Harry Potter e i poteri degli Inferi 2

di Shenron87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Preludio ***


Salve ragazzi...
Eccoci qui per una seconda stagione di Harry Potter e i Poteri degli Inferi e, come penso i miei lettori più anziani sanno, il primo capitolo sarà utile a fare un riepilogo di ciò che è successo. Perchè? beh andate a vedere l'impaginazione del primo capitolo della prima serie... uno schifo ed è sempre così. Ogni primo capitolo mi viene brutto e per questo preferisco che sia questo capitolo a subirne gli effetti.
Ma non divaghiamo...
Chi ha letto la storia sa che, a fine secondo anno, la storia è stata cambiata da una divinità di nome Kairos che, volendo mettere le mani su Kalel, ha tentato di toglierlo dal controllo esercitato da Dio ma... beh gli è andata male.
Morte ha detto no! e ciò ha portato a un lustro pieno di sofferenza per il piccolo Harry che però ha trovato amici migliori, e più fedeli, di quelli in cui aveva riposto fiducia...
Perchè lo dico? Beh diciamo che ho le mie fonti, lol ;)
In ogni caso non mi sbilancio troppo ma non pensate che Ron, Blaise, Malfurret e Voldemort rimangano a guardare ;)
A presto che vado a pubblicare il prossimo capitolo e mi raccomando, rimanete sintonizzati ;)
A presto ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo Uno

(RIVEDUTO E CORRETTO)

Quella era la notte per eccellenza.
L’unico momento in cui i sentimenti, che di solito Harry teneva sopiti dentro di lui, rompevano gli argini che faticosamente aveva eretto in anni di durissima introspezione.
Lavoro che era stato favorito dall’incontro con i suoi maestri e che gli aveva fornito uno stoicismo che trascendeva i limiti umani.
A onor del vero, di umano aveva ben poco ma, parafrasando un libro che aveva letto da piccolo… al momento sapeva solo cosa non era.
A quella consapevolezza però, la notte del trentuno Ottobre 1991, se ne aggiunse una seconda e, forse, anche una terza.
Lui odiava Halloween e chi lo festeggiava incurante del fatto che, se per loro era un giorno di festa che combaciava con la fine di una guerra, per altri era invece un giorno di lutto e l’inizio di un vero e proprio calvario.
Per questo quel giorno, come aveva sempre fatto da quando aveva incontrato i suoi maestri e aveva appreso la verità sulle sue origini, Harry non era andato a lezione.
L’odore dei dolciumi a base di zucca, e le chiacchere delle ragazze su quale vestito più o meno scollato avrebbero indossato, lo urtavano fin nel profondo.
Tra l’altro perfino loro, i maghi che si vantavano da secoli della loro superiorità culturale sui babbani, avevano dimenticato che Halloween, in origine almeno, era una festività sacra rivolta a invocare l’aiuto degli dei per rinnovare la terra dopo il raccolto.
Sembrerà strano ma una tale mancanza di fede era inammissibile per lui. E dire che era cresciuto in mezzo ai babbani per quasi tutta la sua breve e sofferta esistenza.
I quindici mesi passati con i suoi genitori infatti non li calcolava minimamente. Era troppo piccolo per conservarne il ricordo, sempre che non li avesse persi a causa dell’attentato alla vita del Bambino Sopravvissuto che, non sapevano spiegarselo nemmeno i suoi maestri, all’epoca dell'incidente, viveva a casa dei Potter.
Nemmeno Kalel, che sembrava quasi essere onniscente, comprese perché, a pericolo ormai scongiurato, il piccolo orfano venne mandato in esilio nel mondo babbano pur avendo almeno due cugine paterne i cui figli, in questo preciso momento, si trovavano nello stesso castello i cui abitanti additavano come asociale il suo discepolo.
E tutto questo solo perché il piccolo Harry non si sentiva dell’umore giusto per unirsi ai bagordi e non aveva voglia di rovinare la festa ai suoi compagni di scuola.
Sarebbe andato direttamente nel suo dormitorio, tanto era il suo entusiasmo per quella festa, ma non poteva evitare una sosta in cucina. Non mangiava da quasi ventiquattro ore anche se, probabilmente, le aveva pure sforate senza nemmeno accorgersene.
Non che la convivenza con i Dursley non avesse temprato il suo fisico e la sua mente ma un certo languorino l’aveva ed era stupido morire di fame per orgoglio.
Per questo il ragazzo dai capelli cremisi, che non riusciva a pettinare per quanti sforzi facesse, e dagli occhi verdi come quelli di sua madre si diresse nelle cucine con l’intento di sgraffignare qualcosa di commestibile prima di tornare nella sua personalissima torre d’avorio.
Anche se, data l’ubicazione e i colori, l’avrebbe dovuta chiamare cripta di argento e smeraldo.
Il suo piano però prevedeva una discesa dalla torre d’astronomia, il suo eremo sensoriale, fino ai sotterranei di Tassorosso dove erano ubicate le cucine e dopo una breve sosta un'avanzata a tappe forzate verso il suo tiepido lettone.
Qualcosa però non andava. Harry sentiva chiaramente il vetusto Rettore, di quell’antica e decadente Istituzione, vegliare su lui dalla Sala Grande dove, in base alla concentrazione di energie spirituali, il ragazzo percepiva essere presente tutta la scuola, fantasmi e docenti compresi.
Harry non capiva cosa lo spingesse a divinarlo, non essendo insolito che uno studente saltasse un pasto, ma non se ne curò.
Sapeva che di non star infrangendo nessuna regola e se il Preside avesse voluto dirgli qualcosa avrebbe potuto convocarlo usando un quadro o uno dei tanti fantasmi.
Per non destare sospetti Harry decise di evitare bruschi aumenti di andatura e avrebbe continuato così, con noncuranza, se non avesse percepito un odore nauseabondo tanto forte da sovrastare quello dei dolcetti di zucca appena usciti dal forno.
Fu quello il segnale che lo convinse ad avvicinarsi all’epicentro di quel miasma pur intuendo che il Preside lo avrebbe punito per la sua incoscienza.
Una volta arrivato all’origine di quel fetore Harry però comprese di aver fatto non bene, benissimo a fidarsi del suo naso.
Solo alcuni istanti dopo il suo arrivo infatti un urlo, proveniente dal bagno delle ragazze, lacerò il silenzio che aleggiava sul corridoio del primo piano e ciò lo spinse ad agire.
Fu sufficiente un calcio, per buttare a terra la porticina di legno fin troppo stagionato, e una rapida occhiata per capire cosa stava succedendo.
Una compagna che apparteneva alla sua casa si trovava a terra, rannicchiata, tra lavandini rotti e cumuli di macerie di quelli che, un tempo, erano stati dei servizi igenici.
Harry, anche se fino al giorno prima avrebbe pagato per vederle perdere quella spavalderia che la rendeva insopportabile, non ebbe il coraggio di infierire ma trovò quello di agire..
Non prese però la bacchetta. Quel bastoncino era inutile visto che al primo anno non insegnano incantesimi utili contro un troll di montagna di dodici metri armato di clava.
Spiccò quindi un salto, che per poco non lo trasformò in un lampadario vivente, e concentrò nelle mani molta energia sperando di poter eseguire la tecnica che, esclusa l’abilità lasciatagli in dono dalla madre, e che non voleva utilizzare se non in casi eccezionali, riteneva come la più efficace possibile contro un troll.
Gli ci volle poco, grazie agli allenamenti a cui si era sottoposto per difendersi da Dudley e dalla sua gang, per convertire la sua aura in energia fredda che scagliò sul pavimento creando uno spesso strato di ghiaccio che utilizzò, una volta atterratoci sopra, per scivolare fino ai piedi di un mostro troppo lento e stupido per accorgersi di ciò che stava succedendo.
La strategia di Harry si basava sulla speranza che la pelle del troll, che lo rendeva insensibile al dolore, lo rendesse insensibile anche al freddo e, ringraziando Merlino, il ragazzo aveva ragione.
Harry se ne rese conto quando vide che il troll non si era minimamente accorto ne del fatto che le sue caviglie erano state arpionate dal mago, ne che esse ricevevano senza sosta un generoso afflusso di energia fredda.
Il ghiaccio quindi, sebbene molto lentamente, si propagò partendo dal punto in cui Harry aveva piazzato le mani proseguendo verso la testa del gigante.
La porzione inferiore della gamba e i piedi furono i primi a congelarsi mentre il resto impiegò un po di più.
Fu solo quando il ghiaccio raggiunse i gomiti che il troll si accorse delle limitate capacità di deambulazione in cui versava ma, purtroppo per lui, ormai era troppo tardi ed Harry non dovette nemmeno sforzarsi più di tanto per completare l’opera. Il resto è facile da immaginare.
Ridotta la creatura a un ghiacciolo, il ragazzo tentò di sollevarlo come aveva visto fare in quel celebre cartone animato, ma non ci riuscì.
Il troll, infatti, pesava quanto due elefanti adulti e lui era lievemente a corto di energia.
Per questo inviò il poco potere che gli rimaneva nelle mani emancipandole dalla morsa del ghiaccio e, una volta libero di muoversi come più gli aggradava, si avvicinò alla compagna osservandola attentamente.
Non era brutta, anzi… Con i suoi capelli neri che le cadevano alle spalle lisci sembrava Kotegawa, una delle protagoniste di un manga molto in voga nel paese natio di quei nonni che non aveva mai conosciuto e che aveva potuto leggere solo grazie ai suoi maestri.
Anche il suo carattere, per certi versi, era simile a quello di Yui.
Come quel personaggio fittizio, anche lei odiava le cose spudorate eppure, e di ciò Harry era molto grato, non aveva un carattere introverso e ligio alle regole..
Quello era prerogativa della Granger che, ringraziando gli dei, era più intenzionata a far colpo sul Bambino Sopravvissuto e sul suo amichetto che cercare di irretire Percy Weatherby, il prefetto perfetto, o sarebbero stati augelli per diabetici per tutti gli studenti di Hogwarts.
Fortunatamente lei non era così sciatta. Lei era una ragazza forte e orgogliosa ma qualcosa però l’aveva spinta a capitolare nel bagno.
Fu questo a incuriosire non poco il giovane Harry.
Per questo, senza dire nulla, si avvicinò e la prese in braccio salendo le scale fino a tornare nella torre d’astronomia.
Solo una volta giunti a destinazione lei si lasciò andare e versò tutte le lacrime che aveva in corpo.
Ogni tanto si lasciava scappare qualche frase sconnessa ma due parole Harry fu capace di comprenderle : Malfoy e Weasley.
Due facce della stessa medaglia che, pur portando avanti valori nettamente diversi, utilizzavano gli stessi metodi per difendere le loro tesi.
Offese, minacce e urla contro chiunque non la pensasse come loro.
Lui avrebbe potuto zittirli entrambi grazie ai suoi soldi, al suo rango e alla sua storia ma aveva preferito ignorarli per quieto vivere.
Per questo il ragazzo si vergognò e si promise che avrebbe cercato di aiutare almeno lei.
Ci volle un po prima che riuscisse a calmarsi ma, quando lo fece, la ragazza si addormentò ed Harry non ebbe cuore di svegliarla.
Per questo, attingendo alle poche energie che gli erano rimaste, si smaterializzò direttamente nella sala comune in modo da evitarle anche la beffa di venir rimproverata per aver violato il coprifuoco.
Harry sapeva che era vuota ma fu sollevato lo stesso nel trovarla deserta. Quell’inizio di anno non era stato bello come se lo sarebbe aspettato.
Per liberarsi della Piattola-che-è-Sopravvissuta, con cui divideva la stanza durante le vacanze estive, d'inverno dormiva in un ripostiglio per le scope, era infatti arrivato a Hogwarts risoluto a supplicare il Cappello di mandarlo a Serpeverde.
Un simile evento però non era piaciuto a tutti coloro che, ritenendolo il figlio di due martiri, non approvavano che fosse finito nella casa da cui era uscito il loro carnefice e i suoi alleati. Hagrid e la McGranitt in testa.
Ciò che dicevano però non lo tangeva minimamente. Aveva una cameretta tutta sua e il mio cognome era abbastanza rispettato da non dover temere tiri mancini da parte dei compagni.
Non che fosse diventato il beniamino della casata ma, almeno, il Direttore lo aveva preso in simpatia.
Lo aveva anche invitato a quello che chiamava il “Lumaclub” assieme alla Granger, che lo aveva stupito per le sue abilità da pozionista, e all’onnipresente Paciock che, per uno che come lui collezionava futuri membri dell’establishment, era un diamante allo stato grezzo.
Anche il Preside, il vecchio Dippet, sembrava essersi affezionato a lui.
La sua educazione e la sua intelligenza però non gli avevano permesso di fare una buona impressione con tutti i docenti.
Silente, docente di Difesa, infatti non sembrava fidarsi molto del ragazzo e la cosa era reciproca.
Harry però non sapeva che quel semplice gesto, salvare quella ragazza e consolarla alla meglio delle sue limitate capacità empatiche avrebbe, purtroppo, cambiato lievemente l'opinione che il vecchio aveva di lui.
 
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Erano passate poche ore da quando i due Serpeverde erano tornati nel dormitorio e il sole aveva deciso di sorgere in anticipo pur di far loro un dispetto.
Incapaci di continuare a dormire si alzarono, lievemente imbarazzati, e scesero in Sala Grande per fare colazione.
O dovrei dire salirono, visto che erano alloggiati nei sotterranei? Ma non divaghiamo.
In ogni caso non appena i ragazzi entrarono nella Sala, il brusio sommesso si fermò di botto e tutti si voltarono a guardarli. Come se già non si sentissero abbastanza imbarazzati.
“Signor Potter!” esordì Dippet cercando di richiamare l’attenzione del ragazzo.
“Potrebbe venire qui un attimo?" chiese con pacatezza.
Harry annuì e, separandosi da Elaine, si avvicinò al tavolo degli insegnanti.
“Cosa posso fare per lei, Signore?” domandò fingendo di ignorare il fatto che il vecchio preside l’aveva tenuto d’occhio per quasi tutta la serata.
“Ho deciso di assegnare cinquanta punti a Serpevederde per l’eroico gesto di ieri sera, oltre ad attribuirle un encomio per i servigi resi alla scuola...” disse sorridendo mentre i Serpeverde e i Grifondoro per poco non si strozzavano per l’insolita notizia.
Ricevere così tanti punti in una volta era un evento più unico che raro, specialmente se il beneficiario era una serpe.
“Oddio se non amo questo simpatico nonnino...” pensò Harry cercando di non far cadere i suoi deflettori mentali messi a dura prova da Silente.
“Vorrei però sapere come mai ieri non era presente durante i pasti e perché hai saltato tutte le lezioni della giornata.”
Sarò onesto. La domanda spiazzò Harry come raramente accadeva, specialmente considerando che non era raro per gli studenti saltare alcune lezioni.
In ogni caso Harry, consapevole del nuovo ruolo che avrebbe dovuto assumere per limitare l’egemonia di Malfoy e di Weasley, decise di non mentire.
Poteva essere inoltre la sua occasione per ottenere qualche concessione.
“Beh… ieri era l’anniversario della morte dei miei genitori...” disse mentre un fugace lampo di compassione si fece largo nello sguardo penetrante del plurisecolare educatore.
Il vecchio però non disse nulla limitandosi ad ascoltare la spiegazione dell’alunno fino in fondo prima di decidere come comportarsi.
“Di solito rimanevo a casa in quei giorni e, non essendo dell’umore giusto per festeggiare, ho preferito stare per conto mio piuttosto che rovinare la festa agli altri ragazzi.”
“Capisco… Per questa volta sei scusato ma voglio darti due ammonimenti. Il primo è di non usare più la smaterializzazione qui dentro. Qualcuno aveva dimenticato di attivare le difese e ora che le abbiamo riattivate, se ripetessi il gesto, rischieresti di morire...” disse serio.
Harry lo guardò perplesso prima di chiedergli cosa fosse la magia di cui era diffidato dall’eseguirla.
“Quando scompari da un punto A per apparire in un punto B...” intervenne Silente scrutandolo con i suoi odiosi occhietti azzurri.
“...pratica che ti consiglio di non eseguire più o rischi di spaccarti, specialmente se sei inesperto.”
“Ah capisco… allora non si preoccupi. Io la faccio da quando ho cinque anni e non è mai successo nulla...” obiettò Harry risoluto riuscendo, per la prima volta, a stupire quel insopportabile vegliardo.
Vederlo con lo stupore stampato sul viso era un esperienza impagabile e gli sarebbe piaciuto anche rivelare le sue origini demoniache ma Kalel era stato categorico.
Quello era un segreto da mantenere tale il più a lungo possibile, specialmente durante gli anni scolastici.
“Creature volubili erano i maghi. Un momento prima ti osannano, l’altro ti fanno cadere dal piedistallo che poi usano per picchiarti...” gli aveva detto poco prima dell'arrivo di Hagrid che lo avrebbe dovuto portare a Diagon Alley per comprare il materiale scolastico.
“Lo fai da sei anni?” chiese Silente perplesso.
“Mio cugino e i suoi amici volevano picchiarmi e mi trovai all’improvviso sul tetto della scuola...”
Fu in quel momento che Paciock si alzò in piedi e si permise di difendere Dudley e i suoi amici.
Babbani che, secondo il suo illuminante quanto ingenuo parere, erano brave persone e non sarebbero mai stati capaci di fare cose simili.
Harry, vedendo che la parola di Neville aveva quasi trasformato la sua dichiarazione in un’illazione, con estrema noncuranza, si tolse la divisa e iniziò a sbottonare i bottoni della camicia partendo da quelli delle maniche ignorando le proteste della McGranitt e di Silente.
Quando l’ultimo bottone venne liberato si sfilò la camicia esponendo agli sguardi di tutti la sua collezione di cicatrici.
“Queste me le hanno fatte i Dursley, tutta la famiglia Marge e Squarta compresi, per il semplice fatto che esisto e che respiro la loro stessa aria...” disse mentre il giovane Paciock diventava pallido.
“Q-Quando?”
“Quando, Paciock? Beh tu vieni solo per le vacanze estive e hai iniziato a frequentare casa nostra solo dal tuo sesto anno di vita. Tu non hai mai visto il loro vero carattere, quello che mostrano quando non ci sono testimoni...”
“V-Vero c-carattere?”
“Eh già, Paciock… vedo che sei lievemente distratto. Forse, se smettessi di crederti un dio sceso in terra e prestassi attenzione, scopriresti quanta feccia gira intorno a te solo per vivere di luce riflessa.”
“Feccia?” ripetè confuso mentre Harry iniziava a rivestirsi.
“Beh Neville… non è stato mica un Serpeverde a offendere Elaine facendole quasi perdere la vita. E ho sottolineato il quasi perché passavo di li per caso. Se non avessi avuto un languorino oggi staremmo celebrando un funerale. Eppure non ho ancora udito una sola parola di scusa levarsi dal tuo tavolo...” disse fissandolo con freddezza.
“E perché dovrei pentirmi? Mica è morta!” esclamò Weasley paonazzo.
“Ecco Paciock… quella è la feccia di cui parlavo." Esclamò Harry sorridendo beffardo.
"Gente che, solo in virtù dell’amicizia che tu, ingenuamente voglio sperare, concedi loro si sente in diritto di dare un valore alle vite umane solo in base a dove uno stupido pezzo di stoffa sgualcita le ha smistate...”
“Tu dici che sono feccia? E tu allora tu sei finito...”
“Nella casa da cui sono usciti Merlino, Moody, Scrimgeur e altre persone di successo. Se avessi ascoltato il cappello, invece che provare un orgasmico piacere nell’udire le tue ridondanti corbellerie su virtù di cui ignori il significato e sei troppo infingardo per sforzarti di cercarne il significato su un vocabolario, avresti sentito che a Serpeverde vengono smistati gli ambiziosi, e non è un crimine ambire a condizioni di vita migliori. Specialmente se si dorme per undici anni in un ripostiglio per le scope…” rispose il ragazzo sfoggiando un’eloquenza che lasciò priva di parole quasi tutta la scolaresca.
Quasi tutta, purtroppo.
“Casa da cui è uscito anche Tu-Sai-Chi!” tuonò Ronald rosso in volto, incapace di capire quando attuare una ritirata strategica.
“Beh non puoi negare che sia uno dei maghi più abili e potenti mai esistiti anche se devo deludere le tue aspettative. Essendo cresciuto con i babbani il mio idolo è, e rimane, Merlino. Sai gli hanno dedicato moltissimi film, cartoni e racconti... gli unici casi in cui alla parola magia non seguivano frustrate...” disse voltandosi e dirigendo lo sguardo verso il preside.
Iniziò quindi a rivestirsi, in modo da rendersi nuovamente presentabile, prima di porre una sola domanda a Dippet.
“Deve dirmi altro, Signore? Avrei un certo languorino...” domandò ricevendo il permesso di congedarsi.
Era quasi arrivato al suo posto quando Weasley decise di rincarare la dose.
Ci aveva messo molto e quindi, secondo lui almeno, doveva essere una carta vincente.
“Come puoi dire questo? Non pensi ai tuoi genitori? Non sei infuriato per ciò che gli è successo?”
“In verità no...” rispose freddamente dando le spalle al rosso.
“Rivedo quella scena almeno una volta ogni notte e posso dirti che hanno scelto loro di morire. Voldemort li avrebbe risparmiati se si fossero fatti da parte e gli avessero dato Neville. Così non è stato e serbare rancore sarebbe stupido, oltre che inutile...”
“Stupido? Inutile?” sbottò Neville mentre Harry si voltava e lo iniziava a fissare con intensità.
“Rimuginare sopra questi eventi riporterà in vita i miei genitori? Io non credo quindi...” disse con noncuranza.
“Ma...”
“Mi dispiace Paciock. Capisco che, per dimostrare di meritare gli onori che ti vengono attribuiti, tu voglia fondare la tua personalissima Lega della Giustizia e dare la caccia ai peggiori criminali del mondo... ma sai qual'è la cosa brutta, amico? Gli eroi alla fine muoiono e io voglio una famiglia con dei figli che vorrei veder crescere a casa mia e non in quella di mio cugino...”
Questa volta Harry non si diresse verso il posto ma direttamente verso l’uscita.
“D-Dove v-vai?” pigolò Elaine.
“Tu mangia pure. Io ti aspetto fuori… sai com'è... mi è passato l’appetito...” disse abbozzando un sorriso.
 
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L'Angolo di Shen

Salve Ragazzi... ho sforato un po, avendovi promesso un capitolo per ieri ma mi sono accorto di aver virtualmente commentato salvo scoprire di averlo fatto solo nella mia mente.
Sto invecchiando...
In ogni caso oggi vorrei dare alcune delucidazioni.
Partiamo dal vecchio Harry (che chiamerò HB visto che il suo casato demoniaco, per chi non lo sapesse, era uello dei Bunè.)
Lui e il suo gruppo, decisi a capire perchè, di tanti luoghi dove comparire si erano trovati davanti a un piccolo Harry mezzodemone e, non avendo un luogo dove vivere, si sono trasferiti alla stamberga strillante e vivono usando le abilità con cui sono nati per... beh ne parleremo in seguito.
Loro hanno allenato il piccolo HArry G e lo hanno più o meno cresciuto visto che lo hanno incontrato quando era na creaturina di cinque anni.
Ma non temete.... non è Overpower. Ci hanno pensato i Dursley, tra punizioni, lavori forzati, scuola e compiti a impedirgli di allenarsi decentemente.
Poi c'erano le spensierate vacanze di Neville che andava a zonzo per Privet drive con Dudley e questa sarà una costante di una seconda fiction. Purtroppo sono fatto così. Mi vengono in mente due fiction alla volta.
Una di esse la vedrete presto, si spera, l'altra, ideata poche settimane fa, per motivi logistici l'ho fusa con quella già collaudata di Harry.
Perchè? Beh mi serviva un mondo dove far allenare Harry B e Kalel in vista della battaglia finale contro Voldemort ma dove non diventassero capaci di distruggere un pianeta inarcando un sopracciglio... e dopo lunghe e sofferte meditazioni questo era il mondo più simile a quello che serviva a me.
Veniamo a Kalel... ora non penserete mica che è diventato il nuovo nostradamus? Nono... lui sa tutto perchè viene dal 1995, ha grandi conoscenze sulla magia grazie a suo nonno e ha scoperto la verità sulla profezia e sul gesto di Lily (e Serana nel loro mondo, per altri motivi). Logico che nel 1985 sembri un saggio-eremita-veggente al piccolo Harry.
Detto questo veniamo ad Horace e Armando. Horace è dovuto, misteriosamente tra l'altro, tornare in servizio causa un'inatteso caso di Sifilide (e non vaiolo come hanno tradotto erroneamente, mi auguro, i traduttori italiani) del drago che ha colpito il povero Severus Piton (e non sto scherzando.) Armando, che secondo la Rowling morì alla veneranda età di trecento anni (durante il secondo mandato da Preside) qui non è morto e, andata in pensione la Gaiames o come si chiamava la prof di Tommy, ha dato il posto a Silente e ha promosso una "dotata" Minerva come docente di trasfigurazione.
Diciamo che volevo cambiare... sempre Silente e Piton... ci voleva gente che portasse una ventata di innovazione e rottamasse gente come Raptor, Allock e Mr (Hai gli occhi di tua madre, ero il migliore amico di tuo padre, sono perennemente disoccupato ma ho troppi impegni per venire a trovarti) Lupin.
Ma non temete, loro e tanti altri compariranno...
A presto e mi raccomando, commentate numerosi ;)
Un abbraccio, Shen

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Hogwarts, Agosto Millenovecentonovantuno.
 
Erano trascorsi undici anni dal giorno in cui Lord Voldemort era scomparso nel nulla e, sebbene il mondo magico fosse convinto di essersene liberato per sempre grazie al piccolo Neville, il preside di Hogwarts non ne era così sicuro.
Mancava poco meno di un mese al giorno in cui il bambino sopravvissuto avrebbe fatto il suo ingresso ad Hogwarts e, Merlino volendo, si sarebbe diplomato li.
Voldemort però sarebbe tornato e Dippett sentiva che il ragazzo avrebbe corso molti rischi.
Per questo motivo, consultandosi con il corpo docenti e con aveva preso la decisione di assoldare un gruppo di esperti per proteggerlo quando sarebbe stato lontano dal suo sguardo e vulnerabile.
Per questo motivo quel giorno, ad istituto ancora chiuso, assieme ai quattro direttori delle case e al suo vicepreside, Dippett attendeva una visita che sperava avrebbe aumentato le loro possibilità di vittoria.
Il plurisecolare mago era assorto nei suoi quando Hagrid, dopo aver bussato, fece accomodare due ragazzi nell'ufficio e consegnò un piccolo oggetto al suo principale facendo attenzione a non farsi vedere dai due ragazzi che, non essendo mai stati in quella stanza avevano distolto lo sguardo dal loro “Cicerone”.
Consegnato l’oggetto, e ricevuti i ringraziamenti del caso, il custode venne gentilemente congedato in modo che i ragazzi potessero discutere alcuni dettagli con il preside.
“Impressioni?” chiese Dippett sorridendo.
“Vuole la verità.... o la verità?” chiese una ragazza dai capelli neri togliendosi il cappuccio.
“Prego signorina?” domandò sorridendo per l'acutezza della domanda.
“Tsubaki... mi chiami pure Tsubaki...” rispose la mora scegliendo di utilizzare il nome giapponese della camelia, fiore noto per essere scarsamente appariscente e il suo profumo quasi inesistente.
“Notevole, nessuna inflessione nel suo Inglese...”
“Abbiamo viaggiato a lungo e l'inglese sembra essere diventata la lingua internazionale negli ultimi secoli...” intervenne sorridendo un ragazzo dai capelli color oro che si era tolto anch'esso il mantello.
“Non vale però! Non ha risposto alla domanda...” lo incalzò la ragazza.
“Una verità vera mi andrà bene, anche se amara...” rispose sorridendo.
“Ok allora le posso dire che è un idiota... il prescelto è un idiota privo di talento” rispose Tsubaki mentre sul volto di Lucius Malfoy, presente per fare le veci del Consiglio d’Amministrazione, si dipingeva un sorriso trionfale.
“Un idiota e perché?” chiese rimanendo impassibile l'anziano mago.
“Perchè per essere un mago così giovane ha un discreto potere...” si intromise il biondo.
“...ma è troppo ingenuo e si fida troppo del prossimo. Non sarà mai in grado di sconfiggere un mago addestrato a uccidere, figurarsi Voldemort. Il suo amico invece ha un maggior potenziale anche se io e Tsubaki abbiamo ucciso per molto meno di quello che quei babbani gli hanno fatto subire...” disse gelido e sia Lucius che Dippett videro che non era un bluff.
Lui e la ragazza avevano ucciso davvero.
“Allora è buono...” lo corresse Dippett con cortesia.
“La bontà è un lusso che i deboli non possono permettersi. Specialmente se si ha un mago come Voldemort che ti vuole morto...” ribattè' il ragazzo.
“Mi dispiace è colpa mia...”
“No, lei non ha colpe. La colpa è di Silente...” rispose il biondo stupendo i presenti.
Nessuno in Inghilterra aveva mai osato muovere un accusa al più grande mago del mondo, e lui lo trattava come se parlava di una nullità qualunque.
“Lo poteva affidare a famiglie magiche di buon cuore. Poteva farlo crescere con Neville fin da piccolo o, dato che aveva perso tutto in quella guerra, crescerlo lei in questo castello... Nessun Mangiamorte avrebbe assaltato Hogwarts con Silente come insegnante...”
“Parlavo di come sei diventato cinico... sembra che odi i babbani quasi tanto i maghi che minacciano la vita del giovane Harry...” disse senza nascondere l'amarezza nella sua voce.
Il ragazzo sentendolo parlare così ridacchiò a lungo prima di degnare il suo ospite di una risposta.
“In verità, escludendo i Dursley, sono i purosangue o i mezzosangue che disprezzano le loro origini quelli che odio...” ammise serio.
“...inoltre, al contrario di voi maghi che avete scelto di isolarvi dal mondo, ammiro la cultura babbana. Quando non sono dominati da assurdi dogmi religiosi, la loro idea di un mondo magico è molto poetica e dovrebbe essere d'esempio anche per i purosangue sebbene sia consapevole che qualcuno come me non abbia il diritto di giudicare nessuno...”
“Tu non sei cattivo...” lo corresse il preside.
“Solo perché ho incontrato lei. In caso contrario l'odio che covavo mi avrebbe divorato...” disse con uno sguardo che fece rabbrividire Lucius.
“Quindi lei ti ha cambiato?” sorrise il vecchio mago.
“In parte...” ammise il ragazzo. “Avendo qualcuno da difendere non posso compiere azioni avventate e per questo che voglio mettere in chiaro una cosa...”
“Se dovrai scegliere tra Tsubaki ed Harry darai la priorità a lei vero?”
“Esatto. Quindi se dovete uccidere Voldemort fatelo ora che è privo di un corpo tangibile e non speri che in sette anni mi affezioni tanto ad Harry da mettere in pericolo la mia sposa...” disse gelando le aspettative di Silente e Dippett.
Non immaginavano che il ragazzo fosse in grado di leggere tra le righe con una simile precisione.
Fortunatamente per il buon vecchio Armando, ci pensò la sua vice a distogliere l'attenzione da lui e dargli il tempo di formulare un nuovo piano di battaglia.
“Sposa?” chiese la McGranitt lievemente indignata all'idea di cosa facessero due bambini di quattordici anni nella loro stanzetta.
“Si.. ci siamo sposati e come penso tutti possiate capire...” aggiunse divertito “...lei mi concede privilegi a cui difficilmente vorrei rinunciare...”
“Ovviamente. La tua consorte viene prima di tutto...” concesse Dippett abbozzando un sorriso.
“A tal proposito... vorrei discutere alcuni dettagli prima dell'inizio delle lezioni.”
“Prego...”
“Come penso abbia capito, io e i miei tre compagni apparteniamo a stirpi quasi del tutto estinte...”
Dippett, abbastanza vecchio da ricordarsi il periodo in cui i demoni e gli angeli giravano liberamente per il mondo non potè fare a meno di annuire.
“La guerra è una brutta cosa...” rispose mesto.
A causa di quel conflitto aveva perso molti amici che aveva in tutte e tre le fazioni.
“Già… ma noi abbiamo trovato, dopo aver girato in lungo e in largo, altri due esseri come noi.”
“Il signor Potter è uno di loro...” disse Dippett stupendo i suoi colleghi.
Non era una domanda ma il biondo annui lo stesso.
“...motivo per cui avete sempre lasciato due membri del vostro gruppo a Privet Drive.”
Nemmeno quella era una domanda ma Tsubaki rispose lo stesso.
“Anche senza la presenza di Inferno e Paradiso il rischio che un esorcista passasse di li e lo uccidesse era alto. Inoltre il fatto che le tre fazioni non esistano non elimina il pericolo potenziale creato da esseri di altre mitologie… Come i demoni orientali o Yokai...” spiegò la mora senza battere ciglio.
“Inoltre in Harry il potere dei Bael è possente. Se non lo avessimo addestrato e gli avessimo permesso di sprofondare nell’oscurità il Regno Unito avrebbe avuto problemi ben maggiori di Voldemort da affrontare.” intervenne il ragazzo.
“Capisco… e la seconda persona?” domandò l’anziano mago mentre
“Una ragazza che vive in un orfanotrofio. Vorremmo adottarla onde evitare che qualche mangiamorte, o peggio qualche Yokai, si avvicini a lei con l’intento di insegnarle a usare i poteri in modo sbagliato.”
“Un nobile intento, non cè che dire… ma potete permettervelo?” si intromise la McGranitt
“I soldi per comprare una casa e dare a una bambina ciò che le serve non ci mancano...”
“Allora farò preparare le carte… che cognome avrà la ragazza?”
“L’adotteranno mia sorella e mio cognato ergo Valefor andrà bene.” rispose Harry.
“E sia... ma per i soldi? La paga è sufficiente?”
“Beh visto che ci verrà data la possibilità di allenare due piccoli demoni in un luogo relativamente sicuro. Che ci verrà rilasciato un attestato magico che ci permetterebbe di trovare un lavoro... diciamo più sedentario... accettiamo l'offerta. La paga è bassa sebbene anche la minaccia sia in fin dei conti bassa...” rispose Tsubaki sorridendo.
“Capisco... e dove pernotterete in questo mese?” chiese la Professoressa Mc Granitt entrata in modalità chioccia.
“Abbiamo una stanza al grugno di porco...”
“Non è una locanda per signorine...” obiettò sdegnata la docente.
“Le dirò... in missione abbiamo visto posti ben peggiori. Inoltre ci serve solo per dormire.” rispose serafica la ragazza.
“A tal proposito siete ancora contrari all'idea del dormitorio?” chiese Silente fissandoli con intensità.
“Si...” replicò il ragazzo ignorando lo sguardo che il direttore di Serpeverde gli rivolse.
“Può sembrare una richiesta egoistica, ma non vorrei che nel sonno facessi del male a qualche bambino...” fu il commento asciutto del ragazzo.
“E perché potresti fare del male ad un bambino?” chiese il più basso dei quattro direttori che affiancavano Dippett in quella riunione a porte chiuse.
“Perché facendo il mio lavoro è mentre si dorme che si rischia di venire uccisi da mercenari rivali... per questo tutti, chi prima chi dopo, imparano a reagire al minimo segnale di pericolo pur continuando a dormire... Inoltre quando dormo... beh diciamo che i fantasmi del mio passato tornano a tormentarmi e quando ciò accade l'unica persona che riesce a riportarmi alla realtà è la mia dolce Tsubaki. Quindi capirà che non sono idoneo a convivere con altre persone.” disse con una nota di tristezza che venne colta da tutti.
“Se volete posso farvi preparare una suite temporanea in attesa dello smistamento...” propose il preside studiandoli con attenzione.
“Possiamo?” chiese la ragazza sporgendosi e facendogli gli occhioni da cucciolo
“Sai che la parte logistica, nei tempi morti, la lascio a te...” concesse sorridendo.
“Allora accettiamo signor Preside...” esclamò sorridendo Tsubaki
“Ma è chiaro che i nostri veri nomi, quelli usati per l'iscrizione a scuola, non devono diventare di pubblico dominio....” intervenne il moro.
“Ovviamente... anche se non ho capito il perché...” chiese Dippett continuando a studiarli.
“Diciamo che quello che abbiamo fatto fino ad oggi è stato solo per sbarcare il lunario fino alla nostra maggiore età... e ciò potrebbe averci creato qualche nemico. Lei però si merita una vita normale...”
“Una vita che se i vostri veri nomi, di cui solo il preside è a conoscenza, fossero associati a voi, voi non potreste vivere vero? Ma voi siete qui...” obiettò la Mc Granitt.
“Suvvia professoressa, crede che in missione abbiamo mai mostrato il nostro vero aspetto? E questa è una missione. Solo una persona conosce il nostro vero aspetto ed è rimasta viva per raccontarlo...” rise Tsubaki facendo inarcare un sopracciglio alla donna che riteneva innaturale parlare con tanta allegria di omicidi.
“Due...” la contraddisse il moro.
“Perchè due?” chiese la ragazza
“Si da il caso che, se i quattro direttori delle case hanno scoperto la nostra esistenza oggi, il preside sapeva di noi, e lo ha fatto capire da ciò che ha detto. Il vecchietto che veniva spesso a controllare Neville si sarà accorto di noi e deve averlo informato.”
“Beh non fa nulla...” disse Tsubaki seria “Comunque perché qui ci sono sei persone se prima di entrare ne ho percepite sette?” chiese la mora portandosi un dito sulle labbra.
“Perchè il vecchietto si trova nella parte della stanza immersa nell'ombra...” fu il commento gelido del ragazzo.
Commento che fece trasalire i quattro direttori ed il consigliere.
“Te ne sei accorto?”
“Ricordo il potere di ogni mago o creatura magica che incontro...” rispose con semplicità.
“Ma non sembri preoccupato...” commentò Dippett.
“Non più di tanto...” dichiarò il moro alzandosi e dirigendosi verso la porta.
“Quindi non lo ritieni una minaccia?”
“Non esiste uomo o donna sulla faccia del pianeta che io consideri tale...” disse aprendo la porta e varcandone la soglia
 
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“Armando, faremo bene a chiedere il loro aiuto?”
“Minerva, anche se non sembra, siamo noi a doverli aiutare. Se li lasciassimo andare e succedesse qualcosa alla ragazza, temo che nascerebbe un signore oscuro che nemmeno io e Voldemort insieme potremmo arginare...”
“Era serio?” chiese Vitius
“Purtroppo si...” esordì Silente uscendo dalla penombra.
“Ero presente quando ha trucidato una trentina di criminali silenziosamente e senza bacchetta...”
“Ma è un ragazzo...” intervenne la Sprite, la robusta direttrice di tassorosso.
“All'epoca in cui iniziarono a prendersi cura di Harry avevano lo stesso aspetto. Per quanto ne sappiamo potrebbero essere anche più vecchi di me o di Armando...”
“Non possiamo giudicarlo...” intervenne Dippett serio
“Hanno perso ogni legame che avevano durante la guerra e, da quando si sono risvegliati, stanno facendo del loro meglio per vivere una vita onesta e se fossi in te Lucius starei attento a come ti comporti con loro...”
“Perché?”
“Perchè non ha ripetuto che ha ucciso per intimorire me o i tuoi colleghi... lui non ha fatto altro che fissare il tuo braccio.”
“Sta dicendo che anche se non è più visibile...” farfugliò Malfoy sconvolto.
“Lui ha percepito l'ubicazione di Albus... credi che non percepisca le tracce di un incantesimo così potente? Lui è su di un altro livello anche rispetto ai normali auror di cui dispone il nostro paese. Per questo ha detto che metterà davanti la vita della sua ragazza... ma”
“Se un mangiamorte o Voldemort la dovesse sfiorare...” concluse Luciua sgomento.
“Vedo che hai colto il segno... per lei si accontenterebbe di diventare un semplice impiegato... ma se le dovesse capitare qualcosa...” disse Dippett in modo che tutti cogliessero il pericolo a cui sarebbero andati incontro nel caso qualcuno avesse commesso quel mastodontico errore.
 
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I ragazzi, rimasti soli, avevano ottenuto il permesso di girare per il castello in modo da poterlo studiare per proteggere meglio Harry.
Dopo un lungo tour del castello, durante il quale avevano memorizzato ogni singolo anfratto, dalle torri più alte ai sotterranei, un elfo domestico li condusse fino al settimo piano dove, a lato del dormitorio di Grifondoro, vi erano le stanza per gli ospiti che, in rare occasioni, restavano a dormire. Una volta entrati ed aver chiuso la porta i due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
“Cosa pensi del castello?” domandò Tsubaki sedendosi sul letto e togliendosi con malagrazia le scarpe e il mantello.
“Sembra identico al nostro. Ovvero un posto dove è facile nascondersi e se quel marmocchio ha preso il mio posto in tutto e per tutto... prevedo molte nottate insonni.” rispose esausto al solo pensiero mentre si levava con maggiore grazia le scarpe e poggiava il mantello su di una sedia.
“Possiamo fare qualcosa di divertente, visto che siamo soli?” disse sorridendo maliziosa
mais oui... madamoiselle” rispose con un sorriso simile, sapendo dove voleva andare a parare.
Merci... allora siamo soli soletti... la suite è grande... che ne diresti di fare qualcosa di romantico?”
Direi che sia il caso di aspettare che Silente smetta di divinarci non credi?”
Oh quanto sei puritano... che guardi pure. Io sono stupenda e tu sei molto dotato...” disse sedendosi a cavallo del ragazzo e baciandolo con dolcezza.
Beh poi dovrei ucciderlo... sai che sono geloso...” disse ridendo
Ma perché hai insistito per la suite... potevamo andare nel dormitorio?”
E stare mesi in astinenza e ridurre le nostre effusioni a sveltine nei bagni col rischio di essere beccati da qualche prefetto guardone? Mi hai viziato troppo in questi anni...”
Ti perdono il termine sveltina, solo perché hai accettato un lavoro così misero solo per permettermi di avere una vita normale... anche se...”
Piccola... tu ti meriti questo ed altro! Sai bene che non sei un mostro...” disse baciandole il collo provocandole un brivido impercettibile.
Nemmeno tu lo sei...” rispose spingendolo sul letto e baciandogli il collo mentre con le mani gli sbottonava, uno per uno i bottoni della camicia.
In quel momento, il corpo di un guerriero venne esposto all'aria.
Non una cicatrice deturpava quel fisico scultoreo, formato da muscoli frutto di anni di allenamento, ma che non erano inguardabili come quelli dei culturisti.
Lei sapeva meglio di chiunque altro che ciò non era dovuto al poco valore dei suoi avversari... era suo marito ad essere troppo forte... e se la sua forza aveva terrorizzato l'oriente, al punto che solo minacciare di richiedere l'aiuto di Yamato faceva tremare la Triade e la Yakuza, Tsubaki era felice che lui la possedesse.
Se fosse stato un debole e patetico omuncolo, lei non si sarebbe mai potuta lasciare andare... lei non sarebbe mai diventata una donna felice.
Questo perché, sebbene nella vita di tutti i giorni, lei riuscisse a dominare i suoi poteri... in alcune occasioni, quando i babbani erano troppi ad esempio, lei non riusciva a controllarlo del tutto. E lei odiava i suoi poteri.
Lui però non era un uomo normale e non solo non era mai stato soggetto al suo potere ma riusciva a schermare altre persone dal suo potere se ciò accadeva in pubblico.
Ti amo...” sussurò quando per la terza volta in mezz'ora toccò il cielo con un dito crollando esausta sul materasso.
Io pure...” le rispose il ragazzo mentre, vedendola esausta e felice, la copriva il lenzuolo e, vestitosi, varcò la soglia della suite sigillandola con la magia.
 
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“Dove sta andando?” mormorò la Mc Granitt rossa in volto vedendo il ragazzo scendere tutti e sette i piani che separavano la suite, posta sullo stesso corridoio del Dormitorio di Grifondoro, sebbene dal lato opposto, e il portone del castello.
Fu nell'atrio che il giovane mercenario si fermò, attendendo qualcuno che, dopo pochi minuti si palesò, aprendo il portone.
“Ma quello è Quirinus...” esclamò stupita la Sprite.
“Suggerirei di vedere ciò che succede... in silenzio magari...” suggerì Silente.
 
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“S-Salve t-tu s-sei...”
“Mi potrebbe seguire in un luogo più appartato professore? Vorrei chiarire alcuni dettagli con lei in separata sede. Mi dispiacerebbe che un uomo simpatico come Hagrid mi sentisse mentre le parlo...” disse il ragazzo con aria innociente.
“C-Certo...” rispose il docente sorridendo.
Camminarono per pochi minuti fino a quando non arrivarono ad un aula del primo piano, chiaramente vuota a causa delle vacanze.
“Entri la prego...” disse rivolto al docente “Tu invece sparisci prima che ti faccia pentire di non essere morto definitivamente” intimo rivolto ad un poltergeist che aveva aperto bocca per ribattere e si era fermato subito alla vista dei suoi occhi.
Occhi che aveva già visto, occhi che avrebbero ucciso anche lui se avesse osato disturbarlo.
“C-Certo S-Signore... non si preoccupi. Non le arrecherò disturbo durante la sua permanenza a scuola...”
“Allora andremo d'accordo...” sibilò in modo gelido mentre lo spettro attraversava, indietreggiando, la parete opposta alla porta.
“C-Cosa v-volevi c-chiedermi?”
“Chiederti? Ti stai sopravvalutando... se tu fossi il vecchio Voldemort forse e dico forse potrei trattare con te... ma adesso sembra privo di argomenti che possano interessarmi. Chissa magari quando riotterrà un corpo potrei trattare con lui...”
“N-Non c-c”
“Senti gioia... io odio chi finge di balbettare. Tu sei entrato alla Gringott dopo che Hagrid ed il mio gruppetto vi è uscito. So che cercavi la pietra filosofale di Flamel che adesso è nella mani di Silente...”
“Come lo sai?” rispose mentre lo stupore si dipingeva sul suo volto.
“Io percepisco le energie dei maghi... e non le dimentico. Quando ce ne siamo andati la tua è aumentata di botto... Bombarda Maxima se non erro...” disse fissandolo in modo fermo.
“Si...” rispose gelido.
“Allora vediamo di mettere le cose in chiaro... che tu voglia quel sassolino non mi interessa minimamente. Rubala se vuoi, non è un mio interesse...”
“Davvero non lo dirai a Silente?”
“Se non si accorge di una serpe in seno vuol dire che è giunto il momento che vada in pensione...” rispose serafico.
“Allora perché mi hai portato qui...”
“Io e la mia cara, dolce sposina che in questo momento sta riposando a seguito di un lungo viaggio... siamo qui per diplomarci.”
“Ammirevole ma...”
“Ho ucciso chiunque tentasse di farle male fin da quando l’ho incontrata... se per caso... e fidati che non scherzo...” disse aumentando lievemente il suo potere al punto che lievi crepe si formarono sul pavimento “...mentre cerchi di rubare quel sassolino dovessi lievemente ferirla... farai la fine di ogni misero essere inferiore che ho ucciso in questi anni per racimolare il denaro necessario a non farle mancare nulla...”
“S-Sei f-forte...” disse Raptor balbettando sul serio questa volta.
“Lo so...” disse il moro sedendosi su di un tavolo
“Allora perché sei venuto a scuola?”
“Sarò sincero con te... se fossi stato da solo avrei continuato ad uccidere su commissione, a fare il mercenario, la guardia del corpo o robette simili. Ho guardagnato così tanto oro da non aver bisogno di una pietra filosofale...”
“Ma...” lo esortò a continuare il docente.
“Ma la mia dolce sposa anela ad avere una casetta, con un giardino... dei figli che corrono e giocano felici... degli amici con cui cenare e scambiarsi dei regali... sai le classiche cose che fanno battere il cuoricino di una fanciulla. Ma mi ama troppo per chiedermi di scegliere tra lei e il mio lavoro o per chiedermi di poter andare a scuola. Quindi...”
“Hai scelto tu di chiedere al preside di poter frequentare...”
“Bingo. Ho aspettato solo di avere i soldi per poter prendere sette anni di licenza...”
“Capisco... molto gentile da parte tua... ma perché mi hai avvisato?”
“Perchè lo sguardo che hai fatto quando hai percepito la mia forza a Diagon Alley mi ha fatto ritenere importante che discutessimo da persone civili. Deve capire che anche se reputo noioso uccidere i pidocchi come te non mi creo problemi a farlo, se necessario...”
“Siamo d'accordo? Io evito di coinvolgervi e tu mi lascerai agire?”
“Ma sicuramente... un mercenario onora i suoi patti...” disse agitando la mano e riparando i danni creati.
“Senza bacchetta?”
“Oh con me quei bastoncini si rompono...” disse allegro.
“Quindi voi vi laureete in un anno?”
“Non sia mai... il mondo deve dimenticarci. Ci prenderemo sette anni proprio per far credere che siamo deceduti.”
“Quindi quello non è il vostro vero aspetto devo dedurre...”
“Esatto... come non era questo l'aspetto che usavamo per svolgere le missioni...” rispose tranquillo.
“Toglimi una curiosità... l'ultima...”
“Non ho fretta... possiamo anche giocare a scacchi se volesse. Tanto, essendo due poveri orfanelli in terra straniera non abbiamo un posto dove andare a vivere e il preside ci ha offerto una suite provvisoria prima dello smistamento.” pigolò il ragazzo emulando la voce di un ragazzino.
“Perchè hai detto che con Tu-sai-chi avresti trattato?”
Passarono molti secondi prima che il ragazzo si degnasse di rispondere. Secondi che, a causa dell'agitazione, sembrarono al docente intere ore.
Fu dopo alcuni minuti che il ragazzo, continuando a fissarlo negli occhi e studiandone il comportamento, decise di giocare a carte scoperte.
“Semplicemente perché Silente è un vecchio che ha già superato il secolo di vita. Se un giorno dovesse morire di vecchiaia... non credi che come superstite io debba pensare alle mie priorità?”
“Priorità?”
“Beh non mi metterei mai contro Silente, ma alla sua morte... per proteggere la mia donna, e dare vita a tanti bei bambini... chiudere un occhio riguardo a ciò che succede in Inghilterra non è un prezzo troppo alto da pagare. Non credi?”
“E se ti chiedesse di unirsi a lui?”
“Sono già stato marchiato una volta e non permetterò a nessuno di infliggermene un secondo.” rispose caustico il ragazzo.
“Ma perché? Tu potresti batterlo?”
“Questa è la guerra degli inglesi ed è giusto che la combattino loro. Poi, quando Voldemort vincerà potrà decidere se ignorarmi o essere cancellato dalla faccia della terra...”
“Tua moglie non sarà toccata... hai la mia parola...” disse sincero.
Raptor aveva capito che non era saggio mentire o scherzare troppo con lui.
“Me lo auguro... ma ora basta parlare che la mia consorte arriverà a breve...” disse sorridendo e stupendo il suo interlocutore.
Non passarono però più di alcuni minuti prima che la porta si aprisse di scatto e un fiotto di luce arancione superasse Raptor diretto verso il ragazzo.
Vedendolo il docente mise mano alla bacchetta, ma il ragazzo si limitò ad alzare la mano e fermarlo col palmo di essa artigliandolo.
“Ti sei svegliata di cattivo umore?” chiese sorridendo vedendola apparire da dietro la porta.
“Mi sono svegliata sola...” rispose imbronciata
“E schianti la gente per questo?” domandò ilare nonostante lo stupore che regnava sul volto di Raptor.
“Si... e se fossi stato in presenza di una ragazza senza il mio permesso ti avrei cruciato...”
“Ma non mi dire... ed io che pensavo che la tua famiglia fosse di ampie vedute... In ogni caso ero qui a parlare col professore e a spiegargli come mai due alunni che dovrebbero frequentare il quarto anno inizieranno il primo.”
“Capisco... devi fare molto? Io volevo girare un po il castello e magari il cortile...” disse imbronciata uscendo dalla stanza.
“Si col professore avevo appena finito... e non sia mai che si dica che io faccio aspettare le belle ragazze...” rispose alzandosi dal tavolo e, dopo aver salutato il docente, seguendo la ragazza fuori dall'aula.
 
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“Non capisco il perché di quella discussione... perché rivelare tanto di se...”
“Non saprei Albus... ma lui non agisce se non dopo una serie analisi. Prendi ogni parola che ha detto e considerala una partita a scacchi.” rispose Dippett meditabondo.
“Anche l'attacco della ragazza? Uno stupeficium silenzioso senza bacchetta?” chiese la Mc Granitt
“Magari non l'aveva previsto ma forse, sapendo che odia essere lasciata da sola, l'ha forzata ad agire. Non si sopravvive per 5 anni nel mondo degli assassini se non si è accorti... inoltre poteva usare un incantesimo scudo ma...” propose Vitius.
“Ha mostrato a Raptor che per lui un incantesimo di quel livello e lanciato con quella forza è un gesto infantile...” concluse Malfoy sapendo che pochi incantesimi scudo avrebbero retto quello stupeficium.
“Ma la ragazza ha detto che avrebbe potuto cruciarlo? E fa gli incantesimi silenziosi?”
“Si Minerva... se pensate a lei come ad una bambina inerme vi sbagliate... anche lei si è sporcata le mani...” rispose il preside sospirando con amarezza.
“Ma hanno quattordici, massimo quindici anni...” protestò la Mc Granitt mentre un foglio comparve sul tavolo del preside.
“Che cosa c'è scritto Armando?” chiese Silente.
“Per il preside... Caro preside, io terrei d'occhio Quirinus, anche se avendomi divinato lei questo già lo sa. Ora, a scanso di equivoci, non è compito mio tutelare un bene di Flamel quindi non aspettatevi che privi Tsubaki delle sue coccole quotidiane per tutelare un sassolino che non ha nessun valore per me. Io sono stato assoldato per tutelare un essere vivente. Ma per affrontare la questione che più mi preme... la invito caldamente a non divinarmi più quando sono in dolce compagnia... io e mia moglie siamo legalmente sposati e, in quanto sposi, mi da fastidio dover usare la magia per poter usufruire di un mio diritto... la prossima volta oltre ad oscurare la figura della mia mogliettina, oscurerò tutta la stanza... Spero per voi che non ci sia una terza volta. Cordiali saluti un suo studente fuoricorso.
P.S questo foglio si autodistruggera appena avrà finito di leggere....”
“Mi sa che su questo ha ragione il ragazzo...” convenne Silente.
“Già” ridacchiò il preside.
“Ma come fa lui a sapere certe cose... come può non parlare con lui dopo ciò che ha detto...” disse la Mc Granitt interrompendosi alla comparsa di un secondo foglio
Alla professoressa Mc Granitt... che questa non sia la mia battaglia è lampante. Io non ho parenti, ne amici ma so bene che voi non avete colpe di ciò visto che è colpa dei pezzi grossi se si è arrivati a questo punto. In ogni caso lei non può chiedermi di mettere in pericolo Tsubaki o i miei eventuali figli per risolvere problemi intrinseci al vostro popolo. Se perdessi lei, Voldemort sarebbe la vostra ultima preoccupazione. Sarà Neville a ucciderlo, sarà Silente... non mi interessa. Ho già perso tutto in passato e non ho intenzione di perdere altro. Siamo qui solo perché come parte del pagamento ci è garantito un pezzo di carta che mi permetterà di sparire dai radar per sempre...”
“Ci sta divinando?” chiese Malfoy scioccato ed irritato alla vista di un terzo foglio.
Ma no... che intuito... o pensavate che Silente e Dippett fossero i soli a saperlo fare? Fastidioso vero? Eppure voi siete vestiti e state svolgendo attività meno imbarazzanti delle mie... P.S ora sarei in riva al lago... staccate la divinazione per favore? Grazie in anticipo.”
Il preside, nonostante le faccie sconvolte dei suoi ospiti, sembrava realmente divertito e col cenno della mano fece scoparire la superficie incantata con cui aveva divinato i due ragazzi fin dal momento in cui avevano varcato la soglia della presidenza.
“So che siete preoccupati... ma non abbiamo motivo di temere. Una persona che perde tutti i propri affetti non darà mai luogo ad azioni simili a quelle che lo hanno fatto soffrire. Anzi è probabile che impedisca, usando la violenza se necessario, che simili azioni si verifichino in sua presenza... se poi dalla parte opposta del mondo accadono mica possiamo accusarlo... mica è dio.” (nda lui forse no ma Kalel si… ma questa è un altra fiction)
“Ma lui passerebbe dalla parte di Voldemort...”
“Se io dovessi morire Minerva, se io dovessi morire prima... e quante probabilità vuoi che ci siano?” disse Silente sorridendo ignaro del destino che la Rowling e Shenron87 avevano deciso dovesse toccargli in sorte.
 
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Note d'Autore...
Salve eccoci qui per un bel capitolo retroattivo dove finalmente vediamo cosa è successo all'altro Harry e al suo gruppetto.
Ho dato anche la risposta all'enigma più grande di tutti : Perchè la famiglia di Harry non è scesa in campo per portarlo via da Privet Drive, non essendo Harry il bambino sopravvissuto?
Ecco, il motivo è che in quel mondo non esistono più demoni o angeli che potevano prendersi cura di lui.
Gli unici "adulti" che potevano prendersi cura di lui sono infatti Kalel e l'altro Harry che misteriosamente se lo sono trovato davanti.
Senza soldi, senza castelli i quattro ragazzi si sono dovuti rimboccare le maniche e hanno trovato un modo innovativo, si fa per dire, per sfruttare i loro poteri.
Si scopre anche qualcosina su un secondo, povero esule ma nulla di più viene aggiunto se non che è imparentata con uno Shiteater... ops... un deatheater...
Abbiamo anche avuto un incontro ravvicinato con un Raptor che avrà bisogno di un asiolitico e niente. Per oggi ho detto tutto.
Vi aspetto commentate numersi ;)
A presto ;)


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Kalel avanzava per le vie di Città del Messico ignorando i vani tentativi dei commercianti di mettere al sicuro la mercanzia da quello che sembrava un temporale fuori stagione.
La pioggia, che da ore cadeva copiosa e incessante, sembrava evaporare a contatto con il corpo del ragazzo che, pur sapendo di essere spiato da qualche milione di spettatori, non se ne curava minimamente.
Aveva camminato per ore lasciando il centro babbano della città per arrivare in quello che gli indigeni chiamavano "Quartiere Coloniale".
Esso era un agglomerato di ville appartenute a nobili burocrati spagnoli mandati ad amministrare le proprietà di sua Maestà l’Imperatore di Spagna, uno dei paesi più cattolici mai esistiti e uno dei paesi più odiati dagli abitanti delle colonie americane ed europee.
Giunto a quella che sembrava una villa ormai ridotta a un rudere, il ragazzo poggiò una mano su un robusto cancello in ferro battuto notando come fosse stato, casualmente, consacrato di recente.
Represse a fatica una risata al pensiero che una protezione di quel livello non avrebbero tenuto lontane nemmeno un demone di classe media.
Figurarsi se avessero avuto effetto su un angelo o su di lui a cui il sacro non gli faceva ne caldo, ne freddo.
Kalel però non perse tempo a cincischiare e, usando tutta la grazia disponibile, lo scavalcò agilmente ignorando ogni difesa che era stata eretta attorno al giardino.
Si mosse con deliberata lentezza e, con precisione innaturale, raggiunse una spoglia biblioteca dove una donna, intenta a leggere un libro sgualcito, lo chiuse senza produrre alcun rumore di sorta quando una brezza leggera gli scompigliò la frangetta.
“Aspettava visite, Lady Malfoy?” domandò Kalel senza varcare la soglia di quell’angusto locale.
“Solo la vostra. Sebbene mi duole informarla che siete un po un ritardo...”
“Un assassino non è mai in ritardo, ne in anticipo. Arriva esattamente quando intende farlo...” rispose Kalel avanzando in modo da uscire dal cono di ombre in cui si trovava sin da quando aveva messo piede in quella dimora.
“Ne sono consapevole… specialmente visto che fino a un mese fa io ero sposata con un mangiamorte.”
“Tecnicamente lo siete ancora...” replicò pigramente il ragazzo pigramente adagiato su un muro portante.
“Suvvia… sappiamo entrambi che, qualsiasi cosa voi abbiate fatto a mio marito, di lui ormai non è rimasto che un guscio vuoto.”
“Touchè...” ammise divertito il ragazzo costringendo la donna a reprimere un brivido.
“...ma veniamo a noi. Immagino che voi non mi implorerete di risparmiarmi. Voi non siete come il buon vecchio Lucius. Voi, in fin dei conti, siete una Black e non l’erede di una dinastia di natibabbani che si atteggia a purosangue solo perché nessuno, o quasi, è insensibile all’oro che la famiglia di vostro marito ha accumulando sposando babbani facoltosi. Ironico non credi? Vostra sorella sposa un natobabbano, che la ama e la rispetta, e viene diseredata mentre voi venite venduta a un mago con tanto sangue babbano nelle vene senza nemmeno domandarvi se, per caso, non avete un altro altolocato cicisbeo...”
“Io, sebbene possa sembrare strano, amavo Lucius...” sussurrò con un filo di voce.
“Ed è in nome di questo amore…” ringhiò Kalel mentre le fioche fiammelle, che danzavano sulle poche candele accese presenti nella stanza, sembravano essere entrate in risonanza con le emozioni del ragazzo.
Esse infatti sembravano acquisire vigore alimentandosi, per osmosi, del furore che covava sotto le ceneri dell’animo del rampollo di casa Valefor.
“...vi siete girata di lato quando vostro marito ha rivolto attenzioni non richieste alla piccola Elaine?” domandò Kalel mentre l’imbarazzo faceva capolino sul volto di Narcissa.
“Dopo quello che è successo... dopo quello che lui e i suoi amici avevano fatto... ho pensato di uccidermi. Sapevo che un giorno qualcuno sarebbe venuto a cercarmi. Non pensavo si fossero spinti… fino a quel punto.” pigolò la donna incapace di mantenere il proprio contegno.
“Quello che hanno fatto è stato possibile solamente grazie a te!” rispose Kalel glaciale.
Narcissa, vedendolo risoluto, sospirò.
“Adesso mi ucciderai?”
“Ti ho uccisa dieci minuti fa, mentre leggevi...”
“Mi farà soffrire?” pigolò la donna ricevendo un no come risposta.
“Grazie! È privo di senso chiedere scusa?”
“Non lo è mai...” rispose Kalel voltando le spalle alla donna e ritornando nell’oscurità che lo aveva aiutato a entrare non visto.
“Mi dispiace tanto...”

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Kalel si era smaterializzato a Roma e camminava per le vie del Foro Romano, incurante del fatto che a pochi metri da li ci fosse la culla del Cristianesimo, quando una lama di luce azzurra, tanto sottile quanto potente, si fermò a pochi centimetri dal suo collo illuminando l’area a giorno nonostante la zona fosse sprovvista di illuminazione.
Oddio, i lampioni c’erano… erano solo impossibilitati a ricevere la corrente elettrica visto che qualcuno, per arrotondare lo stipendio, aveva rubato nottetempo il rame dei fili e i soldi per cambiarli dovevano ancora essere chiesti in prestito con i titoli del tesoro.
“Piuttosto tracotante, per essere un demone… Camminare a pochi chilometri dal Vaticano.” disse una voce maschile che non sembrava avere più di diciannove anni.
“Beh con tutto quello che ha fatto il Vaticano in questi duemila anni mi stupisco che non ci siano i carri armati con la bandierina dell’inferno in Piazza San Pietro...”
“Credo che quelli, al momento, si trovino nella Kamchacta o come diavolo si chiama...” replicò l’uomo prima di far dissolvere la lancia di luce che aveva generato e di scoppiare a ridere imitato da Kalel.
“Kalel che ci fai qui?” chiese una volta ritrovato il suo contegno.
“Dovevo pagarti le informazioni o erano omaggio della casa, Zephiel?”
“L’hai portato?” domandò Zeph guardando Kalel con trepidazione.
“Si, è qui con me...” disse tirando fuori, da una dimensione tascabile, una bottiglia di vetro e due bicchieri.
“Ma è acqua!” esclamò indignato Zeph aprendo la bottiglia e annusandone il contenuto.
“Dai qua, angelo di poca fede!” disse Kalel poggiandoci una mano sopra trasformandolo in…
“Limoncello? È così che lo produci?” esclamò Zeph sconvolto mentre il ragazzo gli riempiva il bicchiere.
“Che dire… quando mi metto d’impegno faccio miracoli.” ammiccò il nipote di Mephisto bevendo il limoncello tutto d’un fiato imitato dall’amico.
“E anche quando non ti ci metti. Sei il Messia di fine millennio per caso?”
“Nah… io non mi farei mai mettere in croce come lo zietto. Io avrei distrutto l’Impero Romano a colpi di onde energetiche e, per finire in bellezza, avrei moltiplicato il pane presente nello stomaco dei soldati facendoli esplodere.” rispose Kalel con aria divertita.
Aveva notato il luccichio negli occhi di Zeph e per questo sapeva che lo spettacolo era ancora agli inizi.
“Mi sa che le onde energetiche non erano ancora state inventate. Però avresti potuto scagliare lance di luce in massa e poi… non per essere pedante, ma il pane non c’arriva integro negli stomaci...”
“Beh se sono stati inventate almeno come idee dovevano esistere da qualche parte...” replicò Kalel fingendosi offeso.
“...e per il pane… Beh poteva farlo resuscitare.” ammiccò il figlio di Azazel
“Già mi immagino il titolo… l’Alba dei Panini Viventi...”  
Z, ormai perso ogni contegno, si sedette su una panchina e, bottiglia alla mano, si riempì un secondo bicchiere.
“L’Alba dei Panini Viventi… se vuoi io ci metto la telecamera e giriamo un film. A te gli effetti speciali ma...”
“Ma?” lo esortò Kalel divertito.
“Il titolo non mi convince proprio...”
“The Walking Bread invece?” suggerì Kalel anche lui ormai al suo secondo bicchiere.
“Uhm, non è male ma ce lo vedrei meglio con Breadator...”
“Perchè non Breadminator? Il panino venuto dal futuro per distruggere il genere umano...” esclamò Kalel colto da un’illuminazione.
“E trasformare il pianeta in uno scorrere continuo di nutella...” proseguì Zeph divertito a sua volta.
Poi, all’improvviso l’angelo divenne serio.
“Allora… i Malfoy?” domandò fissandolo negli occhi.
“Morti...” rispose il ragazzo con noncuranza.
“Tutti?”
“Abraxax e Draco. Lucius è al reparto psichiatrico del San Mungo...” rispose Kalel.
“E come? Sono in molti a chiederselo...” domandò l’angelo.
“E tu lasciali con il dubbio. Pensi che svelerei, in diretta quasi mondiale, un segreto che, un giorno, potrebbe salvarmi le piume?” rispose Kalel guardandolo sottecchi.
“Mi pare giusto… e Narcissa? Non l'hai messa nell'elenco dei caduti...”
“Narcissa è in dolce attesa...” rispose Kalel concedendosi un altro bicchiere.
“In dolce attesa? Come? Lucius non la sfiorava da quando era rimasta incinta di Draco ed è troppo ligia alle regole dei purosangue per aver avuto un amante...”
“Ho tolto il sacred Gear a Draco. Era inutile lasciarglierlo visto che voleva unirsi a Voldemort e, non appena lo avesse fatto, mio padre lo avrebbe messo nel suo libro nero con risultati più che ovvi...”
Zeph non disse nulla ma Kalel non aveva bisogno di guardarlo per sapere che era un esortazione silenziosa a proseguire.
“Quindi ho preso la sua anima e, mentre rimproveravo Narcissa, l'ho fatta trasmigrare nel corpo della donna. Robetta da scuole elementari per angeli e demoni. Spero solo che non commetta nuovamente gli stessi errori, come madre e come donna...”
“Capisco… le hai dato una seconda possibilità? Come mai?”
Kalel fissò il bicchiere sul cui fondo era presente un rimasuglio di liquore.
Ci giocò un po facendo oscillare il bicchiere prima a sinistra e poi a destra prima di rispondere.
“Diciamo che ho voluto dare una prima possibilità al piccolo Draco... il vecchio Lucius era troppo affezionato ai suoi trascorsi da Mangiamorte per passare le notti con una donna adulta e consenziente. Per questo, mentre Elaine, la bambina che mi hai sentito nominare, era ormai cibo per i vermi, ha pensato che fosse pericoloso esporre al pubblico la sua passione per i frutti troppo acerbi...”
Kalel parlò con calma ma, nonostante tutto, dalle sue parole Zeph poteva capire quanto fosse disgustato.
Lui stesso, che di porcherie ne aveva viste tante vivendo a due passi dal Vaticano, aveva indurito pericolosamente gli occhi.
“Quindi mi stai dicendo che si è ricordato di avere un figlio?” domandò ricevendo una scrollata di spalle.
“Il succo è più o meno quello...” rispose in modo criptico il ragazzo.
Zeph lo guardò con gli occhi sbarrati prima di bofonchiare qualcosa che sembrava un “Purosangue!” detto con uno sdegno tale da far accapponare la pelle a chi ascoltava la discussione comodamente seduto in salotto o da Hogwarts.
In fondo, se per Kalel e company erano passati anni, per Zeph e chi si era trovato a guardare uno schermo nero, non erano passate che poche ore e quasi nessuno aveva abbandonato Hogwarts.
“Una cosa però non mi è chiara...” disse Zeph buttando lo sguardo su Kalel.
“Dimmi...”
“Tu hai ereditato lo stesso potere di tuo padre quindi devo supporre che tu sapessi già di questa Elaine. Quindi devo presumere che la fuga in Messico dei Malfoy dipenda da quella discussione che avete avuto davanti a Silente lo scorso anno...”
“Esatto…”
“Allora cos’è cambiato da spingerti a ucciderli?”
“Diciamo che, a telecamere spente, ho avuto modo di conoscere Elaine di persona e ho deciso che i Malfoy non meritavano ulteriore clemenza...” rispose Kalel rimanendo vago.
“E posso sapere dove siete finiti, a telecamere spente, per aver incontrato una bambina defunta?” chiese Zeph a cui sfuggì la bottiglia che reggeva tra le mani.
Il ragazzo, vedendo la bottiglia cozzare col suolo si allarmò ma, non solo la bottiglia non si ridusse a un mucchietto di cocci di vetro, ma nemmeno una goccia del suo contenuto andò perduto.
“C-Come?”
“Ingegnoso vero? Alcuni semplici incantesimi inventati da quelle scimmiette malriuscite che la tua razza voleva distruggere...” disse Kalel facendo sbuffare Zeph.
“Sai bene che non condivido le idee del nonno… altrimenti non sarei qui a fare il barbone...”
“Stronzate. Sei qui a fare il barbone perché in Paradiso ti invidiano per il fatto di poter fare e dire ciò che vuoi senza correre il rischio di cadere mentre, morta tua madre, gli Angeli caduti che non ti discrimino si contano sulle dita di una mano.”
“Touche...” ammise l’angelo divertito.
“Ma non divagare! Si può sapere dove siete stati? Avete cambiato pianeta? Siete tornati indietro nel tempo? Siete finiti nel futuro?”
Kalel negò con la testa e si concesse altro limoncello prima di rispondere verbalmente.
“Penso tu sappia cosa sia un Sacred Gear...”
Non era una domanda ma Zeph rispose lo stesso.
“Ovviamente…” convenne l’angelo.
“Un regalino del Nonno ai mortali per difendersi da Angeli, demoni e altre entità sovrannaturali… e con ciò?”
“Beh, diciamo che ci siamo imbattuti in un Sacred Gear bello ostico da affrontare...” disse sapendo che, udendo quelle parole, suo padre si sarebbe ringalluzzito.
“E quale?”
Dreamlike Curse...” sussurrò Kalel sconsolato.
“Il Dreamlike Curse? Non è molto potente...”
“Nelle mani di un essere umano, no, non lo è. In quelle ben più temibili di Morte ha creato un’intera dimensione alternativa dove abbiamo incontrato Elaine e un ibrido umano-demoniaci che Morte aveva salvato durante la seconda guerra mondiale e che aveva fatto crescere spacciandolo per Harry Potter...” disse mentre  Zeph strabuzzava gli occhi.
“M-Morte… q-quel… M-Morte?” balbettò sconvolto.
“Yep...” rispose Kalel con noncuranza.
“YEP? YEP?!” urlò il ragazzo sconvolto.  
“Beh che cè?”
“C’è che parli di Morte. Emme O ERRE TE. Morte! Non parli di un qualsiasi Dio pagano come Zeus. Con loro puoi trovare un accordo ma Morte...”
“Ma dai! È un vecchietto simpatico… anche se a volte si annoia. Per questo ha ideato un giochino simpatico e ha preso me, Harry, Hermione e Angela e ci ha sbattuti in un universo alternativo, da lui creato, dove il bambino sopravvissuto è Neville Paciock...”

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Ad Hogwarts, scuola in cui la trasmissione era ripresa mostrando tutti i recenti sviluppi, l’atmosfera era tesa come una corda di violino.
Kalel infatti, oltre ad aver annichilito Lucius Malfoy con un semplice sguardo, oltre ad aver fatto ammalare Abraxax Malfoy di sifilide di drago e aver estratto un sacred gear da un’ignaro Draco Malfoy, tra l'altro senza sapere come farlo, aveva assunto un comportamento alquanto insolito.
“Cosa diamine lo ha spinto ad attaccare i Malfoy...” domandò Lumacorno sconvolto come i suoi colleghi.
I demoni e le divinità però erano concentrati su altro.
Era infatti insolito che Morte si interessasse a qualche essere vivente e il fatto che si fosse interessata a Kalel non lasciava presagire nulla di buono.
“Si, ma certo. Morte, un vecchietto simpatico… e io sono Dio.” rispose Zeph sbuffando.
“L’hai mai incontrato?” replicò serio Kalel bloccando l’invettiva dell’amico.
“Beh… no...”
“Io si… due volte eppure con me è sempre stato simpatico… anche se non è per parlare di lui che sono qui.”
“E perché sei qui allora?”
“Vuoi la verità?” domandò Kalel tornato serio.
“Beh ovvio...”
“Diciamo che ho bisogno di te a tempo indeterminato...”
La richiesta, di per se insolita, sembrava essere ben più che una normale richiesta di collaborazione.
“Che c’è sotto?”
“Hai presente quello che è successo a Hogwarts tra il 1991 e il 1994?” domandò Kalel fissandolo.
“Si come dimenticare i quattro anni con più incidenti in assoluto da quando quella scuola fu fondata...”
“Beh fidati… in quel mondo artificiale i primi tre anni di Neville sono stati identici a quelli che avremmo avuto noi se non avessi chiesto al nonno di uccidere Piton o se non avessi silurato Caramell...” rispose Kalel sospirando.
“Cioè?”
“Al primo anno c’è stata tutta la puttanata della pietra filosofale solo che Raptor ha preso di mira Elaine ed un demone del nostro mondo, che era cresciuto credendo di essere Harry Potter, e che ho allenato personalmente, per salvarla ha rinchiuso Fuffy in una gabbia di ghiaccio, ha ibernato in cubetti di ghiaccio le varie chiavette incantate da Vitius eccetto quella con l’ala rotta da Raptor.”
“E le altre prove?” chiese l'angelo incuriosito.
“Ha battuto la schacchiera della McGranitt con nove regine, due torri, due cavalli e due alfieri… per non dire che ha congelato le fiamme che gli ostacolavano il cammino così come il tranello del diavolo e il povero Raptor...”
Il racconto di Kalel proseguì e gli eventi del secondo anno, tra studenti pietrificati, illazioni e duelli con basilischi, vennero raccontati in modo quasi teatrale.
“E come ha fatto col basilisco? Lo avete aiutato voi?”
“Nope...” rispose Kalel condensando l’umidità presente nell’acqua e formando alcuni specchi di ghiaccio sottili, economicamente vantaggiosi e talmente grandi da permettere a un basilisco di potersi osservare in tutto il suo splendore.
“Stai scherzando?”
“Nono… ha ucciso il basilisco e il ricordo di Riddle con un decimo del potere che io e l’Harry con cui sono cresciuto ai tempi abbiamo usato anche se, a onor del vero, noi ne avremmo usato molta meno al primo anno...”
“E come?” domandò Zeph scettico.
“Diciamo che ci saremmo smaterializzati subito nell’ultima sala evitando le varie trappole...”
Zeph non potè fare che ammettere la fondatezza della tesi dell’amico prima di chiedere cosa fosse successo al terzo anno e al quarto.
“Esattamente quello che è successo qui. È per questo che ho bisogno di te e, se accettassi di lavorare per me, potresti ottenere grandi benefici...”
“Anche l’abbonamento in tribuna Vip per tutte le partite della Juve?”
“Campionato, Coppe, amichevoli… anche le dirette televisive… ma non credevo ti piacesse il calcio e la Juve poi...” disse Kalel stupito.
“Che c’è? Qualcosa contro la Juve?” chiese assottigliando lo sguardo.
“Nono. Io stesso tifo Juve… anzi… avrei trovato insolito se, date le tue origini, avessi tifato Inter o Milan...” (nda la prima ha un rettile come stemma, la seconda un diavoletto, entrambi odiati dal Dio della Bibbia)
Zeph lo fulminò con lo sguardo prima di spalancare le sue ali, una nera, ereditata dalla madre, e una bianca ottenuta dal padre.
“Secondo te io potevo tifare per un’altra squadra al di fuori di questa?” chiese mentre una vecchietta, che passava di li per caso, vedendo le ali di Zeph impallidì.
“Madre de Dios...” esclamò sconvolta.
“Nipoti prego...” dissero in coro i due ragazzi prima di sbuffare a ridere vedendo la donna svenire.
I due la presero pochi istanti prima che cadesse per terra, la adagiarono su una panchina e, dopo aver evocato alcuni incantesimi di guarigione e di protezione, si allontanarono.
“Allora… ipotizzando che io accetti… che cosa mi toccherebbe fare?”
“In linea teorica, anche se non è stato visto e dubito che si vedrà, i due marmocchi hanno già finito la scuola...”
“Perchè non si vedrà?”
“Beh perché sai come sono le Entità Cosmiche… mai mostrare il futuro agli umani e robette simili e, dato che dal 1995 in poi era un futuro, per quanto alternativo e improbabile, visto che da noi Caramell non è più ministro e la Umbridge era fuori dei giochi, Morte ha bloccato le trasmissioni e non sono sicuro che mostrerà alcunchè. Se poi in futuro cambiasse idea... chissà..."
“E allora a che ti servo?”
“Morte ha preso in simpatia Harry il rosso, da me ribattezzato Gil, ed Elaine. Per questo, sconfitto il cattivo di turno, ha promesso che li avrebbe fatti tornare bambini per cancellare dalle loro menti e dai loro corpi gli abusi subiti...”
“Ma è meraviglioso!” esclamò Zeph contento per i due ragazzi.
“Non lo nego… però… diciamo che questo enorme favore avrebbe un costo.”
“Un costo? E che può volere Morte da voi?”
Kalel guardò il cielo sospirando prima di bofonchiare qualcosa del tipo “Diciamo che il viaggetto che abbiamo computo non ha svolto il suo lavoro fino in fondo e vuole farcene fare un’altro perché, per citare la Umbridge, il duro lavoro che ha svolto lasci un segno indelebile nelle nostre coscenze.”
Zephiel guardò il fondo del bicchiere a lungo prima di mormorare un flebile “Capisco… e che dovrei fare per aiutarvi?”
“Diciamo che per un po non saremo in zona e ci servirebbe qualcuno di forte e fidato che tenga d’occhio i marmocchietti.”
“Si può fare...” rispose l’angelo senza esitazioni.
“Meraviglioso. Ti aspetto al castello del nonno… sai come arrivarci, vero?”
“Yep...”
“Ci vediamo li, io devo andare...” disse Kalel smaterializzandosi e apparendo in una camera dove Harry, Hermione, Elaine e Harry il rosso, da Kalel ribattezzato Gil, erano attaccati a delle macchine che monitorizzavano i loro parametri vitali e somministrava farmaci, per via endovenosa, e alimenti per via parenterale. (nda parenterale = sondino naso-gastrico)
Kalel non ebbe il coraggio, pur essendo un guaritore, di avvicinarsi o forse era proprio il fatto di sapere la cruda verità a renderlo così restio ad ammettere il proprio fallimento.
“Quando avremo finito tutto questo sarà un brutto ricordo...” sussurrò una voce dolce che lo cinse da dietro in un abbraccio consolatore.
“Quando tutto questo sarà finito… Silente morirà nel modo più atroce che io riesca ad immaginare...” rispose il ragazzo facendo rabbrividire tutti coloro che lo stavano comodamente guardando.

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Note d'autore...

Salve a tutti...
Che dire... io sono un tipo di scrittore a cui le cose belle, semplici e lineari non piacciono.... ma, visto che oggi su What'sapp  ho fatto confondere un po un recensore... diciamo che vi darò qualche spiegazione in virtù della mia somma bontà ;)
1) Dreamlike Curse : Sacred Gear comparsa in una storia autoconclusiva di Highschool DxD. Ha il potere di creare uno spazio al cui interno l'utilizzatore può gestire tempo, spazio per ingannare i sensi e la mente di chi vi viene imprigionato.
Paradossalmente non importa il potere posseduto ma chi vi entra è impossibilitato ad uscire a meno che non venga aiutato dall'esterno. Per questo, e la butto qui per far rodere il fegato a chi legge con attenzione anche le note, se Serana, nata in un universo (che chi ha letto la serie di Kalel già conosce), scappando di casa fosse stata rapita da un Kairos a caso e le fosse fatto credere di essere finita in un'altro universo, lei potrebbe aver concepito Kalel con l'Azazel senza muoversi e quindi potremmo anche immaginare che il "Viaggio" di Kalel e i suoi servi sia avvenuto sempre grazie al Dreamlike curse... e badate ho detto Potremmo... ;)
2) L'abilità di Kalel : tra le tante abilità che non ha mostrato non essendo questa la serie dedicata a lui, Kalel ha ereditato dal padre, un grigori, l'abilità di osservare un uomo, un oggetto o, in futuro, un'entità sovrannaturale più debole di lui, e scoprirne la storia e se, mortale, parte del futuro.
Essendo però un demone, al contrario di sua sorella, può creare illusioni ed unendo queste due abilità ha creato una tecnica che mostra alla vittima la conseguenza di ogni cattiva azione compiuta e siccome, per citare una frase che a Zephiel piace molto, Lui è un fottuto Dio, tale tecnica ha effetto su chiunque abbia un'anima... capirete che un mangiamorte di cose brutte ne ha fatte molte.
3) Le battute sul pane : beh sono avvenute per davvero e quella non è altro un trafiletto di comversazione avvenuta via MP che ho ottenuto il permesso di usare. Anche il personaggio è stato creato dietro consenso dell'utente di EFP omonimo ;)
4) Harry il rosso : , da oggi GIL, è un personaggio importante per tante ragioni.
La prima è che ha permesso ai ragazzi di vedere ben sette anni di Hogwarts e capire come ragionano Silente e Voldemort. Il motivo per cui non è stato trasmesso nulla, eccetto gli omicidi dei Malfoy e la discussione con Zeph, dipende dal fatto che diffondere in mondo visione l'esistenza di una magia capace di arginare la morte renderebbe Morte alquanto stizzito. E noi lo vogliamo il più tranquillo e sereno possibile ;)
Inoltre diciamo che c'è un motivo valido per non avervi raccontato la loro storia. Lui ed Elaine infatti mi servono su quel lettino d'ospedale e la storia di NEville sarebbe stata identica a quella dell'Harry Canon visto che difficilmente quell'Harry si sarebbe opposto a Voldemort.
6) Harry ed Hermione in coma : anche loro hanno un valido motivo che non vi dirò per non spoilerarvi troppo. Diciamo solo che non hanno preso bene le scoperte compiute ;)
7) Elaine : beh lei sarà molto importante in un futuro che non sarà presente, scusate il gioco di parole, nel fandom di Harry Potter. Siccome queste due serie sono degli spin-off per la serie di Kalel, ho trovato giusto inserirle adesso visto che l'esistenza di Elaine e di Gil sono una conseguenza dell'intervento di Kairos e Morte...

LINEA TEMPORALE. (per chiarire eventuali dubbi)
Aereo - Black out delle trasmissioni con pestaggio di Zekrom Bael da parte di Mephisto - Omicidio di Abraxax Malfoy e famiglia...
LE avventure di Kalel e del suo Harry avvengono in quel "breve" lasso di tempo in cui tutti litigano in Sala Grande e quando Mephisto chiede che cosa stesse succcedendo, è perchè vede il nipote uccidere un'intera famiglia.
Per Harry e co invece passano più di dieci anni...
Inoltre, se vedeste errori, cosa possibile data l'ora in cui edito, non esitate a farmelo notare ;)
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Era una notte senza luna quella in cui Kalel, Angela e Zephiel avevano deciso di agire.
A complicare le cose per le guardie, dei semplici esseri umani visto che per allontanare i dissennatori era bastata una semplice barriera sacra non rilevabile dai maghi umani, contribuiva il fatto che le poche stelle presenti erano oscurate da una spessa coltre di nubi.
Kalel era immerso in una profonda meditazione mentre Angela, nervosa, si mangiava le unghie.
“Rilassati, Zeph sa quello che fa...” disse Kalel continuando a rimanere con gli occhi chiusi.
“Rilassarmi? Stiamo facendo irruzione a Azkaban! Pensi che Inferno, Paradiso, Angeli Caduti staranno a guardare?” esclamò con un sussurro udibile a tutti grazie al silenzio opprimente che regnava in quel tratto di strada adiacente la banca.
“Veramente è proprio ciò che faranno...” rispose Kalel aprendo gli occhi.
“Che vuoi dire?”
“Stiamo per andare a uccidere Voldemort o, per essere precisi, a renderla di nuovo mortale. Pensi che sia leale doverla affrontare con lei che può semplicemente guardarci dal salotto di casa e scoprire i nostri piani? Pensi che possiamo attendere i tempi di una richiesta parlamentare, con mezzo parlamento che farebbe ostruzione per vicinanza ideologica?” domandò a sua volta il nipote di Mephisto senza perdere la calma.
Se il viaggio nel mondo di Elaine e Gil era servito a qualcosa era stata fornirgli dei nervi d’acciaio e di ciò sarebbe stato sempre grato a Morte.
Vedendo la confusione nel volto della moglie il ragazzo decise di continuare a parlare.
“Amore, sai che Morte odia fare gli straordinari e tra Grindelwald, Silente e Voldemort ne ha dovuti fare parecchi. Per questo ha sigillato ogni uscita o ingresso di ogni luogo dove sono presenti esseri di rango superiore alla classe C. Nemmeno il nonno o tutti gli dei riuniti a Hogwarts possono rompere il blocco.” disse sorridendo.
“C-Come?”
“Te l’ho detto. La guerra futile tra Voldemort e Silente ha causato troppe morti e lui deve compilare numerose scartoffie in triplice copia per ogni forma di vita che lascia questo mondo, piante e insetti compresi. Può chiudere un’occhio un paio di volte ma alla fine perde la pazienza..” Angela sembrava intenzionata a continuare ma Kalel si alzò e si incamminò verso la prigione facendole segno di seguirla.
Entrarono nella torre e notarono le guardie perfettamente addormentate con Zeph che si rigirava tra le mani una vecchia chiave.
“Gli Auror?” domandò Kalel
“Tutti messi a nanna...”
“Allora andiamo...”

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

A Hogwarts intanto la situazione rasentava l’isteria collettiva.
Nessuno poteva entrare, nessuno poteva uscire e nemmeno i famigli, o i patroni, potevano essere usati per comunicare con l’esterno.
Strano ma vero però non erano i ragazzi quelli ad essere preoccupati ma i vip e i pezzi grossi del ministero li riuniti.
Lo strano trio era ormai giunto al luogo, ironicamente chiamato attico, dove erano ospitati tutti i peggiori criminali Inglesi, quando Kalel fece comparire una sfera di luce nera e cremisi che lanciò contro la porta di ferro facendola svanire nel nulla.
“I-Il p-potere dei Bael?” esclamò sconvolto Ruval senza che nessuno lo degnasse di una risposta.
Il ragazzo infatti si era avvicinato alla prima porta e, apertala, aveva avvicinato il primo prigioniero a portata di mano.
“Come ti chiami?” domandò con autorità.
“Antonin Dolohov...” disse un mago con una lunga, pallida, faccia torva.
“Bene Tony… comincia col dirmi i nomi e gli indirizzi di ogni seguace di Voldemort esclusi gli imperiati...” disse Kalel sorridendo.
“Fottiti...” rispose il prigioniero sperando di far infuriare il suo interlocutore ma, contro ogni pronostico, il ragazzo rimase serafico e, con assoluta noncuranza, creò una spada di luce arancione nella sua mano.
“U-Un a-angelo?” urlò mentre Kalel gli puntava la spada contro e ripeteva la domanda di prima ignorandolo.
Fu così che, mentre Angela prendeva appunti come mai aveva fatto in vita sua, Dolohov cantava come un fringuellino rivelando segreti e crimini inconfessabili che nemmeno il Wizengamot sospettava.
Lo stesso fecero, tra lo stupore generale, tutti i detenuti condannati alla pena ergastolana che Kalel uccise uno dopo l’altro senza mostrare la benchè minima esitazione.
Il ragazzo però non si limitò a questo. Usciti da Azkaban, uno dopo l’altro, i nomi nella lista vennero spuntati e, tra una confessione e l’altra, venne fuori che più di metà dei pezzi grossi del Ministero era composto da uomini al servizio di Voldemort scampati alla giustizia.
Non fu difficile uccidere, uno dopo l’altro questi membri del ministero. Fu quando arrivarono a casa del ex-Ministro Bagnold, che le cose si complicarono.
“Ciao Milly...” disse mentre la donna puntava loro la bacchetta.
“...vedo che intuivi il nostro arrivo.”
“L’hai detto in televisione...” rispose la donna caustica.
Kalel guardò Angela e rise.
“Si è vero, puddin, lo hai detto...” disse la bionda sorridendo in modo sadico.
Kalel la guardò prima di metterle davanti un pugno di foto che ingrandì a uso e consumo degli spettatori.
“Quelle, Milly-chan, sono le ferite che ho guarito al nostro Harry Potter il giorno in cui lo salvai dai Dursley, i Babbani a cui lo hai affidato senza nemmeno controllare il suo stato di sangue.” disse Kalel mostrando una serie di ferite che fecero rabbrividire in molti.
“Silente aveva detto...”
“Risparmiami la solfa. Silente odia i babbani dal giorno in cui aggredirono la sorellina rendendola incapace di parlare e usare la magia...” rispose Kalel con un gesto annoiato.
La donna sentendolo parlare trasalì.
“Come?”
“Suvvia… il padre finì ad Azkaban, ti sei mai chiesta il perché?” domandò Angela divertita.
“Ad ogni modo, odiandoli, Silente fece ciò che tutti sanno… li difese in modo così risoluto da creare un terreno idoneo alla crescita dell’ideologia di Voldemort.”
La donna, di per se sconvolta, cercò di chiedere spiegazioni ma venne bloccata.
“Non siamo qui per ciò che ha fatto Silly. Verrà il momento in cui strapperò il suo cuore dal petto, ma non è oggi...” disse Kalel tirando fuori la foto.
Erano rappresentazioni di Elaine.
“La vedi questa ragazza? Beh è morta e ogni sua sofferenza patita in vita è una tuta responsabilità. E sai perché?” domandò Kalel che intanto aveva smesso di sorridere.
La donna negò con il capo e fu allora che Kalel spiegò il misfatto.
“La piccola Elaine, che tu hai dato in affidamendo ai Malfoy quando Harry invece lo hai mandato dai babbani, pur avendo lo stesso grado di parentela con Narcissa, è mia sorella...” disse con un sussurro che però ebbe il potere di far strozzare Zephiel che stava bevendo un po' di acqua.
“Tua sorella?” chiese l’angelo ricevendo un si mimato con il capo da Angela.
L’ex-ministro aveva compreso cosa spingesse il ragazzo a colpire i mangiamorte e i membri del ministero ma, purtroppo per lei, le rivelazioni non erano finite.
“E sai qual’è la cosa comica? La cosa comica è che, tralasciando i mangiamorte amici di Lucius che ho ucciso assiema a lui, tralasciando alcuni burocrati che ucciderò dopo di te, nessuno, nemmeno Silente o Michele può intromettersi per salvarvi perché usando la faida per impedire a Mephisto di salvare la zia Lily, Voldemort ha tirato in ballo una regola di cui non intuiva nemmeno la gravità...”
“E perché?” domandò la donna farfugliando.
“Perchè nelle vene di quello che considero mio fratello,” si intromise Angela “scorre il sangue di un alfiere di Mephisto imparentato alla lontana con i Bunè, la famiglia di mia nonna materna.”
Nelle parole di Angela vi era una rabbia infinita ma non sembrava rivolta alla donna.
“Capirai che in un’altro momento avremmo agito diversamente ma non possiamo...”
“E perché?”
“Perchè i Phoenex e i Bael, per mettere le mani sul mio feudo hanno ucciso mia madre e tentato di uccidere me per anni. Il torneo è solo l’ultimo di una serie di sfortunati e goffi tentativi...” disse Kalel sospirando.
“...e ciò ha fatto, mi perdoni il termine, girare le palle ai sudditi di mia madre che, in questi ultimi duemila anni, si sono visti tassare senza pietà più del quaranta percento degli incassi e che, senza un pilastro, non possono stipulare contratti. L’idea stessa che i Phenex li governino li disgusterebbe e siamo a tanto così da una guerra civile...”
“Una guerra civile dove, essendo Kalel imparentato con gli Angeli Neri ed io con gli Angeli Bianchi avrebbe conseguenze nefaste sul mondo intero e tutto per colpa dei malati e macabri piani di Albus-fottuto-Silente...” si intromise Angela infilzandola al cuore con una spada di luce azzurrina.
I ragazzi quindi si guardarono sottecchi prima di prendere l’elenco stilato da Angela e, dopo averne creato una copia ciascuno, dividersi il lavoro.
“Quelli cerchiati lasciateli a me...” disse Kalel prima di smaterializzarsi.
“Sono quelli che hanno ferito Elaine?” domandò Zeph già sapendo la risposta.
“Esattamente...”
“E come...”
“Diciamo solo che Elaine ha ereditato quasi tutti i poteri di sua madre e quindi, quando ha risvegliato i suoi poteri demoniaci, il potere dei Phenex ha annullato i vari oblivion che aveva ricevuto prima di suicidarsi e beh penso che immagini la reazione a catena.”
“Reazione a catena?” domandò Zephiel confuso.
Angela annuì prima di rispondere.
“Forse non sai che Gil è figlio di Voldemort e un demone d'alta classe. Non metterò il naso sulla differenza di età o sul fatto che, ad essere onesti, il padre non era proprio consenziente ma il problema è che, molti anni dopo, Voldemort diede alla luce un secondo figlio di cui non sappiamo quasi nulla. Pure in questo caso però il suo obiettivo era quello di avere un figlio immortale che non dovesse sporcarsi le mani per diventarlo.”
“Che intendi per sporcarsi le mani?” domandò Zephiel perplesso.
“Voldemort,” rispose la figlia di Michele. “era una Metamorfmagus che nacque con l’aspetto di un’uomo e come tale venne cresciuto creando senza che nessuno potesse accorgersi dell'errore. Fu l'arrivo del ciclo a farle capire la verità ma crescendo come uomo assieme a gente del calibro di Abraxax Malfoy, che considerano le donne come mero strumento di riproduzione o come strumenti di trattativa politica, non ci vuole un genio per capire che scelse di ottenere fama, prestigio e denaro senza essere costretta a vendere il suo corpo e a fare la donna trofeo.”
“Naturale… con le sue ambizioni poi..”
“Hai detto bene, ambizioni… ma, all’epoca, lei era ancora buona e, come tutte, voleva un figlio. Purtroppo però la guerra incombeva e, quando vide una bomba distruggere un palazzo vicino al suo orfanotrofio, decise di dare vita a un’erede prima che fosse troppo tardi.”
“Con un Gremory in particolare?”
“Non sappiamo chi sia effettivamente il padre ma il fatto che la madre sia una criminale psicopatica ci impedisce di portarlo da loro visto che, in base alle leggi, sarebbero tenuti a ucciderlo.” rispose la figlia di Michele mentre il parente annuiva.
“Quindi capirai che quando il piccolo Gil, usando un semplice incantesimo, ha scoperto chi era la madre non l’ha presa bene. Questo, unito al secondo suicidio di Elaine, incapace di superare ciò che aveva subito per colpa degli uomini di sua madre, lo hanno spinto a uccidersi. Harry a quel punto, avendo capito il grande progetto di Silente, è andato in berserk consumando la sua durata vitale e quella di Hermione che, purtroppo, era connessa a lui grazie a Yamata.”
“Il grande progetto?”
“Di questo parleremo in un secondo momento... diciamo che anche questa volta Voldemort non ebbe fortuna..."
"Un'altra morte?" chiese preoccupato Zephiel.
"Un rapimento... ora però muoviamoci o Kalel finirà prima di noi.” tagliò corto facendo apparire un cerchio magico.

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Il tempo passò in fretta mentre i ranghi dell’esercito di Voldemort si assottigliavano e la lista dei criminali uccisi si allungava.
Fu solo verso mezzanotte, quando la luna piena aveva raggiunto lo zenit, che i tre ragazzi si riunirono in una piazza londinese meglio nota come Grimmauld Place dove, strano ma vero, sorgevano un gruppo di case in cui la numerazione saltava il numero dodici.
Fu sufficente la comparsa di alcuni cerchi magici per svelare l’arcano e mettere in mostra un’edificio celato con la magia in cui Kalel e Angela entrarono con noncuranza.
Ad accoglierli, al posto delle urla della signora Black, che tanto avevano odiato nell’altro mondo, o dei borbottiiì di Kreacher, udirono un’ululato che mise in allerta il prode Zeph.
Kalel gli fece segno di stare fermo nello stesso momento in cui un cervo e un cane si affacciarono dal salotto e li guardarono con uno sguardo impaurito.
Il trio però non ebbe modo di valutare la situazione visto che un rumore di legno lacerto da artigli spessi e grossi, proveniente dai piani superiori, attirò la loro attenzione.
Il rumore, di per se poco gradevole, venne accompagnato dal suono di una porta che veniva divelta e, probabilmente, rotta.
Poi, con un paio di balzi, un licantropo superò le varie rampe di scale e si trovò davanti tre ragazzini che lo fissavano per nulla intimoriti.
“Kalel… lo abbatto?” domandò Zeph che teneva un filo d’erba in bocca pronto a inviarlo, ricorperto di luce, contro il mostro.
“Bah… la licantropia non è altro che una malattia simile alla rabbia dei canidi...” rispose Kalel facendo apparire una barriera, molto solida e resistente, attorno al mostro che, lentamente, secondo dopo secondo, iniziò a perdere le sue sinistre sembianze in cambio di un’aspetto umano.
L’uomo, in arte Remus Lupin, si guardò spaesato e, quando i suoi amici annullarono la magia che li aveva resi animali, fu con una certa apprensione che si fece aiutare ad affacciarsi alla finestra per vedere, nel silenzio più totale, la prima luna piena da due o tre decadi a quella parte.
“C-Come...” farfugliò con le lacrime agli occhi.
“L’ho già detto… la tua licantropia altro non era che una patologia virale assimilabile alla rabbia. Nulla che un vero Valefor non possa curare con la sua abilità innata.” rispose Kalel senza guardarlo mentre si dirigeva in quella che sapeva essere la cucina.
Il trio di adulti lo seguì timoroso di ciò che poteva accadergli e non osarono ribattere quando Kalel intimò ai tre di sedersi in quella che, a rendere la situazione ancora più buffa, era la casa di uno di loro.
Nonostante tutto i tre uomini però obbedirono e, quando Remus stava per ringraziarli, vennero bloccati da un cenno della mano.
“Prima che poniate domande stupide vi dirò due cose. La prima è che conosco l’ubicazione di questa casa perché nel mondo fittizio creato da Morte, che si era basato su ciò che sapeva di un mondo in cui demoni e altre creature sovrannaturali non esistevano, hai offerto questa casa a Silente come sede dell’ordine della fenice tra il 1994 e il 1996.”
“Avrei offerto?” chiese l’uomo confuso.
“Capisco la confusione. In fondo penso che i commentatori abbiano spiegato ben poco del Dreamlike Curse. Per risolvere i tuoi dubbi ti dirò che Morte è presente in ogni luogo e in ogni momento.” spiegò il figlio di Azazel.
“Prendere la tua anima, come quella di tutti coloro che abbiamo incontrato in quel viaggio, in punto di morte, e usarla per insegnare qualcosa a me e ai miei amici non è stato difficile per lui.”
“Non è stato difficile?” chiese Remus confuso.
“Beh lui è del settore ma non siamo qui per questo.”
“E per cosa siete qui?” domandò Sirius ignorando lo sguardo gelido che inviava all’indirizzo del fraterno amico James.
“Chiama Kreacher, il tuo elfo, e ordinagli di portarmi nel luogo dove ha nascosto il medaglione che tuo fratello, Regulus Arcturius Black, rubò a Voldemort prima di venire ucciso da quelle mani che si ergevano dal lago.” disse con una voce pacata ma risoluta il nipote di Mephisto.
Sirius, sentendo tutte queste novità in una volta sola, chiese spiegazioni ma Kalel non aggiunse nulla attendendo in silenzio l’elfo.
L’elfo, sentendo quelle parole divenne pallido e iniziò a tremare con gli occhi lucidi mentre, titubante, faceva segno al ragazzo di seguirlo fino al luogo dove la sua padrona gli aveva consentito di vivere.  
Era un luogo angusto ma identico a quello che la sistina sovrannaturale, assieme al golden trio alternativo, aveva perquisito dopo il matrimonio di Bill e Fleur.
Non dovette cercarlo a lungo prima di individuarlo. In argento finemente decorato e ricoperto da smeraldi, il medaglione era fin troppo vistoso ed elegante per la camera di quell’elfo.
Kalel si avvicinò al medaglione e lo prese scendendo in salotto senza accelerare o distanziare troppo il vecchio folletto che lo tallonava guardingo.
Tornò nel salotto dove poggiò l’artefatto su di un tavolo ed evocò, con un pigro cenno del dito, una sfera di luce nera e cremisi che spinse verso l’artefatto.
L’artefatto, o per essere precisi il frammento dell’anima di Voldemort, oppose strenua resistenza erigendo una pseudo barriera nel tentativo di arginare ciò che i numerosi incantesimi di protezione non erano riusciti a intercettare.
Nulla di più che uno sforzo puerile sembrò essere quando Kalel, annoiato, fece ingrandire la sfera abbastanza da triplicare le dimensioni e inglobare il monile, cancellandolo dall’esistenza assieme all’anima che conteneva e a parte del tavolo che lo sosteneva.
“Bene, qui abbiamo finito...” disse Kalel alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.
“Te ne vai? Non mi uccidi?” domandò Sirius urlando.
Kalel si fermò e si voltò verso il padrone di casa che squadrò a lungo prima di parlare.
“In quella realtà illusoria tu e Remus siete stati amici del piccolo Gil nonostante vi avesse detto che era un mezzodemone e che non fosse figlio di James e Lily. Sirius morì salvandolo da Bellatrix nel 1995, durante un’agguato al ministero dove anche Remus, assieme alla figlia di Andromeda Tonks, Kingsley e Moody intervennero per proteggere lui e Neville dai Mangiamorte.” disse il ragazzo con voce mesta.
“Remus invece morì in una battaglia combattuta a Hogwarts dopo la morte di Silente e in cui Harry il rosso uccise Voldemort...”
“Harry? Non era Neville?” domandò Zephiel confuso.
“Quel mondo fu creato per due motivi. Il primo quello di mostrarci come uccidere Voldemort. Il secondo di farci vedere come Silente sbagliasse e commettesse errori a causa del suo ego smisurato. Uno di essi era l’ubicazione del bambino sopravvissuto il giorno in cui Voldy venne sconfitto.” rispose il ragazzo pacatamente.
“L’ubicazione?” ripetè l’angelo guardandolo con intensità.
“In quel mondo Neville si trovava, il trentuno ottobre del 1981, nello stesso posto dove si trovava il nostro Harry. Io e Gil invece condividevamo la stessa posizione fino a quando Codaliscia non ci ha spostati. Ciò significa che ho sconfitto io Voldemort quella notte ma Codaliscia mi ha spostato causando l’errore di Silente che ha condannato Harry a cinque anni di inferno...” disse con un certo astio.
“E allora perché Morte vi ha condotto la?”
“Perchè io non avevo la benchè minima voglia di difendere il Regno Unito da Voldemort dopo il comportamento dei Maghi inglesi verso Harry. Per questo Morte voleva che capissi le conseguenze di una mia non belligeranza.” rispose semplicemente, con una scrollata di spalle in omaggio, Kalel che poi, all’improvviso, smise di guardare l’amico per fissare Sirius Black.
“Inoltre non hai fatto nulla di male. Volevi proteggere mia madre, me ed Harry quindi hai pensato di depistare Voldemort e non sapevi che Minus fosse un bastardo doppiogiochista… e poi spetta a mia sorella Elaine decidere se perdonare o meno suo padre...” disse gettando uno sguardo su James.
“Quanto a te… non ti uccido perché verrà il giorno in cui capirai l’enorme errore che hai fatto e capirai che lasciarti in vita è una punizione ben peggiore della morte...” disse svanendo nel nulla assieme ai suoi amici lasciando un trio di adulti senza parole.

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I tre ragazzi comparvero in quello che sembrava essere un vecchio cimitero. Kalel non perse tempo e, ignorando tutte le lapidi, smosse dalle loro posizioni originarie, creò numerose sfere simili a quelle con cui aveva distrutto il primo Horcrux di una lunga serie.
Esse, muovendosi come mosse da una propria volontà, si fermarono a pochi centimetri da una vecchia baracca per demolire, una dopo l’altra, le vecchie e spoglie stanze assieme al povero mobilio.
Solo una, un rudimentale salotto, rimase a lungo integra resistendo ai vari assalti della sfera ad esso dedicata sotto lo sguardo incredulo di Zephiel.
L’angelo non era incredulo per la strenua difesa delle barriere, anche un cieco avrebbe capito che demolite le altre stanze le sfere, convergendo sul salotto, avrebbero avuto vita facile. Era la creazione in se di quelle sfere a renderlo scettico.
Esso era infatti un potere tipico del casato Bael che solo l’attuale Lucifero, avendolo ereditato dalla madre, una Bael per l’appunto, possedeva.
“L’ho rubata durante un duello di allenamento con il marito della cugina di mia madre...” disse Kalel senza distogliere lo sguardo dalla casa che, metro dopo metro, centimetro dopo centimetro, lentamente cessava di esistere.
“Rubata?”
“Yep… esattamente come la spada della verità che è una tecnica di Hermione...” disse Kalel puntando un dito verso un’albero che, da rigoglioso, divenne secco e avvizzito in pochi secondi.
“Come hai fatto?” chiese Zephiel.
“I Valefor sono noti per le loro arti mediche, per la loro antiestetica trasformazione ma quasi nessuno si ricorda che sono anche maestri nell’arte del furto. Unendo le arti mediche al furto, nei secoli, svilupparono una tecnica che permette di assorbire, per contatto o a distanza, l’energia vitale delle persone. Io però posso assorbire anche quella degli incantesimi o delle tecniche che più mi piacciono ma, mentre i miei avi potevano combattere ricaricandosi le batterie, io posso anche fare mie le tecniche altrui assorbendone l’energia e integrandola in me...” spiegò mentre Zephiel lo guardava sconvolto.
“E quante abilità hai accumulato fino ad ora?” chiese preoccupato.
“Escludendo la pirocinesi, l’aereocinesi, la rigenerazione e la produzione di lacrime di fenice tipiche dei Phenex ed ereditate da mia madre...” disse Kalel con noncuranza.
“Direi Gremory e Bael, lottando contro lo zio Sirzechs; Sitri, che mi garantisce il controllo sull’acqua in tutti e tre i suoi stadi fisici, spalmando la crema solare a Serafall-chan e quella dei Belial baciando la campionessa di Beauxbatons...” disse mentre le varie sfere si raggruppavano formandone quattro che, sotto lo sguardo del ragazzo, si erano espanse all’improvviso creando degli enormi crateri.
“S-Spalmando l-la c-crema s-solare?” balbettò Zeph confuso.
“E già… Angela, ai tempi, non la prese per nulla bene...”
A conferma delle parole di Kalel un pezzo di muro, artigliato dalla biondina, si sbriciolò contemporaneamente alla scomparsa dell’ultimo strato di incantesimi protettivi dell’anello di Marvolo Gaunt che, in modo sinistro, brillava dal fondo di una buca.
Zephiel stava per afferrarlo ma Kalel lo fermò poggiando una mano sulla spalla.
“Quell’anello uccise Silente, non toccarlo con leggerezza...” disse prendendolo e indossandolo.
L’effetto non tardò a manifestarsi e, una dopo l’altra, le dita di kalel si annerirono davanti a una platea sconvolta.
“Che maledizione insidiosa...” disse Kalel divertito prima di recidersi la mano a livello del polso.
Non fu una gran perdita. Kalel la rigenerò in pochi istanti mentre continuava a osservare, incurante, la morte della sua prima mano che divenne cenere molto prima di poter toccare il suolo.
“E Silente è morto così?”
“Diciamo che è riuscito ad arginarla ma la maledizione ci ha messo solo un paio di mesi prima di superare le protezioni...” disse evocando un po di distruzione.
“E perché lo avrebbe indossato?” domandò l’angelo divorato da una morbosa curiosità.
“Perchè quella pietra sull’anello è un’artefatto creato dai Peverell secoli fa e prese il nome, molto fantasioso oserei dire, di pietra della resurrezione ed è...”
“Uno dei tre doni della morte!” esclamò il ragazzo stupito. “Avrà un valore incalcolabile!” disse mentre Kalel lo cancellava dall’esistenza.
“In effetti, se consideri che quello di prima era il medaglione di Salazar Serpeverde, direi che ho appena distrutto un paio di milioni di galeoni...” rispose il nephilim con noncuranza.
“E perché lo hai fatto?” domandò sconcertato da un simile spreco di denaro.
Kalel lo guardò a lungo prima di iniziare a rispondere.
“Durante la Seconda Guerra Mondiale Voldemort rimase incinta di quello che chiamo Gil… C’era la guerra e si era trovata davanti, dopo una vita in cui si era vista costretta a fingersi maschio, per colpa di un’errore alla nascita e dell’ideologia maschilista e retrograda che imperava a Serpeverde quando era una studentessa, un demone molto bello.” disse con voce flebile.
“Un Gremory?” chiese l’angelo sperando di ottenere qualche informazione aggiuntiva dal ragazzo ma non gli andò molto bene visto che, come la moglie, pure Kalel dichiarò di non sapere l'identità del padre di Gil.
“Non so chi di preciso. Ciò che so è che la direttrice dell’orfanotrofio dove  viveva Voldemort diede in adozione il bambino e che Gil, assieme ai genitori adottivi, furono uccisi da una bomba sganciata di notte dai Nazisti che colpì l’albergo dove alloggiavano. Voldemort arrivò appena in tempo per vedere suo figlio spirare tra atroci sofferenze.”
Zephiel lo guardò sgomento mentre l’amico sembrava intento a continuare.
“Tornata a scuola, colma di odio verso i babbani - che le avevano portato via il figlio per ben due volte - aprì la Camera dei Segreti e uccise Mirtilla Malcontenta facendo ricadere la colpa su Hagrid. In seguito venne qui e uccise il padre che abitava in quella villa ma non prima di avergli fatto fare testamento a suo nome. La colpa la fece ricadere su suo zio, Orfin Gaunt, che abitava in questa catapecchia. Prima però rubò l’anello di suo nonno e che, probabilmente, i Gaunt avevano ottenuto dai Peverell secoli orsono...”
“E perché lo ha portato qui?”
“Perchè al settimo anno, dopo aver ottenuto qualche delucidazione da Horace Lumacorno, iniziò a creare Horcrux...”
“Creare? Al plurale?” chiese sconvolto tanto quanto la maggior parte degli esperti di arti oscure in ascolto.
“Yep, plurale… il primo, anche se non avevo idea di cosa fosse, lo abbiamo distrutto nella Camera dei Segreti...”
“Il diario che qualcuno ha rubato ai Malfoy e che uccise quell’elfo?”
“Esattamente. Capirai che da demone immaginare un ricordo capace di possedere qualcuno o lo privasse di energia vitale è una castroneria bella e buona… In assenza di informazioni però abbiamo dovuto attendere che Silente, in punto di morte, si decidesse a condividere le informazioni con Neville...”
“E cosa successe?” sussurrò Zephiel.
“Silente aveva distrutto l’anello e Gil il diario. Il medaglione era in mano di Sirius che senza saperlo lo aveva buttato e solo l’intervento di Kreacher, che lo voleva distruggere in memoria di Regulus, ha evitato una vera e propria catastrofe. Un ladruncolo di nome Mundungus Fletcher, a morte di Sirius, ebbe però la brillante idea di rubarlo solo per vederselo sequestrare da Dolores Umbridge che, durante il dominio di Voldemort, si era messa a fare pulizia etnica dei Natibabbani. Non racconterò le varie peripezie ma ti basti sapere che, morte Silente, Neville si ritrovò costretto a nascondersi come un criminale. Ron, che in un primo momento sembrava passabile, vedendo Hermione molto vicina emotivamente al piccolo Neville decise di tradirli vendendoli ai Ghermidori, feccia che per sentirsi importante dava la caccia ai natibabbani. Voleva scoparsi Hermione, Elaine e le due donne della mia famiglia…”
“E immagino tu non l’abbia presa bene...”
“Yep… Gil però la prese anche peggio ma non divaghiamo.” disse smaterializzandosi, portando seco i due ragazzi, in una grotta ubicata in una parete rocciosa a ridosso del mare.
Anche li Kalel evocò la distruzione per aprire un varco in una parete di pietra liscia e nerissima e poi, strano ma vero, ricorse ad alcune fiammate che lanciò contro l’acqua di un lago artificiale che circondava un’isolotto.
 Non ci volle molto prima che l’acqua evaporasse e i corpi in essa immersi diventassero cenere assieme al bacile posto al centro dell’isolotto.
“Inferi?” domandò l’angelo perplesso.
“Già. Furono loro a uccidere Regulus quando, assetato a causa della pozione contenuta in quel bacile, andò a bere nel lago. Pozione che indebolì parecchio Silente, tra l’altro...” si intromise Angela gioviale.
“Allora qui non c’erano horcrux...”
“Si ma metti che qualche cacciatore di tesori fosse venuto qui… meglio prevenire inutili morti...” disse la ragazza seria.
“In ogni caso il prossimo sulla lista è a Diagon Alley...” dichiarò Kalel smaterializzando il gruppo nel centro commerciale dei maghi.
Senza dire nulla i ragazzi lo seguirono mentre si avvicinava alla Gringott con un sorriso sulle labbra.
Era ancora notte e non si sorprese minimamente nel trovare la Banca dei Maghi vuota ma piena di gargoyle pronti ad attaccarli.
“Non mi starai dicendo che la banca contiene uno di quegli horcrux?”
“E a giudicare dalle protezioni direi che ne fossero al corrente...” disse Kalel sospirando.
“Vuoi entrare lo stesso?” chiese Zephiel perplesso dalle implicazioni.
“Ovvio… Devo uccidere Voldemort, pensi che abbia il tempo di attendere il permesso di un parlamento che per metà vede Voldemort come un Messia?” chiese Kalel facendo apparire alcuni cerchi magici che attirarono l’attenzione dei numerosi custodi scolpiti nel granito.
“Inoltre dimentichi che c’è una faida in corso. Le leggi ordinarie delle Tre Potenze, dei maghi o delle altre creature che mio nonno protegge non si applicano su di noi.”
“E i Goblin? Come prenderanno un simile gesto?”
“Ho appena distrutto l’economia dei Bael e dei Phenex… quanto tempo pensi che mi serva a distruggere la loro?” chiese Kalel scagliando dei proiettili di energia demoniaca contro i gargoyle che si frapponevano tra lui e l’horcrux.
“Distrutto?”
“I Phenex e i Bael ricavano un quarto dei loro profitti dalla vendita di lacrime di fenice, erbe mediche e ingredienti per pozioni come l’antilupo. Io ho curato un uomo affetto da tre decadi dalla Licantropia. Posso mettere in qualsiasi momento sul mercato un vaccino annuale, che protegga dal contagio, e una serie di farmaci che leniscano la sintomatologia cento volte più economici della pozione antilupo e, se proprio volessi esagerare, potrei mettere sul mercato le lacrime dei Valefor, dieci volte più potenti di quelle dei Phenex, a un prezzo dieci volte inferiore...” rispose Kalel alzando l’indice in direzione dell’amico.
“Uno”
“Un’anno, Zephiel. È il tempo con cui ridurrò sul lastrico le due famiglie che mi vogliono morto, che hanno condannato a morte mia Madre senza nemmeno darle un processo e che, per colpa della loro avidità, hanno portato mia sorella a crescere in un luogo dove la sua innocenza le venne portata via nel peggiore dei modi...” disse mentre, per una frazione di secondo, i capelli di Kalel sembrarono virare al rosso.
Il cambiamento durò per una manciata di secondi ma fu sufficente a rompere tutti i vetri della banca, che aveva iniziato a tremare, e a incrinare numerose colonne in marmo.
Quando tutto il trambusto finì il ragazzo proseguì verso i sotterranei che, per caso ovviamente, trovarono privi di mostri o altri sistemi di protezione e ciò permise ai ragazzi di distruggere il terzo horcrux in pochissime ore.
Fu quindi la volta di Hogwarts e i ragazzi, beandosi dell’impossibilità da parte dei suoi abitanti di interferire, si introdussero fino al settimo piano in quella che in pochi conoscevano come la stanza va e vieni.
Distrutto il quarto horcrux i ragazzi si recarono nelle cucine dove si rifocillarono e tirarono fuori un foglio di carta.
“Il diario, l’amuleto di Serpeverde, l’anello di Marvolo, la Coppa di Tosca e il Diadema di Priscilla sono andati...” disse Angela sorridendo.
“I frammenti presenti dentro di me ed Harry sono andati distrutti quando l’aereo è precipitato e siamo morti...” aggiunse Kalel sospirando.
“Ebbé? Perchè quella faccia? Ne mancano solo due!” esclamò Zephiel gioviale.
“Si il serpente di Voldemort che, caso vuole, non si allontani mai da lui...” disse Angela sconsolata.
“E noi tre, per quanto forti siamo pur sempre demoni di classe C. Voldemort rimane di Classe B e, se ciò che pensiamo è avvenuto, adesso è un demone.” disse la ragazza rigirandosi un calice di succo di zucca tra le mani.
Kalel intanto disegnava distrattamente degli alberi quando, senza dire nulla, si alzò e uscì dalla cucina dirigendosi in Biblioteca. I due lo seguirono preoccupati di cosa volesse fare ma, vedendolo appellare un dizionario Inglese-Tedesco, repressero ogni domanda fino a quando, un urlo belluino, riempì la biblioteca.
Non era un’urlo di gioia o esultanza bensì di cieca disperazione e il mobilio della biblioteca pagò a caro prezzo la rivelazione.

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Note D'autore

Salve ragazzuoli eccoci qui, con un bel po di ritardo per quello che è quello che considero un capitolo di svolta.
Come in molti già sanno questa storia ha avuto delle pause di riflessione più che altro. Il motivo? Diciamo che al contrario di altre fiction, amo da impazzire questo Harry, questa Hermione e quelli che per voi di HP sono le new entry Kalel ed Angela. Per questo  quando arrivavo a scrivere un capitolo di svolta mi sedevo e pensavo... caspiterina ma la sacred gear di Harry in Naruto ci starebbe bene. Corbezzoli Harry e Kalel nel mondo di Fairy Tail ci starebbero divinamente o anche in Akame ga kill o in manga che nemmeno vi cito per non spoilerarvi troppo.
E sapete cosa succedeva? Davanti a me si delineavano una serie di eventi in cui QUESTI quattro personaggi finivano catapultati in questi mondi.
Ora lo so che molti di voi mi diranno... Ah ma a noi interessa solo Harry Potter però io vedo che in molti siete venuti a leggere un cross-over con un manga che ha un fandom in questo sito di soli 30 fiction. Perchè quindi non dare fiducia a questi quattro personaggi in cerca di autore durante avventure svolte in altri lidi?
Detto questo vi avviso... non cominceranno tutte contemporaneamente (a oggi sono allincirca otto ficton e forse se ne aggiungeranno altre) e avranno ben poco in comune l'una dall'altra.
Es. Alcune inizieranno dall'incidente aereo che, come avete visto, ha ucciso i quattro campioni permettendo a Morte di intervenire. Che ne so... in questo preciso momento potrebbe nascere un mondo in cui i ragazzi vengono reincarnati nel mondo di Naruto, dove finiscono nell'impero di Akame ga Kill, dove finiscono nell'isola di Dai di Dragon Quest (un manga noto come i cavalieri dei draghi in italia).
Altre storie potrebbero nascere nel momento in cui Harry, Hermione e Angela scappano di casa e, magari, finire nel mondo di Fairy Tail.
In altri invece che venire divisi dopo la morte di Voldy, potrebbero finire in giappone e vivere avventure lievemente diverse in contesti diversi per tornare a Hogwarts solo dopo molti anni.
In altri ancora Serana e Lily invece che finire da Mephisto potrebbero (e qua già so che in molti mi linceranno) sul pianeta vegeta e così Angela e Kalel potrebbero avere Vegeta e Goku come fratelli (permettendomi di recuperare molto della mia prima fiction inedita su EFP).
In altre ancora i padri di Angela e Kalel potrebbero essere il padre di Ichigo e quello di Ishida ma gli scenari, fidatevi, sono tanti e tutti solidi.
Per questo questa storia è alle battute d'arresto. Non per mancanza di ispirazione ma, essendo questo uno spin-off di una serie di Highschool dxd, a me serviva coerenza con quella serie di fiction e avevo bisogno di inserire Gil ed Elaine impedendomi di inserire uno dei possibili viaggetti post-aereo.
Per questo voglio assicurarvi che finita questa comincerò a pubblicare prima possibile una o più scenari di quelli pubblicati. Non temete se qualcosa non la conoscete, farò in modo di renderla il più chiara possibile nelle note!

Detto questo veniamo al capitolo.
Come avrete visto Kalel non perde tempo e, scoperta l'ubicazione di molti horcrux li sta distruggendo. Perchè non manda Zephiel a farlo nell'ombra? Non teme che Voldemort lo scopra e ne faccia altri?  Beh lo spiegherò in seguito.
Come potete vedere inoltre Kalel sembra lievemente incazzato, e chi lo conosce sa che sta per raggiungere un punto di non ritorno. Aggiungo inoltre che esiste un motivo valido dietro l'intervento di Morte, in questo universo e non in altri. Esiste un motivo in parte spiegato dal "grande progetto di Silente".
Per i più svegli da notare inoltre il ritorno dell'indovinello di Kairos sulla foresta che non esisteva in tedesco... per altre risposte, temo dovrete aspettare Sabato ;)
A presto, un abbraccio da Shenron in piena fase creativa ;)

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