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Era una notte di Dicembre, il mese prima
scontri tra gli X Men e la Confraternita avevano portato ingenti danni a NY
oltre che alle due fazioni. Gli X Men avevano perso Mimo, Sole Ardente e Psylocke;
la Confraternita invece Pyro, Blob, Bestia Nera e, soprattutto,
MAGNETO!!!....Ebbene sì, il capo, il monarca, il dittatore era stato ucciso. La
sua morte fu provocata dalla caduta di un gigantesco palazzo sul suo corpo già
malconcio a causa di un lunghissimo ed estenuante scontro con Havok (ormai capo
degli X Men).
In questa notte però qualcosa non quadra!!!
In città le luci sono spente, brillano come
soli le insegne dei locali, le strade deserte, la pioggia continua a battere
sull’asfalto grigio, orde di supereroi e di supercattivi controllano i propri
territori…tutto come le altre notti a NY se non fosse per l’arrivo di
Nightcrawler. Si materializza dal nulla con il suo inconfondibile odore(o
puzza!) di zolfo davanti ad Havok, era molto affannato: “Non mi
crederai…Alex…ma…ho visto!!!...”. Havok lo guardava strabiliato: “Calmati
Kurt!! Dimmi cosa hai visto...!!”. Nightcrawler stentava a riprendere fiato e a
parlare. Havok di certo non è famoso per la sua pazienza: “Allora??? Cosa hai
visto????”. Finalmente Kurt pronunciò qualcosa ma era incomprensibile, Havok
quindi lo guardò davvero minacciosamente, Kurt deglutì e disse: “MAGNETO”. Quel
nome risuonò nella mente di Havok che sentì il sudore scorrere sulla sua
fronte. Prese una decisione e ordinò a Nightcrawler: “Usa il tuo teletrasporto,
avvisa tutti gli X Men, abbiamo bisogno di una riunione speciale!”
In pochissimo tempo nella X Tower(base nuova
di zecca degli X Men) tutti i supereroi erano pronti ad ascoltare il proprio
capo. Havok appena arrivato chiamò a sé Vedova Nera. Quest’ultima non era un
membro degli X Men ma era stata assoldata per spiare la Confraternita dopo la
morte(apparente a quanto pare!) di Magneto. Havok la guardò negli occhi e le
disse: “Cosa hai visto con precisione quel giorno?”. La Vedova sapeva benissimo
a che giorno si riferiva Havok e rispose con la sua arroganza: “Ho visto quello
che già vi ho raccontato: il corpo di Magneto veniva bruciato tra lo stupore
degli altri mutanti; se non volete credermi arrangiatevi!”. Havok rise di
gusto, quella donna lo stimolava tantissimo, ma sapeva che non era l’occasione
di scherzare e quindi chiamò Nightcrawler e lo pregò di dire con precisione
cosa aveva visto. Kurt guardò il capo, gli altri X Men, la Vedova vicino a lui
e poi disse: “Era lui! Aveva l’inconfondibile mantello viola, la sua camminata
da spavaldo e soprattutto l’elmetto tra le braccia!! Figuratevi che il mantello
era tutto rovinato, doveva essere lo stesso dello scontro!” Nightcrawler non
aveva motivo di dire bugie e gli altri non avevano motivo di non credergli,
quindi Havok con autorità esclamò: “X Men dobbiamo tenere gli occhi più aperti
di quanto previsto! Ma se ci sarà da lottare, lotteremo e vinceremo una seconda
volta”. Il grido degli X Men si levò forte nella X Tower e Havok decise di
sciogliere l’assemblea mandando tutti i mutanti ai propri posti. Rimase lui
solo nella stanza, gli occhi fissi davanti a lui e soprattutto una strana paura
lo attraversava sottoforma di piccoli ma fastidiosi brividi lungo la spina
dorsale; il suo pensiero era uno: “MAGNETO E’ TORNATO!”
Dall’altra parte della città intanto in un
angusto sobborgo la Confraternita era riunita per scegliere un nuovo capo. Il
più indicato sembrava Fabian Cortez mutante che già più di una volta era
tornato dal regno dei morti solo per il gusto di distruggere. Era spietato e
non aveva problemi di usare il suo immenso potere solo per distruggere i nemici
e non. Fu lui il responsabile della morte di Scott Summers(Ciclope) ed è per
questo che Havok avrebbe già da tempo voluto mettergli le mani addosso ma
Magneto era sempre stato pronto a difenderlo. Tutti i mutanti malvagi erano lì:
si guardavano aspettando che qualcuno avesse il coraggio di prendere la parola.
Il primo ad alzarsi fu proprio lui: Fabian Cortez. Fece svolazzare la sua
chioma bionda, si grattò più volte la lunga ferita che si era procurato sul
collo, diede una lucidata alla sua splendente uniforme e disse: “Per me e credo
per tutti, il capo devo e voglio essere io!”. Nessuno parlò. Erano tutti un po’
spaventati: se era il protetto di Magneto un motivo c’era! Iniziando da
Mastermind a Toad, da Barbarus a Brainchild tutti iniziarono ad annuire.
Sembrava che la Confraternita aveva trovato un nuovo capo e Fabian Cortez
scoppiò in una rumorosa e fastidiosa risata che venne però interrotta da una
figura che venne accolta come un fantasma. Tutti la fissarono, Cortez compreso.
La strana figura lasciò cadere l’elmetto rosso e viola di Magneto e disse:
“Sono io il capo!”.
Intanto, tornando nella X Tower, Havok è
comodamente seduto mentre pensa silenziosamente sul da farsi: “Attaccare e
capire se è solo un imbroglio per intimorirci o aspettare?”. Il dubbio lo
assaliva quasi lo divorava vivo e in più i suoi complessi di inferiorità nei
confronti del fratello ormai morto tornarono a farsi sentire: “Se solo ci fosse
stato Scott al mio posto avrebbe saputo cosa fare…io invece non sono mai stato
tagliato per fare il capo!”. Havok ormai era in preda alla disperazione anche
se non la dava a vedere…troppo superbo, troppo pieno di sé! Tutto ciò fu
interrotto dall’arrivo della Vedova. Si avvicinò ad Havok e con il solo gesto
della mano fece intuire di volere la ricompensa per la missione svolta la sera
della morte di Magneto. Un ghigno si fece spazio sul viso di Havok che le disse:
“Spiami per altri due giorni la Confraternita e avrai il doppio!”. Questa volta
fu sul viso della Vedova che apparve un sorriso; si girò e mentre usciva dalla
stanza mormorò: “E’ un piacere fare affari con te”. Havok rimase ancora una
volta da solo con i suoi pensieri ma addolcito dalla visione del lento
camminare della Vedova.
La
pioggia continuava a battere forte sulle strade e sui palazzi di NY, sempre
meno gente si aggirava nella città figuriamoci in un losco sobborgo come quello
in cui era riunita la Confraternita. Finalmente la Vedova arrivò dai
malviventi, si tenne a distanza ovviamente. Era aggrappata ad un palazzo con
una robusta corda metallica che le partiva dalla cintura e aveva già caricato
di veleno il Morso della Vedova casomai uno della Confraternita la avrebbe
scoperta. Si spostò i lunghi capelli rossi e bagnati dal viso e attivando le
speciali video-retine(strumento che faceva in modo di poter registrare tutto
quello che la Vedova vedeva) si apprestava a spiare la Confraternita. Ecco che
vide lo strano personaggio: aveva in mano il mantello logoro di Magneto. Era un
uomo sulla quarantina d’anni, alto e magro(il suo fisico ricordava davvero
Magneto!), aveva i capelli grigi scombinati dalla pioggia violenta, gli occhi
di un colore chiarissimo, una calzamaglia nera con una striscia rossa che
partiva dal bacino e che terminava sulla caviglia della gamba sinistra, un
lungo mantello rosso e una placca di metallo che gli fuoriusciva dalla mano
destra. Era in atto una discussione e quindi la Vedova aguzzò le orecchie per
capire di cosa si parlasse. Fabian Cortez urlò al nuovo arrivato: “Dici di
voler essere il capo…ma perché? Chi sei? Da dove vieni? Cosa sappiamo di te?”.
Il nuovo arrivato con voce pacata e serena, dando le spalle al gruppo, rispose:
“Tutto ciò non ha importanza”. Cortez era visibilmente innervosito dalla sfacciataggine
dell’individuo: posò una mano sulla spalla dello straniero e lo girò verso di
sé. Gli occhi dello straniero lampeggiarono e Cortez lasciò la presa impaurito
dalla potenza e dalla crudeltà vista in quello sguardo. A un cenno della testa
dell’ormai nuovo capo tutta la Confraternita si sparse per la città, ma non
Cortez: quasi quell’individuo glielo avesse ordinato telepaticamente. Rimasti
soli, Cortez gli chiese di nuovo: “Allora vuoi dirmi chi sei?”, era impaurito e
questo fece sbigottire anche la Vedova che continuava a spiare. “Te l’ho detto,
non ha importanza” disse lo straniero: “Piuttosto perché non mi mostri cosa sai
fare e catturi la spia dietro quel palazzo?”. Lo straniero con gli occhi indicò
la posizione della Vedova che sentì per un attimo il sangue scorrere molto più
velocemente nelle sue vene. Cortez vide la Vedova e si catapultò contro di lei:
la Vedova molto più agilmente del nemico gli balzò alle spalle e conficcò il
Morso della Vedova dietro il collo di Cortez. Quest’ultimo cadde a terra privo
di sensi. Ora però la Vedova si trovava faccia a faccia con il nuovo e
misterioso nemico. Si guardavano ininterrottamente negli occhi. La Vedova con
una mano si spostò di nuovo i capelli dal viso ma solo per poter ricaricare il
Morso. Era tutto pronto: la Vedova con estrema velocità si diresse verso il
nemico che restava immobile dinanzi a lei; protese in avanti il Morso della
Vedova ma uno scudo di metallo fuoriuscì dallo stomaco del nemico. Il Morso si
infranse sullo scudo e la Vedova vide solo il ghigno malefico di quell’uomo e
il suo pugno colpirla violentemente sul volto.
La
Vedova finalmente riaprì gli occhi: all’inizio vedeva offuscato ma poi mise
tutto a fuoco. Provò a muoversi ma si accorse subito di trovarsi legata con
nastri d’acciaio su una specie di altare. Si dimenò più volte per liberarsi, ma
niente! L’acciaio era duro e lei non aveva abbastanza forza per spezzarlo. La
soluzione era elaborare un piano: si sforzò di pensare ma ancora niente. Forse
la paura, forse la situazione difficile in cui si trovava, forse il duro colpo
subito dal nemico ma non riusciva a ragionare e soprattutto ad elaborare un
piano. Passò poco tempo e da dei piccoli altoparlanti fissati alla parete di
quel rifugio si udì una voce: “Cara Natasha, lo so che non ci conosciamo bene
ma perché non mi dici per chi lavori? So benissimo che sei solo una spia in
cerca di denaro”. La Vedova senza pensarci su rispose con tono acido e
deciso(il solito insomma!): “Come diavolo fai a sapere il mio nome? Io non ti
dico proprio niente di me, né per chi lavoro. Se vuoi informazioni toglimele di
bocca, sempre se ne sei in grado!”. Detto questo si diede una soffiata al
ciuffo rosso che le infastidiva gli occhi. Dall’altoparlante intanto nessuna
voce rispose. La Vedova aveva capito che si trattava di quel fastidioso
straniero ma ora come ora non sapeva proprio che fare. Pensò pochi minuti alla
stupida missione che aveva accettato e al perché non aveva solo preso il denaro
della missione precedente. All’improvviso qualcosa le balenò alla mente: le
video-retine! Erano la sua salvezza: inviò, quindi, tutto alla Stark
Corporation(la compagnia di Iron Man per intenderci!). Fece giusto in tempo;
pochi attimi dopo, infatti, la stanza era piena di gas soporifero: la Vedova
chiuse dolcemente gli occhi e, anche se contro voglia, si addormentò.
Il
sole ora brillava alto e forte sulla Grande Mela, strade popolate, traffico
lungo tutte le strade, ogni angolo della città viveva. Erano appena le otto,
Tony Stark(Iron Man per gli amici!) entrò nella sua camera blindata. Aveva
passato una lunga notte combattendo i suoi nemici di sempre ed era piuttosto
stanco quella mattina. Si sedette dietro il suo computer tuttofare, alzò la
cornetta e ordinò alla sua segretaria: “Un caffè doppio, per favore”. Stava
inserendo la password al computer quando dalla porta entrò pimpante la sua
segretaria: “Ecco il caffè signor Stark…nottata insonne vero? Ecco qui delle
carte per lei, deve compilarle e firmarle”. Detto ciò lasciò sulla scrivania il
caffè e una pila di scartoffie non più bassa di una ventina di centimetri. La
segretaria uscì, Tony sbuffò! Prese la tazza di caffè iniziò a sorseggiarla
lentamente; i suoi occhi stanchi e pieni di sonno guardavano quelle carte sulla
scrivania. Posò la tazza, prese le carte e le buttò sotto la scrivania.
Finalmente il suo computer si accese. Riprese a sorseggiare il suo caffè e aprì
la posta ricevuta. Trovò il messaggio della Vedova, lo aprì…
Alla
X Tower intanto tutti si erano svegliati, tranne Wolverine. Havok si guardò
intorno e disse: “Chi sveglia l’animale?”. Ci fu una risatina generale. Havok
mandò Colosso. Intanto iniziò a parlare ai suoi X Men: “Voglio che oggi siate
più prudenti degli altri giorni: non sappiamo niente di ciò che sta accadendo
nella Confraternita! Mi raccomando a tutti occhi aperti e siate sempre pronti
ad aiutare un vostro amico. Ci vediamo stasera qui per avere informazioni dalla
Vedova”. Scesero Colosso e Wolverine che subito esclamò: “So che mi hai dato
dell’animale!”. Havok lo guardò negli occhi e gli disse: “Non è il momento di
scherzare Logan, corri in città ci sarà bisogno di te; me lo sento!”. Wolverine
uscì col broncio per quella ramanzina ma alla porta disse: “Non sapevo che eri
in grado di prevedere il futuro Alex!”. Havok scosse la testa e non seppe
trattenere una piccola risata.
Il
giorno sembrava scorrere normalmente ma Havok continuava a camminare qua e là
per la stanza. Il telefono squillò. Havok rispose velocemente: “Chi è?...Ciao
Tony…un’emergenza?....la Vedova è stata rapita dalla
Confraternita??!!....OK!...Grazie per l’informazione”. Attaccò il telefono
rabbiosamente. Accese gli auricolari di tutti gli X Men e richiamò alla base
Wolverine, Angelo e Colosso. Appena questi arrivarono gli spiego la situazione
e propose loro la missione per liberare la Vedova; i tre accettarono senza
problemi. Si diressero tutti e quattro verso il jet degli X Men. Erano tutti a
bordo, Havok accese i motori, diede un ultimo sguardo a Angelo, Colosso e poi a
Wolverine che abbozzò un sorriso e disse: “In città non c’era bisogno di me a
quanto pare”.
Non
si sentiva alcuna parola nello jet degli X Men; Wolverine era sempre sul punto
di aprire bocca per qualche sua stupida battuta ma anche lui percepiva la
tensione di quel momento(strano ma vero!). I propulsori dello jet erano al massimo,
le ventole giravano all’impazzata, il cielo sembrava quasi non esistere a causa
dell’alta velocità a cui viaggiavano, ma nessun supereroe muoveva un muscolo:
sembravano addirittura non respirare! “Dove siamo diretti?” finalmente chiese
Wolverine. Havok gli rispose prontamente: “In un vecchio magazzino: secondo le
immagini arrivate è lì che si trova la Vedova”. “Ma perché tutti questi affanni
se non è nemmeno una dei nostri?” chiese ancora Wolverine. Havok avrebbe voluto
buttarlo giù dal jet(e Wolverine probabilmente lo sapeva!) ma mantenne la calma
e gli disse : “Lavora per noi! E poi a quanto pare siamo di fronte ad una nuova
minaccia…possibile che non lo capisci?”. Wolverine pensò un po’ e poi disse:
“Certo che lo capisco!...però non hai elencato il terzo motivo…”. Havok mosso
da una profonda curiosità di sentire l’ultima pensata di Wolverine gli chiese
con scetticismo: “Cioè??”. Wolverine spalancò un sorriso simile ad una
portaerei e disse: “Che ti piace!”. Tra i passeggeri scoppiò una risata a cui
però non partecipò Havok anche se dopo averci pensato bene sorrise
maliziosamente al compagno. Il viaggio proseguì con tranquillità, con la
tensione ormai smorzata e con i quattro più rilassati: ormai mancava poco!
Il
magazzino era ormai visibile. Lo jet atterrò a circa un miglio di distanza. I
quattro si diedero un ultima occhiata e poi si avviarono verso quell’antica
costruzione. Erano ormai all’ingresso e nessuno li aveva “accolti”: strano…fin
troppo! La porta era di acciaio: Havok diede un occhiata a Colosso che senza
pensarci su la buttò giù con uno dei suoi pugni. Avanzarono con cautela,
l’oscurità li avvolgeva. Havok(e probabilmente anche gli altri) avvertiva il
cuore dei compagni battere velocemente. Le luci si accesero all’improvviso, il
bagliore aveva colto tutti di sorpresa, il cuore di Havok accelerò
ulteriormente, non sapeva da che parte poteva aspettarsi un attacco. Passò poco
tempo(ma troppo per un attacco) e Havok prese il controllo della propria vista:
si girò di scatto e vide Wolverine con un dito sull’interruttore e con il suo
solito sorriso. Havok e il resto del gruppo levò un sospiro di sollievo. Si
incamminarono verso la stanza della Vedova…un’altra porta d’acciaio, un altro
bel pugno di Colosso! Finalmente si trovarono dinanzi alla Vedova: era ancora
addormentata. Wolverine con i suoi artigli spezzò le fasce d’acciaio che la
tenevano bloccata.
Gli
X Men si misero in cerchio e Havok esclamò: “A quanto pare missione compiuta
ragazzi!”. Il gruppo sorrise. Wolverine disse: “Ora torniamo al jet o dobbiamo
stare un’altra mezz’oretta a compiacerci?”. “Restate pure” esclamò una voce.
Havok si voltò di scatto e vide lo straniero. Era lì: petto in fuori, sorriso
da spaccone e tanta voglia di far fuori gli X Men! Havok subito esclamò:
“Angelo vola e porta in salvo la Vedova!...penseremo noi a questo
rompiscatole!...Tu! Ci devi spiegazioni!! Chi sei?”. Lo straniero abbozzò un
altro fastidiosissimo sorriso e disse: “Visto che ho qui ben quattro X Men,
credo sia dovuto presentarmi! Il mio nome è Metalingus…e questa è la mia
storia…”. Stava iniziando il suo racconto quando Angelo prese il volo e lasciò
soli in quel magazzino Havok, Wolverine, Colosso e il terrificante Metalingus.