Esclamò Lisanna.
Da
dietro il toro spuntò Laki; la ragazza era piena di lividi e
ferite,
ma per il resto sembrava stare bene.
-Ihihih!-
Sghignazzò Laki, sistemandosi gli occhiali.
-Allora,
Lisa-chan, come te la corri?-.
Lisanna
non sapeva cosa rispondere, si erano lasciate in maniera
così
brusca...
Dal
legno del toro Laki estrasse una lancia che puntò contro il
suo
ventre.
-È
ora di farla finita con questa sgualdrina!-.
Lisanna
fece per ribattere, ma poi si bloccò.
“Lei
non è più umana.”.
Strinse
le palpebre.
“Per
quanto sia dura, io...”.
Laki
alzò l'asta.
“...io
devo...”.
Lisanna
sentì la lancia perforare il legno e trapassare la carne.
“Accidenti!
Mi dispiace, Ginger!”.
Sentì
lo stesso suono ancora, e ancora, e ancora, e ancora, fino a quando,
improvvisamente...
-LAKI!!!-.
L'albina
spiccò un balzo in avanti, superando la compagna e il toro.
Laki
bloccò l'ennesimo attacco.
-Lisa-chan,
che stai...-.
Lisanna
atterrò qualche metro più in avanti, incrociando
le braccia davanti
a se.
Un
raggio ghiacciato la colpì ai polsi, costringendola a
indietreggiare.
-Lisanna!-
Gridò Laki.
-Spostati
di qui!- Urlò l'altra: -Non riuscirò a resistere
a lungo!-.
Laki
digrignò i denti e partì all'attacco.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
La
figura incappucciata che era comparsa davanti a lei inclinò
la testa
e soffiò un gelido vapore.
Alzò
l'altro braccio e, con un secondo colpo, colpì Laki al
petto; la
ragazza fu sbalzata via e atterrò poco più
indietro, stordita.
Lisanna
la guardò con la coda dell'occhio.
“È
fuori dalla portata del raggio.”
“Meno
male...”.
Arretrò
ancora, fino a trovarsi davanti al toro.
Drizzò
le orecchie, sentiva un fievole borbottio provenire da lì
dentro.
“È
ancora viva!”.
Fu
un gesto istintivo: Lisanna si voltò di scatto,
afferrò le corna
del toro e lo lanciò in aria.
Un
istante dopo l'attacco la colpì alla schiena, Lisanna
sentì una
sensazione gelida pervaderle tutto il corpo, dopodiché perse
i
sensi.
Laki,
appena ripresasi, non poteva credere ai suoi occhi.
Lisanna,
tornata alla forma umana, era sospesa in aria, congelata in un blocco
di ghiaccio; teneva la testa, le braccia e le gambe tirate
all'indietro, con gli occhi e la bocca spalancati.
Era...
era morta?
Anche
lei?
Dopo
averla trattata in quel modo... era stata uccisa davanti ai suoi
occhi?
-LISANNA!!!-
La chiamò a gran voce.
Lei
non rispose.
Laki
si rimise in piedi, stringendo i pugni.
-Tu!-
Fece rivolta al misterioso avversario ammantellato.
-Me
la pagherai!-.
L'altro
piegò la testa di lato.
-ME
LA PAGHERAI!!!-.
Laki
si lanciò all'attacco, urlando furiosa; l'incappucciato le
puntò
contro il dito, facendo fuoco di nuovo.
Laki
però non si fece prendere impreparata: alzò un
braccio che si
corazzò con un'armatura di legno, e quando il colpo lo
urtò
rimbalzò via; lei allora spiccò un salto,
caricando un pugno.
Il
demone aprì la mano e una lastra di ghiaccio si frappose tra
i due;
Laki sferrò l'attacco, che frantumò lo scudo.
La
maga cominciò ad atterrare, e l'avversario sparò
di nuovo con
l'altra mano.
Lei,
prontamente, si fece scudo con la corazza, ma il raggio non la
sfiorò
neanche, si limitò a passarle accanto.
Troppo
tardi Laki capì che l'attacco non era destinato a lei; la
ragazza si
girò e vide con terrore che il colpo stava per colpire
Lisanna.
“No!”.
Laki
fece per frapporsi, ma non riuscì a staccare i piedi dal
suolo;
abbassando lo sguardo, vide che erano stati congelati al terreno.
-No!
Lasciami! Lasciami andare!-.
CRACK
Il
rumore del ghiaccio che si rompeva la bloccò.
Tremante,
rialzò lo sguardo, preparandosi al peggio.
Ai
piedi del blocco dov'era intrappolata la ragazza c'erano dei
frammenti di ghiaccio; tuttavia, Lisanna e il suo iceberg erano
illesi.
-Ma
cosa...- Balbettò Laki.
SWISH
Dietro
di lei sentì un improvviso spostamento d'aria.
Si
girò e...
PUM
Ginger
era apparsa sopra al demone mantellato, con una mano stretta in pugno
infuocato; l'incappucciato aveva alzato lo sguardo e Ginger l'aveva
colpito in pieno volto.
L'impatto
fu talmente violento che lo spostamento d'aria le scompigliò
i
capelli; il demone si schiantò al suolo, al centro di un
piccolo
cratere.
Con
un salto all'indietro, Ginger si allontanò dall'avversario,
atterrando al suo fianco.
-Tu???-.
Ginger
la guardò con la coda dell'occhio; solo allora la maga
notò le
numerose ferite che la ricoprivano.
Provò
un improvviso dispiacere, poi si maledì.
“Ma
che mi prende? Anche lei è mio nemico!”.
Provò
a colpirla con l'armatura di legno, ma la voce gelida e sibilante e
tuttavia roca dell'incappucciato la fece desistere.
-Tradimento...-.
Il
demone si rialzò, con la testa brutalmente piegata in avanti.
CRACK
CROCK
Le
sue ossa scricchiolarono quando la rimise a posto; in quell'istante
il cappuccio scivolò un poco all'indietro, e la maga del
legno poté
intravedere due iridi verde acqua che la guardavano fredde.
-Tradimento...-
Ripeté.
-Tradimento???
Non hai capito proprio niente-dechi!!!-
Ribatté Ginger.
-IO
SONO IL DEMONE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO!!! UN ESSERE SCHIFOSO COME TE
NON PUÒ USARE LA MIA STESSA MALEDIZIONE DEL GHIACCIO!!!-.
Il
demone incappucciato alitò di nuovo.
-Fatti
da parte se non vuoi essere distrutta...-.
-DISTRUTTA
IO???-
Ginger alzò la mano, e una colonna di ghiaccio
spuntò dal terreno
ai piedi dell'altro, trapassandolo da parte a parte.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-E
ADESSO CHE MI DICI, EH??? FAI ANCORA IL GRADASSO-DECHI???-.
-Anf...-.
Il
ghiaccio venne assorbito nel petto del demone, e la sua ferita si
richiuse.
“La
magia... cioè, la maledizione del ghiaccio non funziona con
lui.”
Pensò Laki; poi, guardandogli il capo ancora fumante:
“Al
contrario, quella del fuoco è molto efficace.”.
Anche
Ginger sembrò averlo capito: difatti creò una
sfera infuocata sul
palmo della mano e la gettò contro il nemico; questo la
puntò con
il dito e sparò un altro raggio, ma quando i due attacchi si
incrociarono la sfera si divise in due, e ciascuna delle due parti,
virando di lato, lo colpì ai fianchi.
Ginger
ghignò, ma il demone slittò in avanti lasciandosi
dietro una scia
ghiacciata.
“Ho
capito! Congela la terra sotto i suoi piedi per muoversi più
velocemente!”.
Ginger
fece lo stesso e si lanciò all'inseguimento del demone,
infuocando i
due pugni.
-FERMATI
E FATTI AMMAZZARE!!!-.
-Non
sei una mia priorità...-.
-CHE
HAI DETTO???-.
Furiosa,
Ginger spiccò un salto verso l'altro, con i cazzotti pronti.
Per
proteggersi, lui alzò le mani, che si scontrarono con quelle
della
ragazza.
La
sfida tra i due diventò uno scontro tra i rispettivi poteri:
più
Ginger infuocava le mani, più l'altro le ghiacciava.
Alla
fine, però, Ginger strinse la sinistra e le dita della mano
destra
dell'altro andarono in frantumi.
Per
la prima volta il demone sussultò incredulo, e Ginger lo
colpì allo
stomaco con il pugno libero.
L'incappucciato
indietreggiò e l'altra si spostò di fianco a
Lisanna.
Sogghignò
e appoggiò una mano sul blocco di ghiaccio.
-Che
cosa vuoi fare???- Urlò Laki.
Temette
che volesse attaccarla, e invece, come era successo prima alla lastra
nello stomaco dell'incappucciato, il ghiaccio del blocco fu assorbito
nella mano di Ginger, che scoppiò a ridere.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
-ORA
MI SENTO COME NUOVA!!!-.
Lisanna
cadde a terra, senza alcun gemito o alcuna reazione, pareva morta.
-Lisanna!!!-
Gridò Laki.
Ginger
unì le mani e poi le aprì, creando una lancia
infuocata tra i
palmi.
-E
ora, preparati a...-.
Ginger
rabbrividì, poi sgranò gli occhi.
-Freddo?
Com'è possibile che abbia freddo?-.
Si
piegò in avanti, tossendo.
-Che
sta succedendo-dechi???-.
Allarmata,
Laki tentò di liberarsi dal ghiaccio, ma inutilmente.
-Non
avresti dovuto assorbire il mio ghiaccio...-.
Ginger
rialzò la testa, e Laki notò che la sua faccia
era ricoperta di
brina.
-Impossibile!
Sono il demone del... Cof!-
Si accasciò a terra, sputando alcuni pezzi di ghiaccio.
Laki,
a furia di spingere, era intanto quasi riuscita a liberarsi, quando
improvvisamente sentì un dolore lancinante alla schiena.
Abbassò
lo sguardo e vide la punta di un artiglio azzurro fuoriuscirle dalla
pancia.
-Che...-.
L'artiglio
si illuminò e ne uscì una scheggia ghiacciata,
che la trapassò e
sparì in cielo.
Laki
aprì la bocca per urlare, ma uscì solo un flutto
di sangue.
Dietro
di lei sentì il demone incappucciato estrarre la mano dal
suo corpo,
dopodiché avvertì la punta gelida del suo dito
toccarle la nuca.
Laki
sbarrò gli occhi.
-No
non
BANG
Lisanna
si risvegliò di soprassalto.
Aveva
freddo, tanto freddo, sentiva il corpo congelato.
Riprese
il controllo di sé, e capì di essere sdraiata
faccia a terra.
Cos'era
successo?
Batté
i denti e rialzò il capo.
Si
pietrificò.
-La...ki...-.
Laki
era in piedi, con le braccia sciolte sui fianchi, le gambe
leggermente piegate, la bocca sporca di sangue e uno sguardo vitreo
negli occhi.
Aveva
una brutta ferita alla pancia, da cui sgorgava sangue a fiotti, ma
non era niente rispetto al buco in mezzo alla fronte.
Lisanna
si mise in ginocchio.
-LAKI!!!-.
Laki
crollò al suolo senza un lamento, come un fantoccio
inanimato.
Di
fianco all'albina, Ginger si accasciò a terra, ansimando.
-Dan...na..zio...ne...-
E perse i sensi.
Lisanna
guardò allibita le due ragazze.
Cos'era
successo??? Cos'era successo??? E cosa poteva fare???
Il
demone misterioso piegò la testa di lato e superò
il corpo inerme
di Laki, avvicinandosi a lei.
“Cosa
posso fare? Come posso aiutarle???”.
Iniziò
a piangere, mentre l'altro le si avvicinava sempre di più.
“Possibile
che possa soltanto stare qui a morire???”.
Ormai
il demone era a pochi passi da lei.
“Sto
davvero per morire?”.
Il
demone si fermò, Lisanna poteva percepire il suo gelido
respiro sul
collo.
“È
questa la mia fine?”.
L'incappucciato
le puntò contro il dito.
“Io...
io...”.
Alzò
la testa di scatto.
-IO
TI UCCIDERÒ!!!-.
Il
demone non rispose.
La
vista della ragazza era annebbiata dal pianto, ma poteva vedere che
l'altro si era fermato.
-TI
UCCIDERÒ!!! NON MORIRÒ FINCHÉ TU NON
PAGHERAI PER TUTTO QUESTO,
HAI CAPITO??? TI UCCIDERÒ!!!-.
Un
alito ghiacciato spirò dal cappuccio del demone.
-Proposta
respinta...-.
Il
suo dito si illuminò.
Lisanna
serrò le palpebre e urlò.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
BOOM
La
maga aspettò il colpo per quelle che le parvero delle ore,
ma non
arrivò mai.
O
forse era già morta...
Si
decise infine a riaprire gli occhi.
Il
demone era chino sopra di lei, la sua schiena era fumante e ansava,
visibilmente scosso.
Alzò
gli occhi, trovandosi a fissare l'oscurità sotto il
cappuccio.
Lisanna
poteva intravedere le sue fauci spalancate affannare ferite.
-Anf...
anf...-.
Eppure,
per quanto spaventose e bestiali che fossero, avevano qualcosa di...
qualcosa di...
Umano.
Erano
umane.
Anzi,
erano
state
umane.
“Un
Cambiato!”.
Il
Cambiato si rialzò e si voltò.
-Uhm!
Ti piacciono le mie carte esplosive?-.
Lisanna
sobbalzò.
“Questa
voce...”.
Rialzò
lo sguardo e sorrise incredula.
A
pochi metri dai due, Cana ghignava soddisfatta, mente giocherellava
con un mazzo di carte; di fianco a lei, Bacchus teneva Laki tra le
braccia.
-Ah...
Fairy Tail...-.
Il
Cambiato aprì il palmo della mano monca e ci
batté l'altro pugno.
Lisanna
sgranò gli occhi.
Quella
mossa... Impossibile!
-Ice
Make... Hammer...-.
Cana
e Bacchus si buttarono di lato appena in tempo, un gigantesco
martello di ghiaccio schiacciò il terreno dove si trovavano
fino
all'istante prima.
-Non
posso crederci...-.
Cana
rotolò di lato e tirò altre due carte esplosive.
Con
un rapido gesto delle mani, il demone lanciò due schegge di
ghiaccio
che le fecero detonare a mezz'aria.
SWISH
Bacchus
comparve alle sue spalle e lo colpì alla schiena con il
palmo
aperto.
Il
demone barcollò in avanti, e Bacchus abbassò lo
sguardo su Lisanna,
che era praticamente ai suoi piedi.
-Ehi,
fiorellino, rimettiti in piedi!-.
-Fiorellino?-
Lisanna si rialzò: -Ma tu... sei ubriaco?-.
-Eheheh...
io combatto meglio da sbronzo... in ogni caso, portala al sicuro.- E
le porse il cadavere di Laki.
Lisanna
si incupì.
-Ma
non vedi... non vedi che morta?-.
-Eh?
Ma sei cieca?-.
Lisanna
trasalì.
-Vedi?-
Bacchus tamburellò sulla fronte della ragazza, indicando il
foro
lasciato dall'attacco.
-Ha
creato un tunnel di legno nel suo cranio per evitare che l'attacco la
uccidesse.-.
-È
ancora viva. Circa.-.
Effettivamente,
ora che la guardava meglio, i bordi del buco erano di legno.
Ma
allora... era davvero...
Viva!
Era
ancora viva!
-Ma
ha bisogno di cure, quindi portala via di qui.-.
-E...
e voi come farete?-.
Bacchus
fece spallucce.
-Come
puoi notare, fiorellino, ce la possiamo cavare da soli.-.
Lisanna
si girò e vide che, effettivamente, le carte di Cana stavano
tenendo
testa al ghiaccio dell'avversario.
-Non
posso andarmene di qui!- Esclamò comunque.
-Io...
io... io non posso abbandonarvi!-.
Bacchus
sospirò.
-Ah,
guardati intorno, fiorellino: ci sta crollando tutto addosso.
Rimanere qui significa morire.-.
-E
allora voi...-.
-Inoltre
sei davvero inutile.-.
Quelle
parole furono un vero pugno allo stomaco.
Provò
a replicare, ma dalla sua bocca non uscì nessun suono.
-Fiorellino,
sei visibilmente sotto shock, e se lo capisco io che sono brillo...-.
-Non
è vero... io posso aiutarvi... io posso...-.
-“Io-io-io”,
ma ti stai ascoltando? Non riesci neanche a dire una frase di senso
compiuto! Sei troppo buona per stare qui!-.
Il
labbra di Lisanna tremolarono.
Odiava
ammetterlo, ma lui aveva ragione.
Per
tutto il tempo non aveva fatto altro che tremare e piagnucolare, ed
esplodere per la rabbia come una bambina.
Se
Laki era ridotta così era tutta colpa sua.
Allungò
le mani e la prese dietro le ginocchia e sotto il collo.
Se
adesso non le avesse salvato la vita, non sarebbe stata meglio di
quel mostro.
-Brava,
fiorellino, vedo che hai capito.-.
-Non
morite.- Borbottò lei.
-Uh?
Che hai detto?-.
-Non
morite!- Gli urlò addosso: -Vi prego, vi prego
sopravvivete!-.
Si
morse le labbra per ricacciare dentro le lacrime, aveva pianto
abbastanza.
-Se
anche voi moriste, io... io...-.
Scosse
la testa.
-Non
morite, vi scongiuro!-.
Bacchus
la fissò perplesso, dopodiché
ridacchiò.
-Ah,
non preoccuparti, fiorellino, non ne abbiamo mica intenzione!-.
Si
voltò verso i due combattenti.
-E
adesso muoviti!-.
Lisanna
annuì e fece per alzare i tacchi, ma poi si
ricordò che non c'era
solo Laki.
-Aspetta!
E come faccio con Ginger?-.
-Eh?
Chi, la demonietta? Lasciala qui, che t'importa?-.
“Già,
che m'importa?” Si chiese lei.
“In
fondo, non c'è più nulla di umano in
quell'essere!”.
Tuttavia,
aveva la sensazione che fosse stata lei a salvare la vita prima.
Anzi, ne era convinta: dopotutto, quando si era svegliata, Laki era
molto distante da lei, mentre Ginger era al suo fianco.
Probabilmente
l'aveva fatto per qualche altro motivo, non per salvarla: forse aveva
distrutto il blocco di ghiaccio in un gesto di rabbia, forse per
esibire le proprio abilità, forse per ucciderla
definitivamente;
però l'aveva salvata.
E
comunque, anche se rimaneva un nemico, non riusciva proprio a
lasciare qualcuno inerme in mezzo ad un campo di battaglia.
Le
sorse un aspro sorriso.
Bacchus
aveva ragione, era davvero troppo buona.
Si
caricò Laki sulla schiena e prese tra le braccia Ginger, che
giaceva
non lontano da lei; la povera ragazza era letteralmente congelata, il
suo corpo era coperto di scaglie gelate e sputava ghiaccio ad ogni
respiro.
Si
voltò e scappò via, lontano dalla battaglia,
lontano dalla
distruzione, lasciandosi alle spalle lo scontro tra i suoi compagni e
quel demone, senza riuscire a pensare a nulla, dimenticandosi della
fatica, del dolore e delle numerose persone che stava lasciando
indietro.
Ma
quello che aveva appena passato non era nulla rispetto a ciò
che
avrebbe trovato più avanti.
Angolo
dell'autore
A
dir la verità, non era nelle mie intenzioni fare di Lisanna
la
protagonista; ma più scrivo, più penso a lei come
“eroina”,
anche perché so già dove e come sistemare gli
altri personaggi. A
tal proposito, tranquilli, (alcuni) verranno presto! E (qualc)uno
anche nel prossimo capitolo...
Ah,
e ne approfitto per chiedervi consigli sulle canzoni che posso
mettere a inizio capitolo (un'idea che mi è venuta leggendo
nonmiricordo che storia); insomma, vi sarete fatti un'idea sul genere
(vanno bene sia italiane che inglesi e, perché no,
giapponesi).
Ultima
cosa, non mi concentrerò sulle coppie, nel senso che mi
orienterò
verso le più quotate (ErzaxGerard, GajeelxLevy...), ma
scoprirete
che per queste cose alcuni personaggi saranno un po' troppo m-
Ho
detto troppo; alla prossima XP!
|
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Capitolo 4 *** Inseguimento ***
Some
days I feel like I’m wrong when I am right.
Your
mind is playing
tricks on you my dear.
‘Cause
though the truth may vary
this ship will carry our bodies
safe to
shore
Hey!
Don’t
listen to a word I say
Hey!
The
screams all sound the
same.
Hey!
Though
the truth may vary
this
ship will carry our bodies safe to shore
(Little
Talks-Of Monster And Men)
Bacchus
raramente si era trovato nei guai.
Anzi,
a dirla tutta, solo un paio di volte: nel suo scontro più
duro con
Erza, in cui entrambi erano quasi schiattati, e quando aveva sfidato
Elfman Strauss durante i Grandi Giochi della Magia, appena due anni
prima.
E
la prima cosa che aveva fatto dopo quelle dure lotte, ancor prima di
medicarsi e di finire tra le braccia di qualche bella crocerossina,
era scolarsi una fiasca di buon vino ben invecchiato.
E
ora come ora si sarebbe bevuto una damigiana intera.
Pur
essendo al fianco di Cana, una maga molto abile, una tra le
più
forti della gilda di Fairy Tail, nonché dalle curve niente
male,
stava perdendo.
Odiava
ammetterlo, ma questa volta l'avversario era davvero tosto.
Entrambi
ce la stavano mettendo tutta, lui con i suoi palmi micidiali e lei
con le sue carte magiche; ciononostante il demone non sembrava
accusare alcun attacco, bensì sostituiva le parti ferite con
il
ghiaccio: ad esempio, alle dita della mano destra che la demonietta
di prima gli aveva staccato, aveva sostituito cinque artigli di
ghiaccio.
Oltre
a questo, Cana sembrava essere sotto shock da quando aveva visto
l'avversario usare la magia alchemica.
“Riprenditi,
Cana!”.
Poi
si rivolse al demone.
-La
farò finita con te... hic... con un colpo...-.
Scattò
in avanti, preparando un palmo.
L'incappucciato
piegò la testa di lato e alzò la mano artigliata.
“Ora
gliela spacco!”.
Sferrò
l'attacco dritto sulla sua mano ma, invece di distruggerla, non la
scalfì nemmeno; invece si ritrovò il polso
congelato.
-Urr!-
Provò ad allontanarsi, ma il tipo non ne voleva sapere di
mollare.
-Io
ti...- Bacchus si bloccò quando vide che il demone gli
puntava
l'indice contro.
Il
dito si illuminò.
-Merda!-.
-Shuriken
Card!- Una carta gli sfrecciò davanti agli occhi e gli
tagliò di
netto il polpastrello sbrilluccicoso.
Il
demone, sorpreso, abbassò la testa e Bacchus lo
colpì con un pugno
in faccia.
TUNF
L'impatto
fu talmente violento che l'aria sembrò fendersi in due, e
quello
volò all'indietro, schiantandosi su una casupola di legno
già
incendiata che gli cadde addosso.
Bacchus,
finalmente libero, scoppiò a ridacchiare, e Cana gli si
avvicinò.
-Ti
sei ripresa finalmente?- Le domandò.
-Io...
sì, penso di sì...- Fece lei, poco convinta.
-Eheheh!-
Sghignazzò lui: -L'abbiamo mas...-.
-Ice
Make... Spider...-.
Dalle
macerie emerse un ragno ghiacciato gigante, che si avventò
sui due
maghi.
-Tsch!-
Bacchus spiccò un salto mortale in avanti e lo
colpì al muso con
una tallonata.
CRACK
La
testa andò a pezzi e il ragno si accasciò al
suolo.
Bacchus
ridacchiò compiaciuto e si voltò verso Cana.
-Visto
come l'ho... uh?-.
La
ragazza si era come immobilizzata e boccheggiava.
-Cana,
che ti prende?-.
-Quella
magia... allora è vero...- Balbettò.
CLOMP
CLOMP CLOMP
Bacchus
si girò di nuovo e vide che l'incappucciato stava
ciondolando verso
di loro come uno zombie.
Digrignò
i denti e fece per attaccarlo di nuovo, ma Cana lo bloccò
mettendogli la mano sulla spalla.
-Ma
che ti prende???- Le chiese infastidito.
Il
Cambiato si fermò, squadrandoli incuriosito.
-Tu...
tu...- Fece Cana, con uno sguardo a metà strada tra la
sorpresa e
l'orrore.
-Sei
tu... Gray?-.
“Gray?”
Ripeté Bacchus tra sé e sé .
“Se
non sbaglio è il nome di un suo vecchio compagno di
gilda!”.
Guardò
nuovamente il demone.
“Vuol
dire che quello è...”.
Nell'ombra
che nascondeva il volto del demone, Bacchus vide i suoi denti
scintillare; ci mise qualche secondo per capire che stava sorridendo.
Bacchus
lo fissò un po' stupito, poi fece uno dei suoi soliti
sogghigni.
-Cos'è,
il nostro diavoletto si sta divertendo? Ma voi idioti non siete
sempre pallosi? E poi sbaglio o stai usando la magia? Voi cretinetti
non siete obbligati a usare i vostri “poteri
malefici”?-.
Il
demone inclinò la testa e soffiò vapore
gelato.
-Non
ti devo nessuna spiegazione...-.
Bacchus
fischiò fingendosi colpito.
-E
ora sei diventato anche molto loquace.-.
-Anf...
e tu stai prendendo tempo per la tua amica...-.
Bacchus
sussultò; con la coda dell'occhio guardò Cana.
La
ragazza era ancora in trance.
“Accidenti!”.
-Mossa
inutile...-.
Il
demone si trasformò in un gruppo di fiocchi di neve e si
diresse
verso i due.
-Non
ci provare!- Urlò Bacchus, menando un calcio quando fu alla
sua
portata; ma il vento ghiacciato gli passò attraverso e si
spostò
alle spalle di Cana.
Bacchus
rimase come bloccato.
Sentiva
le ossa e le articolazioni diventare fredde e congelarsi, riusciva a
malapena a ruotare il capo; quando lo fece, si ritrovò
davanti a uno
spettacolo letteralmente agghiacciante.
Cana
era ancora immobile, occhi sbarrati e persi nel vuoto, bocca schiusa,
pelle pallida come quella di un fantasma; dietro di lei,
l'incappucciato le premeva
gli indici ghiacciati sulle
tempie, che si stavano congelando.
Bacchus
aprì la bocca per mandarlo a farsi fottere e per intimargli
di non
sfiorare neanche con il pensiero la sua amica, ma riuscì a
malapena
a staccare le due labbra.
Il
Cambiato alitò di nuovo.
-Gli
umani hanno una visione ristretta di quelle cose che chiamano
“emozioni”... perché le riconducono al
cuore, che è solo un
muscolo... invece, è una parte del cervello a coordinarle...
ed è
sempre il cervello a determinare il pensiero indipendente
dell'individuo... in altre parole, è sufficiente congelare
determinate zone della corteccia celebrare per rendere chiunque un
burattino inanimato...-.
“Ma
che cazzo sta dicendo? Toglile di dosso quelle luride mani!”.
Il
Cambiato sembrò ascoltare i suoi pensieri, perché
lasciò andare
Cana.
“Cana!
Brutta puttana, mi stai facendo preoccupare! Come stai???”.
Cana
lo guardò con ancora lo stesso sguardo vitreo,
dopodiché prese una
carta dal mazzo; sulla fronte poteva leggere la parola
“elettricità”.
Bacchus
sgranò gli occhi.
“Ehi!
Ma che...”.
Cana
avvicinò minacciosamente la carta alla sua, di fronte.
“Che
stai facendo??? Cana!!! Cana!!!”.
Il
suo mento iniziò a tremare e percepì la sua
lingua staccarsi dal
palato.
“CANA!!!
CANA!!! CANA!!!”.
La
carta era vicinissima a lui, quasi lo sfiorava.
Finalmente
sentì un mugugno uscirgli dalla bocca.
-C...C...-.
Avvertì
il gelido angolo della carta toccargli la fronte.
-Ca...Ca...-.
-Ca...-.
-Can...-.
-Can...-.
Strinse
gli occhi.
-CAN...!-.
Un
forte dolore alla fronte e il buio più totale.
“Ice
Make... Hammer...”.
“Distruggerò
E.N.D a tutti i costi.”.
“Lisanna!”.
“Gray...”.
La
voce del compagno risuonava nella mente di Lisanna.
L'albina
scosse la testa con foga.
Non
era il momento di farsi prendere dai sentimentalismi.
Affannò
più volte mentre correva per il campo incendiato, mentre
saltava le
macerie al suolo, mentre cercava di non far cadere le due ragazze che
trasportava.
Teneva
Ginger tra le braccia, con una mano sotto le ginocchia e l'altra
sotto il collo; sulla schiena, invece, portava Laki alla quale, per
non farla cadere, faceva passare le braccia sopra le sue spalle e le
incastrava tra le ascelle; nel farlo la teneva sbilanciata in avanti,
e così la testa sporgeva dalla sua spalla destra.
Erano
un gran peso da sopportare, ma sarebbe stato più pesante
abbandonarle per salvarsi da sola.
TUNF
Davanti
a lei atterrò un grosso energumeno, un demone-umanoide
spaventoso,
dalla faccia più simile al grugno di un cinghiale che al
volto di
una persona, vestito di un armatura di ossa e armato di una mazza
chiodata.
Lisanna
si fermò, non sapendo cosa fare: in quello stato non poteva
lottare,
ma non poteva nemmeno tornare indietro.
Il
demone alzò la clava e Lisanna strinse i denti, pronta a
saltargli
addosso e a buttarlo a terra, o almeno a incassare da sola il colpo.
Invece
il muso del demone esplose e lui crollò all'indietro.
Lisanna
abbassò lo sguardo e notò che Ginger alzava una
mano fumante.
-Ginger?-
Domandò incredula.
Lei
batté i denti un paio di volte e alzò le pupille
incendiate su di
lei.
“MUOVITI
CRETINA!!!”
Sembrava dirle.
Non
se lo fece ripetere due volte e riprese a correre.
Corse
e corse per quelle che le parvero delle ore, fino a quando non
uscì
dall'accampamento e si ritrovò nei pressi della Selva Oscura.
Oltre
di essa, la salvezza; prima di essa, il pericolo; dentro di essa, la
morte.
“Cosa
devo fare? Andare lì da sola è un
suicidio!”.
BOOM
Qualcosa
esplose a qualche metro dietro di lei.
“Ma
rimanere qui è anche peggio!”.
Così
si addentrò nella foresta.
Come
mise un piede al suo interno, i rumori della battaglia cessarono, le
piante attorno a lei si infittirono e il buio la avvolse.
Circolavano
strane storie sulla Selva Oscura: quel posto era intriso da sempre di
Magia Nera della peggior specie, e la recente vicinanza al confine
demoniaco aveva alimentato quelle voci e quella magia.
Si
raccontava che in molti fossero entrati, ma che quasi nessuno fosse
uscito, e quelle poche persone giuravano che avrebbero preferito
morire lì dentro che sopravvivere e ricordare.
Dicevano
che vi si aggirassero creature molto peggiori dei demoni; i
sopravvissuti non erano nemmeno riusciti a vederli tanto erano rapidi
nell'attaccare, ma scorgevano di sfuggita delle figure incappucciate
e vestite di ampi mantelli; probabilmente, però, racconti
simili
traevano radici dagli incontri con i demoni, o almeno così
Lisanna
sperava.
In
ogni caso non aveva tempo da perdere: Lisanna continuò a
correre,
facendosi strada tra le erbacce e i rami che le raschiavano la pelle.
“Devo
fare presto! Devo muovermi!”.
Si
guardò intorno: l'oscurità si stava infittendo, e
gli alberi
attorno a lei prendevano le forme più strane e spaventose, i
rami
parevano braccia scheletriche, i tronchi corpi consunti, le radici
code nodose.
“Non
c'è nessun altro qui!” Pensò impaurita:
“Sono da sola!”.
Ben
presto, tuttavia, sentì dei passi che la stavano seguendo.
“No!
È solo la mia immaginazione! È solo la mia
immaginazione!” Si
ripeteva mentalmente, cercando invano di autoconvincersi.
Accelerò
ancora il passo, ma le piante sembravano non avere mai fine, ed i
passi alle sue spalle proseguivano ininterrotti.
“Dannazione!
Cosa posso fare?”.
Mise
un piede su un ramoscello secco, producendo un crepitio sinistro.
CREP
“Se
ora mi fermassi e l'affrontassi, forse riuscirei a sopraffarlo, ma
Laki e Ginger potrebbero...”.
CREP
Il
ramicello scricchiolò di nuovo, il suo inseguitore era
sempre più
vicino, e lei sempre più in pericolo.
Alla
fine si decise e mosse un passo più lungo dei precedenti,
ritrovandosi al centro di una piccola radura.
“Adesso!”.
Si
voltò di scatto, pronta al peggio, e sussultò.
Ai
margini della radura c'era una figura umanoide vestita di una specie
di toga rossa bordeaux con un cappuccio che le copriva il viso.
La
figura mosse qualche passo e allungò le mani verso la
ragazza; lei
tremava tutta, terrorizzata da quell'improvvisa apparizione.
In
un primo momento pensò che fosse il Cambiato di prima; ma se
così
fosse stato, avrebbe voluto dire che Cana e Bacchus erano... no, non
osava neanche pensarci!
A
mano a mano che si avvicinava, però, si rendeva conto che
non era
lui: il colore e la forma dell'abito erano diversi, e non aveva degli
artigli blu, ma delle normali unghie con dello smalto rosso; anche il
colorito delle sue mani era roseo, seppur un po' pallido, ma in ogni
caso non era un demone.
Rimaneva
da capire che cosa fosse.
Smise
di tremare e, aggrappandosi a chissà quale folle speranza,
si
inginocchiò.
La
figura si fermò e la squadrò da sotto il
cappuccio.
Lisanna
cercò di modulare la voce in modo che apparisse ferma, ma
non poteva
fare a meno di balbettare.
-T...Ti
prego! Devi... devi aiutarmi!-.
La
figura rimase in silenzio.
Lisanna
deglutì, sentiva di star per scoppiare in lacrime, ma
dovette
trattenerle, non era il momento di farsi prendere dal panico.
-Le
mie amiche sono ferite! Se non saranno curate al più presto,
moriranno!-.
Ancora
nessuna risposta.
Lisanna
cominciava a innervosirsi: quel suo silenzio era... era snervante!
Perché non l'aiutava? Perché non diceva qualcosa?
Strinse
i denti, cercando di contenere la rabbia: se voleva che la aiutasse,
non poteva certo mostrarsi ostile, neppure nel più piccolo
movimento; c'era anche la possibilità, però, che lui
fosse
ostile.
-Se
vuoi uccidermi, se questa è la tua natura, io non te lo
impedirò!
Ma non ti permetterò di far loro del male!-.
Niente.
Lisanna
sentì di non essere più in grado di trattenere le
lacrime, che
iniziarono a rigare il suo viso.
Ogni
istante che passava poteva essere fatale per le sue amiche.
-Ti
scongiuro, ti imploro di salvarle!-.
Finalmente
ottenne una reazione, solo che non era quella che lei sperava: le
puntò il dito contro.
La
voleva attaccare? In tal caso non si sarebbe tirata indietro, non era
abbastanza veloce da riprendere a correre e scappargli, e quindi non
le rimaneva che difendere le due ragazze con le unghie e con i denti!
Ma
la figura non attaccò.
-U...ma...na...-
Disse piano.
Lisanna
ammutolì.
Era
abbastanza sicura che fosse una voce umana... e femminile.
In
effetti, il suo petto era gonfio, molto gonfio.
Quindi
lui, anzi, lei, indicò Laki.
-Umana...-.
Poi
spostò il dito su Ginger.
-Non...
umana...-.
Una
sorta di filamento rosso uscì dalla manica della toga,
schioccando
in aria verso la Cambiata.
Lisanna
capì subito cosa intendesse fare, e si buttò in
un gesto istintivo:
si piegò in avanti e coprì Ginger con il suo
corpo, e rimase
immobile, fino a che non sentì la voce di prima sussurrare:
-...Capisco.-.
Alzò
le mani, ma Lisanna non percepì alcun pericolo.
La
figura si tolse il cappuccio.
Lisanna
trasalì per la sorpresa.
-Ma
io ti conosco!-.
Davanti
a lei c'era una giovane ragazza, più o meno della sua
età, dai
lunghi capelli rossi che sparivano nella toga; aveva gli occhi
rossastri, delle borse marcate e un leggero rossore le colorava le
guance.
-Tu
sei Flare! Flare Corona!-.
La
ragazza abbassò gli occhi, come se si fosse vergognata a
sentire il
suo nome.
-Pensavamo
che fossi morta!- Esclamò l'albina.
Lei
le rivolse un sorriso malinconico, guardando il simbolo di Fairy Tail
sulla sua coscia.
-Tu
eri... un'amica di blondie, vero?-.
“Blondie?”
Ripeté Lisanna.
“Un
momento... non intenderà...”.
Lisanna
si morse le labbra.
-Sì.-
Disse dopo un lungo silenzio: -Io ero... ero una sua compagna di
gilda.-.
Poi
ebbe come un giramento di testa e per poco non perse la presa su
Ginger.
“Accidenti!
Sono così stanca!”.
Improvvisamente
dei tentacoli rossi si avventarono sulla Cambiata e su Laki.
-Ehi!
Ma che cosa...-.
Fece
per scacciarli, ma poi alzò la testa e vide che i tentacoli
erano in
realtà i capelli allungati di Flare.
“Certo,
ora ricordo! È la sua magia!”.
Così
lasciò andare le due ragazze, di modo che i capelli
potessero
avvolgerle e sollevarle in aria.
-Seguimi,
Bianca.- Disse dolcemente la rossa.
-Ti
porterò a casa mia.-.
Lisanna
annuì e si alzò, ma le ginocchia le cedettero e
crollò a terra,
esausta.
-Bianca?-
Domandò Flare.
Lisanna
ansimò, non riusciva più a tenere gli occhi
aperti.
L'ultima
cosa che vide era Flare che le si avvicinava preoccupata e i suoi
capelli che si allungavano verso di lei, poi scivolò in un
sonno
profondo.
Il
nome “Selva Oscura” era stato attribuito a quella
foresta per due
motivi: il primo era per le storie spaventose che circolavano su di
essa; il secondo era che in ogni momento dell'anno, che fosse inverno
o estate, mattino o sera, il buio la immergeva; nessuno se lo
spiegava, c'entravano gli alberi enormi che la ricoprivano, ma non
potevano essere sufficienti a garantire la perenne oscurità:
era
buio e basta.
Quella
era una mattina come le altre: la luce filtrava appena tra le fronde,
il suono dominante era il silenzio. Nessun cinguettio, nessun ronzio,
nessun rumore.
Ciononostante
il sinistro equilibrio che dominava quella tetra foresta si
interruppe proprio quella normalissima mattina; non che fosse la
prima volta, bastava pensare alla sera precedente, ma c'era qualcosa
di diverso in quell'interferenza.
Di
norma si trattava dei passi marcati degli avventurieri che entravano
nella foresta o di quelli terrorizzati di coloro che cercavano
inutilmente di uscirne; mai erano stati quel debole fruscio che
solcavano l'erba secca quella mattina, scandito dal lento rumore di
passi brevi.
Ovunque
il Cambiato transitasse, oscillando a destra e a sinistra e soffiando
il suo alito gelato, si lasciava dietro una scia ghiacciata.
Si
fermò e piegò in basso la testa.
-Anf...-.
Riprese
a camminare; dietro di lui, il legnetto spezzato si congelò.
Lisanna
si risvegliò di ottimo umore.
Il
suo primo pensiero era che stesse ancora sognando: era impossibile
che, dopo tutto quello che le era capitato la sera prima, ora fosse
così fresca, riposata, e soprattutto che sentisse il suo
corpo così
caldo; e non di fatica, ma di energia, come se fosse
pronta
per correre di nuovo, anche per tutta la giornata.
E
poi anche il luogo dove si era svegliata era davvero improbabile:
sembrava una di quelle case di quelle fiabe che leggeva da bambina.
Era
interamente fatta di legno, sia i muri, sia il soffitto, sia il
pavimento; c'erano due finestrelle nella parete laterale da cui
filtrava la luce del sole, mentre su quella opposta c'era un
caminetto, unica parte di pietra; poi c'era una piccola credenza su
un angolo della stanza, al centro invece c'era un tavolino quadrato
con un paio di sgabelli; guardando dov'era sdraiata, Lisanna si
accorse di stare su un lettuccio con a fianco un piccolo comodino.
“Sto
ancora sognando.” Pensò Lisanna.
“Sono
ancora nella foresta, devo aver perso i sensi l'altra sera.”.
“O
magari sono morta.”.
“Morta...”.
Le
sue palpebre stanche iniziarono a chiudersi.
“Morta...”.
Stava
per addormentarsi con quel pensiero, quando sussultò e
sgranò gli
occhi.
“E
che ne sarà di loro???”.
Si
mise seduta e si diede un pizzicotto al braccio.
“Devo
svegliar...”.
-Ahi!-.
Aveva
sentito dolore.
Quindi
non stava dormendo.
Abbassò
lo sguardo e notò che stava indossando una maglietta rossa e
un paio
di jeans color porpora, che sicuramente non erano i suoi vestiti.
Ma
com'era possibile? Chi l'aveva cambiata e portata lì?
Si
mise le mani alle tempie e provò a ricordare.
-Sono
stata... sono stata salvata da... Flare!-.
Come
lo disse la porta di legno si aprì e Flare entrò
nella stanza;
indossava un lungo abito attillato rosso e in mano teneva un vassoio
su cui erano poggiati una tazza di latte fumante e una ciotola di
biscotti.
-Oh,
ti sei svegliata, Bianca!-.
Dopodiché
si mise in una posa strana: fece un nervoso sorriso, sgranò
gli
occhi, inarcò le sopracciglia e piegò la testa di
lato,
appoggiandola sulla spalla.
Un
po' inquietante.
-Ti
ho preparato la colazione! Li ho fatti io!-.
Chissà
con cosa, in mezzo alla foresta.
-Ehm...
grazie... non dovevi disturbarti... comunque il mio nome è
Lisanna-.
L'altra
ampliò il sorriso e mise il vassoio sul comò.
-Io...
ecco...- Lisanna non sapeva cosa dire, poi trasalì.
-Dove
sono Laki e Ginger?-.
Flare
arrossì e sgranò gli occhi, quella domanda
sembrava averla
spiazzata.
-Ti
porto da loro se vuoi.-.
Lisanna
si mise un paio di ciabatte a forma di coniglio che trovò ai
piedi
del letto e seguì la rossa nell'altra stanza.
Un
lavandino, dei fornelli, un forno, un frigorifero e un paio di
cassetti.
Una
cucina insomma.
Flare
aprì un'altra porta e uscì.
Lisanna
la seguì e si dovette coprire gli occhi tanto era forte la
luce.
Poi
però intuì una cosa.
-Non
capisco! Il sole non dovrebbe battere qui!-.
-È
una mia magia luminosa.- Spiegò Flare mentre camminava verso
una
costruzione di legno attigua alla casetta.
-Non
hai paura che qualcuno ti trovi?- Domandò allora l'albina.
Flare
si fermò.
-Non
viene mai nessuno qui. Siamo troppo dentro la foresta, immagino.-.
-E
non ti senti sola?-.
Flare
si strinse le spalle e riprese a camminare.
Lisanna
si sentì triste per la ragazza.
Stando
alle informazioni che aveva l'esercito, Flare era scomparsa dieci
mesi prima.
Voleva
dire che aveva vissuto da sola per tutto quel tempo?
Raggiunse
la maga e si trovò all'interno di una grande stanza
quadrata, priva
di mobilio, ma con due letti al centro sui quali erano sdraiate,
coperte da strati lenzuola e panni, delle incoscienti Ginger e Laki.
Lisanna
corse dalle due e prese loro le mani, che sporgevano dai teli.
Le
ragazze ansimavano sofferenti: Laki sudava come una fontana, mentre
Ginger era ancora congelata.
Non
conosceva delle magie curative potenti, ma spremette ogni grammo
delle sue conoscenze per infondere loro almeno un po' di
tranquillità.
Dopo
poco si rialzò e si rivolse verso Flare.
La
ragazza era rimasta in disparte, con le spalle al muro e il capo
chino a guardare il pavimento.
-Come...
come stanno?-.
-La
mia magia curativa le può tenere in vita per qualche
giorno.-
Rispose Flare.
Lisanna
aprì la bocca per dire... non sapeva neanche cosa, dei
ringraziamenti come minimo, quando si illuminò.
-Flare,
fino ad ora ho contato tre letti, compreso il mio. Tu dove hai
dormito?-.
Flare
arrossì.
-Ho
curato le tue amiche tutta la notte.-.
Ora
Lisanna davvero non sapeva cosa dire.
-Io...
io non so proprio come ringraziarti...-.
La
rossa scosse la testa.
-Non
serve che tu lo faccia. E poi... ho deciso di accompagnarvi fuori
dalla foresta.-.
-Flare,
io...- Stava per dire: “non voglio che tu mi aiuti
più di quanto
abbia già fatto”, ma si rese conto che se voleva
uscire viva dalla
Selva Oscura con le sue compagne, l'unica che poteva aiutarla era
lei.
Un
pensiero decisamente egoista.
Allora
cercò un modo per ripagarla.
-...io
vorrei che tu venissi con me.-.
La
maga dai capelli rossi sobbalzò.
-Grazie,
Bianca.- Disse poi.
-Ma
preferisco rimanere qui.-.
Lisanna
boccheggiò.
-Cosa?
Perché? Non ti senti sola?-.
Flare
sembrò indecisa su come rispondere.
-...Sì.-.
-E
allora perché non vieni con me?-.
Le
labbra di Flare tremarono.
-...Perché
io voglio rimanere da sola.-.
Lisanna
sussultò.
-Non
capisco...-.
Flare
strisciò in basso fino a sedersi sul pavimento e nascose la
testa
tra le gambe.
-Blondie
era la mia unica amica.- Le bastò dire questo per avere la
sua
attenzione.
-Anche
se l'avevo trattata male quando ero a Raven Tail, lei mi ha
perdonata.-.
-Mi
ha persino aiutata a tornare a casa, dai giganti.-.
-Quando
ho saputo che era morta, un anno fa...-.
La
sua voce si incrinò.
Lisanna
voleva dirle di smetterla, voleva dirle che non c'era bisogno che
continuasse; ma aveva capito che si era tenuta dentro il dolore per
troppo tempo, sapeva che doveva sfogarsi con qualcuno, e lei era
l'unica persona che avesse incontrato in dieci mesi; perciò
rimase
in silenzio.
-...ero
molto triste. Mi sono chiusa in me stessa, non mangiavo più,
non
parlavo più, non uscivo dalla mia stanza.-.
-Solo
adesso mi rendo conto di quanta pena devo aver dato ai giganti.-.
-Poi,
una sera, ci fu un gran boato, e corsi in terrazzo.-.
BLIK
BLIK
Le
lacrime della ragazza bagnarono il pavimento.
-Il
villaggio era in fiamme. Senza più la Fiamma Guardiana, era
diventato una preda facile per i demoni, così loro l'avevano
attaccato.-.
-Riuscivo
a scorgerli dalla terrazza... enormi, mostruosi, pieni di
distruzione... non penso che riuscirò mai a dimenticarli...-.
-Ero
disperata; volevo scendere nel villaggio e affrontarli, ma i giganti
me lo impedirono.-.
-Dissero
che non potevo lottare con quei mostri, che erano troppo forti per
me; io risposi che non potevo rimanere a guardare la mia casa
bruciare, e tentai di ribellarmi.-.
-Loro
però volevano fare di tutto per impedirmi di combattere,
così... io
non so cosa dissi di preciso... ero in preda alla disperazione...
penso... temo di averli insultati... di aver detto loro... cose
orribili... che non avrei mai...-.
Si
interruppe e scoppiò in lunghi singhiozzi.
Lisanna
non ce la faceva più ad ascoltare.
-...ma
loro... uno di loro... mi prese... e mi portò via... molto
lontano...-.
-...mi
portò al sicuro... e tornò indietro... e io non
lo fermai... ero
talmente furiosa...-.
Batté
un pugno sul muro.
-Non
voglio più provare quel dolore! Non voglio più
perdere qualcuno!-.
Lisanna
si coprì la bocca con le mani, anche lei piangeva a dirotto.
Aveva
perso molti amici nella guerra, ma quella ragazza li aveva persi
tutti.
Non
poteva, non osava neanche immaginare cosa provasse.
Strinse
i denti, ostentando una forza che non aveva.
-Anch'io
ho perso un membro della mia famiglia. Se il mio dolore è
grande, il
tuo deve essere insopportabile. Non ti costringerò a
seguirmi, non
ne ho alcun diritto.-.
-Ma
non puoi rimanere qui. Per colpa mia, questo luogo non è
più
sicuro.-.
-Non
m'importa!- Gridò l'altra.
Lisanna
non se l'aspettava; da quel che sapeva, Flare aveva sempre avuto un
carattere molto timido, non urlava mai.
-Preferisco
morire qui che soffrire ancora!-.
Lisanna
non sapeva cosa fare; quindi non fece nulla.
Andò
dalla ragazza, si sedette di fianco a lei, le appoggiò la
testa tra
le ginocchia e la accarezzò tra i capelli.
Poteva
sembrare una cosa stupida, ma aveva già funzionato altre
volte,
soprattutto con lei.
E,
infatti, dopo una decina di secondi Flare si tranquillizzò.
Lisanna
la lasciò andare e Flare si rialzò.
-Scu...
scusami...- Borbottò stropicciandosi gli occhi.
Lisanna
si rialzò, scuotendo la testa.
-Non
serve che tu lo faccia, Flare. L'esserti confidata con me è
stato
molto coraggioso da parte tua.-.
Le
labbra della rossa tremolarono.
-Mi
ricordi lei...-.
Lisanna
sussultò.
-Blondie...
con lei potevo aprirmi... lei mi ascoltava... mi capiva... ero a mio
agio con lei...-.
Si
strofinò le spalle, come infreddolita.
Lisanna
inghiottì un boccone amaro.
-La
amavi?-.
Flare
annuì appena, poi rabbrividì.
Lisanna
aggrottò la fronte.
-Inizia
a far freddo qui.-.
Un
brivido, stavolta di paura, le attraversò la schiena.
-Oh,
no!-.
Spalancò
la porta e si guardò intorno.
Quello
che aveva scambiato per il sole era una piccola palla di fuoco a
qualche metro da terra; la luce che emetteva formava una specie di
cupola che circondava la casa, oltre di essa le tenebre più
nere.
-Bianca...-
Fece la fievole voce di Flare alle sue spalle.
Lisanna
si voltò; la rossa era alla porta e la fissava preoccupata.
-Flare...-
Lisanna andò dalla ragazza e abbassò lo sguardo.
Come
poteva guardarla negli occhi dopo ciò che le stava per fare?
-Mi
dispiace, Flare. Mi dispiace molto. Quelli che mi stavano inseguendo
stanno per arrivare qui.-.
-Non
capisco... Bianca...-.
Lisanna
strinse i denti.
-Dobbiamo
abbandonare questo posto.-.
Non
udì alcuna risposta e si decise a rialzare lo sguardo.
Flare
la fissava incredula.
-Abbandonare...
casa mia...-.
Strinse
la mano sulla parete della casetta.
Lisanna
capì che Flare non se ne sarebbe mai andata da quel posto;
d'altra
parte, come avrebbe potuto?
Poi
si illuminò.
“Mi
ricordi lei...”.
“La
ami?”.
Il
suo pensiero successivo fu:
“Sono
davvero orribile.”.
“Ma
se è l'unico modo per salvarla...”.
Prima
che potesse ripensarci, la prese per mano e la guardò negli
occhi.
Ansimò
per prendere il coraggio.
-Ti
prego.-.
-Fidati
di me.-.
Flare
e Lisanna camminavano a testa bassa.
Era
da quasi un'ora che si erano messe in viaggio, ma nessuna delle due
aveva ancora parlato.
Infine,
l'albina si decise a parlare.
-Flare,
sei sicura di voler rimanere?-.
La
rossa non rispose per un po', infine disse: -...Sì. Io vi
accompagnerò fino ai margini della foresta, ma poi...-.
-...poi
ci dovremo salutare.- Concluse Lisanna con voce triste.
In
realtà, una parte di lei era... come dire... sollevata:
aveva
provato a far leva sui sentimenti che provava verso Lucy e verso di
lei, il suo fallimento aveva un che di gratificante.
Rabbrividì.
“La
temperatura è scesa di nuovo...”.
Non
vedeva ad un solo palmo della mano (distingueva Flare solo per il
colore dei capelli), ma sapeva che lui si stava
avvicinando.
-Acceleriamo
il passo.- Disse.
Proseguirono
per un'altra mezz'ora, quindi Lisanna vide la chioma rossa di Flare
fermarsi.
-Uh?
Siamo già arrivate?-.
-Oltre
questo punto, c'è un sentiero.- Rispose Flare.
-Seguilo,
e ti porterà in poco tempo fuori di qui.-.
-Uh?
Ma avevi detto...-.
-Non
posso andare più avanti.- Fece Flare; Lisanna
sentì che la sua voce
tremava.
-Perché
più avanti hai paura di trovare qualcuno.-
Sussurrò appena.
I
capelli che avvolgevano Ginger e Laki si abbassarono fino all'altezza
di Lisanna; lei le prese come aveva fatto la sera prima.
-Flare,
non so proprio come ringraziarti. Ma se tornerai indietro, temo
che...-.
-Non
ha importanza.- Fece Flare.
-Anche
se morissi, non ci sarebbe nessuno a cui mancherei.-.
Si
girò.
Nell'oscurità,
Lisanna era sicura di aver visto gli occhi della maga luccicare.
-Addio,
Bianca. Buona fortuna.-.
E
si allontanò.
“A
me mancheresti.”.
Lisanna
rimase sola, indecisa sul da farsi.
Doveva
seguirla e convincerla a venire con lei? No, non l'avrebbe mai
ascoltata.
-Addio,
Flare.-.
Mosse
un passò in avanti e sentì il piede atterrare su
un terreno
ghiaioso.
Il
suo corpo tremò dal freddo.
“Ormai
è vicino!”.
Cercò
di correre, ma con le altre due ragazze sulla schiena e sulle braccia
era praticamente impossibile.
Così,
dopo poco tempo, quando la luce cominciava a rischiarare il percorso,
Lisanna si dovette fermare per riprendere fiato.
Percepiva
i muscoli intorpiditi dal freddo e dalla fatica; ma, se lo sentiva,
era vicina all'uscita!
Appoggiò
le due ragazze al tronco di un albero e si sedette di fianco a loro,
ansimando.
Era
sfinita.
-Acci...denti!-.
Sussultò.
Riaprì
gli occhi, che aveva chiuso per appena un secondo.
-Anf...-.
Il
demone ammantellato era in piedi davanti a lei, immobile, senza dare
segni di vita, se non per il profondo respiro ghiacciato.
Lentamente,
Lisanna si rialzò.
-Dove
sono Cana e Bacchus?-.
Lui
piegò la testa di lato e le puntò contro il dito,
dall'insolita
falange azzurro-gelo.
Lisanna
strinse i pugni.
“Non
riuscirò mai a scappare.”.
Guardò
le due compagne con la coda dell'occhio.
“Se
voglio salvarle, devo liberarmi di lui in fretta, e l'unico modo
è
attaccarlo a sorpresa.”.
Abbozzò
un sorriso.
“Dopotutto,
sono con le spalle al muro: non si aspetterà che io
resista.”.
Guardò
di nuovo Laki e Ginger.
“D'ora
in poi dovrete cavarvela da sole! Perdonatemi, ragazze!”.
Fletté
le gambe e fece per scattare verso il Cambiato, ma questi
piegò più
volte il dito verso di sé, come per incitarla a farsi sotto.
-Uh?-.
Improvvisamente
sentì una fitta alla schiena.
-KYAH!!!-.
Si
voltò e vide il ghiaccio che ricopriva Ginger schizzare
verso di lei
sotto forma di scaglie appuntite.
Stavolta
la colpirono alla pancia.
-ARGH!!!-.
Come
potevano fare così male? Poi si rese conto che le schegge
stavano
perforando la sua pelle e penetrando nella sua carne.
-Prevedibile...-
Sussurrò il Cambiato.
Flare
si muoveva come una volpe azzoppata da una morsa d'acciaio e braccata
dai cacciatori, che scappa più veloce che può ma
che si ferma più
volte per leccarsi le ferite; i suoi capelli rossicci accompagnavano
la sua fuga stentata, svolazzavano praticamente orizzontali per poi
adagiarsi sulla sua schiena e quindi tornare a fluttuare.
I
suoi respiri erano ansimi e i suoi occhi erano bagnati da lacrime
amare.
“Fidati
di me.”.
“Preferisco
morire qui che soffrire ancora!”.
Si
graffiò le guance, tremante, non per il freddo.
-Devo...
tornare... a casa...-.
-Bianca...
Blondie...-.
Senza
accorgersene, si fermò per l'ennesima volta.
Si
voltò.
-Non
voglio rimanere sola di nuovo...-.
Si
girò verso casa sua.
-Non
voglio soffrire...-.
Si
piegò in avanti.
-Cosa
devo fare? Cosa devo fare? Cosa devo fare?-.
Strinse
le mani tra i capelli.
-Blondie!
Aiutami!-.
Ricordò
il viso della ragazza di cui era innamorata, ricordò cosa le
aveva
fatto durante i Giochi della Magia, ricordò di come l'aveva
perdonata, ricordò di com'era diventata sua amica.
Poi
ricordò quand'era morta.
Si
girò verso la strada di casa.
-Io...
casa...-.
Già.
Doveva
tornare a casa.
Lontano
dal dolore.
-KYAH!!!-.
Si
voltò di scatto.
-Bianca?-.
-ARGH!!!-.
-Bianca!-.
Cominciò
a correre verso le grida.
Angolo mio
Eccomi!!! Allora intanto ringrazio Midnight_1205
e Marcy 1999 (mia camerata, eh?)
per le recensioni; e ora mi rivolgo a te, lettore/lettrice che non ha
ancora recensito, rimedia!
Tornando alla serietà, il prossimo capitolo sarà
pieno di buone vecchie mazzate,
così come le vuole Fairy Tail. Ah, e tornerà un
altro personaggio (piccolo spoiler: un maschio, che è ora)!
Ciaone XP!
|
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Capitolo 5 *** Rabbia di lupo ***
There’s
a she wolf in the closet
Open
up and set her free
There’s
a
she wolf in your closet
Let
it out so it can breathe
S.O.S.
she’s in disguise
S.O.S.
she’s in disguise
There’s
a she
wolf in disguise
Coming
out, coming out, coming out
(She
Wolf-Shakira)
Lisanna
si accasciò a terra; di fianco a lei erano sdraiate,
incoscienti,
Laki e Ginger.
-Anf...-.
Davanti
a lei l'incappucciato ansimò vapore gelido, ancora le
puntava contro
l'indice dalla punta ghiacciata.
Lisanna
lo fissava furiosa, scosse di freddo dolore la attraversavano in
tutto il corpo.
-E
ora cosa ci farai? Ci ucciderai?-.
L'altro
piegò la testa di lato.
-La
mia missione è... portarvi con me...-.
Abbassò
il dito.
-...quindi
seguitemi senza fare storie...-.
Lisanna
sussultò.
-Cos...
ma di che stai parlando???-.
-Seguitemi.-
Ripeté lui.
L'albina
strinse i pugni e, digrignando i denti, lo guardò
più inferocita di
prima.
“Flare...”.
-Dopo
tutto quello che ci hai fatto... dopo tutti quelli che hai
ucciso...-.
-...tu
e la tua razza... dopo tutta la sofferenza...-.
-TI
ASPETTI CHE TI SEGUA SENZA FARE STORIE???-.
-Anf...
non vuoi... seguirmi?-.
Lisanna
iniziò a sbavare dalla furia.
-CREPA!!!
CREPA!!!-.
Batté
un pugno sul terreno.
-CREPA
MOSTRO!!!-.
Il
Cambiato non rispose, si limitò a puntarle di nuovo il dito.
-Non
vuoi seguirmi...-.
La
sua falange si illuminò.
Lisanna
piantò le unghie al suolo, aspettando di essere colpita.
Oh,
non aveva certo paura, non si sarebbe arresa prima di averlo sbranato
con i suoi denti!
Spalancò
la bocca e ruggì.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
BAM
Lisanna
trasalì.
Il
raggio non l'aveva nemmeno sfiorata, anzi, l'aveva mancata in pieno.
Il
demone abbassò il capo.
Il
suo braccio era piegato di lato a novanta gradi, e avvolti al suo
polso c'erano dei lunghi capelli scarlatti.
Lisanna
sgranò gli occhi, incredula.
Seguì
il percorso dei capelli e...
-Flare!-
Esclamò.
Flare
emergeva da alcuni cespugli ed era in quella sua posa inquietante.
Ansimava
come se avesse corso fino ad allora, ma in faccia aveva stampato
comunque quel suo strano sorriso, che rivolgeva proprio a lei.
-Bianca...-
Sospirò.
-Flare!
Sei tornata!- Fece Lisanna stupita.
-Perché?-.
-...volevo
ucciderti con le mie stesse mani...-.
-Come?-.
-...stavo
mentendo.-.
-Eh?-.
Lisanna
abbassò le spalle, certo che quella lì era
davvero strana...
CRACK
I
capelli attorno al braccio dell'incappucciato si ghiacciarono, e
Flare fu costretta a ritirarli.
Il
Cambiato si voltò verso di lei e la squadrò da
sotto il cappuccio.
-Flare
Corona...-.
Lisanna
decise di approfittare del momento di distrazione e gli
balzò
addosso.
Prima
che potesse toccarlo, però, il Cambiato le puntò
contro la mano
destra, spalancata, e l'aria attorno a lui sembrò tremolare.
Una
folata fredda colpì la ragazza allo stomaco e la
mandò a gambe
all'aria.
-Urr!-
Batté la testa contro un albero e iniziò a
perdere i sensi.
“No!
Non... devo... svenire!”.
Attorno
a lei divenne tutto nero.
“Non...
adesso! Devo... aiutare... Flare...”.
Chiuse
le palpebre e si abbandonò al sonno.
Si
ritrovò improvvisamente in piedi al centro della radura;
attorno a
lei c'era solo oscurità, ed era rimasta completamente sola.
Nessun
suono, nessuna immagine.
Sola.
-Flare?-
Chiese.
Silenzio.
Ad
un tratto si rese conto di avere i piedi bloccati da qualcosa.
Qualcosa
di grosso, pesante, freddo.
Un
brivido di paura le attraversò la schiena.
Tremante,
abbassò lo sguardo.
Flare
era sdraiata a terra, con le braccia un poco aperte e le gambe appena
divaricate; i suoi lunghi capelli si diramavano nel terreno formando
una chiazza scarlatta, il suo vestito, strappato in più
punti, era
imbrattato di terriccio, e il
suo corpo, pieno di tagli e ferite, di sangue, gli occhi erano
sgranati, la bocca socchiusa e i muscoli del viso tesi, come dalla
sorpresa.
Lisanna
boccheggiò.
Flare
era morta.
-No...
no...-.
Morta.
-FLARE!!!-.
Lisanna
spalancò gli occhi e ansimò,
per quanto
tempo era rimasta
svenuta?
La
sua vista era appannata e traballante, distingueva poco
lontane una
macchia rossa e
una blu che cozzavano più volte.
Si
massaggiò gli occhi e la vista le tornò normale;
ma, per un attimo, desiderò che non fosse successo.
Il
terreno era pieno di lastre di ghiaccio e di capelli strappati; Flare
era ai margini della radura e indietreggiava con aria stanca e
intimorita, il suo vestito rosso contrastava con la sua pelle
ricoperta di ghiaccio.
Il
Cambiato invece avanzava deciso, lasciandosi dietro una scia di
brina; teneva entrambe le braccia sollevate sulla maga e, con rapide
spazzate, le lanciava addosso schegge ghiacciate.
-Urgh!-
Una di esse la colpì al petto e lei e cadde al suolo.
-No!-
Lisanna provò disperatamente a rialzarsi, ma le sue gambe
non la
ressero: come si rimise in piedi, cadde riversa in avanti.
Il
Cambiato tese un braccio all'indietro.
Nell'altra
estremità dello spiazzo spuntò una scaglia di
ghiaccio, poi
un'altra, davanti alla prima, quindi un'altra e un'altra ancora;
formarono
in breve tempo una
scia, che
si diresse verso
Flare.
-Flare!-
Non potendo camminare, iniziò a strisciare verso la ragazza.
-Vattene
da lì!-.
Ma
Flare non poteva muoversi, due paia di schegge la bloccavano per le
spalle e per le ginocchia a due alberi.
Lisanna
incrociò il suo sguardo: triste, arreso, disperato.
-Bianca...-
Sussurrò.
-Flare!-.
-Scusami...-.
Le
scaglie si stavano avvicinando rapidamente, e lei era appena a
metà
strada.
-FLARE!!!-.
Flare
chiuse gli occhi e le sorrise; per la prima volta, però, era
un
sorriso sincero.
-Grazie,
Bianca.-.
Lisanna
allungò la mano verso di lei, come se la volesse prendere e
trascinare via.
Il
Cambiato tirò il braccio in avanti.
-FLARE!!!-.
L'aria
si schizzò di rosso.
Respiri
affannosi.
Un
paio di lenti caddero per terra.
Un
sospiro profondo.
“Obbiettivo
mancato.”.
CLENC
I
pezzi dell'inutile corazza di legno caddero a terra.
L'obiettivo
dai capelli viola affannò e si chinò in avanti.
-Pare...
mi sia... ridestata appena in tempo...-.
L'obbiettivo-Laki
si era frapposta tra l'attacco e il bersaglio di Raven; la punta
ghiacciata la trapassava da parte a parte, conficcandosi all'altezza
dello stomaco e rispuntando al centro della schiena.
L'obbiettivo
alzò le braccia tremanti e appoggiò le dita
insanguinate sul
ghiaccio.
“Sta
cercando di contrattaccare; urge una reazione.”.
Piantò
il braccio destro nel ghiaccio al suo fianco e la punta
affondò
ulteriormente, tanto da sollevare il mantello della ragazza e
slacciarglielo dal collo.
-Bas...tardo...-
Borbottò l'obbiettivo.
-Stai
solleticando enormemente il mio senso di dolore...-.
Rialzò
il capo; il foro al centro della fronte era sparito, le sue labbra,
insanguinate, erano alzate in un sadico ghigno, i suoi occhi erano
spalancati in un impeto d'ira.
Uno
sguardo che avrebbe terrorizzato chiunque, ma non uno come lui.
-...QUINDI
IL TUO PATIMENTO SARÀ INFINITO!!!-.
Dalle
mani della ragazza fluirono assi lignee che ricoprirono il ghiaccio e
risalirono fino al suo braccio.
Questi
provò ad estrarlo, ma si rese conto che era bloccato nel
legno.
Era
stata furba.
Revisione
dell'obbiettivo in “pericoloso”.
-Anf...-.
Le
puntò contro il dito e sparò un raggio ghiacciato.
L'obbiettivo
si piegò all'indietro, colpita in fronte.
Convinto
di averla definitivamente eliminata, si rivolse al bersaglio di
Raven; solo allora comprese che l'obbiettivo deceduto la copriva con
il suo corpo.
Avrebbe
dovuto polverizzarla; ciò però contraddiceva i
suoi ordini di
riportarle indietro vive.
Ma,
d'altra parte, doveva essere già morta per il suo attacco.
Era la
seconda volta che perdeva il controllo, tra l'altro con lo stesso
obbiettivo. Non era un fattore positivo.
“Sia
come deve essere.”.
Stava
per spazzare un colpo quando una risata perversa lo fermò.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
L'obbiettivo-Laki
si rimise dritta, fissando con gli occhi ancora più sgranati
di
prima e arrossati da vari capillari rotti.
In
fronte di nuovo il foro di legno.
-POVERO
IDIOTA!!! CI SEI CASCATO DI NUOVO!!!-.
-Impossibile...-
Sibilò l'incappucciato.
Lei
si tamburellò la fronte.
-NEL
MIO CERVELLO C'È ABBASTANZA MATERIALE PER CREARE UN'INTERA
SCULTURA
DI LEGNO!!! ANCHE SE BUCARMI IL CRANIO NUOCE ALLA MIA SALUTE FISICA E
MENTALE!!!-.
L'ammantellato
piegò la testa di lato.
-Irrilevante...
la ferita allo stomaco ti ucciderà comunque...-.
L'obbiettivo
tirò fuori la lingua e si leccò le labbra,
sporcandola così di
sangue.
-AHAHAH!!!
IL FINALE DELLA VITA MI DILETTA NON POCO, SOPRATTUTTO DELLA TUA!!!-.
Poi
spostò lo sguardo sull'obiettivo-Lisanna, che era rimasta
stupidamente immobile per tutto il tempo; lei la guardava con aria
inorridita.
-Laki...-.
-EH???
CHE HAI??? HO GIÀ PORTATO AL SICURO LA TUA PERSONA UNA
VOLTA, NO???
DEVO FARLO DI NUOVO, LISA-CHAN??? AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
“Riesaminazione.”.
Il
demone squadrò la maga non-morta.
“Ferita
inguaribile, morte certa; nuova tattica,
accelerazione.”.
-Ora
ti ucciderò, quindi stai ferma...-.
-FERMA???-.
Laki
sollevò le mani contro di lui e sopra i suoi polsi si
formarono due
frecce di legno.
-SEI
TU CHE TRA POCO RIMARRAI FERMO!!!-.
-PREPARATI
A ESSERE TORTURATO!!!-.
…
“Torturato?”.
Le
frecce saettarono in aria dirigendosi verso il suo petto, lui non
provò neanche a schivarle: si limitò di
incassarle senza alcun
lamento.
Quindi
mise le dita ghiacciate a mo' di pistola e le puntò verso
l'obbiettivo.
-Non
hai idea...-.
L'obbiettivo-Laki
trasalì.
Per
la prima volta il suo tono sembrava preoccuparla.
E
quella era la sua intenzione.
-Non
hai idea...-.
L'artiglio
si illuminò.
Espirò.
BANG
-...di
cosa sia una tortura...-.
BANG
-Rimanere
immobili...-.
BANG
-...mentre
i tuoi compagni vengono massacrati...-.
BANG
-...nei
modi più brutali...-.
BANG
Collo,
spalla, braccio, fianco, mammella destra.
-...è
tortura...-.
-Ugh!-
La ragazza sputò un grumo di sangue.
Accasciò
sul legno prima le mani e poi il resto del corpo.
-Bastardo...-
E chiuse gli occhi.
“Dovrebbe
essere morta.” Pensò.
Le
puntò contro l'indice.
“Ma
è ancora davanti al
bersaglio.”.
La
falange ghiacciata brillò.
“Migliore
opzione: distruzione.”.
Stava
per fare fuoco quando sentì un rumore sordo, come un mugugno.
Spostò
lo sguardo di lato.
L'obbiettivo-Lisanna
era ancora sdraiata a terra, ancora con la mano tesa, ancora con
occhi e bocca sbarrati; era bianca come un fantasma e la sua fronte
era rigata dal sudore, sul suo viso si leggeva una strana
incredulità, come se stesse ancora cercando di metabolizzare
la
situazione, ma che già pareva accennare a un forte dolore e
una
grande furia.
Come
dicevano gli umani, era sotto shock.
Il
Cambiato distolse lo sguardo: poco importava la sua reazione, non
avrebbe cambiato l'esito, quindi tornò a rivolgersi al
bersaglio, e
pertanto all'obbiettivo-morto.
Le
puntò contro il dito, non ci avrebbe messo molto a caricare
un colpo
abbastanza potente da dis
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Un
urlo assordante lo sorprese, una forte ventata agitò il suo
mantello.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Il
Cambiato si voltò e ciò che vide lo fece
trasalire.
Un
turbine avvolgeva Lisanna che, appoggiata sulle quattro zampe, urlava
infuriata.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
I
suoi vestiti iniziarono a strapparsi e a sbriciolarsi in aria.
Il
Cambiato storse la bocca.
“Una
trasformazione.”.
“Una
pessima interferenza.”.
A
poco a poco, infatti, la ragazza si stava trasformando: le unghie
mutarono in lunghi artigli neri, i denti si acuminarono come zanne,
al posto dei vestiti il suo corpo, dal seno alla vita e sugli
avambracci e sulle gambe, si ricoprì di uno strato di peli
neri, i
capelli si inscurirono fino a diventare grigi, si allungarono e si
scompigliarono in aria, in mezzo ad essi spuntarono due orecchie
canine dello stesso colore scuro, le sclere diventarono nere e le
iridi di colore giallo elettrico, infine alzò la testa e
ululò al
cielo.
-AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!!!-.
Quell'ululato
fece tremare l'intera foresta, ma non solo.
Per
un attimo il demone lo sentì penetrare nella sua carne,
gelargli il
sangue nelle vene, interrompere il suo respiro.
Quell'ululo
gli aveva fatto riscoprire la gelida sensazione della paura.
Sospirò.
E
per questo avrebbe sofferto il gelo dell'inferno.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
Un
secondo ruggito, ancor più potente del primo, lo
gelò di nuovo.
La
“Lupa”, così decise di ribattezzarla,
scattò in avanti e
scomparve.
“È
velocissima...”.
SWISH
Non
fece in tempo neanche ad alzare il braccio che se la ritrovò
davanti.
Il
suo sguardo incrociò quello della ragazza, lo sguardo
bestiale si
rifletteva nei suoi occhi accesi di brama assassina.
“Queste
sensazioni...”.
Istintivamente
si tirò all'indietro, ma il braccio era ancora incastrato
nel legno.
Le
fauci dell'albina schioccarono all'altezza del suo collo.
“Paura...”.
Allungò
l'artiglio-indice sinistro e, con un taglio secco, si amputò
il
braccio.
Mente
indietreggiava puntò il moncone contro la Lupa; il sangue
iperpompato la colpì sul lato sinistro del viso, ma
ciò non bastò
a fermarla, anzi, sembrò alimentare la sua rabbia, e
percepì i suoi
denti penetrargli in gola.
“Dolore...”.
Il
demone allora agitò velocemente il braccio rimanente e una
spina di
ghiaccio spuntò dal terreno e trapassò la Lupa,
ma nemmeno questo
bastò.
L'obbiettivo
estrasse le zanne dal suo collo, poi si risollevò e,
riaperte le
fauci, le diresse contro il suo volto.
“Terrore..”.
Il
Cambiato allungò gli altri artigli e li usò per
infilzare il seno
della ragazza.
Contemporaneamente,
decine di lame perforarono il suo
volto fino ad intaccare le ossa.
“Sono
una tortura!”.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Spalancò
la bocca e soffiò un vento ghiacciato nella bocca
dell'obbiettivo.
Lei
saltò all'indietro e atterrò sulle quattro zampe
a pochi metri di
distanza, ringhiando.
Il
suo sangue rosso sporco le ricopriva l'occhio sinistro, che
scintillava di un giallo brillante, e scendeva fino a spalmarsi sulla
guancia per poi gocciolare a terra.
La
Lupa insinuò la lingua fuori dalle labbra e
iniziò a leccarlo, come
aveva fatto l'altro obbiettivo poco prima; e, come poco prima, la sua
sete di furia non sembrava essersi placata, anzi era aumentata.
Il
demone si guardò le dita ghiacciate: tremavano.
Poi
spostò lo sguardo sul suo moncone ancora sanguinante; si
portò la
mano alla gola e al viso, anch'essi perdevano sangue.
Il
suo corpo bruciò.
-SONO
FURIOSO!!!-.
Espirò
per due volte delle nubi ghiacciate, cercando di calmarsi e di domare
il fuoco che gli bruciava nelle vene.
La
Lupa ringhiò, puntandolo con uno sguardo più
bestiale che umano.
Rabbia.
Orgoglio.
Paura.
Dolore.
Quelle
emozioni offuscavano la sua mente, alimentavano l'incendio, e lui
doveva essere ghiaccio.
Si
toccò la fronte con un dito, e ben presto il freddo
congelò le
fiamme.
Prima
sparì il dolore al braccio, poi alla gola, poi alla faccia,
quindi
le ferite si congelarono e smisero di sanguinare, infine la paura
cessò.
-AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!!!-.
La
Lupa ululò di nuovo e ripartì all'attacco.
Ma
stavolta si fece trovare pronto: allungò gli artigli e,
quando gli
ricomparve davanti, spazzò il braccio di lato, all'altezza
della sua
testa.
ZAC
La
Lupa bloccò il ghiaccio tra i denti, quindi
piantò le unghie nel
suo arto.
Ma
nessun dolore lo fermò; aprì la bocca e
creò in fondo alla gola
una lancia di ghiaccio che sparò contro la ragazza.
Con
un'agilità inumana lei si abbassò e si
scansò di lato, evitando
l'affondo fatale.
L'incappucciato
ritrasse gli artigli e balzò all'indietro; la Lupa si rimise
sulle
quattro zampe e ringhiò ancora in sua direzione.
Lui
la squadrò attentamente: dopo la sua trasformazione era
diventata un
obbiettivo non passivo, anzi, classificabile come estremamente
pericoloso, in uno scontro di forza avrebbe potuto anche
perdere;
ergo doveva usare l'astuzia.
Lei
iniziò ad avanzare.
Il
demone socchiuse gli occhi.
Le
era spuntata anche una piccola coda nera e i capelli si stavano
allungando fino a raggiungerle la vita. In poco tempo si sarebbe
trasformata completamente in animale.
Tuttavia...
La
Lupa avanzò nuovamente: più si avvicinava a lui,
più sembrava
allontanarsi dalla sua umanità.
Tuttavia...
Ringhiò
di nuovo, ed era il ringhio di un lupo.
Tuttavia
era ancora umana: questo era il suo vantaggio.
Scrutò
rapidamente il terreno attorno a lui; si fermò su quello che
riclassificò come “punto di debolezza
dell'obbiettivo”.
-AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!!!-.
La
Lupa balzò addosso al demone, questi creò tra le
dita una lancia
ghiacciata e scivolò all'indietro sulla scia di brina,
allontanandosi così dall'ennesimo morso.
La
bocca dell'obbiettivo si chiuse a vuoto; mentre lei si riprendeva, il
demone si spostò di lato fino a raggiungere il suo nuovo
obbiettivo.
-Rhar!-.
Lei
si voltò di scatto, puntando il Cambiato con gli stessi
occhi di un
lupo affamato.
Strinse
i denti facendo per attaccare di nuovo; poi però
trasalì.
L'incappucciato
avvicinò la punta dell'asta alla gola della
Cambiata-traditrice, che
era ancora sdraiata a terra priva di sensi.
-Ascoltami,
umana, sto per uccidere la ragazza di Raven Tail.-
Sussurrò.
La
Lupa ebbe un soprassalto.
-Dopodiché
mi seguirai.- Proseguì calmo lui.
-Non
ti è concesso opporti.-.
-Non
puoi chiedere nulla.-.
-Non
puoi rispondere nulla.-.
-Non
puoi pensare a nulla.-.
-La
tua obbedienza non sarà ricompensata in alcun modo.-.
-Ma
se mi attacchi o non esegui i miei ordini eliminerò te e la
traditrice.-.
-Attacca
e morirai.-.
-Parla
e morirai.-.
-Reagisci
e morirai.-.
Lei
pareva ancora incredula, e chiuse di scatto i pugni come per
attaccare di nuovo; ma infine abbassò il volto.
-...bene...-.
Spostò
lo sguardo sull'altro obbiettivo da recuperare.
A
quel punto sarebbe dovuta essere morta, però forse Sayla
avrebbe
potuto ricavarne qualcosa.
Gettò
una rapida occhiata alla traditrice.
Non
era necessario finirla, avrebbe solo compromesso la calma
dell'obbiettivo-Lisanna, sarebbe bastato lasciarla lì e
sarebbe
morta assiderata in poco tempo.
Infine
si concentrò sul bersaglio prioritario, non più
nascosto
dall'obbiettivo, perché lui si era spostato abbastanza.
Flare
Corona era seduta a terra, appoggiata ad un albero. Tremava, gli
occhi e la bocca erano sbarrati, i muscoli del viso erano contratti
in una smorfia a metà tra l'incredulità e la
paura.
La
trasformazione dell'obbiettivo-Lisanna doveva averla shoccata, meglio
così, ucciderla sarebbe stato più
semplice.
-...erché?-.
Il
demone guardò incuriosito la Lupa.
Stava
parlando, ovvero trasgrediva ai suoi ordini.
Allora
doveva agire.
Sollevò
la lancia per prepararsi all'affondo, ma improvvisamente la Lupa
rialzò la testa; il sangue era colato fino all'altro occhio
per poi
scenderle in un sottile rigolo sull'altra guancia, dando quasi
l'impressione di piangerlo.
Lo
stava puntando con due occhi giallo elettrico, ma che in quel momento
sembravano essere più disperati che infuriati.
-PERCHÉ
L'HAI UCCISA??? PERCHÉ VUOI UCCIDERLA??? NON DOVEVI
RIPORTARCI
INDIETRO VIVE???-.
Il
demone sospirò, effettivamente aveva ragione, era stata una
sua
mancanza.
-L'obbiettivo
si era messo in mezzo... non era mia intenzione eliminarlo...-.
-NON
ERA TUA INTENZIONE??? RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
La
Lupa sembrò volergli balzare addosso ma riuscì a
trattenersi,
seppur a fatica.
Il
Cambiato spostò lo sguardo sulla maga dai capelli rossi, che
era
rimasta immobile.
-Flare
Corona...- Sussurrò.
Manipolando
il ghiaccio che la ricopriva fece puntare il braccio della traditrice
contro di lei.
-Sei
un bersaglio di primaria distruzione...-.
-Cos-
Flare sobbalzò e la guardò terrorizzata.
“L'ultima
sua ancora, impietosirmi. Che mossa futile.”.
-Raven
Tail deve essere eliminata.-.
-Il
Villaggio del Sole deve essere eliminato.-.
-Flare
Corona deve essere annientata.-.
L'obbiettivo-Lisanna
trasalì anch'esso; aprì la bocca per parlare, ma
lui la gelò con
lo sguardo.
-Una
seconda trasgressione non sarà tollerata.-.
L'obbiettivo
si bloccò, e lui poté spostare nuovamente lo
sguardo su Flare.
Alzò
il braccio in aria e la traditrice rizzò l'indice contro
Flare.
Il
Cambiato strinse le dita e piegò il braccio all'indietro,
pronto a
sferrarlo per il colpo di grazia.
“È
la tua fine, uman
-Solid
Script:
Blast!-.
L'incappucciato
fu improvvisamente sbalzato all'indietro e si schiantò su
alcuni
alberi.
Si
rimise rapidamente in piedi, anche
se era un
po' stordito.
Chi
l'aveva colpito? Spostò rapidamente lo sguardo attorno a
sé: il
cadavere era chino sulla lastra di legno, il bersaglio era rimasta
a terra, la traditrice era ancora sdraiata, l'obbiettivo superstite
nemmeno
capiva cosa fosse successo.
Poi
dai cespugli emerse una figura umanoide.
-Le
regole del gioco sono cambiate, demone.- Fece una voce profonda.
Lui
socchiuse gli occhi.
-Ah...-.
La
figura si schiarì; apparteneva a un ragazzo di circa
vent'anni,
vestito di un lungo cappotto a doppio petto rosso scuro, dai
lunghi capelli verdi chiaro con due ciuffi a forma di fulmine ai lati
della testa e una frangia che gli nascondeva l'occhio destro; gli
stava
puntando
contro uno stocco.
-Ti
consiglio di ritirarti.- Disse con voce impassibile.
-Freed
Justine, ex-mago di Fairy Tail.-.
-Una
fortuna inaspettata.-.
-Fortuna?-
Ripeté Freed con voce impassibile.
Agitò
la spada in aria tracciando dei simboli violacei.
-Yami
no Écriture:
Pain!-.
Una
sorta di lampo nero saettò dai segni e colpì il
Cambiato al petto.
Solo
che non successe nulla.
-Anf...-.
Freed
aggrottò appena la fronte.
-Insensibile
al dolore, dunque.-.
Il
demone abbassò lo sguardo sul suo petto, e vide che era
illuminato
da uno strano marchio viola, quello necessario per la Scrittura
d'Ombra; doveva averglielo applicato quando l'aveva colpito, molto
astuto.
Fece
per muovere un passo in avanti, ma una specie di fulmine lo respinse
all'indietro.
Solo
allora si rese conto che attorno a lui c'era
una barriera.
“A
terra ci sono delle rune, non capisco quandole
abbia piazzate... poco importa, non ci metterò molto a
liberarmi...”.
Freed
alzò la spada in aria.
-Yami
no Écriture: Exctinction!-.
La
lama si illuminò.
L'incappucciato
si sfiorò il moncone con la mano.
“In
queste condizioni non posso lottare contro uno come lui... e
l'obbiettivo è ancora potenzialmente pericoloso... non ho
scelta,
devo ritirarmi...”.
Poggiò
la mano al suolo e iniziò ad affondare nel terreno.
-Non
ho ancora finito con voi...-
Sussurrò prima di sparire completamente.
Il
demone era sparito.
L'assassino
di Laki era sparito.
La
sua preda era sparita.
-Tu...-
Borbottò.
-Mmm?-
Il giovane la guardò interrogativo.
-...come...
hai... osato...-.
-Di
che stai parlando?-.
Lisanna
sgranò gli occhi, si
sentiva impazzire.
-COS'HAI
FATTO??? CHE COSA HAI FATTO??? LUI ERA MIO!!! MIO!!! MIO!!! LA MIA
PREDA!!! DOVEVO UCCIDERLO IO!!! E
TU
L'HAI FATTO FUGGIRE!!!-.
-L'Animal
Soul sta prendendo il sopravvento su di te, Lisanna; cerca di
calmarti.-.
Calmarsi???
Non si sarebbe calmata fino a quando non gli avrebbe strappato di
dosso tutti quei capelli verdi e scorticato il cranio con i suoi
artigli!!!
Si
avvicinò a Freed, già pregustando il sapore della
sua carne tra i
denti.
“Lo
sbrano... prima lui e poi quel mostro...”.
Lisanna
gli mostrò due file di denti aguzzi, e piegò le
zampe, pronta a
saltare, la
sua lama neanche l'avrebbe sfiorata!
Poi
quella debole voce.
-Bianca...-.
La
maga trasalì e si voltò.
Flare
era seduta
appoggiata all'albero
e la guardava terrorizzata.
Terrorizzata?
Il
demone se n'era andato, il pericolo era cessato, perché
era terrorizzata?
Allora
abbassò lo sguardo e si specchiò in una lastra
ghiacciata.
Soffocò
un rigurgito.
Era
davvero lei quella belva?
Che
cos'era diventata???
-Bianca...-
Ripeté Flare.
Resistette
all'impulso di alzare il volto, come poteva guardarla in faccia dopo
essersi trasformata in quell'immonda creatura?
-Lisanna,
meglio se vai da lei.-.
Freed!
Come
osava parlarle dopo averla privata della sua vendetta???
No!
Non
doveva pesare a quelle cose! Non doveva perdere il controllo! Non...
doveva...
Racimolò
il coraggio che le rimaneva e rialzò lo sguardo.
Smise
di respirare.
Flare
teneva tra le braccia il corpo inerme di Laki.
Perché
Laki
era morta.
Per
colpa sua.
Era
morta.
Morta.
Per
colpa sua.
-Ah...-.
Lisanna
spalancò la bocca, le parole le morirono in gola.
Laki
aveva socchiuso la bocca e soffiato un debole gemito.
“È...
ancora... viva...”.
“Viva...
viva...”.
-Ah...-.
“Viva!”.
Rizzò
gambe e braccia e scattò in avanti, se
era ancora viva poteva aiutarla, poteva
salvarla, poteva...
Arrivò
da lei e smise di sperare.
Il
suo vestito era zuppo di sangue, le sue ferite, specialmente quella
al ventre, si erano allargate e tumefatte, il suo volto era livido e
le sue palpebre troppo gonfie per rimanere aperte.
-Laki...-.
Si
coprì le fauci con le mani ungulate, mentre le lacrime
pulivano via
il sangue dal suo viso.
-Oh,
sei tu...- Sussurrò Laki socchiudendo appena gli occhi.
-Cielo,
sei orribile...-.
L'albina
si sforzò di farsi scappare una risata.
Le
accarezzò la fronte con gli artigli.
-Laki...
t...ti rimetterai...-.
Lei
sospirò.
-...e
anche una pessima oratrice
di bugie...-.
Lisanna
stinse le palpebre.
-Mi
dispiace, Laki...-.
Laki
abbozzò un sorriso.
-E
di cosa? Sono io che ho sbagliato tutto...-.
-Non-non
dire così...-.
-No,
è vero. Basta guardarmi adesso per capirlo. Sono
già morta.-.
Lisanna
sentì come una freccia trapassarle il cuore.
L'aveva
già capito, aveva capito che non poteva fare più
niente,
ma
come poteva accettarlo?
Laki
trasse un respiro profondo, che per
poco non
fu l'ultimo.
-La
tortura... è così rilassante... non sono
pentita... anche se
capisco che...-.
Un
colpo di tosse scarlatta la interruppe.
-...capisco
che è sbagliato... ma è così
divertente... dovresti provarci
qualche volta...-.
Sospirò
di nuovo, i suoi respiri si fecero pesanti.
-Provaci
qualche volta...-.
Le
palpebre di Laki si chiusero.
-...provaci...-.
-...provaci...-.
-...pro...-.
Chiuse
le labbra.
-Fairy...
Tail...-.
E
smise di respirare.
TUNF
Lisanna
si inginocchiò, stringendo le mani sul
suo cuore distrutto.
-No...
no... Laki... no...-.
PAF
Freed
le mise una mano sulla spalla.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
Si
voltò di scatto e si avventò sul ragazzo.
Basta
trattenersi! Basta rimanere immobile! Basta vivere la morte altrui!
Ora avrebbe ucciso lei! Uccidereuccidereuccidere!!!
Allungò
gli artigli in avanti, spalancò le zanne,
assaporò il sangue
demoniaco sulle sue labbra e, ancor più carica,
ululò infuriata.
Freed
spazzò un colpo con
la spada.
Lisanna
era abbastanza sicura che l'avesse colpita, ma non sentì
nulla;
percepì invece i suoi artigli affondare in qualcosa di
morbido e
Freed urlare di dolore.
Le
sue mani si bagnarono di fuoco liquido, atterrò
sulle zampe posteriori e ululò al cielo.
-AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!!!-.
-Ugh!-.
Un
dolore atroce la fulminò all'addome e qualcosa di caldo
schizzò
fuori dal suo stomaco.
Si
girò per il contraccolpo e vide che Freed si era accasciato
al
suolo, dunque
strinse la mano sulla pancia e avanzò verso di lui.
Uccidereuccidereuccidere!!!
Arrivò
davanti al ragazzo
e alzò l'altra
mano,
pronta a colpire; ma
quando cercò di abbassare il braccio se lo
ritrovò bloccato da
qualcosa di rosso.
Alzò
il viso e vide che la cosa si stava dilatando per tutto il braccio e
le circondava il torso.
-ARGH!!!
COS'È QUESTA ROBA???-.
Poi
capì.
-FLARE!!!
SEI TU, VERO??? LASCIAMI!!! LIBERAMI O UCCIDO ANCHE TE!!!-.
No,
anzi, l'avrebbe uccisa in ogni caso!
Flare
si appoggiò a terra, ansimava come se stesse
soffrendo,
ma che ne poteva sapere lei della fatica e del dolore, lei che era
fuggita da tutto per quasi un anno???
-Bianca...-.
Stupida
mocciosa!!! Perché non si levava dai piedi???
I
capelli le avvolsero anche le gambe.
-UAGH!!!
MALEDETTA!!! ACCIDENTI A TE!!! TI DETESTO, FLARE CORONA!!! TI ODIO!!!
SEI COSÌ DEBOLE E MISERABILE!!! HO PROVATO PENA PER TE SIN
DA QUANDO
TI HO VISTA LA PRIMA VOLTA, MA ADESSO MI FAI SOLO SCHIFO!!! GIURO CHE
TI UCCIDERÒ, FLARE!!!-.
-Ma...-.
-MA
SÌ, PIANGI, NON SAI FARE ALTRO!!! TI ODIO DANNAZIONE!!!-.
-Bian...-.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-.
I
capelli le circondarono bocca e viso e Lisanna non vide più
niente,
sentì
solo Freed pronunciare:
-Yami no Écriture:
Swoon!-.
Poi
non si mosse più.
Angolo
dell'autore
Bwahahahahahahahahahah!
Sono
crudele, lo so, ma mi vergogno (disse perdendo tutti i lettori
faticosamente guadagnati)!
Piuttosto,
grazie anche a
Xenon2180
per la sua recensione; e gli do anche una buona notizia,
perché nel
prossimo capitolo comparirà finalmente... lui.
Quindi
spiacenti, non siete autorizzati ad andarvene! Restate e soffrite!
Tornando
seri (ma quando mai?), il personaggio del Cambiato di ghiaccio NON
è
ispirato a Invel; che ci crediate o no, l'avevo già in testa
da un
anno fa, ogni riferimento a fatti o cose è puramente
casuale. Anche
se mi sono ispirato a Ulquiorra di Bleach, e penso abbiate visto
dove.
Alla
prossima, XP!
|
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Capitolo 6 *** Risveglio ***
Wake
me up when September ends
Here comes the rain again
Falling
from the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we
are
As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake
me up when September ends
(Wake
me up when September ends-Green Day)
Buio.
Bacchus
era immerso nel buio.
Cercò
di riaprire gli occhi, ma si accorse di averli già aperti.
Non
era buio perché teneva le palpebre abbassate, ma
perché in
qualunque luogo fosse non c'era una sola fottutissima luce.
-Urgh...-
Aveva un forte dolore alla testa e sentiva freddo dappertutto, forse
era un bene che fosse tutto scuro sennò sai che male.
Cercò
di riordinare i pensieri, ma erano tutti confusi come dopo una
sbronza. Sì, ma una di quelle epocali!
Tentò
di alzare le mani per massaggiarsi la fronte, solo che le
trovò
bloccate dietro la schiena da una morsa di ferro.
“Oh,
grandioso, mi hanno ammanettato. Uh! Non mi avrà beccato la
polizia!!!”.
“No,
no, inizio a ricordare... uhm...”.
Quando
i ricordi gli tornarono tutti alzò gli occhi ciechi al cielo.
“Oh,
merda! Mi sa che mi sono cacciato nei guai!”.
All'improvviso
la temperatura nella sala si alzò.
“E
ora che sta succedendo?”.
Poi
sentì un gran peso, quasi una montagna, cadergli sulle
spalle e
costringerlo a sdraiarsi a terra.
“Che
energia magica pazzesca! Riesco a malapena a respirare! Chi diavolo
può possedere un tale potere???”.
Come
di risposta una luce si accese davanti a lui, illuminando un trono
distante una decina di metri, sul quale era seduto... Bacchus non
riusciva a focalizzare bene, messo in quella scomoda posizione
guancia a terra e con la testa sempre più dolorante, ma
aveva la
spiacevole sensazione di sapere chi fosse.
E
dio solo sapeva quanto voleva sbagliarsi. Ma quando sentì
due occhi
di fuoco puntarlo capì di averci azzeccato.
-Uhm...-
Fece una voce dall'alto.
-Bacchus,
ex-membro della gilda Quatro Cerberus, attualmente uno dei pochi
membri ancora in vita.-.
Quella
voce calma ma potente rimbombò nella testa del mago come
fosse un
amplificatore acustico, aumentando così la sua emicrania.
-Urr!-.
-Attualmente.-
Ripeté la voce.
-Tu...
tu sei...- Bacchus provò a rialzare il capo, ma questo non
voleva
saperne di staccarsi dal pavimento.
-Uhm...
già, devi scusarmi, mago umano, ho ancora problemi a
controllare la
mia aura...- Fece la voce.
Tutto
d'un tratto il peso sembrò svanire e Bacchus poté
rialzarsi.
“La
pressione della magia è diminuita di colpo! Nessun mago
potrebbe...”.
Alzò
lo sguardo verso il trono e distinse una figura seduta su di esso, ma
era quasi completamente immersa nell'oscurità, erano
distinguibili
solo un paio di sandali e due occhi infuocati che lo guardavano come
volessero incenerirlo; e, da come la temperatura si stava alzando,
non si sentiva di escludere la possibilità.
-Ah,
giusto, il caldo. Scusami anche per quello.- Fece la figura con voce
distratta.
La
temperatura tornò normale.
Dopodiché
si schiarì la gola e parlò con un tono normale e
meno spaccacranio:
-Devi perdonare l'accoglienza e le manette, ma l'eccessivo isolamento
mi ha fatto un po' dimenticare le buone maniere. Non che sia mai
stato un gran gentiluomo, comunque.-.
E,
per dare più senso alla frase, slanciò le gambe e
le distese oltre
il sostegno sinistro, sdraiandosi sul trono.
Bacchus
fece una smorfia con la bocca.
-Che
cosa vuoi? Se il tuo obbiettivo è farmi paura, sappi che...-.
-Farti
paura?- Ripeté l'altro, recitando una penosa sorpresa.
-No,
perché dovrei? In realtà, voglio solo farti una
proposta.-.
-Tsch!-
Fece Bacchus.
“Proprio
come raccontano.”.
-Non
mi interessa quello che hai da offrirmi!-.
-Ah
no? E quello di cui posso privarti?-.
Bacchus
non rispose.
La
bocca dell'altro si aprì in un sorriso scarlatto, come fosse
la
bocca di un forno.
-Vedo
che ho catturato la tua attenzione.-.
Alzò
il braccio libero, quello sinistro, e schioccò le dita.
Di
fianco a Bacchus si accese una forte luce.
Perfetto,
come se l'emicrania non fosse già dolorosa.
Poi,
con la coda dell'occhio, vide un punto azzurro; incuriosito, si
voltò
e...
-Cana!-
Esclamò.
La
giovane era inginocchiata a testa bassa, ricoperta di ghiaccio da
capo a piedi; i capelli cadevano gelati
sulle spalle e sul viso, lasciando scoperte solo le labbra,
increspate da ghiaccioli, e gli occhi.
Gli
occhi.
Se
davvero come dicevano i cioccolatini gli occhi erano lo specchio
dell'anima, Cana sembrava aver perso la sua.
Fissavano
il pavimento ma senza prestare attenzione, vacui come se fossero
fatti di vetro, velati da un invisibile strato di ghiaccio, morti
come quelli di un cadavere.
Bacchus
si sentì montare dalla furia.
-Bastardo!
Che cosa le hai fatto???-.
L'altro
chiuse la bocca e sembrò aggrottare la fronte.
-Proprio
niente. Non è il mio stile usare simili manipolazioni, non
sono
nemmeno bravo a usare il Macro. No, è stato il mio compagno,
sai,
quello col cappuccio e tutto il resto... ti avrà fatto il
discorsetto sulle emozioni...-.
-Allora
falla tornare come prima!!!- Sbraitò Bacchus.
-Mmm...
e permetterle di attivare la bomba sotto il suo canino? Meglio di
no... non ho molta fame... e poi sarebbe un peccato sprecarvi in
questo modo, non credi? Ma non temere, la scongelerò.
Più tardi.-.
Bacchus
strinse i pugni.
-Lei
non si unirà mai a te!-.
-Oh,
questo lo so bene.- Disse come se stesse aspettando quella frase sin
dall'inizio.
-Infatti,
se la conosco bene, e la conosco bene,
preferirà morire piuttosto che diventare un demone;-
Scrollò le
spalle: -e io, seppur a malincuore, dovrò ucciderla, povera
ragazza.
Però so che tu ci
tieni molto a lei.-.
Bacchus
non riuscì più a contenere la rabbia e
arrancò in avanti,
spingendo con le mani per liberarsi dalle manette.
-NON
CI PROVARE!!!-.
-Se
vuoi che non lo faccia,- Rispose l'altro calmo: -mi basta che tu
acconsenta a diventare uno dei miei compagni, quindi Cana
potrà
decidere di
seguirti o... marcire in una prigione per il resto della vita.-
gesticolò con la mano come per scacciare
l'eventualità.
Bacchus
strinse i denti, indeciso se accettare o meno.
-Tsch!-.
L'altro
ghignò di nuovo.
-Aumentiamo
un po' la posta: da quel che mi risulta, la maggior parte dei tuoi
compagni sono deceduti, a eccezione di un gruppetto che tutt'ora mi
sfugge... tuttavia non sono a un livello tale da poter essere scelti
per diventare miei compagni... ma se tu accetti la mia proposta, ti
do la mia parola di Re degli Etherias che concederò loro una
libera
decisione.-.
Bacchus
abbassò il volto, intento a pensare.
“Accidenti...
forse dovrei...”.
Guardò
preoccupato Cana: la ragazza non si era ancora mossa, e dalle sue
labbra non usciva un solo fiato, continuava
a osservare il terreno persa nel vuoto.
L'uomo
strinse i pugni.
“Ragazzi...
che dovrei fare???”.
Sospirò
e guardò scocciato il soffitto, che però non
poteva vedere in
quanto la luce era troppo poca per distinguerlo.
“Dannazione!
Sono un uomo d'azione, non sono fatto per certe cose!”.
Quindi
chiuse le palpebre e soffiò di nuovo.
-Va
bene, ho deciso.-.
L'altro
rimase in silenzio, in attesa di una risposta.
Bacchus
sogghignò, quanto avrebbe voluto lasciarlo col fiato sospeso
finché
non crepava!
-...la
mia risposta è no.-.
Per
un secondo gli occhi dell'altro arsero dalla rabbia; poi si
calmò.
-Vedi,
anche se voglio molto bene a Cana (e se provi a dirglielo ti
ammazzo), rispetterò qualsiasi sua decisione, anche se la uccidesse.
E per quanto riguarda i miei compagni...-.
Ridacchiò.
-...beh,
sono molto più in gamba di quanto voi teste cornute possiate
mai
pensare!-.
L'etheriuos
con un secondo slancio delle gambe si rimise seduto; peccato che
rimanesse ancora nell'ombra, Bacchus avrebbe tanto voluto vederlo
così incazzato!
-È
la tua ultima parola?-.
-Sì,
ma se mi liberi passerò volentieri ai pugni!-.
Come
pronunciò quelle parole due paia di mani afferrarono Bacchus
per le
spalle e lo trascinarono all'indietro.
-Uh?
Ehi! E lasciatemi, branco di pervertiti!- Sbottò; quindi,
rivolgendosi alla figura sul trono che si allontanava sempre di
più:
-E comunque se aggiungevi un paio di bottiglie di saké avrei
anche
accettato!!!-.
Un
portone si chiuse davanti ai suoi occhi e tutto ripiombò
nell'oscurità.
Ci
sono due tipi di sonno: il primo è quello ristoratore, al
cui
risveglio si è pronti e carichi per il nuovo giorno; e poi
c'è il
sonno che stanca più di prima, il sonno agitato, pieno di
incubi,
quello durante il quale non si vede l'ora di svegliarsi,
perché
all'ansia per il passato e per il futuro si aggiunge un senso di
impotenza nel ripercorrere i propri errori; eppure, una volta svegli,
si rimpiange di non essere più addormentati, si ha la
nostalgia di
quella calma che si aveva prima, di quella possibilità di
fuga dalla
vita che solo il sonno da.
Inutile
dire che fu il secondo caso quello che interessò Lisanna: la
ragazza
fu costretta a ripercorrere tutti gli avvenimenti che avevano segnato
il suo ultimo anno, dallo scontro con Zeref al cambiamento di Natsu,
dalla morte di Lucy allo scoppio della Guerra Magica, dall'incursione
del giorno prima alla morte di Laki; eventi in cui lei era una misera
spettatrice, e non solo nel sogno.
Quando
riaprì gli occhi li ritrovò già
bagnati e gonfi; doveva aver
pianto mentre dormiva, e anche molto, chissà se per il senso
di
colpa, il dolore, la rabbia o il rancore.
Alzò
la testa dal cuscino e si sedette sul morbido materasso su cui si era
inaspettatamente ritrovata.
Si
guardò distrattamente intorno e riconobbe di essere in una
stanza
d'ospedale.
Cercò
di rimettere a posto i ricordi per capire come fosse finita
lì, ma
come riuscirci se ogni ricordo era un pugnale al cuore?
In
quel momento, però, la porta della stanza si aprì
e Lisanna si
voltò.
-Ma
tu sei...-.
Stava
entrando, girata di schiena, una ragazzina minuta dai lunghi capelli
blu raccolti in due code laterali, vestita di un top rosso con un
fiocchetto arancione, di una gonna blu scuro e di un paio di calze
dello stesso colore.
Chiuse
la porta e si voltò; solo allora si accorse di lei.
-Lisanna-san!-.
-Wendy-chan!-
Fece Lisanna, altrettanto stupita.
-Che
bello vederti sveglia!- La giovane Dragon Slayer del Cielo si
avvicinò al letto di Lisanna, sorridendole cordialmente.
-Come
ti senti?-.
-Come
mi sento?- Ripeté tristemente la Strauss, abbassando lo
sguardo.
-Bene,
immagino. O meglio di prima, almeno.-.
Il
sorriso di Wendy si spense come un fiammifero che cade in acqua.
Evidentemente
si era ricrodata della situazione, e quel breve momento di
felicità
era ormai passato; un po' le dispiaceva doverla deludere in quel
modo, ma che poteva farci? Il mondo non era più un posto per
il
sorriso...
-Laki
è morta, vero?- Le domandò a bruciapelo.
Wendy
sussultò e abbassò lo sguardo.
Lisanna
sorrise amaramente.
-Capisco.-.
-Mi
dispiace, Lisanna-san.- Si scusò mestamente Wendy.
-Quando
Freed l'ha portata qui era troppo tardi. Non ho... non ho potuto fare
niente...-.
-Non
hai niente di cui scusarti.- Replicò Lisanna.
-Lo
hai detto tu che non c'era più nulla da fare. Sono stata io
a non
riuscire a salvarla, la colpa è solo mia.-.
Wendy
non rispose; e, dopotutto, ogni tentativo di consolazione sarebbe
stato un'altra lama in petto.
Lisanna
si limitò a sospirare e a continuare a sorriderle.
Poi
sobbalzò.
-E
cosa ne è stato di Flare e Ginger? Stanno bene?-.
A
quelle parole Wendy sembrò rincorarsi un poco, come se
potesse
finalmente dare una buona notizia.
Non
ci starebbe stata male, una buona notizia.
-Flare-san
non ha subito ferite gravi, è in una stanza qui vicino e
penso stia
ancora dormendo.-.
Lisanna
si appuntò mentalmente che sarebbe andata a trovarla non
appena la
bambina fosse uscita.
Abbassò
lo sguardo sulle bende che le ricoprivano corpo e gambe.
Potevano
essere un problema.
-E
Ginger?-.
La
voce della blu si incrinò titubante.
-Ecco...
il ghiaccio è stato estratto facilmente... e lei sta
abbastanza
bene, ma...-.
Lisanna
la guardò perplessa e vide che era arrossita.
Che
stava cercando di dire?
-...lei
è... è pur sempre un demone... e quindi noi...-.
Lisanna
spalancò la bocca nel sentire la risposta.
-L'avete
imprigionata???-.
-Beh...
no... anche lei è in una stanza... ma le abbiamo bloccato
ogni
movimento... ed è sotto stretta sorveglianza...-.
Wendy
ora era rossa come un peperone.
-...mi
dispiace...- Fece con voce insolitamente acuta, che Lisanna
ricordò
essere quella che la bambina usava inconsciamente quando era molto
imbarazzata.
-...non
sapevo che... pensavo che l'avessi portata qui come prigioniera...-.
Lisanna
le appoggiò una mano sulla spalla.
-Non
importa, Wendy-chan.- Rispose rassicurante.
-Non
hai sbagliato, hai agito al meglio.-.
Wendy
continuò a fissare il pavimento.
-Mmm...-
Fece poco convinta.
“Povera
bambina.” Pensò Lisanna.
“È
dovuta crescere così in fretta...”.
-...ci
sarebbe un'altra cosa.-.
La
voce della maga guaritrice non era più imbarazzata, solo
triste e
desolata.
Wendy
prese uno specchietto dal comodino e lo porse a Lisanna; l'albina,
confusa, si girò verso di lei e, allungando le mani, prese
lo
specchio.
-...il
tuo... il tuo occhio...- Fu quello che riuscì a dire Wendy.
-Il
mio...-.
Le
parole le morirono in gola quando si specchiò.
Sfiorò
con le dita l'occhio sinistro.
-...mi
dispiace.- Riprese Wendy, sempre più addolorata e
demoralizzata.
-Non
sono nemmeno stata in grado di farlo tornare alla
normalità... sono
una vera frana...-.
Lisanna
appoggiò lo specchietto sul comodino e accarezzò
il capo della
bambina, scompigliandole i capelli.
Lei,
stupita, alzò lo sguardo, le lacrime momentaneamente
interrotte
dalla sorpresa.
Lisanna
le rivolse il sorriso più radioso che trovò.
-Va
tutto bene, Wendy, non sono arrabbiata.-.
Le
fece un occhiolino.
-Diciamo
che mi servirà come monito per il futuro.-.
Wendy
la fissò ancora stupefatta; poi abbassò
nuovamente lo sguardo, ma
evidentemente il sorriso e l'occhiolino dovevano aver funzionato
più
del previsto, perché le lacrime si interruppero, lasciando
posto ad
un'espressione afflitta ma un poco confortata.
Così
Lisanna tentò di scendere dal letto, ma la blu la
bloccò.
-Aspetta,
Lisa-san! Non puoi ancora muoverti!-.
-Ma
io voglio andare a trovare Flare e Gin...- Lisanna fece per staccarsi
dal materasso e rimettersi in piedi, solo che le gambe le cedettero e
cadde all'indietro sul materasso.
-Urgh!-.
-Lisa-san!
Va tutto bene?- Domandò Wendy preoccupata.
-S...sì...-
Arrancò l'altra un po' stordita: -...quando potrò
tornare a
muovermi?-.
-Tra
un paio di giorni, ma ti serviranno delle stampelle.- Rispose la
Marvell.
-Un
paio...- Metabolizzò l'albina.
-Capisco.-
Fece amareggiata.
Poi
sobbalzò.
-Ma
qui dove siamo?- Domandò.
-Siamo
a Margareth.-
Rispose lei.
-Margareth?-
Si sbalordì la maga del Take Over.
Margareth
era una delle città più a sud di Fiore, mente i
demoni avanzavano
da nord-est, diretti verso Magnolia; in poche parole, prima di
svegliarsi era da una parte di Fiore, mentre adesso era in un punto
diametralmente opposto.
Come
cavolo ci era finita lì?
-Come
sono arrivata fin qui?-.
-Freed-san
vi ha portate tutte e tre fino a Oak Town, e da lì siete
state
portate qua con un Espada.-.
-Freed
ci ha trasportate tutte e tre fino a Oak Town?- Ripeté
incredula
Lisanna.
-Sì,
voi e...- Le labbra di Wendy tremolarono: -...Laki.-.
-Ma...
ma come...-.
Lisanna
si bloccò.
“Un
momento... un trasporto a piedi... e uno in autocarro...”.
Poi,
con voce impassibilmente spaventata:
-Wendy,
quanto ho dormito?-.
-Un
paio di settimane; sei stata alimentata per via magi-venosa e...-.
TUNF
Lisanna
si lasciò cadere sul capezzale, shoccata.
-È
passato... così tanto? Ma... ma che ne è di tutti
gli altri? Che ne
è di Cana?-.
Wendy
si rimise a fissare il pavimento con aria di dover dare un'altra
ennesima brutta notizia.
-Lisanna,
tu sei l'unica che è riuscita a fuggire... abbiamo
riconquistato
quasi subito la postazione, abbiamo anche trovato il tuo zaino, ma
quando siamo arrivati...-.
-...non
c'era più... più nessuno...-.
L'albina
girò la testa nel cuscino, voltandosi verso la parete bianca.
-Non
c'era più nessuno...- Ripeté.
Percepì
le sue palpebre inumidirsi e strinse le mani sul cuscino.
-Per
favore, Wendy-chan, lasciami sola.-.
Wendy
non parlò per qualche secondo, quindi sussurrò un
fievole: -Va
bene.-.
E
uscì, lasciandola sola a sfogarsi nel pianto.
Wendy
chiuse la porta e sospirò.
-Come
sta?- Fece una vocina ai suoi piedi.
La
bambina abbassò lo sguardo e vide che Charle le si era
avvicinata.
Wendy
non seppe cosa rispondere.
-Fisicamente
sta bene.- Disse infine.
-Però
dentro è a pezzi.-.
Strinse
i denti, cercando di bloccare le lacrime.
-Vorrei
poterla aiutare, ma non so come fare!-.
-Wendy,
sono sicura che la stai aiutando molto.- Replicò Charle con
la
solita aria indispettita.
-Noi
possiamo darle una mano, però sta a lei riprendersi
psicologicamente.-.
Poi
si raddolcì.
-Stai
tranquilla, Wendy, Lisanna è una ragazza molto forte, e sono
sicura
che ha bisogno solo di un po' di tempo.-.
-Mmm...-
Mugugnò tristemente lei; ma ancora una volta le parole di
Charle la
rassicurarono, seppur un poco.
-Cì!-
Fece un'altra voce.
Wendy
si voltò e vide che Happy le stava sorridendo.
-Charle-san
ha ragione, aye!-.
Wendy
si commosse un poco quando lo vide così allegro, ripensando
alle
prime settimane dopo che Natsu-san aveva...
-Hai
ragione, Happy.- Ammise asciugandosi gli occhi.
Poi
sobbalzò.
-Oh,
ora devo andare da Freed-san!-.
Così
i tre si incamminarono verso le scale, scesero fino al secondo piano
dell'ospedale e percorsero il corridoio fino a ritrovarsi davanti
alla stanza 202; Wendy bussò, aspettò qualche
secondo, girò la
maniglia ed entrò.
-Freed-san!
Non dovresti alzarti!-.
Freed,
in piedi davanti al letto, vestito di tutto punto con tanto di spada
al fodero, sembrava prepararsi ad andarsene.
-Scusami,
Wendy, ma le mie ferite sono quasi guarite, e non voglio darti altro
disturbo; inoltre, ho saputo che Lisanna sta già meglio,
quindi
posso tornare a Crocus.-.
“Come
ha fatto a sapere di Lisanna se si è svegliata solo
adesso?” Si
domandò Wendy.
-Freed,
non te ne puoi andare!- Esclamò contrariata Charle.
-L'hai
detto tu che non sei guarito del tutto! Finché un dottore
non ti
darà il permesso, non...-.
-Apprezzo
che voi vi preoccupiate per me.- La interruppe il mago, trucidandola
con lo sguardo. -Tuttavia sono venuto qui solo perché avevo
saputo
che Lisanna era nei guai, e devo tornare alla mia postazione nella
capitale.-.
A
Wendy non piacque il modo con cui il ragazzo si comportava.
-Freed-san,
vorrei prima controllare che ti sia ripreso del tutto.- Disse severa.
Freed
aggrottò la fronte e la blu pensò che stesse per
replicare, invece
disse: -Certamente, Wendy.-.
Quindi
si risedette nel letto e si levò il cappotto.
-Aye!-
Fece Happy con la sua solita faccia felice e un po' scema.
Wendy
lo fissò imbarazzata.
Charle
sembrò intuire il suo disagio e si rivolse a Happy.
-Andiamo
fuori, gatto.-.
-Charle
mi sta invitando a uscire?- Domandò Happy ad alta voce.
Charle
sospirò stufata e, aperte le ali, volò fuori
dalla finestra
spalancata.
-Aspettami!-
L'exceed la seguì.
Freed
riprese a spogliarsi fino a rimanere in pantaloni; Wendy
aprì la
mano e fece comparire i suoi attrezzi medici.
Indossò
lo stetoscopio e appoggiò l'archetto sulla schiena di Freed.
Ascoltò
attentamente i suoi possenti muscoli gonfiarsi e sgonfiarsi
ritmicamente; passò agli altri controlli, della bocca, delle
orecchie, delle varie ferite.
Effettivamente
sembravano essersi già rimarginate; Wendy ripensò
alle voci che
circolavano sui farmaci sperimentali somministrati alla Squadra Reale
di Crocus, ma Freed non era certo il tipo di assumere simili
schifezze.
-Freed,
hai già preso i 500 cc di
Ethernano?-.
-Sì.-
Rispose lui.
Wendy
prese una pila e la avvicinò all'occhio destro del mago, che
provvedette a spalancare.
Freed
non si era mai ripreso completamente dall'attacco del demone di
Tartaros di due anni prima, così come i suoi compagni del
Raijinshuu: nonostante gli fosse stato somministrato l'antidoto di
Porlyusica, le cellule di anti-Etheran erano ancora presenti nel suo
corpo e lo distruggevano dall'interno.
Bastava
guardarlo per capirlo:
per quanto muscoloso, il suo fisico era magro e ossuto, il suo volto
era pallido e teso, i suoi occhi scavati e solcati da nere occhiaie.
Nonostante
ciò, Freed rimaneva uno dei maghi più potenti del
continente, e si
era trasferito nella Squadra Reale di Crocus, il team
d'élite
addetto alla protezione della capitale e del sovrano.
Eppure
sarebbe stato molto più utile sul campo di battaglia che
nell'entroterra!
Wendy
mise via la pila.
-Freed-san,
come medico ti dico che stai sufficientemente bene da poter
affrontare un viaggio fino a Crocus.-.
Aggrottò
le sopracciglia.
-Ma
come compagna e amica io...-.
-Wendy.-
Prorompette lui:
-Non
vorrei sembrare scortese, ma so già cosa vuoi dirmi.- prese
la spada in mano e conficcò la punta a terra, stringendo le
mani
sull'elsa.
-Rispetto
le tue convinzioni, però...- Assunse uno sguardo truce: -...
sai
bene chi si trova a Crocus. Devo tornarci il prima possibile.-.
Wendy
sussultò.
Sapeva
che replicare era impossibile, quando si parlava di lui
Freed era intransigente.
Freed
fece forza sulle braccia e si rialzò in piedi, sorreggendosi
con lo
stocco.
-Ti
ringrazio ancora per esserti presa cura di me; saluta Lisanna da
parte mia.- E, rinfoderata la spada e rivestitosi, prese lo zaino con
le sue cose e se ne andò.
Wendy
sospirò e uscì anche lei; Happy e Charle la
raggiunsero quasi
subito, e
insieme si incamminarono verso le altre stanze.
Freed
attraversò la hole dell'ospedale a grandi passi e
uscì per strada.
Si
guardò intorno; Margareth era piena di vita, un po' come
Crocus: la
gente circolava felice e indaffarata nella propria semplice vita,
evidentemente con il pensiero da tutt'altra parte rispetto
all'apocalisse che stavano vivendo.
Beh,
lui non era certo nella posizione di criticarli: nella Squadra Reale
allenamento e disciplina erano all'ordine della giornata, ma il
pericolo era molto lontano; tecnicamente dovevano proteggere il
sovrano e fornire i rinforzi nelle situazioni più critiche,
in
realtà non si allontanavano dalla capitale quasi mai.
In
ogni caso non aveva intenzione di rimanere a Crocus ancora a lungo:
non appena fosse riuscito a tirare fuori Laxus dal guaio in cui si
era cacciato, se ne sarebbe andato di lì insieme a lui,
Bickslow e
Evergreen per dare un cospicuo aiuto agli altri maghi.
Peccato
che il brutto guaio di Laxus fosse proprio brutto...
Scosse
la testa: non era il momento di perdersi in simili pensieri.
Si
sistemò lo zaino in spalla e si incamminò, fino
ad arrivare al
limite orientale della città.
Trovò
già pronto il suo Espada; fece per salirci, quando davanti a
lui
apparve dal nulla un uomo ricoperto da un mantello e con un teschio
di montone in faccia a mo' di maschera.
Freed
socchiuse gli occhi.
“Un
inviato segreto. Deve consegnare un messaggio importante.”.
E
infatti l'uomo, senza dire una parola, gli porse un rotolo.
“A
me?”.
Freed
prese la pergamena e la lesse attentamente.
A
fine della lettura ripiegò il rotolo e se lo mise nella
tasca della
giubba.
-Ho
capito.- Disse.
L'altro
fece un cenno con la testa e sparì esattamente com'era
comparso.
Quel
messaggio cambiava tutto.
Si
voltò e tornò sui suoi passi, diretto verso
l'ospedale.
PAF
PAF PAF
La
ragazza vestita con la toga ocra camminava a passi rapidi per il
sentiero sabbioso, tenendo l'occhio non bendato fisso davanti a
sé.
Prese
dalla cintura la bisaccia dell'acqua e ne tracannò il
contenuto,
attenta a non versarne a terra una singola goccia; poi la
riallacciò
e proseguì la marcia.
In
distanza spuntò la sagoma della città tanto
agognata, circondata
dall'aria calda che quasi la facevano sembrare un'illusione.
Un
sorriso beffardo si abbozzò sul volto della giovane maga: la
sua
meta era sempre più vicina e il suo obbiettivo quasi
palpabile.
Presto
E.N.D. sarebbe stato solo un ricordo, e lei avrebbe ottenuto la sua
vendetta.
Il
suo ghigno si trasformò in una smorfia infastidita.
Per
quanto ancora l'avrebbero seguita?
TOC
TOC TOC
Freed
abbassò la mano, aspettando che andassero ad aprire.
Sentì
le molle del letto all'interno della stanza abbassarsi e rialzarsi,
poi un paio di piedi che atterravano sul pavimento e che si
avvicinavano alla porta e infine la maniglia girare.
-Wendy
sei t...-.
Lisanna
si bloccò quando vide che era Freed e non Wendy quello che
era
davanti a lei.
E
anche Freed sobbalzò un po' stupito nel vedere come si era
ridotta:
la ragazza, vestita con un pigiama bianco, si sorreggeva alla
guarnizione della porta per un braccio, completamente sbilanciata,
ciondolava con la testa in avanti, aveva i capelli spettinati e gli
occhi arrossati; ma la cosa più
impressionante
erano le sue iridi: quella destra era come sempre, di un azzurro
intenso come il mare, mentre quella sinistra era di un insolito
colore giallo elettrico che sfumava nel nero della notte della sua
pupilla.
Non
era un occhio umano, era più l'occhio di un animale.
Questo
significava
che...
-Freed...-
Disse l'albina dopo un po' di esitazione.
-Io
non... non mi aspettavo una tua visita...-.
Evitando
di guardare il suo occhio, Freed chiese: -Posso entrare?-.
-C...certo...-
Balbettò lei, e si scansò, permettendo a Freed di
passare.
Lisanna
si sedette sul letto mentre il verde si mise su una sedia.
Freed
fece per parlarle, ma ebbe l'impressione che la giovane maga si
trovasse a disagio: fissava il pavimento con un pallido rossore alle
guance e si rigirava le mani in segno di apprensione.
-Come
ti senti?- Domandò insospettito.
-Io...
io... sto...-.
Strinse
i denti.
-Mi
dispiace, Freed-san!-.
Lui
aggrottò la fronte.
-Ti
dispiace? E di cosa?-.
-La
tua mano...- Rispose lei.
Freed
abbassò lo sguardo e vide il segno infuocato di tre graffi
che
lacerava il suo simbolo di Fairy Tail.
-Ah,
già, me l'hai lasciata tu l'altra volta. Oh!- Finalmente ci
arrivò.
-Mi
dispiace per averti ferito! Ho perso il controllo! Io ti... io ti...-
Rialzò la testa, e Freed vide che era in lacrime: -ti avrei
anche
ucciso!-.
Mmm,
chissà come avrebbe reagito se avesse alzato la frangia e le
avesse
mostrato la ferita sotto l'occhio.
-Già.-
Fece invece.
-Ci
avresti provato, in effetti; ma non voglio che tu ti senta in
colpa.-.
Ma
le lacrime di Lisanna non si fermavano.
-No!-
Singhiozzò: -Come posso non sentirmi in colpa? Ti avrei
ucciso, e
anche Flare, e anche Ginger!-.
Freed
si massaggiò il mento, indeciso su cosa dire.
-La
colpa per essermi lasciato ferire è in gran parte mia.
Tuttavia hai
ragione, hai perso il controllo, e hai quasi ucciso i tuoi
compagni.-.
A
quelle parole l'albina trasalì.
-Non
tenterò di consolarti con parole inutili. Hai sbagliato, ma
l'hai
fatto in buona fede. Ti sei trasformata in un impeto d'ira, quando
hai visto la tua amica morire sotto i tuoi occhi, ed è
comprensibile; comunque penso tu volessi solo proteggere le tue
compagne, anche se le tue azioni si sono rivelate... come dire...
incoerenti.-.
Lisanna
boccheggiò: le lacrime erano passate, ma sembrava stupita
per quello che le stava dicendo.
-Sai
bene che non hai bisogno della mia compassione, né di quella
di
nessun altro, hai solo bisogno di perdonare te stessa. E questo,
almeno in parte, ci porta al motivo per cui sono qui.-.
Queste
ultime parole parvero catturare l'attenzione di Lisanna.
Freed
le porse il rotolo che gli era stato consegnato.
-È
arrivato poco tempo fa: è un invito per te.-.
La
ragazza lo prese in mano, lo lesse, spalancò occhi e bocca e
guardò
incredula il giovane mago.
-Ma
questo è...-.
-Già.-
Annuì Freed: -È un invito ad arruolarti nella
Squadra Reale per
proteggere la Corona. Accetti?-.
L'albina
ansimò, senza sapere cosa dire.
-Ma
io... io... io non sono così forte...-.
Dal
modo in cui lo disse Freed capì subito che non era quello il
problema; comunque rispose: -Non ti sottovalutare. A mio parere sei
una maga molto speciale.-.
Per
evitare fraintendimenti, aggiunse: -Guarda le tue gambe.-.
-Le
mie gambe?- Lisanna abbassò lo sguardo.
-Precisamente.
Quando ti ho portata qui sono sicuro che non fossero in grado di
sorreggere il tuo peso. Tuttavia poco fa sei stata in grado di
camminare fino alla porta e aprirmi.-.
Sul
volto di Lisanna si dipinse un grande stupore, come se se ne fosse
resa conto solo in quel momento.
-È...
è vero... ma com'è possibile?-.
-Mmm,
penso che il tuo Wolf Soul abbia attivato una sorta di rigenerazione
super-accelerata, che tuttavia ha potuto operare perfettamente solo
quando ti sei svegliata. D'altronde, non sarebbe il primo effetto
collaterale che la tua trasformazione ti provoca...-.
Lisanna
si accarezzò l'occhio sinistro e Freed temette di averla
rattristita.
-In
sintesi, come puoi vedere da sola, non sei una maga come le altre.
Sono in pochi a possedere l'Animal Soul e il Take Over, e...-.
-Ma
proprio per questo non posso venire!- Prorompette lei.
Freed
aggrottò la fronte.
Lisanna
continuò a fissare le sue gambe, come se non riuscisse a
reggere il
sup
sguardo.
-Purtroppo
qui i maghi sono sempre meno, soprattutto quelli potenti! Se io fossi
davvero forte come dici tu, che diritto avrei di allontanarmi da
qui?-.
Freed
mugugnò pensieroso.
-In
effetti, è una cosa che mi insospettisce non poco.-.
Lisanna
alzò appena il viso quel che bastava per poterlo guardare
interrogativa.
-In
che senso?-.
-Vedi,
a Crocus circolano voci secondo le quali la stessa principessa, in
quanto maga degli Spiriti Stellari, voglia
combattere in prima linea, ma ovviamente le è vietato.-.
-E,
anche se non le ho mai parlato, non mi ha mai dato l'impressione di
essere una ragazzina viziata che fa di tutto per salvarsi, anzi,
tutt'altro. E allora mi chiedo: perché ella stessa ha
scritto di suo
pugno quell'invito destinato a te?-.
Lisanna
non parlò per un po'.
-...che
cosa vuoi dire di preciso? Pensi che abbia un secondo scopo?-.
-È
possibile.- Rispose Freed.
-Comunque
le mie sono solo supposizioni.-.
Si
rialzò e si avvicinò alla porta.
Prima
di uscire, si voltò un'ultima volta verso Lisanna; la
ragazza
fissava assorta la pergamena sul letto.
-Hai
due giorni di tempo per scegliere; dopo di ciò, me ne
tornerò a
Crocus, con o senza di te. Pensaci bene.-.
Aprì
la porta.
-Un'ultima
cosa: vedi di riprenderti presto. Sei una mia amica,
mi dispiace vederti ridotta così. Ci vediamo, Lisanna.- E se
ne
andò.
-Uhm...-.
E.N.D.
teneva gli occhi chiusi e tamburellava le dita sul poggiolo del trono
su cui era seduto.
Sotto
di lui, ai piedi della gradinata, Sayla era inginocchiata con il capo
rivolto verso il basso e gli parlava con reverenza: -Master, il
Cambiato numero 298 è stato inserito nella capsula. Io...-.
La
sua voce si incrinò.
-...io
so di averLe promesso una rigenerazione più rapida, ma le
ferite
erano più gravi del previsto e... e... temo che serviranno
ancora
altri giorni...-.
Strinse
i pugni e deglutì amaramente.
-Accetterò
qualunque Sua punizione.-.
Natsu
sospirò esasperato.
-Ah,
Sayla-chan, ti ho già detto che puoi darmi del tu; e poi
stai
tranquilla, non è che se sbagli qualche volta vuol dire che
sei nei
guai.-.
Vedendo
che rimaneva immobile, girò gli occhi e disse: -Non ti do
nessuna
punizione.-.
Finalmente
la ragazza si smosse, e rispose: -La... ti ringrazio, Master.-.
Tanto
entro un giorno sarebbe tornata a dargli del lei, lui lo sapeva.
E.N.D.
si sturò un orecchio.
-Mmm...
e, dimmi, come va con gli altri?-.
Sayla
non rispose per un po', infine disse: -La rigenerazione è
molto
lenta, le loro ferite erano mortali, soprattutto quelle di...- qui la
sua voce si attenuò di nuovo: -...di Kyouka-sama.-.
Il
demone si sentì avvampare dall'ira.
-Dannazione,
non faccio in tempo a tornare in me che vi scopro tutti morti!-.
-Ci
perdoni.- Supplicò mesta Sayla.
-No.-
Natsu riaprì i suoi due occhi infuocati: -Non avete niente
di cui
farvi rimproverare. I nemici erano troppo forti.- abbozzò un
sorriso: -Io lo so bene.-.
-E
poi, sono io a doverti chiedere scusa.-.
Sayla
sussultò e alzò lo sguardo.
-Master...-.
-Mi
dispiace averti resuscitata prima degli altri, e
avere messo te a rigenerarli.-.
-Se
ora
ti senti molto sola senza Kyouka, se ora soffri è solo colpa
mia.-.
Sayla
scosse la testa.
-Non
dica così, Master. Ha solo fatto la cosa più giusta
per il bene degli Etherias.-.
-Giusta?
Ti sbagli, ho solo fatto ciò che andava fatto. Non ho mai
avuto la
presunzione di essere nel giusto. Non
mi ha nemmeno mai interessato.-.
-E
poi ricordati questo, Sayla-chan: io non sono un sovrano giusto,
sono solo il demone più forte di tutti. Ancora non capisco
perché
mi abbiate scelto come Master...-.
Sayla
non parlò, e Natsu tirò un lungo respiro.
-Beh,
se non c'è altro, puoi andare.-.
-Sì,
E.N.D.-sama.-.
“Ancora
con questo -sama...”
Pensò sospirando.
Sayla
si rialzò e uscì dalla stanza, lasciando il
demone da solo; o
almeno, così poteva sembrare.
-Vieni
avanti, Zeref.-.
Dall'ombra
emerse la figura dello stesso ragazzo con cui aveva conversato
l'hanno prima.
-Solo
“Zeref”?- Domandò con la solita aria
beffarda.
-Valgo
così poco per te?-.
Natsu
appoggiò la testa sullo schienale del trono.
-È
da un po' che non ci si vede.- Chiedergli dov'era stato era inutile,
vallo a capire dove se ne andava: -Ricordi che l'altra volta ti ho
detto che trovavo questo trono scomodo?-.
-Ricordo.
Perché, hai forse cambiato idea?-.
-No,
in
realtà lo trovo ancora più scomodo di prima.-.
-E
allora dimmi, perché lo usi ancora?- Domandò
Zeref con quella che
E.N.D. riconobbe essere una punta di sarcasmo.
-Questo
trono era di Mard Geer.- Rispose Natsu: -E accidenti a lui che l'ha
voluto così.-.
-A
lui piacevano questo genere di cose: il trono, la
sontuosità, il
potere... A lui sì che piaceva comandare, e lo faceva anche
bene...-.
-Sei
ancora arrabbiato perché l'ho ucciso?-.
Natsu
strinse le dita sul teschio che era il pomello del trono.
-Beh,
mi sembra ovvio!-.
Respirò
profondamente, non doveva perdere inutilmente la calma come al suo
solito.
-Il
fatto è che a me non è mai interessato tutto
questo.- Riprese.
-Non
sono mai stato fatto per dare ordini, li trovo molto noiosi. Sono un
tipo impulsivo, io. Il solo motivo per cui ho accettato di diventare
Master di Tartaros è che ai miei compagni serviva un punto
di
riferimento forte, vale a dire io, ma comunque ho sempre pensato che
fosse Mard Geer il più adatto a tale ruolo. Eppure mi sono
trovato
in questa situazione, in cui devo comandare gli altri demoni e
lottare contro la razza umana. Quindi sto cercando di sbrigarmela il
più velocemente possibile, in modo da poter tornare a
divertirmi sul
serio.-.
-Per
questo motivo uso questo trono scomodo: mi serve da promemoria per
ricordarmi che prima vinco questa guerra prima posso abbandonare
questo incarico... scomodo.-.
Socchiuse
le palpebre, mettendo bene a fuoco gli occhi su Zeref.
-Quindi,
dopo essere stato via per così tanto tempo, Mago Nero, vuoi
dirmi
qualcosa che possa realmente aiutarmi o mi farai solo perdere
tempo?-.
Zeref
continuò a guardarlo con il suo sorriso enigmatico.
-Raffredda
i bollenti spiriti, Re dei Demoni. Vengo a comunicarti che l'impero
di Alvarez non parteciperà a questa guerra.-.
Natsu
sbuffò stizzito.
“E
io che speravo di poter divertirmi un poco contro di loro!”.
-Va
bene, buono a sapersi. Posso offrirti qualcosa o te ne vai subito?-.
-Non
preoccuparti, Demone Cremisi, tolgo subito il disturbo, così
posso
lasciarvi soli; siete davvero una bella coppia, tu e il tuo trono.-.
Natsu
ghignò malefico.
-Sai,
Zeref, una volta finita ho intenzione di combattere contro di te.-.
Zeref
indietreggiò e tornò nell'oscurità.
A
fissare E.N.D. rimasero solo un paio di penetranti occhi neri.
-Non
vedo l'ora.- Disse la sua
voce,
prima che anche quella
sparisse.
L'altro
tirò un lungo sospiro, appoggiò la testa allo
schienale e chiuse
gli occhi per dormire un poco.
Non
ci riuscì.
-Trono
di merda.-.
Angolo
dell'autore
Beeeeene,
sono le nove di sera e mi metto ad aggiornare, devo essere proprio un
genio.
Dunque,
spero che il personaggio di Natsu/End vi piaccia, comunque ho
intenzione di fare di lui e Sayla due protagonisti. Sì,
avete capito
bene, protagonisti.
Riuscirò nell'intento? NO
Ma
comunque vi avverto, il prossimo capitolo sarà incentrato su
un
unico personaggio, un'altra protagonista. Mamma mia qua piovono
personaggi principali! Starò esagerando? SÌ
Non
penso serva dire che, causa scuola, gli aggiornamenti saranno
più
lenti, tuttavia non temete! Non lascerò questo lavoro a
metà!
Ahahahahahah!
Buonanotte
a tutti XP!
|
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Capitolo 7 *** Raid ***
I
walk a lonely road,
The
only one that I have ever known,
Don't
know where it goes,
But
it's home to me and I walk alone,
I
walk this empty street,
On
the boulevard of broken dreams,
Where
the city sleeps,
And
I'm the only one and I walk alone
I
walk alone
(Boulevard
Of Brocken Dreams-Green Day)
Quel
giorno sembrava un giorno come tanti nel villaggio di Rosemary o, per
meglio dire, nelle sue rovine: il sole era alto in un cielo non rosso
come nelle zone di confine ma nemmeno azzurro come a ovest del regno,
mentre un vento rinsecchito sollevava la rena per farla depositare
poco più avanti.
Calpestando
il terreno sabbioso, alla ragazza dall'occhio destro bendato
tornò
in mente la storia di quel piccolo borgo: prima semplice villaggio di
campagna, a seguito dell'invasione dei seguaci di Zeref fu raso al
suolo, per poi essere ricostruito in pietra e trasformato in un
importante centro commerciale di Fiore, grazie a chissà
quale
miracolo dell'intelligenza umana; ma, con l'arrivo dei demoni,
essendo a Nord-Est del continente, fu subito meta delle loro
incursioni, e quando l'esercito riuscì a riconquistarlo non
ne era
rimasto che uno scheletro circondato da una terra arida; sembrava che
la linfa vitale di quel posto fosse stata succhiata via, assieme a
tutti i suoi abitanti.
Fu per
questo che la ragazza sorrise.
I
territori brulli e secchi erano i suoi preferiti: zone morte, ma non
scomparse, cariche di rancore e di odio per chi le aveva ridotte in
quel modo, riflettevano un po' la sua anima.
Camminò
per quella che era stata una larga strada ma che ora era solo un
fiume renoso circondato da cadaveri di edifici bianchi, infine
arrivò
in una larga piazza circondata da alcune colonne marmoree
semidistrutte.
Si guardò
intorno: era deserta, come il resto della città.
Si
domandò se sarebbero davvero venuti, tsch, che domanda
stupida.
aveva a che fare con degli esperti del mercato nero delle armi, non
certo dei tipi da tirarsi indietro da un buon affare per un po' di
sabbia nelle scarpe; di sicuro, però, avevano ispezionato
l'area
circostante, in tal caso chissà se avevano già
trovato i suoi
“inseguitori”...
Un nervo
tra la palpebra sinistra e il sopracciglio pulsò un paio di
volte:
era un tic nervoso che aveva preso circa un anno prima, ma era anche
una sorta di segnale premonitore che l'avvertiva che stava per
accadere qualcosa di grosso.
Strinse
la mano destra sul manico della valigetta d'acciaio che si era
portata dietro, mentre sotto la tonaca la sinistra si
abbassò fino
al coltello sulla sua cintura; la prudenza non era mai troppa,
soprattutto in quei casi, soprattutto sapendo cosa sarebbe accaduto
dopo.
Poi intravide una sagoma
umana staccarsi dall'ombra di un edificio davanti a lei e avanzare
nella sua direzione; in mano teneva due valigette nere uguali alla
sua.
Aggrottò le
sopracciglia, cercando di capire chi fosse; ma l'uomo (o la donna)
era in controluce, perciò era difficile da identificare.
Quando
però vide due lenti scintillare all'altezza degli occhi, le
venne un
sospetto, che si tramutò in certezza quando quello si
fermò a
qualche metro da lei: era un giovane uomo vestito di un giubbotto blu
e di un maglione grigio, nonostante il caldo, e dalla bizzarra chioma
allungata in alto con la brillantina.
“Rustyrose.”
Intuì.
“Non mi sarei mai
aspettata di trovarlo qui.”.
L'ex
membro di Grimoire Heart sogghignò.
-Cubellios.-
Disse con una sorpresa beffarda: -Mi sorprende che la mia compratrice
sia proprio tu.-.
Il
nervo pulsò di nuovo.
Non
le piaceva che qualcun altro conoscesse la sua vera
identità, men
che meno un tipo viscido come Rose.
-Se
proprio devi chiamarmi per nome, Rustyrose, usa almeno quello
vero-kina.- Disse lei.
Rustyrose
finse di sussultare per l'imbarazzo.
-Oh,
perdonami, Kinana.-
Si corresse: -Anche se, in realtà, pensavo che fossi morta
qualche
mese fa.-.
-Lo
stesso pensavo io di te-kina.- Replicò fredda lei: -Strana
la vita,
eh?-.
L'uomo
allargò le braccia in tono confidenziale; Kinana non perse
l'occhio
di dosso dalle due valigie.
-Avanti,
Kinana, non essere così rigida! Siamo stati alleati un
tempo!-.
Il
nervo pulsò
ancora.
Non
le piaceva neanche che le si ricordasse quella parte del suo passato,
e lui l'aveva fatto già due volte; solo una persona ne aveva
il
diritto, ma ormai lui non c'era più.
-E
io ti posso dire che mi sento offesa dal fatto che tu non ti fidi di
me-kina.-.
Lui
trasalì nuovamente, emulando abilmente la sorpresa.
Quindi
mollò
le due valigette, che caddero al suolo sollevando un po' di sabbia;
Kinana le fissò come ammaliata, notando appena il gesto che
Rose
fece con le mani.
Rialzò
il volto solo quando da dietro le colonne spuntarono uno dopo l'altro
una squadra di uomini in tuta militare, che le
si
avvicinarono cautamente puntandola con i loro fucili.
Dal
gruppo si
staccò un uomo più o meno dell'età di
Rose dalla grande mole,
dalla pelle pallida e vestito solo di un paio di mutande e di un
mantello giallo e blu, che si avvicinò all'altro.
“Kain
Hikaru.” Lo riconobbe Kinana: “Dunque è
vivo anche lui.”.
-Vi
prego,
ragazzi, abbassate le armi! Siamo tra amici qui!- Esclamò
Rusty; i
mercenari gli ubbidirono.
Kinana
li squadrò attentamente.
Non
più di una trentina.
-Allora,
tornando agli affari, le armi, come hai visto, ce le ho.- Riprese
Rustyrose.
-Ma
se ancora non ti fidi...-.
Ad
un suo cenno, Kain si abbassò e aprì le due
valigette.
Kinana
abbassò
lo sguardo: dentro ciascuna c'erano una coppia di fucili d'assalto
con le rispettive munizioni.
Il
trafficante batté le mani.
-Ti
presento i miei quattro bambini, i miei MagZ 74: gittata 300 metri,
capacità di fuoco selettivo, supporto di proiettili di
Impatto
Magico, ma un normale FMJ è sufficiente. Canna standard da
505 mm,
intrisa di Magia del Fuoco e dell'Acciaio, più un po' di
Magia
Perforante che fa sempre bene. Ambidestri, anche se ho la sensazione
che userai un solo lato...-.
Il
nervo pulsò un'altra volta.
-Sei
diventato perspicace, Rusty, e anche attento al mio viso: l'ultima
volta guardavi solo il mio seno...-.
Lui
fece spallucce.
-L'ultima
volta eri nuda. Gli altri fucili sono nel camion qua dietro, ora
mostrami i soldi.-.
-E
ve-vedi di no-non fregarci!- Sbottò Kain, rimettendosi in
piedi.
-Non
me lo
sognerei nemmeno di mettermi contro un bel fusto come te-kina.-.
Kain
sobbalzò,
rosso in viso, e Rustyrose si passò una mano tra i capelli.
-Visto,
Kain,
te l'avevo detto che avevi fatto colpo. Adesso, tornando a noi...-.
-Certamente.-
Kinana prese la valigetta tra le mani e la rivolse ai due; tenendola
con la destra da sotto, sganciò con la sinistra le due
chiusure, che
saltarono con un CLIP.
Rose
e Kain deglutirono mentre Kinana si apprestava a sollevare il
coperchio.
Lo
socchiuse appena, creando una sottile fessura nera nella quale era
visibile qualcosa
luccicare nella valigetta.
Poi,
con uno scatto repentino, la ragazza lo spalancò
completamente, e
una nube di fumo circondò i due uomini davanti a lei.
Come
se
avesse avuto soldi da perdere con degli spacciatori di petardi.
-Ma
cos...-.
Kain
non
riuscì a finire la frase che Kinana gli perforò
lo stomaco con un
pugno; il ragazzo aprì la bocca per gridare, ma
uscì solo un fiume
di sabbia, e, lentamente, il suo corpo iniziò a decomporsi.
-Piccola
bastarda!- Urlò Rusty nella nebbia.
Kinana
gettò via la valigetta e si liberò
dell'ingombrante tonaca,
rivelando una tuta di fibre nere dotata di una grossa cintura munita
di armi di ogni genere, e rivestita di bracciali, gambali e di una
protezione al petto all'apparenza di cuoio ma in realtà di
duro
metallo.
La
nebbia iniziò a diradarsi e Kinana vide Rusty puntarle
contro il
dito.
-Apritevi,
Porte di...-.
Kinana
batté un piede sul terreno e la terra sotto al ragazzo si
chiuse a
tenaglia su di lui, schiacciandolo; la sua mano rimase fuori e si
agitò per qualche secondo, quindi si immobilizzò
e penzolò inerme.
I
mercenari
attorno a lei, ora che il loro capo non era più in pericolo
ma
definitivamente morto, le puntarono contro i fucili e iniziarono a
far fuoco; Kinana, però, fu più svelta e,
agitando le dita, creò
una barriera di terra attorno a sé.
I
proiettili colpirono la barricata senza nemmeno scalfirla; Kinana
sogghignò, solo una granata magica avrebbe potuto
distruggerla.
Poi
la prima
raffica terminò e Kinana li sentì ricaricare i
proiettili.
“Più
stupidi di quanto credessi!”.
Abbassò
la barriera e afferrò due piccole sfere da una tasca della
cintura;
le strinse tra le mani e un paio di lame curve uscirono dai loro
poli.
Le
lanciò contro due nemici; le sfere fischiarono in aria e si
conficcarono tra i loro occhi, i due mugugnarono un gemito di dolore
e si accasciarono al suolo.
Gli
altri finirono di ricaricare e ricominciarono a sparare, ma lei non
aveva paura: la terra era dalla sua parte.
Batté
un'altra volta il piede e delle spine di roccia sbucarono dal
terreno, impalando molti nemici.
Iniziò
a correre, anzi, a slittare sul suolo, evitando con maestria i
proiettili che potevano esserle fatali; giunta in prossimità
di un
avversario, gli balzò addosso e, coltello in mano, lo
sgozzò con un
colpo secco.
Altri
quattro, dietro al primo, le rivolsero contro i fucili, ma lei
prontamente afferrò il cadavere, lo girò e lo
usò come scudo.
PEW
PUW PEW
I
brandelli di
carne del morto volarono dappertutto, infine Kinana con un poderoso
calcio alla schiena lo fece volare addosso ai compagni, non prima di
avergli applicato una Bomba Magica sul dorso, così, quando
li
raggiunse, esplose, e loro con lui.
Quindi
Kinana prese altri due Globi Artigliati e uccise un altro paio di
nemici; adesso ne rimaneva solo una decina.
Si
piegò in avanti e, usando il terreno sotto i suoi tacchi
come
propulsore, si avventò su un altro mercenario; questi le
scaricò
contro l'intero caricatore, ma anche stavolta Kinana lo
anticipò e
spiccò un salto in avanti, sorvolando.
Quello,
come previsto, alzò lo sguardo e Kinana, una volta sopra di
lui, gli
prese il mento con una mano, appoggiò un piede sulla sua
schiena,
spinse in avanti e...
CRACK
La
colonna
vertebrale dell'altro si ruppe e lui crollò al suolo;
Kinana,
invece, atterrò rotolando, diretta verso altri nemici.
Quando
fu a
portata di tiro di uno di essi, si mise seduta e riprese a scivolare
sulla sabbia; contemporaneamente prese dalla cintura due pistole e
BANG BANG, lo colpì al petto prima che potesse farlo lui;
dietro di
lui ne trovò un altro e gli riservò lo stesso
trattamento,
continuando così per altri tre.
Stava
per eliminarne un altro quando vide che lui le stava lanciando
addosso una granata; rapida lei lanciò un pugnale che la
fece
detonare a mezz'aria.
Kinana
sorrise un'altra volta, ma il ghignò le si gelò
all'istante, perché
un proiettile del tipo le trapassò la spalla destra.
-Urgh!-
Gemette.
Prima
che potesse ferirla di nuovo, però, alzò l'altra
mano e gli scaricò
tre colpi sul cuore.
Kinana
smise di slittare e si rialzò, premendo la ferita con la
mano.
Le
sembrava di
avere un riccio che si agitava sopra la sua clavicola, crivellandola
con spine d'acciaio.
Grandioso,
Magia dell'Espansione.
Soffocò
la smorfia di dolore che le stava salendo in viso e si
apprestò a
rifugiarsi dietro a una colonna, salvandosi da una scarica che
l'avrebbe sicuramente uccisa.
Si
sporse appena per vedere quanti ne erano rimasti.
Digrignò
i
denti.
Quattro.
E
si stavano
avvicinando rapidamente.
Batté
il tacco e altre due spine ammazzarono altrettanti nemici; ma Kinana
sapeva di non avere abbastanza magia per poter usare quel trucco
ancora.
Mise
via la pistola destra: stava gradualmente perdendo la
sensibilità al
braccio, o meglio, stava perdendo la capacità di muoverlo,
mentre un
fottuto serpente infuocato si divertiva ad attorcigliarsi sulle sue
ossa; almeno era il braccio con l'occhio cieco.
Avvicinò
la
pistola rimanente al viso e contò i colpi.
Il
nervo pulsò di nuovo.
Quattro.
“Due
per ciascuno dovrebbero bastare-kina.” Pensò.
Si
sporse di lato e sparò due volte; ma il dolore alla spalla
le
offuscò la mira, e riuscì solo a ferirne uno alla
coscia, facendolo
zoppicare.
Un
secondo prima che l'altro riprendesse a sparare si rimise al sicuro.
“Merda!”
Pensò.
“Me
la devo rischiare!”.
Inspirò
profondamente e contò fino al tre; allora, gridando come una
forsennata, si gettò di lato e sparò in direzione
del mercenario
non ferito, che reputava giustamente il più pericoloso.
Ma
l'essersi
buttata sul lato ferito non aveva giovato alla sua vista, e il
bossolo non lo sfiorò nemmeno.
Fu
quasi sicura di averlo visto sogghignare mentre riprendeva a sparare,
e Kinana pensò di essere davvero finita.
Ma
per qualche miracolo la raffica si limitò a farle esplodere
il
fianco sinistro, e lei, stringendo i denti, sparò il suo
ultimo
colpo.
Il
proiettile trapassò l'uomo alla gola, lui si
inginocchiò e cadde
riverso al suolo.
Kinana
si fermò e alzò il viso al cielo, contorcendosi
dal dolore e
maledicendosi per quel momento di panico che aveva appena avuto.
Però
sapeva
bene che non era ancora finita: rimaneva ancora lo zoppo.
Solo
che la
ferita doveva essere più grave del previsto,
perché notò con la
coda dell'occhio che se la tamponava con aria afflitta.
“Tsch!
Per un taglietto del genere-kina? E io allora che dovrei
fare?”.
Comunque
non
poteva certo sprecare un'occasione del genere: non riuscendo
più a
muovere il braccio destro, fece leva con il sinistro e si rimise
forzatamente in piedi.
Le
due ferite le procuravano un dolore indicibile, ma a quello ci
avrebbe pensato dopo: prese di nuovo in mano il coltello e lo
lanciò
in aria; il pugnale roteò un paio di volte e si
conficcò nel petto
del mercenario.
Lui
si immobilizzò, infine crollò al suolo.
Kinana
affannò più volte, e si ritrovò ad
alzare un angolo della bocca in
un ghigno di vittoria.
“Bene,
e anche questa è fatta! Ora devo solo fermare
l'emorragia...”.
Ma
ecco che
sentì il rombo di un motore avvicinarsi dal vicolo davanti a
lei, e
il rumore di due paia di ruote pesanti sfrecciare nella sabbia.
Kinana
indietreggiò e dalla strada emerse un possente camion di
colore
scuro, alla cui guida c'era un tipo simile a una scimmia, dalla
bizzarra capigliatura afro viola con al centro il simbolo bianco di
una mezzaluna e con due vistosi occhiali da sole sugli occhi,
affiancato da un secondo tizio somigliante anche lui a una scimmia,
ma pelato e con due profonde occhiaie che gli conferivano un aspetto
un po' vecchio.
Però
quello che la preoccupava sul serio era il terzo scimmione, dai
lunghi capelli biondi allungati in alto in un ciuffo e con lo stesso
simbolo del primo sul naso, che stava in piedi sul tetto del camion e
imbracciava un lanciarazzi.
Kinana
si accigliò.
“Naked
Mummy!”.
“Maledizione
a te, Rose!”.
Il
gorilla sorrise poco amichevolmente, rivelando numerosi denti d'oro,
e fece fuoco.
-Merda!-
La ragazza corse di lato ed evitò per un pelo il razzo, che
esplose
alle sue spalle; il boato fu assordante e la forza d'impatto la
mandò
gambe all'aria facendola cadere in avanti, Kinana batté la
fronte
nella sabbia e per poco non perse i sensi.
Il
camion si fermò a pochi metri da lei e sentì gli
sportelli aprirsi,
o forse erano le sue orecchie che si divertivano a torturarla.
Rialzò
la
testa che pesava come un macigno e notò che gli atri due
primati
erano scesi e si dirigevano verso di lei, sogghignando con i loro
fottutissimi denti d'oro e puntandole contro i loro fucili d'assalto;
il gorilla, invece, con un balzo atterrò al fianco della
scimmia
dall'aspetto anziano.
-Eheheh!-
Ridacchiò la scimmia afro.
-Che
strano modo di rincontrarci, Cubellios!-.
-Zatow,
maledetta scimmia pulciosa!- Sbottò lei, non riuscendo a
trattenere
numerosi ansimi di dolore.
-Tu
e la tua gilda non eravate stati catturati-kina??? E come fai a
conoscere il mio vecchio nome???-.
-Eheheh!
Rustyrose ci ha liberati e ci ha raccontato tutto! Voi bastardi di
Oracion Sèis vi siete sempre imposti sulla nostra gilda e ci
consideravate dei semplici sgherri! Ma ora la situazione si
è
ribaltata, giusto fratello Gatow?-.
Il
gorilla grugnì, caricando un altro razzo.
-Maledetti!-
Ringhiò furiosa Kinana, cercando di rialzarsi; ma se
già le
risultava praticamente impossibile rimanere sdraiata con tutto il
dolore che stava provando, l'idea stessa di risollevarsi le costava
spasmi in tutto il corpo.
-Non
ti muovere!- Urlò la scimmia anziana, facendo per fare fuoco.
-Eheheh!
Stai
tranquillo!- Lo bloccò Zatow.
-Lascia
pure che ci provi! Sarà più divertente vederla
esplodere!-.
Kinana
abbassò
di nuovo il viso, digrignando i denti per le fitte ma soprattutto per
l'umiliazione.
Scoprì
addirittura una lacrima scendere dalla benda, e capì che non
era
solo vergogna, ma paura.
“Non
voglio morire così! Non posso
morire così!”.
“Erik...”.
Sopra
i
continui rimbombi che le distruggevano le orecchie, la ragazza
sentì
la voce roca e sibilante dell'unico uomo che l'aveva fatta sentire
amata, nonostante se ne fosse ricordata solo da poco tempo, in quelle
che erano state le sue ultime parole.
Si
trovava al centro di un cratere, inginocchiata, tra le mani il corpo
malridotto di un uomo dai corti capelli viola e una cicatrice
sull'occhio destro.
-Sei
ferito gravemente. Se c'è qualcosa che posso fare per te...-
Disse
lei.
-Non
toccarmi!- Sbottò lui.
-Sei
stato tu a chiamarmi-kina?- Chiese lei.
Lui
sussultò.
-Lo
sento...-.
Si
alzò di scatto, la prese per le spalle, la spinse a terra e
si mise
sopra di lei, fissandola con aria quasi spaventata.
Lei
arrossì
sorpresa e un po' imbarazzata, poi gli accarezzò una guancia.
Il
suo viso
era così bello, i suoi lineamenti erano appuntiti e
aggressivi, ma
avevano un che di maturo e ammaliante.
E
di familiare.
-Tu...
il tuo occhio...-.
Lui
la guardò sorpreso, poi distolse lo sguardo.
-Ho
rinunciato ad esso per avere più potere...-.
Si
rimise seduto e lei fece altrettanto.
-Non
preoccuparti, mi basta sentire le voci...-.
-Come
ti chiami?- Domandò lei.
-Erik.-
Rispose lui.
-Erik.-
Ripeté lei.
Poi
lui si voltò di scatto e lei si allarmò.
Sul
bordo del cratere apparvero due uomini, uno dall'aspetto raffinato,
vestito di un lungo mantello bianco, e l'altro molto trasandato,
abbandonato a sé stesso.
-Immagino
tu sia Cobra degli Oracion Sèis.- Disse il primo.
-Abbiamo
già catturato i tuoi compagni, quindi seguici senza fare
storie.-
Aggiunse il secondo.
-Il
Concilio, eh?- Ringhiò Erik.
Kinana
si piegò in avanti, appoggiando le mani a terra.
-Aspettate-kina!
Quest'uomo è... lui è...-.
Kinana
percepì le sue mani farsi più calde e il terreno
sotto di lei
iniziare a bollire, ma quasi non se ne accorse: non voleva che lo
portassero via, non dovevano portaglielo via, o ne avrebbe sofferto,
ne avrebbe sofferto molto!
I
due uomini si allarmarono.
-Magia?
Hai intenzione di fare resistenza?-.
Erik
trasalì, tirò un lungo sospiro, poi
urlò: -Ok, ragazzi, vengo!-.
Kinana
si
immobilizzò.
-Tu
vai.- Le disse gentilmente.
-Ma...-.
Erik
si
voltò e si incamminò verso i due.
-Aspetta-kina!-
Lo supplicò lei: -Eri tu quello che mi chiamavi, vero? Ehi!-.
L'uomo
si
fermò.
-Non
so di cosa parli.- Disse freddamente, senza nemmeno girarsi.
Quelle
parole le fecero male.
Però
capì subito le sue vere intenzioni.
-Chi
è quella ragazza?- Chiese il tipo con il mantello.
-Mai
vista
prima.- Rispose Erik, riprendendo a camminare.
-Sembra
sia
capitata qui alla ricerca di un amico.-.
-Capisco.-
Fece l'altro.
-Molto
bene.-.
Erik
si voltò quasi impercettibilmente verso Kinana.
-Sai,
è
una bella cosa sapere di avere un amico. Ha un effetto
tranquillizzante. Ti auguro di trovare il tuo.-.
Detto
ciò,
i tre si allontanarono.
Kinana
rimase sola, con le lacrime che affioravano sul suo viso.
-Erik.-
Sussurrò.
-Mi
hai chiamato, non è così?-.
Alzò
la bocca in uno strano sorriso, come se dietro al dolore di averlo
perso sentisse una sorta di gioia, gioia di averlo finalmente
rivisto, gioia di poter sperare di rivederlo ancora, gioia di avergli
potuto parlare dopo tanto tempo.
-Hai
sentito la mia voce?-.
“Erik...”.
TUNF
Batté
un pugno sulla sabbia.
“No,
non morirò così! Non prima di averti
vendicato!”.
Mise
le labbra
a terra e iniziò a mangiare la sabbia.
Come
il primo granello di quella terra maledetta sfiorò la sua
lingua,
una forza indefinita si mosse nel suo stomaco e risalì nel
suo
corpo, inondandola di potere.
Appoggiò
la mano a terra e la fletté, tentando di rimettersi in piedi.
Subito
le
fitte si fecero più forti, il rimbombo si
amplificò, le risate dei
gorilla aumentarono.
“Il
dolore che sto provando...”.
Piegò
le ginocchia.
“...non
è nulla...”.
Rialzò
il viso.
“Rispetto
a quello che ho provato nel perderti!!! E nel diventare quello che
sono ora!!!”.
Cacciò
un urlò disumano che fece raggelare le tre scimmie;
finalmente il
male si affievolì, un fuoco arido attraversò le
sue vene, i suoi
muscoli si gonfiarono, le sue ossa si rinsaldarono, il suo animo si
riprese.
Un'aura
marroncina la circondò, mentre sentiva la pelle del suo
corpo mutare
in scaglie di serpente.
Kinana
sapeva cosa le stava succedendo: una magia molto antica e
distruttiva, temuta da chiunque fosse abbastanza saggio da
conoscerla.
-DRAGON
FORCE!!!- Gridò, rialzandosi totalmente.
I
tre arretrarono impauriti.
-I...impossibile!-
Balbettò Zatow.
-Da
dove trova tutta quella forza???-.
Kinana
abbassò lo sguardo sui suoi pugni.
-La
forza del dolore è potente!!! Più delle vostre
stupide armi!!!-.
-Eek!
Fratello
Gatow! Presto, uccidila!- Urlò terrorizzato Zatow.
Kinana
sghignazzò compiaciuta.
“Fate
bene ad avere paura, stolti!!!”.
Gatow,
non meno spaventato del fratello, alzò il lanciamissili
contro di
lei.
La
ragazza piegò bruscamente la testa all'indietro e trattenne
in bocca
più aria che poté.
Contemporaneamente,
udì il razzo partire.
-Ruggito
del...-.
La
sua gola si riempì di sabbia, si rimise eretta e
soffiò un
potentissimo getto che investì i tre nemici.
-...DRAGO
DI
TERRA!!!-.
BOOOOOOOOOOOOOOM
Ci
fu una grande esplosione davanti a lei, era il missile, ma Kinana non
si fermò, e continuò a soffiare fino a che non si
ritrovò senza
più un alito in bocca.
Allora
smise e ansimò, contemplando il suo operato.
Il
camion era esploso, Gatow e Zatow erano volati in direzioni opposte e
avevano sfondato i muri di un paio di quelle che erano state case, la
terza scimmia, invece, era finita addosso all'autoveicolo, e ora
giaceva incastrata sul cofano, in una posizione a croce, coperta di
sangue da capo a piedi.
Eppure
respirava ancora.
Infine
scivolò giù dal cofano e atterrò sulle
gambe, anche se Kinana
sapeva che sarebbe crollata subito.
Ma
decise di anticiparlo e, con uno schiocco di dita, lo fece affondare
nel terreno lasciandogli fuori soltanto la testa; lui alzò
gli occhi
bianchi al cielo e soffiò un sospiro che pareva la sua
ultima
esalazione.
Kinana
gli si avvicinò a grandi passi; ogni volta che poggiava il
piede a
terra, la sabbia tremava tutta, mai si era sentita tanto forte in
vita sua.
Poi,
quando arrivò davanti alla scimmia, sollevò un
piede in aria, lo
tirò all'indietro e gli sferrò un poderoso calcio
sulla fronte.
Il
membro di
Naked Mummy piegò violentemente il capo di contraccolpo e
spalancò
la bocca.
Vedendolo
in quella posizione, alla ragazza venne un'idea
“divertente”;
dopo averla messa in atto, gettò una rapida occhiata ai
buchi sulle
pareti, senza riuscire però a scorgere nessuno degli altri
due
scimmioni; allora prese la pistola carica dalla cintura e la
puntò
verso quello a destra, preparandosi a far fuoco.
Ma
ecco che la terra iniziò a vibrare; Kinana udì
nuovamente il suono
di un autocarro che si stava avvicinando, ma stavolta era molto
più
potente, perché, come capì subito, ne stavano per
arrivare in
massa.
“Merda!”
Pensò Kinana.
Percepì
l'aura attorno a lei attenuarsi e il dolore iniziare a ricomparire.
“La
Dragon Force si sta esaurendo-kina!”.
Iniziò
ad indietreggiare, portandosi fino al centro della piazza, dove gli
ultimi resti dei piedi di Kain si stavano sbriciolando.
Puntò
la
pistola davanti a sé, pronta a sparare non appena avesse
visto un
veicolo avvicinarsi; ma sapeva già di avere le spalle al
muro, e di
trovarsi in una brutta situazione.
Il
rumore si fece più vicino, infine dalle varie vie intorno
alla
piazza sbucò uno sciame di camion neri, che si posizionarono
con un
gran fracasso davanti a lei e ai suoi lati.
Kinana
ne studiò attentamente uno, il più vicino a lei.
Impossibile
non riconoscere la croce ansata sul suo fianco.
Le
Mosche dell'Esercito.
Guardò
alle sue spalle con la coda dell'occhio.
La
via era libera, ma seminarli in quelle condizioni era impossibile.
Gli
sportelli
dell'Espada che puntava si aprirono e ne uscì un uomo
imponente e
muscoloso, dalla testa tonda e calva e con una lunga barba ondulata,
vestito di un kimono scuro e di un paio di sandali geta; era seguito
da un ragazzo con brillanti capelli azzurri raccolti in una lunga
coda e con due grosse sopracciglia squadrate, vestito di una tunica
verde e con in testa un vistoso copricapo verde; dopo di lui scese un
ragazzo...cane, con un paio di orecchie canine tra i lunghi capelli
castani, un piccolo nasino marrone scuro e un viso simile ad un muso,
vestito solo di un paio di jeans e col petto scoperto.
Kinana
li riconobbe subito, tutti ex-membri di spicco di Lamia Scale, ormai
sciolta: dall'ultimo sceso erano Toby Horhorta,
Yuka
Suzuki
e
infine Jura Neekis, meglio conosciuto come “Iron Rock
Jura”, uno
dei Dieci Maghi Sacri.
Kinana
non
poté non sobbalzare preoccupata dal suo arrivo,
perché anche se
fosse stata in condizioni normali non avrebbe avuto molte
possibilità
di batterlo.
Il
nervo sopra il suo occhio palpitava come impazzito, e ciò
non
l'aiutava certo a concentrarsi.
Doveva
trovare una via di fuga, o l'avrebbero arrestata e per lei sarebbe
finita; già, ma come?
-Kinana-dono.-
Disse Jura.
-Abbiamo
rintracciato te e i contrabbandieri, ma a quanto pare siamo arrivati
troppo tardi per loro; ora ti prego di seguirci senza fare
resistenza.-.
Il
suo tono era calmo, ma imperioso, il suo era un ordine più
che una
richiesta.
-Seguirvi?
Scordatelo-kina! Non voglio certo marcire in galera prima di aver
raggiunto il mio obbiettivo!-.
Jura
si lisciò la barba arruffata con una mano.
-È
vero, normalmente verresti imprigionata per tutti i crimini che hai
commesso, tuttavia le circostanze attuali non consentono che un mago
potente come te possa finire in prigione, ed essendo anche un
ex-componente di Fairy Tail...-.
Kinana
sputò
a terra in segno di stizza.
Fairy
Tail? Quando prima aveva riconosciuto Cobra come l'unica persona con
cui si fosse trovata bene, non aveva pensato alla sua vecchia gilda;
è vero, con loro aveva passato bei momenti, ma ormai non
aveva più
niente da spartire con quegli smidollati.
-Se
è un invito ad arruolarmi, sappiate che...-.
Si
dovette interrompere; una fitta più forte delle altre le
lacerò il
fianco.
Istintivamente,
tentò di coprirsi la ferita con la mano destra, ma il
braccio la
fulminò di nuovo.
-Urr!-
Gemette.
Yuka
aggrottò le sopracciglia, -Oooon!-
fece Toby, Jura continuò a lisciarsi la barba.
-Kinana-dono,
quelle ferite sono molto profonde. Se accetti di venire con noi, le
guariremo.-.
Kinana
fece una smorfia con la bocca, per coprire con la strafottenza il
dolore.
-Come
se avessi bisogno del vostro aiuto!-.
Jura
smise di grattarsi la barba e appoggiò la mano sul fianco.
-Kinana-dono,
non riuscirai mai a sconfiggere E.N.D. da sola.-.
Quelle
parole
la fecero raggelare.
“Cosa?!
Sono già a conoscenza del mio obbiettivo-kina?! Sono davvero
così
prevedibile?!”.
Squadrò
uno ad uno gli altri autocarri; non ne era ancora uscito nessun
soldato, ma sapeva che erano solo in attesa di un gesto di Jura per
farsi sotto.
“Se
mi hanno trovato così facilmente allora è proprio
così!”.
“Merda!
E ora che faccio?”.
Come
l'ebbe pensato, alle sue spalle strombazzò un clacson.
-Uh?-
Kinana
si girò, perplessa, non poteva essere un Arrancar.
Dalla
strada dietro di lei arrivò improvvisamente un camioncino
bianco,
molto più piccolo dell'Espada, con le porte scorrevoli sui
fianchi,
che si fermò sterzando di lato sul limite del colonnato,
sollevando
un polverone.
Lo
sportello si aprì di colpo e tre uomini si sporsero in
avanti,
allungando le mani verso la ragazza.
Uno
era un uomo dai tratti molto spigolosi e
il
naso a punta, dai capelli neri coperti da una lunga bandana blu; il
secondo era molto più grosso del primo, a stento stava nel
furgoncino, e aveva lunghi capelli argento raccolti in una coda di
cavallo, due cuffie nere sulle orecchie, un collare sul collo ed era
senza maglietta; il terzo era il più basso, aveva lunghi
capelli
biondi sparati in aria in due ciuffi obliqui a v, lunghe basette e
indossava una giacca di pelle nera.
-Kinana-sama!!!
Venga, presto!!!- Gridarono facendo anche traballare il mezzo.
Tra
lo
sconcerto generale per quella strana apparizione, Kinana non
riuscì
a bloccare un risolino.
“Guarda
guarda, sembra che i miei “inseguitori” siano la
mia ultima
speranza-kina!”.
“Ma
ci starò lì dentro?”.
-Ehi!-
Esclamò Yuka.
-Ma
voi siete di Quatro Cerberus!-.
-Kinana-sama!!!-
Ripeterono i tre.
Kinana
sbuffò rassegnata.
“Essia!”.
Si
lanciò
verso il camioncino, anche se con quelle due ferite non era semplice.
-Kinana-dono!-
Urlò Jura.
-Fermati!-.
Kinana
arrivò
davanti al camioncino e si girò di profilo, ghignando.
-Fossi
in voi,
invece di guardare me, guarderei alle mie spalle!- E, alzando il
pulsante del detonatore, lo premette.
I
tre si girarono e si accorsero solo allora che in bocca alla scimmia
mezza sotterrata alle loro spalle c'era una bomba.
-Dannazione!-
Yuka e Toby si coprirono gli occhi; Jura, dal canto suo,
batté un
pugno sul pavimento, creando una cupola di roccia attorno alla
scimmia, contenendo l'esplosione.
Ma
queste cose Kinana le vide di sfuggita, nell'ultima fessura creata
dallo sportello prima di chiudersi totalmente, poi si sedette
affannando.
-Kinana-sama!-
Fecero i tre avvicinandosi; a dirla tutta lo spazio era così
piccolo
che quasi ce li aveva addosso.
Kinana
gettò una rapida occhiata al sedile del guidatore, e vide
che era
occupato da un quarto uomo, di cui era visibile solo una grande
pelliccia di cane marroncina che gli faceva da poncio e una strana
cresta rossa sul capo, mentre di fianco a lui era seduto un tipo
grosso come quell'altro, se non di più, che aveva in testa
un
cappello da giullare con tanto di cappello a sonagli.
“Ci
sono tutti e cinque...”.
-Kinana-sama!-
Fece naso-a-punta.
-Come
si sente???-.
Lei
lo trucidò con lo sguardo.
-Mi
hanno sparato due volte e ora sono stretta in un furgoncino con voi
addosso, come vuoi che mi senta???-.
Al
che i tre trasalirono spaventati; allora Kinana, rivolta al
guidatore: -Sbrigati prima che ci sparino anche loro!-.
Anche
lui
sobbalzò e premette il pedale sull'acceleratore; solo che
ripartirono un po' bruscamente, e Kinana volò tra le braccia
di
capelli-a-v; lui la guardò arrossendo, e lei
ricambiò con
un'occhiata furibonda.
-Levami
le mani di dosso!-.
-Eek!-
Lui la spinse in avanti e per poco non finì a terra.
“Che
razza di idioti!”.
Cercò
di rialzarsi per vedere dove stavano andando, ma subito i tre la
fermarono.
-Kinana-sama,
non si alzi!-.
-State
zitti-kina!- Sbottò lei, riuscendo finalmente a mettersi in
piedi e
a guardare dal cristallo del guidatore.
Come
temeva, non stavano andando molto lontano.
-Siamo
troppo pesanti! Ci raggiungeranno subito!-.
Capelli-a-v
ghignò.
-Warcry,
hai sentito la signorina? Metti il turbo!-.
-Ok!-
Rispose Warcry, stranamente piangendo, tirando una leva vicino al
cambio.
Subito
Kinana si sentì di nuovo spingere all'indietro, ma stavolta
la
sensazione non durò solo un attimo, bensì molto
più a lungo; e,
guardando fuori, notò che gli edifici di fianco a lei
schizzavano
via a una velocità incredibile.
“Questo
mezzo è stato potenziato con magia di alto
livello!” Intuì.
“Forse
ho sottovalutato questi tizi...”.
Poi
però vide che il lato destro della strada si era sollevato
di
qualche metro, inclinando pericolosamente il percorso.
-Dev'essere
stato Jura-kina!- Esclamò: -Dannazione! Se solo avessi
ancora un po'
di magia...-.
-Ci
pensiamo noi!- Esclamarono i tre.
-No,
dovete evitarla!- Replicò lei, trucidando con lo sguardo
quel branco
di idioti.
Come
risposta, loro spalancarono lo sportello.
-Ah!-
Gridò lei, incredula e infuriata.
-Ma
che fate??? Così peggiorate la situazione, lo capite o
no???-.
I
tre unirono
le braccia sopra le loro teste, si piegarono di lato sulle ginocchia
e ulularono.
-Auuuuuuuuuuuuu!!!-.
Kinana,
con
l'occhio bianco dalla rabbia e dall'indignazione per essere trattata
così, spalancò la bocca e li puntò con
un dito.
-Che
significa
“Auuuuuuuuuuuuu”??? Siete davvero così
stupidi???-.
-Non
si
preoccupi, Kinana-sama!- Fece naso-a-punta, alzando un pollice.
-Si
tenga
stretta e lasci fare ai Wild 4!!!-.
-Certo
che mi preoccupo-kina!!! E poi siete in tre, più due cinque,
non in
quattro!!!- Sbraitò, mentre la conversazione cadeva sempre
più nel
ridicolo.
Fece
appena in tempo a guardare in avanti che si sentì scivolare
verso lo
sportello aperto, segno che avevano preso la rampa.
“Dannazione!”.
Si
aggrappò
ad una sbarra che correva trasversalmente nello sportello del
bagagliaio, e si ritrovò immediatamente a penzolare: ormai
erano
capovolti.
Solo
che i tre si abbassarono, misero le mani a terra, che tra l'altro
sfrecciava a sì e no ottanta chilometri orari, e fletterono
le
braccia.
-Wild...-.
Kinana
sgranò
l'occhio.
“Non
vorranno mica...”.
-FOUR!!!-.
Stesero
le
braccia e contro ogni pronostico ribaltarono il camioncino prima che
si rovesciasse del tutto.
-Urr!-
Gemette Kinana schiantandosi sul pavimento del mezzo.
La
montagna di
muscoli chiuse lo sportello e i tre si misero di nuovo in quella
posizione stramba ululando.
Kinana
li fissò allibita.
Non
si erano schiantati? Aveva funzionato? Ci erano riusciti con la sola
forza delle braccia?
-Ben
fatto ragazzi!- Dissero i due davanti.
I
tre sogghignarono.
Kinana
aprì la bocca per parlare, anche se non sapeva esattamente
cosa
avrebbe detto, ma una fitta incredibile la attraversò in
tutto il
corpo, e sentì di iniziare a perdere i sensi.
-Argh!-
Urlò, tenendosi la spalla ferita con una mano.
-Signorina!-
Si allarmarono i tre.
Nonostante
lei cercasse in ogni modo di impedirlo, le palpebre di Kinana si
socchiusero; vide i tre grugni farsi sempre più vicini, poi
la vista
l'abbandonò e svenne.
La
porta del laboratorio si aprì scorrendo sul muro.
La
giovane demone, all'apparenza una ragazza molto bella e formosa,
dagli occhi viola e dai lunghi capelli scuri tra i quali spuntavano
due corna da ariete, e vestita di un kimono azzurro leopardato senza
scollatura, si fermò sull'uscio a osservare il silenzio e
l'oscurità
che avvolgevano quella stanza, interrotti solo dai luccichii e dai
bip delle macchine rigenerative.
Quindi,
superando con scarso interesse alcune capsule, si avvicinò
al fondo
del laboratorio, dove giacevano i suoi compagni, i Nove Cancelli
dell'Ade.
Il
suo volto impassibile fu attraversato da un lampo di preoccupazione.
“Kyouka-sama...”.
TUNF
-Uh!-.
Un
forte
rumore la fece sussultare; si girò e vide che nella capsula
di
fianco a lei il Cambiato numero 298 aveva battuto il pugno sul vetro,
e ora contorceva il volto in modo ripugnante.
“Ha
perso un braccio durante l'ultimo scontro.”
Ricordò lei.
“Al
contrario di noi Demoni di Zeref, per i Cambiati la guarigione
accelerata è fonte di grandi supplizi. Ma è la
punizione giusta per
aver tentato di imitarci.”.
Ancora
non capiva come mai il Master concedesse ad alcuni umani di
schierarsi dalla loro parte, né aveva tollerato la
trasformazione a
suo tempo di Doriarte e di Minerva: quegli scarafaggi dovevano essere
eliminati dal primo all'ultimo, senza eccezioni.
TUNF
Il
demone batté la fronte sul vetro e urlò; ma il
suono apparve
distorto dal liquido rigenerante, e dalla sua bocca sembrarono uscire
solo bolle d'aria.
Sayla
decise di ignorarlo e di passare oltre: aveva già perso
abbastanza
tempo con quell'umano.
Fece
per spostarsi quando un'ombra nera la oltrepassò, camminando
speditamente per il corridoio distante due file di capsule dal suo.
Sayla
si voltò
e intravide nell'oscurità una chioma di capelli bianchi
sparire
oltre la porta.
Ad
un primo stupore si sostituì una gran furia.
Già,
anche lei doveva morire; anzi, soprattutto
lei.
Con
una smorfia di indignazione sulle labbra, si avvicinò
frettolosamente all'ultima area del laboratorio; una volta arrivata,
si fermò davanti alla prima capsula alla sua sinistra.
Attaccata
ad
una decina di tubi alle braccia, alle gambe, al corpo e a un
respiratore al viso, c'era una giovane donna dai lunghi capelli
verdi, vestita di un mantello a righe con alcuni manicotti alle
braccia e di un reggiseno viola; i lunghi artigli, le zampe rapaci e
il volto affilato le conferivano un aspetto che assomigliava a quello
di un aquila, mostrando un'eleganza e maestosità che la
rendevano
bella come una dea.
Sayla
appoggiò il palmo aperto sul vetro e lo fece scivolare,
emulando una
carezza.
-Kyouka-sama...-.
La
donna
continuava a tenere gli occhi chiusi, e respirava appena.
Sayla
strinse
le dita e soffocò il pianto.
Quanto
pativa nel vederla in quello stato! Era così vicina a lei,
ma anche
così lontana!
Una
crudele barriera invalicabile le separava, molto più spessa
del
semplice vetro, e molto più dolorosa per entrambe.
Ogni
giorno
veniva a controllarla, ogni giorno si rendeva conto che non
migliorava affatto.
Non
era semplicemente stata sconfitta o disintegrata, era stata uccisa:
il suo corpo era collassato dallo sforzo, il suo cuore si era
fermato.
Ma
avrebbe ripreso a battere se lei non l'avesse abbandonata, ne era
certa, per questo non doveva perdere le speranze, doveva continuare a
vegliare e a prendersene cura, come Kyouka aveva sempre fatto con
lei, cosicché un giorno avrebbero potuto finalmente tornare
insieme.
Prese
dalla
tasca del kimono un volume, lo guardò un po' insicura e lo
aprì.
-Kyouka-sama,
ieri abbiamo finito il libro, perciò oggi ne inizieremo un
altro...-.
Lei
non rispose.
Sayla
alzò titubante lo sguardo: il petto dell'Etherious si alzava
e si
abbassava ritmicamente, come al solito.
-...anche
se è una storia scritta dagli umani, ma il Master ha
insistito
perché te lo leggessi. Non l'ho ancora letto,
perciò lo scopriremo
insieme, è contenta?- Concluse sorridendo, ricordandosi di
come il
suo sorriso l'avesse sempre rallegrata.
Non
ottenendo alcuna risposta, però, abbassò lo
sguardo sul libro e
aprì la prima pagina.
Quindi
iniziò a leggere.
-“In
una caverna sotto terra viveva uno Hobbit. Non era una caverna
brutta, sporca, umida, pieni di resti di vermi e di trasudo fetido, e
neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per
sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè
comodissima...”[1]-.
La
sua voce lenta e melodiosa si perse nei corridoi laboratorio, che le
rispose con un attento silenzio.
[1]Citazione
dal primo capitolo de “lo hobbit o la reconquista del
tesoro” di
J. R. R. Tolkien
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Capitolo 8 *** Addio ***
So
let the light guide your way
hold
every memory as you go
and every road
you take
will always lead you home
It’s been a long day
without you my
friend
And I’ll tell you all
about
it when I see you again
We’ve come
a long way from where we began
Oh
I’ll tell you all about it when I see you again
When
I see you again
(See
You Again-Wiz Khalifa ft. Charlie Puth)
La
stanza era scura, illuminata solo in un angolo, e silenziosa.
L'unico rumore, quasi impercettibile, era quello di una penna che
scriveva frettolosamente su un foglio, con segni rapidi e decisi.
Lei la teneva tra le dita dei piedi, perché la cintura di
forza
le teneva bloccate le mani, e scriveva, scriveva, scriveva...
Dietro
di lei erano ammucchiati a pile un sacco di fogli, alcuni recanti
strani alfabeti runici, altri disegni più o meno abbozzati,
altri
ancora storie, sia lunghe sia corte, che terminavano tutte con la
morte tragica e splatter dei protagonisti.
Proprio una di quelle
storie era quella che stava finendo di scrivere in quel momento.
“Il
macigno cadde sulle loro teste...
no;
la
roccia della montagna tradì la sua solidità e... no;
la
frana li travolse in un attimo... sì,
li travolse... li travolse...”.
“La
frana li travolse in un attimo... va
bene, mi piace...
e
poi: i loro corpi furono schiacciati dai massi, le loro ossa
frantumate come bastoncini, i loro crani rotti come uova, da cui
colò
il liquido citoplasmatico del loro cervello...”.
“Citoplasmatico...
Mi piace, sì, mi piace. L'uovo è una cellula, la
cellula contiene
citoplasma, il cranio contiene il cervello, sì, e quando la
testa si
spacca, il cervello... il cervello...”.
Gettò via la penna e batté più volte
la testa sul foglio.
“Spezza
i propri legami intermolecolari... si frantuma... si rompe!”.
Rialzò la fronte, che stranamente sentiva calda e umida.
“Ecco,
si rompe, sì!”.
Alzò il viso verso l'invisibile soffitto e, passato il
momento
di goduria, sospirò.
“Che
noia...”.
Il rumore delle lancette l'aveva sempre infastidita.
Era incessante, bombardava le orecchie, sembrava lo scatto di un
grilletto di un fucile.
Ecco, quell'ultima cosa l'aveva associata
nell'ultimo anno, prima non aveva mai visto nemmeno una pistola.
Però le lancette erano sempre state fastidiose.
In
particolar modo, le davano fastidio quando da piccola aveva una
scadenza: e per il lavoro alla gilda, e per il disegno da mostrare a
Elf-nee-chan, e per l'appuntamento con Natsu...
E adesso aveva le
ore contate: doveva decidere, andare con Freed e scoprire
perché la
principessa l'avesse chiamata o rimanere lì ad aiutare tutti
gli
altri.
Non era affatto facile.
In passato avrebbe chiesto
aiuto a chi era più grande di lei, soprattutto a Mirajane;
ma ora
era lei l'adulta, e Mira-nee non c'era più.
Era crudele dover
scegliere tutto da sola, ma inevitabile.
Lisanna scosse la testa,
sapeva di non potere andarsene prima di aver parlato con Flare e
Ginger; ma era già passato un giorno, e ancora non aveva
avuto il
coraggio di uscire dalla sua stanza.
Il suo sguardo cadde sulle
sue gambe, fasciate fino alle caviglie.
Non avrebbe avuto
particolari problemi a muoversi, anzi, già le sentiva quasi
guarite;
Wolf Soul eh?
Quello che le mancava era il coraggio di
affrontarle.
Non sapeva neanche come stavano, non sapeva neanche
se Ginger fosse ancora viva o se Flare fosse fuggita.
Però era
suo dovere, sì, era suo dovere, dopo tutto quello che era
successo,
accertarsi che stessero bene, almeno questo, e poi se ne sarebbe
andata.
Proprio allora bussarono alla porta.
Per un attimo
Lisanna pensò fossero le due ragazze, ma era impossibile.
-Avanti.-
Invitò.
La porta si aprì e un ciuffo di capelli blu entrò
nella stanza.
-Buongiorno, Lisa-san!- La salutò Wendy
sorridendole come solo una bambina sa fare.
-Come stai oggi?-.
-Un po' meglio, grazie, Wendy.- Rispose malinconicamente
l'albina.
Wendy però non smise di sorridere: doveva aver
promesso a sé stessa che non sarebbe uscita di lì
senza averle
rimesso il buon umore, pensò Lisanna.
-Ne sono felice. E anche
le tue gambe sembrano guarire in fretta, dovresti già essere
in
grado di camminare.-.
-Sì, me ne sono accorta ieri...- Borbottò
lei tra sé e sé, ma troppo piano
perché la Dragon Slayer la
sentisse.
-Uh?- Domandò infatti.
-Grazie alla tua magia.-
Finse di ripetere Lisanna, cercando di ricambiare il sorriso.
Wendy
arrossì per l'imbarazzo.
-Dimmi,- Esordì allora Lisanna per
cambiare argomento: -dove sono Happy e Charle?-.
-Charle-san è
andata a visitare alcuni pazienti, e Happy-san l'ha accompagnata;
è
bello vederlo di nuovo felice.-.
Lisanna annuì, ripensando alla
sua disperazione nei primi mesi dopo il cambiamento di Natsu.
-Wendy, hai già incontrato Freed?-.
Wendy sussultò e fece
di sì con la testa.
-Mi ha raccontato che ti ha offerto di
andare con lui. Lisanna-san, tu...-.
Dunque non gli aveva detto
dei suoi sospetti; meglio così.
-Non lo so ancora, Wendy.-.
Aggrottò la fronte, e si decise a chiederglielo.
-Ma prima
di scegliere vorrei vedere Ginger e Flare, se possibile.-.
Wendy
parve un po' sorpresa da quella richiesta, ma ne sembrò
entusiasta.
-Certo, mi pare un'ottima idea! Vieni, ti accompagno io...-.
-Ti
ringrazio, Wendy-san.- Disse lei stringendole la mano che le porgeva
e rialzandosi.
Wendy la aiutò a muovere qualche passo, quindi le
chiese: -Da chi vuoi andare per prima?-.
Lisanna non lo sapeva
proprio: chi delle due aveva più bisogno di vedere? Poi si
ricordò
che c'era un'altra persona che veniva prima.
-Vorrei andare a
trovare Laki.-.
Wendy abbassò lo sguardo e annuì.
-È
ancora nell'obitorio dell'ospedale. Sei sicura di volerla vedere
adesso?-.
-Sì.- Rispose fiaccamente lei.
Wendy allora aprì
la porta e insieme uscirono dalla stanza.
Lisanna si guardò
intorno: da quel poco che poteva vedere, non era molto diverso
dall'albergo di qualche settimana prima, se non che c'erano
più
stanze, e un ascensore, verso il quale si diressero.
Wendy
premette il pulsante e aspettarono il suo arrivo.
-Ora dov'è
Freed?- Chiese la ragazza.
Wendy parve pensarci su, poi rispose:
-Mi pare che adesso sia giù in città a
rifornirsi. Certo che è
stato davvero eroico da parte sua essere partito solo per aiutarti.-.
Già, era stato davvero... un momento, c'era qualcosa che...
Un
DING le avvertì che l'ascensore era arrivato, e Lisanna
abbandonò
quel pensiero.
-E dimmi, c'è qualcun altro qui?- Domandò
entrando.
Wendy scosse la testa.
-Gli altri sono tutti
lontani, non so neanche dove siano.- Premette il bottone per il piano
interrato.
-So solo che fino a un mese fa Warren-san era in una
missione segreta a Veronica, ma non so dove sia ora.-.
Lisanna si
fece scura in viso.
-Purtroppo, lui, Vijee e Max sono stati
uccisi due settimane fa.-.
Wendy sussultò.
-Sono... no...-
Inconsapevolmente le strinse forte la mano.
-Ma come... com'è
possibile?-.
Lisanna fissava gli sportelli metallici davanti a
sé, ma senza riuscire a vederli, persa nei ricordi.
-Io e loro
tre siamo stati mandati lì per chiedere rinforzi, dato che
avevamo
perso ogni comunicazione con il Principato; eravamo solo noi quattro,
perché era una missione speciale.-.
-Lisa-san...- Fece la
bambina, spaventata dal suo cambiamento di tono.
-Siamo arrivati
senza problemi.- Continuò l'albina.
-Ma abbiamo trovato
praticamente solo macerie, i demoni erano già passati; siamo
giunti
nella capitale, che era l'ultima città ancora in piedi, e il
principe ci ha consegnato una missiva con cui ci informava della sua
resa.-.
-Lisanna...-.
-Il giorno dopo che siamo ripartiti,
abbiamo visto dei fumi salire dalla città, ma ormai era
troppo tardi
per agire.-.
-Li...sanna...-.
Lisanna la ignorò ancora,
ignorò la sua voce sempre più preoccupata, e la
sua sempre più
fredda.
Si sentiva come se stesse leggendo qualche vecchio
rapporto estratto da uno scaffale impolverato, come se la storia non
la riguardasse.
-Volevamo tornare indietro per aiutarli, lo
volevamo sul serio. Ma non potevamo fare più niente,
purtroppo. E
così siamo tornati indietro con la coda tra le gambe, e ce
l'avevamo
quasi fatta.-.
-Ci eravamo accampati a qualche chilometro dal
confine per passare la notte; Warren era uscito per cacciare,
perché
le provviste erano finite da qualche giorno, e avevamo fame, mentre
noi tre siamo rimasti alla tenda.-.
-Lisa...san...-.
-Sul
sorgere dell'alba lui non era ancora tornato, e stavamo per andare a
cercarlo, quando ci ha contattato telepaticamente.-.
Scosse la
testa.
-No, in realtà ci ha detto solo una cosa.-.
Serrò la
mascella, sentendo improvvisamente il peso del ricordo.
-“Scappate!”, ha urlato. Mezzo secondo dopo gli
alberi
attorno a noi sono diventati neri, e noi, come un branco di conigli,
siamo corsi via.-.
-Lisanna... non c'è bisogno... smettila...-.
-Non lo so per quanto abbiamo corso; quando eravamo quasi
arrivati, mi sono voltata e ho visto che anche Max era sparito. E
quando sono riuscita a mettermi in salvo, anche Vijee se n'era
andato.-.
Lisanna si guardò la mano libera, e fu colta come da
uno spasmo; con l'altra, sentì il sudore del palmo di Wendy
e il suo
battito cardiaco accelerato.
-Con questa mano che stai stringendo
in questo momento, io ho tirato Visitor a me, con tutte le mie forze.
Ma alla fine l'ho... l'ho mollato.-.
Strinse il pugno.
-Con
questa mano che tu stai stringendo, io l'ho lasciato andare, e mi
sono salvata da sola.-.
Socchiuse le palpebre, lasciando solo una
fessura lucida.
-È giusto che lo sappia: alla fine, io sono
debole e codarda.-.
Lisanna si aspettò che Wendy la mollasse
inorridita, o che si appoggiasse a lei in pianto, o che iniziasse a
urlare.
Invece sentì il suo corpo caldo stringersi sulla sua
vita e le sue mani accarezzarle la schiena.
La guardò incredula,
e vide che appoggiava una guancia sulla sua pancia e teneva gli occhi
chiusi; in viso aveva un'espressione dolce e consolatoria, ma anche
empaticamente addolorata.
Sembrava che lei, che aveva circa
quattordici anni, la stesse invitando a sfogarsi, che ne aveva ormai
venti.
Com'era impazzito il mondo...
DING
Le porte si
aprirono e Lisanna si trovò davanti a una piccola stanza
quadrata,
buia e fredda, con tante celle frigorifere alle pareti.
Un
obitorio.
Lisanna deglutì, pensando che forse un giorno ci
sarebbe stata lei dentro a quelle specie di cassetti metallici, nuda,
fredda, morta.
La voce di Wendy la strappò dai suoi pensieri.
-Lisanna-san, sei sicura di volerlo fare?-.
La ragazzina si
era staccata da lei e la guardava ora con apprensione che (era
impossibile, lo sapeva) aveva una punta di materno.
-No, ma
devo.- Rispose lei.
Wendy la accompagnò davanti a un cassetto,
prese una maniglia e lo aprì.
Anche se era un cliché, Lisanna
pensò che Laki sembrava star dormendo: teneva gli occhi
chiusi e il
volto, puntato in alto, era rilassato, forse non sereno, ma
tranquillo, come quello di chi appunto sta sognando non un bellissimo
sogno, ma nemmeno un incubo.
La ragazza era stata denudata, e
Lisanna poteva facilmente vedere il foro, anzi, il cratere al centro
dello stomaco che la trapassava da parte a parte; eppure il cadavere
dava un senso di compostezza ed eleganza, quasi a fregiarsi della
ferita come una medaglia, un premio, un piacere.
Laki, che da
quando la conosceva non aveva avuto paura nemmeno una volta, anche
allora sembrava conservare la sua ambigua spavalderia: le braccia, ad
esempio, erano stese lungo i fianchi, ma rigide, non rilassate, tanto
che Lisanna si aspettava di vederle muoversi da un momento all'altro.
Su quelle braccia indugiò molto, fino a soffermarsi sulle
sue
mani, aperte ma con le dita piegate, di modo che toccasse il gelido
metallo con i polpastrelli.
Una grande disperazione la fulminò
quando capì che stava solo cercando di illudersi, e Lisanna
si
inginocchiò davanti all'amica, prendendole la mano sinistra
tra le
sue e piegando il capo in avanti, in modo da sfiorarle i capelli con
la testa.
-Laki!- Singhiozzò: -Mi dispiace! Mi dispiace! È
colpa mia! Non sono stata abbastanza forte da salvarti! Non sai cosa
darei per essere al tuo posto! Mi dispiace! Mi dispiace!-.
E
mentre lei si abbandonava alle lacrime, Laki non perdeva minimamente
il suo equilibrio, ormai inevitabilmente imperturbabile.
Una
sottile ironia velava quel momento, la ragazza morta sembrava essere
più forte di quella viva, e forse Lisanna l'avrebbe colta se
solo
avesse avuto la forza di rialzare lo sguardo.
Persino in questo
Laki la superava.
Dopo qualche minuto, Lisanna si rialzò e si
asciugò le lacrime con il braccio; Wendy, che fino a quel
momento si
era messa in disparte, richiuse il cassetto, riconsegnando il povero
corpo all'oscurità della morte.
“Addio, Laki.” Pensò.
“So
che ci rivedremo un giorno, amica mia.”.
-Lisanna-san, stai
bene?- Domandò Wendy.
Lisanna scosse la testa, tirando su con il
naso; poi si massaggiò gli occhi con due dita e
cercò di riprendere
la calma.
-Mi dispiace averti fatta preoccupare-.
-No, non
serve che ti scusi, Lisa-san.- E le porse di nuovo la mano.
Lisanna
la guardò perplessa: davvero era pronta a tenerla ancora per
mano
dopo quello che le aveva raccontato?
Il candido sorriso della
ragazzina fu una risposta più che sufficiente, e Lisanna
intrecciò
le dita alle sue.
-Andiamo.-.
-FATEMI
USCIRE DA QUI-DECHI!!!!!!!!-.
Lisanna e Wendy si bloccarono; da dietro la porta provenivano
urla disumane.
-Ginger-san deve essersi liberata dal bavaglio...-
Borbottò Wendy.
-Bavaglio?- Domandò l'altra.
Wendy sobbalzò
e arrossì per la vergogna.
-Io...- Balbettò con voce acuta: -ho
pensato che... scusa...-.
-VI
BRUCIO TUTTI!!! VI GELO TUTTI!!! LIBERATEMI!!!-.
-Forse sarà meglio entrare...-.
Lisanna aprì la porta e una
forte luce l'abbagliò, tanto da costringerla a proteggersi
gli
occhi.
Era stata avvertita che tenevano la stanza illuminata a
giorno per controllare ogni suo movimento e per impedirle di
concentrarsi e fuggire, ma così era troppo!
-Wendy-san, si
potrebbero abbassare le luci?-.
Wendy, che si copriva anche lei
il volto con le mani, annuì.
La luce si attenuò un poco,
permettendo a Lisanna di tornare a vedere senza problemi.
Intanto
Ginger aveva smesso di gridare e stava cercando di capire chi stesse
entrando e chi avesse abbassato le luci; cosa non facile,
perché era
legata alle ringhiere del letto per i polsi e per le caviglie, e
anche il suo corpo era tenuto fermo da una corda attorno alla sua
pancia.
Era vestita così come l'aveva lasciata, evidentemente
nessuno osava avvicinarsi per cambiarla...
-Uh?
Ma tu sei...-.
Ginger iniziò a sghignazzare.
-Guarda
guarda chi si rivede, la puttanella dentro l'iceberg! Sai quanto
tempo sono stata bloccata qui per colpa tua, bastarda-dechi???-.
Lisanna trasalì, incerta su come rispondere; decise
però di non
farsi sottomettere da lei, perché altrimenti non ne avrebbe
cavato
fuori niente, se non insulti.
E anzi, si sentiva carica di una
qualche stamina che sfiorava nell'orgoglio, come se si credesse
superiore all'essere che le stava davanti.
-Ti ringrazio per
avermi salvata, ma anch'io l'ho fatto, quindi ora siamo pari.-
Affermò sicura.
Wendy parve sbalordita dal suo atteggiamento, ma
Lisanna non si fermò.
-Quindi non rivolgerti a me con quel tono!
Ricordati che sei totalmente indifesa in questo momento!-.
Ginger
ghignò eccitata e divertita, come uno squalo quando sente
l'odore
del sangue.
-Cos'è,
tiri fuori gli artigli, gattina??? Ma se speri di farmi paura, sappi
che non ci riuscirai! Tu sei solo un misero umano, mentre io sono un
demone!-.
-Un demone che si è fatto catturare e immobilizzare non una,
ma
ben due volte, da delle misere umane.- Ribatté Lisanna.
Ginger
si stizzì.
-Già,
a questo proposito, quand'è che potrò vedere
l'altra bastarda,
eh??? Ho un conto aperto con lei-dechi!!!-.
Lisanna si incupì.
-Laki è morta.-.
Ginger sussultò,
evidentemente stupita; ma a Lisanna sembrò che una vena di
tristezza
avesse attraversato i suoi occhi, o forse era solo la sua
immaginazione, perché poi disse: -Si
è fatta uccidere, eh? Solo i deboli si fanno ammazzare,
ciò
dimostra quanto fosse patetica!-.
Un lampo di rabbia attraversò la ragazza.
-Non osare dire
una sola parola su di lei, puttana!- Prorompette infuriata.
Sia
Wendy che Ginger non si aspettavano una simile reazione, e a dirla
tutta nemmeno Lisanna.
-Perché,
che cosa mi farai, eh???-
Replicò la Cambiata arrogante.
-Non
hai il fegato nemmeno per...-.
Non finì la frase che Lisanna si era spostata rapidamente di
fianco al suo letto e l'aveva colpita allo stomaco con un pugno.
-Urgh!-
Gemette Ginger.
-Lisa-san!- Esclamò Wendy.
Lisanna digrignò
i denti, mentre nel movimento i capelli le erano scesi sulla fronte e
ora le coprivano gli occhi.
-Per favore, Wendy, potresti
lasciarci sole?- Chiese con una tesa cortesia.
-V...va bene...-
Wendy indietreggiò fino alla porta e uscì dalla
stanza, chiudendola
con fretta e furia.
Come l'ebbe fatto, Lisanna alzò un altro
pugno.
-Ehi,
che vuoi...-.
Glielo sferrò dritto sulla guancia, e lei piegò
la testa
dall'altra parte per il contraccolpo.
-Maledetta-dechi!-
Gridò: -Aspetta
solo che mi liberi e...-.
Un terzo pugno, stavolta sull'altra guancia.
-Urr!-.
Lisanna si mise a cavalcioni sopra di lei, alzò ancora la
mano e
cominciò a colpirla ripetutamente, meccanicamente.
-Rimangiati
quello che hai detto su di lei!- Le intimò.
-Rimangiatelo
subito!!!-.
Ginger sputò un grumo di saliva in segno di
menefreghismo.
-Mai!
Era debole e patetica, nemmeno sapeva torturare come si deve!!! Una
come lei meritava di morire!!!-.
Un pugno più forte degli altri le fece affondare la testa
sul
cuscino.
-Non è vero!- Urlò Lisanna, continuando
ininterrottamente a colpirla.
-Non è vero, e tu lo sai! Perché
tu non sei una persona cattiva!-.
Ginger trasalì.
-Che
stai dicendo, stupida umana???-.
L'ennesimo colpo la zittì.
Lisanna inghiottì un boccone
amaro, quindi continuò.
-Io lo so che dentro sei ancora buona!
Io lo so che Ginger di Twilight Ogre è ancora viva!!!-.
-Chiudi
la bocca-dechi!!!-.
-TU MI HAI SALVATO LA VITA!!!-.
Ginger ammutolì di nuovo.
-NON IMPORTA QUELLO CHE DICI!!! NON IMPORTA PERCHÉ L'HAI
FATTO!!! TU MI HAI SALVATA!!!-.
Lisanna si fermò per ansimare e
riprendere fiato, poi aggiunse: -Avresti potuto abbandonarmi, anzi,
avresti potuto uccidermi! Invece mi hai salvata, due volte!!!-.
Ginger strinse i denti, la sua arroganza era stata intaccata.
-Io
quel tipo col cappuccio volevo ammazzarlo, e il ghiaccio attorno a te
mi serviva!!! E poi quell'energumeno avrebbe potuto ferire anche me,
se non l'avessi...-.
-TI HO DETTO CHE NON M'IMPORTA!!!-.
La colpì sul naso,
facendola gemere più di prima.
-Anche se hai pensato a te
stessa, le tue azioni non cambiano! Prima pensavo che per te fosse
troppo tardi, ma ora sono convinta che dentro di te c'è
ancora del
buono!!! E ti colpirò fino a farti rinsavire, lo giuro,
dovessi
metterci un anno intero!!!-.
Per la prima volta, Ginger parve
rendersi conto che Lisanna faceva sul serio, e ne fu spaventata.
-Dannata!!!
Ti credi tanto forte perché sono in catene, ma non appena mi
libererò...-.
-Allora liberati!!! So che puoi farlo!!!-.
Ginger impallidì
e sgranò gli occhi.
-Anche se hai gambe e braccia legate, puoi
usare la tua coda, no???-.
La Cambiata boccheggiò più volte.
-Come
diavolo...-.
Lisanna non le rispose e prese a colpirla ancor più forte,
tanto
da iniziare a spellarsi le mani.
-Liberati allora!!! Bruciami,
congelami, dammi il tuo peggio!!! Quando ti sarai liberata dalla tua
ira, allora riprenderò a colpirti, e a colpirti, e a
colpirti
ancora, fino a farti tornare umana!!!-.
La ragazza proseguì quel
massacro a senso unico per chissà quanto tempo; infine,
quando le
sue nocche sbucciate stavano per raggiungere ancora una volta la
Cambiata, questa gridò: -Basta,
ti prego!!! Basta!!!-.
Ti
prego.
Lisanna si fermò, e le sembrò di svegliarsi da un
sogno lucido;
sotto di lei, Ginger teneva gli occhi chiusi, i denti stretti e il
suo petto si alzava e abbassava velocemente, come se stesse andando
in iperventilazione.
-Basta...- La supplicò.
Il suo tono era
cambiato, era più fievole, la sua voce stessa era
più dolce, più
umana.
-Basta... non ce la faccio più... smettila...-.
Lisanna
aprì la mano e le carezzò la guancia, come aveva
fatto la volta
prima, e come allora Ginger sussultò.
-Già, basta così.- Le
sussurrò, continuando ad accarezzarla e guardandola con
affetto,
come ad un bambino.
-Abbiamo già sofferto abbastanza, non credi
anche tu? Smettiamola di combatterci; ormai, dopo tutto quello che
abbiamo passato, non posso che considerarti una mia compagna...
un'amica-.
Ginger trattenne il fiato, chissà da quanto tempo non
si sentiva chiamare così.
-Non so cosa ci aspetta... temo altra
sofferenza, altro dolore... ma vorrei sostenerli insieme a te, che ne
dici? Ginger, mago dei Twilight Ogre, ragazza umana, te lo sto
chiedendo, vuoi accettarmi come tua amica?-.
Ginger la guardò
allibita ma anche con un timore reverenziale, come se davanti a lei
avesse una visione e non una persona; poi serrò occhi e
bocca e si
irrigidì tutta, urlando: -Non
ti aspettare che questo cambi le cose-dechi! Io sono il demone del
ghiaccio e del fuoco, e un demone non piange! Quindi non ti aspettare
di vedermi piangere, capito??? Solo i deboli piangono, e io non sono
debole!!! E tu rimani un'umana inferiore, non scordartelo!!!-.
Lisanna sorrise, soddisfatta dalla sua reazione che, seppur
aggressiva, malcelava un lieto consenso alla sua proposta; quindi,
come aveva fatto l'altra volta, le slegò mani e piedi e
anche il
corpo, lasciandola distesa sul letto, ancora sulla difensiva.
Scese
dal lettino e si voltò, notando improvvisamente Wendy
sull'uscio
della porta che la fissava ad occhi sgranati e con le mani sopra il
cuore.
Certo, doveva essere entrata con tutto quel rumore, doveva
aver assistito alla scena.
-Lisa-san...-.
-Wendy-chan... io
non volevo che tu...-.
Wendy scosse la testa.
-No, penso tu
abbia fatto bene, guarda tu stessa.-.
Lisanna si girò e vide
infatti che ora Ginger si era raggomitolata da una parte e soffocava
pianti e singhiozzi, con una lunga coda nera che ondeggiava sopra il
lenzuolo.
Coda che Lisanna aveva percepito mentre portava Ginger
in braccio ormai due settimane prima, evidentemente la ragazza poteva
ritrarla a piacimento.
Non l'aveva usata per liberarsi perché,
in fondo, non voleva farlo: dopo tutto quello che le era successo, il
Cambiamento, la cattura, l'attacco, e ora questo, quella povera
ragazza doveva essere terrorizzata, se non di più; ma adesso
ci
sarebbe stata lei, non doveva più avere paura.
Mentre pensava a
queste cose, Wendy le si avvicinò e la prese per mano.
Ancora
una volta, Lisanna si sorprese a quanto potesse essere gentile quella
bambina, e quanto volesse ancora aiutarla ad andare avanti.
Ma
ora doveva andare dall'ultima persona che rimaneva, quella con cui
aveva più paura di parlare.
Wendy percepì la sua agitazione e
cercò di confortarla delicatamente, ma Lisanna rimase tesa
fino a
quando non raggiunse la camera di Flare.
Davanti alla sua porta
esitò ancora, e Wendy le strinse la mano.
-Coraggio, Lisa-san,
sono qui con te.-.
Lisanna annuì.
-Ti ringrazio, Wendy.-.
Allungò la mano verso la maniglia, che in quel momento le
sembrava essere distante come la Terra dalla Luna.
Ma alla fine
riuscì ad afferrarla; stringendo il palmo sudato, la
girò e spinse
appena la porta.
Una fessura si aprì sulla stanza dell'ospedale;
dentro poteva scorgere la ragazza che, seduta sul letto disfatto,
vestita del suo solito abito rosso, le dava le spalle, e non si era
accorta del suo arrivo.
Sembrava comunque stare bene; allora se
ne poteva anche andare, no?
Invece spinse ancora un po' e mise un
piede nella stanza.
Flare alzò il capo e si voltò.
Quel
semplice gesto era di un secondo, ma agli occhi di Lisanna appariva
lento, come se dovesse durare un'eternità.
Quale sarebbe stata
la sua reazione? Cosa le avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
Quando
si fu girata del tutto, Lisanna vide che la guardava con aria
sorpresa.
Non arrabbiata, contenta o triste.
Solo sorpresa.
-Bianca?-.
Lisanna trasalì. Non sapeva il perché, ma
l'essere chiamata così la angosciò non poco.
-Flare-san...-
Biascicò.
-Io sono... sono solo venuta a vedere come stavi... me
ne vado subito...- Fece per voltarsi e correre via, ma la voce della
rossa la fermò.
-Aspetta!-.
Lisanna la fissò stupita.
Flare si era distesa di traverso sul letto e aveva allungato un
braccio verso di lei, e la guardava come se fosse spaventata
dall'idea che se ne andasse.
Voleva davvero che lei rimanesse.
Le labbra dell'albina tremolarono in cerca di qualche parola, ma
non ne trovò nessuna.
Flare abbassò il braccio e si rilassò.
-Resta qui, per favore.-.
Lisanna annuì debolmente ed entrò
completamente nella stanza.
Fu allora che Wendy le mollò la
mano, rimanendo fuori.
-Chiamami se hai bisogno di me, Lisanna.-
E rinchiuse la porta.
Le due ragazze rimasero da sole, e Lisanna
era terrorizzata: il solo pensiero la soffocava, e tremava all'idea
di come potesse reagire Flare.
Lei aveva invaso il suo mondo, le
aveva fatto ricordare eventi tragici, aveva fatto leva sul suo
dolore, l'aveva ingannata, l'aveva strappata via da casa sua e
l'aveva messa in pericolo di vita; abbastanza da guadagnarsi il suo
odio eterno.
E poi quelle... quelle parole...
Ma invece di
aggredirla Flare si girò di schiena e sfiorò con
una mano il
materasso di fianco a lei.
Un invito a sedersi.
Lisanna
rimase ferma, incapace di muovere un solo muscolo.
-Vieni qui,
Bianca.- La chiamò dolcemente Flare.
Lisanna deglutì a vuoto e
finalmente riuscì a muoversi; così, con un paio
di passi meccanici,
si ritrovò davanti al letto della rossa.
Lei teneva ancora la
mano sopra il materasso, e continuava a rimanere girata.
Lisanna
allora decise di sedersi dalla parte del letto su cui si trovava,
mettendosi quindi di fianco a Flare ma dandole la schiena.
Riusciva
però con la coda dell'occhio a vedere il suo viso di
profilo, ma la
rossa lo teneva basso e nascosto dai capelli, come d'altronde faceva
lei.
-Come... come ti senti?- Domandò Lisanna.
-Bene,
grazie.- Rispose Flare con un tono molto fievole, simile a quello di
un sospiro.
-Tu come stai, Bianca?-.
Lisanna non le rispose e
tra le due calò il silenzio.
-Per quello che può valere- Disse
Lisanna: -mi dispiace per quello che ti ho fatto passare.-.
Flare
trasalì.
-Bianca...-.
-Se tu ora dovessi odiarmi...- Lisanna
si bloccò, con un groppo alla gola che quasi le impediva di
parlare.
-Se tu dovessi odiarmi... mi farà male, ma io... io lo
capirò,
e ti starò lontana...-.
Si fermò a riprendere fiato, sfinita
dal peso delle sue parole.
-Però voglio che tu sappia che io...
io non avevo alcuna intenzione...-.
Contrasse il viso in una
smorfia di rammarico.
-...mi dispiace, Flare! Anche se non vale
niente, sappi che mi dispiace!-.
-No!- Esclamò la rossa, uscendo
dal torpore nel quale era caduta.
-Non dire così, Bianca! Non
sei tu quella che si deve scusare!-.
Lisanna sgranò gli occhi.
-Tu hai sempre cercato di aiutarmi, ma avevo troppa paura e ti ho
lasciata sola! E... e se fossi stata più forte, la tua amica
sarebbe
ancora viva! Io ero venuta per salvarti, e invece è stata
lei a
salvare me! Se non fossi arrivata io...-.
-Se non fossi arrivata
tu saremo morte tutte quante!- Obbiettò Lisanna, prendendola
per le
spalle, ma non ottenendo alcuna reazione particolare: -Flare, io ti
devo la vita! Tu mi hai salvata! E io... io ti ho detto delle cose
orribili...-.
Se il ricordo di quella mattina era sfuocato,
quelle parole erano impresse nella sua mente come se fossero state
marchiate a fuoco.
“MALEDETTA!!!
ACCIDENTI A TE!!! TI DETESTO, FLARE CORONA!!! TI ODIO!!! SEI
COSÌ
DEBOLE E MISERABILE!!! HO PROVATO PENSA PER TE SIN DA QUANDO TI HO
VISTA LA PRIMA VOLTA, MA ADESSO MI FAI SOLO SCHIFO!!! GIURO CHE TI
UCCIDERÒ, FLARE!!!”.
Ancora
non si capacitava di aver detto delle cose simili, ma l'aveva fatto.
-Ma
avevi ragione, Bianca. Io sono così debole e miserabile...
io che ho
pensato a me stessa mentre la mia famiglia soffriva... io che non
sono riuscita ad aiutarti... sono io che devo chiedere scusa...-.
-No!
Sono io che sono stata un mostro con te! Io, non tu!- La
scrollò un
poco, ma lei continuò a guardare in basso.
Lisanna
strinse le palpebre e i denti.
-Flare,
per colpa mia ti sono successe cose terribili... e non ho alcuna
scusa per questo... ma io vorrei... io vorrei...-.
Già,
cosa voleva? Voleva il suo perdono? Voleva che continuasse a vivere
senza di lei?
No,
la verità è che voleva solo una cosa.
-Io
vorrei starti vicina ed essere tua amica!- Urlò tutto d'un
fiato.
Flare
sobbalzò e si voltò verso di lei.
Lisanna
si perse negli occhi cremisi della ragazza, spalancati per la
sorpresa.
Sì,
voleva essere sua amica; nonostante non ne avesse alcun diritto, lo
desiderava ardentemente.
Lisanna
le lasciò le spalle e ammutolì.
Flare
la fissava, anche lei silenziosa, e per quanto avesse la sensazione
di poterle leggere l'anima attraverso quei due giganteschi occhi
rossi, non riusciva ad avere la più pallida idea di cosa
stesse
pensando.
Se
l'avesse rifiutata, com'era giusto, l'avrebbe capito.
Se
invece l'avesse accettata, allora...
-Sì.-.
Lisanna
sussultò.
Flare
socchiuse gli occhi, che luccicarono dalla commozione.
-Vorrei
anch'io essere tua amica, Bianca!-.
Anche
lei socchiuse le palpebre e, quando lei l'abbracciò, si
sentì
immensamente felice.
È
proprio vero che alcune volte le persone hanno solo bisogno di un
abbraccio per stare bene: non delle parole, non dei sorrisi, ma di un
caldo abbraccio.
Quando
alla fine la lasciò, sul suo volto si dipinse un velo di
tristezza,
e abbassò di nuovo lo sguardo.
-Io
devo dirti una cosa...-.
-Una
cosa?- Ripeté lei, non capendo il suo repentino cambiamento.
-Prima
di... prima di morire, Viola mi ha parlato.-.
Quelle
parole catturarono la poca attenzione che ancora Lisanna non aveva su
Flare.
-Quando
lei è caduta tra le mie braccia... io ho provato a guarirla,
ma non
ci sono riuscita... e allora lei mi ha detto... ha detto...- Flare
sembrò restia a continuare, e subito la ragazza
capì il perché.
Flare
guardava incredula Bianca.
Il
terrore del combattimento di prima ancora la attraversava, i suoi
pensieri erano sconnessi e mischiati luno all'altro, il suo
sconvolgimento emotivo si rifletteva sul suo corpo, teso e
spaventato.
Bianca...
Era
davvero lei quella che stava lottando? Perché aveva le
orecchie e la
coda? E perché si comportava come se fosse anche lei un...
demone?
No,
che andava a pensare, Bianca era Bianca, non un mostro!
Davanti
a lei, girata di schiena, fino ad allora immobile, la ragazza dai
capelli violetta tossì.
-Dannazione...-
Borbottò.
-Per
me è finita...-.
-Viola...-
La chiamò lei.
-È
proprio una stupida, vero?-.
Flare
trasalì.
Viola
tossì ancora, poi lo trasformò in un riso.
-Lisanna
è quasi patetica... beh, non dovrei dirlo io che sono in
questo
stato... tu guarda come ci siamo ridotte...-.
-Sai,
ho l'orma di pensiero che tu sia importante per lei...-.
Importante?
Quella parola la fece arrossire.
-Allora
a te posso raccontarlo... magari la farai ragionare... e
riuscirà a
perdonarmi, chissà...-.
-Perdonarti?-
Ripeté Flare.
Che
cosa stava dicendo?
-Quando
un anno fa si è frammentato tutto... ho visto morire tanta
di quella
gente per colpa dei demoni... che sono diventata anch'io una di
loro... se non peggio...-.
-Io
uccidevo la mia disperazione in quella altrui... e mi piaceva... ma
poi è arrivata lei.-.
-Lei,
che con l'animo a pezzi sorrideva di spirito... lei, che ha osato...
compatirmi... e compatirci tutti... lei, che ha osato farmi nutrire
una nuova speranza...-.
Si
interruppe per tossire, poi proseguì.
-Ora
inizio a sperare come lei che tutto possa tornare a posto... ma non
credo sia possibile... e quando lo capirà, io
vorrò esserci... per
riderle in faccia! Ahahah!-.
Flare
la guardava stupefatta.
Ma
chi era quella ragazza? Perché si comportava in modo
così strano?
Viola
smise di ridere.
-Oh,
mi sa che stai per crepare pure tu...-.
Flare
voltò il capo di lato e vide che il demone con cui aveva
combattuto
prima ora era sopra Neko, e la minacciava con una lancia ghiacciata;
Neko, però, invece di difendersi, le stava puntando contro
il pugno,
come se volesse colpirla.
Perché
la voleva attaccare? Non era anche lei amica di Bianca? Forse la
voleva punire per aver perso? Forse era cattiva anche lei? Forse
voleva attaccare anche Bianca?
La
voce sibilante del demone la riportò bruscamente alla
realtà.
-Flare
Corona... Sei un bersaglio di primaria distruzione...-.
Il
panico la assalì di nuovo, e iniziò ad ansimare.
-Cos-
-Raven
Tail deve essere eliminata.-.
-Il
Villaggio del Sole deve essere eliminato.-.
-Flare
Corona deve essere annientata.-.
Flare
Corona doveva essere annientata?
Lei
doveva essere annientata?
Il
suo corpo fu preso da tremiti, e un sudore freddo le imperlò
la
fronte.
Annientata?
Stava per essere annientata?
Annientata???
Neko
rizzò il dito contro di lei.
Flare
chiuse gli occhi e si portò le mani davanti al viso, non
avendo
nemmeno il fiato per urlare.
“Bianca,
aiutami!!!”.
Poi
una voce sconosciuta.
-Solid
Script: Blast!-.
Quindi
il rumore di un tonfo sordo.
Flare,
ancora tremante, riaprì gli occhi, e vide che il demone era
sparito,
mentre al suo posto era arrivato un ragazzo dai capelli verde chiaro,
con una lunga spada in mano.
Che
fosse anche lui un amico di Bianca?
-Oh,
arriva la cavalleria.- Mugugnò Viola.
Flare
si volse per guardarla e l'attimo dopo le cadde addosso a peso morto.
-Viola!-
Esclamò atterrita.
Viola
respirò affannosamente.
-...Ma
non ci sarò...- Sospirò.
-Non
potrò esserci... ma non posso nemmeno perdermi la scena...-.
Flare
la strinse a sé.
-N-non
parlare!- Le circondò le ferite con i capelli e
iniziò a guarirla,
ma il danno era irreparabile.
-Dalle
questo, allora...- Proseguì Viola, porgendole un oggetto che
inizialmente Flare non riconobbe.
-L'ho
fatto... l'altro pomeriggio... dopo che l'ho incontrata... in
realtà
era per ucciderla... ma ormai l'ho perdonata...-.
Flare
lo prese tra le mani; che significava quello?
Laki
alzò gli occhi morti su di lei, cercando di guardarla tra le
palpebre gonfie.
-Beh,
ormai mi è inutile... ma forse a lei no... glielo darai?-.
Flare,
ancora scossa, annuì velocemente.
-Me
la potresti chiamare... ah, ma sta già arrivando da sola...-.
La
rossa alzò lo sguardo e vide che effettivamente Bianca stava
correndo verso di loro, ma era ancora trasformata nel mostro.
Per
un attimo, guardando il sangue sul suo viso, le sue fauci e i suoi
artigli, temette il peggio; ma quando si fermò davanti a lei
e
accarezzò Viola tra le lacrime, capì che era
tornata la sua Bianca.
Lisanna
fissava Flare a bocca aperta.
“Laki...”.
Flare
strinse le mani che aveva appoggiato sopra le ginocchia, e
spostò il
viso in modo da nasconderlo tra i capelli, come se si vergognasse.
-Non
ero sicura se dartelo...- Ammise: -...dopo quello che ti era
successo... avevo paura... non sapevo cosa fare...-.
-Ehi,
non preoccuparti.- La rassicurò dolcemente Lisanna.
-Non
sentirti obbligata; puoi anche fare a meno di darmelo, se pensi
che...-.
-No!-
Fece Flare.
-Io
devo dartelo... era l'ultimo desiderio di Viola...-.
Si
alzò e prese qualcosa dal cassetto del comodino, e lo porse
a una
stupita Lisanna.
-Ma
questo è...-.
Un
coltello, anzi, un pugnale interamente di legno, con la lama poco
più
lunga del manico.
Lisanna
lo prese titubante e lo studiò attentamente.
Notò
alcuni strani segni runici sull'impugnatura, ma non sembrava esserci
traccia di magia.
-Ecco...
grazie, Flare.- Disse mettendoselo in tasca.
Flare
arrossì.
TOC
TOC TOC
Wendy
bussò alla porta.
-Lisa-san,
va tutto bene?-.
-Sì,
grazie Wendy!- Lisanna fece per rialzarsi, ma non riuscì a
muovere
le gambe come voleva.
-Aspetta,
ti aiuto...- Flare fece il giro del letto e le porse la mano, che
Lisanna afferrò saldamente, sorridendole per ringraziarla.
Flare
rispose con un piccolo abbozzo e arrossendo ancora; quindi
tirò
verso di sé e Lisanna si ritrovò finalmente in
piedi.
-Posso
entrare?- Domandò Wendy.
-Certo,
Blu...- Rispose piano la rossa.
La
porta si aprì e Wendy entrò, guardando prima
Lisanna, poi Flare, e
poi le loro mani ancora unite.
Sussultando,
Lisanna lasciò la mano di Flare.
-Come...
come state?- Chiese Wendy.
-Bene,
grazie Wendy.- Rispose Lisanna.
-S...sì...-
Confermò Flare con aria quasi insicura.
-Ne
sono contenta.- Le sorrise lei, un po' stupita dalla sua timidezza.
-Fortunatamente
le tue ferite non erano gravi, ed è stato facile guarirti.
Però se
dovesse servirti qualcosa o dovessi avere male da qualche parte,
dimmelo.-.
Flare
arrossì di nuovo e borbottò un: -Gra...grazie...-.
Lisanna
inizialmente non capiva perché fosse così sulla
difensiva, come se
volesse evitare qualsiasi contatto con...
Poi
si ricordò della sua situazione: Flare era decisa a rimanere
isolata
da tutti, per questo era scappata nella foresta, ma ora era
circondata da sconosciuti, che però la trattavano
amichevolmente.
Doveva
essere confusa, se non spaventata, povera ragazza.
Poi
si ricordò di un'altra cosa.
-Senti,
Flare-san, posso farti una domanda?-.
Lei
la guardò con aria interrogativa.
-Quando
mi hai trovata nella foresta, io ero stanca e ferita, ma la mattina
dopo mi sentivo come nuova; come hai fatto?-.
Se
prima pensava che Flare arrossisse di continuo, ora ne ebbe una
conferma, perché il suo viso diventò di uno
scarlatto acceso come
quello dei suoi capelli, e riprese a guardare il pavimento.
-Io
ho... io ho...- Si fermò su quelle due parole per una decina
di
secondi, e Lisanna e Wendy si scambiarono uno sguardo confuso.
-Io
ho... ho usato... il metodo... il Metodo Kurotsuchi...-
Riuscì a
dire alla fine.
Il
Metodo Kurotsuchi? E che cos'era? Non l'aveva mai sentito!
Guardò
di nuovo Wendy, sperando in una sua spiegazione, ma quello che vide
la sorprese: la ragazzina aveva sgranato gli occhi e spalancato la
bocca, e il suo colorito era diventato come quello di Flare.
-Eh?-
Fece Lisanna incredula.
-Wendy?-.
-Tu
hai... tu hai... tu hai...- Ripeteva la bambina.
Lisanna
sbatté le palpebre, sempre più spaesata da quella
reazione.
-Tu
hai... voi avete... voi avete...-.
Voi
due? Cioè loro due? Cioè lei e lei?
-Cos...
aspetta! Cosa intendi dire, scusa?- Domandò sgomenta.
Spostò
lo sguardo ancora su Flare, ma lei fissava il pavimento senza
riuscire ad alzare il volto; poi di nuovo su Wendy, che pure
continuava a balbettare.
-Voi
avete... voi avete... ah!- Lanciò un gridolino come se
davanti a lei
si fossero appena materializzati due alieni.
-Wendy,
ma... ma di che stai parlando?- Ora Lisanna era spaventata sul serio,
si sentiva come quando aveva sentito parlare alla gilda per la prima
volta di quella
punizione senza
che nessuno le spiegasse cosa fosse e quanto fosse effettivamente
terribile; si mosse in direzione della Dragon Slayer, ma lei
indietreggiò, seppur involontariamente.
-E-ehi!
S-si può sapere cos'è il Metodo Kurotsuchi???-.
Per
tutta risposta Wendy continuò a tremare e alla fine si
voltò.
-S-s-scusa,
d-d-devo andare a fare due passi...- E uscì, anzi,
scappò via.
-Aspetta!-
Urlò Lisanna.
Gettò
l'ennesima occhiata a Flare, ma lei era ancora immobile,
così si
precipitò fuori nel corridoio.
-Wendy!!!
Wendy!!! Torna qui!!! Cos'è il Metodo Kurotsuchi???-.
Manco
a dirlo, tutti nel corridoio si voltarono verso di lei e la fissarono
straniti; uno dopo l'altro, tornarono rapidamente nelle loro camere o
si dileguarono.
Lisanna
ora era praticamente in lacrime.
-Wendy-chan!!!
Wendy-chan!!!-.
Si
inginocchiò a terra, allungando la mano verso la porta
dietro la
quale la ragazzina era sparita, e poi battendola sul pavimento,
singhiozzando e ripetendo il nome dell'amica.
Ma
cosa cavolo poteva essere di così tremendo???
Sentì
dei passi alle sue spalle e una voce stupita chiamarla; si
voltò e
si trovò davanti a Freed, che la squadrava da capo a piedi.
-Lisanna?
Che stai facendo?-.
-Freed-san!!!-
Esclamò piangendo disperata, aggrappandosi addirittura alla
sua
giacca.
-Che
cos'è il Metodo Kurotsuchi??? Perché nessuno
vuole dirmelo???-.
Se
mai vide Freed imbarazzato in vita sua, capitò forse solo
quella
volta.
-Igh!-
Il verde si tirò indietro, mettendo le braccia tra
sé stesso e
Lisanna, in segno di difesa.
-L-Lisanna!
Perché mi domandi una cosa del genere??-.
-FREED-SAN!!!-
Lo implorò singhiozzante.
-Che
cosa mi hanno fatto di tanto orribile???-.
-Ecco,
“orribile” non è la parola esatta...-
Arrancò lui.
-Ehm...
ma guarda, quella non è Wendy?-.
Lisanna
si voltò di scatto.
-Wendy!-.
Invece
non c'era.
-Ma
che...-.
-Yami
no Écriture: Swoon!-.
Lisanna
si sentì improvvisamente le palpebre pesanti e svenne.
Sayla
alzò la testa.
Cos'era
stato?
Aveva
sentito un suono indistinto da qualche parte, ma non riusciva a
capire da dove provenisse.
TUNF
Aggrottò
la fronte, alla ricerca di quel tonfo; davanti a lei, Kyouka
continuava a dormire nella capsula.
Si
alzò in piedi, poggiando il libro sulla sedia e volgendo il
capo da
una parte all'altra alla ricerca del rumore.
CRASH
Un
forte suono di vetri infranti e di acqua che si riversava sul
pavimento.
Sayla
sbarrò gli occhi.
“Non
è possibile! Non sarà che...”.
Percorse
vari corridoi fino a trovarsi davanti a ciò che aveva
previsto: una
teca era infranta, il liquido si stava espandendo sul pavimento, e in
piedi, in mezzo ai cocci di vetro, c'era una figura maschile, dai
muscoli scolpiti e dal volto nascosto nell'ombra, che le dava le
spalle.
Sayla
deglutì: eppure avrebbe dovuto metterci ancora un paio di
giorni...
Il
Cambiato si guardò attorno, cercando di capire dove si
trovasse,
facendo scricchiolare rapidamente le ossa del collo e delle spalle.
-Demone.-
Lo chiamò Sayla, pur odiando chiamare un insetto come quello
con
quel titolo.
Lui
si immobilizzò ma non si girò.
-Ricordi
cosa ti è successo?-.
Il
demone alitò, poi rispose: -Sì...-.
-Ricordi
la tua missione?-.
-Sì...-.
-Ricordi
di aver fallito?-.
Questo
lo chiese aspettando maliziosamente le sue umili scuse, oppure che
negasse e arrancasse qualche pretesto patetico.
Invece
lui rispose con un terzo: -Sì...-.
Sayla
aggrottò la fronte, una vena di rabbia la attraversava.
-Non
ti hanno insegnato a trattare con più rispetto i tuoi
superiori?-.
Agitò
le dita e usò il Macro per inclinargli la colonna vertebrale
all'indietro, facendogliela scricchiolare.
Il
Cambiato rantolò qualcosa, e Sayla si lasciò
scappare un sorriso.
Gli
umani erano tutti uguali, talmente facili da manipolare...
Sobbalzò.
Una
punta ghiacciata, spuntata alle sue spalle, le sfiorò la
schiena
all'altezza del cuore.
Impossibile!
Come poteva usare le Maledizioni in quello stato?
Il
demone continuò a mugugnare e la sua schiena a stridere,
mentre
Sayla avvertiva il ghiaccio iniziare a pungerla.
Sentì
la rabbia inondarla come un'onda impetuosa, e fu tentata di farla
finita con quel tizio, sì, con quell'arrogante essere che si
credeva
suo pari; ma alla fine riuscì a contenersi e lo
liberò dal Macro.
La
punta si ritrasse, il Cambiato scrollò le spalle e
piegò il collo
un paio di volte per poi allontanarsi nell'oscurità.
Sayla
si massaggiò la fronte con una mano.
Non
andava bene, stava ancora per farsi sopraffare dalle emozioni, dalla
rabbia e dall'orgoglio, mentre lei riconosceva solo l'amore per
Kyouka-sama e l'odio per gli umani.
Questo
almeno prima di Fairy Tail...
Fairy
Tail...
-No,
non devo perdere la calma.- Si disse.
-Kyouka-sama
mi aspetta, devo tornare da lei.- E così fece.
Angolo
dell'autore
Forse
un giorno mi toglierò il vizio di pubblicare a queste ore.
Forse. O
forse no.
Allora,
continuo a ringraziarti,
Midnight_1205,
per le tue recensioni e spero che la storia continui a interessarti!
Altrettanto spero per tutti gli altri, che invito a recensire
(invito, ma leggete obbligo).
E
niente, per la faccenda del Metodo Kurotsuchi ho da dire solo una
cosa.
Bleach.
Buonanotte
XD!
|
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Capitolo 9 *** Una bella giornata ***
Quiero
que el mundo se mundo se mundo se
quiero
que mundo se una mi
amor
quiero
que el mundo se mundo se mundo se
quiero
que mundo
se una mi amor
se
una mi amor
Yo
quiero que este sea el mundo que conteste
del
este hasta oeste
y
bajo el mismo sol
ahora
nos vamos
sí
juntos celebramos
aqui
todos estamos
bajo
el mismo sol
(El
Mismo Sol-Alvaro Soler)
Kinana
appoggiò la testa alla roccia su cui era seduta, gemendo.
-Resista,
Kinana-sama!!! Le mie lacrime la guariranno!!!- Singhiozzò
Warcry,
che bagnava con una cascata di lacrime la ferita alla spalla della
ragazza.
Si
erano fermati in un'area pseudo-desertica vicino al covo di Kinana
per poterla medicare, dato che farlo in quello stretto furgoncino era
impossibile.
Da
quando era scesa il suo nervo era impazzito, fenomeno che
ricollegò
all'ansia di non essere nel suo amato nascondiglio ma in mezzo al
nulla con cinque sfigati.
Sfigati
che le stavano appiccicati, riempiendola di: -Come si sente?- e di:
-Vuole che facciamo qualcosa???-.
“Che
spariste.” Pensava lei, ma era troppo stanca per rispondere.
Solo
che proprio non capiva perché continuassero a seguirla e
perché
l'avessero aiutata.
Soprattutto,
come pensavano di guarirla piangendole addosso.
Lasciò
vagare il suo occhio distratto in alto, ritrovandosi a fissare la
volta celeste più luminosa che mai; era strano, il giorno
era sempre
arido, la notte invece era limpida, sembrava dire: “il vostro
mondo
è finito, io invece esisto ancora!”.
Poi,
improvvisamente, ebbe uno spasmo e si piegò in avanti
rigurgitando.
-Kinana-sama!-
Esclamò il colosso col cappello da giullare, Semas
se non sbagliava.
-Idioti,
mi state facendo stare peggio-kina!- Ringhiò furiosa.
I
cinque sobbalzarono spaventati.
-Nono,
è normale che lei vomiti!!!- Disse... uhm... Novally?
-Così
espelle la magia contenuta nel proiettile!-.
-Ma
che stai dicendo-kina? È impossibile una cosa del genere!-
Difatti
per rimuovere la magia di un proiettile bisognava prima rimuovere il
proiettile stesso, ed era solo il primo passo!
Vomitò
di nuovo.
-Gliel'abbiamo
detto, le lacrime di Warcry hanno anche effetti curativi!-
Obbiettò
il capo dei cinque, Rocker.
-Infatti
adesso dovrebbe farle meno male...-.
Kinana
storse la bocca stizzita, ma in effetti le sembrava che il dolore
alla spalla diminuisse poco a poco...
-Bene,
e ora non resta che rimuovere il proiettile!-.
Kinana
sussultò.
-Sapete
come fare? Se persino io ci riesco a malapena...-.
TUNF
L'altro
gigante, Yeager, batté un piede sul terreno, facendolo
tremare.
-Un
vero uomo impara sulla pelle!!! WILD!!!- E dicendolo alzò il
lembo
della caviglia sinistra dei suoi pantaloni, lasciando intravedere tre
cicatrici circolari.
Anche
Semas fece lo stesso, ma con la manica destra, e Kinana vide che il
braccio era crivellato di fori; così Warcry due sulla
pancia,
Novally uno sulla fronte, mentre Rocker, il più
impressionante, ne
aveva la schiena piena.
Kinana
li guardò allibita: mai avrebbe pensato che quel gruppo di
dementi
potesse...
-WILD
FOUR!!!- Si misero in posa, facendola sospirare sconsolata.
Poi
dalla roccia alle sue spalle spuntò una liana che si
attorcigliò
attorno alla sua bocca.
-Uh!-
Fece sorpresa.
-È
per stringerla con i denti.- Spiegò Yeager.
Novally
si fece avanti e si abbassò alla sua altezza, scrutandola
attentamente con due occhi da segugio.
-Che
stai facendo-kina?- Domandò stizzita e per niente
intimorita, anche
se la pianta mutò le sue parole in mugugni sconnessi.
-Uhm...-
Lui continuò a osservarla attentamente, poi inaspettatamente
sgranò
gli occhi e con un gesto rapidissimo... Beh, Kinana vide solo che tra
le unghie aguzze stringeva una cartuccia.
Il
dolore fu ancora più improvviso e la fulminò da
capo a piedi,
facendola urlare e piantare i denti nella liana.
-URR!!!-.
-Warcry,
disinfetta!- Ordinò Rocker.
Warcry
riprese a piangere e a bagnare la lesione.
-Semas,
aria fredda!-.
Semas
si accucciò e iniziò a far girare vorticosamente
la mano davanti
alla ferita, e una brezza gelata le attenuò il male.
-Yeager,
anestetizza!-.
Dei
fiorellini spuntarono sulla pianta e spruzzarono delle spore dentro
la ferita, e il dolore praticamente si dimezzò.
“Davvero
incredibile, non sono così sprovveduti!”.
Ma
adesso dovevano fare la stessa cosa con il fianco, e sarebbe stata
ancora più dura.
Lisanna
si risvegliò nel letto della sua camera d'ospedale.
Si
mise seduta e guardò fuori dalla finestra, ma le persiane
erano
abbassate; dal silenzio fuori dalla porta, intuì che fosse
notte.
Si
stropicciò gli occhi, tentando di ricordare cosa le fosse
successo.
Laki,
Ginger, Flare... arrossì quando ripensò a quel
“Metodo
Kurotsuchi”.
Ma
che cos'era? Aspetta un secondo, Freed! L'aveva fatta addormentare!
Per non parlargliene? Davvero Freed si era ridotto a una cosa del
genere?
Provò
a muovere le gambe, e sorprendentemente ci riuscì senza
problemi.
Anche
le altre ferite, ora che lo notava, erano praticamente guarite.
Incredibile,
davvero la trasformazione le aveva dato un fattore rigenerante
così
potente?
GROW
Il
suo stomaco brontolò.
Si
mise in piedi, stupendosi ancora di quanto le risultasse nuovamente
facile, si mise le ciabatte e uscì dalla stanza.
Guardò
a destra e a sinistra, ma il corridoio era vuoto.
No,
c'era un carrello con della frutta a una decina di metri da lei.
Chissà
chi l'aveva lasciato lì! Ma d'altra parte, se si fosse presa
una
mela, nessuno avrebbe potuto arrabbiarsi...
Così
corse fino al carrello e osservò con aria famelica la frutta.
“Mmm...
hanno l'aria gustosa...”.
Scosse
energicamente la testa.
“No,
solo uno! Non so neanche per chi sono!”.
Allungò
la mano per prendere un frutto, quando si accorse di una presenza
sotto di lei.
Abbassò
lo sguardo e...
-Happy!-.
-Aye!-.
Il
gattino blu la fissava con la sua solita espressione un po' tonta, ma
nel senso carino, ingenua, ecco, ingenua e carina.
-Cosa
ci fai qui?- Gli domandò lei.
-Wendy
ha detto che puoi mangiare, quindi ti stavo portando il carrello di
frutta e pesce!- Rispose allegro.
-Da
solo?- Fece lei stupefatta; poi, accucciatasi, gli grattò
teneramente la testa con una mano.
-Grazie,
ma non dovevi fare questo sforzo, potevi chiedere all'infermiera.-.
Poi,
alzando lo sguardo e aggrottando la fronte: -Ma io lì non
vedo del
pesce...-.
-L'ho
mangiato io!- Esclamò impassibile Happy.
“Ah,
adesso è chiaro!” Pensò sorridendo:
“Voleva approfittarne,
eh?”.
-Lisanna,
mi piace il tuo nuovo occhio, sai?-.
Lisanna
si accarezzò l'occhio sinistro.
-Ti
piace davvero?- Chiese malinconica: -Non ti spaventa?-.
-Mi
ricorda quello di Natsu!- Rispose felice lui.
L'albina
trasalì.
Natsu...
il solo nome la riempiva di tristezza... e di nostalgia... e Happy?
Lui non ne provava?
No,
guardandolo attentamente, nei suoi occhi intontiti si vedeva che gli
mancava molto, ma lui era pur sempre... Happy!
-Ti
ringrazio ancora.- Disse quindi.
-Sono
contenta che almeno a te piaccia.-.
-A
te no?- Domandò Happy.
-Ti
rende tanto... così!- E si mise in una posa bizzarra,
girandosi di
profilo, mettendo la mano a palmo aperto davanti a un occhio,
digrignando i denti e assumendo un volto concentrato.
Lisanna
ridacchiò: voleva dire che la faceva sembrare una ragazza
tosta, una
dura.
A
pensarci, anche Ginger aveva gli occhi di due colori diversi, e
quanto all'essere dura non c'era niente da ridire.
-Ehi,
Happy, ti va di farmi un po' di compagnia?- Domandò
rialzandosi.
-Aye!-
Esclamò Happy, tornando al suo solito sorriso; poi,
voltandosi: -Ma
non posso: ho promesso a Charle-san che sarei tornato da lei con il
pesce, e lei ci conta!-.
O,
più probabilmente, gliel'aveva improvvisamente proposto ed
era
uscito prima di avere una risposta che comunque sarebbe stata
negativa.
-Beh,
allora vai!- Lo incitò l'albina.
-Aye!-
Happy iniziò a correre, anzi, a zampettare via, facendo
sorridere di
nuovo Lisanna.
Eh
sì, quel gatto portava sempre l'allegria dovunque andasse,
Natsu
aveva scelto il suo nome proprio bene.
Natsu...
No,
non era a lui che doveva pensare quella sera: doveva decidere se
partire la mattina dopo o restare lì con Wendy e gli altri;
da una
parte voleva capire perché la principessa l'avesse
convocata, dall'altra voleva rimanere con Flare e Ginger... se solo
avesse
potuto portarle con se sarebbe stato più semplice, ma
l'invito era
solo per lei e...
Un
momento! Forse un modo c'era... in effetti, loro due erano...
Sì,
forse poteva funzionare!
Tirava
un vento sinistro quella notte.
Al
centro della piazzola si ergeva ancora il masso da cui penzolava il
braccio inerte di Rustyrose.
Non
c'era stato verso, da parte dei soldati, di riuscire a spostarlo o a
romperlo, così avevano dovuto lasciarlo lì;
nemmeno Jura era
riuscito a distruggerlo, cosa impossibile, impensabile,
inimmaginabile.
PAF
Il
braccio si spezzò in due e la mano cadde a terra di palmo,
dove
giacque immobile.
Ma
dopo un paio di secondi le dita fremettero e si rizzò sui
polpastrelli; poi si ingigantì, il pollice e il mignolo
retrocedettero, le unghie caddero, la punta del medio si
coprì di
capelli grigi, spuntarono due occhi e una bocca, e in pochi istanti
la mano si era ritrasformata in Rusty, che ora, ancora accovacciato a
terra, ansimava sudando.
-Anf...
anf... anf...-.
-Per
un pelo...-.
Guardò
dietro di sé, focalizzando la caviglia sinistra che, monca,
grondava
sangue.
-Ma
ho lasciato il piede lì dentro...- Si passò una
mano tra i capelli
e rialzò lo sguardo.
-Pazienza,
ne dovrò immaginare uno nuovo.-.
Così
fece, e poté rialzarsi.
Si
guardò intorno: faceva piuttosto freddo e la sabbia, mossa
dal
vento, si mescolava al sangue per terra.
-La
terra copre da sola le sue ferite.- Commentò poeticamente.
Poi
spostò lo sguardo su un mucchietto di cenere in mezzo alla
piazza;
con uno schiocco, lo fece dissolvere.
-Oh,
accidenti!- Esclamò, massaggiandosi la nuca con una mano
mentre con
l'altra indicava con l'indice il punto dove prima c'erano i resti di
Kain.
-Ci
avevo messo così tanto a replicarlo! Ah, immagino che la
vita ti sia
stata privata una seconda volta!-.
Poi
il suo viso si incupì e i suoi occhi brillarono inquietanti
nel
buio.
-È
così che sei diventata, Cubellios? Davvero sorprendente, ti
sei
evoluta da serpente... a verme, quale già eri.-.
Questo
lo disse torcendo la testa di lato e con una vena pulsante in fronte.
-Non
mi resta che ucciderti, immagino.-.
-E
tornerai il cadavere che l'inferno ha risputato!-.
Era
una bella giornata.
Wendy
respirò appieno l'aria mattutina.
Ah,
che frescore! L'aria di città era energica, un po' frenetica
ma
speziata, e quella di Margareth aveva un gusto particolare, che
metteva allegria.
Quel
giorno si era svegliata presto, lasciando Charle-san e Happy-san a
dormire, quest'ultimo doveva anche digerire l'abbuffata di pesce che
Charle aveva rifiutato la sera prima e che quindi aveva mangiato
tutta lui.
Era
anche il suo giorno libero, così decise di fare una
passeggiata;
mentre camminava per la strada, ripensò al giorno prima, a
Lisa-san,
a Ginger-san e a Flare-san, a come si erano rappacificate, ma
chissà
ora cosa gli sarebbe successo,; e poi chissà cos'aveva
deciso
Lisanna, sarebbe partita o rimasta?
E
mentre lo pensava dall'angolo davanti a lei sbucò proprio
l'albina.
-Lisanna-san!-
Esclamò Wendy, sorpresa: -Cosa ci fai qui?-.
Lisanna
abbassò lo sguardo e solo allora la notò (la
storia della sua
vita).
-Oh,
buongiorno Wendy-chan. Sta' tranquilla, riesco di nuovo a camminare,
vedi?- E le mostrò una gamba.
In
effetti, riusciva a muoverla fluidamente e liberamente, come se non
si fosse mai ferita! E anche il resto del corpo era come nuovo!
-Wow,
incredibile!-.
-In
realtà, Wendy-chan, stavo cercando proprio te.- Aggiunse la
ragazza.
-Me?-
Ripeté Wendy.
Lisanna
annuì: -Volevo chiederti se per te è
possibile...-.
Wendy
la ascoltò attentamente, poi spalancò la bocca.
-Allora,
che ne pensi? Può funzionare?- Domandò speranzosa
Lisanna.
-Beh...
non saprei...- Fece Wendy.
-In
effetti, se la metti su questo piano, forse potresti, ma dovresti
prenderti la responsabilità di Flare-san e Ginger-san...-.
-Me
la assumo completamente.- Rispose sicura lei.
-In
questo caso... in questo caso dovresti parlarne con Freed-san...-.
-Ho
già preparato il mio zaino, ora devo solo andare da lui e
chiederglielo; sai dove posso trovarlo? Non mi ha detto dove ha messo
il suo Espada...-.
-Dunque,
vediamo...- Wendy ci pensò su qualche secondo, poi rispose:
-Ieri mi
ha detto che aveva trovato un posto interessante. È il
giardino
botanico, sai dove si trova?-.
-Sì,
ti ringrazio Wendy-chan! Ci vediamo più tardi!- Lisanna si
voltò e
corse via.
Cavolo,
riusciva persino a correre!
Wendy
la guardò allontanarsi e decise di tornare all'ex-dormitorio
di
Lamia Scale, dove ora viveva, quando vide Charle e Happy volarle
incontro a gran velocità.
-Wendy!!!-
Urlava il gatto blu con aria spaventata.
Cosa
poteva essere successo? Forse qualche problema in ospedale?
-Charle,
Happy-san! Cosa succede?-.
I
due exceed atterrarono davanti a lei; avevano l'aria di dover dare
una notizia terribile, ma dovettero prima riprendere fiato.
-Wendy...
abbiamo saputo... una cosa...- Ansimò Charle.
Wendy
sussultò, doveva essere davvero grave.
Charle
strizzò le palpebre e disse, con voce addolorata:
-È arrivata una
notizia in ospedale; io penso tu debba saperla...-.
-Charle-san...-.
-Aspetta,
Wendy!- La interruppe Happy.
-È
solo una voce! Non è detto che sia così!-.
-È...
è vero!- Concordò Charle: -In realtà
è solo una diceria!-.
Ma
non c'era un briciolo di speranza nel suo tono.
Wendy
iniziò a provare paura: un brivido freddo le
risalì lungo la
schiena e sentì che le stava per mancare il fiato.
Quasi
con terrore chiese: -Charle, Happy-san, che cosa dovete dirmi?-.
I
due si scambiarono un'occhiata preoccupata, poi Charle le rispose.
Inizialmente
Wendy non capì; sentì solo un nome e altre parole
sconnesse, come
un puzzle rovesciato sul tavolo.
Poi
però i pezzi andarono al loro posto, mentre il suo spirito
crollò
come un castello di carte, in quella bella giornata di sole.
Freed
chiuse gli occhi, inspirò ed espirò.
Era
proprio una bella giornata.
Attorno
a lui, sentiva i pesci guizzare nello stagno, gli insetti ronzare tra
i fiori, gli uccelli pigolare nei nidi; ma erano suoni distanti,
assopiti, o forse lo era lui in quel momento.
Gli
piaceva quel posto: non tanto per la pace e la tranquillità
che vi
regnavano, quelle le poteva trovare anche in un cimitero o su un
campo dopo la battaglia, no, a lui piaceva il tepore, l'odore umido e
fresco della natura, l'armonia dell'ambiente, l'idea che un
ecosistema così grande potesse essere racchiuso in uno
spazio così
piccolo.
-Freed-san!-.
Freed
riaprì gli occhi e si girò.
-Ecco...
ti disturbo?-.
Freed
squadrò attentamente Lisanna, che indossava una maglietta
azzurra a
maniche lunghe e degli shorts verdi; aveva un aspetto trafelato,
stava ancora riprendendo fiato, e in effetti dal rumore dei suoi
passi aveva già intuito che stesse correndo.
-Ora
non più.- Rispose Freed.
Vedendo
lo sbigottimento dell'albina, aggiunse abbozzando un sorriso con un
angolo della bocca: -Stai tranquilla, se non avessi voluto essere
disturbato sarei andato in un posto più riservato.-.
-Oh...
bene...- Lisanna si riscosse agitando la testa: -In ogni caso devo
dirti una cosa!-.
-Hai
deciso di venire con me?- Domandò allora Freed.
-Sì!-
E più che una risposta era un'esclamazione.
-Bene,
allora possiamo...-.
-Però
a una condizione!-.
Freed
si bloccò.
-Sentiamo.-.
Lisanna
inspirò profondamente, e disse con un sol fiato: -Vorrei che
Flare e
Ginger venissero con noi!-.
Freed
ammutolì.
Dopo
un po' Lisanna chiese, più mestamente: -Freed-san, possono
venire,
vero?-.
Freed
socchiuse gli occhi, focalizzando con l'unico scoperto il viso della
ragazza.
Dunque
era così...
-Certo,
non ci sono problemi.-.
Lisanna
parve sorpresa della sua risposta; strano, perché dava
l'impressione
che fosse quello che volesse.
-D-davvero?
Cioè, ovviamente mi prenderò io la
responsabilità per le loro
azioni...-.
-Lo
so bene, altrimenti non me l'avresti chiesto.-.
Le
labbra della maga tremolarono, incerte su cosa dire.
-Oh...
è vero, ma...-.
-In
effetti- La fermò lui: -in tempo di guerra i maghi non
potrebbero
spostarsi a loro piacimento, men che meno a Crocus.-.
-Tuttavia
siamo in due casi particolari: Ginger non è un mago, ma un
demone
nemico, pertanto dovrebbe venire scortata al più presto
nella
capitale, e per farlo è sufficiente un mago della Squadra
Reale,
come me; Flare, invece, è una maga, ma risulta morta in
tutti gli
archivi, pertanto trasferirla all'Ufficio Anagrafe di Crocus
è una
scelta logica, soprattutto se vuole arruolarsi.-.
-Immagino
tu abbia pensato più o meno questo.-.
-S...sì...
più o meno...-.
Freed
sorrise di nuovo.
-Scusami,
non ho saputo resistere, a volte sono superbo. Anche se a dire il
vero, speravo che tu arrivassi a questa conclusione.-.
-Lo
speravi?-.
-Già,
infatti ho già predisposto il trasferimento di entrambe.-.
A
ogni sua frase Lisanna era sempre più incredula.
-Beh,
una ragazza gentile come te non avrebbe mai permesso che potesse
succedere qualcosa a due persone per le quali avevi già
rischiato la
vita; d'altra parte, un'udienza con la principessa potrebbe essere
d'aiuto sotto molti aspetti, perciò è normale che
tu abbia cercato
una via che conciliasse questi due fattori.-.
-E
tu... tu questo quando l'hai capito?-.
-Più
o meno quando non mi hai risposto subito quando ti ho dato la
lettera.-.
-Ma...
ma perché non me l'hai detto subito?-.
-Era
una cosa che dovevi capire da sola.-.
Poi
socchiuse ancora gli occhi, lasciando trapelare una sinistra
maliziosità.
-E
poi te l'ho detto che sono un po' superbo.-.
Si
alzò dalla panchina e le si avvicinò; lei lo
fissava ancora
stupita.
-Avanti,
Lisanna, andiamo a prendere le tue amiche.-.
Lei
annuì, ma ancora con uno sguardo vacuo.
Forse
era un po' troppo superbo.
Lisanna
trovò Ginger seduta sul suo letto con le braccia incrociate
e con
un'espressione scocciata in volto.
-Si
può sapere che diavolo sta succedendo? Perché
tutto d'un tratto
devo partire-dechi?-.
-Ginger-san,
so che è improvviso, ma è per il tuo bene...-
Cercò di calmarla
lei.
-Per
il mio bene? E dove mi porti per il mio bene? In un laboratorio, o in
un altro posto dove mi sminuzzeranno e mi studieranno???-.
Lisanna
trasalì, intuendo quanto, sotto la rabbia, Ginger fosse
preoccupata.
-No,
questo non lo permetterò mai!-.
-Oh-dechi?
E perché dovrei crederti?-.
-Perché...
perché noi siamo...-.
-Come-come???
Pensavi che bastasse uno stupido discorso sull'amicizia per farmi
cadere ai tuoi piedi???-.
Lisanna
non sapeva cosa rispondere.
-Non
mi fido di voi umani! Figurati se vi lasciate andare un'occasione
come questa di studiare il nemico-dechi!-.
-Ma...
ma di me ti puoi fidare!-.
-Anche
se fosse? Con quale autorità puoi garantirmi che non
verrò uccisa,
eh???-.
Lisanna
raggelò, comprendendo quanto effettivamente Ginger avesse
ragione:
come poteva lei, un semplice mago, assicurarle che sarebbe andato
tutto per il meglio?
Ginger
alzò un sopracciglio e sospirò.
-Diavolo,
sei davvero una ragazzina ingenua... oh, a proposito di ragazzine!-
Ginger alluse qualcosa alle spalle della ragazza, che si
girò e vide
entrare Flare; alla giovane era stato dato una
strap
shirts
rossa,
che le risaltava il seno prosperoso, e un paio di leggins
azzurri,
mentre i suoi capelli erano lasciati lisci dietro la schiena e
raccolti con un fiocchetto rosa quasi sulla punta.
Come
avrebbe detto un ragazzo, era proprio uno schianto; e in effetti
persino Lisanna si sentiva imbarazzata, ma mai quanto Flare, che, al
solito, aveva il viso in fiamme.
-B-buongiorno,
Bianca.-.
-B-buongiorno
Flare.-.
Ginger
ridacchiò divertita.
-Ma
guarda, hai cambiato look; in effetti, è da giorni che
indosso gli
stessi vestiti, iniziano a stufarmi-dechi...-
Per non dire puzzare.
Si
leccò le labbra con fare famelico.
-Sembri
un bel bocconcino, comunque.-.
Chissà
se era una minaccia un complimento.
-G-grazie,
Neko-san.- Gemette Flare, abbassando lo sguardo.
-Neko?
Ci mancava pure questa...
I
miei vestiti sono dentro l'armadio, giusto?-
Ginger si avvicinò al mobile e lo aprì,
analizzando attentamente i
vari abiti; poi, quando ne ebbe scelti un paio, si tirò via
la tuta
e iniziò a spogliarsi.
-Ma...
ma che fai! Non ci fai uscire prima???- Esclamò shoccata
Lisanna.
-Uh?-
Ginger si girò di un quarto, guardandola incuriosita: -Perché
mai dovrei farlo? Dalle mie parti facciamo sempre così-dechi.-.
-Sul
serio? Ma non ti vergogni?-.
-La
vergogna è per voi stupidi umani.-
Rispose seccamente lei come
per
chiudere la questione, ma poi aggiunse sogghignando: -...e
poi voi due dovreste essere le ultime a scandalizzarvi, circolano
certe voci qui dentro...-.
-Cos...
aspetta! Vuol dire che anche tu lo sai???-.
-E
chi non lo sa-dechi?-
Ribatté l'altra, finendo di rivestirsi.
“Beh,
per esempio io!”.
Ginger
si voltò completamente, e Lisanna vide che si era messa un
tube top
che le scopriva la pancia dai bizzarri colori azzurro e rosso acceso
che si mescolavano in un vortice al centro, e dei pantaloni di tela
neri, dentro i quali la coda sparì in un guizzo.
-Ecco,
ora sembro quasi una patetica umana.- Disse sistemandosi i
capelli con una manata.
Certo
che non mancava mai di insultarle... però stava davvero
bene, non
fosse stato per le orecchie e per gli occhi poteva davvero passare
per una ragazza normale.
In
realtà, tutte e tre in quel momento potevano sembrare delle
ragazze
normali.
-Adesso,
mi aiutate a fare la valigia o rimanete lì a fissarmi come
due
sceme?-.
Lisanna
incrociò le braccia.
-Potresti
chiedercelo più gentilmente, sai?-.
Ginger
sbuffò.
-Per
favore-dechi?-.
Già
qualcosa.
In
quella bussarono alla porta.
-Posso
entrare?- Domandò la voce di Freed.
-Eh?
E chi è?-.
-È
Freed, è...- Lisanna cercò una parola per
descriverlo.
-...un
amico. Entra, Freed-san!-.
Freed
entrò, gettando una rapida occhiata su ciascuna ragazza,
talmente
velocemente che Lisanna vide appena la sua pupilla guizzare da una
parte all'altra prima di fermarsi davanti a sé.
-Volevo
informarvi che possiamo partire, se siete pronte.-.
-Sì,
ci manca solo da finire di sistemare la valigia di Ginger-san.-
Lisanna si voltò verso la ragazza per indicarla a Freed,
gesto
inutile ma spontaneo, ma vide che fissava Freed... come dire...
sbigottita? No, non era solo sorpresa, sembrava anche... imbarazzata?
Possibile?
-Ma
tu sei quello dei Grandi Giochi della Magia-dechi!-
Esclamò
puntandolo con un dito.
-Quel
tipo sugli spalti!-.
La
faccia di Freed divenne più o meno quella che Lisanna aveva
visto il
giorno prima quando gli aveva chiesto del Metodo Kurotsuchi, blu di
paura mista a vergogna mista a sorpresa.
-Igh!-.
-BRUTTO
DEPRAVATO PERVERTITO!!!-.
Lisanna
aggrottò la fronte.
Brutto
depravato pervertito?
Freed?
-G-Ginger,
cerca di calmarti...-.
-Col
cavolo!!! Non dopo quello che mi ha fatto!!!-.
-Guarda
che sei stata tu a venirmi addosso.- Puntualizzò lui.
-NON
TIRARE FUORI SCUSE-DECHI!!!-.
Ginger
stava per saltargli addosso quando Flare si frappose tra i due; anzi,
in realtà si mise davanti a Freed borbottando a testa bassa
qualcosa
che Lisanna non sentì.
Freed
inclinò la testa di lato, confuso.
-Uhm,
non serve che mi ringrazi, ma perché mi hai chiamato Raijin?-.
Lisanna
sorrise, carino come soprannome.
-In
ogni caso- Riprese Freed: -vi aspetto qui sotto.-.
-EH???
NON PENSERAI DI ANDARTENE BASTARDO!!!- Ginger si
lanciò in
avanti, ma Lisanna ebbe la prontezza di balzarle contro e PUM, le due
si scontrarono e finirono a terra, proprio mentre la porta si
richiudeva.
-Ohi-ohi!-
Fece Lisanna massaggiandosi la nuca.
-Stupida
umana!!! Perché sei sempre tra i piedi???- Ginger
si rialzò e
tirò una mano all'indietro, creando una palla infuocata nel
palmo
della mano e puntando la porta.
-Ma
non mi sfuggirà così!!!-.
Fortunatamente,
ancora una volta Lisanna la anticipò e le bloccò
il polso con una
mano, impedendole di lanciare la sfera.
-E
lasciami-dechi!-.
-No,
e anche se non so perché ce l'hai tanto con lui non puoi
fare certe
cose in ospedale!-.
Ginger
strinse i denti e ringhiò sommessa, poi spense il fuoco.
Lisanna
tirò un sospiro di sollievo e la lasciò andare;
sbuffando, la
Cambiata si diresse verso la valigia, che era ancora vuota.
-E
allora muovetevi, stupide umane!-.
Sospirando
sconsolata, Lisanna seguita da Flare la aiutò a mettere
dentro i
vestiti (non tanti, trovati chissà dove), infine prese il
suo zaino
e insieme uscirono dall'ospedale, ritrovando Freed che le aspettava
davanti all'Espada.
Cavolo
se era grosso quell'autocarro! Completamente nero, con un 4 bianco
sui fianchi, era grande come due camper. Aspetta, un 4? Tra tutti gli
autocarri, gli Arrancar erano l'élite, e i dieci Espada
l'élite
dell'élite, e lui aveva il quarto?
Anche
Flare e Ginger erano rimaste stupite dall'imponenza del mezzo, ma
quest'ultima si riprese quasi subito e ricominciò a
ringhiare contro
Freed, che arretrò intimorito.
-Uhm,
le tue amiche possono salire dietro.- Disse indicando il vano di
carico.
-Eh???
Lì dentro??? Dovrei fidarmi a salire in quella prigione a
due
ruote???-.
Anche
Flare non sembrava felice all'idea.
-No,
non preoccupatevi!- Cercò di rassicurarle Lisanna.
-Non
avete nulla da cui temere! Se volete, salgo anch'io con voi!-.
-Bla
bla bla, odio questo tuo fare da saltarellina-dechi!-
Sbottò
Ginger; poi, afferrando il braccio di Flare: -Coraggio,
muoviamoci!- e la trascinò dentro, incurante dei
suoi deboli:
-A-aspetta, Neko-san!-.
Lisanna
le guardò entrare con aria preoccupata: dovevano sentirsi
davvero
spaventate a entrare lì dentro, in effetti.
-Sta
tranquilla, staranno bene.- Disse Freed, quasi leggendole nel
pensiero.
-Lo
spero...-.
-Su,
sali dall'altra parte.- La invitò Freed; Lisanna fece per
obbedire,
quando vide il ragazzo alzare la testa sorpreso e fissare qualcosa
alle sue spalle; lei si voltò e solo allora notò
Wendy, che era
ferma all'entrata dell'ospedale insieme a Happy e Charle.
-Wendy-chan!-
Esclamò raggiungendola.
Wendy
le sorrise.
-Stai
partendo, Lisa-san?- Le chiese.
Lisanna
annuì.
-Ti
ringrazio ancora di avermi aiutata, spero di rincontrarti presto.-.
Wendy
scosse la testa.
-Avrei
solo voluto poterti aiutare di più...-.
-Mi
hai già aiutato abbastanza, Wendy.- Poi si
corrucciò.
-Va
tutto bene?-.
Infatti,
Lisanna aveva notato una punta di tristezza nella sua voce, il suo
sorriso e il suo modo gentile avevano un che di forzato; e anche
Charle e Happy sembravano nervosi.
-Sì,
sono solo triste che te ne vada.- Le rispose la ragazzina.
-Anch'io
vorrei restare qui con te, però...- Lanciò
un'occhiata
all'autocarro, ripensando a Flare, a Ginger e alla principessa.
-Non
fa niente, solo...- Wendy ebbe una specie di blocco: le sue labbra
tremarono, la sua voce si interruppe, i suoi occhi diventarono
lucidi.
-...solo
ritorna viva, ti prego.-.
Lisanna
sussultò.
“Wendy...”.
-Certo,
ci puoi contare!- Esclamò esuberante: -Vedrai, ci
rincontreremo
presto!-.
-È
una promessa?-.
Quelle
parole suonarono strane: non era da Wendy quell'atteggiamento
supplicante, forse un tempo era stata così, ma ora era
maturata;
eppure sembrava sull'orlo di lacrime.
-Wendy,
io...-.
Si
fermò quando sentì qualcosa di caldo attorno alla
caviglia; abbassò
lo sguardo e vide che Happy la stava abbracciando.
-Happy...-.
-Lisanna,
torna viva!- Urlò anche lui.
La
ragazza cercò qualche aiuto in Charle, ma anche lei pareva
scossa.
-Te
lo prometto, Wendy.- Disse alla fine.
-Tutto
questo finirà, allora tornerò da voi, e non me ne
andrò mai più.-.
Wendy
finalmente sembrò sollevata, e Happy si scrollò
dalla sua caviglia,
ma tenendo il viso basso e con le lacrime agli occhi.
Lisanna
si piegò sulle ginocchia e gli mise una mano sulla testa.
-Ehi,
guarda che l'ho promesso anche a te, Happy. Su, sì felice!-.
Happy
rantolò qualcosa, poi annuì debolmente; quindi
Lisanna si rivolse a
Charle.
-Prenditi
cura di Wendy.-.
L'exceed
sembrò sorpresa della richiesta, ma anche lei, occhi lucidi,
annuì.
Lisanna
quindi rialzò il viso su Wendy.
-Ci
vediamo, Wendy!-.
Wendy
deglutì quello che era sicuramente un boccone amaro.
-Ci
vediamo presto, Lisa-san!-.
Lisanna
le sorrise e, con il cuore in mano, la lasciò lì,
tornando da Freed
che intanto era già salito nel posto del guidatore,
mettendosi di
fianco a lui.
Dietro
di lei sentiva Ginger lamentarsi per lo spazio stretto e scomodo e
Flare cercare pacatamente di calmarla; Freed mise in moto e uscirono
dal parcheggio dell'ospedale.
Lisanna
appoggiò la fronte sul cruscotto, sospirando.
“Vedrai,
Wendy, ritornerò!”.
Wendy
osservò l'Espada allontanarsi per strada, senza riuscire a
proferire
una parola.
Charle
la strattonò amichevolmente per la mano.
-Wendy,
perché non gliel'hai detto?-.
La
ragazzina non smise di fissare davanti a sé, e fu quasi
tentata di
non risponderle.
-Non
potevo farlo. Aveva preso la sua decisione, se gliel'avessi detto
avrebbe cambiato idea solo per me. Non sarebbe stato...-.
Si
interruppe e scoppiò in singhiozzi.
-Però
una parte di me vorrebbe che fosse rimasta! So di essere egoista, ma
non voglio perdere anche lei!-.
-Wendy...-
Fece triste Happy.
-Non
sei egoista, Wendy.- Disse Charle.
-Sei
solo... umana.-.
Wendy
si coprì gli occhi con un braccio e cercò di
soffocare i
singhiozzi, ma inutilmente.
Non
riusciva a non pensare a quel nome, non riusciva a credere che non
l'avrebbe mai più rivista, non riusciva a sopportare quel
peso. Non
ci riusciva, ed era giusto così, perché quello
che era successo non
era giusto, non era affatto giusto.
Non
in una bella giornata come era stata quella.
Kinana
riaprì gli occhi: il furgoncino si era fermato.
-Siete
andati dove vi ho detto?-.
I
cinque idioti annuirono.
-Ma,
Kinana-sama, che posto è questo?- Domandò Rocker.
Aiutata
da Yeager, Kinana si rimise in piedi, per quanto potesse stare in
piedi in quello spazio così angusto.
Soffocò
un rantolo di dolore nel muovere la spalla e il bacino, ricordandosi
che una volta scesa avrebbe dovuto trattare meglio quelle due ferite.
-Non
è ovvio? È la mia base, scemi!-.
I
maghi si scambiarono un'occhiata confusa.
-Certo,
ma questo posto è...-.
-Sì,
lo so cos'è-kina.-.
Kinana
aprì lo sportello e scese dal furgoncino; era una bella
giornata,
con l'occhio vagò sulla distesa di campi incolti e casette
ridotte
in rovina, il tutto immerso in uno scenario di colline verdi, fino a
fermarsi al termine di una lunga strada, dove sorgeva una villa un
tempo bianca e sontuosa ma ora piena di squarci alle mura, circondata
da ciò che rimaneva di un giardino fiorito con tanto di
fontana
centrale, ovvero una distesa di erbacce ingiallite e un rudere
sporco e semidistrutto.
Eppure
non poteva trovare posto migliore per accamparsi, dato che aveva
un'ottima posizione staccata dalle vie principali ma non
eccessivamente distante da esse, era facile da difendere ma anche da
abbandonare in caso di fuga; e poi era uno di quei terreni morti che
piacevano a lei, gli spettri di rancore in quel luogo erano palpabili
tra le dita.
Sì,
si era scelta un buon covo usando la vecchia Villa Heartphilia.
Angolo dell'autore
Yawn! Buonasera a tutti! Vi
strappo quest'ultimo secondo per dire a gallade01 che mi sa
che ci sta azzeccando... e considerate la cosa del Metodo Kurotsuchi
come un Easter Egg o che so altro.
Poi niente, verrà il giorno in cui aggiornerò ad
un orario decente, ma non è questo il giorno!
Buonanotte XD!
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Capitolo 10 *** Inganno ***
Preso
dal panico
non
piangere
Fermati
un attimo
posso
farcela
Perché
se vai più giù
più
giù
Forse
non torni
più
forse
non torni più
Cerchi
di uccidere
nemici
Quello
che hai dentro te
non lo
dici
Ma fare
come fai
come fai
poi
te ne pentirai
te ne
pentirai
(Panico-Neffa
Ft. Fabri Fibra)
Non
ci provava poi tanto gusto.
A
differenza degli altri demoni, vedere qualcuno rantolare ai suoi
piedi non gli piaceva questo gran che.
Lui
preferiva vedere la gente morta
ai suoi piedi, non quella ancora in vita, per quelle persone provava
sempre un certo... non proprio un dispiacere, più una noia
nel
doverli guardare negli occhi per finirli; con i morti era
più
semplice, non si muovevano, non gli parlavano, non lo guardavano,
stavano zitti e si facevano massacrare per bene; a pensarci bene,
questo fastidio era più forte da quando era tornato.
Si
lasciò scappare un sospiro nello squadrare la ragazza
inginocchiata
ai piedi del trono, tenuta immobile da due demoni in armatura, una
giovane dai lunghi capelli rosa che ricadevano sciolti sul suo viso
graffiato e sullo sporco vestito rosso, privi delle consuete cuffie.
-Finalmente
ti abbiamo presa, Meldy. Mi annoio, suggeriscimi un modo originale
con cui potrei ucciderti.-.
-Aspetta!-
Lo supplicò lei.
Natsu
girò gli occhi: “Ecco che ricomincia...”.
-Aspetta,
Natsu, ti prego!- Singhiozzò: -Io lo so... lo so che sei
ancora lì
dentro! So che tu non vuoi tutto questo!-.
Quante
volte aveva già sentito quelle parole? Ormai aveva perso il
conto
fino a
diventarne
insofferente, e con un cenno ordinò alle guardie di
sbatterle il
viso sul pavimento; e quando i due, tirandola per i capelli, la
costrinsero a rialzare lo sguardo, non si curò
più di tanto del
sangue che colava dalla sua fronte e dalla sua bocca.
Provò
a parlare, ma uscì solo un gorgoglio rauco, quindi E.N.D. la
precedette.
-In
realtà sono
sorpreso che
proprio tu stia tentando di “aiutarmi”, dopo che ho
ucciso
davanti a te tutti i tuoi compagni di gilda.-.
Meldy
trasalì, e E.N.D. capì di aver colpito nel segno,
così sporgendosi
in avanti scandì: -Io ho polverizzato Gerard davanti ai tuoi
occhi.
Te lo ricordi, vero? Quella volta te la desti a gambe levate mentre
li ammazzavo, ricordi?-.
Meldy
deglutì e abbassò il viso, ma i due demoni la
costrinsero a
rialzarlo, così Natsu si ritrovò a guardarla
negli occhi.
Ecco,
ancora quello sguardo, aveva fatto a pezzi il suo animo ma in fondo a
quegli occhi lacerati brillava ancora chissà quale fioca
speranza.
Che gusto c'era nell'eliminare qualcuno con quegli occhi? Ma, d'altra
parte, Crime Sorcière era troppo pericolosa anche per subire
il
Cambiamento, doveva essere eliminata totalmente, com'era successo a
quel villaggio di giganti o a
Raven Tail.
Beh,
con loro era stata più antipatia personale.
Tornò
a sedersi su quel trono scomodo e riprese: -Non mi odi del tutto, te
lo leggo negli occhi. Sono quello che dovresti volere morto
più di
tutti, ma non ci riesci. Sei patetica.-.
E,
giusto per fare più effetto, la fece sbattere ancora sul
pavimento,
lasciandola stavolta un po' di tempo sdraiata, per darle l'illusione
di un attimo di tregua.
Non
gli piaceva molto, ma sapeva bene come infierire.
Anche
se una certa soddisfazione la provò quando, rimessa
forzatamente in
ginocchio, vide che non aveva neppure più la forza di tenere
alta la
testa, che le cadeva continuamente in avanti, e dopo che le guardie
la obbligarono a guardarlo ancora una volta, notò che la sua
espressione era finalmente cambiata: le sue palpebre erano livide e
umide, il suo viso era insanguinato, la sua bocca era socchiusa e i
suoi occhi si erano ormai spenti, non riuscivano più a
guardarlo, si
limitavano a fissare il vuoto in mezzo a loro, e vuoti erano loro
stessi.
Era
morta, almeno dentro.
-Mi
irriti. Sei morta troppo velocemente. Sei una codarda, fino ad adesso
non hai mai fatto nient'altro che scappare, e ora che ti abbiamo
catturata ti arrendi subito. Non meriti neanche di farmi divertire.-.
Alzò
la mano e la avvampò, preparandosi ad incenerirla, quando
quella
scosse violentemente la testa.
-No!
Io non mi arrendo! Io ti riporterò in te, Natsu, e
farò finire
tutto questo!-.
-Oh.-
Si finse sorpreso lui: -Sono curioso di vedere come farai.-.
Rialzò
improvvisamente lo sguardo, e lui sobbalzò.
Il
suo sguardo...
non era la
prima volta che qualcuno si risvegliava all'ultimo momento, ma non
aveva mai avuto quegli occhi: di solito la disperazione e la paura li
riaccendevano, invece i suoi erano ancora vitrei, come se si fosse
rassegnata a morire... o forse era altro? Premeditazione?
Stava aspettando quel momento?
Si
rese conto solo allora della sua posizione, con l'energia sul braccio
era calata la sua difesa, ma era impossibile che...
-Sbagli
a dire che mi avete presa. Io
mi sono lasciata prendere!-.
In
un attimo le sue mani erano libere e puntavano il volto dei due
demoni che furono trafitti da due spade spuntate dai suoi palmi; no,
era stata perquisita, non poteva... ma quelle non erano spade, erano
le sue ossa! Aveva estratto le ossa dalle braccia! Ma che razza di
magia...
Meldy
lo puntò con entrambe le braccia; una mossa palesemente
inutile, non
sarebbe mai stata più veloce di lui ad attaccarlo, allora
perché
stava sorridendo?
Poi,
però, le ossa si ritrassero e il polso destro di Meldy si
illuminò.
“Uh?”
Natsu abbassò il braccio e se lo esaminò; era
caldo, ma non per la
fiamma, era più un tepore, un formicolio.
Poi
lo vide: un cerchio rosa attorno al suo polso, con un cuore al
centro.
“Quest'incantesimo...
non sarà...”.
Alzò
sulla ragazza due occhi indemoniati, a cui lei rispose con un ghigno
superbo.
-Maguilty
Sense: Sensory Link. Ora i nostri sensi e le nostre emozioni... anzi,
le nostre stesse vite, sono collegate dalla mia magia.-.
E.N.D.
socchiuse le palpebre, con la netta impressione che la cosa stesse
prendendo una brutta piega.
“Le
nostre vite?”.
-Se
ora mi colpisci, morirai insieme a me, Natsu.- Spiegò lei:
-Quindi
tenta... di riprendere il controllo di te...-.
“Avrei
dovuto colpirla prima...” Intuì lui:
“Ma ora che vuole fare? Vuole eliminarci entrambi?”.
Meldy
chiuse gli occhi e unì le mani, sembrò
concentrarsi.
Poi
successe qualcosa di strano.
Fairy
Tail.
“Cosa?
Perché ho pensato questo adesso?”.
Fairy
Tail.
“No...
non sono stato io...”.
Poi
arrivò il resto.
Natsu
strinse le mani tra i capelli, cercando di contenere le immagini e le
sensazioni che si stavano introducendo nella sua testa. Che lei
stava introducendo.
Calore.
Affetto.
Amicizia.
Amore.
Lucy.
-Natsu.-.
E.N.D.
sbiancò nel risentire quella voce, per un attimo i ricordi
si
concentrarono su un'unica persona; alzò il viso sulla
ragazza e vide
che era stata lei a parlare, ma la sua voce non era la sua.
Era
più limpida, e
dolce, e bella.
Era...
-Smettila!!!
Che
cazzo stai facendo alla mia testa???-.
-So
che mi puoi sentire.-
Proseguì lei, ogni parola era un colpo al cuore con quella
voce.
-Ti
tirerò fuori da lì, resisti ancora un po'.
Tornerai a essere ciò
che sei realmente, e torneremo a casa insieme.-.
No,
no, no, perché
stava accadendo questo??? Cos'era quel dolore che sentiva???
Perché
rimpiangeva quella voce???
Felicità.
Gioia.
Rimpianto.
Fairy
Tail.
Un'altra
figura si
insinuò nella sua mente, quella di una giovane donna dai
capelli
neri che fluttuava nel vuoto, e la vide bella; e lui era davanti a
lei, ma era in un corpo minuto, che non era il suo, e pensò
di
amarla, ma non era lui a pensarlo; vide la donna aprire le braccia e
avvicinarsi a lui, eppure non tentò nemmeno di scappare,
anzi,
desiderò di andare da lei, e corse da
lei, e si fece
abbracciare da quelle morbide braccia.
Provò
l'impulso di
piangere, e di abbandonarsi a lei, e di amarla, e così fece.
Perché
quella donna
era Ultear, ed era tutto per Meldy, ed ora era tutto per lui.
-Natsu.-
Lo chiamò lei.
-Torna
da me. Torna, Natsu.-.
Forse
urlò, o forse
fu Meldy a urlare, non riuscì a capirlo, strinse le mani
così forte
da provare dolore, eppure quelle sensazioni erano più forti
di quel
dolore o di qualsiasi altro, si fecero strada nella sua mente
sconvolta, penetrarono nell'angolo più buio della sua anima
e...
-Ti
è piaciuta?-.
Natsu
rialzò la
testa, scrollando il collo.
Meldy
trasalì,
fermando il flusso dei suoi pensieri.
Aveva
capito che
qualcosa non andava, lo percepiva.
-L'ultima
volta che
ho recitato ho impersonato un drago un re demoniaco, e penso che mi
si addica. Ma non me la sono cavata male nemmeno oggi, non credi?-.
La
ragazza aggrottò
la fronte, tentando di riprendere a contaminarlo, ma invano.
-Oh?
Come, non ci
sei ancora arrivata? Non hai capito il punto debole del tuo piano?-.
Meldy
sgranò gli
occhi, finalmente iniziava a capire.
-Tu
hai pensato:
“introdurrò le mie emozioni umane nel suo corpo e
risveglierò i
suoi ricordi assopiti, così da indebolire E.N.D. e liberare
Natsu
dalla sua mente.”, come se un po' di Lost Magic sarebbe
bastata a
sconfiggere l'anima di un demone... In ogni caso, sei partita da un
presupposto errato.-.
-“Natsu
è
intrappolato nel suo corpo.”, è questo che
credevi. Che io e lui
fossimo due cose distinte. Sbagliato. Io non sono E.N.D. o
Natsu, io sono E.N.D. e Natsu.-.
-Non
mi capisci, lo
sento. Vedi, quello che tu chiami “Cambiamento”
è in realtà
quella che voi umani chiamate “Evoluzione”: non ho
eliminato i
ricordi di Natsu, né li ho rinnegati, li ho aggiunti
agli
altri. E anche le sue emozioni, le ho aggiunte alle altre. Le ho solo
messe in fondo al resto. Mi sono evoluto da umano a demone, senza
cancellare niente di ciò che ero, solo riassemblandolo
seguendo il
mio istinto, che è di ammazzarvi.-.
-Detto
in parole
povere, non c'è niente da risvegliare, sono già
completamente
sveglio. Sono solo cambiato.-.
-E
allora tu mi chiedi: “Cosa ne hai fatto delle emozioni che ti
ho
inviato?”. È molto semplice: le ho incassate,
catalogate e
aggiunte alle altre. “Ma allora cos'era quello che mi
tornava?”;
niente di meno che sensazioni e memorie che avevo già
aggiunto e che
ho estratto per mostrartele.-.
-Se
non te ne sei accorta è colpa tua e della tua magia. Con il
Link sei
abituata a condividere ciò che vuoi e a ricevere tutto il
resto,
perché lo hai usato sempre su maghi al tuo stesso livello o
più
deboli; ma io, che sono molto più potente di te, ho usato il
tuo
stesso trucco, ti ho rispedito ciò che volevo e ho presto da
te
tutto. Tutti i tuoi ricordi. Tutti le tue emozioni. Tutti i tuoi
pensieri. E l'ho aggiunto, tutto quanto.-.
-Beh,
quasi tutto, è
solo la prima volta che uso questa magia.-.
-“Ma
se avessi
preso informazioni da me, l'avrei sentito.”, hai pensato.
Certo,
era quello che ti ho fatto pensare.-.
Meldy
spalancò la
bocca, era rimasta in silenzio per tutta la sua spiegazione immersa
in chissà quali... no, sapeva bene che cosa aveva provato, e
che
cosa stava provando.
Incredulità.
Stupore.
Paura.
-Proprio
così, ho
usato la tua stessa magia su di te. E ora posso controllare ogni tuo
pensiero. Posso controllarti.-.
Posso
controllarti,
il solo
pensiero lo fece eccitare, si leccò la lingua e si sporse in
avanti.
-Posso
farti
suicidare, posso farti ripudiate tutto quello in cui credi, posso
farti uccidere le persone che ami di più, e posso farti
divertire
nel fare tutto questo.-.
-No...-
Biascicò
lei, solo perché lui decise di darle un po' di forza per
parlare.
Che non si dicesse che non fosse gentile.
Meldy
scosse
lentamente la testa, i suoi occhi si inumidirono di paura.
-No,
non posso
crederci...-.
-Ah,
hai ragione in
effetti. Non te l'ho permesso ancora. Se l'avessi fatto mi sarei
risparmiato tutto il discorso; ma poi dove stava il divertimento?-.
-No,
tu menti...-
Sembrava una bambola inespressiva, e stavolta lui non c'entrava
niente. Quasi.
Natsu
alzò un
angolo della bocca e Meldy si irrigidì tutta.
-Odio.
Per un secondo ti ho fatto odiare Ultear con tutta la tua anima.-.
L'impatto
fu forte,
se Natsu non si fosse preparato a incassarlo avrebbe potuto anche
subirne.
Lo
percepì chiaramente, quella
ragazza era andata in pezzi.
-No...
ti prego, Natsu...- Il bel viso della ragazza si contrasse in una
smorfia di terrore e iniziò a piangere copiosamente: -Ti
prego,
Natsu! Ti prego, Natsu! Ti prego, Natsu!!!-.
Natsu
si riappoggiò
sul trono, tutta quell'estasi l'aveva quasi fatto alzare in piedi, e
alzò gli occhi.
Ecco
che partivano le suppliche, ecco che partivano le lacrime, ecco che
partivano i “no” aspri con la testa, e i pugni sul
pavimento, e
le testate eccetera.
-Non
può essere vero! Non ci credo! Non posso crederci! Dimmi che
non è
vero! Dimmi che ci sei ancora, Natsu!!!-.
Dolore,
sconforto,
panico, Natsu li provò tutti assieme a lei, e decise che
doveva
finire, la faccenda era già diventata noiosa.
Così
decise di
accontentarla: voleva entrare nella sua anima e la fece entrare.
Non
fu tanto per lo stato in cui si trovava, quanto per il fatto che un
cervello umano non poteva sopportare simili visioni, che la ragazza
non durò che qualche secondo: scattò in piedi,
cacciò un urlo
terrorizzato e sbarrò gli occhi, crollando a terra come una
bambola
rotta.
Era
stato
relativamente buono con lei, dicevano che l'infarto non faceva male
ed era molto rapido.
Mentre
si rigirava
il polso, libero dal marchio che le aveva fatto disattivare un
secondo prima che morisse, pensò che in fondo infierire sui
vivi non
era poi così male.
Lisanna,
fronte sul finestrino, fissava annoiata il paesaggio sfrecciarle
davanti agli occhi.
Erano
in strada da circa mezz'ora, e Freed non aveva ancora aperto bocca,
limitandosi a guardare la strada senza staccarle gli occhi di dosso;
qualche volta Ginger irrompeva con un'imprecazione su quanto fosse
stretto lì dietro, ma poi si zittiva e rimaneva a
bofonchiare tra sé
e sé, mentre Flare taceva sempre.
In
un altro momento quell'azzurro che non vedeva più da mesi
l'avrebbe
colpita, ma adesso era troppo giù di morale per rilassarsi,
anche se
non sapeva spiegarsi il perché.
Probabilmente
era solo triste per aver lasciato Wendy.
Già,
a proposito di lei, ora che ci pensava c'era qualcosa che non le
tornava.
-Freed-san,
potrei farti una domanda?-.
-Certo,
dimmi pure.- Rispose lui impassibile.
-Wendy
non... non ti è sembrata strana?-.
-In
che senso?-.
-Nel
senso che... mi pareva triste...-.
-Beh,
stavamo partendo.-.
-Sì,
ma non era solo per quello... i suoi occhi erano... come dire...
erano spenti, sembravano morti, come se stesse soffrendo.-.
-Uhm...-.
Lisanna
si voltò, sembrava essergli venuto in mente qualcosa, ma il
suo
profilo con l'occhio nascosto dalla frangia non le lasciava conferma.
-Ho
sentito una voce, in effetti. Ti ricordi di Sherria, la God Slayer
del Cielo?-.
Sherria?
Ah, sì, era un'amica di Wendy. Se non sbagliava faceva parte
di
Lamia Scale, prima che si sciogliesse, e si erano conosciute ai
Grandi Giochi della Magia.
-Perché,
che c'entra?-.
-È
morta.-.
Il
cuore di Lisanna smise di battere per qualche secondo.
-Co...cosa?-.
-È
solo una diceria, ma sembra che la squadra di cui faceva parte sia
stata decimata qualche giorno fa.-.
-De...decimata?
E lei... anche lei è...-.
Sherria...
morta? No...no, non era possibile! Ora se la ricordava, ricordava i
suoi capelli rosa scuro raccolti in due nastri arancioni e il suo
sorriso cordiale sempre in volto, ricordava i suoi modi goffi ma
gentili, ricordava la sua innocenza nel parlare con Wendy e il suo
coraggio nel combattere, ma era solo una bambina, come poteva essere
morta?
-...no...
non posso crederci... non ha senso... Wendy... oh mio Dio, Freed,
dobbiamo tornare da lei!-.
Freed
non le rispose, lei lo scosse per il braccio.
-Freed!-.
-Sai
che non possiamo, Lisanna.- Fece calmo lui.
-Ma
che dici! Come possiamo pensare alla missione se Wendy ha appena
perso la sua migliore amica???-.
-Le
ho parlato, prima di partire.-.
-Davvero?
Cosa ti ha detto? Come si sente???-.
-Non
ha voluto dirmelo.- Rispose lui.
-Mi
ha solo detto... mi ha detto di non tornare indietro, qualunque cosa
tu dicessi.-.
Lisanna
scosse la testa.
-Ma
che stai dicendo? Come posso non tornare indietro? Non pensi a quanto
stia soffrendo??? Povera Wendy... non possiamo abbandonarla ora!-.
-Wendy
me l'ha chiesto pensando a te, Lisanna. Avevi preso un'importante
decisione, non voleva che tu cambiassi idea a causa sua. È
per
questo che non ti ha detto niente, né lei né
Charle o Happy.-.
-Ma
lei è...-.
-Se
ora tu tornassi da lei, la faresti soffrire più di quanto
non soffra
già.-.
-Non
posso lasciarla sola!-.
-Devi
farlo, o la farai solo stare peggio.-.
Lisanna
lo guardò con lacrime supplicanti agli occhi.
-Ascolta,
Lisanna, io capisco come ti senti, dico davvero, anch'io ci tengo
molto a lei. Ma a volte dobbiamo lasciare da soli i nostri amici, se
vogliamo dar loro una mano.-.
Lisanna
strinse i pugni, Freed aveva ragione, aveva dannatamente ragione, lo
sapeva, l'aveva capito fin da subito; ma che doveva fare? Come poteva
pensare di abbandonare Wendy adesso? Come poteva agire da amica
standole lontana mentre soffriva??? Era ingiusto, era stupido, era...
era...
Era
quello che voleva lei...
-Hai
ragione...- Sospirò: -ma dopo aver parlato con la
principessa io...
io tornerò da lei!-.
-Sono
d'accordo con te. Come ti ho detto, anch'io sono preoccupato per
lei.-.
È
vero, Wendy era una delle prime con cui Freed aveva legato dopo che
Laxus era stato cacciato dalla gilda, gliel'aveva detto Na...
Abbassò
istintivamente lo sguardo, trovandosi a fissare le mani al volante
del ragazzo, e non poté non rimanere a guardare, quasi
ipnotizzata,
il graffio scarlatto che lampeggiava sul suo marchio verde.
-Freed-san...
non ti ho ancora ringraziato come si deve per averci salvate...-.
-Non
serve che tu lo faccia.- Replicò lui senza ancora guardarla.
Alzò
un lieve sorriso, non riuscendo a capire, come sempre, se fosse
modesto o arrogante.
Poi,
però, si rese conto che qualcosa non quadrava.
-Ma
come sapevi che ero in pericolo?-.
Freed
aggrottò la fronte.
-Non
lo sapevo. Ero in viaggio per il fronte e ti ho trovata nella
foresta.-.
-Ma
perché sei passato per la foresta? Non era la via
migliore... e poi
ieri Wendy-chan mi ha detto che avevi sentito che ero nei guai, e
perciò sei... però a pensarci bene è
impossibile, sono rimasta lì
solo un giorno...-.
Freed
rimase impassibile, ma quel suo silenzio assunse una punta di
imbarazzo, e Lisanna lo guardò incuriosita.
-Cosa
stai nascondendo, Freed?-.
Il
ragazzo non rispose per qualche secondo, poi sbuffò e
rispose: -Ero
in missione.-.
-In
missione?- Ripeté Lisanna.
-Sì.-.
Rimasero
in silenzio per un po', lei a guardarlo di traverso e lui a fissare
davanti a sé chiaramente imbarazzato, poi lui aggiunse:
-Dovevo
recuperare qualcuno.-.
-Recuperare...-
Lisanna sgranò gli occhi, poi si girò di scatto.
-Dovevi
recuperare Ginger???-.
Freed
sussultò senza dire nulla, ma fu un chiaro assenso.
-Eh???-
Esclamò quella dietro la parete di ferro che la divideva dal
guidatore che evidentemente non era abbastanza spessa da non farle
sentire niente.
-Cos'è
questa storia???-.
Feed
non parlò ancora, allora Lisanna lo incalzò:
-Freed-san, ti prego,
puoi essere più chiaro?-.
Lui
sospirò, evidentemente resosi conto di non avere altra
scelta.
-Va
bene, la mia missione è quasi finita, quindi posso
parlarne.-.
-Qualche
settimana
fa, è arrivata la notizia che, sul confine, avevano
catturato un
demone, che dovevamo ovviamente recuperare; ma, come sai, Laki era
abbastanza... gelosa dei suoi prigionieri, così mi hanno
mandato per
prenderla anche con la forza.-.
Lisanna
guardò allibita il ragazzo, non riusciva a credere che
potesse dire
una cosa del genere così facilmente, Laki era anche una sua
compagna!
-Ma
mentre arrivavo ho percepito una forte energia demoniaca, e ho capito
che c'era un problema; poi ho avvertito il potere di due Cambiati
dentro la Selva Oscura, anche se uno era molto debole, e in seguito
il tuo; quindi sono entrato e ti ho trovata, il resto lo sai. Ho
predisposto il suo trasferimento, poi è arrivato il tuo
invito e le
cose si sono un po' complicate.-.
Lisanna
aprì bocca per parlare ma, prima che potesse dire qualcosa,
Ginger
urlò: -MA ALLORA VOLETE DAVVERO
CATTURARMI-DECHI!!!-.
Lisanna
si sentì sbiancare, e si voltò lentamente verso
Freed, guardandolo
con sinistro terrore.
Dietro
a quella sua apparente calma voleva catturare Ginger per farle dio
solo sapeva cosa, e lei era stata sua complice.
L'altra,
intanto, si stava scaldando, in tutti i sensi, la parete di metallo
alle sue spalle iniziava a scottare.
-TU,
BASTARDA!!! SAPEVO CHE NON POTEVO FIDARMI DI TE!!! E ADESSO COSA MI
SUCCEDERÀ??? MI IMPRIOGIONERETE, MI TORTURERETE, MI
UCCIDERETE???-.
-No!
Non glielo lascerò fare!- Poi, rivolta a Freed: -Freed-san,
allora
la tua intenzione era di portarla via fin dall'inizio! Mi hai
ingannata!-.
-In
effetti si può dire sia stato così.- Ammise
tranquillamente lui,
senza ancora degnarla di uno sguardo.
-Prima
che ti svegliassi avevo applicato un marchio a voi tre per
teletrasportarvi da me, una volta nell'Espada.-.
-Perché
tutte e tre, scusa? Non ti bastava Ginger???-.
-Sì,
ma l'ho trovata con voi due, dovevo capirne il motivo. E, come ho
scoperto dopo, tu dovevi riferire della caduta di Veronica e venire a
Crocus, mentre Flare era un morto vivente.-.
-Cos...
tu come sai della mia missione?-.
-Il
marchio era anche una ricetrasmittente, vi ho tenuto d'occhio...
d'orecchio.-.
A
Lisanna si mozzò il fiato, in pratica Freed l'aveva spiata
fin
dall'inizio! E... e non si faceva nessun problema a dirglielo!
-Ma...
ma è spaventoso! Tu... tu mi hai usata!-.
-Se
la vuoi mettere su questo piano...-.
-Ma...
ma io sono una tua amica!-.
Lisanna
era sempre più scandalizzata, non provava nemmeno un po' di
rimorso
per quello che aveva fatto???
-Certo
che lo sei, e non ti ho mentito quando ti ho detto che ci tengo molto
a te, ma la mia missione era chiara, doveva rimanere un segreto. Non
ne ho parlato nemmeno con Wendy, se è per questo.-.
Lisanna
rimase ad annaspare come un pesce, la sua incredulità
lasciava
spazio alla paura, poi biascicò: -Come hai potuto
ingannarmi,
Freed?-.
A
quelle parole finalmente Freed la guardò, ma in modo
terrificante:
girò appena il viso e la squadrò con una gelida
pupilla,
costringendola ad arretrare d'istinto e a distogliere lo sguardo, la
stava guardando come faceva con un nemico, anzi, con un intralcio in
mezzo ai piedi, e quell'occhio lo sentiva graffiarle la pelle.
-Non
sei nella condizione di criticarmi dopo avermi quasi ucciso,
immagino.-.
Lisanna
spalancò la bocca, trovandosi senza fiato in gola: era
rimasta
spiazzata dal comportamento insensibile del compagno, ma soprattutto
dalla crudeltà che aveva usato nel rinfacciarle
ciò che la
tormentava ancora.
Non
le rimase che accucciarsi e stringersi le mani tra i capelli,
cercando di rimanere calma, con il cuore in petto che pompava a mille
e il fiato che si faceva sempre più corto.
Non
era possibile, non era possibile! Non poteva averla usata come uno
strumento, non poteva essere stato così crudele!!!
Una
subdola idea si insinuò nella sua mente, che
tentò di scacciare
senza riuscirci, anzi, si nutrì della sua disperazione e ne
trasse
forza per dominarla.
Freed
era di fianco a lei, aveva le mani sul voltante, era indifeso! Le
sarebbe bastato azzannarlo alla gola e fargliela pagare!!!
Sì, quel
bastardo sarebbe morto!!!
Si
morse la lingua tanto da iniziare a piangere, doveva rimanere lucida,
non era lei a pensare a certe cose! Era il Take Over, non lei! Non
lei!
-EHI,
TU, VERDINO DEL CAZZO-DECHI!!! FAMMI USCIRE SUBITO DA QUI!!! OPPURE
TI GELO E TI BRUCIO!!!-.
“Basta,
stai zitta!” La supplicò mentalmente Lisanna.
-E
LO STESSO VALE ANCHE PER TE, UMANA!!! MI HAI TRADITA!!! MI VUOI
CONSEGNARE AI MIEI CARNEFICI, NON È COSÌ???-.
“Stai
zitta! Ti prego, stai zitta!!!”.
-TI
GIURO CHE TI ELIMINERÒ, FOSSE L'ULTIMA COSA CHE
FACCIO-DECHI!!!-.
“Stai
zitta! Stai zitta, ti ho detto!!!”
-SEI
UN VERME INFAME, COME LA TUA STUPIDA AMICA DAI CAPELLI VIOLA!!!-.
-BASTA,
STAI ZITTA!!!-.
L'unica
spiegazione logica era che il metallo stesse già fondendo, e
quindi
fosse poco solido; se lo dovette ripetere più volte,
più tardi, per
convincersi del tutto.
Quanto
si rialzò e si girò di scatto, col viso solcato
di lacrime tanto da
non riuscire più a distinguere niente che non fosse il
grigio
bollente, sentì il suo pugno affondare nella parete ferrosa
fin
sopra al polso.
Ginger
ammutolì di colpo, e Lisanna rimase immobile per qualche
secondo,
ancora troppo agitata per capire cosa avesse fatto; quando, dopo
numerosi sospiri, riuscì a mettere a fuoco, vide che la sua
mano era
incastrata in un buco di qualche centimetro verso il quale si era
deformata l'intera parete.
Ancora
immobile per lo stupore, sentì a poco a poco la sua mano
scaldarsi,
e vide un rigagnolo di sangue gocciolare fuori dall'incavatura e
arrivare fino a terra; poi arrivò il dolore.
-Urr!!!-
Estrasse la mano e se la strinse davanti al viso, cercando di non
urlare.
Piegò
la testa all'indietro, stringendo occhi e bocca in una smorfia
straziante, gemendo e soffiando tra i denti digrignati.
Inaspettatamente,
però, il male iniziò rapidamente ad attenuarsi e
lei a calmarsi,
come per magia.
Magia?
Spalancò
le palpebre e si guardò la spalla, che sentiva calda,
notando uno
strano segno viola che la illuminava.
Di
fianco a lei vide Freed ansimare e tenere congiunte le mani,
sforzandosi anche lui di non gridare.
-Freed,
ma cosa...?-.
Dal
suo naso cominciò a uscire del sangue.
-Freed!-.
-La
tua rabbia...- Annaspò lui.
-È
grande... molto, molto grande...-.
La
sua rabbia? Un momento... la Scrittura d'Ombra poteva controllare le
emozioni delle persone!
-Smettila!
Smettila, Freed! Toglimi il tuo marchio!-.
Come
lo disse il segno sparì e Freed si calmò.
Lisanna
lo guardò piegarsi sul volante e riprendere fiato; poi la
rabbia, il
dolore e la disperazione tornarono a fulminarla, ma erano meno forti,
stavolta riuscì a gestirli, o quasi.
In
uno spasmo batté la testa sul finestrino, notando solo
allora che si
erano fermati; si concentrò sul panorama, un campo di grano
che
talvolta si piegava sotto la spinta del vento, e riuscì a
calmarsi.
-F...Freed...
come ti senti?- Chiese voltandosi.
-Freed!-.
Il
giovane mago teneva la testa piegata in avanti, i capelli gli
cadevano sul viso nascondendolo ai suoi occhi disperati.
Avevano
fatto un incidente? Erano sbattuti contro qualcosa? Perché
non si
muoveva?
-Freed!
Freed, rispondimi!-.
Freed
ebbe un sussulto e si rimise dritto, massaggiandosi la fronte con
aria dolente.
-Sto
bene... sto bene, Lisanna, dammi solo un momento...-.
Qualcuno
gemette dietro la parete d'acciaio e Lisanna si girò di
scatto,
l'improvvisa paura che fosse successo qualcosa a Ginger o a Flare non
le permise nemmeno di urlare i loro nomi; se si fossero ferite non se
lo sarebbe mai mai perdonato!
-R...Ragazzina...-.
Ginger
non l'avrebbe mai chiamata così, non con quel nome, non con
quella
voce, doveva essere successo qualcosa di terribile, e lei ne era la
causa!!!
-Ginger!
Ginger!- Riuscì finalmente a chiamarla, la voce rianimata
dalla
speranza di sentirle rispondere, in qualsiasi modo, anche con grida
d'odio: -Cos'è successo??? State bene???-.
-Io
sto bene, ma lei non... non...-.
Non
le lasciò il tempo di finire frase perché si
precipitò fuori dallo
sportello, cadde anche per la foga e si sbucciò le
ginocchia, ma si
rimise subito in piedi e corse dietro al camion, spalancando gli
sportelli e tuffandosi nella cassa d'acciaio; Ginger era in piedi e
la guardava allibita, grazie al cielo non era ferita, ma Flare
dov'era???
Poi
sentì un sussurro, un mugugno, un rumore talmente basso da
sembrare
un ronzio, ma non poteva essere che lei, la cercò con lo
sguardo
fino a trovarla, rannicchiata nell'angolo di fianco a lei, la testa
tra le gambe e le mani tra i capelli, mentre borbottava gemiti
sommessi.
-Flare!-
Provò a scuoterla, ma fu più o meno come toccare
una bambola di
legno, ondeggiò un poco ma non si mosse né parlo.
Perché
non rispondeva? Oddio, e se si fosse ferita?
-Flare,
rispondimi, ti prego! Flare!-.
-...die...-.
Stava
parlando, stava dicendo qualcosa, ma cosa?
Si
accucciò alla sua altezza, chiuse le palpebre e si mise in
ascolto.
-Blondie...
Blondie... Blondie...-.
“Blondie...”.
Una
volta un mostro le aveva lacerato il petto, ora quella ferita le
sembrava essersi riaperta.
Quel
nome era peggio delle zanne e degli artigli, era la prova della sua
impotenza, stavolta non del suo fisico, ma del suo animo.
Non
era in grado di aiutare la sua amica.
Anzi,
peggio, era lei che la faceva soffrire.
-Mi...
mi dispiace, Flare... Io non sono lei... io non sono...-.
Si
rialzò e si voltò, non riusciva a rimanere
lì dentro con lei, ma
proprio quando stava per mettere un passo fuori dal carro,
sentì
qualcosa di caldo aggrapparsi all'altra caviglia e trattenerla.
-Bianca...-.
Stupita,
per non dire sconvolta, Lisanna si voltò verso Flare, e la
vide
avvinghiata alla sua gamba, tenendo il viso premuto sulla sua pelle.
-Rimani
qui...-.
“Cos...”.
-Per
favore, rimani con me...-.
Non
pianse.
Non
l'abbracciò.
Non
la guardò neanche.
Ogni
gesto in quel momento sarebbe stato inutile, inopportuno, di fronte a
una ragazza così... buona.
Non
c'era un altro modo per definirla, era semplicemente buona, forse
anche troppo per chiunque altro. Per lei, soprattutto.
Kinana
si lasciò andare sulla sedia dietro alla scrivania,
sospirando come
se stesse esalando l'ultimo respiro.
Tant'è
che i cinque cretini si allarmarono.
-Kinana-sama,
si sente bene?-.
Kinana
socchiuse l'occhio e li squadrò annoiata; non aveva nemmeno
voglia
di rispondere, voleva solo dormire un po'.
-Sentite,
nell'ala est della villa ci sono le camere per gli ospiti, prendetene
una e non rompete.-.
Al
che i cinque sobbalzarono e la guardarono esaltati, chissà
quali
pensieri sconci stavano frullando nelle loro teste.
-Non
fatevi strane idee, non vi sto invitando a vivere con me. Vi sto solo
dimostrando la mia gratitudine per avermi aiutata colle Mosche, ma
domani sloggiate-kina.-.
-Kinana-sama
è troppo generosa!- Esclamò Rocker: -E anche lei
è stata grandiosa
quando ha preparato quella trappola!-.
Parlavano
della conca che aveva creato pochi metri sotto la sabbia davanti
all'entrata del villaggio; né i mercenari né
l'esercito se ne erano
accorti, l'aveva creata a grandezza tir, e tutti gli Arrancar ci
erano finiti dentro; al contrario, quel furgoncino era troppo leggero
per farla scattare.
Beh,
roba da niente, l'aveva creata con uno schiocco di dita, anche se in
realtà era destinata ai mercenari. Però a
pensarci bene era stata
troppo precipitosa nel scegliere la strada del massacro: certo, non
aveva soldi da spendere, ma doveva immaginare che alcuni mercenari si
sarebbero piazzati sui camion; niente da dire, quei cinque tizi le
avevano salvato il culo.
Il
che era umiliante.
-Sì,
sì, lo so da me-kina. Adesso vedete di... uh!-.
Sgranò
l'occhio, il suo nervo puzzava impazzito.
“Questo
odore...”.
Improvvisamente
la maniglia della porta della stanza si illuminò, poi
diventò
enorme e fece collassare la porta, sollevando un polverone.
I
Wild Four si girarono di scatto.
KLENG
KLONG KLENG
Dalla
polvere emerse la sagoma di un cavaliere; per un secondo Kinana ebbe
un orrido presentimento, poi però si rese conto che la
figura era
maschile.
-Ehi
tu!- I cinque si piazzarono davanti alla porta e il cavaliere si
fermò.
-Chi
diavolo sei???-.
Gli
occhi della sagoma nera scintillarono come due stelle ad altezza
viso, poi urlò qualcosa di incomprensibile.
SWISH
Ci
fu una forte folata di vento che attraversò i Wild, e
improvvisamente Kinana si trovò davanti a un ragazzo dai
corti
capelli cremisi e dagli occhi magenta, vestito di una corazza argento
e armato di lancia e scudo e con un enorme sorriso esuberante in
faccia; ma quello che più la colpì erano gli
occhi a forma di cuore
e lo sguardo poco rassicurante con cui la fissava.
-Quella
voce! Quegli occhi! Quella bocca! Quei capelli! Quel seno! Quella
vita! Quelle gambe! L-O-V-E!- E mimò ogni lettera con il
corpo:
-Questo è amore! True Love!!!-.
-Eh?-.
-Stai
lontano da Kinana-sama!!!- Rocker gli balzò addosso ma si
trovò
faccia a terra, mentre l'altro con un paio di capriole in aria
arretrò fino alle macerie della porta; lì
tornò a fissarla
estasiato, e inginocchiandosi su una gamba urlò: -Devo
conoscere il
nome di cotanta bellezza e perfezione!!! Come ti chiami, angelo del
cielo?-.
Per
quanto fosse una cosa stupida, Kinana non poté non voltarsi
a destra
e a sinistra per essere sicura che parlasse proprio con lei.
-Ehm...
chi... chi sei tu?- Domandò imbarazzata.
Warcry
e Novally tentarono di saltargli addosso ai lati, ma lui
poggiò le
mani a terra e li colpì con due calci al mento facendo la
spaccata
in aria, senza scomporsi minimamente.
-Io
sono Dan Straight! Cavaliere di Zentopia e nonricordochegrado
dell'Esercito! Ma qual è il tuo nome, oh splendida
donzella???-.
-Ki...Kinana...-
Balbettò lei, sbigottita per la sua eccentricità,
imbarazzata per
il suo tono e anche... nonostante tentasse di nasconderlo anche e
soprattutto a sé stessa... lusingata per la sua gentilezza e
affascinata dai suoi modi così cortesi.
Insomma,
era pur sempre una ragazza!
-Kinana-tan!
Che melodia questo suono per le mie orecchie!- Riprese intanto
l'altro, stendendo gli ultimi due cani rabbiosi con un paio di pugni
distratti.
-Mi
farebbe l'onore di diventare la mia dama?-.
“D-Dama?”
Pensò Kinana, sentendo le guance avvampare.
Rocker,
rimessosi in piedi, ruggì imbestialito e lo
attaccò di nuovo, prima
con un pugno, poi con un calcio alto, poi con un altro pugno, ma lui
li evitò tutti e tre con facilità, scansando il
viso di lato,
piegandosi in avanti e quindi all'indietro.
Che
stile impeccabile... e anche l'aspetto non era male, chissà
quanti
muscoli aveva sotto quella corazza...
Scosse
violentemente la testa, ma che le prendeva??? Perché si
stava
comportando come una ragazzina al primo appuntamento??? Ed era
addirittura arrossita!!! E per chi, poi, per un fusto dell'Esercito,
un suo nemico, e anche forte da quel che poteva vedere!
Così,
prima che quello potesse rimettersi dritto, prese una pistola e gli
sparò un colpo in fronte.
-Non
ho parole per esprimere il mio rincrescimento, Master.-.
Sayla
era inginocchiata a terra col viso premuto sul terreno, le mani sopra
ai capelli che cadevano sciolti sul pavimento.
Natsu
si irrigidì sullo schienale e guardò perplesso la
donna.
-Per...
cosa... Sayla-chan?-.
-Per
la mia negligenza Lei è stato contaminato dalla lurida magia
di
quell'umana.-.
Non
capiva come potesse essere colpa sua, ma quella ragazza era
abbastanza deviata che si sarebbe sentita in colpa anche se si fosse
preso un po' di mal di pancia (e parlava per esperienza);
però, alla
fin fine, le piaceva anche per questo suo lato... diciamo protettivo.
Se
poi si trattava di lealtà o di timore era tutto un altro
discorso.
-Sì...
ecco... non lo fare mai più...-.
Ma
Sayla non si mosse; e come avrebbe potuto, ripensando a tutte quelle
volte che l'aveva massacrata per i più stupidi motivi? Ma
questo
prima che tornasse, perché non capiva che
era cambiato???
Perché sì, con Meldy non era stato completamente
sincero, tutti
quei ricordi e quelle emozioni l'avevano reso un demone nuovo,
più...
odiava dirlo... più umano.
In
ogni caso, ora si aspettava una dura punizione; e francamente
iniziava ad essere abbastanza esasperato dalle sue scenate, una
qualche ripercussione fisica gliel'avrebbe concessa volentieri, senza
contare che lei era una bella ragazza.
Ma
se avesse provato ad alzare il braccio, già sapeva che si
sarebbe
morso la spalla fino a rompersi il tendine pur di non colpirla.
Quindi
che poteva fare?
Sayla
strinse le dita e si schiacciò ancora più in
basso fino a farsi
male, sembrava volersi punire da sola, e probabilmente se non si
fosse deciso lui l'avrebbe fatto davvero.
Poi
l'illuminazione.
-Bene,
data la tua grave colpa una punizione fisica non è
sufficiente, non
ti sembra?-.
Nessuna
reazione.
-Quindi
io ti ordino che, da ora in poi...-.
-...dovrai
darmi del tu.-.
-M...Master?-
Balbettò Sayla, rialzando timidamente la fronte.
-Natsu.-
La corresse: -E ora lasciami solo, e non dimenticarti che la prossima
volta... beh... non deve essercene una.-.
Sayla
lo guardò come non l'aveva mai guardato prima, tra tutte le
punizioni che gli aveva mai inflitto quella doveva essere la
più
strana; ma di una cosa era sicuro, che fosse per paura o per
lealtà
non gli avrebbe mai disubbidito.
Due
piccioni con una fava.
-S...Sì,
Master.-.
-Natsu.-.
-S...Sì,
Natsu-sama.-.
E
lui capì che non poteva chiederle altro.
-Bene,
puoi andare.-.
Sayla
si rialzò frettolosamente in piedi, ancora incredula per
quella
punizione, fece un rapido ma profondo inchino e uscì quasi
scappando.
Natsu
sogghignò divertito, doveva averla sconvolta, poi
appoggiò la testa
sullo schienale, tirando un lungo sospiro, e tornò al
pensiero che
lo ossessionava da quando era tornato.
Come
cavolo lo passava il tempo Mard Geer?
Insomma,
non c'era mai niente da fare, e quel trono era così scomodo
che non
riusciva nemmeno a dormire! E pensare che Mard Geer se ne stava
sempre chiuso lì dentro e poteva solo accarezzare il suo
Libro
Demoniaco fino a impazzire, ora capiva perché fosse
così
ossessionato dal riportarlo in vita! Lui invece non aveva niente
da...
WOSH
E.N.D.
abbassò il braccio e fissò con occhi scarlatti il
punto annerito e
fumante sulla parete.
“Che
cos'era? Qualcosa si è mosso alle mie spalle!”.
No,
più che un movimento era stato un lampo, un istantaneo lampo
rosa.
E
quella sensazione... gli ricordava quando lo veniva a trovare Zeref,
eppure c'era qualcosa di più...
Umano.
“Sarà
meglio tenere gli occhi aperti...”.
Angolo
dell'autore:
Devo dire che i personaggi maschili crudeli e bastardi mi piacciono
particolarmente, non so perché, quindi aspettatevi un loro
atteggiamento simile per il futuro. Ma soprattutto adoro Dan Straight!
Una caricatura di un cavaliere con quel pizzico di Natsu lo rendono un
personaggio che mi dispiace sia filler!
...quindi rimedio come posso. Voialtri che ne dite?
Ciao XD!
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Capitolo 11 *** Mostro ***
My
OCD is clonking me in the head
Keep
knocking, nobody’s home, I’m sleepwalking
I’m
just relaying what the voice of my head saying
Don’t
shoot the messenger, I’m just friends with the...
I’m
friends with the monster
That’s
under my bed
Get
along with
the voices inside of my head
You’re
trying to save me
Stop
holding your breath
And
you think I’m crazy
Yeah,
you think
I’m crazy
Well,
that’s not fair!
(The
Monster-Rihanna Ft. Eminem)
Quel
giorno era ispirata.
Scriveva
tanto velocemente da strappare i fogli con le unghie dei piedi.
“Mortemortemortemortemorte!!!”.
Scriveva
e leggeva contemporaneamente, era senza penna ma si leccava la punta
dell'alluce e la mordeva per far uscire l'inchiostro.
E
per farsi male, soprattutto per quello.
“Questolouccidoquestolouccidoquestodevemorire!!!”.
Quando
aveva già riempito una pila alle sue spalle e il suo alluce
pulsava
rosso, sentì le sue gambe aprirsi e il suo corpo si
incendiò di
passione.
-Ahh!-
Alzò la testa fino a torcerla dietro la schiena e
agitò le dita
sotto la camicia di forza, incapace di resistere alla tentazione di
toccarsi.
All'apice
del piacere, però, si bloccò.
Esaminò
con gli occhi la stanza attorno a sé, senza trovare quello
che
cercava.
-Coshè
queshto?-
Si domandò abbassando la mano.
Non
veniva da lì dentro.
Veniva
da fuori.
Si
rimise dritta, cioè si diede lo slancio verso l'alto, ma con
troppa
forza e si trovò piegata in avanti.
Ci
mise un po' per capire di stare fissando il pavimento, e un altro po'
per capire che non era lì che doveva guardare.
Allora
si raddrizzò e si rivolse alla parete di vetro.
-Oh...
stai venendo a trovarmi... Lisa-chan!-
E scoppiò in una risata isterica.
-Scusami.-.
Lisanna
rialzò la testa.
Dopo
che Freed si era ripreso erano ripartiti subito, ma lei era rimasta
lì dietro, un po' per stare con Flare e un po' per non stare
con
Freed; ora Flare e Ginger dormivano sui due letti a scomparsa del
veicolo, mentre lei si era rintanata in un angolino.
Nessuno
aveva più parlato da quando si erano rimessi in strada, e
quel
pesante silenzio era stato interrotto dall'ultima persona che si
sarebbe mai aspettata: Freed.
-Ho
sbagliato a trattarti così. Credimi, non l'ho fatto
volentieri,
io... ultimamente ho problemi a organizzare le mie
priorità.-.
-Freed-san...-
Lisanna scosse la testa: -No, avevi ragione tu, la tua missione non
ti lasciava scelta, sono io che ho sbagliato a reagire in quel modo.
Mi dispiace, sul serio. Solo... beh, la prossima volta che vuoi
sapere qualcosa su me e sulle mie amiche chiedimelo prima, ok?-.
Freed
non rispose, e l'accenno di sorriso che la ragazza si era fatta
venire si spense rapidamente; poi, finalmente, un fioco: -Ok.- e
poté
tirare un sospiro di sollievo.
Ripensò
alle sue parole, “organizzare le mie
priorità”, e si
domandò se questo voleva dire che non sapeva più
riconoscere un
amico da un semplice obbiettivo; quasi a leggerle il pensiero, lui
riprese: -Se pensi che io sia diventato strano... dove stiamo andando
ci sono molti vecchi compagni, e alcuni sono cambiati più di
me.
Perciò ti consiglio di prepararti, Lisanna,
perché potrebbe non
piacerti.-.
La
ragazza abbassò gli occhi, era una cosa a cui aveva
già pensato, ma
il fatto che Freed la mettesse in guardia la preoccupava abbastanza.
Nell'ultimo
anno aveva perso i contatti, se così si poteva dire, con
molti suoi
vecchi amici, e si era chiesta molte volte come stavano.
E
ora le diceva che erano cambiati tanto da poterla sconvolgere.
Gettò
una rapida occhiata a Ginger, che scodinzolava sognante sul
materasso, pensando che almeno non potevano essere cambiati
così
tanto.
Non
sapeva ancora quanto si sbagliasse.
Il
corpo di Dan Straight giaceva
immobile al
suolo, con le gambe e le braccia aperte a croce e la bocca
spalancata.
Kinana
abbassò la pistola ancora fumante e la rimise nel fodero.
I
cinque cani la guardarono stupiti e lei rispose loro con
un'occhiataccia.
-Che
avete-kina? Se volete rendermi utile, portate fuori il cadavere.-.
-M...Ma...-
Balbettò Rocker.
Kinana
non poté non sorridere: ecco, qualunque cosa di buono
avessero visto
in lei era scomparsa, e ora la vedevano per l'unica cosa che era,
un'assassina a sangue freddo.
L'occhio
di Kinana ticchettò un paio di volte.
“Uh?”.
KLENG
La
ragazza trasalì.
-Impossibile!-.
Dan
aveva appena rizzato le gambe in aria.
-Kinana-sama!-
Esclamò allarmato Semas.
Con
uno slancio, il cavaliere si rimise in piedi, spolverandosi le cosce
come se fosse caduto accidentalmente.
“Non
può essere! L'ho colpito in fronte!”.
Poi
Dan rialzò la testa e Kinana per poco non sbiancò.
In
mezzo alla fronte aveva una grossa ferita da cui grondava sangue fino
al pavimento, ma lui aveva ancora quell'enorme sorriso stampato in
volto.
“Quella
ferita... è come se l'avesse colpito una palla da
biliardo!”.
E
infatti ai suoi piedi, ora che guardava meglio, c'era una sfera di
metallo insanguinata e bruciacchiata.
Allora
capì cos'era successo, ma la spiegazione era assurda, anche
per un
mago!
-Come...
come diavolo hai fatto???-.
Dan
brandy la gigantesca lancia con cui era entrato e che aveva buttato
durante il combattimento contro i cinque.
-Kinana-tan,
sapevo che oltre che bella sei anche intelligente! Ho usato la mia
Habaraki
per ingigantire il proiettile, e come una ragazza colta come te
saprà, l'aumento di massa implica una riduzione della
velocità!
Così il proiettile non mi ha ucciso, ma mi ha solo fatto
male da
morire! Ma un dolore come questo non è niente rispetto al
fulmine
che ho sentito quando ti ho vista per la prima volta!!! L-O-V-E!!!-.
Kinana
strinse i denti, cercando di pensare alla prossima mossa.
“Una
lancia che ha il potere di ingigantire gli oggetti! In effetti mi
pareva di aver visto un lampo... deve averla usata anche contro la
porta, però non sapevo esistesse un aggeggio del
genere!” Fissò
di sottecchi lo scudo che era ancora per terra, chissà
quello che
magia aveva...
-Ehi,
dannato!- Ringhiò Semas: -Non pensare di averla vinta
così!-.
Kinana
allungò una mano: -No, fermo!- ma si era già
lanciato all'attacco.
Con
un rapido colpo di punta Dan lo ferì al ventre e lo stese.
Il
cavaliere ghignò ma Yeager lo bloccò per le
spalle.
-Wild
Four!- Urlò Rocker.
-Attacco
triplo!!!- Lui, Warcry e Novally si lanciarono addosso a Dan, ma
questi piegò le gambe e, inaspettatamente, fece una capriola
in
avanti, portandosi dietro un incredulo Yaeger.
SBAM
Yeager
si schiantò a terra, schiacciando Rocker, mentre Dan si
rialzò
sogghignando.
Gli
ultimi due cani rimasti indietreggiarono stupiti, e Dan
lanciò in
aria la sua lancia; Novally e Warcry alzarono istintivamente lo
sguardo, e il cavaliere con uno scatto sovrumano li afferrò
per la
testa e li sbatté al suolo, stendendoli sul colpo.
Poi
afferrò al volo la lancia e le sorrise come prima, mentre il
sangue
usciva a fiotti dalla sua fronte.
“Certo,
se l'Esercito ha mandato solo lui deve essere molto forte!”
Pensò
Kinana mettendosi in guardia.
“Ma
forse posso sfruttare il suo strano atteggiamento nei miei confronti
a mio vantaggio...”.
Tossicchiò,
poi strinse le mani dietro la schiena e lo fissò con
l'occhione
dolce.
-Dimmi,
signor cavaliere...-
Fece dimenandosi tutta come un pesce fuor d'acqua: -Perché
è venuto fin qui a cercarmi-kina?-.
Come
si aspettava Dan ci cascò in pieno, forse anche
più di quanto
sperasse, perché al getto di sangue frontale si aggiunse
quello
nasale.
-Kinana-tan!!!
Anche tu hai capito il legame che c'è tra noi!!! L-O-V-E!!!-
E si
mise di nuovo in posa.
“Che...
patetico! E pensare che all'inizio mi piaceva!”.
Quindi,
con voce più sensuale: -Kina...
che ne dici se mi rispondi e poi passiamo un po' di tempo da
soli?-.
-AH!!!-
Dan era paonazzo e Kinana quasi poteva vedere l'armatura in mezzo
alle gambe deformarsi: -IL REGNO MI HA AFFIDATO LA MISSIONE DI
RIPORTARTI INDIETRO E FARTI TORNARE DALLA NOSTRA PARTE!!!
PERCIÒ,
MIO AMATO ANGELO, CHE NE DICI DI SEGUIRMI E SCAPPARE NEL NOSTRO NIDO
D'AMORE???-.
-Quale
nid... ehm...
allora che ne dici di precedermi tu e poi ti seguo-kina?-.
-SÌ!!!
SÌ!!! LO VOGLIO!!!-.
“Mica
gli ho chiesto di sposarlo...”.
-...CIOÈ
NO!!! MI HANNO DETTO CHE SEI UNA DIAVOLA SEDUTTRICE E CHE NON DEVO
FIDARMI DI QUELLO CHE MI DICI!!!-.
-Ah,
te l'hanno d... Ah,
ti hanno detto questo? Sai che sono solo menzogne, io non farei mai
nulla del genere-kina...-.
-IO...
IO...-.
Kinana
sorrise sotto i baffi.
“Sii
fiero di avermi fatto usare la mia ultima spiaggia... certo se quei
cinque fessi fossero stati ancora svegli non mi sarei mai sognata
di...” Poi notò con orrore che non erano svenuti,
ma stavano
sdraiati a fissarla con occhi spalancati.
“Me...Merda!”
Pensò arrossendo.
Fortunatamente
i cinque smisero lasciando il posto a un'espressione spaventata.
Ecco,
dovevano aver capito che poi li avrebbe uccisi... uh... ma che...!
La
punta della lancia si illuminò, eppure i suoi occhi
continuavano a
essere due cuoricini.
-Sono
spiacente, Kinana-tan!!! La mia missione è più
importante dei miei
sentimenti!!! Perdonami, il nostro amore non ha futuro!!! Cerca di
dimenticarmi!!!-.
La
ragazza non riuscì nemmeno a metabolizzare la frase che un
raggio
verde la investì.
Le
pareti intorno a lei iniziarono a crescere... e anche il cavaliere, e
anche i cani... e anche i suoi vestiti!
Si
trovò improvvisamente al buio, coperta da strati di fibre
nere.
Quella
lancia non si limitava a ingrandire!
Emerse
dagli abiti e ne ebbe conferma: l'aveva rimpicciolita.
-D...Dannazione!-
Esclamò.
-Come
hai osato...- Poi si accorse di come i sei la guardavano.
Abbassò
lo sguardo e si rese conto del fatto che, se i vestiti erano rimasti
grandi, questo voleva dire che...
-Kina!-
Si coprì con una mano il seno e con l'altra in mezzo alle
gambe,
arrossendo fino a fumare.
-C-C-Che
hai fatto??? M-M-Me la pagherai!-.
Dan
le si avvicinò a quelli che per lei erano grandi passi,
sorridendo
come un cretino eccitato.
-Ehi!
Stammi lontano, pervertito!!!- Urlò mentre la sua ombra
minacciosa
la oscurava e la sua mano si allungava verso di lei.
-No!-
Alzò il braccio e fece sollevare la polvere dal pavimento
sotto i
piedi del ragazzo, facendolo cadere all'indietro.
-Urgh!-
Gemette battendo la nuca.
“Ben
ti sta, razza di...” Con la coda dell'occhio libero
(fortunatamente
la benda era rimasta) vide che i Wild Four si erano rialzati e la
guardavano sbavando come... beh, come cani.
-E
ora cosa avete-ki...- Abbassò il viso.
Alzando
il braccio aveva scoperto le tette.
-...na.-.
Una
volta, da serpente, Cobra l'aveva fatta accidentalmente cadere in una
vasca di crotali maschi in calore; ora si sentiva più o meno
così.
-N-no...-
Stridette la sua voce, mentre lei si affrettava a ricoprirsi
piegandosi su sé stessa per offrire meno spettacolo
possibile.
-No!!!
Giratevi o vi seppellisco vivi!!! Non osate guardarmi in questo
stato!!!- Se fosse un ordine o una supplica non lo sapeva nemmeno
lei, ma funzionò, perché quelli si voltarono
immediatamente; così
corse su per la gamba di Dan, che era svenuto per la botta, e
arrivò
fino al suo viso; lì sollevò forzatamente una
delle sue palpebre e
appoggiò una mano sul suo occhio; facendo in questo modo,
però, non
solo si era scoperta, ma si era piegata in avanti rivolgendo il
sedere verso i cinque cani, che pregò Ikusatsunagi
non avessero l'idea non tanto improbabile di sbirciare.
-Svegliati!
Svegliati subito, stronzo di latta!!!- Urlò infuriata e
terrorizzata.
Dan
gemette e la sua pupilla si illuminò.
-Kinana-t...
WOHO!!!- Kinana si dovette aggrappare al bulbo del ragazzo per non
cadere, cosa non facile perché i piedi scivolavano sulla sua
fronte
insanguinata, mentre questo sussultava e cercava di rimettersi in
piedi.
-Rimani
seduto oppure ti sbriciolo l'occhio!!!- Sbraitò stringendo
le mani
ed iniziando ad inaridirle.
Dan
allora si fermò, ma così facendo
riuscì a mettere ben a fuoco la
ragazza su di lui, che ormai era quasi scivolata sulla sua cornea:
così cacciò un urlo, girò le pupille e
smise di muoversi.
L'ultimo
sussulto la fece cadere, e si rialzò ancora confusa; solo
dopo
qualche secondo si rese conto del fatto che il ragazzo era svenuto.
Il
nervo sul suo occhio pulsò fin quasi a scoppiare per la
lenta
consapevolezza che la stava invadendo.
-Ehi...
aspetta un attimo... se lui ha perso i sensi, allora...-.
-ARGH!!!
SVEGLIATI SUBITO!!! DEVI FARMI TORNARE NORMALE!!! FARMI TORNALE
NORMALE!!!-.
Nessuna
risposta.
-NOOOOOOOOO!!!-.
Non
si era resa conto di essersi addormentata fino a quando non si era
risvegliata.
Eppure
la vita che aveva rivissuto in quella breve illusione non poteva che
essere un vano ricordo o un blando sogno; ma come poteva accettarlo
mentre poteva finalmente lasciarsi andare tra le braccia di Mira o
riposare insieme al suo fratellone?
Non
era la prima volta che si dimenticava in quel modo del suo presente,
e non era solo perché mentre si dorme il sogno si confonde
con la
realtà, ma anche perché, da un anno a questa
parte, la realtà era
diventata così incredibile da sembrare essa stessa un sogno,
anzi,
un incubo.
In
ogni caso si era svegliata perché l'Espada si era fermato.
-Freed-san?-
Mugugnò ancora assopita.
-Siamo
arrivati a Crocus.- Disse la sua voce da dietro la parete di ferro.
-Di...
di già?-.
-Hai
dormito tutto il giorno, Lisanna.-.
“Uh?
Tutta la notte? Non me n'ero resa conto!”.
Si
guardò intorno e vide che Ginger ronfava ancora, mentre
Flare era
seduta sul materasso e fissava il pavimento.
-Flare-san?-.
Flare
non si mosse, sembrava dormire anche lei, se non fosse che ondeggiava
costantemente con le dita e stava troppo immobile.
Lisanna
aggrottò le sopracciglia, era da ieri che non parlava con
lei, e
francamente non sapeva cosa dirle.
Gli
sportelli della stanza si aprirono e la luce la abbagliò,
costringendola a strabuzzare le palpebre; quando riuscì a
riaprirle
vide che Freed le faceva cenno di uscire, così si
rialzò e scese
dall'Arrancar.
Sobbalzò
nel vedere il palazzo reale elevarsi davanti a lei in tutta la sua
sontuosità; guardandosi attorno capì di essere
nel Campo Marzio,
l'enorme zona dietro al palazzo dove si allenava la Squadra
Reale: plotoni di maghi correvano attorno a un circuito rettangolare,
poco più in là maghi arcieri si esercitavano nel
campo di tiro,
dietro di loro maghi combattenti si sfidavano nella lotta libera
senza magia, e ancora così fin quasi all'orizzonte.
Lisanna
fece “oh” con la bocca, non aveva mia visto tanti
maghi tutti
insieme, e sembravano tutti molto più forti di lei! Non
poteva non
sentirsi un po' fuori posto, e tutto
quel rumore la scombussolava.
-Freed-san!-
Urlò per farsi
sentire: -Perché
siamo qui???-.
Freed,
che stava aiutando le altre due a scendere, fece per risponderle, ma
si bloccò in un sorriso quando vide qualcosa alle spalle
della
ragazza.
Lisanna
si voltò e vide una grossa figura umanoide avvicinarsi a
lei; era
controluce, e all'inizio la scambiò per un uomo corpulento,
ma bastò
uno scintillio della sua armatura e l'ondeggio della sua chioma rossa
per farla ricredere istantaneamente.
-Erza!-.
Ora
che era così vicina poteva distinguere la croce gialla sul
pettorale
e il simbolo di Fairy Tail tatuato poco sotto la spalla destra, e
subito le si gettò tra le braccia in un impeto di gioia.
-Che
bello rivederti!-.
Sentì
le braccia metalliche della rossa ricambiare l'abbraccio, erano
fredde sulla sua schiena ma calde sul suo cuore.
-Sono
felice anch'io, Lisanna.- Rispose lei con calmo affetto: -È
passato
così tanto dall'ultima volta, sei cresciuta molto!-.
Non
era la prima volta che glielo dicevano, doveva essersi alzata molto
nell'ultimo anno. Di solito non le importava, ma sentirlo dire
proprio da lei era tutt'altra storia: per Erza aveva sempre nutrito
un grande rispetto, era sempre stata una colonna portante nella sua
vita alla gilda, lei ferma e determinata come una roccia ma dolce e
comprensiva come una sorella, perciò alle sue orecchie quel
“sei
cresciuta” era il più grande complimento che
potesse farle.
-Tu
invece sei rimasta la stessa.- Disse staccandosele a malincuore: -Mi
sembra ieri che... ma che dico, mi sembrano secoli!-.
Erza
piegò la testa in un caldo sorriso.
-Oh!-
Fece poi: -Hai un occhio giallo!-.
Lisanna
sobbalzò, ma Erza non sembrava dispiaciuta o intimorita,
tutt'altro.
-È
una nuova moda? Ooooh, sembra divertente! O forse stai facendo un
cosplay?-.
-No,
io...-.
-Stai
facendo un semaforo?-.
Lisanna
trasalì, poi scoppiò a ridere.
Quella
proprio non se l'aspettava, si era dimenticata di quanto Erza potesse
essere ridicola a volte!
Erza
mise le mani ai fianchi e tornò a sorriderle fraternamente.
-È
bello saperti sana e salva.- Poi spostò gli occhi dietro di
lei: -Ma
tu sei...-.
Lisanna
si voltò e vide che fissava incredula Flare, che al solito
abbassò
il volto imbarazzata.
Ancora
più stupita guardò Ginger, che invece distolse lo
sguardo con una
smorfia schifata.
-Capisco...
immagino che abbiamo molte cose da dirci...-.
Lisanna
ridacchiò un po' a disagio, poi Freed la superò e
sembrò volersi
allontanare.
-Uh?-.
Freed
alzò la mano in cenno di saluto e se ne andò a
grandi passi, senza
aggiungere altro.
-Ma
che gli è preso?-.
-Sai
com'è fatto quando si tratta di lui.-
Rispose Erza incrociando le braccia: -Per lui niente è
più
importante.-.
-Lui...
intendi Laxus-san?-.
Erza
annuì gravemente.
Lisanna
sobbalzò.
-Ho
sentito delle voci in giro... è vero che... che...-.
Si
bloccò, sperando che Erza la interrompesse per rassicurarla
e per
dirle che no, che erano tutte storie, che Laxus non avrebbe mai fatto
una cosa del genere; invece la risposta fu quella che temeva.
-Sì.
Dieci mesi fa, Laxus ha distrutto una città con i suoi
fulmini.-.
Sentirlo
in giro era già terribile, ma sentirlo da Erza era
devastante.
-Com'è
possibile? Laxus non è quel tipo di persona! Deve esserci un
errore!-.
Erza
si circondò il mento con due dita, mettendosi a riflettere.
-No,
lui stesso ha confessato e ha voluto farsi rinchiudere. Non sappiamo
cosa gli sia successo, ma non ha più parlato da allora,
anche
se...-.
Scosse
la testa.
-Non
è il caso di parlarne in un posto come questo, e immagino
che tu e
le tue amiche sarete stanche. Seguimi, ti porterò nei tuoi
nuovi
alloggi.-.
-Aspetta
un attimo, non ho tempo per questo!- Lisanna le mostrò la
lettera
che teneva in tasca: -Devo andare dalla principessa e...- Si
sentì
mancare e si sbilanciò in avanti, venendo prontamente presa
da Erza.
-Non
preoccuparti, ora pensa a riposarti, questi ultimi giorni sono stati
duri per te.-.
Lisanna
non era d'accordo, ma Erza la strinse a sé e le
accarezzò i
capelli, riuscendo così a calmarla.
Lei
stava bene, nonostante il freddo metallo Erza era così
morbida, e la
stanchezza ricominciava a farsi sentire; oltretutto non si era
svegliata ancora completamente, perciò le venne naturale
chiudere le
palpebre anche solo per riposare gli occhi; così
in un attimo era caduta addormentata tra le braccia dell'amica.
-LOOOOOOOOOOOOOOOOOOVE!!!-.
Per
qualche strana ragione più lei affondava il coltello
più lui urlava
“love”.
Avrebbe
urlare “ah” o “ti prego
smettila”, non “love”, proprio
no.
Così,
ancora più infuriata, estrasse la lama e gli
ringhiò contro; lui,
legato per bene allo schienale sedia, sorrise smagliante, mentre il
sangue dalla fronte gli colava sui denti.
-Stronzo
di un cavaliere, perché non urli???- Sbraitò.
-Io
sto urlando, Kinana-swan! Urlo il profondo sentimento che
LOOOOOOOOOOOOVE!!!-.
Niente,
anche lì non funzionava, doveva essere un tic, tipo il suo,
che tra
l'altro non le lasciava tregua: più si incazzava,
più le pulsava
l'occhio e più si incazzava ancora.
-Ne
ho le palle piene-kina!!! Non sono mai stata umiliata tanto in vita
mia!!!-.
Gli
ficcò la pistola in mezzo ai denti che si erano aperti in un
sorriso
smagliante a quello che per lui era un fantastico panorama e tolse la
sicura con un secco CLICK.
-Cosa
dovrei farti per fartela pagare, eh??? Cosa???-.
-Kinana-sama...-.
BANGBANGBANGBANGBANGBANGBANGBANG
Una
raffica di proiettili in mezzo ai capelli zittì Rocker e gli
altri
quattro.
-E
voi altri-kina.- Soffiò a denti stretti: -Avete tre secondi
per
dimenticarvi completamente quello che avete visto, altrimenti...-.
-Cosa?
Ma noi...-.
Alzò
nuovamente la pistola, minacciando Dan con l'altra, e iniziò
a
contare; tanto non li avrebbe uccisi.
Beh,
non tutti almeno.
-Tre...-.
-Eek!
Aspetti, come facciamo a...-.
Solo
qualcuno.
-...due...-.
Rocker
impallidì e scosse la testa più volte.
-Lo
sto dimenticando!!! Lo sto dimenticando!!!-.
-Dimenticando!!!
Dimenticando!!!- Fecero eco i Wild.
Kinana
levò l'altra pistola dalla bocca di Dan e la
puntò contro il mago,
prendendo bene la mira.
Il
ciccione quasi quasi lo risparmiava.
-...uno...-.
-Ah!-
Urlò il cavaliere: -Kinana-tan, sono arrivati anche gli
altri!-.
No,
facciamo una cosa alla Assassin's Creed, niente testimoni, anche tra
gli altri.
-...zer...-.
Uh?
Gli altri?
-Quali
al...-.
BOOM
Non
era possibile.
No,
non era proprio possibile.
Era
ridicolo, anche se lo vedeva coi suoi occhi non poteva essere.
Non
poteva.
-È...
è uno scherzo, vero?-.
Di
fianco a lei, Erza rimase impassibile, a braccia incrociate.
Non
era uno scherzo.
Lisanna
accarezzò il vetro con le dita, come se sperasse di
raggiungere in
qualche modo la pelle della ragazza lì dentro.
Boccheggiò,
la gola le scoppiava.
-Erza,
non... lei non... come può...-.
-L'abbiamo
trovata così.- Rispose lei: -Era stata rapita durante una
missione e
quando l'abbiamo ritrovata era... questo.-.
Lisanna
la guardò cercando una qualsiasi altra spiegazione, ma Erza
non
gliene fornì alcuna, né parlò
più.
Non
ci riusciva, come lei d'altronde.
Tornò
a guardare la ragazza, sbigottita come se si fosse appena alzata dal
letto, e vide che si era messa seduta a fissare il pavimento, dandole
la schiena.
-Lo
fa spesso. La aiuta a pensare e a rimanere...- Erza faticò
per
trovare la parola: -lucida.-.
Lucida?
Perché diceva questo? Da cosa doveva rimanere lucida? Cosa
le stava
accadendo? Cosa stava accadendo alla sua amica???
Improvvisamente
lei rialzò la testa e si guardò intorno come a
cercare qualcosa;
poi abbassò bruscamente il capo e sembrò
assopirsi.
Lisanna
si avvicinò al vetro, in attesa della sua prossima mossa.
Doveva
aver abbassato troppo la guardia, perché quando l'altra si
buttò
bruscamente all'indietro per poco non le prese un colpo.
-Ah!-.
Si
girò e, pancia e viso a terra, iniziò a
strisciare verso di lei.
Lisanna
indietreggiò intimorita, e fece appena in tempo,
perché in pochi
secondi l'altra aveva raggiunto il vetro e si era rimessa in piedi
come un balzo; ma, forse accidentalmente o forse apposta, si diede
troppo slancio e finì a ciondolare con la testa all'indietro.
Lisanna
deglutì, orrendamente incantata da quella vista, e
sussultò quando
lei si diede una forte spinta in avanti e iniziò a cozzare
la fronte
sul vetro.
-Ferma!-
Allungò la mano verso la vetrata ma Erza le
afferrò saldamente il
polso.
-Aspetta!
Anche se lei non può vederci né sentirci qui
dietro, un rumore così
vicino lo percepirà!-.
-Ma
io...- Ma Erza l'aveva già mollata e aveva distolto lo
sguardo
rassegnata, e all'albina non rimase altro che rimanere zitta a
guardare.
TUMP
TUMP TUMP
-Noia!
Noia! Noia!-.
TUMP
-Noia...-.
Strisciò
in basso strusciando il viso contro il vetro fino a inginocchiarsi.
-Questo
corpo è una noia... è piccolo e insignificante...
ma io dentro non
sono piccola e insignificante... non lo sono... vero?-.
A
quest'ultima parola saettò in alto un occhio seminascosto
tra i
capelli azzurri, e Lisanna fu certa che si stesse rivolgendo a lei;
che l'avesse udita urlare? O forse aveva sentito la sua presenza? Era
l'occasione giusta per parlarle, eppure ancora una volta la sua voce
si rifiutava di uscire dalle sue labbra, che emettevano solo ansimi.
Forse
era quell'occhio a sconcertarla, tanto bestiale e inumano, tanto
simile al suo...
Provò
il forte impulso di scappare, ma anche stavolta Erza la
fermò per il
braccio.
Sconvolta
cercò una spiegazione, e fu ancora più sorpresa
nel vedere che
anche lei, solido pilastro della sua vita, sembrava impotente, con il
viso tirato, le palpebre chiuse e i denti stretti.
-Erza...-.
-Non
ce la faccio più.- Erza si mise l'altra mano sopra gli
occhi,
massaggiandosi le tempie fino a calcarle.
Se
per Lisanna quella era una vista sconcertante, per Erza, che la
vedeva ogni giorno, doveva essere massacrante.
-Non
ce la faccio più a guardarla così.-.
Quella
intanto aveva cambiato posizione: si era messa in piedi e aveva
piegato la testa di lato, fissando davanti a sé come
ipnotizzata,
ricordava un po' Flare.
Lisanna
si trovò a fissarla negli occhi.
Erano
chiari e profondi, e il suo volto era ingenuo come quello di un
bambino quando scopre una cosa nuova.
Ma
erano anche vuoti, come se fossero senza fine, e desolati
dell'umanità che un tempo lei aveva più di tutti.
Ed
erano irritanti, molto irritanti.
Una
sensazione di rabbia la assalì all'improvviso e la costrinse
a
ringhiare contro la Cambiata dietro il vetro, mentre il desiderio di
entrare e sbranarla pur di farle cambiare quell'espressione
fastidiosa si faceva rapidamente strada tra la sua mente.
Tanto
quella non era più la sua amica, quella era un demone che
stava
indossando la sua pelle, perciò che male c'era a levargliela
di
dosso?
Erza
dovette capire che qualcosa non andava e la chiamò
preoccupata, ma
lei non le rispose e invece si avventò contro il vetro
colpendolo
con i pugni.
-Che
cosa le hai fatto??? Che cazzo hai fatto alla mia amica, mostro???-
Urlò.
-Che
cosa le hai fatto???-.
Lei
continuò a guardarla come assopita, come se non la sentisse.
-Rispondimi,
demone! Che cosa hai fatto a Levy???-.
Lei
inclinò di più la testa, facendo oscillare i suoi
capelli, no, non
i suoi,
quelli di
Levy,
quei bei ricci azzurrini che ora erano sporchi della sua anima
fetida.
-Lisanna!-
Erza la riscosse per calmarla, ottenendo invece una spinta.
Perché
tutti quanti si mettevano di mezzo??? Perché non la
lasciavano fare
giustizia??? Perché subito dopo si fingevano suoi amici???
-Ridammela!!!
Ridammela!!! Ridammi la mia amica!!!-.
Levy,
no, il mostro nel corpo di
Levy
socchiuse le labbra di
Levy e
parlò con la voce di
Levy:
-Io...-.
-Stai
zitta!!! Stai zitta stai zitta stai zitta!!! Non osare parlare con la
sua voce!!!-.
-Lisanna,
torna in te!- Un'altra spinta e Erza cadde a terra, smettendola
finalmente di parlare, almeno lei.
Tornare
in lei? Era già in lei, come non lo era da molto tempo! E lo
sarebbe
stata di più se avesse potuto azzannare quel collo e far
uscire il
demone dalla sua amica!!!
-Io...
potrei...-
Riprese quella, fregandosene del resto.
-Stai
zitta!!!-.
-Io
potrei... come si dice... farti... ecco, farti la stessa... la
stessa... come si dice...-.
TUMP
Stupido
vetro che non si rompeva!!! Dove cazzo era la porta???
Il
demone schioccò le dita.
-Io
potrei farti la stessa domanda! Così si dice, sì,
la stessa
domanda...-.
Lisanna
si bloccò e la trucidò con lo sguardo, soffiando:
-Che... stai...
dicendo...-.
Levy
appoggiò il viso sul vetro e si leccò le labbra.
-“Che
cazzo hai fatto alla mia amica, mostro?”-.
Mostro.
Mostro.
Mostro.
Quella
parola fu una doccia fredda, fu come risvegliarsi da un torpore e
trovarsi a pieni nudi sulla lava.
Si
guardò intorno, la vista si era appannata e distingueva a
malapena i
colori.
Che
cosa le era successo? Aveva di nuovo perso il controllo? Come aveva
potuto...
Notò
una chiazza rossa per terra che non sembrava dovesse esserci nel
grigio del pavimento.
Una
macchia... forse della vernice... oppure dei...
Capelli!
Erza!
Erza,
ora la vedeva bene, era accasciata a terra e si massaggiava la nuca
con una smorfia dolorante in volto.
-Erza-san!
No! Io non...-.
La
ragazza si precipitò dall'amica e la aiutò a
rialzarsi; non appena
riuscì a rimettersi in piedi, però, Lisanna
indietreggiò
velocemente.
-Non
preoccuparti...- Mugugnò Erza.
Lisanna
si trovò con la schiena contro il vetro, e sentì
Levy borbottare
qualcosa; si voltò d'istinto e si trovò ancora
una volta a guardare
gli occhi penetranti e assassini della Cambiata.
-Hai
fatto male ai tuoi amici... sei davvero un mostro, allora...-.
Quelle
parole le trapassarono il cuore, e scappò fuori
dalla stanza.
-Porca
merda!-.
Kinana
sparò una raffica contro la parete che, già
inclinata, si distrusse
in mille pezzi; il soffitto vibrò, ma se aveva resistito a
una
cannonata un colpetto del genere non poteva fargli molto.
-Urgh!-
Attorno a lei i Wild Four si rialzarono intontiti.
-Kinana-sama,
che sta succedendo?-.
A
rispondere fu Dan, che si rimise in piedi con un balzo.
-Ah!
I miei compagni sono arrivati!-.
TUNF
Kinana
lo stese con il calcio della pistola.
“Le
Mosche dell'Esercito! Maledizione, sapevo che non potevano aver
mandato solo lui, ma che mi seguissero fino a qui...”.
-Voi
idioti, ascoltatemi-kina! Saltate attraverso il muro, lì
c'è
l'Espada che ho rubato tempo fa, è carico di armi,
prendetelo e
andate!-.
-Cosa?
E lei, Kinana-sama?-.
-Tsch!
Devo liberarmi di questi tizi, o mi daranno il tormento in eterno!-
Kinana impugnò l'altra pistola e si avvio verso la porta
distrutta.
-Voialtri
vi consiglio di scappare il più lontano possibile, e di
trovarvi
qualcun'altra a cui correre dietro-kina!-.
-Ma...-.
“Sì,
lo so, non riuscirò mai a sconfiggerli tutti da sola!
Pazienza,
fuggire sarebbe impossibile!”.
Si
bloccò e inspirò profondamente.
“E
comunque, anche se sono fregata...”.
Kinana
si girò verso i cinque ragazzi.
-Kinana-s...-.
“...proprio
non riesco a non sorridere!”.
-Tranquilli,
me la caverò!-.
Si
voltò, pensando tra sé e sé quanto
fosse penoso che si fosse
rammollita in quel modo, e fece per muovere un passo, ma si
trovò un
paio di mani giganti sopra le spalle.
-Ma
cos...-.
In
un attimo si trovò catapultata in aria oltre la parete, in
caduta
libera da due piani di altezza.
Scorse
per un attimo i cinque cani che si mettevano in posa e Rocker al
centro che alzava il pollice vittorioso, dopodiché con un
paio di
capriole in volo atterrò sul tettuccio dell'Espada.
“Idioti!”
Pensò alzando lo sguardo nel vano tentativo di intravedere
qualcosa.
“Che
cazzo gli è preso-kina??? Beh, se pensano che
tornerò ad aiutarli
si sbagliano di grosso, già l'ho fatto una volta e mi hanno
perseguitato! Figurati se mi perdo un'occasione del genere per
filarmela!”.
Piegò
le gambe per saltare giù, ma all'ultimo si sentì
mancare le
ginocchia e si massaggiò la fronte.
“Non
posso credere a quello che sto per fare...”.
-Ehi,
cretini!- Urlò: -Non fatevi uccidere, o giuro che vi
ammazzo-kina!!!-.
Patetica,
davvero patetica; addirittura le sembrò di sentirli ululare
in
risposta, dio se era caduta in basso...
Ma
almeno ora si era tolta lo scrupolo, e montò subito nel
furgone,
partendo in quarta.
Si
asciugò il sangue che le colava da sopra l'occhio buono,
trovando un
profondo taglio al posto del sopracciglio; per lo meno con una botta
del genere il tic le era passato.
In
ogni caso doveva rifornirsi di nuovo di armi, e c'erano un paio di
posti dove poteva andare.
Riaprì
gli occhi, aveva caldo.
Era
strano per lui avere caldo, ma non gli dispiaceva affatto, anche se
non sapeva dire perché.
Forse
perché gli piaceva provare sensazioni nuove, forse
perché gli
piaceva sentire il sudore sulla pelle.
Forse
era per lei.
Si
mise seduto, appoggiandosi allo schienale e tirando un lungo sospiro.
Bella
come nuova sensazione, ma anche sfiancante.
Di
fianco a lui, il sinuoso corpo nascosto tra le lenzuola, Sayla
dormiva profondamente, con i capelli che le ricadevano sul viso e che
si spargevano sul cuscino come una macchia nera.
Si
soffermò a guardarla, prima le sue curve che aderivano
sudate alle
pieghe delle lenzuola e poi il suo bel viso, rosso e imperlato e
stranamente sereno, come se l'erotica prestazione di poco prima non
l'avesse provata; mah, sarà stata l'abitudine.
Interruppe
per un attimo i fiochi respiri e borbottò qualcosa, forse un
nome.
“Kyouka-sama”,
sicuramente.
Perché
Natsu era sicuro che durante tutto il tempo Sayla aveva pensato alla
sua adorata Kyouka; era anche questo il motivo per cui aveva
accettato di farlo con lei (anche se forse era meglio dire che
l'aveva costretta), bastava guardarla per capire come le mancava, lei
e il fare sesso con lei.
Per
Kyouka non poteva farci molto, ma poteva soddisfare la sua fame di
sesso, che la stava logorando. Era un po' una fortuna che lei fosse,
come avrebbe detto un pervertito, una “macchina per
scopare”,
cioè una bisessuale sfrenata. Anche se era chiaro che le
piacevano
di più le donne, soprattutto Kyouka, ma forse per lei
provava
qualcosa di più di semplice attrazione; boh, per essere
bella Kyouka
era bella...
Sayla
parlò di nuovo, stavolta però ad alta voce.
-Master...-.
Natsu
sussultò e distolse lo sguardo, mentre sentiva le guance
diventare
calde, e stavolta di un calore spiacevole.
Come
aveva già avuto modo di osservare, Sayla era una ragazza
molto
bella, ma solo allora la cosa iniziò a imbarazzarlo.
Improvvisamente
gli venne l'impulso di accarezzarle i capelli e stringerla a
sé, non
seppe perché, né come riuscì a domarsi.
Forse
erano i residui di poco prima, o forse era...
-Ah!-
Si tirò istantaneamente indietro, stropicciandosi gli occhi
per la
sorpresa.
Per
un attimo i capelli della ragazza erano diventati... no, forse era
meglio dire che li aveva
visti diventare
di un altro colore più... più...
Deglutì
a vuoto.
Era
passata, aveva avuto solo un'allucinazione e niente di più,
però...
Strinse
con forza il polso destro fino a farsi male, poi se lo
esaminò
davanti agli occhi.
Quella
non era stata un'allucinazione, quel brillo rosa l'aveva visto; e poi
ancora quel brutto presentimento, come se ci fosse qualcuno alle sue
spalle.
Dunque,
voltarsi poteva essere pericoloso, non temeva tanto di essere ferito
quanto di far scappare la presenza, perciò si
limitò ad alzare la
temperatura della sua schiena a 70 °C.
Nessun
urlo, nessun gemito, niente di niente, si girò.
Zero
vittime, uno schienale bruciato.
-Natsu...
sama?-.
Sayla
si rialzò, fissandolo assonnata e confusa.
-Tranquilla,
va tutto bene.- La rassicurò lui.
Inizialmente
sembrò calmarsi, poi però trasalì e
diventò rossa come un
peperone; si girò dall'altra parte e si nascose sotto le
lenzuola.
-Master...
Natsu... io... cioè... non volevo... io...-.
E
che, si sentiva imbarazzata? Un po' tardi...
-P...P...P...-.
E.N.D.
la guardò incuriosito, ma che stava dicendo?
-...Punizione...-.
“Santo
Zeref...”.
In
piedi sull'altura, con il vento che gli scompigliava i capelli con un
soffio leggero, Rustyrose si sistemò gli occhiali,
osservando
attentamente lo spettacolo sotto di lui come un falco la sua preda.
Se
esisteva l'inferno era così che se lo immaginava: un enorme
braciere
che rischiarava la notte attorno a lui, alto come una colonna
babelica, da cui si sentiva attratto come una falena dalla luce.
Come
lui, tanti piccoli puntini si stavano radunando attorno a quel fuoco
e lo osservavano incantati; eppure eccone uno che si stava
allontanando rapidamente, topo in mezzo alle formiche.
Alzò
il braccio e immaginò di puntarlo con una pistola, prese
bene la
mira, sparò, e del topo non rimase che cenere bruciacchiata,
carne
per qualche serpente di passaggio.
Metafora
bizzarra, dato che il topo era anche un serpente.
Angolo
dell'autore
Così, a sfregio, un altro capitolo. Più che altro
una certa "ora notturna" me la immagino a caricare e ricaricare la
pagina in attesa di un nuovo capitolo.
Cioè, dovrei essere a studiare ma...
Vabbeh, alla prossima XD!
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Capitolo 12 *** Piano ***
Where
is the moment we need it the most
You
kick up the leaves and the magic is lost
They
tell me your blue sky's fade to grey
They
tell me your passion's gone away
And
I don't need no carryin' on
Cause
you had a bad day
You're
taking one down
You
sing a sad song just to turn it around
You
say you don't know
You
tell me don't lie
You
work at a smile and you go for a ride
You
had a bad day
The
camera don't lie
You're
coming back down and you really don't mind
You
had a bad day
(Bad
Day-Daniel Powter)
Ci
sono quei momenti in cui vorresti saper fischiare, tipo quando te ne
torni a casa e non hai niente da fare e ti dici: cazzo,
perché non
ho mai imparato a fischiare? E allora che cosa fai, cerchi una
canzoncina da fargli il verso, tipo:
“M-M-M-MMMM...”, ma non è
mica la stessa cosa. Però ti accontenti, o MMM o niente, e
fare
niente sarebbe troooooppo noioso.
Cioè,
non è che non stia facendo niente, ma è una cosa
così semplice che
può considerarlo niente; insomma, se fai qualcosa di tanto
facile ti
metti a fischiare o a MMMare lo stesso, perché è
troppo facile.
Quindi
via, trova un pezzo qualunque e inizia a MMMarlo (che poi
esisterà
una parola giusta?).
M-M-M-MMMM
Inizia
a prenderci il ritmo, oppure se lo inventa, è una persona
creativa.
Ma
ci sono i rumori di sottofondo.
M-M-M-MMMM
-Aspetta, aspetta ti prego!!!-.
No,
minchia, non ci sta! Al massimo aspetta il ritornello!
-Fermati!
Non farlo, non f... CRACK
Meglio.
M-M-M-P!
Schifo, c'ha sangue in bocca, meglio sputarlo, no, aspetta, come
“schifo”, perché cazzo l'ha sputato? Ah,
giusto, quel corpo
ancora da problemi, troia di merda anche da morta mi rovini il ritmo!
M-M
-AAAAAAAAAAAAAAAA!!!- Cazzo si stava dimenticando del tipo senza
braccia, pensava di averlo ucciso ma no, pure lui lo incasina.
Con
un calcio lo decapita, ma ormai l'ha persa, la canzone intendo.
In
compenso è completamente ricoperta di sangue, sulla pallida
pelle
rosa, sui lunghi capelli bianchi, sulle fottute labbra dalla voce
dolce, che proprio non le piace, non si addice a un demone come lei,
lui,
pure l'abitudine di considerarsi maschio ha perso, è stato
troppo
tempo tra quelle tette che ha
iniziato ad
abituarsi.
Cioè,
ad abituarsi
no, ad abituarsi mai, però a pensarci bene essere femmina ha
i suoi
vantaggi. Tipo le seghe, quelle sono tutta un'altra cosa di quando
era maschio. Minchia, si era perso un mondo.
Ha
deciso, appena torna se ne fa una, senza neanche pulirsi,
così ci
prova più gusto, nel farla e nel vedere quel bel faccino da
puttanella contorcersi per leccare brandelli di carne della sua
stupida specie.
Merda,
se non
l'avesse uccisa si sarebbe potuta godere le sue urla; pazienza, chi
si accontenta gode... cazzo, un detto umano, che nervi!
Tira
un calcio
furioso a un cadavere, che insacca come un cuscino.
Ne
tira un altro, e
stavolta sta ben attenta di sentire le sue ossa rompersi.
Ne
tira un altro
ancora, e poi un altro, e poi un altro ancora, fino a ridurlo ad un
colabrodo.
-Ahahah!-
Scoppia a
ridere, quanto le piace quel suono! Meglio della canzoncina di prima!
Si
mette le mani tra
i denti, che trova già occupati da capelli appiccicaticci, e
alza
gli occhi al cielo nero in preda alla goduria.
Sente
le gambe
bagnarsi e il sangue fare posto a qualcosa di più caldo,
arranca in
mezzo al lago di sangue e carne e si inginocchia, battendo i gomiti e
la fronte sulla pozzanghera che fa CIACK, oh bel suono anche quello!
Comincia
a leccare,
buono buono buono, poi si rialza, si guarda intorno famelica, come
altro potrebbe umiliarla??? Ci sono un sacco di modi che le vengono
in mente, uno più divertente dell'altro, intanto il sangue e
i
capelli le cadono sulle palpebre, li scosta con una mano e davanti ai
suoi occhi blu zaffiro si palesa uno dei tanti cadaveri, forse il
più
maciullato di tutti.
E
le viene un'idea.
Si
avvicina a passi
grandi e pesanti, leccandosi avidamente la bocca, solo pensarlo la
manda in estasi.
CIACK
CIACK CIACK
Anche
il rumore dei suoi passi è molto melodico, ma non ha tempo
di
pensarci, e ora è davanti al cadavere, guarda il buco sullo
stomaco,
allunga la mano e...
Tempo
scaduto.
Riesce
a pensare
solo: “Merda!” prima di abbassare bruscamente capo
e braccia e di
immobilizzarsi al suolo.
Poi
rialza due occhi spenti, si gira e si allontana, diretta verso la
sede della gilda.
È
stata via a
lungo, quindi dovrà riposarsi.
Prima,
però, dovrà
fare rapporto al Master.
Prima
ancora,
tuttavia, dovrà rendersi presentabile e farsi un bagno: al
Master
piace molto vedere il suo corpo pulito, e lei vive per il suo
piacere.
Un
sordo mugugno la
ferma, uno deve essere ancora vivo, ma lo ignora e si rimette subito
in marcia.
Si
doveva pulire il
sangue dall'occhio di continuo, sennò non riusciva a guidare.
Non
l'avevano
seguita, e questo era un bene, ma sarebbe stato da stupide andarsi a
schiantare e crepare perché non ci vedeva; che il cielo
fosse scuro
poi non aiutava.
Certo
che almeno uno
dei cinque poteva rimanere con lei... per guidare, ovvio, mica le
mancavano.
Figurarsi,
anzi, che
liberazione era stata, li avesse lasciati morire nelle sabbie mobili
non si sarebbe divertita di più! E comunque le Mosche non li
avrebbero nemmeno feriti, non erano dei criminali come lei, sarebbero
stati bene! Non che la cosa le importasse, ma sarebbero stati bene!
L'altro
sportello si
aprì ed entrò, dal tettuccio, Dan Straight, con
armatura, lancia,
scudo e tutto il resto, che si sedette di fianco a lei senza dire
niente, solo sorridendo alla strada.
Kinana
fece finta di
niente e continuò a guidare, in attesa che lui parlasse;
probabilmente però anche lui aspettava che lei dicesse
qualcosa,
infatti rimase muto come un pesce.
-Perché
sei entrato
solo ora-kina?- Si decise a chiedere, sperando di spiazzarlo.
-Perché
ci stavano
bombardando, e ho usato il mio scudo per proteggerci!- Rispose pronto
lui: -Poi un colpo mi ha preso in pieno e sono svenuto fino ad
adesso!-.
“E rimanerci secco
no...” -E allora perché mi stai seguendo?-.
-Perché
la mia
nuova missione è proteggerti!-.
-Oh,
davvero?- Si
finse colpita, anche se in realtà voleva chiuderla
lì e sbatterlo
fuori dal camion: -Ma non dovevi riportarmi indietro-kina?-.
-Se
lo facessi
subito, non potrei più chiamarmi cavaliere!-.
-E
perché mai?-.
-Perché
nessun
cavaliere lascerebbe sola una donna triste!-.
Kinana
sobbalzò,
poi distolse lo sguardo, quelle parole le facevano bruciare la gola.
-Lasciarmi
triste?
Non hai capito il punto, non puoi farci niente. Io sono triste da un
anno, e anche se voi mi catturaste mi basterebbe scappare e
ricominciare da capo. E sarei triste come lo sono ora.-.
Dan
incrociò le
braccia e scosse la testa con vigore, inaspettatamente si era fatto
serio: -Questo non è vero, io ti ho vista felice solo
qualche ora
fa.-.
-Ma
che stai
dicendo-kina? Quando mai io...- Le parole le morirono in gola.
“Proprio
non riesco a non sorridere!”.
-...no...-
Balbettò: -io sorridevo perché... era solo
perché...-.
-Tu
ti senti molto sola, vero?-.
Kinana
tirò una brusca frenata e guardò incredula il
ragazzo.
Che
era successo al suo tono di voce? E cos'era quello sguardo profondo
che le rivolgeva? Non riusciva nemmeno a reggerlo!
-Eri
felice perché sapevi che i tuoi amici sarebbero stati bene;
però il
tuo cuore piangeva, perché avevi paura di rimanere sola di
nuovo. Se
io ora ti catturassi, saresti di nuovo sola. Se poi tu fuggissi,
saresti comunque sola. E nessuno vuole la solitudine.-.
-Ti
sbagli.- Lo interruppe lei.
-Ti
sbagli. Ti sbagli.- Lo ripeté più volte
finché non fu in grado di
dire altro; allora lo puntò con un occhio di fuoco e
scandì: -Già,
ti sbagli. Io stessa ho scelto di rimanere sola, perché
sapevo che
se fossi rimasta felice, se fossi rimasta con degli...-
deglutì:
-...amici, non sarei riuscita ad ottenere la mia vendetta. Io voglio
essere triste, perché così sarò forte.
Perciò, io voglio rimanere
sola.-.
-E
allora perché piangi?-.
Kinana
si bloccò, si accarezzò la guancia, si
esaminò le dita.
Erano
umide.
-No...
no...-.
Vendetta!
Vendetta! Non doveva pensare ad altro, non era possibile che pensasse
ad altro, non era giusto che pensasse ad altro!
Impugnò
la pistola e la puntò contro Dan.
-Esci
di qui-kina.-.
-Se
lo facessi, rimarresti ancora sola.- Rispose calmo lui.
-Ti
ho detto di uscire!-.
BANG
Nemmeno
si era accorta di aver premuto il grilletto che lui era caduto
all'indietro.
La
ragazza rimase scioccata per qualche secondo, poi si riscosse e
rimise via la pistola.
Idiota,
stupido idiota, doveva uscire finché ne aveva il tempo!
Doveva
ascoltarla, doveva andarsene subito, era colpa sua se l'aveva...
No,
un momento, perché si preoccupava tanto? Non era la prima
persona
che uccideva e non sarebbe stata l'ultima, quindi che le importava?
Tanto se ne sarebbe dimenticata preso!
“Mi
farebbe l'onore di diventare la mia dama?”.
“Nessun
cavaliere renderebbe triste una donna!”.
...se
ne sarebbe dimenticata presto...
-L!-.
“Cosa???”.
-O!-.
Kinana
si voltò di scatto.
-V!-.
“Impossibile-kina!”.
-E!-.
Dan
si rimise dritto, urlando: -LOOOOOOVE!!!-.
Al
centro della fronte c'era il foro del proiettile da cui uscivano
spruzzi di sangue, eppure lui sorrideva.
“Che
cazzo... che cazzo è questo??? Nessun essere umano
può sopravvivere
a un colpo del genere!”.
Poi
notò che il suo aspetto era cambiato: i suoi capelli e i
suoi occhi
erano diventati giallo chiarissimo, i suoi denti si erano allungati e
attorno ai suoi occhi si era creato una specie di alone nero.
Da
stupido il suo viso era diventato inquietante.
“Ma
allora lui è... è un Cambiato!?”.
Il
cavaliere tornò alla normalità.
“Può
anche cambiare forma? Pensavo fosse un processo
irreversibile!”.
-Ah!
Scusami se ti ho spaventata, Kinana-tan, questa volta pensavo di
essere davvero morto! Ma il nostro amore mi ha dato la forza di
rimettermi in piedi!-.
Kinana
ansimò ammutolita, ma dopo un paio di secondi si riebbe.
“Va
bene, può darsi che l'abbia sottovalutato, ma questo non
cambia le
cose!”.
-Se
sei ancora vivo buon per te, però ora esci di qui!-.
Dan
sorrise così tanto da dover chiudere gli occhi.
-Se
vuoi farlo allora dovrai uccidermi sul serio!-.
Kinana
lo fissò alibita, poi strinse i denti e picchiò
la testa sul
volante.
-Merda!-.
Riaccese
il motore e girò l'Espada.
-Lo
faccio solo perché sono in debito con loro, sia chiaro.- E
partì
verso Crocus.
Il
rumore dell'armatura di Erza rimbombava assordante nel corridoio.
I
passi di Lisanna, invece, erano impercettibili, taciturni, come era
diventata lei la sera prima.
Non
era normale, Erza lo sapeva bene, non era da Lisanna tacere
per così a lungo.
Non
una parola su come stava, non una parola su Levy, non una parola
sulle due ragazze che aveva portato con sé, sembrava essersi
chiusa
in un'armatura indistruttibile e invalicabile, da cui nessuno poteva
farla uscire: il silenzio.
La
vista di Levy in quello stato doveva essere stremante, ma dovevano
essere state le sue parole a ferirla in questo modo: solo che lei non
le ricordava, era incredibile ma la botta che aveva preso (che
Lisanna le aveva fatto prendere) aveva confuso
i ricordi di quel dialogo. Ricordava che Levy aveva detto qualcosa di
terribile, però proprio non riusciva a focalizzare, era come
vedere
un'immagine sott'acqua.
(A
sua discolpa c'era da dire che subito dopo che Lisanna era uscita il
colpo aveva cominciato a farsi sentire e le aveva fatto perdere i
sensi per qualche minuto.)
Arrivarono
davanti alla sala dove le attendeva la principessa; senza dire una
parola e nemmeno bussare Lisanna spalancò la porta, ed
entrarono in un salotto dalle pareti lucenti e dal mobilio sfarzoso,
un equilibrio incantevole tra luce ed oggetti; ma l'albina
non ne sembrò colpita.
Hisui
E. Fiore, la giovane principessa del Regno dai capelli verdi come la
giada, le aspettava seduta su una poltrona, senonché apparve
sorpresa del loro arrivo (in effetti, Lisanna era praticamente
irrotta nella stanza), ma si ricompose subito e sorrise cordialmente.
Erza
e Lisanna si inginocchiarono, e Hisui fece un cenno con il capo di
risposta.
-È
un piacere vedervi.- Disse con tono accogliente, alzandosi e
avvicinandosi a Lisanna.
-Non
ci siamo ancora presentate, sono lieta di fare la tua conoscenza,
Lisanna-san.-.
-Il
piacere è mio.- Rispose l'albina rialzandosi.
Hisui
la guardò sorpresa, prima per la sua voce fredda e poi,
quando
l'ebbe vista in volto, per il suo occhio policrome, che Erza iniziava
a sospettare non essere una nuova moda.
Però
le sarebbe stato bene comunque.
Intanto
Hisui aveva ripreso il
sorriso:
-Spero ti sia riposata...-.
-Molto
bene, Vostra Altezza, la ringrazio.-.
...Ok,
era vero che Lisanna era educata, ma tutta questa formalità
era
inquietante, anche la Principessa ne era sorpresa.
-Ehm...
puoi chiamarmi per nome se ti va, Lisanna-san...-.
-Come
desidera, Principessa Hisui-sama- Probabilmente non era quello che si
aspettava: -ma se possibile vorrei saltare questi convenevoli e
parlare del motivo per cui mi ha chiamata qui.- sicuramente non era
quello che si aspettava.
-C-certo,
come vuoi...-.
-Lisanna!-
La richiamò Erza: -Non credi di essere...-.
-Non
era mia intenzione.- La anticipò lei: -Mi scusi se sono
stata
irriverente. Scusami anche tu, Erza-san.-.
Dopo
avrebbe dovuto parlarci. Seriamente.
-Non
preoccuparti...- Il sorriso della principessa si era fatto teso, e
quando andò a risedersi sembrava praticamente scappare.
-...ma
accomodatevi pure...- E indicò loro un paio di poltrone di
fianco
alla sua, Lisanna si mise a sinistra e lei a destra.
Tra
il suo sguardo imbarazzato, quello nervoso della principessa e quello
impassibile della ragazza l'atmosfera si era fatta pesante, e ancora
dovevano parlare di quella cosa...
-Ecco,-
Iniziò Hisui: -potremmo iniziare quando sarà
arrivata anche...-.
La
sua voce fu interrotta da un bussare alla porta.
-Ah,
è arrivata. Entra pure!-.
Il
portone si aprì e ne fece capolino una giovane dai capelli
argentati, tra i quali spuntava una rosa blu, vestita di un abito
bianco senza scollatura.
-Buongiorno,
Principessa.- Disse inchinandosi; poi, rivolta a lei: -Buongiorno,
Erza-sama.-.
-Ciao,
Yukino!-.
Yukino
Aguria, questo era il nome della giovane maga, si rivolse un po'
stupita a Lisanna; era bizzarro come quelle due ragazze si
assomigliassero, anche Mirajane a suo tempo aveva trovato una...
-Buongiorno,
Lisanna-sama! Sono molto felice di rivederti, come stai?-.
Yukino
era visibilmente nervosa, e un motivo c'era: Lisanna doveva
ricordarle molto Mira, a cui Yukino doveva non dico la sua vita ma
sicuramente la sua felicità; Erza poteva capire che amarezza
sentisse la maga degli Spiriti Stellari quando la guardava, e
sì che
sperava che fosse lei a tirarle su il morale...
-Bene,
grazie, Yukino. Sono molto felice di vederti, anche se sono
sorpresa.- Da come parlava però non sembrava né
l'una né l'altra
cosa: -Ho saputo che hai tu le chiavi di Lucy.-.
Ecco,
ci mancava solo pronunciare quel nome; già ad Erza
provocò una
fitta al cuore, Yukino invece abbassò la testa come
mortificata.
-S...Sì,
Leo-sama è venuto da me e me le ha date. Inizialmente io non
volevo,
però...-.
-No,
non serve che ti scusi.- Replicò Lisanna, finalmente con una
punta
di dolcezza.
-Anzi,
sono certa che lei ne sarebbe felice.-.
-Grazie...-
Fece Yukino arrossendo.
Erza
vide un abbozzo di sorriso sul viso della Strauss; chissà,
magari si
rispecchiava in qualche modo nell'altra ragazza.
Ma
tornò subito seria quando si rivolse a Hisui.
-Hisui-sama,
quindi il motivo per cui sono qui è collegato a Yukino?-.
Hisui
annuì gravemente.
-Sì,
in realtà siete qui entrambe per lo stesso motivo.
È una faccenda
molto delicata e potrebbe... potrebbe non piacervi.-.
Yukino
trasalì mentre Lisanna si limitò ad aggrottare la
fronte, in attesa
di altre spiegazioni. Chissà se sarebbe rimasta ancora
così
impassibile, Erza non c'era riuscita.
-Purtroppo
la guerra con i demoni si sta protraendo da un anno, e temo che non
riusciremo a resistere ancora per molto.-.
A
quel punto Yukino, così come Erza ricordò di aver
fatto a suo
tempo,
esclamò: -Hisui-sama, perché dice questo?-.
-Anche
se sono restia ad ammetterlo, è la verità.-
Rispose lei abbassando
gli occhi: -Loro ci stanno logorando, in poco tempo ho davvero paura
che riusciranno a sopraffarci.-.
Yukino
strinse i pugni, Erza era sicura che l'avesse già capito da
tempo,
ma sentirselo dire dalla Principessa era tutt'altra cosa.
-Per
questo motivo noi dobbiamo essere più veloci. Dobbiamo
attaccarli
fintanto che possiamo, e finirli con un unico colpo decisivo.-.
Lisanna,
che non pareva per nulla colpita, incrociò le braccia e
chiese:
-Quindi proporrebbe un attacco frontale?-.
Hisui
scosse la testa: -No, anche questo è impossibile,
equivarrebbe a un
suicidio. O almeno, se puntassimo tutto su questo.-.
-Che
intende dire?-.
La
principessa rimase in silenzio qualche secondo, facendo calare
un'atmosfera d'attesa.
-Parlo
del vero motivo per cui ho istituito la Squadra Reale. Non è
per la
mia protezione, questo è solo quello che i nostri nemici
devono
continuare a pensare; no, la sola idea di usare i maghi più
forti
del Continente per proteggermi mi ripugna, insomma, come potrei farmi
chiamare principessa se anteponessi la mia sicurezza a quella dei
miei sudditi?-.
Nel
dire questo si era infiammata, Hisui teneva al suo regno tanto da
passare per una principessa debole e codarda pur di proteggerlo, il
suo coraggio avrebbe
dovuto essere
un esempio per tutti.
-Il
vero motivo per cui ho assemblato questa squadra d'elite è
per
addestrare i maghi più forti e potenziarli per sferrare
questo
attacco, in modo che imparino a lavorare come una squadra e a
compensare i propri punti deboli.-.
-Ma
così facendo a combattere rimangono solo i maghi
più deboli.-
Obbiettò Lisanna.
Hisui
chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro, poi rispose: -Ne sono
consapevole, e me ne assumo ogni responsabilità.-.
-Responsabilità?-
Ripeté Lisanna; il suo volto si era fatto improvvisamente
scuro, non
prometteva nulla di buono.
-Con
tutto il rispetto, Lei pensa che sia solo questione di
responsabilità? Che sia questione di non dormirci la notte o
di
finire processata?-.
-No,
mi rendo conto che molte persone moriranno...-.
-Molte
sono già morte, anche miei amici.- La interruppe bruscamente
Lisanna: -Il senso di colpa non vuol dire niente, se poi la gente
muore lo stesso. E se il suo piano è farne morire di
più, non
voglio averci nulla a che fare.-.
La
principessa sostenne bene il colpo.
-Assolutamente
no: come ti ho detto prima, il piano per sconfiggere i demoni non
prevede solo l'attacco, anzi, forse è meglio dire che
l'attacco è
un'esca.-.
-Per
fare cosa?-.
-Per
fare uscire Natsu Dragneel.-.
Le
tre ragazze trasalirono all'unisono; anche Erza, che sapeva
già
tutto, sentire nominare Natsu era una fitta allo stomaco, non
riusciva nemmeno a immaginare come si sentissero Yukino e Lisanna.
-Natsu-sama?
P-Perché?-.
-Il
nostro vero intento è sconfiggere lui.- Spiegò
Hisui.
-Lui
è il vero ostacolo alla vittoria, senza di lui sconfiggere i
demoni
sarà un'impresa perlomeno praticabile.-.
Tacque,
e così fecero le altre; la rossa guardò in
agitazione Lisanna, che
aveva portato le mani davanti alla bocca e si era messa a riflettere.
Se già prima aveva reagito male, ora aveva davvero paura di
quello
che poteva dire.
-Perché
dovrebbe uscire?-.
Come?
Aveva davvero chiesto questo? Come poteva rimanere così
calma?
Hisui
non sembrò reggere ancora lo sguardo di Lisanna e disse:
-Non è
facile da dire... e per voi non sarà facile da sopportare...
tuttavia le mie fonti mi assicurano che...- si interruppe, ora veniva
la parte difficile, Erza a quel punto per poco non aveva pianto.
-...che
esaminando le sue mosse... risulta comprensibile che... che almeno
una parte di lui...-.
Lisanna
socchiuse le palpebre, Yukino trattenne il fiato.
-...dentro
di sé, è ancora umano.-.
Calò
il silenzio, ed Erza si illuse che il suo sconcerto non potesse che
diminuire.
-Ok.-.
No.
Questo
era impossibile.
-L-L-Lisanna,
che cosa hai...-.
-Ok.-
Ripeté: -Questo lo so già.-.
-Lisanna-sama!-
Esclamò incredula Yukino: -Che cosa vuoi dire?-.
-Erza-san.-
Disse Lisanna incrociando di nuovo le braccia: -Proprio tu che
conosci Natsu quanto me dovevi saperlo già.-.
-I-Io...
io ovviamente l'ho sempre sperato, come tutti...-.
-Non
parlo di “sperare”, io parlo di “essere
certi”. Natsu non è
il tipo da farsi sconfiggere dal primo demone che possiede il suo
corpo, Natsu non è quel tipo di persona. Natsu non si
arrende mai,
Natsu lotta sempre finché ha fiato in gola, Natsu
è più forte di
qualsiasi mostro di Zeref, per questo io so
che lui c'è ancora, io so che lui sta combattendo con tutte
le sue
forze E.N.D., e so che vuole tornare dalla sua famiglia.-.
-Lisanna,
hai perfettamente ragione a dire questo, Natsu è senza
dubbio la
persona più tenace che io conosca. Tuttavia lui non
è stato
semplicemente posseduto, lui stesso è E.N.D., lui lo
è sempre
stato, perciò...-.
-E
con questo?- Lisanna la trucidò con il suo occhio elettrico,
non le
aveva mai visto addosso uno sguardo così bestiale, faceva
quasi
paura, le sue
parole
uscivano
vuote di sentimento.
-Se
davvero è sempre stato E.N.D. come dici tu è una
ragione in più
per avere fiducia in lui, vuol dire che è sempre stato dalla
nostra
parte!-.
-Come
può essere dalla nostra parte in un momento come questo? La
verità
è...- Erza digrignò i denti e ancora una volta il
fiato le si mozzò
in gola: -La verità che quando E.N.D. si è
risvegliato Natsu è
cambiato!-.
Quelle
parole sortirono un certo effetto a Lisanna, che infatti ebbe un
sussulto, ma non si scompose: -Va bene, forse è
così, ma questo
significa che può cambiare di nuovo!-.
-Questo
è... questo sarebbe bellissimo, ma ormai ha passato il punto
di non
ritorno!-.
-Come
fai a dirlo?-.
-Perché
ha ucciso i suoi stessi amici! Ha scatenato una guerra!-.
-Anche
Gerard l'aveva fatto!-.
Erza
si bloccò.
“Ge...rard...”.
“Erza.”.
Il
volto del ragazzo dai capelli blu sconvolse la sua mente, la sua voce
risuonò atroce, e una lama crudele le ferì gli
occhi.
-C...cosa
c'entra lui?-.
-C'entra
eccome Anche lui era diventato un mostro, ma siete stati tu e Natsu a
redimerlo!-.
Non
dirlo.
-Voi
l'avete fatto tornare quello di un tempo!-.
Non
dirlo!
-Voi
l'avete salvato!-.
Non
dirlo!!!
-Lui
l'ha salvato!-.
-E
allora perché l'ha ucciso???-.
Per
la prima volta Lisanna rimase senza parole; Erza pensò che
fosse
rimasta
sorpresa
dalle
sue parole,
solo dopo si rese conto che stava fissando incredula le lacrime che
scendevano dalle sue guance.
-Perché
l'ha ucciso??? Se è ancora il nostro Natsu come ha potuto
farlo???
Come ha potuto???-.
Erza
si coprì gli occhi con una mano, non tanto per bloccare le
lacrime
quanto per cercare di reggere la testa che sentiva crollare sotto il
nome di Gerard.
-Perché
l'ha fatto??? Perché??? Perché???-.
Quando
riuscì a calmarsi un poco sentì Lisanna
borbottare qualcosa.
-Mi
dispiace, Erza, non lo sapevo. E non vorrei ferirti con
le mie parole,
però
anche Gerard aveva ucciso molti suoi amici; ma non per questo ti sei
arresa, e come hai fatto tu allora anche noi adesso dobbiamo fare il
possibile per salvare Natsu!-.
Erza
sussultò un paio di volte, poi si rilassò un poco.
-Hai...
hai ragione. Scu...scusatemi tutte.-.
Calò
un pesante silenzio, che veniva interrotto dai singhiozzi della
rossa.
“Calmati,
calmati Erza! Non devi pensare a lui! Non devi pensarci! Ti
farà
solo soffrire di più!”.
-In
ogni caso, non capisco cosa voleva dire, Principessa.- Riprese
Lisanna.
-Ah,
ehm, quello che stavo dicendo era... sì, insomma, la parte
umana di
Natsu non resisterà nel vedere i suoi vecchi amici che
combattono
vicino a lui, quindi è più che probabile che
scenderà in campo.-.
-Ma
è la personalità di E.N.D. a essere determinante
in questo. Lui è
un demone molto particolare, si può dire che viva per
combattere,
anela la guerra ed è sempre stato alla ricerca di un
avversario
degno di essere sconfitto; soprattutto, adora la distruzione
più di
ogni altra cosa, e dalle sue mosse recenti risulta chiaro che non
riesce più a stare segregato nel suo castello.-.
-Come
fa a dirlo?-.
Hisui
sospirò di nuovo, poi rispose: -All'inizio di questa guerra
molti
dei nostri maghi più potenti sono morti. Tutti uccisi da
Natsu.
Però, nonostante questo, eravamo sul punto di vincere, e
sapete
perché? Perché E.N.D. trascurava il suo esercito,
era troppo
occupato ad attaccare chi gli capitava a tiro, e ci regalava vittorie
semplici; alla fine, però, deve essere rinsavito e si
è ritirato,
assumendo un ruolo di comando. Ma la sua sete di distruzione non
è
stata sedata, molte volte è stato sul punto di lottare in
prima
linea, e non penso che riuscirà a resistere quando
vedrà così
tanti validi avversari corrergli incontro. Insomma, entrambe le parti
saranno focalizzate su un unico obbiettivo, noi.-.
-E
poi, cosa succede? Pensa che saremo in grado di batterlo?-.
-No.-
Stavolta fu Erza a parlare: era un modo per dimostrare agli altri ma
soprattutto a sé stessa che si era ripresa, nonostante non
ne fosse
sicura lei per prima.
-Non
è questo il nostro intento, noi dobbiamo solo sfiancarlo.-.
-Il
nostro problema- Erza fu felice che la Principessa avesse deciso di
riprendere il discorso, già non ce la faceva più:
-è che non
abbiamo il tempo per allenarci a sufficienza. Perciò
dobbiamo
trovare il modo di guadagnarcelo.-.
-Guadagnare...
tempo? E quanto pensa ci servirà? Un mese? Due?-.
-Dieci...-.
-Mi
sembra un p-.
-...anni.-.
Sarebbe
stata una di quelle scene comiche in cui il tipo che beve la bibita
la sputa fuori per la sorpresa, se Lisanna avesse avuto una bibita e
se non ci fosse stato nulla di comico in quel momento.
-Dieci
anni??? Ma è impossibile!!! Come pensate di riuscirci???-.
L'albina
cercò gli sguardi delle due ragazze, che però
avevano distolto come
imbarazzate.
-Si
tratta di... un vecchio progetto in grado di viaggiare nel tempo...-.
Uno.
Due.
Tre.
-Il
Progetto Eclipse!-.
Non
fu Lisanna a parlare, ma Yukino; buffo, Erza quasi si stava
dimenticando della sua presenza.
-Co...
Eclipse?! Come può essere? Insomma, il... il... il portale
è andato
distrutto!-.
-Siamo
riusciti ad aggiustarlo.-.
-Come?-.
-Con
la nostra magia.- Erza si accorse di aver risposto troppo tardi,
quando già stava continuando: -Curiosamente il metodo di
costruzione
è simile a quello dell'R-System, e io... ho fornito le mie
conoscenze. Insomma, spediremmo Natsu dieci anni nel futuro, e
lì,
stanco e senza più un esercito, riusciremo a sconfiggerlo.-.
-Ehi-ehi-ehi!-
Esclamò la maga del Take Over: -Ammesso che funzioni
correttamente,
come pensate di farci arrivare Natsu? Volete costruire il portale in
mezzo al campo di battaglia o...-.
-Magia
di Teletrasporto.- Rispose Hisui: -Sposteremo il portale da qui. Il
problema principale è che anche se siamo riusciti ad
aggiustarlo
non ci è possibile aprirlo.-.
Lisanna
alzò le mani: -E allora il piano salta!-.
-No,
perché l'energia c'è, ma le nostre riparazioni
consentono di
aprirlo solo alle ultime maghe degli Spiriti Stellari che hanno usato
la loro magia su di esso: nel nostro caso, quelle che lo hanno
distrutto.-.
-Questo
spiega Yukino, che ha anche tutte le Chiavi d'Oro, ma io che c'entro?
Al massimo vi servirebbe... beh, Lucy!-.
-Purtroppo
questo è vero. Tuttavia noi abbiamo un asso nella manica,
anzi, un
jolly.-.
-Sarebbe?-.
-Il
tuo Take Over.-.
Lisanna
parve non capire, o forse si sforzava di non farlo.
-Ormai
sei una dei pochi maghi nel continente a possedere quel tipo di
magia, e sei anche molto simile a Lucy, perciò riteniamo che
con il
Take Over tu possa prendere il suo posto.-.
Lisanna
si fece scura e abbassò la fronte con aria minacciosa:
-Principessa,
non amo parlare di queste cose, ma sono certa che Erza gliel'ha
detto: forse, e dico forse, sarei in grado di assorbire la sua magia
dal suo cadavere, e magari
riuscirei perdino
a
usarla,
ma Lucy è stata incenerita da E.N.D. in un istante, anzi,
non ne
sono rimaste nemmeno le ceneri, perciò io non posso fare
nulla.-.
-Non
è del tutto esatto. Yukino-san, puoi mostrarci le tue
chiavi?-.
-Uh?
Certamente...- Le prese dalla cintura e gliele porse; le aveva unite
in un unico anello, proprio come faceva Lucy...
-Anche
se non abbiamo il suo corpo, lo Spirito dei Gemelli, Gemini,
può
prendere il suo aspetto, mi sbaglio?-.
Yukino
scosse la testa: -Ha ancora quella trasformazione disponibile, non...
non ho avuto cuore di cancellarla.-.
-Certo,
posso capire. Ma questo torna a nostro vantaggio: Gemini deve agire
come Spirito Stellare, ma tu puoi assorbire parte della sua anima
mentre è trasformato in Lucy, e prendere il suo posto.-.
Lisanna
rimase in silenzio e iniziò a fissare il pavimento, assorta
nei suoi
pensieri. Tutto dipendeva da come avrebbe risposto, da come avrebbe
reagito, da cosa avrebbe pensato; ma era un compito enorme, un
sacrificio troppo alto, dover rimpiazzare Lucy era orribile solo a
immaginarlo, eppure era quello che doveva
fare, che razza di amici erano se le chiedevano una cosa simile?
-Potrei-
Lisanna alzò la testa di scatto, eppure sfuggiva agli
sguardi delle
altre tre: -potrei anche riuscire ad assorbire Gemini: in fondo,
senza volerli offendere, gli Spiriti sono simili agli animali, quindi
potrei assimilarlo; e potrei anche aprire il portale al posto di
Lucy; ma resta il fatto che l'intero piano è una gigantesca
cavolata.-.
-Lisanna!-
Non è che si aspettasse un sì, ma almeno che
rimanesse nei limiti
della cortesia!
-Lisanna-san,
io posso capire i tuoi dubbi, ma...-.
-Principessa,
il tuo piano si basa su troppe supposizioni e troppo irrealistiche:
“se Natsu reagirà in questo modo”,
“se il portare
funzionerà”... e comunque solo pensare di usare di
nuovo Eclipse è
una follia! Non si ricorda cos'è successo l'ultima volta?
Riprovarci
è pericoloso!-.
-Con
tutto il rispetto, Lei è una grande stratega, ma questo
piano fa
acqua da tutte le parti. E ammesso che funzioni tutto, che Natsu
venga spedito dieci anni nel futuro e che lì possa essere
sconfitto,
non posso credere che non abbia considerato due incognite
importanti.-.
-Due
incognite?- Ripeté Yukino.
Lisanna
annuì: -La prima è Acnologia.-.
-Il
Re Drago?-.
-Se
E.N.D. adora la distruzione, Acnologia la venera, uno scontro di tali
livelli tra noi e Natsu lo attirerà di certo. E il fatto che
non sia
ancora apparso dopo un anno è preoccupante, non pensa anche
lei,
Hisui-sama?-.
Hisui
si fece buia in viso, tanto da far sobbalzare anche Erza; ma non era
arrabbiata, era più dispiaciuta.
-Acnologia
per il momento non può combattere, non
interverrà.-.
-Come
fa ad esserne sicura?-.
Hisui
non rispose, e quando Lisanna cercò lo sguardo di Erza lei
si era
già premunita.
-Si
tratta del... Master...- Borbottò la rossa.
-Cosa?
Che c'entra il Master?- Ecco, la sua voce si era alterata, stava
presagendo qualcosa di terribile.
-Come
hai detto tu- Disse Hisui: -Acnologia adora distruggere, e quando
E.N.D. si è risvegliato ha rilasciato una potente energia
negativa,
sono certa che voi che eravate lì l'avete percepita.-.
Percepita?
No, non l'avevano
percepita.
Ne
erano stati travolti.
-E
Acnologia, che già in passato aveva lottato contro E.N.D.,
l'ha
sentita meglio di chiunque altro, ed ha reagito correndogli,
volandogli
incontro. Non subito però, perché come Erza-san
mi ha spiegato lo
scontro contro Igneel dell'anno prima lo aveva ferito,
perciò ci ha
messo un mese a riprendersi abbastanza da spostarsi.-.
-Noi
lo abbiamo intercettato subito, sapevamo che dovevamo fermarlo mentre
era stremato, perciò Makarov-sama ha ingaggiato un duro
scontro con
lui.-.
-Il
Master? Perché non ne sapevo niente?-.
-Nessuno
ne sa niente, nessuno ne deve sapere niente, perché se i
demoni ne
dovessero venire a conoscenza ci attaccherebbero con più
forza, e
questa è l'ultima cosa che ci serve. Vedi, Lisanna-san,
forse
nemmeno lui se ne rende conto, ma Natsu ha davvero paura di
Acnologia, perciò è sempre alla ricerca della sua
posizione. E
finché lo fa, non può concentrarsi appieno su di
noi: anche per
questo non combatte, rischierebbe di attirarlo.-.
-E
lui dov'è? Non mi direte che il Master l'ha ucciso!- Non
sembrava
nemmeno scettica, sembrava davvero poterlo credere, sembrava davvero
volerlo
credere. E forse ci riuscì finché Hisui non
rispose: -No.-.
Allora
quel poco di speranza che si era accesa si spense come una candela
messa controvento e tornò cupa: -Quindi il Master
è...-.
-Il
Master si è sacrificato per noi.- Disse Erza, quello sapeva
di
doverlo dire lei: -Ha lottato strenuamente contro Acnologia, ma
sapeva di non poter vincere. E allora ha compiuto un gesto peggiore
della morte...-.
Era
difficile parlarne, era difficile dover ricordare quel giorno, per
lei che aveva assistito alla scena in prima persona, per lei che non
era riuscita a fare niente; però era ancora più
difficile tacere:
-Ha usato un'antica magia con cui ha intrappolato sé stesso
e
Acnologia in un'altra dimensione.-.
-Ma
allora è ancora...-.
Il
silenzio di Erza fu una risposta chiara.
-Era
ferito quando l'ha usata, e quell'incantesimo l'ha prosciugato di
ogni energia. Mi dispiace, Lisanna.-.
-Però...
però almeno Acnologia-sama è in trappola!- Un
tentativo disperato
di risollevare loro il morale, ma nemmeno Yukino ci credeva.
-Per
ora è così, ma l'incantesimo si
esaurirà tra una
ventina d'anni,
e Acnologia sarà di nuovo libero. Ma allora saremo pronti!-.
L'energia
della principessa contagiò anche Lisanna, che
annuì quasi come se
l'idea la convincesse almeno
un po'.
-E
va bene, Acnologia non rappresenta un problema, ma c'è anche
la
seconda incognita, che è molto più pericolosa.-.
-Ovvero?-.
-Zeref.-.
Certo,
chi se non lui, l'unica vera causa di tutto?
Hisui
aprì la bocca per rispondere, ma un'altra voce la
sovrastò.
-Zeref
non interverrà.-.
Era
arrivata anche lei alla fine, forse sarebbe riuscita a far ragionare
Lisanna, che intanto la fissava a bocca spalancata.
-Primo
Master!-.
Mavis
Vermilion,
il primo master di Fairy Tail nonché sua fondatrice,
dall'aspetto di
una bambina dai lunghi capelli biondi nonostante avesse più
di
cent'anni, era appena apparsa in fondo alla sala, e si stava
dirigendo verso di loro.
-Il
Primo mi ha aiutato a architettare questo piano, anzi, praticamente
l'ha ideato da sola.- Spiegò sorridendo Hisui.
-Non
dica così, Principessa, io...-.
-Io...-
Le interruppe Yukino: -Io non credo di capire...-.
Erza
la guardò incuriosita e vide che si squadrava intorno con
aria
confusa, come se non vedesse...
Ma
certo! Non poteva vederla!
-Yukino,
il nostro Primo Master è un fantasma che solo chi ha il
marchio
della gilda può vedere.-.
-Un
fantasma? C'è un fantasma qui?- Improvvisamente Yukino
sembrò
spaventata, che avesse paura dei fantasmi?
-Non
preoccuparti, ti spiegherò meglio dopo, ma il Primo
è una brillante
stratega, possiamo fidarci di lei.-.
-Ehi,
aspettate!- Irrompette Lisanna: -Principessa, lei riesce a vederla?-.
Hisui
annuì e si girò di schiena, abbassando un poco il
vestito sotto la
spalla: sulla sua scapola destra brillava il simbolo di Fairy Tail,
di un vivace colore verde giada.
-Ho
pensato che sarebbe stato difficile comunicare con la Principessa se
lei non poteva vedermi, così le ho applicato il marchio.-
Spiegò
Mavis.
-Ah,
ho capito...- Lisanna parve non convincersi del tutto, ma si riscosse
subito: -Cosa diceva di Zeref?-.
-Zeref
non interverrà, lo so per certo.- Mavis era serissima,
quando
spiegava i suoi piani era sempre così: -Lui è
più che deciso a non
interferire con questa guerra, non mi spiego ancora il
perché ma lo
conosco molto bene, e so che non sta mentendo.-.
-Mentendo?
Un momento, vuol dire che gli ha parlato?-.
Mavis
annuì gravemente: -Lo tengo costantemente d'occhio, si
sposta molto
velocemente, io stessa fatico a raggiungerlo ogni volta. Ma non ha
mai dimostrato di voler attaccare, raramente entra nella sede di
Tartaros e comunque ci rimane solo qualche secondo. Inoltre mi ha
rivelato che a lui non interessa chi vinca o chi perda, vuole essere
solo uno spettatore di questo massacro... è persino peggio
di
Acnologia...- da seria era diventata arrabbiata, Erza sapeva bene che
si sentiva frustrata per non poter intervenire di persona, per non
poter fare di più, e non capiva che in realtà
stava già facendo
molto.
-È
sicura che Zeref non interverrà?-.
-Sì,
e sono anche sicura che Eclipse sia la nostra unica
possibilità. Non
devi preoccuparti, non perderemo il controllo stavolta: Mirai Rogue
era riuscito, probabilmente istruito da Zeref, ad usarlo aprendolo
solo nel presente, ma se noi lo riapriremo dieci anni nel futuro non
ci saranno problemi di alcun tipo. Niente draghi, in pratica.
Così,
spediremo Natsu nel futuro, tra dieci anni saremo in grado di
sconfiggerlo, e cercheremo di riportarlo alla normalità.-.
-Crede
che si possa fare?- Lisanna strinse i pugni, si era aperta una nuova
speranza che non aveva intenzione di chiudere.
-Come
hai detto tu, Natsu è ancora lì dentro, e noi lo
tireremo fuori.
Dobbiamo
farlo. E con lui dalla nostra parte, riusciremo a sconfiggere anche
Acnologia, ne sono certa. Ma per farlo dobbiamo aprire il portale
Eclipse.-.
Lisanna
si massaggiò il mento.
-Certo,
se lo dice lei, Master... non per offendere la principessa, ma...-.
Hisui
ridacchiò divertita.
-No,
no, non preoccuparti, se Mavis non fosse continuamente impegnata a
cercare Zeref sarebbe lei l'unica responsabile del piano, in
confronto a lei io non sono nulla!-.
-Questo
non è vero!- Esclamò Mavis: -È troppo
severa con sé stessa! Manca
solo di esperienza!-.
-Così
mi lusinga...-.
Lisanna
schioccò le dita.
-Un
momento, e se usassimo Fairy Heart?-.
Fairy
Heart, il corpo cristallizzato di Mavis, una fonte infinita di magia,
era proprio quella che ci sarebbe voluta ora. Ma se avessero potuto
utilizzarla, avrebbero già vinto.
Mavis
tornò seria.
-Non
possiamo. Ho ragione di credere che Tartaros abbia una sorta di Heart
che contrasta il nostro e lo rende inutilizzabile, persino l'Etherion
è stato reso inservibile...-.
Erza
aspettò una risposta dall'albina, che però
arrivò dopo qualche
secondo.
-Ho
capito, quindi le cose stanno così.- Lisanna chiuse gli
occhi e si
mise a pensare, dopo qualche secondo disse: -Ho ancora delle riserve,
ma vi aiuterò.-.
-Scu...Scusate...-
Yukino, rossa in viso, non sapeva chi doveva guardare.
-Master,
forse è il caso di applicare il marchio anche a lei.-
Suggerì Erza.
-Lo
penso anch'io, provvederò subito.-.
-Yukino,
per poter vedere il Master dobbiamo applicarti il simbolo della
gilda.-.
-Cosa?
Di Fairy Tail? Ma io non so se posso... voglio dire, io non sono...-.
-Come
si suol dire, siamo tutti sulla stessa barca; e poi tu hai lo spirito
giusto per far parte della gilda, non ho ragione, Master?-.
Mavis
annuì e Yukino guardò Erza imbarazzata.
-Ecco,
se possibile allora vorrei averlo di fianco a quello di
Sabertooth...-.
Mavis
alzò la mano e la pancia di Yukino si illuminò;
la ragazza alzò il
vestito e Erza poté vedere il nuovo simbolo argenteo che ora
campeggiava alla destra di quello nero.
Yukino,
ancora stupita, alzò il viso e si accorse solo ora della
presenza
del Master, che le sorrideva maternamente.
-Benvenuta
nella famiglia.-.
Yukino,
rossa in viso, boccheggiò un: -Grazie...-; Erza fu
così compiaciuta
dalla scena che si accorse solo all'ultimo che Lisanna si era alzata
e si era avvicinata alla porta.
-Con
permesso, devo andare.- Disse spezzando l'atmosfera piacevole che si
era così duramente creata.
Le
quattro la guardarono uscire incredule, Erza capì che doveva
assolutamente parlarle, così si inchinò
frettolosamente alla
principessa e corse fuori dalla stanza; trovò Lisanna che si
stava
allontanando lentamente nel corridoio e la raggiunse subito.
-Ehi,
che ti è preso?- Le mise una mano sulla spalla e lei si
fermò, ma
senza girarsi.
-Niente.-.
-Lisanna!
Non è da te comportarti in questo modo! Se è per
ieri sera io...-.
-Non
è per quello.-.
-E
allora cosa c'è? Se c'è qualche problema dimmelo,
io sono tua
amica! Per me sei come una...-.
Il
rumore dell'impatto la fece ammutolire, Erza sgranò gli
occhi mentre
i frantumi dell'intonaco della parete si sbriciolavano sotto il pugno
dell'albina.
-Perché
devi rendere tutto così difficile???-.
-Cosa...
cosa stai dicendo?-.
Lisanna
si scrollò via la mano di Erza e abbassò la
testa, scoppiando in
singhiozzi.
“Lisanna...”.
L'albina
si voltò di scatto e, con il volto sfigurato dalle lacrime,
le gridò
in faccia: -Erza, io sto morendo!-.
“Non
mi freghi.”.
“Non
mi freghi proprio per niente.”.
“La
tua tattica è fin troppo chiara. I tuoi attacchi insistenti
in solo
un paio di giorni mi fanno capire quanto sei disperata, mi colpisci
sempre quando abbasso la guardia, ma non tenti di uccidermi, sei solo
alle mie spalle; vuoi solo stancarmi, la domanda è per cosa?
Qual è
il tuo vero obbiettivo? Cosa speri di ottenere?”.
Natsu
riaprì gli occhi e guardò davanti a
sé, fingendo di non notare il
bagliore con la coda dell'occhio.
Si
avvicinava, e anche velocemente, ma finse comunque di non vederlo;
era una tattica azzardata, ma doveva fargli pensare che iniziasse a
disperare e che non sapesse come reagire.
Ora
era vicino, il suo occhio destro ne era quasi accecato, eppure
continuò a fissare dritto davanti a sé.
Non
ancora.
Non
ancora.
Ora!
Si
voltò di scatto e non vide nulla; ma, con la mano sinistra
protesa
dall'altra parte, strinse la gola dell'intruso.
No,
era più corretto dire che lo bloccava con la magia, dato che
non
sentiva né una gola, né un battito cardiaco,
né qualsiasi altra
cosa, se non un lieve tepore.
-Vediamo
di finirla, che ne dici?-.
Si
girò lentamente, in modo da assaporare il momento.
-Lo
sai, oggi sei sfortunata...-.
Fissò
attentamente il volto traslucido, e quei due occhi rosa sgranati per
la sorpresa.
-...Perché
non ho problemi ad infierire sui morti.-.
Sbadiglio
dell'autore
Un po' moscio come capitolo, e forse ci ho messo un po' troppe cose. Ma
dai prossimi farò chiarezza su molti background, tipo
PERCHE' CACCHIO NATSU HA SCATENATO LA TERZA GUERRA MONDIALE.
Comunque.
Non sto a dire quanto la scuola mi prenda, ma l'aggiornamento dei
capitoli potrebbe subire un leggero... omicidio, sì.
Auguriamoci che non sia così, e buonanotte a tutti XP!
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Capitolo 13 *** Non ti lascerò sola ***
Baby,
I’m preying on you tonight
Hunt
you down eat you alive
Just
like animals
Animals
Like
animals
Maybe
you think that you can hide
I can smell your scent from miles
Just
like animals
Animals
Like animals
(Animals-Maroon
Five)
La
sera prima Lisanna era distesa nel letto di camera sua cercando di
non pensare a Levy e, ovviamente, come le accadeva ogni volta che non
voleva pensare a una cosa, ci pensava più intensamente.
“Hai
fatto male ai tuoi amici... sei davvero un mostro, allora...”
Si
rannicchiò e nascose la testa tra le gambe, stringendo le
ginocchia
sugli occhi fino a farsi male.
“Che
cosa mi sta succedendo??? Cos'è che sento
dentro???”.
TOC
TOC
Qualcuno
bussò.
Chi
poteva essere? Forse era Erza?
Il
pensiero la fulminò, l'idea di parlarle la devastava, e non
perché
temeva che la accusasse, ma perché sapeva che non l'avrebbe
mai
fatto. Non l'avrebbe mai odiata, non avrebbe mai avuto paura di lei,
come invece avrebbe dovuto, come lei stessa faceva, ma avrebbe
cercato di capire, avrebbe preteso risposte che lei non aveva.
TOC
TOC
Poteva
far finta di non esserci; invece inghiottì un boccone e
disse:
-Avanti.-.
La
porta si aprì e Lisanna si strinse più forte, in
attesa della voce
di Erza.
-Uh...
Sorellina?-.
Lisanna
trasalì e riaprì gli occhi.
Sull'uscio
della stanza, con ancora la maniglia in mano, c'era suo fratello
Elfman.
-Onee-chan...-
Borbottò piano; poi scattò in piedi e corse ad
abbracciarlo.
-Fratello
mio!!! Non sapevo fossi qui!!!-.
Elfman
ricambiò stringendola con le sue mani possenti: era grande
il doppio
di lei, l'unica cosa che avevano in comune erano i capelli bianchi,
per il resto lui era muscoloso e possente e lei piccola e gracile.
-Come
stai, sorellina?-.
“Sto
bene”, stava per rispondergli in preda all'entusiasmo; ma
subito il
suo sorriso si spense, e quindi anche quello del ragazzo.
Lisanna
si staccò dal fratello e indietreggiò fino al
letto, su cui
si
sedette mogia.
Elfman
la raggiunse e si mise di fianco a lei, facendo abbassare il
materasso di qualche centimetro.
-Lisanna,
cosa ti succede? Non sei contenta di rivedermi?-.
-Certo
che lo sono, Elf-nee-chan, però io...- Non riuscì
a finire la frase
e abbassò il volto, nascondendosi gli occhi tra le mani;
sentì il
palmo del fratello appoggiarsi sulla sua spalla.
-Che
cos'hai? Stai male?-.
Si
sforzò di guardarlo, in modo che vedesse il suo occhio
sinistro.
Elfman
ebbe un sobbalzo.
-Ma
cosa...-.
A
Lisanna venne da piangere, e subito si coprì di nuovo il
viso.
-Fratellone,
io... io... io non so cosa mi stia succedendo! Io non so cosa stia
diventando! Io sento qualcosa dentro di me che si agita, come se mi
stesse cacciando, come se volesse mangiarmi e prendere il mio posto!
Io ho paura, ho paura, ho tanta paura! Ti prego, aiutami!-.
Era
scoppiata in lacrime, perciò non si accorse subito del
silenzio di
Elfman; quando iniziò a trovarlo strano, però,
lui iniziò a
parlare.
-Nostra
sorella...-.
Quel
nome la paralizzò.
Mira?
Stava parlando di lei?
Riuscì
a guardarlo, ma anche lui si era piegato in avanti ed era diventato
scuro in volto.
-Elf-nee-chan,
cosa... cosa vuoi dirmi?-.
-Niente.-
Rispose cupo lui: -Niente, non è niente di importante, era
solo una
storia...-.
Lisanna
lo prese per il braccio e lo guardò con tutta la
disperazione che
aveva.
-Fratello,
tu lo sai cosa mi sta succedendo, tu sai cosa c'è dentro di
me,
vero? Ti prego, ti prego dimmelo!-.
Elfman
scosse la testa, ma più per allontanare un pensiero
insistente che
per non darle una risposta.
Perché
lui la sapeva la risposta, perché quel pensiero insistente era
la
risposta, una risposta che lui non voleva darle.
-Ti
prego, fratello mio! Ti prego! Io devo
saperlo!-.
-Anche
se lo sapessi che importanza avrebbe???- Urlò lui, facendola
spaventare.
-Cosa
pensi che cambierebbe? Ti farà stare solo peggio, starai
solo più
male!-.
-Come
potrei sentirmi peggio di così?- Le lacrime tornarono a
rigare il
suo viso, ma lei continuò con tutta la voce che aveva: -Come
posso
stare peggio di ora che sto facendo del male
ai
miei amici e non so neanche perché???-.
Poi
si appoggiò alla sua spalla e si lasciò andare al
pianto, come
faceva da piccola, quando si stringeva sui suoi fratelli per cercare
il loro affetto.
Ma
stavolta non trovò affetto, solo rammarico.
Perché
non poteva avere nemmeno quella soddisfazione??? Perché
diavolo il
mondo era così ingiusto???
-Ho
paura... ti prego, fratello... ho così paura... ti prego,
parlami...
dì qualcosa... non lasciarmi sola...-.
Elfman
la prese per le spalle e le gridò in faccia: -Tu non sei
sola!!! Non
pensare nemmeno per un istante di essere sola!!!-.
Ma
le sue parole non la raggiungevano, era
sempre
più distrutta, sempre più angosciata, e non
contava più i
singhiozzi.
Lui
dovette capirlo, perché la lasciò andare e si
avviò verso la
porta.
Se
ne stava andando.
Se
ne stava andando!
“No,
no, non lasciarmi sola, non lasciarmi sola! Ti prego! Ti prego,
ascoltami, non lasciarmi qui!!!”.
Non
lo fece; si fermò davanti a un angolo della parete e ci si
appoggiò
con una mano.
-Nostra
sorella me ne parlò dopo che io... dopo che tu andasti ad
Edolas.-.
I
sussulti scemarono fino a rimanere muti, lasciando posto
all'incredulità.
-Quando
io avevo perso il controllo e ti avevo... uccisa, sorellina. Mi
spiegò perché l'avevo fatto, mi spiegò
com'era successo.-.
In
che senso? Cosa c'era da spiegare? Aveva perso il controllo, il
mostro lo aveva...
Il
mostro lo aveva...
Il
mostro...
Un
momento
Elfman
si mise l'altra mano in viso, ridendo isterico.
-È
così logico, ci arriverebbe chiunque! È quasi
ridicolo che non ci
fossi arrivato da solo, ti pare?-.
Cosa?
Un
momento
-È
così semplice da spiegare, l'ho capito persino io!-.
Un
Cosa?
momento
-Noi
non possiamo controllare tutto il potere che assorbiamo! Il Take Over
è così potente che non può non avere
degli effetti collaterali,
non è ovvio? Se assorbiamo troppe anime e
il
nostro spirito diventa debole si ritorce contro di noi! Non siamo
più
noi a controllare loro, sono loro che controllano noi!!!-.
Cosa?
Il
controllo?
Loro
Cosa?
il
controllo?
-Mi
dispiace, sorellina! Mi dispiace così tanto! Ma in
quest'ultimo anno
sono successe così tante cose... il tuo spirito si
è... il tuo
animo...- Ora era lui a piangere, mentre lei rimaneva immobile.
Cosa?
Loro
No
controllo
No
Cosa?
No!
Loro
la
stavano
uccidendo
-No...-.
-No...-.
Cadde
all'indietro, il corpo si afflosciò sul materasso.
-No...-.
Quanti
mostri aveva assorbito nell'ultimo anno? Quanti animali pericolosi,
per salvare sé stessa, per salvare gli altri, per diventare
più
forte?
Aprì
la bocca per negare ancora, invece le scappò una risata.
Elfman
smise di singhiozzare e si girò stupito.
Cosa
potesse vedere, anzi, cosa vide lei non lo sapeva, non sapeva che
espressione avesse in volto, a
malapena
sapeva di stare ridendo.
Era
davvero ridicolo che non ci fosse arrivata prima!
Era
così semplice, un vaso di argilla non può
contenere della lava! E
lei quanta ne aveva ingurgitata negli ultimi mesi???
Ora
però non rideva più, ora le lacrime perforavano
l'armatura di Erza
su cui si era accasciata
dopo
averle raccontato tutto.
Erza
non riusciva neanche ad alzare le mani per stringerla, fissava
davanti a sé mortalmente impassibile.
-Io-io-io
sto diventando un mostro!!! Io st-sto diventando come lei!!!
Succederà anche a me, succederà anche a me!!!
Non-non voglio, non
vo-voglio, non voglio mo-morire!!! Ti-ti prego, non voglio morire!!!
A-aiutami, E-Erza, aiutami!!! Non lasciarmi, ti prego!!!-.
Cosa?
Perché
diceva una cosa così stupida?
La
prese per la nuca e la staccò da sé, in modo da
poterla guardare in
viso; poi le sferrò una testata sulla fronte.
Le
lacrime si fermarono, lasciando il posto a un gemito di dolore.
Dolore
ben meritato.
-Che
razza di domande fai, baka???- Sbraitò infervorata:
-È ovvio che
non ti lascerò sola!!! Come puoi pensare a una cosa del
genere???
Come puoi pensare che non ti aiuterò, razza di...- testata
-...stupida!!!-.
-Ah!-
Gemette la ragazza, barcollando all'indietro; Erza la trasse a
sé
e la baciò riuscendo
a
calmarla, per non dire che la paralizzò.
Allora
la colpì di nuovo, e stavolta cadde a terra, massaggiandosi
la
fronte e rotolando stordita.
-Che
ti passa per la testa??? Pensi davvero che qualcuno possa voltarti le
spalle, soprattutto in un momento come questo???-.
-Però...
però io diventerò un mostro...- La sua voce era
ancora spaventata,
ma era meno disperata di prima.
-...potrei
diventarlo da un momento all'altro... potrei cercare di farti del
male!-.
Erza
scrocchiò
i
pugni.
-Oh,
è così? Allora forza, fatti sotto!-.
-Cerca
di prendere la cosa seriamente!-.
-Io
lo sto facendo!- La rossa le prese la mano e la aiutò a
risollevarsi: -E tu?-.
-Certo
che sì!- Replicò lei, già con un
barlume di coraggio sugli occhi.
-Allora
perché ti stai arrendendo?-.
-M-Ma...-.
-Quindi
hai intenzione di mollare!-.
-N-no,
io non...-.
-Non
ti sento!!!-.
-No,
io non voglio arrendermi!- Urlò: -Io non voglio arrendermi!-.
-Bene,
allora prendi la tua sicurezza- Strinse un pugno e glielo
sferrò sul
petto, facendola piagnucolare ancora: -e usala per vincere la guerra
che hai dentro!-.
-Ma
non è questione di forza di volontà! È
come se fossi malata, lo
capisci?-.
-Per
ogni malattia c'è una cura, e in questo caso è la
forza di
volontà!-.
-Co...-.
-E
il nostro amore.- La abbracciò di nuovo, schiacciandole il
viso sul
pettorale.
-Bene,
e adesso...- La atterrò con uno schiaffo e le
schiacciò la testa
con un calcio: -Vatti subito a scusare con la principessa per come ti
sei comportata!!! Forza, non farmi ripetere!!!-.
-S...sì!-
Lisanna scattò in piedi e corse via, chissà
perché i suoi occhi
erano diventati due spirali. Neanche fosse confusa dal suo
comportamento, che invece aveva avuto il preciso intento di
rincorarla: l'aveva colpita per convertire il suo dolore emotivo in
fisico, poi l'aveva baciata per dimostrarle il suo affetto e togliere
quel dolore, poi l'aveva colpita ancora per non metterle in testa
strane idee, poi l'aveva lasciata riprendere scherzando sulla
situazione, poi l'aveva incitata a non demordere trattandola come uno
zerbino e per enfatizzare l'aveva prima colpita e poi abbracciata. Il
colpo finale era ovviamente slegato dal resto.
Poteva
aver lanciato un paio di segnali contrastanti qua e là, ma
il senso
si capiva, la logica era stringente.
Forse
Lisanna era proprio stupida.
“Io
st-sto diventando come lei!”.
No,
questo non l'avrebbe permesso, o Mirajane non gliel'avrebbe mai
perdonato.
1
anno prima, locazione sconosciuta
E.N.D.
levò uno sguardo stanco su ciò che rimaneva di
Plutogrim: macerie,
rocce, polvere.
Distruzione.
Ma
non era lì per godersi lo spettacolo.
-Plutogrim,
ricomponiti.-.
Aspettò
qualche secondo che potesse recepire il messaggio, poi la terra
tremò
e i detriti attorno a lui iniziarono a sollevarsi da terra e a
ricomporsi; quando ebbero finito, E.N.D. si trovò davanti a
un
castello dalle dimensioni enormi, un maniero con quattro torri
laterali e un portone, completamente nero e con lo stemma di Tartaros
che campeggiava sulla parete frontale.
Plutogrim
era morto, farlo tornare alla forma Cube era impossibile; era stata
solo la fedeltà al suo padrone a far rivivere
momentaneamente quel
cadavere smembrato, ma era riuscito a ricomporre solo il castello che
una volta si trovava sulla sua groppa.
Pazienza,
meglio di niente, la cucina doveva essersi rimessa in piedi.
Prima
di incamminarsi, si rivolse alla ragazza alle sue spalle.
-Hai
intenzione di seguirmi ancora a lungo?-.
Il
volto impassibile dell'albina rimase silenzioso.
-Che
è successo alla tua personalità? È
stata cancellata dentro quel
corpo?-.
Se
era così allora lo stava seguendo solo perché
attratta dal suo
potere diabolico, l'unico modo per liberarsene sarebbe stato
distruggerla.
No,
prima era meglio controllare che non ci fosse nessuno.
E.N.D.
socchiuse gli occhi, poi puntò il braccio contro di lei.
-Parla.-.
La
ragazza spalancò la bocca e trasse un profondo respiro,
piegandosi
in avanti.
-Anf...
anf... anf... cosa? Cosa? Sono fuori?-.
Scoppiò
in una risata isterica.
-Ahahah!
Porca puttana! Sono libero! Libero finalmente da quella troia!!!-.
Poi
si bloccò e si guardò le mani.
-Ehi,
aspetta un attimo! Che cosa è successo alle mie mani? E che
cazzo di
voce ho?-.
Spalancò
le palpebre, indietreggiando di colpo: -Ma questo non è il
mio
corpo!!! Che cazzo è successo al mio corpo???-.
-Non
l'hai ancora capito?-.
Il
demone sembrò accorgersi solo allora della presenza di
E.N.D..
-La
tua coscienza è riaffiorata, ma sei ancora prigioniero
lì dentro.-.
-Come?
E tu chi sei, moccioso?-.
-Io
sono E.N.D., il Demone Cremisi, il più potente Etherious mai
creato.-.
-Il
più potente...- L'altro piegò la testa di lato e
ridacchiò di
nuovo: -Ma che minchia stai dicendo? Sei solo un ragazzino! Io sono
un vero d...-.
Non
finì la frase che si ritrovò faccia a terra.
-Ah!
Che
cosa...-.
-Buffo.-
Commentò E.N.D.: -Non riesci a reggere nemmeno un decimo
della mia
aurea demoniaca sotto questa forma.-.
-Un
decimo? Ma che cazzo stai...- Riuscì ad alzare la testa
giusto per
ritrovarsi il piede di E.N.D. schiacciato contro il viso.
-Fai
silenzio ora, rifiuto.- Gli ordinò.
Quel
tipo già non gli piaceva, tantomeno gli piaceva il suo
contenitore.
-Bas...tardo...
come osi...-.
E.N.D.
si abbassò di colpo e prese tra le mani i capelli
dell'altro,
puntandolo con due fari infuocati.
-Devi-ubbidire-ai-miei-ordini-feccia.-.
Finalmente
quello capì il messaggio, si tirò indietro di
scatto e si rimise
faccia al suolo; ma E.N.D. aveva fatto in tempo a vedere il suo volto
passare da strafottente a terrorizzato in un attimo.
-Chiedo...
chiedo scusa...-.
-Rialzati.-.
-S-sì...-
Il demone fece come gli era stato ordinato.
-Qual
è il tuo nome, feccia?-.
-I-io
mi chiamo... io mi chiamo...-.
-Non
costringermi a ripetermi!-.
Quello
sussultò e scosse la testa: -Mi perdoni, mi perdoni, non
riesco a
ricordare il mio nome! Io... io temo di essere stato lì
dentro per
troppo tempo!-.
-Ah
sì? E allora come dovrei chiamarti?
“Feccia”?- E.N.D. sorrise
divertito dalla sua reazione forzatamente accondiscendente, ma poi
trasalì, improvvisamente gli era venuta in mente una cosa.
-Non
so perché, ma se ti guardo ho come l'impressione di
conoscere il tuo
nome... Mi...ra...jane... Mirajane.-.
Mirajane
si irrigidì e sgranò gli occhi: -Odio quel
nome!!! È il nome di
questa puttana!!! Non riesco a sopportarlo!!!-.
-Odi
quel nome, hai detto?- In un lampo si spostò davanti a lei,
le prese
il mento con due dita e la obbligò di nuovo a fissarlo negli
occhi.
Lei
gemette per la sorpresa, e lui ricambiò con un sorriso
serpentino.
-Allora
penso che ti chiamerò così, Mirajane.
Hai capito?-.
Una
domanda che non contemplava
una
risposta negativa, e infatti lei annuì leggermente.
-Voglio
sentirtelo dire, Mira-chan, hai capito?-.
-S..sì,
ho capito.-.
Si
avvicinò al suo orecchio e sussurrò: -Molto
bene.-.
Poi
però quella si tirò indietro e iniziò
ad urlare, coprendosi il
volto con le mani.
-Che
cosa succede??? Sento le mie forze svanire!!!-.
Lui
non c'entrava, perciò era sorpreso quanto lei; poi
però capì.
“Deve
essere una sorta di incantesimo che ha lanciato la ragazza prima di
sparire.”.
Fece
per dirglielo, ma lei alzò il viso al cielo e si
immobilizzò.
-Uh?
Sei morta?-.
Nessuna
risposta.
E.N.D.
le si avvicinò e le tamburellò un dito sulla
fronte.
“Come
pensavo, Assopimento Forzato. Ora è priva di
volontà finché non si
sveglierà di nuovo; uhm...
ci
metterà più o meno una settimana, ma non penso
riuscirà a
mantenere il controllo a lungo prima di addormentarsi di nuovo.
Feccia di basso rango.”.
“Chiunque
fosse questa ragazza, doveva essere molto brava con la
magia.”.
“Un
momento, ma a che sto pensando??? Di solito un bersaglio
così facile
lo distruggerei in un attimo!!!” Prese il suo viso con palmo
della
mano e si preparò a fare fuoco, ma non ci riuscì.
“Non
capisco, forse devo recuperare a pieno le forze... deve essere colpa
di quel fetido umano che mi indossava...”.
“In
ogni caso, può essermi utile senza volontà, se
gliene do io una.”.
-Mirajane,
ti ordino di seguire i miei ordini.- Il suo Macro era sempre stato
scarso, ma per un soggetto del genere doveva bastare.
E
infatti l'albina si inginocchiò e disse: -Sì, mio
signore.-.
“Bene,
molto bene, che ne è ora della tua aria da spavaldo,
feccia?”.
-Avanti,
leccami le scarpe!-.
-Obbedisco.-
Mirajane si abbassò e iniziò a leccargli il piede
sinistro.
Gli
venne in mente un'idea: tirò indietro la gamba e le
sferrò un
calcio in fronte.
Mirajane
fece
un
sordo mugugno e crollò a terra, mangiando il fango; rimase
così per
un po', poi con le mani tremanti, si fece forza per rimettersi come
prima e ricominciò a leccare.
E.N.D.
si leccò la lingua e la colpì di nuovo; lei,
più instabile di
prima, tornò subito a leccare, lui la calciò di
nuovo e continuò
così per un'altra decina di volte.
Alla
fine Mirajane non riusciva più a sostenere il proprio peso,
le mani
minacciavano di crollare da un momento all'altro; così lui
le colpì
i polsi e lei cadde di nuovo.
-Ahahah!
Che spasso!!! Dai, ora rimettiti in piedi!-.
Tremava
tutta, piagnucolava anche, ma si rialzò; i suoi occhi
azzurri erano
vitrei, E.N.D. poteva rimanere a guardarli per ore intere senza
smettere di ridere, ma improvvisamente il suo naso si
arricciò.
-Uh?
Questo odore l'ho già sentito!- Si avvicinò alla
ragazza e cominciò
ad annusarla, senza che lei si muovesse.
-Aspetta...
possibile che... Sayla?-.
Era
una dei Nove Cancelli dell'Inferno, la Luna Gelida, quella ragazza
con le corna fissata con Kyouka! Come faceva ad avere il suo odore?
-Ehi,
Mirajane, perché hai l'odore di Sayla?-.
-Circa
un anno fa Fairy Tail distrusse Tartaros.- Rispose lei.
-Cosa???
Mi stavo chiedendo cosa fosse successo ma... come cavolo hanno fatto
degli umani???-.
-Lei
li comandava.-.
-Già
è più realistico.-.
-Questa
ragazza, Mirajane Strauss, combatté e sconfisse Sayla, poi
usò il
Take Over e la assorbì dentro di sé.-.
-Il
Take Over? Dunque si chiama così questo tipo di magia... e
quindi
ora Sayla è intrappolata in questo corpo, giusto?-.
Mira
annuì.
L'Etherious
scoppiò a ridere.
-Ahahahahahahah!!!
Ma dai!!! Proprio quello che si merita a farsi battere!!!-.
Poi
si bloccò.
-Ehi,
e che ne è stato degli altri Cancelli? E di Mard Geer?-.
-Sono
stati uccisi tutti, i loro corpi non sono riusciti a rigenerarsi
perché Mirajane Strauss aveva distrutto il Cuore. Mard Geer
invece è
stato ucciso da Zeref.-.
E.N.D.
sbiancò dalla sorpresa, non si era mai aspettato molto da
loro,
tuttavia...
-Questo
è impossibile! Mi stai prendendo in giro!-.
-Non
lo sto facendo.-.
E.N.D.
strinse i pugni.
-D'accordo,
fammi vedere Sayla.-.
Mirajane
prese l'aspetto del demone, era tale e quale a lei se non fosse stato
per un ciuffo sopra la fronte tenuto in piedi da un elastico.
E.N.D.
trasse un profondo sospiro.
-Intendo
dire: espellila dal tuo corpo.-.
Il
problema dei senza-volontà era che seguivano gli ordini
troppo alla
lettera.
-Non
è possibile.-.
-In
che senso? La sua personalità è stata
cancellata?-.
-No.
Il demone che Lei chiama Mirajane non è riuscito ad
assimilarla, ma
le sue onde vitali sono deboli, insufficienti a una vita propria.
Inoltre il Take Over degli esseri umani ha il difetto di essere
irreversibile.-.
-Mmm...-
E.N.D. fece finta di assentire, poi trafisse la ragazza con un pugno
infuocato facendole sputare uno schizzo di sangue.
-Il
problema è che io ho ordinato di espellerla. Non esiste che
tu non
lo faccia. Quindi espellila.-.
Le
labbra di Sayla, Mirajane, o chi cazzo fosse, tremolarono, poi lei
borbottò: -Non... è... possibile...-.
E.N.D.
spinse più in profondità, sospirando pesantemente.
-Ho
capito, dovrò fare tutto io...- Frugò tra le sue
carni fino a
trovare l'anima di Sayla, un giochetto da ragazzi per un Etherious
come lui, poi la estrasse violentemente, trovandosi nella mano
insanguinata una sfera azzurra che gettò a terra; la palla
brillò,
poi si espanse e formò il cadavere immobile di Sayla.
Il
Cremisi infuocò la mano: non poteva credere di stare per
usare la
Maledizione di Resurrezione e sprecarla per i prossimi sette anni, ma
per far funzionare il laboratorio e resuscitare quanti più
demoni
possibile Sayla era necessaria, e poi si voleva divertire un po' con
lei; così conficcò la mano in pieno petto,
trapassandola da parte a
parte.
Sayla
spalancò la bocca e urlò tanto da costringerlo a
tapparsi le
orecchie e farsi indietro; lei sgranò gli occhi e strinse il
terreno
tra le dita, sollevando il petto in uno spasmo e iniziando a gridare
e a piangere per il dolore.
Che
fastidio! Ma anche in quel caso il Macro avrebbe dovuto funzionare.
-Ti
ordino di smettere di urlare!-.
Sayla
si fermò per un istante, boccheggiò un paio di
volte e si rese
conto di essere senza voce.
Molto
meglio, ora non c'era più quel rumore.
Però.
E.N.D.
si crucciò, qualcosa non andava: osservò
attentamente l'Etherious
contorcersi per terra e aprire la bocca per cercare di urlare, la
osservò soffrire in silenzio, eppure non ci provò
nessun gusto,
anzi, quasi lo seccava.
Poi
vide una guancia rigarsi di una sua lacrima e, per un istante,
incrociò i suoi occhi disperati; una voragine si
aprì sul suo petto
e si inginocchiò a terra, sentendosi mancare il respiro.
“C-che
mi succede? Cos'è questa sensazione???”.
Non
riusciva a levarsi di dosso quello sguardo agonizzante,
sentì
crescere dentro di sé un forte dispiacere e anche un forte
dolore.
-E-Ehi,
t-ti ordino di smettere di piangere!-.
Sperava
in questo modo, anche se non sapeva perché, di placare
quella
sofferenza; invece il vederla privata del pianto e della voce,
costretta a rotolare a terra, a puntare gomiti e ginocchia sul
terreno, a stringere la polvere, a dare testate e a graffiarsi le
guance sfigurandosi il viso per contenere il dolore lo fece stare
ancora peggio.
Merda,
così
non andava bene, così non andava bene!!! Non riusciva a
rimanere
lucido, non riusciva a stare calmo!!! Perché stava
così male???
Perché gli veniva da piangere??? Perché non
voleva che soffrisse
ancora???
Sayla
intanto si era rannicchiata su sé stessa e si scorticava le
corna,
stringendo i denti e soffiando versi incomprensibili, e E.N.D. non
riusciva più a staccarle gli occhi di dosso.
“Ti
prego non soffrire, ti prego non soffrire, ti prego non
soffrire!!!”.
-BASTA!!!
TI ORDINO DI NON SOFFRIRE PIÙ!!!-.
Sayla
si bloccò, stavolta sembrava l'ultima.
Ce
l'aveva fatta? Aveva smesso di stare male?
SBAM
Sayla
si schiantò a terra boccheggiando e sussultando in preda
alle
convulsioni, i suoi occhi sembravano sul punto di schizzare via e il
suo corpo tremava come se stesse per esplodere.
E.N.D.
arretrò, sentendo il suo animo nero cadere a pezzi di fronte
a una
nuova e terribile emozione: la paura.
Paura
che lei morisse.
Paura
di perderla.
Paura
di farle del mare.
Paura
di farle del male.
Paura...
-Aiuto...-.
Quella
parola appena sussurrata gli arrivò come una freccia al
petto.
Le
aveva impedito di urlare, le aveva impedito di piangere, le aveva
impedito di soffrire, ma non le aveva impedito di supplicare.
-Aiuto...
aiuto... aiuto...-.
Non
si rese conto di essersi mosso fino a quando non si ritrovò
abbracciato a lei.
-Mi
dispiace...- Si sentì dire.
-Mi
dispiace... mi dispiace... mi dispiace...-.
La
strinse forte a sé, come se avesse paura che potesse
sfuggirgli via
da un momento all'altro.
-Mi
dispiace! Mi dispiace!!! Mi dispiace così tanto! Ti prego,
perdonami! Perdonami!!!!-.
Diceva
quelle parole ma non sapeva perché, piangeva quelle lacrime
ma non
sapeva perché,
non
riusciva a fermarsi e non sapeva perché.
-Urla,
piangi, soffri, sfogati! Non tenerti tutto dentro! Non ti
lascerò
andare! Non ti lascerò sola!!!-.
Le
grida, il pianto, il dolore ricominciarono, e lui la strinse ancora
più forte; quando poi anche Mirajane si accasciò
a terra, stremata
dalla ferita al petto, lui, il più grande tra tutti i
demoni,
l'Etherious in grado di uccidere Zeref, la abbracciò e
pianse con
lei.
Lui,
che era anche Natsu Dragneel.
Le
stesse due ragazze che aveva abbracciato ora erano inchinate al suo
cospetto e gli stavano parlando; o meglio, Sayla parlava, mentre
Mirajane rimaneva in silenzio.
-Natsu-sama,
sono qui per aggiornarla sulle condizioni dei Nove Cancelli.-.
-Mmm...-
Annuì lui: -E tu, invece?-.
-Per
lo stesso motivo.- Rispose l'albina.
Dietro
di lui, il fantasma, anzi, il residuo dell'incantesimo di Meldy, gli
stava parlando all'orecchio.
-Natsu,
quella volta hai riconosciuto queste due donne come tue compagne,
perciò sono sicura che puoi considerare di nuovo anche noi
tuoi
compagni!-.
Ostinata
a seguire la stessa strategia anche da morta!
Comunque,
cercare di bruciarsi il polso non serviva a niente, colpirla era
inutile, ucciderla facendola scoppiare di nuovo
sembrava
essere inefficace, quindi aveva deciso di ignorarla; e poi solo lui
era in grado di vederla e lei non poteva interagire con nient'altro,
perciò bastava fare in modo che non gli leggesse pensiero ed
emozioni per vanificare i suoi sforzi.
-Ho
cercato di spiegare a quest'umana
che
sono più che sufficiente per riferire a lei, ma non mi ha
dato
retta.- Riprese Sayla.
Oh,
no, ecco che ricominciavano a litigare.
-Fossi
nel Master, di te non mi fiderei molto, Sayla-chan, dopotutto non mi
pare tu abbia delle buone notizie da dargli...- Fece l'altra con un
falso sorriso.
-Considera
poi che qualunque cosa tu faccia...- Si trasformò in Sayla:
-...posso farla anch'io.-.
-Avanti,
Natsu, ascoltami!- Lo supplicò Meldy: -Quello che hai fatto
non è
irreparabile, puoi ancora tornare da noi!-.
-Natsu-sama
sa benissimo- Replicò Sayla senza nemmeno guardare l'altra:
-che
anche se tu avessi tutti i miei poteri, cosa che non è vera,
ti
mancherebbe l'esperienza e la conoscenza del Cuore dell'Inferno anche
solo per assistermi.-.
Mirajane,
tornata normale, allargò il sorriso in un ghigno malefico e
fece
passare più volte l'indice nel cerchio formato dal pollice e
dall'indice dell'altra mano, alludendo alla ragazza, che fece finta
di niente.
-Sbagli,
cara Sayla, l'unica cosa che E.N.D.-sama sa è che dopo tutto
questo
tempo non c'è alcun miglioramento.-.
-Natsu,
guardami, guardami! So che mi senti! So che siamo ancora importanti
per te! Il modo con cui tratti gli altri demoni è la prova
che tu
sei ancora tu! Sei ancora Natsu Dragneel di Fairy Tail, il figlio di
Igneel!-.
Si
parò davanti a lui e lo pregò in ginocchio, ma
lui fece finta di
guardarle attraverso.
-Natsu-sama
sa che questo è dovuto dalla gravità delle ferite
subite e non da
altri motivi; e comunque non è vero che non c'è
alcun
miglioramento, tutt'altro: il recupero di Jackal-san sta subendo un
incremento notevole.-.
-Natsu!
Ascoltami, non puoi fingere di non sentirmi! Continuando
così ne
soffrirai! Ti prego, io sento quello che provi! Sento che dentro di
te c'è ancora del buono!-.
-Ah,
sono davvero contenta per Jackal-san! E dimmi, come procede invece
Kyouka-san? Eh, come va? Male, vero? Molto male! Sai, mentre tu eri
svenuta quest'umana ha visto come è morta, vuoi che te lo
racconti?-.
Sayla
le lanciò un'occhiata gelida.
-Vatti
a masturbare in qualche angolo, putrida umana.-.
-Ehh???
Come-come??? Hai deciso di rivolgermi la parola???- E si mise a
sghignazzare.
-Natsu!
Natsu! Ti prego, parla, di qualcosa, fatti sentire! Non posso
parlarti se mi escludi in questo modo! Ti prego, io voglio solo
aiutarti!-.
-Ehi,
e se la assorbissi dentro di me??? Potresti finalmente rivederla in
piedi! E chissà, se fai la brava un giorno potrei essere
lasciva
quanto vado a dormire, eh???-.
Sayla
si voltò totalmente verso di lei.
-Osa
solo toccare Kyouka-sama con la tua sporca esistenza e ti
rispedirò
nelle profondità di quel buco che tu chiami
“corpo”.-.
Mira
scattò in piedi.
-Mi
stai minacciando??? Tu che giocavi alla Bella Addormentata mentre io
mi sbattevo il culo per uccidere ogni altro demone che veniva
assorbito per non schiattare???-.
-Natsu,
basta solo che ci ripensi, basta solo che ricordi un momento felice a
Fairy Tail!- Meldy iniziava a piangere, cominciava ad essere noiosa:
-Basta solo questo, lo giuro, devi solo ricordare, poi farò
tutto
io! Farò tutto io e me ne andrò, tu tornerai
normale e io sparirò,
te lo prometto!-.
-Oh?-
Sayla si alzò a sua volta, con un'espressione mortalmente
calma in
volto: -Vuoi forse dirmi che non sei riuscita a eliminarmi nemmeno
mentre ero incosciente, con un anno intero di tempo, misera umana?-.
-Mi
basterebbe un secondo per metterti a tacere una volta per tutte,
Testa di Corno!-.
-Ripensa
ai tuoi amici! Ripensa a com'eri felice con loro! Ti scongiuro,
ricorda come eri!-.
-Fatti
sotto allora, sistemiamo la cosa una volta per tutte.-.
-Ripensa
al Master!-.
-Ahahah!
Non chiedo di meglio! Ti metterò a tacere, e poi ti
racconterò per
filo e per segno come la tua Kyouka si sia fatta battere da un umana
cieca e sorda!!!-.
-Ripensa
a Gray!-.
-E
poi mi farò Kyouka davanti ai tuoi occhi, anzi no,
diventerò lei e
mi masturberò di brutto!!!-.
-Ripensa
a Happy!-.
-Il
mio primo ordine sarà quello di farti cavare gli occhi e
farteli
rimangiare.-.
-Ripensa
a Erza!-.
-Poi
ti farò violentare
da
qualche demone di basso rango, che ne dici di un demone-orso?-.
-Ripensa
a Lisanna!-.
-Fatti
sotto, puttana cornuta!!!-.
-Ripensa
a lei!-.
-Ti
aspetto, viscida umana.-.
-Ripensa
a Lu...-.
-No.-
Natsu si alzò dal trono e le tre ragazze si fermarono.
E.N.D.
percepì Meldy sperare che si stesse rivolgendo a lei, che
l'avesse
interrotta quando stava per dire il suo
nome,
che avesse raggiunto una qualche sorta di contatto.
Invece
lui le passò attraverso come niente e si frappose tra le due
demoni,
che erano quasi giunte allo scontro.
-Non
pensate di aver esagerato abbastanza? Perdere così il
controllo
davanti al vostro Master... sono molto deluso da entrambe!-.
Le
due abbassarono lo sguardo e arrossirono per la vergogna.
Natsu
allungò le mani verso i loro visi e le due chiusero gli
occhi
d'istinto, ma si limitò a pizzicare loro le guance.
-E
poi ho già messo in chiaro che non voglio che litighiate per
delle
sciocchezze, non ho ragione?-.
-Shì,
Mashter...- Borbottarono imbarazzate.
-E
ricordate che siete entrambe uniche e insostituibili, perciò
l'ultima cosa che voglio è che una di voi si ritenga
superiore
all'altra.-.
-Shì,
Mashter...-.
-Il
passato è passato, che siate state sconfitte in battaglia
oppure
siate state degli esseri umani, ciò che conta è
quello che siete
ora: due demoni di Tartaros.-.
-Shì,
Mashter...-.
-E
due preziose compagne.- Le lasciò andare e le
abbracciò come aveva
fatto quella volta.
-Bene,
ora andate e cercate di andare d'accordo.-.
O
perlomeno di non uccidervi.
-Sì,
Master...- Si avviarono insieme alla porta, il che ad un primo
sguardo poteva sembrare l'inizio di una buona cooperazione, se non
fosse stato che ognuna cercava di arrivare prima dell'altra e che
anche
mentre uscivano si erano quasi incastrate tra gli stipiti passando
insieme.
Certo
che Sayla era molto orgogliosa a dispetto delle apparenze, e
Mirajane... ah, proprio a lui doveva capitare un duo così
sgangherato!
Si
voltò e quasi sobbalzò nel vedere Meldy che, in
piedi sulla
gradinata, lo fissava allibita.
Le
era chiaro, l'ultima parte del discorso era anche per lei, e ora
Natsu sentiva bene quanto fosse spiazzata; ma rivolgerle la parola
ora avrebbe rovinato tutto, così ancora una volta la
trapassò e si
risedette.
Quando
si mise comodo, se comodi si poteva stare su quel trono, Meldy era
sparita, e già sapeva che non si sarebbe più
ripresentata
fino
al giorno dopo.
Allora
il demone si lasciò scappare un ghigno divertito, levarsela
di torno
era un traguardo sempre più raggiungibile.
“Sono
sicura che puoi considerare di nuovo anche noi tuoi compagni!”.
“Ti
scongiuro, ricorda come eri!”.
Un
po' gli faceva pena, gli dispiaceva per lei, come faceva a non capire
che non aveva nulla di cui ricordarsi? Che ora i suoi compagni erano
i suoi demoni, la sua gilda di Tartaros? Eppure dava a tutti gli
umani che ne erano degni la possibilità di diventare suoi
Cambiati,
oppure di morire con onore, non era anche quello un modo di
riconoscere il loro valore?
E
poi, cosa più importante, spazzare via gli esseri umani era
la cosa
che lo divertiva di più, era un po' come una persona che
mangia
la
carne: a volte pensa agli animali che sono stati uccisi e che ora
sono sul suo piatto, cionondimeno non smetterà mai di
mangiare
carne, per il semplice fatto che ci è abituato e gli piace
il
sapore. Era lo stesso principio, non è che si aspettasse che
un'umana l'avrebbe capito, ma era così.
Già,
doveva essere per quello che perseverava, non poteva capire la sua
posizione; uhm, forse poteva condividere quel pensiero con lei,
così
avrebbe deciso di smettere di tormentarlo.
Oppure
sarebbe esplosa come la volta prima, in ogni caso si sarebbe levata
di torno.
Sì,
l'indomani avrebbe fatto così.
Lisanna
chiuse la porta alle sue spalle e sospirò.
La
principessa e il Master erano stati molto comprensivi, e ovviamente
avevano deciso di aiutarla a stare meglio; solo allora capiva quanto
era stata ingiusta con loro, e si sentiva davvero in colpa, il giorno
dopo già sapeva che ne sarebbe morta di vergogna.
-Ehm...
Lisanna-sama?-.
Lisanna
sussultò quando, riaprendo gli occhi, vide che davanti a lei
era
apparsa Yukino.
-Yukino?-.
-Ecco...
non volevo origliare... ma ero qui fuori e ho sentito tutto... mi
dispiace davvero tanto, Lisanna-sama... se hai bisogno di qualcosa,
non hai che da chiedere.-.
-Ti
ringrazio.- Le sorrise lei: -In realtà vorrei conoscerti un
poco.-.
-Me?-.
Lisanna
annuì: -Mira-nee mi parlava spesso di te, ti era molto
affezionata.-.
-Capisco...-
Yukino arrossì, Lisanna sapeva che era una ragazza timida.
-Quindi,
se non ti dispiace, vorrei diventare tua amica.- E le porse la mano.
Inizialmente
titubante, la maga degli Spiriti Stellari gliela strinse con
delicatezza.
-Certo,
mi farebbe molto piacere!-.
Un
po' più felice di prima, Lisanna si incamminò
lungo il corridoio,
passo passo con la sua nuova amica.
Ma
non si era certo scordata di quelle vecchie.
Angolo
del redivivo
E
rieccomi dopo due settimane di silenzio! Spero vi piaccia il nuovo
personaggio che ho introdotto, perché per Mira ho dei
progetti
molto, molto divertenti... (risata malefica)
Cooomunque,
nel prossimo capitolo mi metto a raccontare il background della
storia yep!
Notte.
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Capitolo 14 *** Volontà ***
As he begins
to raise his voice
You
lower yours and grant him one last choice
Drive until you
lose the road
Or
break with the ones you've followed
He
will do one of two things
He will admit to everything
Or he'll
say he's just not the same
And
you'll begin to wonder why you came
Somewhere along in
the bitterness
And I would have stayed up
with you all night
Had I known how to save a life
(The
Fray-How
to save a life)
Lucy
riaprì gli occhi.
Il
suo
corpo era pesante.
Bruciava,
agonizzava, ed era pesante.
Perché
era così pesante?
-Natsu...-.
Quelle
parole uscirono spontanee dalle sue labbra.
Si
rese
conto solo allora di cosa
era
pesante.
-Natsu!-.
Si
rialzò
di scatto, incredula, confusa, e con un senso di terrore in gola,
tenendo stretto il corpo del compagno.
-Natsu!
Natsu!- Lo scosse, ma lui non rispose.
-No...
no...-.
Lo
distese a terra, continuando a chiamarlo e a scuoterlo.
-Natsu!
Natsu! Avanti, rialzati! Rial...-.
Poi
le
vide, il suo corpo ne era pieno, il suo corpo... oddio... il suo
corpo... il suo corpo era a pezzi... era lacerato da ferite
così...
così rosse... e così profonde... così
profonde! Perché, perché,
perché c'era tutto quel sangue???
E
capì.
Natsu
era
sopra di lei quando si era risvegliata, e lei era praticamente
incolume.
-Mi
hai
protetta... mi hai protetta, non è vero Natsu? Lo fai
sempre, non è
vero?-.
Le
venne
da ridere, perché era così ridicolo, ma anche da
piangere, perché
era così ridicolo.
-Che-che
razza di stupido! Perché pensi sempre agli altri?
Perché non pensi
mai a te stesso? Per-perché???-.
Scoppiò
in singhiozzi, poi scosse la testa.
-No,
non
puoi farmi questo!- Prese la sua testa tra le mani, accarezzando le
sue guance sporche e piangendo sulle sue palpebre chiuse e fredde, e
lui era freddo, e non era mai stato così freddo.
-Dobbiamo
tornare alla gilda! Avanti, stupido, rialzati, torniamo a casa!
Torniamo a casa insieme!-.
La
voce
le mancò di nuovo, ma non smise di parlargli, non poteva
lasciarlo
andare via.
-Torniamoci
insieme...torniamoci...torniamoci...insieme...- ripeté
quella parola
più volte, insieme, insieme, insieme, iniziava a capire solo
ora
quanto voleva stare con lui, solo ora che lo stava per perdere.
Appoggiò
la fronte sulla sua, cercando il suo respiro, cercando il minimo
segno che fosse ancora vivo, che non l'avesse lasciata sola.
-No...
no...-.
Strinse
gli occhi, incapace di vederlo ancora in quello stato.
Tante
volte era caduto, tante volte si era rialzato, perché questa
volta
non era così???
-Natsu...Natsu...Na...tsu...-.
Ogni
volta, ogni volta che l'aveva chiamato, ogni volta le aveva risposto,
ogni volta era corso da lei, ora non chiedeva questo, ora voleva solo
che si rialzasse, voleva solo che gli rispondesse, voleva solo che
riaprisse gli occhi, solo quello, solo che riaprisse gli occhi.
-Riapri
gli occhi...solo questo...riapri gli occhi...e torniamo a
casa...riapri gli occhi...Natsu...gli occhi...riaprili...torniamo...a
casa...insieme...Natsu...insieme...N-.
Una
mano
forte la prese per le spalle e la sollevò, trascinandola via
dal
ragazzo.
-No!
No!
Lasciami! Lasciami!!!- Graffiò il terreno,
sbracciò, urlò, si
oppose in ogni modo, ma lui era sempre più lontano e
irraggiungibile, perché non riusciva a raggiungerlo???
-Lasciami
andare! Ti prego! Lasciami! Fammi tornare da lui! Fammi tornare da
lui!!!-.
-NATSU!!!-.
Lucy
si
svegliò di soprassalto, sentendo male al cuore.
Respirò
profondamente, massaggiandosi il petto e tentando di non far uscire
le lacrime.
“Era
solo un sogno... era solo un sogno... solo un incubo...”.
Ma
per
quanto ancora lo sarebbe stato? Domani, domani che avrebbero
combattuto contro Zeref, come poteva non pensare che sarebbe potuta
finire così?
-Mmm...
Lucy...-.
Natsu
si
girò nel letto, ora la guardava, ma lei gli dava le spalle.
Si
era
addormentata con lui, sentiva il bisogno di avere qualcuno a fianco,
sperava che potesse allontanare le sue paure per quella notte; invece
sembrava solo averle aumentate.
-Scusa
se
ti ho svegliato.- Gli disse.
-Stai
bene?-.
Lucy
annuì, poi non le riuscì più,
già la gola le bruciava.
-Scu...scusa...
ho solo... solo fatto un incubo...-.
Sussultò,
Natsu l'aveva presa per i fianchi e aveva appoggiato la testa sulla
sua schiena.
-Natsu?-.
Il
ragazzo non le rispose, e Lucy capì che si era
riaddormentato.
Eppure
era bastato quello: quel semplice gesto, quella sensazione di
contatto, anche se solo per qualche istante, aveva fatto sparire le
sue paure, era come se sapesse che sarebbe andato tutto bene, come se
sapesse che Natsu avrebbe vinto, così come le altre volte.
Come
se
non avesse mai fatto quell'incubo.
-Allora?-.
-Allora
cosa?-.
Kinana
sospirò.
-Parlo
dei capelli biondi-kina.-.
-Ah!
Mi donano, nevvero, madamigella Kinana?-.
La
ragazza mugugnò spazientita, poi si schiarì la
voce e gli fece
l'occhio dolce.
-Sai,
io odio i demoni, e non vorrei che tu tentassi di tradirmi...-.
Come
previsto, Dan ci cascò in pieno.
-Mia
signora, non la tradirei nemmeno se me lo chiedesse lei in persona!-.
“Perché
diavolo dovrei... argh!”.
-Allora...
ecco...
mi chiedevo perché tu fossi...
n-on
che mi metta in soggezione, s-sia
chiaro-kina...-.
L'ultima
parte, detta volutamente con tono di inferiorità, lo
colpì nel
segno.
-Invero
successe qualche mese fa! Stavo lottando strenuamente al fianco dei
miei compagni per la gloria dell'umanità, quand'ecco che,
quando
l'agognata vittoria sembrava essere stata raggiunta, un demone
fellone mi attaccò alle spalle!-.
-E
ti stese e ti rapì, giusto?-.
-No,
affatto. Mi voltai e lo uccisi, ma nel gioire inciampai su un sasso e
svenni, poi fui catturato a tradimento dagli altri demoni; ma ecco
che mi risvegliai e mi liberai dalle catene, ingaggiando battaglia.-.
-Fammi
indovinare: fosti sconfitto-kina.-.
-Proprio
no. Vinsi e scappai, ma sbagliai strada e finii accidentalmente nel
covo dei nemici, dove fui ahimè rapito e sottoposto a
ignobili
esperimenti.-.
-Oh,
povero cavaliere...-.
-Nevvero?
Mi misero in una strana vasca idromassaggio senza le bolle per giorni
e giorni, iniettando nel mio corpo temprato una strana sostanza che
sospetto fosse alcool...-.
-No,
secondo me era succo di limone. Poi?-.
-Ah!
Storia interessante! A un certo punto iniziai ad avere freddo, sa,
madamigella, l'acqua era umidiccia, e decisi di uscire, poi,
così
come suol fare un cavaliere in difficoltà, mi diedi alla
fuga.-.
-Immagino
riuscisti a seminarli.-.
-Non
esattamente, anzi, stavano per raggiungermi, ma inciampai su un altro
sasso; e così l'esercito di canaglie mi passò
sopra e caddero nel
burrone nel quale stavo per cadere io stesso. Così,
rialzatomi,
ripresi a scappare e tornai a casa, dove sfoggiai trionfante i miei
nuovi capelli biondi, che purtroppo non furono ben accolti e mi
costrinsero a nasconderli.-.
Kinana
non capiva se era più stupido o più fortunato, il
punto era che
quel tizio poteva trasformarsi a suo piacimento e aveva mantenuto
quel briciolo di cervello che aveva già da prima, ma come
diav
-Non
è difficile.-.
Kinana
trasalì.
-C-Come-kina?-.
-Mia
dama, lei si starà chiedendo come riesco a sopportare
codesto
fardello, giusto?-.
Lei
non rispose, non si aspettava l'ennesimo cambio di tono; d'altra
parte, era pur sempre un Cambiato...
Dan
incrociò le braccia e sorrise.
-È
la mia volontà! Una mente di ferro che mi permette di
portare avanti
il mio obbiettivo nonostante tutto!-.
Kinana
aggrottò la fronte.
“La
volontà, eh?”.
-E
quale sarebbe-kina?-.
-Seguire
il codice del cavaliere e difendere i bisognosi!-.
-Già,
lo immaginavo...-.
-E
lei?-.
-Io?-.
-Certo,
lei. Le sue azioni devono pur essere motivate da un grande
obbiettivo, considerata la malvagità che palesa con esse.-.
Kinana
si scurì in volto.
-Non
è una motivazione adatta a un cavaliere, diciamo.-.
-Ah,
quindi parla dell'odio.-.
Kinana
abbozzò un sorriso con la punta delle labbra.
-Sei
perspicace, Dan. Già, io voglio vendicarmi, anzi, voglio
vendicare
l'uomo che amavo. Quelle che tu chiami “azioni
disumane”, per me
sono solo un mezzo per arrivare al mio unico obbiettivo: uc...-.
-KINANA-SWAN
MI HA CHIAMATO PER NOME!!!-.
Kinana
ebbe un sobbalzo, Dan aveva di nuovo i cuoricini negli occhi e
sembrava che il suo cervello (ammesso e non concesso che ce ne avesse
uno) fosse partito per mete migliori.
“Di
tutto il discorso ha ascoltato solo quello... Ah, tra tutti gli
alleati che potevo trovarmi...”.
DIDING
DIDING DIDING
Ginger
tastò la mano sul comodino e spense la sveglia; poi
mugugnò per
qualche minuto, ma alla fine si alzò.
Si
stropicciò gli occhi e sbadigliò, poi si
stiracchiò.
-Yawn!
Buoooooooooongiorno Vietnam!!!-
Urlò al finto specchio davanti a lei, ostentando per bene le
sue
nudità.
Bene,
ora che poteva
fare? Era indecisa tra “niente”,
“niente” e “assolutamente
niente”.
Che
palle, da quando
l'avevano rinchiusa lì dentro l'unica cosa che faceva era
maledire
chiunque le venisse in mente, la gallina dai capelli bianchi per
prima.
Vabbeh,
tanto valeva
trovare un modo per fuggire; dunque, a parte il letto non c'era
nulla, le avevano inibito i poteri e la tenevano d'occhio, quindi non
sarebbe stato semplice; poteva fingere un malore, ma no, non ci
sarebbero cascati, allora poteva fingere di dare di matto,
però
l'avrebbero sedata, e allora poteva mostrarla al vetro, una qualche
reazione avrebbe sortito...
In
quella la porta
si aprì.
-Uh?
E tu chi sei?-.
Squadrò
la donna appena entrata: giovane, 21...
no, forse anche 23
anni, capelli mori, lunghi fino alla spalla, con due trecce e due
dango laterali, e col viso truccato tipo da... quelle
prostitute giapponesi...
da
geisha, ecco, e per il resto era vestita con un lungo abito nero
orientale e un paio di guanti bianchi.
Non
le piaceva l'espressione maliziosa che aveva in viso, e sembrava
anche molto forte per essere un'umana; però emanava un'aura
strana,
sembrava oscillare tra la luce e le tenebre, così decise di
annusarla.
Trasalì,
facendo un
passo all'indietro.
-Che
cosa sei-dechi?-.
Lei
sorrise con aria compiaciuta, già le stava sulle palle.
-Il
mio nome è
Minerva Orland.- Disse con una voce profonda e altezzosa.
-Ti
ho chiesto cosa sei!-.
Minerva
sembrò
godere della sua rabbia.
-Io
sono esattamente
quello che sei tu.-.
Lei
ci mise un po' a
capire.
-No...
Non ti credo...-.
Minerva
allora allargò le braccia e un vapore nero l'avvolse; quando
si
disperse, l'aspetto della donna era... cambiato. Letteralmente.
Un
lungo mantello
nero, dei guanti dello stesso colore, delle corna tra i capelli e una
benda sull'occhio destro.
Non
c'era alcun
dubbio, era diventata un demone.
Poi
tornò normale.
-Mi
credi, ora?-.
Ginger
le soffiò contro: -Che razza di magia
stai usando-dechi?
Nemmeno la Trasformazione può farci tornale normali!-.
Minerva
alzò le
labbra in un sorriso.
-Non
è una
trasformazione, anzi, non è nemmeno magia.-.
-E
allora cos'è???-.
Aprì
di nuovo le
braccia.
-Controllo.
Puro...
e semplice... controllo.-.
-Controllo?-
Ripeté Ginger.
-Ma
non farmi ridere! Pensi che non abbia controllo di me stessa???-.
-Ti
stai già
irritando.- La riprese lei: -Non puoi controllare di te stessa se
prima non controlli la tua rabbia. Ma io posso insegnarti a farlo, io
posso insegnarti a tornare umana... almeno in parte.-.
-Oh???
E se io
non volessi???-.
-Potrei
anche
costringerti, ma non ce n'è bisogno.-.
-Ah!
E perché
no-dechi?-.
-Tu
hai già provato
a tornare umana, non è vero?-.
Il
ghigno di Ginger
si spense in un attimo, d'un tratto le farneticazioni di quella donna
non erano più divertenti nemmeno un poco.
Minerva
alzò due
dita.
-Quando
hai detto
“Nemmeno la Trasformazione può farci tornale
totalmente normali”,
mi hai svelato due cose: la prima è che consideri l'aspetto
umano
“normale”, la seconda è che sai con
certezza che la
Trasformazione non funziona, e questo è possibile solo se ci
hai
provato.-.
Ginger
strinse i
pugni.
-Cosa
ti credi di
essere??? Io ti brucio, io ti gelo, se non stai zitta, anzi,
vattene!!!-.
-Vuoi
che me ne
vada? Va bene, allora ti faccio una proposta.-.
-Cioè???-.
-Colpiscimi.-.
Ginger
alzò un
sopracciglio.
-Se
mi colpirai
anche solo una volta, ti lascerò in pace; ma se non ci
riuscirai,
allora mi starai ad ascoltare.-.
Ginger
si leccò le
labbra.
-Con
molto
piacere-dechi!-.
Si
gettò
all'attacco, caricando un pugno, peccato solo non poterlo incendiare.
Mirò
dritto al suo
sorrisetto compiaciuto, sicura di fare centro; invece quella si
scansò di lato, e l'attacco andò a vuoto.
Come
se non se
l'aspettasse! Fece perno con un piede e tentò di colpirla
alla
caviglia, ma Minerva la eluse con un salto.
Troppo
facile, un
bersaglio in volo! Para questo pugno, cretina!
PUC
“Dechi???”.
Minerva
si era
piegata all'indietro mentre atterrava, e il colpo l'aveva appena
sfiorata; non solo, ma si era rimessa dritta prima di atterrare e le
aveva dato un buffetto sulla fronte.
Ginger
rimase
alibita, come diavolo era riuscita a fare quei movimenti???
Ma
col cavolo che si
arrendeva! Attaccò di nuovo, stavolta poggiando le mani a
terra e
usando un calcio volante.
Non
ci riuscì,
Minerva si abbassò e le diede un altro buffetto, quand'era
ancora a
testa ingiù.
-ARGH!!!-.
Non
demordette.
Testata,
calcio,
pugno, buffetto, pugno, morso, ginocchio, buffetto, calcio, gomito,
sputo, buffetto, buffetto, buffetto e ancora buffetto!!!
-MALEDIZIONE!!!-.
Fece
una giravolta,
fingendo di calciare all'indietro; invece estrasse la coda e la
usò
come frusta.
PAF
Minerva
gliel'aveva
afferrata al volo.
“I...Impossibile!
Come può avermi anticipato se ci ho pensato all'ultimo
momento???”.
La
donna diede una
tirata e a Ginger si rizzarono i capelli.
-Eek!-.
-Molto
interessante,
dunque sei in grado di ritrarre la tua coda. E sei anche astuta, ne
sono colpita.-.
-Mollami!
Mollami
subito la coda-dechi!!!-.
Minerva
ridacchiò.
-Costringimi.-.
-Grrrrrrr...-.
Ginger
rimase
immobile, digrignando i denti ma senza reagire.
-Brava,
ammettere la
sconfitta è un p
PUM
Minerva
aggrottò le
sopracciglia.
-Ottimo
tentativo.-.
Le
torse la caviglia
con la mano, facendola scricchiolare.
-Urr!-.
-Ammetti
la
sconfitta.-.
-Mai!-.
CRACK
-Ah!
Va bene! Va
bene! Mi arrendo! Mi arrendo!-.
Minerva
la mollò e
lei si girò, guardandola furibonda.
L'altra
invece rise
e le pose la mano.
-Avanti,
vieni con
me.-.
Ginger
la squadrò
diffidente, poi sbuffò.
“Accidenti
a te,
Lisanna!”.
Lisanna
si sgranchì
il collo.
-Bene,
iniziamo.-.
Yukino
alzò le 12
chiavi, che si posizionarono fluttuando sui 12 cerchi del portale.
-Lisanna-sama,
è
pronta?-.
L'albina
si guardò
le mani, percependo la magia di Lucy scorrerle nelle vene.
Ora
doveva
trasformarsi in lei, e sapeva che non sarebbe stato facile.
Ma
ci riuscì senza
nemmeno troppe esitazioni.
Non
sentì neanche
un gran cambiamento, era alta più o meno come prima, si
sentiva solo
i capelli più lunghi e... ok, il seno più grosso.
Però
ora avrebbe
dovuto parlare, avrebbe dovuto sentire di nuovo la sua voce.
Vacillò
per un po',
poi trasse un respiro e lo fece.
-Apritevi,
Dodici
Portali dello Zodiaco!-.
Ebbe
appena il tempo
di pensare: “Quindi è così che si sente
da dentro” che un
raggio di luce circondò lei e Yukino, a cui era abbracciata,
privandola rapidamente dell'energia magica.
“Che...
potenza...
assurda!”.
Poi
un KLENG
metallico e cadde in ginocchio, riuscendo finalmente a parlare.
-Anf...
anf... stai
bene, Lisanna-sama?-.
Lisanna
annuì.
-Si,
e tu?-.
Yukino
ammutolì e
fece cenno di sì.
Giusto,
era ancora
nel corpo di Lucy.
Tornò
subito
normale e le mise una mano sulla spalla.
-Tutto
bene?-.
Yukino
annuì di
nuovo, ma con viso sofferente, e Lisanna la aiutò a
rimettersi in
piedi.
Poi
un bagliore la
illuminò e Lisanna si sentì togliere altra
energia.
-L'anima
di Lu... di
Gemini è scomparsa.-.
Le
chiavi si
depositarono sulla mano di Yukino.
-Chiudere
il portale
deve averla separata, immagino.-.
Già,
peccato solo
che il resto non potesse andarsene via allo stesso modo.
-Uff!-.
-Lisanna!-
Yukino la
afferrò al volo.
-Scusami,
sono solo
stanca.- Le disse lei.
-Stanca
morta, a
dirla tutta.-.
La
ragazza le
sorrise, e lei fece altrettanto.
Era
passato solo un
giorno dalla sera in cui si erano parlate, ma già stavano
legando
profondamente.
Che
dire, ognuna
ricordava all'altra sé stessa e Mira, ma non abbastanza da
far male,
non troppo almeno.
-Perciò...
è
finita?-.
Lisanna
guardò il
portale, non sembrava essere cambiato niente.
-Sì,
ce l'avete
fatta.-.
Le
due ragazze si
voltarono, Hisui era appena sopraggiunta, e di fianco a lei c'era...
-Flare!-
L'albina si
gettò tra le braccia dell'amica, lasciandola dopo qualche
secondo.
-Come
stai?-.
Flare,
come al
solito, abbassò il viso e arrossì.
-Bene,
grazie.-.
-Perdonami
se non
sono venuta da te prima, ma ho dovuto...-.
-Non
importa,
Bianca, Giada-sama è stata molto gentile con me.-.
Hisui
le accarezzò
la spalla, poi le quattro uscirono.
Subito
il rumore di
spade che si incrociarono arrivò alle orecchie della
ragazza, che si
guardò intorno, fino ad individuare due persone che, al
centro di
uno spiazzo, lottavano scambiandosi affondi.
Uno
era Freed mentre
l'altra, in grado di tenergli testa e che anzi sembrava in leggero
vantaggio, era una ragazza dai lunghi capelli castani, vestita di una
giacca bianca a metà tra una divisa scolastica e una
militare, dallo
stile molto particolare, perché teneva la katana nel fodero.
Una
tecnica
inconfondibile, come lei d'altra parte.
Kagura
Mikazuchi, ex
stella di Mermaid Heel, forte quasi come Erza; anzi, era in grado di
combatterla anche senza usare la magia, perché era un
eccellente
lottatrice e spadaccina.
Nel
momento in cui
li aveva visti erano bloccati a spade incrociate e Kagura stava
vincendo, perché Freed stava lentamente portando indietro il
bacino,
segno di cedimento; da quel che sapeva Lisanna, i colpi di Kagura si
basavano su forza e velocità, mentre quelli di Freed erano
più
equilibrati, perciò doveva essergli difficile resistere, ma
se
l'avesse fatto avrebbe recuperato il vantaggio.
Invece
mollò la
presa sulla spada e si scansò rapidamente di lato, mentre
Kagura si
sbilanciò in avanti; Freed provò un gancio, ma
Kagura piantò la
spada per terra e la usò come appoggio per tirargli una
scarpata che
lo colpì sulle nocche facendolo indietreggiare; allora si
rialzò,
spazzò un colpo con la spada e lo colpì al fianco.
O
meglio, l'avrebbe
colpito se lui non fosse riuscito a buttarsi all'indietro e a
schivarlo; ma era pur sempre disarmato, e si trovò in balia
dei
colpi dell'avversaria, che lo costrinsero al suolo.
-Hanno
fatto
entrambi molti miglioramenti da quando sono qui.- Disse Hisui.
-Soprattutto
Kagura-san.-.
Kagura
aiutò Freed
a rialzarsi, poi se ne andò senza dire nulla,
così come Freed.
Nessuno
dei due era
mai stato un tipo socievole.
-Lisanna-san!-.
Lisanna
alzò lo
sguardo e vide correre verso di lei una giovane ragazza dai capelli
azzurri, vestita con un cappotto autunnale e un colbacco.
-Juvia!-
Lisanna la
accolse nel suo abbraccio, stringendola a sé.
I
suoi capelli erano
bagnati, così come le sue guance e il resto del suo corpo;
ma non le
dispiaceva, anzi, sarebbe potuta rimanere lì ancora
chissà quanto.
-Juvia!
Che bello,
vederti!-.
-Lisa-san!
Juvia è
così felice! Juvia non sapeva Lisanna era arrivata!-.
-Neanch'io
mi
aspettavo di trovarti qui!-.
Flare
borbottò
qualcosa.
-Uh?-.
-Rivale
in
amore...-.
-Eh???-.
Le
due si
separarono, ma Flare continuò a guardarla storta.
-Ehi!
Perché guardi
Juvia in questo modo?-.
Flare
si comportava
in modo stranissimo, era scura in volto e borbottava chissà
cosa,
sembrava proprio Juvia quando qualcuno importunava Gray.
Già,
Gray, uno dei
suoi più vecchi amici... e svanito nel nulla.
Neanche
voleva
pensare che quel mostro che aveva affrontato nella foresta poteva
essere lui; ma da quanto tempo non si faceva più sentire?
Dove
poteva essere finito?
Chissà
quanto stava
soffrendo Juvia per questo... anche se non in quel momento,
perché,
cosa rarissima, stava pensando ad altro.
-Rivale
in
amore...-.
-Juvia
non capisce
cosa dici!-.
-Sparisci...-.
-Lisanna-san,
aiuta
Juvia!-.
Fortunatamente
intervenne la principessa, che fece calmare Flare; in quei giorni
doveva aver acquisito un certo ascendente sulla rossa,
perché lei
abbassò il capo e borbottò delle scuse.
Lisanna
si grattò
la nuca, scusandosi anche lei con Juvia, quando un paio di voci
maschili la interruppero.
-Ohi-ohi,
mi era
sembrato di aver sentito un odore familiare...-.
-Già,
anche i miei
cuccioli l'avevano sentito!-.
Lisanna
si voltò a
occhi sgranati, non riuscendo a credere che fossero proprio loro.
E
invece era così,
davanti a lei ora c'erano un ragazzo dai lunghi capelli neri con
molti piercing sul viso e un altro sospeso a qualche metro da terra
circondato da cinque pupazzetti di legno, vestito con una specie di
armatura medievale.
-Scusa,
come hanno
fatto ad annusarla se non hanno il naso?- Grugnì Gajeel.
Bickslow
tirò fuori
la lingua: -Ghuardha che posshono annushare le coshe anche mehglio di
the!-.
-Annusare,
annusare!- Fecero eco le bambole.
-Ah,
è così?-.
-Ragazzi!-
Li
richiamò Lisanna.
I
due si ricordarono
finalmente della ragazza.
-Oh,
giusto, come
stai L...- Gajeel non finì la frase che lei gli
saltò addosso e lo
cinse in un abbraccio.
-E-Ehi!
Che ti salta
in mente!-.
-Ahah!
Sei così
morbido, Gajeel-kun!-.
-Morbido?
Io sono il
drago di ferro! Io sono tutto meno che morbido!-.
-Eheheh!-
Bickslow
si abbassò un poco e iniziò a canzonare l'altro.
-Il
draho d'ahhaio
ha il huore d'horo!-.
Lisanna
si girò
verso di lui e lo baciò sulla guancia.
-Sei
sempre il
solito, Bickslow-kun!-.
Bickslow
arrossì e
per poco non perse l'equilibrio, e Lisanna scoppiò a ridere.
Gajeel
e Bickslow
erano due dei suoi compagni che la divertivano di più, il
primo
perché si mostrava un duro ma in realtà era molto
tenero e il
secondo perché era imprevedibile come nessun altro.
-Rivali...-.
Lisanna
si voltò,
intimorita da quel tono di voce, e vide che attorno a Flare si era
formata un'aura nera che aveva fatto allontanare le altre, e la
fissava con due occhi assatanati.
-Ehi,
Ju... no,
volevo dire Flare, cerca di calmarti, ok? Oppure ti sbrano.-.
Quando
si rese conto
di quello che aveva detto sbiancò e si tappò la
bocca.
“No...
no! Non
posso averlo detto! Non posso anche solo averlo pensato!”.
Flare
distolse il
viso e mormorò: -V-Va bene, scusami Bianca...-.
Spaventata.
Era
spaventata.
Per
colpa sua.
-No,
aspetta!- Si
affrettò a dire lei: -Io non volevo dire...-.
TAP
Gajeel
le mise una
mano in testa e le arruffò i capelli.
-Ma
dai, hai ancora
quel vizio?-.
-Cosa...
quale vi-
-Non
shi credho! Thi
shappa anhora quell'eshpresshione!- Intervenne Bickslow.
-Come?
Ma di che
state p-
-Pensavo
che avessi
smesso di fare così per dare enfasi alla frase! Te l'ho
già detto:
“Devi smetterla, oppure la gente ti
fraintenderà”! Tu mi hai
ascoltato? No!-.
-Non
preoccuparti,
ragazzina dall'orientamento strano!- Disse il secondo rivolto a
Flare.
-Dice
così solo
alle persone a cui vuole bene, se si sente in imbarazzo! È
un po'
pazza!-.
-Pazza,
pazza!-.
Flare
arrossì.
-D-Davvero?-.
Lisanna
boccheggiò,
iniziando a capire solo ora di come la stavano salvando: -Ah...
ehm... sì... certo, è così!
Sì, a volte mi scappa!-.
-Ah,
ok... Scusa se
ho frainteso...-.
-Ma
no, è colpa
mia, che dici?-.
-Vabbeh,
noi ce ne
andiamo!- Gajeel e Bickslow si girarono e alzarono i tacchi.
-Ehi,
aspettate,
dove andate?- Lisanna non poteva permettere che se ne andassero senza
averli almeno ringraziati; e invece alzarono una mano in segno di
saluto e fecero finta di niente.
L'albina
rimase con
un palmo di naso, troppo imbarazzata per rivolgersi di nuovo verso
Flare; ma, per fortuna, intervenne la principessa: -Flare, che ne
dici se ti accompagno a fare un giro? Fino ad oggi sei rimasta chiusa
in stanza, immagino vorrai sgranchirti ancora un po'.-.
Flare
non parlò per
un po', Lisanna incrociò le dita; poi, all'ultimo, disse
mestamente:
-Va bene, allora ci vediamo dopo Bianca...-.
-A-Ah,
certo!-
Rispose lei senza riuscire a guardarla: -Ci vediamo dopo,
sì!-.
Quando
si furono
allontanate, Yukino e Juvia la raggiunsero.
-Lisanna-san,
stai
bene?-.
-In
realtà...
scusatemi, ma non ne voglio parlare...-.
Juvia
e Yukino la
guardarono dispiaciute, mentre lei non riusciva nemmeno a rialzare la
testa.
-Senti,
Juvia.-
Disse per cambiare discorso: -Ho visto Freed e Bickslow; Evergreen
invece dov'è?-.
La
parte cinica
della sua mente già si pentiva di averlo chiesto, in attesa
di una
brutta notizia; invece Juvia le mise una mano sulla spalla e le
rispose sorridendo.
-Ah,
Ever-san è
qui, e sta bene! Anzi, più che bene!-.
Lisanna
aggrottò le
sopracciglia.
-In
che senso?-.
-Beh,
ti sembrerà
incredibile, ma lei è...-.
Un
fallimento.
Non
capiva dove
aveva sbagliato, ma il suo piano era stato un fallimento.
Non
diceva di essere
bravo nel capire le emozioni umane, non lo era mai stato, ma con il
Link attivo avrebbe dovuto essere un libro aperto per lui.
-Perché
ti ostini a
non capire, Natsu?-.
-Questo
sono io che
dovrei chiederlo a te!- Replicò lui.
Aveva
provato di
tutto: prima semplici parole, poi pensieri, poi emozioni e poi
ricordi addirittura, ma lei era rimasta irremovibile.
-Come
fai a essere
ancora convinta di aver ragione?-.
Meldy
si mise una
mano al cuore.
-È
questa
convinzione che mi tiene in vita, Natsu. Che tu sia ancora buono, che
ci sia ancora qualcosa di umano in te.-.
-Ti
ho già spiegato
che c'è! C'è eccome!-.
-E
allora com'è
possibile che tu faccia tutto questo?-.
-Perché
io sono un
demone! Anzi, io sono il Re degli Etherias! Io seguo il mio istinto
prima di tutto!-.
-Il
Natsu che
conosco io non faceva così! Se davvero sei anche lui,
dovresti
saperlo meglio di me!-.
-Ma
che dici? Anche
da umano, lui... cioè, io, agivo seguendo l'istinto!-.
Meldy
strinse i
pugni.
-Non
se questo
feriva i tuoi amici! Non se faceva del male a chi non se lo
meritava!-.
-Tu
non ci arrivi
proprio! I miei unici amici ora sono i miei compagni demoni!-.
-Allora
questa è la
prova che tu non sei Natsu! Perché se tu lo fossi non ti
dimenticheresti di noi!-.
Natsu
digrignò i
denti, era stufo di ripeterlo.
-Io
non me ne sono
dimenticato! Io l'ho solo messo in secondo piano!-.
Ecco
le parole che
lei stava aspettando, perché a quelle si
infervorò più che mai.
-Una
cosa del genere
non si può mettere in secondo piano! Come puoi anche solo
pensarlo?
Non è un semplice dato, non è solo
un'informazione, è un
sentimento, un intero sentimento, capisci, è quello che ti
rende un
essere umano! L'amore, Natsu, l'amore per i tuoi compagni! Tu non
puoi semplicemente accantonarlo come se nulla fosse!-.
-Io
ho dovuto farlo!
Io ho dovuto, io non volevo ma ho dovuto farlo!- E.N.D. si
bloccò
per qualche secondo, non l'aveva mai ammesso neanche a sé
stesso.
-Se
io avessi
continuato ad amare i miei compagni... se io l'avessi fatto... come
avrei potuto amare anche i demoni? Come avrei potuto proteggerli?-.
-Natsu
ci sarebbe
riuscito! Natsu li avrebbe protetti tutti! Natsu li avrebbe amati
tutti! Perché ti riesce così difficile credere
che umani ed
Etherias non possano andare d'accordo?-.
-Perché...
perché...- Il demone non sapeva neanche da dove cominciare.
-...perché
si
odiano a vicenda! I demoni sono fatti per distruggere gli umani, e
gli umani... per non essere distrutti! È impossibile che
possano
andare anche solo d'accordo, figuriamoci vivere insieme!-.
-Come
fai a dire che
è impossibile se non ci hai nemmeno provato??? E poi...-
Meldy
ammutolì, abbassò le spalle e il suo tono si fece
dolce, era come
diventata più... morbida.
-Hai
davvero così
poca fiducia in noi? E anche in quelli che tu chiami ora compagni?-.
-Non
pensi che
potremmo... che potremmo superare noi stessi?-.
E.N.D.
trasalì, la
sua bocca come il suo animo erano privi di una risposta.
-Io
lo so com'eri
prima, E.N.D.. Prima tu eri un mostro che distruggeva tutto e tutti,
che fossero Etherias, umani o chiunque altro, tu li distruggevi e
basta; guardati adesso, invece! Guarda come ti comporti con gli altri
demoni, e come cerchi di portare anche gli umani dalla tua parte! Tu
stesso sei la prova che non si può rimanere vincolati alle
proprie
origini, tu stesso, Natsu!-.
Si
sentì vacillare,
rodere dal dubbio di aver commesso un fatale errore.
“Superare
noi
stessi... e se fosse... possibile... se lei... avesse ragione... se
io stessi sbagliando... ma no... il fatto... sì, il fatto
che sono
cambiato... è la prova che io... che io sono ancora Natsu...
altrimenti come potrei essere... ciò che sono ora?
Già, certo, è
solo grazie a lui! È grazie a lui che... è
cambiato come vedevo gli
altri demoni... ma non ha senso... Natsu era un umano, e amava gli
umani... non i demoni... anzi, lui li odiava... e anche E.N.D. li
odiava... ma allora se io dovessi amare qualcuno... dovrebbero essere
gli umani... se fossi ancora Natsu dovrei amarli... ma io amo i
demoni... e odio gli umani... ma allora... io chi... chi dovrei
essere... chi sono io... che cosa sono... che cosa sto
facendo...”.
La
voce di Meldy
arrivò tenera come quella di un angelo.
-Sei
confuso... lo
sento, lo sento che sei confuso... e che hai paura... hai paura di
sbagliare... hai paura che tutto quello che hai fatto non abbia alcun
senso... e hai paura di rimanere solo... hai paura che nessuno
riuscirà a perdonarti... ma non devi averne... se ti guardi
attorno,
puoi già vedere... sì, sono sicura che puoi
già vederle, tutte
queste mani che sono tese solo per te! Afferrale, Natsu, non
aspettano solo altro!-.
Mani?
Afferrarle?
No!
“No!!!
No!!! Io...
Io... Io non so più... non so più cosa fare!!! Io
non so... io non
so... che cosa diavolo sono???”.
E.N.D.
strabuzzò
gli occhi, si strinse le mani tra i capelli, digrignò i
denti, urlò.
“Che
cosa sto
facendo??? Che cosa posso fare adesso??? Io non voglio rimanere...
non voglio rimanere solo!!! Io non... io non... non...”.
-Natsu,
prendi la
mia mano.- La voce di Meldy si era fatta vicina, doveva essere
davanti a lei, eppure non riusciva nemmeno a guardarla.
“Com'è
possibile
che voglia aiutarmi dopo quello che le ho fatto??? No, com'è
possibile che qualcuno voglia ancora aiutarmi dopo
tutto
quello che ho fatto? Come posso pensare... come posso anche solo
sperare che... io... io...”.
-Natsu.-.
Il
suo cuore si
fermò.
“Lu...cy?”.
-Natsu,
prendi la
mia mano.-.
E.N.D.
alzò la
testa di scatto.
Il
palmo della
ragazza era teso davanti a lui, ma Lucy non c'era,
lei non era
Lucy, eppure il suo sguardo, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua
mano... la sua voce...
Non
si accorse
nemmeno di stare alzando il braccio, non si accorse nemmeno delle
lacrime che gli stavano salendo agli occhi.
Le
sue dita
sfiorarono quelle incorporee della donna, che iniziarono a chiudersi
sulle sue.
“Io...
io...”.
-No.-.
No.
Di
una cosa si era
accorto, aveva cambiato idea troppo in fretta.
Ritrasse
subito la
mano e si rialzò in piedi.
-Natsu,
cosa
stai...-.
-E.N.D.-
La corresse
lui.
-Il
mio nome è
E.N.D, non Natsu Dragneel.-.
-Aspetta,
calmati
N...-.
-Tu,
umana, sei un
gradino sotto lo sterco, perciò non sei nemmeno degna di
guardarmi
in faccia. Sparisci.-.
Non
seppe bene come,
ma riuscì a farla cadere giù dalle scale, o
meglio, a spingerla.
Non
era importante,
non la interessava più neanche un po'.
-Devi
esserti... non
so come... infilata ancora nella mia testa.-.
-No,
no, ti giuro
che non è così, io non ho zzz zzz zzzzzzz
Un
fastidioso
ronzio, ecco quello che sentiva.
-Sai,
stavi quasi
per fregarmi. Mi hai quasi... convinto... che io ho... bisogno di voi
sudici umani...- Si nascose il volto con una mano, solo pensare
simili stronzate lo faceva ridere.
-Che
io... dovrei...
sperare nel vostro perdono... e... eheheh... che dovrei tradire la
mia natura...-.
-No,
io questo non
l'ho mai detto, io non-.
E.N.D.
si piegò in
avanti, sganasciandosi dalle risate.
-Come
se potessimo
convivere insieme! Ahahah! Che colossale cazzata!-.
-No,
no, non dire
così! C'eravamo quasi, Natsu, eri quasi...-.
L'Etherious
aprì
due dita e la spiò con un occhio spalancato.
-Stai
zitta.-.
Meldy
ammutolì,
boccheggiò e arretrò.
-Inginocchiati.-.
Tremando,
lei
obbedì.
-Cosa...
cosa mi
stai facendo...-.
-È
davvero
sorprendete... come voi insetti... siate così difficili da
uccidere... siete come...-.
-...“un'infestazione
nel mio giardino”, già.-.
-N...Natsu...-.
-Sdraiati.-.
Gli
obbedì.
E.N.D.
sogghignò,
ecco il posto che le spettava: ai suoi piedi, strisciante.
-Tuttavia
c'è una
cosa in cui devo darti ragione: non sta bene che
“ami” i demoni,
non l'ho mai fatto, quindi non dovrei farlo nemmeno ora. Eh
sì, mi
sono ammorbidito, e uno come me non dovrebbe essere così
debole...-.
-N-No,
non è così,
credimi, non è debolezza!-.
-Oh,
sì invece, lo
è eccome.-.
Iniziò
a scendere
la scalinata, avvicinandosi allo scarafaggio rosa.
A
cinque gradini da
lei, si fermò.
-Ti
do cinque
secondi per sparire.-.
-T-Ti
prego, ti
prego, non fare così!!!-.
Adorava
il suo tono
supplicante, peccato doverlo cancellare insieme a lei.
-Uno.-.
Primo
scalino.
-Non
deve finire in
questo modo!-.
-Due.-.
Secondo
scalino.
-So
che hai paura,
m-
-Cinque!-.
Le
balzò addosso,
schiacciandola con un piede, lasciando una macchia incendiata nel
pavimento.
-Eheheh...
ahahah!-
Alzò il viso al cielo, scoppiando in sonore risa di gioia,
nemmeno
sapeva per cosa ma di una cosa era sicuro.
Si
stava divertendo
un mondo.
Continuò
per
qualche minuto, poi si calmò, rimanendo a fissare il
soffitto nero.
-Keh!-.
Abbassò
il viso,
assaporando un ghigno che non aveva più da tempo.
-Bene,
ricominciamo
da capo!-.
|
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Capitolo 15 *** Crudeltà ***
Back
in black, I hit the sack
I
been too long, I'm glad to be back
Yes
I'm, let loose from the noose
That's
kept me hanging about
I
keep looking at the sky cause it's gettin' me high
Forget
the hearse cause I'll never die
I
got nine lives, cat's eyes
Using
every one of them and runnin' wild
'Cause
I'm back
Yes
I'm back, well I'm back
Yes
I'm back
Well
I'm back back
Well
I'm back in black
Yes
I'm back in black
(Back
In Black-AC/DC)
Si
concesse qualche respiro profondo prima di riaprire gli occhi.
-Lucy,
stai attenta.-.
Annuì,
sapeva anche lei che non era il momento di distrarsi.
Alle
sue spalle, i membri della gilda si mossero lentamente in avanti, in
primis Erza, perché sentì la sua armatura
cigolare.
-Kukuku...-.
Lucy
strinse i denti, nonostante fosse in netta inferiorità
numerica
Zeref li guardava con strafottente superiorità, tenendo tra
le mani
il libro di E.N.D..
Lo
avevano localizzato, lo avevano circondato, lo stavano costringendo
alla resa; era pazzo, lo sapeva, ma di lì a poco sarebbe
stato
sconfitto, forse anche ucciso, eppure lui non ne era minimamente
turbato.
-Vi
do il benvenuto, umani.-.
La
sua voce la fece trasalire, così calma e tranquilla che
nella bocca
di qualcun altro l'avrebbe fatta assopire.
-Zeref!-
Ringhiò Natsu al suo fianco, lui molto più
aggressivo e forte, il
suo esatto opposto.
-Calmati,
Natsu, non c'è alcun motivo di essere agitato. Questo
perché la
sorte di tutti voi è già segnata.-.
-Ma
che diavolo stai dicendo???-.
Lucy
trattenne l'impeto del compagno mettendogli una mano sul petto.
-Sapete
quanta energia diabolica avete rilasciato distruggendo l'intera gilda
di Tartaros?- Continuò l'altro: -Abbastanza da permettermi
di
riaprire questo libro.-.
-Io
lo distruggerò quel libro!!!-.
Stavolta
non fu Natsu a parlare, ma Gray, poco dietro di lui.
-Distruggerò
quel libro e il mostro dentro di lui!!!-.
-Giusto,
il mostro. No, non posso permettere che tu lo uccida. Sarebbe
spiacevole dopo tutti i miei sforzi, anzi, mi aspetto che voi insetti
stiate buoni a guardare cosa succederà. Non
durerà molto,
comunque.-.
Lucy
si sentì montare dalla rabbia, come poteva pensare che
sarebbero
stati immobili mentre lui distruggeva tutto quello che amavano???
-Noi
ti fermeremo, Zeref!-.
Zeref
rise di nuovo, ma non più compostamente come prima, era una
risata
molto più sincera, molto più folle.
-Ahahah!
Proprio non capite! Io non posso essere fermato da voi,
perché d'ora
in poi non esisterà più nessun
“voi”!!!-.
Detto
questo spalancò il libro maledetto.
Lucy
deglutì, preparandosi al peggio, pronta ad affrontare
qualunque cosa
sarebbe uscita.
Invece
non successe niente.
“Che
sta succedendo? Il suo piano è fallito?”.
No,
il sorriso diabolico sul suo viso era ancora lì, tutto stava
procedendo secondo i suoi piani stava silenziosamente dicendo.
Natsu
iniziò a fremere.
-Che
significa? Che cos'è quest'odore?-.
“Odore?”
Ripeté Lucy: “Ma cosa...”.
L'aria
davanti al libro iniziò a tremare, poi un raggio nero
saettò fuori
dalle pagine e si diresse verso di lei.
Lucy
sgranò gli occhi, non l'avrebbe mai schivato in tempo.
“Mi
colpirà! Sta per colpirmi! Qualcuno mi aiu...”.
Ma
non colpì lei.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Lucy
indietreggiò, proteggendosi gli occhi con le mani.
-Natsu!-.
Una
specie di nube scura circondava il ragazzo, turbinosa e assordante,
ma non abbastanza da coprire le sue grida agonizzanti.
-NATSU!!!-.
Tutto
intorno a lei perse di importanza, l'unica cosa che poteva vedere era
il nulla al posto del compagno.
“No!
No!!! Sta succedendo davvero!!! Natsu è... Natsu
è...!!!”.
-NO!
NON FINIRÀ COSÌ!!!-.
Allungò
le mani in avanti, camminando faticosamente contro vento.
L'aria
sferzò sulla sua pelle incidendola come una lama invisibile,
e la
graffiò sugli occhi, portando lontano le sue lacrime.
-Reagisci,
Natsu!- Urlò con tutto il fiato che aveva: -Esci da
lì! NATSU!!!-.
All'improvviso
il vento si placò e Lucy rovinò a terra.
-Urgh!-.
Per
un attimo la vista le mancò e vide il nero del terreno; poi
i colori
iniziarono a tornare, insieme a un forte dolore alla guancia.
Gemendo,
piagnucolando, per niente pronta al peggio, rialzò il viso.
Natsu
era lì, fermo, immobile, ritto davanti a lei, testa bassa e
respiro
affannoso, con i capelli ritti in aria del colore del fuoco.
Ma,
grazie al cielo, sembrava stare bene.
Per
qualche strano richiamo quella situazione la fece ripensare alle
parole del suo sogno.
“Dobbiamo
tornare alla gilda!”.
-Natsu!-
Lo chiamò, sperando con tutto il cuore che le rispondesse
che andava
tutto bene, che stava bene, che era tutto un fuoco più di
prima; già
si immaginava il suo volto sorridente e la sua mano tesa per
stringere la sua, e la sua voce dire: -Forza, Lucy, torniamo a
casa!-.
Non
successe nulla di tutto questo.
Lui
smise di ansimare, ma non si mosse, né la guardò.
Tutti
gli altri si erano avvicinati a lui, ma lo osservavano incantati
senza riuscire a dire nulla: Erza, Gray, persino Zeref.
“Avanti,
rialzati!”.
Le
mani della ragazza tremarono, un brivido gelido le
attraversò la
schiena, le sue labbra si schiusero appena mentre guardava quello che
sempre di meno le sembrava il suo Natsu.
“Torniamo
a casa insieme!”.
-N...Natsu?-.
In
un istante, Natsu alzò un braccio verso di lei e il suo
indice si
illuminò, poi partì un colpo.
-Eh?-.
“Torniamo...
a casa...”.
Rosso,
e più niente.
Per
poco non le era venuto un colpo.
Ora
teneva la bocca spalancata ma senza riuscire a dire nulla, e non
riusciva a staccare gli occhi di dosso dalla ragazza sdraiata nel
letto davanti a lei.
-Beh,
ne hai per molto?-.
Lisanna
si riscosse dalla trance.
-Ah,
ehm, scusa... non mi aspettavo... cioè...-.
Di
fianco a lei Juvia e Yukino ridacchiarono; bel tiro che le avevano
fatto, “una bella sorpresa” si erano limitate a
dirle.
-Ma...
come... quando... cosa?-.
Evergreen
si accarezzò la pancia gonfia, sbuffando contrariata.
-Non
lo capisci da sola?-.
-Sì...
certo... però Elf-nee non mi aveva detto...
cioè... cosa?-.
L'altra
soffiò ancora, poi ridacchiò.
-Dovresti
proprio vedere la tua faccia, zietta.-.
“Ziett...”.
Juvia
dovette sostenerla per le braccia.
-Non...
non... non sono così vecchia!-.
-Pff!
Ahahah!!!- Evergreen scoppiò a ridere.
-Non
c'è niente da ridere! Ma... ma... ma non avete usato delle
protezioni???-.
-Eravamo
un po' alticci...-.
-Ma
fino a prima non vi eravate nemmeno baciati!-.
-Eravamo
molto alticci...-.
TOCTOCTOC
La
porta si aprì ed entrò proprio il ragazzo in
questione.
-Uh?
Nee-san? Non sapevo che tu fossi...-.
-Quando
pensavi di dirmelo, Elfman???- Gli urlò contro.
L'omaccione
arretrò intimorito.
-Volevo
dirtelo l'altra sera, però poi tu hai...-.
-Non
dare la colpa a me! Dovevo dirmelo appena sei entrato!!!-.
Elfman
incassò la testa tra le spalle, abbassando il viso per la
vergogna;
Lisanna, alta metà di lui, mise le mani ai fianchi e lo
guardò
furibonda.
-Insomma,
non ti ho nemmeno abbracciato!-.
Elfman
rialzò il volto, sorpreso, e Lisanna gli fu subito addosso.
-Congratulazioni,
Elf-nee-chan!-.
-Già,
bravo Elf-nee-chan!- Fece eco Evergreen.
-Bravo
proprio, mi hai lasciato in questo stato e te ne sei andato in giro a
far la guerra!-.
-Però,
Ever, se tu sei già qui allora...-.
-Nah,
è solo un controllo, poi torno a casa; però sto
per partorire, a
dirla tutta...- Fece spallucce.
Elfman
prese la parola.
-Senti,
Lisa-nee, riguardo all'altra sera...-.
Lisanna
si grattò la nuca, imbarazzata.
-Eheheh!
È un bel problema, sì, ma sono sicura che in un
modo o nell'altro
ne verrò fuori!-.
-...Mi
dispiace, Lisanna. Vorrei solo che fosse successo a me.-.
-Ah,
ma a te non può proprio succedere, fratellino!-.
-Uh?
E perché?-.
Lisanna
gli batté un pugno sulla spalla.
-Perché
tu sei un vero uomo!-.
Girò
il cucchiaino per mescolare lo zucchero, poi assaporò il
caffè.
Era
amaro, e non c'era dolcificante che potesse reggere; ma ne mise
ancora, sperando di renderlo più accettabile.
Fallendo.
Ecco
il problema dei caffè di centro città: erano
cattivi, pieni di
caffeina e costavano un occhio della testa.
E
si era preso un cappuccino.
Posò
la tazzina, lasciò i soldi sul tavolo e si
rialzò; si passò una
mano tra i capelli, sospirò e scrocchiò il collo.
Prossima
destinazione: Crocus.
Solo
si chiedeva perché Kinana si stesse dirigendo proprio
lì.
Yukino
era rimasta sorpresa quando aveva trovato Lisanna dalla principessa.
In
realtà fino ad allora l'aveva solo intravista un paio di
volte, più
che altro era stata Mirajane a parlargliene, perciò non ci
aveva mai
parlato, e un po' aveva paura di farlo.
Mirajane
si era affezionata a lei perché le ricordava Lisanna, e lei
temeva
che parlando con lei avrebbe scoperto di essere effettivamente solo
una sua copia, un gioiello di poco valore, aveva paura di scoprire
che quello che Mira provava per lei era... compassione.
E
in effetti aveva capito che Lisanna era energica, leale, determinata,
mentre lei era molto più riservata e timorosa; avrebbero
potuto
passare per sorelle, ma Lisanna sarebbe stata la maggiore.
Eppure
Lisanna su una cosa aveva insistito: se non all'inizio, Mira non
l'aveva mai confusa con lei, anzi, di lei le piaceva proprio quel
carattere pacato che la rendeva delicata ma tenace, come una rosa
dalle robuste spine, mentre Lisanna si era autodefinita una stella
alpina, “coraggiosa ma sempre in mezzo ai guai, come se non
fossi
in grado di crescere su posti meno pericolosi!”.
Yukino
le aveva detto che non doveva essere così dura con
sé stessa, ma
Lisanna le aveva fatto presente della situazione in cui si trovava, e
lei non aveva saputo che risponderle.
Quando
l'aveva sentita da dietro la porta, aveva avuto paura che la sfortuna
fosse tornata a perseguitarla, perché aveva già
perso due sorelle e
ora stava per perderne un'altra; e come poco dopo ne aveva parlato
con Lisanna, lei aveva ribattuto: -Cioè io sto per morire e
quella
sfortunata sei tu?-.
Al
ché le era montato un gran imbarazzo.
-Ah!
Scusami!-.
-Ahahah!
Non preoccuparti, stavo solo scherzando!-.
Ma
dietro quelle risa Yukino sapeva bene quanto Lisanna fosse devastata,
quanto tremasse al solo pensiero di sparire in quel modo, di
trasformarsi in...
-Lisanna-sama,
io farò di tutto per aiutarti, perciò non
arrenderti. Vedrai,
troveremo una soluzione.-.
-Grazie,
Yukino, lo apprezzo molto.-.
Poi,
quando erano arrivate davanti alla camera di Lisanna e Yukino stava
per andarsene, l'altra le aveva chiesto: -Rimarresti a dormire con
me?-.
Yukino
l'aveva guardata sorpresa e Lisanna era arrossita, balbettando:
-N-Non in quel senso! È solo che mi hai ricordato...
cioè, io e
Mira a volte... non importa! Scusa, non so che mi è preso!-.
Si
era voltata in fretta per entrare nella stanza, ma la bocca di Yukino
fu più veloce di lei, nonché della sua mente:
-Non preoccuparti, mi
farebbe piacere!-.
E
in quattro e quattr'otto si erano messe nel letto a due posti di
Lisanna e si erano addormentate, schiena contro schiena, rigide come
bastoni e rosse in viso come papaveri ma con una punta di sorriso
sulle labbra.
E
ora eccole insieme, loro due e Juvia, a parlare come vecchie amiche e
a sorridersi l'un l'altra, come se in quel momento non fossero
più
nel più grande baluardo contro l'apocalisse ma stessero
andando
tranquillamente per negozi.
-...e
allora Elf-nee-chan è scoppiato in lacrime e non si
è ripreso per
due giorni!-.
-Davvero?
Perché aveva schiacciato un millepiedi?-.
-Sì!
E dovevi vedere quando aveva pestato la coda di un gattino!-.
-Anche
lì ha pianto?-.
-Certo,
ma perché gli stava scorticando la faccia!-.
Le
tre scoppiarono a ridere, poi, quando si furono calmate, Lisanna
chiese: -Comunque dove stiamo andando?-.
-Devo
mostrarti una cosa, Lisanna-sama, ci stiamo lavorando da quando
abbiamo scoperto i primi Cambiati.-.
-Ah
sì? E cos'è?-.
-Ecco...
è una specie di cura...-.
Lisanna
sgranò gli occhi.
-E
funziona?-.
In
realtà no, non erano ancora riusciti a guarire un Cambiato e
a...
farlo rimanere in vita.
-Beh,
ci stiamo ancora lavorando...-.
Lisanna
si massaggiò il mento.
-Magari
Ginger potrebbe...-.
Si
riferiva al demone che aveva portato con sé, quella ragazza
dai
capelli viola che avevano dovuto sedare per portarla nella sua
camera; da quello che ne sapeva ora se ne stava occupando
Minerva-sama, però non
-Senti,
Lisanna-san...- Juvia spezzò il silenzio che si era creato,
attirando l'attenzione delle due.
-Juvia
si chiedeva se.... Lisanna aveva sentito... qualcosa... su Gray?-.
Gray
era il ragazzo che piaceva a Juvia, e apparteneva anche lui a Fairy
Tail, ma di lui si erano perse le tracce, e Juvia era ogni giorno
più
preoccupata.
Lisanna
camminava davanti a Juvia, che quindi non poteva vederla in faccia;
invece Yukino era di fianco a lei, e quando lei si fermò per
qualche
istante notò bene il suo terrore.
-No,
mi dispiace.-.
Mentiva,
ma Yukino non disse niente.
-Capisco,
grazie lo stesso.-.
Juvia
doveva aver sperato molto nell'albina, perché ora sembrava
davvero
angosciata; e se Lisanna la lasciava in quello stato doveva voler
dire che se le avesse detto la verità poteva stare solo
peggio.
Fortunatamente
erano arrivate al laboratorio, e Yukino riprese la parola:
-Seguitemi.-.
Le
condusse dentro l'edificio, oltrepassò le varie stanze fino
a
giungere davanti ad una porta d'acciaio con un lettore digitale per
entrare.
-Ecco,
qui dentro stanno lavorando alla cura...-.
-Davvero?
Beh, allora...-.
BOOOOOOOOOOOOOM
Yukino
si bloccò con la mano sul lettore.
-Yukino-san...-.
-Cosa
c'è, Lisanna-sama?-.
-Sbaglio
o c'è stata un'esplosione lì dentro?-.
-...No,
non lo credo possibile.-.
-Anche
Juvia l'ha sentita!-.
-...No,
vi sbagliate.-.
La
porta si spalancò all'improvviso e il fumo dell'esplosione
le
circondò.
-LIBERTÀ!!!-
Una donna vestita in camice bianco con un cappello da cowboy e gli
occhiali tondi si precipitò fuori dalla stanza, dirigendosi
proprio
verso di loro; si bloccò, con un piede alzato e il pugno
verso
l'alto, solo quando le vide, fermandosi proprio davanti a Yukino.
Mentre
le altre due tossivano, Yukino fissava Daphne alibita, e quella a sua
volta.
-Daphne-san,
stavi cercando di scappare?-.
-Ehm...
no...-.
Partì
l'allarme e le luci rosse, ma nessuna delle due si mosse.
-...ok,
forse sì...-.
-Cof!
Yukino, ma chi è questa???- Domandò Lisanna.
Per
Yukino fu piuttosto imbarazzante rispondere.
-La...
nostra... scienziata... capo...-.
Daphne
abbassò braccia e gamba, mentre alle sue spalle
sopraggiungevano due
guardie bruciacchiate che la puntarono con le lance.
-Non
ti muovere!-.
Partirono
le docce antincendio.
Mirajane
(ormai era abituata a chiamarsi così, e anche a parlare di
sé come
donna) sbuffò scocciata.
Lo
Scemo Sputafuoco l'aveva convocata proprio mentre era intenta nella
sua attività preferita, ovvero segarsi, e sembrava anche di
pessimo
umore.
Bah,
era un pappamolle, avrebbe potuto fare la cazzata più grande
del
mondo e non le avrebbe fatto nemmeno pulire i cessi, per capirci; ah
guarda, aveva cambiato look, un bel completino nero e... wow, un
tatuaggio rosso sul petto, che paura! Che era poi, una croce? Non
vedeva bene.
Come
se non bastasse aveva chiamato anche la Troia Cornuta, al solito
composta e perfettina in ginocchio ai suoi piedi (lei invece si era
appoggiata al muro incrociando le braccia).
Urr,
quanto la odiava quella!
Scemo
Sputafuoco le fissava con aria distratta, dall'alto del suo trono con
un'ombra nera sugli occhi che sbrilluccicavano di rosso, si era
alzato proprio male quella mattina...
-Sayla-
Iniziò a parlare: -tu mi tradiresti?-.
Mira
aggrottò la fronte, se c'era una cosa di cui era sicura
è che Sayla
avrebbe preferito uccidersi piuttosto che tradire lo Scemo.
E
infatti lei disse, sgomenta tra l'altro: -Non lo farei mai,
Natsu-sama!-.
-Mmm...-
Rimase in silenzio per un po', poi riprese: -Allora mi sei leale?-.
Troia
era un sacco stranita, ma riuscì a ricomporsi, come sempre.
-Ovviamente,
Natsu-sama.-.
-E
obbediresti a qualunque mio ordine?-.
Mira
non capiva dove voleva andare a parare, sapeva meglio di lei che gli
avrebbe leccato il cazzo se glie l'avesse chiesto.
-Certamente,
la mia lealtà nei Suoi confronti è assoluta.-.
-Ah,
bene. Allora ucciditi.-.
Mira
per poco non si strozzò con la saliva, per non parlare della
Troia,
che si immobilizzò.
-Scu...scusi...
temo di... di non aver capito...-.
Lo
Scemo si sturò un orecchio.
-Eh?
Sei sorda forse? Ti ho detto di ucciderti! Forza, fallo, che
aspetti?-.
Non
era tipo da scherzare su queste cose, lo sapevano bene entrambe; ma
allora che gli prendeva?
-M-M-Mi
perdoni, non capisco... l'ho forse delusa in qualche modo... oppure
l'ho offesa?-.
Lo
Scemo ci pensò su.
-Non
recentemente mi pare.-.
-Allora...
io non capisco... perché vuole che...-.
-Non
ti ho ordinato di farmi domande.-.
Il
suo tono era cambiato, era così duro da far quasi paura, e
anche il
brillio agli occhi si era attizzato.
-Non
ti ho ordinato di capire perché. Ti ho ordinato di farlo,
quindi
fallo.-.
-Ma
se ci tieni a saperlo, non c'è un motivo. Mi va e basta.-.
La
demonietta rimase in silenzio, tremava tutta e ansimava rivolta al
pavimento.
-Le...
va... e... basta...-.
Sembrava
ripeterlo perché non riusciva a capirlo; e in effetti anche
Mira non
ci capiva niente, sul serio voleva ucciderla per capriccio? Non era
il tipo, proprio no!
-Io...
io non...-.
-Oh...
cosa c'è, non obbedisci?- Lo Scemo parlava come se fosse
sorpreso,
anche se si capiva che si stava divertendo un mondo, e a dispetto del
suo odio per la Troia a Mira la cosa non piaceva affatto.
-Mi
stai forse tradendo? La tua lealtà non era assoluta, Sayla?-.
Sayla
non rispose, in effetti neanche lei ci sarebbe riuscita.
-Beh,
sono molto deluso. Ma dato che mi piaci particolarmente ti
darò una
seconda possibilità, contenta?-.
Silenzio.
-E
rispondi!-.
Sayla
riuscì a balbettare un debole e spaventato: -La...
ringrazio...-.
-Ecco,
meglio. Tanto ci voleva a parlare? Sono troppo buono con te...-.
-Ha...
ragione... la ringrazio ancora...-.
-Sì,
sì, lo so che ho ragione. Allora, per farti perdonare, devi
fare una
cosa davvero davvero semplice, ci riuscirebbe chiunque.-.
Beh,
cosa poteva esserci di più difficile del suicidio?
-Uccidi
Kyouka.-.
Ah.
La
faccia che fece Sayla in quel momento era impagabile, gli occhi
stavano per uscire dalle orbite e boccheggiava come se stesse
soffocando.
-C...C...Cosa?-.
-Ma
sì, eliminala! Tagliala in due, falla esplodere, mangiatela,
fa'
qualcosa che mi diverta!-.
Mira
iniziò a ricredersi su Natsu: non era così
saltarellino, anzi, e a
ben pensarci non le dispiaceva come trattava Sayla.
Ehi,
un momento, quand'è che aveva iniziato a chiamarli per nome?
-Q-Q-Qualunque
c-c-cosa...- Singhiozzò Sayla, poverina, le sarebbe colato
giù
tutto il trucco: -Q-Qualunque cosa m-ma non q-questo... la p-prego...
la s-supplico...-.
Ah,
come ci stava godendo! Che spasso vederla in quello stato!
-Ahahah!
Mi piace come piagnucoli! Ma credi che darò a un verme come
te
un'altra possibilità? No-no, uccidila e basta.-.
Sayla
fremeva come una foglia, stava quasi per esplodere, e si era anche
messa a piangere; poi lentamente scosse la testa.
-L-la
supplico... la imploro... i-io non p-posso farlo... io n-non
posso...-.
-Ohi-ohi,
“io non posso” non esiste. Puoi solo dire
“certo” o “subito”,
e mi stai facendo perdere la pazienza.-.
L'aria
si fece pesante, e quella attorno a E.N.D. si stava deformando per il
calore, forse era il caso di calmarlo.
-L-La
scongiuro... i-io... i-io mi ucciderò... sì, io
mi ucciderò... lo
farò, lo prometto, lo farò, m-ma lei... lei lasci
in pace Kyouka!
La scongiuro, i-io farò tutto quello che v-vuole, ma la
prego!!!-.
Natsu
era sempre più furioso, Mira cominciò a temere
sul serio per la sua
vita, decise quindi di intervenire.
-M-Master,
che ne dice se assimilo Kyouka e la umilio da dentro? Così
sarà più
divertente, le pare?-.
E
gli sorrise, dato che gli piaceva quando sorrideva con quel visino.
Sia
chiaro, non lo faceva per aiutare Sayla, lungi da lei, ma per non
sciogliersi.
-Uhm...-
Il demone sembrò pensarci su, e l'aria si fece
più respirabile.
Mira
sospirò sollevata, ma all'improvviso Natsu alzò
un dito.
-Non
parlare se non ti interpello.-.
PUM
Il
suo occhio sinistro esplose.
-AAAAAAAAAAAAAARGH!!!-.
Si
buttò all'indietro, spruzzando sangue dalla palpebra monca.
“CAZZOCAZZOCAZZO!!!
CHE MALEEEEEEE!!!”.
Gli
era saltato, porca puttana, gli era saltato via!!!
“CHE
CAZZO TI PRENDE???” Stava per sbraitargli addosso; ma lui la
freddò
con: -Chiudi la bocca.-.
E
lei gli obbedì.
Cioè,
era incredibile, le veniva da urlare fino a strapparsi le corde
vocali e usarle per strozzarlo ma non riusciva nemmeno ad aprire la
bocca.
Strinse
i denti e soffocò il dolore, tastandosi l'orbita sanguinante.
-Ma,
a dirla tutta, il tuo suggerimento mi ha dato un'idea...-.
“Un'idea???
E se gli avessi fornito un piano intero cosa mi avrebbe fatto
esplodere???”.
-Sayla-chan,
dato che sei così ostinata a proteggere un essere che, di
per sé, è
inutile, patetica, debole, a qualche scalino sotto la sua stessa
merda...-.
Sayla,
ancora raggomitolata a terra, forse in uno slancio masochista,
strinse i pugni e gridò: -La smetta!-.
“Che
cavolo, sei scema??? Guarda come cazzo mi sono ridotta a parlare
senza che lo volesse, idiota!!!”.
Natsu
però sembrò non accorgersene, o forse
continuò proprio perché se
n'era accorto: -...pietosa, penosa, impedita, scarsa, brutta,
imbarazzante, troia, uno sfregio per la sua stessa razza...-.
Sayla
piagnucolò come la sgualdrina che era, ma forse un po' di
cervello
le era rimasto per calmarsi.
-...la...smetta...la...supplico...non...la...chiami...così...-.
-...un
insetto incapace di sconfiggere un'umana mezza morta, e potrei
continuare, ma dato che sei persino peggio di lei e mi susciti
tenerezza, no, in realtà mi diverte e basta vederti
così, ti darò
un solo, ultimo ordine... sentiti pure libera di ringraziarmi...-.
-Sì...
grazie... grazie... la ringrazio...-.
-E
di scusarti per la tua infedeltà... e anche di insultarti,
perché
no...-.
-...sì...
mi scuso... per la mia infedeltà... sono una troia... sono
una troia
ingrata... non mi merito il Suo perdono...-.
-...brava,
dicevo, ascolta bene e vedi di non farmi ripetere.-.
-Sì...
ascolto...-.
E.N.D.
sghignazzò.
-Tu
non devi uccidere Kyouka, affatto. No, ora tu farai quello che ti
dico. Andrai da lei, ti fermerai proprio davanti alla sua capsula,
ok? La aprirai, la tirerai fuori e le sussurrerai all'orecchio
così:
“Mi raccomando, urla forte.”, ci sei fin qui?-.
-Poi
prenderai un coltello e le taglierai le dita, prima quelle delle mani
e poi quelle dei piedi, giusto per stimolarle la gola; poi le
amputerai le braccia e le gambe, sentirai che urla, poi le mammelle,
quelle prugne esageratamente grosse che si ritrova, poi le orecchie,
e il naso, e la lingua e infine i denti, e assicurati che urli
sempre, e che urli tanto, tanto tanto, finché non le
taglierai la
gola, allora potrà smettere, ma non prima. Poi la ributterai
dentro
e la farai guarire quello che basta a ritirarla fuori e fare tutto
daccapo, tutto quanto, dita, arti, seno e volto, la rimetterai dentro
e la ritirerai fuori, e ancora, dita, urla, arti, urla, seno e
volto, dentro, fuori, urla, dita, urla, arti, seno e volto, urla,
dentro, urla, fuori, urla, dita, urla, arti, urla, urla, urla...-.
Quasi
smise di provare dolore.
Persino
per lei tutto questo era troppo, anche se si trattava di Sayla.
Tutto
questo era... era semplicemente... crudele... troppo crudele.
Sayla
fissava il pavimento con le palpebre e le labbra spalancate, le
pupille piccole come puntini, i capelli incollati sul viso e la pelle
fradicia, forse stava anche per, ecco, aveva vomitato.
-Ah,
e un'ultima cosa: mentre fai tutto questo, fai così.-.
Mira
aveva quasi... no, aveva davvero paura a rialzare
il viso per
vedere che stava facendo.
E
quando ci riuscì rimase pietrificata.
Si
stava indicando il viso con un dito e... dio stava... come cavolo
riusciva a fare...
Trentadue
denti, gli occhi chiusi e divertito come un'adolescente al primo
orgasmo.
-Fai
un bel sorriso.-.
Le
cedettero le gambe.
Che
razza di mostro aveva davanti??? Come poteva sperare di uscirne
viva??? Come poteva...
-No!-.
...
Non
l'aveva detto.
Non
poteva averlo detto sul serio.
E
invece sì, Sayla si era sdraiata a terra, schiacciando il
viso sul
terreno e piangendo disperata, aveva detto no; e non si era fermata,
tra le lacrime si sgolava: -N-Non pos-sso farlo! Io non-non posso
farlo! No-Non posso! Io n
TUNF
Natsu
si schiantò sulla sua schiena, facendole alzare il viso
incredulo al
cielo.
Mira
nascose la testa tra le mani, graffiandosi la pelle delle tempie.
“Ora
mi ammazza ora l'ammazza ora ci ammazza tutte e due!!!”.
PUM
PUM PUM
Lo
sentì colpirla più volte, e sentì le
sue urla atroci che lo
supplicavano di smettere, dopo nemmeno un minuto già non ce
la
faceva più a sentire tutto questo.
“Smettila!
Ti prego, smettila! Non riesco a sopportare tutto questo! Lasciala
stare!!!”.
E
d'un tratto basta, smise di colpirla.
Titubante,
rialzò il viso.
Natsu
teneva Sayla sollevata a mezzo metro da terra stringendola al collo,
mentre lei penzolava inerme, piena di lividi e di bruciature,
ansimando esanime.
Maledizione...
in un minuto... l'aveva ridotta... in quello stato???
Lui
le dava di spalle, se voleva fuggire era la sua occasione;
allungò
una mano verso la porta, ma se la trovò inchiodata al muro,
con il
piede di Natsu che le spaccava il polso.
CRACK
-ARGH!!!-.
-Pensavi
di scappare? Pensavi che mi fossi dimenticato di te, eh? Verme
codardo, vali meno di lei!-.
-Mi
lasci! Mi lasci andare!-.
Natsu
si abbassò alla sua altezza, puntandola infuriato.
-E
portami il rispetto che mi devi! Tu, un demone qualunque nel corpo di
una fetida umana, dovresti venerarmi come un dio! Perciò
fallo!-.
Lei,
incapace di reagire, continuava a urlare, il suo occhio vuoto
continuava a esplodere mentre la suola del ragazzo si divertiva a
macinarle le ossa; poi fu preso dall'ira e le sbraitò in
faccia: -HO
DETTO DI FARLO!!!-.
Mira
urlò più forte, mischiando terrore allo spasmo, e
le parole le
uscirono singhiozzanti.
-Va
be-ne! Va bene! Lo fah-rò! Mio sih-gnore, mio re, mih-o dio!
L-La
prego, non mi-i uc-cida! No-n voh-glio morire! La pr-
Lui
prese anche lei per il collo e la sollevò in aria, iniziando
a
strangolarla, mentre lei piangeva ancora.
-L-La
prego! No-n voh-glio mo-rire!-.
Natsu
rantolò furioso, guardando prima una e poi l'altra.
-Voi
due mi avete stufato! È ora che ricordiate con chi avete a
che
fare!-.
-Sob!-.
Daphne
sospirò, mentre le guardie le toglievano le manette.
-Sergente
Yukino, è sicura?-.
Yukino,
forse la più desolata tra tutte, annuì, e i
Cavalieri delle Rune
mollarono Daphne.
-Umpf!
Ma che modi! Comunque grazie.- Quest'ultima frase rivolta a Yukino.
-A
proposito, che vuoi?-.
Yukino
le spiegò, con non poco imbarazzo, che era venuta per
mostrare a
Lisanna la cura.
-Eh?
Quale cura? Ah, intendi dire quella per i demoni, quella per cui sono
stata rinchiusa qui, quella che non mi permette nemmeno di uscire
senza farmi sparare???-.
-Ehm...
sì...-.
-Beh,
guardala allora!!!-.
Daphne
spalancò un cassetto per poco rompendolo e tirò
fuori una specie di
fucile laser sagomato in acciaio dalla forma molto
particolare.
-Il
mio “Cannone
Neo Armstrong Cyclone Jet Armstrong DRAGOOOOON!!!”-.
Lisanna
batté le palpebre un paio di volte.
-...il...
Cannone... Armstrong...-.
Entusiasta,
circondata da un arcobaleno roteante, Daphne ripeté.
-Cannone
Neo
Armstrong Cyclone Jet Armstrong DRAGOOOOON!!! (Il
“DRAGOOOOON” mi
è venuto pensando ai draghi).-.
-...-.
Sorridendo
come una scema, il volto bloccato in quell'espressione gioiosa,
Daphne annuì.
-...ok,
e perché assomiglia a un
-Drago?-.
-...no,
non era quello che stavo per dire.-.
-Ti
spiego come funziona: allora, ruotando queste due sfere ai lati del
fucile la base si illumina, poi la luce bianca risale lungo tutto il
tubo e alla fine spara un raggio laser sottile che colpisce il
Cambiato e lo fa tornare normale! Come un drago che sputa fuoco,
no?-.
-...
… …sì, va bene, diciamo che sembra un
drago... ma funziona,
almeno?-.
Daphne
alzò un dito e sorridendo rispose: -No.-.
Lisanna
si piegò in avanti, si sentiva svuotata anche dell'energia
per
rispondere.
-Beh,
ci sto ancora lavorando al vaccino vero e proprio, un po' di pazienza
insomma!-.
Un
po'... di pazienza... ma non poteva... prima lavorare al vaccino... e
poi al coso gigante?
Daphne
se lo strinse al viso e iniziò ad accarezzarlo con le mani.
-Sì,
lo so, è un design bellissimo, vero?-.
Le
tre ragazze si coprirono la bocca per non vomitare.
-Comunque
per ora è caricato solo con un raggio letale. Oh, mi sa che
sta per
partire un colpo...-.
Detto
questo la canna si illuminò e Daphne la puntò
contro Lisanna.
“Eh?”.
Il
raggio partì e si diresse verso di lei.
“EH???”.
-Lisanna-sama,
attenta!!!-.
Juvia
la colpì alla spalla, facendola cadere di lato.
-Urgh!-.
Rimase
a terra stordita, non capendo cosa fosse successo di preciso.
Davvero
voleva colpirla con un raggio letale??? Se Juvia non l'avesse... oh,
no! Oh, no!!!
-Juvia!!!-.
Rialzò
la testa, sperando che il colpo non l'avesse colpita.
Invece
l'aveva presa in viso.
Juvia
era in piedi, paralizzata, un'espressione sorpresa in volto e al
centro della fronte... un liquido biancastro-appiccicoso che la stava
infradiciando tutta.
Lisanna
non si mosse, continuando a fissarla allibita, così come
Yukino;
invece Daphne si stava sganasciando.
-Ahahah!!!
Paura??? Per un po' di vernice??? Che stupide!!! Dovevate vedere le
vostre facce!!! Ahahah!!!- Smise solo quando le due guardie la
minacciarono con le lance e si fece piccola in un angolo.
-Ecco...
Juvia... stai bene?-.
Lisanna
si rialzò e la scosse, ritrovandosi i palmi appiccicaticci,
ma lei
era rimasta come incantata.
-Juvia,
rispondi! Yukino, aiut... Yukino?-.
La
bianca le guardava rossissima in viso e con le mani sulle labbra;
solo dopo qualche secondo Lisanna capì cosa
aveva
colpito Juvia.
E
vomitò sul serio.
Le
due carcasse caddero al suolo, insaccando il colpo senza sentire
male.
Non
che fosse loro più possibile, ogni nervo era bruciato con il
resto
della loro carne, lasciando spazio a polpa affumicata dall'odore
incredibilmente appetitoso.
Cazzo,
le veniva fame ad annusare il suo stesso corpo.
Oh,
bene, quindi aveva ancora il naso.
Lo
stesso non si poteva dire per gli occhi.
Qualcosa
dovette camminarle sul braccio, perché sentì una
sorta di pressione
che liberò altro buon odore.
Schiuse
le labbra, ma quali poi, e cercò almeno di bofonchiare.
-Vuh...V...-.
Una
voce potente le massacrò le orecchie, maledizione, quelle
ancora
funzionavano!
-EH???
HAI ANCORA LE CORDE VOCALI???-.
Probabilmente
nemmeno stava urlando, ma lei sentiva esplosioni e basta.
-Vu...Va...-.
-COME???-.
-...ff...fanculo...-.
Ecco,
c'era riuscita, tanto ora l'avrebbe
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
“ARGH!!!
MI STA ESPLODENDO LA TESTA!!!”.
-MA
DAI, SUL SERIO??? LO SPIRITO NON TI MANCA!!! PECCATO CHE LA COSA MI
FACCIA INCAZZARE!!!-.
PAF
Ecco,
doveva averle staccato il braccio.
Poi
boh, la sua voce si era allontanata, ed era anche più bassa.
-Rialzati.-.
Ma
scherzava??? Come pensava che si sarebbe rimessa in piedi???
-Cortesemente,
alza il culo.-.
Ma
fot...
Le
sue gambe si mossero da sole e la risollevarono.
Uh?
Cos'era diventata, il suo cagnolino? Ah, doveva essere il Macro, in
quello stato l'avrebbe controllata persino una scimmia.
-Anche
tu.-.
Si
rivolgeva sicuramente a Sayla, ma a quanto pare lei non gli
obbedì,
perché poi disse: -Non ti alzi? Oh, ti ho macinato le ossa,
non
puoi. Va bene, allora prendila in braccio.-.
E
con quali braccia?
Con
nessuno, ma coi denti.
-Ora
andate nel laboratorio e rigeneratevi.-.
Mira
fece dietrofront e arrancò verso quella che... ehi, a
pensarci non
riusciva a vedere la porta.
-A
sinistra.-.
Ah,
grazie.
Si
trascinava Sayla per... qualcosa di succulento, un braccio?
-È
una gamba.-.
E
che cazzo, la leggeva nel pensiero?
-No.-.
Fiu,
che sollievo.
-Vi
do tre... no, facciamo 4 ore per riprendervi. Non un minuto di
più.-.
“Mi
pare ovvio...”.
-Dopodiché
preparate l'esercito, ci muoviamo.-.
“Ci
muoviamo? E dove?”.
La
risposta arrivò lampante.
-A
Crocus. Schiacciamo l'umanità.-.
|
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Capitolo 16 *** Attacco ***
White
knuckles and sweaty palms from hanging on too tight
Clench of jaw,
I’ve got another headache again tonight
Eyes on fire, eyes on
fire, and the burn from all the tears
I’ve been crying,
I’ve
been crying, I’ve been dying over you
Tie a knot in the rope,
trying to hold, trying to hold,
But there’s nothing
to grab so I
let go
(Blow Me
(One Last Kiss)-Pink)
Era
tutto
così irrealistico.
Era
come
se avesse visto tutto da dietro lo schermo di una lacrima, come un
film.
Un
film
horror, ed il mostro aveva appena mietuto la sua prima vittima, di
cui ora non restava altro che un mazzo di chiavi fumanti sul terreno.
Nemmeno
le ceneri rimanevano della sua amica.
-N...Natsu...-
Si sentì dire: -Cos'hai fatto?-.
Natsu,
questo era il nome del mostro, rialzò solo ora la testa, e
si guardò
intorno con innaturale tranquillità.
-Chi
ho... appena ucciso?-.
STANK
La
spada
le cadde dalle mani.
Chi...
Come poteva... chiedere chi...
Come
poteva... come poteva non sapere...
Come
poteva chiedere... come poteva... aver fatto... una cosa simile...
-Che
significa???- Urlò Gray al suo fianco: -Che significa tutto
questo???-.
Natsu
alzò di nuovo la mano, ed ogni muscolo della ragazza
fremette dalla
paura.
Cosa
avrebbe fatto? Chi avrebbe attaccato? Chi sarebbe morto???
Si
grattò, semplicemente, la nuca.
-Ehi,
dove sono? Che ci faccio qui?-.
-Bentrovato,
caro E.N.D..- Commentò Zeref.
Erza
sbiancò a quel nome.
“E...N...D...
quello è... lui è...”.
-Uh?
Zeref? E tu che ci fai qui? Anzi, che ci faccio io qui? Anzi,
dov'è
qui?-.
-È
una
storia un po' complicata.-.
Natsu
si
squadrò rapidamente intorno, con aria famelica, come alla
ricerca di
qualcosa.
-E
dov'è
Igneel??? Dov'è quel dannato drago??? Stavo combattendo
contro di
lui fino a un attimo fa!!!-.
-È
morto.-.
-Come???
E chi l'ha ucciso???-.
-Uhm...
si può dire che sia stato Acnologia.-.
Per
la
prima volta dall'inizio di quell'inquietante dialogo Natsu
titubò
nel rispondere.
E
proprio
a quel silenzio si aggrappò Gray.
-Tu
sei
E.N.D.??? Tu stai usando il corpo del mio amico???-.
-Eh?-.
Solo
allora Natsu parve accorgersi di tutti loro, e si girò.
No,
quello non era Natsu.
I
suoi
capelli erano accesi come tizzoni ardenti, e le sue sclere erano
rosse come il sangue.
Bastò
quello sguardo furioso per far ammutolire Gray e tutti gli altri; poi
si girò di nuovo verso Zeref.
-Perché
questa feccia umana mi sta parlando?-.
-Come
ti
ho già detto, è una storia lunga.-.
-Beh,
la
cosa mi fa arrabbiare, quindi se non vuoi che ti disintegri,
rispondimi!-.
Erza
tirò
un lungo respiro, il fiato iniziò a mancarle e si mise in
ginocchio.
Caldo,
caldo, aveva caldo, tanto caldo da non riuscire più a tenere
l'armatura.
-Tu...
maledetto... tu!!!-.
Forse
per
le sue abilità di mago del ghiaccio, Gray riuscì
a rimettersi in
piedi.
Stupido,
stupido, cosa stava facendo, così rischiava solo di finire
come
Lu...
Oddio,
Lucy, Lucy, Lucy era morta!!! Lucy era stata uccisa da Natsu!!!
-Lascia
il suo corpo!!!- Urlava intanto Gray: -Lascialo stare!!!-.
E.N.D.
lo
guardò distrattamente, poi chiese a Zeref.
-Ma
di
che sta parlando? Gli umani non fanno altro che farneticare, ma di
solito dicono qualcosa di minimamente sensato! Che sciocchezze dice
questo? Il corpo di un loro amico? Di un umano? Io, il re degli
Etherias???-.
-Non
ha
tutti i torti, cerca di perdonarlo.- Rispose pacificamente il nero:
-Vedi, Demone Cremisi, sono passati 400 anni dal tuo scontro con
Igneel.-.
-400
anni??? Ma che dici???-.
-Prima
che tu potessi abbatterlo, lui usò una certa magia per
sigillare il
tuo spirito all'interno del tuo libro e lasciare vuoto il tuo
corpo... o meglio, trasformarlo in quello di un umano.-.
-Il
corpo
di... cosa??? Mi stai dicendo che per 400 anni un umano ha usato il
mio corpo???-.
-Non
esattamente. Sei stato tenuto in stasi per 376 anni, e non è
stato
un umano a usare il tuo corpo, ma è stato il tuo corpo a
svilupparsi
come umano.-.
-Starai
scherzando!!! Io, il grande E.N.D., non solo sconfitto da un drago ma
reso un misero uomo???-.
-E
non
solo, Igneel ti ha allevato come suo figlio.-.
-Cosa???
Questo è troppo!!! Come ha osato??? Dov'è ora???
Voglio
distruggerlo!!!-.
-Te
l'ho
già detto, l'ha ucciso Acnologia.-.
-E
allora
distruggerò lui!!! Lui e tutto il genere umano!!!-.
Ogni
traccia di esitazione era scomparsa, lasciando spazio alla pura
rabbia, e persino Gray dovette piegarsi al calore che fondeva le
pietre attorno al demone.
-No!
No,
questo non è possibile! Natsu non può... Natsu
non può essere
E.N.D.!!!-.
Ma
a Erza
invece tutto appariva lampante
“E.N.D....
Natsu è E.N.D.... no... per tutto questo tempo... lui era...
lui è
sempre stato...”.
SWISH
Un
lampo
bianco le passò di fianco, scompigliandole i capelli.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Erza
sgranò gli occhi.
-Miraj-
TUNF
-ARGH!!!-.
-Che
rabbia!!! Che vergogna!!! Intrappolato in un libro!!! Posseduto da un
umano!!! Allevato da un drago!!! Io!!! IO!!!-.
Natsu
teneva bloccata Mirajane parando il suo pugno con una mano, e la
stava ardendo viva con il calore del suo corpo, continuando
però a
sbraitare senza nemmeno accorgersi di lei.
“No...
Non anche lei... Non Mira... Non anche lei!”.
Le
sue
grida erano assordanti, Erza si sentiva paralizzata a terra,
schiacciata dall'immane peso dell'impotenza.
“Mirajane!!!
Non anche tu!!! No!!! MIRAJANE!!!”.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-MIRAAAAAAAA!!!-.
...
Silenzio.
Natsu
smise di urlare.
Mira
anche.
Erza
rimase immobile.
“Mi...ra?”.
Natsu
la
lasciò andare e si passò una mano tra i capelli.
-No-no-no.-
Disse scuotendo la testa: -Così non va bene, non va affatto
bene.
Zeref, io esisto per distruggerti, quindi...-.
Ma
lui
era sparito.
-Tsch!
Tipico di lui, se ne va proprio mentre sto per ammazzarlo! Ah,
vabbeh, mi sono svegliato male, sono di pessimo umore.-.
TUNF
Mira
si
inginocchiò a terra, tirando la testa all'indietro con gli
occhi
mortalmente spalancati.
-Mi...ra...jane...-.
A
quella
visione, le sue gambe si ribellarono e la rimisero in piedi.
-Mira...-Borbottò
avvicinandosi: -non anche tu... ti prego... non anche tu...-.
-Uh?-
Fece Natsu: -E tu chi sei?-.
-Natsu...
che fai... perché ti comporti così... Natsu...
non puoi essere...
torniamo a casa... Natsu... torniamo a casa...-.
Era
quasi
arrivata, le sue gambe e le sue mani tremavano, i capelli le
coprivano gli occhi, ma poteva vederli, erano entrambi lì,
di lui
non vedeva il suo viso ma era lì, doveva solo riportarlo
indietro
e... tornare alla gilda, si sarebbe risolto tutto, sì,
sarebbe
passato tutto... era... era solo un incubo, non poteva essere vero...
Natsu non avrebbe mai ucciso Lucy, non Natsu, Natsu non le avrebbe
mai fatto del male...
GRIN
Dietro
a
quei capelli rossi, Natsu aveva sorriso.
-ERZA
ATTENTA!!!-.
Un
lampo
rosso, poi una figura scura le saettò davanti ma la luce la
costrinse a chiudere gli occhi.
-URR!!!-
Urlò qualcuno.
Confusa
abbassò lo sguardo, e vide con orrore che accucciato ai suoi
piedi
c'era Gray, che si tamponava una spalla ustionata.
-Il
mio... il mio braccio! Che male! Maledizione!!!-.
Poi
rigurgitò, si accasciò a terra e smise di
muoversi.
Smise
di
muoversi.
Aveva
smesso di respirare.
Da
capo,
le ginocchia le cedettero, si mise le mani tra i capelli e diede
sfogo alle lacrime.
-Ah!!!
No!!! No!!! Gray!!!-.
Rinsavì
abbastanza da scuoterlo per farlo svegliare, ma non abbastanza da
riuscirci.
“Non
anche lui! Non anche lui! Non lo permetterò!!!”.
Digrignò
i denti e equipaggiò una spada, rialzandosi di scatto e
pronta a
partire all'attacco.
Lucy,
Mirajane, Gray, era troppo, non poteva accettarlo! Non poteva
perdonarlo!!!
-Ragazzi,
ascoltatemi!!!- Si voltò verso gli altri, ma li
trovò tutti a
terra, che si contorcevano dal dolore.
“Cosa...
quando??? Possibile che con l'attacco di prima abbia fatto tutto
questo???”.
-Ahahah!-.
La
risata di E.N.D. la fece girare di scatto, ormai era furiosa come una
belva.
-NATSU!!!-.
-Ahahah!
Dovresti vedere la tua faccia! Davvero impagabile! Avanti, fatti
sotto,umana!-.
Non
se lo fece ripetere, urlando gli si gettò all'attacco.
Lui
nemmeno accennava a spostarsi o a contrattaccare, se ne stava
lì a
sganasciarsi, come se non fosse minimamente preoccupato.
“Dannato!!!
Te la faccio passare io la voglia di ridere!!!”.
Alzò
la
lama, pronta a colpirlo.
Ma,
un
attimo prima che potesse spaccargli il cranio, l'immagine del suo
compagno si sovrappose a quella del demone.
“Natsu!
Non posso...”.
-Davvero
patetico!- L'immagine svanì e Erza sentì la mano
di E.N.D.
perforarle l'armatura e arrivare alla sua pancia.
-Cosa?-.
Erza
si sbilanciò davanti, finendo fronte contro fronte con
l'etherious,
i suoi occhi spalancati dalla sorpresa su quelli sgranati dalla
pazzia dell'altro, la sua bocca sporca di sangue davanti a quella
sorridente di quel mostro.
Il
suo sguardo era disumano, abominevole nella sua malvagità,
terrificante e selvaggio come quello di una bestia.
E
divertito nella sua perversione.
-Addio!-.
Un
forte calore le trapassò la carne e alle sue spalle esplose
una
forte luce, come quella di un razzo.
“Co...sa...”.
I
suoi capelli scarlatti si bagnarono del suo stesso sangue vermiglio.
Aprì
la bocca per gridare, di stupore, non di dolore, quello nemmeno lo
sentiva, ma uscì solo un debole sospiro, e cadde di lato
come un
corpo morto.
Le
forze iniziarono ad abbandonarla, i suoi occhi diventavano sempre
più
scuri, intravide Natsu voltarsi e allontanarsi da lei, poi
più
niente.
-No...
no!-.
Alzò
le mani e si graffiò le guance, provocandosi un forte spasmo
che le
ridiede l'energia necessaria per riprendere i sensi e rimettersi in
piedi.
-FERMO!
FERMATI!!!-.
Natsu
si fermò, l'aveva sentita, eppure non si voltò.
Erza
vomitò un fiotto di sangue, poi mosse un passo verso di lui,
non si
sarebbe arresa, non avrebbe lasciato che se ne andasse così.
Senonché
qualcuno le passò di fianco e la urtò, facendola
scivolare di lato.
La
caduta le apparve al rallentatore, vide Mirajane superarla e, senza
guardarla, seguire Natsu, che riprese ad allontanarsi.
“Mirajane...
Natsu... non andatevene...”.
Allungò
le mani, strisciò quanto poté, si
scorticò le dita cercando di
raggiungerli.
Invano.
“Non...”.
Alla
fine il suo corpo smise di risponderle, non riuscì a far
altro che
appoggiare la fronte al pavimento e bagnarlo di lacrime.
Infine
le sue palpebre si chiusero.
“Andate...”.
“Debole,
debole, debole!”.
Era
quello che pensava ogni volta che si guardava allo specchio.
Lei,
Titania, la maga più potente di Fairy Tail, in un giorno
aveva perso
i suoi amici e il suo mondo.
Non
era stata abbastanza forte da proteggere Lucy, non era stata
abbastanza forte da salvare Mira, non era stata abbastanza forte da
far rimanere Gray, non era stata abbastanza forte da sconfiggere
Natsu, né da liberarlo dal demone che lo possedeva.
Quella
volta cosa aveva fatto? E dopo? Oltre a piangere, cosa aveva fatto?
Quanti giorni era rimasta a terra senza reagire???
Se
il mondo ora era in rovina era tutta colpa sua, sua e della sua
debolezza!
Un
rumore metallico la riportò alla realtà.
-Ehi,
nee, fermati!-.
Erza
si ritrovò sopra di Kagura, le puntava la spada al mento
mentre la
sua era volata via.
-Ah,
scusami!- La aiutò a rialzarsi e a rispolverarsi.
-Che
ti è preso? Non sembravi più tu!-.
-Hai
ragione, scusami tanto Kagura.-.
Lei
era una delle poche cosa che le erano rimaste, la sua
“sorellina
minore”, con cui ormai passava la maggior parte del tempo.
-Fa
niente. Ehi, ho sentito che la tua vecchia compagna è
arrivata
qualche giorno fa.-.
Erza
annuì.
-Lisanna,
non te l'ho ancora presentata?-.
-Non
ci siamo ancora parlate, no. Ma se è tua amica, allora
è anche
amica mia.-.
Le
piaceva quel lato sorridente di Kagura, che a dispetto dei tempi
tirava fuori molto spesso, ma forse solo con lei. In realtà
sospettava che provasse qualcosa di più di amore fraterno,
però...
-Ti
piacerà, vedrai. Anche se...-.
Aggrottò
la fronte, ripensando all'ultima conversazione avuta con lei.
-Tutto
bene?-.
-Sì,
è solo che... beh, immagino che sai come sta.-.
Kagura
annuì gravemente.
-Mi
dispiace molto per lei.-.
-No,
non preoccuparti, sono certa che la risolveremo!-.
E
non lo diceva tanto per dire, non sapeva come, tutte le
possibilità
erano contro di loro, però se lo sentiva. Sperava solo che
non fosse
una bieca illusione.
Un
alito di vento freddo sollevò i loro capelli, costringendole
a
risistemarli dietro le orecchie.
-Sai,
nee, ho una brutta sensazione.-.
Erza
fissò Kagura sorpresa.
-Non
lo so, ho come l'impressione che stia per succedere qualcosa. Forse
è
solo la mia immaginazione, oppure fremo solo di combattere, non
saprei, però...-.
Erza
la prese attorno alle spalle, sorridendole calorosamente.
-Stai
tranquilla, andrà tutto bene.-.
Era
questo che voleva sentirsi dire, come tutti del resto. Come anche
lei.
Kagura
arrossì e distolse lo sguardo, poi si separarono e ripresero
l'addestramento.
Se
l'era chiesto molte volte.
Come
si sentiva un fiore mentre sboccia?
Quale
sensazione poteva avvertire? Come avrebbe percepito il distendersi
dei suoi petali? Avrebbe pensato di morire o temuto di nascere?
Se
lo chiedeva soprattutto da quando Kyouka-sama, una volta, l'aveva
paragonata a un giglio ancora chiuso, per la sua purezza e la sua
timidezza.
Al
che lei era arrossita, e Kyouka aveva commentato che era diventata
una rosa.
Comunque
ora lo sapeva.
O
meglio, stava succedendo la stessa cosa anche a lei, il suo corpo
martoriato stava lentamente riprendendo forma: ossa, muscoli, pelle,
capelli...
E
quello che sentiva non era paura, né gioia, né
dolore, né
trepidazione.
Ma
niente, solo e soltanto un totale niente.
Percepiva
gli occhi ricrearsi, le dita rispuntare, il suo seno rigonfiarsi,
eppure dentro era vuota, come se dovesse rigenerarsi una parte di lei
che però rimaneva rotta, necessariamente mancante.
Cosa
poteva essere? Perché aveva questo vuoto dentro? Forse un
danno
interno? No, non era quello.
E
allora cosa? Cosa causava questa sua mancanza? La perdita di Kyouka?
No, quella era un'altra cosa, era un'angoscia che non l'abbandonava
mai, questa invece era una cosa nuova, diversa.
Eppure...
eppure in un certo senso ci assomigliava, sì, era come se
l'avesse
persa di nuovo.
Ma
non lei, un'altra lei, qualcun altro di importante per lei.
Però non
c'era nessun altro, lei aveva avuto sempre e solo Kyouka, solo
recentemente era rimasta senza di lei, perciò chi...
Un
momento... e se fosse... Natsu-sama?
No,
lei era una sua servitrice e niente di più, era sempre stato
così,
perché avrebbe dovuto...
“Il
passato è passato, che siate state sconfitte in battaglia
oppure
siate state degli esseri umani, ciò che conta è
quello che siete
ora: due demoni di Tartaros,
e due preziose compagne.”.
Perché
quelle parole ora la facevano piangere? Sì, ne era sicura, i
suoi
occhi stavano piangendo, ma perché?
Oh,
forse aveva capito.
Era
delusa.
Senza
rendersene conto aveva iniziato a provare qualcosa per il suo Master,
qualcosa di più del terrore di un tempo. Ma ora quello che
le aveva
fatto aveva distrutto ogni sua speranza, e aveva lasciato solo vuoto,
un vuoto disilluso e triste.
Ah,
ecco come si sente un fiore quando sboccia.
È
triste, perché vede che il mondo vuole solo estirparlo.
-Sai
cosa mi piace della città?-.
-Che
cosa, Kinana-sama?-.
-Il
suo totale menefreghismo. Insomma, guardati intorno, nessuno ci sta
fissando, passiamo completamente inosservati.-.
In
effetti, notò Dan, nonostante camminassero in mezzo alla
folla lui
in armatura e lei in tuta da sexy-spy, nessuno sembrava far caso a
loro.
Oh
brava gente! Così operosa nelle proprie mansioni da non
prestare
attenzione agli stranieri!
Guardate
ad esempio quelle due persone laggiù! Così
vicine, così intime,
seppur entrambi uomini, ma cosa facevano? Ah, ecco, uno dava
all'altro dei soldi, che gentilezza d'animo, e quello lo ricompensava
con una deliziosa busta di polvere bianca, zucchero probabilmente!
E
che dire di quell'uomo che aiuta quella vecchietta ad attraversare la
strada? Quanta cortesia, le sta addirittura prendendo la borsa!
-Ehi,
Dan,- La voce dura dell'angelica Kinana lo distrasse dal finale
dell'azione, sicuramente positivo: -dove pensi li abbiano portati?-.
-Ah!
L'operosità dell'Esercito non conosce eguali con i
disertori!
All'ergastolo, certamente!-.
-In
prigione, quindi. Come temevo...-.
-Nono,
cielo, non in prigione, quella è per i criminali! Ai
disertori
spettano le segrete, all'interno dell'acropoli!-.
Kinana
lo guardò confusa, com'era splendida con quell'aria
stralunata in
viso!
-Ne
sei sicuro? Se volevano che mi unissi a loro!-.
-Cosa,
davvero? E perché mai ha rifiutato, mia dama?-.
-Perché
il quoziente intellettivo medio dei soldati è pari al tuo,
Dan. Ed è
solo l'ultima delle varie ragioni.-.
“Che
bel complimento!” Pensò trionfante lui.
-Effettivamente,
le procedure in tempo di guerra cambiano! Orbene, l'alternativa
è
che siano stati dislocati in postazioni segrete per la
rieducazione!-.
-E
dove si trovano queste postazioni segrete-kina?-.
-Non
lo so, sono segrete.-.
-...Ok,
allora come facciamo a scoprire dove sono?-.
KLENG
Dan
batté lo scudo a terra, e sorridendo rispose: -Le
informazioni
passano per il castello, è lì che bisogna
dirigersi!!!-.
Kinana,
in un impeto d'amore, gli balzò addosso e gli
tappò la bocca.
-Parla
più piano!-.
“Meraviglia!
Kinana-sama non è mai stata così vicina a
me!!!”.
Infatti,
non fosse stato per quel palmo, le loro bocche avrebbero suggellato
il bacio tanto atteso da entrambi; ma povera donna! L'imbarazzo per
lei era troppo forte, e lo lasciò.
-Comunque
ho capito, dobbiamo introdurci lì. Va bene, ma prima
riposiamoci, ho
il culo rotto per il viaggio-kina.-.
-Che
lessico ricercato! Orsù, madamigella, conosco un albergo
dove si
dimora splendidamente!-.
Hisui
si lasciò cadere sul letto, era esausta.
Mise
una mano sulla fronte, iniziando rapidamente a cadere nel sonno.
Le
ci voleva una dormita, era stata una giornata dura, occupata a
gestire i vari fronti, a scegliere quali soldati salvare e quali
sacrificare, quali città conquistare e quali cedere.
Era
un enorme stress psicologico oltre che fisico, e ogni tanto aveva
bisogno di staccare un paio d'ore... tipo adesso...
Sgranò
gli occhi e balzò seduta, non era il tempo di addormentarsi!
Doveva
rimanere sveglia il più possibile, chissà cosa
sarebbe potuto
succedere mentre dormiva!
Si
avvicinò al comodino, aprì il cassetto, mise la
mano dentro, tastò
fino a trovare lo scomparto nascosto e prese una pillola.
La
rigirò tra le mani, quella piccola lacrima bianca piena di
potere
magico e stimolanti era diventata il suo caffè quotidiano.
Se la
mise in bocca e la ingoiò senza masticare, perché
era dura come un
sasso.
Proprio
allora bussarono alla porta.
Hisui,
allarmata, chiuse il cassetto e si rialzò, invitando ad
entrare.
-Principessa,
La disturbo?-.
-Affatto,
Arcadios-san.-.
Il
cavaliere entrò nella stanza, guardandosi intorno alla
ricerca di
qualcosa.
Dio,
che sapesse delle pastiglie?
-Per
caso il Primo è qui?-.
Hisui
scosse la testa.
Arcadios,
per qualche strana ragione, si era rifiutato di farsi marchiare il
simbolo di Fairy Tail, e quindi non poteva vedere Mavis. Ogni volta
che glielo faceva notare, lui evitava la domanda, ma era chiaro che
non si fidava di lei.
-Molto
bene. Principessa, ultimamente mi sembrate particolarmente tesa,
state bene?-.
Ok,
sapeva della pastiglie, il suo tono tradiva almeno un forte sospetto.
Ma
era brava a mentire.
-Certo,
non sono mai stata meglio.- Un po' esagerato, ma rendeva l'idea.
-Ne
siete sicura? Siete così pallida...-.
-Vi
dico di sì. Piuttosto, Voi, di cosa volevate parlarmi?-.
Se
era venuto da lei una ragione doveva esserci, almeno sperava.
-Ecco,
in realtà volevo parlarVi del Progetto Eclipse. A mio
parere...
dovremmo abbandonarlo.-.
Hisui
aggrottò la fronte.
-Mi
sorprende che proprio Voi diciate questo, Arcadios-san. Ne siete
sempre stato un grande sostenitore, come me.-.
-Sì,
è vero, ma dopo l'ultima volta...-.
-Avete
ragione, l'ultima volta abbiamo commesso un errore imperdonabile:
volevamo cambiare il passato. Adesso, invece, vogliamo cambiare il
futuro.-.
-Ma
se aprendo il portale dovesse passare una minaccia proveniente dal
futuro?-.
-In
questo caso lo abbatteremmo all'istante con le cariche esplosive, ora
che non è più indistruttibile.-.
-Lo
so, tuttavia...-.
Tuttavia
il fatto che l'avesse suggerito Mavis non lo convinceva.
-Credimi,
Arcadios, anch'io ho alcune riserve su questo piano. Ma le
alternative quali sono? Non si tratta più di fidarsi di
qualcuno che
dice di venire dal futuro, ma di noi stessi.-.
-Non
di noi, principessa, ma di quella donna.-.
Hisui
abbassò le spalle.
-Davvero
non capisco perché non ti piaccia. Quand'era in vita ha
partecipato
alla Seconda Guerra Commerciale come stratega, e ha fatto vincere la
sua fazione.-.
-Causando
così tante morti da proibire per sempre le lotte tra gilde.-.
-Sì,
ma questa è una guerra contro invasori esterni, non tra
maghi.-.
Arcadios
scosse la testa.
-Sono
io che non capisco come possiate ritenere così tanta fiducia
in lei.
E se vi mentisse?-.
-Perché
dovrebbe? Ho fatto molte ricerche su di lei, so bene con chi ho a che
fare; e poi i maghi di Fairy Tail ci hanno sempre aiutati, anche
quando io stessa ero il loro nemico, e Mavis è la loro
fondatrice.-.
-Ma
uno di loro è il capo dei nemici.-.
Hisui
abbassò la testa, accusando il colpo.
Già,
Natsu Dragneel, quello che considerava forse il più buono si
era
rivelato essere E.N.D., il più grande nemico
dell'umanità, anche
prima di Zeref.
-Scusatemi,
principessa.- Disse Arcadios, vedendola abbattuta.
-È
che non riesco a fidarmi di un fantasma. Voglio dire, a suo tempo si
era innamorata di Zeref...-.
-L'amore
non si può controllare.- Rispose prontamente lei: -Ma la
ragione sì.
E la ragione l'ha allontanata da lui. Credimi, Mavis Vermilion
è
l'esatto contrario di Zeref, ed è un'amica
dell'umanità.-.
Arcadios
sospirò e scosse la testa.
-Lo
spero. Ma ho il presentimento che sita per accadere qualcosa di
terribile.-.
Sì,
anche lei lo sentiva, ma ormai c'era abituata; però, se
anche
Arcadios si prospettava una cosa del genere, allora c'era poco di cui
star tranquilli.
Era
passata una settimana da quando era arrivata a Crocus.
Quella
mattina, Lisanna si era svegliata stranamente felice.
Aveva
dormito profondamente quella notte, aveva persino fatto un bel sogno.
Decisa
a godersi più che mai quel breve momento di
serenità, si girò sul
fianco, preparandosi a farsi cullare ancora un po' tra le coperte.
-Buongiorno
Bianca.-.
-Ah!!!-.
Balzò
fuori dal letto, cadendo a terra con la schiena.
-Ohi...-.
-Bianca,
stai bene?-.
Flare
accorse dalla ragazza, aiutandola a rialzarsi.
-Sì,
sì, non mi sono fatta niente... ma tu che ci fai qui?-.
-Ho
dormito con te tutta la notte.-.
Lisanna
mollò istintivamente la mano che Flare le aveva porto, e
crollò di
nuovo.
-Cosa???-.
-Scherzavo,
sono entrata adesso.-.
Lisanna
si rialzò dolorante.
-E
perché, scusa?-.
Flare
arrossì e distolse lo sguardo.
-Mi
mancavi, ecco...-.
Lisanna
sussultò.
-Flare...-.
Non
l'aveva più vista da quella volta, più che altro
tra Yukino, Erza e
tutti gli altri non aveva avuto tempo.
Ma
no, che diceva? Non c'era nessuna scusa, era stata imperdonabile, non
l'aveva cercata per una settimana, si era accontentata di sapere che
stesse bene, solo che rivedere Juvia e gli altri... ecco, cercava una
scusa.
-Scusami,
scusami davvero, l'ultima volta io sono stata... uh?-.
La
rossa tremava tutta, sembrava stare per esplodere.
-Ehi,
ti senti male?-.
Flare
le saltò addosso, stringendola in un abbraccio.
L'albina
arrossì, irrigidendosi tutta.
-M-Ma
cosa...-.
Flare
la lasciò, tenendo lo sguardo basso.
-Scusami...
ma mi sei mancata tanto e...-.
Si
bloccò, tremolando con le braccia.
Lisanna
abbassò le spalle, sorridendole con affetto.
-Dai,
va tutto bene, mi hai rivista no?-.
Flare
annuì leggermente.
-Che
ne dici se andiamo a fare colazione insieme?-.
Lei
sobbalzò, rialzò il viso ed era raggiante, tanto
che Lisanna ne fu
un po' intimorita.
-V-Va
bene, lascia che mi vesta...-.
-A
me piaci anche così...-.
Dopo
che si fu cambiata, uscirono per fare colazione.
Fu
lì che arrivò la notizia.
Il
vento le scompigliava i capelli neri, e le avrebbe anche infastidito
gli occhi se non avesse disinibito il senso del dolore.
Non
sarebbe durato a lungo, ma era una modifica necessaria per la
battaglia.
Battaglia...
non ne trovava un motivo, erano troppo pochi e troppo deboli per
infliggere danni seri; ma non era suo compito ragionare, il suo
compito era ubbidire, e se N... il Master aveva deciso così,
sicuramente sapeva cosa stava facendo.
Anche
se cooperare con quel plotone di umani Cambiati non le piaceva
affatto, soprattutto per la scelta.
Il
n° 143, il n° 298, i n° 444, 445 e 446, il
n° 709, il n° 830 e
la diavolessa Mirajane, oltre a svariati demoni di rango minore; e il
fatto di spostarsi proprio grazie alla magia del primo la repelleva
ancora di più.
-Stiamo
per arrivare. Da lì vi scaricherò e me ne
andrò.-.
-Eh???
Come-come, non rimani anche tu??? Non vuoi divertirti-nya???-.
-Ah...-.
-Io
voglio eliminare solo una persona, e non si trova lì.
Voialtri fate
come volete.-.
-Keh!
E non hai paura di finire polverizzato da quello?-.
-Su,
ragazzi, trovo ammirevole il suo obbiettivo focalizzato, non dovremmo
biasimarlo per questo.-.
-Nya!
Non siete nella posizione di parlare! Anche voi volete uccidere
chi-sapete-voi e basta!-.
-Infatti!
Che cavolo vuol dire: “uccido solo lui”??? Si
uccidono tutti, è
la regola, più ammazzi e più ti diverti!-.
-Sadica,
la sete di sangue è un punto debole...-.
-Oh???
Che vuoi saperne tu, cuore di ghiaccio???-.
-Infatti.
La mancanza di istinti animali è forza. A mio avviso siete
tutti
deboli, anche se chi più di altri...-.
-Keh?
Vuoi botte, stronzo, vuoi botte?-.
Una
squadra ben poco compatta, sembrava averla mandata solo a morire.
Pazienza,
il piano era di dividersi e di attaccare in più punti,
perciò
avrebbero agito individualmente.
Strinse
l'oggetto che teneva tra le mani, quella piccola sfera che le era
costata sei mesi di ricerca.
Pensare
di doverla usare per... Cambiare un umano... ma non
aveva
scelta, il Master l'aveva incaricata di trasformare quella
persona, e non voleva deluderlo.
Non
poteva permetterselo...
-Siamo
arrivati. Preparatevi a scendere di 20mila
piedi.-.
Bene,
iniziava a mancarle l'aria a quell'altezza.
SLAM
-Ever,
stai bene???-.
Lisanna
si precipitò dentro la stanza, seguita da un'affaticata
Flare.
Evergreen
ed Elfman la guardarono stupiti, una sdraiata e l'altro seduto al suo
fianco.
-È
stato un falso allarme, il medico non te l'ha detto?-.
-Non
vuol dire niente! Mi hai fatto prendere un colpo!!!-.
Evergreen
sorrise maliziosamente.
-Tranquilla,
non sei ancora zia, Lisa-chan.-.
Lisanna
trasalì a quella parola.
Come
suonava da vecchia...
-Bian...ca...-.
Lisanna
si voltò verso Flare, che aveva il fiatone.
Beh,
avevano corso fin lì, e lei con quell'impacciante vestito.
-Scusa
se ti ho fatto correre...-.
-No...
no... solo... vado a bere un po' d'acqua...-.
E
uscì dalla stanza.
Lisanna
sbuffò, in effetti era stanca anche lei...
-Nee-chan,
come ti senti oggi?-.
Era
tutti i giorni che glielo chiedeva, non è che da un giorno
all'altro
si sarebbe trasformata... forse...
-Bene,
anche se ho avuto un risveglio un po' traumatico...-.
-Uh?
Che intendi?-.
-Ah,
lasciamo perdere...-.
In
quel momento Lisanna sentì un tuono, come quello di un
terremoto.
-Cos'è
stato?-.
I
due si guardarono intorno, ma ne capivano quanto lei.
-Sembrava
un boato e...-.
RUUUUUUUUUUUUUUM
La
stanza tremò tutta e Lisanna per poco non cadde.
“Ah!
Ma che... si è schiantato qualcosa???”.
In
quel momento iniziò ad avere freddo.
Intanto,
in tutte le parti del palazzo, ogni mago stava osservando qualcosa
che aveva dell'incredibile.
Delle
fiammelle di meteora stavano piovendo dal cielo e stavano atterrando
in giro per la città.
-Sorellona,
questo è...-.
-Sì,
lo vedo.- Erza sguainò la spada.
-Ci
attaccano!-.
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Capitolo 17 *** Cambiamento ***
La
Terra
vista dallo spazio è una palla
azzurra
e silenziosa
ma
se ci vivi ti rendi conto
che
è tutta un'altra cosa
niente
combacia ci sono crepe
e
dalle crepe passa un po' di luce
che
si espande nell'universo
prendi
tutto quello che ti piace
ho
diamanti sotto ai miei piedi
ho
un oceano dentro alle vene
ognuno
danza col suo demone
e
ogni storia finisce bene
Safari
dentro
la mia testa
ci
sono più bestie che nella foresta
(Safari-Jovanotti)
-Ronf-zzz...
Ronf-zzz... uh? Ah! Ho fatto un sogno stranissimo!-.
Levy
balzò in piedi, guardandosi intorno.
-Ma
non è un sogno! Guarda guarda quanta gente!-.
Creature
bellissime, unicorni, peluche giganti e altro ancora la stavano
salutando, ed erano tutte intorno a lei! Una, due... cosa veniva
poi... vabbeh, tante!
-Che
bello!!!-.
Spalancò
le braccia e si gettò addosso a un orsetto gigante,
lasciandosi
abbracciare.
-Oh,
che coccolone! Ti chiamerò Droy!-.
Strinse
le mani dietro alla sua schiena, dicendo: -Ti voglio
bene,
Droy... oh, che bel cavallo!-.
Corse
dal puledro e abbracciò anche lui: -Tu
invece sei Jet!
Sorridi, Jet!-.
E
gli torse il
collo.
Dietro
di lei, il
pupazzo decapitato crollò al suolo.
Levy
si rialzò,
sghignazzando entusiasta, rivolgendosi a tutti gli altri.
-Ghihihihih!
Ora mi divertirò un sacco!-.
Ma
proprio allora si
risvegliò sul serio.
Si
trovava sdraiata
a terra, nella solita stanza quadrata, con la bocca spalancata e la
bava che colava.
-Oh,
accidenti, sul più... sul più... uhm... bello, si
dice bello.-.
Abbassò
il viso.
-Uh?
E questo cos'è?-.
No,
aspetta, veniva
dall'alto, non dal basso, si confondeva sempre.
Allora
meglio
accucciarsi.
-Ehi,
che stai
facendo?-.
Levy
si bloccò.
Era
nella sua testa?
No, dovevano essere le due guardie fuori dalla cella.
-Ohi-ohi,
razza di
mostro, sei impazzita del tutto? Eh? Ahahah! Ma guardati! Sembri uno
struzzo che ficca la testa in mezzo alla sabbia!-.
Uno
struzzo che
ficca la testa in mezzo alla sabbia, non male come paragone, se lo
sarebbe tenuto per le sue storie.
-Rispondi,
verme!
Cosa fai?-.
Levy
sospirò.
-Uffa!
È
ovvio! Mi preparo all'impatto!-.
-Impatto?
Ma di che
s-
BOOOOOOOM
Una
nube di polvere scese sulla sua schiena, seguita da delle macerie che
la schiacciarono al suolo.
-Ahi.-.
Si
rialzò, tutto
intorno a lei era distrutto. Così si incamminò
verso il buco nella
parete da cui poteva vedere l'esterno.
CIACK
Alzò
il viso, poi
lo abbassò, aveva pestato qualcosa.
Bah,
era solo sangue
e una mano.
Uscì
dalla stanza e
si gettò in strada.
Quella
sensazione
era inconfondibile.
Solo
una volta si
era sentita così.
Quei
brividi, quella
paura, quell'euforia...
Stava...
stava
arrivando!
-Lisa-nee!
Lisanna!-.
Le
mani possenti di
Elfman la riscossero.
-Forza,
dobbiamo
andarcene di qui!- Le urlava.
Andarsene?
No!
Non
ci pensava
proprio, non ora che lui
era così vicino!
La
porta della
stanza iniziò a congelarsi e la temperatura scese
drasticamente.
-Maledizione!
Ma che
sta succedendo???-.
-Eheheh...-
Lisanna si scoprì a ridacchiare, soffiando nuvolette di
vapore
condensato.
-Eheheh...
finalmente...-.
CRACK
Una crepa
si formò nel legno ghiacciato della porta che
andò in mille pezzi.
Subito,
con uno
scatto felino, Lisanna si gettò addosso alla figura
incappucciata.
“MUORIMUORIMUORI!!!”.
Percepì
le sue
unghie trapassare il suo fianco e fermarsi poco prima delle ossa, poi
le sue dita si bagnarono di qualcosa di freddo.
-Ah...-.
Il
demone
indietreggiò, estrasse la sua mano e la superò
senza accusare alcun
dolore, con il buco allo stomaco ricoperto di ghiaccio.
E
non la guardava
neanche.
“Dove
vai???”.
Lisanna
si voltò, o
meglio, ci provò, ma non riuscì a muoversi.
“Cosa? Perché non
riesco a girarmi? Cos'è questa roba sulla mia pelle?
Ghiaccio?”.
“Non è possibile!
Mi ha bloccata!!!”.
Alle
sue spalle
sentì Elfman gridare: -Maledetto! Cosa le hai fatto???-.
I
passi dell'altro
si fermarono.
“No, no, no,
corri, fratellino, corri! Questo qui è troppo
forte!”.
Poi
qualcosa si
abbatté sulla sua schiena e la fece volare fuori dalla
stanza,
facendola finire addosso alla parete del corridoio.
Si
schiantò a
terra, gemendo e sputando sangue, costretta a chiudere gli occhi per
il dolore al dorso.
“ARGH!!!
COME HA FATTO!!! DANNATO!!!”.
Tentò
di rialzarsi,
ma le gambe le restarono inchiodate al suolo.
Così,
nonostante
provasse a rimettersi in piedi con tutte le sue forze, non
poté far
altro che assistere immobile alla scena.
Un
istante prima,
Elfman alzava il pugno furibondo sull'incappucciato, che aveva ancora
il braccio tirato all'indietro per il pugno; un istante dopo era
dietro di lui, mentre suo fratello era congelato sul posto.
No!
Rimaneva solo
Evergreen!
Accidenti,
perché
non si alzava da quel letto???
Poi
capì, le sue
coperte erano congelate, e lei era paralizzata dal terrore.
Questo
voleva dire
che...
-Bersaglio.-.
Alzò
l'indice, che
brillò azzurrino.
-No
fermo!!!- Gridò
a squarciagola: -Non farlo!!! Non farlo!!!-.
-Aspetta
un bambino
fermati!!!-.
A
queste parole,
incredibilmente, si fermò sul serio la sua falange si spense.
Appoggiandosi
con un
braccio al muro, Lisanna riuscì faticosamente a rialzarsi.
-È
incinta!-
Continuò: -Lei aspetta un figlio! Se hai un briciolo di
cuore, non
farle del male!-.
Il
Cambiato non
rispose, si limitò a squadrare da capo a piedi Ever che lo
guardava
inorridita.
Lisanna
quasi non
poteva crederci, possibile che davvero non l'avrebbe colpita?
Lui
si portò le
dita sul mento.
-Non
era
previsto...-.
Non
era previsto...
se diceva così, allora c'era ancora la
possibilità di ragionare con
lui!
I
suoi pensieri
andarono subito a Laki, solo ipotizzare di parlare con un mostro del
genere la ripugnava ma non c'era altra alternativa.
-Ascolta,
ascoltami
bene! Io non so perché tu voglia eliminarla, ma non vuoi
uccidere
suo figlio, vero? Perciò ti prego, non colpirla! Ti prego,
colpisci
me se vuoi, ma non lei, ti prego, non lei!!!-.
-No,
un attimo!-
Ever trovò la forza di parlare: -Se devi uccidere qualcuno
allora
uccidi me! Ma ti prego, lascia prima che partorisca!-.
No,
no, che stava
facendo??? Così avrebbe rovinato tutto!!! Non avrebbe mai-
-Proposta
accettata...-.
Il
demone appoggiò
le sue orride mani sul suo viso e Ever fu presa da un sussulto.
-Lasciala
stare!
Lasciala!!!- Urlò Lisanna per corrergli incontro; ma neanche
mosse
un passo che si trovò di nuovo a terra.
Rialzato
il viso,
vide che l'incappucciato l'aveva lasciata andare e si era scostato.
-Evergreen!
Evergreen, mi senti???-.
La
maga annuì
leggermente: era pallida come la neve, ma pareva stare bene.
-Sì...
ti
sento...-.
Il
demone si voltò
e si incamminò verso l'uscita, oltrepassando prima Elfman e
poi lei.
-Ehi,
dove credi di
andare??? Che cosa le hai fatto???-.
Arrivato
in
corridoio, e solo allora, si fermò.
-Quando
partorirà, la lastra di ghiaccio che ha nel cervello si
espanderà e
la ucciderà. Rimuoverlo è impossibile, guarirla
è impossibile. Gli
ordini sono questi, Fairy Tail deve morire.-.
Fairy
Tail... no,
questo non poteva essere vero! Natsu non poteva aver detto una cosa
del genere!
CRASH
-URR!-
Elfman si liberò dal ghiaccio e caricò contro il
demone, che al
contatto con lui però svanì nel nulla.
-Maledizione!
Maledizione!- Sbraitò, doveva aver sentito tutto.
-Elf-nee,
calmati!-.
-Come
fai a dirmi di
calmarmi??? Hai visto cos'è successo!!! Quel pazzo vuole
uccidere
Ever!!! Io lo ucciderò per questo!!!-.
-Bestione,
mantieni
la calma!-.
Inaspettatamente
era
stata Ever a parlare, e i due si volsero verso di lei.
Era
straordinariamente tranquilla nonostante la situazione.
-A
me possiamo
pensarci dopo, ti pare? Siamo sotto attacco nemico!-.
-No
che ci pensiamo
dopo! Non sappiamo quando potresti partorire! Potrebbe succedere da
un momento all'altro!-.
Ever
si accarezzò
dolcemente la pancia.
-Il
piccolo ha
smesso di scalciare, si è calmato. Suo padre dovrebbe fare
lo
stesso.-.
Elfman
ammutolì,
poi si inginocchiò e si coprì gli occhi con le
mani.
-Che
razza di padre
sono, se non sono riuscito a fare niente per proteggere la madre di
mio figlio??? Che razza di uomo sono???-.
-No,
non è colpa
tua, fratellone!- Intervenne Lisanna: -È colpa mia! Mia e
della mia
arroganza! Se non mi fossi gettata all'attacco come una stupida,
forse...-.
-Darsi
la colpa non
servirà a niente!- Fece ancora Evergreen: -Dio, ma le
sentite le
esplosioni? Io sono bloccata qui, ma voi no, quindi andate ad aiutare
gli altri!-.
-Ma
non riesco
neppure a salvare la donna che amo...-.
Quella
frase zittì
persino Ever.
Chissà
se le aveva
mai detto che l'amava. Forse non si era mai reso conto quanto fosse
urgente.
-Senti,
rialzati e
smettila di piagnucolare! Comportati da uomo e va' la fuori!-.
L'albino
strinse le
dita sul pavimento, singhiozzando.
-Elf-nee-chan...-.
TUNF
-Fratello!-.
Elfman
era crollato
a terra.
-Elfman!-
Urlò
Evergreen mentre Lisanna si precipitava dal ragazzo.
Lo
girò e vide un
profondo squarcio sul suo addome.
-Deve
averlo colpito
quando l'ha congelato! Elf-nee, rispondimi!!!-.
Elfman
aggrottò la
fronte e si contrasse sofferente.
-Ha
bisogno di cure
immediate! Che possiamo fare???-.
-Bianca!-.
Lisanna
alzò il
viso e vide che sulla porta era comparsa una trafelata Flare che, a
parte qualche livido, sembrava stare bene.
-Flare!
Flare,
presto, mi serve il tuo aiuto!-.
Flare
la raggiunse,
gli occhi spauriti ma la voce sicura: -Cosa devo fare, Bianca?-.
Lisanna
aprì la
bocca per rispondere, ma le mancò il fiato.
Che
doveva fare, che
doveva fare lei, che dovevano fare tutti??? Ever stava per morire,
Elfman era ferito, erano sotto attacco, chi doveva aiutare per
primo??? E cosa poteva fare???
-Bianca!
Cosa devo
fare?-.
Doveva
mantenere la
calma, si stava facendo prendere dal panico, se fosse crollata adesso
sarebbe stato tutto perduto.
-Flare,
ascoltami,
devi rimanere qui per curare mio fratello e per proteggere
Evergreen.-.
-E
tu che farai?-.
Lisanna
si prese un
momento per respirare.
-Io
devo andare ad
aiutare gli altri.-.
-Ma
sei ferita!
E...e poi... non voglio che tu...-.
-Lo
so, scusami, non
vorrei mai darti questo peso ma non c'è altra scelta! Ti
prego,
rimani qui, ti giuro che tornerò presto!-.
-Ma
se... se tu
dovessi...-.
La
prese per le
spalle, ancora una volta doveva far leva sui suoi sentimenti.
-Non
accadrà, te lo
prometto, non mi succederà niente!-.
Flare
titubò
qualche secondo, poi annuì.
-Va
bene, ci penso
io...-.
-Grazie,
grazie!- Si
rialzò in piedi e corse fuori dalla stanza, più
volte in corridoio
fu sul punto di cadere ma riuscì sempre a rimanere cosciente.
Con
un pugno... con
un solo pugno l'aveva ridotta così... se avesse voluto
l'avrebbe
uccisa in...
Un
momento.
Aveva
detto che i
suoi ordini erano di eliminare Fairy Tail. E aveva tentato di
uccidere sia Evergreen con il ghiaccio che Elfman con il taglio ma...
ma allora perché lei non l'aveva uccisa subito?
Perché se n'era
andato risparmiandola, esattamente come l'altra volta?
-Lisanna!-.
Senza
accorgersene
era uscita dall'ospedale e qualcuno la stava chiamando.
-Yukino!-.
La
maga degli
Spiriti Stellari la raggiunse, anche lei esausta ma incolume.
-Yukino,
hai idea di
cosa stia succedendo?-.
Yukino
scosse la
testa.
-No...
anf... so
solo... anf... che hanno volato più in alto dei nostri
radar...
anf... e ci attaccano dappertutto...-.
Lisanna
annuì, era
difficile da metabolizzare ma in pochi secondi era tornata in guerra.
-Hai
visto qualcun
altro?-.
-No,
sono corsa qui
perché ho visto il fumo nell'ospedale. Ci sono dei feriti?-.
-Mio
fratello e
Evergreen, ma...-.
Il
suo corpo ebbe un
formicolio.
-Attenzione!-.
Afferrò
Yukino per
un braccio e indietreggiò.
-Lisanna-sama!
Cosa
succede?-.
-Guarda
in alto!-.
Yukino
alzò lo
sguardo e la vide anche lei.
Una
giovane donna di
bell'aspetto, vestita di un completo leopardato e con due corna tra i
capelli, fluttuava sopra l'ospedale con in mano una sfera di metallo,
osservandole con un'espressione quasi macabra.
Sapeva
chi era, era
di Tartaros, era lei che l'aveva catturata due anni prima e che aveva
controllato suo fratello.
-Oh,
che fortuna, ti
ho trovata subito.-.
Lisanna
capì
immediatamente che si stava riferendo a lei: allora era proprio come
pensava, per qualche motivo Natsu aveva ordinato di risparmiarla!
Il
demone alzò la
sfera sopra la sua testa, e quella si illuminò come una
lampada.
-Non
mi piace,
Lisanna-sama!- Esclamò Yukino.
-Andiamocene
di
qui!-.
-Non
possiamo
farlo.-.
-Come
non
possiamo?-.
-Tu
riesci a
muoverti?-.
Dovette
accorgersene
solo ora; d'altronde lei soltanto in quel momento si era ricordata
del suo potere.
-Può
controllare le
azioni degli altri. Non c'è scampo per noi.-.
-E
allora cosa
possiamo fare?-.
Lisanna
non ne aveva
idea, solo sua sorella Mirajane era riuscita a batterla
perché su di
lei la Maledizione non funzionava, però adesso...
-“Non
sarà
doloroso.”- Disse la ragazza cornuta.
-Ti
direi così se
fosse vero. Ma lo sarà, e molto, perciò
preparati.-.
Lisanna
digrignò i
denti.
-Yukino,
lei vuole
concentrarsi su di me, tu approfittane e scappa.-.
-No!
Che stai
dicendo? Non posso lasciarti sola!-.
Improvvisamente
il
mazzo di chiavi di Yukino si illuminò e davanti alle due
ragazza
apparve dal nulla un ragazzo dai capelli castani in giacca e
cravatta.
-Non
temete,
principesse, il vostro cavaliere è qui!-.
Loki,
lo Spirito del
Leone, si gettò addosso alla demonessa che
trasalì incredula.
Certo,
su di lei
funzionavano solo gli attacchi a sorpresa, e Leo era in grado di
comparire a suo piacimento!
-Regulus
Impact!-.
Loki
la colpì allo
stomaco con un pugno letteralmente esplosivo, scaraventandola
all'indietro, mentre la sfera le cadde dalle mani.
Lisanna
riuscì di
nuovo a muoversi.
-Ah!
Yukino, ce...-.
Un
lampo giallo
scoppiò alle sue spalle, poi Yukino le saltò
addosso e la buttò a
terra.
Batté
la fronte al
suolo e poco ci mancò che perdesse i sensi, ma
riuscì a
riprendersi.
Vide
che la sfera si
era sfracellata al suolo tuttavia, lo capì dopo, ne era
partito un
raggio proprio verso di lei, e Yukino si era messa in mezzo.
-Yukino!-.
La
giovane ragazza
era a terra, con una brutta ustione allo stomaco e gemeva dolorante,
le si precipitò affianco e le afferrò la testa
tra le mani.
-No!-
Esclamò:
-Perché l'hai fatto? Non dovevi!-.
Yukino
abbozzò
appena lo spettro di un sorriso.
-Non...
potevo...
lasciare... che ti...-.
Poi
chiuse gli occhi
e piegò la testa di lato.
-Yu...Yukino!
Riprenditi, Yukino! Yukino!-.
-Lisanna...-.
Loki
le mise una
mano sulla spalla, ma lei scosse la testa, già sapeva cosa
le
avrebbe detto e non l'avrebbe mai lasciata lì!
-No!
No, non lo
accetto!-.
-Lisanna,
lasciala...-.
-Non
voglio
lasciarla! Yukino! YUKINO!!!- La strinse a sé, cercando il
suo
respiro.
Niente.
-Fa'
qualcosa Loki!
Non possiamo permettere che...-.
Loki
la prese per le
braccia e la risollevò di peso, sbattendo la fronte contro
la sua.
-Ora
ascoltami!
Yukino mi ha ordinato di proteggerti a qualunque costo! Quindi ora
dobbiamo- Non finì la frase che venne sbalzato via.
-Maledizione!
Per
colpa tua ho fallito! Non la passerai liscia!-.
La
ragazza cornuta
avanzava furiosa, con un braccio teso teneva Loki sollevato da terra,
strangolandolo con la sua Maledizione, fino a che questi non
scomparve.
A
quella vista e al
corpo disteso di Yukino Lisanna si sentì montare da una
rabbia
incontrollabile, la stessa di prima, no, più forte, era come
quella
volta nella foresta, sete di furia e distruzione e odio per l'essere
che le stava davanti, percepiva quella stessa rabbia e quello stesso
aspetto che la trasformava.
-Voi..
VOI!! Chi
altro volete portarmi via??? Quante altre vite volete spezzare
ancora???-.
Le
si lanciò
addosso dando sfogo a tutta la sua furia.
-Fermati,
è un
ordine!- Le intimò lei, e le sue gambe si puntarono sul
terreno.
Cosa?
Bastava questo
per fermarla??? No, no, no!!!
-NOOOO!!!-.
Abbassò
le braccia
e si recise i muscoli delle cosce con le unghie, poi si
accucciò a
terra e iniziò a correre con le mani.
-Cosa?
Ferma! Ti ordino di-
Aspro,
il suo braccio era un po' aspro, ma gli strappò via un lembo
di
pelle lo stesso.
-Ah!!!-
Quella indietreggiò e l'albina atterrò sulle
ginocchia, sputando
via la carne che le era rimasta in bocca.
-Pfui!
Dove credi di andare???-.
Tastandosi
il braccio la demonessa si lasciò scappare una smorfia
compiaciuta:
-E tu cosa pensi di fare con quelle ferite?-.
Lisanna
si rimise in piedi sogghignando: -Ma quali ferite???-.
Lo
stupore nel suo viso era impagabile, anche se pure lei era sorpresa
da quanto fosse guarita in fretta.
Ma
meglio così, anzi, si sentiva benissimo, un fervore
appagante le
inebriava la mente e il corpo, sentiva di poter fare di tutto, che
bella sensazione, che eccitazione, che estasi, che potere!!!
Poi
però sentì l'urlo.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Si
voltò e vide che Yukino si rotolava a terra, in preda agli
spasmi.
-È
cominciato...- Borbottò la demonessa alle sue spalle.
Cosa?
Cosa era cominciato? Che stava succedendo???
-Yukino!
Resisti!-.
Come
le fu vicina lei si rizzò in piedi e la colpì con
una testata.
-Urgh!
Ma che...-.
Yukino
conficcò le unghie sul terreno e il suo aspetto
cominciò a mutare.
Dalle
sue scapole emersero come due protuberanze nere che si allungarono
per una decina di centimetri, poi curvarono verso le sue gambe;
contemporaneamente la rosa blu che Yukino aveva tra i capelli
diventò
nera, e Lisanna sentì come le sue radici piantarsi nel
cranio della
ragazza; intanto i suoi denti si erano allungati e acuminati e
così
le sue unghie e infine, quando le due sporgenze arrivarono alle
caviglie, si cosparsero di piume corvine e formarono due possenti ali
da corvo.
“No...”.
Era
la prima volta che lo vedeva, ma sapeva cosa le stava succedendo.
E
ne ebbe la certezza quando la giovane maga alzò la testa e,
digrignando i denti come una belva, la guardò con iridi
gialle
immerse nel nero.
-Mio
dio...-.
Trasformarla
in un demone.
Ecco
qual era il loro piano.
Si
girò verso la demonessa, ma lei era sparita.
No!
Doveva trovarla! Doveva farla tornare normale!!! Doveva...
-Li...san...na...-.
-Yukino!-
Tornò a rivolgersi a lei e la trovò in piedi che
le ringhiava
contro.
-Ce..cerca
di rimanere calma! Vedrai, o...ora starai meglio!-.
-Tua...
è colpa tua...- Soffiò.
Lisanna
scosse la testa: -No, ascoltami, ti prego, non-
-È
colpa tua se mi è successo questo!!!-.
Le
sue mani si serrarono sul suo collo, costringendola a piegarsi e a
sdraiarsi a terra.
-Yu..ki...no...-.
-È
colpa tua! È colpa tua! È tutta colpa tua!!!-
Ruggiva lei,
iniettandola con quegli occhi malvagi.
-No...
non... fare...- La vista le si annebbiò e chiuse gli occhi,
le mani
che aveva portato sopra le braccia della Cambiata caddero pesanti a
terra.
-Scu..sa...mi...-.
I
sensi le vennero meno, e respirò un ultima volta.
Poi,
a un attimo dal sonno, finalmente l'aria gonfiò i suoi
polmoni.
-Anf...
anf... anf...-.
Si
mise seduta, divorando a bocca spalancata il prelibato ossigeno.
-Io...
io...-.
Yukino
si era accucciata e la fissava costernata, confusa, impaurita,
graffiandosi le tempie tanto da sanguinare.
-Yukino!-
La chiamò, per dirle che non era successo niente, che
sarebbe andato
tutto bene; ma invece la terrorizzò.
-Che
cosa ho fatto? Cosa stavo facendo???-.
-No,
no, ascoltami, tu non...-.
Yukino
corse via facendosi strada tra i detriti di un edificio, inciampando
sulle sue pesanti ali e cadendo più volte, senza mai
smettere di
correre, strisciando se necessario.
-Aspetta!
Aspetta, non scappare! YUKINO!!!-.
Si
rimise in piedi e le gambe scoppiarono in fiamme.
-Tsch!-.
“Non
mi fermo così neanche morta!!! Ti riporterò
indietro Yukino!!!”.
-Ky-ah!-.
Kagura
spaccò l'elmo del demone con un colpo di spada, uccidendolo
sul
colpo.
Di
fianco a lei crollò un secondo soldato, che aveva una ferita
a x sul
petto.
-Era
l'ultimo?- Le domandò Erza rinfoderando la spada.
-Sì.-
Kagura guardò con ribrezzo il demone ferito: -Ma
perché non l'hai
ucciso?-.
Erza
scosse la testa.
-Sai
che non uccido mai se non mi trovo costretta.-.
-Non
sono d'accordo. Siamo in guerra, e queste non sono nemmeno persone.-.
-Ma
sono sempre esseri viventi.-.
Kagura
distolse il viso, perdendo la battaglia di sguardi che si era creata
tra le due.
-Immagino
che sia impossibile convincerti del contrario. Fai come ti pare.-.
-Avanti,
Kagura, non prendertela per questo.- Erza le accarezzò un
braccio ma
lei si irrigidì.
-Guarda
che non me la sto prendendo.-.
CLOMPCLOMPCLOMP
Dei
passi affrettati di armature pesanti le interruppero.
Kagura
li contò.
-Tre,
quattro... cinque in tutto. Ci penso io.-.
Come
spuntarono dal fondo del corridoio, si lanciò all'attacco,
brandendo
la spada infoderata.
Erano
tutti e cinque armati di lancia; i primi due non capirono nemmeno
cosa stesse succedendo, il terzo e il quarto non lo fecero in tempo,
mentre il quinto riuscì a parare il colpo.
I
due contendenti rimasero con le armi incrociate per qualche secondo,
poi si allontanarono con un salto.
“Ha
una gran forza nelle braccia, non può essere un demone
comune.”.
L'altro
roteò la lancia, ma invece di usarla allungò
improvvisamente la
mano e sparò un filo grigio che si appiccicò
sulla punta della
guaina.
“Magia?
È un Cambiato? Ma perché utilizza l'uniforme
comune?”.
Provò
a spostarsi per spezzare il filo ma si accorse di avere i piedi
incollati a terra.
“Cosa?
Quando è riuscito... Accidenti!”.
Il
nemico si era lanciato di nuovo all'attacco.
-Kagura,
resisti!-.
-No,
è mio Erza!- Allungò la mano e aumentò
la gravità intorno
all'avversario di quattro volte.
Subito
quello iniziò a piegarsi e ad affondare nel terreno, e la
sua
armatura si riempì di crepe.
Non
aveva più scampo, anche se gli concedeva che l'aveva
costretta a
usare la Magia.
CRACK
La
parte dell'elmo attorno all'occhio destro andò in pezzi,
rivelando
un'iride marrone chiaro e una pelle scura da cui spuntava un ciuffo
di capelli neri e ricci.
Kagura
si sentì mancare.
“Non
può essere! Ma quella è...”.
CRASH
Il
pavimentò franò e il demone scomparve dalla sua
vista; Kagura corse
e si affacciò sul buco, ma vide solo il corridoio vuoto del
piano
inferiore dell'edificio.
-Kagura,
tutto bene?- Erza accorse da lei e guardò in basso.
-È
fuggita. Perché non hai voluto che ti aiutassi?-.
-È
colpa mia, volevo cavarmela da sola. Scusami, sono stata arrogante.-.
Ma
era ben altro a preoccuparla, nonostante quell'occhio fosse iniettato
di odio non poteva essersi sbagliata.
“Dovrei
dirglielo? ...No, devo esserne sicura prima.”.
-Forza,
seguiamola e troviamo gli altri.-.
Erza
annuì e saltarono nel buco.
-Yukino!
Yukino!-.
La
chiamava a gran voce, ma lei non accennava a fermarsi, anzi, la stava
seminando.
“Le
gambe mi stanno per scoppiare! Di questo passo non la
raggiungerò
mai!”.
Poi
vide un masso a terra e lo afferrò.
“Scusami,
scusami, scusami!”.
Lo
lanciò con tutta la forza che aveva, colpendo Yukino in
mezzo alle
scapole e facendola cadere in avanti.
-Yukino!!!-.
Mentre
la raggiungeva quella stava tentando di rimettersi in piedi e di
allontanarsi, però le saltò addosso e la
bloccò a terra.
Lei
si divincolava in tutti i modi e urlava ma riuscì comunque a
stringerla a sé, nonostante le larghe ali.
-Cerca
di calmarti! Torna in te!-.
-Lasciami
andare!- Ruggiva lei, più bestia che donna: -Allontanati
da me! Non voglio ferirti ancora!-.
-Tu
non hai fatto niente, ok? Non hai fatto niente!-.
-Ti
prego, sono pericolosa, vattene! Non sono più quella di
prima!-.
Le
ali iniziarono a spiegarsi e ad allontanarla, ma lei rimase
irremovibile, digrignò i denti e tenne duro.
-Non
chiedermelo neanche! Ti ricordi cosa mi dicesti l'altra sera, quando
ero spaventata da me stessa?-.
-Non
conta più! Ti prego, ti scongiuro, non riesco a controllarmi!-.
-Mi
promettesti che mi staresti stata vicina! Ora sono io che te lo
prometto! Di qualunque cosa si tratti, la risolveremo insieme,
d'accordo???-.
Le
dita quasi scivolarono via dai suoi fianchi, ma lei piantò
le unghie
e strinse più forte.
-Ti
supplico, non voglio farti ancora del male!-.
-Non
lo farai, so che non lo farai!-.
-Come???
Come fai a saperlo se non lo so nemmeno io???-.
-Perché
ti conosco, Yukino! Ti conosco, sei una ragazza dolcissima, non
faresti mai del male ai tuoi amici!!!-.
-Non
mi conosci più ormai! Non mi conosco più nemmeno
io! Ti scongiuro,
vattene finché puoi!-.
-Non
me ne andrò! Non me ne andrò mai! Mettitelo in
testa, io non ti
lascerò mai sola così!!!-.
Yukino
smise per qualche secondo di agitarsi, appoggiando la fronte sul
terreno e singhiozzando.
-Fa
ma-le... fa ma-le dappertutto... i-il mio corpo... è c-come
se
bruciasse... t-ti prego, no-n riesco più a sopportarlo!-.
-Lo
so, lo so, vedrai che troveremo una soluzione! Te lo prometto, lo
giuro sulla mia vita, starai meglio! Tieni duro ancora un po'!-.
-Non
ce la faccio... N-Non sono così f-forte...-.
L'albina
appoggiò la guancia sulla sua schiena, scaldandosi a ritmo
del suo
battito frenetico.
-Certo
che lo sei! Sei la persona più forte che conosco! Sei quella
su cui
posso sempre contare!-.
-Ma
ora sei tu che puoi contare su di me!-.
Yukino
continuò a piangere, e Lisanna la aiutò a
rialzarsi.
-Fa
male... il mio corpo... fa male...-.
-Starai
meglio, vedrai, starai meglio!-.
La
prese sotto il braccio e insieme zoppicarono fino a uscire dal
vicolo, arrivando al campo di addestramento principale.
Era
pieno di crateri e di soldati feriti, quelli in piedi accorrevano
verso il palazzo.
“C'è
così tanta gente, però nessuno sembra essere
grave. Ma dove sono
gli altri?”.
-Erza!
Erza! Dove sei?-.
Non
la vedeva da nessuna parte; un momento, e se avesse incontrato il
Cambiato di ghiaccio???
-Lisanna!-.
Si
voltò e vide che Erza e Kagura si facevano strada tra la
folla e le
stavano raggiungendo. Avevano alcuni tagli, forse avevano combattuto,
ma sembravano stare bene.
-Lisanna!
Grazie al cielo stai... ah!-.
Le
due si impietrirono quando videro Yukino.
-Cosa
ti è successo?-.
-Io...
io...-.
Le
bastò uno sguardo per capire che non era in condizione di
parlare.
-È
stata uno dei demoni, l'ha Cambiata.-.
-Cosa?
Com'è possibile?-.
-Penso
non fossimo gli unici a lavorare ad un arma del genere.-.
-Ehi,
aspettate- Intervenne Kagura: -avete incontrato dei demoni?-.
Lisanna
annuì.
-Un
Cambiato del ghiaccio e un ex membro di Tartaros.-.
-Oh,
capisco...- Kagura sembrò voler chiedere altro, ma rimase in
silenzio.
-Di
Tartaros? Pensavo che li avessimo uccisi tutti due anni fa.-
Osservò
Erza.
-Lo
pensavo anch'io... Ma non è il caso di parlarne adesso.
Dov'è la
principessa?-.
Erza
indicò alle sue spalle.
-Lily
la sta facendo evacuare dal castello, è al sicuro. Avete
notizie
degli altri?-.
-Elf-nee
e Evergreen sono stati feriti ma... stanno bene.- Era meglio non
farle preoccupare in un momento simile: -E ho lasciato Flare ad
aiutarli. Degli altri non so nulla.-.
-Ora
cosa facciamo?- Gemette l'argentea.
-Tu
devi riposarti, ti reggi a malapena in piedi.-.
-No,
non posso, devo... aiutare...-.
Le
sue ginocchia cedettero, Lisanna riuscì a tenerla a malapena.
-Non
se ne parla neanche, tu ora vai a distenderti.-.
-Ma
io...-.
Erza
le diede manforte.
-Yukino,
ha ragione, è meglio se ti riposi. Penseremo noi a tutto, e
poi ti
guariremo.-.
-No,
posso farcela, inizio ad abituarmi a questo corpo.- Yukino
si
staccò dalla ragazza, rimanendo incredibilmente in piedi.
-Posso
aiutarvi, e poi non riuscirei a rimanere con le mani in mano mentre
tutte voi vi date da fare!-.
Lisanna
scosse vigorosamente la testa
-Yukino,
tu hai già fatto abbastanza, non lo capisci? Se non fosse
stato per
te io...-.
Si
bloccò, come faceva a dirlo quando solo il senso di colpa le
stringeva la gola?
-Io
non posso permettere che ti succeda qualcos'altro!-.
Yukino
la guardò dispiaciuta, volgendole un sorriso desolato.
-Lisanna-sama,
cos'altro potrebbe essere peggio di questo?-.
Calò
il silenzio.
Lisanna
ammutolì nel riconoscere le stesse parole che aveva detto al
fratello la sera del suo arrivo; e la dolcezza con cui le diceva non
era sufficiente a rassicurarla.
-Se
posso dire la mia- Intervenne Kagura: -se Yukino se la sente,
dovrebbe combattere. In una situazione come questa, più
siamo a
lottare meglio è.-.
BOOOOOM
Un'esplosione
a qualche decina di metri dietro di loro le fece sobbalzare, Erza si
riebbe per prima.
-Kagura,
andiamo!-.
-No,
Erza-sama, voi due dovete rimanere all'interno e proteggere la
Principessa. Lisanna-sama, andiamo noi!-.
Ogni
traccia di paura e di dolore nella sua voce era scomparsa, forse era
per l'adrenalina ma sembrava essere tornata quella di prima.
Così,
seppur per niente convinta, annuì.
-Va
bene, andiamo!-.
Il
cielo rosso iniziò a piovere sui suoi capelli.
Il
grifone maculato le sfiorò le ginocchia, e le si rivolse
come ad un
bimbo.
-Uccidi
Uccidi Uccidi.-.
Buona
idea. Dopo.
I
cadaveri maciullati si rivoltarono, gli edifici feriti si sciolsero
nella tela bianca, e la terra si aprì in una voragine verde.
-Paura
Paura Paura-.
Paura,
il corvo gracchiava sulla sua spalla, paura, un ruggito lontano,
paura, la mazza si abbatté sul cranio.
-Tutto
bene, Yukino?-.
-Sì,
ho solo un po' di mal di testa.-.
Dolore,
il suo stomaco eruttò il fuoco nel suo cuore, le sue viscere
volarono via, il leone le prese, l'albero lo divorò, il
vento lo
sradicò, arrivò la tempesta, il vento e la
tempesta, il vento e la
tempesta, un tornado di nulla la stava travolgendo!!!
-Si
sta... alzando il vento.-
-Uh?
Dici, non me ne ero accorta.-.
Il
suo viso si scompose in un vortice, le sue ossa vennero risucchiate,
i suoi capelli le coprirono, un dragone la sovrastò e la
spazzò via
con le sue ali, si protesse ma volò via.
-Yukino,
sei sicura di stare bene?-.
-Bene
Bene Bene-.
-Bene.
Sì, sto bene.-.
-Se
hai bisogno di fermarti...-.
-Continua
Continua Continua-.
-No,
posso continuare.-.
-Uccidi
Uccidi Uccidi-.
-Lo
farò.-.
-Uh?-.
-Nulla,
tranquilla.-.
Procedette
danzando sullo specchio d'acqua infinito.
Angolo
dell'autore:
Merry
Natale!!! In ritardo.
Chissà
poi perché Santo Stefano venga dopo Natale. Mah.
Non
so come mi sia venuto il trip finale, era da un po' che ci stavo
lavorando però.
In
ogni caso aspettatevi capitoli pieni di combattimenti, feels e ancora
combattimenti, come piace a me!
Eh sì ora che escono...
Ciao!!!
XP
|
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Capitolo 18 *** Isteria ***
oshiete
oshiete yo sono shikumi wo
boku
no naka ni dareka iru no?
kowareta
kowareta yo kono sekai de
kimi
ga warau nanimo miezu ni
kowareta
boku nante sa iki wo tomete
hodokenai
mou hodokenai yo
shinjitsu
sae freeze
kowaseru
kowasenai kurueru kuruenai
anata
wo mitsukete
yureta
yuganda sekai ni tatta boku wa
tsukitootte
mienaku
natte
mitsukenaide
boku no koto wo
mitsumenaidedareka
ga egaita
sekai no naka de
anata
wo kizutsuketaku wa nai yo
oboetete
boku
no koto wo
azayaka
na mama
mugen
ni hirogaru kodoku ga kurumaru
mujaki
ni waratta kioku ga
sasatte
ugokenai
hodokenai ugokenai hodokenai
ugokenai
ugokenai
yo
Unravel
ghoul
kawatte
shimatta kaerarenakatta
futatsu
ga kurumaru futari ga
horobiru
kowaseru
kowasenai kurueru kuruenai
anata
wo yogosenai
yo
yureta
yuganda sekai ni tatta boku wa
tsukitootte
mienaku
natte
mitsukenaide
boku no koto wo
mitsumenaide
dareka
ga shikunda kodoku na wana ni
mirai
ga tokete shimau mae
ni
oboedashite
boku no koto wo
azayaka
na mama
wasurenaide
wasurenaide wasurenaide wasurenaide
kawatte
shimatta koto ni Paralyze
kaerarenai
koto darake Paradise
oboetete
boku no koto wo
oshiete
oshiete
boku
no naka ni dareka iru no?
(Unravel-Tk)
TUMP
L'ultimo
soldato crollò tramortito quasi pestandole i piedi.
-Uff!
Contento? Non li ho uccisi-kina.-.
Dan
sorrise come il demente che era.
-Sapevo
che Lei era una donna buona in fondo!-.
-Tsch!-
Kinana distolse lo sguardo.
“Tanto
lasciarli svenuti sul campo di battaglia avrà lo stesso
effetto...”.
-Ordunque,
come ci muoviamo? Sentirei il disio di aiutare i miei compagni...-.
-E
invece aiuti me, Dan. Poi ormai lo sapranno già che li hai
traditi.-.
KLENG
Dan
batté lo scudo talmente forte da farla sobbalzare.
-Traditi
mai! Un cavaliere non tradisce mai i propri amici! Un cavaliere aiuta
le donzelle in difficoltà anche andando momentaneamente
contro di
loro, ma mai li rinnega!-.
-Sì,
sì, dillo come ti pare-kina... Certo che è
bastato poco per mettere
in ginocchio la capitale...-.
Erano
penetrati nel campo dietro al castello, ma nemmeno il resto della
città poteva dirsi illeso, anche se più che i
demoni erano stati i
cittadini a fare tutto il baccano laggiù.
-Non
dica così! Vedrà che si risolleverà a
breve!-.
-Tu
dici?-.
-Deve
farlo! La principessa è il nostro stendardo, i soldati la
nostra
bandiera, la sopravvivenza il nostro ideale! Non si può
uccidere un
ideale!-.
-Ma
che bella frase fatta-kina... su, uomo-bandiera, andiamo.-.
-E
dove, di grazia?-.
Kinana
si massaggiò la fronte.
-Ah!
Ma non è ovvio?-.
Caricò
le pistole.
-Dentro
al castello-kina!-.
“...focaia,
focale, focalizzare...”.
-Fermati!-.
CRACK
Con
un giro di mano, Sayla torse il collo dei tre umani davanti a lei.
Sospirò
e si tamponò la ferita al braccio.
“...focalizzazione,
focatico, focato, foce, focena...”.
“Ho
fallito. Io ho fallito. Ho fallito la mia missione, ora Kyouka-sama
pagherà per questo. Io sto facendo del male a Kyouka-sama,
io ho
fallito.”.
Si
appoggiò al muro.
“...fochista,
focolaio, focolare, focomelia...”.
“Ho
fallito, il mio obbiettivo era davanti a me e io ho sbagliato, il
Master ucciderà Kyouka-sama perché io ho fallito.
Io ho ucciso
Kyouka-sama, io ho fallito.”.
“...focomelico,
foco...sità... no, focomelia! Focomelia! Ho sbagliato! Ho
sbagliato!
Ho fallito e lei morirà, ho fallito e l'ho uccisa! Io l'ho
uccisa!!!”.
PUM
PUM PUM
Batté
il pugno sulla roccia tre volte, maledicendosi per la sua
incompetenza.
“Focomelia,
focomelia, focomelia!!!”.
Poi
si calmò.
Si
rimise dritta e chiuse gli occhi.
“Ho
fallito una missione. Posso ancora completare la
seconda. Sì,
devo solo...”.
Si
lanciò in avanti.
“Chi
è? Chi è???”.
Qualcuno,
qualcuno di potente, era apparso alle sue spalle, e si voltò
pronta
ad attaccare.
Nessuno.
Forse
si era sbagliata, forse stava perdendo il controllo.
Forse
stava impazzendo.
“No,
no, devo calmarmi!”.
“...Focomelia,
focosità, focoso...”.
-Yo.-.
-MACRO!!!-.
Scagliò
le macerie con un gesto del braccio, voltandosi tanto velocemente da
farsi male il bacino.
SBAM
SBAM SBASBASBASBAM
Ansimò,
boccheggiò, respirò, mise a fuoco.
“Ma
quello è...”.
-Ahi.
Meno male che c'era del ferro lì in mezzo.-.
A
parlare era stato un ragazzo muscoloso dai lunghi capelli neri e
ispidi, con molti piercing in viso e sul corpo.
Sayla
quasi non riusciva a crederci.
-Beh,
sei rimasta di sasso? Ghihihihih, succede spesso, nessuno se ne
accorge mai!-.
-Uh?
Ma che fai? Ridi?-.
Rideva?
Certo che sì, non poteva farne a meno, non davanti a una
fortuna
così sfacciata.
Dal
seno del suo kimono estrasse il volume scuro.
-E
quello che sarebbe?-.
Socchiuse
le palpebre, appoggiò il libro sul suo petto e lo
accarezzò.
-Siete
Voi, mio signore.-.
Sin
dall'inizio sapeva che non era una buona idea.
Yukino
sarebbe dovuta rimanere a riposarsi, dopo tutto quello che le era
successo per colpa sua non
sopportava l'idea che la sua vita fosse messa di nuovo in pericolo,
tremava al pensiero che potesse soffrire ancora di più.
Eppure
lei non si era voluta fermare, si era rimessa in piedi e camminava
fiera davanti a lei; ma, come temeva, quelle maestose
ali sulle sue spalle erano troppo pesanti per i suoi piedi stanchi.
-Yukino!-.
Accorse
dall'amica, che era caduta sulle sue ginocchia e ansava rivolta al
terreno.
-Cos'hai?
Cosa ti prende???-.
-Io
non... ce la faccio... a rimanere...-.
Non
serviva che dicesse altro.
-Va
bene, torniamo indietro!-.
Yukino
strinse gli occhi, che si bagnarono delle sue lacrime.
Nere.
-Scusami...
avrei voluto... volevo solo...-.
-Non
dirlo nemmeno.- La aiutò a risollevarsi e si incamminarono
verso il
campo.
-Hai
già fatto più di tutti noi, Yukino, non hai
niente di cui chiedermi
scusa, né a me né a...-.
-Ah!!!-.
Yukino
la spinse via, facendola sbattere contro la parete di quella che
era... cosa, un dormitorio forse?
-Argh!
Argh!!!-.
Yukino
si scorticava le guance, le sue ali sbattevano all'impazzata e le sue
labbra grondavano di sangue scuro.
Si
precipitò da lei, le ali la colpirono più volte,
ma riuscì ad
afferrarla per le braccia.
-Va
via!!! Vattene!!! Allontanati da me!!!-.
Lo
capì subito, per com'era ora calmarla era impossibile.
“Dovrò
colpirla. Scusami, scusami, scusami!”.
Arrancando
per non perdere la presa fece scivolare le mani fino al suo collo,
iniziando a stringere.
“Scusami!!!”.
Cinque
secondi, poi sarebbe svenuta.
Uno.
Due.
Tre.
BOOOOOM
La
sua visuale roteò nell'azzurro del cielo per qualche
secondo, poi il
grigio del pavimento e una fitta alla fronte.
Conosceva
già quella sensazione: vista annebbiata, formicolio alla
testa, i
sassi che aprivano gli occhi.
Mosse
le dita, ci riusciva ancora.
Si
conficcò l'unghia del pollice la i polpastrelli.
Non
bastava, si morse la lingua, e finalmente la scossa che aspettava:
mise le mani a terra e si rialzò.
Era
tutto sfuocato, si rendeva conto di essere seduta, ma davanti a lei
non distingueva quasi niente, se
non il cratere dell'esplosione alle sue spalle.
Si
guardò intorno; Yukino era di fianco a lei, occhi sbarrati
puntati
su qualcosa di indistinto.
Seguì
il suo sguardo, cosa poteva aver visto di tanto sconvolgente? Ma
cosa... cos'è?
C'era
una figura, in piedi, doveva essere vestita di nero perché
così
vedeva il suo corpo, e doveva avere anche una gonna, perché
la parte
sotto era molto gonfia.
Non
si muoveva, le sembrava che le stesse puntando con una mano,
probabilmente era da lì che era partito il colpo.
Una
cosa non capiva: era un umanoide, ma non distingueva di che colore
fossero i suoi capelli: sembrava che non ce li avesse,
perché la sua
testa era completamente rosa, magari era calvo, o forse i suoi
capelli erano rosa, oppure b
...
Ogni
volta che si trovava in presenza di qualcuno, il suo corpo emetteva
inconsciamente dei segnali.
Se
era un amico la sua faccia si rilassava automaticamente.
Se
era qualcuno di antipatico si metteva all'erta.
Se
era un estraneo piegava il collo di lato per squadrarlo meglio.
Se
era un nemico i suoi muscoli erano tesi.
Ora
invece erano rilassati, non aveva la testa piegata, non si sentiva
all'erta.
Perché
la persona davanti a lei la conosceva bene.
-Ma
dai? Che fortuna, proprio quelle che cercavo!-.
Camminò
verso di lei, lentamente, inesorabilmente.
Il
corpo di Lisanna non si mosse, rifiutò ogni ordine di
alzarsi.
Impossibile.
Non
aveva alcun senso.
Impossibile.
-Guarda-guarda,
Sayla-chan ha fallito di nuovo. Penoso, vabbeh che vi assomigliate ma
sbagliarsi così è proprio stupido!-.
La
realtà l'abbandonò, lasciando spazio al sogno, ad
un sogno
impossibile.
Yukino
si mosse, non fece alcun rumore, però la sentì
muoversi; che
strano, strano davvero, ora era tutto quanto bianco, pareva uno
sfondo di gesso.
Che
stranezza, era tutto così irreale, percepiva le lacrime
solcarle il
viso ma erano acide, bruciavano come il fuoco.
-M...Mi...Mi...-.
Strano,
non muoveva le labbra, ma sentiva la sua voce parlare, o forse era
quella Yukino?
-Fuah...
fuah... no, non ci riesco. Non
ricordo, voi sapete fischiare? Se vi strappo via le labbra e me le
metto addosso,
poi imparo?-.
Bianco,
era tutto bianco, anche i suoi capelli erano bianchi, la sua pelle
era bianca, le sue mani, le sue unghie, le punte delle sue dita.
Ma
non gli occhi.
Erano
blu, due zaffiri luminosi incastonati nel suo viso niveo.
-E
se vi uccido direttamente, poi imparo?-.
Gajeel
capiva poco di quello che la tipa gli stava dicendo.
Capì
la parte del libro con dentro un demone, ok, capì la parte
in cui lo
chiamava per nome, ok, ma quando gli diede del Generale degli
Etherias entrò un po' in confusione.
Boh,
magari aveva sbattuto la testa.
-Ma
che cavolo dici? Puoi spiegarti meglio?-.
La
tipa mezza svestita chiuse gli occhi, sospirò, poi disse:
-Capirà
non appena avrò aperto questo libro.-.
Fece
appunto per aprirlo, ma Gajeel la fermò.
-Ah-ah.
Riprova con una risposta migliore, oppure quel libro lo distruggo
prima che possa sollevare la copertina.-.
-...molto
bene, allora proverò a rispiegarLe. La prego, stia bene
attento.-.
E
che palle, un'altra spiegazione! Ma tanto poi a che serviva, prima o
dopo l'avrebbe pestata comunque!
-Come
Lei sa, gli Etherias sono demoni creati da Zeref-sama grazie a dei
libri, e il mio Master, che voi chiamate “Natsu”,
è il suo
demone più potente.-.
-Ma
quando Zeref-sama creò i primi della mia specie, nel mondo
dominavano i draghi. Così generò cinque demoni,
tra i quali il
Master, affinché apprendessero una magia in grado di
sconfiggerli.-.
Cinque
demoni... uhm, perché quel numero gli era familiare?
-Erano
detti “Cavalieri dell'Apocalisse”, la cui forza
superava la
comprensione umana. Comunque, purtroppo non furono in grado di
uccidere i draghi e anzi ne vennero battuti. Però, per una
ragione
che ignoro, questi decisero di risparmiare loro la vita e
utilizzarono una magia che rinchiuse nel libro degli Etherias la loro
anima demoniaca, trasformando il corpo rimanente in quello di un
bambino umano. In tal modo, li crebbero come dei figli e come dei...
disgustosi e volgari umani.-.
-Uno
di quei cinque, il secondo in ordine di forza e famoso per la sua
crudeltà verso la feccia umana pari a quella del Master, era
Lei,
Gajeel Redfox-sama.-.
Lui
alzò un sopracciglio.
-Aspetta,
mi stai dicendo che sono stato creato da Zeref e che in
realtà sono
un demone?-.
-Precisamente.
A parte lei, gli altri tre Cavalieri dell'Apocalisse sono quelli che
conoscete come Wendy Marvell, Sting Eucliffe e Rogue Cheney. Gli
ultimi due, ahimè, sono stati uccisi da E.N.D.-sama mentre
non aveva
recuperato ancora tutti i suoi ricordi, ma mi è stato
ordinato di
guarire Lei e Wendy-sama.-.
Gajeel
incrociò le braccia, iniziando a pensarci su.
-Mmm...
storia interessante...-.
-Non
mi crede?-.
-Ti
credo, non ha senso che tu mi menta così. Però,
diciamo, guardando
quello che è successo a Salamander preferisco rimanere
così come
sono.-.
La
tipa lo guardò con aria distratta, poi riprese.
-Temevo
che potesse dire questo, ma non Si preoccupi, sarà come
svegliarsi
dal sonno.-.
-Non
hai capito. Io non voglio svegliarmi.-.
Lentamente
abbassò le braccia, trasformandole in lance di ferro.
Lei
continuò a fissarlo come prima, poi chiuse gli occhi.
-Questo
non posso accettarlo.-.
Le
rocce attorno a Gajeel schizzarono in aria e si diressero verso di
lui.
-Asta
del Drago di Ferro!-.
Con
una spazzata se ne liberò e si gettò contro
l'altra, che nemmeno si
mosse di un millimetro, anzi, rimase con le palpebre abbassate a
stringere il volume.
“Che
riflessi scarsi!”.
-Spada
del Drago di Ferro!-.
Trafisse
il libro, fermandosi con la punta sulla sua carne.
-Ghihihihih!
E ciao ciao al demoniaco me stesso!-.
Alzò
gli occhi in segno di vittoria, e si trovò a fissare suoi,
incredibilmente calmi e composti.
-Spero
non abbia pensato che fossi così imprudente da mostrarLe il
Suo vero
libro.-.
-Uh?-.
Con
la coda dell'occhio, vide un rettangolo marrone fluttuare alle sue
spalle e poi allargarsi in un uno bianco.
-Oh
mamma.-.
Un
fulmine lo colpì sulla schiena e fu morto prima ancora di
rendersene
conto.
Il
cervello umano è un organismo complesso.
Ogni
azione, pensiero, emozione o sensazione a cui sono soggetti i nervi
periferici, ogni stimolo insomma, è coordinato dal sistema
nervoso
centrale.
Esso
suddivide le varie funzioni in lobi diversi che sono circondati da
una corteccia che ne permette la comunicazione con le altre parti del
sistema nervoso; il tutto protetto dalle meningi, dai muscoli e dalle
ossa del cranio.
Eppure
basta il minimo danno per compromettere questo sistema; in
particolare, una lesione al lobo frontale può portare alla
paralisi
del corpo, così come una frattura del midollo spinale o un
forte
shock nervoso.
O,
come nel caso di Lisanna, uno shock emotivo.
Non
riusciva a staccare gli occhi dalla donna che procedeva davanti a
lei; non che avesse altra scelta, perché il suo corpo era
piantato
al suolo e non accennava a rispondere ai suoi comandi.
Bugia.
Non
stava dando alcun comando.
-Dunque,
immagino che dovrò portarvi con me nella gilda. Ah, povera
me, mi
tocca fare il lavoro degli altri!-.
La
sua voce, il suo viso, i suoi passi, l'ondeggiare dei suoi capelli,
le pieghe del suo vestito, tutto era uguale a quelli di sua sorella.
Era
così uguale... anzi, era proprio lei, non c'erano dubbi, non
poteva
essere qualcun altro se non lei.
-Mi...ra...-.
-Oh?
Riesci a parlare?-.
No,
non ci riusciva, non lo voleva nemmeno. Non era stata lei.
-Mira...sama...-.
Yukino,
il suo nome campeggiò nella sua mente, era lei ad aver
parlato; se
solo avesse avuto la forza di girarsi verso di lei avrebbe potuto
vedere che si era alzata.
Sul
viso di Mirajane si dipinse un dolce sorriso, il suo
sorriso.
-È
passato molto tempo, vero, Yukino?-.
Yukino?
Perché parlava con lei? Perché la ignorava? Sono
qui, sono qui,
Mira-nee, sono qui, guardami, parlami, abbracciami, sono io, sono tua
sorella!!!
-Mirajane-sama...
io sono... io sono...-.
Mirajane
allargò le braccia.
-Vieni
qui.-.
Questo
era troppo, scattò in piedi gridando il suo nome.
-Sorellona!!!-.
Mirajane,
tenendo le palpebre chiuse nel suo candido sorriso, finalmente la
guardò.
-Ci
conosciamo?-.
CRACK
Il
suo cuore si ruppe in mille pezzi.
Non
la riconosceva.
Non
riusciva a vederla.
“Ci
conosciamo. Ci conosciamo. Certo che ci conosciamo. Sono io. Sono la
tua sorellina. Sono quella con cui sei cresciuta. Ci conosciamo da
quando sono nata. Certo che ci conosciamo. Perché non
ricordi.
Perché dici questo. Perché sei così
crudele. Cosa ho fatto per
meritarlo. Cosa ho detto. Dove ho sbagliato. Sono stata una cattiva
sorella. Non ti amo abbastanza. Tu non mi ami. Aiutami. Riconoscimi.
Abbracciami. Ti prego. Mi manchi. Ti prego. Torna da me.”.
-Yukino-san,
per favore, potresti liberarti di questa ragazzina importuna?-.
Yukino
sussultò.
-Liberarmi...
di questa... ragazzina... certo... se è quello... che vuoi...-.
“Cosa.
Perché. Perché dici questo. Perché mi
tratti così. Perché mi
odi. Perché non mi riconosci. Riconoscimi. Non
può essere la
verità. Non puoi odiarmi così. Io ti voglio bene.
Non puoi
trattarmi come un'estranea. Io ti voglio bene. Mirajane. Io ti voglio
bene. Io
Una
morsa si chiuse sul suo collo e tutti i suoi pensieri si
interruppero.
Ah,
ecco cosa si provava.
Gliel'aveva
fatto prima, era giusto, se lo meritava.
Anche
come la stava trattando Mira, se lo meritava. Doveva essere
così.
Doveva aver sbagliato lei. Non c'era altra spiegazione, era colpa
sua.
Era
colpa sua se non l'aveva salvata.
Era
colpa sua se Laki era morta.
E
se Yukino era Cambiata, era solo colpa sua.
“Va
bene.”.
Chiuse
gli occhi, le venne difficile respirare.
“Va
bene così...”.
-No...-.
Quella
fievole voce la riportò alla realtà.
Riaprì
le palpebre, Yukino la stringeva ancora, ma con gli occhi si opponeva
in ogni modo.
-No!
Non voglio questo! Non
puoi chiedermi questo! Mirajane
non lo farebbe mai!-.
Sgranò
gli occhi, aveva ragione! A che stava pensando??? Mirajane non
avrebbe mai chiesto questo, a nessuno, specialmente a Yukino!
-Certo
invece, lo sto facendo ora. Avanti, uccidila, uccidila e poi staremo
insieme.-.
Sì,
uccidimi, è giusto, me lo merito.
Ma
le lacrime della maga la convinsero del contrario.
-Non
voglio... Lisanna-sama è una mia cara amica... non voglio
farle del
male!-.
L'aria
tornò a scorrerle in gola.
-Sì,
invece, lo vuoi eccome. Questo è un ordine, Yukino.-.
Ordine.
Ordine.
Ordine?
Chi
aveva già detto quella parola?
“Fermati,
è un ordine!”.
Ah,
giusto, la ragazza con le corna.
Lei
usava gli ordini.
Lei
aveva colpito Yukino.
Lei
doveva pagare.
Chi
dava ordini doveva pagare.
-Chi
da gli ordini... deve pagare...- Sussurrò.
Quelle
parole non sfuggirono a Mira.
-Hai
ragione, Lisanna-nee-chan! Hai proprio ragione!-.
Lisanna
sorrise, che gioia, che gioia, l'aveva riconosciuta!
-Chi
da gli ordini deve pagare! Perciò che ne dici di uccidere la
ragazza
davanti a te? È un consiglio, non certo un ordine.-.
Yukino?
Perché avrebbe dovuto? No, lei era sua amica, non le avrebbe
mai
fatto del male!
-Come,
non l'hai sentita? Mi ha ordinato di non
interferire mentre ti
attaccava! Forse non l'hai sentita perché stavi svenendo! E
chi
dobbiamo ringraziare per questo? Una persona che diceva di essere tua
amica, sbaglio? Guarda invece come sei ridotta ora per colpa sua!-.
L'aveva
fatto? Doveva essere così se lo diceva lei! Era vero, aveva
detto di
essere sua amica, ma aveva mentito! Ancor prima di incontrare Mira
era impazzita! Voleva ucciderla, voleva rubarle sua sorella!!!
-Bugiarda...
bugiarda!-.
In
un impeto d'ira alzò le mani e la strangolò a sua
volta, il suo
collo era così sottile e fragile da sembrare di vetro.
-Bugiarda!
Mi hai mentito! Volevi ingannarmi! Io mi fidavo di te! Io mi
fidavo!!!-.
-Lisanna...
aspetta... quella non è...-.
Silenzio
silenzio silenzio!!! Non voleva sentire un'altra singola parola da
lei!!!
Sentì
l'arteria carotide pulsare impazzita, i suoi muscoli ribellarsi, il
suo respiro agitarsi, e allora lei strinse più forte,
più forte,
più forte!!!
-Bugiarda,
bugiarda, bugiarda! Come hai potuto??? Eri mia amica!!! Eri una
sorella per me!!!-.
Non
rispondeva più, non rispondeva più quella
stronza, neanche si
muoveva, che ne era stato di tutta la sua foga di poco prima, eh???
Perché non si dibatteva più adesso???
Già,
perché non lo faceva?
Insomma,
aveva acquisito una forza sovrumana, perché non la
utilizzava per
proteggersi? Era una bugia anche quella? No, l'aveva visto, non era
così, anzi, era fortissima!
Allora
perché non voleva difendersi?
Non
voleva?
Perché
non voleva?
Perché
non reagiva?
“Yukino-san,
sono contenta di averti conosciuta. Ti ringrazio, è come se
avessi
incontrato di nuovo mia sorella.”.
Cosa?
Quello che c'entrava? Perché pensava a quella volta? La sua
prima
sera con lei, quanto era passato?
“N-Non
serve che mi ringrazi! Anch'io sono contenta di essere tua amica! Ma
perché parli così?”.
Già,
perché le parlava così? Cosa aveva fatto per
meritarlo?
“Se
non dovessi... se non dovessi riuscire a sopravvivere... almeno
sarò
contenta di averti incontrata.”.
Non
era nemmeno sicura che fosse andata così, anzi,
probabilmente quei
ricordi erano una delle sue bugie! Bugie bugie bugie!!!
“Non
dire questo! Non è ancora finita! Non lo
permetterò!”.
“Anche
se dici questo, ormai...”.
“Lisanna-sama,
prenda la mia mano! Io le giuro che non la lascerò da sola!
Io lo
prometto, io aiuterò la mia amica!!!”.
…
“...grazie,
Yukino, lo apprezzo molto.”.
…
…
…
“COSA
CAZZO STO FACENDO???”.
Due
morsi alle spalle e le braccia le caddero sui fianchi.
Yukino
si accasciò a terra, Lisanna le fu subito addosso.
Viva.
Grazie
al cielo.
-Ehi!
Che stai facendo? Come hai fatto a liberarti dal Macro?-.
Macro?
Era con quello che le aveva controllate? Era con quello che l'aveva
costretta a ferirla? Era con quello che le aveva fatto pensare quelle
cose???
Bolliva,
il suo sangue bolliva, la sua saliva bolliva, la sua pelle bolliva.
Si
voltò, troppo furiosa per parlare, troppo furiosa per non
ringhiare.
Mirajane,
no, il demone con il suo corpo, arretrò impaurita.
Paura?
Paura? Faceva bene ad averne! Non sapeva cosa la stava aspettando!
-Fermala!
Questo è un ordine assoluto!-.
Un
paio di mani la presero per sotto le braccia e la bloccarono.
“Yukino!”.
La
ragazza la teneva ferma, ma non era ancora cosciente, i suoi occhi
erano appena schiusi.
“Anche
così non la lasci in pace??? Anche così vuoi
farle del male???”.
BLINK
La
punta della Chiave del Toro brillò davanti alla sua gola.
“Merda!!!”.
Anche
il mostro col corpo di Mira era furioso.
-Accidenti!
Per un attimo mi hai fatto pisciare addosso! Questa me... questa me
la paghi!-.
Ghignò
malefica.
-Ho
un'idea! Ho una fottutissima idea! Le vostre scene yuri mi stanno
eccitando, quindi perché fermarle?-.
“Ma
che sta farneticando???”.
Mira
si schiarì la voce.
-Ascoltatemi
entrambe, è un ordine! Io vi comando di... eheheh...-.
Si
leccò una mano spalmandosi la saliva sul viso, guizzando le
pupille
estasiate al cielo.
-...fatelo
qui in mezzo al campo! Qui, ora, davanti a me! Ahahah!!!-.
Ma
che diav-
Lentamente,
strisciando, la mano sinistra di Yukino si staccò dalla sua
spalla e
scivolò verso il basso.
Scattava,
Yukino si stava opponendo in ogni modo, ma alla fine arrivò
al suo
seno.
-Yu...co...non...-.
Fece
per alzare le braccia e liberarsi, ma ancora una volta non volettero
muoversi.
No,
non era come prima, se non riusciva a muoversi era colpa di quel
maledetto Macro, e anche i suoi pensieri si facevano sempre
più...
confusi... la sua rabbia... svaniva... come neve al sole...
Ah!
Cos'era stato? Le sue dita le avevano sfiorato il... ah... ah... quel
solletico... che... ah... piacere...
Ora
girava... la sua unghia girava attorno alla coppa... sentiva un...
ah... un soffice pizzicore... un'estasi dei sensi... di
più... di
più, ne voleva ancora...
Avvampò,
non di vergogna.
“No...non
dovrei... questa non sono io... io non voglio questo...”.
Poi
il massimo.
Yukino
infilò la lingua nel suo orecchio, facendosi strada nel
condotto
uditivo e mordicchiando il padiglione.
“Me...Me...Meraviglioso!
È così incredibile! Non avrei mai pensato che
potesse essere
così... ahh! Fantastico! Ancora, ne voglio
ancora!!!”.
Ma,
mentre quei soffici polpastrelli accarezzavano la parte più
proibita
del suo corpo, mentre l'eccitazione iniziava a farsi sempre
più
forte, sempre più concreta, sempre più
desiderabile, la sentì
sussurrare quella parola.
-Aiu...tami...-.
...
“Aiutami.”.
“Mi
sta chiedendo di aiutarla, mentre io...”.
“Io...”.
“Io.”.
“Io.
Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io.
Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io.”.
“Ioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioioio.”.
“IOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”.
-IO
QUESTO NON ME LO PERDONERÒ
MAI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Il
tempo si fermò, il mondo andò in pezzi.
Una
voce entrò nella sua testa.
“Vuoi
ucciderla?”.
“Chi
sei???”.
“Vuoi
ucciderla?”.
“Chi
sei???”.
“Ha
importanza?”.
Ne
aveva?
“No!”.
Con
il gomito colpì Yukino, facendole perdere i sensi.
Mentre
si trasformava, mentre il suo corpo cambiava, mente diventava quello
di una bestia, mentre soffriva, si contorceva, tremava, urlava,
ruggiva, piangeva, impazziva, si distruggeva, rideva, moriva,
rinasceva, a una sola cosa pensava.
“Scusami,
Yukino, ma questo non devi vederlo.”.
-Kagura,
cosa ti preoccupa?-.
Le
due ragazze si erano messe in testa al plotone e procedevano verso il
rifugio della principessa.
-Non
so di cosa tu stia parlando, Erza-nee.-.
Non
ne voleva parlare, sapeva com'era fatta: se c'era qualcosa che la
turbava invece di dirlo si chiudeva in sé stessa, come
faceva lei un
tempo.
-Riguarda
forse quel demone che ci è scappato?-.
-No.-.
Bingo.
Ma
era strano che si crucciasse per così poco; forse era
l'ambiguità
della sua magia, ma non era la prima volta che incontravano un nemico
insolito.
Doveva
esserci qualcos'altro.
-Se
vuoi posso aiutarti a trovarlo, non penso che sia...-.
-Non
serve. Era solo un soldato, no? Perché dovremmo preoccuparci
per
lui?-.
Non
lo sapeva, forse perché non era un semplice soldato, forse
perché
era un Cambiato, forse perché prima che Cambiasse lo
conosceva...
-Hai
ragione, tuttavia...-.
Kagura
sfoderò Archenemy.
-Erza,
se il destino vorrà che ci rincontreremo lo
mieterò io stessa.-.
Va
bene, se aveva estratto la sua spada la cosa era molto seria.
Ma
preferì non insistere: -Capisco, però sappi che
se c'è qualcosa di
cui vuoi parlarmi, io sono qui.-.
Kagura
ripose la katana e rimase in silenzio.
Chissà,
forse il destino non li avrebbe mai più fatti rincontrare e
sarebbe
finito tutto lì.
Senonché
percepirono entrambe quattro potenti auree demoniache, una delle
quali... beh, accidenti al destino.
Prima
che potesse fermarla Kagura corse via, diretta verso il demone
isolato, facendo disperare Erza.
-Accidenti!
Soldati!- Si misero sull'attenti: -Seguitemi e fate molta
attenzione!-.
E
si diresse verso le altre tre auree.
“Non
riesco a muovermi.”.
“Non
riesco a pensare.”.
“Non
controllo più il mio corpo.”.
“E
mi piace.”.
“Mipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiacemipiace!”.
“MI
PIAAAAAAACEEEEEEEE!!!”.
Si
vide attaccare Mirajane con tutta la sua furia, colpirla con una
raffica di pugni senza darle un attimo di tregua.
“Come
funziona qui dentro??? Devo attaccare e basta, giusto???
Attaccareattaccareattaccare!!!”.
Ogni
colpo che dava la sua coscienza andava in pezzi, come se la usasse a
mo' di mazza fino a romperla, e a ogni pugno che dava le sue mani si
riempivano di tagli, doveva far male e invece era dannatamente
divertente.
“Quindi
è così che ci si sente! L'ebbrezza
della battaglia, la
sete di sangue,
la voglia di uccidere! Perché
non l'ho
capito prima???”.
“Così
morirò.”.
“E
allora??? Non ne vale la pena forse???”.
“Non
voglio morire.”.
“Hai
paura? Lisanna, hai paura di morire??? Sei così debole???”.
“Sì,
ho paura di morire.”.
“Se
non rischi la vita non puoi prendere quella degli altri!!!”.
“Non
voglio uccidere nessuno.”.
“È
troppo tardi, non pensi?”.
Riemerse
dal sogno, di botto, come sotto l'acqua fredda.
Si
trovava in piedi, un braccio alzato pronto a calare, e sotto di lei
Mirajane, in ginocchio, sguardo a terra e lacera di rosso.
Che...
cosa...
BLINK
Un
goccia di sangue colò dalla mano artigliata sulla sua
guancia, e poi
un'altra e un'altra ancora, e lei stava... lei le stava... oh mio-
Leccando.
Le
stava leccando.
“Che
cosa hai fatto?”.
“Che
cosa ho fatto?”.
-PERCHÉ
HO FATTO QUESTO???-.
Si
colpì la testa, una, due, tre volte.
“Non
sono io! Non avrei mai fatto niente del genere!!!”.
“Sì
invece, l'hai fatto. E ti è piaciuto. Tanto.”.
“Non
è vero!!! Esci dalla mia testa!!!”.
“Mai!
Sarò sempre qui dentro, appena ti distrarrai
uscirò di nuovo!!!
Vivi nel terrore, Lisanna!!! ”.
“NO!!!
ESCI DA ME!!!”.
“Ti
romperò!”.
“Non
ci riuscirai!”.
“Ti
farò impazzire!”.
“Non
lo farò!”.
“Ti
ucciderò!”.
“Non
sarò uccisa da te!!! Vattene!!! VATTENE!!!”.
-...dimi...-.
La
fievole voce della sorella ammutolì le urla nella sua mente.
Tutte,
silenzio assoluto, quasi letale.
-Uccidimi...
Lisanna, uccidimi...-.
Il
bracciò le crollò sul fianco.
-Mira...jane...-.
Parlava,
era lei, era proprio lei, era proprio lei!
-Ti
prego, uccidimi finché puoi!-.
Mirajane
rialzò il viso, guardandola con degli occhi disperati che
non le
aveva mai visto addosso.
Era
tornata in sé, anche se solo per quell'istante.
Lisanna
invece si sentiva assente, intorpidita, vacua.
-Cosa...
cosa stai dicendo? Perché mi chiedi una cosa del genere?-.
-Ti
prego!- La supplicò: -Non sono in grado di controllarmi!
Tutto
quello che ho fatto... tutto le cose spaventose che mi ha fatto
fare... ti prego, poni fine a tutto questo!-.
Lisanna
guardò la sorella scoppiare in lacrime, non riusciva a dire
nulla,
non riusciva a strangolare, sentiva di nuovo la presa di prima ma
più
forte, più angosciante, più crudele.
-N-Non
posso! S-Se sei di nuovo tu, allora puoi combattere! Tu s-sei
fortissima! So che puoi farcela!-.
Lei
scosse la testa, singhiozzando più forte.
-Ci
ho provato! Ci ho provato tante volte! Tu sei la mia sorellina, non
ti chiederei mai una cosa del genere se non... se non...-.
Lisanna
indietreggiò, non si illudeva di poter scappare ma lo
cercava con
tutta l'anima.
-Non
puoi dire questo! Risolveremo tutto! Riusciremo a... noi... noi
riusciremo...-.
Perché
non riusciva a dirlo? Perché non riusciva a dire:
“Ti salveremo”?
Perché non riusciva nemmeno a crederlo, nemmeno a pensarlo,
perché,
perché?
Mira
batté la fronte a terra, non aveva mai fatto
così, non l'aveva mai
vista in quello stato in tutta la sua vita: -Ti prego, ti scongiuro!
Poni fine alle mie sofferenze! Non voglio più vedermi fare
del male
alle persone che amo!-.
Lisanna
scosse la testa, non voleva più sentire quelle parole, non
poteva
più reggerle.
-Risolveremo
tutto! R-Risolveremo tutto! Noi torneremo... torneremo una
famiglia!-.
Ma
si accorse con orrore di stare lentamente rialzando il braccio sopra
la testa.
“Cosa...
devo fermarmi! Fermati!!!”.
“Come
ho detto, è troppo tardi.”.
“No!!!
Non è tardi!!! Ti prego!!! Ti prego no!!!”.
Mirajane
smise di piangere e si asciugò gli occhi.
-È
vero... tu sei la mia amata sorella minore... e questo non
cambierà
mai... ma almeno...-.
Rialzò
di nuovo il viso, sorrideva, ma non come quel mostro di prima, no,
era quel candido sorriso di quando da piccola la stringeva a
sé per
cullarla, quello che ancora le scaldava il cuore ogni notte, e anche
in quel momento. E in quel momento le diede la forza e il coraggio
che le servivano.
-...sono
contenta di averti rivista ancora una volta...-.
“Mi...ra...”.
-Sei
cresciuta molto, Lisa-nee.-.
…
“Addio.”.
Lisanna
chiuse le palpebre, gridò e colpì.
Sayla
sbarrò gli occhi.
Era
svenuta per qualche secondo, non capiva come, allora decise di
muoversi ma non ci riuscì.
Qualcosa
di freddo e doloroso le bloccava il braccio destro, e si accorse di
averlo inchiodato al muro da cinque aste d'acciaio.
“Dolore?
L'inibizione è finita... ma cos'è successo? Dove
mi trovo?”.
Dentro
a uno stadio, evidentemente, o quello che ne restava; ma che ne era
di Gajeel-sama?
“Gajeel-sama!
Ora ricordo, mi ha attaccata! Ma per quale motivo? Possibile che non
si sia ancora trasformato?”.
Ed
eccolo apparire in mezzo al polverone, ma era diverso, molto diverso
da prima, aveva la pelle coperta di ferro, una lastra grigia al posto
del viso e i capelli appuntiti rizzati in aria.
“No,
quella è la sua forma, Gajeel il Senza-Faccia. Ma allora
perché si
comporta così?”.
Delle
fauci sembravano schioccare dietro alla maschera mentre le si
avvicinava sempre di più.
-S...Si
fermi! Cosa le succede, Signore?-.
Gajeel
puntò il braccio contro di lei che si allungò in
un'asta di ferro e
la colpì allo stomaco.
-Ah!-.
Sputò
un grumo di sangue mentre l'asta affondava sempre di più
nella sua
pancia.
-Bluagh!
Si-signore! Si fermi, la prego!-.
Strinse
la mano libera sulla lancia tentando di levarla, ma senza nemmeno
smuoverla.
-Gajeel-sama!
La scongiuro! Lei deve... lei deve seguirmi... la pr-bluagh!-.
Era
sempre più difficile respirare, la gola si stava otturando
con il
suo stesso sangue, le sue parole ora erano ridotti a gorgoglii.
-Gaj...
dev... asc...-.
Spalancò
la bocca, cercò l'aria, ma trovò solo altro
liquido.
“Se
non... la riporto indietro... se fallisco anche ora... Kyouka-sama...
Kyouka sarà...”.
La
sua voce, la chiamava per nome, e il ferro si distrusse sotto le sue
dita.
-DEVO
SALVARE KYOUKA-SAMA!!!-.
Libera
da quella morsa opprimente, ordinò a sé stessa di
rimuovere i
propri limiti e passò in forma Etherious.
-PERCIÒ
ORA MI SEGUIRÀ, GAJEEL!!!-.
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Capitolo 19 *** Euforia ***
You’re
not alone
Together
we stand
I’ll
be by your side
You
know, I’ll take your hand
When
it gets cold
And
it feels like the end
There’s
no place to go
You
know, I won’t give in
No,
I won’t give in
Keep
holding on ‘Cause you know we’ll make it trough,
we’ll
make it through
Just
stay strong
‘Cause
you know I’m here for you,
I’m
here for you
There’s
nothing you could say
(nothing
you could say)
Nothing
you could do
(nothing
you could do)
There’s
no other way when it comes to the truth
So
keep holding on
‘Cause
you know we’ll make it trough,
we’ll
make it trough
(Keep
Holding On-Avril Lavigne)
PAF
CLA-CLA-CLACLACLACLA
Diede
un calcio ad un sasso, facendolo rotolare e saltellare tra gli altri
come una cavalletta in mezzo all'erba.
-Hai
avuto un'ottima pensata, Kinana-chan. Attaccare quando il nemico
è
più debole, banale ma efficace.-.
Si
sistemò gli occhiali, sorridendo.
-Eppure
hai commesso un errore di valutazione. Il nemico è
più debole non
mentre viene attaccato...-.
Si
passò la mano tra i capelli, leccandosi le labbra famelico.
-...ma
mentre attacca a sua volta, mio caro serpente! Ahahahahahahah!!!-.
Continuò
a ridere fin quando non si rese conto di essere patetico, quindi si
calmò e proseguì la marcia tra i ruderi.
Era
successo tutto in un secondo.
Guardò
la sorella cercando invano di dire qualcosa.
“Che...
significa...”.
Il
sangue cominciò a sgorgare dal suo ventre, scendendo per il
braccio
fino alla spalla.
Mirajane
piegò la testa di lato e cominciò a leccare con
estasi il liquido
vermiglio.
-Mmm...
che ottimo sapore...-.
Lisanna
indietreggiò, facendo uscire la mano della sorella dalla sua
pancia.
-Non
è possibile... tu hai...-.
-Ahahah!!!-
Rise lei rialzandosi.
-Quindi
basta così poco per spezzare un legame fraterno? Eri davvero
pronta
a uccidere la tua stessa sorella, eh?-.
Le
labbra di Lisanna tremarono mentre iniziava a capire la
verità.
-Ma
lei... lei ha detto...-.
Mirajane
rise ancora, i capelli insanguinati oscillavano a ogni suo sussulto.
-“Ti
prego, poni fine a tutto questo”, “tu sei la mia
amata sorella
minore”... eheheh! Mi
sono proprio divertita!-.
“D-Divertita...
ma allora... allora...”.
Mirajane
aggrottò le sopracciglia in una smorfia sadica.
-Non
hai capito? Ti sto dicendo che sono sempre stata io!-.
-Non
avresti comunque ucciso tua sorella, perché l'ho
già fatto io molto
tempo fa!-.
Lisanna
rimase senza parole, ma in fondo, in fondo se l'aspettava.
Già,
sospettava da tempo che quella volta Mirajane fosse scomparsa, e
pensava di averlo quantomeno compreso, non accettato, ma almeno
capito.
Ma
allora perché... perché... perché non
riusciva a non piangere?
-Mira...nee...
non può... essere vero... devi essere... ancora
lì dentro... ti
prugh!- Sputò un fiotto di sangue e cadde in ginocchio.
-Eheheh!
Eheheh! Ahahahahahahahah!!! AHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Mirajane
si piegava in due dalle risate, mentre lei non la smetteva di
singhiozzare.
-Non
è giusto... tutto questo... non è giusto...
perché, sorella...
perché? Ugh!-.
Mira
l'aveva sollevata e la teneva per il collo, squadrandola con due
disumani occhi ebbri di piacere.
-Perché,
mi chiedi? Sei davvero una ragazzina stupida, allora! Lo sai, io so
tutto quello che sapeva tua sorella! Già, io ti vedo come ti
vedeva
lei: una mocciosa debole, incapace di badare a sé stessa,
una palla
al piede che ha bisogno di protezione e che non riesce a difendere
chi ama!-.
-IN
PRATICA LEI PROVAVA PENA PER TE, COSÌ COME LA PROVO IO
ORA!!!-.
Pe...na...
Mira
provava... pena?
No...
-Non
ci credo...-.
Le
afferrò il polso e scalciò, tentando di liberarsi.
-Non
credo a una sola parola di quello che dici!-.
Mira
socchiuse gli occhi: -Keh, forse ce l'hai un minimo di cervello.
Già,
sei davvero cresciuta da quando ti ho vista l'ultima volta...-.
-Non
parlare... come se fossi... mia sorella...-.
-Uh?
Non mi riferivo a quello. Davvero non hai capito chi
sono io?-.
Strinse
di più la mano, ma non abbastanza da farla soffocare.
-Non
ti ricordi di me, formichina?-.
Lisanna
sussultò.
Ora
si ricordava di lei.
-Blast
Energy!-.
Sayla
colpì Gajeel in pieno petto, mandandolo gambe all'aria.
-Non
mi costringa a continuare, Signore! Si arrenda e mi segua,
dopodiché
potrà farmi tutto ciò che vuole!-.
Gajeel
finse di non sentirla e corse verso di lei.
Un'altra
carica non poteva incassarla.
“Dovrei
richiamare quelle due ragazze... no, non sono riuscita a suggellare
nessun patto con loro! Devo cavarmela da sola!”.
Spiccò
un salto e si fermò a mezz'aria, poi creò una
decina di libri che
scagliò a raffica contro l'avversario.
-Lei
è molto forte, ma al momento è estremamente
vulnerabile!-.
Lui
però con un semplice salto la raggiunse in aria e
spazzò un calcio,
trasformato in spada.
Sayla
virò di lato e schivò l'attacco, ma non
riuscì a parare la raffica
di kunai che la costrinse ad atterrare.
Gajeel
non le diede un attimo di fiato e le fu subito addosso, tentando di
colpirla con una mano trasformata in martello.
“Ora
che è vicino!”.
Evitato
l'attacco e utilizzò il macro per torcergli il braccio.
“Mi
perdoni, lo farò ricrescere nel laboratorio!”.
Ma
lui con un colpo di lama si staccò il braccio e ne
rispuntò subito
un altro, con cui le diede un pugno in viso.
Sayla
cadde rotolando a terra, rialzandosi a fatica.
“Non
gli tengo testa nemmeno con il primo rilascio! È davvero un
Cavaliere dell'Apocalisse!”.
Sfuggita
all'ennesima pioggia di punte d'acciaio, Sayla aumentò la
propria
aura e contrattaccò, stavolta con dei massi.
“Ma
io sono una dei Nove Cancelli dell'Ade!!! Non mi farò
sconfiggere!!!”.
KLENG
KLENG KLENG
Le
rocce si ruppero a contatto con la pelle di metallo, e lentamente
Gajeel riprese ad avanzare.
-Blast
Energy!-.
BOOM
Lo
centrò in pieno, facendolo barcollare, e in questo modo si
trovò in
balia della pioggia di rocce.
“Ancora,
ancora, ancora!!!”.
BOOM
“Ancora,
ancora, ancora!!!”.
BOOM
“Ancora,
anc
SWISH
Gajeel
si materializzò, in aria, davanti al suo volto.
-Eh?-.
Dentro
alle sue gambe sentì muoversi degli ingranaggi, e queste si
rizzarono contro di lei.
-Che
v-
Scattarono
come delle molle e la tempestarono di attacchi in viso,
a ogni passo che retrocedeva veniva martoriata
una
decina
volte.
“Impossibile!
Non riesco nemmeno a vederle!”.
Alla
fine smise di colpirla, e lei si accasciò a terra, tornata
esanime
alla forma umana.
Non
riusciva nemmeno a muoversi.
“Che
forza spaventosa... Nemmeno Kyouka-sama sarebbe riuscita
a...”.
“Kyouka-sama!
Non posso arrendermi ora! Non posso permettere che le accada
qualcosa!”.
Si
rimise in piedi, ma fu inutile, perché lui le
sferrò un potente
pugno allo stomaco.
-Urr!-
Si piegò in avanti, e lui la colpì di nuovo al
viso, poi ancora
all'addome con una ginocchiata, quindi un gomito sulla guancia, un
montante al mento, e avanti così, riempendola di colpi lenti
ma
devastanti.
Però
non cedette.
Non
poteva farlo.
“Per
Kyouka-sama... io mi rialzerò sempre!!! Mi
rialzerò sempre!!!”.
PUM
L'ennesima
testata la rimise in ginocchio.
“Mi
rialzerò...”.
Cadde.
“Sempre...”.
Chiuse
gli occhi.
“Kyouka-sama...”.
La
sua caduta fu interrotta bruscamente, e sgranò le palpebre.
-Cosa...-.
Gajeel
la teneva stretta per un corno e la risollevò di peso,
mettendola
faccia a faccia con lui.
Per
un secondo la lastra grigia rifletté l'espressione stupita
della
donna, poi si aprì in una gigantesca fauce gremita di denti
di
ferro.
Un
possente ruggito la investì in pieno.
-RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Il
cuore le esplose, la sua fronte pianse sudore, il suo intero corpo si
paralizzò, mai prima d'ora aveva provato nulla di simile,
nemmeno
con il Master.
“M-Mi
ucciderà! Non ho scampo!”.
Lacrimava,
forse per l'alito pesto che le inondava le narici, o forse per la
paura.
Era
quella la paura? Era questo che si provava prossimi a morire?
“No!
No! Non voglio morire qui!!!”.
Le
fauci si fecero più vicine, sempre di più,
già le sentiva pungere.
“No!
Io devo rivederla! DEVO RIVEDERLA!!!”.
KLENG
La
bocca si chiuse con uno scatto, lasciando posto ad un'altra lamina
piatta.
TUTUMPTUTUMPTUTUMP
Il
suo cuore batteva all'impazzata, non accennava a rallentare, voleva
forse ucciderla in questo modo?
Cosa
sarebbe successo? Cosa avrebbe fatto? L'avrebbe risparmiata?
L'avrebbe uccisa? Cosa doveva fare? Doveva scappare? Rimanere
lì?
Implorare? Stare zitta? Nascondersi? Combattere? Perché non
riusciva
a ragionare? Perché non riusciva a decidere?
Perché non riusciva a
rimanere calma? Perché non riusciva a rimanere lucida? Era
questa la
paura?
No!
Lei era un demone di Tartaros! Lei non conosceva... rinnegava ogni...
lei... lei... lui... perché... non si... muoveva
più... e perché
lei... non... riusciva... a muoversi?
Poi,
improvvisamente, il demone iniziò a ruotare su sé
stesso
portandosela dietro, inizialmente trascinandola e poi facendola
volare, dopo qualche giro la scagliò in aria spedendola
lontano nel
cielo.
“Ahh!!!
Cosa? Mi ha lanciata! Non riesco a fermarmi!!!”.
La
sua vista, che girava in modo stomachevole, fu catturata da un punto
grigio che diventava a ogni giro sempre più grande, fino a
raggiungere la forma di un vortice d'acciaio.
-N-
La
travolse, maciullandola, e un attimo prima di perdere i sensi per il
dolore si rese conto di stare precipitando.
Non
sentiva niente se non il respiro di quel mostro sulla pelle.
Si
rannicchiò, continuando a tremare.
-Ti
p-prego, lasciaci andare!-.
Il
demone si allontanò da lei e lo udì avvicinarsi
al fratello.
-C-che
cosa vuoi farci?-.
-Mmm...-.
Si
grattò il mento: anche se quello che faceva e il suo aspetto
sembravano quasi quelli di una persona, anche se aveva dei lunghi
capelli bianchi che gli scendevano davanti agli occhi fino ai piedi e
quella graziosa coda di lucertola, solo lo stargli vicino era
spaventosissimo.
Aveva
sentito che c'era un demone in quella chiesa, ma non pensava che
poteva essere vero! Mira-nee diceva sempre che non entravano nei
posti sacri!
-Vediamo...
quel libro sopra quel tavolo dice che i tipi come noi mangiano i
bambini... non male come idea!-.
Si
avvicinò a Elfman, che gemette, e allora lei
gridò: -N-Non ci
mangiare! Ti prego, signor demone, lasciaci andare!-.
-Pregare?-
Il demone guardò prima lei e poi la bibbia: -Qui non
c'è scritto
così, cara formichina. Non si pregano i diavoli, no... si
implora
inutilmente per avere salva la vita!!!-.
Afferrò
Elfman per le spalle e lo sollevò di peso, portandolo vicino
alle
sue fauci spalancate.
-Elf-nee!!!-.
-Fermati!-.
Lisanna
riconobbe quella voce.
-Mira-nee!-.
La
sorella guardava arrabbiatissima il demone, e in mano teneva numerosi
sassi.
Fece
per andarle incontro, ma il mostro la bloccò con la sua coda
e lei
sobbalzò spaventata.
-Guarda
che fortuna, un'altra ragazzi...-.
Mirajane
gli tirò un sasso sulla fronte e lui si zittì,
brava sorellona
tiragliene ancora!
-Libera
i miei fratelli! Liberali o ti colpirò di nuovo!-.
Il
demone mollò Elfman, che cadde a terra, e si girò
verso la prode
sorella.
-Ehi,
mi hai fatto male!-.
Corse
verso di lei e la prese per il braccio, trascinandola verso di
sé.
Lisanna,
che era andata dal fratello, gli saltò sulla coda per
fermarlo.
-Non
fare del male a Mirajane!-.
Ma
lui se la scrollò di dosso e la fece volare contro il muro.
-Ah!-.
Lisanna
si appoggiò sul pavimento, piagnucolando per il dolore.
-È
tua sorella, formichina?- Le chiese lui, stringendo il polso a Mira e
facendola gridare: -Allora inizierò dalla più
grande!-.
-Ti
prego, lascia andare i miei fratelli!- Pianse la povera Mira: -Prendi
me al loro posto!-.
Il
diavolo sbuffò: -Voi umani siete tutti uguali,
così stupidi! Io
prenderò tutti e tre e vi mangerò! Anzi, anzi...
in quel libro c'è
scritto che i diavoli possono possedere gli uomini... vediamo se
è
vero!-.
Scaraventò
Mirajane al suo fianco, ma prima di poterla stringere prese lei per i
fianchi e la sollevò in aria.
-Ah!!!
Lasciami!!! Sorella, aiutami!!!-.
-Cosa
dovrei farti, formichina?- Tuonò leccandosi le labbra: -Un
buco in
mezzo al petto e passarci dentro? Oppure allargarti la bocca?-.
-No!
Non farmi del male, non farmi del male!!!-.
-Non
toccare mia sorella!- Mirajane gli afferrò un braccio e lo
strattonò.
-Non
toccarla!!! Non te lo permetterò!!!-.
-Ahahahah!!!-
Il demone scoppiò a ridere, facendola piangere ancora di
più: -E
cosa vorresti... uh?-.
Le
mani di Mirajane brillarono, sorprendendo tutti e tre, il demone
allora la mollò e lei cadde, fortunatamente Elfman la
aiutò a
rialzarsi e insieme videro una scena incredibile.
-Ehi!
Che stai facendo??? Che stai facendo???-.
Le
mani di Mirajane iniziarono, come dire, a risucchiare il diavolo, che
urlò delle parole bruttissime fino a quando non
sparì del tutto.
Mirajane
indietreggiò e rischiò di cadere, ma i due
fratelli la presero al
volo.
La
ragazza teneva gli occhi chiusi e non si muoveva.
-Mira-nee!
Mira-nee!!!-.
Poi,
finalmente, spalancò le palpebre e respirò forte.
-Lisanna,
Elfman! Siete voi! Cos'è successo?-.
I
due si guardarono preoccupati, ripensando alle parole del diavolo.
-Ah!-
Mirajane si strinse il braccio destro, come se le facesse male,
eppure non l'aveva ferita!
-Sorellona!
Cosa ti prende???-.
CRACK
La
sua pelle si riempì di crepe e si sbriciolò, e al
suo posto si
formò una specie di legno pieno di bolle blu.
Lisanna
ed Elfman si allontanarono spaventati, mentre Mirajane guardava
impaurita il suo orrendo braccio.
Li
guardò con le lacrime agli occhi e con il viso terrorizzato,
urlando: -Io sono... sono stata posseduta!-.
Ora
non c'era più terrore in quel volto, solo una rabbia
incontrollabile
e una strafottente spavalderia.
-Per
nove anni! Per nove lunghi anni sono rimasta intrappolata dentro il
suo corpo, e sono stata usata dalla vostra maledetta sorella a suo
piacimento, come se fossi una sua proprietà!-.
-Non
è possibile...- Gemette Lisanna: -Non puoi essere tu...-.
-Ho
cercato fin da subito di uscire, ma non ci sono riuscita! Io, un
diavolo, intrappolato dentro a una ragazzina ancora sporca di latte!
Allora ho influenzato la sua personalità per renderla
più simile
alla mia!-.
Cosa?
Quindi il suo comportamento sempre arrabbiato e duro era colpa sua?
-Bastardo...
hai controllato mia sorella per anni...-.
-Già,
ma poi hai avuto la bella idea di farti uccidere, e tutti i miei
sforzi sono stati vani! Per colpa tua, formichina, non solo era
diventata una persona gentile e amorosa, ma non riuscivo più
a
suggestionarla in nessun modo! Vedere con i suoi occhi tutti quei
gesti affettuosi... argh!!! È stato il mio tormento
peggiore!!!-.
-Il
tuo tormento? Tu sei... tu sei... pff! Ahahah!-.
-Che
hai da ridere???-.
-Niente...
se solo l'avessi saputo prima... ahahah! Mi sarei divertita un mondo!
Ugh!-.
Mirajane
sbarrò gli occhi infuriata: -Cosa fai, deliri ora??? Cerchi
di
rimandare l'inevitabile???-.
Lisanna
sorrise, alludendo a un punto alle spalle del demone.
-No,
ti sto solo distraendo.-.
-LASCIA
ANDARE LA MIA AMICA!!!-.
Yukino
l'afferrò per le spalle e la scagliò via.
Lisanna
atterrò ridacchiando, nonostante il dolore insopportabile
alla
pancia e la confusione in testa quell'ultima parte l'aveva alquanto
divertita.
-Bel
colpo!-.
-Lisanna-sama!
Sei ferita?-.
Lisanna
si coprì il buco con una mano, tentando di fermare la
perdita di
sangue.
-Niente
di serio... Urr! Ma penso che non potrò aiutarti per un
po'...-.
Yukino
prese una chiave e si voltò verso Mirajane, che si stava
goffamente
rialzando.
-Ho
capito, lascia fare a me!-.
-Eh???
Come se una bamboccia sfigata come te potesse fermarmi! Ma non
scherziamo!!!-.
-Apriti,
Portale della Vergine: Virgo!-.
Una
voce squillante si levò da sottoterra.
-Mi
ha chiamata, principessa?-.
Il
terreno ai piedi dell'avversaria tremò e ne uscì
a gran velocità
una giovane cameriera dai capelli rosa che la colpì al mento
con una
testata.
-Cosa???-
Gridò cadendo nel cratere alle sue spalle.
Virgo,
rapida e ineccepibile come ricordava, atterrò e si rivolse a
Yukino
con un viso a metà tra l'imperturbabile e il ridicolo.
-Ho
colpito il nemico. Devo essere punita, giusto?-.
...già,
proprio come se la ricordava.
-...No,
non serve Virgo.- Rispose imbarazzata la
“principessa”,
facendola sparire: -Apriti, Portale
dello
Scorpione: Scorpio!-.
Ai
margini del buco apparve un ragazzo abbronzato con i capelli rossi e
bianchi e una coda corazzata con un cannone sulla punta.
-We
are! Sand Buster!-.
Sparò
un getto di sabbia che inondò il cratere, impedendo a
Mirajane di
uscire.
Yukino
prese un'altra chiave, ma si fermò.
-Sembra
che con questo corpo non riesca a usare lo Star Dress.-.
Lisanna
trasalì sbigottita.
“Lo
Star Dress? È arrivata a una tale sintonia con gli spiriti
in meno
di un anno? Yukino, sei davvero incredibile!”.
-Apriti,
Portale
dei Gemelli: Gemini!-.
-Piri
piri!-.
I
due esserini blu comparvero al suo fianco, prendendo subito il suo
aspetto e scagliandosi a loro volta tra la sabbia.
“Impressionante!
Non le lascia un attimo di fiato! Possibile che il Cambiamento le
abbia donato tutta questa energia?”.
BOOOOOOOOOOOOOM
Una
colonna azzurra si elevò fino al cielo, spazzando via Gemini
e
Scorpio.
-DANNATA
MOCCIOSA!!!-.
Ne
emerse Mirajane Satan Soul, che, ali spiegate, si avventò su
Yukino,
furiosa come non mai.
Ma
la
ragazza
non si fece intimorire: -Apriti,
Portale della Bilancia: Libra!-.
Una
donna formosa, dall'aspetto simile ad una danzatrice del ventre, si
materializzò davanti a lei.
-Ai
tuoi ordini.-.
Da
quel che sapeva era uno spirito in grado di controllare la
gravità:
e infatti Mirajane si schiantò a terra, faticando a
rimettersi in
piedi.
-Me
la pagherai!!!-.
Di
risposta Libra aumentò la gravità.
-Anf...-
Yukino si accasciò a terra, respirando a pieni polmoni.
Doveva
essere a corto di forze ma Mirajane non accennava ad arrendersi,
anzi, stava riuscendo a vincere la magia dello spirito.
-Temo
di non avere altra scelta, devo evocare lei.-.
Capì
subito a chi si riferiva.
“Oh,
no! Lei no!”.
Con
una mano prese una chiave d'oro, con l'altra una fiala d'acqua,
l'aprì e la versò sulla chiave.
-Apriti,
Portale dell'Acquario: Aquarius!-.
PUF
-CHE
TI SALTA IN MENTE DI EVOCARMI IN UN MODO SIMILE, RAGAZZINA???-.
Yukino
tremò tutta: -Ecco...
io...
Acquarius-sama, questa è la prima volta che ti evoco, non
sapevo
che...-.
-EH???
PRIMA RUBI LA MIA CHIAVE POI MI USI PER APRIRE QUELLO SCHIFO DI
PORTALE E ORA CERCHI SCUSE???-.
-Ma
siete stata Voi a darmi la vostra chiave...-.
La
sirena dai capelli azzurri brandì il vaso, la sua arma,
sbraitando
furiosa: -MI STAI GIÀ SUI NERVI!!!-.
PEW
Un
raggio passò tra la maga e lo spirito, esplodendo una decina
di
metri dietro di loro.
-Ehi,
spero non vi siate dimenticate di me.-.
Mirajane
teneva per la testa un'esanime Libra, la sua espressione irata si
addiceva al demone che la possedeva, ma non al dolce viso di sua
sorella.
Libra
sparì e Mirajane avanzò verso le due, facendo
tremare il terreno a
ogni passo.
-Tsch!-
Fece Aquarius stizzita: -Che vuole questa?-.
-Ecco...-
Balbettò Yukino: -Ti
ho chiamata
appunto per chiederti di aiutarmi contro di lei...-.
-Eh???
“Ti”??? Credi di potermi dare del tu solo
perché hai un
contratto con me???-.
-Ah!
N-No! M-Mi scusi!-.
PEW
BOOM
Le
mancava apposta, però a ogni passo si infuriava di
più.
-Ohi-ohi,
ora mi avete proprio rotto il ca...-.
-NON
VEDI CHE STIAMO PARLANDO???- Aquarius la attaccò con un'onda
potentissima, solo che invece di colpire solo lei travolse chiunque
le capitasse a tiro.
Ovvero
lei Yukino.
“Aquaius-san
non è cambiata di una virgola accidenti!!!”
Pensò Lisanna mentre
girava nel vortice creato dalla sirena.
-Danna-blub!-
Mirajane provò a spiegare le ali per volare, ma
finì sott'acqua.
-Lisanna-sama!-
Yukino la chiamava ma riusciva a malapena a non affogare,
perciò non
aveva idea di dove fosse.
Quello
era il problema con Aquarius: probabilmente colpiva i nemici,
sicuramente gli amici.
All'improvviso
una mano artigliata emerse dal vortice e Lisanna vide che emanava
scintille elettriche.
-Oh,
n...-.
La
scarica le spedì in aria, fece sparire Aquarius e la mise di
nuovo
al tappeto.
“Urgh!
Non riesco a muovermi! Deve avermi paralizzata!”.
Yukino,
invece, era riuscita a rimanere in piedi, e si preparava a lottare
corpo a corpo.
L'aria
era cambiata, come se fino ad allora si fossero appena riscaldate e
solo ora volessero dare sul serio.
“Stai
attenta Yukino!”.
Ma
anche se avesse avuto la forza per dirlo ad alta voce, non sarebbe
servito a niente.
Semplicemente,
era una lotta impari.
Con
uno scatto invisibile allo sguardo Mirajane si portò davanti
a
Yukino che, impreparata, subì un pugno allo stomaco e si
piegò in
due.
-Argh!-.
Invano
cercò di rimettersi dritta per difendersi, Mira le
sferrò un
montante in viso e con un calcio la lanciò in aria, dove la
seguì
con le ali.
Lisanna
non era in grado di starle dietro, vide solo numerosi esplosioni in
aria, poi qualcosa si schiantò pesantemente al suo fianco.
-Oh
no! Yukino! YUKINO!!!-.
La
ragazza era coperta di sangue, le sue ali erano spezzate in
più
punti e il suo respiro sembrava sul punto di collassare da un momento
all'altro.
Ed
erano bastati pochi secondi per ridurla così.
-Yukino!
Apri gli occhi! Rispondimi!-.
Cercò
disperatamente di andare da lei, ma il suo corpo non rispondeva.
Si
rivolse allora al demone, che se ne stava lì a guardarle col
sorriso
stampato in faccia.
-Te
la farò pagare! Ogni ferita che le hai fatto la subirai due
volte,
bastarda!!!-.
Quella
inclinò la testa, sghignazzando.
-Oh,
davvero? Ma che paura...-.
Alzò
un dito, sopra il quale si formò una sfera viola che
iniziò a
ingrandirsi.
Lisanna
sbiancò, Yukino non avrebbe resistito ad un altro attacco
del
genere.
-Aspetta!
Aspetta! Ti chiedo scusa, ti chiedo scusa!!!-.
La
palla sparì com'era comparsa, e Mira abbassò il
braccio.
“Si
è-
-Pum.-.
Erza
equipaggiò l'Armatura del Volo, sguainando le due spade.
Non
si sarebbe mai aspettata di incontrarla di nuovo, specialmente in
quel modo, specialmente considerando che la riteneva morta anni
prima.
Il
suo aspetto era cambiato, la sua pelle era più pallida, i
suoi
capelli erano diventati scuri e il suo corpo era riempito di macchie
e strisce nere, sembrava una rocckettara così come i suoi
due
compagni; ma non c'erano dubbi, era proprio lei.
-È
forse sorpresa, Lady Erza?-
Chiese
impunemente con un lieve sorriso sulle labbra, a cui rispose con uno
molto più marcato e deciso.
-Ovviamente,
ma certo non sono spaventata.-.
Ikaruga
estrasse la katana, agitandola un paio di volte in aria prima di
tenderla al suo fianco.
-Mi
chiedo se le sue armature siano più resistenti dell'ultima
volta...-.
-Puoi
stare tranquilla, e garantisco anche sul filo della spada. Ma di
questo te ne accorgerai tra poco.-.
-Certo
che siete davvero diversi da nove anni fa, specialmente tu.- E
indicò
il capellone.
-Come?
Semmai è il contrario! Sono quello cambiato di meno io!-.
-Ah,
tu dici?-.
-Uh
uh!- Bubolò
il tipo-civetta: -Stai
attento! Questa malfattrice cerca di distrarre noi, paladini della
giustizia!-.
-Cosa???-
Si infuriò l'altro, inforcando la chitarra elettrica.
“Adesso!
Sonic Claw!”.
Colse
l'occasione al volo, gli si lanciò contro e lo trafisse al
fianco,
mettendolo KO.
-Uh
uh!-.
Come
prevedeva, gli altri due le si gettarono addosso, l'una correndo e
l'altro volando con lo zaino-razzo.
Bello
quello zaino-razzo, ne voleva uno anche lei!
-Requip!
Armatura del Purgatorio! Spada del Purgatorio!-.
Menò
un fendente quando furono alla sua portata; alle sue spalle
sentì la
civetta crollare a terra e Ikaruga fermarsi senza problemi.
-Uhm!
Mi ricordo di quell'armatura!-.
Erza
sogghignò, voltandosi: -Che tu ci creda o no, l'ho riparata
sperando
di poterla riutilizzare contro di te.-.
-Allora
testiamola!-.
Ikaruga
si lanciò di nuovo all'attacco, spada sguainata e pronta a
colpire.
Ma, prima di raggiungerla, si fermò e spazzò un
colpo.
-Garuda
Flame!-.
Ricordava
bene quella mossa, in grado di distruggere, senza nemmeno toccarla,
persino l'Armatura dell'Imperatore fiammeggiante.
Questo
un tempo.
-Tutta
qui la tua forza?-.
Con
l'armatura assolutamente illesa, Erza caricò l'avversaria,
che da
stupita passò velocemente a compiaciuta.
-Daymoniki
Styl: Phoenix tou Skotous!-.
Un'aura
oscura circondò la spada di Ikaruga, ed Erza retrocedette
impaurita;
appena in tempo, perché dalla lama partì una
specie di fendente
nero, che spaccò l'aria in due e lasciò un solco
sul terreno.
Erza
ansimò, ma in cuor suo provava una gioia che non sapeva
spiegarsi,
come se vedere quanto fosse diventata forte la spronasse a dare
più
del suo massimo.
E
così fece.
-Preparati,
Ikaruga! Sto arrivando!-.
“Ti
chiedo scusa, sorella, non sono riuscita a salvarti.”.
Lisanna
e Yukino erano immobili, sedute sulle ginocchia, sguardo vitreo
rivolto al cielo e ogni traccia di sangue o ferita bruciata insieme
al resto.
Mirajane
atterrò a qualche passo da loro, avanzando verso di loro con
lo
stesso cammino pesante di prima.
“Ti
chiedo scusa, Yukino, ti ho tradita.”.
Mira
tornò alla forma umana, i lunghi capelli bianchi le
coprirono il
viso.
“Ti
chiedo scusa, Flare, ti ho ingannata.”.
-Io
odio voi umani, odio la vostra arroganza.-.
“Ti
chiedo scusa, Ginger, ti ho usata.”.
Mirajane
era a un passo da loro.
-Vorrei
uccidervi, lo vorrei davvero. Però questo corpo... questo
corpo mi
fa provare un forte desiderio...-.
“Ti
chiedo scusa, fratello, ti ho ferito.”.
Mirajane
allungò le mani verso di loro, e Lisanna capì di
non avere più
tempo.
“Ti
chiedo scusa Cana, ti chiedo scusa Laki, ti chiedo scusa Lucy, ti
chiedo scusa Natsu...”.
Il
palmo bianco sfiorò la sua guancia.
“Ti
chiedo scusa Erza ti chiedo scusa Juvia ti chiedo scusa Freed ti
chiedo scusa Levy ti chiedo scusa Evergreen ti chiedo scusa Max ti
chiedo scusa Warren ti chiedo scusa Visitor ti chiedo scusa Bickslow
ti chiedo scusa Gray ti chiedo scusa Master ti chiedo scusa Laxus ti
chiedo scusa Wendy ti chiedo scusa Gajeel ti chiedo scusa Loki ti
chiedo scusa Happy ti chiedo scusa Charle ti chiedo scusa Lily ti
chiedo scusa Alzack ti chiedo scusa Visca ti chiedo scusa Macao ti
chiedo scusa Wakaba ti chiedo scusa Romeo ti chiedo scusa Reedus ti
chiedo scusa Jet ti chiedo scusa Droy chiedo scusa chiedo scusa
chiedo scusa chiedo scusa a tutti!!!”.
Un
soffice cuscino premette sul suo viso, mentre la mano delicata della
sorella le circondò la schiena e la accarezzò
dolcemente.
-...io
voglio solo... abbracciarvi, e nient'altro...-.
Una
goccia di pioggia cadde sui suoi capelli e scese sul suo viso,
solcando le sue ferite incendiate, che si ribellarono, che urlarono
per il dolore, perché non capivano, come mai faceva
così male?
Ne
scese un'altra e un'altra ancora, sempre più forti, sempre
più
dolorose, una pioggia incessante di sale.
No,
non era pioggia.
“Sorella
mia, perché piangi?”.
-...vi
prego... rimanete con me...-.
Affondò
il viso sul suo seno, così morbido, così materno,
così caldo.
“Con
te... Mirajane... sorella mia...”.
Ora
le sue lacrime si mischiavano a quelle dell'altra, bagnando le sue
ginocchia che gemevano per quell'amaro calore.
“Vorrei...
vorrei tanto stare con te... vorrei tanto dimenticarmi di tutto...
vorrei tanto il tuo affetto... ma non posso...”.
“No...
perché non posso averlo... perché non posso
meritarlo... perché
non possiamo rimanere qui da sole... perché tutto
questo...”.
Che
male c'era, in fondo?
Che
male c'era se voleva di nuovo sua sorella?
Come
potevano biasimarla se voleva rimanere così fino alla fine?
Cosa
potevano saperne gli altri?
Cosa
potevano sapere di come si sentiva? Chi erano loro per giudicarla?
Chi
erano per separarle ancora? Chi erano per ferirle di nuovo?
Lei
voleva solo quell'abbraccio, quello chiedeva, quello e nient'altro,
perché volevano toglierglielo?
Voleva
abbandonarsi in quel tepore per tutto il resto della sua vita,
com'era giusto che fosse.
Ma
ecco che una mano strinse la sua destra, chi era? Ah, doveva essere
Yukino, era di fianco a lei, Mirajane aveva accolto anche la ragazza
tra le sue braccia.
Non
c'era alcun problema, anche lei poteva rimanere lì con loro.
Era
quello che voleva dirle, vero?
Allora
perché, per quale motivo quella mano era così
dura? Perché era
così ostile, perché era così fredda,
perché era così... triste?
“Perché
sei triste, Yukino? Perché non sei felice? Perché
non riesci a...
non riesci ad accettare... non riesci...”.
Le
sue lacrime cambiarono di tono, erano molto più aspre di
prima.
Perché
tutto questo era così sbagliato??? Perché non
poteva essere
felice??? Perché, perché, per quale motivo non
poteva riposarsi tra
le braccia di sua sorella???
“Lo
so, lo so dannatamente bene, lo so che non è vero! Lo so che
lei non
è davvero Mira! Lo so, lo so, lo so! Ma non ce la faccio,
non posso,
non voglio separarmi ancora da lei!”.
“Non
ci riesco... non posso riuscirci... non riesco a fare la scelta
giusta... ti prego... ti prego, aiutami, Yukino!”.
Improvvisamente,
lo sentì, era nella tasca posteriore dei suoi jeans
lacerati, una
specie di bastone rigido che le graffiava la pelle.
Un
momento, possibile che fosse...
Lo
prese con la mano libera, non c'erano dubbi, era il coltello di Laki,
quello che le aveva dato Flare.
Le
venne da ridere, chissà da quanto tempo ce l'aveva addosso,
chissà
perché lo sentiva solo ora, chissà
perché l'aveva fatto passare
nell'altra mano e ora lo stringeva insieme a Yukino.
Chissà
perché tenerlo era così doloroso eppure la faceva
ridere,
esaltazione, come altro chiamarla, “euforia”?
No,
non poteva farlo, non poteva chiederle una cosa del genere, non lo
accettava! Non voleva, non poteva, non l'avrebbe mai fatto!
Non
ci sarebbe riuscita da sola.
E
Yukino l'aveva capito.
Nessuna
delle due ce l'avrebbe mai fatta da sola, nessuna delle due aveva la
forza necessaria per opporsi a quella dolce tentazione.
Per
questo l'avrebbero fatto insieme.
Ti
chiedo scusa, sorella, non sono riuscita a salvarti.
Un
colpo, allo stomaco, profondo.
Il
suo braccio si irrigidì attorno alla sua schiena mentre lei
dava
sfogo a tutto il suo dolore per quel gesto crudele.
Crudele.
Lei
e Yukino si alzarono all'unisono spingendo con loro Mira, e
affondarono di più il coltello.
La
sentì urlare, una pugnalata peggiore di quella che le
stavano
infliggendo.
Estrassero
il coltello e si allontanarono, piangendo sotto i colpi devastanti
delle sue grida.
-MALEDETTE!!!
MALEDETTE!!! ME LA PAGHERETE CARA PER QUESTO!!!-.
Lei
si tamponava la ferita con una mano, ma la sua rabbia era tale da
cancellare ogni traccia di dolore dal suo viso.
-AVETE
FIRMATO LA VOSTRA CONDANNA!!! POTEVAMO ESSERE FELICI INSIEME,
POTEVAMO DIMENTICARCI DI TUTTO!!!-.
Lisanna
si graffiò le guance, si sentiva un mostro per quello che
aveva
fatto, quelle parole erano peggio di tutti gli attacchi che aveva
subito fin'ora.
-Scu-sa-mi!
Scu-sa-mi, ti pre-go, cer-ca di per-do-nar-mi, so-rel-la mia!!!-.
-PERDONARTI???
PERDONARTI??? IO TI ODIO!!! TI ODIO!!!-.
Cadde
sulle ginocchia, sentirla dire quelle parole era la tortura peggiore.
All'improvviso
la sua mano si scaldò, vide che il manico del coltello si
era
illuminato di alcune rune rosa e trasudava magia.
-Ma
che... che stai facendo???-.
Dal
terreno erano emersi dei serpenti di legno, lunghi come liane e
grossi come leoni, che si stavano avventando contro Mirajane e la
stavano stritolando.
-Lisanna-sama!
Che razza di magia è questa?-.
Laki,
non c'era alcun dubbio, ma era troppo sconvolta per poterle
rispondere.
-TU,
PICCOLA... ARGH!!!- Mira sbracciava per distruggere i serpenti, ma
più ne faceva a pezzi più ne spuntavano; ma non
sarebbero durati a
lungo.
-Yu...ki...no...-.
Yukino
la prese sotto il fianco e la aiutò a rialzarsi, ma era
inutile, lo
sapeva.
-Scap...pa...
io... non riesco... a...-.
-Che
stai dicendo? Non ti abbandonerò qui! Non lo farò
mai!-.
Non
mentiva, i suoi occhi glielo urlavano, ma lei non poteva ascoltarli.
-Ti...
scongiuro... fuggi... lasciami... qui... me... la...
caverò...-.
-Smettila
di dire così!
Non me ne andrò senza di
te! Che diritto avrei di chiamarmi amica se ti lasciassi qui???-.
Ecco,
ora la sua vista tremolava, non riusciva più a distinguere
il suo
viso, e sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto.
-Yukino...
ascoltami... io...-.
CRACK
Schegge
di legno volarono dappertutto, mentre Mirajane-Satan ruggiva al cielo
come una belva inferocita.
Non
c'era più tempo, fuggi, Yukino, fuggi!
Invece
le strinse di nuovo la mano, puntando i piedi sul terreno e gridando:
-Qualunque cosa accada
la affronteremo
insieme!!! È così che fanno gli amici!!!-.
Quelle
parole la commossero.
“Oh,
Yukino, perché, perché sei voluta essere amica di
una come me? Ti
ho solo causato guai, che diritto ho di essere tua amica?”.
Mirajane,
ormai più bestia che demone, alzò un braccio
creando una sfera di
energia nera.
Lisanna
chiuse gli occhi, pronta al peggio, sperando solo che Yukino si
salvasse.
“Ti
prego, ti prego, almeno lei, ti scongiuro, risparmiala!”.
Poi,
inaspettatamente, la sua mano si illuminò di nuovo,
accumulando
ancora più magia di prima, ma stavolta non teneva il
coltello.
Incredula,
mossa da quella fioca speranza, si rese conto che non era solo la sua
mano a brillare, ma anche quella di Yukino.
“Questa
è... no, questo è impossibile!”.
Le
due ragazze si guardarono sconcertate, ma entrambe avevano capito.
Era
la loro ultima possibilità di salvare almeno una delle due,
e non
l'avrebbero sprecata.
Si
voltarono verso Mira, tirarono indietro le braccia e caricarono la
magia con tutta l'energia che avevano in corpo.
Prima
che lei potesse attaccarle, forse appena un attimo prima che
lanciasse la sfera, la colpirono allo stomaco, urlando il nome di
quell'incantesimo che avevano miracolosamente sbloccato.
-UNISON
RAID!!!-.
Lisanna
poté giurare di vedere, anche se forse fu solo una labile
visione,
che dalle loro mani si staccò un lupo candido dotato di ali
piumate,
il quale si abbatté sull'incredula Mira in un'esplosione di
luce
bianca.
Ma
fu solo per un attimo, prima che le sue palpebre si abbassassero
definitivamente.
Si
accorse solo allora di essersi dilungata troppo nel combattimento.
Sì,
solo adesso che Ikaruga era ai suoi piedi e la minacciava con la
spada, comprendeva di essersi fatta inebriare dalla battaglia e di
aver lottato inutilmente per diversi minuti solo per divertirsi,
quando poteva semplicemente chiudere lo scontro in una dozzina di
secondi.
Si
pentì per questo, e contemporaneamente rimpianse di aver
già
finito.
-Perché
non mi finisci, Erza?-.
-Io
non elimino i miei nemici, chiunque essi siano.-.
-Anche
se abbiamo ammazzato tutti i tuoi uomini?-
Ridacchiò l'altra.
Erza
si guardò intorno, nessuno del suo plotone respirava
più. Ma erano
stati uccisi appena arrivati, lei stessa si era protetta all'ultimo
secondo.
-Pagherai
per il tuo crimine, ma non sarò io il tuo giudice. Non
è così che
agiamo noi umani, dovresti saperlo anche tu.-.
-Kukuku!
Ricorda che ancor prima di trasformarmi in questo mostro ero un
killer spietato, Erza-sama. E poi sono spiacente di informarti che,
sin da allora, il fallimento non era contemplato!-.
Il
suo ventre si illuminò e iniziò a gonfiarsi come
un palloncino, lo
stesso stava accadendo agli altri due.
-Che
stai facendo???-.
Un
sorriso diabolico ma soddisfatto si stampò sul suo volto
morente.
Conosceva bene quel sorriso, era lo stesso che aveva visto sulle
labbra di Kyouka due anni prima, quello di colei che aveva
già
accettato propria morte.
-Addio,
Erza-sama. Averti incontrata di nuovo è tutto quello che
chiedevo.-.
Equipaggiò
l'Armatura Adamantina appena in tempo, poi tre esplosioni la
assordarono e la mandarono gambe all'aria.
Rimase
a terra per qualche secondo, contorcendosi per la botta alla schiena,
poi sobbalzò.
“Quest'energia
demoniaca... oh, no!”.
Si
rialzò, dando un ultimo sguardo ai tre resti fumanti dei
Cambiati,
poi corse verso le auree di Lisanna e Yukino che, rapidamente, si
stavano spegnendo.
Angolo
dell'autore
Allora.
Allora.
Allora allora allora.
Questa cosa che mi piace Bleach mi sta sfuggendo di mano. Sì
perché ho deciso di mettere una lingua diversa a ogni
Cambiato; solo che mica studio lingue, e quindi vado di Traduttore
Google. Perciò se qualche madrelingua/studioso/appassionato
troverà (e li troverà sicuramente) degli
errori... fate errata corrige e riferitemi.
E... sono in un periodo che sparo one-shot, perciò aggiorno
lentamente.
Ma fatevi sentire con le recensioni! Ditemi se vi piace come
sta prendendo la storia!
Ciao XD!
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Capitolo 20 *** Umano contro umano, umano contro demone, demone contro demone ***
A
long time ago, we used to be friends
But
I haven’t thought of
you lately at all
If
ever again, a greeting I send to you,
Short
and sweet to the soul I intend.
We
used to be friends a long time ago.
We
used to be friends a long
time ago.
We
used to be friends a long time ago.
We
used to be
friends,
A,
ah-ahh-ahh-ahh
A,
ah-ahh-ahh-ahh
A,
ah-ahh-ahh-ahh
A,
ah-ahh-ahh-ahh
(We
Used to Be Friends-Dandy Warhols)
“Non
sono ancora morta.”.
“Ci
sto provando, giuro che ci sto provando.”.
“Le
braccia fanno male.”.
“Le
gambe fanno male.”.
“Le
ali fanno male.”.
“Il
mio corpo fa male.”.
“Muovermi
fa male.”.
“Respirare
fa male.”.
“Rimanere
ferma fa male.”.
“Perché
non posso morire?”.
Con
l'occhio destro ancora aperto, forse ormai senza più una
palpebra
per chiuderlo, vide una sagoma nera spostarsi di fianco a lei, la sua
pelle era bruciata e il suo viso era bloccato in un'orribile smorfia
di furia e dolore.
-IL
BRACCIO!!! IL BRACCIO!!! MI AVETE DISTRUTTO IL BRACCIO!!!-.
-VI
DISTRUGGO!!! VI DISINTEGRO!!!-.
“Sì,
ti prego, fai in fretta, non ce la faccio più.”.
“Ti
prego, uccidimi, uccidimi, non chiedo altro.”.
ZAM
-Argh!!!-.
Una
spada le si era conficcata in petto, poi una voce si levò
alle sue
spalle, una voce familiare, chissà, forse lei l'avrebbe
uccisa.
-LASCIALE
STARE!!!-.
Una
seconda spada fischiò in aria ma mancò la donna,
perché era
indietreggiata e ringhiava sommessa.
-Non
ti darò un'altra possibilità!-
Continuò la voce: -Arrenditi ora,
oppure affrontami!-.
Arrendersi?
Dopo, dopo ci sarebbe stato tempo, dopo che sarebbe morta poteva
arrendersi, dopo...
L'altra
gridò, poi indietreggiò ancora e un portale nero
si aprì dietro di
lei.
“Dove
porta? Forse nell'aldilà? Ti prego, ti prego, portami con
te!”.
Ma
non lo fece, e scomparve da sola.
No!
Perché se n'era andata senza finirla? Perché era
stata così
crudele?
KLENG
Erza
Scarlet atterrò davanti a lei con un fragore metallico.
Erza?
Lei era buona, era sempre stata gentile con lei, di certo l'avrebbe
accontentata, avrebbe posto fine a quel dolore!
Invece
voltatasi verso di lei fece cadere le spade che teneva.
“No,
come farai a uccidermi senza spade? Raccoglile, raccoglile ti
prego!”.
Corse
da lei e le prese la testa tra le mani, urlando il suo nome.
“Così
mi fai male, Erza! Perché mi fai questo? Avanti, ti prego,
uccidimi!
Ti prego!”.
La
lasciò andare e si girò da un'altra parte, chi
è che stava
scuotendo adesso?
“Torna
qui, ti prego. Torna qui, Erza. Uccidimi, ti prego. Erza, sei mia
amica, fallo, ti prego.”.
“Uccidimi,
uccidimi, non ti chiedo altro, per favore, uccidimi.”.
Erza
tornò da lei e la sollevò, appoggiandola sulla
sua schiena.
“No,
no, che fai? Uccidimi, uccidimi Erza, non farmi soffrire
più!”.
Raccolse
qualcos'altro da terra, una carcassa informe, era lei che scuoteva
prima?
“Cosa
fai? Guardami, guardami, guarda me, lascia perdere il resto! Avanti,
uccidimi!”.
“Uccidimi!”.
“UCCIDIMI!!!”.
Un'ora
prima
Juvia
riaprì gli occhi, si sentiva letteralmente a pezzi.
“Dov'è
Juvia? Cosa le è successo?”.
Qualcosa
la stava schiacciando e la costringeva alla forma liquida.
Fluì
fuori da quella prigione e tornò normale; vide che era un
grosso
masso, piovuto da chissà dove, che l'aveva travolta.
Un
momento, un masso? Da dove veniva? Ah, cos'era successo al palazzo?!
Era distrutto! L'ultima cosa che Juvia ricordava era un grosso boato,
e poi... e poi...
Si
massaggiò la fronte, si sentì mancare ma si
riprese subito.
Juvia
non aveva tempo da perdere, Juvia doveva trovare gli altri!
Sì, ma
loro dov'erano, e dov'era Juvia?
-Ah...-.
Il
suono di un sospiro gelido la fece sobbalzare.
Alzò
la testa e vide, in mezzo a uno spiazzo, una figura incappucciata che
avanzava trasversalmente rispetto a lei, lasciandosi dietro una scia
ghiacciata che congelava la terra.
Juvia
trasalì.
“Ma
quello è...”.
In
mano stringeva, alzandola e abbassandola al ritmo dei suoi passi, la
testa di un uomo.
“...Nab-san!
No! No! Non è possibile!”.
-Chi
sei tu???- Gli gridò.
La
persona misteriosa si fermò.
CRACK
La
testa mozzata esplose in mille schegge di ghiaccio, e lui si volse
verso di lei.
Vide
due bagliori verdi brillare sotto il cappuccio, e percepì un
grande
pericolo.
E
infatti due spine ghiacciate attraversarono il suo corpo d'acqua e si
schiantarono sulla parete alle sue spalle, distruggendola
definitivamente.
-Maledetto!
Juvia te la farà pagare!!!-.
Il
nemico abbassò il braccio con cui aveva spazzato per
colpirla, e
soffiò un alito ghiacciato.
-Juvia...
Loxar...-.
-Come
conosci il nome di Juvia? Chi sei tu?-.
Chiunque
fosse si lanciò all'attacco, scivolando tra i sassi come su
un
terreno ghiacciato.
-Water
Slicer!-.
Gli
lanciò contro due lame d'acqua, ma come quelle lo toccarono,
diventarono di ghiaccio e sparirono, e con il suo stesso movimento
lui le spedì addosso due lance ghiacciate.
“Può
farlo anche Juvia!”.
Le
lame la trapassarono di nuovo senza ferirla, allora lei
ricoprì le
mani d'acqua formando due artigli, preparandosi a colpirlo quando
fosse arrivato alla sua portata.
-Water
Claw!-.
Ma
il nemico unì le mani e creò una spada di
ghiaccio, pronunciando
l'imprevedibile.
-Ice
Make: Sword...-.
I
due attacchi cozzarono l'uno sull'altro, e i contendenti scattarono
all'indietro, squadrandosi attentamente.
Juvia
era sconvolta.
“Quella
magia... non è possibile! No, Juvia non può
crederci!!!”.
Il
suo avversario sospirò di nuovo,
avvicinando di nuovo le mani.
-Non
farlo!!! Non puoi essere tu!!!-.
-Ice
make: Lance...-.
Sulle
sue mani si modellò una lancia di ghiaccio che
puntò contro di lei.
Juvia
era disperata, più la verità diventava palese
più la rifiutava.
“No!!!
Dite a Juvia che non è vero!!! Ditele che è solo
un brutto
sogno!!!”.
Ma
la lancia che la trapassò le gridò il contrario.
Mise
una mano sulla ferita, stavolta in parte aveva accusato il colpo.
Però
non era quello che le faceva male.
-Perché?
Perché fai questo???-.
Ma
lui la ignorò ancora.
-Ice
Make: Snow Tiger...-.
Una
tigre di ghiaccio si avventò contro di lei.
Juvia
strinse i pugni.
-Juvia
non lo accetta! Juvia non può accettarlo!!!
SIERRA!!!-.
Il
suo corpo, portato a una temperatura sovrumana, iniziò a
bollire.
-WATER
RUSH!-.
Si
gettò sulla tigre, sciogliendola, e poi sul demone, che
nemmeno
tentò di schivarla.
Semplicemente
gli passò attraverso, senza che si piegasse o gemesse.
Juvia
si fermò, voltandosi verso di lui, mentre lentamente si
raffreddava.
Era pericoloso rimanere a lungo in quello stato.
Eppure
lui non la guardava neanche, teneva il volto visso davanti a
sé
dandole le spalle.
CRACK
Il
suo mantello si riempì di crepe e iniziò a fumare.
“Cosa?
Si sta sgretolando? Ma il mio Sierra non è in grado
di...”.
-È
il ghiaccio.-.
La
sua voce serpentina, dal tono mostruosamente freddo, la fece
impallidire.
-Ah..
La
reazione del ghiaccio con l'acqua bollente ne scinde la superficie e
lo
fa sublimare in nebbia.-.
Era
ancora girato e parlava con molta tranquillità e scioltezza,
come un
maestro ai suoi alunni, il
suo mantello però
stava sparendo rapidamente, mostrando un paio di pantaloni larghi di
un azzurro chiarissimo e una schiena possente coperta da una folta
chioma di capelli arruffati, ma anche quelli
stavano evaporando, circondandolo
di
una nebbia che lo rendeva quasi evanescente, come uno spettro
dall'alito
vacuo.
-La
mia pelle è coperta di ghiaccio, e così il
tessuto di cui mi vesto.
Perciò non sorprenderti per quello che mi sta succedendo, Juvia.-.
Il
modo in cui disse il suo nome lo fece rabbrividire, era come se
stesse nominando un qualche composto chimico, un soggetto di studio,
una cosa per cui provare un interesse distaccato.
Non
era possibile che fosse lui a chiamarla così, non poteva
credere al
ragazzo che le era davanti.
-Perché....
perché tutto questo?-.
Il
Cambiato la guardò di profilo, il viso nascosto dal vapore
se non
per la pupilla smeraldina con cui le trapassava il cuore.
-Juvia...-.
-Lyon-sama???-.
BANGBANGBANGBANGBANGBANGBANGBANG
“Kina!!!”.
Kinana
rotolò a terra e ricaricò le pistole.
-Manchi
di convinzione, Kinana.-.
Delle
rune si illuminarono attorno a lei, facendola saltare in aria.
-Urr!-.
Si
rimise in piedi e ricominciò a sparare, ma il ragazzo
schivava con
facilità tutti i proiettili.
-Ti
sbagli!!! Io so cosa sto facendo!!!-.
-Non
è quello che ti sto dicendo.- Ribatté lui,
estraendo la spada.
-Sai
bene ciò che stai facendo.-.
SWISH
Se
lo ritrovò davanti, lanciato verso di lei, con la sua lama
che le
stava per trapassare l'occhio.
“Cosa???”.
-È
solo che non ti piace.-.
SBAM
-Invero
il Vostro cavaliere è qui, Lady Kinana!!!-.
Freed barcollò di
lato, e Kinana si ritrasse, poi sogghignò.
-Sei
forte, forse anche più di me-kina.-.
Dan
alzò la lancia, preparandosi a colpire.
-Ma
da solo non ci sconfiggerai mai!-.
Il
damerino digrignò i denti, comprendendo il suo svantaggio.
Questo
per circa due secondi, poi si calmò e si rimise dritto.
-Ah,
vi chiedo perdono se mi sono espresso male. Quando mai ho detto di
essere solo?-.
-Quando?
Quando?-.
Kina
alzò la testa di scatto, quelle voci erano di...
-Shià,
huando?-.
“Cosa?”.
Bickslow
fluttuava sopra di lei a testa ingiù.
-Bleah!-
Tirò fuori la lingua, spostandosi più in alto.
“Tsch!
Certo, loro due sono sempre insieme-kina!”.
Si
guardò intorno, cercando i cinque pupazzi che di solito lo
circondavano.
“Non
ci sono, eppure ho sentito le loro voci!”.
Poi
li vide, in alto.
Ma
non erano le solite marionette di legno.
“Granate???”.
I
tappi saltarono e le cinque bombe iniziarono a cadere su di loro.
-Ordunque,
me ne occuperò io!-.
Dan
usò il raggio della sua lancia per rimpicciolirle prima che
toccassero terra, e detonarono come dei petardi.
-No!!!
I miei cuccioli!!!- Si disperò Bickslow, mettendosi le mani
in
testa.
Che
melodrammatico, sapeva meglio di lei che poteva controllare le loro
anime e spostarle in altri oggetti!
-Tu!-
Indicò Dan:-Me la pagherai!-.
Lei
fece spallucce.
-Uhm!
Ma sì, pensaci pure tu!-.
-Sì,
mia signora!-.
Il
cavaliere tentò di saltargli addosso, ma lui si
spostò all'indietro
e Dan atterrò senza averlo nemmeno sfiorato.
-Perdinci!-
Balzò di nuovo, e Bickslow si scansò di nuovo;
così, a furia di
saltare e volare, i due si allontanarono, lasciando Kinana e Freed da
soli.
-Kina!
Molto bene, dovrò solo occuparmi di te!-.
Si
voltò verso di Freed; il ragazzo era seduto a gambe
incrociate, con
le palpebre abbassate e il braccio proteso a scrivere rune in aria.
-Non
riesco proprio a capire perché vuoi combattere contro di me,
Kinana.-.
-Io???
Sei tu il primo che ci ha attaccati!!!-.
-I
tuoi ricordi ti tradiscono. Io vi ho fermati e tu ti sei messa a
spararmi addosso come una pazza.-.
-Oh?
Come, così?- Alzò la pistola e fece fuoco.
PEW
Il
proiettile svanì nell'aria prima di raggiungere il mago.
-Proprio
non capisco. Un tempo eravamo compagni, non dovremmo lottare tra di
noi.-.
-Eh?
Compagni? E poi cosa, “amici”? Ahahahahah! Ma non
scherziamo! Non
ci parlavamo nemmeno, e poi proprio tu parli di questo, che hai quasi
distrutto la gilda???-.
-Sei
iniqua. Considera che anche tu, quando facevi parte di Oracion
Seis...-.
Kinana
trasalì.
-Tu!
Cosa sai del mio passato?-.
Freed
aggrottò la fronte.
-Uh,
chi può dirlo. Perché dovrei condividere
un'informazione con te,
mia cara traditrice?-.
Kinana
strinse i pugni, fissandolo con un occhio di fuoco.
-Che
diritto hai di tenermi nascosto il mio passato-kina???-.
-E
tu che diritto hai di chiedermelo, kina?-.
In
preda alla rabbia, gli scaricò addosso la pistola, fallendo
di
nuovo.
-Merda!!!
Damerino del cazzo!!! Non ho mai pensato a te né come amico
né come
uomo, ma da ora ti considererò come un nemico da
uccidere!!!-.
Freed
smise di tracciare le rune e sospirò.
-Questo
mi ferisce molto. E io che non ho mai smesso di pensare a voi
tutti.-.
Riaprì
l'occhio, tinto del nero della notte.
-Peccato,
dovrò proprio rivedere le mie priorità.-.
Kinana
gettò l'arma ed estrasse la spada.
-Ora
ti uccido, stronzo-kina!!!-.
-Miao!-.
Millianna
scattò sulle quattro zampe, atterrando addosso al soldato,
poi con
un miagolio e un morso gli strappò via la spalla.
Il
tipo urlò, e lei si rimise sulle due zampe, pulendosi il
sangue
dalla bocca.
Alzò
il piede per schiacciargli la testa, ma PUM! Una palla di fuoco la
colpì al fianco e la fece volare via; la gatta fece un paio
di
giravolte e atterrò sugli artigli, squadrando con viso vispo
la
persona che l'aveva colpita.
-Oh?
Ma sei tu, senpai! Ti trovo bene per essere morta!-.
La
senpai, nascosta nell'ombra di un corridoio crollato, sputò
a terra.
-Pfui!
Ma proprio tu dovevi capitarmi-dechi?
E cos'è questa
storia che sono morta?-.
Millianna
sbatté le palpebre un paio di volte, continuando a sorridere.
-Ma
senpai, proprio tu me l'hai insegnato! Chi fallisce viene ucciso, e
tu hai fallito un saaaaaaaacco di volte!-.
-Guarda
che quella regola valeva solo per te, e solo io potevo
applicartela-dechi!-.
La
coda della gatta scodinzolò e lei si mise a graffiare la
parete alla
sua destra per affilare le unghie.
SCRAW
SCREW SCRAW SCREW
-Però,
senpai, voglio mostrarti che ho fatto
tesoro dei tuoi
insegnamenti, nya!-.
SCRAW
SCREW SCRAW SCREW
-Perciò
permettermi di ammazzarti-nyah!!!-.
PUM
Con
un pugno, la senpai distrusse la parete
-Tsch!
Lo sai, io non ti ho mai sopportata, e non vedo perché
dovrei
cominciare ora!-.
Le
labbra di Millianna si alzarono in un sorriso maligno che
tradì la
sua finta spensieratezza, così come i suoi occhi felini che
guizzarono da un punto all'altro del corpo di Ginger per cercare un
punto debole.
E
ne trovò molti.
-Sei
completamente scoperta, senpai-nya.-.
-Ma
dai? Parla quella in calze e reggiseno! Cosa dovresti essere, una
neko-mistress???- Gridò l'altra battendo i pugni,
e il suo corpo
prese fuoco.
Millianna
si leccò le labbra: -Ti
farò a fette,
senpai!-.
Juvia
si schiantò a terra, urlando per il dolore.
“Il
braccio! Juvia non ha più il braccio!!!”.
Il
suo braccio sinistro, infatti, ce l'aveva ancora in mano Lyon, che la
sovrastava.
Lyon,
quel ragazzo era Lyon, il suo viso, il suo corpo muscoloso, i suoi
occhi appuntiti, tutto erano di Lyon.
Tutto
meno la sua anima.
Juvia
tentò di rialzarsi, ma lui la bloccò.
-Non
lo fare, non ne vale la pena... farò in modo che tu non
soffra...-.
-Ma
che stai dicendo, Lyon-sama??? Perché fai questo a Juvia???
Non ti
ricordi di lei???-.
Lui
non la ascoltava, e le puntava contro l'indice, che si
illuminò
d'azzurro.
No!
Perché faceva così? Com'era potuta accadere una
cosa del genere?
Perché, perché, perché era diventato
un demone???
-Cosa
ti è successo, Lyon-sama?- Singhiozzò: -Non
ricordi che Juvia è
tua amica? Lyon-sa
Il
raggio le passò in mezzo agli occhi, e lei smise di muoversi.
Lyon
la guardò distrattamente per qualche secondo, poi
alzò i tacchi.
-Juvia
Loxar... eliminata...-.
…
Eliminata?
Le
dita di Juvia si chiusero sulla terra, mentre la ferita sulla sua
fronte si richiudeva con uno schizzo d'acqua.
Eliminata?
Aveva
davvero...
Aveva
davvero...
Provato
a uccidere Juvia!!!
SPLASH
Il
braccio in mano a Lyon esplose in una pozzanghera d'acqua e si
ricongiunse alla spalla a cui apparteneva.
-Ah...-.
Il
Cambiato si voltò proprio mentre lei si rimetteva in piedi.
-Tu
hai provato a uccidere Juvia... tu sei un nemico...-.
La
sua voce uscì roca mentre avvertiva l'interno del suo corpo
cambiare, mescolarsi, indurirsi in una lastra di ghiaccio.
Se
avesse potuto guardarsi allo specchio, avrebbe visto i suoi capelli e
i suoi occhi diventare di ghiaccio; ma la trasformazione maggiore era
dentro di lei.
Ghiaccio...
Lo
sentiva scorrere nelle sue vene e infiammarle i muscoli, lo sentiva
ridarle forza e riempirla di rabbia, cieca rabbia, come mai ne aveva
provata prima.
Lyon
inclinò la testa di lato.
-Hai
assorbito il mio ghiaccio... non è possibile...-.
Faticando
a contenersi, Juvia gli rispose: -Il ghiaccio... non è che
acqua
solida... e Juvia controlla l'acqua... quindi controlla anche il
ghiaccio! WATER CYCLONE!!!-.
Unì
le mani e sparò un getto d'acqua ghiacciata, Lyon
lo dissipò con un gesto della mano.
-Interessante...
allora io posso dire che l'acqua è ghiaccio liquido... e
quindi che
io controllo l'acqua...-.
-Però
non assorbirai Juvia!!! Water Jigsaw!!!-.
Si
lanciò contro di lui roteando su sé stessa fino a
diventare un
vortice, ma ancora una volta Lyon non ne fu intimorito.
-Occhio...-.
Quando
lo attraversò sentì due punte gelide sfiorarle il
viso, poi quando
si fermò si accorse di non avere più l'occhio
sinistro.
“Cosa???”.
Si
voltò e vide che Lyon giocherellava con una mano con il suo
bulbo
ghiacciato, fino a sbriciolarlo in tante piccole schegge.
Ma
lei non sentiva dolore, solo freddo.
-Maledetto!
Jigsaw!-.
Stesso
attacco di prima, stessa reazione, stesso esito, stavolta l'altro
occhio.
Ora
non ci vedeva più, tuttavia le bastò concentrarsi
per ricreare con
l'acqua un nuovo paio di bulbi.
-Questo
genere di attacchi sono inutili con Juvia!-.
Lyon
lanciò l'occhio strappato in aria, riprendendolo in mano e
ripetendo
il gesto un paio di volte.
-Nemmeno
se... ti strappassi il cuore?-.
A
quelle parole Juvia portò istintivamente le mani sul petto,
Lyon ne
approfittò e le scagliò contro il bulbo che le
trapassò i palmi e
poi il seno.
-Argh!-.
Acqua,
ghiaccio e sangue uscirono dalla sua bocca, e si trovò in
ginocchio,
senza più difese.
-Ice
Make: Eagle...-.
Delle
lame, anzi, delle vere e proprie aquile di ghiaccio saettarono verso
di lei.
“No!
Juvia non sarà ferita dall'acqua! Juvia è
acqua!!!”.
Non
seppe come ma riuscì a sciogliere le aquile e ad assorbirle
nel suo
corpo. Sentì più freddo, e il terreno sotto i
suoi piedi iniziò a
ghiacciarsi.
Gelava
dalla furia.
-Lyon-sama!-
Lo chiamò: -Juvia non capisce, Juvia non potrà
mai capire perché
sei diventato così, ma sappi che anche se un tempo eri suo
amico lei
non si tratterrà! Perché ora sei un nemico dei
suoi amici!!!-.
-Anf...
la cosa non... mi interessa affatto... perché sia tu che i
tuoi
amici... morirete a breve...-.
-Questo
Juvia non lo permetterà!!!-.
-Non
te lo chiesto...-.
-Stai
zitto!!! Whirlpool!!!-.
Furiosa
scagliò una lancia d'acqua che si sarebbe dovuta trasformare
in
mulinello davanti a Lyon, per prenderlo di sorpresa. Ma lui
sembrò
scomporsi in tanti fiocchi di neve e sparire.
“Come?
Dove...”.
-Juvia...
eppure dovresti saperlo...-.
La
sua voce sibilava nell'aria attorno a lei, eppure non riusciva a
vederlo, né a percepirlo.
-Se
l'acqua è ghiaccio liquido... il vapore è
ghiaccio aereo... e io
posso diventare ghiaccio... come acqua... come anche gas...-.
Gas?
Era diventato di gas? Ma allora come faceva a colpirlo???
TAP
Un
tocco gelido sulla sua schiena, poi la sua voce.
-Ice
Make: Phanter...-.
...
Non
capì bene cos'era successo.
Vide
solo una pantera di ghiaccio spuntare dal suo corpo e fermarsi
davanti a lei.
Poi
venne il dolore.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Il
suo grido rimbombò tra gli edifici distrutti come il ruggito
di una
tigre, ma il cacciatore alle sue spalle non ne fu né
spaventato né
eccitato; rimase calmo, col dito sul grilletto.
La
pantera si disgregò e Juvia, esanime, cadde in avanti; ma
Lyon la
afferrò per i capelli e la tenne in piedi, nonostante le sue
ginocchia fossero ormai collassate.
Una
lama gelata le graffiò il fianco del collo, per poi
allontanarsi di
lato, pronta a decapitarla.
-Lyon-sa-ugh-bluagh!-
Rigurgitò altra acqua e altro sangue, alzando le pupille
morte al
cielo.
-Arrenditi,
e sarò rapido.-.
“Arrendermi...
non posso farlo... ho promesso ai miei amici... ho promesso a
Gray-sama...”.
I
suoi pensieri andarono di nuovo a Gray, al dannato giorno in cui se
n'era andato.
/-Gray-sama!!!
Gray-sama!!!-.
Juvia
si appoggiò all'uscio del cancello, esausta per la corsa.
Gray
era lì, di spalle, che si allontanava da lei senza dirle
niente.
-Gray-sama!!!
Dove stai andando???-.
Lui
non rispose, non rallentò, non diede segno di averla sentita.
Eppure
lo sapeva, lei lo sapeva che la stava ascoltando, allora
perché la
ignorava?
-Gray-sama!
Aspetta! Ti prego!-.
Mosse
un piede per raggiungerlo, ma si accorse del ghiaccio che lo
bloccava.
-No...
no! Torna indietro, Gray-sama!!!-.
Lui
era sempre più distante, presto sarebbe sparito dalla sua
visuale,
allora le gambe cedettero e si mise in ginocchio.
-Gray-sama...
io ti prometto... ti prometto che Juvia diventerà
più forte! Quando
tornerai Juvia sarà abbastanza forte da starti accanto!!!-./
“Juvia
ha promesso che... Juvia ha promesso che...”.
-JUVIA
HA PROMESSO CHE NON AVREBBE PIANTO PIÙ!!!-.
…
-Stai
piangendo.-.
ZAK
Le
corde schioccarono ai suoi piedi, fendendo la roccia.
-Miao!
Le hai schivate di nuovo!-.
-Tsch!
Colpetti del genere non mi farebbero male
nemmeno se mi
prendessero!-.
Corse
attorno alla rompiballe, incendiando i pugni.
-Nyah!
Allora perché le hai schivate tutte?-.
-Non
è ovvio-dechi?-.
Spiccò
un balzo, intrecciando le dita in un unica, grande farf...
no, cioè, ci assomigliava per la forma.
-Perché
soffro terribilmente il solletico!-.
La
colpì alla nuca, lei cacciò un miagolio e si
spiaccicò a terra.
-Dechi!-
Ginger sbuffò, allontanandosi a grandi passi.
-Uffa!
Io speravo di divertirmi un po'-dechi!-.
-Neko!!!-.
Ginger
si scansò di lato e Millianna si schiantò dov'era
prima.
-Sarò
felice di accontentarti, senpai!-.
Ginger
girò gli occhi, ma non si arrendeva mai? Considerando che la
sua
nuca spruzzava sangue come una ragazza col ciclo... Eppure lei
sorrideva come una tonta.
-Ora
farò sul serio-nya!-.
Allungò
gli artigli e iniziò a ruotare le braccia attorno alle
spalle, fino
a farle diventare due trottole appuntite.
Ginger
abbassò le spalle, sconsolata.
-Quante
volte hai provato a colpirmi con quella tecnica-dechi?-.
-Uh?-.
Qualcosa
le aveva graffiato la guancia.
“Merda!”.
Si
tuffò indietro, rimanendo colle gambe piene di tagli.
-Ma
che... dannazione!-.
Riuscì
a rialzarsi congelando le ferite, ma dovette indietreggiare ancora
per non farsi prendere.
-Sei
sorpresa, senpai? Ho imparato a usare lo spostamento d'aria per
aumentare il raggio d'azione-nya! Sei fiera di me?-.
“Fiera”
non era la parola giusta, più che altro nera di rabbia.
Millianna
avanzò di un passo e l'aria tornò a graffiarla,
costringendola ad
alzare le braccia per difendersi.
Solo
che stavolta sentì qualcosa di strano.
“Un
momento, queste sono...”.
Spazzò
un braccio e l'afferrò, e una delle trottole smise di girare.
-Aria-dechi?
Mi prendi per il culo? Tu stai usando delle corde sulle punte delle
dita, vero?-.
Millianna
abbassò anche l'altro braccio.
-Miao!
Sei proprio intelligente! Certo che quelle corde sono in grado di
spaccare il metallo, mi sorprende che tu riesca a prenderne una in
mano!-.
Heh,
in effetti stava sanguinando, ma pazienza.
-Non
c'è niente che non possa prendere, e non c'è
niente che non possa
bruciare o congelare! Io sono
il
demone del
ghiaccio e del fuoco!!! Ehi, non osare
farmi l'eco!!!-.
Detto
questo incendiò il filo, risalendo fino alla sua mano che si
incendiò.
Millianna
se la guardò entusiasta.
-Ehi,
che figo, le dita mi bruciano! Cioè, ahi, che male, le mie
dita
bruciano-nya!!!-.
Rialzò
il viso solo per trovarsi un calcio congelato sopra di lei.
-GELA
ALL'INFERNO!!!-.
Notò
solo all'ultimo il sogghigno stampato sul suo volto, e l'altra mano
allungarsi verso il suo ventre.
“Dechi!”
“Non
riuscirò a schivarla in tempo!”
“Mi
prenderà!”
“Oppure
io prenderò lei!”
“Chi
ucciderà chi?”
“Oh,
che eccitazione!!!”
“Che
eccitazione-dechi!!!”
Ma
all'ultimo la gatta sparì, lasciando il posto al paesaggio
distrutto
alle sue spalle.
No,
anche quello era cambiato, quindi la colpa poteva essere solo sua.
E
infatti lei era al suo fianco.
-Sensei,
bastarda! Perché ti sei messa in mezzo-dechi? La posso
sconfiggere
da sola-dechi!!!-.
-Scu-scusa.-
Fece Minerva: -Mi pareva che fossi in pericolo.-.
-Grrrrrrrrrr...-.
-Nyah!-
Miagolò Millianna, che ora era a una decina di metri da lei.
-Come
hai fatto a finire laggiù?-.
“Con
la magia scema del
teletrasporto, ecco come!”.
Con
un pugno spedì Minerva lontano.
-Non
importa, ti assicuro che non saremo più interrotte-dechi!-.
Millianna
scrocchiò le dita.
-Non
spero altro, nyah!-.
CRACK
La
sua testa si piegò di lato sotto il peso della scarpata, poi
volò
via e finì addosso a un cumulo di macerie.
Ginger
rimase esterrefatta, non l'aveva neanche visto arrivare.
-Keheheheh!-.
Il
ragazzo biondo appena comparso scoppiò in una risata
isterica.
-Hai
fatto il tuo tempo, micetta! Ora tocca a me divertirmi!-.
Teneva
le ginocchia aperte e le braccia alzate, come se fosse ubriaco, e
anche i suoi occhi non sembravano tanto sobri, dato che erano delle
spirali rosse, oppure dei cerchi concentrici, non capiva.
-Eh?
E tu chi saresti?-.
-Keheheheh!
Io sono Zancrow, ex-membro dei Sette Fratelli del Purgatorio!-.
Ginger
alzò un sopracciglio.
-Non
mi dice niente-dechi.-.
Zancrow
rimase con un palmo di naso.
-Come?
Vuol dire che non hai mai sentito parlare di Grimoire Heart???-.
Ginger
si scaccolò.
-Che
è, un cornetto?-.
L'aria
intorno al biondo iniziò a tremare. Un momento, era calore?
-Vuol
dire che non sai chi sono? Io sono Zancrow, il God Slayer del
fuoco!!!-.
Ginger
si bloccò e abbassò il viso a terra, fulminandosi
i piedi da sola.
-Ehi-ehi,
fammi capire bene-dechi...-.
-Prima
un tipo del ghiaccio...-.
-Poi
una ragazza-gatto...-.
-E
ora un bastardo del fuoco...-.
Un
tornado di fiamme la circondò, dando sfogo alla sua ira.
-COS'È,
CERCATE DI SOSTITUIRE IL MIO PERSONAGGIO-DECHI???-.
E
Zancrow, invece di tremare, se la rideva di gusto.
-Keheheheh!
Meraviglioso! Sembrano delle fiamme davvero ottime!!!-.
-Oh,
ti piaceranno!!!
Ma
mai quanto
piaceranno a me!!!-.
E
si gettò all'attacco, mentre il suo corpo era diventato
tutto un
fuoco.
Il
corpo decapitato di Juvia crollò al suolo.
La
sua testa penzolava inerme tra le mani di Lyon, che ne stringeva i
capelli.
La
girò in modo di guardarla negli occhi.
Teneva
le palpebre socchiuse e la bocca appena aperta, probabilmente colta
nel momento in cui il dolore stava lasciando posto alla paura.
Stava
per lasciarla cadere a terra, quando dalle sue labbra uscì
un
fievole fiato.
“Viva?
Non posso crederci...”.
Eppure
ben presto l'alito si trasformò in un soffio vero e proprio.
“Non
capisco come sia possibile... chiunque non sopravvive con la testa
mozzata... forse è immortale?”.
E
poi l'inspiegabile: la testa stessa sparì nell'aria con un
ultimo,
grande soffio.
“Non
sarà che...”.
Guardò
a terra, anche il corpo si stava dissolvendo.
-Ah...-.
Davanti
a lui si formò una nube di vapore bianca, che
iniziò a vorticare.
-Se
Lyon può trasformarsi in gas, allora può farlo
anche Juvia!-.
La
voce della ragazza era inconfondibile, dunque si era salvata in quel
modo.
Poco
male.
Alzò
un braccio e iniziò a soffiare una brezza gelata.
-Forse
sei in grado di diventare di gas, ma in quella forma è
difficile non
disperdersi...-.
E
difatti la nube cominciò a dissiparsi.
-Cosa?
Eh? Aiuto! Aiutate Juvia!-.
Sfortunatamente
ebbe la prontezza di condensarsi in acqua e di cadere sul terreno,
per poi ricomporsi in forma solida.
-Anf,
anf, anf...- La ragazza era in ginocchio e ansimava, ma era ancora
viva.
-Sei
ripetitiva... se morissi adesso ti risparmieresti molta
sofferenza...-.
-No...
no, Juvia non può arrendersi!-.
La
ragazza si rimise in piedi, eppure quelle rapidi trasformazioni e
quelle esperienze di premorte ripetute avrebbero fatto crollare la
psiche di chiunque. Quella ragazza... cosa la spingeva a rialzarsi
ancora?
-Juvia
non può... Juvia non può tradire i suoi amici!-.
Strano,
strano davvero, i suoi occhi erano gelidi per il ghiaccio assorbito,
e allora cos'era quel fuoco che ardeva nelle sue increspature
azzurre?
Nulla
di importante, solo un flebile bagliore che doveva essere spento.
-Ed
è per questo motivo che Juvia riuscirà a salvare
anche te,
Lyon-sama! È una promessa!!!-.
Lyon
ascoltò attentamente quelle parole, che risuonarono vuote
nelle sue
orecchie.
-Invece
è per questo che tu non riuscirai mai a
sconfiggermi...-.
Juvia
sussultò.
-Che
cosa intendi?-.
Lyon
sospirò.
-Vedi,
se si trattasse di forza fisica, o di potenza magica, forse avresti
l'1% di possibilità di battermi... ma il tuo problema
è che non
vuoi uccidermi... sei debole, ti fai controllare dalle emozioni, e
perdi lucidità...-.
-No!
Ti sbagli, L-
-Sei
tu che ti sbagli... anzi, l'umanità intera sbaglia... le
emozioni, a
cui date tanto peso, a cui i tuoi stupidi compagni si affidano
ciecamente, vi condurranno al disastro... sono motivazioni tanto
fragili e volubili che basta poco per modificarle e per stravolgerle,
e quindi per abbattervi...-.
-Prendiamo
te: se ora ti ritieni forte, è solo perché segui
un'emozione che ti
fa ritenere tale, è la stessa cosa... ma se la tua emozione
cambiasse, e diventasse disperazione, la tua forza mancherebbe, e
perderesti, anzi, ti arrenderesti di tua spontanea
volontà... anche
la pietà che provi nei miei confronti è quanto di
più simile alla
disperazione che il tuo coraggio può farti provare...
disperi di
vedermi così, e quindi mi compatisci... e non sei pronta a
eliminarmi, perché le tue sciocche emozioni te lo
impediscono... ma
tu pensi che ti diano forza, e qui sbagli...-.
-Ora
capisci la tua contraddizione, Juvia Loxar? Per sconfiggerti basta
farti disperare, ovvero farmi compatire, ovvero farti rialzare
ancora, finché non crollerai da sola... è per
questo che ti ho
detto di arrenderti subito, perché quando capirai il tuo
errore,
cadrai nella vera disperazione... e, inesorabilmente, ti
autodistruggerai...-.
Juvia
scosse la testa, ma le lacrime ai suoi occhi erano la prova
inconfutabile che implicitamente gli dava ragione.
Lyon
chiuse gli occhi, pronto a darle il corpo di grazia verbale.
-Io
non seguo le emozioni, io seguo solo gli ordini... la
fedeltà ai
superiori, e la stretta attinenza alla missione, garantisce la mia
totale vittoria... su di te, sui tuoi sciocchi amici e sulle tue
emozioni...-.
PAF
Riaprì
gli occhi di scatto, e si trovò sbilanciato di lato, con un
insolito
calore alla guancia.
Riuscì
a ritrovare l'equilibrio, e vide che Juvia era davanti a lui, con il
braccio proteso verso la direzione su cui stava cadendo.
Gli
aveva dato... uno schiaffo?
Il
colbacco le copriva gli occhi, il suo viso era serrato in una smorfia
di disgusto.
-Non
accetto che tu dica questo. Tu puoi criticare Juvia. Tu puoi prendere
in giro i suoi sentimenti. Tu puoi dire che lei è debole, e
superficiale, e volubile.-.
Lyon
sussultò nel vedere lo sguardo con cui lo minacciava.
Era
lo stesso della ragazza-lupo della foresta... era lo stesso che
l'aveva fatto tremare... e che lo faceva tremare anche adesso.
-Ma
non accetto che tu insulti i suoi compagni!!! Perciò ritira,
ritira
subito quello che hai detto su di loro!!!-.
Per
un secondo, Lyon non seppe cosa dire.
Poi
scoppiò a ridere.
-Ahahah!
Ahahahahah!-.
Si
mise una mano sullo stomaco, le ferite iniziavano a farsi sentire, ma
le palpitazioni del suo petto erano troppe per farle smettere.
-Ahahahahahahah!!!
Non ci posso-non ci posso credere!!! Ma non capisci, Juvia, non
capisci???-.
Sgranò
gli occhi, sentendosi il corpo infervorare di una fiamma ostile,
pericolosa, dannosa, ma che non voleva affatto spegnere.
-È
questa, è proprio questa la prova! Mossa dalla tua putrida
compassione, mi hai dato un semplice schiaffo quando potevi
uccidermi!!! E anch'io, che mi sono fatto prendere dall'arroganza, ho
abbassato la guardia tanto da farmi attaccare così
stupidamente! E
ora, ora che sto ridendo, sono così distratto da non
riuscire a
muovermi come vorrei! Le emozioni, le emozioni sono il nostro cancro,
le emozioni sono la nostra rovina!!!-.
Juvia
resistette al suo sguardo folle con uno più deciso che mai.
-Tu
ti sbagli! Tu dici che siamo stupidi perché le nostre
emozioni
possono tradirci da un momento all'altro! E forse hai ragione, forse
siamo stupidi, forse siamo deboli, ma è così che
siamo noi umani, e
non lo cambierei per nulla la mondo! Siamo deboli, deboli per natura,
impotenti rispetto ai mostri come voi, eppure sopravviviamo, e
vinciamo, e a volte ci sacrifichiamo pur di vincere! E sono i nostri
sentimenti a muoverci, sono loro la nostra forza inesauribile, senza
di essi saremmo solo macchine, incapaci di ragionare, in balia dei
più forti, come sei tu ora! E quello non vuol dire vivere,
vuol dire
semplicemente esistere, vuol dire essere tristi, vuoti e deboli!
Quella è la vera debolezza! Non è la compassione,
non è la
sconfitta in battaglia, e non è nemmeno la morte, ma
è la fuga dai
propri sentimenti!!!-.
Si
mise una mano sul petto, infiammandosi sempre di più e
versando
lacrime di ghiaccio, scatenando onde di brividi caldi sulla schiena
del ragazzo, lo stesso incendio che si stava propagando col gas che
gli usciva dalla bocca.
-E
forse i sentimenti sono incostanti, forse ci portano alla sconfitta,
forse mi porteranno a morire! Ma sta a noi fare in modo che non sia
così! Sta a noi non farci vincere dalla disperazione! Sta a
noi
decidere come vivere!!! È la nostra vera forza, la
libertà di non
seguire gli ordini degli altri, la libertà di provare
sentimenti, e
la libertà di esserne padroni!!!-.
-E
sappi che io non voglio ucciderti, ma non perché provo
compassione!
Tu non mi susciti pietà, no, mi susciti disgusto, collera e
tristezza! Però se questa rabbia che provo mi guidasse,
allora
avresti ragione tu, sarebbe meglio non provare niente, e rifugiarsi
nei tuoi freddi ordini! Ma quello che provo per te non è
solo
rabbia, e non è solo compassione! È amicizia!
È affetto! Ed è...-.
Deglutì,
prendendosi un secondo per dire quell'ultima parola:- Ed è
amore!-.
-Io
ti amo, Lyon-sama!!!-.
...
Silenzio.
Lui
non rideva più.
“Io
ti amo, Lyon-sama!”.
“Perché...”.
“Perché
quella frase mi risuona in testa?”.
“Perché
di tutto il suo futile discorso, proprio questa
frase?”.
Ah,
ecco perché.
Perché
l'amore era la malattia più infida.
-Irrilevante...-.
Alzò
la mano e le fendette il ventre.
Si
guardò intorno, la cella era come l'aveva lasciata nove mesi
prima.
Piccola,
buia e sporca, com'era la sua occupante, avvolta in un nero mantello
da cui trasparivano ciocche bionde, per il resto nuda e tremante.
Non
sapeva che ci faceva lì, non sapeva perché aveva
smesso di guardare
Sayla e Mirajane venire pestate per andare a trovare quella persona.
Lei
era raggomitolata ai suoi piedi, e a parte le labbra che fremevano,
non si muoveva, forse nemmeno si era accorta di lui.
Meglio
così, si girò e si avviò verso la
porta.
-Na...tsu...-.
Sentirla
pronunciare il suo nome con quel soffio leggero fu come se la stanza
intera stesse collassando su di lui.
Si
fermò, ma non si voltò.
-Sei
tu, Natsu?-.
Non
le rispose.
Gli
era bastato sentirla parlare per capire che in tutto quell'anno non
era cambiata affatto.
Ancora
era aggrappata al lui di un tempo.
Lei
sorrise, lo capì dal fatto che ora la sua voce era
più rapida e
acuta.
-È
bello rivederti, Natsu.-.
Rivederlo?
Buffa scelta di parole, bastava uno sguardo per capire che non apriva
più gli occhi da mesi.
-Come...
stai, Natsu? Mangi abbastanza? Sei diventato... più alto?-.
Lui
rimase zitto, e lei rise.
-Sembro
tua madre, scusami. È solo che... sono felice che tu sia
qui...-.
Ora
stava lacrimando.
E.N.D.
sbuffò, proprio non era cambiata di una virgola.
-Non
riuscirò mai a capirti, Lucy Heartphilia.-.
Lucy
sorrise di nuovo, doveva piacerle quando la chiamava per nome.
-Noi
ci siamo sempre capiti, Natsu, non ricordi?-.
Fece
per ammonirla di non chiamarlo per nome, ma poi lasciò
perdere, con
lei era inutile.
Doveva
aver perso parte delle sue capacità mentali quando l'aveva
“uccisa”.
-Hey,
perché non porti qui anche Happy e gli altri la prossima
volta?
Vedrai, ci divertiremo, noi ci... ci...-.
Scoppiò
a piangere, e gli fece male, profondamente.
Più
che altro per il fastidio che gli dava quel suono.
Si
voltò e la prese per il collo, sollevandola da terra.
-Ohi,
piantala, mi fischiano le orecchie.-.
Lei
si zittì e lo “guardò” a
bocca aperta senza capire.
-Tsch!-.
La
mollò e lei ricadde seduta.
Alzò
un piede per darle un calcio ma, come temeva, non ci riuscì.
-Merda.
Non riesco ancora a colpirti. Speravo di riuscirci ora che sono
cambiato, invece...-.
-Cambiato?
No, che dici? Sei come ti ricordavo. I tuoi capelli rosa, come posso
dimenticarli?-.
I
capelli? Ridicolo, erano la cosa che era cambiata di più,
essendo
diventati rosso fuoco!
Ah,
ma che ci stava a fare lì???
-Ancora
non capisco perché finsi di ucciderti quella volta. Natsu
non sapeva
di poterti teletrasportare, e E.N.D. non ne aveva alcun motivo;
è
come se il questo corpo si fosse mosso da solo. E tutt'ora...-.
Mise
una mano sotto il suo mento, ma invece di strangolarla la
accarezzò
dolcemente.
-...non
posso ferirti, anche se ci provo. Tu sei il mio punto debole, quello
che mi lega ancora alla mia umanità. E alla mia debolezza.-.
Lucy
scosse la testa, stava piangendo di nuovo.
-Non
è debolezza... è forza... è la nostra
forza... è il legame che ci
unisce, Natsu... è il legame della nostra gilda...-.
Il
Cremisi, che più lei parlava più si sentiva
infuriato, a quella
parola scoppiò.
-Basta
con queste sciocchezze! Non esiste più nessuna gilda! In
questo
preciso momento io sto recidendo tutti i membri di Fairy Tail, tutti,
dal primo all'ultimo!!!-.
Ok,
non proprio tutti, la ragazza dai capelli bianchi (Elisarianna, o una
cosa simile) e il fesso di ferro voleva trasformarli in demoni per
farli ammazzare a vicenda, ma comunque la sostanza era quella.
Lucy
rimase senza parole, boccheggiando incredula, ed era così
voleva
vederla, a pezzi e disperata!
-No,
non posso crederci... Natsu, non faresti mai una cosa s-
Stavolta
riuscì a strozzarla, seppur per qualche secondo;
dopodiché la sua
mano si aprì in uno spasmo e lui indietreggiò
sconvolto.
Ma
si riprese subito.
-Invece
lo sto facendo, e proprio adesso mi sto godendo lo spettacolo! Stanno
tutti dando di matto, sai? Si stanno uccidendo tra loro!!!-.
Lucy
strisciò come un verme fino a lui, implorandolo: -No! Ferma
tutto
questo! Fermati finché sei in tempo!!!-.
-Fermarmi?
Ahahahahah! Questo è solo l'inizio!!!-.
-Non
è vero! I tuoi compagni! I tuoi amici! Loro sono la nostra
gilda!
Fairy Tail!-.
-Io
appartengo a Tartaros, anzi, agli Etherias! Non appartengo
più agli
umani, e non appartengo più a te! Anzi, anche se ora non ci
riesco,
presto riuscirò a distruggerti, e quel giorno ogni mia
debolezza
svanirà con te!!!-.
-Non
farlo! Non ucciderli! Farai del male te stesso in questo modo! Ne
soffrirai, ne soffrirai più di tutti! Ti prego, ti
scongiuro,
torniamo a casa! Torniamo a casa! Torniamo...-.
Ma
lui già non c'era più.
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Capitolo 21 *** Null Schwert ***
Meravigliosa
creatura
Sei sola al mondo
Meravigliosa paura
Di averti
accanto
Occhi di sole
Mi tremano le parole
Amo la vita
Meravigliosa
(Meravigliosa
Creatura-Gianna Nannini)
La
lama spezzata roteò in aria e si conficcò
vibrando al suolo.
Freed,
corazzato con l'Absolute Shadow, ansimò. Con una mano
tastava il
fianco sanguinante.
“È
diventata enormemente forte... quasi non la riconosco...”.
“Comunque.”.
TUNF
Kinana
crollò a terra, stringeva ancora l'elsa della katana
distrutta.
Il
ragazzo scrisse altre due volte la scrittura “Pain”
e la fece
gemere, poteva sembrare una mossa sadica ma almeno ora era certo di
averla sconfitta.
Avanzò
lentamente verso di lei, alzando la spada.
-Dichiarati
vinta e non ti colpirò ancora. Rialzati e sarò
spietato.-.
Kinana
borbottò qualcosa, a dirla tutta era sorpreso che fosse
ancora
cosciente.
-Ripeti
ad alta voce, per favore.-.
Kinana
strinse le dita tra la sabbia e rialzò il viso, puntandolo
come una
belva inferocita, mentre dalla sua bocca uscivano fiotti di terra.
-Ho
detto: “Dragon Force”.-.
All'improvviso
si sollevò una tempesta di sabbia, che lo costrinse a
proteggersi
gli occhi.
“L'ho
sottovalutata!”.
E
infatti, quando tornò a vederci, lei era in piedi,
circondata da
un'aura marroncina e con la pelle ricoperta di scaglie di drago.
Freed
le puntò contro la lama, gridando: -Yami no
Écriture...-.
-Bickslow
kick!!!-.
Kinana
finì faccia a terra, Freed fissò stranito l'amico
appena comparso.
-Hai
già finito con quell'altro?-.
La
risposta gli arrivò di corsa, nel senso che Bickslow corse
verso di
lui sghignazzando.
-Eheheh!
Sì, a questo proposito...-.
BOOM
Dietro
di lui atterrò il cavaliere di prima, ma i suoi capelli
erano
diventati biondi e le sue sclere mancavano delle pupille.
Brutto
segno.
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!!!-
Ruggì.
-Ma
che gli è successo?- Chiese a Bickslow caricando un colpo
con la
spada.
-Boh!
Io lo stavo colpendo con i miei cucciolotti quando è andato
in
berserk!-.
-Non
mi dire... ho capito, ci penso io- Bickslow lo superò e,
quando il
cavaliere gli fu addosso, lo colpì secco allo stomaco.
-Urgh!-
Volò all'indietro per qualche metro per poi cadere a peso
morto.
Freed
si voltò verso il compagno che aveva smesso di scappare:
-Ehi,
adesso aiutami con lei.-.
-Uh?
Dov'è finita?-.
Freed
sussultò, si voltò e vide che Kinana era
scomparsa.
-Oh
cav...-.
-UAGH!!!-.
Bickslow
gli volò addosso, seguito a ruota dalla Dragon Slayer che
gli
azzannò la spalla.
I
cocci della sua armatura volarono dappertutto, lui rotolò a
terra e
si rialzò a fatica.
“Che
forza incredibile...”.
-Kukuku!
Sorpreso, Freed-san? Questo è solo l'inizio-kina! Ruggito
del Drago
di Terra!-.
-Solid
Script: Shield!-.
Riuscì
a creare uno scudo, ma anche questo andò in frantumi.
-Davvero
notevole!- Si lanciò all'attacco, Kinana preparò
i pugni, ma si era
dimenticata dell'altro ragazzo.
-Andate,
babies!!!-.
Cinque
marionette gli schizzarono davanti e si avventarono su Kinana,
mandandola gambe all'aria.
-Ora
Freed!-.
Freed
annuì e saltò, intercettandola e colpendola.
-Solid
Script: Explosion!-.
BOOM
-URR!!!-
Kinana si schiantò a terra, lo stomaco bruciato, e Freed
atterrò di
fianco a Bickslow.
-Ghahahah!-
Rise quello con la lingua all'infuori.
-Li
abbiamo shishtemati, eh?-.
-Già.-
Annuì lui.
Poi
un forte tremore alle loro spalle li fece sobbalzare.
-KINANA-SAMA!!!-
Ruggì una voce cavernosa.
Quindi
il rumore cigolante di passi affrettati in avvicinamento, ed entrambi
capirono che il cavaliere li stava caricando.
Scuri
in volto, Freed alzò il pugno sinistro, Bickslow il destro.
-Ehi
bastardo...-.
-Ma
non hai capito...-.
Si
voltarono di scatto, sferrando due pugni sui pettorali corazzati del
Cambiato.
-CHE
È ORA DI ARRENDERSI???-.
L'attaccò
fu devastante, il cavaliere gridò e fu scaraventato
all'indietro,
andandosi a schiantare contro una parete e svenendo sul colpo.
I
segni dei due cazzotti ancora fumavano.
I
due si scrocchiarono le mani che sanguinavano copiosamente, facendo
però finta di nulla.
-Non
erano male, che dici?-.
-Shià,
ma nehheno niente di shpeshiale.-.
Poi
Freed ebbe un presentimento.
-Sopra
di noi!-.
I
due alzarono lo sguardo e videro che Kinana li sorvolava, la testa
tirata all'indietro.
-Ruggito
del...-.
Si
tuffarono di lato.
-DRAGO
DI TERRA!!!-.
L'impatto
fu accecante, Freed finì a terra, il lato sinistro del corpo
sembrava bruciare. Soprattutto la gamba era piegata in maniera
innaturale, e proprio sulla gamba atterrò Kinana, facendogli
vomitare l'anima.
Era
come se un carro armato stesse sostando sul suo piede.
-Dannazione!!!-.
CLICK
Kinana
gli puntò la pistola alla testa, nel suo occhio spalancato
campavano
euforia e sete di sangue.
-Dichiarati
vinto e ti colpirò ancora-kina. Rialzati e ti
colpirò lo stesso!-.
Soffocando
un gemito di dolore, Freed notò qualcosa sopra di loro.
-Dunque
è finita per me?- Sputò insieme a un fiotto di
sangue.
Come
risposta, lei allargò il sorriso diabolico.
E
Freed le sorrise a sua volta.
-Beh,
morirò sorridendo, ci sei cascata di nuovo.-.
Kinana
si accorse solo ora della granata che le stava piovendo in testa.
-MERDA!!!-.
Rapidi
come saette, due pupazzi di Bickslow gli si infilarono sotto le
braccia e lo trascinarono via, una vera gioia per la sua gamba.
Poi
l'esplosione, le due bambole si fermarono e rotolarono a terra, e lui
tra le fitte allucinanti si sforzò di alzare il viso per
vedere cosa
fosse successo a Kinana.
La
vide barcollare, ansimante, piena di ferite e con un braccio a
penzoloni, verso il Cambiato, prenderlo per sotto l'ascella e
allontanarsi zoppicando, poi nero.
Come
facesse a stare in piedi, non lo sapeva neanche lei.
Di
certo sapeva che un dolore così non l'aveva mai provato.
Stava
perdendo, non c'erano dubbi, era riuscita appena a scalfirlo.
Ma
non si sarebbe arresa, no! Gli avrebbe mostrato che il coraggio non
le mancava, che non sarebbe caduta nella disperazione come diceva
lui!
Dentro
di sé, però, fosse non vedeva vie d'uscita.
“Se
solo riuscissi... a trovare un punto debole...”.
Lui
si mosse lentamente verso di lei, alzando l'indice.
-Non
crucciarti ancora... Se può farti stare meglio, hai
combattuto
bene... Non avevi speranze fin dall'inizio...-.
Non
aveva... speranze? No, la speranza non le mancava, non le sarebbe mai
mancata! Finché avesse avuto un'anima in corpo, avrebbe
continuato a
sperare... e sperare... e sperare ancora... che tutto si sarebbe
risolto per il meglio... che avrebbe vinto, che avrebbe rivisto
Gray-sama, che sarebbe riuscita a riportare Lyon alla
normalità....
Che
sarebbe finito tutto.
Nemmeno
quel dolore le avrebbe portato via la fede.
-NON
MI ARRENDO! TI COLPIRÒ FINO A SCONFIGGERTI!!! SIERRA!!!-.
Il
suo corpo iniziò a bollire, e forse questo lo
intimorì perché
bloccò l'attacco.
Ma
le sue parole dissero altro.
-Come
prevedevo, non ragioni più.-.
Ma
che stava dicendo, lei era...ah...ah...ARGH!!! Cos'era quello
spasmo??? Perché sentiva il corpo andare in pezzi???
“Il
ghiaccio! Juvia ha assorbito il suo ghiaccio, e ora sta diventando
calda da una temperatura sottozero! Il corpo di Juvia non
può
reggere...”.
“Un
momento. E il suo?”.
“Lyon-sama
può assorbire l'acqua di Juvia, ma... ma prima deve farla
diventare
ghiaccio! E se lei variasse la temperatura della sua acqua di
continuo, forse lui non ci riuscirà!”.
Non
aveva altra scelta, doveva affidarsi a quell'ultima, fievole
speranza, doveva riuscire a passare da freddo a caldo e viceversa
ogni secondo.
Eppure
anche solo allora il suo corpo sembrava esplodere, come ci sarebbe
riuscita? No, non importava come, non importava a che prezzo, lei
doveva farcela!
-Water
Rush!!!-.
Trasformatasi
in acqua si gettò contro Lyon, che inizialmente non parve
capire le
sue intenzioni.
Ogni
fibra, ogni molecola del suo corpo la pregava di smettere, ma lei
continuò a scaldarsi, a gelarsi e a correre, sputando sangue
a ogni
passo guadagnato.
“Juvia
non si arrende! Juvia non si arrende!!! JUVIA NON SI
ARRENDERÀ
MAI!!!”.
Quando
gli fu vicino, e lui poté vedere il vapore e il ghiaccio che
uscivano insieme dalla raffica, capì di trovarsi in
pericolo. La sua
unica soluzione fu diventare gassoso.
-Oh,
no, tu non scapperai così da Juvia!!!-.
Se
può farlo lui posso anch'io, era a questo che aveva pensato
per
tutta la battaglia; e ora che il suo corpo bruciava e ghiacciava, ora
che era riuscita a metterlo sulla difensiva, ora che persino lo
spasmo era poco più che solletico, non riusciva a pensare ad
altro.
Ed
evaporò anche lei.
Proprio
come prima si sentiva leggera come non mai, ma anche instabile,
faticava a rimanere intera.
-I
miei complimenti per essere arrivata fino a qui...-
Sibilò la
voce del ragazzo.
-Forse,
con un altro po' di esperienza, saresti riuscita anche a ferirmi
seriamente. Ma ora facciamola finita...-.
Percepì
il suo corpo venire invaso da un altro vapore, più freddo e
cattivo,
che tentava di disperderla.
Il
controllo di Lyon sotto quella forma era decisamente superiore al
suo, ma l'eccitazione le impediva di provare la minima paura;
eccitazione, come descriverlo altrimenti, ce l'aveva praticamente in
pugno, ogni altra cosa non contava, nemmeno la sua stessa vita, solo
vincere!!!
Questo
prima di quello.
Senza
neanche volerlo tornò in forma solida, divorando ossigeno, e
si
strappò via il colbacco un secondo prima che svanisse del
tutto.
Cosa
era stato? Quel brivido non era... non era nemmeno paragonabile alla
paura o al freddo! Era molto, molto più destabilizzante, e
molto più
letale!
-Anf...
per poco...-.
Anche
Lyon era tornato concreto... no, non era del tutto vero: era
circondato da vapore, come se fosse appena uscito da una sauna, e
sembrava anzi essere composto più da quello che da materia
solida; i
suoi addominali scolpiti, le sue braccia muscolose, i suoi occhi
verdi, i suoi capelli grigi, erano tutti circondati da quella
nebbiolina che lo rendeva grande e fragile allo stesso tempo, come lo
spettro di un titano.
Soprattutto,
la spada che aveva in mano emanava vapore bianchissimo, e
più di
tutto il resto sembrava esserne composta.
-Questa
spada è il mio asso nella manica... Null Schwert, Spada
Zero...-.
“Spada
Zero? Suona... freddo...”.
-Tu
sai cos'è lo Zero Assoluto, Juvia? È la
temperatura che
teoricamente annulla il volume di un corpo, le cui particelle
diventano talmente vicine da non occupare spazio. Capisci che una
simile condizione è irraggiungibile... se non con le
Maledizioni.-.
Juvia
indietreggiò, possibile che quella spada...
-Vedo
che hai capito... la punta della mia lama raggiunge quella
temperatura... e cosa pensi succederebbe se ti ferissi con essa?-.
Svanì
nell'aria, e Juvia si paralizzò sul posto, incapace di
scappare o
anche solo di muoversi, la paura l'aveva travolta come una valanga.
Una
cosa del genere... come, come poteva affrontarla???
-Già,
spariresti nel nulla...-.
Riapparve
davanti a lei, con la spada già sguainata e diretta al suo
cuore.
Il
suo cuore?
Il
suo cuore
sarebbe sparito?
E
lei
sarebbe
sparita?
Non
sarebbe
rimasto
nulla
nemmeno su cui piangere?
No
No
vi
prego
questo no
Morire
così
è troppo
spaventoso
Morire
così
è troppo
spaventoso
“Juvia
ci ha provato, Gray-sama. Telo giuro, non volevo che finisse
così.”.
“La
prego... dì tu agli altri... che a Juvia
dispiace...”.
“E
dì anche... che si scusa profondamente...”.
“PER
ESSERSI DIMENTICATA COSA VUOL DIRE FAR PARTE DI FAIRY
TAIL!!!”.
Le
sue mani si chiusero sulla lama della spada, non sulla punta ma
più
in basso, strisciando sul suo filo fino ad arrivare all'elsa e a
bloccarla.
-Ah...-.
Juvia
si rimise dritta, allontanando a mano a mano la punta da lei.
-Se
hai detto che la punta è letale, vuol dire che il resto non
lo è,
giusto???-.
CRACK
Le
sue dita si congelarono e saltarono; lei ne ricreò di nuove,
ma
l'impatto psicologico era stato forte.
-Anf...
forse non è allo zero assoluto, ma non vuol dire che non sia
letale...-.
Juvia
strinse i denti, poi sorrise.
-Però
ora non puoi schivare il colpo di Juvia!-.
E
gli sferrò una testata dritta alla fronte, facendolo gemere.
-Water
Cane!-.
Trasformò
le braccia in fruste d'acqua e lo tempestò di colpi.
-Urgh!-.
Lyon
indietreggiò stordito, e Juvia intensificò gli
attacchi.
“Non
posso morire! Non qui! Non in questo modo!”.
“In
questo momento gli amici di Juvia stanno combattendo strenuamente,
lei non può essere da meno!!!”.
Lyon
unì le mani: -Ice Make: Eagle!-.
-Water
Slicer!-.
I
due attacchi si scontrarono a mezz'aria, annullandosi a vicenda, ma
la distrassero abbastanza da perdere di vista il ragazzo.
Alzò
lo sguardo e vide che stava calando su di lei, brandendo due spade.
Si
scansò ed evitò ripetutamente i suoi stocchi
fatali, ma ogni volta
si facevano più rapidi e più imparabili,
finché uno non le tagliò
una ciocca di capelli.
-Acc...
Wave!-.
Due
onde si schiantarono su Lyon, permettendo a Juvia di distanziarsi.
Vide
con orrore che i suoi capelli si stavano accorciando, e si
tagliò la
ciocca prima che raggiungessero il cranio.
-Übel
Eis:
Sturm!-.
Un
vento
gelido
le congelò le gambe, bloccandole mano a mano il resto del
corpo.
Lyon
si attaccò alla sua schiena, puntandole le spade incrociate
alla
gola.
-Come
avrai intuito, Übel
Eis
è una magia espansiva... mi basta un taglio per...-.
SWISH
Juvia
evaporò, lasciandolo a bocca asciutta.
-Juvia
ha capito il tuo punto debole! Lyon-sama, tu parli troppo!-.
Fece
per tornare solida, ma lui la raggiunse e glielo impedì.
-Allora
sarà l'ultima voce che sentirai...-.
Lottarono
sotto quelle sembianze, poi divennero liquidi, poi solidi e poi
ancora gassosi, e così via, senza riuscire a mettere segno
il colpo
decisivo.
Erano
in stallo, Juvia lo sapeva; il problema era che anche Lyon l'aveva
capito, e non gli piacque. Si
condensò in acqua e la circondò mentre era ancora
aerea.
“Che
cosa vuole... oh no!”.
Lo
sentì solidificarsi mentre era ancora dentro di lui, e ben
presto
non riuscì più a muoversi, né a vedere
niente, né a sentire
niente.
Era
in trappola.
Minerva
rinvenne da un sogno davvero bizzarro, uno di quelli che ti fanno
vergognare al solo ripensarlo. Il peggio è che non aveva
idea di
quale fosse, o forse era una fortuna?
Si
guardò intorno, cercando di ricordare cosa fosse successo.
-Quella
ragazzina!- Esclamò: -Non posso credere che sia
così avventata! Non
le ho insegnato niente?-.
Vide
dei bagliori rossi e neri alzarsi al cielo dietro alcuni edifici, lo
scontro doveva
svolgersi
lì.
Sì,
ma con chi? Non sembrava la ragazza di prima, quelle fiamme nere non
erano sue.
Decise
di accorrere per andare a vedere, ma udì da qualche parte
una voce
familiare sbraitare.
-Accidenti!
Come
ha osato quella sottospecie di divinità minore-nya???-.
Davanti
a lei emerse la ragazza-gatto di prima, con la testa bruscamente
piegata di lato e il collo rotto.
-Ehi!
S-Stai bene?-.
-Nyah?-
Con un sonoro scrocchio si rimise il capo a posto, allora
si rivolse a lei, sgranando
gli occhi felini in un gran stupore:
-Ma
tu sei quella
donna!-.
Lei
aveva osservato tutto il suo scontro con Ginger, conosceva bene le
sue mosse, il suo stile e la sua psicologia, non poteva perdere;
però
aveva come la sensazione di averla già incontrata prima, di
aver già
visto la sua magia.
E
infatti lei l'aveva riconosciuta.
-Tu
sei... lei!
Quella... quella dei Grandi Giochi della Magia!-.
Tutto
le fu chiaro come la luce del sole.
-La
ragazza di Mermaid Heel... l'ultima sfida dei giochi... eri tu!-.
La
pelle della Cambiata si riempì di strisce tigrate, i suoi
denti e le
sue unghie si allungarono e il suo viso si deformò come
quello di
una tigre infuriata.
“È
in grado di mutare forma... no, più importante, possibile
che sia
proprio lei quella ragazza...”.
-Preparati!-
Soffiò
lei, con una voce che era più bestiale che umana: -Te
la farò pagare per tutto quello che mi hai fatto!!!-
.
Minerva
ansimò, sentiva il respiro mancarle in gola mentre ai
ricordi si
sostituiva l'oppressione della colpa.
-Io...
io non...-.
Urlando
come una belva la ragazza le si avventò contro, i
suoi artigli lacerarono le carni della sue spalle, da cui schizzarono
gocce di sangue scuro.
Minerva
cadde all'indietro, ma la ragazza la afferrò per le braccia
e la
risollevò di peso, in modo da poterle mordere il collo con i
suoi
canini, e li sentì scavare nella sua gola, perforare l'aorta
e
sfiorare le ossa. Un umano sarebbe morto, ma non una Cambiata come
lei.
No,
lei doveva soffrire di più.
E
così fu.
La
ragazza continuò a scorticarla, portandosi via pelle, ossa e
sangue,
recidendo con precisione chirurgica le parti più sensibili
del suo
corpo, c'era
della logica nella sua furia.
La
tagliò, e tagliò, e tagliò,
aggiungendo a un dolore lancinante uno
insuperabile e poi uno più atroce ancora.
Ma
più strazianti erano le sue parole.
-Tutto
quello che mi hai fatto provare-nyah!!!
Tutte quelle torture!!! Le mie grida!!! Le mie lacrime!!! Non erano
abbastanza-nya???
Ti imploravo di fermarti e tu mi colpivi con più forza!!!-.
In
confronto al rimorso che provava quelle ferite erano poco
più di un
solletico, non erano certo quelle a farla piangere.
“Mi
dispiace! Mi dispiace! Restituiscimi due, tre, cento volte tutto
quello che hai sofferto quel giorno!”.
-Io
urlavo! Non ne potevo più! Volevo morire! E tu ridevi!!!-.
“Non
bastano, non bastano, lo so! Non basterebbero mai a farmi
perdonare!”.
-Tu
ridevi!!!-.
“Mi
dispiace!”.
-PROPRIO
COME FACCIO IO ORA!!! AHAHAHAHAHAHAHAAHAHAH!!!-.
Minerva
sgranò gli occhi.
“Cosa?”.
-Grazie,
grazie di tutto quello-nya!
Mi hai insegnato cosa vuol dire far soffrire gli altri, mi hai
insegnato cosa sia l'oscurità!-.
“No...”.
-Mi
hai salvata durante il Cambiamento!-.
“No!”.
-Mi
hai donato questo potere-nya!!!-.
“NO!!!”.
-E
ORA LO USERÒ SU DI TE!!!-.
Alzò
di nuovo il braccio, e stavolta Minerva percepì la sua aura
omicida.
Ma
le bloccò il polso come se nulla fosse.
Millianna,
ora ricordava il suo nome, proprio ora che non le apparteneva
più,
smise di ridere.
-Quello
che ti ho fatto...- Rantolò, ricacciando l'acido nello
stomaco.
-Quello
che ti ho fatto quel giorno è un peccato orribile... io
merito di
essere colpita per ore da te... con ancora più forza di
adesso...-.
-Però
non posso... perché se lo facessi non potrei aiutare i miei
compagni... e commetterei un delitto ancora peggiore...-.
Millianna
mugugnò, gridò, ruggì, ma lei non la
lasciò, anzi la strinse più
forte come se le volesse strangolare la mano.
-Ma
prima di tutto... perché non posso accettare... che il mio
peccato
ti influenzi in questo modo!!!- Alzò il viso,
batté la fronte sulla
sua e la puntò con due occhi infuocati.
-E
che tu abbandoni per colpa mia la via della luce!!!-.
Lyon
fu attraversato da alcuni scossoni prima di riuscire a rimettersi
dritto.
-Ah...-.
Juvia
era imprigionata dentro di lui, e non sarebbe potuta uscirne. Gli
sarebbe bastato tornare alla gilda ed eliminarla definitivamente nel
laboratorio.
Senonché
un forte dolore alla pancia lo fece ricredere.
-Che
sia...-.
La
sua pelle esplose e ne uscì il braccio destro di Juvia, che
si agitò
come per cercare un appiglio.
Si
stava liberando, davvero imprevedibile, ma d'altronde era la prima
volta che tentava una cosa simile.
Poco
male.
Brandì
la Null Schwert, pronto a trapassarla non appena fosse sbucata anche
la testa.
“Non
hai scampo, Juvia... non puoi che morire... in un modo atroce...”.
All'improvviso
il braccio smise di divincolarsi e penzolò inerme dal suo
stomaco.
Lyon
rimase in attesa, non capendo cosa stesse facendo. E poi... il
braccio monco cadde a terra.
Un
groppo gli salì per tutto l'esofago fino ad arrivargli in
bocca,
crescendo sempre di più fino a prorompere di getto.
Scheisse
La sua mascella esplose in una miriade di
frammenti, e dalla sua bocca deforme uscì un torrente
d'acqua che si riversò sul terreno.
Lyon rimase con la testa rizzata in alto per il
contraccolpo, incapace di muoversi perché ogni suo muscolo
era andato a pezzi.
Abbassando all'estremo le pupille,
riuscì a vedere Juvia.
La ragazza aveva ripreso la sua forma
originaria, respirava a fatica e si teneva una spalla, ma era ancora in
piedi.
-Juvia non... non poteva arrendersi... e non
l'ha fatto! I suoi sentimenti l'hanno mossa fino alla fine!-.
Se il suo volto paralizzato avesse potuto
esprimere qualche sensazione... sarebbe stata noia.
Noia per le sue parole, noia per la sua
ostinazione.
-Lei ora ti riporterà a ca...-.
E noia per la tua stupidità
Juvia abbassò gli occhi, l'ombra del
sorriso congelata sul suo volto.
La Schwert la trapassava da parte a parte
all'altezza dello stomaco.
-Ah... a-ah...-
Boccheggiò.
Fece un passo indietro e la spada si
sfilò, cadendo ed evaporando.
Lyon rilassò il braccio
faticosamente alzato, che oscillò un poco prima di fermarsi.
“Anf... come avevo detto... non avevi
speranze...”.
Il suo ventre iniziò a sparire, e
con lui le gambe e il petto.
-N-No...- Sussurrò Juvia.
-Juvia non può... Juvia non vuole
sparire... Juvia non...-.
“Rassegnati,
nemmeno io potrei ritirare la maledizione.”.
“Ah,
è inutile che tu provi a scaldarti, non esiste temperatura
che possa salvarti.”.
“Oh,
anche evaporare non serve a nulla... Solido, liquido o gas, lo Zero
distrugge tutto...”.
“Ormai
le tue gambe sono sparite, e anche le tue braccia... cosa fai, piangi?
Bizzarro, anche le tue lacrime spariscono...”.
“Cosa,
i tuoi amici? Non sarò io a ucciderli, se può
consolarti... Vorresti rivederli? Non li rivedrai mai più...”.
“Non
hai più un cuore, eppure tue lacrime non si fermano... ecco
cosa ti hanno portato i sentimenti, la tua forza... se almeno non li
provassi, non avresti tutta questa paura, e tutto
questo rammarico...”.
“La
tua fine è... meravigliosa, direi... svanirai nel nulla...
non finirai putrefatta nella terra... sarai per sempre meravigliosa nei
miei...
oh... i tuoi sentimenti hanno vinto su di me...”.
“Ah,
sto affondando... il portale si è aperto... e noi due non ci
rivedremo più, Juvia Loxar...”.
Le sue ultime parole gli arrivarono quando era
immerso fino al collo.
-G-Gray-sa-sama... a-aiu-uta Ju-uvia...-.
Il suo viso stava sparendo,
persino la sua bocca se n'era andata, era rimasto un solo occhio ma la
sentiva ancora dire quel nome.
Gray-sama
Gray-sama
Gray-sa
…
“Addio,
Juvia.”.
“Per
quello che vale, ti
amavo anch'io.”.
I loro respiri si mischiavano, sia per la loro
vicinanza, sia per la loro pesantezza.
Millianna la spiò da un occhio
semichiuso, chiedendole perché la risparmiava.
Perché non la uccideva.
Perché non fermava il suo dolore.
Minerva, china su di lei, non le rispose.
Le sue lacrime caddero sulle sue palpebre, e
poi scesero a terra, mescolate anch'esse alle sue.
Già sapeva tutto, non aveva bisogno
di parole.
Già sapeva cosa voleva dire
diventare un demone, e quale dolore dover sopportare costantemente.
Già sapeva che una ragazza come lei
non poteva sopportarlo senza perdere il senno.
Già sapeva che, d'ora in poi, si
sarebbe presa cura di lei.
E lo capì anche Millianna,
perché si addormentò tra le sue braccia.
Minerva le accarezzò la guancia con
la punta delle dita.
“Povera ragazza. Riposati ora.”.
Ora però doveva pensare all'altra
sua ragazza.
Quello che più la preoccupava era
che il suo scontro con il misterioso avversario sembrava essere
improvvisamente finito.
“Spero che abbia vinto lei!” Si
augurò mentre accorreva.
Ma, superati gli edifici, le sue peggiori
previsioni si avverarono.
Un ragazzo dai lunghi capelli biondi le premeva
il piede sulla nuca, e lei, immersa in un lago di sangue, non si
muoveva.
-Ginger!- La chiamò: -Ginger!!!-.
A risponderle fu il Cambiato.
-Keheheheh!
Tu chi saresti, sua madre? Beh, sappi che questa micetta era poco
più forte di una caccola!-.
-Non
osare dire una cosa simile su di lei!-.
Si
trattenne a fatica dall'attaccarlo come una pazza; con quelle ferite
non poteva permettersi di commettere simili sciocchezze, e anche lui
era poco più di un ragazzo. Voleva aiutare anche lui,
nonostante il suo istinto le dicesse di polverizzarlo.
-Beh,
che c'è, non ti fai avanti? Sei una vigliacca come tua
figlia forse?-.
Le
sue dita iniziarono a bruciare, ma di un fuoco nero, malvagio.
Voleva
istigarla per poi colpirla, era chiaro, era allenata per questo; eppure
riusciva a contenersi a fatica.
Quella
posa spavalda, quel ghigno superbo, quella risata strafottente, la
facevano infuriare, e quelle gambe aperte le urlavano di dargli un
calcio alle...
-Allora
comincerò io!-.
Dalle
sue dita saettò un lampo nero che le ustionò la
spalla.
-Urgh!-.
“Che stupida!” Pensò
tamponandosi la ferita.
“Normalmente l'avrei evitato senza problemi, e
invece ho abbassato la guardia!”.
Creò
una sfera magica nel palmo della mano, preparandosi a scagliargliela
contro.
-Keheheheh!
Non mi sfiorerai nemmeno! Scommetto che sei persino più
debole di lei, troietta!-.
Lei
ne creò una seconda sull'altra mano, ma poi vide con stupore
che Ginger si era rialzata.
-Ohi,
bastardo...-.
Era
piena di ferite, tanto che il sangue le incollava i capelli sugli
occhi, e le sue ginocchia tremavano per sorreggere il suo peso.
Ciononostante
faceva paura solo guardarla.
Mise
una mano sulla spalla del ragazzo, che iniziò a fumare; lui,
però, non abbandonò la sua espressione
compiaciuta, si limitò a rivolgergliela direttamente.
-Keh! Sei ancora viva?-.
-Tu
non devi azzardarti... per nessun motivo... a parlare in questo modo...
o a trattare in questo modo... la mia maestra... davanti a me... hai
capito-dechi?-.
I
suoi occhi brillarono rossi sotto la sua frangia, e affondò
le dita fino a farlo sanguinare.
E
quello ancora rideva.
-Perché? Sennò che fai?-.
Lei
lo ignorò totalmente, e anzi si rivolse a Minerva, che era
rimasta immobile.
-La
maledizione di questo qui è stronza... ti fa perdere il
controllo delle tue emozioni... su una come me non cambia molto...
perciò non serve che si sporchi le mani per uno come
lui-dechi...-.
“Perdere il controllo delle emozioni... ecco
perché mi sentivo così arrabbiata!”.
Il
biondo scoppiò a ridere: -Keheheheh!
Sporcarsi le mani? Semmai potrebbe toccare qualcosa di meraviglioso!!!-.
Si
girò spazzando un calcio laterale, che Ginger
schivò con un salto.
In
aria, Ginger mise le dita in una strana posizione, contorta ma elegante.
-Gato
Diablo:
Ala
Azul!-.
Il
suo graffiò calò rapido come un'aquila,
lasciandosi dietro una striscia azzurra, e squarciò il petto
del biondo.
Schegge
di sangue congelato volarono in aria, mentre il Cambiato indietreggiava
ferito.
Ginger
alzò di nuovo la mano, muovendo ancora le dita ma stavolta
tracciando una traiettoria rossa.
-Gato
Diablo: Cola
Roja!-.
Stavolta
però il nemico non sembrò accusare il colpo,
anzi, lo incassò mangiandolo.
Un
momento... mangiava il fuoco! Era un Dragon Slayer???
-Keheheheh!- Rise il ragazzo
allontanandosi da lei.
-Hai
dimenticato chi sono??? Io sono Zancrow, il God Slayer del Fuoco! Il
motivo per cui la mia Maledizione, Raiva, non c'entra nulla con la
mia magia, è perché quella è potente da sola!!!-.
Ginger
però non l'ascoltava, era talmente furiosa che l'aria
attorno a lei bolliva, la sua stessa immagine era traslucida, le dava
un che di soprannaturale.
Stava
cadendo nella Raiva? Oppure era arrabbiata come sempre?
-Merda!!!- Soffiò a denti
stretti.
-Io, la regina del
ghiaccio e del fuoco, ho il controllo assoluto delle mie fiamme!!!-.
Tirò
indietro un pugno che iniziò a caricarsi di vampate fino a
diventare brillante come una meteora.
-Fermati!
Non funziona contro di lui!- Le gridò, inutilmente,
perché Ginger lo sferrò con tutta la furia che
aveva.
-Demonio Rojo!!!-.
Zancrow
aprì la bocca, in attesa del cibo.
“No!
Così farai solo il suo gioco!”.
GRIN
Minerva
sussultò.
“Sta
sorridendo?”.
-Ángel Azul!-.
Improvvisamente
la fiammata cambiò di colore, e Zancrow iniziò a
urlare e a sputare ghiaccio.
-Puah! Che schifo!-.
-Ahahahahahahahah!!!-.
Ginger
alzò i pugni, uno infiammandolo e l'altro congelandolo.
-Ho il controllo delle
fiamme-dechi! Nel senso che posso gelarle quando voglio-dechi!-.
Zancrow
si teneva la faccia tra le mani, non vedeva la sua espressione ma era
palesemente furibondo.
-Mi hai ingannato! Non la
passerai liscia, gattina! Kagutsuchi!-.
Una
gigantesca palla infuocata circondò Zancrow che si diresse
sbraitando contro Ginger, la quale rispose creando tra le mani una
sfera metà rossa e metà azzurra, incredibilmente
amalgamate tra loro.
“Stupendo...
non ho mai visto niente del genere...”.
-Riuscirai
a mangiare solo il fuoco-dechi? Oppure ti farai colpire in
pieno-dechi???-.
-Gato
Diablo:
Lucifer!-.
Un
vortice accecante travolse il ragazzo e Minerva si dovette coprire gli
occhi.
“Come
ha imparato quell'attacco? Non sarà che voleva usarlo contro
di me?”.
-Ahahah!
Ingozzati e crepa, dio di un bel
niente!-.
Poi
un ultimo lampo e finalmente poté guardare di nuovo.
“Ugh!
Ce l'ha fatta!”.
Alla
fine di un lungo solco, infatti, Zancrow giaceva esanime, mentre
dall'altra parte Ginger se la rideva sguaiatamente, incurante del
sangue che spillava.
-Dechi-dechi!!!
È questo il massimo che hai da offrire? Hai visto, sensei?
L'ho ucciso di brutto-dechi! Sono stata brava-dechi!-.
Minerva
annuì un poco, ancora scossa, ma un'altra risata malefica la
fece gelare.
“Non
può essere!”.
E
invece era così: Zancrow si era rialzato e rideva, come se
invece di essere stato colpito si fosse ristorato del tutto, eppure
nemmeno lei sarebbe uscita illesa da un attacco del genere!
Persino
la rabbia di Ginger vacillava davanti al suo ghigno spudorato.
-Ehi!
Perché non sei morto-dechi?-.
L'altro
si indicò la bocca con un dito.
-Keheheheh!
Perché il tuo attacco l'ho ingoiato!-.
Ginger
boccheggiò incredula, poi scosse la testa.
-No,
non esiste! Lucifer mischia le fiamme al ghiaccio a livello molecolare,
non puoi essere riuscito a mangiare solo il fuoco-dechi!-.
-E
chi ha mai detto di aver mangiato solo il fuoco? Io l'ho divorato tutto
quanto!-.
-Non
è vero!-.
Ginger
e Zancrow la guardarono, una confusa e l'altro arrogante, mentre lei
riprendeva a parlare.
-Se
sei uno Slayer del fuoco puoi nutrirti solo di esso! È un
vincolo che non si può superare!-.
Zancrow
esplose dalle risate.
-Beh,
io l'ho fatto! E sai perché? PERCHÉ SONO FORTE!!!-.
Un'aura
azzurrina lo avvolse, sollevando attorno a sé folate gelide
di vento.
-MODALITÀ
DIO DI FUOCO E GHIACCIO!!!-.
A
quelle parole Minerva capì.
Usò
la sua magia per spostare Ginger di fianco a sé, appena in
tempo per schivare una palla infuocata lanciata dal biondo.
-Uh?
Ehi, potevo pararla
quella-dechi! Che ti è preso???-.
Minerva
la strattonò per il braccio: -Ascoltami, mi sono sbagliata
prima.-.
-Cosa?-.
-Non
è vero che gli Slayer mangiano solo il loro elemento,
possono anche mangiarne altri e prendere in prestito i loro poteri,
anche se dopo stanno male. Pensavo potessero solo con elementi affini,
ma questo ragazzo è riuscito a combinarne due di opposti: in
pratica ora controlla sia fuoco che ghiaccio, non è
più un avversario che puoi gestire!-.
-Questo
lo dici tu, sensei! Posso sconfiggerlo senza problemi, anch'io mescolo
i due elementi come voglio-dechi!-.
-No,
non hai capito! Devi ritirarti! Tutti i tuoi attacchi sono inutili
ade...-.
Al
posto delle parole uscì saliva, mentre si inginocchiava
sotto il pugno allo stomaco della Cambiata.
-Ascoltami
bene, Minerva.-.
Minerva
alzò lo sguardo, ritrovandosi a fissare quello furioso di
Ginger.
-Interrompimi
ancora e ti spacco quel bel visino da Geisha che ti ritrovi, chiaro? Il
mio scontro è mio-dechi, è
solo mio,
mi hai capita?-.
Non
l'aveva mai vista così arrabbiata, nemmeno tutte le volte
che l'aveva sconfitta nella settimana precedente.
-C...chiaro...-
Balbettò.
-Bene.-
Ginger si voltò, volgendosi verso Zancrow che stava
preparando una sfera gigantesca sopra di sé.
-...ma
ti prego... stai attenta...-.
-Attenta?
A cosa-dechi? Si crede pure forte, ma in realtà non... urgh!-.
Si
piegò in avanti e vomitò un fiotto di sangue.
-Ginger,
cosa... oh mio dio...-.
Solo
allora Minerva vide il buco che trapassava l'addome della ragazza.
-Non
fa nemmeno male-dechi... e dovrebbe essere un colpo fatale, ma per
favore!- Prima che potesse fermarla, e di certo l'avrebbe
fatto, si gettò all'attacco, schivando con un salto la sfera
nera.
Che
quindi si diresse verso di lei.
Il
tempo di teletrasportarsi ed era partito il corpo a corpo, in una
sinfonia di esplosioni, di pugni e di morsi.
-Ti
colpirò fino a massacrarti di botte-dechi!!!-.
-Keheheheh! Ti farò arrosto
gattina!!!-.
La
tattica di entrambi era la stessa, menar botte a raffica, provare e
riprovare fino a dare il colpo decisivo, a parità di magia
solo la volontà più forte avrebbe vinto.
-I tuoi attacchi me li mangio e li risputo!-.
-Questo
solo se riuscirai a ingoiarli!-.
Erano
ormai pieni di ustioni e lacerazioni, eppure non davano cenno di
fermarsi, erano ammirevoli solo per la loro tenacia, ma era la loro
energia ad essere stupefacente.
“Devo
intervenire... no, non me lo perdonerebbe! Ma se non dovesse farcela
io...”.
Anche
se era stata con lei pochi giorni le si era affezionata, sotto quella
scorza aspra aveva visto la sua paura, il suo dolore, il suo
smarrimento nel trovarsi all'improvviso in un corpo nuovo, diverso,
mostruoso.
Gliel'aveva
raccontato il terzo giorno, di come la sua gilda fosse stata distrutta,
di come lei stessa fosse stata uccisa e di come l'avessero riportata in
vita trasformata in un ibrido orrendo, e di come avrebbe preferito
rimanere morta piuttosto che vivere in quel modo.
Eppure
vederla impegnarsi ogni secondo, sentirla parlare così
tristemente e percepirla piangere abbracciata al suo seno, la rendevano
più umana di chiunque altro e più meravigliosa di
qualsiasi altra donna, e già le voleva bene come a una
figlia... ehm, sorella minore.
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Continuavano
a massacrarsi a vicenda, eppure nessuno dei due cedeva; ma le ferite
della ragazza erano troppo profonde, non avrebbe retto per molto.
“Devo
fare qualcosa! Non m'importa come, devo aiutarla!”.
Le
sue mani si mossero da sole, fecero da imbuto alla bocca e poi
urlò: -Coraggio, Ginger!!! Ce la puoi fare, io credo in
te!!!-.
Per
quanto poco era quello che le era concesso di fare; e bastò,
perché Ginger, tirando un pugno più focoso degli
altri, gridò: -SÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!!-.
E
poi BOOM, il colpo in pieno viso fece tremare l'aria.
No,
non avrebbe funzionato, lui stava incassando il pugno con la bocca!
Però
Ginger l'aveva previsto, e d'un tratto le fiamme si dissiparono tutte
meno quelle sul gomito, che si accesero come due propulsori.
Minerva
poté giurare di vedere il volto di Zancrow contorcersi per
lo stupore, un attimo prima di essere proiettato in aria e sparire
lontano nel cielo.
Minerva
era incredula.
-Ce
l'hai... ce l'hai fatta! Hai vinto, Ginger!-.
La
donna raggiunse in fretta la Cambiata, che si era immobilizzata con il
pugno teso in avanti e i denti serrati.
-Ginger!
L'hai sconfitto! Nemmeno io ci sarei riuscita!-.
Beh,
sì, faceva per dire.
-Anf,
anf... eheheh... eheheh! Dechi-dechi-dechi!!!- Ginger esplose
in una sonora risata, a cui si mischiavano saliva e sangue, tanto che
Minerva ebbe paura che potesse collassare.
-Chi
è forte-dechi??? Eh??? Sono io forte! Sono la regina del
ghiaccio e del fuoco-dechi!!!-.
-Sì,
sì, sei fortissima, ma ora calmati, hai bisogno di cure!-.
-Ahahah!
Sono proprio forte-dechi! Sono... cof!- Sputò un
grumo vermiglio e si accasciò, Minerva la sorresse a fatica.
-Ehi!
Ginger!!!-.
Tutta
la sua euforia era svanita in un baleno, lasciando posto a una smorfia
di dolore.
-Mi
sono sbagliata anch'io-dechi... fa male davvero... argh!- Si
strinse una mano al cuore, sopra al buco nello stomaco che grondava
come una cascata.
La
paura l'aveva spiazzata totalmente.
-Resisti!
Ti porto al sicuro subito!-.
Fece
per teletrasportarsi, ma Ginger la fermò con una mano.
-Minerva-sensei,
aspetti...-.
-Sì,
sei stata brava, ma ora non parlare!-.
-Sensei...
io ti... ringrazio di tutto-dechi...-.
Con
orrore, Minerva vide che le punte delle sue mani e dei piedi iniziavano
a bruciare.
-No...
no! Ginger!-.
-Grazie
che... anche se sono un mostro... mi hai voluto bene-dechi...-.
-Cosa,
cosa stai dicendo? Non sei un mostro! Tu sei bellissima, hai capito?
Sei fantastica, sei meravigliosa, sei... sei...-.
Le
sue gambe e le sue braccia erano completamente incendiate, le loro
fiamme le avvolgevano in una calda vampata che si levava alta nel
cielo, come se vi stesse tornando dopo tanto tempo; e mentre Minerva
trasaliva per lo stupore, lei chiuse gli occhi.
-Non
piangere per me-dechi... addio...-.
-No!
Ginger! Ginger! GINGER!!! NO!!!-.
Si
sentì mancare il fiato, ansimò senza respirare
nulla, coprendosi la bocca con una mano e scuotendo la testa, incapace
di accettare una simile crudeltà.
-No!
Ginger, questo no! È colpa mia! Dovevo proteggerti! Se fossi
stata un'insegnante migliore! Se ti avessi aiutata come dovevo!
È colpa mia! È tutta colpa mia!-.
Ginger
riaprì una palpebra.
-Ohi-ohi,
c'è gente che vuole dormire-dechi.-.
La
donna si paralizzò, mentre le fiamme si spensero di colpo
svelando gli arti illesi della ragazza.
-C-Cosa?-.
Ginger
scoppiò a ridere.
-Ahahah!
Ci sei cascata-dechi! Dovevi vedere la tua faccia!!!-.
Minerva
non riusciva a metabolizzare, improvvisamente anche il fuoco attorno
era sparito lasciando posto ai ruderi di prima; e Ginger si sganasciava.
-Dechi-dechi-dechi!
Ugh!- Sputò altro sangue, ebbe un giramento di
capo e perse i sensi.
E
l'altra rimase così, ferma, con un palmo di naso, con il
corpo ronfante di Ginger tra le braccia e una forte confusione in testa.
Poi
arrivarono rabbia e vergogna.
Angolo
dell'autore
Cioè, io non mi intendo di lingue straniere e vado di
Translate, ma potrei stare scrivendo orrori grafici da girone
dell'inferno. Nel caso, errata corrige.
Ringrazio Midnight_1205 che ormai considero mia seguace! Ricevere
recensioni è sempre bello!
Alla
prossima XP!
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Capitolo 22 *** Écriture ***
The
day that booty movin’ I cant take no more Have to stop what
I’m doing so I can pull her close
I’m
trying to find the words
to describe this girl without being disrespectful Damn You’re
a sexy bitch, a sexy bitch
Damn
you’re a sexy bitch, damn girl Damn You’re
a sexy bitch, a sexy bitch
Damn
you’re a sexy bitch, damn
girl
Damn
You’re a sexy bitch, a sexy bitch
Damn
You’re a
sexy bitch, a sexy bitch
(Sexy
Bitch-David
Guetta ft. Akon)
Dalla
cima dell'edificio, Rusty esplorò i ruderi davanti a lui.
L'aveva
cercata dappertutto nel campo e nei dintorni del castello, c'era
quasi rimasto e ora era tornato in città, ma nemmeno
lì di Kinana
non c'era traccia.
Eppure
era certo di aver percepito la sua magia, non poteva essere distante.
“Che
mi abbia notato e si stia nascondendo? No, cercherebbe di uccidermi
ora che sono così scoperto. Ma il suo fiuto dovrebbe avermi
captato,
o forse è così impegnata da...”.
Poi
la sua attenzione fu catturata da delle grida dietro a un gruppo di
edifici.
Incuriosito
allungò lo sguardo, e vide spuntare una strana figura
umanoide,
piccola, bianca dai lunghi capelli azzurri e senza braccia.
No,
un momento, era una camicia di forza quella?
-Jet!
Droy! Dove siete???-
Urlava a gran voce.
“Aspetta un
momento, mi sembra familiare...”.
-Ehi,
laggiù, sei
di Fairy Tail vero?- Gridò.
Quella,
era una ragazza, si voltò e lo vide; ma, invece di
rispondergli, gli
chiese: -Ohi, tu che sei
alto, no
cioè in alto,
hai visto i miei amici???-.
Sì,
la riconosceva,
una degli scriccioli dell'Isola Tenrou.
-Droy
è un tipo grosso così, e Jet invece
sembra un...-.
Con
uno schiocco di
dita fece esplodere il terreno sotto di lei.
Si
sistemò gli
occhiali.
“Un altro sputo
ripulito dalla faccia della Terra.”.
-Guarda
che è maleducazione interrompermi mentre
parlo.-.
Il
ragazzo si voltò
di scatto, trasalendo dalla sorpresa.
Nulla.
“Che cos'è stato?
Possibile che sia ancora viva???”.
Si
girò di nuovo e
se la ritrovò davanti.
-Non
si fa!-.
Con
un calcio allo
stomaco lo fece scivolare all'indietro, Rusty riuscì a
fermarsi sul
bordo.
“Non posso
crederci! È addirittura illesa! E a giudicare dalla ferita
deve
avermi rotto qualche costola!”.
-Ma
che razza di
forza hai nelle gambe???-.
-Eh?
Non so di che parli...-
Fece lei come una finta tonta, alzando un piede fino a grattarsi le
tempie.
“Davvero
mostruoso, deve essere un demone... ugh!” Si
tamponò la ferita con
una mano, asciugandosi la bava con l'altra.
-Comunque
mi hai fatto davvero arrabbiare! Io ti... uhm... massacrerò,
ecco!-.
Da
come sbottava (e
anche per l'altezza) sembrava una bambina a cui aveva fatto un
dispetto, non fosse stato per il
“massacrerò” e per il colpo di
prima non l'avrebbe nemmeno presa sul serio.
Rusty
si passò una
mano tra i capelli, ma con tanta foga da strapparsene un paio.
-Tsch!
Ragazzina,
avresti fatto meglio a morire subito.-.
Lei
rispose con un
sorriso a trentadue denti che lo fece rabbrividire, sembrava il
soffio di una vipera.
-Sei
orrenda! Che ci
trovi da ridere, non prendi sul serio la tua vita?-.
-Mannò,
che dici?-
Ghignò:
-È che non vedo
l'ora di sgranchirmi un poco con
te!-.
Rusty
allargò le
braccia, scoppiando anche lui a ridere di fronte all'arroganza di
quella... quella... “Quella troia!”.
-Sgranchirti?
Non
hai capito, bellezza! Ai miei occhi, tu sei già morta!-.
Il
vento le alzava i
capelli, e così alla donna davanti a lei. Solo che adesso
erano
biondi, non più quelli neri di poco prima.
Il
demone scagliò la lancia, ma senza convinzione, come per
spezzare la
trance che si era creata, e Kagura la distrusse prima che la
raggiungesse.
Nel
suo unico occhio
scoperto, iride d'oro su sclera nera, non leggeva che un'anima vuota.
Eppure
doveva capire
a chi appartenesse.
-Questa
è la sola
possibilità che ti do di arrenderti.-.
Nessuna
reazione.
-Chi
sei tu?-.
Stavolta
la risposta
arrivò quasi automatica.
-Cambiato
numero 55...-
Poi si bloccò per qualche secondo, agitò un po'
la testa, borbottò
qualcosa e poi ammutolì.
-Perché
indossi
quell'armatura?- Le domandò allora.
Di
nuovo silenzio.
Kagura
si fece
prendere dalla rabbia.
-Allora
non ti
dispiace se te la distruggo!-.
E
così fece, la
disintegrò in tanti pezzettini.
Era
convinta che
avrebbe finalmente capito chi fosse, ma invece non ci capì
più
nulla.
Ora
davanti a lei
c'era una giovane donna dai capelli verdi chiaro e vestita di una
tuta aderente marroncina solcata da un reticolato.
I
suoi occhi erano
ancora neri, ma batté le palpebre e diventarono quelli di un
umano.
Kagura
sentì un
tonfo al cuore.
-Questo
non è
possibile... ma chi diavolo sei?-.
La
risposta fu
automatica.
-Il
mio nome è Arania
Web, ex-membra di Mermaid Heel.-.
La
sua voce era fredda come quella di un'automa, non era di certo quella
della sua compagna, la più solare della gilda!
-Ho
ventitré anni e uso la Magia della Tela.-.
Kagura
scosse la testa, l'essere davanti a lei non era
Arania.
Non
poteva.
-Amo
l'Oden e lo cucino spesso, invece odio i ragni.-.
-No,
stai mentendo...-.
-Ho
partecipato a 156 missioni di cui 40 di classe S, e a 3 Giochi della
Magia.-.
-Basta,
smettila...-.
-E
tu sei Kagura Mikazuki, la più forte della gilda e mia...-.
-Smettila...-.
-...grande
amica.-.
-NON
È VERO!!!-.
Si
lanciò all'attacco brandendo la spada infoderata e gridando
a
squarciagola. Arania era più di un'amica, era una sorella, e
quello,
quell'obbrobrio, non era sua sorella!!!
Quando
era davanti a lei, improvvisamente il suo volto neutro si
animò in
un ghigno malefico, e tra le mani creò una ragnatela che
usò per
bloccare la spada.
-Già,
Kagura-chan, noi due siamo amiche per la pelle!-.
Kagura
stringeva i denti e bolliva dalla furia, se osava dire un'altra
parola con la sua voce l'avrebbe spaccata a metà!
-Sporco
essere... mostro mutaforma...-.
-Mutaforma?
Che dici? Kagura, sono io, sono la tua amica! Non ti ricordi di me?-.
Kagura
ebbe un sobbalzo, quel tono sorpreso sembrava così vero, ma
poi si
riscosse.
-Mi
ricordo della mia compagna, ma di te non ho alcuna memoria!-.
Le
due si separarono, e il demone la guardò incredula e
dispiaciuta.
-Perché
dici questo? Non ricordi la nostra prima missione insieme? Tu mi
salvasti, e io ti giurai che saremmo state insieme per sempre! Ti sei
dimenticata anche di questo?-.
La
loro prima missione... come dimenticarla? Come dimenticare qualsiasi
cosa di lei? No, no, la voleva confondere! Era un trucco, tutto un
trucco, anche il suo viso sconfortato era un trucco, anche le lacrime
che le scendevano, anche quelle erano solo un trucco!!!
E
allora perché non riusciva nemmeno a muoversi,
perché sentiva quel
peso al cuore, perché quel senso di colpa?
-Dannata...
dannato demonio... dannato demone! Sparisci dalla mia vista!-.
A
quelle parole sparì davvero, tanto che Kagura inizialmente
non
comprese.
“Ma
che... un clone?”.
Percepì
il terreno di fianco a lei smuoversi e Arania sbucò da
sottoterra;
ma era tutt'altra persona rispetto a prima. Gli occhi sgranati, la
bocca spalancata, la lingua innaturalmente lunga, era protesa verso
di lei e le aveva afferrato il capo con una mano e il fianco con
l'altra.
-Mi
piaci...-.
L'orrore
le impedì di muoversi, solo quando quell'orrida lingua si
infilò
nel suo orecchio riuscì a reagire.
-Ah!!!-
Spazzò un colpo e la colpì al bacino, facendola
allontanare da sé.
Ansimante,
la vide atterrare sulle quattro zampe e rimettersi in piedi
ringhiando, puntandola con due occhi sbarrati dall'ira.
Ma
anche lei si riprese subito e brandì di nuovo la spada;
inaspettatamente, però, l'altra si rilassò e
sorrise con perversa
dolcezza.
-Ara-ara,
non ce la faccio, hai un viso troppo carino...-.
Alla
fine aveva svelato la sua vera voce, deforme come quella di tutti i
suoi simili.
-Te
lo ripeterò un'ultima volta: chi sei tu?-.
Ancora
una volta il suo sorriso mutò, stavolta in malizia.
-Come
ti ho detto prima, io sono la tua amica Arania-ara.-.
-Menzogne!-.
Il
demone alzò un dito, non per attaccare, ma per tamburellarsi
la
fronte.
-Io
sono lei, perché lei è in me, cara Kagura.-.
Kagura
sbarrò gli occhi.
-Tu...
tu sei un parassita!-.
Il
demone fece una smorfia infastidita.
-Ara-ara,
“parassita”,
che termine poco bello. Non si addice a una persona
magnifica
come me.-.
-Esci
dal corpo della mia amica, parassita.- Ribadì lei: -Esci
immediatamente.-.
-Uhm!
E se mi rifiutassi? Che faresti? Riusciresti a combat-
Mezzo
secondo dopo volava di lato sotto il suo calcio e si schiantava a
terra sollevando un gran polverone.
-Sì,
ci riuscirei.-.
L'altra
rimase immobile qualche secondo col viso affondato nel terreno, poi
si rimise faticosamente in piedi, ciondolando con il capo.
-Non
avevo... considerato... la tua professionalità...-.
-Non
è professionalità. È rabbia.-.
La
demonessa ebbe dei sussulti, come dei singhiozzi, poi si rese conto
che stava ridendo.
-Ara-ara...
eheheh...-.
Kagura
storse la bocca.
-Ma
non fai altro che ridere?-.
-Come
potrei non farlo?-.
Rialzò
il volto, era completamente trasformato, dai capelli lunghi e neri
alla pelle scura, dagli occhi nocciola al ghigno divertito.
-Se
penso che tra poco diventerai la mia troia???-.
Levy
tracciò due rapidi solchi in aria con la punta dell'alluce.
Il
gigacoso metallizzato esplose in mille scintille.
-Boom...
che figo...-.
Ma
chissàpperché al damerino coi capelli alla cazzo
non gliene fregò
niente, anzi, ridacchiava come una iena ossigenata.
Ehi,
non male questa, “iena ossigenata”, rendeva bene.
-Stupendo,
davvero stupendo! Questa situazione disperata mi stimola!-.
-Uh?
Ti stimola? Sei anche tu uno scrittore?-.
-Scrit...
cosa? No!- Tentennò per un po': -Beh, diciamo che mi
considero un
poeta.-.
-Un
poeta? Quelle scimmie
che farneticano
rime insensate?-.
-Scimmie
che farn... ora è personale! Spada
dell'Oscurità!-.
La
sua mano si allungò e gli spuntarono i... ossi bianchi della
bocca... denti, ecco come si chiamavano.
-Ehi,
sai che la mossa è
una citazione a...
vabbeh!-.
Con
un Solid Script Fire gli incendiò la lingua, però
quello non si
fermò.
“Capito...”.
Saltò,
fece una giravolta all'indietro, mise la fronte a terra e
bloccò il
braccio con i piedi.
-Ahahah,
sembra che cammini sul soffitto!-.
Lui
schioccò le dita e sotto la sua testa esplose; fece qualche
metro in
alto (o in basso?) e poi iniziò a cadere.
“Ora
atterro...”.
PAM
“Ahi!”.
Si
rialzò, massaggiandosi la testa cogli alluci.
-Cadere
coi piedi è bene... cadere con la testa è male...-.
Il
damerino scoppiò a ridere.
-E
tu vorresti battermi se non sai nemmeno come si cade?-.
-Eh?
Tanto che importa? Io devo ammazzarti, mica fare paracadutismo!-.
Quello
si sistemò i capelli, poi boom di nuovo.
-Va
bene, foooooooorse hai ragione...-.
E
al tipo partì il cervello.
Cioè
si era messo a fare un ballo strano.
-Ma
che... uh come
si dice...
ti è preso?-.
Grigetto
ridacchiò, più scemo a ogni secondo.
-È
la mia mossa finale, non posso liquidarla solo con una frase
effetto!-.
Levy
sbuffò e si risedette si risedette.
-E
adesso che fai?-.
-Ovvio,
aspetto. Tanto non mi farai niente!-.
Già
che c'era cominciò a scrivere il contrattacco.
“Un
po' di questo, un po' di quello e un segno qui...”.
Finirono
insieme.
-Va
bene, sono pronta.-.
Lui
inspirò a pieni polmoni, poi si mise a intonare: -La
primavera
sboccia nel lago di sangue...-.
Levy
alzò un sopracciglio: -Cacchio dici?-.
Grigetto
si bloccò col naso all'insù.
-Mi
hai rovinato il verso.-.
-Pensavo
vomitassi...-.
-Ma
muori e basta!-.
Levy
sentì una grande luce viola accendersi alle sue spalle e ne
venne
tipo risucchiata.
-Cos...-.
Si
voltò a mezz'aria e vide che dallo squarcio nel cielo
stavano
uscendo due mascelle enormi.
-Merd...-.
La
bocca si chiuse con lei dentro.
Bella.
Bellissima.
Tra
tutti i vestiti che aveva visto, lei era la migliore in tutto.
Quei
capelli vellutati, quello sguardo deciso, quel corpo formoso ma
severo, dove poteva trovare una simile perfezione, una simile armonia
di opposti?
Non
che desse ascolto a questi pensieri, era troppo eccitata, si metteva
le mani in bocca e si torceva le labbra impregnate di saliva.
Ora
aveva assunto l'aspetto di Risley
Law, non nella forma grassa, per carità, in
quella carina.
Kagura-chan
era visibilmente nervosa, era un peccato vedere quel visino
contratto, ma presto sarebbe stato liscio, profumato, toccabile...
suo...
-Cosa...
hai fatto... alle mie amiche?- Soffiava intanto, e
quell'aggressività
era un gioiello stupendo nella sua voce.
Si
lasciò scappare un risolino e si arricciò un
ciuffo di capelli
attorno all'indice.
-Kagura-chan,
qual è la cosa a cui ogni persona aspira?-.
Lei
digrignò i denti, che gioia per i suoi occhi quelle gemme
bianche
così esposte!
-La
perfezione, è ovvio. Che sia la perfezione nella guerra,
nella fede,
nel lavoro,
nell'amore, ognuno ambisce al proprio ideale di perfezione.-.
-Ma
la perfezione più grande, quella a cui tutti guardano per
primi, è
la bellezza, la perfezione del corpo. Ed
io, nonostante sia già bellissima, non sono perfetta. Ma lo
diventerò!-.
La
terra tremò, Kagura sbraitava.
-Smettila
con queste sciocchezze!!! Dimmi che cosa hai fatto!!!-.
Si
imbronciò, era un po' delusa, ma doveva essere la rabbia che
le
accecava la mente.
-Ara-ara!
Le
ho indossate! Le ho assorbite grazie alla
Jiwa
Manusia
che
ho ricevuto durante il Cambiamento, e ora sono parte di me! Non
è
bellissimo? Mi perfezionano! Prendo le loro parti migliori e le
aggiungo alle mie, fino a raggiungere la perfezione!-.
Che
splendida parola! Che lussuria di suoni! Perfezione! Perfezione!
Perfezione!!!
Poi,
d'un tratto, la terra smise di tremare.
Tornò
in sé dall'estasi in cui era caduta, tra l'altro rendendosi
conto
che si stava toccando.
Però
la cosa sorprendente era la calma di Kagura. Non riusciva a leggere
il suo viso, lo teneva nascosto dall'ombra dei capelli, ma la furia
sembrava essere cessata.
-Divorare...-.
-Uh?-.
-Ti
limiti a divorare ciò che ti piace.- Ripeté lei:
-Per raggiungere
un obbiettivo impossibile. “La perfezione”,
“la bellezza”,
quante assurdità. Non ti accontenterai mai, cercherai sempre
un
pasto migliore. Quante altre vite hai preso? Quante altre ragazze
prenderai ancora?-.
Quante?
E perché contarle? C'era un limite da non superare per un
obbiettivo
così splendido, così perfetto? No! Proprio per
questo era venuta
lì, dov'era pieno di bei vestiti!!!
Kagura
strinse l'impugnatura della spada, sentì la
gravità intorno a lei
iniziare a pesare.
-Tu,
per un motivo così stupido... tu,
per la tua folle
ambizione...-.
Finì
viso a terra prima ancora di capirlo.
-TU
HAI MANGIATO LE MIE AMICHE!!!-.
Qualcosa
piovve dal cielo schiantandosi sulla sua schiena, non fece in tempo a
provare dolore che venne sbalzata in aria e colpita al fianco,
volò
di lato ma si trovò ancora schiacciata al suolo, e
così via.
“Nemmeno
un attimo di tregua, non una sola esitazione, anche se ho l'aspetto
della sua amica!”.
Sorrise,
un dente le volò via.
“Ara-ara!
Così
ti voglio! Spietata nella tua bellezza! Ti voglio sempre di
più!!!”.
A
dirla tutta era
stufa di farsi colpire, così una volta a terra
scavò una fossa e ci
si nascose.
“Beth
Vanderwood, mi sei utile alla fine, nonostante sia così
brutta!”.
Ma
mentre scavava, ancora una volta, il terreno si smosse.
“Ancora
gravità? No, è... Magia della Terra?”.
-Ah!
Sei una continua
sorpresa, io
Uscì
all'esterno e ricevette un colpo di fodero allo stomaco.
-Ugh!-.
Indietreggiò
e lei la colpì alla testa, costringendola ad inginocchiarsi.
Alzò
il volto insanguinato e la vide, controluce, gli occhi saettanti
nell'ombra in cui era avvolta, una terribile e magnifica mietitrice
che la fece rimanere a bocca aperta.
-Liberale.-
Disse: -Ora.-.
Ancora
incantata scosse la testa.
-Impossibile...
ormai sono una parte di me...-.
Già,
purtroppo lo era anche quel fetido e brutto demone che aveva
indossato
per prendere il suo posto e intrufolarsi lì.
-Ho
detto- La gravità la schiacciò più
forte: -liberale!-.
Riuscì
a rialzare la testa quel tanto che bastava per leccarle le scarpe.
-Mmm...
delizioso... sei bellissima anche così, ara...-.
La
scarpata che ricevette, ne fu sicura, scavò un cratere sotto
la sua
guancia.
“Ah!!!
Che dolore!!! Eppure anche il dolore che mi provoca è
nettare per
me!!!”.
“Non
ci riesco, devo averla ora!!! Ma prima voglio spremerla ancora!!!
Mostrami il tuo massimo, mostrami la tua bellezza!!!”.
Scappò
ancora sottoterra e riemerse poco lontano, con già le mani
pronte.
-Magia
del Fuoco: Fireball!-.
Kagura
la evitò spostandosi di lato, alle sue spalle comparve un
suo clone.
-Magia
di Clonazione!-.
La
copia la bloccò per le braccia, impedendole di muoversi.
-E
ora, Magia di Autoesplosione!-.
La
copia esplose alzando un gran polverone.
Ma
poteva vedere la sagoma di Kagura ergersi in piedi, come nulla fosse.
“Incolume!
Ancora incolume! Mai visto niente del genere! Sei sempre più
perfetta! Ti amo!!! E ti voglio ara!!!”.
-Conosci
molte magie...-.
La
voce di Kagura echeggiava nell'aria come quella di un angelo,
nonostante continuasse a stare immobile.
-Ovviamente!
Uso i poteri delle persone che indosso! E ora sto indossando 459
abiti!-.
Strano,
si sarebbe aspettata una minima reazione, e invece lei rimase
immobile.
Che
crudeltà, sembrava che tutti i suoi sforzi non la colpissero
nemmeno! Che male al cuore, che sofferenza dell'anima, che piacere
dei sensi!
“Ignorami
ancora! Continua a ignorarmi! Continua a ferirmi in questo modo
bellissimo!!!”.
CRAK
La
sagoma si sbriciolò in mille pezzi.
Così
il suo cuore.
-No!
No! Cos'ho
fatto??? Ho distrutto il più bel vestito che abbia mai
visto!!!
No!!!-.
Si
accasciò, strappandosi guance e capelli per la disperazione.
-Ah,
che tragedia!!! Dove ne troverò uno simile??? Come
farò adesso???-.
Ma,
proprio allora, qualcosa la rischiarò dall'alto.
“Che
sia... il suo fantasma?”.
No,
era un raggio di fuoco.
-Cosa???-.
Alzò
le mani appena in tempo e creò uno scudo d'acqua che la
protesse,
però appena le fiamme si dissiparono vennero le scosse.
-ARGH!!!-.
Ne
fu colpita in pieno e si rizzò in piedi, tentò di
muoversi ma non
ci riuscì.
Davanti
a lei, da un soffio di vento, apparve Kagura.
-...purtroppo
per te, anch'io conosco molte magie!-.
Mise
la mano sul suo petto (tocco sublime!) e la spinse indietro con tanta
forza che volò per una decina di metri.
-Magia
dei Fili!-.
Ancorandosi
a un masso riuscì a fermarsi, ma le fu subito addosso, spada
ancora
al fodero.
-Magia
dell'Eviscerazione!-.
Il
suo petto iniziò a squarciarsi.
-Magia
della Guarigione!-.
Si
risaldò, ma Kagura agitò rapidamente le dita
componendo alcune rune
in aria.
“Quei
segni...”.
Notò
con la coda dell'occhio che la cicatrice sulla sua pancia stava
assumendo la forma di un marchio.
“Geniale!”.
-Yami
no Écriture: Torsion!-.
Le
sue ossa del
bacino scricchiolarono
e si contorsero.
-Urr!
Sei davvero brava! Quella magia è difficile... ara-ara!-.
-Perché
ridi?-.
-459
abiti, no?-.
Due
segni in aria e un marchio nero apparve sulla spalla dell'altra.
-Yami
no Écriture: Pain!-.
Kagura
si inginocchiò urlando, tamponandosi la spalla.
-Pain
pain pain!!!-.
Urlava,
bocca e occhi spalancati, sangue misto a saliva, che musica soave
quelle grida, con
che bellezza dimostrava il proprio dolore! Ancora, che
lo mostrasse ancora!
Ma
il segno sparì all'improvviso, Kagura scattò in
piedi e la puntò
con due occhi di fuoco, nel senso che le sclere erano arrossate.
Parlò con una voce roca dal sangue in gola.
-Non
fa nemmeno male.-.
Irrigidì
le dita formando una lancia con la mano e la trapassò allo
stomaco.
-Bluagh!-
Rigurgitò, quel dolore non
era piacevole.
Era
assuefacente.
Kagura
alzò il braccio e la sollevò da terra, poi
batté la fronte sulla
sua.
-Hai
delle ultime parole?-.
Lei
sorrise.
-Sei
bellissima!-.
Allungò
la lingua quel tanto che bastava per leccarle le labbra insanguinate,
o forse gliele
sporcò lei, e
Kagura non riuscì a capirlo in tempo per ritrarsi.
-Ti
amo!-.
Kagura
le morse la lingua.
-Tu
non sai cosa significhi.-.
Si
liberò dai suoi denti, riprese a sporcarla e si
bagnò con le sue
lacrime, oh
che gocce prelibate!
-È
quello che provo per te! Quello
che provo davanti a ogni bell'abito che vedo! Lo ammiro, lo adoro, lo
prendo e lo vesto! Non è amore questo?-.
-È
solo fame di possesso.-.
Slinguazzò
ancora un attimo, poi concluse.
-Allora
sfamami!-.
Anche
questa volta Kagura se ne accorse troppo tardi.
Rusty
si sistemò i capelli.
-Uhm!
Ho vinto, direi. Povero scarafaggio che mi è passato tra i
piedi!-.
Doveva
ancora scendere dal tetto però. Poco importava, avrebbe
saltato.
SWISH
Impossibile.
Si
girò, e invece era così.
-Ah,
appena in tempo!-.
Si
sgranchì le braccia, ora libere dalla camicia di forza,
mentre ai
suoi piedi le rune sparivano.
“Teletrasporto.
Dovevo immaginarmelo.”.
Ghignò
a quella parola.
“Immaginarmelo!”.
Schioccò
le dita.
-Sei
ancora viva, che peccato. Per te, intendo!-.
La
ragazza sembrava dargli appena retta, continuando
con lo stretching.
-Uh?
Ah, ma allora esisti davvero, pensavo che fossi
un'allucinazione.-.
Rustyrose
sussultò.
-Usi
parole potenti, demonietta senza ali. Non hai idea di cosa sia una
vera allucinazione, e di cosa non lo sia.-.
L'aria
tutto intorno all'edificio si tinse di rosa al suo solo pensiero, e
finalmente la ragazza si rese conto di chi aveva davanti.
Il
Re dell'Immaginazione.
-Ma
lo scoprirai molto presto: ammira il mio Mondo Immaginario!-.
Si
sentiva come un bambino con in mano un pastello e un foglio di carta,
che ora erano il suo dito e il pianeta intero. E lo
ridisegnò come
più gli aggradava: due soli nel cielo, per primi, poi alcune
pagode
saettanti tutte intorno, e al posto del pavimento, sotto il palazzo,
creò il mare; lo fece verde, perché stava bene
sul rosa. Ah, poi
decise di riempire tutto quanto con figure mostrose enormi, prese da
una qualche fiaba antica.
Peccato
che la grafica fosse piatta, ma d'altronde una simile trasformazione
era limitata solo nello spazio. Poco male, contava sull'effetto
psicologico.
-Ohi-ohi,
che posto è questo?-.
-Benvenuta
nel mio regno, la mia Arca della Creazione! Qui tutto ciò
che penso
è legge!-.
-Perché,
tu pensi?-.
Per
poco non si strozzò con la saliva.
-Ma
certo che... argh! Ti detesto!-.
Si
ricompose, figurarsi se perdeva la calma o qualsiasi cosa contro
quella lì!
-Ovviamente
dai solo aria alla bocca... e se te la tolgo?-.
Così
fece.
La
ragazza si accasciò, boccheggiando in cerca di ossigeno.
Non
l'avrebbe trovato.
“Bene,
e ora che... uh?”.
Aveva
rialzato la testa, e la scritta traslucida “Air”
gliel'avvolgeva
tutta.
Gli
fece una pernacchia e per poco non perse le staffe, tanto che gli
prese un tic all'occhio.
-Allora
è così che la metti! E se invece aggiungo
qualcosa?-.
Qualcosa
come la pressione dell'aria?
CRACK
Il
braccio destro le diventò piatto come una frittata, eppure
lei se lo
guardò impassibile, anzi, incantata.
-Oh,
che bello, vola...-.
Si
mise l'altro pollice in bocca, soffiò, il braccio si
rigonfiò e con
un colpo di frusta lo rimise a posto.
-Cos...
come diavolo hai fatto???-.
Aprì
bocca per rispondere, ma si bloccò.
-Non
ne ho idea...-.
Rustyrose
si mise una mano tra i capelli, si sentiva esplodere a parlare con
questa qui!
-Basta-basta-basta!
Non ce la faccio più a sentire le tue sciocchezze! Solo
pensarti è
fastidioso!!!-.
-E
allora non farlo,
ti riesce bene...-.
Rusty
pestò, sbraitò, alzò gli occhi al
cielo implorando pietà, poi gli
venne un'idea.
-Nulla
sfugge alla mia immaginazione, nemmeno tu! Ora capirai cosa si prova
ad averti tra i piedi!!!-.
Il
tetto vibrò e si riempì di crepe, e una dopo
l'altra emersero dieci
figure piccole, minute e bruttine, tutte uguali.
-Ho
analizzato i tuoi poteri, ne ho immaginati altri e ho creato dei
corpi adatti... il tuo!-.
La
ragazza guardò i vari cloni, che avanzavano ciondolando, poi
sbadigliò.
-Yawn!
Quelle dovrei essere io? Sembrano scarse...-.
-Se
lo sono è perché lo sei anche tu! Attaccate!-.
Si
mossero di colpo, fameliche come lupi e pronte a sbranare la preda.
-Hop!-.
Si
mise in verticale e girò su sé stessa fino a
diventare una
trottola.
“Uhm!
Non spererà che questo basti a... un momento! Non
può essere!”.
-Ferme!-.
Ma
ormai era troppo tardi, si erano già gettate all'attacco.
ZAM
ZAM ZAM ZAM
“Solid
Script ad alta velocità! Scritti con le dita dei piedi! Come
cavolo
fa?”.
In
un attimo fu davanti a lui; alle sue spalle, i dieci cloni si
sgretolarono.
“Vuol
dire che non ha dato neanche il 10% finora???”.
La
demonietta incrociò le dita, per la prima volta stava per
usare le
mani.
-Ritenermi
così debole è... come si dice... un insulto! E
questo mondo fa
schifo!-.
Tre
rapidi colpi di dita e il paesaggio tornò come prima.
Cosa???
Cancellato così???
-D...Dannazione!
Credi di avermi colpito? La mia immaginazione non può essere
sconfitta da niente!-.
Lei
alzò le mani e agitò le dita; il suo viso, prima
strafottente, era
diventato serio, e ora Rusty poteva palpare il pericolo con le mani.
-Io
sono una scrittrice! Io non
sfuggo
dall'immaginazione, la comando a
mio piacimento!-.
Le
lenti dei suoi occhiali andarono in pezzi, il potere magico che
sentiva era mostruoso.
La
demonietta conficcò un dito sul suo petto, facendolo gridare.
“Non
ha senso! Paura e dolore dovrebbero stimolarmi! Invece non riesco
neppure a pensare a qualcosa! Io-Io-Io sto per morire!!!”.
Lei
alzò e abbassò il dito più volte,
mozzandogli il fiato nei
polmoni, poi finalmente indietreggiò.
-B-Bastarda!
Questa me...-.
-Solid
Script!-.
Le
lettere sul suo petto si illuminarono e poté leggerle.
Sbiancò.
“B-Black
Hole?”.
-No,
no fer-
-Buco
Nero!-.
Il
petto gli esplose in un vortice oscuro.
Paura.
Paura.
Lei
aveva paura.
Quel
tremore alle gambe, quel bruciore agli occhi, quel gelo al cuore,
erano anni che non li sentiva così. Così forti.
Così opprimenti.
-Qualcuno!
Qualcuno mi sente?- Gridò al buio.
-Qualcuno...-.
Si
sedette, stringendosi le spalle e tremando.
“Non
voglio rimanere da sola!”.
Poi
il paesaggio si dipinse di rosso.
“Cielo?
Fuoco nel cielo? E queste case... no! No!!!”.
E
invece vide una bambina dai capelli castani correre tra le case in
fiamme urlando e piangendo, seguita da un ragazzo più grande
che la
spronava a correre.
“Fratellone!”.
Poi
da dietro l'angolo spuntò un gruppo di figuracce nere che si
avventarono sui due ragazzi.
“No!
Lasciateli stare!”.
Il
ragazzo pestò i piedi all'uomo che lo tratteneva e si
liberò, per
poi gettarsi su quello che teneva la bambina.
-Corri,
Kagura!-.
-Fratellone!-.
“Fratello!!!
No!!! Resta con lui!!! Non scappare!!!”.
-Fuggi!-.
La
bambina si voltò e scappò via piangendo,
inseguita da un paio degli
uomini. Ma Kagura sapeva che non l'avrebbero raggiunta.
“Simon!!!”.
Allungò
la mano per prendere il fratello, ma una vampata la accecò e
cancellò tutto.
-No...
no! Fratell-
Dallo
sfondo nero, all'improvviso, emersero due figure, un ragazzo dai
capelli azzurri e un tatuaggio sul viso e un altro davanti a lui,
più
grosso e con una benda sul capo.
-Simon!-
Lo riconosceva, era lui, ma era così lontano, non riusciva a
raggiungerlo!
Il
ragazzo tatuato alzò la mano contro Simon.
-FERMATI!!!
TI PREGO GERARD FERMO!!!-.
Un
raggio di luce trapassò Simon, che cadde al suolo e
svanì nel
nulla.
Il
suo corpo cedette di nuovo, Kagura si accasciò e scosse la
testa,
incapace di accettare ancora quel dolore.
-Fratello!
No! Non è giusto! Non di nuovo! Simon! SIMON!!!-.
-...tua...-.
Quel
sussurro la fece trasalire.
Alzò
lo sguardo sulla persona davanti a lei.
-F-F-Fratello?-.
-È
tutta colpa tua.- Ruggì da dietro la maschera.
-No!
Simon, io-
-Sei
tu che mi hai ucciso.-.
Le
mancò il fiato, le sue mani annasparono all'indietro e la
trascinarono via.
-T-Tu
non sei reale! Tu non sei mio fratello!-.
Qualcuno
la prese per sotto le braccia e la risollevò di forza.
Era
Millianna.
-Ci
hai uccise tutte.-.
Dall'oscurità
emersero altre tre figure, erano Arania, Risley
e Beth, ma sembravano più dei mostri che le sue amiche.
-Assassina.
Assassina. Assassina.-.
Kagura
negò con tutta la voce che aveva, ma le loro parole erano
più
forti. Come potevano non esserle, se erano la verita?
-Scu...scusatemi...
scusatemi... scusatemi!-.
Allungarono
le mani verso di lei, Kagura non reagì, se non continuando a
urlare.
Nella
sua testa rivedeva tutta la battaglia di prima, ma adesso sentiva le
loro grida mentre le colpiva, le feriva, e le uccideva.
-Scusatemi!
Scusatemi! Scusatemi!!!-.
Poi
tutto intorno a lei si colorò di rosa, e un piacevole
torpore invase
le sue membra.
“Cos'è
questa stanchezza... non riesco più a rimanere
sveglia...”.
“Non
voglio... rimanere sola...”.
-Hop!
Hop!-.
A
mano a mano che i pezzi del soffitto si sollevavano sotto i suoi
piedi, Levy saltava su uno più in basso fino a raggiungere
il
pavimento del piano di sotto.
Guardando
in alto vide che Grigetto fluttuava ancora col buco nero in pancia,
che non era abbastanza potente da comprimere il suo corpo del tutto,
e avanzavano ancora testa e gambe. Strano, non aveva molto senso,
d'altronde così era più figo.
Due
minuti dopo il buco nero si spense e le due metà del
damerino
caddero davanti a lei.
-Beh,
penso di aver finito. Vado... uhm... ah, giusto, cercavo Jet e
Droy!-.
CLOMP
CLOMP CLOMP
“Passi?”.
Si
girò.
“Cosa?”.
Grigetto
si stava sistemando gli occhiali, ed era... come si diceva... illeso.
Illeso?
No,
lì per terra c'erano ancora le sue gambe; quindi doveva
essersi
rigenerato o qualcosa di simile.
-Sei
guarito, eh?-.
-Guarito?-
Ripeté lui, passandosi una mano tra i capelli: -Se dici
così,
immagino sia vero.-.
“Questa
mi sa di citazione...”.
-Direi
che è ora di aprire la terra e chiudere il tuo cuore,
piccolo
scarafaggio azzurro.- Le puntò la mano contro: -Torna nella
discarica da dove sei scappato.-.
Un
forte colpo di vento la costrinse a coprirsi il viso con le mani,
mentre coi piedi scrisse: -Solid Script:
Shield!-.
-Mmm...
i tuoi piedi sono fastidiosi... ma immagina che strano se
diventassero di stoffa...-.
“Uh?
Ah!” D'un tratto si trovò
seduta a terra, e le sue gambe
si erano tipo sciolte.
Grigetto
si avvicinò camminando tranquillamente.
-Ehi,
come ci sei riuscito?-.
-Ma
tu pensa, non fai più la spavalda, scarafaggio?-.
-Che
dici? Mica non ero preparata!-.
Con
le mani affondate nella stoffa scrisse: “Bones” e
poté
rimettersi in piedi.
CRACK
CRACK
-Scricchiolano
un po'...-.
Il
damerino si fermò, Levy pensò che fosse per la
sorpresa, invece si
accorse che ghignava malefico.
-Contro
una come te dovrò dare sfogo a tutta la mia immaginazione!-.
Uno
strano vortice blu lo circondò e il suo corpo si
ingrossò
ricoprendosi di scaglie e lame, le sue dita si allungarono in
artigli, i suoi gomiti diventarono due spessi scudi, le sue gambe si
snellirono e si incurvarono, i suoi occhiali si appiccicarono agli
occhi ricostituendo le lenti grige scure, la sua bocca e i suoi denti
si annerirono e il suo viso raggrinzì quello di una rana
pescatrice.
-Questo
è quello che immagino quando penso la parola
“mostro”.- Rocò
socchiudendo appena i denti.
-E
non c'è niente di meglio di un mostro per distruggerne un
altro.-.
Detto
questo quattro tentacoli dalla sua schiena si levarono al cielo e
schioccarono in aria.
-Cacchio,
ma quanti manga leggi?-.
I
tentacoli partirono all'attacco e riuscì a schivarli per
poco.
“Le
gambe non si muovono come vorrei...”.
Se
lo trovò improvvisamente davanti, il suo brutto muso dritto
in
faccia.
-Ih!-.
La
colpì con un artigliata al viso portandogli via l'occhio
destro. Se
non si fosse mossa in tempo ci avrebbe perso più di mezza
faccia.
Si
distanziò in fretta, tamponandosi il buco al posto
dell'orbita.
-Bastardo!
Mi hai preso per la tua prostituta
e vuoi
farmi ciò che vuoi???-.
-Prostituta?-
Ruggì lui: -Sei un po' bella, non lo nego. Comunque
hai
quattro cose che proprio non mi piacciono.-.
-Eh?
E sarebbero?-.
-Degli
arti.-.
PLOP
Levy
si accorse di essere di nuovo a terra, provò a rialzarsi ma
non
riuscì a muovere né gambe né braccia;
anzi, non se le sentiva
proprio.
“Oh
merda! Merda! Merda!!!”.
STUMP
Grigetto
le
pestò la faccia spaccandole il naso. Grandioso, un altro
occhio e un
altro orecchio e diventava un noppera-bō.
Gli
artigli al posto delle unghie si chiusero sul suo cranio. Ok, era un
orecchio più vicina.
-Normalmente
comporrei una poesia per la tua morte.-
Ringhiò.
-Ma
non ne ho proprio voglia.-.
-Urr!-.
La
stretta era sempre più forte, il suo capo stava cedendo.
-Brutto
bastardo carino!
Ti giuro che-
CRACK
Grigetto
alzò il piede.
-Finalmente
la smetterai di blaterare.-.
Alzò
il piede per andarsene, ma Levy gli si era attaccata.
-Devo
averla premuta troppo.-.
Invece
ricadde al suolo con la lingua all'infuori.
-Ah!
Lo
speravi eh!-.
Grigetto
sobbalzò, doveva averle visto l'occhio rimanente
completamente nero.
-Devo
farti i miei complimenti, è la prima volta che ci provo!-
Rise lei.
Grigetto
ebbe l'accortezza di guardarsi sotto la suola.
-Cos'è
questo segno?-.
-È
la mia maledizione, Écriture
de
Tombe!-.
Il
damerino indietreggiò, grattò il piede sul
terreno come per
cancellare il marchio.
-Indovina
cosa fa! Indovina cosa fa!-.
-Non
mi importa più di molto. Mi basta immaginare di non morire.-.
Levy
si leccò la lingua.
-Ne
sei sicuro? Lo sai
perché si chiama “tombe”,
cioè “tomba”? Perché
è tutto quello che rimarrà di te!-
E scoppiò a ridere, vedendo come continuava a grattarsi il
piede
inutilmente.
-Perché
dovrei crederti? Anzi, perché sto perdendo ancora tempo?
Facciamola
finita!-.
Tornò
da lei e alzò di nuovo il piede sopra la sua faccia; e
trovarsi di
nuovo a fissare il marchio la fece sbellicare ancora di più.
-Ahahah!
Usa un po' il cervello, sexy poeta!
Se la
Magia di Scrittura copia le altre magie, la Magia di Scrittura Oscura
quelle
oscure, una Maledizione di
Scrittura cosa pensi che copi?-.
Fermò
il piede a un palmo dal naso. Ora aveva capito, e si stava cagando in
mano!
Scioccò
la lingua in aria e completò la scritta, Grigetto si
guardò la
suola del piede e la lesse.
-Che
cosa significa?-.
Levy
si leccò le labbra, sganasciandosi fino a strozzarsi col
sangue che
sputava.
-Significa
che ti ho mentito! Di te non rimarrà nemmeno
una
lapide!-.
-Troia!
Che cos'è questa scritta???-.
-Sei
un po' scarso col latino, eh? Tutto alla fine muore, dovresti tenerlo
sempre a mente! Ma a te un simile
privilegio non sarà
concesso! Svanirai nel nulla, ti si addice
perfettamente!-.
-Crepa!-.
Fece
per schiacciarla con il piede, ma Levy si teletrasportò ai
piedi
dell'edificio e si levò appena in tempo.
“Solid
Script: Arms! Legs!”.
Si
rimise in piedi.
“Ah,
e anche Eye!”.
Yuppi,
che bello vederci di nuovo a tre... uhm... dimensioni!
SBAM
Un
muro in alto esplose e Grigetto incazzato si affacciò.
Bene,
stava già iniziando a sbrilluccicare.
-Non
scapperai da me!-.
-Scappare?
No, mi sto solo mettendo in salvo! E ora ammira la Maledizione
definitiva, l'asso della manica di Mard Geer Tartaros!-.
Non
sapeva bene come funzionasse, quindi si sorprese un poco quando vide
uno squarcio aprirsi nel cielo sopra il damerino-rana; poi da esso
fuoriuscì una cascata di gas nero che circondò il
palazzo.
Il
brutto grugno di Grigetto spuntava appena dalla nube.
-Devo
andarmene di qui!-.
-È
inutile! La Maledizione è tutta per te!-.
Il
gas iniziò a vorticare impetuosamente, alzando un gran vento.
-Ahahah!
Che spettacolo! Forza, trascendi la vita e la morte e svanisci per
sempre, mia bella troia!!!-.
-MALEDIZIONE
ASSOLUTA: MEMENTO MORI!!!-.
Un
forte lampo di luce le bruciò gli occhi, ma
guardò fino alla fine,
e con il sorriso stampato in volto, il palazzo e il damerino venire
disintegrati.
-Anf...
anf.. anf...-.
Si
rimise dritta, guardandosi le mani, che trovò guantate.
-Anf...
a... ara...
ara-ara!
Ara-ara-ara!
Ahahahahahahah!!!-.
Si
mise le dita sulle guance, le massaggiò, prese un ciuffo di
capelli
e se li mise in bocca.
-Ahahahahah!
Ce l'ho fatta! Ora sei mia, Kagura!-.
Una
mano sul seno e l'altra sotto la gonna e iniziò a stimolarsi.
-Uh...
ah... sì... ah...-.
Uno
specchio, dov'era uno specchio??? Che stupida, poteva crearne uno!
-Ah!
Ah! K-Kagura-chan! Sì!-.
Quegli
occhi ebbri, quelle guance rosse, quella lingua saettante, quel corpo
agitato e ribelle, quella voce implorante... sarebbe bastata solo
quella visione a farla eccitare, anche senza tutto il piacere fisico!
Si
schiantò sullo specchio insistendo con più
vigore, appannando il
vetro con il suo fiato bollente e la sua saliva viscosa, e
strusciandosi su e giù, su e giù, su e
giù!
-Ara...
Kagura-chan... Kagura-chan... sì... ti voglio...
sì... ah...-.
Si
sdraiò a terra, inspirando a pieni polmoni;
abbassò lo sguardo sul
seno coperto dall'uniforme così simile ad una scolastica...
ah,
geniale! L'avrebbe vestita da scolaretta! Oh, sì, che bel
vestito si
era presa!
Si
rizzò in piedi, a quello poteva pensare dopo! Con quel
vestito
addosso poteva prenderne altri, a centinaia! Da chi cominciare?
Certo, da Erza Scarlet! Era molto amica di quell'abito, le si sarebbe
avvicinata con facilità e... ma prima si sarebbe divertita
un poco
con quel vestito... sì... due abiti così belli
l'uno sull'altro...
oh, oh, oh!
Ecco,
aveva ripreso a toccarsi.
Si
guardò intorno, dove poteva essere Erza? Vediamo, secondo la
memoria
di Kagura era al castello, e lei era scesa in città... uhm,
si
sarebbe dovuta teletrasportare, nessun problema.
Casualmente
la mano le finì alla cintura, dove Kagura teneva la spada.
Ma
le dita si chiusero a vuoto.
“Cosa?
Dov'è la sua... la mia spada? Che sia caduta nello scontro?”.
“No,
non la vedo da nessuna parte. Non capisco, non capisco proprio!”.
Poi
un forte dolore alla schiena.
-Urr!
Che succede??? Non è bello! Non è affatto bello!!!-.
Sentì
come aprirsi uno squarcio luminoso e qualcosa volò fuori;
lei cadde
in avanti per il contraccolpo.
Ansimando,
ma sentendo il dolore diminuire rapidamente, volse lo sguardo dietro
di sé.
Piegata,
di spalle, una mano a terra e l'altra sul fodero conficcato, c'era
lei.
Bellissima.
Si
rimise in piedi e si voltò, squadrandola con quegli occhi
furibondi
che solo lei aveva.
No,
un attimo, come poteva averli ancora lei? Quel vestito, quegli occhi,
ora erano suoi!
-Ti
sei liberata dalla Jiwa
Manusia,
la mia maledizione
bellissima?
Non è
possibile! Nessun vestito è mai
fuggito dal mio armadio!-.
-Già,
ho visto. Dovevo essere sicura che non ci fosse più nessuno
dentro
di te. E purtroppo è proprio così.-.
-Ma
come? Come?-.
L'altra
Kagura le porse la spada, ora sguainata e affilata.
-Avevo
previsto che un giorno sarebbe potuto succedere qualcosa di simile.
Così, ho fatto in modo che il rilascio del sigillo di
Archenemy mi
liberasse da qualsiasi Maledizione Coercitiva.-.
“È...
è vero! Ora lo ricordo! E così si è
liberata in questo modo!
Davvero magnifico! Ma quello che è davvero magnifico
è che...”.
-NUDA!!!
SEI COMPLETAMENTE NUDA!!! CHE
SPLENDORE!!! CHE BELLEZZA!!! AH!!!-.
Riprese
a palparsi con foga, concentrandosi sulle due puntine rosa che
trasparivano dai capelli sciolti della ragazza.
-Tsch!
Sei rivoltante...-.
Quella
parola la bloccò.
-“Rivoltante”
io? Ti sbagli, quella rivoltante sei tu. Tu sei un mio vestito,
nessun vestito fugge dal proprio armadio. Ara-ara...
e poi... come puoi vedere... io sono ancora te... non sei uscita del
tutto! Quindi non c'è bisogno che tu rimanga fuori! Ahahah!
Kagura-chan, non c'è bisogno di due noi! Ahahah! Quindi
torna dentro
di me o muori!!!-.
Si
lanciò in una sonora risata bellissima, ovattando gli
sproloqui
dell'altra sé.
-Ma
come ringraziamento per questo splendido vestito, ti finirò
con la
mia vecchia magia, Machina Soul!-.
Era
un po' un peccato nascondere quei begli abiti con la sua vecchia
armatura magenta placcata, ma uno sguardo allo specchio le
bastò per
cambiare idea.
Oh,
com'era bella con l'ombelico scoperto e la cuffia in testa e tutto
quanto! Ah, sexy-bot-Kagura!!!
-Mi
fai schifo!-.
L'altra
Kagura si gettò all'attacco, allora lei
exquipaggiò una spada e
rispose all'offensiva.
Si
scambiarono un paio di fendenti, ma l'altra Kagura era decisamente in
svantaggio, l'avrebbe anche finita subito se non fosse distratta
dalle sue nudità.
Eppure
continuava a combattere, senza ombra di vergogna! Ah, che
professionalità! La voleva tutta!!!
-È
inutile resistere! Dentro di me c'è la tua forza,
più quella di
altri 459 vestiti, e infine
la mia! Non puoi sconfiggermi! Sono più bella e forte di te!-.
L'altra
Kagura non perse la sua calma: -Più forte di me? Ho capito.-.
In
un attimo si trovò seduta a terra, stordita, mentre l'altra
si
allontanava da lei con un salto e si fermava a una decina di metri
dal suolo.
-Allora
userò un incantesimo che ucciderebbe anche me!- E
alzò la spada,
che si illuminò.
-Uhm!
Non so che attacco vuoi fare, ma ho l'abilità di 123 maestre
di
spada dentro di me! E questa è tutta la loro forza messa
insieme!-.
Tese
la lama all'indietro, caricandola di magia esplosiva.
-Stile
Mono
-Sai.-
La interruppe l'altra: -C'era una persona che odiavo a morte. Ma era
forte, molto più di me; così imparai la sua
stessa magia per
sconfiggerlo.-.
“Ma
che sta dicendo? Vuole distrarmi? Beh, invece caricherò di
più il
mio attacco bellissimo!”.
Un'aura
gialla circondò l'altra Kagura, mentre la sua spada emise
delle
scariche sempre più grandi.
-Purtroppo
però lui fu ucciso prima
che potessi incontrarlo, e non saprò mai se sarei in grado
di
batterlo...
Comunque, ora
ti mostrerò io
qualcosa!
Magia
del Corpo Celeste!-.
“Magia
del... cosa? Cosa sono quei sette bagliori in cielo? N-Non
riesco a trovare niente nella sua memoria, perché?
Perché non
riesco... nemmeno a cercare... i-io... c-cos'è questa
sensazione...
paura???”.
-Spada
delle Sette Stelle!-.
Una
specie di linea gialla unì uno dopo l'altro i sette bagliori
e
infine la spada, la cui lama si alzò come una colonna
luminosa fino
al cielo.
“O-Ora
ricordo! Ho sacrificato tutto per ottenere questa magia,
questa bellezza! Non
posso bloccarla! I-Io
non voglio
bloccarla! No, q-questo
vestito mi
sta contagiando!”.
Tre
figure nere si stagliarono in mezzo al raggio, incantandola come per
un incantesimo.
“R-Ragazze!
Voi siete dentro di me! Non è possibile! Dovete stare...
libere...
no! Non è quello che penso! Devo muovermi! Devo spostarmi!
Io...
io...!!!”.
Brillarono,
e poi sparirono nel bianco.
“...non
voglio...”.
E
così rimase immobile, bloccata in posizione d'attacco,
mentre la
lama di luce si abbatteva su di lei con tutta la sua potenza.
“...scusatemi...”.
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Capitolo 23 *** Fastidio ***
I spent a lot of nights on
the run
And I think oh, like I’m lost and can’t be found
I’m
just waiting for my day to come
And I think oh, I don’t wanna
let you down
Cause something inside has changed
And maybe we
don’t wanna stay the same
I got guns in my head and
they won’t go
Spirits in my head and they won’t go
I got
guns in my head and they won’t go
Spirits in my head and they
won’t go
But the gun still rattles
The gun still rattles,
oh
But the gun still rattles
The gun still rattles, oh
(Spirits-The
Strumbellas)
“Ragazze.”.
“Se
vi ho ferite facendo questo, scusatemi.”.
“Le
vostre voci nella mia testa, io non le dimenticherò
mai...”.
“No,
è più corretto dire che non le ho mai
dimenticate.”.
“E
non mi hanno mai lasciata.”.
Kagura
atterrò rinfoderando la spada. Aveva di nuovo i vestiti,
quindi
ipotizzò che la parte di anima sottratta fosse tornata da
lei.
“Le
mie mani sono bruciate. Immagino che il mio corpo non sia ancora
pronto...”.
Si
sentì mancare e si appoggiò a terra.
“Infatti!
Mi reggo a malapena in piedi! Chiunque fosse quel mostro,
io...”.
Alzò
lo sguardo sul solco che si allungava per circa cento metri, e alla
fine...
“...devo
ancora finirlo.”.
La
raggiunse zoppicando, lei giaceva svenuta e la sua armatura era
praticamente distrutta, ma aveva ancora il suo aspetto. A dir poco
inquietante.
Alzò
la spada sul suo petto, ma si fermò lì.
Perché
stava ridendo?
-Ara-ara...
ahahah! Non
me lo sarei mai aspettato un finale del genere... io sdraiata qui...
e tu che stai per uccidermi... non è bellissimo?-.
Che
stranezza vedere i suoi stessi occhi ridere così follemente.
-Prima
che ti elimini, dimmi, chi eri un tempo?-.
-Un
tempo? Che
t'importa? Ara-ara!
Ora sono un essere
bellissimo,
non ti basta?-.
-No.-.
La
trapassò allo stomaco e lei urlò.
-Molti
pensano che una morte rapida sia indolore. Scoprirai che non
è
così.-.
-Che
dolore! Ma va bene! È un dolore bellissimo!-.
Kagura
si schifava di più a ogni secondo che passava, era tentata
di
finirla lì e subito, ma la facevano vacillare forse la sete
di
vendetta o forse l'eccessivo sdegno, così continuava ad
infierire
senza darle il colpo di grazia.
Già,
non se la sentiva di graziarla in nessun modo.
-Sei
molto fortunata, Kagura-chan! Chi altro può assistere alla
propria
morte?-.
-Presumo
ogni uomo in fin di vita.-.
-Ah!
Che spudorata! Ti adoro!- Tirò fuori la lingua
e iniziò a
leccare l'aria girando gli occhi.
Disgustoso.
Si
abbassò fino al suo viso, scrutandola attentamente.
-Heh?
Cosa fai?-.
-Mi
ripugni. Voglio guardarti morire.- Premette ancora.
-È
tuo diritto guardarmi in faccia.-
Poi ebbe un soprassalto, ma non per il dolore:
-Ah,
faccia! Voialtri non vi rendete conto della vostra fortuna di averne
una!-.
Kagura
aggrottò la fronte: -Che intendi dire?-.
-Nulla
di importante! Ma la tua mi piace tanto! Assomiglia alla mia
immagino!-.
La
ragazza girò il manico tra le mani, sembrava funzionare a
farla
parlare.
-Ugh!-.
-Perché
dici “immagino”? Un momento... non ti ricordi
più il tuo vero
volto?-.
-Eheh!
Sei davvero intelligente!
Mi piaci sempre di più!-.
-Patetico.-.
-Patetico?
Mmm, forse hai ragione, ma sei davvero nella condizione di
giudicarmi? Non hai idea di quello che ho passato!!!-.
Kagura
si fermò, quella furia era nuova.
-So
cosa pensi di me, è tutto qui dentro!- Si
toccò la fronte
con un dito: -Che sono pazza, ma
vorrei vederti
al mio posto! Anch'io
ho perso quello a
cui tenevo: i
miei amici, e poi il mio corpo! Ma lo sai almeno cosa si prova a
diventare un demone, Kagura-chan? Dolore, tristezza, paura? Niente di
tutto questo! È il vuoto! Un'enorme
voragine che divora tutto, perché ti è
stato tolto ciò che eri e ciò che potevi
diventare, la tua stessa
umanità, e allora cosa ti rimane? Niente! E
ognuno cerca di
riempire il vuoto con
qualcosa: fedeltà, sete di distruzione, follia, nel mio caso
la
ricerca della bellezza! Una nobile ricerca, a dirla tutta! Ma io
sto solo cercando di riottenere ciò che mi è
stato tolto, il mio
corpo, la mia anima!
Puoi biasimarmi per questo, Kagura???-.
Era
chiaro, cercava la sua compassione, invece aumentava il suo ribrezzo.
-Non
mi fai pena. Non arrancare scuse per i tuoi crimini, non puoi
uccidere chi ti pare per una cosa effimera come la bellezza.-.
-Ah,
ma per vendicarsi va bene, Kagura-chan?-.
...
-Ecco
perché mi piaci, perché siamo simili, dentro e
fuori! È facile
parlare di giustizia fintanto che tieni la spada per l'elsa, ara?
Fintanto che non hai
perso nulla di
importante!-.
A
quelle parole, Kagura si sentì incendiare dentro.
-Bada
a come parli! Tu hai divorato le mie compagne! Almeno io rivolgo la
mia rabbia verso chi la merita, non su persone innocenti!-.
-Se
davvero la
pensi così, allora finiscimi, forza!-.
Kagura
si fermò.
Dunque
era questo che voleva.
-Muoviti
a uccidermi! Non mi odi forse? Allora fallo!-.
Aveva
nascosto il viso con una mano, ma riusciva comunque a scorgere le
lacrime che trapelavano da sotto il palmo, per quanto provasse
furiosamente a ignorarle.
-Fallo
e basta! Non ce la faccio più! Ti prego, voglio solo che
tutto
questo finisca!-.
Possibile
che... possibile che adesso fosse tornata in sé?
No,
non dopo tutto quello che aveva fatto! Non poteva provare
pietà per
lei!
-Ti
eliminerò, ma non per farti un piacere!- Le urlò.
-Va
bene, va bene qualsiasi cosa, ma fallo, ti scongiuro! Non
voglio più... non voglio più fare del male a
nessuno!-.
Kagura
strinse i denti, sul suo cuore premeva un peso che non riusciva a
spiegarsi: quello davanti a lei era un autentico mostro che aveva
ucciso chissà quante persone, che aveva tentato di uccidere
anche
lei, che stava usando la sua stessa faccia solo per farsi compatire!
Forse
era proprio quello il motivo, forse una parte di lei sentiva la sua
stessa angoscia e voleva essere al suo posto: sconfitta, agonizzante,
ma finalmente prossima alla pace.
Si
rialzò e mosse più a fondo la spada, questa volta
non per
infierire; sentì uno scricchiolio ai suoi piedi,
abbassò lo sguardo
e vide che ora l'altra lei sorrideva serenamente al cielo.
Con
due dita asciugò le lacrime che si erano fermate sulle sue
ciglia,
poi le abbassò le palpebre.
Allora
il suo corpo si illuminò e ne uscirono delle spirali dorate
che si
alzarono in aria, come dei tentacoli luminosi.
Kagura,
con lo stupore tra le labbra, le guardò dissolversi in tante
sfere
gialle, piccole lucciole, che sparirono anch'esse, poi sentì
un
tocco caldo alla spalla come quello di una mano; e, voltatasi, per un
istante vide tre fantasmi brillare e poi scomparire nel nulla.
I
suoi occhi si inumidirono, perché le aveva riconosciute, le
aveva
riconosciute tutte e tre.
Si
strinse la bocca con una mano e, chinato il viso, pianse sul corpo
morto della nemica, lasciando che le lacrime cadessero mischiandosi a
quelle anime di nuovo libere.
Quando,
dopo eterni secondi, riuscì a tornare in sé, si
accorse di stare
guardando il corpo di una giovane ragazza bionda vestita di un
elegante abito viola, ormai lacero e consunto.
“Impossibile...
Jenny! No... io non immaginavo che... no!”.
La
sua stessa voce la riscosse dallo shock.
-Sono
vivi!!! Sono tutti vivi, hai capito???-.
L'aveva
presa per le spalle e la scuoteva per svegliarla, perché
sapeva che
si sbagliava, e voleva, doveva dirle che nessuno
dei suoi
compagni era morto.
Ma
i suoi occhi ormai lo erano.
Strinse
il corpo della ragazza al suo, piangendo sulla sua spalla. Neanche
sapeva perché stesse così male, la conosceva
pochissimo, ci aveva
parlato al massimo una volta e le era pure stata antipatica, per non
parlare di quello che era appena successo. Eppure... eppure pensare
che una ragazza solare come lei potesse... potesse essere diventata
una cosa del genere... e aver sofferto così tanto per...
per... per
nulla... non era giusto... non era giusto!
-Ah...-.
Jenny
aveva schiuso la bocca per emettere un debole respiro; ma le sue
palpebre rimasero mortalmente abbassate, e sotto di esse le pupille
non si muovevano più.
-Quella
persona...- Iniziò quando già il suo
corpo iniziava a
sbriciolarsi tra le sue braccia.
-...quella
che odiavi... che volevi morta...-.
-...la
odi ancora?-.
Kagura
non riuscì a risponderle, se non quando l'ultimo granello di
sabbia
le sfuggì dalle dita e cadde a terra.
-No.-.
“Bastarda!!!”.
“Troia!!!”.
“Ti
odio, ti odio!!! Me la pagherai cara, Levy McGarden!!!”.
Avrebbe
forse trovato strano l'essersi ricordato il suo nome solo allora se
non avesse dovuto preoccuparsi del fatto che gli mancava praticamente
l'intero lato destro del corpo, a parte la testa.
Che
comunque gli stava scoppiando per il rimbombo.
“Cazzo!!!
Cazzo!!! Non finisce qui!!! Te la farò pagare per questo!!!
Argh!!!
Che dolore!!!”.
Non
riusciva a immaginare che passasse, non riusciva a immaginare che il
suo corpo ricrescesse, in realtà non riusciva a immaginare
proprio
un cazzo! Si mordeva le labbra e soffocava le urla, che altrimenti
avrebbero attirato quel piccolo demone bastardo dall'altro lato del
cratere. Sì, perché con quell'attacco aveva
cancellato l'intero
palazzo.
E
ora la poteva scorgere mentre gioiva saltellando come una cavalletta
da un piede all'altro e urlando strani versi animali.
“Questo
dolore è insopportabile! Ma ancora di più l'onta
di cui mi sono
macchiato! Te ne farò pentire, Levy!!!”.
Poi
si immobilizzò.
“C-Cosa???
Questo potere... è assurdo! Nemmeno comparabile al suo! Ma
chi
è???”.
Spiò
ancora una volta e vide che la ragazza non si era accorta di nulla,
ma alle sue spalle una minacciosa ombra umanoide si stava rapidamente
avvicinando: era lei la fonte di quel potere.
“Un
demone, ma non uno qualunque! Dev'essere uno di quegli Etherias! Se
mi scopre è la mia fine di sicuro!!! Merda, tutte a me
capitano!!!”.
In
quella, Levy si bloccò e si voltò.
-Gajeel-kun!-
La sentì gridare.
L'immenso
ragazzo dal corpo metallico e... cosa... senza faccia,
si
fermò davanti alla piccola demonietta.
Non
riusciva a vedere bene, ma a un certo punto Levy si piegò in
avanti,
barcollò e cadde su di lui, che doveva averla colpita.
Se
la caricò in spalla e alzò i tacchi; ma proprio
quando il ragazzo
pensava di essere in salvo quello si voltò e
guardò, se così si
poteva dire, verso di lui.
Rusty
sentì il suo cuore fermarsi e una goccia di sudore
più fredda delle
altre gli solcò la tempia.
Poi
però l'altro alzò i tacchi e scomparve, e
Rustyrose poté di nuovo
respirare.
-Ahahah!
Ahahah! Che... che spasso!-.
E.N.D.
fece roteare la sfera di cristallo sulla punta dell'indice, ridendo
mentre guardava una dopo l'altra le varie scene della battaglia.
Erano
persino più spassose di quanto sperava, insomma, sapeva che
un bel
massacro era in ogni caso divertente, ma questo... cioè,
Zancrow
stava ancora volando con un razzo sotto il mento, la tipa col
cavaliere stava fuggendo con la coda tra le gambe, per non parlare
dei soldati che saltavano in aria, cadevano a pezzi, perdevano la
testa o implodevano, un po' suoi un po' dei loro, ma che importava,
lo spettacolo era sbellicante!
-Tutto
come avevo previsto! Anzi meglio ancora! Figurati se quei deficienti
indemoniati sconfiggono il Paese intero, ma resistono anche
più di
quanto pensassi! Mmm, peccato non essere lì anch'io a
uccidere
qualche bel mago! Un po' ti invidio, lo sai, Lyon?-.
Si
rivolgeva al verme insanguinato che usava come tappetino per i piedi.
Non poteva parlare senza la bocca (scena impagabile), ma gli leggeva
la mente.
“Anf...
se sapevi che
avrei perso... perché mi stai
punendo?”.
-Eh?
Non ti sto punendo per aver perso, non è colpa tua; solo che
vederti
sconfitto mi ha fatto infastidire. Mi fischiano le orecchie. Questo
è
il motivo, non la sconfitta, ma il fastidio.-.
“Ah...
capisco...”.
Davvero?
Ah, bene: lui pensava di essere impazzito.
E.N.D.
contemplò la sua carcassa maciullata ancora per un po', poi
gettò
un'occhiata distratta alla sfera. Qualcosa lo colpì e lo
fece
guardare con maggior interesse.
-Uh?
Non mi dire! Lei
è
ancora in gioco, eh? Dovresti imparare da lei che
cerca di rimediare al suo fal...
Lyon?-.
Toh,
era svenuto.
“Non
capisco. Avverto il suo potere nell'aria, ma non riesco a
vederla.”.
Dovunque
Kagura guardasse c'era ghiaccio, spine e crateri con ghiaccio, ma
della maga dell'acqua nessuna traccia.
“Dove
sei, Juvia? Ho seguito la tua magia fin qui, perché non
riesco a
trovarti?”.
Si
asciugò il sudore dalla fronte, cercando di concentrarsi.
“Sono
troppo stanca... se non si fa vedere lei, temo che non...”.
Poi
lo vide.
“No...
no... no, no, no!”.
“No!!!”.
Arrancò
fino a trovarselo tra le mani, ma subito indietreggiò
scuotendo la
testa.
“Non
può essere! Non anche lei! Non anche Juvia!!!”.
La
sua voce le risuonò in testa, la sua immagine sorridente
invase i
suoi pensieri, sapeva che era stupido e che non la conosceva bene,
però era così irreale, così
impossibile che fosse morta!
Ma
quel braccio rinsecchito steso al suolo era una prova inconfutabile.
“No!
Ci deve essere qualcosa che posso fare! Io... io... io...”.
Batté
i pugni sul terreno, una, due, tre volte.
“Merda!
È inutile! È andata! Non posso riportarla in
vita! Come farò a
dirlo a Erza e agli altri? Non... non c'è nemmeno un corpo
su cui
piangere!”.
Corpo.
Un
momento.
E
se...
Riprese
in mano il braccio, esaminandolo attentamente.
“Potrei...
forse... almeno devo provarci!”.
Acqua,
doveva iniziare con l'acqua; e, per sua fortuna, sapeva crearla. Ma
modellarla per riformare il corpo di Juvia... ne avrebbe avuto la
forza?
Dalla
parte mozzata ricreò la spalla, poi il busto e l'altro
braccio,
quindi le gambe; ma, giunta alle ginocchia, vacillò.
“Sono
senza forze! Se solo...”.
D'improvviso
sentì un bagliore rischiararle le spalle, e vide le sue mani
corazzarsi di un'armatura fucsia.
“Questi
guanti e quest'incantesimo... possibile che una parte di lei si
sia...”.
Ma
non era il tempo di pensare a questo: se aveva ricevuto altra
energia, l'avrebbe usata.
Completò
gambe e capo, ma ora sarebbe venuta la parte difficile, quella su cui
non aveva alcun peso.
Doveva
essere Juvia a prendere il controllo del suo corpo d'acqua, lei
doveva riunire la sua magia... però c'era davvero una
“lei”? Non
si stava solo aggrappando a una vana speranza? Non era forse morta?
Cosa poteva fare lei o chiunque altro per rimediare a tutto questo???
-Ah!-.
Il
corpo d'acqua ebbe uno spasmo, si increspò in mille onde,
poi
impallidì fino a diventare di un bianco quasi opaco.
Lei
osservò tutto con il cuore in gola, poi quando Juvia
spalancò gli
occhi e riprese i colori per poco non cadde.
-K...Ka...gu...ra?-.
-Juvia...
Juvia!- La scosse e oscillò tutta, sembrava molle come un
budino e
spenta come un cadavere.
-Juvia!
Juvia, come stai? Riprenditi, Juvia!-.
La
aiutò a rialzarsi, lei ancora muta e vitrea... ma viva!
-Ka...Kagura...
Juvia è... morta...-.
-Non
preoccuparti, adesso è finita. Su, forza, ti porto al
sicuro!- Le
prese la mano per portarla con sé, ma la trovò
irremovibile.
-Juvia,
ma cosa...?-.
Le
parole le morirono in gola quando la guardò negli occhi.
-Juvia
era sparita... Juvia non c'era più... lei non c'era
più... lei...
lei era morta... lei è morta... Juvia è... Juvia
è morta! Juvia è
morta! Juvia non c'è più! Lei non c'è
più! Lei è morta! Lei è
morta!!!-.
Con
una mano dietro la testa e l'altra attorno al fianco Kagura la
strinse a sé, asciugando le sue lacrime con la guancia.
-Juvia
era morta! Juvia era morta! Juvia era morta!!!-.
-Juvia!
Tu sei viva, Juvia!!! Sei viva!!!-.
Continuò
a ripeterglielo finché non la percepì accasciarsi
su di lei priva
di sensi; allora se la caricò sulla schiena e si diresse,
precipitandosi, verso l'aura di Erza.
I
piedi le stavano esplodendo, i polmoni bruciavano, non ce la faceva
più a correre.
Ma
non considerava nemmeno l'idea di fermarsi a riposare.
Non
ne aveva il lusso.
“Ancora
un poco, resistete solo un altro poco!”.
Finalmente
ecco l'ospedale, ed Erza rallentò il passo, colta
dall'illusione che
i novanta metri già percorsi avessero già colmato
i dieci
rimanenti.
Comunque
certo non pensava a questo, l'ordine dei suoi pensieri era: -entro
-trovo qualcuno -mi assicuro che si riprendano pestando chiunque me
lo vieti.
Poi
arrivò un'altra informazione che le scombinò i
piani.
“Ma
che diavolo è successo qui?”.
Dovevano
essere decine, no, forse un centinaio, tutti al tappeto, ansimanti o
immobili, morti o moribondi.
Ma
chi era stato? Chi poteva averne sconfitti così tanti?
Persino lei
con quel numero... beh, non tutti erano come lei!
La
risposta zoppicò fuori dall'ospedale.
-Anf...-.
-Anf...-.
-Bian...ca...-.
-Flare!-
Esclamò Erza.
-Mio
kami, come sei ridotta???-.
Era
lacera e ferita praticamente dappertutto, si doveva appoggiare al
muro solo per respirare, sembrava un miracolo che fosse ancora in
piedi.
-Bian...ca...-
Continuava a ripetere; ma a che si riferiva? Cos'era bianco? Un
momento, era così che chiamava Lisanna! Aspetta, e se
l'avesse vista
in quello stato?
Ma
quando rialzò il viso capì che non c'era pericolo.
Sì,
perché che sollevasse quella linea scarlatta al posto delle
palpebre
era pressoché impossibile.
Erza
rimase senza parole, fu Flare a parlare: -Bianca... sei tu, vero?-.
-...li
ho sconfitti tutti, Bianca... sono... sono stata brava...-.
Dalla
bocca della rossa uscì un suono gutturale, tipo il rumore
dello
scarico.
-Ah,
che gioia, sei qui... com'è bella la tua voce... ma non la
sento
bene, io... ho come dei suoni in testa... fanno male... ah!
Perché
urli... ah! No, chi è che urla? Ah!!!-.
Flare
si piegò in avanti, stringendosi le mani tra i capelli.
-Ti
prego, non urlare così! Basta!!!-.
TUNF
Era
crollata.
Erza
si riscosse solo allora: -Flare!-.
Fece
per andare da lei, ma qualcuno le sfrecciò davanti e la
anticipò.
-Erza-nee,
ci penso io a lei!-.
La
rossa guardò confusa Kagura, poi si rivolse a Juvia, che si
era
fermata di fianco a lei.
-Juvia,
tu come...-.
Ma
Juvia fissava il vuoto davanti a sé, bocca schiusa e occhi
sgranati,
pareva una bambola inanimata.
-Ehi!
Ragasshe!-.
Erza
si voltò e vide che stava sopraggiungendo anche Bickslow,
che
sorreggeva per sotto il fianco uno stordito e altrettanto malridotto
Freed.
-Bickslow!
Freed! Che vi è successo?-.
-Ah!
Non indovinerete mai chi abbiamo incontrato! Ehi, e a loro due che
è
capitato?-.
-Cosa?
Oddio, come ho fatto a dimenticarmene? Presto, dovete aiutarmi a
portarle dentro!-.
Intanto
il mago si era spostato davanti a Juvia e le scuoteva la mano
all'altezza degli occhi, senza che lei reagisse.
-Mi
sembra che nemmeno lei stia bene...-.
Insomma,
del resto chi tra loro non era ferito? Lei forse, lei che non aveva
preso sul serio il suo scontro, lei che avrebbe potuto salvarle e
invece era-
-Erza-nee,
attenta!-.
L'aveva
appena percepita anche lei, un'aura demoniaca era appena apparsa alle
sue spalle; e così anche Bickslow, che si voltò
insieme a lei.
Ci
mise un po' a riconoscerla: i capelli neri le cadevano davanti al
viso in ciocche appuntite e unte di rosso, mentre dei vestiti
rimaneva qualche straccio sul seno e in pochi altri punti. Sotto
l'unico occhio scoperto, sgranato come da un terrore primordiale,
stringeva le unghie fino a graffiarsi; e avanzava zoppicando,
ingobbita in avanti, oscillando avanti e indietro col braccio
rimanente. E, come il suo aspetto, il suo potere era fiacco, ferito,
appena superiore a quello delle due ragazze che Erza portava con
sé.
Sembrava
un cadavere, e avrebbe dovuto esserlo, eppure quelle due corna ai
lati del cranio erano inconfondibili.
-Tartaros.-
Sussurrò: -Tu eri di Tartaros.-.
-Uccisa...-
Biascicava quella, senza dar cenno di averla sentita: -Io l'ho
uccisa... uccisa... è colpa mia...-.
Erza
trasalì a quelle parole.
“Cosa?
Uccisa? Chi ha ucciso???”.
Equipaggiò
una spada e gliela puntò contro, ma lei non si
fermò.
-Ho
fallito... e ora morirà... lei... per colpa mia...-.
Da
quel poco che capiva non si riferiva a uno di loro, ma non era il
caso di chiederle altre spiegazioni.
-Non
ti muovere!- Le intimò: -Non fare un altro passo e gettati a
terra!-.
Ancora
una volta non l'ascoltò.
-Che
fastidio... questo stridio... fa male! Kyouka-sama! Argh!!!-.
-Sorella.-
Kagura le se era avvicinata: -Finiamola finché siamo in
tempo.-.
Erza
si riscosse da quello spettacolo ambiguo e orribile.
-Aspetta,
non ce n'è bisogno! Ormai non è più un
pericolo!-.
-E
con questo? È un nemico, come tale va eliminato.-.
-Ma
non possiamo farlo!-.
-Senti
ne ho le scatole piene!!!- Le gridò in faccia. Erza
ammutolì, non
l'aveva mai vista perdere le staffe in quel modo.
-Tu
non hai idea di quello che ho passato! Ora fammela uccidere
finché
rimane così semplice!-.
-Basta!!!-.
Le
due ragazze sussultarono: l'Etherious si era accovacciata su
sé
stessa e gridava a squarciagola.
-È
tutta colpa vostra! Fetidi umani! Urr! La mia testa esplode! E lei
morirà! Per colpa vostra! Vi odio!!! CREPATE!!!-.
Una
folata di vento si alzò all'improvviso, e Erza
sentì come il rumore
qualcosa di viscido che esplodeva di fianco a lei; all'inizio non
capì, poi guardò Kagura: la ragazza era
impallidita di colpo, aveva
sbarrato gli occhi e un filo di sangue le usciva dalla bocca. Le sue
mani stringevano ancora l'elsa di Archenemy, la cui lama spuntava
insanguinata dalla schiena.
-Er...za...-.
La
rossa aprì la bocca per parlare, ma al posto dei suoni
uscì un
risucchio smorzato e un fiotto vermiglio.
Abbassando
lo sguardo, notò che stava ancora spingendo in dentro la sua
spada.
“Cosa...”.
Lo
stomaco bruciò e dovette perdere i sensi, perché
un secondo prima
stava guardando la demonessa che rideva sguaiatamente e quello dopo
il terreno.
Percepì
qualcosa al suo fianco sollevarsi da terra, alzò a fatica
gli occhi
e vide che Lisanna stava fluttuando sopra di lei, le braccia distese
a croce e il capo piegato in avanti.
-Tu
ora verrai con me.- Disse la demoniessa.
“No!
Non te lo lascerò fare!” Era quello che voleva
urlarle, ma non
riusciva nemmeno a tenere la testa alta.
“Non
di nuovo! Non può succedere di nuovo! Non posso perdere
anche lei!!!
Se solo riuscissi a muovermi! Se solo riuscissi... a...
rimanere...”.
Svenne
di nuovo.
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Ahahah!
No
perché rideva? Non era divertente no.
Quel
rumore assordante non le lasciava tregua, quel... ruggito
metallico... maledizione, la stava ancora colpendo, la stava ancora
torturando!
Torturando.
Non
era la tortura che le piaceva, non era estasiante, non era bella, non
era quella della nobile Kyouka!!!
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
La
nobile Kyouka.
Quella
piccola infima umana era la sua unica speranza di salvarla.
Eheheh...
un'umana... un insetto, anzi peggio... eheheh...
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
ARR!!!
NON LA SMETTE!!! PERCHÉ NON MI LASCIA IN PACE??? BASTA!!!
KYOUKA-SAMA, AIUTO!!!
-Fatelo
smettere, fatelo smettere, fatelo smettere!!! Non ce la faccio
più!!!
È tutta colpa vostra, umani!!!-.
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
HE
Finito.
Tutto
d'un tratto.
Com'era
stato possibile?
Ah,
l'avevano colpita in testa, ecco perché.
Ma
chi, chi era stato? Chi aveva osato???
-Gheheheh!
Shembra che ti shia dimentihata di me!-.
Che
voce fastidiosa, ancora più di quello stridio!!!
Sayla
si rimise in piedi e guardò infuriata l'umano ancora
cosciente. Il
dolore la rendeva lucida, e dava un senso alla sua furia. Lo aveva
paralizzato, come aveva fatto quell'uomo a liberarsi??? Un momento,
era ancora immobile, e allora cosa l'aveva colpita???
Lentamente,
intanto, quello stridio stava tornando, anche se era ancora un
sibilo, appena un ronzio.
Ahahah!
No non c'era niente da ridere.
Maledetto!
Lo avrebbe finito prima che tornasse del tutto!
Alzò
un braccio e strinse il pugno verso di lui per stringerli il collo
con il Macro; ma qualcosa le sfrecciò davanti al viso e la
distrasse.
“Ma
che...”.
Si
fermò, vide che era un cilindro di legno con disegnata una
faccia
sorridente.
“Cosa
diavolo è questo???”.
La
faccia si illuminò di verde e Sayla si abbassò
appena in tempo per
evitare che il raggio le finisse in faccia.
Criiiiiiii...
“Merda!”.
Altri
quattro di quei cosi erano alle sue spalle.
“Telecinesi
dunque! Non è un problema!!! Ahahah!!! Ora lo
uccido!”.
Bloccò
i cinque pupazzi e li compresse fino a distruggerli.
-No!!!-
Urlò l'umano: -I miei cuccioli!-.
Scriiiiiiiii
“Merda!
Ma almeno non è più un problema!!!”.
-Sheeerzoooo!!!-.
L'umano
aveva tirato fuori la lingua e cinque pietre ai suoi piedi si
sollevarono schizzando verso di lei.
Non
riuscì a evitarli e la graffiarono in viso e nel corpo
-Tsch!-.
Agitò
la mano e distrusse anche quelle.
-È
tutto inutile!- Slinguazzò l'altro: -Thantho posso
trashferirli dove
voglio!-.
SCREEEEEEEEEEEEEEE
-Ah!
Allora ucciderò te!!!-.
Lo
alzò da terra tenendolo per il collo, lui si
agitò qualche secondo
e infine penzolò inerme.
SCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
-AHAHAH!
Finiamola con questa storia! E tu...- Si rivolse alla ragazza dai
capelli bianchi, che aveva lasciato cadere; invece la sua attenzione
cadde sull'umano impiccato che rideva di gusto.
-AHAHAH!!!-.
-Ci
cascate tutte!-.
AHAHAH!!!
Cinque
oggetti tondi piovvero dal cielo sopra di lei.
Ahah...
ah?
Ah,
finalmente silenzio.
-Dovresti
andare.-.
Natsu
trasalì.
-Sei
ancora viva, eh? Oh, no, non è il termine giusto per te...-.
Meldy
era riapparsa davanti a lui, era la prima volta che la vedeva seria,
anzi, quasi impassibile.
Però
ora taceva.
Natsu
sogghignò: -Keh! Perché dovrei andare? Ormai
è finita, non ha
alcun senso, forse la prossima volta...-.
Meldy
spostò lo sguardo sulla lacrima con Sayla.
E.N.D.
non poté che sghignazzare: -Dovrebbe importarmi qualcosa?
Che muoia,
se è debole.-.
Meldy
rimase muta ancora per un po': -Non ti importa nulla di lei?-.
Schiuse
le labbra per riderle in faccia, ma si bloccò.
-No.-
Rispose semplicemente: -Per nulla.-.
Alzò
un angolo della bocca in un ambiguo sorriso.
-E
poi se la cava da sola.-.
-Ehi,
state tutte bene?-.
Bickslow
si precipitò da Erza e Kagura, scuotendole ma ottenendo solo
dei
flebili colpi di tosse.
Beh,
perlomeno erano vive no? Ahah, avevano la pellaccia dura!
Però
la rossina laggiù e angelo d'argento sembravano parecchio
giù di
corda... e Lisanna? Oh, era di nuovo in aria... ma non era scesa
prima?
D'improvviso
le gambe gli si piantarono a terra.
“Oh
cazzo.”.
Il
fumo dell'esplosione si diradò velocemente, rivelando la
diavoletta
di prima; solo che adesso aveva la pelle scura e sembrava alquanto
incazzata.
-Questo
rumore è doloroso. Voi umani dovete pagare. Eheheh... voi
umani...
siete deboli... disgustosi... fastidiosi... un ronzio alle orecchie
peggiore di quello che sento ora... e spetta a me mettervi al
silenzio!-.
L'aria
attorno a lei iniziò a vorticare impetuosamente.
-Soprattutto
il Master mi ha incaricato di una missione! E se fallissi deluderei
Kyouka-sama! Perciò non esiste dolore né fastidio
in grado di
fermarmi adesso!!!-.
Bickslow
alzò gli occhi, quando iniziavano a parlare così
le cose si
mettevano male...
E
infatti si trovò di nuovo appeso all'aria per la gola.
-Diventerò
più forte!-.
Si
sentì schiacciare a terra da una forza immensa e si
schiantò
dolorosamente.
SBAM
-Più
potente!-.
Tornò
a volare, e giù di nuovo.
SBAM
-Kyouka
sarà orgogliosa di me!-.
SBAM
-E
questo rumore!-.
SBAM
-Nella
mia testa!-.
SBAM
-Finirà
di tormentarmi!-.
SB
-OK OK VA BENE!!!-.
Si
fermò a un centimetro da terra, a testa in giù,
perché le ultime
due cadute le aveva fatte così.
Ahi,
tra parentesi.
-Va
bene, sei arrabbiata, ho capito! Ma credi di essere l'unica con le
voci in testa, eh???-.
Lei
non rispose, così continuò a parlare.
-Beh,
è da quando è iniziato tutto questo schifo che ce
le ho anch'io,
che ce le abbiamo tutti! Di persone che abbiamo ucciso, di quelle che
amavamo ma sono morte e anche di chi abbiamo tradito! E cazzo se
fanno male! Quindi congratulazioni, benvenuta nel club dell'intera
umanità!-.
-“Oh-oh,
bu-uh, povera me, sono una ragazzina arrabbiata e ho il
ciclo”! Non
vuoi deludere chi ami? Sorpresa-sorpresa, questa è una
guerra, una
delusione continua! E poi che ne vuoi saperne tu di delusione o di
amore? Tu nemmeno provi niente, sei solo una macchina assassina con
due cuscini sul petto! Ma cavolo se fai sangue! Minchia, sei proprio
una bellezza, quanto mi verrebbe voglia di prenderti e... oh
sì, sì
cazzo! Ma comunque non cambia che non hai capito niente di niente!-.
Si
fermò per riprendere fiato, così l'altra prese la
parola.
-Ma
che diavolo stai dicendo?-.
Bickslow
tirò un sospiro.
-No,
niente di serio, stavo solo prendendo tempo per lui.-.
La
ragazza ebbe un sobbalzo e si mise sulle punte dei piedi, mentre
Freed alle sue spalle rigirava lo stocco nella sua schiena.
Uhm,
certo che era davvero figo, coperto di sangue con solo un occhio che
si vedeva e con la faccia tutta incavolata!
E
poi usò l'Absolute Shadow e la sollevò da terra,
piegandosi
all'indietro in modo che la demoniessa scivolasse fino all'elsa e
rimanesse a pancia all'aria.
ZAM
Estrasse
la lama e la buttò a terra, e lei tornò bianca.
Era più carina
così.
-Wow!
Bel colpo! Che stile!-.
-Grazie.-
Rispose lui: -Che sciocca, avrebbe dovuto premunirsi anche su chi era
a terra.-.
Poi
tornò da lui camminando come niente.
-Ma
non ti eri rotto la gamba?-.
-E
chi se la sente più.- Fece passandogli accanto. Bickslow
rise, poi
sentì che la demonietta stava mugugnando.
-Uh,
è ancora viva? Sono sorpreso, Freed! Freed? Oh, sei mogio,
ti vedo a
terra... sei svenuto? Ahah! L'hai capita, “a
terra”... no, non
l'hai capita.-.
-Bickslow!
Cosa è successo?-.
Erza
e Kagura si stavano rialzando, la seconda addosso alla prima.
Uhm,
quante misure al vento...
-Freed
l'ha sconfitta ma è ancora viva, che facciamo?-.
Erza
si sistemò la bruna sulla spalla, ansando prima di
rispondere.
-Anf...
Non serve fare nulla... ormai è svenuta... però
dobbiam-ugh!
Pensare a noi!-.
-Cosa
dici, Erza?- Replicò Kagura: -Non vedi quello che... urr!
Quello che
ci ha fatto??? Se non ne sei in grado tu, sarò io a
eliminarla!-.
Ecco,
ora si mettevano a litigare come al solito. Personalmente non gli
importava se morivano o no, cioè li picchiava e poi boh,
erano a
terra e punto.
-Ehi!!!
Laggiù!!!-.
Bickslow
si voltò verso le voci e vide due individui, uno grasso e
uno magro,
correre verso di loro mentre tenevano in mano un grande coso
di metallo per le due estremità.
-Ce
lo abbiamo! Daphne l'ha finito!-.
Oh,
erano Jet e Droy! Ma di cos'è che parlavano? Del pube?
-Ha
completato la cura per il Cambiamento?- Chiese loro Erza.
I
due, ora arrivati, annuirono.
-Ma
voi come state? Che vi è successo?-.
Eh,
era tutto il giorno che glielo chiedevano.
Aspetta,
avevano appena detto “cura per il Cambiamento”?
Ebbero
tutti la stessa idea e si voltarono verso la demoniessa a terra.
-Vorreste-
Iniziò Erza: -provare su di lei?-.
-Erza-nee,
lei è un Etherious vero e proprio, quindi...-.
Bickslow
alzò le spalle: -...beh, quindi non c'è nessun
problema no? Mal che
vada muore e basta. E poi dovremo pur provarlo prima di usarlo sugli
esseri umani.-.
Su
questo nemmeno Erza ebbe da obbiettare, cioè forse ce
l'aveva ma non
era il caso di dirlo, e Jet e Droy iniziarono a trafficare con
l'arnese.
-Scusate
come dovrebbe funzionare? Comunque quella lì si sta
riprendendo,
farete meglio a muovervi!-.
Però
ecco che, incredibile ma vero, una voce ben conosciuta si
levò di
nuovo.
-Luridi...
umani...- Allungò una mano verso di loro e la
conficcò a terra in
modo da trascinarsi.
-Mmm...-
Bickslow fece le dita a pistola e le puntò contro la
ragazza, poi la
sua spalla esplose.
-Ah!!!-
Rotolò di lato, tamponandosi la ferita con l'altra mano.
-È
inutile che ti agiti tanto, te l'ho slogata.-.
Tirò
fuori la lingua e la canzonò: -Ora non fai più la
sbruffona, eh?
Ahahah!-.
-Bickslow!-
Esclamò contrariata Erza.
-Che
c'è? È divertente!-.
-Qui
abbiamo finito!- Dissero i due, puntando il
“cannone” e sparando
un raggio luminoso che colpì la ragazza. Niente di
spettacolare,
solo un flash.
Lei
smise improvvisamente di rantolare e si immobilizzò a terra.
Bickslow
guardò lei, poi la bocca fumante del cannone, poi ancora lei
e poi
ancora il cannone.
-Ecco,
l'abbiamo ammazzata.-.
Non
fece in tempo di dirlo che un urlo si levò alle sue spalle,
talmente
forte da fargli mettere le mani nelle orecchie; e aveva pure il casco
in testa!
La
demoniessa, colle vene a fior di pelle, si era messa sulle quattro
zampe e attorno a lei girava un vortice d'aria che spandeva le sue
urla raggelanti tutte intorno.
Bickslow
indietreggiò, urtando Erza e Kagura, che si erano coperte
anche loro
le orecchie.
“Che
sta succedendo? Devo vedere la sua anima... ma è...
è... che
cavolo...???”.
Alzò
bruscamente la testa e spalancò la bocca dalla quale
schizzò un
vortice nero come la pece che si elevò in cielo; uno
spettacolo
orrendo, vomitava tutta quella roba che nemmeno pensava che poteva
starci in un corpo così piccolo... kami, come faceva a
gridare
ancora?
-Cosa
stai facendo???-.
Erza
aveva preso per il braccio Kagura che si stava dirigendo a spada
sguainata verso la rigurgitamelma.
-La
elimino! Almeno così la smetterà!-.
Erza
scosse la testa: -No, noi dobbiamo...-.
-Guardala!-
Per un secondo riuscì persino a ovattare le sue urla: -Sta
persino
piangendo quello schifo! Nemmeno lei si merita
questo!-.
-Io
penso che Kagura abbia ragione!- Intervenne lui: -E poi forse
è
meglio così per tutti!-.
Erza
si bloccò, titubò, poi annuì. Ma
Kagura non fece in tempo a
stringere la spada che le grida cessarono, il turbine sparì,
e la
demoniessa si accasciò premendo la fronte a terra. I lunghi
capelli
erano sciolti come una chiazza di petrolio, poi con un lieve
scricchiolio le sue corna si riempirono di crepe. E CRACK, si
sbriciolarono in mille pezzi e altre due ciocche di capelli caddero
facendo compagnia alle altre.
“Im...possibile...
questo non ha senso...”.
Meldy
alzò un sopracciglio
-Te
l'avevo detto.-.
La
sfera si sbriciolò sul terreno, mentre il Demone Cremisi
scattava in
piedi e correva verso la porta.
“Eh?”.
“Cosa
mi sta succedendo?”.
“Dove
sono... le mie corna?”.
“Il
regalo di mia madre... di Kyouka...”.
“Dove
sono?”.
Angolo
dell'autore
Ehm.
Sono
in ritardo.
Già.
Se
è rimasto qualcuno batta un colpo...
Volevo anche fare un supercommento ma è meglio tacere e
conservare un minimo di credibilità.
Comunque
sia ci avviamo verso il finale, nel senso che il prossimo capitolo
è
l'ultimo (seh, ora che esce...).
Tenetevi
pronti e caldi, ho ancora delle belle idee in testa (risata
malefica).
|
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Capitolo 24 *** FUOCO ***
Yume
wo otte mayoikonda kokoro no mori no oku
Kagami
yori sunda izumi
utsuru yuganda Smile
Koboreta
namida wa (Don't Cry) kin demo gin demo nakute
Arifureta
namida
(Fall From My Eyes) megami mo kizukanai
Masayume
Chasing Chasing
Koero
motto jibun shijou saikou no
Ima
wo
Chasing Chasing
Sou
egaita jibun ni natte moyase mune no hi wo
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na na na
na Oh
Kakenukero
Hero
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na (Hey)
na na na (Oh)
Moyase
mune no hi wo (My Life... Yeah)
Me
wo tojite mimi sumaseba kasukani yobu koe
Daremo
inai hazu no mori
de miageta sora no ao
Koko
he ha modoranai (Good Bye) kodoku toiu
na no moudoku no
Amaku
Kaoru Hana (Fill up the sky) sakihokoru
sekai ni
Sayonara
Changing Changing
Koero
motto jibun shijyou saikou no
Egao
Changing Changing
Sou
Onegai ha Kanau wa kitto terase mune no hi
yo
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na na na
na Oh
Kakenukero
Hero
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na (Hey)
na na na (Oh)
Terase
mune no hi yo
Hey
mou mechakucha haato de hontou no jibun ga dareda ka
Wake
up shite
make up enen mainichi kurikaeshite Fade Out (Ah...)
Konna
akumu
kara (La...) No Way Baby (No Way Baby)
(na
na na na na) Nukedasu
ni ha (Go Gotta Go Now) me wo samasu shika nai
Mabushii
asahi
abite me wo korasu saki ni
Ano
hi ni mita mirai ga te wo
hirogeteru
Whoa
Whoa
Masayume
Chasing Chasing
Koero
motto jibun shijou saikou no
Toki
wo
Chasing Chasing
Sou
egaita jibun ni natte moyase mune no hi wo
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na na na
na Oh
Kakenukero
Hero
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na (Hey)
na na na (Oh)
Moyase
mune no hi wo
(Masayume
Chasing-BoA)
Tutto
è per Zeref.
Esisto
solo per Zeref.
Non
c'è nulla che non sia per Zeref.
Apro
gli occhi per la prima volta pensando a questo.
“Occhi,
io ho degli occhi.”
Mi
guardo intorno, ma vedo poco, non sono ancora abituata alla luce.
“La
luce, cioè ciò che vedono i miei
occhi.”.
Però
io... chi sono?
“Etherious,
la più pura razza demoniaca che esista, creata dal Sommo
Zeref.”.
“Tutto
è per Zeref.”.
“Io
sono un Etherious.”.
“Io
sono per Zeref.”.
“Come
le so queste cose?”.
Finalmente
ci vedo bene.
Ci
sono altri Etherias (come so che lo sono?) qui con me, e sono molto,
molto grandi... no, sono io a essere piccola (piccola, il contrario
di grande); se fossi stata un'umana, avrei avuto l'aspetto di una
bambina di otto o nove anni (come faccio a saperlo? Umana,
cos'è
un'umana?).
Non
che sia importante, sono tutti per Zeref, come me.
Uno
che sembra un grosso polipo (che cos'è un polipo?) mi
squadra con la
bava tra le labbra.
-Una
nuova? Chissà se è saporita...-.
Faccio
un passo indietro, deglutendo a vuoto. Queste parole mi fanno...
paura. Paura?
Cos'è?
Non mi piace...
-Heh!
Boom!- Un demone poco più grande di me (dodici anni fosse un
umano,
e ci assomiglia, ma ha delle orecchie e un naso da ocelot;
cos'è, un
animale? E un animale, cos'è?) schizza da una parte
all'altra della
stanza, facendo esplodere oggetti al suo tocco.
Esplodere...
questo concetto è difficile...
Poi
ce n'è uno più grosso, corazzato d'acciaio e con
l'aspetto di un
pesce, mi scruta con aria diffidente (come so tutte queste parole?).
-Sarà
davvero utile alla nostra causa? È piccina.-.
Gonfio
le guance, questo mi ha messa a disagio. Ma non so perché, e
non so
nemmeno cosa sia il disagio. Anche questo, immagino, mi mette a
disagio.
-Tutto
è utile se è creato da Zeref.- Tuona qualcuno,
è qualcuno di
importante, lo sento; e io mi inginocchio a terra, abbassando lo
sguardo d'istinto.
“Questa
voce è di Zeref-sama? No, è di...
M...Mard...Geer-sama? Mard Geer,
chi è? Io gli devo... obbedienza... totale
obbedienza.”.
Anche
gli altri si sono inginocchiati, persino il felino scalmanato; Mard
Geer, chiunque egli sia, è alle mie spalle e quindi non lo
vedo, ma
sento la sua presenza schiacciante che mi immobilizza.
Una
figura in fondo, però, si alza e mi si avvicina;
è in ombra, poi la
vedo bene, una giovane ragazza (ancora il linguaggio umano) di circa
vent'anni, dai lunghi capelli verdi ispidi tra i quali spuntano
orecchie appuntite, o forse è solo la sua acconciatura, non
lo
capisco; ha due labbra scure e sottili come petali di rose nere, dei
lineamenti appuntiti e aquilini, ma soprattutto ha un grande seno
prosperoso e accogliente, le mani artigliate e forti e le gambe
rapaci, affilate per lacerare la carne e capaci di afferrare un uomo
e scagliarlo lontano... oppure di prendermi e portarmi via.
Prendimi
con te...
“Mamma?”.
Arrossisco.
“Cosa
sto pensando? Tutto è per Zeref, perché ho
pensato quelle... parole
strane?”.
La
ragazza si abbassa alla mia altezza, allunga la mano e mi accarezza
le guance. Le sue dita pungono, fanno un po' male... ma è
piacevole... è molto piacevole...
-Il
mio nome è Kyouka. Il tuo qual è?-.
Nome?
Ma non serve, è tutto per... un nome... però il
suo è bello...
Kyouka
alza un poco le dita, sfiorandomi i capelli.
-Che
ne dici di Sayla? Ti piace?-.
Io
la guardo confusa, non so cosa dire. Percepisco tante farfalle volare
nel mio stomaco, e la testa è tanto calda.
Kyouka
mi sorride, allora mi sento mancare, il mio cuore ha fatto una
giravolta: non ho idea di cosa sia, e anche se mi sembra faccia male
in realtà... è piacevole... molto piacevole...
che bello...
-Sì!-
Esclamo di getto, qualunque cosa detta da lei è musica per
me.
Uhm,
dunque è questa la mia voce. Non è brutta, ma mi
piace di più
quella della nobile Kyouka.
-Bene,
sono contenta. Sei molto bella, Sayla-chan.-.
Mi
sento di nuovo mozzare il fiato.
-Grazie...-
Riesco a sussurrare, e in viso devo essere paonazza; che vuol dire
rossissima.
Kyouka
aggrotta la fronte.
-Però
penso che potrei renderti unica... se mi permetti.-.
Io,
Sayla, annuisco, lei può fare qualunque cosa voglia con me.
Ora è
come se esistessi anche per lei.
Così,
lentamente, Kyouka allontana le mani dal mio cranio e, sempre
lentamente, sento la testa diventare... diventare pesante.
Mi
metto le mani tra i capelli, incontrando qualcosa di duro. Tastando
capisco che sono due corna. Due splendide corna, due regali di
Kyouka.
-Allora,
ti piacciono?- Lei sorride di nuovo, stavolta con un lieve rossore
alle guance; e io, oh, io non riesco a trattenermi! Il mio petto
batte fortissimo, allora le salto addosso e la abbraccio più
forte
che posso, tuffandomi in quelle morbide mammelle.
Dopo
un paio di secondi mi immobilizzo in quella posizione, temo di aver
commesso un errore irrimediabile; ma poi le braccia di Kyouka mi
cingono la schiena, massaggiandola delicatamente.
Ancora
quella sensazione di felicità, e quella parola strana in
testa.
“Mamma.”.
Non
ci sono...
Non
ci sono
Non
ci sono più
Non
ci sono più.
Non
ci sono più!
Non
ci sono più!
Non
ci sono più!!
NON
CI SONO PIÙ!!!
Controllo
ricontrollo mi strappo i capelli devono esserci sono sempre state
lì
perché non riesco più a sentirle
perché non ci sono più??? Dove
dove dove sono dove so-
Ah...
Sono...
A
terra...
Eccole,
sono a terra, ma...
Sono
così...
Così
piccole... sono scheggie così piccole, non riesco nemmeno...
nemmeno
a tenerle tra le mani... non... a...
Per...
ché...
Perché...
per... quale... motivo... per quale motivo??? Per quale motivo
è
successo questo perché le mie corna non ci sono
più perché il suo
dono non c'è più perché
perché perché PERCHÉ PERCHÉ
PERCHÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ???
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Quel
ruggito mi esce dalla bocca mischiato a sangue e particelle di
anti-ethernano, e con essi si spiaccica a terra in una pozza scura e
densa.
Urlo,
urlo e urlo più forte, alla fine la voce mi viene meno e non
mi
resta che piangere.
E
piango, piango tutto quello che mi rimane, tutto il dolore, la paura,
la disperazione, lo piango così, col vomito.
-K-Kyouka-sama!
I-Il suo-suo regalo! Le-Le-sue-i-io-c-co-cosa-ho-f-fatto???
Co-Cosa-ho-fa-tto???-.
L'ho
tradita, ho permesso che-che quello che mi aveva dato... che quello
che mi aveva dato... che le sue corna... le sue... n-noh! No-oh!
No-hoh!!! No!!!
Senza
rendermene conto mi sono sdraiata e mi giro tra la polvere,
singhiozzando e rigurgitando insieme. Del resto mi sono dimenticata,
degli umani, della missione, dell'umiliazione subita, persino del
dolore che mi incendia tutto il corpo; è quello in petto a
fare
davvero male, per averla delusa, è per questo che mi strappo
i
capelli e urlo anche se non ho più una voce che mi
appartenga.
-Pe-er-do-nami!
Per-donami! Perdonami, Kyouka-sama! Per-do-dona-a-mi!!!-.
Caldo
Ssento
caldo; è il mio corpo?
No,
no, non posso essere io, io non... No, dall'alto, viene dall'alto ed
è sempre più forte, così tanto che le
mie lacrime nemmeno si
versano più; e anche del rigurgito sul terreno non rimane
altro che
una macchia sbiadita.
Poi
una forte esplosione mi mozza il fiato e mi acceca; ma nella mia
iride rimane impressa la sagoma di fuoco che ora si erge furiosa
davanti a me.
Quanto
era passato? Dodici... forse tredici mesi... non riusciva a
ricordarlo...
Balle.
Tredici
mesi, due settimane e quattro giorni; quello era il tempo passato da
quando l'aveva visto l'ultima volta.
Poco
più di un anno dunque, ed era cambiato molto da come se lo
ricordava; e quel giorno lo ricordava bene, molto bene,
maledettamente bene.
I
capelli erano un po' più lunghi, infatti un ciuffo quasi gli
copriva
l'occhio destro, e avevano assunto la tonalità scarlatta che
quella
volta aveva dominato la rosea solo per un paio di istanti; ma ora
avevano anche le punte nere come la pece. Era diventato più
alto,
forse più di lei, anche se un po' più asciutto;
la sua pelle era
bruciata in più punti, fumava; le braccia e le gambe erano
coperte
di bende, ma portava anche dei pantaloni neri anch'essi ustionati; il
tatuaggio di Fairy Tail ora era su entrambe le spalle, rosso
anch'esso, ma spento e sovrastato da quello scuro di Tartaros; e lo
stesso simbolo era marchiato a fuoco, un marchio recente, sul suo
stomaco.
E
i suoi occhi erano...
Malvagi.
Prima
erano carichi di vita e tanto buoni, ora erano come infuocati
dall'ira, dalla sete di distruzione, però anche anneriti da
un lieve
strato di fuliggine che conferiva loro un senso di vuoto abissale.
Ma
a cambiare più di tutto era la sua aura: era stravolta, era
devastante solo percepirla, e soffocante per il calore che emanava.
Era
furioso, come mai l'aveva visto prima.
Eppure
era proprio lui, era il suo Natsu, il suo compagno di gilda, il suo
amico, il suo allievo, il suo compagno di bagno, dopo tutto quel
tempo finalmente lo rivedeva, poteva parlargli, poteva-
PEW
L'orecchio
sinistro ebbe come un botto, lo sentì bruciare, poi venne
l'odore di
capelli bruciati.
I
suoi.
Una
ciocca intera era stata portata via; voltatasi, vide che lo stesso
era successo al cannone Armstrong.
E
ai petti di Jet e Droy.
I
due, sotto il suo sguardo esterrefatto e impotente, aprirono la
bocca, sputarono un fiotto sanguigno e crollarono a terra. E si
sentiva come se avesse colpito anche lei.
-Avrei
potuto accettare- Iniziò lui: -che l'aveste semplicemente
sconfitta.-.
“N...No...
questo... non è possibile...”.
-Avrei
potuto accettare che l'aveste ferita.-.
“Ha
appena... lui ha appena... no...”.
-Avrei
potuto accettare... sì, persino che l'aveste uccisa,
perché eravate
suoi nemici. Io questo l'avrei accettato.-.
“No...
non di nuovo... non di nuovo...”.
Si
inginocchiò, l'orecchio scottava come un carbone vampante,
scaldava
le sue lacrime rendendole lava sulle guance.
-Ma
non posso... io non posso assolutamente accettare che l'abbiate fatta
piangere in questo modo!!!-.
Una
ventata d'aria calda le sferzò i capelli, ridandole un
momento di
lucidità.
“Per
questo allora... per questo tu... per averla fatta piangere...”.
Ma
poi il calore diventò insostenibile, e dovette piegarsi per
sputare
la bile che le otturava la gola.
-Non
posso... non posso... NON LO POSSO
ASSOLUTAMENTE ACCETTARE!!!-.
Erza
sentì il sangue nelle vene ribollire, ogni singolo capillare
si
accendeva di rosso tracciando un reticolato su tutta la sua pelle;
poi se la portò via, tutta quanta, la vide annerirsi e
sbriciolarsi
davanti ai suoi occhi, scoprendo i nudi muscoli, quindi sparirono
anche quelli, poi le ossa, poi i capelli, poi il cranio, poi tutto
quanto, di lei non rimaneva che una fuliggine nera e poi
sparì anche
quella.
Rimase
solo il calore, e l'odore di carne bruciata e...
Quel
rumore.
Quel
rumore indescrivibile, possente, tonante, bruciato; spaventoso, tanto
spaventoso.
E
non una semplice paura, come quella del buio o dei fantasmi,
né
l'angoscia durante una battaglia che aveva già incontrato
molte
volte.
No.
Era
il terrore primordiale di trovarsi di fronte a un demonio, di essere
una flebile candela davanti a un interminabile incendio e di venire
divorata da esso.
-Voi
brucerete, brucerete tutti, umani.-.
Natsu
parlava tenendo i denti stretti e il tono basso, come un ringhio
sommesso ma scandito in ogni parola: -Non
mi
fermerò finché non sarete tutti cenere sotto le
mie scarpe. Perciò
tremate ogni secondo della vostra inutile vita, perché io
tornerò,
e voi implorerete pietà.-.
Pietà
Pietà
Era
quello
Che
le spettava?
No.
Cazzo
no.
Si
rialzò; risentì il cranio, i capelli, le ossa, i
muscoli, il sangue
nelle vene, e sguainò la spada contro di lui (doveva essere
una
figura patetica vista da fuori, tremolante e balbuziente al limite
del ridicolo. Già, doveva essere così.
Chissà.).
-T-Ti
sbagli.-.
Lui
già non la badava più, si era voltato e aveva
preso tra le braccia
la demoniessa; però lei non si mosse, continuò a
tenere alta la
lama, il braccio stava collassando ma non per questo si sarebbe
arresa.
Non
un'altra volta.
-Q-Q-Questo
non cambia nulla... questo non cambia proprio nulla.- Sputò
fuori;
una fiammata lo circondò, l'aveva capito, stava per
andarsene di
nuovo. Allora riprese.
-Faremo
di tutto per fermarti. Se tu ci brucerai, noi arderemo, ma non ci
consumeremo fino a quando non capirai.-.
Natsu
si fermò.
-Capire
cosa?-.
Era
difficile parlare ancora, le mancava il fiato, eppure riuscì
a
rispondergli ghignando.
-Che
ti stiamo aspettando, Natsu.-.
-Non
vediamo l'ora che tu ritorni.-.
Natsu
ammutolì, poi il fuoco lo nascose e, quando la vampata si
attenuò,
lui era scomparso.
Allora,
finalmente, abbassò il braccio e inspirò a pieni
polmoni. O quello
che ne restava.
Bickslow
e Kagura erano rimasti a terra, e così Freed, Lisanna,
Yukino, Juvia
e Flare; Jet e Droy, poco più indietro, non si sarebbero
rialzati
più.
Versò
una lacrima per ognuno di loro, poi le altre vennero da sole.
Si
mise a carponi e sfogò al cielo tutta la sua rabbia, fino a
quando
non riuscì più a tenere gli occhi aperti.
Il
mostro di ferro grugnì sotto la maschera, il suo sembrava un
respiro
scatarrato amplificato al megafono; i suoi capelli ispidi si
rizzarono all'indietro mentre guardava il diavolo sparire nel fuoco,
pizzicando il piccolo essere sulla sua schiena, il cui unico occhio
aperto non si spostava dai due cadaveri.
E.N.D.
non aveva mai avuto una buona memoria; o almeno, nulla di
eccezionale.
Perciò
a volte si perdeva in quel castello, a dirla tutta non sapeva neanche
quante stanze avesse; a sua discolpa era davvero molto grande, il che
poteva essere divertente in alcune situazioni: per esempio lasciava
in giro Mirajane quando era in stato passivo e si divertiva a
monitorare la sua reazione quando si svegliava.
Ma
in quel momento ricordava tutto e anche di più.
Ripercosse
a partire dal trono ogni passo di sette settimane e due giorni prima.
Dieci passi nel corridoio di destra, che rimbombavano offuscati dai
lamenti di Sayla.
-Scusi...
sigh... mi scusi... ho fallito... sigh... mi scusi...-.
Strinse
i denti, oltre le due porte in fondo, quindi a sinistra.
-La
prego... io... mi scusi... sigh... non volevo... ho provato... io ho
provato a...- Gli vomitò addosso.
Otto
metri poi di nuovo a sinistra.
-Sigh...
la prego... non punisca... non la punisca... sigh... è solo
colpa
mia... la prego...- Ancora vomito.
Due,
cioè tre passi a sinistra e... cazzo quanto ancora???
-È
colpa mia... sigh... l'ho delusa... ho deluso tutti... sono un
fallimento... sigh... così patetica...-.
Eccola
finalmente, sfondò la porta con un calcio ed
entrò nella “stanza
da ricchi sposati” come la chiamava lui.
-Mi
odierà... le ho perse... lei mi odierà... sigh...
sono diventata...
una di loro... sono patetica... sono...-.
Le
mise un polpastrello sulle labbra, finendo di sistemarla nel letto, e
lei si zittì. Muoveva le pupille sotto le palpebre chiuse
come se
cercasse di vederlo, ma per il resto ora era immobile.
Lui
alzò le dita e le fece passare tra i suoi capelli, fermando
un
ciuffo di capelli tra pollice e indice.
Sayla
borbottò qualcosa, schiudendo appena le labbra.
-Sola...
non mi lasci sola... la prego...-.
La
guardò, rimase a lungo su di lei, era composta anche in
quella
posizione: teneva il mento alto e lo sguardo rilassato, nonostante
fosse solcato da mille lacrime; ed era bella, bella davvero.
Era
doloroso guardarla, un dolore al cuore, e se lo strinse.
Poi
la sentì.
-Mi
dispiace.-.
Lui
non si voltò neanche, si immaginava la sua faccia
dispiaciuta e
questo gli bastava.
A
stomacarlo.
-Voi
umani siete dei mostri.- Disse invece.
Buffo,
era la prima volta che se ne rendeva conto; ah, lei non capiva, lo
percepiva, e il suo dubbio era irritante.
Strinse
i pugni, guardare Sayla ancora gli faceva salire una tale rabbia, e
ripensare alla voce di Meldy, quel “mi dispiace”
così
desolato... e le parole di quella donna, ancora disposta a
riaccettarlo, che gli parlava così dolcemente nonostante
tutto
quello che aveva fatto, era... era...
-Mi
fate schifo! Siete tutti uguali! Tutti!!!- Glielo urlò sulla
sua
faccia stupita, poi la attraversò e uscì; era da
tanto che non
sentiva quel tipo di fiamme in corpo, quella furia e quella voglia di
vendetta, quella rabbia, non per lui, ma per qualcun altro, verso
quegli umani bastardi, che mai come allora aveva voluto schiacciare
sotto le sue suole e ridurre in polvere, lentamente, penosamente, e
gustarsi le loro grida disperate mentre...
Da
quel momento tutto si fece vacuo, non sapeva come né
perché ma era
finito in quella stanza.
-Na...tsu?-.
Quel
tono confuso era benzina sul fuoco.
-Cos'è
che non capisci? Non posso stare qui forse???-.
-No,
no... sono contenta...-.
La
vide, rintanata in un angolo, stretta in quella coperta lurida, un
misero verme sputato dal terreno, così come
l'umanità intera, sì,
quella non era solo Lucy, era tutta quanta la feccia.
E
vederla tutta insieme lo bruciava ancora di più.
-Come...
come fai a essere contenta??? Come fai a...-.
E
lei sorrise.
Quel
sorriso, quelle lacrime commosse, furono l'ultima goccia
dell'umanità.
Con
due grandi passi si spostò davanti a lei e le
sferrò un calcio
nello stomaco, all'umanità.
Lei
mugugnò e si sdraiò a terra, il suo legittimo
posto, offrendogli
ancora il ventre.
Accettò.
-Bugiarda!-
Calcio: -Sei una bugiarda!- Calcio: -Come tutti gli altri umani!-
Calcio: -Distruggete tutto, fate del male, ma non siete come noi! Noi
ce l'abbiamo in testa, non possiamo scegliere! Voi invece lo volete
fare, e poi dite che vi dispiace! Che non volevate! Mi fate
schifo!!!-.
Un
mancamento, buio, poi la sua voce.
-È
tutta colpa tua!-.
Buio.
-Tu
mi hai ammorbidito!-.
Buio.
-Tu
mi hai reso questo... questo ibrido! Tu mi stai facendo soffrire, lo
capisci??? Tu, tu, tu!!!-.
-Tu
hai permesso tutto questo! Tu hai fatto in modo che io lo
permettessi!-.
-Per
colpa tua io l'ho mandata lì! Per colpa tua lei si stava
scusando
con me!-.
-Lo
capisci??? Lei vomitava, e piangeva, e soffriva!-.
-E
si stava scusando! Con me! Non mi perdonerò mai per questo,
lo
capisci??? È tutta colpa
Mia
Già.
Sua.
Gli
umani non c'entravano nulla.
Era
solo sua la colpa.
Già.
Sua...
Sangue?
“Ho
il pugno che sanguina.” Pensò subito.
No,
era coperto di sangue. E di muco. E scottava.
Strana
sensazione, a dire il vero.
Uh,
nell'altra mano teneva qualcosa; alzò il viso e si chiese
cosa fosse
quella... cosa. Poi lo capì, e con uno scatto di orrore la
lasciò
andare.
Lei
cadde, e neanche un cadavere cadeva così.
Non
l'aveva colpita solo allo stomaco, era piena di lividi e di ustioni
anche sulle braccia, sulle gambe, sul seno, sulla schiena. Sul viso.
Tanto, sul viso. Era ormai irriconoscibile.
Tra
le dita sentiva ancora il pesto delle sue carni e il duro delle sue
ossa.
Si
allontanò, passandosi una mano sul viso per calmarsi; non
una bella
mossa, perché si imbrattò di sangue anche
lì.
Meldy,
apparsa da chissà dove, era piegata sulla carcassa di Lucy,
piangeva
e le chiedeva se poteva sentirla. Che sciocchezza, sapeva anche lei
che nessun altro a parte lui poteva sentirla, insomma, neanche
esisteva veramente.
Certo,
se avesse collegato col Link anche Lucy l'avrebbe vista. Uhm, e se
avesse collegato il suo esercito, non avrebbe facilitato le
comunicazioni? Perché non ci aveva pensato prima? Non era da
scartare come idea, anzi, quella magia poteva essere il suo asso
nella manica, sì, avrebbe subito provveduto a
CAZZO!!!
CAZZOCAZZOCAZZO!!!
Si
piegò e si rigurgitò sui piedi, poi si
sentì venir meno e uno
strano fischio alle orecchie gli fece quasi perdere l'equilibrio;
presto capì che non era un fischio, ma le grida di Lucy che
solo
allora gli arrivavano alle orecchie.
Vomitò
di nuovo.
Rialzatosi,
notò che due soldati erano apparsi sulla porta e lo
fissavano come
impietriti.
-Curatela.-
Si sentì dire.
I
due sussultarono.
-Ma
signore, noi non...-.
Il
pugno si schiantò sul muro, lasciando uno SPLAT al posto
della sua
testa.
Il
corpo del soldato si accasciò a terra, mentre l'altro
mollò la
lancia e indietreggiò terrorizzato.
Natsu
lo puntò, si scrocchiò il pugno dolorante e
ripeté l'ordine, e
stavolta il demone non perse tempo per prenderla tra le braccia.
Il
Cremisi barcollò ancora, scavalcò il cadavere e
uscì dalla stanza;
le fiamme della rabbia si erano estinte ma ne percepiva le ceneri
urticanti, quelli del rimorso.
Per
Sayla, per Lucy e per sé stesso. Soprattutto per
sé stesso.
Si
sedette nascondendo la testa tra le mani, lasciandosi inondare da un
nuovo fuoco, liquido, estraneo, acido, che usciva dagli occhi con le
lacrime e dalla bocca col vomito.
Più
tardi scoprì che lì dentro era rimasto mezz'ora.
***
Era
stata una giornata molto dura. Un'altra, come tutte.
Si
abbandonò sul morbido materasso, addormentandosi quasi
subito. Dormì
un paio d'ore, poi si svegliò sudata.
I
soliti incubi.
Andò
al bagno, si sciacquò il viso e si specchiò.
-Buongiorno.-
Disse al mostro dall'altra parte.
Rientrò
in camera, tirò le tende e si sdraiò di nuovo nel
letto.
Si
girò, girò e rigirò immersa nei suoi
pensieri, fin quando non
sentì uno svolazzio d'ali alla finestra.
-Wendy,
sei sveglia?-.
-Mmm.-.
Si
rialzò sbadigliando, come se avesse appena dormito, quando
erano
mesi che non ci riusciva più.
-Buongiorno
Charle.-.
-Non
hai dormito neanche stanotte?-.
Dritta
al punto, come sempre.
-Un
po' meglio delle altre volte, grazie. Dov'è Happy?-.
Charle
fece spallucce, ma sorrideva.
-E
chi lo sa!-.
Wendy
ridacchiò, ormai quel gatto blu era l'unica cosa che la
faceva
ridere ancora.
A
volte.
Comunque
Charle sembrava portare delle buone notizie.
-Wendy,
sono arrivate delle persone che vogliono vederti. Scendi, ti
piacerà.-.
Incuriosita,
la raggiunse al piano terra del condominio, dove trovò anche
le
“persone”.
-Men!
Il tuo parfum non è cambiato, Wendy cara!-.
Come
al solito si fecero avanti uno alla volta.
-Secondo
me invece sei sempre più affascinante.-.
-Non
è che ti trovi più matura...-.
-Puoi
chiamarmi fratellone, se ti va.-.
-Eheheh...-
Wendy indietreggiò un po' imbarazzata, anche loro erano
sempre
uguali.
-Men...-
Un exceed con il volto di Ichiya si mise ad annusarla.
-N-Nichiya-san...
è un piacere rivederti... e rivedervi tutti, è
ovvio.-.
-Kunkunkunkun...
men!-.
Ecco,
era con loro da un minuto e già si sentiva a disagio.
Ma
i “rinforzi” stavano entrando proprio in quel
momento.
-Yo,
Wendy!-.
La
dragon slayer si voltò, sobbalzò, si
illuminò.
-Ragazzi!
Non ci posso credere!-.
Asuka
corse da lei e la abbracciò; accidenti, era cresciuta
tantissimo!
-Ciao
Wendy-nee!-.
-Ciao
Asuka! È da un po' che non ci si vede, eh?-.
Alzack
e Bisca la raggiunsero, seguiti da Macao e Wakaba, tali e quali a
quando li aveva lasciati mesi fa; si salutarono, si sorrisero, poi si
chiesero l'un l'altro come stavano. Quelle che un tempo erano domande
di formalità ormai erano le uniche davvero sincere.
-Noi
tre viviamo vicino a Magnolia.- Iniziò Alzack: -Anche se
spesso io
devo partire per qualche missione.-.
-Magnolia?
Ma non è un po' vicino al confine?- Si preoccupò
Wendy.
Alzack
e Bisca si scambiarono un sorriso malinconico.
-È
pur sempre casa nostra. E poi è sicura.-.
-Già,
anche noi viviamo lì.- Annuì Macao.
-Parla
per te, vecchietto! Io mi do ancora da fare!- Fece Wakaba.
-Certo,
tra un bar e l'altro!-.
-Calmi,
calmi, non mettetevi a litigare...-.
-E
tu, Wendy?- Le chiese Bisca.
-Io?-.
-Già,
sei qui a Margareth.-.
-Onee-san,
vieni a trovarci?- Domandò Asuka.
-Ma
certo, Asuka.- Sorrise a quel bel visino roseo: -Non faccio molto,
aiuto all'ospedale.-.
-Io
invece ho sentito altro.- Intervenne Ichiya.
-Dicono
che tu sia la migliore qui, men!-.
-No,
che-che dite...-.
-Invece
è proprio così.- Charle atterrò al suo
fianco, guardandola
indispettita: -Anzi, lavora anche troppo.-.
-Nee,
non dovresti esagerare! Mamma e papà dicono sempre che fa
male!-.
Era
strano vedere quella faccina imbronciata contro di lei, anzi, era
strano che all'improvviso tutti la stessero rimproverando.
Fortunatamente Asuka tornò tra le braccia di Bisca, che le
grattò
amorevolmente la testa.
Poi
entrarono gli ultimi due.
Uno
era un uomo dai capelli metà neri e metà bianchi,
vestito con un
kimono da samurai e con una spada alla cintura; l'altro invece era un
ragazzino dai capelli violacei e gli occhi appuntiti, più o
meno
della sua stessa età.
-Romeo!-.
-Ciao
Wendy!-.
-E
lui è...- Cercò di ricordare chi fosse l'altro
uomo, se Romeo era
entrato con lui e non con suo padre dovevano avere un certo legame,
ma non le pareva di averlo mai visto prima...
-Il
mio nome è Totomaru.- Disse quello con asprezza come
leggendogli nel
pensiero.
-È
il mio maestro.- Le spiegò Romeo.
Poi,
a bassa voce: -Tranquilla, non è cattivo come sembra.-.
“Uhm,
speriamo...”.
-Cì!-
Happy sbucò dalle spalle dell'uomo: -Mi ha persino comprato
del
pesce prima!-.
Totomaru
lo gelò con lo sguardo, e Happy si rifugiò tra le
sue braccia.
-Ehm...
comunque, è bello vedervi, ma cosa ci facciamo tutti qui?-.
-Come,
non lo sai?- La apostrofò Wakaba: -Non hai anche tu questo?-.
Tirò
fuori dalla giacca un foglio di carta. L'aveva già visto,
tra le
mani di Lisanna.
“Non
può essere...”.
Tutti
gli altri ne tirarono fuori uno identico.
-Ho
io il tuo, ragazzina.- Totomaru glielo porse, e
Wendy non osò
chiedergli come mai lo aveva lui.
Proprio
quello che pensava, un invito per Crocus.
-Ma...
ma perché? Perché adesso?-.
-Beh...-
Macao fece per parlare, ma vacillò; e mandò un
qualche segnale muto
al figlio, perché lui disse: -Asuka, che ne dici di uscire a
giocare?-.
-Sì!
Posso mamma?-.
-Certamente.
Non correre trop-
Già
era corsa fuori.
-Vedi,
Wendy,- Riprese Macao: -dopo quello che è successo due
settimane fa
molti nuovi maghi sono stati chiamati nella capitale, soprattutto
quelli che ancora non combattevano.-.
Due
settimane fa... quando le era arrivata la notizia era rimasta
sconvolta... a pensarci bene era da allora che aveva intensificato il
lavoro. Un'altra volta.
-No,
un momento! Io volevo andare lì fin da subito, ma non me lo
hanno
permesso! E ora che sto facendo così tanto qui, mi chiedono
di
andarmene?-.
-Wendy,
capisco quello che vuoi dire.- Disse Alzack: -Però...-.
-No,
non puoi capire!.
Tutti
ammutolirono, persino lei era incredula nel sentirsi parlare in quel
modo.
-Sono
io che ho mandato lì Lisanna! Se solo l'avessi trattenuta
qui, se
solo non le avessi detto di andare, ora non sarebbe...-.
Fu
Bisca a interromperla stavolta: -Wendy, non dirlo neanche per
scherzo! Non è affatto, in nessun modo, colpa tua, e nemmeno
lei lo
pensa!-.
“Lo
penserebbe.” La corresse mentalmente.
-Men!
Ognuno di loro avevano scelto di essere lì, in quel momento,
e
sapevano il rischio che correvano.-.
-E
poi come potevi immaginare che sarebbe successa una cosa simile?-.
Tutti
ora cercavano di confortarla, tutti volevano essere gentili con lei;
ma se solo quella mattina le avesse detto di rimanere a Margareth,
ora Lisanna sarebbe stata bene.
-Considera
tra l'altro- Wendy si sorprese, era Totomaru a parlare adesso: -che
non è detto che sarebbe cambiato qualcosa. Non è
detto che la tua
amica, chiunque sia, sarebbe rimasta solo perché tu glie
l'avresti
chiesto. Oppure sarebbe rimasta solo per qualche giorno, e poi
sarebbe partita. O forse se ne sarebbe andata da qualche altra parte,
e ora sarebbe morta laggiù. O chissà, sarebbe
rimasta ma le sarebbe
successo qualcosa di grave qui. Non puoi saperlo, quindi non ha senso
che ti autoincolpi.-.
Wendy
boccheggiò, era rimasta senza parole. Non-non l'aveva mai
vista in
questo modo...
Sussultò
quando Charle la prese per mano.
-Wendy,
loro hanno ragione.-.
La
blu annuì leggermente.
-Non
è strano che ci chiamino solo adesso.- Riprese Macao: -Dopo
un
attentato simile, se ognuno non fosse rimasto al proprio posto,
immagina il caos che si sarebbe creato. Anch'io avrei voluto
precipitarmi lì, ma dovevano riorganizzarsi; almeno ora
potremo dare
una mano.-.
Wendy
abbassò la testa per la vergogna.
-Avete
ragione, scusatemi tutti.-.
Gli
altri le sorrisero comprensivi, poi Bisca le fece la domanda.
-Allora,
vieni con noi?-.
Wendy
distolse ancora lo sguardo: non c'era cosa che desiderava
più al
mondo in quel momento di andare a Crocus per aiutare i suoi amici; ma
non se la sentiva più di abbandonare Margareth, forse
l'avrebbe
fatto nell'impulso di quindici giorni prima, però adesso...
-Prr...-
Happy si era messo a fare le fusa tra le sue braccia.
Per
chissà quale richiamo del subconscio, ripensò a
quel giorno.
“Non
fa niente, solo... solo ritorna viva, ti prego.”.
“Certo,
ci puoi contare! Vedrai, ci rincontreremo presto!”.
“È
una promessa?”.
…
-Va
bene, vengo con voi.-.
-Bene,
allora prepara i bagagli, partiamo tra poco.-.
CRASH
Spaccò
il vetro con un pugno e atterrò sul pavimento del Cuore
dell'Inferno
con un tonfo rimbombante.
TONF
Aprì
e chiuse le dita un paio di volte.
Era
bello essere di nuovo vivi.
CRASH
CRASH
Si
voltò, aggrottando la fronte.
TONF
TONF
Altri
due Cambiati, che non aveva mai visto, grossi quanto lui (e non era
cosa da poco) avevano fatto probabilmente lo stesso pensiero.
Uno
era un uomo dalla pelle scura e i capelli bianchi, pieno di segni
neri in viso e con gli occhi scarlatti; l'altro era più
anziano, con
la barba e i capelli ispidi e grigi e una zona pelosa al centro del
petto.
Emanavano
entrambi un'aura potente, molto più grande della sua.
Non
che fosse un problema, per due motivi.
Il
primo, ovvio, era che stavano dalla sua parte.
Il
secondo...
-Che
hai da guardare? Vuoi essere distrutto?- Grugnì il nero.
Sogghignò.
...era
che tanto poteva farli diventare più deboli di una formica.
E
piccoli abbastanza da essere calpestati.
Si
svegliò per un alito di vento in viso; socchiuse gli occhi,
non
aveva chiuso bene la grotta.
Si
trascinò lungo la parete a furia di spallate, prese in mano
un
fascio di foglie a terra, lo intinse nel fango e lo sistemò
sul
buco.
Ansimò,
non aveva più le forze per tornare indietro, quindi rimase
lì.
Senonché
sentì bagnato sul fianco, abbassò lo sguardo
già addormentato e
vide che la ferita si era riaperta.
Grandioso,
le bende erano di là. Si sdraiò a terra,
allungò la mano e iniziò
lentamente a trascinarsi.
Ogni
metro guadagnato era una fatica, un lamento e cinque minuti di pausa:
ci mise mezz'ora ad arrivare, e già il sangue inzuppava le
fasciature.
Si
sbendò, lavò, disinfettò,
ricucì e rimise tutto a posto.
Gettò
una rapida occhiata alle altre ferite. Stavano guarendo, o almeno non
spruzzavano più pus in giro.
Bene,
nel giro di un mese sarebbe riuscito ad abbandonare quel posto e
cercare di tornare a casa.
Certo
che Acnologia l'aveva spedito davvero lontano... ma non vedeva l'ora
di rivedere i ragazzi.
Un
mese... sperava che il mondo non sarebbe finito per allora.
Si
appoggiò alla parete, tutto eccetto la spalla.
Quella
era rimasta in aria.
“...facciamo
due mesi.”.
-Il
Primo Arco finisce così.-.
-Kukuku!
Lo so, non è così che avresti voluto finisse,
eh?-.
-Ma
è così che vanno le storie. Partono, accelerano,
rallentano, si
fermano, e non si può mai sapere quando o per quanto. E poi
ripartono. Forse.-.
-Sono
tutte uguali, non trovi? Una ripetizione ciclica di... distruzione.
Non succede altro. Si annientano l'una con l'altra, e poi che rimane
se non le ceneri?-.
-Ah,
guarda questa Luna, e queste stelle, si vedono così bene
qui,
sdraiati su questo tetto. Gli umani tendono a pensare... bizzarro,
che tutte le loro storie inizino o finiscano con esse.-.
Alzò
il palmo aperto sulla Luna, poi la strinse.
-Per
questo le distruggeranno. Le renderanno polvere al vento, è
tremendo, non credi?-.
-Oh!
Pensa un po', questo stesso mondo che mi rifiuta, io lo voglio
salvare da coloro che pensano di proteggerlo. È
così, la cosa più
orribile di loro è che in molti... no, tutti credono di
essere nel
giusto.-.
-Ma
non hanno visto tutto quello che ho visto io. Di me dicono che porto
la distruzione, si sbagliano. Io le pongo fine.-.
-Io
odio la morte. Essa è sempre con me, anzi, è alle
mie spalle,
perciò non mi raggiunge mai. Eppure la vedo ovunque posi il
mio
sguardo.-.
-Perché
essa è essenziale, per questo la amo. Ecco, io non porto la
distruzione, io porto la morte, e forse un giorno lei mi
raggiungerà.-.
Volse
lo sguardo di lato, sorridendo al tomo appoggiato al suo fianco.
-Anche
tu porti la morte, per questo ti amo. E porti la distruzione, per
questo ti odio. La tua storia è entrambe, tu sei il fuoco
epuratore,
e quindi tu metterai fine a tutte le altre.-.
-Anche
questa città. È un peccato, è
così bella... la Capitale dei
Fiori, e questo palazzo, il Palazzo Reale. Ma è necessario,
purtroppo, ogni traccia di umanità deve sparire da questo
mondo; la
ricostruiremo però. O forse lo farò solo io. O
chissà, magari mi
sorprenderai e lo farai solo tu.-.
-Forse
ti chiederai cosa ne è delle storie ancora in corso. Non ne
è
niente, non ne sarà niente, se non sono già
finite esse finiranno
presto, come le altre, perché non sono nel giusto.-.
Si
rialzò, riprendendo in mano il volume scarlatto e sorridendo
alla
Luna.
Ma
non c'era Luna quella sera.
-Tu
sei nel giusto, tu e io lo siamo.-.
-Natsu,
mio adorato fratello minore.-.
Il
mio ultimo angolo
Wow
A
dire il vero ho
pensato a lungo a cosa scrivere, ma adesso non mi ricordo niente,
quindi improvviso.
Cosa
dire, se non:
niente
No
dai così fa
schifo; allora, io mi sono sicuramente divertito, ma sono anche
dell'idea che una storia per essere davvero bella debba rimanere
almeno un po' dentro chi la legge. Ci sono riuscito? Magari no.
Ditemelo voi.
Comunque
per
chi se lo chiede
ho intenzione di chiudere così, con un finale aperto, piuttosto
che chiuderla male come
sicuramente farei.
Quindi
ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito (colpo di tosse x2):
INU16,
Lucy_
05,
Yuki263,
JMCA,
Redestinity,
_cercasinome_,
Barbara24Marzo92,
Dragon
slayer,
Gre__92,
ilenia
esposito,
Kushi2195,
Veiss,
_purcit_;
per le recensioni gallade
01,
Xenon2180,
Marcy
1999
(che per caso sei lo youtuber?)
e
soprattutto Midnight_1205!
Se ho dimenticato qualcuno/scritto male qualcuno chiedo umilmente
vena, e so che altri mi avranno letto... anche se solo una volta,
grazie mille, grazie di cuore.
Premere
il tasto “fine”
a una storia così lunga per me... capperi
è strano,
però
spero che continuerete a supportarmi anche per
le prossime;
nel frattempo vi saluto col mio modo cancerogeno, ovvero con un
grande XP!
AH,
CREDEVATE CHE SMETTESSI COSÌ EH???
Non
è vero niente del finale aperto, sto già
preparando il seguito!
Ammesso e non concesso che vogliate ancora sopportare questa palla al
piede quale sono io.
Quindi,
scuola permettendo e voi permettendo, riprenderò quanto
prima
possibile (penso, non so, 'sta estate?).
Ciao
a tutti e anche oggi, come le altre volte, spero non vi siate
aspettati un orario di pubblicazione decente :)
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