The day we met

di adorvlou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non ho mai capito di preciso cosa provassi per quel ragazzo. Non ricordo il momento esatto in cui è scattato qualcosa dentro di me, facendo sì che cadessi nella sua rete. Non ho idea del perché abbia deciso di spingermi sempre più a fondo, di aggrovigliarmi in quell'insieme di nodi contorti. Forse volevo provare qualcosa di forte, volevo che qualcuno mi scombussolasse la vita, che mi facesse sentire come mai prima d'ora. Volevo qualcuno che mi insegnasse a vivere davvero, a provare emozioni, quelle vere, quelle forti. Qualcuno che mi spingesse verso il pericolo, ma tenendomi stretta fra le sue braccia. 
Ho sempre desiderato vivere una vita così; spensierata, spericolata, diversa, reale. 
Ma c'era una domanda che non mi ero mai posta prima d'ora: ero davvero pronta a tutto quello che quel ragazzo stava per portare nel mio mondo? 

-Piacere, sono Logan.- disse lui allungando la mano verso di me.
-Piacere, io mi chiamo Isabelle.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Quando sei giovane vivi tutto con maggior intensità; le amicizie, le delusioni, le gioie, gli amori. Soprattutto quelli. 
Quando sei adolescente, vivi l'amore in un modo così profondo da non rendertene nemmeno conto, in quel modo che ti toglie quasi il respiro, che ti fa girare la testa e ti fa battere il cuore all'impazzata, come se stessi correndo senza riuscire a fermarti. 
Il problema è che a quell'età non pensi a quello che potrebbe accadere, alle porte in faccia che potresti ricevere, non ti rendi conto di quanto sia difficile accettare le conseguenze finché quella non è l'unica spiaggia che ti rimane. 
E a me è successo tutto questo quando ero solo una ragazzina in cerca di amore. Una ragazzina spensierata e follemente innamorata, che non aveva ancora conosciuto le vere delusioni, le vere sofferenze. 
Quando conobbi Logan, non avrei mai potuto immaginare ciò che la vita aveva in serbo per me. Lui fu il mio primo amore, ma anche quello che mi distrusse in mille pezzi. Perché sì, l'amore, per quanto bello possa essere, anche se inconsapevolmente, ti distrugge.

Mi chiamo Isabelle Delgado, vivo a Washington da quando avevo cinque anni e questa è la mia storia.

-Isabelle, capisco che tu viva nel tuo mondo, ma adesso sei con me e ti ho fatto una domanda.- dal tono della mia amica capii che era ormai esasperata da questo mio modo di fare. 
Non era insolito che mi rinchiudessi in me stessa, allontanandomi dal mondo che mi circondava per scappare via, in un mondo tutto mio. 
-Perdonami Taylor, cosa stavi dicendo?- chiesi sperando non mi mandasse a quel paese.
Lei mi fissò con chiudendo gli occhi a fessura -Niente di importante.- borbottò annoiata. 
-Dai Tay, scusa, lo sai che sono fatta così. Dimmi tutto.- la incitai.
-È per Jason. Non fa altro che ignorarmi e confondermi. Un giorno mi abbraccia, mi saluta, mi scrive centinaia di sms, e il giorno dopo è come se nulla fosse successo, come se fossimo due completi estranei. Fa così da quando ci siamo conosciuti e non so cosa pensare.- il suo tono era carico di sconforto.
-Ma lui ti piace davvero? Perché se così non fosse, non avrebbe senso sopportare tutto questo, non credi?
-Non so cosa provo per lui, non riesco a rendermene conto.- rispose lei. 
-Taylor, ti voglio bene, sei la mia migliore amica e per questo devi sapere che io trovo che Jason sia un idiota e che tu non meriti tutto quello che ti sta facendo. Troverai altri mille ragazzi più belli, simpatico e maturi di lui. Hai diciassette anni e un mondo davanti a te, basta struggerti per uno come lui.- ammisi lasciandola di stucco.
-Da quanto tempo la pensi così?- chiese Taylor.
-Da circa due mesi.- risposi secca.
-E perché non me lo hai detto prima?
-Perché non volevo mettermi in mezzo. Non sapevo cosa provassi per lui, vi conoscevate da così poco tempo e anche io non sapevo bene chi fosse realmente Jason. Ora che lo so, ti dico esattamente quello che penso.- feci spallucce e ripresi a camminare. 
-E se lo amassi?- chiese lei quasi impaurita.
-Allora sarebbe un bel casino.

Erano le sei e mezza quando Taylor mi riaccompagnò a casa. 
La domenica uscivamo sempre insieme per farci una bella passeggiata e parlare del più e del meno. 
Frequentavamo quasi gli stessi corsi, ma a causa dei diversi impegni era difficile vedersi dopo la scuola.

-Mamma, papà, sono a casa.- urlai entrando e chiudendo la porta alle mie spalle. 
-Finalmente sei tornata!- esclamò mia madre contenta.
-Cosa succede? Come mai tutta questa euforia?- chiesi confusa.
-Io e papà abbiamo una bella notizia per te.- rispose lei con un sorriso a trentasei denti. 
-Me la vuoi dire o devi rimanere a fissarmi con quel sorriso inquietante per tutto il tempo? 
-Si, stavo solo aspettando tuo padre.- disse mentre lui ci raggiungerà all'ingresso. -Ha chiamato il coach un'oretta fa e ha detto che sabato prossimo partirai in trasferta con la squadra e giocherai da titolare!- disse l'ultima parola con una voce talmente stridula da far accapponare la pelle.
-Forte.- risposi con un sorriso. 
-Tutto qui?- era evidente che fosse rimasta delusa dalla mia reazione.
-Dovevo festeggiare con i fuochi d'artificio? È solo una partita mamma.- le dissi non dando peso alla cosa. 
-Ma giocherai da titolare. Non era ciò che avevi sempre desiderato?- chiese mio padre. 
-Giá, adesso però voglio andare in camera.- senza dire altro, girai i tacchi e mi diressi in camera.

Aprii la porta e gettai la borsa sul pavimento per poi distendermi sul letto. 
Mi distruggeva sapere che i miei continuavano a credere che mi importasse  davvero della pallavolo. 
Avevo cominciato a giocare solo perché entrambi ci tenevano molto e avevo finito col continuare sempre per lo stesso motivo. La verità era che detestavo quello sport, ma non sapevo come dirglielo. La mia vera passione era il canto, amavo farlo. Il motivo per cui mi perdevo spesso fra i miei pensieri era proprio questo. Per superare la paura del pubblico, cominciai a creare un mondo dentro la mia testa e vivere lì nel tempo in cui ero sul palco. Con il tempo era diventato facile e non avevo più il terrore del pubblico, ma perdermi nei pensieri e fantasticare era un'abitudine che non riuscivo a cancellare. 
Più volte mi avevano proposto di partecipare a qualche concorso, ma ogni volta dovevo sempre dire di no a causa dei miei genitori e degli allenamenti. 
Loro non sapevano cosa facessi realmente quando rimanevo a scuola anche dopo l'orario delle lezioni e la cosa non doveva cambiare.

-Avere diciassette anni fa schifo.- mi lamentai con la mia amica. -Non sono libera di decidere cosa è meglio per me ed è una cosa che detesto.
-Su Izzy, mancano quattro anni.- disse lei nel tentativo di tirarmi su di morale. 
-Lo hai detto come se il mio ventunesimo compleanno fosse domani.- replicai. 
-Io non capisco perché temi tanto il giudizio dei tuoi genitori. Se non ti piace giocare perché non glielo dici e basta? Capiranno e si renderanno conto di quanto tu sia portata per il canto.- disse Taylor.
-Dovresti conoscerli e sapere come ragionano. Tutta la famiglia di mia madre ha giocato a pallavolo ricevendo importanti riconoscimenti e adesso è il mio turno.- commentai rassegnata.
-La verità è che non hai le palle per farlo. Se cantare è davvero la tua passione dovresti lottare con unghie e denti e invece non fai altro che stare qui a lamentarti.- sbuffò lei. 
-Oggi è la giornata mondiale della sincerità schietta?
-È probabile.- rispose la mia amica. 
-Dico sul serio, devo fare qualcosa o rischierò di impazzire.- ammisi.
-E allora fallo! Agisci.- mi incitò lei. 
-Ci proverò. Adesso devo staccare, fra poco mia madre verrà a chiamarmi per la cena. A domani T.- la salutai.
-A domani Izzy, pensaci su, okay?
-D'accordo.- dissi prima di staccare la chiamata.

La cena fu molto imbarazzante. Ci fu uno strano silenzio e qualche domanda da parte di mio padre riguardo la scuola. 
Aiutai mia mamma a sparecchiare e poi andai di corsa al piano di sopra per fare una doccia e mettermi subito a letto dato che l'indomani avrei avuto scuola.

Mi addormentai con la voce di Taylor che continuava a ripetere: "Non hai le palle per farlo." e capii che non aveva tutti i torti. In fondo, temevo il giudizio e le reazioni dei miei genitori.

Quando il mattino seguente suonò la sveglia, mi alzai controvoglia. 
Rimasi per qualche minuto seduta sul bordo del letto a pensare a tutto ciò che mi aspettava oggi e alla fine mi alzai e andai a prepararmi.

-Buona giornata tesoro. A più tardi.- disse mia mamma stampandomi un bacio sulla guancia e porgendomi il solito sacchetto con il pranzo. 
-Grazie mamma, anche a te.- risposi. -Salutami anche papà.- le dissi prima di uscire di casa.

La mattina non facevo mai venire Taylor a prendermi perché sta troppo lenta a prepararsi e saremmo arrivate sempre in ritardo, così prendevo l'autobus, e mente ero ferma a congelare alla fermata sentii una voce chiamarmi: era Jamie, un mio amico. 
-Izzy, vuoi rimanere a morire di freddo ancora per molto?- si fermò con l'auto qualche metro dopo. 
-Non era esattamente quella l'intenzione.-ridacchiai mentre mi faceva cenno di salire con lui.
-Stamattina sei stata fortunata.- disse mentre salivo in auto.
-Abbastanza. Ancora qualche minuto lì e sarei diventata un ghiacciolo. Mi hai salvata, grazie.- scherzai allacciando la cintura. 
-Per lei questo e altro.- scherzò anche lui prima di premere sull'acceleratore e partire.

-Là ci sono gli altri.- Jamie indicò il nostro gruppo mentre fermava l'auto nel parcheggio della scuola. 
Era solito per noi, incontrarci all'entrata per chiacchierare prima dell'inizio delle lezioni. 
-Andiamo.- sorrisi e mi diressi verso il cancello principale.

-Buongiorno.- feci un piccolo sorriso e mi avvicinai ai miei amici. 
-Guarda chi si vede. Stamattina servizio taxi?- scherzò Mark. 
-Eh sì, mi ha salvata dal congelamento.
Tutti risero alla mia battuta, cosa che non capitava spesso dato che non ero io la "burlona" del gruppo. 
-Ragazzi, ragazzi!- Rebecca si avvicinò a noi correndo.
-Becca, tutto ok?- chiesi notando la sua espressione.
-Una meraviglia!- esclamò lei. -C'è un tipo nuovo qui. L'ho visto fermo al semaforo e ho notato che stava proprio entrando qui.- disse guardando noi ragazze. -Eccolo!- urlò indicando una macchina nera che si era appena parcheggiata. 
Tutte noi ci girammo a guardare questo ragazzo misterioso e non appena uscì dalla macchina strabuzzai gli occhi. Era bello, ma non di una bellezza convenzionale, ma bello a modo suo. Indossava un cappotto nero e dei jeans dello stesso colore. Nonostante il cielo fosse coperto, aveva gli occhiali da sole che lo rendevano ancora più misterioso. 
-È una mia impressione o sta venendo verso di noi?- chiesi continuando a fissarlo.
-No, non è una tua impressione, sta proprio venendo qui da noi.- confermò Taylor. 
-Salve ragazzi.- disse fermandosi di fronte a noi. -Sono qui per parlare con il preside Freeman, sapete dirmi se è già arrivato?
-Ehm...do...dovrebbe essere già qui.- balbettò Rebecca. 
-Come mai cerchi il preside? Mi sembri leggermente grande per iscriverti qui.- chiese schietta Taylor. 
-Non devo iscrivermi qui.- rise lui. -Ma allenerò la squadra di pallavolo della scuola e oggi ho l'appuntamento con il preside.- rispose gentilmente. 
-Squadra?- sentii la mia voce porre questa domanda senza neanche accorgermene.
-Si, il preside ha detto che vorrebbe un programma sportivo completo per la scuola.
-Mi sembri troppo giovane per poter già insegnare.- replicai io. 
-Insomma, decidetevi. Sono troppo grande o troppo giovane?- disse con una risata. 
-Dipende da quello che sei venuto a fare. Sei qualche parente del preside Freeman?- Taylor fece nuovamente una delle sue domande molto schiette. 
-Beccato.- disse alzando le mani in segno di arresa. -O meglio, sono un amico di famiglia e non sono qui nelle vesti di coach ma di assistente del coach.- ammise lui. 
-Adesso tutto torna.- dissi meravigliandomi della mia spigliatezza. -Comunque il preside dovrebbe essere già nel suo ufficio.- lo informai.
-E mi accompagneresti da lui?- disse con un tono tra lo scherzo e il serio. 
-Non c'è problema. Andiamo.- ancora una volta mi meravigliai del mio comportamento. Non ero il genere di ragazza che riusciva ad attaccare subito bottone, ma lui aveva qualcosa di diverso. 
Ci avviammo verso l'ufficio del preside e quasi non potevo crederci che un ragazzo del genere avesse deciso di rivolgermi la parola.

-Siamo arrivati.- dissi fermandomi davanti alla porta. 
-Grazie mille. Senza il tuo aiuto mi sarei perso.
Ecco, lo aveva fatto di nuovo, quella cosa con la voce. 
-Di nulla. Adesso devo scappare, fra poco cominciano le lezioni.- dissi salutandolo. 
-Ah, comunque piacere, sono Logan.- disse il ragazzo allungando la mano.
-Piacere, io mi chiamo Isabelle.

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Buonasera! Come avrete notato in questa storia non ci sono personaggi famosi, questo perché volevo che fosse diversa dalle solite fan fiction che ho scritto. Incrocio le dita sperando che vi piaccia e vi interessi ugualmente. 
I primi capitoli potranno sembrare noiosi, ma siamo solo all'inizio. Ci sono tante sorprese ad attendervi. 
Al prossimo capitolo xx

-Vals💕

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-Sei sempre la solita fortunata.- disse sottovoce Taylor. -Peccato che sia troppo grande.- continuò facendo spallucce.
-Non così tanto. Ha ventun'anni.- replicai io.
-E tu ne hai diciassette. Lui è già maggiorenne e ha la macchina e il giubbotto di pelle e quello fa sempre cattivo ragazzo.
-Come fai a sapere che ha un giubbotto di pelle?- ridacchiai piano.
-Beh...sembra il tipico ragazzo da giubbotto di pelle, non credi?- mi guardò come per dire che era una cosa ovvia.
-Io credo che tu stia impazzendo e comunque mi ha solo chiesto di accompagnarlo all'ufficio del preside, mica all'altare.
-E questo cosa c'entra?- ribadì lei.
-Signorina Delgado, signorina Parker, la mia lezione vi sta annoiando?- il professore Lewis ci guardava attraverso le sue lenti con sguardo truce.
-Ci scusi professore.- disse Taylor abbassando lo sguardo.
-Si, ci scusi.- risposi imitando la mia amica.
-Che non accada di nuovo, o il prossimo posto in cui farete le vostre chiacchierate sarà l'ufficio del preside.

Dopo la lezione del professor Lewis, era ora di andare in palestra. Odiavo fare educazione fisica. Ero una ragazza molto sportiva ma detestavo ciò che il professore ci faceva fare. E proprio durante le lezioni del professor Gilbert, quando ci faceva fare arrampicata e giocare a pallamano, cercavo sempre di trovare una scusa per saltarle.

-Mi dispiace signorina Delgado, da oggi in poi non voglio più sentire scuse, nè da lei nè dalle sue compagne. Fare attività fisica serve ed è anche una materia e come tale non potete saltarla.- disse il professore con tono autoritario. -Oh e dato che lei gioca in una squadra di pallavolo, volevo informarla che oggi pomeriggio alle cinque e mezza faremo le selezioni per la squadra della scuola.
-Beh, io non credo...
-Finalmente è arrivato! Avevo perso ogni speranza.- il professore mi oltrepassò e andò incontro ad un ragazzo: era Logan. -Signor Cooper, è in ritardo di ventidue minuti.- disse con tono esigente.
-Si, mi dispiace, il preside mi ha trattenuto.- rispose Logan.
-D'accordo, d'accordo. Ma sappia che da oggi esigo puntualità. Solo perchè lei e il preside vi conoscete non vuol dire che possa fare di testa sua, se lo ricordi. 
-Va bene, lo terrò a mente.- rispose Logan trattenendo una risata.
-Oggi pomeriggio voglio che anche lei sia qui per le selezioni della squadra di pallavolo.- continuò l'uomo. 
-Ci sarò, in perfetto orario.
-Bene. Alle cinque e mezza l'aspetto qui.- terminò il professore.
Dopo aver parlato con Logan, si girò nuovamente verso me -E lei, signorina Delgado, cosa stava dicendo?
-Che ci sarò!- esclamai rendendomi conto di aver fatto una cazzata colossale. Io non volevo andare alle selezioni. -Verrò alle selezioni.- ripetei con tono convinto. 
-Perfetto. Adesso basta con le chiacchiere, in riga.- disse il professore prendendo il fischietto.
-Allora ci vedremo anche pomeriggio.- sussurrò Logan al mio orecchio. -Almeno non sarò del tutto solo in questa tana di lupi.- sul suo viso comparve un sorrisetto malizioso e sentii le mie guance diventare rosse. Misi i capelli davanti per non farglielo notare e con un cenno d'assenso mi allontanai.

-Cosa ti ha detto?- Taylor aveva resistito circa cinque minuti prima di scoppiare e farmi la domanda che tanto le ronzava in testa. 
-Che almeno non sarà da solo oggi pomeriggio dato che ci sarò anche io.- continuai a fare stretching facendo finta di non accorgermi del fatto che la mia amica mi stesse fissando.
-Isabelle Delgado!- esclamò mettendosi davanti a me. -Cosa stai combinando?
-Taylor, smettila!- le lanciai un'occhiataccia e lei si rimise al suo posto. -Io non sto combinando proprio niente e nemmeno lui. Ci conosciamo da quanto...due ore? Non sta flirtando con me ed io non lo sto facendo con lui. Non farti film.- le risposi stufa delle stupidaggini che andava dicendo dalla prima ora. 
-È solo che lui è troppo grande e non mi sembra una persona seria.- ammise lei.
-E questo cosa te lo fa pensare? Non lo conosci.- risposi.
-Se è per questo, nemmeno tu lo conosci.- replicò Taylor.
-È proprio quello che sto cercando di farti capire. E poi lui non è il mio tipo.- dissi alzando gli occhi e fissandolo. 
Beh, forse non era del tutto vero quello che avevo appena detto. Era un ragazzo davvero bello e aveva i capelli castani e degli occhi dello stesso colore ma con qualche spruzzo di verde smeraldo ed era alto e con una voce sexy e...
-Isabelle!- la voce della mia amica mi riportò alla realtà. -Smettila di fissarlo così, sembri una maniaca. 
-Non lo stavo fissando.- mi difesi.
-Certo, ti credo.- disse lei prendendomi in giro. 
-Bene, adesso basta con le chiacchiere, tutte in fila davanti alla corda.- alle parole del professore si levò un coro contrariato. Salire quella maledetta corda faceva male e nessuno riusciva ad arrivare fino in cima. -Smettetela di lamentarvi, un giorno vi servirà.
-Per quando saremo nella giungla e un qualche animale inferocito ci starà rincorrendo per far di noi il suo pasto?- mi voltai di scatto verso Taylor con sguardo allarmato mentre tutti gli altri ridevano. 
-Signorina Parker, oggi la vedo molto in forma, che ne dice di cominciare?- il professore si spostò mostrandole la fune. -È tutta sua. Oh e stia attenta, il pavimento non è morbido.

-È stata là lezione più dura della mia vita.- la mia amica si buttò su una delle panchine dello spogliatoio con una tovaglia in faccia. -Credo anche di essermi rotta un'unghia.
-Se invece di fare quella battutina fossi rimasta in silenzio a quest'ora non saresti conciata così.- ridacchiai guardandola.
-Dici così solo perché non sei caduta tre volte.- rispose lei. -Vorrei essere brava negli sport la metà di quanto lo sei tu.
-Guarda il lato positivo, adesso sai che non potrai mai andare nella giungla.- scoppiai a ridere e Taylor mi lanciò in faccia la tovaglia che poco prima aveva usato per asciugare il sudore.
-Che schifo T! È tutta sudata.- la presi e la gettai per terra. 
-Così impari a fare la spiritosa.- disse facendo il dito medio. 
-Avanti, sbrigati, dobbiamo andare a lezione.

-Spero che oggi non ci sia il solito purè di patate. Fa troppa puzza.- Commentò Taylor. 
-È probabile. Di solito il menù, se così si può chiamare, non cambia.
-Ragazze!- sentimmo una voce urlare nel bel mezzo del corridoio. -Ragazze, aspettatemi!- continuò a urlare Rebecca, così ci fermammo.
-Devo raccontarvi una cosa.
-Cosa aspetti? Parla!- la incitai.
-Scusate, non vorrei fare la guastafeste, ma dovremmo entrare in classe.- disse Taylor. 
-Andiamo, ve la racconterò lì. Tanto la Moore arriva sempre in ritardo. 

Arrivate in classe ci sedemmo agli ultimi posti, cosí da poter chiacchierare senza essere notate.
-Mentre stavo posando i libri nell'armadietto ho sentito Amanda raccontare alle sue amiche che il fidanzato dell'amica di sua sorella ha detto di conoscere questo Logan e ha raccontato che è un tipo molto simpatico e alla mano, ha molti amici e a quanto pare è anche fidanzato.- disse Rebecca cercando di non farsi sentire dalle altre persone presenti in classe. -A quanto pare, lei abitava qui fino a pochi mesi fa, ma adesso studia fuori e tra loro le cose non vanno granché, però lui le è fedele e la ama molto. -continuò la mia amica. -A tal punto che, quando ha scoperto che lei lo aveva tradito, le ha chiesto un periodo di pausa ma ha poi deciso di tornarci insieme.
-Che idiota.- commentò Taylor. -Come fai a tornare con una persona che ti ha tradito? Deve riporre molta fiducia in lei.
-Ovviamente queste sono le solite voci di corridoio eh. Sapete com'è Amanda, avrà ingrandito la cosa.- disse infine Rebecca.
-O magari è tutto vero.- commentai io. -I ragazzi non sono tutti stronzi.
-Non lo so, questa storia non mi convince. Indagherò.- concluse la mia mica facendo spallucce. -È arrivata la Moore, si salvi chi può.

-Secondo te è vero quello che ha detto Amanda?- mi chiese Taylor mentre ci dirigevamo alla mensa. 
-Non ne ho idea. E se così non fosse, qual è il problema?- chiesi scrutando il volto della mia amica.
-Nessuno, è solo che non sembra quel tipo di ragazzo, capisci?
-Si, credo. Ma adesso basta parlare di lui. Ho fame e il cibo batte sempre gli argomenti sui ragazzi.- dissi entrando nella grande sala.

-Ehi ragazzi.- raggiungemmo i nostri amici e ci sedemmo al solito tavolo. -Vedo che anche oggi c'è quella...cosa.- al solo pensiero, la mia amica rabbrividì. 
-Purtroppo sì, ecco perché la gente normale si porta il cibo da casa.- rispose Jamie alzando il suo sandwich mezzo morso. 
-Preferisco il cibo della mensa a quello di mia madre.- replicò Tay. 
-Tieni, mia mamma ha preparato quattro sandwich. Almeno non rimani digiuna.- dissi porgendogliene due. 
-Grazie Izzy, sei la mia salvezza. 
-Scusate, ma qualcuno sa che fine ha fatto Caleb?- chiese Mark con la bocca piena.
-Mark! Sei sempre il solito.- lo rimproverò Rebecca. -E comunque no, io non l'ho visto. 
-Nemmeno io. A dire la verità, oggi non è venuto a lezione.- rispose Jamie. 
-Forse è rimasto a casa.- dissi facendo spallucce. 
-Probabile. Però mi sembra strano che...
-Professore sexy a ore quattro.- disse la mia amica interrompendo Mark. 
-Becca, lui non è un professore.- la corresse Taylor.
-È uguale. Resta il fatto che è sexy.- continuò lei mentre Logan si avvicinava al nostro tavolo.
-Sta venendo qui. Oddio, ho bisogno di riprendere aria.
-Becca, smettila, sembri una scema.- le intimò Mark. 
-Salve ragazzi.- Logan si avvicinò facendo un piccolo sorriso. -Scusate se vi disturbo ma dovrei parlare un attimo con Isabelle.- spiegò indicandomi. -Puoi venire un attimo con me?
-Ehm...c...certo.- così mi alzai e lo seguii fuori dalla mensa.

-Scusami se ti sto rubando tempo dalla tua pausa-studio, ma volevo avvertirti che oggi pomeriggio le selezioni saranno alle cinque e non alle cinque e mezza.
-Tutto qui?- chiesi quasi delusa.
-In che senso?- sembrava confuso.
-Ti ringrazio per avermi informata, ma che bisogno c'era di farmi uscire dalla mensa?-
Logan non rispose. Rimase fermo a fissarmi e poi distolse lo sguardo e cominciò a stuzzicare le dita. -Ok, grazie ancora. Adesso devo tornare dentro, ciao Logan.- mi allontani e tornai in mensa.

-Allora? Cosa voleva? Racconta tutto.- mi assalì Becca.
-Niente, voleva solo informarmi che l'orario per le selezioni della squadra di pallavolo è stato cambiato.- risposi.
-Impossibile. Che senso aveva farti uscire da qui per dirti una cosa del genere?- chiese Taylor.
-È la stessa cosa che gli ho chiesto, ma non ha saputo darmi una risposta.
-Questo ragazzo è strano...- commentò Rebecca.

Finita la mezz'ora di libertà, come la chiamavamo noi, la mensa cominciò a vuotarsi, facendo sì che tutti si riversassero nel corridoio. 
Mentre uscivo mi sentii tirare per un braccio e un istante dopo mi ritrovai con le spalle contro il muro. 
-Ma che fai?- urlai dimenandomi.
-Scusa, non volevo sembrare violento.- disse il ragazzo.
-Beh, lo sei stato. Devi dirmi qualcosa? Perché devo andare in classe.
Ancora una volta Logan rimase in silenzio, così, stufa di rimanere a fissarlo mentre cercava di parlare, scostai il suo braccio e mi avviai in classe.

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Ecco il terzo capitolo della storia. Per eventuali errori correggerò non appena possibile. Spero che non sia risultato noioso e che la storia vi stia piacendo, nonostante sia appena cominciata. 
Al prossimo capitolo xx

-Vals💕

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Uscita da scuola, ero andata dritta a casa per riposarmi un po' e prepararmi per tornare nell'edificio per le selezioni della la squadra di pallavolo. 
Durante il tragitto non avevo fatto altro che pensare a Logan. Era strano quanto bello e non riuscivo a capire il perché del suo gesto fuori dalla mensa. Perché mi aveva praticamente bloccata contro il muro? 
Mentre pensavo a mille motivi per cui l'avesse fatto, il telefono vibrò: era Taylor. "Stasera mangi da me!" aveva scritto senza possibilità di rifiuto, al che feci un leggero sorriso e le risposi con un semplice "Ok".

Arrivai a casa e per mia fortuna era deserta. I miei genitori sarebbero tornati verso l'ora di cena e ringraziai mentalmente Tay per avermi imposto di cenare da lei, almeno non avrei dovuto rispondere a mille domande come ogni singola sera.

Entrai in camera, lanciai lo zaino in un angolo e mi distesi sul letto. Ero leggermente stanca e nella mia mente balenava l'idea di non presentarmi alle selezioni, ma una piccola, minuscola parte del mio cervello, non faceva altro che urlare il contrario. In un attimo mi ritrovai a pensare alla frase detta da Taylor stamattina e cominciai a chiedermi chi fosse questa ragazza con cui stava Logan, chi fosse lui veramente e soprattutto, perché mi interessava saperlo. Certo, era impossibile negare l'evidenza, Logan era davvero bello e misterioso, ma non lo conoscevo nemmeno un po', ma se le cose stavano così, perché non avevo fatto altro che pensare a lui da quando ero uscita da scuola?
Decisi di lasciar perdere, avevo già troppe cose di cui occuparmi. Mi alzai dal letto a malincuore e mi diressi in bagno per darmi una ripulita prima di uscire nuovamente di casa. Sciacquai il viso, pettinai i capelli per poi raccoglierli in un'alta coda, uscii dal bagno e tornai in camera per sistemare il borsone. Quando tutto fu pronto, me compresa, scesi in salotto e mi misi a guardare un po' di televisione. Si, avrei anche potuto studiare, ma non ne avevo proprio voglia in quel momento, avevo il cervello che non smetteva di elaborare teorie su teorie, a tal punto da desiderare che si spegnesse solo per qualche istante. Fare film mentali su ragazzi che non mi avrebbero mai notata era la mia specialità, tanto che a volte mi convincevo fosse reale e spesso mi sentivo una stupida. Ero sempre stata troppo timida, troppo riservata, per farmi notare da qualcuno di interessante.
Guardai l'orologio ed erano le quattro e mezza, mancava solo un'ora alle selezioni e mi sentivo più agitata che mai. La paura di sbagliare e fare cattive figure era un altro mio difetto che aveva condizionato la mia vita sin da piccola. 
Scossi la testa nel tentativo di scacciare via tutti questi pensieri negativi e accesi la tv. 

-Avanti Delgado, tocca a te entrare in campo.- il professore venne verso la panchina indicandomi. Mi alzai e chiusi le mani a pugno, sentendone i palmi sudaticci. Le gambe tremavano leggermente e potevo sentire gli occhi di tutte le mie compagne di squadra che mi guardavano da capo a piedi, quasi in attesa di un mio errore o gesto goffo che le avrebbe fatte ridere per tutta la giornata.
-Si, coach.- senza pensarci troppo entrai in campo, mi sistemai e feci un bel respiro. Quando alzai lo sguardo, incrociai i suoi occhi, belli e magnetici anche a qualche metro di distanza, e rimasi lì, a fissarlo come fosse l'unica persona in quella stanza, come se tutto il resto si eclissasse per qualche attimo. Anche lui non smetteva di fissarmi, poi accennò un sorriso e si avvicinò al professore, a quel punto, strofinai gli occhi e cominciai a giocare. 

-Bella partita.- Logan apparve al mio fianco. Era talmente vicino da poter sentire il suo profumo. -Il coach era entusiasta della tua prestazione in campo, e anche io sono rimasto sorpreso. 
-Grazie, Logan.- risposi guardandolo di sfuggita. -Spero che il professore decida di prendermi in squadra.- dissi anche se non lo volevo davvero.
-Lo farà di certo, anche perché, se non dovesse farlo, sarei costretto a convincerlo a tutti i costi.- la sua bocca era così vicina al mio volto che potei notare quanto fossero morbide le sue labbra quando toccarono delicatamente il mio orecchio pronunciando quelle.
-Perchè dovresti farlo?- la mia domanda risultò talmente stupida che avrei voluto prendermi a pugni in faccia, ma cercai di mantenere la calma.
-Perchè avrei un motivo per vederti ogni giorno e una buona scusa per poterti stare sempre più vicino.- nonostante la sua mano poggiata sulla mia spalla mi impedisse di intendere e volere, con tutta la forza d'animo che avevo in corpo, mi allontanai di scatto con la scusa di dover prendere dell'acqua.
-Torno subito, ho solo bisogno di riprendermi.- alle mie parole mi fissò con uno sguardo quasi divertito. -Dalla partita, intendo. E' stata...pesante.- borbottando qualche altra inutile parola, mi allontanai dalla palestra per andare a prendere una boccata d'aria.

-Sta calma, inspira ed espira. Non ti agitare o combinerai una delle tue solite stupidaggini. Fa finta che tutto vada bene, non smettere mai di respirare.- continuavo a fare avanti indietro davanti all'entrata della scuola mentre ripetevo sempre la stessa cantilena. Chiunque mi avesse vista e sentita in quel momento, mi avrebbe sicuramente presa per folle, ma non potevano sapere cosa mi era successo pochi minuti prima.
-Va tutto bene?- quando sentii la sua voce, sbiancai in volto e mi impietrii. 
-Logan!- esclamai cercando di sembrare il più normale possibile. -Alla grande, sono solo agitata per via del coach, non so che decisione prenderà e aspettare mi mette ansia.
-Mh mh, posso immaginare. Beh, se vuoi posso aiutarti a sciogliere i nervi.- la sua voce risultò talmente sexy che sentii vibrare ogni fibra del mio corpo. -Potrei farti un massaggio, aiuta a scaricare la tensione.- e senza aspettare una mia risposta, poggiò le sue mani sulle mie spalle e cominciò a massaggiarle delicatamente. -Che dici, va meglio?
-Si, va decisamente...oddio!- esclamai accorgendomi di quello che stava realmente accadendo. 
-Cosa succede?- chiese il ragazzo confuso dalla mia reazione.
-Il professore mi ha chiamata, l'ho appena sentito.- mi allontanai da Logan indietreggiando sempre più velocemente. -E' meglio che vada o rischierò di farlo...- non ebbi il tempo di finire la frase che mi ritrovai sul pavimento gelato. Logan venne subito in mio soccorso ma mi alzai prima che potesse farlo lui. -Va tutto bene, non mi sono fatta niente, vedi?- gli mostrai che ero tutta intera e mi scappò una stupida risata isterica. -Io...vado.- corsi in palestra il più velocemente possibile, maledicendomi per tutto il tragitto. 

-Hai visto che ce l'hai fatta.- oddio no, era di nuovo qui. 
-Già, sono così felice.- feci un sorriso finto e misi il borsone in spalla per dirigermi verso l'uscita.
-Sei strana. Ho fatto qualcosa di sbagliato?
-No, sono solo stanca e non vedo l'ora di tornare a casa e farmi una doccia calda.- risposi cercando di camminare più veloce di lui.
-Hai bisogno di un passaggio?- chiese raggiungendomi e mettendo una mano sulla mia spalla.
-No.- risposi subito. -Ti ringrazio ma abito qui vicino. Non mi dispiace camminare un po'.
Logan strinse ancora di più la presa sulla mia spalla, ma lo fece in un modo sensuale, tanto da farmi andare in ebollizione il sangue. -Ne sei sicura? Per me non è un problema, anzi.- fece un pausa e mi fissò con lo stesso sguardo di qualche minuto prima.
-Mai stata più sicura, credimi.- ci voleva davvero tanta, troppa forza di volontà per resistergli.
-Beh, peccato...- disse guardandomi e sollevando le sopracciglia. Diventai rossa come un peperone, così sciolsi la coda facendo ricadere i capelli davanti al viso. 
-Sarà per un'altra volta, ci vediamo.- eravamo ormai arrivati all'uscita della scuola e mi sentivo leggermente sollevata. 
-Isabelle.- il ragazzo mi chiamò facendomi girare di scatto.
-Si, Logan?- non mi avvicinai, cercando di mantenere una certa distanza.
-Posso farti una domanda?- mi fissò intensamente negli occhi e quelle parole furono deleterie per me, a tal punto che riuscii a rispondere solo con un cenno del capo. -Sei attratta da me?- a quella sua domanda fu impossibile non strabuzzare gli occhi.
-P...perché me lo chiedi?- lo fissai mentre si avvicinava con passo lento.
-Perchè ogni volta che mi vedi non fai altro che fissarmi e quando ti sto vicino cerchi sempre un modo per allontanarti. Ti copri sempre con i capelli per non far vedere che sei in imbarazzo, perché sì, l'ho notato, e non fai altro che balbettare e ridere in modo isterico. Ogni volta che ti tocco o ti sfioro leggermente, sussulti e scosti.- in quel momento avrei preferito sprofondare mille metri sotto terra. Nonostante il tempo non fosse caldo, sentivo la mia pelle bruciare mano a mano che Logan si avvicinava a me. -Vedi, lo fai anche adesso. Sai Isabelle, non è un male dato che anche tu mi attrai.- disse facendomi strabuzzare nuovamente gli occhi. In un attimo, a forza di indietreggiare, mi ritrovai contro il muro dell'edificio con Logan davanti a me. Poggiò le sue mani contro i mattoni e chinò la testa per fissarmi. -Prima, quando ti guardavo giocare, pensavo solo a quanto fossi sexy con quella divisa e a quanto ti vorrei baciare.- lui sorrise ed io deglutii. Non era possibile, non stava succedendo. Mi conosceva da circa cinque ore e non poteva farlo. -E se vuoi proprio saperlo, vorrei farlo anche in questo momento...- la sua bocca era sempre più vicina alla mia e sentivo il battito accelerare e le mani sudare sempre di più e quando le nostre labbra si sfiorarono...il suono della campanella ci interruppe. -Peccato, il sogno finisce qui. E' stato bello.- in un attimo Logan non c'era più, a differenza di quel suono fastidioso che non la smetteva di trillare. 
Mi svegliai di scatto, accorgendomi che era stato tutto un sogno e che quel rumore assordante non era la campanella della scuola, ma la sveglia del mio cellulare. La staccai e notai che erano le cinque e un quarto e avevo quindici minuti per riprendermi e correre a scuola per le selezioni.
Mi alzai dal divano e passai le mani sul viso tirando un forte sospiro, poi presi il borsone, misi il giubbotto e uscii di casa.

Arrivai a scuola appena in tempo e quando entrai in palestra notai subito il professore, il quale sembrava leggermente arrabbiato. I miei occhi, però, saettarono subito sulla figura di Logan che si trovava a fianco dell'uomo.
-Delgado, noto che la puntualità continua a non essere il suo forte.- disse con tono contrariato.
-Mi scusi professor Gilbert, stavo studiando e non ho fatto caso all'orario.- risposi inventando la prima scusa che mi passò per la testa.
-Il segno del cuscino sulla sua faccia dice tutt'altro, ma magari sono solo prevenuto. E' probabile che lei stesse studiando quale fosse la posizione più comoda per dormire.- ed eccolo lì, il commento che mi fece venire una gran voglia di nascondermi e non farmi vedere per le prossime settimane. Tutti risero, anche Logan lo fece e mi sentii ancora più in imbarazzo. -Avanti, basta star lì a fissare tutti, si vada a cambiare ed entri in campo, non ho tutto il pomeriggio.

Uscii dallo spogliatoio e di corsa mi diressi verso le mie compagne per prendere posizione. Ero carica, decisa a prendere la mia rivincita, pronta a mostrare a tutti quanto fossi capace in questo sport, finché non incrociai nuovamente il suo sguardo e in un attimo il sogno di pochi minuti prima ritornò vivido davanti ai miei occhi, quasi come se si stesse ripetendo il tutto. Peccato che questa volta non lo stavo immaginando, questa era la vita reale, la mia vita e oggi il fato aveva deciso di prendersi gioco di me. Quando alzai nuovamente lo sguardo per concentrarmi sulla partita, una pallonata mi colpì dritta in faccia, facendomi cadere al suolo come una pera cotta. Sentii qualche risata da parte delle mie compagne e la voce del professore che prima imprecava contro di me e poi si accingeva ad avvicinarsi per controllare come stessi. L'ultima cosa che vidi prima di perdere completamente i sensi, furono gli occhi di Logan che mi fissarono preoccupati.

Quando mi ripresi, la testa mi faceva male, la sentivo pesante come un macigno e il braccio destro era leggermente dolorante. Provai ad alzarmi ma tutto quanto prese a girare e mi sentii confusa. 
-Ehi, sta attenta. Hai preso una bella botta, non alzarti di scatto.- riconobbi subito la voce di Logan. I miei occhi erano aperti a fessura, ma questo non mi impediva di notare il suo sguardo, lo stesso sguardo preoccupato di prima.
Misi una mano sul viso. -Non posso crederci.- dissi più a me stessa che a lui.
-Non fa nulla Isabelle, era solo una stupida selezione. Sono certo che il professor Gilbert ti darà un'altra possibilità.- cercò di rassicurarmi, ma il mio problema non era la squadra o i dolori che provavo in quel momento, ma la figura di merda che avevo appena fatto.
-Logan, devo andare a casa, non voglio più rimanere qui.- il mio tono risultò lamentoso, ma mi sentivo davvero uno schifo.
-Ehm...d'accordo, ma non puoi andare da sola in queste condizioni. È pericoloso.- rispose lui dandomi una mano ad alzarmi dal lettino.
-No, adesso chiamo la mia amica, verrà lei a prendermi.- notai che il telefono era proprio sul mobiletto accanto a me, lo presi e lo riposai sospirando. -Bene, è morto. C'è qualcosa che andrà bene in questa giornata? 
-Se vuoi posso darti io un passaggio, non è un problema.- si propose gentilmente accennando un sorriso.
-Non voglio che ti preoccupi per me. Il professore deve ancora finire la selezione e tu devi dargli una mano. Ti ringrazio, ma non voglio dirti ancora disturbo.- risposi toccandomi la testa con una mano. Faceva male, dovevo sicuramente avere un bernoccolo di dimensioni epocali.
-Nessun disturbo, dico davvero. Il professore se ne farà una ragione.- sorrise nuovamente, questa volta in un modo più dolce.
-Logan, io...- non mi fece parlare, bloccandomi con un gesto della mano.
-Basta parlare, sei stanca e hai bisogno di riposo. Ti accompagno io, non mi costa nulla farlo.- dopo le sue parole capii che era inutile replicare, l'avrebbe avuta vinta lui, non c'erano dubbi. In più non ricordavo nessun numero che non fosse quello dei miei genitori e loro non volevo proprio chiamarli. Feci un cenno d'assenso con le spalle e a quel punto si avvicinò a me mettendo una mano sul mio fianco.
-Cosa stai facendo...?- lo guardai con aria confusa e mi scostai leggermente.
-Vedendo in che condizioni ti trovi ho pensato avessi bisogno di aiuto per arrivare fino all'auto.
-No, posso farcela.- risposi, ma non ce la feci. Non appena mi misi in piedi, sentii le gambe cedere, ma Logan ebbe i riflessi pronti e mi prese fra le sue braccia. Fu una frazione di secondo, ma i nostri occhi si incrociarono e qualcosa tremò dentro me.
-Sei ancora convinta di non aver bisogno del mio aiuto?- disse tenendomi ancora saldamente.
Scossi la testa e risi. -Grazie, Logan. Sono un vero e proprio disastro.- dissi con una risatina.
-Può capitare a tutti una giornata storta, non devi preoccuparti.- rispose lui. -Ma sarei davvero curioso di sapere a cosa pensavi in quel momento.- come mio solito diventai tutta rossa e cercai di nascondermi dietro la massa di capelli.
-Niente di importante.- risposi schiva.
-La tua faccia dice tutt'altro.- disse lui ridendo e facendo sorridere anche me.
-La mia faccia dice troppe cose, dovrebbe davvero smetterla.- le mie parole lo fecero ridere. -Okay, oggi è stata una giornata decisamente imbarazzante. Proporrei di dimenticare tutto.
-Domani nessuno se ne ricorderà più, sta tranquilla. Se qualcuno dovesse prenderti in giro, puoi sempre contare sul mio aiuto.- fece l'occhiolino e risultò così dannatamente sexy. 
-Forse è meglio andare.- dissi interrompendo la strana l'atmosfera che si era creata.
-Si, andiamo.  

Eravamo in macchina e stavamo quasi per arrivare a casa di Taylor, quando decisi che il silenzio che c'era fra noi non era abbastanza imbarazzante. -Perchè io?- chiesi maledicendomi subito dopo. Perché avevo fatto quella domanda?
-Cosa vuoi dire? E non rispondere niente, perché adesso voglio saperlo.
-Perchè hai chiesto che fossi io ad accompagnarti dal preside?- lo guardai un attimo e poi distolsi subito lo sguardo.
-Mi sei sembrata quella più carina, più te stessa.- rispose lui sorprendendomi. -Sono arrivato in questa scuola circa nove ore fa, e quasi tutte le ragazze non hanno fatto altro che fissarmi, corrermi dietro e asfissiarmi con mille domande. Tu no, sei diversa e mi piace. Mi stai simpatica e mi piacerebbe partire con il piede giusto.
Dopo le sue parole ci fu un attimo di silenzio e poi parlai. -Ecco, è quella lì.- dissi indicando la casa della mia amica. Mi sentii sollevata nel vederla. Guardare Logan mi faceva solo ricordare quel maledetto sogno e quelle immagini avevano uno strano effetto su di me e sul modo che avevo di vedere il ragazzo seduto al mio fianco.
-Sei sicura di non voler passare prima da casa tua?
-Si, dovrei aspettare i miei e dare loro troppe spiegazioni e non mi va proprio.- risposi con un sospiro.
-Va bene. Non muoverti e aspetta qui che ti do una mano.- scese dalla macchina e fece il giro aprendo poi il mio sportello. -Vieni.- allungò le braccia e mi aiutò a scendere. Quando mise una mano attorno al mio fianco, e prese poi il braccio per poggiarlo dietro al suo collo, tentennai, avendo ancora quelle immagini fisse davanti agli occhi. -Prima ti porto dentro e poi prendo il tuo borsone, va bene?- feci un cenno d'assenso e ci avvicinammo alla porta. 
Logan suonò il campanello e qualche secondo dopo Taylor comparve davanti all'uscio di casa. Guardò prima me e poi il ragazzo, poi tornò a fissarmi insultandomi con lo sguardo per non averla avvertita. Aveva indosso un pigiama con tanti coniglietti e un pantalone abbinato. Ai piedi portava delle ciabatte con dei grandi ed eccentrici pompon rosa e l'apparecchio che metteva quando era sola in casa. 
-Coca diavolo chi è cucchesso?- borbottò con quell'aggeggio che le impediva di parlare come una persona normale. -Cusate.- alzò una mano e scomparve dietro la porta, per poi riapparire senza l'apparecchio. -Cos'ha combinato?
-Le è arrivata una pallonata abbastanza forte in faccia. E' svenuta per un paio di minuti e non potevo lasciare che tornasse da sola, così l'ho accompagnata da te. Non voleva tornare a casa.- rispose Logan guardandomi.
La mia amica ripose nuovamente gli occhi su di me. -Quello che ha detto lui.- dissi velocemente e con un sorriso nervoso stampato sul viso.
-Vieni, mettila sul divano.- Taylor si scostò facendoci passare e accompagnò Logan nel salotto. 
-Tu sta qui, io torno subito.- mi adagiò sul divano e corse fuori.
-Mi spieghi cosa diavolo hai combinato. E soprattutto, perché c'è lui e non...- Taylor non ebbe il tempo di finire la frase che Logan era già rientrato. 
-Qui c'è il tuo borsone.- lo poggiò ai piedi del divano e poi si avvicinò a me. -Come ti senti?
-Un po' meglio.- risposi sentendo la testa più leggera. 
-Bene, sono più tranquillo.- sorrise ancora una volta. -Adesso devo andare, il professor Gilbert si starà chiedendo che fine io abbia fatto. Per qualsiasi cosa chiamami.
-D'accordo...ma non ho il tuo numero.- gli ricordai.
-L'ho scritto su un pezzo di carta, è nella tasca del tuo borsone.- rispose indicando lo zaino sul pavimento. 
-Va bene, grazie ancora Logan.- sorrisi guardandolo.
-E' stato un piacere, Isabelle.- salutò entrambe e uscì di casa, lasciandomi in balia delle mille domande che la mia amica aveva in serbo per me.
-Isabelle Delgado, hai molto da raccontare, ovviamente quando ti sarai ripresa.- disse lei fissandomi. -Oh, e questa me la pagherai.- indicò il suo pigiama e mi fissò con occhi truci facendomi scoppiare a ridere. -Ridi, finchè puoi. Ti torchierò così tanto, che dopo che avremo finito, non avrai più la forza di aprire la bocca.- si girò e si diresse in cucina mentre io continuavo a ridere di lei.

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Buongiorno ☀️ dopo molto tempo sono riuscita ad aggiornare anche questa storia! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e volevo anche dirvi che ho corretto gli errori del precedente 👍🏼 
Se vi va lasciate qualche commento per farmi sapere cosa ne pensate della storia e se c'è qualcosa che potrei cambiare per migliorala. Detto questo, mi dileguo, buona giornata a tutti 😘

 

-Vals💕

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


-Isabelle, è un segno!- la voce della mia amica fu talmente acuta che se ci fosse stato un bicchiere di cristallo, si sarebbe sicuramente rotto. Le sue minacce di torchiarmi fino al prosciugamento della mia saliva, erano del tutto vere e non appena notò che mi sentivo meglio, corse subito accanto a me per cominciare quello che sembrò quasi un interrogatorio, mancava solo la lampadina puntata negli occhi. -Ti rendi conto? Logan ti ha dato il suo numero, ti ha portata fin qui, fa gesti strani, ti appare nei sogni. Quel ragazzo ci sta provando spudoratamente con te, bella mia. 
-Taylor, mi confondi e dico davvero. Prima dici che è un figo pazzesco, poi che è troppo grande per me e ha l'aria da stronzo e adesso sei arrivata a dire che tutto quello che succede è un segno del destino. Hai per caso una gemella? Perché la Taylor di oggi mi sembra diversa da quella di ieri. 
-Ah, ah, ah, sei davvero spiritosa.- Ty fece una smorfia strana. -Okay, lo ammetto, sono leggermente indecisa su Logan, però è così sexy e se fossi in te mi butterei a tra le sue braccia senza pensarci più di tanto.- i suoi occhi avevano preso la forma di due enormi cuori rossi e la sua voce mi inquietava leggermente.
-Ehi, vacci piano. Lui è fidanzato.- dissi nel tentativo di riportare la mia amica alla realtà.
-E con questo? Non mi sembra che il nostro caro Logan si stia creando qualche problema. E poi lo hai detto anche tu che ogni volta che ti sfiora ti fa uno strano effetto.
-Lui ha solo fatto quello che era giusto, non lo trovo così anormale. E riguardo il fatto dello "strano effetto"- dissi mimando le virgolette con le dita -succede solo perché l'ho sognato ed è stato...strano, non trovo altra parola per descriverlo.- ero talmente convinta di ciò che dicessi e del fatto che lui non mi interessasse in quel senso, che non mi accorsi di quanto mi desse fastidio il fatto che la mia amica continuasse a dire quanto lui fosse bello e figo e sexy e altri aggettivi che non volevo ripetere nella mia testa. -Adesso basta parlare di lui, facciamo altro. Non so, magari guardiamo un bel film.
Taylor rise e si alzò andando verso il mio borsone. -Oppure, potresti smettere di parlare con me e cominciare a farlo con lui.- mi porse il bigliettino sul quale Logan aveva scritto il suo numero ma non lo presi. -Se non gli mandi un messaggio tu, lo faccio io e sai benissimo che conosco tutte le tue password. 
-Ty, ma cosa diavolo ti dice il cervello?- risultai più scontrosa di quanto volessi essere. -Cosa non comprendi appieno della frase: "Lui è fidanzato"?- scandii bene le parole fissandola negli occhi, credendo fosse l'unico modo per farglielo imprimere in quella testa dura che stava già fantasticando sul futuro mio e di Logan. -Non lo cercherò mai e poi mai. Non voglio essere quel tipo di ragazza che noi stesse odiamo. Lui ama un'altra, sta con un'altra e a me questo non interessa.
-Ma ti ha lasciato il numero.- sbuffò la mia amica sprofondando nella poltrona. -Significa che vuole essere cercato. 
-Oppure voleva solo essere gentile e premuroso. Perché devi sempre vedere le cose in modo totalmente diverso dalla realtà?- stavo cominciando ad arrabbiarmi. Sembrava stessi parlando con una bambina. -Non lo cercherò, Taylor. Strappa quel biglietto o rimettilo al suo posto, o se vuoi tienilo tu, ma non costringermi a fare ciò che non voglio fare e che credo sia totalmente sbagliato.- dissi seccamente e con totale certezza.
-D'accordo, fa come vuoi. Ma lasciati dire che anche questo è un segno e anche bello grosso, ma se vuoi rimanere sola per il resto della tua vita, fa pure, l'importante è che tu non venga a lamentarti da me se mai dovesse scegliere qualcun altro.- la sua voce cambiò, diventando più fredda, poi si alzò e rimise il bigliettino nella tasca del borsone. -Izzy, ascolta, non volevo forzarti o roba del genere. E' solo che nella tua vita non hai mai fatto nulla di sbagliato. Sei sempre stata così corretta e non hai mai fatto soffrire nessuno, nemmeno chi lo meritava per averti fatto un enorme torto. Ho solo pensato che se Logan ti ha lasciato il numero è perché vuole essere cercato. Magari non è vero che è fidanzato, o magri lo è ma non vanno più d'accordo. Hai più che ragione a voler essere corretta, ma cosa ti costa provare quantomeno ad essere sua amica?- Taylor non aveva poi tutti i torti, non questa volta. Se non potevo stare con lui, potevo almeno essere sua amica, cosa mai sarebbe potuto succedere?
-Beh, potrebbe essere una buona idea.- non appena pronunciai quelle parole vidi comparire sul viso della mia amica un'espressione da ebete che si sentiva fiera del discorso appena fatto. -Ho detto potrebbe, non emozionarti troppo. Ma non lo cercherò oggi, non voglio sembrare disperata. Adesso ci godiamo la nostra serata, niente uomini, niente problemi.
-Mi sei piaciuta, ragazza.- la mia amica si alzò con un balzo dalla poltrona, era al settimo cielo, le si leggeva in faccia. -Aspetta, stavo pensando una cosa.- disse interrompendo quel momento di gioia. -Lui ti ha mai detto di avere una ragazza?
-Taylor...- mi lamentai quando tornò sull'argomento. Non voleva proprio mollare.
-Dai, dico sul serio. Rispondi.- si mise accovacciata ai piedi del divano dove ero coricata. 
-No, non mi hai mai detto nulla a riguardo, perché?- chiesi annoiata facendo roteare gli occhi.
-Smettila di fare quella cosa, lo sai che mi fa impressione.- urlò coprendosi il viso con le mani. -Comunque, ho pensato ad una cosa geniale. Se Logan non ti ha mai accennato di essere fidanzato né ha cercato di tenerti distante da lui, tu come puoi sapere che ha una ragazza? Insomma, se non te lo avesse detto Becca, vuoi davvero dirmi che tu non ci avresti provato con Logan?- mi guardò con il suo solito sguardo da "avanti dimmi la verità".
-E' probabile...- risposi titubante. -Ma questo non vuol dire che lo cercherò stasera, okay. Basta parlare di Logan, sennò ci metterò un attimo a tornare a casa, lo sai.- alle mie parole Taylor sbuffò e si rimise in piedi.
-Come vuoi, Isabelle. Io vado in cucina a preparare la cena. 

Il mattino seguente mi svegliai con un mal di testa atroce. Sfregai gli occhi e mi accorsi di essere nella camera di Taylor. Guardai l'orologio ed erano le sei e mezza del mattino. Ero rimasta a dormire a casa della mia amica per non lasciarla da sola, dato che i suoi genitori erano fuori città per questioni lavorative. 
Mi stiracchiai e alzandomi dal letto strabuzzai gli occhi. Non solo Taylor non c'era, ma la stanza era sottosopra. Uscii di fretta da sotto le coperte e corsi nel salotto dove trovai la mia amica stravaccata sul divano. Lentamente mi avvicinai cercando di non fare rumore. -Ty, svegliati.- sussurrai toccandole piano una spalla. -Fra mezz'ora dobbiamo andare a scuola, alzati.- dissi più forte. Quando notai che le maniere dolci non erano sufficienti, gettai un urlo che la fece alzare di scatto. 
-Che succede?- tutta rintontita cercò di mettersi seduta. -Che botta, eh.- rise toccandosi la testa. Parlava sicuramente della sera prima. 
-Taylor, cosa diavolo è successo ieri?- chiese confusa. Non ricordavo assolutamente nulla, se non bottiglie su bottiglie. 
-Abbiamo bevuto un po'.- rise come una stupida. -Qualcuno delle due leggermente di più.- disse guardandomi. -Infatti non capisco come sia possibile che tu sia già in piedi. 
-Ho fatto un altro stupido sogno su Logan.- a quel punto la mia amica mi fissò e alzò le sopracciglia. -Io gli avevo mandato un messaggio e avevamo cominciato a parlare, ricordo solo questo. 
-Ricordi bene Izzy, peccato che non fosse un sogno.- soffocò un risatina facendomi sbiancare in volto.
-Taylor, cosa vuoi dire?- non era vero, non potevo averlo fatto.
Lentamente e scandendo ogni singola parola disse: -Tu lo hai cercato. E non scuotere la testa, perché è proprio quello che hai fatto. Ti serviva bere per trovare un po' di coraggio per scrivergli e non guardare me, eh. Hai fatto tutto da sola.- si difese ancor prima che potessi prendermela con lei.
-No, no, no, no.- corsi in camera mettendo sottosopra il tutto più di quanto non lo fosse già e quando trovai il telefono andai subito sulle chat notando un numero non registrato. Lessi i messaggi e gettai il cellulare per terra mettendomi le mani sul viso. -Non è possibile. Sono una stupida.- in un attimo mi tornò in mente tutta la serata precedente e mi sentii male. 
-Smettila di fare così, non gli hai mica chiesto di venire qui e passare la notte con te. Avete solo parlato del più e del meno. Certo, qualche messaggio che hai mandato non aveva molto senso, lo ammetto, ma non hai fatto nulla di male.- disse Taylor entrando nella stanza avvolta in una coperta quasi come fosse un involtino. -Wow, non ricordavo ci fosse tutto questo casino. Fortunatamente i miei tornano domani. 
-Ho fatto una figura di merda e tu non mi hai nemmeno fermata.- dissi delusa guardando la mia amica. 
-Ti sbagli, tesoro. Ho cercato in tutti i modi di fermarti, ma non mi hai voluto dare retta, l'alcool ha uno strano effetto su di te.- si difese lei. -Comunque, non vorrei rovinare questo momento di odio profondo verso te stessa, ma dovremmo prepararci per andare a scuola.
-Sei seria? In queste condizioni?- indicai la mia faccia facendole notare che assomigliavo a uno zombie di cento cinquant'anni. 
-Entreremo a seconda ora, vorrà dire. Ma non salteremo la scuola, toglitelo dalla testa.- si avvicinò al letto e ci si buttò a peso morto mettendosi sotto le coperte. 
-Cosa...stai facendo?- la guardai mentre i suoi occhi si chiudevano. 
-Punta tu la sveglia, va bene? Non sono nemmeno le sette, se entriamo a seconda ora possiamo dormire ancora un po', giusto per non sembrare delle morte viventi.- fece un piccolo sorriso misto ad uno sbadiglio e si riaddormentò. 

Quando la sveglia suonò, sentii la mia amica lamentarsi e dare colpi a quell'oggetto infernale nel tentativo di spegnerlo. -Isabelle!- urlò in cerca del mio aiuto. -Spegni questa stupida sveglia, ti prego.
Io, che non avevo più preso sonno, mi alzai dal divano e la raggiunsi in camera, facendo cessare quel rumore assordante. -Adesso devi alzarti, non hai più scuse. Volevi andare a scuola, andiamo!- essendo rimasta sveglia, ne avevo approfittato per farmi una doccia e mettere dei vestiti puliti presi dall'armadio della mia amica, poi avevo passato il tempo rimanente a rileggere i messaggi e odiare me stessa. 
-Ma quelli sono miei.- si girò nel letto guardandomi con occhi semiaperti. -Come fai ad essere già pronta? Aspetta, non me lo dire, so già la risposta.- disse agitando una mano e sbuffando. 
-Si, sono tuoi dal momento che non ho potuto prenderne di puliti a casa mia. Adesso alzati e preparati o sarò costretta a rovesciarti un secchio d'acqua gelida addosso e non credo sia l'opzione migliore per te.- un attimo dopo un cuscino colpì la mia faccia. -Taylor, vuoi davvero la guerra?- a quelle parole la mia amica si alzò immediatamente e saettò in bagno. 

Durante il tragitto da casa della mia amica sino a scuola, sentivo il cuore accelerare sempre di più mano mano che ci avvicinavamo all'edificio. -Forse ho cambiato idea, preferisco tornare a casa.
-Ormai è troppo tardi, siamo arrivate.- disse con un sorrisetto maligno mentre entrava dal grande cancello e posteggiava l'auto. 
-Non credo di essere mentalmente pronta. Ieri ho subìto svariate umiliazioni, non si tratta solo di Logan.- ammisi prima di scendere dalla macchina. -Tutte le ragazze della squadra di pallavolo mi prenderanno in giro e non sono mentalmente pronta. Ti prego, non farmi entrare.- feci il labbruccio e anche gli occhi da cucciola ma non funzionarono, Taylor non cambiò idea, sapeva benissimo che la mia era solo una scusa.
-Con me non funziona, lo sai bene. Prendi lo zaino, raccogli quel briciolo di coraggio che ti è rimasto ed entriamo. E poi la scuola è enorme, non è detto che vi incontrerete.
-Forse non hai del tutto torto. E poi passa la maggior parte del tempo in palestra con quel mostro di Gilbert, è quasi improbabile che lo lasci un attimo in pace.- cercai di convincermi, anche se una parte di me, sapeva che ci saremmo visti e mi preparai mentalmente anche per quello. 

-Buongiorno ragazzi.- la professoressa Williams entrò in classe. Era decisamente la mia prof preferita; simpatica, socievole, buona, giovane e mi faceva adorare la sua materia. 
Si levò un coro di saluti, soprattutto maschili. Tutti i ragazzi della mia classe erano pazzi della prof e lei ne era consapevole e sfruttava questa cosa al meglio, almeno si impegnavano nella sua materia. -Oggi vi spiegherò quello che dovrete fare in questi giorni. E' una ricerca molto importante che voglio facciate con la massima dedizione. Questa volta, però, sarò io a scegliere le coppie. Le formerò in base a quello che ho potuto apprendere dagli ultimi lavori da voi svolti. E' un compito che vi aiuterà molto anche a socializzare, perché voglio che riusciate a lavorare anche con chi avete meno confidenza, d'accordo? Quindi niente lamentele ragazzi, vi voglio seri e professionali.- alla fine fece un sorriso a tutti.
-Professoressa, io però non voglio lavorare con la metà della classe, questo potrebbe essere un grande problema.- a parlare era stata quella stupida oca di Chloe Wilson, una di quelle ragazze fin troppo ricche e viziate che non volevano "mischiarsi con la folla" o almeno era quello che diceva sempre. 
-Chloe, ho appena finito di dire che dovrete accettare il compagno che vi assegnerò senza replicare. Se non vai d'accordo con la maggior parte delle persone di questa classe, questo lavoro sarà molto utile per farti conoscere e apprezzare gente nuova.- la prof fu molto sottile nella sua risposta, ma bastava leggere fra le righe per capire che le stava educatamente dicendo di non sentirsi superiore agli altri perché era importante tanto quanto i suoi compagni. -Adesso formiamo le coppie. Chloe, tu lavorerai insieme a Morgan Lewis.- alle sue parole si levò uno strano verso proveniente dalla bocca di quella gallina.
-Assolutamente no! Mi rifiuto di lavorare con quel...coso. Lo guardi bene, le sembra il tipo di persona con cui parlerei?- disse indicando Morgan che diventò tutto rosso. 
Chloe era davvero una stupida. Certo, Morgan poteva non essere il tipico ragazzo figo, ma era molto intelligente e simpatico. Dietro quella sua capigliatura da timidone si nascondeva una persona che meritava di essere considerata. 
-Signorina Wilson, non si permetta di dire una cosa del genere. E poi si è chiesta se magari anche  lui pensa la stessa cosa?- disse la Williams guardando il ragazzo che era in forte imbarazzo. -Un giorno, quando si troverà a lavorare con gente che non apprezza, se così si può dire, si rifiuterà di fare quel determinato compito? Perché se pensa di agire così, non andrà molto avanti, mi creda.- le parole della prof ammutolirono Chloe. -Non si discute, lei e il signor Lewis siete in coppia insieme, buon lavoro.- detto ciò continuò a formare le coppie finché non fu interrotta da qualcuno che bussò alla porta. 
-Buongiorno professoressa.- Ero intenta a scarabocchiare sul quaderno quando sentii quella voce. - Mi scusi per il disturbo ma il professor Gilbert vorrebbe parlare con Isabelle Delgado, potrebbe venire un attimo in palestra?
-Certamente!- esclamò la professoressa. Poi si rivolse a me. -Per evitare ogni problema, ti dico subito che sei in coppia con Noah Price. Poi ti riferirà lui quello che dovrete fare.- guardò entrambi e tirò quasi un sospiro di sollievo quando notò che nessuno dei due aveva da ridire.
-Professoressa, preferirei rimanere in classe, non vorrei perdere la spiegazione.- inventai una scusa per non dover uscire e rimanere sola con Logan. 
-Traquilla Izzy, prenderò appunti io.- rimasi quasi sconvolta da come mi chiamò Noah. Non avevamo tutta questa confidenza, era già tanto se ci salutavamo per i corridoi.
-Si Isabelle, non preoccuparti, va pure. Sarà una cosa importante.- disse poi la Williams sorridendo. -Nel caso avessi qualche dubbio io sono sempre disponibile per chiarirti le idee, lo sai.
-Va...va bene, la ringrazio. Grazie anche a te, Noah.- mi alzai tirando un grande, enorme respiro ed uscii dalla classe.

-Cosa c'è, volevi evitarmi?- chiese subito Logan guardandomi con quei suoi occhi magnifici.
-No, è che volevo seguire la lezione. La Williams mi piace come professoressa.- risposi distogliendo lo sguardo. 
-Forse volevi rimanere con Noah.- continuò lui non contento della mia risposta. -Ho visto come ti guardava e come ti sorrideva. Ho un certo occhio.
-Logan, non farti film. Io e lui non ci salutiamo nemmeno per i corridoi.- risposi sbuffando e scuotendo la testa. -Comunque, riguardo ieri sera...ecco io...volevo scusarmi. Non ero del tutto in me, avevamo bevuto un po' e non so cosa sia successo dopo.- le parole uscirono dalla mia bocca senza che lo volessi davvero.
-Non devi scusarti, aspettavo un tuo messaggio da quando ero uscito da casa della tua amica, pensavo lo avessi capito.- a quel punto mi fu impossibile non guardarlo. -Cosa c'è? Ti sembra una cosa così strana?
-E' solo che non ti conosco. Mi sembra tutto confuso e non capisco.- farfugliai qualcosa per poi mordermi la lingua. Quanto potevo essere stupida? Tornai a fissare il pavimento, non mi andava di vedere i suoi occhi che mi fissano come se fossi una pazza che non sapeva cosa dire.
-Cos'è che non capisci? Sei una bella ragazza, simpatica e socievole. Sei atletica, anche se ieri hai preso una bella pallonata.- disse ridacchiando. -Io non ci trovo niente di strano. Mi piacerebbe avere più confidenza con te, tutto qui. Certo, lavoro in questa scuola, ma non sono un professore ed in più non mi sembra un reato essere amico di una studentessa.
-No, infatti, hai ragione.- risposi con un finto sorriso. Cosa mi prendeva? Ero delusa? Volevo ricevere una risposta diversa? -Eccoci, siamo arrivati.- dissi per allentare la strana tensione che si era formata tra noi. -Oh, a proposito, cosa voleva il professore? Sai vorrei prepararmi mentalmente. 
-Vuole vederti giocare per decidere se prenderti o meno in squadra.- guardai Logan stranita. Non era da Gilbert fare un gesto simile. -Diciamo che l'ho spinto a darti un'altra possibilità, te la meriti, ne sono certo.
-Come puoi saperlo? Non mi hai mai vista giocare.- risposi confusa dal suo comportamento. -No, lascia stare. Grazie per averglielo chiesto, adesso è meglio che vada se non voglio che si arrabbi.- girai le spalle e feci per aprire la porta quando mi sentii trattenere per un braccio. 
-Diciamo anche che mi andava di vederti di nuovo e che mi piacerebbe passare più tempo con te.- rimasi senza parole. Sicuramente gli sarò sembrata una stupida. Rimasi a fissarlo senza riuscire ad aprire bocca. Lui mi sorrise e fu ancora più imbarazzante a tal punto che desiderai di avere il super potere dell'invisibilità per non farmi notare.
Quando finalmente riuscii a prendere aria e formulare una breve frase nella mia testa, parlai. -Io entro...a dopo, credo.- scappai in palestra cercando di scomparire negli spogliatoi il prima possibile maledicendo la Williams, Noah e persino Gilbert che aveva dato retta a Logan.

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Salve, salve 🙋 eccovi il quarto capitolo della storia. Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate fino ad ora. Se vi sta piacendo e se vi state chiedendo cosa combineranno questi due. 
Spero di poter aggiornare il prima possibile. 
Nel caso vi potesse interessare, se siete fan dei One Direction e di PLL, sto scrivendo una ff  "Doctor Who?" dove i protagonisti sono proprio Harry e Ashley (non è una ff dove sono famosi).
Detto questo vi auguro una buona domenica 😘
 

-Vals💕

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