What are we fighting for?

di fedetojen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


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What are we fighting for?

 
Innamorata di persone che mai vedrò, di voci alle quali non potrò mai rispondere, a delle mani che non potrò mai stringere, a un corpo che non potrò mai abbracciare, a un sorriso che non potrò mai vedere, a un abbraccio che non potrò mai ricevere.
Odio questo tipo di sensazione: l’impotenza e la rabbia poi prendono il sopravvento, facendomi esplodere.
Mi fanno ridere, come mai nessuno è mai riuscito a fare, riescono a farlo con un video di youtube, che porta via solo una decina di minuti alla mia vita monotona e schifosa, fatta di giorni che si ripetono all’infinito.
 
1
 
-ANDREA! Esci da quella fottuta camera o ti prendo a calci nel culo!- che finezza mia madre, eh? Sbuffando, stacco le cuffie dalle orecchie, scendo dal letto e scendendo le scale di casa, mi presento davanti a mia madre.

-Che vuoi?- chiedo scocciata, appoggiandomi al tavolo con i gomiti.

-Tua zia mi ha chiamato, ti trasferirai a Milano nel suo appartamento vuoto, dove vivrai e lavorerai con lei nella sua gelateria- mi spiegò velocemente, mentre con la bocca aperta guardavo esterrefatta mia madre.

-Dimmi che è una cazzo di presa per il culo…- dissi evidentemente scioccata, okay scusate il linguaggio ma da qualcuno dovevo pur
prendere(mia madre ovviamente u.u).

-Chiudi la bocca o ti entrano i mostri. Fai la valigia che tra qualche ora parti- mi disse andando in camera sua. Io ero ancora ferma davanti al tavolo a guardare il vuoto: cambiare città, trasferirmi senza preavviso.

-CAZZO!- urlai correndo in camera.

-Linguaggio, ragazzina!- mi urlò di rimando mia madre, sembrando Captain America. Velocemente presi la valigia, buttandoci qualsiasi cosa che potesse servirmi tipo vestiti, braccialetti, libri, cuffie, scarpe e altro.

-Sei pronta? Il treno non ti aspetta- ruggisce mia madre alla porta della mia stanza. Chiudo con fatica la valigia, ma la chiudo saltandoci poi sopra, sentendo mia madre sospirare.

-Sono pronta…SONO PRONTA!- obietto alzandomi dalla valigia, sperando non esplodesse da un momento all’altro. Dritte nella macchina, velocemente mia madre mi accompagnò alla stazione, lasciandomi con un biglietto con la via della casa e il telefono di mia zia.

-Ci vediamo!- disse mia madre scappando via, per colpa del lavoro.

Orari del cavolo! Andai nel treno, con le cuffie nelle orecchie aspettando di arrivare a Milano. Siamo arrivate, io e la mia valigia.
Chiamo mia zia, giusto per dirle che sono arrivata e di darmi le chiavi dell’appartamento.
Fin qui tutto okay, ma il problema sarebbe stato il giorno dopo: quella cazzo di sveglia, mi ha quasi sturato i timpani.
Okay, devo smetterla con le parolacce, o a lavoro mia zia mi licenzia in tronco.
Mi alzo, come se fossi uno zombie, vagando per poi vestirmi e lavarmi diretta poi a lavoro.

-Sei in ritardo Andrea!- mi rimproverò mia zia, con una finta faccia cattiva in volto e le mani sui fianchi.

-Non rompere zia, che già la sveglia voleva essere uccisa- dissi acidamente.

Mia zia mi sorrise e mi strinse a sé: è completamente l’opposto di mia madre, per fortuna.
La prima settimana fu un po’ difficile ambientarsi, anche perché il genere umano mi sta sul cazzo, ovviamente, tranne i Mates eh, ma poi ho capito come andava e avevo preso dimestichezza.

Un giorno, ovviamente, andai a lavoro e quel giorno non c’era molta gente così, presi la mia agenda dove ci scrivevo qualsiasi cosa: pensieri, disegni, nomi o perfino sensazioni e racconti sui giorni passati e lo aprii scrivendoci qualcosa, insieme a qualche foto che scatto quando mi va. Quando poi, sento una voce, più che altro un urlo troppo familiare.

-PAPEREEEH!- e poi una risata, la sua risata.

Alzo velocemente gli occhi e vedo entrare Sascha, aka Anima, nella gelateria accompagnato da alcuni suoi amici.
Subito mi fiondo a terra, nascondendomi sotto il bancone, sentendo poi qualcuno picchiettare sullo stesso, impaziente.
Ficco velocemente l’agenda dietro ai miei pantaloni e mi alzo.

-S..si?- chiedo guardandolo.

Dio quanto è bello: ha i soliti capelli alzati, quel suo sorriso e le fossette da rubare proprio, un filo di barba e la maglietta ‘Saresti sacra in India’ che ADORO. Dovresti essere illegale Sascha, sì…ILLEGALE.

-Ciao! Potresti indicarci un tavolo libero?- mi chiese gentilmente, passandosi una mano nei capelli.

Annuisco come una scema e li accompagno al tavolo, prendendo le prenotazioni e portandole al ritorno.
Mentre sto per ritornare al bancone mi sento richiamare.

-Ei! Aspetta, hai perso questo…- sento poi una pausa, così impaurita mi volto di scatto e lo vedo sfogliare la mia agenda. NOOO! Corsi più velocemente che potevo e mi fiondai sull’agenda.

-Grazie, non dovevi…- dissi inginocchiandomi per riprendermi la mia agenda ma lo vedo che la sfoglia con un sorriso in volto.

-Ma sei bravissima!- disse indicando alcuni scarabocchi, proprio ritraenti la scritta Anima, St3pny e Mates.

-Ma no, non sono niente, Anima- dissi a disagio, sperando di riavere subito la mia agenda. Di colpo alza lo sguardo in mia direzione e mi sorride, con quel sorriso da cretino.

-Allora mi conosci- dice con sguardo malizioso, quello che mi fa ridere spontaneamente. Cazzo, l’ho chiamato Anima, grazie al piffero!

-Ehm…si?- chiesi alzandomi, ormai stanca di stare a terra. Mi porge l’agenda e ringrazio qualche santo mentalmente.

-Potremmo chiederti di fare qualcosa per noi, sarebbe carino… Andrea- propone leggendo il nome dal mio cartellino sulla maglia.

Okay, ma che effetto mi fa sentire il mio nome pronunciato da lui?
Sono sicura al 100% che sono rossa come un peperone e anche di essermi mimetizzata con le pareti del locale.

-Ci si vede, stay hungry stay animal!- grida andandosene con i suoi amici. Okay, questo ragazzo è tutto strano. Pensai ridendo tra me e me.

-Andrea, i clienti!- gridò mia zia. Alzai gli occhi al cielo e sbuffando andai al bancone.

I giorni successivi volevo diventare trasparente: Sascha veniva ogni giorno in cerca di me, ma io mi nascondevo sotto al bancone e mia zia faceva certe facce da sbellicarsi proprio. Poi mi diedi ammalata, per qualche giorno, visto l’insistenza di Sascha: non so perché ma da quello strano evento con l’agenda ero molto più in imbarazzo quando nelle vicinanze c’era lui.

Un pomeriggio, ero al pc a guardare appunto un video di Sascha, che ad ogni incidente su Gta V doveva mangiare delle schifezze, bleah, povero stomaco.
Quando qualcuno bussò al campanello di casa.
Andai ad aprire, solo che la mia porta non avendo lo spioncino per vedere chi fossi, aprii senza timore.
Appena vidi un Sascha selvaggio, sorridermi ed entrare clandestinamente in casa mia, quasi svenni.
Chiusi con forza la porta, posando le mani sui fianchi, osservando Sascha guardarsi intorno e sistemarsi i capelli.

-Ma che cazzo sei, uno stalker?!- sbottai all’improvviso, facendolo sbandare e scoppiare a ridere. Mio dio la sua risata: poteva essere così bella e sexy?

-Scusami se sono venuto a casa tua senza preavviso, ma al negozio eri completamente sparita- disse continuando a ridere.

-Be, se sarò sparita ci sarà pure un motivo- dissi borbottando, andando poi al pc.

-Sei sparita perché stavi vedendo i miei video?- chiese in tono divertito indicando il pc, sorridente.

-No, Sascha- dissi guardandolo serio, mentre spegnevo il monitor del pc.

-Ho chiesto a tua zia dove abitavi, perché stasera vengono i Mates a casa mia, e volevo presentarti a loro- mi informò sedendosi sulla sedia,
poggiando i gomiti sul tavolo. Incrociai le braccia e lo guardai di traverso.

-Neanche per sogno- dissi intuendo le sue intenzioni. Mi guardò con il labbro da fuori e la faccia da cane bastonato. Smettila Sascha, smettila…

-Oh e va bene! Piccolo bastardo- dissi alzandomi dalla sedia diretta al frigo, per bere un po’ di succo.

-Mi piace- sentenziò, facendomi sgranare gli occhi, con il bicchiere a mezz’aria. Lo guardai con aria interrogativa.

-Mi piace il tuo modo di ‘vivere’ e l’essere così spontanea- disse ridendo.

-Più che spontanea direi volgare- dissi bevendo.

-Nah, non credo- disse facendomi l’occhiolino. Per trenta e trent’uno non mi affogai, maledetto di un Sascha!

-Comunque sono già a casa mia- disse alzandosi dalla sedia, ridendo.

-Brutto stronzo! Sascha Burci: inizia a correre!- dissi lasciando il bicchiere per rincorrerlo. Prese in pieno mobili e spigoli, ma continuò a
correre per casa urlando come una femminuccia, fino a quando non caddi per colpa sua e lo schiacciai come una sardina.

-Ahia!- disse Sascha, senza smettere di ridere.

-Mi fanno male gli addominali- dissi alzandomi continuando a ridere. Okay, la situazione era imbarazzante, ma ci riprendemmo subito.

-Andiamo prima che mi danno per disperso- si alzò Sascha, andando alla porta.

Mi cambiai, mettendomi un pantaloncino di jeans e una maglietta, insieme al mio cappello preferito con la scritta: Mates.
Sascha è molto prudente con la macchina, pensavo fosse un pazzo anche alla guida ahahah.

-Papaaaaaà!- urlò Sascha entrando in casa. Subito venne abbracciato da Papà Vegas, che scoppiò a ridere vedendolo correre verso di lui.

-Ciao! Tu dovresti essere Andrea, giusto?- mi voltai a guardare Stefano parlarmi e imbambolata annuii.

-Noi siamo Stefano, Salvatore e Giuseppe!- disse sorridente come sempre, spostandosi il ciuffo dalla faccia. Dio mio, siete illegali ragazzi!
Sascha iniziò a fare il cretino appena Stefano accese la telecamera e iniziò il suo vlog.

-E lei è Andrea! Ci aiuterà con i design- disse puntandomi la telecamera contro.

-C…ciao- dissi salutando imbarazzata. Poi Stefano se ne andò per tutta la casa, inseguito da Sascha che iniziò a sclerare.

-Non preoccuparti, fanno sempre così- disse Giuseppe mentre editava video, come Salvatore, che mi sorrise ritornando a lavoro.

-Papaaaaà! Ci compri il gelato?- Sascha si fiondò vicino a Giuseppe che rise e scosse la testa in un no.

Io rimasi seduta sul divano in disparte, estranea a tutto quello.
Gli scleri, le risa, cose che volavano, grida e crampi allo stomaco.
Mi sembrava di guardare un loro video.

-Andrea stai parlando troppo- disse Sascha buttandosi sul divano, schiacciandomi. Eravamo troppo vicini, cazzo.
Lo spintonai, buttandolo a terra.

-Ah, e così vuoi la lotta? E lotta siaaa!- urlò Sascha prendendo un cuscino del divano e inseguendomi. Iniziai a correre e ridere per la casa, senza sapere dove andare, e mi chiusi in una camera aspettando e ascoltando i passi di Sascha allontanarsi. Finalmente se ne era andato.

-Aaaah!- urlai appena sentii Sascha urlarmi nell’orecchio, spaventandomi.

-Come cazzo sei entrato?!- sbottai con la mano sul cuore, seduta sul letto per riprendere fiato e 10 anni della mia vita. Lui ovviamente
scoppiò a ridere, indicando una porta alla fine della stanza.

-Cazzo di stanze comunicanti- dissi sdraiandomi sul letto, che aveva un piacevole profumo.

-Sei sul mio letto- protestò Sascha, facendo la voce da bambino. Sorrisi, ecco perché ha un buon odore, è il letto di Sascha. Quello dove è lui sicuramente è di Stefano visto che dormono sempre insieme.

-Quello è di Stefano, giusto?- chiesi voltandomi verso di lui, vedendolo sdraiato come me.

-Yep- annuì, guardando il soffitto per poi guardare me. Cazzo quanto è bello: con quei capelli tutti spettinati, quella maglia blu con una papera che dice ‘I don’t give a duck’ che fa ridere.

-Perché ridi?- mi chiese sorridendomi.

-La maglietta- dissi indicandola. Rise anche lui, alzandosi e iniziando a fare balli assurdi. Mi sedetti, per osservarlo meglio, nella sua completa stupidità, raggiunto poi da Stefano che irruppe in camera e iniziò a ballare insieme a Sascha, facendomi scompisciare dalle risate.



ANGOLO SCRITTRICE: Salve gente! Questa volta mi sono cimentata in una storia con i Mates! La protagonista è la ragazza nella foto al centro, ovviamente u.u, ditemi cosa ne pensate della storia!!!

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Capitolo 2
*** 2 ***


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What are we fighting for?

 
Innamorata di persone che mai vedrò, di voci alle quali non potrò mai rispondere, a delle mani che non potrò mai stringere, a un corpo che non potrò mai abbracciare, a un sorriso che non potrò mai vedere, a un abbraccio che non potrò mai ricevere.
Odio questo tipo di sensazione: l’impotenza e la rabbia poi prendono il sopravvento, facendomi esplodere.
Mi fanno ridere, come mai nessuno è mai riuscito a fare, riescono a farlo con un video di youtube, che porta via solo una decina di minuti alla mia vita monotona e schifosa, fatta di giorni che si ripetono all’infinito.
 
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-Io ho fame- dissi con il broncio, appoggiandomi al muro del salone, dove Giuseppe e Salvatore stavano ancora editando e Sascha e Stefano erano buttati sul divano.

-Anche io- disse Stefano alzando la mano.

-Posso cucinare?- chiesi, mentre vidi gli occhi di Stefano diventare a cuoricini e della bava uscire dalla sua bocca.

-Fai pure- disse Giuseppe sorridendomi. Mi misi subito all’opera, mentre stavo bestemmiando che non riuscivo ad accendere quello stupido aggeggio touch della cucina.

-Lo accendo io- sentii dire da Sascha che se la rideva.

-Stronzo- dissi a bassa voce, vedendolo guardarmi con la coda dell’occhio e sorridermi, sicuramente perché mi aveva sentito, per poi allontanarsi e lasciarmi cucinare.

-Si mangiaaa- urlò Stefano appena misi i piatti a tavola.

-Carbonara?- chiese papà Vegas. Annuii, assaggiando la pasta, che stranamente venne buona e saporita. Tutti mi fecero i complimenti, mentre vidi Sascha e Stefano farsi occhio. Iniziarono a lanciarmi la pasta addosso.

-SASCHA! STEFANO!- urlai in preda alla rabbia, alzandomi dalla sedia, completamente sporca. Scoppiarono a ridere, sicuramente per la mia faccia e reazione, accompagnati dalle risate di papà Vegas e Salvatore.

-AAAAH- ruggii andando da loro, buttando addosso a loro la pasta che avevo nel piatto.

-Ora ripulite tutto il casino che abbiamo combinato- dissi verso Sascha e Stefano che erano sporchi come me. Alla fine chi ha pulito? Io, of course.

-Andrea, vatti a cambiare. Anzi fatti una doccia-

-Spiritoso papà Vegas- dissi voltandomi vedendolo ridere: aveva in mano una maglia e un pantaloncino. Lo guardai con gli occhi socchiusi.

-La maglia è di Sascha, il pantalone di Stefano. Non chiedermi perché- disse andando poi via, lasciandomi le robe sulla sedia. Mi feci una doccia ghiacciata visto il caldo che faceva, uscendo poi per vestirmi e sistemarmi i capelli in una coda strana.

-Puoi passare qui la notte, ormai è tardi, potrai dormire nel letto di Sascha visto che è sempre lui il casinista di turno, insieme a Stefano- mi informò papà Vegas per poi andare a dormire, come tutti gli altri. Mi misi nel letto, guardando Stefanino dormire difronte a me: ci rimasi nel letto un’ora senza prendere sonno.
Andai silenziosamente nel corridoio, vedendo sul divano Sascha dormire. Presi in pieno lo spigolo del tavolino, imprecando.

-Porco…- dissi tappandomi la bocca, sperando che Sascha non si svegliasse. Era così carino da addormentato che lo fissai per un po’, per poi uscire nel balcone. Mi soffermai a guardare il cielo scuro.

-Non riesci a dormire?- sobbalzai, voltandomi.

-Cristo, Sascha mi farai morire!- dissi alzando gli occhi al cielo, sospirando.

-Ti sta bene la mia maglia- disse guardandomi maliziosamente. Avevo la sua maglia, quella che diceva: in india saresti sacra e il disegno della vacca sotto la scritta.

-Cretino- dissi ridendo, vedendo la sua faccia.

Mi tirò un pizzicotto sul fianco, facendomi spalancare la bocca per il dolore. Sorrise, ora lo ammazzo.
Iniziò così a farmi il solletico e per non gridare mi tappò pure la bocca. Si fermò, sicuramente perché capì che stavo per soffocare e noi eravamo troppo vicini, ormai stretta dalla morsa delle sue braccia intorno al mio bacino.

Mi guardò dritto negli occhi, mentre lo vidi avvicinarsi al mio volto, mentre il suo naso sfiorò il mio, quasi come se ci stesse giocando, poi inclinò il capo e mi baciò.
Chiusi immediatamente gli occhi, godendomi quell’istante, per poi portare la mano nei suoi capelli, stringendoli più forte e sentire Sascha approfondire il bacio. Mi fa impazzire il modo in cui riesce a capire i miei gesti, e poi mi fa impazzire il modo in cui mi bacia.
Appena sentiamo un rumore nella cucina e la luce accendersi, mi trascina nell’angolo del balcone, sempre e rigorosamente appiccicati l’uno all’altro.

-Shh- mi fa vicino alle labbra, per poi baciarmi ancora.

Sento che la cosa ci sfugge di mano, appena la sua mano scende dal mio bacino alla mia coscia scoperta e alza la gamba, facendomi aggrappare a lui come un koala all’albero, mentre mi spinge di più contro il muro, mentre stringo di più le mie gambe intorno al suo corpo e poggio entrambe le mani nei suoi capelli scuri e morbidi.

Qualcosa però mi da la forza di scendere da Sascha e allontanarlo da me.
Mi guarda come se avesse il fuoco negli occhi e io corro via nel bagno.
Mi lavo la faccia e mi guardo allo specchio, notando che sono un completo disastro: ho le labbra rosse e gonfie, i capelli spettinati, le guance rosse e la maglia stropicciata.

-Cazzo Burci, ti denuncio- dissi guardandomi male allo specchio. Ritornai in camera, guardando se in giro ci fosse qualcuno e appena ci fu via libera sgattaiolai nel letto. Mi svegliai per le urla di papà Vegas.

-RAGAZZI BASTAAA!- urlò esasperato. Mi guardai intorno, non notando Stefano a letto. Erano tutti svegli tranne me. Mi alzai, andando in salone da dove provenivano le grida e i rumori: tutti si fermarono appena mi videro, scoppiando poi a rifare macello come prima o forse anche peggio.

-Buongiorno anche a voi- dissi con mezzo sorriso, infastidita per il brutto risveglio.

-Siete degli animali!- urlò papà Vegas in un misto di risate e ruggiti. Mi sedetti al tavolo, bevendo un succo e scansando robe che volavano. Mi fermai appena
vidi Sascha guardarmi per poi vederlo imprecare perché Stefano gli aveva lanciato un cestino addosso.

-AHIA!- urlò Sascha ritornando a ridere e buttare cose. Presi le mie robe asciutte andandomi a cambiare.

-Io vado ragazzi, grazie per la bellissima giornata- dissi davanti alla porta, salutando tutti e filando via più velocemente possibile da lì.

-Sascha, le hai fatto qualcosa?- sentii dire da qualcuno mentre scendevo le scale.

-Aspetta Andrea!- qualcuno mi urlava alle mie spalle, mentre aumentavo il passo. Mi sentii strattonare e voltare, mentre vedevo la mano di Sascha tenermi stretta il braccio.

-Dove stai andando?- mi chiese con l’affanno per la corsa.

-A casa. Devo ritornare anche a lavoro- dissi ovvia, guardandolo mentre mi fissava nei dettagli. Smettila Sascha o ti bacio ancora.

-Non è per quello che è successo stanotte, vero?- mi chiese preoccupato avvicinandosi a me. Dio, sta vicinanza non fa bene.

-No, assolutamente- dissi fingendo un sorriso, allontanandomi da lui impercettibilmente. Lasciò subito la presa, stentando un sorriso.

-Allora ci si vede, animala- disse indietreggiando lentamente, troppo lentamente.

-Sì…- dissi già triste per quella lontananza. Lo vidi accorgersene del mio cambio d’umore e cambiò espressione.

-Fanculo- disse correndo verso di me, prendendomi il volto tra le mani e baciarmi. E dio se è poco non amarlo.

-Rimani ancora un po’ con noi- disse a pochi centimetri dalle mie labbra, giocando con i nostri nasi, mentre li faceva sfiorare giocosamente.

Sorrisi, soltanto perché riusciva a farmi stare così bene con quel cavolo di sorriso!
Mi prese per mano, salendo poi le scale insieme e mi lasciò la mano poco prima di entrare in casa.

-ECCOLA!- esclamò Sascha, seguito poi da applausi e fischi.

-Guarda Andrea! Vogliono che tu sia la nuova stella dei Mates!- m’informò Stefano, tutto felice, seguito da Giuseppe e Salvatore che approvavano.

-Ragazzi non mi sembra il caso…- non potevo, amavo Sascha sì, ma il problema non era quello.

-Sarai una dei Mates!- disse Stefano avvicinandosi a me, posando il bracco sulla mia spalla tirandomi a sé.

Era lui l’altro problema: amavo anche Stefano, cazzo! Io non sapevo chi guardare dei due: Sascha mi sorrideva, più euforico che mai, come Giuseppe e Salvatore, mentre Stefano continuava a farmi dondolare insieme a lui. Mi staccai da Stefano, con le lacrime agli occhi.

-Scusate- dissi correndo in bagno. Mi chiusi a chiave, scoppiando a piangere. Perché cazzo sto piangendo? Amo Sascha, amo Stefano…che problema ho?!

-Andrea, apri per favore- sentii dire più volte da Sascha, mentre bussava alla porta con insistenza.

-Cazzo, lasciatemi sola!- urlai rabbiosa, sentendo Sascha fermare i pugni contro la porta. Mi misi nella vasca da bagno, rannicchiata, cercando di svuotare la
testa. Non so quanto è passato ma sento rumori di finestre ma comunque non mi muovo.

-Puoi dirmi cos’hai?- mi voltai di scatto vedendo Sascha appoggiarsi al bordo della vasca, osservandomi preoccupato, mentre mi accarezzava il volto.

-Sono un fottuto casino…- dissi chiudendo gli occhi, appena appoggiò la sua mano sul mio volto.

-Siamo in due allora- disse sorridendomi.

-Cazzo ridi, che sono seria?- dissi scoppiando a ridere, trasportata dalla sua risata. Avvicinò il mio viso al suo, facendo combaciare le nostre fronti.

-Non posso essere una di voi, Sascha- dissi, staccandomi da lui, uscendo dalla vasca.

-Perché?- mi chiese avvicinandosi a me, portando le mani sui miei fianchi.

-Perché distruggerei tutto ciò che avete adesso- dissi poggiando le mie mani sulle sue, allontanandole dal mio corpo.

-Sta zitta e baciami- mi baciò, azzerando le distanze.

-Sascha…no- dissi cercando di respingerlo ma prese tra le mani i miei capelli, li strinse e approfondì il bacio. Dio, sembra di essere in paradiso.

-Ora tu esci con me…e sorridi perché sei bellissima- ha smesso di baciarmi e mi sta guardando con un sorriso sulle labbra, mentre continua a lasciarmi piccoli baci sulle labbra.

-Usciamo subito perché se continui mi ci barrico qui- dico ridendo, contagiando anche lui che apre la porta ed esce velocemente con me.

Passai l’ennesima giornata con loro, e appena credetti di essere sola telefonai alla mia migliore amica e le raccontai di me e Sascha e del fatto che mi piaceva anche Stefano, ma appena chiusi la chiamata mi vidi dietro Stefano osservarmi con sguardo serio.

L’unica cosa che pensai fu: cazzo.
Si voltò e se ne andò lasciandomi sola nella stanza.

-Ragazzi, ho un’idea!- disse Salvatore appena ritornai nel salone.

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Capitolo 3
*** 3 ***


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What are we fighting for?

 
Innamorata di persone che mai vedrò, di voci alle quali non potrò mai rispondere, a delle mani che non potrò mai stringere, a un corpo che non potrò mai abbracciare, a un sorriso che non potrò mai vedere, a un abbraccio che non potrò mai ricevere.
Odio questo tipo di sensazione: l’impotenza e la rabbia poi prendono il sopravvento, facendomi esplodere.
Mi fanno ridere, come mai nessuno è mai riuscito a fare, riescono a farlo con un video di youtube, che porta via solo una decina di minuti alla mia vita monotona e schifosa, fatta di giorni che si ripetono all’infinito.
 
3
 
-Artù!- urlai vedendo il gatto di Sascha, che è bellissimo e lo amo. Venne dritto verso di me, cercando coccole, che diedi ovviamente.

-Che bastardo! A me nemmeno mi caga!- disse divertito Sascha.

-Ragazzi, dicevo, ho un’idea: Andrea potrà essere la nostra mamma!-

-Geniale!- concordò Sascha, dando il cinque a Salvatore. Giuseppe sorrise, sicuramente d’accordo anche lui.

-Ma la mamma non ama i propri figli- disse Stefano, buttandosi sul divano. Lo guardai sorpresa da quella frase, reduce dall’essere stata beccata al cellulare e aver detto quelle cose, da lui.

-Lascialo perdere Andrea. Sta zitto Ste!- disse Sascha dandogli un colpo sul braccio, seguito da un urlo di dolore di Stefano.

-Siete tutti d’accordo?- disse Giuseppe, ovviamente tutti tranne Stefano.

-La maggioranza vince!- disse trionfante Sascha, saltando dappertutto, mentre io seduta, coccolavo Artù, che era comodo sulla mia pancia, che spaparanzato
riceveva coccole.

-Ragazzi ma non avete chiesto a me- dissi ridendo.

-Siamo noi a decidere- disse con aria buffa, Sascha.

-Non so per quanto possa andare avanti- dissi divertita. Artù invece, era bello contento delle mie coccole.

-Il più contento qui è Artù!- disse ridendo Sascha, seguito dalle risate degli altri.

La sera, decisero di registrare una nuova challenge, che consisteva nel girare la bottiglia due volte, e i due sorteggiati dovevano mangiare la metà d’uovo che gli toccava, con sopra la maionese.

-E bella a tutti, animali animale, siamo in una nuova challenge! E possiamo presentarvi anche la nostra mamma Andrea!- disse urlando e gridando per poi inquadrarmi.

-Ciao belli!- dissi più confidente.

-E possiamo iniziare!- disse Sascha posando la telecamera difronte a noi.

Il primo giro dovettero mangiare l’uovo papà Vegas e St3pny, il giro successivo capitò a Surry e papà Vegas, mentre il successivo capitò a me e Sascha, che appena capitò a noi, fece la sua faccia da pervertito seriale.

-Dai muoviti Anima, rapido e indolore- dissi con la metà dell’uovo già in bocca ad aspettare che lui prendesse l’altra metà. Come andò a finire? Che oltre all’uovo che mangiò, mi baciò il cretino.

-SASCHA! Mi hai baciato!- urlai dandogli uno schiaffo sulla spalla, così forte che si sentì proprio il rumore.

-Ahia, mi hai fatto male! Papà, mamma mi picchia!- disse correndo dietro a papà Vegas, che se la rideva.

-Ha fatto bene, figliolo. Non si bacia la mamma!- disse rimproverandolo. Scoppiammo a ridere, mentre notai Stefano guardarmi infastidito, tanto che si alzò e se ne andò.

-Bene animali, la sfida è finita se ne volete altre in compagnia di Mamma Andrea, lasciate un pollice in su e arriviamo a 35 mila mi piace! Stay Hungry- lo precedetti però.

-Stay Animals!- urlai spegnendo poi la telecamera.

-E ora Sascha avrai le botte per quello che hai fatto alla mamma- disse papà Vegas inseguendo Sascha. Riaccesi la videocamera di Sascha e divertita, commentai e continuai a riprendere: Giuseppe si era messo di peso su Sascha e lo stava sculacciando, proprio come un bambino.

Appena finì, scoppiai a ridere mentre vidi Sascha correre verso di me e urlare.

-Non la passi liscia, Andrea!- mi urlò dietro.

Corsi in camera e lasciai la telecamera ancora accesa sul comodino difronte al letto dove cercai di rifugiarmi ma Sascha arrivò e si mise sopra di me bloccandomi.

-Mi hai ripreso mentre venivo sculacciato, eh?- mi disse divertito Sascha, bloccandomi i polsi sopra la testa, avvicinandosi sempre di più al mio viso.

-Lo sai che dovrai cancellare questo video, vero?- chiesi indicando con il capo la telecamera accesa. La guardò per poi voltarsi verso di me.

-Lo terrò io questo video, tranquilla- mi sorrise, mostrando quelle favolose fossette. Mi morsi un labbro e subito si fiondò sulle mie labbra, mordendole e baciandomi.

-Sascha…- dissi tra un bacio e l’altro. Ormai era come una droga, una bellissima droga di quelle che non fanno male.

-Si?- chiese fermandosi, toccando con la punta del suo naso, il mio, sorridendomi ancora.

-Ci sono gli altri di là- dissi cercando di liberarmi. Con sguardo deluso, si alzò e si staccò da me, andando a spegnere la telecamera.

-Vado a editare- disse correndo via nel salone.

Andai nel salone a vedere la situazione e notai in un’altra camera Surry registrare un video di minecraft, papà Vegas era uscito per fare compere e Stefano era al cellulare che stava giocando, o roba simile.

-Ei- dissi sedendomi affianco a Stefano sul divano, che mi guardò per poi continuare a fissare il telefono.

-Che avevi oggi?- chiesi cercando di rompere il ghiaccio, visto il suo silenzio e la sua indifferenza.

-Assolutamente niente- disse con voce ironica.

-Come se io ci credessi, guarda- dissi alzandomi, pronta ad andare in cucina.

-Dovresti dirglielo- mi fermai appena lo sentii parlare. Mi voltai e lo osservai.

-Cosa dovrei dirgli?- chiesi a braccia conserte. Si alzò e si avvicinò a me, vicinissimo al mio volto.

-Quello che hai detto al telefono- disse osservandomi con cura.

Restammo così a guardarci per qualche minuti che sembrò non finire mai, per poi allontanarsi da me e andare nella sua camera.
Respirai, come se fossi rimata in apnea, maledetto.
Andai in cucina, vedendo Sascha al pc, editare e ridere da solo.

-Te la ridi eh?- chiesi sorridente, vedendolo così felice, mentre mangiava un Pan gocciolo.

-Come non farlo?- chiese divertito, continuando a ridere.

-Dovresti smetterla con i Pan goccioli, diventerai obeso- dissi ridendo, mentre bevevo il succo.

-Ei! Non è vero e poi sono regali dei miei fan!- disse mostrando la carta con firme dei suoi fan.

-E poi non sono grasso- continuò alzandosi in piedi e alzandosi la maglia, facendomi vedere il suo fisico.

-Ma copriti!- dissi lanciando uno scatolo vuoto affianco a me, contro di lui, beccandolo in pieno.

Corse velocemente verso di me, iniziando a farmi il solletico, mentre sbattevo freneticamente i piedi a terra cercando di fermarlo.

-Basta, ti prego ti prego ti prego!- dissi sperando che non mi esplodesse il cuore.

Sascha si fermò, stranamente e appena riuscii a finire di ridere, lo vidi guardare alla nostra destra e vidi Stefano a guardarci, male ovviamente, per poi continuare a camminare verso il bagno.

-Ma che problemi ha?- mi chiese Sascha guardandomi preoccupato.

-Non lo so- dissi incerta. Sascha, mi lasciò un bacio veloce sulle labbra per poi ritornare a editare, mettendosi le cuffie.

Decisi di andare in camera da Stefano, appena sentii che uscì dal bagno e con passo veloce aprii la porta: si voltò a petto nudo, con ancora la maglia nelle mani.

-Non si bussa?- chiese posando la maglia sul letto, voltandosi a guardarmi e a mostrare il suo fisico. Chiusi la porta alle mie spalle e mi avvicinai a lui.

-Non cambiare argomento. Che problemi hai?- chiesi irritata, guardandolo negli occhi nocciola scuro. Increspò le labbra e rispose.

-Sei tu il mio problema!- disse indicandomi.

Scossi la testa non capendo, mentre mi distrassi guardando il suo corpo, che devo dire non era messo male.
Mi sorpassò, chiudendo a chiave la porta per poi avvicinarsi ancora a me.

-Stai facendo il doppio gioco, Andrea- disse contrariato.

-Doppio gioco? Mai avuto una fan a cui piace più di un Mates!? Ma che dici Ste?!- sbottai, capendo dove volesse andare a parare.

-E’ questo il problema: mi piaci- mi ritrovai la sua mano sul collo e le sue labbra sulle mie.

Strabuzzai gli occhi, sorpresa da quel gesto, inaspettato.
È inutile dire che approfondii il bacio, posando le mie mani intorno al suo collo.
Lentamente e affannati ci staccammo, lui con sguardo basso e io imbarazzata.
Si rimise un’altra maglia uscendo dalla stanza e gridando che andava a fare due passi.
Intanto che io ancora cercavo di riprendermi, sentii ritornare Giuseppe, con pizze per tutti.

-Pizza!- sentii urlare da Sascha. Sorrisi e decisi di raggiungere gli altri che appena mi videro mi sorrisero e mi tesero una fetta di pizza.

-E Stefano?- chiese Giuseppe, mentre addentrava la pizza.

-E’ uscito- rispose Sascha, strafogando la pizza.

-Sei proprio un maialino- dissi ridendo, verso Sascha che fece una faccia da pervertito facendomi ridere ancora di più, seguito dalle risate degli altri.

-Si scalderà poi la pizza nel microonde, Giuse- disse Surry.

Finito di mangiare, Giuse e Salvatore andarono nella loro camera a registrare un video insieme mentre io e Sascha decidemmo di vedere un film nella sua stanza.

-Posso scegliere io il film?- chiesi verso Sascha, che si era già buttato sul letto, disfacendolo.

-Si, ma niente cose troppo sdolcinate- disse ridendo, buttandomi un cuscino.

-Ma che romantico ahah IO SONO LEGENDA!- dissi buttandogli il cuscino di rimando, mettendo il film, appunto Io sono legenda.

Raggiunsi Sascha e mi sedetti affianco a lui, per poi venir spostata e buttata sul suo petto, abbracciandomi.
Scossi la testa ridendo e continuammo a vedere il film. Mentre stavamo vedendo il film, Sascha iniziò ad accarezzare, giocare e stringermi le mani.
Ma quanto affetto? Chiesi mentalmente a me stessa.
Avvicinai la sua mano alla mia bocca e gliela morsi, sentendo un urlo da checca di Sascha.

Scoppiai a ridere, spostandomi per vederlo.

-Ma sei un animale!- urlò massaggiandosi la mano appena morsa, guardandomi spaventato.

-AHAHAH ho imparato pur da qualcuno- dissi facendo riferimento a lui.
Velocemente mi prese in braccio, mentre continuavo a buttargli pugni sulla spalla per scendere.

-Fammi scendere!- dissi continuando a ridere, sentendo ridere anche Sascha.

Quando si bloccò, vidi Stefano alla porta, al contrario.
Subito mi lasciò a terra, Sascha, schiarendosi la voce.

-Devo dormire- disse atono Stefano, passandoci accanto.

-Vado anch’io. Notte- mi disse sorridendomi per poi chiudere la porta. Mi voltai verso Stefano e lo guardai.

-Fatto una bella camminata?- chiesi sedendomi sul letto, guardandolo voltarsi e guardarmi. Uno sguardo che diceva: so cosa avete fatto.

-Abbiamo solo visto un film, smettila- dissi riferendomi al suo sguardo.

Si avvicinò a me, posando le mani sul letto, al bordo letto ai lati dei miei fianchi, abbassandosi all’altezza del mio volto.

-Non la smetto- disse osservandomi, facendo passare il suo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi.

Mi morsi un labbro, per la tensione che c’era tra di noi.

-Se continui così, te lo mordo io il labbro e non solo- disse allontanandosi da me, con un sorriso in volto.

Mi ficcai velocemente sotto le coperte: in che diavolo di situazione mi sono cacciata?

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Capitolo 4
*** 4 ***


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What are we fighting for?

 
Innamorata di persone che mai vedrò, di voci alle quali non potrò mai rispondere, a delle mani che non potrò mai stringere, a un corpo che non potrò mai abbracciare, a un sorriso che non potrò mai vedere, a un abbraccio che non potrò mai ricevere.
Odio questo tipo di sensazione: l’impotenza e la rabbia poi prendono il sopravvento, facendomi esplodere.
Mi fanno ridere, come mai nessuno è mai riuscito a fare, riescono a farlo con un video di youtube, che porta via solo una decina di minuti alla mia vita monotona e schifosa, fatta di giorni che si ripetono all’infinito.
 
4

 
Quella sera era davvero difficile dormire e continuavo a cambiare posizione sperando di trovare quella giusta ma niente.

-Non riesci a dormire?- sentii la voce di Stefano, nel buio, farmi spaventare.

-No- dissi scoprendomi per il caldo.

-Vieni- disse, sentendolo battere più volte la sua mano sul letto.

Sbuffai, ma successivamente mi alzai e andai sul suo letto.
Appena mi sdraiai, diedi le spalle a Stefano, che subito mi tirò a sé, stringendomi e posando il suo braccio sul mio fianco e appoggiare la mano sul mio addome. Mi vennero i brividi, e non fu per il freddo dato il caldo che faceva quella sera.

Il respiro di Stefano era regolare, sentendolo contro il mio collo che a intervalli si scontrava con la mia pelle.
Chiusi gli occhi e stranamente riuscii a prendere sonno.
Mi svegliai per colpa del sole che entrava dalla finestra e mi ritrovai da sola nel letto, sentendo silenzio in casa.
Mi alzai e andai in cucina trovando un bigliettino con una scritta.

-Siamo andati a fare due passi e a registrare tutti insieme. Mates- lessi ad alta voce.

Mi vestii, perché era ora di ritornare a casa e a lavoro.
Appena arrivai in gelateria mia zia mi sorrise, senza chiedermi nulla.

-Zia, scusa se sono stata assente ma ho avuto delle visite inaspettate. Ti ricordi Sascha, il ragazzo che mi cercava sempre?- le chiesi vedendola sistemare alcune carte in ufficio.

-Sì, perché?- mi chiese distrattamente.

-Perché lui è uno youtuber e insieme ad altri come lui, hanno formato un gruppo che io seguo e siamo stati insieme questi giorni- spiegai, incerta della sua reazione.

-Sono felice! Non preoccuparti se non sei venuta, non abbiamo avuto problemi. Puoi andare ora- mi disse sorridendomi, invitando ad andare via dall’ufficio.

Ritornai al bancone della gelateria e iniziai a lavorare: per quanto possa essere strano mi era mancato lavorare, quelle quattro pesti mi hanno mandato il cervello in pappa, specialmente Sascha e Stefano.

-Andrea!- sentii urlare da una voce troppo familiare.
Alzai lo sguardo dalla mia agenda e vidi correre verso di me Sascha, seguito poi da Stefano, Salvatore e Giuseppe.

-Ancora con quell’agenda? Mi ricorda il nostro primo incontro- disse sorridendomi Sascha, con quelle fossette, mentre uscivo dal bancone e li invitavo a seguirmi ad un tavolo libero. Sascha non la smetteva di fare lo scemo e ridere, mentre Stefano lo seguiva a ruota, ammoniti poi da papà Vegas che con uno schiaffo ad entrambi li fece finire.

-Guarda papà, che bei disegni che fa la mamma!- disse Sascha rubando dalla mia tasca la mia agenda, dove ho tutti i miei disegni e il resto.

-Ma sei brava!- disse Giuseppe, seguito da Salvatore che approvò con un pollice in su.

-Ma non è niente, davvero- dissi imbarazzata, gesticolando.

Sascha, mi sorride dolcemente, stringendomi una mano e facendomi arrossire ancora di più, mentre vidi con la coda dell’occhio Stefano osservare quel gesto, che Giuseppe e Salvatore non avevano visto. Subito allontanai la mano da quella di Sascha che mi guardò deluso, osservando poi Giuseppe e Salvatore.

-Io vado, quando avete finito chiamatemi- dissi sorridendo a tutti e quattro.

Appena mi allontanai sentii una sedia spostarsi e io alzai il passo, dirigendomi in una stanza accanto all’ufficio.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi allontanai, sperando che non si aprisse ma si aprì.

-E’ successo qualcosa?- Sascha chiuse la porta e si avvicinò a me preoccupato.

-No- scossi la testa. Ma Sascha non era sicuro della mia risposta e posando una mano sul mio collo mi osservò meglio.

-Non ti piaccio più?- con tono deluso e sguardo preoccupato mi chiese con tono basso. Gli diedi un colpo sulla spalla.

-Ma che dici?- dissi arrabbiata da quell’affermazione. Il suo sguardo mutò così come la sua espressione ora diventata sorridente.

-E allora perché hai scacciato così la mia mano?- chiese unendo le nostre mani libere, lungo il mio fianco.

-Non lo so Sascha, è tutto così strano e improvviso- dissi guardandolo preoccupata.

-Lo so ma tu mi piaci, molto. Dobbiamo andare in piscina, ti va di venire?- mi chiese alzandomi il volto con le dita sotto al mento.

-Certo- dissi sorridendogli.

-Allora dico che loro possono andare, andiamo a casa tua così ti cambi e andiamo insieme, che ne dici?- mi chiese continuando a sorridermi.

-Va bene. Andiamo dai- dissi andando alla porta ma mi bloccò.

-Prima ti bacio- disse voltandomi, con le mani sui miei fianchi e baciandomi lentamente.
Dopo quel bacio uscimmo dalla stanza, pagarono il conto e io avvisai mia zia dei progetti del giorno e andai insieme a Sascha a casa, per cambiarmi.

-Fai come se fossi a casa tua- dissi chiudendo la porta.

-PAPEREEEH!- disse buttandosi sul divano. Scoppiai a ridere sperando che non me lo abbia rotto dato il suo lancio poco gentile.
Andai in camera, trovai il costume e appena rimasi in intimo mi avvicinai allo specchio lungo per guardarmi al lato della coscia.

-Ma che cazzo…?!- urlai notando un livido sulla coscia. Vidi dallo specchio, Sascha, appoggiato allo stipite della porta guardarmi a braccia conserte.

-Cosa succede?- mi chiese sedendosi sul letto, guardandomi curioso.

-Livido- dissi indicandolo. Sascha stava guardando tutto, tranne che il livido.

-Hai finito?- chiesi a braccia conserte, divertita dalla sua faccia.

-Che c’è? Non posso guardarti? Non sembri imbarazzata- disse indicandomi.

-Molte ragazze sarebbero in imbarazzo, ma a me non fa questo effetto: è come avere il costume solo che è intimo. Però ora devi uscire che devo mettermi il costume- dissi cacciandolo, ridendo.

-Va bene, va bene. Me ne vado- disse alzando le mani.

Mi preparai e appena fui pronta, andammo con Sascha in piscina.
In piscina oltre a noi cinque, c’era anche Sabrina, cugina di Sascha anche lei una youtuber.
Ci sistemammo sulle sdraio, mi misi gli occhiali da sole, notando Sascha e Stefano guardarmi.
Portavo un costume a due pezzi, color salmone, molto semplice.

-Abbiamo fatto conquiste- disse Sabrina sdraiandosi accanto a me.

-Dici?- chiesi sorridendo, vedendola annuire.

I ragazzi iniziarono a giocare, facendo tutti, con ciambelle e coccodrilli, con scherzi e partite molto movimentate.
Il caldo si sentiva e decisi di fare un bel tuffo. Poggiai gli occhiali sulla sdraio e avvicinandomi al bordo piscina mi buttai, rinfrescandomi.
Risalii a galla, sistemandomi i capelli che mi erano finiti davanti agli occhi e mi spaventai vedendo Sascha difronte a me, farmi una faccia buffissima.

-Sascha!- urlai ridendo. Rise anche lui e venne dritto verso di me, con le mani sui miei fianchi e subito allacciai le mie gambe al suo bacino.
Appena iniziò ad avvicinarsi al mio viso, lo guardai male, ricordando dove eravamo.

-Non siamo soli- dissi levando le gambe dal suo corpo, mentre sbuffò, sistemandosi i capelli bagnati all’insù.

Gli misi le mani sulla testa e lo buttai sott’acqua. Riuscì a liberarsi prendendomi in braccio mentre iniziai a urlare e ridere.
Salì dalle scale della piscina e mi buttò di nuovo dentro. Risalii, senza smettere di ridere, mentre vidi Stefano parlare con Giuseppe che annuiva e lo salutava. Velocemente uscii dalla piscina e mi avvicinai a Giuseppe.

-Dov’è andato Stefano?-

-Ha detto che deve stare via per due giorni, e che dovevamo spostare i video da fare insieme al gruppo per un’altra volta. Può darsi che deve andare dalla Marina- mi spiegò per poi buttarsi in acqua con Salvatore, Sascha e Sabrina.

Passammo la giornata lì, in piscina e mangiammo una cosa giusto per poi ritornare a bagnarci e giocare.
Nei due giorni successivi, vidi poco e niente Sascha e gli altri, dato che dovevano recuperare i video non fatti e quindi non ci vedemmo per nulla.

Era domenica pomeriggio e io ero al pc a sentire musica quando qualcuno bussò alla mia porta.
Andai ad aprire e vidi Stefano, entrare con delle carte in mano. Insospettita dalla sua visita, mi avvicinai al tavolo, dove aveva appoggiato delle carte e me le indicò.

Presi queste carte e iniziai a leggerle: riguardava qualcosa sulle stelle o qualcosa del genere.
Non capendo lo guardai.

-Non capisco Stefano, cosa sono queste carte?- dissi appoggiandole sul tavolo e indicandole. Guardò le carte e sorrise, per poi alzare lo sguardo verso di me.

-Ho comprato una stella e ha il tuo nome- guardai le carte, per poi guardare di nuovo Stefano, confusa e nello stesso tempo felice.

-Perché l’hai fatto?- chiesi sorridente, sorpresa da questo fatto.

-Perché meriteresti la Luna, ma non posso comprartela, purtroppo- disse avvicinandosi lentamente a me, posando la sua mano sul mio collo, osservandomi sorridente.

Il suo sorriso, quello sguardo dolce e caloroso, le sue mani delicate ma decise.
Fece sfiorare i nostri nasi, per poi baciarmi lentamente, assaporando ogni centimetro delle mie labbra.
Quel bacio venne interrotto dal campanello di casa.

-Chi è?- urlai, per poi lasciare un bacio veloce a Stefano, che mi sorrise.

-Sono Sascha!- mi urlò. Appena Stefano sentì così, mise via le carte e mi invitò ad andare ad aprire la porta.

-Volevo vederti- disse Sascha, appena mi vide, pronto a baciarmi ma si fermò appena vide Stefano, lasciandomi un bacio sulla guancia come se nulla fosse.

-Ei Stefanino! Sei ritornato!- disse andando a salutarlo.

-Sì, sì…- disse sorridendo, ricambiando l’abbraccio, mentre mi osservava con cura.

-Vi va di rimanere? Ordiniamo una pizza- proposi, sorridendo ad entrambi che si guardarono e annuirono.  

Scegliemmo un film mentre aspettammo l’arrivo delle pizze e una volta mangiato, ci sedemmo sul divano e guardammo il film: io ero in mezzo ad entrambi, rimanendo immobile e non sbilanciandomi da nessun lato.

Il buio regnava oltre alla luce del film che illuminava solo i nostri volti, e lentamente entrambi cercarono le mie mano, ritrovandomi a stringere la mano di Sascha alla mia sinistra e quella di Stefano alla mia destra.

Appena il film finì, staccai le mani velocemente da entrambi.

-Si è fatta una certa ora- disse Stefano alzandosi.

-Ho le camere degli ospiti. Se volete, potete dormire nelle stanze, sono due se volete, sempre- dissi guardandolo che erano stanchi entrambi.

-Non è un problema?- chiese Sascha preoccupato e assonnato.

-No ragazzi, davvero. Almeno non rimango da sola- dissi imbarazzata. Ma che diavolo dico: almeno non rimango da sola?

-Andata allora!- disse Sascha, per poi indicare le stanze ad entrambi. Mi cambiai, mettendomi la maglia e il pantaloncino del pigiama, dato il caldo.

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Capitolo 5
*** 5 ***


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What are we fighting for?

 
Innamorata di persone che mai vedrò, di voci alle quali non potrò mai rispondere, a delle mani che non potrò mai stringere, a un corpo che non potrò mai abbracciare, a un sorriso che non potrò mai vedere, a un abbraccio che non potrò mai ricevere.
Odio questo tipo di sensazione: l’impotenza e la rabbia poi prendono il sopravvento, facendomi esplodere.
Mi fanno ridere, come mai nessuno è mai riuscito a fare, riescono a farlo con un video di youtube, che porta via solo una decina di minuti alla mia vita monotona e schifosa, fatta di giorni che si ripetono all’infinito.
 
5

 
Potevo riuscire a dormire? Nah, troppo bello.
Alla fine mi alzai, andando nella cucina, vedendo la finestra del salone aperta e qualcuno a petto nudo fuori al balcone.
Mi avviai nel balcone, avvicinandomi alla sagoma, per poi riconoscerla.

-Stefano…- sussurrai, vedendolo voltarsi a guardarmi per poi osservare in cielo.

-Potrebbe essere ovunque- disse abbozzando un sorriso.

-Cosa?- chiesi non capendo, appoggiando le mani sulla ringhiera fredda.

-La tua stella- disse voltandosi a guardarmi. La luna illuminava entrambi, facendo sembrare ancora più bello Stefano, più di quanto già non lo sia.
Avvicinò la sua mano alla mia, stringendola nella sua, facendomi sussultare.

-Stefano, dobbiamo sistemare questa…cosa- dissi indicandoci.

-Deve solo non saperlo, è facile- disse avvicinandosi a me. E dio sa solo quanto quella nostra poca distanza mi stava uccidendo.

-Non è ‘facile’- dissi alzando lo sguardo verso di lui.

-Non sei tu quella contesa da due persone- dissi allontanandomi.

-Va bene- disse solo, per poi sentirlo prendere le sue cose e andare via.

Sbuffai, ritornando in camere. Riuscii a prendere sonno e mi risvegliai con strani rumori.
Decisi di alzarmi e andare nel salone, ritrovandomi davanti questa scena: Sascha era in boxer, sulla mia sedia a giocare a Fifa.

-Ma si, vieni! PAPEREEH!- si fermò appena si alzò dalla sedia pronto a dare un pugno ad essa, osservandomi già che rideva.

-Ma che cazzo fai?- scoppiai a ridere, notando la videocamera accesa sul televisore.

-Registravo mentre tu dormivi, ma ti sei svegliata- disse con voce da cucciolo.

Si girò e spense la telecamere voltandosi di nuovo verso di me, sorridente.
Corsi verso di lui e gli saltai addosso, allacciando le mie gambe al suo corpo, baciandolo.

-Ciao…- mi sussurrò dolcemente vicino alle labbra, guardandomi.

-Ciao- risposi ridendo, scendendo da lui e andando in cucina.

-Vuoi un po’ di caffè?- chiesi voltandomi, vedendolo sistemare la play, praticamente semi nudo.

-No grazie, ho già fatto colazione- disse rispondendomi distrattamente. Continuai a fissarlo, a fissare il suo corpo, ovviamente.

-Hai finito di divorarmi?- si fermò con le mani sui fianchi, sorridente, per poi infilarsi i pantaloni, rimanendo a petto nudo.

-Mmh, fammici pensare…no- dissi raggiungendolo.

Prese i fianchi e mi avvicinò a sé.
Sistemai i suoi capelli, com’è solito fare per poi lasciare le mani sulle sue spalle scoperte.

-Devo editare e pubblicare, ma l’unica cosa a cui riesco a pensare sei tu. La vuoi smettere di essere nella mia testa?- disse con voce bassa, sfiorando il mio naso con il suo. Feci scorrere le mie mani dalle sue spalle nei suoi capelli, stringendoli e accarezzandoli.

-Be, puoi sempre andare. La porta è lì…- dissi osservandolo divertita, per poi lasciargli un bacio umido vicino alle labbra.

-Stronza- disse ruggendo, per poi buttarsi sulle mie labbra, rapendole con le sue. Era famelico, affamato e insaziabile. Portò le sue mani nei miei capelli stringendoli per avere più controllo su di me.

-Devo andare a lavoro- dissi ansimando, con il fiatone.

-Dovrei anch’io- disse stringendo il mio labbro tra i suoi denti. Sorrisi, vedendo fare lo stesso da lui, per poi allontanarsi e rivestirsi.

-Posso usarlo?- disse indicando il pc. Annuii velocemente e mi andai a cambiare.

Lasciai un bacio veloce sulla guancia di Sascha e andai a lavoro.
Mentre svolgevo i compiti in gelateria il telefono mi squillò e lessi il messaggio.

Numero sconosciuto: esci dalla gelateria, ti aspetto vicino alla moto.
Avvisai mia zia, mi levai il grembiule e uscii fuori, vidi Stefano appoggiato ad una Yamaha FZ, che mi guardava serio, con le braccia conserte.

-Cosa ci fai qui?- chiesi appena ero vicina a lui. Mi allungò un casco e se ne mise uno lui.

-Sali in moto- disse sedendosi sulla moto.

Alzai gli occhi al cielo e misi il casco per poi sedermi dietro di lui e allacciare le mani intorno al suo busto.
Una volta arrivati a casa, si fermò e mi fece scendere.

-Volevo solo dirti che devo partire. Andrò da Marina, la mia ragazza, e la lascerò- rimasi sconcertata da quelle sue parole.

-C…cosa farai? Lascerai la tua ragazza?- chiesi scioccata.

-Sì- rispose annuendo.

-Ma perché?!- dissi non capendo, gesticolando.

-Perché amo te, non lei- disse velocemente, mettendosi in moto, accendendola.

-Ci rivedremo, promesso- disse sgommando via.

Passò un po’ di tempo, da quando Stefano partì e con esso ci furono anche dei cambiamenti: io continuai ad essere la mamma dei Mates davanti ai loro fan, ma ero anche la ragazza di Sascha.

-Appena arriveremo al Comicon, diremo a Stefano di noi- mi fermai di botto, fermandomi con il cucchiaio a mezz’aria davanti alla pentola.

-Sascha non penso sia il caso…- dissi voltandomi verso di lui.

-E perché? Giuseppe e Salvo lo sanno già- disse continuando ad editare al pc.

-Ma loro erano con noi. Stefano non lo vediamo da quasi due mesi- dissi con voce preoccupata. Sascha tolse lo sguardo dal pc volgendolo verso di me e mi sorrise.

-Non preoccuparti, conosco Stefano, gli farà piacere Andrea- disse per poi continuare a editare.

Sorrisi a stento e ritornai a cucinare. Il giorno dopo affrontammo il viaggio per il Comicon e appena ci dissero dove eravamo situati, aspettammo l’arrivo di Stefano con ansia. Io continuavo a camminare per la stanza, tremante e ansiosa.

Appena lo sentii salutare i suoi compagni, mi fermai a guardarlo: mi stava squadrando, con un bellissimo sorriso sul volto.
Lasciò le borse e si fiondò su di me abbracciandomi forte, facendomi rimanere senza fiato.
Appena sentì la voce di Sascha, si staccò da me per guardarlo.

-Stefanino, io e Andrea dobbiamo darti una notizia- a questa frase, volevo nascondermi, notando lo sguardo di Stefano andare freneticamente da me a Sascha, facendomi preoccupare ancora di più.

-Spara fratello- lo incitò Stefano vedendo il suo silenzio.

-Io e Andrea stiamo insieme- vidi il sorriso di Stefano spegnersi, facendo spazio ad un’espressione arrabbiata e scossa.

Si voltò verso di me, e non lo riconobbi: il suo sguardo era furente, carico di rabbia. Si voltò verso Sascha, dandogli un pugno.

-Ma che…Ste che ti prende?!- urlò Salvatore aiutando Sascha ad alzarsi da terra.

-Cazzo!- urlò Stefano buttando un altro pugno affianco al muro vicino a me, uscendo poi dalla stanza. Strinsi i pugni e mi si strinse anche il cuore.

-Lo sapevo, lo sapevo!- dissi più volte, muovendomi nella stanza.

-Cosa sapevi?- mi chiese Giuseppe, avvicinandosi a me e fermandomi.

-Che l’avrebbe presa male!- Giuseppe mi guardò strano, non capendo a cosa mi riferissi.

-Se ne farà una ragione!- disse Sascha, pulendosi il sangue che gli usciva dal naso.

-Non se la farà mai- dissi rispondendo a Sascha.

-Che si fotta allora! Io amo te, Andrea, questo conta per me ora- disse sbattendo il pugno sul tavolo su cui era seduto, furioso.

Uscii dalla stanza, avvisandoli di iniziare l’incontro con i fan senza di me.
Piansi, trovando un posto dove appoggiarmi e calmarmi.

-Hai scelto lui alla fine…- la voce calda e bassa di Stefano, mi fece voltare, ritrovandolo con il volto basso e la mano sanguinante.

Mi avvicinai a lui, toccandogli delicatamente la mano e alzandogli il mento con un dito.
Sprofondai appena vidi quegli occhi scuri, iniziando a piangere silenziosamente.

-Lo sai come sono stato questi due mesi senza di te? Sono stati insignificanti, privi di vita, privi di felicità e senso. Tu metti un significato alla mia vita, il tuo sorriso, i tuoi occhi mi fanno vivere come non ho mai fatto- avvicinò la sua fronte alla mia, posando la mano sul mio collo, chiudendo gli occhi.

-Io lo amo, Stefano…ma amo anche te, è inevitabile- dissi avvicinandomi più a lui, portando le mani nei suoi capelli, sentendo le sue labbra sfiorare le mie, per
poi baciarmi.

Un bacio lento e pieno di significato.
Un bacio a stampo che mi diede mille brividi per tutto il corpo.

-Ti amo come mai in vita mia. Rinuncerei alla mia vita per farti sorridere-

-Smettila Stefano- dissi intristendomi ancora di più. Mi guardò dubbioso di quella mia frase.

-Dobbiamo sistemare le cose. Devo andarmene o finirete per sciogliervi-

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