Metalingus

di BiGcRaZy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


METALINGUS

CAPITOLO I

Era una notte di Dicembre, il mese prima scontri tra gli X Men e la Confraternita avevano portato ingenti danni a NY oltre che alle due fazioni. Gli X Men avevano perso Mimo, Sole Ardente e Psylocke; la Confraternita invece Pyro, Blob, Bestia Nera e, soprattutto, MAGNETO!!!....Ebbene sì, il capo, il monarca, il dittatore era stato ucciso. La sua morte fu provocata dalla caduta di un gigantesco palazzo sul suo corpo già malconcio a causa di un lunghissimo ed estenuante scontro con Havok (ormai capo degli X Men).

In questa notte però qualcosa non quadra!!!

In città le luci sono spente, brillano come soli le insegne dei locali, le strade deserte, la pioggia continua a battere sull’asfalto grigio, orde di supereroi e di supercattivi controllano i propri territori…tutto come le altre notti a NY se non fosse per l’arrivo di Nightcrawler. Si materializza dal nulla con il suo inconfondibile odore(o puzza!) di zolfo davanti ad Havok, era molto affannato: “Non mi crederai…Alex…ma…ho visto!!!...”. Havok lo guardava strabiliato: “Calmati Kurt!! Dimmi cosa hai visto...!!”. Nightcrawler stentava a riprendere fiato e a parlare. Havok di certo non è famoso per la sua pazienza: “Allora??? Cosa hai visto????”. Finalmente Kurt pronunciò qualcosa ma era incomprensibile, Havok quindi lo guardò davvero minacciosamente, Kurt deglutì e disse: “MAGNETO”. Quel nome risuonò nella mente di Havok che sentì il sudore scorrere sulla sua fronte. Prese una decisione e ordinò a Nightcrawler: “Usa il tuo teletrasporto, avvisa tutti gli X Men, abbiamo bisogno di una riunione speciale!”

In pochissimo tempo nella X Tower(base nuova di zecca degli X Men) tutti i supereroi erano pronti ad ascoltare il proprio capo. Havok appena arrivato chiamò a sé Vedova Nera. Quest’ultima non era un membro degli X Men ma era stata assoldata per spiare la Confraternita dopo la morte(apparente a quanto pare!) di Magneto. Havok la guardò negli occhi e le disse: “Cosa hai visto con precisione quel giorno?”. La Vedova sapeva benissimo a che giorno si riferiva Havok e rispose con la sua arroganza: “Ho visto quello che già vi ho raccontato: il corpo di Magneto veniva bruciato tra lo stupore degli altri mutanti; se non volete credermi arrangiatevi!”. Havok rise di gusto, quella donna lo stimolava tantissimo, ma sapeva che non era l’occasione di scherzare e quindi chiamò Nightcrawler e lo pregò di dire con precisione cosa aveva visto. Kurt guardò il capo, gli altri X Men, la Vedova vicino a lui e poi disse: “Era lui! Aveva l’inconfondibile mantello viola, la sua camminata da spavaldo e soprattutto l’elmetto tra le braccia!! Figuratevi che il mantello era tutto rovinato, doveva essere lo stesso dello scontro!” Nightcrawler non aveva motivo di dire bugie e gli altri non avevano motivo di non credergli, quindi Havok con autorità esclamò: “X Men dobbiamo tenere gli occhi più aperti di quanto previsto! Ma se ci sarà da lottare, lotteremo e vinceremo una seconda volta”. Il grido degli X Men si levò forte nella X Tower e Havok decise di sciogliere l’assemblea mandando tutti i mutanti ai propri posti. Rimase lui solo nella stanza, gli occhi fissi davanti a lui e soprattutto una strana paura lo attraversava sottoforma di piccoli ma fastidiosi brividi lungo la spina dorsale; il suo pensiero era uno: “MAGNETO E’ TORNATO!”

Dall’altra parte della città intanto in un angusto sobborgo la Confraternita era riunita per scegliere un nuovo capo. Il più indicato sembrava Fabian Cortez mutante che già più di una volta era tornato dal regno dei morti solo per il gusto di distruggere. Era spietato e non aveva problemi di usare il suo immenso potere solo per distruggere i nemici e non. Fu lui il responsabile della morte di Scott Summers(Ciclope) ed è per questo che Havok avrebbe già da tempo voluto mettergli le mani addosso ma Magneto era sempre stato pronto a difenderlo. Tutti i mutanti malvagi erano lì: si guardavano aspettando che qualcuno avesse il coraggio di prendere la parola. Il primo ad alzarsi fu proprio lui: Fabian Cortez. Fece svolazzare la sua chioma bionda, si grattò più volte la lunga ferita che si era procurato sul collo, diede una lucidata alla sua splendente uniforme e disse: “Per me e credo per tutti, il capo devo e voglio essere io!”. Nessuno parlò. Erano tutti un po’ spaventati: se era il protetto di Magneto un motivo c’era! Iniziando da Mastermind a Toad, da Barbarus a Brainchild tutti iniziarono ad annuire. Sembrava che la Confraternita aveva trovato un nuovo capo e Fabian Cortez scoppiò in una rumorosa e fastidiosa risata che venne però interrotta da una figura che venne accolta come un fantasma. Tutti la fissarono, Cortez compreso. La strana figura lasciò cadere l’elmetto rosso e viola di Magneto e disse: “Sono io il capo!”.

Intanto, tornando nella X Tower, Havok è comodamente seduto mentre pensa silenziosamente sul da farsi: “Attaccare e capire se è solo un imbroglio per intimorirci o aspettare?”. Il dubbio lo assaliva quasi lo divorava vivo e in più i suoi complessi di inferiorità nei confronti del fratello ormai morto tornarono a farsi sentire: “Se solo ci fosse stato Scott al mio posto avrebbe saputo cosa fare…io invece non sono mai stato tagliato per fare il capo!”. Havok ormai era in preda alla disperazione anche se non la dava a vedere…troppo superbo, troppo pieno di sé! Tutto ciò fu interrotto dall’arrivo della Vedova. Si avvicinò ad Havok e con il solo gesto della mano fece intuire di volere la ricompensa per la missione svolta la sera della morte di Magneto. Un ghigno si fece spazio sul viso di Havok che le disse: “Spiami per altri due giorni la Confraternita e avrai il doppio!”. Questa volta fu sul viso della Vedova che apparve un sorriso; si girò e mentre usciva dalla stanza mormorò: “E’ un piacere fare affari con te”. Havok rimase ancora una volta da solo con i suoi pensieri ma addolcito dalla visione del lento camminare della Vedova.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO II

La pioggia continuava a battere forte sulle strade e sui palazzi di NY, sempre meno gente si aggirava nella città figuriamoci in un losco sobborgo come quello in cui era riunita la Confraternita. Finalmente la Vedova arrivò dai malviventi, si tenne a distanza ovviamente. Era aggrappata ad un palazzo con una robusta corda metallica che le partiva dalla cintura e aveva già caricato di veleno il Morso della Vedova casomai uno della Confraternita la avrebbe scoperta. Si spostò i lunghi capelli rossi e bagnati dal viso e attivando le speciali video-retine(strumento che faceva in modo di poter registrare tutto quello che la Vedova vedeva) si apprestava a spiare la Confraternita. Ecco che vide lo strano personaggio: aveva in mano il mantello logoro di Magneto. Era un uomo sulla quarantina d’anni, alto e magro(il suo fisico ricordava davvero Magneto!), aveva i capelli grigi scombinati dalla pioggia violenta, gli occhi di un colore chiarissimo, una calzamaglia nera con una striscia rossa che partiva dal bacino e che terminava sulla caviglia della gamba sinistra, un lungo mantello rosso e una placca di metallo che gli fuoriusciva dalla mano destra. Era in atto una discussione e quindi la Vedova aguzzò le orecchie per capire di cosa si parlasse. Fabian Cortez urlò al nuovo arrivato: “Dici di voler essere il capo…ma perché? Chi sei? Da dove vieni? Cosa sappiamo di te?”. Il nuovo arrivato con voce pacata e serena, dando le spalle al gruppo, rispose: “Tutto ciò non ha importanza”. Cortez era visibilmente innervosito dalla sfacciataggine dell’individuo: posò una mano sulla spalla dello straniero e lo girò verso di sé. Gli occhi dello straniero lampeggiarono e Cortez lasciò la presa impaurito dalla potenza e dalla crudeltà vista in quello sguardo. A un cenno della testa dell’ormai nuovo capo tutta la Confraternita si sparse per la città, ma non Cortez: quasi quell’individuo glielo avesse ordinato telepaticamente. Rimasti soli, Cortez gli chiese di nuovo: “Allora vuoi dirmi chi sei?”, era impaurito e questo fece sbigottire anche la Vedova che continuava a spiare. “Te l’ho detto, non ha importanza” disse lo straniero: “Piuttosto perché non mi mostri cosa sai fare e catturi la spia dietro quel palazzo?”. Lo straniero con gli occhi indicò la posizione della Vedova che sentì per un attimo il sangue scorrere molto più velocemente nelle sue vene. Cortez vide la Vedova e si catapultò contro di lei: la Vedova molto più agilmente del nemico gli balzò alle spalle e conficcò il Morso della Vedova dietro il collo di Cortez. Quest’ultimo cadde a terra privo di sensi. Ora però la Vedova si trovava faccia a faccia con il nuovo e misterioso nemico. Si guardavano ininterrottamente negli occhi. La Vedova con una mano si spostò di nuovo i capelli dal viso ma solo per poter ricaricare il Morso. Era tutto pronto: la Vedova con estrema velocità si diresse verso il nemico che restava immobile dinanzi a lei; protese in avanti il Morso della Vedova ma uno scudo di metallo fuoriuscì dallo stomaco del nemico. Il Morso si infranse sullo scudo e la Vedova vide solo il ghigno malefico di quell’uomo e il suo pugno colpirla violentemente sul volto.

La Vedova finalmente riaprì gli occhi: all’inizio vedeva offuscato ma poi mise tutto a fuoco. Provò a muoversi ma si accorse subito di trovarsi legata con nastri d’acciaio su una specie di altare. Si dimenò più volte per liberarsi, ma niente! L’acciaio era duro e lei non aveva abbastanza forza per spezzarlo. La soluzione era elaborare un piano: si sforzò di pensare ma ancora niente. Forse la paura, forse la situazione difficile in cui si trovava, forse il duro colpo subito dal nemico ma non riusciva a ragionare e soprattutto ad elaborare un piano. Passò poco tempo e da dei piccoli altoparlanti fissati alla parete di quel rifugio si udì una voce: “Cara Natasha, lo so che non ci conosciamo bene ma perché non mi dici per chi lavori? So benissimo che sei solo una spia in cerca di denaro”. La Vedova senza pensarci su rispose con tono acido e deciso(il solito insomma!): “Come diavolo fai a sapere il mio nome? Io non ti dico proprio niente di me, né per chi lavoro. Se vuoi informazioni toglimele di bocca, sempre se ne sei in grado!”. Detto questo si diede una soffiata al ciuffo rosso che le infastidiva gli occhi. Dall’altoparlante intanto nessuna voce rispose. La Vedova aveva capito che si trattava di quel fastidioso straniero ma ora come ora non sapeva proprio che fare. Pensò pochi minuti alla stupida missione che aveva accettato e al perché non aveva solo preso il denaro della missione precedente. All’improvviso qualcosa le balenò alla mente: le video-retine! Erano la sua salvezza: inviò, quindi, tutto alla Stark Corporation(la compagnia di Iron Man per intenderci!). Fece giusto in tempo; pochi attimi dopo, infatti, la stanza era piena di gas soporifero: la Vedova chiuse dolcemente gli occhi e, anche se contro voglia, si addormentò.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO III

Il sole ora brillava alto e forte sulla Grande Mela, strade popolate, traffico lungo tutte le strade, ogni angolo della città viveva. Erano appena le otto, Tony Stark(Iron Man per gli amici!) entrò nella sua camera blindata. Aveva passato una lunga notte combattendo i suoi nemici di sempre ed era piuttosto stanco quella mattina. Si sedette dietro il suo computer tuttofare, alzò la cornetta e ordinò alla sua segretaria: “Un caffè doppio, per favore”. Stava inserendo la password al computer quando dalla porta entrò pimpante la sua segretaria: “Ecco il caffè signor Stark…nottata insonne vero? Ecco qui delle carte per lei, deve compilarle e firmarle”. Detto ciò lasciò sulla scrivania il caffè e una pila di scartoffie non più bassa di una ventina di centimetri. La segretaria uscì, Tony sbuffò! Prese la tazza di caffè iniziò a sorseggiarla lentamente; i suoi occhi stanchi e pieni di sonno guardavano quelle carte sulla scrivania. Posò la tazza, prese le carte e le buttò sotto la scrivania. Finalmente il suo computer si accese. Riprese a sorseggiare il suo caffè e aprì la posta ricevuta. Trovò il messaggio della Vedova, lo aprì…

Alla X Tower intanto tutti si erano svegliati, tranne Wolverine. Havok si guardò intorno e disse: “Chi sveglia l’animale?”. Ci fu una risatina generale. Havok mandò Colosso. Intanto iniziò a parlare ai suoi X Men: “Voglio che oggi siate più prudenti degli altri giorni: non sappiamo niente di ciò che sta accadendo nella Confraternita! Mi raccomando a tutti occhi aperti e siate sempre pronti ad aiutare un vostro amico. Ci vediamo stasera qui per avere informazioni dalla Vedova”. Scesero Colosso e Wolverine che subito esclamò: “So che mi hai dato dell’animale!”. Havok lo guardò negli occhi e gli disse: “Non è il momento di scherzare Logan, corri in città ci sarà bisogno di te; me lo sento!”. Wolverine uscì col broncio per quella ramanzina ma alla porta disse: “Non sapevo che eri in grado di prevedere il futuro Alex!”. Havok scosse la testa e non seppe trattenere una piccola risata.

Il giorno sembrava scorrere normalmente ma Havok continuava a camminare qua e là per la stanza. Il telefono squillò. Havok rispose velocemente: “Chi è?...Ciao Tony…un’emergenza?....la Vedova è stata rapita dalla Confraternita??!!....OK!...Grazie per l’informazione”. Attaccò il telefono rabbiosamente. Accese gli auricolari di tutti gli X Men e richiamò alla base Wolverine, Angelo e Colosso. Appena questi arrivarono gli spiego la situazione e propose loro la missione per liberare la Vedova; i tre accettarono senza problemi. Si diressero tutti e quattro verso il jet degli X Men. Erano tutti a bordo, Havok accese i motori, diede un ultimo sguardo a Angelo, Colosso e poi a Wolverine che abbozzò un sorriso e disse: “In città non c’era bisogno di me a quanto pare”.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO IV        

Non si sentiva alcuna parola nello jet degli X Men; Wolverine era sempre sul punto di aprire bocca per qualche sua stupida battuta ma anche lui percepiva la tensione di quel momento(strano ma vero!). I propulsori dello jet erano al massimo, le ventole giravano all’impazzata, il cielo sembrava quasi non esistere a causa dell’alta velocità a cui viaggiavano, ma nessun supereroe muoveva un muscolo: sembravano addirittura non respirare! “Dove siamo diretti?” finalmente chiese Wolverine. Havok gli rispose prontamente: “In un vecchio magazzino: secondo le immagini arrivate è lì che si trova la Vedova”. “Ma perché tutti questi affanni se non è nemmeno una dei nostri?” chiese ancora Wolverine. Havok avrebbe voluto buttarlo giù dal jet(e Wolverine probabilmente lo sapeva!) ma mantenne la calma e gli disse : “Lavora per noi! E poi a quanto pare siamo di fronte ad una nuova minaccia…possibile che non lo capisci?”. Wolverine pensò un po’ e poi disse: “Certo che lo capisco!...però non hai elencato il terzo motivo…”. Havok mosso da una profonda curiosità di sentire l’ultima pensata di Wolverine gli chiese con scetticismo: “Cioè??”. Wolverine spalancò un sorriso simile ad una portaerei e disse: “Che ti piace!”. Tra i passeggeri scoppiò una risata a cui però non partecipò Havok anche se dopo averci pensato bene sorrise maliziosamente al compagno. Il viaggio proseguì con tranquillità, con la tensione ormai smorzata e con i quattro più rilassati: ormai mancava poco!

Il magazzino era ormai visibile. Lo jet atterrò a circa un miglio di distanza. I quattro si diedero un ultima occhiata e poi si avviarono verso quell’antica costruzione. Erano ormai all’ingresso e nessuno li aveva “accolti”: strano…fin troppo! La porta era di acciaio: Havok diede un occhiata a Colosso che senza pensarci su la buttò giù con uno dei suoi pugni. Avanzarono con cautela, l’oscurità li avvolgeva. Havok(e probabilmente anche gli altri) avvertiva il cuore dei compagni battere velocemente. Le luci si accesero all’improvviso, il bagliore aveva colto tutti di sorpresa, il cuore di Havok accelerò ulteriormente, non sapeva da che parte poteva aspettarsi un attacco. Passò poco tempo(ma troppo per un attacco) e Havok prese il controllo della propria vista: si girò di scatto e vide Wolverine con un dito sull’interruttore e con il suo solito sorriso. Havok e il resto del gruppo levò un sospiro di sollievo. Si incamminarono verso la stanza della Vedova…un’altra porta d’acciaio, un altro bel pugno di Colosso! Finalmente si trovarono dinanzi alla Vedova: era ancora addormentata. Wolverine con i suoi artigli spezzò le fasce d’acciaio che la tenevano bloccata.

Gli X Men si misero in cerchio e Havok esclamò: “A quanto pare missione compiuta ragazzi!”. Il gruppo sorrise. Wolverine disse: “Ora torniamo al jet o dobbiamo stare un’altra mezz’oretta a compiacerci?”. “Restate pure” esclamò una voce. Havok si voltò di scatto e vide lo straniero. Era lì: petto in fuori, sorriso da spaccone e tanta voglia di far fuori gli X Men! Havok subito esclamò: “Angelo vola e porta in salvo la Vedova!...penseremo noi a questo rompiscatole!...Tu! Ci devi spiegazioni!! Chi sei?”. Lo straniero abbozzò un altro fastidiosissimo sorriso e disse: “Visto che ho qui ben quattro X Men, credo sia dovuto presentarmi! Il mio nome è Metalingus…e questa è la mia storia…”. Stava iniziando il suo racconto quando Angelo prese il volo e lasciò soli in quel magazzino Havok, Wolverine, Colosso e il terrificante Metalingus.

 

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