Winghead and Shellhead

di Sakura Hikari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In ufficio ***
Capitolo 2: *** A colazione ***
Capitolo 3: *** Adaptation ***
Capitolo 4: *** Fuga ***
Capitolo 5: *** Benvenuto, Peter ***



Capitolo 1
*** In ufficio ***


In ufficio





Prompt di Elisa: Marvel, Stony. Office!AU in cui Tony è a capo dell’ufficio ma siccome è piuttosto incompetente gli “affiancano” Steve per rimettere tutto in ordine.
Parole: 900





 
Il primo giorno Tony pensò che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto. Va bene, forse negli ultimi tempi non era stato molto presente e aveva combinato un paio di pasticci – cosa che aveva indotto Pepper ad inarcare le sopracciglia in un’espressione eloquente – ma non c’era davvero bisogno di arrivare a misure drastiche come quella di rifilargli un assistente che lo aiutasse a gestire il suo lavoro. Più che un assistente, Tony l’avrebbe definito una badante, o una grossa spina nel culo; e a giudicare dal modo pomposo e sicuro di sé con cui Steve Rogers – questo il nome del suo tormentatore – si era presentato, aveva capito immediatamente che non potevano andare d’accordo. E poco importava che il tipo assomigliasse più ad un modello uscito fuori da una rivista di moda maschile che ad un dipendente di una multinazionale: presentiva già che il tipo in questione si sarebbe messo in testa di suggerirgli cosa fare in modo da ‘rimetterlo in riga’ (parole di Rhodes, quel traditore), e se c’era una cosa in cui Tony era pessimo era fare come gli veniva detto.


***


Il terzo giorno erano entrambi esasperati dall’atteggiamento dell’altro. Il quarto giorno finirono per litigare furiosamente dopo una riunione dei capi (Tony era certo che tutte le persone presenti nell’edificio li avessero sentiti). Il settimo giorno non si presentò al lavoro (non aveva smaltito la sbornia dell’ultima sera), costringendo Steve a venire fino a casa sua per sapere che fine avesse fatto. Tony non ricordava esattamente cosa si fossero detti, solo che erano finiti per litigare di nuovo e Steve alla fine era uscito di casa sbattendo la porta.
Oh beh, aveva pensato. Fine della tortura.
Ovviamente non poteva essere così semplice: quella sera stessa Pepper venne a trovarlo. Non era per niente contenta. Con tutta la pazienza di cui era capace gli aveva spiegato perché fosse necessario per Tony e per l’azienda che si desse una regolata e permettesse a Steve di aiutarlo a rimettere ordine nei suoi affari. Il culmine fu quando aggiunse che Steve desiderava davvero lavorare con lui. A quel punto Tony avrebbe potuto risponderle con tutta la calma di cui era capace che Steve poteva anche portare il suo bel culo sodo a quel paese, invece quello che gli uscì fu un magro: “A quanto pare la mia strategia di indurlo al licenziamento per sfinimento non è servita”.
Pepper aveva stretto appena le labbra. “Sul serio, Tony. Abbiamo bisogno che tu rimetta a posto le cose, e recuperi quelle azioni perdute. Per favore”.
E quando Pepper usava la parola magica, non c’era altro che Tony potesse fare se non obbedire.


***

 
E alla fine ci aveva provato davvero ad andare d’accordo con Steve. Naturalmente il giorno dopo era stato accolto con freddezza da parte del biondo – non che Tony si aspettasse un trattamento diverso. Farsi odiare dalle persone poteva chiamarsi la sua specialità. Ma non gliela fece neanche passare liscia, il bastardo. Steve pretese delle scuse, cosa che Tony trovò ridicola. Eppure, in qualche modo, la parola uscì fuori dalle sue labbra strette, simile ad un ringhio.
Da lì in poi fu come una lunga salita, terribile all’inizio quando ti ci accingi senza allenamento, e che diventa lentamente più semplice man mano che ti ci abitui. Non si poteva dire che Steve fosse un tipo spassoso (non se prima non si fosse deciso ad estrarre la scopa che aveva infilata su per il culo, secondo Tony), ma aveva un suo personale senso dell’umorismo, decisamente vecchio stampo e che il più delle volte faceva roteare gli occhi a Tony come a voler dire ‘diamine, fai sul serio?’ (Una volta glielo chiese per davvero, e Steve rispose affermativamente con una faccia serissima come se stessero parlando di una transazione politica. Tony aveva annotato anche l’incapacità di riconoscere una domanda retorica).
Ma fu solo quando si accorse di avere un sorriso idiota stampato in faccia, mentre riponeva i suoi documenti in cartella al termine di una lunga, faticosa giornata trascorsa quasi esclusivamente con Steve che prima di andarsene se n’era uscito con una delle sue insolite battute, che Tony si accorse che ehi, forse quel tipo non era tanto male. La voglia di prenderlo a pugni sui denti a quel punto si era del tutto dileguata; adesso non aveva più problemi se Steve insisteva per fare a modo suo, e al tempo stesso il biondo sembrava aver deciso che Tony era abbastanza maturo per sapere cosa fare, e grazie tante.
E no, doveva ammettere che non gli dispiaceva averlo accanto.


***

 
Chiedere a Steve di uscire non era stata una scelta programmata. Diamine, Tony non aveva neanche preso in considerazione l’idea di lui e Steve che uscivano insieme; e forse era colpa dell’euforia provocata durante la festa di finne anno, forse era colpa del bicchiere di troppo che Tony si era scolato, sicuramente era colpa di Steve e del suo impeccabile completo nero di sartoria che metteva in risalto la sua figura, fatto sta che Tony si sentì dire: “Io e te dovremo uscire qualche volta insieme”.
Se già questo non bastava a farli venire mille ripensamenti, l’espressione completamente scioccata di Steve bastò. Tony andò alla ricerca di una battuta sagace che lo cavasse dall'impiccio e facesse passare tutto per uno scherzo, ma Steve rispose per primo: "Va bene".
Così. Semplicemente.
“Va bene”, ripeté Tony a sua volta, non capendo perché il suo cuore stesse facendo le capriole.




 

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Capitolo 2
*** A colazione ***


A colazione



 
Tony sollevò lo sguardo dal giornale e la scena che gli si presentò davanti, nella loro spaziosa cucina quel Sabato mattina, gli fece corrugare le sopracciglia: Steve stava imboccando Peter ed esibiva una delle espressioni più ridicole che Tony gli avesse mai visto fare. A quanto pare suo marito non era in grado di nutrire Peter senza fare smorfie, gonfiare le guance o tirare la lingua di fuori, secondo un modo contorto conosciuto solo a lui di divertire il piccolo e convincerlo a mangiare.
“Steve”, disse, fingendo una pazienza che non aveva (almeno, non così presto al mattino e non dopo una sola tazza di caffè). “Tesoro, lo stai facendo di nuovo”.
“Che cosa?”, domandò lui.
“Le espressioni. Stai facendo di nuovo delle facce stupide”.
“No, non è vero”, e diamine, adesso la sua voce aveva assunto un tono cantilenante, una sorte di ‘gne gne’ per i bambini. Era stato subito chiaro che Steve era il tipo di genitore che diventava completamente scemo quando c’era il figlio nei paraggi, ma Tony aveva sperato che nel giro di qualche mese avrebbe trovato il modo di abituarsi, e invece. Le smorfie che Steve esibiva (apparentemente del tutto inconsciamente) durante i pasti non erano la sua trovata più recente, ma era di certo la più seccante secondo Tony.
“Adesso arriva l’aeroplanino…”
Oh beh. Facendo attenzione a non farsi notare, Tony estrasse silenziosamente il cellulare e scattò una foto a Steve nell’esatto istante in cui imboccava Peter. Dopotutto poteva sempre mostrargliela (insieme alle altre foto che aveva collezionato nel corso di tante, altrettanto imbarazzanti mattine) più tardi, non appena si sarebbe presentata l’occasione migliore e godersi la sua meravigliosa espressione imbarazzata e seccata.
Oppure poteva semplicemente conservarle per se, chissà.




I pensieri profondi di Sakura Hikari
La bella persona che si deve ringraziare è Federica per avermi suggerito l'immagine sotto allegata durante l'event organizzato sul gruppo "We are out for prompt" (e che io pubblico solo adesso, Nuovo livello di 'mi pesa il culo' raggiunto).
Il titolo della raccolta deriva dal fatto che Steve e Tony sono soliti chiamarsi l'un l'altro rispettivamente "shellhead" e "winghead" nel fumetto in originale. Ma questo già lo sapevate perché siate molto più esperte di me.




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Capitolo 3
*** Adaptation ***


Adaptation




Prompt di Balder Moon: MCU Stony, “Steve alle prese con la tecnologia è la cosa più divertente del mondo per Tony.
Parole: 365



 
A differenza di ciò che si poteva pensare, Steve non si trovava affatto a disagio con la tecnologia: fatta eccezione per alcuni casi che avevano suscitato l’ilarità generale e di Tony in particolare, il Capitano si muoveva con sufficiente sicurezza con computer e Ipad. In quanto al suo metodo d’approccio con essi, era tutta un’altra storia, un aspetto che non smetteva mai di divertire immensamente Tony: Steve infatti si rivolgeva direttamente al computer su cui stava lavorando, come se fosse una creatura senziente capace di comprenderlo, in tono secco e deciso come se stesse istruendo gli Avengers durante una missione, oppure, come in quel momento, assumendo una tonalità melanconica e delusa, come quella di un padre che rimprovera la cattiva condotta del figlio.
“Perché non collabori? Perché continui a tornare indietro alla pagina di partenza?”, chiese Steve sconsolato, seduto ad uno dei tavoli nel laboratorio di Tony.
Dall’altra parte della stanza, chino a sistemare un nuovo modello, Tony dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere, e anche così era ben conscio del sorriso sornione stampato sul viso che non riusciva in alcun modo a trattenere. Forse Steve lo aveva preso in parola quando gli aveva detto che le macchine avevano dei sentimenti, pensò (beh, di sicuro li avevano Jarvis e Dummie e gli altri robot che aveva costruito); in ogni caso, non aveva intenzione di rovinarsi il divertimento ed illuminare il Capitano circa la realtà dei fatti, non quando era così divertente ed adorabile nella sua genuina serietà con cui trattava le sue attrezzature.
Ma d’altra parte Cap aveva da sempre nutrito un certo interesse verso tutto ciò che lui riusciva a creare con le sue mani; era l’unico della squadra ad aver espresso ammirazione verso i suoi robot e le sue armature e a non trattarle alla stregua di giocattoli.
“Che ne dici Dummie? Lo tengo con me?”, chiese al robot che stava raccogliendo i rifiuti sparsi per il suo laboratorio, senza preoccuparsi troppo di abbassare la voce così da non farsi sentire da Steve. Dummie emise un suono elettrico e Tony annuì. “Sì, decisamente vale la pena di tenerlo con me”.
“Hai detto qualcosa?”, chiese Steve.
“Nulla”.




 

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Capitolo 4
*** Fuga ***


Fuga



Prompt di apollo41: MCU, Stony, Game of Thrones! AU. Tony è l'ultimo degli Stark e Steve dovrebbe salvarlo da Obie che lo tiene in ostaggio nella sua stessa casa. Quando lui e Steve si lanciano dalle mura nella neve, Tony è convinto che moriranno entrambi (in pratica una rivisitazione della scena in cui Sansa e Theon si buttano nella neve per scappare da Winterfell). 
Parole: 1227 



 
Il castello era in fermento. Fuori dalla stanza in cui era confinato Tony sentiva le grida degli uomini, lo scalpiccio frenetico di passi su per le scale e lungo i corridoi, il cozzare del metallo e i nitriti dei cavalli. Non era un granché su cui poter fare affidamento, ma Tony poteva tranquillamente affermare che ci fosse un assedio in corso; quello che era da stabilire è se quelli fuori dal castello si sarebbero rivelati suoi amici o nemici. Tony non confidava più nelle vecchie, ancestrali alleanze con le Casate minori, non dopo che Obie aveva tradito la sua famiglia, consegnato i suoi genitori ai loro nemici ed imprigionato Tony nella sua stessa casa. Tony non sapeva se aveva ancora qualche alleato nel mondo esterno: non aveva notizie di Happy e Pepper da settimane, e l'unica cosa che poteva sperare è che fossero ancora vivi. Gli unici che forse avrebbero potuti aiutarlo erano Banner o Romanoff, se solo non fossero impegnati a combattere le loro guerre giù al sud.  
No, sussurrò una voce nella sua mente, in realtà c'era ancora qualcuno su cui forse poteva contare, e si trovava a Winterfell in quel momento: Steve Rogers. Il problema è che Steve rappresentava un'incognita al momento: era vero non si era mai schierato apertamente contro Tony, ma non l'aveva nemmeno mai difeso dai suoi aguzzini. In pratica non aveva mai fatto nulla da quando era divenuto prigioniero in casa sua. L'unica volta in cui si erano sti, nella sala dei banchetti, si era limitato a rivolgersi uno sguardo freddo ed indifferente - che a Tony aveva fatto più male di tutti gli interrogatori e le torture a cui Obie lo aveva sottoposto. E la parte peggiore era che, nel profondo, non era affatto sorpreso di ricevere un trattamento del genere da Steve: c'era stato un tempo in cui erano stati segretamente amanti, ma, come tutte le cose belle nella sua vita, Tony alla fine era riuscito a rovinare quello che avevano. Erano riusciti a superare quella rottura, però, come due persone mature. Aveva creduto che, nonostante tutto, avrebbe potuto contare sul fatto che Steve sarebbe stato sempre dalla sua parte. A quanto pare si era illuso. 
Venne distolto da quei pensieri dal rumore della porta che si apriva. Stark si voltò e vide Steve entrare ed attraversare a grandi falcate la stanza. 
"Cosa sei venuto a fare qui?", chiese Tony sorpreso e sospettoso al tempo stesso. 
"Tony, non c'è tempo per discutere. Dobbiamo andarcene", rispose Steve in tono concitato. "Le truppe del Mandarino stanno assediando il castello. Non si presenterà un'occasione migliore per scappare". 
Tese un braccio verso di lui, ma Tony si ritrasse. Tutto questo non aveva il minimo senso. "Perché dovrei venire con te? Abbiamo trascorso settimane sotto lo stesso tetto, e tu sapevi cosa mi stavano facendo, e non hai mai mosso un dito. Perché adesso tutto ad un tratto ti importa?" 
Steve lo guardò stupefatto per un momento, per poi ricomporsi. "Capisco che tu possa avere dei dubbi, ma davvero, Tony, non abbiamo tempo…" 
"Spiacente, Rogers, ma non vado da nessuna parte finché non mi dici da che parte stai", fu la sua risposta gelida. 
Steve abbassò le spalle in segno di resa ed emise un sospiro profondo. "Dalla tua, Tony. Sono sempre stato dalla tua parte", confessò. "E vorrei aver potuto dire o fare qualcosa in tua difesa – non sai quanto – ma era necessario che non sospettassero di me. Dovevo guadagnarmi la loro fiducia e poi aspettare il momento adatto per liberarti". 
"Che sarebbe questo", disse Tony, non ancora del tutto convinto. 
"Ti sto dicendo la verità", insisté Steve, e poi abbozzò un sorriso. "Avanti, Shellhead. Fidati di me". 
Nel sentire quel vecchio soprannome Tony provò un tuffo al cuore. Non si fidava ancora totalmente di lui, ma quale altra scelta gli rimaneva? "E va bene, Winghead", rispose. "Qual è il piano?" 
Uscirono sul pianerottolo e percorsero uno dei corridoi che portava al retro del castello. All'imbocco delle scale che portavano al piano inferiore, però, vi erano appostate due guardie, e furono costretti a ripiegare per il percorso più lungo, su per le scale che conducevano ai posti di difesa del castello. E da quel momento in poi era andato tutto storto. 
Avevano incrociato un gruppetto di uomini diretti ai piani inferiori, che erano stati messi fuori gioco da Steve prima che potessero rendersi conto di cosa stesse succedendo, ma purtroppo uno di loro aveva dato l'allarme. Corsero lungo le mura esterne, ma circa a metà della traversata gli arcieri cominciarono a far piovere frecce intorno a loro, e furono costretti a ripararsi dietro le mura di una delle torri di comando, impossibilitati a proseguire o tornare indietro. 
Tony si appoggiò pesantemente contro il muro di pietra. "Grandioso. Adesso ci troviamo bloccati e nessuna via di uscita. Proprio un salvataggio perfetto, Steve", commentò senza riflettere per poi pentirsene un secondo dopo: era proprio da lui insultare l'unica persona che era venuta in suo aiuto in quella fossa di serpenti. Steve, per fortuna, non sembrò affatto turbato da queste parole. "Non è ancora finita. Possiamo ancora andarcene, se...", s'interruppe ed abbassò lo sguardo. Sembrava stesse valutando qualcosa, e stesse pensando alle parole giuste per esporlo a Tony. "Ci sarebbe un altro modo", riprese, guardandolo negli occhi. "Ma è rischioso". 
Tony fece un cenno di assenso col capo. "Mi piace. Rischioso è il mio secondo nome. Cosa proponi di fare?",  
Steve non rispose, ma spostò lo sguardo in direzione della cinta muraria e poi di nuovo verso Tony. E l'altro capì. "Intendi saltare?", domandò incredulo. 
"Il genio sei tu. Abbiamo qualche possibilità di farcela?" 
Tony si morse le labbra. Il suo primo impulso fu di chiedere pergamena ed inchiostro per buttare giù un paio di calcoli, ma sapeva che attualmente non era possibile. "Se la neve è abbondante e ci lanciamo sfruttando il giusto angolo e la giusta traiettoria... forse, dovremo riuscire a farcela, e se siamo incredibilmente fortunati senza spezzarci le gambe", rispose. "In caso contrario, siamo due uomini morti", Nella mente di Tony sarebbero morti ugualmente se avessero compiuto quel salto. 
"Se ci catturano, saremo messi peggio", disse Steve, e animato da un nuovo coraggio, gli passò un braccio intorno alla vita e si sporse oltre il parapetto. "Sei pronto?" 
Tony si aggrappò alla sua spalla. "Sì". 
E saltarono.  
A Tony sembrò che la caduta non dovesse terminare mai, di stare precipitando per anni aggrappato a Steve, le viscere contorte dalla paura al pensiero che da un momento all'altro sarebbe giunta la fine per entrambi. 
Alla fine atterrarono pesantemente sulla neve. Tony aprì gli occhi: era senza fiato, gli doleva ogni parte del corpo e la neve si era infilata sotto il farsetto e tra il mantello, ma era ancora vivo. Mosse piano braccia e gambe e, una volta constatò con gioia che era ancora in grado di muoverli, tastò intorno alla ricerca di Steve, che gli era sfuggito quando erano atterrati. Sentì delle dita stringersi gentilmente intorno al suo braccio, e voltandosi Tony vide che era vivo anche lui ed illeso. Ce l'avevano fatta, pensò sollevato. Erano sopravvissuti. 
Ma non erano ancora in salvo. La vera fuga iniziava adesso. 




 

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Capitolo 5
*** Benvenuto, Peter ***


Benvenuto, Peter




Prompt di Rosa: MCU, Stony + Peter: Steve e Tony non ce l'hanno fatta ad abbandonare quel bambino così piccolo in un orfanotrofio.
Parole: 589  



 
"Quindi non ha nessun parente in vita?", domandò Tony. 
"Affermativo, signore. Gli ultimi parenti rimasti del giovane Peter Parker, Ben e May Parker, sono periti entrambi nell'incendio provocato dall'attacco di Crossbones", confermò Jarvis. 
"Capisco". Tony sospirò e si passò una mano tra i capelli. Questo era un problema, pensò, mentre si dirigeva in soggiorno: Peter, completamente ignaro delle sue preoccupazioni, era profondamente addormentato sul divano, la testa appoggiata sul grembo di Cap a mo' di cuscino. 
"Hai scoperto qualcosa?", chiese Steve appena lo vide arrivare. 
"Niente di buono, purtroppo. Jarvis non è riuscito a trovare nessun zio, cugino o tutore che possa prendere in custodia il bambino". Tony si lasciò cadere nel posto libero a fianco a Steve e incrociò le braccia. "A questo punto, l'unica soluzione rimasta è affidarlo ai servizi sociali". Steve emise uno strano verso, a metà tra un colpo di tosse e uno sbuffo. 
"Cap? Ti è andato qualcosa di traverso per caso?" 
"Sto bene. Penso..." Steve fece una pausa, si mordicchiò il labbro inferiore con fare incerto. "Penso che dovremo tenerlo, Tony", dichiarò. 
"Tenerlo? Steve, ti prego, non essere ridicolo", disse Tony, agitando le mani in aria con fare drammatico. "Non starò qui ad elencarti tutti i motivi per cui questa è una situazione impraticabile..." 
"Perché no? Con noi si troverà meglio che in qualunque orfanotrofio o famiglia adottiva". 
"Vuoi dirmi che hai esperienza con bambini piccoli?", chiese Tony inarcando un sopracciglio. 
"So quello che serve", rispose Steve, a cui Tony reagì emettendo un verso sprezzante. "Credimi, un conto è la teoria e un conto è la pratica. Capirai cosa intendo quando ci sveglierà la notte perché ha fame e allora sarai tu a doverti alzare per dargli da mangiare, perché puoi scommetterci che non mi alzerò". 
"Non dovremo crescerlo solo noi due, ci sarà anche il resto della squadra". 
"Allora permetti che riformuli la domanda: pensi che qualcuno della squadra sappia come badare a dei bambini? Natasha farà i salti di gioia, ci scommetto. E Bruce dovrà solo tenersi alla larga ogni volta che rischia di perdere il controllo" 
"Barton se la sa cavare", obbiettò Steve. "E stai dimenticando la cosa più importante. Quando manifesterà i suoi poteri avrà un'intera squadra di supereroi che lo aiuteranno ad imparare a gestirli". 
Su questo Tony non poteva ribattere. Jarvis aveva rilevato un'anomalia nel DNA del bambino, e stava ancora ultimando le ultime analisi, ma non c'era alcun dubbio a proposito che fosse speciale e dotato di superpoteri. 
"Inoltre, ti sentiresti a posto con la tua coscienza lasciandolo in mano a degli sconosciuti sapendo che avresti potuto fare qualcosa per lui?" 
E questo... questo era una mossa sleale da parte Steve, anche se non capiva quanto male gli avesse inferto internamente, non completamente almeno. C'era stato un tempo in cui Tony Stark avrebbe reagito ad una situazione del genere affidandolo alla coppia senza figli più vicina e magari organizzando pure un evento di beneficenza. Ma molte cose erano accadute in quegli anni che l'avevano cambiato nel profondo, e Tony doveva ammettere a sé stesso che non se la sentiva di abbandonare quel bambino che conosceva da appena un giorno ma a cui si stava già affezionando. Probabilmente Steve si sentiva allo stesso modo nei confronti di Peter. 
"Odio quando tiri in balla la questione della moralità. Queste discussioni non vanno mai a finire bene tra noi due". Tony sospirò pesantemente e portò le dita a massaggiarsi le tempie. "D'accordo, hai vinto. Peter resta con noi", concesse. "Ma come ho detto, la notte ti alzi tu". 

 
 
 

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