stelle cadenti

di WHITI3N
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo (1) ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** prologo (1) ***


Prologo
È tardi, e in queste serate non si può respirare. Siedo sul davanzale della mia finestra, osservo le stelle. Che belle che sono; luminose e piccole, distantissime. Un grillo suona da qualche parte. Niente potrebbe rompere questo silenzio, che però inizia a cessare dopo un rumore. Alzando lo sguardo noto una palla infuocata che si sta scagliando da qui a qualche ettometro. Rientro in casa, nel panico, mi infilo nella piccola cantina sotto il salone e aspetto. Spero che mamma non stia tornando ora da lavoro. Poi un tonfo, la terra che trema, e di nuovo il silenzio. Esco, per andare a controllare. La roccia è fumante, poco lontano da casa mia, ma non sembra pietra… è metallo, è una capsula. Aspetto in allerta, quando lo sportello dell’aggeggio si apre, lasciando intravedere una ragazza. Capelli castani, avvolta in un vestito bianco fino alle caviglie, sembra così pura ed innocente. Mi faccio largo nel fumo, e la afferro sotto le ginocchia e le spalle. Quando la porto a casa la poggio sul mio letto e la copro con le coperte, nonostante il caldo afoso. Chissà cosa i faceva, in quel meteorite

Da WHITI3N
Hey, è la prima volta che scrivo, quindi questo primo capitolo è corto, ma spero di allungarli man mano che scrivo. Spero anche che la storia vi abbia appassionati o incuriositi almeno un po', ho tante idee per la testa, ma scombinate... se volete darmi una mano, scrivetemi, e proponetemi idee se lo farete, nel prossimo capitolo segnerò la lista dei nomi che hanno contribuito qui

 

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Capitolo 1 Mi fa male la testa, e anche se sono distesa e ho gli occhi chiusi gira tutto. Non ricordo come sono finita qui, l’ultimo ricordo è nella capsula, con un fischio assordante tutt’attorno. Manca il respiro qui, fa caldo. Provo ad aprire le palpebre, pesanti, e sul mio campo visivo compare un soffitto bianco panna, con la polvere attaccata. Quando mi alzai, il pavimento era freddo e duro sotto i miei piedi nudi, ed era una piacevole sensazione. Osservai la stanza attentamente. Pareti blu, una scrivania abbastanza datata in un angolo, con sopra fogli sparsi e penne. Sull’altro lato una piccola cassettiera di legno, con uno dei cassetti aperti, contenente cumuli di vestiti accatastati; e poco vicino due mensole sbilenche con vecchie fotografie nelle cornicette colorate. A parte i mobili, l’ultima cosa che ornava la stanza era un poster spiegazzato, un po’ strappato e rovinato, che raffigura un’astronave nello spazio. –ti sei svegliata- disse una voce proveniente dalla porta, leggera, morbida e maschile. Distolgo lo sguardo dal manifesto per guardare l’entrata alla stanza, dove fa capolino un ragazzo, capelli scuri, occhi azzurri, come il cielo, alto, forse un metro e ottanta. Aveva un fisico asciutto e scolpito, che poteva essere intravisto dalla maglia aderente che portava. Lo scrutai ancora qualche secondo, finché non si avvicinò, facendo scricchiolare il pavimento. –Davide- si presentò sorridente. –Ariel- dissi a bassa voce. –sai, non mi capita spesso di avere a casa persone trovate in un meteorite appena caduto, quindi non so come iniziare… come mai eri lì? – disse incuriosito. –è una capsula, conosciuta come nebulosa Aquila, o anche M16- precisai, ma mi fermai prima di continuare, gli esseri umani non devono conoscere nulla su di noi. –ah, come mai eri lì? – riprese. –non so- mentii. A prendere le sembianze di un uomo, si arriva ad avere anche i suoi vizi. Comunque lui non sembrò crederci per niente, ma lasciò stare. –vuoi scendere con me in salotto? – disse invece -ho preparato la colazione-

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