To the Beautiful You

di BonesCia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** To The Beautiful You ***
Capitolo 2: *** To The Beautiful You ***



Capitolo 1
*** To The Beautiful You ***


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To the Beautiful You

 

- Stati Uniti -

-Ehi… Jinki! Guarda la Tv, c’è un tuo connazionale che farà un salto da due metri e mezzo. Se ci riuscirà, stabilirà un nuovo record! –

Una voce femminile dolce e delicata si udì nella camera da letto fra quelle lenzuola di flanella bianche e candide come la neve.

-Dai su svegliati... piccolo. -

La ragazza iniziò ad accarezzargli il viso. Accanto a lei vi era disteso un ragazzo dai tratti asiatici, alto, fisico ben bilanciato. Aveva i capelli leggermente lunghi e castani così come i suoi occhi che, al sol guardarti ti rubava l’anima. Per non parlare della sua bocca leggermente carnosa che nascondeva uno dei più bei sorrisi che una persona, potesse mai avere.

-Hmm… non chiamarmi piccolo, lo sai che non mi piace. -

Disse Jinki aprendo lentamente gli occhi mentre portava la propria mano su quella della giovane che, a differenza sua aveva i tratti occidentali, dai lunghi capelli biondi, occhi color ghiaccio e labbra sottili. Era alta e snella, per vivere faceva la modella per alcune riviste di alta moda.

Il ragazzo infastidito tolse la sua mano dal volto, non amava essere toccato soprattutto, dalle ragazze con le quali ci passava per divertimento solo il fine settimana.

Poi, prese il telecomando che stava sul comodino alla sua destra e accese quella scatola rettangolare che stava davanti a lui.

La tv trasmetteva in diretta la gara Olimpica del salto in alto.

Jinki lentamente si alzò sedendosi sul letto, non staccava gli occhi dallo schermo mentre muoveva le mani indietro per sistemare meglio i cuscini in modo da poggiarci la schiena per stare più comodo possibile e godersi lo spettacolo.

Il silenzio regnava sovrano, non solo nella stanza ma anche nell’arena di lancio. I minuti passavano e il giovane che era pronto ad affrontare la sfida che lo avrebbe fatto diventare una celebrità, si stava preparando al salto.

La trombetta suonò ponendo fine al silenzio ma, non alla concentrazione dell’atleta che iniziò a correre.

      Corsa ben decisa …

                  … uno …

                                … due …

                                               … tre …

 Passi lunghi che precedettero lo slancio. La schiena del ginnasta s’inclinò, insieme alle sue gambe oltrepassando l’asta che, rimase immobile senza cadere.

Era riuscito a battere il record, a fare quel che sembrava per gli altri avversari... impossibile.

Aveva vinto la medaglia d’oro.

Pochi istanti e poi, fu circondato dai telecronisti, dalla stampa e dai flash delle macchine fotografiche.

“… WOOW …”

Lo schermo si spense sotto l’incredulità di Jinki. Forse, aveva visto qualcosa che gli altri non avevano visto … forse, aveva iniziato ad ammirarlo da lontano …

 

-TRE SETTIMANE DOPO -

Una valigia verde era trascinata verso il terminal del grande aeroporto di Yceon.

“Miracolo ... ecco un altro modo di chiamare l’impegno …”

Era quello che c’era scritto su un maxi cartellone con l’immagine di Choi Minho, l’atleta che aveva fatto l’impossibile.

Finalmente sono ad un passo da te …” pensò Jinki guardando quel cartellone prima di uscire dall’aeroporto per prendere un taxi e farsi accompagnare alla scuola che coltivava molti talenti. Era la stessa scuola che frequentava Minho.

All’arrivo Jinki scese dal taxi, ringraziò il taxista porgendogli una banconota. Prese la sua valigia ed entrò nell’enorme cancello grigio in ferro zincato.

Ad attenderlo c’erano molte ragazzine stridulanti convinte che fosse Minho a scendere da quel taxi ma, constatato che non era lui, lo fecero entrare senza difficoltà.

“Non posso crederci che è così amato da queste ragazzine … al massimo avranno tredici anni l’una …” pensò Jinki mentre percorreva la strada che lo avrebbe condotto all’entrata principale.

Nello stesso istante arrivò un SUV nero, all’interno vi era l’autista con a bordo, due passeggeri: Minho e una donna che, era la sua  segretaria.

Jinki vedendo l’auto provò a guardare per vedere chi fosse arrivato ma, non riuscì a scorgere nessuna figura.

-Sarà qualcuno d’importante... - mormorò fra sé.

Entrò nella scuola e si diresse in segreteria, dove incontrò un’insegnate rimproverandolo per non aver indossato l’uniforme. Jinki spiegò che si era appena trasferito e il docente scusandosi lo portò a compilare i documenti mancanti.

-Ragazzo mio, il tuo curriculum è veramente sorprendete! Con questi risultati anche tu potresti diventare una celebrità! – sbottò l’uomo dai capelli brizzolati.

“Eh… eheheh … quel deficiente ha esagerato a inventare questo falso profilo … altro che talento. L’unica cosa che so fare è cantare!” pensò Jinki accennando ad un mezzo sorriso preso dalla tensione di essere smascherato.

 

[Una settimana prima della partenza]

- Jinki ma sei pazzo? Come puoi chiedermi di falsificare il tuo curriculum solo per entrare in quella stupida scuola! Per vedere chi? Quel Minho? -  pronunciò incredulo una degli amici di Jinki, esperto di computer. Aveva l’aria di un ragazzo stupido ma, in realtà era un genio dell’informatica.

-Tu non puoi capire … si è infortunato e ha smesso di saltare! Tu non hai colto quello che ho visto io! – ribatté Jinki guardandolo con occhi supplichevoli.

Già nessuno aveva visto quel salto come lo aveva osservato lui … e nessuno riusciva a capirlo.

Dopo quel salto Jinki iniziò a fare ricerche sul conto di Choi Minho e come un fan sfegatato  era informato ventiquattro ore su ventiquattro sui suoi allenamenti, miglioramenti e infortuni …

Era grazie ad una rivista che aveva saputo che scuola frequentava e, una volta fatta una ricerca, vide che era impossibile entrarci, fatta eccezione per chi avesse talento nello sport.

-OK … TIENI! TZ … non so come puoi lasciare il canto solo per cosa? Aiutare il tuo bell’atleta a rimettersi in carreggiata? E se lui non volesse il tuo aiuto? E se fosse una sua scelta, quella di non continuare? Jinki riflettici ! - , il ragazzo picchiettò velocemente su quella tastiera nera e in pochi attimi creò un curriculum sorprendente. Lo stampò e lo porse al suo amico rimproverandolo.

-Andrà tutto bene, non preoccuparti per me … farò quello che so fare meglio e poi, ritornerò in America per continuare i miei studi di canto – rispose Jinki prendendo quel fascicolo senza leggerlo.

 

 Il professore dopo aver registrato i dati lo condusse allo spogliatoio dove Jinki si sarebbe potuto cambiare indossando l’uniforme.

-Dopo esserti cambiato, vai nell’aula stabilita per seguire la lezione.- raccomandò il docente. Jinki annuì ed entrando nello spogliatoio andò al suo armadietto, lo aprì e rimase meravigliato di trovare l’uniforme con il suo nome sopra.

-Faithing! – esclamò indossandola prima di correre in classe.

Una volta entrato, non si aspettava il silenzio poiché era nuovo e forse, qualcuno voleva sapere da dove venisse e perché si trovasse in quella scuola, però non fu così.

I ragazzi non si accorsero di lui, erano impegnati a parlare fra loro divisi in gruppetti; c’era solo un ragazzo che alzò lo sguardo come Jinki varcò la porta: era Kim Jonghyun.

Jinki cercò di presentarsi, ma niente. L’unica occasione in cui ebbe la loro attenzione, fu quando gli fu lanciata una buccia di banana in pieno volto. Il giovane si arrese mentre Jong gli mostrò il banco accanto al suo dicendogli che era vuoto.

Jinki gli sorrise e timidamente, si sedette accanto a lui senza fiatare.

Passarono pochi minuti e nell’aula entrò Minho, Jinki alzò lo sguardo e vedendolo sgranò gli occhi. Si sentiva emozionato, Choi Minho era entrato da quella porta e si stava dirigendo verso di lui. Minho sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto, forse seccato di essere in quella scuola o semplicemente, stanco di essere circondato da quelle ragazzine.

Si sedette al banco posto dietro a Jinki.

Jinki voleva trattenersi dal girarsi ma, non ci riuscì, si voltò sorridendo, i loro occhi s’incontrarono e lui non poté che bisbigliare: - Sei proprio tu? Minho!-

Minho corrugò la fronte e sospirò prima di rispondergli: - Girati avanti! – con tono seccato.

Le ore passavano con continui cambi di professori fino al suono dell’ultima campanella che segnava la fine delle lezioni.

Minho fu il primo a uscire dalla classe. Jinki invece fu uno degli ultimi insiemi al gruppo di ragazzi che poche ore prima lo avevano “umiliato”, uno di loro si avvicinò tranquillamente a Jinki e portando la mano sinistra sulla spalla destra dell’altro: - Ehi … nuovo arrivato. Lo sai che per essere accettato devi superare una prova? – chiese il ragazzo dalle labbra carnose e dalla chioma bionda.

- Una prova? Che cosa devo fare? – rispose Jinki votandosi.

-Nel giardino della scuola c’è un cane che si è impossessato della nostra palla da baseball … dovresti recuperarla al posto nostro, semplice no? – spiegò il ragazzino inclinando la testa sorridendogli. Jinki annuì.

Il ragazzo allora lasciò la presa per poi salutarlo. “Vediamo se riuscirà a prenderla …” pensò dirigendosi nel suo dormitorio.

Jinki si recò nel giardino, era molto grande con varie stradine, panchine poste davanti alle siepi e i lampioni che, s’illuminavano in tarda serata. Il ragazzo prese uno di quei percorsi, camminò per pochi minuti prima di ritrovarsi davanti ad un piccolo spiazzale con una cuccia.

“Deve essere quella …” pensò avvicinandosi. Arrivato davanti alla cuccia, si piegò, vide il cane, era bianco e sembrava una volpe. Il cane lo vide ma non abbaiò, anzi si alzò dalla sua casetta, avanzò verso Jinki iniziando a leccarlo. Jinki iniziò a ridere, amava gli animali e non capiva del perché gli altri avessero paura di quel cane inoffensivo.

Entrò nella cuccia per cercare la palla, una volta trovata la prese, indietreggiò e uscendo urtò alla gamba di qualcuno. Notò i pantaloni grigi della divisa scolastica, alzò il capo e vide Minho.

-Oh … scusami tanto, stavo solo prendendo la pal.. - si bloccò, Minho lo stava guardando di nuovo in quel modo.

-Puoi andartene grazie … - disse freddo e distaccato.

-Tornerai a saltare vero? Per quel che vedo, il tallone è quasi guarito... - rispose Jinki facendo finta di non aver ascoltato le parole dell’altro.

-Non è affar tuo e, ho detto di andartene … - ripeté di nuovo scocciato Minho.

Jinki annuì e se ne andò.

Rientrando nel dormitorio incontrò Jong che gli andò incontro offrendosi di accompagnarlo nel suo dormitorio.

-Allora … se il numero della stanza è giusto, dovresti essere nel dormitorio blu … - sbottò Jong leggendo il foglietto che strappò dalle mani di Jinki.

- Ah … scusa non mi sono neanche presentato … mi chiamo Jonghyun. Tu?- disse il giovane ragazzo dai capelli castani e poco più basso di lui.

- Non preoccuparti … io mi chiamo Jinki, piacere di conoscerti!- rispose sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

“Jinki, che bel nome … come il suo sorriso.” pensò Jong ricambiandolo con lo stesso entusiasmo.

A guardarli in lontananza c’era un ragazzo dagli occhi felini capaci di far paura a chiunque li guardasse, soprattutto quando era nervoso.

Non era Jinki che guardava, ma Jong “Hmm … appetitoso …” pensò accennando un mezzo sorriso con quelle sue labbra a forma di cuore.

Intanto Jinki e Jong si erano allontanati insieme, il più basso, iniziò a spiegargli come funzionavano le cose all’interno della scuola, gli mostrò la mensa, l’aula studio, il bar e per finire, arrivarono al dormitorio blu.

 Jinki trasportava con sé la sua valigia mentre Jong cercava la stanza, nella quale, una volta trovata, il più basso vi entrò per primo poi, fu la volta del più alto che si chiuse la porta alle spalle.

Il nuovo arrivato rimase a bocca aperta ritrovandosi davanti a quella stanza.

C’erano due scrivanie ben arredate, due scarpiere, un frigo e la stanza era soppalcata per metà.

Infatti il letto in basso era stato già occupato dal ragazzo con il quale avrebbe condiviso la stanza.

Invece, quello che sarebbe stato il suo, si trovava in alto.

La meraviglia la si leggeva nei suoi occhi mentre con lo sguardo notò la scala a chiocciola da dover usare per salire, sembrava uno spazio a due piani, e si sorprese nel constatare che oltre al letto c’era sia il comodino che un comò grande .

Era super contento, neanche in America aveva avuto una stanza del genere. In più c’era il bagno all’interno della camera e un divanetto con un tavolino.

-È perfetta!- esclamò Jinki.  – Jong, per caso sai con chi dividerò la stanza?- chiese al suo nuovo amico.

-Ehm … sì, però non te lo dico. Sarà una vera sorpresa! - rispose l’altro facendogli l’occhiolino. Non voleva dirgli che si trattava di Minho. Aveva notato come Jinki parlava sempre di lui, si erano conosciuti da poco eppure, non aveva perlato di se stesso ma solo, di quell’atleta.

Jong invece gli aveva spiegato di essere bravo a calcio e che, il suo obbiettivo era quello di entrare nella nazionale per poter anche lui, avere la possibilità di gareggiare alle Olimpiadi.

Il più piccolo lasciò il suo nuovo amico da solo in stanza.

Chiusa la porta, Jong notò che c’era qualcuno che lo stava spiando. Percorse il corridoio tranquillamente, girò a destra e, invece di proseguire poggiò improvvisamente le mani al muro spiazzando il ragazzo che lo stava spiando.

-Boccuccia a cuore, eri tu … - disse Jong guardando negli occhi il giovane.

-Cia… ciao Jong … giuro che non ti stavo spiando io … bhe … - il ragazzo iniziò a balbettare mordendosi il labbro inferiore nervosamente.

- … non morderti le labbra … non voglio che si rovinino a causa mia. –  rispose il ragazzo dalla pelle ambrata, portando il pollice della mano destra sulle labbra dell’altro sfiorandole. – Lo sai che sei più carino quando sei geloso?- chiese con voce calda e profonda, però, non riuscì a trattenere quel sorriso sarcastico. Sapeva che avrebbe infastidito Key.

-Smettila di prendermi in giro!- esclamò allontanando la mano di Jong dalle proprie labbra. – Quello che è successo è stato solo un errore dettato dall’eccessivo alcol che abbiamo bevuto durante la festa! Quindi SMETTILA DI PRENDERTI … - Key stanco di essere preso di mira da Jong iniziò ad urlare ma l’altro, riuscì a tappargli la bocca con la mano concludendo la sua frase : - … gioco di te? -, Key annuì mentre i loro sguardi persi l’uno nell’altro si allacciavano dicendo il contrario delle loro bocche.

Nei loro occhi c’era una scintilla ma, entrambi sapevano cosa significasse senza però dargli retta.

Key spinse Jong distogliendo lo sguardo, lo fece indietreggiare e lui scappò via.

 

 

 

[Un anno prima alla festa di inizio anno]

Tutti gli studenti si erano riuniti nella hall della scuola per festeggiare quello che sarebbe stato l’inizio del loro secondo anno accademico. Promesse, speranze e voglia di fare l’impossibile come il loro compagno di scuola. Ecco cosa festeggiavano. I loro successi ancor prima di renderli reali.

Jong quell’anno aveva bevuto molto sapendo che c’era molta strada da fare prima di raggiungere il suo obbiettivo quindi, decise solo di divertirsi e per farlo chiamò alcune modelle facendole intrufolare all’interno della scuola.

Però, le cose non andarono come lui voleva. Le modelle si mischiarono fra gli altri studenti dell’ultimo anno lasciandolo da solo.

Key invece aveva semplicemente bevuto perché gli piaceva. Nessun fine e nessun successo.

I due casualmente, quella sera si ritrovarono in bagno, Jong provocò Key che senza pensarci un secondo, si fiondò sulle sue labbra e poi scappò.

Durante la serata i due non si videro e continuarono a festeggiare insieme ai loro amici fino a quando la festa non finì e ognuno ritornò nelle proprie stanze, o meglio così si pensava.

Key aveva molte volte stalkerato Jong, sapeva dov’era la sua stanza e quella notte, sbronzo com’era, si ritrovò a entrare per sbaglio nella sua stanza. Jong la lasciava sempre aperta, ancora non gli era stato affidato un compagno di stanza.

Sicuro di sé il ragazzo entrò nella stanza senza accendere la luce quando, qualcuno lo baciò sulle labbra. Jong inizialmente era convinto che fosse una modella, ricambiò il bacio facendola distendere sul suo letto.

“Qualcosa non va …” pensò Jong continuando a baciare quelle labbra peccaminose mentre tentava di accendere l’abat jour sul suo comodino. Ci riuscì e, vide chi era quella persona che stava sotto di sé. “ … Key ...” pensò fra sé senza però fermarsi.

Jong era rimasto ammaliato da quella bellezza e fragilità che l’altro, gli stava mostrando in quel momento. Di solito Key era un tipo scontroso e lunatico ma, quella sera era completamente un’altra persona.

Per tutta la notte fecero l’amore… ansimi … spasmi … schiene inarcate e graffi indelebili sul corpo.

Secondo Jong è stata la notte più bella della sua vita.

Il giorno dopo Key si svegliò prima di lui, si rivestì e scappò via lasciandogli un bigliettino con scritto: E’ STATO UN ERRORE DETTATO DAL TROPPO ALCOL.

Jong una volta svegliatosi, vide che accanto a sé non c’era più il suo amore ma un bigliettino sul cuscino. Lo lesse e non comprese mai quelle parole sapendo che l’altro era attratto da lui.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Jinki intanto aveva disfatto la valigia mettendo ogni sua cosa nel suo spazio.

-Sarà meglio farmi una doccia! - mormorò fra sé entrando nel bagno chiudendo la porta e infilandosi in doccia.

Come Jinki aprì l’acqua, Minho varcò la porta della loro stanza rischiando di inciampare per via di un paio di scarpe non sue poste davanti alla porta.

“Eeeh? Queste non sono mie … non mi dire che devo condividere la stanza con qualcuno!” pensò guardandosi intorno. Udì il rumore dell’acqua provenire dal bagno.

“ Chi sarà mai?”, notò che la porta del bagno non era stata chiusa correttamente allora decise di entrare.

Contemporaneamente Jinki chiuse l’acqua, prese l’accappatoio e lo indossò prima di uscire dal box doccia con gli occhi chiusi.

-Non è possibile … ancora tu?- sbottò incredulo Minho.

Jinki al suono di quella voce si spaventò, non si era accorto che qualcuno fosse entrato nel bagno. Aprì gli occhi sorpreso di vedere davanti a sé Minho.

-Mi… mi hanno assegnato a questa stanza. - ribatté uscendo dal bagno con ancora addosso l’accappatoio.

-Bene, adesso vestiti e vattene … - rispose freddamente l’altro.

-Cosa? IO NON VADO DA NESSUNA PARTE! - urlò Jinki stanco di quel comportamento.

Allora, Minho prese la valigia verde di Jinki, salì sul suo piano e tolse i suoi vestiti dai vari cassetti buttandoli a terra.

-EHI… NON PUOI FARLO! Solo perché sei famoso, non puoi permetterti di essere così scontroso verso gli altri! SEI ARROGANTE! Questo, dovrebbero scrivere su di te sulle riviste. - pronunciò Jinki salendo le scale a chiocciola per tentare di fermare Minho che, al contrario lo spinse. Il giovane si rifece di nuovo avanti ma questa volta con l’intenzione di picchiarlo, lo stesso scopo era di Minho.

I due iniziarono a spingersi fino a scivolare insieme dalle scale.

-A parte quel sorriso e quella medaglia che cosa sei eh? – continuò Jinki una volta atterrato sopra di lui iniziando a prenderlo a pugni. Minho riuscì a proteggersi il viso, aspettò che l’altro scaricasse la sua rabbia e subito dopo partì al contrattacco ribaltando le posizioni.

Jinki al contrario di Minho non sapeva difendersi, accusò i colpi.

-Che succede non ti difendi? Sei una femminuccia? Perché non te ne torni in America bastardo?- disse Minho con occhi arrossati e le gambe tremanti.

I ragazzi che stavano nella porta accanto sentendo tutto quel baccano, chiamarono il capo del dormitorio che dopo alcuni minuti fece irruzione nella loro stanza, con lui entrò anche Taemin, il ragazzo biondo che aveva chiesto a Jinki di prendergli la palla da baseball.

-SMETTETELA ORA SE NON VOLETE ESSERE ESPULSI!- urlò il capo seriamente arrabbiato.

Minho si bloccò guardando Jinki con occhi tristi. Ripensamenti su quello che aveva fatto? No, non era per quello ma per le parole che Jinki ebbe il coraggio di dirgli. Nessuno prima d’ora lo aveva affrontato così come aveva fatto lui.

Taemin spingendo Minho indietro soccorse Jinki.

- Jinki ti porto in infermeria.- disse preoccupato sollevandolo da terra portando il suo braccio intorno al collo e, per sorreggerlo meglio lo cinse per un fianco con il braccio.

- … sono riuscito a prendere la palla … - sbottò Jinki abbozzando un mezzo sorriso.

- Quanto sei scemo … - mormorò fra le sue labbra Taemin portandolo in infermeria.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Intanto le settimane passavano, le amicizie si intensificavano ma, Jinki e Minho non ebbero modo di parlare o, di scambiarsi sguardi fugaci fino al giorno della cerimonia di beneficenza che la scuola organizzava ogni anno.

Era una tipica giornata d’inverno, il sole splendeva nel cielo mentre da lontano sembravano arrivare delle nubi grigie minacciose ponendo fine a quella giornata luminosa.

Il vento era assente, l’aria che si respirava era fresca e pulita.

Quel giorno Jinki si era alzato presto per andare a correre, amava quando l’aria leggermente fresca gli accarezzava il volto rendendolo liscio e soffice come la neve.
Indossava una tuta blu con le strisce laterali bianche e nere, scarpette blu con lacci bianchi e un cappellino di lana, adatto per le corsette. In più aveva con sé un orologio sportivo che gli indicava i chilometri che percorreva, quante calorie bruciava e quanto doveva assimilarne per rimanere in perfetta salute.

Durante la sua corsetta che prevedeva il tour per il giardino, campo di baseball e calcio, vide Taemin e Jong allenarsi insieme. L’uno aiutava l’altro in due categorie completamente diverse mentre, in lontananza dietro ad un cespuglio intravide un ragazzo tutto ben incappucciato pronto a scattare delle foto ai suoi due amici.

“Ma che tipo strano … il primo giorno di scuola ho notato che seguiva sia me che jong … uhm … forse ha una cotta per lui …” pensò Jinki facendo finta di nulla mentre continuava la sua attività.

-EHIIII JINKIIIII!- una voce allegra e squillante fece arrestare la sua corsa, “…e adesso chi sarà mai…” pensò voltandosi. Improvvisamente una figura alta e robusta gli si presentò davanti sorridendo. Era il rappresentate del suo dormitorio.

-Scusa se interrompo i tuoi allenamenti ma, era un mio dovere informarti che questa sera ci sarà una festa di beneficenza e, tutti gli studenti devono essere presenti. Molto probabilmente ti ritroverai più di una volta faccia a faccia con Minho e, non voglio che la festa venga rovinata per un’altra vostra lite. Ok? – il ragazzo parlò con sincerità esponendo la sua preoccupazione. Sapeva che Jinki sapeva far finta di nulla ma, non valeva lo stesso per Minho.

-Va bene, cercherò di evitarlo … a quanto pare Lui non sopporta la mia presenza. Sto aspettando che si liberi un posto per cambiare stanza.- rispose Jinki abbozzando un mezzo sorriso di rimorso per aver “attraversato” l’Oceano Pacifico ed aver abbandonato la scuola di canto, solo per stare accanto al suo idolo che a quanto pare, non lo voleva vedere.

-Oh… mi dispiace molto, sai da quando ha perso sua madre… Minho non è più lo stesso… - il giovane capì di aver detto fin troppo, fece finta di tossire e : - … bando alle ciacie, ti aspetto questa sera vestito con giacca e cravatta! – cambiò discorso e facendogli l’occhiolino lo salutò prima di tornare anche lui ad allenarsi al salto in alto.

Jinki annuì ricambiò il saluto e continuò la sua corsa. “Devo uscire a comprare il vestito.”

Nel pomeriggio Taemin inviò un messaggio a Jinki, scrivendogli che sarebbe uscito dal campus a fare alcune compere per la festa e, voleva sapere se voleva accompagnarlo.

Jinki gli rispose che sarebbe uscito volentieri con lui, gli occorreva un vestito per il galà.

Allora, i due si incontrarono fuori dal cancello e insieme passeggiarono per le vie della città.

-Tae, non sapevo che per uscire dal campus c’era bisogno di un permesso…- sbottò sorpreso Jinki mentre entrava in un negozio di abiti da sera.

-Già … io per fortuna posso uscire tranquillamente. Sono qui grazie ad una borsa di studio ed un mio diritto poter lavorare per avere qualche soldo da parte…- rispose Taemin seguendolo all’interno del negozio.

- OOooh, quindi tu lavori? E come fai con gli allenamenti? – chiese curioso Jinki guardando alcuni abiti della sua taglia.

-È semlice… io lavoro solo la sera. Faccio il cameriere e quando i clienti hanno voglia di ascoltare un po’ di musica,  suono il piano per loro.- disse sorridente Taemin prendendo un completo nero mettendolo accanto a jinki per vedere se gli stesse bene. – Uhm … si, prova questo!- si mosse verso il più grande mostrandogli il vestito che aveva scelto per lui. Jinki lo guardò per ben tre volte prima di prenderlo e provarlo. – Aspettami… ci metterò un attimo!- affermò Jinki allontanandosi verso il camerino.

Intanto Taemin si era seduto su una poltroncina in pelle nera e, nell’attesa guardò attentamente il negozio.

Era piccolo ma ben organizzato : c’era il reparto dei completi, delle calze da poter scegliere in base al colore del vestito. C’era inoltre un reparto per le cravatte ed uno per le scarpe.

“Tz… alla faccia delle celebrità! Ci manca solo il reparto per i portafogli e siamo apposto!” pensò fra sé e sé Taemin. Nello stesso istante una commessa tirò fuori un portafoglio da mostrare al cliente per poter abbinare al suo completo.

“No … non ci posso credere…” ,continuò il suo monologo interiore sgranando gli occhi non solo per aver visto il portafogli ma, per aver capito riconosciuto il cliente. Era Minho.

Celere si alzò dalla poltroncina e corse verso i camerini cercando il suo amico che, non trovò. “Diavolo Jinki, dove sei?”. Una commessa vide Taemin intento a cercare qualcosa, si avvicinò con calma chiedendogli cosa stesse cercando. Taemin voltandosi iniziò a descriverle il suo amico e Lei sorridente rispose : - Il suo amico sta pagando in questo momento.-, gli indicò la cassa.

Jinki aveva finito di pagare, non avendo visto Tae era convinto di trovarlo fuori dal negozio.

-Eccomi! Possia…- si bloccò ritrovandosi davanti Minho. Si trovava fuori con il viso rivolto verso il cielo a guardare le prime stelle che iniziavano ad apparire su quello sfondo celestino dipinto da colori a pastello caldi.

Rimase ad ammirarlo in silenzio. Quel calore che emanava il cielo faceva da contrasto al freddo che si percepiva, infatti, nell’inspirare di Minho si poteva scorgere il respiro (l’aria) uscire dalla sua bocca.

-JINKI!- la voce preoccupata di Taemin spezzò quel silenzio misto alla magia di quel momento.

-So…sono q..qua!- rispose balbettando Jinki distogliendo lo sguardo dal suo compagno di stanza.

Nel frattempo una macchina bianca era arrivata davanti al negozio, Minho aprì lo sportello anteriore salendoci sopra. Sembrava non si fosse accorto della presenza di Jinki. Subito dopo la macchina ripartì con un Minho assorto nel guardare Jinki chiacchierare con Taemin. “Mi ha fissato per tutto il tempo senza dirmi una parola…” pensò sorridendo divertito.

-Mi hai fatto preoccupare! Non ti ho più visto!- lo ammonì Taemin raggiungendolo con il fiatone. – Ti ha fatto o detto qualcosa?- chiese subito dopo.

- No, sembra che non si sia neanche accorto della mia presenza…- rispose Jinki dandogli una dolce pacca sulle spalle.

Le stelle iniziarono ad illuminarsi sempre di più, segno che il sole era tramontato dando spazio alla luna di brillare nel cielo.

-Sarà meglio tornare a casa…- disse Jinki vedendo l’orario. – A breve inizierà la feste e noi non siamo ancora pronti!-

-Vorrai dire che tu non sei ancora pronto..!-  ribattè Taemin. – Io purtroppo lavoro e non potrò esserci.- spiegò a Jinki dispiaciuto.

-Allora le nostre strade si dividono qua per oggi…- jinki con la sua solita gentilezza lo abbracciò augurandogli una piacevole serata nonostante il lavoro che lo attendesse. Lo stesso fece Taemin mettendolo in guardia di stare lontano da Minho.

-Certo non preoccuparti! Andrà tutto bene!- lo rassicurò Jinki salutandolo prima di correre alla fermata dell’autobus.

 

--- Un’ora dopo ---

Jinki arrivò al suo dormitorio, aprì la porta ritrovandosi Minho con il busto scoperto con una ragazza che faceva finta di guardare da un’altra parte.

-Scusa … non pensavo fossi in camera … - si scusò abbassando il capo. Minho come lo vide s’infilò subito la camicia bianca abbottonandosela. – Non scusarti … che fai non entri?- chiese allungando la mano verso la sedia per prendere la cravatta.

“Eh?! Sto avendo una conversazione con lui?” pensò entrando spiazzato da quel suo comportamento. Chiuse la porta alle sue spalle, vide che l’altro era concentrato a farsi il nodo della cravatta e senza proferire parola salì la scala a chiocciola per poi buttarsi sul letto.

-Jenny sai fare il nodo alla cravatta?- chiese Minho alla ragazza che stava sbirciando fra le sue cose. – Uhm.. no, non ho mai fatto un nodo in tutta la mia vita..- rispose.

-Ehm … se vuoi posso farlo io…- la voce di Jinki risuonò nella stanza. Si era alzato dal letto sporgendosi dal soppalco.

Minho annuì alzando il capo per guardarlo dal basso, poi si avvicinò alle scale mentre Jinki scendeva. Dopo il loro litigio quella era la prima volta che si ritrovavano l’uno davanti all’altro.

Si scambiarono uno sguardo fugace prima che Jinki si mettesse all’opera. Il nodo non era poi una cosa così complicata da fare, bastarono tre gesti e il nodo era fatto.

-Finito…- disse Jinki posizionandogli meglio la cravatta. – Grazie…- rispose l’altro con tono calmo.

Jinki gli sorrise e, come tentò di scendere di un altro gradino scivolò. Per fortuna Minho era davanti a lui riuscendo così ad afferrarlo dalle braccia un secondo prima che il suo corpo sfiorasse le scale. Il ragazzo, si ritrovò a stringersi forte fra le braccia di Minho.

-Tutto bene?- chiese Minho preoccupato. –S.. si…sto bene grazie..- rispose Jinki indietreggiando. Minho lo lasciò indietreggiare sciogliendo il loro abbraccio.

I due tornarono a guardarsi ma Jinki subito dopo di voltò salendo le scale. Stranamente si sentiva imbarazzato e il suo cuore batteva così forte da temere di essere sentito dall’altro.

Minho per un attimo si era sentito di nuovo se stesso percependo quel colore provenire dal corpo di Jinki. Si sentiva bruciare dentro, qualcosa dentro di lui si era mosso ma, non riusciva a capire cosa… fu veloce e netta cosi come quel momento.

-Andiamo?- sbottò seccata la ragazza. – Si… - rispose Minho avvicinandosi alla porta aprendola per farla passare e, prima di chiuderla rivolse lo sguardo verso Jinki che si stava cambiando.

“Che cosa era quella sensazione che ho provato prima?” si chiese dentro di sé Minho chiudendo la porta.

Passarono pochi minuti e Jinki era già pronto, gli mancava un ultima sistemata ai capelli. Entrò in bagno e prendendo il gel se li portò all’indietro mettendo in luce il suo volto.

Improvvisamente bussarono alla porta.

“E adesso chi è?” si chiese correndo ad aprire.

-Era ora! Ma quanto ti ci vuole a prepararti?! Non devi mica fare una sfilata una di moda? E poi se vuoi piacere a Minho ti consiglio un lo…- era Jong con la sua voce seccata e leggermente infastidita per il ritardo. Aveva iniziato a parlare veloce e senza guardare Jinki era entrato nella sua stanza. Si bloccò nel parlare solo quando vide il suo amico sistemarsi la giacca. – Ehm … si, adesso potresti piacergli…- mormorò a denti stretti.

- Cosa hai detto?- chiese Jinki, era così indaffarato che non lo aveva neanche ascoltato.

-No… nulla..andiamo suuuu!!!- disse allegro spintonandolo giocosamente fuori dalla stanza.

Scesi nella hall, la festa era ormai iniziata. Le luci principali erano spente, lasciando l’illuminazione della sala a tre sfere enormi che pendevano dal soffitto, proiettavano le luci con alternanza di colori freddi come gli striscioni appesi alle pareti insieme a tantissimi palloncini: blu, celeste e bianco.

 Non potevano mancare i tavolini, posti intorno alle pareti, imbanditi da pietanze che, non sarebbero state toccate da tutti i presenti, rimanendo lì a marcire per il resto della serata. Invece, non si poteva dire lo stesso per le bevande e gli alcolici.

Le persone continuavano ad arrivare varcando la porta principale, non erano solo studenti ma anche sponsor, allenatori, giornalisti e genitori che rappresentavano le più importanti catene di accessori, scarpe e indumenti sportivi.

Jinki si guardava intorno meravigliato di tale organizzazione e serietà sull’evento. Lui in tutti quei anni passati a studiare all’estero, aveva partecipato a feste ben diverse.

-Woow … quindi voi ogni anno organizzate tutto questo? – chiese meravigliato Jinki dopo aver dato un’occhiata ad ogni minimo particolare.

-Si amico. E il bello deve ancora arrivare ahahahah! Aspetta che l’alcol inizi a circolare in corpo!- esclamò divertito Jong dandogli una pacca sulle spalle per poi allontanarsi per prendere qualche drink.

Jinki intanto, si era lanciato da solo sulla pista da ballo. A guardarlo a pochi metri da lui, c’erano tre ragazzi con in mano i bicchieri. Parlavano fra loro ma ridevano di lui.

-Smetti di ballare e bevi!- sbottò dal nulla Jong porgendogli il bicchiere.

-Che c’è di male nel ballare scusa?!- ribatté Jinki arrestando la sua danza prendendo il bicchiere offertogli dal suo amico.

-Cosa c’è?! Uno, non sei in compagnia di una ragazza … Due, in questi casi l’alcol è il tuo unico amico e … Tre, io ti abbandono qui per stare con … qualcuno che è geloso se sto accanto ad altri ragazzi … capisci cosa intendo, no?- disse Jong punzecchiando con il gomito il braccio di Jinki in senso di intesa.

-Ricevuto forte e chiaro il tuo messaggio!- rispose Jinki ridendo prima di salutarsi.

Jong  immediatamente si diresse verso le scale dove era seduta una sagoma con la sua macchina fotografica appesa al collo e il cellulare che teneva fra le mani.

“Quanto è carino quando fa finta di non vedermi, dopo avermi osservato per tutto questo tempo …” pensò Jong mentre si avvicinava camminando sensualmente. Sapeva che l’altro lo guardava di sottecchi. “ Uhm … vediamo se funziona …”, il pensiero e i gesti partirono in sincrono, Jong si morse il labbro inferiore mentre insinuava  le dita, della sua mano destra fra i propri capelli portandoli lentamente all’indietro.

“DIO MIOOO …” pensò il ragazzo sentendo il suo cuore battere come i suoi occhi si posarono su Jong e quel suo modo di saper provocare con solo due gesti.

Jong salì le scale e sedendosi accanto al ragazzo gli sfilò il telefono dalle mani. –Oh, guardiamo quante belle foto mi hai fatto!- disse divertito. – Ehi! Ridarmelo! Il mondo non gira intorno a te Jong!- sbottò innervosito Key cercando di riprendersi il telefono.

-Io non smetterò mai di dirlo che sei più carino quando ti comporti così! – pronunciò Jong bloccandogli entrambe le mani per poi voltarsi a guardarlo inclinando di poco il capo. Lo sguardo dolce e sincero di Jong invase quello felino ed imbarazzato dell’altro. – Quanto hai bevuto per dire queste cavolate … - disse Key cercando di aggrapparsi ad altro distogliendo lo sguardo. – In verità non ho ancora bevuto e tu, con questo completo sei così bello da mozzare il fiato … - rispose Jong sincero e diretto lasciando la presa dalle braccia del suo amato. “Perché gli piace prendermi in giro! PERCHé?” pensò fra sé Key alzandosi di scatto tenendo i pugni ben chiusi per il nervoso.

-Ti ho detto di smetterla di prenderti gioco di ME!- sfogò Key con voce incrinata. Jong vedendo l’altro alzarsi capì cosa stava per succedere, questa volta però non voleva lasciarlo scappare e allora, si alzò anche lui ribattendo : - Ehi … Key, io non ti sto prendendo in giro. Quello che è successo quella notte è stato … unico ed importante per me e dimenticarlo o fare finta che non sia successo per me è difficile! Tu mi piaci per davvero Key! – non sapeva più come dirglielo o farglielo capire quindi fece solo una cosa, portò la sua mano sotto il mento del ragazzo portandolo ad alzare la testa per poi inclinare il capo e adagiare le proprie labbra sulle sue.

Key sgranò gli occhi incredulo a quella confessione, a quel gesto che non si sarebbe mai aspettato. Il suo cuore iniziò a battere forte pronto ad esplodere … i brividi avvolsero le sue spalle e le gote a divenire rosee. “Jonghyun …” fu l’unica cosa che pensò in quel momento poi, indietreggiò.

-Ma sei pazzo a baciarmi qua?! E se ci avesse visto qualcuno?! Razza di zuccone! – esordì Key agitando le braccia imbarazzato in modo da nascondere il rossore che aveva in volto.

Jong trattenne le risate per la reazione che aveva avuto il suo ragazzo. Alzò entrambe le sopracciglia guardandolo rallegrato.

Poi, senza chiedere lo prese per il polso trascinandolo con sé verso la sua stanza. Key continuava a parlare ma, Jong faceva finta di non ascoltarlo salendo le scale, percossero tre corridoi ognuno di un colore diverso che, servivano a dividere i diversi dormitori.

Arrivati al dormitorio blu, Jong svoltò a sinistra oltrepassò tre stanze, sfilò la chiave della stanza dalla tasca interiore della giacca, la infilò nella serratura ed aprì entrando nella stanza con Key.

La porta venne chiusa con veemenza così come Jong sbatté Key contro di essa baciandolo per farlo stare zitto.

Le labbra si schiusero, l’uno insinuò la propria lingua nella bocca dell’altro in cerca della loro gemella. Si sfiorarono per poi intrecciarsi in una danza dettata dagli ansimi dei due.

Key portò le sue esili braccia intorno al collo del suo amato mentre Jong faceva scivolare le sue mani su quel splendido fondoschiena per issarselo imbraccio. Key non aspettava altro che aggrapparsi a lui facendo intrecciare le sue gambe intorno alla vita di Jong.

Allora, Jong preso dalla foga del momento indietreggiò con Key di qualche passo per poi voltarsi e farlo sedere sulla scrivania di Taemin mentre con le mani cercava di togliere più cose possibili da quel tavolo per far star comodo il suo amato.

-Jo..ng.. Tae … ci..ci … ammazzerà … - mugugnò Key fra le sue labbra facendo insinuare le sue mani fra le ciocche dei suoi capelli.

-Shh … lui è abituato al … caos …- ribatté Jong mordendogli il labbro inferiore. Intanto aveva iniziato a denudare il suo prezioso amore, gli sfilò la giacca e pian piano iniziò a sbottonargli la camicia. Le sua pelle era bianca e liscia come la porcellana e Jong lo ricordava benissimo sfiorandogli quel lembo di belle con il palmo della mano che, si intravedeva dal tessuto di cotone bianco che veniva aperto bottone dopo bottone …

“La sua pelle è così liscia … e … profumata da volerla mordere …” pensieri intensi seguiti da gesti. A malincuore Jong sciolse quell’intreccio di lingue, labbra e respiri, per potersi concentrare su quella candida pelle che profumava di magnolia. Adagiò le sue labbra sul collo di Key inclinando leggermente il capo e con i denti dolcemente iniziò a mordergli il collo, centimetro per centimetro scendendo lentamente sino alla clavicola.

-Hmm … aahh … Jon.. hyuhhn … - Key ansimava chiamandolo perdendosi al tocco di quelle labbra sottili sulla propria pelle mentre teneva ben salda la presa sui suoi capelli stringendolo di più a sé. – Ti voglio… - sussurrò all’orecchio di Jong una volta chinato il capo per poi sfiorarlo con la punta del suo naso.

-Ogni tuo desiderio è un ordine per me … mio bel … gattaccio … - rispose a tono Jong leccandogli con la sola punta della lingua la clavicola.

Successivamente, lo riprese in braccio ed iniziò a camminare verso il suo letto mentre continuava a sfiorargli con il naso il petto. Pochi passi e Jong piegò lentamente  il busto per far adagiare  la schiena di Key fra le lenzuola di seta nere per poi mettersi a cavalcioni su di lui.

I preliminari andarono per le lunghe continuando a punzecchiarsi, a farsi complimenti, a scambiarsi sguardi intensi che valevano molto più delle parole. Scambi di sorrisi, altri piccoli  baci, morsi e, tra un’attenzione e l’altra oramai i due erano completamente nudi …

Le loro mani iniziarono ad intrecciarsi come i loro corpi e, le loro erezioni a strusciarsi. I loro corpi umidi si muovevano in una danza all’unisono, sembravano fondersi l’un con l’altro. Il letto sembrava muoversi in sintonia con i movimenti di Jong che, si teneva ancorato con le mani sulla testata ogni volta che affondava dentro Key regalandogli un piacere unico.

 

--- Contemporaneamente alla festa di sotto … ---

Jinki non aveva seguito il consiglio di Jong cioè quello del bere. Stava passando la serata a parlare con studenti che praticavano sporti diversi e, si era messo a chiacchierare con qualche sponsor che di continuo faceva il nome di Minho.

Questo sotto un certo aspetto faceva sentire Jinki un po’ a disagio ma allo stesso tempo lo incuriosiva molto capire il perché del cambiamento dell’atleta.

-Eeh … devi anche sapere che ha rifiutato di saltare in molti spot.- a quell’affermazione dell’uomo jinki si girò guardandolo sorpreso. – Non essere meravigliato … non dirmi che non lo sapevi?! Minho è guarito ma si rifiuta di saltare e in più sembra che non abbia molti amici … - ribadì lo sponsor con tale disinvoltura, come se non fosse nulla di nuovo mentre per Jinki lo era.

Jinki lo aveva capito già dal primo giorno che Minho non era più lo stesso, era sempre scontroso, non sorrideva come invece aveva fatto una volta battuto il record e soprattutto aveva notato che non parlava mai con nessuno, solo per chiedere scusa o stuzzicare e nient’altro.

“Fa colazione da solo, esce da solo, studia da solo … Lui è Solo …” pensava Jinki perdendosi in quelle scene che gli comparivano davanti agli occhi. Si era reso conto di essere diventato cieco davanti all’evidenza.

-Uhm … sono convinta di averlo visto da qualche parte … ma non ricordo dove … - mormorava a denti stretti guardando in lontananza Jinki,  la giovane ballerina dai capelli lunghi color nocciola che faceva da accompagnatrice a Minho.

-Di chi stai parlando? – chiese curioso Minho guardando nella stessa direzione dove guarda lei.

-Del tuo compagno di stanza … sembra che nasconda qualcosa … - rispose Jenny stringendosi forte a lui continuando a ballare un lento anche se, Minho barcollava per il troppo alcol ingerito.

“È bellissimo con quel completo addosso … per non parlare dei suoi capelli …” pensò Minho guardando Jinki da lontano. “ Come ho fatto a picchiarlo, non è da me …” si stava lasciando andare in quei pensieri che, lo portarono a porre fine al ballo ed a staccarsi da quella posizione impostagli dalla ragazza.

-Scusa, devo andare … - disse indietreggiando. Jenny lo guardò con aria interrogativa ma, lo lasciò andare. Sapeva che quando Minho beveva si sentiva sempre male e in più il giorno dopo non ricordava mai nulla di quello che faceva quindi, azzardare a baciarlo o andargli dietro non sarebbe servito a niente.

Jinki invece non si era accorto della presenza di Minho, per tutta la sera non  lo aveva cercato e tranquillamente salì le scale per andare al bagno che, si trovava nell’aula est del piano superiore.

Una volta fatto si sistemò per bene bagnandosi il viso leggermente arrossato per il calore che faceva al piano di sotto. Uscì dal bagno, percorse il lungo corridoio e si ritrovò sulla cima delle scale ed iniziò a scendere : contemporaneamente, Minho le stava salendo.

I due si incrociarono a metà scalinata, Jinki non lo salutò facendo finta di non vederlo, scese uno scalino sotto di lui ma inaspettatamente Minho lo afferrò per un polso bloccandolo.

-Oh … ciao Minho! – sbottò Jinki sorridendogli mascherando la sua agitazione.

-Lo sai che … sei carino … quando sorridi …- disse l’altro barcollando portando Jinki a voltarsi verso di lui per poi posare entrambe le mani sulle spalle dell’altro. - … mi chiedo come ho fatto a … farti del male … scusami tanto jinki … - continuò a parlare rivolgendogli uno sguardo triste e vuoto.

Jinki in quel momento si sentì disarmato, non sapeva come comportarsi. Era là, davanti al suo amato atleta con l’alito che puzzava di alcol e lui, non sapeva proprio come aiutarlo.

Allora, fece un respiro profondo, portò una mano sulla sua spalla e regalandogli un sorriso rispose : - Non preoccuparti, capita non andare d’accordo con qualcuno … -.

In quell’istante Minho accennò un mezzo sorriso e scendendo con la gamba sinistra di un gradino, inclinò il capo e baciò Jinki sulle labbra.

Fu un veloce bacio a stampo poi, Minho posò la testa sulla spalla di Jinki sussurrandogli : - Non mi sento bene. Mi viene da vomitare … - 

Jinki rimase immobile, non fece nulla per evitare quel bacio inatteso. Si sentì tremare le gambe ma per fortuna non cedettero e il tempo, sembrava essersi fermato.

“ Minho … ora ti ho visto per quello che sei realmente …” pensò Jinki accarezzandogli dolcemente i capelli, - Andiamo … ti riporto in stanza. –

Qualcuno dal piano di sopra aveva visto tutta la scena riprendendola con il telefonino.

 

Il giorno dopo il risveglio per Jong e Key fu all’insegna di carezze, baci e coccole dimenticando che prima o poi Taemin avrebbe varcato la soglia di quella porta.

- Sei bellissimo quando dormi … - gli sussurrò Jong accarezzandogli il volto. Key sorrise dolcemente vezzeggiandogli il petto scolpito dai duri allenamenti di calcio. – Tu … sei bellissimo in qualsiasi momento … - rispose Key alzando di poco il capo per far sfiorare i loro nasi. Jong non potè far altro che sorridere e mordersi il labbro per tale sensualità, Key non poteva far nessun tipo di movimento che lui si eccitava bramando di rifarlo suo.

- Bene! Avete finito di fare i piccioncini? - improvvisamente si udì una voce a loro familiare rimproverarli con tono interessato.

I due andarono subito nel panico, Jong cercava di coprire entrambi con le lenzuola mentre Key più agitato di lui istintivamente lo spinse facendolo cadere a terra per poi coprirsi con la trapunta a quadri.

Jong per non cadere a terra cercò di aggrapparsi alla libreria ma, il tentativo fu vano riuscendo a far cadere un libro sul letto.

-Aish! Keyyyy!- urlò Jong sdraiato a terra cercando di afferrare un cuscino per coprire il suo sesso.

-AHAHAHAAHAHAH SIETE UNO SPASSO! – Taemin si piegò in due dalle risate, non aveva mai visto così tanto disagio in vita sua. – Fate con comodo! Ahahah io vado a riposarmi prima delle lezioni! Ahahah.- non riusciva a controllare le risate, gli occhi erano diventati rossi e le lacrime iniziavano a scendere per le risate.

Salì le  scale a chiocciola, si tolse le scarpe e a peso morto si lasciò cadere sul letto. Sfilò il suo mp3 dalla tasca laterale dei suoi jeans strappati, si mise le auricolari alle orecchie e chiuse gli occhi.

Come Taemin si sdraiò sul letto, Key uscì da sotto la trapunta vedendo il libro che era caduto sul letto : “Il Club dei Suicidi” , lesse a bassa voce. Poi sempre con il tono di voce basso : - Scusami tanto Hyung … - disse preoccupato.

-Non scusarti … sto bene!- rispose dolorante Jong alzandosi da terra. – Che ne dici di farci una doccia e uscire dalla stanza? Ti va … a-m-o-r-e m-i-o-?- chiese Jong ghignando sillabando le ultime parole mentre si piegava sul letto per prendere fra le sue braccia Key. Il ragazzo annuì contento aggrappandosi come un koala fra le sue braccia. I due subito dopo andarono in bagno per darsi una rinfrescata.

Taemin come loro sembrava rilassato e stranamente felice. Di solito ogni volta che tornava dal lavoro si sentiva stanco e non voleva vedere e sentire nessuno.

Sorrideva mentre immaginava quello che era successo in quella settimana, in particolar modo la notte precedente …

 

Ogni sera Taemin lavorava come cameriere in un piccolo ristorante frequentato da persone altolocate. Candele accese, fiori freschi come centrotavola e un piano, messo a pochi metri di distanza dai tavolini, il giusto per servire comodamente i clienti.

Alcune sere Taemin da cameriere diventava musicista e, fu in quelle piccole occasioni che qualcuno si accorse di lui. La sua musica lo stregava, rilassandolo dopo ogni missione andata male. Quella melodia gli permetteva di dimenticare per un istante tutto ciò che lo circondava.

“Quel ragazzino ci sa veramente fare con il piano …” pensò l’uomo dalla carnagione leggermente scura seduto al piano bar in giacca e cravatta.

Da quella sera, l’uomo dai lunghi rasta richiese sempre una canzone.

Un giorno Taemin uscì prima dal lavoro, si tolse la divisa e con una tenuta sportiva si sedette al piano bar ordinando un piccolo cocktail. Il rasta in quel momento arrivò nel locale sedendosi accanto a lui. Si guardò intorno e vedendo che il ragazzino non era in sala chiese al barman : - Mi scusi ma oggi non c’è nessuno a suonare il piano? –  il barman non fece in tempo a rispondere che Taemin lo precedette : - Mi dispiace ma questa  sera non suono … esco prima per divertirmi un po’ … - , rispose tranquillamente il biondino voltandosi verso di lui con il bicchiere in mano. – Allora devi essere tu il tiz…- come i suoi occhi incrociarono quelli del rasta Tae si zittì rimanendo ammaliato dal suo fascino.

Intanto una donna si era avvicinata e sedendosi fra di loro sfiorò volutamente la mano dell’uomo. – Un bicchiere di scotch con ghiaccio! – ordinò la donna dalla voce calda e seducente.

“ Deve essere la sua donna …” pensò Taemin tornando a voltarsi per il bancone bevendo tutto ad un fiato il suo drink.

-Grazie per il drink Daniel! – sbottò Taemin posando il bicchiere sul bancone, gli sorrise e scendendo dallo sgabello : - Ora vado, ci vediamo domani … - affermò il più piccolo salutandolo mentre s’infilava una giacca nera. – Ti raccomando … Non fare tardi e non bere troppo! – raccomandò il barman facendogli l’occhiolino.

Come Tae uscì dal locale il rasta guardò il barman con aria interrogativa, l’altro lo capì ed iniziò a spiegargli tutto quello che sapeva sul ragazzino dalle labbra carnose ed un talento straordinario.

La notte stessa, Taemin leggermente brillò entrò in un night club dandosi alla pazza gioia. Dopo qualche ora uscì barcollando dirigendosi alla sua auto e come sfilò le chiavi qualcuno da dietro gli bloccò il polso sequestrandogliele.

- Tu ridotto così non vai da nessuna parte … ti accompagno io … - , una voce calda e profonda si udì in quel silenzio che regnava sovrano nel parcheggio. Taemin si voltò e, una sagoma alta, dal fisico perfetto nonostante l’età dell’uomo era davanti a lui. Le luci di un lampione lo stavano accecando, non riusciva a vedere il suo volto. Poi l’uomo lo tirò a sé e tutto fu più chiaro, era il tizio del ristorante.

- Taemin è un piacere conoscerti, io mi chiamo Manuel e per questa notte sarò il tuo autista … - disse sorridendogli dolcemente.

“Manuel ... che bel nome …” pensò Taemin ricambiando quel sorriso prima di svenire fra le sue braccia …

 

Per Jinki il risveglio non fu traumatico, si alzò presto facendo attenzione a non svegliare Minho che, dormiva come un ghiro dopo aver passato tutta la notte a rimettere l’anima.

In punta di piedi scese le scale, si avvicinò al frigo, lo aprì prendendo un limone per poi chiuderlo. Prese un coltello per tagliarlo a metà e uno spremi agrumi, infine versò il succo in un bicchiere e aggiungendoci un po’ d’acqua lo lasciò sulla sua scrivania. Poi si preparò per andare ad allenarsi con Jong lasciando la stanza con molta discrezione.

“Speriamo non si alzi con il mal di testa … altrimenti chi riesce a sopportarlo!” pensò correndo per i corridoi.

 

Qualche ora dopo la sveglia di Minho iniziò a trillare.

-Hhmm … - tenendo ancora gli occhi chiusi Minho si girò in direzione di essa per spegnerla. Poi, lentamente aprì gli occhi ritrovandosi sul comodino cinque diverse bottiglie di succhi, su una di questi vi era attaccato un post-it azzurro con su scritto: Non so che gusto preferisci, così li ho comprati tutti! Però, penso che l’arancia sia il gusto migliore! ,  - Ma cosa … - mugugnò con voce impastata ancora dal sonno. Staccò il foglietto e lo butto nel cestino mentre si alzava per controllare se Jinki stesse dormendo.

Salì le scale ritrovandosi un altro fogliettino, c’era scritto : “So che la mia presenza ti dà fastidio, quindi sono uscito prima …”. Fece un lungo respiro leggendo quel foglietto, dopo riscese le scale e notò un bicchiere con del liquido giallo sulla scrivania del suo coinquilino.

Si avvicinò per vedere cosa fosse e anche questa volta c’era un post-it con su scritto :

“ Un ottima spremuta di limone per il mal di testa!”, Minho sorrise.

“No … aspetta, ma che cosa è successo questa notte?” pensò andandosi a preparare infilandosi sotto la doccia. Cercò di ricordare ma nulla, l’unica cosa che ricordava era la chiacchierata con Jenny e, lui che saliva le scale …  “Maledizione … e se … no, impossibile …”, si diede velocemente una rinfrescata, indossò la sua tuta  e prima di andare prese la bottiglia con il succo all’arancia.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Passarono giorni … settimane … mesi e con essi anche le stagioni passavano. Era una primavera diversa dalle altre. Il clima continuava ad essere gelido con incessanti piogge, sembrava esser in autunno …

Jong aveva iniziato ad allenarsi duramente ogni mattina, l’esame di selezione per la nazionale era alle porte. La tensione era tanta e ci pensava il suo amore a rilassarlo ogni sera fra le lenzuola.

Key invece continuava a spiarlo da lontano pur sapendo di essere divenuti a tutti gli effetti una coppia. Ad ogni partita faceva il tifo per lui mettendosi sugli asfalti in prima fila e, quando ne aveva l’occasione gli preparava un pranzetto che, avrebbero consumato sul prato del campetto al termine della partita.

Intanto Taemin oltre ad essere impegnato con gli allenamenti di baseball, la mattina. Di sera continuava a lavorare senza sosta anche se, la fatica iniziava a farsi sentire e Manuel questo lo aveva notato. Infatti, una sera lo fece uscire prima dal lavoro per portarlo a divertirsi un po’ in qualche locale. Si facevano da spalla a vicenda, Tae trovava qualche donna per il rasta e Manuel qualche ragazzo per il più piccolo.

Jinki e Minho pian piano iniziarono ad andare d’accordo. La mattina facevano colazione insieme e a loro qualche volta si univano Jong e Taemin. L’allegria sembrava regnare sovrana intorno a loro, Minho non rideva mai tranne quando stava con Jinki.

Un giorno Minho e Jinki uscirono insieme per andare a comprare delle scarpe da corsa.

- Jinki, guarda quelle scarpe blu o … quelle grigie!- disse Minho indicandogli due paia di scarpe esposte in vetrina.

- Minho … hai deciso di tornare a saltare?- chiese speranzoso Jinki avvicinandosi a lui mentre i suoi occhi erano puntati sulle scarpe grigie.

Minho stava per rispondere quando, la voce dell’altro continuò a risuonare nell’aria.

-Sai … sono rimasto affascinato da te quando la prima volta che ti ho visto saltare. Sembravi un angelo ed io … ho visto le tue ali … -, parlò con trasporto sfiorando con il palmo della mano destra la vetrina. – Tu, sei … un miracolo ed io ho attraversato l’Oceano Pacifico solo … per vederti di nuovo riaprire quelle ali … - Jinki sembrava ipnotizzato fra i suoi pensieri e l’immagine di quel salto.

Minho si voltò per guardarlo, quelle parole gli avevano toccato l’anima riscaldandola in quella giornata grigia di pioggia, dove tutto sembrava freddo.

“Jinki perché mi fai questo effetto …” pensò pronto ad allungare il braccio per sfiorargli la spalla.

Nello stesso istante una macchina ad alta velocità sfrecciava sul’asfalto verso di loro, Minho riuscì ad vederla e, come passò davanti a loro lui, fece cadere l’ombrello a terra facendogli da scudo umano. L’auto prese in piano la pozza d’acqua e il suo getto fu riversato completamente sulla schiena di Minho.

Jinki improvvisamente si ritrovò il ragazzo dietro di sé con entrambe le mani poggiate alla vetrina che rifletteva il suo sguardo determinato.

Il più grande si voltò, i loro occhi s’intersecarono mentre le gocce di pioggia continuavano a cadere infrangendosi su di loro.

“Perché lo hai fatto …” si chiese Jinki allungando il braccio verso di Lui e con la mano accarezzargli il volto bagnato.

Fra di loro il tempo sembrava essersi fermato per la seconda volta.

 

--- Contemporaneamente nella stanza di Jenny ---

-Lo sapevo! Ecco dove lo avevo visto la prima volta! – l’intuito di Jenny non sbagliava quasi mai. Stava leggendo una rivista americana di gossip quando, si ritrovò l’immagine di Jinki in prima pagina con su scritto : “Il prestigioso allievo della prestigiosa scuola di soprano Onew è tornato in patria dopo un intervento alle corde vocali”.

 

--- Davanti al negozio di scarpe ---

Entrambi stavano per dire qualcosa quando, l’ululare di un cane li riportò a quel momento e la clessidra che dettava il trascorrere del tempo, ricominciò a scorrere.

Minho si girò verso il cane avendo riconosciuto il suo modo di abbaiare. Era il cane della scuola e non riusciva a capire come avesse fatto a scappare. Subito dopo anche Jinki si voltò, quel batuffolo tutto bianco si era seduto accanto a loro come se li stesse aspettando.

Jinki sorrise mentre Minho si era avvicinato a lui piegandosi sulle gambe per poterlo accarezzare.

-E tu che ci fa fuori dalla scuola, eh?!- chiese Minho continuando a coccolarlo.

Il cane cominciò a bofonchiare un simpatico abbaiare, a modo suo gli rispondeva. Il suo pelo era tutto bagnato, chissà da quante ore era a gironzolare.

- Minho, forse è meglio se ritorniamo subito altrimenti sia tu che, Rex  vi prenderete un bruttò raffreddore - disse Jinki catturando l’attenzione di entrambi.

- Hai ragione, andiamo! - rispose Minho ammiccando.

Allora, il più grande prese l’ombrello caduto a terra per proteggere dalla pioggia Minho che intanto, si era alzato ordinando al cane di seguirlo.

I due ragazzi per tutto il tempo chiacchierarono.

Minho gli raccontò la storia di com’era stato l’unico a stringere amicizia con il cane. Iniziava ad aprirsi verso l’altro e questo non poté che far rallegrare Jinki, per la felicità non faceva altro che sorridere.

- Adesso capisci perché abbaia a tutti tranne che a me! - finì l’atleta, una volta varcato il cancello della sede scolastica.

- Bella storia … allora io ci so fare con i cani! Ahahah - rispose Jinki chiudendo l’ombrello.

Aveva smesso di piovere e alcuni raggi di sole, iniziavano a intravedersi illuminando lo spazio che li circondava mentre il cane, iniziò a correre verso la sua casetta e i ragazzi tornarono nella loro stanza.

Una volta entrati in camera, Minho cominciò a starnutire.

“Lo sapevo … spero solo che sia uno raffreddore momentaneo …” pensò preoccupato Jinki salendo le scale per potersi cambiare i vestiti umidi.

Lo stesso fece Minho prima di chiudersi in bagno per farsi una bellissima doccia calda.

“Aish… alla fine non ho comprato le scarpe!” pensò fra sé il giovane spiattellandosi una mano sulla fronte.

Si asciugò velocemente si rivestì e inviò un messaggio a Jong chiedendosi se gli andava di uscire. Jong accettò portandosi con sé anche Key.

Ricevuta la risposta Jinki, lasciò la stanza ma prima, scrisse su un bigliettino: “Ho dimenticato di comprare le scarpe … ahahahah … che sbadato!” lasciandolo sulla scrivania di Minho.

Dopo mezz’ora Minho uscì dal bagno accorgendosi che c’era troppo silenzio.

-Jinki ?! – azzardò a chiamarlo pur sapendo, di essere solo in camera. “ Ma dove sarà andato?” si chiese avvicinandosi alla sua scrivania per iniziare a studiare.

“Uhm … un bigliettino..” scostò la sedia e si sedette  leggendo comodamente. “Aish… spero solo che si sia coperto per bene…”. I suoi pensieri andavano a moltiplicarsi fra un esercizio di matematica e l’altro. La testa iniziava a fargli male e gli starnuti aumentavano a ogni minuto che passava affievolendo man mano la sua concentrazione. I brividi di freddo iniziarono a pervadergli la schiena, i muscoli delle gambe iniziavano a fargli male, allora, Minho decise di sdraiarsi un po’ nel letto fra quelle lenzuola calde e quei cuscini di piuma d’oca.

I sui occhi si chiusero in un lampo come la sua testa sfiorò il capezzale cadendo fra le braccia di Morfeo.

 

Qualche ora più tardi Jinki rientrò. La stanza era semibuia, notò che la luce proveniva dall’abatjour posta sul comodino di Minho.

“È andato a letto senza cenare?” pensò avvicinandosi in punta di piedi al divano per posare le scarpe.

-Hhmm … cof... cof … – Minho iniziò a tossire facendo spaventare il più grande che, si voltò di scatto sicuro di essere stato scoperto però, quello che vide fu la sagoma di un ragazzo dolorante che si agitava nel letto respirando profondamente.

Gote leggermente rosee e viso inumidito da delle gocce di sudore.

Jinki subito capì di cosa si trattasse. Velocemente si tolse il pesante giubbotto, andò in bagno per riempire una bacinella con acqua fredda.

“Quanto diavolo è stato sotto la doccia?” si chiedeva il ragazzo prendendo un piccolo asciugamano per poi immergerlo nell’acqua.

Uscì dal bagno e approssimandosi al letto posò la bacinella sul comodino, si sedette al bordo del letto e iniziò gli impacchi a freddo su polsi e fronte.

Minho non si muoveva, era come se neanche si accorgesse della presenza di Jinki e del suo prendersi cura di lui.

Il più grande ripeteva la manovra ogni dieci minuti fino a quando Minho, immerso nel suo sogno gli strinse la mano destra pronunciando la parola “Mamma…”.

Jinki arrestò ogni movimento guardandolo dolcemente percependo la stretta sulla sua mano farsi sempre più forte. Per un attimo il ragazzo abbassò le difese e questo lo portò a ritrovarsi sdraiato accanto a Minho, l’uno rivolto con il capo verso l’altro. Minho, con gli occhi ancora chiusi, lo aveva tirato verso di sé e Jinki, per non cadergli addosso e farlo svegliare assecondò con calma ogni movimento lasciando il panno umido sulla sua fronte.

Non smise di guardalo, il suo volto era bello nella penombra che, metteva in risalto ogni singolo movimento facciale che l’altro compieva mentre mugugnava nel sonno.

- Mamma … non andare … - sussurrò a filo di voce Minho.

- Non vado da nessuna parte … - rispose a tono Jinki accennando a un sorriso malinconico che l’altro non avrebbe mai visto.

Poi, lentamente chiuse gli occhi addormentandosi …

“Riprenditi presto Minho …” fu questo il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi.

 

Il giorno dopo Minho si rese conto che stava stringendo qualcosa di caldo e liscio fra la sua mano. Con il pollice lentamente ne tracciò il perimetro per capire di cosa si trattasse, “Una mano …”, come lo capì, aprì gli occhi ritrovandosi Jinki dormiente sul suo letto.

Frenò il suo istinto di ritrarre la mano per paura di svegliarlo. Il suo cuore batteva forte, era come se gli fosse venuto un attacco di tachicardia, ed era una cosa gli accadeva sempre prima di una gara.

Ma Jinki … era sempre più bello, quando dormiva somigliava ad un angelo. Minho lo contemplò per qualche minuto ricordandosi quelle esatte parole che il ragazzo gli disse il giorno prima, davanti a quella vetrina.

“Lui è qua per me … vuole vedermi saltare …”, pensò Minho sospirando allungando il braccio e con la mano libera cercava di spostargli alcune ciocche di capelli che gli cadevano sul viso facendo attenzione a non svegliarlo.

Jinki dormiva come un ghiro e questo permise a Minho di sciogliere con adagio le loro mani giunte poi, con delicatezza posò le sue labbra su di essa baciandogliela.

-Grazie … - gli sussurrò alzandosi dal letto per poi coprirlo.

Guardò l’orologio, erano le otto e trenta del mattino. Si vestì, preparò le ultime cose e prima di uscire dalla stanza si voltò sorridendo per guardare un’ultima volta la silhouette di Jinki nel suo letto.

 

--- Passata un’ora. ---

Jinki si svegliò aprendo subito gli occhi si voltò verso il lato del letto, dove poche ore prima dormiva Minho. Era spaventato sapendo di aver dormito in un letto non suo e, aveva paura che l’altro fosse ancora nel letto ad aspettarlo pronto a chiedergli spiegazioni. “Adesso mi ammazza per davvero!” pensò, ma girandosi, vide che il letto era vuoto e, sul cuscino accanto al suo, c’era un bigliettino con su scritto: “Grazie per esserti preso cura di me. Ti aspetto in palestra.”

-… Ti aspetto in palestra … - ripeté quell’ultima frase. “Mi vuole uccidere in palestra.. Sì LUI MI VUOLE UCCIDERE! ” pensò disperato.

Subito si alzò dal letto per andarsi a preparare. Entrato in bagno per lavarsi i denti, vide uno dei suoi post-it attaccati allo specchio dove c’era scritto: “ Una buona doccia aiuta a rendere il corpo ben attivi la mattina”. Jinki sgranò gli occhi incredulo, Minho aveva lasciato dei post-it in giro per la stanza come faceva il più grande ogni mattina per lui, prima di dedicarsi alla sua corsetta mattutina.

Uscì dal bagno in accappatoio e spazzolino in bocca, notò tre bottigliette di succhi sulla sua scrivania ed un altro post-it:  “Un’ottima spremuta d’arancia ti darà le vitamine necessarie per affrontare la mattinata! P.s. Io amo la spremuta d’arancia!”.

Jinki sorrise felice per quel gesto. Si sentiva ad un passo da lui.

Finì di prepararsi e uscendo dalla stanza andò direttamente in palestra.

Una volta arrivato si nascose vedendo Minho nell’atto di saltare. Il salto però non fu dei migliori, infatti, l’asta cadde sul tappeto blu insieme a Minho.

-Buon … giorno … - disse Jinki timorosamente.

-Buongiorno dormiglione!- rispose energicamente Minho alzandosi con l’asta in mano.

-Sei pronto ad aiutarmi?- chiese con trasporto mentre riposizionava la barra al suo posto pronto a ritentare il lancio.

- Per cosa?- rispose Jinki guardandolo con sguardo interrogativo.

-Per starmi accanto! - esclamò Minho sfoderando un sorriso a trentadue denti voltandosi verso di lui per poi rivoltarsi, mirare al suo obbiettivo, ricominciare a correre e saltare.

 

Continua …

 

 

 

 

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Dietro le quinte :

Maaaaaaaaaaaaa ciaoooooooooooooooo!!!

Eheheheh, non è finitaaa muahahahahah

 

W. White, in questa prima parte vorrei semplicemente di … goderti queste pagine mentre finisco di pubblicare il finale! :P

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** To The Beautiful You ***


Gli allenamenti erano più duri del previsto. Ritornare a saltare dopo un infortunio non era facile per Minho o meglio, secondo il medico era un fattore psicologico che lo portava a sentire il dolore là dove non c’era. Minho lo aveva nascosto a tutti, o così pensava inizialmente.

 

[Giorno della visita]

Minho ogni mattina prima di andare a lezione, si recava costantemente in infermeria dove ad aspettarlo c’era il medico della scuola.

- Il tallone sembra essere guarito, a mio parere puoi tornare ad allenarti Minho. - disse il medico tenendo in mano la radiografia del suo tallone.

-Vedrò cosa riuscirò a fare. - rispose Minho con un’espressione fredda e persa nel vuoto così come il suono della sua voce. Sembrava avesse perso tutta la voglia di saltare e che, non gli importasse poi così tanto del suo piede.

-La scelta è tua io, ti ho solo informato della tua salute. - dichiarò il dottore poggiando la schiena alla spalliera della sedia intrecciando le braccia,  - Ora tocca a te decidere cosa fare … -  concluse guardando Minho alzarsi dalla sedia senza proferire parola per poi andare sino alla porta per chiudersela alle sue spalle.

- Ora puoi uscire e spiegarmi che cosa ci fai qua! - esclamò il medico guardando alla sua sinistra dietro il separé.

-E… ecco io … ero venuto qua per prendere un antidolorifico per la mia caviglia. Giuro non era mia intensione origliare ! -  disse Jinki dispiaciuto una volta uscito allo scoperto. Il medico gli fece cenno di sedersi e lui, con il cuore in gola, lo assecondò.

-Va bene … però adesso voglio chiederti una cosa, cosa ci fa in una scuola di atleti, un ragazzo che studia musica negli Stati Uniti? E poi, come hai fatto a falsificare il tuo curriculum?-  chiese il dottore guardandolo incuriosito.

Jinki sbiancò sentendo quelle domande. In poco tempo era stato scoperto eppure, non si era mai messo a cantare o a parlare di musica con qualcuno. Ingoiò a vuoto e quello fu un segnale per il medico che, confermava di aver tratto le giuste conclusioni.

-So… sono qui per veder saltare di nuovo Minho … so che lei non potrà mai capire ma lo scorso anno quando lo vidi saltare per la prima volta mi emozionai tantissimo ed anche le parole che disse durante la conferenza stampa … mi hanno portato nuovamente a credere in me stesso.

Inizialmente avevo abbandonato gli studi non sentendomi all’altezza, gli altri andavano avanti ed io rimanevo sempre indietro ma poi, vedendolo capì che non dovevo arrendermi se volevo avere dei risultati anch’io … se riesco a salvare lui … io, riuscirò a salvare anche me stesso per la seconda volta! -, spiegò Jinki guardando il medico dritto negli occhi.

Il dottore sorrise soddisfatto di quella risposta come se, si aspettasse quella motivazione. Gli fece cenno di alzarsi e andarsene e Jinki lo fece ma, prima di chiedere la porta:

-Stai attento Jinki … potresti essere scoperto dagli altri ma io, cercherò di proteggerti finché mi è permesso. –  il medico lo avvisò di tenere gli occhi ben aperti.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Minho però continuava a combattere la sua battaglia privata, il tallone non smetteva di fargli male e con il tempo, i salti non miglioravano. Si allenava di notte per non essere visto da nessuno, non voleva che si spargesse la voce sul fatto che sarebbe ritornato a saltare in vista  delle gare di qualificazione per le Olimpiadi.

A ogni salto l’asta cadeva e ricadeva senza dargli speranza.

Una notte, Jinki si svegliò assonnato per andare in bagno, al ritorno notò che nella stanza Minho non c’era. Si preoccupò sapendo dei tentativi che il suo compagno di stanza, stava facendo per allenarsi fallendo miseramente. Allora consapevole di questo decise di vestirsi velocemente e di uscire a cercarlo.

Nelle aule non c’era … nell’immenso giardino neanche, iniziava a fare freddo e Jinki rientrò nella struttura. “Ma dove diavolo sarà andato a finire?” si chiedeva fra sé continuando a cercarlo.

Si stava arrendendo quando, un rumore proveniente dalla palestra catturò la sua attenzione. “Certo, la palestra! MA QUANTO SEI SCEMO JINKI?” pensò correndo. Una volta arrivato trovò Minho intento a saltare per la cinquantesima volta. Non c’è bisogno di dire che non ci riuscì. Cadde con la schiena sul materasso blu insieme all’asta.

 –Maledizione - impreco nervoso tenendo i pugni ben serrati. Non si era accorto della presenza di Jinki.

-Minho… tutto bene?- chiese il più grande preoccupato.

L’atleta chiuse gli occhi, Jinki era l’ultima persona che in quel momento voleva vedere. Non perché gli desse fastidio, infondo era stato proprio lui stesso a chiedergli di stargli accanto durante gli allenamenti ma, non voleva che l’altro vedesse i suoi fallimenti. Non riusciva proprio ad accertarlo.

-Secondo te, va tutto bene?- rispose seccato Minho rialzandosi. – Oh … ehm … non volevo …- Jinki si sentì nervoso, abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore.

L’atleta era diventato di nuovo scontroso con lui.

Fra loro quel pizzico di amarezza e irritabilità non si era del tutto snodata. Andavano d’accordo tre giorni su sette, se non si conta le volte che hanno delle incomprensioni e iniziano a litigare, e il restante lo passavano ad ignorarsi. Il loro, era un rapporto altalenante che inconsciamente li avvicinava sempre di più senza che loro se né rendessero conto.

Ne avevano passate tante, soprattutto Jinki che pur di spronarlo, durante la sfida tra i vari dormitori partecipò alla maratona …

 

-Parteciperò io alla maratona così se vinco, Minho non dovrà saltare! - sbottò Jinki candidandosi per la gare successiva.

- Jinki, la maratona è una cosa ben diversa dalla corsa a metri, lo capisci questo sì? – chiese il rappresentate guardandolo negli occhi.

-Sì lo so, ma ci riuscirò!- rispose determinato il ragazzo.

La gara stava per iniziare, le squadre si erano messe in posizione, uno sparo e la maratona ebbe inizio.

Jong dagli asfalti faceva il tifo per il suo amico così come Key e Taemin che infondo, erano preoccupati per lui sapendo della sua poca resistenza fisica.

I minuti passavano e gli atleti correvano senza arrendersi e uno di quelli era proprio Jinki…

Percorsero un chilometro e il dolore alle gambe iniziava a farsi sentire così come la sete che però non fu soddisfatta in quanto, il tavolo pieno di bicchieri d’acqua posto al lato del percorso, era stato gettato a terra lasciando gli atleti senza acqua.

Ma Jinki non mollò…

Era passata un’ora e mezza e ancora nessuno era sulla strada per il traguardo, Jong e gli altri del dormitorio iniziarono a preoccuparsi. Minho era tornato da una piccola passeggiata e Taemin vedendolo da lontano si alzò andandogli incontro.

-Dove sei stato razza di rammollito? - disse arrabbiato il più piccolo.

-Tz... non mi è più concessa una passeggiata? - rispose sarcasticamente Minho.

-No, se a farne le spese di ogni tuo menefreghismo siamo noi e soprattutto Jinki. Lo sai che sta correndo la maratona per te? Così non salterai sei contento adesso? - , rispose a tono Taemin prendendolo con entrambe le mani dal girocollo della sua maglietta a strisce blu e verdi.

 –Tu spera soltanto che arrivi al traguardo! -  gli sussurrò a fil di labbra guardandolo con ostilità.

“Cosa?! Sta correndo per …” Minho era incredulo ma non lo dimostrò rimanendo impassibile senza fiatare.

Poi, in lontananza vide Jinki insieme con un altro corridore avvicinarsi alla linea del traguardo, dentro di sé sorrise. Tornò a guardare Taemin e con strafottenza: - Guarda … il tuo amichetto sta tornando … corri a fare il tifo per lui … -

-Tz … non riesco a capire cosa ci trovi in te … - mormorò facendosi sentire solo da lui per poi voltargli le spalle e tornare a fare il tifo per il suo amico.

Jinki era esausto, teneva il passo veloce ma insicuro per via di una distorsione alla caviglia. Non si arrese corse fino alla fine superando l’atleta della squadra avversaria.

Minho notò quell’indecisione sui passi e si preoccupò. “Da quando ha una distorsione?!” si chiese scendendo lentamente le scale mentre Jinki improvvisamente cadde a pochissimi metri dalla fine. Minho frenò il suo istinto di entrare in gara per assicurarsi che stesse bene, così come Jong e Taemin.

Jinki lentamente si alzò e questa volta il suo zoppicare … si notava …

Non si arrese e con tutte le forze che aveva in corpo, corse fino al traguardo arrivando per primo poi però, cadde a terra. Fu in quel momento che Minho corse oltrepassando Taemin e Jong per soccorrere il suo compagno di stanza.

-Ehi … Jinki, mi senti? – disse preoccupato Minho portando la mano destra sotto la nuca del ragazzo tirandolo a sé mentre con la destra gli accarezzava il viso.

-S… sì…- rispose l’altro con un filo di voce. – Hai visto… non ho mollato … al contrario di te…- continuò a parlare prima di svenire.

“Hai ragione Jinki e , mi dispiace” Minho si sentì in colpa, non era la prima volta che le sue parole lo ferivano. Lo prese in braccio e con premura lo portò in infermeria.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

“Come al solito l’ho fatto arrabbiare …” pensò Jinki sospirando - … torno in stanza, buona notte … - esordì il ragazzo abbozzando un mezzo sorriso prima di andarsene. Minho non disse nulla tornando ad allenarsi.

Il giorno dopo, Jinki rimase nel letto a recuperare tutte le ore di sonno perse durante l’arco della settimana. Stare dietro a Minho era come stare dietro ad un bambino nella sua piena attività. Minho al contrario, si era svegliato presto per girare uno spot pubblicitario insieme a Jenny, quella che tutti definivano la sua ragazza, tranne lui.

Erano le undici e trenta, Jinki decise di alzarsi dal letto, si stiracchiò e scese per controllare se anche il suo compagno di stanza stesse ancora dormendo ma, non lo trovò nel suo letto.

Scese le scale e vide un bigliettino attaccato su un portaritratti: “Sono fuori per girare uno stupido spot pubblicitario … ci vediamo in serata, buona giornata”, Jinki rimase un po’ sorpreso per quel post-it.

-Forse è riuscito a saltare e quindi è di buon umore … uhm… altrimenti non mi spiegherei tutta questa dolcezza improvvisa.- mormorava formulando delle ipotesi quando, improvvisamente Jong entrò nella sua stanza correndo verso di lui per abbracciarlo.

-Yahhhwwww buon compleannnoooo amicoooo!!!!- disse euforico mentre lo stringeva forte a sé. – Ehi calmati, altrimenti ti metto in punizione e tu, non ti azzardare a toccarlo più del solito - sbottò Key entrando subito dopo di lui vedendo i due sorridere e coccolarsi. – Grazie millee ahahahah … Key, non preoccuparti è tutto tuo!– rispose Jinki divertito facendogli l’occhiolino mentre gli dava una pacca sul sedere a Jong.

-E Minho non c’è? – chiese Jong sedendosi sul divanetto.

-No, sta registrando uno spot pubblicitario. - rispose Jinki sedendosi di fronte a lui.

-Sì, ho sentito che lo girerà con quell’ochetta da due soldi …- intervenne Key sedendosi sulle gambe del suo amato.

-L’ochetta?!- sbottò il più grande non capendo a chi si riferissero.

-Aish… Jinki… non dirmi che non la conosci?! Si chiama Jenny, la ragazza che al ballo stava con Minho, gira voce che siano fidanzati da anni ma, il nostro bell’atleta non l’ha mai confermato.- chiarì Key alzando gli occhi al cielo in segno di resa,  – Fatto sta che tu, sei migliore di lei e quindi potresti avere una chance con lui … beh … non sei una donna ma questo non importa, credo …-  disse dal nulla Jong.

-COSA?! MA TU SEI MATTO! IO E MINHO NON POTREMMO MAI STARE INSIEME … LUI, UN GIORNO MI ODIA E UN ALTRO, MI SORRIDE ED IO NE STO USCENDO FUORI PAZZO! E POI … IO NON PIACCIO A LUI E LUI NON PIACE A ME!-  urlò Jinki esasperato, tirando fuori tutta la confusione che aveva in testa. Jong a quella risposta rimase in silenzio, non voleva svegliare il cane che dorme e quindi lasciò campo libero a Key, l’unico a cui non gli importava nulla se una persona urlava o usciva pazza.

-Sìsì ok … ma adesso apri questo, è un regalo mio e di Jong!- ribatté Key con strafottenza.

“Bene … adesso o Jinki lo ammazza o, dovrò comprarmi un tappo per le orecchie. ” pensò Jong non vedendo nessuna reazione da parte di Jinki quando il suo ragazzo gli porse il regalo sul tavolo.

Per un istante cadde il silenzio. Si udivano solo i respiri.

-Vi ringrazio per la gentilezza.- il silenzio fu interrotto dal festeggiato che, scartò subito il regalo. Dalla scatola tirò fuori una confezione di fialette di profumi per ambiente di diverso colore, capì che quello era il regalo scelto da Key. In più c’era un anello di acciaio con l’incisione del suo nome sopra. – Woow è stupendo! Grazie veramente … sinceramente non mi aspettavo che vi ricordaste del mio compleanno …- disse in modo diretto e sincero il ragazzo.

-Buonnn Compleannooooo polloman! – dal nulla, la voce allegra e la risata cristallina di Taemin si diffuse nella stanza di Jinki. Taemin era davanti alla porta con una torta in mano e le candeline accese.

Jinki si alzò dalla sedia raggiungendo il suo amico. – Yahhww grazieeee piccolooooo minnie!- replicò dandogli un bacio sulla guancia, - Dai su entra, così mangiamo questa buonissima torta! - Jinki lo spinse dentro facendo attenzione a non fargli cadere la torta.

 

--- Contemporaneamente sul set pubblicitario ---

-Bene così! Bravi ragazzi, l’ultimo scatto e abbiamo finito! – urlò il fotografo tenendo sempre il suo obbiettivo puntato su i due modelli.

Dopo l'ultimo scatto Minho e Jenny andarono nei camerini per cambiarsi.

-Per fortuna abbiamo finito, così potremo stare da soli e cenare insieme! – esordì Jenny portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi avvicinarsi a lui. - È da tanto tempo che io e te … non ceniamo insieme … -  tentò di provocarlo con quel suo tono dolce e calmo.

Minho infastidito da quel comportamento, indietreggiò di un passo per poi portare entrambe le mani sulle sue spalle e guardandola dritta negli occhi: - Questa sera non posso e, smettila di comportarti così con me, non sei la mia ragazza! - ,rispose con tono freddo e distaccato.

-Secondo tuo padre lo sono e poi, che cosa hai di così tanto importante da fare questa sera?- chiese infastidita.

-Tz... mio padre non può parlare per me e comunque devo comprare un regalo ma, non è per te quindi non farti strane idee! - lasciò la presa, gli voltò le spalle e se né andò.

Salito in macchina chiese al suo autista di portarlo in una piccola gioielleria della città dove, creavano bracciali d’acciaio a scelta del cliente. Se si voleva, ci si poteva incidere il nome sopra.

Dopo aver passato tre semafori e svoltato per tre volte, Minho arrivò davanti alla gioielleria. Prima di scendere dall’auto chiese all’autista di aspettarlo, alcuni passi ed eccolo entrare nell’oreficeria.

-Buongiorno! - disse il gioielliere vedendo Minho entrare nel suo negozio,  – Il bracciale che aveva richiesto è pronto.- continuò invitandolo al bancone per mostrarglielo. Minho sorrise rispondendo cordialmente e accogliendo l’invito, si avvicinò per vedere il bracciale.

-Oh … è perfetto! Sapevo che potevo contare su di lei! - esclamò Minho contento, i suoi occhi brillavano nel guardare quel gioiello. –Deve essere veramente una persona speciale per fargli un regalo così particolare…- esordì dolcemente l’uomo dai capelli corti e brizzolati. – Ehm … credo di sì …- rispose Minho continuando a fissare il bracciale che veniva posto nella sua scatola per essere confezionato.

-Ecco a lei! - il gioielliere gli fu consegnato in una bustina celeste. Minho la prese e ringraziandolo ancora una volta, uscì dalla gioielleria.

Entrò in macchina e ordinò al suo autista di riportarlo al dormitorio.

In un’altra macchina, a pochi metri di distanza, c’era Jenny che, lo aveva pedinato per tutto il tempo. “Per chi sarà quel gioiello… non mi dire che mi tradisce con un’altra?!” pensò fra sé tenendo le gambe accavallate e le braccia incrociate.

-Segua quella macchina … - sbottò infastidita.

 

--- Nella stanza ---

I quattro stavano chiacchierando amichevolmente, Jong e Key raccontarono tutte le volte che Taemin li aveva scoperti a letto insieme, il che significava quasi tutti i giorni e Taemin, invece, raccontava la sua vita serale fuori dalla scuola, nominando qualche volta il nome di Manuel.

-Uuh… chi è questo Manuel?- chiese Jong curioso.

-Ehm … è un uomo molto più grande di noi. È brasiliano ma, non so che tipo di lavoro svolga. Una volta mi ha detto che non ne poteva parlarne … - rispose tranquillamente il più piccolo.

-Hai capito Tae!  Eh eh eh … ti piacciono i brasiliani neh?- ghignò Jong divertito punzecchiandolo giocosamente con il gomito il braccio di Taemin più vicino a lui.

-Ma smettilaaa… non… non è vero! Lui è etero!- il più piccolo divenne rosso in volto iniziando così ad agitarsi davanti ai suoi amici che ridevano come matti.

 

Le ore passarono in fretta, Minho però, non era ancora rientrato.

-Jinki ma … Minho lo sa che oggi è il tuo compleanno?- chiese Key alzandosi per coprire la fetta di torta rimasta in più per metterla poi nel frigo.

-Penso proprio di no … non l’ho detto a nessuno e mi chiedo come avete fatto a saperlo voi…- rispose interessato Jinki alzandosi anche lui per riordinare.

“Eh … bella domanda e adesso che gli dico?!” Key per la prima volta non sapeva cosa rispondere. Guardò gli altri due chiedendo aiuto, di certo non potevano dirgli la verità.

 

Era stato proprio Minho ad avvisarli dopo averlo scoperto una settimana prima quando andò in infermeria per i suoi soliti controlli di routine e, vedendo che il medico non era ancora arrivato prese la cartella di Jinki per scoprire se la slogatura alla caviglia fosse grave visto e considerato che dopo una settimana claudicava ancora.

“Uhm … qua non risulta nulla di grave e allora perché zoppica come un cretino?! Non sarà anche per lui un fattore psicologico? ” pensava Minho leggendo tutti i suoi dati accuratamente.

“Oh, fra una settimana è il suo compleanno … chissà se gli altri lo sanno. Dopo li informerò.” sentì dei passi e subito  posò la cartella clinica per poi sedersi ed aspettare.

 

-Abbiamo visto la tua cartella clinica! Eravamo preoccupati per te visto che zoppicavi ancora dopo una settimana di slogatura … generalmente gli atleti recuperano subito …- rispose senza pensare Taemin.

“Ecco allora… ahahahah ma quanto sono carini!” pensò Jinki sfoderando il suo migliore sorriso.

Fu in quell’esatto istante che Minho entrò nella stanza fermandosi davanti alla porta.

Rimase a bocca semi aperta, non aveva mai visto Jinki così contento e poi, quel sorriso era da spezzare il fiato.

Sincero, dolce e coinvolgente.

-Woow! - affermò con filo di voce Minho da non essere sentito dagli altri ma, Key colse quelle labbra muoversi e soddisfatto pensò “Colpito e affondato! Ottimo Jinki… adesso si che è tutto tuo!”.

-Ciao Minho … ehm … scusa per la confusione, stavano giusto andando via …- disse Jinki finendo di sistemare la sua scrivania.

-Non preoccuparti, sono tornato solo per posare il giubbotto e poi esco di nuovo, fate con comodo…- rispose Minho entrando togliendosi  la giacca per poi buttarla sul letto. Nel farlo aveva messo il regalo sotto di esso in modo da non farlo vedere agli altri.

-Jong come vanno gli allenamenti per le qualifiche?- chiese il più alto cambiandosi le scarpe.

-Alla grande. Sono passato al secondo turno, spero vada tutto bene!- rispose sorridente l’altro.

-Mi fa piacere… e tu Tae? – si voltò per guardare il più piccolo.

- Ultimamente il lavoro mi ha prosciugato le forze quindi, non sono riuscito a tenermi in allenamento ma, ci proverò il prossimo anno! - rispose Taemin facendogli l’occhiolino.

-Mi dispiace… ma sono sicuro che con il duro lavoro potrai farcela! - lo incoraggiò Minho.

Per Jinki la cosa sembrava surreale, Minho che parlava amichevolmente con gli altri tranne che con lui…

“Si conoscono da più tempo … ” pensò cercando di dare una spiegazione a tutto.

-Jinki noi andiamo, ci sentiamo più tardi! - disse Key aprendo la porta per uscire, subito dopo anche Taemin e Jong lo salutarono uscendo dalla stanza.

Il ragazzo li aveva salutati con la mano mentre saliva le scale per prendere dei vestiti di ricambio. Minho lo seguì con lo sguardo fingendo di allacciarsi il nodo alla scarpa.

-Vieni ad allenarti con me?- chiese tranquillamente.

-No, oggi non posso, ma più tardi se sei ancora in palestra ti raggiungo! - rispose Jinki cercando un paio di jeans che non trovava.

-Perfetto ti aspetto in palestra!- esordì l’altro uscendo anche lui dalla stanza lasciando Jinki da solo.

Continuò a cercare i pantaloni per tutta la stanza per poi ricordarsi di non averli mai tolti dalla valigia.

Li prese insieme con una maglia bianca e a una felpa grigia, scese le scale e andò in bagno per farsi una doccia.

La doccia durò poco più di dieci minuti, celere si vestì, preparò la cartella e andò in biblioteca.

Furono ore lunghe e interminabili di studio quelli che affrontò Jinki in biblioteca così come Minho affrontò gli allenamenti privati con il suo allenatore in attesa dell’arrivo di Jinki che non passò dalla palestra.

“Forse è troppo occupato…”, pensò Minho mentre saltava senza concludere nulla.

-La testa deve essere libera quando salti! Quanto volte ancora dovrò ripetertelo?- disse il coach rimproverandolo per il suo  trentesimo fallimento.

Minho non rispondeva mai, limitandosi ad accusare il colpo.

 Le ore continuarono a passare e Jinki dopo lo studio tornò in camere, dove ad attenderlo c’era un Minho a torso nudo uscito dalla doccia.

-Scusa se non sono passato oggi … ma, sono stato impegnato con lo studio e…- non terminò la frase che Minho fece finta di non ascoltarlo avvicinandosi al letto per prendere la busta blu per poi tornare sui suoi passi e fermarsi davanti a Jinki e sorridendogli.

-Buon Compleanno! Scusa se non ti ho dato prima gli auguri e … il regalo …- rispose Minho leggermente imbarazzato.  –Spero ti piaccia …- aggiunse poi voltandogli le spalle per tornare in bagno per asciugarsi i capelli.

-Gra… grazie …- fu l’unica cosa che riuscì a dire in quel momento. C’erano tante cose che non si aspettava da lui, e una di quelle, era il regalo per il suo compleanno oltre che alla sua dolcezza.

Come il ragazzo entrò in bagno Jinki, scartò il regalo, tirò fuori dalla busta una scatola verde, lo aprì e in un primo momento sembrò il mondo gli crollasse addosso. Era un bracciale d’acciaio con tre ciondoli accompagnati da due perle di colore blu e verde, i pendagli erano: uno a forma di nota musicale, l’altra a forma di microfono stile anni cinquanta e per ultima, una chiave di violino.

“Sa che studio musica!” pensò subito Jinki preoccupato quando, Minho uscì dal bagno e vedendo l’altro ipnotizzato davanti a quel bracciale chiese: -Ehm… non ti piace? Ho scelto come tema la musica perché quasi a tutti piace…- pronunciò avvicinandosi a lui.

-S… sì, mi piace molto, è solo che … non mi spettavo un regalo del genere … ecco tutto … io …- era leggermente nervoso e questo, era riuscito a farlo trapelare balbettando.

-Allora non è un problema se …- Minho allungò il braccio destro verso la mano sinistra di Jinki posando la propria mano sulla sua per poi portarla all’altezza del busto, - ... lo indossassi questa sera …- continuò afferrando con la mano sinistra il bracciale che Jinki teneva nella sua mano destra per poi allacciarglielo al polso sinistro.

-Ti sta veramente bene! Il compleanno arriva una volta l’anno e tutti si meritano dei grandi regali…- sbottò facendogli l’occhiolino lasciandogli le mani.

Il cuore di Jinki perse un battito, troppa dolcezza, troppe frasi azzeccate da sembrare quasi un sogno.

-Ah dimenticavo … questa sera ti andrebbe di fare un giro fuori? – chiese indietreggiando per poi voltarsi e andare verso il letto per prendere la camicia blu posta sul letto.

“Questa sera … lui vuole … naah Jinki! Rimani con i piedi per terra e non lasciarti abbindolare da tutto questo, tanto qualcosa di sgradevole capiterà sempre fra voi no?!” si chiese fra se mentre con un leggero sorriso annuì accentando la sua proposta. “ Come non detto.”

Subito dopo Jinki salì le scale per sdraiarsi un po’ sul letto rilassandosi. Intanto, Minho era uscito dalla stanza senza dire nulla.

Contemporaneamente, Jenny era stanca di aspettare in macchina che il suo ragazzo uscisse dal dormitorio. “Sono convinta che il regalo sia per quel Jinki…” pensò scendendo dalla macchina e come lei entrò , Minho uscì dalla porta di servizio senza incrociarsi.

Jenny conosceva bene il numero di stanza e una volta raggiunta senza pensarci tre volte aprì la porta per poi sbatterla ed iniziò a frugare nei cassetti di Jinki.

Il ragazzo si alzò subito vedendo che Jenny era entrata nella sua stanza e senza chiedere il permesso frugava fra le sue cose.

-Ehi … non ti hanno insegnato le buone maniere? Lo sai che si chiede?- disse Jinki scendendo le scale.

-Dov’è? – rispose Lei. – Cosa?- Jinki la guardò sgranando gli occhi. –Il regalo che ti ha fatto …-, Jenny si bloccò come vide il bracciale allacciato al polso dell’altro. Istintivamente si buttò su di lui cercando di toglierlo dal suo polso e Jinki che non poteva reagire contro una donna, cercava di nasconderlo.

Jenny presa da una crisi di nervi iniziò a graffiarlo sul volto e sulle braccia con quelle sue finte unghie, fino a riuscire ad afferrare il bracciale e staccarlo con violenza per romperlo.

Poi si alzò e velocemente lasciò la stanza. Jinki non aveva fatto resistenza, con il risultato di trovarsi sdraiato a terra con la pelle che gli bruciava per le ferite. Era come se si fosse imbattuto in un gatto randagio.

Girò di poco il capo e chiuse gli occhi vedendo il bracciale fatto a pezzi sul pavimento con le perle colorate ancora roteanti come se fossero in cerca di un qualche oggetto per arrestare il loro roteare.

“Quella è tutta matta …” pensò rimanendo ancora un po’ disteso sul pavimento.

Nel frattempo Jenny era corsa via dal dormitorio, stava per raggiungere il cancello quando s’imbatté nel rappresentate della scuola.

-Jenny! Quale buon vento ti porta da queste parti…- disse ghignando il ragazzo dalla corporatura media, capelli corti neri con il ciuffo che cadeva davanti agli occhi. Indossava una tuta blu con le strisce laterali bianche.

-Tz… come se tu non lo sapessi … Ma, ho risolto tutto e adesso lui tornerà da me…- rispose acida per poi ridere in modo trionfante.

-Ah… allora devo dedurre che il video ti è arrivato … - sospirò scuotendo la testa, - … tu pensi seriamente di aver risolto? Lo sai che più cercherai di allontanarli e più loro si avvicineranno … Jenny, non continuare una battaglia che hai già perso …- concluse Siwon provocandola.

-Guarda e impara … la prossima volta che metterò piede in questa scuola sarà con un anello al dito…- sbottò quest’ultima facendogli l’occhiolino per poi voltagli le spalle.

La ragazza salì in macchina e com’era arrivata, se ne andò, senza lasciare alcuna traccia. Sapeva che Siwon non avrebbe detto niente a Minho così come Jinki.

 

“ E adesso che cavolo gli dico …” pensò Jinki una volta rialzatosi da terra e aver raccolto i resti del bracciale rimettendoli nella scatola per non farlo vedere a Minho.

“Ingelosirsi per un regalo. È la sua ragazza, dovrebbe saperlo che non c’è nulla fra me e lui, no?” continuava a pensare andando in bagno con disinfettante e cotone nelle mani per medicare il graffio. “Forse avranno litigato...” considerò come una possibile opzione intanto che imbeveva il batuffolo di cotone con l’antisettico. “ … o semplicemente le manca qualche rotella il che, mi sembra la cosa più probabile …” rifletté mentre lentamente medicava la ferita mordendosi l’interno del labbro per il bruciore.

Nel medesimo istante Minho rientrò in camere per prendere le ultime cose, si avvicinò alla sua scrivania per prendere il portafogli ma, voltandosi intravide la scatola sul tavolo di Jinki, si approssimò prendendola per poi fermarsi a guardarlo scettico. “Che diavolo è successo? Prima dice che gli piace e poi …”, il suo pensiero svanì nell’esatto momento in cui Jinki uscì dal bagno.

-Ehi … mi vuoi spiegare perché hai rotto il bracciale?- chiese Minho guardandolo con aria interrogativa. Jinki non si era reso conto della sua presenza all’interno della stanza e come si voltò verso di lui, il graffio venne alla luce lasciando Minho a bocca aperta.

-È stato un incidente … lascia perdere… - rispose Jinki abbassando lo sguardo non riuscendo a guardarlo negli occhi sapendo di stargli mentendo.

-Lasciar perdere?!- celere Minho si avvicinò a lui per vedere meglio la ferita. Si trattava di un graffio e questo lo aveva capito dal momento che lo aveva visto però, non riusciva a capire come se l’era procurato.

Azzardò a portare la sua mano destra sotto il mento del più grande portandolo ad alzare il capo mentre involontariamente con il pollice gli sfiorò le labbra.

-Chi è stato a farti questo?- la voce del più piccolo improvvisamente mutò diventando profonda e inquieta.

-… nessuno …- pronunciò a voce bassa Jinki distogliendo nuovamente lo guardo prima di indietreggiare e spostare con la mano sinistra la mano dell’altro. – Tanto non mi crederesti … - mormorò fra sé oltrepassandolo per posare il kit medico nel cassetto che si trovava in basso a destra della scrivania.

-Questa sera passerò la notte fuori, scusa ma dobbiamo rinviare la nostra uscita …- disse Jinki prendendo la sua giacca posta sull’appendi abiti, poi aprì la porta e prima di uscire: - Buona notte … ci vediamo domani in palestra…- concluse lasciandolo da solo in stanza.

Minho non si girò per guardarlo, quel mormorare lo portò a riflettere a lasciarlo andare.

- A domani … – mugugnò camminando verso il letto per sdraiarsi.

“Spero non sia nulla di grave … infondo questa non è la prima volta che accade …” pensò Minho chiudendo lentamente gli occhi.

Infatti, non era la prima volta che Jinki subiva delle aggressioni:

 

Nel primo mese in cui si era trasferito molti ragazzi lo avevano preso di mira. La mattina durante la colazione due ragazzi fecero cadere una tazza di latte caldo sulla sua divisa nuova, poi scusandosi con il dire “Non ti avevamo visto…”, portando Jinki a correre subito in camera a cambiarsi beccandosi una nota per non aver indossato la divisa.

Un’altra aggressione la subì durante gli allenamenti di corsa campestre quando, un giovane che gareggiava contro di lui, gli fece lo sgambetto a metà percorso facendolo cadere a terra.

Jinki fu soggetto ad altri assalti e Minho era sempre presente e nel profondo soffriva in quanto non poteva fare nulla per aiutarlo. Più gli stava accanto e più i ragazzi si accanivano contro di lui ed era per questo che cercava di tenerlo alla larga da sé stesso. Lo faceva per il suo bene.

Solo una volta Minho non fu presente a un attacco che, avvenne in piscina durante la notte. Jinki si trovava sulla piattaforma della piscina, a un’altezza di sette metri. Era andato là per pensare un po’, dopo l’ennesima discussione avuta con Minho quando, dietro di lui, dal nulla, apparve una sagoma tutta vestita di nero e lo gettò in acqua.
Jinki non sapeva nuotare…

La fortuna volle che Jong in quel momento si trovasse a passeggiare fuori dalla piscina e sentendo qualcosa cadere in acqua corse a vedere chi era ma, quando vide Jinki si tuffò. Lui era l’unico a sapere che l’altro non sapesse nuotare. Celere lo tirò subito fuori dalla vasca facendogli la respirazione bocca a bocca.

Subito dopo Jinki si riprese e Jong lo accompagnò in stanza, dove vi trovò Minho intento a studiare. Il compagno di stanza, come vide Jinki bagnato, si alzò dalla sedia aiutando Jong prendendolo in braccio.

-Cosa è successo?- chiese preoccupato.

-Non lo so, ho solo sentito un tuffo e quando sono arrivato, lui era nella vasca … Minho, Jinki non sa nuotare e non credo che si sia tuffato di sua spontanea volontà!– spiegò Jong con ancora il fiatone.

-Ehi … calmati adesso, grazie a te è salvo … ora va a farti una doccia e poi dormi, ci penso io a lui… ok?- rispose Minho adagiandolo sul suo letto. Jong annuì e lasciò la stanza senza dire una parola.

-Stupido di un ragazzo … quanto ancora sei disposto a sopportare per vedermi saltare di nuovo …- gli sussurrò sulle labbra senza sfiorarle mentre gli accarezzava il volto.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Jinki in realtà non era uscito dalla scuola, si era rifugiato nella cuccia del cane e con lui passò l’intera nottata a guardare le stelle mentre il suo pelo bianco e candido come la neve lo riscaldava.

Il mattino seguente un permesso scritto fu stampato nell’ufficio della segreteria che, di lì a poco sarebbe circolato per le classi di tutta la scuola…

“Hmm … che bel pelo morbido … rimarrei qui per tutta la notte …” pensò Jinki sognando se stesso correre in un immenso prato fiorito con Rex, il cane della scuola. Era ignaro che si era addormentato per tutta la notte, era pronto a scommetterci un interessante somma nell’affermare di aver dormito solo poche ore.

A un tratto il cane si svegliò, annusò con il suo nasino nero la guancia di Jinki prima di leccarla ripetute volte. In quel momento il sogno di Jinki non si arrestò anzi, prese una piega molto strana immaginando se stesso sdraiato e Minho posto su di lui a guardarlo dolcemente prima di chinarsi completamente e iniziare a baciarlo su tutto il viso.

A ogni mossa del cane, corrispondeva una mossa di Minho: il cane lo annusava, e Minho nel sogno lo baciava. Il cane lo leccava, e Minho sfiorava la sua pelle con la sola punta del naso.

“Sei bellissimo …” disse Jinki facendo sfiorare i loro nasi, “Anche tu amore mio …” rispose sussurrando Minho inclinando lentamente il capo per baciarlo.

Improvvisamente Jinki si sentì trascinare dalle caviglie, il sogno svanì e come riaprì gli occhi, si ritrovò Jong e  Key piegati sulle loro gambe a guardarlo.

- AAAAAAA!- urlò Jinki per lo spavento.

- Non sapevo che eravamo così brutti! - sbottò Key sorridendogli notando il graffio, ma non disse nulla.

- Aish … devo essermi addormentato con Rex ... e no, mi avete solo spaventato! Ahahahah - rispose Jinki alzandosi sbadigliando per poi sgranchirsi le braccia e la schiena.

- Minho ti ha cacciato fuori di nuovo?- chiese Jong sorpreso.

- No, sono stato io ad andarmene … ma, non mi va di parlare in questo momento…- disse Jinki guardando entrambi sorridendo.

- Uhm sarà … comunque questa mattina è passata una circolare per partecipare al campeggio che si tiene ogni anno. Chi vuole partecipare deve firmare e compilare un modulo.- pronunciò Jong informando Jinki che sia lui che Key avrebbero partecipato.

- Non sono mai andato in campeggio, firmerò anch’io!- disse euforico Jinki ricomponendosi per rientrare, passando dalla segreteria.

Contemporaneamente Minho si svegliò, si alzò dal letto, il silenzio regnava sovrano in quella stanza e capì che il suo compagno di stanza, non era ancora rientrato. Allora, sfruttò la sua assenza per allenarsi in stanza: qualche addominale e salto con la corda. Per non dimenticare del buon e sano stretching prima di una corsetta.

“Chissà dov’è?” pensò fra sé allacciandosi le scarpe e andare a correre.

Jinki intanto era in segreteria, aveva compilato e firmato il modulo di partecipazione così come avevano fatto sia Jong sia Key. Solo dopo, gli fu specificato dagli amici che, se avesse aderito anche Minho, doveva condividere la tenda con lui.

- Eh?!  E me lo dite solo adesso?- chiese Jinki sgranando gli occhi.

- Scusa, pensavamo ci fosse scritto nel modulo, ma stai tranquillo, lui non partecipa mai….- Jong cercò di convincere il suo amico indietreggiando passo dopo passo con la paura che da un momento all’altro Jinki si potesse scagliare su di lui.

- Oramai è fatta … non puoi più cambiare idea!- ribatté sarcastico Key incrociando le braccia.

Jinki alzò gli occhi al cielo in senso di resa, sapeva che non poteva vincere contro di loro ma soprattutto, contro Key.

Dopo qualche ora Minho rientrò dalla sua corsa, passò dalla caffetteria per prendere un succo d’arancia e, sedendosi su uno sgabello davanti al bancone, ascoltò due ragazzi parlare del campeggio che si sarebbe tenuto fra tre giorni.

“Ancora con la storia del campeggio, humf… dopo tutti questi anni non sono stancati?” pensò sorseggiando il suo succo.

- Hai la lista dei partecipanti?- chiese il ragazzino con il cappello da baseball al suo compagno posto accanto a Minho.

- No mi dispiace però, so che parteciperanno quasi tutti quelli del dormitorio blu, anche il ragazzo statunitense … dice che è la prima volta che vi partecipa! Non vedo l’ora di fargli qualche scherzetto! Ahahah!- rispose ghignando il ragazzo dalla corporatura robusta mentre teneva in mano la sua tazza da caffè.

Minho improvvisamente si alzò lasciando metà del suo succo e come si voltò per andarsene, urtò il braccio del ragazzo facendogli rovesciare tutto il liquido marrone sulla divisa.

-Oh… scusami tanto, non ti avevo visto!- esclamò Minho facendo finta di essere mortificato. Poi, uscì dalla sala recandosi in segreteria per compilare anche lui il modulo di partecipazione.

 

I tre giorni passarono velocemente tra studio, allenamenti e piccole uscite serali.

Jinki era sempre con il sorriso sulle labbra e carico di energie, infatti, in quei tre giorni era sempre lui ad alzarsi presto e a tirare giù dal letto Minho. Si comportava come se quel graffio e quel regalo non ci fossero mai stati, il suo obbiettivo era quello di farlo tornare a gareggiare e i problemi personali non dovevano interrompere quell’armonia che era riuscito a creare con Minho dopo mille litigi. Allo stesso modo la pensava Minho anche sé, indagava insieme a Jong e Key per scoprire chi lo avesse aggredito ma Jinki, si sa, non lascia mai nulla al caso. Non aveva raccontato nulla neanche a loro sapendo che alla fine i tre, si sarebbero alleati preoccupandosi per lui.

 

Il giorno della partenza era vicino, tutti stavano preparando le ultime cose per il campeggio. Jinki al contrario era nel caos, non riusciva a capire cosa potesse essergli utile per quei tre giorni “Felpa! Uhm … e se poi fa freddo? Cappotto! Uhm … e se poi fa caldo? Aish … che cavolo!” si scompigliò i capelli preso da un attacco di panico.

Minho non era in stanza, aveva già preparato il tutto la sera prima ed era uscito da lì, prima di lui per andare a posare le sue cose nel pullman.

Mancavano cinque minuti alla partenza, tutti stavano aspettando solo Jinki.

- Ma sei sicuro che fosse sveglio?- chiese Key a Minho.

- Certo! Mi ha detto che stava preparando le ultime cose … di certo non mi sono immaginato la chiacchierata con lui.-, rispose Minho ironico - Vado a controllare …- aggiunse il ragazzo ammiccando mentre si allontanava.

Si recò subito in stanza e aprendo la porta si ritrovò davanti a sé Jinki che controllava che non mancasse nulla dalla sua lista.

-Allora… la torcia c’è, il sacco a pelo anche … dentifricio e spazzolino … poi …- mormorava il castano puntellandosi il tappo della penna sulle labbra. Minho alzò un sopracciglio vedendo tutta quella tranquillità poi, iniziò a respirare profondamente volendo reprimere la sua voglia di prenderlo a pugni e per farlo, urlò:

-MA CHE DIAVOLO STAI FACENDO?! IL PULLMAN STA PER PARTIRE!-  

 Jinki sobbalzò per lo spavento.

-Cosa?! D..- non ebbe il tempo di ribattere che Minho prese tutto quello che aveva davanti a sé compreso il polso di Jinki e lo trascinò subito fuori dalla stanza e dal dormitorio.

Per un istante sembravano una coppia alle prese con il loro primo litigio. Jinki cercò di dimenarsi ma non ci riuscì, la presa di Minho era troppo forte.

- Siamo arrivati, adesso puoi lasciarmi no?!- sbottò Jinki facendo un ultimo tentativo una volta arrivati davanti al pullman. Minho allentò la presa fino a lasciarlo andare completamente. – Tu sali … io metto questi sotto, così possiamo andare sua maestà … – rispose infastidito Minho. Posò i bagagli e celere salì sul pullman, controllò, dove si era seduto Jinki e lo raggiunse sedendosi al suo fianco.

- Non c’era bisogno di urlare…- bisbigliò Jinki per poi voltarsi verso il finestrino accorgendosi che il pullman era già in movimento.

- Ti serva da lezione, la prossima volta chiedi aiuto … sai è gratis!- rispose con voce bassa e profonda Minho avvicinandosi al suo orecchio per farsi sentire meglio. In quello stesso istante Key si era voltato verso di loro scattandogli una foto “Ma quanto sono carini insieme? Aish … peccato che non lo capiscono!” pensò tornando ad accarezzare il volto del suo Jong che dormiva dopo aver passato un’intera nottata a convincere Taemin ad andare con loro ma, quest’ultimo preferì passare tre giorni a casa della persona che lui definiva semplicemente un amico.

Per arrivare alla zona campeggio mancava un’ora che i due, la passarono in completo silenzio.

Jinki si era addormentato posando involontariamente la sua testa sulla spalla di Minho che, al contrario di lui, era ancora sveglio e di tanto in tanto allungava la sua mano sul suo volto per scostargli le ciocche di capelli che gli cadevano sul viso.

Passata un’ora, i ragazzi erano arrivati, il pullman nel parcheggiarsi aveva preso una buca portando Jinki a svegliarsi e Minho ad allontanarlo subito dopo facendo finta di essere infastidito.

-Hhmm … siamo arrivati?- chiese Jinki stropicciandosi gli occhi mentre Minho si alzava dal suo posto.

– Si … dormiglione …- rispose Minho accennando a un mezzo sorriso.

Una volta scaricati gli zaini dal pullman, i docenti insieme ai ragazzi, raggiunsero l’area campeggio. Jinki rimase a bocca aperta per quanto verde stava ammirando davanti a sé.

Quello splendido tappeto d’erba era attrezzato di tavolini, bagni pubblici, docce all’aperto stile spiaggia e annaffiatoio che sbucava dal nulla bagnando di tanto in tanto il prato.

Gli insegnati avevano dato a ognuno di loro, una mappa per far vedere quanto era esteso il campo, i vari percorsi da poter seguire senza perdersi ed ammirare la natura e le zone dove le tende potevano essere sistemate.

Prima di lasciare i ragazzi da soli e liberi di divertirsi, dettarono gli orari da rispettare per il pranzo e la cena. A turno ognuno di loro doveva lavare i piatti o cucinare; si lavorava in coppia.

Dopo aver puntualizzato il tutto i ragazzi, si divisero. Non c’è bisogno di dire che Jong e Key si allontanarono da tutti per piantare la loro tenda mentre Minho e Jinki optarono di stare nei paraggi accanto ai docenti.

Jinki posò gli zaini sull’erba e Minho iniziò a leggere le istruzioni per montare la tenda, il più grande gli si avvicinò per aiutarlo.

- Cosa posso fare per aiutarti? – chiese Jinki dolcemente.

- Niente, faccio da solo…- rispose impegnato Minho.

Il castano non rispose e vedendo che Minho rifiutò il suo aiuto si sedette sull’erba ad aspettare che finisse di montarla.

Nell’attesa l’insegnate si avvicinò a Jinki lasciandogli un foglietto con su scritto la lista della spesa. Jinki si voltò guardandola con aria interrogativa e prima che parlasse, l’altra lo anticipò: -Tu e Minho cucinerete oggi a pranzo e questi sono gli ingredienti che vi servono, quando finirete, andrete a fare la spesa, qui vicino c’è un mini market. - disse cordialmente la donna.

Il castano annuì e tornando a voltarsi verso Minho lo informò della novità: - Dopo che finisci dobbiamo fare la spesa.–

-Sì, ho sentito non sono sordo!- replicò Minho leggermente nervoso non riuscendo a montare l’ultimo pezzo.

Ancora altri minuti e la tenda fu sistemata. Subito Jinki si alzò portando con sé gli zaini e i sacchi a pelo, li sistemò al suo interno e uscì.

-Andiamo?- chiese Jinki sperando in una risposta più dolce. – Certo …- rispose l’altro abbozzando un mezzo sorriso.

I due allora s’incamminarono verso il mini market, per raggiungerlo scelsero un piccolo percorso che attraversarono utilizzando delle biciclette. Una volta arrivati entrarono, dividendosi gli ingredienti d’acquistare in modo da fare il più veloce possibile. Riempirono il cestino di frutta, ortaggi e verdura, arrivarono alla cassa aspettando il loro turno. Durante gli acquisti non si erano rivolti la parola.

- Il prossimo!- disse la donna davanti alla cassa. Jinki e Minho si avvicinarono, posarono la spesa e la donna li osservò sorridendo.

-

- Siete una bella coppia!- sbottò la cassiera. Minho divenne subito rosso e Jinki cercò di puntualizzare che erano solo amici gesticolando nervosamente con le mani. Minho si accorse del suo imbarazzo, pagò trascinandolo subito fuori.

- Ehi … calmati, ok?- disse divertito, - Abbiamo altre cose a cui pensare, del tipo … tu sai cucinare?- chiese guardandolo inclinando il capo.

- Ma io sono calmo e comunque sì, so cucinare … perché?- rispose Jinki una volta calmatosi.

- Bene perché io non lo fare, quindi ti occuperai tu della cucina!- rispose tranquillamente l’altro.

- Cosa?! No, tu cucinerai con me, t’insegnerò!– affermò Jinki prendendo due buste per metterle nel cestino dietro la sua bici per poi salire in sella e tornare dagli altri.

“Che palle…” pensò Minho senza dire nulla, lo guardò dritto negli occhi e basta.

Poi lo seguì e insieme, tornarono dai ragazzi.

Scesi dalle bici, si avvicinarono al tavolo principale, dove era tutto pronto per cucinare. C’erano coltelli di tutte le forme, un pelapatate, due padelle per soffriggere la verdura, una vaporiera per il riso e una pentola per il brodo.

- Mettiamoci all’opera!– disse entusiasta Jinki, dopo essersi lavato le mani. Minho lo seguì a ruota per poi mettersi accanto a lui e aspettare istruzioni.

- Allora, tu adesso peli le patate con questo …- disse prendendo il pelapatate con la mano destra e con la sinistra prese una patata e con un gesto dall’alto verso il basso, gli fece vedere come bisognava usare lo strumento, – Capito come si fa?- chiese infine.

Minho lo guardò attentamente, gli strappò dalle mani il pelapatate e sentendosi fare quella domanda: - Certo, non sono mica un cretino!- rispose iniziando a pelare. Jinki sorrise mentre prendeva le carote, le lavava e tagliava a rondelli per poi metterli in una ciotola.

Intanto che Minho finiva, Jinki prese il riso mettendolo nella vaporiera lasciandolo cuocere per quindici minuti.

-Ho finito e adesso che faccio?- chiese Minho.

– Adesso, metti le patate e le carote a bollire… - rispose il castano nell’atto di sfilettare le zucchine e altre carote.

Minho assecondò la sua richiesta gettando tutto nella pentola, ci aggiunse del sale e poi chiuse con il coperchio. Si avvicinò a Jinki per osservare il suo lavoro, era tutto sfilettato alla perfezione.

- Cosa prepari?- chiese curioso.

- Vorrei fare dei semplici noodles alle verdure… adesso mi manca solo la cipolla bianca! - rispose serenamente Jinki mentre puliva la cipolla.

– Se vuoi aiutarmi rompi cinque uova e mettile in una ciotola.- concluse guardandolo per un secondo negli occhi per poi sorridergli.

Minho ricambiò il suo sorriso, era raro che si trovassero così in sintonia mentre stavano insieme. Prese una confezione di uova e iniziò a romperne con delicatezza cinque, le mise in una ciotola e le portò dal suo compagno di stanza che nel fra tempo, aveva finito mettendo tutto in una pentola, aggiunse le uova, un pizzico di sale e un po’ di pepe e mise la padella sul fuoco iniziando a mescolare di tanto in tanto.

Poi, si avvicinò alla vaporiera controllando che il riso fosse ben cotto, la spense e assaggio il brodo con il mestolo.

-Woow Minho! Per essere la tua prima volta sei stato veramente bravo!- esordì con quella sua voce allegra e squillante. – Grazie ma, non ho fatto nulla, il merito è solo tuo!- rispose Minho facendogli l’occhiolino.

Jinki non si spiegò perché arrossì distogliendo lo sguardo da lui.

Era l’ora di pranzo, Minho aveva sistemato il tavolo per sé e gli altri e Jinki aveva sistemato con accuratezza tutte le portate al centro di esso. Gli altri si avvicinarono e insieme iniziarono a pranzare.

Tutti si complimentarono per le ottime pietanze.

 

La giornata passò in fretta, tra escursioni, giri in canoa e piccoli scherzi. Il sole era tramontato lasciando nel cielo schizzi di luce rossa simile a un pastello a cera. Gli ultimi uccelli svolazzavano per raggiungere il loro nido e le stelle, iniziavano a brillare nel cielo.

I ragazzi erano stanchi per le varie attività svolte. Jong e Key decisero di tornare alla loro tenda senza cenare e lo stesso fecero Minho e Jinki che, una volta entrati in tenda, si buttarono sui loro sacchi a pelo addormentandosi di botto.

Il primo giorno era passato e il secondo, stava per giungere…

Era l’alba, tutti stavano dormendo eccetto Minho che, muovendosi lentamente per non svegliare Jinki era uscito a farsi una passeggiata. Il sole sembrava nascere da quell’enorme specchio d’acqua, regalando colori caldi e uno spettacolo fantastico. I primi uccelli avevano preso il volo, l’acqua del lago era calma e il vento iniziò a soffiare soave, sfiorando la pelle calda del giovane.

“Devo parlare con lui… devo dirgli che so…” Minho era perso nei suoi pensieri più profondi.

-Ehi … sei già sveglio?- chiese dolcemente Jinki avvicinandosi alla scogliera. Quella voce familiare portò Minho a voltarsi e Jinki era là davanti a sé con il volto sorridente che, era accarezzato dai primi raggi del sole. “Jinki …”  – Non avevo sonno ...- rispose con altrettanta dolcezza. – Neanche io …- rispose l’altro, - È scivoloso qui … perché non ti avvicini? Ammetto che ho paura che tu cada in acqua! Ahahah- ammise Jinki guardando quello spettacolo naturale. – Io a differenza tua, so nuotare …- rispose Minho mentre si voltava per raggiungerlo ma, improvvisamente perse l’equilibrio posando il piede su una piccola pietra instabile. Jinki si buttò in avanti tendendogli una mano per afferrarlo dal polso ma, Minho essendo più pesante di lui lo trascinò con sé cadendo nel lago.

Il corpo di Minho riemerse subito così come quello di Jinki che, si attaccò a lui per rimanere a galla.

-Non ti agitare, altrimenti non arriveremo a riva! - gli raccomandò Minho ridendo. Jinki non disse nulla, teneva la testa posata sulla sua spalla mentre si stringeva sempre più forte a lui.

Minho iniziò a nuotare, dopo qualche minuto arrivò alla riva con l’affanno stanco per lo sforzo si distese portando su di sé Jinki.

-Ehi … a… adesso puoi … lasciarmi … - disse con voce spezzata mentre gli accarezzava la schiena per rassicurarlo.

Jinki aprì lentamente gli occhi, vide che si trovava sulla terra forma e soprattutto che era sdraiato sopra Minho. Per un attimo non fece nulla poi, si alzò e mettendosi cavalcioni su di lui iniziò a dare voce alle sue paure: - Ti rendi conto che mi hai fatto prendere un infarto! Siamo scivolati da una scogliera! E se ti fossi rotto qualcosa? Come avresti potuto gareggiare una volta rientrati!- aveva gli occhi rossi e le lacrime lentamente scivolarono sul suo viso per poi cadere insieme alle gocce sul volto di Minho.

Minho sgranò gli occhi a quella reazione, inizialmente pensava che l’altro si fosse preoccupato per lui, il suo salto e le qualifiche invece di pensare a se stesso. E poi, quelle lacrime per un istante lo fecero vacillare mettendo in discussione se stesso e quello che provava per lui. Istintivamente allungò il braccio per poi con la mano sfiorargli il volto asciugandogli le lacrime. – Mi dispiace Jinki … mi dispiace veramente tanto… scusa…- la sua voce era sincera, dolce e profonda mentre lentamente si alzava mettendosi seduto facendo scivolare la sua mano dalla schiena al fianco sinistro del più grande.

Si guardarono intensamente negli occhi coscienti che in quel momento qualcosa stava nascendo fra loro. Un sentimento nuovo che, non avevano mai provato per nessun altro. I loro occhi riflettevano l’uno il volto dell’altro e il vento, ritornò dolcemente ad accarezzare la loro pelle e i brividi comparvero inesorabilmente …

-Jinki … devo dirti una cosa … - sussurrò Minho avvicinandosi al suo volto. Accostò la propria fronte con quella dell’altro e il suo cuore perse un battito così come quello di Jinki che sperava che da un momento all’altro Minho lo baciasse.

 

-MINHOOOO … TESORO MIOOO! SONO ARRIVATA!- la voce di Jenny pose fine a quel loro momento, a quell’occasione che, capitava solo una volta nella vita.

Contemporaneamente entrambi scostarono le loro fronti per voltarsi a guardare da dove provenisse quella voce. A pochi metri di distanza c’era Jenny che correva verso di loro, Jinki allora respinse Minho per poi alzarsi, - Scu… scusa … ci vediamo più tardi …- disse andandosene lasciando Minho da solo in compagnia di Jenny.

Il resto della giornata passò tranquillamente, Jinki rimase in compagnia di Jong e Key che avevano il compito di cucinare sia il pranzo che la cena mentre Minho, rimase per tutto il tempo con Jenny in quanto non lo lasciava solo neanche per un secondo.

Le ore passavano e i ragazzi decisero di sedersi tutti intorno al fuoco per raccontarsi storie di paura. Key ascoltando alcune storie rimase terrorizzato ma per fortuna c’era il suo Jong accanto a sé pronto a stringerlo fra le sue braccia.

-Scusate ragazzi… non vorremmo interrompere il vostro divertimento ma, domani mattina ritorneremo a casa. Ci è stato comunicato che le qualificazioni saranno svolte con un giorno di anticipo e quindi avete bisogno di riposarvi!- la voce di un uomo interruppe le loro storie, - Questa sera visto che è l’ultima perché non andiamo a caccia di fantasmi? Vi va?- sbottò alla fine il docente ghignando.

Tutti erano entusiasti tranne Key, “Nooooooo che divertimento è mai questo!”.

 

Dopo cena i ragazzi si preparano per l’avventura. Ogni coppia doveva avere due torce e una mappa, alla fine vinceva chi tornava prima al punto di partenza.

- Jinki ti aspetto al percorso verde!- disse Minho già pronto per la sfida.

- Va bene, ti raggiungo subito! - rispose Jinki mentre prendeva le ultime cose.

 

Jenny guardò i due e vedendo che Minho partì per primo lo seguì fino al percorso.

- Minho aspettami!- esclamò raggiungendolo correndo per poi aggrapparsi al suo braccio.

- E tu che ci fai qui? Torna indietro… - sbottò Minho infastidito da quella voce da ochetta.

- Sono qui per te e per dirti che non dovresti essere amico di una persona che ti mente da quando è arrivato qua! - ribatté Jenny mollando la presa.

- Di che stai parlando?- chiese Minho voltandosi per guardarla non capendo a cosa si riferisse.

- Sto parlando di Jinki! Lui non è un atleta … lui studia musica, è uno stupido cantante che è tornato in Corea per riprendersi da un intervento alle corde vocali! Apri gli occhi per un secondo … sei stato preso in giro, amore mio.- spiegò Jenny con aria soddisfatta convinta di aver per sempre allontanato Minho da Jinki ma, la reazione di Minho non era come se l’era immaginata.

Sul volto del ragazzo si stampò un sorriso dolce ricordando la prima volta che udì Jinki cantare sotto la doccia. Sembrava una voce angelica che ti risucchiava l’anima, provocava brividi di puro piacere.

- Lo so, so chi è e, non mi importa e sai il perché? - fece una breve pausa poi continuò

- … perché è stata l’unica persona a credere in me, a sostenermi … è stato l’unico a starmi accanto senza neanche saperlo ed io, da oggi in poi, gareggerò solo per lui!- mentre parlava, i suoi occhi brillavano e la sua bocca inconsciamente sorrideva.

Jinki aveva sentito tutto, li aveva raggiunti e si era nascosto dietro ad un albero sentendo che stavano parlando non voleva interromperli.

“Allora … l’ha sempre saputo…”, la torcia che aveva in mano cadde a terra facendo rumore, subito la riprese e sapendo di essere stato scoperto, uscì da dietro l’albero scusandosi.

-Onew … non devi scusarti. Sai… è da giorni che volevo dirtelo ma non trovavo mai l’occasione per farlo - ammise Minho con voce colma d’amore.

Jenny era incredula a quello che aveva ascoltato, non riusciva ad accettare di essere stata scaricata per la terza volta e questa… sembrava quella decisiva.

Con le lacrime agli occhi indietreggiò per poi scappare via.

Minho non mosse un muscolo e tantomeno Jinki che, giorni prima era stato aggredito da lei.

“Allora… il bracciale doveva essere un segnale...” pensò Jinki avvicinandosi a lui.

- Andiamo? Gli altri sono già partiti. - disse Minho come se, non fosse accaduto nulla.

- Si, andiamo…- rispose Jinki sorridendogli.

I due s’incamminarono lungo il tragitto, le torce erano ben accese e a far loro compagnia c’era il manto stellato. Per strada non c’erano lampioni quindi le stelle si vedevano più luminose del solito. Jinki alzò il capo per guardarle perdendosi in esse.

-Sono bellissime vero? Se vuoi, ti porto in un posto, dove si vedono ancore meglio!–  esordì Minho indicandogli un punto sulla mappa, – Vedi questo … è la zona più alta di questo luogo, se la raggiungessimo potremmo vedere tutte le stelle!- concluse senza smettere di sorridere.

- Woow! Certo che voglio andarci ma, la gara?- chiese Jinki un po’ incerto sul da farsi.

- La gara, non la faremo! Ahahahah- rispose Minho facendogli la linguaccia. Jinki rispose con un sorriso che, poteva essere tradotto, in un “Ci sto!”.

Durante il percorso i due parlarono, canticchiarono e si fermavano di tanto in tanto a guardare le stelle. La notte si faceva sempre più intensa, iniziava a fare un po’ freddo. Di tanto in tanto si potevano ammirare le lucciole che illuminavano la via con il loro lento svolazzare.

Per un attimo il silenzio fra loro cadde, beandosi di quei rumori notturni che la natura gli offriva tra cui, il bubolare di un gufo. Attraversarono un piccolo ponte fatto di legno, oltrepassava il lago, dove la luna si rifletteva nella sua più totale bellezza.

Mancava poco all’arrivo e Jinki improvvisamente si fermò, Minho a sua volta si arrestò con il suo passo per capire se andava tutto bene.

-Jinki?- lo chiamò titubante ma nessuna risposta, tentò di nuovo: - Onew …- questa volta lo interpellò con tono profondo e tranquillo, non si avvicinò a lui, anche se, lo voleva tanto.

“E se rinunciassi allo studio per supportarlo …” … si era fermato per pensare, le qualificazioni erano arrivate e sapeva che Minho senza nessuno sforzo sarebbe riuscito a passarle arrivando come candidato alle prossime Olimpiadi ma, non sapeva per certo che avrebbe superato il suo stesso record una volta riavuto gli obbiettivi puntati su di lui.

- Si?! – rispose guardandolo.

- Tutto bene? – chiese Minho inclinando di poco il capo.

- Certo andiamo! - rispose sorridendo.

“Starà pensando alla gara, ne sono sicuro …” pensò Minho riprendendo a camminare.

Continuarono con passo calmo e rilassato quando, il percorso finì con delle siepi davanti a loro. Jinki aveva la mappa in mano e vedeva che il percorso non era terminato.

-Dobbiamo oltrepassare la siepe e ci siamo!- affermò alternando il suo guardo tra la siepe e la mappa.

Minho passò per primo e subito dopo Jinki. Minho fece finta di rimanere a bocca aperta nel vedere quello spettacolo, Jinki invece era sorpreso veramente.

Davanti a loro vi era un piccolo spiazzale che terminava con una staccionata in legno.  C’erano due sedie da campeggio e un piccolo focolare acceso.

- Non siamo soli …- disse Jinki vedendo il tutto - Sì che lo siamo!- ribatté Minho afferrandolo per il polso per trascinarlo a sedere su una sedia.

- Ho preparato tutto io … sta tranquillo …- disse dolcemente il più piccolo vedendo Jinki dimenarsi ed essere titubante nel sedersi.

- Tu? Perché?- chiese il castano voltandosi verso l’altra sedia per guardarlo sorpreso.

- Perché … uno, volevo che tu ammirassi tutte queste splendide stelle, ringraziandoti per tutto quello che hai fatto per me … e … due …- fece un respiro profondo prima di continuare  - … volevo che tu mi facessi una promessa …- non smise di guardarlo ma, dal sorridergli allegramente, Minho mutò, rivolgendogli un sorriso malinconico.

- Che promessa vuoi che io ti faccia … - rispose Jinki notando quel cambio d’umore improvviso dell’altro.

- Voglio che tu … dopo le selezioni tornassi in America per continuare i tuoi studi. Hai talento e non devi sprecarlo solo per incoraggiarmi … non so, forse hai paura di non riuscirci più dopo l’intervento subito ma, io dico che tu puoi farcela. Infondo come hai sempre detto tu: L’impegno è un altro modo di chiamare il miracolo…- esordì il più piccolo facendogli l’occhiolino.

Jinki rimase colpito da quella richiesta, si sentì come se un pugnale gli avesse trafitto il petto. Tutto sembrava così reale che il dolore non cessava anzi, si amplificava a ogni sua parola.

- Veramente la frase esatta è: Miracolo è un altro modo di chiamare l’impegno … e, sei stato tu a dirlo …- rispose continuando a sorridere mentre in realtà voleva solo piangere.

- Già … allora, me lo prometti? – chiese l’atleta allungando il braccio verso di lui, con la mano chiusa e con solo il mignolo aperto.

- Te lo prometto …- rispose Jinki allungando anche lui la sua mano per poi far intrecciare il proprio mignolo con quello dell’altro sigillando la loro promessa. In quello stesso istante, una stella cadde in un angolo sperduto dell’universo.

Entrambi sospirarono sciogliendo quel piccolo nodo e tornando a guarda le stelle:

- Buona visione! - esclamò Minho con l’amaro in bocca.

- Anche a te...- rispose Jinki pendendosi nella meraviglia di quel cielo nonostante anch’egli, provasse le stesse emozioni dell’altro.

 

♠ ♣ ♥ ♦

Il fatidico giorno era arrivato. Era l’alba e i coach stavano già preparando i loro “campi di battaglia” dove solo i migliori dei loro studenti sarebbero sopravvissuti.

Minho non chiuse occhio così come Jinki, intento a fissare il soffitto con la consapevolezza che sarebbe tornato in America subito dopo la selezione.

Le valigie erano state fatte la sera prima e il biglietto era stato acquistato quella stessa notte d’insonnia.

Jinki si sentiva nervoso, non sapeva come dirlo ai suoi amici e, non sapeva come avrebbe fatto a stare lontano da Minho. Di nuovo l’oceano Pacifico li stava per dividere.

Minho invece, contava le ore che mancavano alla gara, di tanto in tanto pensava anche alla partenza del suo amico e come, sarebbe stato tornare a dividere la stanza con il vuoto. Me tutto si supera e soprattutto era per il bene di entrambi, era questo che si diceva sempre fra sé e sé.

Intanto le ore passavano e i due non si rivolgevano la parola rimanendo sdraiati sul letto. Era come se il silenzio parlasse per loro, così come i loro respiri e i piccoli movimenti che facevano ogni tanto per cambiare posizione.

Ore quattordici e trenta, la sveglia trillò e i due si alzarono dal letto.

Jinki scese le scale e guardando Minho allacciarsi le scarpe chiese: - Nervoso?-

-Un po’ ma, avendo te al mio fianco, so che andrà tutto bene… - rispose alzando il capo per guardarlo.

Un’altra fitta dritta nello stomaco … ecco cosa percepì Jinki al suono di quelle parole. Erano belle ma, lo ferivano. Quella notte aveva capito di provare qualcosa per lui e, non era solo ammirazione … quello che provava era un puro e semplice sentimento d’Amore.

-Ahahah … ti serve una buona spremuta d’arancia! – rispose il più grande mascherando il tutto con il suo sorriso per poi uscire dalla stanza per andare a prendere due succhi all’arancia.

Arrivato al bar, incontrò Jong e Key.

- Buongiorno Jong sei nervoso, per oggi? – chiese Jinki dandogli una pacca sulle spalle e guardando Key aggiunse: - E tu … pieno di energie per fare il tifo per lui?-

- Solo un po’ … l’ultima volta è andata bene quindi punto su questo! - rispose Jong bevendo il suo cappuccino.

- Io sono sempre pieno di energie! Soprattutto quando sto con lui! - rispose Key con gli occhi sorridenti - Lo inseguirò in capo al mondo, tanto per me è facile integrarmi nell’ambiente della moda…- affermò ghignando.

- Della … moda?- chiese Jinki dall’aria sorpresa.

- Sì, mia madre è la direttrice più importate nel campo della moda sportiva ed io, lavorerò per lei. Abbiamo sedi in tutto il mondo! - esordì soddisfatto.

- Oh … fantastico! Io invece tornerò in America! - sbottò Jinki pensando di aver colto l’occasione giusta per comunicarlo.

- Cosa?! – risposero a unisono i due guardandolo.

- Prometto che ci rivedremo e ci sentiremo ogni giorno o, quando sarà possibile…- rispose Jinki come se non avesse detto nulla d’importante.

- Scusate ma, adesso devo andare … buona fortuna …- enunciò prendendo i suoi succhi per poi tornare da Minho.

Non amava gli addii fatti di abbracci e carezze, ed era per questo che non si era fermato a salutarli, sarebbe stata più dura poi lasciarli. Lo stesso avrebbe fatto subito dopo con Minho.

Vide Minho per il corridoio correre verso di lui.

-Andiamo Jinki! È il momento! - esclamò Minho oltrepassandolo. Jinki lo seguì di corsa e insieme raggiunsero la palestra che, era piena di giornalisti pronti con la cinepresa a filmare il suo ritorno.

Minho si muoveva come se le telecamere non ci fossero, con sé aveva il borsone, lo aprì tirando fuori una bottiglietta d’acqua e un asciugamano. Jinki al contrario, si sentiva osservato, a stento riusciva a muoversi. Minho notò il comportamento di Jinki e per rassicurarlo gli si avvicinò sussurrandogli: - Fai finta che non ci sono … è solo un allenamento, ok?- sorrise.

Jinki annuì ricambiando quel sorriso, poi, si avvicinò al coach sedendosi accanto a lui.

I riflettori erano tutti puntati su Minho e Siwon che, si contendevano il posto alle olimpiadi. L’asta era stata posta all’altezza di un metro e venticinque. Il primo a saltare sarebbe stato Siwon che, era già in posizione. Mancava solo il suono della trombetta che, arrivò subito dopo, Siwon saltò superando con facilità l’asta. Lo stesso fece Minho, con il medesimo risultato. Il primo tentativo era andato, adesso l’asta era alzata di un metro e mezzo. Come per il primo salto, Siwon fu il primo e poi Minho. Anche questa volta il salto dei due andò a buon fine.

La tensione salì come l’asta fu posta all’altezza dei due metri.

Il tempo passava e Jinki iniziava ad agitarsi.

“Dai Minho … puoi farcela …” si diceva incrociando le dita.

Siwon prese la rincorsa, saltò e con il tallone sfiorò l’asta facendola leggermente tremare ma, non cadde. Subito dopo si preparò Minho che, per un istante esitò, ma poi, prese la rincorsa e saltò. L’asta non fu sfiorata e il salto fu perfetto.

Mancavano gli ultimi due salti e Jinki iniziò a guardare l’orologio. “Tra poco dovrò andare…” pensò tornando a guardare Minho sorridendogli “Tra poco tu ed io non ci rivedremo mai più …”.

L’impresa stava per arrivare, i fotografi iniziarono a scattare foto e l’asta si alzò di altri venticinque centimetri.

Siwon saltò e, l’asta questa volta cadde. Jinki era dispiaciuto per lui, sapeva quanto si era allenato ma, adesso Minho aveva l’occasione di superarlo e passare la selezione. Questo però non accadde, anche Minho fallì.

Maledizione!” pensò Jinki riguardando l’orologio sul suo polso. Era arrivato il momento di partire. Minho in quel momento era concentrato sulla gara e Jinki questo lo sapeva molto bene.

Fu allora che decise di alzarsi e lasciare la palestra. Tornò in stanza, prese la valigia e andò via. Il taxi era fuori ad aspettarlo. Il ragazzo chiese scusa per il ritardo e salì a bordo in direzione dell’aeroporto.

Contemporaneamente in palestra la gara stava per concludersi.

L’altezza adesso era di due metri e mezzo. Siwon saltò fallendo di nuovo, il suo errore? Lo slancio.

Adesso toccava a Minho.

Il ragazzo si concentrò più del solito, prese la rincorsa … slancio e caduta perfetta. Aveva sfiorato l’asta, aveva paura che cadesse ma per fortuna, rimase lì sorretta dai due pali verticali.

Si voltò per guardare Jinki ma lui, non c’era più.

“Jinki …” pensò mentre attorno a sé calò un silenzio che sentiva solo lui mentre i giornalisti lo riempivano di domande e di foto. Lui li guardava come un bambino sperduto, vedeva le loro bocche muoversi ma non sentiva nulla.

Sapeva che Jinki era già sull’aereo diretto per gli Stati Uniti e lui, non poteva più farci nulla.

 

 

---TRE ANNI DOPO ---

 

“Ehilà amico! Come ti vanno le cosa in America? Ho saputo che hai superato tutti i corsi e adesso sei su una bellissima spiaggia di Miami Beach a goderti il sole!
Ti starai chiedendo come faccio a sapere tutte queste cose … beh … con Key e i tuoi amici che pubblicano tantissime foto con te non è poi così difficile! Ahahahahahahahah
Sono passati tre anni dall’ultima volta che ci siamo visti e spero un giorno di rivederti…

Ah … sono entrato nella nazionale quindi mi aspetto che tu mi segua in tv u.u, non esiste solo Minho …

A proposito di Minho … sai … da quando sei andato via, penso che tu gli abbia lasciato un vuoto. Dopo i giochi olimpici è partito senza dire nulla a nessuno e, non sappiamo, dove si trovi o se sta bene. Ammetto che un po’ sono preoccupato per lui …

Se ti starai chiedendo che fine hanno fatto Key e Taemin, la risposta è molto semplice : Io e Key viviamo insieme, abbiamo tre cagnolini molto carini e lui, come al solito si diverte a trattarli come principesse (anche se, i due cani sono maschi … ma, dettagli!). Inoltre Key, dirige una rivista di moda oltre ad organizzare serate e sfilate.

Taemin finalmente ha confessato di avere una storia con quel Manuel. Adesso lavorano insieme ma, non vuole dirmi che tipo di lavoro svolge. Dice che è top secret ma io, credo proprio che se lo scopi e basta … devo ammettere però che insieme formano una bella coppia, lui è un bell’uomo e penso che abbia anche così tanta pazienza da sopportare Taemin o semplicemente lo ama … chi lo sa …

Aish … come sempre parlo troppo e non dico mai nulla di concreto … purtroppo fa parte di me …

Mi manchi e, spero di rivederti presto!

 

P.S. Jenny alla fine si è fidanzata con Siwon! AHAHAHAHAHAH

 

Jinki era seduto sulla spiaggia con il computer portatile in mano sorrideva leggendo quell’e-mail inviatagli dal suo amico Jong e si rilassava grazie al vento caldo che gli accarezzava la pelle leggermente abbronzata. Il sole sembrava tramontare nell’oceano mosso da piccole onde che s’infrangevano sulla riva della spiaggia.

Il cielo era dipinto con colori caldi a olio e i gabbiani, volavano verso l’orizzonte immaginario …

- Ehi Jinki! Qualcuno questa sera ha chiesto di te!- una voce femminile si avvicinò al giovane sedendosi al suo fianco.

- Ti ha detto il suo nome?- chiese Jinki distogliendo lo sguardo da quel bellissimo panorama.

- No, mi ha detto di volerti incontrare sulla spiaggia! - rispose la ragazza sorridendo - Non sarà mica un tuo amore segreto! - continuò ghignando divertita.

- Cosa?! Ma che diavolo vai a pensare! Io non ho un ragazzo… - rispose imbarazzato Jinki.

- Ahahahah certo, certo … farò finta di nulla! - continuò la giovane con quella sua risata cristallina.

                               ♠ ♣ ♥ ♦

Le ore passavano e il cielo diventava sempre più scuro e le stelle, come quella notte al campeggio iniziarono a brillare con le loro splendide costellazioni.

La spiaggia era deserta e Jinki non vedeva l’ora di scoprire chi ci fosse lì ad attenderlo. Aveva formulato qualche ipotesi pensando a Jong, a Key o a Taemin; infondo aveva ricevuto quell’e-mail il giorno stesso dell’incontro al “buio”…

Il più grande arrivato in spiaggia, si tolse le scarpe lasciando che la sabbia umida gli massaggiasse la pianta dei piedi. Iniziò a camminare verso un piccolo focolare però, sembrava che non ci fosse nessuno. Acconto a esso c’era una piccola tenda che, come un flash gli ricordò le due notti passate al campeggio … ricordandosi anche il suo sorriso.

Continuò ad avanzare raggiungendo il fuoco ma ancora non si vedeva nessuno.

“Se è uno scherzo giuro che mi arrabbio seriamente ” pensò arrestando la sua camminata poi, si voltò verso l’oceano beandosi della vista lunare che rifletteva la sua bellezza.

Chiuse per un attimo gli occhi, ascoltando il suono delle onde che s’infrangevano sui suoi piedi. L’acqua era tiepida e piacevole da percepire.

Improvvisamente due mani si posarono sui suoi occhi impedendogli di aprirli. Jinki non si agitò anzi, portò le proprie mani su quelle dell’altro, le scostò mentre lentamente si voltava per guardarlo: era Minho.

-Sorpresa … - sussurrò con quella sua voce calda e profonda mentre lo guardava sorridendo.

A Jinki quel sorriso era mancato come il suono della sua voce. Infatti, i suoi occhi iniziarono a brillare di contentezza e le sue labbra si curvarono dando vita ad un splendido sorriso.

I loro sguardi iniziarono a parlare e i brividi a pervadere i loro corpi.

Jinki ancora incredulo portò l’indice della propria mano destra a punzecchiare il braccio sinistro di Minho.

- Ehi … non è un sogno … - rimarcò l’altro ridendo.

- Lo so … volevo solo esserne certo! - rispose Jinki allegro.

Poi, Minho lo afferrò per il polso e lo tirò a sé per poi abbracciarlo. Lo respirò posando la propria testa fra i suoi capelli.

-Sai perché sono qui … - fece un lungo respiro, gli bacio il capo e poi indietreggiando di poco per guardarlo negli occhi, - … perché mi mancavi… mi mancava la tua allegria mattutina, la tua determinazione, il tuo coraggio e, i nostri battibecchi. Mi mancavi come compagno di stanza, come amico e soprattutto come persona … - si morse il labbro inferiore pronunciando quell’ultima parola.

Il cuore di Jinki iniziò a battere dal momento in cui Minho lo aveva stretto a sé. Sperava che l’altro non se ne accorgesse di quel battito accelerato, di quel suo essere agitato …

Ascoltò ogni singola parola che in quel momento, gli stava riscaldando il cuore.

Minho sembrava emozionato, era la prima volta che parlava a cuore aperto.

- Sai … ho anche capito di amarti … strano no?! – la sua voce continuava a essere dolce mentre ingoiava a vuoto e distoglieva per un attimo lo sguardo.

- L’ho capito quando negli altri cercavo il tuo sguardo …- fece incrociare nuovamente i loro occhi mentre portava la mano sinistra sul viso di Jinki per poi con le dita tracciare il contorno dei suoi occhi, - … mentre cercavo le tue labbra …-, dagli occhi, passò a sfiorargli quelle labbra carnose con il pollice, - mentre cer…-

Jinki si sentiva esplodere dentro, troppe emozioni, troppi sentimenti ammessi nel giro di pochi secondi …

Sperava che si fermasse da un momento all’altro ma Minho, continuava a parlare e a parlare e a lui, non rimase altro che fare una cosa …

Accorciò le distanze fra loro e portando una mano dietro la sua nuca lo strascinò verso di sé rubandogli l’aria.

Minho rimase sorpreso da quel gesto ma non si tirò indietro, chiuse gli occhi facendo schiudere le loro labbra infilando la sua lingua nella bocca dell’altro in cerca della sua gemella. Una volta ritrovate, si sfiorarono e i loro corpi fremettero come esse si intrecciarono, sembravano quasi gemere in quel bacio fatto di passione e amore.

Il più piccolo posò le proprie mani sui fianchi del suo amato e indietreggiando lo portò dietro con sé fino a sedersi sulla sabbia accanto alla tenda verde.

Jinki si sedette cavalcioni su di lui e le sue mani iniziavano a vagare su tutto il corpo cercando di capire cosa togliere per prima.

Minho al contrario, sapeva da dove iniziare sbottonandogli i pantaloni e abbassando lentamente la lampo sfiorando volutamente il suo sesso.

 Jinki gemette per quel gesto e di conseguenza portò le sue mani sui lembi della maglia per sfilargliela.

“Ha un corpo fantastico…” pensò in quel piccolo attimo in cui poté ammirarlo prima che l’altro lo baciasse nuovamente e poi lentamente capovolgesse le posizioni portando Jinki a sdraiarsi e lui su di esso.

Il più piccolo iniziò a sbottonargli la camicia per poi porre fine al bacio per posare le proprie labbra su quel bellissimo corpo rimasto nella penombra. Non risparmiò neanche un centimetro di pelle … di muscoli … non ebbe pietà dei suoi gemiti di piacere che amava sentire uscire da quella splendida bocca.

Era come una sfida, uno toglieva una cosa e l’altro di conseguenza, ne toglieva un’altra. Sembrava una lotta fatta d’amore e in poco tempo i due furono completamente nudi.

Subito dopo i loro corpi iniziarono a muoversi lentamente all’unisono, schiene inarcate, mani intrecciate, morsi sul collo accompagnati in un secondo momento da piccoli baci.

Labbra sfiorate … respiri che s’infrangevano sulle loro pelli sudate.

Il fuoco scoppiettava, le onde continuavano a infrangersi sulla sabbia e la luna, continuava a vegliare su di loro.

Non erano i loro corpi a vedersi ma, le loro sagome nere dietro a quella tenda che celava a occhi indiscreti ogni dettaglio.

Il movimento di quelle silhouette sembrava una danza dolce e seducente di due anime unitesi per sempre.

- Ti amo e, non ti lascerò più andare …- sussurrò dolcemente Jinki sulle labbra dell’altro.

- Io, non andrò da nessuna parte senza di te … amore mio …- rispose Minho a tono sorridendogli.

 

FINE

 

 

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Ed eccomi qua con un’altra One Short tutta per te mio caro Wyatt White! *Lo strapazza di coccole.* Oggi è un giorno importante per te e spero con tutto il cuore che lo passerai in dolce compagnia!

E visto che oggi è un giorno speciale ho pensato insieme a KuraiShitsuji, Lagartischa e HikariKamishi di dedicarti questa storia basata sul tuo Dorama preferito, per non parlare della tua amatissima OnHo! Spero tantissimo che il risultato sia di tuo gradimento! *______*  ti voglio tanto  beneeeee!!!!!! <3

 

E oraaaaaaaaaa lascio la parola a :


Ciao Fratellino!!! Hai visto!!! Sono riuscita ad esserci anche se un po’ fantasma!

*se la ride*

Spero che per te oggi sia un giorno speciale e perfetto … Vorrei essere tanto li per tirarti le orecchie XD prima o poi succederà …
Buahahahah comunque divertiti!!!

Tanti aug… Eh?

*Arriva Kyu le bisbiglia qualcosa nell’orecchio.*

Ehm… Ok… Ti augura anche lui buon compleanno e ha detto che dopo festeggerà con Ed salt… Oooh svergognato!

*arrossisce e lo caccia.*

Tz… Sorry… Tanti auguri Little Brother… Tvtttb!!!

                                                                                  KuraiShitsuji <3

 

Oppaaaaa˜˜

*Abbraccia*

Benvenuto nel mondo dei grandi!

Tantissimi auguri <3
Quello che avevo da dirti te l’ho già detto a mezzanotte, quindi …
Niente, grazie di tutto.

Ti voglio bene, non sai quanto.
Altri 100 di questi giorni! :* :* :*

                                                               HikariKamishi

 

 

Ehiii

Ma è oggi?

È proprio oggi?

Nooo non ci credono

*Si porta le mani al viso incredula poi superato il momento lo abbraccia e con gioia gli dice*

Auguriiiiii di cuoreeeee
Siiiii sempre te stesso, non cambiare mai e lascia che sia l’età a passare regalandoti sempre un pizzico di maturità in più ma con altrettanta voglia di essere sempre un eterno bambino.

*lo strapazza di coccole.*

Ancora tanti auguri !!!                                  

                                                        Lagartischa

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