ATAVISTIC LOVE

di thembra
(/viewuser.php?uid=29808)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Resume Life ***
Capitolo 2: *** A promise to be renewed ***



Capitolo 1
*** Resume Life ***


 
Partendo dal presupposto che giorni di un futuro passato spacca sono giunta alla conclusione che lo fa in tutti i sensi!
In pratica annulla i primi tre film degli x-men e la cosa mi ha lasciata sconvolta.
Per quanto McAvoy e Fassbender siano fighi io preferisco gli x-men dei giorni nostri e la Lawrence nei panni di Mistique mi sa tanto di schifo. Di per sé quello della mutaforma è un personaggio complesso sfaccettato e infinito, la Romijin era perfetta nell’interpretarlo, Jennifer nella sua controparte giovincella? …. mi sa di ‘ni’.
Detto ciò parto con la mia piccola parentesi che poi tanto parentesi non sarebbe.
Se i primi film grazie a DOFP sono stati alterati, come ha fatto Marie a finire allo Xavier’s? Non c’è finita semplice. Lo prega di ritrovarli tutti e riunirli certo, ma se mutando gli eventi Logan non incontra Rogue di lei non si saprà nulla giusto? E  comunque secondo la mia logica non dovrebbe esserci finito neanche lui visto che se la vagava allegramente per il Canada, ma in questo caso soprassediamo, dato che Wolvie c’è ovunque come il ‘petersilie’ il destino un modo di fargli incrociare gli uomini X l’avrà trovato, ((facciamo finta che è così. U.U)) mentre Rogue era sulla lista di Magneto per i suoi poteri che erano perfetti per i malefici piani di questo.  La scena finale in cui lei esce dalla stanza dopo Bobby secondo me è inesatta visto che senza gli eventi del primo film lei non si troverebbe lì.
E siccome mi brucia la cosa rimedio io. Come? Scopriamolo!
 
[Ritornare]
 
………………
 
 
 
L’indefinita circonferenza del sole deformata nei suoi contorni brillava incessantemente senza tuttavia bruciare i suoi occhi sgranati; l’acqua che lo circondava, pur schiacciandolo contro alla grata cui l’aveva impalato Magneto in qualche modo leniva il lancinante dolore che le sbarre di metallo attorcigliate nelle sue carni gli provocavano da interminabili minuti.
Mentre pian piano la visuale gli si annebbiava incominciò a pensare quanto ci avrebbe messo a morire ricordandosi poi che per lui la trafila era un po’ più lunga e ….
 
Aprì gli occhi con un sussulto.
Asciutto.
Inconsciamente per prima cosa constatò questo e non l’essere immerso nelle gelide acque del Potomac. La sua pelle, memore del gelo provato fino a pochi attimi prima godette a pieno del tepore delle lenzuola finchè non venne il tempo di alzarsi e cercare di capire cosa stesse succedendo.
Camminò fino a raggiungere la porta notando la sfera levitante che sopra il comodino indicava data ora e … decine di altre informazioni che la sua mente non era pronta a identificare, non prima di mezzo litro di caffè per lo meno.
 
Allontanò l’anta uscendo nella sicurezza del corridoio lastricato di legno che conosceva fin troppo bene incrociando nel medesimo istante un ragazzino che usciva dalla camera di fronte.
C’era il sole che colorava tutto d’arancio, l’aria portava con sé l’aroma delicato dei lillà e dei gerani e in essa era disciolta una nota di vibrante euforia; doveva essere estate.
Percorse il corridoio come ricordava d’aver sempre fatto da che era giunto all’istituto ma dentro nell’anima un senso di novità lo stava piacevolmente corrodendo.
Si fermò appena riconoscendo Bobby appoggiato allo stipite d’entrata che accorgendosi di lui sorridendo gli rivolse un cenno del capo prima di voltarsi e sparire fra le schiene di moti altri ragazzini.
Qualcosa non quadrava però, era strano non vederlo con-
 
“Buongiorno Logan! Cominci tardi oggi…”
 
Hank lo superò prendendo le scale dalle quali scendeva un’orda di marmocchi sbraitante. I loro bisbigli come ronzio di api si confondevano in un minestrone di parole domande e lamenti. Un paio stavano bisticciando ma una voce subito li chetò.
Mani mulatte affondarono nella chioma di un ragazzino donando disinteressato amore. Ororo aveva un eccezionale istinto materno, era fantastica. Era viva.
“Com’è andato il compito di spagnolo?”
“Bene …”
 
Stranito riuscì a fuggire dalla mischia ritrovandosi nella hall dove un’irreale silenzio sembrava congelare il tempo nel ricco ed elegante castano scuro dei mobili che arredavano quest’ala della villa stranamente diversi da come li ricordava lui.
Divani e poltrone lineari contro le pareti, tappeti spessi dai caldi colori riportavano motivi etnici tavoli disposti a ‘X’ accerchiati da sedie, rivestimento a muro di liscio e pregiato ciliegio le cui  sfumature ramate rilucevano della luce che le sobrie ma di design applique infondevano nella stanza.
Che poi, lui perché stava andando da Xavie-
Il pensiero gli morì in mente non appena una macchia rossa troppo fulgida per appartenere al mobilio entrò nella sua visuale.
No, non poteva essere… era…
 
“Jean”
 
E questa si voltò bella come il più rosso dei tramonti viva nel e del suo colore più significativo con lunghe ciocche lucenti di magma mosse appena in morbide curve.
Un viso pulito e unico, sopracciglia alte e sottili, occhi capaci di far nascere e morire un uomo ad ogni sbatter di palpebre.
L’aura di serena vitalità, quel suo essere semplicemente scoglio e roccia intoccabile nella furia caotica della vita era per lui punto di ritorno, era pace e gioia era.
 
“Ciao Logan,”
 
E la sua voce, il modo assolutamente naturale con cui l’aveva salutato, come se non fossero stati lontani che lo spazio di una notte, come se lei non fosse mai perita sotto decine di migliaia di metri cubi di gelida acqua per apparire mesi dopo trasformata in un mostro mietitore capace di uccidere a sangue freddo persino i suoi più cari affetti.
 
“Jean…”
“Stai bene?”
“Sei qui?”
“E dove dovrei essere?”
 
Lei lo guardava con appena un accenno di preoccupazione nello sguardo ed era difficile accettare quella gentilezza visto che nei suoi ricordi i neri occhi della fenice lo scrutavano con odio e rabbia mentre tutt’intorno dentro le mura di Alcatraz succedeva il finimondo che davvero non ci stava capendo più nulla.
 
“Va tutto bene?”
 
Non seppe come ma le si ritrovò di fronte, allungare la mano verso di lei fu solo bisogno di conferma, non stimolo non desiderio, solamente istinto.
 
“Hey! Vacci piano…”
 
E la solida presa che gli bloccò il movimento lo sconvolse due volte. Uno non si aspettava interruzioni e due, la persona che si frappose era l’unico rivale che avesse mai accettato come amico.
 
“Certe cose non cambiano mai…”
 
Toccò lui sulla spalla e seppe che era reale, che erano reali entrambi, che ce l’avevano fatta tutti quanti a cambiare il corso degli eventi, che il miracolo ordito da Xavier era riuscito e le sue speranze erano diventate storia.
Col groppo alla gola e senza vergognarsi di suonare patetico volle dirglielo almeno una volta.
 
 “È un piacere vederti, Scott …”
 
Non poteva vedere la sua espressione per via degli occhiali che indossava ma non serviva un genio per intuire che fosse di  sospetto.
Se solo avesse saputo.
 
“Ahhaaaah ci vediamo dopo Jean okay!?”
 
Lo liquidò scivolando via mentre Jean incominciando a preoccuparsi veramente si scostò dallo stipite della porta osservandolo fa vicino.
 
“Logan? Ti senti bene?”
“Si … si credo di si …”
 
Non molto convinta lasciò perdere superandolo per raggiungere Scott. Dopo averla seguita con lo sguardo tornò a concentrarsi sul professore che indifferente leggeva un libro dietro la sua scrivania.
 
“Ci sei riuscito …”
“A Fare cosa? Logan non dovresti tenere una lezione adesso?” Lasciando cadere il libro Charles gli concesse piena attenzione.
Immobile e sconcertato lui rispose ripetendo le parole appena udite.
 
“Tenere … una lezione?”
“Si, di storia.”
“Di storia…” annuì un paio di volte non mancando di afferrare l’assurda ironia di quella situazione. “Veramente avrei bisogno di un ripasso …”
“Ripasso di cosa?”
 
Gli si avvicinò a bordo della sua carrozzina fluttuante.
 
“In pratica di tutto quello che è successo dopo il 1973”
 
Fu allora che finalmente Charles comprese.
 
“Credo che la storia che conosco io sia leggermente diversa …”

“Bentornato.”
“È bello rivederti Charles, è bello rivedere tutti …”
“Beh … dovevo mantenere una promessa … Tu e io abbiamo molte cose da raccontarci …”
“Si”
“… qual è l’ultima cosa di cui hai memoria?”
 
Il volto di Logan, ricordando si fece cupo.
 
“Annegavo ….”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** A promise to be renewed ***


Appoggiato allo stipite di marmo della grande porta finestra che dava sul terrazzo, in bocca l’inseparabile sigaro, Logan osservava la vita dall’alto soffermandosi su ognuno dei ragazzini che ricordava ridendo delle memorie che solo lui adesso custodiva e curioso di conoscere quelli che non rammentava.
Artie, cresciuto e oramai teenager cercava in ogni modo di convincere Syrin ad accettare di uscire qualche volta e nonostante fosse chiaro che oramai il ragazzino s’era fatto un uomo per lui rimaneva sempre il nanerottolo attaccabrighe sempre pronto a mostrare la linguaccia biforcuta a chicchessia. Quant’era stato leggero ad Alkali Lake il suo peso di bambino fra le braccia mentre ora, alto e fiero del suo metro e ottanta faceva arrossire la sua prima cotta.  
Se adesso fosse andato a chiedergli della loro avventura sicuramente l’avrebbe preso per pazzo, stesso discorso per tutti gli altri; nessuno oltre a lui aveva vissuto gli avvenimenti accaduti nella linea temporale che, con la riuscita della sua passata missione era stata cancellata.
Una sottile e dolorosa fitta gli attraversò il petto ma durò solo l’attimo di un ricordo. Così era molto meglio.
Rivedere tutti in salute sapendo di com’erano morti la maggior parte di loro, vederli sorridere in attesa del domani con l’innocenza nel cuore era infinitamente meglio.
La sua vita era stata così piena di addii che quasi stentava a credere ai possibili ricongiungimenti, dalla morte non si torna mai indietro è così che funziona; ma se si ha il potere di manipolare il tempo allora le cose cambiano e loro, gli X-men erano riusciti a trascenderlo spezzando e fondendone i limiti andando ben oltre le normali barriere fra vita e morte, fra tempo e spazio …
Sorrise, erano lì, la sua enorme famiglia era lì.
Lo sguardo però gli finì d’impulso sulla panchina che stava sotto l’enorme faggio a est del campo da basket e, nel vederla vuota per un attimo il suo spirito ebbe un sussulto.
Doveva esserci qualcuno lì ...
Indugiò con lo sguardo sul legno col quale era costruito il mobile come se da un momento all’altro qualcuno vi si potesse materializzare.
Ma chi?
Scosse il viso confuso quando la mente, giocandogli uno scherzo, gli mostrò una sagoma avvolta in un lungo cappotto verde intenta a leggere un libro.
 
Chi doveva esserci seduto lì?
….
Mancava qualcuno di importante il suo istinto continuava a dirglielo da che si era ripreso ma se solo avesse glielo avesse anche ricordato non avrebbe provato quel fastidiosissimo senso di … non sapere; le sensazioni non avevano visi o fattezze ma erano legate a luoghi gesti o profumi ed era già la quinta volta che il suo corpo gli faceva notare la mancanza di qualcosa, o qualcuno.
 
Quando, appena uscito dalla sua stanza, aveva visto Bobby immobile sull’entrata di  quella sull’altro lato era rimasto spiazzato nel vedere affacciarsi Kitty, come se dentro già sapesse che era un’altra la persona che avrebbe dovuto trovarsi là, che Xavier non fosse riuscito a …
Si alzò la brezza fredda tipica dei tardi pomeriggi d’autunno, quella che ti fa sentire profumo di neve nonostante all’inverno manchino ancora dei mesi, quella che porta cristalli ghiacciati che sanno di terra e foglie marce ad ogni respiro, aromi ai quali si incatenano ricordi indelebili.
 
Ebbe l’improvvisa sensazione di gelo.
 
“Che diavolo fai?”
“Scusa mi serviva un passaggio pensavo potessi aiutarmi”
“Scendi”
“Ma dove vuoi che vada?”
“Non lo so”
“Non lo sai o non t’importa?”
“Fai un po’ tu”
 
Per un battito di ciglia entrò in un mondo a parte fatto di neve e gelido vento impregnato dell’odore di pini rossi e lo Xavier’s Institute cessò d’esistergli intorno in favore di una foresta innevata.
 
Il tempo di riflettere e la terrazza tornò nella sua visuale coi limiti della dimensione dove realmente si trovava e non quelli dello strano ricordo che già faticava a ricordare.
 
Chiudendo le labbra s’accorse d’aver perso il sigaro e abbassando lo sguardo lo trovò intento a rotolare verso la fessura fra solaio e ringhiera.
Provò a prenderlo ma il tempo di reazione, vista la confusione, fu talmente lungo che compì i movimento quando il mozzicone oramai si trovava già quasi a terra.
Cosa Diavolo gli stava prendendo?
‘Merd’
 
“-ogan?”
 
Levò appena il mento cercando di apparire a Jean il più naturale possibile nonostante la posizione assurda in cui si trovava.
 
“Uhm … si?”
“Il professore vuole vederti.”
“Vado subito.”
 
Annuendo la rossa fece per voltarsi ma poi, siccome erano già ben sei giorni che si comportava da idiota, decise di chiedergli cosa diavolo avesse che non andava, sembrava del tutto fuori fase, rintronato ecco.
 
“Sicuro di stare bene?”
“Si, perché continui a chiedermelo?”
 
E lei, imitandolo levò il sopracciglio con aria saccente senza aggiungere altro certa del fatto che la situazione parlasse da sé.
Non si era mai visto il fantomatico Wolverine ginocchia a terra sulla terrazza col braccio incastrato fra le sbarre della balaustra.
Mai.
MAI.
 
“Ho la testa fra le nuvole ma che vuoi che sia? Siamo in una scuola e non ho mai tempo per me inoltre i ragazzini mi fanno imbestialire e…”
“Ti faccio notare che quello che tu definisci ‘testa fra le nuvole’ equivale ad un rimbambimento totale e il fatto di vivere in una scuola non ti ha mai impedito di prendere ed andartene quando ti pare e piace inoltre durante le tue lezioni non si sente volare neanche un pensiero, figuriamoci le mosche!”
 
Levò le mani in aria enfatizzando il doppio senso rivolto alla sua capacità di leggere le menti e lui la guardò per un attimo, spiazzato dalla passione celata dentro quei suoi occhi scuri e brillanti, per tossire poi un sorriso sghembo.
Eccola qua la vera natura della fenice, una forza ben più potente del fuoco che tutto di lei aveva consumato nel tempo passato; un potere che andava oltre la genetica e il possibile o meno giramento di coglioni del momento; erano la bontà, la dolcezza. In una parola.
Jean
Fu sul punto di dirle che era tutto ok ma ci ripensò.
Se taceva commetteva il medesimo errore di lei quando aveva fatto finta di nulla al risvegliarsi dei suoi poteri più  forti, se ignorava il suo aiuto probabilmente lo avrebbe rimpianto.
Anche solo parlare a volte faceva un’enorme differenza.
Sbuffando e decidendosi finalmente a lasciar perdere il dannato sigaro si rimise in piedi poggiandosi con la schiena alla balaustra mentre imbarazzato guardava distrattamente alla sua destra.
 
“Ti capita mai di fermarti di punto in bianco, e sapere che qualcosa non quadra?”
 
Lo sguardo fisso di lei lo esortò a continuare.
 
“Sai benissimo cosa mi è successo ” lei annuì avvicinandosi a lui con la meraviglia ancora negli occhi; usando i propri poteri alcuni giorni dopo il suo ritorno, aveva appurato di persona che la coscienza di Logan era davvero tornata indietro nel tempo e anche se le sembrava tutto assurdo non poteva negare la verità.
Quello che ora la incuriosiva era il comportamento del tutto innaturale di Logan. Sembrava essere diverso, continuamente sul ‘chi va là’, saltava per un non nulla, si  estraniava dal mondo d’improvviso per riemergere dal suo oceano di pensieri cercando disperatamente qualcosa.
La voce di lui distrasse le sue congetture e Jean tornò ad ascoltare.
 
“Ebbene sento che c’è qualcosa, qualcuno che manca.”
“Qualcuno?”
 
Schiudendo gli occhi si fece attenta.
 
“Eravamo d’accordo che vi avrebbe cercati, riuniti salvati e protetti tutti.”
 
Le sembrava di ricordare uno strano dialogo avvenuto a cavallo dei due tempi in cui Logan appunto chiedeva al professore di non arrendersi, di rintracciare tutti i suoi allievi e mentre faceva questo la sua coscienza inconsciamente trasferiva immagini e volti dei ragazzini che ricordava frequentassero l’istituto, molti di loro era andata a recuperarli lei direttamente assieme a Tempesta e Scott ancor prima dell’arrivo di Logan.
Si meravigliò pensando a questo.
Si commosse e fu felice d’aver accettato l’aiuto di Charles e di aver così conosciuto due fra gli uomini più buoni e altruisti del mondo.
 
“Va tutto bene?”
Logan si allertò avvertendo il profumo di sale provenire dalla donna senza sapere che quelle di lei erano si lacrime, ma di commozione.
“Oh, si … stavo pensando a come tutto in un certo senso si sia sistemato, ora capisco che noi, il fatto di trovarci qui intendo non sia che il compimento di un disegno scritto ancor prima della nostra nascita ed è … fantastico. ”
 
Rise le ultime parole con un espressione di estrema soddisfazione ritrovando un po’ di quella fede nel mondo che ultimamente stava andando via via perdendo.
Era assurdo, si era offerta di aiutarlo e invece era Logan che stava aiutando lei;  ogni sua parola era una ferrea certezza, era uno stimolo a credere e sforzarsi al massimo per il bene comune di umani e mutanti.
Guardare Logan era al contempo struggente e meraviglioso per lei che, essendo a conoscenza degli enormi sforzi e sacrifici che lui aveva affrontato senza paura del dolore né l’amarezza delle perdite e dei tradimenti, sapeva quanto doveva essere dura mantenersi in equilibrio senza dare di matto, perdere la fiducia nel mondo e cadere nell’oblio com’era successo a molti altri grandi uomini.
 
“Continua Logan”
“Dicevo, ho la sensazione che manchi qualcuno. Riconosco tutti i ragazzini dell’altro tempo e ce ne sono addirittura di più, alcuni nell’altra linea temporale erano nostri nemici, come Erik Mistica e Pyro che a un certo punto ci tradì; altri non li ho mai incrociati però lo stesso, sento che qualcosa non quadra, che da certe parti o a determinati orari dovrei essere con qualcuno, che …”
“Memoria sensoriale”
“Uh?”
“Probabilmente è successo che Charles non sia riuscito a trovare quel qualcuno che ti manca; forse deve ancora nascere magari è troppo presto per te per incrociarlo o avete mancato l’attimo giusto precludendovi la possibilità di incontrarvi; è possibile che gli sia successo qualcosa o peggio …”
“Non dirlo …” Le lanciò uno sguardo cupo e lei bagnandosi le labbra annui riprendendo il discorso.
“… tuttavia questa persona è così importante per te che il tuo corpo ha conservato la memoria del suo tocco, magari una rimembranza di profumo un fotogramma di una posa particolare … ”
 
Avvertì un improvviso dolore alla mano sinistra, lo stesso che provava quando sguainava gli artigli e distrattamente andò a massaggiare il palmo.
Non fece caso ai fotogrammi di memoria che accompagnarono quel gesto, gli capitava sempre più spesso di ricordare di come gli era stato impiantato l’adamantio ad Alcali Lake ma rimase pietrificato nel sentir nascere alla guancia un calore improvviso che poi diventava gelo e intorpidimento.
E di nuovo non era più appoggiato alla balaustra del terrazzo, ma a letto, svegliato di soprassalto da un incubo, con gli artigli conficcati in un candido e tiepido petto, due occhi verdi piantati nei propri e la paura d’aver fatto qualcosa di irreparabile a gelargli il cuore.
 
Chiamò aiuto e la luce si accese, entrarono alcuni ragazzini finalmente arrivò Ororo seguita da Scott e Jean.
 
“È stato un incidente …”
 
E mentre giaceva scosso dalle convulsioni quella voce tremante dolcissima e piena di spavento accompagnava il suo oblio dando conferma almeno su una cosa.
Chi cercava era una donna. Una ragaz-
 
‘Hey ragazzina’  Un treno due occhi pieni di paura, ‘avanti mi prenderò io cura di te’  una promessa e la mera possibilità di non riuscire a mantenerla.
‘Che diavolo vuoi da me?’ la sua voce grave e rabbiosa dettata dall’impossibilità di muoversi … ‘Da te? Mio caro ragazzo chi ha detto che voglio te?’ e lo sguardo glaciale di Erik che cerchiato dal maledettissimo elmo lo guardava superbo, come se valesse meno di zero, deridendolo della sua arroganza nel credersi degno del suo sforzo.
 
Quando riprese il controllo di sé giaceva a terra, la schiena contro la ringhiera la testa fra le mani, il respiro erratico il cuore che sembrava esplodergli nel petto, un’emicrania da fuoco e gli occhi di Jean che lo fissavano stupiti.
 
“L’ho vista Logan … ”
“L’hai …?”
 
 
Non finì di ripetere la domanda avvertendo la stretta che lei gli usava alle braccia probabilmente con l’intenzione di riscuoterlo dal trance. Forse i suoi ricordi erano stati così forti da essere percepiti anche da lei.
 
“… purtroppo solo di sfuggita ma non doveva aver più di vent’anni …”
“Il suo nome, sono sicuro di saperlo ma ”Chiuse gli occhi cercandolo fra le pieghe della memoria non trovandolo  “… me l’ha detto, sento che lo so eppure …”
Cercò nei propri ricordi quel cumulo di lettere trovando solo vuoto e nero, serrò la mascella riprovandoci aggrottando le sopracciglia ma tutto ciò che ne ottenne fu un dolorosissimo lampo d’emicrania.
“Rilassati e non sforzarti, stai attingendo a ricordi e pensieri che non dovrebbero nemmeno esistere nella tua mente, se insisti potresti farti molto male Logan.
Lascia che siano loro a svelarsi, poco a poco, senza fretta.”
“E se fosse in pericolo?”
“L’avresti già trovata … ”
“Uh?”
 
…….
 
 
Appoggiato alla sua Harley ripensò alle ultime parole che aveva scambiato con Jean.
 
“E se fosse in pericolo?”
“L’avresti già trovata … ”
 
Si fidava di lei, sapeva che aveva ragione, ma ora che la certezza della mancanza di qualcuno era comprovata non poteva far finta di niente, doveva trovare la ragazzina dagli occhi verdi con la paura nel cuore e farle di nuovo quella promessa.
 
La basculante sollevandosi pian piano proiettò all’interno del garage la luce amaranto del tramonto settembrino portando con sé i primi profumi dell’autunno; impugnò bene ogni estremità del manubrio dando gas mentre con un’ultima occhiata controllava di aver assicurato bene ogni bisaccia alla moto.
Fuori in cortile alcuni ragazzini stavano giocando a calcio, altri studiavano sulle panchine riparate del vento pomeridiano del patio, altri ancora leggevano sdraiati su teli colorati, un paio si erano accorti che stava partendo e seppur di malavoglia lo salutarono; sembravano delusi e Ororo una volta gli aveva detto che l’istituto era un mortorio senza di lui e i ragazzini si scatenavano solo quando lui e Scott animavano le giornate e perfino l’impassibile Ciclope sembrava ammosciarsi quando lui mancava.
Sarebbe ritornato entro pochi giorni, due settimane al massimo e avrebbe completato quel quadro con un elemento indispensabile, solo allora avrebbe avuto pace.
 
“Non la trovo Logan, o non è nata, o non fa parte di questo tempo e …”
 
Le parole di Charles lo avevano inizialmente freddato sul posto costringendolo a riflettere su quella situazione assurda.
Ma se non c’era, come mai lui si ricordava di lei? Che fosse vittima di una specie di jet-lag temporale?
Il buon Xavier poi lo aveva comunque esortato ad andare confidando nel suo istinto convinto che lo avrebbe portato sicuramente da qualche parte.
 
“Vai a cercarla se lo senti. Per un paio di settimane potremmo sostituirti io ed Hank, ma tienimi aggiornato d’accordo? ”
“Si, grazie Charles …”
 
Smise di pensare diede gas e partì diretto dove il cuore gli imponeva di andare.
 
A nord.
 
Oltre le foreste del Canada ed il confine con l’Alaska dove il mondo era selvaggio e la natura la faceva ancora da padrona e siccome da qualche giorno a questa parte continuava a percepire gli odori tipici di quei luoghi, dal vento freddo alla neve all’acqua melmosa ghiacciata, i tronchi degli altissimi alberi e la terra marcia d’inverno e gonfia di vita l’estate decise che forse passare di là gli avrebbe fatto bene.
Visto che non aveva nessun’altro indizio era comunque un punto di partenza.
 
 
 
 
TH

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3453700