Una Vita che non c'è: Il Diario di Nives

di BilanciaDream8280
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Molti si chiederanno come abbia potuto innamorarmi di un uomo senza anima né sentimenti, che prova gusto nell’uccidere e che ha una paura matta di morire. Altri invece vorrebbero sapere i suoi più grandi segreti, chi per ammirarlo, chi per distruggerlo. Forse non tutti sanno il suo nome reale, forse solo io posso chiamarlo in quel modo, o forse no.

Non riesco a descrivere i miei sentimenti, le mie emozioni e i miei ricordi, ed è per questo che ho modificato questo diario in modo da poterli contenere, in modo da poterli mostrare e conservarli per sempre.

 

Amor vincit omnia

 

1 Come tutto ebbe inizio.
 

Sin dal mio primo anno ad Hogwarts, mio fratello Algor ha sempre cercato di escludermi. Si è vero, lui era più grande di me e non mi voleva tra i suoi amici, ma io volevo solo stare con qualcuno e, tra le mie coetanee Serpeverde e i ragazzi più grandi di me, come è ovvio, preferivo inserirmi tra gli amici di Algor.

Ma, come ho scoperto in seguito, c’era un altro motivo che spingeva mio fratello ad escludermi…

 

 

 

…La Sala Comune dei Serpeverde era addobbata a festa, le luci opache e l’odore di strani incensi regnavano in quell’enorme stanza. La musica psichedelica che riproduceva una vecchia radio rubata dall’ufficio di Gazza, invadeva i timpani dei ragazzi che, per parlare, avevano bisogno di urlare.
Un gruppo di Serpeverde del sesto e settimo anno se ne stavano in disparte in un angolo della stanza separata dal resto della confusione da tende verdi e argento messe lì per l’occasione.
La maggior parte dei ragazzi non badava a loro, non perché non volessero ma perché i fumi degli incensi, la burrobirra e il trambusto della musica, li stavano stonando a dovere.

Una ragazza, appena entrata nella Sala Comune, con ancora indosso la divisa scolastica, si apprestava a posare i pesanti libri che portava con sé su uno scaffale troppo alto per essere raggiunto da ubriaconi barcollanti e persone troppo curiose.
I capelli neri di lei, le arrivavano quasi fino al fondoschiena, lisci come spaghetti, la gonna corta mostrava le gambe snelle della ragazza e il colore del viso pallido metteva in risalto le labbra carnose e rosse come il sangue.

«Nives! Dove sei stata finora?»

 

La ragazza fece finta di non sentire la voce dell’amico nonostante avesse urlato per sovrastare il frastuono della musica psichedelica. Si diresse svelta e decisa verso la saletta separata dalle pesanti tende ed entrò veloce.
Appena fu dentro, i volti dei ragazzi presenti si voltarono tutti contemporaneamente in direzione della ragazza.
Lì la musica era appena percettibile, avevano evidentemente fatto un incantesimo per non rischiare di perdere i timpani.
«Che ci fai qui?! Esci!» era Algor, il fratello.
«Non si può stare di là! C’è troppa confusione, fatemi rimanere qui.» fu la replica della ragazza.
Ora Algor aveva preso la bacchetta e la impugnava con decisione contro la sorella. «Esci. Ora.»
Dopo qualche secondo, Nives uscì da lì furiosa e, recuperando i libri con un incantesimo, si ritirò nel dormitorio femminile. Non amava affatto la confusione e l’odore di quegli incensi!

Un senso di tristezza invase la stanza dove ora Nives si trovava…

La ragazza si stese sul letto ed iniziò a piangere.

Ora, insieme alla tristezza, nella stanza aleggiava il rumore dei suoi pensieri.

Cosa ho che non va? Perché sia Algor che Cissa mi escludono? Lei è mia cugina! Dovrebbe essermi complice ed invece non fa che assecondare mio fratello!

Il ricordo ora iniziava a sfumare, non si distinguevano più gli oggetti ed ora era tutto grigio ….

 

 

La scena era cambiata, gli alberi e il verde delle piante erano i padroni, sparsa qua e là c’erano delle panchine di pietra, gli studenti di Hogwarts passeggiavano nel giardinetto mentre si godevano lo spacco tra le ore mattutine e quelle pomeridiane.
Su una di quelle panchine marmoree, una ragazza bionda e pallida era in compagnia di un ragazzo alto e snello, dai capelli più lunghi e più biondi dei suoi, quasi bianchi. Ridevano e si baciavano fin quando non arrivò Nives ad interromperli.
La ragazza irruppe violenta vicino ai due. «Perché non mi aiuti, Cissa?» furono le sue parole.
«Cosa vuoi gnomo?! Non convincerò gli altri a farti entrare nel gruppo! Sei una mocciosa! Vero Lucius?!»
Il ragazzo dai capelli quasi bianchi iniziò a ridere per poi assecondare la sua ragazza «Ora va via, siamo indaffarati qui!» disse riprendendo a baciare Narcissa.
Nives si allontanò dai due per raggiungere il suo amico, un ragazzo dalla carnagione olivastra e i capelli lisci e neri.
«Perché vuoi stare con loro, Nivee?» il tono di voce di Severus le fece capire che più che una domanda era un vero e proprio rimprovero.
«Sev io non voglio stare con loro!» disse Nives indicando, con un cenno della testa, il gruppetto di Serpeverde del primo anno composto quasi unicamente da ragazze che ora stavano parlando e urlando come oche giulive.
«Cosa credi che il gruppo di tuo fratello sia meglio? Sono esattamente come loro se non peggio! E poi non ti basto io come amico?».
«Oh Sev! Non intendevo questo! Scusami…». Nives si buttò tra le braccia del ragazzo e proprio in quel momento passò suo cugino seguito dalla sua banda di amici.
«Nives! Non posso crederci! Sei caduta così in basso cugina mia!»
La ragazza si staccò velocemente da Severus e di nuovo un senso di rabbia invase la scena.
«Se lo dice un Black smistato in Grifondoro che sono caduta in basso allora mi offendo.» disse Nives ironicamente schernendo il cugino.
il viso del ragazzo ora era diventato rosso dalla rabbia.
«Sirius non ascoltarla. Ricordati che è l’unica ad avere il coraggio di abbracciare Piton “Capelli d’olio”, è già umiliante così». Tutto il gruppetto rise alle sue parole per poi andarsene soddisfatti.

Quanto ti vorrei picchiare, James Potter. Ed un giorno lo farò.

«Non ascoltarli, Sev. Loro non valgono niente.» Nives si girò per rincuorare il suo amico che ora non c’era più. Era scappato in lacrime dal giardino e lei sapeva benissimo perché. Non solo quei cretini lo avevano umiliato, ma lì c’era anche quella Lily che aveva ascoltato tutto…
Nives squadrò la giovane Grifondoro con fare arrabbiato per poi andarsene alla ricerca di Severus…

 

Nuovamente il ricordo iniziò a sfumare in una serie di grigi e, appena il tutto terminò, Crystal venne catapultata di nuovo sul letto in cui era stesa prima di riuscire ad aprire il diario della madre…







**
Ciao ragazzi! Questa storia è il "Prequel" di UNA VITA CHE NON C'E' per questo vi consiglio di andare a leggerla per capire meglio l'ambientazione! Un avvertimento: i capitoli che verranno pubblicati in seguito non saranno sempre in ordine cronologico ma ciò sarà specificato oppure fatto intendere durante la narrazione. Spero che l'inizio, anche se breve, vi piaccia :)

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Capitolo 2
*** 2 ***


2 Rabbia.

Non ho mai sopportato essere mancata di rispetto. Soprattutto se era mio fratello a farlo. Quando ciò accadeva, la mia rabbia prendeva sempre il sopravvento…

 

 

 ....

La foresta proibita era buia e tetra. Il vento soffiava violento e il freddo gelava la schiena dei ragazzi.
«Sei sicura che ci sia veramente qualcuno ad aspettarci dall’altro lato?» disse affannato Severus Piton.
«Deve esserci qualcuno! Mi hanno detto che ci avrebbero aspettato oltre il lago.»
I ragazzi stavano camminando frettolosi nella foresta, bacchette alla mano, era troppo tardi per stare lì.
«Nevee non credi che ci abbiano solo preso in giro? Qui non c’è nessuno!»
«Mio fratello non metterebbe mai a rischio la mia vita così!» la voce della giovane ragazza era un concentrato di rabbia.
Senza ribattere, Severus seguì la ragazza impaurito.
Un ululato improvviso gelò il cuore dei ragazzi che si fermarono impietriti.
«Sev…hai sentito anche tu?»

 

Una sensazione di paura invase la scena.

 

«Forse è meglio tornare…»
Nives prese la mano di Severus, immobile, e iniziarono a tornare indietro. Iniziarono a correre velocissimi fin quando non sentirono nuovamente quell’ululato.
«Nevee è vicinissimo!»
I due si girarono e videro un lupo dalle dimensioni enormi. La reazione fu uguale per entrambi.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH»
ripresero a correre ancora più velocemente e il lupo attratto dal loro vociare e dal loro odore iniziò a rincorrerli.

 

La scena iniziò a sfumare e a farsi grigia….

 

«Come mai vi trovavate nella foresta proibita a quell’ora?»
La voce pacata di Silente era sempre confortante. «Se si chiama in quel modo, ci sarà un motivo, non trovate?»
I volti dei due Serpeverde puntavano verso il basso.

 

L’emozione che ora si provava era la vergogna, mista alla rabbia.

 

«Professor Silente, oh grazie al cielo! Sono corso a vestirmi appena ho saputo!»
Un uomo corpulento e un pò stravagante entrò nell’ufficio di Silente. Aveva indosso una mantella color turchese e portava al piede ancora le pantofole da notte con dei buffi pon pon all’estremità.
«Professor Lumacorno, mi dispiace aver interrotto il suo sonno. Come avrà saputo questi due studenti sono stati sorpresi nella notte a girovagare per la foresta proibita.»
«Oh, è davvero deludente! Da due ragazzi come voi non me lo sarei mai aspettato!» guardò con rimprovero Nives e Severus.
«Nonostante la gravità della situazione, lei sarà d’accordo con me a non espellere i due ragazzi per la grande condotta che hanno in tutte le materie, soprattutto nella sua, Professor Lumacorno. Ma… mi vedo costretto ad avvertire le vostre famiglie e a mettervi in punizione.»
«Si … si. Sono assolutamente d’accordo» disse borbottando quello che doveva essere il Preside della casata di Serpeverde.
«Ora è meglio vi rechiate a dormire»

 

Grigio e nero.

 

La Sala Comune di Serpeverde era completamente buia. I due ragazzi entrarono svelti e accesero una delle luci. In quel momento poterono vedere dei ragazzi con i cappucci sulla testa che ululavano a squarciagola.
Severus sobbalzò mentre Nives prese svelta la bacchetta alla mano. Riconoscendo suo fratello, puntò la bacchetta dritta verso di lui.
«Stupeficium!» un lampo rosso uscì dalla bacchetta e colpì dritto in petto il ragazzo che fece un balzo di quasi due metri.
Il silenzio riempì la stanza.

 

Ora un senso di soddisfazione aleggiava nell’aria.

 

«Sei un viscido.»

 

Di nuovo grigio e nero.

 

La scena era completamente diversa, la stanza in cui ora il ricordo era ambientato non era più di Hogwarts ma di un altro luogo che Crystal conosceva ugualmente…
Il corridoio era lungo e molto ampio, le pareti bianche erano attraversate da una linea continua di celeste molto chiaro, numerosi quadri erano appesi alle mura come altrettanto numerose erano le grandi finestre che permettevano alla luce di illuminare tutto il perimetro del corridoio.
Nives uscì dalla sua stanza sbattendo fragorosamente la porta e attraversò di corsa il lungo corridoio che portava dritta alla camera del fratello.
Bussò ripetutamente alla porta. Nessuno aprì. Bussò nuovamente, ora più forte.
La porta si aprì di qualche centimetro. Il viso del fratello uscì fuori.
Era un bellissimo ragazzo, anche lui dai capelli corvini e i tratti dolci, un fisico scolpito e degli occhi verdi che penetravano dritti al cuore.
«Cosa vuoi, gnomo.»
«La dovete finire di urlare. Non riesco a studiare!»
il ragazzo ghignò, si voltò verso l’interno della stanza e si rivolse ai suoi compagni.
«Avete sentito. Nevee non riesce a studiare ragazzi… abbassate la voce dai!»
Si sentirono chiaramente delle risate provenire dalla stanza del fratello.
«Qui abbiamo da fare, gnomo.» così dicendo sbatté la porta in faccia alla ragazza.

Rabbia e vergogna

Nives odiava essere trattata senza rispetto dal fratello e numerose volte la rabbia prendeva il sopravvento facendola agire d’impulso.
«BOMBARDA!»
La porta si frantumò in mille pezzi e Nives entrò soddisfatta nella camera del fratello.
I componenti del suo gruppo la guardarono sbalorditi.
Una ragazza dai capelli neri e ricci rideva divertita per l’accaduto, Narcissa e Lucius erano sbigottiti, Algor invece digrignava i denti dalla rabbia e un giovane ragazzino invece si dirigeva contento verso Nives.
«Cosa ci fai tu qui?! Hanno fatto entrare te e non me!»
Il ragazzo la abbracciò.
«Cuginetta mia, ho più carisma di te evidentemente e, soprattutto, non distruggo porte!»
«Esci fuori dalla mia stanza!»
«NO. Voglio sapere perché Barty può stare qui e io no! Lui è più piccolo di me!»
Algor prese la bacchetta, glie la puntò contro e, senza neanche pronunciare l’incantesimo, scagliò fuori dalla stanza la sorella che venne catapultata dritta sulla parete esterna.

 

L’insieme dei ricordi finì riportando Crystal alla realtà.

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