Cuore di Metallo

di Juu_Nana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - L'inizio dopo la fine ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Scavando tra i ricordi ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Alla ricerca di C-18 ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Battaglia ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - Sangue Innocente ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - La Scommessa ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI - Super Saiyan ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII - Il Principe Distruttore ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII - Crack ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX - Basta! ***
Capitolo 11: *** Capitolo X - Piccole dolorose gelosie ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI - Un Viscido Ricatto ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII - Capsule Corporation ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII - Sentimenti ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV - A Cena ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV - Incubo ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI - Cosa faccio? ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII - Attesa ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII - All'Obelisco ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX - 24 Ore e un Bacio ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX - Ultimo Giorno ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI - Transizione ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII - Notte d'Inferno ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII - Amici ***



Capitolo 1
*** Prologo - L'inizio dopo la fine ***


 Cuore di Metallo


Prologo - L' inizio dopo la fine:


Buio.
Un buio fitto e impenetrabile.
Sentì un’energia calda che risaliva lentamente dalle dita delle mani e dei piedi fino ad arrivare al busto e alla testa, rendendo nuovamente sensibili i muscoli che attraversava. Capì di essere sdraiato supino su un materiale duro ma deliziosamente tiepido, con le braccia abbandonate ai lati della testa. Socchiuse pigramente le palpebre e la luce del sole gli ferì gli occhi. Li richiuse di scatto. Era decisamente piacevole stare così, disteso, senza pensare e con quel tepore che gli scaldava le membra. Non sapeva perché, ma sapeva di averne un bisogno incredibile, quasi come se non facesse che correre da settimane senza essersi fermato una volta.

Quasi involontariamente, iniziò a riordinare i propri pensieri, quando uno in particolare si fece prepotentemente sentire in mezzo agli altri, facendogli correre una carica di adrenalina lungo la schiena e facendogli aprire gli occhi chiari di scatto. Una parola, una sola e unica parola che gli fece accapponare la pelle: Cell!
In un balzo C-17 fu in piedi, i nervi tesi allo spasimo nel tentativo di captare il più debole movimento e i pugni levati, pronti a parare qualsiasi possibile attacco. Poté constatare che fino a poco prima era sdraiato su un terreno roccioso, una piana sconfinata con delle alture in lontananza. Il Cyborg faceva ansiosamente scattare la testa ora in questa, ora in quella direzione, sobbalzando al minimo fruscio provocato dal vento o da un equivoco riflesso del sole.
“Cosa ci faccio qui?” Si chiese nervosamente il Cyborg, mentre gocce di sudore comparivano sulla tempia e lentamente scivolavano giù.
“Che cos’è questo posto?” Nella sua mente balenò l’immagine di una piccola isola verdeggiante, circondata da un mare cristallino.
“E Piccolo? Dov’è finito?” Fece scattare nuovamente la testa e una piccola lucertola di passaggio strisciò via, spaventata.
“Ma soprattutto…Cell dov’è?!” Una goccia di sudore particolarmente grossa scivolò fino al mento e da lì cadde al suolo. Ma i minuti passavano e né Cell né nessun altro gli si parò davanti, tranne qualche rettile che scivolava via appena lo vedeva. Infine, anche se un po’ restio ad abbandonare la posizione di guardia, 17 si 
sedette con le gambe "a farfalla”, appoggiando il braccio destro sulla rispettiva gamba. Gli echeggiava ancora nelle orecchie la voce di C-16 che gli urlava di voltarsi, poi quel buio, il risucchio, un risucchio mostruoso a cui non riusciva a resistere. Inutili le grida di orrore, inutili quei calci tirati a vuoto…
C-17 chiuse istintivamente gli occhi e si passò una mano sul viso, quasi cercando di cancellare quei ricordi che lo stavano travolgendo. Il mostro era riuscito a infilarlo interamente nella coda e dopo un viaggio che gli sembrò infinito, finalmente la testa aveva raggiunto uno spazio più ampio, presto seguita dall’intero corpo. In un primo momento, gli parve completamente assurdo: stava infatti galleggiando in un infinito spazio bianco, con gli abiti che gli si gonfiavano addosso, come se fosse sott’acqua. Per quanto cercasse di strizzare gli occhi, non riusciva a capire dove finisse quello strano luogo. Provò a muovere qualche passo in quel bianco incredibile, ma per fare ciò dovette aiutarsi con le braccia, mentre i capelli gli volteggiavano liberi intorno.
Aveva sempre più l’impressione di essere sott’acqua. Poi sentì un pizzicore terribile sui piedi e abbassando lo sguardo su di essi, spalancò gli occhi e ancora adesso non riusciva a capire se lo avesse fatto per la sorpresa o per l’orrore. Con suo enorme sgomento infatti, le sue scarpe e le sue caviglie si stravano letteralmente sbriciolando in centinaia di particelle, che subito sparivano in quel immenso spazio vuoto. Il Cyborg provò a urlare, ma nessun suono uscì dalle sue labbra, provò a muoversi, ma non riuscì a fare nemmeno quello. Poteva solo fissare impotente e con terrore quello strano fenomeno che presto lo raggiunse alle ginocchia, ai fianchi… Voleva urlare, correre, fare qualsiasi cosa piuttosto che rimanere immobile senza poter fare nulla, ma il suo corpo non reagiva e presto C-17 sparì nel nulla.

Quando aprì gli occhi, si sentiva bene, meravigliosamente bene. Si sentiva forte, potente oltre ogni immaginazione. Si sentiva incredibilmente soddisfatto e felice. Si fissò la propria mano destra con sguardo estremamente contento. Aveva girato e rigirato la mano un paio di volte. Era verde, con delle macchie scure e delle lunghe unghie nere. Erano strane, se le ricordava diverse… eppure era stato estremamente soddisfatto. Provava una gioia irrefrenabile e la sua mente era sommersa di pensieri che non gli erano mai passati nemmeno per l’anticamera del cervello: potere, conquista, distruzione…
“Ma che cosa è successo?” Il Cyborg interruppe il flusso dei suoi pensieri, mentre si prendeva la testa con entrambe le mani, incapace di comprendere. Ma era più che sicuro, che le emozioni che aveva provato, gli occhi con cui aveva visto e il corpo con cui aveva agito, non fossero stati i suoi, ma quelli di Cell. E ora, con la mente libera e con di nuovo il possesso del suo corpo ripensava a quei momenti, l’unico sentimento che provava era un disgusto indescrivibile. Lentamente spuntarono piccole bolle di memoria, frammenti di ricordi confusi: la distruzione dell’esercito, l’attesa dei dieci giorni, la sconfitta di C-16… Deciso a impedire alla sua mente di continuare a mostrargli quelle immagini, 17 cercò di concentrarsi su qualcos’altro.
Ma di nuovo la schiena gli venne attraversata da una scarica di adrenalina: C-18!
“Lei dov’è? Perché non è qui?!” Il ragazzo si alzò nuovamente in piedi e si voltò intorno un paio di volte, senza però vedere nessuno.
- C-18!! - Urlò il Cyborg con quanto fiato aveva.
- C-18 dove sei? C… - il Cyborg non finì di pronunciare nuovamente il suo nome. Nella sua testa era affiorato un pensiero nuovo e gli si presentò davanti agli occhi come se lo stesse vivendo per la prima volta.
Lei lo stava attaccando, alla cieca e con la furia selvaggia di una bestia in trappola.
“Perché mi sta attaccando?” Si domandava C-17, attonito dal gesto della sorella. Poi la sua coda comparve nel campo visivo di 17 e inglobò senza il minimo scrupolo C-18, che iniziò a urlare disperata.
- Nooo!! - Urlò a sua volta C-17, tendendo una mano davanti a sé come se la avesse avuta davanti e avesse potuto aiutarla. Ma era solo un ricordo e il ragazzo ritrasse subito la mano e se la mise tra i capelli, tirandoli forte.
Era stata colpita per colpa sua, per il suo stupido orgoglio.
Per non essere scappato con lei ma essersi voluto impuntare, dimostrare di essere il migliore. E per questa sua stupida idea non solo lui, ma anche la sua amata sorella era stata assorbita. Poi, un altro ricordo. Cell, colpito da un pugno di inaudita potenza, “vomitava” 18 e quel pelato che aveva visto insieme con gli altri terrestri, quel certo Crilin, che la portava al sicuro.
Con quel pensiero riuscì a contenere il forte desiderio che aveva di prendersi a zuccate contro una roccia, ma la tentazione di farlo era ancora forte.

“E adesso? Devo assolutamente ritrovare mia sorella, sapere se sta bene. Se solo mi avesse lasciato un messaggio, un biglietto, qualcosa per farmi capire dov’è...” Si chiese il Cyborg prendendo a fissare il cielo.
“E cosa farò io, adesso che è tutto finito? Ucciderò Goku?” Una nuova immagine si sostituì a quella di 18: un giovane ragazzo coi capelli biondi, che combatteva con potenza e determinazione incredibile, Son Goku.
"No, non ho più la minima intenzione di uccidere, anche perché mi sarebbe impossibile sconfiggere quella belva, ora... Non con i poteri che ho adesso. E poi sarebbe come seguire gli ordini di quel mostro di Gero” Pensò con stizza 17. Quel nome gli fece però venire in mente un’idea, il laboratorio dove Gero compiva i suoi esperimenti. Lei non era accora stata riattivata, lei era ancora lì.
“Effettivamente, c’è qualcuno che può aiutarmi” si disse l’androide mentre si preparava a raggiungere la sua vecchia “casa” tra le montagne.
Non sapendo da che parte andare, si librò in aria e partì alla massima velocità nella prima direzione che gli capitò a tiro...
I risultati furono migliori di ogni sua più rosea previsione:  in meno di due ore, raggiunse infatti il tanto odiato laboratorio, dove sperava ci fosse ancora lei.

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Capitolo 2
*** Capitolo I - Scavando tra i ricordi ***


Buongiorno a tutti. Eccomi tornata dopo quasi due settimane di luuuunga assenza con un altro capitolo della mia fanfic… fino adesso il pubblico è stato… ehm… un pochino scarso, ma mi auguro che presto qualcun altro voglia leggere la mia storia.

scImMIA: Grazie 1000 carissima ^^ Spero proprio che non rimarrai delusa (anche se ne dubito XP). In questo capitolo vedrai se 17 sarà in grado di trovare LEI, l’arma finale, come la chiami tu :).

Prima di lasciarvi alla lettura (pazientate un attimino) vi informo che d’ora in poi, tranne casi particolari metterò un capitolo nuovo ogni martedì e venerdì. Detto questo, vi lascio (finalmente) alla lettura del capitolo 1, recensite numerosi! ^^:



Capitolo I - Scavando tra i ricordi:


Aveva volato per circa un’ora, semi-nascosto da un velo leggero di nuvole, verso nord (almeno qualcosina il suo radar riusciva a rilevare) quando finalmente iniziò a intravedere la sconfinata “Città del Nord”. Sapeva che l’istituto del Dottor Gero era nascosto in una delle tante montagne che circondavano la zona e aumentando ulteriormente la velocità, si lasciò alle spalle la città e si mise a esplorare ogni anfratto, cercando un indizio che gli facesse riconoscere il punto dove una volta sorgeva il laboratorio. Poi, su un’altura, vide brillare qualcosa di bianco. Atterrando accanto ad esso, riconobbe la capsula che una volta ospitava C-16.
“Perfetto! Allora dovrei essere arrivato” si disse il Cyborg voltandosi a destra e a sinistra. Una specie di vallata rocciosa semi-distrutta con qualche rottame che spuntava qua e là... quel che restava del laboratorio. 17 per un attimo temette il peggio, non si ricordava che il laboratorio fosse stato distrutto a tal punto.
“Ma non posso arrendermi senza averci almeno provato” si disse lui cominciando a spostare le rocce e gettandosele alle spalle senza riguardo. Ma dopo un' altra ora di lavori ininterrotti, ancora non aveva trovato ciò che cercava e si concesse una pausa, sedendo su un masso lì vicino. Ormai il sole aveva raggiunto il suo apice e l’aria rovente gli bruciava i polmoni. Aveva gli abiti zuppi di sudore e i capelli si erano tutti appiccicati sulla fronte e sulla nuca. Ai suoi piedi si stava velocemente formando una macchia di gocce che cadevano copiose dal suo viso. Aveva ormai perso la speranza che ciò che cercava si fosse salvato, quando percepì un rumore inusuale e flebile, come di un computer. Fiducioso, si affidò all’udito per capire la provenienza del rumore e infine giunse a un piccolo tunnel verticale che conduceva sottoterra. Vi entrò senza esitare e si ritrovò in una piccola stanza scavata nella roccia, illuminata soltanto da una debole luce al neon. Dalla parte opposta della stanza rispetto all’entrata c’era un macchinario, anzi, un enorme computer dal quale proveniva il rumore che lo aveva attirato lì. Collegata al computer da dei cavi e dei fili elettrici, l’oggetto delle sue ricerche: una capsula uguale alla sua e a quella di 18 quando Gero li aveva fatti cadere in un sonno artificiale, solo che sopra aveva stampato il numero 21. Il volto del misterioso personaggio era semi-nascosto dal riflesso verdastro del vetro, ma 17 non ebbe dubbi su chi fosse. Un sorriso gioioso e soddisfatto gli comparve sulle labbra e senza staccarci gli occhi di dosso si avvicinò alla capsula e ci posò una mano sopra, con aria malinconica. Poi ci batté sopra la mano un paio di volte e la staccò dal computer senza tanti complimenti, portandola all’esterno.
La fece cadere a terra con malagrazia, premette senza indugi il pulsante di apertura e si mise in un angolo, in attesa. Una mano spuntò e si afferrò al bordo della capsula, seguita un attimo dopo dal busto di una ragazza sui vent’anni che, notando che si trovava all’aperto, voltò lentamente la testa prima a destra e poi a sinistra, attonita. Poi un sorriso fece lentamente capolino sul suo bel volto e andò allargandosi, sempre di più, irradiandole il viso con una gioia indescrivibile. Schizzò fuori dalla capsula che l’aveva tenuta prigioniera per tanto tempo con una serie di capriole e quando toccò terra spiccò un balzo che avrebbe fatto impallidire il campione mondiale di salto in alto prima di mettersi a volare di qua e di là, a casaccio urlando di gioia e ridendo di gusto. Era alta e slanciata, con degli occhi di un azzurro limpido come il cielo, uguali in tutto e per tutto a quelli di 17, eccezion fatta per il nero morato che le contornava l’iride, un dettaglio che, nonostante i numerosi sforzi, Gero non era riuscito a far venire via. Le forme non erano molto prominenti, ma erano proporzionate per il suo fisico asciutto.
I lunghi capelli le arrivavano ai fianchi, erano neri come l’ebano e lisci come la seta, con qualche ciuffo ribelle sugli occhi. Portava anche lei degli anelli dorati sulle orecchie, proprio come 17 e 18. Quando infine si diede una calmata, assunse la posizione sdraiata e si lasciò dolcemente cadere a terra, con le mani intrecciate dietro la testa. Portava dei jeans abbastanza ampi, una cintura nera con doppia fila di borchie mentre ai piedi indossava delle All-Star nere. Sopra ai jeans portava una canottiera nera attillata con sopra stampato il fiocco rosso con sopra le due “R” bianche simbolo del Red Ribbon. E sopra indossava una giacca di jeans con un unico bottone a livello dello stomaco e con due tasche laterali.

Quando toccò terra, chiuse lentamente gli occhi, assaporando il leggero venticello che le carezzava il viso. Era una sensazione che non provava da troppo tempo. Solo allora 17 si fece avanti, avanzando a piccoli passi.
- Ciao - la salutò. Lei, che non si era accorta di lui fino adesso, scattò in piedi facendo un paio di salti mortali all’indietro e si mise in posizione d’attacco e con un’espressione feroce in volto. Ma si rilassò subito, riconoscendo l’amico.
- Ciao 17! - Lo salutò con allegria.
- Passato un buon letargo C-21? - fece lui con ironia
- Non chiamarmi C-21, sai che non lo sopporto - Disse lei con tono risentito si voltava verso la sua capsula rivolgendole uno sguardo carico d’astio prima di disintegrarla con un ki-blast.
- D’accordo, scusa C-21 - Rispose 17 con un sorriso malizioso.
- Non cambierai mai - disse 21 sospirando.
- E perché è tutto a pezzi? Non mi dirai che sei riuscito a strappare a Gero il permesso di farlo - Chiese la Cyborg, ironica.
- È una storia lunga... ti basti sapere che è stata una persona indegna di battersi con me e 18.  Gero non è più un problema dato che ho provveduto a decapitarlo e a ridurlo in cenere - Sogghignò 17, non senza soddisfazione. 21 non potè fare a meno di sogghignare a sua volta.
- Ti ho mai detto che sei un grande? -
- Non lo dici mai abbastanza - rispose soddisfatto il giovane androide.
- Certo Cyborg n°17, certo... E cosa hai fatto in tutto il tempo in cui io dormivo? Hai compiuto il tuo compito e hai distrutto Goku? - Chiese lei, curiosa.
- Ci mancherebbe altro! Figurati se obbedisco agli ordini di quel pazzo di Gero - Poi le raccontò tutto ciò che aveva visto e fatto negli ultimi tempi con tono sicuro e spavaldo, soprattutto quando narrò del suo scontro con Piccolo. Ma non potè impedire alla sua voce di tremare, quando raccontò di Cell e del suo assorbimento. Tralasciò però di informarla dei ricordi di Cell che gli passavano per la testa di tanto in tanto.
- E C-18? - domandò 21 all’improvviso. A quella domanda, 17 si rabbuiò.
- Non lo so - disse in un soffio il giovane androide. I due stettero in silenzio per un po’. Poi con un tono un pelo più allegro lei disse:
- Cosa abbiamo intenzione di fare Cyborg numero 17? Non possiamo mica stare qui a marcire, no? - Questa domanda colse 17 alla sprovvista, poi rispose:
- Io pensavo, speravo che mi dessi una mano a ritrovare mia sorella, tu sei in grado di percepire le auree, tu puoi dirmi dov’è 18 -
A questa affermazione, la Cyborg si adombrò.
- Non posso, invece. Noi Cyborg non abbiamo aura - Ma vedendo lo sconforto dell’amico aggiunse:
- Però non può essere andata troppo lontano, voglio dire non può mica aver lasciato la terra, no? In qualche mese, facendo le adeguate ricerche, potremmo trovarla -
Questa frase fece sorridere C-17, riaccendendo in lui la speranza.
- Da dove partiamo?- chiese allora l'androide
- Non saprei, da dove vogliamo. Io però preferirei partire con l’esplorare le città più grandi, sicuramente avremo più possibilità di trovare tua sorella - rispose C-21.
- A me va bene. Partiamo subito - Rispose lui schizzando in aria senza preavviso e volando a tutta velocità. Ma in pochi secondi lei gli tagliò la strada.
- Speravi davvero di fare uno scatto bruciante Cyborg n°17? Se non ti ricordi io sono stata programmata per essere la più veloce in assoluto - disse 21 ridacchiando e partendo poi a velocità supersonica. Subito 17 le urlò:
- Fermati 21! Lo so che sei la Cyborg più veloce, però tu sai che non riesco a starti dietro! E perché continui a chiamarmi Cyborg n°17? Sai benissimo che non mi piace -
- Certo che lo so! Ma finché continuerai a chiamarmi C-21, io ti chiamerò Cyborg n°17-
- Non sei cambiata neanche un po’ Reika -
- Neanche tu 17 -

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Capitolo 3
*** Capitolo II - Alla ricerca di C-18 ***


T_T Ma faccio così schifo a scrivere? Non ha commentato nessuno... adesso mi intristisco... Se non recensite e non mi tirate su coi vostri commenti io mi sento demotivata
Vabbè, vi lascio a questo nuovo capitolo che, spero, vi piaccia più del precedente... Buona lettura:


Capitolo II - Alla ricerca di C-18:

I due Cyborg volavano da poco tempo a velocità moderata, quando avvistarono la prima città, “Star Orange City”, una città decisamente in fermento: tutti correvano e urlavano, in preda ad una pazza gioia. Dovunque volavano coriandoli colorati, nastri, anche rotoli di carta igienica. I due decisero di atterrare, per dare meno nell’occhio, ma tanto nessuno avrebbe badato a loro, presi com’erano nella loro festa.
All’improvviso, tutti si avviarono, correndo e sgomitando a una grande arena con un ring al centro, circondato da decine di videocamere e fotografi. Venticinque tegole erano impilate in bel ordine e il ring era cosparso di attrezzi ginnici, oggetti pesantissimi e quant’altro. I Cyborg decisero di stare a guardare, dopotutto, in tutta quella calca potevano anche imbattersi per caso in C-18.

Dopo aver trovato un paio di posti in 3° fila (dopo aver aspramente litigato con una coppia di vecchi decrepiti), poterono finalmente capire qualcosa di quella manifestazione: infatti, il cronista che aveva commentato lo scontro con fece il suo ingresso sul ring e cominciò a urlare con quella sua vocetta snervante.
- Benvenuti signore e signori, oggi l’eroe che ha salvato il mondo dalla minaccia di Cell, si esibirà per noi in una serie di esercizi per dimostrare che è davvero il più forte della galassia!! - Se C-17 si aspettava di vedere salire sul palco Goku o qualcuno dei suoi amici, rimase decisamente deluso: si fece infatti avanti un colosso con un cespuglio scuro in testa che si mise al centro del ring come se avere salito la scaletta che conduceva sull'arena fosse la vincita più importante della storia. Il pubblico esplose tra applausi e grida di trionfo.
- E quello sbruffone avrebbe battuto Cell? Poi verrà a raccontarci che l’anno scorso ha nevicato nel deserto del Sahara il quindici di agosto- Disse l’androide visibilmente irritato.
- Tu accusi qualcun altro di essere uno sbruffone? Ma ti sei mai sentito quando parli? - Disse la sua amica sogghignando.
- Mi stai provocando? - Sibilò il Cyborg tra i denti
- Può essere - rispose lei, senza cancellare il sorriso dalla faccia. 17 stava per ribattere, quando all’improvviso il colosso urlò alla folla:
- SIETE PRONTI?! -
- SÌÌÌÌÌ!! - Urlò la folla, in preda all’eccitazione e all’improvviso lo strano individuo si abbattè sulle tegole con una sola mano, frantumandole. La folla si spellò le mani dagli applausi, nessuno avrebbe potuto (secondo loro) distruggere venticinque tegole.
Vedendo quella scena, un altro ricordo si fece spazio nella mente di 17: durante il Cell-game quel tizio era venuto a sfidare il mostro e si era esibito con un trucchetto del genere prima di iniziare a combattere. Già solo a quella visione pietosa un sorrisetto gli spuntò sulle labbra, seguito da una risatina sommessa. Poi quel colosso si era gettato a capofitto su Cell, mentre il cronista continuava a elogiarlo, nonostante Cell non facesse una piega. 17 iniziò a ridacchiare di gusto, coprendosi la bocca con la mano mentre Reika lo guardava stupita. Poi Cell lo aveva colpito con il taglio della mano e Satan era volato fuori dal ring continuando a ripetere che dopo sarebbe tornato a combattere. Il Cyborg dovette premersi anche l’altra mano davanti alla bocca per non esplodere a ridere. Era una cosa assolutamente patetica: quel tizio che si atteggiava un grande eroe adesso era prossimo alle lacrime solo per aver distrutto un numero relativamente esiguo di pezzi di calce. Ma quando Satan urlò, soddisfatto come non mai:

- Questo è il colpo con cui ho sconfitto Cell! - C-17 non resistette più e scoppiò a ridere come un matto, attirandosi addosso gli sguardi di quasi tutto il pubblico e di alcune telecamere.

***

Intanto, a casa di sua madre, Trunks aveva da poco finito di fare una doccia e aveva intenzione di rilassarsi un po’ con una bibita ghiacciata e un po’ di tv. Così, si arrotolò un asciugamano intorno ai fianchi, prese del succo d’arancia dal frigo e si sistemò sulla poltrona davanti alla tv. Poi accese l’apparecchio giusto giusto sul canale che trasmetteva il “trionfo” di mr Satan. Quando l’audio iniziò a sentirsi, al saiyan andò il succo di traverso. Aveva infatti udito una risata che gli era tremendamente familiare. Quante volte l’aveva sentita mentre massacrava intere città distruggendo tutto ciò che gli capitava a tiro? Se avesse bevuto un' enorme tazza di caffè nero bollente senza il minimo accenno di zucchero, l’effetto non sarebbe stato diverso. Sentendo che suo figlio rischiava di soffocare Bulma era accorsa, con il figlioletto in braccio.
- Trunks tesoro, che succede? - Chiese la donna.
Il saiyan aveva appena ripreso il controllo e fissavo lo schermo con uno sguardo imbevuto d’odio, mentre sentiva la rabbia che pulsava in lui come un profondo taglio nel petto. Gli sembrava quasi di sentire ancora la sua scarpa premergli sulla testa calpestando il suo orgoglio e umiliandolo come non mai. La sua tipica espressione sorridente era sparita, per lasciar posto a una maschera di rancore, mentre un solo pensiero gli passava in testa: VENDETTA.
Vendetta per tutti gli innocenti uccisi, vendetta per la morte del suo maestro.
Vendetta per l’uccisione di suo padre.

 - Devo uscire - rispose il ragazzo, laconico e correndo poi in camera sua, vestendosi in fretta e furia. Solo allora la donna rivolse lo sguardo verso lo schermo: in basso a sinistra, c’era una stella arancione simbolo della rete televisiva che trasmetteva le immagini. E l’immagine che stavano trasmettendo era quella di un ragazzo moro che era ormai prossimo alle lacrime per un motivo che non conosceva, ma il suo volto le bastò a farle correre un brivido di paura lungo la schiena. Però c’era anche una ragazza con lui, che gli stava nervosamente tirando una manica e si guardava intorno, un po’ preoccupata da tutte le occhiatacce che tutti indirizzavano verso di lui.
- Torna tutto intero, mi raccomando - disse Bulma a suo figlio mentre lui correva verso la porta.
- Non preoccuparti mamma. Vado, lo distruggo e torno - e così dicendo, guadagnò la porta e si preparò a sfrecciare via, quando Bulma lo fermò.
- Senti Trunks, lo so che lo odi con tutta l’anima, ma cerca di capirlo un po’. Non può avere un passato meno travagliato del tuo. Prima di distruggerlo, prova a dargli un’altra possibilità, chissà che dopo l’assorbimento di Cell non sia cambiato - Ma davanti all’espressione di pietra del figlio, Bulma non potè fare altro che lasciargli il braccio e sperare che il figlio non commettesse imprudenze.


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Capitolo 4
*** Capitolo III - Battaglia ***


Ciao a tutti! Eccomi riemersa dal mondo dei morti XD . Passiamo subito ai ringraziamenti:

sCimMIA: Temo proprio che sì, tranne noi due e altre poche anime sante, 17 alla maggior parte delle persone sta antipatico T_T . Noo, però Reika chiamala Reika, povera., sennò si offende XD. Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento, ciao ciao! ^^

LORIGETA: grazie per la fiducia, spero che questo capitolo ti piaccia, ciao ciao! ^^


Capitolo
III - Battaglia:

Trunks ci mise qualche minuto a raggiungere la città. Intanto i Cyborg ebbero tutto il tempo di “divertirsi” un po’. Quando 17 si fu finalmente calmato, il cronista iniziò a sbraitare:
- Signore e signori, un misterioso e irrispettoso ragazzino sta mettendo in dubbio l’autorità di mr Satan. Come ti permetti, insolente?? Dovresti portare rispetto per chi è più forte e più eroico di te!! -
C-17 si limitò ad un sorrisetto di sufficienza e dopo aver scoccato un'occhiata d'intesa a Reika aggiunse:
- Noi sapremmo spaccarne minimo cinquanta di tegole. E con una mano sola - Satan cominciò a ridere in maniera esagerata, ben presto imitato dalla folla. L’espressione decisa dei due Cyborg non mutò, anzi. - Avete paura che una coppia di ragazzi possa battere il vostro... ehm... fantastico record? - Chiese Reika in tono sarcastico. Mr Satan interruppe di colpo la risata e cominciò a urlare
- Nessuno potrebbe mai distruggere cinquanta tegole in solo colpo e ancor meno una coppia di mocciosi come voi! -
- Sei solo un coniglio - ribattè 17, sicuro di poter dimostrare a quel pallone gonfiato chi fosse realmente il più forte.
-LA VEDREMO! Preparate cinquanta tegole per ciascuno a questi due sbruffoni!! Dimostrateci la vostra incredibile forza, avanti - sbraitò Satan, punto sul vivo.
Così i due androidi si avviarono sul palco con una coordinazione perfetta e sempre in contemporanea si piazzarono davanti alle tegole. Bastò loro uno sguardo di intesa, poi, con una precisione tale da sembrare una cosa sola, i due fecero a pezzi le tegole con una facilità mostruosa, il tutto con una sola mano. Un silenzio di tomba calò sui presenti, mosso solo da qualche alito di vento. Poi l’intero pubblico strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca mentre osservavano allibiti i due ragazzi che si pulivano gli abiti dalle schegge che avevano provocato distruggendo le tegole.
- M-Mr Satan, cosa pensa di questa m-manifestazione di forza? - Chiese a mezza voce il cronista.
- E’ solo un trucco, d-deve per forza essere un trucco - rispose Satan boccheggiando
- Visto che per te è solo un trucco, ti sfido, così non potrò di certo barare - disse C-17 con spavalderia. Faceva parte del suo io voler dimostrare a tutti di essere il più forte e non sopportava che una simile nullità come Satan osasse atteggiarsi come più forte di lui.
- Non mi abbasserò a combattere con un ragazzino di vent' anni, mi rifiuto! - disse mr Satan cominciando a tremare.
- Come mai trema mr Satan? - Chiese il cronista
- Non trovate che faccia un po’ freddo oggi? - Chiese Satan. Ma tutti i gelati e i ghiaccioli che gli spettatori tenevano in mano, lasciavano bene intendere che di freddo quel giorno ce n’era ben poco.
- Ma come, il grande eroe che ha sconfitto Cell, ha paura di affrontare un ragazzo? Cosa diranno i fan? - Chiese Reika con ironia.
“Non posso permettermi di perdere l’opinione pubblica, non per colpa di due ragazzini. Chissà che non avvenga un miracolo e riesca a sconfiggerlo” pensava intanto Satan
- E va bene, accetto! Quando sarai nella polvere ti pentirai di avermi sfidato! - Subito la folla esplose in un urlo di incoraggiamento. Mr Satan già vedeva il suo impero fallire prima ancora di essere fondato quando comparve sul campo di battaglia (che degli inservienti avevano provveduto a sgomberare) Trunks, appena disceso dal cielo. Aveva visto dall’alto C-17, anche se non aveva capito il suo dialogo con Mr Satan e credeva che adesso il Cyborg avesse intenzione di fare una carneficina.
- Fermati subito C-17, non ti permetterò di uccidere questa gente! - Urlò il saiyan al Cyborg che non lo sentì nemmeno, tanto era impegnato a controllarsi per non rispondere a tono alle accuse di Satan.
- Punto primo: non urlare, ti stanno guardando tutti - Disse allora Reika, che nel frattempo si era placidamente sdraiata sull’erba che circondava il ring. Effettivamente, centinaia di occhi erano puntati sul ragazzo che era piovuto dal cielo e che accusava un ragazzo della sua età di essere un assassino. Trunks arrossì non poco.
- Punto secondo - Continuò lei - Se vuoi che 17 non uccida nessuno, ti conviene intervenire, perché se quel tizio continua a dirgli che ha barato quando ha distrutto le tegole, c’è il serio rischio che lo ammazzi di botte - finì l’androide riprendendo a fissare le nuvole perdendosi nei suoi pensieri. Trunks delle tegole non ne sapeva niente, ma neanche ci teneva a saperlo, così si voltò e vide 17 che a momenti iniziava a fumare mentre il tizio che aveva assistito al Cell-game continuava ad elencare i vari motivi per cui era logico che avessero preparato delle tegole truccate prima di sfidarlo e così batterlo senza sforzo.
- ADESSO BASTA!! - Sentì sbraitare all’improvviso. Era il Cyborg che aveva passato il limite del sopportabile e stava partendo all’attacco di mr Satan, ma si bloccò all’improvviso quando tra lui e il colosso si mise Trunks, con un’espressione di pietra sul volto.
- Stammi a sentire- bisbigliò il ragazzo - Lascialo stare e vieni lontano da qui- ma 17 non era molto incline a starlo a sentire e cercò di passargli di lato, ma senza risultato
- Senti, vieni via da qui e mi batterò con te- disse Trunks, sempre bisbigliando.
- Ho già potuto verificare le tue forze, qualche tempo fa. Sarebbe solo una perdita di tempo battermi con te- rispose il Cyborg con sufficienza.
- Ti assicuro che non si ripeterà di nuovo ciò che è successo la prima volta - ribattè Trunks tra i denti, ancora bruciante per la tremenda sconfitta inflittagli da 17.
- Tsk... come vuoi. Solo non metterti a frignare, quando ti avrò battuto - disse l'androide, con sarcasmo.
- Qui o altrove? - Chiese allora C-17
- Altrove- rispose Trunks
- Adesso? -
- Sì -
- Uno contro uno? -
- Sì, ok? -
- Ok, andiamo - disse il Cyborg librandosi come una piuma. Trunks lo imitò e puntò verso ovest, volando a velocità di crociera. Prima di seguirlo, 17 diede una voce a Reika.
- Reika, vieni! Ce ne andiamo da questo schifo di posto -
- Ah sì? E dove andiamo di bello? - Chiese lei alzandosi in piedi e seguendo l’amico in cielo.
- Qualcuno ha bisogno di una piccola lezione- rispose noncurante 17 accennando con la testa a Trunks, che si era fermato dopo essersi accorto che il Cyborg non lo stava seguendo e che ora attendeva impaziente. Reika si sporse oltre la spalla di 17 per fissare meglio quel ragazzo dai capelli così strani.
- Ma chi è quello? Che ti ha fatto? - Chiese stranita la Cyborg all’aria così innocua  di Trunks, nonostante il serio cipiglio che aveva stampato in volto.
“Strano… mi sembra di averlo già visto” pensò un attimo dopo Reika, ma non ricordava proprio dove avesse già visto quello sguardo così freddo e distaccato.
- Mi ha sfidato. In un certo senso gli sto facendo un favore - la voce sarcastica di 17 la scosse dai suoi pensieri.
- Va bene, ma vedi di non fargli troppo male - concluse Reika voltandosi nuovamente verso il moro.
- Sì, sì. Non sono un mostro assetato di sangue. Diciamo che lo spedisco a letto solo per una settimana o poco più - disse ironicamente C-17 incrociando le braccia. Reika sbuffò irritata, ma non obbiettò. Così i due raggiunsero Trunks e i tre ragazzi finalmente partirono con destinazione campo di battaglia, lasciandosi alle spalle Mr Satan che urlava loro in preda a un’euforia indescrivibile per aver salvato la faccia:
- E poi dite a me che sono un coniglio? Ma guardatevi come fuggite! Chi è il più forte, eh? SONO IO! -


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Capitolo 5
*** Capitolo IV - Sangue Innocente ***


Buongiorno a tutti! Ecco arrivato martedì e con martedì arriva anche un capitolo nuovo, che vi piaccia o no muahaha! Ogni tanto ho queste crisi di pazzia, non fateci caso eheh ^^".

sCimMIA: riguardando una delle ultime puntate in cui compare 17 (ahimè T_T), ho notato che quando C-16 gli chiede di scappare, lui si irrita e si scaglia contro Cell... quindi ho pensato che mai avrebbe accettato delle critiche, men che meno da una nullità come mister Satan. Spero che anche questo chappy ti piaccia e che continuerai a seguirmi fino alla fine ^^ Un bacione.

Avverto che questo capitolo sarà lungo, ma ricco di colpi di scena. Chiusa questa parentesi mini-mini, auguro a tutti una buona lettua. A presto!

Capitolo IV – Sangue innocente:

I tre giovani volavano da qualche minuto e si erano da tempo lasciati la città alle spalle. Stavano sorvolando l’oceano, per raggiungere il luogo prescelto da Trunks per lo scontro. Il saiyan rivolgeva spesso uno sguardo decisamente poco amichevole verso 17, ma lui si limitava a ignorarlo, come se non lo considerasse degno della sua attenzione e seguitava a fissare sempre davanti a sè. Reika invece volava a pelo d’acqua, sfiorando ogni tanto la superficie del mare con una mano e creando uno zampillio di gocce dai colori cangianti, con un’espressione calma e felice in volto.
“Sembra quasi una bambina” pensò Trunks, mentre lei si voltava sul dorso e chiudeva gli occhi mentre assaporava la brezza marina che le accarezzava la faccia e le scompigliava i capelli. Per il saiyan fu quasi inevitabile sovrapporre l’immagine della ragazza a quella sempre tranquilla e sorridente di Son Goku e questo pensiero lo distrasse per un attimo dalla sua vendetta. Ma quando lei riaprì gli occhi, il colore del ghiaccio fece sparire immediatamente il lieve sorriso che per un attimo era comparso sul volto del ragazzo.
Presto si iniziarono ad intravedere delle isolette dal terreno verdeggiante alternate a zone rocciose. Per 17 quello non fu certo un luogo piacevole. Era ancora troppo fresco il ricordo di quella maledetta cicala troppo cresciuta e rievocare la sua immagine nella mente lo fece rallentare bruscamente per qualche istante, prima di rimettersi in pari col saiyan dai capelli lilla.
A quella reazione sul volto saiyan dai capelli lilla comparve un ghigno malvagio. Aveva portato C-17 in quel posto con l’obbiettivo di riportare a galla cupi ricordi e di certo aveva raggiunto il suo scopo. Quando adocchiò un’isola che reputò abbastanza grande, Trunks atterrò lentamente su uno spiazzo, immediatamente imitato dall’avversario.
Reika invece atterrò più in là e, dopo aver incrociato le braccia, si appoggiò con una spalla su un masso, protetta dalla sua ombra, pronta ad assistere al uno scontro che sembrava inevitabilmente favorevole al Cyborg, visto le modeste dimensioni dell’aura di Trunks. I due ragazzi si misero uno di fronte all’altro a qualche metro di distanza. C-17 incrociò le braccia a livello del petto, attendendo pazientemente la prima mossa dell’avversario. Trunks invece, teneva le braccia rasenti ai fianchi e fissava il Cyborg con rabbia repressa e trattenuta a stento. All’improvviso strinse di scatto i pugni, mentre i capelli si alzavano lentamente sulla sua testa e piccoli sassi si levavano dal suolo, mentre un sorrisetto si delineava sul suo volto. Poi, con un breve urlo liberatorio, i capelli lilla si tinsero del colore dell’oro, mentre gli occhi color del cielo diventavano verde acqua, mentre la sua aura aumentava a dismisura.

Da tutt’altra parte, un saiyan che ben conosciamo, aveva percepito il forte innalzamento dell’aura di Trunks e si era lentamente voltato nelle direzione dalla quale proveniva. Vegeta interruppe il suo allenamento nella Gravity Room e si concentrò ulteriormente per cercare di capire contro chi suo figlio stesse combattendo, ma a parte la gigantesca aura del figlio, non ne percepì altre accanto a lui. Decise comunque di stare all’erta, casomai dovesse succedere qualcosa.
Contemporaneamente il Cyborg numero 17 ostentava un’espressione rilassata. Non aveva nemmeno assunto la posizione da combattimento, nonostante lo sprigionamento di forza di Trunks. Ma quando il saiyan fece esplodere la sua aura, 17 fu costretto a coprirsi il viso con le braccia per non essere sbalzato via e di quel istante approfittò il saiyan per sparire. Così, quando il Cyborg riaprì gli occhi, non vedo più il nemico di fronte a sé ed ebbe a malapena il tempo di ravvedersi dalla sorpresa che un colpo terribile sulla schiena e gli mozzò il fiato.
Ma non ebbe il tempo di riprendersi che si sentì afferrare per una spalla e venne voltato di 180 gradi per ricevere un devastante pugno in pieno viso. La forza dell’impatto fu tale che venne scaraventato via e ruzzolò rovinosamente per una decina di metri, prima di fermarsi. Si risollevò sui gomiti e poi si appoggiò sulle mani, guardando Trunks con un’espressione tra lo stupito e l’adirato e un rivolo di sangue che colava dal labbro. Si risollevò con uno scatto e si gettò verso di lui intenzionato a colpirlo con un calcio in direzione dello stomaco, che però venne parato con estrema facilità. Senza darsi per vinto, il Cyborg provò a colpirlo con l’altra gamba sul mento, mentre puntava le mani a terra per sostenersi, ma anche questo colpo venne parato dal saiyan, che lo teneva in pugno. Allora il Cyborg tentò di liberarsi facendo forza con le gambe nel tentativo di gettarlo a terra, ma Trunks troncò ogni suo tentativo, colpendolo con una poderosa ginocchiata in pieno stomaco.
Il Cyborg sputò un fiotto di sangue scarlatto e portò istintivamente una mano sulla parte colpita mentre scariche di dolore gli attraversavano il corpo e il saiyan ne approfittò per mollare la presa sulla gamba sinistra di 17 e, dopo aver saldamente afferrato con entrambe le mani la gamba destra del ragazzo, lo fece volare verso il cielo, per poi raggiungerlo con la super velocità e colpirlo in pieno sulla testa con una martellata a due mani. La distanza tra lui e il terreno si esaurì in un attimo e il Cyborg si rialzò a stento e tra mille gemiti, mentre una scia di sangue partiva dalla testa e colava giù, giù fino ai lati del naso e poi sparendo lungo il collo.

- 17, scappa!! Quel ragazzo ha una forza che è più del doppio della tua!! Ti prego, vieni via!!! - A parlare era stata Reika, in preda al panico per l’aver visto C-17 in così serie difficoltà nonostante lo scontro fosse appena cominciato.
- Mai! Non ho intenzione di scappare come un coniglio - sbraitò 17 in direzione della Cyborg, e alzandosi nuovamente, anche se a stento, per gettarsi nuovamente contro l’avversario con un calcio, ma Trunks lo parò senza sforzarsi minimamente, alzando l’avambraccio e bloccandogli il colpo.
- L’esperienza di Cell non ti ha cambiato a quanto vedo - disse Trunks a mezza voce. Poi strinse la presa sulla gamba del Cyborg e lo spedì a terra con tanta violenza che si aprì un cratere nel punto in cui C-17 toccò terra. Il moro, con uno sforzo immenso, riuscì a rimettersi in ginocchio, sputando sangue. Ma Trunks, dopo essersi avvicinato a sufficienza, lo rimandò a terra con un calcio dritto in mezzo alle scapole, con un espressione di marmo in volto. C-17 riuscì a malapena a voltarsi verso di lui, respirando a fatica e con un dolore martellante che gli percuoteva tutto il corpo. Il ragazzo era contro sole e l’ombra gli nascondeva il viso ma il Cyborg capiva benissimo che se non faceva qualcosa, sarebbe stata morte sicura. Cercando di raccogliere le ultime forze, tentò nuovamente di alzarsi in piedi,  ma Trunks alzò lentamente una gamba e gli mise tranquillamente una scarpa sulla tempia, impedendogli qualsiasi movimento.
- Lasciami... lasciami andare! - Intimò 17 con la voce spezzata dal dolore che lo attanagliava, mentre fissava con astio il giovane saiyan.
Per tutta risposta Trunks cominciò a premere, forte, sempre più forte... il Cyborg strinse i denti, serrò la mascella, ma il dolore aumentava e ben presto non riuscì a trattenere urla di dolore.
Reika intanto era in un angolo del “ring” con un’espressione terrorizzata, talmente sconvolta da quella scena raccapricciante da non riuscire a reagire. Alle urla sempre più forti di 17, sul volto di Trunks comparve un ghigno feroce mentre la tempia del moro scricchiolava paurosamente sotto la sua scarpa, che non accennava a smettere di premere.
- Soffri C-17? - Chiese allora il saiyan
- Pensa al dolore che hai provocato mentre distruggevi intere case con un gesto, mentre recidevi le vite altrui come i fiori di un prato - Mentre parlava, la sua voce crebbe, fino a diventare un urlo
- PENSA A COME TI DIVERTIVI QUANDO HAI ASCOLTATO LE URLA DI MORTE DI MIO PADRE, DI GOHAN E DI TUTTI GLI ALTRI MIEI COMPAGNI!! - Intanto il suo volto era deformato da una maschera di furore e odio e alzò lentamente il piede dall’ormai incosciente 17 che giaceva nella polvere. Poi con un calcio lo alzò da terra e cominciò a massacrarlo a suon di pugni e calci, sfogando la rabbia che lo attanagliava. Quando infine il corpo martoriato di 17 ricadde al suolo, con lividi violacei cosparsi per il corpo, coi vestiti lacerati e macchiati di sangue e polvere, Trunks atterrò ansimante e si diresse lentamente verso di lui, con un’espressione che lasciava ben pochi dubbi sulle sue intenzioni. Si fermò a neanche un metro di distanza e alzò con lentezza la mano destra, che iniziò a luccicare di luce dorata, mentre il saiyan raccoglieva le energie per un ultimo, letale ki-blast.
- Non so se mi senti o se sei vivo o morto- disse ad alta voce il saiyan.
- Ma se non sei già un trapassato, ti avverto che stai per diventarlo. Nel senso letterale del termine - un piccolo sorriso malvagio accompagnò quelle ultime parole. Intanto la sfera di energia dorata aveva raggiunto dimensioni per lui sufficienti.
- Muori! - Urlò. Poi, un dolore tremendo in faccia, e il saiyan ruzzolò all’indietro di una decina di metri.
Quando riuscì a mettere a fuoco la scena, vide la ragazza che prima aveva visto con 17 china su quest’ultimo
- 17! 17, dimmi qualcosa!! - Reika chiamava concitata l’amico, scuotendo il suo corpo inerme, ma gli occhi del ragazzo seguitavano a rimanere chiusi e la bocca, semiaperta, non emetteva suono.
All’inizio Trunks aveva pensato che fosse solo una ragazza che il Cyborg aveva rimorchiato in città tanto per divertirsi, ma a quanto pareva da quella scena, in realtà sembravano conoscersi da tempo e tanto anche. E la sua mente era troppo concentrata su pensieri di vendetta da riflettere un attimo sul fatto che sapesse volare...
- C-17!!! - L’urlo sconvolto della Cyborg riecheggiò nel pesante silenzio che era calato tutt’intorno come un sudario, mentre calde lacrime iniziavano a spuntare sui suoi occhi chiari. 
- NO!! - La ragazza levò il volto al cielo prima di lasciare libero sfogo alle lacrime che scivolando dalle sue guance, andavano a cadere sul volto di 17, lasciando delle piccole chiazze sul suo viso sporco di polvere. Per Trunks fu come tornare indietro, a quella terribile sera di pioggia, quando aveva trovato il suo maestro con lo sguardo vitreo aperto sul nulla e la bocca aperta in un  muto grido di dolore.
“No, no! Non è la stessa cosa! Lui... lui ha sterminato gente innocente per puro divertimento, è solo un Cyborg, non merita che qualcuno pianga per lui” Eppure, nei pensieri che gli attraversavano la mente sentiva che c’era qualcosa di sbagliato in quel ragionamento, ma non riusciva ad afferrare cos’era. Si sollevò lentamente in piedi, passandosi una mano sul volto e asciugando il sangue che gli colava dal naso in seguito al calcio ricevuto poco prima. Solo allora i singhiozzi disperati di Reika si interruppero di botto e la ragazza si voltò verso Trunks, con uno sguardo che trasudava odio puro.
Si passò rudemente una mano sul viso, cancellando di colpo le lacrime e balzando in piedi, mentre un’espressione di rabbioso rancore le compariva sul volto.
- Che cosa hai fatto? 17 non aveva mai fatto nulla di quello che hai detto -  Abbassò un secondo gli occhi, mentre un altro paio di lacrime solcarono nuovamente le sue guance.
- Lo hai ucciso senza motivo, bastardo! - la sua voce si indurì di botto, mentre lei stringeva di colpo la mascella.
- CHE COSA HAI FATTO?!! Reika alzò gli occhi di scatto. E Trunks spalancò i suoi dalla sorpresa: erano... verdi?
Onde concentriche esplosero intorno a lei, mentre decine di crepe più o meno sottili si formavano ai suoi piedi, mentre nuvole di polvere si alzavano da terra. I suoi capelli scuri ebbero un violento guizzo verso l'alto, passando per un attimo a un colore dorato, mentre centinaia di scintille del medesimo colore si sprigionarono e si dissolsero in pochi secondi. Poi Reika esplose in un urlo selvaggio, stringendo gli occhi e reclinando il busto all'indietro, mentre la terra iniziava a tremare violentemente sotto la spinta dell'energia sprigionata. Un istante dopo, la chioma le si alzò definitivamente sulla testa, assumendo il colore dei raggi del sole. Trunks senza quasi accorgersene arretrò di un paio di passi davanti a quell’apparizione così inaspettata. Le lacrime che fino a un momento correvano lungo le guance della ragazza, si levarono verso l’alto e si disintegrarono in pochi secondi.
- La pagherai, verme! Pagherai per quello che hai fatto a C-17!! - Con un urlo selvaggio Reika si gettò in avanti levando il pugno destro già a un paio di metri dal bersaglio. Trunks, anche se ancora mezzo frastornato dalla sorpresa, ebbe la prontezza di mettersi in guardia. Ma all’ultimo secondo, la Cyborg scomparve nel nulla e riapparve alle spalle del saiyan, colpendolo con violenza inaudita sulla schiena. Pochi attimi dopo il ragazzo sentì un dolore tremendo allo stomaco e a malapena vide l’immagine della super saiyan con il pugno destro nel suo ventre. Subito dopo averlo colpito alla pancia, la Cyborg compì una capriola in avanti e colpì il saiyan con un calcio rovesciato sulla schiena, facendolo sbalzare in avanti. Non gli diede nemmeno il tempo di reagire e si portò davanti a lui con la super velocità, colpendolo poi con un violento destro in pieno volto. A Trunks sembrava che ad ogni colpo un’ intera montagna gli si abbattesse addosso.
“Ma come può avere una potenza simile? Anche se è super saiyan, dovrei essere comunque più forte di lei”. La Cyborg gli afferrò il volto con la mano e lo sbattè con violenza a terra, per poi allontanarsi di un paio di metri con una serie di ribaltate e iniziando a creare due grosse sfere di energia dorata sulle mani. Trunks si mise faticosamente in posizione seduta, con un rivolo di sangue sul labbro, dove Reika lo aveva colpito. ma quando sentì l’urlo della Cyborg e la vide scagliargli contro quei due enormi ki-blast, dovette far ricorso a tutta la sua agilità per non essere travolto. A contatto con il suolo, le due sfere esplosero, deformando il paesaggio al punto da renderlo irriconoscibile e alzando una fittissima nube di polvere. Il saiyan si nascose dentro quel polverone, nel tentativo di riprendere un po’ di fiato e di pensare a uno straccio di strategia da usare contro quella furia scatenata. Ma capì di essere stato uno sciocco quando sentì una stretta salda sul suo polso destro e poi lo sentì immobilizzato sulla schiena.
- Stupido, io posso percepire la tua aura anche qua in mezzo - si sentì sibilare sull’orecchio.
Il saiyan riuscì a voltarsi quel tanto che bastava a scorgere il volto di Reika su cui ora era comparso un sorrisino viscido. Trunks snudò i denti e tentò di liberarsi la mano, ma la Cyborg per tutta risposta strinse ulteriormente la presa, aumentandogli il dolore e con l’altra mano iniziò a creare un’altra sfera d’energia a pochi centimetri dalla schiena del ragazzo, che vedendosi in trappola, ritrasse di scatto la testa colpendo con violenza Reika in pieno volto. Colta di sorpresa, la ragazza lanciò un urlo strozzato e allentò la presa quel tanto che bastava a Trunks per liberarsi e ne approfittò per colpire la saiyan sulla base del collo con un calcio ben piazzato e facendola uscire dalla nube di polvere e seguendola a ruota. Ma appena uscì anch’egli allo scoperto, Reika era sparita e nonostante il saiyan voltasse lo sguardo in tutte le direzioni, non ci fu verso per lui di ritrovarla.
Poi la scorse in basso, a terra, che lo guardava con un sorrisetto di sufficienza, come a beffarsi di tutto il tempo che ci aveva messo per trovarla. Il saiyan sentì la rabbia crescere dentro di lui e si gettò a capofitto contro la saiyan iniziando a colpirla con una serie di calci e di pugni. O meglio, cercando di colpirla con calci e pugni, perché Reika evitava con facilità ogni singolo colpo del saiyan. Allora Trunks, cambiò tattica e all’improvviso scomparve per riapparire un attimo dopo alle spalle di Reika e bloccandole i movimenti facendole passare le braccia sotto le ascelle.

- Lasciami!! - Urlò Reika iniziando a dimenarsi come un’ossessa e Trunks riuscì a trattenerla a stento. Ma quando si sentì frustare violentemente il volto non riuscì più a mantenere la presa e Reika si liberò definitivamente di lui colpendolo allo stomaco con la pianta del piede. Trunks barcollò all’indietro di qualche passo, con il dolore che gli offuscava la vista. Si portò una mano sulla guancia dove un “qualcosa” lo aveva colpito lasciando pure un graffio sanguinante e ci trovò attaccato un pelo marrone.
- Ma cos... - il ragazzo fissò quel piccolo pelo e quando spostò lo sguardo sulla sua avversario notò sgomento la folta coda che le ondeggiava in fianco.
Non ebbe il tempo di aggiungere altro, Reika gli era nuovamente addosso e continuava a colpirlo dovunque potesse arrivare coi suoi pugni o coi suoi calci, senza darsi nemmeno il tempo di respirare. La sua energia eterna le dava la possibilità di non fermarsi mai e lei aveva tutta l’intenzione di approfittarne.
“Non resisterò a lungo” pensò disperatamente Trunks mentre sputava una chiazza di sangue che in parte colpì il volto di Reika sulla quale era tornata un’espressione rabbiosa e desiderosa di vendetta.

***

Frattanto Vegeta stava correndo fuori di casa, con Bulma alle calcagna.
- Dove vai Vegeta?! - Chiese la donna.
- Vado a salvare nostro figlio - disse Vegeta, che aveva percepito il brusco calo di energia del figlio. Bulma guardò sbigottita il bambino che teneva in braccio. Poi guardò il marito e poi di nuovo il figlio, sbattendo le palpebre.
- L’altro figlio, quello del futuro - disse irritato Vegeta partendo a razzo in soccorso del figlio, che intanto non riusciva quasi a stare in piedi, tanto era forte il dolore che sentiva. Già si vedeva nella tomba senza aver potuto distruggere i Cyborg del suo tempo quando Reika si staccò da lui con un balzo, mentre iniziava a respirare con affanno e si portava una mano sul petto, a livello del cuore. Poi crollò in ginocchio, mentre veniva scossa dai tremiti.
- Ma cosa mi succede? - Mormorò rabbiosamente mentre i capelli da biondi che erano tornavano neri e gli occhi tornavano normali, un attimo prima di crollare a terra priva di sensi, senza motivo.
“Cosa...?” Si chiese Trunks asciugandosi il sangue che gli macchiava il volto e lasciando che la trasformazione in super saiyan si dissolvesse, mentre si lasciava pesantemente cadere a terra, respirando con un po’ di affanno. Si tastò prudentemente ogni singola costola e constatò con sollievo di essere ancora tutto intero. Solo allora, dopo aver spostato lo sguardo rispettivamente su Reika e poi su C-17, si rese conto di quello che aveva fatto. Si era lasciato trascinare dall’odio e aveva finito con il commettere un errore terribile. Se l’era presa con il 17 sbagliato, spinto dal rancore che nutriva nei confronti di quello che conosceva lui. Il saiyan si sentì malissimo e abbassò automaticamente gli occhi.
È vero, C-17 gli stava simpatico come un pugno nell’occhio, ma non aveva ucciso nessuno, tranne Gero e lì probabilmente aveva tutte le ragioni.
Ma un movimento colse la sua attenzione: il Cyborg era riemerso dal suo stato di incoscienza e ora cercava di alzarsi tra mille gemiti, facendo leva sui gomiti. Nulla impediva a Trunks di ucciderlo, ma decise di non farlo, magari sua madre aveva ragione ed era cambiato, chissà...
In quella arrivò Vegeta, che vide il figlio per terra, con i capelli intrisi di sangue, C-17 più morto che vivo e una ragazza sconosciuta stesa per terra e come chiunque non potè fare a meno di chiedersi cosa mai fosse successo.

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Capitolo 6
*** Capitolo V - La Scommessa ***


Buongiorno a tutti! Rieccome qua con un nuovo chappy. Iniziamo subito con le risposte allA recensionE:

scImMIA: (chissà che stavolta lo scriva giusto XD) Ma ciao carissima. Con questo chappy spero di dissipare ogni tuo dubbio con una spiegazione anche piuttosto tecnica fornita dal nostro Trunks. Però non chiamarmi Reika ARMA FINALE, è brutto! L'ho letto quel manga, è troppo macabro T_T
Tralasciando quest'ultimo dettaglio, spero che il mio chappy ti piaccia! A presto! ^^



Capitolo V - La scommessa:


- Ciao papà- disse stupito Trunks, vedendo il padre.
- Ma che cosa hai fatto? Chiese Vegeta avvicinandosi di qualche passo al figlio, notando che era macchiato di sangue e una volta arrivato a due passi da lui, incrociò le braccia sul petto.
- Ho sentito la tua aura fare degli strani giochetti, come se stessi combattendo, ma altre aure non le ho percepite. Cosa è successo?
- Imprevisti- rispose laconico il ragazzo tentando di alzarsi in piedi, ma desistette immediatamente quando i muscoli emisero una fitta di protesta e strappandogli un gemito di dolore.
- Se per “imprevisti” tu intendi “mi riduco a uno straccio”... ribattè sarcastico il Principe. Poi scorse anche i due Cyborg, uno svenuto, l’altro che faceva finta di esserlo, non volendo affrontare una discussione con Vegeta dopo essere stato così miseramente battuto da suo figlio. Il principe dei saiyan aggirò il figlio e si avvicinò un po’ ai due Cyborg.
- Ti decidi a spiegarmi cosa è successo? Vegeta riformulò la domanda con una calma più minacciosa e spostando leggermente lo sguardo verso il figlio, a cui dava le spalle, guardandolo con la coda dell’occhio.
- Il ragazzo lo riconosco: è C-17 e capisco che l’hai pestato per bene. Ma non ti facevo capace di picchiare anche una ragazza. E poi non capisco come possa esserti ridotto in quello stato-
- Ehm... Sai se ci sono altri saiyan scampati all’esplosione del pianeta Vegeta? Chiese un po’ titubante Trunks, tentando di sviare l’argomento. Dopotutto era per metà saiyan anche lui e come a un qualunque saiyan, le sconfitte sono un argomento pungente in tutti i sensi.
- No, che io sappia. Ma non cambiare argomento. Voglio sapere come hai fatto a ridurti così e perché non riesco a percepire l’aura di questa qui, nonostante respiri ancora-
Trunks incassò un attimo la testa di scatto. Suo padre lo aveva beccato subito.
- Beh, credo che tu abbia un altro superstite della tua razza proprio davanti- continuò comunque, accennando in maniera eloquente a Reika. Vegeta si voltò di scatto verso il figlio, con aria smarrita per un secondo, prima di riacquistare l’espressione spavalda di poco prima.
- Non dire fesserie- fu l’unico commento del Principe, che riprese a fissare davanti a sé, in direzione del mare, in attesa. Dopo quest’ultimo commento, Trunks iniziò seriamente a irritarsi.
- Non è una fesseria! Come puoi capire C-17 l’ho ridotto io in quello stato, ma quando ero sul punto di dargli il colpo di grazia- e qui il saiyan trovò la forza di alzarsi in piedi.
- Lei si è messa in mezzo e si è trasformata in super saiyan!
Il Principe dei saiyan ebbe un’esclamazione strozzata, poi si voltò lentissimamente in direzione di Trunks e prendendo a fissarlo come se avesse davanti un marziano, avete presente? Del tipo con la pelle verdastra, tre occhi e una simpatica antennina terminante con una ventosa, poi sbattè un paio di volte gli occhi prima di riprendersi.
- S-super saiyan...? Non può essere-

- Ti assicuro che si è trasformata! L’ho visto con questi occhi! Insistette Trunks indicando i suoi splendidi occhi che sembravano frammenti di cielo (-////- n.d.J_N)
- ... e come si chiama? Chiese con un filo di voce Vegeta.
- Beh, non è che abbiamo avuto molto tempo per chiacchierare. A meno che il primo istinto di un super saiyan sia prendere del the con i pasticcini e fare conversazione... rispose tagliente Trunks.
Il Principe dei saiyan si riscosse un po’ sentendo il tono così aspro del figlio e prese a fissarlo storto per il tono del tutto irrispettoso.
Il giovane abbassò lo sguardo, mortificato.
- S-scusami papà, non volevo- mormorò con un filo di voce.
- E poi me lo spieghi come potrebbe essere una saiyan? Non ha nemmeno l’aura- proseguì Vegeta ignorando le scuse di Trunks. E qui il nostro giovane saiyan si prese il mento con una mano, mentre l’altra restava a penzoloni e un punto interrogativo iniziò a comparirgli a intermittenza sulla testa. Quello stesso punto interrogativo che pochi secondi dopo divenne una lampadina accesa quando Trunks esclamò:
- Forse ci sono- e battendosi il pugno chiuso sulla mano aperta.
- Certamente è una Cyborg, visto che non ha aura e che prima me le ha date di santa ragione senza fermarsi un secondo e quindi ha anche un’energia inesauribile. Ma quando ho preso i progetti al laboratorio del dottor Gero, si vedeva che i Cyborg erano stati costruiti su base umana ed è anche quello che mi ha detto la mamma. Mi segui fin qui? Chiese Trunks, ora tutto pimpante per essere riuscito a sbrogliare il nodo.
Il Principe intanto non solo aveva seguito tutto il ragionamento del figlio, ma si era anche spinto più in là, fino ad arrivare alla conclusione finale.
- Quindi, lei era una saiyan prima. Poi è stata trasformata in Cyborg, come C-17 e C-18 che una volta erano dei semplici ragazzi! E quindi magari è per questo che è svenuta: la sua parte meccanica non ha retto un così alto carico di energia. Era così logico! Ma papà, mi stai ascoltando?
No, Vegeta non lo ascoltava.
Solo fissava inebetito Reika ancora svenuta, con la bocca semi-aperta e gli occhi stralunati.
Gli era scattato qualcosa nella sua mente e gli era tornata in mente l’immagine di una bimba con gli stessi lunghi capelli scuri così lisci e così inusuali tra il suo popolo.
- Non può essere... mormorò – Non può essere qui. Era esplosa insieme al pianeta, come fa a essere sulla terra?! Ma no, è impossibile-
Trunks era sbalordito: Vegeta conosceva quella ragazza? Vegeta si avvicinò a Reika, deciso a fare luce sulla faccenda. La Cyborg scelse proprio quel momento per rinvenire e si svegliò fissando ancora mezza scombussolata l’azzurro mare davanti a lei.
“Accidenti. mi sento come se mi avessero passato sopra un rullo compressore” pensò tra sé portandosi una mano dietro la testa. Poi fece forza con una mano e si mise, anche se in modo un po’ traballante, in piedi. Poi fu un lampo. Non ebbe nemmeno bisogno di concentrarsi per percepire quell’aura così potente e così... familiare. Si voltò con lentezza infinita e si ritrovò faccia a faccia con Vegeta. Ci furono cinque secondi di  gelo, poi entrambi fecero un balzo indietro ed entrambi spalancarono la bocca. Ma se per Vegeta fu solo sorpresa, sulla faccia di Reika si dipinse un’espressione di puro terrore. Poi urlarono contemporaneamente
- Reika!!!
- Vegeta!!
Ma se Vegeta lo disse in tono stupito, a dir poco stupefatto, Reika urlò il suo nome terrorizzata, mentre gocce di sudore freddo iniziavano a imperlarle la fronte.
- Beh, non si salutano più i vecchi compagni? Fece spavaldo il Principe dei Saiyan dopo che si fu ripreso dalla sorpresa. Reika provava sempre un sottile piacere nell’istigare l’animo altrui. Ma questa volta sarebbe stato troppo rischioso e anche se avesse voluto, non sarebbe riuscita a trovare la forza di parlare. Così, stette in silenzio. Allora Vegeta scoppiò in una risata gelida di puro sarcasmo.
- Ma come? Crescendo hai perso la lingua? Eppure da piccola non stavi zitta un secondo-
- Cosa ci fai sulla Terra? Pensavo di essere al sicuro da te e dai tuoi scagnozzi su questo pianeta- sibilò lei tra i denti.
- Dovresti averlo capito che sono imprevedibile e che la sorte è cieca e che ha voluto rintracciare le nostre strade- ribattè Vegeta
- Ma che poesia. Allora Freezer non ti ha insegnato solo a combattere- disse Reika, acida.
- So che stai tremando dal terrore. Decisamente non ti aspettavi di trovare qui colui che ti doveva uccidere vero? Rispose gelido il Principe.
- Devo ammettere che per una volta hai ragione- terminò lei serrando i denti.
- ... ma di che cosa stanno parlando quei due? Trunks si voltò di scatto e vide C-17 che, tenendosi il braccio destro con la mano sinistra, stava lentamente camminando verso di lui, anche se non staccava gli occhi dai due saiyan. Quel movimento colse l’attenzione di Reika che sbirciò oltre la spalla di Vegeta e scorse C-17, malconcio certo, ma vivo e vegeto.
- C-17! Allora stai bene!! Un sorrisone comparve sul volto della Cyborg, illuminandola e facendo tornare un po’ di colore sulla sua pelle.
- Potrei stare meglio, ma almeno sono tutto intero- rispose lui con un sorriso dolorante. Reika fece l’atto di corrergli incontro, ma non riuscì a fare neanche due metri che l’immagine del Principe dei saiyan comparve davanti a lei, con un mezzo sorriso sarcastico stampato in volto.
- Dove stai andando? Io non ho ancora finito di parlare con te - la minaccia nella sua voce era fin troppo evidente e Reika arretrò di un paio di passi, portandosi a distanza di sicurezza.
- Facciamo una bella cosa: combattiamo. Se vinci tu, io mando al diavolo il giuramento che ho fatto a Freezer, ti risparmio e ti presto anche i soldi per comprarti una casa- disse ad un tratto Vegeta cogliendo di sorpresa tutti presenti.
- Se perdo però, dovrò darti qualcosa di altrettanto valore, immagino- disse Reika. Ormai gocce di sudore scivolavano regolarmente lungo le guance per schiantarsi al suolo o scomparendo lungo il collo
- Se perdi- concluse infatti Vegeta - onorerò il mio patto e tu verrai ridotta ad un sanguinolento grumo di ossa e interiora-
- Ce l’hai ancora con me per quella storia, non è così? Esclamò Reika cambiando del tutto argomento. Il ghigno sulla faccia di Vegeta si spense.
- Questi sono affari che non ti riguardano ragazzina. Allora accetti?
- Reika, non farlo!! Le urlò 17, che nonostante non avesse mai visto le vere capacità di Vegeta, non era sicuro che l’amica potesse farcela.
- Tu stanne fuori, stupido burattino- lo zittì il Principe dei Saiyan voltando il capo nella sua direzione e fissandolo con un’espressione gelida che fece stringere i denti al Cyborg.
- D’accordo Vegeta, ci sto. Ma se vinco devi giurare che non toccherai ne me ne 17- esclamò a quel punto Reika con grande sgomento di C-17.
- Non c’è problema. Ma se perdi ucciderò anche lui-
"La crudeltà di Vegeta è aumentata o sbaglio?” pensava intanto Reika stringendo ulteriormente i denti, all’ultima affermazione del Principe. Dentro di sè desiderava ardentemente raccogliere la sfida, ma non poteva rischiare anche la vita di un suo amico, meno che meno per una storia di cui era del tutto estraneo.
- Io ci sto- 17 ruppe l'improvviso silenzio che era calato sui presenti con queste parole.
- Reika, vinci anche per me- disse l’androide all’amica che non potè evitare un sorriso tirato davanti all’espressione decisa di C-17.
- Allora Reika, pronta a finire nella polvere? Chiese Vegeta riassumendo il ghigno iniziale e sciogliendo le braccia, che fino a quel momento aveva tenuto incrociate davanti al petto.
- Questo mai! Urlò Reika gettandosi all’attacco.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI - Super Saiyan ***


Buona sera a tutti, eccomi tornata...

scImMIA: Sorellona mia, se non ci fossero almeno le tue di recensioni, mi deprimerei alquanto ogni volta che pubblico XD. Spero mi continuerai a seguire, un biacione!

Intanto, chiedo scusa ai lettori per non aver chiarito già dall'inizio alcune cose:
In questa ficcy, Freezer è arrivato decisamente in ritardo, ovvero quando Vegeta aveva già 21 anni e il pianeta Vegeta è esploso quando il suo Principe ne aveva 26, di anni. Scusate se non lo avevo detto prima, ma mi era completamente passato di mente che nella serie originale Vegeta aveva 4 anni quando il suo pianeta  è diventato un fuoco d'artificio ^//^"
Ah, premetto già da subito che il capitolo mi è venuto parecchio maluccio, ma non ho avuto molto tempo per aggiustarlo e non sapevo come avvertire... quindi abbiate pietà e siate clementi ^^":

Capitolo  VI – Super Saiyan:
 
Vegeta non la vide. Sentì solo un colpo tremendo in faccia, poi uno sulla schiena e uno sullo stomaco. Reika spariva e ricompariva e ogni volta che la sua immagine diventava tangibile un altro colpo raggiungeva Vegeta che non riusciva a prevedere dove sarebbe ricomparso il nemico e di conseguenza non riusciva a difendersi.
A un certo punto, esasperato dalla sua impotenza, il Principe iniziò a scagliare ki-blast dorati in tutte le direzioni. Uno di essi colpì Reika al braccio sinistro, facendole uscire un fiotto di sangue. La ragazzo urlò, mentre si staccava da Vegeta con un balzo e una volta arrivata a distanza di sicurezza, si portò l’altra mano sul braccio ferito, accompagnandola con uno sguardo sofferente. Poi, tra lo sgomento di Vegeta, la sua mano si illuminò di luce dorata e il braccio venne completamente sanato.
- Sorpreso Veggy? Disse Reika con un ghigno davanti all’espressione sgomenta di Vegeta.
- Vedi, io dispongo di energia infinita. Gero mi ha dotato di un sistema che mi consente di incanalare il mio ki nelle mani. Se questo ki viene posto su tagli o colpi del genere, sono in grado di curare il mio corpo e quello degli altri. Il problema è che usare questo congegno mi indebolisce molto. Più è grande la ferita che guarisco, più il mio corpo si indebolisce. Per questo lo uso solo quando è strettamente necessario- spiegò la Cyborg. Il Principe strinse i denti a quella rivelazione. Quella capacità era un problema. Partì allora all’attacco, ma non riuscì a colpire Reika neanche una volta, dato che lei schivava tutti i suoi colpi con una facilità spaventosa. Alla fine si separarono, lei con il sorriso sulle labbra, perfettamente calma, lui con il fiatone e con il sudore che gli gocciolava lungo le guance.
- Ti arrendi Vegeta? Chiese la Cyborg, con voce angelica, chiudendo pure gli occhi mentre lo diceva, come se parlasse del tempo.
- Figurati, abbiamo appena iniziato il riscaldamento- rispose il saiyan ostentando una calma che non gli apparteneva, in preda com’era al nervosismo per l’essere messo così alle strette e scagliando una seconda raffica di sfere, che questa volta colpì Reika su una gamba. La Cyborg prontamente curò la ferita e aggiunse
- Ti dispiace smetterla di lanciarmi questi raggi? Sai, nonostante possa curarmi, il dolore lo sento lo stesso-
- Non ti preoccupare, la prossima volta, il mio colpo sarà mortale- disse il saiyan mentre una piccola vena iniziava a pulsargli sulla tempia, mentre pietre di varie dimensioni si sollevarono lentamente da terra e un attimo dopo un’aura dorata lo avvolse, mentre i capelli cambiavano colore, così come gli occhi.
Reika percepì il mostruoso aumento dell’aura del saiyan e fu il suo turno di spalancare la bocca. Ma lo stupore fu presto sostituito dalla paura, mentre stringeva i pugni e gocce di sudore ricominciarono a spuntare sul suo volto. Istintivamente fece un passo indietro, consapevole di non avere speranze, adesso.
- Avanti, cosa aspetti? Trasformati- disse Vegeta, notando la sua espressione.
- Trunks- continuò poi accennando con la testa al ragazzo dai capelli lilla - mi ha detto che anche te sai trasformarti in super saiyan, quindi muoviti-
Quest’ultima affermazione colse la Cyborg del tutto di sorpresa.
La ragazza sobbalzò involontariamente.
- Cosa hai detto? Super saiyan?? Chiese attonita a Vegeta, che la fissava stupito. Poi la ragazza spostò lo sguardo su Trunks. Anche lui si era trasformato nel leggendario guerriero, allora. Fu colta dal panico. Non poteva di certo competere con un super saiyan, nemmeno mettendo l’anima in quel combattimento. Solo la consapevolezza di ciò che avrebbe fatto Vegeta a 17 le impedirono di darsela a gambe.
- Ma non avevi detto che poteva trasformarsi anche lei? La voce di Vegeta rivolta al figlio la distrasse dai suoi pensieri.
- Forse non si è resa conto di essersi trasformata. Neanche io ne avevo preso coscienza, la prima volta- disse Trunks in risposta.
- Perfetto allora- disse il principe ghignando e partì all’attacco, colpendo la saiyan con un pugno, sbalzandola all’indietro. E mentre compiva una lenta parabola, Reika si chiese se sarebbe riuscita a salvare la sua vita e quella dell’amico
.

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Capitolo 8
*** Capitolo VII - Il Principe Distruttore ***


Buongiorno tesssori miei (eheh, il caldo mi da alla testa ^^"), vi auguro che quest'ultima scolastica trascorra serena e tranquilla e in attesa di respirare a pieni polmoni il profumo delle vacanze estive, ecco un nuovo chappy della fanfic meno recensita di tutto efp... madonna, avete le mani rachitiche o siete pigri alla follia? Vabbè, tanto non ha senso lamentarmi con voi e poi mica scrivo per le recensioni... d'accordo, aiutano a tirarmi su di morale, ma non sono vitali...

scImMIA: Sorellona! Come farei senza di te? La mia unica sostenitrice ufficiale. Comunque, sì, il comportamento di Reika è stato molto sciocco, come ammetterà lei stessa in questo capitolo... però sai, lei voleva solo deridere Veggy, dimostrandogli che non la poteva ferire e anche per questo, nel capitolo di oggi le prenderà di santa ragione... ma ora basta ciondolare e seguimi!
Mi raccomando, leggi e recensisci. Un bacione da Juu_Nana(ma chissà da dove ho preso queste frasi XD)



Capitolo VII – Il Principe distruttore:


Reika non ebbe nemmeno il tempo di toccare terra che già Vegeta scomparve per riapparirle alle spalle e le assestò un colpo alla schiena, facendola volare verso l’alto, poi la prese per i capelli e la lanciò a terra. La saiyan si rialzò in fretta, perdendo sangue dal naso.
- Sorpresa? Visto cosa può fare un semplice cambio di colore? Chiese sarcastico il Principe dei saiyan
- Neanche mi degno di risponderti- ribatté Reika, piccata.
Poi si gettò contro il Principe, cercando di colpirlo con calci e pugni. Vegeta non tentò nemmeno di spostarsi e li prese tutti in pieno, senza battere ciglio. Poi fermò all’improvviso un ennesimo pugno della Cyborg, con un ghigno di scherno.
- riconosco che non riuscirei mai a parare tutti i tuoi colpi, ma la tua potenza è talmente bassa che non mi puoi fare nulla, ora – disse, ritirando il braccio e facendo scattare Reika verso di sé. Il Principe la colpì con un calcio sul mento, strappandole un grido di dolore e alzandola leggermente da terra. Poi le assestò in rapidissima successione una ginocchiata sul volto, un pugno a due mani sulla testa e un ultimo devastante calcio sullo stomaco, che la sbalzò all’indietro a velocità folla, fino a schiantarsi contro una montagna, dove si infisse lasciando una sagoma del suo corpo nella roccia. Per prima cosa la Cyborg tossì saliva rossa un paio di volte, poi sollevò a stento lo sguardo su Vegeta, che si stava avvicinando con calma glaciale. Reika strinse i denti e, tentando di ignorare il dolore che le attraversava il corpo, si estrasse lentamente dalla roccia, un arto dopo l’altro e staccando dalla parete rocciosa decine di sassolini.
Quando fu completamente “uscita” dalla roccia, le sue gambe non la sostennero e inciampò a terra, mentre un braccio pulsava dolorosamente. Spostando lo sguardo su di esso, la ragazza notò che una scheggia del muro di roccia si era conficcata in profondità nel suo avambraccio. Reika lo afferrò un po’ tremante e lo estrasse con un unico, brusco gesto e urlando con tutto il fiato che aveva in corpo. Con in mano ancora il cuneo rosso di sangue, la saiyan tentò disperatamente di fermare un poco il fiume di sangue che aveva iniziato a colare dalla ferita, mentre il suo corpo era scossa da violenti tremiti. Lottando contro lacrime di dolore, scagliò via brutalmente quella scheggia e ripremette con maggior forza la mano sinistra sul profondo taglio.
- Non ti curi? Chiese sprezzante Vegeta che era arrivato a pochi centimetri da lei e la sovrastava con quel ghigno di superiorità e disprezzo.
- Se sei ridotta così, non posso divertirmi, anche se mi stai deludendo a dir la verità- continuò il principe
- La ferita è troppo profonda e ci vuole energia perché io possa curarmi, non ci tengo a cadere svenuta ai tuoi piedi, equivale a un suicidio - disse lei a denti stretti.
- Se non avessi curato quegli stupidi taglietti, poco fa... mormorò frustrata abbassando la testa.
- E perché hai fatto una mossa del genere pur sapendo quanto fosse stupida? La derise lui con una mezza risata.
- Non pensavo di averne un così urgente bisogno – rispose Reika tenendo sempre basso il tono di voce.
- A quanto pare mi hai sottovalutato un po’ troppo – ridacchiò Vegeta.
- Tutti commettono degli errori – ribattè lei con un sorriso amaro.
- Ma il tuo lo pagherai con il sangue - disse Vegeta afferrandola per la testa e scagliandola poi in aria. La ragazza non ebbe nemmeno la forza di rimettersi a volare e la sua salita rallentò fino ad esaurirsi. Poi iniziò la caduta, sempre più veloce fin quando non fu brutalmente interrotta dal Principe dei saiyan che aveva sovrapposto tra lei e il terreno il suo ginocchio e sul quale Reika era violentemente atterrata di schiena. Un grido strozzato le sfuggì dalle labbra, mentre gli occhi si spalancavano per il dolore.
- Ti piace questo giochetto? Che ne dici di un altro giro? Chiese quasi morbidamente Vegeta con un ghigno sadico, per rigettare Reika all’aria e facendola atterrare nuovamente sul suo ginocchio, questa volta di pancia e la saiyan si accasciò completamente sull’arto del suo aguzzino fino a scivolare a terra. Vegeta la afferrò per il bavero della giacca e la tirò su fino a livello degli occhi.
- Allora? Ne hai avuto abbastanza? Posso darti il colpo di grazia se vuoi, basta che me lo dici- disse viscido con tono canzonatorio. La Cyborg, che aveva faticosamente socchiuso gli occhi sentendo la voce di Vegeta così vicina, scoprì un po’ i denti e per tutta risposta gli sputò violentemente su una guancia. Il saiyan si passò la mano libera sul viso, cancellando in un secondo il netto rifiuto di Reika.
- Ti assicuro che avrai da pentirtene - mormorò freddamente, un attimo prima di lanciarla leggermente in aria, giusto una decina di centimetri prima che le centrasse in pieno lo stomaco con un pugno di inaudita violenza. La Cyborg portò le mani sul ventre, sbarrando gli occhi, un attimo prima che Vegeta la afferrasse per una spalla e la schiantasse con violenza sul suo ginocchio. La ragazza urlò di dolore mentre sangue scarlatto fuoriusciva nuovamente dal suo naso. Il Principe non ancora soddisfatto, le andò dietro, la afferrò per la testa e la sbattè al suolo, stringendole i capelli con forza.  
- Papà, smettila! Lasciala stare!! ad urlare era stato Trunks, abbastanza disgustato dal meschino comportamento del padre che stava massacrando senza ritegno l’ormai impotente Reika.
- Non ci penso neanche, la deve pagare- rispose secco Vegeta tirando su Reika afferrandola per il collo e iniziando a massacrarle di colpi la schiena.
- Ma cosa ti ha fatto di così tremendo da meritarsi la morte? Chiese Trunks preoccupato dalle condizioni della Cyborg, che sputava sangue ad ogni colpo.
- Non ho la minima intenzione di dirtelo. Ti basti sapere che deve morire e che avverrà puntualmente tra dieci minuti al massimo- ribattè Vegeta riprendendo tranquillamente la sua occupazione.
Trunks strinse i denti e serrò i pugni, ma era ben consapevole che mettersi tra lui e la sua vittima sarebbe stato rischioso: da super saiyan diventava decisamente più violento di quanto non fosse normalmente e non era sicuro di uscire incolume da uno scontro frontale con lui.
Però... massacrare in questo modo una ragazzina...
Spostò lo sguardo su C-17 quando sentì un ringhio sommesso provenire da questi: aveva gli occhi che mandavano contro Vegeta occhiate di odio rabbioso, mentre stringeva i denti così tanto che il saiyan era sicuro si stesse facendo male.
Intanto Vegeta si era stufato di quel gioco crudele e lentamente abbassò il pugno con cui stava colpendo la schiena della ragazza. Poi si girò di scattò e rispedì la poveretta contro un’altra parete rocciosa, a un metro scarso dal mare. Reika atterrò di schiena e si afflosciò su se stessa come un sacco vuoto, arrivando infine in posizione seduta, sorretta soltanto dalla dura roccia dietro di sé, con le mani abbandonate lungo i fianchi e la testa reclinata di lato. Vari rivoli di sangue colavano dalle labbra e da un taglio non molto profondo che si era aperto poco sopra il sopracciglio destro, senza contare i numerosi graffi sparsi un po’ dappertutto per il suo corpo. A peggiorare le cose c’era tutto il sangue che aveva perso dalla ferita sul braccio e che non accennava minimamente a fermarsi. Il Principe dei saiyan si avvicinò a lei, con passo calmo e rilassato.
- È stato tutto molto divertente Reika. Era da tanto che non mi divertivo così. Però ora mi sono stufato, credo sia ora di finirla qui- fintantoché parlava, Vegeta era arrivato dalla sua vittima, che sembrava aver perso i sensi.
- Avanti Reika, resta con noi. Almeno per il finale- disse cattivo Vegeta afferrandola per la canotta ormai lercia e sollevandola da terra. Stavolta però, da lei non provenne nessuna reazione.
- Ho detto- sibilò lui infastidito serrando ulteriormente la presa sull’indumento.
- che devi restare sveglia! E sbattè violentemente il corpo della saiyan contro la parete.
Reika ebbe un gemito soffocato in seguito al colpo e socchiuse lentamente, faticosamente gli occhi. Ci impiegò qualche secondo a mettere a fuoco la scena e quando vide Vegeta così vicino, spalancò di scatto gli occhi dalla paura. Il Principe ritrovò un bieco sorriso a quella reazione e alzò lentamente la mano libera verso il viso della ragazza, che afferrò con il braccio sano la mano del suo carnefice, tentando inutilmente di liberarsi. Smise di dimenarsi invano quando vide il taglio della mano di Vegeta a pochi centimetri dal suo viso. Un energia azzurrina si sprigionò dalla punta delle sue dita e corse per tutta la mano, che iniziò a luccicare come se fosse di metallo. Aveva convogliato il ki sull’arto, che ora era tagliente come una lama e lei lo sapeva fin troppo bene.
- Ultimo desiderio? Chiese con tono di voce basso e minaccioso avvicinando pericolosamente la mano al collo di Reika, cui delle gocce salate ricominciavano a comparire sulla sua tempia. Ormai la mano del saiyan stava toccando la base del collo, così indifeso e così vulnerabile.
- Lascia... lascia andare C-17- ebbe la forza di mormorare lei che non staccava lo sguardo da quella mano che sembrava un araldo dell’inferno. Vegeta scoppiò in una risata sguaiata alle parole della ragazza.
- Riesci a preoccuparti di quel burattino anche adesso che stai guardando la morte in faccia? Che profondo sentimento di amicizia, adesso mi commuovo - commentò lui con tutto il veleno e il sarcasmo che riuscì a mettere in quelle parole e rivolgendo un sorriso di disprezzo a 17.
- Come sei patetica. Sai, mi fai tanta pena che magari adesso ti risparmio - continuò riportando la sua attenzione su Reika.
- Beh... sono già riuscita a scamparla una volta, chissà che tu sia così cretino da lasciarmi scappare di nuovo – rispose sarcasticamente la saiyan rivolgendo pure al saiyan un sofferente sorrisetto denso di ironia. Con quel gesto, Vegeta perse del tutto la calma e scostò per un attimo la mano dalla gola della vittima.
- Ah sì?! Beh, togliamoci ogni dubbio, per sicurezza! Buon viaggio per l’inferno!! Urlò e già era pronto a calare la mano quando ci fu un colpo secco e Vegeta sentì un sottile dolore alla base del collo. Si voltò lentamente in direzione della sua spalla, cancellando in un lampo il suo sorrisetto e riassumendo un’espressione di ghiaccio.
- Ti conveniva startene buono buono al tuo posto fin quando non fossi venuto a ucciderti- disse Vegeta in direzione del ragazzo moro che gli era comparso alle spalle. C-17 si diede una spinta e si staccò dal collo del saiyan che aveva appena colpito con un calcio, notando con sgomento di non avergli fatto pressoché niente.
- Non la devi toccare, hai capito?!! Stai lontano da lei!! Ebbe però la forza di urlare con quanto fiato aveva in corpo il giovane androide.
- Uhh, sto tremando di paura. E se non la lascio cosa fai, mi prendi a pugni? Chiese, odioso e cancellando il ki dalla mano libera, colpì violentemente il ventre di lei con un destro, senza staccare gli occhi dal Cyborg. Lui strinse i denti, odiando quel maledetto saiyan una volta di più, ma sapendo di non poter fare nulla per aiutare la sua amica. Subito il suo cervello tentò di elaborare una strategia per cercare di mettere fuori gioco Vegeta, ma non gli venne in mente niente che potesse fare, vista la potenza schiacciante del saiyan.
- C-17 ha ragione, papà. Basta così! Del tutto inaspettatamente, Trunks avanzò lentamente verso il padre e si posizionò di fianco al Cyborg, con un’espressione dura in volto. Al che sul volto di Vegeta comparve un’espressione del tutto stupita.
- Trunks? Anche tu? Chiese meravigliato, pochi secondi prima di riacquistare il suo sorrisetto.
- Ma perché vuoi rischiare le ossa per una causa del genere? Non la conosci nemmeno. Perché ti dovrebbe stare tanto a cuore se la uccido oppure no? Chiese il Principe.
Trunks sperò ardentemente che la distanza che lo separava dal padre fosse sufficiente perché quest’ultimo non notasse il filo rosso che gli era apparso sulle guance e rispose con voce (per fortuna sua) ferma:
- Non voglio che un innocente perda la vita per un tuo stupido capriccio. Da quanto ho visto lei non ha la minima intenzione di ucciderti, quindi non puoi permetterti di finirla così. Ti sei divertito abbastanza, ora basta – e con l’ultima frase, detta con tono di voce un po’ più basso rispetto al resto del discorso, indurì lo sguardo che divenne verde e i suoi capelli tornarono biondi.
Vedendo il figlio trasformarsi, Vegeta lasciò la canotta di Reika la quale, senza più sostegno, crollò di nuovo al suolo, semi incosciente.
- Per adesso mi limiterò a metterti fuori gioco. Ma a casa facciamo i conti- disse rabbiosamente il Principe lasciando la vittima di malavoglia e mettendosi in posizione da combattimento, subito imitato da Trunks. 17 ci mise un secondo di più, ancora concentrato sulla strana reazione che aveva avuto il saiyan alla domanda del padre.
“Non ho tempo per simili scemenze, l’unica cosa che conta, adesso, è portare Reika lontana da questa bestia sanguinaria” pensò il Cyborg spostando un po’ i piedi per avere più presa sul terreno, mentre un lieve soffiare di vento gli scompigliò leggermente i capelli, unico suono nel silenzio che era calato.

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII - Crack ***


Rieccomi tornata con un nuovo chappy... scusatemi se mi è venuto decisamente maluccio, ma la settimana è stata dura, così come lo sarà la prossima e non vi assicuro di riuscire a terminare il capitolo di  venerdì. Scusate, ma l'anno è praticamente finito e devo, DEVO recuperare latino! Chiusa la premessa, passo a ringraziare la mia fidata nonchè amata Sorellona ^^:

scImMIA: Ciao Sorellona! Per delucidazioni veramente chiare sul sanguinario comportamento del Principe, mi sa che dovrai aspettare veramente molto, mi auguuro che ce la faccia sopportarmi per tutto questo tempo ^^". So che probabilmente questo chappy ti deluderà, ma spero di non perdere anche la tua presenza, giuro che farò di meglio la prossima volta! Ci vediamo (spero) venerdì (o sabato, dipende da come me la saprò sbrogliare) Un bacione!


Capitolo VIII – “Crack” :

I tre si fissavano silenziosamente, in paziente attesa che l’avversario (o uno degli avversari, nel caso di Vegeta) facesse la prima mossa. Ma nessuno dei tre avversari aveva ancora mosso un muscolo dopo un intero minuto, scandito solo dal lento cadere delle gocce di sudore che scorrevano lungo le guance dei due ragazzi. Nonostante sentisse il pesante trascorrere del tempo, 17 non si decideva ad attaccare. Quel pizzico di paura per i tremendi poteri del Principe lo teneva, anche se di malavoglia, ancorato al suo posto, così come Trunks. Lo sguardo di 17 prese a spostarsi sempre più di frequente da Vegeta a Reika, ancora a terra e ogni volta che ritornava a fissare gli occhi cerulei di Vegeta, lo faceva con odio sempre maggiore.
- Non muoverti – il Cyborg spostò la coda dell’occhio in direzione della voce così fredda e distaccata che aveva pronunciato quelle parole.
- Che non ti venga in mente di attaccare per primo, dobbiamo aspettare che sia lui a fare la prima mossa, anche se è difficile – Trunks usò il tono più basso possibile, per farsi sentire solo dal compagno improvvisato.
- Ma se aspettiamo ancora, Reika potrebbe... insomma, tuo padre non ha di certo la mano leggera! Lei ha perso un ettolitro di sangue! Replicò il Cyborg, frustrato più che mai per la sua impotenza. Ma un improvviso rumore lo fece voltare di scatto verso la ragazza in questione, che si teneva lo stomaco con una mano, mentre con l’altra stringeva convulsamente un ciuffetto d’erba accanto a lei, tentando di distrarsi minimamente dal dolore che le provocavano i continui colpi di tosse che le facevano sputare sangue dalla bocca. Il Cyborg strinse i denti a quella scena.
- C-17,  non ti muovere - Trunks scandì le parole una ad una e si voltò leggermente verso il moro, senza però distrarre l’attenzione dal padre. Così facendo, scorse sul terreno due piccole gocce scarlatte ai piedi di 17 e sollevando lo sguardo da terra, capì che il ragazzo si era conficcato le unghie nella carne a tal punto da sanguinare.
 - Resta qui! Intimò con una sfumatura disperata nella voce, leggendo l’espressione sul volto di 17.
Come se non avesse parlato, il Cyborg si gettò all’attacco con un grido selvaggio in gola e una luce d’odio negli occhi, mentre la rabbia scavalcava in lui ogni buon senso.
- Sei uno stupido! Gli urlò dietro il saiyan, partendo anche lui all’attacco, tentando di salvare il salvabile.
17, a un metro scarso dall’avversario, creò nella mano una sfera di luce di color azzurro intenso che scagliò con violenza verso il Principe che si limitò a deviarne semplicemente la traiettoria con il taglio della mano. Ma approfittando di quella piccola distrazione, il Cyborg si era portato alle spalle del nemico e gli aveva indirizzato contro la nuca un pugno ben piazzato, ma Vegeta, senza minimamente scomporsi, gli indirizzò contro una gomitata rivolta allo stomaco, ma il colpo andò a vuoto, colpendo soltanto l’immagine di 17, che era sparito di nuovo. Un attimo dopo, il Principe se lo vide davanti, piegato sulle gambe e col gomito affondato negli addominali (tipo nella posizione di Goku quando colpisce Rekoom, per intenderci N.D. J_N). Vegeta scoprì i denti. Come osava quello stupido burattino beffarsi di lui con quegli sciocchi giochetti di velocità?! Indispettito, tentò di colpire l’avversario con un calcio, ma 17 ebbe i riflessi abbastanza pronti da inarcare la schiena e abbassarsi a ponte, evitando così il colpo. Poi, approfittando del momentaneo sbilanciamento di Vegeta, fece forza con le braccia, compiendo una ribaltata e assestò al saiyan un doppio calcio sul mento, non ottenendo però alcun effetto, così come il suo colpo precedente. Senza darsi per vinto, il Cyborg si fiondò nuovamente in avanti, tentando stavolta un attacco frontale, ma stavolta Vegeta era pronto ad attenderlo e il suo pugno colpì in pieno lo stomaco del nemico, che si piegò su se stesso per il dolore tremendo, mentre Vegeta iniziava a raccogliere velocemente dell’energia nel pugno che ancora teneva nel ventre del ragazzo. A salvarlo per il rotto della cuffia fu un calcio ben piazzato che raggiunse Vegeta sul viso e lo sbalzò di lato. Il Cyborg cadde in ginocchio, tenendosi con una mano l’addome dolorante, mentre sputava una chiazza di sangue.
- Ti avevo detto che dovevi aspettare! Hai solo rischiato di farti ammazzare, stupido! Gli sbraitò contro Trunks.
- Se hai finito di farmi la predica, io cercherei di pensare a un modo in cui possiamo spuntarla - ribattè freddo 17 alzandosi in piedi.
- Come forse hai capito, non puoi scalfirlo in alcun modo - iniziò Trunks calcando volutamente le parole, per annientare quel poco orgoglio che era rimasto al Cyborg.
- Quindi, potresti limitarti a farlo stancare, per dare modo a me di colpirlo quando si presenterà l’occasione opportuna -
- Cioè io dovrei fare il lavoro sporco mentre tu te ne stai al sicuro in attesa?! Mormorò rabbiosamente il Cyborg a quella proposta per lui inaccettabile.
- Ti tocca adeguarti, se ci tieni davvero a portare la tua amica lontano da qui. Altrimenti ti fai ammazzare insieme a lei e tanti saluti - rispose freddamente il saiyan.
“Evidentemente la trasformazione da alla testa ai saiyan” si disse ironicamente il moro pensando al cambiamento di carattere sia del padre sia del figlio quando erano diventati super saiyan. Ma non c’era tempo per deconcentrarsi dalla battaglia, Vegeta era già in attesa e pronto ad attaccare. Trunks si levò lentamente in volo e si fermò a mezz’aria, scrutando la scena dall’alto. Vegeta scattò verso il figlio con un pugno levato, ma venne centrato da una scarica di ki-blast azzurri scagliati da terra. Chiariamoci, gli fecero male quanto avrebbero potuto fargli male delle punture d’insetto, ma tanti pizzichi ricevuti in contemporanea gli procurarono un certo fastidio e non poco. Scoccò un’occhiata adirata verso l’incosciente Cyborg che aveva osato nuovamente colpirlo e che lo guardava con un sorrisetto strafottente, con cui cercava di nascondere il nervosismo, tradito però dalle goccioline di sudore a lato della tempia.
- Dove corri? Il tuo avversario sono io - disse, con tono di sfida, irritando anche il suo avversario con un gesto provocatorio della mano, facendogli segno di farsi avanti.
Al che, ovviamente, il Principe abbandonò il suo iniziale obbiettivo e si scagliò contro 17 che trovò difficoltà fin da subito a schivare i colpi del saiyan e dovette far ricorso a tutta la sua agilità per uscire incolume da quel primo attacco.
- Tsk, sei come un insetto fastidioso: non stai fermo un secondo - fu il sarcastico commento di Vegeta dopo che 17 si fu messo a distanza di sicurezza con una serie di ribaltate.
- Detto da te suona come un complimento - replicò con la stessa dose di ironia il Cyborg, che iniziava a riacquistare un po’ di baldanza.
- Non montarti la testa, abbiamo appena cominciato - ribattè il Principe dei saiyan, capendo che era solo uno spreco di energia tentare di colpire quella pulce saltellante con un attacco frontale e quindi iniziò a caricare due piccoli ki-blast nelle mani e iniziò a scagliare una serie di quelle piccole sfere dorate in direzione dell’androide che balzò in alto, evitandole tutte e senza troppe difficoltà. Almeno finché non si ritrovò gli occhi cerulei di Vegeta a pochi centimetri dai suoi.
- Contento di vedermi? Sibilò con un sorrisino, afferrandogli il collo con una mano e tirandogli un destro sul volto. Stava per colpirlo di nuovo, quando all’improvviso spostò la traiettoria del braccio e andò a parare un calcio di Trunks, che puntava alla spalla destra.
- Speravi di fregarmi due volte con lo stesso trucchetto? Chiese sarcastico, serrando la presa su 17 e scagliandolo con violenza contro il figlio. I due ragazzi caddero a terra e si misero in piedi solo dopo un paio di secondi che servirono loro per superare un po’ il dolore.
- Accidenti, sicuro che Gero non ti ha dotato di una protezione di metallo sulla testa? Biascicò il saiyan massaggiandosi il capo, laddove c’era stato l’impatto con 17.
- E voi saiyan avete tutti la testa di cemento? Ribattè con lo stesso tono il Cyborg prendendo a massaggiarsi a sua volta la testa.
- Ragazzi, suvvia. Siete in due contro uno e mi avete fatto sì e no un graffio - li apostrofò Vegeta atterrando dolcemente a terra, con le braccia incrociate sul petto.
- ... in tre -
I tre combattenti si voltarono nella direzione da cui era venuta la voce.
Reika si stava lentamente alzando in piedi, con i denti scoperti e un’ombra di dolore negli occhi.     Quando riuscì a reggersi in piedi, levò i pugni, mettendosi in posizione da combattimento.
- Siamo in tre, Vegeta - continuò, quando riuscì a trovare il fiato per parlare.
- Ma tu guarda: riesci ancora a reggerti in piedi. Avrei dovuto romperti almeno un paio di costole, invece di limitarmi a incrinartene una - fu il commento di Vegeta che voltò completamente la testa verso di lei e perdendo completamente interesse per Trunks e 17 che invece erano più vigili e attenti che mai.
- Io non sono ancora sconfitta. Finché non mi avrai spedito nella tomba, io continuerò a combattere! Anche se mi rompessi tutte le ossa!! Urlò Reika, un attimo prima che le gambe le cedessero e che lei crollasse in ginocchio.
- Dici? A me sembra che tu abbia difficoltà a reggerti in piedi già così. Comunque se vuoi, posso provare a romperti davvero tutte le ossa e poi vediamo cosa riesci ancora a fare - rispose malignamente Vegeta, un attimo prima di afferrare con disinvoltura il qualcosa che si era scagliato contro di lui.
- Pessima mossa Trunks - commentò il Principe voltando la testa verso Trunks, che aveva tentato di colpire il padre con un pugno e che ora aveva l’avambraccio stretto nella morsa di suo padre. Tentò di dare un paio di strattoni, cercando di liberarsi, ma si piegò con un urlo soffocato di dolore quando Vegeta iniziò a stringere di colpo la presa sul braccio del figlio. Il ragazzo iniziò a colpire violentemente il padre con calci o con il pugno libero, ma non servì a nulla e presto il dolore si fece insopportabile.
- Così impari a immischiarti in faccende che non ti riguardano - disse freddamente Vegeta, serrando ulteriormente la presa. Il braccio non resse a quella pressione supplementare e si schiantò con uno schiocco secco, strappando a Trunks un grido a pieni polmoni per il dolore lancinante. Solo allora il Principe lasciò il figlio che crollò al suolo, perdendo la trasformazione in super saiyan e afferrandosi il braccio, che era girato in una posizione del tutto innaturale. Lottando disperatamente per trattenere le lacrime, Trunks strinse gli occhi e si raggomitolò su se stesso. Vegeta sollevò allora lo sguardo su 17, che era arretrato di un passo, di fronte alla brutale potenza del saiyan che non aveva esitato a fare del male persino a suo figlio. Quasi meccanicamente alzò le mani in posizione di difesa, ma la rabbia di poco prima era scemata quasi del tutto e visto che Trunks, che già lui avversario fuori dalla sua portata, era stato messo fuori combattimento in una manciata di secondi, ormai aveva capito di non avere la minima speranza. E una volta in più sentì il fiato della morte sul collo.

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Capitolo 10
*** Capitolo IX - Basta! ***


Buon giorno a tutti! Iniziò con l'augurarvi buone feste e una felice estate! Da oggi la scuola è ufficialmente finita e fino a settembre possiamo dimenticarci di interrogazioni e compiti in classe, EVVAI!
Ma passiamo a rispondere alla recensione dell'ultimo chappy:

scImMIA: sorellona mia, ammetto di non aver capito cosa volevi farmi notare col tuo mini-dialogo, anche se mi ha fatto ridere ^^"  Comunque vedrai che il tuo (anzi nostro) Trunks non ci farà solo ste figuracce all'interno della fanfic e che si riscatterà alla grande, te lo dico io ^^ Spero tanto che il mio nuovo chappy ti piaccia. Fammi sapere, ok? Ciao ciao!

E prima di incominciare, è con grande piacere che ringrazio anche Umpa_lumpa, che ha recentemente iniziato a leggere la mia fanfic! Oh, grazie 1000! Spero di potere iniziare a ringraziarti già dal prossimo episodio, ma non voglio certo metterti fretta. Detto anche questo, vi lascio finalmente alla lettura del nono capitolo, recensite, mi raccomando, ciao! ^^



Capitolo IX - Basta!


- Allora, stupido burattino, sei pronto? Sibilò minacciosamente Vegeta, incamminandosi verso di lui. 17 strinse i denti, mentre goccioline di sudore scivolavano lungo le sue guance. Leggeri tremiti lo scuotevano irregolarmente, mentre fissava ansiosamente Vegeta che si avvicinava sempre di più.
Nonostante tutto, era anche disposto a farsi sconfiggere, bastava morire a testa alta, con la soddisfazione di non aver abbassato la testa davanti a un nemico del genere. Poi però lo sguardo cadde su Reika, che alle spalle di Vegeta tentava vanamente di alzarsi in piedi, del tutto annientata. E capì che certo non poteva morire così o per lei sarebbe finita.
“Io non mi farò ammazzare tanto facilmente! Io sono il Cyborg numero 17, il Cyborg definitivo e non mi farò uccidere da uno stupido saiyan, nossignore!" Si disse per farsi coraggio e nonostante la consapevolezza che fosse un suicidio, si gettò comunque all’attacco, sparendo di nuovo a un metro dal bersaglio. Vegeta pose l’avambraccio dietro la spalla, prevedendo che il Cyborg lo avrebbe cercato di colpire lì. Ma il colpo non arrivò mai. Vegeta si voltò di scatto e vide 17 con un braccio di Reika intorno alle spalle e già pronto a levarsi il volo. Aveva appena spiccato un balzo, quando l’improvvisa apparizione del saiyan lo costrinse a fermarsi bruscamente e ad arretrare un po’.
- E così tenti di darti alla fuga - fu la semplice constatazione di Vegeta.
- Ho imparato a mie spese cosa vuol dire tentare l’impossibile - rispose prudentemente il Cyborg, tentando disperatamente di trovare una scappatoia. Inavvertitamente, Vegeta iniziò ad avvicinarsi lentamente a 17, che lo guardava con un misto d’astio e terrore.
- Già, probabilmente sarebbe stata la cosa più intelligente da fare, ma con me non la spunti- proruppe, quando fu a pochi centimetri da 17. Poi, senza alcun preavviso, alzò il braccio e lo colpì sullo sterno con il braccio teso. 17 cacciò un urlo, mentre veniva sbalzato verso il basso, perdendo la presa da Reika e sbattendo violentemente sul terreno.
- Siete veramente deludenti, tutti quanti. Non ci trovo neanche gusto... tanto vale finirla qui - disse Vegeta, che intanto era atterrato e si era diretto verso 17.
- Che dici tu? Non credi ve lo meritiate? Mi avete fatto divertire pochissimo - disse malignamente con un sorriso malvagio e posando senza tanti complimenti un piede sul suo petto, appoggiandoci pure un braccio e fissando la vittima con disprezzo.
“Non è possibile. Due volte in un giorno messo sotto in questa maniera. E da padre e figlio, poi. Sono caduto davvero in basso” si disse il Cyborg aprendo gli occhi.
- Non credo che uno meriti la morte per il divertimento di qualcun altro - rispose a fatica.
- Oh, adesso ti metti pure a fare il filosofo. Comunque non sono d’accordo. E qui sono io a dettare le regole e io decido che il gioco è finito! Detto che ebbe queste parole, il saiyan colpì con forza il fianco di 17 che 
ribalzò come uno stupido pupazzetto di gomma per una decina di volte e quando infine si fermò, non era più in grado di muovere un muscolo, senza che il suo corpo venisse attraversato da scariche di dolore. Vegeta si avvicinò tranquillamente a 17 e quando arrivò rimise un piede sopra di lui, tenendolo fermo, poi alzò la mano sopra la testa, concentrando un ki-blast dorato delle dimensioni di un pallone da calcio.
- Tranquillo, farà soltanto un male cane -  disse malignamente all’espressione terrorizzata della vittima. Ma (l’ennesimo) calcio di qualcuno lo fece rotolare di lato, impedendogli di finire l’opera.
- Uffa, ma vi siete messi d’accordo? Continuate a impedirmi di calare il colpo di grazia proprio quando manca pochissimo - si lagnò il Principe rialzandosi e asciugandosi con un gesto leggero il piccolo rivolo di sangue che era fuoriuscito dal suo labbro.
- Avrei dovuto spezzarti qualcosa, almeno adesso te ne staresti in un angolo in attesa della fine, Reika -
La ragazza era piegata in due, stentando a stare in piedi per il dolore al braccio ferito che si teneva convulsamente.
- Basta Vegeta - iniziò faticosamente tra un profondo respiro e l’altro.
- Hai ragione, il gioco è finito. Ci hai massacrato abbastanza. Basta - continuò senza staccargli gli occhi di dosso.
- È me che vuoi, no? Quindi lascia stare 17 e prenditela con me, se vuoi. Ma lui non ti ha fatto niente -
- Cioè, fammi capire: preferisci che continui a torturarti piuttosto che ammazzi il burattino? Neanche fosse il tuo fidanzato - commentò Vegeta con un filo di sarcasmo.
- No, non è il mio fidanzato. Ma è il mio migliore amico. E lui non mi ha voltato le spalle come hai fatto tu! Quindi non ti permetterò di fargli ancora del male - continuò Reika. Un sassolino si levò da terra e si disintegrò in migliaia di pezzi.
- Già mi hai anche completamente umiliato, approfittando del tuo enorme vantaggio su di me - decine di altri sassi seguirono l’esempio del primo e Reika venne circondata da una sottile polverina rocciosa.
- Hai colpito senza riserve il mio migliore amico - Reika scoprì i denti, mentre decine di crepe sottili si creavano sotto di lei.
- E come se non bastasse- le crepe iniziarono a diffondersi e a ingrandirsi.
-  Hai anche rotto il braccio a tuo figlio che voleva solo evitare uno stupido, inutile spargimento di sangue! Urlò Reika, mentre un’ onda si schiantava sulla costa, facendo schizzare tutto intorno a lei decine di gocce azzurre, che non la colpirono poiché era protetta da quella che sembrava una circolare barriera invisibile. Fu un lampo di luce, poi i capelli schizzarono nuovamente sulla sua testa, mentre gli occhi assumevano quella particolare tonalità cerulea.
- Oh, finalmente! Era ora che ti decidessi. Non ne potevo più di aspettare. Chissà che stavolta lo scontro sia meno noioso - disse soddisfatto il Principe davanti al freddo e duro sguardo di ghiaccio che gli rivolse Reika, che per prima cosa illuminò il palmo di luce dorata, appoggiandolo sul braccio ferito e curandolo completamente, senza smettere un secondo di fissare l’avversario.
- Credimi Vegeta, ti pentirai di non avermi ucciso subito - disse Reika, quando ebbe finito il suo lavoro e flettendo un paio di volte il braccio, per stroncare il leggero formicolio.
- Perché, come ben sai - continuò mentre un sorriso di sfida, mentre la voglia di combattere prendeva spazio nel suo animo, sorvolando su tutto il resto.
- Noi saiyan ci rafforziamo ogni volta che sfioriamo la morte - concentrandosi un pelo, rilasciò un po’ di potenza e in un secondo un piccolo cratere circolare si formò sotto i suoi piedi, lasciandola sospesa a una decina di centimetri da terra, mentre i capelli le si agitavano dolcemente sulla testa.
- Sì, sarà uno scontro molto interessante - disse Vegeta, assumendo la posa da combattimento. Reika fissò l’avversario senza scomporsi, con sguardo calmo e quasi divertito. Così fu Vegeta a gettarsi in avanti, tentando di colpire l’avversaria sulla testa con una martellata a due mani, ma la ragazza si spostò leggermente all’indietro e il colpo si limitò a sfiorarle la punta del naso. Il saiyan allora tentò di colpirla con un calcio all’addome, ma lei si mise in modo da mostrare il profilo al saiyan e quindi anche questo colpo andò a vuoto. Il Principe iniziò allora a spazientirsi e si gettò con furia cieca contro la Cyborg, tentando di colpirla con calci, pugni testate… tutte prontamente schivate dalla ragazza che, per prendersi gioco dell’avversario, aveva anche intrecciato le mani dietro la schiena. Andarono avanti così per qualche minuto, con Vegeta che attaccava senza sosta e con sguardo omicida, coi denti scoperti e il sudore lungo le guance, e con Reika che schivava ogni colpo, sgusciando e scivolando via dal saiyan con la grazia e l’agilità di una danzatrice, senza smettere un secondo di fissare gli occhi di Vegeta con un sorriso appena accennato. Finchè la Cyborg, dopo aver schivato un pugno del saiyan indirizzato allo stomaco, si chinò a terra e, liberando le mani, le usò come sostegno mentre colpiva le caviglie di Vegeta con la gamba destra tesa.
Il Principe, perso l’equilibrio, cadde in avanti verso Reika che centrò in pieno il viso del saiyan con un pugno ben piazzato. Poi svincolò in avanti, compiendo una capriola e afferrando Vegeta per un piede, lo scagliò con violenza a terra, provocando una serie di crepe più o meno grandi nel terreno e dopo aver mollato la presa sulla gamba del saiyan, gli piombò addosso colpendogli in peno la bocca dello stomaco con una ginocchiata che fece sputare al saiyan una chiazza di sangue. Stava per colpire nuovamente il Principe al volto, quando questi alzò un braccio e iniziò a colpire Reika con una serie di potenti onde di ki, che sbalzarono Reika all’indietro. Allora Vegeta approfittò del fumo che si era levato per alzarsi in piedi e mettersi a distanza di sicurezza con delle ribaltate, ma, fatti pochi metri, si vide comparire davanti la Cyborg, con un piccolo ematoma sanguinante sulla fronte e un sottile taglio sullo zigomo sinistro. Anche la minima traccia di pietà era sparita dal volto di lei e Vegeta iniziò a temere seriamente per la sua vita, soprattutto quando vide la mano destra della saiyan luccicare come se fosse di metallo, realizzando che aveva raccolto lì buona parte del suo ki.
Reika calò il colpo e colpì violentemente la gamba destra del Principe, facendo sgorgare il suo sangue e strappandogli un grido disumano di dolore. Poi, estraendo velocemente la mano e disperdendo il ki, arretrò di un passo, prima di centrare il saiyan con un calcio in rovesciata sul mento, che lo fece schizzare in aria con un grido strozzato di dolore. Lo raggiunse con uno scatto, poi gli conficcò un ginocchio nello stomaco, un attimo prima di compiere una giravolta su se stessa e di assestargli un calcio a gamba tesa sul volto. Senza dare a Vegeta nemmeno il tempo di respirare, effettuò un’altra giravolta e il calcio successivo lo indirizzò allo sterno. Il dolore lancinante che attraversava a ondate il corpo del super saiyan probabilmente lo avrebbe fatto precipitare al suolo, se non fosse stato per l’ultima, devastante ginocchiata sullo stomaco che lo fece volare via in linea retta. Reika inseguì la preda con un’ampia ed elegante capriola e una volta perpendicolare a Vegeta lo centrò in pieno petto con un l’intera pianta del piede, facendo piombare Vegeta contro la parete rocciosa su cui lui la aveva sbattuta in precedenza. Pochi secondi dopo il Principe scivolò a terra, incosciente, perdendo la trasformazione di guerriero leggendario. Reika atterrò dolcemente a una ventina di metri da lui e, dopo avergli lanciato un’occhiata indecifrabile, crollò anch’ella al suolo, tornando a sua volta normale. 

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Capitolo 11
*** Capitolo X - Piccole dolorose gelosie ***


Buon giorno bella gente! Come va! Anche se mezza morta dal caldo e con una voglia matta di stare a letto a leggere manga senza pensare a niente, ho stretto i denti e ho finito questo capitolo che, spero, vi possa piacere. Ora, bando alle ciance e iniziamo subito con le risposte alle recensioni:

scImMIA: Mi dispiace, ma per l'arrivo di C-18 manca ancora tanto tanto e tanto tempo... per adesso ti tocca sorbire l'arma finale, ma spero di riuscire a fartela simpatica XD un bacione!!

Umpa_Lumpa: Sì, 17 è ancora (mezzo cosciente) e anche Trunks è in piedi anche se decisamente malridotto (sigh, ho sofferto come un cano mentre gli ho fatto rompere il braccio da Veggy T_T. ma la storia deve pur continuare). Spero che questo chappy sia avvincente come gli altri, na im verità sarà solo commedia XD a presto!!

Ultima cosa, poi vi lascio... avverto che in questo periodo mi sto infiaccando che è un piacere... quindi non prometto di spaccare il secondo, soprattutto dalla prossima settimana in cui dovrò iniziare a studiare per i debiti... ma non temete, due capitoli alla settimana arriveranno comunque, anche se magari a orari un po' diversi dal solito ^^"
A prestissimo, comunque, ciao!!


Capitolo X, Piccole dolorose gelosie:


C-17 corse più velocemente che poteva e quando arrivò da Reika, quasi si gettò a terra, per fare prima e assicurarsi che stesse bene. La girò in modo da vederla in faccia, visto che era caduta prona e le sollevò leggermente la testa, tenendole la mano sulla nuca.
La ragazza respirava regolarmente, con le labbra appena appena dischiuse e un’espressione tranquilla. Il Cyborg si concesse un sospiro di sollievo, dopo che ebbe appurato che stava bene. Cavoli, aveva messo a repentaglio la sua incolumità per salvarla, se avesse tirato le cuoia proprio in quel momento avrebbe fatto tutto per niente. Anche Trunks si era diretto, tenendosi il braccio rotto con la mano sana, verso il padre, barcollando un po’.
- Accidenti, stavolta mi hai fatto proprio male, papà- mormorò il ragazzo stringendo i denti per il dolore e sedendosi accanto al padre, in attesa che si riprendesse un po’ da quella batosta. Probabilmente una volta sveglio non se la sarebbe cavata con un braccio rotto, ma non riusciva a stare lontano da suo padre. Era sicuro ci fosse una spiegazione a quel suo comportamento sanguinario e sperava che magari, ora che non era più super saiyan, si sarebbe come minimo dispiaciuto di avergli procurato un tale dolore.
17 iniziò a scrollare gentilmente Reika, senza abbandonare la posizione di prima, tentando di svegliarla.
- Dai, Reika. Torna nel regno dei vivi. Il sole è alto, gli uccellini cinguettano e noi dobbiamo andare – la chiamò il ragazzo, scuotendola un po’ più forte. In risposta ebbe solo un mugolio infastidito.
- Reika e andiamo! - Il tono del Cyborg stavolta era più alto e più infastidito di prima, mentre iniziava a scuoterla più rudemente.
- Te non hai bisogno di dormire, sei una Cyborg!!
Stavolta la reazione fu “un pelo” più violenta e uno schiaffo tremendo raggiunse il moro alla guancia destra, facendolo volare via. Quando toccò (rovinosamente) terra, si mise gattoni lentamente dopo circa dieci secondi che gli servirono per superare il dolore, con l’impronta rossa delle dita di Reika stampato sulla guancia.
- Ma sei impazzita?!! - Piagnucolò il moro premendosi una mano sul segno, mentre lottava con due grossi lacrimoni che stavano spuntando sui suoi occhi chiari.
- ... aspetti 10 minuti, dottore – biascicò lei in risposta girandosi su un fianco e dando le spalle a 17.
- Ah sì?! Mormorò rabbiosamente il Cyborg levandosi in piedi di scatto e tornando dall’amica. Poi si chinò su di lei, in modo da poterle mormorare nell’orecchio una frase che avrebbe fatto scattare in piedi un qualsiasi esponente della sua razza:
- È pronta la colazione – la reazione della saiyan fu troppo rapida per poterla evitare. Si tirò su di scatto e il povero 17 non riuscì ad evitare una tremenda craniata.
- Dov’è la colazione?!! - Urlò lei tutta eccitata un attimo prima di mettere a fuoco il luogo dove si trovava e di tornare con i piedi per terra e voltò stranita la testa in direzione di 17, che era stramazzato a terra con due spirali che ruotavano vorticosamente al posto degli occhi.
- La testa… la testa… -
- La testa? Ti sei fatto male? - chiese ingenuamente lei avvicinandosi un po’.
- Certo che mi sono fatto male, stupida!! Dovevi per forza ridestarti con tanta violenza?!! - Urlò lui balzando in piedi con un grosso bernoccolo sulla testa.
- Ah, non guardare me - rispose lei ponendo le mani davanti a se, quasi a farsi da scudo.
- Lamentati con l’autrice -
C-17 si voltò verso di me lanciandomi contro uno sguardo assassino, per le due figuracce che gli avevo fatto fare nel giro di 5 minuti, ma io mi limitai a salutarlo innocentemente, facendogli poi cenno di andare avanti.
- Uff, sai, per un attimo ho temuto che non ce l’avremmo fatta - confessò 17 sedendosi pesantemente accanto a Reika.
- Io no. Noi siamo forti, sai - rispose Reika assestando un pugno leggero sulla spalla di 17, ma il sorriso spento e il tono che usò convinsero il Cyborg solo a metà.
Una fitta al fianco e un rantolo strozzato troncarono bruscamente la piccola discussione e il Cyborg si portò la mano sinistra sul fianco destro, ferito prima da Vegeta.
- Posso aiutarti? Chiese gentilmente Reika alla smorfia di dolore del ragazzo.
- No, no… è solo un graffio, non ti agitare - rispose lui tentando pure di fare un sorriso. Ma un’altra fitta di dolore lo costrinsero a tacere e a serrare i denti per non far sfuggire alcun suono.
- C-17, fammi vedere cos’hai - il tono della saiyan stavolta era più un ordine che una richiesta.
- Ti ho detto di non preoccuparti! Ribattè lui irritato e alzandosi pure in piedi. Reika stava per ribattere quando un mezzo grido soffocato li fece voltare in direzione di Trunks, che aveva provato a muovere il braccio, per essere veramente sicuro che fosse definitivamente rotto.
- Accidenti, mi ero dimenticata di lui - imprecò Reika a bassa voce tentando di alzarsi per andare ad aiutare il giovane saiyan, ma appena in piedi, barcollò paurosamente e stava per cadere di nuovo a terra, quando 17 la prese per un braccio e se lo passò sulle spalle, facendole da sostegno.
- 17, ma che fai? Lasciami! - tentò di protestare stancamente lei
- In più stai anche male -
- Ma se non riesci nemmeno a stare in piedi… e poi ti ho già detto che non ti devi preoccupare, sto bene - rispose lui con tono deciso e forse anche un po’ brusco.
“Sì, come se avessi preso in pieno un camion in piena corsa” aggiunse tra sé, mentre quella maledetta ferita non gli dava pace. M non avrebbe molato, neanche morto. Voleva dimostrare a tutti i costi di essere forte, di non essere solo un incapace da proteggere. Con questi propositi aiutò Reika a raggiungere Trunks e quando vi furono arrivati, lei si staccò più velocemente che potè da 17, per chinarsi sul saiyan.
- Posso dare una mano? Chiese gentilmente.
- Come sta mio padre? Chiese debolmente il saiyan quando riuscì a mettere a fuoco chi avesse davanti, visto che il dolore era talmente forte da annebbiargli la vista.
- Non è morto. Forse gli ho rotto qualcosa, ma niente che non possa superare con la sua pellaccia dura - rispose seccamente Reika prendendo delicatamente il braccio morto del saiyan. Trunks ebbe un lieve tremito e non fu solo per il dolore. Sentì il calore interno salire, soprattutto in viso, mentre il cuore batteva più forte. Era così vicina…
- Ti fa male se…- a malapena sentì la voce di lei, perso com’era a guardarla.
“È così carina…”
- Faccio  così? Il dolore lancinante che gli attraversò il braccio lo riportò bruscamente alla realtà strappandogli un urlo di dolore, mentre lei gli aveva piegato leggermente il braccio verso l’interno.
- Argh, si! Rispose dolorosamente stringendo gli occhi e serrando i denti, nel tentativo di superare il dolore. Reika si mordicchiò un attimo il labbro, pensosa, prima di fare la diagnosi.
- Il braccio è rotto -
- Ma va?! Non me n’ero accorto! Commentò brusco Trunks. Reika non si fece minimamente intimorire dal tono e proseguì.
- Non è che si è semplicemente rotto. Direi piuttosto che si è sbriciolato e i legamenti sono andati… se ti va bene non potrai muoverlo per un mese, se ti va male per tre. Dipende dalla tua capacità di recupero e dalla bravura del dottore che ti visiterà-
Passarono due secondi di silenzio gelido.
- Tre… tre mesi? - Mormorò il saiyan guardando Reika come se non l’avesse mai vista.
- Ma… ma io non posso aspettare tanto.. Io devo tornare a casa! Devo combattere!! Non me lo potresti curare tu? - Chiese disperatamente.
Reika abbassò gli occhi, mortificata.
- No, non posso… forse riesco a velocizzarti la guarigione, ma non posso ricomporre l’osso, ne tantomeno saldare i nervi e i tendini. Io riesci solo a sollecitare le piastrine e quindi a rimarginare in pochissimo tempo ferite da taglio o simili… - Confessò mestamente, ammazzando senza pietà ogni speranza in Trunks.
- Però, ora devo fasciarti il braccio, almeno finché non ti portiamo all’ospedale -
- All’ospedale? - Chiese spaesato Trunks
- Beh, sì - rispose Reika, un po’ spiazzata dalla domanda.
- Dovranno pur mettertelo a posto, quel braccio -
Trunks fece un sorrisino abbattuto, in risposta.
- Non posso andare in un ospedale… Farebbero domande a cui non potrei rispondere… e poi mi chiederebbero chi sono -
- E dov’è il problema? Non sarai mica un assassino ricercato, no? Chiese allegramente la ragazza.
- No, ma io sono il figlio di Vegeta… -
- Sì, l’avevamo capito…
- Ma in questo momento io dovrei dormire in una culla -
Sia Reika che 17 lo fissarono spiazzati, temendo che il dolore stesse dando alla testa al saiyan.
- Io vengo dal futuro… 20 anni avanti a voi. In quest’epoca sono ancora un bambino di neanche un anno -
- Ah - fu il semplice, attonito commento dei due Cyborg, che impiegarono qualche secondo a ravvedersi dalla sorpresa.
- Quindi all’ospedale non ci puoi andare… E come potrai mai fare? - 17 espresse la domanda cercando di risultare meno odioso possibile, ma sotto sotto ci godeva a vedere quel ragazzo che lo aveva massacrato senza movente in una situazione come quella.
Probabilmente Reika se ne accorse, perché gli rivolse un’occhiataccia.
- Beh, non è tutto perduto - disse con fare un po’ saccente assumendo un’aria furbetta. Trunks e 17 la fissarono senza capire.
- I senzu! - esclamò lei, tutta contenta per aver risolto il problema.
- Ma certo, i senzu! Sei un genio!! Ripeté il saiyan con entusiasmo, arrossendo poi un po’, dopo essersi reso conto di quello che aveva detto.
- Grazie, grazie - disse lei aggiustandosi una ciocca scura dietro le spalle, con falsa modestia.
- Dai, ora ti fascio il braccio - disse quando ebbe finito di sistemarsi i capelli, rendendosi conto un attimo dopo di non avere uno straccio di tessuto con cui compiere la medicazione.
- Se ti serve, puoi prendere la mia giacca… tanto a casa ne ho un’altra… - propose Trunks, intuendo il problema.
- D’accordo, ma appena arrivi a casa vedi di cambiarla e di usare stoffa pulita, almeno finché qualcuno non va a prendere i senzu - approvò la saiyan, anche se un po’ restia a medicare una ferita con un tessuto del genere, anche perché era decisamente malridotto.
Però bisognava togliere il giubbotto dalle spalle del diretto interessato senza fargli male…
Così la ragazza lo aiutò a sfilare lentamente quel sudicio straccio, con delicatezza, nel timore assoluto di far del male al ragazzo che aveva aiutato sia lei che 17 a riportare a casa la pelle. Nonostante tutto, però, gli occhi di lei non poterono fare a mano di posarsi su quei muscoli scolpiti e su quelle addominali di pietra che ora si intravedevano decisamente meglio sotto la canotta nera. Quando si accorse di quegli sguardi, Trunks ritornò a imporporarsi e tentò di distrarsi spostando lo sguardo verso il cielo, ma insistentemente i suoi occhi tornavano a posarsi su di lei, ora del tutto concentrata sul suo lavoro, visto che doveva “spogliare” il braccio ferito.
“Ma perché è così lenta??” pensò disperatamente il saiyan, mentre ora il suo corpo aveva iniziato a tremare, un po’ per il dolore e un po’ per quella vicinanza così vicina.
Reika aveva quasi finito, quando venne sbilanciata e cadde all’indietro, terminando bruscamente il lavoro. Troppo bruscamente…
L’urlo di Trunks fece levare in volo uno stormo di gabbiani che fuggirono via, terrorizzati.
Reika si rimise faticosamente a sedere, rendendosi conto del pasticcio commesso.
- C-17!! Urlò la saiyan voltandosi nella direzione del Cyborg che aveva intrecciato le mani dietro la nuca e fissava il cielo con aria innocente.
- Io non ho fatto niente - disse tranquillamente.
- Come no?! Mi hai pestato la coda e mi fatto cadere!! - strepitò lei a quel menefreghismo.
- Non è vero - rispose pacatamente lui senza nemmeno guardarla. Per tutta risposta, lei gli frustò violentemente le caviglie con la coda, facendolo sbilanciare e poi piombare a terra.
“Ma perché mi sento così?” Si chiese 17 mettendosi a sedere e massaggiandosi un po’ le caviglie.
“Perché non sono riuscito a trattenermi dall’interrompere quello stupido giochino di sguardi?” il moro riprese a fissare Reika che, dopo aver diviso la giacca in tante striscioline, stava delicatamente fasciando il braccio del saiyan, che era scosso dai tremori e stavolta per il dolore.
“Ma che razza di domande mi faccio?! È logico il perché… nessuno si può permette di fissare in quel modo la mia migliore amica, nessuno! Men che meno un damerino come quello lì!” pensò con rabbia, stringendo i denti. A vederli così vicini gli si stava contorcendo lo stomaco. Gli dava la nausea quell’espressione imbarazzata che il saiyan rivolgeva a Reika quando questa gli chiedeva se gli stava facendo male. E ancora di più, vedere quei sorrisi gentili che lei gli faceva quando questi rispondeva nervosamente di no con un cenno del capo, prima di rimettersi al lavoro.
Il giovane androide non ne poteva più di quel supplizio psicologico e il suo desiderio di mettere tra Reika e Trunks una distanza di almeno venticinque chilometri si faceva sempre più intensa e quando finalmente il bendaggio improvvisato venne concluse, dovette sforzarsi per non emettere un sospiro di sollievo. Certo, il fianco pulsava e doleva talmente forte da trattenere a stento delle urla, ma 17 scattò subito in piedi, mostrando chiaro desiderio di volersene andare.
Ma evidentemente Dende aveva altri piani per la testa…

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Capitolo 12
*** Capitolo XI - Un Viscido Ricatto ***


Salve a tutti lettori, so che dovevo pubblicare ancora venerdì, ma ho avuto davvero poco tempo e lo ammetto, poca voglia ^^" comunque spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo, anche se non mi è riuscito proprio benissimo... ma passiamo alle risposte, che è una delle cose che mi piace di più ^^:

scImMIA: Oh, davvero ti piace C-17 gelosone? Mi fa piacere perchè lo sarà ancora tanto, ma tanto XD Che iperprotettivo! XD  Dai, che ti aspetto per il prossimo chappy, a prestissimo!!

Umpa_lumpa: Attenzione, ti dico che le avventure vere e proprie con spargimento di sangue siamo in pausa, ricompariranno solo tra un po', mi dispiace... XD Lo so che siamo in vacanza, ma io odio far aspettare invano la gente, quindi devo cercare di vincere la mia pigrizia e mettermi di impegno. Un baciona, ciao ciao!

bellissima90: Oh, una new-entry! ^^ Buongiorno carissima ^^ Mi dispiace, ma Veggy su questo argomento rimarrà muto per moooooolto tempo... Spero mi continuerai a seguire, ciau!!

Ed ora, vi lascio a un nuovo strampalato capitolo, ciao!! XD



Capitolo XI - Un viscido ricatto :


- Ecco fatto - disse Reika annodando per bene l’estremità della fasciatura.
- G -grazie - rispose Trunks un po’ impacciato.
- Mmmh… Però dovrei legartelo al collo - commentò la saiyan, allontanandosi un po’ dal ferito e osservandolo con aria critica prendendosi il mento con una mano.
- Però abbiamo finito la stoffa - constatò sconsolato il saiyan.
- Beh, non è che abbiamo molte alternative - disse Reika armeggiando con le maniche e sfilandosi la sua giacca di jeans.
- Ma Reika! Ti sembra il caso? Le chiese C-17 con tono eccessivamente alto, mentre la ragazza scopriva le braccia e rimaneva solo con la canotta, dove spiccava il fiocco rosso.
- Senti, Trunks ci ha aiutato. Forse neanche saremmo qui se non ci fosse stato lui - disse Reika con tono leggermente irritato
- No, noi di certo non saremmo qui, se lui non si fosse messo in testa la brillante idea di sfidarmi - ribattè il moro. Il fianco inviava fitte di dolore sempre più frequenti, e ormai le immagini iniziavano a farsi sfocate.
- E chi è che avuto la brillante di idea di accettare lo scontro?? - Reika, inviperita, si alzò in piedi, fronteggiando rabbiosamente l’amico. Il tono di entrambi cresceva ad ogni battuta…
- Oh, certo! Perché se io rifiutavo quello lì si sarebbe fermato e non avrebbe cercato di farmi a pezzi in ogni caso, vero?! -
- Va bene! - la ragazza si voltò di scatto verso la sua giacca stesa a terra e con due colpi netti della mano recise le maniche.
- Allora mettiamola in questo modo: lo faccio perché mi va così, chiaro? Disse riassumendo un tono calmo e sedendosi di nuovo per legare tra di loro le estremità delle maniche, creando così una striscia più lunga di tessuto.
“Tante grazie” pensò 17 frustrato risedendosi e incrociando le braccia sul petto.
Stava seriamente iniziando a irritarsi per quella situazione…
Quel saiyan continuava a lanciare lanciate inebetite al volto e al corpo di Reika, che ora spiccava sotto l’attillata canottiera.
- E ora stai fermo, o rischio di farti male - la voce di Reika lo riscosse un po’, giusto per vederla sporgersi e cingere il collo di Trunks con le braccia, annodandogli la benda dietro il collo.
Erano praticamente abbracciati… le guance del saiyan erano praticamente in fiamme.
Altro pestone, altra caduta, altro urlo di dolore, altro urlo di rabbia…
- 17!!! - Il Cyborg, stavolta aveva cercato di defilarsi dopo il misfatto, ma una pietra lo raggiunse alla testa e il Cyborg cadde a terra modalità manga.
- Dacci un taglio con questi scherzi da poppante, chiaro?! - Trunks dovette coprirsi un orecchio con la mano, per evitare di rimanere assordato. Cavoli, se quella ragazza aveva grinta! Dopo che 17 crollò a terra, lei si ricompose un attimo e tornò a rivolgersi a Trunks che aveva assistito attonito.
- Comunque mi dispiace, ma non posso fare più di così per il tuo braccio. Fatti curare presto come si deve, d’accordo? Disse con un tenero sorriso.
- C-certo… - rispose impacciato il saiyan.
“Accidenti, devo smetterla di comportarmi come un moccioso delle elementari!” si disse dopo che Reika si fu voltata e si fu avviata da 17, che si stava rimettendo in piedi, un po’ traballante.
- Ehm… scusa per la pietra, ma sai che perdo la testa quando mi si pesta la coda - disse imbarazzata la ragazza quando fu arrivata da 17 e gli porse la mano, per aiutarlo ad alzarsi.
- Sì, sì… lascia perdere - rispose lui afferrando la mano della ragazza e tirandosi definitivamente in piedi. Ma un secondo dopo crollò nuovamente in ginocchio con un urlo strozzato, mentre la mano correva al fianco ferito.  Il sorriso sul volto di lei si spense subito.
- Fammi vedere quella ferita - disse perentoria.
- Ma no… è solo un graffietto - si oppose debolmente 17
- Fammi vedere quella ferita! - intimò con tono più duro la saiyan. Anche se riluttante, il Cyborg sollevò la maglietta quanto bastava per portare alla luce il taglio.
- D’accordo… forse non è proprio un graffietto - mormorò il ragazzo.
C’era un profondo taglio rosso di sangue, laddove Vegeta lo aveva colpito con la scarpa e tutt’intorno si era formato un grosso livido blu-violaceo.
- Adesso ti curo, e niente obiezioni - disse Reika vedendo già la protesta negli occhi del Cyborg. Un attimo dopo illuminò la mano e pochi secondi dopo solo una sottile linea chiara sostituiva la ferita e facendo sfuggire a 17 un sospiro carico di sollievo.
- Dai, ora andiamo… Abbiamo perso fin troppo tempo - disse energicamente 17 alzandosi in piedi e poi aiutando Reika a fare lo stesso.
- Già, hai ragione - rispose lei con voce stanca accettando volentieri l’aiuto offerto.
- Ehm, scusate un attimo - i due Cyborg si voltarono, l’uno seccato, l’altro sorpreso, verso Trunks che si stava  avvicinando e che li aveva chiamati da lontano.
- Prima di andare, non è che potresti dare una mano anche a mio padre? Chiese il saiyan quando fu abbastanza vicino da non dover urlare. Reika buttò lo sguardo verso Vegeta, che non aveva ancora ripreso conoscenza.
- Cioè, dovrei rimarginargli la ferita? - chiese un po’ ironica.
- Beh, sì, per favore. Non credo che riuscirei mai a riportarlo a casa e non mi sembra nelle condizioni di volare - disse con voce preoccupata voltandosi verso il genitore.
- Uff, d’accordo, curerò anche tuo padre… - concesse la Cyborg, illuminando il volto di Trunks.
- Ma solo perché ho alcune cosette da chiedergli - concluse avviandosi. Ma con stupore di Trunks non si diresse verso Vegeta, ma andò verso un albero che cresceva lì vicino, e una volta giunta lì iniziò a raspare per terra. Quando trovò quello che cercava, se lo mise rapidamente in tasca e si diresse verso la riva del mare, dove sciacquò il suo piccolo tesoro e dove raccolse un po’ d’acqua nelle mani che aveva chiuso a coppa.
- Sveglia! - Gridò la ragazza lanciando il freddo liquido addosso al Principe dei saiyan che le stava appresso, svegliandolo di scatto.
- Ancora tu! - strepitò questi dopo aver realizzato che a lavarlo era stata Reika e già era pronto ad alzarsi, quando una fitta dolorosa gli ricordò della lotta di poco prima.
- Guariscimi! Intimò lui vedendola avvicinarsi e chinarsi sulle gambe a pochi centimetri da lui.
- E se lo faccio tu te ne stai buono e non ci attacchi? Chiese la ragazza innocentemente.
- E se non lo facessi? Chiese sarcastico il Principe.
Per tutta risposta, Reika si ficcò una mano in tasca e, senza staccare gli occhi dal saiyan estrasse con estrema lentezza un lungo, sinuoso, viscido verme.
E a Vegeta mancò poco per scivolare di nuovo nell’incoscienza.
- T-tieni quel coso lontano da me - balbettò, mentre assumeva un pallore cadaverico.
- Oh, vedo che non ti è ancora passata la fobia per le cose che strisciano - disse malignamente la saiyan.
- Tienilo lontano da me o ti disintegro! - disse più forte Vegeta, tentando di superare il disgusto. Un attimo dopo si ritrovò praticamente incollato alla parete, nel vano tentativo di mettere quanto più spazio possibile tra sé e quello schifoso animaletto che la sua aguzzina gli aveva pericolosamente avvicinato al naso.
- Ascoltami bene - proruppe assumendo un’aria cattiva.
- Io adesso metto via il verme e ti guarisco la gamba e poi tu mi racconti per filo e per segno tutto quello che è successo sul nostro pianeta mentre ero bloccata qui, chiaro? E non osare attaccarci, altrimenti ti metterò questa simpatica creatura dritta nei vestiti- terminò con sarcasmo, notando lo sguardo allucinato di Vegeta.
- S-sì… D’accordo, d’accordo!! Facciamo come dici tu! Ma metti via quel coso!! - acconsentì il Principe, messo con le spalle al muro. E così Reika illuminò nuovamente la sua mano di luce dorata e la poggiò sulla ferita del Principe. Ma stavolta, lo sforzo fu troppo grande e la Cyborg si accasciò in avanti, impedita di cadere sul Principe solo dal braccio che quest’ultimo aveva posto in avanti di scatto.
- Tieni - ringhiò rivolto a 17 e lanciandogli con mal grazia l’incosciente saiyan.
Alla ragazza occorsero sì e no 20 minuti per riprendersi, tempo passato nel mutismo più totale, con Vegeta che, seduto su una pietra completamente sotto il sole, alternava uno sguardo torvo tra Trunks, che si era seduto sotto l’albero, fissando placidamente le nuvole che si rincorrevano nel cielo, e C-17, che sedeva a pochi metri dalla riva con la schiena contro una parete rocciosa mentre si teneva stretta Reika in braccio, nel timore che Vegeta venisse preso da un istinto omicida.
Quando Reika si svegliò, si diresse da Vegeta, ancora mezza intorpidita dallo sforzo compiuto poco prima e tenendosi con la mano destra il braccio sinistro.
- Noto che inizi a perdere colpi, Veggy. Pochi anni fa non ti saresti lasciato sconfiggere così- commentò Reika sedendosi comodamente a poca distanza dal Principe.
In risposta Vegeta sputò a terra, prima di commentare.
- Ti avrò già ripetuto decine di migliaia di volte di non chiamarmi con quello stupido nomignolo. Il mio nome è Vegeta, mettitelo in testa! -
- Come vuoi Veggy, il tuo nome è Vegeta… però ora voglio sapere. Cosa è successo sul nostro pianeta? Cosa è successo a tutti gli altri? -
- … se non volessi parlare? - chiese nervosamente Vegeta.
- Te lo ricordi il verme? - replicò duramente Reika.
- Ricattatrice- sibilò il Principe tra i denti prima di iniziare a raccontare dell’esplosione di Vegeta da parte di Freezer e di come lui, Radiz, Napa e Kakarot si fossero salvati perché erano in missione. Reika schiumava di rabbia, mentre si conficcava le unghie nella carne.
- Dov’è quel bastardo adesso?! Lo voglio uccidere con le mie mani!! - urlò lei arrabbiandosi tanto che i capelli tornarono biondi.
- Calmati, Freezer è morto tre anni fa, ridotto in polvere- aggiunse Vegeta cercando di calmare Reika
- Chi è stato? Chi è che ha estirpato quel verme dalla faccia dell'universo? Vorrei ringraziarlo degnamente per quello che ha fatto, anche se volevo ardentemente finire io Freezer, dopo tutto quello che ci ha fatto passare- disse la Cyborg mentre i suoi capelli tornavano corvini e le ricadevano morbidamente sulle spalle.
- E' stato mio figlio. In pochi secondi è riuscito a fare ciò che non sono riuscito a fare in dieci anni- rispose il Principe con una nota di risentimento nella voce.
"Non mi sorprende per niente, in pochi secondi ha ridotto 17 a uno straccio e senza quasi sforzarsi" pensò tra sé e sé Reika.
"E poi è anche molto carino" aggiunse con un sorrisetto malizioso.
Poi si avvicinò al ragazzo, che nel frattempo si era avvicinato agli altri due saiyan.
- Trunks, non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto. Hai vendicato anni e anni di schiavitù e lo sterminio quasi totale del popolo saiyan, del nostro popolo. Avrai sempre la mia più profonda e sincera gratitudine. Non esitare mai a chiedere aiuto, se ne avrai bisogno-
Intanto, 17 si rodeva dentro. Mai, Reika si era rivolta a lui con quel tono, eppure si conoscevano da dieci anni... Invece con un perfetto sconosciuto, che per altro aveva tentato di ucciderlo, gli parlava come se lo conoscesse da sempre e se lo avesse ritrovato dopo qualche mese di assenza. Anche lui aveva contribuito a salvarle la vita, eppure nemmeno un “grazie”…
- Ci vediamo, ciao - concluse la Cyborg salutando con un gesto della mano Trunks e avvicinandosi a 17, lasciando andare la creatura che ancora aveva in tasca.
- Allora, andiamo? Chiese allegramente la ragazza intrecciando le mani dietro la schiena.
“Finalmente!” esultò tra sé e sé 17, alzandosi in volo, subito imitato da Reika. Ormai il cielo iniziava a farsi aranciato, tra poche ore sarebbe stato buio e viste le loro condizioni fisiche attuali, ci avrebbero messo un po’ a trovare una città decente.
“Addio, saiyan. A mai più rivederci” pensò allegramente rivolgendo un’ultima occhiata a Trunks che aveva assunto un’aria pensierosa.
- Ehi! Aspettate un momento! - proruppe il ragazzo in questione quando ormai i due mori erano a 10 metri buoni di distanza.
“Che cosa vuole adesso?!” si domandò esasperato C-17, voltandosi verso il saiyan che si era messo a correre in loro direzione.
- Sì? - chiese tranquillamente Reika.
- Vi va di venire a cena da me? -

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Capitolo 13
*** Capitolo XII - Capsule Corporation ***


Buonasera a tutti! Scusate l'ora un po' tarda, ma mi sono resa conto solo oggi pomeriggio che era già mercoledì ^^" Che testa, eh? ^^" Comunque, rendendomi conto che è già mercoledì, mi sono rimboccata le maniche e ho fatto un mega blitz per farvi arrivare questo nuovo capitolo con minor ritardo possibile. Ma ora, passiamo alle recensioi:

scImMIA: XD sì, non c'è che dire, Trunks è cotto e biscotto della giovincella dal cuore metallico, ma chissà se lei ricambia... ehhhh... comunque 17 non è così stupido da distruggergli la casa, anche perchè ti ricordo che è lo stesso tetto sotto cui dimora il Principe dei saiyan... chi lo sentirebbe più, quello? XD Ora ti lascio, un bacione Sorellona, ciau!!

Umpa_lumpa: Mi dispiace, ma credo che il gusto sadico di Vegeta sia già stato sfogato abbastanza XD Scusami Folly, ma dovrai aspettare un po''... Per adesso a sanguinare un po' saranno solo i cuori, ma non dico niente, sennò rovino tutto... ciao ciao!! Un baci8!!

bellissima90: Credo di volerti fare soffrire, perchè se ne saprà poco o nulla del rapporto di Reika e Vegeta prima che lei arrivasse sulla terra... almeno fino a luglio, credo... poi chissà, se la mia vena sadica sarà soddisfatta, allora forse lo scriverò! Muahahahah! Ok, la smetto ^^" spero che questo capitolo ti piaccia, ciao!!!



Capitolo XII- Capsule Corporation:


- E’ stato gentile da parte tua invitarci per stasera- disse Reika a Trunks mentre volavano verso la casa del saiyan, mentre il sole infuocato iniziava a tuffarsi nel mare che stava diventando color arancio, mentre tutt’intorno le nuvole assumevano una sfumatura rosata.
- Oh, dovere. Io ho quasi ammazzato 17, mio padre ti ha ridotta a uno straccio, ho pensato che fosse il minimo per farci perdonare - rispose cordialmente il ragazzo.
- Potevi limitarti a pensarlo- borbottò Vegeta che volava poco davanti a loro.
C-17 chiudeva la fila, volando alto e non perdeva di vista Trunks e Reika che avevano iniziato a chiacchierare. Il Cyborg lanciava al saiyan dai capelli lilla tutte le maledizioni che conosceva, volando a zig-zag, frustrato. Era arrivato a un passo dal liberarsi di lui e ora saltava fuori un invito a cena. Tuttavia, fu  costretto ad ammettere che sarebbe stato difficile trovare un luogo in cui restare, visto che erano senza un soldo e senza un posto dove andare che non fosse un cumulo di macerie. Però si ripromise più e più volte di tenere d’occhio quei due che sembravano aver già legato.
Brutto segno.
Andavano a una velocità decisamente bassa viste le loro capacità, ma le varie ferite riportate da tutti costringevano il gruppetto a procedere lentamente. Vegeta avrebbe tranquillamente potuto andare avanti da solo, visto che era quello messo meglio, ma voleva ad ogni costo tenere d’occhio suo figlio. Un po’ perché gli dispiaceva avergli rotto il braccio, un po’ perché, anche se non l’avrebbe mai ammesso, gli dava fastidio vederlo a così poca distanza da una ragazza.
Solo pochi bagliori rossastri illuminavano ancora il cielo quando il gruppetto iniziò a intravedere le prime luci della Città dell’ovest. Vegeta scese in picchiata, atterrando in un vicolo semi-buio, imitato a ruota dagli altri.
- Perché scendiamo qui? Chiese Trunks al padre, stupito.
- Sciocco. Come pensi che potrebbe succedere se qualcuno ci vedesse atterrare nel giardino? Rispose brusco il Principe dei Saiyan, incamminandosi verso la strada principale senza voltarsi. Trunks abbassò lo sguardo, mortificato, prima di seguire il padre. Ma fatti pochi passi, si fermò.
- Ma che cos’è tutto questo? - una voce resa flebile dallo stupore, mentre tutte le insegne dei negozi, dei bar e dei locali notturni iniziavano ad accendersi per la via.
Reika continuava a voltare lo sguardo, con gli occhi avidi di tutto quello che le avveniva intorno, con lo sguardo affascinato e la bocca semi aperta.
Trunks sorrise quasi con tenerezza. Di certo per la saiyan quello era uno spettacolo tutto nuovo, ma dovette ammettere che anche per lui quello era un evento inusuale. Anche lui, la prima volta che aveva visto quell’atmosfera colorata era rimasto imbambolato a fissare intensamente la gente che si riversava per le strade, l’alternarsi dei colori delle luci al neon... Anche C-17 si guardava intorno, ma non con lo sguardo di un bambino che ha fatto una nuova scoperta, ma con lo sguardo sollevato di chi dopo anni ha riottenuto un tanto sospirato ritorno alla normalità. Il primo a riscuotersi dall’arrivo in città fu appunto 17, che dopo aver appoggiato lievemente la mano sulla spalla di Reika per riscuoterla un attimo dalla meraviglia, si diresse rapidamente con lei verso il ragazzo dai capelli lilla, poi i tre si affrettarono a raggiungere Vegeta che non si era fermato un solo istante per aspettarli.
Ben presto il gruppetto giunse in vista dell’enorme costruzione color crema che era la casa dei due saiyan.
- Voi vivete qui? - chiesero stupefatti Reika e 17 essendo chiaramente quello l’edificio su cui i saiyan stavano puntando.
- Beh, sì - rispose semplicemente Trunks voltandosi leggermente verso di loro mentre stava passando sotto al cartello posto sopra l’entrata al giardino.
- Wow! Ma è enorme! - esclamò Reika con il naso all’insù.
- Ma voi vivete alla Capsule Corporation?! - Chiese invece 17, mezzo attonito. Come poteva uno scimmione come Vegeta vivere sotto lo stesso tetto di uno dei più brillanti scienziati della terra?
- Già. Bulma Brief è mia madre - rispose tranquillamente il padroncino di casa.
17 stava ancora assimilando l’informazione quando vide una donna dalla chioma turchese uscire di casa e dirigersi decisa verso Vegeta.
- Vi pare questa l’ora di rientrare? Mi avete fatto stare in pensiero- strepitò la donna al marito, che non disse nulla, sopportando senza battere ciglio lo sguardo inviperito di colei che chiaramente era Bulma.
- Avresti anche potuto avvertire che facevi così tardi! Sei uscito dicendo che andavi a salvare Trunks e poi sparisci per un pomeriggio intero! Dove sei stato?! -
- E secondo te come facevo ad avvertirti? Con un piccione viaggiatore? - rispose sarcastico Vegeta con tono pacato.
La donna stava per ribattere, quando scorse, alle spalle di Vegeta e Trunks i due ragazzi mori con stampato sopra gli abiti il fiocco del Red Ribbon.
Reika salutò un po’ timidamente la scienziata, mentre 17 le rivolse poco più di uno sguardo disinteressato prima di tornare a fissare l’enorme edificio.
- Ma tu...- il ragazzo abbassò nuovamente lo sguardo sulla donna, sentendo la sua voce.
- Sei C-17!! - Esclamò Bulma. Magari il Cyborg si aspettava un tono spaventato, o quanto meno intimorito, non di certo entusiasta in quella maniera.
- Sì, sono io. Perché? - chiese con una leggera nota di allarme. Bulma si avvicinò pericolosamente, osservando con aria critica e al contempo ammirata il povero 17 che aveva assunto un’espressione terrorizzata, a quello sguardo indagatore.
Ben presto il Cyborg iniziò a non sopportare più quegli occhi che lo fissavano come se fosse un raro pezzo da collezione...
- Le dispiacerebbe smetterla di fissarmi in quel modo? - chiese con tutto il garbo possibile.
- Oh, hai ragione, scusami. Ma è la prima volta che vedo un Cyborg costruito su base umana, se non sapessi che lo sei, non indovinerei mai che sei un androide - rispose allegramente Bulma staccandosi di botto e guadagnandosi un’occhiataccia del giovane.
- E lei chi è? - chiese poi rivolta al figlio con una leggera dose di malizia, alludendo a Reika, che era rimasta al suo fianco tutto il tempo. Trunks arrossì vistosamente e si voltò di scatto di lato, cercando di mostrarlo.
- Oh, non si preoccupi, sono solo di passaggio. Domattina leverò le tende - rispose per lui Reika.
“Domattina??!!”
- Ehi, ehi, frena, Reika. L’invito non era a cena? - chiese sospettosamente C-17.
- Beh, sì... però Trunks ha chiesto se avevamo un posto dove dormire, io ho detto di no e lui ci invitato a dormire. Mi è sembrata un’idea carina, no? -
- Com’è che lo scopro adesso? - chiese offeso il Cyborg.
- Ed dai, non fare così. Non volevo passare la notte all’addiaccio, e immagino neanche tu -
- Potevi almeno chiedermi, no? -
- Beh, io te lo volevo dire, ma Trunks ha insistito perché non te lo dicessi... - rispose Reika mortificata.
17 trapassò il saiyan con un duro, adirato sguardo di ghiaccio, prima di entrare sdegnosamente in casa, seguito un attimo dopo dagli altri. Ma aveva mosso a malapena due passi all’interno dell’abitazione che sentì una presa d’acciaio sul suo braccio.
- Oh Trunks, tesoro, hai portato a casa degli amici? - il volto eternamente sorridente della signora Brief era spuntato dal salotto e la sua proprietaria si era placidamente agganciata al braccio di 17 che strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
- E questa qua chi è?! - strepitò l’androide, sentendosi afferrare in quel modo da una sconosciuta.
- Tesoro, io sono la tua nuova fidanzata! - rispose la donna appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
- Cosa?!!! Urlò terrorizzato 17 diventando paonazzo.
- Mamma, per favore, smetti di importunare il nostro povero ospite - la rimproverò divertita Bulma. Anche Reika e Trunks  stavano ridacchiando cercando di trattenersi. Il moro scoccò uno sguardo omicida alla padrona di casa, dopo che lei si fu scollata e che notò lo stato pietoso degli abiti di tutti (tranne Bulma).
- Ma ragazzi, cosa avete fatto a quei poveri vestiti? - chiese stupita, facendo cadere un silenzio imbarazzato. Potevano fidarsi e dire che avevano cercato di uccidersi a vicenda e dopo avevano deciso di mangiare tutti insieme come se niente fosse?
- Vabbè, non importa. Vuol dire che comprerò dei vestiti nuovi per tutti - decise di punto in bianco la donna.
- Però è il caso che mi affretti, altrimenti i negozi chiuderanno - aggiunse un attimo prima di scoccare una rapida occhiata a tutti quanti e di scattare verso la porta.
- E quella sarebbe tua nonna? - mormorò basita Reika a Trunks che in risposta ridacchiò imbarazzato grattandosi la nuca.
- Hai intenzione di farci dormire sul pavimento stanotte o avete delle stanze degli ospiti in questa casa? - chiese freddamente 17, tornando serio.
- Da quella parte ci sono delle stanze libere che potete utilizzare, vi verrò a chiamare quando la cena è pronta- disse Trunks ai suoi ospiti indicando la scala che conduceva al piano di sopra.
- Perfetto, chiamatemi quando è pronta la cena- disse 17 senza guardare in faccia nessuno, imboccando le scale.
Reika allungò una mano, quasi tentando di trattenerlo, ma all’ultimo secondo cambiò idea e lo lasciò andare. Poi si rivolse incerta ai padroni di casa e poi si voltò di nuovo verso le scale.
- Scusatelo ha avuto una giornata pesante, non giudicatelo male. Di solito non si comporta così- disse cercando di giustificare il freddo comportamento di 17.
- Scusate anche me, ma sono un po’ stanca e ho bisogno di riposare un po’. Chiamatemi quando è pronto- concluse sorridendo e iniziando a sua volta a salire la scala di legno.
- Un po’ taciturni o è una mia impressione? Chiese Bulma a Vegeta, che per tutto il tempo era rimasto appoggiato al muro a braccia incrociate, godendosi del fatto che le stupide moine di sua suocera fossero per una volta rivolte a qualcun altro.
- Hanno rischiato la vita tutti e due oggi, non mi sorprende - rispose il marito, che poi, senza dire altro, si diresse verso la Gravity Room, intenzionato ad approfittare quel periodo di tempo prima di cena per un po’ di allenamento.
- Se vuoi ti spiego io - disse Trunks avviandosi verso la cucina e sedendosi su una sedia, poi iniziò a raccontare, mentre la madre iniziava a preparare la cena. 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII - Sentimenti ***


Scusatemi cari lettori, ma oggi non è esattamente una bella giornata anche perchè tra le altre cose non sono convinta granchè dal capitolo e da come sta venendo questa storia, che da un po' di tempo a questa parte sta venendo in tutti i modi tranne in quello che vorrei e quindi non sono in vena di dilungarmi... comunque ringrazio

scImMIA
Umpa_lumpa
bellissima90
Vegeta4ever

che hanno letto e recensito il capitolo scorso.

Capitolo XIII - Sentimenti


17 richiuse dolcemente la porta alle sue spalle. La serratura scattò con un rumore secco e il Cyborg fu finalmente isolato dal resto del mondo, mentre all’esterno le prime stelle iniziavano timidamente a spuntare.
La stanza a lui assegnata era ben arredata, in modo un po’ esagerato, ma tutto sommato confortevole: tende color crema alla grande finestra scorrevole, enormi e soffici tappeti che coprivano il pavimento e un gigantesco paravento posto in fondo alla stanza. Appoggiò la schiena alla porta e si lasciò scivolare lentamente a terra. Che giornata massacrante... solo a pensare a Trunks gli veniva da star male. Non gli piacevano per niente le occhiate che aveva rivolto a Reika. Gelosia infinita, quella che gli scorreva nelle vene e sebbene sapesse che la ragazza fosse libera di fare quel che voleva e di non poter certo decidere per lei, il pensiero che stesse vicino a quel damerino dai capelli lilla lo faceva ribollire. Deciso a distrarsi, iniziò ad esplorare la stanza, scoprendo che aveva un bagno privato provvisto di doccia.
Abbassò un attimo lo sguardo su di sé, notando solo allora di quanto il suo stato fosse pietoso e decise senza ulteriori indugi che una doccia era esattamente quello di cui aveva bisogno.

***

L’acqua calda le correva addosso, lavando il suo corpo dalla polvere e dalla fatica. Si godeva quel getto d’acqua come fosse una carezza e solo dopo una mezz’ora abbondante chiuse il rubinetto per uscire dal piccolo bagno, con un asciugamano avvolto attorno al corpo. Si lasciò sedere pesantemente sul letto, assaporando il calore di quella stanza, arredata nello stesso identico modo di quella di 17. Da tanto, troppo tempo non aveva potuto sedere su un letto degno di questo nome o farsi una doccia come si deve.
“Non ringrazierò mai abbastanza 17 per avermi liberato” si disse in silenzio, poi il suo sguardo cadde sui suoi vestiti, ormai logori dopo lo scontro con Vegeta.
“Speriamo che la nonna di Trunks mi porti presto dei vestiti decenti” si disse tra sé, prima di infilare la canottiera e allacciare i jeans. Si stava energicamente strofinando i capelli per asciugarli quando sentì all’improvviso una strana malinconia, come se mancasse qualcosa nel silenzio quasi surreale della stanza. Non aveva mai avuto una camera tutta per sé. Posò l’asciugamano su una sedia, mentre l’espressione serena di prima le spariva dal viso.
“18 dove sei?” Si chiese mentalmente con un sospiro mesto. Si sentì sola all’improvviso e sentì l’irrefrenabile bisogno di avere accanto i due gemelli. Si sistemò alla meglio i lunghi capelli ancora umidi e dopo aver avvolto la coda sui fianchi come fosse una cintura, uscì di filato dalla stanza.

***

C-17 uscì dal bagno un paio di minuti dopo Reika, strofinandosi un candido asciugamano sui lunghi capelli.
Avrebbe tanto desiderato stare sotto l’acqua ancora un po’, ma voleva avere un po’ di tempo per prepararsi, prima di scendere a cena. Anche se l’idea di dover stare in compagnia di Trunks e di quel simpaticone di suo padre gli faceva venire il voltastomaco. Si diresse verso il letto, sul quale aveva appoggiato i suoi vestiti e si infilò i jeans. In quella la porta si aprì e Reika entrò nella stanza senza il minimo preavviso. 17, colto del tutto alla sprovvista, fece una faccia prima stranita, poi solo l’imbarazzo traspirò dalla sua faccia, le sue guance diventarono di fuoco, mentre Reika invece arrossì fino alla radice dei capelli.
- Ma non ti ha mai insegnato nessuno a bussare?? - Urlò lui inviperito quando riuscì a riprendersi.
- Mettiti una maglietta!! - Urlò Reika di rimando coprendosi gli occhi con le mani.
Il cyborg quasi si ammazzò nel tentativo di afferrare la sua maglietta bianca e infilarsela in fretta e furia.
- Accidenti a te! Ma cosa ci fai qui?! - Disse seccato il ragazzo quando si fu sistemato.
- Oh, scusa se volevo sapere come stavi dopo che ti hanno quasi ammazzato! - Rispose lei con lo stesso tono, scostando lo sguardo scocciato e ancora un po’ imbarazzato da quello del ragazzo.
- Certo che potevi almeno bussare - il tono di 17 questa volta era solo un po’ divertito.
- Hai ragione, scusami tanto - in un lampo l’espressione corrucciata sparì dal volto della saiyan per lasciare posto a un sorrisino imbarazzato, mentre la sua mano correva a grattare la nuca.
- A parte gli scherzi, come stai? Va tutto bene? - Il tono di Reika nel porre la domanda era decisamente più dolce, adesso.
- Diciamo che dopo la doccia mi sento meglio. E te stai bene? Di certo Vegeta non ci è andato leggero, prima –
- No di sicuro. Però neanche Trunks si è risparmiato, eh? - Reika cercò di usare un tono scherzoso, ma le riuscì decisamente male. Solo ricordare per un attimo l’espressione di Trunks prima di finire 17 le fece venire la pelle d’oca. Cercò di mantenere il sorriso, ma l’immagine di 17 in una pozza di sangue si fece prepotentemente spazio nella sua mente. Neanche tre secondi dopo, C-17 si ritrovò mezzo soffocato dal suo abbraccio.
- Ho avuto una paura terribile oggi! - Il Cyborg notò che la voce di lei era tremolante, come se cercasse di trattenere le lacrime.
- Non hai nemmeno idea di cosa ho provato quando ti ho visto sputare tutto quel sangue. Mi sentivo come se a patire come un cane fossi io- nel dire queste parole, Reika strinse ancora più forte il collo di 17.
Anche il Cyborg cinse la schiena di Reika, dopo quella frase, anche se con decisamente meno trasporto. Non voleva mostrarsi troppo sentimentale, nemmeno con lei.
- Sì che lo so, cosa hai provato. Tu sei la mia migliore amica e non sai quanto mi sono sentito uno schifo quando quel principe dei miei stivali ha iniziato a massacrarti come se fossi una pezza da piedi. Ma che cosa hai fatto per farti odiare da lui in quel modo? - La saiyan si staccò di scatto dal Cyborg, come se le avesse tirato uno schiaffo. 17 la guardò stranito per alcuni secondi, prima che lei rispondesse con tono di voce alquanto evasivo
- Te lo spiegherò un’altra volta... è troppo lunga da spiegare adesso, tra poco è pronta la cena -
In quella si sentì un lieve cigolare e i due ragazzi si voltarono verso la porta, dove una ricciuta chioma bionda stava spuntando. La signora Brief entrò circospetta nella stanza con un leggero scatto, non notando i due ragazzi che si erano immediatamente irrigiditi, 17 per il terrore, Reika per la sorpresa. Quando però la donna si voltò e vide i due Cyborg ebbe un piccolo sobbalzo sorpreso nel vederli insieme. Un po’ imbarazzato, 17 si scostò rapidamente da Reika e chiese un po’ impacciato.
- Che cosa vuole? -
- Ma come sarebbe, tesoro? Non te l’ho detto che andavo a comprare dei vestiti nuovi? - chiese la donna con i suoi soliti toni acuti.
- Ma è stata via neanche mezz’ora - bofonchiò 17 tra i denti.
- Ero giusto passata a portarteli, se avessi saputo che eri in dolce compagnia della tua ragazza non ti avrei disturbato - continuò innocentemente Bunny, facendo avvampare lo sventurato ragazzo.
- Ha frainteso, lei non è affatto la mia ragazza - rispose C-17 cercando di assumere il tono più freddo possibile, ma servì a poco, visto il lieve color porpora che gli era spuntato sulle guance.
- Oh, meglio così, tesoruccio - cinguettò la padrona di casa in risposta con una mezza piroetta.
17 rabbrividì di disgusto.
- Comunque tieni, caro, spero siano della tua taglia, comunque ti staranno meglio degli straccetti che porti adesso - la donna porse al moro dei panni scuri che egli afferrò sbrigativamente borbottando un “grazie” in risposta.
- Oh, cara - continuò Bunny rivolgendosi a Reika che era rimasta al suo posto per tutto il tempo, leggermente imbarazzata anche lei dai modi non esattamente raffinatissimi della padrona di casa.
- Il tuo vestito te l’ho messo in camera. Avevo anche provato a bussare, ma non mi ha risposto nessuno -
- N-non c’è problema. Grazie - rispose Reika.
- Com’è che da Reika ha bussato e qui no? Chiese irritato C-17.
Quella fu una delle pochissime volte in cui i due ragazzi videro cambiare l’espressione della signora Brief. Non di tanto in realtà: solo il sorriso si incrinò di colpo e una grossa goccia di sudore fece la sua comparsa sulla tempia della donna.
- Beh, credo sia il caso che dia dei vestiti nuovi anche al mio nipotino. Scusatemi - con quelle frettolose parole Bunny uscì in fretta dalla stanza, senza  dare ulteriori spiegazioni.
- Che strana donna - fu il semplice commento di Reika.
- Dì pure folle - rincarò la dose 17 con tono mezzo abbattuto voltandosi verso Reika.
La conosceva troppo bene per non capire che qualcosa non andava. Quella luce dei suoi occhi era ancora carica di tristezza. Ma non ebbe nemmeno il tempo di chiederle qualcosa che già Reika si stava avviando verso la porta.
- Beh, credo sia il caso che vada a cambiarmi. Ci vediamo a cena - gli disse con un tono di voce stanco, come svuotato. La ragazza aveva già poggiato la mano sulla maniglia della porta, quando 17 fu colto da un dubbio improvviso.
- Reika! - Lei si voltò riacquistando, o meglio, cercando di riacquistare, l’espressione serena che aveva all’inizio.
- Domani... - iniziò lui, quasi timoroso di sapere la risposta e chinando il capo. Poi lo rialzò di scatto
- Domani, quando me ne vado da qui, tu verrai con me, vero? -
Lei lo fissò smarrita per qualche secondo prima di aprirsi in un tenue sorriso.
- Ma che razza di domande fai? Certo che vengo con te. Se non ti tengo d’occhio io chissà che disastri che combini - disse, allargando ulteriormente il sorriso e uscendo dalla stanza. Ma quando la porta si chiuse dietro di lei con un suono secco, il sorriso scomparve di colpo. Una vecchia ferita che credeva cicatrizzata si era riaperta quel giorno e nel modo più brutale possibile.

Occhi di brace, i suoi. E quel ghigno sadico che ancora ogni tanto si faceva rivedere nei suoi incubi peggiori. Tutte quelle speranze infrante, quella fiducia tradita e quelle semplici sicurezze su cui si basava la sua vita crollate come una parete di cristallo. Poi l’esplosione, il fumo, le lacrime.
Il  buio.
E tutti quei perché senza risposta che ancora le martellavano in testa, disperando di essere svelati.


- Perché Vegeta? - Quante volte aveva mormorato quelle parole senza trovarci un senso? Tante, troppe. Reika snudò i denti e strinse i pugni, ma non potè evitare che le lacrime scivolassero lentamente lungo le sue guance. Non seppe dire quanto rimase lì, ascoltando il rumore delle stoviglie o i fruscii del mondo esterno, senza essere in grado di fermare quelle lacrime testimoni di paure vecchie di anni o di poche ore. Si riscosse solo quando sentì una porta alle sue spalle aprirsi e allora si fiondò nella sua camera, chiudendosela velocemente alle spalle. Solo allora trovò la forza di passarsi una mano sugli occhi e asciugarsi il viso.
Come faceva sempre.
Doveva trovare sempre la forza di cancellare le lacrime e tirare avanti.
Ne andava del suo orgoglio. Quando la patina acquosa venne rimossa e lei potè vedere di nuovo con chiarezza la stanza, distinse sul letto degli abiti puliti e nuovi. Un leggero sorriso di genuina riconoscenza si formò sul suo volto.
“Dopo devo assolutamente ricordarmi di ringraziare la madre di Bulma” si disse, mentre si avvicinava.
“Chissà che faccia farà Trunks quando mi vedrà vestita così” si chiese rimanendo colpita dal suo stesso pensiero un istante dopo. Ma non ci diede peso e iniziò a cambiarsi.
Non aveva idea di quello che sarebbe nato di lì a pochi giorni, nato proprio da quel semplice, piccolo pensiero, che inconsciamente la stava facendo cambiare.

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV - A Cena ***


Buon giorno a tutti, bella gente, come va? Spero bene e in pieno godimento delle vacanze almeno voi, visto che mi tocca frquentare i corsi di recupero e mi tocca svegliarmi all'alba... a puro titolo informativo, la piccola crisi dell'altra volta è stata brillantemente superata e con questo capitolo spero di riuscire a strapparvi almeno un mezzo sorriso. Con questa speranza, vi lascio senza indugio al prossimo chappy, recensite!

scImMIA: Sorellona mia, se è azione che vuoi, mi sa che dovrai attendere ancora un po'... sono in vena di tenermi a secco col sangue per questo periodo (che poi sta finendo presto XD) Finalmente è comunque giunta la cena che aspettavi, anche se non succede proprio chissà che cosa. Spero che ti piaccia, comunque.

Umpa_lumpa: Per le ripetizioni, ci sto provando, anche se non ho propri o il tempo di rileggerla (non sei l'unica vittima dei fratelli tiranni -_-) fammi sapere, chissà che non miregolo un po' XD. Oh, vedo con piacere che il passato di Veggy e Reika interessa anche te... dico solo che è una storia molto lunga, tanto che ci sto facendo una fanfic a parte, che credo pubblicherò poco dopo aver finito questa e sarà una fic piena zeppa di sangue (già vedo la tua faccia soddisfatta XD). Beh, ora ti lascio, cioa!

E voi altre perchè non avete recensito? ç_ç Spero di non avervi deluso coi vecchi chappy... ringrazio comunque bellissima90 per aver aggiunto Cuore di Metallo tra i preferiti ^^ E ora, il capitolo!


Capitolo XIV - A cena


“Però, niente male” C-17 si stava rimirando nello specchio del bagno, con aria soddisfatta.
“Nonostante abbia qualche rotella fuori posto, devo ammettere che quella donna ha buon gusto” si disse aggiustandosi il colletto della camicia color grigio chiaro datagli da Bunny. Era una camicia un po’ larga, con una leggera scollatura a V che lasciava intravedere i pettorali, non certo scolpiti e mastodontici come quelli del saiyan ma di certo non indifferenti. Due piccole tasche erano presenti ai lati della chiusura dai bottoni chiari.
L’indumento gli arrivava sotto i fianchi, coprendo un po’ gli stretti pantaloni neri a tubo che gli stavano perfettamente, come se li avessero cuciti per lui. Ai piedi, solo dei semplici calzini bianchi.
“Forse un lato positivo dell’essere entrato in questa casa l’ho trovato” pensò sarcasticamente il ragazzo appoggiando le mani sui bordi del lavandino e avvicinando un po’ il volto allo specchio, osservando con aria critica i suoi occhi color del ghiaccio e i suoi tratti praticamente perfetti.
“Sì, accettabile” commentò infine dandosi passandosi un’ultima volta una mano tra i capelli con un pizzico di vanità e tornando nella stanza principale.
Alzò il braccio sinistro, dove portava l’orologio da polso che si era miracolosamente salvato da quella giornata di fuoco, cavandosela solo con qualche graffio qua e là.
Le lancette segnavano le otto.
“Ormai la cena sarà pronta a momenti, tanto vale che scenda adesso…”
Si avviò svogliatamente verso la porta grattandosi la nuca, mormorando tra sé e sé.
- Dai 17, prima cominci, prima puoi portare Reika lontana da lui e prima puoi mettere 50 chilometri tra te e quella stramba - Rabbrividì involontariamente al pensiero di Bunny che lo chiamava “tesoro”.
“Ma perché capitano tutte a me?” si chiese mesto prima di uscire riluttante dalla stanza e imboccare le scale, preparandosi psicologicamente a una cena tutto tranne che piacevole.
Ma nonostante si sforzasse, a ogni scalino che scendeva, sentiva aumentare il malumore pensando ai due saiyan con cui avrebbe dovuto passare la serata.

***

Quando il Cyborg giunse nel salotto vide subito Vegeta che stava fiaccamente guardando la tv seduto sul divano, con Trunks accanto. Soffermò lo sguardo su quest’ultimo, fissando il suo nuovo abbigliamento: ora indossava una larga canotta accollata di colore bianco, e sopra portava una giacchetta nera completamente sbottonata.
L’indumento aveva anche un ampio colletto e le maniche che arrivavano fino ai gomiti.
Una cintura nera con la fibbia argentata fermava i chiari jeans che il saiyan aveva addosso. Suo padre invece indossava una canotta nera e dei pantaloni scuri, nient’altro.
Al suo ingresso nella stanza, Trunks gli rivolse uno sguardo abbastanza amichevole, mentre Vegeta lo ignorò completamente. C-17 non si preoccupò né dell’uno né dell’altro e si diresse verso l’enorme finestra, incrociando le braccia e scrutando oltre il vetro i passanti, le auto, le luci... dopotutto, non rivedeva una città degna di questo nome da moltissimi anni.
Il silenzio pesante, interrotto solo dalla tv, divenne presto insopportabile alle orecchie di Trunks che decise di intavolare una discussione con il Cyborg, non tanto perché la sua simpatia nei suoi confronti fosse aumentata più di tanto, ma dovendo scegliere tra lui e suo padre…
- C-17, ce lo avrai un posto dove andare domani? -
“E adesso cosa vuole? Non mi ha già rotto le scatole a sufficienza?”
- No - la risposta secca e gelida non scoraggiò più di tanto il saiyan.
- E che cosa hai intenzione di fare dopo che te ne andrai di qui? -
- Non lo so e non ti riguarda - il Cyborg continuava a fissare ostinatamente al di là dei vetri, sperando che, non degnandolo di attenzione, il saiyan se ne stesse finalmente zitto.
- Trunks, lascialo in pace - l’intervento svogliato di Vegeta troncò sul nascere qualsiasi nuovo tentativo di Trunks di proferire parola e questi si girò sbigottito a guardare il padre e anche 17 rivolse lo sguardo verso Vegeta, pur continuando a rivolgere il capo verso la finestra.
- Non vedi che vuole essere lasciato in pace? Gli brucerà terribilmente la sconfitta che gli hai inflitto - sul volto del Principe dei saiyan si dipinse un sorriso ironico e maligno che irritò decisamente 17, che si girò verso di lui, trasudando odio.
- Chiudi quella bocca - gli intimò tra i denti il Cyborg.
- Sto tremando... se non sto zitto cosa mi fai? - Chiese con ironia Vegeta.
- ... ti ammazzo – sibilò 17
- Non sei nemmeno riuscito a sfiorare mio figlio. Che speranze avresti contro di me? - Non avendo modo di ribattere a tono, 17 si impose autocontrollo per non sputare in faccia a Vegeta, ma non rinunciò a controbattere.
- Avrei dovuto ucciderti quando ne ho avuto la possibilità- disse, stavolta con tono più calmo.
- Che cosa hai detto? - Questa volta fu Vegeta a sibilare alla provocazione del ragazzo, che senza scomporsi rispose
- Hai sentito benissimo-
- Suvvia, non è il caso di litigare per una cosa del genere… - si intromise timidamente Trunks, tentando vanamente di mettere pace, ma i due non lo ascoltavano nemmeno.
Al giovane sembrava che gli sguardi dei due fossero diventati tangibili e si scontrassero a metà tra l’uno e l’altro, creando una miriade di scintille.
In quella, la porta automatica si aprì e la signora Brief entrò nella stanza con la sua solita espressione eternamente sorridente, con un grembiulino rosa fitto di pizzi legato sui fianchi e un grosso mestolo in mano. Si limitò a inclinare la testa di lato, quando notò l’aria decisamente minacciosa con cui si fissavano l’androide e il Principe dei saiyan, ma non ci diede peso più di tanto e attirò l’attenzione dei presenti con uno squillante
- È pronto in tavola! -
Trunks si riscosse all’improvviso e schizzò verso il suo posto, allegro come un bambino al pensiero dei manicaretti che sapevano cucinare sua nonna e sua mamma.
Anche Vegeta abbandonò quella stupida battaglia di sguardi con il Cyborg e imitò il figlio, anche se, ovviamente, non aveva esattamente la stessa espressione gioiosa.
17 rivolse uno sguardo cupo in direzione del Principe, poi si avviò anche lui verso l’enorme tavolo, con passo calmo, accomodandosi silenziosamente.
Decisamente, la serata non era iniziata nel migliore dei modi.
- E l’altro Cyborg dov’è? - la voce di Bulma, che era entrata nella stanza con un’enorme ciotola di riso fumante tra le mani protette da dei colorati guanti da forno.
- Eh, Reika? Forse bisognerebbe andarla a chiamare… - disse Trunks sperando che la ragazza varcasse la porta in quel momento.
- Chi è che ha avuto l’idea di invitarla qui? Beh, ora ti tocca pure andare a chiamarla - ordinò malignamente Vegeta con un sorrisino cattivo. Con il figlio lontano per un po’, avrebbe potuto fare una strage tra le pietanze, almeno fin che non tornava. Dubitava fortemente che quel grissino di 17 costituisse una minaccia per la conquista dei bocconi migliori. Trunks gli rivolse un’occhiataccia, capendo subito quale fosse il piano del padre.
- Ci devo proprio andare io? - Chiese un po’ irritato e mezzo afflitto all’idea dei succulenti bocconi caldi sparire nelle fauci di Vegeta.
- Vai! - ordinò secco il Principe.
Sconsolato, il povero saiyan si alzò e scostò di lato la sedia per passare, quando la porta scorrevole si aprì da sola.
- Mmmh, si sente un profumo delizioso dal piano di sopra - Trunks non si mosse nemmeno un passo, mentre i battiti del cuore raddoppiarono di velocità e il solito rossore si ripresentò prepotentemente sulle sue guance.
Chissà che scena da soap opera vi starete aspettando tutti…
Reika entrò allegramente nella stanza, con un sorriso contento in viso che si allargò scorgendo tutte le pietanze che venivano posate sul tavolo.
“Che bella che è…” Trunks si stava letteralmente sciogliendo nel guardarla, mentre si risedeva ai suoi occhi splendida nella sua maglietta color crema che le lasciava scoperta fino l’ombelico, sostenuta solo da delle sottili spalline e nei suoi jeans scuri che le arrivavano poco sopra il ginocchio con dei piccoli strappi qua e là.
La Cyborg si sedette spensieratamente accanto a 17, che sussultò un pelo, vedendosela così vicina.
“Ma cosa mi prende? Non mi ha mai fatto un effetto del genere” pensò sgomento, sentendo un leggero e fastidioso calore sul viso.
Presto il tavolo fu stracolmo di pietanze di ogni tipo, tra pesce, carne, riso e chi più ne ha più ne metta. Gli occhi di Trunks e di Reika iniziarono presto a luccicare, mentre al ragazzo saliva la bava alla bocca. Mentre Vegeta aveva messo il broncio e continuava a mugugnare frasi del tipo “Ma non poteva aspettare un po’ prima di scendere?” “Ma chi me l’ha fatto di tenermela in casa?” eccetera eccetera, mentre ripensava alla splendida occasione mancata di tenere lo stomaco saiyan di Trunks lontano per un po’.
Quando anche Bulma e Bunny poterono sedersi dopo essere passate dal salotto alla cucina almeno una ventina di volte, tutti (eccezion fatta per Vegeta) dissero in coro :
- Buon appetito! - e un attimo dopo i due Brief si avventarono sul cibo come se non vedessero cibo da giorni. Inutile dire che Bulma abbassò sconsolata la testa davanti alla foga dei familiari. Aveva sperato fino all’ultimo che in presenza di ospiti avrebbero contenuto almeno un po’ il loro istinto di bestie selvagge. Reika e 17 fissarono (lui allibito, lei solo un po’ sorpresa) la carica di Trunks e Vegeta sulle portate, poi si scambiarono un’occhiata di commiserazione, disciplinatamente afferrarono con garbo le bacchette scure e iniziarono diligentemente a mangiare con il rigore di due principi.
- È incredibile come un saiyan possa ingozzarsi senza praticamente respirare, non trovi? -chiese sarcasticamente C-17 dopo aver bevuto tranquillamente un paio di sorsi d’acqua.
- Hai assolutamente ragione - rispose lei con la stessa dose d sarcasmo nella voce, continuando a mangiare il riso nella ciotola. Al che, Vegeta si diede un secondo di pausa dall’ingozzarsi e quando vide Reika mangiare in modo così garbato a momenti gli caddero le braccia.
- Ma tu sei la stessa Reika che trangugiava cibo come un animale? - chiese basito.
 Reika finì lentamente di masticare il suo boccone prima di rispondere con un pizzico di ironia mantenendo gli occhi chiusi.
- Non è che Gero apprezzasse più di tanto il modo in cui mangiavo… - e riprese tranquillamente a mangiare. Vegeta rimase a fissare la ragazza, notando la disciplina con cui il cibo spariva nella sua bocca, in un ritmo quasi sincronizzato a quello di 17. Anche Trunks si era fermato  e anche lui fissava i due Cyborg, vergognandosi per la prima volta del suo modo decisamente troppo furioso di mangiare.
C-17 se ne accorse e sorrise malignamente, mentre nel suo io rideva sguaiatamente, godendo finalmente nel poter umiliare un pochino il saiyan dai capelli lilla, che riprese a mangiare con ritmo decisamente più normale.
In un primo momento il Principe ricominciò a ingozzarsi continuando a ripetersi che solo uno stupido si sarebbe lasciato piegare dai modi terrestri, ma piano piano anche lui rallentò il ritmo, perché trovava una questione d’orgoglio doversi dimostrare più principesco di un qualunque altro saiyan, seppure di elevata classe sociale.
Bulma era sul punto di esplodere in lacrime di gioia quando vide per la prima volta suo marito mangiare in quella maniera e ringraziò mentalmente milioni di volte quei due Cyborg che ora ai suoi occhi sembravano due angeli.
E 17 iniziò a pensare che forse quell’invito a cena non era stata un’idea tanto tremenda, anche se nel corso della serata fu sul punto di nuclearizzare quella donnaccia e la sua casa almeno un paio di volte.
Ma la cosa che veramente gli diede fastidio furono le continue e incessanti occhiate che Trunks rivolgeva costantemente alla ragazza seduto accanto a lui, anche quando non stavano chiacchierando e che si interrompevano solo quando la ragazza si voltava per caso verso di lui. Allora diventava rosso e cercava di voltare evasivamente la testa in un’altra direzione. Più di una volta C-17 lo aveva fulminato  con un’occhiata di avvertimento se per caso avevano incrociato lo sguardo.
Le ore per tutti volarono e quando finalmente iniziarono ad alzarsi da tavola, le lancette dell’orologio segnavano ormai la mezzanotte. Anche se lentamente e diligentemente, anche Reika era riuscita ad accumulare una pila di piatti pari a quella di Trunks e Vegeta e per la povera Bulma non sarebbe stato troppo facile mettere a posto. I tre ragazzi più giovani si indirizzarono verso le rispettive camere. Né Reika, né 17 avevano bisogno di riposare, ma per fortuna, riuscivano comunque a dormire, come dicevano le loro informazioni impiantate dal dottor Gero e che 17 aveva già avuto modo di testare sulla sua pelle. Dopo essersi augurati a vicenda la buona notte, si chiusero la porta alle spalle, già pregustando i loro morbidi letti.
Ma la serata non era ancora finita…

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Capitolo 16
*** Capitolo XV - Incubo ***


Salve gente, bentornati per un nuovo appuntamento con Cuore di Metallo (Mi sento tanto una conduttrice televisiva ^^") Dopo più di una settimana di assenza sono riemersa dal mio stato vegetatuvo e ho riaperto il mio file di word. Teoricamente questo capitolo e quello che cerrà dovevano essere uno solo, ma il libro di latino mi ha richiamato all'ordine e quando sono tornata per continuare il capitolo, ho deciso di tenervi sulle spine e di terminarlo prima Xp. E ora, passiamo alle recensioni.

scImMIA:  Oddio... Trunks e 17 con la toga scura e la bacchetta che combattono a suon di schiantesimi non me li vedo, proprio no XD Ma come ti vengono in mente certe idee? XD
(^^") L'epica battaglia tra il Cyborg e il saiyan sta per continuare! Assicurati di avere i pop-corn e una bella bibita fresca, prima di iniziare, kiao!

Umpa_lumpa: O_O Psyco? Sicura di stare bene? XD (^^") Purtroppo, i miei aggiornamenti sono un bel po' ballerini e mi è moooolto difficile (e per moooolto difficile io intendo praticamente impossibile) aggiornare coi ritmi che mi ero prefissata, chiedo umilmente perdono T_T Comunque, spero che sia valsa la pena aspettare tanto per questo capitolo . Fammi sapere cosa ne pensi, eh? ^^ Un bacione!

stellina86: ciao nuova commentatrice, fa sempre piacere trovare recensioni da parte di persone nuove a un capitolo ^^ Spero che questo capitolo ti piaccia, a presto!

Bene, suppongo di aver terminato. Quindi, buon capitolo e a prima possibile! ^^



Capitolo XV - Incubo


- Buona notte - e la porta della camera si chiuse di nuovo, isolandolo dal mondo esterno.
Di nuovo solo.
Gero non si era certo fatto problemi, quando erano appena arrivati all’istituto, a costringere lui, sua sorella e Reika tutti nella stessa stanza, con tutto quello che comportava.
Ma almeno non erano mai soli.
Certo, almeno per quella notte avrebbe avuto uno spazio tutto per sé, ma i flebili rumori che giungevano dalle altre stanze o dal piano di sotto non erano sufficienti ad allontanare quel senso di solitudine che per 17 si stava facendo insopportabile.
Sbuffando sonoramente per questa sua debolezza, il Cyborg sbottonò la camicia, si levò i calzini e si gettò a peso morto sul letto, rivolgendo lo sguardo al soffitto con le mani intrecciate dietro la testa e le gambe accavallate.
Chissà dov’era 18, in quel momento…
E se in quel momento, mentre lui aveva un tetto sopra la testa e un letto caldo, lei fosse stata in mezzo a una strada, da sola, senza un posto dove andare?
Il moro si chiuse leggermente su se stesso, mentre l’immagine stravolta della sua sorellina si formava nella sua testa con l’aggiunta di vari dettagli suggeriti dalla sua mente, tipo una luce rossa che le illuminava il viso a intermittenza o la pioggia scrosciante che le frustava il viso. 17 chiuse gli occhi, volendo sperare che avesse trovato come lui un posto dove stare, almeno per un po’.
“Giusto il tempo di venire a prenderti” disse mentalmente l’androide, per farsi un attimo dopo una fatidica domanda che già da un po’ gli ronzava in testa: e dopo?
Che cosa avrebbe fatto dopo aver trovato 18? Avrebbe iniziato una vita normale come un normale essere umano? Non che avesse molte alternative…
Magari lui e 18 avrebbero potuto chiedere a Reika di restare nella casa che Vegeta le avrebbe dovuto comprare per un po’, per il periodo necessario di trovarsi un lavoro e aver racimolato abbastanza soldi da trovarsi un tetto sotto cui stare.
Poteva essere una buona idea.
In quella sentì bussare alla porta. Alzò svogliatamente la testa e con un mugolio scocciato si portò sul bordo del letto, dove abbottonò sbrigativamente la maglia prima di pronunciare un infastidito “avanti”.
Un attimo dopo sul suo volto si formò un’espressione corrucciata quando la signora Brief fece il suo ingresso nella stanza.
- Che cosa c’è adesso? - chiese cercando di usare tutto il garbo che riuscì a trovare.
Non che fosse tantissimo, in realtà.
- Oh, tesoro, pensavi forse di dormire con quegli abiti addosso? Ti ho portato qualcosa per la notte - nonostante l’ora tarda, la voce della donna era alta come se fosse pieno giorno…
17 afferrò sbrigativamente gli indumenti che la padrona di casa gli stava porgendo.
- Ma non c’è la maglietta! - constatò  sorpreso e seccato.
- Siamo in estate caro… - fu la laconica risposta della signora. Scostando lo sguardo dal vestito che teneva in mano, 17 notò che il sorriso spensierato di Bunny era se possibile ancora più ampio di prima.
- Grazie. Ora potrebbe lasciarmi dormire? Sono molto stanco - le chiese più gentilmente che potè 17, trattenendo a stento l’impulso di disintegrarla e sottolineando le sue parole con un falso, ampio sbadiglio.
- Oh, ma certo caro. Ci vediamo domani - cinguettò lei prima di congedarsi.
“Allora, le ipotesi sono due…” si disse il moro, sconcertato dalla credulità della donna.
“O non sa che ho energia eterna e che non mi stanco mai” intanto si sbottonò per la seconda volta la camicia e la mise alla meglio sopra il paravento.
“ O come penso io è scema del tutto”si tolse anche i pantaloni e indossò quelli appena portati, ampi, di colore blu scuro e fin troppo lunghi, visto che toccavano terra dalla part del tallone.
Ma non aveva voglia di preoccuparsi per una cosa da niente come quella… il letto era così comodo…

***

- Dopo quello che mi ha fatto quel mostro non ho intenzione di andarmene senza fargliela pagare! - il fumo provocato dall’esplosione di poco prima non si era ancora disperso.
- Lo hai danneggiato per bene, giusto? - mezzo stizzito sputò di lato, prima di levare i pugni.
- Allora adesso non mi resta che dargli il colpo di grazia - lui, il Cyborg definitivo, non solo era stato superato da quel cicalone, ma ora anche da quel musone silenzioso di C-16! Era stato profondamente ferito nell’orgoglio e doveva riscattarsi, in un modo o nell’altro.
- Fatti vedere, mostro!! Dove sei?! Dove ti sei nascosto?!! - Aveva urlato a pieni polmoni rivolto all’avversario che non si era fatto vedere.
- Cos’è? Ti è passato l’appetito, forse? - lo aveva sfidato con tono sarcastico, sperando di vederselo apparire davanti e poterlo finalmente disintegrare con un colpo solo. Ma non apparve.
- Guarda che io ti sto aspettando! E sappi che non me ne andrò di qui finché non ti avrò eliminato! - mentre faceva il gradasso con queste belle parole, lentamente due corni stavano iniziando a spuntare dalla buca creata da un raggio dell’attacco di 16.
- Non ho paura di te, hai capito?! - girava la testa di qua e di là, cercandolo. E intanto non sentiva ne minimamente sospettava che l’oggetto delle sue ricerche stesse emergendo alle sue spalle, mentre la sua coda si apriva a dismisura.
- Attenzione!! Alle tue spalle, girati! - una voce dall’alto.
- Che cosa? - Ebbe a malapena il tempo di biascicare voltandosi di scatto.
- Mi hai chiamato e sono arrivato, soddisfatto?!! - voce metallica e vittoriosa.  Maledettamente, disgustosamente familiare.
Neanche il tempo di capire il significato di quelle parole che un qualcosa gli si abbatté addosso, chiudendosi al livello delle spalle. Un solo attimo. Poi il buio si chiuse su di lui.

- NO! - 17 si alzò a sedere di scatto, con gli occhi fuori dalle orbite, l’espressione sconvolta e il sudore che gli gocciolava lungo le guance. Si strinse le ginocchia con le braccia, con le mani che tremavano.
“Calmati! Era solo uno stupido incubo” si disse tentando di calmarsi, ma sapeva che quello più che un incubo era un ricordo. Strinse convulsamente gli occhi, mentre era sul punto di mettersi a piangere per l’orrore che quel sogno gli aveva ricordato.
Lentamente, molto lentamente, riuscì a calmare il suo animo in tumulto e a riprendere il controllo totale sui suoi pensieri. Che ora erano? Dal buio totale che ancora vedeva dalla finestra, l’alba doveva essere ancora lontana.
Tese l’orecchio. Silenzio di tomba.
Dormivano tutti.
Un sospetto un po’ infondato si insinuò tra i suoi pensieri.
“Dormono tutti tutti, no?” si alzò adagio dal letto mezzo disfatto e levandosi in volo a 5 centimetri dal pavimento si diresse verso la porta. Sobbalzò involontariamente quando la serratura scattò, una volta che la chiuse dietro di sé dopo essere uscito.
Anche nel corridoio la quiete regnava sovrana. Un mezzo sorrisino spuntò sulle sue labbra mentre socchiudeva cautamente la porta della stanza accanto.
Non voleva fare assolutamente nulla di male. Voleva solo vederla.

***

Entrò cautamente nella stanza, stando ben attento a non fare il minimo rumore. Una volta entrato, socchiuse prudentemente la porta dietro di se. Ormai i suoi occhi si erano abituati al buio e individuarono subito il corpo addormentato di Reika disteso nel letto.
Aveva le coperte tirate fino al mento e i capelli sciolti e vagamente spettinati che le incorniciavano morbidamente il viso. Dormiva su un fianco, con le mani abbandonate a poca distanza l’una dall’altra, sul cuscino accanto al viso.
Sembrava così dolce e indifesa…
17 non l’aveva mai vista dormire così: così serena, così tranquilla, con la guardia abbassata del tutto.
“Grazie, finalmente è libera dopo anni di torture e umiliazioni, sfido io a non essere contenti” si disse il Cyborg, ma una vocina interiore gli continua fastidiosamente a ripetere che il tenue sorriso che scorgeva sulle labbra della ragazza fosse dovuto a un certo saiyan dai capelli lilla.
Un po’ stizzito da questi pensieri, il ragazzo si avvicinò di un paio di passi al letto dove beatamente dormiva Reika.
Per lui era uno spettacolo nuovo vederla dormire così saporitamente, con la certezza assoluta che la mattina dopo avrebbe rivisto la luce del sole.
Una sicurezza che, nonostante lui fosse stato sempre vicino a lei, non era mai riuscito a infonderle.
“Sono di nuovo così schifosamente debole” pensò mentre una smorfia indurì il suo viso. D’istinto si avvicinò ulteriormente al letto, come se la vicinanza della sua migliore amica potesse allontanare quei cupi pensieri. Un sorriso un po’ triste gli si formò in viso. Se in quel momento si fosse svegliata e l’avesse scoperta lì, quell’espressione si sarebbe cancellata di colpo e paragonarla a Vegeta furibondo sarebbe stato poco.
Al pensiero di doverla affrontare trasformata in un super saiyan scatenato innervosì il suo sorriso, mentre una gocciolina di sudore si fece vedere sulla sua tempia.
Tuttavia decise di restare ancora qualche minuto. Un po’ perché sapere vicina una persona amica lo aiutava a tenere Cell lontano dalla mente.
E un po’ perché non si sentiva molto tranquillo a lasciarla da sola di nuovo, visto quanto ancora gli suonava singolare quell’invito a dormire ricevuto di punto in bianco.
Il moro piegò le gambe, in modo tale da poter appoggiare le braccia sulle ginocchia e riprese a vegliare sul sonno sereno di Reika, con un sorriso protettivo e forse un po’ malinconico.

***

Avrebbe potuto tranquillamente stare lì tutta la notte, a fissare la Cyborg e i suoi rari cambi di posizione durante il suo sonno beato, ma quando una tenue sfumatura chiara iniziò a dipingere il cielo annunciando l’alba, decise che era il caso di tornare nella propria stanza, per concedere al proprio corpo qualche ora in più per riprendersi del tutto dagli scontri a cui aveva partecipato quel giorno, volente o nolente.
Così si alzò in piedi, silenziosamente come un gatto e già stava per appoggiare la mano sulla maniglia della porta, quando sentì dei passi che, nonostante cercassero di essere felpati, rimbombavano come tamburi alle sue orecchie, nel silenzio quasi assoluto che persisteva nell’immensa casa.
Era improbabile che puntassero proprio lì, ma non essendone sicuro al 110%, 17 si spostò lateralmente, in modo tale che, se qualcuno avesse aperto la porta, sarebbe stato nascosto da essa. I passi si stavano stranamente avvicinando.
“Forse è qualcuno che deve andare in cucina a prendere qualcosa da mangiare o da bere” ipotizzò l’androide ricordando l’appetito quasi insaziabile dei due saiyan. Dopotutto quella stanza era la prima subito dopo le scale...
Ma il rumore si interruppe proprio quando le sue orecchie sentirono che era davanti alla porta. Non poteva vederlo, né percepirlo, ma il suo udito gli comunicò chiaramente dov’era.
“Ma chi è?!”
Poi la porta si aprì lentamente, cercando di non fare rumore. Fece capolino una testa, poi, con uno scatto leggero si portò rapidamente dentro la stanza, riappoggiando poi la porta così com’era prima, senza voltarsi e così facendo senza notare il Cyborg.
Il nuovo venuto si avvicinò a Reika, piano piano, per non creare possibili molesti rumori.
“Che cosa sta facendo?!!” il Cyborg sentiva la rabbia crescergli dentro e fargli andare il sangue al cervello, mentre i pugni si contraevano spasmodicamente.
“Che ci fa Trunks nella stanza di Reika?!!”

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI - Cosa faccio? ***


Giorno a tutti, sono tornata... ormai i miei aggiornamenti si sono ridotti a uno a settimana, perdonatemi ma non sapete che inferno sia essere rimandati in due materie (o se lo sapete, capitemi vi prego!) T_T
A questo proposito, a minuti sarà qui un tizio per farmi ripetizioni e quindi sto scrivendo queste poche righe in fretta e furia, non volendo attendere ancora per pubblicare... ora non ho tempo, ma ringrazio calorosissimamente:

scImMIA
Umpa_lumpa
fede8755

Che hanno recensito lo scorso capitolo e

PaolaDeve

che ha iniziato a leggere questa ficcy.

Ci sentiamo il prima possibile, continuate a seguirmi che mi riempie sempre di gioia trovare i vostri commenti e il vostro sostegno. A presto, quindi, ciao!! ^^


Capitolo XVI - Cosa faccio?


Trunks si stava lentamente avvicinando al letto di Reika, mettendo cautamente un passo davanti all’altro, cercando di non fare rumore.
Inconsapevole del Cyborg che gli stava alle spalle e che stava decidendo alla velocità di un fulmine in quale modo ammazzare lo sventurato saiyan che aveva avuto l’ardire di violare quella stanza.
Nonostante avesse il desiderio di massacrarlo a suon di pugni, ebbe abbastanza freddezza da avvicinarsi con passo felpato alla sua vittima, anche se non silenziosamente come avrebbe voluto, in preda com’era al furore.
“Lo sapevo, lo sapevo che non dovevamo venire qui!” si ripeteva, convinto come non mai che Trunks volesse fare… ehm… sì, quella cosa lì a Reika.
Il saiyan, intanto, non sospettando minimamente del ragazzo dietro di lui, si era infine fermato, poco distante dal letto. Fissava innocentemente Reika, ed era così perso che si accorse del leggero fruscio alle sue spalle troppo tardi per compiere una qualsiasi resistenza. Sentì una morsa d’acciaio stringersi sul polso sinistro, quello ancora intero, e torcerglielo dietro la schiena, bloccandogli i movimenti, mentre l’altra mano del suo sconosciuto assalitore gli tappava violentemente la bocca.
- Ti do dieci secondi per darmi una spiegazione plausibile per la tua presenza qui, prima che ti spezzi il braccio - si sentì ringhiare in un orecchio da una voce appena riconoscibile dal volume utilizzato.
Appena pronunciate tali parole, 17 levò bruscamente la mano che impediva all’altro ragazzo di parlare e la lasciò rasente al proprio fianco.
Il saiyan, preso alla sprovvista, tentò di liberarsi, ma non ottenne niente, se non un lieve accrescimento del dolore.
- Allora non siete così tremendi, quando non vi si drizzano i capelli in testa - commentò ironicamente 17, facendosi così riconoscere dal ragazzo dai capelli lilla.
Dopo essersi leggermente ripreso dalla sorpresa, Trunks cercò di voltare lo sguardo per vedere bene in faccia chi lo immobilizzava, e incontrò gli occhi di ghiaccio di 17 che lo fissava nello stesso modo di un animale che vede minacciato il proprio territorio.
E capì subito che se non avesse risposto in modo corretto glielo avrebbe rotto sul serio, il braccio, anche perché non poteva trasformarsi in quella circostanza senza creare un gran putiferio.
- Allora, cosa ci fai in questa stanza? - insistette il Cyborg dinanzi al mutismo del saiyan e sottolineando la sua impazienza serrando la presa sul braccio di quest’ultimo e strappandogli un gemito di dolore.
- Potrei farti la stessa domanda - rispose Trunks di getto, dimenticando in un lampo della sua posizione di netto svantaggio e ottenendo solo un’ulteriore aumento alla morsa, avvicinandosi pericolosamente al punto di rottura.
- Abbassa la voce, imbecille. Se Reika si sveglia e ci vede qui dentro ci fa a pezzi tutti e due. E adesso dimmi perché cavolo sei entrato in questa stanza! Cosa volevi farle?! - 17 non poteva vederlo in volto, ma sentì all’improvviso che la temperatura corporea dell’altro era salita di botto.
- Ma mi hai preso per un maniaco?! - domandò il saiyan di rimando con una nota incredula nella voce, voltandosi di scatto verso l’androide, almeno quel tanto che gli consentiva la scomoda posizione.
E 17 notò che aveva nuovamente le guance in fiamme.
- Sei entrato nella camera di una ragazza che dorme come se fossi un ladro e sei anche a petto nudo. Cosa deve pensare uno? - ribattè sarcasticamente 17.
Già, Trunks indossava lo stesso indumento del suo antagonista, solo che il suo era di colore verde.
- Ti faccio notare che anche tu sei solo in pantaloni - rispose piccato il saiyan.
Un paio di secondi di silenzio durante i quali 17 si rese conto di essere davvero solo in pantaloni.
- Ah, già - fu il suo semplice commento.
Reika si rigirò nel letto, con un leggero mugolio.
Entrambi si zittirono di colpo e spostarono entrambi lo sguardo sulla ragazza, nel vago timore che potesse aprire gli occhi.
Ma non successe nulla. Il canto di qualche uccello particolarmente mattutino iniziò a diffondersi nell’aria.
- Né tu né io dovremmo trovarci qui - bisbigliò 17 allentando e poi sciogliendo la presa sul saiyan.
- E se ce ne tornassimo ognuno nella propria camera prima che succeda un disastro? - domandò incerto Trunks muovendo un po’ il braccio, che si era intorpidito un po’.
- Credo sia la cosa migliore… ma che non ti passi nemmeno per l’anticamera del cervello di tornare qua dentro o il braccio te lo stacco di netto, chiaro? E al diavolo le conseguenze - rispose 17 rivolgendo a Trunks un’occhiata in cagnesco.
- Volevo solo guardarla mentre dormiva. Non avevo intenzione di farle nulla di nulla - si schermì il saiyan stringendosi nelle spalle.
Reika si rigirò nel letto, dando segni di disturbo.
Probabilmente fu questo a convincere definitivamente il ragazzo dai capelli lilla a lasciare il campo e si diresse rapidamente verso l’uscita, socchiudendosi la porta alle spalle una volta uscito.
L’androide fissò freddamente il punto dov’era appena sparito il ragazzo per una manciata di secondi, prima di spostare lo sguardo. La finestra era stata lasciata aperta e un fresco venticello entrava nella stanza, gonfiando le tende. La luce si era fatta più intensa e la sfera solare stava facendo capolino al di là dell’orizzonte, mentre sfumature dorate si riversavano nella stanza. Il moro fissò per qualche altro istante l’atmosfera tranquilla che aleggiava lì dentro, prima di decidersi anch’egli a lasciare finalmente Reika al suo sonno.
Si avviò silenziosamente verso l’uscio, ma aveva appena messo la mano sulla maniglia...
- ... no - il sussurro di una voce femminile.
Il Cyborg si irrigidì sul posto, mentre un brivido di sudore gelido gli percorreva la schiena.
“Sono morto! Sono morto!!” 17 iniziò a pregare tutti gli dei conosciuti e sconosciuti, scongiurando di avere salva l’anima, ma nonostante il tempo passasse, altro suono non si udì nella stanza, se non il canto esterno dei passeri.
Il moro si arrischiò a voltarsi e vide che la saiyan era ancora addormentata.
- Basta - la ragazza si girò su se stessa, mettendosi in posizione supina, con le mani a lato del capo con i palmi rivolti all’insù.
Un sorriso sollevato e tenero si dipinse sul volto di 17.
“Sogna” pensò dolcemente.
La ragazza aveva da sempre il vizio di parlare nel sonno, checché lei negasse sempre.
- Lascialo... Trunks! -
“Trunks?” l’espressione sul volto del moro si incrinò di botto.
- Lascialo stare, basta... Trunks - la Cyborg si rigirò di nuovo nel sonno, dando così le spalle a 17.
Un smorfia amara gli si formò sul volto.
“Tsk... sta sognando quello sbarbatello” si disse cupamente prima di varcare la soglia e tornarsene in camera sua.
- No! - Reika si rigirò nuovamente, in preda a un sonno agitato.
- Basta Trunks... lascia stare... 17 -

***

Un raggio particolarmente luminoso gli colpì il viso, risvegliandolo dal sonno leggero in cui era scivolato un paio di ore prima.
Sbatté un paio di volte, cancellando in pochi secondi quel senso di tepore dettato dal sonno.
Si levò lentamente a sedere, con un’espressione spenta, con i colori del mattino che inondavano la stanza, accompagnati da un debole venticello fresco.
Guardò senza vedere le proprie mani abbandonate in grembo, mentre di nuovo tornava con al mante nella stanza di Reika.
- Lascialo... Trunks! -
Emise un sospiro mesto, prima di sfilare le gambe dalla protezione delle coltri e appoggiare i piedi nudi sul pavimento di moquette.
Esitò un paio di secondi prima di darsi una lieve spinta con le mani, che aveva appoggiato accanto a se, e si mise in piedi.
“Può una macchina sentirsi uno straccio?”
Lo sguardo gli cadde distrattamente sull’orologio che aveva poggiato la sera prima sul comodino.
7:39
Schifosamente presto.
Troppo tempo da occupare.
Troppo tempo perché la memoria si posasse su ricordi cui non voleva pensare.
Si avviò pigramente verso il bagno e  una volta dentro, aprì il rubinetto dell’acqua fredda e fissò con uno sguardo indecifrabile il liquido accumularsi nel lavabo, esaminando la sua immagine riflessa che contraccambiava l’occhiata malinconica dei suoi occhi di ghiaccio.
“Perché mi sento così da schifo?” si chiese mentalmente appoggiando le mani sul bordo del bianco lavabo.
“Mi faccio deprimere per delle semplici, stupide parole dettate da un incubo?” Si chiese senza emozione.
Senza scostare gli occhi dall’acqua, allungò la mano destra e girò lentamente il rubinetto, interrompendo il flusso.
“Perché mi fa sentire così male…” il Cyborg avvicinò il naso al suo riflesso, rabbrividendo appena, quando ci fu il contatto con l’acqua gelida e si ritrasse leggermente al contatto. Una piccola increspatura solcò l’acqua e alterò i suoi tratti per un istante.
Chiuse gli occhi, prima di immergere con lentezza la testa, dopo aver preso un po’ di fiato.
“…pensare di non essere io l’oggetto dei suoi sogni?”
Un paio di secondi passarono, mentre l’acqua fredda riusciva, come sempre, a calmargli un po’ l’animo in tumulto.
Gli avevano lasciato un senso di amaro vuoto quelle poche parole che aveva udito nella stanza di Reika.
Si sentiva messo schifosamente da parte.
“Forse non dovrei buttarmi così giù… dopotutto è solo un’amica” si disse socchiudendo gli occhi.
Solo un’amica? No, non era così poco.
Pensare a lei in quel momento non gli dava le stesse sensazioni di qualche anno prima, quando era davvero solo un’amica.
Ora quello che provava era un qualcosa di diverso… sì, era più dolce…
E al contempo più amaro.
“Ma cos’è?” l’androide alzò lentamente la testa, sentendo la sua scorta d’aria esaurirsi. E riprendendo a fissare la propria abbattuta espressione, mentre gocce gelide colavano dal suo viso e si schiantavano con lievi rumori sulla superficie d’acqua, creando piccole onde concentriche, che deformavano leggermente il suo volto. Aveva involontariamente inzuppato qualche ciocca di capelli che ora si erano appiccicati al suo collo e gli rigavano il petto d’acqua, come se fossero lacrime.
“Che cos’è quel tepore caldo che mi percorre il corpo quando ci penso?” un’ immagine di Reika che gli rivolgeva un radioso sorriso fece capolino nella sua mente, facendogli dischiudere un increspatura sulle labbra.
Solo pensare a quella saiyan apriva il suo cuore metallico a un calore nuovo, mai provato.
“Non può essere amicizia, è troppo forte”
Un’altra parola all’improvviso gli balenò nella testa.
Il perché di quel fastidio insopportabile alla costanza presenza di Trunks, alle sue occhiate languide, ai suoi rossori improvvisi…
Una parola che all’improvviso gli mise in chiaro quello che veramente era successo dentro di lui, e che gli deformò il suo volto con un’espressione preoccupata e un po’ spaventata.
Un’ ultima goccia gli scivolò lungo il naso, titubando un attimo sulla sua punta e poi tuffandosi nell’acqua sottostante rimbalzando una volta, mentre un ultimo cerchio d’acqua attraversò l’immagine riflessa e ora sconvolta di C-17.
“Amore?”

***

Trunks si concesse un pigro, lento sbadiglio. Era stata tutto fuorché una buona idea varcare quella soglia, quando si era svegliato, grondante di sudore.
Sempre lui, quel raggio dorato e luminoso come il sole…
E la fitta all’addome, da cui era scivolata via la sua vita. Vero, c’erano state le sfere del drago, ma la morte lo aveva ghermito comunque. E i brividi lo assalivano lo stesso, se ci pensava.
Si strofinò svogliatamente gli occhi, prima di scostare lentamente le coperte e alzarsi dal letto, stendendo poi un braccio verso l’alto stiracchiandosi beatamente.
“Forse, entro stasera sarò di nuovo a casa” pensò gaiamente rifacendo il letto meglio che poteva, impacciato dal peso morto appoggiato al petto.
“Il lato positivo è che forse grazie a questa batosta mi rafforzerò ancora” si disse passando una mano sulla coperta, per eliminare le pieghe appena formate.
“E adesso… cerchiamo di essere più veloci di ieri a vestirci” allegramente afferrò la canotta bianca comprata per lui il giorno prima.
Gli tornarono in mente gli occhi azzurri della ragazza a cui da un po’ di tempo non riusciva a smettere di pensare e il suo sorriso si allargò ancora.
“Accidenti… sono proprio cotto” si disse riassumendo un timido sorriso accompagnato da un filo rosso sulle guance.
 “Se parto… non la rivedrò più… forse solo una volta ogni tre anni…”
Il suo sorriso si affievolì e si spense, un attimo dopo aver preso coscienza della cosa.
Tremenda prospettiva, che al suo animo suonava insopportabile.
 “E adesso cosa faccio? Non posso certo lasciare mia madre da sola, lei ha solo me. Men che meno posso andarmene se il mio mondo è ancora minacciato dai Cyborg. Magari potrei tornare a casa, distruggerli e tornare qua… ma comunque dovrei aspettare tre anni. Nel frattempo chissà cosa potrebbe succedere…” gli saltarono alla mente tutte le reazioni di C-17, dalle occhiatacce della cena alla sua presenza nella stanza di Reika.
“Anche lui è chiaramente perso…” si disse un po’ sarcasticamente.
“Se adesso riparto quello avrà campo libero... ma non posso rimanere qua! Cosa faccio? Cosa faccio?!”
Non sentì nemmeno il bussare alla porta né, i passi di chi entrò nella stanza.
- Tesoro, sono venuta a cambiarti le bende - una sorridente Bulma era entrata nella stanza con tutto il necessario per le medicazioni. E vide che suo figlio era rincantucciato in un angolo, reso nero dalla cupa aura che gli aleggiava attorno. Strane e indefinite spirali scure gli danzavano attorno al capo, che lui teneva incassato tra le ginocchia.
- T-tesoro? - chiese la donna titubante.
Trunks voltò lentamente la testa verso di lei e la fissò con uno sguardo spento e vuoto che preoccupò la padrona di casa.
- E adesso cosa posso fare? -

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII - Attesa ***


Ehilà, salve. Siccome questo è il 17esimo capitolo, da pubblicare il 17 del mese quindi è proprio il capitolo mio, ho deciso di scomodarmi unicamente per voi e di venire a presentare la storia di persona, sotto un’insistenza tale dall’autrice che ero sicuro mi sarebbe esplosa la testa, tanto era alto il suo tono…
Per quei tordi che ancora non ci sono arrivati, io sono C-17, sì, il Cyborg migliore della terra e dell’intero universo e oggi vedrete me prendermi la briga di rispondere ai vostri commenti.

Non dategli retta, lui è sempre il primo a gongolare quando vede le vostre bellissime recensioni ^^

Non è vero!! è///é
*e-ehm* -///- comunque... EHI! Che avete da sghignazzare voi là dietro, eh?! Venite qui che vi…
*Juu_Nana afferra per la collottola C-17 che voleva fiondarsi su Trunks e Reika che se la ridevano alle sue spalle e lo fissa con aria estremamente minacciosa*

Ascoltami attentamente: siccome sia tu che io ci stiamo facendo una figura proprio del cavolo per non dire peggio, muoviti a ringraziare e sparisci prima che ti rispedisca in ibernazione, chiaro?!

C-certo ((O_O)). Allora, dunque…

scImMIA: Intanto... la tua recensione così lunga non so quanto bene potesse andare... non per dire, ma Juu_Nana dopo che l'ha letta si è messa in posizione a farfalla e continuava a ondeggiare avanti e indietro continuando a dire "La mia sorellona...". Insomma, un vero strazio...
Ah, comunque ti ringrazio. Finalmente qualcuno che ha capito che il figlio del principino è soltanto uno sbarbatello... sì, ibrido, sto parlando proprio di te.
Continua a seguire le mie gesta, mi raccomando, e buon capitolo (ma guarda cosa mi sono ridotto a fare...)

Umpa_Lumpa: Oh, sì... la parte iniziale è stata la parte più divertente da fare in quel capitolo, ah ah ah! Finalmente ho potuto prendermi uno straccio di rivincita sullo sbarbatello. Spero che l'autrice mi dia la possibilità di ripetere scene come quella (non giurarci U_U. Per la parte del rubinetto, ho dovuta provarla un sacco di volte perchè all'inizio veniva troppo lunga e rischiavo di annegare ogni volta perdendomi in giri di parole, mentre più avanti dicevo due cose in croce e nemmeno 2 secondi dopo ero già fuori... Vabbè, basta ciondolare... buon capitolo e recensisci!

Già finito? Direi di sì... Ah, l'autrice, qui, dice che si scusa se l'ultima parte non le è venuta molto bene ma che prorio la sua fantasia ha preso il largo ma che voleva finire oggi perchè domani partirà e non ci sarà fino a lunedì...
Bene, ho finito? Posso andare? Sì? Allora, arrivederci a tutti!!
E buon capitolo:



Capitolo XVII - Attesa

Il mutismo regnava sovrano nel salotto dove Trunks, Reika, Vegeta e C-17 stavano finendo di fare colazione, disturbato solo dal tintinnare delle posate e dal furioso sparire del cibo nella bocca del Principe.
Già dalle prime luci dell’alba Bulma aveva raggiunto suo padre, lasciando detto che sarebbe tornata in tempo per preparare il pranzo e che avrebbe presentato i due Cyborg al dottore, che era rimasto nel suo laboratorio per tutta la sera e tutta la notte precedente, nel tentativo di finire chissà quale nuova invenzione.
La signora Bunny, invece aveva finito da pochi minuti di mangiare e dopo aver indirizzato con la mano un bacio a 17 e uno a Vegeta era corsa dal parrucchiere per la messa in piega.
Ed era calato il silenzio.
Il tremendo problema che si era venuto a creare aveva stroncato in Trunks l’appetito e fissava con aria triste e pensierosa il suo liscio, candido piatto vuoto, cercando vanamente di trovare una soluzione verosimile.
17 d’altro canto continuava a chiedersi se effettivamente il proprio cuore battesse d’amore per Reika e se veramente era così, si disperava su tutti i problemi che ciò comportava… se anche si fosse aperto, le possibilità che il loro rapporto salisse alle stelle per una possibile risposta affermativa della saiyan erano solo del 50%...
E se invece avesse risposto che per lei era solo un caro amico?
La loro amicizia si sarebbe raffreddata in modo irrisolvibile e sarebbe stato solo nuovo dolore da entrambe le parti.
Vegeta manteneva un ostinato silenzio unicamente perché era Vegeta.
E Reika si era chiusa anche lei nei propri pensieri perché aveva timore di disturbare le riflessione di qualcuno con delle chiacchiere indesiderate.
Però fu proprio lei a rompere la quiete per prima.
- Chi ci va a prendere il senzu per Trunks? -
Due teste si voltarono distrattamente nella sua direzione, riportate bruscamente alla realtà. E anche lo sguardo d’ebano di Vegeta si spostò sulla Cyborg.
- Trunks no di sicuro perché è quello messo peggio di tutti e si stancherebbe per niente… - continuò Reika posando la forchetta che teneva in mano e interrompendo la sua colazione.
- Io non ci vado - disse con tono freddo e lapidario Vegeta ricominciando ad abbuffarsi.
- Oh, sì che ci vai tu - lo contrariò Reika con espressione irremovibile.
- Appena hai finito di ingozzarti vai a prenderlo e non fare storie-
- Che? Levatelo dalla testa! -
Vegeta aveva scostato bruscamente la sedia, infervorandosi subito e ora fissava furente quella ragazzina che si permetteva di dargli degli ordini.
- Non credo proprio! È tuo dovere andarci! Tu glielo hai fracassato il braccio! -
Anche Reika si alzò in piedi e si mise a squadrare Vegeta con lo stesso sguardo rabbioso.
- E quindi?! Vacci tu a prendere quello stupido fagiolo, se ci tieni tanto! Io ho di meglio da fare! -
Il Principe, che fino a un momento prima era seduto a capotavola con Reika alla sua sinistra, levò un pugno, con aria minaccio, avvicinandosi di un passo.
- Come guardare la tv?!! -
Anche lei si era avvicinata, anche lei con il pugno levato e i denti scoperti.
- Anche se fosse io non mi schiodo da questa casa, chiaro?!! -
La disputa era iniziata praticamente da subito con delle urla e la cosa minacciava di andare per le lunghe...
Molto per le lunghe, conoscendo la testa dura dei saiyan…
Non che Reika non volesse andare, sia chiaro. Lei sarebbe anche stata contenta di aiutare a guarire colui che aveva rischiato la vita per salvarla.
Ma ormai la battaglia era iniziata e mai si sarebbe ritirata offrendosi per andare.
- E poi sei suo padre, diamine! Un po’ di spirito paterno potresti tirarlo fuori, non è mica un reato capitale!! -
Ormai i due erano a neanche 5 centimetri di distanza l’uno dall’altra e sembrava dovessero azzannarsi da un secondo all’altro.
- Proprio tu mi vieni a parlare di queste cose?!! La permanenza con Gero ti ha definitivamente fatto perdere quel poco di cervello che avevi o cosa?!! -
- E dateci un taglio! - entrambi i contendenti si voltarono simultaneamente verso Trunks, che aveva osato mettere voce sulla questione, con sguardo omicida. Il saiyan deglutì a vuoto, di fronte all’occhiata dei due, mentre goccioline di sudore freddo gli spuntavano sulla fronte.
- Hai detto qualcosa, Trunks? - Vegeta sibilò il suo nome come fosse una condanna a morte.
- B-beh, io… - iniziò titubante - pensavo… perché n-non decidete giocando a sorte? - propose abbassando poi gli occhi.
Reika e Vegeta ripresero a fissarsi.
- Morra cinese? - propose Reika.
- Morra cinese - rispose secco Vegeta.
Entrambi si distanziarono un po’. E raccolsero il pugno chiuso nella’altra mano.
- Una manche sola. Chi perde va, intesi? - il tono di Vegeta era molto più pacato, adesso.
- Andata - rispose Reika.
Un solo colpo. La tensione nell’aria era crescente e una goccia di sudore solcò la tempia di Vegeta fino a sparire sotto il collo, simultaneamente a quella di Reika. 17 e Trunks avevano dimenticato per un momento i loro tetri pensieri e fissavano inebetiti i due saiyan comportarsi come se dal risultato della partita dipendesse la loro vita.
- Carta, forbice… - urlarono in contemporanea decidendo a cosa affidarsi.
- SASSO! - contemporaneamente gettarono il loro simbolo e nella stanza scese  il gelo più assoluto.
Una delle due mani iniziò impercettibilmente a tremare dalla stizza.
Non poteva aver perso, dannazione!
- Mi dispiace, temo che toccherà andare a te - disse innocentemente il vincitore ritraendo la mano con cui aveva puntato avanti due dita.
- Fa buon viaggio e non perderti quando torni indietro - Vegeta diede le spalle a Reika e dopo aver messo i propri pugni chiusi sui fianchi, si incamminò soddisfatto verso la gravity room ridendo sguaiatamente.
- Mannaggia, l’ha sempre vinta lui - borbottò la ragazza chiudendo a pugno la mano con irritazione.
Nonostante però la frustrazione di essere stata battuta di nuovo dal suo Principe, era anche contenta di poter aiutare in qualche modo quel ragazzo così gentile che aveva diviso senza esitare il proprio tetto e la propria tavola con quelli che erano praticamente degli sconosciuti.
Poi le venne in mente un piccolo, piccolissimo dettaglio.
- Dove posso trovare un senzu? - chiese in direzione dei due ragazzi con un sorrisino imbarazzato, grattandosi la nuca con una mano.
Al che, 17 e Trunks crollarono all’indietro con sedie e tutto, in un perfetto stile manga.
Alla loro espressione incredula, il ghigno della ragazza si caricò ulteriormente di imbarazzo.
- Chiedo scusa, ma proprio non so dove crescono -
- Crescono sull’obelisco di Karin. Li coltiva lui stesso - Dopo essersi faticosamente rimesso a posto.
- Non è molto difficile da trovare, Piccolo vive al Santuario di Dio che si trova in cima all’obelisco. Se riesci a percepire la sua aura, sei a posto -
- Obelisco di Karin, da trovare seguendo l’aura di Piccolo, ricevuto - ripeté Reika in conferma che aveva capito e dopo aver posto una mano tesa sul capo per un amichevole saluto militare e una strizzata d’occhio, corse verso la porta e dopo averla aperta al volo, sfrecciò nell’azzurro limpido del cielo urlando:
- Tornerò tra un minuto! -
- Ehi! Aspetta!! - C-17 si era precipitato dietro all’amica, nel vano tentativo di fermarla.
- Non puoi lasciarmi da solo così!! - ma quando riuscì a raggiungere l’ampio giardino, Reika era già sparita.
“Perché è sempre così veloce?” si chiese sconsolato dopo aver vanamente frugato tra le nuvole con lo sguardo, nella speranza di scorgere la sua chioma scura.
“E io ora che faccio da solo con Trunks?” si chiese abbattuto abbassando lo sguardo sul verde perfetto del giardino dei Brief. Un lieve venticello agitò i fili d’erba e gli scompigliò i capelli.
“Potevamo come minimo andare insieme, uffa” lentamente mosse un paio di passi nel prato, notando quanto fosse curato. Senza quasi accorgersene, i suoi piedi gli fecero attraversare l’intero giardino, sino a raggiungere il retro della casa, dove decise di sedersi per un po’, appoggiando la schiena alla superficie tiepida della parete e intrecciando le mani dietro la nuca, dopo aver disteso le gambe davanti a sé.
Un paio di uccellini svolazzavano sulla sua testa. 17 pensò che C-16 non era poi così strano se voleva sempre averne qualcuno accanto a sé. Se ne stette per qualche secondo a fissarli con il naso per aria, notando per la prima volta quanto una cosa all’apparenza insignificante come il volo di due volatili a lui, che era rimasto sempre fuori dal mondo intrappolato in una prigione di metallo e dolore, all’improvviso sembrasse unico e affascinante.
- Ti piacciono gli uccelli? -
- … a volte mi piacerebbe essere libero come loro - rispose senza riflettere nemmeno sul proprietario di quella voce e quando se ne rese conto voltò di scatto la testa verso il saiyan che lo aveva disturbato, rivolgendogli un’occhiata arcigna e infastidita.
- Anche a me piacerebbe essere un passero, ogni tanto. Niente pensieri, niente responsabilità… -
Trunks si avvicinò con un tiepido sorriso e si sedette prudentemente vicino a lui, stando attento a tenere il braccio rotto al sicuro da possibili contraccolpi.
- Che cosa vuoi? - lo apostrofò scontrosamente il Cyborg, quando lo vide accanto a sé.
- Oh, che accoglienza… e io che volevo solo essere un po’ gentile con un mio ospite - rispose scherzosamente il saiyan con un sorriso malinconico e, dopo aver incrociato le gambe e aver posto il braccio sano dietro di sé per fare da sostegno, riprendese a fissare i due uccellini che si intrecciavano a intervalli irregolari per l’azzurro del cielo.
Dopo averlo fissato un po’ sorpreso per un istante, anche 17 riprese a osservare i due animali cinguettanti.
- Appena Reika ti porterà il senzu ripartirai, giusto? - chiese il moro con tono incolore.
- Non subito… vorrei salutare degnamente tutti quanti prima di andarmene - rispose il ragazzo dai capelli lilla con tono leggermente velato di tristezza, all’idea di lasciare tutte quelle persone che nel suo mondo non poteva avere al proprio fianco.
- E non tornerai più? - 17 non riuscì a mascherare una nota un po’ ostile nella voce.
- Oh, per tornare tornerò… a intervalli di tre anni tra un incontro e l’altro - rispose con un’evidente sfumatura triste nel suo tono e abbassando gli occhi a terra, dopo aver parlato.
- Capisco… - fu il semplice commentò del Cyborg che prese a fissare le bianche nuvole che si rincorrevano allegramente nel cielo.
Un silenzio vuoto calò tra i due ragazzi, che ancora si isolavano l’uno dall’altro per gli eventi successi il giorno precedente che decisamente non erano stati ideali per avvicinarli.
- Grazie - a sorpresa, 17 si era lasciato sfuggire quella parola che però si era sentito in dovere di pronunciare.
Trunks si voltò stupito verso il coetaneo che seguitava a fissare il cielo.
- Grazie per averci salvato, ieri - quel “ci” era sicuramente riferito  lui e Reika.
- Ma ti pare… - fu la tranquilla e un po’ imbarazzata risposta di Trunks che si strinse un po’ nelle spalle.
- Io invece ti chiedo scusa… - fu il turno del Cyborg di voltare stupito il capo verso Trunks che invece fissava per terra.
- Il mondo da cui provengo è stato reso un inferno dai Cyborg 17 e 18, e sono identici in tutto e per tutto a te e a tua sorella. Spinto dal rancore nei loro confronti, quando ti ho visto in tv non ho capito più nulla e ho tentato di ucciderti senza motivo… mi dispiace molto - con l’ultima frase, il giovane saiyan alzò lo sguardo su 17 che lo fissava basito e gli rivolse un timido sorriso.
- E tu hai cercato di uccidermi perché ti ricordavo qualcun altro? - chiese incredulo.
- Non è che solo me lo ricordi… siete assolutamente identici… - si giustificò Trunks mortificato.
L’androide sbuffò scocciato, voltando il capo in direzione opposta a quella del saiyan.
- Credo che nei tuoi panni avrei fatto lo stesso - ammise a mezza voce dopo un paio di secondi di mutismo.
- Se qualcuno avesse osato uccidere Reika o 18, gli avrei spezzato le ossa una a una -  rincarò stringendo i denti.
Lo disse con una tale decisione che il ragazzo dai capelli lilla non dubitò nemmeno per un secondo che esagerasse.
E iniziò a pensare che forse non era solo un pallone gonfiato che pensava solo a se stesso.
Il dialogo tra i due venne interrotta da un acuto miagolio e entrambi i ragazzi sobbalzarono lievemente.
Avvinghiato alla caviglia di 17, una piccola bestia nera come il carbone lo fissava con due curiosi occhi a bottone.
Il Cyborg sciolse le mani da dietro il collo e avvicinò il viso allo scuro micetto, che lo fissava completamente a suo agio, sbattendo di tanto in tanto gli occhi.
- E tu cosa sei? - chiese sorpreso il moro tendendo gentilmente una mano alla palla di pelo che dopo averci dato un’annusatina vi si acquattò prudentemente. C-17 lo avvicinò lentamente alla faccia, senza staccare gli occhi dagli enormi bottoni scuri del’altro, ipnotizzato da quello sguardo tenero e vacuo. Anche Trunks aveva sciolto la comoda posizione e fissava sia l’animale sia il ragazzo, non capendo le intenzioni di quest’ultimo.
- Ma quello è il micio del nonno… -
Che C-17 volesse disintegrarlo?
Invece, dopo avergli amorevolmente passato una mano sulla testa, l’androide pose il micino sulla sua spalla, stando attento che non cadesse e dopo l’iniziale diffidenza, il felino iniziò a colpire dolcemente con la zampa l’anello luccicante che pendeva dall’orecchio del ragazzo.
Fu la prima volta che Trunks vide sul volto del Cyborg un sorriso sincero.

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII - All'Obelisco ***


Salve gente!! Eccome per l'ultimo capitolo della stagione di Cuore di Metallo... No, non nel s enso che la mia ficcy finirà così, solo che per me è ora di partire e starò via (ahimè) tre settimane... E prima che voi diciate "ma come sei fortunata", vi dico che è il dodicesimo anno che vado nella stessa casa, nello stesso posto... di gente ancora non ne conosco tranne due ragazzi in croce che non sono sto granchè di simpatia, quindi avrei preferito di gran lunga rimanere a casa ancora un po' e soprattutto stare di meno... Ma chiudiamo l'enorme parentesi... Siccome tornerò il 22 agosto, suppongo di riuscire a ricominciare gli aggiornamenti il 23, salvo incidenti e/o imprevisti.
Detto questo, recensioni a me! XD

scImMIA: Sorellona mia adorata. Hai visto che alla fine l'ho messo il micio?XD Mentre scrivevo pensavo a te e alle tue reazioni quando l'avresti visto XD...
Buone vacanze anche a te che finalmente ti hanno dato le ferie. Mi mancherai in vacanza ** Un bacione!!!

Umpa_lumpa:  Spirito affine! Beh, grazie mille per i complimenti, tanto per cominciare... ^^ Mi fa piacere averti strappato un sorriso e spero tanto che tu ti diverta durante agosto, anche senza di me T_T Mi mancherai tanto tantissimo! Ci rivediamo il 22, Un abbraccio forte forte!! ^^


Leo: Intanto grazie per i complimenti, non sono mai abbastanza XD Per le note dolenti... mi rincresce solo di partire adesso e di non poter mettere in atto i tuoi consigli, davvero... Purtroppo spesso mi prende l'ansia di dover finire un capitolo e tendo a trascurare alcuni pezzi... -_- Comunque cercherò di migliorare, dopotutto sono ancora abbastanza alle prime armi eheh.
Spero mi dirai consigli anche la prossima volta, spero di riuscirli a mettere in pratica ^^ Buone vacanze, ci risentiamo (spero) a fine agosto con un nuovo chappy, a presto! ^^

Ringrazio molto anche PaolaDeve che sta cercando di recuperare i capitoli indietro. Forza Paola! Spero ci rivedremo ad agosto all'ultimo chappy, così potrò iniziare a ringraziarti come si deve, ciao!! ^^



Capitolo
XVIII - All'Obelisco


Già dalle prime luci dell’alba soffiava un debole venticello che sfiorava dolcemente i fili d’erba di quell’immensa pianura verdeggiante, curvandoli in una lieve carezza.
Colorati fiori di campo spuntavano allegramente qua e là, donando al luogo un clima rilassato e pacifico.
“È incredibile come un posto del genere possa trovarsi a così poca distanza da una metropoli caotica e rumorosa come Città dell’Ovest”
Un’ombra dalle fattezze umane attraversava tranquillamente lo sconfinato prato, confondendosi di tanto in tanto con quella di qualche sporadica nuvola di passaggio.
Reika volava con calma, girando la testa di qua e di là cercando di catturare con gli occhi ogni dettaglio.
Decisamente, quello era un paesaggio molto diverso da quello del pianeta Vegeta e lei lo esplorava con lo sguardo come un bambino fa con il giocattolo nuovo.
Non aveva mai visto dei fiori così variopinti, o un’erba così rigogliosa...
“Però non ho tempo per guardare il panorama. A Trunks occorre il senzu per tornare a casa!” si disse all’improvviso, aumentando di scatto la velocità.
Ma neanche una ventina di metri dopo iniziò a rallentare, sempre di più, sempre di più, fino a fermarsi del tutto, mente un’espressione abbattuta si faceva spazio sul suo volto.
“Tornerà a casa...” il vento le scompigliò leggermente i capelli.
“Forse non ci vedremo più...”
Ora indecisa sul da farsi, la ragazza voltò tristemente la testa nella direzione da cui era venuta.
Riusciva ancora a distinguere vagamente i tetti degli ultimi edifici della città.
“Dovremo…dirci addio?”
Un attimo dopo essersi posta la domanda, la Cyborg scosse con decisione la testa.
 - No, lui tornerà! Che motivo avrebbe per non farlo? Dopotutto, qui c’è anche Vegeta, che, nonostante sia freddo, gelido, violento, cinico, eccetera, resta sempre suo padre -
Disse a voce alta.
“E poi… magari sentirà un pochino la mia mancanza…” aggiunse mentalmente.
La saiyan si voltò nuovamente verso est, da cui proveniva la forte e potente aura di piccolo, che riusciva a percepire senza praticamente sforzarsi.
Ma qualcosa ancora la bloccava, le impediva di ripartire.

“E se invece non dovesse tornare?”

Calò leggermente di quota, mentre quella domanda le si apriva in testa.
“E se anche volesse venire qua di nuovo, quando sarebbe possibile?
Non deve essere poco il tempo di ricarica per un viaggio tra il suo e il nostro mondo”
Con questo pensiero, il suo livello di altitudine diminuì ulteriormente.
Non voleva che andasse via.
Non voleva dover salutare così presto quel ragazzo che in un solo giorno era riuscito a diventare suo amico.
Si abbassò tanto che infine toccò terra con la punta delle scarpe.
Persa nelle sue considerazioni, aveva abbassato il suo sguardo triste.
“Mi sarebbe piaciuto avere un po’ più di tempo, ecco. Sapevo che doveva tornare a casa, ma pensavo rimanesse ancora un po’...”
Si chinò a terra, e dopo averlo esaminato per un po’, afferrò lo stelo di un colorato fiore blu, per poi staccarlo dolcemente da terra.
Se lo rigirò tra le dita un paio di volte, senza emozione.
Si concesse uno sbuffo.
Odiava essere indecisa sul da farsi... poi però un’ idea malsana stuzzicò la sua fantasia.
“Potrei sempre dire che non sono riuscita ad arrivare… magari otterrei un po’ di tempo in più…” azzardò, sicura nemmeno che fosse un’idea corretta.
“Poche ore… solo fino a domani...” si disse, cercando di convincersi.
Voleva o non voleva stare ancora un po’ con lui?
Un piccolo sorriso colpevole si delineò sul suo volto, mentre si rispondeva mentalmente di sì.
Solo un giorno... chiedeva molto?
“Ma che cosa sto facendo?!”
Alzò la testa di scatto, disgustandosi da sola dal proprio egoistico comportamento.
“Se lui vuole tornare a casa, ha tutto il diritto di farlo. Non voglio che rimanga in un mondo che non è il suo solo per uno stupido infantile capriccio. Mio per di più”
Presa finalmente la sua decisione, la ragazza mise il fiorellino che teneva tra le mani dietro un orecchio, quel colore le piaceva davvero molto.
Poi si alzò in piedi, e dopo aver stretto i pugni con rinnovata determinazione, rivolse uno sguardo all’azzurro del cielo.
Era giusto che Trunks riabbracciasse sua madre, anche se questo poteva comportarle un po’ di nostalgia.
“Ora dovrò recuperare tutto il tempo stupidamente perduto” si disse un po’ stizzita, prima di spiccare un altissimo salto e sfrecciare in direzione dell’obelisco di Karin.

***

“Uffa, ma quante città ci sono su questo pianeta?” si disse annoiata Reika, mentre assumeva una traiettoria verticale fino a diventare null’altro che un puntino scuro e rendersi così invisibile agli occhi degli abitanti sottostanti.
Era già la quindicesima città, ma ormai era quasi arrivata.
Anche l’ultima città la passò senza intoppi e già stava iniziando a calare di quota, quando uno strano oggetto davanti a sé attirò la sua attenzione.
Dalla distanza da cui lo vedeva, non appariva più grosso di un capello, ma ciò che attirò la sua attenzione fu che quel... “coso” sembrava sparire nell’infinito del cielo.
La cosa più strana era che l’aura di Piccolo provenisse proprio da lì.
“Questo dev’essere il famoso obelisco” si disse l’androide con meraviglia, bruciando in pochi secondi la distanza che la separava da quell’immensa colonna.
Ci girò intorno per un paio di volte, battendoci pure le nocche sopra.
Sembrava assolutamente un oggetto uscito dalle pagine di un manga...
“Chissà dove arriva” si chiese alzando il naso, senza comunque riuscire a
vederne l’estremità.
- Dai, andiamo - disse iniziando a risalirlo rapidamente, senza staccare gli occhi dal sottile strato di nubi dentro cui spariva l’obelisco.
Quando ebbe attraversato quel bianco candore, comparve davanti ai suoi occhi una strana costruzione di forma ellittica, che, grazie all’informazioni impiantatole da Gero, riuscì a identificare come la casa di Karin.
- È permesso? - chiese un po’ timidamente atterrando sul muretto che fungeva da balaustra.
Nessuna risposta o rumore tradirono la presenza di qualcuno.
Reika si azzardò ad entrare nella casa sospesa.
- C’ è qualcuno? - insistette, ma nessuno le si presentò davanti.
- Vengo su richiesta di Trunks, non ho cattive intenzioni -
Ancora nulla.
La saiyan mosse qualche passo sul pavimento blu, fissando con ammirazione quello strano posto che galleggiava nel cielo, sospeso solo da una colonna.
“Evidentemente non c’è nessuno”
Non ebbe nemmeno finito di pensarlo che udì avvicinarsi un lieve borbottare.
Il borbottare di una voce molto scocciata.
Non dovette aspettare che qualche secondo, prima che il faccione imbronciato di Yajirobei entrasse nel suo campo visivo.
Il samurai camminava lentamente con fare tediato e lo sguardo imbronciato, mugugnando frasi del tipo:
- Non si può mai stare tranquilli… fortuna che siamo sospesi in aria, sennò avremmo scocciatori tutti i santi giorni… -
Ma appena scorse Reika (e soprattutto un paio di cose che un maschio non scorda mai di guardare) che lo fissava in modo interrogativo, tacque di botto e dopo un paio di secondi iniziò a riavvicinarsi, ma stavolta aveva in faccia un largo sorriso.
- Buongiorno, posso aiutarti? - chiese tutto gentile.
- Sto cercando Karin - rispose secca Reika.
Un’espressione prima stupita e poi contrariata gli si formò in viso, mentre si piantava le mani sui fianchi.
- Ecco, tutti Karin vogliono! A me nessuno viene mai a trovare -
Reika lo fissò con un certo disprezzo.
Che cosa pretendeva quel buffone?
Non ricevendo alcuna risposta, Yajirobei si girò di tre quarti nella direzione da cui era venuto e urlò a pieni polmoni.
- Gattaccio!! C’è una che vuole vederti!! Dice di essere stata mandata da Trunks! -
Reika aveva nel cervello qualche informazione.
Gero diceva che Karin era una sorta di eremita, e che aveva sembianze feline, ma non ci aveva creduto fino in fondo.
Ma dopo averlo sentito chiamare “gattaccio” aveva iniziato a pensare che magari il dottore non si era inventato tutto.
Si sentì il rapido battere di un bastone per terra e un grosso, peloso gattone bianco fece la sua apparizione qualche secondo dopo, tutto trafelato.
- Da parte di Trunks? - Proruppe quando si fu fermato.
- Sì, questa qui ti cerca - rispose senza scomporsi il samurai, prima di tornare da dov’era venuto.
- Io vado a cucinare qualcosa, muoviti gatto, che mi devi dare una mano -
Disse mentre si allontanava, senza nemmeno voltarsi.
- Un giorno di questi lo butto fuori di qui con un calcio nel posteriore - mugugnò l’onorato Karin seguendolo con lo sguardo, prima di voltarsi verso la sua ospite.
Se la ritrovò a pochi centimetri, china sulle ginocchia, che lo fissava con occhioni luccicanti.
Il saggio sobbalzò leggermente quando si vide scrutato così da vicino e una gocciolina di sudore comparve sulla sua bianca tempia.
- Sei veramente tu Karin? - chiese la ragazza sarcasticamente tirando anche la guancia pelosa del gattone.
- Certo che sono io!! - urlò questi, compiendo un balzo all’indietro, prendendo a strofinarsi la guancia.
- E non azzardarti mai più a fare una cosa del genere, o il senzu che ti serve te lo scordi -
Reika spalancò leggermente gli occhi.
Karin sogghignò sotto i baffi, notando la sorpresa e il lieve timore comparso sul volto della Cyborg.
- So che quel fagiolo ti serve per Trunks, giusto? - chiese poi, ingigantendo lo stupore della saiyan.
- Dalla tua faccia direi di sì -
- C-come? - domandò Reika riprendendosi un po’.
- Ho anch’io qualche potere. Non sono un saggio per nulla. Ho un uno specchio magico che mi consente di vedere ciò che avviene sulla terra in tempo reale. Ho visto per caso la parte finale dello scontro contro Vegeta, non avevo dubbi che mi avreste chiesto un senzu per farlo guarire - continuò abbassando lievemente lo sguardo.
- Però devo darti una brutta notizia - aggiunse con aria grave.
Fu Reika ad avere un lieve sobbalzo, quella volta.
- I senzu non sono ancora pronti... - mormorò facendo cadere un silenzio gelido.

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Capitolo 20
*** Capitolo XIX - 24 Ore e un Bacio ***


Attenzione mio fedele pubblico!
Vi avviso, come vedete dal titolo, che il chappy è stato modificato.
Le diversità rispetto alla versione precedente cominciano dai tre asterischi ed è come realmente progettavo il capitolo, scusate se ci ho messo tanto.
Inoltre, sono già un paio di notti che dormo malissimo (lunedì i risultati dell'esame...) e ora sto cascando dal sonno nonostante siano solo le 10, quindi perdonatemi, ma cercherò di andare subito a letto, non ho la forza di ringraziarvi degnamente...
Comunque un grandissimo ARIGATO! a

scImMIA
Umpa_lumpa
Virgola
Leo

che hanno letto e recensito lo scorso capitolo.
Senza di voi non so come farei a mandare avanti la fanfic, grazie!
E ora, senza ulteriore indugio, vi lascio alla lettura:


Capitolo XIX - 24 Ore e un Bacio


- N-non sono ancora maturi? - balbettò incredula Reika dopo tre secondi netti passati nel silenzio più glaciale.
Non era possibile.
Quanto ci sarebbe voluto?
Le informazioni che aveva non dicevano nulla sul periodo di maturazione.
Potevano anche metterci mesi, quanti non lo sapeva nemmeno.
“Ditemi che è solo un incubo!”
La ragazza era rimasta paralizzata, con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta, fissando inebetita il micione che la guardava a sua volta senza riuscire a trovare qualcosa che non sembrasse una frase di circostanza.
- E… e quanto ci vorrà perché siano pronti? - ebbe a malapena la forza di mormorare.
Vero, le dispiaceva che Trunks partisse, ma la prospettiva di saperlo bloccato lì contro la sua volontà le sembrava anche peggio, se ne rese conto una volta in più e si reputò ancora più meschina di prima per aver pensato di rimandare la sua partenza.
Karin abbassò gli occhi, pensoso e dispiaciuto, calcolando velocemente.
- …o d… …i - sussurrò talmente piano da non farsi capire.
- Prego? -
Karin si ripeté, ma sempre troppo piano, Reika capì solo “1 o 2”.
E iniziò seriamente ad agitarsi.
Afferrò il saggio per le spalle e con sguardo allucinato urlò
- Quanto ci vuole?! Parli chiaro!! -
- Uno o due giorni! Uno o due giorni!! - gridò Karin, mezzo terrorizzato (e forse non solo mezzo) dalla crisi di nervi della saiyan.
- Uno o due giorni? - ripeté lei, come se non avesse capito, mollando immediatamente la presa.
- Sì, mi dispiace - rispose l’eremita con tono da melodramma.
Per la ragazza fu come levarsi un macigno da due tonnellate dallo stomaco.
- Sa che mi ha fatto prendere un colpo? Dal tono che aveva usato sembrava che ci volessero secoli - disse pacatamente lei posandosi la mano sul petto e concedendosi un lungo sospiro di sollievo.
Certo, due giorni erano lunghi, ma non erano nulla se paragonati ai tre lunghi mesi che avrebbe atteso Trunks se si fosse curato coi metodi terrestri.
Karin non aggiunse altro.
Evidentemente Trunks non le aveva raccontato del terribile mondo dove viveva lui, né dei Cyborg che ogni giorno massacravano senza pietà o rimorso centinaia di innocenti.
Anche solo per due giorni poteva morire chissà quanta gente.
Ma se il saiyan aveva deciso di non dirle nulla, non stava certo a lui rimediare.
“Avrà avuto i suoi motivi” si disse semplicemente alzando gli occhi da terra e riprendendo a scrutare la Cyborg, che ora aveva preso a guardarsi un po’ intorno.
- Sì, scusami per averti messo addosso tanta ansia. Sei molto affezionata a quel giovane, nonostante vi conosciate solo da un giorno scarso, non è vero? -
Per la seconda volta Reika si ritrovò a fissare imbambolata Karin, spiazzata dalle informazioni in suo possesso.
Il gattone si concesse una risata.
- Non lo faccio solo per Trunks, c’è anche 17 e lui non vede l’ora di andarsene dalla Città dell’Ovest. È chiaro che Trunks non lo sopporta, Vegeta men che meno - aggiunse la Cyborg, stringendosi nelle spalle.
- Sì, capisco - fu il semplice commento di Karin che poi si voltò verso ovest, direzione che ben presto la sua ospite avrebbe intrapreso.
- Suppongo non ci sia altro da aggiungere continuò il saggio, seguitando a fissare il cielo.
- Manderò Yajirobei quando il senzu sarà maturo - si voltò verso la saiyan, mentre pronunciava queste parole.
Sembrò sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma all’ultimo stette zitto.
- Certo. Ci troverà alla Capsule - si congedò definitivamente l’androide con una certa allegria nella voce  prendendo una leggera rincorsa e dopo aver spiccato un piccolo salto atterrando sulla ringhiera, la usò come leva per lanciarsi nel vuoto e dopo pochi secondi il micio la vide tuffarsi nel bianco delle nuvole, a una velocità tale che queste si aprirono al suo passaggio.
Karin sospirò leggermente, prima di raggiungere il  suo magico che specchio che iniziò a luccicare e subito si formò sul vetro un’immagine prima distorta e poi nitida della ragazza che volava a tutta velocità con i capelli tirati indietro e scompigliati dal vento e gli abiti svolazzanti.
Sotto di lei, un brullo e monotono paesaggio interrotto qua e là da qualche nuvola.
- Se sapesse della confusione di sentimenti che è successa a causa sua, anche se non l’ha di certo fatto apposta… - si disse a bassa voce il gattone, notando il sorriso che spiccava sulle labbra della giovane.
- Ho il presentimento che ne nascerà un pasticcio terribile… -

***

Era lo stesso problema di quando era partita.
Non riusciva a scollare gli occhi da terra e di mantenere una velocità veloce e costante.
Rallentava sempre ogni 50 metri ora per osservare meglio quel fiore selvatico, ora per fissare gli occhi liquidi di un cervo di passaggio.
Quei prati così verdi, quelle creature che mai aveva visto e soprattutto i torrenti e le cascate così frequenti, per lei che aveva vissuto su un pianeta arido e spoglio come Vegeta - sei erano una cosa assolutamente fantastica.
E poi il paesaggio non era mai uguale. Le zone rocciose si alternavano a oceani sconfinati, a città gigantesche e a rigogliose foreste, in un’alchimia unica.
“La Terra è veramente un bel posto” si disse, ma non riusciva a goderselo appieno.
Stava tornando a mani vuote e, anche se non era a causa sua, non poteva evitare di sentirsi un po’ in colpa.
Trunks contava su di lei per tornare a casa e lei gli andava a dire che il senzu non era ancora pronto.
Non poteva sapere che Trunks quei due giorni li avrebbe aspettati volentieri, pur di stare ancora un po’ in sua compagnia…
Comunque non si fermò nemmeno un secondo per tentare di posticipare l’arrivo alla Città dell’Ovest.
Anche quella volta sparì confondendosi con le nuvole, prendendo a scrutare le case dall’alto, aguzzando la vista cercando di individuare l’abitazione color crema che interessava a lei.
Quando finalmente la localizzò, si portò esattamente sopra di essa e dopo aver controllato che in quel momento nessuno stesse attraversando la via, si gettò in picchiata a tutta velocità, sparendo all’improvviso e ricomparendo davanti alla porta della casa.
Si voltò un attimo a destra a sinistra, per essere sicurissima che nessuno l’aveva vista spuntare dal nulla, poi, appurato che la via era effettivamente ancora deserta, portò un po’ incerta la mano sul campanello.
Titubò un attimo, prima di decidersi a suonare quel maledetto coso che annunciò a tutta la casa l’arrivo di un ospite.
Allontanò quindi il dito dal campanello e intrecciò le mani dietro le schiena, iniziando a torcerle un po’, nervosa.
Non avrebbe dovuto essere così agitata, accidenti.
“Per due giorni non succederà nulla, andiamo…” si disse.
Ma non era solo l’idea di farlo aspettare che la metteva così in ansia… stupita, si ritrovò a pensare che era principalmente l’idea di vederlo che la
metteva in agitazione.
Prese a grattarsi nervosamente la guancia con l’indice.
Perché mai doveva sentirsi inquieta in quel modo?
“Quanto ci mettono ad aprire la porta?” portò rapidamente la mano sul piccolo cerchio del campanello, intenzionata a suonare di nuovo, quando la porta si aprì.
- Oh, Reika - un lievemente stupito Trunks era comparso sulla porta.
La ragazza sussultò appena.
- Sei… sei tornata presto… - borbottò lui imbarazzato. Non si aspettava che ci mettesse meno di un’ora a compiere un viaggio di 10000 chilometri e passa* (* cifra puramente inventata, non ho idea di quanto disti effettivamente il Palazzo del Supremo dalla città dell’Ovest).
- Perché? Non va bene? - chiese lei sorpresa e un po’ disorientata.
- No, no! Va benissimo - si affrettò ad aggiungere Trunks cercando contemporaneamente di dipingersi in faccia un sorriso privo di tensione.
Porca miseria, non poteva dimostrarsi così fragile da non riuscire nemmeno a essere naturale.
- Solo non pensavo che saresti tornata così presto -
“E che mi lasciassi così poco tempo per riflettere come si deve su quello che voglio e devo fare in questa assurda situazione” aggiunse mentalmente.
Era da quando si era accomiatato da 17 che non aveva smesso un attimo di scervellarsi nel tentativo di trovare una possibile soluzione al suo spinoso problema.
Reika e una vita in un mondo non suo o la sua casa e una vita lontana da lei? Entrambe le situazioni avevano un che di allettante e uno di deprimente e quel poco tempo di solitudine che gli era stato concesso non gli era certo stato sufficiente per prendere una scelta definitiva.
Avrebbe continuato a pensarci dopo, comunque.
Si fece da parte, per lasciare alla saiyan lo spazio di entrare in casa.
Ma lei non si mosse e rimase sulla porta, dubbiosa.
- Ho fatto qualcosa di sbagliato? Se vuoi vado via ancora per un po’- disse piano, col tono di una bambina che si sente in colpa per qualcosa.
Stavolta il sorriso di Trunks fu di sincera tenerezza.
E si trovò attratto da quella ragazza una volta di più.
- No, no, sta tranquilla, è tutto a posto, te lo assicuro - disse con tono rassicurante accompagnando quelle parole col più dolce dei sorrisi.
Reika non potè evitare di sorridere a sua volta ed entrò lentamente in casa.
Solo allora il giovane notò la macchiolina blu in quella cascata d’ebano.
- Ah, quel fiore è molto carino, ti sta bene - mormorò di getto il ragazzo, decisamente impacciato.
Meravigliata, la Cyborg portò una mano all’orecchio destro e toccò il sottile gambo del fiorellino raccolto prima.
Era riuscito a reggere al volo?
Cavoli se era resistente…
La ragazza lo afferrò delicatamente e se lo sfilò, prendendo poi a rigirarselo tra il pollice e l’indice, ammirandone il blu intenso.
Sì, era davvero molto carino.
- Trovi sul serio che mi stia bene? - chiese timidamente lei alzando lo sguardo sugli occhi dell’altro, dello stesso celeste del fiore.
Il saiyan si ritrovò per un attimo spiazzato dalla domanda.
- S-sì… secondo me ti sta bene davvero -
Era riuscito a farle un complimento!
Un po’ tremolante, vero, ma pur sempre un complimento.
Il giovane esultò in silenzio, nonostante fosse il motivo all’apparenza insignificante.
- Allora lo tengo… - concluse allegramente la saiyan rimettendoselo all’orecchio e avviandosi verso il salotto della casa.
Ma quel dispettoso di un floreale scivolò dopo appena un passo e finì a terra
- Ops -
Si chinò per raccoglierlo, ma venne preceduta dal ragazzo che lo prese gentilmente da terra. Entrambi si alzarono poi Reika allungò la mano per prenderlo, ma Trunks la fermò con un
- Non preoccuparti, faccio io... -
Poi si avvicinò un pochettino e sistemò al suo posto la macchiolina blu, in modo che non cadesse più.
- Ecco - mormorò semplicemente scostandole un ciuffo scuro da dietro l’orecchio.
Si accorse di quanto fossero vicini...
Quanto era? Un respiro? Due?
Si ritrovò a fissare incantato quegli occhi, quegli occhi così chiari, così cristallini, così...
Non trovava un altro aggettivo che non fosse perfetti.
Probabilmente non avrebbe dovuto stare così, si sarebbe dovuto scostare e lasciarla passare.
Forse entro il giorno dopo avrebbe dovuto dirle addio, se si fosse lasciato dominare dai suoi sentimenti verso Reika poteva rimetterci il cuore, lo avrebbe visto spezzarsi a metà.
Ma in quel momento i suoi occhi, i suoi pensieri erano occupati da quel volto, da quelle labbra, che sembravano chiamarlo come se dovessero sparire da un momento all’altro.
Si avvicinò ancora, tanto che il suo corpo entrò in contatto con quello di lei, che lo fissava senza timore, ma anche senza coscienza di quello che aveva intenzione di fare il giovane saiyan.
Lui spostò la mano, fino a posargliela sulla guancia, che un attimo dopo il contatto divenne all’improvviso calda.
- T-trunks, ma che... - sentì a malapena mormorare dalla ragazza.
Non gli avrebbe importato nemmeno se in quel momento fosse crollata la casa.
Aveva tutta l’intenzione di andare fino in fondo.
Si sporse in avanti, mentre anche le sue di guance iniziavano a scottare e contemporaneamente tirò delicatissimamente verso di sé il volto di Reika.
10 centimetri...
7...
5...
Il saiyan sperava con tutto se stesso che quel bacio non l’avrebbe allontanata da lui, che anche a lei il cuore esplodeva nel petto quando erano vicini.
Che fosse innamorata anche lei.
Chiuse gli occhi, preparandosi al contatto.
- NOO! TE LO DEVO DIRE IN TURCO?!! - una porta venne aperta con troppa violenza e si schiantò contro il muro.
Poi il rumore di passi concitati in fuga, attutito dai calzini.
Sia Trunks che Reika si allontanarono un po’, entrambi stupiti e lui anche parecchio irritato, ed ambedue si voltarono verso le scale, da dove era venuto l’urlo disperato di una persona chiaramente sull’orlo di una crisi di nervi.
Riuscivano a intravedere un piccolo scorcio del corridoio del piano superiore e presto comparvero nel loro campo visivo un paio di spessi calzini banchi che in un lampo imboccarono il primo scalino.
Presto ai calzini si sommarono un paio di pantaloni neri, una camicia e un volto dai tratti affilati e dalla chioma nera che ben conosciamo.
17 volgeva lo sguardo alle sue spalle, chiaramente terrorizzato da qualcosa o qualcuno.
Quando si voltò era a circa quattro scalini dal pavimento.
Il tempo sembrò rallentare di botto.
Nel suo campo visivo comparvero i due saiyan coi volti a una ventina scarsa di centimetri, attaccati e la mano di lui posata sulla guancia di lei.
Se ne avesse avuto il tempo probabilmente la rabbia si sarebbe impossessata della sua mente, ma forse per la visione, forse per l’eccessiva velocità, mancò uno scalino...

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Capitolo 21
*** Capitolo XX - Ultimo Giorno ***


Gente, sono tornata! Per la vostra gioia (ma di chi?! ndvoi)  sono riuscita a finire il capitolo dopo 2 settimane... vi avverto, non è davvero granchè... ma ho 38 di febbre e l'ho finito solo per voi perchè non volevo davvero farvi aspettare ancora... quindi perdonatemi se non sarà esattamente il massimo... Bene, ora rispondiamo alle rece (questa è una delle cose che più mi mancava dell'aggiornare la ficcy!)

scImMIA: XD E io che pensavo che il tuo preferito fosse Trunks, mi stai facendo ricredere sai? Spero che il chappy ti piaccia (spero...)  Un beso

Umpa_lumpa: Anche tu non hai notato molte differenze? Doh! E vabbè, non posso pretendere molto da queste parti così poco "azionose", mi vengono decisamente peggio... leggi e recensisci, eh? U_U Scherzo XD Un beso.

Red Diablo: Mi ha fatto molto piacere trovare anche le tue recensioni, spero che la mia ficcy continui a piacerti, ciao!!





Capitolo XX - Ultimo giorno


Il tempo sembrò rallentare di colpo quando il Cyborg moro voltò la testa e il suo sguardo cadde inevitabilmente su Trunks, Reika e la scenetta che si stava consumando.
Il suo cuore metallico perse un colpo.
La sua gamba perse un colpo.
Mise un piede in fallo e cadde in avanti con uno strozzato grido di sorpresa.
L’atrio era poco più largo di due metri, i due saiyan ne avevano già percorso una parte prima che il fiorellino scivolasse a terra.
Finire dritto nella loro direzione fu inevitabile.
I due saiyan si videro sfrecciare contro questa specie di meteora patentata piovergli addosso, ma ebbero i riflessi abbastanza pronti da gettarsi di lato, evitando un rovinoso scontro.
Per loro due...
17 vide il terreno avvicinarsi a una velocità mostruosa e portò le braccia davanti al viso chiudendo ermeticamente gli occhi, preparandosi all’impatto.
Un attimo prima di sentirsi afferrare per il colletto della camicia e frenare la caduta. Scostò leggermente le braccia e socchiuse le palpebre.
- Tutto bene? - chiese con una sfumatura preoccupata Reika, sollevando l’amico abbastanza da guardarlo negli occhi.
Quello si limitò ad annuire in modo ebete, ancora frastornato dall’averla vista a così poca distanza dallo sbarbatello.
Vederli così gli aveva sfondato lo sterno e non volle nemmeno pensare a tutto quello che sarebbe potuto succedere se in quel momento non si fosse messo a gridare. In quel momento si ripromise più volte di non lasciarli mai più da soli. Sentì la presa allentarsi e si ritrovò di nuovo saldo sulle gambe.
- Grazie - fu tutto quello che riuscì a dire, prima che il lieve ticchettio di tacchi a spillo risuonò sulla scala.
- Diciassettuccio caro, ma dove scappi? - cinguettò Bunny allegramente facendo la sua comparsa, agitando una mano a mo’ di saluto.
I tre ragazzi si voltarono contemporaneamente verso la voce, e l’interpellato dapprima diventò blu mirtillo, poi paonazzo, infine si voltò disperato verso Trunks e Reika.
- Aiutatemi! - implorò sull’orlo dell’esaurimento e con una luce negli occhi che aveva un che di terrorizzato.
Il saiyan non gli aveva levato lo sguardo di dosso per un solo istante, uno sguardo carico di sufficienza, delusione e malcelato rancore, e non lo mutò nonostante la supplica.
Si limitò a muoversi in direzione della porta e ad aprirla lentamente, senza scollare le pupille dal moro.
Questi, appena vide aperta una via di fuga, vi si slanciò con tanta furia che inciampò e rischiò di cadere, nel momento in cui attraversò la soglia.
I capelli di Trunks, che sembrava una fotocopia di suo padre mentre stava immobile con una mano sulla maniglia, vennero agitati furiosamente quando il Cyborg spiccò il volo, diretto chissà dove, poi il giovane diede una lieve spinta all’uscio, chiudendolo.
Poi si avviò verso il salotto, senza mutare espressione seguito da Reika che lo fissava in modo curioso e vagamente impaurito, mentre sua nonna usciva un attimo, nella vana speranza che il bel moro fosse più che un luminoso puntino nel cielo, ma venne miseramente delusa.
I due saiyan intanto si erano accomodati con un sospiro soddisfatto sul morbido divano di casa Brief.
Nessuno dei due trovò qualcosa da dire per un po’...
- Allora? Alla fine ce l’hai il senzu? - Trunks sollevò una domanda che forse avrebbe porre fin dall’inizio, ma che gli era venuta in mente solo allora.
Reika si irrigidì da capo a piedi, come se le avessero tirato un secchio d’acqua gelida.
Abbassò gli occhi e voltò il capo in direzione opposta a quella di Trunks, grattandosi la guancia con l’indice sinistro.
- Veramente no... - mormorò a disagio, non osando incontrare gli occhi dell’amico.
- Karin ha detto che i fagioli non erano maturi... -
Per Trunks fu come se gli fosse crollato il cielo sulla testa e contemporaneamente si sentì in grado di volare anche senza il bukujutsu (la tecnica del volo [raccogliere il ki nei piedi e così facendo riuscire a levitare]).
La sua espressione facciale non mutò e dentro di sé i sentimenti contrastanti si annullarono a vicenda.
- Ma comunque saranno pronti per dopodomani al massimo - continuò lei voltandosi e cercando di stamparsi in faccia un sorriso allegro, ma fu solo un tentativo fallito...
Stavolta per Trunks fu come toccare il cielo con un dito e sprofondare in un baratro di disperazione.
Nulla mutò di nuovo, le sensazioni erano in punto di stallo.
- Ah - fu il suo unico, laconico commento.
Sembrava assurdo pure a lui, eppure le notizie gli erano scivolate addosso come se non lo riguardassero...
La ragazza lo fissò senza capire, si aspettava quanto meno una sfumatura di dolore negli occhi blu dell’altro, invece c’era solo una leggera sorpresa.
Non seppe cosa aggiungere e riabbassò gli occhi, dondolando leggermente le gambe. Anzi, una cosa da dire l’aveva, ma era indecisa se darle corpo o no...
Era un pensiero che, anche se lei non lo sapeva, aveva in testa anche Trunks, lo si poteva percepire nel silenzio malinconico che era sceso. Alla fine parlò.
- Mi mancherai... quando sarai andato via... -
- ...anche tu mi mancherai -

***

Le ore quel pomeriggio sembrarono avere le ali ai piedi, tanto trascorsero veloci. 17, dopo essere sfuggito alla signora Brief, non si azzardò più a mettere piede in casa, e si volatilizzò per tutto il pomeriggio.
Vegeta stette tutto il giorno nella stanza gravitazionale dimostrando un livello di fantasia che ha dell’inverosimile...
E i nostri due rimanenti personaggi approfittarono di quelle ultime ore per stare insieme come amici di vecchia data (17 non si pentì mai abbastanza di aver levato le tende...).
Fecero quello che fanno anche comuni ragazzi della loro età: si fecero un giretto per la città dell’ovest comprando un gelato lungo la strada (il fatto che quello di lei avesse 5 palline e quello di lui 7, verrà lasciato in parentesi perché poco rilevante), sbirciarono le vetrine dei negozi, chiacchierarono allegramente, si presero un po’ in giro e si fecero anche il solletico a vicenda... Una volta a casa cercarono di fare il bagno al gatto rimediando un bel po’ di unghiate e Trunks le spiegò l’utilizzo di più o meno tutti gli oggetti della casa perché ci dobbiamo ricordare che i tre quarti di essi Reika non li aveva nemmeno mai visti.
Non si ripresentò più a Trunks l’occasione di riprendere ciò che aveva iniziato quella mattina, ma la giornata gli sembrò perfetta anche solo così.
All’ora del tramonto, i due erano sul tetto della capsule a vedersi il sole che spariva all’orizzonte, stravaccati bellamente sulla schiena, godendosi il calore emanato dal sole e il lieve venticello che accarezzava loro la faccia.
Nessuno parlava, entrambi fissavano con un sorriso sereno il lento scivolare del sole e i colori farsi sempre più vivi e più rossi.
Del sole si vedeva solo la metà quando venne rotto il silenzio.
- È stato uno dei giorni più belli della mia vita. Non avevo mai visto la Terra sotto questa luce -
- Neanch’io... non ho mai potuto fare cose del genere da quando sono nato -
Altro silenzio.
- Dopo che sarà tornata la pace nel tuo mondo potrai farlo quando vorrai... -
- Sì, ma a parte che ci vorrà parecchio prima che tutto torni alla normalità, non sarai mai la stessa cosa -
“E non solo perché tu non ci sarai” aggiunse tra sé il ragazzo, mentre il suo sorriso si affievoliva.
Reika si accorse di averlo in qualche modo incupito e se ne dispiacque, abbassando la testa.
Decise di cambiare argomento.
- Che hai fatto mentre ero da Karin? - chiese buttando lì il primo argomento che le passò per la testa, alzando gli occhi e scrutando il profilo di Trunks.

- Beh, subito dopo che sei andata via ho avuto modo di parlare un po’ con 17... e per un po’ siamo anche riusciti a far discussione - iniziò sul vago il saiyan voltandosi verso di lei per rispondere, notando sul suo volto una certa piacevole sorpresa.
- Poi però è arrivato mio nonno, forse perché lo voleva vedere, comunque non lo so. Beh, è andato da lui, ha fatto le presentazioni e poi si è messo a squadrarlo da capo a piedi e si è complimentato dicendo che era fatto benissimo e che sembrava quasi un ragazzo normale... al che lui si è arrabbiato e parecchio, sbraitando cose del tipo che lui non è una macchina, che Gero era solo un pazzo e via discorrendo. Così se n’è andato e si è rinchiuso in camera sua, dove l’ho lasciato - Trunks fece l’errore di usare un tono vagamente scocciato quando raccontò dell’ultima parte.
- Scusa ma che pretendevi?! - chiese indignata lei tirandosi a sedere del tutto.
- Credi che faccia piacere sentirsi chiamare “macchina” da qualcuno?! Se fossi stata al posto di 17 avrei fatto esattamente così. Poveretto, chissà come si è sentito... -
- Non volevo certo dire il contrario, però... - non ebbe modo di continuare che si ritrovò trapassato da due lame di ghiaccio.
- Dal tuo tono sembrava che ti desse fastidio il fatto che se la sia presa - lo contraddisse lei, tagliente.
Trunks si rese conto di aver fatto una mossa sbagliata, e tornò sui suoi passi.
- Comunque, dopo aver lasciato 17 sono andato in salotto e mi sono messo a guardare un po’ di tv, fino a che non sei arrivata tu... - terminò il discorso iniziato in precedenza, evitando naturalmente di dire che mentre fissava con sguardo assente la tv stava pensando in realtà a come fare con lei.
Altra pausa di silenzio, in cui lei distolse lo sguardo dal ragazzo, ancora un po’ stizzita per poco prima. Ma le passò presto...
- Ah, è da prima che volevo farti una domanda, ma ho aspettato che fossimo soli soli - iniziò, mentre il suo tono si faceva improvvisamente timido.
- Ma prima, quando mi hai messo il fiore tra i capelli, cosa volevi fare? -
Il primo pensiero di Trunks fu “ESTINTORE!”.
Stava andando a fuoco, sapeva di stare andando a fuoco!!
Come faceva a spiegarle una cosa del genere? Significava creare un pasticcio pazzesco! Non era pronto a essere onesto fino in fondo! E poi come faceva a non aver capito quello che aveva cercato di fare.
- Sì, è una cosa che piacerebbe tanto sapere anche a me -

Entrambi i saiyan si voltarono con un mezzo grido di sorpresa.
A mezz’aria, a testa in giù, con il corpo in penombra essendo contro sole, un accigliato 17 li fissava con lo sguardo truce di un bambino che vede i suoi amici giocare senza averlo invitato.
Aveva le braccia incrociate, in modo che il foular non gli ricadesse sul viso, le gambe appena divaricate e i capelli ovviamente ritti sulla testa.
Come aveva fatto ad arrivare lì così silenziosamente?! Quando era tornato?! E soprattutto, da quanto li stava ascoltando?!! Queste le domande che frullavano in testa a entrambi i saiyan mentre fissavano disorientati il moro che seguitava a fissarli in modo astioso.
Aveva una voglia matta di disintegrare il suo rivale e si diede per la millesima volta dello stupido per aver pensato che potessero fare i bravi per un intero pomeriggio, senza fare gli associali e rintanarsi da soli da qualche parte.
Il primo a riprendersi dalla sgradita sorpresa fu Trunks, che buttò un’occhiata nervosa verso la strada, per poi rivolgersi inquieto al Cyborg che non aveva ancora mosso un muscolo.
- Cosa stai facendo? Se qualcuno ti vede volare finiamo nei guai! - disse concitato.
- Stupido. Credi che sia così fesso da levitare a testa in giù se non  fossi certo che nessuno mi posso vedere? - il tono gelido che usò sarebbe stato in grado di raffreddare un geyser...
Poi, vedendo che comunque il saiyan non smetteva di lanciare occhiate agitate dabbasso, emise un leggero sbuffo scocciato e atterrò aggraziatamente poco dietro Reika, incitando poi il coetaneo a continuare.
- Allora? Rispondi o no alla domanda di Reika? - lo incitò pacatamente a continuare quando si fu sistemato leggermente quei pochi capelli che si erano ribellati all’acconciatura perfettamente liscia ed essersi voltato verso Trunks insieme a Reika che aveva posato lo sguardo sull’amico, quando era sceso.
Il ragazzo dai capelli lilla non sapeva più che pesci pigliare e dopo un paio di secondi in cui cercò di trovare una possibile spiegazione senza peraltro riuscirci, rivolse un’occhiataccia al Cyborg che aveva ricordato il quesito.
Questi si limitò a rispondere con un’occhiata eloquente che sembrava dire “hai fatto la frittata, ora ti prendi la responsabilità delle tue azioni”.
Riuscì a balbettare solo poche parole stentate del tipo
- B-beh... io... -
Quando la voce squillante di Bulma riecheggiò per tutta la casa.
- Ragazzi! Mi date una mano ad apparecchiare? -
Il saiyan colse al volo l’occasione, si lasciò scivolare lungo il tetto e si lasciò cadere sul prato sottostante, entrando poi precipitosamente in casa attraverso una finestra aperta, incredulo di avercela fatta a salvarsi dai due Cyborg.

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Capitolo 22
*** Capitolo XXI - Transizione ***


Ehilà gente! Come va? Forse a quest'ora nessuno si metterà a leggere CM, ma siccome mi sento potente vista l'ora in cui sono qua e ho appena finito, mi sono detta "Ma perchè no?"
Avverto, all'inizio il capitolo doveva essere parecchio più lungo, ma poi mi sono accorta che se lo allungavo dopo non ci stavo più coi progetti che mi ero prefissata e quindi ho dovuto tagliare... però il prossimo dovrebbe venire lunghetto o quantomeno molto piacevole (è uno dei capitoli che più mi piace di questa storia), quindi non credo ci metterò tantissimo a scriverlo...
Ah, temo come già avrete capito che ormai i miei orari sono da un pezzo andati a farsi benedire, quindi pubblico quando riesco a trovare il tempo e la voglia di aprire il file e mettermi a scrivere.
Ringrazio di cuore:
scImMIA
Umpa_Lumpa
Red Diablo

Che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti quelli che hanno messo questa storie tra le preferite.
Ora vi lascio, buona notte!


Capitolo XXI - Transizione


Videro Trunks sparire oltre il bordo del tetto con un mezzo sorriso incredulo ed entrambi non seppero cosa pensare. Sul volto di lui si formò un’espressione di irritata sufficienza, lei invece continuava a non capirci nulla, pensava solo a quanto fossero complicati gli esseri umani...
- Credo che dovremmo andare anche noi... - disse semplicemente la ragazza alzandosi in piedi, ma non ebbe il tempo di saltare dabbasso che si vide comparire il braccio teso di 17 a pochi centimetri dal volto.
Reika spostò lo sguardo sul volto del moro che la fissava, e non molto benignamente bisogna aggiungere.
La saiyan sbatté un paio di volte le palpebre, confusa.
E 17 si aprì in un sorriso a labbra chiuse inclinando leggermente la testa.
- Prego madamigella - disse scherzosamente invitando la ragazza ad accomodarsi sulla sua spalla. Lei emise un risolino divertito prima di compiere un piccolo salto e appollaiarsi sulla spalla dell’amico che chiuse il braccio in modo da cingerle il ginocchio, mentre lei gli faceva passare il braccio intorno alla spalla.
Poi il moro si diede una piccolissima spinta e iniziò a planare lentamente, mentre i capelli di entrambi si agitavano debolmente.
- Dove sei stato tutto il giorno? Ci saremmo divertiti di più in tre... - con queste parole la Cyborg spezzò il silenzio che si era venuto a creare, quando ancora erano a neanche metà tragitto.
L’espressione serena di 17 scomparve subito, mentre le rivolgeva una rapida e furtiva occhiata triste. Riabbassò gli occhi con un’espressione cupa prima di rispondere.
- Ho pensato di fare un salto a casa -
Al che Reika voltò di scatto lo sguardo sul volto di lui, con un’espressione tra lo stupito e il mezzo sconvolto.
- Casa casa o casa laboratorio...? -
- Casa casa. Almeno, suppongo che una volta quella fosse stata la mia casa - rispose lui in un soffio mettendosi in modo che solo un’ombra scura si notasse a livello degli occhi.
- Sei... sei riuscito a ricordare qualcosa? -
- ... no -
Cadde un silenzio pesante dopo quella patita parola mormorata.
Sapevano entrambi che sia il ragazzo sia sua sorella non avevano ricordi della loro vita passata da quando erano entrati nell’istituto di ricerca sulle montagne del Nord.
Erano a conoscenza che lì vicino sorgesse un’imponente città, potevano vederla indistintamente le rare volte che il dottore dava loro il permesso di uscire.
17 era andato lì, ipotizzando che probabilmente era da lì che era stato portato via.
- Mi... mi dispiace tanto -
- No, non è colpa tua. Non dispiacerti per questo - cercò di usare un tono che suonasse meno dolente possibile.
- Non intendevo solo per questo -
L’androide si fermò e voltò verso l’amica con un barlume di curiosità, notando che aveva voltato lo sguardo in modo da non guardarlo direttamente.
- Mi dispiace da morire che io... io possa ancora sapere tutto del mio passato e tu invece non possa ricordare nulla - aveva un tono così abbattuto e mortificato che 17 si ritrovò a sorridere con fraterna e intenerita comprensione in modo quasi involontario.
- Ti ripeto che tu non hai colpe, l’unico a doversi dispiacere è quel caprone di Gero... -
Sentì la stretta sulla sua spalla accentuarsi un po’ di più al suono di quel nome.
- Non riesco a non dispiacermi lo stesso -
- Ehi, ehi! -
La ragazza si voltò finalmente verso 17, sentendo il suo tono crescere.
- Qua quello depresso dovrei essere io, non dovresti essere tu a cercare di tirare su me, invece del contrario? - usò un tono seccato, ma la sua espressione dolce era tutto fuorché irritata e questo fece apparire un sorriso, seppur lieve sul volto della ragazza.
- Hai ragione. Scusa -
- E piantala di scusarti per tutto. Stare tutto un giorno con quel damerino ti ha ridotto in questo stato di ameba? -
La saiyan si aprì in una breve risata e si affrettò a negare riacquistando un po’ della sua allegria.
Dopo di che il ragazzo riprese a scendere, voltando di nuovo gli occhi a terra, ma un paio di secondi dopo sentì un qualcosa appoggiarsi sulla sua testa.
Realizzò un attimo dopo di avere una guancia di Reika tra i capelli e sentì la mano di lei serrarsi dolcemente sulla sua scapola, senza fargli male.
Sentì qualcosa dentro di lui agitarsi un po’, ma riuscì a contenere una qualsiasi reazione sulla faccia. Almeno fino a...
- Ti voglio bene 17 - sussurrato appena, con un tono che alle orecchie del ragazzo sembrava una carezza.
Ma che fu anche un combustibile perfetto per le sue guance...
Lievemente imbarazzato, non scollò gli occhi dal terreno, e vi atterrò un istante dopo con un leggero tonfo.
Reika scese giù e varcò la finestra, dopo essersi gettata un’occhiata alle spalle e aver constatato che nessuno li stava guardando.
L’altro Cyborg le scoccò un’occhiata indecifrata, mentre lei si avviava verso la cucina.
Perché quella frase piazzata così?
Dopotutto non aveva fatto pressoché nulla, nulla almeno da guadagnarsela.
Per la prima volta dopo un tempo che non sarebbe mai stato in grado di definire, Reika gli apparve di nuovo com’era all’inizio, quando si erano conosciuti: estremamente, innegabilmente fragile.
Poteva stamparsi in faccia tutti i sorrisi che voleva, a lui non la dava a bere.
Non sarebbe mai riuscita a convincerlo che qualcosa la tormentava, che aveva paura di nuovo.
E per la prima volta si rese conto che l’essere fuggito dal laboratorio e averla liberata non significava automaticamente essere liberi.
Certo, aveva spezzato delle catene, ma altre si erano venute a formare: la necessità di un tetto, un posto dove andare, una vita intera da prendere in mano e plasmare.
17 si fissò una mano senza emozione apparente, se non un velo di triste malinconia.
Poteva avere poteri che un normale essere umano nemmeno si immaginava, ma gli erano perfettamente inservibili per dargli un’esistenza normale, per aiutarlo a dimenticare quello che era stato e per gettare le fondamenta per un nuovo e decente futuro.
Forse era questo di cui Reika aveva paura.
Paura di ricominciare in un mondo per lei quanto meno assurdo e dalle regole sconosciute.
E come al solito lui non era in grado di sorreggerla.
Scoprì i denti, sentendosi per l’ennesima volta così schifosamente inutile.
Non era stato in grado di aiutare sua sorella. Aveva messo a repentaglio la propria esistenza e quella della terra facendosi assorbire come un’idiota. Per colpa sua Reika per poco non veniva ammazzata. E ora non era neanche in grado di garantirle qualunque cosa e non aveva uno straccio di mezzo per ritrovare la sua gemella.
Inutile, inutile, inutile!!
Schiantò un pugno sul davanzale della casa, facendo correre parecchie crepe, ma non se ne curò.
E poi c’era il problema di quell’altro bamboccio e dei suoi sentimenti verso Reika. Ora che però ci pensava, anche se faceva un male cane, sarebbe stato meglio che fosse stato lui ad avere la meglio in quello “scontro”. Almeno lui i mezzi per sostenerla li aveva e le avrebbe garantito una vita serena e tranquilla.
No, era comunque infattibile.
Prescindendo dal fatto che mai avrebbe permesso una cosa del genere, quell’altro di lì a un giorno o due se ne sarebbe andato e quindi non si poteva fare nulla.
Stava ancora rimuginando quando l’improvviso trillo del telefono lo riscosse facendolo sobbalzare leggermente.
“Al diavolo tutte queste congetture” si disse varcando con un balzo la finestra.
“Ci penserò domani, intanto non ho davvero voglia di rompermi la testa e deprimermi in questo modo. Domani si vedrà. E comunque, finora la sorte mi ha riservato in un due giorni tanta roba che se ne potrebbe scrivere una storia (sapessi 17, sapessi... ndA), quindi chissà cosa potrebbe succedere”
L’ultima cosa che sentì prima di varcare la porta della cucina e mettersi al lavoro fu la voce di Trunks che rispondeva all’apparecchio.

***

Subito dopo aver lasciato di corsa la CC e la città dell’Ovest in generale, C-17 si era appollaiato, accavallando gambe, su un’altura sperduta non so a quale distanza dalla suddetta città. Aveva incrociato anche le braccia e si era messo a riflettere su 100 e 1 modi per distruggere quella megera starnazzante della signora Brief.
Poi, finita la lista per cui ci volle neanche mezz’ora, si mise seriamente a pensare a qualcosa da fare evitando naturalmente quell’abominevole presenza.
Zero.
Nisba.
Nada.
Non gli venne in mente nulla.
Nulla se non tornare in quella maledetta, odiata...! casa.
Il ragazzo levò la testa, alzando il naso all’insù e interruppe le sue idee, colpito da quella parola che gli aveva attraversato il cervello.
Casa.
Lui non aveva un posto da chiamare così.
Anzi, non aveva niente in generale.
Ma siccome non aveva nulla da fare e andare da Reika equivaleva a buttarsi in bocca a quella dannata, il ragazzo si era tirato in piedi, si voltò verso nord e dopo un secondo netto perso a fissare il vuoto, era partito a razzo in quella direzione.
Era atterrato neanche un’ora dopo in un vicoletto deserto e pieno di bidoni straripanti di ogni genere di ciarpame. Aveva rivolto un’occhiata di silenzioso calcolo intorno a sé, poi era uscito e si era messo a passeggiare con un espressione vuota, con le mani ficcate in tasca e lo sguardo fisso davanti a sé.
Percorse decine di vie, senza meta, fermandosi solo di tanto in tanto per fissare il proprio riflesso in una vetrina o sbirciando in qualche viuzza secondaria e malmessa, nella speranza che potesse suggerirgli qualcosa, qualunque cosa.
Ma dopo 4 ore di vagabondaggi senza meta e con il morale che sfiorava terra per essersi illuso che bastasse vedere qualche strada per ricordarsi di una vita (sempre ammesso che avesse vissuto lì prima di essere stato sbattuto nel gelo del laboratorio).
Così si era diretto verso la periferia e dopo essersi assicurato che nessun occhio indiscreto lo stesse guardando, era nuovamente sparito nel cielo ormai screziato di arancio ed era tornato alla Città dell’Ovest.

Questo fu ciò che raccontò a Reika, quando dopocena si videro in camera di lui e chiacchierarono per un po’, prima che lei si congedasse e andasse a dormire.

Nessuno entrò nella stanza di un altro.
Tutti dormirono per tutta la notte con l’unica compagnia di loro stessi e dei propri sogni.
Anche se non per tutti furono esattamente tranquilli.

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Capitolo 23
*** Capitolo XXII - Notte d'Inferno ***


Buona sera a tutti, non speravate più in un aggiornamento, dite la verità.
Scusate, ma non posso rispondere alle recensioni, ho il fiato del tempo sul collo e davvero non ho tempo... ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto e recensito gli scorsi episodi, continuate a sostenermi, vi adoro!!
Ora vi lascio, spero che il chappy sia di vostro gradimento, a presto! (Si spera)


Capitolo XXII - Notte d’Inferno


“Dove... dove sono?”
Il ragazzo si voltò su stesso, spaesato e confuso.
Era al centro di un enorme nulla nero e poggiava i piedi su una superficie che non c’era.
Provò a muovere un paio di passi.
Solo il rumore sordo gli comunicò il suo movimento, nient’altro.
“Bentornato in un allegro viaggio nella tua mente perversa” si disse ironicamente il ragazzo girando la testa di qua e di là nella vana speranza che succedesse qualcosa.
Indossava i suoi cari vecchi abiti, converse e calzini esclusi.
17 stava già iniziando a stufarsi di quel cavolo di posto, quando sentì un rumore alle proprie spalle, come una goccia d’acqua che cade con un lieve “plic” in un recipiente già pieno.
Si voltò, colto da una certa curiosità.
E si ritrovò a fissare una effettiva goccia d’argento che cadeva regolarmente e si infrangeva a livello dei suoi piedi creando piccolissime onde circolari, a pochi metri di distanza da lui.
Il ragazzo si avvicinò.
Fatti due passi sentì qualcosa di piacevolmente fresco sotto la pianta dei piedi e si ritrovò a creare anche lui delle lievissime onde quando compiva un passo.
Sbatté le palpebre un paio di volte, poi alzò le spalle e proseguì come se niente fosse, attratto irresistibilmente da quel cadere costante e continuo.
Ben presto potè vedere chiaramente il preciso punto di atterraggio della goccia e notò che un’immagine si stava iniziando a formare. Assottigliò gli occhi, nel tentativo di mettere maggiormente a fuoco, ma potè solo aspettare che l’immagine si definisse da sé.
Dapprima fissò con un certo interesse quell’intricato disegno che prendeva forma sotto i suoi piedi, poi, man mano che la definizione aumentava, la sua espressione iniziò a incupirsi e lo fece di più, sempre di più...
Fredde, grigi pareti di pietra si presentarono davanti ai suoi occhi,
Quel posto lo riconosceva troppo, troppo bene.
Sentì qualcosa serrarsi a livello dello stomaco, una sensazione opprimente e tutto fuorché piacevole. D’accordo, prima con Reika non era stato del tutto sincero, riusciva a ricordare... ricordava esattamente tutto ciò che sempre avrebbe voluto dimenticare.
Cioè, di sé non sapeva nulla fino a quando non aveva esattamente messo piede in quell’inferno.
Era buio, anche in quel ricordo... l’unica fonte di luce era una fioca lampadina che brillava sopra il corpo di un ragazzo che dall’espressione sembrava dormire serenamente. Non gli fu molto difficile riconoscersi in un lui più giovane di nemmeno di un paio d’anni.
Poi vide le sue palpebre tremolare e schiudersi, lasciando intravedere il colore del ghiaccio.

Nonostante il raggio sopra di lui fosse decisamente debole, gli dette un certo fastidio, come se fosse stato al buio per un lungo periodo di tempo. Scostò gli occhi, portandoli ad esplorare il resto della stanza. Non gli diceva nulla. Nulla.
Qualcosa non quadrava, anzi, non quadrava niente.
Si sforzò di ricordare qualcosa, qualunque cosa, ma dovette riconoscere che quel luogo era effettivamente l’unico posto che avesse mai visto.
Nella sua testa non c’era nulla.
- Ben svegliato, C-17 -
“C-17...?” si voltò con aria vuota e vide un uomo più vicino ai settanta che ai sessant’anni, con lunghi capelli e fitti baffi bianchi. Un’intricata rete di rughe correva sulla pelle abbronzata e incartapecorita dall’età. Saltavano agli occhi le sue iridi azzurre così chiare da confondersi con il bianco della coronide.
- C-17? - ripeté il ragazzo, non capendo.
- Sì. Ti sentirai un po’ scombussolato, immagino. Non preoccuparti, è normale. Vedi, tu ora sei un Cyborg -
“Un Cyborg?” forse la cosa avrebbe dovuto quanto meno stupirlo, invece non gli fece né caldo né freddo. Sollevò una mano, prendendo a ruotarla, in modo da fissarla in tutte le direzioni.
Che aspetto dovrebbe avere un Cyborg, un essere artificiale?
Evidentemente il suo, visto che quel vecchio di cui stranamente sapeva tutto gli aveva detto che lo era.
Però qualcosa continuava a non quadrare.
Per esempio... cos’erano quelle decine e decine di informazioni che galleggiavano alla deriva nella sua testa senza che avesse la minima idea di chi fossero in realtà?
Non seppe rispondersi.
Però tra tutti quei volti ce n’era effettivamente uno che gli dava una sensazione diversa.
Una ragazza, che gli assomigliava tanto, solo che aveva i capelli biondi.
Nome: C-18
Cognome: //
Età: 19
Sesso: femmina
Razza: Cyborg...
Le notizie continuavano su questo tipo, e all’apparenza non avevano nulla di diverso da chiunque altro.
Ma se richiamava la sua foto nella mente, sentiva qualcosa accendersi a livello dello sterno, un calore che lo scaldava tutto.
- Ora, vai, C-17, vai e distruggi Son Goku - la voce, stentorea, fredda e velata di impazienza, lo svegliarono bruscamente dalle sue meditazioni.
Forse, se quella voce non gli avesse risvegliato una stretta allo stomaco che prima non c’era stata, sarebbe davvero andato a uccidere quel tipo, anche solo per avere qualcosa da fare.
Ma quell’annodamento di viscere lo bloccò.
Alzando le iridi fredde su quel volto, quella sensazione si accentuò.
Era sgradevole, molto sgradevole, lo infiammava, ma in modo diverso rispetto alla figura di C-18.
Provava un forte, fortissimo desiderio di fargli del male.
E perché non assecondare quella malsana fantasia?
Rialzò il braccio che aveva appena abbassato e con uno scatto fulmineo si ritrovò sotto le dita la gola fragile del vecchio.
- Guardarti in faccia non mi piace, è una brutta sensazione  -
Disse con tono ateo di fronte all’espressione sconvolta della vittima.
- Quindi ti levo di mezzo, così magari mi sento meglio -
Se in quel momento fosse stato a parlare del tempo, la sua espressione calma e fredda o la sua voce tranquilla e vuota non sarebbero cambiate.
Accentuò la presa, desiderando farla finita alla svelta. Il vecchio sotto di lui reagì con un’esclamazione soffocata. Il giovane Cyborg prese a fissarsi in giro di nuovo, incuriosito da quello strano mondo che lo circondava.
Così facendo non notò le disperate movenze del dottore mentre avvicinava le mani.
E non notò il telecomando che teneva nella mano destra.
Però sentì eccome i suoi muscoli fermarsi di botto, le giunture farsi molli come burro, l’espressione diventare quella di una bambola.
- Uff, evidentemente cancellare i ricordi dal primo all’ultimo non è stata una bella idea. Così diventano burattini privi di anima legati alle sensazioni della loro vita passata - sentì pronunciare, mentre un rumore che gli comunicò che il vecchio stava passando una mano sulla gola per smorzare il dolore e il formicolio.
Allora non era ancora inattivo del tutto.
- Esperimento fallito. Proverò a impiantargli qualcosa, poi riproverò -
Poi, buio totale.

- Tsk - fu lo sprezzante commento del “nostro” 17 quando null’altro che il buio si vedeva nel riflesso. Era strano ripensare a quei rari momenti in cui Gero lo riattivava per delle prove.
Dopotutto è assurdo, no?
Ricordare momenti in cui non si era in possesso di ricordi.
Ma il fatidico gocciolio riprese in quel momento, lavando via quel nero di tenebra man mano che venivano a formarsi quei cerchi d’acqua e altre forme venivano sostituite alle vecchie.
- Eh, no -
17 si alzò in piedi prendendo a fissare con sguardo infastidito le immagini che andavano definendosi.
- Non ho la minima intenzione di starmi a vedere un altro simpatico spezzone della mia vita rose e fiori, grazie -
Voltò le spalle allo specchio d’acqua e dopo aver ficcato una mano in tasca sventolando l’altra a mo’ di saluto, prese a camminare, supponendo nella direzione da cui era venuto.
- Bye bye - disse sarcastico dopo aver mosso un paio di passi, un attimo prima di ficcare anche l’altra mano in tasca con fare scocciato.
Fu a quel punto che ebbe una spiacevolissima sensazione a livello dello stomaco, come quando si manca uno scalino scendendo le scale.
Ed ecco...
Tornato per due notti di fila in quel posto da incubo.
L’isoletta sperduta circondata da uno stupendo mare cristallino.
Opportunamente abitata da una disgustosissima cicala a pois...
Forse non dovrei farci dell’ironia, soprattutto contando che il povero 17 era sbiancato trovandosi lì all’improvviso, quindi magari potrei piantarla...
Credo davvero che lo farò, visto che siccome sono sicura che finita questa storia il nostro caro Cyborg vorrà sicuramente farmi la pelle (perché gliene mancano ancora, da passare...) e ci terrei davvero a evitare che la sua vena sadica venga ulteriormente stimolata e che mi degni di una morte rapida e meno dolorosa possibile.
Dunque...
Il moretto non riusciva a vederlo, ma sapeva che Cell era lì, lo sapeva.
Sfilò subito le mani dai jeans e prese voltarsi attorno terrorizzato, mentre già sentiva le prime gocce di sudore fare la loro comparsa sulla sua fronte.
Se fosse comparso anche stavolta, non si sarebbe fatto battere, sarebbe rimasto fermo al suo posto, non si sarebbe distratto. E l’avrebbe fatto a pezzi.
- Ciao -
Con uno scatto 17 voltò la testa, per andare a incontrare due iridi magenta sottili come quelle di un gatto, due guance incavate, un orribile ghigno tronfio.
Trattenere un urlo in gola fu un’impresa impossibile, mentre il ragazzo balzava in avanti, portandosi a una certa distanza, con l’espressione terrificata di chi si sente in trappola.
Tranquillissimo, l’essere davanti a lui alzò il collo che aveva teso in avanti per sussurrargli il saluto nell’orecchio, prima di incrociare le braccia sul petto.
La coda ritta dietro di lui ondeggiò, moscia, prima di irrigidirsi di scatto e puntarsi verso di lui come un animale che ha fiutato la preda.
- Allora? Cosa vogliamo fare, 17? Vieni, no? Compiamo anche stanotte ciò che tu hai lasciato accadere -
Impercettibilmente Cell avvicinò la lunga appendice.
- N-no...! Non... non voglio! -
17, negò meccanicamente un paio di volte, non riuscendo nemmeno a chiudere le labbra secche tanto era spaurito.
Indietreggiò di un paio di passi.
E iniziò a tremare.
Tremare forte.
Deglutì a vuoto, mentre la sua fronte veniva solcata da gocce di sudore troppo grosse per rimanersene ferme al loro posto.
Cell sciolse le braccia e le portò rasenti ai fianchi, senza cancellare per un secondo il sorriso che fino ad allora non aveva minimamente modificato.
- Perché no, scusa? Dai, diventiamo di nuovo una cosa sola così poi posso assorbire la tua amata sorellina, distruggere questo squallido pianetucolo fin dalle sue fondamenta e disintegrare una certa stanzetta nascosta sotto un anonimo laboratorio... - qui il mostro si interruppe per una pausa ad effetto.
- Reika... - boccheggiò la povera vittima senza essere in grado di dare ascolto al cervello e mettersi a correre con tutte le sue forze in direzione opposta a quell’obbrobrio della natura.
- Sì, C-21. Poi, farò saltare per aria tutti quei patetici guerrieri da quattro soldi. Trunks in primis -
Nonostante la critica situazione, il Cyborg credette che il pensiero di un Trunks a terra morente avrebbe in minima parte sollevato il suo animo in tumulto, ma stranamente la cosa non gli provocò che un, seppur leggero, aumento del disagio interiore.
L’androide indietreggiò di un altro passo.
E Cell ne mosse uno in avanti.
Senza dir nulla, la sua coda ebbe una lieve contrazione, poi si allargò nella sua forma ad ombrello.
Fu allora che le gambe del moro cedettero e il loro proprietario si ritrovò con la schiena per terra, iniziando a indietreggiare strisciando, senza essere in grado di mettere insieme un pensiero che non fosse “Aiuto!”
- Sei assolutamente patetico - lo riprese con tono ironico Cell senza smettere di avvicinarsi.
- Guardati: tremi come una foglia davanti a me che non sono che uno stupido incubo e pretendi di essere in grado di proteggere le persone a te care -
Ben presto, la sua ombra andò a oscurare la figura terrorizzata di 17.
- Davvero, mi fai pena - disse fermandosi troneggiando sopra di lui che non aveva nemmeno più la forza di ritrarsi, solo di fissarlo con la bocca e gli occhi spalancati dal terrore.
- Credo che ti verrò a trovare ogni sera, finché non ti deciderai a mostrarmi un po’ di bile e non la smetterai di comportarti come un idiota essere umano di terza classe -
Dicendo queste parole, alzò la coda verso il cielo, oscurando il sole.
Probabilmente fu quest’ultimo gesto che risvegliò i muscoli del ragazzo moro, facendogli stringere i denti, mentre un po’ di determinazione si delineò sul suo volto.
Così, quando quel coso gli si abbatté addosso, ebbe i riflessi di buttarsi di lato e evitare la presa. Rotolò su un fianco, dopodiché prese a correre, correre, correre.
Fuggire.
“Dannazione, quel mostro ha anche ragione, non posso farmi atterrire così da una stupida illusione” il rumore dei suoi passi sulla roccia prese a martellargli nelle orecchie.
“Sì, lo affronterò, ma stanotte, davvero preferisco scappare” si disse, disgustandosi da solo per la propria meschina figura e chiudendo gli occhi dalla stizza, senza smettere di correre e continuò a farlo, senza fermarsi.
Però non notò un dettaglio: non incontrò mai l’acqua che teoricamente avrebbe dovuto bagnargli i piedi, viste le piccole dimensione dello sputo di terra dove era fino a pochi attimi prima.
Corse, corse e corse, senza pensare a null’altro se non a metterci quanto più impegno possibile.
Infine, si decise a socchiudere gli occhi, schiacciato dalle proprie paure che lo stavano facendo uscire di testa.
Era buio, di nuovo. Prese a rallentare, per poi fermarsi del tutto.
Non era certo stanco, il suo essere un androide non glielo permetteva.
Si strinse nelle spalle e abbassò la testa, vergognandosi di se stesso e della sua stupida fuga.
Dannazione, di sicuro lo avrebbe fatto di nuovo ogni volta che sarebbe riapparso il suo orrido muso verde, ne era sicuro.
- E cosa otterresti dallo scappare sempre? -
17 risollevò il capo, colto alla sprovvista, coi sensi nuovamente tesi al limite dello spasimo.
- Può anche darsi che l’assorbimento ti abbia decisamente annientato e la cosa è anche comprensibile, ma non per questo devi iniziare a scappare da tutto ciò che ti si para davanti - la voce di Cell riecheggiava in modo sinistro in quello strano posto assurdo.
- I- io non scappo da qualunque cosa! Vegeta e Trunks li ho affrontati, no?! - urlò l’androide ai limiti dell’isterico cercando di localizzare il nemico.
Mai passata una notte più infernale di quella...
- Ma lì non hai avuto scelta. O reagivi o saresti stato eliminato subito dopo C-21. è altruismo, questo? -
- Cosa staresti insinuando? Che sono uno schifoso ipocrita che pensa solo alla propria pelle?! -
Calò una pausa di silenzio, in cui il povero Cyborg riuscì ad alleviare in minima parte la tensione dei nervi.
- Chissà... - la risposta enigmatica dell’insettone irritò sensibilmente 17, che iniziò a disperare di risvegliarsi.
- Comunque, credo davvero di averne avuto abbastanza, per stasera... su, C-17, ormai è l’alba -
C’era un che di sinistro in quell’ultima frase, che fece correre al ragazzo un brivido lungo la schiena.
Poi, di nuovo.
Il colpo, il risucchio.
Il vuoto.
L’urlo.
E il risvegliarsi di soprassalto nel letto, scosso da incontrollati tremiti di terrore.
Madido di sudore e ancora decisamente frastornato, l’androide, lottando contro se stesso per calmare il fiatone, si girò attorno mettendo a fuoco la stanza al primo piano della Capsule Corporation.
 Stordito, si passò una mano sulla fronte chiudendo gli occhi, e già facendo questo iniziò a sentirsi meglio.
Una luce azzurrina permeava nella stanza, chiaro segno che Cell aveva visto giusto nell’annunciargli la fine della notte.
Già, Cell...
17 si rincantucciò su se stesso, stringendo le ginocchia al petto e poggiando nel loro incavo il mento.
“Piuttosto che passare un’altra notte come questa non dormo più per il resto dei miei giorni, tanto non mi serve...”
Chiuse gli occhi, ripensando al ghigno sadico della cicala troppo cresciuta.
“Non riesco a credere che quel mostro stia diventando la mia coscienza” si disse dopo un po’ riuscendo a calmarsi. Voltò lo sguardo e andò a posarlo sul cielo che andava schiarendosi.
E pensò che magari il sorgere del sole lo avrebbe distratto.

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIII - Amici ***


Buona seeeeeeeera a tutti! Ammettetelo, speravate ormai che non tornassi più con la mia storia e invece eccomi qua! Intanto, ringrazio in anticipo chiunque vorrà recensire, dopo otto mesi quasi che non aggiorno più mi meriterei solo uova e frutta marce ._. *fugge*
Bene, prima di sprofondare nell'autocommiserazione, passo a ringraziare le anime sante che hanno recensito il chappy scorso:

scImMIA: Altro che Natale... Ormai è passata anche pasqua... ._. Chiedo perdono per l'attesa infinita, spero di avere più voglia (e soprattutto più tempo) nel prossimo periodo, così oltre che alla scrittura tornerò anche a chattare, voti e genitori permettendo... Ormai è una vita o poco più che non ci sentiamo ed è solo colpa mia ._. Spero continuerai a seguirmi °° Un bacione Sorellona, a presto, ciao!!

Red Diablo: Mi dispiace per la lentezza eterna nello scrivere e ancor di più della mia eterna assenza (giochino di parole, in questo periodo mi piacciono un sacco zizi). Spero davvero che l'esame di guida ti sia andato bene e che ora tu possa sfrecciare per le strade con una ferrari rossa nuova fiammante ^^ Fammi sapere cosa pensi del mio chappy, ok? Spero di risentirti presto! Ciao!!

Mi permetto anche di pubblicare un "Umpa_Lumpa missing". Ele che fine hai fatto? La mia storia non ti piace più? Sono stata davvero così eterena? (._. posso anche rispondermi da sola, effettivamente) Spero di trovare la tua recensione, per questo chappy, ci conto, ok?

Detto questo, mi appresto ad augurarvi una buona lettura di questo capitolo che, anche se magari non è così spettacolare da meritare un'attesa di 8 mesi circa, spero solo di non deludervi. Detto questo, a voi tutti una buona lettura e una buona serata!

Capitolo
XXIII - Amici


Quando balzò fuori dalla finestra completamente vestito, 17 percepì l’aria frizzante del mattino penetrargli nei polmoni e si sentì particolarmente vivo per quello che gli avrebbe potuto riservare la giornata, qualunque cosa fosse.
Se ne rimase sospeso per qualche secondo a sovrastare la città dormiente con lo sguardo, sentendosene per un attimo il padrone incontrastato, mentre un leggero sorriso gli si formava in volto, poi si voltò e prese a svolazzare verso il tetto della CC, intenzionato a godersi l’alba da lì.
E già gli mancavano due o tre centimetri all’atterraggio, quando vide al centro del lucido tetto rosso la figura rannicchiata di Trunks fissare all’orizzonte quel cielo che si faceva via via più chiaro. Ovviamente, l’ultima cosa che si aspettava era che qualcun altro avesse avuto la sua stessa idea, quindi non deve stupire che per la sorpresa non riuscì a interrompere la sua manovra, producendo un rumore, per quanto leggero.
Con uno scatto spaventato gli occhi blu del ragazzo si spostarono su di lui.
I due si fissarono, tornando entrambi seri e distaccati, per un istante gelato e all’apparenza infinito, prima che 17 si voltasse e mormorasse leggermente irritato
- Una persona normale alle quattro del mattino dovrebbe essere nel suo letto a dormire -
- Faccio presente che anche tu sei in piedi, esattamente come me -
Il Cyborg si chiese forse per la decima volta in due giorni scarsi se lo facesse apposta a dire cose senza senso.
- Io sono un Cyborg, non credo di poter essere comunque considerato una persona normale - rispose voltando leggermente il capo verso il saiyan.
Questi capì di aver accidentalmente toccato un tasto dolente e abbassò gli occhi, pensando bene di sviare il discorso.
- Ho pensato che dal momento che non riesco a dormire, guardare il sole sorgere mi avrebbe aiutato a distrarmi di più che non il rigirarmi nervosamente nel letto -
Calarono un paio di secondi di silenzio, mentre C-17 si diede una leggera spinta per spiccare il volo, intenzionato a cercarsi un nuovo trespolo d’osservazione, ma la voce di Trunks lo fermò lì dov’era.
- Sai... - iniziò questi prendendo di nuovo a fissare l’azzurro dell’oriente che si faceva sempre più intenso.
- Da qui l’alba si può vedere davvero bene -
Il Cyborg si voltò, di fronte a quell’invito implicito e decise che comunque ora che trovava un buon posto lo spettacolo sarebbe stato irrimediabilmente rovinato.
Così si avvicinò di qualche passo e si lasciò cadere a sedere a poca distanza dal saiyan, con uno sbuffo. Subito gli saltarono agli occhi due pesanti occhiaie violacee.
- Non riesci a dormire hai detto, giusto? - buttò lì il moro dopo una pausa di silenzio, tanto per attaccare discorso.
- Già - rispose il saiyan con un sospiro mesto.
- Stanotte il mio simpatico subconscio ha deciso di offrirmi un’allegra e movimentata notte schizzata di sangue. Un enorme mix di tutte le esperienze peggiori che questa vita si è divertita a regalarmi - con la coda dell’occhio 17 lo vide stringersi su se stesso, per quanto il braccio rotto gli concedesse.
- Ed è già la seconda sera di fila. Se continua così ben presto non riuscirò a reggermi in piedi dal sonno -
Un passero iniziò a intonare le prime note del mattino, mentre il soffio di un venticello fresco agitava dolcemente i capelli dei due ragazzi.
- Non ti invidio - rispose asciutto 17, spostando dietro l’orecchio una ciocca che gli disturbava gli occhi.
- Almeno le mie nottatacce non comportano problemi come la stanchezza, anche se i nervi li lasciano a pezzi -
- Come mai? Insonnia? - provò a scherzare Trunks senza però molta convinzione.
- Cell -
Un brivido freddo corse sulle schiene di entrambi, al pensiero del mostro.
- Quella cicala non lascia dormire neanche te? -
- No. Già ieri sera sono diventato la portata principale del suo banchetto di morte. Stavolta ha deciso di fare il bis - il tono di 17 era denso di amara ironia.
- ...bella metafora -
- Grazie -
Il cielo all’orizzonte prese a sfumarsi di rosa, mentre le nuvole assumevano un spruzzatura dorata.
- Ehm... Senti C-17... -
Il Cyborg voltò gli occhi verso il saiyan, che sembrava stentare a trovare le parole adatte per esprimersi.
- Magari la mia potrebbe sembrarti una domanda poco delicata, ma... era da un po’ che volevo sapere una cosa... -
- Evita i giri di parole. Dritto al punto se non ti spiace-
- Ecco... Cosa ti è successo quando Cell ti ha... catturato? -
17 sbattè le palpebre un attimo, colto alla sprovvista.
Poi sospirò e si lasciò cadere disteso all’indietro, intrecciando le mani dietro la testa.
- Beh, è difficile da spiegare. Onestamente non ho capito tanto bene neanch’io cosa mi sia successo. È stato più o meno come se mi avesse preso un enorme aspirapolvere, solo che invece di arrivare a un sacchetto di contenimento insieme ad altre migliaia di particelle di polvere, mi sono... fuso con Cell, ecco. Facevo e pensavo come lui, vedevo con i suoi occhi e respiravo con la sua bocca. Credo non esista esperienza più traumatica per chiunque sia in grado di pensare che perdere se stesso, fidati. Non lo augurerei nemmeno a Gero e il che è tutto dire -
Era la prima volta che parlava dell’argomento con qualcuno. Non ne aveva parlato  nemmeno con Reika e dal canto suo lei non si sarebbe mai azzardata a sfiorare un tasto tanto dolente.
E doveva ammettere che non era affatto una brutta sensazione, poterne parlare.
Anche se lo stava facendo con Trunks.
- Oh, capisco -
17 riuscì a cogliere un leggero stupore nella voce dell’altro ragazzo, probabilmente non si aspettava una risposta. Si ritrovò inspiegabilmente a sorridere, anche se con un leggero velo di sarcasmo.

- Una cosa decisamente spiacevole che però è rimasta, nonostante la mia... resurrezione, chiamiamola così, sono i suoi ricordi. Me li sento nella testa viscidi e appiccicosi, legati a cose che non ho fatto io. Per fortuna ne ho solo alcuni e anche parecchio confusi, ma sono sempre lì a ricordarmi quanto idiota io stato a impuntarmi, quel giorno, e a tutte le conseguenze che questo ha portato - a questo punto 17 proruppe in una risatina amara, prima di continuare.
- Eppure, una volta che mi sono risvegliato di nuovo me stesso, ho avuto accesso a ricordi e a informazioni che prima nemmeno sapevo di avere. Non mi saprei spiegare altrimenti perché non abbia pensato a riattivare Reika non appena Gero è morto -
Stranamente sollevato dopo quel lungo discorso, il Cyborg voltò leggermente il capo verso Trunks, che lo fissava attento.
- Ecco qua - concluse semplicemente.
- Onestamente, pensavo mi avresti liquidato con un “non sono affari tuoi” - commentò Trunks sincero.
- Non mi conosci abbastanza per pensare di potermi prevedere, sono spiacente - ribattè ironicamente il moro con nonchalance, mentre si riportava in posizione seduta e riprendeva a fissare la rosata linea dell’orizzonte . Per un attimo il saiyan rimase basito, poi assunse un sorrisetto identico a quello dell’androide, prima di controbattere a sua volta.
- Oh, le porgo le mie più umili e sentite scuse - disse, accennando pure un inchino con la testa.
- Non scomodarti, ringrazia la mia sconfinata bontà che mi consente di perdonarti -
- Ma finiscila... ti stai rendendo patetico -
- Non accetto critiche da uno del tuo livello -
Trunks decise per primo di troncare quello stupido scambio di battute che altrimenti avrebbe potuto protrarsi decisamente a lungo. Se ne stette in silenzio. 17 lo imitò.
- Avrei un’altra domanda - disse Trunks dopo un po’, ma stavolta non aspettò il permesso, per parlare.
- Ma perché Reika usa il suo nome e tu invece ti presenti come C-17? -
Il sorriso del Cyborg si volatilizzò in un istante.
- Non è che... che io lo voglia. È che io non ho più nessun nome con cui farmi chiamare. Gero non si è accontentato di trasformarmi in un ibrido, ha voluto cancellare il mio lato umano e soprattutto le mie emozioni, per potermi trasformare in un burattino. Perciò ha pensato bene di eliminare qualunque riferimento alla mia vita precedente al laboratorio, mi ha tolto il mio nome e mi ha trasformati in una macchina catalogata. Si è degnato almeno di lasciarmi la mia vita nell’istituto, che sebbene non sia stata esattamente un periodo rose e fiori, almeno è la prova che non sono semplicemente piovuto dal cielo. Ma credo che lo abbia fatto solo perché un essere pensante, senz’anima e con un potere immenso può essere decisamente troppo complicato da gestire. Quindi io sono solo il suo disgraziato, diciassettesimo esperimento. E non sarei dovuto essere altro, almeno secondo il dottore.
Reika invece i ricordi li ha ancora tutti. Non se nono sicuro al cento per cento, ma credo sia per via del suo istinto saiyan. Non riesco nemmeno a figurarmi un essere votato per natura a distruggere senza uno straccio di emozione, sarebbe una catastrofe di proporzioni indicibili e di sicuro ci avrà pensato anche Gero, quella volta. Lei... è sempre stata estremamente umana, al punto che una volta saputo da dove effettivamente venisse mi è stato estremamente difficile pensare che lei è della stessa pasta di Vegeta -
17 si interruppe, prima di concedersi un lungo respiro. E lui che voleva passare un po’ di tempo in pace...
- Credo sia l’aria del mattino, ma te ne continui a uscire con espressioni decisamente poetiche. Ti vengono così o te le studi di notte? -  
L’androide rivolse uno sguardo indefinito al saiyan a quella battuta, ma non rispose. Non aveva più voglia di parlare.
- Ehi, ho detto qualcosa che non va? - il tono di Trunks suonava sinceramente preoccupato di averlo offeso.
- No - sospirò l’androide - è solo che non sono argomenti di cui adoro parlare, capiscimi -
- Ho capito, non parlo più -
- Ah, senti... tanto per cambiare argomento... se ti vedessi ancora provarci con Reika, non mi riterrò responsabile di ciò che potrei farti, chiaro? - voleva sembrare ironico ma gli uscì un sibilo minaccioso, soprattutto nell’ ultima parola. Trunks passò con velocità impressionante a un bel color ciclamino.
- M- ma cosa vai a pensare?! Io non... non stavo mica facendo qualcosa! -
17 gli rivolse un’occhiata di così eloquente sarcasmo da far abbassare gli occhi all’altro ragazzo.
- Sei assolutamente cotto di lei, non provare a negare - rincarò la dose il moro e Trunks divenne se possibile ancora più rosso. La sfumatura azzurro - dorata che già da un po’ rischiarava l’ambiente si fece più intensa, tingendo i volti dei due giovani.
- Si nota davvero così tanto? - ridacchiò imbarazzatissimo il saiyan grattandosi nervosamente una guancia con l’indice.
- Sei fortunato che Reika conosca poco o niente delle reazioni umane o avrebbe capito tutto da un pezzo, mi sa - rispose implacabilmente l’androide ostentando lo sguardo verso il sole che iniziava a spuntare all’orizzonte e fingendo il massimo disinteresse.
- Comunque... mi permetto di aggiungere che anche te sei parecchio trasparente quando si tratta di ormoni - ribattè il saiyan scostando diametralmente la testa.
- Che?! - 17 rischiò di ruzzolare giù dalla cupola, tanta fu la foga con cui si voltò a fissare l’altro ragazzo. Presa la sua piccola vendetta, il saiyan scostò gli occhi blu per incontrare quelli ora imbarazzatissimi dell’androide.
- Attento Cyborg, così ti va a fuoco la faccia -
- P-parla per te sbarbatello! Fino a due secondi fa avevi bisogno di un estintore! -
Entrambi scostarono crucciati lo sguardo, con ancora un filo rosso sulle guance e il silenzio tornò a governare sovrano per un po’.
- Sai... è la prima volta che parlo in questo modo con qualcuno della mia età -
Semplice costatazione.
- Anche io - semplice risposta - Dovrebbe significare qualcosa? -
Il saiyan rifletté un secondo.
- Credo sia una cosa che si fa quando si è amici -
17 si girò basito verso Trunks, che lo fissava senza imbarazzo.
- Amici? - ripeté piano.
Quella parola aveva sempre avuto un significato alquanto blando nella sua testa.
Non aveva effettivamente mai avuto un amico da poter chiamare così, almeno da ciò che ricordava. Certo, aveva conosciuto Reika, ma lei era un’amicA (e da un po’ anche qualcos’altro). Era un rapporto decisamente differente.
Ripresosi un po’ dalla sorpresa, il moro richiuse la bocca che si era leggermente socchiusa.
- Possono due ragazzi innamorati della stessa persona essere amici? -
Trunks non seppe rispondere e rimase in silenzio.
17 rivolse i suoi occhi di ghiaccio verso il cielo chiaro spruzzato di rosa.
- Non ho mai avuto un amico, mai. Certo, avevo mia madre e il mio maestro, ma non si può certo dire che sia la stessa cosa. Nell’inferno che è il futuro poi, non c’è spazio per cose come l’amicizia tra coetanei -
- Capsico... Neanch’io ho mai avuto qualcuno da poter chiamare così, tranne Reika, ovviamente, ma lei è un’ altra storia - C-17 abbassò lo sguardo con un mezzo sorriso triste.
- Non so chi fossi o cosa facessi prima di diventare un esperimento, te l’ho già detto. Ma di certo non dovevo passarmela bene, insieme a mia sorella, se siamo stati trascinati in un laboratorio - fece una breve pausa mentre i suoi occhi si riempivano di tristezza.
- Bastava anche solo respirare un po’ più forte che quel pazzo ti lasciasse senza mangiare per due giorni o che ti facesse attraversare il corpo da una scarica elettrica. E ci ha tenuto in quello stato di... schiavi, burattini o comunque ci vogliate chiamare, per anni e alla fine cosa ne ha fatto di noi? Dei mostri con dei poteri che mai avevamo chiesto! Non siamo altro che degli schifosi ibridi ne umani ne macchine! - il Cyborg picchiò disperatamente un pugno a terra, mentre la sua voce assumeva una nota vibrante.
- Per colpa dell’assurda vendetta di quel bastardo non solo io, ma anche mia sorella e la... la ragazza che mi piace... saremo per sempre imprigionati in questo limbo, destinati a chiederci per l’eternità che ci è stata concessa chi o cosa siamo diventati e soprattutto perché! - dovette zittirsi di colpo, per riuscire a frenare in gola le lacrime di rabbia che gli erano selvaggiamente salite agli occhi.
Non aveva mai parlato con qualcuno dello schifo che era la sua vita.
Si sentiva più leggero, decisamente più leggero e dovette ammettere che non era affatto una brutta situazione.
Ma ora doveva impedirsi a tutti i costi di piangere davanti a Trunks, questione di orgoglio.
“Non voglio che pensi che sia un debole!”
Tirò leggermente su con il naso.
- E poi, Gero non mi dava mai niente di decente con cui vestirmi - aggiunse in un tentativo di sdrammatizzare, passandosi il dorso di una mano poco sopra le labbra, mentre tentava di abbozzare almeno l’ombra di un sorriso sereno.
E sentì qualcosa di caldo appoggiargli sulla sua spalla.
E fu con sguardo decisamente stralunato che scorse la mano di Trunks gentilmente appoggiata sulla spalla, in un tentativo di trasmettergli un po’ di quel calore umano che gli era stato negato per praticamente tutta la vita.
Il saiyan rivolse al moro con un sorriso deciso, prima di parlare.
- L’importante è sapersi rialzare, no? Non lasciarti paralizzare dal passato e dalla paura del futuro proprio adesso che tu, Reika e tua sorella siete di nuovo liberi. È vero, la vita con te è stato tutto fuorché clemente, ma sono sicuro che solo andando avanti ci sia la possibilità che ti riservi qualcosa di bello, non credi? -
Mai Trunks si sarebbe aspettato di potere, di volere aiutare il Cyborg numero 17, men che meno di rivolgergli un gesto d’amicizia come quello.
L’androide sembrò pensarci per un secondo o due, poi annuì.
- Già, devo riconoscere che hai ragione, lasciarsi abbattere non serve a niente. Bisogna guardare avanti - disse con una certa convinzione, approvata da un’occhiata soddisfatta da parte dell’altro ragazzo.
- E la prima delle cose che farò sarà portare Reika il più lontano possibile da te! -
Il saiyan lo fissò con tanto d’occhi, guadagnandosi un ghigno malvagio da parte del moro.
- Cosa c’è? Pensavi che dopo un’insignificante chiacchierata avvenuta per caso io ti avrei lasciato campo libero con la donna? - il Cyborg scostò con un gesto noncurante la mano del saiyan dalla propria spalla e si rimise in piedi, prima di riprendere a fissare il disco solare che ormai aveva iniziato ad ergersi oltre la linea dell’orizzonte.
- Beh, non ci speravo molto, lo ammetto - rispose divertito Trunks.
- Allora la tua testa non è effettivamente così bacata come pensavo all’inizio -
Una ridacchiata spontanea da parte di entrambi seguì queste parole.
- Oh, grazie. Neanche la tua è vuota, come si potrebbe pensare a una prima occhiata - ribattè l’altro con sarcasmo alzandosi in piedi a sua volta.
- Cos’è? Vuoi litigare? - chiese pacatamente C-17 voltando il busto verso il coetaneo.
Ma il lieve sorriso che gli spiccava sulle labbra faceva intendere che di serietà nelle sue parole ce n’era ben poca.
- Guarda, mi sono alzato all’alba apposta per fare a botte con te -
Passò un secondo netto di silenzio, primo che entrambi esplodessero in una forte e libera risata. Un paio di uccelli si levarono in volo, infastiditi dal rumore improvviso, ma i due non ci fecero minimamente caso.
Accomunati da un passato buio e insieme da un forte desiderio di ricominciare e di costruirsi un futuro, con quella risata liberatoria i due ragazzi ruppero definitivamente l’ultima delle barriere che tra di loro si erano formate, per un motivo o per l’altro e sancirono con quello scoppio di ilarità un tacito e inconsapevole legame.
Quella mattina, mentre i primi raggi del sole illuminavano pigramente la Città dell’Ovest sfumandola con i colori dell’alba, Trunks e C-17, contro ogni loro previsione, divennero amici

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