I Fiori del Male

di RedLolly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Il profumo e le tenebre ***
Capitolo 2: *** II - La fontana di sangue ***
Capitolo 3: *** III - Litanie ***
Capitolo 4: *** IV - Affamato e amorevole ***



Capitolo 1
*** I - Il profumo e le tenebre ***


Salve a tutti.

Erano davvero tanti anni che non scrivevo più su questo anime/manga. Improvvisamente, in questo periodo decisamente buio per me (sono stata colpita da un grave lutto che non è il caso di specificare)per tirarmi su di morale ho deciso di riguardarmi qualche “vecchia gloria”, anime che mi erano piaciuti tantissimo e che era da tempo che non consideravo più, ed ecco che tra tutti è spiccato Kuroshitsuji. Non chiedetemi il perché, mi è tornata la voglia di scriverci qualcosa sopra, come distrazione in queste brutte giornate, e la scrittura è davvero una panacea.

Ho deciso quindi di intraprendere quella che è a tutti gli effetti una raccolta di racconti indipendenti l’uno dall’altro, incentrati sul rapporto tra Ciel e Sebastian, rapporto che per me ha un fascino non indifferente, il tutto legato dal filo conduttore delle poesie prese dalla raccolta Les Fleurs du Mal di Charles Baudelaire, il mio scrittore preferito (https://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Baudelaire). Nello specifico la traduzione che ho utilizzato è quella di Claudio Rendina con testo a fronte edita da Newton Classici.

A mio avviso le liriche ottocentesche del poeta maledetto, per il loro linguaggio aulico e per i temi che trattano (decadenza, misticismo, morte, sofferenza, piacere fisico, ecc…) si adattano bene ad un contesto come quello dell’opera di Yana Toboso, e offrono punti di vista e riflessioni a mio avviso congeniali.

Fatemi sapere cosa ne pensate, le recensioni ovviamente mi sono sempre molto gradite, nonostante sia un piccolo lavoro che sto intraprendendo principalmente per me stessa.

Un abbraccio!

Lolly

PS: Ovviamente i personaggi di Kuroshitsuji non mi appartengono, ma sono di proprietà di Yana Toboso.







I Fiori del Male

I – Il profumo e le tenenbre



XXXVIII Un fantasma

II. Il profumo

Lettore di’, hai respirato mai

con ebbrezza ed ingordigia lenta

l’incenso che riempie una chiesa a nembi

o il muschio invecchiato di un sacchetto?

Che incanto magico e profondo! Come ci inebria

il passato restaurato nel presente!

Così l’amante su un adorato corpo

coglie il fiore squisito del ricordo.

Che selvaggio e fulvo odore

saliva dai capelli elastici e pesanti,

sacchetto vivo, incensiere dell’alcova!

E che profumo di pelliccia

sprigionava la veste di mussola o velluto,

impregnata di pura giovinezza!



La candela sul comodino è ormai spenta da ore. La cera, colata giù per lo stelo del candelabro, è diventata un solido fiume biancastro, fermo ed immutabile. I raggi del sole che filtrano timidi tra i drappeggi dei pesanti tendaggi damascati permettono agli occhi ancora semichiusi ed assonnati del padrone di casa di vedere piuttosto chiaramente le piccole gocce tondeggianti e traslucide che sporcano il comodino verso cui è rivolto, un comodino in stile veneziano che aveva acquistato tempo prima ed era stato portato alla magione direttamente dall’Italia.


E’ pericoloso tenere le candele accese mentre si dorme.


Sotto le lenzuola il giovane conte sposta appena un braccio - braccio che mai ha conosciuto fatica - in un impellente impeto di fastidio nel vedere quella sostanza imbrattare le sue proprietà, eppure poco dopo desiste, lasciando ricadere mollemente la mano pallida e dalle dita curate sul materasso. Sposta la gamba destra, muove appena la sinistra, cerca una posizione più comoda nel suo grande e morbido talamo. Il lobo di un orecchio gli duole in modo fastidioso, probabilmente si è piegato mentre dormiva con la testa appoggiata di lato sul cuscino. Le sue labbra sottili sono secche a causa dei lunghi respiri durante il sonno notturno popolato da sogni così vividi da sembrare reali e che al momento si rifiuta di ripercorrere. Nel contempo una stilla di bava ha lasciato una ben percepibile linea umida all’angolo sinistro della bocca e sul mento.

Ovviamente Ciel Phantomhive non avverte alcun bisogno di alzarsi dal letto prima dell’arrivo del suo maggiordomo con la colazione, nonostante sia sveglio. Non sa che ore siano, e da una parte poco gli importa, anche se la situazione in sé gli provoca un profondo senso di irritazione: dovrà stare dentro il proprio letto aspettando l’arrivo puntuale del maggiordomo con un carrellino stracolmo di prelibatezze che assaggerà appena e che irrimediabilmente finiranno nei rifiuti... E Sebastian sarà lì, con quel suo sorriso strafottente stampato sul volto, all’apparenza uguale a quello che rivolge ogni mattina, quando Ciel sa già che ci sarà qualcosa di diverso, ne è sicuro.


Lui ne sentirà l’odore. Magari lo ha già fiutato dal piano di sotto, non mi stupirei, ne è sicuramente capace. E farà finta di nulla, per poi lanciarmi una stoccata. Lo so come agisce, si prenderà gioco di me... E me lo farà capire.


Ciel Phantomhive odia sentirsi debole davanti a lui. Non che a livello pratico questo possa influire direttamente sull’esito della partita del gioco che hanno intrapreso insieme, ma da giocatore esperto qual è Ciel sa che ciò che gli è capitato non farà altro che suscitare una feroce ilarità nei suoi confronti da parte del suo sottoposto.

Non ha idea in realtà del perché sia successa una cosa del genere, tanto imbarazzante, senza senso. Ha avuto paura la sera prima, e forse è partito tutto da lì, da quel maledetto candelabro che ha preferito tenere acceso.


Proprio come un bambino, un moccioso piagnucoloso, quando gli incubi ormai dovrebbero essere dei fedeli fratelli per me. Sangue vischioso, denti che stridono, odore dolciastro della carne che sfrigola e brucia le narici, ossa che si frantumano schioccando. Le ossa quando si spezzano fanno un suono così caratteristico… Sono trascorsi anni, eppure i ricordi mi strozzano ancora la gola e mi provocano il vomito.


I minuti passano, la camera è avvolta in un silenzio ovattato. Ciel non osa muovere più un muscolo e poco importa della camicia da notte che avverte arrotolata fin sopra l’ombelico: è un blando tentativo di non propagare troppo le molecole odorose del misfatto notturno. Prova ad ascoltare i rumori oltre la parete, concentrandosi nel contempo per controllare il proprio diaframma che si alza e si abbassa al ritmo di una respirazione fin troppo accelerata. Non un suono, ma il conte decide di chiudere gli occhi e di fingersi addormentato. Le sue palpebre rimangono serrate anche quando avverte la porta della camera da letto cigolare nell’aprirsi e le ruote di un carrellino far scricchiolare il parquet di legno intarsiato. Pochi interminabili secondi e una lama di luce ferisce il suo viso, dandogli modo di improvvisare un risveglio con una capacità recitativa degna di un étoile del Theatre Royal Drury Lane che avrebbe probabilmente persuaso chiunque, all’infuori di una creatura come Sebastian Michaelis. La sua performance è perfetta: finge di essere infastidito, si copre gli occhi collosi prima di stropicciarseli con vigore, stiracchia le gambe snelle accompagnando il tutto con dei convincenti mugolii stizziti, e rimane infine sdraiato tra le lenzuola in sangallo senza accennare minimamente a sedersi, con le braccia conserte e le labbra increspate, nel tentativo di mettere in scena un semplice capriccio dettato dal malumore volubile di un ragazzino arrogante e viziato.

Gli basta una sola occhiata rivolta al maggiordomo per notare immediatamente il suo sorriso subdolo lievemente più largo del solito, prova inconfutabile della vanità dei suoi sforzi.


Lo sa già. Ha sentito il mio odore da chissà quanto. Non che io abbia davvero sperato di ingannare l’olfatto del diavolo…


Ben svegliato, signorino. Avete passato una buona nottata?”

Sebastian ha una voce calda, avvolgente, melliflua. A Ciel ricorda quelle strane piante carnivore che si possono osservare al padiglione coloniale del Kay Garden, quelle che sembrano dei grossi flauti e che sono ricoperte da una sostanza oleosa e dolce che attira e nello stesso tempo invischia mortalmente i malcapitati moscerini. Del resto anche il demone è un predatore, e la sua voce è un esca per le sue prede.

Non ho dormito per niente bene. – ribatte Ciel seccamente – La luce non è servita a tranquillizzarmi e ho fatto fatica a prendere sonno.”

Almeno posso essere lieto di constatare che nonostante abbiate insistito per questo candelabro accesso il palazzo non sia andato a fuoco. Sarebbe stata una circostanza parecchio problematica.”

Tanto mi avresti salvato comunque.”

Senza alcun dubbio. Ma poi avrei dovuto nuovamente rimediare in poco tempo ai danni di un incendio… Suvvia, alla fine l’importante è che il vostro piccolo capriccio non abbia avuto conseguenze. Ora potreste gentilmente sedervi così vi servo la colazione? Non è il caso di far raffreddare questi pancakes allo sciroppo d’acero, o vi causeranno una gastrite come quella di qualche mese fa… Vi toccherà di nuovo mangiare per una settimana solo petto di quaglia bollito e purée di patate, non devo certo ricordarvi io che siete molto delicato di stomaco…”

Non ho fame questa mattina, mangerò più tardi. Adesso va’, e porta via tutta questa roba.”


Patetico.


E perché mai dovrei andarmene? – il sorriso di Sebastian diventa ancora più ampio – Devo ancora vestirla… Avete per caso qualcosa da nascondere?”

Si sta divertendo, è ovvio! Vuole vedere la stizza sul viso del suo padrone, vuole bearsi delle sue guance eburnee chiazzate di rosso! Il demone ama sbilanciare in quel modo l’ago della bilancia del loro delicato equilibrio, ma Ciel non ha intenzione di arrendersi così facilmente. E’ il suo turno di controbattere.

Ho solo bisogno ancora di riposare.” Si difende con voce noncurante.

Questo non è possibile. Alle nove arriva il precettore per la lezione di francese, alle undici e mezza dovete pranzare con lord Stroller della Stroller Ceylon Tea Company, il quale è tornato due giorni fa dalle piantagioni di Kandy e non sarebbe cortese farlo aspettare dopo questo lungo viaggio…”

Dimmi, Sebastian… - Ciel scandisce con lentezza le sue parole velenose - Sei diventato improvvisamente sordo oppure stupido? Non ho detto di voler rimandare i miei impegni, ho solo bisogno di alzarmi leggermente più tardi del solito. La tua sgradevole insistenza mi sta irritando, sparisci dalla...”

A meno che… - la voce tremendamente leziosa del demone lo interrompe bruscamente.


Come fa a muoversi sempre così velocemente?


Il suo viso è chinato in avanti tanto che i loro nasi arrivano a sfiorarsi e Ciel può avvertire l’aroma innaturale della sua pelle far vacillare i suoi sensi.

A meno che questa non sia stata davvero una notte tumultuosa, e che il pervertito signorino qui davanti a me non abbia concepito qualche pensiero impuro riversando i propri vergognosi cianfrugli su queste belle lenzuola e sul proprio ventre… Ho indovinato di cosa si tratta?”

Lo schiaffo è rapido e sonoro. Dopo essersi seduto di scatto, la mano vellutata e curata del giovane lord lo colpisce fulminea e senza preavviso, pur essendo perfettamente conscio che il demone non può provare dolore per la violenza misera di quel palmo e quelle lunghe dita cesellate. Se solo avesse voluto lo avrebbe evitato senza sforzi, avrebbe potuto afferrare al volo e stritolare quella nobile manina insolente, eppure lui rimane immobile, senza mutare minimamente l’espressione divertita.

La rivoltante e falsa ironia di Sebastian a volte lo disgusta. Questa volta il demone ce l’ha fatta, le sue gote sono bollenti e rubizze, le sue braccia scarne si trattengono a stento dal fremere di rabbia schiumante.

Non prenderti gioco di me! Sono io il tuo padrone, sono il conte di Phantomhive! Tu mi devi obbedire, sei un servo per me! Il contratto è chiaro! Non osare! Non osare!”

Ciel, si accorge della propria voce così dannatamente stridula, mentre il servitore non si scompone e continua a sorridere, con quell’espressione falsamente innocente che il ragazzo vorrebbe strappare via ad unghiate dalla sua faccia.


Può fiutare l’odore della mia polluzione, figurarsi della mia paura…


Povero, povero me… Oggi vi siete svegliato con la luna storta, vero? Non è successo nulla di terribile, suvvia, non agitatevi in questo modo…”

Tu… Tu…”

Il conte non riesce nemmeno a terminare la frase patetica che sta balbettando che una mano guantata si posa sul suo palmo ancora aperto. E’ gelida come il ghiaccio di dicembre sotto il pregiato tessuto. Gli occhi cremisi del diavolo percorrono le righe rossastre che il cuscino ha lasciato sulla pelle delicata delle sue gote durante il sonno.

Ma guardatevi, siete sconvolto! Lo trovate qualcosa di cui vergognarvi? Eppure scommetto che non ve ne siete neanche accorto. Posso quasi immaginarlo: è successo nel dormiveglia, la candele del candelabro erano quasi del tutto consumate… Vi rigiravate nel letto lacerato dal tormento, e poi avete ceduto, spossato… Siete rimasto immobile, con gli occhi chiusi. Ad un certo punto vi siete irrigidito e avete ansimato sottovoce... ”


Mi ha visto… Lui era lì, veglia sempre su di me…


Le dita dell’altra mano sono posate sulla sua guancia. Si muovono con lentezza calcolata fino alla labbra appena schiuse. Accarezza lentamente il labbro inferiore ancora un poco screpolato, provocandogli un lieve fastidio, mentre soffia nel suo orecchio parole languide, ipnotiche e spaventose.

Il profumo dei vostri fluidi è innegabile. Lo sento sul vostro bassoventre, sulle lenzuola e sul materasso ove è colato, un poco sulla vostra mano destra, ma credo che sia solo perché avete tentato di pulirvi: siete così maldestro!”

Sebastian inspira profondamente, interrompendosi, assaporando quel profumo che Ciel non può sentire, ma che per lui deve essere inebriante.

No, non credo che vi siate dato piacere volontariamente… Qualche sensuale fantasia si è impossessata di voi e non siete riuscito a contrastarla, indebolito com’eravate dal sonno. Vi siete lasciato tentare dall’immagine di qualche pezzo di carne nudo e umido, traboccante d’estasi oppure supplicante di dolore. Non mi stupirei se la sofferenza altrui fosse per voi fonte di appagamento carnale, dopo quello che vi è stato fatto e i traumi che avete subito. Chissà su chi poteva essere… Sulla vostra promessa sposa? Essendo però il vostro fidanzamento con lady Elisabeth una questione di accordi tra famiglie nobili e non un sentimento di affetto sincero, non so se abbia potuto stuzzicarvi, molto probabilmente no… Magari non era una donna, ma un uomo… O forse non era su nessuno in particolare, non avete cercato il piacere, ed è stato lui a venire da voi… La cosa ha ben poca rilevanza. Comunque lasciate che vi dica una cosa… Non c’è niente di più naturale ed umano di quello che vi è capitato. State diventando un adulto ormai, avete iniziato a lasciarvi la fanciullezza alle spalle. Con me non dovete vergognarvi e nascondere la dissolutezza, io non faccio parte di questa bizzarra società che condanna i peccatori morali tacciando la naturale ricerca del piacere fisico come atto osceno, e che nel frattempo permette a migliaia di bambini di morire di stenti nelle fabbriche e nelle miniere di carbone… Non temete, signorino… Io sarò sempre al vostro fianco per soddisfare le vostre richieste, rimango sempre sinceramente affascinato dai vostri comportamenti e il mio interesse per voi non calerà mai, anzi. La mia fame è un supplizio che un essere umano non riuscirebbe nemmeno a concepire, e se solo poteste avvertire quanto mi sta dilaniando non avreste dubbi sulle mie intenzioni. Il contratto è sempre valido, e il momento della sua conclusione è sempre più vicino ogni giorno che passa. Io fremo alla sola idea di nutrirmi con la vostra anima pura e nello stesso tempo così depravata. Non dimenticatelo mai.”

Mentre parla Sebastian non interrompe le sue carezze letali e velenose. Il suo padrone non accenna a nessun movimento finché il suo discorso non termina. Un'altra persona sarebbe rimasta ammaliata dalle suadenti parole del demone, ma non il conte di Phantonhive. Egli distoglie lo sguardo, puntando le iridi, quella marchiata dal contratto demoniaco e quella sana, di un blu intenso, prima verso il basso e poi pigramente verso destra. Non risponde, le sue labbra rimangono schiuse ma mute, premute appena dalle dita del maggiordomo. La mano che fino a quel momento è rimasta libera si accosta al petto di quest’ultimo per spingerlo leggermente, e Sebastian non oppone nessuna resistenza. Il demone indietreggia di qualche passo osservandolo, mentre Ciel si sente finalmente privo di qualsiasi barriera di compostezza morigerata. Ormai sarebbe oltremodo ridicolo continuare quella farsa, nascondersi dietro al senso del pudore imposto dalla rigida società in cui muove le sue pedine. Lì, in quel momento, davanti al suo più fedele alleato e nello stesso tempo crudele carnefice, non ha senso nascondersi.

Solleva lentamente le lenzuola, i suoi piedi scorrono sul materasso fino a ciondolare sul bordo, infine si alza. Si sbottona la camicia da notte facendo passare i bottoni fuori dalle asole e lascia scivolare l’indumento a terra. Il conte ha un corpo gracile, di un pallore nobile ed uniforme. Si intravedono le linee del costato sotto la pelle sottile e delicata, le creste iliache che sporgono dai suoi fianchi, le rotule spigolose. Degli umori colati sul suo scarno bassoventre e sull’inguine in pieno sviluppo adolescenziale non c’è quasi più traccia alla vista, se non una lieve patina appiccicosa. Per il fine naso del suo servitore tuttavia, il suo odore deve essere ancora più forte, quasi di un’irresistibile densità propria. Non si muove, ma il conte lo conosce abbastanza bene da comprenderne la brama.

Il suo viso si acciglia in un’espressione d’intensa fierezza, perché no, Ciel Phantomhive non ha davvero più intenzione di piegarsi e di nascondersi sotto l’ala della falsa virtù, non è da lui, anche se è perfettamente coscio di cosa significhi lo sguardo con cui il demone lo sta scrutando, divorandolo con quegli occhi profondi e maliziosi, che paiono cambiare colore. Eppure non alzerebbe mai un dito contro di lui, Sebastian è troppo controllato, troppo paziente e leale. Non rovinerebbe mai quella lunga attesa prima dello scadere del termine del contratto.


Ti pregusti il banchetto, diavolo? Sfortunatamente dovrai aspettare.


Preparami un bagno.- ordina freddamente – Poi farò una colazione leggera prima dell’arrivo del precettore. Mangerò qualcosa di più sostanzioso con lord Stroller come è previsto per oggi.”

Saggia decisione, signorino.”

Non ho chiesto il tuo parere. Forza, scalda dell’acqua, e porta in lavanderia le lenzuola, lavale personalmente se Meirin non è in grado di fare un buon lavoro: l’odore che senti su di me deve sparire. Non voglio correre il rischio che tu sia distratto.”


I. Le tenebre

Nelle cave d’insondabile tristezza

dove il Destino già m’ha relegato,

dove mai entra raggio roseo e gaio,

dove solo con quell’ospite rude che è la Notte

sono come un pittore condannato

da un beffardo Dio a dipingere sulle tenebre,

dove, cuoco di funebri appetiti,

faccio bollire e mangio questo cuore,

a tratti brilla, s’allunga e si distende

uno spettro fatto di grazia e splendore.

Ma quando assume la sua massima estensione,

con quell’orientale e sognante andatura,

allora si che riconosco chi mi viene incontro:

è Lei, la mia bella, nera ma sempre luminosa!



Sebastian Michaelis strofina la pelle del suo padrone.

Afferra un braccio, lo alza, non sente resistenza da parte di quel corpo. E’ una bambola inerte che si gode le attenzioni del proprio fidato burattinaio. Friziona con la spugna pregiata l’ascella e il torso, sfrega finché quella pelle di ceramica non si arrossa appena. Il signorino ha la pelle delicata, c’è una malcelata smorfia di insofferenza sul suo volto capriccioso.

Le sue vertebre spigolose sono piccole colline, le costole sporgenti sono segnate dal marchio del Peccato, così allettanti. Il tempo in cui potrà strappare via l’anima da quel giovane e fragile virgulto è sempre più vicino.

Un anima nera così spietata e incontaminata imprigionata in un corpo tanto insignificante, le cui ossa si potrebbero spezzare come fuscelli, che soccomberebbe in poco tempo se fosse colpito da una polmonite o una dissenteria… Una mano sola basterebbe per squarciargli il ventre e i suoi visceri immondi galleggerebbero tingendo di rosso l’acqua della vasca…

Il profumo squisito del peccato notturno di Ciel Phantomhive è talmente inebriante da soffocarlo internamente. La fame lo divora, ma deve aspettare. Il sangue, oltretutto guasterebbe senza dubbio quella fragranza scandalosa. Meglio cancellarlo pian piano, in modo che lasci in lui un ricordo indelebile.

Passa la spugna con vigore tra le sue cosce ossute, sull’inguine, sull’addome. L’effluvio inizia a svanire nell’oblio.

Pazienza. E’ una tortura quella che il suo padrone gli sta infliggendo, un dolce supplizio, e il signorino ne è pienamente consapevole. Si sta vendicando dell’affronto subito poco prima, perché se c’è una cosa che Ciel ha dimenticato è il perdono. Egli si vendica con ferocia di chiunque abbia la malaugurata idea di arrecargli un torto, ed è sorprendente di quanta brutale inventiva e perversione vengano nutrite in quel corpicino esile.

Il diavolo è sicuro che il conte ripeterà il suo crimine, che in qualche notte buia potrà udire nuovamente i gemiti sommessi dalla turbamento sfuggire dalla sue labbra cesellate appena schiuse e sentire nuovamente la sua dolce e infame fragranza.

Sebastian Michaelis strofina la pelle del suo padrone.


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Capitolo 2
*** II - La fontana di sangue ***


II - La fontana di sangue




XIV

T’adoro al pari della volta notturna,

o vaso di tristezza, o grande taciturna!

E tanto più t’amo quanto più mi fuggi,

o bella, e sembri, ornamento delle mie notti,

accumulare ironicamente la distanza

che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.

Mi porto all’attacco, mi arrampico all’assalto

come una schiera di vermi presso un cadavere

e tutto amo di te, fiera implacabile e crudele

perfino questa freddezza che ti fa più bella!



Una grossa luna piena si staglia sopra i tetti di una Londra fumosa.

Dai comignoli delle case, dalle fabbriche, dense strie grigie si dipanano verso il cielo, come se cercassero di raggiungere l’ampio disco pallido, la cui luce, troppo fioca, raggiunge a fatica la città.

I lampioni nel quartiere di Bethnal Green sono pochi e distanti l’uno dall’altro. E’ un quartiere operaio dell’East End, ci sono fabbriche di ogni tipo, soprattutto tessili, negozi di stivali e cappelli a basso prezzo, locali da cui provengono i cori confusi degli ubriachi, unico canto di gioia del popolo dei reietti, il vile scheletro che inaspettatamente regge il brulicante organismo vivente che è la capitale dell’Impero Britannico.

I quartieri poveri puzzano tutti nello stesso modo. Sanno di latrina, di alcool, di vomito biliare, di sudore ormonale e di cavolo bollito. Quest’odore tanto caratteristico sembra permeare ogni strada ed ogni muro annerito, tuttavia Sebastian Michaelis non ne è infastidito. Per lui è semplicemente un esalazione come tante altre, totalmente incapace anche solo di stimolare la sua curiosità. Sono ben altri gli effluvi che stuzzicano i suoi sensi ultraterreni provocandogli le emozioni più forti.


Sulla carrozza il signorino non ha fatto altro che premersi febbrilmente un fazzoletto imbevuto di olio di menta sul naso lanciandomi occhiate stizzite e ripetendomi di agire in fretta. Il fetore e la sporcizia di questo posto gli dà il voltastomaco.


Il demone avanza a passo lento ma sicuro, le strade sono quasi vuote. Il suo sarà un lavoro pulito, rapido, esattamente come il conte ha ordinato con impellenza mentre si agitava sul sedile come un malato di còrea – forse a causa delle calzature un po’ troppo strette per rendere il piede più piccolo e sottile possibile, secondo quella bizzarra moda importata dall’oriente?-, battendo con insistenza sul pavimento il tacco dello stivaletto destro al rapido ritmo del proprio nervosismo, il pezzetto di stoffa profumata sempre ben attaccato alle narici.

Ciel comanda, Sebastian esegue. La bruma densa e caliginosa per il carbone e il mercurio usato per lavorare il feltro nasconde appena i volti degli sparuti passanti: un claudicante dal viso annebbiato che passa rasente al muro per non perdere il precario equilibrio e due ragazzini che gli corrono a fianco senza considerarlo.


Meglio così, meglio così. La traccia è fresca, il signorino non vuole attendere. E’ sempre determinato, anche per quanto riguarda una faccenda bizzarra come questa. La sua forza d’animo è encomiabile, non un ripensamento, non un dubbio sul proprio operato, quando deve essere una tortura per lui, rimanere lì in attesa nella carrozza a respirare il miasma di questa fogna attendendo il mio ritorno. E’ un mastino che non molla mai la presa, il padroncino.


In passato ha spesso cacciato gli umani in un modo simile, seguendo scie a loro invisibili, divorando anime di tutti i tipi, anche le più ripugnanti, quelle che adesso non sfiorerebbe nemmeno, abituato ormai ai sapori più raffinati. Lo ha fatto diverse volte anche per le indagini del conte. Il suo talento è al suo servizio, questo è il patto, fino al compimento della sua sanguinosa vendetta, per poi godere finalmente del proprio agognato premio.

Sebastian pensa spesso al momento in cui tutto avrà fine, lo fa anche in quel momento. Non che quella nei confronti di Ciel Phantomhive possa essere definita affezione – un demone non può nutrire un sentimento tanto volubile e bugiardo – ma cercherà di avere sicuramente del riguardo per lui, un trattamento speciale. Non una morte ingloriosa e anonima, come quella che probabilmente di lì a poco colpirà il claudicante che ha superato poco prima, che i suoi sensi trascendentali gli permettono di avvertire accasciato sulla strada dopo una rovinosa caduta, come quella di tutte le anime sporche, inutili e senza alcun valore che infestano i quartieri come Bethnal Green. La fine del suo giovane padrone sarà spettacolare, dolcemente efferata, degna di lui…


Talmente vicino alla morte da poterla sfiorare mantenendo inalterato lo stato di coscienza: sono gli attimi del completo abbandono, quando la sofferenza è talmente insopportabile da divenire estasi. E’ il modo più degno per strappare dal corpo un’anima come quella di lord Phantomhive, e fortunatamente sono un esperto… Una rozza tortura ne guasterebbe il sapore, ma un raffinato martirio la renderà squisita…


Non una vendetta, ma il pagamento equo dei servigi di cui ha usufruito senza alcun ritegno, come in quel momento. Sebastian sta eseguendo il suo ennesimo frivolo e crudele capriccio.

La donna che deve essere punita è a pochi passi da lui. E’ ferma, all’angolo di un’anonima abitazione, e sembra averlo già notato.

Ha un viso da bambina già vecchia, la povera cosetta sfortunata. Ha sicuramente meno di vent’anni, ma il suo viso è segnato dalla privazione. La pelle del padroncino è liscia come il velluto, quella della ragazza è chiazzata da qualche macchia rossastra sulle gote e sul mento, i suoi capelli castani sono acconciati malamente nello scimmiottare le ladies della buona società. A dispetto dell’aspetto del suo volto, il suo abito è vecchio e sporco, eppure non così logoro. Quando lo saluta con un maldestro inchino sollevando l’orlo della gonna si può notare che indossa addirittura degli scarpini.

A Sebastian non resta altro da fare che sfoderare un diabolico e amabile sorriso.

In secoli e secoli di esperienza, il demone ha imparato che le donne sono le prede più facili, sono ancora meno scaltre dei bambini. Ci vuole poco per abbattere la diffidenza della maggior parte di loro, di qualsiasi ceto sociale o etnia siano. Hanno una naturale propensione a dare credito di chi si presenta con galanteria. Una delle cose più importanti è l’aspetto: deve essere piacevole alla vista, perché se i suoi tratti non fossero delicati e armoniosi difficilmente susciterebbe quella fiammella di curiosità, quell’esca genitrice di soave tentazione. L’apparenza plasmata dal suo padrone ovviamente eccelle per bellezza ed eleganza. Sebastian sa di essere al momento esteticamente irreprensibile con quel suo bel viso dai tratti regolari, cesellati tanto da sembrare scolpiti, incorniciato da capelli corvini, incapace di piegarsi in smorfie grottesche, ma solo di assumere espressioni compiacenti e ammalianti. I suoi movimenti sono armoniosi e mai impacciati, i suoi abiti impeccabili: il soprabito nero che indossa al momento non ha nemmeno una grinza e le sue scarpe sono lucide. Il comportamento è poi altrettanto importante: lo sguardo deve essere rispettoso, le parole eleganti e misurate per esprimere solo ciò che la malcapitata preda vuole sentir dire, i sorrisi gentili e benevoli, pur mantenendo sempre un’aria misteriosa che ispira dapprima interesse e in seguito concupiscenza. E’ così che il demone inizia a manipolarla, a corromperla trascinandola nell’oscurità per ottenere quello che desidera. Sebastian non può fallire quando si tratta di tentazione, poiché questa è l’essenza della sua natura.

Buonasera, milady.”

Buonasera, mio bel signore. Cerchi qualcosa?”

Credo proprio di sì. Magari potete essere così gentile da aiutarmi…”

Il sorriso del demone si allarga, mostrando una chiostra di denti bianchi perfettamente allineati.

E che cosa può cercare un uomo così educato e ben vestito in un posto come Bethnal Green, per di più di notte? Io al massimo posso proporre la mia compagnia…”

E si dia il caso che è proprio quello che stavo cercando al momento... Accidenti, non mi sono nemmeno presentato, devo aver scordato le buone maniere… Mi chiamo Sebastian.”

Diretto, senza troppi giri di parole. Del resto Sebastian sa che non si intavolano grosse conversazioni con le prostitute, si deve andare dritti al punto. Alla fin fine è una semplice compravendita.


Tutto è merce per gli umani, anche un corpo, anche un’anima. Da questo punto di vista il comportamento del signorino non è così diverso da quello di questa donna… Vendono la cosa più preziosa che hanno per ricevere qualcosa in cambio. Chi è il peggior peccatore tra i due? Chi è più osceno, più depravato? La donna che per sopravvivere vende le proprie grazie o chi, sempre per sopravvivere, ha accettato un patto col diavolo? Chi dei due meriterebbe di più la condanna ad essere considerato un turpe reietto? Il signorino ha il permesso di sedere ai primi banchi nella cattedrale di Saint Paul ogni domenica, si è intrattenuto diverse volte con l’arcivescovo di Canterbury e altri religiosi, fingendo di essere pio e pregando con loro con fervore, riempiendosi la bocca con la parola di Dio e ricevendo elogi per la propria rettitudine morale e devozione. Lui ha diritto a tutto questo e lei no… Curioso, davvero curioso e affascinante…


Piacere di conoscerti, Sebastian. Io sono Nancy.”

La giovane sprovveduta non riesce a reprimere una risatina, prima di coprirsi la bocca con una mano piccola e dalle nocche arrossate. Esegue qualche maldestra piroetta su se stessa mettendosi in equilibrio su un piede solo, una ciocca di capelli ondulati sfugge dalla sua acconciatura posticcia. Terminata la sua puerile danza, la prostituta si ferma e con sguardo trionfale solleva gli strati della misera gonna fino alle anche per mostrare la propria merce di scambio: un pube infiacchito e un ventre leggermente gonfio – segno di una gravidanza recente, il diavolo non ha dubbi e la cosa è senz'altro interessante - in netto contrasto rispetto alla sua giovane età e alle sue gambette gracili. Al diavolo non sfuggono le eruzione cutanee tipiche della lue sulla parte interna delle cosce.


Il topolino è finito subito tra gli artigli del gatto, a quanto pare. E’ stato più facile di quanto pensassi… E’ bastata una parola gentile, un minimo di riguardo per irretire questa baldracca sifilitica... Sarà la prima volta che una persona raffinata e dai modi galanti ricerca i suoi sordidi servigi… Vendersi per pochi spiccioli a tutti i disperati dell’East End deve essere la norma per lei. Che esistenza inutile e vuota... Lo leggo nella sua anima: è insipida, di qualità infima, non ha uno scopo nella vita se non quello di sopravvivere, non ha nulla che la faccia ardere di passione, né nel bene né nel male. Vive la giornata e basta. Eccola la differenza tra lei e il mio padrone. E’ davvero repellente.


Siete davvero incantevole, Nancy.”

Sebastian sussurra a fior di labbra le parole, nello stesso modo in cui si rivolgerebbe ad una dama, infilando una mano nella tasca del soprabito. Estrae del denaro, lentamente, e si avvicina alla donna con un passo. Le monete tintinnano, ne estrae una, gliela appoggia sulle labbra socchiudendo appena gli occhi magnetici, prima di mostrargliela bene.

Quanto vi serve? Perché è per questo che una giovane e bella fanciulla come voi si vende… Per del vile denaro… Che cosa ingiusta ed orribile… Siete poco più di una bambina eppure vi sentite vecchia, vero? La vostra è una vita di stenti, segnata dalle privazioni… Gli uomini sono crudeli, vi consumano, vi malmenano, vi violentano… Tutti i giorni sono uguali. Ma non potete fare altrimenti, avete un figlio da mantenere…”

Io… Io…”

Nancy balbetta, la sua voce si impasta. Le sue guance diventano di un cremini acceso, le sue pupille castane fremono. Le palpitazioni nel suo petto sono quasi visibili dall’esterno. Sembra non accorgersi di come la sua mano venga afferrata, dolcemente accarezzata.

Ho un figlio… Come fai a… Sei strano… Chi sei? Cosa vuoi da me?”

Non spaventatevi, ve ne prego, ho solo un offerta da farvi. Sto cercando una giovane ragazza per allietare la serata del mio padrone.”

Servi in una famiglia?”

Esattamente. Vedete è giovane, vuole conoscere il mondo, mi ha chiesto di trovargli una donna graziosa e discreta in un quartiere operaio, e io ho trovato voi… E’ una persona delicata, un ragazzino in preda alle passioni, non vi preoccupate… Sarà facile farlo contento. E poi ci sono sempre io se la cosa può interessarvi… Con una sterlina quanto potete vivere senza prostituirvi? Una settimana? Dieci giorni? Passate con il mio padrone la notte e di sterline ne avrete ben cinque... Cosa ne dite, Nancy? Non vi capiterà mai più un’occasione del genere…”

Le labbra del diavolo si avvicinano pericolosamente al suo orecchio. Lo ambiscono appena.

O se preferite soddisfare quel branco di luridi porci che grufolano nella taverna qui all’angolo per qualche misero scellino non avete che da dirmelo e io tolgo il disturbo… Quando usciranno da lì potrebbero rivolgervi le loro attenzioni come è già capitato…”

Va bene! Va bene, accetto!”

La voce della ragazza è stridula, ma ormai è troppo tardi. Ha firmato la sua condanna. Sebastian si lascia andare ad un’espressione soddisfatta allontanandosi di nuovo da lei, placando la pressione del proprio potere. Non serve più essere tanto inebriante con un anima così miserabile.

Affare fatto allora. Avete un posto dove andare? Il mio padrone necessita di riservatezza.”

Io ho una camera, vivo lì… E’ proprio qui sopra… Al primo piano… Mio figlio dorme, ma è piccolo, non si accorge di niente…”

Nancy punta un dito tremante verso una palazzina disadorna appena di fronte a loro. Una casa come tutte le altre, anonima, con poche finestre striminzite, incassata tra altri due edifici della stessa identica foggia. In lontananza si possono ancora avvertire le canzoni volgari degli avventori della bettola, le cui parole sono una litania confusa, e il latrare insistente di un cane.

E’ un’ottima soluzione. Allora torno tra poco.”

Sebastian non avverte più nulla provenire dal corpo dello zoppo caduto a terra prima, riverso a faccia in giù nel sangue che sgorga da una ferita sulla fronte.



XXV

Ti porteresti a letto l’universo intero!

O donna impura! La noia ti rende crudele.

Per tenere in esercizio i denti al tuo singolare gioco

ti necessita, ogni giorno, un cuore sulla rastrelliera.

I tuoi occhi, illuminati come botteghe

o pali fiammeggiante nelle feste pubbliche

fanno uso, con insolenza, di un potere preso in prestito

senza conoscere la legge della bellezza.

O macchina cieca, sorda, feconda di crudeltà!

Salutare strumento che ti sazi del sangue del mondo,

com’è che non hai vergogna, com’è che non vedi impallidire

le tue bellezze davanti ad uno specchio?

La grandezza del male in cui ti reputi sapiente

non t’ha mai fatto indietreggiare di spavento,

quando la natura, grande nei suoi fini segreti,

si serve di te, femmina, regina del peccato

- Di te, vile animale – per plasmare un genio?

O fangosa grandezza! Suprema ignominia!



La donna chiamata Nancy Shores è riversa sul pavimento. Muove appena un braccio, scossa da gemiti incontrollati, prova a puntellarsi al suolo per tirarsi su invano. E’ a mala pena in grado ad alzare il capo e strisciare una mano verso lo stivaletto sinistro di Ciel Phantomhive, sfiorandolo. E’ uno spettacolo stomachevole, degnamente incorniciato dall’odore di muffa di quel ridicolo tugurio.

Il conte non è mai stato particolarmente incline alla filantropia, come altri nobili di sua conoscenza. I poveri non suscitano in lui alcuna compassione, non ci riescono gli infermi e i derelitti. Il volto di quella donna, quella maschera sanguinolenta non gli infonde altro che sdegno e repulsione. E’ stato Sebastian a ridurla così in pochi secondi, per suo stesso ordine. La sgualdrina non ha voluto parlare: se ne è stata ferma a piagnucolare, incapace di contrastare la velocità del demone come se persino il suo istinto di sopravvivenza si fosse annichilito di fronte all’ineluttabilità della fine.

Sangue rosso vivo le zampilla dalle narici e dal labbro inferiore colando giù sul mento, gocciolando a terra. Agli occhi di Ciel è una specie di fontana traboccante di vita e di morte allo stesso tempo, un piccolo capolavoro di ripugnanza. Da una parte vorrebbe toccare quelle calde macchie cremisi, dall’altra il disgusto glielo impedisce. Non è il caso di sporcarsi gli stivaletti in vernice o la propria pelle con il sangue infetto di quella donna.

Fa un passo indietro sui piedi doloranti per evitare che le sue dita imbrattate sfiorino con quel gesto tanto insolente il suo pregiato scarpino.

Non osare toccarmi.” Le ordina gelido squadrandola dall’alto verso il basso, conscio della propria autorità, del proprio controllo.


Mi piace avere in mano il potere. Una volta sono stato io quello chiuso in una gabbia, il debole, la pedina, il sacrificio, eppure ho vinto. Mi sono sbilanciato verso il male, ho traviato la mia strada, e alla fine ho vinto. Ho imparato a prendermi ciò che è mio, e non provo pietà per nessuno dato che nessuno l’ha avuta per me. Questa è la vita, è un gioco duro e crudele, e solo i più forti vincono.


Avrai capito che non scherzo adesso, quindi te lo ripeto per la seconda volta. Dove si trova il pendente che hai strappato dal collo di lady Middleford mentre si trovava a Picadilly? E’ questa volta cerca di non mentirmi, tanto lo so che sei stata tu, ne sono certo. Non accetterò un altro non lo so da parte tua.”

Io… Io non ce l’ho più… Te lo giuro…”

Le parole di Nancy sono impastate e poco comprensibili. E’ colpa forse degli incisivi rotti che trasformano la bocca colma di schiuma rossastra un una mostruosa caverna.

Se non mi dici la verità ordinerò a Sebastian di uccidere tuo figlio.”

C’è una specie di culla traballante addossata ad una parete, da cui però non proviene alcun suono. Il ragazzo si limita ad un cenno del capo verso di essa e il suo ligio servitore si avvicina con fare serafico e la stessa espressione amabile che aveva poco prima di colpire con ferocia il volto della malcapitata. C’è un che di grottesco e delicato in quella scena, in quella manina ignara che si palese dal giaciglio per afferrare l’indice del demone. E’ talmente piccola che riesce a cingerla a malapena... E Sebastian lo osserva divertito, falsamente intenerito. Ciel legge la menzogna in quello sguardo benevolo, sapendo che cosa si cela dietro.


Basta un ordine, basta una mia parola e il diavolo massacrerebbe un neonato senza battere ciglio. Lo tirerebbe su da quelle braccine e lo squarterebbe in due sorridendo come sempre. Non ho paura di Sebastian, anche se so che prima o poi toccherà a me, che quella manina fiduciosa presto sarà la mia, e sarà il mio il corpo seviziato fra le braccia del diavolo. E nemmeno per quel bambino innocente che sto per condannare a diventare carne da macello provo un poco di misericordia. Tutto questo dovrebbe farmi orrore, invece non provo niente del genere.

Se solo Elisabeth sapesse cosa sto facendo per lei… Forse arriverebbe a rinnegarmi rovinando la mia immagine agli occhi della nobiltà. Fortunatamente non è né avveduta né furba, e ha un’idea di me completamente distorta, quella che ho voluto farle credere. Elisabeth non è per niente una buona giocatrice, e questo ne fa una promessa sposa ideale.

No… No, ti prego… Ti prego, ti supplico… Abbi pietà…”

Nancy balbetta allungandosi maldestramente verso il proprio figlio, attirata dal gesto del demone.

Non serve a niente pregare lui, rivolgiti a me! – ordina il conte picchiando il pavimento con la punta del proprio bastone da passeggio, non tollerando che l’attenzione di quella donna insulsa sia rivolta a qualcos’altro - Sebastian esegue quello che io gli ordino. Mi basta una sola parola, una sola, e lo farà a pezzi. Pensi che io non ne sia capace? Pensi che io sia uno stupido moccioso da impietosire e prendere in giro? Restituiscimi il pendente o ti posso giurare che dovrai pulire le cervella di quel neonato fin sul soffitto di questo tugurio! Avanti, confessa! Confessa!”

C’è euforia nella rabbia che lo pervade, nella sua sete di prevaricazione. L’importante è vincere, vincere sempre e comunque, anche quando l’avversario è una nullità.

Io l’ho dato in pegno… Non potevo pagare la stanza…”

Cos’hai detto?”

Mi servivano soldi! Dovevo pagare questa stanza, non volevo finire in strada con mio figlio! L’unica cosa che potevo fare era rubare! Ho visto quella ragazza con quel pendente in bella vista e gliel’ho strappato via! L’ho dato subito al signor Finch, è sua questa stanza! E’ proprietario della fabbrica di cappelli che c’è qui a fianco! Ti prego non ucciderci! Non ucciderci!”

Hai scambiato il pendente per l’affitto di questa sudicia camera?”

Sì… Sì, l’ho fatto… E’ la verità! Lo giuro su nostro Signore! E’ la verità!”

La mano guantata di Ciel è scossa da un lieve tremolio. Egli barcolla, fa un passo indietro, il rumore sordo dei tacchi rimbomba come un tuono. Si passa una mano sulla fronte e sulla guancia sinistra con insistenza, come per spellarsi. E’ tutto così assurdo e senza senso. Un pendente d’oro e rubini indiani costato più di venti sterline, che aveva regalato lui stesso alla sua fidanzata per il suo compleanno, dato in pegno per una misera stanza dell’East End da una pidocchiosa prostituta…

Il conte scoppia a ridere. La sua risata è fragorosa, squilibrata, isterica… Le risate di Ciel Phantomhive gelano il sangue nelle vene.



CXIII La fontana di sangue

Il mio sangue a volte sembra scorrere a fiotti

come una fontana dai ritmici singhiozzi.

Con che lungo mormorio la sento colare!

Ma invano mi tocco per trovare la ferita.

Fluisce per la città come in un campo recintato,

trasformando selciati in isolotti,

dissetando ogni creatura

e ovunque colorando di rosso la natura.

Ho chiesto spesso ai vini capziosi

D’addormentare per un giorno il terrore che mi assilla;

ma col vino l’occhio è più chiaro e più fine l’orecchio!

Ho cercato nell’amore un sonno d’oblio;

ma per me l’amore è solo un materasso d’aghi

fatto per procurare da bere a crudeli puttane.



Una grossa luna piena si staglia sopra i tetti di una Londra fumosa.

Una carrozza scivola silenziosa per le strade nel buio brumoso, lontano da sguardi indiscreti. La notte è inoltrata, Ciel Phantomhive inizia a sentirsi insonnolito, ma qualcosa gli impedisce di appoggiarsi allo schienale e di appisolarsi.

Solitamente sopporta senza problemi le calzature à la mode, con la punta stretta e i lacci serrati per dare ai suoi piedi già minuti una forma ancora più esile e piacevole alla vista, in quel momento invece gli formicolano di stanchezza e dolore, compressi in quei minuscoli stivaletti. Sente un bruciore penetrante in diversi punti sparsi un po’ dappertutto, dalle caviglie alla pianta - vesciche aperte senza dubbio - e le dita contratte, rattrappite, strizzate in una posizione innaturale, umide, forse sanguinanti. Vorrebbe toglierseli, quegli scarpini maledetti che rendono i suoi piedi tanto graziosi, eppure qualcosa lo spinge a resistere a quell’impellente desiderio. Del resto è lui stesso ad ordinare sempre a Sebastian di allacciare il più possibile le stringhe secondo il gusto estetico della nobiltà vittoriana, e questa volta il maggiordomo pare sia stato particolarmente zelante nel proprio lavoro. Ciel non ha nessuna intenzione di confessargli la propria sofferenza, nonostante sia palese che il demone se ne sia accorto. Si limita a distendere le gambe appoggiandosi sui talloni per dare un po’ di sollievo alle dita martoriate e intorpidite.


Sta aspettando che io glielo chieda, vuole vedere fino a che punto io riesca a sopportare questa piccola sevizia. Solo quando sarò arrivato alla mia camera da letto gli permetterò di togliermi le scarpe, non prima, questo è sicuro, poco importa se ho le dita in sangue, vesciche ovunque e la pelle sbucciata. Gli piace mettermi alla prova, osservare la mia resistenza in ogni situazione, è quasi più forte di lui. Credo sia uno dei suoi tanti modi di assaggiarmi… Che sfacciataggine…


Signorino… Perché l’avete lasciata vivere?”

Il demone interrompe bruscamente la sua concentrazione nel resistere al dolore con una domanda sinceramente curiosa, non accusatoria. Ciel alza lo sguardo del suo occhio grande e blu, quello non coperto dalla benda, e squadra il suo volto. Sebastian ha appoggiato il gomito contro il finestrino coperto da una tenda e si sorregge il viso avvenente illuminato in modo sinistro da una lampada ad olio sospesa sul soffitto della vettura.

E tu perché mi fai domande di cui sai già la risposta?”

Forse perché quella risposta la voglio sentire dalla vostra bocca.”

Sei particolarmente insolente questa notte, Sebastian.”

Il conte punta il bastone da passeggio contro il petto del demone, che ciononostante non si muove, non si scompone. Un silenzio teso riempie l’abitacolo della carrozza, finché il giovane non decide di abbassare lentamente l’oggetto, riportandolo contro il pavimento. Per la seconda volta stiracchia le gambe anchilosate.

Quella Nancy Shores non ha più il pendente di Elisabeth. Minacciavo di uccidere suo figlio, credo che le sue parole fossero la verità. Sei sprecato da usare contro una donna inerme ed un neonato, mi basta sapere che presto sarà la sifilide a portarseli via entrambi. Non ho provato pena per loro, se è questa la tua preoccupazione. Se la sua risposta non mi avesse soddisfatto ti avrei ordinato di prendere il bambino e di fracassargli la testa contro il muro.”

Siete crudele, signorino…”

C’è del compiacimento nelle parole di Sebastian, Ciel lo legge nel suo sorriso.

Il dolore è sempre più insopportabile. Alza leggermente la gamba sinistra e la appoggia sul sedile di fronte accanto alla coscia del maggiordomo in un gesto poco elegante, una piccola libertà al riparo degli sguardi accusatori della società.

Io non esito mai, lo sai perfettamente. L’indecisione è debolezza, le minacce a vuoto non sono efficaci. Avrei dovuto avere compassione di quella disgraziata e del suo lurido figlio? Io non credo. Il più debole viene schiacciato dal più forte a questo mondo, è inevitabile. Quindi sì, te lo avrei ordinato. ”

La mano di Sebastian ha l’ardire di appoggiarsi sulla sua tibia. Ciel si irrigidisce, ma non si muove. Chiude l’occhio emettendo un respiro profondo, gonfiando i polmoni di aria, avvertendo la pressione dei polpastrelli del demone sulla pelle sotto lo stivale scendere, scendere ancora, arrivare al piede. Il ritmo del respiro accelera. Quando arriva a premere sulla punta della scarpa le dita bruciano di dolore e una corona di sudore freddo gli imperla improvvisamente la fronte, mentre si morde il labbro inferiore, arrossandolo.

Adesso dimmela tu una cosa, Sebastian… Anche se so già la risposta… Voglio sentirla dalla tua bocca… - sussurra a tratti contrastando la sofferenza, ripetendo l’arrogante enunciato del demone in segno di sfida – Se ti avessi intimato di usufruire degli osceni servizi di quella sgualdrina nauseabonda, lo avresti fatto? Lo avresti fatto nonostante gli sfoghi della sifilide sul suo corpo? Rispondimi, Sebastian!”

Se fosse stato un vostro ordine… Certamente. – ribatte immediatamente il servitore senza scomporsi - Non avrebbe potuto contagiarmi con la lue, esattamente come con il vaiolo, la peste, il colera o qualsiasi altra malattia umana. Per me non sarebbe cambiato niente… E lo avrei fatto, da davanti o da dietro, con dolcezza o con violenza, così come avrei ucciso il neonato esattamente secondo le vostre volontà, spaccandogli la testa contro il muro o in qualunque altro modo avrebbe appagato il vostro animo. La mia risposta compiace a sufficienza il vostro ego, signorino? Era ciò che volevate sentire?”

Ancora sorride Sebastian. Sorride amabilmente mentre scandisce le sue terribili parole, socchiudendo candidamente gli occhi, mentre continua a premere su quelle dita martoriate.

All’improvviso, il conte ritira la gamba con uno scatto, e scoppia a ridere. Ancora una volta la sua risata è nevrotica, incontrollata.

Risate crudeli, che gelano il sangue nelle vene.



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Capitolo 3
*** III - Litanie ***


III - Litanie



V Il ribelle

Dal cielo precipita come un’aquila un Angelo furioso,

afferra a pugno pieno il capelli del miscredente

e gli dice, scuotendolo: “Tu devi conoscere la regola!

(Io sono il tuo angelo custode, capisci?) Lo esigo!

Sappi che si deve amare senza tante smorfie,

il povero, il cattivo, lo storpio, l’ebete,

così tu potrai fare a Gesù, quando passerà,

un tappeto trionfale con la tua carità.

Così è l’Amore! Prima che il tuo cuore divenga indifferente,

riaccendi la tua estasi alla gloria di Dio;

è questa la vera Voluttà dai durevoli incanti!”

E l’Angelo, castigando nella misura che ama,

tortura con le sue mani di gigante il maledetto.

Ma il dannato risponde sempre: “No, non voglio!”



Il nero è il colore che avvolge Ciel Phantomhive. Nero è il suo cilindro, nero è il nastro di seta che lo abbellisce, nera e la benda che copre il suo occhio, neri sono il suo elegante cappotto e la mantellina bordata di pelliccia di volpe, neri i guanti in soffice pelo di coniglio che tiene in grembo come un penitente, neri gli stivaletti dalla punta stretta e dal tacco alto e sottile, nera è l’esigua porzione di calza che appena si intravede sul suo ginocchio ossuto, nera è la sua espressione severa.

La sua unica iride cerulea fissa la porta alla sua sinistra, in quell’elegante stanza quadrata, le cui pareti in elegante boiserie intarsiata, trasmettono uno strano senso di calore, in contrasto con i ricami di gelo che ornano gli angoli della finestra proprio lì di fronte, firma inconfutabile di un dicembre freddo e pungente.

Accavalla le gambe, seduto su una poltroncina rococò di legno bianco e dorato, foderata di un rosa pallido. Sebastian Michaelis è in piedi alla sua sinistra, diritto, impeccabile come sempre. Non c’è bisogno che Ciel lo osservi per sapere che il suo sguardo magnetico è puntato su di lui.

Non lo lascia mai, il suo fedele demone, e soppesa ogni sua mossa, osserva ogni suo battito di ciglio, ogni respiro, ogni profondo sospiro d’impazienza. Sebastian non perde mai di vista il suo padrone e Ciel sa che non è solo a causa del loro faustiano contratto, dell’impegno che il demone ha assunto nei suoi confronti proteggendolo e servendolo, assecondando in ogni modo i suoi volubili malumori. Egli osserva per puro piacere, come malsano divertimento, e giudica. Impietoso, crudele, inesorabile... La sua anima è nuda e debole, vittima sacrificale di quegli occhi un poco perfidi e un poco benevoli.

Alza lo sguardo, il conte, e rimane qualche secondo immobile. Si lascia scrutare, denudare e sventrare nell’intimo da quelle iridi rosse che affondano come lame nel suo animo, quando esternamente non si vede altro che un ragazzino dall’espressione corrucciata e le guance morbide appena imporporate.


E’ bizzarro sentire più vicino il giudizio di un demone rispetto a quello del Signore. Quella di Sebastian è tuttavia una valutazione che non temo. Egli non mi negherà mai i suoi favori e si asterrà da suggerirmi cosa fare. Lui è mio e io sono suo, il nostro legame è forte. Mi segue senza controbattere perfino qui, nella dimora dell’arcivescovo di Canterbury, un luogo carico di sacralità che pare non temere. E’ perfetto il mio schiavo, la mia unica consolazione in questo mondo che disprezzo con tutto me stesso, e nello stesso tempo implacabile boia.

Sebastian… Sebastian… Sebastian…

Lo odio e lo adoro nello stesso tempo, mentre Dio mi è solo indifferente.


Sebastian.”

La sua voce è imperiosa, con una leggera nota di noia, mentre alza con un gesto delicato il braccio destro.

Hai per caso preso la mia corona? Credo di averla dimenticata nel comodino della camera prima di venire qui.”

Fa appena in tempo a finire la frase che la mano guantata del servitore si pone nell’immediato di fronte al suo viso reggendo delicatamente fra le dita il sobrio rosario: trentatré lucide perle d’ebano chiuse da una croce celtica in argento pendono davanti al volto lievemente sorpreso del giovane padrone.

Parlavate di questa, signorino? – chiede soave Sebastian sorridendo – Ho visto che la stavate dimenticando prima di uscire e sapendo che quando vi incontrate con l’arcivescovo la portate sempre con voi mi sono permesso di prenderla con me.”

Hai fatto bene.”


Ero sicuro che l’avesse con lui, ho fatto solo finta di scordamela a palazzo. Trovo intrigante il fatto che Sebastian non abbia paura della sacralità e degli oggetti religiosi, e mi piacerebbe sapere fino a che punto si possa spingere... Sarà che sono influenzato da quegli stupidi romanzi che vanno tanto di moda e che ho letto per passare il tempo… La verità è spesso ben diversa da come comunemente la si suppone… Quando ero piccolo non avrei mai immaginato che avrei potuto fare un patto con il diavolo, che gli avrei venduto la mia anima affinché potesse cibarsene, e che mi sarei ritrovato qui, ad attendere l’arcivescovo Benson nel suo studiolo per disquisire sulle mie donazioni alla Chiesa in vista del Natale, mentre il suddetto demone mi porge il rosario della mia defunta madre come se nulla fosse. E’ così immorale, blasfemo. La mia vita è completamente avvolta nelle tenebre ma per la società che mi circonda devo sembrare un piccolo santo.


Ciel afferra velocemente l’oggetto, strappandolo da quella mano empia. Non che il padroncino sia una persona religiosa, anzi. Sebastian è perfettamente consapevole del suo pensiero al riguardo, della falsa devozione e rettitudine che manifesta teatralmente durante quegli incontri. Sua Maestà ritiene che sia buona cosa che il suo cane da guardia sia in buoni rapporti con le cariche religiose, in particolare con l’arcivescovo di Canterbury, in quanto la Chiesa e la Corona sono estremamente legate tra loro.

Emette il secondo sospiro, Ciel, chiude l’occhio scoperto, si umetta lentamente le labbra rese morbide e appena rosse da una pennellata di succo di barbabietola: un piccolo tocco di frivolezza in contrasto con il suo vestiario rigoroso e castigato.

Il vecchio non può tardare ancora di molto e Ciel vuole dare come sempre la migliore impressione possibile, iniziando in vantaggio la sua prima mano di gioco della giornata. La Chiesa anglicana è un alleata che non può perdere scioccamente. Rimane ad occhi chiusi, sgranando tra le belle dita affusolate le perle della coroncina – perle profanate dalla mano impura di Sebastian -, roteandole delicatamente tra i polpastrelli, il volto lievemente chino, tutto contrito. Il suo petto si alza e si abbassa con palpiti lenti e regolari. Deve dare l’impressione di essere assorto in una muta preghiera per occupare il tempo di quell’attesa per compiacere il religioso già dal suo arrivo, completamente ignaro della verità: Ciel Phantomhive non prega. Ha smesso molto tempo fa, quando la sua vita è stata distrutta, e così pensa in silenzio, con rabbia, impegnando le dita su quelle sfere fredde come l’inverno fuori dalla finestra e come il suo cuore.


Dov’eri, Dio, quando pregavo da bambino? Mi hai forse mai ascoltato? Quando ho visto i cadaveri dei miei genitori, quando sono stato imprigionato,venduto, torturato senza saperne in motivo, stuprato e quasi ucciso, mentre ti chiedevo aiuto… Hai mai rivolto il tuo orecchio alle mie implorazioni? Ero solo un bambino… La mia anima si è dannata in quegli istanti, quando mi hanno sporcato e profanato. Quale grave peccato avrei mai potuto commettere quando avevo nove anni per meritarmi tali atrocità? Per quello mi sono convinto che non esisti… E se invece esisti, mi hai visto piangere e supplicare la tua grazia e non hai fatto niente per me, allora sei proprio meschino. L’unico che ha ascoltato le mie preghiere e mi ha offerto la salvezza è stato il diavolo… Tu non hai fatto niente, ma lui sì! Mi ha liberato dalle illusioni, mi ha proposto un accordo che ho accettato senza che mi forzasse, mi ha sottratto temporaneamente alla morte per permettermi di punire i responsabili dei soprusi che ho subito! Ed ora lui è al mio fianco, è invincibile ed inarrestabile, asservito alla mia volontà, e nemmeno lui ha paura di te… Dovresti poterlo guardare, qui accanto a me, mentre sorride e si pregusta la mia fine…


La sua lingua lambisce il labbro inferiore, lenta, da destra verso sinistra. Percepisce il dolce sapore della barbabietola.


E chi l’avrebbe mai detto che i demoni provassero sensazioni ed emozioni? Non dei sentimenti, ma la fame lo divora, me lo ha confessato più volte. Sebastian può essere felice oppure triste, si rallegra, si indispettisce, sperimenta piacere e dolore. E’ quasi umano… Quasi. Più vicino a noi uomini di te sicuramente, dato che se ci sei ci guardi dall’alto in basso senza esporti. Vedi quando la sua mano sfiora la mia pelle, quando compiace ogni mio desiderio, e lambisce la mia anima? Immagino che ti godrai lo spettacolo di quando la divorerà, e il mio sangue scorrerà a fiotti da ogni orifizio, brandelli di pelle strappata penderanno dai miei muscoli e i miei fetidi e molli visceri bruceranno, ma non ti pregherò nemmeno in quel momento. Non invocherò la clemenza di nessuno.

Mi dispiace, Dio, ma io ho scelto le tenebre e...


Lord Phantomhive! Mi scuso di avervi fatto aspettare, ma ho avuto un contrattempo impellente! Sapete, con l’avvicinarsi del Natale gli impegni raddoppiano, sono costernato di non avervi potuto ricevere prima…”

La voce di Edward White Benson ha un timbro squillante e chiaro, eppure nello stesso tempo anche caloroso. Ciel la riconosce immediatamente, ne viene scosso, fulminato, costretto ad interrompere quel flusso di pensieri rabbiosi. La sua spina dorsale freme come colpita da una frustata, le sue mani lasciano ricadere sulle cosce le perle anglicane, e il suo occhio subito si solleva, la bocca semischiusa in una delicata O di sorpresa. Un poco è vero, lo ha colto alla sprovvista, ma il giovane lord è conscio del proprio vantaggio, sapendo di navigare già da principio nelle placide acque della benevolenza di Benson, a causa del suo aspetto ingenuo e candido.

Scusatemi, arcivescovo! Non mi sono accorto che eravate entrato!”

Che aria angelica assume il conte quando quel suo grande occhio blu si socchiude in un’espressione felice e nello stesso tempo malinconica, mentre si alza in piedi in tutta la sua piccola e filiforme figura! Il suo tono trasmette una morigerata ed infantile innocenza… Ne è pienamente consapevole, e la sua remissività nasconde bene la ferocia, la maschera che porta con arroganza in quell’ipocrita e putrido mondo.

Ero totalmente assorto nella preghiera! Ho pensato che fosse un modo fruttuoso di ingannare il tempo mentre vi aspettavo!”

Oh, Ciel, siete sempre il solito, non cambiate mai!”

Certamente, quando non si ha nulla da fare è sempre un ottimo momento per rivolgersi al Signore, per ringraziarlo e lodarlo. Le preghiere non sono mai troppe e sono sempre gradite al Padre Celeste, me lo avete insegnato voi.”

E’ proprio così, conte. Ma ditemi, come state? Vi vedo sempre alla messa della domenica, ma è ormai da qualche tempo che non scambiamo due parole in privato.”

Bene, arcivescovo. Sono sempre molto impegnato, così come voi. La Phantom Company si sta espandendo e le feste natalizie sono il periodo più redditizio ma anche più gravoso per me.”

I due interlocutori si scambiano una stretta di mano.

Benson è un uomo anziano, con una chioma canuta, un figlio d’altri tempi. Appoggia una mano sulla sua spalla in un gesto paterno ma per Ciel inaspettato, accompagnandolo nel risedersi sulla poltrona. Le sue dita della mano sinistra stringono di scatto le perle, il suo sguardo si perde per una frazione di secondo verso il suo servitore, come un naufrago che anela ad un appiglio: il demone è ancora sereno in volto, ciononostante il suo sguardo pare tagliente come una lama pronta a far sgorgare sangue, e questo lo rassicura. Sebastian è lì con lui, niente può fargli del male, non deve temere la mano chiazzata dalla vecchiaia del religioso.

Non posso fare altro che rallegrarmi per voi. – afferma sedendosi a sua volta sulla poltrona lì a fianco – Sapete bene che la vostra persona mi è molto cara.”

E fate bene a rallegrarvi: dato che i miei introiti sono continuati ad aumentare negli scorsi mesi, sono venuto qui per informarvi della donazione che vi farò come di consueto. Ho pensato a duemila sterline, se per voi va bene.”

Sapete che non è nel mio carattere contestare le offerte. Potete elargire la cifra che più vi aggrada, e io farò in modo che il vostro obolo sia devoluto nel modo migliore all’interno della nostra Chiesa. Il denaro è lo sterco del diavolo ha detto San Basilio, e non voglio peccare di avidità. Dobbiamo sempre ricordarci che le nostra vanità sono superflue, e che la tentazione dell’idolatria delle cose terrene è una tentazione subdola. Prendiamo ad esempio la vostra corona…”

Ciel ingoia un grumo di saliva densa, senza capire perfettamente dove l’arcivescovo voglia arrivare. Non che quel sermone inaspettato lo possa evitare, è incastrato in quella sedia, costretto ad ascoltare parole di cui nulla gli importa.

Non è la prima volta che vi vedo pregare febbrilmente sgranando le perle, così come fate spesso a messa, e sappiatelo, ammiro molto la vostra fede. Siete molto devoto, mi avete riferito voi stesso che la preghiera vi aiuta a mitigare il dolore per le perdite che avete subito… Ricordatevi però che quel rosario è solo un oggetto, non deve essere venerato, vincolante nel vostro rivolgervi a Dio, così come non dovete dare troppa importanza al valore del denaro. Vedete com’è facile cadere in fallo, anche quando si hanno le migliori intenzioni? Ve lo dico perché ho a cuore la vostra salvezza, la superbia e la concupiscenza sono i peggiori predatori delle anime giovani come la vostra.”

Io… Io credo…”

Sono stato un ragazzo anche io, sapete? Posso capire alcune delle seduzioni che vi colpiscono. Io ve lo leggo in viso da quando sono entrato in questa stanza. C’è qualcosa che vi tormenta? Forse qualche passione che faticate a controllare, una qualche pulsione con cui il maligno cerca di tentarvi… Di natura oscena forse, o peccati di superbia, che sono i più comuni nei giovani uomini. Spero che guardiate lady Middleford, quella fanciulla così graziosa ma un po’ troppo appariscente, sempre con sguardo casto e rispettoso, in quanto vostra futura moglie e madre dei vostri figli, e che non vi lasciate aizzare a commettere atti impuri prima delle vostre nozze...”

Non ho commesso nulla del genere… Io nutro un profondo rispetto per la mia promessa sposa. Cerco di contenermi in tutto, non amo gli eccessi.”

Davvero? Eppure oggi le vostre labbra sono tinte di rosso. Questa è una palese frivolezza che non si addice ad un ragazzo devoto, per non parlare del fatto che vi vedo spesso con le ginocchia scoperte. L’ostentazione porta sulla strada della lussuria, ad avere pensieri immorali, a provocarne agli altri nei vostri confronti. Non siate provocatorio…”

Cercherò di avere più rispetto del mio corpo, chiedo perdono se ho offeso Dio e voi…”

La frase di lord Phantomhive è un sibilo a denti stretti. Non osa muoversi, le sue mano si sono strette ai morbidi braccioli della poltrona senza che se ne sia accorto. La coroncina è scivolata sul pavimento marmoreo.


Ma come si permette, come osa? Spero che non gli venga in mente di formulare ipotesi che mi mettano in cattiva luce davanti alla regina, questo vecchio bavoso… Le mie ginocchia scoperte, pensieri osceni su Elisabeth… Se c’è una cosa che nemmeno mi sfiora è quest’ultima! La sopporto al mio fianco solo perché è innocua e se mai il contratto con Sebastian dovesse prolungarsi fin dopo le nostre nozze giacerò con lei solo il minimo indispensabile per adempiere ai miei doveri coniugali. La sola idea di unirmi carnalmente a lei mi disgusta! Non voglio nemmeno pensarci! No, non ha capito proprio nulla di me! Devo comunque assecondarlo, fare buona figura… Vorrei poter ordinare a Sebastian di strangolarlo con quello stupido paramento nero che gli pende dal collo da tacchino, ma per ora non è il momento. Se dovesse iniziare dubitare del mio timore di Dio ed iniziare ad intralciare il mio rapporto con Sua Maestà non ci penserò due volte… Che ironia, la più alta carica religiosa anglicana uccisa dal mio schiavo demoniaco… So di essere più forte di lui, potrei schiacciarlo. Io, Ciel Phantomhive potrei annientare il membro più importante della nostra Chiesa!


I demoni sussurrano alle orecchie di noi poveri peccatori, non dimenticatevelo. E’ così che ci portano nell’oscurità, inducendoci ad allontanarci dal sentiero. Capita anche agli uomini più pii, anche a quelli che sono stati chiamati santi. Ho avuto diverse discussioni teologiche in merito, anche con altri vescovi… Sono altresì convinto che questo è l’unico e vero modo con cui le forze oscure ci traviano, il più subdolo in assoluto. Altro che possessioni demoniache, queste stupidaggini lasciamole ai cattolici. No, loro infestano questo mondo e ci tentano di continuo cercando di asservirci per farci diventare meretrici del diavolo. Voi non volete sporcare la vostra anima, giusto?”

Assolutamente no!”

Se volete favorire, sarei ben felice di pregare con voi e per voi. Mi pare di aver capito che lodate spesso il Signore… Ma io vi inviterei questa volta ad implorare insieme a me il suo perdono misericordioso e di mantenervi saldo nei principi morali che avete dimostrato fino ad ora. Mi farebbe molto piacere.”

Ciel vorrebbe non rispondere, ma non ha scelta. Questa volta non ha nemmeno bisogno di rivolgere il proprio sguardo a Sebastian, che continua a rimanere immobile come una statua, come se non avesse visto o sentito nulla, quando in realtà è proprio il contrario. Il conte sa che Sebastian ha osservato tutto, che ha ascoltato e che ha anche intuito molti dei suoi pensieri e forse anche quelli dell’arcivescovo di Canterbury.


Qui dentro la cosa che assomiglia di più ad un dio è Sebastian…


Le sue parole mi fanno pensare, in effetti è bene essere sempre vigili. Io credo che al momento pregare sia la cosa migliore, come sempre, e sono ben felice di dividere questo momento insieme a voi. Che l’Altissimo perdoni le mie mancanze e mi aiuti a restare sul buon cammino…”



CXX Le litanie di Satana

Oh tu che sei il più bello e il più sapiente degli Angeli,

Dio tradito dalla sorte e spogliato da ogni lode,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Oh Principe dell’esilio a cui è stato fatto torto,

e che ti rialzi, vinto, sempre più forte,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che conosci ogni cosa, grande re del sottosuolo,

guaritore abituale delle angosce umane,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che anche ai lebbrosi, ai paria maledetti,

per mezzo dell’amore insegni il gusto del Paradiso,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che dalla Morte, tua vecchia e forte amante,

generasti quella Speranza folle e seducente,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che dai al proscritto lo sguardo calmo e altero,

che danna un popolo intero attorno ad un patibolo,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che sai in quali angoli delle terre invidiose

Dio, geloso, ha nascosto le gemme preziose,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu, il cui occhio limpido conosce i profondi arsenali

In cui dorme sepolto il popolo dei metalli,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu, la cui lunga mano nasconde i precipizi

Al sonnambulo errante sul bordo degli edifici

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che, magicamente, addolcisci le vecchie ossa

Del nottambulo ubriaco calpestato dai cavalli

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che, per consolare l’uomo debole che soffre,

ci insegni a mischiare il salnitro e lo zolfo,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che imprimi il tuo marchio, complice sottile,

sulla fronte dell’impietoso e vile Creso,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che poni negli occhi e nel cuore delle ragazze

Il culto della piaga e l’amore per i cenci,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Sostegno degli esuli, luce degli inventori,

confessore degli impiccati e dei cospiratori,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Padre adottivo di coloro che con nera furia

Dio Padre ha cacciato dal paradiso terrestre,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Preghiera

Gloria e lode a te, o Satana, nell’alto

dei Cieli, dove tu regnasti, e nelle profondità

dell’Inferno, dove tu, vinto, sogni in silenzio!

Fa’ che un giorno la mia anima, sotto l’Albero della Scienza,

si riposi presso di te, nell’ora che sulla tua fronte

i suoi rami s’intrecceranno come un nuovo Tempio!


Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati…”

C’è un ragazzo in ginocchio nella cappella privata di Edward White Benson. Un genuflesso contrito, la cui figura infantile pare eterea, appena rischiarata dal raggio freddo che penetra da una finestra ogivale, unica luce verdastra in quell’angusto luogo sacro semibuio, la cui aria è fumosa e densa a causa degli incensi che liberano volute bianche e pigre da un piccolo altare. E’ bello il penitente lord Phantomhive osservato dai gioiosi cherubini dipinti sulle pareti. I loro visetti paffuti lo fissano incuriositi.

Tiene le mani giunte appoggiate sulla fronte, le dita pallide incrociate strette appena tremanti, ha una voce arrochita e febbrile. Sembra perso in un fervore mistico, ma il suo maggiordomo lo conosce troppo bene: è brava a fingere la sua deliziosa piccola ipocrita preda, e in quel momento la sua estasi apparente è causata solo dal pensiero dolce della vendetta verso i suoi aguzzini… Unita probabilmente al dolore pungente che martirizza le sue ginocchia puntellate sul pavimento di marmo da più di venti minuti.

Sebastian Michaelis è appoggiato allo stipite della porta d’entrata del luogo sacro reggendo il cappotto, la mantella in pelo di volpe e il cilindro del suo padrone. Sogghigna lievemente.

Perché peccando ho meritato i tuoi castighi…”

La voce del conte sembra incrinarsi leggermente mentre pronuncia quella litania carica di significato. Persino Benson se ne accorge, e al servitore non sfugge l’angolo rugoso del suo labbro tremare leggermente per poi piegarsi in un sorriso soddisfatto.


Come se il signorino ci credesse davvero… Oh no, lui non ha paura delle punizioni di Dio, sta solo fingendo di umiliarsi e supplicare il perdono per i suoi peccatucci veniali… Pensieri impuri su lady Middleford, abbigliamento provocatorio, mi viene da ridere! Queste sarebbero le sue più grandi colpe? La verità è, mio caro Benson, che lord Phantomhive è un blasfemo, e lui ci sputa sulle tue preghierine da quattro soldi.


L’idea che l’arcivescovo pensi di sapere tutto quando in realtà non sa niente è divertente. Se potesse provare qualcosa di vagamente simile ad un sentimento umano sarebbe sicuramente compassione per lui.

Benson è inginocchiato a sua volta davanti al conte e gli tiene una mano sul capo, guardandolo dall’alto in basso, serio in viso, rapito dalla voce angelica e piena di cordoglio di Ciel, che scandisce parole che paiono un balsamo per le sue venerande orecchie.

E ancor più perché peccando ho offeso te, tu che sei infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa…”


Ti piace la voce del signorino? Ha un timbro ingenuo e dolce, piace tanto anche a me. Tutta via le sue preghiere sono bestemmie, ma tu questo non puoi nemmeno immaginarlo, e come potresti? Il conte ha un’anima pura, ma anche colma di odio. La sua apparenza è ingannevole, la sua immoralità ti sconvolgerebbe. Ti stai beando dell’Atto di Dolore vomitato dalla bocca del più empio dei peccatori, quello che si è venduto al Diavolo rinunciando per sempre a quel Signore che lo guardava soffrire senza soccorrerlo, completamente sordo al suo martirio… L’ho fatto io però, io gli ho teso la mano, io me lo porterò via. Niente può redimerlo o salvarlo dalla mia morsa. Niente.

Ciel Phantomhive mi appartiene.


Il ragazzo si ferma emettendo un sospiro. Si agita per cercare di cambiare posizione, per trovarne una più confortevole muovendosi sui propri talloni, per cambiare il punto in cui le rotule sporgenti toccano il pavimento, inutilmente. Addirittura abbassa le mani distratto, sciogliendo le dita dall’intreccio nell’impellenza di cercare un poco di sollievo, ansimando come in preda alle febbri, mentre l’arcivescovo non si scompone. La sua molle mano chiazzata dalla vecchiaia rimane ferma tra i suoi capelli scuri e fini, imponendogli quella posa insensata.

Continuate, non abbiamo finito con la preghiera, dovete fare penitenza. Continuate.”

Sebastian ha fatto solo un passo avanti prima di fermarsi, di fronte alla mano di Ciel che scatta aperta nella sua direzione per bloccarlo. Il suo palmo è tremante è coperto da una patina traslucida di sudore, e il suo sguardo… Lo sguardo dell’occhio blu è tagliente come una lama e gli ordina di non muoversi. Perché il signorino ci pensa da solo, il signorino deve finire di compiacere quel vecchio laido con le sue paroline colme di devozione, e magari tra qualche tempo gli ordinerà di strappargli il cuore dal petto a mani nude ricordandosi di questo piccolo teatrino che lo ha costretto ad inscenare. Questo è l’odio che Sebastian brama, quello che vede ogni maledetta volta sgorgare da quell’iride spietata. Per questo il demone si ferma e continua ad osservare… Da dentro. Il diavolo è dentro la casa di Dio.

Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più… E di sfuggire alle occasioni prossime di peccato. Signore… - il suo lamento torna straziante, disperato, salendo di un’ottava – Signore, misericordia… Perdonami! Perdonami! Abbi pietà di me!”


Quando divorerò il signorino, vorrei sentire quelle grida rivolte a me… Che soddisfazione, le supplice al proprio demoniaco boia che consuma lentamente la sua carne e i suoi nervi annegandolo in un dolore insostenibile senza tuttavia provocarne la morte…


Abbi pietà di noi, Signore mio Dio, di me e del qui presente lord Phantomhive: una folla di spiriti maligni ci insidia e le nostre carni sono deboli. Strappa il tuo servo Ciel dalle mani dei suoi nemici, restagli accanto, cercalo se si perde, riportalo a te dopo averlo trovato e non abbandonarlo, così che egli possa piacerti in tutto e riconoscere che lo hai redento con mano potente. Per Cristo nostro Signore. Amen.”

Amen.”


Povero illuso… Sei patetico, arcivescovo, le tue parole sono vuote. Lord Phantomhive non può essermi portato via… Lui ha scelto me…


Dio di misericordia e sorgente di ogni bontà, tu hai voluto che il figlio tuo subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nostro mortale nemico. Guarda con benevolenza l’umiliazione del tuo giovane figlio Ciel e il suo dolore: conservalo nella purezza, aiutalo a vincere l’assalto del Maligno e riempilo della grazia della tua benedizione. Per Cristo nostro Signore. Amen.”

Amen.”

Sebastian Michaelis pensa che Ciel Phantomhive sia la preda migliore con cui abbia mai redatto un contratto.



CIX - La distruzione

Incessantemente vicino a me si agita il Demonio;

e mi vagola attorno come un’aria impalpabile;

io l’inghiotto e sento che mi brucia i polmoni

e mi riempie di un desiderio eterno e colpevole.

Conoscendo il mio grande amore per l’Arte, prende, qualche volta,

le sembianze della più seducente delle donne,

e con speciosi pretesti da ipocrita

avvezza le mie labbra ai filtri più infami.

Mi porta lontano dallo sguardo di Dio,

ansante, spezzato dalla stanchezza nel mezzo

delle profonde e deserte piane della Noia,

e getta sui miei occhi confusi

vesti lordate, ferite aperte,

e tutto il sanguinante apparato della Distruzione!



Le mani di Sebastian Michaelis sono rapide nello sbottonare il cappotto del suo padrone. Appena Ciel è entrato nel palazzo togliendosi il cappello le sue guance si sono infiammate di colpo, ed ora bruciano. Girandosi verso un grosso specchio incorniciato da vetri di murano di forme floreali vede le proprie gote rosse come melograni, disseminate di finissimi capillari esplosi a causa della violenta escursione termica tra l’esterno gelido e l’interno della magione mantenuta calda dai caminetti che i suoi servitori hanno alimentato in sua assenza. Il suo bisogno di spogliarsi per ricevere un poco di sollievo è impellente, tanto che non riesce ad attendere che le dita abili del maggiordomo finiscano di far passare i grossi bottoni laccati di nero nelle asole: stizzito, con un movimento scoordinato prova a sfilarsi la manica destra arrivando al solo risultato di incastrarci il gomito in una posizione ridicola. La mano serrata attorno ad una piccola fiala trasparente fa fatica a passare, e al giovane conte non resta altro da fare che divincolarsi mugolando inviperito.

Il sudore forma fastidiosi rivoli collosi sulla sua nuca, sulla sua schiena, sotto le ascelle, le scapole, e su tutta la lunghezza della colonna vertebrale, i quali lasceranno sicuramente degli antiestetici aloni fradici sulla propria camicia a contatto diretto con la pelle grondante.

Con la coda dell’occhio coglie immediatamente il ghigno divertito di Sebastian che osserva quella sua maldestra e tragicomica danza.

Aiutami, idiota! Non stare lì impalato, sto morendo di caldo qui dentro!” strilla il conte continuando a divincolarsi in preda all’agitazione.

Se la smettete di dimenarvi come un ossesso in questo modo sarebbe più facile… Aspettate, state fermo così.”

Finalmente Ciel si libera di scatto dalla stretta impertinente del cappotto lasciandolo nella mani del servitore. Non si volta nemmeno a guardarlo e si dirige a grandi falcate imperiose verso una dormeuse addossata ad una parete. Il rumore secco e ritmico dei suoi tacchi crea una lieve eco che rimbomba nell’ampio ingresso. Si siede sulla seduta imbottita ricoperta da una stoffa damascata blu e dorata, e inizia a rigirarsi tra le mani l’oggetto che non ha lasciato fin’ora. La verità è che non sa ancora bene cosa farsene della piccola ampolla trasparente colma di acqua santa, lo sgradito regalo che gli ha lasciato l’arcivescovo di Canterbury per benedire il suo palazzo.

Sciocchezze! Sono solo stupidaggini, Sebastian glielo assicura di continuo!


Se penso a quanto mi ha umiliato tenendomi lì a pregare genuflesso… Ho le ginocchia tutte tumefatte! Gli piaceva vedermi così, a quel sadico depravato… Io sono circondato da questi pervertiti che pensano di potermi sottomettere solo per la mia apparenza… Ma Benson può star certo che al primo intralcio gliela farò pagare cara… Lo farò strisciare implorando la pietà del mio diavolo!


Sebastian! Avvicinati!”

Non ha nemmeno il tempo di terminare l’ordine che il demone si accosta inginocchiandosi di fronte a lui e tenendosi una mano sul petto. I loro occhi sono alla stessa pericolosa altezza.

Questa roba… Non può farti del male, vero?”

Curiosità. Ancora quella voglia irrefrenabile di certezza, di sapere di essere al sicuro. E’ bruciante, soffocante, la sua iride cerulea s’illumina d’ardore. La voce rassicurante, bassa e vellutata di Sebastian gli provoca brividi piacevoli in tutto il corpo.

E’ solo acqua, signorino, niente di più.”

Voglio esserne sicuro.”

Prego, allora.”

Il giovane lord svita il tappo della fiala e versa un po’ del contenuto sul proprio palmo. La sua mano delicata e pallida si alza mollemente e sfiora impacciata il viso dell’altro, lo accarezza appena con movimenti lenti, in cui vi si può leggere quasi del timore. La sua pelle è talmente fredda… Eppure morbida. La sente scorrere sotto la punta dei polpastrelli che lasciano sottili tracce umide su quel viso armonioso. Passa dalla guancia sinistra alla fronte, poi sul naso, la gota destra e le labbra.

E’ solo acqua, vedete?”

Solo acqua… Solo della stupida acqua…”

E le preghiere solo parole. Non possono allontanarmi da voi né l’acqua né le parole. Anche se oggi aveste urlato le vostre suppliche rivolte al cielo fino a svuotare i polmoni, se la vostra disperata richiesta di perdono fosse stata entusiasmata da un autentico pentimento, ormai è troppo tardi. Io la mia ricompensa la pretendo, e farò qualsiasi cosa per ottenerla. Urlate a Dio quanto volete… Non potete scappare da me…”

Che belle labbra ha Sebastian… Le schiude appena, lasciando penetrare di poco le dita del conte nella sua bocca.


Io non fuggirò. Il mio inferno l’ho scelto consapevolmente.


Io ti voglio al mio fianco fino alla morte… Non deludermi mai. - Asserisce Ciel scuro in viso – Tu sei consacrato a me… Mi appartieni.”


Sono un sacrilego… Sto forse battezzando il mio demone? Se solo tu potessi vedermi, Benson… Sono io la meretrice del diavolo… Guarda cosa fa il mio demone per me, guarda come lo tocco! Io non lo temo… Io non temo il mio mostruoso splendido carnefice! Perché io sono peggiore di lui… Noi umani siamo peggiori di loro!


Sebastian, promettimelo… Segnami quando sarà il momento… Che sia indelebile nella mia anima… Io non ho paura di te…”

Il servitore non risponde subito. Permette alle dita del suo padrone di fuoriuscire dalle sue labbra e attende socchiudendo gli occhi in un’espressione languida.

Yes, my lord.

Ciel continua il percorso invisibile sul suo volto accarezzandogli nuovamente una guancia, avvertendo una sensazione bizzarra, sbagliata.


Acqua benedetta e saliva di demone…


Un filo tendineo percorre il suo ventre dall’inguine all’ombelico e gli provoca una sensazione dolorosamente piacevole… Così umana, accentuata dal soffio maligno di Sebastian.

Non avete paura di me adesso. Chissà se ne avrete quando arriverà quel momento…”

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Capitolo 4
*** IV - Affamato e amorevole ***


IV – Affamato e amorevole







XXXI Il Vampiro

O tu, che come un coltello

sei penetrata nel mio cuore in lacrime;

tu che forte come un branco

di demoni, venisti, folle ed abbellita

a fare del mio spirito umiliato

il tuo letto e il tuo regno;

- Infame a cui sono legato

come il forzato alla catena,

come il giocatore testardo al gioco,

come l’ubriaco alla bottiglia,

come i vermi alla carogna,

- Maledetta, che tu sia maledetta!

Ho pregato la veloce lama

di farmi riconquistare la libertà,

e ho detto al perfido veleno

di soccorrere la mia viltà.

Ahimè! Il veleno e la lama

m’hanno disdegnato e m’hanno detto:

Tu non sei degno di venir sottratto

alla tua maledetta schiavitù,

imbecille! Se i nostri sforzi

ti liberassero da quel dominio,

i tuoi stessi baci resusciterebbero

il cadavere del tuo vampiro!”





Il suo sguardo è chino. Sembra arrabbiato, corrucciato, eppure è primavera.

Tutto intorno alla magione sono sbocciati i fiori, la luce dorata di mezzodì che entra dalle vetrate della sala da pranzo ne illumina i colori accesi: le dorature del grosso tavolo in tipico stile inglese accompagnato dalle sedie foderate di lampasso ciclamino, le appliques metalliche verdastre che formano sostegni fioriti alle candele al momento spente che si raccordano perfettamente al soffitto completamente affrescato. Risplendono di vita i trompe l’œil architettonici e le scene di caccia! Sono talmente lucidi da sembrare veri i manti di fagiani, galli forcelli, beccacce, starne, chiurli, pernici bianche e rosse, galli cedroni e allodole, alcuni razzolanti in uno sfondo bucolico, ed altri sul muro,cadaveri appesi come se fossero vera selvaggina pronta per un immaginario banchetto. Sopra la porta d’entrata una Diana armata di arco e vestita solo con un drappeggio ocra insegue un flessuoso daino.

E’ primavera ovunque e per tutti evidentemente, tranne che per il signorino.

Sebastian Michaelis lo osserva mentre cammina lentamente trasportando un carrello colmo di pietanze. Non ne è stupito, quella che legge è la sua solita espressione tutt’altro che gioviale, che non accenna a rallegrarsi nemmeno davanti al centro tavola che ha composto quella mattina il maggiordomo stesso, utilizzando una grossa brocca di cristallo a forma di anfora ellenica a collo distinto e riempiendola di narcisi e rose borgogna e color corallo, fiori che Finnian ha inavvertitamente strappato durante le cure al giardino e che il demone ha deciso di riutilizzare in quel modo per adornare sia la tavola che la giacca del conte stesso: un grosso bocciolo di rosa rosso scuro si staglia ben assicurato all’occhiello della giacca di velluto amaranto, ma quel fiore frivolo urta violentemente con il malumore cesellato sul suo viso pallido e fine, incorniciato da una benda nera sull’occhio destro. Sebastian è costretto ad ammettere che purtroppo il suo piccolo tocco floreale dona un’aria decisamente grottesca alla sua figura scontrosa. Ma il fragile Ciel Phantomhive non è quasi mai di buonumore… Ormai ci è abituato, potrebbe ammettere tranquillamente gli piace vederlo così, con le sopracciglia aggrottate e il labbro inferiore insolente serrato tra gli incisivi.

Vi ho fatto aspettare troppo per il pranzo? – chiede con tono rispettoso posizionandosi alla sua sinistra – Sembrate nervoso, signorino, è per caso successo qualcosa mentre andavo a prendere il vostro pasto?”

No, non ho nemmeno guardato che ora sia.” Afferma Ciel con tono petulante alzando una mano coperta da un fine guanto in pizzo Chantilly nero e agitandola indolente davanti al volto.

Bene, sarebbe stato da parte mia un comportamento imperdonabile.”

Il fatto è che non ho fame. ”

A metà mattinata avete preteso che io vi servissi una seconda porzione di RedVelvet e io vi avevo avvertito che vi avrebbe saziato. Non avete voluto ascoltarmi.”

Non importa, non importa. – continua il giovane sventolando per la seconda volta una mano molle davanti al viso come per scacciare un insetto fastidioso ed invisibile – Vediamo cosa mi hai preparato.”



Oh, ma come siete bugiardo… Ne avete mangiata troppa di quella torta, vi siete ingozzato propria davanti a me come un’oca all’ingrasso, lì seduto sulla vostra bella scrivania dondolando i piedi tutto soddisfatto, leccandovi anche le dita sporche di panna con un’avidità che pochi sanno esprimere come voi. Credete che io non vi abbia sentito? Il mio udito è ben più fine del vostro, così come il mio olfatto. L’odore ripugnante del vostro vomito arrivava fino alla cucina. E’ strano pensare che una bambolina tanto graziosa quale siete sia capace di generare una sostanza tanto maleodorante e di emettere quei bavosi gorgoglii. Non capisco tuttavia perché me lo teniate nascosto, avete spesso rimesso in mia presenza… A me non interessa certo la lordura rigurgitata dal vostro corpo delicato, la mia attrazione per voi trascende la materialità, la mera percezione sensoriale umana. E quello che provo gli uomini non potranno mai capirlo davvero, la mia preda può solo affidarsi alle mie parole, proprio come dite di fare voi...



Sebastian si limita ad annuire, lasciandosi sfuggire un lieve sorriso pensando alla verità dei fatti, posando sulla tavola la prima pietanza. Una cupola metallica la copre alla vista, ne conserva la fragranza e la protegge. Il maggiordomo la solleva subito dopo mostrandone il prelibato contenuto ben posizionato sul piatto in ceramica dal bordo impreziosito da decori in monocromo color seppia, che alternano articolati arabeschi a piccoli quadranti raffiguranti due cavalli in corsa in una radura. Fa parte di un servizio Callepton&Sons che non è di certo il più pregiato all’interno della magione, ma più che sufficiente per un pasto solitario del padrone di casa. Il colore si intona perfettamente con il centrotavola, con la rosa che inizia a pendere intristita per la mancanza di linfa vitale puntata all’occhiello del signorino, al suo umore corrucciato. Umore color seppia è una bella definizione.

Per antipasto oggi vi propongo dei canapésdi foie gras in crosta con salsa di limone, sperando che sia di vostro gradimento.”

L’unica risposta che riceve è un sospiro d’irritazione e uno sguardo annoiato interminabile. E’ così evidente che il suo piccolo e presuntuoso padrone non sia soddisfatto alla vista del suo pranzo… Lo vede da come abbassa il capo, da come afferra svogliato la forchetta e il coltello d’argento e inizia a tagliare i canapés in pezzi minuscoli con lentezza esacerbante.

Certo, se gli avesse portato un pasto leggero si sarebbe adirato, il padroncino, gli avrebbe chiesto spiegazioni, si sarebbe infuriato accusandolo di cercare di affamarlo. No, un lauto pasto non deve mai mancare sotto il suo nobile naso, e poco importa se ogni volta sono più gli avanzi che finiscono nei rifiuti rispetto a quello che mette nello stomaco. Ciel si crogiola nelle consuetudini dilapidatrici della propria nobiltà sprezzante, assuefatto al gusto dolce della megalomania, e poco gli importa se con le eccedenze dei suoi tre pasti principali potrebbe nutrire un’intera famiglia operaia per qualche giorno. Non sta a Sebastian giudicare una tale condotta, anzi, la alimenta con il proprio impeccabile servizio, assecondando i suoi capricci egoisti. Lord Phantomhive manca di qualsiasi residuo di misericordia e altruismo, gli sono stati strappati via da mani luride e crudeli. Ma il diavolo non può che compiacersi dei suoi aguzzini, delle sevizie e dello stupro che gli hanno permesso di incatenare a sé un’anima tanto speciale, d’intraprendere quell’amabile patimento che è il contratto con il giovane conte, il martire dannato, soave nella sua verginità deflorata.



Quando sono stato evocato ho avvertito il profumo squisito della vostra sofferenza, la sofferenza di un innocente, di un’anima pura… Vi prometto vi farò sprigionare un aroma ancora più forte, torturandovi con lentezza e non mi fermerò fino a che non raggiungerete un parossismo estatico… Facendovi provare un tale strazio che nessuna mano umana sarebbe in grado di causarvi.



Le posate stridono sulla porcellana. Il conte si sta impegnando a provocare quel suono di proposito, indubbiamente… E quando finalmente si decide a mettere in bocca una piccola porzione di pietanza ormai distrutta e ridotta ad un informe poltiglia rosata di foie gras e crosta di pane la mastica lento, ingoiando a fatica.



Mangia nauseato, riduce l’antipasto ad un pastone per animali da cortile, lo guarda come se gli avessi servito un bel piatto di merda fumanteinvece di una pregiata pietanza francese. Forse un giorno dovrei provare a servirgliela sul serio, la merda, al mio piccolo despota capriccioso, tanto la sua faccia disgustata sarebbe la medesima. Sarebbe divertente, ma un insulto del genere si potrebbe considerare da parte mia una violazione del nostro patto a tutti gli effetti. E’ quasi un peccato.



Qualcosa non va, signorino?”



Sapete come viene fatto il foie gras? La tortura che deve subire una povera oca affinché il suo fegato diventi la delizia che state mangiando? Credo che sia una pietanza crudele che ben si adatta alla vostra personalità…

Fame.

La fame mi divora, e non posso farci niente. Vi ricordate come ci si sente quando si è affamati, o ve lo siete già dimenticato?



Ti ho detto che non ho fame. In che lingua te lo devo dire?”



E’ proprio bella quella vostra boccuccia arrogante mentre sbocconcella quella roba… Mi viene voglia di morderla, di serrare il vostro labbro inferiore tra i denti e strapparlo via.

Fame.

Oh Ciel, siete troppo egoista ed ingenuo per capire… Rivolterei il vostro apparato digerente come un calzino, e godrei nel vedere i vostri bei dentini bianchi sporchi di schiuma rossastra che vi cola giù per il mento…

Fame.

Squarciarvi il ventre e vedere i vostri viscidi intestini che traboccano sul pavimento, agnellino da macello, e poi scuoiarvi vivo lembo a lembo, godendomi la melodia delle vostre urla. Sarete pure l’erede di un lignaggio prestigioso, ma un altisonante titolo nobiliare non cambia il fatto che sotto quella sensibile pelle d’alabastro siete solo un piccolo e puzzolente sacco di organi, e dentro il piccolo e puzzolente sacco di organi c’è il mio di pasto, la mia ricompensa. Il resto lo lascerò in regalo ai vermi e alle mosche, saranno loro a finire di banchettare con i vostri aristocratici visceri.

Fame. La fame è proprio una sensazione terribile.



Basta, non ne voglio più.”

Il conte lascia cadere le posate sul piatto in mezzo a quella triste mistura che non assomiglia nemmeno più ad un antipasto.

Diligente, Sebastian non muta la sua espressione mentre scosta la stoviglia e subito ne appoggia un’altra al suo posto, e non si scompone nemmeno quando il suo padrone arriccia violentemente il naso.

Come portata principale ho pensato di servirvi un filetto di puledro rigorosamente al sangue, insaporito con alloro e pepe nero.”

Sono sazio, Sebastian.”

Con tutto il rispetto, ho scelto appositamente il taglio migliore che ho trovato, quello che mi sembrava più tenero e appetibile. Potreste almeno assaggiarlo, ho sentito dire che la carne equina irrobustisce i muscoli e fa buon sangue, sarebbe un vero toccasana per la vostra salute.”

Smettila con queste idiozie, mi sembra di sentir parlare la zia Angelina. E se c’è una cosa che non mi manca di lei sono i suoi consigli non richiesti.”

In realtà lo ha detto Baldroy questa mattina quando sono tornato e ho preso il controllo della cucina prima che si cimentasse in uno dei suoi disastri trasformandola in un campo di battaglia… Oggi mi ha dato l’impressione di essere, come dire, più carburato del solito, ma credo sia la primavera. Tutta la servitù è incontenibile a pensarci bene. Non vi dico Finnian quanto fosse di buon umore, mentre potava i roseti, o almeno, mentre ci provava. E Meirin… Oh, lasciamo perdere, non voglio imbarazzarvi raccontandovi i suoi teatrini quando l’ho aiutata mentre stava finendo per terra tenendo in mano una montagna di biancheria pulita.”

Per quanto siano ineccepibili nel difendere le mie proprietà dai malintenzionati, si dimostrano sempre dei completi incapaci nelle incombenze quotidiane. Devi tenerli d’occhio, non voglio vedere la mia magione messa a soqquadro da quei tre incompetenti. Cerca di dare un freno alla loro eccitazione, o ti considererò responsabile di ogni loro guaio. In particolare per quanto riguarda Meirin… Per fortuna che non hai bisogno di dormire, non sarei stupito se prima o poi te la ritrovassi nascosta tra le lenzuola.”

Suvvia, Meirin è una fanciulla maldestra e molto timida, il gesto più spregiudicato che potrebbe compiere quella sciocchina nei miei confronti è aggrapparsi a me mentre incespica nei suoi stessi piedi…”

Io ho l’impressione che inciampi un po’ troppe volte quando tu sei nei paraggi, lo sai anche tu che è più furba di quanto sembri. Ti proibisco nel modo più assoluto di darle troppa confidenza e di assecondare la sua stupida infatuazione nei tuoi confronti. E’ già abbastanza inutile così come domestica, non oso immaginare se dovesse restare incinta, dato che non sono così sicuro che tu non sia in grado di ingravidare una donna, e mi irriterebbe parecchio scoprirlo in questo modo. Oltretutto agli occhi della buona società sarei io il responsabile, dovrei trattarlo come il figlio illegittimo di due svergognati membri della mia servitù su cui non ho vigilato abbastanza, peso che sarei costretto ad accogliere sotto il mio stesso tetto, a cui dovrei dare da mangiare, da vestire, un minimo di istruzione ed educazione del tutto a mie spese, nell’attesa che diventi abbastanza grande perché possa assolvere una qualche mansione… E che magari ripagherebbe il mio buon cuore creando scompiglio con qualche strano potere demoniaco, facendomi rimpiangere di non averti ordinato di buttarlo nel Tamigi appena venuto al mondo. No, non ho nessuna intenzione di accollarmi il mantenimento di un vostro eventuale mostriciattolo.”

Direi che siete stato più che trasparente su questo argomento, signorino, ma dovreste sapere che non dovrete preoccuparvi mai di nulla del genere, le vostre sono supposizioni fantasiose suggerite dal vostro livore... Adesso non distraetevi più e mangiate quella carne. Saranno dieci minuti che è lì davanti a voi e non avete fatto altro che parlare.”

Sebastian… Non credo che tu sia nella posizione di potermi dare degli ordini.”

Ciel si appoggia allo schienale della sedia lasciandosi scivolare in avanti e incrocia le braccia sul petto, sbuffando sonoramente, sdegnato. Tuttavia, poco dopo Sebastian vede un lieve sorriso dipingersi sul suo volto.

Perché non te lo mangi tu?”

Il maggiordomo si trattiene a stento dallo spalancare gli occhi. Il padroncino riesce di tanto in tanto a spiazzarlo, non lo può negare. Per questo è così interessante, come un piatto dal sapore agrodolce.

Davvero, Sebastian, ha un’aria deliziosa, assaggia. Prendi una forchetta.”

Al contrario di quanto accade alla servitù, a quanto pare la primavera non vi rende meno irascibile. Se state però cercando di innervosirmi di proposito perché volete sfogare su di me le vostre frustrazioni, vi informo che non ci riuscirete con metodi tanto banali, accusandomi dapprima di compiacere volontariamente gli appetiti di un’ingenua cameriera, e infine offrendomi del cibo che sapete perfettamente non essere in grado di appagare la mia dolorosa fame, mentre la vostra anima succulenta è così spaventosamente vicina. – risponde il maggiordomo sorridendo nella maniera più amabile possibile – Dunque, ditemi… Perché siete tanto arrabbiato? Perché state trasformando un semplice pranzo solitario in un numero da circo di dubbio gusto? Posso aiutarvi in qualche modo a sentirvi meglio? Sono qui per servirvi, chiedetemi qualsiasi cosa e io vi accontenterò.”

Il viso del giovane si acciglia nuovamente. Tace, abbassa lo sguardo, emette dalle narici un piccolo soffio risentito e ingoia un nodo di saliva. Tutto compunto, afferra le posate pulite e incomincia a tagliare il filetto di puledro. La carne è di un vivace cremisi, trasudante di sangue, talmente tenera che il coltello vi scivola attraverso come se fosse burro. Ne mangia un primo boccone, lo mastica lentamente, per poi passare ad un secondo e ad un terzo, mentre il silenzio lo avvolge. Un impertinente stilla vermiglia tutto d’un tratto cola dall’angolo sinistro della sua bocca e costringe il conte ad asciugarla con un movimento rapido e nervoso.

Non mi sento molto bene. Ho la nausea da questa mattina, non mi dà tregua.” Confessa coprendosi la bocca con il tovagliolo finendo di masticare.

Lo so.”

Mi hai sentito, vero?”

Avevate dei dubbi?”

No, certo che no. – risponde laconico alzando le spalle - E’ stata tutta colpa di quella torta, mi sono lasciato andare.”

Posso rinnovare il mio invito a rivelarmi cosa posso fare per alleviare il vostro malessere?”

Ho bisogno di riposare almeno finché non mi passa questo maledetto voltastomaco. Avverti quei tre buoni a nulla che oggi sono indisposto e non voglio sentire rumori molesti né essere importunato, che non entrino nella mia camera per nessun motivo.”

Provvederò a tenerli impegnati in attività poco pericolose il più lontano possibile da voi.”

No, non hai capito un bel niente. Che sia Tanaka a sorvegliarli, tu starai con me. Questo è un ordine, Sebastian.”

Che bizzarra richiesta, ma Ciel Phantomhive ci sguazza nella stravaganza.

Yes, my lord.”



Fame.

La fame mi renderà fin troppo crudele con il mio bel signorino.





LXIII Lo Spettro

Come gli angeli dall’occhio fulvo,

tornerò nella tua alcova

e scivolerò silenzioso verso di te

con le ombre della notte;

E ti darò, o mia bruna,

baci freddi come la luna

e le carezze di un serpente

che striscia attorno alla fossa.

Quando giungerà il livido mattino,

troverai il mio posto vuoto

e resterà freddo fino alla sera.

C’è chi usa la tenerezza,

ma io regnerò sulla tua vita

e la tua giovinezza con il terrore!





Il corpo di Ciel Phantomhive è fiaccamente adagiato contro il busto del suo maggiordomo. Il suo braccio destro circonda le sue spalle larghe, le gambette scarne sono abbandonate sul copriletto, le testa è nascosta contro il suo petto, come se i raggi solari potessero ferire quel suo intenso occhio blu. Non si è nemmeno fatto togliere le scarpette ornate da un fiocco nero.

Pesa come un passerotto, questo Sebastian non può fare a meno di pensarlo tutte le volte che gli capita di tenerlo tra le braccia per un qualche motivo. Così piccolo e fragile, eppure nello stesso tempo sfrontato e risoluto, nell’insieme stuzzicante... Il demone affamato è cosciente di sottoporsi ad una tortura insana e non può esimersi dall’elogiarsi intimamente della propria capacità di controllo.



Cosa ci vorrebbe a lasciarmi andare? Mi basterebbe sporgermi appena in avanti e affondare le zanne nella sua nuca, stringere le fauci fino a fargli schioccare le vertebre cervicali… Solo un assaggio… No… Un assaggio lo ucciderebbe, non posso spezzargli il collo in questo modo. Io sono un demone di parola… Un patto è un patto…

La stanza del conte è silenziosa, la porta è chiusa a chiave.

Il demone abbassa la testa lentamente socchiudendo gli occhi diventati tutto d’un tratto ferini, le sue labbra lambiscono la nuca profumata del giovane, sfiorandolo con quello che potrebbe quasi essere un bacio. La sua cute è morbida e sottile, tanto sensibile che basta quel soffio affinché si copra di brividi…

Sebastian… Io lo so cosa stai pensando, e allora dimmi… Dimmi com’è la tua fame.”

Oh, la mia fame non potreste nemmeno immaginarla.” Gli sussurra a fior di pelle, prima di sollevare di nuovo il capo, sorridendo.

Tu descrivimela. Provaci.”

E’ una sensazione che non mi abbandona mai, io non mangio da troppo tempo. Per spiegarlo in termini umani… Sento i miei visceri contrarsi, come se avessi i crampi, crampi fisici, crampi spirituali… Non è un semplice bisogno fisiologico come per voi umani, è qualcosa di molto più intimo, difficile da controllare... Avete ancora mal di stomaco?”

Ciel annuisce. La mano destra di Sebastian si accosta lentamente al suo ventre iniziando a sbottonare la giacca. La rosa borgogna puntata all’occhiello è ormai sciupata, i petali malandati si sono tutti sgualciti.

Più siete vicino a me e più è faticoso trattenermi. Per non parlare di quando siete ferito o piangete… Il sangue e le lacrime sono particolarmente appetitose per noi demoni, ogni vostro fluido corporeo è una nettare allettante che mi attrae e mi tenta.”

Quindi anche adesso avresti voglia di farmi del male, vero?”

Dopo la giacca è il turno della camicia. I bottoni fuoriescono velocemente dalle asole.

Non vi posso certo mentire, quindi sì, ho una gran voglia di assaporarvi…”

E come mi divoreresti?”

Volete davvero saperlo?”

Sì. Voglio che mi racconti le tue fantasie. Sai che non ho paura di te.”

La stoffa scostata offre finalmente alla vista di Sebastian una porzione dell’addome del suo padrone: un ventre pallido, glabro, asciutto, appena incavato, incorniciato da un bacino stretto. Posa il palmo della mano appena al di sopra dell’ombelico, iniziando a massaggiare con lievi movimenti circolari, lenti e calcolati, premendo sulla carne con la punta dei polpastrelli.

Potrei affondare la mia mano nella vostra pancia e nemmeno ve ne accorgereste. E vorrei tanto poterlo fare, non illudetevi. Mi piacerebbe squartarvi ed eviscerarvi qui sul letto, come si fa con le bestie nei macelli, in modo graduale per evitare un vostro attacco d’asma, sarebbe disdicevole vedervi morire così.”

E poi?”

La voce del giovane lord è estatica. Potrebbe fermarlo, eppure non si oppone, anzi, pare godere appieno di quelle gradevoli carezze e di quelle parole terribili. Addirittura appoggia una mano sul suo polso, come per incitarlo a continuare, a premere di più sul suo tenero corpicino. E come lo guarda… Il suo è lo sguardo di un figlio che assapora avido le attenzioni di un genitore, di una madre amorevole di cui sente la mancanza.



Era questa la cura di lady Phantomhive per il mal di stomaco del suo adorato figlioletto dalla salute cagionevole? Che donna ingenua… Mi piacerebbe poterla incontrare solo per mostrarle cos’è diventato il suo dolce bambino e a quale destino ha scelto di andare incontro consegnandosi a me…

E poi aspetterei che il dolore raggiunga l’acme, e appena prima della perdita dei sensi inizierei a mangiarvi. Vorrei che ne foste del tutto cosciente, che avvertiste per bene la consunzione della vostra anima.”



Fosse un gatto farebbe le fusa. E poi c’è ancora qualcuno che non si rende conto di quanto sia straordinario Ciel Phantomhive… Io gli dico come vorrei ucciderlo al momento ed egli se ne compiace, ma non certo per follia… Sa perfettamente che io non posso fare nulla contro di lui per ora… Solo accarezzare questo suo stomaco dolente, appagarlo fisicamente.



L’occhio del padroncino inizia a socchiudersi, è sul punto di addormentarsi. Sebastian sente le spinte regolari del diaframma contro il palmo ad ogni suo pacato respiro.



Vi mancano i vostri genitori? Siete troppo orgoglioso per ammettere di sentire il bisogno di un gesto affettuoso nei vostri confronti… Che cosa cerca un ragazzino con il mal di stomaco, se non qualche carezza e un poco di conforto? Mi avete praticamente supplicato con lo sguardo di coccolarvi il pancino… Sapere che sono legato a voi da questa mia fame smaniosa vi tranquillizza, ne sono sicuro senza che me lo confessiate. Del resto avete solo me di cui fidarvi ciecamente, mi avete dato un aspetto che vi ricorda vostro padre… State pensando che io sia Vincent Phantomhive, mentre vi assopite? Ma sì, ma sì, sicuramente è così! Povero, povero piccolo sfortunato Ciel, cucciolo solo e disperato, che mostra a tutti i suoi dentini da latte cercando di fare paura…



Sogni d’oro, piccolino… Amore di mamma e papà…”

Il giovane lord non si scompone al sussurro soffiato nel suo orecchio. Dorme, con le labbra umide di saliva leggermente schiuse, sibilando piano nell’espirazione.

Sebastian Michaelis sogghigna pensando a ciò che è appena successo.



Fame.

La fame mi renderà fin troppo crudele con il mio bel signorino.






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