La Whitesun Oscura - La Whitesun e i Cacciatori 2

di xAcacia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno ***
Capitolo 2: *** Per ripicca ***
Capitolo 3: *** Un pezzo della sua storia ***
Capitolo 4: *** Baci e litigi ***
Capitolo 5: *** Come in un film horror ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni ***
Capitolo 7: *** Incubi ***
Capitolo 8: *** Domande senza risposte ***
Capitolo 9: *** Mancanza ***
Capitolo 10: *** Fuori controllo ***



Capitolo 1
*** Il ritorno ***


Capitolo 1
Il ritorno
 
Mi abbasso per prendere una palla di neve con tutte e due le mani e mi alzo, mi giro verso Jeremy ma sento subito qualcosa di estremamente freddo sbattermi sul mento. Urlo, arrabbiata, e così Jeremy scoppia a ridere quasi cadendo a terra tenendosi la pancia con le mani; ne approfitto e gli lancio la palla di neve. Mi guarda scioccato visto che sono riuscita a prenderlo in pieno viso, e dopo meno di pochi secondi inizia a correre verso di me. Scappo dalla sua presa ridendo come una matta, ma è alto e quindi le sue gambe sono tipo il doppio delle mie, quindi ci mette poco a buttarmi sulla neve gelida. Cade poco dopo anche lui perdendo l’equilibrio, o facendo finta di farlo visto che casualmente cade sopra di me attutendo – grazie a Dio – la caduta con le sue mani. Rido guardandolo negli occhi e sento ancora una volta quella strana gioia che non sentivo da veramente tanto tempo, ma che da quando le cose tra noi due sembrano essersi stabilizzate è diventata un’emozione molto presente. Il mio cuore fa un balzo quando mi toglie alcune ciocche di capelli da davanti il viso, concentrato.
- Ragazzi! – urla Isaac e sembra quasi arrabbiato. – Se proprio dovete, prendetevi una stanza! – aggiunge poi ridendo insieme a Ivy, facendoci capire quindi che ci sta solo prendendo in giro. Ormai sembra una cosa normalissima, i piccioncini non sono più loro due ma noi, molto probabilmente perché siamo “le uniche anime gemelle”. I ragazzi che abitano con noi nell’Istituto ormai ci vedono così, sanno il nome di Jeremy ma non il mio. Si limitano a chiamarmi “Whitesun” o a volte “anima gemella di Jeremy”. Non me la prendo più di tanto, non più almeno, perché semplicemente non m’interessa il parere delle persone che non reputo importanti.
– Non rompere! – esclama Jeremy, alza gli occhi al cielo e si alza. Mi porge una mano ma faccio finta di non vederla e mi alzo da sola. – Sempre la solita – borbotta lui ridacchiando, faccio finta di non averlo sentito e mi tolgo tutta la neve dal cappotto ancora più nero per colpa della neve ormai sciolta.
– Ti odio! Adesso devo rientrare per forza – mi lamento come una bambina. – Mi hai bagnata tutta! – esclamo io dandogli un cazzotto sul braccio, che però sembra non fargli male, anzi si mette a ridere e mi da uno schiaffo sul didietro.
– Tanto dobbiamo rientrare comunque, si sta facendo tardi e sai benissimo che non possiamo rimanere fuori quando fa buio – dice Jeremy mettendomi un braccio sulle spalle per incitarmi a entrare. Sa benissimo che sarei in grado di non ascoltarlo e giocare ancora con la neve come una bambina di cinque anni. Sbuffo entrando dentro l’Istituto e Jeremy rimane in silenzio, sicuramente contrariato dal mio atteggiamento da bambina. I tavoli sono già apparecchiati per la cena e devo cercare di attutire un altro sospiro per non far innervosire ancora di più Jeremy. Vorrei solo tornare fuori e divertirmi, ma a causa di Cole devo rimanere dentro l’Istituto, al sicuro.
Dopo essermi tolta i vestiti bagnati e averli cambiati con altri, scendo giù e mi siedo al mio solito tavolo, dove sono già seduti Ivy, Isaac, Scott, Eireen, Jeremy, Harry e la sua nuova conquista. Mi siedo vicino a Jeremy che stranamente sta parlando di moto con tutti i ragazzi del tavolo… e con Eireen, che sembra quella più interessata. – Da quand’è che ti piacciono le moto? – chiedo io ridendo.
– Da sempre, ma non sono discorsi per te, amore – risponde lui prima di darmi un bacio sulla fronte come conforto. Alzo gli occhi ridacchiando, scherzando tanto quanto lui, e inizio a parlare con le ragazze di argomenti abbastanza stupidi ma che sembrano metterci di buon umore.
Durante la cena però la voce di Louis fa azzittire tutta la sala. – Buonasera miei cari cacciatori,  come ben sapete dalle 19:00 non si può più uscire dall’istituto per un preciso motivo, o meglio per una precisa persona: Cole Ruterful. Oggi sono andato a parlare con gli Anziani e a quanto pare nessuno l’ha più visto dall’ultima volta. Sicuramente sta cercando di mettere in sesto lui e i suoi guerrieri demoniaci per iniziare una nuova battaglia e prendersi quello che vuole – continua il preside dell’Istituto con una voce sicura e quasi arrabbiata. Le braccia forti di Jeremy mi stringono a lui sentendo quell’ultima frase. – Non vi mentirò, ragazzi: non sarà una passeggiata. Quando arriverà sarà perché avrà tutti i demoni con lui. Vi volevo parlare di questo, visto che non avevate notizie da molti mesi. Non mi sembrava giusto, ma purtroppo c’è poco da sapere. Detto questo, vi dico solo un’ultima cosa: allenatevi tanto, fino allo sfinimento. Perché? Perché secondo me e altre persone saremo i primi a essere attaccati.
– Perché proprio noi? – chiede un ragazzo che sta in mezzo alla folla. Abbasso lo sguardo, colpevole.
– Perché qua ci sono persone che vuole e a cui vuole fargliela pagare –risponde Louis con una voce autoritaria, lanciando un’occhiata verso il nostro tavolo.
– Perché non gli diamo i ragazzi che vuole allora? – chiede qualcun altro.
Il mio cuore fa un balzo e il corpo di Jeremy sembra vibrare dalla rabbia. – Tu sei matto! Egoista schifoso, perché non vai direttamente da Cole e gli lecchi i piedi?! – scatta subito Jeremy stringendomi ancora di più a lui.
– No, invece ha ragione! Perché dobbiamo rimetterci tutti noi solo per alcune persone? – chiede un altro ragazzo. Stringo la maglietta di Jeremy cercando di non urlare come una matta.
– Basta così! – urla Louis, chiaramente irritato. – Non facciamo finta di non sapere. È esattamente quello che stanno facendo alcuni di voi. Cole verrà qua comunque, perché è questo il suo scopo: uccidere tutti. È solo questione di tempo e noi quello ce ne abbiamo avuto abbastanza. Anche se sarà difficile e doloroso, non significa che perderemo. Siamo dei bravi Cacciatori e vi dirò una cosa -  e ve la dirò non perché sto dalla vostra parte ma perché so quanto siamo forti. Sono sicuro che vinceremo. Lo sono, e non lo dico per darvi speranza, lo dico perché ne sono fermamente convinto. Detto questo, vi lascio mangiare. Vi auguro a tutti buona serata.
Applaudiamo tutti, un po’ perché lo facciamo sempre e un po’ perché il suo discorso ci ha dato speranza e carica, e poi ricominciamo a mangiare, o meglio loro iniziano a mangiare. Io mi mangio l’ansia.
Ivy mi guarda, un po’ preoccupata e così le sorrido dolcemente. Avere una ragazza così dolce mi ha fatto diventare una ragazza un po’ più carina nei confronti degli altri, non voglio farla soffrire e per aiutarla devo cercare di essere meno scontrosa, soprattutto nei suoi confronti. È difficile ma mi ci sto abituando, sto cambiando. – Stai bene? – chiede Ivy. – Non hai toccato niente.
– Sto bene, tranquilla – rispondo io continuando a sorridere. – Però ho sonno, quindi credo proprio che andrò a dormire.
– Andiamo – s’intromette subito Jeremy a bassa voce alzandosi dalla sedia.
– No, rimani qua. Posso dormire da sola una volta tanto – ribatto io lanciandogli un’occhiataccia. Forse non è esattamente vero, visto che negli ultimi mesi ho sempre dormito con lui, ma sono stanca di essere trattata come un agnellino indifeso. È bello da parte sua essere sempre così protettivo nei miei confronti, ma non capisce che sono una Cacciatrice esattamente come lui, forte e che sa proteggersi da sola. Ho paura, soprattutto la notte, ma ce la posso fare e sta notte voglio rimanere da sola e pensare a tutto il male che ho procurato. Tutti negli ultimi messi continuano a dirmi che non è stata colpa mia, che Cole è comunque oscuro e che avrebbe usato un’altra scusa per attaccare quest’Istituto per primo, come per esempio Jeremy, però io continuo a sentirmi in colpa e non solo per loro, ma anche per mia madre, mio padre, Ben… e chissà chi altro è morto veramente a causa mia! Chi è morto per proteggermi da chi voleva prendermi, e chi per avermi anche solo aiutata.
In quest’ultimo periodo sono stata veramente male per mia madre, mio padre e Ben, molto probabilmente perché prima non avevo avuto il tempo necessario per onorare e ripensare alla loro morte. Ultimamente però molti di noi sono dovuti rimanere nell’Istituto ad allenarsi e basta. I demoni sembrano essere scomparsi, il ché ci ha messi ancora più in ansia. Non fare niente non aiuta per niente, ma almeno adesso che è arrivata la neve possiamo divertirci un po’.
Riguardo Jeremy invece sembra andare tutto bene, non abbiamo mai litigato e cerchiamo di stare più tempo possibile insieme e, credetemi, ci riusciamo senza problemi. All’inizio mi preoccupava la cosa di stare praticamente sempre insieme, avevo paura che lui si stancasse di me o che comunque questa cosa ci avrebbe dato fastidio o noia, e che ci saremmo lasciati; ma non è successo, anzi è successo il contrario, ci siamo avvicinati ancora di più.
Tutto potrebbe andare benissimo se non fosse per Cole. Per fortuna non si era più fatto sentire dopoil bigliettino con l’anello attaccato, però io sentivo – e lo sento tutt’ora – fin troppo vicino, e questo mi  fa agitare.
– Non dire sciocchezze, Cassie. Vengo con te – risponde Jeremy, serio e infastidito. Da quando gli ho raccontato del biglietto è diventato abbastanza protettivo, ma in quest’ultime settimane sembra essere peggiorato. Cerca di non farlo vedere, ma la verità è che quando devo uscire con Ivy, lui cerca ogni singola scusa per accompagnarci, e questo mi da ancora fastidio. Credo mi stia nascondendo qualcosa, ma ogni volta mi dice sempre “non lo farei mai”. La maggior parte delle volte lo lascio stare, perché sento la sua angoscia e finisco per sentirmi ancora più in colpa.
– Va bene – dico io. – Ci vediamo domani mattina – saluto i ragazzi.
– Ok, buona serata! – urla Isaac quando siamo un po’ più lontani, facendomi diventare più rossa di un peperone. Come ho detto, ormai siamo il suo giocattolo preferito.
– Sta zitto! – urla Jeremy ridendo, per poi farmi avvicinare ancora di più a lui e darmi un bacio sulla tempia facendomi sorridere come una stupida.
Una volta arrivati in camera sua vado a prendere il mio pigiama nel suo armadio. Ormai ho uno spazio tutto mio dentro quell’armadio e questo mi fa ancora venire un po’ d’ansia, ma allo stesso tempo mi fa sentire più sicura di me e della nostra relazione. Proprio mentre sto scegliendo un pigiama sento le sue mani appoggiarsi sui fianchi, mi stringe a lui e sento tutti i muscoli della mia schiena irrigidirsi. – Che hai? – mi sussurra all’orecchio facendomi rabbrividire.
– Niente – mormoro io posando la testa sul suo petto.
– Non mi mentire – ribatte lui passando le labbra sul mio collo.
Chiudo gli occhi e deglutisco cercando di pensare lucidamente. – Smettila – mormoro ridendo, per poi girarmi verso di lui e mettere le mie braccia dietro il suo collo. – Per caso ti devo ricordare com’è andata a finire l’ultima volta che hai iniziato questo gioco? – chiedo, divertita.
– E se volessi la rivincita? – chiede lui, chiaramente più divertito di me. Tutto d’un tratto faccio un tuffo nel passato. Quella sera è impressa dentro la mia mente e non uscirà molto facilmente. È stata la serata più brutta e più bella della mia vita. Quel giorno ho scoperto che Jeremy aveva un fratello oscuro e ho perso la verginità con lui, con il fratello giusto e che mi ama, ma sapendo una cosa che il giorno dopo Jeremy è venuto a sapere. Quello che è successo dopo… bé, lo paragono a un incubo. – Non farlo – bofonchia lui posando la sua testa nell’incavo del mio collo.
– Fare cosa? – chiedo io, perplessa, sembra quasi un’abitudine.
– Non… rovinare tutto – risponde lui.
Aggrotto la fronte e lo allontano da me per guardarlo negli occhi. Quello che mi ha appena detto mi ferisce, ma non ho intenzione di farlo vedere. – Che vorresti dire? Da quando rovino tutto? – chiedo io, irritata. Non riesco a mantenere la calma, non con lui e non quando mi fa sentire in questo modo.
– Non prendertela, Cassie. È solo che so quanto tu abbia sofferto, ma devi andare avanti, non puoi continuare a ripensare al passato. Io non posso…
– Non puoi cosa? Non andare a letto con qualcuno? – chiedo io, arrabbiata e umiliata. – Tu non sai quello che ho dovuto sopportare là dentro – ringhio io guardandolo dritto negli occhi.
– Lo so, invece. Non sei stata l’unica a soffrire, sai? – chiede e rimango in silenzio abbassando lo sguardo. So che è arrabbiato, lo sento. – A meno che tu… Ti ha fatto qualcosa? – chiede lui, confuso. Sussulto e scuoto la testa. – Ti ha messo le mani addosso, Cassie?! – alza la voce, incredulo. Faccio per parlare, ma lui mi ferma. – Ti ha messo le mani addosso? – urla.
– No, no! – rispondo io cercando di prendere la sua mano, ma si allontana da me. – No, non l’ha fatto! – continuo io guardandolo mentre si mette le mani nei capelli, sembra volerseli strappare.
– Provamelo – dice lui, già a distanza di sicurezza. Non dico niente. – Vedi?! – urla. – Non me lo fai vedere! E questo mi fa pensare a tante cose! Ti ho sempre rispettata, Cassie. Ti ho aspettato, ho aspettato che tu me ne parlassi, ma continui a non parlarmene! – aggiunge facendomi solo sentire ancora più in colpa.
– Non mi ha menato, ok?! – chiedo io, già esasperata.
– Fammelo vedere allora! – esclama lui avvicinandosi a me, arrabbiato. Non c’è bisogno di dire altro, devo farlo e basta. Alzo una mano, la guarda e subito dopo la sfiora con la sua e, quando me la stringe, inizio a ricordarmi tutto: da quando Cole mi ha sbattuta al muro appena sono arrivata per aver detto quelle cose su Jeremy, fino all’ultima volta che mi ha uccisa.
Appena finisco di fargli vedere tutti i miei ricordi si distacca da me, ancora più arrabbiato. Abbasso lo sguardo e mi abbraccio da sola sentendo freddo, già sento la puzza di bruciato e non ha nemmeno iniziato. Rimane in silenzio fissandomi, mentre il mio sguardo continua a rimanere a terra. Si siede sul letto mettendosi le mani davanti il viso e, dopo aver capito che non mi avrebbe guardata, alzo lo sguardo per studiarlo meglio. Non sta facendo niente, se ne sta seduto sul ciglio del letto con le mani davanti al viso. – Jeremy… – inizio io avvicinandomi a lui.
– Fermati – risponde lui mettendo una mano davanti a me e facendomi così fermare. So cosa significa questo gesto, significa che non mi devo avvicinare, significa che tra un po’ esploderà. Il suo potere si è amplificato molto in questi ultimi mesi. Fa un respiro profondo strofinandosi gli occhi e inizia a fissarmi senza dire niente, facendomi sentire tutt’altro che a casa. – Andiamo a dormire – aggiunge poi, un po’ freddo. Lo guardo senza dire niente, perché non so se è arrabbiato o meno con me. – Ho sonno, voglio dormire, Cassie – continua alzandosi dal letto. Si chiude in bagno senza nemmeno sfiorarmi con la spalla.
Esco dalla sua camera per andare a prendere il mio spazzolino da denti, ma non prima di aver lasciato la finestra aperta per far passare la puzza di bruciato. Dopo aver preso lo spazzolino e altre cose che mi sarebbero servite la mattina successiva, entro in camera di Jeremy e lo sento urlare qualcosa d’incomprensibile. – Jeremy! – urlo io e lui, guardandomi scioccato, spegne alcune fiamme che vagano per la stanza e che non mi fanno respirare.
Mi abbraccia subito lasciandomi senz’aria nei polmoni. – Non farlo mai più – dice lui a bassa voce, il suo cuore sta battendo veloce. – Pensavo ti avesse presa – mormora stringendomi ancora di più e sento qualcosa spezzarsi in lui.
Lo guardo addormentarsi stringendomi a lui, mentre io continuo a pensare al fatto che sia peggiorato veramente troppo nelle ultime settimane. Credo che ci sia solo una persona in grado di farlo peggiorare in questo modo, ed è suo fratello. Non può essere entrato nell’Istituto, non dopo tutti gli incantesimi dei vari maghi e degli Anziani.
Mi alzo scegliendo di cercare qualche indizio che mi porti a chiedere spiegazioni a Jeremy. Inizio con il suo computer, per poi andare avanti con la libreria; addirittura cerco nel carrello della sua televisione ma non trovo niente. Sbuffo mettendomi davanti a lui, che stranamente oggi ha il sonno pesante. Il mio sguardo si ferma sul suo comodino, prendo il suo libro e lo sfoglio fino a quando non trovo un biglietto piegato in due. Quando lo apro il mio cuore fa un balzo: questa è la scrittura di Cole.
“Ciao fratellino, vedo che avete messo le protezioni. Finalmente! Purtroppo per voi non serve a molto, se voglio parlare con Cassie o con te lo posso fare grazie al mio amichetto. È un bellissimo uccellino che prende i miei ordini alla lettera. Comunque, ho notato che le cose tra te e Cassie vanno alla grande… non farci l’abitudine. Tra un po’ me la riprenderò.
                                                                                                                                       Il tuo fratellino Cole Ruterful”
Lo richiudo sentendo le mie gambe tremare. Alzo lo sguardo, Jeremy si sta svegliando, molto probabilmente perché sta sentendo la mia paura. Gli tiro il biglietto, arrabbiata, e subito dopo gli do un cazzotto sul braccio per farlo svegliare del tutto.
– Ahi! – esclama Jeremy, arrabbiato. Odia quando lo svegliamo. – Cosa c’è? – urla poi, furioso, ma il suo sguardo da cattivo ragazzo sparisce quando si accorge che si tratta di me. – Cosa ci fai in piedi? – chiede, calmo e controllato.
– Ho una domanda migliore: perché non mi hai detto che Cole ti aveva scritto? – chiedo io, furiosa. Mi guarda scioccato, gli indico il foglio accanto a lui e così lo prende in mano. – Come puoi parlarmi di essere sinceri l’uno con l’altra se poi tu sei il primo che mi tieni le cose nascoste?!
– Cassie – inizia cercando di prendermi la mano, ma decido di tirargli uno schiaffo. Si mette una mano sulla guancia rossa e mi fulmina con lo sguardo. – Fammi spiegare – continua poi alzandosi.
Bé, decido di non farlo. – Lasciami stare – ringhio io andandomene.
– No, Cassie, per favore… – dice lui alzando il tono della voce prima che io chiuda la porta dietro di me.
Mi sdraio sul letto coprendomi dai piedi alla testa con la coperta. Magari così posso dormire, magari così posso sentirmi un po’ più sicura… Ma no, non posso. Non sono riuscita a dormire per tutti questi mesi da sola, perché dovrei riuscirci proprio oggi? Stringo il cuscino tra le mie braccia cercando una rassicurazione, ma il cuscino è un cuscino e non può rassicurarmi per niente. Affondo nel cuscino per poi urlare e sfogarmi un po’.
Forse non avrei dovuto reagire in quel modo, forse l’avrei dovuta prendere bene, forse cercava solo di proteggermi. Ma come fa una persona a proteggerti se non sai la verità? È un po’ come me e Austin, non potrei mai proteggerlo se lui non sapesse la verità, e me l’ha fatto capire proprio lui, quella sera che ha scoperto la verità grazie ad Allison/Biancaneve.
Il mio stomaco si contorce. Io e Jeremy abbiamo litigato. E se andasse da lei per sfogare tutta la sua rabbia, nell’unico modo in cui loro riescono a comunicare? Oddio, l’unico modo in cui comunicavano. Ora non comunicano più, non in quel modo almeno. Scuoto la testa, Jeremy si è preso la responsabilità di stare con me, non potrebbe mai tradirmi. Sa benissimo che non lo perdonerei mai. Posso amarlo alla follia, ma un tradimento è un tradimento.
 
Riesco ad addormentarmi e mi sveglio sentendo un corpo accanto al mio. Sorrido pensando a Jeremy, ma questo non può essere lui. La persona che sta accanto a me non ha tanti muscoli ed è perfino malnutrito. Apro gli occhi e inizio a tremare come una foglia, non riesco a muovermi a causa della paura e quando il suo braccio mi fa avvicinare ancora di più a lui sussulto. Chiudo gli occhi, incredula. Non sta succedendo veramente.
– Perché tremi, piccola? – mi sussurra quella voce che ormai conosco veramente molto bene. Un lamento incredulo esce dalla mia bocca sentendo quella voce. Cerco di alzarmi subito, ma lui riesce a prendermi il polso e a girarmi. Lo guardo con occhi spalancati, continuando a tremare. – Non avere paura di me – aggiunge sorridendomi. Strattono la mia mano e vado più lontano possibile da lui, appoggiandomi alla parete per non cadere visto che mi stanno tremando le gambe. – E va bene! Facciamo come dici tu. Non mi avvicino a te, ma non devi urlare.
– Tu non puoi entrare qua – dico io con quel filo di voce che mi rimane.
Ride di gusto. – Come se quegli stupidi incantesimi potessero fermarmi – risponde lui guardandomi divertito. – Dai, non tremare. Da quand’è che hai così paura di me?
– Da quando ho capito chi sei – ribatto io chiudendo a pugno le mie mani, le mie unghie feriscono la mia stessa pelle ma non posso farne a meno.
Annuisce, comprensivo. – Direi che è passato un bel po’ di tempo però, adesso dovresti esserti tranquillizzata – aggiunge lui incrociando le braccia.
– Vattene.
Fa una smorfia disgustata. – E perché dovrei? Sono qua con la mia ragazza! – esclama lui, ancora più divertito. Negli occhi ha una strana luce, quella luce che mi ha fatto capire tante cose, che mi ha spaventato per mesi.
– Non sono la tua ragazza – ringhio io, solo perché non so che dire, la sua presenza mi manda il cervello in fumo ed è tutta colpa dell’energia negativa che emana.
– Ah già, è vero… adesso stai con il mio fratellino – mi prende in giro lui fulminandomi con gli occhi. – Come ci si sente, eh? A mettersi con un fratello e poi con l’altro, intendo – aggiunge avvicinandosi a me.
– Non ti avvicinare! – urlo io andando a sbattere contro il muro dietro di me. – Jeremy! – urlo io, in preda al panico. – Jeremy! – urlo ancora prima che Cole riesca a mettermi una mano davanti alla bocca. Sussulto e lo guardo negli occhi, la paura mi sta uccidendo il corpo dall’interno e il panico mi fa immobilizzare.
– Sai, è da un po’ che volevo venirti a prendere. Ieri sera appena mi hanno detto che stavate litigando ho capito che era il momento ideale per prenderti – mi mormora lui avvicinandosi a me per parlarmi all’orecchio. Mi mordo l’interno della guancia per schiarirmi le idee e poi lo spingo con tutta la mia forza. Fa alcuni passi indietro e così ne approfitto per tirargli un pugno sul naso e subito dopo un calcio nelle parti basse.
Apro subito la porta per poi iniziare a correre, mi guardo indietro per vedere se mi sta rincorrendo, ma non c’è nessuno, e anzi vado a sbattere contro qualcuno cadendo a terra. Alzo lo sguardo, terrorizzata, ma vedo solo Eireen. – Cassie… che succede? – chiede lei. – Appena ho sentito le urla sono uscita dalla camera – aggiunge poi, preoccupata, aiutandomi ad alzarmi.
– Dov’è Jeremy? – chiedo io continuando a tremare come una foglia a causa dell’adrenalina e della paura.
– È di sotto, perché? – chiede lei accarezzandomi dolcemente il braccio, ma così facendomi fa solo arrabbiare.
– Deve venire, c’è… c’è Cole in camera mia – balbetto io allontanandomi dalla sua mano e abbracciandomi da sola. Non voglio essere consolata, voglio solo che tutto questo finisca. Come ha fatto ad entrare? Gli incantesimi dovrebbero funzionare! Chi ha dalla sua parte? Come fa ad avere così tanto potere da riuscire ad annullare gli incantesimi degli Anziani?! Ho così tante domande e non ho una risposta decente.
Eireen spalanca gli occhi e corre in camera mia, ma poco dopo tempo ritorna con la fronte aggrottata, sembra confusa. – Cassie, non c’è nessuno in camera tua – annuncia lei, perplessa.
– Se ne deve essere andato – rispondo io freddamente. – Non mi credi? Pensi che sia così fuori di testa da… – urlo io, ma la voce di Jeremy m’interrompe.
– Che sta succedendo qua? – chiede lui, serio e per niente infastidito, anzi ha qualcosa di diverso e questo qualcosa mi fa solo arrabbiare di più. È sicuro di sé, crede di aver ragione e non si sente affatto in colpa. Ecco cos’ha: non si sente in colpa, crede di essere dalla parte giusta.
Lo guardo dalla testa ai piedi senza dire niente, ancora più arrabbiata, e così Eireen parla per me. – Dice di aver visto Cole entrare nella sua camera.
– Non sono matta! È la verità! – tuono io guardandola, in questo momento vorrei veramente darle un pugno in faccia. Non sono stupida o altro, so quello che ho visto e di certo non me lo posso essere sognato! O forse… No, non è possibile. Era reale.
Eireen alza le mani. – Non sto dicendo questo, Cassie – esclama lei guardandomi negli occhi.
Faccio per risponderle quando Jeremy m’interrompe, un’altra volta. – Cassie, ne sei sicura? – mi chiede, rimanendo fermo e assolutamente freddo, come un professionista. Potrebbe essere un preside perfetto, addirittura un Anziano.
La sua professionalità mi fa solo arrabbiare ancora di più. – Se ne sono sicura? Ah, non lo so, dimmelo tu! Dopotutto mi sono solo svegliata con lui accanto – tuono io spingendolo.
Jeremy sbianca e fa un passo indietro dovuto alla mia spinta. – Adesso? Vuoi dire che è stato tutta la notte con te? – mi chiede lui con la stessa voce di prima.
– Non lo so, non lo so! – urlo io gesticolando. – So solo che mi sono svegliata e lui era là, che mi teneva stretta a lui e ha iniziato a… – la mia voce s’incrina e le lacrime iniziano ad appannare i miei occhi.
Jeremy si mette i capelli indietro, furioso, per poi dare un cazzotto al muro. – Perché cazzo te ne sei andata?! – tuona lui attaccandomi. – Dovevi rimanere là con me, come tutti i giorni! – urla ancora di più,  mi mette le mani sulle spalle e mi fa fare alcuni passi indietro facendomi appoggiare al muro. Sussulto e lo guardo impaurita. – Devi sempre fare come vuoi te, non è vero? Tutti devono fare come dici tu e mai…
– Jeremy, basta! – esclama Eireen spostandolo delicatamente da me. – Credo sia già abbastanza scioccata. – Jeremy mi guarda un’ultima volta e poi se ne va sbattendo la porta della sua camera. Mi metto i capelli indietro, nervosa come non mai. Non ho mai smesso di tremare. – Sta tranquilla. Vai in camera e cerca di rilassarti, io vado a informare Louis Dempson – mormora Eireen stringendomi la mano. Annuisco e faccio come dice lei.
Dopo essere entrare in camera mi guardo in giro, di Cole non c’è più nemmeno l’ombra. Uno strano uccello entra dentro la mia camera facendomi sussultare; un foglio di carta gli esce dal becco. Apre la bocca e il biglietto cade proprio sulle mie mani. Lo guardo andarsene via, gracchiando un po’.
“Non dovevi farlo, piccola. Penseranno che sei matta, penseranno che stai mentendo perché hai paura. Non ci crederanno mai e, credimi, questo biglietto non sarà una prova.
Preparati alla distruzione, ma soprattutto preparati perché sto venendo a prenderti.
                                                                                                                                                                            Il tuo Cole Ruterful”
In pochi secondi il biglietto va in fiamme. Lo faccio cadere a terra, ma scompare prima di toccare il pavimento. Mi guardo intorno, impaurita. Non è possibile, mi dovranno credere. Devono credermi!
La porta si apre di scatto facendomi sussultare, Louis inizia a parlarmi a vanvera, ma non riesco ad ascoltarlo, non veramente almeno. Continua a parlarmi fino a quando non capisce che non ho intenzione di ascoltarlo, quindi figuriamo parlargli. – Va bene, Cassie, mi devi ascoltare un attimo. Sei sicura di quello che dici? – chiede infine avvicinandosi a me. Lo guardo negli occhi, confusa e spaventata. Forse ha ragione Cole, non mi crederanno mai. – Va bene, ok. Devo informare gli Anziani – aggiunge Louis annuendo.
– Ma nemmeno ha parlato – mormora Eireen aggrottando la fronte.
– Io non ne ho bisogno, Eireen – ribatte Louis. Lei abbassa lo sguardo e così Louis se ne va. Eireen lo raggiunge poco dopo.
Mi guardo intorno, lui è ancora qui. Mi sta osservando e io glie la sto dando vinta, scommetto che sta ridendo in questo momento. Mi siedo sul letto facendomi il più piccola possibile. Ricomincio a pensare, per cercare di dare un senso ai fatti che sono appena accaduti. Insomma, io non so cosa sia successo durante la battaglia di mesi fa. Non so niente. Non so con cosa confrontare tutto questo, è per questo che devo scoprirlo.
E se andassi da Cole? E se andassi da lui e facessi il doppio gioco? No, lo scoprirebbe. Scoprirebbe che ho qualcosa che non va, che sto mentendo. E allora cosa posso fare? Andare da lui e provare a sconfiggerlo una volta per tutte? Ma dov’è? Bé, per quanto questa scelta sia suicida potrei farlo, potrei andare là e stare per poco tempo con lui per poi ucciderlo. Peccato che stiamo parlando di Cole, è bravo come Jeremy. E se… e se mi facessi insegnare da Jeremy un bel po’ di mosse? Potrei diventare brava come lui, potrei dirgli che mi serve per proteggermi da Cole in caso si ripresentasse, e così lui in poco tempo riuscirebbe a insegnarmi tutto. E anche se capisse che gli sto nascondendo qualcosa, senza un vero e proprio contratto non può sapere nulla.
Mi alzo dal letto ed esco dalla mia camera, busso alla porta di Jeremy e la apro senza aspettarlo. – Jeremy, ti devo parlare… – mi fermo vedendo Allison e le sue mani sul suo collo. Jeremy sta in una posizione molto strana, la sta tenendo lontana ma continua a stare seduto accanto a lei. Mi chiedo perché non sia morta durante la battaglia, al perché non sia morta nonostante le sue condizioni pietose. Deglutisco sentendo il sangue gelarsi dentro di me. L’ha fatto veramente? Non pensavo ne sarebbe stato capace e invece eccolo qua, tra le braccia di Allison, un’altra volta.
– No, Cassie… – inizia Jeremy alzandosi dal letto. Lo guardo senza dire niente, non riesco a fare niente. Tutto questo è colpa di Cole, solo colpa sua. Se non fosse successo niente sta mattina, adesso lui starebbe con me, quelle mani sarebbero state le mie, se solo Cole non avesse rovinato tutto.
Mi sveglio soltanto dopo aver sentito le mani di Jeremy, che molto probabilmente hanno appena toccato Allison, sulle mie braccia fredde. Ci metto tutta la mia rabbia e forza per spingerlo, fa un paio di passi indietro senza dire niente. Guardo per pochi secondi Allison, che sembra addirittura contenta. Li ho scoperti e lei è contenta?! Me ne vado da là cercando di chiudere la porta, ma Jeremy l’afferra di scatto fermandola, eppure non riesce a fermare me.
Scendo le scale velocemente, praticamente esco volando. Jeremy continua a urlare il mio nome mentre io mi fiondo fuori dall’Istituto, ma per una volta sono più veloce di lui. Entro in macchina e l’accendo con un po’ di difficoltà, visto che mi stanno tremando le mani, però riesco a partire nonostante Jeremy continui a battere le mani sul vetro del mio sportello. Accelero così tanto che mi spavento un po’, ma riesco subito a riprendere il controllo della macchina e me ne vado,  lasciandomi indietro le urla di Jeremy e Jeremy stesso.
Dopo un po’ fermo la macchina, prendo l’arma di emergenza dentro la macchina ed entro dentro il bosco sapendo che Cole mi sta aspettando. Dopo pochi passi me lo ritrovo davanti, lo guardo con disprezzo senza dire niente mentre il mio cuore sembra pompare odio e rabbia.
– Guarda un po’ chi si rivede – esclama lui avvicinandosi a me. – Arrabbiata? Mi dispiace per quello che è successo, ti volevo avvertire ma non mi sembravi molto contenta quando hai letto il mio ultimo biglietto.
– È tutta colpa tua – ringhio io avvicinandomi ancora di più a lui con la spada in mano.
– Non te lo consiglio, piccola. Per quanto tu possa piacermi, continuo a scegliere la mia, di vita – mi avverte lui, ma faccio finta di non averlo sentito e gli do un calcio, che lui para subito. Lo guardo negli occhi mentre continua a tenermi la gamba con una mano. – Vuoi continuare oppure ti arrendi? Ti consiglio quest’ultima scelta, sinceramente.
La rabbia non mi fa capire più niente, alzo la spada e lo ferisco al petto facendogli un taglio abbastanza profondo. Però poi sento Jeremy urlare il mio nome, è vicino e questo mi distrae. Cole ne approfitta e con una mossa secca fa cadere la mia spada a terra e mi tappa la bocca con la mano. Cerco di liberarmi ma è troppo forte e io sono troppo minuta in confronto a lui. Continuo a dimenarmi fino a quando non appare un mostro davanti a me, che prende la mia spada e mi ferisce alle gambe. Lo guardo darmi il colpo di grazia e così scivolo addirittura dalle mani di Cole, cadendo a terra e svenendo o morendo… Alla fine è lo stesso, mi sarei svegliata comunque.

Angolo Autrice:
Buonasera a tutti! Ce l'ho fatta, sono tornata! Dopo ore e ore sono riuscita a finire il primo capitolo! Iniziamo bene, eh? Cosa farà adesso Cole? La prenderà o la lascerà andare? E Jeremy e Allison? Anche Cassie però ha le sue colpe, non credete?
Rileggerò tutto il capitolo e cercherò di correggere i soliti errori al più presto. Sapete cosa vi sto per chiedere, vero? Ebbene, ragazzuoli, so che ci siete! Non ho pubblicato il continuo di questa storia così, tanto per fare, ma l'ho fatto perché me l'avete chiesto. Non siete tanti, questo è vero, ma ci siete e quindi per favore lasciatemi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Un bacio e al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 2
*** Per ripicca ***







Capitolo 2
Per ripicca
 
Faccio un respiro profondo per mantenere la calma, ho ancora il biglietto di Cole in mano e l’unica cosa che riesco a pensare è che li odio entrambi, odio sia Cole sia Jeremy. Odio Cole perché mi rende insicura per quanto riguarda la mia relazione con Jeremy, mi fa pensare a cose che non dovrei pensare, mettendo così in discussione Jeremy; e odio Jeremy perché in fin dei conti è un ragazzo veramente debole. Quando mi sono svegliata, poche ore fa, Jeremy stava accanto a me. Mi ha raccontato di quello che è successo ieri sera, di come Cole in qualche modo sia riuscito a mettermi dentro la macchina e lasciarmi là, con Jeremy a pochi metri di distanza. Sono stati lui e Isaac a trovarmi e mi hanno riportato subito dentro l’Istituto. Dopo avermi spiegato tutto, ha cercato di chiarire la situazione con me, ma quando mi ha toccato anche solo la mano con la sua, ho sentito un coniato di vomito e gli ho ordinato di non toccarmi e di uscire dalla camera. Lui ha ribattuto pregandomi di fargli spiegare tutta la vicenda, ma non glie l’ho permesso e così poco dopo se n’è dovuto andare.
Abbasso di nuovo lo sguardo sul biglietto di Cole:
“Forse non è colpa mia. Perché dovrebbe? Devi capire che è colpa sua. È colpa sua se è stato così debole. Pensaci, a ogni difficoltà andrà da quella ragazza. Io no, io ti affronterei e quella di ieri ne è stata la prova. Ti prenderò quando sarò io a volerlo.
Grazie per la ferita comunque, sei una brava Cacciatrice, ma tieni sempre a mente chi sono i tuoi veri nemici, piccola.
                                                                                                                                                                             Cole Ruterful”
A passo deciso esco dalla mia camera. Il mio corpo è ancora un po’ dolorante, ma devo veramente cercare qualcuno pronto ad aiutarmi. Ogni giorno alla stessa ora ci sono più maestri che seguono un determinato gruppo di ragazzi, il mio è: Isaac, Ivy, Jeremy, Scott, Allison e Harry; quindi dovrò chiedere a uno di loro.
- Cassie! – mi chiama Ivy fermandomi. – Dove vai? – chiede lei ed io cerco di scansarla per andarmene, ma mi ferma un’altra volta. – Perché devi parlare con Isaac? – chiede dopo avermi letto nel pensiero e sento la mia rabbia bollire dentro di me. – Perché ti vuoi far allenare dal mio ragazzo? – chiede poi.
– Smettila di entrare nella mia testa, Ivy! È veramente snervante! – esclamo io fermandomi. Sto perdendo il controllo, ma dopotutto sono sempre stata una ragazza priva di autocontrollo… purtroppo.
– Se tu mi dicessi subito cosa vuoi combinare, non lo farei! Ma tu continui a non dirmi niente, quindi io non posso fare altro che… – risponde lei, rossa in faccia a causa della rabbia, ma la fermo ugualmente.
– Che? Che cosa, Ivy?! Entrarmi nella testa? Non credi sia abbastanza egoistica la cosa? Se non ti voglio dire qualcosa, non te la dico, le amiche dovrebbero capire quando mettersi da parte – ringhio io, ma so di star dicendo una cavolata, perché gli amici non si mettono mai da parte, è grazie a questo che capisci se fidarti di loro o meno.
– Mettersi da parte?! Come ieri? Se Cole non ti avesse riportato in macchina, tu adesso staresti con lui e…
– E starebbe meglio, molto probabilmente! – urlo io. – Almeno lui non mi prende per il culo come invece fa suo fratello! – continuo, ma me ne pento subito. Non posso dire una cosa del genere, non starei meglio con Cole, ma ammettere il controllo che ha Jeremy su di me e sapere che lo usa contro di me mi fa arrabbiare ancora di più.
– Non lo pensi veramente – mormora Ivy, tutto d’un tratto bianca in viso. – Ti ha fatto il lavaggio del cervello, per caso? Sai benissimo che non ci si può fidare di quel ragazzo. È malato, ha dei problemi mentali ed è oscuro.
Busso alla porta di Isaac, che apre, quasi subito e aggrotta la fronte vedendomi. – Che succede? – chiede lanciando un’occhiata a Ivy e sembra diventare ancora più nervoso.
– Mi devi aiutare – rispondo io con voce implorante e gli occhi dolci.
– No, non la ascoltare, è diventata matta – ringhia Ivy lanciandomi un’occhiata di fuoco, mette una mano sul petto di Isaac e così lui inizia a guardarla. – Non farlo.
– Non t’intromettere, Ivy! – urlo io, arrabbiata.
Ivy esclama: – invece io m’intrometto! – nello stesso momento in cui Isaac dice: – Ok, basta! Cassie, cosa ti serve? – acquistandosi così un’altra occhiataccia da parte di Ivy, che si allontana da lui con una smorfia disgustata.
– Mi devi allenare. Tutto quello che sai me lo devi insegnare, e dobbiamo fare in fretta – borbotto io e faccio finta di non sentire lo sguardo assassino di Ivy.
Poco dopo Jeremy esce dalla camera di Isaac e si mette vicino a lui. Il mio cuore fa un balzo e divento subito rossa come un peperone. – Perché non l’hai chiesto a me? – chiede lui continuando a fissarmi, facendomi così capire che pretende una risposta.
– Non capisco, a costa ti serve? – chiede invece Isaac.
– Sai benissimo a cosa mi serve. Quando Cole verrà a prendermi voglio essere pronta, preparata – rispondo io con una voce fredda e decisa, perché lo sono, so di star facendo la cosa giusta, dopotutto Isaac è bravo quasi quanto Jeremy.
Isaac guarda Jeremy, che continua a fissarmi, molto probabilmente perché sta cercando di capire se sto dicendo la verità e anche perché sta ancora aspettando una risposta che non sentirà mai. – No, non è vero, stai mentendo. C’è qualcos’altro – ribatte dopo un po’ Jeremy guardandomi con gli occhi socchiusi, sospettosi come non mai.
Alzo le mani al cielo, spazientita. – Non ascoltarlo, Isaac, sto dicendo la verità – esclamo io guardando Isaac. – Per favore – mormoro poi continuando a fargli gli occhi dolci.
– Cassie, io ti voglio bene, ma se Jeremy dice che stai mentendo allora non posso aiutarti – risponde infine Isaac guardando prima me e poi Jeremy, che però non fa trapelare niente e si limita a fissare me.
Il mio cuore si ferma per un po’, il colore defluisce dal mio viso e mi sento come cadere. – Isaac, tu mi devi aiutare – mormoro io avvicinandomi a lui, ma Ivy sentendo i miei pensieri mi prende e mi spinge via da lui. A quel punto io, presa da un attacco d’ira, la sbatto al muro e la tengo ferma mettendole un braccio davanti il collo e facendo un po’ di forza. – Non ti devi immischiare – mormoro io con quasi le lacrime agli occhi. Tutta quest’ansia e paura mi stanno uccidendo pian piano e adesso per cercare di sopravvivere ne sto condividendo un po’ con Ivy, facendole male quasi quanto sto male io adesso.
– Cassie! – esclama Isaac facendomi indietreggiare.
– Ma ti sei impazzita?! – urla Jeremy mettendosi davanti a me dopo che Isaac se n’è andato con Ivy dentro la camera.
Lo spingo ma non indietreggia nemmeno di un centimetro, questa volta se l’aspettava. – Non mi devi parlare – ringhio io guardandolo negli occhi anche se le lacrime me li velano un po’.
Rimane in silenzio per un po’ a guardarmi. – Non sai quello che è successo, Cassie – sussurra Jeremy guardandomi dritto negli occhi. So che sta cercando di non toccarmi, di non accarezzarmi. Riesco a percepire lo sforzo che sta facendo.
– Sta’ zitto! – urlo io, furiosa. – Non mi devi parlare, non mi devi toccare, non mi devi guardare! Non ti avvicinare mai più! – continuo per poi andarmene. Se Isaac non mi vuole aiutare allora posso scegliere tra Harry o Scott.
Busso subito alla porta di Harry e anche lui mi apre dopo pochissimo tempo. – Chi è che…? – inizia ma si ferma subito dopo avermi vista. – Ma che bella sorpresa! Dimmi tutto – esclama poi appoggiandosi alla cornice della porta, molto probabilmente per cercare di essere un po’ più sexy. Sento Ivy e Jeremy urlare a Harry di non starmi a sentire, così lo spingo dentro la camera ed entriamo. – Wow! – dice lui ridendo. – Che sta succedendo qua?
– Mi devi aiutare – mormoro io e quando sento qualcuno bussare chiudo subito la porta a chiave. Mi giro verso Harry e cerco di non fargli capire che sono veramente agitata, così faccio un respiro profondo e ripeto: – mi devi aiutare.
– C’entra Cole, vero? – chiede Harry poco dopo. Rimango in silenzio e così lui annuisce. –Va bene, se c’entra lui io ci sto – risponde poi facendomi sorridere. Apro la porta e faccio per andarmene quando lo sento urlare: – Moonic, ci vediamo tra un’ora! – Rido sentendo la sua voce da professore ed è più forte di me: sorrido guardando Jeremy e Ivy, che mi guardano malissimo.
Il mio sorrisino soddisfatto scompare però quando sento Louis dire: – Cassie Moonic e Jeremy Ruterful sono pregati di venire nel mio ufficio.
Jeremy mi passa accanto senza nemmeno guardarmi, ma tutto d’un tratto è lui quello con il sorrisino soddisfatto. Mi fa male vederlo così, mi fa male stare di nuovo in guerra con lui dopo tutto quello che abbiamo condiviso in questi mesi, mi fa male tenere le distanze dopo tutti questi mesi in cui siamo stati insieme, ma devo continuare così. Non posso fare finta di niente, non ne sarei capace, mi verrebbe in continuazione in mente l’immagine di lui e Allison insieme. Gli vado dietro sbuffando ogni cinque secondi. Il solo pensiero che dovremo sederci l’uno accanto all’altro mi fa venire la pelle d’oca e il voltastomaco.
Entriamo dentro l’ufficio di Louis e ci sediamo, Jeremy è il primo a parlare. – Che succede? – chiede.
– Per prima cosa, bentornata, Cassie. Seconda cosa, ho un lavoro per voi…
– Io non ci vado con lui – rispondo subito freddamente guardando Louis. Jeremy sbuffa e già so che sta alzando gli occhi al cielo, ma faccio finta di non averlo sentito. – Posso andare con Harry? – chiedo poi.
– Perché? Che succede? – chiede Louis aggrottando la fronte, guarda prima me e poi Jeremy.
– Oh, niente, mi ha solo tradita – rispondo io ironicamente.
– Non…! – urla Jeremy, ma si ferma, chiude gli occhi, fa un respiro profondo e ricomincia a parlare. – Non ti ho tradita – borbotta lui tenendo lo sguardo fisso su di me.
Io invece mi limito a ridere continuando a guardare Louis. – Cassie, mi dispiace dirtelo, ma il mio è un ordine – ribatte Louis guardandomi negli occhi.
Sussulto leggermente sentendo queste parole. Non può fare sul serio, non può farmi questo, non può ordinarmi di fare una cosa contro la mia volontà, non dopo quello che mi ha fatto! Non mi merito di essere trattata così, forse sto facendo la ragazzina ma dopotutto è quello che sono e Louis non può ordinarmi di fare una missione con il ragazzo che mi ha praticamente tradita. Non può, non dopo quello che mi ha fatto mesi fa. – Ok, allora mi rifiuto. Chiama qualcun altro – ringhio quindi alzandomi dalla sedia.
– Cassie, non essere ridicola – si intromette Jeremy alzando gli occhi al cielo. – Non dobbiamo fare niente di ché, dobbiamo fare solo una missione e poi..
– Ridicola? Ridicola?! – urlo io girandomi verso di lui, le unghie che graffiano i palmi delle mani per quanto sto tenendo stretti i pugni. – Tu sei il ragazzo più ridicolo di questo mondo, non parlarmi come se fossi io la stupida che non è riuscita a tenere il suo…
– Ripeto – ringhia Jeremy fermandomi. – Non sai niente, non hai visto niente.
– Stai zitto! Mi basta quello che ho visto! – urlo io e la voglia di spingerlo, di urlare tutto quello che sto provando in questo momento diventa quasi una necessità. Rimaniamo in silenzio per un po’ di tempo, guardandoci negli occhi, sotto l’occhio indicatore di Louis, mentre i miei di occhi a malapena vedono a causa delle lacrime ch sto cercando di non versare.
– Cassie, tu non hai visto niente – sussurra Jeremy e la sua voce s’incrina un po’.
– Ragazzi, vorrei ricordavi che siete nel mio ufficio. Una volta finito di discutere sul piano per la missione, potrete andare a litigare da qualche altra parte, ma per adesso dovrete mettere da parte tutte le faccende private ed essere professionali – dice infine Louis guardandomi male. Mi siedo senza dire niente e cerco di non alzare gli occhi al cielo per non mancargli di rispetto. – In realtà si tratta di una cosa abbastanza futile, ma tutti sappiamo che siete nervosi a causa di Cole del suo apparire e scomparire… Quindi vi manderò ad una festa, che si svolgerà in centro, per festeggiare non so bene cosa. Chi ha organizzato la festa sa tutta la verità, questo perché lavora per delle persone veramente importanti, e ci ha chiesto di far venire alcuni Cacciatori per controllare la faccenda – ci informa Louis e quando prendo fiato per chiedere una cosa lui già mi da la risposta:  – Perché ci dovrebbero essere dei demoni in una festa qualunque? Perché ci saranno delle persone importanti, Cassie.
– È ridicolo, preferisco rimanere al sicuro dentro l’Istituto che girovagare in un locale per far contento un fanatico che credere di sapere tutto, e che grazie a questo è diventato paranoico – ringhio io alzandomi una volta per tutte e me ne vado.
– Cassie! – urla Louis facendomi sobbalzare. – Non ti ho dato il permesso di andartene. Questa storia deve finire. Sei una Cacciatrice come tutti gli altri e devi ascoltarmi! Quindi se io non ti do il permesso di uscire dal mio ufficio, tu non te ne vai. Se io non ti do il permesso di allenarti, tu non ti alleni. Se io non ti do il permesso di uscire dal mio Istituto, tu non esci! È tutto chiaro? – continua ad urlare ormai davanti a me.
Rimango zitta per un po’ a guardarlo negli occhi. Ormai è diventato come uno sconosciuto per me, non lo stimo più, quindi perché dovrei prendere ordini da lui? Eppure sono troppo scioccata addirittura per dirgli questo e Jeremy lo capisce. – Louis, credo tu stia esagerando – dice quindi Jeremy alzandosi dalla sedia per venire da noi.
– No, Jeremy, deve capire una volta per tutte che le regole sono uguali per tutti, anche per le Whitesun – ribatte Louis continuando a fulminarmi con gli occhi.
Prendo un respiro profondo e caccio indietro le lacrime. – Non ho intenzione di prendere ordini da te, non ti stimo più come uomo e quindi sarebbe da ipocrita fare finta di niente. Sono stufa, Louis. Sono stufa di far finta di niente, sono stufa di recitare la parte della ragazza che ti stima, quando non è così. Questo posto non è nemmeno sicuro, quindi tanto vale andarsene – dico infine. Fa male dire una cosa del genere, perché è passato veramente tanto tempo e considero quest’Istituto come una casa ormai, ma è inutile fingere, molto probabilmente non riuscirò mai a guardare Louis con occhi diversi.
– Cassie, no – esclama Jeremy facendo alcuni passi verso di noi.
– Tu non te ne puoi andare, Cassie. Ancora non l’hai capito? – chiede Louis a voce bassa, che mi spaventa. Freme per quant’è arrabbiato, ma lo siamo tutti e due.
– Vogliamo vedere? – chiedo io a bassa voce guardandolo dritto negli occhi, sfidandolo. Lui alza il mento e si fa da parte, lasciandomi quindi andare e accettando la sfida. Esco dall’ufficio e cerco di chiudere la porta,  ma non ci riesco perché pochi secondi dopo cerca di raggiungermi Jeremy, che urla il mio nome mentre io scendo le scale correndo. – Lasciami stare! – urlo io, e lo sento dietro di me, che cerca di afferrarmi il braccio, ma in questi giorni sono più veloce di lui. Arrivo in salone, le persone ci guardano ma non mi interessa. Faccio per uscire quando… sono costretta a fermarmi: c’è come un muro invisibile davanti a me, appena fuori dal portone, che emana anche delle piccole scosse. La rabbia prende il sopravvento, inizio a respirare a fatica; faccio per andare da Louis per dirgli una volta per tutte quello che penso su di lui, ma Jeremy mi ferma subito.
– Non farlo. Non farlo – mormora prendendomi per le spalle e stringendole.
– Lasciami! – urlo io ancora più arrabbiata con il cuore che va a mille.
– L’hai fatto arrabbiare abbastanza per oggi – mormora lui alzando il mio viso in modo tale da potermi guardare dritto negli occhi. – Lo so che sei arrabbiata con lui per quello che ha fatto mesi fa, ma ora basta – continua mentre io mi perdo nei suoi occhi. Sento dolore fisico, provocato dalla rabbia, dalla frustrazione, dalla delusione. – Devi smetterla. Ha sbagliato, ma stava cercando di aggiustare le cose.
– Va bene – borbotto io, così Jeremy mi lascia andare e ricomincio a correre verso le scale. Purtroppo però Jeremy questa volta riesce a prendermi per i fianchi. – Smettila! – urla lui.
– Deve pagare per quello che ha fatto! – urlo io cercando di fargli lasciare la presa.  – Lasciami andare! – esclamo muovendomi, ma lui sembra accorgersene a malapena, mentre mi tiene stretta tra le sue braccia. Il contatto con il suo corpo mi fa male.
– Ti lascio appena la smetti – risponde lui con un sorriso sul viso che riesce a farmi tranquillizzare sul fatto di Louis, ma arrabbiare con lui.
– Va bene, ma lasciami ora – ringhio io, Jeremy mi da ascolto e si allontana un po’ da me. Abbasso lo sguardo sulle sue labbra, che ora non sorridono più. So che mi vuole dire qualcosa, so quello che mi vuole dire, ma non voglio nemmeno starlo a sentire. – Devi seriamente starmi lontano – mormoro, ma non ne sono convinta nemmeno io. – Faccio sul serio – aggiungo quindi con voce ferma e convinta.
– Credo sia un po’ impossibile, non credi? Abbiamo quasi le stanze attaccate – ribatte Jeremy. In questi mesi avevamo deciso che sarebbe stato meglio avere le camere più vicine, ma io non avevo intenzione di cambiarla, così era stato lui a farlo.
– Credimi, se lo vuoi quanto lo voglio io, è possibilissimo – borbotto io freddamente con lo sguardo rivolto a terra.
– È questo il problema: non lo voglio per niente – risponde Jeremy. Lo guardo senza aggiungere niente e nemmeno lui, ci limitiamo a guardarci negli occhi, a sfidarci, mentre io cerco con tutta me stessa di fulminarlo una volta per tutte. Fa per dire qualcosa e così me ne vado.
 
Entro nella sala e alcuni ragazzi si stanno già riscaldando. Jeremy si ferma a guardarmi ma non mi dice niente, Ivy fa finta di niente, mentre Harry raddrizza la schiena e viene verso di me con fare deciso, con il suo solito sorrisino soddisfatto. – Sei in ritardo, Moonic – mi sgrida a bassa voce, ammiccando un po’ troppo.
Rido di gusto. – Solo di tre minuti, maestro – rispondo quindi.
– Non voglio ritardatari nella mia lezione – ribatte Harry sorridendo ancora di più. Si avvicina a me, trattengo il respiro quando avvicina il suo viso al mio e mormora: – mi piace quando mi chiami “maestro”. Potrei insegnarti un sacco di altre cosette a letto…
– Harry e Cassie, siete venuti qua per prendere un caffè o per esercitarvi? – urla il nostro vero maestro, Lucas, un uomo sulla trentina veramente attraente dai lineamenti decisi, gli occhi scuri, i capelli quasi neri e la pelle olivastra. – Potrei benissimo mandarvi subito da Louis Dempson, ma decido di non farlo. E ora venite qua. Harry, smettila di fare quel sorrisino da maestro del sesso; Cassie, sei autorizzata a dargli un calcio là dove non batte il sole se continua ad infastidirti, ma qualcosa mi dice che non ti da fastidio per niente – continua Lucas, facendomi arrossire ancora di più. Harry sa benissimo che non potrei mai fare sesso con lui, ma è fatto così: deve sempre dire qualcosa di imbarazzante. Con il tempo mi sono abituata a non sentirmi offesa, ma mi mette ancora un po’ in imbarazzo. Ho sentito che in compagnia di ragazzi è ancora peggio, quindi ringrazio Dio di essere nata femmina, anche se molto probabilmente un maschio avrebbe meno problemi a parlare di certi argomenti.
Dopo circa dieci minuti di tensione, in cui Jeremy non ha fatto altro che guardarmi male, riesco a concentrarmi. Iniziamo i combattimenti e così io e Harry ci allontaniamo un po’, con la supervisione di Lucas. Harry mi punta subito la spada al collo quando si accorge che sto guardando Lucas, imbarazzata. Sussulto ma poco dopo riesco a fargliela abbassare, iniziando così a combattere fino allo sfinimento. Ogni tanto Lucas viene verso di noi e ci consiglia delle mosse da fare, ci fa notare pose sbagliate e altre cose del genere, ma è Harry a mormorarmi delle tecniche veramente impossibili, che solo chi è cresciuto dentro un Istituto del genere può sapere.
Dopo circa un’ora e mezzo non faccio altro che inciampare sui miei stessi piedi, ma in qualche modo riesco a non demordere. O almeno fino a quando Harry non fa una mossa strana facendomi inciampare sui miei stessi piedi e cadere quasi a terra. Dico quasi perché riesce a prendermi all’ultimo secondo. Siamo vicinissimi, i suoi occhi puntano subito le mie labbra e così il mio respiro accelerato si mozza all’istante. L’unica cosa a cui riesco a pensare è che siamo vicino tanto quanto lo erano Jeremy e Allison ieri. Dovrei allontanarlo, lo so, come so che in questo momento Harry sta soltanto facendo quello che gli riesce meglio: provarci con le ragazze. Ma la rabbia che ho provato fino a pochi secondi fa viene completamente spazzata via da questo momento e non riesco…
Una spada cade a terra con tale brutalità che sussultiamo entrambi e ci allontaniamo subito. Lucas commenta dicendo: – Finalmente vi siete distaccati, stavo per portarvi un letto. Siete ridicoli, se volete soddisfare i vostri bisogni allora non fatemi sprecare tempo! – Ma la persona che mi preoccupa di più è Jeremy, che a quanto pare ha buttato a terra la spada. – Jeremy, riprendi la tua spada e ricomincia ad allenarti. Oggi sei troppo distratto – lo riprende Lucas.
Jeremy però non lo ascolta, non raccoglie la spada, anzi mi passa davanti e va verso la porta. – Jeremy, mi dispiace… – inizia Harry, ma non riesce nemmeno a finire, perché Jeremy lo prende per il colletto della maglietta e lo sbatte al muro. Urlo il nome di quest’ultimo e faccio per andare là, ma qualcuno mi ferma: Ivy.
– Jeremy! – ruggisce Lucas correndo da loro, li divide con la forza e costringe Jeremy a fare alcuni passi indietro. – Ma dico… vi siete impazziti?! Jeremy, non puoi scagliarti contro il primo ragazzo che ci prova con Cassie! Sii ragionevole, i Cacciatori devono rimanere lucidi e obiettivi! E, Harry, smettila di provarci anche con i mobili. Senza offesa, Cassie – aggiunge poi guardandomi per pochi secondi. – Ci stiamo allenando. Cassie era concentrata, perché hai voluto rovinare tutto in questo modo?
Jeremy guarda in cagnesco prima Harry, che abbassa lo sguardo, e poi Lucas, che lo guarda senza trapelare niente, poi passa a me e anch’io abbasso lo sguardo, perché mi sento stupida e in imbarazzo. Non avevo bisogno di questo, Jeremy mi ama e, anche se a quanto pare non riesce a trattenersi quando si parla di Allison, so che ci tiene a me. Eppure quando arrivo alla conclusione che forse è più attaccato alla storia delle anime gemelle che si possiedono a vicenda, alzo lo sguardo ed incrocio il suo. Rimaniamo in silenzio per un po’, fino a quando Jeremy non chiede: – Sei contenta ora? – con un tono che mi fa venire la pelle d’oca. – Ragazzina… non avevi niente da fare, non è così?
Alzo il mento, sono imbarazzata e il mio gesto non è stato di certo uno dei più maturi, ma lui è stato il primo ad andare dalla parte del torto. – Dovrei forse sentirmi dispiaciuta per te? Non lo sono, non lo sono affatto – rispondo quindi e prima di aprire la porta ringhio a bassa voce: – Non sono una tua proprietà – in modo tale che solo lui e Harry riescano a sentirlo. Gli lancio un’ultima occhiataccia e lui fa lo stesso, a questo punto ce ne andiamo entrambi, uno da una parte e una dall’altra.
 
– E tu saresti la Cacciatrice? – chiede l’uomo sulla cinquantina che risponde al nome di Joshua. Sarà anche una persona importante ma io non l’ho mai visto, inoltre credere di avere tutto il diritto di guardarmi in un modo veramente disdicevole solo perché sono piccola e ho più capacità di lui.
– Sì, sono io – rispondo freddamente guardandolo negli occhi. Vorrei veramente tanto guardarlo dalla testa ai piedi, rimanendo a fissare parti del suo corpo poco attraenti come per esempio la sua pancia grande quanto un palloncino, ma lascio stare.
– Non dovresti essere in giro a controllare i demoni? – chiede lui con la stessa aria superiore, continuando a guardarmi dalla testa ai piedi.
– Bé, signore, lo farei se solo sentissi un qualche tipo di pericolo – rispondo io con lo stesso tono che sta usando lui. – Ma non sento niente, questo significa che al momento non sono presenti demoni che la vogliono mangiare vivo. Con permesso – aggiungo prima di sorridergli dolcemente e andarmene.
– Non essere scortese, queste persone contano anche nel nostro mondo – mi sussurra Jeremy avvicinandosi un po’. – Non è la persona più gradevole di questo mondo, ma non lo sei nemmeno tu, quindi la prossima volta non fare battutine. – Fa finta di non accorgersi delle occhiatacce che gli sto mandando mentre ci avviciniamo al banchetto, dove prendo un pasticcino delizioso. Jeremy invece sembra osservare qualcosa di altrettanto delizioso: una ragazza che gli sta facendo gli occhi dolci da quando siamo arrivati. Alzo gli occhi al cielo e mi giro verso il banchetto. – Sei incinta per caso? È il quarto pasticcino che stai mangiando in meno di due minuti.
Faccio una mezza risata. – E chi dovrebbe essere il padre? Te o Cole? Sarebbe un bel casino, non credi?
– Non è affatto divertente – borbotta Jeremy guardandomi seriamente. Alzo le spalle cercando di fargli capire che non m’importa, ma non è così. Oggi sto facendo errori su errori, mi sto rendendo ridicola, ma sono troppo arrabbiata per darmi la colpa. – Come fai a scherzarci sopra? Devi veramente smetterla di essere così immatura, così bambina. Sei una Cacciatrice, come fai a proteggere la gente se non riesci nemmeno a fare una cosa matura?
Scoppio a ridere e finisco di mangiare l’ultimo pasticcino. – È strano detto da un ragazzo che non riesce nemmeno ad essere infedele. Credo esista una parola per descrivere quelli come te – rispondo io e faccio finta di pensarci un attimo. – Che ne dici di “incoerente”?
– Ok, basta – ringhia Jeremy prendendomi il braccio. – Tu ora mi fai spiegare. Non puoi continuare a fingere di sapere tutto. Non hai visto niente, non puoi sapere niente. Io non…
– Io non fingo – esclamo allontanandolo subito. – Io lo so.
– No, tu non sai niente, Cassie – ringhia Jeremy avvicinandosi un’altra volta a me, il suo sguardo è determinato e so che vorrebbe afferrare un’altra volta il mio braccio, ma sa anche che non gli conviene se vuole continuare a vivere.
Rido per poi bere un bicchiere di CocaCola, che Jeremy butta poco dopo, bagnandomi le scarpe. – Che problemi hai?! – urlo io, ma arrossisco subito quando mi accorgo che alcune persone si sono girate verso di noi. – Mi dovrai pulire le scarpe leccandole, sono stata chiara? – chiedo io a bassa voce.
– Io e Allison non ci siamo baciati, né abbiamo fatto niente! Lei è venuta appena ha saputo che noi due avevamo litigato ed era successo… quello che è successo con Cole. Ha cercato di essermi amica e basta! – esclama Jeremy, esasperato, eppure sta mentendo.
Lo guardo, lo fisso senza dire niente per un bel po’ di tempo. È nervoso, muove i piedi, non sa dove mettere le mani, ed è perché sta mentendo. Lo anch’io, lo sento. – È inutile che mi menti, lo so che lo stai facendo.  Lo sento sempre – ribatto freddamente.
– Va bene, ci stavamo per baciare – risponde Jeremy, bianco in faccia. – Ma non è successo. Tu sei entrata e…
– Anch’io mi sono quasi baciata con Harry – ribatto io guardandolo in faccia, perché so di avere ragione questa volta. – Questo lo rende più giusto? Questo mi rende in qualche modo più fedele nei tuoi confronti? No, Jeremy, non lo rende affatto più giusto, quindi figuriamoci più fedele.
– Tu l’hai fatto per ripicca – bofonchia Jeremy. – Come una bambina di cinque anni, hai deciso di farmela pagare in questo modo, ma non è così che si risolvono le cose.
– E chi te lo dice? – chiedo io. – Jeremy, tu non sei l’unico ragazzo in questo mondo. Sai come la penso, puoi anche essere la mia anima gemella ma questo non ti autorizza a fare quello che vuoi. Non ti appartengo, se non mi piace il modo in cui mi tratti allora io posso benissimo andarmene. Non ti appartengo, non sono una cosa, sono una ragazza che può decidere se stare con un ragazzo che non riesce a tenere il suo attrezzo nei suoi pantaloni, o se baciarmi con un altro ragazzo e andare avanti. – Scuoto la testa e abbasso lo sguardo. – In questo ha ragione Cole: sei debole quando si tratta di amare una persona, scappi e vai dalla prima ragazza che può darti un minimo di soddisfazione. Sei debole e io non voglio sentirmi altrettanto debole soltanto perché non mi sento all’altezza di soddisfarti.
– Cassie, sai benissimo che non è così – mormora lui e la sua espressione si addolcisce. – Ma dobbiamo affrontare l’argomento, prima che sia troppo tardi. Mio fratello non c’entra niente con questo, non metterlo in mezzo solo perché non sai come ferirmi ancora di più.
Scuoto la testa ripetutamente. – Il fatto è che non credo di avere la forza necessaria per voler continuare questo discorso. Io non voglio una relazione del genere, tu mi hai fatto capire che non puoi cambiare, che sarai sempre il ragazzo che non riesce a stare con una sola ragazza e questo… Non sono disposta a mandare avanti una relazione del genere – finisco e non aspetto nemmeno un commento da parte sua, me ne vado e basta.
Affondo i piedi nella neve per andarmene ma sono costretta a fermarmi, troppo sopraffatta dalla paura per fare altro. Mi guardo intorno, sento il demone ma non riesco a vederlo! Jeremy mi afferra di scatto la mano facendomi sussultare, ma fa finta di niente e annuncia: – Un demone.
Prendiamo entrambi le nostre armi, continuo a guardarmi intorno ma non riesco ad individuarlo. – Ha le sembianze umane, perché non riesco a vedere niente di strano.
– Il ragazzo con cui sta parlando Joshua – ringhia Jeremy puntandolo. Annuisco e coordinati come sempre andiamo là, facciamo finta di non sapere niente. Accarezzo dolcemente il braccio di Joshua e gli chiedo di seguirmi per parlare di una questione importante: il mio ragazzo. Mi affretto a trascinarlo via mentre Jeremy uccide il demone con il suo potere. Quando non sento più le urla del demone sorrido al Joshua e gli dico che può andare, ovviamente l’uomo va da delle ragazze e inizia a sgridarle per qualcosa.
Sbuffo e mi guardo intorno perché non mi sento ancora del tutto protetta. Il mio cuore si ferma quando vedo Cole tra la folla che mi guarda. Vado subito da lui, ma quando sto per raggiungerlo non è più in quel punto, non lo trovo più. Mi fermo e continuo a guardarmi intorno, ma non c’è più. Qualcosa con degli artigli si posa sulla mia spalla, giro la testa e vedo l’uccello di Cole. Mi garda negli occhi senza fare nient’altro. Non so cosa voglia, inizia a fare degli strani rumori che provengono dalla sua gola; aggrotto la fronte e poi scappa.
Tutti i miei muscoli si contraggono un’altra volta. Alzo subito lo sguardo e dopo poco vedo l’uomo che mesi fa mi aveva ficcato una siringa nel collo. Trattengo il respiro sentendo tutto il mondo intorno a me girare, mi sta sorridendo e quasi inizio a tremare. Jeremy sta già andando da lui, faccio per raggiungerlo quando sento qualcuno prendermi da dietro e mettermi una mano davanti la bocca per non farmi urlare. Cerco di liberarmi, ma chiunque egli sia è più forte di me, molto più forte di me. Mi trascina dietro la casa enorme di Joshua e mi lascia. Prendo subito la spada ma qualcun altro me la sfila di mano.
Alzo lo sguardo e le mie gambe quasi cedono. Faccio un passo indietro e vado a sbattere contro l’uomo, che non si muove. – Allora – inizia Cole guardando la mia spada mentre se la rigira tra le mani. Vorrei prender glia con la forza e menarlo, perché solo io posso guardare la mia spada e toccarla in quel modo. – Hai pensato a quello che ti ho scritto?
Faccio per prendere la spada, ma Cole si limita ad alzare il braccio e così essa diventa troppo lontana dalla mia piccola mano. Per la milionesima volta rimprovero silenziosamente Dio per avermi fatta così bassa. – Non ti rispondo fino a quando non mi dai indietro la spada – borbotto incrociando le braccia. – Sì, c’ho pensato.
Cole sbuffa e mi da indietro la mia spada, che afferro subito. – E…?  chiede lui guardandomi con un pizzico di felicità. Un mostro del genere può veramente provare qualcosa simile alla felicità? È un essere così particolare che mi stupisce tutt’ora.
 – E niente! – esclamo io alzando la voce.
– Bene – bofonchia lui, tutto d’un tratto arrabbiato, e finalmente riesco a riconoscerlo, anche se prima mi faceva meno paura. – Allora credo che ci rivedremo molto presto – aggiunge prima di andarsene.
– No, aspetta! – lo fermo io, non si gira ma mi da ascolto. Il mio cuore batte ancora più veloce, la paura mi fa pizzicare i polsi per l’adrenalina. – E se volessi che mi prendessi ora? – chiedo dopo un po’. Ho il respiro accelerato e nel momento in cui lo dico me ne pento, ma in qualche modo mi sento io l’artefice di questa guerra e, anche se so che non è vero, mi sento come in dovere di porre fine a tutto questo. Sono l’unica persona che Cole credere di volere… in un modo del tutto inumano, ma è così.
Si gira per guardarmi, praticamente scioccato. Si avvicina a me fino a quando non siamo a pochi centimetri di distanza. Guardo i suoi occhi verdi senza dire niente, mi accarezza ma sono più concentrata sui suoi occhi. Sobbalzo sentendo le sue unghie graffiare il mio viso, lo guardo sorpresa e con gli occhi spalancati. Ora ho paura. – Non farlo, Cassie – ringhia Cole avvicinando il suo viso al mio, che tiene ben stretto. – Non ti mettere contro di me in questo modo. Sai già come andrà a finire.
– No, non è vero – mormoro io avvicinandomi ancora di più a lui, ma mi ferma subito stringendomi le spalle e scuotendomi. È così brutale che mi sento spossata per i primi dieci secondi.
– Non farlo! – urla lui fissandomi con gli occhi spalancati. Rimango in silenzio, incredula e ancora un po’ confusa. – So già cos’hai in mente di fare. Sono veramente così stupido secondo te? Mi sono fatto fregare una volta, non succederà più – ringhia poi prima di andarsene correndo. Rimango a guardarlo per un po’ di tempo e non so cosa provare, non so cosa sto provando, mi sento soltanto un vero fallimento.
Torno lentamente alla festa, dove trovo subito Jeremy, o meglio lui trova me. – Ma ti sei impazzita?! – urla attirando l’attenzione di tutti. Guardo tutti quegli occhi che ci stanno fissando con le guance che sembrano andare a fuoco e poi guardo lui. – Ti ho cercata dappertutto! – continua ad urlare. – Dov’eri? Dove cazzo eri?!
– Dietro – mormoro io e la mia voce a malapena esce a causa dell’imbarazzo. – Non pensavo di star facendo niente di ché…
– Non puoi andartene in questo modo! Dio santo, Cassie! Ma non lo capisci?! Chiunque potrebbe… – si ferma mettendosi le mani nei capelli, sembra voglia strapparseli tutti. – Dio mio, tu mi farai impazzire! – dice abbassando il tono di voce. – Sempre che non l’abbia già fatto – sussurra poi con lo sguardo rivolto verso la neve bianca. Scuote la testa e posa il suo sguardo su di me, tutto d’un tratto mi sembra tranquillo e pieno di sé. – Credo sia meglio lasciar stare la nostra relazione per un po’.
In qualche modo tutta l’aria che stavo trattenendo esce in modo brusco, facendomi fare un rumore stranissimo. Il mio cuore si sgretola e le gambe sembrano quasi cedere, sento freddo ovunque. Scuoto la testa guardandolo, continua a guardarmi con aria distaccata. Lo so che sono stata troppo fredda a volte con lui. Insomma, lui prima d’incontrarmi andava a letto con la maggior parte delle ragazze che vivevano nell’Istituto, quindi almeno una volta al giorno si trovava una ragazza nel letto. Però in questi mesi non è sempre stato con me, e a me non mi sembrava proprio il momento di fare sesso con tutto quello che stava succedendo. Ero e sono attratta da lui fisicamente, come non mi è mai successo con nessuno, ma la paura ha sempre prevalso su tutto. E a quanto pare ho fatto male a pensare che potesse bastargli solo la mia presenza. Dopotutto lui è Jeremy Ruterful. Ma non so nemmeno perché sto continuando a pensarci, dopo tutto quello che è successo dovrei pensare solo ad andare avanti e a pensare a come distruggere Cole, anche se è praticamente impossibile.
Inoltre… credo di aver perso il cervello da qualche parte, perché non riesco a dire niente. Cosa si risponde in queste situazioni? Voglio dire, con Austin non riuscivo a capire niente, stavo dando di matto per la millesima volta in un mese – il ché era comprensibile visto che mi aveva lasciata poco dopo la morte di mia madre – ma adesso sono qua, davanti al ragazzo che amo, e gli do ragione. So cosa sta facendo e so il perché. Eppure continuo a stare zitta, continuo a non sapere cosa dire. Forse un “hai ragione”? Ma no, non va bene. In preda al panico scelgo la parola più brutta: – Ok.
– Ok? – mi fa eco lui, ride tirandosi su i capelli, se li è tagliati un’altra volta ed io non me ne sono nemmeno accorta. – Ok – ripete lui per poi andarsene. Non lo seguo, né con lo sguardo né con il corpo.
Non ci parliamo per tutto il resto della festa, lui è rosso dalla rabbia ed io sono ancora sconvolta, sia per quello che è successo con Cole che per quello che è successo con Jeremy. Arriviamo all’Istituto stanchi morti, decidiamo tutti e due di andarcene in camera nostra, ognuno nella propria ovviamente visto che non ci parliamo nemmeno nell’ascensore.
Sto per entrare in camera mia ma mi fermo e guardo Jeremy. Sembra non accorgersene e una parte di me si sente meglio, ma l’altra si sente come tradita. – Buonanotte – dico semplicemente, Jeremy rimane in silenzio ed entra nella stanza senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Il cuore mi fa veramente male e non riesco a trovare il coraggio di entrare dentro la mia camera e lasciarlo andare. Il mio tentativo di chiacchierare è appena fallito, quindi devo solo entrare in camera mia.
Sento la voce di Allison e quando una porta si apre sono sicura che si tratti di quella di Jeremy. Chiudi gli occhi e mi sento ancora più male, ma sono anche arrabbiata e terribilmente gelosa. Guardo fuori dalla finestra sapendo che Cole mi sta guardando. Ecco fatto, vorrei dirgli. Ci sei riuscito. Ci hai indeboliti tutti e due. Perché è questo vuoi farci, vero? Indebolirci.
 

Angolo Autrice:
Scusatemi, scusatemi, scusatemi! Sono viva, lo giuro, ma la scuola mi sta veramente togliendo tutte le forze... Spero di aggiornare almeno ogni due settimane, visto che ho anche l'altra storia da continuare, ma ormai mi ritrovo a studiare anche di sabato O.O Il quinto è veramente illegale.
Vi è piaciuto il capitolo? Secondo voi Jeremy ha ragione? Ha fatto bene a lasciare Cassie? E che mi dite di Cole? Vi prego di lasciare una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Mi scuso per i vari errori, saranno sicuramente tanti, ma abbiate pietà! Vi giuro che appena ho un momento libero mi metto a correggere tutto.
Un bacio e al prossimo capitolo.

 
 

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Capitolo 3
*** Un pezzo della sua storia ***







Capitolo 3
Un pezzo della sua storia
 
Qualcuno bussa alla porta, cerco di fare finta di niente per continuare a dormire, ma i ricordi riaffiorano e così apro gli occhi. Non deve essere passato tanto tempo da quando mi sono buttata sul letto e sono praticamente svenuta dalla stanchezza mentre piangevo come una bambina. Due ore forse. Prima di andare a dormire avevo avuto la bellissima idea di uscire per cercare di andare a parlare con Jeremy, ma una volta là davanti mi sono dovuta fermare. Non era solo, i gemiti di una ragazza – sicuramente Biancaneve – si sentivano anche da fuori. Sento il mio cuore stringersi, mi fa male e per pochi secondi trattengo il respiro. – Non rompete. Sto dormendo e voglio continuare – borbotto quando sento un’altra volta bussare. Aprono comunque la porta, sento la rabbia svegliarmi una volta per tutte, prendo il cuscino e lo tiro verso la porta. – Non sto scherzando! – urlo io, già con le lacrime agli occhi.
Trattengo il respiro vedendo Jeremy con il cuscino in mano. – Lo so che odi essere disturbata, soprattutto quando stai dormendo, ma dobbiamo assolutamente parlare – dice lui, serio.
– Bé, parliamo domani. Adesso puoi uscire da dove sei entrato – borbotto io, arrabbiata, ma non mi ascolta nemmeno, perché entra dentro la camera sospirando e chiude la porta. Alzo le mani al cielo per poi farle ricadere lungo i miei fianchi. – Oltre a stupido sei anche sordo. Fantastico! – aggiungo quindi incrociando le braccia. – Sbrigati allora, prima che perda il sonno.
– Una persona mi ha detto che ti ha vista davanti la mia porta per un minuto circa mentre stavo con Allison – annuncia subito.
Spalanco la bocca per i primi cinque secondi, ma riesco subito a riprendermi. – Già, bé… volevo provare a chiarire la situazione con te, ma eri indaffarato – borbotto guardandolo negli occhi. Fa un sospiro e sembra sgonfiarsi come un palloncino e si siede vicino a me. Mi allontano da lui e mi copro ancora di più con le coperte. – Chi ti ha detto che puoi sederti?
Jeremy sbuffa e si alza dal letto. – Stiamo messi così male? Sono stanco, Cassie, per favore…
– Ci credo! Anch’io lo sarei se avessi fatto sesso con qualcuno fino ad adesso! – esclamo io, ironica. Sento di poterlo odiare come mai prima d’ora. È debole e non mi ama.
– Smettila, Cassie – ringhia lui lanciandomi un’occhiataccia. Oh, è arrabbiato! Ha anche il coraggio di arrabbiarsi con me, dopo tutto quello che ha fatto. Non ne ha il diritto. Mi ha lasciata e non ha perso tempo: è andato dritto dritto nelle braccia di Allison. Non ha il diritto di essere arrabbiato con me solo perché io mi sto prendendo gioco di lui.
– Cosa? – chiedo io ridendo, nervosa. – Hai fatto quello che hai fatto. Basta! Non dobbiamo per forza parlare. Mi hai lasciata e l’ho accettato; sei andato a letto con Biancaneve e ho accettato anche questo, ma solo perché ormai non m’interessa più…
– Smettila! – tuona lui facendomi sobbalzare. – Solo… smettila! Metti per un solo minuto via il tuo orgoglio. Per un minuto e basta! Non credo di chiedere tanto.
– Per fare cosa? – ringhio io e questa volta sono io a guardarlo male. – Con quale coraggio ti presenti qua?
– Con quale coraggio non mi dici che hai provato a scappare con mio fratello oggi pomeriggio? – chiede lui con il mio stesso tono freddo. Il mio cuore si ferma e non sento più la mia faccia, non credo di avere più il controllo su di essa. – Sì, lo so, Cassie. Lo so perché in qualche modo sono riuscito a sentire i tuoi pensieri. Quindi adesso dimmi… perché non dovrei fare sesso con Allison dopo quello che mi hai fatto? – chiede e sta letteralmente tremando dalla rabbia. Il suo viso è completamente privo di qualsiasi emozione, ma il suo corpo sta tremando.
– Tu non sai niente – sussurro io guardando le mie mani. Non ho il coraggio di vederlo mentre mi guarda in questo modo, con odio e delusione. Non sa il motivo, non sa niente, quindi non può semplicemente darmi la colpa e andarsene.
– Non so niente? – mi fa eco lui ridendo. – Non so niente, Cassie? È questo che mi vieni a dire dopo che hai cercato di scappare con mio fratello? – chiede lui iniziando ad alzare il tono di voce. – Io mi fidavo di te! – urla riuscendo a farmi chiudere gli occhi, mentre si avvicina sempre di più a me. – Continui a fare quello che ti riesce meglio: scappi prima da un fratello e poi dall’altro! – tuona. Il mio labbro inferiore inizia a tremare visto che sto cercando a tutti i costi di non scoppiare a piangere. – Come fai a dire che sono io quello che non sa niente? Come fai, Cassie? Come fai ad alzarti dal letto ogni maledetta mattina sapendo come sei fatta?! – grida, alzando sempre di più il tono di voce. Prendo un respiro profondo per cercare di tranquillizzarmi, perché sto iniziando a tremare anch’io. – Rispondimi! Per una volta fai come ti dico!
– Volevo essere d’aiuto. Volevo provare a scoprire cosa avesse in mente e dirlo agli Anziani – mormoro io guardando le mie mani sudate e tremanti. – Riguardo il fatto di scappare… è vero, ma non sono l’unica a farlo. Tu fai la stessa identica cosa, ma siccome non ho una sorella vai dalla persona che mi sta meno simpatica – aggiungo poi freddamente guardandolo negli occhi.
– O forse vado da lei perché è solo molto brava a darmi cose che tu non sei riuscita a darmi.
L’aria che ho nei polmoni esce in modo strano, i miei occhi si spalancano e subito ricompaiono anche le lacrime. Lo guardo e lui guarda me, sembra pentito ma non dice niente. – Vattene – ringhio io abbassando lo sguardo. – Se rivedo un’altra volta la tua faccia da cazzo giuro che ti uccido – continuo guardandolo di nuovo negli occhi.
– Cassie… – inizia lui e sta per scusarsi, ma lo fermo.
– Vattene via! – tuono io alzandomi dal letto. Lo afferro per il braccio e le mie unghie, che sono cresciute in quest’ultimo periodo, feriscono un po’ il suo braccio, ma non m’interessa. Lo trascino via, apro la porta e lo spingo fuori. – Non farti più vedere, pezzo di merda! – urlo prima di chiudergli la porta in faccia, per poi chiuderla a chiave. Lo sento chiamarmi e bussare in continuazione. Do un calcio alla porta, che trema, e urlo: – Vaffanculo!
Faccio per girarmi quando sento un rumore assordante far tremare l’intero Istituto. Mi giro e qualcosa mi prende in pieno all’altezza dello stomaco; è peggio di un cazzotto e pian piano inizia a bruciarmi. Apro gli occhi e rimango a bocca aperta, faccio un passo indietro e vado a sbattere contro la porta, che cade a terra poco dopo. Qualcuno inizia ad urlare di uscire, così scappo fuori senza pensarci più di tanto. Le palle di fuoco fischiano mentre mi sfiorano il viso, per poi prendere in pieno le persone davanti a me.
Mi butto a terra e subito qualcuno si mette sopra di me facendomi mancare l’aria. Mi fa abbassare il viso e lo lascio fare, perché di chi si tratta. Queste mani e queste scosse ormai sono troppo familiari per me. – Sta’ giù! – urla lui, ma poi inizia ad urlare a causa del dolore. Finalmente riesco a vedere cosa sta succedendo: lo stanno letteralmente uccidendo. Ma perché? Lui non si dovrebbe scottare! Eppure rimangono delle palle, sembrano pesanti e si stanno mettendo una sopra l’altra per cercare di schiacciarlo.
– Usa il tuo potere! – grido io alzandomi, ma mi rendo conto che non cambierebbe niente, le palle sono già di fuoco. Altre palle si mettono sopra di lui, cerco di toglierle ma finisco per scottarmi e non è finita qua, perché le mie scottature non guariscono, il ché significa che hanno il veleno che ha il pugnale per le Whitesun. Aggrotto la fronte e cerco di ricordarmi esattamente quello che disse Cole alla demone. “Sappiamo tutti che le Whitesun sono più forti, che possono avere il loro potere anche se ancora non hanno raggiunto la maggiore età. Basta solo che lo sappiano e che lo chiedano” aveva detto Cole. Potrei provarci, che ho da perdere? Mi metto sopra Jeremy dopo aver tolto quasi tutte le palle, nonostante mi stia bruciando.
Un urlo ancora più forte esce dalla mia bocca. Tremo e poi sento una scossa fortissima percorrere tutto il mio corpo. Tremo per un po’ di tempo, stordita, e poi mi rilasso. Tutto d’un tratto mi ritrovo sott’acqua e in qualche modo riesco a respirare. Ma Jeremy no, mi sta battendo le mani sulla pancia. Lo lascio andare e lui scappa mia, cerco d’inseguirlo ma mi perdo. Il corridoio è pieno di ragazzi che scappano, in cerca d’aria e questo mi fa entrare nel panico. Poco dopo l’acqua è sparita e tutti iniziano a tossire e respirare. Mi guardo in torno, tremante e ancora un po’ intontita a causa della scossa.
  – Chi è stato? – urla Louis per farsi sentire, ma ha lo sguardo già puntato su di me. Sa che è il mio potere, non poteva essere altrimenti. Jeremy il fuoco ed io l’acqua, ma certo! Ed ecco perché Cole era così spaventato: un potere del genere potrebbe benissimo neutralizzare il suo. Tremo un po’, ma non mi sento molto stanca, anzi ho l’adrenalina a mille e mi sento particolarmente forte. Le palle ormai sono a terra, i ragazzi li stanno togliendo e mettendo da una parte. Rimango ferma a guardarlo, con un sorrisino soddisfatto. – Tesoro – sussurra Louis accarezzandomi il viso. – Sei stata bravissima. Ti ringrazio. Vieni, sediamoci un attimo a terra – aggiunge poi facendomi sedere a terra. – Tra poco ti sentirai molto stanca, la tua stanza sarà la prima ad essere messa apposto, d’accordo? – chiede, annuisco subito.
– Cassie! – urla Jeremy, è bagnato dalla testa ai piedi e ha il respiro affannato, ma quando mi raggiunge e mi abbraccia sembra stare meglio. – Tu sei matta! – esclama guardandomi con gli occhi pieni di adorazione. – Come hai fatto? Se mi avessi avvertito prima ti avrei aiutato a capire come funziona!
– Non lo volevo sbloccare, non ancora almeno – rispondo io senza guardarlo negli occhi. Quello che mi ha detto poco fa mi ferisce ancora. Ho sempre saputo di essere una ragazzina, ma sapere che Jeremy… Scuoto la testa, non voglio pensarci adesso. – Mi è sembrata l’unica idea plausibile – borbotto io facendo spallucce.
– Dio, quanto ti odio! – mormora lui posando la fronte sulla mia, mi allontano da lui e se ne accorge subito. – Cassie… mi dispiace. Sai che quando sono arrabbiato dico cose che non penso veramente. Lo so che ormai dovrei essere in grado di moderarmi, ma a volte mi risulta ancora difficile. Non puoi credere che… Quello che è successo con Allison non potrà mai essere paragonato a quello che ho fatto con te, ok? Con Allison non c’è amore, non c’è nemmeno passione; c’è solo voglia di divertirsi un po’. Con te invece c’è tutto: c’è amore, c’è passione, c’è un desiderio mai provato, c’è rispetto – anche se a volte non lo faccio vedere –, c’è paura… C’è tutto e lo adoro – sussurra guardandomi dritta negli occhi, e dalla luce che l’illumina riesco a capire che sta dicendo la verità. – È solo che quando c’è di mezzo Cole io non riesco più a rimanere lucido e diventa tutto così difficile…
– Lo so – ribatto io. Gli credo, ma non ne voglio parlare ora, con tutta questa gente intorno. – Jeremy, quella cosa… Gli sono uscite le palle dal petto! Non si è aperto, sembravano un’estensione del corpo che si staccava da esso!
– Andrà tutto bene. Abbiamo battuto Cole, possiamo ancora farlo – risponde Jeremy accarezzandomi delicatamente il braccio.
– Ragazzi, purtroppo vi devo dare una brutta notizia – annuncia Louis ad alta voce, sembra quasi in imbarazzo. – Sembra che tutti gli Istituti siano stati attaccati. Gli Anziani verranno qua domani mattina, se non più tardi. Per fortuna abbiamo abbastanza maghi per far mettere apposto metà delle camere e il salone. Quindi tra un po’ v’inviterò ad andare in una stanza con il vostro compagno di guerra, così se le cose si mettessero un’altra volta male almeno avrete accanto lui.
 
Dopo circa un’ora mi ritrovo nello stesso letto insieme a Jeremy. Per quanto possa essere piccolo questo letto gli sto abbastanza lontana, anche se riesco benissimo a sentire il mio cuore e il mio corpo chiedere altro. Alzo lo sguardo verso di lui, è bellissimo, sta a pancia in su e sta guardando il soffitto senza dire niente, sembra stare in un mondo tutto suo, un mondo oscuro e pieno di pensieri non troppo positivi, la sua testa è appoggiata sul suo braccio piegato e i suoi occhi sono distanti e chiari. Deglutisco guardando i suoi capelli iniziare ad andare dove vogliono loro. Come si fa ad essere così perfetti pure quanto non hai la minima intenzione di volerlo? – A cosa stai pensando? – chiedo io, ancora presa a fissarlo, non me ne vergogno. Ho ancora mal di testa e molto probabilmente è dovuto allo sforzo che sto facendo di tenere fuori da questa camera l’acqua che cerca di uscire dal mio corpo, facendomi quasi urlare dal fastidio.
– A niente – risponde lui freddamente continuando a guardare il soffitto, sta mentendo e vorrei dirglielo ma qualcosa mi dice che forse è meglio lasciar stare. Abbasso lo sguardo, infastidita ma anche un po’ in imbarazzo, perché capisco che non vuole essere disturbato. – E tu? – chiede poi. Lo fisso un altro po’ senza dire niente e così lui si decide, gira la testa verso di me e mi guarda. – C’è qualcosa che ti preoccupa, lo sento.
Faccio una risata amara scuotendo la testa. – Ci sono un sacco di cose che mi preoccupano. Potrei farti una lista infinita, davvero – borbotto io, non troppo felice di quello che sto dicendo, ma è la verità e almeno uno di noi due si deve aprire.
– Per esempio? – chiede lui incitandomi a dire il suo nome. Lo sa, eccome se lo sa! Mi sta mettendo alla prova, vuole vedere se sono così coraggiosa da aprire il mio cuore e donarlo a lui, proprio dopo tutto quello che mi ha detto. Lui l’ha fatto fin troppe volte, c’è una differenza sproporzionata se calcoliamo le volte che mi sono aperta io e le volte che si è aperto lui. Sarà anche Jeremy Ruterful, ma quando decide di amare una persona non si vergogna di dire ogni volta tutto quello che prova. Questa volta però tocca a me, mi vuole sentire.
– Te – rispondo quindi io a voce bassa. Alzo lo sguardo su di lui quando non dice niente e il silenzio mi sta dando ai nervi, sono imbarazzata ma a lui sembra non interessare, perché mi sta guardando con le sopracciglia alzate, incitandomi quindi ad andare avanti. – Ho paura di perderti – sussurro quindi abbassando un’altra volta lo sguardo, è troppo imbarazzante dirlo guardandolo negli occhi. Anche questa volta non dice niente, mi guarda e basta, facendomi entrare nel panico. – Ti ho perso, non è vero?
Aggrotta la fronte, mi mette una mano dietro la nuca e mi fa avvicinare a lui fino a quando non appoggio la testa sul suo petto. – Per quanto odi ammetterlo, credo che non mi perderai mai – risponde lui seriamente facendo un sospiro, non sembra felice di questa cosa e lo capisco.  – Abbiamo sbagliato entrambi. Abbiamo sbagliato fin dall’inizio.
Abbasso lo sguardo, un po’ ferita. – Mi dispiace – inizio continuando a parlare a bassa voce. Mi guarda incitandomi ad andare avanti, me la vuole far pagare. – Mi dispiace per essere così… Non sapevo che non ti andasse bene la nostra relazione. È che io oltre ad Austin non ho mai avuto altri ragazzi, e con Austin era tutto abbastanza semplice. Era il mio migliore amico e con lui parlavo un sacco – aggiungo, ma mi fermo quando sento Jeremy irrigidirsi. – Mi dispiace essere una ragazzina, mi dispiace aver metto te e tuo fratello a confronto… – mi fermo e lo guardo, sembra essere sempre più arrabbiato. – Non so come tu faccia a sopportarmi.
– Infatti non lo faccio – risponde lui accennando un sorrisino.
Lo guardo con le labbra strette fino a formare una linea finissima, ma ad un certo punto non ce la faccio più e scoppio a ridere. Mi guarda divertito, mentre continuo a ridere un po’ per il nervoso e un po’ perché mi ha fatto veramente ridere. – Scusami, non volevo ridere – mi scuso cercando di trattenere l’ennesima risata mettendomi una mano davanti la bocca.
– Oh sì, che lo volevi  - risponde lui sorridendomi ancora di più. – Ma tranquilla, non mi da fastidio, anzi non mi fa pensare alle cose brutte – aggiunge poco dopo.
Ricomincio a fissarlo a bocca aperta, il solo pensiero che riesco a farlo felice solo con una risata… – Posso baciarti? – chiedo io senza pensarci, divento subito un peperone dopo aver capito di aver veramente chiesto una cosa del genere. In questo momento vorrei sotterrarmi, mi basta sotterrarmi anche sotto le coperte.
– Cassie… – mormora lui, all’improvviso stanco, e il mio cuore sembra stringersi per la preoccupazione. – Certo che puoi – risponde poi sempre con lo stesso tono stanco. Non riesco ad avvicinarmi, tutto in lui mi fa rimanere ferma per paura di rovinare qualcosa, e così è lui che bacia me. Mi ritrovo sotto di lui in pochissimo tempo, alzo le mani per riuscire a scompigliare i suoi capelli già abbastanza incasinati. Glie li tiro un po’ sapendo l’effetto che gli fa e un gemito esce dalla sua bocca per poi entrare nella mia, mentre continua a tenermi fermo il viso con tutte e due le mani.
Sta andando tutto benissimo finalmente, ma poco dopo ovviamente sento una secchiata d’acqua gelida. Non è una secchiata però, è solo il mio potere che ha praticamente inondato per pochi secondi la camera, bagnando sia me che Jeremy.  Rimango basita, non riesco nemmeno a parlare per quanto sono imbarazzata. – Emh… scusami – bofonchio quindi.
Scoppia a ridere continuando a stare fermo sopra di me, sembra scioccato tanto quanto me e devo dire che l’acqua era molto fredda. – Non fa niente, non ti preoccupare – ribatte lui prima di darmi un bacio a stampo e rimettersi accanto a me. – È normale – aggiunge poi per tranquillizzarmi, ma non ci riesce per niente. Forse non è stata proprio una grande idea quella di sbloccarlo. – Lo sai che i poteri più forti vanno ai Cacciatori più bravi? – chiede lui girando la testa verso di me. Accenno un sorriso, timida, gli do un bacio sulla guancia e vado ad asciugarmi.
Una volta asciutti ci sdraiamo un’altra volta nello stesso letto e io appoggio la testa sul suo petto senza nemmeno chiederglielo. – Non so niente di te – mormoro disegnando cose insensate sul suo petto. So che non gli piace raccontare la sua storia, ma ne sento il bisogno.
– Non mi piace parlare di queste cose – risponde lui con un tono veramente freddo.
– Per favore – dico io con una voce da bambina, alza gli occhi al cielo e così mi metto sopra di lui appoggiando il mento sul suo petto e continuando a guardarlo negli occhi. S’irrigidisce subito, ma posa le sue mani sulla mia schiena e inizia ad andare su e giù. – Per favore.
– Perché non possiamo essere sempre così? – chiede continuando ad accarezzarmi dolcemente la schiena. È serio e sembra quasi triste, lo sono anch’io perché so che la nostra felicità e il nostro equilibrio non durerà ancora per molto. È sempre stato così con noi.
Abbasso lo sguardo sul suo petto ed inizio a giocare un po’ con i suoi pettorali cercando la risposta perfetta, che non trovo. – Non lo so – rispondo infine. La risposta perfetta insomma.
Mi alzo immediatamente quando sento un rumore provenire dalla finestra, sento già l’acqua sotto i piedi. C’è del sangue sulla finestra. Cerco di calmare l’acqua, ma ormai mi arriva al petto e il pavimento inizia a scricchiolare.
– No, no. Cassie – esclama Jeremy mettendosi davanti a me, quando capisce che non ho intenzione di guardarmi mi prende il viso con le sue mani. – Non farlo, devi concentrarti. Cassie, per l’amor di Dio, concentrati – dice, preoccupato. Lo guardo negli occhi e la paura sembra attenuarsi, quasi scomparire; pochi secondi dopo l’acqua si è ritirata ed io sono completamente rilassata. – Ok. Brava, così – sussurra lui prima di abbracciarmi. – Non era niente, sta’ tranquilla. Non era niente – aggiunge molto probabilmente sentendo la mia paura. – Non tremare, per favore, Cassie. Sta’ tranquilla – esclama lui guardandomi un’altra volta negli occhi.  – Vieni, ti racconto un po’ di cose su di me, va bene? – cambia argomento lui prendendomi per mano. Mi fa sdraiare un’altra volta accanto a lui, ma il mio cuore continua a martellare dentro di me, come se volesse uscire per colpa della paura che stia per accadere qualcosa di brutto e per la paura di sapere qualcosa che in realtà non voglio sapere sul ragazzo che amo. – Chiedimi qualsiasi cosa – mormora lui giocando con i miei capelli dopo che mi sono appoggiata con il mento sul suo petto per guardarlo un’altra volta negli occhi.
Ci penso un po’ su: ci sono molte cose che vorrei chiedergli sulla sua vita con i suoi genitori, sulle sue abitudini, sul carattere dei suoi genitori e dei suoi nonni, ma so fin troppo bene che parlare di queste cose lo fa rattristare veramente troppo, quindi mi limito a chiedergli le cose sulle sue “esperienze”. – A che età hai perso la verginità? – chiedo, imbarazzata. È una domanda che mi assilla da un po’ di tempo, ogni tanto mi dice qualcosa ma sono come pezzetti di puzzle che non riesco a mettere insieme.
Jeremy s’irrigidisce subito e il suo sguardo si rabbuia. – Lo vuoi veramente sapere, Cassie? Non è una storia molto romantica – borbotta lui abbassando lo sguardo sul mio collo. Rimango in silenzio aspettando che lui continui. – Va bene. Ho perso la verginità a tredici anni – annuncia e il mio cuore sembra fare un balzo. Se ne accorge subito e mi guarda come se fosse pronto a prendermi al volo se decidessi di scappare da un momento all’altro. – Ero arrabbiato con tutti quando mi hanno portato qua, non parlavo con nessuno, all’inizio nemmeno con Isaac. Sapevo quello che era successo, è da quando sono piccolissimo che so la verità, ma il fatto che un vampiro… – gli muore la voce in gola e sento subito la necessità di accarezzargli il viso, chiude gli occhi appena gli tocco la guancia e non posso fare a meno di sorridergli e baciarli la maglietta, poco sopra il suo cuore. – C’erano un sacco di ragazze carine, i miei ormoni erano a mille, soprattutto una sera. Sono sempre sembrato più grande, così quando una ragazza si è avvicinata a me e mi ha chiesto come mai fossi sempre così arrabbiato e solo, io le ho detto che la stavo aspettando. Ho sempre saputo di essere bello e sono sempre a trarne un solo vantaggio. Comunque, quando lei ha  sentito quelle parole mi ha preso subito e mi ha chiesto di andare in camera mia. Mi sono alzato e l’ho portata in camera e l’abbiamo fatto. È stato strano ma anche bello, mi sono sentito finalmente libero e rilassato. Ma è durata poco, perché subito dopo l’ho manda via, non mi sentivo più né libero né rilassato. La ragazza non c’è rimasta nemmeno male! Non mi è mai piaciuto avere le ragazze nel mio letto, sento da sempre la necessità di dormire da solo, senza sentirmi qualcuno abbracciarmi e cambiare di posto ogni cinque secondi solo per trovare un modo più sdolcinato per abbracciarmi.
Deglutisco, sento tutti i miei muscoli rigidi. – Però io ho dormito con te più volte – sussurro io, un po’ timorosa di sentire la sua risposta.
Mi guarda subito e mi sorride. – Sì, con te ho dormito più di una volta. Sono felice di dormire con te, anche se mi stringi un po’ troppo e praticamente ti metti in braccio a me; ma mi piace, ti voglio con me anche quando dormiamo, ormai ne sento quasi la necessità. Mi piace il modo in cui dormi, il modo in cui mi stringi, è come se mi dicessi che non vuoi lasciarmi andare.
– È vero, non voglio che te ne vada – ribatto io facendo spallucce. – Dormo benissimo con te.
Sorride ancora di più e per un momento mi sembra di sentire il mio cuore un po’ più leggero. – Anch’io, molto – dice lui a bassa voce. – Prossima domanda?
– Prima ragazza? – chiedo io continuando a rimanere sempre sullo stesso argomento. Vorrei tanto chiedergli dei suoi genitori e mi prometto di chiederglielo alla fine.
 – Tu – risponde subito lui, rimango in silenzio a fissarlo, sbigottita. – Ho sempre avuto storie piene di tradimenti, Cassie. Loro tradivano a me ed io ero sempre felice di ricambiare. Erano relazioni aperte. Quindi la mia prima vera ragazza sei tu, ma se vuoi saperlo la prima finta ragazza si chiamava Louren, aveva circa diciotto anni quando ci siamo incontrati ed io quindici. La questione d’età non le interessava a quanto pare – borbotta lui. Ogni volta che parla del suo passato il suo sguardo cambia, diventa freddo. Mi siedo sentendo il mio stomaco strano. – Lo so, Cassie. Non è una cosa bella, non ero un bravo ragazzo e molto probabilmente non lo sono tutt’ora. La mancanza dei miei genitori mi ha fatto impazzire. Se non fosse stato per Louis molto probabilmente sarei finito male – molto male.
– Ok – mormoro io alzando lo sguardo su di lui. Penultima domanda, penso. – Primo bacio?
Aggrotta la fronte, non si ricorda! – A… undici anni, mi sembra, con una ragazza più grande di me. Sinceramente non mi ricordo nemmeno il nome. Forse dovremmo cambiare argomento, eh? – propone ridacchiando, lo seguo subito, grata di poter cambiare finalmente argomento. Si siede e si mette proprio davanti a me. – Mi dispiace per quello che è successo con Allison. Voglio che tu sappia che l’avrei bloccata. La stavo bloccando, te lo giuro.
– Com’erano i tuoi genitori? – chiedo stringendo un po’ la sua mano.
Sorride amaramente. – Gli saresti piaciuta un sacco, ne sono sicuro. Gli sono sempre piaciute le ragazze innocenti e piccole. Ho preso molte cose da mio pdare: i capelli, il naso, la forma della mascella, il corpo e molte altre cose caratteriali. Da mia madre ho preso gli occhi e le labbra. Tutti quando ci guardavano ci dicevano che io ero la vera unione dei miei genitori, che sembravo essere loro due insieme e ogni volta rimanevano sbalorditi – risponde continuando a sorridere, fa una mezza risata al solo pensiero degli amici dei suoi genitori. – Gli saresti piaciuta. Eccome se gli saresti piaciuta! – esclama lui e non posso fare a meno di sorridere. – Eravamo una bella famiglia, andavamo d’accordo e ogni domenica facevamo un pranzo con tutti gli amici di mamma e papà. Si divertivano così tanto… Ogni domenica i loro occhi brillavano come non mai. Erano molto innamorati e mio padre aveva una specie di fissa per i capelli di mia madre – aggiunge quest’ultima cosa ridacchiando. – Diceva che erano i più bei capelli che avesse mai visto. Erano di un biondo molto chiaro e non faceva altro che ripetere: “quanto mi dispiace che tu abbia preso il mio colore di capelli e non quello di tua madre”. Finivamo sempre per baciarsi quando parlavano di me – abbassa lentamente la voce sorridendo, poi mi bacia e si rimette sdraiato. – Adesso tocca a me farti delle domande. Ti farò le stesse domande che hai fatto a me. Primo bacio?
Faccio un respiro profondo, già so che questa cosa andrà a finire male. – Con Austin, una settimana prima che ci mettessimo insieme – rispondo io sorridendo un po’, Austin ha quasi sempre fatto parte della mia vita e mi manca ancora molto.
– Qualcosa che non hai fatto insieme ad Austin? – chiede, nervoso.
– Bé, non ho perso la verginità con lui. In realtà credo di aver perso la verginità con un gran bel ragazzo dagli occhi fantastici di nome Jeremy Ruterful, ma non ne sono sicura – rispondo io sorridendogli maliziosamente. Quando però non cambia espressione capisco di dovergli fare un’altra volta quel discorso. – Jeremy, ci conosciamo da tanto tempo. Abbiamo fatto praticamente tutto insieme.
– C’ho fatto caso – borbotta lui, arrabbiato. Accenna un sorriso preoccupato e mi guarda negli occhi. – Non mi devo preoccupare, vero?
– Ehi – sussurro io accarezzandogli la guancia. – Tu sei la mia anima gemella. Come fai a preoccuparti di Austin? Oltretutto ancora non si è fatto sentire…
– E questo ti fa stare molto male. Lo sento, Cassie. Sento quanto ti manca e questo mi fa veramente paura. Lui c’è sempre stato per te, sin da quand’eravate piccoli, e vi dicevano che sembravate anime gemelle!
Scuoto la testa, sembra non voler capire. – Ma non lo siamo. Senti…
– Cassie, io ho paura! – sbotta lui. – Non è una cosa di poco valore quello che c’è tra noi, non per me. Mi da fastidio provare tutte queste emozioni con te, non le ho mai provate prima. Non ero mai stato geloso o… o non mi era mai capito di aver paura di perdere una persona. Non dopo la morte dei miei genitori.
– Jeremy, io amo te – esclamo io guardandolo dritto negli occhi. Ha ancora paura ed io non so veramente come fare, non so come farglielo capire, forse ci vuole solo un po’ di tempo, ma mi dispiace vederlo in questo modo. Fa stare male anche me. In passato lui non aveva mai avuto a che fare con l’amore, le ragazze usavano lui tanto quanto lui usavano loro, non c’era un patto né altro oltre alla passione e al divertimento. – Devi fidarti di me, Jeremy. Austin ed io siamo molto legati e mi manca, ma io amo solo te. In questa storia ci siamo dentro tutti e due.

Angolo Autrice:
*Si va a nascondere dietro un mobile*
Mi dispiace così tanto! Sono veramente impossibile, lo so e mi dispiace, ma questo capitolo è stato un vero e proprio parto. Finalmente però sono riuscita a finirlo, l'ho dovuto cambiare un po' e forse è per questo che c'ho messo tanto. Comunque... che ne pensate? Jeremy è stato carino, poi stronzo e poi dolce, ma che ne pensate della sua storia? E di Cassie? Secondo voi chi ha attaccato in quel modo l'Istituto?
Vi prego di recensire per farmi sapere cosa ne pensate. Mi scuso per i vari errori e anche per il ritardo.
Un bacio e al prossimo capitolo.


 

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Capitolo 4
*** Baci e litigi ***







Capitolo 4
Baci e litigi
 
Faccio dei respiri profondi per cercare di calmarmi, ma sembra maledettamente impossibile quando non fai altro che pensare al biglietto che ti ha appena mandato il tuo ex, nonché fratello del tuo ragazzo, il quale non fa altro che sbraitarti tramite il vostro bellissimo potere di parlare con la mente. Sono fuori dall’Istituto da un po’ ormai, dentro il bosco fa ancora più freddo e la vede è ormai diventata il mio nemico. Tutto questo è iniziato quando, dopo essermi svegliata accanto a Jeremy, ho notato il biglietto di suo fratello dove diceva:
Oh, bé… fa male vedere la mia ragazza a letto con mio fratello, ma credo che mi ci debba fare l’abitudine. O forse no. Comunque, o sentito quello che è successo ieri sera. Ti devo parlare. Ci vediamo nel bosco appena ti svegli. Non parlarne con nessuno”.
Ovviamente non l’ho ascoltato e sono subito andata da Louis, che all’inizio mi ha proibito di andare da Cole. Poco dopo però ha dovuto darmi ragione. Cole è uno che si prende quello che vuole quando lo vuole, di certo non chiede il permesso a me. E sicuramente non mi chiede un appuntamento prima. Se mi vuole parlare allora sono ben disposta a farlo, anche se la voce di Jeremy continua a tartassarmi fino a non farmi più pensare lucidamente.
Eppure adesso mi sto iniziando a preoccupare. Cole è sempre stato un tipo puntuale, tuttavia sono uscita dall’Istituto circa mezz’ora fa e ancora non si è fatto vedere. Tutto d’un tratto la mia mente sembra dare ragione ai pensieri di Jeremy. Per fortuna almeno lui ha smesso di parlarmi nella mente. Molto probabilmente una volta tornata a casa mi farà la paternale, ma adesso non ho tempo per questo e lo sa anche lui.
Mi fermo di scatto vedendo davanti a me, a pochi metri di distanza, Cole e i suoi mostri. Il mio cuore inizia a battere ancora più veloce, ma cerco di rimanere più lucida possibile. – Buongiorno, piccola – mi saluta il fratello della mia anima gemella con un sorrisino che mi fa venire i brividi. Cole è una di quelle persone attraenti. Sai che è pericoloso, eppure è così stranamente attraente che non riesci a smettere di seguirlo. Ho già fatto quest’errore una volta, cercherò di non ripeterlo, però ogni volta che si parla di lui la mia mente diventa sempre meno lucida.
Faccio segno ai suoi scagnozzi con il mento, appena dietro Cole. – Ti porti la scorta adesso? – chiedo io guardando male ogni singolo mostro. Tutti i miei muscoli non fanno altro che irrigidirsi, mentre la mia testa mi prega d’iniziare a correre veloce, molto veloce.
– Non sapevo cosa aspettarmi da te. L’ultima volta che ci siamo visti hai cercato di uccidermi – rispose lui sorridendomi maliziosamente.
– E c’ero quasi riuscita – aggiungo subito io sorridendogli, ma con meno calore. Gli sto sorridendo perché so che potrei farlo: potrei ucciderlo. Se solo lui non fosse così alto. Non ha tanti muscoli, io forse ne ho di più, però è anche molto veloce. E questo mi fa arrabbiare, perché io sono sempre stata la più veloce di tutti a causa del mio corpo minuto. Lui è più alto di me, ma è più veloce. Tutto questo perché ha deciso di essere oscuro, anzi non l’ha deciso, è semplicemente nato così.
– Non abbiamo molto tempo – mi ferma lui e il suo sorriso scompare, tutto d’un tratto mi sembra arrabbiato e preoccupato. – Sono qua perché sento la necessità di dirti che non siamo stati noi ad attaccare gli Istituti – continua lui. Sento le mie orecchie fischiare, devo essere sotto shock perché non riesco a parlare, né a fare altro. Cole si mette a ridere. – Già, sto dicendo la verità. Ho sentito che le palle, oltre ad essere infuocate, contenevano il veleno per uccidere le Whitesun. Usa il cervello, piccola. Ti voglio al mio fianco viva, non morta.
Scuoto la testa, ancora più confusa. Quello che mi sta dicendo ha senso, ma da quando Cole cerca di aiutarmi? Ok, ha sempre avuto un debole per me e di certo non è grazie alla mia bellezza assoluta o al mio carattere perfetto. Anche perché, diciamocelo, non sono né bella, né ho un bel carattere. No, lui tiene a me perché io sono l’anima gemella di suo fratello. Lui tiene a me perché io possiedo un pezzettino della sua anima, così come lui possiede un pezzettino della mia. Ma lui è Cole Ruterful. Lui è un manipolatore. Lui mente sempre. – Chi è stato allora? – chiedo io dopo aver ritrovato la voce. Forse gli credo, forse no, ma voglio vedere fino a dove è capace di arrivare.
– Questa è una bella domanda, piccola. Giusta, giusta domanda. Ma, ecco… non vedo il perché lo dovrei dire a voi – risponde lui alzando l’indice. Lo fulmino con gli occhi e lui in risposta mi sorride. – Sei così sexy quando ti arrabbi.
– Non dirlo alla mia spada – borbotto io.
Fa una risatina nervosa, che cerca di mascherare raddrizzando la schiena e lasciando scoperto il collo. Questa volta sono io a dover trattenere una risata. – Sì, lo terrò a mente. Ci ho già avuto a che fare e non mi è piaciuta per niente. Molto scortese, da parte sua. Dopotutto ho sempre cercato di salvare te e lei.
– Li conosci? – chiedo io. Non voglio perdere tempo, sento che la pazienza di Jeremy sta esaurendo.
– Vado che non molli! – esclama lui, mi sta sorridendo vittorioso, questo significa che gli piace il fatto che gli stia facendo queste tipo di domande. Non m’interessa. È sempre stato un calcolatore, questa volta ho solo bisogno di risposte. – Sì.
– E perché non sono nel tuo esercito? – chiedo io freddamente.
– Perché ti vogliono morta – ribatte lui con il mio stesso tono di voce, anche se devo dire che su di lui ha tutto un altro effetto. – Si tratta di vampiri e lupi mannari… e qualche sirena con appresso i loro mostriciattoli. Ho cercato di farli unire a me, ma loro non mi hanno voluto nemmeno ascoltare. Molto scortese da parte loro, veramente.
– Non capisco. Credevo di aver ucciso tutti i vampiri che non provavano niente…
– Già, a quanto pare non tutti – sogghigna Cole, rimanendo però anche freddo e distaccato. – Ma non ti preoccupare, cercherò di annientarli se non vorranno entrare nel nostro… club.
Scoppio a ridere. – Nel vostro club? E come si chiama? “Annientiamo il mondo insieme”? – lo prendo in giro io.
Ride di gusto. – Bel nome, ci farò un pensierino – esclama lui sorridendomi. Un mostro si avvicina a lui e gli sussurra qualcosa all’orecchio che lo fa incupire subito, facendo così scomparire il suo sorriso. --  Purtroppo la nostra chiacchierata finisce qua, piccola.
– Oh, per favore, smettila di chiamarmi così! – sbotto io, arrabbiata. Fa una mezza risata e se ne va, quando mi viene in mente una domanda da fargli. Qua c’è veramente qualcosa che non quadra. – Aspetta! – esclamo subito, Cole si ferma ma non si gira. – E tu cosa ci guadagni in tutto questo?
Si gira e mi guarda sorridendo come non mai. – La tua protezione e la tua fiducia in me.
Aggrotto la fronte mentre se ne va, lasciandomi completamente senza fiato. La mia protezione? La mia fiducia in lui? Solo perché mi ha detto questo? Oh, se la può scordare la mia fiducia. Anche se una piccola voce dentro la mia testa mi dice che lo dovrei ringraziare, che mi sta solo proteggendo e che dovrei essere almeno un pochino riconoscente nei suoi confronti. Qualcosa però mi dice che ha a che fare con quel pezzettino dell’anima che gli appartiene. Sono costretta ad andare a casa, perché la rabbia di Jeremy sta iniziando a spaventarmi. Mentre ricomincio a camminare non posso fare a meno di pensare a quello che mi aveva detto un vampiro quando avevano quasi ucciso Ivy.
C’è qualcuno – dice il vampiro avvicinandosi ancora di più – che è molto arrabbiato con te e… sai com’è, io non avevo una famiglia e lui è venuto da me e mi ha detto quello che potevo fare. Quello che potevamo fare insieme se solo avessi deciso di non provare più niente. – Sorride. – Vuoi sapere cos’è questa cosa che dobbiamo fare? Ucciderti.
Rabbrividisco ricordandomi esattamente quello che mi aveva detto. Dovevano essere loro.
 
Appena arrivo all’Istituto vado da Louis per raccontargli il tutto. Egli rimane in silenzio a guardarmi, concentrato e preoccupato; alla fine però mi ringrazia e mi chiede di andare. Siamo ancora molto freddi, ma non è questo che mi preoccupa.
Scott mi chiama appena mi vede vagare per i corridoi, in cerca di Jeremy, e inizia a blaterare qualcosa su Jeremy, Cole ed Eirren: - Sì, insomma… lei non sapeva che era una cosa da non dire… Gli ha solo detto che ti ha visto andare via e basta. Poi Jeremy si è infuriato con tutti noi e se n’è andato. Credo sia andato nel bosco, però non ne sono sicuro e…
Ci giriamo subito appena la porta principale dell’Istituto sbatte violentemente. Scendiamo al piano terra guardandoci, un po’ spaventati, quando la maggior parte dei Cacciatori che stanno al piano terra iniziano a salire di corsa. Appena scendiamo non è difficile riconoscere Jeremy: è rosso dalla rabbia e i pugni sono pieni di fiamme. Lo chiamo e lui sbianca vedendomi, però le fiamme scompaiono così come sono arrivate. Mi mordo la lingua sapendo che non dovevo farlo, non dovevo chiamarlo. È arrabbiato, davvero tanto arrabbiato. Il colore della sua pelle riaffiora pian piano  mentre mi prende per mano e mi trascina in camera sotto gli occhi di tutti.
Appena entriamo in camera sua c’è un miscuglio di acqua e fuoco. L’acqua cerca di spengere il fuoco ed esso cerca di formarsi da qualche altra parte, ma non ci riesce perché l’acqua è dappertutto. – Che cazzo ti è venuto in mente?! – tuona Jeremy stringendomi il polso.
– Sto bene, Jeremy! Non c’è bisogno che tu faccia così! Non mi ha nemmeno sfiorata – rispondo io spuntando acido. So di essere un po’ egoista, ma non potevo di certo avvertirlo: non mi avrebbe mai fatto andare, nemmeno con lui.
Jeremy si gira dall’altra parte e si scompiglia i capelli, infine scoppia dando un cazzotto al muro. – Che cazzo hai nella mente? – urla continuando ad avanzare verso di me, il suo viso è deformato a causa della rabbia e il suo passo è troppo veloce, così mi ritrovo a mettere tutta l’acqua che riesco a controllare proprio in mezzo a noi. Nella sua metà di stanza le fiamme si alzano sempre di più, eppure dopo poco tempo è costretto ad indietreggiare per non morire affogato. – Tu-sei-una-pazza – ringhia lui, e non ribatto solo perché sono troppo concentrata a controllare il mio potere. – Come… come diavolo ti è venuto in mente di andare da mio fratello? – ricomincia ad urlare lui. – Non hai pensato a me? Non hai pensato a quanto mi sarei preoccupato? Gli hai dato una chance per prenderti! Gli hai dato una fottutissima possibilità per rapirti!
– Ti avevo detto che stavo bene! – tuono io.
– Stai bene? Il tuo cuore tra un po’ ti usciva dal cuore, Cassie! Come faccio a crederti quando mi dici che stai bene se il tuo cuore batte come un cazzo di mitra?! – grida lui. Rimango in silenzio anche questa volta, ma almeno riesco a fulminarlo con gli occhi. Questo però non sembra fargli nessuna differenza, perché anzi riesce ad attraversare il muro d’acqua; indietreggio fino ad arrivare al muro e lo guardo impaurita. Potrebbe schiacciarmi come una cartina. Il suo sguardo da cattivo ragazzo scompare e mi guarda come se stessi per morire, arretra un po’ e il fuoco scompare. Non so veramente cosa dire e anche se lo sapessi non credo che riuscirei ad emettere anche un piccolo rumore. Mi continua a guardare, sembra quasi scioccato, e non dice una parola, mentre io continuo a mantenere le distanze.
Qualcuno bussa alla porta e la apre. – Ragazzi… – inizia Ivy ma si ferma guardandoci, aggrotta subito la fronte e mi fissa. – Cassie, perché non abbassi questa onda d’acqua? – chiede lei continuando a guardarmi, ma io continuo a fissare Jeremy.
– Cassie – mi chiama Isaac. – Ok che l’Istituto è protetto ed è stato progettato apposta per non farsi abbattere dai poteri dei Cacciatori, però… se continuerai a tenere tutta quest’acqua qua… finiremo tutti nel piano di sotto, e non grazie alle scale o all’ascensore – borbotta Isaac spostando lo sguardo da me a Jeremy più volte. – Jeremy, che ì successo?
– Un casino – sussurra Jeremy continuando a guardarmi con un espressione sofferente. – Credo… Se me ne vado tu ritirerai l’acqua? – mi chiede, annuisco visto che non riesco a parlare e così Jeremy annuisce. Fa per muoversi quando l’acqua si alza ancora di più alle mie spalle, a questo punto quindi alza le mani in segno di resa. – Cassie, me ne sto andando. Me ne sto andando fuori da questa camera – ribatte lui indietreggiando verso la porta. Chiude la porta, scomparendo dietro di essa. Rimango solo con Ivy e l’acqua scompare solo dopo pochi minuti.
Salto il pranzo, non ho per niente fame e non mi va di stare in tutto quel baccano, tra le urla e le chiacchiere,ì. Per la prima volta dopo tanto tempo riesco a vedere la vecchia Cassie, la Cassie asociale che non vuole amici, eppure in questo momento vorrei tanto andare da qualcuno, abbracciarlo e scoppiare a piangere. Faccio un sospiro e prendo il cellulare, guardo per non so quanto tempo il numero di Austin mordicchiandomi il labbro. Ancora non si è fatto sentire. Di solito, quando si arrabbiava con me, dopo un paio di mesi mi chiamava e mi diceva che dovevamo parlare; ma sono passati così tanti mesi adesso che a malapena mi ricordo il suo viso. Scuoto la testa ricordando la nostra ultima discussione. Mi manca. Mi manca davvero tanto. Clicco il tasto “chiama” e mi porto il cellulare all’orecchio. Fa un bel po’ di squilli, so che sta per scattare la segreteria telefonica e sto per scoppiare a piangere, quando risponde. – Pronto? – chiede, ma non è Austin, è Dan. – Cassie, ehi! Da quanto tempo. Austin mi ha raccontato quello che è successo e mi dispiace davvero tanto.
Aggrotto la fronte, un po’ confusa. – Sta là adesso? – chiedo io, lasciando stare tutte le cose carine che gli potrei dire, come per esempio “mi fa piacere sentirti”, oppure “già, mi dispiace anche a me, ma grazie per avermelo detto”.
– Emh.. è sotto la doccia – risponde Dan dopo un po’.
– È sotto la doccia oppure non vuole parlarmi? – chiedo io con il cuore in gola.
– Tutte e due – sospira Dan. – Cassie… è così arrabbiato con te! Ho cercato di farlo ragionare, ma lui non ne vuole sapere e non riesco a capire il perché. Non è la prima volta che litigate, giusto? Questa volta sembra veramente arrabbiato. È perennemente arrabbiato e non fa bene nemmeno a lui tutta questa rabbia repressa.
– C’è un modo per farlo ragionare? – chiedo io con voce tremante. Mi fa male immaginarmi un Austin diverso dal solito. Un Austin cupo invece di un Austin divertente, capace di migliorarti le giornate con un solo sorriso.
– Possiamo fare una cosa, ma non so come la prenderà. Domani usciamo, andiamo a amangiare una pizza al solito ristorante. A pranzo e… – Si ferma sentendo il getto dell’acqua fermarsi. – Ci vediamo là. Devo andare. Ciao – mi saluta in fretta prima di attaccare.
Faccio a malapena in tempo a mettere via il cellulare, che entra Ivy in camera con il mio pranzo. Tutto d’un tratto il mio stomaco inizia a borbottare, pregandomi di mangiare qualcosa. – Oh, grazie Ivy! – esclamo io facendole spazio sul letto.
Si mette proprio accanto a me e mi sorride dolcemente. – Ho pensato che magari non eri venuta per evitare Jeremy – borbotta lei dopo un po’. – Mi dispiace per lui. So che non dovrei, ma è così preoccupato e triste… mi fa male vederlo così. Isaac ha detto che è rimasto fermo a guardare la porta per un’eternità e che non faceva altro che ripetere che non ti doveva spaventare in quel modo. Ad un certo punto ha anche detto che non avrebbe dovuto dirti quelle cose, ieri sera, ma noi non sappiamo di cosa sta parlando con esattezza. È stato zitto durante il pranzo, continuava a stare zitto e a mangiare. Ogni tanto si girava per guardare l’ascensore, poi se n’è andato senza nemmeno finire di mangiare. Isaac ha cercato di consolarlo un po’, ma lui ha chiuso la porta a chiave. Sono veramente preoccupata. Era così distaccato e so che lo è sempre stato, ma era così… fuori di sé. E ho paura che possa spegnere le sue emozioni, come ha già fatto in passato. – Sbuffa, sembra veramente esasperata. – Non ci sto capendo più niente. I suoi pensieri erano così oscuri! Continuava a pensare che avrebbe ucciso Cole con le sue stesse mani e che… e che tu saresti tornata o da Cole o da Austin, e che Austin era uno stronzo. Ha iniziato a pensare ad Austin e a come potreste fare pace e altre cose che solo lui può pensare. Ha così paura che tu vada da Austin, Cassie! E poi ho iniziato a litigare con Isaac, perché si è innervosito un sacco per quello che è successo e abbiamo litigato e… – Non riesce a finire la frase e scoppia a piangere. L’abbraccio senza pensarci più di tanto. So che è molto emotiva e so che adesso ha bisogno di questo.
– Ivy, tranquilla, andrà tutto bene. È solo un po’ nervoso, ritornerà da te in batter d’occhio – mormoro io accarezzandole la schiena. – Stai tranquilla, andrà tutto bene. Siete stati insieme per così tanto tempo!
– Oh, Cassie! Sono così preoccupata per tutto! Tra Cole, la battaglia, te che potresti essere rapita da un momento all’altro, Jeremy con il suo potere malefico, te e lui che litigate così tanto… È tutto così frustrante – dice continuando a piangere.
Sì, in effetti era tutto un po’ un casino. Non so da dove prendo tutta questa forza per non scoppiare a piangere insieme a lei. È così carina con me, devo fare qualcosa per ricambiare tutto quello che ha fatto per me. È sempre stata dolcissima con me, anche quando non me lo meritavo. – Dopo andiamo a parlare con Isaac, va bene? – chiedo io mentre lei continua a stringermi. Annuisce continuando a singhiozzare. – Ora basta piangere però. Sei una ragazza bellissima. Non piangere, non vorrai mica che ti coli tutto il trucco! – scherzo un po’ io distaccandomi delicatamente da lei.
Scoppia a ridere e si asciuga le lacrime. – Non m’importa niente del trucco. Lo so che posso sembrare snob a volte, ma non mi vedo poi così bella, Cassie. Cerco solo di sembrare carina… con il trucco e tutto il resto. Voglio solo essere più carina.
Non mi sembra possibile. Ivy è una delle ragazze più belle in assoluto, con i suoi capelli biondo fragola, i suoi occhi verdi, le sue lentiggini, il suo nasino e le sue labbra piene. Inoltre non è molto alta, ma ha un gran bel fisico, con le curve ben fatte e per niente sproporzionate. – No, Ivy, non pensarla così. Non scherzo quando dico che sei una delle ragazze più belle che io abbia mai visto – borbotto io stringendola a me. Non sto mentendo, è vero. Credo che lei e Biancaneve siano le ragazze più belle dell’Istituto. E io ho sempre avuto un debole per le ragazze dai capelli rossi, quindi Ivy va automaticamente al primo posto. – Sei veramente bella.
– Un po’ ti invidio, sai? – chiede lei dopo un po’, in risposta aggrotto la fronte, confusa. – Sei forte, Cassie. Sei così… Non t’importa di quello che pensano gli altri, stai per i fatti tuoi e stai bene così. Hai le palle e questo piace tanto ai ragazzi. Nessuna era mai riuscita a dire di no a Harry, eppure tu ci sei riuscita. Hai detto di no pure a Jeremy, ti sei fatta odiare da Allison e non t’importa. Lei ti squadra ogni volta che ti vede e non ci fai nemmeno caso. Sai quello che vuoi, hai voluto Jeremy e te lo sei preso; hai cercato di uccidere Cole senza nemmeno pensarci due volte, nonostante quello che provi per lui. Sei forte, Cassie. Capisco Jeremy, capisco perché è così innamorato di te. Sei così bella e forte… Sei naturale, a malapena ti trucchi, eppure sei una di quelle ragazze che… ci sanno fare, diciamo così.
L’abbraccio sentendo le lacrime cercare di uscire dai miei occhi. Non ho mai pensato a me in questo modo, le parole del demone in cui mi ero imbattuta tanto tempo fa ancora continuano a perseguitarmi mentre guardo Jeremy negli occhi. Trovavo e tutt’ora trovo tutto così vero: il fatto che Jeremy sia troppo bello in confronto a te, che lui sia uno spreco insieme a me. Non posso credere che invece Ivy pensi questo di me, io non mi vedo per niente così; sono così ingrata, goffa e maledettamente imperfetta per Jeremy… – Anche tu sei forte, Ivy. A modo tuo. Lo sei quando si tratta di cose veramente importanti. Non m’importa se non sei riuscita a dire di no a Jeremy. Non importa perché, diciamocelo, Harry ha il suo fascino. Sei forte e bella, Ivy. Hai dei capelli perfetti, degli occhi bellissimi e queste lentiggini… sono così carine! A me fanno impazzire! – esclamo io e lei ride continuando a piangere.
 
Purtroppo c’è voluto praticamente tutto il pomeriggio per cercare di tirarle su il morale, ma adesso sembra essere più serena. Abbiamo parlato molto, ci siamo sfogate e adesso dobbiamo scendere per andare a mangiare, ma soprattutto per parlare con Isaac. – Sei pronta? – le chiedo guardandola, mentre me lo chiedo pure a me stessa visto che mi dovrò sedere accanto a Jeremy, al nostro solito tavolo. Lo devo fare, devo stare accanto alla mia migliore amica ora come ora.
– Sì – risponde lei, un po’ incerta, così cerco di rassicurarla almeno un po’ accarezzandole la schiena. Accenna un sorriso e mi stringe un po’ la mano. – Tu vieni con me però, vero? – chiede, annuisco subito e vedo le lacrime iniziare a inumidire ancora di più i suoi occhi.
La fermo subito. – No, ehi! Non piangere! Vai là e fatti valere.
Prendiamo i vassoi con sopra da mangiare e cerco con tutta me stessa di tenere in equilibrio il vassoio mentre Ivy continua a stringermi una mano. Sorrido quando si siede, un po’ perché le voglio bene e un po’ perché sono riuscita a tenere in quilibrio il vassoio con una sola mano senza far cadere niente. Jeremy mi sta guardando da un po’ ormai, sembra un po’ incredulo e questo non fa altro che peggiorare la situazione. Vorrei cercare di rimpicciolirmi ancora di più. Provo un pizzico d’invidia verso il mio stomaco, il quale adesso si sta facendo piccolo piccolo, perché adesso è bello protetto dentro di me, mentre io continuo ad essere una preda per gli occhi di Jeremy.
Ivy si siede e così io faccio il giro del tavolo e mi siedo nel mio solito posto, Jeremy ha finito di fissarmi e adesso sta guardando davanti a lui. – Dobbiamo parlare – annuncia Ivy freddamente guardando Isaac negli occhi.
– Sì, è vero. Dobbiamo parlare – borbotta lui guardandola in un modo che non mi piace. Tutti i nostri amici se ne vanno e quando Isaac capisce che non ho intenzione di alzarmi sbuffa ma chiede a Jeremy di rimanere, e lui dopo un po’ accetta. Il fatto che voglia un amico al suo fianco mi fa sentire ancora più in preda all’ansia.
Ivy lo sta guardando e mi sembra un po’ più pallida del solito. – Mi vuoi lasciare, Isaac? – chiede Ivy con voce tremante e con le lacrime agli occhi. Mi sento male per lei, so che in momenti come questo nemmeno io riuscirei a rimanere calma e fredda.
– Mi dispiace – mormora Isaac abbassando lo sguardo.
– Cosa? Che significa?! Perché? – chiedo io alzando il mio tono di voce. Faccio per alzarmi, furiosa, ma Ivy mi lancia un’occhiataccia e così mi fermo. Isaac invece non mi rivolge nemmeno un’occhiataccia, sembra non avermi sentito e questo mi fa infuriare ancora di più.
– Non sa più cosa prova – mi risponde Ivy continuando a guardarlo, sembra stia per crollare da un momento all’altro. Non l’ho mai vista così debole fisicamente.
Questa volta sono troppo arrabbiata per non alzarmi e Ivy è troppo distrutta per guardarmi male. – Ivy, andiamo – ringhio io prima di fulminare Isaac con lo sguardo.
– Maledizione, Cassie! Fatti gli affari tuoi! – tuona Isaac alzandosi dalla sedia in modo brusco. Sussulto e lo guardo con diffidenza, ma poco dopo si alza anche Jeremy e non sembra avercela con me.
– Do ragione a te, Isaac, davvero. Però non ti rivolgere a lei in questo modo – dice Jeremy con un tono più freddo del ghiaccio. Almeno lui riesce a nascondere le sue emozioni come si deve.
Isaac inizialmente lo guarda con gli occhi spalancati, poi ridacchia, ma sembra ferito e nervoso. – Fa ridere, non credi? Visto come ti guarda e come ha paura di te – ringhia lui continuando a ridere debolmente. Sgrano gli occhi, sbigottita, e Jeremy sembra provare la stessa cosa, ma è anche ferito. In pochi secondi Jeremy ha già tirato un pugno così forte a Isaac da farlo cadere a terra. Ivy urla e si alza dalla sedia, io mi precipito da loro per farli separare, però Jeremy si è già allontanato dopo avergli tirato solo quel singolo pugno. Indietreggia ancora un po’ e mi guada; sta cercando di scusarsi, lo so. Fa un sospiro, si scompiglia i capelli e se ne va a passo veloce.
Guardo Isaac che sta iniziando ad alzarsi con il labbro inferiore gonfio e sanguinante. Ivy fa per andare da lui, poco dopo però si ferma, sicuramente perché si è ricordata che il ragazzo che sta a terra l’ha appena lasciata. Mi guarda con aria interrogativa e gli occhi spalancati. – Se vuoi vai, ci penso io qua – sussurro, lei annuisce e corre di sopra. Tutti continuano a guardare me e Isaac, nervosi. – E va bene – bofonchio io aiutando Isaac ad alzarlo mentre lui continua a lamentarsi.
– Dov’è Ivy? – chiede una volta alzato. Scuoto la testa e gli indico le scale con il mento. – Mi dispiace aver dato di matto. Dopotutto stai solo cercando di proteggerla – sospira lui. – È che sono molto nervoso, non credo di poter avere una relazione in questo periodo.
– Isaac, non l’ami più? – chiedo io guardandolo dritto negli occhi.
Abbassa lo sguardo. – Non lo so, non ci sto capendo più niente – risponde lui prima di andarsene. Guardo Scott che tiene stretta Eireen mentre lei mi guarda con gli occhi sbarrati.
Mi siedo sul letto, ancora più nervosa. Forse adesso potrei scoppiare a piangere come Ivy e cercare di sfogarmi un po’; mi darei ragione da sola. È tutto un casino. Dei vampiri mi vogliono morta, insieme a lupi mannari e sirene. In più anche Cole vuole uccidere tutti, tranne me, e mi vuole obbligare a stare al suo fianco. Per la prima volta penso che uno dei gruppi che ci vuole morti potrebbero veramente vincere e sterminarci tutti. Forse solo Cole con i suoi demoni potevamo sconfiggerli, ma ora anche altre persone cercano di farci fuori e non credo riusciremo a sconfiggere tutti e due i gruppi. Non ce la possiamo fare.
Penso ad Ivy, che in questo momento si sentirà sola e vorrà stare solo con Isaac. Penso ad Isaac, il quale si starà consumando a causa delle domande e del senso di colpa, cercando di non andare da Ivy. Penso a Jeremy, che starà malissimo dopo tutto quello che è successo oggi. So che non dovrei pensare di andare da lui a consolarlo, non dopo quello che è successo sta mattina… ma d’altronde non è una persona poi così forte. Sicuramente starà pensando che l’ho lasciato per quello che mi ha raccontato ieri sera e io glie lo sto lasciando pensare. Penserà che non mi rimetterò mai con lui dopo la scenata che ha fatto sta mattina. Mi ha fatto un po’ paura oggi. Non era in lui e lo so che sono stata troppo avventata, parò sapevo che Cole non mi avrebbe fatto del male. Se mi volesse veramente fare del male, me l’avrebbe già fatto e mi avrebbe presa alla sprovvista. A lui piace fare così. E desso mi ha anche detto che vuole la mia fiducia. Ma come faccio a fidarmi di lui? Dopo tutto quello che ha fatto… sta solo sprecando tempo; ma mi fa piacere, almeno so che non si farà mettere i piedi in testa da questi altri nemici e quindi li ucciderà.
Il mio cellulare inizia a vibrare, lo prendo senza nemmeno controllare il nome o il numero, perché sinceramente in questo momento non voglio fare altro che smettere di pensare. – Pronto?
– Cassie. – Il mio cuore fa un balzo, mi alzo dal letto con le lacrime agli occhi e deglutisco per cercare di mandare giù il nodo che ho alla gola. – Dobbiamo parlare. Ti va se ci vediamo alla nostra tavola calda?
– Adesso? – chiedo io, scioccata.
– Sì, adesso.
Faccio un sospiro e guardo l’orologio. So di avere il coprifuoco, ma non posso dirgli di no. Sono mesi che lo chiamo e lui non mi ha mai risposto. Dan deve avergli parlato, perché non mi avrebbe mai chiamato così dal nulla, sicuramente gli avrà detto che ho provato a chiamarlo anche oggi. – Va bene. Ci vediamo tra un po’ allora – mormoro io, agitata. Non mi risponde nemmeno e attacca. Respiro più volte e mi vesto, che mi ero già messa il pigiama. Mi infilo dei jeans e un maglione largo con le mie solite converse; prendo il cappotto ed esco dalla mia stanza cercando di fare meno rumore possibile. Mi fermo di scatto vedendo Jeremy e Allison nel corridoio. Jeremy mi guarda senza dire niente, mi sembra confuso, mentre Allison mi fulmina con gli occhi e basta. Che novità. – Scusatemi – dico io andando avanti senza disturbarli più di tanto.
– No, aspetta, Cassie – esclama Jeremy prendendo la mia mano. Mi giro subito, arrabbiata, e lui mi lascia andare. – Dove vai? – chiede lui, tutto d’un tratto freddo. Guardo Allison; è così bella con quei suoi capelli lunghi e neri come il carbone, e la sua pelle pallida. Eppure i suoi occhi continuano ad uccidermi.
– Austin mi ha chiamata – rispondo io guardandolo. Fa un passo indietro e i suoi occhi sembrano più grandi. Non dice niente, rimane solo fermo a guardarmi. – Devo andare. Ho un bel po’ di strada da fare – sussurro io prima di girarmi e andare verso l’ascensore. Le gambe iniziano a tremarmi. Quando mi giro, una volta entrata nell’ascensore, mi accorgo che Jeremy continua a guardarmi con quei suoi grandi occhi blu. Abbasso lo sguardo sentendo le lacrime uscire e per fortuna le porte dell’ascensore si chiudono, lasciando quei due da soli.
 
Mi fermo davanti la nostra tavola calda e guardo dentro sospirando. Entro ed eccolo là, il mio migliore amico nonché ex ragazzo. È così cambiato dall’ultima volta che l’ho visto! I capelli sono ancora più corti e la maglietta mette in rilasto i muscoli che adesso sono un po’ più accentuati. Sta guardando fuori e sembra preoccupato. Mi siedo davanti a lui, ma continua a non guardarmi. – Ciao – dico dopo un po’, e non potrei essere più incerta. Soprattutto perché continua a non guardarmi e non mi risponde. Rabbrividisco sentendo solo la musica in sottofondo, gli do tempo, e tempo, eppure lui continua a non parlare. – Mi ricordo ancora quando ogni giorno venivamo qua a fare colazione insieme – mormoro io con voce tremante. Lo guardo un’altra volta dopo aver finito la frase, ma niente. Faccio un sospiro e cerco di tranquillizzarmi, inutilmente. – Austin, mi dispiace veramente tanto per quello che è successo, ma ti prego di dire qualcosa.
– So tutto – annuncia lui facendomi rabbrividire ancora di più.
Stringo il cappotto a me e abbasso lo sguardo con il respiro accelerato. – in che senso? – chiedo.
– Tu non abiti a casa dei tuoi nonni – risponde lui spostando finalmente il suo sguardo su di me. – Dove abiti, Cassie? – chiede e i suoi occhi mi danno la conferma che è furioso con me.
Mi muovo sulla sedia, in imbarazzo. – È  una storia complicata, Austin.
– Vuoi essermi amica? Vuoi che ti dica qual è la prima regola per esserlo?
Il mio cuore fa un balzo e lo guardo con gli occhi spalancati, sono sicura di essere appena diventata un peperone. – No, la so la prima regola – bofonchio io guardandolo negli occhi, un po’ intimorita. Era da un bel po’ che non vedevo questa parte di Austin, questa parte che riesce ad intimorirmi anche più di Jeremy.
– Lo sai? – chiede lui usando un tono che mi mette in imbarazzo ma mi fa arrabbiare allo stesso momento: mi sta trattando come una stupida. – Ne sei sicura? – chiede ed io annuisco abbassando lo sguardo. È essere sinceri l’uno con l’altro, penso. – Eppure sembra che tu non la capisca. Sai cosa significa, Cassie? – chiede lui, continuando ad ammazzarmi dentro.
– Sì – balbetto io con le lacrime agli occhi. Mi fissa per un po’ e poi sposta di nuovo lo sguardo fuori dal locale senza aggiungere altro per un bel po’ di tempo. Abbasso lo sguardo verso le mie mani che stanno sudando freddo. Sto sudando freddo. So che adesso gli devo dire la verità, so che sta aspettando. – Abito in un Istituto per Cacciatori. A quanto pare non esistono solo i vampiri, ma anche altre creature abbastanza sgradevoli… Esistono queste persone che sono fatte per combattere questi demoni, e io faccio parte di  queste persone – aggiungo quindi. La sua mascella diventa così contratta che sembra starsi per spaccare. – Ti prego, Austin, di’ qualcosa! – sbotto alzando la voce nonostante stia tremando. Mi guarda e mi fulmina con gli occhi, mi sento quasi costretta ad abbassare lo sguardo.
– Devo andare, Abby mi sta aspettando – dice alzandosi. Lo guardo e cerco di non piangere. – Non dirò niente a nessuno su quello che mi hai detto.
– Austin – lo chiamo con voce tremante. – Ti prego, non te ne andare. Non così.
– Io non so più chi sei, Cassie – sussurra lui mettendo i soldi sul tavolo senza nemmeno guardarmi. – È stato uno sbaglio chiamarti – continua, freddo come il ghiaccio. – Buonanotte – mi saluta, per poi andarsene.
– Austin! – lo chiamo io alzando la voce, eppure non si gira. – Austin! – urlo alzandomi dalla poltrona. Lo raggiungo con un passo deciso e veloce, gli prendo la mano e cerco di girarlo, ma lo fa lui di sua spontanea volontà e mi ritrovo a baciarlo! Mi distacco subito da lui non capendo quello che sta succedendo.
Lui sembra nervoso adesso, si mette una mano davanti alla bocca e la stringe. Fa sempre così quando è nervoso. – Cazzo! – esclama, ma io continuo a non capirci niente. Chi ha baciato chi? Austin se ne va praticamente correndo, ed io rimango ferma dove sono. Il mio stomaco sembra stringersi fino a farmi male, mi metto indietro i capelli e li tiro un po’.
– Cassie, tesoro… ti posso portare qualcosa? – chiede la nostra cameriera preferita, Janet. Oh, quanto mi è mancata! Rimango in silenzio continuando a guardare la porta. – Ti porto la solita cioccolata calda – aggiunge, mi accarezza la schiena e se ne va.
Mi siedo subito capendo di star per scoppiare a piangere. Non posso. Non qua. Questo è il nostro posto, non posso piangere qua, ci sono troppi bei ricordi e non posso rovinarli con le lacrime.
 
Louis mi scopre subito e mi fa la predica, poi, dopo avermi detto che sono in punizione, se ne va. Non sembra molto arrabbiato, sicuramente avrà letto nella mia mente e avrà scoperto tutto, ma per la prima volta non m’interessa. Appena salvo di sopra Ivy viene verso di me, mentre Isaac e Jeremy sono seduti per terra nel corridoio e mi guardano. Ringrazio Dio di essermi pulita il trucco sbafato dentro l’ascensore.
– Ci hai fatto spaventare così tanto! – esclama Ivy abbracciandomi, io sono ancora così scossa che non riesco nemmeno a ricambiare l’abbraccio. Si distacca da come e mi guarda facendomi capire che anche lei mi ha letto nella mente. – Mi dispiace – sussurra guardandomi negli occhi. – Sono proprio stupidi, i maschi – borbotta facendo una smorfia disgustata.
– Possiamo sapere anche noi di cosa diavolo state parlando? – chiede Isaac alzandosi insieme a Jeremy.
– Isaac – lo chiama Jeremy. – Lasciamole stare.
Faccio per dirgli che non fa niente, che sto andando a letto, quando il cellulare mi avverte che mi è appena arrivato un messaggio da Austin che dice: “dobbiamo parlare. Cazzo se dobbiamo parlare!”. Sbuffo e Ivy mi prende il cellulare per leggere, fa un gemito e mi lascia il cellulare.
– Chi è a quest’ora? – chiede Isaac con la fronte aggrottata, si avvicina al cellulare e sbircia. – Ah.
Mando un messaggio veloce dicendogli che va bene e gli do appuntamento domani mattina a colazione alla nostra tavola calda. Non mi risponde nemmeno e Isaac sembra ancora più nervoso del solito. – Si può sapere che diavolo è successo? – chiede Isaac irritato.
– Si sono baciati – risponde Jeremy al posto mio facendomi sobbalzare. Lo guardo, ma lui sembra voler guardare solo il pavimento. – Si sono baciati – ripete a voce alta e sembra distrutto.

Angolo Autrice:
Le vacanze di Natale erano iniziate bene, avevo già scritto alcuni capitoli dell'altra storia e avevo iniziato a correggere questo capitolo. Purtroppo però poi ho avuto un po' di problemi a casa e non ho più avuto molto tempo per scrivere. Mi scuso per i continui ritardi... la scuola è un incubo e adesso è pure ricominciata. Pregate per me, per favore ahahah.
Molto probabilmente ci saranno molti errori, mi dispiace anche per questo ma ora proprio non riesco a rileggerlo.
Che ne pensate del capitolo? Austin finalmente si è fatto sentire, ma è successo un po' un casino... Di Cole e di Jeremy cosa ne pensate? Vi chiedo come sempre di recensire e ringrazio elenamassara, ciaohello e Jessie95 per aver recensito! 
Un bacio e al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 5
*** Come in un film horror ***







Capitolo 5
Come in un film horror
 
Entro dentro la nostra tavola calda e cerco con tutta me stessa di non tenere il muso. Sta mattina sono stata svegliata molto bruscamente dalla sveglia con su scritto “ti vorrei ricordare che hai baciato Austin e quindi adesso dovete parlare”. Già, non è stata una buona idea; per niente ora che ci penso. Austin sta parlando con la nostra cameriera preferita e quando lei si accorge di me, mi sorride e se ne va avvertendoci che ci avrebbe portato la nostra solita colazione. La ringraziamo all’unisono e la sento ridacchiare mentre se ne va. Passo il mio sguardo da Janet ad Austin, che mi guarda senza dire niente. Bé, facciamo progressi. – Hai intenzione di parlare oggi? – chiedo io dopo un po’. Oggi mi rifiuto di rimanere in silenzio, mentre lui continua a guardarmi come una bambina che non sa niente, che non riesce a capire niente.
Austin mi guarda per un po’ senza dire niente, non sorride né fa altro. – Sì, oggi credo di riuscire a parlare con te – risponde lui, freddo come sempre. Il suo sguardo accusatorio mi fa sentire in colpa, ma non è solo mia la colpa, è anche sua.
– Bene, allora… parla – ringhio io cercando di tenergli testa.
– Quello che è successo ieri sera è stato un errore. Io sto con Abby e tu con quel Jeremy…
– No, è qua che ti sbagli. Io e Jeremy non stiamo insieme – lo fermo io, non so per quale motivo, eppure il pensiero di fargli sapere che io e Jeremy non abbiamo una relazione mi sembra importante. So benissimo che quello che è successo ieri sera non è altro che un errore, un bacio dato a causa della confusione che stavamo provando; ma rimane Austin, e lui deve sapere la verità.
– Fammi finire, Cassie! – esclama lui alzando un po’ la voce, è più forte di me e mi faccio più piccola sul divano. – Io sto con Abby e mi piace stare con lei. È una tipa complicata, ma mi piace e so che sono una grande speranza per lei. Ha avuto un passato difficile con i ragazzi e…
– Ok, puoi saltare la parte della ragazza traumatizzata e andare dritto al punto? Ho da fare – sbotto io, irritata. Non sono gelosa, è solo che quelle come Abby non mi sono mai piaciute e pensavo che fosse lo stesso anche per Austin, ma a quanto pare mi sbagliavo.
– Va bene, allora la nostra conversazione finisce qua – borbotta Austin alzandosi dal divano. Scoppio a ridere e non dico niente, questa volta non ho intenzione di fermarlo. – Sei stata tu a rovinare tutto, Cassie – mormora lui facendomi sobbalzare. Con questo mi ha praticamente uccisa. Rimango in silenzio e lo guardo, tramortita. – Non sei stata sincera con me e questo ha rovinato tutto. Tu hai rovinato tutto.
– Mi hai baciata tu! – esclamo io alzando il tono di voce. Non ho intenzione di prendermi tutta la colpa, quello che ho fatto l’ho fatto per cercare di proteggerlo. Inoltre, non mi ha dato nemmeno il tempo di dire qualcosa, quel giorno mi ha semplicemente cacciato via di casa.
Austin alza subito lo sguardo omicida su di me, ma questa volta non mi intimorisce per niente. – Abbassa la voce, Cassie! Qua c’è gente che conosce Abby – ringhia lui. Guardo fuori dalla finestra, furiosa. – Ok, va bene, sono stato io a baciarti e non so il perché, va bene? È che sei così… nuova. Sei così diversa dalla vecchia Cassie spaventata. Quindi sì, ti ho baciata, ma solo perché mi manchi. So che io manco a te, perché Dan mi ha detto che mi hai chiamato, e non è la prima volta che lo fai; ma continui ad essere tu quella che ha rovinato il nostro rapporto.
– Oh, per favore, Austin! Non riesci a fare di meglio, vero? Devi sempre dare tutta la colpa agli altri, non è vero? Proprio non riesci a capire che…
Mi prende di scatto il polso e mi costringe ad alzarmi, si avvicina a me e mi guarda dritto negli occhi, furioso. – So a che gioco stai giocando, Cassie – sussurra lui con gli occhi che sembrano scintillare dalla rabbia. – Non ci riuscirai. Mi dispiace, ma no. È colpa tua e lo sai pure tu, è per questo che ti fai mettere i piedi in testa in questo modo.
– Mi stai tenendo stretta a te e siamo a pochi centimetri di distanza. Sbaglio o prima mi hai detto che c’è gente che conosce Abby? – chiedo io sputando acido. Mi lascia subito il polso e si allontana da me, lo fulmino con gli occhi e poi mi allontano ancora di più.
– Ecco a voi – annuncia Janet mettendo le cose sul tavolo. – Per favore, ragazzi, smettetela di litigare.
E così facciamo. Ci sediamo e mangiamo in silenzio, senza nemmeno guardarci per un secondo. Credo di odiarlo, non è mai stato così freddo e arrabbiato, non mi ha mai messo così in imbarazzo come in questi ultimi due giorni. – Credo che la nostra conversazione sia veramente finita, non è vero? – chiedo io e lui annuisce continuando a guardare il suo piatto. – Bene. La proossima volta allora evita di chiamarmi se poi non parli, visto che è la seconda volta che lo fai.
– Tranquilla, non lo farò più – risponde lui.
Scuoto la testa guardandolo. – Adesso chi è che sta rovinando tutto? – chiedo infine alzandomi dal divano. Metto i soldi sul tavolo e cerco di andarmene, ma Austin afferra un’altra volta il mio braccio e mi gira verso di lui. Ha gli occhi spalancati ed è rosso dalla rabbia. – Lasciami andare! – ringhio io spingendolo, indietreggia, scioccato dalla forza che ho. Gli lancio un’occhiataccia e me ne vado.
Arrivo all’Istituto ed entro a passo veloce, salgo le scale e attraverso l’intero corridoio. Ivy mi chiama, così le dico: – Non adesso, per favore – e cerco di andarmene, ma non me lo lascia fare. Aggrotta la fronte mentre mi legge nel pensiero e poi abbassa lo sguardo sul mio polso. – Sto bene – ringhio allontanandomi un po’.
– Che è successo? – chiede Isaac intromettendosi, come sempre. Per fortuna non faccio nemmeno in tempo a mandarlo via che Jeremy apre la porta della sua camera e gli fa segno di entrare. Abbasso lo sguardo sapendo che ce l’ha con me, anche se in teoria non ne avrebbe il diritto. Isaac continua a fissarmi e quando fa per dire qualcosa Jeremy lo chiama di nuovo, spazientito.
Ivy afferra la mia mano e mi fa entrare in camera mia. – Ti devo raccontare che cosa si sono detti – mormora sorridendomi maliziosamente. – Allora – inizia sedendosi sul letto, – all’inizio si sono scusati l’uno con l’altro per quello che era successo, poi Isaac ha iniziato a parlare di me e di come ci teneva a me. Ha detto che non capisce più niente, che non sa cosa prova per me, ma che, quando ci siamo lasciati, si è sentito subito malissimo. Gli ha detto che continua a guardare le mie labbra e a volerle baciare, ch continua ad amare i miei occhi e…
– Ivy, perché li hai spiati? – chiedo io. Lo so che lo sta facendo per me, so che lo sta facendo per non farmi pensare ad Austinn, però sono stanca e triste. Non mi va di ascoltare quello che ha da dire su Jeremy, sui suoi problemi e sulle sue parole, perché per il momento mi bastano le mie, di paure, e i miei, di problemi. – Sono affari loro questi. Come ti sentiresti se loro venissero a spiare le nostre conversazioni?
– Ma non è colpa mia! – si giustifica subito lei. – Avevano la voce alta tutti e due e li sentivo benissimo già dal mio letto. Poi il resto è venuto da sé.
– Ivy… il tuo letto è accanto alla parete che divide la tua camera da quella di Isaac – borbotto io, un po’ divertita.
Rimane in silenzio per un po’, mordendosi il labbro inferiore, nervosa, e poi fa un sospiro. – Bé, mi ha lasciata. Devo sapere cosa ne pensa, sennò impazzisco! – sbotta lei. Faccio per dire che dovrebbe parlarne con lui, ma mi ferma con un gesto della mano. – Comunque – dice lei continuando il vecchio discorso, – poi Isaac gli ha chiesto come faceva ad essere sicuro del fatto che tu avevi baciato Austin e lui ha risposto dicendo che l’aveva capito dalla tua faccia. Poi ha iniziato a dire che se lo aspettava, che quando ti ha vista prima di uscire aveva già capito che stavate per baciarvi, che era tutta colpa sua e altre cose. Poi gli ha detto che non crede che tu gli permetterai un’altra volta di avvicinarsi a te, e altre cose dolcissime, come per esempio il fatto che stava bene con te...
Annuisco continuando ad ascoltarla, mentre continua a ripetere praticamente le stesse cose per un paio d’ore. È felice per quello che ha detto Isaac e non la smette di parlare. Alla fine però riesco a farle capire che sta dicendo sempre le stesse cose ma in modo diverso, e così lei si ferma, imbarazzata. Le dico che devo andare a parlare con Isaac, quindi usciamo da camera mia e bussiamo alla porta di Jeremy. Isaac ovviamente è nella sua stanza. Non faccio nemmeno in tempo ad entrare in camera di Jeremy che mi squilla il cellulare. Alzo gli occhi al cielo e rispondo. – Austin, è troppo tardi – dico subito, perché non ho più intenzione di farmi mettere i piedi in testa o di essere presa in giro da lui. Adesso è lui quello che sta dalla parte del torto, io ho fatto il possibile e lui non l’ha accettato.
– Oh, mi fa piacere sentirtelo dire – risponde una voce che non conosco.
Aggrotto la fronte. – Austin? – lo chiamo, già in preda al panico.
– Già… Il poveretto è a terra sanguinante – aggiunge la voce.
Trattengo il respiro e afferro la prima mano che vedo. – C-cosa? Dov’è? Chi sei? – sussurro io. Attaccano subito e il cellulare mi cade a terra. – Hanno preso Austin – mormoro guardando il cellulare. – L’hanno preso – aggiungo trattenendo le lacrime.
– Che significa “l’hanno preso”? – chiede Jeremy, preoccupato.
– Non lo so. Devo andare – bofonchio io andandomene, mi lascio tutti alla spalle nonostante mi stiano urlando di fermarmi. Entro dentro la macchina correndo, l’accendo e faccio per partire, quando Jeremy mi si mette davanti dicendomi qualcosa che non voglio nemmeno capire. Accelero un po’ per fargli capire che si deve spostare, eppure sembra non volersi togliere. Odio quando fa così. Non ha nessun diritto di farlo, o forse ce l’ha, ma non m’interessa! Si deve togliere. In questo momento Austin potrebbe essere morto o quasi completamente dissanguato, ed io devo andare. Premo l’acceleratore e lo prendo di striscio. Mi guarda con gli occhi sbarrati e capisco che non pensava ne fossi capace. – Spostati! – urlo io, arrabbiata, e stranamente mi da ascolto. Si fa da parte, lo guardo per un paio di secondi e poi parto.
Appena arrivo alla nostra tavola calda chiedo informazione a Janet, che però mi dice che Austin se n’è andato da tanto tempo. Mi chiede se si deve preoccupare ed io la tranquillizzo subito dicendole che abbiamo solo litigato un’altra volta.  Appena esco fuori dalla tavola calda il mio cellulare riprende a squillare, rispondo sapendo già tutto. – Tu… Dimmi dov’è.
– Vediamoci al vecchio parco giochi. E vieni da sola – risponde semplicemente la voce. Appena attacca cerco di ricordarmi la strada che devo fare per andare al vecchio parco giochi. È così lontano da qua… non riuscirò mai ad arrivarci in tempo. Lo so che non ho un tempo preciso, però Austin ce l’ha, e si chiama “vita” o “morte”. Questo dipende da me.
I miei pensieri vengono completamente frantumati quando sento qualcuno prendermi da dietro e mettermi un fazzoletto davanti il naso e la bocca. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riesco e il mio corpo diventa sempre più pesante, comprese le palpebre. Cerco di spingere la persona dietro di me un’ultima volta prima di cadere.
Mi ci mancava solo questo: essere rapita da qualcuno.
 
Nonostante non abbia ancora aperto gli occhi riesco a vedere la luce fuori. Li apro e sono costretta a chiuderli subito: c’è veramente tanta luce. Eppure prima erano le cinque del pomeriggio e già era buio. Li apro un’altra volta e riesco a capire dove sono: il vecchio parco giochi. Mi accorgo solo adesso che sono per terra, così mi alzo e mi guardo intorno. Oltre al fatto che tutto è illuminato da lampioni e che ci sono giostre ormai inutilizzabili, non vedo niente di importante. Non c’è nessuno, o almeno così sembra, eppure sono qua, li percepisco.
Tutte le luci si spengono facendo rotolare il mio stomaco a terra dalla paura. Adesso riesco a sentire solo un lamento. – Austin? – lo chiamo dopo un po’, con voce tremolante. Continuo a sentire quel lamento, ma è abbastanza lontano da me, quindi cerco di capire da dove proviene. Vado alla mia sinistra sperando di non inciampare da nessuna parte.
– Cassie! – urla Ivy. Continuo a non vedere nessuno, c’è troppo buio, ma mi giro e vado verso la sua voce. – Cass… – inizia Ivy, ma vado a sbattere contro qualcuno e non sento più niente. La persona indietreggia imprecando e io cerco di non imitarla, anche se credo mi stia uscendo il sangue dal naso.
– Il naso – borbotto io stringendolo un po’, non è rotto ma mi sta decisamente uscendo il sangue. Un lampione vicino a noi si accende e finalmente riesco a vedere tutte le persone che sono venute ad aiutarmi: Ivy, che ora mi sta dando le spalle continuando ad imprecare; Jeremy, il quale si guarda intorno con gli occhi a fessura; Isaac, che appena riesce a vedere Ivy corre da lei per vedere se va tutto bene; e Allison, la quale sta tenendo stretto Jeremy.
Sento un cancello aprirsi e una musichetta da bambini inquietante iniziare. Mi giro verso il rumore e mi accorgo che una giostra è appena stata azionata; è una di quelle giostre con i cavalli che girano su un piano a forma di cerchio. Strizzo gli occhi non capendo quale sia il loro scopo, ma poco dopo vedo Austin attaccato al palo della giostra. Il rumore del cancello che si apriva era proprio perché hanno appena aperto la giostra, so benissimo quello che vogliono che faccia: entrare. E lo so che non dovrei entrare, so che è una trappola, ma Austin è là dentro che gira insieme alla giostra, con il suo viso pallido e la maglietta sudicia del suo stesso sangue. Non posso lasciarlo là. In questo momento potrei fare qualsiasi cosa per lui, pure morire.
– Cassie, no! – tuona Jeremy, ma ormai io sto correndo verso la giostra. Dopo essere salita su di essa il cancello si chiude; Jeremy mi guarda ancora più arrabbiato e sembra riuscire a malapena a contenere la rabbia.
Il cancello che si chiude non deve essere una buona cosa, ma per il momento devo pensare ad Austin. – Ehi, Austin! – lo chiamo piangendo, è svenuto. – Ti prego, svegliati! – piagnucolo.
Dopo un paio di schiaffi apre gli occhi lentamente e mi fissa. – Cassie – gracchia. – Allora sei viva.
 – Che cosa stai dicendo? Certo che sono viva – mormoro io cercando di slegare le corde che lo tengono legato al palo. La sua testa continua ad essere rivolta verso terra, a quanto pare quindi è ancora troppo stordito per avere il controllo del suo corpo.
– Cassie, attenta! – urla Ivy. Mi giro all’istante ma il lampione e la giostra si spengono. Ora si sente solo il respiro affannato di Austin. – Cassie? – mi chiama Ivy con la poca voce che le rimane. Non riesco a parlare, so che davanti a me c’è un vampiro. Trattengo il respiro, non è solo un vampiro… è pieno di demoni. – Cassie! – grida Ivy, in preda al panico.
– Dio, quanto ti odio, Cassie! – tuona Jeremy, poi si sente una scossa e un gemito.
– Jeremy! – urla Allison, facendomi capire che il gemito era proprio di Jeremy. Cerco di correre da lui, ma vado a sbattere contro qualcuno ed è così forte che riesce a buttarmi a terra.
– Che sta succedendo? – urla Ivy istericamente. Sento il fiato di qualcuno sbattere sulla mia pelle, mentre sono ancora a terra con i giramenti di testa. La giostra si accende un’altra volta e con essa la luce, facendomi vedere un viso orribile proprio davanti a me. Non posso fare a meno di gridare. – Oh, mio Dio! Cassie! – strepita Ivy piangendo, mentre io continuo a tenere gli occhi chiusi per non vedere quel viso bruciato e deformato.
– Allontanati da lei, mostro! – grida Isaac.
Faccio un sospiro e apro gli occhi; il mostro è ancora qua e mi sta fissando. – Mi fa piacere che sia riuscita a guardarmi negli occhi, Whitesun – dice semplicemente il mostro, con una voce gracchiante e roca. È la stessa voce che ho sentito quando mi hanno chiamato con il cellulare di Austin.
Deglutisco, cerco di trovare una frase tra tutte quelle che vorrei dirgli. – Lasciali andare – sussurro io. Il mostro mi sorride, mi prende il braccio e mi alza. Tutti ci stanno guardando attentamente, lui piega un po’ la testa continuando a fissarmi mentre guardo i ragazzi prima che la giostra giri nella parte apposta.
– Accendete le luci! – urla il mostro. Le luci dei lampioni si accendono e la giostra si ferma proprio davanti ai miei amici.
Un vampiro prende di scatto Austin e il mio primo istinto è quello di correre da lui, e così faccio. – Cosa fai? – tuono io mentre il vampiro prende Austin. Non faccio in tempo a cercare di prenderlo che il vampiro è già fuori, con Austin in braccio e il cancello chiuso. Guardo Ivy che sta cercando di non piangere e poi Jeremy, che è ancora a terra. – Vi prego, andate a soccorrere Austin – dico io cercando di non far tremare la mia voce.
– La ragazza ha scelto di salvarvi – annuncia il mostro. – E per salvarvi ha dovuto consegnarsi a me.
– Cosa? – sbotta Allison guardando prima me e poi il mostro. – È ridicolo!
– Che volete fare? – chiede il mostro guardando Isaac, il quale sta avanzando verso la giostra. – Provare ad entrare? Il vostro amico ci ha già provato e guardatelo – finisce puntando Jeremy con il dito. Quest’ultimo lo guarda malissimo e capisco subito che sta cercando di mandare a fuoco il demone. – Qua dentro i poteri non funzionano, Jeremy Ruterful – ringhia il mostro. Jeremy sbianca facendo ridere il demone. – Sì, conosco tutti voi. Addirittura te, Allison Red – aggiunge guardando Biancaneve, che diventa ancora più pallida del solito.
– Basta. Andatevene – esclamo io freddamente, li guardo uno ad uno e annuisco.
– Noi non ti lasciamo qua – sbotta Jeremy fulminandomi. – Smettila di fare l’eroina.
– Non avete altra scelta – ribatto io freddamente. Non sono stupida, cercherò di combatterlo anche se è praticamente impossibile. Delle ombre si avvicinano sempre di più ai miei amici e lentamente mi accorgo che si tratta di vampiri e lupi mannari. – Cosa fate? – chiedo subito, in preda al panico.
– Se i tuoi amici non se ne vanno, saremo costretti ad ucciderli – mi risponde un lupo mannaro.
– Cosa? No! – esclamo io cercando di andare verso di loro, ma il mostro mi prende e mi ferma. Cerco di farmi lasciare, però è troppo forte per me. – Lasciateli andare! Abbiamo un patto!
– Non è colpa nostra se i tuoi amici non fanno quello che tu gli ordini di fare – risponde il lupo mannaro.
Guardo tutti i miei amici, i quali si stanno riunendo più vicini possibili, e capisco che devo cercare di combattere il mostro adesso. Prendo la mia spada, ma il mostro capisce subito quello che voglio fare e mi fa girare verso di lui. Trattengo il respiro mentre i suoi occhi diventano rossi per la rabbia: un vampiro. Eppure ne approfitto e riesco a prendere un coltellino, gli taglio il braccio visto che purtroppo è l’unico punto dove riesco ad arrivare.
Egli fa uno strano verso e si distacca da me. – Uccidetela! – urla lui con gli occhi ancora più rossi di prima. – Anzi no, faccio io – aggiunge poi. Lo guardo, un po’ spaventata, eppure sono pronta per un suo eventuale attacco. Si avvicina a me con i suoi poteri da vampiro e mi ritrovo i suoi denti dentro il collo, mentre proprio quando si stava avvicinando ero riuscita a prendere la mia spada. La impugno bene e cerco di alzarla, ma già sono stanca e così essa cade a terra.
– No! – urla qualcuno, credo si tratti di Jeremy ma non ne sono sicura. C’è troppo poco sangue dentro di me e sono sempre più stanca, mi lascio andare e il mostro fa in modo che rimanga in piedi.
Poi succede qualcosa di strano: il vampiro mi lascia andare e pochi secondi dopo mi cade addosso, facendoci cedere entrambi. Cerco di togliermelo di dosso, però è troppo pesante. Qualcuno lo toglie per me e quando alzo lo sguardo sono costretta a trattenere il respiro: Cole.
Mi prende per mano e mi fa alzare, continuo a guardarlo a bocca aperta senza riuscire a dire niente. Si dovrebbe ringraziare in questi casi, magari pure abbracciare, ma stiamo parlando di Cole… e lui mi ha uccisa mesi e mesi fa. Come fa ad essere qua? Come faceva a sapere che ero in pericolo? Lo so che dovrei essergli grata, però non volevo essere salvata da lui. – Stai bene? – mi chiede lui dopo un po’.
Se sto bene? Molto probabilmente ho la metà di sangue dentro il mio corpo. – Sì, emh… grazie – bofonchio io, ancora più confusa.
– Di niente – ribatte lui sorridendomi dolcemente.
Mi giro per gaurdare i miei amici. Stanno entrando nella giostra, così faccio per andare da loro quando vedo Austin in braccio a Jeremy: non si muove e ha gli occhi chiusi. – Austin? – chiedo io piangendo, corro da lui e lo accarezzo. Rantola invece di respirare. – Dobbiamo fare qualcosa!
– Stanno arrivando i maghi – annuncia Isaac continuando ad abbracciare Ivy, sta tremando. Alzo lo sguardo verso Jeremy che continua a guardarmi con gli occhi spalancati e il viso cereo. Mi giro per guardare Cole, ma non c’è più e forse è meglio così.
 
– Si è svegliato da poco – annuncia Ivy. Tutti i miei amici (Allison compresa) sono andati a casa di Austin per aspettare i maghi. Tutti tranne me, che sono dovuta tornare all’Istituto per farmi curare. – È molto agitato, ma i dottori ci hanno detto che non può prendere medicine, così lo abbiamo dovuto sopportare. Prova a vedere se riesci a calmarlo – borbotta poi, sembra veramente stanca. Annuisco e così Ivy si scansa per farmi entrare. Corro subito in camera di Austin e mi fermo di scatto vedendo tutti i miei amici in piedi e solo Austin seduto sul suo letto con gli occhi gonfi.
– Ciao – mi saluta Austin sorridendomi. Il mio cuore si ferma un paio di secondi in più del dovuto e poi orro da lui per abbracciarlo. Oh! – esclama lui ridendo, mi stringe a lui e sospira rilassandosi.
Chiudo gli occhi piangendo come una scema, pensavo veramente di averlo perso per sempre. Pensavo che fosse morto tra le braccia di Jeremy e pensavo che ce l’avesse ancora con me. – Ma che ti è venuto in mente? – chiedo io distaccandomi un po’ da lui per guardarlo in faccia. – Perché sei andato da quel tipo?!
– Non era così inquietante all’inizio e comunque ci sono andato perché lui mi ha detto che ti aveva presa e che ti avrebbe liberata solo se fossi venuto anch’io. Lo che è stupido, però… mi aveva detto che ti aveva presa e non ti potevo lasciare in quel modo – risponde Austin arrossendo un po’. Gli sorrido e lo abbraccio di nuovo. – Mi sei mancata, Cassie. E grazie.
– Non mi ringraziare – mormoro io stirngendolo ancora di più a me. – Mi sei mancato così tanto.
– Anche tu mi sei mancata – sussurra lui stringendomi. – Dai, andate a casa. Sarete stanchi morti e mio padre dovrebbe essere di ritorno tra poco.
– Dov’è tua madre? – chiedo, perplessa. La madre di Austin è sempre stata a casa, è una di quelle persone a cui piace stare a casa il più possibile.
– L’hanno assunta per fare l’assistente di un uomo molto ricco, è dovuta partire con lui. Ritorna tra due giorni – borbotta lui, non sembra molto felice di questa cosa. Sua madre non ha mai avuto un vero e proprio lavoro, lo stipendio del padre di Austin è sempre bastato, ma a quanto pare ci sono dei problemi. Il padre sta sempre fuori, la maggior parte delle volte Austin nemmeno lo sente entrare ed uscire di casa per quanto lavora; ma fin da quand’era piccolo ha sempre avuto molta fiducia in lui e ogni domenica (il suo unico giorno libero) m’invitava a cena a casa loro.
– Se succede qualcosa non esitare a chiamarmi, ok? – chiedo io con le lacrime agli occhi. Gli do un bacio sulla fronte e lo guardo, aspettando una risposta.
– Sì, va bene – risponde lui guardandomi con quei suoi occhioni scuri. Gli sorrido per l’ennesima volta e lo abbraccio ancora una volta. Ride stringendomi a lui. – Vai a dormire, sei stanca morta, e quando sei stanca morta sei isterica e piagnucolona.
Gli do una spinta appena mi distacco da lui e così si mette a ridere. – Stronzo – borbotto facendo la voce da bambina. – Buonanotte.
Tutti escono dalla stanza prima di me ed entrano in macchina. Il viaggio è silenzioso, siamo tutti stanchi morti. Tutto questo sembra essere stato solo un sogno adesso, un incubo dal quale sto per svegliarmi. Eppure non mi sveglio mai. Ogni giorno mi sveglio con la paura che possa accadere qualcosa di brutto, e puntualmente succede. La mia vita ormai sembra essere un film horror, o appunto un incubo.
Quando entriamo tutti entriamo nell’Istituto decido di parlare. – Ragazzi – li chiamo e tutti si girano. – Grazie. Grazie per essere venuti e per aver portato Austin a casa. Non vi ringrazierò mai abbastanza – dico. Ivy è la prima ad avvicinarsi a me per abbracciarmi.
– Ivy – bofonchia Isaac staccandola da me. – Vai a dormire. Non ti reggi nemmeno più in piedi per la stanchezza – le dice guardandola negli occhi. Quest’ultima annuisce, mi guarda un’ultima volta e poi se ne va. Isaac mi guarda senza aggiungere niente per un bel po’ di tempo. – Sei la solita. Ma che ti è venuto in mente?! – sbotta poi prima di abbracciarmi. Appena si distacca da me, mi fulmina con gli occhi e poi se ne va.
– Io vado a dormire – dice Allison mettendo una mano sulla spalla di Jeremy. – Sei stata coraggiosa, Cassie. Hai scelto la vita dei tuoi amici al posto della tua, e per questo ti.. ti stimo, sì – borbotta lei, fredda come sempre. – Buonanotte.
– Grazie, anche a te – rispondo io, imbarazzata, guardando Jeremy.
Fa spallucce e fa un sospiro scompigliandosi un po’ i capelli. – Te lo dovevo – mormora continuando a guardare per terra, sembra distrutto tanto quanto gli altri, se non di più. – Buonanotte.
– Jeremy – lo chiamo io quando vedo che se ne sta andando. – Forse dovremmo parlare.
– Già, dovremmo – mi fa eco lui continuando a darmi le spalle. – Buonanotte, Cassie.
Mi lascia così, da sola e con l’orgoglio sotto i piedi. All’inizio penso di poterlo accettarlo, perché dopotutto noi siamo così: più lontani stiamo e meglio è, ma poi mi rendo conto che possiamo stare separati per un po’, eppure ci ritroviamo sempre insieme. Noi ci ritroviamo sempre. Decido così di seguirlo in camera sua, dopo tutto quello che mi ha ripetuto Ivy non posso lasciarlo andare così. Sta male e questo fa stare male anche me. Busso alla porta ed apro prima che lui possa dirmi di non entrare; ma forse avrei dovuto asepttare… visto che adesso sta con solo i boxer e mi guarda con gli occhi sbarrati.
– Sbaglio o qualcuno dovrebbe prima avere il permesso di entrare nelle camere altrui? – chiede lui ricomponendosi, dopotutto non credo sia un vero problema per lui farsi vedere in questo stato.
– Emh.. Sì, sì, in teoria è così – balbetto io, rossa in viso.
Ride mettendosi i pantaloni del pigiama, scuote la testa mentre io lo guardo ancora più imbarazzata, così tanto che non riesco nemmeno a girarmi. – Non fa niente, la tua faccia è una gradevole ricompensa – ribatte lui ridendo.
– Cosa ha la mia faccia che non va? – chiedo io, giusto per sviare l’argomento Sono Entrata Senza Il Tuo Permesso E Ti Ho Visto Con Un Solo Indumento Addosso. Anche se, ripeto, non credo sia un problema per lui, calcolando il fatto che l’ho visto senza indumenti.
– Oh, niente! Sei solo rossa come un peperone e i tuoi occhi stanno per uscire dalle orbite. Niente di ché – risponde lui ridacchiando.
– È che non mi aspettavo di trovarti nudo! Cioè… praticamente nudo, con i boxer – bofonchio io, ancora più rossa in viso. Sento il mio cuore battere velocissimo e la mia faccia andare in fiamme, non credo sia una buona cosa.
– Secondo te come vado a dormire? – chiede lui guardandomi con il suo sorriso da furbetto. Rimango in silenzio e così il suo sorriso svanisce, fa un sospiro. – Perché sei qua, Cassie? Sono stanco, non sono veramente in grado di avere una conversazione matura al momento.
 – Provaci almeno – sussurro io cercando i suoi occhi, visto che sta facendo di tutto per non guardarmi.
Si mette una maglietta e mi guarda senza avvicinarsi. – Hai paura di me? – chiede con voce tremante. Ho paura di lui? Oddio, no. Per un momento ho avuto paura, quando ha attraversato quel muro d’acqua, ma non mi potrebbe mai fare del male. Non me n’ha fatto quando aveva spento tutto, quando non era più il mio Jeremy; non potrebbe mai farmi del male adesso. Però in quel momento ho avuto paura, e forse una ragazza non dovrebbe mai avere paura del suo ragazzo. Abbasso lo sguardo non sapendo cosa rispondere e lui deve aver preso il mio silenzio come una risposta positiva, perché sospira e mormora: – È tutta colpa mia. Non dovevo dare di matto, ma l’ho fatto e ora a malapena mi guardi negli occhi. – Si siede sul letto e si mette le mani nei capelli. – Lui ti ha salvata, Cassie – continua coprendosi la faccia con le mani. – Ti ha salvata e se n’è andato. Mio fratello ti ha salvata e se n’è andato. Eri pronta a morire per il tuo ex ragazzo… Io non credo di farcela, Cassie. Mi dispiace, davvero, ma tutte queste persone ci sono perché ti amano ed io non posso veramente competere. Hai paura di me! Come fai ad essere qua?! Come fai a parlarmi ancora?! Non posso competere con loro. Non posso. Non sono niente in confronto a loro, ed è la verità! Mio fratello vuole uccidere tutti tranne te e governare il mondo insieme a te! Ti sta offrendo il mondo, Cassie! Austin è corso in tuo aiuto senza nemmeno pensarci un secondo e sarà sicuramente pronto a lasciare definitivamente quella Abby per te. Ti sta offrendo una famiglia che ti vuole bene, ti sta offrendo una casa dove stare. Ed io? Che ti posso offrire io, Cassie? Litighiamo ogni giorno e poi va a finire che qualcuno bacia qualcun altro. È tutto un casino quando si parla di noi due. Non posso veramente competere con mio fratello che ti offre il mondo e il tuo ex ragazzo che conosci meglio di chiunque altro. Non posso… mi dispiace.
– Non si tratta di competere, Jeremy – dico io continuando a stare immobile. Mi guarda come se non riuscisse a capire. – Ma non lo capisci?! Non c’è niente da competere quando ci sei tu in mezzo. Vinceresti sempre tu, non c’è nemmeno bisogno d’iniziare una competizione! Perché il secondo dopo avresti già vinto!
– Bé, allora sei una stupida – mormora lui guardandomi con un tono triste e arrabbiato allo stesso tempo. Forse ha ragione, non riesce proprio ad avere una conversazione matura quando è stanco.
– Ok, ne riparliamo domani – borbotto io guardandolo, ma lui continua a tenere gli occhi a terra annuendo.
– Sì, ne riparliamo – ribatte lui non degnandomi nemmeno di uno sguardo. Scuoto la testa capendo che non ne riparleremo per un bel po’ di tempo e poi me ne vado.   


Angolo Autrice:
Sono tornata! Scusatemi ma in queste ultime settimane ho dovuto studiare veramente tanto, per poi non ricordarmi niente il giorno dopo. Oggi è il giorno degli scrutini e mi metteranno ben tre debiti... Vi dico tutto questo perché purtroppo l'incubo non è ancora finito: dovrò studiare un bel po' per recuperare tutti e tre i debiti, spero di riuscirci in poco tempo ma un debito è grave... 
Comuqnue... che ne pensate del capitolo? Austin e Cassie hanno finalmente fatto pace! Dall'altra parte però abbiamo un Jeremy molto insicuro, il ché è molto strano.
Mi scuso per eventuali errori e vi chiedo come sempre di recensire.
Un bacio e al prossimo capitolo. 

 

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Capitolo 6
*** Rivelazioni ***


Capitolo 6
Rivelazioni
 
Mi sveglio di soprassalto e sudata, mi guardo intorno ma non c’è nessuno, così mi metto indietro i capelli cercando di tranquillizzarmi. Vado a fare colazione e mentre mi preparo non posso fare a meno di pensare al fatto che sono passate due settimane da quando è successo tutto quello che è successo con Austin, e che adesso finalmente la mia punizione è finita. Potrei pure sorridere, se non fosse per Jeremy, il quale continua ad evitarmi. Credo si stia punendo da solo per aver dato di matto quando sono andata da Cole, non so veramente cosa fare. Voglio stargli lontana, è quello che mi piacerebbe fare, ma non ci riesco. Non posso stargli lontana, solo al pensiero mi viene la nausea. E molto probabilmente per lui è lo stesso, è per questo che mi sta alla larga: per punirsi.
Riuscirò mai a stargli dietro? Riuscirò mai a fidarmi di lui? Era tutto molto meno complicato quando c’eravamo solo io, Austin, Iris e l’allenamento continuo. Mi sentivo così superiore, a volte. Mi sentivo così.. potente e brava. Adesso invece mi sento solo in pericolo, perennemente in pericolo.  E per niente brava. E per niente superiore.
Credo di essere cambiata in quest’ultimo anno, e spero in meglio. Il Natale è stato una noia qua nell’Istituto, però non mi è mai piaciuto il Natale, quindi credo sia comprensibile. Oggi invece è il 31 dicembre e non vedo l’ora che inizi un nuovo anno. Quest’anno ha portato tante morti con sé… è stato molto sgradevole come anno. Spero che quest’anno che sta per arrivare sia più bello, più gioioso e soprattutto con meno morti. Lo spero davvero tanto. E spero di stare con Jeremy, spero che Ivy ed Isaac si rimettano insieme e spero che tutte queste battaglie finiscano nel migliore dei modi.
La voce di Louis mi fa sobbalzare riportandomi nel mondo reale, sbuffo e scendo giù sapendo che mi toccherà un’altra volta stare vicino a Jeremy senza che lui mi rivolga la parola o uno sguardo. Mi siedo al tavolo e, come previsto, Jeremy è immobile e ascolta gli altri che parlano dei programmi di questa sera e della loro festa. Eireen mi chiede se mi unirò a loro e ovviamente io dico di sì, anche se non so cosa mettermi.
– Oh, sempre i soliti vestiti pomposi – esclamai Isaac masticando la sua fetta di pane con la nutella.
Ivy raddrizza subito la schiena come se avesse appena sentito un demone in arrivo e si gira verso Isaac. – Che hai da ridire sui vestiti che ci mettiamo? – chiede Ivy guardandolo male. Sembra che stia molto meglio, ma è una brava attrice; a volte mi capita di voler entrare in camera sua ed abbracciarla mentre piange, e ci provo ma lei mi dice di andarmene ed io le do ascolto.. sempre. So cosa significa volere stare da sole.
– Niente, è solo che sono sopravvalutati  troppo lunghi – risponde Isaac guardandola nel modo che a me piace tanto, quel modo che mi da la conferma che prova ancora qualcosa per lei. Ivy arrossisce, si gira e mi guarda; sorrido capendo che ha letto qualcosa di imbarazzante nella mente di Isaac.
– E tu, Jeremy? – chiede Harry. Continua a cercare di farselo amico anche se dopo quello che è successo durante l’allentamento Jeremy nemmeno lo saluta. Quest’ultimo continua a guardare il suo piatto, sta pensando a qualcosa me non riesco a capire di cosa si tratta. Lo guardo mentre sembra proprio essere in un altro mondo, ed è così maledettamente perfetto anche quando non c’è con la testa! – Jeremy, ci sei? – chiede Harry guardandolo con la fronte aggrottata.
A questo punto Jeremy alza lo sguardo e sembra quasi non si ricordarsi dove si trova. – Come? – chiede guardando Harry con un’aria completamente spaesata.
– E tu? – ripete Harry, eppure Jeremy sembra ancora più confuso. – Ci vieni al ballo sta sera?
– Il ballo – borbotta lui. – Quale ballo? – chiede continuando ad essere il ragazzo disperso della situazione.
–Per festeggiare il nuovo anno! – squittisce Ivy, la quale muore dalla voglia di continuare a parlare di come sarà fantastico e ben arredato. Jeremy annuisce e poi continua a mangiare e fissare il suo piatto. – Sei vivo? Sai che giorno è oggi?
– A quanto pare è il 31 dicembre – risponde Jeremy, di nuovo soprappensiero.
– Tutto bene? – chiedo io con la fronte aggrottata, c’è qualcosa che non va; ma lui sembra non ascoltarmi, continua a guardare il piatto. Alzo lo sguardo verso Isaac, che fa spallucce facendomi capire che non sa di cosa si tratta. – Tutto bene, Jeremy? – ripeto io, un po’ infastidita.
La mascella di Jeremy si contrae, questo significa che mi sta ascoltando. – Certo – risponde lui freddamente continuando a guardare quel maledetto piatto. Faccio un respiro profondo cercando di mantenere la calma, anche se, in questo momento, sembra proprio impossibile.
– Sei sicuro, amico? – chiede Isaac, abbastanza cupo. Jeremy alza lo sguardo verso di lui e rimane in silenzio, lo fissa e basta. È un po’ inquietante.
– Ragazzi! Guardate chi c’è! – esclama Harry alzandosi di scatto dalla sedia e guardando proprio dietro di me.
Mi giro con il cuore in gola e sussulto. Non è possibile. Mi rendo conto solo adesso di essermi alzata dalla sedia e di stare respirando velocemente. Cody guarda tutti, ad un certo punto il suo sguardo si ferma su di me, ma non rimane a guardarmi per molto. Il mio cuore continua a voler uscire dal petto, addirittura Jeremy sembra essersi ripreso e sta fulminando con gli occhi Cody. – Che ci fa qua? Pensavo non potesse più ritornare – mormoro io, incredula.
– A quanto pare si sono sbagliati – dice Ivy, ormai accanto a me. – Devo andare a parlare con mio padre, ci deve essere qualcosa… – Si ferma di scatto e quando mi giro a guardarla è pallida come un cencio. Cerco di capirne il motivo e quando lo faccio sono costretta a fare un passo indietro per lo stupore. Quello che sto vedendo è una cosa impossibile: Louis Dempson sta scendendo le scale e sta andando verso l’uscita guardando Cody. – Papà! – urla Ivy, il padre si gira e viene verso di noi. Sembra invecchiato di dieci anni.
– Ragazzi, mi dovete ascoltare – sussurra lui, ormai davanti a noi. – Mi hanno licenziato – annuncia.
Faccio un altro passo indietro e quasi inciampo e cado per terra. – Cosa?! Perché?! – urlo io.
– Non lo so. Sta succedendo qualcosa di veramente strano in quest’Istituto – risponde Louis guardandosi dietro. – Ascoltatemi bene, ragazzi. Io non ci sarò più quando farete le solite cavolate, ok? Quindi vedete di non farle più. Ho sentito che il vostro nuovo preside è veramente uno tosto, è stato scelto dagli Anziani e…
– Ma perché? – chiede Jeremy, sbigottito.  Anche lui mi sembra molto più grande, ora come ora.
Louis sospira e abbassa lo sguardo a terra, stanco. Sembra che tutto il peso del mondo gli si sia appena posato su quelle possenti spalle. – Non lo so. Mi hanno chiamato le segretarie degli Anziani e mi hanno detto che dovevo sgomberare il mio ufficio e andarmene a casa.
– Ma non ha senso! – sbotta Ivy piangendo. – Io vengo con te! – continua dopo un po’ stringendolo a sé. A questo punto è inutile spiegare quanto il mio mondo si stia sgretolando, un’altra volta. Il mio cuore sembra stare da tutte le parti tranne che nella gabbia toracica.
– Lo sai che non puoi uscire da qua, piccola – dice Louis stringendola ancora di più, chiude gli occhi e sono costretta a vedere delle lacrime uscire dai quei occhi verdi.
Mi metto una mano sul petto commuovendomi, mentre con l’altra cerco quella di Jeremy, ma ovviamente non la trovo. Lo guardo con le lacrime agli occhi e lui, per la prima volta dopo settimane, ricambia lo sguardo. È perso e mi rendo conto solo adesso che per lui è come un secondo padre. Nei suoi occhi c’è solo confusione e tristezza, e questo mi fa stringere così tanto il cuore che lo abbraccio. Jeremy non ricambia l’abbraccio, ma va bene così, perché so che, per quanto si stia punendo, è felice che io lo stia abbracciando.
– Ragazzi, veramente, non sto scherzando. Le regole saranno molto più ferree d’ora in poi, e se non le rispetterete le punizioni non saranno una passeggiata, ok? Mi avete capito? – chiede e tutti annuiamo, anche se credo che sia più per lo shock che per altro. – Vi voglio bene, ragazzi. Ognuno di voi è stato importante per formare il nostro Istituto – aggiunge guardandoci. Non serve aggiungere altro, lo sa anche lui e infatti se ne va. Guardo Ivy che continua a singhiozzare tra le braccia di Isaac, il quale ha gli occhi chiusi e continua a scuotere la testa.
Lo so che è da incoscienti ma adesso non posso fare a meno di pensare a Cody e a come lui c’entri qualcosa in questa storia. Faccio per andare da lui quando qualcuno mi ferma, spero vivamente che si tratti di Jeremy, ma quando mi giro vedo solo Harry. – Non farlo, Cassie. Non peggiorare la situazione, è già abbastanza critica così – borbotta Harry scuotendo la testa.
Ivy scappa in camera sua e Isaac la segue chiamandola. Mi guardo intorno per cercare Jeremy, ma non lo trovo. – Dov’è andato Jeremy? – chiedo senza fiato.
– È corso via – risponde Scott. – Credo sia andato in camera sua – aggiunge e quando lo guardo annuisce.
Corro di sopra per andare da lui lasciandomi tutto alle spalle, lasciandomi tutti alle spalle. Entro in camera sua senza bussare e la camera è a fuoco, ogni centimetro della camera. Trattengo il respiro e poi tutta l’acqua che riesco a controllare entra dentro la camera, inzuppando anche Jeremy. Mi guarda male, ma faccio finta di niente e chiudo la porta, ormai dietro di me.
Rimaniamo per un po’ a fissarci senza dire niente, o almeno non con le parole. I suoi occhi mi stanno facendo capire tante cose: ha bisogno di aiuto, so che sta per crollare, so che ha bisogno di qualcuno che gli dica che, anche se adesso niente va per il verso giusto, si sistemerà tutto. So che adesso ha bisogno di me. Avanzo verso di lui, mentre ad ogni mio passo si irrigidisce sempre di più. Mi fermo quando le mie scarpe toccano le sue, e alzo una mano per metterla sul suo petto, sul suo cuore. Batte forte e sento il dolore. Il dolore di aver perso un altro padre. Mi guarda come se fossi un incubo ma allo stesso momento un sogno fantastico. Cerco di dirgli tutto con gli occhi, di dirgli che andrà tutto bene, che sarò al suo fianco nonostante tutto, e che lo amo, lo amo veramente con tutto il mio corpo e con tutta la mia anima. – Ti amo – sussurro io con le lacrime agli occhi mentre lui sembra meno perso, più il Jeremy forte.
– Ti prego, Cassie, vattene – dice lui con voce tremolante.
Il mio cuore si stringe ancora di più, so che lo sta facendo per punirsi, ma credo si sia punito abbastanza. Gli prendo il viso con tutte e due le mani e lo bacio. Premo le mie labbra sulle sue così tanto che mi fanno quasi male, ma va bene così, deve sapere che ci sono, che sono qua per lui e che non me ne vado. Sento il fuoco e l’acqua, quel caldo e poi quel freddo attraversarmi il corpo e so che stiamo combattendo tutti e due per tenere i nostri poteri sottocontrollo. Gli stringo i capelli che da due settimane non spettinavo, e mi accorgo che sono cresciuti un po’ e che gli stanno benissimo. Finalmente posa le sue lamni sulla mia schiena e mi stringe a lui. Mi appoggia al muro e quando apro gli occhi vedo il fuoco e l’acqua dietro di lui, eppure non mi fanno paura, so che non succederà niente di brutto in questo momento. Mi fermo a guardarlo e così si ferma anche lui; è così bello che potrei quasi svenirgli addosso con questi capelli arruffati e le guance rosse. Gli occhi sembrano brillare di luce propria, eppure sembra anche un po’ addolorato ed è una sensazione che conosco bene. Gli metto i capelli indietro continuando a fissarlo, i suoi occhi sembrano più blu in questo momento e sono fantastici. Lui è fantastico, è veramente perfetto. Passo la mano dai suoi capelli fino alla sua guancia, chiude gli occhi ispirando forte e protende un po’ il viso verso di me. Non me lo faccio chiedere due volte, accarezzo il suo viso e gli ripeto che lo amo.
– Cassie, quello che ho fatto… – inizia lui, ma si ferma chiudendo un’altra volta gli occhi, segno che sta ancora combattendo contro sé stesso per cacciarmi un’altra volta dalla sua camera. Quindi mi avvicino e lo bacio, lentamente per fargli capire tutto quello che sto provando in questo momento. Mi posa le mani sulla schiena e mi stringe a lui con forza, con un po’ di affanno. Mi chiedo veramente se sia qeusto quello che vuole in questo momento, se sia il momento giusto. Lo faccio indietreggiare un po’ per fargli capire che lo voglio, che se lui ne ha bisogno quanto me allora va bene. Si distacca da me prendendomi il viso con tutte e due le mani e mi guarda attentamente. – Sei sicura? – sussurra lui, e a me viene da ridere, perché non è proprio la domanda che mi aspettavo.
– Sì – rispondo, convinta, e mi congratulo con me stessa perché finalmente sono riuscita a controllare il tono della mia voce. Jeremy sembra pensarci un po’ su ma, quando mi stringe e mi ricomincia a baciare con più passione di prima, mi rendo conto che sì, è il momento giusto.
 
– Tutti i Cacciatori sono invitati a raggiungere immediatamente il salone dell’Istituto – ordina una donna che non credo di conoscere.
Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è Jeremy, il quale si è appena svegliato. Mi mette una ciocca dietro l’orecchio guardandomi come se fossi veramente una persona straordinaria, senza la quale lui morirebbe. – Dobbiamo andare – sussurro io guardandolo, rossa in viso. Jeremy con i capelli ancora più arruffati e gli occhi assonnati è uno spettacolo molto gradito, mi verrebbe quasi da mandare a quel paese l’Istituto e di rimanere qua con lui.
– Ma che ti frega?! Ci sarà un nuovo cacciatore – dice lui accarezzandomi la guancia.
– Oh, sei molto allettante, Jeremy Ruterful, ma ti vorrei ricordare che le regole sono più rigide adesso.
– Cosa ci possono fare? Ci mandano a pulire i piatti? E se anche fosse? – chiede lui continuando ad accarezzarmi il viso. Alzo gli occhi al cielo sapendo che mi sta convincendo, però poi mi ricordo la voce fura della donna che ci ha ordinato di scendere e rabbrividisco. Mi alzo dal letto prendendo tutto il lenzuolo e me lo avvolgo intorno al corpo; Jeremy scoppia a ridere, eppure non riesco a girarmi per fulminarlo con lo sguardo per l’imbarazzo.
Dopo esserci preparati scendiamo giù, ma appena l’ascensore si apre una donna e un uomo ci accolgono con le mascelle serrate e le braccia incrociate. Prendo subito la mano di Jeremy, un po’ spaventata, e lui me la stringe. – Bene, bene – borbotta l’uomo. – Vedo che qua abbia dei ritardatari. Dov’è andata a finire l’educazione, ragazzi? Vi è stato ordinato di scendere immediatamente.
– Non stiamo in un istituto di militari – ringhia Jeremy, gli stringo la mano per avvisarlo di non iniziare a fare il solito ragazzo arrogante, dal momento in cui non mi sembrano persone molto buone.
– Peggio, ragazzo. Peggio – ribatte la donna guardandolo in un modo che non mi piace.
– Va bene, ci dispiace. Possiamo andare adesso? – chiedo io, fredda come non mai.
I due mi guardano facendo un sorriso molto inquietante. – Non so. Che ne dici? Li mandiamo subito nell’ufficio di Alan, oppure aspettiamo prima le presentazioni? – chiede la donna fissandomi con gli occhi a fessura.
– Aspettiamo le presentazioni e poi li mandiamo da Alan – risponde l’uomo guardandomi, sembra un leone pronto a sbranare la sua preda.
– Sentite, è colpa mia, ok? Sono stato io a farle fare tardi, quindi se c’è qualcuno che deve essere punito sono io! – sbotta Jeremy lasciandomi la mano. Mi giro verso di lui, ancora più impaurita, e sussurro il suo nome. La sua risposta è solo un’occhiataccia.
– Ma che cavaliere! – esclama la donna avvicinandosi a lui. Sento tutto il mio corpo pronto a scattare e la gelosia fare capolino. – Peccato che lei sia qua, insieme a te. Dovete essere puniti tutti e due. E ora andate – prosegue la donna facendosi da parte. Ce ne andiamo subito, non ce lo facciamo ripetere due volte, e raggiungiamo tutti i ragazzi.
Davanti a tutti ci sono due persone: una ragazzo con un abito un po’ troppo corto e un uomo dai tratti molto particolari e decisi. – Quindi… io sono Alan e lei è mia figlia, Paige – si presenta l’uomo con voce autoritaria. – Sono il vostro nuovo preside e le regole saranno molto – ma molto – più dure rispetto a quelle precedenti. La festa di stasera si farà, so che Ivy Dempson ha già organizzato il tutto e non voglio rovinare niente. Eppure mia figlia non approva quei vestiti eleganti.
– Sì, voglio dire.. – interviene la figlia. – Siamo nel ventunesimo secolo! Ce la possiamo fare ad usare dei vestiti un po’ più corti? – propone sorridendo a Jeremy. Paige sembra essere una bellissima ragazza, ma sembra essere anche molto viziata e stupida. E forse sì, un po’ sono intimidita da quei suoi capelli castano chiaro che le arrivano appena sotto le spalle, la carnagione un po’ più scura di essi e gli occhi verdi.
– Ma è la tradizione! – urla Ivy, incredula.
– Ragazzi, dovete alzare le mani e, solo dopo avere il permesso, potete parlare – la rimprovera Alan guardandola dritta negli occhi e facendo chiudere la bocca a Ivy una volta per tutte.
Faccio segno a Jeremy di andare dalla nostra amica e lui annuisce con il volto cupo.
– Per ora è tutto. Avete qualche domanda? – chiede Alan, ma nessuno alza la mano. – Bene – aggiunge con un sorriso trionfante. – Allora a sta sera. Allenatevi. Non è una proposta, è un ordine.
Scuoto la testa, incredula. La vita in quest’Istituto senza Louis Dempson sembra un incubo. Ivy inizia ad urlare, dicendo che non può essere vero, e Isaac cerca di rassicurarla dicendole che si tratta solo di vestiti. – Solo dei vestiti?! – urla a questo punto Ivy. – È una tradizione che viene tramandata sin dall’inizio! I soliti vestiti corti sono insignificanti. Allora facciamo prima ad andare in discoteca come tutti gli umani normali! – sbraita ancora, prima di andarsene ancora più arrabbiata di prima.
– Jeremy Ruterful e Cassandra Moonic – ci chiama la donna di prima. – Venite – ci ordina avanzando verso l’ascensore.
Guardo Jeremy un po’ spaventata, ma lui continua a guardare la donna con la mascella serrata. – Potrei bruciarla viva – mormora, infuriato. Gli stringo ancora di più la mano e scuoto la testa per fargli capire che non può dire così, che lo stanno proprio davanti a noi e ci possono sentire. – Non mi piace come ti guardano – ringhia Jeremy guardandoli male. Una scia di fiamme si crea dietro di loro.
– Jeremy! Smettila! – sussurro io, impaurita.
– Spegni queste fiamme, ragazzino – dice semplicemente l’uomo continuando ad avanzare, senza nemmeno degnarci di uno sguardo. Quando però le fiamme non si spengono l’uomo ripete con più enfasi: – Spegni-le-fiamme.
– Perché dovrei? – esclama Jeremy. – Ci state trattando come delle formiche insignificanti!
Prendo un respiro profondo e spengo le fiamme con l’acqua, bagnando un po’ tutto il pavimento. Jeremy si gira verso di me e mi fulmina con gli occhi. – Così peggiori solo le cose – mormoro io rispondendo anche alla gara di sguardi.
 – Brava, Whitesun – dice la donna facendomi rabbrividire. – Sai, Alan è molto contento di incontrarvi. In molti parlano di te, e devo dire che sono tutte cose fantastiche – continua, mentre entriamo nell’ascensore. Mi guarda sorridendomi. – La Whitesun che è riuscita a fare cose meravigliose. Eppure sei la prima ad essere punita. In molti dicevano che Louis Dempson aveva delle preferenze, ma non pensavo fino a questo punto.
Jeremy avanza verso di lei con fare minaccioso e, anche se vorrei farlo anch’io, lo fermo fulminando la donna. Tutti e due scoppiano a ridere facendomi arrossire sia per l’imbarazzo che per la rabbia che sto provando. – Voi ragazzini siete così stupidi! Pensate veramente di poter vincere contro di noi? Bé, vi sbagliate – esclama l’uomo.
– Vuoi vedere? Vi ritroverete a correre come delle fiamme viventi – digrigna i denti Jeremy.
– E non pensi ai nostri poteri? – chiede l’uomo.
L’ascensore si ferma e ci ritroviamo nel vecchio ufficio di Louis. Alan è in piedi e guarda fuori dalla finestra, pensieroso, con le braccia incrociate e le gambe un po’ divaricate. – Signore – lo chiama la donna, Alan si gira e guarda prima i suoi collaboratori e poi me e Jeremy. – Qua abbiamo due ritardatari, in più hanno pure cercato di attaccare briga con noi.
– Bene. Potete lasciarci da soli – ribatte semplicemente Alan, e i due, un po’ come cagnolini, lo ascoltano e se ne vanno senza dire altro. Abbasso lo sguardo sentendo quello troppo insistente di Alan. È un bell’uomo, sui quarant’anni e con i capelli bianchi e corti che ricordano quelli di un militare, occhi scuri e lineamenti del visto fin troppo marcati. – E così voi siete “I Destinati” – inizia lui avvicinandosi a noi. Jeremy prende subito la mia mano e la stringe, in ansia. – E tu, Cassandra Moonic, sei una Whitesun. Tutti mi dicono cose formidabili su di te. La coraggiosa e bella Whitesun. Eppure eccoti qua, già dal preside per aver ritardato e dato fastidio ai miei colleghi. Anche l’altro mio figlio è un po’ come te, sai? – Jeremy mi stringe la mano facendomi capire che sta diventando geloso. – E tu, Jeremy Ruterful! Ho molti piani per te. In molti parlano di te. Il ragazzo con quel fantastico potere, pronto a morire per la sua anima gemella. In molti dicono che non andate d’accordo, ed io non posso far altro che sorridere. Ho altri piani per te, Jeremy. Mia figlia ti ha già messo gli occhi addosso e, credimi, può essere veramente molto testarda quando si tratta delle cose o delle persone che vuole.
– Mi dispiace, signore, ma io sto con Cassie e sono felice di stare con lei. Come dice sua figlia, siamo nel ventunesimo secolo ed io posso benissimo decidere con chi stare. Sua figlia non m’interessa minimamente, mi dispiace per lei – risponde Jeremy guardando Alan negli occhi. Non posso trattenermi dal sorridere e guardare Alan come per dirgli “sì, questo è il mio ragazzo. Solo mio”.
– Vedo che non hai capito con chi stai parlando, Jeremy Ruterful – ringhia Alan.
– Non ci può ordinare con chi stare! – sbotto io, arrabbiata. Ora sono stanca, non posso avere anche lui contro di me. Louis era l’unico che riusciva a capirmi, vuoi per una semplice questione di empatia o vuoi per il suo potere; non posso ricevere ordini anche su con chi devo stare.
Alan mi guarda con aria superiore, ma questa volta decido di tenergli testa. – Hai un bel caratterino, Cassandra. Hanno fatto bene a farti Whiteusn.
– Oh, non può capire quanto – borbotto io fulminandolo con gli occhi.
Mi sorride in quel modo freddo, ho paura di lui e della sua reazione, eppure non me la sento nemmeno di abbassare lo sguardo e farglielo capire. – Tu puoi andare, Jeremy Ruterful – dice Alan continuando a guardarmi in un modo che non mi fa sperare.
– Io non me ne vado senza Cassie – risponde freddamente Jeremy.
– Sei sicuro di volerlo? – chiede Alan sorridendogli ancora di più. Jeremy lo guarda, confuso, e devo dire che lo sono anch’io. – Io sono molto duro con le regole. Mi piacciono le vecchie punizioni. Non so se capite cosa voglio dire – prosegue Alan facendomi capire ancora di meno. Forse questa volta ho esagerato, ma lui non mi sembra essere dalla parte della ragione, anzi.
I due collaboratori di Alan entrano nell’ufficio senza nemmeno bussare, sobbalzo vedendoli in un batter d’occhio accanto a Jeremy. Lo prendono per le braccia e fanno in modo che non possa muoversi, mentre io sono immobile per la paura.
– Che state facendo? – chiede Jeremy guardandoli con gli occhi spalancati. – Lasciatemi andare! – urla cercando di liberarsi dalle prese dei due. Spalanca ancora di più gli occhi vedendo Alan dietro di me. – Non ci provare nemmeno! Fermo! – grida, sempre più in preda al panico. Le fiamme prendono il sopravvento su tutto l’ufficio e poi succede qualcosa di veramente strano: una scossa percorre tutto l’ufficio di Alan, facendo spegnere le fiamme in un secondo. È come se  l’ufficio fosse in una bolla d’acqua. Cado a terra a causa della scossa e i due collaboratori si mettono a ridere. Jeremy sembra sotto shock, e nella sua mente continua a ripetere una sola parola: scudo.
Mi giro verso Alan e faccio un balzo sentendo qualcosa pizzicare la mia guancia, che ora va in fiamme. Subito dopo sento la stessa sensazione sul braccio e poi sulla pancia. Il dolore è così forte che rimango a terra per un bel po’ di tempo. – Ora puoi alzarti, Cassandra Moonic – dice Alan, e l’unica cosa a cui riesco a pensare è che era da tanto tempo che non usavano il mio nome completo. – Fate entrare uno stregone e ditegli che le deve far togliere tutti i segni ma lasciarle il dolore – ordina Alan alla donna e all’uomo. Essi annuiscono e se ne vanno, lasciando Jeremy.
Quest’ultimo viene subito da me e mi scosta i capelli da davanti il viso. – Lei è un pazzo e un sadico! – urla mentre io continuo a rimanere per terra con la guancia, il braccio e la pancia in fiamme. – Usare una frusta! Ma si rende conto di quello che fa?!
– Ma certo che me ne rendo conto. Vedrai che ora non userà più quel tono con me, né proverà a sfidarmi un’altra volta – risponde Alan con nonchalance, dandoci la conferma che è veramente fuori di testa.
– Lei è matto! – urla Jeremy.
– Jeremy Ruterful, non ti farai mica punire anche tu, non è vero? – chiede Alan facendo una smorfia di disappunto.
– Io vado a parlare con gli Anziani. Lei è matto – ringhia Jeremy aiutandomi ad alzare. Non riesco bene a pensare, mi è difficile fare praticamente tutto in questo momento. Tutto il mio corpo sta andando in fiamme e a malapena ne ho il controllo.
– Gli Anziani sono partiti, c’è solo il Primo Anziano a Boston. Tutti gli altri sono dovuti partire – sogghigna Alan. Quindi è stato il Primo a licenziare Louis e a far entrare questo mostro dentro il nostro istituto. Quello che non capisco è: perché?
 
Sono in camera mia, ormai pronta per scendere a questa famosa festa. All’ultimo momento c’è stata una lite tra Ivy e la figlia di Alan, Paige. Si è scoperto che Paige è riuscita a cambiare praticamente tutta l’organizzazione della festa senza il permesso di Ivy, che è l’organizzatrice. O almeno lo era. L’hanno dovute dividere Isaac e Scott, altrimenti sarebbero arrivate alle mani. Per fortuna, non c’è stata nessuna punizione per Ivy. A quanto pare anche Alan ha delle preferenze, ed io non ne faccio parte; Jeremy invece sembra essere il primo della lista. Resta il fatto che alla fine ha vinto Paige e che io adesso stia indossando un vestito molto corto che mi ha ordinato di mettere la stessa Paige su un bigliettino. Credo l’abbia fatto con tutti. Il vestito sembra più una sottoveste di seta tra il lilla e il rosa, con dei tacchi un po’ troppo alti bianchi.
Bussano alla porta ed apro senza nemmeno chiedere: so già che si tratta di Jeremy. Quest’ultimo indossa dei jeans abbastanza scuri con una camicia nera. Non mi piace molto vederlo in questo modo, con una camicia che non gli dona affatto, che non risalta affatto i suoi occhi. E poi perché proprio nera? E perché io proprio lilla? – Sei.. wow – afferma Jeremy dopo un po’, facendomi arrossire. – Questo colore ti sta benissimo.
– Grazie, anche tu sei “wow” – lo imito io, non sapendo cos’altro dire. Scoppia a ridere e mi offre il suo braccio. Scendiamo in silenzio, non so lui ma io sono veramente nervosa di incontrare Paige. Sembra essere una ragazza veramente tosta e viziata fino alle punte dei capelli.
Appena apriamo le porte del salone, che stranamente sono chiuse, la musica rimbomba come non ha mai fatto. Si vede che è stato cambiato tutto, perché Ivy non avrebbe mai messo un palco per poi farci ballare delle donne che indossano i nostri stetti vestitini, ma rossi e con i tacchi neri.
– Oh, eccoti qua, Jeremy! – urla qualcuno. Appena mi riprendo dal vedere le donne che si muovo in un modo un po’ troppo provocante, mi accorgo che accanto a Jeremy c’è Paige. La ragazza indossa il mio stesso vestito, ma è nero e le scarpe mi sembrano essere rosse. Purtroppo mi è difficile distinguere bene i colori, dal momento che le luci sopra di noi passano dal rosa all’arancione, e ad altri tremila colori. E quando vedo il colore del vestito di Paige lo collego subito al colore della camicia di Jeremy: è lo stesso.
La gelosia cresce dentro di me, quindi decido di stringere la mano di Jeremy e di iniziare ad indietreggiare verso la pista per ballare insieme a lui. Jeremy sogghigna come non ha mai fatto e so che ha capito tutto. Mentre mi avvicino a lui per ballare do un’occhiata a Paige, la quale mi sta fulminando con gli occhi. E per quanto mi riguarda può fulminarmi quanto vuole, perché intanto io ho lui e lei ha solo i suoi occhi.
Jeremy mi fa avvicinare ancora di più a lui mettendomi le mani dietro la schiena e sorrido sentendo i bottoni della sua camicia nera, quest’ultimo particolare mi fa venire un buco allo stomaco. – Perché non te la vai a cambiare? – chiedo io guardandolo negli occhi mentre balla a ritmo di musica. Sembra molto bravo, così bravo che riesce a far ballare decentemente anche me, e ce ne vuole.
– Cassie, lasciala stare. Non sono suo solo perché la mia camicia ha lo stesso colore del suo stupido vestito – borbotta lui, infastidito. – Sta sprecando solo tempo. Non ha nessuna chance con me. Sono tuo, proprio come tu sei mia – aggiunge posando le mani sui miei fianchi per farli muovere un po’ di più.
– Ok, ragazzi! – urla il dee-jay fermando la musica. – Ora vi invito a prendere la vostra compagna con il vestito dello stesso colore della vostra camicia e a ballarci questo fantastico lento!
Stringo Jeremy ancora di più a me per paura di lasciarlo andare. – Non diamogliela vinta – gli dico all’orecchio, lo guardo con un po’ di speranza e lui mi guarda che se gli stessi dicendo qualcosa di dolcissimo. Mi bacia i capelli e i miei occhi si chiudono da soli, sento quel buco allo stomaco farsi sempre più largo. Per un momento penso che possiamo farcela, che lui è con me e che ci rimarrà per un bel po’ di tempo.
– Scusatemi – ci interrompe qualcuno. Mi allontano un po’ da Jeremy per capire di chi si tratta: è un ragazzo con lo stesso colore del mio vestito. Non l’ho mai visto prima d’ora, ma la carnagione abbastanza abbronzata mi da la conferma che si tratta del fratello di Paige. – Le regole sono regole. La ragazza sta con me – aggiunge poi guardando Jeremy con lo stesso atteggiamento di superiorità del padre.
– Bé, lei è… – inizia Jeremy, già nervoso, ma lo fermo. So che questo ragazzo non può essere altro che una brutta copia della sorella. Non è difficile immaginarsi la sua reazione: andrebbe direttamente dal padre, il quale non aspetta altro che farmi un’altra volta. E non sono pronta ad un’altra punizione.
– Va bene, abbiamo capito – dico io guardando il figlio del preside. – Ci vediamo tra un po’, ok? – chiedo io guardando Jeremy negli occhi. Annuisce capendo il perché delle mie azioni e mi da un piccolo bacio a stampo, mi guarda per pochi secondi e poi va da Paige, che sta squittendo come un topolino.
Il fratello di Paige mi prende la mano e mi ritrovo attaccata a lui in pochi secondi. Non è un brutto ragazzo, con quei suoi capelli un po’ più scuri di Paige, gli occhi color nocciola e un fisico tonico e abbastanza muscoloso. Eppure non posso fare a meno di metterlo a confronto con Jeremy. E lui vincerà sempre contro tutti. – Non sei un po’ troppo grande per stare qua? – chiedo io mentre gli metto le braccia sulle spalle tenendomi un po’ più lontana del dovuto.
– Così mi ferisci – risponde il ragazzo facendo una smorfia di dolore. – Ho solo ventuno anni, ho appena finito l’addestramento per il mio potere.
– Quindi il tuo potere è lo scudo, esattamente come quello di tuo padre – borbotto io, fredda.
Annuisce sorridendomi. – E il tuo? – chiede lui, ma mi ferma prima che possa dire qualcosa. – Oh, no, aspetta. L’acqua! – esclama sorridendomi ancora di più.
Alzo le sopracciglia, per niente sorpresa. – Hai fatto i compiti. Bravo. Ma che ne pensa tuo padre? Non mi sembra che gli stia molto simpatica – ribatto io con diffidenza. C’è qualcosa che non mi quadra in quel sorriso gentile e genuino.
– Mio padre è un po’ complicato – dice facendo spallucce. – E poi sono maggiorenne. Posso fare quello che voglio.
– Sì, ed io sono minorenne. Come facciamo?
– Ci inventeremo qualcosa – sogghigna lui. Scoppio a ridere e scuoto la testa per fargli capire che non ho intenzione di flirtare con lui. – Sei fidanzata con Jeremy Ruterful, giusto? Preparati a perderlo. La mia sorellina può essere molto competitiva e difficilmente non prende quello che vuole.
– Bé, questa è una di quelle “difficilmente non prende quello che vuole”. Io e Jeremy siamo destinati, ci amiamo. Non ha speranze con lui – ringhio io, infastidita. Jeremy non si è fatto ammaliare da una sirena, figurati se ci casca con una ragazza come Paige.
– Lo vedremo – ribatte lui sorridendomi ancora di più. Il lento finisce, faccio per allontanarmi da lui quando mi stringe ancora di più. Gli ringhio di lasciarmi andare e lui mi risponde: – E dove? Il tuo ragazzo già non c’è più. – Mi guardo intorno e mi rendo conto che ha ragione, Jeremy non c ‘è più. – Te l’avevo detto che mia sorella non era una di quelle che si arrendevano facilmente.
Lo spingo e così lui, sorpreso, indietreggia un po’. Mi guardo un’altra volta intorno, ma Jeremy non c’è veramente. Il cuore mi batte fortissimo e le lacrime tentano di uscire. La voce del dee-jay che ci avverte che sta iniziando il conto alla rovescia mi fa sentire ancora più piccola. Avremmo dovuto baciarci all’inizio del nuovo anno, è un piccolo sogno che ho sin da quando sono piccolina, e ora che ho il ragazzo perfetto nella mia vita me lo stanno portando via con così tanta facilità. Tutti iniziano a urlare, contano alla rovescia, entusiaste per il nuovo anno che sta arrivando, mentre le mie lacrime ormai rigano le mie guance. Non può averlo fatto, non può essere andato via con Paige. È come se tutto andasse a rallentatore, il ché è un bene… credo.
– Tre, due, uno – urlano tutti facendomi venire in mente il suo compleanno, la nostra prima volta, i suoi poteri: noi. E adesso? Cosa sta succedendo adesso? Niente. Tutti si stanno baciando, sicuramente anche le persone che non si conoscono a vicenda; ed io sono qua, con le lacrime agli occhi e la paura di averlo perso. Non avrei dovuto lasciarlo, non sarei dovuta andarmene, avrei dovuto continuare a tenerlo stretto e ballare il lento con lui, avrei dovuto continuare a combattere per averlo, avrei…
Qualcuno mi prende di scatto, mi fa girare verso di lui e mi bacia. D’istinto mi allontano e apro gli occhi, sto per mollare uno schiaffo ma incontro subito gli occhi di Jeremy. Trattengo il fiato: è qua, davanti a me, e mi stava baciando. Gli tiro ugualmente uno schiaffo e poi mi avvicino per baciarlo. So che è da matti, ma mi ha fatto stare veramente male in questi pochi minuti.
Si distacca da me solo dopo che tutti si sono messi ad applaudire per il nuovo anno. – Mi dispiace – dice semplicemente lui guardandomi negli occhi. – Ha cercato di baciarmi, ma me ne sono andato. Mi dispiace averci messo così tanto tempo. So che era un po’ il tuo desiderio quello di baciare la persona giusta allo scoccare della mezzanotte.
Scuoto la testa e lo abbraccio, sollevata. – Pensavo ci fosse riuscita – gli sussurro all’orecchio con la mia solita voce tremolante.
– No, tranquilla – mi rassicura lui stringendomi ancora di più. – Sei perfetta per me. Lo sarai sempre. Sei tu quella affascinante, non lei. Sei tu quella a cui sta benissimo questo vestito, non lei. Lei non si avvicina nemmeno un po’ a te, a quello che per me è la perfezione – aggiunge poi. Mi prende il viso con tutte e due le mani. – Ti amo, ok? Ti amo in un modo che non mi sarei mai aspettato, ma ti amo.
Lo bacio un’altra volta. È così dolce, ed è così mio. Mi abbraccia e non posso far altro che vedere Paige alle sue spalle, mentre il mio ragazzo mi stringe a sé. Chiudo gli occhi per cercare di vedere solo noi. So che non dovrei darle spago, ma sorrido. Sorrido perché è mio ed io sono sua, e questo non cambierà per una stupida ragazza viziata.
– Cassandra e Jeremy. – Questa voce la potrei riconoscere ovunque: Alan. Mi distacco subito da Jeremy con un salto, ma quest’ultimo mi prende comunque per mano. – Non so se avete capito bene le regole di questa festa. C’è un motivo se le ragazze hanno un vestito di ogni colore diverso, abbinato a quello delle camicie di ogni ragazzo. Quindi ora andate dai vostri compagni. Quelli che hanno lo stesso colore di camicia, o di vestito. Ora – ringhia Alan.
– Andiamo – si intromette Paige prendendo il braccio di Jeremy, il quale mi guarda per chiedermi il consenso, che ha. – Su! Mi piace questa canzone! – squittisce facendomi venire il voltastomaco.
– Cassandra, credo che tu ancora non abbia capito bene con chi hai a che fare – inizia Alan.
– Oh, Alan, ho avuto a  che fare con il gemello cattivo di Jeremy. Sono sicura di potercela fare anche con te – esclamo io, seccata.
– Mi stai dando del tu? – chiede Alan. – Cole Ruterful non ti farebbe mai del male, ma io sì. E te l’ho già fatto. E lo rifarò se continuerai così.
– Prima o poi gli Anziani torneranno e tu verrai raso al suolo – ringhio io avvicinandomi un po’ a lui per farmi sentire bene. Sono sicura di quello che sto dicendo, gli Anziani sono un po’ svitati ma non lo sono così tanto da far entrare un matto del genere in un Istituto. Comprometterebbe troppo il lavoro di ogni giovane Cacciatore.
Scoppia a ridere, confondendomi e basta. – Ragazzina, non hai proprio capito niente, non è vero? Gli Anziani ritorneranno tra un bel po’ di tempo, e quando ritorneranno tu sarai così cambiata che non riuscirai nemmeno a parlare con me.
Questa volta sono io a ridere. – Si vede che non mi conosci per niente. Tu e tua figlia sarete pure quelli che “non si arrendono facilmente”, ma tua figlia è viziata. Ecco perché è così competitiva. Pensa di poter avere tutto, ma qua capirà che i soldi non le daranno niente. Non qua, non a Boston.
– E si vede che tu non ci conosci così bene come credi. Noi siamo una famiglia ricca e potente, Cassandra. Quello che vogliamo, ce lo prendiamo. Dai tempo al tempo, Cassandra, e vedrai che mia figlia riuscirà a prendere il tuo amato ragazzo, e così anche tutta la tua vita. Scuoto la testa continuando a tenere il sorriso stampato in faccia, perché la situazione sta diventando esilarante: Alan che crede che la figlia possa veramente sostituirmi.
– Padre – lo chiama suo figlio. – Posso rubarti Cassie? – chiede mettendomi una mano sulla schiena.
– Certo. È tutta tua, figliolo – risponde Alan sorridendo freddamente al figlio. – Vi vedo bene insieme – aggiunge prima di andarsene, portandosi appresso anche il mio sorriso.
– Andiamo a ballare – borbotta il figlio trascinandomi al centro della pista da ballo, proprio accanto alla sorella.
 
Mi metto sotto le coperte e mi lascio avvolgere dal profumo e dalle braccia di Jeremy, che mi stringono ancora di più a lui. Mi lascia un bacio sulla fronte e fa un sospiro. – Odio questa situazione. Odio vedere quel viscido starti sempre così appiccicato e odio dover sentire quella viziata di una ragazzina strusciarmi addosso. Fa strano dirlo, ma non vedo l’ora che tornino gli Anziani – bofonchia lui, stanco.
– Già, è strano – borbotto io passano la mia mano lungo tutto il suo braccio. – Secondo te torneranno presto?
– Spero di sì, ma ho paura di no – risponde lui stringendomi ancora di più a lui. – Ora dormi e non ci pensare. Mi da un ultimo bacio sulle fronte e mormora: – Buonanotte.
– Buonanotte, Jeremy – sussurro, gli bacio il mento e sento la barba che gli sta crescendo. Mi rannicchio contro di lui e mi addormento un po’ più serena sentendo il suo sorriso battere sulla mia fronte. 

Angolo Autrice:
Lo so, sono una brutta persona che aggiorna la sua storia ogni morte di Papa, ma capitemi: dopdomani ho l'esame di patente e sto impazzendo, in più questa scuola mi sta uccidendo e ultimamente sto dormendo più del solito... e io dormo veramente tanto ahahah.
Che ne pensate di questo capitolo? Sono successe un bel po' di cose, non credete? Lasciatemi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate. Mi scuso per eventuali errori, ma sono stanchissima e ho riscritto il capitolo con la testa da un'altra parte.
Un bacio e al prossimo capitolo. 

 

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Capitolo 7
*** Incubi ***


Capitolo 7
Incubi
 
È la seconda volta in una sola notte che faccio sempre lo stesso sogno: Jeremy scappa da me per andare da qualche parte in un bosco, e dietro di me c’è Cole, quindi sono costretta a correre anch’io mentre cerco di chiamare Jeremy e chiedergli spiegazioni. Eppure Jeremy sembra non rispondermi, non mi guarda, non mi pensa; sembra stia mettendo la parola “fine” alla nostra storia e che riesca a lasciarsi alle spalle me, la sua anima gemella. Continuo ad urlare il suo nome mentre piango come non ho mai fatto, non in un sogno almeno. Tutto d’un tratto Jeremy si ferma e Cole mi prende sussurrandomi qualcosa d’incomprensibile, che dopo poco riesco a capire. – Ha scelto lei – mormora Cole abbracciandomi da dietro.
Jeremy si gira verso di me con i suoi occhi celesti scintillanti e spalancati. Nel sogno so da che cosa è spaventato, però ogni volta non riesco a ricordarmelo. Cole continua a tenermi in piedi con le braccia dietro la mia schiena per non farmi muovere, mentre le mie gambe continuano a cedere. – Mi dispiace – dice Jeremy ad alta voce per farsi sentire a me.
Un ramo lo prende e lo scaraventa al muro che si è appena creato, e il terrono inizia a tremare. Una donna esce dal terreno: il demone. – No! – urlo io singhiozzando.
La donna non è come quella in cui ci siamo imbattuti io, Jeremy e Delilah tanti mesi fa, nell’Istituto di Toronto. No, la donna ora è una ragazza. La ragazza è Paige. – Che spreco! – esclama Paige con la voce del demone che Cole ha ucciso quel giorno. – Una ragazza come te, Whitesun, con un ragazzo come lui. Che spreco. Lui è così bello e tu sei così… – Cerco di dire qualcosa, ma ho la gola secca e un nodo enorme in essa. – Lo prenderò come mio sposo – annuncia lei andando verso Jeremy.
Cerco di urlare, eppure non ci riesco. – Lascia stare, va bene così – sussurra Cole al mio orecchio. Scuoto la testa cercando di fargli capire che la penso in modo diverso, che voglio andare da Jeremy e liberarlo. La terra inizia ad inghiottire Jeremy, il quale mi guarda con gli occhi ancora spalancati. Cerco di dirgli che lo amo, che mi mancherà e che sarà sempre lui. Sempre. Ripete un’altra volta che gli dispiace, prima che la terra copri il suo viso e lo affondi. – No! – urlo io più forte che posso. Il cuore sembra essersi rotto in tanti pezzettini, che tagliano tutti gli organi in prossimità di quello che prima era il mio cuore. Lo stomaco si stringe fino a farmi rimettere e il corpo continua a tremare a causa del dolore lancinante.
L’ho perso. Ho perso la mia anima gemella.
 
– Cassie, svegliati! Cassie! – urla Jeremy scrollandomi le spalle. Apro di scatto gli occhi e sento il mio corpo completamente bagnato, un po’ dal sudore e un po’ dal mio potere: l’acqua. Jeremy mi guarda con gli occhi sbarrati, mi guardo intorno e mi accorgo che l’acqua arriva quasi all’altezza della bocca di Jeremy, che sta in piedi sul letto.
Faccio un respiro profondo guardandolo negli occhi: è qua. È qua, non è andato via. L’acqua scompare in pochi secondi e così Jeremy si siede sul letto. – Stai bene? – chiede. Lo continuo a guardare, un po’ scioccata e un po’ diffidente, e alla fine decido semplicemente di abbracciarlo. Mi stringe a lui, un po’ incerto e poi sospira. – Cosa hai sognato? – chiede dopo un po’.
Rimango in silenzio stringendolo a me. Non voglio parlarne, non adesso. – Non me lo ricordo – mento quindi.
– Sì che te lo ricordi – ribatte lui stringendomi un po’ di più. – Ma non fa niente.
Rabbrividisco al solo pensiero di poterlo perdere. Non posso perderlo. Forse adesso sono io che ho bisogno di lui, ho bisogno di lui vicino a me, attaccato a me, come se fossimo una sola persona. Mi distacco un po’ solo per riuscire a baciarlo, si irrigidisce sotto le mie mani, incerto sul da farsi, eppure quando mi siedo sopra di lui per avvicinarlo ancora di più lo sento rabbrividire sotto di me.
– Cassie – sussurra cercando di avvertirmi di non farlo. Sono imbarazzata, di solito non riesco ad espormi così tanto, ma con lui è tutto diverso e potrei addirittura uccidere tutti per salvarlo. Con lui sono una persona diversa, vorrei essere una persona migliore, tanto quanto lui prova ad essere migliore per me, e ogni giorno ci provo, esattamente come lui. Infilo timidamente le mani sotto la camicia nera e gli stringo i fianchi, mi prende il viso con tutte e due le mani e il bacio diventa qualcosa di più, che mi ricorda vagamente la passione che sembrava quasi scomparsa. Con le mani tremanti raggiungo i bottoni della camicia per fargliela togliere, però mi ferma. – Perché? – mi chiede guardandomi dritta negli occhi, mentre mi tiene per i polsi. Scuoto la testa con le lacrime agli occhi e mi avvicino ancora di più a lui per baciarlo. – No, aspetta – mi ferma un’altra volta facendomi staccare. – Non lo stai facendo per me, vero?
– No – mormoro io e la mia voce sembra distante e rauca. Vorrei solo scoppiare a piangere. Da quando ho scoperto questo nuovo mondo, non faccio altro che avere paura e sto iniziando ad essere veramente stanca. Per una volta, cerco di aggrapparmi a lui e non pensare ad altro. Devo farlo, perché sento che sto per scoppiare e ridurmi in tanti piccoli pezzettini. Ho tanta paura di perderlo e non riuscirei a sopportarlo, non adesso, non con tutto quello che sta accadendo.
– Lo sai che io sono tuo, vero? – chiede lui guardandomi negli occhi. Sembra convinto di quello che sta dicendo, il problema è che per ora non sappiamo nemmeno cosa succederà domani.. quindi come si fa ad essere sicuri di una cosa così piccola, se messa a confronto con tutto il resto? – Cos’hai sognato di così spaventoso? – chiede poi aggrottando la fronte, preoccupato.
– Tu lo sai che ti amo, vero? – sussurro io guardandolo negli occhi, so che l’espressione che ho in questo momento è più quella di una bambina terrorizzata che quella di una ragazza che sa come ammaliare un ragazzo, ma purtroppo per lui sono più una bambina che una ragazza.
Jeremy mi prende di scatto i fianchi e mi fa avvicinare a lui, così tanto che il mio petto è completamente schiacciato contro il suo. Adesso riesco sentire i bottoni della sua camicia premere sulla mia maglietta, e riesco a sentire anche i suoi muscoli che sembrano tendersi come non mai. Ci guardiamo per pochi secondi negli occhi, le sue mani stringono di più i miei fianchi e avvicina la sua bocca alla mia.
– Ti amo anch’io – mi bofonchia all’orecchio e lo morde facendomi rabbrividire. Lo faccio sdraiare sotto di me, c’è come un contatto visivo tra di noi dal quale non posso e non riesco a staccarmi, e con le stesse mani tremanti di pochi minuti fa riesco a slacciargli i bottoni della camicia. Guardo ogni millimetro del petto del mio ragazzo e più lo guardo e più mi sembra perfetto. Dovrebbe essere il contrario, vero? Mi sorride, mi afferra e mi tira verso di sé per baciarmi un’altra volta.
– Ragazzi! – urla Ivy aprendo di scatto la porta. Jeremy mi allontana subito e mi fa mettere accanto a lui, visto che io sono così scioccata e imbarazzata che non riesco a muovermi. Il volto di Ivy diventa sempre più rosso per l’imbarazzo. – Scusatemi, ma non c’è tempo. Si tratta di Christian. Dovete correre di sotto… Le guardie lo stanno punendo con la frusta! – balbetto Ivy.
Io e Jeremy non ci guardiamo nemmeno, corriamo fuori dalla mia camera per andare in soccorso del nostro piccolo amico e, appena mi accorgo che in mezzo a tutta quella gente ci sono solo due persone al centro – una con la frusta e l’altra accovacciata a terra – faccio subito per andare da Christian, quando Jeremy mi ferma stringendomi il polso. – Tu stai ferma qua. Ci penso io – mi avvisa freddamente, non aspetta nemmeno una risposta e va da loro. – Basta! Basta! – urla Jeremy correndo verso Christian. Tutti si scansano, ma nessuno aiuta. Uno dei collaboratori di Alan continua a frustare il bambino senza dare ascolto a Jeremy, così quest’ultimo di mette in mezzo e si accovaccia sopra Christian per proteggerlo.
Scatto verso di loro praticamente volando dalle scale e mi metto davanti a Jeremy stringendolo a me. La schiena va subito in fiamme e in pochissimo tempo sento la scossa di adrenalina e il collaboratore caccia un urlo, poi però ricomincia a frustarmi, facendomi urlare.
– Cassie? – bofonchia Jeremy accorgendosi solo adesso di me. – No! – tuona alzandosi e facendomi così cadere a terra. Apro gli occhi e l’unica cosa che riesco a vedere sono i solchi lasciati dalla frusta sul bellissimo viso di Jeremy. Spalanco la bocca, incredula, l’aria non entra più nei miei polmoni: è uno spettacolo orribile. Jeremy non urla nemmeno, geme a causa del dolore e ad un certo punto è così stremato che cade a terra battendo le ginocchia sul pavimento. Lo abbraccio subito e faccio in modo che il suo viso si appoggi sull’incavo del mio collo. Sento ancora la frusta lasciarmi dei segni sulla mia schiena, ma ormai il corpo mi fa così male che non sento i nuovi colpi.
– Spostatevi! – urla il collaboratore sopra i piagnistei di Christian. – Deve essere punito!
– Basta così! – ordina qualcuno, un ragazzo. Le frustate cessano immediatamente, prendo un respiro profondo e mi lascio finalmente cadere a terra, sfinita.
– No, no, no. Cassie? – balbetta Jeremy, sembra quasi sotto shock.
– Cosa diavolo ti è venuto in mente? – urla quel ragazzo. Giro un po’ la testa verso le urla e il mio cuore fa un altro balzo: è il figlio di Alan.
– Signore, sto facendo quello che mi ha ordinato di fare suo padre – risponde un po’ incerto il collaboratore.
– Bé, mio padre in questo momento non c’è e ha lascio a me l’Istituto. Sai cosa significa? – chiede lui avvicinandosi al collaboratore. – Sai cosa significa? – ripete urlando dal momento che il collaboratore sembra non rispondergli. – Significa che devi starmi ad ascoltare e questo non si deve fare! – tuona il figlio di Alan. Mi distacco da Jeremy e guardo il figlio del preside che urla al collaboratore di smetterla. È una scena fantastica e quasi mi ricredo su di lui. – Vattene. Vattene prima che ti licenzi – ringhia.
Il collaboratore se ne va, arrabbiato, salendo le scale. So che il figlio di Alan mi sta guardando, quindi decido di fare lo stesso. Credo di essere anch’io sotto shock, perché continuo a tenere la bocca spalancata e a starmene in piedi davanti a Jeremy, immobile. – Grazie – dico io, ancora incredula per tutto quello che sta succedendo.
Si avvicina a me e mi posa una mano sul collo sorridendomi. – Chiamatemi tre maghi. Ora! – ordina a tutti i Cacciatori, che sembrano ascoltarlo. – Mi dispiace per tutto questo – mi sussurra guardandomi negli occhi. Deglutisco ancora immobile, cerco di muovermi ma anche questa volta non ci riesco.
– Sta’ tranquillo – dice Jeremy a Christian stringendolo a lui. Vado da loro ed afferro il viso di Christian, il quale sta singhiozzando. L’abbraccio con le lacrime agli occhi e alzo lo sguardo su Jeremy, eppure la sua espressione mi fa capire che è arrabbiato con me. E geloso.
– Cassie, vieni – borbotta il figlio di Alan prendendomi il braccio e trascinandomi da un mago. – Ci sono anche per voi – annuncia guardando Jeremy e Christian.
– Oh, ma quanto sei gentile – ringhia Jeremy fulminandolo con gli occhi.
– Jeremy – esclamo io cercando di fargli capire che la deve smettere. Ci ha appena aiutati, non possiamo permetterci di essere anche orgogliosi. Eppure Jeremy inizia a fulminare anche a me.
Ci facciamo guarire dai maghi, i quali rimangono in silenzio fino alla fine del loro lavoro, e poi Jeremy prende Christian e lo trascina di sopra senza nemmeno aspettarmi. Sento la voce di Alan arrivare dal piano di sotto ed è più forte di me: mi fermo ad ascoltare. Il padre chiede al figlio com’è andata abbracciandolo. Il figlio alza lo sguardo su di me e sembra veramente impaurito. Ci metto veramente poco a capire il perché, conosco i metodi di Alan e so che lo punirà. È per questo che sembra essere così contro queste punizioni, perché molto probabilmente lui è stato il primo a ricevere le punizioni di Alan.
– Cassie – mi chiama freddamente Jeremy. Lo guardo con le lacrime agli occhi, lui guarda prima Alan e poi fa cambiare posizione a Christian continuando a guardarmi con diffidenza. – Andiamo.
– Voi.. voi andate, io vi raggiungo tra un po’ – balbetto. Rimane a guardarmi per un po’, poi scuote la testa e se ne va, Christian mi saluta con la mano e così ricambio il saluto sorridendo. Quando se ne vanno mi giro per guardare Alan che parla con i suoi collaboratori, il figlio invece sembra continuare a tenermi d’occhio con la coda dell’occhio e mormora qualcosa, però sono troppo lontana per capire quale ed è di lato, quindi non posso nemmeno cercare di capirlo guardando le labbra. Si gira un po’ verso di me e ci riprova. Questa volta lo capisco, mi sta dicendo “vattene”. Scuoto la testa per dirgli che non me ne vado e mi risponde con uno sguardo omicida, per poi passare a suo padre che lo sta guardando altrettanto male.
Alan inizia a parlare al figlio gesticolando, cerco di sentire qualcosa ma parlano a bassa voce e sono troppo lontana. Sussulto quando Alan tira uno schiaffo al proprio figlio. – Perché l’hai fatto? – tuona Alan.
– Li stava ammazzando, papà – sbotta il figlio senza però incrociare lo sguardo del padre.
– Ti sei rincoglionito, Matt? – urla Alan dandogli un altro schiaffo. – Hai ventuno anni e ancora sei una femminuccia! Dopo tutto quello che ti ho insegnato!
Faccio per andare da loro per proteggere Matt, quando qualcuno mi prende e mi trascina via. – Lasciami! – esclamo, anche se non so nemmeno di chi si tratta, so solo che è un maschio.
– TI sei impazzita o cosa? – urla Scott. – Volevi essere punita un’altra volta? Cosa sei, masochista?
La porta della camera di Jeremy si apre e, come sempre, spunta lui a peggiorare la situazione. – Che succede qua? – chiede Jeremy venendo da noi con le braccia incrociate, evidente segno di chiusura nei miei confronti. Eppure fa allontanare un po’ Scott da me e gli lancia un’occhiataccia. – Ripeto, che succede qua?
– Ho appena salvato la vita alla tua ragazza – risponde Scott guardandomi male.
– Non ho bisogno di essere salvata! – sbotto io spingendolo.
– Bé, allora sei semplicemente matta – ringhia Scott.
– Perché le avresti appena salvato la vita? – chiede Jeremy interrompendoci.
– Perché stava per andare a salvare il figlio di Alan da lui. Ti rendi conto? L’avrebbe uccisa! – esclama Scott guardando Jeremy. So che Scott mi vuole bene, è un bravo ragazzo, ma in questo momento non posso fare a meno di essere arrabbiata con lui, perché non solo mi si sta mettendo in mezzo tra me e Matt, ma anche tra me e Jeremy.
Jeremy si gira di scatto verso di me, però faccio finta di niente e continuo a fulminare Scott con gli occhi. – Adesso ci penso io. Grazie, Scott – ribatte freddamente Jeremy.
Scott mi guarda un’ultima volta e se ne va in camera di Eireen, la quale ci stava guardando da chissà quanto tempo. Sta diventando l’ombra di Scott, e non so quanto possa farle bene. È una ragazza molto riservata e timida, molte volte mi ricorda un po’ me, ma si sta attaccando veramente troppo a Scott. Più volte ho cercato di fare amicizia con lei, eppure si chiude a riccio e va da lui, così ho iniziato ad osservarla e sono arrivata alla conclusione che ha solo lui, non ha nemmeno un amico o un’amica.
Mi giro verso Jeremy, che mi sta fissando da un po’. – Cosa? – sbotto io, nervosa.
– Sei nervosa? Te la stai prendendo con me? Io me la dovrei prendere con te! Stavi per andare a salvare un ragazzo che ieri sera non ha fatto altro che provarci con te solo per fare felice il padre! Volevi una conferma sta’ mattina? Bé, non ce l’hai e non ce l’avrai – ringhia lui.
Il mio cuore fa un balzo per prendere la ricorsa e iniziare a battere così veloce che mi sembra di star correndo da ore. Jeremy cerca di andarsene, ma gli prendo subito la mano. – No, no, no – lo imploro io con voce tremolante. – Ti prego, no. Non farlo. Non farlo. Non lo sopporterei.
– Non lo sopporteresti? – urla Jeremy girandosi verso di me e alzando la sua mano in modo tale che non possa far altro che lasciarla andare. – E a me non ci pensi, Cassie? Ho commesso molti errori con te, Cassie. Ti ho fatto del male e mi dispiace, ma questo non significa che io sia costretto a reggere tu che flirti con un altro ragazzo!
– Io non stavo flirtando con nessuno – mormoro io, in uno stato confusionale.
– Ti ha messo le mani sul collo e ti sorrideva in quel modo.. quel modo che usano solo i ragazzi che ci stanno provando con una! E tu l’hai lasciato fare e io ero dietro di te, Cassie. L’ho visto!
– Ero scioccata, Jeremy! – urlo io.
– Eri scioccata?! Anch’io lo ero! Avevo detto alla mia ragazza di rimanere in cima alle scale per fare in modo che non le succedesse niente e poi mi sono reso conto che non sentivo più nessuna frustata, ma non era perché ero svenuto o altro, era perché la mia ragazza non mi aveva ascoltato! E Christian piangeva mentre la mia ragazza urlava per il dolore! – sbotta Jeremy con le lacrime agli occhi. – Perché non fai mai come ti dico, Cassie? Perché riesci sempre a fare di testa tua e non mi ascolti mai? – chiede, e sembra veramente distrutto.
Cerco di parlare, apro la bocca ma non esce niente, così mi avvicino per accarezzargli il viso, eppure lui si allontana indietreggiando. – Jeremy? – lo chiamo io cercando inutilmente di non far tremare la mia voce.
– Devo andare da Christian. Ha bisogno di me. Per favore, non entrare in camera mia – ringhia lui prima di andarsene e lasciarmi da sola… o quasi.
– Che scena toccante – commenta Paige e ormai è proprio davanti a me, con un vestito fin troppo corto rosso. – Come sto? – chiede lei facendo una piroetta. – Avevo pensato di fare una visitina a Jeremy. Sembrava così stressato poco fa.. magari un po’ di esercizio fisico non gli farebbe male. Può servirgli, non credi?
– Credo che tu debba capire che Jeremy non ti vuole – ringhio io, arrabbiata.
Scoppia a ridere facendomi arrabbiata ancora di più, così tanto che sento il mio viso diventare paonazzo. – Sì, e vorrebbe te, giusto? – chiede lei alzando le sopracciglia. – Perché sbaglio o ti ha appena lasciata?
– Non mi ha lasciata – ribatto subito io. – Noi facciamo sempre così.
– E questo non fa altro che rendervi ancora più tristi come coppia – borbotta lei guardandomi con aria superiore. – Non credi che si stuferà tra un po’? Di tutti questi litigi, di te – chiede guardandomi negli occhi e per la prima volta rimango in silenzio. Sono quasi sicura al cento per cento di essere impallidita. Sembra proprio che l’incubo di questa mattina si sita avverando. Jeremy se n’è andato e Pagine sta andando da lui. – Vado – aggiunge sorridendomi. – Augurami buona fortuna.
 
Ormai è ora di cena e ho appena finito di farmi la doccia dopo un allenamento veramente stressante. Il nuovo professore è veramente serio e sembra urlarti addosso anche se sbaglia a mettere i piedi insieme. È tutto così stressante. Mi siedo sul letto, stanca, e penso che potrei anche non andare a cena e dormire.
Rabbrividisco all’idea di Paige dentro la camera di Jeremy. Il mio incubo sembra essersi avverato veramente, e pensare che questa mattina Jeremy era con me e stavamo insieme nel letto. Se solo ci fossero i miei genitori qua, se solo fossero ancora vivi, gli chiederei un consiglio, li abbraccerei e piangerei insieme a loro. Mi tranquillizzerebbero accarezzandomi la schiena e baciandomi i capelli, poi avrei smesso di piangere e sarei stata a parlare con loro per ore. Mi avrebbero fatta ridere e saremmo andati a mangiare un gelato o una cioccolata calda tutti insieme. Prego veramente Dio che tutto questo finisca, che tutti i ricordi svaniscano, poi però qualcuno bussa alla porta. – Qua ragazza che cerca di vestire e assolutamente non vestita – annuncio io ancora sdraiata sul letto.
La porta si apre e riesco a malapena a mettere bene l’accappatoio. Non è nemmeno Jeremy, è Matt, ed ha la bocca spalancata. – Pensavo scherzassi sulla parte “non vestita” – balbetta lui.
– Come puoi ben vedere non scherzavo – borbotto io, imbarazzata. È evidente che non voglia avere nessuno intorno, soprattutto in queste condizioni, eppure chiude la porta dietro di lui e viene verso di me. – Che ci fai qua?
– Ti volevo ringraziare per essere rimasta mentre mio padre faceva quello che faceva – risponde lui, sembra tanto imbarazzato quanto me mentre si siede accanto a me, se non fosse per il fatto che quella mezza svestita sono io. – Ho visto che stavi per venire da me.
– Matt – lo chiamo io, in difficoltà. – Ho addosso solo un accappatoio e mi stai guardando in un modo che non mi piace.
Matt fa un’espressione scioccata e posa una mano sul petto. – Come ti sto guardando? Cassandra Moonic, io ti vedo solo come un’amica – ribatte lui facendo una smorfia addolorata. Lo guardo, all’inizio diffidente e poi compiaciuta. – Sto scherzando, Cassandra. Credo tu lo sappia ormai. Ti sto guardando perché non credo avrò altre possibilità di vederti in questo stato.
Trattengo il respiro e guardo la porta davanti a me, più imbarazzata di prima. Cerco di coprirmi un po’ di più e sospiro, sento il cuore fare strane acrobazie e le mani iniziano a tremarmi un po’. – Ti prego, Matt. Credo che quello che ti abbia fatto tuo padre sia veramente orribile, ma.. – mi fermo a guardarlo. – Io amo Jeremy e questo non cambierà mai.
– Questo lo so, ma se solo tu.. stessi con me.. Ormai mia sorella ha accalappiato Jeremy, me l’ha detto oggi pomeriggio. Mio padre vuole che io e te stiamo insieme, proprio come mia sorella e Jeremy.
– Stai scherzando, vero? – chiedo io ridendo, perché tutto quello che mi sta dicendo non ha assolutamente senso, eppure lui sembra ancora più serio. – Matt, mi stai chiedendo di stare insieme a te solo per fare contento tuo padre. Tu cosa vuoi?
– Voglio che mio padre sia felice – sussurra lui guardandomi negli occhi e per la seconda volta in un giorno riesco a vedere la sua vita distrutta a causa del padre.
Scuoto la testa, incredula. – No, questo è quello che vuole tuo padre. Tu cosa vuoi? – chiedo io, sicura di me. So che se andiamo avanti a discutere la sua attenzione verso il mio corpo scemerà e mi sembra di esserci quasi riuscita, perché ha uno sguardo perso. So che non è un cattivo ragazzo, so che è semplicemente segnato da quello che è successo con suo padre, vorrei veramente aiutarlo, però sembra un compito troppo arduo addirittura per me. Alla fine questo è solo un ragazzo con dei problemi con il padre, problemi seri che non posso risolvere, e non credo sia mentalmente limitato.
– Te – risponde semplicemente lui e non faccio nemmeno in tempo a ribattere che mi ritrovo a baciarlo.
– No, Matt – dico io cercando di farlo allontanare. – Matt, non sto scherzando – aggiungo quando sembra non fermarsi, nonostante stia cercando di allontanarlo con entrambe le mani. – Matt! Smettila! – esclamo e il cuore sembra uscirmi dal petto e correre al posto mio, il più lontano possibile da questo ragazzo. – Matt.. non è questo che vuoi – bofonchio con voce tremolante, eppure sembra non sentirmi: si mette sopra di me mettendomi le mani sopra la testa. – Ti prego – lo supplico io. – Matt – lo chiamo piangendo. Faccio un respiro profondo per cercare di tranquillizzarmi, visto che non riesco nemmeno a pensare, ma non riesco a liberarmi e questa è l’unica cosa a cui riesco a pensare. – Matt.. per favore – lo supplico ancora, e ancora. Il mio cuore rimbomba dappertutto. Non era questo che volevo. Finalmente riesco a dargli una ginocchiata in basso e così si accascia sul letto, lo spingo e corro fuori dalla camera.
Appena esco da essa tutti i ragazzi stanno andando verso l’ascensore per andare a cenare, ma si girano e iniziano a guardarmi, alcuni di loro fanno commenti sul mio “vestito” e così Ivy interviene subito. – Sta’ zitto, coglione – ringhia venendo verso di me. – Cassie, che succede? Va tutto bene? – chiede mettendomi le mani sulle spalle. – Respira. Perché stai tremando?
La porta dietro di noi si spalanca e quando mi giro riesco solo a vedere un ragazzo, che non stimo più e di cui ho paura, che sembra fuori di sé. – Cassie – mi chiama semplicemente lui, senza fiato, con gli occhi sbarrati.
Ivy posa un braccio sulle mie spalle con fare protettivo. – Cassie, dimmi che non è quello che penso – ringhia fissando Matt. Non posso rispondere, non ci riesco, e Matt ha il fiatone e sembra spaventato. – Che hai fatto alla mia amica?! – sbotta Ivy andando verso di lui, ma le prende subito le mani per fermarla. Purtroppo Matt è troppo forte anche per lei.
– Ehi! Ehi! – tuona Isaac spingendo Matt, il quale lascia Ivy. Isaac la prende e la fa allontanare, mettendola quasi dietro di lui. Mi sembra di assistere ad uno spettacolo da lontano, invece poi mi rendo conto di esserne la protagonista. – Cosa sta succedendo?
– Ci ha provato con Cassie! La voleva violentare! – urla Ivy cercando di andare un’altra volta da Matt, Isaac però è più forte anche di Matt, quindi Ivy di certo non potrebbe spostarlo di un centimetro.
– Che cosa? – urla Isaac, scioccato, lasciando andare Ivy per andare da Matt, che prende e sbatte al muro. – Che diavolo hai fatto? Le hai messo le mani addosso?!
– Isaac, smettila – mormoro io.
– Le hai messo le mani addosso, brutto rincoglionito? – tuona Isaac.
– Isaac – lo richiamo io cercando di dividerli, ma Isaac lo fa di sua spontanea volontà e rimane a guardarlo con quella sua espressione omicida.
– Aspetta che lo venga a sapere Jeremy – ringhia Isaac avvicinandosi minacciosamente a Matt. – A quel punto, ti ritroverai sul punto di morte, e lo pregerai di porre fine alla tua misera vita.
 
Ho un completo buco nero che non mi permette di ricordare quello che è successo nelle due ore passate in camera di Ivy, senza però averla accanto. Ho addosso una sua tuta e mi fermo a pensare a quanto possa essere strano vedere Ivy in tuta. Poco prima di uscire e non tornare, mi ha portato una camomilla per cercare di tranquillizzarmi, dal momento che non la smettevo di tremare. Inoltre, aveva aggiunto che giravano un po’ di voci riguardo Matt e Jeremy. Secondo alcune persone, Jeremy aveva picchiato Matt senza nemmeno fermarsi un secondo, e Matt non si era opposto nemmeno una volta.
Le lacrime ricominciano a scorrere lungo il mio piccolo viso, poso la tazza di camomilla sul comodino e scoppio letteralmente a piangere, con tanto di singhiozzi.
La porta si apre di scatto ed è più forte di me: sussulto alzandomi dal letto. Per pochi secondi penso che possa essere di nuovo Matt, ma quando i miei occhi riescono a mettere a fuoco vedo solo il viso preoccupato di Jeremy. – Oh, Cassie.. – sussurra lui venendo verso di me a grandi passi, mi abbraccia e questo non fa altro che farmi piangere ancora di più. – Mi dispiace così tanto – aggiunge giocando un po’ con i miei capelli, per poi posare il mento sulla mia testa. – Ti prego, non fare così. Non tremare, non piangere.. Dio, non avrei dovuto lasciarti da sola – continua stringendomi ancora di più a lui. So che adesso si sente in colpa, so che non è veramente colpa sua, eppure una parte di me concorda con lui. – Ti prego, Cassie, smettila. Per favore. Ti imploro! – esclama prendendomi il viso con entrambe le mani per guardarmi negli occhi. – È tutto finito, ok? Per favo… Cassie, basta, ti prego.
Mi allontano da lui per asciugarmi il viso, mi faccio forza e lo guardo dritto negli occhi. – Sei stato con lei?
Jeremy spalanca gli occhi e impallidisce. – Cosa? – chiede.
Indietreggio, quella non era esattamente la risposta che mi aspettavo. Ancora una volta, il mio cervello sembra come spegnersi, e le lacrime ricominciano a scendere. – Sei stato con lei! – urlo io.
 – No, no.. Cassie…
Cerca di afferrarmi il braccio, ma riesco a sfuggire alla sua presa e gli tiro uno schiaffo. – Non mi toccare! – tuono spingendolo, e per la prima volta si lascia spingere e indietreggia. Sembra perso, sembra ferito, sembra confuso. – Sei stato con lei – mormoro mettendomi indietro i capelli.
– No, Cassie…
– Vattene – taglio corto io. – Jeremy, vattene. Non ti voglio più – ringhio piangendo. – Vattene via! – urlo spingendolo un’altra volta.
– Non mi cacciare, per favore – balbetta lui.
– Io lo sapevo – sussurro, la mia mente sembra un turbino di pensieri che si mischiano tra di loro facendomi venire solo un grande mal di testa. – Sapevo che non mi potevo fidare di te! Sapevo che non eri mia! Sapevo che quel sogno era vero.. che lo sarebbe diventato, almeno. Lo sapevo. Tu non sei mio. – Prendo un respiro profondo, smetto di piangere e lo guardo negli occhi con fermezza. – Ed io non sono tua – finisco, decisa. Mi congratulo con me stessa quando il volto di Jeremy cambia espressione e colore.
– Cosa? – balbetta lui, incredulo, e sembra sapere solo questa parola. – Cassie, non ci sono andato a letto. Noi ci apparteniamo.
– No, non più – rispondo io. Non gli credo, so che è successo qualcosa tra loro due dal modo in cui mi guarda e dal modo in cui il suo cuore batte così velocemente. – Ora vattene.
– Stai passando una brutta giornata e.. e io posso aspettare – continua a balbettare lui. – Cassie, non mi puoi lasciare. Noi due siamo.. siamo diversi. Non possiamo stare separati, lo sai anche tu.
– Hai spezzato il nostro “legame” quando sei andato a letto con Paige. E ora vattene. Non te lo chiederò un’altra volta – ribatto con freddezza.
E finalmente se ne va.
Rimango di nuovo da sola, sommersa dal silenzio, e tutto quello a cui riesco a pensare è che non riesco a respirare. Voglio tornare ad essere l’adolescente di una volta, voglio uscire da questo Istituto e non tornarci più, perché da quando sono qua la mia vita non ha fatto altro che peggiorare.
Oh, Cacciatori, sono così stanca di essere una di voi. Quindi perché non smettere di esserlo?
 
 Angolo Autrice:
Buongiorno! Finalmente sono riuscita a pubblicare anche questo capitolo! Mi dispiace essere sempre così in ritardo, ma purtroppo è inevitabile. Bé... tornando al capitolo... Sono successe tante cose brutte, non credete? So che in questo momento state odiando Jeremy con tutto il vostro cuore, e va bene così ahahah. Cosa ne pensate invece di Cassie? Secondo voi adesso cosa farà?
Mi scuso per gli errori, che saranno tanti, ma se ancora non l'avete capito non mi piace molto rileggere i capitoli ahah.
Un bacio.

 

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Capitolo 8
*** Domande senza risposte ***


Capitolo 8
Domande senza risposta
 
Scendo di corsa le scale, il mio respiro è irregolare, esattamente come i battiti del mio cuore. So che non dovrei farlo, lo so. So che dovrei semplicemente fare quello per cui sono nata: esercitarmi fino allo sfinimento, imparare strategie e tipologie di demoni, per poi andare a combattere. Eppure più tempo passa e più vorrei andarmene, scappare.
- Cassandra Moonic – mi chiama Alan. Mi fermo di scatto e mi rendo conto che stavo andando verso la porta dell’Istituto. – Dove pensi di andare?
Mi giro verso di lui e lo guardo negli occhi, in questo momento non mi fa paura nemmeno lui. Matt ha gli stessi occhi del padre, me ne accorgo solo adesso, l’unica differenza è che quelli del padre sono freddi e cattivi, quelli del figlio sono solo tristi e sembra perennemente perso in un corpo che non gli appartiene. – Via – rispondo semplicemente.
Ride e sento quel vago senso di imbarazzo che provo ogni volta che lo sento ridere. – Dove, precisamente?
– Via – ripeto io.
– Non sarà così facile. Non quando tornerai, Cassandra – ribatte Alan guardandomi negli occhi, rimango in silenzio e deve aver capito che non ho intenzione di tornare, perché si irrigidisce. – Ti cercherò, Cassandra. Se non tornerai qua.. ti cercherò e ti troverò.. e non sarà piacevole.
Scuoto la testa, confusa e frustrata. – Io non la capisco – sbotto alzando le mani al cielo. – Perché non la facciamo finita e basta?! Perché non mi lascia semplicemente in pace? Perché non mi rinchiude qua dentro?
– Perché so quello che ti ha fatto mio figlio – replica Alan praticamente ringhiando. – Ti devo almeno un favore, ed eccolo qua. Mio figlio a volte può essere molto stupido. E a volte sono io quello che deve rimediare.
Aggrotto la fronte, non può non sapere che è colpa sua se suo figlio è così. – Lei ha creato un ragazzo che non riesce a farsi una vita senza pensare alla felicità di suo padre. Lei ha creato un ragazzo infelice, solo per fare in modo che lei sia felice!
– Lo so, Cassandra. So quello che ho creato e l’ho fatto per renderli più forti. Con Paige ce l’ho fatta, ma Matt è debole. Quindi vai, Cassandra, prima che cambi idea – ringhia il nuovo preside dell’Istituto. Non mi abituerò mai all’idea di Louis Dempson al di fuori di questo Istituto.
Indietreggio e quando so per certo che non cambierà idea mi giro e me ne vado. Non so bene quello che sto facendo, so solo che devo andarmene. Non sono al sicuro qua e non sono nemmeno felice. Non più. Entro dentro la macchina e parto, sto andando veloce, troppo veloce, e mi sto lasciando tutto alle spalle.
Tutto d’un tratto qualcuno si mette davanti alla macchina e così sono costretta a frenare di scatto, sbatto la fronte sul volante e sento il mondo girare troppo velocemente. – Cassie. – È Cole, o almeno così mi sembra. Cerco di guardarlo, ci provo veramente, eppure vedo tutto sfogato. – Cassie, vieni con me – dice aprendo la porta, si inginocchia accanto a me e cerca di guardarmi.
– Perché mi dovrei fidare di te? – chiedo.
– Se vorrai andartene ti lascerò andare. Te lo prometto – mi giura lui guardandomi negli occhi, nonostante io non riesca a vedere bene capisco che è serio e che non mi sta mentendo.
Penso a Cole, penso a Jeremy e a come se decidessi di andare con Cole il suo incubo si realizzerebbe. Penso al suo dolore, alla sua faccia addolorata, al suo modo di fare quando è ferito.. e mi piace. Lui ha ferito me, sono troppo egoista e soprattutto vendicativa per non fare una cosa del genere. E penso a come potrei essere protetta, a come addirittura Alan non riuscirebbe a trovarmi, se solo andassi con Cole. – Prendimi in braccio, Cole – bofonchio. Nonostante la mia voce sia un po’ distorta sembra anche molto chiara e precisa: sono decisa e voglio che mi porti via. Sta sorridendo mentre mi prende in braccio. Sto uccidendo Jeremy, lo sto facendo veramente. Appoggio la testa nell’incavo del collo di Cole e scoppio a piangere, mi stringe a lui facendomi sentire un po’ meglio e mi ricordo che l’ultima volta che qualcuno mi ha abbracciata ho scoperto che mi aveva tradita.
– Adesso ci penso io a te – dichiara Cole andando verso la foresta con ancora me in braccio.
– Ti prego – singhiozzo io. Non so se lo sto pregando di lasciarmi andare o di prendersi cura di me, in questo momento non so proprio niente. Anche le cose che prima ero sicura di sapere, adesso sono sicura di non sapere e capire. Sto andando via, lo sto facendo veramente. Sto andando verso la parte dei cattivi. Dio, se tutto questo non fosse successo, se fossi solo una ragazzina di sedici anni con problemi adolescenziali tutto questo non sarebbe un mio problema. Invece no, sono una Cacciatrice. – Ti prego, fammi essere umana – lo supplico io capendo quello che voglio veramente. – Non voglio più avere paura, Cole.
– Purtroppo non posso farti tornare umana, ma posso fare in modo che tu non abbia più paura – mi risponde lui continuando a camminare. – Con me accanto, Cassie, non ti potrà mai succedere niente di male.
Ed è vero: non mi può succedere niente di male, a parte Cole. Nessuno mi può fare del male, a parte Cole. – Fammi dire “addio” – mormoro.
– Il mio amichetto porterà a loro tutti i messaggi che vuoi, intanto però andiamo a casa – ribatte lui e mi sembra così carino che quasi sorrido. C’è qualcosa di diverso in lui sta sera, mi sembra quasi innocuo, come se non mi potesse fare del male nessuno, nemmeno lui e nemmeno il sole o la notte.  Annuisco e basta, il buio e il silenzio della foresta non mi fanno paura, anzi mi rilassare e quasi dormire. E notte diventerò, penso continuando a stringerlo a me. – Oh, Cassie, ti farò scoprire cose grandiose! Il mio mondo è grandioso! – esclama lui, fiero di sé.
Accenno un sorriso, troppo stanca per fare altro. Sono successe così tante cose questa notte, e sono così stanca di tutto questo. Eccolo, era questo lo scopo di Cole: mi voleva prendere ma voleva avere il mio permesso, e sapeva che esso poteva averlo solo quando ero in questo stato. E va bene così… sono troppo stanca per fare qualsiasi altra cosa. Quindi sì, lascio la mia vita nelle sue mani perché, sinceramente, sono troppo instabile e stanca per farlo da sola. E si vede, visto che andando dalla parte dei cattivi.
 
È mattina ormai e mi trovo nel cottage di Cole, nella mia nuova camera arredata come quella di un reale, e sto cercando di scrivere delle lettere ai miei amici. La prima è per Ivy, quella che ha bisogno più scuse e spiegazioni possibili. È difficile farle capire quello che sto provando, il perché io abbia scelto di andarmene, senza averla qua davanti a me per vedere e capire ogni sua espressione facciale.
“Ciao, Ivy.
Mi dispiace così tanto. Mi ricordo, tanti giorni fa, quando mi avevi detto che ero forte. Bé, ieri ho capito che non lo sono veramente. Mi dispiace essere quello che sono. Eppure credo di aver scelto la via più facile. L’ho fatto, Ivy. Mi dispiace. Sei sempre stata così gentile con me. La verità è che sei tu quella forte qua, io sono quella che non riesce più ad andare avanti. Credo che ti debba spiegare cos’è successo ieri sera.. credo tu sia l’unica a meritare delle spiegazioni.
Ero distrutta per quello che era successo con Matt, ho cercato di aiutarlo ma lui mi ha ripagato baciandomi, quando io non lo volevo. Poi è arrivato Jeremy… Lo volevo così tanto, Ivy. Lo volevo accanto a me, e così è stato. O almeno fino a quando non ho capito che mi aveva tradito con Paige. Non credo ci sia andato a letto insieme, però so che mi stava mentendo quando mi diceva che non era successo niente tra loro due. Qualcosa era successo, lo sentivo. Sai, quella mattina avevo sognato che lei riusciva a prenderlo. Ed è successo. Ero ancora più distrutta, e così ho deciso di andarmene, solo per un po’ di tempo, volevo cercare di staccare almeno un po’ la spina.
Poi Alan mi ha scoperta e mi ha detto che se non fossi tornata mi avrebbe cercata, aggiungendo che mi lasciava andare solo perché aveva saputo quello che era successo con Matt. Così me ne sono andata, Ivy. Me ne volevo andare e non tornare più, eppure non sapevo come fare. Ho preso la macchina e sono partita; andavo così veloce, Ivy.. Ero così determinata a lasciarmi tutto alle spalle. Ma qualcuno si è posizionato davanti a me ed ho dovuto fare una frenata d’emergenza, sono andata a sbattere contro il volante e poi è arrivato Cole. Era Cole. Mi ha chiesto se volevo andare con lui, mi ha pregata… ed io ho accettato. Avevo sbattuto la testa, forse era per quello. So che sta per uccidere tutti, ma voglio che tu sappia che cercherò di fargli cambiare idea. E se non la cambierà, bé.. lo sai.
Mi mancherai veramente tanto. Ti voglio bene, Ivy Dempson.
Un consiglio dall’amica che ti ha appena lasciata: parla con Isaac. È così innamorato di te! E credo che abbiamo bisogno di te, in questo momento. Sta passando un brutto periodo, come tutti d’altronde. Fallo, per favore. Lo sai che è questo quello che devi fare.
Mi dispiace, Ivy.
                                                                                                                                                                             Cassie Moonic
 
Dopo la decima volta che la scrivo decido di lasciar stare e di mandare quest’ultima lettera che le ho scritto. Prendo un altro foglio, mi mordicchio un po’ il labbro pensando ad Isaac e prendo la penna, pronta a scrivere anche a lui.
“Ehi, Isaac.
Sei sempre stato abbastanza dolce con me e quando non lo eri riuscivi sempre a farmi dimenticare il tuo sbaglio. Abbiamo litigato un paio di volte e so che, dopo che ti avrò detto quello che ti sto per dire, vorrai litigare così tanto con me che forse verrai addirittura a cercarmi.
Non farlo. Non cercarmi. Chiaro?
Me ne sono andata, Isaac. E ti dico dove sono solo perché sennò te lo verrebbe a dire Ivy. Sono da Cole, ma molto probabilmente già l’avevi immaginato.
Lo so, lo so. Stupida azione. Ma sono sempre stata stupida e credo che tu questo l’avessi già capito da tanto tempo. Forse più che stupida sono debole. E tu avevi capito pure questo sin dall’inizio.
Mi dispiace, Isaac. Cercherò di fare il possibile per darvi un finale migliore, almeno questo ve lo devo. Mi dispiace non averti conosciuto per quello che eri, ma solo per il ragazzo che cercava di difendere il suo migliore amico. So che sei più di questo, so che sei più del solito chiacchierone che cerca sempre di mettere bocca su tutto.
Un consiglio: parla con Ivy. Voi pensate che non siete destinati? Bé, io ti dico che non ho mai visto persona che si appartengono più di voi due. E so che tu la ami, lo vedo da come la guardi, da come la proteggi. Non allontanarti da lei solo perché non siete destinati. Ricordati quello che ti ho detto tanto tempo fa, quando ci siamo conosciuti. Ricordatelo.
Ti voglio bene, mi mancherai.
                                                                                                                                                                            Cassie Moonic”
 
Penso ai miei amici, penso ai ricordi che ho di loro, pochi ricordi se messi in confronto a tutti quelli che avremmo potuto avere se solo Louis Dempson non fosse stato licenziato, se solo io non fossi scappata come un cagnolino spaventato. Decido quindi di scrivere anche a Scott ed Eireen.
“Ciao, ragazzi.
Da quando Scott ha conosciuto te, Eireen, è cambiato, è diventato migliore. Quando lo vedo in giro quasi conto fino a tre e aspetto che tu spunta da qualche parte solo per stare con lui. La stessa cosa vale per te, Scott. Non credo di aver mai conosciuto amore più appiccicoso, più sincero e più sentito. Siete dispisti a fare qualsiasi cosa per l’altro. Per favore, non fate come Ivy ed Isaac, che si sono lasciati per paura di soffrire. Siete unici insieme.
Vi scrivo perché me ne sono andata. Mi dispiace, ma a quanto pare non sono così forte come speravo. E so che voi siete più forti di me e so che se rimarrete insieme sarete invincibili.
Vi voglio bene e mi mancherete.
                                                                                                                                                                            Cassie Moonic”
 
Penso ad un mio amico, che è quasi sempre stato solo un conoscente per me e a volte mi dava quasi noia stare insieme a lui. Avevo sempre paura che ci provasse con me, perché puntualmente lo faceva ogni volta che abbassavo la guardia. Eppure quel ragazzo è riuscito ad entrare nel mio cuore, è riuscito a farmi vedere tanti piccoli lati di lui che alla fine non faceva vedere a nessuno. E lo so che l’ha quasi fatto senza accorgersene, ma infondo so chi è, e per questo ho bisogno di scrivere anche a lui.
“Ciao, stupido.
Sei così stronzo e presuntuoso che ancora mi verrebbe da odiarti. Eppure alla fine ti voglio bene. Ci hai provato così tanto con me, mi hai angosciata e.. quasi ci sei riuscito. Complimenti.
Sei un bel ragazzo, Harry, e sono sicura che sotto quella maschera c’è anche il ragazzo con un cuore enorme che ho sempre aspettato di vedere. Smettila di fare finta che non ti importi di niente. Sciogli, non avere così paura del giudizio degli altri e vedrai che riuscirai ad essere veramente felice. Non so la tua storia, ma immagino che sia veramente dura.
Sii te stesso, Harry. Quello che fai finta di essere non sei tu ed io l’ho capito tanto tempo fa.
Comunque ti ho scritto solo perché, per quanto ti stia dicendo di essere forte, me ne sono andata. Quindi, per favore, sii più forte di me. Ce la puoi fare, Harry. Io credo in te.
Ti voglio bene e mi mancherai.
                                                                                                                                                                             Cassie Moonic”
 
Per quanto sia da stupidi e quasi masochisti, decido di scrivere anche a Matt. Sono divisa in due: una parte di me è terrorizzata da lui ed è infuriata; l’altra parte però prova solo pena per un ragazzo che ha evidenti problemi mentali, causati dal suo rapporto con il padre.
“Ciao, Matt.
Non ti meriteresti questa schifosa lettera.. non te la meriteresti veramente, ma te la voglio scrivere ugualmente. Voglio farti sapere che sei stato uno schifo di ragazzo ieri sera. Ma so che è anche colpa di tuo padre se sei quello che sei.
Trova te stesso, Matt. Fallo per te. Sii felice per te, non per gli altri. Sii te stesso. Scappa e fai la tua vita, ce la puoi fare. Hai ventuno anni, puoi fare quello che vuoi ormai. Vattene, scappa da quell’uomo che chiami “padre”. Puoi essere un bravo ragazzo, Matt. Mi sta a cuore il tuo futuro anche dopo tutto quello che hai fatto… Per favore, fallo per te, o fallo per il te migliore; si te stesso. Fai quello che vuoi fare. Ce li avrai sicuramente dei desideri. Quindi vai.
So che è difficile, ma ce la puoi fare, Matt. Ce la puoi fare veramente. Fallo e vedrai che non te ne pentirai. Rimani là e vedrai che te ne pentirai per tutta la vita.
                                                                                                                                                                            Cassie Moonic”
 
E, per quanto mi faccia male ammetterlo, devo dare una spiegazione pure a Jeremy. Non me la sento di lasciarlo così, senza nemmeno dirgli addio. Una parte di me sa che tra noi non ci sarà mai un addio vero e sincero, perché essendo destinati sarà il destino stesso a ricongiungerci. Eppure ha perso tutta la mia fiducia, sarà difficile tornare come eravamo prima, soprattutto adesso che sto qua.
“Non voglio salutarti. Tutte le mie lettere sono iniziate con un semplice e banale saluto, il problema è che non ti voglio salutare.
Mi hai fatto veramente male, Jeremy Ruterful. Ma so che ti sto per fare ancora più male, forse. Non credo di essere stata una buona ragazza, ma d’altronde non lo sei stato nemmeno tu. Non avremmo dovuto provarci.. non avremmo dovuto. Abbiamo peggiorato tutto.
Ti ricordi quando mi hai detto che mi avevi già vista prima del nostro primo incontro di sguardi all’Istituto? Ti ricordi quando io poi ho deciso di rimanere per te? Mi sembrava tutto perfetto. Poteva esserlo, o almeno così pensavo. Il problema è che non potrà mai essere perfetto se nella storia ci siamo noi due. Noi siamo tutto tranne che perfetti insieme.
Ci facciamo male, davvero male. E poi, per qualche strano motivo, ci riproviamo e ci rifacciamo male. E tutto ricomincia da capo. Io cerco di lasciarti stare, tu cerchi di lasciarmi stare, ma non ci riusciamo mai. È una ruota ed io sono dovuta scendere.
Me ne sono andata, Jeremy. E te lo devo dire perché preferisco che lo venga a sapere da me, invece che da Ivy, o Isaac, o altri. Cole mi ha presa. Ma sono stata io a farmi prendere. Ho solo bisogno di.. stare al sicuro e bene. E stare là non mi fa stare né al sicuro.. né bene.
Sono stanca ed egoista. Maledettamente egoista. Eppure credo lo sia anche tu.
Quello che mi hai fatto.. Ti ricordi come abbiamo iniziato la giornata, ieri? Stava andando tutto bene.
Non ti ho voluto salutare, ma lo voglio fare adesso.
Ciao, Jeremy Ruterful. Sappi che sei stato l’uomo più importante della mia vita subito dopo mio padre, e che nessuno riuscirà a prendere il tuo posto. Ti ho sempre amato e.. purtroppo credo che sarà veramente per sempre.
Non mi cercare. Non voglio essere trovata.
                                                                                                                                                                             Cassie Moonic”
 
Inevitabilmente penso anche a quel piccolino. Quel piccolino che ogni sera viene in camera mia a raccontarmi la sua giornata, i suoi progressi e i suoi disastri. Quel piccolino che ho salvato da un vampiro, che strillava come nessun’altro per la perdita dei suoi genitori. Quel piccolino che, nonostante la tenera età, è riuscito ad andare avanti e fare quello che più gli piace e più lo entusiasma: diventare un Cacciatore. E sì, sono tutt’ora contraria a quest’idea, però almeno sta là, dove tutti noi lo possiamo controllare, e sembra almeno un po’ felice.
Penso anche a lui e non posso fare a meno di scrivere una piccola lettera anche a lui.
“Ciao, Grande Uomo.
Lo sai, sei così carino con quei tuoi capelli ricci! Da grande farai impazzire le ragazze, compresa me. Solo che a me farai impazzire perché non riuscirò a starti dietro e a farti calmare un attimo. Se sei così bello adesso, non mi voglio immaginare cosa diventerai dopo.
Sei così forte, Chris. Sei così… te. Non creo di aver mai conosciuto persona più forte di te, ometto mio.
Ti voglio davvero tanto bene e mi dispiace dirtelo così, ma purtroppo me ne sono andata. Non sarà per sempre, tesoro mio. Ritornerò, e ritornerò per te. Non ti ho abbandonato. Ricordati che quando avrai bisogno di me potrai chiamarmi. Oppure guardare la luna e pensare a me, ed io la guarderò e penserò a te. So che è difficile da pensare e da credere.. Sono una codarda e mi odierai per tanto tempo. Però io ti voglio bene e ti lascio sapendo che sei in buone mani con Jeremy, Isaac ed Ivy. Ti voglio tanto bene anche loro.
Mi dispiace, ma ricordati che ritornerò quando meno te l’aspetterai.
Ti voglio bene. Tanto bene.
                                                                                                                                                                            Cassie Moonic”
 
Finito di scrivere anche quest’ultima lettera decido di andare da Cole, sta al cellulare e guarda fuori dalla piccola finestra del cottage. Deve avermi sentito arrivare perché poco dopo si gira verso di me ed attacca. – Ho fatto – annuncio io freddamente. Mi è ancora difficile guardarlo con occhi indifferenti, per me è ancora quel matto che mi aveva legata a lui solo per farmi provare tanto dolore quanto lo provava lui.
– Va bene – mormora lui, fa un fischio e un uccellino appare dopo pochissimo tempo dal nulla. Si posa sulla mia spalla ed apre il becco, rimango a fissarlo per un po’ di tempo, come stordita, poi capisco che devo mettere tutte le lettere nel suo becco e lui, stranamente, sembra riuscire a volare anche con tutto quel peso in più.
Faccio un sospiro sapendo che quelle lettere stanno andando ai destinatari, mi immagino tutte le reazioni che avranno e quella che mi mette più in ansia è quella del piccolo Chris. Penso a quel giorno in cui tornerò da lui e sarà una persona diversa, ma solo con me, perché l’ho deluso come persona e come amica. – Senti.. devo parlare con Austin – borbotto, un po’ incerta.
Mi guarda senza dire niente per un bel po’ di tempo, sembra studiare ogni singola reazione del mio corpo e cercare di reprimere ogni risposta del suo. – Austin? Il ragazzo che ti ha baciata? No – risponde lui, seccato.
– No, no, aspetta – ringhio io avvicinandomi un po’ a lui, già infastidita. – Non puoi dirmi cosa fare e cosa non fare. Sbaglio o avevamo un accordo?
– Mi stai sfidando? – chiede Cole avvicinandosi a me, irritato.
– Ti sto ricordando una cosa che è successa giusto ieri sera – replico io. Entrambi rimaniamo in silenzio per un tempo fin troppo lungo, durante il quale mi guarda con aria torva e io cerco di essere all’altezza di quello sguardo omicida, poi tutto d’un tratto sorride facendomi rabbrividire.
– Tutto quello che vuoi, piccola – dice continuando a sorridere.
Aggrotto la fronte, confusa e un po’ spaventata da quel suo cambio di espressione. Il mio stomaco inizia a ristringersi, esattamente come vorrebbe fare il resto del mio corpo. – Allora io vado – bofonchio. Annuisce continuando a sorridermi con quei suoi denti bianchissimi, faccio per andare quando mi fermo, mi giro un’altra volta verso di lui, che continua a fissarmi e sorridermi. – Dov’è la fregatura? – chiedo io con diffidenza.
Scoppia a ridere, devo fargli così ridere che si tiene anche la pancia e si piega in due. Questo non fa altro che confermarmi il fatto che non è esattamente il tipo di persona che ha un cervello intatto e funzionante. Inizio a pensare che il suo cervello funzioni più a intermittenza, in realtà. – Voglio solo la tua fiducia, Cassie – risponde lui smettendo di ridere, eppure continua a sorridermi in quel modo strano che mi da i brividi.
– Tu sai che non ci sarà mai più niente tra noi due, vero? – chiedo io, sincera. Non voglio farlo arrabbiare, sul serio, ma credo sia giusto cercare subito un compromesso tra noi. Se devo rimanere qua, tanto vale dirglielo subito. Eppure quando il suo sorriso scompare sento solo il mio stomaco che inizia a darmi fastidio un’altra volta e i battiti del cuore che accelerano. So che vuole fare qualcosa e so pure cosa. – Per faovre, Cole, non rovinare tutto – sussurro io, spaventata.
– Tu-sei-un-incubo – ringhia lui venendo verso di me. Mi appiattisco al muro sentendo il suo corpo vicinissimo al mio e chiudo gli occhi. – Sei l’unica persona che mi interessa – mi sussurra all’orecchio prima di baciare quella parte del collo che sta appena sotto dell’orecchio. Strizzo gli occhi vedendo lo sguardo deluso e triste di Jeremy. – Stai pensando a lui! – tuona lui mettendomi le mani al collo.
– Cole? – lo chiamo io mentre i suoi occhi verdi fiammeggiano a causa della rabbia. Mi lascia andare e non perdo tempo: scappo via dal cottage. So che mi aspetterà a casa, ma ho così paura di entrarci un’altra volta… Corro cadendo ogni volta per qualche radice troppo alta, vado in mezzo alla strada e quasi vengo investita da una macchina, la quale mi prende, ma senza prendermi veramente.
Mi attraversa completamente. Al volante c’è Alan e sembra non avermi nemmeno notato.  
Mi guardo attorno con il cuore a mille. Che sta succedendo? Sono un fantasma? Sono morta? Cosa diavolo sta succedendo?! Mi metto una mano davanti la bocca singhiozzando un’altra volta come una bambina. Una bambina indifesa.
Dopo vari tentativi di capire cosa sta succedendo, capisco che Cole mi ha fatto fare un incantesimo di invisibilità, capendo anche il suo sorrisino stampato in faccia. Prendo il cellulare e mi accorgo che ci sono molte chiamate perse: otto da Jeremy da mezzanotte in poi; cinque da Ivy di mezz’ora fa; quattro da Isaac, anch’esse di mezz’ora fa; tre da Scott e altre tre da Eireen. Faccio un balzo sentendo il cellulare vibrare un’altra volta: è Jeremy. Ignoro la chiamata e chiamo Austin.
– C-Cassie? – balbetta lui. – Mi hanno chiamato i tuoi amici, erano disperati, mi hanno chiesto dov’eri ma io non lo sapevo e… Dove sei?
– Nel bosco – rispondo io continuando ad avere una voce tremolante. Alzo gli occhi al cielo sapendo di stare per scoppiare a piangere, di nuovo. – Non so che fare, Austin.
– Ti vengo a prendere. Vai in strada, sai che è pericoloso il bosco. Ti vengo a prendere e..
– Austin, non credo tu possa vedermi – lo avviso piangendo.
– Che significa? – chiede, perplesso.
– Credo che Cole mi abbia fatto un incantesimo. Non mi vedono, Austin – replico io continuando a piangere. Mi sento ancora più sola di prima, ancora più spaventata di quando abitavo insieme ad Alan. Non mi sono mai sentita così sbagliata. – L’ha fatto. L’ha fatto per… – mi fermo per prendere un po’ d’aria, dal momento che mi sembra di stare per avere un attacco di panico. – Sono così stanca, Austin.
– Sto venendo, Cassie, ma tu continua a parlare con me, ok? – chiede lui, la sua voce traspira solo preoccupazione. Mi sento in colpa, mi sento egoista. Inizio a pensare ai miei genitori, a quanto potrebbero essere delusi da me e inevitabilmente penso anche ai genitori di Jeremy, i quali mi staranno odiando.
Una macchina si ferma proprio davanti a me, scende Austin senza nemmeno mettere il freno e mi abbraccia. Lo stringo a me continuando  a piangere. – Austin – lo chiamo io continuando a piangere.
Per molto tempo rimaniamo così, con Austin che mi accarezza la schiena mormorandomi cose dolci e io che continuo a piangere. – Ci sono io qua, stai tranquilla – sussurra lui baciandomi la fronte. – Ti voglio bene.
– Portami via da qua.
 
Sono seduta sul letto di Austin e non faccio altro che pensare all’incantesimo. Come ha fatto Austin a vedermi? Perché lui è riuscito a vedermi e invece Alan no? Che ha fatto Cole? Ho solo domande e nessuna risposta, devo per forza parlare con Cole e cercare di capire la situazione. Di certo non posso rimanere qua, da Austin. Lo metterei troppo in pericolo e adesso non posso pensare pure a salvare lui, devo prima capire cosa fare con me.
– Tieni – dice Austin porgendomi una tazza di cioccolata calda, riportandomi nel mondo reale. La prendo e gli sorrido per ringraziarlo. – Dovremmo chiamare i tuoi amici. Non puoi stare da quel pazzo, Cassie – borbotta lui e scuoto la testa per fargli capire che sono contraria. – Cassie, ti ha fatto del male mesi fa. Non è cambiato e lo sai benissimo.
– Tu credi veramente che mi metterei un’altra volta con lui? – chiedo io guardandolo con aria torva. – Glie l’ho detto anche a lui e non l’ha presa molto bene. Il problema è che lui a volte riesce a capire quando penso a Jeremy e..
– L’ha capito anche questa volta – mormora Austin finendo la mia frase. Annuisco continuando a guardare la tazza. – So che quello che fatto non è stato bello. È orribile in effetti, ma quando mi ha chiamato era completamente andato con la testa. Anche quando mi ha chiamato quella Ivy si sentivano le sue urla, mi sa che stava spaccando tutto. C’era un baccano assurdo – bofonchia lui scuotendo la testa. – Cassie, tu lo ami più di testa e lui.. è complicato, molto complicato, ma ti ama anche lui.
– Non mi interessa – borbotto io. – Prima con Allison, ora con Paige.. Non posso farcela. In più adesso c’è questo nuovo preside e non gli sto molto simpatica. Vuole che la sua figliola si metta con Jeremy ed io ho cercato di mettergli i bastoni tra le ruote. Mi sono pentita della scelta che ho fatto andando da Cole. Me ne sono pentita subito, ma almeno adesso posso rendermi utile.
– Come? – chiede Austin, cauto. – Cassie, non puoi essere l’eroina del mondo. Questo lo sai, vero?
– Non voglio esserlo, Austin – rispondo io guardandolo negli occhi. – Ma posso fermare Cole.
– Non è vero! – sbotta Austin. – Hai solo sedici anni, maledizione! Non puoi salvare il mondo! Quello lo dovrebbero fare gli Anziani, ma quei fannulloni se ne sono andati! Sono scappati o cosa? Bé, dovresti fare la stessa cosa!
– Appunto, Austin! – urlo io. – Se ne sono andati! C’è solo il Primo e lui deve avere a che fare con Cole o con gli altri pazzi!
– Non mi interessa niente! Se continui così ti farai ammazzare, Cassie! Ok, sei una White-qualcosa ma questo non significa che sei infallibile! – tuona lui alzandosi dal letto.
– Non voglio litigare, Austin.
– E allora smettila di essere quella che può salvare il mondo. Smettila! Non pensi a cosa succederà se non ce la farai? Non pensi a come starà Ivy, il suo fidanzato, Jeremy, Cole.. me?! – chiede lui, infuriato, e non rispondo. La verità è che non ci ho pensato, perché se non ce la dovessi fare purtroppo non credo che gli altri avrebbero tante altre possibilità di vivere. Io posso colpirlo, perché prova qualcosa per me e questo mi rende il compito facile: devo solo fare in modo che si fidi di me. Ma per gli altri.. è una cosa impossibile. – Per piacere, ripensaci – mormora lui dopo un po’. – Tu non riesci a capire in che casino ti stai cacciando.
– Sì, invece – ringhio io alzando gli occhi al cielo.
– No, non lo sai. Se vai avanti così, sarò costretto di dire ai tuoi amici dove vivi.
Scoppio a ridere, infastidita. – Perché, secondo e non lo sanno? Tutti sanno che Cole vive nel bosco vicino all’Istituto di Boston. Lo sanno tutti. Eppure nessuno trova niente. Secondo te perché? – chiedo io e questa volta è lui a rimanere zitto, fulminandomi con lo sguardo.
 
Scendo dalla macchina di Austin subito dopo aver chiarito con lui la storia del bacio e avergli detto che gli voglio bene, entro nel bosco e cerco di programmare la mia prossima discussione con Cole. Non aveva il diritto di farmi quello che ha fatto, ma so che l’ha fatto per il mio bene.
Chiudo la porta dietro di me sbattendola violentemente, in modo tale da far sussultare i demoni che ricordano vagamente le salsicce, e si girano verso di me. – Che ci fate voi qua? – sbotto io.
– Siamo qui per parlare con il capo – risponde uno. Non riesco a fare finta di niente, non riesco ad avere un’espressione neutra. Sono orribili con quegli artigli al posto delle dita, la pelle completamente blu scura e degli occhi rossi scuri.
– E dove sarebbe il “capo”? – chiedo, con tanto di virgolette ironiche.
– Qua – risponde Cole entrando in salone con il suo solito cellulare in mano. Lo fulmino subito con gli occhi mentre mi fa quel suo medesimo sorrisino innocente. – È successo qualcosa, piccola?
– Non lo so, dimmelo tu – ringhio io.
Ridacchia facendomi solo arrabbiare di più. – Dopo ne parliamo, adesso ho da fare con questi signori – risponde lui alzando lo sguardo sui demoni  per guardarli uno ad no. Mi siedo su una poltrona e aspetto che inizi a parlare con quest’ultimi, eppure tutti sembrano guardarmi con sufficienza. – Non fare la ragazzina, Cassie. Non puoi stare qua – mi rimprovera Cole. Lo guardo sorridendogli, sfidandolo ancora di più. – Cassie. Vai. Ora.
– E perché? Cosa c’è di così segreto? – chiedo io usando il suo sorrisino malvagio contro di lui. Accavallo le gambe sedendomi meglio, Cole però posa il cellulare sul tavolino e viene verso di me, mi prende il braccio e mi fa alzare con la forza. – Non si tratta così una donna – ringhio io.
– Tu sei una ragazzina che ha bisogno di una bella lezioncina, Cassie – dice lui digrignando i denti… esattamente come fa il fratello quando è troppo arrabbiato. – Non-pensare-a-lui – ringhia lui e mi lancia il braccio solo quando siamo in camera mia. – Non mi fare pentire di averti portato qua – borbotta lui guardandomi con occhi fiammeggianti.
– Cosa c’è di così segreto? – riprovo io.
– Lo sai cos’è – replica lui a denti stretti. – Rimani qua fino a quando non te lo dico. Il mio amichetto  farà di guardia alla tua porta in modo tale che tu non possa uscire per origliare le nostre conversazioni – aggiunge e un demone-serpente appare proprio accanto a lui.
– Bene – bofonchio io incrociando le braccia al petto. Mi guarda male per l’ultima volta e poi se ne va insieme al demone. Sbuffo e mi siedo sul letto per cercare di tranquillizzarmi, dopo poco tempo però mi alzo e vado vicino alla porta per cercare di sentire qualcosa della conversazione tra Cole ed i demoni blu, eppure riesco solo a sentire le voci senza capire le parole.
Sono costretta ad aspettare Cole per ben un’ora. So che i demoni se ne sono andati perché non sento più la solita puzza che lasciano loro e perché i miei sensi sono appena ritornati alla normalità. Per questo non sono molto sorpresa quando la porta si spalanca senza preavviso e spunta Cole.
– Ce l’hai fatta!
Non sembra più arrabbiato con me, anzi mi sorride un’altra volta e mi fa sedere sul letto vicino a lui. – Dimmi tutto, piccola.
– Che mi hai fatto? – chiedo io freddamente.
– Un incantesimo, mentre eri praticamente svenuta sul letto ieri sera. Era l’unico modo per non farti rintracciare dal preside e dagli Anziani. È per questo che ti possono vedere tutti, tranne le persone che ti vogliono rintracciare – risponde lui senza troppi giri di parole. Sembra a suo agio a parlare con me di queste cose, non sembra sentirsi nemmeno in colpa e in fondo capisco perché. In realtà, non sono nemmeno tanto arrabbiata con lui per questo fatto, ma per il suo modo di fare quando si arrabbia.
– E Alan ha a che fare con te? – chiedo io, cambiando discorso. Spero che non si accorga di questo mio cambio di discorso, o che almeno si fidi abbastanza di me per parlarmene, ma si alza e va verso la mia porta. Non deve essere un gran bel segno. – Che fai?
– La nostra chiacchierata è finita – replica lui girandosi verso di me.
– Perché? Ho così tante altre domande da farti!
– Perché queste faccende non ti riguardano. Non mi fido di te. Te ne sei andata dal tuo ex ragazzo e poi sei tornata arrabbiata. So quello che vuoi fare, Cassie. Non sono stupido. Ma non ce la farai e infondo lo sai anche tu, è per questo che sembri così insicura di te stessa: sai benissimo che non ci riuscirai.
– Io non voglio fare niente – mormoro io mentre il sangue nelle mie vene sembra gelarsi.
– Sì, che vuoi fare qualcosa. So benissimo cosa e ti dico subito che non ci riuscirai – ringhia lui continuando a guardarmi con quei suoi profondi occhi verdi, che ogni volta non fanno altro che riflettere tutte le sue emozioni. – Ti consiglio di lasciare stare, prima che ti faccia male da sola.
– Cole! Per favore! – esclamo io vedendolo andarsene. – Devo sapere queste cose! – tento di dire, ma questa volta nemmeno si ferma e mi esclude un’altra volta dal suo modo, lasciandomi sola ed indifesa.

Angolo Autrice:
Ops! Esattamente, è successo veramente! Cassie è scappata ed è andata da Cole. Vi avverto: da qua le cose inizieranno a farsi veramente difficili e ne vedrete delle belle. Ci saranno momenti in cui odierete prima un fratello e poi l'altro, fino a quando vi verrà il mal di testa solo al pensiero di questa storia ahahah.
Vi chiedo come sempre di lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate del capitolo e dei vari personaggi. Ultimamente vi sta piacendo molto Cole, è ancora così? Ringrazio tutte le persone che stanno lasciando recensioni, sapete che per me è molto importante sapere i vostri pareri... quindi grazie, grazie, grazie.
Mi scuso per tutti gli errori, purtroppo però sono veramente stanca e, come avrete notato, mi deconcentro facilmente ahahah.
Un bacio e al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 9
*** Mancanza ***


 
Capitolo 9
Mancanza
 
Mi sveglio di soprassalto, come ormai tutte le mattine, e mi guardo intorno fino a quando non mi rendo conto che sono ancora nel cottage di Cole. Mi siedo sentendo la porta principale sbattere e così, incuriosita, mi alzo dal letto e vado in salone.
- Quindi dobbiamo farlo il più presto possibile – continua un discorso un demone. La prima cosa che mi viene in mente è di prendere un coltello e tirarlo in testa al demone, poi però mi rendo conto che sembra essere devoto a Cole, e questo mi ferma.
– Sì, ma quando? – chiede Cole, spazientito, sembra anche un po’ nervoso e si tocca in continuazione il mento. Faccio finta di tossire e così il demone e Cole si girano verso di me. – Buongiorno! – esclama Cole fermandosi di scatto per guardarmi con ancora un dito sul mento.
– Buongiorno – borbotto io accennando un sorriso. Guardo il demone e mi accorgo che ce ne sono altri due davanti la porta, aggrotto la fronte e guardo Cole. – Mi preparo ed esco – annuncio io. So che quando ci sono così tanti demoni Cole preferirebbe che io stessi o in camera mia o fuori, e se voglio che lui inizi a fidarsi di me devo iniziare a prendere in considerazione anche quello che vuole lui e non solo quello che voglio io. Cole infatti mi sorride, soddisfatto, e annuisce. Dopo essermi vestita, esco dalla mia stanza e torno in salone, i demoni e Cole diventano improvvisamente muti ed iniziano a fissarmi. Li guardo male ed avanzo verso la porta, abbastanza imbarazzata, per poi girarmi verso di loro e salutarmi.
– A dopo – dice Cole salutandomi con la mano, troppo concentrato con la questione dei demoni per essere interessato a me, e mi sta benissimo.
– Ciao, Cassie – mi salutano i demoni in coro fissandomi e mostrando i loro denti gialli. Cerco di non sembrare scioccata dai loro denti mostruosi e quasi ci riesco, dopotutto li vedo quasi tutti i giorni da quando sono qua ed è passato più di un mese; eppure ogni volta mi sembra ancora tutto innaturale e assolutamente disgustoso.
Scalcio tutte le pigne che mi ritrovo davanti ed inizio a pensare. La neve ormai sta diminuendo e se vivessi ancora nell’Istituto sarebbe un anno da quando arrivai insieme alla maga, morta. E sarebbe passato un anno dalla morte di papà. Non voglio fare niente di ché per onorarlo, solo andare al cimitero. Come, ancora non lo so. Cole sta iniziando a fidarsi di me e non intendo rovinare tutto. Ancora non mi ha detto niente sui suoi prossimi attacchi, ma so che tra un po’ inizierà a parlare con me. Lo vedo dalla faccia che sta facendo quest’ultimi giorni. C’è più fiducia.
– Cassie?
Faccio un balzo sentendo la voce di Ivy ed appena mi giro mi ritrovo il suo bel viso davanti a me. Rimango in silenzio a fissarla. I suoi occhi verdi sembrano messi quasi in risalto dai suoi vestiti neri, eppure sembrano spenti a causa delle occhiaie, i suoi capelli invece sembrano più rovinati del solito.
– Oh mio Dio – esclama lei venendo verso di me. Mi abbraccia, ma sono troppo scioccata addirittura per ricambiare l’abbraccio. – Sei viva – dice lei distaccandosi da me, mi prende la faccia con le sue mani e mi fissa con quei suoi occhioni verdi. – Mi sei mancata così tanto… – bofonchia lei abbracciandomi un’altra volta.
– Ivy – la chiamo io allontanandomi da lei. – Che diavolo ci fai qua?
– Ma che domanda è?! Io ed i ragazzi ti stiamo cercando da un paio di settimane – risponde lei.
– No, vi avevo detto di non cercarmi! – sbotto io, arrabbiata. – Te ne devi andare – ringhio guardandomi indietro. Tutto questo non può fare altro che male, tutto quello che ho costruito in un mese potrebbe essere distrutto a causa di questa visita e non posso permetterlo. – Io sto bene. Ma te ne devi andare – aggiungo stringendole le spalle.
– Non capisco – bofonchia lei. – Perché? Mi hai scritto che sapevi di aver sbagliato. Come fai a stare bene in un ambito del genere? Io non sto bene, non so più che fare e mi manchi tanto – mormora lei avvicinandosi a me con le lacrime agli occhi. Mi prende le mani e continua: – Jeremy è così strano. Sembra non averti mai conosciuta o vista. Ha ricomincia ad andare a letto con tutte ed Alan non è contento di questo. Ho cercato di parlare con lui di te, continua a dire che ha sbagliato con te ma che non l’hai nemmeno avvertito. Sembra avercela a morte con te perché hai scritto addirittura una lettera a Matt e non a lui e…
– No, aspetta. Cosa? – chiedo io fermandola.
– Cosa? – chiede lei, perplessa.
– Non… – inizio, ma mi fermo capendo quello che ha fatto Cole. Mi giro verso il cottage con lo sguardo infuriato. – Devo andare – ringhio sputando acido. Voglio prendermela con Cole, voglio prendermela con tutti e due i fratelli Ruterful per essere così stupidi e non riuscire a vedere dietro alle cose che possono sembrare superficiali, ma che non lo sono.
– No. Dove vai? Che è successo? – chiede lei, in preda al panico, prendendomi il braccio per farmi fermare. Adesso sembra preoccupata ma anche arrabbiata, e quando lei è arrabbiata non riesci a sfuggirle. È sempre stata una ragazza dalla quale sembra impossibile scappare, quando però è anche arrabbiata diventa tremila volte peggio ed a quel punto sì, che è impossibile sfuggirle.
– Devo parlare con Cole. Io gli avevo scritto una lettera a Jeremy, ma a quanto pare Cole non l’ha spedita – mi affretto a dire. – Giuro che adesso uccido quel pennuto – borbotto a bassa voce andandomene. – Ti chiamo, Ivy! – mento, solo perché in questo modo spero di darle un po’ di speranza.
Entro nel cottage e già so che se voglio che lui si fidi di me devo rimanere in silenzio e fare finta di niente, ma è troppo difficile per me, sono troppo impulsiva ed arrabbiata per fare finta di niente. Cole si gira subito verso di me e mi sorride. – Già fatto? – chiede, facendomi capire che ha ancora da fare.
– Non hai spedito la lettera a Jeremy – dico tutto d’un fiato.
Tutti i demoni si girano di scatto verso di me con la bocca aperta e sembrano innervosirsi, come Cole d’altronde. – Non è il momento, Cassie. Ne parliamo dopo, adesso ho da fare e devi uscire. Ti chiamo io appena ho finito – risponde semplicemente Cole con aria torva.
– Bene – ringhio io, esco dal cottage sbattendo la porta d’ingresso sapendo che Cole è arrabbiato e che sicuramente oggi non mi dirà niente. Non importa, non aveva nessun diritto di non spedire la lettera a Jeremy. Non posso continuare a fare finta di niente, a fare finta di essere una persona che non sono solo per guadagnarmi la sua fiducia, se poi lui è il primo che non mi rispetta.
 
– Siediti – mi ordina Cole con la mascella rigida. Mi siedo davanti a lui con ancora lo sguardo omicida e così lui fa un sospiro. – Pensavo che non facessi più quelle scenate.
– Ed io pensavo che mi avresti trattata come una ragazza, non come una stupida – ringhio io. Si irrigidisce visibilmente e so che sta per scoppiare, così ne approfitto e continuo. – Perché non hai spedito la lettera a Jeremy? Non me l’hai nemmeno detto.
– Perché?! – sbotta lui, arrabbiato. – Me lo stai chiedendo veramente? – urla avanzando verso di me, e il primo pensiero è quello di scappare. Nonostante si sia sempre comportato bene con me in questo mese, vederlo così arrabbiato mi spaventa ancora, perché, se con il fratello avevo la sicurezza che non mi avrebbe mai fatto male, con lui non ce l’ho.
– Bene. Allora ecco cosa avresti dovuto fare: avresti dovuto mandare la lettera, perché se voglio spedire una lettera la spedisco. Non puoi andare a dire al tuo pennuto che non la deve mandare e lui fa come dici tu; in più, vorrei molto partecipare alle vostre “chiacchieratine” e vorrei anche sapere perché il Primo Anziano ha licenziato Louis per prendere un uomo che frusta anche i bambini – ribatto io, sicura di me.
– Perché mi dovrei fidare di te? Dopotutto oggi hai visto la tua amica Ivy e non mi hai detto niente – ringhia lui.
Il mio cuore sembra fermarsi per un paio di secondi di troppo. Il tempo mi passa troppo velocemente davanti agli occhi e non so più che dire o che fare. – Ok. Sì, è vero. Ho visto Ivy, ma non me l’aspettavo. E poi, Cole, ho avuto una chance di andarmene, eppure sono ancora qua – rispondo io freddamente.
Per la prima volta riesco a farlo rimanere in silenzio, stizzito. Mi fissa in un modo ancora più aperto, sembra essere nervoso perché per una volta sono riuscita a trovare il suo punto debole e riesce quasi a capire il mio punto di vista. Quasi riesco a sentire la mia voce nella sua testa che dice: eppure sono ancora qua. – Bene. Cosa vuoi sapere? – borbotta lui.
Questa volta invece sono io a rimanere sbalordita, infondo c’è voluto poco. Sorrido con il cuore va a mille per l’adrenalina. – Alan ha a che fare con te? – chiedo io.
– No, ha a che fare con le altre persone che ti vogliono morta.
– E il Primo? Anche lui ha a che fare con loro? – chiede e Cole annuisce continuando a fissarmi, so che è arrabbiato con me, ma sinceramente non riesco a capire il perché. Sono stata brava alla fine ed adesso mi sta dicendo tutte queste cose, il ché significa che si fida di me. – Perché gli Anziani se ne sono andati?
– Non se ne sono andati, Cassie. Sono dovuti partire per degli attacchi – risponde lui freddamente alzando gli occhi al cielo, come se fosse una risposta scontata.
– E allora perché non eliminiamo semplicemente queste persone che mi vogliono morta? – chiedo io, non capendo. – Voglio dire, sono demoni? Non credo ci siano Cacciatori, all’infuori di Alan e la sua famiglia. In tal caso, Alan è una persona malata, non so quanto possa fare del bene agli altri Cacciatori. Potremmo provare a rapirlo ed aspettare il ritorno degli Anziani, a quel punto potrebbero farlo curare.
– “Eliminiamo”? – chiede lui ridendo. – No, piccola, tu non c’entri niente in questa storia. Ci sono molte altre cose che non sai ed io non te le dirò fino a quando non sarò sicuro al cento percento del fatto che non mi tradirai un’altra volta.
All’inizio ci rimango male, sentire delle parole così dirette e relativamente cattive mi fanno uno strano effetto, eppure sono costretta a fare finta di niente ed andare avanti. – Va bene. Ho un’altra domanda: posso vedere i miei amici?
– Stai scherzando, vero?! – chiede lui alzando la voce. – Assolutamente no, Cassie. Come fai a chiedermi una cosa del genere? Loro hanno a che fare con Alan, chi ti dice che non verrà anche lui quando vi vedrete?
– Ma lui non mi può vedere, giusto? – chiedo io alzando la voce tanto quanto lui, ma solo per farmi sentire. – Cole, veniamoci incontro: io ho bisogno dei miei amici e in realtà non ho nemmeno bisogno della tua autorizzazione, potrei benissimo vederli senza avere il tuo consenso, dopotutto non sono tua prigioniera. O sbaglio? Te l’ho chiesto solo perché vorrei tanto avere la tua fiducia – dico io, un po’ indecisa, anche se è praticamente tutta scena.
Il suo viso si addolcisce, i suoi occhi diventano un po’ più luminosi e si avvicina del tutto a me per prendermi le mani. Cerco veramente con tutta me stessa di non allontanarmi, così mi irrigidisco e basta. – Ti lascio vedere i tuoi amici solo se mi dai la tua parola che non scapperai – mormora lui guardandomi negli occhi.
– Tu non mi farai seguire e manderai le lettere a chi voglio? – chiedo io accennando un sorriso timido. Annuisce ridendo e in questo momento sembra volermi veramente bene, sembra essere umano ed in grado di provare sentimenti ed emozioni umane. Il mio cuore per la prima volta dopo tanto tempo sembra scoppiare da una sensazione che forse mi ricorda un po’ la felicità ed è più forte di me: applaudisco e ridacchio come una bambina. – Bene, allora sì, ti prometto che non ti lascerò per i miei amici – giuro io continuando a sorridere. La verità è che non lo lascerò fino alla fine, fino a quando non ci saranno altri nemici oltre a lui… Poi, a quel punto, se non la smetterà di seminare terrore, dovrò ucciderlo.
Mi alzo dalla sedia e vado in camera mia, mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi. Sono sicura che quando tutto questo finirà mi farà male pensare a Cole come un ragazzo che purtroppo non è riuscito a resistere al fascino del male e per questo è dovuto morire. Forse non esistono persone cattive né brave persone, forse siamo tutti nel mezzo e nessuno è innocente come nessuno è solo cattivo. Penso a come mi sentirò quando perderò il gemello della mia anima gemella, penso al dolore che sentirò sia fisicamente che mentalmente. Jeremy dovrebbe sapere come si ci sente quando si perde l’anima gemella, ma credo proprio che il mio dolore sarà molto più attenuato dal momento che si parla del gemello.
Poco dopo, quando sono completamente rilassata sul letto, qualcuno bussa alla porta e la spalanca subito. Mi metto a sedere di scatto, un po’ spaventata, ma mi tranquillizzò quando vedo solo Cole. – Cosa c’è? – chiedo io guardandolo.
– Tieni – risponde lui tirandomi un vestito. Lo prendo al volo e lo guardo con la fronte aggrottata. – I nostri nemici ci hanno invitati ad un ballo. E noi ci andremo. Vestiti e vieni in salone, dobbiamo andare subito. Siamo già in ritardo, era da un po’ che mi ronzava in testa l’idea di permetterti di venire con noi, e adesso che sai un po’ di cose mi sembra opportuno lasciarti venire con noi.
Guardo il vestito mentre Cole chiude la porta andandosene. È lungo e di raso nero, molto attillato. Alzo gli occhi al cielo e me lo metto senza troppi problemi, nonostante io odi i vestiti. Raccolgo i capelli in una treccia e la raccolgo, per poi truccarmi. Esco dalla camera e mi accorgo che nel frattempo sono entrati almeno dieci demoni, il mio corpo si contrae subito sentendo questa presenza poco accettata. Mi schiarisco la voce e così Cole si gira verso di me.
– Sei in ritardo – borbotta lui. Alzo le sopracciglia pensando che lui e Ivy non potrebbero mai andare d’accordo. – Dai, andiamo – dice porgendomi il braccio, accetto e così avanziamo verso una macchina nera. Non posso fare a meno di pensare perché, alle due del pomeriggio dovremmo incamminarci per andare ad una festa e l’unica risposta è che ci metteremo veramente tanto tempo.
 
Mi sveglio sentendo qualcosa di viscido accarezzarmi il viso, rabbrividisco ed apro gli occhi. Appena vedo un tentacolo mi alzo di scatto e porto la mia mano vicino alla cintura dei miei jeans, dove di solito tengo la mia spada, ma quando sento il vestito di raso sotto la mia mano mi ricordo di star indossando un vestito. – Che stai facendo? – ringhio quindi io, allontanandomi un po’ dal demone.
– Signorina, il capo mi ha chiesto di svegliarla e non parlare molto con lei, quindi ho dovuto svegliarla in questo modo. Mi dispiace averla spaventata – risponde il demone con voce sottomessa, sembra addirittura in imbarazzo, peccato che sia un demone e quest’ultimi non possano provare niente. – Gli altri sono già entrati.
– Ma che carino, nemmeno mi aspetta – borbotto io uscendo dalla macchina. Rimango a bocca aperta vedendo un palazzo enorme con più lucette di un albero di Natale. Ai miei piedi c’è un tappeto rosso che arriva fino all’entrata, dove molti mostri, vampiri, sirene ed alcuni cacciatori lo stanno percorrendo per entrare. – Cos’è tutto questo? – chiedo io, scioccata.
– È la festa. Io ne so meno di lei, purtroppo – risponde il demone con i tentacoli. Scuoto la testa capendo quanto tutto questo sia sbagliato. Io adesso dovrei essere nel mio Istituto, dalla parte giusta, e invece sono davanti un palazzo pieno di demoni che mi vogliono morta.
Il mio cuore fa un balzo quando vedo Alan, Paige e Jeremy vicino alla loro macchina nera, stanno parlando tra loro e Jeremy sembra abbastanza nervoso. Faccio dei passi indietro e per poco non cado, sento i tentacoli viscidi del mostro tenermi ferma. – Che ci fanno loro qua? – chiedo io continuando a guardare Jeremy, che porta un completo nero con un fazzolettino viola scuro dello stesso colore del vestito di Paige. I due si tengono per mano dietro al padre, il quale avanza verso l’entrata.
– Non lo so – risponde il demone, indeciso. – Dobbiamo entrare – annuncia mettendomi un tentacolo dietro la schiena, che sarebbe nuda se non indossassi un giacchetto bianco. Entriamo dopo altre tre persone che stavano prima di Jeremy e qualcuno posa le mani sopra le mie spalle. Quando mi giro di scatto incontro gli occhi di un ragazzo, un umano, che mi fa capire che vuole solo prendermi il giacchetto. Annuisco e glie lo porgo, triste. Il ragazzo mi sorride e se ne va senza dire una parola, eppure sembra impossibile non vedere le sue mani tremare. Faccio per andare da lui e dirgli di scappare quando mi rendo conto che è impossibile, così mi giro verso Cole a malincuore e mi accorgo che sta parlando con Jeremy, Paige ed Alan.
Tutti i miei muscoli sembrano diventare pietra, Cole mi guarda e mi saluta alzando il bicchiere pieno di champagne.  – Eccola qua. Vieni, Cassie! – urla Cole. Tutti e tre si girano verso di me ed il groppo che ho in gola diventa ancora più grosso, ma avanzo verso di loro come se niente fosse e faccio finta di sorridere. Cole mi cinge il fianco con il braccio sorridendo alle tre persone davanti a noi, facendomi solo sentire più a disagio.
– Cassandra, buonasera – mi saluta Alan sorridendomi in quel modo che ti fa venire i brividi.
– Buonasera – mormoro io abbassando lo sguardo verso i miei tacchi bianchi.
– Questo vestito ti sta d’incanto – esclama falsamente Paige sorridendomi nello stesso modo in cui sorride il padre. In un modo o nell’altro, sono uguali, loro due.
– Grazie – rispondo io sorridendole.
– Già – dice Cole ridendo. – Sapevo che le sarebbe stato benissimo – aggiunge dandomi un bacio sulla tempia, dando quindi per scontato che me l’ha comprato lui per quest’occasione e che siamo molto uniti, cosa che in realtà non siamo. Passo lo sguardo da Paige a Jeremy, il quale continua a lanciarmi occhiatacce senza dire una parola.
– E così state insieme adesso? – chiede Paige con quel suo sorrisino falso, in realtà so che sta solo cercando di capire che non mi interessa più Jeremy, anche se questo non cambierebbe un bel niente dal momento che vivo con il fratello.
– Oh, n…
– Sì – risponde Cole fermandomi.
Mi irrigidisco subito e cerco di non sussultare a quell’affermazione, mi giro verso di lui per guardarlo male ma quando fa finta di niente e continua a parlare con gli altri annuncio: – Se volete scusarmi, vado a prendere da bere. – Pochi passi dopo, fermo un cameriere e prendo un bicchiere di champagne senza nemmeno ringraziarlo. Sono furiosa. Dopo tutto quello che gli ho detto, ha il coraggio di dire a tutti che stiamo insieme quando a malapena non litighiamo. Scuoto la testa e bevo lo champagne tutto d’un sorso.
– Non si vorrà mica ubriacare? – chiede qualcuno accanto a me. Appena poso lo sguardo su di lui capisco subito che si tratta di un Cacciatore. – E così lei è la Whitesun che tutti vogliono morta, eh? Non crede sia un po’ troppo pericoloso partecipare ad una festa del genere?
– Mi hanno invitata. In più, praticamente la metà dei demoni presenti in questa stanza stanno con me – rispondo io freddamente. Mi fa un sorriso compiaciuto, come se gli avessi dato una bella risposta, alza il calice con lo champagne e se ne va continuando a sorridere.
– Signori e signore, la cena è pronta – annuncia qualcuno al microfono. Mi guardo intorno e Cole mi mette subito un braccio sulle spalle incitandomi ad avanzare verso un’altra sala.
La sala da pranzo è enorme, sembra fatta apposta per ospitare tutti noi e non mi stupirebbe per niente scoprire che hanno comprato questa dimora solo in onore di questa festa. Ci sono vari tavoli coperti da una tovaglia elegante bianca e le sedie sembrano dello stesso modello. Mi siedo vicino a Cole e capisco di non conoscere nessun altro in questo tavolo.
– Mi avevi detto che Alan non mi poteva vedere – sussurro io all’orecchio di Cole.
– Ho tolto l’incantesimo. Ma stai tranquilla, se lui vorrà farti del male l’incantesimo si attiverà immediatamente – risponde Cole continuando a guardarsi intorno. – Bene, tutte le persone in questo tavolo sono mie amiche.
– E tutto questo quand’è successo? – chiedo io guardandolo attentamente. – Pensavo che dovessimo essere una squadra almeno sta sera, invece continui a mentire a tutti.
– Non comportarti così, Cassie. Ti ho portata qua perché pensavo di potermi fidare di te. Non rovinare tutto o sarò costretto ad ordinare ai miei amici di portarti a casa – ribatte Cole guardandomi negli occhi, capisco subito quindi che non posso permettermi di discutere con lui in questo momento, così guardo davanti a me, ancora arrabbiata. – Comunque è successo poco prima che ti dessi il vestito. Non hai sentito niente perché è un incantesimo abbastanza facile per i miei maghi della luna. Ora basta. Parliamo di altro.
– Come per esempio del fatto che hai detto ad Alan e gli altri che stiamo insieme? – propongo io sputando acido, lo guardo un’altra volta negli occhi ma non aggiungo altro, spero solo di fargli capire quanto sono delusa ed arrabbiata tramite il mio sguardo.
– Ok. Ora basta – dice lui posando il tovagliolo di stoffa sul piatto con un gesto secco. – Ehi, voi! – chiama alcuni demoni, i quali si girano subito. – Portatela a casa.
– Stai scherzando, spero! – esclamo io, furiosa.
– Stai facendo delle scenate davanti a tutti. Questo non lo permetto – ringhia lui guardandomi male.
I due demoni si alzano dopo un ultimo cenno di Cole e si mettono accanto a me con le mani sporche tese verso di me. – No – rispondo io freddamente. – Io non me ne vado – ringhio guardandoli come solo un Cacciatore può guardare un demone. Eppure loro sembrano avere occhi solo per Cole, che annuisce facendo capire ai demoni quello che devono fare: prendono un mio braccio per uno e mi fanno alzare.
– Vedi di non fare altre scenate proprio davanti a tutti – ringhia Cole prendendo delicatamente il suo tovagliolo e posizionandolo sulle sue gambe, sembra quasi un vero gentiluomo.
Rimango senza fiato quando i demoni mi portano via senza fare nemmeno il minimo sforzo, giro la testa verso un tavolo ed incontro subito gli occhi preoccupati di Jeremy. – No, fermi – mormoro io cercando di fermarmi posando i piedi a terra e tenendoli fermi. – Per favore! – esclamo io imputandomi.
– Signorina, dobbiamo andare – dice uno facendomi quasi svenire per la puzza del suo alito.
– No, per favore, la smetto – sussurro io con tono sommesso. Guardo Jeremy con la coda dell’occhio e capisco che si sta per alzare e venire da noi. – Vi prego.
– Allora? – chiede Cole dietro di me, spazientito.
Mi giro verso di lui e lo guardo con le lacrime agli occhi, e sono vere: sono così stressata e delusa che essere cacciata via potrebbe veramente farmi scoppiare in lacrime. – Per favore, la smetto, ma non mi far andare via – mormoro io guardandolo negli occhi.
Rimane in silenzio per alcuni secondi e poi sospira. – E va bene. Portatela in bagno, così almeno penseranno che la stavate portando là – ordina ai suoi “amici”. Essi annuiscono e mi portano nei bagni.
Finita la cena si alzano tutti e tornano nell’enorme salone, mi guardo intorno e mi accorgo che ci sono due scale che si distanziano da un corridoio e che portano tutte e due allo stesso piano. Inizia una canzone e le donne si mettono da una parte, mentre i maschi dall’altra.
Jeremy fa lo stesso mettendosi davanti a Paige, la quale sta accanto a me. – Oh, ma guarda un po’ chi si rivede – esclama lei sorridendo a Jeremy. Non le rispondo e guardo Cole, sembra abbastanza nervoso e molto probabilmente è dovuto alla poca distanza tra lui e il fratello. – Che peccato, alla fine della canzone tu andrai a destra, nelle mani di mio padre, ed io tra le braccia del tuo bel ragazzo.
– Perché “che peccato”? Se pensi che questo mi faccia paura ti sbagli – rispondo io sorridendole, ed è vero, non sono affatto preoccupata.
– Oltre a quello non potrai andare da Jeremy – ringhia lei, non sapendo cos’altro dire.
Faccio una mezza risata solo per farla infuriare ancora di più. – Per piacere, smettila. Non ho bisogno di un ballo per andare a parlare con qualcuno. Se gli avessi voluto parlare l’avrei già fatto – ribatto io sorridendo a Cole, che mi guarda incuriosito. So che mi sta fulminando con lo sguardo, ma faccio finta di niente e mi giro solo per sorriderle.
Poco dopo le braccia di Cole mi prendono e così iniziamo a ballare verso destra. – Il prossimo sarà Alan – annuncia Cole guardando distrattamente il padre di Paige. – So che non hai paura e fai bene – continua sorridendomi. – A parte alcune scenate, stai andando piuttosto bene.
– Lo so – rispondo io soddisfatta mentre continuiamo a ballare.
Ben presto però la canzone finisce e sono costretta ad andare da Alan. – Hai avuto una bella idea – inizia lui. – Andare dall’unica persona che ti avrebbe aiutata a non farti prendere da me.
– Grazie – rispondo io sorridendogli, tranquilla. – Continuo a chiedermi cosa ci faccia lei qua, ma alla fine la risposta la sappiamo tutti e due, non è vero?
– Direi di sì, Cassandra – risponde lui continuando a sorridere in quel modo macabro. – Eppure vedo che non hai paura.
– E perché dovrei? – chiedo io ridendo.
– Magari perché c’è di mezzo Jeremy Ruterful – risponde lui ed il mio sorriso scompare, guardo accanto a me e per fortuna incontro subito il sorriso di Cole. Dopo di lui però c’è Jeremy, e sta ballando con una sirena che sta dalla parte di Cole. – Chissà come la prenderà Cole Ruterful quando saprà che ti stai preoccupando così tanto per suo fratello.
– Non gli faresti mai del male – ringhio io, tutto d’un tratto l’adrenalina mi fa quasi tremare e l’unica cosa che vorrei fare è uccidere quest’uomo.
– Questo è assolutamente vero. Non riuscirei mai a fare del male al ragazzo di mia figlia.
Non dico niente, rimango solo a guardarlo negli occhi per cercare di fargli capire il disprezzo che provo verso di lui. Per fortuna, la canzone finisce e sono costretta ad andare tra le braccia di un vampiro che non è dalla parte di Cole. Cerca di spaventarmi chiedendomi se non sia troppo pericoloso ballare con un vampiro che mi vuole morta, ma quando gli rispondo che anche per lui è molto pericoloso ballare con una Cacciatrice che non ha paura di ucciderlo e che, magari, potrei avere un coltello, magari proprio quello delle Whitesun, sotto la gonna lunga o tra i lacci dei miei tacchi, capisce che forse non è il caso di darmi fastidio. Soprattutto quando gli dico che tutti i demoni che vede attorno a noi non aspettano altro che un suo passo falso. Rimane in silenzio per tutto il resto della canzone e poi se ne va dalla sala. Le canzoni vanno avanti e non faccio altro che intimidire vampiri e demoni, a parte quelli che lavorano insieme a Cole ovviamente, i quali mi chiedono come sta andando.
Il mio cuore fa un balzo appena sento le mani di Jeremy posarsi sui miei fianchi. Alzo lo sguardo su di lui, dal momento che prima stavo guardando Cole per controllare che fosse tutto apposto, e la canzone inizia. Poso le braccia sulle sue spalle cercando di non risultare nervosa, ma il mio respiro affannato ed il mio cuore che accelera di secondo in secondo non mi aiutano molto. Lo guardo negli occhi senza aggiungere niente. Mi sono mancati questi occhi.
– Smettila di guardarmi così – mi ordina freddamente.
– Non ti sto guardando in nessun modo.
– Sì, invece. Mi stai guardando come se fossi l’unico ragazzo che vuoi sul pianeta – ringhia lui digrignando i denti e guardando sopra di me.
– Non è vero – ribatto io con voce tremolante. Cerco veramente con tutta me stessa di non stringerlo a me, di non posare la testa sul suo petto e chiudere gli occhi, eppure sembra impossibile.
– Sì che è vero – dice lui freddamente. – Ma non mi interessa, quindi stai tranquilla – aggiunge facendomi male. Abbasso lo sguardo e mi allontano un po’ da lui. – Sembri a tuo agio qua.
– Smettila di parlare – borbotto io guardando Cole, ho paura di farlo arrabbiare. Jeremy però fa una mezza ristata e quel suo sorriso fantastico adesso mi mette un po’ in soggezione, forse perché so che mi sta prendendo in giro.
– Ai suoi ordini, signora – dice lui con un tono di superiorità. – Vedo che non ci hai messo tanto ad abituarti a quest’ambiente, soprattutto quando si tratta di dare ordini alla gente come fa il tuo bel ragazzo.
– Quello che faccio non sono affari tuoi e non puoi dirmi queste cose solo per farmi sentire in colpa, soprattutto perché è veramente inutile e da ipocrita, signor Sto-con-la-figlia-di-Alan – ringhio io continuando a guardare tutto tranne che Jeremy, so benissimo che Cole ci sta tenendo d’occhio e l’unica cosa che mi serve è dargli una ragione per dubitare di me.
– Io starò anche con la figlia di Alan, ma tu stai con mio fratello – digrigna i denti Jeremy. – Quindi non hai proprio diritto di dire queste cose e sì, dovresti assolutamente sentirti in colpa. Una volta va bene, ma due volte? A quanto pare è  vero, non sai proprio chi scegliere e quindi vai prima da uno e poi dall’altro. Fai esattamente come più ti conviene.
– Smettila, Jeremy – borbotto io. – Smettila di parlare. Mi stai dando fastidio – aggiungo iniziando di nuovo a recitare la mia parte.
Scoppia a ridere continuando a tenermi stretta a lui. – Non vorrei mai darle fastidio, Signora Ruterful – ribatte lui, fa una mezza risata ed aggiunge: – Però è un po’ un disastro, non credi? Potrebbero pensare che stai con me, dal momento che sei stata anche con me ed io sono suo fratello. Abbiamo lo stesso cognome dopotutto.
– Ho detto basta, Jeremy Ruterful! Se non la smetti me ne vado e a quel punto non farai una bella figura, sai? – sbotto io.
Alza le sopracciglia sorridendo. – Oddio, no! – esclama, ma mi sta solo prendendo in giro. – Ti prego, non te ne andare. Non so cosa farei senza di te.
– Ok, basta – mormoro io distaccandomi da lui, o almeno ci provo, visto che appena inizio ad allontanarmi mi stringe ancora di più a lui facendomi togliere il respiro. Sono vicinissima alle sue labbra e lui sembra prendersi gioco di me tenendoli socchiuse apposta.
– Perché non mi hai nemmeno scritto una lettera? – sussurra lui.
Rimango a guardarlo per un po’, vorrei dirgli che glie l’ho scritta ma che non l’hanno spedita, eppure so che questo scatenerebbe un disastro. – Non mi va di parlare di questo – mormoro io con la poca voce che mi rimane.
La canzone per fortuna finisce e lui chiude le labbra, questa volta però diventano una linea finissima e sembra non volermi lasciare, anzi mi stringe ancora di più a lui. Si abbassa verso di me e mi sussurra all’orecchio posando le sue labbra su di esso: – Arrivederci, signora Ruterful.
Chiudo gli occhi rabbrividendo. – Non farlo – mormoro tra me e me. Si distacca da me e mi guarda con fare orgoglioso, come se fosse finalmente riuscito nel suo intento e ora non riesca a fare a meno di sorridere. Qualcun altro mi prende, pronto per il prossimo ballo, ma sono arrivata ad un punto che o scoppio a piangere davanti a tutti o scappo via, e voglio andare via, così cerco di allontanarmi.
– Smettila – mi ordina Cole freddamente. Mi ero dimenticata che dopo Jeremy c’era suo fratello. – Che hai? – ringhia avvicinandosi a me. – Che ti ha detto? Sei tutta rossa.
– Non mi ha detto niente, è solo che mi imbarazza averlo qua, soprattutto ballarci – rispondo io guardando Jeremy mentre parla con Paige.
Appena la canzone finisce corro in bagno senza dire niente a Cole. Chiudo la porta dietro di me e cerco di respirare profondamente, anche se le lacrime minacciano di uscire. Quello che è successo con Jeremy non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Lo sa che voglio andare da lui, lo sa che mi manca ed è per questo che ha fatto tutto questo durante il ballo. Vuole che io ci caschi, ma non ci riuscirà, devo rimanere concentrata e stare con Cole. Ho una brutta sensazione riguardo questa festa, so benissimo che non è stato fatto per far divertire tutti. Oggi succederà qualcosa e credo che si capirà quale “club di matti” riuscirà a sterminare il mondo. Quindi l’unica cosa che devo fare è rimanere concentrata. Rimanere concentrata e stare vicino a Cole, l’unico che mi vuole tenere in vita. Non posso farmi distrarre da Jeremy, anche perché è proprio lo scopo di Alan.
I miei pensieri però vengono disturbati da qualcuno che bussa alla porta del bagno. – È occupato – annuncio io aprendo l’acqua del rubinetto per rinfrescarmi un po’. Bussano un’altra volta alla porta facendomi quasi innervosire. – È occupato – ripeto quindi. Chiudo l’acqua del rubinetto e mi asciugo con l’asciugamano. Bussano un’altra volta, così apro di scatto, furiosa e sbotto: – Ho detto che è occupato! – Ma la collera svanisce quando vedo Jeremy davanti a me. Si girai dietro per controllare ed entra in bagno insieme a  me, per poi chiudere la porta a chiave. – Che cosa ci fai qua? – sussurro io mentre il cuore inizia a martellarmi nel petto. Si gira verso di me e senza nemmeno rispondermi mi prende il viso con tutte e due le mani e si avvicina a me. – Jeremy, non farlo – lo imploro io con voce tremolante.
– Vuoi che mi ferma? – chiede lui posandomi le mani sulla schiena nuda per farmi avvicinare ancora di più a lui. – Allora? Mi devo fermare? – chiede lui guardandomi negli occhi.
– Finiremo nei guai – bofonchio io posando lo sguardo sulle sue labbra socchiuse.
– Che stai combinando, Cassie? – chiede lui a voce bassa. – Perché cambi per lui?
– Non sto cambiando per lui! – esclamo io.
– Sì, invece. Lo stai facendo e lo sai benissimo – ringhia lui stringendomi ancora di più, riesco finalmente a sentire i bottoni della sua camicia ed il calore che emana sotto di essa. – Che devo fare io con te? Perché scappi sempre da lui?
– Lasciami andare, Jeremy! – sbotto io spingendolo. Mi lascia subito andare e così indietreggio. – Non dovresti entrare qua dentro, questo è il bagno delle donne.
– Va bene – risponde lui alzando le mani, a mo di arresa. – Allora me ne vado – aggiunge girandosi.
Mi mordo l'interno della guancia per non correre da lui e baciarlo. Le mie gambe iniziano a tremare volendo solo correre da lui, ma so che questo rovinerebbe tutto. Devo continuare a recitare, devo continuare ad acquistare fiducia in Cole. Devo riuscirci e se Jeremy si mette in mezzo io sono spacciata. Ma perché riesce sempre a rovinare i miei piani?!
  – Jeremy? – lo chiamo io con voce tremante. Si gira verso di me senza dire niente, facendomi diventare ancora più nervosa. Non aggiungo niente per un po’ di tempo, mi limito semplicemente a guardarlo, ammaliata. – Mi manchi – mormoro io, non vorrei dirlo, ma è più forte di me.
Lui fa un sospiro e viene verso di me, adesso tutto va a rallentatore e non è un bene. Lo voglio qua, attaccato a me e il tempo non è a nostro favore in questo momento. Ci stringiamo tutti e due, le mie braccia sono avvinghiate al suo collo e le dita s'intrecciano ai suoi capelli, le sue braccia invece stringono la mia schiena. Lo guardo negli occhi e poi sento le sue labbra posarsi sulle mie. Mi appoggio a lui sentendo troppe scosse percorrere la mia schiena fino ad arrivare ai piedi, e lui sembra capire il mio bisogno perché mi stringe ancora di più. Mi prende le cosce facendomi alzare e mi posa sul lavandino e così io, un po' indecisa, gli cingo la vita con le gambe. Un gemito esce dalla sua bocca che continua a non staccarsi dalla mia. Le sue mani vagano sulle mie cosce senza fermarsi un secondo. Mi distacco dalla sua bocca e gli bacio il collo facendolo rabbrividire.
Tutta la foga finisce sentendo qualcuno bussare alla porta. Jeremy si distacca immediatamente da me con gli occhi pieni di paura mista ad eccitazione. – È occupato – borbotto io. 
– Cassie, perché ci stai mettendo così tanto? – chiede Cole, chiaramente irritato.
Il mio cuore sembra fermarsi e non mi sento più i muscoli della faccia. – Emh.. non mi sento bene. Quel cibo era un po’ pesante. Arrivo tra un minuto – rispondo io guardando Jeremy.
– Va bene, ti aspetto alla porta d’ingresso. Credo sia giunta l’ora di andare – ribatte Cole prima di andarsene.
– Ok, arrivo subito! – esclamo io e poco dopo sento i suoi passi farsi sempre più lontani, così riesco di nuovo a guardare Jeremy, ma ancora in imbarazzo. – Non avremmo dovuto farlo – bofonchio.
– È vero, ci siamo fatti prendere un po’ la mano. Facciamo finta che non sia mai successo niente, ok? – propone lui come se niente fosse.  In effetti per lui potrebbe seriamente trattarsi di poco e niente, dal momento che è abituato a queste cose, ma io non lo sono e mi fa uno strano effetto vedere quanto sia poco interessato a me.
– O-ok – balbetto io. Fare finta che non sia mai successo niente è un’operazione impossibile, o almeno per me, ma devo fare finta che tutto questo non mi tocchi minimante. Scendo giù dal lavandino andandogli praticamente addosso.
Lo guardo, rossa dall’imbarazzo, ma lui sembra tutto tranne che a disagio. – Devo tornare da Paige – borbotta allontanandosi molto lentamente da me, per poi uscire dal bagno. Per fortuna non c’è nessuno che sta facendo la fila o sta nei dintorni, così esco anch’io facendo finta di niente.
Sto andando verso la porta d’ingresso quando qualcuno mi prende da dietro, sobbalzo vedendo delle braccia attraversarmi letteralmente il corpo. Alzo lo sguardo verso Cole, il quale sta venendo verso di me a passo molto veloce. – Andiamo! – urla Cole venendo verso di me. Mi giro e mi accorgo che la persona che ha cercato di prendermi è Paige. Mi giro un’altra volta verso Cole, il quale mi prende per mano e mi trascina verso la porta. Cerca di aprirla ma non si apre, ci prova più e più volte ma sembra chiusa a chiave.
Mi giro dando le spalle a Cole ed alla porta e sussulto quando vedo che tutti si stanno avvicinando. – Cole – lo chiamo io con voce tremante. – Cole!
Lui si gira, nervoso, ed esclama: – Dai, sul serio?! Lo volete fare proprio qua? Non è molto carino da parte vostra.
– Direi che non è stata una buona idea venire a questa festa – gli sussurro io, ma aggrotto la fronte quando lo sento ridacchiare.
– Oh sì, che lo è stata – sogghigna lui. Lo guardo senza capire, poi sento urla su urla e la gente inizia a cadere a terra. Faccio alcuni passi indietro capendo che stanno andando tutti a fuoco e poi l’acqua invade tutto il salone, travolgendo tutti. Cole afferra la mia caviglia mentre viene scaraventato a terra a causa dell’intensità dell’acqua. Siamo tutti sott’acqua ed io riesco perfettamente a respirare. La gente, d’altro canto, entra nel panico e cerca una via di uscita per riuscire a respirare. Qualcuno mi prende il collo ed inizia a stringere, ma non capisce che se fa così l’acqua non potrà far altro che aumentare. Ben presto mi accorgo che quella persona è Cole e mi sta dicendo di smetterla.
Cerco così di ritirare l’acqua, eppure riesco a toglierne solo metà. La gente inizia a tossire e si ferma per guardare dietro di me. Sembrano tutti spaventati ed iniziano ad indietreggiare, così mi giro per capirne qualcosa e mi ritrovo tutta l’acqua accumulata dietro di me, pronta ad esplodere un’altra volta verso la folla che mi vuole morta.
– Provate a fare un altro passo e vi giuro che non uscite vivi da qua – urlo io per farmi sentire da tutti. Mi viene in mente che forse Jeremy potrebbe stare male, ma sinceramente a questo punto devo solo scappare.
– Bene. Andate allora – sbotta qualcuno in mezzo alla folla.
Cole apre la porta e così ce ne andiamo insieme a tutti i nostri demoni, non corriamo, Cole non è il tipo che si fa vedere spaventato, quindi indietreggiamo e basta fino a quando non siamo sicuri che non ci daranno più fastidio ed entriamo in macchina. Il demone parte senza altri indugi, eppure non riesco a non girarmi per vedere tutti uscire e guardarci. Tutti all’infuori di Jeremy e questo mi fa preoccupare tantissimo.
Jeremy? Ci sei?, penso io sperando di ricevere risposta, che però non ricevo. E non so se è perché Cole è troppo vicino o perché… perché è morto. 

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Capitolo 10
*** Fuori controllo ***


Capitolo 11
Fuori controllo
 

– Smettila! Ce ne dobbiamo andare – urla Jeremy a Ivy. Cerca di sottrarsi alla stretta di Jeremy, ma lui è molto più forte. Ivy è sempre stata più alta e più forte di me, purtroppo però è impossibile vincere quando si tratta di Jeremy. – La smetti?!
– No! L'hai sentita anche te urlare, perché non facciamo niente? Dobbiamo aiutarla. L'hai sentita e ti sei praticamente accasciato a terra dopo l'ultimo urlo – urla Ivy.
-Non importa. Ivy, dico sul serio, loro ritorneranno a momenti e noi dobbiamo andare. Non ci sarà più Cassie ad aiutarci, non che ci serva veramente – ribatte Jeremy. Riesco a sentire l'adrenalina e la paura, è come se fossi dentro di lui, da qualche parte.
– Te non capisci! Ti sei bevuto il cervello, per caso? Ti ha salvato, ti ha detto di scappare, mi ha salvata. Glielo dobbiamo – urla lei. È veramente isterica, ma lei lo è sempre durante una battaglia. Ci sono persone che entrano nel panico, persone che riescono addirittura a essere più lucide, altre invece diventano semplicemente isteriche.
– Io capisco, Ivy! Ma siamo in questo casino per colpa sua!
– Cosa?! Sai benissimo che, se non fosse stato per lei, Cole ci avrebbe già attaccato. È per lei che lui non attacca, vuole che tutto sia perfetto e lo sai benissimo!
– Ora smettila, Ivy. Dobbiamo andare – la incalza Jeremy. Freme dalla voglia di andarsene, anche se sento anche che sta male per me. So che sta male, dentro di sé, e riesce sempre e comunque a mascherare tutto quello che prova. So che sa che sono morta.
– Hai detto che provavi qualcosa per me solo per ferirla, vero? Sei così arrabbiato con lei che non riesci nemmeno a guardarla negli occhi. Sei sempre stato il suo eroe, Jeremy, e ora...
–E ora ha un altro eroe! – urla Jeremy. – Ora basta, Ivy! Ne riparliamo all'istituto e... – si ferma dal momento  che sente dei rumori. Dopo poco tempo si vede Cole, un mostro dietro con me sulle sue spalle. Lo sguardo si Jeremy si posa subito su di me, il suo cuore si ferma per qualche secondo di troppo ed è costretto a trattenere il respiro per non urlare. Non riesco a immaginarmi un Jeremy che urla.
– Oh, mio Dio! Cassie! - urla Ivy. Quest’ultima fa per venire da me, ma Jeremy la prende e la stringe ancora di più. – Cassie! Perché non si muove? – urla lei piangendo. – Jeremy, non si muove – sussurra e si accascia a terra. Jeremy la prende per un braccio e la fa alzare con la sua solita forza, eppure so benissimo che è anche delicato in ogni cosa che fa.
È bianco cadaverico e guarda intontito Cole. – Sei così codardo da ucciderla? – chiede Jeremy, la sua voce trema facendo capire quello che prova.
Cole sorride, ma il suo sorriso è così freddo che mette paura. Ivy rabbrividisce tra le braccia di Jeremy, mentre non la smette di piangere. Mi si stringe il cuore. – Due volte in un giorno, fratellino. Vedo che tu invece sei così stupido da non andartene.
– Lasciala andare – mormora Ivy. – Per favore, non se lo merita.
– E così tu sei la ragazza di mio fratello – sogghigna Cole. – Bé, hai dei bei gusti, fratellino.
– Lasciala stare, lei – ringhia Jeremy. Il mio cuore si spezza vedendolo proteggere una mia cara amica, mi farebbe pure piacere... se non fosse per il fatto che molto probabilmente è veramente interessato a lei.
– Dovete andarvene. Ora – ordina Cole. – Non vi hanno attaccato solo perché Cassie ha perso la vita per proteggervi.
– Dai, Ivy. Dobbiamo andarcene – le sussurra Jeremy. La prende in braccio e se ne vanno.
 
Mi sveglio di soprassalto. Mi trovo nella mia camera da letto, nel cottage di Cole.  Mi alzo dal letto con il cuore che batte ancora a mille per il sogno che ho fatto, ma so benissimo che non era frutto della mia mente. Ancora non riesco a capire come possa accadere una cosa del genere, come io riesca a entrare nel corpo di Jeremy e vedere tramite i suoi occhi quello che accade, sentendo tutto quello che sente lui. In questo momento non riesco a pensare a ricordi negativi, solo a ricordi positivi in cui io e lui siamo i protagonisti. Ora invece mi sento solo in pericolo.
Oh, vedo che ti sei svegliata, finalmente. – Sobbalzo sentendo la voce di Cole. È appoggiato allo stipite della porta, proprio come faceva suo fratello. Sento una stretta allo stomaco quando penso a Jeremy, e al fatto che a volte nei modi di fare sono molto simili. – Sai, sono passati due giorni.
Non m'importa – taglio corto io. Lui fa un mezzo sorriso e si avvicina, questo suo gesto non fa altro che alimentare la mia rabbia. Cole è tutto quello che potrebbe rappresentare l’incoerenza, non riesco proprio a capirlo e questo mi confonde. Una parte di me dovrebbe essergli riconoscente, l’altra però dovrebbe aver paura di lui. Quando si tratta di lui io sono quasi costretta a dividermi in tante piccole parti. – Non ti avvicinare, mostro.
Vedo che ce l'hai ancora con me – ribatte lui. – Mi dispiace, ma sono stato costretto ad ucciderti. Continuo a  scegliere la mia vita. E, riguardo a quello che ti ho fatto prima... bé, devi ammettere che non sei stata molto carina con me.
Per piacere, esci da questa camera – dico io, niente emozioni, non lascio che mi guardi nemmeno negli occhi. Voglio solo che tutto questo finisca. Non finirà fino ad una guerra, ora ne sono sicura. Sento i suoi passi farsi sempre più vicini e, quando mi sfiora i capelli con una sua mano, chiudo gli occhi. Si riduce sempre tutto alla questione delle parti: una parte di me gioisce a sentire il suo tocco, l’altra vorrebbe solo vomitare.
Mi farò perdonare – mi sussurra all'orecchio. Rimango in silenzio, ferma e con gli occhi chiusi. Quando la porta si chiude cado a terra e scoppio a piangere. È tutto troppo per una ragazza di soli sedici anni. È troppo per me. Posso essere una Whitesun con un’anima gemella, ma non posso essere tutto questo. La realtà sembra semplicemente troppo dura.
Dopo pochi minuti però mi costringo a smettere di piangere, me lo impongo. Non piangerò qua. Non piangerò. Devo rimanere forte e concentrarmi. Anche se sono stanca di combattere e non ho nemmeno iniziato. Cosa succederà quando la vera battaglia inizierà? Contro chi andrò, chi avrò al mio fianco? È tutto confuso. Devo riuscire a schiarirmi le idee, e so dove andare.
Esco dalla finestra senza fare il minimo rumore. Ci sono varie guardie-demoni che pattugliano il cottage. Alcune si girano e mi guardano. Cosa sta facendo? - chiede uno.
Devo fare una cosa.
Non può. Sono gli ordini del signor Ruterful – ribatte il demone. Rabbrividisco sentendo quel cognome, mi fa uno strano effetto collegare collegarlo a un ragazzo come Cole. Questo cognome non gli appartiene, non veramente. Dopotutto lui odia la sua famiglia. Perché continua a tenerlo? Perché non si fa chiamare “signore” e basta? È orribile sentire questo cognome, mentre la persona che ha veramente il diritto di usarlo non è qua.
Credo che il signor... Cole possa fare un'eccezione. Dopotutto, se vuole farsi perdonare, mi dovrà pure far uscire da qua – dico io.
La porta si apre e mostra Cole. Ha il viso contratto e mi sta guardando veramente malissimo, ma c’è anche altro. – Vai. Ma se vai a finire nei guai non so cosa potrà accadere – esclama lui.
Questo dipende da te – ringhio. – Perché se finisco nei guai non torno più. Sappilo. Preferisco morire di fame o altro che farmi toccare da te un'altra volta – borbotto io, non tanto convinta. Esce di casa e mi prende il braccio, lo stringe sempre di più mentre io cerco di divincolarmi. – Lasciami.
Dobbiamo parlare – mormora lui digrignando i denti. Sento un tuffo al cuore. Mi lascia il braccio e così faccio un passo indietro e mi massaggio il braccio. Vorrei iniziare a picchiarlo, a graffiarlo, a ferirlo nello stesso modo che ho fatto due giorni fa, prima che quel suo mostro mi uccidesse.
Parliamo dopo – dico. Indietreggio e poi, quando so che nessuno m'impedirà di andarmene, scappo via. Sento tutto: i miei piedi che calpestano il terreno ancora un po' bagnato, il vento che mi viene incontro e mi sbatte sul collo e sul viso facendomi rabbrividire, il rumore delle foglie che sbattono l'una contro l'altra a causa del vento e altre che cadono a terra. In questo momento potrei sentire qualsiasi cosa.
Inizio a correre ancora più veloce quando vedo un albero su cui mi posso arrampicare, salto e mi aggrappo al primo ramo che trovo. Ringraziando il cielo adesso ho molti più muscoli di quand'ero piccola, quindi posso arrampicarmi senza rompermi un braccio, o una gamba. I tempi in cui c'eravamo solo io, mia madre e mio padre. Io avevo la fissazione di arrampicarmi su gli alberi, soprattutto su quello vicino casa mia, era il mio preferito perché si poteva vedere tutto. L'unico problema è che due o tre volte sono caduta, e una volta mi sono rotta il braccio, la volta dopo l'ho scampata e l'ultima volta invece ci ha rimesso la mia gamba. Ma ora ho sedici anni, non ho più mamma e papà che mi aspettano vicino l'albero e ho i muscoli che non mi faranno cadere.
Appena arrivo abbastanza in alto, mi siedo su un ramo molto grosso e appoggio la schiena sulla corteccia. Chiudo gli occhi e sento il vento che sfreccia. Sono venuta qui per pensare, ma adesso vorrei solo accoccolarmi e aspettare... cosa, non so. Forse Jeremy. Forse la fine di questa battaglia. Sarebbe bello guardare tutto da sopra, senza nessun sentimento. Sarebbe bello, eppure non me lo posso permettere, perché sono proprio al centro, tra le braccia di Cole mentre cerca di proteggermi dalle persone che mi vogliono uccidere.
Avrei dovuto ucciderli tutti. Tutti i vampiri. Devo smetterla di cercare di non peggiorare le cose, perché puntualmente  non faccio altro che peggiorarle veramente. Più cerco di sistemarle, più s'incasinano. Jeremy – piagnucolo io. So che non mi può sentire, ma ho un dolore al petto e so che solo lui può aiutarmi a stare meglio. Vorrei stare tra le sue braccia e baciargli il petto così da sentire il suo calore pure sulle labbra. Eppure, lui adesso sarà chissà dove, nell'istituto, con Paige, o Ivy, o Allison. Ha così tante ammiratrici che non riuscirei a dire tutti i loro nomi. Potrebbe averle tutte, e lui lo sa benissimo.
Scuoto la testa. Non sono venuta qui per pensare a Jeremy. Sono venuta qui per schiarirmi le idee su Cole e la battaglia. Quindi... da che parte mi schiererò durante la battaglia? Jeremy e i miei amici sono schierati dalla parte di Alan, e lui mi vuole morta. Cole mi vuole viva. Cole mi vuole. Jeremy no. Lo amo, davvero tanto. Non ho mai amato così tanto qualcuno. Lo amo così tanto che fa male. Sono già stata separata da lui, più di una volta veramente, ma questa volta è diverso. Questa volta siamo tutti in pericolo, e vorrei stare accanto a lui in questo periodo. So benissimo di essere più forte accanto a lui, lo siamo tutti e due. Lo sono anche con Cole? Anche con lui posso fare quello che posso fare con Jeremy? Non credo.
Chiudo gli occhi.
È una cosa stupida da fare, ma m'immagino mia madre e mio padre qua sopra. Su questo albero. Insieme a me. Mia madre mi sorride e mio padre sbuffa, perché lui odia l'altezza. L'ha sempre odiata. Mamma mi guarda, se fosse realmente qua vorrebbe incontrare Jeremy e, perché no, anche i suoi genitori. In poco tempo mi ritrovo con altre due persone, che assomigliano a Jeremy, e il mio ragazzo proprio accanto a me, il quale mi sussurra di essergli mancata.
Il sogno svanisce di colpo.
Cassie, mi chiama Jeremy. Il mio cuore fa un balzo e quasi cado dall'albero. Sento una risata echeggiare nella mia testa. A quanto pare non sei solo te che puoi riuscire a vedermi, aggiunge, sembra quasi fiero di esserci riuscito.
Come hai fatto? – mormoro io. Mi guardo intorno e spero di vederlo sotto l'albero, che mi sta aspettando e sorridendo, ma devo smetterla di sognare, perché adesso c'è lui qua e ha appena visto che cosa mi stavo immaginando. Sento le guance andarmi in fiamme.
Non lo so, sinceramente. Perché ti stavi immaginando tutto questo? E come mai non c'era il mio fratellino, al mio posto?, va dritto al punto Jeremy. Non rispondo, mentre il calore della vergogna aumenta ancora di più. Guardo i rami e stacco una piccola foglia, inizio a giocare con essa. Rispondimi. So che mi hai sentito.
Te ne vai dalla mia testa, per piacere? – chiedo io, nervosa.
No, non me ne vado fino a quando non mi spieghi perché stavi immaginando ME, MIA MADRE E MIO PADRE! Sembra arrabbiato. Scendo giù e lo sento gridare nella mia testa: Stai attenta! Ma sei matta?! Non puoi scendere così!
Non è la prima volta che lo faccio – ringhio io. – E comunque non ho mica intenzione di buttarmi da quest'altezza. Stai zitto e vattene – borbotto, scendo un altro po' fino a quando non tocco per terra.
Io non me ne vado, annuncia Jeremy, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Signora – mi chiama qualcuno. Alzo lo sguardo e vedo che ci sono dei demoni di Cole. – Il signor Ruterful la vuole vedere. Sono passate ore, e si sta preoccupando.
Guardo il cielo. Hanno ragione, è quasi buio. – Mi avete seguita, per caso?
No, signora. L'abbiamo localizzata e la siamo venuti a prendere – risponde tranquillamente uno de i due demoni, segno che non sta mentendo.
Signora di qua, signora di là... Avevo ragione: ti trattano come una regina e tu fai pure finta di esserlo. Fai pena, ringhia Jeremy.
Stai zitto, deficiente – borbotto io.
Come, scusi? – chiede un demone.
Sussulto, rossa dalla vergogna, e mi costringo a sorridergli. – Niente, andiamo? – chiedo. Annuiscono e uno si mette dietro di me mentre l'altro inizia ad avanzare verso il cottage di Cole. Questo, invece, mi fa capire che non si fidano di me. Oh, che novità!
Quando ci stiamo avvicinando però mi accorgo di una cosa: c’è troppo fumo. Più avanziamo e più aumenta il fumo, fino a farci tossire. C’è qualcosa che non va. C’è assolutamente qualcosa che non va. Ben presto, ho davanti a me il cottage di Cole in fiamme, e di lui non c’è traccia. – Cole? - chiedo io, in preda al panico. Guardo i due demoni, che stanno avanzando con tranquillità. – Dov'è Cole? – chiedo io, il panico sta prendendo il sopravvento. Loro però sembrano non sentirmi.
Cassie, non fare scemenze. Pensa bene prima di... non ascolto più nemmeno Jeremy. Inizio a correre verso il cottage per andare da Cole. Lo so che dovrei odiarlo, ma... se è morto...
Qualcuno mi afferra da dietro e così io inizio a urlare: - Lasciatemi andare! Cole è là dentro! Lo dobbiamo aiutare! Lo dobbiamo...
Sono qua, piccola. Sono qua – mi sussurra all'orecchio Cole. Abbasso lo sguardo e vedo che queste mani che mi tengono stretta sono le sue. Mi giro di scatto ed incontro i suoi occhi verdi. Forse per la prima volta, vedere questo verde non è poi così male. – Sono io – dice abbozzando un sorriso. E sì, è lui.
Oh... Oh, mio Dio – sussurro io buttandomi su di lui. Lo stringo a me mentre inizia a ridere. – Oh, mio Dio.
Non sento più la presenza di Jeremy e scommetto che se n'è andato per lasciarci da soli. Non so se è triste o arrabbiato. Cole è qua, e mi ha fatto prendere un colpo. Non pensavo che sarebbe mai successo. Non pensavo che lo avrei più abbracciato in questo modo. Eppure eccomi qua. Hanno ragione quando dicono che il destino è più forte. Lo è veramente. È più forte di tutti noi, addirittura di Cole.
Sono qua – ripete Cole accarezzandomi i capelli mentre io continuo ad abbracciarlo.
Smetto di piangere ed inizio a pensare al mio cuore, che sta battendo velocissimo e non so se è per la paura di averlo quasi perso veramente o per la paura che ho di lui. Chi è stato? – chiedo io allontanandomi da Cole per guardarlo negli occhi. La risposta è scontata: i nostri nemici, quelli che mi vogliono morta.
Sono quelli che ti voglio uccidere. A quanto pare, dovremo farci una bella chiacchierata. Vieni, dobbiamo parlare – risponde tranquillamente lui, mi prende per mano e, tutto d’un tratto, mi sento catapultata da una parte all'altra e non vedo più niente. Capisco subito, quindi, che stiamo andando da qualche altra parte.
Quando atterro per terra sento che sto per vomitare. Questa volta non c'è Jeremy a tenermi più ferma possibile. Mi alzo subito e mi accorgo di stare in una casa molto diversa da quella dove stavamo prima: questa è molto più elegante.
Dove siamo? – chiedo io, so benissimo di avere Cole dietro. – Come ci siamo arrivati?
Piano con le domande, piccola – mi rimprovera Cole. Si avvicina e mi mette una mano sulla schiena per incitarmi a salire le scale. Quando salgo vedo che c'è un piccolo corridoio con tre camere: una a destra, una a sinistra e una davanti a noi. – Questa sarà la tua camera – annuncia lui, puntando la stanza a sinistra. – Questa è la mia – continua, puntando il dito sulla stanza destra. – E là, c'è il mio ufficio.
Tutto questo mi spaventa un po’, ma non ci vuole molto a capire che non ci troviamo più a Boston. La casa è bellissima, ma so che per l’ennesima volta sto mettendo in discussione l’idea di stare con quelli buoni, schierandomi dalla parte dei cattivi. – Ok. Dove ci troviamo?
Toronto – risponde lui. – E siamo arrivati qui grazie a uno stregone molto potente, che ci raggiungerà tra poco.
Va bene. Di cosa dobbiamo parlare? – chiedo io, andando subito al sodo. Già mi sento meglio. Prima avevo perso la capacità di pensare, ero completamente nel panico e mi dispiace ammetterlo ma, per quanto mi sia sentita abbastanza bene dopo averlo abbracciato, ora mi sento in colpa e... vorrei semplicemente non averlo fatto.
Vieni, andiamo nel mio ufficio – borbotta mentre lo seguo fino all'ufficio. C'è una grossa scrivania in mezzo, una finestra dietro la sedia dove si siederà Cole, altre due sedie davanti la scrivania e file di librerie attaccate ai muri. Ricorda l’ufficio di Louis Dempson. – Prego, accomodati pure – m'incita Cole, indicandomi una delle due sedie. Mi siedo sulla prima che vedo e così anche lui si siede davanti a me. – Alcuni demoni stanno iniziando a tirarsi indietro, perché pensano che tu non faccia altro che disobbedirmi e che non mi ami, che appena sarò abbastanza debole mi ucciderai e che anche loro moriranno. Stasera, ci sarà una festa e tu dovrai venire con me. Ci saranno dei dibattiti, balli e cibo. Sarà divertente, ma sicuramente alcuni si tireranno indietro.
Ok, quindi io devo solo venire là e far pensare alla gente che obbedisco come un cagnolino e altre stronzate del genere? – chiedo. Lui scoppia a ridere ed io non posso fare a meno di fare una smorfia. Quel sorriso... a volte mi sembra identico a quello di Jeremy.
Si, è quello che dovrai fare, Cassie. Lo sto facendo per te, quindi vedi di non rovinare tutto – mi avverte lui, nella sua voce non c'è nessun accenno di rancore o rabbia, sembra così calmo che quasi mi spaventa.
Ok. Va bene. A che ora è? – chiedo io.
Con calma, Cassie. Non ho ancora finito – dice lui. Che cosa vuole, adesso? Già è difficile per me fare finta di essere il suo cagnolino. Non ci può essere una notizia peggiore di questa. – Ci sarà Alan alla festa. E dove c'è Alan c'è la figlia stronza, Paige, il ché vuol dire...
Il ché vuol dire che porterà Jeremy – mormoro io, interrompendolo. – Lo porterà, non è vero?
Sì, lo porterà.
Perché? – chiedo io, arrabbiata. La vorrei uccidere e farla finita. Prendere la mia spada e trapassarle il cuore, voglio vederla mentre mi guarda negli occhi e la sua luce scompare lentamente. No, va bene, forse sto esagerando un po'. Mi devo solo calmare. Non lo voglio fare sul serio.
Perché sanno che così avranno un qualcosa con cui ferirti. Cassie, devi ascoltarmi molto bene – replica lui,  appoggia i gomiti sulla scrivania e si avvicina un po' a me staccandosi dalla sedia. – Lo so che lo ami. Lo vedo. Ma non devi farlo vedere stasera, mi hai capito bene? Se loro capiscono che te provi ancora qualcosa per lui, qualcosa di veramente forte... lo useranno contro di te.
Perché vengono anche loro? – chiedo io.
Perché stiamo cercando una tregua. È per questo che ci sarà un dibattito, stasera. Un dibattito molto interessante; addirittura per te, piccola.
 
Bussano alla porta e aprono subito. Io sono sdraiata sul mio letto a baldacchino e guardo le tendine che si uniscono sopra il letto. Sono nere, mi piacciono. – Signorina? – chiede un demone. Apro un po' la tendina e la luce entra. Per fortuna è già buio, quindi non devo strizzare gli occhi per guardare il demone con i tentacoli. – Il suo vestito è pronto –annuncia.
Abbasso lo sguardo sul mio vestito e sorrido. – Va bene. Mi alzo scostando del tutto le tende del tutto. – Grazie – aggiungo, prima di alzarmi e prendere il vestito. È veramente pesante, ma è bellissimo. Mi ricorda Ivy e la sua fissa per i vestiti di questo genere.
Le serve una mano con i capelli? – chiede. Noto i suoi occhi neri e quasi provo pena per lui. Lo sta facendo perché ha paura di Cole, non lo sta facendo perché mi vuole fare un favore. È così spaventato che quasi mi verrebbe d'abbracciarlo.
No, tranquillo. Grazie comunque – mormoro io. Lui accenna un sorriso e vorrei tanto che non lo avesse mai fatto: i suoi denti sono marci fino alle gengive rosse scure e la sua lingua ci passa sopra un secondo in più del dovuto. – Ci vediamo dopo, allora.
Certo, signorina. A dopo – esclama prima di annuire e andarsene.
Indosso il vestito e vado in bagno per truccarmi di grigio, così da intonarlo al vestito, che ha il corpetto nero lucido e poi la gonna grigia metallizzata con un velo nero sopra. Mi sistemo un'ultima volta i capelli ondulati e mi sistemo la franga mettendola dietro con un paio di forcine. Ora sono pronta e decido di scendere per andare da Cole.
Tieni – dice Cole, porgendomi una pistola. La prendo senza chiedere nessuna spiegazione e me la metto sotto la gonna. – Sei sicura di riuscire a prenderla se ce ne sarà bisogno?
Sicuramente è meglio della borsa – borbotto io. Annuisce e guarda tutti i demoni che sono presenti nel salone. Mi chiedo come sarà vestito Jeremy, ma alla fine credo sia vestito esattamente come Cole: con un completo nero. – Quindi dov'è la festa?
Boston, piccola – risponde Cole. – Il nostro stregone ci aiuterà ad arrivarci, non è vero? – chiede indicando un uomo sulla trentina, ci sorride ed annuisce. – Bene. Pronti? – chiede Cole. Fa per prendermi la mano, eppure non glielo permetto. Ce la posso fare da sola, ce la devo fare da sola. E ci riesco veramente. Poggio i miei piedi sul pavimento di marmo, sbando un po' ma Cole mi prende subito.
Bell'entrata! – esclama Alan. Ci giriamo subito ed è impossibile non notare Paige con un vestitino nero più corto di quelli che usa di solito, i suoi capelli castani sono tirati indietro ed il suo trucco è un po' troppo marcato. Jeremy la prende subito per mano ed è altrettanto impossibile non notare anche lui. Il completo nero gli sta benissimo e la cravatta celeste mette in risalto i suoi occhi. Distolgo lo sguardo ricordandomi quello che ha detto Cole: non devo farlo notare.
Grazie – dice Cole. Mi mette un braccio sui fianchi e mi stringe a lui.
Sei ogni volta più bella, Cassie – mente Paige. La guardo e le sorrido. Il suo sorriso è finto quanto il mio. Mi chiedo se sia arrivato il momento di prendere la pistola e sparare, ma la presa di Cole si stringe, facendomi capire che mi devo tranquillizzare.
Grazie, Paige. Mi dispiace dirtelo così... ma credo che tu sia un po' fuori posto con quel vestito – dico io facendole osservare tutto il resto del salone con la mano. Tutte le donne hanno dei vestiti lunghi ed eleganti, il suo non è nemmeno elegante per quanto è volgare.
Oh, non ti devi preoccupare per me. Mi sento del tutto a mio agio quando m'identifico dall'altra gente – risponde lei. Sta veramente cercando di non sgozzarmi, lo so e mi piace!
Come vuoi, cara – azzardo io.
Cole mi sorride e mi stringe ancora di più. Scusatela, davvero. A volte ha la lingua troppo lunga – si giustifica Cole, ma non sembra per niente dispiaciuto, anzi.  – Amore, devi andare a parlare con i miei amici. Vuoi che ti accompagno?
Oh, no – esclamo. – Tranquillo, vado da sola. Gli do un bacio a stampo e me ne vado. Cerco con tutta me stessa di non guardare Jeremy, sento tutto dentro di me pronto a scattare per guardarlo. Fremo dalla voglia di guardarlo, tuttavia so che metterebbe in pericolo me e lui. Faccio un sospiro profondo e vado dai primi amici di Cole. - Salve – saluto io. Tutti mi guardano e mi sorridono.
Ma che bella sorpresa, signorina Cassie! – esclama una sirena. – Non speravamo più di vederla, ormai.
E invece eccomi qua. Non sparirei mai, non veramente almeno – rispondo io, accennando il sorriso. So che devo convincerli, è questo il mio solo compito stasera.
E a noi ci fa veramente piacere. Ma ci lascia un attimo di stucco. Siamo preoccupati per cosa succederà in futuro, non sappiamo se lei andrà fino in fondo con questa storia, oppure si rifugerà da qualche parte – replica la sirena.
Oh – bofonchio e faccio una finta smorfia. – Mi dispiace davvero molto che voi pensiate una cosa del genere. Sì, è vero, lo ammetto, sono stata molto indecisa nell'ultimo periodo, tuttavia non credo che il mio amato Cole perderebbe tempo con me, se sapesse che me ne andrò veramente, non trovate?
Mi sento come in quei film dove si fanno sempre feste perché si è ricchi, e quindi non sai più come spendere soldi. Mi sento incatenata a una vita non mia. Mi sento come se fossi la futura moglie del Re, e che quindi mi devo abituare a tutti questi abiti, a queste conversazioni, a tutto. E forse è proprio così.
Mi giro un attimo verso Cole e mi rendo conto che sta ancora parlando con Alan, Paige e Jeremy. Quest'ultimo non stacca un attimo gli occhi dal fratello, lo odia davvero tanto, c'è il fuoco nei suoi occhi e sicuramente anche nella sua mano destra, che nasconde dietro la sua schiena.
L'amore a volte ti fa diventare stupido – risponde un demone. Lo guardo con gli occhi spalancati, ma ovviamente è tutta scena. Nonostante tutto, mi sento comunque come se mi avesse scoperto con le caramelle in mano.
La prego, signore. Non credo che Cole sia il tipo di ragazzo che impazzisce dietro una ragazza. Non siamo nemmeno lontanamente le persone che lei pensa. E, ripeto, mi dispiace molto che voi pensiate queste cose – rispondo dopo un po’.
E che mi dice di Jeremy Ruterful? – chiede un lupo mannaro, intromettendosi nella conversazione. Tutto d'un tratto, mi rendo conto di quanti demoni mi stanno ascoltando: si sono moltiplicati. Ed io mi vergogno. Però poi penso alla domanda che mi ha fatto questo lupo mannaro ed entro veramente nel panico.
Non capisco dove vuole arrivare – ringhio io.
Tutti noi sappiamo che c'è stato qualcosa tra voi due – risponde un demone che sembra un umano. 
Lo guardo e penso ad una risposta giusta da dire. Il mio cuore ha accelerato e spero veramente che Cole venga in mio aiuto il più presto possibile. Ha detto bene, c'è stato. È stato tanto tempo fa, prima che conoscessi Cole – rispondo io, fredda.
N’è sicura? Perché io ho sentito che alla festa di Alan vi siete... appartati – si intromette un altro demone.
Cerco di non sussultare dalla paura. Questo non me l’aspettavo. Oh, mio Dio. No. Appartati? Oddio, no – replico, continuando a fare una smorfia disgustata. – Non farei mai una cosa del genere a Cole.
E allora perché non lo chiediamo a Jeremy? – chiede un altro. Lo guardo negli occhi senza dire niente. Dovrei dirgli di sì, di chiamarlo, e forse potrebbe rinunciarci. Ma ho paura di averlo accanto, ho paura di guardandolo negli occhi mentre dice che è tutto vero.
Certo, fate pure – rispondo io. Tutti iniziano a chiamarlo e così mi giro per vedere la sua reazione. Ci stanno guardando tutti, anche Cole. Incontro gli occhi di Jeremy e mi ritrovo dentro di essi senza nemmeno accorgermene.
Cosa vogliono?, chiede lui, chiaramente arrabbiato. Non rispondo nemmeno, lui continua a guardarmi con uno sguardo torvo mentre si avvicina.Salve – saluta lui, ormai accanto a me. Sento il battito del mio cuore aumentare ancora di più e questo non fa altro che alimentare il mio rossore sul viso, spero solo che il trucco sia abbastanza da coprirlo.
Salve, Jeremy Ruterful. Stavamo parlando con la signorina del fatto che voi vi frequentavate prima di tutto questo – annuncia un demone. – E ci sono arrivate voci che, durante l'ultima festa, voi vi siate appartati, è vero? – termina esso.
Non dico una parola, rimango ferma e cerco di respirare regolarmente. Sento il mio cuore dappertutto e le mie mani iniziano a tremare così prendo la gonna e la stringo un po'. Faccio finta di guardarmi le scarpe, in realtà lo sto facendo per concentrarmi sulle mani.
Tutto questo è così... inizia Jeremy, eppure si ferma. – Io spero che voi stiate scherzando. Io e lei non stiamo più insieme, anzi non siamo mai stati veramente assieme. Lo trovo veramente un oltraggio! Io e lei abbiamo solo parlato durante il ballo. Ci siamo incontrati nel bagno, lei ha aperto la porta e mi ha fatto passare. I bagni erano pubblici e la signorina Cassie si stava risistemando il trucco. Non è successo un bel niente. Tutto questo è veramente troppo – ringhia lui. Lo guardo mentre lancia occhiatacce a tutta la gente che ci stava accusando e mi sento male. Sento che potrei vomitare da un momento all'altro, ma devo rimanere lucida. – Mi avete chiamato per sapere questa scemenza? Mi dispiace deludervi, ma no, non c'è stato niente tra me e la signorina qui presente. Sta con mio fratello, per piacere... ho un po' di dignità anch'io!
Se ne va senza aggiungere altro. Prendo un respiro profondo e guardo i demoni che mi ritrovo davanti. – Va bene? Oppure volete chiamare qualcun altro? Magari Cole – propongo io.
No, signorina, ci dispiace se vi abbiamo offeso in qualche modo – si scusa qualcuno.
Annuisco guardandolo torva. Vorrei scappare in bagno e piangere, tuttavia credo di aver finito le lacrime per oggi. – Bene.
Aiuteremo Cole a proteggervi. Siete una brava ragazza, coraggiosa – annuncia qualcun’altro. Sono ancora in tanti ed è difficile intravedere ogni singolo viso.
Faccio un finto sorriso, devo dire che sono abbastanza felice, nonostante questo però le parole di Jeremy continuano ad echeggiarmi nella testa. – Sono felice che almeno questo dibattito sia finito bene. Se volete scusarmi – dico prima di sorridere un'ultima volta e raggiungere Cole. – Cole – lo chiamo.
Lui si gira e mi viene incontro dopo essersi scusato con Alan e gli altri. –Che succede? – ringhia. È assurdo, sembra sempre arrabbiato con il mondo e non capisco come faccia. Deve essere stancante odiare tutti in questo modo.
Non credo di farcela, Cole – piagnucolo io. Io... ero là e... Jeremy non ci deve essere, Cole. Non posso farlo – balbetto.
No, ehi! – esclama, mi abbraccia ed io lo stringo a me. Sento lo sguardo di Alan, Paige e Jeremy addosso, per cui lo stringo ancora di più. – Lo stanno facendo apposta. Smettila di frignare e aiutami – borbotta però Cole, si stacca da me e lo guardo negli occhi. È arrabbiato, ma mi accarezza per recitare e poi andiamo verso di Alan.
Qualcosa non va, cara? – chiede Paige guardandomi. Le sorrido.
Assolutamente no, carissima. Avevo solo bisogno di un po' di sostegno da parte del mio ragazzo – la sfido io. Stringo la mano di Cole e Jeremy la guarda senza dire o fare niente. So cosa si prova a vedere il ragazzo che ami stringere la mano di un’altra ragazza, eppure mi chiedo se sia veramente questo quello che sta provando in questo momento Jeremy.
Inizia la musica e Paige si precipita da Cole. – Andiamo a ballare! – urla lei. Lui mi accenna un sorriso che è pieno di significato e se ne va con lei.
Prego, Jeremy – si fa da parte Alan. Mi giro e Jeremy mi tende una mano. Lo guardo negli occhi, sono di nuovo blu. Sposto lo sguardo sulla sua mano, le sue dita e le sue unghie perfettamente dritte. Posa la mia mano sulla sua e sento una scossa che quasi mi fa cadere a terra. Avanziamo verso la pista e sento il mio vestito strisciare a terra, i miei tacchi che echeggiano sul pavimento e le scarpe di Jeremy. Nient’altro. Nessuna musica. Solo noi due.
Si gira verso di me, così lo seguo mettendomi esattamente davanti a lui, mi posa una mano sul fianco e con l'altra prende la mia mano. Durante tutto questo, lui non fa altro che guardarmi dritta negli occhi. Ed io sento le lacrime salire fino agli occhi, ma non le posso far uscire. I suoi occhi indagano nei miei e questo mi fa male.
Grazie, per non aver detto la verità – mormoro io mentre lui si avvicina a me per iniziare a ballare.
Non l'ho fatto per te. Sarebbe un casino per tutti e due – ringhia lui. Rimane in silenzio per alcuni secondi, consapevole del fatto che muoio dalla voglia di sapere a cosa sta pensando. – Quindi sei veramente così stupida da metterti con un ragazzo che ti ha messo le mani addosso?
Questi non sono affari tuoi! – sbotto io.
Lui si morde le labbra per non ridere ma poi non ce la fa e gli scappa una piccola risata. – Ti scaldi ancora in pochi secondi, vedo – mormora lui, prendendomi in giro. Non dico altro e continuo a guardarlo negli occhi. Nessun sentimento, nessun sentimento, nessun sentimento. – Sai, volevo parlarti di una ragazza – annuncia, e adesso sono io quella che ride. – Questa ragazza è stata la mia fidanzata, non per tanto tempo, però io l’amavo veramente tanto. Lei era... la ragazza più bella che io avessi mai visto. Non scherzava, mai, e questa cosa mi rattristava un po'. Però sorrideva, sorrideva tanto. Siamo andati a letto insieme, e di solito la magia finiva là... eppure abbiamo continuato a provare dei sentimenti forti. Questa ragazza adesso, però, non è più lei – aggiunge. Anche questa volta non dico niente, ma sto con le lacrime agli occhi. Questa ragazza sono io. Adesso indossa vestiti costosissimi, adesso non sorride nemmeno più, adesso mi tratta come uno sconosciuto. Adesso, la sto guardando negli occhi e mi sto chiedendo se sia ancora lei. Io non l’amo più. Però sono affezionato a questa ragazza e mi dispiace che lei si stia rovinando la vita con le sue stesse mani.
Non si sta rovinando la vita – mormoro io. La canzone finisce e così io mi distacco subito da lui. – Forse dovresti semplicemente metterti l'anima in pace, perché la ragazza si sta prendendo le sue responsabilità. È cresciuta – ringhio io, lui mi guarda accentuando la mascella. Mi allontano ancora di più ed esco fuori per prendere un po' d'aria.
Tutto bene? – chiede qualcuno, non è difficile capire di chi si tratta: certe voci non le dimentichi.
 Faccio un sospiro ma mi trema anche quello, so che sto per scoppiare a piangere. Sì, tutto bene – mormoro io. Delle mani iniziano a stringermi il collo così spalanco gli occhi. Anche questa volta non è difficile capire di chi si tratta: Alan. Metto le mani sulle sue e cerco di fargli allentare la presa. – Alan... smettila – gracchio io.
No – ringhia lui. Le lacrime escono e degli spari echeggiano nella mia testa. Alan sgrana gli occhi, apre la bocca per dire qualcosa, ma ben presto il suo corpo cade a terra, ormai senza vita. Faccio per cadere anch’io sentendo l’aria entrare di nuovo nei miei polmoni,  quando qualcuno mi afferra da dietro.
Va tutto bene – mi sussurra all'orecchio Jeremy, mettendomi i capelli indietro. Per pochi secondi vorrei poggiare la mia schiena sul suo petto, sentire il calore passare attraverso la camicia per poi entrare dentro il mio vestito, tuttavia mi distacco da lui ricordandomi quello che mi ha detto Cole. Jeremy sembra non credere ai suoi occhi.
Dov'è Cole? – chiedo io, con una voce tremante.
Sono qua – risponde Cole. Mi gira di scatto e mi guarda negli occhi. – Tu stai bene? – chiede guardandomi con un’aria da duro. Annuisco. – Bene. Portate via il suo corpo. Ora – ordina lui. Guarda Jeremy e stringe la mascella. – Tu . Verrai con noi.
Cosa?! - chiedo io, incredula. – Perché?
Tu non mi dai ordini – ringhia Jeremy. – Io non verrò da nessuna parte con te.
Va bene. Allora te lo dirò con le cattive – ribatte Cole con nonchalance.  Alcuni demoni si avvicinano a Jeremy e così indietreggia. Mi guarda e si aspetta che io faccia qualcosa, ma non posso... perché  ormai tutta la gente che stava dentro il palazzo, adesso ci sta guardando. So che è difficile da capire, ma lo sto facendo per lui.
Mi avvicino a quello che dovrebbe essere il mio finto fidanzato. Non gli farai del male, vero? – sussurro io a Cole.
Sta’ tranquilla, non gliene farò – ringhia lui, continuando a guardare Jeremy negli occhi. Lo guardo anch'io e so che mi sta cercando di dire: “che cosa stai facendo?! Aiutami!”. Quando è troppo, quando sento che sto per mollare entro dentro il palazzo.
Papà! – urla Paige, uscendo fuori. Sento l'urlo che emette fin da qua dentro e il pavimento trema sotto di me. So come ci si sente. L'ho visto anch'io mio padre in fin di vita e poi... si è spento. Addormentato. Per sempre. Il respiro si fa sempre più pesante quando le immagini di me e lui per terra viaggiano proprio davanti a me. Esco fuori per vedere la reazione di Paige, un po' per pena.
Jeremy la sta tenendo ferma mentre portano via il corpo di Alan. Sento il freddo entrarmi nelle ossa quando penso che potrei andare là e consolarla. Mi si stringe il cuore quando la vedo in faccia, ha tutto il trucco colato e la sua smorfia non fa altro che farmi capire quanto sta soffrendo. Faccio per scendere dalle scale, eppure Jeremy mi lancia un occhiataccia che m'immobilizza all'istante. Ma alla fine ha ragione. Io e lei ci odiamo e il padre è morto a causa mia.
Piccola, rientra – mi mormora Cole. – E invita tutti a fare lo stesso, senza balbettare, è chiaro? – chiede lui. Annuisco continuando a guardare Jeremy e Paige. Cole va dai demoni che stanno mettendo il corpo senza vita di Alan in macchina e così prendo coraggio e mi schiarisco la voce.
Vogliamo entrare, signori? – chiedo io. Tutti si girano verso di me e gli sorrido. – Su, forza. Il cibo starà diventando freddo – l'incito io. Loro guardano un'ultima volta il corpo di Alan e poi rientrano. Sorrido ad ogni demone che mi passa accanto e quando sono tutti dentro, guardo anch’io un’ultima volta Jeremy e Paige. Lei continua a stare per terra a piangere e Jeremy sta cercando di farla alzare. Mi lancia uun’altra occhiataccia, quindi rientro senza dire niente.
Dopo aver cenato rientrano anche Paige e Jeremy. Cole si alza dalla sedia accanto a me, prende il bicchiere di cristallo, una posata e poi la tintinnare un paio di volte sul lato del bicchiere. La sala si azzittisce immediatamente e tutti posiamo lo sguardo su Cole.  – Salve a tutti. Ora che abbiamo ballato e cenato, direi di mettere da parte il divertimento per un po'. Tutti sappiamo che il motivo per cui ho dato questa festa non è il divertimento; ma Cassie, la Whitesun – annuncia lui. Sento il mio viso diventare subito rosso come un pomodoro, e lo sguardo torvo di Jeremy ci mette anche il carico da dodici. – Vorrei sapere chi è che non è disposto ad aiutarla – conclude Cole. In molti alzano la mano e sono tentata di alzarmi e correre via. Tutta questa gente non è disposta ad aiutarmi, oppure mi vuole addirittura morta? Credo che mi voglia morta, proprio come Alan. – Bene. Mi potete dire le vostre motivazioni, per favore?
È scappata troppe volte. Perché dovremmo aiutarla? Molto probabilmente lo rifarà, lasciandoci soli a combattere – urla qualcuno. Mi sento avvampare ancora di più.
Questo... Cole fa per parlare ma qualcun altro lo ferma. Ed è un grosso sbaglio: nessuno interrompe o addirittura azzittisce Cole Ruterful.
Vogliamo sentire la risposta della Whitesun! – urla quel qualcuno. Tutti annuiscono ed io quasi cado dalla sedia. Guardo Cole, il quale mi sta fissando con le labbra ridotte a fessura. Annuisce e m'incita ad alzarmi.
Mi sistemo bene il vestito per cercare di perdere tempo, mentre sono in piedi e sento le gambe così molli che credo siano fatte di budino. Mi schiarisco la voce e guardo Jeremy, che mi sta guardando con un sorrisino. Sorride perché sa che sono imbarazzata da morire? Tipico di Jeremy Il Menefreghista. – Emh... la domanda era... La voce mi muore in gola intanto che cerco di ricordarmi la domanda. – Oh, sì! Mi dispiace contraddirla, signore, ma io non sono mai veramente scappata. Quello che è successo pochi giorni fa è stato un errore. Io e Cole ci eravamo capiti male e tutte le storie amorose hanno dei piccoli litigi.
Sì, ma tu continui ad andare da un fratello all'altro – s’intromette un’altra persona.
Faccio per cadere a terra, ma fortunatamente Cole mi prende subito. Il suo sguardo torvo mi fa capire che mi devo calmare e che devo rispondere senza balbettare. Mi stringe di più il braccio continuando a guardarmi in quel modo che mi fa paura e così mi piego, e abbasso lo sguardo. Cole mi rimette dritta con un gesto per niente delicato e sento una sedia strisciare per terra. Alzo lo sguardo e noto che Jeremy si è alzato e sta guardando male il fratello. Quello che c'è tra me, Cole e Jeremy è una faccenda molto complicata, signori. Credetemi quando vi dico che ci ho messo molto tempo a capire quello che provavo veramente – rispondo finalmente io.
E cosa provi veramente? – chiede sempre la stessa persona.
Non dico niente per un po' di tempo. So benissimo che per salvare sia me che Jeremy devo ferirlo. Lo guardo di sfuggita: mi sta fissando. Sta ascoltando molto attentamente, e anche lui, come il resto della sala, sta aspettando una mia risposta. Faccio un sospiro profondo, poso lo sguardo su Cole e gli sorrido. Prima d'incontrare Cole, pensavo che suo fratello fosse la mia anima gemella, ma mi sbagliavo – dico io. – Cole è la mia anima gemella – termino io, ed è impossibile per me fare finta di non sentire il cuore di Jeremy andare più veloce, per poi schiantarsi contro la gabbia toracica. Riesco a percepirlo e gli sta facendo così male che quasi mi viene da svenire. Riesco a sentire quello che prova lui ed è dolore puro. Il problema è che lo sto provando anch'io, quindi lo sento il doppio. Cole mi prende e mi bacia. Non mi bacia la tempia come fa sempre, non mi bacia i capelli; mi bacia sulla bocca ed è insistente. Sento che sto per cadere e anche Cole sembra capirlo, perché mi stringe a lui. Tutti applaudiscono, eppure io vorrei solo scappare un'altra volta e scoppiare a piangere.
Quando mi allontano da Cole tutti iniziano anche a fischiare e lui scoppia a ridere. Cerco di sorridere, ma in verità so che sto per vomitare.
Questa è tutta una menzogna! – urla qualcheduno. Sento uno sparo e tutti iniziano ad urlare. Il tempo rallenta quando vedo che il proiettile sta venendo verso di me. Cole mi scaraventa a  terra e batto la testa a terra. Sbatto le palpebre più volte per cercare di vedere meglio, ma i miei occhi sono offuscati come la mia mente. Riesco a malapena a prendere la pistola da sotto il vestito.
Paige però mi prende per il vestito e mi costringe ad alzarmi da terra. – Tu – sibilla lei. – Devi pagare, stronza – continua, e sento un qualcosa di tondo e freddo toccarmi la tempia. Ci metto un po' di tempo per capire che è una pistola.
Non fai sul serio – bofonchio io. – Sai benissimo che non mi puoi uccidere con quella cosetta – la sfido io, mentre cerco di perdere tempo per riuscire ad impugnare bene la pistola e a cercare un modo per spararle. Però la mia mente è veramente troppo offuscata e non riesco a pensare lucidamente.
Credo di voler correre questo rischio – risponde lei, sorridendomi. – Tutte e due sappiamo perché te ne sei andata dall'istituto. Tu, stronzetta di una ragazzina, hai fatto scappare mio fratello. Tu, hai ucciso mio padre. Hai rovinato la mia vita, ed io adesso distruggerò la tua – ringhia lei. Lascio che mi alzi un altro po' da terra, poi alzo la pistola e la punto al suo braccio. Sembra non notarla nemmeno, anzi sorride ancora di più. – Non lo faresti mai, ragazzina.
Non mettermi alla prova. Credimi, non ti conviene – mormoro io. Lei non molla ed io respiro sempre di meno, così sono costretta a sparare. Mi lascia subito andare e inizia a urlare. Cerco di camminare, eppure la testa mi gira ancora. Vado addosso a qualcuno, tuttavia egli mi sposta, buttandomi a terra. Guardo Paige per vedere se mi sta rincorrendo, ma sta ancora urlando tenendosi il braccio sanguinante.
Mi alzo dal pavimento e cerco Jeremy. Sta combattendo contro un demone, sarei tentata di sparare al mostro ma non so se sta dalla mia parte. Mi tolgo le scarpe e corro là. Appena cerco di avvicinarmi, il mostro capisce subito e i suoi occhi si dilatano vedendomi. Questo mi fa capire che non è uno di Cole. Inizia a correre verso di me ed io per i primi cinque secondi penso di scappare, poi però alzo la pistola e sparo. Il mostro cade a terra e Jeremy mi guarda con la bocca spalancata.  Sì, devo dire che sono stata brava: ho sparato da una distanza praticamente improponibile.
Una persona mi prende il braccio e mi trascina non so dove. Quando mi giro intravedo i capelli neri di Cole. Dove stiamo andando? – urlo io, strattonandolo. – Lasciami, Cole!
Dobbiamo andarcene – tuona lui.
No, non possiamo! Dobbiamo rimanere e combattere – urlo io, ma lui fa finta di non avermi sentita e continua a trascinarmi via. Vedo mostri combattere contro altri mostri, lupi mannari contro vampiri, e noi ce ne stiamo andando. Come fa Cole ad essere il leader se se ne va nel momento più critico? Non capisco. – Sei il loro leader!
È per questo che ce ne dobbiamo andare! Non posso morire! – urla lui. Uno stregone viene verso di noi praticamente correndo. – No, fermo. Non siamo tutti – aggiunge poi Cole. Aggrotto la fronte, non capendo. Mi guardo in giro e mi accorgo che tre demoni stanno portando Jeremy qui con la forza.
Lasciatemi andare! – urla Jeremy, continuando a divincolarsi per andare via. Mi cade praticamente addosso e, proprio in quel momento, lo stregone ci porta a casa.
Questa volta quando sento il pavimento è troppo tardi e cado per terra. – Alzati – ringhia Cole strattonandomi.
Lasciami! – urlo io. Sento altre urla e credo siano di Jeremy. Ne sono sicura. – Lasciami!
Calmati, Cassie – sbotta Cole. Mi prende di scatto il viso costringendomi a guardare i suoi occhi verdi. Il mio respiro si regolarizza e il mio corpo smette di dimenarsi e inizia a tremare. – Calmati. Ora.
Saremmo dovuti rimanere là – mormoro io. – Dovevamo continuare a combattere! – urlo io. Lo spingo e così lui indietreggia. – Saremmo dovuti rimanere là – ripeto io. Mi siedo per terra e mi massaggio la caviglia. Continuo a sentire le urla di Jeremy, è vicinissimo a me e so che vuole scappare. – Fatelo smettere! – sbotto io. – Perché l'hai portato qua? – chiedo a Cole, furiosa.
Questi non sono affari tuoi – afferma Cole. – Ora calmati. Prima che cambi idea e ti lasci vagare per i boschi.
Vorrei controbattere. Vorrei dirgli che starei meglio nei boschi che vicino a lui, ma non è vero. Lui mi tiene al sicuro e credo che terrà al sicuro anche Jeremy, anche se non lo vuole ammettere. Lo spero, almeno. La domanda è: vorrei veramente essere salvata da lui?
Tutta questa storia che sul fatto io che io continui a scappare, non c'entrerà con il fatto che magari io non voglia essere salvata? Forse è così. Forse non voglio vivere questa vita. Ma mio padre ha dato la vita per me, e anche mia madre. Dove saranno i miei nonni adesso? E Christian? Starà piangendo sotto le coperte perché ha paura di rimanere da solo? Chi sarà il nuovo preside dell'istituto? Cosa succederà ora?
Le urla di Jeremy sono cessate, ora mi sta guardando mentre  i demoni lo tengono fermo. È questo che sei? Non rispondi? Ti fai mettere i piedi in testa in questo modo? Ti credevo migliore, Cassie, ma a quanto pare mi sono sbagliato di grosso, pensa Jeremy.
Abbasso lo sguardo e Cole mi alza con delicatezza. –Portala in camera sua – ordina Cole. Gli lancio un'occhiataccia e sembra non esserne molto contento. – Vedo che continui a non capire cos’è giusto e cosa no, Cassie. Credo che per oggi tu abbia disturbato abbastanza.
Ti prego, Cole. Dobbiamo parlare – ribatto io, in preda al panico.
Parleremo. Dopo – risponde lui. – Ora devo parlare con il mio fratellino – aggiunge. Sorride a Jeremy e quest'ultimo fa una smorfia disgustata.
Lo stregone che mi ha portato in questa casa, mi fa avanzare ma io cerco di fermarlo.No, ti prego, Cole, fammi rimanere – lo prego io guardandolo negli occhi. Cole sembra amare vedermi in questo stato perché mi sorride sempre di più. – Devo essere partecipe di quello che succede.
Questo lo decido io – dice Cole. Fa un cenno allo stregone che inizia ad avanzare e a spingermi. – Non fare scenate, piccola. E tratta bene quel vestito, ti sta benissimo.
Ti prego! – mormoro io. Non posso non vedere cosa succede tra Cole e Jeremy. Non posso non sapere cosa gli fa. Devo esserci. Devo.
Smettila, Cassie. Mi stai infastidendo – ringhia Cole. Jeremy scoppia a ridere e il fratello lo gli lancia un’occhiataccia che non mi piace per niente. Fa un cenno a qualcuno, ma io non riesco più a vedere niente, perché ormai sono al piano superiore.
Jeremy, penso io.

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