Segno Indelebile

di Sarija
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Segno Indelebile

Capitolo 1

Due occhi verdi la stavano guardando con un misto di disinteresse freddo e di nero disgusto mentre la lama del suo scettro si avvicinava al suo petto ansante. Lo aveva visto fare lo stesso con gli altri scienziati prima di lei ed erano ora così diversi, strani.

Era paralizzata dalla paura per quella sparatoria che si era conclusa pochi attimi prima e guardava con sguardo attonito l'uomo che era apparso improvvisamente grazie al potere del Tesseract, l'oggetto a cui lei e altri pochi eletti stavano lavorando.

La lama si appoggiò leggera fra i seni coperti dallo spesso camice bianco che indossava sempre su cui era appeso il suo cartellino riconoscitivo: Astrid Connor.
Sentì un tonfo al cuore mentre percepiva qualcosa di oscuro e di estraneo circondarla e violarle la mente con prepotenza, ma più faceva resistenza, più quell'entità le faceva provare dolore. Si aggrappò  alla scrivania alle sue spalle con forza, fino a far diventare bianche le nocche e vide quel Dio, di cui aveva solo sentito parlarne, allontanarsi con passo sicuro e strafottente trasudando mistero e ostilità.

Le sfuggì un singulto, un gemito di dolore, sentendo le gambe cedere sotto il suo stesso peso, ma riuscì in qualche modo a non cadere mentre la vista le si annebbiò per un istante. Sbatté le palpebre al bruciare che si stava dilagando nelle sue vene, nella sua mente, che confusa cercava di dare una spiegazione a quanto stava accadendo, del perché i suoi colleghi sembravo zombie mentre lavoravano silenziosi davanti ai loro computer.

Doveva avvisare lo SHIELD, dovevano sapere tutti quanti, dovevano essere informati dell'arrivo di quell'uomo che di pacifico non aveva nulla. Si mosse di qualche passo verso la scalinata in acciaio usando la scrivania come stampella cercando in tutti i modi di non attirare l'attenzione su di sé, ma era quasi impossibile nascondere il tremore delle sue gambe e il volto contratto dal dolore. Inspirò profondamente prima di lasciare la scrivania, ma un dolore più acuto, profondo, la fece rovinare a terra con un tonfo sordo che allarmò l'intruso facendolo avvicinare al corpo della donna.

Astrid sentiva i suoi passi leggeri avvicinarsi intervallati dal rumore metallico di quello che sembrava a tutti gli effetti uno scettro con una pietra azzurra e luminosa incastonata ad una estremità. La donna si mosse spasmodicamente, senza controllo fino a che il dolore che la opprimeva non sparì completamente e all'improvviso, ritornando finalmente a respirare liberamente, si rese conto di quanto il Dio le fosse vicino.

Si alzò di scatto indietreggiando velocemente verso la sua via di fuga, ancora un po' scossa mentre il cervello le urlava disperato di scappare. Si volse iniziando a correre sentendo i suoi passi metallici e frenetici, il respiro affrettato, il cuore che galoppava impazzito e una fredda goccia di sudore sulla fronte chiara.

Diede una veloce occhiata alle sue spalle per controllare quanto distante fosse l'uomo che era comparso solo pochi minuti prima e rimase interdetta e sorpresa quando lo vide fermo nel punto esatto in cui si era accasciata a terra.

Non la inseguiva? E in quel momento notò che le sue labbra erano lievemente distese in un sorriso divertito.

Dalle mani sicure e fresche la bloccarono circondandole i polsi con forza e si ritrovò con il volto a pochi millimetri dal suo petto.

"Pensavi fosse così facile?", un sussurro vicino al suo orecchio, una voce leggera, tagliente e sibilante, come se volesse farle del male solo parlandole.

Con uno spintone la costrinse a tornare sui propri passi, confusa.

Come aveva fatto? E mentre riscendeva le scale, con la continua sensazione di essere osservata, si bloccò come paralizzata.

Aveva iniziato a vederci doppio?

La stessa persona era allo stesso tempo alle sue spalle e davanti a lei.

"Sei riuscita a resistere alle Gemma della Mente …", disse Loki indicando la pietra del suo scettro, "… e ora non riesci a comprendere che quella è una semplice copia?", continuò canzonandola mentre la sua copia spariva in una strana luce verdognola.

Il Dio era stupito da quella midgariana, ma ovviamente lo tenne per sé e ordinò ai suoi nuovi leccapiedi di procedere alla estrazione del Tesseract  che, luminoso, stava al centro del grande spazio circolare davanti ai computer degli scienziati.

Le si avvicinò di qualche passo e la vide indietreggiare impaurita, deglutendo rumorosamente al suo avanzare minaccioso.

"Non mi uccidere … Ti prego!", lo implorò con voce rotta, ma in fondo al suo animo sapeva che sarebbe stato del tutto inutile e il suo sguardo cadde inevitabilmente sui cadaveri dei soldati sparsi nella stanza, inermi.

Loki si fermò a pochi centimetri da lei, notando quanto fosse bassa rispetto a lui, arrivandogli al petto, forse alle spalle. Aveva i capelli biondi lasciati lunghi sulle spalle, disordinati e gli occhi erano di un azzurro intenso.

Come suo fratello …

Loki si voltò si scatto con una smorfia sprezzante e disgustata sul viso.

Lui non aveva un fratello!

"Non sei nella posizione di avanzare richieste", disse sprezzante sputando quelle parole come se fossero acido.

Uno dei colleghi della scienziata si avvicinò al Dio porgendogli una valigetta argentata che conteneva presumibilmente il Tesseract.

"Loki! Quale … spiacevole sorpresa". Astrid aveva riconosciuto quella voce: apparteneva a quell'uomo dall'occhio bendato di cui ricordava bene il nome, Nick Fury.

"Tuo fratello Thor mi ha parlato molto di te …", continuò scendendo le scale metalliche mentre l'uomo che lo accompagnava rimase sul piccolo pianerottolo pronto a scoccare la freccia incoccata mirando la fronte di Loki.

Il volto del Dio si contrasse impercettibilmente nel sentire quelle parole, ma altrettanto velocemente tornò alla solita espressione sprezzante, maliziosa ed ingannevole.
Di che cosa si doveva preoccupare, di un insulso midgariano sbruffone? No … lui era superiore a tutti loro

"Davvero pensi di potermi fermare?", disse con un ghigno divertito mentre si contrappose tra l'uomo dall'occhio bendato e Astrid, facendo capire ad entrambi i midgariani che non intendeva lasciarla andare.

Un singulto trattenuto a stento e basso fece allarmare sia la scienziata che Fury, facendoli voltare verso il soldato: Loki, o una sua copia, lo aveva appena soggiogato.
Astrid tornò a guardare sconcertata verso il Dio che le stava davanti e lo vide scomparire con una leggera luce verdognola.

Si sentiva inutile, incapace e frustrata per il fatto che non riuscisse a prevedere o solo capire i movimenti e gli spostamenti di Loki attraverso le sue copie.
Barton, conosciuto anche come Occhi di Falco, aveva ora degli strani occhi azzurri che non gli appartenevano, il portamento rigido e composto in attesa di ordini dal suo nuovo padrone. Lo vide abbassare l'arco e rimettere la freccia incoccata nella faretra con un gesto fluido e veloce.

Una profonda ruga scura si stagliò tra gli occhi di Fury, preoccupato da quanto era successo. Con un gemito di dolore e un tonfo sordo, l'uomo cadde a terra e Astrid vide l'ennesima copia di Loki che lo aveva colpito alla testa con l'estremità del suo scettro, tramortendolo.

La scienziata abbassò lo sguardo sul pavimento sentendosi colpevole. Sentiva una morsa sul cuore che le impediva di muoversi, come se qualcuno si divertisse a farla assistere a tutto ciò ma impendendole di fare anche solo un passo. Con la coda dell'occhio vide lo schermo del proprio computer e, tornando nel suo elemento, si mosse diretta alla sua scrivania sotto lo sguardo scrutatore del Dio. Picchiettò rapida qualche tasto sulla tastiera nera e comprese ciò che stava per accadere.

Astrid si schiarì piano la gola per essere sicura di non avere la voce flebile o acuta in quel momento, "La struttura sta per collassare su se stessa ... Il portale ha reso tutto quanto altamente instabile".

"Lo so …".

Al suono della sua voce, così pericolosamente vicina, la scienziata strillò avanzando di qualche passo allontanandosi da Loki che ora stava alle sue spalle.

"Oh, ti ho spaventata?", disse con falsa preoccupazione facendosi beffe di lei. Astrid si volse verso di lui vedendo il divertimento mal celato che dipingeva il suo volto pallido incorniciato da lunghi capelli corvini.

Distolse lo sguardo, impossibilitata nel reggere quegl'occhi così magnetici ed ipnotici che la incantavano, facendole persino dimenticare le circostanze in cui erano, facendola persino rabbrividire piacevolmente.

Vide il Dr. Selvig che stava raccattando le proprie strumentazioni velocemente, pronto per andarsene.

"Da questa parte, Signore", disse Barton indicando una via d'uscita secondaria da cui si giungeva nella galleria sotterranea che portava all'esterno.

Con un gesto del braccio, Loki le fece segno di precederlo e, con quel piccolo sorrisino da sadico e psicopatico, Astrid convenne che seguirli era l'unica opzione possibile, in quanto non aveva alcuna possibilità di fuggire.

"Devo prima fare una copia dei miei dati …", sussurrò ma fu subito bloccata dalla voce dell'altro scienziato.

"Non ti preoccupare, cara. Ci ho già pensato io", e rovistando nello scatolone estrasse il dispositivo di memoria che lei usava sempre per i dati più importanti.
Lo fissò interdetta. La aveva chiamata cara, un'abitudine che si era creata negli anni di collaborazione.

Era sempre lui …

Una mano fresca si appoggiò delicatamente sulla zona lombare della sua schiena, facendo pressione per incoraggiarla a camminare, e così fece, guardando preoccupata il corpo di Fury che prono stava ancora a terra.

"Non lo sto controllando completamente … L'ho solo reso devoto a me e alla mia causa …", sussurrò vicino al suo orecchio mentre oltrepassarono sicuri una porta guidati da Barton, "E il tizio-occhio-benzato è ancora vivo", sibilò rispondendo alle domande inespresse della scienziata.

Astrid si sentiva a disagio, così vicina a quell'uomo le cui intenzioni le erano ora ben chiare: voleva distruggere tutto ciò che lei conosceva, eppure … eppure era lì a camminare al suo fianco

Forse non era a disagio per la sua vicinanza, né per la sua mano che premeva piano su una parte così delicata del suo corpo che mai avrebbe lasciato toccare da uno sconosciuto, per di più da uno pericoloso come lui.
Forse sentiva tale emozione perché in realtà non voleva scappare, non ora, non più e non voleva assolutamente ammetterlo a se stessa.

Venne riscossa dai suoi pensieri quando sentì la mano fresca di Loki scivolare via e percepì una lieve delusione sul cuore sentendosi come se le avesse rubato qualcosa.
Scosse la testa con forza riprendendosi da quei pensieri assurdi che le affollavano la mente e salì sulla Jeep che davanti aveva abbastanza spazio per farvi sedere tre persone. Astrid si sedette tra Barton, lato conducente, ed Erik, lato passeggero, mentre Loki si sedette sul retro non coperto dal tettuccio per fornire una copertura.
Barton avviò il motore e mentre si stavano allontanando, si sentirono dei colpi di pistola e il rumore metallico dei proiettili che foravano la Jeep e Loki si affrettò a deviare i colpi con la sua magia e a colpire a sua volta con il potere dello scettro.

Un urlo agghiacciante e pieno di dolore. Un colpo aveva trapassato da parte a parte la spalla destra della donna il cui camice bianco iniziò ad imbrattarsi di sangue velocemente, mentre la vista iniziò ad annebbiarsi a causa delle lacrime calde che a stento tratteneva.

Si sentì sballottata di continuo, ma poiché era stretta tra i due uomini, si mosse di pochi millimetri tenendo gli occhi serrati e tentò di premere sulla ferita con le poche forze che le erano rimaste a causa dello shock.

L'aria che entrava prepotente dai finestrini rotti cambiò. Era più fresca e sapeva di erba bagnata. Persino il rumore dalle ruote cambiò.

Astrid aprì lentamente gli occhi nonostante le palpebre pesanti e vide che stavano correndo veloci su una strada sterrata circondata dai campi; il cielo era scuro, plumbeo e in procinto di rovesciare tonnellate di pioggia sulle loro teste.

Represse un singulto quando premette con più forza sulla ferita nonostante le bruciasse, ma doveva assolutamente fermare l'emorragia.

Sentì il rumore di pale che fendevano l'aria di un elicottero militare passar sopra loro e con difficoltà riuscì a focalizzare la figura di Fury, che si ergeva tra due militari armati pronti a sparare. A quella vista le palpebre le si abbassarono mentre un frastuono metallico la circondò insieme ad un velo nero.

ǂǂǂ

Un cullare di mare.

Astrid sentiva le onde scendere e salire lievemente.

Piano piano iniziò ad udire dei passi leggeri che le massaggiavano le orecchie, prima quasi violentate dai frastuoni della sparatoria e della fuga dallo SHIELD, ora coccolate.

Passi e ancora passi.

Risuonavano strani, riverberando in quel che sembrava un corridoio.

Il mare smise di ondeggiare e Astrid sentì il fruscio di vesti mentre quel mare fresco la adagiava a terra.

La scienziata riuscì finalmente ad aprire gli occhi ed incrociò quelli smeraldini di Loki che la guardava intensamente. Aggrottò la fronte quando si rese consapevole del fatto che non sentisse alcun dolore alla spalla.

Si sedette sollevando la schiena da terra e aprì il camice bianco velocemente e spostò la maglia e la spallina del reggiseno nero.

"Com'è possibile …?", sussurrò più a se stessa che al Dio che la stava guardando dall'alto della sua statura con sguardo neutro.

"Ancora te lo chiedi?", le chiese con una vena di ironia sollevando un sopracciglio.

"Sei … sei stato tu?", chiese Astrid guardandolo stupita.

"E chi altri!?", le rispose acido allontanandosi scorbutico dalla scienziata.

"G-grazie!" e in risposta ebbe un "Mh" appena accennato.

Astrid si alzò resettandosi gli abiti sporchi di terra  e guardò meglio l'ambiente in cui si trovava. Sembravano essere dei corridoio sotterranei fiancheggiati da arcate a tutto sesto in stile romanico - ellenico la cui chiave di volta era decorata da motivi floreali in alto rilievo di gusto rinascimentale.

Si avviò nella stessa direzione in cui aveva visto Loki andarsene, da cui sentiva un concitato rumore di chiacchiere e di macchinari in funzione. Aveva ancora il camice aperto, il quale mostrava la sobrietà degli abiti che indossava: una semplice maglia nera informe dal taglio maschile e semplici blue Jeans.

Sentì la voce di Erik elargire ordini al personale di scienziati di cui era circondato e appena la vide, le si avvicinò entusiasta con ancora alcuni attrezzi in mano, "Devi assolutamente sapere cosa ho scoperto! O meglio … Cosa il Tesseract mi ha mostrato!", e la prese per il polso trascinandola nella piccola stanzetta ricolma di computer e ovviamente del Tesseract, sorretto da un dispositivo molto simile a quello che usavano alla base dello SHIELD.

Incuriosita guardò con interesse gli appunti che Erik le stava porgendo, scritti con la sua scrittura minuziosa e leggermente inclinata verso sinistra.

"Il tempo è l'unica vera dimensione", sussurrò leggendo ciò che era scritto.

"Sì! Esattamente …", confermò Erik guardandola meravigliato e quando comprese che Astrid era restia a credergli cercò di spiegarsi meglio.

"Ti faccio un esempio. Prendi una macchina e la fai accelerare all'infinito. Tu, spettatore, puoi vedere l'auto per un solo e piccolo tratto in un determinato istante … Ci sei fin qui?", le chiese attento.

Astrid annuì lievemente, incuriosita ancor di più.

"Bene. Cosa dovrebbe succedere a questo punto?".

"L'auto dovrebbe sparire. O meglio non mi sarebbe visibile", rispose la scienziata incrociando le braccia al petto cercando di capire dove stava andando a parare.

"Esatto! E qual è l'unica prova per cui l'auto esiste?", le chiese spalancando gli occhi e allargando le braccia sicuro di ricevere una risposta che coincideva con le sue conclusioni a cui era giunto poco prima.

"Il … Tempo …", sussurrò sconvolta da quella rivelazione. Sotto quella prospettiva lo spazio perdeva importanza, di consistenza, diventando insignificante di fronte al potere del tempo.

Aveva il cuore che batteva accelerato, si sentiva estasiata per aver potuto conoscere tale verità ma in parte era … era …. Non lo sapeva neanche lei e quando Loki fece il suo ingresso in quella piccola stanzetta la sua confusione peggiorò ulteriormente.

Perché le faceva quell'effetto?

Erik si avvicinò all'altro uomo, "Il Tesseract è qualcosa di meraviglioso! Non è solo scienza, è verità!", e a quella esclamazione le labbra del Dio si distesero lievemente in un sorriso soddisfatto mentre il suo sguardo si posò sulla figura della scienziata che rimaneva in disparte, ancora scossa.

"Però non so ancora come dare stabilità al portale … ", continuò Erik pensieroso.

"Iridio", disse Astrid d'impulso avvicinandosi ai due con passo sicuro. Si schiarì la voce, "L'iridio sarebbe perfetto, anche se è molto raro …", continuò fino a far diventare la voce qualcosa di meno di un sussurro appena accennato.

Perché lo stava aiutando? Era … sbagliato …

E a quel pensiero si sentì la testa pesante mentre la stanza iniziò a vorticare intorno a lei, come una giostra per bambini al Luna Park. Sentì le voci di Loki e di Barton attutite e deformate come se fosse sott'acqua e prima che lei impattasse contro il muro, due braccia forti la circondarono sostenendola.

Loki la trascinò via, lontana dagli altri per poterle parlare indisturbato.

"Che cosa mi hai fatto?", sussurrò la scienziata cercando di dare maggiore stabilità alle gambe, ma inutilmente, e alla fine lasciò che i piedi strisciassero sul pavimento, abbandonati, quasi appartenessero ad un cadavere.

Appena il Dio smise di camminare, Astrid gli si allontanò di scatto, ma le gambe le cedettero e si ritrovò con il viso appoggiato al suo petto.

"Più ti ribelli, più ti sentirai debole …", le sussurrò  all'orecchio facendola rabbrividire per il suo fiato fresco quasi quanto le sue mani.

"Perché?", gli chiese, ora con qualche forza in più, ma non si volle allontanare da lui.

"Perché mi servi, è semplice. Poiché la Gemma della Mente non ha funzionato … ho dovuto utilizzare un'antica runa. Che ora hai proprio qui …", disse languidamente solleticando leggero la pelle rigorosamente coperta del décolleté.

Fu un attimo. Lo schiocco dell'impatto tra la mano di lei e della guancia di lui. Il rumore di quello schiaffo echeggiò qualche secondo in quel corridoio vuoto prima che la donna si rese conto che, nonostante la forza che aveva usato, il volto di Loki non si era mosso neanche di un millimetro.

"Non mi toccare …", sussurrò ora senza quella forza che le aveva dato il giusto coraggio per fare una cosa del genere.

"Non mi sembrava che la cosa ti infastidisse così tanto".

Abbassò lo sguardo a terra, fissandosi le scarpe usurate e malconce, vergognandosi, perché sapeva che dopotutto lui aveva ragione. Con la coda dell'occhio lo vide avvicinarsi e deglutì rumorosamente indietreggiando di qualche passo fino a che non sentì il muro freddo impattare con la sua schiena.

Era in trappola davanti a quei occhi minacciosi, furiosi, adirati e … maliziosi. Con una spinta la schiacciò con il suo corpo contro la parete e appoggiò le mani sulla parete a qualche centimetro dal suo viso.

"Lo sai … Non saprei dire se questo tuo gesto mi abbia fatto infuriare … o eccitare". Il sibilio della sua voce così vicina alla pelle sensibile del collo, la fece rabbrividire nel profondo rilasciando una scarica bollente.

"Ma sfortunatamente ora non abbiamo tempo …", e a quella affermazione vennero circondati da una luminosa luce verde e ciò che Astrid vide la lasciò sgomenta, le labbra socchiuse in un'esclamazione silente.

Aveva riconosciuto quell'affresco in stile medioevale e sapeva bene il luogo in cui si trovava.

"Siamo davvero a Stoccarda?", chiese allibita guardando il soffitto minuziosamente decorato in oro e altri affreschi senza chiedersi come avessero fatto ad arrivare lì in pochi secondi.

"Ma io non ho gli abiti …", abbassò lo sguardo su se stessa e si rese conto che indossava un meraviglioso abito verde brillante che la fasciava perfettamente mettendo in evidenza, senza essere volgare, le sue curve che era invece solita coprire o annullare, "… adatti …".

Un sorriso compiaciuto distese le labbra di Loki che, divertito, le offrì il braccio per scendere la scalinata in marmo bianco che portava al piano terra e Astrid lo accettò senza esitazione, non abituata a portare quei tacchi vertiginosi che la alzavano di sì e no 10 centimetri.

"Perché siamo qui?", gli chiese guardandolo attentamente notando che anche lui non aveva gli stessi abiti: pantaloni neri, giacca lunga dello stesso colore, una cravatta annodata perfettamente e quella che sembrava essere una sciarpa verde con decori dorati.

"Non potresti goderti il momento senza … pensare?", disse puntando i suoi occhi magnetici in quelli di Astrid.

"Ti ricordo che stai parlando con una scienziata … Se volevi una biondina che non pensasse avresti dovuto cercare qualcuno d'altra", rispose stizzita lasciandogli il braccio sinistro e accettando di buon grado un calice di spumante da un cameriere.

"Danke sehr", e bevve un piccolo sorso sotto lo sguardo attento e divertito del Dio alle sue spalle.

"Bitte", e con un lieve cenno del capo il cameriere si allontanò da quella stramba coppia apparsa dal nulla.

Astrid inspirò profondamente e si concentrò sulle note della sinfonia che l'orchestra di violini stava eseguendo poco più avanti, oltre la statua di un toro in marmo bianco.
Sentì una mano cingerle il fianco e il brivido che le procurò gridava a gran voce il nome del suo proprietario. Lentamente si avviarono verso un'ala della sala dove alcune coppie stavano danzando il valzer sulle note di quella sinfonia, che dolce riempiva l'aria.

Astrid odiava ballare e per questo non lo aveva mai fatto in vita sua, ma la prospettiva di danzare con lui la allettava moltissimo. Bevve gli ultimi sorsi di spumante e lo adagiò su un vassoio di un cameriere in divisa bianca che passò loro accanto.

La scienziata appoggiò la mano sinistra sulla spalla destra di Loki, tremante e con il cuore in gola. Lui le prese la mano destra e, cingendole il fianco con forza, la schiacciò possessivo contro di sé. Le scappò un mugolio a quel contatto, sorpresa e vide un sorriso storto apparire sul volto di Loki.

Volteggiarono eleganti e veloci, gli sguardi incatenati uno all'altro senza fiatare, senza dire una parola per un tempo che le parve infinito.

Era un gioco. Un gioco di sguardi che eseguivano entrambi alla perfezione non cedendo mai uno all'altra, regalandosi brividi infuocati ed emozioni senza eguali. Gli occhi ipnotici, misteriosi e verdi come i prati verdeggianti dell'Irlanda, di lui e gli occhi limpidi, magnetici e azzurri come l'oceano, di lei.
"Come mai un'americana conosce così bene questo posto?". Loki fu il primo ad interrompere quel silenzio che si era creato tra loro.

"Io non sono americana … Io sono tedesca. Stuttgart è la mia città natale", gli rispose avvicinandosi ulteriormente a lui per farsi udire meglio.

"Connor non mi sembra un cognome … tedesco", ribatté Loki, incuriosito.

La donna aumentò appena la pressione della mano sulla spalla del Dio e, dopo un respiro profondo, decise di dirglielo.

"Il mio vero cognome è Von Kessel. Connor è il cognome di mio marito James …".

A quella rivelazione il loro volteggiare si fermò bruscamente sotto gli sguardi dubbiosi delle persone che li circondavano.

"È morto due anni fa …", continuò in un sussurro.

"E così uno stupido midgariano ti aveva per sé senza neanche dover usare la magia …", disse Loki rivolto per lo più a se stesso.

"In realtà volevamo divorziare, ma è morto prima che lo potessimo fare … Perciò ufficialmente io sono vedova Connor", continuò ignorando l'appellativo che aveva dato a James, e appoggiò la testa nell'incavo del collo di Loki, il quale però la allontanò delicatamente, pur volendo stare ancora un po' con quella donna, soprattutto dopo ciò che gli aveva rivelato su di sé.

"Aspettami fuori. Devo fare una cosa …", disse voltandosi.

"Perché dovrei?", gli chiese con un sopracciglio sollevato.

"Non ti piacerà", rispose sollevando le spalle.

Astrid lo fermò tornando davanti a lui e gli circondò lasciva il collo con le braccia, "Non se sarei così sicura …", sussurrò a pochi centimetri dal suo viso.

Il Dio le sfiorò la pelle delicata del seno lasciata scoperta dalla scollatura a cuore del vestito e seguì lentamente la linea nera della stella a cinque punte che era comparsa al suo semplice tocco.

Astrid soffocò un gemito sul collo di Loki e un brivido piacevole la fece fremere fin nelle viscere: questa volta non lo avrebbe allontanato né lo avrebbe fermato.

Per un attimo un pensiero fulmineo passò per la mente del Dio dell'Inganno. Guardò attentamente la donna che gli stava di fronte e non riuscì a darsi una risposta. Non riusciva a capire se il suo comportamento fosse solo frutto della runa che aveva impresso sulla sua pelle oppure …

La scienziata si allontanò indietreggiando di un passo e Loki, accantonando momentaneamente il suo dubbio, le cinse i fianchi nuovamente, avviandosi verso la piccola folla di gente che si era riunita attorno ad un uomo, il quale stava ringraziando gli ospiti per aver contribuito alle donazioni per il museo.

"Allora … mettiamoci al lavoro".
 
Ciao a tutti! Se siete arrivati fin qui … siete fantastici u.u già vi amo XD Spero che come inizio vi piaccia e che vi abbia incuriosito … Vorrei tanto sapere un vostro parere dato che è la mia prima fan fiction in questo fandom e inoltre … a causa del poco tempo a disposizione per scrivere volevo sapere se ne valeva la pena andare avanti o cancellare tutto perché non piace c.c Detto questo … vi saluto ^^ ciau :3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Capitolo 2


N.d.a. Buongiorno a tutti voi, lettori! Sono davvero mortificata, ma a causa della scuola e della Maturità non sono riuscita a scrivere prima questo capitolo. Volevo avvisarvi che alcuni dialoghi nella storia saranno identici o simili a quelli del film “The Avengers”, per rendere la faccenda vero simile. Inoltre ho voluto introdurre una componente un pochiiiino comica nella storia ... spero che sia di vostro gradimento XD Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura!
 
Astrid si rilassò completamente, circondata dal braccio sinistro di Loki e lasciò vagare gli occhi cerulei attorno a sé, incrociando gli sguardi invidiosi delle altre donne. Si avvicinò ulteriormente al corpo del Dio e lui non ne parve infastidito, ma anzi, rafforzò la presa attorno ai suoi fianchi, esili e fragili come vetro.
 
Astrid inspirò profondamente e si sentì … felice. Si sentiva una principessa al suo fianco, così elegantemente vestita come mai lo era stata, lei che era solita a nascondersi sotto strati di vestiti informi. Per non parlare di Loki: così affascinante, dal portamento regale … ma in fin dei conti lui era un Principe.
 
“Esattamente … cosa dovresti fare?”, gli chiese quasi appoggiando le labbra sul collo di lui per farsi sentire chiaramente.
 
Lui sogghignò e con un movimento fluido sciolse la presa sulla donna al suo fianco, “Aspettami qui e vedrai”, le rispose enigmatico.
 
Astrid rimase lì dove si erano fermati e attese trepidante, curiosa di sapere cosa sarebbe successo, cosa Loki avrebbe fatto di lì a poco.
 
Con un gesto elegante della mano, Loki fece apparire lo scettro sotto forma di un apparente innocuo bastone da passeggio e lo strinse deciso tra le sue dita lunghe e affusolate. Si fece largo tra la folla, la quale vedendo le sue intenzioni violente si diradò velocemente in mezzo alle urla e alle strilla delle donne. Astrid rimase ad ammirarlo affascinata da quanto potesse essere elegante anche quando stava trascinando per il collo un uomo contro la propria volontà.
 
Ormai le era chiara la faccenda: sarebbe successo sicuramente qualcosa di assolutamente poco piacevole. Beh, almeno per quel poveretto …
 
Si avvicinò di qualche passo incuriosita dalle urla disperate e di dolore provenienti dalla figura che si contorceva sotto le mani del Dio del Caos e vide il motivo di tanta angoscia: Loki stava "scannerizzando" un occhio di quel pover’uomo in un modo … non proprio piacevole, convenne Astrid con un risolino facendo tornare la sua attenzione sul Dio.
 
Sorrise lievemente quando notò che il volto di Loki era disteso in una espressione di pura e folle eccitazione in ciò che stava facendo. Loki aveva sempre provato un profondo piacere nell'osservare il dolore altrui, ma non c’erano eguali nel constatare che Astrid era rimasta affascinata da quel suo lavoretto. Sembrava non fosse toccata minimamente da quello scempio, da tutto quel sangue, ma anzi, sembrava quasi ne fosse meravigliata.
 
Le si avvicinò ammiccando un sorriso malizioso sulle labbra, lo sguardo liquido di piacere mentre lei rimase immobile sotto quegli occhi di un verde così intenso da scombussolarla. Si sentiva le gambe molli, cedevoli e un piacevole languore si stava irradiando nel suo basso ventre.
 
Sentiva uno strano formicolio sulla pelle, una strana elettricità, una strana attrazione che la portava inesorabilmente verso il suo nuovo centro di gravitazione, che stava camminando lentamente nella sua direzione; la preda e il predatore.
 
Ora a pochi centimetri di distanza, si persero uno nello sguardo dell'altra, entrambi inebriati dalla cruenta scena che si era allestita attorno a loro: urla terrorizzate e il sangue che colava copioso dalla statua del toro.
 
Astrid socchiuse leggermente le labbra per riuscire a respirare meglio quell'aria tra loro che si era fatta ormai bollente, e Loki non attese oltre.
 
Un bacio vorace, famelico, possessivo. Mani lascive e irrequiete che assaggiavano con forza e curiosità il corpo dell'altro senza sentirsi in alcun modo frenati dalle strilla e dalle sirene della polizia che urlavano all'esterno dell'edificio.
 
Le morse piano il labbro inferiore, tirandolo un poco quasi per gioco facendole sfuggire un gemito strozzato. Senza accorgersene, Astrid si ritrovò seduta sulla statua raffigurante le due teste di toro, proprio di fianco allo scempio provocato poco prima e un Dio eccitato tra le gambe divaricate in modo vergognoso.
 
Astrid voleva di più. Voleva sentirlo completamente, ma Loki interruppe il bacio e si allontanò da quelle labbra così morbide e invitanti che ora erano gonfie e arrossate per la furia e la passione con cui la aveva baciata. Appoggiò delicatamente la sua fronte fredda su quella bollente di Astrid, ma non gli diede fastidio come di solito il calore faceva.
 
"Ora …”, Loki seguì lascivo il profilo della mandibola con l’indice, “Dovrai fare una cosa …”, proseguì lungo la linea dei tendini del collo niveo di lei percependo distintamente un brivido che le percorse la schiena, “Per me …", sussurrò infine contro la sua pelle del viso dandole un poco di sollievo da quel caldo atroce che la stava divorando.
 
Con mano tremante Astrid gli accarezzò i capelli lunghi e neri che ricadevano sulle spalle del Dio, il quale la lasciò fare, trovando quel gesto particolarmente piacevole.
 
"Certamente …", rispose la scienziata senza chiedergli nulla, perché lei già sapeva. Il Dio giunse finalmente alla pelle sensibile del seno, azoto liquido su carboni ardenti, e a quel punto la runa a forma di pentacolo diventò nuovamente visibile, il cui contorno nero si fece per un attimo di un verde luminescente
 
Loki la aiutò a scendere dalla statua e si meravigliò di se stesso e del suo auto controllo. Un attimo prima aveva creduto di non riuscire a trattenersi e di prenderla con la forza, proprio lì, ma … Sapeva bene che lo SHIELD lo aveva localizzato, anche perché aveva fatto in modo che ciò accadesse: era quello il diversivo che aveva concesso all'agente Barton per recuperare l'Iridio.
 
Eppure … eppure quel dolore all'inguine chiedeva di essere placato. E Astrid era ancora lì, tra le sue braccia mentre riprendeva fiato, lasciandolo sorridere compiaciuto mentre il suo ego, già smisurato, si ingigantiva.
 
"Avanti. Va' …" prima che io ti violenti. Ma quelle parole non le disse, le pensò solamente. Di certo non voleva farle sapere che … che la desiderava? Che cosa assurda!
 
Scosse la testa allontanando quei pensieri e guardò Astrid intensamente, in attesa che i giochi iniziassero.
 
Il cuore di lei perse un colpo. Vide i suoi occhi spalancarsi lentamente, le pupille nere dilatarsi quasi ricoprendo totalmente l'azzurro chiaro delle sue iridi e sorrise piacevolmente mentre lei lo guardava esterrefatta.
 
"Sei un mostro!".
 
La voce stridula della scienziata lo fece rabbrividire e il suo sorriso si allargò ulteriormente quando Astrid iniziò a correre verso l’uscita del museo.
 
Quanto era eccitante … cacciare
 
La donna si avventò oltre le porte spalancate del museo e vide che gli invitati alla festa di beneficenza non si erano ancora del tutto allontanati dal luogo, ma erano ancora nella piazza principale antistante l’edificio.
 
Si morse il labbro dolorosamente per non urlare come una ragazzina isterica quando si volse vedendo che quel … uomo … chiunque fosse, era a pochi metri di distanza, proprio dietro di lei.
 
Qualcosa le bloccò il piede destro.
 
L’asfalto impattò dolorosamente contro la sua faccia.
 
Non riuscì a trattenere un gemito di dolore che le sue labbra traditrici si lasciarono sfuggire. Sentiva le mani bruciare per lo sfregamento contro la superficie dura e ruvida della strada ma non demorse. Cercò di sollevarsi da terra il più velocemente possibile, ma una mano forte e fredda la costrinse a rimanere in ginocchio e più si divincolava, più quella stretta diventava salda.
 
Si maledì mentalmente e con uno sguardo fugace guardò la figura che si ergeva di fronte a lei: era sempre quell’uomo … mostro, si corresse, ma non aveva gli stessi abiti di prima.
 
Quella … quella era un’armatura? Era essenzialmente composta da parti in cuoio e in tessuto verde e nero e da parti in lega metallica del colore dell’oro posizionate nelle zone che necessitavano di maggior protezione.
 
Quando si accorse che la scienziata non tentava più di ribellarsi, Loki allentò la presa della mano attorno al suo cranio e le accarezzò lentamente i capelli.
 
“Inginocchiatevi!”.
 
Quell’ordine fece bloccare la folla, che attonita e confusa cercava di dare un senso a quell’imperativo e il Dio sentì chiaramente la donna tremare sotto le sue dita. Loki creò alcune copie di se stesso e accerchiò quegli stupidi midgardiani impauriti.
 
“In ginocchio”, ripeté seguito dal tonfo metallico che produsse lo scettro al contatto con l’asfalto nero e la Gemma della Mente rispose illuminandosi ulteriormente per un momento.
 
Ora!”. Doveva forse fare un disegnino?
 
Sentì Astrid tremare nuovamente con forza sotto le sue dita della mano sinistra, che stavano ancora giocando con le sue lunghe ciocche bionde.
 
A quel punto tutti i presenti si inginocchiarono davanti a lui, riconoscendo la propria inferiorità nei suoi confronti. Un Dio. Il Dio del Caos.
 
Sorrise compiaciuto abbandonando i capelli della donna per allargare le braccia in un gesto eloquente prima di parlare.
 
“Non vi sembra … semplice?”, fece una pausa e poi continuò, “Non è forse questo, il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell’umanità … Voi bramate l’asservimento. Il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un' identità. Voi siete nati per essere governati. Alla fine vi inginocchierete sempre”.
 
La piazza era circondata da un timido alone chiaro generato dai lampioni che dall’alto osservavano la folla ora caduta nel più assoluto dei silenzi.
 
Astrid non osava voltarsi, ma percepiva il tremore e la paura che facevano eco alle emozioni che si agitavano nel suo cuore tumultuoso. Come aveva potuto aiutare uno psicopatico del genere dando informazioni sull’Iridio!? E poi … lo aveva … baciato!?
 
“Non davanti a uomini come te”.
 
Una voce anziana, ma per nulla impaurita, si sollevò alle spalle della donna, la quale si decise a lanciare un’occhiata oltre le proprie spalle.
 
Un signore si stava alzando con non poche difficoltà da terra, ma lo sguardo che puntava dritto negli occhi di quel pazzo era sicuro e per nulla tentennante. Il cuore le tremò per un secondo.
 
Ora cosa sarebbe successo?
 
“Non esistono uomini come me”, ribatté Loki ostentando un sorriso di scherno.
 
Lui, simile a qualcuno d’altro? Mai.
 
“Esistono sempre uomini come te”.
 
Il volto del Dio di rabbuiò per un secondo, ma infine distese nuovamente le labbra in un sorrisino irriverente, ma al contempo irritato.
 
Sì, quel vecchietto stava iniziando ad innervosirlo!
 
“La voce saggia del popolo … Che lui sia da esempio”. Loki concentrò l’energia sull’estremità dello scettro, in corrispondenza della lama affilata che proteggeva la Gemma e caricò il colpo fatale.
 
Al momento giusto, con un sorriso folle, scagliò il colpo, ma con un tonfo si trovò a terra.
 
Astrid sgranò lo sguardo mentre Loki si rialzava da terra velocemente, come se quel colpo non gli avesse fatto nulla, neanche il solletico.
 
Quello era Captain America! Scudo e tutina attillata. Proprio lui
 
“L’ultima volta che sono stato in Germania e un uomo si è eretto su tutti gli altri … abbiamo scelto il dissenso”, disse mentre si avvicinava al Dio.
 
“Il soldato …”, disse il moro con un ghigno dipinto in volto e ridacchiò lievemente prima di continuare, “L’uomo senza tempo”. Gli Avengers era giunti in tempo, al temine del suo meraviglioso discorso, anche se gli sarebbe piaciuto freddare quel vecchietto irritante.
 
Un rombo di motori si fece largo tra gli edifici che circondavano la piazza centrale, mentre alcune persone si alzavano ancora un poco intimorite dalla figura di Loki, ma nello sguardo era possibile vedere la fiducia che riponevano nel Capitano. Anche Astrid si alzò, nonostante le ginocchia che non volevano sorreggerla, tremando vistosamente.
 
“Loki, getta l’arma a terra e arrenditi”. Una voce femminile si diradò nell’aria dagli auto parlanti di quello che sembrava un Jet altamente tecnologico e strizzando gli occhi, Astrid poté scorgere un’aquila stilizzata sullo scafo: lo S.H.I.E.L.D era finalmente arrivato.
 
Sul viso di Loki si disegnò un piccolo sorriso e in un attimo sferrò un colpo utilizzando lo scettro diretto verso il Jet, il quale però riuscì a evitarlo con una veloce manovra di evasione.
 
La folla tornò ad un urlare come prima all’interno del museo e Loki e Captain America iniziarono un combattimento a corpo a corpo senza esclusione di colpi, ma era palese che il Dio avesse la meglio. Era più forte, più resistente e di certo era meno prevedibile del soldato.
 
Astrid si allontanò dai due, ancora impegnati a combattere, e indietreggiando tremante si nascose dietro ad una macchina parcheggiata vicino l’entrata dell’edificio dove ancora il corpo esamine stava. Si sedette a terra e alzò il bordo del vestito verde fino al ginocchio, il quale le doleva da quando era cascata a terra.
 
Tutta colpa di quei maledetti tacchi!
 
Ahio …”, sussurrò a se stessa quando vide come era ridotta, ma alla fine convenne che non era nulla di grave, solamente uno sbrego. Inspirò profondamente ascoltando i rumori della lotta tra quelli che sembravano tutt’altro che umani: non facevano una piega quando venivano colpiti nonostante la forza che usassero entrambi nell’attaccare, uno con lo scudo, l’altro con lo scettro.
 
Che cosa aveva combinato?
 
Era andata via dallo S.H.I.E.L.D. con il Tesseract in compagnia del pazzo, di un agente volta-faccia e uno scienziato che credeva di conoscere. Aveva dimenticato qualcosa? Ah, sì. Aveva limonato duro con uno sconosciuto psicolabile.
 
Si alzò di scatto quando sentì … ma quelli erano gli ACDC? Guardò oltre la copertura fornitale dalla vettura e poté scorgere … Iron Man!
 
Con i getti al plasma che utilizzava per volare, Iron Man atterrò in pochi secondi Loki, il quale si accasciò a terra battendo la testa contro un gradino della piccola scalinata che portava alla piazza.
 
Ok, questo lo aveva sentito …
 
“Fa’ la tua mossa, piccolo cervo”, la voce di Tony Stark risuonò distorta, risultando metallica.
 
Astrid vide il Dio alzare la mani in segno di resa e l’armatura sparì insieme allo scettro in una luminescente luce verdognola. Aggrottò la fronte mentre Stark riponeva il suo armamentario all’interno della sua armatura: non capiva il perché di quel gesto, poiché le era sembrato che Loki dopotutto sapesse combattere, e anche bene.
 
“Bella mossa”, commentò Stark e infine si rivolse a Rogers con un semplice, “Capitano” e ricevette come risposta un, “Stark” detto a denti stretti. Loki sorrise tra sé e sé annotando mentalmente la cosa: io due non andavano affatto d’accordo. Quell’informazione gli sarebbe servita più tardi …
 
Loki si guardò attorno con aria circospetta in ricerca della figura della donna, che non tardò a trovare nascosta dietro un veicolo midgardiano argentato. Mosse leggermente la mano in senso orario senza farsi notare dai due uomini che gli stavano di fronte e aspettò.
 
Astrid uscì dal suo riparo mentre le sue gambe si muovevano da sole, ma sentiva che doveva avvicinarsi, doveva … doveva …
 
“I-io … mi dispiace”, una lacrima le solcò il viso fissando gli occhi celesti di Rogers intensamente.
 
“Io … Io non volevo aiutarlo”, si fermò a pochi passi dai tre uomini e il Capitano lanciò un’occhiata eloquente a Stark, il quale si rivolse a Loki.
 
“Che cosa le hai fatto?”, la sua voce metallica risuonò accusatoria mentre il Jet dello S.H.I.E.L.D. atterrava lentamente nella piazza, ormai vuota e silenziosa.
 
Il Dio sorrise maliziosamente e si alzò da terra lentamente, “Secondo te …?”.
 
“Mi ha … Mi ha soggiogata”, rispose la donna al suo posto e deglutì rumorosamente prima di continuare, “Con lo scettro”.
 
Il Capitano le si avvicinò e, posandole una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento, le sorrise rassicurante, “Non ti preoccupare, ora ci siamo noi”. Infine si rivolse ad Iron Man ritornando serio, “Credo che dovremmo portarla con noi”.
 
Astrid annuì con forza, “Sì, io lavoro come scienziata nello S.H.I.E.L.D.. Il Direttore Fury mi conosce”, disse con un piccolo sorriso sulle labbra.
 
Si incamminarono dunque verso il Jet da cui era scesa una donna dalla divisa completamente nera e attillata e dai capelli fulvi, mentre gli occhi, di contrasto, erano di un ghiaccio penetrante mentre osservava con attenzione sia Loki che la donna.
 
Il Dio guardò Astrid per un istante e si lasciò scappare un ghigno divertito e particolarmente compiaciuto: stava andando tutto secondo i piani.
 

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I primi minuti di viaggio li aveva passati nel più assoluto silenzio, accerchiata dall’ansia e dalla paura che facevano tremare le sua mani come foglie rinsecchite al vento in procinto di staccarsi dal proprio ramo.
 
Loki era legato da varie cinture di sicurezza per impedirgli di muoversi anche solo di un millimetro e non aveva detto una parola, esattamente come la scienziata, seduta dalla parte opposta e il più lontana possibile da lui.
 
Astrid poteva sentire la tensione e il nervosismo che era calato soprattutto su Rogers e sul pilota, che poi aveva scoperto essere l’agente Romanov. Aveva sentito parlare di lei, e mai positivamente. Si poteva dire che i suoi colleghi avessero paura di lei, e non si trattava di solo timore riverenziale. Gli unici ad essere a loro agio erano Stark, che continuava a scherzare e lanciare frecciatine al malcapitato Capitano, e, inspiegabilmente, Loki.
 
Sì, inspiegabilmente. Questo proprio non lo comprendeva. Le sembrava illogico.
 
A meno che …
 
Luci abbaglianti la quasi accecarono e un rombo di tuono fece capolino con prepotenza tra quelle pareti metalliche che vibrarono con forza trasmettendo quel bubbolio violento.
 
Loki si irrigidì per un momento, riconoscendo che quel tuono non era normale.
 
“Che c’è? Paura di un paio di fulmini?”, lo schernì Captain America gettando un’occhiata al loro prigioniero.
 
“Non mi fa particolarmente piacere ciò che ne seguirà”, disse guardando per un attimo la scienziata prima di alzare lo sguardo.
 
Un tonfo sordo. Come se qualcosa fosse caduto sul tettuccio del Jet e l’agente Romanov fece calare la rampa su cui atterrò …
 
Astrid rimase interdetta. Ok, ora non ci capiva proprio nulla …
 
L’uomo che si ergeva sulla rampa del Jet era un vero e proprio energumeno: un ammasso di muscoli guizzanti dalla chioma bionda che indossava un’armatura che rifletteva la luce artificiale all’interno del velivolo, mentre fuori imperversava una violenta tempesta.
 
Con passi veloci e pesanti, l’uomo – almeno all’apparenza – si avvicinò a Loki e, prendendolo per il collo, ruppe con estrema facilità le cinture di sicurezza che lo inchiodavano al sedile del Jet e si fiondò volando all’esterno del velivolo utilizzando un … un martello?
 
Astrid si prese il volto tra le mani incapace di dare un senso a ciò che aveva appena visto. Probabilmente stava sognando, ma poi guardando il suo ginocchio sbucciato si convinse del contrario.
 
Intanto Iron Man e il Capitano stavano discutendo animatamente su come procedere, ma nonostante il buon senso di Rogers, vinse la testardaggine di Stark, il quale detta una frase ad effetto, si lanciò all’inseguimento del biondone.
 
Nel frattempo, qualche migliaio di metro al di sotto del Jet, Loki era stato appena sbattuto a terra come se fosse un vecchio tappeto, e con un risatina accolse Thor.
 
“Anche per me è piacere rivederti, Thor”, disse sottolineando l’ultima parola intendendo l’esatto opposto.
 
“Che intenzioni hai, fratello?”.
 
Io non sono tuo fratello!”, urlò con astio il moro alzandosi da terra come una furia.
 
Ancora non lo aveva capito??
 
“Come puoi dire una cosa del genere? Siamo cresciuti insieme, abbiamo combattuto insieme. Per te questo vale meno di nulla?”, ribatté il biondo sentendo un peso opprimente sul petto, “Ti credevo morto …”, disse infine sentendo crescere quel macino sul cuore.
 
“Io ricordo solo un’ombra …”, disse l’altro ignorando volutamente l’ultima frase detta dall’altro. Non ci doveva pensare. Non doveva assolutamente pensare a cosa gli era capitato dopo essere caduto nel nulla, ma nonostante i tentativi sentì bruciare le cicatrici che sulla schiena lo accompagnavano. In un secondo si riprese e con un sorriso strafottente continuò, “Oh e … ora che il Bifrost è distrutto, quanta magia nera ha dovuto accumulare Odino per farti comparire qui?”.
 
Thor lo prese per le spalle con una morsa d’acciaio che fece comparire un’espressione di disappunto sul volto del moro, ma non disse alcunché.
 
“Che cosa hai intenzione di fare su Midgard!? Sai bene che questo Regno è sotto la mia protezione”, disse con disappunto il maggiore guardandolo intensamente.
 
Il moro accolse con un risolino quelle parole, “Governare, mi pare ovvio. Come mio diritto di nascita”, disse tranquillamente come se fosse un’ovvietà.
 
“Ti senti superiore a loro?”.
 
Loki scollò le spalle, “Sì, certo”, rispose prontamente, ma una parte di sé sapeva che non era vero. O meglio, non era vero in parte. Non tutti i midgardiani erano da buttare, pensò sollevando il capo verso il Jet. Quella scienziata aveva qualcosa di strano: non era da tutti essere immuni alla Gemma della Mente. Lo incuriosiva. Doveva assolutamente sapere cosa la differenziava dagli altri esseri inferiori.
 
“Ascoltami bene, fratello …”, in un attimo Thor scomparve seguito da fumo e polvere sollevata da terra.
 
“Sto ascoltando …”, disse sogghignando per la sua stessa battuta.
 
Si avvicinò al limitare dell’altura e osservò con un ghigno soddisfatto l’uomo di latta e il Dio del Tuono lottare quasi ad armi pari. Quasi, sottolineò tra sé e sé quando Thor diede una testata all’altro.
 
L’aveva sempre detto che aveva una testa dura …
 
Un clangore di metallo e i due si fermarono. Loki si sporse leggermente e poté scorgere la sorgente di tale rumore: lo scudo del soldato.
 
“Consegna il martello”, intimò tutina-blu-aderentissima al biondo.
 
“Ah, no, non toccargli il martello!”, urlò Stark, che con un pugno da parte del Dio si ritrovò nuovamente sbattuto come una palla da tennis contro un albero.
 
Thor si scagliò a passo di carica contro il Capitano, il quale istintivamente si protesse con lo scudo e quando il Mjöllnir lo colpì, successe una cosa che Loki mai si sarebbe aspettato.
 
Un’onda d’urto, preceduta da un’intensa luce bianca, si estese velocemente distruggendo gli alberi che incontrò lungo il suo cammino e una strana quiete calò sui presenti.
 
Davvero, davvero interessante, convenne il moro osservando la scena dall’alto.
 

˜”*°•.˜”*°• --- •°*”˜.•°*”˜

 
Erano da poco atterrati sull’helicarrier dello S.H.I.E.L.D. e Loki era stato immediatamente scortato da numerosi soldati verso la sua cella, la quale lo avrebbe di certo contenuto.
 
Dopotutto era stata costruita per qualcuno più forte di lui, convenne Fury prima di spostare lo sguardo dallo schermo alla donna che stava di fronte a lui.
 
“Astrid Connor, è un piacere riaverla dalla nostra parte”, disse con voce atona facendole segno di sedersi.
La scienziata non disse nulla, perché sapeva che il Direttore la voleva interrogare immediatamente.
 
“Mi sa dire dove si trovi il Tesseract?”, chiese l’uomo con una punta di speranza nella voce.
 
Astrid scosse energicamente la testa, “So solo che eravamo in una specie di sotterraneo. Nient’altro, Direttore”.
 
Fury inspirò profondamente e continuò, “Sa qualcosa riguardo al piano di Loki?”.
 
“No, Signore. Non dovevo sapere e non ho chiesto”, rispose la scienziata abbassando lo sguardo.
 
Il Direttore sospirò nuovamente. Non avevano in mano nulla e Loki probabilmente aveva un piano di fuga ben congegnato.
 
“Vada pure. Le verranno dati degli abiti consoni”, disse con un gesto vago della mano.
 
“Grazie, Signore. E … sarebbe possibile aiutare nel ritracciare il Tesseract? Alla fine … è anche colpa mia se-“, cominciò, ma venne interrotta bruscamente.
 
“Non lo pensi neanche … ma se questo la farebbe stare meglio … un cervello geniale come il suo potrebbe fare la differenza”, affermò con sospiro.
 
Effettivamente quella scienziata sapeva molto sul Tesseract in quanto vi aveva lavorato assiduamente insieme al Dr. Selvig …
 
“La ringrazio, Direttore. Non la deluderò”, e voltandosi lasciò la stanza.
 
Bene, molto bene. Le era stato assegnato il compito di aiutare Banner e Stark nel ritrovamento del Tesseract. Aveva fatto centro.
 
Prese gli abiti che l’agente le stava porgendo ed entrando in una stanza indicatole, si assicurò che non ci fossero telecamere. Una volta controllato, rivolse il palmo della mano verso l’alto, proprio come Loki gli aveva ordinato di fare in quell’esatto momento.
 
Con una piccola luce verdognola, una minuscola chiavetta USB comparve nella sua mano. Quella chiavetta conteneva un virus creato da uno dei tanti informatici che Loki aveva reclutato. Il suo compito era importante. Quel virus avrebbe permesso di creare varco nel Firewall senza che lo S.H.I.E.L.D. se ne accorgesse, mentre Barton avrebbe pensato al resto.
 
In fin dei conti, è difficile rimanere in quota con un motore in meno …
 
 
 
N.d.a. Eccoci qui!! Nuovi personaggi sono entrati in scena, e spero di averli resi al meglio XD inoltre spero di non essere caduta nell’OOC con Loki e che la faccenda si faccia sempre più interessante.
Spero di leggere cosa ne pensate … I commenti sono sempre ben accetti, positivi o negativi che siano! Per noi scrittori è importante leggere le vostre recensioni, ci danno la forza per continuare ;)
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Un saluto,
Sari

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


*Si nasconde dietro ad uno scudo antisommossa* Ok, lo so … sono andata completamente in vacanza :’D Mi spiace, ma ne avevo bisogno XD Spero che vi ricordiate ancora le linee generali della storia e che questo capitolo vi piaccia :) Buona lettura!
 

CAPITOLO 3

Erano pochi minuti che Loki era stato rinchiuso in quella cella dalle pareti in vetro dall’aspetto solido e sicuro e già si era stancato di sedere su quella piccola panca, unico arredo della sua attuale sistemazione sull’helicarrier dello S.H.I.E.L.D.. Effettivamente non aveva nulla da fare.
 
Doveva solamente aspettare.
 
A qualche stanza e corridoio di distanza, Astrid stava corrugando la fronte davanti al monitor di uno dei computer che occupava la stanza adibita al compito di rintracciare con precisione la posizione del Tesseract. Il Dr. Banner aveva stilato  un meraviglioso algoritmo di localizzazione e presto avrebbero ricevuto un qualche risultato.
 
La scienziata aveva già attivato il virus che avrebbe creato una breccia nel firewall del sistema e il fatto che non ci fosse ancora stata alcuna reazione da parte dello S.H.I.E.L.D. avrebbe dovuto renderla meno ansiosa, ma gli occhi nocciola di Bruce non abbandonavano neanche un momento la sua schiena.
 
Era snervate.
 
Banner era chiaramente sospettoso nei suoi confronti, mentre Stark si aggirava per il piccolo laboratorio ben fornito senza prestare molta attenzione a lei, o forse nascondeva meglio i propri pensieri.
 
“Allora … ha lavorato molto a fianco del Dr. Selvig, Dr.ssa Connor?”. La voce di Bruce non la sorprese: sapeva che prima o poi avrebbe iniziato a fare domande, a tastare il terreno in modo cauto.
 
Astrid si volse nella sua direzione con un sorriso radioso sulle labbra, “Oh, sì! È uno scienziato strabiliante oltre che un brav’uomo”, rispose. Si vedeva lontano un miglio che voleva saperne di più riguardo alla situazione ‘Loki’, forse per curiosità, forse per sapere con cosa aveva a che fare per poterne stare il più lontano possibile e non incappare in problemi più grandi di una casa.
 
La donna sapeva di non essere abile quanto il Dio dell’Inganno nel nascondere le proprie vere intenzioni, ma per lo meno se l’era cavata egregiamente quando erano stati a Stoccarda: Captain America e Iron Man le avevano creduto immediatamente. E invece … invece era solamente un piccolo spettacolino messo in scena solo per loro, ma Banner era intelligente. Fin troppo per i suoi gusti.
 
Bruce aprì nuovamente la bocca per parlare, ma venne interrotto dal miliardario prima che potesse dire una parola.
 
“Sapete una cosa? Fury non mi convince per niente”, disse Stark corrugando la fronte mentre girava attorno al tavolino su cui era posato con cura lo scettro di Loki.
 
“A che riguardo?”, chiese Astrid felice di cambiare argomento e di non avere più l’attenzione dello scienziato su di sé.
 
“Intendo dire che la faccenda Tesseract mi insospettisce”, affermò nuovamente Stark recuperando da un angolino un sacchetto argentato contenente mirtilli rossi essiccati.
 
“Voglio sapere cosa ha in mente di fare con quel cubetto. Sicuramente non si tratta di energia pulita per l’umanità o cose del genere, altrimenti mi avrebbe chiamato in causa”, e si toccò il reattore Arc al centro del petto, “Lei cosa ne pensa dottore?”, chiese rivolgendosi a Bruce, il quale incrociò le braccia al petto e sospirò profondamente.
 
“Io … Io voglio solamente trovare il Tesseract. Niente di più … Non voglio problemi”, rispose scuotendo la testa con vigore.
 
Beh, questo era chiaro a tutti …
 
In quel momento entrò Steve che si rivolse alla donna con un sorriso gentile, mentre guardando gli altri due uomini tornò serio in volto.
 
“Come procede la ricerca?”, chiese con voce ferma e sicura rivolgendosi a tutti i presenti.
 
“Tra non molto dovremmo ricevere qualche risultato per quanto riguarda la posizione del Tesseract. Dobbiamo solo essere pazienti, anche se il tempo non è a nostro favore”, rispose la scienziata guardando intensamente il Capitano, il quale distolse lo sguardo dopo pochi secondi.
 
Bruce annuì alle parole della donna e si appoggiò lentamente al bordo del tavolino su cui era sorretto lo scettro di Loki da due supporti in plastica trasparenti. Avevano utilizzato la sua scia di raggi gamma per poter stabilire l’attuale posizione del Cubo e il fatto che fosse in quella stanza era parte integrante e fondamentale della strategia di Loki.
 
“Dato che sei qui, Capitan Ghiacciolo … Hai sentito qualche strana vibrazione provenire da Fury?”, chiese Stark con fare innocente, ma curioso di sapere la risposta di Steve.
 
“Che cosa intendi, Stark? Fury è dalla nostra parte”, chiese a sua volta Rogers con fare dubbioso.
 
Tony ridacchiò per qualche secondo e Astrid osservò con interesse l’evolversi della faccenda: Loki le aveva detto, o meglio, comunicato in qualche strano modo, di stare più che attenta alle varie spaccature all’interno della squadra ed acuirle.
 
“Sì, ma Fury è la spia. I suoi segreti hanno segreti”, affermò Stark continuando a mangiare mirtilli rossi come se quella fosse una delle più normali discussioni del mondo.
 
Forse Astrid avrebbe dovuto intervenire ora. Non ne era sicura … Non era neanche sicura se sarebbe riuscita ‘connettersi’ con la Gemma della Mente per far aizzare gli Avengers uno contro l’altro.
 
Beh, tentar non nuoce …
 
Prese un respiro profondo, come Loki le aveva consigliato, mentre gli altri tre uomini nella stanza continuavano a discutere un poco vivacemente, e forse questo sarebbe stato d’aiuto.
 
In un attimo percepì come una seconda presenza attorno a lei, un’ombra e aveva come la sensazione di essere osservata, ma stranamente non ne fu spaventata. Sentiva come un sussurro, una voce maschile di cui non comprendeva le parole, come troppo distanti e distorte. Si stupì di se stessa: era riuscita a creare una sorta di legame, seppur minimo, con la Gemma della Mente! Era galvanizzata, ma una parte di sé si fece la legittima domanda: “Era normale, riuscirci con così poche difficoltà?” Sapeva che Loki la stesse aiutando con il controllo della Gemma, essendone lui il proprietario, ma immaginava di incontrare maggiori ostacoli …
 
Un brivido freddo le percorse la schiena.
 
Sì, aveva … freddo. Si sfregò energicamente le mani sulle braccia per cercare un minimo di calore benché la temperatura della stanza era invariata e gradevole.
 
Aveva una strana sensazione sulla pelle, come quando si tocca il ferro in pieno inverno.
 
Freddo. Ghiaccio. Tanto da far male …
 
Quel sussurro era ora un lamento. Una richiesta.
 
E se non fosse lei a provare freddo … ma la Gemma? Come se … come se in quel momento fosse lei stessa ad essere la Gemma …?
 
La scienziata scosse la testa con veemenza. Aveva un compito da svolgere: Loki la aveva informata – in uno dei suoi modi fuori portata per la comprensione di Astrid – che tra Iron Man e Captain America non scorreva buon sangue, perciò era meglio concentrarsi su loro due per prima cosa.
 
In un attimo l’atmosfera cambiò radicalmente. Divenne pesante, elettrica, tesa.
 
Stark. Fa’ il tuo lavoro. Cerca il Tesseract e trovalo”, affermò Steve con voce perentoria e a passo marziale se ne andò senza aggiungere altro.
 
La scienziata chiuse gli occhi e sentì la sua mente allontanarsi a poco a poco dalla Gemma, mentre anche la sensazione di freddo scompariva.
 
Avrebbe dovuto chiede a Loki in merito a ciò. Il più presto possibile.
 
Simpaticone …”, sussurrò tra i denti Stark prima di far tornare la propria attenzione sui monitor; “Avanti Bruce, dica la sua opinione”, insistette nuovamente Tony.
 
Banner sospirò pesantemente, si tolse gli occhiali con un gesto veloce per potersi massaggiare la giuntura del naso e alleviare l’inizio di un’inevitabile emicrania, “Ok, va bene. C’è qualcosa che non quadra e che non mi convince affatto”, e dopo una piccola pausa si rivolse con lo sguardo ad Astrid, “E lei cosa ne pensa, Dr.ssa Connor? Anzi, lei dovrebbe saperne di più sull’argomento Tesseract …”.
 
“In verità non credo. Io dovevo solo lavorare sul Cubo per mettere in luce tutte le sue proprietà, funzionalità, caratteristiche. Non ero nella squadra progettazione”, rispose fredda guardando prima Banner e poi Stark.
 
“Beh, non c’è problema. Tra poco Jarvis ci farà sapere qualsiasi sporco segreto che Fury non ha voluto condividere”, disse il milionario con una piccola scrollata di spalle.
 
Cosa!?”. Gli altri due scienziati lo guardarono allibiti, ma per motivi diversi. Il Dr. Banner era davvero sconcertato e preoccupato dalla reazione che avrebbe avuto lo S.H.I.E.L.D. dopo un affronto del genere da parte di Stark, mentre Astrid era terrorizzata dall’idea che la IA avrebbe potuto individuare il virus da lei immesso.
 
Si costrinse a respirare profondamente senza far comprendere agli altri due uomini nella stanza l’ansia e la preoccupazione che le attanagliavano il cuore.
 
Non doveva fallire. Non voleva fallire. E questa volta, non diede colpa alla runa disegnata sul suo corpo, ma alla vena malvagia che stava prendendo il sopravvento su di lei, esattamente come era accaduto al museo a Stoccarda. Stranamente non sentiva alcun senso di colpa.
 
Almeno, per ora.
 
La voce calma della IA Jarvis fece capolino dal piccolo Pad che Stark stringeva tra le mani con fare di possesso e con un gesto veloce anche gli altri poterono osservare i numerosi file dello S.H.I.E.L.D. annessi al Tesseract.
 
Astrid si concesse un sospiro di sollievo nel constatare che Jarvis non aveva localizzato il virus e si complimentò mentalmente con gli informatici che lo avevano idealizzato.
 
La scienziata si concentrò nuovamente sulle immagini che apparivano veloci sullo schermo, e mentre nel corridoio si iniziava ad udire un concitato vociare accompagnato dal rumore di numerosi passi, poté guardare il progetto di un missile alimentato dall’energia del Tesseract.
 
Nick Fury non si smentiva mai …
 
In un istante la stanza venne invasa da numerose persone tra cui Fury stesso, l’agente Romanoff e persino Thor e Rogers fecero capolino dall’entrata.
 
“Ora parliamo di questo gioiellino, Fury”, disse Tony indicando un monitor che mostrava il progetto di un arma.
 
“Devo forse ricordarti come hai fatto fortuna, Stark?”, rispose tagliente il direttore posizionandosi al centro della piccola stanza.
 
“Oh, ora sono io al centro dell’attenzione?”, chiese allibito il miliardario allargando le braccia in un gesto allusivo.
 
“Perché, non lo sei sempre?”. La risposta acida di Rogers fece esplodere la piena di parole da parte di tutti i presenti causando un caotico e indistinto susseguirsi di accuse.
 
Il suo prossimo compito era scatenare Hulk.
 
“Calmatevi! Loki ha un piano”. La Romanoff era l’unica ad aver compreso le intenzioni del Dio, ma in quel momento nessuno la voleva ascoltare, ma anzi alzarono le proprie voce per coprire quella dell’agente.
 
Astrid sapeva del potenziale distruttivo dell’Altro, in quanto si era documentata alla perfezione su tutti coloro che erano classificati nell’Indice o che avessero un qualche potere dovuto ad un esperimento, come nel caso del Dr. Banner.
 
Era una sua ossessione sapere nel dettaglio con chi aveva a che fare, e il fatto di non sapere nulla di Loki la stava lentamente innervosendo, ma presto avrebbe rimediato in qualche modo.
 
Il gruppo degli Avengers e il direttore erano ancora impegnati in un’animata discussione che presto avrebbe portato ad una spaccatura, o almeno a questo mirava il piano.
 
Si avvicinò lentamente alla porta della stanza per uscirne il più velocemente possibile e allontanarsi così dalla minaccia che rappresentava Hulk. Mentre la porta scorrevole si apriva con un leggero ronzio elettronico, Astrid si riconnesse all’istante con lo scettro e appena il muro del corridoio la coprì da occhi indiscreti, iniziò a correre.
 
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Un urlo disumano riverberò tra le pareti strette dei corridoi neri fino a giungere all’orecchio teso del Dio del Caos e un ghigno divertito si allargò sul suo viso pallido. Non aveva ancora compreso come quella mortale, Astrid, fosse riuscita a connettersi alla Gemma della Mente anche meglio di lui, e forse riguardava il fatto che la scienziata ne fosse immune. Ma presto avrebbe risolto l’enigma, come sempre.
 
Quella mortale diventava sempre più interessante, pensò mentre uno scossone seguito da cigolii inquietanti si diffusero nell’aria.
 
Un altro sorriso soddisfatto fece capolino sul suo volto: Barton era finalmente giunto, il virus informatico aveva avuto successo e l’helicarrier stava precipitando velocemente per la perdita della spinta di ben due motori; pochi minuti ancora e Astrid sarebbe arrivata per liberarlo.
 
Tante buone notizie in un colpo unico.
 
La scienziata stava lottando in quell’istante contro la marea dei soldati che, controcorrente, rallentavano o bloccavano il suo avanzare, ma fortunatamente era quasi arrivata a destinazione.
 
La zona in cui Loki era detenuto era circolare e spaziosa esattamente come la prigione in cui era stato rinchiuso. Lo vide in piedi, al centro della cella dalle pareti in vetro trasparente e un sorriso raggiante le fece incurvare le labbra rosee.
 
Ormai la sua parte conscia aveva smesso di lottare.
 
Corse nella direzione del pannello di controllo con il fiato ormai mozzato dalla lunga corsa per i corridoi infiniti della base volante dello S.H.I.E.L.D.. I suoi passi metallici risuonarono appena prima che le sue dita agili e veloci diedero il comando di far aprire la cella.
 
“NO!”. Quell’urlo prolungato la fece scattare, e in un attimo si ritrovò sulle grate che facevano da perimetro alla prigione. Quando si volse rimase perplessa da ciò che vide: Thor era rinchiuso nella cella, mentre Loki si era spostato velocemente al pannello di controllo, esattamente dove Astrid era.
 
“Ancora non hai imparato?”, chiese divertito il moro guardando il Dio del Tuono ormai rinchiuso e senza possibilità di liberarsi.
 
“Che cosa vuoi fare, fratello!?”, la voce tuonante di Thor riverberò per la stanza, ma Loki lo ignorò completamente.
 
“Sai, i midgardiani pensano che noi siamo immortali. Dobbiamo verificarlo?”, chiese con fare innocente con un piccolo sorriso divertito sul volto.
 
La scienziata era rimasta leggermente in disparte, ad osservare la scena, quando un forte dolore alla testa la fece crollare a terra, mentre il mondo divenne per lei completamente nero.
 
“Si allontani, subito”. La voce perentoria di Phil Coulson gli diede la parvenza di una totale sicurezza, anche se in realtà era piuttosto preoccupato per la sorte del Dio del Tuono.
 
Un guizzo di fastidio percorse per un istante il volto del Dio del Caos mentre guardava Astrid ora incosciente.
 
Come aveva osato toccarla!?
 
Loki, riprendendo completo controllo di sé, alzò le mani in segno di resa allontanandosi di un passo dal pannello di controllo e velocemente si smaterializzò alla spalle dell’agente lasciando al suo posto una copia di se stesso.
 
“Io non so bene cosa faccia questo coso”, disse attivando il fucile che imbracciava saldamente, “Dobbiamo verificarlo?”, chiese ripetendo le parole del Dio.
 
Con un gesto della mano richiamò a sé lo scettro e con un gesto fulmineo trafisse il petto dell’agente. Con un rantolo soffocato, Phil si accasciò a terra e un rivolo di sangue gli sporcò il mento lasciando una linea rossa al suo passaggio.
 
Passando di fianco al corpo inerme della scienziata, Loki si abbassò quel tanto che gli bastava per controllare che stesse bene, conoscendo la fragilità del mortali.
 
Il tonfo sordo, prodotto dal Mjöllnir di Thor, lo riscosse dall’ammirare i tratti gentili del volto della donna che giaceva scomposta ai suoi piedi.
 
“Oh, non ti preoccupare. Ora mi occupo anche di te”, disse sornione mentre si avvicinava al pannello di controllo della cella.
 
“Pronto per un bel volo?”, chiese con un sorriso sulle labbra al Dio biondo, i cui occhi erano ricolmi di tristezza per la morte dell’agente, avvenuta esattamente davanti ai suoi occhi. E lui non aveva potuto fare nulla. Non aveva potuto salvarlo. Non aveva potuto impedire la sua morte.
 
Thor si allontanò dal vetro, sistemandosi al centro della cella, sotto lo sguardo imperturbabile del Dio del Caos. Il sorriso che dipingeva il volto pallido di Loki si allargò ulteriormente e con un gesto teatrale premette il pulsante rosso che fece sganciare la cella dai supporti dell’Helicarrier, facendola così precipitare nel vuoto.
 
Con un gesto delle mani, Loki fece scomparire lo scettro e ormai vicino ad Astrid, si abbassò per poterla prendere in braccio e portarla via con sé.
 
“Non … vincerete …”. Phil Coulson sollevò il mento con le ultime energie rimastagli per poter guardare dio norreno in volto e sfidare ancora una volta il suo sguardo di ghiaccio.
 
Una smorfia percorse per un istante il volto di Loki mentre constatava che non era riuscito ad ucciderlo con un solo colpo, ma alla fine convenne che forse era meglio così.
 
Aveva sofferto.
 
“Lo vedremo”.
 
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Una mano leggera e fresca le stava accarezzando la guancia destra con premurosa delicatezza e aprendo gli occhi lentamente, si delineò davanti a lei una stanza arredata in stile moderno e illuminata dalla sola luce lunare che attraversava timida le tende candide, le quali sventolavano leggermente seguendo le brezza notturna.
 
Lentamente prese coscienza di sé e capì che era sdraiata sul fianco sinistro su un comodissimo letto dalle lenzuola leggere che la accarezzavano esattamente come quella mano sulla sua guancia.
 
“Ben svegliata, Astrid”. Con voce melliflua, Loki entrò nel suo campo visivo sovrastandola in parte con il busto, in quanto era sdraiato di fianco a lei.
 
La scienziata si distese completamente sulla schiena e fissò il soffitto bianco in attesa che il Dio parlasse, o che almeno le spiegasse perché mai erano sdraiati sullo stesso letto.
 
“Come ti senti?”, le chiese premuroso sistemandosi meglio: si stese sul fianco e appoggiò il peso sul braccio sinistro piegato mentre con la mano sorreggeva la testa.
 
“Sto bene …”, rispose Astrid con un sussurro cercano di riordinare le idee e i ricordi.
 
“Certamente …”, disse anche lui a bassa voce mentre le accarezzava il braccio per tutta la lunghezza con la mano libera.
 
La scienziata inspirò profondamente e si godette le sensazioni che suscitavano quelle carezze leggere che Loki le riservava.
 
Si sdraiò sul fianco del destro per guardarlo meglio e notò che non era vestito come al solito, e che, soprattutto, lui era sopra le coperte. Indossava un canotta nera che lasciava in mostra le braccia pallide su cui si delineavano leggere le linee dei bicipiti, prima coperti dalla casacca nera e oro o dall’armatura. Astrid abbassò lo sguardo e con un piccolo sorriso constatò che i pantaloni invece non erano cambiati, ma erano sempre quelli neri in pelle, mentre i piedi erano nudi e persino più pallidi del resto del corpo che aveva potuto vedere.
 
“Ti piace quel che vedi?”, chiese divertito mentre una ciocca nera gli cadde sul viso.
 
Dopo quella domanda irriverente, Astrid si volse nuovamente ad osservare il soffitto, lasciando le parole di Loki in sospeso nell'aria della stanza.
 
"Dove siamo?", chiese la donna corrugando la fronte. Era confusa come mai lo era stata.
 
Vedeva flash di ricordi che sapeva non le appartenevano e altri che sperava vivamente non le appartenessero.
 
Vedeva un uomo dall'aspetto mostruoso che la teneva in gabbia.
 
Vedeva sangue e morte ai suoi piedi e sapeva che ne era lei la causa.
 
"Siamo alla Stark Tower", rispose il Dio mentre la guardava insistentemente.
 
Altri flash, come quei vecchi filmini che consistevano in un veloce susseguirsi di immagini in successione.
 
Vedeva un teschio nero e sei tentacoli al di sotto di esso dipinti su una parete completamente rossa.
 
Vedeva miriadi di stelle e pianeti non appartenenti al sistema solare.
 
Vedeva suo marito James a terra. Immerso in una pozza di sangue. Morto.
 
Ma non era suo marito.
 
No. Era solo il suo obbiettivo da eliminare.
 
"Sei consapevole di aver assorbito la Gemma della Mente?", chiese Loki dopo qualche minuto di assoluto silenzio e immobilità della donna.
 
Era successo sotto i suoi occhi. Aveva richiamato lo scettro a sé mentre era seduto sul bordo del letto occupato da Astrid ed era accaduto.
 
Una scia azzurra si era dissipata dalla Gemma giungendo poi sul corpo inerme della donna. Le sue vene erano diventate di un inteso color bluastro per poi tornare del loro colorito normale.
 
Lei era destinata ad essere e a controllare la Gemma della Mente, esattamente come l'Aether, la Gemma della Realtà, con Malekith, l'elfo oscuro protagonista di uno dei racconti di guerra che Odino amava narrare sia a lui che a Thor da bambini.
 
La donna rimase in silenzio, mentre il suo corpo si rilassò completamente sotto le lenzuola leggere.
Il Dio del Caos allungò una mano verso il suo volto per attirare la sua attenzione, ma la donna lo fermò prendendogli con fermezza il polso.
 
Era una stretta salda, di una forza non sua, di una forza che superava persino quella del Dio norreno.
 
"Sì, ora ne sono completamente consapevole. Era questo il mio obbiettivo", rispose fredda, atona.
Loki si alzò a sedete subitaneamente e la guardò perplesso, sorpreso, allibito.
 
"Spiegati meglio, mortale!", le ordinò liberandosi il polso con uno strattone.
 
"Non sono più una mortale, Dio del Caos. Ora sono un essere pentadimensionale, ovvero un essere che va oltre il tempo … Ma ora risponderò alla tua domanda", inspirò profondamente e si alzò dal letto per dirigersi silenziosamente verso la vetrata da cui poteva godere dello skyline newyorkese.
 
"Io, Astrid von Kessel, sono un'agente dell'Hydra. Dopo anni di test e analisi abbiamo scoperto che il mio corpo e la mia mente erano compatibili con una Gemma dell'Infinito … ma non sapevamo quale".
 
"Sapevate delle Gemme?", chiese incuriosito il Dio avvicinandosi alla donna.
 
"Sì. L'Hydra è sempre stata un passo avanti rispetto allo S.H.I.E.L.D.. Comunque, il mio obbiettivo era eliminare il Dr. James Connor, per subentrare nello S.H.I.E.L.D. al suo posto e poter lavorare a stretto contatto con il Tesseract, la Gemma dello Spazio. Ovviamente non potevo ingannare la macchina della verità a cui mi avrebbero sottoposto nella loro base segreta, perciò l'Hydra mi 'cancellò' la memoria e mi creò dei nuovi ricordi, come ad esempio il matrimonio con James Connor. Speravamo fossi destinata al controllo del Tesseract, ma così non fu", fece una piccola pausa e si voltò verso Loki.
 
"Fortunatamente sei giunto tu … Il primo contatto non ha funzionato a causa della mia … paura", disse Astrid in un sussurro mentre circondava con le braccia il collo del Dio.
 
"So benissimo che non vuoi che sia io ad avere il potere. So bene che non vuoi sentirti indifeso, impotente, o anche solo dipendente da qualcuno", la donna appoggiò il capo sul petto di Loki e continuò, "Ma non sarà così. Lui mi ha assegnata a te, perciò hai tu il potere di controllarmi".
 
Ormai era difficile per il Dio comprendere se fosse Astrid o la Gemma della Mente a parlare. Oppure erano ormai la medesima cosa, la medesima persona.
 
Astrid sollevò il capo di scatto e lo guardò intensamente negli occhi, "Chiedo solo una cosa. Qualunque cosa succeda … Impedisci il mio ritorno da colui che anche tu temi … Non voglio tornare nelle grinfie di Thanos".
 
Loki si irrigidì immediatamente sentendo quel nome e le cicatrici ancora fresche sulla sua schiena bruciarono facendogli ricordare quei due anni passati a sopportare le peggiori torture.
 
"Perdonami …", sussurrò la donna capendo la sua situazione e si avvicinò al viso del moro alzandosi in punta di piedi.
 
In un attimo Astrid appoggiò le labbra su quelle del Dio, in un bacio leggero, che ben presto si trasformò in un bacio vorace, voglioso, pretenzioso.
 
Le mani di lei si infilarono sotto il tessuto leggero della canotta nera di Loki per poter godere delle linee dei muscoli che si nascondevano al di sotto della pelle liscia del petto.
 
La mano sinistra di lui si intrecciò tra i lunghi capelli di Astrid mentre l'altra si soffermò sulla sua schiena.
 
La spinse contro il proprio corpo con forza, facendole sentire la sua eccitazione crescente e, allontanandosi da lei, bloccò il bacio passionale per farle riprendere fiato.
 
Respirarono uno il respiro dell'altra, in quel contatto che li divideva se non per pochi millimetri.
 
Gli sguardi erano incatenati uno nell'altro, senza possibilità di perdere quel legame che ormai li univa.
 
Uno sguardo infuocato, fatto di passione bruciante quasi impossibile da evitare.
 
"In ginocchio".
 
*Angolino della vacanziera*
Finalmente si è scoperto come mai Astrid ha resistito alla Gemma della Mente! E anche di più o.o è un agente dell’Hydra, l’agenzia nemica dello S.H.I.E.L.D.. Spero che questi colpi di scena e sviluppi vi piacciano *^*
Parlando di Loki … AMMETTIAMOLO. Se lo avessi trovato nel mio letto in quel modo credo che gli sarei saltata addosso subito u.u Penso di non essere l’unica XD E beh, dalla conclusione di questo terzo capitolo e capibile che il prossimo inizierà con un bel rating rosso … eheh
Perciò … alla prossima :S

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