Come what may

di nephaelibatha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il matrimonio ***
Capitolo 2: *** Ferro ***
Capitolo 3: *** L'invito ***
Capitolo 4: *** Il Lumaclub ***
Capitolo 5: *** Sospetti ***
Capitolo 6: *** A lezione di Pozioni ***
Capitolo 7: *** Confessioni ***
Capitolo 8: *** La partita di Quidditch ***
Capitolo 9: *** Gelosie ***
Capitolo 10: *** Amicizia ***
Capitolo 11: *** Incomprensioni ***
Capitolo 12: *** A piccoli passi ***
Capitolo 13: *** Sorprese inaspettate ***
Capitolo 14: *** In trappola? ***
Capitolo 15: *** Fuga ***
Capitolo 16: *** Verità e menzogna ***
Capitolo 17: *** Un amore all'orizzonte ***
Capitolo 18: *** Dubbi e paure ***
Capitolo 19: *** Partenze ***
Capitolo 20: *** Festeggiamenti ***
Capitolo 21: *** Ideale ***
Capitolo 22: *** Inghilterra - Francia ***
Capitolo 23: *** Cenere ***
Capitolo 24: *** Impetuose e tempestive novità ***
Capitolo 25: *** La Quiete prima della Tempesta ***
Capitolo 26: *** Posta indesiderata ***



Capitolo 1
*** Il matrimonio ***


Come what may








01. Il matrimonio




La cerimonia doveva ancora avere inizio. Gli invitati riempivano in modo scomposto quasi tutti i banchi e i loro vestiti sgargianti coloravano l'atmosfera piuttosto tesa che aleggiava in quel luogo. Sui volti delle persone si intravedeva un primo accenno di ansia mal mascherato da sorrisi tirati e forzati. L'ambiente era stato decorato al meglio: c'erano fiori ovunque, sia sottoforma di ghirlande che adornavano i banchi, sia di vasi posti all'entrata.
L'agitazione generale era quasi palpabile, ma sembrava che ognuno dei presenti facesse buon viso a cattivo gioco con il proprio vicino, celando una preoccupazione crescente.
Certamente quello non era il matrimonio che entrambe le famiglie si erano aspettate. Non c'era la solita atmosfera di gioia e serenità che metteva di buon umore perfino il più scorbutico degli zii scapoli. Al contrario, tutti desideravano in maniera recondita che la celebrazione terminasse in fretta e che quei due giovani partissero per la loro luna di miele senza impedimenti.
Ogni lamentela espressa a bassa voce era diretta al consueto ritardo della sposa, che poteva significare un sostanzioso attentato al patto stipulato tra i genitori dei promessi.
Quando ormai anche i coniugi Malfoy cominciavano a manifestare una certa impazienza, un'esclamazione di provenienza non definita annunciò ai presenti l'arrivo della ragazza.
A quella notizia la folla di invitati si alzò contemporaneamente proprio come se si fosse trattato di marionette anzi che di esseri umani. Tutti gli sguardi erano rivolti verso una donna bionda vestita di bianco, che incedeva con una certa sicurezza studiata a lungo.
Aveva stampato sul viso il sorriso tipico di chi sa di stare per raggiungere il proprio obiettivo. Avanzava sinuosamente provocando occhiate di apprezzamento da parte degli uomini presenti, facendo imbarazzare le rispettive mogli o fidanzate. Quasi tutti gli occhi erano posati su di lei, tranne quelli dello sposo, che si muovevano frenetici in cerca di qualcosa che non riuscivano a scorgere.
Lucius stava in piedi immobile al suo posto accanto all'officiante, e, a differenza delle altre persone, sembrava turbato dall'apparizione di quella donna. Era il suo matrimonio: avrebbe dovuto far vedere ai parenti quanto fosse felice per quella scelta che altri avrebbero definito sensazionale, avrebbe potuto almeno dare soddisfazione a suo padre che si era tanto impegnato per gestire l'organizzazione della cerimonia, ma non ci riusciva. L'unica reazione che ebbe alla vista di lei fu un sospiro silenzioso. Eppure la ragazza che gli stava venendo incontro ancheggiando non era affatto un cattivo partito, lui stesso l'aveva selezionata, però la sentiva adatta semplicemente al suo corpo, e non al cuore.
Si voltò verso quella che sarebbe stata sua moglie e si sforzò di rivolgerle un sorriso affascinante che sfoggiava solo nelle occasioni migliori. Non poteva negare che fosse una splendida creatura: i capelli mossi biondi raccolti in un'acconciatura non troppo elaborata, il nasino alla francese e gli occhi chiari lievemente a mandorla le davano un aspetto accattivante e tentatore cui gli uomini difficilmente opponevano resistenza.  Lei finse di arrossire, per simulare quel pudore virgineo che ormai non possedeva più da tempo, e gli porse una mano affinché lui la baciasse. Lei gli rivolse per un attimo un'occhiata appassionata sotto lo sguardo allibito dell'officiante, poi entrambi si girarono frontalmente attendendo che la cerimonia avesse inizio.



Erano state appena pronunciate le prime parole, quando all'improvviso echeggiò un rumore di tacchi da donna.
L'andamento era solenne ed elegante allo stesso tempo, come se la fonte di quel suono si spostasse misurando i passi uno ad uno. Tutti gli invitati si voltarono in direzione della ritardataria con sguardi di rimprovero, che si trasformarono all'istante in occhiate di scandalo alla vista dell'abbigliamento della ragazza. Quest'ultima indossava un abito senza spalline aderente e lungo, che le dava un'aria misteriosa e affascinante più di quanto già non fosse. Incedeva con passo sicuro affiancata da un'altra fanciulla che invece avanzava timorosa piena di vergogna. Le ultime arrivate si accomodarono ad un banco libero noncuranti dei mormorii di dissenso generali e si apprestarono a seguire la cerimonia come se niente fosse.
<< Ti guardano tutti male per come sei vestita! Ti avevo detto di scegliere un altro colore, sai, il nero non è proprio adatto ai matrimoni: porta sfortuna! >> sussurrò la prima con una preoccupazione mal celata.
L'altra sorrise tranquillamente analizzando con gli occhi l'ambiente circostante. << Beh, vista la situazione direi che mi è concesso permettermi un po' di teatralità, non trovi? E poi sono solo superstizioni, se il matrimonio andrà a monte non sarà certo colpa del colore del mio vestito, Marianne >>.
<< Quindi hai deciso? Lo farai? >>
<< Lo farò perché io l'ho scelto, non certo perchè mi ha costretto a farlo, sia ben chiaro! >>
La loro conversazione dovette terminare perché alcuni invitati si girarono intimando loro di fare silenzio. Le due donne ammutolirono all'istante, scambiandosi uno sguardo significativo al riguardo. L'arrivo delle due ragazze aveva generato uno scompiglio generale: i parenti di entrambe le parti continuavano a partorire una cascata di commenti velenosi, alimentata da quelli dei vicini e così via, e tutto ciò aveva provocato una confusione crescente, tanto che l'officiante fu costretto ad interrompere momentaneamente la cerimonia, con evidente disappunto della sposa.
Lucius sembrava assorto in una rete di pensieri fittissimi, e non riusciva a staccare lo sguardo dalla donna appena giunta. I loro occhi per un attimo si incontrarono, e quel contatto visivo, seppure a distanza, causò nelle loro anime un tumulto profondo.
Fu lei a chinare il capo per prima, come se quella breve comunicazione le avesse ferito le pupille, costringendola ad abbassare la testa. Percepì lo sguardo premuroso di Marianne su di sè e si affrettò a dirle che stava bene per evitare che le rivolgesse domande cui non voleva rispondere, poi cercò di rimanere impassibile e di concentrarsi sulla ripresa della celebrazione.
Le succedeva sempre così quando fissava le iridi grige di quell'uomo: qualcosa dentro di lei, la cui natura non era nemmeno in grado di definire, si scioglieva lentamente, mentre il cuore le saltava nel petto uccidendola dolcemente.
Le parole dell'officiante la riportarono alla realtà, rapendola da quei pensieri così intimi.
<< Se c'è qualcuno che è contrario a questo matrimonio parli ora o taccia per sempre... >>
Nell'udire pronunciare quella formula, Narcissa sussultò fremendo di paura.




Spazio Ringraziamenti: che ve ne pare? Dovrete aspettare il prossimo capitolo per capire la particolarità di questa storia! :) Spero che vi sia piaciuto l'inizio, intanto ne approfitto per farvi gli auguri ^.^

La vostra Cissy (di nuovo in azione!)

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Capitolo 2
*** Ferro ***


Tre anni prima…



02. Ferro




La presenza della Foresta Proibita si notava appena nelle tenebre. Cielo e alberi apparivano come una cosa sola ad occhio nudo: entrambi sembravano pezzi di stoffa cuciti insieme per formare il grosso e spesso mantello della notte. Nonostante l'oscurità recitasse da protagonista in quel nero teatro, si riuscivano ad intravedere due figure che camminavano velocemente sul prato. Esse indossavano rigorosamente abiti dello stesso colore dell'ambiente che le circondava, in modo tale da camuffare il loro spostamento con una tecnica mimetica piuttosto ordinaria. Non avrebbero dovuto trovarsi lì, in pieno inverno e per giunta ad un'ora improponibile, ma ciò che le aveva spinte ad uscire dal castello e, così facendo, ad infrangere le regole, costituiva una priorità rispetto a uno stupido coprifuoco. Se tutto fosse andato secondo i loro piani, allora avrebbero conseguito due obiettivi nel giro di poche ore. Erano abili, sì, ma trascorrere sei anni ad Hogwarts aveva insegnato loro che l'abilità serviva a ben poco se la fortuna non la sosteneva costantemente. Quasi non avvertirono il freddo pungente tentare di penetrare nella carne lasciata scoperta dai vestiti e dal pesante mantello, tanta era l'eccitazione che le animava. Si inoltrarono nel folto degli alberi accompagnati solo dal fruscio dei loro piedi a contatto con il terreno, controllando più volte di non essere seguite.
Una volta al riparo nell'immensa foresta, accelerarono il passo per raggiungere il luogo in cui si sarebbe dovuto tenere l'incontro. La presenza di luci chiare e soffuse leggermente più avanti indicò loro che erano quasi giunte. Man mano che si avvicinavano, l'ambiente diventava sempre più nitido, e alla loro vista comparvero diverse persone vestite anch'esse di nero, gli occhi fissi su di loro.
"Sbaglio o ti avevo detto di non tardare? Perché devi fare in modo che ogni volta l'attenzione ricada su di te, Malfoy?" domandò con un sottile velo di ironia Rodolphus, strizzando l'occhio di nascosto all'amico. Lucius, che era appena arrivato insieme a Bellatrix, scrollò le spalle in segno di noncuranza. "Allora, quali sono queste grandiose informazioni?" chiese la ragazza con voce fremente.
Fu Evan Rosier a rispondere, mentre passeggiava attorno agli altri ragazzi riuniti in cerchio. "Pare che la fortuna sia dalla nostra parte, cari amici. Gira voce che ci sia un mago che voglia ripulire il mondo di Babbani e Mezzosangue per affidarlo solo a noi Purosangue, gli unici degni eredi di questo pianeta. Non sappiamo bene ancora chi sia, il suo nome è sconosciuto, ma è molto determinato, ed è in cerca di seguaci che prendano parte al suo piano. Quei pochi fortunati che l'hanno visto compiere magie sono rimasti incantati dalle sue straordinarie doti, e alcuni lo definiscono già il fututo Merlino. Non è magnifico? Abbiamo finalmente trovato chi ci libererà da questa ridicola servitù, dobbiamo soltanto avvicinarci a lui. Magari potrebbe perfino prendere il controllo di Hogwarts attraverso di noi. Ve lo immaginate? Finalmente padroni del mondo, i maghi regneranno senza più ostacoli. Questa è la nostra grande occasione".
Quando il ragazzo terminò il suo discorso, l'eccitazione lasciata dalle sue parole era quasi tangibile. Tutti i presenti erano stati così piacevolmente colpiti da quanto avevano sentito, che inizialmente nessunò osò interrompere quell'atmosfera cospiratoria.
"E se non fosse vero?" azzardò Mulciber scioccamente senza prevedere la reazione dei suoi compagni. "Voglio dire, perché dovremmo fidarci di un tizio sconosciuto che si vanta di essere la reincarnazione di Merlino?"
Lucius, immaginando quali tumulti avrebbe potuto provocare quell'affermazione, precedette tutti, cercando di mantenere la calma tra i membri della riunione. "Hai ragione, Mulciber. Forse il nostro amico Rosier si è lasciato prendere la mano e si è limitato ad illustrarci un progetto di un uomo che sembrerebbe uscito dalle fiabe di Beda il Bardo. Fortunatamente, io ho provveduto a raccogliere qualche prova per dimostrare che il Mago in questione è tutto fuorché frutto di una fantasia. Ecco a voi" affermò prelevando dei fogli piegati da una tasca interna del mantello e porgendoli a Mulciber stesso. Bellatrix si girò di scatto verso Malfoy, indispettitasi per il fatto che il ragazzo non le avesse mostrato in anteprima quelle preziose reliquie.
"Sono copie della Gazzetta del Profeta mai state pubblicate e riguardano proprio l'uomo in questione. Trattano di episodi riconducibili a lui, magie straordinarie. Il Ministero le ha censurate dopo la scoperta di un recente omicidio, sempre opera di colui che si fa chiamare Lord Voldemort" illustrò Malfoy con una certa abilità oratoria, mentre gli altri si passavano i fogli come se fossero stati cimeli di Salazar Serpeverde. "Convincerebbero perfino il più cieco degli increduli" aggiunse guardando Mulciber con un ghigno arrogante.
Yaxley, che fino a quel momento era stato in disparte e non si era nemmeno scomodato per osservare con i suoi occhi le prove di Lucius, si fece avanti con un'aria di sfida nei confronti di Malfoy.
"Non è il primo che avanza idee di questo genere, e non sarà nemmeno l'ultimo. Queste non sono testimonianze valide, dovremmo ottenere informazioni più specifiche, magari attendibili, la Gazzetta del Profeta spaccerebbe per un mago potente e oscuro perfino mia nonna di novantasette anni" disse con disprezzo guadagnandosi il sorrido compiaciuto di Mulciber.
Lucius non si lasciò impressionare dalla testardaggine del ragazzo, ma si limitò ad annuire riprendendosi ciò che aveva distribuito. "D'accordo, visto che il nostro amico si è nominato paladino della verità, si incaricherà anche di raccogliere prove maggiormente sostanziose. La prossima riunione è stabilita tra due settimane" così decise, e prima del suo congedo prese Bellatrix per un braccio e lanciò uno sguardo significativo a Yaxley.






Il fuoco nel caminetto della Sala Comune Serpeverde scoppiettava pigramente, donando quel po' di calore che ancora serbava all'unica persona seduta sulla poltrona vicino alla finestra. Narcissa dormiva profondamente, con un libro aperto in grembo e una spessa coperta di lana che le copriva a malapena le ginocchia. Si era recata lì dopo cena, come era sua consuetudine, per la lettura serale. Aveva prolungato la sua permanenza in attesa della sorella, ma era scivolata in un sonno profondo senza rendersene conto. Mentre riposava era ancora più affascinante di quando era sveglia: il capo leggermente chinato di lato e appoggiato allo schienale, i boccoli biondi sparsi sulle spalle e il corpo rannicchiato in posizione fetale.
Sussultò bruscamente non appena udì un vociare basso avvicinarsi. La sorpresa si impadronì del suo volto ancora pervaso dai segni del sonno, e i suoi occhi ispezionarono l'ambiente circostante, ricordandole perché si trovava là e non nel suo confortevole letto. Nel momento in cui vide comparire Bellatrix con Lucius Malfoy, notoriamente il ragazzo più attraente di tutta la scuola, ma con cui lei non aveva mai voluto avere niente a che fare, si svegliò del tutto.
"Bellatrix!" esclamò alzandosi dalla poltrona e guardando la ragazza come se avesse appena baciato un Mezzosangue. "Dove diamine eri finita? Ti ho aspettato fino a tardi, poi mi sono addormentata... sei uscita di notte?! Nostro padre sarebbe furioso se solo..." inveì puntando l'indice, gesto che compiva spesso quando si alterava. "Cissy, quante volte ti ho detto che non devi preoccuparti per me?" la interruppe Bellatrix ignorando tranquillamente le domande riferitele dalla sorella minore, che la osservava sconvolta.
"Ma..."
"Niente ma, non c'è nulla da spiegare, io me ne vado a dormire" si congedò salutando entrambi con un cenno secco della mano, salendo le scale verso il dormitorio femminile.
Narcissa fissò la figura della donna allontanarsi, poi spostò il suo sguardo sconcertato su Lucius, che aveva osservato l'intera scena con un'espressione canzonatoria. "Posso sapere che ci facevate tu e mia sorella a quest'ora di notte, fuori dal castello quando c'è un coprifuoco da rispettare?" domandò avvicinandoglisi incrociando le braccia.
Malfoy posò gli occhi prima sul libro che la donna aveva lasciato sulla poltrona, poi squadrò Narcissa con occhi maliziosi provocandole un rossore istantaneo. Infine, dopo una lunga pausa, riprese la sua postura usuale, spostandosi verso il caminetto per spegnere le ultime fiamme del fuoco. "Beh, di certo non ci siamo rinchiusi in una stanza per leggere insieme un romanzo rosa".
Quella frecciatina, per quanto sottile, riuscì benissimo a raggiungere la diretta interessata, che spalancò la bocca e poi la richiuse subito dopo, mentre il suo cervello lavorava frenetico in cerca di una frase altrettanto pungente con cui controbattere.
"Se vuoi farti espellere dalla scuola infangando il tuo cognome fai pure, ma non coinvolgere mia sorella nelle tue scappatine notturne" sibilò la ragazza alzando un sopracciglio in segno di sfida. Lucius, che nel frattempo si era diretto verso le scale che portavano ai dormitori maschili, si voltò appena udì quelle parole e le lanciò uno sguardo più che eloquente. La fissò intensamente con occhi inquisitori facendola sentire a disagio e le lasciò una sorta di ammonimento prima di andarsene.
"Prima non capivo perché gran parte dei ragazzi non volesse avere una relazione con te, ma adesso è tutto più chiaro. Sei talmente rigida che perfino un pezzo di ferro è più malleabile di te"
Narcissa rimase pietrificata da quelle frasi. Difficilmente si lasciava impressionare da qualcuno e quando succedeva lo stupore era quasi sempre passeggero. Questa volta, però, qualcosa l'aveva colpita nel profondo, eliminando le solite barriere che costruiva per proteggersi dalla gente. Riprese fiato e piano piano si riscosse, incamminandosi anche lei verso il proprio letto.
Arrivò in camera senza rendersene conto e, una volta distesa, fissò pensierosa il soffitto. Dovunque posasse lo sguardo le sembrava di rivedere quegli occhi grigi che la scrutavano e accusavano senza pietà.  




Spazio Ringraziamenti: Finalmente dopo le ultime settimane scolastiche martellanti posso rilassarmi e dedicarmi alla mia storia! :) quest'anno mi hanno proprio spremuta come un limone u.u siamo al secondo capitolo, con cui spero di essermi guadagnata la vostra curiosità, ma la smetto di blaterare per conto mio e inizio a rispondere alle vostre recensioni :D

Bellislady: wow, grazie! spero di aver mantenuto costante il tuo interesse per la storia :) fammi sapere cosa ne pensi di questo secondo capitolo!

BekkaMalfoy: devo ammettere che rileggendo la tua recensione mi sono scompisciata di nuovo xD alcune cose non me le ricordavo proprio! aaah sei un genio comico <3 mi sa che ho messo in crisi un po' tutti con questo capitolo! ah, ma questo è un caso a parte, giuro che non dirò niente in anteprima stavolta u.u grazie per farmi ridere ogni volta, non so come fai ^_^ ahahha la cosa più bella è "ahoo, è arrivata la bionda ossigenata!" ahahahah me lo sto proprio immaginando xD bene, sono proprio curiosa di leggere cosa scriverai riguardo a questo capitolo! per ora già so che amerai Lucius alla follia (più di quanto tu non faccia adesso u.u) nella prima parte! grazie per l'interpretazione comica, non sarebbe lo stesso senza <3

Giuliii: oooh Giulii, quanto amore sgorga dalle tue parole <3 <3 hahahaha si, in effetti mi ci sono proprio impegnata a descrivere gli sguardi intensi che si scambiano e sono contenta di averti colpita! (dillo che ora hai poster ovunque di Lucius u.u) ooh quanti pensieri e quante supposizioni gironzolano in quella bella testolina :D temo che dovrai aspettare un po', però, prima di testare le tue teorie... appuntatele, mi raccomando ;) sono felice che sei un coniglietto saltellante, la stessa cosa vale per me quando aggiorni Mya! a proposito, questo mi ricorda che non mi hai più mandato niente è.è ora non puoi accusare me, in quanto ho appena pubblicato, quindi sei con le spalle al muro, baby! grazie infinite, Giuli, è sempre un piacere leggere le dolciurie che mi scrivi <3

Sbarauau: Ciao! anche se ti ho già risposto privatamente, pensavo fosse giusto citarti nei ringraziamenti. Grazie per il tempo che mi hai dedicato leggendo e appuntando le tue critiche, davvero, non è da tutti! Sicuramente dopo i tuoi consigli farò molta più attenzione a delle mie mancanze dovute in parte alla stanchezza, in parte alla fretta ;) Magari nelle fanfiction lunghe è più facile commettere degli errori, forse perché si è più concentrati sulla storia in sè e ci si lascia prendere la mano dagli eventi, mentre in una one-shot, o in una composizione più breve si riesce a dominare meglio i personaggi. Comunque bisogna dedicare il giusto tempo alle correzioni, cosa che ora potrò fare senza impedimenti esterni. Per quanto riguarda le critiche ai personaggi credo che forse tu sia stata un po' troppo precipitosa! Sai, il problema di questi personaggi, come tu ben saprai, (visto che anche tu scrivi su di loro :D) è che la Rowling non li ha mai descritti così profondamente da permettere al lettore di immaginarseli completamente. Quello che voglio dire è che magari lei ha preferito lasciare libertà di immaginazione, per questo è naturale che ci siano punti di vista divergenti. Il mio intento non è, e non sarà mai, quello di stravolgere il lavoro della Rowling, anzi, tutto il contrario! Quindi penso, come ti ho già scritto, che potresti cambiare idea a storia conclusa. In ogni caso vorrei che guardassi anche il contenuto e non solo la forma :) A presto!

Francyslytherin: Ciao!! ooh, non preoccuparti, questi pc fanno brutti scherzi ogni tanto ;) sono contenta che ti sia piaciuto l'inizio, spero che sia così anche per il seguito!! un abbraccio e fammi sapere :)

Ayumi_L: Sono contenta che ti sia piaciuto! speriamo che ti intrighi anche questo secondo capitolo, allora :) un abbraccio!

Lily_Cissy: ooooh che bello ritrovarti!! ti stavo già dando per dispersa! uhu quante domande a cui non posso rispondere xD davvero, non posso dirti nulla, e per avere risposta dovrai aspettare un po' di capitoli mi sa! che bello riaverti tra le mie seguaci, ora voglio sapere cosa ne pensi di questo secondo capitolo, mi raccomando ^^ un bacio <3

Ora lascio a voi la parola e intanto vi auguro un buon inizio estate! :D

Cissy

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Capitolo 3
*** L'invito ***


03. L'invito   




La Sala Grande era allestita come tutte le mattine, l'unica differenza era che pochi studenti erano seduti a tavola e si godevano le delizie che essa offriva. Narcissa era scesa presto per la colazione proprio perché sapeva che a quell'ora non c'era quasi nessuno, e quella scelta, sebbene lei volesse negarlo, era stata dettata soprattutto dal timore di incontrare Malfoy.
Quando la donna raggiunse la propria postazione, infatti, tirò un sospiro di sollievo, poiché la tavola dei Serpeverde ospitava solo alcune studentesse. Quando gli occhi di Narcissa si posarono su una ragazza che lottava con un cucchiaino contro un budino al limone, un'espressione interrogativa si disegnò sul suo volto.
"Alanis, che ci fai qui a quest'ora?" le chiese posandole una mano sulla spalla e facendola sussultare involontariamente.
"Narcissa, mi hai fatto prendere un colpo! Oggi ho gli allenamenti di Quidditch subito dopo colazione, e devo anche sbrigarmi se non voglio rischiare di vomitare su qualche compagno di squadra".
Narcissa fece una smorfia di disgusto e si sistemò meglio sulla panca, mentre il suo stomaco si chiudeva sempre di più. Si rese conto solo in quel momento del significato di quelle parole, e si voltò in sua direzione di scatto, facendola sobbalzare di nuovo.
"Hai detto allenamenti di Quidditch?"
Alanis annuì addentando una fetta di pane ben cosparsa di marmellata, mentre il suo volto si distendeva in un'espressione soddisfatta. "E di solito scendete tutti presto per la colazione?" chiese, cercando di assumere il tono più vago possibile.
"Tu non me la racconti giusta, ragazza! Avanti, chi ti interessa?"
Mentre formulava la sua domanda, Alanis spostò il suo interesse dal cibo all'amica, alzando un sopracciglio in segno di curiosità.
Narcissa si lasciò sfuggire un piccolo sbuffo, poi, eludendo accuratamente gli occhi castani della ragazza, iniziò a giocherellare con le posate sul tavolo.
"Nessuno... più che altro vorrei evitare alcuni membri della tua squadra" disse, rimanendo sorpresa del fatto che l'amica fosse riuscita inspiegabilmente ad estorcerle la verità, seppure parziale.
"Oh beh, se le cose stanno così allora non avrai problemi, sono una delle poche a scendere prima, di solito".
Una voce dal tono suadente interruppe il discorso delle due donne, rivolgendosi ad Alanis per richiamare la sua attenzione.
"Ehi Burke, giocherai tu da battitore per la prossima partita, Nott si è fatto male a un polso" annunciò Lucius scavalcando la panca per sedersi con un gesto fluido ed elegante. Appena lo vide, Narcissa represse a stento un'ondata di irritazione che attraversò ogni fibra del suo essere.
"D'accordo, ma devo allenarmi per bene!" rispose Alanis sorseggiando il suo succo di bolle con una certa avidità.
"Sei la nostra unica speranza, Rodolphus non sarebbe in grado di colpire nemmeno un Grifondoro a terra!" commentò con un ghigno in direzione dell'amico che gli sedeva di fronte, e che gli sferrò da sotto il tavolo un calcio, mancandolo. Lucius rise di gusto, addentando una fetta di torta alla melassa. Narcissa intanto cercava di rilassarsi, nonostante ogni singolo nervo fosse teso e pronto a scattare. Si sentiva come una preda in procinto di scappare dal cacciatore, e la sicurezza che mostrava quel dannato ragazzo di certo non la aiutava a mascherare il suo disagio.
"Vorrei tanto sapere cos'ha da ridere" sussurrò più piano che poté all'amica, che ridacchiò davanti a tanto cinismo.
Sfortunatamente, l'udito di Lucius era notevolmente sviluppato e captò perfettamente il sussurro di Narcissa.
"Forse rido perché sembra che tu abbia ingoiato una scopa, Black" disse a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutti i Serpeverde presenti, lanciando un'occhiata di sfida alla ragazza, che avvampò all'istante. Immediatamente tutti si bloccarono non appena udirono le parole di Malfoy, e Narcissa avvertì i loro sguardi stupiti e incuriositi allo stesso tempo.
Se avesse potuto, avrebbe ridotto al minimo la distanza fra loro e avrebbe graffiato la faccia di quel maleducato arrogante fino a far diventare la sua risata un pianto infantile, ma si trattenne dal rovinarsi le mani.
"O forse hai preso troppa aria stanotte e l'ossigeno ti ha dato alla testa" sibilò sollevando il mento con orgoglio. Espressioni di stupore e di scherno nei confronti del ragazzo riempirono all'istante la tavola, mentre il viso di Malfoy si infiammava per la rabbia. Narcissa non era ben sicura della reazione che egli avrebbe avuto, ma lei non era di certo il tipo da lasciarsi prendere in giro senza reagire. E poi, dare una lezione agli arroganti le era sempre piaciuto: era come incarnare la giustizia per qualche attimo. Fu Rodoplhus ad impedire che Lucius controbattesse, ricordandogli che dovevano recarsi agli allenamenti. Prima di andarsene del tutto, però, Malfoy lanciò un'occhiata di avvertimento in direzione della ragazza, provocandole un lungo e fastidioso brivido sulla schiena.
"Caspita, non ho mai visto niente del genere" commentò Alanis scrutando con curiosità la figura dei due ragazzi che si allontanavano a grandi falcate.
"Che vuoi dire?" Narcissa si voltò in direzione dell'amica, riprendendosi dalla recente discussione eristica.
"Che Lucius non perde mai tempo con chi capita, e questo vuol dire qualcosa" le fece notare con una leggera pacca sulla spalla, prima di congedarsi a sua volta, lasciando l'altra in preda ai pensieri.
                                                                                
                                                                               **


L'aula di Pozioni era semivuota quando Narcissa vi entrò. Si diresse verso la sua solita postazione, notando che il professor Lumacorno frugava nelle sue scartoffie in cerca di qualcosa. Lo salutò con un sorriso e sistemò le sue cose vicino al suo calderone, ansiosa di scoprire quale fosse l'oggetto della lezione di quel giorno.
"Signorina Black! E' un piacere vedere che i miei alunni migliori decidono ogni anno di seguirmi con tanto trasporto... continuo ad annoverarla fra la cerchia dei pochi fortunati che partecipano alle riunioni del Lumaclub, con il suo permesso". Lumacorno abbandonò il suo tavolo per avvicinarsi alla credenza e ne estrasse delle boccette dal contenuto indescrivibile, ammiccando con aria bonaria in direzione della studentessa. Narcissa ascoltò le parole con uno scintillio compiaciuto negli occhi, osservando i suoi movimenti veloci ed esperti. "Ne sarei lusingata, professore".
"Perfetto! Allora non potrà mancare alla prima cena che si terrà questa sera, immagino. Alle otto in punto" esultò l'uomo rischiando di far cadere una boccetta di cristallo dalle sue grosse mani. La ragazza trattenne un attimo il respiro alla vista di quella scena, poi rispose con entusiasmo all'invito del professore.
"Certo, non mancherò"
"Ah, quasi dimenticavo, che sbadato! Volevo estendere l'invito anche al signor Malfoy, ma non lo vedo... ".
Il battito cardiaco della donna si fermò di colpo, mentre il suo volto diventata più pallido del solito.
"Come, scusi?"
"Sì... credo che in quest'ora abbia gli allenamenti di Quidditch, non capisco perché un ragazzo del genere perda ancora del tempo dietro a uno sport così stupido! Sono sicuro che lei potrà parlargli al posto mio e dirgli di stasera, ne sarei lieto!" trillò Lumacorno disponendo tutto l'occorrente sul tavolo, ignorando la reazione sconvolta dell'alunna.
Narcissa batté le palpebre più volte, come per dare del tempo a se stessa per comprendere ciò che stava accadendo.
"Malfoy... "
"Malfoy è il pezzo mancante della mia collezione... oh, si parla per metafore, naturalmente" la bloccò il professore, dirigendosi verso la fine dell'aula per chiamare gli altri studenti.
"Professor Lumacorno, io... "
"Lei è la persona più adatta per parlare e spiegare al signor Malfoy come si svolgono le nostre riunioni, sarà... diciamo, il suo tutor in questa nostra piccola avventura" confermò l'uomo annuendo soddisfatto. La ragazza tentennò, aprendo e chiudendo la bocca più volte, in cerca di qualcosa di adeguato da rispondergli.
"Io non... "
"Mi sta dicendo di no?"
Il volto dell'uomo si trasfigurò all'istante, come se una nube lo avesse oscurato con il suo passaggio.
Narcissa si affrettò a far tornare il sereno sul suo viso, simulando un sorriso rassicurante.
"Ovviamente no, è solo che... "
"Eccellente!" esclamò Lumacorno prima che lei potesse dire o fare qualcosa per spiegarsi. "Mi fido di lei, signorina Black" aggiunse, dopo aver accolto con un saluto vigoroso gli studenti che occupavano i rispettivi posti.
"Dannazione" imprecò lei sottovoce, sistemandosi meglio nella sua postazione. Non poteva essere vero: Malfoy avrebbe iniziato a frequentare il Lumaclub e a lei era stato assegnato il fastidioso compito di comunicarglielo. Proprio Malfoy che non si era mai impegnato in quella materia a differenza sua; questo era uno smacco terribilmente insopportabile perfino per lei.







Una volta terminata la lezione di Pozioni, Narcissa uscì dall'aula come una furia, pronta a far esplodere la rabbia che si era tenuta dentro durante la durata della spiegazione. Ripose i libri nella borsa mentre camminava veloce, e per poco non si scontrò con Alanis, che le stava venendo incontro placidamente. "Narcissa!" esclamò sorpresa di fronte alla sua inspiegabile fretta.
"Alanis, dov'è quell'idiota di Malfoy?" le domandò pronta a riprendere la sua corsa non appena avesse ricevuto una risposta.
"Vedo che sprizzi amore da tutti i pori, eh?" commentò l'amica, aumentando pericolosamente il livello di impazienza e nervosismo dell'altra. "Comunque non lo so, abbiamo finito da poco gli allenamenti... "
Non riuscì a finire la frase che Narcissa era scattata di nuovo, mossa da un irrefrenabile impeto. Proseguì a quell'andatura per almeno cinque minuti, finché non si ritrovò nei corridoi e fu obbligata a rallentare il passo per cercare Lucius con lo sguardo.
Dopo pochi minuti alla fine lo trovò: appoggiato al muro con un'espressione soddisfatta, sorrideva compiaciuto mentre i suoi amici si complimentavano con lui per l'abilità dimostrata durante gli allenamenti.
Il solito esibizionista pensò Narcissa riducendo gli occhi a fessura per scrutarlo meglio.
Si avvicinò a lui con la calma di un assassino, mentre i capelli le dondolavano sulle spalle in modo aggraziato. Non appena la vide, il ragazzo si immobilizzò, serrando la mascella. Il sorriso scomparve dal suo volto, ma fu solo per un attimo: una reazione che solamente lei riuscì a cogliere.
"Malfoy, dobbiamo parlare" disse lei, interrompendo Nott che stava raccontando di come Lucius aveva virato all'ultimo, evitando di sfracellarsi contro gli spalti.
Il suo intervento portò il silenzio in mezzo al gruppo di amici, che la guardavano stupiti e incuriositi allo stesso tempo.
Poi, vedendo che il ragazzo non reagiva, si rivolse a lui di nuovo.
"Adesso" ringhiò, provocando una serie di versi di stupore da parte degli altri ragazzi. Ad un cenno svogliato di Lucius si dileguarono all'istante, non smettendo di gettare occhiate indefinite a Narcissa, che fissava il ragazzo come per incenerirlo con gli occhi. Non appena rimasero soli, lui cambiò posa, raddrizzandosi per sovrastare la ragazza con la sua altezza.
"Vedo che hai corso per venire da me... ti sono forse mancato?" la stuzzicò sorridendo sornione.
"Che cosa hai fatto per meritarti un invito al Lumaclub?"
Dal volto di Lucius scomparve l'espressione derisoria per lasciare posto ad una sinceramente stupita.
"Come, scusa?"
Narcissa aggrottò le sopracciglia, incrociando le braccia di fronte a quella reazione che nemmeno lei si era aspettata. "Qualcosa di meritevole devi averla fatta per forza, l'anno scorso sei riuscito a ottenere un voto decente in Pozioni solamente perché ricattavi un ragazzino affinché ti facesse copiare i suoi compiti. Lumacorno ti ha sempre detestato, e adesso improvvisamente ti invita a far parte delle sue riunioni private. Che cosa è cambiato?" gli domandò in tono perentorio, cercando di mettergli pressione.
"Hai ragione. Ho sempre considerato Pozioni una materia inutile, però in effetti mi farebbe comodo fare buon viso a cattivo gioco con Lumacorno..." disse il ragazzo ridacchiando.
Narcissa lo incenerì con lo sguardo nuovamente, poi gli puntò l'indice contro il petto per ammonirlo.
"Ascoltami bene: io mi sono guadagnata l'appartenenza al Lumaclub, perciò non permetterò a te e ai tuoi giochetti di soffiarmi il posto".
"Oh, ne sono più che sicuro" sussurrò squadrandola intensamente dalla testa ai piedi, come a voler misurare con lo sguardo quanto potesse essere pericolosa.
"La prima riunione è stasera, alle otto in punto" gli comunicò con una freddezza che sfoderava solo con chi se lo meritava.
"Mi stai invitando a cena?"
"Preferirei ardere viva sul rogo piuttosto che uscire da sola con te" sibilò con un falso sorriso prima di girarsi per riprendere la strada verso la lezione successiva.
"Ah dimenticavo..." aggiunse voltandosi in sua direzione, a pochi passi da lui. "Lumacorno mi ha chiesto espressamente di dirti di indossare la divisa da Quidditch stasera, adora terribilmente quello sport".
Così disse, poi iniziò a camminare nella direzione opposta per raggiungere l'aula di Incantesimi, mentre un sorrisetto soddisfatto si disegnava sulle sue labbra rosee.






Spazio Ringraziamenti: eccomi qui prima della mia partenza verso il paesino più sperduto che ci sia
xD sì, volevo lasciarvi un regalo prima di abbandonare il caldo afoso di Roma e ritirarmi come un eremita al mare! Buone vacanze anche a voi, dovunque andiate :D Per ora vado di fretta, spero vogliate perdonarmi se non rispondo immediatamente alle vostre fantastiche recensioni *_* giuro che presto inserirò le risposte!


Un saluto fresco e colorato :)

Cissy

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Capitolo 4
*** Il Lumaclub ***


04. Il Lumaclub
 
 
 
 
L’ufficio di Lumacorno era stato addobbato per il meglio in occasione di quella serata speciale.
Ghirlande di bacche e fiori colorati decoravano deliziosamente le pareti costellate dalle numerose fotografie che ritraevano il professore in compagnia degli studenti più brillanti cui aveva avuto l’onore di insegnare.
Tutti i volti immortalati nei rettangoli appesi al muro sorridevano soddisfatti, contribuendo ad aumentare l’allegria generale che sembrava essere la protagonista assoluta di quell’evento. L’ultima volta che Narcissa aveva partecipato ad una riunione del Lumaclub era stato alla fine dell’anno precedente, occasione in cui l’atmosfera era risultata piuttosto tesa e fiacca a causa dell’imminente arrivo dei vari esami che gli studenti avrebbero dovuto sostenere. Adesso, invece, l’aria frizzante e carica di energia che si respirava nello studio aveva contagiato gli invitati che chiacchieravano in piena spensieratezza.
Come sempre, la ragazza notò che la maggior parte dei privilegiati che partecipava a quegli incontri esclusivi apparteneva alla Casa dei Serpeverde, e questo non fece altro che aumentare il suo orgoglio già abbondantemente sviluppato. Tutto stava procedendo secondo il programma ideato dall’organizzatore: la cena a buffet era appena comparsa su due lunghi tavoli disposti in modo tale da lasciare spazio al centro della stanza, e tutti gli invitati stavano aspettando con ansia il discorso di apertura del professore che avrebbe permesso loro di saziare gli stomaci brontolanti. Tuttavia, qualcosa tratteneva Lumacorno dall’innalzare il calice in uno dei suoi trillanti brindisi, qualcosa che aveva dipinto sul suo volto solitamente placido un’espressione contrariata. Narcissa sostava in piedi in un angolo, la mano destra che sosteneva elegantemente il bicchiere di cristallo al cui interno spumeggiava un liquido dal colore simile all’oro sbiadito. La sua figura risultava distaccata dal resto della massa che rideva sguaiatamente, ma senza dare meno nell’occhio. Fasciata in uno dei suoi deliziosi vestiti color smeraldo che sfoggiava solo in occasioni mondane che richiedevano una certa cura, brillava come un diamante prezioso in mezzo a una manciata di pietre prive di alcun valore. Intratteneva conversazioni leggere con i compagni che la guardavano ammirati, sfoggiava le sue doti civettuole per il semplice gusto di ricevere occhiate adoranti da parte dei ragazzi e sfoderava il solito repertorio di sorrisi che aveva appreso studiando attentamente sua madre.
In quelle occasioni Narcissa si sentiva nel suo elemento: le feste erano sempre state un momento di frivolezza alternativo alle giornate che si susseguivano serie e composte all’interno del castello della sua famiglia. E anche se ad Hogwarts la vita era decisamente più emozionante, partecipare a qualche evento di quel tipo di tanto in tanto riusciva sempre a rendere il suo umore più gradevole e sereno. Felice com’era, non si accorse del turbamento presente sul volto di Lumacorno, che stava avanzando con una certa fretta verso di lei.
<< Signorina Black, devo parlarle un minuto >> le disse, trascinandola via da un gruppetto di ragazze che le si era formato attorno.
<< Di cosa si tratta, professore? Qualcosa non va? Sono tutti in trepidante attesa per il brindisi … >>
<< Si tratta di Malfoy e Lestrange; io volevo approfittare di questo momento per integrarli ufficialmente nel nostro Lumaclub, ma non sono ancora arrivati. E’ sicura che il signor Malfoy abbia capito che fosse proprio stasera? >> domandò l’omone, torturandosi le mani in segno di evidente agitazione.
<< Beh, non farei affidamento sul livello di intelligenza di Malfoy, ma sono sicura di essere stata abbastanza chiara riguardo all’invito per stasera >> rispose la ragazza, senza evitare di nascondere un sorrisetto di derisione. All’improvviso Yaxley, che durante le poche battute che si erano scambiati professore e alunna era rimasto nelle vicinanze a origliare, si intromise nella conversazione con fin troppa premura.
<< Non deve preoccuparsi, professore. Posso parlare io in difesa dei miei compagni: li ho visti allenarsi a Quidditch per tutto il pomeriggio in vista della partita di lunedì. Sono certo che è per questo motivo che si sono attardati tanto e conoscendoli so che si dilungheranno ancora un po’. Non c’è bisogno di aspettarli ulteriormente, a questo punto. >>
Narcissa non riuscì ad ignorare la consistente nota di malignità con cui il ragazzo pronunciò quelle frasi, ma questo non la sconvolse più di tanto, anche perché ciò significava che Yaxley odiava Malfoy tanto quanto lei. Forse un alleato le avrebbe fatto comodo nella piccola guerra a favore della giustizia che aveva dichiarato a Lucius quella mattina stessa. Fu così che, nonostante la consapevolezza di non potersi gustare la reazione di Lumacorno nel vedere Malfoy alla festa con indosso la divisa da Quidditch le procurasse un dispiacere, indirizzò un sorrisino di approvazione diretto al ragazzo.
<< E come mai tu non sei con loro ad allenarti, signor Yaxley? >> domandò l’insegnante, inarcando un sopracciglio cespuglioso.
<< Perché personalmente preferisco partecipare alle sue riunioni, professore, piuttosto che dedicarmi a uno sport che potrei praticare anche in altri momenti della giornata >> rispose il giovane con prontezza, sfoggiando un sorriso luminoso che si accordava perfettamente al suo modo di fare ruffiano.
 Lumacorno annuì in modo poco convinto, poi si diresse al centro della stanza cercando di nascondere la propria delusione agli occhi degli ospiti. Dopo un breve discorso che risultò scarno e privo del solito brio che contraddistingueva il professore, tutti si fiondarono verso i tavoli ricolmi di cibi prelibati.
<< Detesto risultare antipatico, ma credo che la verità e la giustizia vengano prima di tutto il resto >> sussurrò Yaxley, trattenendo Narcissa che stava per imitare gli altri e riempirsi il piatto.
<< Oh, lo credo anche io >> rispose lei con poco entusiasmo, guardandosi intorno per scegliere la pietanza che avrebbe assaggiato per prima.
<< Sai, conosco abbastanza bene Lucius da poter dire che è pieno di sé a livelli stratosferici, quindi approvo in pieno la lezione che gli hai impartito questa mattina. E dopo ciò che ho riferito poco fa non credo che Lumacorno sarà così contento di invitarlo di nuovo ad una delle sue riunioni esclusive >> sogghignò il ragazzo, accompagnando la fanciulla verso il tavolo più vicino.
<< Credevo che tu facessi parte dello stesso gruppo di Malfoy e che di conseguenza lo idolatrassi come fa tutto il resto del mondo >> affermò Narcissa, concentrando la sua attenzione sull’ultimo pezzo di torta alla melassa rimasto nel grande vassoio d’argento che lo ospitava. Yaxley si irrigidì all’istante nel momento in cui quelle parole giunsero alle sue orecchie, come se costituissero un affronto personale.
<< Posso dire di avere la sfortuna di condividere con lui gli stessi amici, ma io non idolatro affatto Malfoy. E’ la persona che più si allontana dal mio modo di essere, specialmente per il suo comportamento supponente e arrogante >> ribadì il giovane, offrendosi di aiutare Narcissa a farsi strada in mezzo al fiume di persone accalcate attorno ai tavoli.
<< Nemmeno io condivido il suo atteggiamento, specialmente se finisce per intralciare quello di studenti onesti e rigorosi >> aggiunse la ragazza, prendendo posto ad una delle poltrone disposte intorno al camino, per gustarsi finalmente la parte di dolce che aveva salvato dalle fauci avide dei compagni.
<< Ma io non mi riferivo al suo andamento scolastico, sto parlando di come ha avuto il coraggio di trattarti a colazione. Me l’ha raccontato Rod durante gli allenamenti di questa mattina, e credo che se fossi stato presente, a quest’ora Malfoy si ritroverebbe disteso sul letto dell’Infermeria. >>
Narcissa deglutì quello che le sembrò il boccone più pesante che avesse mai ingoiato in vita sua. All’inizio aveva ignorato la cattiveria con cui Yaxley aveva gettato fango su Malfoy in presenza di un docente, perché era abituata a quel tipo di comportamento fastidioso, ma che in fin dei conti non costituiva una considerevole minaccia. Però non era riuscita ad ignorare il modo in cui adesso il giovane tentava di portarla  insistentemente dalla sua parte. Così, cercò di alleggerire l’atmosfera, riconducendola alla spensieratezza iniziale.
<< Oh, sono sicura che la mia risposta sia stata sufficiente, credimi. So essere piuttosto tagliente quando voglio >>
<< Non ne ho dubbi! Spero di non dover mai essere vittima delle tue ire in futuro, non potrei sopportarlo >> disse il ragazzo, rilassando improvvisamente la mascella per liberarla in un sorriso ammaliante.
Il resto della serata passò con il tipico andamento rapido che caratterizza i momenti di piacere.
Lumacorno recuperò il suo buon umore, concedendo ai propri ospiti perfino l’onore di assistere al racconto delle sue formidabili gesta compiute in gioventù. Infine, dopo che gli studenti si furono sbizzarriti nelle stravaganti danze proposte dall’insegnante, tra cui un tipico passo irlandese che riuscì a realizzare alla perfezione solo un’imbarazzatissima Alecto Carrow, la festa terminò.
Narcissa e Yaxley salutarono Lumacorno e si incamminarono insieme alla fila di persone che si dirigeva verso le rispettive Sale Comuni.
<< Sai già con chi farai la ricerca di Pozioni per la prossima settimana? >> le domando all’improvviso il giovane, rompendo il silenzio in cui si erano immersi dopo essere usciti dallo studio dell’insegnante.
<< Oh, beh, io pensavo di … >>
<< Anche io pensavo che potremmo fare coppia io e te, verrebbe fuori una ricerca perfetta! >> esclamò Yaxley, interrompendo la fanciulla che in realtà aveva in mente la sua amica Alanis come partner. Tuttavia, si limitò ad accettare la proposta senza troppe cerimonie e salutò il ragazzo non appena giunsero nella Sala Comune dei Serpeverde. Yaxley si congedò subito, incamminandosi in direzione dei dormitori maschili con passo baldanzoso. Narcissa, invece, indugiò per un po’ davanti al camino all’interno del quale scoppiettava un fuoco pigro. Senza che lei potesse opporvisi in qualche modo, la sua mente rievocò la scena che aveva avuto luogo la sera prima, quando Lucius le aveva scagliato contro parole cariche di disprezzo. “Prima non capivo perché gran parte dei ragazzi non volesse avere una relazione con te, ma adesso è tutto più chiaro. Sei talmente rigida che perfino un pezzo di ferro è più malleabile di te.” La voce del giovane le rimbalzò ripetutamente nella testa, proprio come se l’avesse appena udita e non si trattasse di un ricordo. Beh, come vedi ti sbagli, Lucius. A quanto pare Yaxley non la pensa come te al riguardo.
Narcissa aveva appena terminato di formulare quel pensiero carico di orgoglioso riscatto, quando un rumore sordo catturò la sua attenzione, facendola voltare verso l’ingresso della Sala Comune. In piedi sulla soglia, con il volto contorto da una rabbia a stento repressa stava Malfoy, che per sfogarsi aveva appena dato un calcio a una sedia. La ragazza sobbalzò vistosamente, incrociando le braccia per proteggersi istintivamente dalla furia del giovane. Lucius non si era accorto della presenza della donna nella stanza, così si ricompose all’istante, anche se non era accompagnato dalla solita aria spavalda e sicura. Era completamente zuppo, segno che aveva trascorso veramente la serata all’aperto e a contatto con la pioggia incessante precipitata durante tutta la notte. Indossava sopra i vestiti un mantello nero, interamente bagnato anch’esso.
<< Lumacorno ha chiesto di te >> lo informò Narcissa, trovando il coraggio di parlare da chissà quale angolo remoto del cervello. Lucius si tolse il pesante mantello e si avvicinò anch’egli al fuoco, per trovare un po’ di calore dopo la brutta serata che aveva passato. Lanciò un’occhiata veloce alla fanciulla che si era visibilmente irrigidita al suo arrivo, ma non riuscì a distogliere lo sguardo da ciò che i suoi occhi incontrarono. Non si era mai reso conto di quanto fosse deliziosamente graziosa la piccola Narcissa Black, tutta boccoli e occhi azzurri, che adesso lo guardava con aria sconcertata. Non le aveva mai prestato particolari attenzioni da quando era giunta ad Hogwarts, dal momento che era solo un pulcino sperduto che seguiva sua sorella come un’ombra. Eppure, adesso le aggraziate forme intrappolate in quell’elegante vestito color smeraldo gli confermavano che indubbiamente si trovava in presenza di una donna dotata di una bellezza sensazionale. Si maledisse interiormente per essere stato così cieco in passato, e in parte quella visione paradisiaca riuscì a spazzare via il ricordo della pessima serata. Dopo qualche attimo, Lucius riuscì a riprendere il controllo di sé e allontanò brutalmente lo sguardo da lei.
<< Sarai stata contenta di non vedermi stasera, così anche questa volta sei rimasta l’alunna modello che tutti i professori vorrebbero avere >> sibilò Malfoy, con gli occhi grigi in cui lampeggiava il riflesso del fuoco fissi in direzione del caminetto.
Come la sera precedente, Narcissa rimase disarmata dalla freddezza che quel ragazzo così arrogante le riservava gratuitamente.
<< Spero che gli allenamenti di questa sera siano serviti a qualcosa. Magari sarà la buona volta che Serpeverde riesce a vincere la prima partita dell’anno >> ringhiò lei, voltandosi velocemente per raggiungere le scale che l’avrebbero portata ai dormitori femminili. Lucius seguì con lo sguardo la sua perfetta silhouette che si allontanava, colpito dalle parole con cui la donna si era rapidamente congedata.
Rimase per qualche minuto a fissare il fuoco inizialmente senza capire, mentre lentamente la verità si faceva strada nella sua testa; poi afferrò le sue cose e si diresse verso la sua stanza con una nuova e pericolosa consapevolezza in pugno.
 
 
 
 
 
Colgo l’occasione per scusarmi fino alla morte per questa imperdonabile assenza. Sono DUE anni che non aggiorno e sono già abbastanza mortificata per essere sparita. Ma era da un po’ di tempo che meditavo di ricomparire e continuare ciò che avevo lasciato in sospeso, quindi se vorrete ancora seguirmi vi prometto che questa volta non vi abbandonerò. Vi ringrazio infinitamente per le splendide recensioni che mi avete lasciato l’ultima volta, siete sempre così care che mi scaldate il cuore. Spero che questo capitolo possa appassionarvi in qualche modo e riaccendere il desiderio di seguire ancora questa coppia che rimarrà per sempre la mia preferita. Dopo questo notevole lasso di tempo è d’obbligo chiedervi come sta andando la vita e se qualcosa è cambiato. Mi auguro di risentirvi e di recuperare nonostante questo piccolo gap che ci ha separate …
Un abbraccio alla “a volte ritornano”.
Cissy 

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Capitolo 5
*** Sospetti ***


05. Sospetti





La mattina seguente Narcissa si svegliò in forze, pronta ad affrontare quello che il giorno le avrebbe riservato, come se ciò che era accaduto la sera precedente fosse solo un brutto ricordo da rimuovere al più presto. Dopo lo scontro tra lei e Lucius, la ragazza era rimasta a fissare il soffitto della propria camera cercando di calmare il battito impetuoso del suo cuore. Malfoy aveva dimostrato di conoscere alla perfezione tutti i modi possibili per farla infuriare, e questa irritante consapevolezza l’aveva tenuta sveglia finché la stanchezza non aveva preso il sopravvento, attirandola nelle dolci grinfie di Morfeo.
Fu così che, nonostante le poche ore di sonno che aveva sulle spalle, quella mattina la fanciulla si alzò carica e con le idee ben chiare. Percorse con un andamento piuttosto concitato il tragitto che separava la sua stanza dalla Sala Grande, intenzionata a raggiungere al più presto la sua amica Alanis per raccontarle ciò che era accaduto alla riunione del Lumaclub.
Come si era aspettata, la trovò che si stava ingozzando delle solite prelibatezze che la cucina di Hogwarts non mancava di offrire in ogni occasione.
<< Narcissa! >> esclamò l’amica, concedendo alla ragazza la deliziosa vista del cibo ridotto in poltiglia all’interno della sua bocca.
<< Alanis sei una fogna! Ringrazia che io abbia abbastanza fame da non rovinarmi l’appetito per colpa tua >> esclamò la giovane, cercando di cancellare dalla mente quella visione disgustosa prima di indirizzare lo sguardo alle pietanze disposte davanti a lei. Alanis in tutta risposta fece spallucce e posò gli occhi avidi sul pezzo di torta rimasto nel suo piatto. << Allora, come è andata la festa di ieri sera? >>
Narcissa le riferì tutto quello che era successo per filo e per segno, soffermandosi in particolar modo sulla lunga chiacchierata con Yaxley e sullo scontro verbale avuto poi con Malfoy. Mentre riferiva l’accaduto all’amica, avvertì il furore provocatole in precedenza dall’impertinenza del giovane farsi strada di nuovo nelle sue vene.
<< Caspita, dovete essere repressi tutti e due per scattare così facilmente >> commentò Alanis, ignorando l’espressione sconvolta che si era dipinta sul volto della compagna.
<< Io non sono repressa! E’ stato lui a scaraventare quella sedia con un calcio e ad aggredirmi così come ha fatto ieri a colazione >> esclamò Narcissa, torturando con la forchetta la fetta di torta che era riuscita a sottrarre alle mire espansionistiche della ragazza che le sedeva accanto. Alanis alzò le mani in segno di resa, capendo al volo che l’argomento “Malfoy” risultava ancora troppo delicato per essere affrontato con tutta quella leggerezza. << Parli del diavolo … >> sospirò divertita, dando una gomitata all’amica per segnalarle l’arrivo di Lucius, che fece il suo ingresso trionfale nella Sala Grande chiacchierando animatamente con Rodolphus.
<< Scommetto che starà rimproverando il suo amico per avergli rubato la scena durante gli allenamenti di Quidditch di ieri sera … >> commentò sarcastica Narcissa, manifestando il suo disappunto in un rumoroso sbuffo.
<< Non vorrei recare offesa alle tue doti deduttive, ma credo che sia successo qualcosa di veramente serio ieri. Stamattina mentre scendevo per la colazione ho beccato Malfoy e Nott che parlavano fitto in Sala Comune, ma quando mi hanno vista hanno fatto finta di niente e si sono ritirati nel loro dormitorio per continuare il discorso. Peccato, per una volta avrei voluto essere io la prima a diffondere la notizia di uno scandalo … >> confidò Alanis, abbassando d’un tratto la voce, come se stesse rivelando un segreto succulento.
<< E per di più, adesso sta confabulando anche con Lestrange! >> aggiunse, come a cercare di convincere la compagna mettendola davanti al fatto compiuto.
Narcissa la ascoltò scettica, spostando gli occhi dall’amica ai due ragazzi che adesso si erano fermati, tenendosi a debita distanza dal tavolo dei Serpeverde. Continuavano a parlottare a bassa voce, mentre Rodolphus scuoteva ostinatamente la testa in segno di preoccupazione. Forse c’era davvero qualcosa che bolliva in pentola, nonostante Alanis fosse famosa per le sue congetture che la maggior parte delle volte si rivelavano solo frutto di una fin troppo fervida immaginazione.
All’improvviso, Lucius distolse lo sguardo dall’amico e si accorse che gli occhi azzurri di Narcissa lo stavano fissando con insistente curiosità.
I due giovani rimasero congelati in quel contatto visivo eloquente per qualche istante, entrambi colti visibilmente di sorpresa. Fu la ragazza a ridestarsi per prima, tornando a concentrarsi rapidamente su Alanis, e Lucius fece altrettanto, focalizzando l’attenzione su ciò che gli stava dicendo Rodolphus.  
<< Già, sembrano proprio avere un’aria cospiratoria >> confermò Narcissa, cercando di togliersi di dosso l’immagine dei profondi occhi grigi di Malfoy che le scrutavano l’anima. Finirono di mangiare mentre la fanciulla era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse di essersi alzata dalla tavola per seguire la compagna fuori dall’enorme sala. Eppure, la confusione generale che la pervadeva in quel momento non le impedì di accorgersi – non poteva esserselo immaginato – che gli occhi attenti di Lucius la osservavano di nascosto mentre andava via.




Bellatrix Black camminava spedita lungo uno dei labirintici corridoi di Hogwarts, diretta in biblioteca per dedicarsi alla ricerca sulle Maledizioni Senza Perdono assegnata dal professore di Difesa contro le Arti Oscure. In realtà, l’approfondimento era fissato per la settimana successiva, ma l’argomento aveva destato così tanta curiosità nella ragazza da spingerla ad accrescere subito le sue acerbe conoscenze. Camminava velocemente, i lunghi e ricci capelli neri le danzavano attorno, rendendola minacciosamente bella.
Riusciva ancora a sentire nella sua testa la voce del professore che metteva in guardia gli studenti riguardo alla natura malvagia di quel tipo di magie che aveva sempre affascinato la fanciulla. Assumere il totale controllo fisico e mentale di una persona trasformandola in un’ubbidiente marionetta; avere il potere di togliere la vita con un solo, fluido gesto della bacchetta; e infine, di gran lunga quella che aveva attirato di più l’attenzione, la maledizione Cruciatus: prendere il sopravvento sulla vittima infliggendole un tormento interiore da cui era impossibile fuggire. Un brivido di piacere pervase la schiena magra di Bellatrix, stampandole un sorrisino compiaciuto sulle labbra piene. Amava l’effetto che la Magia Oscura aveva su di lei: era come rimanere abbagliati da una potente luce, sapeva che l’eccessiva luminosità le avrebbe ferito gli occhi, ma l’attrazione era troppo forte per essere spezzata. Sebbene durante tutti gli anni trascorsi ad Hogwarts i professori di Difesa avessero chiarito abbondantemente che bisognava combattere contro quel tipo di Magia, la ragazza continuava a pensare che essa non costituisse un pericolo. Gli incantesimi ordinari le erano sempre risultati piuttosto noiosi, creati appositamente da maghi vigliacchi che non volevano spingersi oltre i propri limiti. Pochi, come l’impavido fondatore della Casa a cui lei era fiera di appartenere, Salazar Serpeverde, avevano sfruttato interamente i propri poteri, seppure a caro prezzo. E Bellatrix, con quel carattere focoso e selvaggio, non si sarebbe mai accontentata di marcire nell’ombra, sprecando le sue abilità per diventare un insulso Auror. Di certo il suo futuro sarebbe stato molto più scintillante delle prospettive offerte dal mondo in cui viveva, doveva solo conoscere le persone giuste, i cui obiettivi combaciassero con i suoi. Per questo motivo era rimasta folgorata da quel giovane le cui parole su una realtà esclusivamente dominata dai Maghi non costituivano delle vane promesse. Era sicura che colui che si faceva chiamare Lord Voldemort avesse un progetto che andava al di là dei ristretti orizzonti delle persone scettiche come Mulciber o Yaxley.  
A strapparla dalle sue fantasticherie riguardanti il momento in cui avrebbe conosciuto di persona quel carismatico giovane fu la voce di Malfoy, che la colse di sorpresa.
<< Black! >> gridò alle sue spalle per farla fermare. Bellatrix si bloccò di colpo, voltandosi in direzione del ragazzo.
<< Che vuoi, Malfoy? >> gli domandò con aria annoiata, fissandolo con un’espressione di sufficienza attraverso i suoi occhi scuri.
Lucius non aveva l’atteggiamento di chi voleva fare semplicemente due chiacchiere con una studentessa che frequentava il suo stesso anno. La solita camminata spavalda lasciava intravedere un evidente stato di agitazione, nonostante gli sforzi del giovane fossero volti a mascherarlo.
<< Chiederti se per caso tu sai qualcosa di questo >> iniziò lui, porgendole un foglietto stropicciato, sul quale erano vergate con una calligrafia piuttosto elegante alcune brevi frasi. Bellatrix prese svogliatamente in mano il pezzo di carta rovinato e lesse in fretta il contenuto. Una volta terminato, alzò uno sguardo interrogativo in direzione di Lucius, che la fissava a braccia incrociate per cercare di decifrare ogni sua reazione.
<< Sei stata tu a lasciarlo nella mia stanza? Perché se è così ti consiglio vivamente di trovare una scusa plausibile per avermi mandato nella Foresta Proibita ieri sera, dicendo di avere delle importanti novità riguardo a tu-sai-cosa e dandomi poi buca>> sibilò il ragazzo, riducendo gli occhi a fessura.
L’espressione che si dipinse sul volto già sprezzante di Bellatrix era di puro e gratuito disgusto. << Ti sei bevuto quel poco di cervello che ti è rimasto nella tua zucca vuota, Malfoy? Come puoi pensare che io abbia anche solo sfiorato l’idea di scrivere un messaggio a te? >> gli chiese lei, seriamente colpita dalle accuse che le erano state appena rivolte. Lucius parve esitare per un istante di fronte a tanta sicurezza ostentata con tutta quella naturalezza. << Soltanto uno di noi poteva mandarmi un biglietto del genere, e io sono rimasto sotto la pioggia ad aspettare per tutta la serata, senza poter tornare al castello per non destare sospetti. Sono stato costretto a rientrare dopo la fine della festa di Lumacorno per confondermi con gli altri! >> ringhiò Lucius, cercando di controllare la voce per evitare che le sue parole potessero essere udite da orecchie indiscrete. Fortunatamente, però, il corridoio era apparentemente deserto, eccetto che per la presenza dei due giovani che erano sul punto di sfoderare le rispettive bacchette, tanto erano infervorati.
Bellatrix avrebbe voluto dare sfogo all’impulso di scaraventare Malfoy a terra, ma si limitò ad indurire la sua espressione, ricordandosi dove si trovava.
<< Oh, certo. E io non avrei nient’altro da fare che spedire bigliettini ad un ragazzo borioso e viziato come te? Ammetto che l’idea di costringerti a rimanere sotto la pioggia per tutta la notte da solo nella Foresta Proibita potrebbe in qualche modo divertirmi, ma ti consiglio di ridimensionare il tuo ego spropositato prima di accusare me di qualcosa che si addice senza dubbio di più ai tuoi stupidi amichetti. >>
Bellatrix si gustò con delizia l’effetto che le sue parole velenose ebbero sul volto di solito spavaldo e sicuro di sé del ragazzo. Lucius aveva la mascella serrata, segno che non sarebbe riuscito a contenere la rabbia ulteriormente se la donna avesse continuato a stuzzicarlo. Ogni parte del suo viso era contratta dall’ira, tant’è che il suo corpo sembrava essersi trasformato in un blocco di marmo accuratamente scolpito.
<< Ho già parlato con Avery e Rodolphus e ho la certezza che non è stata opera loro. Tu invece dov’eri ieri sera, Bellatrix? Ad iniettarti una dose di acidità gratuita in piena solitudine? >> le domandò lui con un sorriso malvagio disegnato appena sulle labbra sottili.
<< Non sono affari che ti riguardano, Malfoy, e non intendo rimanere qui ancora a farmi interrogare da te >> sbottò lei d’un tratto, voltandosi bruscamente per riprendere il cammino interrotto dall’arrivo del giovane. Ma Lucius fu più rapido di lei e la agguantò per un braccio, costringendola a rispondere alla sua ultima domanda.
<< E che ne dici di tua sorella che è convinta che ieri io mi sia allenato a Quidditch per tutta la serata? Se l’è forse inventato, o qualcuno glielo ha riferito, magari? >>
Per la prima volta Bellatrix rimase spiazzata dalle parole del ragazzo.
<< Che cosa c’entra Cissy? >> gli domandò a sua volta, pronunciando quel nome con un tono protettivo che solitamente non le apparteneva. Lucius sorrise, certo di aver trovato la debolezza su cui fare leva per ottenere uno straccio di collaborazione da parte della donna.
<< Proprio così, è stato ciò che mi ha detto ad illuminarmi sul fatto che qualcuno avesse architettato un pessimo scherzo per me. Lei non ha molti rapporti con i Serpeverde, ma tu sei sua sorella … E come credi che reagirebbe sapendo che tu rischi l’espulsione tutte le volte che ci riuniamo con gli altri, violando una decina delle regole di Hogwarts? >>
Malfoy diventò improvvisamente calmo, consapevole di aver fatto centro. La sua voce adesso era vellutata e sorprendentemente soave, nonostante si trovasse di fronte ad una delle persone più insopportabili che avesse incontrato in vita sua.
Gli occhi della fanciulla si ridussero a due fessure cariche di odio insopprimibile. Detestava Malfoy e il fatto che condividessero sfortunatamente gli stessi obiettivi per il futuro, ma soprattutto non tollerava la confidenza che si era preso nel citare Narcissa.
<< Avevi promesso che non avresti detto una sola parola a mia sorella riguardo all’intera faccenda! Una volta che usciremo da qui e che saremo liberi di progettare il nostro avvenire le racconterò tutto, ma ora voglio che il mio ultimo anno scolastico sia privo di inutili tensioni e preoccupazioni. E tu non le dirai un bel niente dato che sei coinvolto così come lo sono io >> affermò altrettanto decisa, con gli occhi che lampeggiavano minacciosamente.
Lucius aggrottò le sopracciglia, assumendo un’espressione ancora più tesa. Aveva smesso già da un po’ di credere che fosse stata Bellatrix ad organizzargli quello scherzo, e una consapevolezza simile non faceva altro che aumentare la dose di mistero di cui era intrisa quella situazione.
<< Dobbiamo capire chi è stato ad ideare tutto questo. Potrebbe esserci qualcuno che vuole sabotare i nostri piani e che cerca di farci espellere. E’ meglio evitare di fissare altre riunioni, per ora … >> stabilì il giovane, mentre la sua mente lavorava frenetica in cerca di una soluzione.
Entrambi non si accorsero che, nascosta nell’ombra per tutta la durata del loro incontro, stava una terrorizzata ed allo stesso tempo emozionata Alanis.  





Spazio Ringraziamenti: Salveee! Devo ammettere che mi sono divertita parecchio a scrivere questo capitolo, soprattutto quando sono arrivata all’ultima parte. Credo che abbiate capito cosa sta succedendo: qualcuno trama nell’ombra e sono sicura che voi abbiate già dei sospetti … Ma bando alle ciance! Ringrazio ancora le meravigliose persone che continuano a seguirmi con tanto affetto: Giuliii, BekkaMalfoy e Francyslytherin, siete davvero dei tesori! Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità con questo capitolo …
Vi abbraccio forte,
Cissy




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Capitolo 6
*** A lezione di Pozioni ***


06. A lezione di Pozioni





La Sala Grande brulicava di studenti affamati e concitati. Narcissa non aveva mai visto così tanto trambusto nell’immensa stanza che ospitava gli alunni durante i prelibati pasti. Un sommesso gorgoglio che proveniva dal suo stomaco la indusse ad accelerare il passo e dirigersi verso la tavolata dei Serpeverde. La ragazza sapeva perché tutti erano così eccitati, come se qualcuno avesse scagliato loro la fattura Tarantallegra: la partita di Quidditch che si sarebbe tenuta l’indomani. Se c’era qualcosa del Mondo Magico che meno attirava l’attenzione della giovane era proprio quello sport, così rozzo e rudimentale, nel corso del quale gli uomini si trasformavano in belve assetate di gloria a cavallo di una scopa. Non le erano mai piaciuti quegli attrezzi poco pratici e decisamente antiestetici; era sempre stata convinta del fatto che avessero vita propria, e per chi come lei soffriva terribilmente di vertigini, una consapevolezza simile era fonte inesauribile di terrore. Perciò, non comprendeva affatto l’eccessivo entusiasmo generale che animava i compagni, soprattutto dal momento che si trattava di una banale partita di inizio anno.
Tuttavia, Alanis le aveva detto che ci teneva tanto perché lei fosse presente e facesse il tifo per lei, quindi sarebbe andata all’incontro, anche se l’idea non le procurava il minimo piacere.
Alanis … solo ora Narcissa si accorse che la prima a non perdersi mai un appuntamento culinario non era seduta in mezzo agli altri Serpeverde. La cercò con lo sguardo lungo tutta la tavolata, mentre un’espressione accigliata le si dipingeva rapidamente sul bel volto.
<< Ehi, Black! >>
Era talmente intenta a cercare la sua amica da non accorgersi che Lucius aveva approfittato di quel momento di distrazione per scivolare sulla panca, sedendosi accanto a lei. Narcissa fissò i suoi occhi azzurri sul giovane, prima con stupore e successivamente con evidente disappunto.
<< Malfoy, e tu che ci fai qui? Questo posto è occupato >> osservò lei, inarcando un sopracciglio che non prometteva niente di buono. Lucius ignorò la freddezza che lei gli aveva generosamente riservato, sfoderando in risposta un luminoso e ammaliatore sorriso.
<< Veramente a me sembrava libero … >>
La ragazza spostò velocemente lo sguardo da lui, cercando di concentrare la propria attenzione sul cibo, tanta era l’irritazione che le procurava quella vicinanza.
<< E’ per la mia amica Alanis. Perché non te ne torni dai tuoi amichetti a parlare della partita invece di infastidire me? >> gli chiese lei, facendo uscire dalle labbra rosee un leggero sbuffo. Lucius continuò a ridacchiare di fronte a tanta ostinata rigidità, senza prendere in considerazione il suggerimento di Narcissa, che suonava più che altro come un velato ordine.
<< Perché sento il bisogno di scusarmi con te per come mi sono comportato ieri sera. Ero nervoso e arrabbiato, ma tu non c’entravi niente con il mio pessimo umore >> confessò lui rilassando i muscoli della mascella solitamente tesi. Gli occhi grigi lampeggiarono di sincerità mentre pronunciava quelle parole a bassa voce, in modo tale che l’unica che potesse sentirlo fosse proprio la meravigliosa fanciulla che gli sedeva accanto.
Narcissa rimase stupita nel vedere quello che aveva sempre considerato un ragazzo arrogante e superbo abbassarsi a tanto. Tacque per qualche secondo senza sapere bene cosa replicare, mentre le gote le si arrossavano irrimediabilmente. Distolse subito lo sguardo dagli occhi penetranti e profondi del giovane per ritrovare almeno uno straccio di autocontrollo, ma quando tornò a guardare davanti a sé, Lucius non c’era più. Aveva fatto esattamente quello che gli aveva chiesto poco gentilmente lei: era di nuovo fra i suoi amici a parlare di qualche stupido schema di gioco.
Narcissa lo fissò inconsciamente per qualche secondo, delusa che se ne fosse andato prima di lasciarle del tempo per rispondere. In piedi, con le mani nelle tasche e un sorriso furbo sulle labbra, era decisamente il ragazzo più affascinante su cui due occhi femminili potessero posarsi. Si distingueva visibilmente dagli altri compagni della sua età: aveva portamento, eleganza, e sapeva precisamente come risultare sempre al centro della scena pur non desiderandolo. Narcissa si svegliò di soprassalto da quel sogno ad occhi aperti, sentendosi una sciocca per aver assunto lo stesso atteggiamento delle ragazze che in passato aveva tanto biasimato. Non si era forse imbambolata anche lei come avevano fatto tante altre giovani donne che lei stessa aveva definito delle oche senza cervello?
Si ritrovò a fissare il piatto con un nodo che le serrava la gola con forza sempre più crescente. All’improvviso si sentì irrimediabilmente a disagio nell’osservare che tutti attorno a lei si divertivano e chiacchieravano animatamente; tutti tranne lei.
Sospirò rumorosamente e si alzò, decisa ad abbandonare tutto quel chiasso per cercare un po’ di pace interiore.





Mi sono comportata da stupida poco fa, a pranzo. Ma c’è da dire a mia discolpa che sono stata colta di sorpresa, perché non ero pronta ad un simile atteggiamento. Insomma, si tratta sempre di Lucius Malfoy, tutta quella improvvisa gentilezza deve per forza essere qualcosa di passeggero. E se prima non me l’aspettavo, vorrà dire che adesso resterò sempre in guardia quando si tratterà di lui …
Questi pensieri autogiustificanti e bellicosi presero ad affollare la mente di Narcissa, mentre il suo cuore trovava un po’ di requie dopo la piccola umiliazione con se stessa avuta luogo nella Sala Grande. Aveva iniziato a passeggiare per i rassicuranti corridoi di Hogwarts, lasciandosi cullare dal suo andamento lento e tranquillo.
Nemmeno guardava dove stava andando di preciso, ma camminare le era servito a perdonarsi dopo essersi ammorbidita in modo eccessivo in presenza di Lucius.
Ancora non riusciva a darsi delle risposte, perché mai nella sua giovane vita aveva perso così velocemente il controllo di sé e delle proprie emozioni. Era inaccettabile che lei, l’imperturbabile Narcissa Black, si fosse lasciata ammaliare in quattro e quattro’otto dalle moine di un arrogante, seppur affascinante ragazzo. Cancellò subito dalla sua mente quell’aggettivo che era arrivato istintivamente a designare Malfoy, senza che lei potesse evitarlo. D’ora in poi sarebbe stata più fredda di un blocco di ghiaccio, senza permettere che qualcuno osasse turbarla tanto quanto ci era riuscito Lucius negli ultimi giorni.
Era talmente avvinta in quella matassa di pensieri che dovette scontrarsi contro Lumacorno per accorgersi della sua presenza.
<< Signorina Black! >> esclamò l’omone, guardandola con imbarazzato stupore.
Narcissa sgranò gli occhi maledicendo interiormente se stessa per aver urtato un insegnante.
<< Professor Lumacorno! Io … io sono mortificata, ero distratta e non l’ho vista >> farfugliò lei, assumendo un’espressione innocente. Il docente mosse una mano in segno di noncuranza, indirizzandole un sorriso di riconciliazione.
<< Scommetto che era concentrata sul ripasso degli argomenti e non mi ha visto! Ah, il suo amore verso la mia materia riesce sempre a commuovermi … >> sospirò l’uomo, gesticolando con frenesia. << A proposito, aspetto anche lei insieme agli altri in cortile per una, diciamo, insolita lezione di Pozioni tra … un quarto d’ora, circa. >>
E detto ciò, si voltò per riprendere il cammino interrotto dallo scontro con la studentessa.


Dopo un quarto d’ora esatto, Narcissa si ritrovò insieme a tutti i suoi compagni di corso nel cortile, come stabilito dall’insegnante. Subito si accorse che c’era qualcosa di strano, perché la classe era molto più numerosa del solito. Oltre ai ragazzi che come lei frequentavano il sesto anno, infatti, vi erano anche alcuni studenti del settimo, che chiacchieravano in gruppetto. Circondato da un ventaglio di ragazzine che pendevano dalle sue labbra suadenti, stava Lucius Malfoy, pienamente conscio della pericolosa influenza che aveva su di loro. Narcissa alzò gli occhi al cielo, distogliendo lo sguardo da quella penosa visione per cercare di nuovo la sua amica, che sembrava scomparsa nel nulla dall’ora di pranzo. Sebbene Alanis non fosse mai stata una cima in Pozioni, da quando aveva conosciuto Narcissa si era appassionata un pochino alla materia, riuscendo anche a migliorare. E di solito, eccetto quando c’erano gli allenamenti di Quidditch in vista, non si perdeva mai una lezione. Fu per questo motivo che un senso di minacciosa preoccupazione si fece strada nel cuore della ragazza, spingendola a chiedersi che fine avesse fatto la sua amica. Già saltare il pranzo era da considerarsi un sacrilegio per Alanis, ma Narcissa non ci aveva fatto più tanto caso, dal momento che era stata sviata da quell’idiota di Malfoy.
In attesa dell’arrivo di Lumacorno, la fanciulla iniziò a frugare nella borsa in cerca del quaderno sul quale segnava le annotazioni durante le spiegazioni di Pozioni.
E dato che il professore era solito porre qualche domanda sugli argomenti nuovi, lei aveva preso l’abitudine di ripassare sempre in modo tale da risultare in ogni caso la studentessa più brillante. Tuttavia, in quei giorni si era totalmente dimenticata di rivedere gli appunti sull’ultimo argomento, e non aveva la minima idea di cosa trattasse.
<< Dannazione >> esclamò lei, mentre un lieve senso di angoscia attanagliava il suo cuore nel constatare che il quaderno era sparito. E adesso come faccio? Non ricordo un accidente di quello che ho scritto, non saprei rispondere correttamente nemmeno ad una domanda! Pensò amaramente, conscia del fatto che quella lieve mancanza avrebbe potuto pregiudicare il suo scintillante Eccezionale in Pozioni. Eppure non si era separata un secondo dalla sua borsa, l’aveva portata sempre con sé, perfino a pranzo …
Lumacorno giunse con un tempismo perfetto, mentre Narcissa si sentiva sprofondare nello sconforto più totale. E odiò come non mai Lucius quando ammiccò in uno strano modo verso di lei, prima che il professore iniziasse la lezione.
<< Buongiorno a voi, miei cari! Come avrete sicuramente notato, oggi ci troviamo in un posto insolito rispetto alle nostre abitudini. Ma prima di spiegarvi il motivo di questa piccola follia, occorre saggiare la vostra preparazione con qualche domanda … >>
Un coro di sonore lamentele pervase il gruppo di studenti, delusi dal fatto che pur trovandosi in cortile, le consuetudini dell’insegnante non erano affatto cambiate.
Narcissa si ritrovò suo malgrado a fare qualcosa che non rientrava minimamente nel suo comportamento: tentò in tutti i modi di nascondersi dietro ai compagni più alti di lei, ma non riuscì a sfuggire allo sguardo attento di Lumacorno.
<< Signorina Black, questa domanda è per lei. Nella lezione precedente ho accennato alla preparazione del Distillato della Morte Vivente … A tal proposito, saprebbe indicarmi i due ingredienti base di tale pozione? >> domandò l’omone, con espressione carica di sfavillanti aspettative.
Narcissa deglutì nervosamente, avvertendo tutti gli occhi dei compagni puntati su di lei. Sforzò il cervello in preda al panico, cercando disperatamente di ricordare qualcosa, ma la consapevolezza di non sapere nulla al riguardo le aveva attorcigliato lingua e meningi.
Era come trovarsi in uno spaventoso incubo: quel silenzio prolungato troppo a lungo non era da lei, ed era sicura che ciò che aveva appena intravisto sul volto del docente fosse l’ombra di una delusione.
Una voce intervenne inaspettatamente a rompere quell’atmosfera glaciale che si era creata.
<< Gli ingredienti base per la preparazione del Distillato della Morte Vivente sono le radici di Valeriana ed il succo di Fagiolo Sopoforoso, signore >> scandì con precisione Lucius, decorando il suo tono decisamente saccente con un sorriso sfolgorante.
Narcissa si voltò scioccata in direzione di quello che era sempre stato una frana nella materia in cui invece lei aveva eccelso fin dal primo anno. Non poteva credere che a completare quel terribile smacco al suo orgoglio di studentessa modello fosse proprio Malfoy, che l’unica attività di Hogwarts a cui si dedicava con assiduità era il Quidditch.
L’intervento di Lucius non aveva lasciato a bocca aperta solo la giovane Black. Tutti lo guardavano ora con estremo stupore, come se fosse appena avvenuto un miracolo. Lumacorno per primo aveva un’espressione sconcertata e meravigliata allo stesso tempo. Destabilizzato da quell’evento più unico che raro, tornò a concentrarsi sull’alunna che più gli aveva dato soddisfazioni, e che proprio in quel momento invece dimostrava di non essere all’altezza delle sue capacità.
<< Eccellente risposta, signor Malfoy. Ehm, signorina Black, si ricorda per caso l’aspetto che assume la pozione durante le varie fasi? >> domandò il professore, stupendosi delle sue stesse parole volte a lodare il giovane.
Narcissa era convinta che sarebbe svenuta da un momento all’altro. No, non aveva la più pallida idea di quale maledetto colore assumesse quella dannata pozione. Abbassò lo sguardo a terra, mentre dentro di sé sapeva con certezza che quella era stata decisamente la giornata più brutta della sua vita scolastica. Strinse con forza i denti, per impedire alle lacrime che si erano formate agli angoli dei suoi occhi chiari di scivolare giù sulle guance, completando così l’opera di umiliazione già in corso.
<< Allo stato intermedio diventa di colore nero e successivamente passa al lilla chiaro; se la si mescola in senso antiorario, infine, diviene limpida come l’acqua >> si offrì sempre Lucius, sotto lo sguardo ammirato e colpito di Lumacorno, che se prima aveva avuto dubbi sulla propria lucidità mentale, fu costretto a ricredersi.
<< Bene … Risulta strano anche a me dirlo, ma forse sarebbe il caso che studiasse con il signor Malfoy, signorina Black. E a tal proposito, per evitare di continuare con questa commedia, vi informo che ci sono delle novità per quanto riguarda il compito sulla pozione restringente. Non so se vi siete già accordati fra di voi, ma ho pensato che fosse istruttivo – e ne abbiamo appena avuto la prova – unire gli studenti del sesto e del settimo anno in questo piccolo progetto. Ecco perché oggi siamo così numerosi: intendo creare delle coppie che collaborino nella realizzazione di una delle pozioni più complicate da produrre. Perciò, il voto più alto andrà a chi saprà lavorare meglio con il proprio partner in questi giorni. Avete tempo a sufficienza per portare a compimento il vostro compito insieme e consegnarmi una fiala del vostro operato prima della prossima lezione.
Black, Malfoy: voi farete coppia. >>
La frase finale giunse come un colpo di grazia per Narcissa. Non solo era appena stata protagonista di una figuraccia che sarebbe passata alla storia degli annali di Hogwarts, ma oltretutto avrebbe dovuto realizzare una pozione già di base complicata con quello che era appena diventato il suo peggior nemico. Il resto della lezione passò in modo crudelmente lento, e la ragazza non ascoltò nemmeno una parola di quello che diceva Lumacorno.
Avrebbe voluto urlare e prendere a pugni quello sbruffone di Malfoy, che aveva osato umiliarla in maniera così sfacciata davanti a tutti, e invece si ritrovò a contare i minuti che restavano affinché la lezione terminasse.
Adesso sì che si sentiva stupida per aver ceduto a pranzo al finto pentimento di Malfoy, e questo contribuì ad allargare la piaga già dolorante sul suo orgoglio ferito.
Una volta che Lumacorno si congedò, gli studenti si allontanarono dal cortile, commentando a bassa voce quanto era accaduto durante la lezione.
Narcissa si riscosse dal suo stato mentale di autocommiserazione, accorgendosi che Lucius la stava aspettando. Gli lanciò uno sguardo inceneritore carico di puro odio, prima di dirigersi verso il corridoio. Tuttavia, il ragazzo bloccò il suo cammino parandosi davanti a lei.
Narcissa sbuffò, cercando di controllare gli istinti omicidi che avevano cominciato a pervaderla dolcemente.
<< Ma come! Non sei contenta di essere la mia partner? >> le chiese con voce flautata, fingendosi offeso dall’atteggiamento ostile della donna, che lo fissava più infuriata che mai. La ragazza cercò invano di scansare bruscamente il massiccio corpo di Lucius per farsi strada verso la Sala Comune e trovare conforto nella propria camera, dove finalmente avrebbe potuto dare sfogo alla marea di sentimenti che abitava dentro di lei.
<< Ti sbagli di grosso se pensi che io mi abbasserò a fare il compito con te. Magari oggi sei riuscito a fare bella figura imparandoti a memoria due stupide paroline messe in croce, ma ricordati che io, a differenza tua, ho studiato per anni e non permetterò ad un prepotente, egocentrico e ignorante sbruffone come te di rovinarmi la media. E adesso sparisci dalla mia vista! >> si ribellò Narcissa, ribadendo ogni singola parola pronunciata colpendo ripetutamente il petto ampio del giovane. Lucius placò quella piccola furia bionda che gli si era scagliata addosso prendendole i polsi e costringendola a fermarsi.
<< Andiamo, Narcissa, non puoi sempre essere la prima della classe. E sono certo che ciò che è accaduto oggi non intaccherà minimamente i tuoi voti immacolati. Per realizzare quella pozione servirà collaborazione, e io sono pronto a darti la mia massima disponibilità. Ti prometto che il voto più alto sarà assegnato a noi due >> le sussurrò, fissandola con un’intensità disarmante. Suo malgrado, Narcissa si sentì di nuovo minuscola e indifesa di fronte a quegli occhi così profondi in cui era tanto facile perdersi.
<< Beh, si dà il caso che io ho già un partner con cui fare coppia, qualcuno che ci tiene davvero a farmi fare bella figura >> sibilò lei, liberandosi dalla sua presa con uno strattone improvviso. Lucius rimase senza parole a quella rivelazione, solo in quel corridoio deserto, mentre una fitta di inaspettata gelosia si insinuava nel suo petto, lacerandolo silenziosamente.






Spazio Ringraziamenti: Questo capitolo si è concretizzato inaspettatamente oggi pomeriggio, quando mi sono messa a scrivere per rilassarmi in vista dell’esame di domani! E direi che sono riuscita nel mio intento: non mi sono mai divertita tanto prima di affrontare una prova … Ho adorato digitare ogni singola battuta e spero di deliziare anche voi 
La vostra sempre più perfida Cissy

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Capitolo 7
*** Confessioni ***


07. Confessioni





Narcissa dormì poco e male quella notte, agitata com’era dai mille pensieri che le frullavano nella mente senza sosta. L’esperienza di quel giorno l’aveva distrutta, lasciandola priva di forze, ma anche abbastanza in ansia da perdere qualsiasi principio di sonno degno di quel nome. Inoltre aveva constatato, suo malgrado, che il comportamento di Lucius possedeva una considerevole influenza sul suo umore, fatto del tutto sconosciuto a lei che era sempre stata dotata di un rigido autocontrollo. Malfoy era perfettamente in grado di sconvolgere il suo equilibrio, e non aveva bisogno neanche di molto impegno per riuscirci. Lo odiava: ecco la ragione per cui si sentiva così stordita in sua presenza, non potevano esserci altre spiegazioni. Mentre Narcissa lottava con se stessa per far sembrare convincente quella considerazione così vacillante, un pensiero più urgente – lo stesso che l’aveva assillata per tutta la notte – tornò a tormentarla.
Dove diavolo era finita Alanis? L’amica non si era fatta vedere per tutta la giornata: aveva saltato tutti e tre i pasti, non si era presentata alle lezioni che frequentava insieme a Narcissa, e per di più non era stata vista nemmeno in Sala Comune. La giovane Black era rimasta per tutta la serata ad aspettarla davanti al maestoso caminetto dove i Serpeverde erano soliti ritrovarsi per chiacchierare amabilmente.
Ma le sue premurose attese erano state deluse dall’assenza prolungata della ragazza, che sembrava davvero essere svanita nel nulla. L’insonnia aveva torturato per bene Narcissa e ad aumentare il carico già oltremodo pesante c’era la sparizione improvvisa dell’unica persona con cui avesse socializzato seriamente da quando era giunta ad Hogwarts.
Fu così che la mattina seguente, con qualche ora scarsa di sonno agitato sulle spalle, Narcissa fu lieta di avere finalmente qualcosa da fare. Dopo essersi tolta di dosso gli spiacevoli ricordi lasciati da quella notte insonne per mezzo di una doccia ristoratrice, la fanciulla si diresse nuovamente nella Sala Comune, stavolta con le idee più chiare e la mente rigenerata. Tuttavia, l’avventura notturna tutt’altro che entusiasmante le aveva fatto perdere la cognizione del tempo, e nel momento in cui entrò nella stanza si ritrovò travolta da un’ondata di entusiasmo generale ai suoi occhi ingiustificato. Con aria estremamente confusa si fece largo tra la piccola folla di gente per raggiungere l’unica persona che poteva darle delle risposte. Christie Thompson sgranò vistosamente gli occhi non appena vide arrivare verso di lei quella che era considerata la ragazza più affascinante e allo stesso tempo schiva di tutta la scuola. Narcissa si sforzò di sorriderle, nonostante l’espressione da cucciolo abbandonato della fanciulla la innervosisse oltremodo.
<< Tu sei Christie, giusto? E frequenti le lezioni di Erbologia con la mia amica Alanis, non è così? >> le chiese senza mezzi termini, fissando gli occhi spaventati e stupiti della giovane. << S-sì >> balbettò Christie, come se fosse stata sottoposta ad un interrogatorio. Si sistemò con mani tremanti i grossi occhiali che le coprivano gran parte del viso, sentendosi a disagio di fronte alla bellezza della più piccola delle sorelle Black.
<< E l’hai vista di recente, per caso? >> domandò ancora Narcissa, incrociando le braccia al petto con decisione. Christie abbassò immediatamente il capo, mentre i capelli rosso sbiadito le scendevano in avanti coprendole il volto.
<< Non lo so, io … non mi ricordo >> farfugliò, evitando accuratamente di alzare lo sguardo in direzione della ragazza che cominciava a dare segni di impazienza.
<< Erbologia c’è stata ieri, dico bene? >>
<< Sì, è così >>
<< E il gruppo che frequenta quelle lezioni non è numeroso, o mi sbaglio? >>
<< No, affatto >>
<< Quindi non dovrebbe costarti uno sforzo disumano ricordare se Alanis si è presentata o meno a lezione! >>
<< No, ma io … >>
Narcissa la interruppe con un gesto secco della mano, riducendo gli occhi a fessura e piantandoli in quelli terrorizzati di Christie.
<< Basta con i monosillabi, Thompson. Te lo chiedo per l’ultima volta: hai visto Alanis ieri a Erbologia? >>
Christie prese fiato come se fosse stata pronta ad immergersi in una superficie gelida. A Narcissa era stato chiaro fin da subito che la ragazza non avrebbe opposto troppa resistenza e le avrebbe rivelato con facilità quello che cercava di nascondere tanto nervosamente. Le era bastato assumere un’aria piuttosto minacciosa per spaventarla giusto un po’ e spingerla a sputare il rospo.
<< E va bene! L’ho vista ieri a lezione, non aveva una bella cera … >> confessò Christie, coprendosi il volto con le mani ossute.
Narcissa, che fino a quel momento era rimasta in piedi per mantenere un certo distacco dalla compagna, si lasciò cadere immediatamente sulla poltroncina accanto a quella in cui stava rannicchiata l’altra fanciulla.
<< Che vuoi dire? Sta male? Parla, Thompson! >> strillò la giovane Black, innervosita dall’ostentata chiusura che le veniva riservata.
Christie finalmente si decise ad abbandonare quell’atteggiamento infantile e guardò Narcissa dritto negli occhi.
<< Non lo so cos’ha, non ha voluto dirmelo, nonostante io abbia insistito più volte. Sembrava che avesse visto un fantasma, non era allegra come sempre. E per di più non si è presentata nemmeno a cena … Era così spaventata! Oh, cosa le potrà mai essere successo, Narcissa? >>
Di fronte a tutta quell’improvvisa confidenza Narcissa si lasciò sfuggire una smorfia di disapprovazione. Ma Christie non l’aveva notata, intenta com’era a ricomporsi in seguito al breve ma intenso racconto.
<< Pensi che dovremmo dirlo ad un insegnante? Magari direttamente al Preside! >> suggerì la giovane mentre si soffiava rumorosamente il naso.
<< Noi non faremo niente di tutto questo per ora, però magari tu puoi aiutarmi spiegandomi perché ci hai messo tanto a raccontarmi quello che sapevi >> dichiarò Narcissa, alzando un sopracciglio scettico.
Christie abbassò lo sguardo in segno di evidente imbarazzo, poi lanciò un’occhiata fugace all’ambiente circostante per sincerarsi che nessuno stesse origliando la loro conversazione.
<< Beh, Alanis mi ha chiesto di non dire in giro che l’avevo vista. Ha detto che dovevo fare finta di niente e quando le ho domandato il perché non mi ha dato risposte. Era così strana … >> ripeté la ragazza, assumendo un’espressione esageratamente corrucciata.
Stanca del modo recitato con cui Christie aveva l’abitudine di raccontare i fatti, Narcissa si congedò in fretta, mentre la testa cominciava a riempirsi di quesiti.
Era ovvio che la sua amica fosse tormentata da qualcosa di più grande di lei, perché non rientrava assolutamente nei canoni comportamentali di Alanis sparire dal mondo intero. Era accaduto che in passato la tristezza si fosse abbattuta sul carattere solare della fanciulla, oscurandolo temporaneamente. In quelle occasioni, però, Narcissa era stata sempre presente, prendendo su di sé parte dell’ingente carico in modo da alleggerire il peso della sofferenza. Eppure stavolta Alanis aveva deciso di combattere in solitudine, e questa consapevolezza bruciava dolorosamente nel cuore della giovane Black.
Narcissa non si era mai sentita tanto abbandonata quanto in quel momento; la Sala Comune brulicava di gente allegra e spensierata, che si godeva quegli attimi di frivolezza riempiendoli di chiacchiere e risate festanti. Improvvisamente si sentì fuori posto in mezzo a quel caos gaudente. La felicità spumeggiante che aleggiava nella stanza cozzava terribilmente con il suo umore nero, ma l’unica che percepiva quel rumore stridente sembrava essere Narcissa.
Ben presto desiderò con tutta se stessa di evadere da quella prigione sorda al suo silenzioso grido di aiuto, così tentò di farsi strada verso l’uscita. Ma qualcuno la prese per un braccio e la trascinò contro la sua volontà in un angolo piuttosto calmo rispetto al resto dell’ambiente.
<< Narcissa! >>
La voce di Lucius la colpì letteralmente alle spalle, facendola sentire ancora più piccola e fuori luogo di prima. Non appena la ragazza si accorse di chi aveva di fronte, si asciugò rapidamente con il dorso della mano una lacrima impertinente che era sfuggita al proprio controllo. Si sentì immensamente sciocca nel constatare che l’occhio attento di Lucius non si era fatto scappare quell’umiliante particolare.
<< Non immaginavo che la mia presenza ti facesse commuovere >> commentò lui, portandosi una mano al cuore in segno di finta sorpresa. Una volta raccolti i frammenti della propria dignità che Lucius aveva sparpagliato per la stanza, Narcissa si concesse il diritto di scoccargli un’occhiata assassina.
<< Lasciami stare, Malfoy! >> protestò la ragazza, scansandolo con una mano per scappare da quel luogo di tortura una volta per tutte. Il giovane, tuttavia, la afferrò di nuovo per impedirle di allontanarsi.
<< Seguimi, non è il caso che gli altri ti vedano adesso. La gente non aspetta altro che questi momenti di debolezza altrui per chiacchierare e dare pieno sfogo alla cattiveria >> le sussurrò prendendola delicatamente per i polsi.
Facendole scudo con il proprio corpo, il ragazzo condusse Narcissa lontano dalla fastidiosa confusione che regnava incontrastata nella stanza. Positivamente sorpresa da quell’improvviso slancio di umanità da parte dell’ultima persona su cui avrebbe scommesso, la fanciulla si affidò docilmente alla guida di Lucius, che sembrava seriamente intenzionato ad aiutarla.
Una volta raggiunto un corridoio tranquillo, i due si fermarono e il ragazzo fissò la fanciulla con un misto di desiderio e premura attraverso i suoi intensi occhi grigi.
Narcissa si sentì girare la testa a quel contatto visivo, più profondo degli altri cui aveva partecipato negli ultimi giorni. In quella occasione, come in tutte le volte in cui Lucius cercava di catturare la sua anima mediante quei meravigliosi artigli grigi, i suoi occhi azzurri si muovevano da soli verso di lui come attirati da un’invisibile calamita.
Solo in attimi simili Narcissa si sentiva completamente nuda e indifesa di fronte ad un potere tanto forte come quello degli sguardi che nascevano tra loro due.
In diverse circostanze non avrebbe permesso a nessun altro di esercitare una forza del genere sulla propria persona. Ella, infatti, detestava perdere il controllo del proprio corpo e della sfera emotiva, ragion per cui raramente si lasciava andare a sentimenti irrazionali. Li temeva. Aveva terribilmente paura di rimanere annientata dall’unica magia che non avrebbe mai saputo spiegare e che la coglieva ogni volta impreparata: le emozioni.
Ma con Lucius era diverso. Non riusciva a impedire che i loro sguardi si incontrassero e si dicessero molto di più di quanto entrambi si ostentavano testardamente a nascondersi a vicenda. Con lui era piacevole lasciarsi andare a quella follia; perdere il controllo si trasformava in qualcosa di più profondo. Attraverso quella singolare comunicazione Narcissa permetteva a Lucius di accedere alla parte di sé che rimaneva inviolabile per tutte le persone che non condividevano legami stretti con lei.
<< Narcissa … cosa succede? >>
La domanda di Malfoy non ammetteva possibili vie di fuga, né tantomeno lo permetteva l’espressione accigliata disegnata sul suo volto perfetto. Narcissa si riscosse bruscamente dalla contemplazione degli occhi grigi di Lucius e abbassò lo sguardo, imbarazzata.
<< Io … io sono preoccupata per la mia amica Alanis, non la vedo da un po’ e temo che le sia successo qualcosa >> confessò con le guance in fiamme, mentre le parole uscivano da sole dalle sue labbra. Se fino al giorno prima Malfoy aveva fatto di tutto per guadagnarsi la medaglia di peggior nemico, adesso era diventato improvvisamente un suo confidente!
La giovane si sentì sciocca nel constatare che tutti i buoni propositi della sera precedente di vendicare la sua buona media scolastica infangata dall’intervento del ragazzo fossero andati a farsi benedire nel giro di pochi secondi. Era bastato veramente un semplice gesto di cavalleria nei suoi confronti per farla cedere? Lei era così facilmente manipolabile dalle esperte mani di Malfoy? O forse c’era dell’altro, che si rifiutava di ammettere? Scacciò dalla mente quei pensieri per tornare presente a se stessa.
Fortunatamente per Narcissa, Lucius non si accorse del suo conflitto interiore, e la trovò semplicemente molto scossa dall’inspiegabile atteggiamento dell’amica.
<< Ho visto Alanis agli allenamenti, ieri. Non ha giocato bene come al solito, ma non gli ho dato molto peso dal momento che tutti sono agitati per la partita di oggi. Sembrava solo stanca e provata, tutto qui >> le raccontò cercando di ricordare qualche altro elemento insolito nel comportamento della ragazza.
Quelle parole aumentarono ancora di più il sospetto che era nato nel cuore di Narcissa. Perché aveva l’impressione che in qualche modo Alanis non aveva intenzione di allontanarsi dal mondo intero, ma solo da lei, che rimaneva comunque la sua migliore amica? Quell’insinuazione sorta spontaneamente nella sua mente ferì inevitabilmente il cuore della fanciulla. Perché quell’improvviso distacco? Perché evitava proprio l’unica persona che teneva veramente a lei?
Narcissa si strinse le braccia al petto in un gesto di auto protezione da tutte quelle domande che si conficcavano dentro di lei come frecce aguzze.
<< Bene … vorrà dire che forse oggi avrò le risposte che sto cercando >> dichiarò con una leggera nota di timore nella voce.
Nell’udire quelle parole gli occhi di Lucius brillarono per qualche secondo.
<< Verrai alla partita? >> le domandò, cercando di controllare il delizioso moto di gioia che gli si agitava nel petto.
<< Sì, e dovrò morire di freddo oltre che di noia >> commentò lei alzando le sopracciglia in un modo che la fece apparire ancora più desiderabile.
<< Non te ne pentirai, vedrai. Sai, è universalmente riconosciuto il fatto che non ci sia modo migliore per far tornare il sorriso a una ragazza triste che vedere Lucius Malfoy in sella ad un manico di scopa >> le rivelò con un’espressione furba stampata sulle labbra sottili. Poi le sfiorò distrattamente una guancia con una mano, lasciandosi rapire dal suo viso che sembrava l’opera di un formidabile pittore.
La lasciò così: con il cuore in tumulto per tutte le emozioni provate in quelle brevi ore della mattina e con una gota che pulsava freneticamente laddove aveva incontrato la pelle di Lucius.



Spazio Ringraziamenti: non temete, non sono sparita! Ho avuto un bel po’ da fare in questi giorni, e sebbene il mio cuore bramasse di continuare la ff su Lucius e Narcissa, la mia mente era legata ai libri. Ancora sono sotto esame, ma questa sera l’ho dedicata interamente ai miei beniamini.
Ma veniamo a noi! Ringrazio infinitamente le meravigliose persone che commentano con tanta partecipazione e affetto questa fan fiction, che sorprende anche me alle volte. Spero di avervi emozionate con questo settimo (e magico) capitolo così come mi sono sciolta io nello scriverlo. Ho deciso di descrivere la partita nel prossimo perché ci saranno succulenti risvolti! Non voglio anticiparvi nulla e mi “limito” a ringraziarvi con tutto il cuore per il vostro supporto … Siete la mia gioia!
Un abbraccio grande che resta con voi fino al prossimo capitolo 
Cissy

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Capitolo 8
*** La partita di Quidditch ***


08. La partita di Quidditch




Narcissa si accostò alla tavola dei Serpeverde con malcelata malavoglia. Un nodo alla bocca dello stomaco le aveva tolto quel poco appetito rimastole dopo gli ultimi eventi.
Gli avvenimenti recenti l’avevano decisamente stordita: l’improvvisa scomparsa della sua amica Alanis – che a quanto pare aveva deciso di evitarla categoricamente per ragioni a lei sconosciute – e lo strano, ma allo stesso tempo non del tutto spiacevole, comportamento di Lucius avevano innescato un turbine inarrestabile nella sua mente.
Fortunatamente, Narcissa intravide sua sorella che aveva già preso posto sulla panca destinata ai ragazzi appartenenti alla loro Casa. Il pensiero di affrontare finalmente un pasto in compagnia – e non in solitudine come aveva fatto dalla scomparsa di Alanis – rincuorò un poco la ragazza.
<< Cissy! Finalmente qualcuno che non sfodera un sorriso da ebete come se regalassero in giro Cioccorane. Sono tutti in fermento per questa stupida partita di Quidditch, ma non hanno capito che se a capo di quel branco di animali c’è il cervello fritto di Lucius Malfoy, allora non arriveremo nemmeno alla fine dell’incontro >> sbuffò Bellatrix sorseggiando nervosamente il suo Succo di Bolle.
L’entusiasmo iniziale di Narcissa fu sostituito da una smorfia sofferente nell’udire le parole della sorella maggiore: in pochi minuti era riuscita a centrare indirettamente proprio i due argomenti che l’avevano tormentata in quei giorni.
<< Si può sapere che ti è successo? >> domandò Bellatrix in tono spazientito.
<< Non ho molta fame >> rispose l’altra, iniziando a giocherellare con le posate accanto al piatto immacolato.
<< Dovrai pur mangiare qualcosa … se continui così finirai per scomparire! Sei troppo magra, piccola Cissy >> commentò la sorella maggiore, addentando una grossa fetta di maiale come se non si nutrisse da giorni. << Dovresti prendere esempio da quella tua amica … com’è che si chiama? Lei sì che sa come usufruire di tutto questo cibo. >>
<< Alanis … >> sussurrò Narcissa in un soffio, mentre istintivamente i suoi occhi sorvolavano lungo tutta la tavolata per cercare di individuare l’oggetto del loro discorso. Quell’impeto illusorio di speranza ben presto fu schiacciato dall’evidenza dei fatti: la sua amica non era lì, e la ragazza sentì su di sé tutto il peso di quell’assenza.
Alanis le mancava terribilmente; non c’era mai stato un istante in cui non avesse desiderato la sua presenza in quei giorni di separazione.
Fu così che per la prima volta da quando era giunta ad Hogwarts, Narcissa non vide l’ora di assistere ad una partita di Quidditch.



Gli spalti non erano mai stati così gremiti di gente come in quella occasione.
Narcissa si stava sforzando di reprimere a stento un senso di disgusto per la situazione in cui si era ritrovata, e sperò con tutto il cuore di non capitare proprio nella sezione più accanita di tutta la tifoseria. Ora ricordava perché aveva nutrito da sempre ribrezzo per quello sport e per le conseguenze che esso provocava: tutti intorno a lei fremevano in attesa dell’inizio della partita, e alla ragazza sembrava che qualcuno avesse liberato una mandria di belve inferocite. Si fece largo tra la folla scomposta in cerca di un posto relativamente tranquillo, evitando qualsiasi tipo di contatto con quelle persone esagitate. Ma tutti i suoi tentativi di raggiungere intatta la meta evaporarono nel momento in cui un grosso Serpeverde dell’ultimo anno la urtò per sbaglio. Con un grido stridulo e gli occhi sbarrati, Narcissa si ritrovò a cozzare contro qualcosa di morbido.
<< Oh santo cielo! >> esclamò la fanciulla, accorgendosi di essere andata a sbattere addosso un giovane studente dall’aria piuttosto sperduta.
<< Mi dispiace tanto, perdonami, ma un Troll di montagna mi ha travolta >> si scusò lei, cercando di ricomporsi in fretta.
Il ragazzino esibì un sorriso alquanto impacciato, ma non osò guardare Narcissa negli occhi, né tantomeno rivolgerle la parola.
Ad interrompere quell’imbarazzante incontro giunse Lucius Malfoy in sella al suo lucente manico di scopa, con un sorriso smagliante stampato sulle labbra sottili.
Atterrò direttamente sugli spalti, acclamato dalle grida esultanti dei Serpeverde che accoglievano con gioia l’arrivo del loro miglior giocatore. Ma l’attenzione di Lucius era rivolta verso qualcun altro.
<< Sev! Sono molto felice che tu sia qui a goderti la partita. Riserverò qualche mossa speciale per il nostro amico Potter, vedrai >> assicurò Lucius posando una mano sulla spalla del giovane Serpeverde contro cui Narcissa era andata a sbattere poco prima.
La ragazza rimase sbalordita nell’osservare i modi affabili e cortesi di Malfoy nei confronti di uno studente visibilmente più piccolo e privo della sua stessa popolarità. Quella constatazione fece nascere nel cuore della fanciulla una genuina nota di stima nei riguardi di quello che aveva superficialmente considerato il ragazzo più snob di tutta Hogwarts.
Improvvisamente, Lucius parve accorgersi della presenza della più piccola tra le sorelle Black, e il tono della sua voce cambiò.
<< Sei venuta a vedermi, allora >> commentò lui con gli occhi che ardevano di soddisfazione.
Il cuore della giovane accelerò velocemente i battiti nell’udire la voce calda e suadente del ragazzo.
<< Sai benissimo che sono venuta esclusivamente per la mia amica Alanis >> ribatté lei, alzando leggermente il mento in segno di orgoglio per tentare di celare la bugia appena pronunciata. In tutta risposta Lucius si sfilò la giacca pesante che aveva addosso e la adagiò con premura sulle spalle di Narcissa, che già tremava esageratamente per il freddo. Ma quel gesto bloccò ogni suo movimento, perfino il suo respiro.
Lucius sorrise di fronte all’espressione interrogativa e sorpresa che trapelava dagli immensi occhi blu della ragazza.
<< Non posso rischiare che tu ti perda questa vittoria perché congelata dal freddo. Con questa non avrai alcun tipo di problemi >> le sussurrò lui ad un orecchio, scostandole delicatamente una ciocca di capelli dal viso.
<< E tu come farai? >> gli domandò preoccupata, sentendosi un po’ in colpa per la privazione cui lo aveva costretto.
<< Io indosso già la divisa da Quidditch, la giacca mi serviva esclusivamente per il riscaldamento prima della partita, ma ora fa più comodo a te. Devo andare. Fai il tifo per me, Black! >> disse, voltandosi per spiccare il volo.
Narcissa lo guardò ammirata librarsi elegantemente nell’aria, rapita dai suoi movimenti fluidi e naturali. Il giovane sembrava essere nato esattamente per quello sport: non vi era nulla di volgare o bestiale in quei gesti, ma anzi, era come osservare la traiettoria di un volatile che esprimeva la propria libertà.
D’un tratto non le dispiacque più trovarsi lì: avendo conservato il calore del proprietario, la giacca le regalava la dolce illusione di essere avvolta nel caldo abbraccio di Lucius Malfoy.
<< Tu sei Narcissa Black? >> le domandò il ragazzino che le sedeva accanto, con un’aria leggermente sconvolta. Narcissa fu riportata alla realtà da quel quesito formulato con una certa gravità, caratteristica che solitamente non era propria dei bambini.
<< Proprio così. E tu come ti chiami? >> chiese lei a sua volta, indirizzando un sorriso incoraggiante in direzione del suo nuovo giovane amico. Quest’ultimo abbassò lo sguardo nel momento in cui gli occhi profondi della fanciulla incontrarono i suoi, e si limitò a rispondere con un filo di voce.
<< Severus Piton. >>
<< A quanto pare abbiamo una conoscenza in comune … >> commentò Narcissa, e la sua voce si addolcì inaspettatamente al pensiero di Malfoy.
<< Sì. Lucius è sempre stato gentile con me, a differenza dei compagni del mio stesso anno. Loro non avranno mai nemmeno la metà del valore di Lucius Malfoy >> sentenziò Severus con decisione, serrando le labbra sottili in una morsa d’acciaio. La ragazza non poté fare a meno di notare l’orgoglio con cui il bambino aveva pronunciato quelle parole, e in un certo senso le sembrò di capirlo più di chiunque altro. Anche lei si era sempre sentita piuttosto sola durante i primi anni scolastici ad Hogwarts, esclusi i momenti in cui erano state presenti anche Bellatrix e Andromeda. Fin da piccola non era mai stata particolarmente socievole ed espansiva: preferiva scegliere accuratamente le amicizie, e i suoi gusti difficili e ricercati l’avevano condannata a parecchie ore di solitudine.
<< Ci saranno molte persone con cui non avrai mai niente a che fare e che probabilmente odierai, ma troverai anche chi sarà pronto a spalleggiarti; le amicizie che si costruiscono a scuola rimangono per tutta la vita, te lo assicuro >> affermò Narcissa, provando una fitta di tristezza al pensiero che quello era il suo penultimo anno ad Hogwarts.
Una volta uscita di lì il mondo in tutta la sua pungente concretezza l’avrebbe inondata, e i giorni adolescenziali sarebbero diventati un ricordo lontano nel tempo. Scacciò subito via quella consapevolezza perché impossibile da sopportare, e tornò a fissare con scarso interesse il cielo invernale ricco di grigie nuvole.
<< Si vede che sei la fidanzata di Lucius … >> affermò Severus, mentre l’ombra di un sorriso donava un po’ di colore alle sue gote pallide.
Narcissa si voltò di scatto in direzione del ragazzino, con il cuore che aveva cominciato a battere velocemente per la sorpresa.
<< E’stato Lucius a dirti che io … che noi … ? >> balbettò confusa, mentre avvertiva le guance infiammarsi rapidamente.
<< Beh, non esattamente, però da come parla di te e … >>
<< Lui parla di me? >> chiese lei, mentre la sua voce diventava sempre più acuta per l’emozione. Severus sembrava pentito per essersi lasciato sfuggire quella che da semplice affermazione spensierata si stava trasformando in rivelazione del secolo. Non era abituato a trovarsi in determinate situazioni, né tantomeno agli sbalzi d’umore delle donne.
<< Sì, mi ha parlato di te spesso, poi prima ti ha dato la sua giacca e io ho pensato che voi due … insomma, hai capito >> sospirò il bambino, rosso per l’imbarazzo fino alla radice dei capelli. L’amore non era mai stato uno dei suoi argomenti preferiti: credeva che fosse più che altro qualcosa di molto lontano dal proprio essere. Si era sempre sentito distante da quello strano fenomeno che sembrava colpire chiunque attorno a lui. Chiunque eccetto Severus Piton. I suoi genitori non avevano mai dimostrato di volersi bene, e né tantomeno di provare affetto nei confronti del loro unico figlio. Spesso si chiedeva se per caso non esistesse una maledizione che qualcuno aveva crudelmente scagliato sulla sua famiglia.
Era come se la sua vita fosse intrisa di un filtro in bianco e nero, mentre quella degli altri esibiva i colori più fulgidi. Ma quell’esistenza imbevuta delle tonalità più tetre di grigio era stata improvvisamente sconvolta da quello che era divenuto il colore preferito di Severus: il rosso. Rossi erano i capelli di Lily Evans, l’unica persona che aveva mostrato un assaggio dell’arcobaleno che altrimenti il bambino non avrebbe mai conosciuto.
<< Sei un acuto osservatore, Severus, ma tra me e Malfoy non è successo niente. E non credo che possa mai accadere qualcosa >> sospirò Narcissa con aria mesta, temendo che le sue parole potessero avverarsi. Da quando aveva iniziato a pensare a Lucius in quel senso? In fin dei conti il ragazzo possedeva tutte le caratteristiche che la fanciulla avrebbe detestato se presenti in una persona che non fosse Lucius Malfoy. Non riusciva a togliersi dalla mente quel nome, che al suo orecchio risultava semplicemente perfetto.
Elegante, cortese, affascinante, ammaliante.
Arrogante, sfacciato, sbruffone e deplorevole si sforzò di pensare per eliminare dalla sua testa la presenza costante del giovane. Una ragazza qualunque avrebbe ragionevolmente detestato fino alla morte un individuo simile, ma Narcissa non era mai rientrata nella norma. A liberarla da quel vortice di pensieri intricati fu il fischio di inizio della partita, che portò come conseguenza l’insieme di voci urlanti dei tifosi.
Quella sarebbe stata decisamente una partita epocale: un incontro Grifondoro contro Serpeverde costituiva in realtà uno scontro fra titani, e Narcissa non poté fare a meno di lanciare un gridolino di entusiasmo nel vedere con quanta rapidità Lucius aveva già conquistato il campo.



Uscire dal campo di Quidditch fu l’impresa più epica che Narcissa avesse mai compiuto in vita sua. Si ritrovò a spingere, strattonare e a sfoderare le sue pericolosissime unghie affilate per farsi strada. E, cosa ancora più importante, non le importò di risultare barbara.
La vittoria di Serpeverde per mano di Lucius, che aveva gloriosamente catturato il boccino tra le sue dita affusolate a meno di un minuto dalla fine dell’incontro, aveva fatto dimenticare a Narcissa le buone maniere. D’un tratto tutte le preoccupazioni che l’avevano assillata nei giorni precedenti scomparvero, spazzate via da un’incontenibile gioia per il successo di Malfoy. Era come se quell’improvvisa ondata di gioia fosse stata una specie di segnale del destino: ogni cosa sarebbe andata per il meglio da quel momento in poi, e lei non avrebbe voltato le spalle al sorriso che la Fortuna le stava generosamente indirizzando.
Una volta liberatasi dalla fiumana di tifosi che fremevano per assieparsi nella Sala Comune, dove di sicuro si sarebbe svolta una festa indimenticabile, la fanciulla si diresse verso gli spogliatoi, rimanendo fuori dalla porta per evitare di combinare qualche gaffe.
Aveva perso di vista Alanis una volta terminato l’incontro, ma sperò che si trovasse ancora nella stanza a cambiarsi.
Tuttavia, le sue speranze furono deluse man mano che vedeva uscire tutti i componenti della squadra, tranne la sua amica. Un senso di amarezza iniziò a diffondersi nel suo cuore, cancellando tutto l’entusiasmo provato fino a pochi minuti prima.
In preda a un senso di rabbia troppo a lungo represso, Narcissa spalancò con un colpo secco la porta degli spogliatoi, piombando all’interno come una furia.
L’impulsività che l’aveva guidata non aveva considerato, però, la possibilità che potesse esserci ancora qualcuno nella stanza.
Lucius balzò in piedi all’improvviso, spaventato da quell’irruzione inaspettata.
Narcissa si vergognò immediatamente come una ladra: Malfoy teneva la camicia stretta nella mano destra, nell’evidente atto di indossarla, ma gli occhi della ragazza furono catturati da qualcos’altro. Il petto nudo e possente di Lucius si muoveva rapidamente, saggiando le conseguenze dello spavento che lei gli aveva causato.
La vista di quel torace che sembrava scolpito dalle abili mani di uno scultore fece girare velocemente la testa a Narcissa, che fu costretta ad appoggiarsi debolmente al muro.
Poi d’un tratto si ricordò di possedere ancora un minimo di pudore in qualche remoto angolo della sua persona, e distolse in fretta lo sguardo, maledicendo la sua stupidità.
<< Mi dispiace terribilmente, io … io credevo che non ci fosse nessuno. Di solito non faccio queste cose >> si scusò lei, conscia del fatto che le sue guance stavano tradendo la sua vergogna imporporandosi rapidamente.
Al contrario, Lucius non sembrava affatto a disagio per quella visita irruenta.
<< Peccato … Cominciavo seriamente a pensare che tu non riuscissi a starmi lontana nemmeno un secondo >> disse lui, trattenendo a stento una risata. Si infilò la camicia pulita con gesti fluidi e si avvicinò lentamente alla fanciulla, che ora teneva lo sguardo ostinatamente incollato al pavimento. << Tra poco ci sarà una festa nella Sala Comune, e io vorrei davvero che tu ci venga con me, è anche merito tuo se abbiamo vinto oggi … >>
Ma Narcissa aveva smesso di ascoltarlo perché qualcosa aveva attirato improvvisamente la sua attenzione. Scostò Lucius con un braccio e si avvicinò alla borsa che conteneva tutte le cose del ragazzo. Tra i libri scolastici di Malfoy emergeva un piccolo quaderno di velluto bianco ricamato con eleganti ghirigori.
<< E questo cosa ci fa in mezzo alla tua roba? >> chiese lei in tono accusatorio, dimenticandosi improvvisamente dell’imbarazzante scena di cui era stata protagonista poco prima. Lucius parve congelarsi a quella domanda, serrando la mascella istintivamente.
<< L’ho trovato in Sala Comune qualche giorno fa >> rispose lui vago, evitando il contatto diretto con gli occhi blu della fanciulla, adesso inconfondibilmente infastiditi.
<< Questo è il mio quaderno di Pozioni grazie al quale hai fatto bella figura davanti a Lumacorno a mio discapito … Credevo di averlo perso, ma mai avrei pensato che mi fosse stato rubato! >> esclamò Narcissa incredula, sfogliando le pagine freneticamente.
<< Io non ho rubato niente, l’ho semplicemente trovato. Se era così prezioso per te, perché l’hai lasciato in giro? >> domandò Lucius in sua difesa, alzando un sopracciglio in segno di sfida. Gli occhi della ragazza lampeggiarono pericolosamente.
<< Dovevi restituirmelo appena scoperto che apparteneva a me, invece di usarlo per farmi sfigurare davanti a mezza scuola! >> protestò lei, pervasa da un’incontenibile rabbia.
<< Io ti ho solamente fatto notare che anche tu sei umana e che non devi a tutti i costi risultare perfetta, non ne hai bisogno >>
<< Tu non capisci, non avevi il diritto di … >>
Ma Narcissa non riuscì a finire la frase dal momento che Lucius le fu vicino rapidamente e soffocò le sue lamentele in un bacio passionale trattenuto troppo a lungo. Le mani del giovane accarezzavano la schiena e la vita sottile della ragazza, mosse da un desiderio incontrollabile. Desiderava esplorare ogni centimetro raggiungibile del corpo di Narcissa con il proprio tocco, e non ci fu niente di più piacevole dello scoprire che anche lei si stava sciogliendo a quel contatto.
Dapprima Narcissa era rimasta immobile tra le braccia del ragazzo che era in grado di farle provare emozioni terribilmente contrastanti.
Riusciva perfettamente a percepire la rabbia provata fino a qualche secondo prima sfumare in quel focoso abbraccio.
Nessuno mai aveva osato baciarla in quel modo, come se fosse stata l’unica fonte di acqua nel deserto. Avvertiva la brama insaziabile di Lucius, ma più di tutto sentiva il bisogno di lasciarsi andare a quella che a mente lucida avrebbe considerato una follia.
La presenza così ravvicinata di un corpo maschile risvegliò in lei sentimenti che non credeva di riuscire a provare, e si stupì della reazione della propria femminilità che si risvegliava. Ma all’improvviso la consapevolezza di quanto stava accadendo la inondò come una doccia fredda. Con una forza che non credeva di possedere, fece leva sulle esili braccia e si allontanò bruscamente da Lucius, che la guardava con occhi affamati.
Con il cuore in tempesta e la mente travolta da una cascata di punti interrogativi, Narcissa iniziò a correre più veloce che poté, pregando con tutta se stessa che Malfoy non la stesse seguendo.
Lacrime di confusione e rabbia cominciarono a rigarle le guance, mentre il freddo dell’inverno si scontrava con il fuoco che le era rimasto addosso dopo quel breve incontro con Lucius. Aveva avuto paura di ciò che aveva sentito risvegliarsi dentro di lei, ma soprattutto del totale controllo che qualcun altro aveva facilmente esercitato su di lei.
Che cosa le aveva detto la testa? Malfoy aveva dimostrato di essere totalmente inaffidabile, quindi perché si era lasciata andare con così tanto trasporto? Era stato ingiusto con lei, e lei cosa aveva fatto? Si era sciolta fra le sue mani come un pezzo di ferro che viene reso malleabile dal fuoco. Improvvisamente si ricordò che Lucius qualche tempo fa l’aveva paragonata esattamente ad un pezzo di ferro: rigida e insensibile. Quanto bruciavano quelle parole, adesso che tutte le sue convinzioni sembravano essere andate contemporaneamente a rotoli!
Immersa in quel turbinio di emozioni non si rese conto di aver raggiunto l’entrata del castello. Continuò a correre senza seguire una direzione precisa, e si fermò solamente quando finì per urtare qualcuno.
Con il viso sconvolto, gli occhi arrossati dal pianto e il fiato corto, Narcissa scorse negli occhi grandi di Alanis lo stesso stupore che in quel momento le bloccò il respiro.




Spazio Ringraziamenti: wow, non posso credere a quanto ho scritto! Questi giorni sono davvero stancanti, e io ho deciso di usare le ultime forze rimastemi oggi per completare l’ottava creatura xD
E’ stato un piccolo parto, ma l’avevo concepito di questa lunghezza e spero di non avervi tediate!
Non vedo l’ora di sapere le vostre impressioni, soprattutto perché anche io mi ritrovo travolta da una serie di emozioni contrastanti … Ma bando alle ciance! Ringrazio come sempre le mie fedeli seguaci che non smettono mai di coccolarmi con le loro fantastiche recensioni ^^ Giuliii, BekkaMalfoy e francyslytherin, grazie per farmi emozionare ad ogni vostra parola!

La vostra perfida romanticona,
Cissy

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Capitolo 9
*** Gelosie ***


09. Gelosie




<< Alanis … >>
Sentire la propria voce pronunciare quel nome in presenza della persona a cui apparteneva regalò a Narcissa un’emozione del tutto nuova.
Nei giorni passati si era ritrovata a invocare l’amica nei suoi pensieri e nelle sue preghiere, senza riuscire tuttavia ad alleviare la solitudine di cui era diventata prigioniera.
Era curioso che nonostante avesse cercato in tutti i modi di raggiungere invano la sua compagna, quest’ultima si fosse presentata da lei nel momento più inaspettato e forse meno indicato.
Non era ancora riuscita a cancellare la percezione delle labbra di Lucius sulle proprie, di quelle grandi e forti mani che la accarezzavano come se stessero delimitando i confini di una proprietà, ed ecco che un’altra emozione altrettanto sconvolgente si presentava al cospetto del fragile cuore della giovane Black.
Dopo aver trascorso quei lunghi giorni amaramente solitari, ormai Narcissa si era rassegnata al fatto di non poter più rivedere la compagna; e invece, oltre ogni previsione, la sua amica ora le stava di fronte, sorpresa e sconvolta tanto quanto lei.
Gli occhi di Alanis tradivano emozioni contrastanti: sorpresa, paura, senso di colpa e perfino un barlume di sollievo per essere stata trovata. Nonostante ciò, l’aria furtiva che aveva dipinta sul viso lasciò intendere a Narcissa che si stava ancora nascondendo, e questa constatazione riuscì a scuoterla dallo stato di immobilità in cui quella visione l’aveva pietrificata.
<< Sono giorni che non ti fai vedere e non dai notizie di te; ero così preoccupata! Ti ho cercata dappertutto, ho chiesto informazioni a Christie Thompson e sono perfino venuta ad una partita di Quidditch nella speranza di vederti! >>
Quello che nella mente di Narcissa era nato come un severo rimprovero, nella realtà diminuì precipitosamente di intensità. Sapeva che avrebbe dovuto essere arrabbiata con Alanis per l’ostinata clausura in cui si era rinchiusa e dalla quale aveva escluso lei, la sua migliore amica. Tuttavia, il sentimento di orgoglio ferito era stato prevaricato da un’incontenibile gioia per aver ritrovato la persona che più aveva desiderato avere accanto in quei giorni.
<< Cissy, io … mi dispiace tanto >> dichiarò la ragazza, fissando con sguardo sinceramente pentito le profondità azzurre della fanciulla che le stava di fronte.
Narcissa avvertì un rapido calo di tutte le energie e le difese che aveva sfoderato nel giro delle ultime ore, e si sentì improvvisamente stanca per tutte le battaglie che si era imposta di combattere contro gli altri, ma soprattutto contro se stessa.
Tuttavia, prima di potersi del tutto abbandonare alla ritirata, doveva sapere il motivo per cui Alanis aveva deciso di lasciarla sola durante quei giorni di tempesta.
<< Perché te ne sei andata senza dirmi nulla? >>
Il viso della ragazza assunse un’espressione che mai Narcissa vi aveva scorto da quando conosceva l’amica. Nei suoi occhi castani si era annidata un’ombra scura, talmente spaventosa che provocò un lungo brivido lungo la schiena magra della giovane Black.
Quella visione accese una spia d’allarme in Narcissa, la stessa che era scattata quando aveva visto sua sorella Bellatrix fare ritorno al castello a notte inoltrata in compagnia di Malfoy.
<< Tu sai qualcosa che io non so >> le sfuggì in un soffio dalle labbra, mentre quel sospetto veniva confermato dal trasalimento di una più che comprensibilmente terrorizzata Alanis.
Una cascata di dubbi scrosciò rumorosamente nella testa di Narcissa, che ora si sentiva più stravolta di prima. Quante altre prove avrebbe dovuto affrontare in un giorno solo? Non erano bastate tutte le preoccupazioni, le umiliazioni e gli attacchi all’orgoglio subiti?
<< Io … io sono solo capitata lì per sbaglio e se prima gli scoops mi piacevano, adesso ho iniziato a detestarli >> balbettò Alanis, sussurrando ogni singola parola per paura di essere udita da orecchie indiscrete.
<< Alanis, devi dirmi tutto quello che sai >> le intimò Narcissa, prendendola per le spalle e costringendola a guardarla dritto negli occhi.
<< E’ successo qualche giorno fa: stavo camminando per i corridoi da sola e a un certo punto ho visto tua sorella che parlava fitto con Malfoy. Avevano un’aria strana, era chiaro che non volevano farsi vedere né sentire, però io sono capitata lì per caso. Non sapevo come dirtelo, poi c’è stata la verifica di Erbologia e ho finito per isolarmi del tutto dal resto del mondo … Mi dispiace di essere sparita così, io … sono stata una sciocca >> confessò rapidamente Alanis, le parole che uscivano dalle sue labbra come un fiume in piena.
Le guance di Narcissa impallidirono velocemente, rendendo ancora più spettrale la sua figura già sconvolta. Improvvisamente nella sua testa balenò l’immagine di Lucius che sussurrava qualcosa all’orecchio di Bellatrix, probabilmente parole troppo scabrose per essere pronunciate alla luce del sole. L’eventualità che potesse esserci qualcosa fra loro due afferrò in una morsa gelida il proprio cuore, lasciandola senza fiato. Del resto Lucius era famoso per essere un perfetto dongiovanni, sempre circondato da ragazze bellissime e affascinanti. Come lo era sua sorella, nonostante lei non avesse mai mostrato il minimo interesse nei confronti degli studenti di Hogwarts. Lei teneva puntati gli occhi fissi su un orizzonte che Narcissa non era mai riuscita ad intravedere, così l’ipotesi che avesse una storia clandestina con Malfoy la trovò fastidiosamente impreparata.
Eppure era già successo che avevano trascorso del tempo da soli, e perfino durante un orario piuttosto sconsigliabile. Narcissa non si era dimenticata di quando li aveva visti arrivare nella Sala Comune dei Serpeverde a notte fonda; allora Bellatrix aveva risposto in modo alquanto evasivo alle sue domande, come se avesse voluto nasconderle qualcosa.
All’improvviso un fuoco caldo cominciò a divampare nel suo cuore fino a diffondersi lungo il perimetro di tutto il corpo, infiammandola di gelosia.
Certo, Lucius era stato molto scorretto nei suoi confronti nel giro delle ultime ore; aveva dimostrato di essere il ragazzo strafottente e arrogante che otteneva sempre quello che voleva, alla fine; eppure Narcissa non poteva negare almeno a se stessa di provare qualcosa per lui. E sebbene le bruciassero ancora le labbra al ricordo del bacio che qualche minuto prima lui le aveva rubato con forza, la giovane capì di non poter sopportare l’idea che dedicasse anche solo un singolo frammento del suo interesse ad un’altra donna.
Scacciò quel pensiero in fretta, cercando di tornare presente a se stessa.
Alanis la guardava con apprensione, temendo di averla ferita in qualche modo con quel che aveva detto.
<< Mi dispiace tanto, Cissy. Spero che tu possa perdonarmi … >>
Ma Narcissa le aveva già gettato le braccia al collo e si stava abbandonando ad un pianto liberatorio sulla spalla della sua imbarazzata amica.
<< Mi sei mancata così tanto! >> riuscì a dire la giovane Black tra un singhiozzo e l’altro, mentre tutte le preoccupazioni e i pensieri negativi scivolavano via insieme alle lacrime.



La mattina dopo Narcissa si svegliò con un discreto cerchio alla testa che la costrinse a rallentare qualsiasi movimento. Aveva trascorso gran parte della notte a sfogarsi con Alanis, raccontandole tutto ciò che si era persa durante quei giorni di tempesta.
E ora si ritrovava con gli occhi gonfi e le tempie che pulsavano ritmicamente come due tamburi sincronizzati. Il primo pensiero che la attraversò quando aprì gli occhi era rivolto a Lucius: cosa si sarebbero detti dopo l’appassionante scena della sera prima?
Sicuramente ci sarebbe stato imbarazzo tra loro, soprattutto dopo che Narcissa aveva assaggiato la possibilità che Malfoy e Bellatrix fossero amanti. Vederlo non avrebbe fatto altro che affondare ancora di più il dito nella piaga, così la fanciulla accarezzò l’eventualità di rimanere per sempre confinata nella sua stanza. Tuttavia si ricordò che tra le materie del giorno vi era anche Pozioni, e doveva a tutti i costi rimediare al piccolo disastro di cui era stata protagonista durante l’ultima lezione. Così decise di limitarsi a saltare la colazione, e si preparò per scendere in tempo per la prima lezione di Astronomia.
Una volta giunta nei corridoi, qualcuno interruppe il suo adagio avanzare.
<< Cos’è questa storia della ricerca di Pozioni? Quell’idiota di Yaxley se ne va in giro vantandosi di essere in coppia con te. Ti spiacerebbe spiegarmi? >>
Lucius le si era parato davanti comparendo dal nulla e Narcissa non poté fare a meno di sussultare per la sorpresa.
Quel tono accusatorio non fece altro che aumentare il risentimento che provava nei suoi confronti: Lucius era il primo che se la spassava con chiunque e ora veniva a fare la morale a lei?
<< Non c’è niente da spiegare, Malfoy. Lui me l’ha chiesto e io ho accettato >> gli rispose, indirizzandogli uno sguardo alquanto significativo.
Lucius rimase congelato per qualche secondo dall’atteggiamento freddo e distaccato che Narcissa gli stava rivolgendo, specialmente dopo il fuoco che era divampato tra di loro la sera precedente. Quell’attimo di distrazione fu sufficiente alla fanciulla per accelerare il passo e proseguire il cammino interrotto dall’arrivo del giovane. Osservare Narcissa allontanarsi così rapidamente provocò un dolore accecante in Lucius, una sensazione di vuoto che mai aveva provato in vita sua. In quel breve attimo, colpito dalla consapevolezza di ciò che stava succedendo, il ragazzo capì che non poteva permettersi di essere così sciocco da lasciarla andare via. Quel pensiero si concretizzò all’istante e lo spinse ad afferrare nuovamente Narcissa, stavolta con più determinazione di prima. Le prese entrambi i polsi e la spinse con enfasi contro il muro. I loro visi erano così vicini che lui fu in grado di percepire ogni singola emozione riflessa sui muscoli del volto di lei: dapprima lo stupore di essere stata rincorsa una seconda volta, poi ci fu l’indignazione per la privazione del proprio spazio vitale e infine un sentimento diverso, più profondo, che Lucius non riuscì a focalizzare bene.
<< Beh, allora devi dirgli come stanno le cose prima che glielo spieghi io a modo mio >> la voce del ragazzo suonò rauca e talmente graffiante che la fanciulla fu in grado di percepire attraverso di essa tutta la rabbia che egli aveva in corpo. Tuttavia, il comportamento iperprotettivo di Lucius non fece altro fornire più carburante alla fornace di emozioni contrastanti che ribolliva nel fragile corpo della giovane Black.
<< Ah, sì? E come stanno le cose, Lucius? Vorrei tanto saperlo … >>
L’espressione sul volto del ragazzo divenne sempre più confusa e accigliata. Era abituato ai capricci del genere femminile, ma Narcissa stava davvero esagerando e non ne riusciva a capire il motivo.
<< Dopo quello che è successo ieri direi che la situazione è piuttosto chiara, e proprio per questo non tollero che Yaxley parli di te in giro in quel modo. >>
Narcissa si lasciò sfuggire una risatina derisoria di fronte a quello che a lei sembrava un vero e proprio commento ipocrita.
<< Parli proprio tu, Lucius, che sei il primo a farsi sotto con qualsiasi ragazza a tiro! >>
<< Ma di che diavolo stai parlando? >>
D’un tratto l’ambiente attorno a loro diventò sempre più ostile man mano che la tensione aumentava. Erano così vicini che entrambi potevano avvertire l’uno il respiro dell’altra, eppure non riuscivano a trovare un punto di contatto e di ascolto reciproco.
Ognuno era talmente immerso nel proprio dramma da non riuscire a sentire il grido che l’altro stava lanciando.
<< Di te e … Bellatrix! Andiamo, Lucius, sarò anche ingenua, ma non sono cieca! Vi appartate nei corridoi deserti e vi ho perfino visti fare ritorno in Sala Comune a notte fonda, senza darmi alcuna spiegazione. Forse non ti farà piacere, ma io non sono come le donne facili che hai incontrato nella tua vita. Io pretendo di diventare davvero l’unica, perché non merito di essere il ripiego di nessun uomo, fosse anche il più attraente sulla faccia della Terra >> disse Narcissa con passione, mentre una forza nuova si faceva strada dentro di lei, qualcosa di più forte del superficiale orgoglio: era la sua dignità di donna che parlava per lei.
Lucius rimase visibilmente colpito da quelle parole pronunciate con così tanto ardore da far tremare anche il suo cuore, di solito immune a questo genere di cose. I suoi enigmatici occhi grigi furono oscurati da un velo di tristezza, tant’è che al loro interno vi si poteva scorgere una fitta nebbia di indecisione. Da un lato avrebbe voluto essere sincero con Narcissa, dal momento che tra loro stava nascendo qualcosa di più chiaro e profondo; ma dall’altro sapeva che non poteva dirle la verità, soprattutto perché aveva promesso a Bellatrix che sua sorella sarebbe stata lontana dai loro progetti almeno per il momento.
Fu così che Malfoy si ritrovò costretto a distogliere lo sguardo dalle profondità azzurre della fanciulla, che lentamente cominciarono ad essere offuscate dalle lacrime.
<< Non c’è assolutamente niente tra me e Bellatrix; se passiamo del tempo insieme è perché siamo all’ultimo anno e abbiamo bisogno di confrontarci. Per me è semplicemente una compagna di scuola e per lei è lo stesso, fine della storia, e gradirei che non ne parlassimo più >> sentenziò il giovane, serrando la mascella con risolutezza.
Ma Narcissa non si lasciò abbindolare dalla finta disinvoltura che egli stava ostentando a tutti i costi per impedirle di formulare altre domande.
<< Se non c’è niente fra di voi, allora perché non vi parlate alla luce del sole invece di incontrarvi a notte fonda o nei corridoi deserti? >>
Lucius avvertì i grandi occhi azzurri della fanciulla letteralmente puntati addosso su di sé, e per un attimo tutto lo straccio di sicurezza che era riuscito a recuperare qualche secondo prima svanì nel nulla, lasciandolo solo e disarmato. Narcissa non era stupida, e si sentì uno sciocco per averla sottovalutata in quel modo.
<< E’ te che ho baciato ieri sera ed è te che voglio, questo è tutto ciò che devi sapere >> le disse lui avvolgendo il viso della ragazza con le sue mani grandi e calde.
Quel gesto fece infuriare ancora di più Narcissa, che lo allontanò bruscamente chiamando a raccolta tutta la forza che aveva in corpo.
<< E tu pretendi che io mi fidi di te sulla base di una risposta simile? Beh ti sbagli di grosso se ti aspetti che io ti segua come un cagnolino fedele. Torna quando avrai il coraggio di dirmi la verità. >>
Voltarsi e correre via a perdifiato fu una delle cose più difficili che Narcissa avesse mai fatto in quegli ultimi giorni. Una lacrima sfuggì al proprio controllo e si perse nel vento della sua folle corsa. Era sicura di aver agito secondo giustizia, perché non poteva lasciarsi andare alla passione e passare sopra alle evidenti bugie del ragazzo.
Il desiderio non era sufficiente per costruire una relazione stabile, e Narcissa aveva bisogno di potersi fidare di lui prima di aprirgli il proprio cuore, eppure mentre si allontanava sempre di più avvertiva dentro di sé la voglia di tornare indietro, per essere dove il suo cuore era rimasto: con Lucius.




Spazio Ringraziamenti: non posso credere di essere riuscita a finire questo capitolo! Mi ha tenuta impegnata per mooolti giorni, ma nonostante questo alla fine ho vinto io muahaha spero che vi piaccia e che vi abbia fatto battere un po’ il cuore :3 ormai dovreste averlo capito: nelle mie storie tra Lucius e Cissy non è mai subito tutto rose e fiori …
Ringrazio come sempre le mie amate BekkaMalfoy, Giuliii e Francyslytherin: le vostre parole sono uno stimolo per continuare a scrivere anche quando non mi sento totalmente ispirata, quindi GRAZIE davvero ^___^
Un abbraccio immenso dalla vostra Cissy
Alla prossima!



 

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Capitolo 10
*** Amicizia ***


10. Amicizia




Lucius era rimasto inchiodato al suo posto dopo l’energica sfuriata di Narcissa.
Riusciva ancora a percepire l’inebriante sensazione provocata dal tenere fra le braccia l’unica ragazza che era riuscita a creare in lui uno sconvolgimento che partiva dalle viscere e arrivava all’anima. Se fino a qualche secondo prima un calore inestinguibile aveva invaso le sue membra, ora che la fanciulla se ne era andata un’ondata di gelo aveva cominciato ad impadronirsi di lui. Raramente Lucius si era sentito così in vita sua.
Aveva sempre giocato con le donne perché nessuna mai era stata in grado di fargli provare qualcosa di diverso dal puro piacere. Essere di bell’aspetto aveva contribuito ad accrescere la lista delle sue conquiste, ed egli si era di conseguenza sentito potente, importante e superiore a tutti i suoi coetanei. Lucius era sempre stato in pace con se stesso, più precisamente con il proprio corpo: essere il più bello e popolare della scuola era una realtà solida che lo aveva protetto da quell’insicurezza che gli avevano insegnato a disdegnare fin da piccolo.
La debolezza è quanto di più deplorevole e pericoloso possa possedere un uomo, Lucius; non lasciare che la fragilità ti contamini: un cacciatore non dovrebbe mai consentire alla preda di ossessionarlo a tal punto da impadronirsi della sua ragione. La debolezza è la forza più grande in grado di annientare un uomo.
Le parole del padre rimbombarono nella sua testa austere e dure come quando le aveva udite per la prima volta da bambino, e un leggero brivido corse lungo la schiena massiccia e possente del giovane. Questo era stato il suo credo sin da piccolo: dimostrare agli altri di essere costantemente presente a se stesso. Ricchezza, bellezza e donne avevano costituito le carte fortunate in grado di garantirgli un certo vantaggio nella partita della vita.
Ma questo era stato prima di conoscere Narcissa.
Se in precedenza si era costantemente sentito integro, vincente e affascinante, adesso tutto ciò che gli rimaneva era frammentazione, sconfitta e assenza di carisma.
Prima non aveva avuto modo di preoccuparsi davvero dei sentimenti e in particolare delle persone; gli amici lo stimavano e lo seguivano più per il nome che aveva cucito addosso che per affetto; le donne gli stavano attorno per il proprio aspetto, ma Lucius stentava a ricordare qualcosa di concreto di loro, perfino il loro odore era sfuggente ed effimero.
Ma Narcissa, Narcissa era un’esplosione di colori, di profumi e di emozioni: un meraviglioso quadro che non ci si stanca mai di ammirare.
Da quando aveva iniziato a conoscerla meglio, Lucius si era reso conto di non essere più tanto convinto di tutto ciò che da sempre aveva costituito il ventaglio dei suoi ideali.
La vita gli si era schiusa come una rosa e attendeva di essere colta dalle sue mani grandi e forti che adesso tremavano alla stregua dell’intero corpo.
Le sue membra cominciavano a sentire la mancanza del contatto con la fanciulla, e il giovane rimase paralizzato dalla potenza di quel desiderio. Narcissa costituiva il più delicato fiore che avesse mai visto, e voleva prendersene cura prima che altri lo cogliessero al suo posto.
D’un tratto capì di non poter tollerare la remota possibilità che la ragazza scegliesse un altro uomo cui donare tutta la propria bellezza. Sentì che in qualche angolo remoto del proprio cuore vi era una certezza annidata già da tempo: Narcissa non avrebbe colorato altre esistenze al di fuori della sua.



Fu con la mente divisa e stordita, il cuore in tempesta e le gambe appesantite che Lucius si presentò davanti a una Bellatrix piuttosto indaffarata.
<< Ti devo parlare, Black! >> esordì il giovane senza troppi preamboli, lanciandole uno sguardo inequivocabile. La donna lo squadrò con disappunto attraverso le palpebre pesanti prima di acconsentire a seguirlo fuori dal castello, al riparo da occhi e orecchie indiscreti.
<< Si può sapere che ti prende, Malfoy? Non sei felice che la tua squadra di cani in calore abbia vinto la partita di ieri? >> gli chiese lei sfoderando un sorrisetto di derisione.
Lucius represse a malapena l’istinto di lanciarle qualche maledizione e cercò di recuperare un minimo di autocontrollo.
<< Si tratta di tua sorella. Devi dirle delle nostre riunioni segrete e del progetto che stiamo portando avanti. Non è giusto che sia all’oscuro di tutto. >>
Bellatrix emise un sonoro sbuffo attraverso labbra piene e sprezzanti.
<< Ancora con questa storia, Malfoy? Credevo di essere stata chiara l’ultima volta quando ti ho detto espressamente che Cissy deve starne fuori >>
Lucius serrò la mascella in segno di impazienza; se le due sorelle Black erano completamente diverse sia di aspetto che di carattere, una sola cosa avevano in comune, e quella era la testardaggine.
<< Non hai mai pensato che potrebbe aver voglia di unirsi a noi? >>
La risata acuta della donna echeggiò nel freddo silenzio del corridoio, rimbalzando sulle pareti spesse con un effetto sonoro alquanto grottesco.
<< La mia adorabile sorellina che si sporca le mani in faccende losche? Andiamo, Lucius, non ti facevo così ingenuo >> commentò lei alzando le sopracciglia in segno di evidente sgomento.
La concentrazione del giovane era ormai ridotta agli sgoccioli, tanto che la posizione precaria in cui versava iniziò a svelarsi rapidamente.
<< Non puoi decidere al suo posto. Forse non la conosci così bene come credi. >>
D’un tratto Bellatrix riacquistò rapidamente la serietà che fino a qualche secondo prima era scomparsa dal suo volto.
<< Guarda guarda … Mi sa che qualcuno qui si è preso una bella cotta! Ma ti avviso, Malfoy, tieni a bada gli ormoni perché si tratta di mia sorella >> disse la ragazza passandosi la lingua sulle labbra per gustarsi la rabbia del giovane mentre cresceva sempre di più.
Lucius reagì di istinto. Di solito riusciva a contenersi nonostante trovasse l’atteggiamento di Bellatrix costantemente indisponente. Tuttavia, stavolta le sue parole avevano fatto scattare l’orgoglio che ancora era fortemente presente nell’uomo.
Afferrò rapidamente la bacchetta e la puntò alla gola della donna, mentre il respiro si faceva sempre più affannoso per l’agitazione.
<< Non ti azzardare mai più a parlarmi in quel modo. >>
Di nuovo la fanciulla proruppe in una risata sgraziata, incurante del fatto che ci fosse una bacchetta a pochi centimetri dal suo collo.
<< Tu che minacci me, Lucius? Andiamo, non essere ridicolo … >> disse lei con voce divertita. Lui però non sembrava giocare affatto e continuò a fissare la donna con il ghiaccio dei propri occhi.
<< Hai commesso un grave errore pensando che tua sorella non si sarebbe accorta di nulla. Come sempre dai per scontato di poter manipolare tutti a tuo piacimento, ma vedi, tu non sei lui, non possiedi quelle capacità che lo stanno rendendo famoso. Tu sei solo una studentessa di Hogwarts e faresti bene a tenerlo a mente più spesso. >>
Bellatrix lo spinse via con una forza disumana, mentre tutto il suo corpo iniziava a metabolizzare il significato delle parole che il giovane le aveva lanciato addosso.
<< E tu invece cosa sei? Un dongiovanni troppo impegnato ad ammirare il proprio riflesso nello specchio per ricordarsi di avere un cervello. >>
E con queste parole taglienti la ragazza scappò via, prima che Lucius potesse accorgersi che una piccola lacrima di umiliazione era sfuggita al suo ferreo autocontrollo.
Il giovane sapeva che la fanciulla nutriva una singolare ammirazione per colui che si faceva chiamare Lord Voldemort, e sebbene avesse intinto volontariamente le proprie parole nel veleno, non poté evitare di pentirsi. Aveva solo peggiorato le cose, e la sua speranza che Bellatrix potesse parlare con Narcissa per spiegarle la natura della situazione era fuggita velocemente insieme a lei, lasciandolo ancora più sconfortato.
Come faceva a dimostrarle che aveva intenzioni serie con lei se non poteva dirle la verità? D’un tratto la realtà gli piombò addosso con tutta la sua forza, e Malfoy capì che avrebbe dovuto compiere qualcosa di davvero formidabile per conquistarsi la sua fiducia, qualcosa che fosse all’altezza della donna di cui era innamorato.




Il prato in riva al Lago Nero rifletteva pallidamente la luce invernale, creando un fioco riverbero che dava l’impressione di trovarsi in una bolla di vetro a chiunque vi si fosse avvicinato. Severus sedeva sull’erba ghiacciata con lo sguardo fisso sull’acqua placida, godendosi i deboli raggi di sole tipici dell’inverno e cercando di dare pace al proprio cuore. Il paesaggio circostante, così calmo che assomigliava più a un dipinto che ad un ambiente reale, cozzava con la tempesta che sentiva infuriare dentro di sé.
Come aveva potuto essere talmente sciocco? Più ci pensava e più il disprezzo verso se stesso aumentava esponenzialmente. L’immagine di Lily Evans che rideva e cinguettava felice in compagnia di James Potter continuava a rimbalzare ripetutamente nella sua testa, provocandogli un dolore costante e inestinguibile. Per un po’ si era illuso di poter piacere in qualche modo alla ragazza; dopotutto egli era intelligente e si era sempre comportato in maniera gentile con lei. E invece Lily aveva deciso di ridacchiare in compagnia di tutto-muscoli-e-niente-cervello-Potter, accrescendo il tormento interiore del giovane.
Perché proprio lui? Perché proprio l’essere che più detestava al mondo? La rabbia si spostò dal suo cuore fino ad arrivare alla mano destra, che afferrò un sasso da terra e lo scaraventò nello specchio d’acqua, che, allarmatosi repentinamente, cominciò ad incresparsi formando ampi cerchi sulla superficie.
<< Non vorrei essere nei panni di quel povero sasso >> commentò una voce femminile alle sue spalle, facendo sobbalzare violentemente Severus. Il ragazzino si voltò in direzione della donna che aveva interrotto la sua immaginaria lapidazione di James Potter e le rivolse uno sguardo alquanto significativo. Narcissa ignorò quell’occhiataccia e si sedette accanto al suo piccolo amico, fissando a sua volta il lago tornare alla placida condizione di partenza.
<< Lo sai che mi hai rubato il mio posto preferito? Vengo sempre qui quando voglio stare da sola per pensare un po’ >> sussurrò lei, chiudendo gli occhi e godendosi il tocco dei tiepidi raggi solari sul viso. Severus parve vergognarsi tutto d’un tratto per il gesto istintivo che aveva commesso e soprattutto per aver lanciato uno sguardo intimidatorio ad una Black.
<< Non ti preoccupare, puoi restare. Rimanere in solitudine non è poi così entusiasmante, non è vero? >> continuò imperterrita la fanciulla, tenendo d’occhio il ragazzino attraverso le palpebre semichiuse.
<< Non saprei >> sussurrò Severus sentendosi intimidito dalla presenza consapevole di Narcissa.
<< Beh, fidati. Non è granché, e io non voglio che uno dei miei amici si senta solo. >>
Quelle parole ebbero il potere di insinuarsi nella lastra di ghiaccio che di solito il giovane innalzava per proteggersi dagli altri e raggiunsero il suo cuore.
Non aveva mai avuto un amico; o meglio, nessuno si era interessato a lui in quel senso prima di quel momento. E anche se fuori era inverno, il sorriso rassicurante di Narcissa fece sbocciare la primavera nell’animo tormentato di Severus.






Spazio Ringraziamenti: ed eccoci giunti al decimo capitolo! (sto forse sognando?) Ho deciso di interrompere il corso naturale della storia per soffermarmi più sui pensieri dei personaggi e approfondire così la loro psiche. E anche se spesso sono considerati solo di passaggio, provo una passione sfrenata per i capitoli introspettivi. Ma non aggiungo altro e vi lascio con un ringraziamento speciale a chi sta seguendo questa storia sia silenziosamente, sia lasciandomi un commento. E come sempre un grazie spropositato va ai miei tesori: BekkaMalfoy, Giuliii e Francyslytherin <3

La vostra Cissy meditabonda ;)

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Capitolo 11
*** Incomprensioni ***


11. Incomprensioni



Il corridoio che conduceva all’aula di Pozioni era semideserto, fatta eccezione per qualche studente chino sui libri a ripassare morbosamente. Lucius camminava placidamente in direzione della classe, tenendo fra le mani il piccolo quaderno di Narcissa.
Toccare quell’oggetto era come poter essere a contatto con una parte minima della fanciulla, e per un attimo il ragazzo fu tentato di tornare indietro sui propri passi e tenerlo ancora con sé. Tuttavia rimase fermo dov’era, aspettando l’arrivo del professor Lumacorno. Quest’ultimo non si fece attendere troppo a lungo, e non appena scorse la figura del giovane appostato davanti all’aula, i suoi occhi si rinnovarono di ammirazione.
<< Signor Malfoy! Ma che piacere vederla qui di buon mattino >> esclamò con gioia l’omone, gustandosi la presenza di un Lucius alquanto imbarazzato.
<< Il piacere è tutto mio, professore. C’è una cosa di cui vorrei parlarle … >> esordì, cercando le parole adatte a quel tipo di occasione.
<< Ma certo! Possiamo accomodarci nella classe, è il posto ideale per qualche chiacchiera accademica >> trillò l’insegnante, facendo strada al ragazzo.
Lucius sapeva che egli non sarebbe stato altrettanto contento alla fine di quell’incontro, ma Lumacorno non gli lasciava spazio per poter interrompere quel flusso di frizzante entusiasmo.
<< Allora, giovanotto! Parli pure. Si tratta di qualche illuminazione riguardo agli ultimi argomenti svolti, non è così? >>
<< Non proprio >>
Lucius approfittò dell’espressione contrariata e confusa del docente per potersi spiegare e porre fine a quel teatrino insopportabile.
<< In realtà si tratta della signorina Black e della lezione in cui eravamo presenti anche noi studenti dell’ultimo anno. So che ciò che sto per dirle non le farà piacere, ma devo assumermi le mie responsabilità. Ho barato in quell’occasione: ho sottratto il quaderno di Narcissa perché puntavo a un bel voto, di conseguenza lei non ha avuto modo di ripassare e per questo motivo è stata trovata impreparata. Narcissa adora la sua materia e non è giusto che subisca le conseguenze di un mio errore. >>
Il viso di Lumacorno aveva cambiato rapidamente aspetto nel corso del breve racconto di Lucius. Ora si poteva intravedere perfettamente un’ombra di delusione oscurare i suoi occhi.
<< Quindi le risposte brillanti che ha esibito quel giorno erano merito della signorina Black? >> chiese, con la fronte corrugata dal dispiacere di aver perso un potenziale alunno brillante.
<< Esattamente >> ammise Lucius a malincuore, chinando leggermente la testa in segno di colpevolezza. << Questo è il quaderno in questione. Vorrei che lo leggesse, perché dal contenuto si comprendono il valore e la passione di Narcissa. >>
L’insegnante prese fra le mani l’oggetto e iniziò a sfogliare alcune pagine con sentito interesse, poi tornò a fissare lo sguardo imperturbabile sul bel volto del giovane.
<< Ero già a conoscenza del notevole talento della signorina Black, ma chi oggi ha dimostrato di possedere del concreto valore è lei, signor Malfoy. Non è da tutti ammettere le proprie colpe, ma lei l’ha fatto senza esitare. Ciò nonostante non può aspettarsi che non ci siano conseguenze per il gesto che ha compiuto. Presto le comunicherò la punizione cui dovrà sottoporsi durante la settimana. Per quanto mi riguarda è tutto >> stabilì Lumacorno con voce sentenziosa, lasciandosi sfuggire, tuttavia, un sorrisino di orgoglio nei confronti di quello che sarebbe diventato uno dei suoi studenti preferiti.



Narcissa camminava spedita in direzione della Sala Grande per potersi finalmente riposare e gustare il pranzo in santa pace. Quella era stata una mattinata piuttosto fruttuosa dal punto di vista del rendimento scolastico. La tanto temuta verifica di Difesa contro le Arti Oscure si era rivelata inaspettatamente fattibile, e in quel momento la fanciulla non aspettava altro che rivedere Alanis per poter finalmente chiacchierare e rilassarsi. Nemmeno la vista di Lumacorno, che ultimamente era diventato uno dei suoi incubi più frequenti, riuscì a toglierle quel barlume di buon umore che aveva faticosamente raggiunto.
<< Signorina Black! >> la fermò l’insegnante, con le braccia nascoste dietro la schiena a conferirgli un’aria saggia.
<< Buongiorno professore! >> lo salutò educatamente Narcissa, esibendo il suo solito sorriso radioso.
<< Come procedono gli studi? >> le chiese cortesemente il docente.
<< Discretamente, signore >>
<< Bene. A tal proposito, credo di avere qui con me qualcosa che le appartiene >> affermò con tranquillità Lumacorno, estraendo da dietro la schiena il quaderno di Pozioni della fanciulla. Narcissa rimase senza fiato per qualche secondo prima di prendere con mani tremanti l’oggetto che le era stato sottratto. Dopo quegli attimi di muto stupore riuscì a rivolgere un’espressione interrogativa al professore, che si affrettò a spazzare via qualsiasi dubbio.
<< Questa mattina Lucius Malfoy si è presentato da me con il suo quaderno, raccontandomi di averlo prelevato da lei e di aver barato l’altro giorno quando ha risposto brillantemente a tutte le mie domande. Ha anche insistito nell’elogiare la sua passione e il suo impegno per la mia materia che stentavo a riconoscerlo. Deve perdonarmi se l’ho fatta sentire a disagio in quell’occasione, signorina Black. Ma sappia che il mio giudizio nei suoi confronti non è mutato di una virgola; continui ad impegnarsi come ha sempre fatto e vedrà che la sua strada sarà sempre in discesa. Arrivederci. >>
Narcissa ricambiò distrattamente il saluto tanta era la sorpresa generata da quelle parole.
Ebbe bisogno di qualche attimo per metabolizzare ciò che le era stato appena detto, semplicemente perché le risultava assurdo. L’ultima volta che aveva parlato con Lucius di quell’accaduto lui si era mostrato arrogante e presuntuoso come al solito, invece l’immagine che aveva descritto Lumacorno corrispondeva ad un perfetto modello di onestà e umiltà. Perplessa e stordita da quell’improvviso cambio di rotta da parte del giovane, la ragazza riprese il cammino interrotto dall’incontro con l’insegnante, ancora più determinata a raggiungere la sua meta.


Una volta arrivata all’ingresso della Sala Grande, Narcissa vi si inoltrò velocemente, andando a sedersi vicino all’amica che le aveva gentilmente tenuto il posto.
<< Cominciavo a pensare che avresti saltato anche il pranzo pur di studiare >> commentò Alanis scoccandole un’occhiata di affettuoso rimprovero.
<< Credimi, se ti fosse successo quel che è accaduto a me perfino tu avresti fatto un po’ di ritardo >> sorrise Narcissa con un’espressione furba dipinta sul volto appositamente per far incuriosire la compagna.
<< Vediamo se riesci a convincermi >> fu la risposta dell’amica che intanto si riempiva il piatto per godersi meglio il racconto.
Narcissa le narrò per filo e per segno tutto quello che le aveva riferito Lumacorno, e dopo essersi deliziata con i commenti sarcastici dell’amica, il suo sguardo fu inevitabilmente attirato dalla figura di Lucius distante di qualche metro. Aveva finito di mangiare e sul suo piatto giacevano i resti del pranzo frugale che aveva terminato di consumare da poco. Attorno a lui alcuni amici stavano parlando di qualcosa di molto divertente, ma Malfoy si limitava a tenere sulle labbra un tirato sorriso di circostanza.
Aveva la mente altrove e lo sguardo vacuo rifletteva perfettamente quell’assenza che solo Narcissa sembrava notare. Smise di guardarlo all’istante perché il suo cuore aveva cominciato a battere più velocemente del solito e lei era fin troppo consapevole dell’effetto che le provocava anche la sola vista di quel giovane. Tornò a fissare il proprio piatto e non poté fare a meno di sentirsi fastidiosamente in colpa nei confronti del giovane.
Ormai non riusciva più a negare a se stessa il fatto che negli ultimi tempi i suoi sentimenti fossero cambiati. Lo dimostravano molte cose, a partire dal semplice fatto che ormai la maggior parte dei suoi pensieri era orientata su di lui. Era come se Lucius, diventando più presente nelle sue giornate, si fosse insidiato anche dalla sua mente, rubandole quel poco di privacy che le era rimasto. Ogni attimo sembrava votato al desiderio di rivederlo e di incontrarlo, e questo impulso si era fortificato dopo l’ultimo e doloroso incontro di cui erano stati protagonisti di recente.
D’un tratto quel vortice di pensieri intricati spinse Narcissa a voltarsi di scatto per notare che il ragazzo stava abbandonando la tavola per seguire i compagni. Senza nemmeno pensarci due volte, la fanciulla si alzò e raggiunse di corsa il giovane ancora perso nel suo stato di apatia.
<< Malfoy >> disse piano Narcissa, sperando che la confusione generale mascherasse almeno in parte l’emozione che aveva chiaramente incrinato la sua voce.
Istintivamente gli mise una mano sul braccio per farlo voltare, e quella fu la prima volta che instaurò volontariamente un contatto fisico con lui. Lucius si girò all’istante non appena avvertì la presenza di dita altrui sull’avambraccio e notò con doppio stupore che era stata Narcissa a fermarlo. Quando i loro occhi si incontrarono, la gola della fanciulla si fece più secca e le mani le si ghiacciarono subito. Lucius aveva un’aria un po’ provata, come se in quei giorni non avesse dormito granché, e Narcissa non riuscì a non pensare che fosse per colpa sua.
<< Ho bisogno di parlarti >> sussurrò lei fissando i suoi enormi occhi azzurri in quelli grigi del ragazzo.
<< Non mi aspettavo che mi avresti rivolto la parola, visto come ci siamo lasciati l’altro giorno >> commentò lui restituendole uno sguardo neutrale.
<< E invece lo sto facendo. Possiamo andare in un posto più tranquillo, per favore? >>
Si avviarono verso la fine di un corridoio, dove sostava austera un’immensa finestra che dava sul giardino. Passeggiarono in silenzio finché non si fermarono davanti a quella porta invisibile sul mondo, e Narcissa non poté fare a meno di comparare il colore freddo e spento del cielo con il grigio degli occhi di Lucius in quel momento. Malfoy se ne stava fermo a fissare tranquillamente il panorama con le mani nelle tasche, come se al suo fianco non ci fosse nessuno. Lei avrebbe voluto volentieri mollargli un ceffone per scuoterlo da quella improvvisa e inspiegabile condizione di immobilità snervante, ma si trattenne perché sapeva di dover mostrare gratitudine nei suoi confronti.
<< Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me stamattina, non credevo che … >>
<< Che cosa? Che io fossi in grado di dire la verità? Beh, come vedi ti sbagliavi, e a quanto pare ho anche abbastanza coraggio da ammettere i miei errori e pagarne le conseguenze. Davvero stupefacente … >> la interruppe Lucius all’improvviso, lanciandole un’occhiata carica di risentimento.
Narcissa fu colpita dritto al petto da quelle parole piene di acido sarcasmo, e il primo impulso fu quello di indietreggiare impercettibilmente e di incrociare le braccia in un gesto di auto protezione.
<< Se ti pesava così tanto potevi anche risparmiarti una fatica disumana come questa! >> rispose lei, restituendogli almeno parte del veleno che lui le aveva indirizzato.
La risata amara di Lucius creò una crepa nel gelido silenzio che si era formato intorno a loro.
<< E’ veramente incredibile! Dopo quello che è successo fra di noi, dopo ciò che ti ho detto l’altro giorno e dopo averti dimostrato più e più volte quel che provo per te, tu vieni a ringraziarmi per aver consegnato a Lumacorno il tuo stupido quaderno di Pozioni!
L’ho fatto per te, per farti capire ancora una volta che non sono il ragazzo superficiale, arrogante e bugiardo che ti ostini a credere che io sia. Ma ovviamente agli occhi della perfetta Narcissa Black cos’è la dichiarazione di amore di quell’idiota di Malfoy in confronto all’impressione che può fare su un professore? >>
Il petto di Lucius si alzava e abbassava frenetico tanta era la foga che aveva impiegato per buttarle addosso tutta la delusione che aveva in corpo.
Intanto Narcissa era rimasta trafitta dall’intero discorso. Non credeva, non si era nemmeno posta il problema che Lucius potesse soffrire come lei in una situazione del genere.
E in quel momento il suo orgoglio ferito così in profondità non le avrebbe mai permesso di dargli apertamente ragione. Sentì le lacrime scendere rapide e umilianti sulle gote impallidite prima che potesse fermarle, e la vista si annebbiò così tanto che le riuscì impossibile decifrare l’espressione del giovane.
<< Oh perdonami se non mi sono buttata fra le tue braccia sapendo che te la facevi con mia sorella! Che cosa pretendi, Lucius? Che ti giuri amore eterno quando non sono sicura nemmeno delle tue parole? Se mi conoscessi veramente capiresti come stanno le cose >>
Ma Malfoy le aveva già voltato le spalle, allontanandosi da lei a grandi falcate, mosso da una molteplice rabbia: per se stesso, per il suo brutto carattere, e soprattutto per Narcissa, che si mostrava ogni volta così indecifrabile e restia a mostrare ciò che realmente provava!
La ragazza rimase a fissare l’ampia schiena del giovane farsi sempre più distante, mentre il rumore dei suoi singhiozzi si univa all’eco dei passi di Lucius.




Spazio Ringraziamenti: Buonasera a tutti! Con l’estate e la fine (temporanea, ahimè) degli esami ritorna la mia tendenza a pubblicare di notte. So che mi perdonerete per l’orario improbabile, ma essendomi dedicata tutto il pomeriggio al capitolo non mi andava di aspettare domani per aggiornare. Che dire? Ormai sono sempre più sconvolta dal sopravvento che prendono i personaggi su di me, tant’è che sempre più spesso mi lascio guidare da loro, a costo di stravolgere i piani iniziali. Ma basta con le mie chiacchiere! Passo a ringraziare le fantastiche persone che mi seguono sempre e che non mancano di recensire ad ogni (delirante, aggiungerei) capitolo: BekkaMalfoy, Giuliii e Francyslytherin <3 vi adoro e vi mando un abbraccio virtuale, che con questo caldo forse è meglio di uno reale xD (sono anche riuscita a fare la rima, e nelle condizioni in cui sono ora vi garantisco che è un’immensa conquista :D)
Alla prossima!
Cissy

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Capitolo 12
*** A piccoli passi ***


12. A piccoli passi




<< Lasciami dire una cosa, Narcissa: per quanto Lucius possa risultare rude e impulsivo, stavolta non ha tutti i torti. Sta cercando di comprenderti, ti è venuto più che incontro esponendosi anche con un insegnante. Ha detto che ci tiene a te e lo sta dimostrando in tutti i modi! Cos’altro deve fare perché tu riesca ad apprezzarlo? >>
<< Ma è esattamente quello che ho cercato di fare! Lo stavo per ringraziare, e lui ha cominciato a dare in escandescenza … >>
<< Lo credo bene! Senti, Narcissa: i maschi solitamente sono stupidi e si limitano a vivere seguendo l’istinto. Lucius non è così, e non posso permettere che tu te lo lasci scappare per una stupida questione di orgoglio! >>
Era trascorsa circa mezzora da quando Narcissa aveva raccontato quanto accaduto poco prima con Lucius alla sua amica Alanis, e quest’ultima ancora non era riuscita a far ragionare la piccola e testarda Black.
Il freddo penetrante che aveva dominato incontrastato durante tutta la prima metà di Dicembre sembrava aver concesso una breve tregua agli studenti di Hogwarts, e le ragazze avevano approfittato di quel clima insolitamente mite per fare una passeggiata all’aperto.
Alanis doveva recarsi agli allenamenti di Quidditch, così Narcissa si era offerta di accompagnarla. << Ma tu da che parte stai?! >> domandò spazientita alla compagna, incrociando le braccia per proteggersi da quell’inaspettata ramanzina.
<< Dalla tua, è naturale! E’ proprio per questo che ti suggerisco di chiedergli scusa >> rispose Alanis in tono ovvio.
Narcissa si bloccò immediatamente, come se fosse stata pietrificata sul posto.
<< Chiedergli … s-s … Ecco, non riesco nemmeno a dirlo, figuriamoci! Una Black non chiede mai … insomma, noi lo consideriamo un affronto alla dignità personale >> spiegò la fanciulla gesticolando nervosamente. L’amica alzò vistosamente gli occhi al cielo, come d’altronde faceva sempre quando ascoltava assurdità.
<< Senti, fa’ come vuoi. Del resto la vita è la tua e io non posso costringerti a fare qualcosa di disonorevole. Adesso devo proprio andare a prepararmi, cerca di schiarirti le idee e non fare niente di stupido. Ci vediamo dopo. >>
Narcissa osservò con aria sconsolata l’amica che si dirigeva verso gli spogliatoi, così, dopo qualche attimo di incertezza, si accomodò sugli spalti pressoché vuoti.
Sapeva che Alanis aveva ragione – sarebbe stata una sciocca a negarlo – eppure abbassarsi e riconoscere un errore talmente clamoroso era qualcosa che il suo orgoglio non riusciva a sopportare. Fin da piccola era stata abituata ad imporre la propria idea e a portarla avanti anche a costo di rimanere da sola, e questa tecnica aveva quasi sempre funzionato in passato, ma a caro prezzo. Se Narcissa provava a guardarsi alle spalle, era in grado di scorgere una bambina che inventava nomi di amiche inesistenti per non far preoccupare i propri genitori. Le uniche a non averla abbandonata erano state le sorelle, e la ragazza provava un tale affetto nei loro confronti che superava perfino la stima per se stessa.
Ma stavolta era diverso. Le ferite del passato le suggerivano che dopotutto a volte valeva la pena di rischiare e di mettersi in discussione per gli altri.
A risvegliarla da quei pensieri mesti fu una voce che non sentiva da parecchi giorni.
<< Narcissa! Ma che piacevole sorpresa … Non ti ho mai vista agli allenamenti, e saperti qui sarà uno stimolo per giocare meglio, ne sono certo >> esclamò Yaxley fissando la fanciulla con una strana luce negli occhi.
<< Yaxley … Non credevo che ti allenassi ancora >> commentò lei piuttosto stupita, sfregandosi le mani per riscaldarle dal freddo che ricominciava a farsi sentire.
Il giovane reagì all’istante: con un movimento ampio si tolse la giacca per posarla sulle esili spalle della compagna, e a Narcissa ricordò terribilmente quando Lucius aveva fatto lo stesso per proteggerla dall’inverno. Non fece nemmeno in tempo a rifiutare quel gesto, che una voce proveniente dal basso fece sobbalzare entrambi.
Era di Lucius, che aveva visto l’intera scena e ora avanzava verso di loro sul suo elegante manico di scopa.
<< Yaxley! Dov’è la tua divisa? Dovresti essere già negli spogliatoi a cambiarti, invece di perdere tempo qui. Sai che non tollero giocatori pigri e fiacchi nella mia squadra >> sibilò il giovane atterrando con naturalezza sugli spalti, proprio tra Narcissa e Yaxley, per evitare che tra i due ci fossero ulteriori contatti. La sua figura sovrastava di parecchio il corpo del compagno, e quell’espressione dura e irosa stampata sul volto lo faceva apparire ancora più imponente. Narcissa deglutì nervosamente, dal momento che aveva già avuto modo di assaggiare la gelosia di Lucius nei confronti di Yaxley, e in quell’istante temette di assistere a uno scontro diretto fra i due.
<< Rilassati, Malfoy. Stavo solo cercando di riscaldare Narcissa >> commentò Yaxley alzando le mani con un sorrisetto derisorio stampato sulle labbra.
<< Oh, credimi, non ne ha bisogno. Il freddo non la colpisce minimamente >> affermò Lucius a denti stretti, togliendo il cappotto dalle spalle della fanciulla con movimenti bruschi per restituirlo malamente al suo proprietario, che girò rapidamente sui tacchi, seppur controvoglia.
Per la prima volta da quando Lucius se n’era andato, lasciando Narcissa da sola nel corridoio, i loro sguardi si incontrarono, e fu come se quel contatto avesse fatto divampare il fuoco nei loro occhi. La ragazza si alzò immediatamente, per evitare che la possente figura del giovane la sovrastasse ulteriormente.
<< Sei venuta qui per lui? >> indagò Lucius con la voce ancora alterata dalla gelosia.
<< Non essere ridicolo, Malfoy. Esiste un solo ragazzo per cui farei e ho fatto in passato lo sforzo di sorbirmi il Quidditch, e non è di certo Yaxley. Ma se mi avessi lasciato il tempo di parlarci, avrei chiarito la questione della ricerca di Pozioni >> rispose lei arrossendo visibilmente di fronte a quella dichiarazione improvvisa. Non era abituata a manifestare apertamente i sentimenti perché convinta che la facessero apparire debole, ma la situazione stava precipitando e le parole di Alanis cominciavano ad avere effetto su di lei.
Di fronte a quelle affermazioni Lucius si ammorbidì un poco, godendosi quell’attimo di resa da parte della fanciulla più combattiva che avesse conosciuto in vita sua.
<< Cosa intendi dire? >> insisté lui, non pago di quella vaga risposta.
Narcissa tornò finalmente a guardarlo di nuovo senza temere né la rabbia di Lucius né la propria fragilità, e in quel momento capì di possedere il potere di risollevare la situazione per riportare un po’ di pace presso quel mare in tempesta.
<< Io e te abbiamo una ricerca da consegnare entro la fine della settimana, te lo sei dimenticato? Ma prima bisogna avvisare Yaxley di questo cambiamento >> spiegò Narcissa, sollevata del fatto che il vento gelido che si era alzato nascondesse il rossore che sembrava ormai essersi impadronito definitivamente delle sue gote.
<< Parlerò io con Yaxley. Userò parole chiare e semplici affinché possa comprendermi, così la finirà di infastidirti. Ora torna dentro il castello, si gela qui fuori se rimani ferma >> si raccomandò Malfoy, abbozzando un lieve sorriso sulle labbra irrigidite dal freddo.
Narcissa annuì con convinzione, voltandosi in fretta per ripercorrere la strada dell’andata.
Mentre si allontanava dal campo di Quidditch, non riuscì a togliersi di dosso la sensazione che gli occhi di Lucius la stessero accompagnando con premura.




L’ora di cena giunse rapidamente per la gioia di Alanis e di tutti gli studenti che avevano trascorso la maggior parte della giornata all’aperto, e dunque al freddo.
In previsione delle feste natalizie, il castello era stato addobbato con decorazioni vivaci e frizzanti, che avrebbero messo di buon’umore perfino il più burbero dei maghi. Ghirlande spumeggianti percorrevano elegantemente le mura della Sala Grande, e per coloro che possedevano un udito piuttosto sviluppato era possibile perfino notare che i campanellini appesi qua e là emettevano costantemente i jingle più gettonati. Narcissa, ormai avvezza ad ogni tipo di sfarzo, si ritrovò costretta ad ammettere che quell’anno il Preside aveva fatto davvero un bel lavoro.
<< E anche quest’anno il Natale è arrivato >> sospirò la fanciulla prendendo a braccetto Alanis per accomodarsi alla tavola dei Serpeverde.
<< Dalla tua faccia sembra più che sia arrivato l’autunno! Se non ti sbrighi a levarti quell’espressione da strega vissuta ti rinchiuderanno nelle segrete per quanti bambini farai piangere >> la canzonò l’amica, dandole una scherzosa gomitata.
<< Mi vuoi prendere in giro? Io adoro il Natale, è solo che se penso che questo è il nostro penultimo anno qui divento inevitabilmente triste >> si giustificò Narcissa, prendendo posto con grazia sulla panca.
<< Ecco è proprio questo il tuo problema: rimugini troppo su qualsiasi cosa. Fai come me: lascia che sia lo stomaco a pensare per te! >> le suggerì Alanis con un sorriso saggio stampato sulle labbra. Narcissa ridacchiò di gusto di fronte alla sfrenata – e ormai conclamata – passione della compagna per il cibo, e in quel momento capì perché gli anni trascorsi ad Hogwarts avevano assunto un sapore così piacevole. Era stata la presenza immancabile della sua amica, così diversa, eppure così in sintonia con i suoi pensieri, a rendere il percorso nella scuola un viaggio ancora più meraviglioso.  

La cena proseguì decorata col consueto spirito di allegria e spensieratezza che precede le festività, e, una volta terminata, tutti gli studenti lasciarono i loro posti con dei sorrisi sghembi e sognanti ancora dipinti sul volto. Per la prima volta dopo quei giorni d’inferno all’insegna dell’ansia, della paura e della preoccupazione, Narcissa riuscì di nuovo a percepire quel po’ di calma indispensabile che la vita troppo spesso porta via.
Fu in quello stato di tranquillità rigenerante che la trovò Lucius, anche lui chiaramente contagiato dal clima di estrema gioia che si era creato grazie alla presenza degli addobbi natalizi.
<< Buonasera, Narcissa >> la salutò educatamente, rivolgendole un sorriso sincero, privo di tutti gli eccessivi dettagli espressivi con cui lo farciva nelle occasioni in cui si presentava in società. Narcissa lo preferiva di gran lunga quando era se stesso e tirava giù la maschera di perfezione che cercava di cucirsi addosso per nascondersi agli occhi delle persone, ma di rado glielo aveva visto sfoggiare, perciò si godette quel raro momento.
<< Buonasera, Lucius >> rispose lei con timidezza, accorgendosi improvvisamente che la fiumana di alunni era scomparsa e adesso erano soli nel corridoio.
<< Ho parlato con Yaxley e gli ho spiegato la situazione. E’ tutto apposto, possiamo cominciare la nostra ricerca domani senza essere disturbati. Però ora vorrei parlare con te per chiarire alcune cose >> iniziò lui fissandola negli occhi. La sua espressione era cambiata, e adesso sul suo volto si poteva leggere una maturità di cui difficilmente la fanciulla si era resa conto in passato.
<< No, tu sei stato fin troppo chiaro in questi giorni, ora tocca a me spiegarmi. Non mi fa piacere discutere con te, credimi, ma … faccio fatica a fidarmi delle persone e ho bisogno del mio tempo, tutto qui >> disse Narcissa con semplicità, senza alcuna vergogna.
I suoi occhi erano diventati più grandi e luminosi mentre si confidava con il giovane, e quest’ultimo notò con sgomento quanto fosse ancora più bella vista da quella distanza ravvicinata. La pelle liscia del viso risplendeva di gioventù perfino nella penombra della sera, e Lucius commise uno sforzo enorme per impedirsi di baciare quella fanciulla che sembrava l’incarnazione di una dea.
<< Io non ho fretta >> rispose il ragazzo, sfoderando un’espressione furba che strappò un sorriso anche a Narcissa.
<< Te ne sono grata. Ora sarà meglio andare a dormire, domani ci aspetta una giornata carica di studio e fatica >> affermò lei con finta aria severa, accelerando il passo per raggiungere in fretta la Sala Comune.
<< Agli ordini! >> le gridò dietro Lucius divertito, sorridendo nell’osservare la figura di Narcissa camminare impettita lungo il corridoio. Sarebbero potuti passare giorni, mesi, anche anni, eppure egli non si sarebbe mai stancato di guardare il profilo perfetto e inorgoglito della donna che – ne era certo – un giorno sarebbe diventata sua moglie.





Spazio Ringraziamenti: eccomi qui finalmente con la promessa mantenuta! Piano piano la tempesta si sta calmando, e il mio cuore non è mai stato così zuccheroso come adesso *.*
Questo periodo non si sta rivelando proprio uno dei più rosei: noto una certa aura negativa attorno a me, ma non bisogna demordere, e il mio primo passo verso la positività è stato questo capitolo  spero di avervi coinvolti ed emozionati ancora una volta.
Vi ringrazio infinitamente per tutto! So di essere alquanto monotona nel ripeterlo ogni volta, ma non conosco altri modi per esprimermi la mia gratitudine… siete veramente preziosi e io mi sento immensamente fortunata <3 Vi abbraccio forte: BekkaMalfoy, Giuliii e Francyslytherin.
Alla prossima!
Cissy

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Capitolo 13
*** Sorprese inaspettate ***


13. Sorprese inaspettate




Quella mattina Narcissa si era svegliata di buon’umore, canticchiando sommessamente per il dormitorio, il che aveva portato le sue compagne di stanza ad ignorarla educatamente. Non avrebbe saputo spiegare il perché, eppure sentiva che quello sarebbe stato un giorno propizio, così la fanciulla si fermò più tempo del dovuto davanti allo specchio per acconciare i propri capelli in maniera diversa dal solito.
Sistemò tutte le ciocche finché il risultato non combaciò con le sue aspettative, e una volta terminata l’opera, si alzò per abbandonare la stanza e andare a fare colazione nella Sala Grande.
Perfino la Sala Comune, solitamente rabbuiata dai tetri riflessi che provenivano dagli abissi del Lago Nero, quel giorno aveva un aspetto gioviale, e Narcissa vi indugiò per qualche minuto, godendosi il silenzio che vi regnava incontrastato.
Dapprima non l’aveva visto, ma poi le sembrò impossibile non notarlo, perché nella sua posa c’era qualcosa di decisamente insolito.
<< Malfoy! >> esclamò lei in tono stupito, avvicinandosi al ragazzo con occhi sgranati.
<< Ciao Narcissa >> rispose lui con voce amabile, distogliendo per un attimo lo sguardo dal tomo che teneva in grembo.
<< Che stai facendo? >> gli chiese ancora più scettica, avvertendo l’urgente bisogno di accertarsi che i propri occhi funzionassero ancora bene.
<< Mi sto istruendo sulla Pozione Restringente >> affermò Lucius con naturalezza, ignorando l’incredulità che la fanciulla ostentava poco gentilmente nei suoi confronti.
Ed era vero. Narcissa si avvicinò per constatare che quello non fosse un bizzarro scherzo dell’immaginazione, e vide chiaramente che Malfoy stava sfogliando un libro di Pozioni, probabilmente per la prima volta in vita sua.
<< E cosa hai scoperto? Che serve a restringere gli oggetti? >> lo schernì lei con un’espressione furba dipinta sul bel volto. Si sedette con cautela al piccolo tavolo posto vicino al camino dove stava anche Malfoy, e si domandò da quanto tempo il giovane si trovasse lì, e soprattutto animato da quale misteriosa forza oscura.
<< Noto con piacere che hai recuperato il tuo irresistibile senso dell’umorismo, Black, ne sono deliziato. Non avrei sopportato di vederti con il broncio ancora per molto >> sospirò Lucius, assumendo un’espressione addolorata per stuzzicarla, senza tuttavia distogliere il proprio sguardo dalle pagine nuove del suo libro di testo.
In tutta risposta la fanciulla gli strappò il volume di mano e si concentrò su di esso, per evitare che lui potesse intravedere l’imbarazzo che le aveva colorato leggermente le gote di rosso.  
<< Allora, verifichiamo la tua preparazione … cosa mi dici degli ingredienti? >> gli domandò per cambiare discorso, fingendo di sottoporlo a un’interrogazione.
Lucius incrociò le braccia e assunse una postura più rilassata, godendosi quel momento di gloria. << Facile: radici di margherita, un grinzafico, un bruco, una milza di gatto e succo di sanguisuga >> scandì chiaramente, come se si trattasse di una deliziosa ricetta di cucina.
<< Hai studiato davvero! >> commentò Narcissa in tono quasi dispiaciuto, restituendogli il libro con riluttanza. Di fronte a quella specie di complimento, Malfoy sfoderò un sorriso sornione che gli illuminò il viso e che riuscì ad ammorbidire un poco anche la bellissima ragazza che gli sedeva accanto.
<< Ma certo, per chi mi hai preso? Solo perché spesso la mia concentrazione è rivolta verso altro non vuol dire che io sottovaluti l’istruzione  >> disse lui con una nota di placido rimprovero nella voce.
Narcissa fissò con attenzione i profondi e tenebrosi occhi grigi del giovane e non poté fare a meno di notare una luce diversa nei suoi occhi che la cercavano insistentemente, e anche se quello era un piacevolissimo momento di scherzo, essi erano rimasti seri e concentrati per tutto il tempo.
<< Mi era sembrato che per te contasse molto di più una partita di Quidditch rispetto alla media scolastica >> commentò lei con ovvietà, alzando un sopracciglio in segno di sfida.
<< Solo se a fare il tifo per me c’è una bella ragazza come te >> azzardò lui con malizia, posando uno sguardo famelico sulla figura attraente della fanciulla.
Narcissa emise una risatina forzata, fingendo di non essere rimasta infastidita da quella battuta tipica del Lucius strafottente che conoscevano tutti.
<< Beh, potrai anche essere uno studioso accanito molto ben celato, ma sta di fatto che passi la metà del tuo tempo ad allenarti in un campo piuttosto che in biblioteca >> puntualizzò la ragazza incrociando le braccia con risolutezza, come a voler indicare che la questione era chiusa.
<< Mi commuove vedere che ti preoccupi per come impiego il mio tempo … ma non temere, oggi ho intenzione di dedicarmi interamente alla nostra ricerca >> le promise Lucius, assumendo un’aria di finta solennità per stuzzicarla.  
<< Ma davvero? Te ne sarò debitrice per il resto della mia vita … >> commentò lei con sarcasmo, alzandosi in piedi per porre fine a quella ridicola conversazione, che le stava procurando solo un’imperdonabile perdita di tempo. Ma Lucius si mosse rapido e le afferrò un braccio per evitare che lei gli voltasse le spalle. Narcissa si irrigidì istintivamente non appena avvertì il calore della mano grande e forte di Malfoy farsi strada attraverso il tessuto della camicetta e del maglione fino a raggiungere la propria pelle.
<< Oh, aspetta di sentire quale piano ho ideato per procurarci gli ingredienti in fretta e prima di tutti gli altri. Il resto dei nostri amati compagni andrà stupidamente nella Foresta Proibita, sottoponendosi così ad una ricerca lunga e faticosa, ma per tua fortuna tu sei in coppia con lo studente più intelligente di tutta Hogwarts – oltre che il più affascinante – e potrai risparmiarti tutto ciò, arrivando a preparare la Pozione Restringente in largo ed elegante anticipo >> affermò con spavalderia il ragazzo, cercando di piantare il seme della curiosità nell’animo della fanciulla che lo fissava con un’espressione alquanto scettica.
<< E quale sarebbe questo formidabile piano? >> chiese Narcissa con impazienza, senza preoccuparsi di nascondere la scarsa fiducia che provava nei confronti delle intenzioni del giovane. Lucius esibì un sorriso trionfante, come se non aspettasse altro che descrivere minuziosamente l’idea che aveva partorito quella mattina stessa.
<< C’è uno stanzino al secondo piano, ignoto alla maggior parte degli studenti di Hogwarts, dove il signor Gazza tiene la sua collezione personale degli ingredienti più ripugnanti che esistano nel mondo magico. Sono sicuro che farà al caso nostro: troveremo quanto ci serve, in modo tale da preparare la pozione e presentarla a Lumacorno prima di tutti gli altri. So che non è prevista una gara di tempo in questo caso, ma spesso la velocità è sinonimo di maggiore intelligenza, dunque sono certo che il professore apprezzerà la nostra stupefacente abilità. E poi … perché no, potremmo essere così fortunati da trovare addirittura una boccetta di pozione già pronta! >> spiegò il ragazzo con crescente soddisfazione, mentre gli occhi gli scintillavano al solo pensiero di poter compiere un piccolo misfatto.
<< Sei impazzito? Ti rendi conto che in questo modo infrangeremo un’infinità di regole e rischieremo di essere espulsi per violazione di proprietà privata?! >> commentò la fanciulla, scandalizzata più dal fatto che una parte di lei si fosse eccitata all’idea di quella specie di missione che dalla scarsa onestà intellettuale di Malfoy.
<< Oh, andiamo! Il vecchio Gazza non si accorgerà mai di questo insignificante furto, intento com’è a sorvegliare il resto del castello. Sarà divertente, e in più ci consentirà di ottenere un buon voto senza la minima fatica >> continuò Lucius imperterrito, ignorando le proteste della piccola e coscienziosa Black. Narcissa continuava a guardarlo per cercare di capire se diceva veramente sul serio, tanto era sconcertata da quella proposta.
<< Non voglio compromettere la mia permanenza qui per una stupida bravata che non promette niente di buono. Faremo come tutti gli altri, anche se questo richiederà più tempo. Fine della storia >> sentenziò la fanciulla, liberandosi con un gesto fluido dalla stretta di Lucius, che rimase visibilmente deluso da quella reazione.
<< Bene. Buona fortuna nella Foresta Proibita, allora. Fai particolare attenzione ai ragni: ho sentito dire che si attaccano ovunque e non mollano la presa finché non li schiacci>> la salutò Malfoy, girandosi per congedarsi da lei.
Stavolta toccò a Narcissa farsi avanti per fermare Lucius e costringerlo a rimanere dov’era. Reprimendo i lunghi brividi di orrore che avevano preso a correrle insistentemente sulla schiena, gli si parò davanti bloccandogli l’uscita.
<< Stai scherzando, vero? Non vorrai mica mandarmi da sola nella Foresta Proibita! E’ estremamente pericoloso, senza contare che perderei facilmente il senso dell’orientamento con tutta quella nebbia … >> protestò la fanciulla, gesticolando furiosa in preda al panico.
<< Non rischieresti la vita se seguissi il mio suggerimento e ci recassimo nello stanzino al secondo piano >> affermò di rimando il giovane, mostrandosi insensibile nei confronti delle preoccupazioni della ragazza.
<< Ma questo è un ricatto bello e buono! >> esclamò Narcissa indignata, scrutando torva il viso del compagno rimasto impassibile nella sua maschera di risoluzione.
<< Sapevo che l’idea ti sarebbe piaciuta. Andiamo >> sorrise lui con aria trionfante, godendosi l’espressione sconfitta che si stava disegnando rapidamente sul volto della fanciulla.  Si voltò prima che lei potesse obiettare ulteriormente e si diresse verso le scale che conducevano al ritratto.
<< Che essere spregevole … >> sibilò la ragazza, scuotendo la testa in segno contrariato e costringendosi di malavoglia a seguire Lucius, che già si stava avviando con aria furtiva nei corridoi.  
 
 


Lucius e Narcissa non impiegarono molto tempo a raggiungere il secondo piano. I corridoi erano per lo più deserti, visto che la maggior parte degli studenti era concentrata nella Sala Grande in occasione della colazione. In effetti, la fanciulla rimpianse di non essersi diretta subito lì non appena il suo stomaco iniziò a gorgogliare, invocando insistentemente del cibo. Lucius si muoveva rapido e silenzioso, precedendola attraverso il dedalo di corridoi da cui era costituito il castello, e sembrava conoscere a memoria il percorso, visti i suoi movimenti veloci e sicuri. Quante volte sarà già stato qui? Si chiese Narcissa, osservando ammirata le abilità del ragazzo. All’improvviso quest’ultimo tornò repentinamente indietro sui suoi passi, appiattendosi più che poté addosso al muro.
<< Dannazione! >> imprecò Lucius continuando a sporgersi verso l’estremità della parete per spiare oltre l’angolo.
<< Che succede? >> domandò Narcissa con un filo di voce, allarmandosi immediatamente.
<< Il Preside sta uscendo dal suo ufficio! Non credevo che fosse ancora in giro, dovrebbe trovarsi nella Sala Grande insieme a tutti gli altri professori. Questa non ci voleva … >> bisbigliò Malfoy, cercando di farsi venire in mente un’idea per aggirare quell’imprevisto.
<< Che cosa?! Come diavolo ti è venuto in mente di passare vicino all’ufficio di Silente proprio quando stiamo per commettere un reato? >> sbottò la fanciulla cercando di trattenere il volume della voce che tendeva ad alzarsi, montato dalla rabbia e dalla paura.
Lucius le fece segno ancora una volta di emettere meno rumore possibile, continuando a tenere d’occhio l’entrata presidiata dai due Gargoyles di pietra.
<< Te l’ho detto, Horace, devo aver esagerato con le Api Frizzole che mi hai portato da Mielandia la settimana scorsa. >>
La voce roca e allegra del Preside proveniva proprio da dietro la parete che nascondeva Lucius e Narcissa. Stando a quanto avevano udito, egli era in compagnia del professor Lumacorno, e con somma sorpresa dei due studenti che origliavano con il fiato sospeso stava discorrendo con il collega riguardo all’indigestione che lo aveva tenuto sveglio per tutta la notte.
<< Devo aver esagerato con quelle palline di sorbetto levitante, perché stavolta non hanno sortito gli effetti digestivi che speravo. Per assurdo, mi sono ritrovato con il problema opposto! >> ridacchiò l’uomo anziano, sfiorandosi il ventre per assicurarsi che il dolore fosse ormai passato.
<< Sono desolato, Albus! Non potrebbe essere stata colpa del pungiglione dei Billywig? La prima volta che assaggiai le Api Frizzole rischiai di perforarmi la lingua! Magari la prossima volta mi limiterò a portarti le innocue Gelatine Tuttigusti+1, è più sicuro >> propose Lumacorno, cercando di scrollarsi lo spiacevole senso di colpa che lo aveva assalito nell’ascoltare il racconto del Preside. Quest’ultimo, tuttavia, non pareva minimamente turbato, anzi, aveva dipinta sul volto la solita espressione serena e gioviale di sempre. << Ah, amico mio! Morirò seppellito dal mio grasso se continui a viziare questo povero vecchio >> rise Silente, incamminandosi verso la direzione opposta rispetto a dove si trovavano Lucius e Narcissa. Entrambi erano rimasti immobili senza avere il coraggio di fiatare, udendo il vivace scambio di battute nella speranza che i professori non svoltassero nel punto sbagliato. Non appena sentirono che le voci dei due uomini si stavano allontanando sempre di più, trassero un sospiro di sollievo, mentre il terrore abbandonava placidamente le loro membra.
<< Beh, se prima pensavo che i nostri insegnanti avessero una vita privata noiosa, mi sbagliavo di grosso! >> esclamò Lucius trattenendo a stento le risate, mentre diveniva vittima di uno sguardo inceneritore da parte della compagna. In tutta risposta, Narcissa sferrò una gomitata a Malfoy per lo spavento in cui erano incorsi a causa della sua testardaggine.
<< Questa è l’ultima volta che facciamo come dici tu, sia chiaro. E ora andiamo, prima che la tua mente geniale ci faccia trovare anche da Gazza >> lo ammonì la fanciulla, scostandosi dal muro su cui si era letteralmente spalmata per paura di essere scoperta.
Proseguirono ancora per un po’ la loro ricerca, ed infine giunsero davanti ad una porticina malconcia, al di là della quale Narcissa sperò che si trovasse il tanto celebrato stanzino del custode. Dopo qualche secondo di esitazione, Lucius si avvicinò alla ragazza e le sfilò dai capelli la forcina grazie a cui si reggeva l’acconciatura che aveva elaborato con tanta cura.
Nonostante le esclamazioni di protesta da parte della fanciulla, il giovane armeggiò con la molletta e fece scattare la serratura, aprendo poi con cautela la porta.
Lo scenario che si presentò davanti ai loro occhi costrinse Narcissa a reprimere un conato di vomito che le era salito spontaneo su fino alla gola. Membra e budella di ogni svariata specie esistente al mondo giacevano imbottigliate in contenitori ammassati su scaffali di legno marcio, emanando un delizioso aroma. Entrambi entrarono con riluttanza, desiderosi di trovare al più presto gli ingredienti necessari e filarsela di corsa.
Notando che la fanciulla diventava sempre più sofferente man mano che il puzzo si insinuava nelle loro narici, Lucius iniziò a muoversi nell’angusto spazio per individuare l’oggetto della loro ricerca.
<< Ma che razza di posto è questo? Nemmeno uno come Gazza potrebbe resistere in mezzo a questo fetore! Facciamo presto, ti prego >> gli disse Narcissa con un’espressione oltremodo disgustata, spostandosi anche lei in cerca di un grinzafico.
In realtà, oltre ogni più rosea previsione, i due se la cavarono in un quarto d’ora, riuscendo a prendere tutti gli ingredienti di cui avevano bisogno.
Contenta del fatto che quel supplizio avrebbe avuto fine nel giro di qualche secondo, Narcissa si diresse per prima verso l’uscita e si accorse con suo spiacevole stupore che la porta si era chiusa da sola, senza che loro l’avessero toccata.
Si precipitò immediatamente sulla maniglia forzandola più e più volte, ma la porta non si mosse, rimanendo ermeticamente serrata al suo posto.
La fanciulla si volse verso Lucius con occhi disperati, comunicandogli con lo sguardo l’innegabile evidenza: erano in trappola.





Spazio Ringraziamenti: eccomi finalmente con il tredicesimo capitolo! Nonostante me lo sia trascinato dietro per parecchi giorni, oggi sono riuscita a terminarlo e ammetto che nel complesso è stato divertente scriverlo. Come sempre ringrazio di cuore le persone che non mancano mai di recensire : BekkaMalfoy, Giuliii e Francyslytherin; e anche tutti coloro che seguono questa storia o che l’hanno aggiunta alle preferite.
Sempre vostra,
Cissy

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Capitolo 14
*** In trappola? ***


14. In trappola?



<< Siamo rimasti chiusi dentro! >> gridò inorridita Narcissa, senza smettere di forzare la maniglia della porta. Aveva già provato ad aprirla usando insistentemente la magia, ma qualsiasi incantesimo aveva avuto un effetto nullo. << Alohomora! >> ripeté la fanciulla di nuovo, in un ultimo tentativo disperato. Tuttavia, la sudicia porta di legno marcio non ne voleva sapere di aprirsi e restò maledettamente sigillata.
<< E’ stregata >> mormorò Lucius con esasperazione per porre fine a quella ridicola dimostrazione di testardaggine.
<< Cominciavo a sospettarlo, sai? >> strillò lei sarcastica, iniziando a tempestare di pugni le assi di legno per sfogare la rabbia che altrimenti avrebbe riversato sul ragazzo.
<< E allora smettila di agitarti! >> sbottò lui irritato, passandosi stancamente una mano fra i capelli e appoggiandosi con poca grazia al muro accanto alla porta.
Narcissa si girò di scatto in direzione del giovane e gli indirizzò una lunga e fulminante occhiataccia. << Già! Forse dovrei prendermela con te. Che bella idea! >> sibilò con voce minacciosa, riducendo gli occhi a fessura. Eliminò con facilità lo spazio che li divideva, dal momento che il locale era alquanto angusto, e alzò una mano per colpire Lucius, ma quest’ultimo fu più rapido di lei e le afferrò prontamente il polso.
Sul volto della fanciulla si dipinse subito un’espressione indignata, seguita da una serie di proteste verbali che le uscì dalle labbra come un torrente in piena.
<< E’ solo colpa tua se ci troviamo in questa situazione! Non saremmo mai dovuti venire qui e … e lasciami! >> strillò, dimenandosi nella speranza di liberarsi dalla stretta di Malfoy.
Riuscì inaspettatamente nell’intento e si allontanò di qualche passo da lui, come per prendere la rincorsa e attaccare di nuovo il responsabile di quella disgustosa prigionia.
Lucius si stava già preparando per un altro bombardamento di insulti condito da una serie di pugni e schiaffi, ma Narcissa si limitò ad appoggiarsi al muro con aria stizzita, dopo avergli lanciato un’occhiata eloquente. Lucius avrebbe preferito di gran lunga che la furia della fanciulla si fosse riversata sul suo corpo rispetto a quella reazione, perché ciò che leggeva nel suo sguardo infuriato  era l’ombra viva e concreta della delusione. Il giovane si sentiva immensamente colpevole per la situazione a dir poco spiacevole in cui aveva trascinato Narcissa. Di certo quella era l’ultima cosa che voleva; il suo unico intento era quello – come sempre, d’altronde – di fare colpo sulla ragazza, dimostrandogli tramite dei gesti tutto ciò che non riusciva ad esprimere a parole.
<< Mi dispiace >> mormorò lui sinceramente con voce bassa, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo severo della compagna.
<< Ah, ti dispiace? >> rispose lei seccamente, senza lasciare trasparire nemmeno un briciolo di compassione nella voce. << E credi che questo servirà a far aprire la porta? >> gli domandò malignamente, alzando un sopracciglio spietato.
Lucius incassò il colpo senza scomporsi troppo: era pronto ad una serie interminabile di frecciatine, perché se lui era in grado di batterla sul piano della forza fisica placando i suoi colpi imprecisi, Narcissa possedeva l’incredibile capacità di incenerire le persone anche attraverso una singola frase. In fatto di parole la ragazza avrebbe sempre avuto la meglio, e in un certo senso al giovane non dispiaceva vederla così combattiva; era straordinariamente bella, nonostante il viso fosse attraversato da piccole rughe di biasimo che le corrugavano la fronte, la quale a Lucius ricordò l’aspetto di un foglio di carta stropicciato. Malfoy aveva visto parecchie persone arrabbiate, a partire da suo padre – dal quale egli stesso aveva ereditato la tendenza a reazioni piuttosto colleriche – e tutte assumevano sembianze mostruose, come se l’ira attuasse un procedimento di trasfigurazione sui loro volti. Ma ciò non accadeva con il viso perfetto di Narcissa.
I lineamenti delicati erano rimasti immutati, e il suo aspetto era tutt’altro che deformato: la fanciulla appariva assurdamente quasi più affascinante con quell’espressione austera dipinta sul volto, e il desiderio forte di cancellare quel cipiglio con un bacio passionale attraversò le membra di Lucius come le onde del mare che si infrangono impetuose sugli scogli.
Improvvisamente il giovane si accorse che la ragazza lo stava fissando con aria perplessa in risposta a quel silenzio prolungato, così si riscosse con violenza da quei pensieri inappropriati.
<< Potrei provare ad abbattere la porta … La magia non funziona, ma magari con la forza necessaria il legno potrebbe cedere >> ipotizzò, osservando attentamente le assi di fronte a lui per evitare che il suo sguardo cadesse inesorabilmente sulla figura di Narcissa.
<< Prova ad usare la tua testa dura, magari ci riesci >> commentò lei con un sorriso crudele, incrociando le braccia per gustarsi meglio la scena che avrebbe avuto luogo di lì a poco. Avrebbe venduto i suoi abiti più pregiati pur di osservare Lucius rompersi qualche osso nell’ottuso tentativo di buttare giù la porta servendosi del proprio corpo.
<< Hai qualche idea migliore? >> le chiese tranquillamente Malfoy, iniziando a tastare il legno con un’espressione incerta stampata sul bel volto.
<< Oh, no, qui sei tu quello che ha le idee geniali. In ogni caso non credo che forzare la porta ci aiuti ad uscire fuori di qui. Se è stata stregata, vuol dire che è inattaccabile in qualsiasi modo >> rispose Narcissa con lo stesso tono che userebbe una maestra per spiegare un concetto basilare ad un alunno duro di comprendonio. << Probabilmente esiste una specie di parola d’ordine o un oggetto, per esempio una particolare chiave, in grado di aprirla. Mio padre usa un metodo simile per evitare che mia madre legga le sue lettere riposte nello studio. Ma non sarei in grado di entrare nella piccola mente di Gazza e indovinare quale sia il suo, sinceramente >> confessò la fanciulla ammorbidendosi un poco, e sorridendo lievemente al ricordo delle frecciatine che si scambiavano spesso i suoi genitori. Esattamente come stavano facendo lei e Lucius. Tale considerazione la fece avvampare rapidamente, costringendola ad abbassare leggermente il capo per impedire al ragazzo di notare quel repentino cambiamento sul volto.
<< Sembri molto attaccata alla tua famiglia. La tua espressione è totalmente cambiata mentre parlavi di loro >> osservò Malfoy, con uno strano tono di voce, che Narcissa non riuscì ad identificare.
<< E’ così … la mia famiglia mi ricorda chi sono e mi aiuta a non perdere di vista i miei obiettivi. Sono le uniche persone per cui morirei, e io ci tengo davvero molto alla mia vita >> disse lei in un sussurro, proprio come si fa durante le confidenze dei pensieri più intimi. Si ritrovò a stupirsi di quell’inaspettata confessione, e per giunta in un momento critico come quello.
Non avrebbe saputo spiegare il perché, eppure c’era qualcosa nello sguardo di Lucius che l’aveva spinta a dichiarare quanto aveva affermato. Gli occhi di Malfoy furono attraversati da una nuvola scura di un sentimento non definito, ma che ebbe l’effetto di procurare uno spiacevole tremito nel cuore della fanciulla. Per la prima volta in quegli abissi grigi e penetranti Narcissa scorse la tristezza, una voragine che sembrava aver inghiottito tutta la spavalderia di cui il ragazzo era solito fare mostra. In giro circolavano parecchie storie sulla famiglia di Lucius, ma quella più quotata ipotizzava che, viste le oscure origini della madre, la donna fosse stata assassinata dal marito Abraxas, uomo notoriamente burbero e collerico. Nessuno sapeva il vero nome della signora Malfoy, nessuno ricordava il suo aspetto, poiché ella era morta molti anni prima.
Narcissa percepì il gusto amaro del rimorso farsi strada lentamente sul palato: forse non avrebbe dovuto parlare con così tanto trasporto della propria famiglia, considerando che probabilmente l’infanzia del giovane era stata alquanto burrascosa e infelice. Abraxas Malfoy era amico di suo padre, Cygnus, e sebbene il suo umore non fosse sempre dei migliori, la fanciulla non lo avrebbe mai reputato capace di commettere l’omicidio di sua moglie, perciò non aveva davvero creduto a quelle fantasticherie, neppure una volta. Eppure lo sguardo di Lucius diventato all’improvviso vacuo e rivolto a un ricordo lontano nello spazio e nel tempo suggerì a Narcissa che egli non aveva un buon rapporto con i propri parenti.
<< Io non spenderei nemmeno un quarto di galeone per mio padre. L’unico sentimento che ha saputo rivolgermi da quando sono nato è stato il disprezzo, e io ho imparato a fare altrettanto con lui. Non conosco l’idea di una famiglia affettuosa di cui parli tu. Non esiste per me >> disse Malfoy con amarezza, quasi sputando ogni singola parola come se fosse stato veleno.
Narcissa rimase profondamente colpita da quella confessione così intima di tutto il dolore che il ragazzo aveva a lungo trattenuto dentro di sé, senza mai avere il coraggio di tirarlo fuori per liberarsene definitivamente. Avvertì che gli occhi si inumidivano rapidamente e calde lacrime iniziarono a rigarle le gote rosee, atterrando con colpi silenziosi sull’apertura della camicetta.
<< Stai piangendo per me? >> rise piano Lucius, avvicinandosi prontamente alla fanciulla con uno sguardo diverso. I suoi intensi occhi grigi avevano recuperato tutta la loro fredda bellezza, spazzando via di colpo la cupa tristezza che tanto aveva impressionato la ragazza. Lucius le prese delicatamente il viso tra le mani e cominciò a baciare le palpebre chiuse di Narcissa, asciugando così tutte le lacrime che ne uscivano.
Lei si sentì una sciocca in quel momento: era Malfoy quello che aveva bisogno di supporto, e invece si era ritrovata ad essere consolata da lui per via del suo scarso autocontrollo.
<< Mi dispiace, Lucius … >> sussurrò Narcissa a qualche centimetro dal volto del ragazzo, che aveva iniziato a tempestare di piccoli baci il viso della fanciulla, tracciando la strada verso le labbra. Narcissa posò delicatamente una mano sul petto di Malfoy per allontanarlo di poco in modo da poterlo guardare negli occhi. << Sbagli se dici che non esiste una vera famiglia per te. L’avrai quando ti sposerai e avrai dei figli, allora niente ti impedirà di essere davvero felice >> gli promise lei con un lieve sorriso, prima di avvicinarsi di nuovo a lui per assaggiare il sapore delle sue labbra. A quel contatto, Lucius reagì all’istante, come una bomba innescata, e ricambiò con trasporto il bacio fresco di Narcissa. Le labbra della fanciulla costituivano un morbido nettare di cui egli non sarebbe mai stato sazio, e il piacere di quella vicinanza fu doppio dal momento che a provocarla era stata lei stessa. Le mani di Lucius si muovevano freneticamente lungo la superficie del corpo di Narcissa, come a volerne ricoprire ogni centimetro, lasciando al loro passaggio tracce infuocate di desiderio. La giovane Black affondò le dita affusolate nei lisci capelli di Malfoy, ricevendo e a sua volta donando baci alimentati da una passione che la animava da dentro.
Per un attimo non riconobbe il proprio corpo mentre si contorceva per farsi ancora più vicino a Lucius; nel profondo del suo essere si era svegliato un sentimento selvaggio che non aveva mai conosciuto prima di quel momento. I baci di Lucius intanto erano diventati più impertinenti andandosi ad insinuare nella scollatura della camicetta, e quelle scosse di piacere la lasciarono senza fiato. Improvvisamente la situazione presente, spazzata via da quell’assaggio di paradiso, le ricordò che si trovavano ancora in trappola nello stanzino infernale di Gazza. Con grande forza di volontà e a malincuore si staccò piano da Lucius, carezzandogli dolcemente una guancia con la piccola mano. Negli occhi di Malfoy si fece largo uno sguardo contrariato, e le labbra erano piegate in una smorfia di desiderio non pienamente appagato.
<< Narcissa … >> la voce di Lucius era implorante e arrochita dalla bramosia di baciarla ancora, ma Narcissa riuscì ad allontanarsi completamente da lui per ripristinare la distanza di sicurezza.
<< Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui >> ricordò sia a lui che a se stessa, iniziando a perlustrare ansiosamente lo spazio angusto intorno a lei. All’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione, e un barlume di speranza si fece strada nel suo cuore. La finestrella che si trovava sulla parete opposta alla porta dava sul sentiero che conduceva al campo da Quidditch, e in quel momento uno studente stava passando con in mano un manico di scopa.
 << C’è qualcuno lì sotto! >> disse la fanciulla a Lucius, spalancando all’istante il vetro per rivolgersi all’alunno che camminava ignaro della loro presenza.
Malfoy le si fece subito vicino, aiutandola ad attirare l’attenzione dell’unica fonte di salvezza che era rimasta loro. Il giovane interruppe il proprio cammino e alzò la testa in direzione delle voci che chiedevano aiuto a squarciagola, qualche metro più su. Riconoscendoli, si affrettò subito a montare sul suo manico di scopa per raggiungerli. Non appena arrivò vicino alla finestra, l’espressione di sollievo dipinta sul volto di Lucius svanì, lasciando il posto ad una smorfia di delusione.
<< Yaxley … >> lo salutò con un sibilo minaccioso, mentre l’ultimo arrivato rivolgeva un radioso sorriso a Narcissa. << Guarda guarda. E’ proprio vero che Hogwarts nasconde innumerevoli sorprese. Che ci fate voi due qui? >> chiese con fastidiosa strafottenza, squadrando dall’alto in basso Lucius, che ricambiò l’occhiataccia con piacere.
<< E’ una lunga storia >> si intromise Narcissa, avendo colto al volo che avrebbe fatto meglio a mettersi in mezzo ai ragazzi per evitare il peggio. << Yaxley, se ci aiutassi te ne saremmo infinitamente grati >> aggiunse, cercando di fare breccia nella maschera di astio che il giovane soleva indossare in presenza di Lucius.
<< E perché dovrei? Il tuo amico qui sembra non essere contento di vedermi. Forse farei meglio ad andarmene >> suggerì Yaxley voltandosi per tornare da dove era venuto.
<< Perché sono io a chiedertelo. Ti prego, aiutaci >> gli gridò dietro Narcissa, nella disperata speranza che il ragazzo la ascoltasse. Lucius era evidentemente contrariato per il fatto che la fanciulla fosse arrivata a pregare un essere così viscido ed insolente, ma del resto costituiva la loro unica chance per uscire da quel pasticcio di cui egli era la causa.
Compiaciuto, Yaxley si avvicinò nuovamente alla finestra con un sorrisetto languido stampato sulle labbra. << Quando un amico è in difficoltà, io muoio dalla voglia di aiutarlo. Tuttavia, temo che il mio fragile manico di scopa non sia in grado di sorreggere anche il tuo peso, Malfoy.
Potrei portare tranquillamente Narcissa a terra e poi tornare con il tuo, di manico, per aiutare te >> propose con un’espressione seria, gustandosi le rughe di gelosia che increspavano deliziosamente il volto del suo rivale. La fanciulla guardò con aria preoccupata in direzione di Lucius, che dopo aver fissato gli occhi di Yaxley dalla forma affilata per intravederne la sincerità, rivolse i propri verso quelli più grandi e infinitamente più limpidi di Narcissa.
<< Vai con lui >> le ordinò a malincuore, serrando i pugni per impedirsi di colpire Yaxley, che aveva iniziato a ridacchiare sommessamente.
<< No, io non vado senza di te! >> si oppose lei con fermezza, posandogli una mano sul braccio.
<< Vai … Ti raggiungerò prima che tu te ne accorga >> le promise baciandole la fronte per rassicurarla.
Tuttavia, il sorriso trionfante di Yaxley mentre Narcissa saliva sul suo manico di scopa faceva intendere che sarebbe accaduto l’esatto contrario.






Spazio Ringraziamenti: Salve a tutti! Desideravo scrivere questa parte da tanto, e spero di non deludere le aspettative di nessuno di voi. Che dire? Siamo giunti al quattordicesimo capitolo e mi chiedo come sia possibile.
La storia si sta evolvendo ed è arrivata più o meno a quella che nella mia concezione è la metà, perciò non vi nascondo la mia emozione! Ma basta parlare di me e passo a ringraziare le persone che mi lasciano sempre una magnifica recensione : BekkaMalfoy, Giulii e Francyslytherin; e anche tutti coloro che hanno messo la storia fra le preferite o le seguite: fatevi sentire, necessito di un vostro commentino *^*

Alla prossima e buone vacanze! :D
Cissy

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Capitolo 15
*** Fuga ***


15. Fuga



Per la gioia di Narcissa, il tragitto in volo in compagnia di Yaxley durò poco, e il compagno atterrò delicatamente sul terreno del sentiero che conduceva al campo da Quidditch, dando prova di una discreta abilità nell’atterraggio dalla propria scopa.
Uscire all’aria aperta dopo aver passato delle ore immersa nell’aria viziata e putrida dello stanzino di Gazza diede a Narcissa un inaspettato sollievo, che però le morì in gola al pensiero di Lucius ancora in trappola. Non appena la fanciulla mise piede a terra, tutta la preoccupazione che nutriva nei confronti di Malfoy si riversò sul ragazzo, tranquillamente intento a mettere in ordine la toga sconvolta dal vento.
<< Dobbiamo assolutamente trovare il manico di scopa di Lucius! >> esclamò Narcissa, rivolgendo uno sguardo carico di ansia in direzione di Yaxley. Quest’ultimo, invece, senza scomporsi più di tanto, alzò leggermente la testa per osservare la ragazza e puntò nel terreno la sua scopa, appoggiandovisi con fare annoiato.
<< Perché tanta fretta, Black? Prima devi spiegarmi cosa ci facevate lassù, e se si tratta di  qualcosa di illegale, sarà meglio che io avvisi il Preside >> affermò disinvolto, i capelli biondo cenere mossi dalla brezza che si era alzata in quel momento.
Narcissa lo fissava a bocca aperta, mentre il suo cervello lavorava frenetico per trovare una risposta convincente a quelle insinuazioni, e allo stesso tempo per impedire che il suo viso tradisse la minima paura. << Perché non puoi semplicemente aiutarmi? >> gli chiese, infine, a corto di strategie.
Yaxley sbottò in una risata amara che mai la giovane Black gli aveva vista stampata sul viso. Non era accaduto in precedenza che egli si comportasse in maniera così strafottente in sua presenza. Di solito un atteggiamento simile si addiceva più a Lucius, che aveva sempre dato prova di impulsività e arroganza. Fino a qualche tempo prima Narcissa avrebbe giurato che fra i due quello gentile e disponibile fosse Yaxley, sebbene non le avesse mai ispirato molta fiducia; e invece in quel momento capì di trovarsi davanti al perfetto ritratto dell’insolenza.
<< Aiutare te, forse, ma non … non lui! >> esclamò il ragazzo con un’espressione indignata dipinta sul volto sferzato dal vento. Le parole gli uscirono di bocca con la stessa violenza di uno sputo, e la fanciulla vi lesse l’odio e, più di ogni altro sentimento, l’invidia che il giovane nutriva nei confronti di Malfoy. Narcissa sbatté le palpebre ripetutamente, come per scacciare la spiacevole consapevolezza che andava insinuandosi nella sua mente con la stessa viscida rapidità di un serpente. Yaxley disprezzava davvero Lucius, in un modo che le fece correre dei fastidiosi brividi lungo tutta la schiena.
In quel momento le fu perfettamente chiaro che il ragazzo sarebbe morto su un rogo ardente piuttosto che aiutarla a liberare il suo acerrimo nemico, colui che gli aveva strappato la popolarità fra gli studenti e ogni possibilità di gloria.
<< Vorrà dire che farò a meno del tuo aiuto, dal momento che non ne avverto il minimo bisogno >> affermò la ragazza, fissando con determinazione gli occhi azzurri in quelli scuri del giovane. Yaxley la osservò a sua volta, ma nelle sue pupille ardeva solo il fuoco dell’orgoglio ferito. Avrebbe voluto dirle molto di più di quella stupida e infantile dichiarazione di gelosia. Era evidente che al momento Narcissa non lo avrebbe mai scelto quando dall’altra parte del castello il suo prezioso e aitante Lucius rischiava di finire in qualche guaio. Già, Lucius. Non gli bastava essere il ragazzo più ammirato e osannato della scuola? Doveva per forza prendersi anche il tesoro più grande che essa conteneva, la stella più luminosa della galassia magica?
<< Benissimo >> sussurrò a denti stretti il giovane, ingoiando a fatica l’amara constatazione di aver perso un’altra volta contro Malfoy. Balbettò una manciata di parole incomprensibili e si voltò per congedarsi, prima che Narcissa ebbe il tempo di notare la frustrazione che andava dilagandosi sul volto del ragazzo.
La fanciulla rimase ferma a fissarlo per qualche secondo, incapace di porre rimedio alla reazione stizzita e infantile del compagno. Fu la situazione precaria di Lucius a riportarla alla realtà, attivando le gambe che iniziarono a muoversi in direzione del campo da Quidditch.
Corse più veloce che poté, nonostante il vento freddo le sferzasse il viso con poca gentilezza, costringendo i suoi occhi a lacrimare. Fu così che quando giunse all’entrata degli spogliatoi era talmente sconvolta che Alanis sussultò nel vederla in quello stato, lei che era sempre in ordine. L’amica indossava la divisa e un lieve velo di sudore raffreddato dalle condizioni climatiche le ricopriva il volto, segnato da rughe di stanchezza.
<< Narcissa! Ti senti bene? Sembri un tantino di corsa >> osservò Alanis con il suo immancabile umorismo, accigliandosi un po’ nel vedere la compagna in quello stato di febbrile preoccupazione.
<< Benissimo, ma ho un bisogno vitale del tuo aiuto. Sapresti dirmi dov’è la scopa di Lucius? E’ davvero … urgente >> sussurrò Narcissa avvicinandosi all’altra con circospezione, per evitare che qualcuno intercettasse la loro conversazione. Alanis la fissò per qualche secondo, sorpresa da quella richiesta, ma poi si affrettò ad annuire e a condurre l’amica verso una porticina incastonata nella parete opposta rispetto agli spogliatoi. << Di solito riponiamo qui i nostri manici di scopa. In effetti oggi molti sono rimasti sconcertati a causa dell’assenza di Lucius agli allenamenti. E’ per caso malato? >> domandò la ragazza con premura, aprendo la porta che dava su uno stanzino alquanto angusto, dove giaceva in fila una serie variegata di scope, dall’ultimo modello a quello più scadente. Narcissa sussultò lievemente alla visione di quella stanzetta microscopica che assomigliava terribilmente allo stanzino di Gazza, sebbene fosse decisamente più pulita e confortevole. << Oh, no, ha solo avuto un contrattempo e mi ha chiesto di portargli la sua scopa in modo da potersi allenare dopo >> mentì Narcissa con una naturalezza che impressionò perfino se stessa, come aveva visto fare milioni di volte a sua madre.  
<< Meglio così. Ecco qui, questa è la scopa di Lucius, ne sono certa >> Alanis le porse un manico di scopa lucidato con cura, chiaramente uno degli ultimi modelli in commercio.
Narcissa lo prese con delicatezza, stando bene attenta a non rovinarlo, conscia di quanto Malfoy tenesse a quell’aggeggio che per lei equivaleva ad un nemico mortale.
<< Grazie mille, Alanis, ti devo un favore! >> esclamò Narcissa, stringendola in un abbraccio rapido prima di schizzare nuovamente via con la stessa velocità con cui era giunta. Il viaggio di ritorno fu ancora più angosciante dell’andata, perché si avvicinava l’ora di pranzo e un’ulteriore assenza di Lucius alle attività consuete avrebbe cominciato a destare qualche sospetto, vista la sua popolarità. La fanciulla pregò con tutto il cuore di riuscire nell’impresa di salvataggio prima che ciò accadesse, e questo pensiero contribuì ad aumentare la sua corsa già sfrenata. Arrivò alla base della torre su cui si affacciava la finestra dello stanzino di Gazza e chiamò a gran voce Lucius, controllando prima che non ci fosse nessuno nei paraggi. Fortunatamente, tutti si erano ormai diretti in Sala Grande per prendere posto e riempire gli stomaci con i deliziosi piatti preparati nelle ormai rinomate cucine di Hogwarts, e Narcissa tirò un sospiro di sollievo nell’osservare il deserto intorno a lei. Dopo qualche secondo, dalla fessura che appariva alquanto angusta agli occhi della ragazza, spuntò il viso di Lucius, raggiante nel vederla tornare con la sua preziosa scopa. 
<< Accio! >> gridò Malfoy con risolutezza in direzione del manico di scopa, e quest’ultimo si librò in aria liberandosi dalla stretta della giovane Black. Facendo sfoggio della sua ragguardevole agilità, Lucius riuscì a montare sulla scopa senza troppe difficoltà e in un attimo raggiunse Narcissa, che lo fissava ammirata e sollevata allo stesso tempo, ancora preda del fiatone. << Per fortuna che sei tornata indietro a prendermi. Cominciavo a temere che mi avessi lasciato lì a marcire insieme all’adorabile collezione di Gazza >> commentò lui divertito, atterrando con eleganza sul prato, a pochi centimetri di distanza dalla fanciulla. Quest’ultima gli lanciò a sua volta un sorrisetto furbo, avvicinandosi a lui con una lentezza da predatore. << Ti confesso che per un attimo l’idea ha sfiorato la mia mente … >> lo canzonò lei, assumendo una posa degna di una vera attrice drammatica.
<< Ah, piccola serpe! >> Lucius la prese per i fianchi, facendo aderire il suo corpo al proprio, in un incastro perfetto. La tenne stretta per un po’ tra le braccia, come per imprimere bene nella sua memoria l’immagine di Narcissa che rideva, con i suoi grandi occhi azzurri che si illuminavano mentre si posavano su di lui. Poteva esistere visione più rigenerante di quella? Lucius non aveva mai adagiato lo sguardo su uno spettacolo simile; nemmeno il ritratto di una dea poteva eguagliare la bellezza che sembrava essere stata rapita dal mondo ed imprigionata nelle lunghe e nere ciglia della fanciulla, negli zigomi perfettamente modellati, nei boccoli biondi impeccabilmente arricciati e in quelle labbra morbide e rosee che sembravano aprirgli le porte della casa del Piacere.
Gli occhi di grigi colmi di desiderio del giovane indugiarono per qualche secondo su quella bocca che sembrava avere la morbida consistenza dei petali di una rosa, e nella sua mente si andò a formare concreto il ricordo dell’ultimo bacio che si erano scambiati nello stanzino di Gazza. Non sarebbe mai stato sazio di quel nettare, pensò, e non avrebbe sopportato per nessuna ragione al mondo che un altro uomo godesse di quella visione celestiale. Narcissa era semplicemente splendida, e la consapevolezza di essere lui il prescelto autorizzato a tenersela stretta fra le braccia gli accarezzò dolcemente il cuore.
<< Non ti credo! Hai perfino lasciato che il vento ti scompigliasse i capelli pur di venire qui in fretta e salvarmi >> commentò Lucius, accarezzandole lentamente la chioma arruffata.
<< Sono davvero così in disordine? >> esclamò Narcissa allarmata, scostandosi un poco da lui per tastarsi la testa e pettinarsi con le mani come meglio poté.
<< Non c’è niente che non vada nel tuo aspetto >> la tranquillizzò Malfoy, divertito dalla frivola preoccupazione della ragazza.
<< Dobbiamo andare! E’ quasi ora di pranzo e se ti trattengo ancora tutti gli altri crederanno che ti avrò sedotto e rapito >> osservò Narcissa, rendendosi conto dopo del reale significato che le sue parole celavano. Il suo viso si chiazzò immediatamente di rosso e Malfoy iniziò a ridere di gusto, facendo mostra del suo abbagliante sorriso.
<< Ma perché deludere i nostri ammiratori? >> le suggerì lui con divertita malizia, mentre la fanciulla si voltava in preda alla vergogna e si avviava verso l’entrata del castello.


La voce del Preside arrivava chiaramente anche dai corridoi attigui all’immensa sala dove venivano allestiti i consueti banchetti. Prima di Natale il Professor Silente era solito pronunciare un discorso di commiato ai suoi studenti, e negli ultimi anni aveva preso l’abitudine di sproloquiare fino a perdersi in elogi delle leccornie che si potevano sgranocchiare con più gusto proprio in occasione delle feste natalizie.
<< … invidio tutti coloro che possiedono uno stomaco di ferro: se fossi in voi proverei di sicuro i deliziosi Bonbon esplosivi, anche se gli effetti che provocano mi sono ancora ignoti. E come dimenticarsi delle Piperille! Ottime se si vuole spaventare un amico con quel delizioso sbuffo di fumo che fanno uscire dalla bocca. E poi per gli amanti del cioccolato … >> Silente avrebbe continuato per ore ad elencare i suoi dolci preferiti, mentre tutti gli studenti – e anche qualche professore, ormai spazientito – cominciavano ad agitarsi sulle panche, in trepidante attesa di ottenere il permesso di potersi abbuffare, ma l’arrivo di Lucius e Narcissa in Sala Grande destò molto più interesse di quanto i due giovani avessero immaginato. Il Preside si interruppe, il volto prima perso nell’estasi del racconto ora turbato da quel ritardo che aveva suscitato tanto scalpore presso gli alunni, che avevano iniziato a borbottare tra loro in maniera concitata.
Per la prima volta in vita sua, Narcissa desiderò che tutti gli sguardi dei presenti non fossero indirizzati verso di lei, e si sentì le gambe pesanti come macigni quando Lucius la prese per mano e la condusse il più veloce possibile verso l’ala riservata ai Serpeverde.
Centinaia di occhi la fissavano e seguivano ogni suo movimento, ma quelli che le procurarono brividi di soggezione appartenevano al professor Silente, che la osservava attraverso i suoi familiari occhiali a mezzaluna. Era impossibile decifrare quello sguardo e Narcissa, insolitamente imbarazzata, abbassò il proprio e si affrettò a prendere posto per confondersi tra la folla.
<< Bene, credo di avervi edotti a sufficienza per quanto riguarda l’innumerevole varietà di dolci che Mielandia offre, specie in questo periodo. Che il pranzo abbia inizio! >> dichiarò il Preside in tono brusco, sedendosi al proprio posto e distogliendo lo sguardo dalla giovane Black.
L’invito di Silente fu colto alla lettera, e tutti gli studenti sembrarono dimenticare l’entrata teatrale dei nuovi innamorati.
<< Fortuna che saremmo passati inosservati >> commentò la fanciulla, buttando fuori il fiato che aveva trattenuto durante quegli istanti di imbarazzo.


Il pranzo proseguì animato dalla solita goliardica gioia che accompagnava sempre i pasti ad Hogwarts, e Narcissa riuscì perfino a rilassarsi dopo quella mattinata piena di sorprese. Aveva rischiato l’espulsione dirigendosi nello stanzino di Gazza e prelevandovi alcuni ingredienti, eppure, tutto lo spavento provato da quando erano rimasti in trappola fino alla liberazione di Lucius era affogato nel succo di bolle che sorseggiava con estrema soddisfazione. Era quasi stato divertente, tutto sommato, pensò, mentre avvertiva la voce di Malfoy chiacchierare allegramente con i compagni. Le faceva strano sedere accanto a lui in un’occasione simile: era come dichiarare al mondo intero che c’era qualcosa fra loro due, e per un attimo il suo sguardo indugiò sulla figura carismatica del giovane.
No, non si sarebbe mai stancata di vederlo al proprio fianco, constatò, con un leggero sorriso stampato sulle labbra rosee. Improvvisamente si rese conto che le era sempre mancato qualcosa lì, ad Hogwarts, nonostante la scuola fosse come una seconda casa per lei. Eppure, ora che poteva avvertire la salda presenza di Lucius al suo fianco, capì che la sua vita aveva acquistato un senso compiuto solo dal momento in cui egli era entrato a farne parte.
Era come se prima di conoscere Malfoy fosse stata un disegno incompiuto; adesso che Lucius aveva dato colore alla sua esistenza, si sentiva viva come non mai, e a quel pensiero il suo sorriso si ingrandì al punto di diventare un faro luminoso.


Una volta terminato di mangiare, Lucius e Narcissa si dileguarono nei corridoi per riprendere le loro consuete attività. Entrambi stavano confrontando i propri orari quando un anonimo ragazzino del primo anno li fermò per consegnare loro un pezzo di carta arrotolato senza fornire troppe spiegazioni. Narcissa lo prese tra le mani e iniziò a srotolare la pergamena, curiosa di sapere quale fosse il contenuto. Scorse velocemente con un guizzo degli occhi le poche righe vergate da una grafia elegante e spigolosa, poi spostò lo sguardo su Lucius, mentre il suo volto impallidiva leggermente. Malfoy le strappò di mano il biglietto per leggere a sua volta, e non appena concluse la lettura le indirizzò uno sguardo accigliato.


Alla Signorina Black e al Signor Malfoy,
vi prego di recarvi immediatamente nel mio studio
per via di una questione urgente.
Mi è giunta voce che vi siete introdotti nel ripostiglio
personale del Signor Gazza per ragioni sconosciute.
Attendo di chiarire l’intera faccenda con voi.

Il Professor Albus Silente









Spazio Ringraziamenti: Eccomi qui finalmente con il quindicesimo capitolo, partorito dopo il ritorno dalle vacanze (siate clementi). Spero che abbiate trascorso delle settimane di relax, e nel mio caso credo si evinca dallo spirito del capitolo. Chiedo in anticipo perdono per il ritardo, ma ahimè quando parto anche il mio cervello si prende le ferie, e dunque è impossibile farlo lavorare.
Ringrazio con tutto il cuore le persone che mi hanno lasciato una o più recensioni e che riescono a stare appresso ai miei deliri: BekkaMalfoy, Giulii, Jude88 e francyslytherin, AbA40.

Un grazie anche alle 8 persone che seguono questa storia, alle sempre 8 che l’hanno inserita tra le preferite e a quell’uno fortunato che l’ha inserita fra le ricordate (speriamo che se lo ricordi …)

E poi che dire? Commentate se ne avete voglia, a me fa sempre tanto piacere.
Un abbraccio,
Cissy



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Capitolo 16
*** Verità e menzogna ***


16. Verità e menzogna



L’ufficio del Preside pullulava di strani gingilli che emettevano suoni altrettanto bizzarri. Narcissa non vi era mai entrata prima di quel giorno, e accedervi in qualità di responsabile di un misfatto le procurò una fastidiosa ondata di vergogna. La stanza era piuttosto spaziosa, se non fosse stato per la quantità spropositata di oggetti che ne ricoprivano ogni centimetro e che la facevano apparire più piccola delle sue reali dimensioni. Libri dalle svariate forme e dagli improbabili titoli sostavano sulle sottili mensole che ricoprivano gran parte delle pareti; Narcissa intravide perfino il profilo corrucciato e segnato dalle profonde rughe della pelle del Cappello Parlante che troneggiava su uno scaffale, mentre i numerosi ritratti dei predecessori del Preside osservavano incuriositi l’arrivo dei due studenti. Tra questi riconobbe il suo bis-bis nonno Phineas Nigellus Black: il volto attraversato dai segni evidenti della vecchiaia e i capelli un tempo neri ormai completamente bianchi. La fanciulla trasse un sollievo nel constatare che l’antenato dormiva pesantemente e che di conseguenza non avrebbe assistito alla penosa scena che avrebbe avuto luogo di lì a poco. Una Black che veniva rimproverata dal Preside in persona per aver commesso un’effrazione, e in presenza di un giovanotto appartenente ad una delle famiglie Purosangue più influenti del mondo magico! Sarebbe stato troppo umiliante fare la conoscenza di un suo lontano e illustrissimo parente in circostanze simili, così la ragazza distolse rapidamente lo sguardo dal ritratto, per paura di poterlo svegliare anche solo fissandolo. Si voltò in direzione di Lucius, che osservava sbigottito l’ambiente circostante; in particolare, i suoi occhi erano fissi su una teca trasparente posizionata dietro la scrivania e contenente la leggendaria spada di Grifondoro. Lucida ed immobile nella sua maestosità, sembrava simile ad una donna cosciente della propria bellezza, che resta in posa per farsi ammirare. << Molti affermano che perfino il più convinto degli alunni Serpeverde nell’ammirare la spada di Godric Grifondoro possa nutrire dei dubbi sull’esito del proprio Smistamento >> li accolse Albus Silente, spuntando dal nulla e strappando loro un lieve sussulto di sorpresa. I due giovani lo salutarono rispettosamente, sebbene sul volto di entrambi si fosse disegnata un’espressione di muto disaccordo con quanto affermato dall’anziano insegnante. Quest’ultimo prese posto dietro la scrivania e fece loro segno di accomodarsi dall’altra parte del mobile, osservandoli con la stessa curiosità che i ragazzi avevano riservato all’arredo sui generis dell’ufficio.
<< Vi avrei offerto volentieri qualche bonbon natalizio, ma, ahimè, temo di aver terminato la mia scorta proprio la scorsa notte insonne … Dunque, vi starete chiedendo perché vi ho convocati qui con tanta urgenza >> esordì il professore, intrecciando con fluidità le lunghe dita affusolate.
<< In effetti sì, dal momento che il biglietto non includeva alcuna spiegazione >> rispose in fretta Malfoy, poggiando con disinvoltura la pergamena con il messaggio di Silente sulla scrivania davanti a sé. Narcissa gli lanciò un’occhiata allarmata con la coda dell’occhio. Come diamine faceva ad essere così dannatamente tranquillo, quando sapevano bene entrambi che il motivo di quell’incontro era l’effrazione compiuta nello stanzino di Gazza?
<< A dir la verità mi aspettavo che sareste stati voi a chiarire il perché della vostra presenza al secondo piano questa mattina, visto che avevate delle lezioni da seguire. Voglio sperare in una specie di fuga d’amore, ma credo che i fatti dimostrino che si tratta di tutt’altra faccenda >> disse il Preside in tono serio, spostando gli occhi azzurri incorniciati dagli occhiali a mezzaluna dall’uno all’altra e viceversa.
Nonostante Narcissa fosse arrossita per l’imbarazzante allusione maliziosa da parte dell’anziano professore, intervenne prima che Malfoy lanciasse una delle sue rispostacce arroganti. << Veramente, Preside, questa mattina avevamo delle ore a disposizione da dedicare alla ricerca assegnata dal Professor Lumacorno. Ecco perché ci trovavamo in giro per i corridoi, stavamo andando in biblioteca per raccogliere qualche informazione >> mentì Narcissa con aria impassibile, ricambiando tranquillamente lo sguardo fermo che l’uomo di fronte a lei le stava indirizzando. Notò per una frazione di secondo che Lucius le aveva scoccato un sorrisetto di compiaciuta ammirazione, e si sorprese nel constatare quanto le fosse risultato naturale mentire in una situazione simile. Dopotutto era il suo piccolo vizio, il peccatuccio che si concedeva ogni tanto per sfuggire alla noia della routine, un’abitudine che aveva seguito fin da bambina. Eppure non aveva mai detto una bugia ad un insegnante, e per giunta per coprire un reato. Probabilmente una volta uscita da quell’ufficio se ne sarebbe pentita, ma in quel momento il tutto era così stimolante che non seppe resistere, e recitò la parte della brava studentessa offesa dalle accuse ingiuriose di un vecchio babbanofilo.
<< Nonostante la sua versione sia alquanto convincente, signorina Black, siete stati visti mentre vi introducevate nella proprietà del signor Gazza con aria furtiva. Questo rientrava per caso nelle disposizioni del professor Lumacorno? >> domandò l’insegnante con elegante pazienza, alzandosi dalla sedia per passeggiare avanti e indietro per la stanza.
<< Beh … >> la maschera drammatica di Narcissa subì la prima crepa di fronte a quell’attacco diretto.
<< Albus! Non starai mica insinuando che la mia pro- pro nipote si sia dedicata ad atti illeciti. Questo non posso tollerarlo! >> squittì la voce risentita di Phineas Nigellus Black improvvisamente desto, che si agitava tutto indignato, quasi a voler uscir fuori dal quadro. Tutti i presenti si voltarono in sua direzione e Narcissa non seppe se essere contenta per l’intervento a propria difesa del parente o se vergognarsi per la propria spudorata faccia tosta.
<< Lungi da me gettare fango sulla tua famiglia, Phineas. Sto semplicemente riportando quanto ci dicono i fatti. Lo stesso povero Argus mi ha riferito che alla sua collezione mancano alcuni elementi e che il furto è avvenuto sicuramente dopo ieri sera. Questa considerazione e in più la testimonianza a sfavore della tua pro- pro nipote e del Signor Malfoy mi hanno lasciato pensare che potessero essere loro i potenziali fautori di questo disdicevole avvenimento. Ma possiamo eliminare ogni sorta di dubbio a partire da adesso. La sua borsa, per favore, signorina Black >> spiegò Silente indicando con eloquenza Narcissa, che lo fissava come se le avesse chiesto di tagliare a zero la sua folta chioma bionda.
<< Non siamo tenuti a fornire alcuna spiegazione, dal momento che quelle da lei appena elencate non costituiscono prove attendibili del nostro coinvolgimento >> intervenne Lucius con cautela, temendo che Narcissa potesse avventarsi sul professore, dal momento che non era abituata a ricevere ordini in quel modo.
<< Molto bene. Se siete così certi della vostra innocenza, allora non vi dispiacerà un controllo puramente formale. La sua borsa, signorina Black: ne vuoti il contenuto sulla mia scrivania, per piacere >> ripeté nuovamente Silente, stavolta con più risolutezza, e Narcissa obbedì a malincuore. Il contenuto della borsa si riversò sul mobile di legno antico: il piccolo quaderno di velluto bianco su cui prendeva appunti durante le lezioni, una boccetta di profumo ammaliante, i libri delle materie del giorno ed infine, uno per uno in caduta inesorabile, tutti gli ingredienti necessari per preparare la Pozione Restringente.
La fanciulla deglutì, cercando di ingoiare il senso di colpevolezza che sentì arrivare tutto insieme, e tenne la testa bassa per evitare di incontrare gli occhi inquisitori del Preside.
Avvertì il suo bis-bis nonno trattenere il fiato per la sorpresa, ma fu anche conscia dello sguardo solidale di Lucius su di sé.
<< E’ colpa mia, preside, sono stato io a condurre Narcissa nello stanzino del signor Gazza. Lei non avrebbe mai fatto una cosa simile se fosse stata libera dalla mia influenza >> si intromise Malfoy alzandosi in piedi per affrontare Silente, che adesso lo fissava con sorpresa. Era tutto vero, questo Narcissa lo sapeva. Da sola non avrebbe mai avuto il coraggio di intrufolarsi in quell’infernale stanzino per rubare e compromettere così la sua permanenza ad Hogwarts, eppure c’era qualcosa di tanto galante quanto sbagliato nel gesto di Lucius. Si era fatta trascinare fino al secondo piano, d’accordo, ma poi era scattato qualcosa dentro di lei, un istinto sconosciuto che l’aveva portata a compiere il misfatto di cui si riteneva colpevole nella stessa misura di Lucius.
<< Non è così, preside. Ero perfettamente consapevole delle mie azioni e ne prendo atto >> intervenne la fanciulla in maniera risoluta, alzando il capo per guardare negli occhi l’anziano mago. Le iridi erano di un azzurro leggermente più chiaro di quelle della ragazza, ma erano ugualmente in grado di trasmettere un’intensità disarmante.
<< Il coraggio e l’onestà che avete esibito ora addossandovi interamente la colpa per aiutarvi a vicenda vi fa onore e dimostra che valete molto di più del misfatto che avete commesso questa mattina. Tuttavia, non posso ignorare la realtà dei fatti: il furto non è contemplato in questa scuola, dal momento che è considerato un reato, e come tale va punito, anche se si tratta di un semplice escamotage per prendere un bel voto senza troppa fatica. Sarete d’accordo con me – dal momento che l’avete visto con i vostri stessi occhi – nell’affermare che lo stanzino del signor Gazza ha bisogno di una ripulita, e che voi due potrete benissimo sobbarcarvi il peso di tale compito. Vi aspetta una settimana di duro lavoro: ogni pomeriggio, al termine delle rispettive lezioni, vi recherete sul luogo del crimine per riordinare l’ambiente e renderlo confortevole. Ciò significa che raggiungerete le famiglie per le vacanze natalizie con un giorno di ritardo rispetto a tutti gli altri studenti. E’ tutto. Buona presa di coscienza >> li congedò Silente con un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra sottili. Sembrava di ottimo umore mentre li accompagnava all’uscita, come se i ragazzi si fossero recati nel suo ufficio per una visita di cortesia, ed entrambi rimasero troppo sbalorditi da quel repentino cambio di atteggiamento per proferire una sola parola di protesta. Lo salutarono a malapena e si lasciarono condurre dal Gargoyle di pietra al secondo piano.
<< Per la folta barba di Merlino! Silente non si aspetterà davvero che ci metteremo a pulire quello stanzino infernale. E’ inaccettabile, e per di più le nostre famiglie ci diserederanno non appena verranno a sapere di questa faccenda … >> si lamentò Narcissa con aria corrucciata una volta giunti a destinazione, figurando nella sua testa un eventuale ritorno a casa dopo la ramanzina del Preside. Lucius represse a stento una risatina divertita, che fece accigliare ancor di più la fanciulla. << Che c’è? Ti fa forse ridere? >> gli chiese, fermandosi nel bel mezzo del corridoio del secondo piano con un’espressione leggermente risentita.
<< No, no, è solo che la prospettiva di trascorrere una settimana lì dentro con te … beh, dopo quello che è successo l’ultima volta non credo che passeremo molto tempo a pulire >> confessò Lucius infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni con nonchalance, mentre un sorriso sghembo gli incurvava le labbra al ricordo del bacio appassionato che si erano scambiati qualche ora prima. Narcissa sbiancò all’istante, poi le sue gote cominciarono ad infiammarsi rapidamente nel comprendere il significato celato fra quelle frasi.
<< Lucius! >> riuscì a dire solamente, col tono scioccato di una madre che riprende il proprio figlio per aver pronunciato parole oscene. Tuttavia, Malfoy continuò a ridere più forte di fronte all’espressione scandalizzata che la fanciulla aveva assunto. Ma vedendo che Narcissa aveva incrociato le braccia e si era voltata per nascondergli il proprio imbarazzo, la raggiunse e la prese tra le braccia, costringendola a guardarlo negli occhi.
<< Stavo scherzando >> sussurrò lui con delicatezza, sistemandole dietro l’orecchio una ciocca ribelle. << Sarà un piacere trascorrere una settimana con te, Black >> aggiunse, offrendole uno dei suoi sorrisi più smaglianti.
<< Per ora dovrai accontentarti di passare qualche ora con me, dal momento che dobbiamo iniziare praticamente da capo la ricerca, grazie al tuo brillante piano >> gli ricordò Narcissa, puntando il proprio indice contro il petto muscoloso del ragazzo a mo’ di ammonimento.
<< Vedo che nonostante la situazione generale non hai perso la tua adorabile fissazione per i voti scolastici >> commentò Lucius indirizzandole un’espressione beffarda, cui lei rispose con un sorrisetto furbo.
<< Affatto. E ora dobbiamo muoverci, non ho la minima voglia di addentrarmi nella Foresta Proibita al buio >> affermò Narcissa con risolutezza, staccandosi delicatamente dal giovane per incamminarsi verso le scale e raggiungere l’uscita del castello.
<< Perché no? Adoro gli appuntamenti a lume di candela. >>






Spazio Ringraziamenti: E anche il sedicesimo è andato! Devo dire che man mano che vado avanti mi vengono in mente nuove idee per altri capitoli, e la bozza che avevo progettato all’inizio si sta espandendo sempre di più (è tutto calcolato, in realtà :P). Perciò dovrete sopportarmi ancora per un po’, nella speranza di non annoiarvi troppo u.u
Ma basta parlare di me, passo a ringraziare le persone che mi lasciano recensioni meravigliose: BekkaMalfoy, Giuliii, Jude88.
Ringrazio anche le 9 persone che hanno messo tra le preferite questa mia piccola creatura e alle sempre 9 che la stanno seguendo.

Alla prossima!
Cissy

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Capitolo 17
*** Un amore all'orizzonte ***


17. Un amore all’orizzonte



L’ultima settimana scolastica prima delle vacanze di Natale passò in fretta, molto più di quanto Narcissa avrebbe voluto. Solitamente le era sempre accaduto di contare i giorni che la separavano dal ritorno a Villa Black, in preda a quella trepidante attesa tipica del periodo natalizio. Hogwarts era una seconda casa anche per lei, certo, ma nessun luogo avrebbe superato mai il fascino del maniero di famiglia. Eppure, quell’anno era stato così piacevolmente ricco di sorprese, che per la prima volta il dispiacere di lasciare la scuola superò la voglia di tornare dai parenti. Non che le materie l’avessero presa particolarmente, no, c’era qualcosa di diverso nell’aria, qualcosa la cui colpa era da attribuire ad un certo Lucius Malfoy. Averlo intorno per tutti quei mesi era stato un regalo che di certo la fanciulla non aveva desiderato, dal momento che l’iniziale interesse per lui era paragonabile a quello per il Quidditch. Già, ma questo era prima. Prima che lui fosse riuscito a far sciogliere quel pezzo di ferro che era sempre stata, arrivando a plasmare perfino le fibre più rigide del suo cuore. Narcissa non avrebbe saputo dire quando esattamente aveva iniziato a guardare Lucius con occhi diversi, visto che il sentimento che ora provava le sembrava così familiare da averlo vissuto da sempre. Lucius che le teneva il posto accanto a sé durante i pasti, che la punzecchiava per attirare la sua attenzione, che la osservava con i suoi occhi grigi e profondi quando lo sguardo di lei era altrove, ammirandola di nascosto come si fa con le opere d’arte. Erano tutti dettagli che avevano reso la vita della ragazza più colorata, e per la prima volta si rese conto di cosa le fosse mancato durante gli anni passati in solitudine. Non che considerasse l’avere un fidanzato un sinonimo di vita sociale o popolarità; anzi, tali credenze tipiche della gente votata all’apparenza non rientravano nel suo modo abituale di pensare.
Più che altro ciò che l’evoluzione del rapporto con Lucius le aveva regalato era la delicata e confortante scoperta che la vera felicità, seppur temporanea, si può provare solo se si è almeno in due. Non sarebbe mai arrivata a formulare quel ragionamento se non avesse approfondito la conoscenza del giovane, dal momento che era sempre stata convinta di essere l’unica ed esclusiva artefice del proprio destino. Tuttavia, quando guardava gli occhi grigi e pieni di vita di Lucius, capiva di essersi profondamente sbagliata. Mettere vita e cuore nelle mani di un’altra persona equivaleva a vivere costantemente sospesa sopra una fila di spilli acuminati, ma era un rischio che era pronta a correre.
Essere innamorata la faceva sentire incredibilmente vulnerabile e allo stesso tempo invincibile, come se fosse stata investita di uno straordinario ma altrettanto pericoloso potere. L’amore aveva dato una scossa ai suoi nervi addormentati, facendola svegliare in una luminosa realtà costituita da emozioni nuove e travolgenti.
Non si era sentita così presente a se stessa prima d’ora; era come se il sentimento germogliato timidamente nel suo cuore e poi sbocciato sempre più rigogliosamente si fosse dipanato lungo ogni fibra del suo essere, lasciandola rigenerata. Era una sensazione sconosciuta, elettrizzante e più potente di qualsiasi magia che la fanciulla avesse sperimentato nella sua giovane vita. Dunque era quello l’amore? Una sensazione di cosciente stordimento che scioglieva il cuore ma che contemporaneamente temprava l’animo di una forza nuova. E lei, la fredda e orgogliosa Narcissa Black ne era divenuta rovinosamente vittima, e non c’era consapevolezza che la rendesse più felice.
Questi pensieri le solleticavano la mente mentre si dirigeva a passo sostenuto in direzione del secondo piano. Quello sarebbe stato l’ultimo giorno di pulizie forzate presso lo stanzino di Gazza, e ormai il resto degli studenti aveva lasciato la scuola per fare ritorno alle rispettive dimore. Come sempre, Narcissa velocizzò la sua andatura, mossa dall’irrefrenabile desiderio di rivedere Lucius. Probabilmente se avesse avuto la possibilità di osservarsi dall’esterno, avrebbe scosso la testa con aria afflitta di fronte a tutta quella smania di stare con Malfoy. Eppure, nonostante fosse a conoscenza del fatto che uno degli effetti collaterali dell’amore è la stupidità gratuita, cominciava a gradire la sua condizione di innamorata. La settimana trascorsa in compagnia di Lucius le aveva regalato le emozioni più disparate, e adesso si sentiva legata a lui a livello profondo.
Aveva imparato a conoscerlo da vicino, osservandolo di nascosto quando lui era concentrato ed impegnato in altre faccende. Ed era stato proprio in quei momenti che Narcissa si era accorta di esserne innamorata. Erano stati i gesti involontari, le espressioni spontanee e i sorrisi lasciati liberi ad intrappolarla in quel dolce tepore.
Vi era una cosa che la fanciulla aveva notato: esisteva una parte del giovane, nascosta negli angoli più remoti del suo animo e che egli imbrigliava la maggior parte del tempo, che corrispondeva all’essenza più intima ed irraggiungibile del ragazzo.
A lei era stata concessa la fortuna di intravederne qualche sprazzo durante le ore condivise insieme, ma, come la maggior parte delle persone, era in grado di scorgere solo ciò che egli decideva di mostrare agli altri. Una volta giunta al secondo piano, un lieve sorriso le spuntò sulle labbra rosee nel constatare di essersi ritrovata con il fiatone tanta era la voglia di trascorrere qualche ora in compagnia di Malfoy.
<< E’ in ritardo, signorina Black >> la rimproverò una voce familiare fintamente severa alle sue spalle, cogliendola di sorpresa. Lucius era appoggiato svogliatamente al muro, con le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni ed il viso illuminato da un pigro raggio di sole che filtrava dalla finestra di fronte.
<< Posso permettermi di arrivare tardi perché so che riceverò il suo misericordioso perdono, signor Malfoy >> rispose Narcissa sbattendo gli occhioni azzurri con aria innocente.
Il ragazzo si staccò subito dal muro e le si avvicinò con cautela, arricciando i bei lineamenti del viso in una smorfia offesa.
<< La sua impertinenza verrà punita con un bacio dal giovane più bello e affascinante di tutto il mondo magico >> la ammonì, prima di far scivolare le mani sulla schiena di lei, circondandola con le sue braccia muscolose. Narcissa si lasciò avvolgere dall’abbraccio forte e sicuro di Lucius, mentre la luce calda del sole ora accarezzava entrambi, colorando il bacio delicato che si scambiarono.
<< Finirai col portarmi definitivamente sulla cattiva strada, Lucius Malfoy. Da quando sto con te arrivo perfino in ritardo! >> esclamò la fanciulla, sbattendo velocemente le palpebre leggermente infastidite dalla presenza del sole sul volto.
<< E tu finirai col farmi impazzire con tutte queste attese >> le sorrise lui, fotografando nella sua mente l’immagine degli occhi azzurri di lei accesi dal raggio solare.
La seguì fino allo stanzino di Gazza, dove li aspettavano quelli che durante la settimana erano diventati i loro migliori amici: secchio e ramazza.
<< Non ci crederai mai, ma questo posto mi mancherà quando tornerò a casa >> sospirò il giovane, guardandosi intorno con gli occhi grigi già velati di nostalgia.
<< Oh, non ci crederai mai, ma a me non mancherà per niente! >> esclamò sarcasticamente la ragazza con un’espressione di vago disgusto dipinta sul bel viso. Ancora non si capacitava di come fosse riuscita a sopravvivere in mezzo a tanta sporcizia concentrata in uno spazio così esiguo. Avevano fatto un buon lavoro: ogni oggetto bizzarro era stato catalogato e riposto secondo un certo criterio, mentre polvere, lerciume e fetore ormai erano solo un brutto e – fortunatamente – lontano ricordo. Adesso all’interno di quel luogo ambiguo si respirava un’aria sana e pulita, ma nonostante i momenti di giovialità e serenità trascorsi insieme lì dentro, Narcissa era contenta del fatto che non ci sarebbe mai più dovuta entrare.
<< Andiamo, non vorrai farmi credere che non ti sei affezionata nemmeno un po’ a questo posto. Infondo è diventato anche nostro visti i momenti condivisi qui … per il cappello a punta di Merlino, è già passata una settimana da quando siamo rimasti chiusi dentro >> ricordò Lucius con l’aria di chi comprende qualcosa di intimamente importante.
<< Già … come vola il tempo quando ci si diverte! >> commentò con ironia Narcissa, passando a Lucius la propria ramazza. Era rimasto un angolo dello stanzino da bonificare e la fanciulla voleva finire il prima possibile per godersi l’ultima passeggiata al tramonto vicino al Lago Nero prima delle vacanze di Natale.
Capita al volo l’antifona, il ragazzo si diede da fare, affiancando la sua compagna di sventure nelle ultime fatiche prima del riposo.
<< Cosa farai per Natale? >> le domandò all’improvviso Lucius, destandola dallo stato semi ipnotico in cui la ripetitività dei gesti manuali l’aveva intrappolata.
<< La mia famiglia organizza sempre una grande cena a cui partecipano tutti i parenti. Non vedo l’ora di rivedere mio cugino Regulus, non ci sentiamo da così tanto tempo … >> rispose Narcissa con l’espressione improvvisamente intenerita al pensiero di poter riabbracciare quello che era il parente con cui aveva legato di più.
<< Così non va: la lista degli esemplari maschili che ti ronzano intorno si fa sempre più cospicua e io non posso commettere una strage da solo >> affermò lui lanciando alla fanciulla un’occhiata divertita, ma allo stesso tempo ammonitrice.
<< Ma, Lucius … è mio cugino! >>
<< Sai bene quanto me che le famiglie Purosangue sono solite stabilire unioni fra consanguinei per garantire la purezza della successione >>
<< E’ un bambino di dieci anni! >> sospirò lei, incerta se ridere per la ridicola conversazione che stavano intrattenendo o se preoccuparsi seriamente.
<< Un giovane ed energico avversario: è decisamente più temibile di qualsiasi altro mio coetaneo >> decretò Malfoy alzando le sopracciglia con aria da esperto.
Narcissa ridacchiò e scosse la testa per scacciare quell’assurda affermazione, mentre Lucius la osservava con gli occhi che gli brillavano per la consapevolezza di averla divertita. Provava sempre una fitta al cuore quando Narcissa rideva, perché la sua bellezza si accentuava ancora di più, lasciandolo disarmato ed incapace di fare altro se non continuare ad osservarla senza alcun pudore.
<< Tu cosa farai, invece? >> gli domandò lei all’improvviso, accorgendosi del suo sguardo su di sé e arrossendo all’istante.
Lucius rimase paralizzato da quell’interrogativo, ma fu solo un lampo di incertezza che egli riuscì a mascherare all’istante.
<< Niente di speciale, quello che fanno tutti a Natale >> rispose Lucius bruscamente, tornando a concentrare la sua attenzione sul lavoro manuale di pulizia.
Narcissa rimase interdetta per qualche secondo di fronte a quel cambio repentino di umore del tutto inaspettato.
<< Mi dispiace … >> iniziò lei, cercando di trovare le parole giuste per affrontare quella che si presentava come una situazione difficile.
<< Che cosa ti dispiace? Che io non abbia una famiglia bella come la tua? Non guardarmi così, non voglio la pietà di nessuno, tantomeno la tua >> sbottò il giovane, rendendo l’atmosfera intorno a loro improvvisamente gelida. Sospirò nuovamente e uscì di fretta dallo stanzino di Gazza, lasciando la fanciulla con un’espressione stupita sul volto.
A Narcissa servirono alcuni secondi per recepire quello che era appena accaduto, dal momento che fino a qualche istante prima tutto andava rose e fiori tra di loro. In quel frangente capì che bastava davvero molto poco per disturbare l’equilibrio del rapporto fra due persone. Ecco che di nuovo Lucius si nascondeva ai suoi occhi, ponendo delle barriere intorno a lui che impedivano agli altri di scorgere al di là di esse. Di cosa aveva paura? Perché non le permetteva di sciogliere quel muro di ghiaccio per arrivare alla sua vera essenza? Continuò a pulire la parte che le spettava e anche quella che Lucius aveva lasciato a metà, in compagnia di tutti quegli interrogativi che non le davano tregua e del silenzio assordante che il giovane aveva lasciato dietro di sé.



L’aria pungente della sera invase la sottile figura di Narcissa, strappandole di dosso tutto il calore che aveva accumulato durante le ore trascorse all’interno del castello, facendola sentire quasi nuda. Nonostante il clima affatto indulgente di dicembre, la fanciulla provò piacere nell’avvertire attorno a sé il gelido abbraccio della brezza invernale. Quel tocco la svegliò come una secchiata d’acqua tirata addosso ad un dormiente, e si incamminò subito in direzione del Lago Nero. Il sole stava esibendo il suo addio, regalando agli osservatori casuali l’ultimo spettacolo della giornata. La luce aranciata dei raggi solari che si immergevano nello specchio d’acqua al di là del prato arrivava debole e smorzata dall’aria fredda, ma la bellezza di quella visione era rimasta intatta nonostante le intemperie.
La ragazza avanzava contro il vento che sembrava volerla distogliere dal suo intento, scompigliandole i capelli ed insinuandosi perfino sotto la pesante divisa scolastica.
Narcissa si strinse nei vestiti per impedire al freddo di ostacolarle il cammino, mentre la tiepida carezza del sole morente sembrava esortarla a proseguire.
Una figura si stagliava scura contro l’orizzonte vermiglio, e Narcissa non ebbe bisogno di sforzare gli occhi per capire chi fosse. Lucius si recava sempre a quell’ora vicino la riva del Lago Nero, anche se lei non si era aspettata di trovarlo lì quella sera.
La fanciulla accelerò il passo per raggiungerlo e dopo qualche minuto gli fu accanto, generando un guizzo di sorpresa nello sguardo turbato del giovane.
<< Narcissa >> sussurrò Malfoy con un tono di voce indecifrabile, lanciandole uno sguardo a metà fra il sollevato e il contrariato.
<< Non provare ad interrompermi. Ho fatto uno sforzo considerevole per venire fin qui con questo freddo, senza contare che mi hai piantata in asso trattandomi come si fa con un’estranea ficcanaso, ma … Sono venuta qui e pretendo una spiegazione da te. Con questo non intendo che voglio sapere il motivo intimo di ogni tua azione, voglio solo cercare di capirti; ma se tu non mi parli e ti arrocchi sulla tua posizione non ci riuscirò mai.>>
Narcissa aveva parlato con passione, cercando di far capire al giovane che le sue erano intenzioni più che positive. La determinazione era evidente dalla postura salda del corpo, dall’espressione seria e decisa del viso e dagli occhi che brillavano di una luce nuova.  
Lucius si concesse il lusso di mostrarsi inizialmente sorpreso per quel discorso così energico, poi qualcosa nel suo sguardo cambiò, illuminandogli il volto.
<< Temo che tu abbia commesso un grave errore nello scegliere me come tuo fidanzato >> cominciò lui, fissando gli occhi grigi sull’orizzonte attraversato dagli ultimi raggi del sole.
<< Lascia giudicare a me le mie scelte; credo di essere grande abbastanza per assumermi le mie responsabilità >> controbatté lei incrociando le braccia in maniera risoluta.
<< Oh, sì che lo sei. Sei molto più saggia tu di qualsiasi ragazza che io abbia mai incontrato. Sei in grado di vedere oltre e attraverso i fatti e le persone >>
<< A quanto pare non abbastanza da riuscire a leggere i tuoi pensieri, Lucius >> gli fece notare lei cercando insistentemente lo sguardo che il giovane le negava.
Finalmente Malfoy si voltò in direzione della fanciulla e fece qualche passo, finché fra loro non rimasero che pochi centimetri di distanza. Lucius le prese il viso tra le mani, accarezzandole la pelle liscia con il tocco ruvido dei propri polpastrelli. Rimasero per qualche secondo così, i corpi vicini e gli sguardi allacciati in una muta conversazione.
Quello che il ragazzo non riuscì a dirle con le parole lo comunicò attraverso l’abisso insondabile dei suoi occhi grigi.
<< Potrai mai perdonarmi per il mio brutto carattere? Non sono l’uomo perfetto, ci sono argomenti di cui non riesco a parlare e tra questi rientra mio padre. Non sono mai stato abituato ad esternare i miei sentimenti, ma per te posso fare un’eccezione. Cercherò di farmi capire d’ora in poi, anche se mi risulta enormemente difficile.
Dovrei dirti che al mondo ci sono ragazzi migliori di me, ma sono un terribile egoista, e l’idea che un altro uomo che non sia io possa baciarti o godere della tua vicinanza mi porterebbe alla pazzia. Sono follemente innamorato di te, Narcissa Black, e spero che questo basterà a tenerti al mio fianco. >>
Narcissa avrebbe voluto ricambiare quella coraggiosa dimostrazione di amore con una risposta all’altezza, ma in quel momento era così annebbiata dall’emozione suscitata da quelle parole che riuscì soltanto ad esprimersi attraverso lacrime di commozione.
Si portò una mano alla bocca per impedirsi di farfugliare qualcosa di insensato e rovinare in tal modo la bellezza di quell’istante, e guardò Lucius con tutta la dolcezza che sentiva di provare nei suoi confronti. Cominciò ad accarezzargli una guancia per concedersi il tempo di riprendere la capacità di articolare delle frasi con senso compiuto, mentre il ragazzo le aveva posato le mani sui fianchi per avvicinarla ancora di più a sé.
<< Non hai bisogno di conquistarti la mia presenza al tuo fianco. Ho già scelto quel posto molto tempo fa, Lucius Malfoy >> confessò lei abbassando timidamente lo sguardo per quella rivelazione.
Si scambiarono un sorriso veloce prima di unire le loro labbra in un bacio che suggellò la perfezione di quel momento, mentre il sole, prima di scomparire dietro la linea dell’orizzonte, diventava improvvisamente l’unico spettatore di un evento più grandioso del suo consueto addio.






Spazio Ringraziamenti: Eccomi giunta con il mio solito ritardo a pubblicare il diciassettesimo capitolo *_* è stata dura riuscire a trovare un buon momento per aggiornare, ma alla fine ho vinto io ed eccolo qui. Che dire? Mi ha prosciugato ogni energia perché è stato davvero intenso. Mi ha anche stupida perché nella bozza originale non era contemplato l’ultimo pezzo. Spero di non aver esagerato! Lascio a voi la parola per giudicarlo : ) (siate clementi, anche se Natale è ancora lontano :P)
Ma prima ringrazio come sempre tutti coloro che non mancano di lasciarmi meravigliose recensioni colme di affetto: BekkaMalfoy, Giuliii, Jude88, francyslytherin e il nuovo arrivato Guglielmo da Baskerville (come sempre l’unico uomo della situazione: auguri! xD)
Un grazie va di sicuro alle 10 persone che seguono e che hanno messo tra le preferite la storia e alle 2 persone che l’hanno inserita fra le ricordate.

Un abbraccio e alla prossima,
Cissy

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Capitolo 18
*** Dubbi e paure ***


18. Dubbi e paure



La Sala Grande quella mattina era per lo più deserta, come del resto lo era stata la settimana durante la quale Lucius e Narcissa avevano scontato la loro punizione nello stanzino di Gazza. Quasi tutti gli studenti si trovavano ormai nelle rispettive case, accolti dal calore familiare che si accendeva maggiormente in occasione del Natale. Narcissa sedeva svogliatamente alla tavolata semivuota dei Serpeverde, rivolgendo uno sguardo assente oltre il proprio piatto immacolato. Accanto a lei, invece, Alanis stava ultimando la sua scorta di leccornie, riempiendosi la pancia il più possibile di tutte le delizie che popolavano la tavolata. <<  E’ da quando ti conosco che mi chiedo come sia possibile che tu riesca ad incamerare tutto questo cibo senza scoppiare! Ogni volta sembra che ti stia preparando per una carestia … >> la apostrofò la fanciulla bionda, guardandola con un’espressione incredula stampata sul bel viso.
L’amica alzò le spalle con noncuranza, come se l’osservazione mossa dalla compagna fosse un complimento cui le sue orecchie erano ormai abituate. << Ammetto che quella del mangiare sia un’arte che si affina col tempo e non tutti hanno la pazienza necessaria per praticarla. Io fortunatamente possiedo questa dote dalla nascita e infatti con rigore e disciplina sono giunta a record inimmaginabili per una mente comune. E poi, vuoi mettere il cibo di Hogwarts con quella specie di intrugli che prepara mia madre? Devo dire addio come si deve a questi veri e propri capolavori culinari prima di partire per le lunghe vacanze natalizie >> ridacchiò Alanis, agguantando con voracità una considerevole fetta di torta alla melassa. Narcissa non riuscì a trattenersi di fronte a quell’aperta dichiarazione di amore nei confronti della buona cucina e fece eco alla risata dell’amica, sentendosi un po’ più sollevata rispetto a pochi minuti prima. Ancora una volta la compagna era in grado di farla ridere veramente, e lei le fu silenziosamente grata per quel preziosissimo dono.
Il suo carattere non era per niente facile da gestire, ma l’amicizia con Alanis era riuscita piano piano a scalfire la barriera che la giovane Black usava per proteggersi dagli attacchi esterni, arrivando a raggiungerne il cuore.
<< Ho un regalo per te >> esordì all’improvviso Narcissa, frugando nella borsa e stando bene attenta che l’altra ragazza non sbirciasse all’interno. << Non sono sicura che riusciremo a vederci prima di Natale, così ho pensato di dartelo stamattina. Sono certa che ti piacerà! >> esclamò felice, porgendole un pacchetto informe confezionato alla bell’e meglio.
Alanis rimase in silenzio per qualche secondo, rivolgendo all’amica uno sguardo sinceramente colpito e grato.
<< Ma … Cissy! Noi non … >>
<< … non ci siamo mai scambiate doni per Natale, lo so, ma quest’anno ho capito che era un’assurdità e ho voluto dimostrarti che sono in grado di fare qualcosa per gli altri, e in particolare per le persone a cui voglio bene >> spiegò Narcissa con il solito timido sorriso che le spuntava sulle labbra rosee ogniqualvolta era costretta a parlare apertamente dei propri sentimenti.
<< Beh, grazie, io … non me l’aspettavo >> balbettò Alanis imbarazzata, approcciando il pacchetto goffamente.
<< Oh, la commessa era una vera e propria Troll di montagna: le avevo chiesto di farmi una confezione graziosa e guarda cosa è uscito fuori! Ma d’altronde ciò che conta è il regalo, quindi non farci caso! >> si scusò Narcissa, incrociando le braccia per cercare di spazzare via la patina zuccherosa che si era posata sulla loro conversazione.
<< OH MIO DIO! Ragazza, io ti adoro. Piperille, Rospi alla Menta, Pallini Acidi ed infine i miei preferiti: i Topoghiacci! Questo è il giorno più bello della mia vita! >> esclamò Alanis con gioia, esaminando i sacchetti ricolmi dei dolci di Mielandia che di solito comprava in piccole dosi durante le gite scolastiche a Hogsmeade. Narcissa sorrise e accettò volentieri l’abbraccio soffocante in cui l’amica la strinse, mentre contemporaneamente veniva sommersa da una valanga di ringraziamenti verbali.
<< Se l’avessi saputo ti avrei portato qualcosa anche io, accidenti! Così mi fai sentire incredibilmente in colpa … >> sospirò Alanis, abbassando lo sguardo sui graditissimi doni che aveva appena ricevuto.
<< Non dire sciocchezze. Tu mi hai già fatto il regalo più bello che potessi desiderare: sei diventata mia amica quando nessun altro ha avuto voglia di farlo. Mi dispiace solo di non aver avuto il coraggio di dirtelo prima >> la rassicurò Narcissa stringendole una mano con forza.
<< L’orgogliosa Narcissa Black che ho conosciuto io qualche anno fa non avrebbe mai affermato una cosa del genere. Io credo che qui ci sia di mezzo lo zampino di un certo Lucius Malfoy. >>
L’insinuazione dell’amica ebbe l’effetto di far arrossire violentemente le gote dell’altra fanciulla, e l’imbarazzo fu tale che fu costretta ad abbassare lo sguardo fino al pavimento.
Era dannatamente vero. Avrebbe potuto mentire e schernire quanto detto dall’amica con lo scopo di ridicolizzarne il contenuto, proprio come aveva sempre fatto in passato; ma negli ultimi mesi il rapporto con Lucius l’aveva trasformata a tal punto da impedirle di pronunciare menzogne per autodifesa. Ciò significava che era diventata molto più vulnerabile, certo, ma si sentiva anche maggiormente sincera e trasparente come non lo era mai stata nemmeno da bambina. Difatti, in famiglia era Andromeda ad essere quella più pura e genuina, quasi il ritratto dell’innocenza infantile. Era sempre pronta ad aiutare il prossimo, disposta a prodigarsi affinché le altre sorelle conducessero una vita piena, anche a costo del sacrificio personale. Era assurdo che una persona così profondamente altruista assomigliasse tanto nell’aspetto a Bellatrix, che invece faticava immensamente nel dimostrarsi bendisposta nei confronti degli altri. Narcissa si era sempre interrogata su quella somiglianza esteriore che però si trasformava in dissimilitudine se si andava in profondità, scendendo ad un livello interiore. Le due sorelle avevano gli stessi capelli folti e scuri, del medesimo colore del cacao amaro fuso, tipico della famiglia Black; i lineamenti erano alquanto definiti e gli occhi possedevano una tinta castana, più tendente al nocciola nel caso di Andromeda. Ella aveva ripreso il taglio dolce e arrotondato della madre, Druella, mentre invece gli occhi di Bellatrix erano della stessa forma audace e aguzza delle pupille del padre, Cygnus, nere come la pece.
Eppure, anche se aveva sempre identificato la dolcezza quasi ostentata di Andromeda con imperdonabile debolezza, in quel momento Narcissa si sentì come non mai vicina a quella sua sorella così diversa dall’impronta rigida e severa appartenente ai Black.
Alla fine si ritrovò a sorridere, suo malgrado, mentre Alanis di fronte a lei ridacchiava rumorosamente, prendendosi affettuosamente gioco di lei e di quel lato tenero che aveva sviluppato di recente.
<< Temo che tu abbia proprio ragione, Alanis >> sospirò rassegnata, appoggiandosi con i gomiti al tavolo. << Lucius mi ha fatto scoprire dei lati di me che prima non conoscevo. >>
<< Diciamo che proprio non esistevano … >> la corresse l’amica lanciandole un’occhiata divertita, senza smettere allo stesso tempo di riempirsi il piatto di dolcetti a forma di Passaporta.
Narcissa aprì la bocca di nuovo, ma le mancò il coraggio di esprimere il pensiero che la tormentava da un po’ di giorni e così la frase inizialmente le morì in gola. Poi inspirò profondamente e vomitò le parole una dietro l’altra, come un torrente in piena.
<< Il problema è che i nostri genitori non sono a conoscenza del fatto che Lucius ed io ci siamo avvicinati. Lui il prossimo anno se ne andrà da Hogwarts per intraprendere la carriera che ha scelto, mentre io dovrò ancora terminare i miei studi. Una volta uscito da qui avrà milioni di ragazze Purosangue ai suoi piedi e una discendenza da portare avanti. Non sono sicura che avrà voglia di aspettarmi, e non credo sia nemmeno giusto per lui dal momento che ci conosciamo appena. Insomma perché dovrebbe scegliere proprio me? >>
Alanis rimase a fissarla per qualche secondo, talmente sconcertata da quella confessione accorata che posò il Topoghiaccio che stava per addentare e lo adagiò delicatamente sul piatto.  
<< Beh, ma Lucius ti ha già scelta. La domanda è: perché dovrebbe cambiare idea? >>
<< Perché potrebbe rendersi conto che esistono milioni di donne più belle, intelligenti e trattabili rispetto a me. Potrebbe semplicemente stancarsi, nessuno glielo vieta. Non siamo nemmeno fidanzati ufficialmente, non c’è nessun vincolo che lo lega a me >> constatò Narcissa con amarezza, figurandosi un Lucius ventenne e felice all’altare, con accanto a sé una donna affascinante, formosa e decisamente più esperta di lei in materia d’amore.
Lo stomaco le si contorse come se le avessero sferrato un pugno all’improvviso, e si costrinse a scacciare quel pensiero rapidamente. L’amica le mise le mani sulle spalle in segno di conforto e Narcissa fu lieta di sentire il calore della ragazza così vicino e tangibile.
<< Ne hai parlato con Lucius? >> le chiese Alanis con un tono maggiormente addolcito.
<< No >> esclamò l’altra debolmente, come se la risposta fosse alquanto ovvia.
<< Narcissa, io non me ne intendo molto di ragazzi, ma di certo stando in squadra con una maggioranza discreta di maschi ho imparato un po’ di cose e posso garantirti che Lucius è veramente innamorato di te. E non lo dico perché sono tua amica e ti voglio fare contenta, no. E’ davvero evidente e lo si capisce dal modo in cui ti guarda, ti parla e si comporta in tua presenza. Quando ci sei tu lui non è più il giovane Malfoy sbruffone e arrogante che tutti ammirano e invidiano, è semplicemente un ragazzo innamorato. E per quanto sia ridicolo a volte, è bello vederlo rilassato e felice. Vi state avvicinando lentamente ed è giusto che vi prendiate tutto il tempo che vi occorre, ma non devi avere paura che qualcuno te lo porti via o che lui si stufi di te. Vedrai che sarete in grado di costruirvi un futuro insieme a partire da questi momenti. E adesso la finisco qui, altrimenti rischio di vomitare per via di tutte le smancerie che ti sto dicendo >> affermò Alanis con convinzione, spazzando via tutti i dubbi che si erano annidati nella mente della più piccola delle sorelle Black. Narcissa si sporse in avanti e strinse l’amica in un rapido ma significativo abbraccio, apparendo evidentemente rincuorata.




Narcissa camminava serena per i corridoi, diretta al Dormitorio femminile per ultimare la valigia. Dopo la chiacchierata con Alanis la sua mente si era alleggerita notevolmente, ridimensionando il livello di criticità dei dubbi che l’avevano assillata in quei giorni.
Ora effettivamente si sentiva sciocca per essersi lasciata travolgere così dalla paura di perdere qualcosa che era appena sbocciato, eppure era stato inevitabile vista la posta in gioco. Non le era mai capitato in passato di dubitare di se stessa, perché fin da piccola era stata abituata ad avere un’alta considerazione della propria persona, ma qui non si trattava di semplice autostima. Lucius aveva avuto ragazze molto più seducenti di lei e Narcissa non era affatto cieca né sorda: tutti erano a conoscenza della vocazione da dongiovanni di Malfoy e lei voleva tenersi bene a mente quella realtà di fatto per evitare di illudersi o montarsi la testa.
<< Ehi, eccoti, finalmente! >> la salutò una voce calda e ormai familiare, rapendola velocemente dai suoi pensieri.
Narcissa era appena entrata nella Sala Comune dei Serpeverde e Lucius l’aveva notata all’istante, lasciando la postazione vicino al camino per raggiungerla.
Le venne incontro con un sorriso che gli incurvava le labbra, rendendo la sua figura ancora più accattivante, e quando le fu abbastanza vicino le cinse i fianchi con le sue mani calde e forti. Il cuore della fanciulla emise una capriola nel momento in cui ella avvertì il tocco del giovane sulla pelle attraverso il tessuto dei vestiti. Le succedeva sempre di sussultare quando i loro corpi entravano in contatto, come se le proprie membra partecipassero all’evento attivamente e indipendentemente dal cervello. Ciò che provava era un mix letale di eccitazione, desiderio e un pizzico di paura al pensiero di dove sarebbe arrivata se si fosse lasciata completamente andare. Lucius era costantemente irresistibile, anche a quell’ora della mattina in cui tutti i comuni mortali invece conservano sul volto i residui del sonno, ed era tremendamente difficile rimanere lucida e presente a se stessa con l’incarnazione della perfezione al suo fianco.
<< Ti ho cercata dappertutto, ma dove diavolo ti eri cacciata? >> sussurrò lui attirandola a sé con un gesto fluido e rapido, cominciando ad esplorare con baci brevi e delicati i lembi di pelle che la divisa scolastica aveva lasciato scoperti. Narcissa piegò il collo all’indietro per agevolare il percorso infuocato che Lucius aveva intrapreso, incapace di pensare ad altro se non al calore che da Malfoy si era diffuso lungo tutta la superficie della sua esile figura. Lui era il fuoco e lei un nodoso ciocco di legno che prendeva vita e iniziava ad ardere in sua presenza, incapace di fermare la fiamma che aumentava di volume e di intensità sempre più velocemente.
Non era la prima volta che Lucius la baciava in quel modo, risvegliando parti di lei che non credeva di possedere, eppure ogni volta Narcissa rimaneva senza fiato, incapace di riemergere da quel mare di emozioni travolgenti. Malfoy non si era mai spinto troppo oltre, aveva sempre rispettato i limiti che tacitamente lei aveva imposto, limiti dettati dalla pudicizia e dalla forza di volontà che le impediva di concedersi in circostanze non adatte come quella. Tuttavia, ogni volta le risultava enormemente difficile resistere al mare di passione in cui il ragazzo la faceva piacevolmente annegare.
I baci di Lucius stavolta diventarono più audaci, osando un po’ di più rispetto alle volte precedenti. Le sue dita affusolate sganciarono il primo bottone della camicetta di Narcissa, lasciando intravedere l’incavo tra i due seni che la fanciulla aveva sempre tenuto nascosto per pudore. Lucius fece per chinarsi su di lei nuovamente, ma la ragazza gli trattenne il viso fra le mani, inducendolo a fermarsi.
<< Lucius … >> sospirò lei con il briciolo di autocontrollo che le era rimasto, allontanandosi bruscamente da lui per ricomporsi. Le bastò quel gesto per riprendere coscienza di sé e della propria mente che era stata offuscata dalla presenza ravvicinata di Malfoy. Tuttavia la pelle conservava ancora il ricordo dei suoi baci, come se fosse stata marchiata a fuoco. Ignorò quella sensazione per rimanere lucida e presente a se stessa.
Lucius la osservava con un’espressione vagamente confusa, mentre negli occhi ancora persisteva il luccichio del desiderio non totalmente saziato.
<< Ho fatto qualcosa di sbagliato? O forse semplicemente non mi vuoi >> ragionò lui abbassando lo sguardo e infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, calibrando i suoi movimenti per placare l’emozione che l’aveva invaso fino a qualche secondo prima.
<< No >> la risposta di Narcissa suonò più come una supplica, e si odiò per non riuscire a mostrarsi salda. Stare a stretto contatto con Lucius equivaleva a sottoporsi ad un incantesimo di immobilità, dimenticandosi del mondo ma anche di se stessi. La fanciulla si schiarì la voce per farsi coraggio, fissando i propri occhi azzurri nelle pupille del ragazzo dilatate dal desiderio. << Non si tratta di questo, Lucius. E’ solo che … >> riprese lei con più convinzione, cercando le parole più adatte per spiegargli la propria paura senza rischiare di apparire debole.
<< E’ solo che ogni volta che stiamo insieme io a stento riesco a trattenermi perché ti desidero davvero, mentre tu inspiegabilmente riesci a fermarti e controllarti e non ne capisco il motivo >> ammise lui serrando la mascella con forza, come se parlare delle proprie emozioni gli costasse uno sforzo sovraumano.
Narcissa gli si avvicinò lentamente e gli posò una mano sulla guancia appena ricoperta da uno strato di barba accennata. << Stiamo imparando a conoscerci a vicenda e io non voglio bruciare le tappe solo perché il mio corpo reagisce in un certo modo in tua presenza. Ecco perché riesco a fermarmi, perché non voglio che accada qui e ora, perché mi piacerebbe che anche la mia mente fosse pronta per un salto così importante >> spiegò Narcissa con delicatezza, provando ad essere il più amorevole possibile. Sapeva che l’orgoglio di Malfoy era particolarmente irritabile, ma doveva essere sincera se aveva intenzione di costruire un rapporto saldo.
<< Dunque è questo il reale motivo? Vuoi solo aspettare? >> le domandò con un’espressione seria sul volto che la fanciulla non fu in grado di decifrare.
<< Sì >> rispose lei secca, sentendo le guance imporporarsi di fronte allo sguardo del giovane, così concentrato e duro.
<< Io non sono un animale, Narcissa. So controllarmi quando me lo impongo e mi dispiace se qualche volta sono stato irruento con te. Rispetto la tua volontà perché mi stai a cuore e non voglio costringerti a fare qualcosa di cui ti pentiresti. Non me lo perdonerei mai >> le disse, addolcendo i bei lineamenti del viso in un sorriso comprensivo.
Narcissa ricambiò incurvando le labbra e si alzò sulle punte dei piedi per scoccare un breve bacio sulle labbra sottili di lui in segno di gratitudine. Poi si voltò e prese a salire le scale che portavano al Dormitorio femminile, con mente e cuore decisamente sollevati e alleggeriti.






Spazio Ringraziamenti: Salve a tutti! E’ da una vita che non aggiorno, perciò mi scuso anticipatamente con tutti voi. L’università e gli impegni quotidiani mi hanno risucchiata, ma nel mio cuore c’è sempre un posto per questa mia piccola creatura, non temete.

Il capitolo non è particolarmente significativo, ma ho voluto inserire dei temi che mi stanno particolarmente a cuore, come l’amicizia e l’intimità che bisogna affrontare in una relazione amorosa; temi che poi mi piacerebbe riprendere anche in seguito. Spero di non avervi annoiati! Aspetto con gioia e ansia i vostri commenti : )
Come sempre ringrazio le persone che recensiscono e che seguono con il cuore questa ff:
BekkaMAlfoy, Jude88, francyslytherin e Giuliii;
le 11 persone che la seguono e che l’hanno aggiunta alle preferite e le 3 persone (crescete, mi raccomando!) che l’hanno inserita fra le ricordate.

Un abbraccio a tutti voi : D

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Capitolo 19
*** Partenze ***


19. Partenze





L’Espresso di Hogwarts, solitamente straripante di ragazzini gioiosi e urlanti, quella mattina risuonava di un quieto silenzio. Pochi erano gli studenti che avevano deciso di trattenersi alcuni giorni in più a scuola con l’inizio delle vacanze natalizie e a Narcissa non era sembrato di scorgere alcun volto familiare fra quei visi sparuti. Sul treno aveva intravisto qualche anonimo Tassorosso, un solo Grifondoro e, eccetto lei, Lucius e Alanis, la gran parte dei ritardatari apparteneva ai Corvonero. Ma certo, pensò Narcissa con una punta di cattiveria, figuriamoci se quei secchioni nero-blu si perdono l’occasione di arruffianarsi i professori durante le vacanze di Natale.

Non le erano mai andati a genio i Corvonero; probabilmente perché li considerava dei lecchini fissati con i voti scolastici, privi di alcun interesse per la vita sociale e la preservazione del buon nome. Non che Narcissa snobbasse l’importanza dell’istruzione,  dal momento che lei stessa la considerava una priorità, ma non tollerava il modo in cui i Corvonero ostentavano intelligenza da tutti i pori, come se essa fosse un ornamento e non una dote interiore. La fanciulla sbuffò impazientemente quando fu costretta a passare accanto allo scompartimento riservato ai prefetti dei Corvonero, tutti intenti a parlottare di chissà quali lambiccamenti mentali con fare cospiratorio, quasi fossero argomenti di stretta riservatezza. Raggiunse lo scompartimento che era solita occupare con sollievo, abbandonandosi sul morbido sedile di velluto rosso. Sistemò il proprio baule accanto a sé e iniziò a fissare oltre il finestrino con scarso interesse, mentre Alanis prendeva posto di fronte a lei. Erano appena le undici del mattino; l’arrivo era previsto per l’ora di pranzo, sicché una volta giunta a casa avrebbe condiviso con la sua famiglia il momento solenne del pasto, dopo mesi e mesi di lontananza dal castello dei Black.
Quel pensiero le strinse lo stomaco in una morsa fastidiosa e Narcissa si sentì a disagio nell’avvertire quella sensazione nuova ed estranea.
Naturalmente era felice di tornare dai suoi genitori e dalle sue sorelle, dal momento che il Natale era sempre stato un’occasione per starsene in pace con la sua famiglia. Tuttavia, rimaneva il fatto che si sarebbe allontanata da Hogwarts e di conseguenza da tutti i suoi compagni, in particolare dalle uniche due persone che le sarebbero davvero mancate: Alanis e Lucius. Senza di loro le vacanze natalizie sarebbero state di sicuro mortalmente noiose, come mai le aveva trovate in passato, dal momento che non c’era mai stato nessuno di cui sentire particolarmente la mancanza durante quel periodo.
Sbuffò e i suoi pensieri contrariati andarono a condensarsi sul vetro del finestrino, appannandolo e rendendolo opaco come lo era la sua mente al momento.
<< Torno subito. Ho bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe >> annunciò all’amica con un mezzo sorriso, lasciandola alla lettura di un libro di Erbologia dal titolo alquanto bizzarro Formicaleone: milleuno risorse camaleontiche per giovani maghi e streghe.


Non appena Narcissa fu fuori dal proprio scompartimento, sentì i muscoli rilassarsi e la mente alleggerirsi. Cambiare aria era stata una buona idea, perché camminare per il lungo corridoio del treno praticamente deserto costituiva un antidoto eccellente per i propri pensieri ingarbugliati. Proseguì ancora di qualche passo finché non trovò un’anima solitaria dall’aria vagamente familiare, intenta a leggere un libro di Pozioni avanzato in uno scompartimento a debita distanza da quelli occupati dagli altri studenti.
<< Severus! >> lo salutò Narcissa con un sorriso sincero sulle labbra rosee, distogliendo il bambino dall’attenta lettura del volume che gli ricopriva l’intero volto.
<< Narcissa >> rispose lui con una lieve incertezza nella voce, sorpreso nel constatare che la più piccola delle Black non fosse tornata a casa insieme al resto degli alunni.
<< Posso? >> domandò la fanciulla e prese posto sul sedile di fronte al giovane Serpeverde, senza aspettare una conferma da parte di questi. << Come mai non sei tornato a casa insieme a tutti gli altri? >> gli chiese con una punta di curiosità, sentendosi improvvisamente molto più di buon umore di quanto non lo fosse stata da quando si era svegliata quel giorno.
<< Io, beh … avevo una ricerca da finire e così ne ho approfittato per rimanere ad Hogwarts un altro po’ >> rispose il ragazzino facendo spallucce.
In realtà quella della ricerca era una perfetta scusa confezionata all’ultimo momento; la verità era che preferiva trascorrere più tempo possibile lontano da casa, dove lo attendevano le terribili liti dei suoi genitori e le ore passate in solitudine nel parco, dove poteva starsene per conto suo ad immaginare un presente differente da quello in cui era intrappolato. Lì poteva essere quello che era senza aver paura di nasconderlo al resto del mondo per timore di essere giudicato o insultato. Era stato in quel luogo che aveva incontrato per la prima volta Lily Evans, e in quel momento una sola speranza invogliava il giovane Severus a tornare a casa: la possibilità di poter rivedere i grandi e furbi occhi verdi della bambina brillare luminosi nella sua direzione, sentire i rossi capelli solleticargli il viso o udire la sua fresca ed energica risata. Allora sì che sarebbe stato veramente felice e tutto il resto sarebbe scomparso; perfino stare con i propri genitori sarebbe diventato sopportabile se ad allietare il tutto ci fossero stati i giorni felici e spensierati trascorsi con Lily. In sua compagnia Severus era un bambino e basta, privo della preoccupazione di dover indossare una maschera per proteggersi dagli attacchi esterni.
Il ragazzino scacciò via quei pensieri con un sospiro e tornò a concentrarsi sulla fanciulla che gli sedeva di fronte, ignara del fatto che l’attenzione del suo giovane amico fosse rivolta verso altro. << E tu perché torni a casa solo ora? >> le domandò a sua volta, posando definitivamente il tomo di Pozioni, dal momento che la ragazza aveva intenzione di restare a fargli compagnia.
<< Oh, io … ecco, ho combinato un guaio con Lucius e dovevo rimediare insieme a lui >> spiegò imbarazzata, mentre cercava di non lasciar trapelare più di quanto fosse necessario.
<< Non immaginavo che fosse possibile … >> li interruppe una voce all’improvviso, costringendoli a voltarsi in direzione della porta dello scompartimento. Sulla soglia c’era Lucius: un sorriso sornione stampato sulle labbra sottili che perfettamente si abbinavano con il resto dei suoi lineamenti decisi e allo stesso tempo eleganti.
<< Che cosa? >> squittì Narcissa ansiosamente, allarmata che il ragazzo potesse rivelare a Severus il furto di cui erano stati fautori nello stanzino di Gazza.
<< Che tu parlassi continuamente di me >> le rispose lui allargando il proprio sorriso, entrando nello scompartimento e andandosi a sedere esattamente accanto a Narcissa, rossa in viso per l’imbarazzo.
<< Suvvia, Malfoy, non essere ridicolo; se lo facessi, tutti si annoierebbero >> si difese lei con un perfido sorrisino difensivo dipinto sulle piccole labbra rosee. Lucius parve non ascoltarla, e in tutta risposta si mise comodo sul sedile, peggiorando l’imbarazzo generale che ormai aveva contagiato anche le gote di Severus, il quale continuava a lanciare occhiate furtive alla porta, in attesa di un buon momento per squagliarsela.
<< Devi perdonarmi, Narcissa, ti ho interrotto proprio mentre stavi per raccontare al nostro amico Severus di quando siamo rimasti chiusi nello stanzino di Gazza, io e te da soli …  >> aggiunse Lucius continuando a sorridere maliziosamente, ignorando l’espressione di Narcissa che diventava sempre più scandalizzata.
<< Oh, sono perfettamente sicura che a Severus non interessi minimamente questo argomento >> sibilò lei fulminandolo con una lunga ed eloquente occhiata, che avrebbe fatto desistere chiunque, ma che su Malfoy ebbe l’effetto contrario.
<< Ti sbagli, invece, io credo che muoia dalla voglia di sapere che non aspettavi altro che rimanere intrappolata dentro uno sgabuzzino con il sottoscritto. Vedi, Severus: Narcissa nutre questa terribile ossessione nei miei confronti, che talvolta diventa anche imbarazzante. >>
Ma Severus aveva approfittato della pausa strategica di Malfoy atta a creare suspense nel racconto per darsi alla fuga e liberarsi finalmente della soffocante sensazione di disagio che quella situazione aveva generato in lui. Ritrovarsi come bersaglio delle frecciatine di due innamorati non era esattamente l’attività che prediligeva in assoluto.
<< Lucius! >> esclamò Narcissa contrariata non appena rimasero soli, dandogli una gomitata nel vano tentativo di fargli riacquisire un minimo di autocontrollo. Tuttavia, Lucius si era seriamente lasciato andare a una risata sincera ed era sordo al rimprovero della fanciulla.
<< “ Terribile ossessione?!” Chissà cosa penserà Severus adesso… >>
<< Quello che pensano tutti: ovvero che possiedo un fascino irresistibile >> le rispose lui con ovvietà, recuperando pian piano la sua espressione abituale. Lanciò un’occhiata alla fanciulla di nascosto e avvertì un moto di soddisfazione nel vederla trattenere a stento un sorriso.
<< Sei incorreggibile … >> commentò lei scuotendo la testa e fissandolo con intensità, stavolta senza alcuna punta di rimprovero nei grandi occhi azzurri.
<< Se serve a far sparire il broncio dal tuo viso, volentieri >> commentò Lucius, ricambiando a sua volta lo sguardo della ragazza con le sue ombrose iridi grigie. Si era reso conto che Narcissa non era di buon umore fin da quando si erano incontrati qualche ora prima nella Sala Comune e da allora aveva cercato di tirarla su. Detestava l’idea che vi fosse qualcosa che compromettesse la sua tranquillità, ma egli non sapeva quale fosse il modo migliore per consolare una persona, in particolare una ragazza.
Si sarebbe sentito alquanto ridicolo a pronunciare parole smielate che non avrebbe percepito come sue, né tantomeno avrebbero fatto piacere a Narcissa; dunque aveva provato a stuzzicarla per testare la sua reazione, e veder nascere un sorriso sulle sue labbra rosate era stato un vero e proprio sollievo.
<< Come hanno preso i tuoi genitori la questione della punizione? >> le domandò con cautela, conducendo la conversazione verso un argomento più serio.
Quando il Preside aveva comunicato loro che sarebbero rimasti una settimana in più ad Hogwarts per scontare il piccolo furto nello stanzino di Gazza, nessuno dei due giovani aveva pensato concretamente alle conseguenze che avrebbero subito una volta tornati a casa. Adesso che ormai le ore che li separavano dal ricongiungimento con i familiari si erano ridotte considerevolmente, un pizzico di ansia cominciava ad insinuarsi nei cuori di entrambi.
<< Oh, io … ecco, ancora non li ho informati. Ho scritto una lettera ad Andromeda chiedendole di venirmi a prendere a King’s Cross proprio per evitare di dover affrontare immediatamente i miei genitori. Nessun Black era mai ricevuto una punizione a scuola,  finora, e l’idea di essere la prima mi fa venire i brividi. Mio padre sa essere molto severo, se necessario … >> spiegò Narcissa, ricordando le rare ma incisive sfuriate che Cygnus aveva indirizzato alle sue sorelle in occasione di comportamenti ribelli.
<< Mi dispiace. E’ colpa mia se ti trovi in questa spiacevole situazione e non vorrei che le conseguenze del mio gesto inconsulto possano ricadere su di te >> sospirò Lucius con gli occhi che lampeggiavano di sincero rimorso. Allora intrufolarsi nello stanzino di Gazza gli era parsa un’idea innocua per stupire la fanciulla e ottenere quello che lei finora gli aveva sempre negato: la sua stima. Si era comportato in maniera sciocca e impulsiva trascinandola in quella piccola follia trasgressiva, e solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato egoista e infantile da parte sua. Il pensiero che la ragazza potesse finire nei guai per colpa del suo stupido orgoglio gli annebbiò la vista per qualche secondo, aumentando la punta di senso di colpa che gli pungolava il cuore.
<< Lucius Malfoy che si scusa … sta proprio arrivando il Natale >> scherzò lei sorridendogli in un modo che la rendeva squisitamente adorabile. Narcissa non era più arrabbiata con Lucius per averla coinvolta in quella scappatella, e a dire il vero le risultava assai difficile nutrire qualsiasi tipo di sentimento negativo nei suoi confronti.
Quel giovane possedeva qualcosa – la cui natura le restava tuttora sconosciuta – che era in grado di scioglierle il cuore solitamente granitico di fronte agli altri. Egli aveva conquistato a tal punto la sua anima da diventarne parte ormai ineliminabile, come se la fanciulla avesse scoperto una parte di sé che non sapeva di possedere e che fino a qualche mese prima le sarebbe sembrata estranea. Lucius era un dolce veleno che, una volta insinuatosi sotto la pelle, percorreva le vene fino a raggiungere il cuore; ma anziché pietrificarlo, l’aveva liberato dalla morsa di ghiaccio in cui ella stessa l’aveva imprigionato per autodifesa. E più dosi assumeva di quella singolare pozione, più le sembrava di rinascere come nuova, e ormai non vi era nessuna parte di sé che fosse priva dell’inebriante essenza di Lucius Malfoy.  
<< Avviene solo in rari casi, perciò non ti ci abituare >> la ammonì Malfoy ridacchiando sommessamente con la sua voce calda e profonda. Si fissarono intensamente negli occhi per qualche secondo, comunicando un’infinità di emozioni in un silenzio che sapeva di intimità. Improvvisamente il treno iniziò a rallentare solennemente, spezzando la meravigliosa atmosfera che si era creata fra i due.
<< Ci siamo fermati >> constatò amaramente Narcissa, distogliendo di malavoglia lo sguardo dalle fiammeggianti iridi grigie del giovane per posarle al di là del finestrino e ricevere conferma dal paesaggio esterno. Erano arrivati, e quelli erano gli ultimi istanti che avrebbe trascorso da sola con Lucius prima dell’inizio delle vacanze.
    


Narcissa salutò Alanis in un lungo e forte abbraccio, come non aveva mai fatto prima, senza curarsi degli sguardi stupiti degli alunni Tassorosso che sfrecciavano verso le porte del treno per raggiungere i familiari in attesa alla stazione.
<< Non digiunare troppo >> si raccomandò la più piccola delle Black, schernendo l’amica con un sorriso affettuoso.
<< E tu ricordati di finire i compiti! >> rispose l’altra, lanciandole un buffetto delicato sul braccio. Poi, le indirizzò un sorriso prima di dirigersi a sua volta, proprio come i compagni, verso la strada di casa.
Narcissa sospirò e si voltò rimanendo ferma davanti all’uscita che si apriva davanti a lei. Dietro di lei, carico del proprio elegante baule e con un sorriso tirato stampato sulle labbra c’era Lucius, il volto ombrato dal sentimento della malinconia. Il giovane attese che gli ultimi superstiti abbandonassero il treno, poi attirò Narcissa a sé, concentrando tutta l’attenzione sulla fanciulla. << Mi mancherai, Black >> le confessò, facendo scivolare il braccio libero attorno alla vita di lei per tenerla stretta a sé ancora un po’.     
<< Mi mancherai anche tu, Lucius >> sussurrò la ragazza con una vena di emozione nel pronunciare l’unico nome in grado di scuotere la sua anima, proprio come un tuono fa tremare il cielo. Si alzò sulle punte per arrivare all’altezza delle labbra di Malfoy e vi scoccò un bacio che il giovane ricambiò e prolungò di qualche istante.     
<< Ti scriverò, non temere >> le sussurrò lui prima di chinarsi sulla bocca arrossata della fanciulla e depositarvi un bacio d’addio. Fu con il sapore intenso e inimitabile delle labbra di Lucius sulle proprie e con quella promessa di una lettera che Narcissa si staccò a malincuore dalle forti braccia del ragazzo per immergersi nella frizzante aria dicembrina della stazione, dove Andromeda la attendeva con trepidazione.         






Spazio Ringraziamenti: Eccomi qui! Un po’ in ritardo per via dei regali natalizi e dello studio (più la prima che la seconda xD), ma ce l’ho fatta. Avevo intenzione di pubblicare questo capitolo prima di Natale proprio per mantenere una sorta di coerenza tra racconto e realtà ^^ spero che vi sia piaciuto, anche se un po’ malinconico! Il prossimo di sicuro sarà più allegro ed emozionante! Vi auguro di trascorrere in serenità l’arrivo delle feste, che si fa sempre più vicino : ) Ringrazio inoltre le fantastiche persone che mi hanno lasciato meravigliose recensioni: BekkaMalfoy, Guglielmo da Baskerville, Jude88, Giuliii e francyslytherin!
Un grazie inoltre alle 12 persone che hanno inserito tra le preferite la ff, le 3 che la ricordano e le 11 che la stanno seguendo :D    

Buone Feste!!
Cissy

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Capitolo 20
*** Festeggiamenti ***


20. Festeggiamenti



<< Cissy! Sono così contenta di vederti, non puoi capire quanto mi sei mancata. Ho tantissime cose da raccontarti prima di arrivare a casa >> esordì Andromeda, avvolgendo la sorella in un abbraccio che a Narcissa sembrò durare un’eternità.
Di tutta la famiglia Black, Andromeda era l’unico membro a dimostrare apertamente e calorosamente il proprio affetto, sotto lo sguardo stupito e allo stesso tempo contrariato dei parenti più anziani.
<< Anche io sono felice di vederti, Andromeda >> rispose la fanciulla, stringendo l’altra brevemente e incamminandosi subito verso la carrozza che le stava attendendo per portarle a casa. Avvertiva l’insopprimibile tentazione di voltarsi indietro per cercare Lucius con lo sguardo, ma non poteva né tantomeno voleva infliggere ad entrambi un supplizio ulteriore, dopo il fugace bacio di addio che si erano scambiati pochi istanti prima. Così, ambedue le sorelle Black si ritrovarono sedute sui sedili del piccolo e grazioso veicolo, pronte per l’arrivo ad uno dei manieri più conosciuti di tutta la Londra magica.
<< Ti trovo cambiata, sorellina mia >> notò Andromeda, allargando le labbra in un sorriso raggiante, che Narcissa le aveva visto disegnato sul volto di rado nel corso degli ultimi anni. Era conscia del fatto che alla fanciulla non sfuggisse nemmeno il minimo cambiamento nelle persone che aveva attorno e questo fece scattare un campanello d’allarme in lei. Solo Alanis era a conoscenza di quanto successo con Lucius, e Narcissa non aveva voglia di condividere quegli avvenimenti con i suoi familiari, almeno per il momento. Le cose con Malfoy si erano stabilizzate di recente e la ragazza voleva godersi per un po’ quella situazione idilliaca, senza che altri ne fossero partecipi.
<< Non dire sciocchezze! Tu, piuttosto, non ti vedevo così felice da un bel po’ >> minimizzò Narcissa, spostando abilmente l’oggetto della conversazione sulla sorella.
Di fronte a quella constatazione, Andromeda arrossì all’istante e contemporaneamente abbassò leggermente il capo, confermando indubbiamente che c’era della verità in quanto affermato dall’altra. << Io … beh, non ti si può nascondere nulla Cissy cara! E’ proprio di questo che volevo parlarti. Ecco, sai che le nozze tra Rabastan Lestrange e me si avvicinano, però io … >> cominciò la sorella più grande, mentre sul suo volto andava disegnandosi un’espressione cupa e mesta. Ma Narcissa la fermò, prendendole con delicatezza entrambe le mani e avvolgendole con le sue.
<< So cosa stai per dirmi, Andromeda. Sei agitata per il matrimonio e ti capisco, ma non hai nulla da temere. Stai eseguendo la volontà di tutta la famiglia e in più Rabastan è un ottimo partito. Sono certa che avrete una vita felice insieme, con tutti i lussi degni di una Black >> le sorrise la fanciulla, rasserenando un poco il viso della giovane donna.
Tuttavia, un’ombra incerta aleggiava ancora sulla sua figura, rendendola opaca e spenta.
<< E se non ci fosse solo questo, se esistesse qualcosa di più importante? >>
<< Cosa può esserci di più importante della sicurezza e della preservazione del sangue puro che un buon matrimonio offre? >> chiese Narcissa con somma ovvietà, temendo la risposta della sorella.
<< L’Amore, Cissy. Cos’è una vita senza amore? >>
Gli occhi di Andromeda avevano cominciato a brillare di una luce nuova, che mai aveva mostrato di recente, specialmente in presenza dei suoi familiari. Se avesse detto loro che detestava Rabastan Lestrange con tutta se stessa, perché era un altro che lei amava, di certo non avrebbero compreso le sue ragioni. Ma in quel momento sentiva l’irresistibile desiderio di confidarsi almeno con una delle due sorelle, quella che ai suoi occhi era apparsa da sempre la più predisposta a quel tipo di confidenze. Era da un anno che la sua storia con Ted Tonks andava avanti in maniera clandestina, dal momento che se fosse uscita allo scoperto entrambi gli innamorati avrebbero rischiato la vita. Tuttavia, Andromeda era stanca di celare il proprio amore a tutti, come se fosse un’orrenda creatura da nascondere alla vista altrui. Ogni giorno faticava a mascherare la gioia che il sentimento per Ted le suscitava, gioia che cresceva smisuratamente insieme a lei, alimentandola e sostenendola. Aveva bisogno di condividere con qualcuno quel tesoro, di mostrarlo al mondo perché sarebbe stato un peccato tenerlo esclusivamente per sé.
Narcissa era rimasta interdetta di fronte alla passione dimostrata dalla sorella mentre citava un sentimento con cui lei si era cimentata realmente solo di recente.
Da piccola era sempre stata circondata dalle attenzioni dei genitori e delle sorelle, tutti intenti a proteggerla dal mondo esterno e dai pericoli che lei, così fragile e delicata come una bambola di porcellana, non avrebbe mai dovuto conoscere. Sapeva cos’era l’affetto di una madre o di un padre, sebbene i Black non fossero famosi per simili effusioni, ma l’Amore, l’Amore era ben altro e di ciò Narcissa era perfettamente cosciente.
L’affetto costituiva una carezza dolce e silenziosa, proprio come può esserlo una brezza primaverile; ma la potenza dell’amore era così travolgente da poter essere paragonata solo alla violenza inarrestabile di una tempesta. Conoscendo Lucius aveva potuto scorgerne gli effetti sulla propria pelle e, una volta assaggiato quel frutto paradisiaco, farne a meno sarebbe stato impossibile. Narcissa si ridestò da quei pensieri fiammeggianti di passione e cercò di concentrarsi sul viso contrito della sorella, in evidente attesa di una risposta da parte sua.
<< L’Amore … di cosa ti preoccupi? Sono certa che con la tua bellezza avrai già conquistato il cuore del giovane Rabastan. E poi, in un momento così precario come questo, un buon matrimonio è proprio ciò che serve alla nostra famiglia per assicurarsi un futuro altrettanto prospero come lo è stato il passato >> affermò con decisione, notando che il luccichio acceso negli occhi di Andromeda andava lentamente scemando nell’udire quelle parole.
<< Hai ragione >> concluse la sorella maggiore, ingoiando faticosamente il nodo che le si era formato in gola sentendo la risposta che l’altra fanciulla le aveva indirizzato.
Aveva sperato, si era augurata che Narcissa potesse essere in qualche modo risparmiata dalla cieca fede della sua famiglia nei confronti degli ideali purosangue, e invece era accaduto proprio ciò che lei stessa aveva temuto: sua sorella era diventata una bambola manovrata dalle abili mani dei genitori.
<< Parli come nostro padre. Fa impressione vedere quanto sei cresciuta >> le disse Andromeda, piegando le labbra in un sorriso di cupa amarezza.
Durante il resto del viaggio nessuna delle due proferì più parola; erano entrambe troppo assorte nei propri pensieri per accorgersi dello stato d’animo dell’altra.



L’arrivo al castello dei Black fu accolto da un entusiasmo che fece sentire ancora più in colpa Narcissa per non aver palesato il motivo di quel ritardo. Non che mentire fosse un problema per lei, dal momento che la divertiva tanto; tuttavia, d’un tratto l’idea di farlo con i propri genitori, che non le avevano mai fatto mancare nulla, la disgustava.
Forse si stava davvero rammollendo per via di Lucius e di tutte quelle sconvolgenti emozioni che erano piombate senza alcun preavviso nella sua vita, proprio come un temporale inatteso spalanca le finestre e distrugge la consueta quiete domestica.
Bastò oltrepassare il cancello che separava il giardino di casa sua dal mondo esterno e respirare finalmente quell’odore familiare che le era mancato tanto per mettere da parte il senso di colpa e lasciare posto alla gioia di essere tornata. Dopotutto, non si trattava proprio di mentire, piuttosto di omettere qualche inutile e noioso dettaglio. Sì, la prospettiva di un’omissione la fece sentire decisamente meglio.
<< Madre! Padre! >> esclamò con un sorriso radioso stampato sulle labbra, mentre i coniugi Black le andavano incontro con la stessa felicità dipinta sui volti noti.
<< Cissy cara! >> dissero all’unisono marito e moglie, stringendo la figlia più piccola in un breve ma intenso abbraccio.
<< Appena in tempo per il pranzo >> gioì Druella, sua madre, entrando in casa per dare l’ordine agli elfi domestici che la prima portata venisse servita a tavola.
Cygnus, suo padre, le mise un braccio attorno alle spalle e attraversò insieme a lei la soglia per introdursi nella sala da pranzo, dove c’era un gran daffare fra la servitù e la signora Black che impartiva ordini. << Narcissa, come sempre il tuo arrivo dona colore a questa casa altrimenti tetra >> le sussurrò lui sfiorandole una guancia con la grande mano dalle dita lunghe e affusolate. Raramente suo padre manifestava affetto in maniera così esplicita nei confronti dei familiari, eppure la fanciulla aveva sempre avvertito un’affinità particolare tra lei e il vecchio Cygnus, affinità che non aveva ritrovato con nessun altro membro della famiglia. Non si trattava di certo di presentare delle preferenze, giacché i coniugi Black amavano in maniera eguale le loro figlie; era piuttosto una specie di empatia che si esprimeva a livello inconscio e che naturalmente accarezzava dolcemente l’orgoglio di Narcissa.
<< Cissy! Finalmente sei arrivata. Cominciavamo a sospettare che fossi stata sommersa dai libri >> esclamò Bellatrix, alzando leggermente la voce per farsi udire dai presenti. La fanciulla scese rapidamente le scale per accogliere in un abbraccio veloce l’ultima arrivata.
Se i saluti di Andromeda erano dolci e pieni di calore, la stretta di Bellatrix era fredda come l’acciaio e priva di qualsiasi tipo di trasporto emotivo, tanto che Narcissa ebbe la sgradevole impressione di essere intrappolata in una gabbia. Sua sorella era sempre stata brusca e diretta, al contrario dell’altra, più mite e accomodante.
<< Perché ci hai messo tanto a raggiungerci? Scommetto che il professor Lumacorno ti ha dato del filo da torcere >> indagò la ragazza con un sorriso ironico disegnato sulle labbra rosse e piene. Narcissa agitò una mano per sminuire le premure della giovane e si diresse con una certa urgenza presso la tavola, ansiosa di cambiare argomento al più presto.
<< Oh, non direi. Più che altro sono stata impegnata con parecchie ricerche e così mi sono dovuta trattenere qualche giorno in più. >>
Druella Black attirò l’attenzione del marito e delle figlie per avvertirli che il pranzo era pronto, e così si riunirono tutti a tavola come non accadeva da molto tempo.
Una volta degustate le prime due ottime portate, Cygnus si appropriò dell’attimo di silenzio che aleggiava sui commensali per dare un annuncio importante.
<< Voi altri lo sapete già perché avete avuto modo di assistere ai preparativi, ma la nostra Narcissa è arrivata solo ora e deve essere messa al corrente >> iniziò suo padre con una certa trepidazione nella voce, e Narcissa lanciò un’occhiata allarmata in direzione della madre per cercare di decifrare tutto quell’immotivato entusiasmo.
<< Come ben sai, Cissy cara, la nostra famiglia era nota in passato per i ricevimenti e le feste che organizzava in occasione del Natale. L’anno prossimo la nostra Andromeda abbandonerà questa casa per iniziare una nuova vita con il suo sposo e noi vorremmo indire un ballo proprio per salutarla a dovere e rimembrare insieme i bei vecchi tempi. Naturalmente saranno presenti tutte le famiglie Purosangue più influenti del mondo magico e qualche altro ospite speciale >> le spiegò Cygnus, con gli occhi che brillavano al ricordo delle feste sfarzose che avevano avuto luogo proprio nel castello dei Black.
A momenti Narcissa non sveniva per la contentezza. Adorava i balli con tutto il cuore e in particolare l’atmosfera da sogno che con essi si veniva a creare. Fin da piccola era cresciuta in un clima da favola: abiti eleganti, lustrini, eventi mondani e montagne di ospiti, ovviamente solo maghi dal sangue puro. Eppure negli ultimi anni tali occasioni spensierate si erano ridotte ad episodi sporadici e questo aveva generato un sentimento di amara nostalgia nel cuore della fanciulla. Tuttavia, la notizia di un ballo imminente aveva spazzato via qualsiasi spiacevole inquietudine, lasciando posto a una sensazione di trepidante attesa.
<< Padre, ma è meraviglioso! Non avrei immaginato un modo migliore per festeggiare il Natale >> esclamò la ragazza, raggiante di felicità nel pregustarsi la prospettiva di una serata all’insegna di innocenti frivolezze. Suo padre aveva indicato che tra gli ospiti ci sarebbero stati esclusivamente i membri delle Casate più illustri e di certo i Malfoy facevano parte di quella ristretta cerchia. Il cuore di Narcissa prese a battere più velocemente nell’accarezzare l’idea di se stessa e Lucius che volteggiavano nell’immensa sala da ballo, a ritmo di musica. Sarebbe stato un idillio talmente perfetto anche solo da immaginare, e la fanciulla si accorse soltanto in quel momento di essersi imbambolata.
<< … dico bene, Cissy cara? >> la interruppe Druella, rivolgendole uno sguardo in attesa di una risposta.
<< Perdonami, madre, mi sono distratta >> si scusò lei arrossendo leggermente.
<< Per la barba di Merlino, Narcissa! Il viaggio deve averti proprio stancata … Dicevo: occorrerà recarsi a Diagon Alley per comprare un abito adatto alla serata. Le tue sorelle già hanno provveduto nei giorni passati e tu non puoi essere da meno; sarete tutte e tre incantevoli domani sera >> le spiegò la donna, sorridendo alle figlie con un’espressione soddisfatta dipinta sul bel volto.


La capatina a Diagon Alley si trasformò in un vero e proprio tour. Narcissa aveva ereditato la passione per lo shopping di qualsiasi tipo da sua madre, e così si ritrovarono entrambe sommerse da una montagna di buste e bustine contenenti le cianfrusaglie più disparate. In realtà quel giro per negozi fu una benedizione per la fanciulla, dal momento che doveva ultimare i regali di Natale, fra cui quelli destinati ad Alanis e a Lucius. Trovare un dono per l’amica era stato sorprendentemente semplice. Conosceva bene i gusti della ragazza, e in più era abituata a comprare regali per il genere femminile.
Tuttavia, lo stesso non si poteva dire per quello maschile. Gli unici contatti con il lontano mondo degli uomini erano rappresentati da suo padre e suo cugino Regulus, e in entrambi i casi i gusti erano alquanto trasparenti e facili da intuire. Aveva pensato che in realtà gli interessi maschili si assomigliassero un po’ tutti nella loro primordiale semplicità, e invece si era trovata nella spiacevole condizione di doversi ricredere riguardo a Lucius.
Egli si era rivelato, infatti, un tipo enigmatico e nell’arco della giornata Narcissa aveva accumulato una quantità di dubbi tale da lasciarla più confusa di quanto non lo fosse all’inizio. Che cosa poteva mancare a un Malfoy? Assolutamente nulla; Lucius era ricco e di conseguenza possedeva qualsiasi tipo di sfizio che solitamente può essere considerato oggetto di regalo. Dopo ore ed ore passate a scervellarsi nelle varie boutique, quando ormai aveva perso qualsiasi speranza di successo, la fanciulla percepì la scintilla di un’idea farsi strada nella sua mente e si sentì infine rincuorata. Lucius poteva anche dirsi padrone di qualsiasi oggetto materiale, ma a livello emozionale aveva collezionato poche esperienze, sia per via del proprio carattere, sia per colpa del clima di freddezza in cui era stato cresciuto. Forse ciò che mancava al giovane era proprio un’emozione da ricordare, un regalo senza tempo, immune alle intemperie della vita. Ed era proprio questo che Narcissa gli avrebbe donato.




La sera della Vigilia di Natale arrivò in tutta la sua magnificenza. Narcissa aveva atteso con estrema trepidazione quel momento, trascorrendo l’intera giornata totalmente immersa nei preparativi che un evento importante come quello richiedeva.
Il castello dei Black trasudava eleganza e ricchezza da ogni parete e pavimento.
Gli addobbi natalizi percorrevano interamente la lunghezza delle mura delle stanze, minuziosamente allestite per l’occasione. La Sala degli Specchi, tradizionalmente adibita per le danze, era la più sfarzosa di tutte, adornata da preziose ghirlande di pietre e fiori intrecciati in un’unica trama. Luce e colore erano gli elementi chiave in base ai quali il maniero era stato rinnovato in occasione del ballo e Narcissa non aveva mai visto la propria casa risplendere così come quella sera. Non vi era alcun elemento che stonava con l’insieme o che rendesse l’atmosfera pacchiana. Ogni singolo decoro era stato ragionato con grazia ed estremo gusto dalla mente dell’impareggiabile padrona di casa.
Era quasi arrivato il momento di scendere nel grande salone per accogliere gli ospiti, ma Narcissa non riusciva a smettere di controllare che il suo aspetto fosse perfetto. Era decisamente nervosa, perché di solito non aveva bisogno di stare ore ed ore allo specchio per rifinire dettagli nell’acconciatura o sistemare le pieghe del vestito.
Si era sempre sentita piuttosto a suo agio in precedenza, ricoperta dai complimenti sbrodolati a cascata dai maghi Purosangue che incontrava in occasioni come quelle.
Eppure, stavolta era diverso. A dir la verità, le sarebbe bastato che a circondarla di attenzioni fosse un solo uomo, la cui presenza quella sera non era del tutto sicura.
I Malfoy non avevano ancora risposto, le aveva comunicato distrattamente sua madre, attribuendo poco peso alla questione. Ma per Narcissa una simile eventualità costituiva una fonte costante di ansia e dispiacere. Se Lucius non si fosse presentato, quella festa avrebbe perso consistenza e colore per lei, dal momento che non vi era ragazzo al di fuori di lui con cui la fanciulla avrebbe desiderato trascorrere la serata.
Narcissa lanciò un’ultima occhiata critica alla propria immagine riflessa nel grande specchio ed infine, dopo un rapido sospiro, si decise ad uscire dalla propria camera per affrontare i festeggiamenti.  


La Sala degli Specchi era ancora più splendida grazie alla presenza dei nobili ospiti che vi si radunavano frettolosamente per sfuggire al clima pungente che impregnava l’esterno. Fuori, difatti, la neve cadeva copiosa in giardino, come nella migliore tradizione natalizia inglese. Narcissa scese le scale con grazia, cercando di mascherare la trepidazione che sentiva scorrere impetuosa nelle vene. La prima ad accoglierla fu sua zia Walburga, il volto come sempre incipriato fino al punto che era impossibile riconoscere il colore reale della pelle.
<< Cissy cara! Guarda che adorabile fagottino che sei >> la salutò la donna, agguantandola con le mani munite di lunghi artigli laccati di rosso. Narcissa si lasciò abbracciare dalla zia e avvertì la propria esile figura che veniva risucchiata dal nobile grasso precariamente contenuto nel vestito rosa shocking della donna. Quando fu libera dalla morbida morsa letale di Walburga, la fanciulla passò a salutare Orion, suo zio, che al contrario della moglie esibiva un dimesso silenzio che lo faceva apparire ancora più schivo di quanto non fosse in realtà. Poi i coniugi si diressero verso un gruppetto di maghi e streghe vicino all’ingresso: Walburga sembrava una pentola in ebollizione, eccitata per tutta quell’affluenza di esemplari purosangue; Orion, invece, ulteriormente chiuso nella propria maschera di indifferenza e mal contenuta sopportazione.  
<< Narcissa! >> una voce tanto amata che non udiva da tempo la sorprese alle spalle, riempiendole il cuore di gioia.
<< Regulus! >> esclamò lei felice, abbracciando suo cugino con trasporto, come non faceva con nessun altro parente. << Come sei cresciuto >> osservò meravigliata con una punta di orgoglio, allontanandosi di poco per poterlo guardare meglio.
Il ragazzino arrossì di fronte ai complimenti della cugina, ritenuta universalmente una delle fanciulle più belle che la Londra magica di quei tempi ospitava. Adorava Narcissa, perché fra tutte le cugine era quella che incarnava completamente tutti i valori in cui egli credeva: eleganza, purezza, rispetto e dignità.
<< Dovrò stare attenta o fra qualche anno milioni di ragazze faranno la fila per portarti via da me >> commentò con una certa nota di gelosia materna nella voce, accarezzando con delicatezza i capelli neri e lisci del giovane ragazzo.
<< Parli proprio tu che sei ambita da qualsiasi uomo vivente sulla faccia della Terra >> le fece notare lui, mentre Narcissa si portava una mano alle labbra per attutire la propria risata. << Mi sei mancato, Reg >> confessò, indirizzandogli un sorriso carico di affetto.
<< Anche tu, Cissy. Ma adesso siamo qui e dobbiamo assolutamente goderci la serata >> le disse offrendole il braccio come un vero cavaliere. Insieme si diressero verso il centro della Sala, passando in rassegna i volti dei presenti e salutando educatamente quelli che si fermavano a parlare con loro. Buona parte dell’attenzione degli invitati era rivolta verso Narcissa, che intratteneva gli ospiti con un’abilità innata, deliziata dai fiumi di complimenti che la sua bellezza generava. La stanza sembrava ancora più grande dal momento che tutti gli specchi, lucidati fino a brillare, riflettevano più volte le pareti, così da creare l’illusione di un’area illimitata. Nonostante si sentisse pienamente a suo agio, circondata da gente che la ammirava e pendeva dalle sue labbra, Narcissa continuava a pensare a Lucius. Ormai gli ospiti erano quasi tutti assiepati nel salone, concentrati in numerose conversazioni e all’appello mancava proprio l’unica persona che la fanciulla avrebbe voluto avere al suo fianco.
La delusione cominciò a farsi strada nel suo cuore, stringendolo in una morsa soffocante.
Lucius non sarebbe venuto e lei era stata una sciocca ad illudersi e a fantasticare sui meravigliosi momenti che avrebbero condiviso insieme quella sera. Ora quei sogni ad occhi aperti precipitavano dentro di lei come dei massi pesanti, colpendola ripetutamente.
Persa in quel turbinio di tristezza e rassegnazione, decise di allontanarsi momentaneamente dagli ospiti per prendere un po’ d’aria. Attraversò rapidamente la sala e si diresse verso le scale, ma il suono del campanello della porta bloccò i suoi passi, mentre il cuore cominciava ad accelerare i battiti in una folle speranza.
L’elfo domestico addetto ad accogliere gli invitati si precipitò immediatamente ad aprire il portone e per poco Narcissa non svenne. Sulla soglia, alto e impeccabile come sempre, apparve Lucius in tutto il suo giovane splendore.
<< Lucius Malfoy >> disse con fierezza all’elfo, che si esibì in un inchino e scomparve per avvertire la padrona. << Narcissa >> esclamò poi con sorpresa, prima che la vista della fanciulla gli togliesse il fiato per qualche secondo. << Sei … un incanto >>
Ed era vero. Narcissa era avvolta da un abito degno della regina delle nevi, che perfettamente fasciava la sua snella figura, mettendo in risalto le sue grazie. Un intreccio di ghirigori scintillanti color verde acqua correva dal busto, ricopriva un braccio lasciando l’altro scoperto e si riversava su un’ampia gonna di tulle bianco. I capelli dorati erano in parte raccolti in una semplice ma elegante acconciatura che lasciava liberi alcuni boccoli, e gli occhi brillavano come due zaffiri lucenti. Era a dir poco bellissima, aggraziata e illuminata da una luce propria, che fece brillare anche le iridi grigie del giovane.
<< Lucius >> sussurrò lei sorpresa, convinta che quell’apparizione fosse uno scherzo poco divertente della propria immaginazione. Non riuscirono a dirsi altro perché furono interrotti dall’arrivo dei coniugi Black, che accolsero Lucius con estremo calore.
<< Lucius! Cominciavamo a temere che uno dei nostri ospiti migliori ci avesse negato il piacere di essere in sua presenza >> lo salutò Druella, sorridendo compiaciuta alla vista del giovane.
<< Siamo lieti di averti qui, Lucius; i Black e i Malfoy sono sempre stati legati da un filo nel corso della storia. Ma non vedo Abraxas … >> aggiunse Cygnus, stringendo la mano del ragazzo con familiarità.
Lucius assunse all’istante un’aria seria e grave, chinando lievemente il capo in segno di profondo dispiacere. Come ogni volta che si parlava del padre, il nome di Abraxas Malfoy sembrava torreggiare sul bel volto di Lucius, oscurandolo proprio come una nube grigia aleggia sulla terra.
<< Mio padre è malato e purtroppo non è potuto venire, ma vi manda i suoi più sinceri saluti tramite me. La mia stessa presenza qui era assai a rischio per via della sua precaria salute, ma è stato proprio lui ad insistere affinché almeno un Malfoy partecipasse ad un simile evento >> spiegò il ragazzo, rilassando la mascella serratasi nel dover esser costretto a parlare del padre.
<< Povero Abraxas! Vorrà dire che andrò a fargli visita non appena la sua guarigione avrà luogo. Per ora, portagli i nostri migliori auguri >> si raccomandò il signor Black, stringendo con forza il braccio di Lucius per comunicargli la propria partecipazione.
<< Narcissa, cosa fai lì, cara? Vieni ad accogliere il nostro ospite >> la esortò sua madre, liberandola dallo stato di paralisi in cui l’aveva imprigionata la vista inaspettata di Lucius.
Le gote della fanciulla si infiammarono all’istante per la vergogna e lei si affrettò subito ad avvicinarsi ai suoi genitori, ritrovandosi a pochi centimetri di distanza dal ragazzo che aveva tanto atteso. << Buonasera, Narcissa >> la salutò lui con perfetta disinvoltura, eseguendo un baciamano da far invidia anche al più onorevole dei cavalieri.
Narcissa, al contrario, si sentiva così imbambolata da non riuscire a sbrogliare il nodo che le si era formato in gola. << Buonasera >> balbettò a malapena, ancora più confusa dal contatto bruciante delle labbra di Lucius con il dorso della propria mano.
Ad interrompere quella situazione imbarazzante furono i padroni di casa, che esortarono i giovani a raggiungere il resto degli invitati nella Sala degli Specchi.
I ragazzi si incamminarono, ma Lucius esibì un’andatura lenta appositamente per scambiare due parole da solo con Narcissa.
<< Per la barba di Merlino, non mi vedi da un giorno e guarda che effetto ti faccio. Mi lusinga osservare che sei a corto di parole, Black. Non ricordo in fede mia che nessuno sia mai riuscito in tale impresa >> notò il giovane con un sorriso sornione stampato sul bel volto.
<< Non essere ridicolo, Malfoy. E’ solo che non mi aspettavo di vederti stasera, tutto qui >> rispose lei piccata, cercando di riprendere l’autocontrollo abituale.
<< Che inguaribile bugiarda >> la stuzzicò Lucius offrendole il braccio per accompagnarla nel salone, dove alcune coppie già avevano aperto le danze. << Sarà difficile comportarmi in maniera formale con te, stasera. Già solo l’idea è detestabile … >> sospirò il ragazzo lanciandole un’occhiata divertita, mentre lei faceva scivolare la propria mano attorno al braccio di lui.
<< Beh, dovrai sforzarti, Malfoy, perché non saremo affatto soli >>
<< Attenta a ciò che desideri … >>
<< Attento a non inciampare nelle tue melliflue parole >>
<< Proprio non riesci a perdonarmi per il mio ritardo, non è così? >> le chiese infine Malfoy, addolcendo la sua voce e stringendo un poco la presa sulla mano di Narcissa.
<< Hai tutta la serata per tentare nell’impresa >> gli rispose lei, indirizzandogli uno sguardo deciso, ma non più offeso.
<< Dunque, vediamo … potrei iniziare dal fatto che oggi sei talmente bella da togliere il fiato >> azzardò Lucius, posando gli occhi grigi ammirati sulla fanciulla.
<< Tutto qui? Sono convinta che un uomo pieno di risorse come te possa fare di meglio … ma grazie. Anche tu non stai affatto male, vestito così elegante >> gli concesse la ragazza, mentre un sorrisetto furbo le incurvava le labbra.
<< Non sto affatto male? Ah, sei proprio una bella viperetta >> commentò Malfoy, attirandola a sé in un angolo del corridoio che sfociava nel salone. Narcissa protestò all’istante perché temeva che qualcuno potesse trovarli così, e allora sarebbe stato davvero imbarazzante. Ma Lucius le mise un dito sulle labbra e per la prima volta da quando si erano salutati sul treno a King’s Cross, il giovane la prese tra le braccia e si chinò su di lei per baciarla. << Mi sei mancata, Cissy. E non vedevo l’ora di essere qui stasera per stare con te, ma ho dovuto sbrigare delle faccende per mio padre, ecco perché sono arrivato in ritardo >> le sussurrò sulle labbra, concedendosi qualche istante per ammirare la bellezza dei lineamenti della fanciulla prima di regalarle un altro intenso bacio.
Narcissa appoggiò una mano sulla camicia blu notte che Lucius aveva scelto di indossare per l’occasione e avvertì sotto il palmo i muscoli forti del petto del ragazzo. Si scostò da lui quel poco che le bastava per guardarlo negli occhi grigi ardenti.
<< Sono contenta che tu sia qui, Lucius. Questo è il regalo più bello che potessi ricevere >> gli confessò timidamente, accarezzandogli una guancia con l’altra mano. Rimasero così per qualche altro minuto, fissandosi a vicenda e comunicandosi silenziosamente un infinito sentimento che altrimenti sarebbe stato sminuito dalla limitatezza delle parole.





Spazio Ringraziamenti: Volevo scusarmi con tutti voi per il ritardo che ho presentato nel pubblicare questo ventesimo e lunghissimo capitolo, ma sono sopraggiunte delle incombenze che hanno tenuto mente e corpo lontani dal mondo di efp.
In più, con i vari esami da preparare è stato difficile trovare del tempo per scrivere, ma eccomi qui con un nuovo episodio che mi ha lasciato forti emozioni addosso.
Mi scuso inoltre per non aver ancora risposto alle vostre recensioni, per i motivi sopra citati. Spero che possiate perdonarmi, io intanto cerco di mettermi in paro : )
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno lasciato un commento allo scorso capitolo:
BekkaMalfoy, Guglielmo da Baskerville, francyslytherin e Jude88 e per seguirmi sempre con l’affetto che vi rende – e posso dirlo con orgoglio – i miei lettori.
Vi abbraccio tutti forte

Cissy

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Capitolo 21
*** Ideale ***


21. Ideale




I festeggiamenti procedevano magnificamente come i padroni di casa avevano pianificato. La sala da ballo era continuamente occupata da coppie che volteggiavano armoniose nei loro abiti sfavillanti, dando origine ad un meraviglioso dipinto mobile.
Narcissa adorava ballare, dal momento che conosceva tutti gli stili che all’epoca erano molto in voga nella Londra mondana, ma finora era rimasta alquanto in disparte visto che l’unico uomo con cui desiderasse farlo era stato rapito dai maghi più influenti di tutta la città. Poco dopo il loro ingresso nella Sala degli Specchi, infatti, una decina dei Purosangue maggiormente noti e potenti avevano accalappiato Lucius per ottenere la sua preziosa opinione riguardo a faccende politiche particolarmente urgenti. Da quel momento, Narcissa era stata ingiustamente condannata alla solitudine, allietata solo dalla presenza di suo cugino Regulus che, proprio come lei, sedeva con aria desolata a un tavolo deserto.
<< Gli adulti sono così noiosi, sanno parlare solo di faccende assolutamente prive di interesse >> sbuffò il ragazzino, giocherellando con la posata che non aveva usato durante la cena.
<< Hai proprio ragione >> confermò la fanciulla, guardando con un’espressione contrariata in direzione di Malfoy, che invece pareva tranquillamente assorto nel discorso portato avanti da un tale che gesticolava parecchio.
<< Almeno tu potresti distrarti ballando. Ci saranno stati almeno cinque uomini che ti hanno chiesto di danzare con loro e li hai respinti tutti … quasi non ti riconosco, Cissy >> osservò Regulus, spostando l’oggetto della propria attenzione dalla posata alla cugina.
Narcissa posò i propri occhi azzurri su quelli del giovane e finalmente accennò un sorriso.
<< Sai che ti dico? Se qualcun altro me lo chiederà, accetterò senza pensarci due volte! >> dichiarò decisa, mettendo da parte per un attimo il pensiero fisso di Lucius. Aveva atteso per tutto quel tempo, sperando che il ragazzo si liberasse da quegli avvoltoi che lo avevano circondato come se si fosse trattato di una preda prelibata, ma adesso era stanca di starsene in un angolo senza godersi quel momento di spensieratezza. Dopotutto, non c’era niente di male nel divertirsi un po,’ e dal momento che Lucius pareva perfettamente nel suo elemento, lei non voleva essere da meno. E quasi subito le si presentò l’occasione per realizzare i suoi desideri. Un giovane alquanto spavaldo le si avvicinò a grandi passi, indirizzandole un sorriso brillante e carico di fascino.
<< E’ un tale peccato che la fanciulla più bella presente in questa stanza e, oserei dire, in tutta Londra se ne stia seduta in solitudine, senza nessun cavaliere a guidarla nelle danze >> esordì il ragazzo, esibendosi in un breve ma ossequioso inchino in direzione di Narcissa.
<< Non potrei trovarmi più d’accordo con voi. Sfortunatamente, pare che siate stato l’unico ad accorgersene >> cinguettò lei, deliziata dal fatto di poter finalmente conversare in allegria con qualcuno.
<< L’unico e il solo Leonard Willfrey, molto onorato di fare la vostra conoscenza, Miss Black >> si presentò il giovane, offrendo il braccio a Narcissa, che lo accolse volentieri.
<< Sbalorditivo: sapete già chi sono, ma io purtroppo non conosco il vostro cognome. Non siete inglese >> notò lei, lasciandosi accompagnare verso il centro della sala per unirsi alle altre coppie che ballavano un minuetto piuttosto andante. Leonard sorrise con aria vincente nel constatare che già si era conquistato alcuni sguardi invidiosi da parte dei giovani maghi che erano stati respinti dalla fanciulla.
<< Siete anche intelligente, oltre ad essere bellissima. Avete ragione, non sono inglese. Provengo dall’Australia, mio padre è uno dei maghi più influenti di Sidney >> la informò, assumendo la postura adatta per guidare la ragazza nei passi ritmati.
Iniziarono così a danzare, mentre Leonard stordiva Narcissa elencando tutti i meriti che la sua famiglia si era conquistata in una terra apparentemente selvaggia e desolata.
Quel giovane era indubbiamente galante, ma c’era qualcosa nel suo modo di fare che la fanciulla trovava eccessivamente saccente ed egocentrico. Dopo qualche minuto smise di ascoltare lo sproloquio sull’albero genealogico dei Willfrey fingendosi invece interessatissima e lasciò vagare lo sguardo sui presenti attorno a loro.
Inconsciamente i suoi occhi si mossero seguendo una direzione precisa, esattamente verso il punto dove Malfoy era impegnato in importanti conversazioni con altri uomini. E ciò che vide per poco non la fece inciampare nei piedi di Leonard. Lucius aveva smesso di conversare con il tale che gesticolava tanto e adesso se ne stava immobile in piedi, come una statua di marmo, fissando pericolosamente sia lei sia il giovane Willfrey. Il lampo di rabbia che Narcissa scorse nei suoi occhi grigi in tempesta le fece tremare le gambe a tal punto che temette di non riuscire a terminare il minuetto. Ma dopotutto lei non aveva nulla da rimproverarsi: si stava annoiando perché Lucius aveva preferito la compagnia di boriosi chiacchieroni alla sua, e aveva semplicemente preso provvedimenti nella maniera più innocente possibile. Tuttavia, il messaggio silenzioso degli occhi di Malfoy era assai chiaro: le stava intimando di allontanarsi immediatamente da quel giovane, o ne avrebbe assaggiato le conseguenze. Di solito Narcissa era sempre stata un tipo mite, abituata ad eseguire gli ordini imposti sul suo cammino dalla famiglia. Eppure in quella circostanza decise di deviare dalle decisioni altrui per seguire un suo capriccio, più per fare un dispetto a Lucius che per sincero interesse. La musica terminò unitamente al monologo di Leonard e Narcissa gli sorrise grata, fingendo di aver ascoltato ogni singola parola.
<< Ballare con voi è stato sublime, Miss Black. Mi auguro che vogliate farmi l’onore della vostra compagnia ancora … >> commentò Leonard, ma il sorriso vittorioso che aveva stampato sulle labbra tremò un istante non appena vide avvicinarsi a loro una figura minacciosa. Narcissa si voltò e si ritrovò a fissare Lucius che avanzava verso di lei a grandi falcate, evidentemente mosso da un’ira a stento contenuta.
<< Narcissa, cosa stai facendo? >> le chiese, cercando di moderare il tono della voce che risultava visibilmente alterato. Il viso era una maschera di ghiaccio come sempre, ma i suoi occhi grigi lampeggiavano pericolosamente alla stregua di un cielo in tempesta. La fanciulla sapeva che dietro quei modi freddi e impeccabili si nascondeva un fuoco in grado di bruciare con immensa facilità.
<< E voi siete … ? >> si intromise Leonard, riferendosi all’ultimo arrivato con evidente fastidio per essere stato interrotto.
Lucius si voltò verso il ragazzo che prima nemmeno aveva considerato e gli rivolse un’occhiata lunga e affatto promettente.
<< Qualcuno che non ti conviene avere come nemico >> rispose Malfoy, scandendo bene le parole come se il giovane fosse un povero sprovveduto.
L’espressione spavalda disegnata sul volto di Willfrey subì una lieve increspatura nell’udire quella velata minaccia.
<< Non c’è bisogno di parlare in questi termini, Lucius. Il caro Willfrey si è semplicemente offerto di guidarmi in un minuetto, tutto qui >> spiegò la fanciulla con garbo, sbattendo più volte le ciglia in risposta all’espressione contrariata di Malfoy.
<< Ma che gentile >> commentò lui con un sorriso forzato, congiungendo le mani dietro la schiena per impedirsi di rifilare un bel pugno sul viso di quell’arrogante.
<< Sì, davvero. Sai, Leonard ha notato che non avevo compagnia e così ha deciso di provvedere a tale imperdonabile mancanza. Pensa, Lucius, suo padre è un pezzo grosso a Sidney >> lo informò lei, continuando a sorridere con fare civettuolo.
<< E’ sfortunatamente un posto molto ma molto lontano. Se vi succedesse qualcosa qui a Londra nessuno dei vostri parenti avrebbe modo di scoprirlo. Immagino che dal portamento che esibite voi siate il diretto erede della fortuna di vostro padre. Sarebbe un tale peccato se non poteste far ritorno … >> osservò Lucius, facendo scintillare gli occhi in un modo che distrusse in un secondo tutta la determinazione del giovane Leonard.
<< Ma … il mio soggiorno a Londra non durerà molto. In effetti, già domani mattina dovrei essere di ritorno >> balbettò il ragazzo, agitando nervosamente le mani dietro la schiena.
<< Io mi affretterei, se fossi in voi: qualche imprevisto può sempre capitare. >>
Non ci volle molto prima che Leonard Willfrey afferrasse al volo l’antifona. Dopo i sottili ma chiarissimi ammonimenti di Lucius, il giovane fece un breve inchino in direzione di Narcissa e girò subito sui tacchi, e anche velocemente. L’espressione che adesso Malfoy aveva disegnata sul volto era di puro e perfido compiacimento, ma nonostante quella vittoria di fatto, nei suoi occhi si poteva scorgere ancora un velo consistente di rabbia.
<< Lucius! Hai fatto scappare via terrorizzato il povero Leonard >> constatò Narcissa, portandosi con fare scandalizzato una mano alle labbra.
<< Oh, credimi, sono stato anche piuttosto tenero >>
<< Piuttosto tenero? Lo hai praticamente minacciato di morte! >>
<< Ha osato avvicinarsi a te come se potesse vantare dei diritti in tal senso, cosa che solo a dirla risulta inimmaginabile. Esiste soltanto un uomo che può avere l’onore di invitarti a ballare o semplicemente bearsi della tua presenza >> si difese Lucius, serrando la mascella con decisione.
Narcissa incrociò le braccia in maniera risoluta e alzò un sopracciglio in segno di sfida.
<< Beh, quell’uomo era troppo impegnato a parlare con dei perfetti sconosciuti per bearsi della mia presenza >> gli fece il verso Narcissa, spostandosi di qualche passo per evitare di attirare l’attenzione dei presenti su di lei e sul giovane. Lucius la raggiunse subito e la prese per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
<< Dunque ammetti che solo io ho il privilegio di stare con te >> sogghignò, guardandola con trionfante soddisfazione. Alcuni invitati avevano cominciato ad interessarsi a loro due, cercando di captare l’oggetto della discussione in atto. Narcissa se ne accorse e sorrise con noncuranza per evitare di divenire protagonista dell’attenzione generale.
<< Non sono una tua esclusiva proprietà. Posso fare quello che mi pare e piace e se qualcuno mi invita a ballare sono liberissima di decidere senza che tu intervenga, grazie >> bisbigliò con risolutezza, mentre avvertiva che la presa di Lucius sul suo braccio non si riduceva minimamente. Il viso del giovane si indurì di nuovo per via del moto di gelosia che ormai si era dipanato lungo tutta la superficie del suo corpo.
<< Non fare questi giochetti con me, Narcissa. Sai perfettamente che non li tollero. Non ho ballato con te, hai ragione, ma non potevo evitare di parlare con quelle persone. Mio padre è una figura piuttosto influente nella società inglese e di conseguenza la gente si aspetta un certo comportamento da me. E lo stesso vale per te. Non puoi ballare con il primo che capita, specialmente con un damerino da quattro soldi >> disse Lucius, prendendo entrambe le mani di Narcissa nelle sue per evitare che lei desse in escandescenza.
Ed effettivamente lo avrebbe fatto se Cygnus non si fosse avvicinato a loro due sorridendo amabilmente senza accorgersi di quel che stava succedendo.
<< Lucius, Narcissa, tutti gli invitati mi chiedono di vedervi ballare: siete certamente le persone che più catturano lo sguardo e ciò non può che farmi piacere. Vi prego di accontentare i miei ospiti con un tradizionale valzer >> disse l’uomo, lanciando un’occhiata di incoraggiamento in direzione di Malfoy sotto lo sguardo stupito di Narcissa. Lucius non se lo fece ripetere due volte e invitò la fanciulla a seguirlo al centro della sala, dove sostavano alcune coppie in attesa che iniziasse la musica.
Le prime note delicate cominciarono ad emergere quasi impercettibilmente, richiedendo di essere ascoltate con estrema concentrazione. Ben presto il suono dolce di un clarinetto echeggiò incontrastato nella sala, catturando il silenzio e l’attenzione dei presenti attorno, i cui occhi erano puntati sulle coppie che si preparavano a danzare. La melodia delicata ma allo stesso tempo decisa e definita sembrava ricreare un sentimento di rinascita spirituale, così come la natura si risveglia dopo il lungo e freddo inverno e manifesta tutto il suo splendore nell’arcobaleno dei colori primaverili.  
Narcissa aveva subito riconosciuto l’inconfondibile brano che aveva fatto da colonna sonora ai suoi sogni ad occhi aperti. Si trattava di Sul bel Danubio blu*, in assoluto la melodia classica più bella che avesse mai udito nella sua vita. E avrebbe preferito di gran lunga ballare quel valzer tanto amato con uno spirito diverso, proprio come si era prefissata nella sua mente nel tempo che aveva preceduto l’inizio del ballo. Ma aveva appena bisticciato con Lucius – oltretutto per un motivo assai sciocco – e si sentiva immensamente dispiaciuta e al contempo ancora indispettita.
Le coppie intorno a loro iniziarono a muoversi come un sol uomo, volteggiando con grazia ed eleganza a ritmo della dolce melodia. Anche Lucius e Narcissa avevano mosso i primi passi, ma nonostante la guida del giovane fosse sicura e decisa, la fanciulla si muoveva rigida e distaccata, cosicché il loro movimento risultava slegato e scomposto.
<< Stai andando fuori tempo, Narcissa >> le fece notare lui, posizionando meglio la propria mano sulla schiena della ragazza per avere una presa maggiormente salda.
<< Sei tu che stai andando troppo veloce. E ti muovi a scatti >> sibilò lei, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.
<< Sei davvero incredibile: mi stai tenendo il broncio per una sciocchezza, quando invece potremmo goderci tranquillamente questo momento >> sbuffò Lucius infastidito, cercando insistentemente le iridi azzurri della fanciulla che fuggivano ripetutamente dalle sue.
<< C’è qualcosa che posso fare senza aver bisogno del tuo consenso? >>
<< Ballare con me, e so che lo vuoi >> le sussurrò delicatamente all’orecchio, approfittando di un attimo di distrazione da parte della ragazza. Fu allora che Narcissa commise l’errore di rivolgere lo sguardo sugli occhi grigi di Lucius che la fissavano con ardente intensità, ritrovandosi di conseguenza ad inciampare nei propri piedi. Sarebbe di sicuro caduta rovinosamente davanti a tutti diventando lo zimbello della serata se Malfoy non l’avesse afferrata al volo. Dopo quel piccolo incidente, Lucius la prese nuovamente tra le braccia e ricominciò a ballare a ritmo con elegante nonchalance, strappando un piccolo sorriso di gratitudine alla sua dama capricciosa.
<< Per tua fortuna sono un formidabile ballerino di valzer e non ti permetterei mai di scivolare o cadere. Un buon cavaliere mantiene sempre salda la presa che sostiene la sua signora >> le disse lui con dolcezza, sorridendo proprio nel modo che Narcissa preferiva in assoluto: con la genuina semplicità che sfoggiava solo quando stava con lei.
<< Mi sono comportata da sciocca, mi dispiace. Non avevo intenzione di rovinare una bella serata >> confessò la fanciulla, aggrottando la fronte e abbassando lo sguardo per la vergogna.
<< Tu non potresti mai rovinare un momento trascorso insieme, Narcissa, semmai è proprio il contrario: hai la straordinaria capacità di rendere tutto più bello >> sussurrò Lucius, guidando la propria dama nell’ultima giravolta accompagnata in musica dal rullo finale delle percussioni.
Al termine del valzer uno scroscio di applausi si riversò sulle coppie, stordendo maggiormente la mente di Narcissa, già annebbiata dalle parole inaspettate del suo cavaliere. Travolta da un’ondata irresistibile di emozioni, la fanciulla si limitò a posare la mano destra sul braccio che Lucius le aveva offerto, incapace di placare l’inumidirsi dei propri occhi.
<< Per la barba di Merlino, la mia bellezza è davvero così commovente? >> esclamò il giovane con sorpresa, parandosi davanti alla fanciulla per evitare che gli altri notassero le sue lacrime. Ma Narcissa adesso rideva, e quel suono accarezzò le orecchie del ragazzo fino ad arrivare ad avvolgere il cuore che finora non aveva aperto a nessuno al di fuori di lei.
<< No, è che le tue inimmaginabili doti poetiche mi hanno colta impreparata >> rispose lei con un’espressione furba sul viso, ora libero dal broncio assunto in precedenza.
Ancora una volta, Cygnus Black si avvicinò a loro con aria trionfante, complimentandosi per la perfetta esecuzione del valzer. << Mio caro Lucius, mi trovo costretto a riconoscere che hai guidato senza alcuna esitazione la mia Narcissa. Ed è una realtà assai difficile da ammettere per un padre geloso come me >> scherzò il signor Black, stringendo con entusiasmo la mano di Lucius. << E’ stato un onore, signore, e mi lusinga scoprire che avete tanta stima di me a tal punto da affidarmi la vostra amatissima figlia. Deludere voi sarebbe peggio della morte >> sentenziò il giovane, eseguendo un breve inchino nei confronti dell’uomo. << Ben detto, ragazzo. Parole di un vero Malfoy. Ma volevo presentare a te e a Narcissa un ospite degno della vostra attenzione. Un uomo capace di discorsi taciuti troppo a lungo >> dichiarò Cygnus, facendo scorrere gli occhi scuri sulla folla di invitati per individuare la persona di cui stava parlando. Incuriosita, Narcissa seguì lo sguardo del padre e alla fine trovò l’ospite divenuto oggetto della loro conversazione. Alto, snello e di indubbia bellezza stava disquisendo in perfetta tranquillità con due uomini e, con estremo stupore della fanciulla, con sua sorella Bellatrix.
Sembrava essere perfettamente a suo agio nonostante non conoscesse praticamente nessuno dei presenti. Tutti i suoi interlocutori parevano pendere dalle sue labbra, come se la sua opinione rappresentasse una specie di irripetibile oracolo. Un brivido dalla natura indefinita attraversò la schiena di Narcissa, provocandole un’inspiegabile sensazione di fastidio. << Padre, chi è? >> domandò la fanciulla, senza smettere di fissare l’uomo in questione. << Oh, un ragazzo che condivide le nostre stesse idee sulla purezza del sangue. E’ brillante e intelligente, ma soprattutto ha degli interessantissimi progetti per il futuro del nostro mondo. Ha intenzione di entrare a far parte del Ministero della Magia per indirizzare la politica in una direzione che privilegi i Maghi. E’ straordinario, dovete assolutamente sentirlo parlare. Venite >> rispose Cygnus, gli occhi che gli brillavano per l’ammirazione sconfinata che nutriva nei confronti di quell’ospite misterioso.
<< Tom, ti presento Lucius Malfoy e la mia figlia più piccola, Narcissa >> esordì il signor Black, non appena raggiunsero il piccolo gruppo formatosi attorno al giovane.
<< Cygnus, le tue figlie sono tutte sorprendentemente meravigliose. E’ un onore fare la vostra conoscenza, Narcissa >> sibilò Tom, scandendo ogni parola con voce di seta. Si inchinò con ossequio in direzione della fanciulla e la scrutò con una lunga e penetrante occhiata. Narcissa era abituata a ricevere sguardi eloquenti da parte degli uomini, sebbene fosse perfettamente in grado di ghiacciarli qualora non fossero risultati graditi. Eppure l’espressione di quell’uomo non era affatto carica di malizia; era, più che altro, volta a scandagliare ogni centimetro più recondito dell’aspetto altrui.
<< Tom Riddle >> confermò Lucius con una nota di emozione nella voce, stringendo la mano dell’uomo con un atteggiamento che rasentava l’adorazione. << Eravate a scuola con mio padre, Abraxas Malfoy >> ricordò il ragazzo con orgoglio, sotto lo sguardo stupito degli altri, in particolare di Narcissa. Come mai tutti sembravano stregati dalla sola presenza di quell’individuo? Lucius non aveva mai dimostrato un simile atteggiamento di riverenza nei confronti di un altro uomo, né tantomeno suo padre permetteva con troppa facilità che gli si desse del tu. Chi era Tom Riddle? E perché solo lei lo trovava sgradevolmente sinistro?
<< Davvero, Malfoy? Quanti misteri che nascondi dietro la tua nobile facciata >> commentò Bellatrix con una certa invidia, riducendo gli occhi a fessura per scrutare meglio la figura di Lucius.
<< Dunque voi siete il figlio di Abraxas? Stupefacente. Sono sicuro che con voi potrei trovare terreno fertile per discutere delle mie idee politiche >> affermò Tom, inarcando un sopracciglio di approvazione.
<< Naturalmente, ne sarei più che onorato >> accettò Lucius con entusiasmo, l’attenzione interamente focalizzata sugli occhi dell’uomo dalla forma affilata.
Bellatrix parve risentirsi per essere stata eclissata improvvisamente dal discorso e non perse l’occasione di dare voce ai propri pensieri.
<< Le vostre opinioni suscitano anche il mio di interesse, signor Riddle >> disse, e Narcissa non poté fare a meno di notare un eccessivo trasporto emotivo da parte sua.
<< Ma voi siete una donna, mia cara Bellatrix, e la politica non è affar vostro. Sono sicuro che preferiate rimanere in compagnia di vostra sorella >> sibilò Tom, lanciandole un’occhiata di sufficienza che mortificò all’istante la ragazza.
Dopo quelle parole, Riddle si dileguò, facendo segno a Lucius e Cygnus di seguirlo, e a Narcissa entrambi ricordarono due burattini manovrati da abili mani. Accanto a lei, Bellatrix fissava la scena con un’espressione funerea dipinta sul viso.
<< Si può sapere chi è e perché papà lo adora? >> domandò la sorella minore con sincera incredulità.
<< Non è forse ovvio? Basta sentirlo parlare per capire quanto sia intelligente, e oltretutto è l’unico ad avere il coraggio di affermare la supremazia dei Maghi sulla feccia del mondo babbano >> spiegò l’altra con passione, le guance subito riaccese da un sentimento selvaggio.
<< Beh, anche se ci hanno deliberatamente messe in disparte, almeno siamo insieme >>
<< Che cosa vorresti dire? Io non sono una sciocca femmina; io diventerò molto di più e allora lui si accorgerà di me >> sussurrò Bellatrix con passione, la voce incrinata per via dell’orgoglio ferito e gli occhi illuminati da uno strano luccichio.





La fine della serata si stava appropinquando e gli ospiti iniziavano a lasciare il castello dei Black per raggiungere le rispettive dimore. Da quando quel Tom Riddle aveva fatto il suo ingresso, Lucius e Cygnus erano rimasti a discorrere con lui di politica, sorseggiando serenamente qualche bicchiere di vino elfico.
Narcissa aveva trascorso il resto della serata in solitudine, riflettendo sul perché tutti adorassero quell’ambiguo individuo. Sola e pensierosa, aveva affogato quelle riflessioni nella confortante degustazione del Whisky Incendiario, senza tuttavia migliorare il proprio umore. Inizialmente aveva pensato di gettarsi in qualche conversazione frivola con i nobili rimasti che non aspettavano altro che stare al suo cospetto, ma l’idea l’aveva nauseata all’istante. E per di più avrebbe anche potuto conversare amabilmente con un giovanotto qualsiasi, ma non avrebbe sortito alcun effetto su Lucius, che sembrava totalmente ipnotizzato dalle tanto chiacchierate doti oratorie di Tom.
Se all’inizio quell’uomo le aveva provocato un’immotivata sensazione sgradevole, adesso era perfettamente consapevole di odiarlo. Fu così che stanca, sola e rassegnata, si alzò dal tavolo, decisa a raggiungere la propria camera per giacere sul letto e passare il resto della notte a maledire Tom Riddle.
Si stava già abituando all’idea, quando sentì una mano afferrarla per un braccio.
Era Lucius: le guancie lievemente colorite per via dell’assunzione di alcol e negli occhi ancora uno strascico di bagliore ammirato, lo stesso che la fanciulla aveva scorto nelle iridi scure di sua sorella.
<< Narcissa, non starai andando via senza salutarmi >> la implorò il giovane, prendendole una mano fra le sue per iniziare a depositarvi piccoli e delicati baci.
<< Sì, beh, io sono stanca e tu eri così preso dalla conversazione che non volevo disturbarti >> si scusò, cercando di rimanere lucida nonostante i brividi di piacere provocati dal contatto delle labbra di Lucius con la sua pelle.
<< Perdonami, ma Tom ha delle idee grandiose per tutti noi. Dovevi sentirlo parlare, Narcissa, lui ce la farà. Può conquistare il mondo intero con le sue parole >>
<< Un trionfo. Peccato che io sia una donna e non possa ascoltare certi discorsi >> gli ricordò lei, liberando la mano dalla presa del ragazzo per incrociare le braccia in maniera risoluta.  
<< Ah, non ti arrabbiare, Cissy. Le sue idee comprendono Maghi e Streghe, è solo che preferisce parlarne con gli uomini >> le disse lui, cercando di ammorbidirla.
<< Ma che pensiero gentile >> sibilò Narcissa con ostinazione, rimproverando Lucius con lo sguardo per il suo penoso tentativo di difendere il pensiero maschilista dell’uomo.
<< Siete tutti uguali voi uomini >> continuò a sbuffare lei, mentre Malfoy si era avvicinato nuovamente e aveva iniziato ad accarezzarle le braccia.
<< Aspetta di vedere il mio regalo di Natale per te e ti ricrederai >> le promise lui, tirando fuori dalla tasca della giacca una piccola custodia di velluto.
<< Questo è … per me? Che cos’è? >> farfugliò Narcissa confusa, cercando di placare i battiti del suo cuore accelerati improvvisamente dalla sorpresa.
<< Aprila >> le sorrise Lucius, fissando la scatolina con una certa ansia.
Narcissa seguì il suggerimento e ciò che trovò all’interno le tolse il fiato per una frazione di secondo. Fra le sue mani giaceva un fermaglio per capelli a forma di bocciolo di rosa ricavato da una pietra luminosa alla fanciulla sconosciuta. Era semplicemente magnifica, un gioiello di squisita classe ed eleganza, il cui valore trascendeva il materiale stesso nel quale era stato forgiato.
<< Lucius è … bellissima, sono senza parole >>
<< Apparteneva a mia madre, le stava benissimo fra i capelli. Ma dal momento che lei … beh, ho voglia di vederla di nuovo indossata e l’unica donna che può farlo sei tu >> le disse con un’estrema serietà nello sguardo che colpì profondamente la fanciulla. Era la prima volta che lo sentiva parlare della madre, e fu indescrivibilmente onorata di ricevere qualcosa della signora Malfoy.
<< Ne sono lusingata, Lucius. Tua madre aveva un gusto squisito. La indosserò con tutto il rispetto che nutro nei suoi confronti e nei tuoi >> promise lei, gli occhi azzurri coperti da un velo di lacrime.
<< Ne sono sicuro. Oh, ma non è tutto. Guarda qui, questa l’ho fatta incidere di recente >> le spiegò Malfoy, cercando a sua volta di mascherare la commozione che si era impadronita dei suoi lineamenti solitamente di ghiaccio. Rigirò il fermaglio tra le mani di Narcissa in modo tale che potesse capire, indicando lo stelo della rosa.
La fanciulla non ci aveva fatto caso prima, però proprio sul punto segnalato dal giovane era scolpita una frase dal carattere elegante:
“Io non trovo tra queste rose misere un fiore pari al mio rosso ideale.”*
<< Sei tu quel colore che andavo cercando da tempo, Narcissa >> le confessò sommessamente, commettendo uno sforzo visibile per non lasciarsi andare alle travolgenti emozioni che la fanciulla immaginava stesse provando. La ragazza gli posò una mano su una guancia, lasciando libere le lacrime trattenute fino a quel momento.
<< Non esiste regalo più bello di queste tue parole, Lucius. Io … ti sono infinitamente grata, di tutto >> balbettò lei emozionata, mentre gli occhi grigi del giovane brillavano con la stessa forza che Narcissa avvertiva propagarsi dal suo cuore. Era l’intensità di quel sentimento a travolgerli entrambi e ad avvicinarli ulteriormente.
<< Anch’io ho un regalo per te >> disse d’un tratto la fanciulla, per cercare di allentare la tensione di cui era impregnata l’atmosfera attorno a loro. Con mani tremanti tirò fuori dalla borsetta un’elegante busta bianca da lettera con i bordi orlati d’oro.
Lucius parve riscuotersi dal turbinio emotivo in cui era stato avviluppato e prese con estrema sorpresa il dono di Narcissa. Aprì la busta e ciò che vide gli riempì il cuore di vivo e trionfante entusiasmo.
<< Narcissa! Ma questi sono i biglietti per la partita di Quidditch Inghilterra-Francia che si terrà la settimana prossima qui, a Londra >> esclamò felice, sfiorando con i polpastrelli i due scintillanti biglietti, come per accertarsi che fossero realmente nelle sue mani.
<< Ho pensato che sarebbe stata una bella idea andarci insieme. Così magari riuscirò ad imparare qualcosa su questo sport >> spiegò lei sorridente, inspiegabilmente felice di partecipare all’evento.
<< Ma tu detesti il Quidditch >> osservò Lucius, spostando gli occhi increduli dal regalo appena ricevuto alla ragazza.
<< Sì, beh, ho deciso che per te posso fare un’eccezione >>
<< Non te ne pentirai >> le promise Malfoy, scoccandole un bacio di ringraziamento sulle labbra. << Ciò significa che potrò averti tutta per me addirittura per una serata intera! Questo va oltre i miei sogni più reconditi … >> esultò il giovane, circondandole la vita con le proprie braccia forti e salde.
<< In realtà il vero regalo è proprio questo >> ridacchiò Narcissa con un’espressione furba che le illuminava il viso.
Restarono così per altri minuti, l’uno stretto all’altra, immersi in un amore celebrato dalla delicata complicità del silenzio.  





* Sul bel Danubio blu, Strauss. Di sicuro vi sarà capitato di sentirla suonare in occasione del concerto del primo dell’anno. Narcissa ha ereditato da me la passione per questo brano (rivelazioni), che trovo semplicemente magnifico. Se ancora non l’avete ascoltato, fatelo, perché merita davvero.

* Ideale, Baudelaire. Mi sono innamorata di questa frase e ho pensato che fosse perfetta per il capitolo. In onore dell’autore, il titolo del capitolo è lo stesso della sua opera. Piccoli omaggi che mi stringono il cuore.



Ringrazio infinitamente tutte le persone che continuano a seguire le peripezie di Lucius e Narcissa con tanto affetto da aver conquistato il mio cuore. Siete meravigliosi. Questo capitolo è stato assai impegnativo da realizzare, ma in questi giorni la scrittura si sta rivelando un vero e proprio balsamo per l’anima, dunque è stato immensamente bello scriverlo.


Vi abbraccio tutti a ritmo di valzer ;)
Cissy

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Capitolo 22
*** Inghilterra - Francia ***


22. Inghilterra - Francia



Lo stadio appositamente allestito per la partita Inghilterra - Francia era gremito di tifosi in delirio. Narcissa aveva prenotato i posti migliori proprio per evitare la confusione che imperava sovrana nelle tribune inferiori, tuttavia l’entusiasmo sembrava pervadere chiunque, perfino i maghi di alto rango dalla condotta solitamente impeccabile.
Più volte la fanciulla fu costretta ad aggrapparsi al braccio forte di Lucius per evitare di cadere rovinosamente sugli spalti, il che le aveva fatto guadagnare parecchi sorrisini divertiti da parte del giovane.
<< Devo ammettere che non mi sarei mai immaginato di ricevere in regalo l’occasione di assistere al delizioso spettacolo della tua persona che annaspa in mezzo ad una marea di tifosi in visibilio >> commentò il ragazzo, trattenendo a stento una risata quando un mago estremamente alto e robusto spintonò per sbaglio Narcissa e lei andò goffamente a finire fra le braccia di Malfoy.
<< Non è affatto divertente! >> si risentì, ricomponendosi in fretta prima che la gente intorno a loro si accorgesse del piccolo incidente e ridesse di lei.
<< Non preoccuparti, siamo quasi arrivati ai nostri posti, ti scorterò fino a lì >> le promise il giovane, tenendo ben salda la presa sulla propria dama.
<< Sto commettendo uno sforzo considerevole per non mettermi a urlare. Possibile che le buone maniere vengano totalmente rimosse in occasioni del genere? >> squittì Narcissa, minacciando con lo sguardo chiunque le si avvicinasse e rischiasse di farla cadere nuovamente.
<< Ecco l’integerrima Narcissa Black di nuovo in azione. Mi era mancato vederti indispettita, sei ancora più adorabile >> le sussurrò dolcemente Lucius all’orecchio.
La fanciulla arrossì immediatamente e si affrettò a prendere posto prima che il giovane si accorgesse della reazione che la sua voce ravvicinata aveva provocato in lei.
Nonostante ormai si conoscessero a sufficienza da considerarsi più di semplici amici, Narcissa non riusciva ad abituarsi alla presenza di Malfoy e agli effetti incontrollabili che essa produceva sulla sua persona. In quelle circostanze era come avere a che fare col corpo di un’altra, sordo ai comandi che la ragazza gli imponeva.
<< Quante probabilità abbiamo di vincere? >> domandò la fanciulla cambiando discorso e cercando di concentrarsi sulla partita che di lì a poco avrebbe avuto inizio.
<< Non si tratta di probabilità, esiste solo una certezza, ossia la vittoria dell’Inghilterra.
La Francia non possiede la minima speranza di poter oscurarci in qualche modo >> ridacchiò Lucius, scrutando con occhio esperto il cielo per sincerarsi che il tempo fosse favorevole.
<< Ben detto, Malfoy >> si intromise una voce alle loro spalle, costringendo entrambi i giovani a voltarsi. Un uomo robusto di media statura stava scendendo le scale con mala grazia e aveva disegnato sul viso un ghigno di scherno. Doveva avere qualche anno in più rispetto a Lucius, tuttavia a Narcissa sembrò molto vecchio e malandato per la sua età. I suoi lineamenti erano decisamente bruti e rozzi se confrontati con l’eleganza di cui erano intrise le fattezze di Malfoy.
<< Moody … non mi aspettavo di vederti qui stasera >> commentò Lucius con freddezza, irrigidendo ogni fibra del suo essere non appena l’uomo si avvicinò maggiormente a loro e scrutò con curiosità Narcissa, che fu costretta a distogliere lo sguardo per l’imbarazzo.
<< Peccato che tu non sia in possesso di una palla di vetro, Malfoy, altrimenti avresti potuto insegnare Divinazione a Hogwarts. Alastor Moody >> disse con strafottenza, porgendo poi grossolanamente la mano in direzione della fanciulla per presentarsi.
<< Narcissa Black >> rispose lei con un velo di ribrezzo nella voce.
C’era qualcosa di terribilmente fastidioso in quell’uomo e nei suoi modi volutamente rudi, così la ragazza si ritrovò a sperare che si allontanasse da loro al più presto.
<< Conoscere in anticipo il futuro non fa per me, Moody. A me piace sperimentare il brivido del mistero >> commentò Lucius con voce di seta, gli occhi graniticamente fissi in quelli leggermente sporgenti del suo interlocutore. La rabbia sempre più crescente era perfettamente visibile sul volto sgraziato dell’uomo, tanto che Narcissa per un attimo ebbe paura che potesse esplodere in un pugno sul bel viso di Malfoy.
<< Quando ti deciderai a degnarci di una risposta, uomo del mistero? >> domandò Moody, abbassando così tanto la voce che la fanciulla dovette sforzarsi considerevolmente per riuscire a sentirlo.
Passarono alcuni interminabili secondi prima che il giovane rispondesse al quesito, secondi che parvero concretizzarsi e precipitare fra di loro come invisibili meteoriti.
<< Non ho ancora preso una decisione. Prova a consultare la tua, di palla di vetro >> lo schernì Lucius, tornando a concentrare il proprio sguardo davanti a sé, sui giocatori che si riscaldavano prima dell’inizio della partita.
<< Fai lo sbruffone finché puoi, perché non avrai sempre il mondo ai tuoi piedi, Malfoy >> ringhiò l’altro con ferocia prima di allontanarsi dagli spalti con lo stesso passo sgraziato con il quale si era avvicinato a loro.
<< Non che la cosa mi sorprenda, ma come mai quel tale ce l’ha così tanto con te? >> gli chiese subito Narcissa, incapace di frenare la curiosità  trattenuta troppo a lungo.
Lucius serrò all’istante la mascella non appena udì quella domanda, ma poi posò gli occhi sulle iridi innocenti della fanciulla e il suo viso si rilassò all’istante.
<< Vedute divergenti … >> si limitò a dire il giovane, incrociando le braccia per restare sulla difensiva.
<< Vedute divergenti su cosa? >> insistette lei, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla sua figura irrigidita.
<< Sei davvero una viperetta curiosa! >> ridacchiò il ragazzo passandosi una mano sui capelli come per tenerli indietro, sebbene fossero perfettamente in ordine.
Narcissa in tutta risposta incrociò le braccia e alzò un sopracciglio con determinazione, intenta a non demordere nonostante l’atteggiamento sfuggente di Malfoy.
<< E va bene >> sospirò lui in segno di resa. << Moody e io abbiamo differenti intenzioni per quanto riguarda il nostro futuro dopo la scuola. Lui vuole diventare un Auror, mentre io … io seguirò le orme di mio padre e lavorerò al Ministero >> aggiunse, pronunciando le ultime parole in tono monocorde, più per ricordarlo a se stesso che per riferirlo alla ragazza. Quest’ultima rimase per qualche secondo interdetta, come se qualcuno avesse formulato un commento poco gentile nei suoi confronti.
<< Ed è veramente questo che vuoi? >> gli domandò lei ulteriormente, esprimendo tutta la propria incredulità a riguardo.
<< Ma certo >> confermò Malfoy deglutendo nervosamente.
Con sua sgradevole sorpresa, Lucius scoprì di sentirsi a disagio nel mentire a Narcissa. Solitamente non aveva di questi problemi con la gente comune, dal momento che nascondeva i propri reali pensieri alla maggior parte delle persone che frequentava.
A nessuno era mai interessato conoscere e scoprire chi si fosse celato dietro alla maschera di studiata freddezza che il giovane esibiva in pubblico. Nessuno si era mai spinto oltre, perché tutti si erano accontentati di ciò che era visibile esclusivamente in superficie.
Tutti tranne Narcissa. Il giovane sapeva di essere trasparente davanti al suo sguardo, perché era in quel modo che lo facevano sentire quegli occhi così azzurri da sembrare gocce rubate al mare. Ma più di questo, Lucius non voleva mentire a Narcissa.
Sentiva sempre più crescente dentro di sé il desiderio di renderla partecipe dei suoi progetti, perché sapeva che in qualche modo lei avrebbe fatto parte del suo futuro. Avrebbe voluto parlarle di come era rimasto affascinato dalle idee di Tom Riddle, idee che sembravano finalmente realizzare un sogno quasi proibito.
I Maghi padroni del mondo: infine il suo popolo sarebbe uscito dall’ombra alla quale era stato imprigionato e avrebbe vissuto solo alla luce della gloria. Tuttavia, le parole di Bellatrix tornarono ad echeggiare forti e chiare nella sua mente: “avevi promesso che non avresti detto una sola parola a mia sorella riguardo all’intera faccenda! Una volta che usciremo da qui e saremo liberi di progettare il nostro avvenire le racconterò tutto, ma ora voglio che il mio ultimo anno scolastico sia privo di inutili tensioni e preoccupazioni. E tu non le dirai un bel niente dato che sei coinvolto così come lo sono io.”
Era vero, aveva giurato di non coinvolgere Narcissa in quella storia perché era ancora troppo presto e decise di tenere fede alla parola data.

<< Non ti credo. Tu non sei portato per lavorare al Ministero, sarebbe solo uno spreco di talento ed energie. Ho visto come sei realmente: a te piace metterti in gioco, sfruttare le tue capacità nella pratica per realizzare te stesso. E’ questo ciò che sei, e non dovresti soffocarlo solo perché qualcuno si aspetta altro da te >> affermò Narcissa con passione, addolcendo lo sguardo senza però togliere carica alla determinazione delle parole.
<< Stai per caso insinuando che il lavoro al Ministero sia piatto e insignificante? Non dovresti sminuire così le mie aspirazioni, Black >> esclamò Lucius esibendo un sorriso sghembo.
<< E tu dovresti imparare a confidarti con me >> sospirò Narcissa, distogliendo lo sguardo dal giovane per posarlo dinanzi a sé, sul campo da gioco dove gli ultimi preparativi erano ormai completati.  
<< Qui ti sbagli, Cissy. Io mi fido ciecamente di te, sei l’unica persona a conoscenza di determinati aspetti che mi caratterizzano >> sussurrò lui con delicatezza, posandole una mano sulla guancia per indirizzare nuovamente i suoi occhi azzurri verso il proprio viso.
Le iridi della fanciulla incontrarono quelle grigie di Malfoy e il loro fu un dialogo silenzioso, in cui si infransero le ondate dei sentimenti inconfessati e nascosti agli altri sensi. Narcissa sapeva che tutta la verità che Lucius aveva intrappolato dentro di sé e celato allo sguardo altrui aveva lasciato una traccia visibile in quegli occhi tormentati, perennemente attraversati da una tempesta che imperversava da anni, a partire dalla sua infanzia. E guardare all’interno di essi equivaleva ad accedere ai portali del profondo e inesplorato abisso dell’anima del giovane.
<< Però non vuoi condividere con me i tuoi progetti sul futuro >> obiettò lei, la voce ridotta ad un sussurro appena udibile in mezzo al frastuono delle urla dei tifosi intorno a loro.
<< Non è affatto così, è solo che per ora non ho voglia di parlarne. Adesso intendo godermi il mio presente con te >> dichiarò Lucius, prendendole il viso con entrambe le mani prima di posare le proprie labbra su quelle morbide e adorabilmente imbronciate della ragazza.
Narcissa si lasciò travolgere dall’emozione e ben presto il bacio di Malfoy le fece dimenticare il risentimento provato qualche minuto prima.
Nel frastuono generale, cui si aggiunse con il proprio contributo anche il ritmo martellante del suo cuore, la fanciulla riuscì ad udire da lontano il fischio che segnava l’inizio della partita.



Oltre ogni previsione, Narcissa riuscì a divertirsi e perfino a seguire con occhio critico il gioco grazie alle minuziose e dettagliate spiegazioni da parte di Malfoy. Aveva capito che per lui quello sport rappresentava una passione genuina, che – con somma sorpresa della fanciulla – nascondeva dietro anche una logica piuttosto contorta. In passato non si era mai interessata a scoprire le dinamiche di quel gioco per tentare di comprenderlo, dal momento che semplicemente lo riteneva un tripudio di violenza e volgarità. Per questo aveva ritenuto che ad animare Lucius e la sua passione per quello sport fosse solo un istinto bestiale da cui tenersi ben lontana. Tuttavia, già entrando a stretto contatto con il giovane e osservandolo giocare si era ritrovata a scoprire con piacere che non si trattava affatto di un’attività rozza e animalesca. E assistere a quella partita le fornì un’ulteriore prova del superficiale errore che aveva commesso nel giudicare prematuramente quello che invece si era rivelato un interessante svago. Del resto sarebbe stato alquanto difficile non ricredersi se a parlargliene era Lucius accompagnato dal suo inconfondibile carisma. Narcissa era rimasta affascinata dalle sue spiegazioni e soprattutto dalla passione che animava le sue parole, una passione che la fanciulla desiderava a tutti i costi condividere con lui. Fu solo quando provò a guardare il campo e i giocatori con gli occhi emozionati del giovane che la ragazza comprese pienamente il suo entusiasmo per il Quidditch.
Tutti questi pensieri si agitavano nella mente di Narcissa proprio quando l’Inghilterra catturò il boccino d’oro e la vittoria fu accompagnata da un glorioso boato da parte dei tifosi. Lucius le aveva tenuto la mano durante tutta la partita per smorzare la tensione che si era impossessata dei suoi muscoli, e nel momento in cui fu sancito il trionfo degli inglesi, il giovane non riuscì a trattenersi dal prendere in braccio la fanciulla per esultare insieme a lei. << Per tutti i calderoni bucati: abbiamo vinto, Narcissa! >> gridò Malfoy in preda ad una gioia selvaggia, sollevando la ragazza da terra quanto gli permetteva lo spazio angusto fra gli spalti. Narcissa fu letteralmente contagiata dalla sua felicità, ritrovandosi a sorridere radiosa e perfino ad emettere qualche acuto gridolino.
<< Con questa sconfitta la Francia finirà in fondo alla classifica, ah! Non potevo desiderare esito migliore dopo tutti i commenti sarcastici dei francesi che abbiamo dovuto sopportare finora. E questo è merito tuo, Narcissa cara >> esclamò Lucius, placando il tono festante della voce per dedicarsi alla contemplazione del viso della fanciulla.
<< La vittoria più grande è vederti così felice, Malfoy. Perciò posso ritenermi più che soddisfatta del mio regalo di Natale per te >> gioì lei, sorridendogli in modo talmente adorabile che Lucius non riuscì a trattenersi dal regalarle un bacio dolce e delicato che contrastava deliziosamente con gli scoppi di entusiasmo generale che li circondavano.
<< Vieni, ti accompagno a casa prima che la folla esultante ci travolga >> le promise lui dopo averle disegnato con i polpastrelli ruvidi una carezza sulla guancia.



Il viaggio di ritorno in carrozza fu decisamente più breve dell’andata, anche per il semplice fatto che la trepidante attesa pre partita ora era defluita dai loro corpi, lasciando al suo posto il ricordo di una serata incredibile.
Narcissa avrebbe pagato qualsiasi somma per rimanere in giro a passeggiare con Lucius piuttosto che tornare a casa propria. Avvertiva ancora l’adrenalina pizzicarle la pelle e di certo andare a letto non costituiva la più allettante prospettiva quando dentro di lei sentiva ancora agitarsi la gioia per la vittoria dell’Inghilterra.
La carrozza si fermò proprio davanti al cancello che difendeva il castello dei Black dal resto del mondo. Ricoperta dalla neve, la villa della sua famiglia assumeva un aspetto ancora più minaccioso, a differenza di Hogwarts, per esempio, che invece acquistava un tocco ulteriore di magia. Non si era mai resa conto di quanto apparisse austera e poco invitante la sua dimora ad occhi estranei, e per un attimo provò lo spiacevole e inspiegabile desiderio di tenersene alla larga. Tuttavia si trattò solo di un fugace istante, perché Lucius le prese entrambe le mani nelle proprie, ricordandole immediatamente le travolgenti emozioni che aveva provato di recente grazie a lui.
<< Narcissa, ti sono immensamente grato per gli splendidi momenti di cui mi hai fatto dono. E’ forse il primo Natale che riesco a trascorrere in serenità, e questo è merito tuo, perché non mi hai fatto sentire solo. E in più la serata di oggi mi ha lasciato una gioia indescrivibile. Ho sempre desiderato assistere ad una partita di Quidditch dell’Inghilterra; da bambino speravo che mi ci portassero i miei genitori, per anni è stato il mio unico desiderio per Natale, ma non si è mai avverato se non quest’oggi. Io … >> sussurrò Lucius con la voce attraversata dall’emozione e lo sguardo tenuto basso per via dello sforzo considerevole che stava commettendo per esternare i propri pensieri.
Narcissa gli posò una mano guantata sulla guancia, accarezzando delicatamente i lineamenti superbi e affilati del giovane.
<< Stai diventando sentimentale, Malfoy, quasi non ti riconosco >> esclamò con finto stupore, indirizzandogli poi un sorriso sincero.
Lucius si lasciò contagiare ed esplose in una risata che fu in grado di stemperare l’ansia saggiata nel doversi mettere a nudo di fronte all’unica persona che contasse veramente per lui.  
<< Anche io sono stata molto bene, Lucius. E sei riuscito a farmi rivalutare il Quidditch, perciò la vittoria di questa sera è da considerarsi duplice >> confessò Narcissa, fissando i suoi enormi occhi azzurri in quelli grigi del ragazzo che brillavano alla luce tremolante del lampione.
<< Questo mi rende doppiamente felice. Buonanotte, Narcissa >> le sussurrò il giovane ad un orecchio, passando in seguito a contemplare la figura della fanciulla che lentamente veniva sfiorata dal tocco della neve, che intanto aveva ripreso a cadere muta e annoiata.
<< Buonanotte, Lucius >> rispose lei avvicinandosi a lui e adagiando le proprie labbra su quelle di Malfoy. Quest’ultimo ricambiò il bacio delicato di Narcissa con passione, incapace di staccarsi da lei per far ritorno al suo maniero. Poi, osservando la neve infittirsi sempre di più, si congedò dalla sua amata con un sorriso dipinto sul viso.
Una volta che Lucius fu salito sulla carrozza, Narcissa si voltò e si affrettò a recarsi in direzione del portone per evitare di essere completamente ricoperta dalla neve.
Percorse il vialetto ghiacciato che attraversava il giardino con un’incantevole leggerezza nel cuore e per un momento immaginò di poter pattinare invece di camminare. Di rado aveva provato una gioia così incontenibile, e di certo la sua famiglia non avrebbe approvato se l’avesse veduta in quelle condizioni: quasi a saltellare dalla contentezza lungo la via di casa come se fosse stata una bambinetta qualunque e non l’ultima erede dei Black.
Eppure in quel momento non le importava di essere vista dai suoi parenti, né tantomeno di apparire una sciocca ragazzina. Era innamorata, e questo bastava a farle dimenticare tutto il resto del mondo.
Una volta giunta davanti al portone di casa, lo aprì in fretta perché il freddo pungente dell’inverno l’aveva raggiunta tutto d’un colpo, portandola a desiderare immediatamente il proprio letto caldo. La scena che si presentò dinanzi ai suoi occhi quando si chiuse la porta alle spalle fu in grado di uccidere all’istante tutta la felicità che fino a qualche secondo prima aveva albergato in anima e corpo. La prima cosa che notò fu sua madre che singhiozzava come mai l’aveva vista fino a quel momento: sedeva scompostamente su una poltroncina e tutto nella sua figura esprimeva disperazione. Accanto a lei, Cygnus le teneva una mano sulla spalla e con l’altra si nascondeva il viso, sopraffatto da una vergogna e da un dolore che Narcissa non riusciva a comprendere. Solo dopo aver abbassato lo sguardo in terra la fanciulla intuì quale fosse la causa della loro scomposta sofferenza: la foto di Andromeda, che solitamente sostava all’ingresso insieme a quella delle altre sorelle Black, giaceva sul pavimento di marmo in mezzo ai frammenti del vetro della cornice.
I coniugi parvero a malapena accorgersi dell’arrivo dell’ultima figlia; sembrava come se il dolore li avesse rinchiusi in una gabbia invisibile dalla quale non potevano raggiungere il mondo esterno. Narcissa avrebbe voluto dar voce al proprio sgomento e ai numerosi interrogativi che avevano affollato la sua mente, precedentemente sgombra da qualsiasi pensiero negativo. A soddisfare il suo bisogno di sapere giunse Bellatrix, l’unica componente familiare che, a dispetto dell’atmosfera tetra e lugubre che si respirava nella casa, sembrava perfettamente lucida come di consueto.
<< Andromeda ha lasciato questa casa e con essa anche la nostra famiglia. >>




Spazio Ringraziamenti: eccomi di nuovo dopo una lunga pausa per la quale sono stata redarguita a dovere più volte. Mi dispiace aver portato così tanto ritardo, tuttavia impegni vari e mancanza di ispirazione mi hanno tenuta lontana dalla stesura del capitolo.

Però oggi sono qui a pubblicare il 22° seguito della ff e sono a dir poco emozionata, perché più si va avanti più la storia matura e prende forma. Come sempre ringrazio il ventaglio di lettori che mi segue fedelmente e senza i quali questa storia sarebbe assai vuota. Il mio grazie è indirizzato a BekkaMalfoy, Felix394, francyslytherin e Jude88.

Alla prossima!

Cissy

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Capitolo 23
*** Cenere ***


23. Cenere




Il grande Salone degli Arazzi di villa Black risuonava di un funereo silenzio.

Un ventaglio ristretto di persone si era riunito in circolo davanti alla parete principale, dove, con pennellate di impareggiabile eleganza, si espandeva l’albero genealogico della famiglia. Narcissa sgattaiolava spesso in quella sala da bambina; stava seduta ore e ore a rimirare gli intrecci che segnavano il passaggio da un nucleo familiare all’altro, e si divertiva a percorrerne il tratto con le sue esili dita, ignara del fatto che dietro a quel disegno vi erano delle vite sacrificate in vista di un bene più grande.
Ora Narcissa sostava sulla soglia, da giovane donna, e il ricordo dei momenti spensierati trascorsi in quella stanza svanì per far posto all’immagine cruda e vivida del presente.
<< Vieni, Cissy, non startene lì impalata. Non puoi perderti questo momento, i nostri genitori hanno bisogno di noi, adesso >> la rimproverò Bellatrix, spuntandole alle spalle e afferrandola per un polso. Narcissa non osò opporre resistenza e si lasciò guidare dalla sorella maggiore, l’unica che le era rimasta ora. Non poteva fare a meno di pensare ad Andromeda, sebbene sapesse perfettamente che avrebbe dovuto dimenticarla per sempre.
Eppure l’immagine del suo volto, così gentile e rassicurante, continuava a tormentarla giorno e notte, senza darle tregua. Come avrebbe potuto cancellare dalla propria esistenza e memoria una persona che aveva fatto parte della sua vita sin dal principio, che aveva seguito i suoi passi per evitare che cadesse, che di notte aveva fatto apparire numerose volte il proprio Patronus per aiutarla ad addormentarsi, e che l’aveva protetta in infinite occasioni dai rimproveri dei genitori? Il nodo che Narcissa avvertiva in gola si serrò ulteriormente nel rievocare tutti i momenti in cui Andromeda era stata presente per lei, in cui non aveva esitato a dimostrarle il proprio amore. E ora la sorella si trovava chissà dove, magari questa volta era lei a necessitare di un aiuto, e Narcissa invece di cercarla stava partecipando al funerale che la famiglia aveva organizzato per eliminarla definitivamente, come se non fosse mai esistita. Conscia che avrebbe rischiato di sfociare nel pianto se avesse perseverato nel nutrire quei tristi pensieri, la fanciulla li scacciò via in fretta, sforzandosi di rimanere presente a se stessa e all’evento in corso; osservò Bellatrix, il viso perfettamente identico a prima che accadesse la disgrazia, gli occhi attenti a non perdere nemmeno il minimo dettaglio del rito che stava per avere luogo. Narcissa decise di imitarla, puntando lo sguardo affaticato dal pianto sulla zia Walburga, che aveva preso parola al posto di Druella, ancora troppo scossa per poter presiedere a quella cerimonia.
<< Carissimi, ci troviamo qui oggi in occasione di un evento che ha inesorabilmente lacerato le nostre vite. La nostra famiglia, in qualità di uno dei più grandi e antichi nuclei Purosangue della storia, è sempre stata costretta a combattere contro chi minava la sicurezza della trasmissione del sangue. Essi sono gli impuri, sono i disdegnati dal destino, e infettano come un morbo il roseto della famiglia. Vanno estirpati alla stregua di erbacce, con un gesto secco e deciso, e cancellati dalla storia delle nostre generazioni mediante un fuoco purificatore. Le fiamme accompagneranno le loro vite, come monito per aver perseguito la strada errata, per aver tradito l’unico legame che rappresenta la vita stessa: il sangue. Isla Black, che sposò il nato Babbano Bob Hitchens; Phineas Black, che supportò i diritti dei Babbani; Marius Black, Magonò; Cedrella Black, che sposò Septimus Weasley ed infine Alphard Black, che lasciò l’eredità al nipote fuggiasco: questi sono i nomi degli scellerati che hanno macchiato con oscenità il sacro nome dei Black. >>
Zia Walburga pronunciò quelle parole lapidarie con crescente disprezzo, osservando attraverso gli occhi ardenti la piccola folla di familiari riunita attorno a lei. Nessuno tra loro aveva osato interromperla o contraddirla, tutti erano stati rapiti e tenuti in pugno dall’abilità oratoria della donna. Le parole della zia erano calate nel silenzio come macigni, e Narcissa poteva avvertire l’eco rimbombare nelle proprie orecchie e confondersi con il battito cardiaco divenuto irregolare.
Quella pausa non era affatto casuale, tutt’altro; i nomi di coloro che avevano rinnegato la famiglia non venivano mai citati, dal momento che era proibito farlo. Zia Walburga li aveva riesumati per un motivo preciso: avvisare coloro che erano rimasti, ricordare che ogni azione sbagliata sarebbe stata marchiata con il fuoco a mo’ di maledizione e al contempo di monito. In quei minuti di silenzio tutti ebbero modo di assorbire quanto detto dalla donna, di recepire il messaggio fin troppo chiaro che trasudava non solo dal discorso pronunciato, ma da ogni angolo della stanza. Narcissa sapeva che gli occhi della zia si sarebbero posati ripetutamente su di lei, così come su sua sorella Bellatrix e sui suoi cugini Sirius e Regulus. Rappresentavano la speranza, i giovani boccioli verso i quali indirizzare la totalità delle aspettative per il futuro della nobile casata Black. E per la prima volta in vita sua, Narcissa avvertì il peso di una responsabilità simile come un carico troppo grande perfino per lei, che aveva sempre messo al primo posto la famiglia.
<< E’ con profonda delusione che oggi un fiore dai petali nuovi appassisce: Andromeda Black ha scelto di tradire tutti noi per perseguire la strada dell’impurità. Da questo giorno sino alla fine dei nostri respiri, ella non farà più parte della nostra casa: nessuno potrà più nominarla, vederla, o intrattenere rapporti con lei, allo scopo di proteggere il nostro sangue da ulteriori attacchi. >>
Narcissa osservò i ritratti di coloro che, come quella sciagurata di sua sorella, in passato erano stati rinnegati dalla famiglia. Al posto dei loro visi dilagavano macchie scure, opera delle fiamme che di lì a poco avrebbero divorato anche il bel volto di Andromeda.
Cinque buchi neri infettavano la storia dei Black, cinque scandali che non potevano essere dimenticati, né cancellati del tutto dalla memoria dei vivi, perché quelle stesse macchie sottolineavano che la loro esistenza aveva avuto luogo e avrebbe perseguitato il resto dei membri familiari in eterno. La fanciulla si costrinse a volgere lo sguardo su quanto stava per accadere: Walburga aveva estratto la propria bacchetta e ora la punta sostava dinanzi al ritratto di Andromeda, troppo delicato ed elegante per meritare una fine del genere.
<< Ego damno te proditionis: male sit tibi et flammae sequantur in omne tempus. >>
Pronunciate quelle parole, una lingua di fuoco fuoriuscì dalla bacchetta della strega ed incendiò la figura della fanciulla, al cui posto, in seguito, rimase solo una macchia scura, del colore della cenere. Narcissa osservò paralizzata la scena, mentre un insopprimibile dolore fisico si dipanava dal petto fino a raggiungere il resto delle membra.
Si sentiva come se una parte di sé fosse stata bruciata insieme al ritaglio di affresco dedicato ad Andromeda.
Al termine dell’esecuzione, uno ad uno i parenti lasciarono la stanza con i volti trasfigurati da un odio che la fanciulla non riuscì a sopportare. Narcissa rimase ferma dov’era, stordita dalle innumerevoli emozioni contrastanti che l’avevano assalita in seguito alla scomparsa di Andromeda e che ancora non l’avevano abbandonata. Si avvicinò di qualche passo al dipinto e posò le dita là dove fino a poco tempo fa il viso di sua sorella fissava serenamente l’osservatore. Ritrasse immediatamente la mano – sebbene il fuoco magico non scottasse – perché ciò che realmente bruciava era la consapevolezza dell’assenza di Andromeda in quella casa, e soprattutto nella sua vita. I suoi genitori e i suoi zii erano soltanto degli illusi: pensavano scioccamente di averla avuta vinta sul tradimento di Andromeda con quell’assurda cerimonia, ma non avevano compreso di aver subito in realtà una perdita insanabile. Andromeda se n’era andata, li aveva abbandonati di proposito; non erano stati loro a bandirla, come erroneamente credevano, bensì lei aveva rifiutato l’idea di far parte della famiglia. Era stata lei a dare fuoco al nome dei Black, e con esso, a tutti gli anni trascorsi in quella casa.
<< Non fingere che ti interessi qualcosa di lei, cugina cara. >>    
La voce sprezzante di Sirius risuonò chiara e aspra nel silenzio doloroso in cui si era rinchiusa Narcissa. La ragazza voltò di scatto la testa in direzione di suo cugino, addossato alla parete opposta nella sua solita posa arrogante.
<< Lasciami in pace >> rispose la fanciulla con astio, tornando a fissare il muro dinanzi a sé e fingendo di non essere mai stata interrotta.
<< Come puoi essere così ipocrita? Andromeda è sempre stata diversa da tutti voi, e nonostante siate dei bastardi egoisti lei non vi ha mai negato il suo affetto.
Ma quando si è trattato di aiutare lei, per una volta, tu sei stata la prima a tirarti indietro.
E ora piangi come una stupida bambina davanti al suo ritratto bruciato! Voi non siete mai stati la sua famiglia … >>
<< Taci! Cosa ne vuoi sapere tu di mia sorella? Io la amavo, e tu non sei degno di pronunciare nemmeno una parola sul legame che ci univa >> urlò Narcissa, stavolta voltandosi interamente in direzione del ragazzo e vomitandogli addosso tutto l’odio covato nei suoi confronti per anni. Sirius credeva sempre di essere dotato di onniscienza sul mondo e in particolare sulle persone che lo attorniavano, e questo gli aveva procurato una mal celata antipatia da parte di Narcissa, sentimento che egli ricambiava volentieri.
Tuttavia, la ragazza non l’aveva mai preso direttamente di mira come faceva Bellatrix, perché non le aveva mai fornito un pretesto per farla scomodare e rivolgergli qualche insulto. Ma stavolta aveva superato il limite; Narcissa era distrutta per la fuga di Andromeda, e lui invece di rispettare il suo dolore continuava ad infierire con quel ghigno strafottente perennemente disegnato sul volto.
<< Io sapevo tutto di Andromeda. Sapevo perfino che amava Ted Tonks e che voleva costruirsi una vita con lui >>
<< Tu lo sapevi?! >>
<< Sì, e l’ho anche incoraggiata a fuggire e ad abbandonare questa prigione una volta per tutte, ma non mi ha dato ascolto. E sai perché? Perché non voleva lasciare la sua adorabile sorellina nelle grinfie dei vostri genitori. >>
Narcissa si sarebbe volentieri uccisa pur di non mostrare a quel suo detestabile cugino un solo briciolo della propria debolezza, ma non riuscì ad evitare di commuoversi per quanto appena udito. La consapevolezza che sua sorella avesse pensato a lei anche in un momento tragico come quello la fece sentire in qualche modo importante, e questo per un attimo la sollevò dal torrente di sensazioni che imperversavano dentro di lei.
<< Poi però si è resa conto di quanto anche tu fossi egoista, esattamente come il resto della famiglia. Prima di Natale ha cercato di confidarsi con te, ma tu eri troppo presa dal tuo mondo di gioielli e feste per accorgerti del tormento che la affliggeva. Quando mi ha raccontato del vostro incontro era distrutta, perché aveva capito di non avere neppure una sorella disposta a mostrarle un po’ di affetto e comprensione. Perciò smettila di frignare, non impressioni nessuno, perché io so che sei di ghiaccio come tutti gli altri! >> esclamò Sirius con un’espressione di forte disgusto che invecchiò di colpo i suoi lineamenti adolescenziali. Quelle parole furono in grado di uccidere lo spiraglio di speranza che si era vanamente aperto nel cuore di Narcissa. All’improvviso le tornò alla mente la breve conversazione avuta luogo con Andromeda nella carrozza qualche giorno prima, e il sangue le si gelò rapidamente nelle vene.
<< E se non ci fosse solo questo, se esistesse qualcosa di più importante? >>
<< Cosa può esserci di più importante della sicurezza e della preservazione del sangue puro che un buon matrimonio offre? >>
Tutto era chiarissimo ora. Ecco cos’era quell’ombra cupa che Narcissa aveva scorto negli occhi color nocciola della sorella. Come aveva potuto essere così sciocca da non accorgersi del segreto che nascondeva una delle persone più prossime a lei? Senso di colpa e delusione investirono violentemente Narcissa, che si ritrovò ad indietreggiare per il colpo sferrato da quel ricordo.
<< Non dici niente, non è vero? >> la provocò Sirius, avanzando verso di lei con un sorriso amaro stampato sulle labbra sottili. Non appena la distanza fra i cugini si ridusse a qualche centimetro, la fanciulla colpì il ragazzo al viso, lasciando l’impronta della propria mano sulla sua guancia imberbe.
<< Di’ un’altra parola contro di me e faccio appendere la tua testa insieme a quelle degli elfi domestici che piacciono tanto a tua madre >> sibilò Narcissa con una voce che stentò a riconoscere. Per una frazione di secondo intravide negli occhi scuri di Sirius un lampo di paura, e questo contribuì ad accrescere il senso di disprezzo che provava verso se stessa.
Distolse lo sguardo da lui e si allontanò dalla stanza in tutta fretta, desiderosa esclusivamente di chiudersi nella sua camera e restarci per sempre. Mentre saliva le scale che portavano al piano superiore, il sentimento crescente di malessere avvertito nei giorni precedenti esplose in tutte le sue forme. Detestava Andromeda per averla lasciata sola senza nemmeno una spiegazione, odiava Sirius per le tremende parole che ancora rimbombavano con crudeltà nella sua testa, ma soprattutto odiava se stessa perché suo cugino aveva ragione: era stata egoista. Aveva ignorato sua sorella, che invece non aveva mai perso l’occasione di prendersi cura di lei, di interessarsi alla sua vita e ascoltare i suoi pensieri.
<< Come puoi essere così ipocrita? Andromeda è sempre stata diversa da tutti voi, e nonostante siate dei bastardi egoisti lei non vi ha mai negato il suo affetto.
Ma quando si è trattato di aiutare lei, per una volta, tu sei stata la prima a tirarti indietro.
E ora piangi come una stupida bambina davanti al suo ritratto bruciato! Voi non siete mai stati la sua famiglia … >>
Quelle parole ribollivano e bruciavano dentro di lei, come le fiamme che avevano divorato irreversibilmente il ritratto sbiadito di sua sorella.



                                                                       ***

La sala Comune dei Serpeverde era deserta, eccezion fatta per la silenziosa presenza di Narcissa, che stava armeggiando con i propri bagagli cercando di fare meno rumore possibile. Solitamente era lieta di poter tornare a scuola in seguito alle vacanze natalizie, perché il clima sereno che si respirava lì si addiceva perfettamente alla propria essenza, tuttavia quell’anno era iniziato nel peggiore dei modi. Lo scandalo che aveva messo in ginocchio la sua famiglia di recente ancora risultava fresco nella memoria del popolo magico, e tutti coloro che aveva incontrato l’avevano guardata di sottecchi, con malcelato stupore. Le occhiate e i commenti indiscreti sul treno erano bastati a Narcissa per farle passare la voglia di partecipare alla cena, così la fanciulla aveva deciso di sistemare per conto proprio la sua roba, senza dare troppo nell’occhio. Questa sarebbe stata la sua politica d’ora in avanti: essere invisibile, in maniera tale da evitare che le voci su di lei e sulla sorella traditrice del proprio sangue non la perseguitassero anche a scuola.
Preferiva non pensare ai mesi infernali che avrebbe trascorso da quel momento in poi, perché la ferita inferta da Andromeda ancora non si era rimarginata, e perché Hogwarts costituiva una sorta di rifugio paradisiaco per lei. Certa che tutti gli studenti fossero a cena, Narcissa si concesse il lusso di lasciarsi andare su una delle poltroncine accanto al caminetto. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse stanca, e di quanto le fossero mancate le mura rassicuranti di quella scuola che per lei e per molti altri studenti rappresentava una vera e propria casa. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si coprì il volto con le mani, mentre automaticamente alcune lacrime le scendevano giù dagli occhi per bagnare i palmi. Presto il pianto sommesso della fanciulla arrivò a coprire il crepitio del fuoco e qualsiasi rumore circostante. Fu così che la trovò Lucius, nascosta nel suo dolore.
Il giovane si fermò stupito a contemplare la sua figura per un po’, paralizzato di fronte alla vista di tanta sofferenza.
<< Narcissa … >> sussurrò, quasi pregandola di interrompere quel pianto che feriva anche lui. Narcissa alzò di scatto la testa in direzione del ragazzo e poi nascose in fretta il volto nuovamente fra le mani. << Vai via >> disse lei, emettendo un debole suono che somigliava al lamento di un animale ferito.
Contrariamente a quanto chiesto dalla fanciulla, Lucius si avvicinò alla poltroncina dove stava rannicchiata e la prese per le spalle, facendola alzare in piedi.
<< Narcissa >> ripeté di nuovo, scostandole le mani dal volto per poterla guardare negli occhi.
<< Non devi vedermi così … nessuno deve vedermi così! Ti prego, lasciami sola >>
<< Hai ragione, nessuno all’infuori di me può vederti così. La gente non fa altro che mormorare e sparlare, e so quanto possa essere spiacevole, l’ho vissuto sulla mia pelle molti anni fa. Ma tu puoi fidarti di me, Narcissa, e io voglio vedere tutto di te, anche il volto che non riusciresti a vedere nemmeno tu stessa >> mormorò lui, accarezzandole le braccia avvolte dal morbido golfino di lana.
Finalmente la fanciulla alzò lo sguardo sul viso di Lucius, e le parve bellissimo come sempre: gli occhi grigi erano lievemente socchiusi per osservare da vicino i suoi, e le labbra esibivano un sorriso mesto che instillò un moto di tenerezza nel cuore di Narcissa.
<< Lucius >> sussurrò lei senza un apparente motivo. Era talmente felice di rivederlo, dopo quei giorni infernali trascorsi nel clima funereo di villa Black, che anche solo pronunciare il suo nome la fece sentire meglio.
<< Sono lieto che rammenti come mi chiamo, cominciavo a temere che ti fossi dimenticata di me >> le rispose lui asciugando con i propri polpastrelli le lacrime che rigavano le gote pallide della ragazza. Narcissa emise una risata arrochita dal pianto, la prima dopo quella che le parve un’infinità di tempo passata a piangere in camera sua e a detestare il mondo intero per quanto accaduto.
<< Non hai nemmeno risposto alle mie lettere, credevo che avessi ripreso ad odiarmi >> disse Lucius in tono lievemente risentito, mentre la luce nei suoi occhi tradiva l’amore incondizionato nei confronti della fanciulla.
<< Non sapevo che mi avessi inviato delle lettere … i miei genitori hanno tagliato qualsiasi rapporto con il mondo intero dopo che … beh, dopo quello che è accaduto > mormorò lei chinando la testa in segno di scuse.
<< Non devi più pensare ai giorni precedenti, Narcissa, ora siamo insieme e il resto non conta. Ero preoccupato per te perché non ricevevo tue notizie, ma adesso che ti ho vista mi sento sollevato. Non voglio che piangi in solitudine; se devi soffrire, desidero essere accanto a te ad ascoltare il tuo pianto. >>
Nell’udire quelle parole, la ragazza si lasciò andare completamente, singhiozzando come una bambina sull’ampio petto del giovane. << La odio! La odio così tanto … ha rovinato la vita di tutti noi per uno stupido capriccio e mi sento una tale sciocca, perché non riesco a smettere di piangere. Ed è tutto così incerto, il mio futuro e quello di mia sorella sono a rischio per colpa sua, perché nessun uomo vorrà più sposare una Black adesso. E … mi manca, non riesco a fare a meno di pensare che la colpa di tutto questo sia mia. >>
Lucius ascoltò con premura, accarezzando i capelli e la schiena della fanciulla con estrema delicatezza per farle capire che sarebbe rimasto al suo fianco, specialmente in un momento critico come quello. Attese che il suo respiro tornasse regolare, poi le prese il viso fra le mani e fissò i suoi splendidi occhi azzurri per qualche secondo.
<< So esattamente cosa stai vivendo, Narcissa. Ho perso mia madre in tenera età, per via di circostanze oscure perfino alla mia famiglia. Questo ha spinto le persone a seminare malelingue su di noi, in particolare su mio padre. Ho sofferto da solo per moltissimi anni a causa degli sguardi sprezzanti o dei commenti offensivi di chi non aspettava altro che gettare un’ombra sul mio cognome, e non permetterò che a te accada lo stesso. Tu sei più forte delle calunnie che circolano, e hai me; ti proteggerò da tutti gli idioti che oseranno diffondere menzogne sul tuo conto. >>
Lucius parlò con passione, e per la prima volta Narcissa intravide il vero volto della sua sofferenza. Quello che le stava di fronte ora non era il giovane Malfoy che tutti credevano di conoscere: spavaldo, sicuro di sé, fornito delle doti e delle ricchezze che ogni uomo vorrebbe possedere. Quello era il vero Lucius, un ragazzo che era stato solo e che per proteggersi dagli altri aveva costruito una maschera da esibire al posto del suo viso reale.
Per Narcissa quella maschera era sempre stata trasparente, perché Lucius con lei non aveva potuto né voluto usare filtri, sin dall’inizio. Si era mostrato a lei per com’era, e la fanciulla pensò che fosse davvero meraviglioso, con l’insieme di luce e oscurità che lo rendeva l’uomo di cui era innamorata e che allo stesso tempo amava.



Spazio Ringraziamenti: Carissimi! Eccomi con un capitolo fresco fresco (ci vuole con questo caldo torrido effettivamente :D) tutto per voi. Ho provato un'incredibile varietà di emozioni mentre lo scrivevo, perciò spero di riuscire a trasmetterne altrettante a voi. Inoltre colgo l'occasione per scusarmi per la mia assenza in questi mesi; impegni ed esami mi hanno reso difficile dedicarmi alla scrittura, ma adesso finalmente è estate e posso dilettarmi con i miei due eroi. Grazie infinite per tutte le vostre parole, mi dimostrano con quanta fede seguite la mia storia e mi ricordano il regalo più grande di questa passione: le emozioni dei lettori. Un abbraccio non troppo caloroso a tutti voi :)
Buone vacanze!

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Capitolo 24
*** Impetuose e tempestive novità ***


24. Impetuose e tempestive novità




Narcissa giaceva nel suo letto fingendo di essere profondamente addormentata.
Il Dormitorio femminile era deserto, eccezion fatta per lei e per Alanis, intenta a sistemare i vestiti che la sera prima aveva gettato di malagrazia sulla sedia davanti alla scrivania in comune con Narcissa. In realtà si stava dilungando eccessivamente rispetto alla tempestività con la quale ogni mattina si precipitava in Sala Grande per divorare la colazione, e questo per un motivo ben preciso. Era da dieci minuti che fissava la figura rannicchiata dell’amica e non aveva aperto bocca in attesa che l’altra studentessa con cui condividevano la camera uscisse. Ed ora che finalmente erano rimaste sole, la fanciulla si decise a fuoriuscire dalla bolla di silenzio in cui si era rinchiusa fino a quel momento.
<< Lo so che non stai dormendo, ragazza mia! Dopo tutte le notti che ho passato sveglia per colpa del tuo amorevole russare, credi che io non sappia riconoscere l’adorabile trombone Narcissa Black dal fringuello che stai inscenando in questo momento?! >> esordì Alanis, appoggiandosi alla scrivania posta di fronte al letto della compagna.
Colta in flagrante, Narcissa si mise subito a sedere, interrompendo la parte della Bella Addormentata e sfoggiando uno dei suoi migliori bronci.
<< Io non russo! Il mio è semplice sonno profondo >> si difese, incrociando le braccia per rafforzare la sua posizione.
L’amica alzò teatralmente gli occhi al cielo e poi tornò a fissarla, stavolta in modo serio.
<< Cissy, alzati, su. Dobbiamo andare a fare colazione per poter poi affrontare l’inizio delle lezioni >>
<< Vai tu, Alanis, io rimango qui. Non ho fame >> mormorò la fanciulla, abbassando lo sguardo sulle coperte che lasciavano intravedere appena il suo corpo minuto.
<< Hai intenzione di rimanere qui tutta la giornata? >>
<< E’ probabile >>
<< E dove è finita l’assennata Narcissa Black che non si perde nemmeno il noioso discorso di bentornato del Preside perché lo reputa istruttivo? >> domandò l’altra, spalancando gli occhi per l’incredulità che le suscitava l’atteggiamento insolitamente svogliato dell’amica.
<< Lasciami in pace. >>
Narcissa avrebbe voluto risponderle che l’assennata ragazza che conosceva era rimasta indietro, cristallizzata nell’attimo in cui sua zia aveva incendiato il bel ritratto di Andromeda, cancellandola per sempre dalla cerchia familiare dei Black. Era solo un’icona, questo Narcissa lo sapeva, ma temeva assurdamente che quel gesto avrebbe potuto intaccare, nel corso degli anni, il ricordo che aveva di sua sorella. Già le sembrava sbiadito, offuscato dalle lacrime che ancora le salivano gli occhi al solo pensiero di colei che aveva preferito un misero Nato Babbano alla sua famiglia. Narcissa non riusciva a capire; più si arrovellava sul motivo della fuga di Andromeda, per cercare di perdonarla, e più trovava al contrario altri motivi per detestarla con tutta se stessa.
La fanciulla avrebbe voluto dar voce ai propri pensieri, ma si limitò a rannicchiarsi nuovamente in posizione fetale nel letto, lasciando che essi rimbombassero ripetutamente nella sua testa.
<< Vado a prenderti qualcosa da mangiare >> disse Alanis scura in volto, uscendo dalla stanza con atteggiamento dimesso.


La Sala Comune ospitava solo una manciata di studenti che si erano attardati a chiacchierare di faccende apparentemente inderogabili. Per questo Alanis non impiegò molto per trovare la persona che stava cercando. Ignorando i rumori di protesta del proprio stomaco, la ragazza si avvicinò a due giovani che stavano discutendo animatamente sullo schema di gioco da adottare per la successiva partita di Quidditch.
<< Malfoy >> lo chiamò Alanis, rivolgendosi a lui con una certa urgenza.
Gli occhi di Lucius si spostarono dalla figura di Rodolphus per andare a posarsi pigramente su quella della fanciulla appena arrivata.
<< Burke … dov’è Narcissa? >> domandò, notando all’istante che la giovane Black non era scesa insieme all’amica come avveniva ogni mattina.
<< E’ proprio di questo che devo parlarti >> rispose Alanis, lanciandogli un’occhiata eloquente, che il giovane colse nell’immediato. Indirizzò a sua volta un cenno del capo a Rodolphus, facendogli intendere che avrebbero proseguito la conversazione in seguito e prese da parte la ragazza.
<< Cos’è successo? >>
<< Narcissa non vuole scendere per la colazione, né per le lezioni. Non può rimanere confinata per sempre nella sua stanza; è già successo una volta: quando sta male smette di mangiare e di dedicarsi a tutte le attività che la stimolano, ma non può reagire così. Ho provato a convincerla, tuttavia a me non dà ascolto >> spiegò Alanis, la voce lievemente incrinata dalla preoccupazione.
Lucius annuì con serietà di fronte alle parole della ragazza. I suoi occhi avevano assunto una particolare sfumatura che raramente la fanciulla aveva avuto modo di osservare nelle iridi sempre sfuggenti del giovane Malfoy. Era apprensione, di un’intensità che la colpì e la sorprese al tempo stesso, lasciandola senza parole.
<< Le parlerò io e farò in modo che reagisca, non può smettere di vivere, non lo
permetterò >> assicurò il ragazzo, incamminandosi con decisione verso le scale che conducevano al Dormitorio femminile.
<< Sono sicura che a te darà ascolto >> gli disse Alanis, indirizzandogli un sincero sorriso di incoraggiamento.
<< Grazie, Burke. >>


Quando sentì bussare alla porta della propria stanza, Narcissa si tirò su e si alzò di malavoglia per andare ad aprire. << Alanis, è inutile che sprechi il tuo tempo con me, non ho fame >> si lamentò, posando una mano sulla maniglia e aprendo distrattamente la porta. Non appena vide Lucius sulla soglia impallidì visibilmente e rimase paralizzata sul posto, incapace di muoversi né di proferire parola. Era in camicia da notte, e il tessuto aderiva perfettamente al suo corpo, lasciandone intravedere le morbide forme solitamente camuffate dalla divisa scolastica. Lucius se ne accorse subito, e per un attimo dimenticò il motivo per il quale aveva bussato alla sua porta. Il suo sguardo fu inesorabilmente catturato dalla figura di Narcissa, che avvolta in quella veste bianca assomigliava ancora di più ad un angelo. I capelli biondi ricadevano morbidamente sulle spalle e sulla schiena, gli occhi erano lievemente offuscati dal risveglio mattutino e le labbra dischiuse dalla sorpresa sembravano un fresco bocciolo in attesa di essere colto. Anche a quell’ora del giorno era semplicemente bellissima, e Lucius si sentì grato per aver ricevuto in dono la visione di lei in circostanze così intime. Lo sguardo acceso dal desiderio del giovane riscosse Narcissa, che finalmente ritrovò la capacità di mettere in funzione i propri muscoli e andò ad infilarsi sotto le coperte. << Lucius!  Cosa ci fai qui?!  Questo è il dormitorio delle ragazze! >> esclamò scandalizzata, mentre un lieve rossore colorava rapidamente le gote precedentemente sbiancate per la sorpresa.
<< Oh, me ne sono reso conto >> rispose lui, la mente ancora rapita dalla visione di Narcissa in camicia da notte.
<< Esci immediatamente! Se qualcuno scoprisse che sei qui finiremmo nei guai, stavolta seriamente >> esclamò lei allarmata, cercando di abbassare la voce per evitare di essere udita da immaginarie orecchie indiscrete.
Ignorando completamente la richiesta della fanciulla, Lucius andò ad addossarsi comodamente al muro accanto al letto di Narcissa e iniziò a fissarla con un sorriso sornione. << Dopo quanto hanno avuto modo di ammirare i miei occhi potrei anche finire all’inferno e sentirmi comunque in paradiso >> sentenziò il giovane con un’espressione furba dipinta sul volto che fece infuriare ancora di più Narcissa.
<< Lucius! >> esclamò, lanciandogli addosso il proprio cuscino per farlo smettere di ridacchiare, ma invano. << Si può sapere chi diavolo ti ha fatto entrare? >>
<< La tua amica, Burke, le ho chiesto il motivo per il quale non eri scesa con lei per la colazione e mi ha detto che hai intenzione di rimanere nella tua stanza per tutto il
giorno >> spiegò Lucius, lasciando vagare lo sguardo per la camera e cercando di assimilare più dettagli possibili dell’ambiente in cui Narcissa trascorreva il suo tempo quando non si trovava con lui. Osservò la scrivania e se la immaginò china sui libri a studiare con cura per mantenere alta la media scolastica; fra i vari tomi spuntava anche il quadernino bianco di velluto dove la fanciulla teneva gli appunti di Pozioni e grazie al quale era riuscito a raggiungere le sue labbra per strapparle il loro primo bacio. Tutti quegli oggetti sparsi sulla scrivania sarebbero sembrati privi di valore agli occhi di chiunque altro, ma per lui rappresentavano una parte del mondo di Narcissa, una via da percorrere per poterlo ammirare, studiare, interpretare ed infine, come era stato miracolosamente concesso a lui, perfino entrarvi.
La ragazza lo fissò in silenzio, affascinata dallo sguardo quasi geloso con cui il giovane stava osservando i propri spazi e gli oggetti che le appartenevano.
<< E tu sei venuto qui per convincermi a scendere per la colazione, non è vero? >> gli chiese, la voce ammorbidita da quell’esplorazione inaspettata di Lucius nella propria camera.
<< Oh, no, sarebbe davvero sciocco da parte mia obbligarti ad indossare una scialba divisa scolastica dopo averti visto con altre vesti. Resterò qui con te, le lezioni di inizio anno sono assai noiose >> sbuffò il ragazzo, continuando il suo giro esplorativo fra gli effetti personali della fanciulla.
<< E che cosa vorresti fare? >> domandò lei, accigliandosi di fronte alla sua insistenza.
Lucius si fermò di colpo e si voltò verso Narcissa, dando un’occhiata veloce alle coperte sotto le quali il corpo della ragazza era perfettamente nascosto.
<< Beh, sei tu la cervellona fra noi due, contavo su una qualche tua idea brillante. Anche se devo ammettere che nel frattempo mi sono venuti in mente dei suggerimenti assai stimolanti … >> sorrise lui, deliziato dall’espressione sconvolta che velocemente prendeva forma sul viso della fanciulla.
<< Malfoy! >> protestò lei, sempre più sconcertata dalle parole impertinenti che il ragazzo le stava indirizzando. << Non seguiremo nessuno dei tuoi stimolanti suggerimenti e non parleremo ad anima viva di questo imbarazzante incontro, non voglio che circolino strane voci su di noi, e per giunta in un momento simile >> sospirò Narcissa, vincendo l’imbarazzo e mettendosi a sedere sul proprio letto, incapace però di trovare la forza mentale di rialzarsi. << Peccato … Allora non ti resta altra opzione che quella di vestirti, così possiamo affrontare la noiosa giornata scolastica che ci attende >> le suggerì lui, guardandola con infinita tenerezza.
<< Va bene. Adesso devi proprio uscire dalla stanza, però >> sottolineò la fanciulla, lanciandogli un’occhiata di ammonimento. Lucius annuì, ma prima di abbandonare a malincuore la camera si avvicinò a Narcissa e adagiò le mani sul suo viso, fece scorrere le dita dietro la nuca e si chinò su di lei. << Un giorno potrò guardarti così tutte le volte che vorrò >> le sussurrò, prima di regalarle un casto bacio sulla fronte. Quelle parole colpirono Narcissa al cuore come una brezza improvvisa, accelerandole il battito cardiaco e imporporandole le gote. Improvvisamente si ritrovò senza fiato, come se qualcuno glielo avesse risucchiato via con qualche misterioso incantesimo, ma poi posò lo sguardo sulle iridi grigie del giovane, così vicine alle sue che poteva scorgervi tutte le diverse sfumature che si agitavano in esse e capì che Lucius le aveva restituito il respiro. Era questo che faceva ogni volta che erano insieme: la sollevava, la liberava da tutte le catene che la costringevano a terra e la faceva volare, insegnandole ogni volta a respirare.
Dopo averla ammirata un’ultima volta, il giovane si voltò e lasciò la stanza, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle. Rimasta sola, Narcissa attese che il turbinio di emozioni provocato dalla frase di Lucius si quietasse per potersi effettivamente cambiare e rendersi presentabile. Ora aveva un motivo per alzarsi e affrontare la giornata, un motivo che aveva il buon cuore e il bel volto di Lucius Malfoy.


La Sala Grande era in vero e proprio fermento. Narcissa e Lucius erano convinti di essere in imperdonabile ritardo per la colazione che rigorosamente aveva luogo allo stesso orario ogni mattina, e invece lo scenario cui si trovarono davanti li colse di sorpresa.
Le sconfinate tavolate che occupavano gran parte dello spazio della sala non erano imbandite di prelibatezze di ogni tipo come al solito, bensì giacevano scarne sotto gli occhi impazienti e delusi di molti studenti. Gli ultimi arrivati approfittarono del momento di confusione per unirsi ai loro compagni senza dare troppo nell’occhio. Narcissa si sedette accanto ad Alanis e Lucius la seguì all’istante, ignorando lo sguardo sprezzante di Bellatrix, che dall’altro lato del tavolo lo stava fissando con un fuoco pericoloso acceso negli occhi. << Che succede? >> domandò Narcissa all’amica, la quale guardava la tavola con un’espressione desolata dipinta sul volto.
<< Ancora non hanno servito da mangiare >> rispose Alanis con tristezza, sospirando nell’udire il suo stomaco brontolare in segno di conferma a quanto appena affermato.
<< Sì, questo l’ho notato … e come mai? >>
<< Il Preside sta ritardando per via di alcune faccende burocratiche e noi qui stiamo morendo di fame. Non potevano servirci qualcosa nell’attesa? >>
Narcissa scambiò un’occhiata di sollievo con Lucius e poi prese ad esaminare con lo sguardo l’ambiente circostante. Non era mai accaduto che Silente ritardasse ad un’occasione, specialmente se si trattava di tenere il discorso di bentornato dopo le vacanze natalizie o estive. I professori erano interdetti come la maggior parte degli alunni, ma cercavano di mascherare la loro insicurezza richiamando più volte l’ordine e ripetendo frasi atte a tranquillizzare la folla di studenti impazienti. Proprio quando il professor Lumacorno si era alzato per prendere in mano la situazione, Silente entrò nella Sala Grande a passo rapido, la veste color cenere che svolazzava impazzita ad ogni suo passo. Aveva il volto leggermente provato, ma per il resto sfoggiava il suo solito sorriso da primo giorno di scuola dopo le vacanze. Raggiunse in fretta la postazione dalla quale soleva rivolgersi agli alunni e batté le mani per richiamare l’attenzione generale, che già si era riversata quasi interamente su di lui.  
<< Buongiorno e bentornati a tutti voi da queste sgargianti vacanze natalizie!
Prima di tutto, vorrei augurare ad ognuno, alunni e professori, un felice e prospero anno. Per molti studenti questi costituiranno gli ultimi mesi qui ad Hogwarts, perciò mi sento di sperare che saranno i migliori dell’intero percorso scolastico. Bene, devo a mio malincuore ridurre drasticamente la durata dell’intervento di quest’oggi per via del ritardo in cui ci troviamo. E per questo vi offro le mie più sincere scuse, tuttavia siamo stati colti di sorpresa da un’emergenza che ha richiesto la mia totale attenzione. Come ben sapete, Hogwarts è solo una delle numerose scuole disseminate lungo la superficie del pianeta e ciò per difendere i Babbani dalla verità. Ed è proprio per tali motivi di sicurezza che non ci sono mai stati contatti diretti tra i vari poli, tuttavia al momento ci troviamo, come ho detto prima, in una situazione di emergenza. L’Istituto Durmstrang versa in gravi difficoltà per via di una catastrofe naturale che ha colpito buona parte della struttura; è a motivo di ciò che agli studenti è stata offerta la possibilità di continuare a frequentare le lezioni nelle altre scuole del mondo magico, in modo tale da non compromettere in alcun modo la loro carriera scolastica. Questa mattina mi sono occupato di ricevere gli alunni e illustrare la nostra situazione qui, ma mi aspetto che ci sia collaborazione da parte di voi studenti e colleghi affinché ognuno di loro si senta a proprio agio e possa proseguire gli studi in serenità. Hogwarts è ben felice di ospitare otto ragazzi che verranno divisi equamente nelle varie Case secondo il parere del Cappello Parlante, consultato in precedenza questa mattina per evitare di rubare ulteriore tempo alla giornata scolastica. >>
La notizia appena comunicata dal Preside suscitò diverse reazioni contrastanti negli studenti. Per la maggior parte di loro quella era la prima occasione di conoscere alunni appartenenti ad altre scuole, e probabilmente per alcuni sarebbe stata anche l’ultima, visto che il Torneo Tremaghi era stato svolto un paio di anni prima.
Narcissa scorse parecchi mormorii eccitati serpeggiare lungo la schiera della propria Casa e lei ignorava beatamente il motivo. Durmstrang … Il nome non suggeriva che si trattasse di un posto amichevole e confortante, al contrario, la fanciulla avvertì un brivido di disagio correrle velocemente lungo la schiena. << Perché sono tutti così emozionati all’arrivo di questi studenti? >> domandò la ragazza istintivamente, catturando all’istante l’attenzione di Lucius. << Oh, credimi, non lo saranno proprio tutti, specialmente perché esclusivamente alcuni sono a conoscenza delle regole ferree di Durmstrang. Nessuno di quegli sbruffoni di Grifondoro resisterebbe un solo giorno in quella scuola. Educano gli studenti a resistere contro qualsiasi avversità, nel modo più rude e diretto che esista.
Non è una scuola per tutti, solo i più forti riescono ad adattarsi al clima gelido e alla politica intransigente che vige nella struttura. Sono essenziali, incisivi, non badano ad alcun fronzolo e si preparano per tutti e sette gli anni a scontrarsi concretamente con la magia. In più, le Arti Oscure vengono insegnate. Naturalmente si tratta di un abisso rispetto ad Hogwarts … >> rispose prontamente Malfoy, srotolando il papiro delle proprie conoscenze in direzione di Narcissa con lo scopo di impressionarla.
<< E inoltre i Nati Babbani non sono ammessi, questa è la caratteristica più importante.
E’ l’unica scuola a valorizzare le sole menti che contano, evitando di perdere tempo con la feccia >> si intromise Bellatrix, sporgendosi in avanti e ammiccando verso la sorella con un sorriso pericoloso. Narcissa avvertì improvvisamente un freddo inspiegabile attraversarle il corpo; era abituata ai modi estremi di sua sorella e al suo fanatismo, tuttavia scorgere una luce di totale ammirazione negli occhi di Lucius la turbò, e non tanto per la causa che l’aveva generata, quanto per la pericolosità delle conseguenze che la sua portata avrebbe potuto scaraventare sul giovane. La fanciulla non sapeva quasi nulla riguardo a quella scuola, se non quanto le era stato appena riferito, ma qualcosa di quella nuova situazione ad Hogwarts, unita al pensiero che si sarebbero scontrati direttamente con la rigidità degli alunni di Durmstrang, le instillò un senso di ansia che crebbe nel momento in cui il Preside passò ad elencare i nomi dei ragazzi.
<< Dunque, ecco a voi i nostri ospiti: Adrian Smirnov ed Edgar Ivanov, Grifondoro;  Dimitri Sokolov e Gektor Lebedev, Tassorosso; Konstantin Nobikov e Maksimilian Pavlov, Corvonero; ed infine, i cugini Gavril e Nadiya Kozlov, Serpeverde. >>
Gli studenti appena chiamati presero a sfilare con fierezza e austerità fino a raggiungere i rispettivi tavoli. L’applauso di benvenuto che partì dalle varie tavolate era piuttosto timido e poco sentito, niente a che vedere con quello carico di entusiasmo esibito durante le annuali cerimonie di smistamento. Narcissa osservò con sguardo attento i due studenti che avrebbero interagito d’ora in avanti con la propria Casa: Gavril avanzava con un’andatura piuttosto minacciosa, quasi a definire in qualche modo come sua proprietà lo spazio circostante. Aveva dei capelli biondi cortissimi e gli occhi di un azzurro spento, privi di alcuna sfumatura. Era forse il più robusto fra tutti i suoi compagni, e il suo atteggiamento marcava ancora di più la muscolatura già alquanto sviluppata.
Nadiya invece era l’unica ragazza del gruppo, e Narcissa notò all’istante questo particolare, perché nello sguardo della fanciulla vi era quella carica di tracotanza di chi si sente una rarità. Avanzava con un’andatura leggera ma decisa, scrutando tutti indistintamente dall’alto del piedistallo che il suo orgoglio aveva costruito per lei.
I lineamenti erano spigolosi e resi ancora più affilati dai capelli biondi tirati indietro in una coda alta. Gli occhi erano color nocciola, e a differenza di quelli del cugino esprimevano un’innegabile dose di malignità.
<< Questa incute perfino più terrore di tua sorella >> sussurrò Alanis a voce bassa, in modo da poter essere udita solo dall’amica. Narcissa sorrise, ma era un sorriso tirato, perché tutti i suoi nervi erano tesi a scrutare la nuova arrivata. Indubbiamente era una bella ragazza, ma il senso di superiorità che ostentava la faceva apparire inevitabilmente detestabile.  
<< Benvenuta >> la accolsero alcuni compagni, e lei rispose con un sorrisetto compiaciuto, come se si fosse aspettata le attenzioni da parte loro. Andò a sedersi tra Avery e Rodolphus, e Narcissa pensò con una punta di cattiveria che la scelta di prendere posto tra due maschi fosse del tutto strategica.
<< Sei l’unica ragazza del gruppo … >> azzardò Avery, cercando di coinvolgere la fanciulla a tutti i costi.
<< Sono l’unica ragazza della scuola, a dir la verità >> precisò Nadiya sorridendo, questa volta con una carica di sensualità che Narcissa trovò perfettamente fuori luogo. In un attimo, con quella sola mossa probabilmente studiata fin dall’inizio, la fanciulla si era conquistata l’attenzione di buona parte degli studenti maschi. Angosciata da questo, Narcissa si voltò velocemente per controllare lo sguardo di Lucius e lo trovò inaspettatamente indirizzato verso la sua persona, a differenza di tutti che sembravano assurdamente ipnotizzati dalla nuova arrivata. Gli sorrise rapidamente in segno di gratitudine per evitare di suscitare domande da parte sua e poi tentò di scacciare l’irritazione provocata dalla vista di quell’insopportabile ospite per concentrarsi sul cibo, visto che era stata finalmente concessa loro la possibilità di mangiare.




In seguito ai noiosi minuti della colazione, trascorsa a sentir parlare della Russia e di Nadiya, Narcissa finalmente poté svincolarsi da quella morsa fatale e iniziare a seguire le lezioni. Uscire dalla propria stanza si era rivelato vantaggioso esclusivamente perché in quel modo non avrebbe rischiato di compromettere la sua media scolastica.
Il ricordo tetro delle ultime settimane ancora rimbalzava tra i meandri della sua mente, e oltre a ciò si era unito anche l’entusiasmo generale per i nuovi arrivati da cui lei si discostava orgogliosamente; tuttavia, nonostante questo Narcissa era ben felice di rifugiarsi nello studio per anestetizzare qualsiasi tipo di pensiero e attenuare le sensazioni negative che quella mattina insolita le aveva trasmesso.
Si diresse come di consueto verso il corridoio che conduceva all’aula di Pozioni e si sorprese quando una voce la chiamò da dietro.
<< Ciao. Tu eri di fronte a me a colazione prima, dico bene? >>
Gli occhi altezzosi di Nadiya la fissavano con debita formalità attraverso le ciglia accuratamente dipinte di nero. Era evidente che la ragazza si stesse sforzando con tutta se stessa di risultare cordiale quel poco che era richiesto dai rapporti civili. Le stava sorridendo, ma si trattava di un sorriso attentamente studiato, privo di alcuna sincerità, e Narcissa non si lasciò impressionare dai suoi modi.
<< Sì, è esatto >> rispose, degnandola appena di uno sguardo mentre continuava a procedere verso la propria classe.
Nadiya sbatté velocemente le palpebre per qualche secondo, evidentemente turbata dal trattamento appena ricevuto, ma poi accelerò il passo per cercare in tutti i modi di raggiungere la fanciulla e superarla.
<< Potresti indicarmi l’Aula di Pozioni? Sai, avrei potuto chiederlo a tutti quei ragazzi della tua Casa che hanno preso a cuore la mia situazione, ma avrei davvero voglia di respirare un po’. Puoi aiutarmi? >> le domandò, parandosi poco gentilmente davanti a Narcissa in modo tale da non essere più ignorata da lei.
<< In effetti è proprio lì che sono diretta. Puoi seguirmi, se vuoi >> le concesse Narcissa, profondamente irritata dall’atteggiamento di sfida che la ragazza stava tenendo nei suoi confronti.
<< Grazie. Ah, io sono Nadiya Kozlov, ma questo già lo sai >>
<< Narcissa Black. Questo di sicuro non lo sai. >>



Tuffarsi nello studio si era dimostrato più difficile di quanto previsto, dal momento che Narcissa non aveva minimamente considerato il fatto che Nadiya aveva la sua stessa età e che di conseguenza avrebbe potuto frequentare molti dei suoi corsi. Per tutte le lezioni a cui aveva partecipato quel giorno si era ritrovata a combattere contro il fastidio che la vicinanza di quell’odiosa russa le instillava e aveva seguito poco o niente di quel che aveva detto i professori, così ora era diretta in Biblioteca per cercare di combinare qualcosa almeno lì. Era in procinto di superare la porta della Sala Comune quando questa si aprì, rivelando la presenza di Lucius, che rimase stupito nell’osservare Narcissa avanzare come una furia.
<< Ho già assistito ad una scena simile e all’epoca avevi delle intenzioni omicide nei miei confronti. Spero che non sia così anche stavolta >> esclamò Lucius, avanzando verso di lei per arrestare la sua corsa.
<< Non ti ci mettere anche tu, Malfoy, per favore >> sbuffò la fanciulla, indispettita dal fatto che il giovane fosse perfettamente di buon’umore come tutti.
<< Ok, come non detto, siamo nella stessa situazione. Cosa ho combinato oggi? >>
<< Niente, lasciami passare, ho fretta. >>
Stavolta Lucius la bloccò prendendole delicatamente la vita tra le mani e iniziò ad accarezzarle piano la schiena per cercare di sciogliere i suoi muscoli tesi.
<< Lucius, ho veramente fretta. Devo assolutamente andare in Biblioteca a studiare >> protestò lei, tentando di rimanere concentrata sui suoi propositi per non cadere in tentazione e rimanere tra le braccia del ragazzo.
<< A quest’ora? Tra venti minuti ci sarà la cena, nemmeno il tempo di aprire il libro e già dovresti andartene. E comunque non puoi smettere di vivere per studiare, non ti fa
bene >> insistette il giovane, cercando continuamente lo sguardo sfuggente della fanciulla.
<< Non ho fame, non ho bisogno di mangiare. Quello di cui ho bisogno è di recuperare tutto ciò che non sono riuscita a fare. Ora scusami, ma sto davvero perdendo tempo >> esclamò lei con una voce insolitamente acuta che non le apparteneva. Si divincolò rapidamente dalla stretta di Lucius e riprese la sua insana corsa verso la Biblioteca.
Malfoy rimase per qualche secondo sconcertato dal comportamento della ragazza, poi decise di prendere in mano la situazione e avanzò di corsa verso di lei, afferrandola per i polsi e addossandola contro un muro deserto nelle vicinanze.
<< Ti si è per caso spento il lume della ragione? E’del tutto ovvio che tu abbia bisogno di mangiare, visto il tremendo periodo che stai attraversando. Per di più la scuola è iniziata di nuovo, di conseguenza necessiti di tutte le energie per sostenere il ritmo delle lezioni. Te l’ho già detto questa mattina >> affermò Lucius con convinzione, fissandola direttamente negli occhi in modo che lei non potesse evitare di ricambiare a sua volta lo sguardo. Finalmente Narcissa gli rivolse le proprie iridi azzurre, accese da un livore che non avevano mai posseduto prima.
<< So io di cosa ho bisogno, non sono stupida. E non mi trattare come una bambina, non ho bisogno di sentirmi ripetere sempre le stesse cose >>
<< Oh sì che lo sei, ti stai impuntando per un’assurdità, che oltretutto non giova alla tua salute >> insistette Lucius con forza, appoggiando le mani sul muro ai lati della testa di Narcissa per restringere la distanza tra loro e farle arrivare in modo diretto le proprie parole. La fanciulla sbuffò e serrò le palpebre per un secondo, evidentemente esasperata.
<< Lasciami stare >>
<< No, se proverai a sfuggirmi ti porterò di peso in Sala Grande e ti imboccherò anche, se necessario >>
<< Non hai alcun diritto di parlarmi così, possiedo la piena libertà di prendere le mie decisioni da sola >> sibilò Narcissa, alzando un sopracciglio con il chiaro intento di provocare il giovane. Come previsto, Lucius serrò pericolosamente la mascella e i suoi occhi lampeggiarono di pura rabbia, alla stessa stregua di un cielo che si prepara ad una tempesta. Narcissa era sicura che le avrebbe fatto una scenata memorabile, ed in parte ci sperava; del resto il periodo era già mortalmente tetro, perciò anche le cose con Lucius sarebbero potute peggiorare, coerentemente con l’andamento generale della sua vita.
Ma Lucius fece tutt’altro. Si avventò su di lei sì come una furia, ma non a parole, bensì investendola di baci atti a cancellare il clima di tensione che si era creato tra loro per via di quell’acceso scambio di battute. Staccò le mani dal muro per avvolgere completamente il corpo di Narcissa e poterlo modellare sotto il tocco passionale delle proprie dita. Mentre con le labbra e la lingua esplorava con foga la bocca della fanciulla, quasi come per togliere il veleno che aveva permeato le sue parole, con il resto del corpo si premeva contro di lei, facendola aderire del tutto al muro. Le mani esploravano ogni centimetro della figura di Narcissa, come se ne conoscessero il perimetro a memoria e ben presto anche le labbra del giovane cominciarono a seminare un percorso di baci: sugli occhi chiusi della fanciulla, sul bianco collo inarcato all’indietro dal piacere ed infine sullo sterno, raggiungendo una meta che fino a quel momento gli era stata preclusa. Esitò per un attimo, ma vide il volto confuso e allo stesso tempo acceso di desiderio di Narcissa e capì che poteva proseguire. La baciò ancora con passione e poi passò a sbottonarle la camicetta, in modo tale da facilitare il suo intento. Le prese delicatamente tra le mani un seno come se si fosse trattato di un bocciolo di rosa da preservare dalle rigidità invernali e adagiò le proprie labbra sui petali, regalando a Narcissa un piacere sconosciuto, intenso ed inebriante come il suo profumo. Non si era mai sentita così prima: i baci di Lucius erano l’unico nettare di cui non riusciva mai a saziarsi; avrebbe potuto cibarsi in eterno di quel frutto proibito, alimentata dal soffio vitale di quello scambio così intimo. Lucius era l’unico in grado di farla sentire realmente viva, e ogni volta riusciva nel suo intento in modo diverso, sorprendendola e muovendola alla commozione. Le loro labbra si incontrarono nuovamente, stavolta seguendo un ritmo più adagio, perché Malfoy voleva concedere a Narcissa il tempo di recepire il messaggio che le aveva inviato.
<< Sei la mia fidanzata, ho tutto il diritto di avere cura di te. Mi interessa il tuo corpo, la tua mente, il tuo cuore, la salute della tua intera persona è la mia preoccupazione più grande. Perciò non ti permetterò di prendere decisioni atte a rovinare la tua esistenza, non ti lascerò mai andare quando sei infuriata, anche a costo di incatenarti a questo muro per farti ragionare. Mi occuperò di te, sempre, perché sei mia, Narcissa, sei il mio pensiero costante, sei la mia felicità, sei il mio destino, la mia vita. E tu mi hai reso così, dunque smettila di respingermi come se non aspettassi altro che un mio allontanamento. Lo so che lo temi, a maggior ragione dopo che tua sorella se ne è andata, ma io … io ti amo e non ti farei mai del male. E’ un periodo nebuloso, questo, ma sei forte e intelligente, non ti lascerai abbattere dagli eventi. E se non desideri sopportarne il peso da sola, lascia che ne prenda un po’ sulle mie spalle, potrei perfino respirare al posto tuo se tu non ne avessi voglia. >>
Narcissa lo fissava, attonita, con gli occhi spalancati da un’infinità di emozioni che si mescolavano dentro di lei di continuo. Le sue iridi erano di nuovo luminose, animate da una luce riflessa nella contemplazione del viso di Lucius. Numerose lacrime cominciarono a scorrerle lungo il viso, fino ad esplodere in un pianto liberatorio, che la fanciulla sfogò sul petto del giovane. Malfoy la abbracciò, proteggendola con il suo corpo da tutto il dolore che aveva rinchiuso dentro di sé nelle ultime settimane.
<< Mi dispiace così tanto, Lucius. Non riesco a non pensare a quanto successo alla mia famiglia ultimamente e per di più oggi è stata una giornata tremendamente difficile. Non sono forte come mi descrivi tu, invece di ringraziarti per tutto ciò che stai facendo per me, me la sono presa con te e questo non è giusto. Scusami, io … io mi sento così sciocca, perché le tue parole hanno trasceso qualsiasi tipo di bellezza, mentre io so solo ferire con le mie parole. Ma non voglio ferirti, Lucius. Io ti amo, sei la prima persona che amo veramente. Non ho mai provato niente di talmente forte e profondo, nemmeno per la mia famiglia e voglio davvero essere tua, perché ci apparteniamo a vicenda. Ho solo bisogno di un po’ di tempo per riordinare alcune cose dentro di me e vorrei che tu mi aiutassi >> sussurrò lei intrecciando una mano a quella del ragazzo, dopo che i singhiozzi ebbero cessato di sconquassarle il petto. Lucius le sorrise, un sorriso caldo e ampio che riscaldò il cuore di Narcissa, precedentemente paralizzato dai freddi pensieri che la stavano tormentando da tempo, e le donò una speranza nuova, la promessa di giorni migliori, migliori perché condivisi con la persona che amava.







Spazio Ringraziamenti: Carissimi, mi scuso profondamente per essere scomparsa, ma tra esami e malattia purtroppo ho avuto poco tempo da dedicare alla scrittura, sebbene il progetto del capitolo fosse già presente nella mia testolina. Chi mi conosce purtroppo sa che sono una ritardataria cronica, anche nel pubblicare, ma spero che non smettiate di seguirmi per questo D: Da parte mia posso dirvi che ce la metto tutta affinché il contenuto dei capitoli possa farvi scordare, almeno un pochino, il mostruoso ritardo con il quale essi vi giungono. Detto ciò, vi ringrazio infinitamente del vostro supporto e di farmi compagnia in questo percorso che si sta rivelando sempre più complesso e impegnativo, il che mi rende fiera del risultato. Il mio obiettivo è sempre quello di potervi emozionare in maniera differente, stuzzicando sensazioni nuove o remote così come la vita fa con me. Bene, concluso il mio solito papiro iniziale, passo a ringraziare tutti coloro che mi seguono: BekkaMalfoy, Felix394, Jude88, Krys e AnnA Black per le vostre recensioni, siete davvero preziosi!
Ringrazio inoltre le 17 persone che hanno aggiunto tra i preferiti la storia, le 21 persone che la seguono e le 3 che l'hanno inserita tra le ff da ricordare. Un abbraccio a tutti voi!

Cissy :)

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Capitolo 25
*** La Quiete prima della Tempesta ***


25. La Quiete prima della Tempesta




I primi giorni di febbraio si erano abbattuti su Hogwarts sottoforma di violente tormente di neve alternate ad acquazzoni sporadici che avevano spazzato via dalle menti affaticate degli studenti bisognosi di aria fresca ogni prospettiva delle più innocue passeggiate all’aperto. Quella mattina Lucius, Lestrange, Bellatrix, Mulciber, Rosier, Nott, Tiger e Goyle si erano riuniti in Biblioteca prima dell’alba per discutere di determinate faccende urgenti. Erano passati alcuni mesi dall’ultimo incontro, svoltosi tra l’altro in circostanze critiche, ed era proprio a tal proposito che i giovani avevano indetto quell’adunanza eccezionale.
<< Non c’è altra soluzione, a mio avviso, che quella di espellere Yaxley dal gruppo, considerati i suoi comportamenti recenti a dir poco discutibili >> sentenziò Lucius, con un tono risoluto che dava adito ad intendere il termine della loro breve riunione.
<< E su quali basi proferiresti un’affermazione così incriminante? Solo perché Yaxley ha la fortuna di possedere la facoltà di ragionare con la sua testa e si rifiuta di scodinzolarti dietro come tutti i tuoi amichetti? >> sibilò Bellatrix, scostandosi da uno dei grandi tavoli della Biblioteca dal quale aveva seguito in silenzio l’intero corso della riunione.
Si fece avanti incedendo a braccia conserte, posizionandosi al centro del piccolo cerchio che avevano formato i compagni affinché tutti potessero osservarla mentre teneva testa a Lucius.
<< Purtroppo non posso contagiare tutti con la mia intelligenza, c’è sempre qualche mela marcia da scartare nella cesta delle eccellenze e questo è il caso di Yaxley.
Ad ogni modo, non credo che i nostri amici abbiano voglia di udire da me l’elenco di tutte le mancanze di cui si è macchiato ultimamente, Bellatrix. Basterà accennare al divertente scherzetto che ha preparato per me qualche settimana fa, costringendomi ad aspettare invano per ore sotto una pioggia incessante. Sono certo che per la sicurezza del nostro operato sia saggio estromettere chi non merita la nostra fiducia. Non possiamo rischiare di essere scoperti o traditi, questo lo sai benissimo anche tu, voglio sperare >> le rispose Malfoy molto placidamente, camminando avanti e indietro davanti a tutti i presenti per cercare di calmare le acque che l’intervento della giovane aveva increspato.
<< Non mi incanterai con questi paroloni, Malfoy. Io ho capito dove vuoi arrivare: detesti Yaxley perché non ti viene dietro come tutti gli altri e quindi vuoi farlo fuori, facendo passare degli sciocchi rancori personali per un finto senso di protezione comunitaria >> ringhiò la fanciulla, i muscoli del viso tesi e concentrati in una minacciosa espressione di rabbia. Tutto il suo corpo era un fascio di nervi pronto a scattare alla prima provocazione da parte di quello che oramai era divenuto il suo avversario.
<< Dubito fortemente che tu possegga delle formidabili doti intuitive. Ma permetti che sia io ad interrogare la mia mente: a me sembra piuttosto che sia tu quella che si lascia governare da motivi personali. E preciserei anche che si tratta di invidia nei confronti di, vediamo … me >> sussurrò Lucius assottigliando i lampeggianti occhi grigi in atto di sfida. Se quella che stava avendo luogo era una lotta fra serpenti, di certo lui era il più scaltro fra i due e avrebbe conseguito molto facilmente la vittoria, date le circostanze. Giravano in circolo l’uno attorno all’altra, scambiandosi stoccate velenose.
Ormai Lucius l’aveva circondata, gli occorreva solo chiudere il cerchio e spingere quella testa calda di Bellatrix a prendere fuoco, scottandosi con le sue stesse fiamme.
<< Non hai nessuna autorità che ti permetta di prenderti carico di una decisione simile, Malfoy! Non sei il nostro capo, dunque io propongo di mettere ai voti la questione in modo che ognuno di noi possa ugualmente incidere sulla scelta finale >> strillò lei, accendendosi all’istante e trattenendo a stento la furia che soggiogava i suoi muscoli, le sconquassava il petto e le stravolgeva il volto.
Il suggerimento di Bellatrix, giunto inaspettato alle orecchie dei giovani – i quali si erano ormai persuasi di aver guadagnato l’opportunità di tornare nei Dormitori per conquistarsi le ultime ore di sonno – aleggiò qualche istante nell’aria, ricevendo in risposta un pigro silenzio. La giovane donna non si lasciò disamorare e fece un passo in avanti, scrutando con sguardo torvo i propri compagni ad uno ad uno, nell’inconfondibile intento di costringerli a stare dalla sua parte. Tuttavia a deludere ogni sua aspettativa giunse un ulteriore muro di passività. Lucius sapeva perfettamente perché si stava dimostrando tanto accanita quella mattina: non aveva mai sopportato il fatto che lui fosse considerato il leader di quel gruppo, e ora cercava a qualunque costo la propria rivalsa per recuperare il terreno perduto. Sorrise deliziato nel constatare che la fedeltà di tutti gli altri nei suoi confronti fosse così cieca da dar loro il coraggio di affrontare la minaccia scagliata dalla ragazza.
<< Ebbene, Bellatrix, mi duole comunicarti che a tutti gli effetti sono io il capo >> affermò il giovane con una sottile nota di compiacimento nella voce, inserita appositamente per provocare ancora di più la fanciulla, già furiosa per quell’evidente presa di posizione collettiva contro di lei.
<< Lucius ha ragione, Bella. Non c’è motivo di prendersela così tanto. Infondo si tratta solo di Yaxley … >> intervenne Rodolphus nell’inutile tentativo di placare la secondogenita dei Black. Quest’ultima si girò di scatto verso di lui, lo afferrò per la divisa e lo sbatté addosso al primo scaffale nelle vicinanze con una violenza inaspettata per la sua corporatura.
<< Non c’è motivo di prendersela così tanto? Dovevo immaginarlo che il cagnolino fedele di Malfoy fosse stato sottoposto al lavaggio del cervello, era fin troppo ovvio. Quante cose fai per lui? Gli scrivi anche i discorsi, o ci pensa quel genio di Mulciber? >> domandò la ragazza facendo il verso a Lestrange, che intanto tremava leggermente sotto la sua presa. Sentitosi chiamato in causa, Mulciber alzò istintivamente lo sguardo come per voler difendere quei pochi neuroni rimastigli, ma poi ci ripensò e tornò a fissare il pavimento semibuio della biblioteca.
<< Noi ci fidiamo di Lucius perché ha sufficientemente dimostrato di meritare il titolo di capo, e dovresti farlo anche tu, Bellatrix >> si aggiunse Nott molto spavaldamente, muovendo un passo in avanti quasi per fronteggiare direttamente la compagna. Quest’ultima lasciò con non molta gentilezza la presa sul povero Rodolphus – che intanto cercava di sistemare le grinze lasciate sulla camicia dagli artigli della donna – e cominciò a camminare lentamente come a voler misurare la stanza con i propri passi.
<< Vi fidate di lui? E su quali basi, solo perché è un belloccio senza cervello? >> domandò sconcertata Bellatrix, non perdendo occasione di lanciare un fugace sguardo sprezzante in direzione del bel volto di Lucius, che nel frattempo era rimasto ad osservare la scena in silenzio.
<< Ti ricordo che il padre di Malfoy lo conosceva di persona, erano allo stesso anno ad Hogwarts, proprio come noi. Di conseguenza Lucius è la persona più vicina a lui, e questo mi sembra un ottimo motivo per affidarci alle sue decisioni >> continuò Nott con tranquillità, sorridendo di fronte ai primi segni di tentennamento da parte della ragazza.
I compagni presero coraggio e si unirono alla risata, assaporando per la prima volta in vita loro la vista di Bellatrix Lestrange all’angolo, e per di più a disagio.
<< Questo non è altro che un allenamento per il grande cambiamento che a breve sconvolgerà il Mondo Magico e voi già vi comportate come dei rammolliti! Puoi ridere quanto vuoi, Malfoy, goditi questi insulsi giorni di gloria. Quando giungerà la resa dei conti sarà Tom Riddle in persona a valutare ognuno di noi e a scegliere il più meritevole. Per allora preparati a raccogliere le briciole del tuo maledettissimo orgoglio >> sibilò la fanciulla, mentre si affrettava ad abbandonare la sala per impedire agli altri di notare l’espressione delusa che le stava increspando il viso. Spinse di lato con poca grazia il corpo di Malfoy che le bloccava il passaggio ed infine si congedò dal gruppo come una furia, lasciandosi alle spalle una schiera di volti sbigottiti. In seguito a quell’uscita teatrale ci furono alcuni secondi di silenzio, poi Nott parlò senza riuscire a trattenersi . << Secondo voi questo significa che ce la siamo levata dai piedi? >>
Tutti risero nuovamente, e quella battuta fece capire loro che potevano sciogliere la riunione e riabbracciare i rispettivi cuscini ancora per un po’ prima della colazione.
Mulciber, Rosier, Tiger e Goyle furono i primi ad abbandonare la Biblioteca, come se una forza magnetica li avesse attirati irresistibilmente verso i dormitori.
Nott era rimasto al suo posto per discutere con Lucius di alcune tattiche di gioco in vista della partita di Quidditch che avrebbe visto scontrarsi Serpeverde e Corvonero quel venerdì, mentre Rodolphus sostava immobile a fissare un punto indefinito, incapace di proferire parola.
<< Ottimo. Allora ci vediamo dopo a colazione, così approfondiamo meglio il discorso su quei pulcini spelacchiati. Direi che adesso possiamo concederci qualche ora di sonno
extra >> sentenziò Nott, il volto affilato ricoperto da un’espressione allegra.
<< Certamente. Ti seguo fra qualche minuto, Nott, devo ancora trattenermi qui >> rispose Lucius, le labbra tese in un sorriso tirato.
<< Ahi … non starai diventando un secchione a furia di frequentare Narcissa Black? >>
Malfoy si passò una mano tra i folti e lunghi capelli biondi, mentre intanto si lasciava andare ad una risata che racchiudeva in sé l’eco dell’innamoramento. Scosse la testa al pensiero di se stesso chino sui libri fino a notte tarda, eppure trascorrere ore intere ad incanalare nozioni impossibili nel cervello sarebbe stato piacevole se al suo fianco ci fosse stata la deliziosa Narcissa Black. Una volta che Nott fu uscito dalla stanza, gli occhi grigi di Lucius si posarono sulla figura di Rodolphus, che ancora sostava accanto a lui senza battere ciglio, come se fosse stato folgorato.
<< Rod, che ci fai ancora qui? Vai a dormire, approfittane per recuperare qualche ora di sonno >> lo incitò con una certa impazienza, posandogli le mani sulle spalle per cercare di scuoterlo dallo stato di paralisi in cui inspiegabilmente versava.
<< Credi che mi odi? >> domandò per tutta risposta il compagno, spostando le iridi affrante sull’amico, che ora lo fissava con maggiore perplessità.
<< Chi dovrebbe odiarti? >> chiese Malfoy, un sopracciglio inarcato di stupore di fronte alla domanda del ragazzo.
<< Bellatrix … hai sentito cosa mi ha detto? >>
<< Lo ha urlato, Rod, era impossibile non udirla >>
<< Bene, ora tutta la scuola sa che Bellatrix Black mi detesta >> sospirò Rodolphus, incupendosi sempre di più man mano che acquistava maggiore consapevolezza dei fatti avvenuti.
<< Bellatrix odia chiunque, perciò non è una novità >> commentò Lucius, tentando invano di risollevare l’umore tetro del giovane.
<< Sì, ma odia me più di tutti gli altri. E poi tu e Nott sapete tenerle testa, io sono rimasto imbambolato come uno scemo, lasciandomi prendere di mira senza fiatare >>
<< Beh, questo è un punto a tuo favore, Rod, dal momento che se le fossi andato contro non saresti stato in grado di proteggerti da una sua più che probabile maledizione. >>
Lestrange si appoggiò stancamente ad una colonna, come se fosse stato incaricato di sorreggere un peso per lui eccessivo. Respirava velocemente, spostava lo sguardo da un punto all’altro con una rapidità nauseante, dando mostra di un consistente grado di ansia: a Lucius ricordava un annegato in cerca di salvezza.
<< So che al momento non ti sarà di grande aiuto, ma vedila così: sei riuscito nell’impossibile, ti sei innamorato di Bellatrix Black >> commentò Malfoy, incapace di nascondere un sorrisetto maligno volto a schernire – anche se in sua assenza – la fanciulla.
Rodolphus emise un gemito sofferente di fronte allo spirito poco solidale dell’amico e, ormai privo di qualsiasi forza, si staccò dalla colonna alla quale aveva affidato i suoi tormenti per dirigersi stancamente verso il proprio dormitorio.
<< Vado a soffrire nella mia stanza, di sicuro i muri saranno più utili di te nel
consolarmi >> si congedò il ragazzo, strusciando i piedi per terra a mo’ di carcerato.
<< Perdona la mia insolenza, Rod, dopo parleremo con calma e ti prometto che ascolterò ogni tua pena d’amore >> assicurò Malfoy, stavolta mantenendo un’espressione seria e comprensiva.
Una volta rimasto solo, Lucius si sedette al tavolo più vicino, là dove il primo raggio di sole della giornata filtrava da una delle alte finestre della Biblioteca e si proiettava in una danza di particelle di polvere, rendendo l’ambiente circostante maggiormente luminoso.
La luce accarezzò il bel volto del giovane, ora ancora più splendente grazie al tiepido tocco del sole. I capelli biondi apparivano più chiari sotto quel fascio di luce, i muscoli erano visibilmente tesi anche attraverso la divisa scolastica, nonostante la posa apparentemente rilassata. Con movimenti stanchi il ragazzo infilò una mano nella tasca destra dei pantaloni e ne estrasse un foglietto ripiegato più volte, che rimase ad osservare tra le mani per alcuni secondi. Aveva trascorso l’intera riunione a riportare costantemente l’attenzione sul presente, giacché essa non faceva altro che divergere verso quel messaggio che gli era stato recapitato prima dell’alba. Gli occhi grigi erano concentrati e fissi su quel pezzo di carta non ancora dischiuso, intenti a valutare il da farsi. Quella lettera giunta così inaspettatamente aveva generato in lui un turbine di emozioni talmente contrastanti che ora egli non riusciva a far prevalere nessuna di esse. Dopo qualche secondo di ulteriore indecisione, come se si fosse trattato di strappare un cerotto, Lucius espirò velocemente e al contempo aprì il foglio, leggendo con rapidità il contenuto espressovi in poche righe.
Al termine della lettura la sua mascella si irrigidì, tradendo una rabbia che, alla stregua di una bestia in gabbia, attendeva soltanto di essere liberata. Le dita si mossero quasi autonomamente quando accartocciarono la pagina con un movimento brusco, e Lucius non poté fare a meno di emettere una bassa imprecazione. Probabilmente avrebbe dato in escandescenza se un rumore soffocato qualche metro più avanti non avesse catturato la sua attenzione, arrestando l’epifania della sua rabbia.
Colto dal panico, il giovane infilò il foglio nuovamente in tasca e affinò i sensi per intercettare la fonte del rumore, in modo da stanare chiunque si fosse nascosto tra i libri per spiarlo. Seguì l’istinto, inoltrandosi in un corridoio di scaffali e svoltando verso un altro, cercando di muoversi il più silenziosamente possibile per evitare di tradirsi.
Girò alla cieca un’altra volta e per poco non andò a sbattere contro una figura rannicchiata vicino ad un tavolo molto distante rispetto a quello cui si era seduto il ragazzo.
<< Narcissa … che diamine ci fai qui? >> esclamò Lucius, trattenendo a stento lo stupore. La fanciulla trasse un sospiro di sollievo e lo colpì alla spalla con il libro che teneva in mano, lieta che si trattasse del giovane Malfoy.
<< Per la barba di Merlino, Lucius, mi hai fatta spaventare! Credevo di essere stata scoperta da un professore e invece per fortuna sei tu. >>
<< Da quanto tempo sei qui? >>
<< Sono appena arrivata. >>
Nell’udire quella risposta Lucius si rilassò e distese tutti i muscoli che si erano allarmati di fronte all’eventualità che la ragazza avesse potuto udire anche solo una parola proferita durante la riunione conclusasi qualche minuto prima. Si concesse qualche secondo per constatare la portata del pericolo appena scampato e il suo sguardo finì automaticamente sulla figura di Narcissa: indossava la divisa scolastica, con la variante della gonna che mostrava parte delle sue gambe lunghe e tornite, avvolte nelle pesanti calze invernali che lasciavano ampio spazio all’immaginazione. Lucius si soffermò qualche secondo ad ammirare il corpo di Narcissa, che ora gli appariva chiaramente come una sorta di angelo, giunto insieme ai timidi bagliori dell’alba. Il viso, incorniciato dai suoi biondi capelli acconciati in una treccia che le scivolava lungo una spalla, splendeva nella penombra dell’aurora e gli regalava un benessere di cui voleva essere il solo a godere; gli occhi adesso sorridevano nella sua direzione, brillando pazientemente in attesa di una sua reazione. Senza riuscire a resistere un istante di più, Malfoy si alzò immediatamente e prese la fanciulla tra le braccia, desideroso di stringerla a sé per evitare che quel sogno paradisiaco svanisse, riportandolo alla tetra realtà. Narcissa stava per rispondere alla domanda del giovane, ma Lucius non le diede il tempo di formulare alcunché, dal momento che si avventò sulle sue labbra e divorò le parole invisibili che la ragazza stava per pronunciare.
Quello non era il tempo di parlare. Esistevano solo i baci con cui il giovane voleva ricoprire ogni lembo di pelle che le sue labbra assetate riuscivano a raggiungere.
Narcissa rispose con passione a quei richiami disperati, aggrappandosi alle spalle forti di Malfoy. Si lasciò addossare alla libreria e improvvisamente desiderò di uscire dal proprio corpo per donarsi completamente a Lucius, sfiorare la sua anima con la propria e rimanere ancorata a lui per sempre. Il ragazzo le afferrò entrambe le gambe sollevandole lievemente da terra e si fece ancora più vicino, accarezzando le cosce tese di Narcissa, ricoperte dal pesante strato delle calze che egli avrebbe voluto strappare via per poter sentire il calore della pelle della fanciulla. Si cercarono l’anima mediante quei baci appassionati per diversi minuti, immersi in un silenzio interrotto esclusivamente dai loro gemiti e sospiri.
Infine si separarono quel tanto che bastava per potersi guardare negli occhi, ma Lucius non smise di tenerla fra le sue braccia. Le accarezzava la schiena e, mentre faceva scorrere le dita sui vestiti, il pensiero gli ricordava quanto aveva assaggiato l’ultima volta che le sue mani avevano sfiorato la camicetta profumata di Narcissa.
<< Aggredisci tutte le fanciulle che trovi all’alba in biblioteca? >> gli domandò lei in tono di sfida, inarcando un sopracciglio per metterlo alla prova.
<< Esiste una sola fanciulla che mi fa gli agguati in questa biblioteca e si lascia divorare di baci da me. Ed è la sola che desidero >> sussurrò Lucius, posando le sue labbra su un orecchio della ragazza. << E’ anche l’unica che elude le mie domande: cosa ci fai qui a quest’ora? >>
<< Non sei nella posizione di chiedermi una cosa simile, visto che ti trovi qui anche tu >> gli fece notare tranquillamente Narcissa, posando una mano sul petto del giovane, là dove attraverso i vestiti era possibile percepire, seppur lievemente soffocato, il battito del suo cuore. Lo sguardo di Malfoy divenne più penetrante, chiaro segno che non ci si poteva sottrarre alla sua richiesta.
<< Sono venuta qui per studiare prima della colazione e dell’inizio delle lezioni; lo faccio spesso, mi rilassa, anche perché solitamente la Biblioteca è affollata di giorno e non riesco a concentrarmi del tutto >>
<< Perciò sei stata qui altre volte? >> chiese Lucius, la mascella visibilmente contratta per via della tensione che quel dialogo stava instillando nel suo animo.
<< Sì, mi piace godermi la pace dei libri senza avere troppa gente intorno, in più oggi non avevo sonno, perciò ne ho approfittato. Perché ti interessa tanto? >> domandò lei incrociando le braccia sulla difensiva. Malfoy deglutì di fronte a quella richiesta, e capì che d’ora in avanti avrebbe dovuto essere più cauto nella scelta del luogo e dell’orario delle adunanze con i suoi compagni. L’idea che Narcissa potesse scoprire quegli incontri segreti faceva nascere nel giovane un moto vorticoso di apprensione: non si trattava più della promessa stipulata con Bellatrix, era qualcos’altro, la paura che la curiosità della piccola Black potesse danneggiarla in qualche modo.
<< Ti rechi qui da sola? >> domandò il ragazzo a sua volta, ignorando completamente la domanda della fanciulla.
<< Perché mi stai sottoponendo ad un interrogatorio? Non mi sono intrufolata da sola nella Foresta Proibita, sono semplicemente venuta in Biblioteca per studiare un po’ prima dell’inizio della giornata >> esclamò Narcissa, incredula di fronte alla raffica di domande eccessivamente accorate da parte del giovane.
<< Non è saggio aggirarsi da soli per il castello a quest’ora, potresti passare dei guai >>
<< Per fortuna che ci sei tu a darmi il buon esempio >> commentò lei con un sorriso furbo, cercando di penetrare al di là della coltre di preoccupazione che aveva coperto il viso di Lucius. 
<< Io non faccio testo, stiamo parlando di te >> tagliò corto Malfoy, evitando però di incontrare lo sguardo di Narcissa fisso su di lui.
<< Ah no? E tu invece cosa stavi facendo qui? Mi è sembrato che stessi quasi
imprecando … >>
<< Stavo cercando di studiare degli schemi di gioco per la prossima partita di Quidditch, ecco perché mi hai sentito inveire. Non abbiamo ancora una strategia >> la interruppe bruscamente il giovane, staccandosi definitivamente da lei e infilando entrambe le mani in tasca per assicurarsi che il foglietto accartocciato in precedenza fosse ben nascosto.
<< Prendi le tue cose, è quasi ora di colazione, dobbiamo andare nella Sala Grande >> le disse poi, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento con lo scopo di far morire sul nascere ogni eventuale tentativo da parte della fanciulla di indagare ulteriormente. Narcissa rimase qualche secondo a bocca aperta per via dell’improvviso atteggiamento di chiusura da parte del ragazzo, ma poi si riscosse e si diresse al tavolo dove aveva adagiato i libri e la borsa. Lasciarono in silenzio la Biblioteca e nel giro di qualche minuto furono nell’atrio principale, dove il consueto brusio della mattina regnava sovrano sulle quattro grandi tavolate. Lucius e Narcissa erano in anticipo, eppure una cospicua quantità di studenti occupava già buona parte del tavolo dei Serpeverde. Non appena videro Malfoy, Nott e Rodolphus gli fecero segno di sedersi vicino a loro. Lucius si girò verso Narcissa per salutarla brevemente e quest’ultima si diresse con una strana espressione verso Alanis, che intanto le sorrideva paciosa qualche metro più avanti. << Narcissa! Tutto … bene? >> la accolse, togliendo la sua borsa dalla panca per liberare il posto che aveva tenuto occupato in attesa dell’arrivo dell’amica.
<< Sì, a parte il fatto che Malfoy si comporta in modo strano >> rispose lei, cercando di cacciare via la sensazione spiacevole lasciatale addosso dalle ultime parole scambiate con il ragazzo.
<< E’ possibile che sia solo stressato, ricordati che frequenta l’ultimo anno e in più è il capitano della squadra di Quidditch, ha molte responsabilità >>
<< Hai ragione. Non voglio pensarci, adesso. A proposito di Quidditch, oggi vengo ad assistere agli allenamenti visto che ho un’ora libera >> la informò Narcissa, lieta che nel frattempo il resto degli alunni avesse raggiunto la Sala Grande e il Preside avesse dato inizio alla colazione. Non c’era niente di meglio di un po’ di torta alla melassa per far evaporare quella lieve nota amara di cui si era condita la sua mattinata.
<< Ma sentila: e ti aspetti che io creda che verrai a vedere me e non quel bell’imbusto del tuo fidanzato! >> ridacchiò Alanis, riempiendosi il piatto come se digiunasse da giorni.
Narcissa si unì alla risata e si lasciò travolgere dall’allegria del momento, godendosi la colazione in totale serenità, come non faceva da giorni.






La mattinata trascorse in fretta fra un cambio d’aula e l’altro, e a Narcissa non parve vero di finire le lezioni così velocemente, dal momento che un evento del genere non capitava spesso. Quando si affacciarono le prime ore del pomeriggio si recò con il cuore leggero verso il campo da Quidditch. Il vento aveva dosato la sua ira, concedendo un po’ di tregua agli studenti che finalmente potevano godersi qualche ora all’aperto, in compagnia di una brezza fresca, ma sopportabile. Una volta raggiunti gli spalti, Narcissa si accomodò al posto che solitamente occupava quando assisteva alle partite o agli allenamenti che aveva seguito sporadicamente in passato. Da quando era stata alla partita con Lucius nel periodo natalizio aveva iniziato a capire molto di più su quello sport, anche grazie alle spiegazioni minuziose e appassionate del ragazzo, che l’aveva introdotta in un mondo di cui lei aveva ignorato il fascino fino a qualche tempo prima. Sul campo si poteva intravedere parte della squadra a terra, intenta a portare avanti alcuni esercizi di riscaldamento, e parte in sella ai manici di scopa nell’atto di provare alcune virate ad effetto. Lucius vigilava sui vari componenti dall’alto, controllando che ogni membro si esercitasse a dovere, in attesa che la sua squadra fosse al completo per iniziare con gli allenamenti veri e propri.
Completamente rapita dai movimenti aggraziati del giovane, che volteggiava nell’aria con una facilità disarmante, la fanciulla non si era accorta che qualcuno si stava avvicinando a lei. L’ultimo arrivato trotterellò fino a sedersi accanto a Narcissa, che intanto rivolgeva i suoi occhi ricolmi di amore e di stima nei confronti del giovane Malfoy. Quando si voltò distrattamente alla sua sinistra, per poco non saltò sul posto, tale era lo stupore di trovarsi in compagnia e non più sola ad ammirare Lucius.
<< Severus … perdonami, non ti avevo sentito arrivare >> si scusò lei con un sorriso imbarazzato, scostandosi alcuni boccoli che il vento le aveva portato davanti al viso.
Il ragazzino le restituì un sorriso timido e rivolse il proprio sguardo teso in direzione del campo da Quidditch, cercando nervosamente di concentrarsi su un punto indefinito.
<< Severus, tutto bene? Mi sembri scosso >> gli domandò piano la fanciulla, avvicinandosi a lui in modo da proteggerlo dallo sguardo del mondo esterno con la propria figura.
Severus serrò la piccola mascella affilata e spostò gli occhi neri sui propri piedi, apparentemente incapace di formulare alcuna frase. Narcissa attese pazientemente che il bambino si prendesse il tempo per rispondere, tuttavia ciò che ricevette fu solo un forzato silenzio.
Fu mentre stava cercando di raccogliere i pensieri per dire qualcosa in grado di aiutarlo che la notò: una lacrima, piccola e limpida, scivolò lungo la guancia magra del ragazzino prima che egli la cancellasse con un gesto rabbioso della mano.
<< Questo cappello … lo odio. Mi stringe e mi fa prudere la testa, ma non posso
toglierlo >> provò a spiegarsi Severus, la voce velata dalla vergogna di aver pianto di fronte ad una Black, per giunta di diversi anni più grande di lui.
Narcissa spostò gli occhi sull’oggetto di odio del bambino e si ritrovò ad osservare un cappello di lana nero infeltrito, dall’aria tutt’altro che confortevole.
<< Come mai lo indossi? >> gli domandò cauta, addolcendo la voce come in passato aveva sentito fare a sua madre con lei quando da bambina si era trovata in una condizione di disagio.
<< James Potter. Si diverte a prendermi in giro per qualunque cosa, ultimamente ha preso di mira i miei capelli. Dice che sono brutti perché sono sporchi e informi, così mi … mi ha fatto un incantesimo che non conoscevo, deve essere uno dei suoi trucchetti stupidi.
Sta di fatto che ha trasformato la mia testa in un cespuglio e i miei capelli sono più brutti di prima, anche se lui sostiene di averli migliorati. Non posso farmi vedere così, sono terribile >> raccontò con un filo di voce il bambino, tenendosi il cappello ben piantato sulla testa nel timore che potesse volargli via e rivelare il suo aspetto ai presenti.
Narcissa aveva ascoltato con attenzione il resoconto, sentendo montare dentro una rabbia crescente per quanto accaduto al suo giovane amico.
<< Questo James Potter oltre ad essere un codardo deve essere anche molto invidioso per averti preso così di mira. Andrà punito come merita, ma a questo penseremo dopo, non ti preoccupare. Adesso mi occuperò personalmente dei tuoi capelli >> gli promise Narcissa, posandogli una mano sull’esile spalla nell’intento di rassicurarlo.
<< Invidioso? E cosa mai dovrebbe invidiarmi? >> chiese incredulo Severus, fissando i suoi grandi occhi neri nelle iridi azzurre della fanciulla.
<< Tu sei intelligente, Severus, e sei più maturo dei ragazzi della tua età. Possiedi qualcosa che quelli come James Potter non si sognano nemmeno lontanamente, ecco perché ti prende in giro pubblicamente, così può nascondere la sua miseria tramite gli scherzi che ti vedono come vittima. Se giocasse pulito si mostrerebbe per quello che è, ovvero una persona mediocre, e nessuno sarebbe suo amico. Tu non hai bisogno di questi mezzucci, ti sei conquistato la mia fiducia e quella di Lucius onestamente. Potrai sempre contare su di noi, perché sei una persona di valore >> rispose lei con un sorriso materno che il bambino catturò con il suo sguardo affamato. Nessuno mai gli aveva parlato in quel modo, nemmeno sua madre; nessuno mai gli aveva indirizzato delle parole gentili, né nel momento del bisogno né nelle situazioni più ordinarie. I suoi genitori avevano sempre ignorato di avere un figlio e di conseguenza lui non si era mai sentito tale; era piuttosto un peso, qualcuno da prendere costantemente in giro, il capro espiatorio che all’occorrenza poteva smettere di essere considerato invisibile per divenire vittima dei peggiori scherzi. Eppure in quel momento pensò di sapere cosa provava la maggior parte dei bambini della sua età quando guardava in direzione del volto della propria madre: in quel viso vi era incastonato il riflesso del Paradiso, la promessa di una felicità beata che fungeva da carezza balsamica contro gli schiaffi del mondo esterno. Conscio di fissare il volto di Narcissa con occhi adoranti da parecchi minuti, Severus distolse lo sguardo e avvicinò le sopracciglia con un’aria grave. << Perché vuoi aiutarmi? >> chiese il bambino, colto dal timore che la fanciulla non avesse preso seriamente in considerazione l’idea di tendergli una mano.
<< Ormai dovresti averlo capito: sei mio amico e non ho intenzione di lasciarti da solo. Anzi, saresti dovuto venire a cercarmi prima, così almeno avrei potuto risparmiarti questa tortura >> rispose la ragazza, inserendo una lieve nota di rimprovero nella voce di miele che aveva riservato al piccolo Severus. << E ora togliti questo cappello, conosco un incantesimo molto efficace, che di solito uso quando l’umidità si impossessa dei miei capelli rendendoli inguardabili. Aggiungerò una formula che annullerà gli effetti del brutto scherzo che ti ha fatto quell’odioso Potter >> aggiunse con decisione, sfoderando la bacchetta da sotto il mantello che la proteggeva dal freddo pungente di febbraio.
<< Ma così tutti gli altri mi vedranno e rideranno di me >> protestò il bambino, portandosi istintivamente una mano alla testa in segno di protezione.
<< Nessuno riderà di te finché ci sarò io, non temere. >>
Severus ubbidì e si tolse il cappello di lana infeltrito che lasciò posto ad una matassa informe di ricci neri finissimi. L’espressione di Narcissa restò invariata, e dopo qualche secondo in cui richiamò alla memoria la formula dell’incantesimo, agitò la bacchetta sulla testa del ragazzino e pronunciò al contempo delle strane parole cantilenanti che Severus non aveva mai udito prima. In un batter d’occhio i capelli del bambino tornarono lisci ed assunsero un aspetto più vivo del solito, regalandogli un’aria più sana.
<< Ecco fatto! Non avrai più problemi d’ora in poi. Più tardi penseremo alla punizione per Potter, ma ora voglio che tu ti goda serenamente gli allenamenti >>
<< G-grazie, Narcissa, io … mi sento meglio >> mormorò Severus, imbarazzatissimo di fronte all’aiuto appena ricevuto.
Felice di aver dato conforto al suo amico, Narcissa tornò a prestare attenzione ai componenti della squadra di Quidditch ormai al completo, eccetto che per Lucius.
La ragazza lo cercò con lo sguardo e lo trovò: era fra gli spalti, qualche metro più sotto rispetto a lei e stava chiacchierando amabilmente con qualcuno. Una volta sportasi oltre la ringhiera per scorgere il suo interlocutore una morsa di ghiaccio attanagliò le viscere della fanciulla, paralizzandola lì dov’era. Sorridente, civettuola e insopportabile come di consueto da quando era arrivata ad Hogwarts, Nadiya faceva sbattere le sue ciglia in direzione di Lucius, mostrandosi interessata alle sue parole. Il ghiaccio che poco prima Narcissa aveva percepito dentro di sé si sciolse fino a diventare lava bollente e prese a scorrerle nelle vene, irradiata dallo stomaco, ormai incandescente. All’improvviso il freddo dell’inverno sembrava essersi trasformato in un lieve tepore tale era l’energia che si era sprigionata in lei alla vista di quella scena. Il caldo veleno della gelosia si stava diffondendo in ogni fibra del suo essere, obbligandola a rimanere immobile ad osservare quell’immagine dolorosa di cui si nutriva il sentimento infernale appena germogliato. Sentendosi improvvisamente mancare, Narcissa fu costretta ad abbandonare la visione dello spettacolo e a sedersi, sebbene l’idea di non poter tenere sotto controllo gli artigli di quell’odiosa russa la angosciasse oltremodo.
<< Narcissa, cosa succede? >> le domandò Severus, notando il cambiamento repentino di espressione sul viso della fanciulla. Prima di replicare, Narcissa cercò di recuperare il fiato che la visione precedente le aveva strappato via, tuttavia senza troppo successo.
<< Lucius sta parlando con Nadiya, la ragazza di Durmstrang, quella smorfiosa che si crede l’unica donna del Mondo Magico. Non capisco cosa ci faccia lei qui >> rispose la fanciulla con voce tetra, lo sguardo rivolto verso un punto lontano nell’intento di ripristinare una parvenza di calma dentro di lei. Esprimere a voce alta quanto aveva visto rese la scena ancora più minacciosa, dal momento che Lucius era solitamente affabile con il genere femminile e al contempo Nadiya si era mostrata fin troppo disponibile con i ragazzi. Severus soppesò per qualche secondo le parole dell’amica, trovandosi lievemente a disagio nel doversi confrontare con un sentimento così familiare come la gelosia. Essa si impadroniva di lui ogniqualvolta che lo sguardo della bella Lily Evans si posava sulla rozza figura di James Potter, o le sue labbra rosate pronunciavano il nome del giovane, anche se con rabbia; in tutte quelle occasioni, il cuore del ragazzino si sgretolava a poco a poco, ingoiato dalle profondità violacee della gelosia.
<< Gira voce che sia interessata ad entrare nella squadra di Serpeverde >> raccontò Severus, il volto teso diretto verso la ragazza, in attesa della sua reazione.
<< Cosa? E tu come fai a saperlo? >> domandò Narcissa, girandosi di scatto in direzione del ragazzino con un’espressione allarmata dipinta sul bel viso.
<< L’ho sentita parlare con il cugino questa mattina … >>
Tuttavia Narcissa non gli stava prestando più attenzione; la sua mente aveva perso qualsiasi interesse per il presente e aveva iniziato a viaggiare in un futuro minacciosamente vicino: Nadiya e Lucius che parlottavano tra loro di alcuni schemi di gioco, mentre lei veniva trascurata perché ormai aveva perduto ogni tipo di attrattiva per Malfoy. Se quell’odiosa civetta fosse stata presa nella squadra, quanto tempo avrebbe impiegato per intromettersi negli affari del giovane e dunque anche nella relazione con Narcissa? L’idea che Lucius potesse discorrere o semplicemente condividere del tempo con un’altra donna gettò un carico insopportabile sul petto della fanciulla, trasportandola in una dimensione lontana, intrisa di rabbia e tristezza.
<< Narcissa, mi hai sentito? Non devi allarmarti, sono sicuro che Lucius non la prenderà mai. Si vede benissimo che non è portata per il Quidditch, non resisterebbe in campo senza lamentarsi dei capelli e delle unghie nemmeno per gli allenamenti base … >>
<< Quella matrioska non resisterà a lungo in questa scuola se ha deciso di avvicinarsi a Lucius >> minacciò Narcissa, gli occhi ridotti a fessura che lampeggiavano in direzione del punto in cui ipotizzava dovesse esserci Nadiya. Severus la guardava a distanza, impressionato dalle svariate sfumature del carattere della fanciulla, e istintivamente la paragonò nella sua mente alle onde maestose dell’oceano: prima dolci, delicate come la carezza di una madre, in grado di condurre lontano i pensieri affannosi per restituirne di nuovi, decorati di conforto, potevano trasformarsi successivamente in fruste violente, foriere di un impeto selvaggio, caratteristica esclusiva della natura più autentica. In quel preciso momento sul mare del viso di Narcissa imperversava il principio di una tempesta: la marea si ritraeva, dando l’impressione di una calma apparente, ma in fondo, negli abissi nascosti allo sguardo esterno, un potente tumulto si preparava ad esplodere in una sinfonia di ondate distruttive.




Spazio Ringraziamenti: Dopo aver constatato che l’ultimo aggiornamento risale al 2015, sono disposta a flagellarmi pubblicamente per questo ritardo. Spero possiate capirmi e perdonarmi, non è semplice per me riuscire ad incastrare ogni cosa, specie quando si avvicinano gli esami. Però eccomi qui con un nuovo capitolo, che mi auguro possa piacervi e catapultarvi ancora una volta nel meraviglioso mondo di Lucius e Narcissa, stuzzicando sempre di più la vostra curiosità.
Ringrazio le persone che recensiscono e contribuiscono allo sviluppo di questa creatura:
BekkaMalfoy, Felix394, Jude88 e Krys, siete preziosi.
Un saluto va anche alle 16 persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le 21 persone che la seguono e le 3 persone che l’hanno annoverata fra le ff da ricordare.

Vi abbraccio,
Cissy

 

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Capitolo 26
*** Posta indesiderata ***


26. Posta indesiderata




La Sala Comune dei Serpeverde ospitava qualche studente sparuto, dal momento che la maggior parte dei ragazzi si era riversata nel campo da Quidditch in occasione degli allenamenti. Narcissa era corsa via poco prima della fine, spinta dalla rabbia provocata dalla scena che aveva visto come protagonisti Lucius e Nadiya. Incapace di contenere quel nuovo e pericoloso sentimento, si era rifugiata nella Sala Comune, là dove di solito riusciva a distendere i pensieri e a fare ordine all’interno del proprio cuore. Tuttavia in quel caso non aveva funzionato, anzi, il fatto di non poter controllare quei due da vicino l’aveva fatta sprofondare ancora di più nelle dolorose spire della gelosia; perfino il solo pensare in sequenza i nomi di quei due, l’uno accanto all’altro quel tanto che bastava per farli scontrare e unire, le causava un profondo turbamento in grado di attanagliarle irreversibilmente l’anima. Con suo sommo sconcerto, la fanciulla aveva capito che la Sala Comune non era grande abbastanza per racchiudere quell’ospite indesiderato che aveva preso possesso del suo cuore, così l’unica soluzione rimasta era avanzare avanti e indietro davanti al camino, cercando invano di scaricare i tumulti che la animavano. I muscoli si muovevano nervosamente senza trovare quiete, i capelli sciolti e mossi le ricadevano sulle spalle ad un ritmo lento e teso, ad imitare l’andamento della tortura che percepiva corroderla da dentro. Soltanto quando la porta della stanza si aprì la ragazza ebbe modo di porre fine a quello stillicidio emotivo: arrestò il proprio incedere da condannata e quella feroce agonia parve placarsi giusto il tempo per darle modo di osservare la piccola folla che aveva fatto irruzione nell’ambiente raccolto. Narcissa fu lieta di avere finalmente una distrazione dal proprio tormento; scorse velocemente con gli occhi azzurri colmi di apprensione ogni figura che le si presentava alla vista, finché il suo sguardo finalmente non incontrò quel che stava cercando: Malfoy, con la sua solita aria trionfante, completamente a suo agio nella divisa scolastica che indossava quasi con indifferenza e, con sommo sollievo di Narcissa, circondato esclusivamente dai suoi immancabili amici Lestrange e Nott. Nessuna traccia dell’odiosa ochetta russa, e nel constatare questo i muscoli della fanciulla si distesero per un istante. Si avvicinò di pochi passi all’entrata giusto per non rimanere nell’ombra e continuò a fissare con occhi glaciali la figura di Malfoy, attendendo pazientemente che lui si accorgesse di lei e che il proprio sguardo venisse ricambiato. Lucius alla fine sollevò il capo e con occhi confusi si guardò attorno, come alla ricerca di qualcosa che egli stesso ignorava. Quando incontrò l’espressione alquanto contrariata di Narcissa farsi strada verso di lui, salutò immediatamente i propri amici per congedarsi da loro e in una manciata di falcate raggiunse la ragazza.

<< Narcissa … non ti ho più vista sugli spalti durante l’allenamento. Stai bene? >> domandò, accarezzandole con delicatezza le braccia che lei teneva ostinatamente conserte.
<< Benissimo >> rispose lei con troppa energia, alzando entrambe le sopracciglia in tono di sfida. Lucius rimase interdetto per alcuni secondi di fronte al tono freddo della giovane, apparentemente inspiegabile; poi, capendo al volo che la situazione era già compromessa, condusse Narcissa fuori dalla Sala Comune, tenendola per mano finché non si ritrovarono da soli in un corridoio deserto.
<< Ora vuoi dirmi cosa ti prende? >> la incoraggiò, iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli della fanciulla per darle il tempo di rompere la maschera di indifferenza che lei aveva indossato di fronte ai compagni nell’intento di non dare nell’occhio. Narcissa lo lasciò fare, nonostante i piccoli brividi causati dai movimenti delle dita di Lucius che si attorcigliavano attorno ai suoi capelli la distraessero dal suo intento.
<< Ti ho visto con Nadiya, prima, agli allenamenti. Ti ronza intorno da quando è arrivata a Hogwarts, fa di tutto per farsi notare da te e adesso pretende anche di entrare nella tua squadra! >> esplose poi di colpo, scansando con rabbia la mano di Lucius al ricordo di lui che parlava tranquillamente con la nuova arrivata.
Gli occhi di Lucius si allargarono per la sorpresa, quasi deliziati dal tono con il quale Narcissa aveva pronunciato quelle poche, ma rivelatrici parole.
<< Sei gelosa di me >> constatò il giovane, come se avesse appena finito di assaggiare il più paradisiaco dei dolci.
<< No! >> esclamò Narcissa, corrucciando i propri lineamenti fino a formare un’espressione offesa. << Io … io mi preoccupo per la squadra di Quidditch. Insomma, chiunque si accorgerebbe che quella gallina è una frana e porterebbe sull’orlo del disastro il Serpeverde nel campionato. Hai lavorato sodo per conquistare la vittoria, voglio solo assicurarmi che tu non commetta un errore grossolano nel farla giocare con voi >> farfugliò Narcissa, sforzandosi di assumere un tono il più neutrale possibile.
Lucius intanto faticava a trattenere un sorrisino furbo e aveva smesso di accarezzare i capelli della fanciulla per poter infilare le mani nelle tasche, esibendo un’estrema disinvoltura che invece in quel momento mancava alla ragazza.
<< Perciò vuoi farmi credere che non stavi per farmi una scenata di gelosia? >>
<< Io, gelosa di quella sciacquetta? Ma come ti viene in mente? >> rise nervosamente lei, portandosi una mano al petto per tentare di mostrarsi sicura della propria posizione così come lo era Malfoy della propria.
<< Beh, se è solo la tua commovente preoccupazione per la squadra ad abbatterti, allora non ti dispiacerà se parlo un po’ di più con Nadiya. Sai è nuova, sola, sperduta, magari una mano da uno studente brillante dell’ultimo anno come me potrebbe risultarle utile per aiutarla ad ambientarsi. Sì, credo proprio che andrò da lei per offrirle tutto il mio sostegno  >> mormorò Lucius con finto tono altruista, voltandosi per tornare sui propri passi. Di fronte a quella provocazione, l’espressione di Narcissa mutò radicalmente: abbassò gli occhi e si morse il labbro inferiore, inchiodata sul posto dalla propria alterigia; ma quell’indecisione durò poco, perché dentro di lei si infrangevano le onde di un oceano di sentimenti ben definiti. Ignorando ogni remora dell’orgoglio, seguì l’istinto e si lasciò guidare totalmente da esso, imitando l’impeto delle onde che sentiva agitarsi dentro di sé.
Avanzò di qualche passo fino a raggiungere Lucius e, prima che lui potesse reagire in qualsiasi modo, gli fece scivolare una mano dietro alla nuca, affondò le dita tra i suoi biondi capelli tenuti legati da una morbida coda, e lo baciò con passione, tracciando delle linee di confine sulle sue labbra per ricordargli a chi apparteneva. Narcissa non si era spinta mai così oltre, non aveva mai preso l’iniziativa di attaccare per prima le terre attigue; era sempre stato Lucius ad invadere il suo territorio, guadagnando terreno sul suo cuore e sul suo corpo, affascinandola e turbandola fin nelle viscere più profonde del suo regno. Eppure la gelosia l’aveva trasformata, ricordandole che lei era una regina e che doveva affermare la propria autorità sulle terre conquistate. Ancora paralizzato dallo stupore, Malfoy riceveva quell’attacco come se si fosse trovato ad assistere dall’esterno a quell’inaspettata e meravigliosa visione: animata dall’energia invisibile ma invincibile del potere, Narcissa si muoveva sinuosa su di lui, regalandogli baci sempre più autoritari, severi, ma brucianti di piacere; quando Lucius era sul punto di poter assaporare completamente le labbra della fanciulla, ecco che lei a volte si ritraeva, a volte si premeva contro di lui, sfiorandolo con il seno e i fianchi e inondandolo così di piccole ma profonde scariche di piacere mai del tutto appagate. Narcissa lo stava punendo per la sua impertinenza, ma allo stesso tempo gli stava mostrando qualcosa che non aveva condiviso con nessuno prima d’ora: stava liberando il suo spirito selvaggio, tutta la passione che il suo corpo minuto era in grado di sprigionare; lo stava portando nel suo tempio sacro, la sua essenza più vera, e Lucius si sentiva come il fedele a cui il proprio dio si rivela. Affascinato da tale visione, Malfoy nutrì lo sguardo e l’anima di quell’epifania nel silenzio vestito dalla più devota venerazione, quasi timoroso di poter profanare il momento con delle misere parole.  
Facendo scivolare una mano sul petto del giovane, la fanciulla fece cessare a poco a poco la tempesta di sentimenti che si era agitata dentro di lei, arrestando anche le onde di baci con cui fino a poco prima aveva sommerso il ragazzo. Poi, con l’estrema calma del mare che si ritira nel suo placido riposo, Narcissa prese delicatamente fra i denti il labbro inferiore di Lucius e lo strinse fino a farlo sussultare, tracciando l’ultimo confine di appartenenza. Si scostò da lui quel tanto che bastava per poter posare i suoi occhi azzurri ingranditi dalla marea di emozioni appena esperite in quelli del giovane.
<< Mi hai morso >> mormorò lui senza fiato, allargando le labbra ancora brucianti di desiderio in un sorriso meravigliato. Le sue iridi grigie, solitamente velate dal suo fedele sguardo furbo, la fissavano incredule, distese come ali dispiegate volte a cavalcare il vento della sorpresa.
<< Avevi ragione, sono gelosa e non sopporto che quell’insulsa gatta morta si avvicini a
te >> confessò Narcissa, congiungendo lievemente le sopracciglia per mostrargli con limpidezza la sua preoccupazione.
<< Se avessi saputo che le mie provocazioni hanno un simile effetto su di te le avrei tirate fuori più spesso. Sei straordinaria, Narcissa, e nessuna donna può lontanamente assumere un ruolo di rivale nei tuoi confronti, per quanto mi riguarda. Per il Quidditch, ho risposto a Nadiya con un secco rifiuto, dal momento che lei, come hai abilmente potuto osservare da sola, non costituisce un valido elemento per la squadra. Ti ho provocata prima perché speravo che mi mostrassi quanto mi hai appena dato modo di assaggiare; a volte scorgo in te dei limiti che ti imponi da sola e che non ti servono, ti oscurano soltanto, ecco perché desidero che con me tu sia libera da qualsiasi tipo di impedimento. Voglio vedere tutto di te: sei bella, non nasconderti da me, è l’unica cosa che ti chiedo. >>
Narcissa catturò ogni singolo frammento di quelle parole e le racchiuse tutte nel suo cuore, là dove erano conservati i momenti trascorsi con Lucius, le sue calde risate e i suoi sguardi più veri. Un lieve rossore le imporporò le gote, senza però costringerla ad abbassare lo sguardo; anzi, rimase ancora per qualche istante a fissare gli occhi grigi e calmi di Malfoy per dipingere nella sua mente quell’immagine, e poi ricambiò l’abbraccio che il giovane le stava offrendo. << Oh, quasi dimenticavo. Ho bisogno del tuo aiuto per rischiare di farci
espellere un’altra volta >> esclamò lei, tirando su il mento all’improvviso al ricordo della promessa fatta a Severus.
<< Cosa odono le mie orecchie? Narcissa Black che mi propone un’avventura rischiosa … sapevo di aver corrotto la tua anima immacolata con l’esperienza dello stanzino di
Gazza >> ridacchiò Malfoy, gli occhi che gli brillavano per la curiosità e il desiderio di giocare d’azzardo con il pericolo.





                                                                      ***



Una volta trascorse le ultime ore del pomeriggio in Biblioteca a completare l’ennesima ricerca assegnata dal Professor Lumacorno sull’Algabranchia, Narcissa alzò lo sguardo sulla pendola che sormontava la parete di fronte. Fece subito segno a Lucius, che ormai aveva abbandonato la sua ricerca da tempo per dedicarsi alla lettura di un volumetto sul Quidditch dal singolare titolo La Vibrante Virata Perfetta.
<< Dobbiamo andare, è quasi ora di cena >> sussurrò lei, chiudendogli il libro sotto al naso per attirare la sua attenzione, persa da ore in chissà quale arzigogolata spiegazione tecnica.
<< Non è giusto, io non ho finito la mia lettura. Se avessi interrotto te in questo modo mi avresti fatto scomparire le dita! >> protestò Lucius, assumendo una posa scomposta sulla sedia in risposta provocatoria alla fretta con cui la fanciulla stava raccogliendo le sue cose.
<< Sì, forse perché io vengo qui per studiare >> commentò Narcissa, infilando nella borsa la propria pergamena, il libro di Pozioni e un altro volume che aveva preso in prestito dalla Biblioteca.
Dopo qualche minuto erano già nel dedalo di corridoi del castello, alla ricerca del loro obiettivo.
<< Dove può essere secondo te? A cena arriva sempre con dieci minuti di ritardo, ma non ho mai capito la ragione >> ragionò Narcissa, cercando di farsi venire in mente un’idea riguardo al luogo in cui potesse trovarsi la persona che stavano cercando.

<< Io so dov’è, seguimi >> disse Malfoy con aria calma, imboccando una serie di scorciatoie che la fanciulla non aveva mai percorso prima.
<< E tu come fai a saperlo? E soprattutto: dove stiamo andando? Non vorrei ritrovarmi di nuovo a pochi centimetri dall’ufficio del Preside senza volerlo >> mormorò la ragazza con una punta di ironia nella voce, cercando di stare al passo con le falcate del giovane.
<< Lo so perché sono stato io a scoprire questo posto e a portarcelo. E ora basta domande, Black, fidati di me e goditi il tragitto, perché non ci torneremo in futuro. >>
Seppur controvoglia, Narcissa obbedì e si costrinse a tenere le labbra ben serrate per evitare di lasciarsi sfuggire altri quesiti, che intanto ribollivano nella sua mente, avidi di ricevere risposta.
Quando giunsero a destinazione, la fanciulla non poté fare a meno di dischiudere le labbra per lo stupore. Sotto un’ampia finestra dalle vetrate ricamate di ghirigori dorati, vi era un piccolo spazio ricavato dalla pietra, grande abbastanza per contenere un bambino; e lì, rannicchiato a leggere alla luce della luna già alta nel cielo, stava Severus Piton, il viso completamente immerso in un pesante tomo polveroso di Pozioni avanzate.
<< Buonasera, Severus. Perdona l’interruzione, ma volevamo parlare con te e non era il caso che orecchie e occhi indiscreti si insinuassero nella nostra conversazione, perciò siamo venuti a trovarti qui. Come stai? >> domandò Lucius in tono affabile, dispiegando sul volto un ampio sorriso che Narcissa raramente gli aveva visto sfoggiare con altre persone. Decise di rimanere in disparte giusto per qualche secondo, desiderosa di catturare ogni singolo istante di quella scena che rivestiva il ragazzo di una nuova luce, una luce straordinariamente paterna.
Severus aveva inghiottito con lo sguardo l’apparizione inaspettata di Malfoy e cercava in tutti i modi di rubare un pizzico del nobile portamento del giovane, delle sue maniere gentili e soprattutto di quella naturale sicurezza che il bambino sentiva quanto più lontana e irraggiungibile. << Buonasera, Lucius >> mormorò timidamente, chiudendo il libro che teneva in grembo per volgere tutta la sua attenzione verso il ragazzo.
<< Non ti dispiace che abbia portato Narcissa con me, vero? So che state diventando amici e questo mi fa estremamente piacere. Ma non preoccuparti, lei è brava con i segreti, non dirà a nessuno di questo posto >> mormorò Lucius, posando una mano sulla spalla esile del bambino per rassicurarlo. << Lo so >> sorrise Severus, spostando i suoi occhi neri colmi di fiducia su Narcissa. Avere lo sguardo di entrambi i giovani su di sé provocò nella fanciulla un tumulto di profonda gioia difficile da decifrare a prima vista; in quello spazio ristretto, privato, si respirava un’atmosfera intima, la cui presenza non aveva avuto più modo di percepire da quando si era ritrovata a crescere senza rendersi conto di non aver avuto l’occasione di salutare la propria infanzia. Dal momento in cui aveva smesso di essere una bambina, i suoi familiari avevano cessato di dedicarle le cure e le dolcezze che si riservano spontaneamente solo agli infanti, spingendola così a prendere da sola le redini del mondo degli adulti, un mondo che correva troppo velocemente per potersi accorgere di lei e delle sue necessità. Eppure essere presente lì, a condividere un segreto con Severus e Lucius, la riportò indietro di anni, ai giorni in cui l’innocenza era l’unica regola che non doveva curarsi di rispettare, e allo stesso tempo, in modo assai curioso, la catapultava in avanti, nel misterioso futuro in cui sarebbe stata lei stessa a formare una famiglia. La sua famiglia. Quel momento di estrema dolcezza, decorato dal sorriso delle persone a lei più vicine, era quanto di più simile ci fosse all’idea di famiglia che Narcissa aveva sempre desiderato e mai vissuto sulla sua pelle fino in fondo; non vi erano tra loro parole colme di promesse vuote, atte ad ergersi come sordi muri di sicurezza, ma esclusivamente sguardi carichi di ascolto e aperti alla comprensione che solo un amore disinteressato può donare.
Narcissa sorrise a sua volta, felice, mentre tra un battito di ciglia e uno di cuore, l’ambiente attorno a lei assumeva le sembianze a tratti di un sogno, per via del velo di lacrime di commozione che aveva appannato i suoi occhi, a tratti della realtà, con la nitidezza delle immagini che per qualche istante l’emozione le consentiva di mettere a fuoco.
<< Guarda, Severus: con la tua sola presenza hai lo straordinario potere di mettere un freno alle domande dell’incontenibile Narcissa Black! >> commentò Lucius, ridacchiando divertito di fronte all’espressione imbarazzata che aveva assunto ora la fanciulla. Si allontanò di qualche passo dal bambino per circondare la ragazza da dietro con le proprie braccia e sussurrarle qualcosa all’orecchio mentre lei rideva, poi tornò con al suo fianco la fanciulla, che nel frattempo era riuscita a scacciare le lacrime.
<< Non ascoltarlo, Severus. Siamo qui perché abbiamo una lezione da dare a James Potter e ci serve il tuo contributo >> mormorò Narcissa con voce cospiratoria, accucciandosi per ritrovarsi alla stessa altezza del bambino. Quest’ultimo le rivolse un’espressione attentamente curiosa e senza distogliere lo sguardo da lei si alzò in piedi, ripose nella sua borsa il libro che stava leggendo e tese le orecchie in attesa di delucidazioni.
<< Sapevo che avrei catturato il tuo interesse. Quello che devi fare è preparare questa semplice pozione … >> spiegò la fanciulla, tirando fuori il tomo preso in prestito dalla Biblioteca. Lo porse al bambino, che subito lo prese tra le mani con aria solenne e ne lesse cautamente il titolo: Pozioni Piroettanti Per Perspicaci Principianti.
<< Io non sono un principiante >> protestò subito Severus, rifiutandosi di aprire il tomo alla pagina indicata dalla ragazza.
<< Lo so, Severus, però la pozione che ho trovato è contenuta solo in questo volume.
E comunque di sicuro sei perspicace >> annuì lei con un sorriso di incoraggiamento.
Severus alzò gli occhi al cielo e poi, lasciatosi accarezzare da quella sottospecie di complimento alla propria intelligenza, aprì il libro a pagina 19 e lesse : “Pozione Smascherante”. Scorse rapidamente gli ingredienti e la preparazione con aria da esperto e in seguito dichiarò << Si può fare. >>
Narcissa e Lucius si scambiarono uno sguardo d’intesa, lieti del fatto che l’idea avesse deliziato il cervello sopraffino del loro comune amico.
<< Mi raccomando, Severus, deve essere pronta per la partita Grifondoro – Tassorosso che avverrà tra due giorni. Lucius ti farà entrare di nascosto negli spogliatoi, tu prenderai la divisa da Quidditch di Potter e ci verserai sopra la pozione. Il bello arriverà quando farà effetto, vedrai che d’ora in avanti quel vile non oserà più girare per la scuola con la stessa spavalderia >> assicurò Narcissa con un sorriso perfido disegnato sulle belle labbra.
<< Grazie >> sussurrò il bambino a entrambi, tenendosi stretto al petto il volume contenente la pozione che avrebbe umiliato una volta per tutte il suo rivale.


Lucius e Narcissa lasciarono il rifugio di Severus e arrivarono in tempo per l’inizio della cena.
Le tavole erano imbandite come sempre delle pietanze più disparate, gli insegnanti si riempivano i piatti e nel frattempo conversavano amabilmente tra di loro come al solito; l’unica nota stonata proveniva dal tavolo dei Serpeverde, esattamente dove di solito si accomodava Lucius. Lì intorno, infatti c’era un chiacchiericcio sommesso insolito e quando i due ragazzi si avvicinarono per sedersi, tutti evitarono di incrociare lo sguardo di Malfoy, come se fosse stato fatale. Narcissa studiò la scena da fuori, cercando di capire quale potesse essere il motivo di tanto scompiglio, e le bastò una rapida occhiata all’ambiente circostante per notare l’elemento fuori posto: una decina di buste bianche dai bordi dorati tutte identiche giacevano scomposte sul piatto vuoto di Lucius ed erano indirizzate tutte a lui. Quest’ultimo intanto si era precipitato sulla carta e con gesti rabbiosi stava raccogliendo le lettere nell’intento di farle sparire al più presto. Qualcos’altro, però, aveva catturato l’attenzione della fanciulla: un fischiettare allegro, decisamente fuori luogo e intriso di un’oggettiva nota crudele giungeva da qualche posto più avanti, là dove Nadiya era intenta a versare del Succo di Bolle nel proprio bicchiere. Narcissa notò che era l’unica a comportarsi come se attorno a lei non fosse accaduto nulla degno di nota; anzi, sorrideva, sbatteva le sue odiosissime ciglia setose e ogni tanto si lasciava imboccare da qualche babbeo che cercava di arruffianarsela. Disgustata, Narcissa spostò lo sguardo da lei e si precipitò accanto a Lucius, aiutandolo a fare ordine. << Dannazione >> imprecò il giovane, sistemando l’ultima lettera rimasta insieme ai propri libri. Evitò lo sguardo di tutti i presenti e la fanciulla prese posto al suo fianco in silenzio, certa che fosse il modo migliore per far sì che quel momento passasse più in fretta possibile per entrambi.

Non era riuscita a scorgere chi fosse il mittente, eppure gli sguardi timorosi e solenni dei compagni lì intorno, e in particolare l’espressione di pura ira sul volto di Lucius costituivano degli indizi sostanziosi per dedurlo in qualche modo.
<< Vuoi un po’ di porridge? >> gli domandò lei, sforzandosi di assumere il suo tono abituale per smorzare l’atmosfera tesa.
Malfoy, con la mascella ancora serrata per quanto appena accaduto, scosse la testa, gli occhi insolitamente fissi sul piatto vuoto nell’inconfondibile intento di evitare qualsiasi tipo di sguardo indagatore da parte dei compagni. Narcissa sorrise debolmente e, senza farsi vedere dagli altri, fece scivolare la propria mano sotto il tavolo per raggiungere quella di Lucius, chiusa a pugno per contenere la rabbia. La stretta del giovane si ammorbidì non appena le dita affusolate della fanciulla incontrarono la sua pelle.
Le strinse la mano in segno di silenziosa gratitudine, poi, sempre con lo sguardo basso, le rivolse una manciata di parole strascicate all’orecchio, in modo che soltanto lei potesse udirle: << Non ho fame, ho bisogno di stare da solo per un po’. Perdonami, ci vediamo dopo nella Sala Comune. >>
Narcissa lo seguì tristemente con lo sguardo mentre abbandonava la sala a grandi falcate, sentendosi improvvisamente piccola e sola senza Lucius al suo fianco. Era preoccupata per il contenuto di quelle lettere, dal momento che la sola vista era stata in grado di far precipitare così repentinamente l’umore del giovane. Angosciata e carica di interrogativi che si scontravano e si sovrapponevano nella sua testa così fastidiosamente da stordirla, Narcissa iniziò a riempirsi distrattamente il piatto, senza curarsi del cibo da selezionare.
Sempre qualche posto più avanti, Nadiya aveva smesso di fischiettare e ora rideva in direzione di Evan Rosier, che cercava a tutti i costi di farle assaggiare della mousse al cioccolato dal suo cucchiaino posto a mezz’aria. La ragazza si mostrava pubblicamente imbarazzata per via di quella proposta, eppure a Narcissa non sfuggì lo sguardo colmo di malizia che Nadiya indirizzava al giovane, tra un risolino e l’altro.
<< E’ vomitevole >> commentò Narcissa fra sé e sé, alzando gli occhi al cielo e invocando il giorno in cui lei e tutti i suoi amichetti russi avrebbero lasciato Hogwarts per sempre. Come se l’avesse udita, Nadiya cessò all’improvviso di ridere, scostò cordialmente la mano di Rosier e alzò la voce, in modo tale che tutti i Serpeverde potessero sentirla.
<< Guardate un po’, Malfoy ha abbandonato la tavola. Non avrà litigato con la sua fidanzatina per via di tutte quelle lettere, magari di altre ragazze, ammucchiate sul suo piatto? >> domandò con fare retorico, coprendosi le labbra con una mano per smorzare la risata stridula.
Esasperata, Narcissa si alzò in piedi e sbatté le mani sul tavolo, facendo ammutolire tutti i presenti e attirando qua e là anche l’attenzione delle altre tavolate.
<< Quello che succede a Lucius non ti riguarda minimamente, Kozlov >> sibilò Narcissa minacciosa, gli occhi che lampeggiavano paurosamente in direzione dell’altra ragazza. Quest’ultima si voltò e finalmente i suoi vacui occhi color nocciola incontrarono quelli azzurri della più piccola delle sorelle Black, che ancora saettavano come fulmini su un mare in tempesta. La tensione era palpabile nell’aria e i presenti, che fino ad allora avevano osservato l’intera scena con una certa morbosità, distolsero immediatamente lo sguardo dalle due, come per paura di poter prendere fuoco da un momento all’altro se le avessero fissate ulteriormente; entrambe le fanciulle, invece, non si erano mosse di una virgola, rapite dal desiderio di annullarsi l’un l’altra in quel contatto mortale.
<< Oh, questo è tutto da vedere >> sibilò Nadiya, il volto trasfigurato da un sorriso crudelmente glaciale. Afferrò un pezzo di Croccante Vertiginoso, lo addentò con estrema lentezza e senza spostare lo sguardo dall’altra fanciulla se lo gustò a fondo come se si fosse trattato del succulento piatto della sfida. Decisa a terminare quel teatrino spiacevole, Narcissa fulminò un’ultima volta la giovane Kozlov, stavolta però accompagnata dalla placida superiorità di chi si rende conto di perdere il proprio tempo a fissare qualcosa di inutile, e si congedò velocemente dalla Sala Grande, desiderosa di raggiungere Lucius al più presto.



Il camino della Sala Comune dei Serpeverde scoppiettava pigramente, emanando un rumore sommesso che costituiva un ottimo sottofondo per le menti impegnate in intricate riflessioni. Lucius vi sostanza dinanzi, le mani entrambe infilate stancamente in tasca e gli occhi persi nello sfrigolio vivace delle ceneri ancora ardenti. Le fiamme si riflettevano pericolosamente nelle iridi grigie, regalando alla sua figura un aspetto ancora più ombroso. Dopo la spiacevole sorpresa che aveva trovato ad attenderlo pazientemente nella Sala Grande, Malfoy si era ritirato in solitudine e aveva preso possesso del silenzio della Sala Comune per riflettere sul da farsi. La rabbia ormai aveva abbandonato i suoi nervi, lasciandolo privo di qualsiasi straccio di forze per affrontare il presente. Spogliato del vigore dell’ira, sua fidata compagna di guerra, era stato costretto ad indossare le pesanti vesti della sconfitta. Sfilò la mano destra dalla tasca e fissò stancamente l’ultima lettera rimastagli, identica sia nell’aspetto che nel contenuto alle altre già precedentemente gettate nelle fiamme. Non poteva più ignorare quelle missive, non ora che il mittente aveva perso la pazienza e lo aveva ampiamente dimostrato quella sera. Restò immobile a fissare il pezzo di carta, la mascella che si serrava nell’ultimo impeto di ribellione, il braccio sospeso a mezz’aria sopra il fuoco, in febbrile attesa di una disperata, folle, scellerata idea in grado di salvarlo da un ineluttabile destino.
<< Lucius. >>
Un sussurro della stessa portata di un battito d’ali lo riportò a se stesso, trascinandolo via dalle fiamme, pronte a ghermire insieme alla carta anche l’ultimo barlume di speranza in grado di soccorrerlo.
Narcissa gli si era avvicinata con un’espressione angosciata dipinta sul bel volto, e ora lo stava osservando insistentemente per cercare di decifrare le ombre che leggeva negli occhi del giovane.
<< Cosa succede? Così mi spaventi, non ti ho mai visto tanto preoccupato >> mormorò lei, adagiando la mano sul viso stanco e afflitto del ragazzo.  

Lucius si chinò su di lei e la circondò con le braccia, avvolgendo quel corpo minuto ma carico di una forza ineguagliabile. Si aggrappò a Narcissa, tendendo ogni fibra del proprio essere per catturare il suo calore e scaldarsi dalle fredde tenebre dell’incertezza verso cui le parole contenute nelle lettere l’avevano fatto precipitare. Quell’abbraccio durò una manciata di minuti, durante la quale il respiro della fanciulla si fece breve e sottile, stretto nella morsa avviluppante dell’attesa. Conscio dell’apprensione della ragazza, Lucius sciolse l’abbraccio e unì le mani, tra le quali era visibile ancora l’ultima superstite delle lettere ricevute all’ora di cena. << E’ di mio padre, le altre erano sempre sue e recitavano la stessa solfa. Vuole vedermi immediatamente e io ho ignorato le sue richieste per una settimana intera, ora non posso più proseguire in tal modo >> spiegò Malfoy, serrando la mascella nell’osservare il suo nome sulla busta, vergato con inchiostro vermiglio dalla schietta grafia di suo padre.
<< Vuole vederti? Ma tu non puoi lasciare Hogwarts, hai delle lezioni da seguire >> protestò Narcissa, corrugando la fronte per ribellarsi in risposta ad una simile richiesta sfrontata. Lucius sorrise debolmente, grato per la solidarietà mostrata dalla fanciulla.
<< Quando Abraxas Malfoy invia un ordine non è possibile replicare. Mi ha chiesto di raggiungerlo, perciò devo obbedire, mio malgrado >>
<< Si tratta di qualcosa di serio? >> chiese Narcissa, gli occhi azzurri divenuti tristemente più grandi di fronte alla prospettiva della partenza di Lucius.
<< Non lo so, lo scoprirò quando lo vedrò. Ad ogni modo non starò via molto >>
<< Mi mancherai >> sussurrò la fanciulla, incapace di contenere l’improvvisa emozione che le aveva bloccato il cuore in una morsa di cemento. Sapeva che si sarebbe trattato di una separazione temporanea e probabilmente breve, eppure vi era qualcosa in quelle lettere, nell’atmosfera generale e soprattutto negli occhi di Lucius che provocava in Narcissa una sgradevole sensazione.
<< Tornerò prima che tu ti accorga che sono partito >> mormorò Malfoy, chinandosi per posare un bacio sulla fronte della ragazza. Narcissa non poteva vederlo, ma gli occhi grigi di Lucius, solitamente impavidi e forti come il tocco selvaggio del vento, si nascondevano e tremavano di paura nella penombra della sera.




Spazio Ringraziamenti: Buonasera cari, questa volta ho limitato il mio ritardo a tre mesi, direi che sto migliorando! Eccomi qui con un nuovo capitolo ricco di novità, che spero apprezzerete con tutto il cuore. Non è un periodo propriamente semplice, ma cercherò di ritagliarmi del tempo e dello spazio per questa creatura, in modo da non farvi aspettare troppo, promesso :)  Grazie come sempre a tutte le persone che gentilmente mi regalano recensioni piacevoli e utili: BekkaMalfoy, Felix394, Jude88 e Krys.
Un saluto speciale va anche alle 16 persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le 21 persone che la seguono e le 3persone che l’hanno annoverata fra le ff da ricordare.

Con affetto,
Cissy

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