Cuore di Metallo di Juu_Nana (/viewuser.php?uid=41273)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - L'inizio dopo la fine ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Scavando tra i ricordi ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Alla ricerca di C-18 ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Battaglia ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - Sangue Innocente ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - La Scommessa ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI - Super Saiyan ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII - Il Principe Distruttore ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII - Crack ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX - Basta! ***
Capitolo 11: *** Capitolo X - Piccole dolorose gelosie ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI - Un Viscido Ricatto ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII - Capsule Corporation ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII - Sentimenti ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV - A Cena ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV - Incubo ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI - Cosa faccio? ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII - Attesa ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII - All'Obelisco ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX - 24 Ore e un Bacio ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX - Ultimo Giorno ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI - Transizione ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII - Notte d'Inferno ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII - Amici ***
Capitolo 1 *** Prologo - L'inizio dopo la fine ***
Cuore
di Metallo
Prologo - L' inizio dopo la fine:
Buio.
Un buio fitto e impenetrabile.
Sentì un’energia calda che risaliva lentamente
dalle dita delle mani e dei piedi fino ad arrivare al busto e alla
testa, rendendo nuovamente sensibili i muscoli che attraversava.
Capì di essere sdraiato supino su un materiale duro ma
deliziosamente tiepido, con le braccia abbandonate ai lati della testa.
Socchiuse pigramente le palpebre e la luce del sole gli ferì
gli occhi. Li richiuse di scatto. Era decisamente piacevole stare
così, disteso, senza pensare e con quel tepore che gli
scaldava le membra. Non sapeva perché, ma sapeva di averne
un bisogno incredibile, quasi come se non facesse che correre da
settimane senza essersi fermato una volta.
Quasi
involontariamente, iniziò a riordinare i propri pensieri,
quando uno in particolare si fece prepotentemente sentire in mezzo agli
altri, facendogli correre una carica di adrenalina lungo la schiena e
facendogli aprire gli occhi chiari di scatto. Una parola, una sola e
unica parola che gli fece accapponare la pelle: Cell!
In
un balzo C-17 fu in piedi, i nervi tesi allo spasimo nel tentativo di
captare il più debole movimento e i pugni levati, pronti a
parare qualsiasi possibile attacco. Poté constatare che fino
a poco prima era sdraiato su un terreno roccioso, una piana sconfinata
con delle alture in lontananza. Il Cyborg faceva ansiosamente scattare
la testa ora in questa, ora in quella direzione, sobbalzando al minimo
fruscio provocato dal vento o da un equivoco riflesso del sole.
“Cosa
ci faccio qui?” Si chiese nervosamente il Cyborg, mentre
gocce di sudore comparivano sulla tempia e lentamente scivolavano
giù.
“Che
cos’è questo posto?” Nella sua mente
balenò l’immagine di una piccola isola
verdeggiante, circondata da un mare cristallino.
“E
Piccolo? Dov’è finito?” Fece scattare
nuovamente la testa e una piccola lucertola di passaggio
strisciò via, spaventata.
“Ma
soprattutto…Cell
dov’è?!” Una goccia di sudore
particolarmente grossa scivolò fino al mento e da
lì cadde al suolo. Ma i minuti passavano e né
Cell né nessun altro gli si parò davanti, tranne
qualche rettile che scivolava via appena lo vedeva. Infine, anche se un
po’ restio ad abbandonare la posizione di guardia, 17
si sedette
con le gambe "a farfalla”, appoggiando il braccio destro
sulla rispettiva gamba. Gli echeggiava ancora nelle orecchie la voce di
C-16 che gli urlava di voltarsi, poi quel buio, il risucchio, un
risucchio mostruoso a cui non riusciva a resistere. Inutili le grida di
orrore, inutili quei calci tirati a vuoto…
C-17
chiuse istintivamente gli occhi e si passò una mano sul
viso, quasi cercando di cancellare quei ricordi che lo stavano
travolgendo. Il mostro era riuscito a infilarlo interamente nella coda
e dopo un viaggio che gli sembrò infinito, finalmente la
testa aveva raggiunto uno spazio più ampio, presto seguita
dall’intero corpo. In un primo momento, gli parve
completamente assurdo: stava infatti galleggiando in un infinito spazio
bianco, con gli abiti che gli si gonfiavano addosso, come se fosse
sott’acqua. Per quanto cercasse di strizzare gli occhi, non
riusciva a capire dove finisse quello strano luogo. Provò a
muovere qualche passo in quel bianco incredibile, ma per fare
ciò dovette aiutarsi con le braccia, mentre i capelli gli
volteggiavano liberi intorno.
Aveva sempre più l’impressione di essere
sott’acqua. Poi sentì un pizzicore terribile sui
piedi e abbassando lo sguardo su di essi, spalancò gli occhi
e ancora adesso non riusciva a capire se lo avesse fatto per la
sorpresa o per l’orrore. Con suo enorme sgomento infatti, le
sue scarpe e le sue caviglie si stravano letteralmente sbriciolando in
centinaia di particelle, che subito sparivano in quel immenso spazio
vuoto. Il Cyborg provò a urlare, ma nessun suono
uscì dalle sue labbra, provò a muoversi, ma non
riuscì a fare nemmeno quello. Poteva solo fissare impotente
e con terrore quello strano fenomeno che presto lo raggiunse alle
ginocchia, ai fianchi… Voleva urlare, correre, fare
qualsiasi cosa piuttosto che rimanere immobile senza poter fare nulla,
ma il suo corpo non reagiva e presto C-17 sparì nel nulla.
Quando
aprì gli occhi, si sentiva bene, meravigliosamente bene. Si
sentiva forte, potente oltre ogni immaginazione. Si sentiva
incredibilmente soddisfatto e felice. Si fissò la propria
mano destra con sguardo estremamente contento. Aveva girato e rigirato
la mano un paio di volte. Era verde, con delle macchie scure e delle
lunghe unghie nere. Erano strane, se le ricordava diverse…
eppure era stato estremamente soddisfatto. Provava una gioia
irrefrenabile e la sua mente era sommersa di pensieri che non gli erano
mai passati nemmeno per l’anticamera del cervello: potere,
conquista, distruzione…
“Ma
che cosa è successo?” Il Cyborg interruppe il
flusso dei suoi pensieri, mentre si prendeva la testa con entrambe le
mani, incapace di comprendere. Ma era più che sicuro, che le
emozioni che aveva provato, gli occhi con cui aveva visto e il corpo
con cui aveva agito, non fossero stati i suoi, ma quelli di Cell. E
ora, con la mente libera e con di nuovo il possesso del suo corpo
ripensava a quei momenti, l’unico sentimento che provava era
un disgusto indescrivibile. Lentamente spuntarono piccole bolle di
memoria, frammenti di ricordi confusi: la distruzione
dell’esercito, l’attesa dei dieci giorni, la
sconfitta di C-16… Deciso a impedire alla sua mente di
continuare a mostrargli quelle immagini, 17 cercò di
concentrarsi su qualcos’altro.
Ma
di nuovo la schiena gli venne attraversata da una scarica di
adrenalina: C-18!
“Lei
dov’è? Perché non è
qui?!” Il ragazzo si alzò nuovamente in piedi e si
voltò intorno un paio di volte, senza però vedere
nessuno.
-
C-18!! - Urlò il Cyborg con quanto fiato aveva.
-
C-18 dove sei? C… - il Cyborg non finì di
pronunciare nuovamente il suo nome. Nella sua testa era affiorato un
pensiero nuovo e gli si presentò davanti agli occhi come se
lo stesse vivendo per la prima volta.
Lei
lo stava attaccando, alla cieca e con la furia selvaggia di una bestia
in trappola.
“Perché
mi sta attaccando?” Si domandava C-17, attonito dal gesto
della sorella. Poi la sua coda comparve nel campo visivo di 17 e
inglobò senza il minimo scrupolo C-18, che iniziò
a urlare disperata.
-
Nooo!! - Urlò a sua volta C-17, tendendo una mano davanti a
sé come se la avesse avuta davanti e avesse potuto aiutarla.
Ma era solo un ricordo e il ragazzo ritrasse subito la mano e se la
mise tra i capelli, tirandoli forte.
Era stata colpita per colpa sua, per il suo stupido orgoglio.
Per non essere scappato con lei ma essersi voluto impuntare, dimostrare
di essere il migliore. E per questa sua stupida idea non solo lui, ma
anche la sua amata sorella era stata assorbita. Poi, un altro ricordo.
Cell, colpito da un pugno di inaudita potenza,
“vomitava” 18 e quel pelato che aveva visto insieme
con gli altri terrestri, quel certo Crilin, che la portava al sicuro.
Con quel pensiero riuscì a contenere il forte desiderio che
aveva di prendersi a zuccate contro una roccia, ma la tentazione di
farlo era ancora forte.
“E
adesso? Devo assolutamente ritrovare mia sorella, sapere se sta bene.
Se solo mi avesse lasciato un messaggio, un biglietto, qualcosa per
farmi capire dov’è...” Si chiese il
Cyborg prendendo a fissare il cielo.
“E
cosa farò io, adesso che è tutto finito?
Ucciderò Goku?” Una nuova immagine si
sostituì a quella di 18: un giovane ragazzo coi capelli
biondi, che combatteva con potenza e determinazione incredibile, Son
Goku.
"No,
non ho più la minima intenzione di uccidere, anche
perché mi sarebbe impossibile sconfiggere quella belva,
ora... Non con i poteri che ho adesso. E poi sarebbe come seguire gli
ordini di quel mostro di Gero” Pensò con stizza
17. Quel nome gli fece però venire in mente
un’idea, il laboratorio dove Gero compiva i suoi esperimenti.
Lei non era
accora stata riattivata, lei
era ancora lì.
“Effettivamente,
c’è qualcuno che può
aiutarmi” si disse l’androide mentre si preparava a
raggiungere la sua vecchia “casa” tra le montagne.
Non sapendo da che parte andare, si librò in aria e
partì alla massima velocità nella prima direzione
che gli capitò a tiro...
I risultati furono migliori di ogni sua più rosea
previsione: in meno di due ore, raggiunse infatti il tanto
odiato laboratorio, dove sperava ci fosse ancora lei.
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Capitolo 2 *** Capitolo I - Scavando tra i ricordi ***
Buongiorno
a tutti. Eccomi tornata dopo quasi due settimane di luuuunga assenza
con un altro capitolo della mia fanfic… fino adesso il
pubblico è stato… ehm… un pochino
scarso, ma mi auguro che presto qualcun altro voglia leggere la mia
storia.
scImMIA:
Grazie 1000 carissima ^^ Spero proprio che non rimarrai delusa (anche
se ne dubito XP). In questo capitolo vedrai se 17 sarà in
grado di trovare LEI, l’arma finale, come la chiami tu :).
Prima di lasciarvi alla lettura (pazientate un attimino) vi informo che
d’ora in poi, tranne casi particolari metterò un
capitolo nuovo ogni martedì e venerdì. Detto
questo, vi lascio (finalmente) alla lettura del capitolo 1, recensite
numerosi! ^^:
Capitolo I
- Scavando tra i ricordi:
Aveva
volato per circa un’ora, semi-nascosto da un velo leggero di
nuvole, verso nord (almeno qualcosina il suo radar riusciva a rilevare)
quando finalmente iniziò a intravedere la sconfinata
“Città del Nord”. Sapeva che
l’istituto del Dottor Gero era nascosto in una delle tante
montagne che circondavano la zona e aumentando ulteriormente la
velocità, si lasciò alle spalle la
città e si mise a esplorare ogni anfratto, cercando un
indizio che gli facesse riconoscere il punto dove una volta sorgeva il
laboratorio. Poi, su un’altura, vide brillare qualcosa di
bianco. Atterrando accanto ad esso, riconobbe la capsula che una volta
ospitava C-16.
“Perfetto!
Allora dovrei essere arrivato” si disse il Cyborg voltandosi
a destra e a sinistra. Una specie di vallata rocciosa semi-distrutta
con qualche rottame che spuntava qua e là... quel che
restava del laboratorio. 17 per un attimo temette il peggio, non si
ricordava che il laboratorio fosse stato distrutto a tal punto.
“Ma
non posso arrendermi senza averci almeno provato” si disse
lui cominciando a spostare le rocce e gettandosele alle spalle senza
riguardo. Ma dopo un' altra ora di lavori ininterrotti, ancora non
aveva trovato ciò che cercava e si concesse una pausa,
sedendo su un masso lì vicino. Ormai il sole aveva raggiunto
il suo apice e l’aria rovente gli bruciava i polmoni. Aveva
gli abiti zuppi di sudore e i capelli si erano tutti appiccicati sulla
fronte e sulla nuca. Ai suoi piedi si stava velocemente formando una
macchia di gocce che cadevano copiose dal suo viso. Aveva ormai perso
la speranza che ciò che cercava si fosse salvato, quando
percepì un rumore inusuale e flebile, come di un computer.
Fiducioso, si affidò all’udito per capire la
provenienza del rumore e infine giunse a un piccolo tunnel verticale
che conduceva sottoterra. Vi entrò senza esitare e si
ritrovò in una piccola stanza scavata nella roccia,
illuminata soltanto da una debole luce al neon. Dalla parte opposta
della stanza rispetto all’entrata c’era un
macchinario, anzi, un enorme computer dal quale proveniva il rumore che
lo aveva attirato lì. Collegata al computer da dei cavi e
dei fili elettrici, l’oggetto delle sue ricerche: una capsula
uguale alla sua e a quella di 18 quando Gero li aveva fatti cadere in
un sonno artificiale, solo che sopra aveva stampato il numero 21. Il
volto del misterioso personaggio era semi-nascosto dal riflesso
verdastro del vetro, ma 17 non ebbe dubbi su chi fosse. Un sorriso
gioioso e soddisfatto gli comparve sulle labbra e senza staccarci gli
occhi di dosso si avvicinò alla capsula e ci posò
una mano sopra, con aria malinconica. Poi ci batté sopra la
mano un paio di volte e la staccò dal computer senza tanti
complimenti, portandola all’esterno.
La
fece cadere a terra con malagrazia, premette senza indugi il pulsante
di apertura e si mise in un angolo, in attesa. Una mano
spuntò e si afferrò al bordo della capsula,
seguita un attimo dopo dal busto di una ragazza sui vent’anni
che, notando che si trovava all’aperto, voltò
lentamente la testa prima a destra e poi a sinistra, attonita. Poi un
sorriso fece lentamente capolino sul suo bel volto e andò
allargandosi, sempre di più, irradiandole il viso con una
gioia indescrivibile. Schizzò fuori dalla capsula che
l’aveva tenuta prigioniera per tanto tempo con una serie di
capriole e quando toccò terra spiccò un balzo che
avrebbe fatto impallidire il campione mondiale di salto in alto prima
di mettersi a volare di qua e di là, a casaccio urlando di
gioia e ridendo di gusto. Era alta e slanciata, con degli occhi di un
azzurro limpido come il cielo, uguali in tutto e per tutto a quelli di
17, eccezion fatta per il nero morato che le contornava
l’iride, un dettaglio che, nonostante i numerosi sforzi, Gero
non era riuscito a far venire via. Le forme non erano molto prominenti, ma erano proporzionate per il suo fisico asciutto.
I lunghi capelli le arrivavano ai
fianchi, erano neri come l’ebano e lisci come la seta, con
qualche ciuffo ribelle sugli occhi. Portava anche lei degli anelli
dorati sulle orecchie, proprio come 17 e 18. Quando infine si diede una
calmata, assunse la posizione sdraiata e si lasciò
dolcemente cadere a terra, con le mani intrecciate dietro la testa.
Portava dei jeans abbastanza ampi, una cintura nera con doppia fila di
borchie mentre ai piedi indossava delle All-Star nere. Sopra ai jeans
portava una canottiera nera attillata con sopra stampato il fiocco
rosso con sopra le due “R” bianche simbolo del Red
Ribbon. E sopra indossava una giacca di jeans con un unico bottone a
livello dello stomaco e con due tasche laterali.
Quando
toccò terra, chiuse lentamente gli occhi, assaporando il
leggero venticello che le carezzava il viso. Era una sensazione che non
provava da troppo tempo. Solo allora 17 si fece avanti, avanzando a
piccoli passi.
-
Ciao - la salutò. Lei, che non si era accorta di lui fino
adesso, scattò in piedi facendo un paio di salti mortali
all’indietro e si mise in posizione d’attacco e con
un’espressione feroce in volto. Ma si rilassò
subito, riconoscendo l’amico.
-
Ciao 17! - Lo salutò con allegria.
-
Passato un buon letargo C-21? - fece lui con ironia
-
Non chiamarmi C-21, sai che non lo sopporto - Disse lei con tono
risentito si voltava verso la sua capsula rivolgendole uno sguardo
carico d’astio prima di disintegrarla con un ki-blast.
-
D’accordo, scusa C-21 - Rispose 17 con un sorriso malizioso.
-
Non cambierai mai - disse 21 sospirando.
-
E perché è tutto a pezzi? Non mi dirai che sei
riuscito a strappare a Gero il permesso di farlo - Chiese la Cyborg,
ironica.
-
È una storia lunga... ti basti sapere che è stata
una persona indegna di battersi con me e 18. Gero non
è più un problema dato che ho provveduto a
decapitarlo e a ridurlo in cenere - Sogghignò 17, non senza
soddisfazione. 21 non potè fare a meno di sogghignare a sua
volta.
-
Ti ho mai detto che sei un grande? -
-
Non lo dici mai abbastanza - rispose soddisfatto il giovane androide.
-
Certo Cyborg n°17, certo... E cosa hai fatto in tutto il tempo
in cui io dormivo? Hai compiuto il tuo compito e hai distrutto Goku? -
Chiese lei, curiosa.
-
Ci mancherebbe altro! Figurati se obbedisco agli ordini di quel pazzo
di Gero - Poi le raccontò tutto ciò che aveva
visto e fatto negli ultimi tempi con tono sicuro e spavaldo,
soprattutto quando narrò del suo scontro con Piccolo. Ma non
potè impedire alla sua voce di tremare, quando
raccontò di Cell e del suo assorbimento.
Tralasciò però di informarla dei ricordi di Cell
che gli passavano per la testa di tanto in tanto.
-
E C-18? - domandò 21 all’improvviso. A quella
domanda, 17 si rabbuiò.
-
Non lo so - disse in un soffio il giovane androide. I due stettero in
silenzio per un po’. Poi con un tono un pelo più
allegro lei disse:
-
Cosa abbiamo intenzione di fare Cyborg numero 17? Non possiamo mica
stare qui a marcire, no? - Questa domanda colse 17 alla sprovvista, poi
rispose:
-
Io pensavo, speravo che mi dessi una mano a ritrovare mia sorella, tu
sei in grado di percepire le auree, tu puoi dirmi
dov’è 18 -
A
questa affermazione, la Cyborg si adombrò.
-
Non posso, invece. Noi Cyborg non abbiamo aura - Ma vedendo lo
sconforto dell’amico aggiunse:
-
Però non può essere andata troppo lontano, voglio
dire non può mica aver lasciato la terra, no? In qualche
mese, facendo le adeguate ricerche, potremmo trovarla -
Questa
frase fece sorridere C-17, riaccendendo in lui la speranza.
-
Da dove partiamo?- chiese allora l'androide
-
Non saprei, da dove vogliamo. Io però preferirei partire con
l’esplorare le città più grandi,
sicuramente avremo più possibilità di trovare tua
sorella - rispose C-21.
-
A me va bene. Partiamo subito - Rispose lui schizzando in aria senza
preavviso e volando a tutta velocità. Ma in pochi secondi
lei gli tagliò la strada.
-
Speravi davvero di fare uno scatto bruciante Cyborg n°17? Se
non ti ricordi io sono stata programmata per essere la più
veloce in assoluto - disse 21 ridacchiando e partendo poi a
velocità supersonica. Subito 17 le urlò:
-
Fermati 21! Lo so che sei la Cyborg più veloce,
però tu sai che non riesco a starti dietro! E
perché continui a chiamarmi Cyborg n°17? Sai
benissimo che non mi piace -
-
Certo che lo so! Ma finché continuerai a chiamarmi C-21, io
ti chiamerò Cyborg n°17-
-
Non sei cambiata neanche un po’ Reika -
-
Neanche tu 17 -
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Capitolo 3 *** Capitolo II - Alla ricerca di C-18 ***
T_T
Ma faccio così schifo a scrivere? Non ha commentato
nessuno... adesso mi intristisco... Se non recensite e non mi tirate su
coi vostri commenti io mi sento demotivata
Vabbè, vi lascio a questo nuovo capitolo che, spero, vi
piaccia più del precedente... Buona lettura:
Capitolo II
- Alla ricerca di C-18:
I
due Cyborg volavano da poco tempo a velocità moderata,
quando avvistarono la prima città, “Star Orange
City”, una città decisamente in fermento: tutti
correvano e urlavano, in preda ad una pazza gioia. Dovunque volavano
coriandoli colorati, nastri, anche rotoli di carta igienica. I due
decisero di atterrare, per dare meno nell’occhio, ma tanto
nessuno avrebbe badato a loro, presi com’erano nella loro
festa.
All’improvviso, tutti si avviarono, correndo e sgomitando a
una grande arena con un ring al centro, circondato da decine di
videocamere e fotografi. Venticinque tegole erano impilate in bel
ordine e il ring era cosparso di attrezzi ginnici, oggetti pesantissimi
e quant’altro. I Cyborg decisero di stare a guardare,
dopotutto, in tutta quella calca potevano anche imbattersi per caso in
C-18.
Dopo
aver trovato un paio di posti in 3° fila (dopo aver aspramente
litigato con una coppia di vecchi decrepiti), poterono finalmente
capire qualcosa di quella manifestazione: infatti, il cronista che
aveva commentato lo scontro con fece il suo ingresso sul ring e
cominciò a urlare con quella sua vocetta snervante.
-
Benvenuti signore e signori, oggi l’eroe che ha salvato il
mondo dalla minaccia di Cell, si esibirà per noi in una
serie di esercizi per dimostrare che è davvero il
più forte della galassia!! - Se C-17 si aspettava di vedere
salire sul palco Goku o qualcuno dei suoi amici, rimase decisamente
deluso: si fece infatti avanti un colosso con un cespuglio scuro in
testa che si mise al centro del ring come se avere salito la scaletta
che conduceva sull'arena fosse la vincita più importante
della storia. Il pubblico esplose tra applausi e grida di trionfo.
-
E quello sbruffone avrebbe battuto Cell? Poi verrà a
raccontarci che l’anno scorso ha nevicato nel deserto del
Sahara il quindici di agosto- Disse l’androide visibilmente
irritato.
-
Tu accusi qualcun altro di essere uno sbruffone? Ma ti sei mai sentito
quando parli? - Disse la sua amica sogghignando.
-
Mi stai provocando? - Sibilò il Cyborg tra i denti
-
Può essere - rispose lei, senza cancellare il sorriso dalla
faccia. 17 stava per ribattere, quando all’improvviso il
colosso urlò alla folla:
-
SIETE PRONTI?! -
-
SÌÌÌÌÌ!! -
Urlò la folla, in preda all’eccitazione e
all’improvviso lo strano individuo si abbattè
sulle tegole con una sola mano, frantumandole. La folla si
spellò le mani dagli applausi, nessuno avrebbe potuto
(secondo loro) distruggere venticinque tegole.
Vedendo quella scena, un altro ricordo si fece spazio nella mente di
17: durante il Cell-game quel tizio era venuto a sfidare il mostro e si
era esibito con un trucchetto del genere prima di iniziare a
combattere. Già solo a quella visione pietosa un sorrisetto
gli spuntò sulle labbra, seguito da una risatina sommessa.
Poi quel colosso si era gettato a capofitto su Cell, mentre il cronista
continuava a elogiarlo, nonostante Cell non facesse una piega. 17
iniziò a ridacchiare di gusto, coprendosi la bocca con la
mano mentre Reika lo guardava stupita. Poi Cell lo aveva colpito con il
taglio della mano e Satan era volato fuori dal ring continuando a
ripetere che dopo sarebbe tornato a combattere. Il Cyborg dovette
premersi anche l’altra mano davanti alla bocca per non
esplodere a ridere. Era una cosa assolutamente patetica: quel tizio che
si atteggiava un grande eroe adesso era prossimo alle lacrime solo per
aver distrutto un numero relativamente esiguo di pezzi di calce. Ma
quando Satan urlò, soddisfatto come non mai:
-
Questo è il colpo con cui ho sconfitto Cell! - C-17 non
resistette più e scoppiò a ridere come un matto,
attirandosi addosso gli sguardi di quasi tutto il pubblico e di alcune
telecamere.
***
Intanto,
a casa di sua madre, Trunks aveva da poco finito di fare una doccia e
aveva intenzione di rilassarsi un po’ con una bibita
ghiacciata e un po’ di tv. Così, si
arrotolò un asciugamano intorno ai fianchi, prese del succo
d’arancia dal frigo e si sistemò sulla poltrona
davanti alla tv. Poi accese l’apparecchio giusto giusto sul
canale che trasmetteva il “trionfo” di mr Satan.
Quando l’audio iniziò a sentirsi, al saiyan
andò il succo di traverso. Aveva infatti udito una risata
che gli era tremendamente familiare. Quante volte l’aveva
sentita mentre massacrava intere città distruggendo tutto
ciò che gli capitava a tiro? Se avesse bevuto un' enorme
tazza di caffè nero bollente senza il minimo accenno di
zucchero, l’effetto non sarebbe stato diverso. Sentendo che
suo figlio rischiava di soffocare Bulma era accorsa, con il figlioletto
in braccio.
-
Trunks tesoro, che succede? - Chiese la donna.
Il
saiyan aveva appena ripreso il controllo e fissavo lo schermo con uno
sguardo imbevuto d’odio, mentre sentiva la rabbia che pulsava
in lui come un profondo taglio nel petto. Gli sembrava quasi di sentire
ancora la sua scarpa premergli sulla testa calpestando il suo orgoglio
e umiliandolo come non mai. La sua tipica espressione sorridente era
sparita, per lasciar posto a una maschera di rancore, mentre un solo
pensiero gli passava in testa: VENDETTA.
Vendetta per tutti gli innocenti uccisi, vendetta per la morte del suo
maestro.
Vendetta per l’uccisione di suo padre.
-
Devo uscire - rispose il ragazzo, laconico e correndo poi in camera
sua, vestendosi in fretta e furia. Solo allora la donna rivolse lo
sguardo verso lo schermo: in basso a sinistra, c’era una
stella arancione simbolo della rete televisiva che trasmetteva le
immagini. E l’immagine che stavano trasmettendo era quella di
un ragazzo moro che era ormai prossimo alle lacrime per un motivo che
non conosceva, ma il suo volto le bastò a farle correre un
brivido di paura lungo la schiena. Però c’era
anche una ragazza con lui, che gli stava nervosamente tirando una
manica e si guardava intorno, un po’ preoccupata da tutte le
occhiatacce che tutti indirizzavano verso di lui.
-
Torna tutto intero, mi raccomando - disse Bulma a suo figlio mentre lui
correva verso la porta.
-
Non preoccuparti mamma. Vado, lo distruggo e torno - e così
dicendo, guadagnò la porta e si preparò a
sfrecciare via, quando Bulma lo fermò.
-
Senti Trunks, lo so che lo odi con tutta l’anima, ma cerca di
capirlo un po’. Non può avere un passato meno
travagliato del tuo. Prima di distruggerlo, prova a dargli
un’altra possibilità, chissà che dopo
l’assorbimento di Cell non sia cambiato - Ma davanti
all’espressione di pietra del figlio, Bulma non
potè fare altro che lasciargli il braccio e sperare che il
figlio non commettesse imprudenze.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo III - Battaglia ***
Ciao
a tutti! Eccomi riemersa dal mondo dei morti XD . Passiamo subito ai
ringraziamenti:
sCimMIA: Temo
proprio che sì, tranne noi due e altre poche anime sante, 17
alla maggior parte delle persone sta antipatico T_T . Noo,
però Reika chiamala Reika, povera., sennò si
offende XD. Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento, ciao ciao!
^^
LORIGETA: grazie
per la fiducia, spero che questo capitolo ti piaccia, ciao ciao! ^^
Capitolo III - Battaglia:
Trunks
ci mise qualche minuto a raggiungere la città. Intanto i
Cyborg ebbero tutto il tempo di “divertirsi” un
po’. Quando 17 si fu finalmente calmato, il cronista
iniziò a sbraitare:
-
Signore e signori, un misterioso e irrispettoso ragazzino sta mettendo
in dubbio l’autorità di mr Satan. Come ti
permetti, insolente?? Dovresti portare rispetto per chi è
più forte e più eroico di te!! -
C-17
si limitò ad un sorrisetto di sufficienza e dopo aver
scoccato un'occhiata d'intesa a Reika aggiunse:
-
Noi sapremmo spaccarne minimo cinquanta di tegole. E con una mano sola
- Satan cominciò a ridere in maniera esagerata, ben presto
imitato dalla folla. L’espressione decisa dei due Cyborg non
mutò, anzi. - Avete paura che una coppia di ragazzi possa
battere il vostro... ehm... fantastico record? - Chiese Reika in tono
sarcastico. Mr Satan interruppe di colpo la risata e
cominciò a urlare
-
Nessuno potrebbe mai distruggere cinquanta tegole in solo colpo e ancor
meno una coppia di mocciosi come voi! -
-
Sei solo un coniglio - ribattè 17, sicuro di poter
dimostrare a quel pallone gonfiato chi fosse realmente il
più forte.
-LA
VEDREMO! Preparate cinquanta tegole per ciascuno a questi due
sbruffoni!! Dimostrateci la vostra incredibile forza, avanti -
sbraitò Satan, punto sul vivo.
Così
i due androidi si avviarono sul palco con una coordinazione perfetta e
sempre in contemporanea si piazzarono davanti alle tegole.
Bastò loro uno sguardo di intesa, poi, con una precisione
tale da sembrare una cosa sola, i due fecero a pezzi le tegole con una
facilità mostruosa, il tutto con una sola mano. Un silenzio
di tomba calò sui presenti, mosso solo da qualche alito di
vento. Poi l’intero pubblico strabuzzò gli occhi e
spalancò la bocca mentre osservavano allibiti i due ragazzi
che si pulivano gli abiti dalle schegge che avevano provocato
distruggendo le tegole.
-
M-Mr Satan, cosa pensa di questa m-manifestazione di forza? - Chiese a
mezza voce il cronista.
-
E’ solo un trucco, d-deve per forza essere un trucco -
rispose Satan boccheggiando
-
Visto che per te è solo un trucco, ti sfido, così
non potrò di certo barare - disse C-17 con spavalderia.
Faceva parte del suo io voler dimostrare a tutti di essere il
più forte e non sopportava che una simile nullità
come Satan osasse atteggiarsi come più forte di lui.
-
Non mi abbasserò a combattere con un ragazzino di vent'
anni, mi rifiuto! - disse mr Satan cominciando a tremare.
-
Come mai trema mr Satan? - Chiese il cronista
-
Non trovate che faccia un po’ freddo oggi? - Chiese Satan. Ma
tutti i gelati e i ghiaccioli che gli spettatori tenevano in mano,
lasciavano bene intendere che di freddo quel giorno ce n’era
ben poco.
-
Ma come, il grande eroe che ha sconfitto Cell, ha paura di affrontare
un ragazzo? Cosa diranno i fan? - Chiese Reika con ironia.
“Non
posso permettermi di perdere l’opinione pubblica, non per
colpa di due ragazzini. Chissà che non avvenga un miracolo e
riesca a sconfiggerlo” pensava intanto Satan
-
E va bene, accetto! Quando sarai nella polvere ti pentirai di avermi
sfidato! - Subito la folla esplose in un urlo di incoraggiamento. Mr
Satan già vedeva il suo impero fallire prima ancora di
essere fondato quando comparve sul campo di battaglia (che degli
inservienti avevano provveduto a sgomberare) Trunks, appena disceso dal
cielo. Aveva visto dall’alto C-17, anche se non aveva capito
il suo dialogo con Mr Satan e credeva che adesso il Cyborg avesse
intenzione di fare una carneficina.
-
Fermati subito C-17, non ti permetterò di uccidere questa
gente! - Urlò il saiyan al Cyborg che non lo
sentì nemmeno, tanto era impegnato a controllarsi per non
rispondere a tono alle accuse di Satan.
-
Punto primo: non urlare, ti stanno guardando tutti - Disse allora
Reika, che nel frattempo si era placidamente sdraiata
sull’erba che circondava il ring. Effettivamente, centinaia
di occhi erano puntati sul ragazzo che era piovuto dal cielo e che
accusava un ragazzo della sua età di essere un assassino.
Trunks arrossì non poco.
-
Punto secondo - Continuò lei - Se vuoi che 17 non uccida
nessuno, ti conviene intervenire, perché se quel tizio
continua a dirgli che ha barato quando ha distrutto le tegole,
c’è il serio rischio che lo ammazzi di botte -
finì l’androide riprendendo a fissare le nuvole
perdendosi nei suoi pensieri. Trunks delle tegole non ne sapeva niente,
ma neanche ci teneva a saperlo, così si voltò e
vide 17 che a momenti iniziava a fumare mentre il tizio che aveva
assistito al Cell-game continuava ad elencare i vari motivi per cui era
logico che avessero preparato delle tegole truccate prima di sfidarlo e
così batterlo senza sforzo.
-
ADESSO BASTA!! - Sentì sbraitare all’improvviso.
Era il Cyborg che aveva passato il limite del sopportabile e stava
partendo all’attacco di mr Satan, ma si bloccò
all’improvviso quando tra lui e il colosso si mise Trunks,
con un’espressione di pietra sul volto.
-
Stammi a sentire- bisbigliò il ragazzo - Lascialo stare e
vieni lontano da qui- ma 17 non era molto incline a starlo a sentire e
cercò di passargli di lato, ma senza risultato
-
Senti, vieni via da qui e mi batterò con te- disse Trunks,
sempre bisbigliando.
-
Ho già potuto verificare le tue forze, qualche tempo fa.
Sarebbe solo una perdita di tempo battermi con te- rispose il Cyborg
con sufficienza.
-
Ti assicuro che non si ripeterà di nuovo ciò che
è successo la prima volta - ribattè Trunks tra i
denti, ancora bruciante per la tremenda sconfitta inflittagli da 17.
-
Tsk... come vuoi. Solo non metterti a frignare, quando ti
avrò battuto - disse l'androide, con sarcasmo.
-
Qui o altrove? - Chiese allora C-17
-
Altrove- rispose Trunks
-
Adesso? -
-
Sì -
-
Uno contro uno? -
-
Sì, ok? -
-
Ok, andiamo - disse il Cyborg librandosi come una piuma. Trunks lo
imitò e puntò verso ovest, volando a
velocità di crociera. Prima di seguirlo, 17 diede una voce a
Reika.
-
Reika, vieni! Ce ne andiamo da questo schifo di posto -
-
Ah sì? E dove andiamo di bello? - Chiese lei alzandosi in
piedi e seguendo l’amico in cielo.
-
Qualcuno ha bisogno di una piccola lezione- rispose noncurante 17
accennando con la testa a Trunks, che si era fermato dopo essersi
accorto che il Cyborg non lo stava seguendo e che ora attendeva
impaziente. Reika si sporse oltre la spalla di 17 per fissare meglio
quel ragazzo dai capelli così strani.
-
Ma chi è quello? Che ti ha fatto? - Chiese stranita la
Cyborg all’aria così innocua di Trunks,
nonostante il serio cipiglio che aveva stampato in volto.
“Strano…
mi sembra di averlo già visto” pensò un
attimo dopo Reika, ma non ricordava proprio dove avesse già
visto quello sguardo così freddo e distaccato.
-
Mi ha sfidato. In un certo senso gli sto facendo un favore - la voce
sarcastica di 17 la scosse dai suoi pensieri.
-
Va bene, ma vedi di non fargli troppo male - concluse Reika voltandosi
nuovamente verso il moro.
-
Sì, sì. Non sono un mostro assetato di sangue.
Diciamo che lo spedisco a letto solo per una settimana o poco
più - disse ironicamente C-17 incrociando le braccia. Reika
sbuffò irritata, ma non obbiettò. Così
i due raggiunsero Trunks e i tre ragazzi finalmente partirono con
destinazione campo di battaglia, lasciandosi alle spalle Mr Satan che
urlava loro in preda a un’euforia indescrivibile per aver
salvato la faccia:
-
E poi dite a me che sono un coniglio? Ma guardatevi come fuggite! Chi
è il più forte, eh? SONO IO! -
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Capitolo 5 *** Capitolo IV - Sangue Innocente ***
Buongiorno
a tutti! Ecco arrivato martedì e con martedì
arriva anche un capitolo nuovo, che vi piaccia o no muahaha! Ogni tanto
ho queste crisi di pazzia, non fateci caso eheh ^^".
sCimMIA:
riguardando una delle ultime puntate in cui compare 17
(ahimè T_T), ho notato che quando C-16 gli chiede di
scappare, lui si irrita e si scaglia contro Cell... quindi ho pensato
che mai avrebbe accettato delle critiche, men che meno da una
nullità come mister Satan. Spero che anche questo chappy ti
piaccia e che continuerai a seguirmi fino alla fine ^^ Un bacione.
Avverto
che questo capitolo sarà lungo, ma ricco di colpi di scena.
Chiusa questa parentesi mini-mini, auguro a tutti una buona lettua. A
presto!
Capitolo
IV
– Sangue innocente:
I
tre giovani volavano da qualche minuto e si erano da tempo lasciati la
città alle spalle. Stavano sorvolando l’oceano,
per raggiungere il luogo prescelto da Trunks per lo scontro. Il saiyan
rivolgeva spesso uno sguardo decisamente poco amichevole verso 17, ma
lui si limitava a ignorarlo, come se non lo considerasse degno della
sua attenzione e seguitava a fissare sempre davanti a sè.
Reika invece volava a pelo d’acqua, sfiorando ogni tanto la
superficie del mare con una mano e creando uno zampillio di gocce dai
colori cangianti, con un’espressione calma e felice in volto.
“Sembra
quasi una bambina” pensò Trunks, mentre lei si
voltava sul dorso e chiudeva gli occhi mentre assaporava la brezza
marina che le accarezzava la faccia e le scompigliava i capelli. Per il
saiyan fu quasi inevitabile sovrapporre l’immagine della
ragazza a quella sempre tranquilla e sorridente di Son Goku e questo
pensiero lo distrasse per un attimo dalla sua vendetta. Ma quando lei
riaprì gli occhi, il colore del ghiaccio fece sparire
immediatamente il lieve sorriso che per un attimo era comparso sul
volto del ragazzo.
Presto
si iniziarono ad intravedere delle isolette dal terreno verdeggiante
alternate a zone rocciose. Per 17 quello non fu certo un luogo
piacevole. Era ancora troppo fresco il ricordo di quella maledetta
cicala troppo cresciuta e rievocare la sua immagine nella mente lo fece
rallentare bruscamente per qualche istante, prima di rimettersi in pari
col saiyan dai capelli lilla.
A
quella reazione sul volto saiyan dai capelli lilla comparve un ghigno
malvagio. Aveva portato C-17 in quel posto con l’obbiettivo
di riportare a galla cupi ricordi e di certo aveva raggiunto il suo
scopo. Quando adocchiò un’isola che
reputò abbastanza grande, Trunks atterrò
lentamente su uno spiazzo, immediatamente imitato
dall’avversario.
Reika invece atterrò più in là e, dopo
aver incrociato le braccia, si appoggiò con una spalla su un
masso, protetta dalla sua ombra, pronta ad assistere al uno scontro che
sembrava inevitabilmente favorevole al Cyborg, visto le modeste
dimensioni dell’aura di Trunks. I due ragazzi si misero uno
di fronte all’altro a qualche metro di distanza. C-17
incrociò le braccia a livello del petto, attendendo
pazientemente la prima mossa dell’avversario. Trunks invece,
teneva le braccia rasenti ai fianchi e fissava il Cyborg con rabbia
repressa e trattenuta a stento. All’improvviso strinse di
scatto i pugni, mentre i capelli si alzavano lentamente sulla sua testa
e piccoli sassi si levavano dal suolo, mentre un sorrisetto si
delineava sul suo volto. Poi, con un breve urlo liberatorio, i capelli
lilla si tinsero del colore dell’oro, mentre gli occhi color
del cielo diventavano verde acqua, mentre la sua aura aumentava a
dismisura.
Da
tutt’altra parte, un saiyan che ben conosciamo, aveva
percepito il forte innalzamento dell’aura di Trunks e si era
lentamente voltato nelle direzione dalla quale proveniva. Vegeta
interruppe il suo allenamento nella Gravity Room e si
concentrò ulteriormente per cercare di capire contro chi suo
figlio stesse combattendo, ma a parte la gigantesca aura del figlio,
non ne percepì altre accanto a lui. Decise comunque di stare
all’erta, casomai dovesse succedere qualcosa.
Contemporaneamente
il Cyborg numero 17 ostentava un’espressione rilassata. Non
aveva nemmeno assunto la posizione da combattimento, nonostante lo
sprigionamento di forza di Trunks. Ma quando il saiyan fece esplodere
la sua aura, 17 fu costretto a coprirsi il viso con le braccia per non
essere sbalzato via e di quel istante approfittò il saiyan
per sparire. Così, quando il Cyborg riaprì gli
occhi, non vedo più il nemico di fronte a sé ed
ebbe a malapena il tempo di ravvedersi dalla sorpresa che un colpo
terribile sulla schiena e gli mozzò il fiato.
Ma non ebbe il tempo di riprendersi che si sentì afferrare
per una spalla e venne voltato di 180 gradi per ricevere un devastante
pugno in pieno viso. La forza dell’impatto fu tale che venne
scaraventato via e ruzzolò rovinosamente per una decina di
metri, prima di fermarsi. Si risollevò sui gomiti e poi si
appoggiò sulle mani, guardando Trunks con
un’espressione tra lo stupito e l’adirato e un
rivolo di sangue che colava dal labbro. Si risollevò con uno
scatto e si gettò verso di lui intenzionato a colpirlo con
un calcio in direzione dello stomaco, che però venne parato
con estrema facilità. Senza darsi per vinto, il Cyborg
provò a colpirlo con l’altra gamba sul mento,
mentre puntava le mani a terra per sostenersi, ma anche questo colpo
venne parato dal saiyan, che lo teneva in pugno. Allora il Cyborg
tentò di liberarsi facendo forza con le gambe nel tentativo
di gettarlo a terra, ma Trunks troncò ogni suo tentativo,
colpendolo con una poderosa ginocchiata in pieno stomaco.
Il Cyborg sputò un fiotto di sangue scarlatto e
portò istintivamente una mano sulla parte colpita mentre
scariche di dolore gli attraversavano il corpo e il saiyan ne
approfittò per mollare la presa sulla gamba sinistra di 17
e, dopo aver saldamente afferrato con entrambe le mani la gamba destra
del ragazzo, lo fece volare verso il cielo, per poi raggiungerlo con la
super velocità e colpirlo in pieno sulla testa con una
martellata a due mani. La distanza tra lui e il terreno si
esaurì in un attimo e il Cyborg si rialzò a
stento e tra mille gemiti, mentre una scia di sangue partiva dalla
testa e colava giù, giù fino ai lati del naso e
poi sparendo lungo il collo.
-
17, scappa!! Quel ragazzo ha una forza che è più
del doppio della tua!! Ti prego, vieni via!!! - A parlare era stata
Reika, in preda al panico per l’aver visto C-17 in
così serie difficoltà nonostante lo scontro fosse
appena cominciato.
-
Mai! Non ho intenzione di scappare come un coniglio -
sbraitò 17 in direzione della Cyborg, e alzandosi
nuovamente, anche se a stento, per gettarsi nuovamente contro
l’avversario con un calcio, ma Trunks lo parò
senza sforzarsi minimamente, alzando l’avambraccio e
bloccandogli il colpo.
-
L’esperienza di Cell non ti ha cambiato a quanto vedo - disse
Trunks a mezza voce. Poi strinse la presa sulla gamba del Cyborg e lo
spedì a terra con tanta violenza che si aprì un
cratere nel punto in cui C-17 toccò terra. Il moro, con uno
sforzo immenso, riuscì a rimettersi in ginocchio, sputando
sangue. Ma Trunks, dopo essersi avvicinato a sufficienza, lo
rimandò a terra con un calcio dritto in mezzo alle scapole,
con un espressione di marmo in volto. C-17 riuscì a malapena
a voltarsi verso di lui, respirando a fatica e con un dolore
martellante che gli percuoteva tutto il corpo. Il ragazzo era contro
sole e l’ombra gli nascondeva il viso ma il Cyborg capiva
benissimo che se non faceva qualcosa, sarebbe stata morte sicura.
Cercando di raccogliere le ultime forze, tentò nuovamente di
alzarsi in piedi, ma Trunks alzò lentamente una
gamba e gli mise tranquillamente una scarpa sulla tempia, impedendogli
qualsiasi movimento.
-
Lasciami... lasciami andare! - Intimò 17 con la voce
spezzata dal dolore che lo attanagliava, mentre fissava con astio il
giovane saiyan.
Per
tutta risposta Trunks cominciò a premere, forte, sempre
più forte... il Cyborg strinse i denti, serrò la
mascella, ma il dolore aumentava e ben presto non riuscì a
trattenere urla di dolore.
Reika
intanto era in un angolo del “ring” con
un’espressione terrorizzata, talmente sconvolta da quella
scena raccapricciante da non riuscire a reagire. Alle urla sempre
più forti di 17, sul volto di Trunks comparve un ghigno
feroce mentre la tempia del moro scricchiolava paurosamente sotto la
sua scarpa, che non accennava a smettere di premere.
-
Soffri C-17? - Chiese allora il saiyan
-
Pensa al dolore che hai provocato mentre distruggevi intere case con un
gesto, mentre recidevi le vite altrui come i fiori di un prato - Mentre
parlava, la sua voce crebbe, fino a diventare un urlo
-
PENSA A COME TI DIVERTIVI QUANDO HAI ASCOLTATO LE URLA DI MORTE DI MIO
PADRE, DI GOHAN E DI TUTTI GLI ALTRI MIEI COMPAGNI!! - Intanto il suo
volto era deformato da una maschera di furore e odio e alzò
lentamente il piede dall’ormai incosciente 17 che giaceva
nella polvere. Poi con un calcio lo alzò da terra e
cominciò a massacrarlo a suon di pugni e calci, sfogando la
rabbia che lo attanagliava. Quando infine il corpo martoriato di 17
ricadde al suolo, con lividi violacei cosparsi per il corpo, coi
vestiti lacerati e macchiati di sangue e polvere, Trunks
atterrò ansimante e si diresse lentamente verso di lui, con
un’espressione che lasciava ben pochi dubbi sulle sue
intenzioni. Si fermò a neanche un metro di distanza e
alzò con lentezza la mano destra, che iniziò a
luccicare di luce dorata, mentre il saiyan raccoglieva le energie per
un ultimo, letale ki-blast.
-
Non so se mi senti o se sei vivo o morto- disse ad alta voce il saiyan.
-
Ma se non sei già un trapassato, ti avverto che stai per
diventarlo. Nel senso letterale del termine - un piccolo sorriso
malvagio accompagnò quelle ultime parole. Intanto la sfera
di energia dorata aveva raggiunto dimensioni per lui sufficienti.
-
Muori! - Urlò. Poi, un dolore tremendo in faccia, e il
saiyan ruzzolò all’indietro di una decina di
metri.
Quando
riuscì a mettere a fuoco la scena, vide la ragazza che prima
aveva visto con 17 china su quest’ultimo
-
17! 17, dimmi qualcosa!! - Reika chiamava concitata l’amico,
scuotendo il suo corpo inerme, ma gli occhi del ragazzo seguitavano a
rimanere chiusi e la bocca, semiaperta, non emetteva suono.
All’inizio
Trunks aveva pensato che fosse solo una ragazza che il Cyborg aveva
rimorchiato in città tanto per divertirsi, ma a quanto
pareva da quella scena, in realtà sembravano conoscersi da
tempo e tanto anche. E la sua mente era troppo concentrata su pensieri
di vendetta da riflettere un attimo sul fatto che sapesse volare...
-
C-17!!! - L’urlo sconvolto della Cyborg riecheggiò
nel pesante silenzio che era calato tutt’intorno come un
sudario, mentre calde lacrime iniziavano a spuntare sui suoi occhi
chiari.
-
NO!! - La ragazza levò il volto al cielo prima di lasciare
libero sfogo alle lacrime che scivolando dalle sue guance, andavano a
cadere sul volto di 17, lasciando delle piccole chiazze sul suo viso
sporco di polvere. Per Trunks fu come tornare indietro, a quella
terribile sera di pioggia, quando aveva trovato il suo maestro con lo
sguardo vitreo aperto sul nulla e la bocca aperta in un muto
grido di dolore.
“No,
no! Non è la stessa cosa! Lui... lui ha sterminato gente
innocente per puro divertimento, è solo un Cyborg, non
merita che qualcuno pianga per lui” Eppure, nei pensieri che
gli attraversavano la mente sentiva che c’era qualcosa di
sbagliato in quel ragionamento, ma non riusciva ad afferrare
cos’era. Si sollevò lentamente in piedi,
passandosi una mano sul volto e asciugando il sangue che gli colava dal
naso in seguito al calcio ricevuto poco prima. Solo allora i singhiozzi
disperati di Reika si interruppero di botto e la ragazza si
voltò verso Trunks, con uno sguardo che trasudava odio puro.
Si
passò rudemente una mano sul viso, cancellando di colpo le
lacrime e balzando in piedi, mentre un’espressione di
rabbioso rancore le compariva sul volto.
-
Che cosa hai fatto? 17 non aveva mai fatto nulla di quello che hai
detto - Abbassò un secondo gli occhi, mentre un
altro paio di lacrime solcarono nuovamente le sue guance.
-
Lo hai ucciso senza motivo, bastardo! - la sua voce si
indurì di botto, mentre lei stringeva di colpo la mascella.
-
CHE COSA HAI FATTO?!! Reika alzò gli occhi di scatto. E
Trunks spalancò i suoi dalla sorpresa: erano... verdi?
Onde
concentriche esplosero intorno a lei, mentre decine di crepe
più o meno sottili si formavano ai suoi piedi, mentre nuvole
di polvere si alzavano da terra. I suoi capelli scuri ebbero un
violento guizzo verso l'alto, passando per un attimo a un colore
dorato, mentre centinaia di scintille del medesimo colore si
sprigionarono e si dissolsero in pochi secondi. Poi Reika esplose in un
urlo selvaggio, stringendo gli occhi e reclinando il busto
all'indietro, mentre la terra iniziava a tremare violentemente sotto la
spinta dell'energia sprigionata. Un istante dopo, la chioma le si
alzò definitivamente sulla testa, assumendo il colore dei
raggi del sole. Trunks senza quasi accorgersene arretrò di
un paio di passi davanti a quell’apparizione così
inaspettata. Le lacrime che fino a un momento correvano lungo le guance
della ragazza, si levarono verso l’alto e si disintegrarono
in pochi secondi.
-
La pagherai, verme! Pagherai per quello che hai fatto a C-17!! - Con un
urlo selvaggio Reika si gettò in avanti levando il pugno
destro già a un paio di metri dal bersaglio. Trunks, anche
se ancora mezzo frastornato dalla sorpresa, ebbe la prontezza di
mettersi in guardia. Ma all’ultimo secondo, la Cyborg
scomparve nel nulla e riapparve alle spalle del saiyan, colpendolo con
violenza inaudita sulla schiena. Pochi attimi dopo il ragazzo
sentì un dolore tremendo allo stomaco e a malapena vide
l’immagine della super saiyan con il pugno destro nel suo
ventre. Subito dopo averlo colpito alla pancia, la Cyborg
compì una capriola in avanti e colpì il saiyan
con un calcio rovesciato sulla schiena, facendolo sbalzare in avanti.
Non gli diede nemmeno il tempo di reagire e si portò davanti
a lui con la super velocità, colpendolo poi con un violento
destro in pieno volto. A Trunks sembrava che ad ogni colpo
un’ intera montagna gli si abbattesse addosso.
“Ma
come può avere una potenza simile? Anche se è
super saiyan, dovrei essere comunque più forte di
lei”. La Cyborg gli afferrò il volto con la mano e
lo sbattè con violenza a terra, per poi allontanarsi di un
paio di metri con una serie di ribaltate e iniziando a creare due
grosse sfere di energia dorata sulle mani. Trunks si mise faticosamente
in posizione seduta, con un rivolo di sangue sul labbro, dove Reika lo
aveva colpito. ma quando sentì l’urlo della Cyborg
e la vide scagliargli contro quei due enormi ki-blast, dovette far
ricorso a tutta la sua agilità per non essere travolto. A
contatto con il suolo, le due sfere esplosero, deformando il paesaggio
al punto da renderlo irriconoscibile e alzando una fittissima nube di
polvere. Il saiyan si nascose dentro quel polverone, nel tentativo di
riprendere un po’ di fiato e di pensare a uno straccio di
strategia da usare contro quella furia scatenata. Ma capì di
essere stato uno sciocco quando sentì una stretta salda sul
suo polso destro e poi lo sentì immobilizzato sulla schiena.
-
Stupido, io posso percepire la tua aura anche qua in mezzo - si
sentì sibilare sull’orecchio.
Il saiyan riuscì a voltarsi quel tanto che bastava a
scorgere il volto di Reika su cui ora era comparso un sorrisino
viscido. Trunks snudò i denti e tentò di
liberarsi la mano, ma la Cyborg per tutta risposta strinse
ulteriormente la presa, aumentandogli il dolore e con l’altra
mano iniziò a creare un’altra sfera
d’energia a pochi centimetri dalla schiena del ragazzo, che
vedendosi in trappola, ritrasse di scatto la testa colpendo con
violenza Reika in pieno volto. Colta di sorpresa, la ragazza
lanciò un urlo strozzato e allentò la presa quel
tanto che bastava a Trunks per liberarsi e ne approfittò per
colpire la saiyan sulla base del collo con un calcio ben piazzato e
facendola uscire dalla nube di polvere e seguendola a ruota. Ma appena
uscì anch’egli allo scoperto, Reika era sparita e
nonostante il saiyan voltasse lo sguardo in tutte le direzioni, non ci
fu verso per lui di ritrovarla.
Poi la scorse in basso, a terra, che lo guardava con un
sorrisetto di sufficienza, come a beffarsi di tutto il tempo che ci
aveva messo per trovarla. Il saiyan sentì la rabbia crescere
dentro di lui e si gettò a capofitto contro la saiyan
iniziando a colpirla con una serie di calci e di pugni. O meglio,
cercando di colpirla con calci e pugni, perché Reika evitava
con facilità ogni singolo colpo del saiyan. Allora Trunks,
cambiò tattica e all’improvviso scomparve per
riapparire un attimo dopo alle spalle di Reika e bloccandole i
movimenti facendole passare le braccia sotto le ascelle.
-
Lasciami!! - Urlò Reika iniziando a dimenarsi come
un’ossessa e Trunks riuscì a trattenerla a stento.
Ma quando si sentì frustare violentemente il volto non
riuscì più a mantenere la presa e Reika si
liberò definitivamente di lui colpendolo allo stomaco con la
pianta del piede. Trunks barcollò all’indietro di
qualche passo, con il dolore che gli offuscava la vista. Si
portò una mano sulla guancia dove un
“qualcosa” lo aveva colpito lasciando pure un
graffio sanguinante e ci trovò attaccato un pelo marrone.
-
Ma cos... - il ragazzo fissò quel piccolo pelo e quando
spostò lo sguardo sulla sua avversario notò
sgomento la folta coda che le ondeggiava in fianco.
Non
ebbe il tempo di aggiungere altro, Reika gli era nuovamente addosso e
continuava a colpirlo dovunque potesse arrivare coi suoi pugni o coi
suoi calci, senza darsi nemmeno il tempo di respirare. La sua energia
eterna le dava la possibilità di non fermarsi mai e lei
aveva tutta l’intenzione di approfittarne.
“Non
resisterò a lungo” pensò disperatamente
Trunks mentre sputava una chiazza di sangue che in parte
colpì il volto di Reika sulla quale era tornata
un’espressione rabbiosa e desiderosa di vendetta.
***
Frattanto
Vegeta stava correndo fuori di casa, con Bulma alle calcagna.
-
Dove vai Vegeta?! - Chiese la donna.
-
Vado a salvare nostro figlio - disse Vegeta, che aveva percepito il
brusco calo di energia del figlio. Bulma guardò sbigottita
il bambino che teneva in braccio. Poi guardò il marito e poi
di nuovo il figlio, sbattendo le palpebre.
-
L’altro figlio, quello del futuro - disse irritato Vegeta
partendo a razzo in soccorso del figlio, che intanto non riusciva quasi
a stare in piedi, tanto era forte il dolore che sentiva. Già
si vedeva nella tomba senza aver potuto distruggere i Cyborg del suo
tempo quando Reika si staccò da lui con un balzo, mentre
iniziava a respirare con affanno e si portava una mano sul petto, a
livello del cuore. Poi crollò in ginocchio, mentre veniva
scossa dai tremiti.
-
Ma cosa mi succede? - Mormorò rabbiosamente mentre i capelli
da biondi che erano tornavano neri e gli occhi tornavano normali, un
attimo prima di crollare a terra priva di sensi, senza motivo.
“Cosa...?”
Si chiese Trunks asciugandosi il sangue che gli macchiava il volto e
lasciando che la trasformazione in super saiyan si dissolvesse, mentre
si lasciava pesantemente cadere a terra, respirando con un
po’ di affanno. Si tastò prudentemente ogni
singola costola e constatò con sollievo di essere ancora
tutto intero. Solo allora, dopo aver spostato lo sguardo
rispettivamente su Reika e poi su C-17, si rese conto di quello che
aveva fatto. Si era lasciato trascinare dall’odio e aveva
finito con il commettere un errore terribile. Se l’era presa
con il 17 sbagliato, spinto dal rancore che nutriva nei confronti di
quello che conosceva lui. Il saiyan si sentì malissimo e
abbassò automaticamente gli occhi.
È
vero, C-17 gli stava simpatico come un pugno nell’occhio, ma
non aveva ucciso nessuno, tranne Gero e lì probabilmente
aveva tutte le ragioni.
Ma
un movimento colse la sua attenzione: il Cyborg era riemerso dal suo
stato di incoscienza e ora cercava di alzarsi tra mille gemiti, facendo
leva sui gomiti. Nulla impediva a Trunks di ucciderlo, ma decise di non
farlo, magari sua madre aveva ragione ed era cambiato,
chissà...
In
quella arrivò Vegeta, che vide il figlio per terra, con i
capelli intrisi di sangue, C-17 più morto che vivo e una
ragazza sconosciuta stesa per terra e come chiunque non potè
fare a meno di chiedersi cosa mai fosse successo.
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Capitolo 6 *** Capitolo V - La Scommessa ***
Buongiorno a tutti!
Rieccome qua con un nuovo chappy. Iniziamo subito con le risposte allA
recensionE:
scImMIA:
(chissà che stavolta lo scriva giusto XD) Ma ciao carissima.
Con questo chappy spero di dissipare ogni tuo dubbio con una
spiegazione anche piuttosto tecnica fornita dal nostro Trunks.
Però non chiamarmi Reika ARMA FINALE, è brutto!
L'ho letto quel manga, è troppo macabro T_T
Tralasciando
quest'ultimo dettaglio, spero che il mio chappy ti piaccia! A presto! ^^
Capitolo V - La scommessa:
- Ciao
papà- disse stupito Trunks, vedendo il padre.
- Ma che cosa hai
fatto? Chiese Vegeta avvicinandosi di qualche passo al figlio, notando
che era macchiato di sangue e una volta arrivato a due passi da lui,
incrociò le braccia sul petto.
- Ho sentito la tua
aura fare degli strani giochetti, come se stessi combattendo, ma altre
aure non le ho percepite. Cosa è successo?
- Imprevisti-
rispose laconico il ragazzo tentando di alzarsi in piedi, ma desistette
immediatamente quando i muscoli emisero una fitta di protesta e
strappandogli un gemito di dolore.
- Se per
“imprevisti” tu intendi “mi riduco a uno
straccio”... ribattè sarcastico il Principe. Poi
scorse anche i due Cyborg, uno svenuto, l’altro che faceva
finta di esserlo, non volendo affrontare una discussione con Vegeta
dopo essere stato così miseramente battuto da suo figlio. Il
principe dei saiyan aggirò il figlio e si
avvicinò un po’ ai due Cyborg.
- Ti decidi a
spiegarmi cosa è successo? Vegeta riformulò la
domanda con una calma più minacciosa e spostando leggermente
lo sguardo verso il figlio, a cui dava le spalle, guardandolo con la
coda dell’occhio.
- Il ragazzo lo
riconosco: è C-17 e capisco che l’hai pestato per
bene. Ma non ti facevo capace di picchiare anche una ragazza. E poi non
capisco come possa esserti ridotto in quello stato-
- Ehm... Sai se ci
sono altri saiyan scampati all’esplosione del pianeta Vegeta?
Chiese un po’ titubante Trunks, tentando di sviare
l’argomento. Dopotutto era per metà saiyan anche
lui e come a un qualunque saiyan, le sconfitte sono un argomento
pungente in tutti i sensi.
- No, che io
sappia. Ma non cambiare argomento. Voglio sapere come hai fatto a
ridurti così e perché non riesco a percepire
l’aura di questa qui, nonostante respiri ancora-
Trunks
incassò un attimo la testa di scatto. Suo padre lo aveva
beccato subito.
- Beh, credo che tu
abbia un altro superstite della tua razza proprio davanti-
continuò comunque, accennando in maniera eloquente a Reika.
Vegeta si voltò di scatto verso il figlio, con aria smarrita
per un secondo, prima di riacquistare l’espressione spavalda
di poco prima.
- Non dire
fesserie- fu l’unico commento del Principe, che riprese a
fissare davanti a sé, in direzione del mare, in attesa. Dopo
quest’ultimo commento, Trunks iniziò seriamente a
irritarsi.
- Non è
una fesseria! Come puoi capire C-17 l’ho ridotto io in quello
stato, ma quando ero sul punto di dargli il colpo di grazia- e qui il
saiyan trovò la forza di alzarsi in piedi.
- Lei si
è messa in mezzo e si è trasformata in super
saiyan!
Il Principe dei
saiyan ebbe un’esclamazione strozzata, poi si
voltò lentissimamente in direzione di Trunks e prendendo a
fissarlo come se avesse davanti un marziano, avete presente? Del tipo
con la pelle verdastra, tre occhi e una simpatica antennina terminante
con una ventosa, poi sbattè un paio di volte gli occhi prima
di riprendersi.
- S-super
saiyan...? Non può essere-
- Ti assicuro che
si è trasformata! L’ho visto con questi occhi!
Insistette Trunks indicando i suoi splendidi occhi che sembravano
frammenti di cielo (-////- n.d.J_N)
- ... e come si
chiama? Chiese con un filo di voce Vegeta.
- Beh, non
è che abbiamo avuto molto tempo per chiacchierare. A meno
che il primo istinto di un super saiyan sia prendere del the con i
pasticcini e fare conversazione... rispose tagliente Trunks.
Il Principe dei
saiyan si riscosse un po’ sentendo il tono così
aspro del figlio e prese a fissarlo storto per il tono del tutto
irrispettoso.
Il giovane
abbassò lo sguardo, mortificato.
- S-scusami
papà, non volevo- mormorò con un filo di voce.
- E poi me lo
spieghi come potrebbe essere una saiyan? Non ha nemmeno
l’aura- proseguì Vegeta ignorando le scuse di
Trunks. E qui il nostro giovane saiyan si prese il mento con una mano,
mentre l’altra restava a penzoloni e un punto interrogativo
iniziò a comparirgli a intermittenza sulla testa. Quello
stesso punto interrogativo che pochi secondi dopo divenne una lampadina
accesa quando Trunks esclamò:
- Forse ci sono- e
battendosi il pugno chiuso sulla mano aperta.
- Certamente
è una Cyborg, visto che non ha aura e che prima me le ha
date di santa ragione senza fermarsi un secondo e quindi ha anche
un’energia inesauribile. Ma quando ho preso i progetti al
laboratorio del dottor Gero, si vedeva che i Cyborg erano stati
costruiti su base umana ed è anche quello che mi ha detto la
mamma. Mi segui fin qui? Chiese Trunks, ora tutto pimpante per essere
riuscito a sbrogliare il nodo.
Il Principe intanto
non solo aveva seguito tutto il ragionamento del figlio, ma si era
anche spinto più in là, fino ad arrivare alla
conclusione finale.
- Quindi, lei era
una saiyan prima. Poi è stata trasformata in Cyborg, come
C-17 e C-18 che una volta erano dei semplici ragazzi! E quindi magari
è per questo che è svenuta: la sua parte
meccanica non ha retto un così alto carico di energia. Era
così logico! Ma papà, mi stai ascoltando?
No, Vegeta non lo
ascoltava.
Solo fissava
inebetito Reika ancora svenuta, con la bocca semi-aperta e gli occhi
stralunati.
Gli era scattato
qualcosa nella sua mente e gli era tornata in mente
l’immagine di una bimba con gli stessi lunghi capelli scuri
così lisci e così inusuali tra il suo popolo.
- Non
può essere... mormorò – Non
può essere qui. Era esplosa insieme al pianeta, come fa a
essere sulla terra?! Ma no, è impossibile-
Trunks era
sbalordito: Vegeta conosceva quella ragazza? Vegeta si
avvicinò a Reika, deciso a fare luce sulla faccenda. La
Cyborg scelse proprio quel momento per rinvenire e si
svegliò fissando ancora mezza scombussolata
l’azzurro mare davanti a lei.
“Accidenti.
mi sento come se mi avessero passato sopra un rullo
compressore” pensò tra sé portandosi
una mano dietro la testa. Poi fece forza con una mano e si mise, anche
se in modo un po’ traballante, in piedi. Poi fu un lampo. Non
ebbe nemmeno bisogno di concentrarsi per percepire quell’aura
così potente e così... familiare. Si
voltò con lentezza infinita e si ritrovò faccia a
faccia con Vegeta. Ci furono cinque secondi di gelo, poi
entrambi fecero un balzo indietro ed entrambi spalancarono la bocca. Ma
se per Vegeta fu solo sorpresa, sulla faccia di Reika si dipinse
un’espressione di puro terrore. Poi urlarono
contemporaneamente
- Reika!!!
- Vegeta!!
Ma se Vegeta lo
disse in tono stupito, a dir poco stupefatto, Reika urlò il
suo nome terrorizzata, mentre gocce di sudore freddo iniziavano a
imperlarle la fronte.
- Beh, non si
salutano più i vecchi compagni? Fece spavaldo il Principe
dei Saiyan dopo che si fu ripreso dalla sorpresa. Reika provava sempre
un sottile piacere nell’istigare l’animo altrui. Ma
questa volta sarebbe stato troppo rischioso e anche se avesse voluto,
non sarebbe riuscita a trovare la forza di parlare. Così,
stette in silenzio. Allora Vegeta scoppiò in una risata
gelida di puro sarcasmo.
- Ma come?
Crescendo hai perso la lingua? Eppure da piccola non stavi zitta un
secondo-
- Cosa ci fai sulla
Terra? Pensavo di essere al sicuro da te e dai tuoi scagnozzi su questo
pianeta- sibilò lei tra i denti.
- Dovresti averlo
capito che sono imprevedibile e che la sorte è cieca e che
ha voluto rintracciare le nostre strade- ribattè Vegeta
- Ma che poesia.
Allora Freezer non ti ha insegnato solo a combattere- disse Reika,
acida.
- So che stai
tremando dal terrore. Decisamente non ti aspettavi di trovare qui colui
che ti doveva uccidere vero? Rispose gelido il Principe.
- Devo ammettere
che per una volta hai ragione- terminò lei serrando i denti.
- ... ma di che
cosa stanno parlando quei due? Trunks si voltò di scatto e
vide C-17 che, tenendosi il braccio destro con la mano sinistra, stava
lentamente camminando verso di lui, anche se non staccava gli occhi dai
due saiyan. Quel movimento colse l’attenzione di Reika che
sbirciò oltre la spalla di Vegeta e scorse C-17, malconcio
certo, ma vivo e vegeto.
- C-17! Allora stai
bene!! Un sorrisone comparve sul volto della Cyborg, illuminandola e
facendo tornare un po’ di colore sulla sua pelle.
- Potrei stare
meglio, ma almeno sono tutto intero- rispose lui con un sorriso
dolorante. Reika fece l’atto di corrergli incontro, ma non
riuscì a fare neanche due metri che l’immagine del
Principe dei saiyan comparve davanti a lei, con un mezzo sorriso
sarcastico stampato in volto.
- Dove stai
andando? Io non ho ancora finito di parlare con te - la minaccia nella
sua voce era fin troppo evidente e Reika arretrò di un paio
di passi, portandosi a distanza di sicurezza.
- Facciamo una
bella cosa: combattiamo. Se vinci tu, io mando al diavolo il giuramento
che ho fatto a Freezer, ti risparmio e ti presto anche i soldi per
comprarti una casa- disse ad un tratto Vegeta cogliendo di sorpresa
tutti presenti.
- Se perdo
però, dovrò darti qualcosa di altrettanto valore,
immagino- disse Reika. Ormai gocce di sudore scivolavano regolarmente
lungo le guance per schiantarsi al suolo o scomparendo lungo il collo
- Se perdi-
concluse infatti Vegeta - onorerò il mio patto e tu verrai
ridotta ad un sanguinolento grumo di ossa e interiora-
- Ce
l’hai ancora con me per quella storia, non è
così? Esclamò Reika cambiando del tutto
argomento. Il ghigno sulla faccia di Vegeta si spense.
- Questi sono
affari che non ti riguardano ragazzina. Allora accetti?
- Reika, non
farlo!! Le urlò 17, che nonostante non avesse mai visto le
vere capacità di Vegeta, non era sicuro che
l’amica potesse farcela.
- Tu stanne fuori,
stupido burattino- lo zittì il Principe dei Saiyan voltando
il capo nella sua direzione e fissandolo con un’espressione
gelida che fece stringere i denti al Cyborg.
-
D’accordo Vegeta, ci sto. Ma se vinco devi giurare che non
toccherai ne me ne 17- esclamò a quel punto Reika con grande
sgomento di C-17.
- Non
c’è problema. Ma se perdi ucciderò
anche lui-
"La
crudeltà di Vegeta è aumentata o
sbaglio?” pensava intanto Reika stringendo ulteriormente i
denti, all’ultima affermazione del Principe. Dentro di
sè desiderava ardentemente raccogliere la sfida, ma non
poteva rischiare anche la vita di un suo amico, meno che meno per una
storia di cui era del tutto estraneo.
- Io ci sto- 17
ruppe l'improvviso silenzio che era calato sui presenti con queste
parole.
- Reika, vinci
anche per me- disse l’androide all’amica che non
potè evitare un sorriso tirato davanti
all’espressione decisa di C-17.
- Allora Reika,
pronta a finire nella polvere? Chiese Vegeta riassumendo il ghigno
iniziale e sciogliendo le braccia, che fino a quel momento aveva tenuto
incrociate davanti al petto.
- Questo mai!
Urlò Reika gettandosi all’attacco.
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Capitolo 7 *** Capitolo VI - Super Saiyan ***
Buona
sera a tutti, eccomi tornata...
scImMIA:
Sorellona mia, se non ci fossero almeno le tue di recensioni, mi
deprimerei alquanto ogni volta che pubblico XD. Spero mi continuerai a
seguire, un biacione!
Intanto,
chiedo scusa ai lettori per non aver chiarito già
dall'inizio alcune cose:
In
questa ficcy, Freezer è arrivato decisamente in ritardo,
ovvero quando Vegeta aveva già 21 anni e il pianeta Vegeta
è esploso quando il suo Principe ne aveva 26, di anni.
Scusate se non lo avevo detto prima, ma mi era completamente passato di
mente che nella serie originale Vegeta aveva 4 anni quando il suo
pianeta è diventato un fuoco d'artificio ^//^"
Ah,
premetto già da subito che il capitolo mi è
venuto parecchio maluccio, ma non ho avuto molto tempo per aggiustarlo
e non sapevo come avvertire... quindi abbiate pietà e siate
clementi ^^":
Capitolo
VI – Super Saiyan:
Vegeta non la vide. Sentì solo un colpo tremendo in faccia,
poi uno sulla schiena e uno sullo stomaco. Reika spariva e ricompariva
e ogni volta che la sua immagine diventava tangibile un altro colpo
raggiungeva Vegeta che non riusciva a prevedere dove sarebbe ricomparso
il nemico e di conseguenza non riusciva a difendersi.
A un certo punto, esasperato dalla sua impotenza, il Principe
iniziò a scagliare ki-blast dorati in tutte le direzioni.
Uno di essi colpì Reika al braccio sinistro, facendole
uscire un fiotto di sangue. La ragazzo urlò, mentre si
staccava da Vegeta con un balzo e una volta arrivata a distanza di
sicurezza, si portò l’altra mano sul braccio
ferito, accompagnandola con uno sguardo sofferente. Poi, tra lo
sgomento di Vegeta, la sua mano si illuminò di luce dorata e
il braccio venne completamente sanato.
- Sorpreso Veggy? Disse Reika con un ghigno davanti
all’espressione sgomenta di Vegeta.
- Vedi, io dispongo di energia infinita. Gero mi ha dotato di un
sistema che mi consente di incanalare il mio ki nelle mani. Se questo
ki viene posto su tagli o colpi del genere, sono in grado di curare il
mio corpo e quello degli altri. Il problema è che usare
questo congegno mi indebolisce molto. Più è
grande la ferita che guarisco, più il mio corpo si
indebolisce. Per questo lo uso solo quando è strettamente
necessario- spiegò la Cyborg. Il Principe strinse i denti a
quella rivelazione. Quella capacità era un problema.
Partì allora all’attacco, ma non riuscì
a colpire Reika neanche una volta, dato che lei schivava tutti i suoi
colpi con una facilità spaventosa. Alla fine si separarono,
lei con il sorriso sulle labbra, perfettamente calma, lui con il
fiatone e con il sudore che gli gocciolava lungo le guance.
- Ti arrendi Vegeta? Chiese la Cyborg, con voce angelica, chiudendo
pure gli occhi mentre lo diceva, come se parlasse del tempo.
- Figurati, abbiamo appena iniziato il riscaldamento- rispose il saiyan
ostentando una calma che non gli apparteneva, in preda
com’era al nervosismo per l’essere messo
così alle strette e scagliando una seconda raffica di sfere,
che questa volta colpì Reika su una gamba. La Cyborg
prontamente curò la ferita e aggiunse
- Ti dispiace smetterla di lanciarmi questi raggi? Sai, nonostante
possa curarmi, il dolore lo sento lo stesso-
- Non ti preoccupare, la prossima volta, il mio colpo sarà
mortale- disse il saiyan mentre una piccola vena iniziava a pulsargli
sulla tempia, mentre pietre di varie dimensioni si sollevarono
lentamente da terra e un attimo dopo un’aura dorata lo
avvolse, mentre i capelli cambiavano colore, così come gli
occhi.
Reika percepì il mostruoso aumento dell’aura del
saiyan e fu il suo turno di spalancare la bocca. Ma lo stupore fu
presto sostituito dalla paura, mentre stringeva i pugni e gocce di
sudore ricominciarono a spuntare sul suo volto. Istintivamente fece un
passo indietro, consapevole di non avere speranze, adesso.
- Avanti, cosa aspetti? Trasformati- disse Vegeta, notando la sua
espressione.
- Trunks- continuò poi accennando con la testa al ragazzo
dai capelli lilla - mi ha detto che anche te sai trasformarti in super
saiyan, quindi muoviti-
Quest’ultima affermazione colse la Cyborg del tutto di
sorpresa.
La ragazza sobbalzò involontariamente.
- Cosa hai detto? Super saiyan?? Chiese attonita a Vegeta, che la
fissava stupito. Poi la ragazza spostò lo sguardo su Trunks.
Anche lui si era trasformato nel leggendario guerriero, allora. Fu
colta dal panico. Non poteva di certo competere con un super saiyan,
nemmeno mettendo l’anima in quel combattimento. Solo la
consapevolezza di ciò che avrebbe fatto Vegeta a 17 le
impedirono di darsela a gambe.
- Ma non avevi detto che poteva trasformarsi anche lei? La voce di
Vegeta rivolta al figlio la distrasse dai suoi pensieri.
- Forse non si è resa conto di essersi trasformata. Neanche
io ne avevo preso coscienza, la prima volta- disse Trunks in risposta.
- Perfetto allora- disse il principe ghignando e partì
all’attacco, colpendo la saiyan con un pugno, sbalzandola
all’indietro. E mentre compiva una lenta parabola, Reika si
chiese se sarebbe riuscita a salvare la sua vita e quella
dell’amico.
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Capitolo 8 *** Capitolo VII - Il Principe Distruttore ***
Buongiorno tesssori miei
(eheh, il caldo mi da alla testa ^^"), vi auguro che quest'ultima
scolastica trascorra serena e tranquilla e in attesa di respirare a
pieni polmoni il profumo delle vacanze estive, ecco un nuovo chappy
della fanfic meno recensita di tutto efp... madonna, avete le mani
rachitiche o siete pigri alla follia? Vabbè, tanto non ha
senso lamentarmi con voi e poi mica scrivo per le recensioni...
d'accordo, aiutano a tirarmi su di morale, ma non sono vitali...
scImMIA:
Sorellona! Come farei senza di te? La mia unica sostenitrice ufficiale.
Comunque, sì, il comportamento di Reika è stato
molto sciocco, come ammetterà lei stessa in questo
capitolo... però sai, lei voleva solo deridere Veggy,
dimostrandogli che non la poteva ferire e anche per questo, nel
capitolo di oggi le prenderà di santa ragione... ma ora
basta ciondolare e seguimi! Mi
raccomando, leggi e recensisci. Un bacione da Juu_Nana(ma
chissà da dove ho preso queste frasi XD)
Capitolo VII – Il Principe distruttore:
Reika non ebbe nemmeno il tempo di toccare terra che già
Vegeta scomparve per riapparirle alle spalle e le assestò un
colpo alla schiena, facendola volare verso l’alto, poi la
prese per i capelli e la lanciò a terra. La saiyan si
rialzò in fretta, perdendo sangue dal naso.
- Sorpresa? Visto cosa può fare un semplice cambio di
colore? Chiese sarcastico il Principe dei saiyan
- Neanche mi degno di risponderti- ribatté Reika, piccata.
Poi si gettò contro il Principe, cercando di colpirlo con
calci e pugni. Vegeta non tentò nemmeno di spostarsi e li
prese tutti in pieno, senza battere ciglio. Poi fermò
all’improvviso un ennesimo pugno della Cyborg, con un ghigno
di scherno.
- riconosco che non riuscirei mai a parare tutti i tuoi colpi, ma la
tua potenza è talmente bassa che non mi puoi fare nulla, ora
– disse, ritirando il braccio e facendo scattare Reika verso
di sé. Il Principe la colpì con un calcio sul
mento, strappandole un grido di dolore e alzandola leggermente da
terra. Poi le assestò in rapidissima successione una
ginocchiata sul volto, un pugno a due mani sulla testa e un ultimo
devastante calcio sullo stomaco, che la sbalzò
all’indietro a velocità folla, fino a schiantarsi
contro una montagna, dove si infisse lasciando una sagoma del suo corpo
nella roccia. Per prima cosa la Cyborg tossì saliva rossa un
paio di volte, poi sollevò a stento lo sguardo su Vegeta,
che si stava avvicinando con calma glaciale. Reika strinse i denti e,
tentando di ignorare il dolore che le attraversava il corpo, si
estrasse lentamente dalla roccia, un arto dopo l’altro e
staccando dalla parete rocciosa decine di sassolini.
Quando fu completamente “uscita” dalla roccia, le
sue gambe non la sostennero e inciampò a terra, mentre un
braccio pulsava dolorosamente. Spostando lo sguardo su di esso, la
ragazza notò che una scheggia del muro di roccia si era
conficcata in profondità nel suo avambraccio. Reika lo
afferrò un po’ tremante e lo estrasse con un
unico, brusco gesto e urlando con tutto il fiato che aveva in corpo.
Con in mano ancora il cuneo rosso di sangue, la saiyan tentò
disperatamente di fermare un poco il fiume di sangue che aveva iniziato
a colare dalla ferita, mentre il suo corpo era scossa da violenti
tremiti. Lottando contro lacrime di dolore, scagliò via
brutalmente quella scheggia e ripremette con maggior forza la mano
sinistra sul profondo taglio.
- Non ti curi? Chiese sprezzante Vegeta che era arrivato a pochi
centimetri da lei e la sovrastava con quel ghigno di
superiorità e disprezzo.
- Se sei ridotta così, non posso divertirmi, anche se mi
stai deludendo a dir la verità- continuò il
principe
- La ferita è troppo profonda e ci vuole energia
perché io possa curarmi, non ci tengo a cadere svenuta ai
tuoi piedi, equivale a un suicidio - disse lei a denti stretti.
- Se non avessi curato quegli stupidi taglietti, poco fa...
mormorò frustrata abbassando la testa.
- E perché hai fatto una mossa del genere pur sapendo quanto
fosse stupida? La derise lui con una mezza risata.
- Non pensavo di averne un così urgente bisogno –
rispose Reika tenendo sempre basso il tono di voce.
- A quanto pare mi hai sottovalutato un po’ troppo
– ridacchiò Vegeta.
- Tutti commettono degli errori – ribattè lei con
un sorriso amaro.
- Ma il tuo lo pagherai con il sangue - disse Vegeta afferrandola per
la testa e scagliandola poi in aria. La ragazza non ebbe nemmeno la
forza di rimettersi a volare e la sua salita rallentò fino
ad esaurirsi. Poi iniziò la caduta, sempre più
veloce fin quando non fu brutalmente interrotta dal Principe dei saiyan
che aveva sovrapposto tra lei e il terreno il suo ginocchio e sul quale
Reika era violentemente atterrata di schiena. Un grido strozzato le
sfuggì dalle labbra, mentre gli occhi si spalancavano per il
dolore.
- Ti piace questo giochetto? Che ne dici di un altro giro? Chiese quasi
morbidamente Vegeta con un ghigno sadico, per rigettare Reika
all’aria e facendola atterrare nuovamente sul suo ginocchio,
questa volta di pancia e la saiyan si accasciò completamente
sull’arto del suo aguzzino fino a scivolare a terra. Vegeta
la afferrò per il bavero della giacca e la tirò
su fino a livello degli occhi.
- Allora? Ne hai avuto abbastanza? Posso darti il colpo di grazia se
vuoi, basta che me lo dici- disse viscido con tono canzonatorio. La
Cyborg, che aveva faticosamente socchiuso gli occhi sentendo la voce di
Vegeta così vicina, scoprì un po’ i
denti e per tutta risposta gli sputò violentemente su una
guancia. Il saiyan si passò la mano libera sul viso,
cancellando in un secondo il netto rifiuto di Reika.
- Ti assicuro che avrai da pentirtene - mormorò freddamente,
un attimo prima di lanciarla leggermente in aria, giusto una decina di
centimetri prima che le centrasse in pieno lo stomaco con un pugno di
inaudita violenza. La Cyborg portò le mani sul ventre,
sbarrando gli occhi, un attimo prima che Vegeta la afferrasse per una
spalla e la schiantasse con violenza sul suo ginocchio. La ragazza
urlò di dolore mentre sangue scarlatto fuoriusciva
nuovamente dal suo naso. Il Principe non ancora soddisfatto, le
andò dietro, la afferrò per la testa e la
sbattè al suolo, stringendole i capelli con forza.
- Papà, smettila! Lasciala stare!! ad urlare era stato
Trunks, abbastanza disgustato dal meschino comportamento del padre che
stava massacrando senza ritegno l’ormai impotente Reika.
- Non ci penso neanche, la deve pagare- rispose secco Vegeta tirando su
Reika afferrandola per il collo e iniziando a massacrarle di colpi la
schiena.
- Ma cosa ti ha fatto di così tremendo da meritarsi la
morte? Chiese Trunks preoccupato dalle condizioni della Cyborg, che
sputava sangue ad ogni colpo.
- Non ho la minima intenzione di dirtelo. Ti basti sapere che deve
morire e che avverrà puntualmente tra dieci minuti al
massimo- ribattè Vegeta riprendendo tranquillamente la sua
occupazione.
Trunks strinse i denti e serrò i pugni, ma era ben
consapevole che mettersi tra lui e la sua vittima sarebbe stato
rischioso: da super saiyan diventava decisamente più
violento di quanto non fosse normalmente e non era sicuro di uscire
incolume da uno scontro frontale con lui.
Però... massacrare in questo modo una ragazzina...
Spostò lo sguardo su C-17 quando sentì un ringhio
sommesso provenire da questi: aveva gli occhi che mandavano contro
Vegeta occhiate di odio rabbioso, mentre stringeva i denti
così tanto che il saiyan era sicuro si stesse facendo male.
Intanto Vegeta si era stufato di quel gioco crudele e lentamente
abbassò il pugno con cui stava colpendo la schiena della
ragazza. Poi si girò di scattò e
rispedì la poveretta contro un’altra parete
rocciosa, a un metro scarso dal mare. Reika atterrò di
schiena e si afflosciò su se stessa come un sacco vuoto,
arrivando infine in posizione seduta, sorretta soltanto dalla dura
roccia dietro di sé, con le mani abbandonate lungo i fianchi
e la testa reclinata di lato. Vari rivoli di sangue colavano dalle
labbra e da un taglio non molto profondo che si era aperto poco sopra
il sopracciglio destro, senza contare i numerosi graffi sparsi un
po’ dappertutto per il suo corpo. A peggiorare le cose
c’era tutto il sangue che aveva perso dalla ferita sul
braccio e che non accennava minimamente a fermarsi. Il Principe dei
saiyan si avvicinò a lei, con passo calmo e rilassato.
- È stato tutto molto divertente Reika. Era da tanto che non
mi divertivo così. Però ora mi sono stufato,
credo sia ora di finirla qui- fintantoché parlava, Vegeta
era arrivato dalla sua vittima, che sembrava aver perso i sensi.
- Avanti Reika, resta con noi. Almeno per il finale- disse cattivo
Vegeta afferrandola per la canotta ormai lercia e sollevandola da
terra. Stavolta però, da lei non provenne nessuna reazione.
- Ho detto- sibilò lui infastidito serrando ulteriormente la
presa sull’indumento.
- che devi restare sveglia! E sbattè violentemente il corpo
della saiyan contro la parete.
Reika ebbe un gemito soffocato in seguito al colpo e socchiuse
lentamente, faticosamente gli occhi. Ci impiegò qualche
secondo a mettere a fuoco la scena e quando vide Vegeta così
vicino, spalancò di scatto gli occhi dalla paura. Il
Principe ritrovò un bieco sorriso a quella reazione e
alzò lentamente la mano libera verso il viso della ragazza,
che afferrò con il braccio sano la mano del suo carnefice,
tentando inutilmente di liberarsi. Smise di dimenarsi invano quando
vide il taglio della mano di Vegeta a pochi centimetri dal suo viso. Un
energia azzurrina si sprigionò dalla punta delle sue dita e
corse per tutta la mano, che iniziò a luccicare come se
fosse di metallo. Aveva convogliato il ki sull’arto, che ora
era tagliente come una lama e lei lo sapeva fin troppo bene.
- Ultimo desiderio? Chiese con tono di voce basso e minaccioso
avvicinando pericolosamente la mano al collo di Reika, cui delle gocce
salate ricominciavano a comparire sulla sua tempia. Ormai la mano del
saiyan stava toccando la base del collo, così indifeso e
così vulnerabile.
- Lascia... lascia andare C-17- ebbe la forza di mormorare lei che non
staccava lo sguardo da quella mano che sembrava un araldo
dell’inferno. Vegeta scoppiò in una risata
sguaiata alle parole della ragazza.
- Riesci a preoccuparti di quel burattino anche adesso che stai
guardando la morte in faccia? Che profondo sentimento di amicizia,
adesso mi commuovo - commentò lui con tutto il veleno e il
sarcasmo che riuscì a mettere in quelle parole e rivolgendo
un sorriso di disprezzo a 17.
- Come sei patetica. Sai, mi fai tanta pena che magari adesso ti
risparmio - continuò riportando la sua attenzione su Reika.
- Beh... sono già riuscita a scamparla una volta,
chissà che tu sia così cretino da lasciarmi
scappare di nuovo – rispose sarcasticamente la saiyan
rivolgendo pure al saiyan un sofferente sorrisetto denso di ironia. Con
quel gesto, Vegeta perse del tutto la calma e scostò per un
attimo la mano dalla gola della vittima.
- Ah sì?! Beh, togliamoci ogni dubbio, per sicurezza! Buon
viaggio per l’inferno!! Urlò e già era
pronto a calare la mano quando ci fu un colpo secco e Vegeta
sentì un sottile dolore alla base del collo. Si
voltò lentamente in direzione della sua spalla, cancellando
in un lampo il suo sorrisetto e riassumendo un’espressione di
ghiaccio.
- Ti conveniva startene buono buono al tuo posto fin quando non fossi
venuto a ucciderti- disse Vegeta in direzione del ragazzo moro che gli
era comparso alle spalle. C-17 si diede una spinta e si
staccò dal collo del saiyan che aveva appena colpito con un
calcio, notando con sgomento di non avergli fatto pressoché
niente.
- Non la devi toccare, hai capito?!! Stai lontano da lei!! Ebbe
però la forza di urlare con quanto fiato aveva in corpo il
giovane androide.
- Uhh, sto tremando di paura. E se non la lascio cosa fai, mi prendi a
pugni? Chiese, odioso e cancellando il ki dalla mano libera,
colpì violentemente il ventre di lei con un destro, senza
staccare gli occhi dal Cyborg. Lui strinse i denti, odiando quel
maledetto saiyan una volta di più, ma sapendo di non poter
fare nulla per aiutare la sua amica. Subito il suo cervello
tentò di elaborare una strategia per cercare di mettere
fuori gioco Vegeta, ma non gli venne in mente niente che potesse fare,
vista la potenza schiacciante del saiyan.
- C-17 ha ragione, papà. Basta così! Del tutto
inaspettatamente, Trunks avanzò lentamente verso il padre e
si posizionò di fianco al Cyborg, con
un’espressione dura in volto. Al che sul volto di Vegeta
comparve un’espressione del tutto stupita.
- Trunks? Anche tu? Chiese meravigliato, pochi secondi prima di
riacquistare il suo sorrisetto.
- Ma perché vuoi rischiare le ossa per una causa del genere?
Non la conosci nemmeno. Perché ti dovrebbe stare tanto a
cuore se la uccido oppure no? Chiese il Principe.
Trunks sperò ardentemente che la distanza che lo separava
dal padre fosse sufficiente perché quest’ultimo
non notasse il filo rosso che gli era apparso sulle guance e rispose
con voce (per fortuna sua) ferma:
- Non voglio che un innocente perda la vita per un tuo stupido
capriccio. Da quanto ho visto lei non ha la minima intenzione di
ucciderti, quindi non puoi permetterti di finirla così. Ti
sei divertito abbastanza, ora basta – e con
l’ultima frase, detta con tono di voce un po’
più basso rispetto al resto del discorso, indurì
lo sguardo che divenne verde e i suoi capelli tornarono biondi.
Vedendo il figlio trasformarsi, Vegeta lasciò la canotta di
Reika la quale, senza più sostegno, crollò di
nuovo al suolo, semi incosciente.
- Per adesso mi limiterò a metterti fuori gioco. Ma a casa
facciamo i conti- disse rabbiosamente il Principe lasciando la vittima
di malavoglia e mettendosi in posizione da combattimento, subito
imitato da Trunks. 17 ci mise un secondo di più, ancora
concentrato sulla strana reazione che aveva avuto il saiyan alla
domanda del padre.
“Non ho tempo per simili scemenze, l’unica cosa che
conta, adesso, è portare Reika lontana da questa bestia
sanguinaria” pensò il Cyborg spostando un
po’ i piedi per avere più presa sul terreno,
mentre un lieve soffiare di vento gli scompigliò leggermente
i capelli, unico suono nel silenzio che era calato.
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Capitolo 9 *** Capitolo VIII - Crack ***
Rieccomi tornata con
un nuovo chappy... scusatemi se mi è venuto decisamente
maluccio, ma la settimana è stata dura, così come
lo sarà la prossima e non vi assicuro di riuscire a
terminare il capitolo di venerdì. Scusate, ma
l'anno è praticamente finito e devo, DEVO recuperare latino!
Chiusa la premessa, passo a ringraziare la mia fidata nonchè
amata Sorellona ^^:
scImMIA: Ciao
Sorellona! Per delucidazioni veramente chiare sul sanguinario
comportamento del Principe, mi sa che dovrai aspettare veramente molto,
mi auguuro che ce la faccia sopportarmi per tutto questo tempo ^^". So
che probabilmente questo chappy ti deluderà, ma spero di non
perdere anche la tua presenza, giuro che farò di meglio la
prossima volta! Ci vediamo (spero) venerdì (o sabato,
dipende da come me la saprò sbrogliare) Un bacione!
Capitolo
VIII – “Crack” :
I
tre si fissavano silenziosamente, in paziente attesa che
l’avversario (o uno degli avversari, nel caso di Vegeta)
facesse la prima mossa. Ma nessuno dei tre avversari aveva ancora mosso
un muscolo dopo un intero minuto, scandito solo dal lento cadere delle
gocce di sudore che scorrevano lungo le guance dei due ragazzi.
Nonostante sentisse il pesante trascorrere del tempo, 17 non si
decideva ad attaccare. Quel pizzico di paura per i tremendi poteri del
Principe lo teneva, anche se di malavoglia, ancorato al suo posto,
così come Trunks. Lo sguardo di 17 prese a spostarsi sempre
più di frequente da Vegeta a Reika, ancora a terra e ogni
volta che ritornava a fissare gli occhi cerulei di Vegeta, lo faceva
con odio sempre maggiore.
-
Non muoverti – il Cyborg spostò la coda
dell’occhio in direzione della voce così fredda e
distaccata che aveva pronunciato quelle parole.
-
Che non ti venga in mente di attaccare per primo, dobbiamo aspettare
che sia lui a fare la prima mossa, anche se è difficile
– Trunks usò il tono più basso
possibile, per farsi sentire solo dal compagno improvvisato.
-
Ma se aspettiamo ancora, Reika potrebbe... insomma, tuo padre non ha di
certo la mano leggera! Lei ha perso un ettolitro di sangue!
Replicò il Cyborg, frustrato più che mai per la
sua impotenza. Ma un improvviso rumore lo fece voltare di scatto verso
la ragazza in questione, che si teneva lo stomaco con una mano, mentre
con l’altra stringeva convulsamente un ciuffetto
d’erba accanto a lei, tentando di distrarsi minimamente dal
dolore che le provocavano i continui colpi di tosse che le facevano
sputare sangue dalla bocca. Il Cyborg strinse i denti a quella scena.
-
C-17, non ti muovere - Trunks scandì le parole una
ad una e si voltò leggermente verso il moro, senza
però distrarre l’attenzione dal padre.
Così facendo, scorse sul terreno due piccole gocce scarlatte
ai piedi di 17 e sollevando lo sguardo da terra, capì che il
ragazzo si era conficcato le unghie nella carne a tal punto da
sanguinare.
-
Resta qui! Intimò con una sfumatura disperata nella voce,
leggendo l’espressione sul volto di 17.
Come
se non avesse parlato, il Cyborg si gettò
all’attacco con un grido selvaggio in gola e una luce
d’odio negli occhi, mentre la rabbia scavalcava in lui ogni
buon senso.
-
Sei uno stupido! Gli urlò dietro il saiyan, partendo anche
lui all’attacco, tentando di salvare il salvabile.
17,
a un metro scarso dall’avversario, creò nella mano
una sfera di luce di color azzurro intenso che scagliò con
violenza verso il Principe che si limitò a deviarne
semplicemente la traiettoria con il taglio della mano. Ma approfittando
di quella piccola distrazione, il Cyborg si era portato alle spalle del
nemico e gli aveva indirizzato contro la nuca un pugno ben piazzato, ma
Vegeta, senza minimamente scomporsi, gli indirizzò contro
una gomitata rivolta allo stomaco, ma il colpo andò a vuoto,
colpendo soltanto l’immagine di 17, che era sparito di nuovo.
Un attimo dopo, il Principe se lo vide davanti, piegato sulle gambe e
col gomito affondato negli addominali (tipo nella posizione di Goku
quando colpisce Rekoom, per intenderci N.D. J_N). Vegeta
scoprì i denti. Come osava quello stupido burattino beffarsi
di lui con quegli sciocchi giochetti di velocità?!
Indispettito, tentò di colpire l’avversario con un
calcio, ma 17 ebbe i riflessi abbastanza pronti da inarcare la schiena
e abbassarsi a ponte, evitando così il colpo. Poi,
approfittando del momentaneo sbilanciamento di Vegeta, fece forza con
le braccia, compiendo una ribaltata e assestò al saiyan un
doppio calcio sul mento, non ottenendo però alcun effetto,
così come il suo colpo precedente. Senza darsi per vinto, il
Cyborg si fiondò nuovamente in avanti, tentando stavolta un
attacco frontale, ma stavolta Vegeta era pronto ad attenderlo e il suo
pugno colpì in pieno lo stomaco del nemico, che si
piegò su se stesso per il dolore tremendo, mentre Vegeta
iniziava a raccogliere velocemente dell’energia nel pugno che
ancora teneva nel ventre del ragazzo. A salvarlo per il rotto della
cuffia fu un calcio ben piazzato che raggiunse Vegeta sul viso e lo
sbalzò di lato. Il Cyborg cadde in ginocchio, tenendosi con
una mano l’addome dolorante, mentre sputava una chiazza di
sangue.
-
Ti avevo detto che dovevi aspettare! Hai solo rischiato di farti
ammazzare, stupido! Gli sbraitò contro Trunks.
-
Se hai finito di farmi la predica, io cercherei di pensare a un modo in
cui possiamo spuntarla - ribattè freddo 17 alzandosi in
piedi.
-
Come forse hai capito, non puoi scalfirlo in alcun modo -
iniziò Trunks calcando volutamente le parole, per annientare
quel poco orgoglio che era rimasto al Cyborg.
-
Quindi, potresti limitarti a farlo stancare, per dare modo a me di
colpirlo quando si presenterà l’occasione
opportuna -
-
Cioè io dovrei fare il lavoro sporco mentre tu te ne stai al
sicuro in attesa?! Mormorò rabbiosamente il Cyborg a quella
proposta per lui inaccettabile.
-
Ti tocca adeguarti, se ci tieni davvero a portare la tua amica lontano
da qui. Altrimenti ti fai ammazzare insieme a lei e tanti saluti -
rispose freddamente il saiyan.
“Evidentemente
la trasformazione da alla testa ai saiyan” si disse
ironicamente il moro pensando al cambiamento di carattere sia del padre
sia del figlio quando erano diventati super saiyan. Ma non
c’era tempo per deconcentrarsi dalla battaglia, Vegeta era
già in attesa e pronto ad attaccare. Trunks si
levò lentamente in volo e si fermò a
mezz’aria, scrutando la scena dall’alto. Vegeta
scattò verso il figlio con un pugno levato, ma venne
centrato da una scarica di ki-blast azzurri scagliati da terra.
Chiariamoci, gli fecero male quanto avrebbero potuto fargli male delle
punture d’insetto, ma tanti pizzichi ricevuti in
contemporanea gli procurarono un certo fastidio e non poco.
Scoccò un’occhiata adirata verso
l’incosciente Cyborg che aveva osato nuovamente colpirlo e
che lo guardava con un sorrisetto strafottente, con cui cercava di
nascondere il nervosismo, tradito però dalle goccioline di
sudore a lato della tempia.
-
Dove corri? Il tuo avversario sono io - disse, con tono di sfida,
irritando anche il suo avversario con un gesto provocatorio della mano,
facendogli segno di farsi avanti.
Al
che, ovviamente, il Principe abbandonò il suo iniziale
obbiettivo e si scagliò contro 17 che trovò
difficoltà fin da subito a schivare i colpi del saiyan e
dovette far ricorso a tutta la sua agilità per uscire
incolume da quel primo attacco.
-
Tsk, sei come un insetto fastidioso: non stai fermo un secondo - fu il
sarcastico commento di Vegeta dopo che 17 si fu messo a distanza di
sicurezza con una serie di ribaltate.
-
Detto da te suona come un complimento - replicò con la
stessa dose di ironia il Cyborg, che iniziava a riacquistare un
po’ di baldanza.
-
Non montarti la testa, abbiamo appena cominciato - ribattè
il Principe dei saiyan, capendo che era solo uno spreco di energia
tentare di colpire quella pulce saltellante con un attacco frontale e
quindi iniziò a caricare due piccoli ki-blast nelle mani e
iniziò a scagliare una serie di quelle piccole sfere dorate
in direzione dell’androide che balzò in alto,
evitandole tutte e senza troppe difficoltà. Almeno
finché non si ritrovò gli occhi cerulei di Vegeta
a pochi centimetri dai suoi.
-
Contento di vedermi? Sibilò con un sorrisino, afferrandogli
il collo con una mano e tirandogli un destro sul volto. Stava per
colpirlo di nuovo, quando all’improvviso spostò la
traiettoria del braccio e andò a parare un calcio di Trunks,
che puntava alla spalla destra.
-
Speravi di fregarmi due volte con lo stesso trucchetto? Chiese
sarcastico, serrando la presa su 17 e scagliandolo con violenza contro
il figlio. I due ragazzi caddero a terra e si misero in piedi solo dopo
un paio di secondi che servirono loro per superare un po’ il
dolore.
-
Accidenti, sicuro che Gero non ti ha dotato di una protezione di
metallo sulla testa? Biascicò il saiyan massaggiandosi il
capo, laddove c’era stato l’impatto con 17.
-
E voi saiyan avete tutti la testa di cemento? Ribattè con lo
stesso tono il Cyborg prendendo a massaggiarsi a sua volta la testa.
-
Ragazzi, suvvia. Siete in due contro uno e mi avete fatto sì
e no un graffio - li apostrofò Vegeta atterrando dolcemente
a terra, con le braccia incrociate sul petto.
-
... in tre -
I
tre combattenti si voltarono nella direzione da cui era venuta la voce.
Reika
si stava lentamente alzando in piedi, con i denti scoperti e
un’ombra di dolore negli occhi.
Quando riuscì a reggersi in piedi, levò
i pugni, mettendosi in posizione da combattimento.
-
Siamo in tre, Vegeta - continuò, quando riuscì a
trovare il fiato per parlare.
-
Ma tu guarda: riesci ancora a reggerti in piedi. Avrei dovuto romperti
almeno un paio di costole, invece di limitarmi a incrinartene una - fu
il commento di Vegeta che voltò completamente la testa verso
di lei e perdendo completamente interesse per Trunks e 17 che invece
erano più vigili e attenti che mai.
-
Io non sono ancora sconfitta. Finché non mi avrai spedito
nella tomba, io continuerò a combattere! Anche se mi
rompessi tutte le ossa!! Urlò Reika, un attimo prima che le
gambe le cedessero e che lei crollasse in ginocchio.
-
Dici? A me sembra che tu abbia difficoltà a reggerti in
piedi già così. Comunque se vuoi, posso provare a
romperti davvero tutte le ossa e poi vediamo cosa riesci ancora a fare
- rispose malignamente Vegeta, un attimo prima di afferrare con
disinvoltura il qualcosa che si era scagliato contro di lui.
-
Pessima mossa Trunks - commentò il Principe voltando la
testa verso Trunks, che aveva tentato di colpire il padre con un pugno
e che ora aveva l’avambraccio stretto nella morsa di suo
padre. Tentò di dare un paio di strattoni, cercando di
liberarsi, ma si piegò con un urlo soffocato di dolore
quando Vegeta iniziò a stringere di colpo la presa sul
braccio del figlio. Il ragazzo iniziò a colpire
violentemente il padre con calci o con il pugno libero, ma non
servì a nulla e presto il dolore si fece insopportabile.
-
Così impari a immischiarti in faccende che non ti riguardano
- disse freddamente Vegeta, serrando ulteriormente la presa. Il braccio
non resse a quella pressione supplementare e si schiantò con
uno schiocco secco, strappando a Trunks un grido a pieni polmoni per il
dolore lancinante. Solo allora il Principe lasciò il figlio
che crollò al suolo, perdendo la trasformazione in super
saiyan e afferrandosi il braccio, che era girato in una posizione del
tutto innaturale. Lottando disperatamente per trattenere le lacrime,
Trunks strinse gli occhi e si raggomitolò su se stesso.
Vegeta sollevò allora lo sguardo su 17, che era arretrato di
un passo, di fronte alla brutale potenza del saiyan che non aveva
esitato a fare del male persino a suo figlio. Quasi meccanicamente
alzò le mani in posizione di difesa, ma la rabbia di poco
prima era scemata quasi del tutto e visto che Trunks, che
già lui avversario fuori dalla sua portata, era stato messo
fuori combattimento in una manciata di secondi, ormai aveva capito di
non avere la minima speranza. E una volta in più
sentì il fiato della morte sul collo.
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Capitolo 10 *** Capitolo IX - Basta! ***
Buon giorno a tutti!
Iniziò con l'augurarvi buone feste e una felice estate! Da
oggi la scuola è ufficialmente finita e fino a settembre
possiamo dimenticarci di interrogazioni e compiti in classe, EVVAI!
Ma passiamo a
rispondere alla recensione dell'ultimo chappy:
scImMIA: sorellona mia, ammetto di
non aver capito cosa volevi farmi notare col tuo mini-dialogo, anche se
mi ha fatto ridere ^^" Comunque
vedrai che il tuo (anzi nostro) Trunks non ci farà solo ste
figuracce all'interno della fanfic e che si riscatterà alla
grande, te lo dico io ^^ Spero tanto che il mio nuovo chappy ti
piaccia. Fammi sapere, ok? Ciao ciao!
E prima di
incominciare, è con grande piacere che ringrazio anche Umpa_lumpa, che
ha recentemente iniziato a leggere la mia fanfic! Oh, grazie 1000!
Spero di potere iniziare a ringraziarti già dal prossimo
episodio, ma non voglio certo metterti fretta.
Detto anche questo, vi lascio finalmente alla lettura del nono
capitolo, recensite, mi raccomando, ciao! ^^
Capitolo IX - Basta!
- Allora, stupido burattino, sei pronto? Sibilò
minacciosamente Vegeta, incamminandosi verso di lui. 17 strinse i
denti, mentre goccioline di sudore scivolavano lungo le sue guance.
Leggeri tremiti lo scuotevano irregolarmente, mentre fissava
ansiosamente Vegeta che si avvicinava sempre di più.
Nonostante tutto, era anche disposto a farsi sconfiggere, bastava
morire a testa alta, con la soddisfazione di non aver abbassato la
testa davanti a un nemico del genere. Poi però lo sguardo
cadde su Reika, che alle spalle di Vegeta tentava vanamente di alzarsi
in piedi, del tutto annientata. E capì che certo non poteva
morire così o per lei sarebbe finita.
“Io non mi farò ammazzare tanto facilmente! Io
sono il Cyborg numero 17, il Cyborg definitivo e non mi farò
uccidere da uno stupido saiyan, nossignore!" Si disse per farsi
coraggio e nonostante la consapevolezza che fosse un suicidio, si
gettò comunque all’attacco, sparendo di nuovo a un
metro dal bersaglio. Vegeta pose l’avambraccio dietro la
spalla, prevedendo che il Cyborg lo avrebbe cercato di colpire
lì. Ma il colpo non arrivò mai. Vegeta si
voltò di scatto e vide 17 con un braccio di Reika intorno
alle spalle e già pronto a levarsi il volo. Aveva appena
spiccato un balzo, quando l’improvvisa apparizione del saiyan
lo costrinse a fermarsi bruscamente e ad arretrare un po’.
- E così tenti di darti alla fuga - fu la semplice
constatazione di Vegeta.
- Ho imparato a mie spese cosa vuol dire tentare
l’impossibile - rispose prudentemente il Cyborg, tentando
disperatamente di trovare una scappatoia. Inavvertitamente, Vegeta
iniziò ad avvicinarsi lentamente a 17, che lo guardava con
un misto d’astio e terrore.
- Già, probabilmente sarebbe stata la cosa più
intelligente da fare, ma con me non la spunti- proruppe, quando fu a
pochi centimetri da 17. Poi, senza alcun preavviso, alzò il
braccio e lo colpì sullo sterno con il braccio teso. 17
cacciò un urlo, mentre veniva sbalzato verso il basso,
perdendo la presa da Reika e sbattendo violentemente sul terreno.
- Siete veramente deludenti, tutti quanti. Non ci trovo neanche
gusto... tanto vale finirla qui - disse Vegeta, che intanto era
atterrato e si era diretto verso 17.
- Che dici tu? Non credi ve lo meritiate? Mi avete fatto divertire
pochissimo - disse malignamente con un sorriso malvagio e posando senza
tanti complimenti un piede sul suo petto, appoggiandoci pure un braccio
e fissando la vittima con disprezzo.
“Non è possibile. Due volte in un giorno messo
sotto in questa maniera. E da padre e figlio, poi. Sono caduto davvero
in basso” si disse il Cyborg aprendo gli occhi.
- Non credo che uno meriti la morte per il divertimento di qualcun
altro - rispose a fatica.
- Oh, adesso ti metti pure a fare il filosofo. Comunque non sono
d’accordo. E qui sono io a dettare le regole e io decido che
il gioco è finito! Detto che ebbe queste parole, il saiyan
colpì con forza il fianco di 17 che ribalzò
come uno stupido pupazzetto di gomma per una decina di volte e
quando infine si fermò, non era più in grado di
muovere un muscolo, senza che il suo corpo venisse attraversato da
scariche di dolore. Vegeta
si avvicinò tranquillamente a 17 e quando arrivò
rimise un piede sopra di lui, tenendolo fermo, poi alzò la
mano sopra la testa, concentrando un ki-blast dorato delle dimensioni
di un pallone da calcio.
- Tranquillo, farà soltanto un male cane - disse
malignamente all’espressione terrorizzata della vittima. Ma
(l’ennesimo) calcio di qualcuno lo fece rotolare di lato,
impedendogli di finire l’opera.
- Uffa, ma vi siete messi d’accordo? Continuate a impedirmi
di calare il colpo di grazia proprio quando manca pochissimo - si
lagnò il Principe rialzandosi e asciugandosi con un gesto
leggero il piccolo rivolo di sangue che era fuoriuscito dal suo labbro.
- Avrei dovuto spezzarti qualcosa, almeno adesso te ne staresti in un
angolo in attesa della fine, Reika -
La ragazza era piegata in due, stentando a stare in piedi per il dolore
al braccio ferito che si teneva convulsamente.
- Basta Vegeta - iniziò faticosamente tra un profondo
respiro e l’altro.
- Hai ragione, il gioco è finito. Ci hai massacrato
abbastanza. Basta - continuò senza staccargli gli occhi di
dosso.
- È me che vuoi, no? Quindi lascia stare 17 e prenditela con
me, se vuoi. Ma lui non ti ha fatto niente -
- Cioè, fammi capire: preferisci che continui a torturarti
piuttosto che ammazzi il burattino? Neanche fosse il tuo fidanzato -
commentò Vegeta con un filo di sarcasmo.
- No, non è il mio fidanzato. Ma è il mio
migliore amico. E lui non mi ha voltato le spalle come hai fatto tu!
Quindi non ti permetterò di fargli ancora del male -
continuò Reika. Un sassolino si levò da terra e
si disintegrò in migliaia di pezzi.
- Già mi hai anche completamente umiliato, approfittando del
tuo enorme vantaggio su di me - decine di altri sassi seguirono
l’esempio del primo e Reika venne circondata da una sottile
polverina rocciosa.
- Hai colpito senza riserve il mio migliore amico - Reika
scoprì i denti, mentre decine di crepe sottili si creavano
sotto di lei.
- E come se non bastasse- le crepe iniziarono a diffondersi e a
ingrandirsi.
- Hai anche rotto il braccio a tuo figlio che voleva solo
evitare uno stupido, inutile spargimento di sangue! Urlò
Reika, mentre un’ onda si schiantava sulla costa, facendo
schizzare tutto intorno a lei decine di gocce azzurre, che non la
colpirono poiché era protetta da quella che sembrava una
circolare barriera invisibile. Fu un lampo di luce, poi i capelli
schizzarono nuovamente sulla sua testa, mentre gli occhi assumevano
quella particolare tonalità cerulea.
- Oh, finalmente! Era ora che ti decidessi. Non ne potevo
più di aspettare. Chissà che stavolta lo scontro
sia meno noioso - disse soddisfatto il Principe davanti al freddo e
duro sguardo di ghiaccio che gli rivolse Reika, che per prima cosa
illuminò il palmo di luce dorata, appoggiandolo sul braccio
ferito e curandolo completamente, senza smettere un secondo di fissare
l’avversario.
- Credimi Vegeta, ti pentirai di non avermi ucciso subito - disse
Reika, quando ebbe finito il suo lavoro e flettendo un paio di volte il
braccio, per stroncare il leggero formicolio.
- Perché, come ben sai - continuò mentre un
sorriso di sfida, mentre la voglia di combattere prendeva spazio nel
suo animo, sorvolando su tutto il resto.
- Noi saiyan ci rafforziamo ogni volta che sfioriamo la morte -
concentrandosi un pelo, rilasciò un po’ di potenza
e in un secondo un piccolo cratere circolare si formò sotto
i suoi piedi, lasciandola sospesa a una decina di centimetri da terra,
mentre i capelli le si agitavano dolcemente sulla testa.
- Sì, sarà uno scontro molto interessante - disse
Vegeta, assumendo la posa da combattimento. Reika fissò
l’avversario senza scomporsi, con sguardo calmo e quasi
divertito. Così fu Vegeta a gettarsi in avanti, tentando di
colpire l’avversaria sulla testa con una martellata a due
mani, ma la ragazza si spostò leggermente
all’indietro e il colpo si limitò a sfiorarle la
punta del naso. Il saiyan allora tentò di colpirla con un
calcio all’addome, ma lei si mise in modo da mostrare il
profilo al saiyan e quindi anche questo colpo andò a vuoto.
Il Principe iniziò allora a spazientirsi e si
gettò con furia cieca contro la Cyborg, tentando di colpirla
con calci, pugni testate… tutte prontamente schivate dalla
ragazza che, per prendersi gioco dell’avversario, aveva anche
intrecciato le mani dietro la schiena. Andarono avanti così
per qualche minuto, con Vegeta che attaccava senza sosta e con sguardo
omicida, coi denti scoperti e il sudore lungo le guance, e con Reika
che schivava ogni colpo, sgusciando e scivolando via dal saiyan con la
grazia e l’agilità di una danzatrice, senza
smettere un secondo di fissare gli occhi di Vegeta con un sorriso
appena accennato. Finchè la Cyborg, dopo aver schivato un
pugno del saiyan indirizzato allo stomaco, si chinò a terra
e, liberando le mani, le usò come sostegno mentre colpiva le
caviglie di Vegeta con la gamba destra tesa.
Il Principe, perso l’equilibrio, cadde in avanti verso Reika
che centrò in pieno il viso del saiyan con un pugno ben
piazzato. Poi svincolò in avanti, compiendo una capriola e
afferrando Vegeta per un piede, lo scagliò con violenza a
terra, provocando una serie di crepe più o meno grandi nel
terreno e dopo aver mollato la presa sulla gamba del saiyan, gli
piombò addosso colpendogli in peno la bocca dello stomaco
con una ginocchiata che fece sputare al saiyan una chiazza di sangue.
Stava per colpire nuovamente il Principe al volto, quando questi
alzò un braccio e iniziò a colpire Reika con una
serie di potenti onde di ki, che sbalzarono Reika
all’indietro. Allora Vegeta approfittò del fumo
che si era levato per alzarsi in piedi e mettersi a distanza di
sicurezza con delle ribaltate, ma, fatti pochi metri, si vide comparire
davanti la Cyborg, con un piccolo ematoma sanguinante sulla fronte e un
sottile taglio sullo zigomo sinistro. Anche la minima traccia di
pietà era sparita dal volto di lei e Vegeta
iniziò a temere seriamente per la sua vita, soprattutto
quando vide la mano destra della saiyan luccicare come se fosse di
metallo, realizzando che aveva raccolto lì buona parte del
suo ki.
Reika calò il colpo e colpì violentemente la
gamba destra del Principe, facendo sgorgare il suo sangue e
strappandogli un grido disumano di dolore. Poi, estraendo velocemente
la mano e disperdendo il ki, arretrò di un passo, prima di
centrare il saiyan con un calcio in rovesciata sul mento, che lo fece
schizzare in aria con un grido strozzato di dolore. Lo raggiunse con
uno scatto, poi gli conficcò un ginocchio nello stomaco, un
attimo prima di compiere una giravolta su se stessa e di assestargli un
calcio a gamba tesa sul volto. Senza dare a Vegeta nemmeno il tempo di
respirare, effettuò un’altra giravolta e il calcio
successivo lo indirizzò allo sterno. Il dolore lancinante
che attraversava a ondate il corpo del super saiyan probabilmente lo
avrebbe fatto precipitare al suolo, se non fosse stato per
l’ultima, devastante ginocchiata sullo stomaco che lo fece
volare via in linea retta. Reika inseguì la preda con
un’ampia ed elegante capriola e una volta perpendicolare a
Vegeta lo centrò in pieno petto con un l’intera
pianta del piede, facendo piombare Vegeta contro la parete rocciosa su
cui lui la aveva sbattuta in precedenza. Pochi secondi dopo il Principe
scivolò a terra, incosciente, perdendo la trasformazione di
guerriero leggendario. Reika atterrò dolcemente a una
ventina di metri da lui e, dopo avergli lanciato un’occhiata
indecifrabile, crollò anch’ella al suolo, tornando
a sua volta normale.
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Capitolo 11 *** Capitolo X - Piccole dolorose gelosie ***
Buon giorno bella gente!
Come va! Anche se mezza morta dal caldo e con una voglia matta di stare
a letto a leggere manga senza pensare a niente, ho stretto i denti e ho
finito questo capitolo che, spero, vi possa piacere. Ora, bando alle
ciance e iniziamo subito con le risposte alle recensioni:
scImMIA: Mi
dispiace, ma per l'arrivo di C-18 manca ancora tanto tanto e tanto
tempo... per adesso
ti tocca sorbire l'arma finale, ma spero di riuscire a fartela
simpatica XD un bacione!!
Umpa_Lumpa: Sì, 17
è ancora (mezzo cosciente) e anche Trunks è in
piedi anche se decisamente malridotto (sigh, ho sofferto come un cano
mentre gli ho fatto rompere il braccio da Veggy T_T. ma la storia deve
pur continuare). Spero che
questo chappy sia avvincente come gli altri, na im verità
sarà solo commedia XD a presto!!
Ultima cosa, poi vi
lascio... avverto che in questo periodo mi sto infiaccando che
è un piacere... quindi non prometto di spaccare il secondo,
soprattutto dalla prossima settimana in cui dovrò iniziare a
studiare per i debiti... ma non temete, due capitoli alla settimana
arriveranno comunque, anche se magari a orari un po' diversi dal solito
^^"
A prestissimo, comunque, ciao!!
Capitolo X, Piccole dolorose gelosie:
C-17 corse più velocemente che poteva e quando
arrivò da Reika, quasi si gettò a terra, per fare
prima e assicurarsi che stesse bene. La girò in modo da
vederla in faccia, visto che era caduta prona e le sollevò
leggermente la testa, tenendole la mano sulla nuca.
La ragazza respirava regolarmente, con le labbra appena appena
dischiuse e un’espressione tranquilla. Il Cyborg si concesse
un sospiro di sollievo, dopo che ebbe appurato che stava bene. Cavoli,
aveva messo a repentaglio la sua incolumità per salvarla, se
avesse tirato le cuoia proprio in quel momento avrebbe fatto tutto per
niente. Anche Trunks si era diretto, tenendosi il braccio rotto con la
mano sana, verso il padre, barcollando un po’.
- Accidenti, stavolta mi hai fatto proprio male, papà-
mormorò il ragazzo stringendo i denti per il dolore e
sedendosi accanto al padre, in attesa che si riprendesse un
po’ da quella batosta. Probabilmente una volta sveglio non se
la sarebbe cavata con un braccio rotto, ma non riusciva a stare lontano
da suo padre. Era sicuro ci fosse una spiegazione a quel suo
comportamento sanguinario e sperava che magari, ora che non era
più super saiyan, si sarebbe come minimo dispiaciuto di
avergli procurato un tale dolore.
17 iniziò a scrollare gentilmente Reika, senza abbandonare
la posizione di prima, tentando di svegliarla.
- Dai, Reika. Torna nel regno dei vivi. Il sole è alto, gli
uccellini cinguettano e noi dobbiamo andare – la
chiamò il ragazzo, scuotendola un po’
più forte. In risposta ebbe solo un mugolio infastidito.
- Reika e andiamo! - Il tono del Cyborg stavolta era più
alto e più infastidito di prima, mentre iniziava a scuoterla
più rudemente.
- Te non hai bisogno di dormire, sei una Cyborg!!
Stavolta la reazione fu “un pelo” più
violenta e uno schiaffo tremendo raggiunse il moro alla guancia destra,
facendolo volare via. Quando toccò (rovinosamente) terra, si
mise gattoni lentamente dopo circa dieci secondi che gli servirono per
superare il dolore, con l’impronta rossa delle dita di Reika
stampato sulla guancia.
- Ma sei impazzita?!! - Piagnucolò il moro premendosi una
mano sul segno, mentre lottava con due grossi lacrimoni che stavano
spuntando sui suoi occhi chiari.
- ... aspetti 10 minuti, dottore – biascicò lei in
risposta girandosi su un fianco e dando le spalle a 17.
- Ah sì?! Mormorò rabbiosamente il Cyborg
levandosi in piedi di scatto e tornando dall’amica. Poi si
chinò su di lei, in modo da poterle mormorare
nell’orecchio una frase che avrebbe fatto scattare in piedi
un qualsiasi esponente della sua razza:
- È pronta la colazione – la reazione della saiyan
fu troppo rapida per poterla evitare. Si tirò su di scatto e
il povero 17 non riuscì ad evitare una tremenda craniata.
- Dov’è la colazione?!! - Urlò lei
tutta eccitata un attimo prima di mettere a fuoco il luogo dove si
trovava e di tornare con i piedi per terra e voltò stranita
la testa in direzione di 17, che era stramazzato a terra con due
spirali che ruotavano vorticosamente al posto degli occhi.
- La testa… la testa… -
- La testa? Ti sei fatto male? - chiese ingenuamente lei avvicinandosi
un po’.
- Certo che mi sono fatto male, stupida!! Dovevi per forza ridestarti
con tanta violenza?!! - Urlò lui balzando in piedi con un
grosso bernoccolo sulla testa.
- Ah, non guardare me - rispose lei ponendo le mani davanti a se, quasi
a farsi da scudo.
- Lamentati con l’autrice -
C-17 si voltò verso di me lanciandomi contro uno sguardo
assassino, per le due figuracce che gli avevo fatto fare nel giro di 5
minuti, ma io mi limitai a salutarlo innocentemente, facendogli poi
cenno di andare avanti.
- Uff, sai, per un attimo ho temuto che non ce l’avremmo
fatta - confessò 17 sedendosi pesantemente accanto a Reika.
- Io no. Noi siamo forti, sai - rispose Reika assestando un pugno
leggero sulla spalla di 17, ma il sorriso spento e il tono che
usò convinsero il Cyborg solo a metà.
Una fitta al fianco e un rantolo strozzato troncarono bruscamente la
piccola discussione e il Cyborg si portò la mano sinistra
sul fianco destro, ferito prima da Vegeta.
- Posso aiutarti? Chiese gentilmente Reika alla smorfia di dolore del
ragazzo.
- No, no… è solo un graffio, non ti agitare -
rispose lui tentando pure di fare un sorriso. Ma un’altra
fitta di dolore lo costrinsero a tacere e a serrare i denti per non far
sfuggire alcun suono.
- C-17, fammi vedere cos’hai - il tono della saiyan stavolta
era più un ordine che una richiesta.
- Ti ho detto di non preoccuparti! Ribattè lui irritato e
alzandosi pure in piedi. Reika stava per ribattere quando un mezzo
grido soffocato li fece voltare in direzione di Trunks, che aveva
provato a muovere il braccio, per essere veramente sicuro che fosse
definitivamente rotto.
- Accidenti, mi ero dimenticata di lui - imprecò Reika a
bassa voce tentando di alzarsi per andare ad aiutare il giovane saiyan,
ma appena in piedi, barcollò paurosamente e stava per cadere
di nuovo a terra, quando 17 la prese per un braccio e se lo
passò sulle spalle, facendole da sostegno.
- 17, ma che fai? Lasciami! - tentò di protestare
stancamente lei
- In più stai anche male -
- Ma se non riesci nemmeno a stare in piedi… e poi ti ho
già detto che non ti devi preoccupare, sto bene - rispose
lui con tono deciso e forse anche un po’ brusco.
“Sì, come se avessi preso in pieno un camion in
piena corsa” aggiunse tra sé, mentre quella
maledetta ferita non gli dava pace. M non avrebbe molato, neanche
morto. Voleva dimostrare a tutti i costi di essere forte, di non essere
solo un incapace da proteggere. Con questi propositi aiutò
Reika a raggiungere Trunks e quando vi furono arrivati, lei si
staccò più velocemente che potè da 17,
per chinarsi sul saiyan.
- Posso dare una mano? Chiese gentilmente.
- Come sta mio padre? Chiese debolmente il saiyan quando
riuscì a mettere a fuoco chi avesse davanti, visto che il
dolore era talmente forte da annebbiargli la vista.
- Non è morto. Forse gli ho rotto qualcosa, ma niente che
non possa superare con la sua pellaccia dura - rispose seccamente Reika
prendendo delicatamente il braccio morto del saiyan. Trunks ebbe un
lieve tremito e non fu solo per il dolore. Sentì il calore
interno salire, soprattutto in viso, mentre il cuore batteva
più forte. Era così vicina…
- Ti fa male se…- a malapena sentì la voce di
lei, perso com’era a guardarla.
“È così carina…”
- Faccio così? Il dolore lancinante che gli
attraversò il braccio lo riportò bruscamente alla
realtà strappandogli un urlo di dolore, mentre lei gli aveva
piegato leggermente il braccio verso l’interno.
- Argh, si! Rispose dolorosamente stringendo gli occhi e serrando i
denti, nel tentativo di superare il dolore. Reika si
mordicchiò un attimo il labbro, pensosa, prima di fare la
diagnosi.
- Il braccio è rotto -
- Ma va?! Non me n’ero accorto! Commentò brusco
Trunks. Reika non si fece minimamente intimorire dal tono e
proseguì.
- Non è che si è semplicemente rotto. Direi
piuttosto che si è sbriciolato e i legamenti sono
andati… se ti va bene non potrai muoverlo per un mese, se ti
va male per tre. Dipende dalla tua capacità di recupero e
dalla bravura del dottore che ti visiterà-
Passarono due secondi di silenzio gelido.
- Tre… tre mesi? - Mormorò il saiyan guardando
Reika come se non l’avesse mai vista.
- Ma… ma io non posso aspettare tanto.. Io devo tornare a
casa! Devo combattere!! Non me lo potresti curare tu? - Chiese
disperatamente.
Reika abbassò gli occhi, mortificata.
- No, non posso… forse riesco a velocizzarti la guarigione,
ma non posso ricomporre l’osso, ne tantomeno saldare i nervi
e i tendini. Io riesci solo a sollecitare le piastrine e quindi a
rimarginare in pochissimo tempo ferite da taglio o simili… -
Confessò mestamente, ammazzando senza pietà ogni
speranza in Trunks.
- Però, ora devo fasciarti il braccio, almeno
finché non ti portiamo all’ospedale -
- All’ospedale? - Chiese spaesato Trunks
- Beh, sì - rispose Reika, un po’ spiazzata dalla
domanda.
- Dovranno pur mettertelo a posto, quel braccio -
Trunks fece un sorrisino abbattuto, in risposta.
- Non posso andare in un ospedale… Farebbero domande a cui
non potrei rispondere… e poi mi chiederebbero chi sono -
- E dov’è il problema? Non sarai mica un assassino
ricercato, no? Chiese allegramente la ragazza.
- No, ma io sono il figlio di Vegeta… -
- Sì, l’avevamo capito…
- Ma in questo momento io dovrei dormire in una culla -
Sia Reika che 17 lo fissarono spiazzati, temendo che il dolore stesse
dando alla testa al saiyan.
- Io vengo dal futuro… 20 anni avanti a voi. In
quest’epoca sono ancora un bambino di neanche un anno -
- Ah - fu il semplice, attonito commento dei due Cyborg, che
impiegarono qualche secondo a ravvedersi dalla sorpresa.
- Quindi all’ospedale non ci puoi andare… E come
potrai mai fare? - 17 espresse la domanda cercando di risultare meno
odioso possibile, ma sotto sotto ci godeva a vedere quel ragazzo che lo
aveva massacrato senza movente in una situazione come quella.
Probabilmente Reika se ne accorse, perché gli rivolse
un’occhiataccia.
- Beh, non è tutto perduto - disse con fare un po’
saccente assumendo un’aria furbetta. Trunks e 17 la fissarono
senza capire.
- I senzu! - esclamò lei, tutta contenta per aver risolto il
problema.
- Ma certo, i senzu! Sei un genio!! Ripeté il saiyan con
entusiasmo, arrossendo poi un po’, dopo essersi reso conto di
quello che aveva detto.
- Grazie, grazie - disse lei aggiustandosi una ciocca scura dietro le
spalle, con falsa modestia.
- Dai, ora ti fascio il braccio - disse quando ebbe finito di
sistemarsi i capelli, rendendosi conto un attimo dopo di non avere uno
straccio di tessuto con cui compiere la medicazione.
- Se ti serve, puoi prendere la mia giacca… tanto a casa ne
ho un’altra… - propose Trunks, intuendo il
problema.
- D’accordo, ma appena arrivi a casa vedi di cambiarla e di
usare stoffa pulita, almeno finché qualcuno non va a
prendere i senzu - approvò la saiyan, anche se un
po’ restia a medicare una ferita con un tessuto del genere,
anche perché era decisamente malridotto.
Però bisognava togliere il giubbotto dalle spalle del
diretto interessato senza fargli male…
Così la ragazza lo aiutò a sfilare lentamente
quel sudicio straccio, con delicatezza, nel timore assoluto di far del
male al ragazzo che aveva aiutato sia lei che 17 a riportare a casa la
pelle. Nonostante tutto, però, gli occhi di lei non poterono
fare a mano di posarsi su quei muscoli scolpiti e su quelle addominali
di pietra che ora si intravedevano decisamente meglio sotto la canotta
nera. Quando si accorse di quegli sguardi, Trunks ritornò a
imporporarsi e tentò di distrarsi spostando lo sguardo verso
il cielo, ma insistentemente i suoi occhi tornavano a posarsi su di
lei, ora del tutto concentrata sul suo lavoro, visto che doveva
“spogliare” il braccio ferito.
“Ma perché è così
lenta??” pensò disperatamente il saiyan, mentre
ora il suo corpo aveva iniziato a tremare, un po’ per il
dolore e un po’ per quella vicinanza così vicina.
Reika aveva quasi finito, quando venne sbilanciata e cadde
all’indietro, terminando bruscamente il lavoro. Troppo
bruscamente…
L’urlo di Trunks fece levare in volo uno stormo di gabbiani
che fuggirono via, terrorizzati.
Reika si rimise faticosamente a sedere, rendendosi conto del pasticcio
commesso.
- C-17!! Urlò la saiyan voltandosi nella direzione del
Cyborg che aveva intrecciato le mani dietro la nuca e fissava il cielo
con aria innocente.
- Io non ho fatto niente - disse tranquillamente.
- Come no?! Mi hai pestato la coda e mi fatto cadere!! -
strepitò lei a quel menefreghismo.
- Non è vero - rispose pacatamente lui senza nemmeno
guardarla. Per tutta risposta, lei gli frustò violentemente
le caviglie con la coda, facendolo sbilanciare e poi piombare a terra.
“Ma perché mi sento così?” Si
chiese 17 mettendosi a sedere e massaggiandosi un po’ le
caviglie.
“Perché non sono riuscito a trattenermi
dall’interrompere quello stupido giochino di
sguardi?” il moro riprese a fissare Reika che, dopo aver
diviso la giacca in tante striscioline, stava delicatamente fasciando
il braccio del saiyan, che era scosso dai tremori e stavolta per il
dolore.
“Ma che razza di domande mi faccio?! È logico il
perché… nessuno si può permette di
fissare in quel modo la mia migliore amica, nessuno! Men che meno un
damerino come quello lì!” pensò con
rabbia, stringendo i denti. A vederli così vicini gli si
stava contorcendo lo stomaco. Gli dava la nausea
quell’espressione imbarazzata che il saiyan rivolgeva a Reika
quando questa gli chiedeva se gli stava facendo male. E ancora di
più, vedere quei sorrisi gentili che lei gli faceva quando
questi rispondeva nervosamente di no con un cenno del capo, prima di
rimettersi al lavoro.
Il giovane androide non ne poteva più di quel supplizio
psicologico e il suo desiderio di mettere tra Reika e Trunks una
distanza di almeno venticinque chilometri si faceva sempre
più intensa e quando finalmente il bendaggio improvvisato
venne concluse, dovette sforzarsi per non emettere un sospiro di
sollievo. Certo, il fianco pulsava e doleva talmente forte da
trattenere a stento delle urla, ma 17 scattò subito in
piedi, mostrando chiaro desiderio di volersene andare.
Ma evidentemente Dende aveva altri piani per la testa…
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Capitolo 12 *** Capitolo XI - Un Viscido Ricatto ***
Salve a tutti
lettori, so che dovevo pubblicare ancora venerdì, ma ho
avuto davvero poco tempo e lo ammetto, poca voglia ^^" comunque spero
di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo, anche se non mi
è riuscito proprio benissimo... ma passiamo alle risposte,
che è una delle cose che mi piace di più ^^:
scImMIA: Oh, davvero ti piace C-17
gelosone? Mi fa piacere perchè lo sarà ancora
tanto, ma tanto XD Che iperprotettivo! XD Dai, che ti aspetto
per il prossimo chappy, a prestissimo!!
Umpa_lumpa: Attenzione, ti dico che le
avventure vere e proprie con spargimento di sangue siamo in pausa,
ricompariranno solo tra un po', mi dispiace... XD Lo so che siamo in
vacanza, ma io odio far aspettare invano la gente, quindi devo cercare
di vincere la mia pigrizia e mettermi di impegno. Un baciona, ciao ciao!
bellissima90:
Oh, una new-entry!
^^ Buongiorno carissima ^^ Mi dispiace, ma Veggy su questo argomento
rimarrà muto per moooooolto tempo... Spero mi continuerai a
seguire, ciau!!
Ed ora, vi lascio a un nuovo strampalato capitolo, ciao!! XD
Capitolo XI - Un viscido ricatto :
- Ecco fatto - disse Reika annodando per bene
l’estremità della fasciatura.
- G -grazie - rispose Trunks un po’ impacciato.
- Mmmh… Però dovrei legartelo al collo -
commentò la saiyan, allontanandosi un po’ dal
ferito e osservandolo con aria critica prendendosi il mento con una
mano.
- Però abbiamo finito la stoffa - constatò
sconsolato il saiyan.
- Beh, non è che abbiamo molte alternative - disse Reika
armeggiando con le maniche e sfilandosi la sua giacca di jeans.
- Ma Reika! Ti sembra il caso? Le chiese C-17 con tono eccessivamente
alto, mentre la ragazza scopriva le braccia e rimaneva solo con la
canotta, dove spiccava il fiocco rosso.
- Senti, Trunks ci ha aiutato. Forse neanche saremmo qui se non ci
fosse stato lui - disse Reika con tono leggermente irritato
- No, noi di certo
non saremmo qui, se lui non si fosse messo in testa la brillante idea
di sfidarmi - ribattè il moro. Il fianco inviava fitte di
dolore sempre più frequenti, e ormai le immagini iniziavano
a farsi sfocate.
- E chi è che avuto la brillante di idea di accettare lo
scontro?? - Reika, inviperita, si alzò in piedi,
fronteggiando rabbiosamente l’amico. Il tono di entrambi
cresceva ad ogni battuta…
- Oh, certo! Perché se io rifiutavo quello lì si
sarebbe fermato e non avrebbe cercato di farmi a pezzi in ogni caso,
vero?! -
- Va bene! - la ragazza si voltò di scatto verso la sua
giacca stesa a terra e con due colpi netti della mano recise le
maniche.
- Allora mettiamola in questo modo: lo faccio perché mi va
così, chiaro? Disse riassumendo un tono calmo e sedendosi di
nuovo per legare tra di loro le estremità delle maniche,
creando così una striscia più lunga di tessuto.
“Tante grazie” pensò 17 frustrato
risedendosi e incrociando le braccia sul petto.
Stava seriamente iniziando a irritarsi per quella
situazione…
Quel saiyan continuava a lanciare lanciate inebetite al volto e al
corpo di Reika, che ora spiccava sotto l’attillata
canottiera.
- E ora stai fermo, o rischio di farti male - la voce di Reika lo
riscosse un po’, giusto per vederla sporgersi e cingere il
collo di Trunks con le braccia, annodandogli la benda dietro il collo.
Erano praticamente abbracciati… le guance del saiyan erano
praticamente in fiamme.
Altro pestone, altra caduta, altro urlo di dolore, altro urlo di
rabbia…
- 17!!! - Il Cyborg, stavolta aveva cercato di defilarsi dopo il
misfatto, ma una pietra lo raggiunse alla testa e il Cyborg cadde a
terra modalità manga.
- Dacci un taglio con questi scherzi da poppante, chiaro?! - Trunks
dovette coprirsi un orecchio con la mano, per evitare di rimanere
assordato. Cavoli, se quella ragazza aveva grinta! Dopo che 17
crollò a terra, lei si ricompose un attimo e
tornò a rivolgersi a Trunks che aveva assistito attonito.
- Comunque mi dispiace, ma non posso fare più di
così per il tuo braccio. Fatti curare presto come si deve,
d’accordo? Disse con un tenero sorriso.
- C-certo… - rispose impacciato il saiyan.
“Accidenti, devo smetterla di comportarmi come un moccioso
delle elementari!” si disse dopo che Reika si fu voltata e si
fu avviata da 17, che si stava rimettendo in piedi, un po’
traballante.
- Ehm… scusa per la pietra, ma sai che perdo la testa quando
mi si pesta la coda - disse imbarazzata la ragazza quando fu arrivata
da 17 e gli porse la mano, per aiutarlo ad alzarsi.
- Sì, sì… lascia perdere - rispose lui
afferrando la mano della ragazza e tirandosi definitivamente in piedi.
Ma un secondo dopo crollò nuovamente in ginocchio con un
urlo strozzato, mentre la mano correva al fianco ferito. Il
sorriso sul volto di lei si spense subito.
- Fammi vedere quella ferita - disse perentoria.
- Ma no… è solo un graffietto - si oppose
debolmente 17
- Fammi vedere quella ferita! - intimò con tono
più duro la saiyan. Anche se riluttante, il Cyborg
sollevò la maglietta quanto bastava per portare alla luce il
taglio.
- D’accordo… forse non è proprio un
graffietto - mormorò il ragazzo.
C’era un profondo taglio rosso di sangue, laddove Vegeta lo
aveva colpito con la scarpa e tutt’intorno si era formato un
grosso livido blu-violaceo.
- Adesso ti curo, e niente obiezioni - disse Reika vedendo
già la protesta negli occhi del Cyborg. Un attimo dopo
illuminò la mano e pochi secondi dopo solo una sottile linea
chiara sostituiva la ferita e facendo sfuggire a 17 un sospiro carico
di sollievo.
- Dai, ora andiamo… Abbiamo perso fin troppo tempo - disse
energicamente 17 alzandosi in piedi e poi aiutando Reika a fare lo
stesso.
- Già, hai ragione - rispose lei con voce stanca accettando
volentieri l’aiuto offerto.
- Ehm, scusate un attimo - i due Cyborg si voltarono, l’uno
seccato, l’altro sorpreso, verso Trunks che si
stava avvicinando e che li aveva chiamati da lontano.
- Prima di andare, non è che potresti dare una mano anche a
mio padre? Chiese il saiyan quando fu abbastanza vicino da non dover
urlare. Reika buttò lo sguardo verso Vegeta, che non aveva
ancora ripreso conoscenza.
- Cioè, dovrei rimarginargli la ferita? - chiese un
po’ ironica.
- Beh, sì, per favore. Non credo che riuscirei mai a
riportarlo a casa e non mi sembra nelle condizioni di volare - disse
con voce preoccupata voltandosi verso il genitore.
- Uff, d’accordo, curerò anche tuo
padre… - concesse la Cyborg, illuminando il volto di Trunks.
- Ma solo perché ho alcune cosette da chiedergli - concluse
avviandosi. Ma con stupore di Trunks non si diresse verso Vegeta, ma
andò verso un albero che cresceva lì vicino, e
una volta giunta lì iniziò a raspare per terra.
Quando trovò quello che cercava, se lo mise rapidamente in
tasca e si diresse verso la riva del mare, dove sciacquò il
suo piccolo tesoro e dove raccolse un po’ d’acqua
nelle mani che aveva chiuso a coppa.
- Sveglia! - Gridò la ragazza lanciando il freddo liquido
addosso al Principe dei saiyan che le stava appresso, svegliandolo di
scatto.
- Ancora tu! - strepitò questi dopo aver realizzato che a
lavarlo era stata Reika e già era pronto ad alzarsi, quando
una fitta dolorosa gli ricordò della lotta di poco prima.
- Guariscimi! Intimò lui vedendola avvicinarsi e chinarsi
sulle gambe a pochi centimetri da lui.
- E se lo faccio tu te ne stai buono e non ci attacchi? Chiese la
ragazza innocentemente.
- E se non lo facessi? Chiese sarcastico il Principe.
Per tutta risposta, Reika si ficcò una mano in tasca e,
senza staccare gli occhi dal saiyan estrasse con estrema lentezza un
lungo, sinuoso, viscido verme.
E a Vegeta mancò poco per scivolare di nuovo
nell’incoscienza.
- T-tieni quel coso lontano da me - balbettò, mentre
assumeva un pallore cadaverico.
- Oh, vedo che non ti è ancora passata la fobia per le cose
che strisciano - disse malignamente la saiyan.
- Tienilo lontano da me o ti disintegro! - disse più forte
Vegeta, tentando di superare il disgusto. Un attimo dopo si
ritrovò praticamente incollato alla parete, nel vano
tentativo di mettere quanto più spazio possibile tra
sé e quello schifoso animaletto che la sua aguzzina gli
aveva pericolosamente avvicinato al naso.
- Ascoltami bene - proruppe assumendo un’aria cattiva.
- Io adesso metto via il verme e ti guarisco la gamba e poi tu mi
racconti per filo e per segno tutto quello che è successo
sul nostro pianeta mentre ero bloccata qui, chiaro? E non osare
attaccarci, altrimenti ti metterò questa simpatica creatura
dritta nei vestiti- terminò con sarcasmo, notando lo sguardo
allucinato di Vegeta.
- S-sì… D’accordo,
d’accordo!! Facciamo come dici tu! Ma metti via quel coso!! -
acconsentì il Principe, messo con le spalle al muro. E
così Reika illuminò nuovamente la sua mano di
luce dorata e la poggiò sulla ferita del Principe. Ma
stavolta, lo sforzo fu troppo grande e la Cyborg si accasciò
in avanti, impedita di cadere sul Principe solo dal braccio che
quest’ultimo aveva posto in avanti di scatto.
- Tieni - ringhiò rivolto a 17 e lanciandogli con mal grazia
l’incosciente saiyan.
Alla ragazza occorsero sì e no 20 minuti per riprendersi,
tempo passato nel mutismo più totale, con Vegeta che, seduto
su una pietra completamente sotto il sole, alternava uno sguardo torvo
tra Trunks, che si era seduto sotto l’albero, fissando
placidamente le nuvole che si rincorrevano nel cielo, e C-17, che
sedeva a pochi metri dalla riva con la schiena contro una parete
rocciosa mentre si teneva stretta Reika in braccio, nel timore che
Vegeta venisse preso da un istinto omicida.
Quando Reika si svegliò, si diresse da Vegeta, ancora mezza
intorpidita dallo sforzo compiuto poco prima e tenendosi con la mano
destra il braccio sinistro.
- Noto che inizi a perdere colpi, Veggy. Pochi anni fa non ti saresti
lasciato sconfiggere così- commentò Reika
sedendosi comodamente a poca distanza dal Principe.
In risposta Vegeta sputò a terra, prima di commentare.
- Ti avrò già ripetuto decine di migliaia di
volte di non chiamarmi con quello stupido nomignolo. Il mio nome
è Vegeta, mettitelo in testa! -
- Come vuoi Veggy, il tuo nome è Vegeta…
però ora voglio sapere. Cosa è successo sul
nostro pianeta? Cosa è successo a tutti gli altri? -
- … se non volessi parlare? - chiese nervosamente Vegeta.
- Te lo ricordi il verme? - replicò duramente Reika.
- Ricattatrice- sibilò il Principe tra i denti prima di
iniziare a raccontare dell’esplosione di Vegeta da parte di
Freezer e di come lui, Radiz, Napa e Kakarot si fossero salvati
perché erano in missione. Reika schiumava di rabbia, mentre
si conficcava le unghie nella carne.
- Dov’è quel bastardo adesso?! Lo voglio uccidere
con le mie mani!! - urlò lei arrabbiandosi tanto che i
capelli tornarono biondi.
- Calmati, Freezer è morto tre anni fa, ridotto in polvere-
aggiunse Vegeta cercando di calmare Reika
- Chi è stato? Chi è che ha estirpato quel verme
dalla faccia dell'universo? Vorrei ringraziarlo degnamente per quello
che ha fatto, anche se volevo ardentemente finire io Freezer, dopo
tutto quello che ci ha fatto passare- disse la Cyborg mentre i suoi
capelli tornavano corvini e le ricadevano morbidamente sulle spalle.
- E' stato mio figlio. In pochi secondi è riuscito a fare
ciò che non sono riuscito a fare in dieci anni- rispose il
Principe con una nota di risentimento nella voce.
"Non mi sorprende per niente, in pochi secondi ha ridotto 17 a uno
straccio e senza quasi sforzarsi" pensò tra sé e
sé Reika.
"E poi è anche molto carino" aggiunse con un sorrisetto
malizioso.
Poi si avvicinò al ragazzo, che nel frattempo si era
avvicinato agli altri due saiyan.
- Trunks, non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che
hai fatto. Hai vendicato anni e anni di schiavitù e lo
sterminio quasi totale del popolo saiyan, del nostro popolo. Avrai
sempre la mia più profonda e sincera gratitudine. Non
esitare mai a chiedere aiuto, se ne avrai bisogno-
Intanto, 17 si rodeva dentro. Mai, Reika si era rivolta a lui con quel
tono, eppure si conoscevano da dieci anni... Invece con un perfetto
sconosciuto, che per altro aveva tentato di ucciderlo, gli parlava come
se lo conoscesse da sempre e se lo avesse ritrovato dopo qualche mese
di assenza. Anche lui aveva contribuito a salvarle la vita, eppure
nemmeno un “grazie”…
- Ci vediamo, ciao - concluse la Cyborg salutando con un gesto della
mano Trunks e avvicinandosi a 17, lasciando andare la creatura che
ancora aveva in tasca.
- Allora, andiamo? Chiese allegramente la ragazza intrecciando le mani
dietro la schiena.
“Finalmente!” esultò tra sé e
sé 17, alzandosi in volo, subito imitato da Reika. Ormai il
cielo iniziava a farsi aranciato, tra poche ore sarebbe stato buio e
viste le loro condizioni fisiche attuali, ci avrebbero messo un
po’ a trovare una città decente.
“Addio, saiyan. A mai più rivederci”
pensò allegramente rivolgendo un’ultima occhiata a
Trunks che aveva assunto un’aria pensierosa.
- Ehi! Aspettate un momento! - proruppe il ragazzo in questione quando
ormai i due mori erano a 10 metri buoni di distanza.
“Che cosa vuole adesso?!” si domandò
esasperato C-17, voltandosi verso il saiyan che si era messo a correre
in loro direzione.
- Sì? - chiese tranquillamente Reika.
- Vi va di venire a cena da me? -
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Capitolo 13 *** Capitolo XII - Capsule Corporation ***
Buonasera a tutti! Scusate
l'ora un po' tarda, ma mi sono resa conto solo oggi pomeriggio che era
già mercoledì ^^" Che testa, eh? ^^" Comunque,
rendendomi conto che è già mercoledì,
mi sono rimboccata le maniche e ho fatto un mega blitz per farvi
arrivare questo nuovo capitolo con minor ritardo possibile. Ma ora,
passiamo alle recensioi:
scImMIA: XD sì, non
c'è che dire, Trunks è cotto e biscotto della
giovincella dal cuore metallico, ma chissà se lei
ricambia... ehhhh... comunque 17 non è così
stupido da distruggergli la casa, anche perchè ti ricordo
che è lo stesso tetto sotto cui dimora il Principe dei
saiyan... chi lo sentirebbe più, quello? XD
Ora ti lascio, un bacione Sorellona, ciau!!
Umpa_lumpa: Mi dispiace, ma credo che
il gusto sadico di Vegeta sia già stato sfogato abbastanza
XD Scusami Folly, ma dovrai aspettare un po''...
Per adesso a sanguinare un po' saranno solo i cuori, ma non dico
niente, sennò rovino tutto... ciao ciao!! Un baci8!!
bellissima90: Credo di volerti fare
soffrire, perchè se ne saprà
poco o nulla del rapporto di Reika e Vegeta prima che lei arrivasse
sulla terra... almeno fino a luglio, credo... poi chissà, se
la mia vena sadica sarà soddisfatta, allora forse lo
scriverò! Muahahahah! Ok, la smetto ^^" spero che questo
capitolo ti piaccia, ciao!!!
Capitolo XII- Capsule Corporation:
- E’
stato gentile da parte tua invitarci per stasera- disse Reika a Trunks
mentre volavano verso la casa del saiyan, mentre il sole infuocato
iniziava a tuffarsi nel mare che stava diventando color arancio, mentre
tutt’intorno le nuvole assumevano una sfumatura rosata.
- Oh, dovere. Io ho
quasi ammazzato 17, mio padre ti ha ridotta a uno straccio, ho pensato
che fosse il minimo per farci perdonare - rispose cordialmente il
ragazzo.
- Potevi limitarti
a pensarlo- borbottò Vegeta che volava poco davanti a loro.
C-17 chiudeva la
fila, volando alto e non perdeva di vista Trunks e Reika che avevano
iniziato a chiacchierare. Il Cyborg lanciava al saiyan dai capelli
lilla tutte le maledizioni che conosceva, volando a zig-zag, frustrato.
Era arrivato a un passo dal liberarsi di lui e ora saltava fuori un
invito a cena. Tuttavia, fu costretto ad ammettere che
sarebbe stato difficile trovare un luogo in cui restare, visto che
erano senza un soldo e senza un posto dove andare che non fosse un
cumulo di macerie. Però si ripromise più e
più volte di tenere d’occhio quei due che
sembravano aver già legato.
Brutto segno.
Andavano a una
velocità decisamente bassa viste le loro
capacità, ma le varie ferite riportate da tutti
costringevano il gruppetto a procedere lentamente. Vegeta avrebbe
tranquillamente potuto andare avanti da solo, visto che era quello
messo meglio, ma voleva ad ogni costo tenere d’occhio suo
figlio. Un po’ perché gli dispiaceva avergli rotto
il braccio, un po’ perché, anche se non
l’avrebbe mai ammesso, gli dava fastidio vederlo a
così poca distanza da una ragazza.
Solo pochi bagliori
rossastri illuminavano ancora il cielo quando il gruppetto
iniziò a intravedere le prime luci della Città
dell’ovest. Vegeta scese in picchiata, atterrando in un
vicolo semi-buio, imitato a ruota dagli altri.
- Perché
scendiamo qui? Chiese Trunks al padre, stupito.
- Sciocco. Come
pensi che potrebbe succedere se qualcuno ci vedesse atterrare nel
giardino? Rispose brusco il Principe dei Saiyan, incamminandosi verso
la strada principale senza voltarsi. Trunks abbassò lo
sguardo, mortificato, prima di seguire il padre. Ma fatti pochi passi,
si fermò.
- Ma che
cos’è tutto questo? - una voce resa flebile dallo
stupore, mentre tutte le insegne dei negozi, dei bar e dei locali
notturni iniziavano ad accendersi per la via.
Reika continuava a
voltare lo sguardo, con gli occhi avidi di tutto quello che le avveniva
intorno, con lo sguardo affascinato e la bocca semi aperta.
Trunks sorrise
quasi con tenerezza. Di certo per la saiyan quello era uno spettacolo
tutto nuovo, ma dovette ammettere che anche per lui quello era un
evento inusuale. Anche lui, la prima volta che aveva visto
quell’atmosfera colorata era rimasto imbambolato a fissare
intensamente la gente che si riversava per le strade,
l’alternarsi dei colori delle luci al neon... Anche C-17 si
guardava intorno, ma non con lo sguardo di un bambino che ha fatto una
nuova scoperta, ma con lo sguardo sollevato di chi dopo anni ha
riottenuto un tanto sospirato ritorno alla normalità. Il
primo a riscuotersi dall’arrivo in città fu
appunto 17, che dopo aver appoggiato lievemente la mano sulla spalla di
Reika per riscuoterla un attimo dalla meraviglia, si diresse
rapidamente con lei verso il ragazzo dai capelli lilla, poi i tre si
affrettarono a raggiungere Vegeta che non si era fermato un solo
istante per aspettarli.
Ben presto il
gruppetto giunse in vista dell’enorme costruzione color crema
che era la casa dei due saiyan.
- Voi vivete qui? -
chiesero stupefatti Reika e 17 essendo chiaramente quello
l’edificio su cui i saiyan stavano puntando.
- Beh,
sì - rispose semplicemente Trunks voltandosi leggermente
verso di loro mentre stava passando sotto al cartello posto sopra
l’entrata al giardino.
- Wow! Ma
è enorme! - esclamò Reika con il naso
all’insù.
- Ma voi vivete
alla Capsule Corporation?! - Chiese invece 17, mezzo attonito. Come
poteva uno scimmione come Vegeta vivere sotto lo stesso tetto di uno
dei più brillanti scienziati della terra?
- Già.
Bulma Brief è mia madre - rispose tranquillamente il
padroncino di casa.
17 stava ancora
assimilando l’informazione quando vide una donna dalla chioma
turchese uscire di casa e dirigersi decisa verso Vegeta.
- Vi pare questa
l’ora di rientrare? Mi avete fatto stare in pensiero-
strepitò la donna al marito, che non disse nulla,
sopportando senza battere ciglio lo sguardo inviperito di colei che
chiaramente era Bulma.
- Avresti anche
potuto avvertire che facevi così tardi! Sei uscito dicendo
che andavi a salvare Trunks e poi sparisci per un pomeriggio intero!
Dove sei stato?! -
- E secondo te come
facevo ad avvertirti? Con un piccione viaggiatore? - rispose sarcastico
Vegeta con tono pacato.
La donna stava per
ribattere, quando scorse, alle spalle di Vegeta e Trunks i due ragazzi
mori con stampato sopra gli abiti il fiocco del Red Ribbon.
Reika
salutò un po’ timidamente la scienziata, mentre 17
le rivolse poco più di uno sguardo disinteressato prima di
tornare a fissare l’enorme edificio.
- Ma tu...- il
ragazzo abbassò nuovamente lo sguardo sulla donna, sentendo
la sua voce.
- Sei C-17!! -
Esclamò Bulma. Magari il Cyborg si aspettava un tono
spaventato, o quanto meno intimorito, non di certo entusiasta in quella
maniera.
- Sì,
sono io. Perché? - chiese con una leggera nota di allarme.
Bulma si avvicinò pericolosamente, osservando con aria
critica e al contempo ammirata il povero 17 che aveva assunto
un’espressione terrorizzata, a quello sguardo indagatore.
Ben presto il
Cyborg iniziò a non sopportare più quegli occhi
che lo fissavano come se fosse un raro pezzo da collezione...
- Le dispiacerebbe
smetterla di fissarmi in quel modo? - chiese con tutto il garbo
possibile.
- Oh, hai ragione,
scusami. Ma è la prima volta che vedo un Cyborg costruito su
base umana, se non sapessi che lo sei, non indovinerei mai che sei un
androide - rispose allegramente Bulma staccandosi di botto e
guadagnandosi un’occhiataccia del giovane.
- E lei chi
è? - chiese poi rivolta al figlio con una leggera dose di
malizia, alludendo a Reika, che era rimasta al suo fianco tutto il
tempo. Trunks arrossì vistosamente e si voltò di
scatto di lato, cercando di mostrarlo.
- Oh, non si
preoccupi, sono solo di passaggio. Domattina leverò le tende
- rispose per lui Reika.
“Domattina??!!”
- Ehi, ehi, frena,
Reika. L’invito non era a cena? - chiese sospettosamente C-17.
- Beh,
sì... però Trunks ha chiesto se avevamo un posto
dove dormire, io ho detto di no e lui ci invitato a dormire. Mi
è sembrata un’idea carina, no? -
-
Com’è che lo scopro adesso? - chiese offeso il
Cyborg.
- Ed dai, non fare
così. Non volevo passare la notte all’addiaccio, e
immagino neanche tu -
- Potevi almeno
chiedermi, no? -
- Beh, io te lo
volevo dire, ma Trunks ha insistito perché non te lo
dicessi... - rispose Reika mortificata.
17
trapassò il saiyan con un duro, adirato sguardo di ghiaccio,
prima di entrare sdegnosamente in casa, seguito un attimo dopo dagli
altri. Ma aveva mosso a malapena due passi all’interno
dell’abitazione che sentì una presa
d’acciaio sul suo braccio.
- Oh Trunks,
tesoro, hai portato a casa degli amici? - il volto eternamente
sorridente della signora Brief era spuntato dal salotto e la sua
proprietaria si era placidamente agganciata al braccio di 17 che
strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
- E questa qua chi
è?! - strepitò l’androide, sentendosi
afferrare in quel modo da una sconosciuta.
- Tesoro, io sono
la tua nuova fidanzata! - rispose la donna appoggiando la testa sulla
spalla del ragazzo.
- Cosa?!!!
Urlò terrorizzato 17 diventando paonazzo.
- Mamma, per
favore, smetti di importunare il nostro povero ospite - la
rimproverò divertita Bulma. Anche Reika e Trunks
stavano ridacchiando cercando di trattenersi. Il moro scoccò
uno sguardo omicida alla padrona di casa, dopo che lei si fu scollata e
che notò lo stato pietoso degli abiti di tutti (tranne
Bulma).
- Ma ragazzi, cosa
avete fatto a quei poveri vestiti? - chiese stupita, facendo cadere un
silenzio imbarazzato. Potevano fidarsi e dire che avevano cercato di
uccidersi a vicenda e dopo avevano deciso di mangiare tutti insieme
come se niente fosse?
- Vabbè,
non importa. Vuol dire che comprerò dei vestiti nuovi per
tutti - decise di punto in bianco la donna.
- Però
è il caso che mi affretti, altrimenti i negozi chiuderanno -
aggiunse un attimo prima di scoccare una rapida occhiata a tutti quanti
e di scattare verso la porta.
- E quella sarebbe
tua nonna? - mormorò basita Reika a Trunks che in risposta
ridacchiò imbarazzato grattandosi la nuca.
- Hai intenzione di
farci dormire sul pavimento stanotte o avete delle stanze degli ospiti
in questa casa? - chiese freddamente 17, tornando serio.
- Da quella parte
ci sono delle stanze libere che potete utilizzare, vi verrò
a chiamare quando la cena è pronta- disse Trunks ai suoi
ospiti indicando la scala che conduceva al piano di sopra.
- Perfetto,
chiamatemi quando è pronta la cena- disse 17 senza guardare
in faccia nessuno, imboccando le scale.
Reika
allungò una mano, quasi tentando di trattenerlo, ma
all’ultimo secondo cambiò idea e lo
lasciò andare. Poi si rivolse incerta ai padroni di casa e
poi si voltò di nuovo verso le scale.
- Scusatelo ha
avuto una giornata pesante, non giudicatelo male. Di solito non si
comporta così- disse cercando di giustificare il freddo
comportamento di 17.
- Scusate anche me,
ma sono un po’ stanca e ho bisogno di riposare un
po’. Chiamatemi quando è pronto- concluse
sorridendo e iniziando a sua volta a salire la scala di legno.
- Un po’
taciturni o è una mia impressione? Chiese Bulma a Vegeta,
che per tutto il tempo era rimasto appoggiato al muro a braccia
incrociate, godendosi del fatto che le stupide moine di sua suocera
fossero per una volta rivolte a qualcun altro.
- Hanno rischiato
la vita tutti e due oggi, non mi sorprende - rispose il marito, che
poi, senza dire altro, si diresse verso la Gravity Room, intenzionato
ad approfittare quel periodo di tempo prima di cena per un
po’ di allenamento.
- Se vuoi ti spiego
io - disse Trunks avviandosi verso la cucina e sedendosi su una sedia,
poi iniziò a raccontare, mentre la madre iniziava a
preparare la cena.
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Capitolo 14 *** Capitolo XIII - Sentimenti ***
Scusatemi cari lettori, ma
oggi non è esattamente una bella giornata anche
perchè tra le altre cose non sono convinta
granchè dal capitolo e da come sta venendo questa storia,
che da un po' di tempo a questa parte sta venendo in tutti i modi
tranne in quello che vorrei e quindi non sono in vena di dilungarmi...
comunque ringrazio
scImMIA
Umpa_lumpa
bellissima90
Vegeta4ever
che hanno letto e recensito il capitolo scorso.
Capitolo XIII - Sentimenti
17 richiuse dolcemente la porta alle sue spalle. La serratura
scattò con un rumore secco e il Cyborg fu finalmente isolato
dal resto del mondo, mentre all’esterno le prime stelle
iniziavano timidamente a spuntare.
La stanza a lui assegnata era ben arredata, in modo un po’
esagerato, ma tutto sommato confortevole: tende color crema alla grande
finestra scorrevole, enormi e soffici tappeti che coprivano il
pavimento e un gigantesco paravento posto in fondo alla stanza.
Appoggiò la schiena alla porta e si lasciò
scivolare lentamente a terra. Che giornata massacrante... solo a
pensare a Trunks gli veniva da star male. Non gli piacevano per niente
le occhiate che aveva rivolto a Reika. Gelosia infinita, quella che gli
scorreva nelle vene e sebbene sapesse che la ragazza fosse libera di
fare quel che voleva e di non poter certo decidere per lei, il pensiero
che stesse vicino a quel damerino dai capelli lilla lo faceva
ribollire. Deciso a distrarsi, iniziò ad esplorare la
stanza, scoprendo che aveva un bagno privato provvisto di doccia.
Abbassò un attimo lo sguardo su di sé, notando
solo allora di quanto il suo stato fosse pietoso e decise senza
ulteriori indugi che una doccia era esattamente quello di cui aveva
bisogno.
***
L’acqua calda le correva addosso, lavando il suo corpo dalla
polvere e dalla fatica. Si godeva quel getto d’acqua come
fosse una carezza e solo dopo una mezz’ora abbondante chiuse
il rubinetto per uscire dal piccolo bagno, con un asciugamano avvolto
attorno al corpo. Si lasciò sedere pesantemente sul letto,
assaporando il calore di quella stanza, arredata nello stesso identico
modo di quella di 17. Da tanto, troppo tempo non aveva potuto sedere su
un letto degno di questo nome o farsi una doccia come si deve.
“Non ringrazierò mai abbastanza 17 per avermi
liberato” si disse in silenzio, poi il suo sguardo cadde sui
suoi vestiti, ormai logori dopo lo scontro con Vegeta.
“Speriamo che la nonna di Trunks mi porti presto dei vestiti
decenti” si disse tra sé, prima di infilare la
canottiera e allacciare i jeans. Si stava energicamente strofinando i
capelli per asciugarli quando sentì all’improvviso
una strana malinconia, come se mancasse qualcosa nel silenzio quasi
surreale della stanza. Non aveva mai avuto una camera tutta per
sé. Posò l’asciugamano su una sedia,
mentre l’espressione serena di prima le spariva dal viso.
“18 dove sei?” Si chiese mentalmente con un sospiro
mesto. Si sentì sola all’improvviso e
sentì l’irrefrenabile bisogno di avere accanto i
due gemelli. Si sistemò alla meglio i lunghi capelli ancora
umidi e dopo aver avvolto la coda sui fianchi come fosse una cintura,
uscì di filato dalla stanza.
***
C-17 uscì dal bagno un paio di minuti dopo Reika,
strofinandosi un candido asciugamano sui lunghi capelli.
Avrebbe tanto desiderato stare sotto l’acqua ancora un
po’, ma voleva avere un po’ di tempo per
prepararsi, prima di scendere a cena. Anche se l’idea di
dover stare in compagnia di Trunks e di quel simpaticone di suo padre
gli faceva venire il voltastomaco. Si diresse verso il letto, sul quale aveva appoggiato i suoi vestiti e si infilò i jeans. In quella la porta si aprì e Reika entrò
nella stanza senza il minimo preavviso. 17, colto del tutto alla
sprovvista, fece una faccia prima stranita, poi solo
l’imbarazzo traspirò dalla sua faccia, le sue
guance diventarono di fuoco, mentre Reika invece arrossì
fino alla radice dei capelli.
- Ma non ti ha mai insegnato nessuno a bussare?? - Urlò lui
inviperito quando riuscì a riprendersi.
- Mettiti una maglietta!! - Urlò Reika di rimando coprendosi
gli occhi con le mani.
Il cyborg quasi si ammazzò nel tentativo di afferrare la sua
maglietta bianca e infilarsela in fretta e furia.
- Accidenti a te! Ma cosa ci fai qui?! - Disse seccato il ragazzo quando
si fu sistemato.
- Oh, scusa se volevo sapere come stavi dopo che ti hanno quasi
ammazzato! - Rispose lei con lo stesso tono, scostando lo sguardo
scocciato e ancora un po’ imbarazzato da quello del ragazzo.
- Certo che potevi almeno bussare - il tono di 17 questa volta era solo
un po’ divertito.
- Hai ragione, scusami tanto - in un lampo l’espressione
corrucciata sparì dal volto della saiyan per lasciare posto
a un sorrisino imbarazzato, mentre la sua mano correva a grattare la
nuca.
- A parte gli scherzi, come stai? Va tutto bene? - Il tono di Reika nel
porre la domanda era decisamente più dolce, adesso.
- Diciamo che dopo la doccia mi sento meglio. E te stai bene? Di certo
Vegeta non ci è andato leggero, prima –
- No di sicuro. Però neanche Trunks si è
risparmiato, eh? - Reika cercò di usare un tono scherzoso,
ma le riuscì decisamente male. Solo ricordare per un attimo
l’espressione di Trunks prima di finire 17 le fece venire la
pelle d’oca. Cercò di mantenere il sorriso, ma
l’immagine di 17 in una pozza di sangue si fece
prepotentemente spazio nella sua mente. Neanche tre secondi dopo, C-17
si ritrovò mezzo soffocato dal suo abbraccio.
- Ho avuto una paura terribile oggi! - Il Cyborg notò che la
voce di lei era tremolante, come se cercasse di trattenere le lacrime.
- Non hai nemmeno idea di cosa ho provato quando ti ho visto sputare
tutto quel sangue. Mi sentivo come se a patire come un cane fossi io-
nel dire queste parole, Reika strinse ancora più forte il
collo di 17.
Anche il Cyborg cinse la schiena di Reika, dopo quella frase, anche se con
decisamente meno trasporto. Non voleva mostrarsi troppo sentimentale,
nemmeno con lei.
- Sì che lo so, cosa hai provato. Tu sei la mia migliore
amica e non sai quanto mi sono sentito uno schifo quando quel principe
dei miei stivali ha iniziato a massacrarti come se fossi una pezza da
piedi. Ma che cosa hai fatto per farti odiare da lui in quel modo? - La
saiyan si staccò di scatto dal Cyborg, come se le avesse
tirato uno schiaffo. 17 la guardò stranito per alcuni
secondi, prima che lei rispondesse con tono di voce alquanto evasivo
- Te lo spiegherò un’altra volta... è
troppo lunga da spiegare adesso, tra poco è pronta la cena -
In quella si sentì un lieve cigolare e i due ragazzi si
voltarono verso la porta, dove una ricciuta chioma bionda stava
spuntando. La signora Brief entrò circospetta nella stanza
con un leggero scatto, non notando i due ragazzi che si erano
immediatamente irrigiditi, 17 per il terrore, Reika per la sorpresa.
Quando però la donna si voltò e vide i due Cyborg
ebbe un piccolo sobbalzo sorpreso nel vederli insieme. Un po’
imbarazzato, 17 si scostò rapidamente da Reika e chiese un
po’ impacciato.
- Che cosa vuole? -
- Ma come sarebbe, tesoro? Non te l’ho detto che andavo a
comprare dei vestiti nuovi? - chiese la donna con i suoi soliti toni
acuti.
- Ma è stata via neanche mezz’ora -
bofonchiò 17 tra i denti.
- Ero giusto passata a portarteli, se avessi saputo che eri in dolce
compagnia della tua ragazza non ti avrei disturbato -
continuò innocentemente Bunny, facendo avvampare lo
sventurato ragazzo.
- Ha frainteso, lei non è affatto la mia ragazza - rispose
C-17 cercando di assumere il tono più freddo possibile, ma
servì a poco, visto il lieve color porpora che gli era
spuntato sulle guance.
- Oh, meglio così, tesoruccio - cinguettò la
padrona di casa in risposta con una mezza piroetta.
17 rabbrividì di disgusto.
- Comunque tieni, caro, spero siano della tua taglia, comunque ti
staranno meglio degli straccetti che porti adesso - la donna porse al
moro dei panni scuri che egli afferrò sbrigativamente
borbottando un “grazie” in risposta.
- Oh, cara - continuò Bunny rivolgendosi a Reika che era
rimasta al suo posto per tutto il tempo, leggermente imbarazzata anche
lei dai modi non esattamente raffinatissimi della padrona di casa.
- Il tuo vestito te l’ho messo in camera. Avevo anche provato
a bussare, ma non mi ha risposto nessuno -
- N-non c’è problema. Grazie - rispose Reika.
- Com’è che da Reika ha bussato e qui no? Chiese
irritato C-17.
Quella fu una delle pochissime volte in cui i due ragazzi videro
cambiare l’espressione della signora Brief. Non di tanto in
realtà: solo il sorriso si incrinò di colpo e una
grossa goccia di sudore fece la sua comparsa sulla tempia della donna.
- Beh, credo sia il caso che dia dei vestiti nuovi anche al mio
nipotino. Scusatemi - con quelle frettolose parole Bunny
uscì in fretta dalla stanza, senza dare ulteriori
spiegazioni.
- Che strana donna - fu il semplice commento di Reika.
- Dì pure folle - rincarò la dose 17 con tono
mezzo abbattuto voltandosi verso Reika.
La conosceva troppo bene per non capire che qualcosa non andava. Quella
luce dei suoi occhi era ancora carica di tristezza. Ma non ebbe nemmeno
il tempo di chiederle qualcosa che già Reika si stava
avviando verso la porta.
- Beh, credo sia il caso che vada a cambiarmi. Ci vediamo a cena - gli
disse con un tono di voce stanco, come svuotato. La ragazza aveva
già poggiato la mano sulla maniglia della porta, quando 17
fu colto da un dubbio improvviso.
- Reika! - Lei si voltò riacquistando, o meglio, cercando di
riacquistare, l’espressione serena che aveva
all’inizio.
- Domani... - iniziò lui, quasi timoroso di sapere la risposta
e chinando il capo. Poi lo rialzò di scatto
- Domani, quando me ne vado da qui, tu verrai con me, vero? - Lei lo
fissò smarrita per qualche secondo prima di aprirsi in un
tenue sorriso.
- Ma che razza di domande fai? Certo che vengo con te. Se non ti tengo
d’occhio io chissà che disastri che combini -
disse, allargando ulteriormente il sorriso e uscendo dalla stanza. Ma
quando la porta si chiuse dietro di lei con un suono secco, il sorriso
scomparve di colpo. Una vecchia ferita che credeva cicatrizzata si era
riaperta quel giorno e nel modo più brutale possibile.
Occhi di brace, i suoi. E quel ghigno sadico che ancora ogni tanto si
faceva rivedere nei suoi incubi peggiori. Tutte quelle speranze
infrante, quella fiducia tradita e quelle semplici sicurezze su cui si
basava la sua vita crollate come una parete di cristallo. Poi
l’esplosione, il fumo, le lacrime.
Il buio.
E tutti quei perché senza risposta che ancora le
martellavano in testa, disperando di essere svelati.
- Perché Vegeta? - Quante volte aveva mormorato quelle
parole senza trovarci un senso? Tante, troppe. Reika snudò i
denti e strinse i pugni, ma non potè evitare che le lacrime
scivolassero lentamente lungo le sue guance. Non seppe dire quanto
rimase lì, ascoltando il rumore delle stoviglie o i fruscii
del mondo esterno, senza essere in grado di fermare quelle lacrime
testimoni di paure vecchie di anni o di poche ore. Si riscosse solo
quando sentì una porta alle sue spalle aprirsi e allora si
fiondò nella sua camera, chiudendosela velocemente alle
spalle. Solo allora trovò la forza di passarsi una mano
sugli occhi e asciugarsi il viso.
Come faceva sempre.
Doveva trovare sempre la forza di cancellare le lacrime e tirare avanti.
Ne andava del suo orgoglio. Quando la patina acquosa venne rimossa e
lei potè vedere di nuovo con chiarezza la stanza, distinse
sul letto degli abiti puliti e nuovi. Un leggero sorriso di genuina
riconoscenza si formò sul suo volto.
“Dopo devo assolutamente ricordarmi di ringraziare la madre
di Bulma” si disse, mentre si avvicinava.
“Chissà che faccia farà Trunks quando
mi vedrà vestita così” si chiese
rimanendo colpita dal suo stesso pensiero un istante dopo. Ma non ci
diede peso e iniziò a cambiarsi.
Non aveva idea di quello che sarebbe nato di lì a pochi
giorni, nato proprio da quel semplice, piccolo pensiero, che
inconsciamente la stava facendo cambiare.
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Capitolo 15 *** Capitolo XIV - A Cena ***
Buon giorno a tutti, bella
gente, come va? Spero bene e in pieno godimento delle vacanze almeno
voi, visto che mi tocca frquentare i corsi di recupero e mi tocca
svegliarmi all'alba... a puro titolo informativo, la piccola crisi
dell'altra volta è stata brillantemente superata e con
questo capitolo spero di riuscire a strapparvi almeno un mezzo sorriso.
Con questa speranza, vi lascio senza indugio al prossimo chappy,
recensite!
scImMIA: Sorellona mia, se
è azione che vuoi, mi sa che dovrai attendere ancora un
po'... sono in vena di tenermi a secco col sangue per questo periodo
(che poi sta finendo presto XD) Finalmente è comunque giunta
la cena che aspettavi, anche se non succede proprio chissà
che cosa. Spero che ti piaccia, comunque.
Umpa_lumpa: Per le
ripetizioni, ci sto provando, anche se non ho propri o il tempo di
rileggerla (non sei l'unica vittima dei fratelli tiranni -_-) fammi
sapere, chissà che non miregolo un po' XD. Oh, vedo con
piacere che il passato di Veggy e Reika interessa anche te... dico solo
che è una storia molto lunga, tanto che ci sto facendo una
fanfic a parte, che credo pubblicherò poco dopo aver finito
questa e sarà una fic piena zeppa di sangue (già
vedo la tua faccia soddisfatta XD). Beh, ora ti lascio, cioa!
E voi altre perchè non avete recensito?
ç_ç Spero di non avervi deluso coi vecchi
chappy... ringrazio comunque bellissima90
per aver aggiunto Cuore di Metallo tra i preferiti ^^ E ora, il
capitolo!
Capitolo XIV - A cena
“Però, niente male” C-17 si stava
rimirando nello specchio del bagno, con aria soddisfatta.
“Nonostante abbia qualche rotella fuori posto, devo ammettere
che quella donna ha buon gusto” si disse aggiustandosi il
colletto della camicia color grigio chiaro datagli da Bunny. Era una
camicia un po’ larga, con una leggera scollatura a V che
lasciava intravedere i pettorali, non certo scolpiti e mastodontici
come quelli del saiyan ma di certo non indifferenti. Due piccole tasche
erano presenti ai lati della chiusura dai bottoni chiari.
L’indumento gli arrivava sotto i fianchi, coprendo un
po’ gli stretti pantaloni neri a tubo che gli stavano
perfettamente, come se li avessero cuciti per lui. Ai piedi, solo dei
semplici calzini bianchi.
“Forse un lato positivo dell’essere entrato in
questa casa l’ho trovato” pensò
sarcasticamente il ragazzo appoggiando le mani sui bordi del lavandino
e avvicinando un po’ il volto allo specchio, osservando con
aria critica i suoi occhi color del ghiaccio e i suoi tratti
praticamente perfetti.
“Sì, accettabile” commentò
infine dandosi passandosi un’ultima volta una mano tra i
capelli con un pizzico di vanità e tornando nella stanza
principale.
Alzò il braccio sinistro, dove portava l’orologio
da polso che si era miracolosamente salvato da quella giornata di
fuoco, cavandosela solo con qualche graffio qua e là.
Le lancette segnavano le otto.
“Ormai la cena sarà pronta a momenti, tanto vale
che scenda adesso…”
Si avviò svogliatamente verso la porta grattandosi la nuca,
mormorando tra sé e sé.
- Dai 17, prima cominci, prima puoi portare Reika lontana da lui e
prima puoi mettere 50 chilometri tra te e quella stramba -
Rabbrividì involontariamente al pensiero di Bunny che lo
chiamava “tesoro”.
“Ma perché capitano tutte a me?” si
chiese mesto prima di uscire riluttante dalla stanza e imboccare le
scale, preparandosi psicologicamente a una cena tutto tranne che
piacevole.
Ma nonostante si sforzasse, a ogni scalino che scendeva, sentiva
aumentare il malumore pensando ai due saiyan con cui avrebbe dovuto
passare la serata.
***
Quando il Cyborg giunse nel salotto vide subito Vegeta che stava
fiaccamente guardando la tv seduto sul divano, con Trunks accanto.
Soffermò lo sguardo su quest’ultimo, fissando il
suo nuovo abbigliamento: ora indossava una larga canotta accollata di
colore bianco, e sopra portava una giacchetta nera completamente
sbottonata.
L’indumento aveva anche un ampio colletto e le maniche che
arrivavano fino ai gomiti.
Una cintura nera con la fibbia argentata fermava i chiari jeans che il
saiyan aveva addosso. Suo padre invece indossava una canotta nera e dei
pantaloni scuri, nient’altro.
Al suo ingresso nella stanza, Trunks gli rivolse uno sguardo abbastanza
amichevole, mentre Vegeta lo ignorò completamente. C-17 non
si preoccupò né dell’uno né
dell’altro e si diresse verso l’enorme finestra,
incrociando le braccia e scrutando oltre il vetro i passanti, le auto,
le luci... dopotutto, non rivedeva una città degna di questo
nome da moltissimi anni.
Il silenzio pesante, interrotto solo dalla tv, divenne presto
insopportabile alle orecchie di Trunks che decise di intavolare una
discussione con il Cyborg, non tanto perché la sua simpatia
nei suoi confronti fosse aumentata più di tanto, ma dovendo
scegliere tra lui e suo padre…
- C-17, ce lo avrai un posto dove andare domani? -
“E adesso cosa vuole? Non mi ha già rotto le
scatole a sufficienza?”
- No - la risposta secca e gelida non scoraggiò
più di tanto il saiyan.
- E che cosa hai intenzione di fare dopo che te ne andrai di qui? -
- Non lo so e non ti riguarda - il Cyborg continuava a fissare
ostinatamente al di là dei vetri, sperando che, non
degnandolo di attenzione, il saiyan se ne stesse finalmente zitto.
- Trunks, lascialo in pace - l’intervento svogliato di Vegeta
troncò sul nascere qualsiasi nuovo tentativo di Trunks di
proferire parola e questi si girò sbigottito a guardare il
padre e anche 17 rivolse lo sguardo verso Vegeta, pur continuando a
rivolgere il capo verso la finestra.
- Non vedi che vuole essere lasciato in pace? Gli brucerà
terribilmente la sconfitta che gli hai inflitto - sul volto del
Principe dei saiyan si dipinse un sorriso ironico e maligno che
irritò decisamente 17, che si girò verso di lui,
trasudando odio.
- Chiudi quella bocca - gli intimò tra i denti il Cyborg.
- Sto tremando... se non sto zitto cosa mi fai? - Chiese con ironia
Vegeta.
- ... ti ammazzo – sibilò 17
- Non sei nemmeno riuscito a sfiorare mio figlio. Che speranze avresti
contro di me? - Non avendo modo di ribattere a tono, 17 si impose
autocontrollo per non sputare in faccia a Vegeta, ma non
rinunciò a controbattere.
- Avrei dovuto ucciderti quando ne ho avuto la possibilità-
disse, stavolta con tono più calmo.
- Che cosa hai detto? - Questa volta fu Vegeta a sibilare alla
provocazione del ragazzo, che senza scomporsi rispose
- Hai sentito benissimo-
- Suvvia, non è il caso di litigare per una cosa del
genere… - si intromise timidamente Trunks, tentando
vanamente di mettere pace, ma i due non lo ascoltavano nemmeno.
Al giovane sembrava che gli sguardi dei due fossero diventati tangibili
e si scontrassero a metà tra l’uno e
l’altro, creando una miriade di scintille.
In quella, la porta automatica si aprì e la signora Brief
entrò nella stanza con la sua solita espressione eternamente
sorridente, con un grembiulino rosa fitto di pizzi legato sui fianchi e
un grosso mestolo in mano. Si limitò a inclinare la testa di
lato, quando notò l’aria decisamente minacciosa
con cui si fissavano l’androide e il Principe dei saiyan, ma
non ci diede peso più di tanto e attirò
l’attenzione dei presenti con uno squillante
- È pronto in tavola! -
Trunks si riscosse all’improvviso e schizzò verso
il suo posto, allegro come un bambino al pensiero dei manicaretti che
sapevano cucinare sua nonna e sua mamma.
Anche Vegeta abbandonò quella stupida battaglia di sguardi
con il Cyborg e imitò il figlio, anche se, ovviamente, non
aveva esattamente la stessa espressione gioiosa.
17 rivolse uno sguardo cupo in direzione del Principe, poi si
avviò anche lui verso l’enorme tavolo, con passo
calmo, accomodandosi silenziosamente.
Decisamente, la serata non era iniziata nel migliore dei modi.
- E l’altro Cyborg dov’è? - la voce di
Bulma, che era entrata nella stanza con un’enorme ciotola di
riso fumante tra le mani protette da dei colorati guanti da forno.
- Eh, Reika? Forse bisognerebbe andarla a chiamare… - disse
Trunks sperando che la ragazza varcasse la porta in quel momento.
- Chi è che ha avuto l’idea di invitarla qui? Beh,
ora ti tocca pure andare a chiamarla - ordinò malignamente
Vegeta con un sorrisino cattivo. Con il figlio lontano per un
po’, avrebbe potuto fare una strage tra le pietanze, almeno
fin che non tornava. Dubitava fortemente che quel grissino di 17
costituisse una minaccia per la conquista dei bocconi migliori. Trunks
gli rivolse un’occhiataccia, capendo subito quale fosse il
piano del padre.
- Ci devo proprio andare io? - Chiese un po’ irritato e mezzo
afflitto all’idea dei succulenti bocconi caldi sparire nelle
fauci di Vegeta.
- Vai! - ordinò secco il Principe.
Sconsolato, il povero saiyan si alzò e scostò di
lato la sedia per passare, quando la porta scorrevole si
aprì da sola.
- Mmmh, si sente un profumo delizioso dal piano di sopra - Trunks non
si mosse nemmeno un passo, mentre i battiti del cuore raddoppiarono di
velocità e il solito rossore si ripresentò
prepotentemente sulle sue guance.
Chissà che scena da soap opera vi starete aspettando
tutti…
Reika entrò allegramente nella stanza, con un sorriso
contento in viso che si allargò scorgendo tutte le pietanze
che venivano posate sul tavolo.
“Che bella che è…” Trunks si
stava letteralmente sciogliendo nel guardarla, mentre si risedeva ai
suoi occhi splendida nella sua maglietta color crema che le lasciava
scoperta fino l’ombelico, sostenuta solo da delle sottili
spalline e nei suoi jeans scuri che le arrivavano poco sopra il
ginocchio con dei piccoli strappi qua e là.
La Cyborg si sedette spensieratamente accanto a 17, che
sussultò un pelo, vedendosela così vicina.
“Ma cosa mi prende? Non mi ha mai fatto un effetto del
genere” pensò sgomento, sentendo un leggero e
fastidioso calore sul viso.
Presto il tavolo fu stracolmo di pietanze di ogni tipo, tra pesce,
carne, riso e chi più ne ha più ne metta. Gli
occhi di Trunks e di Reika iniziarono presto a luccicare, mentre al
ragazzo saliva la bava alla bocca. Mentre Vegeta aveva messo il broncio
e continuava a mugugnare frasi del tipo “Ma non poteva
aspettare un po’ prima di scendere?” “Ma
chi me l’ha fatto di tenermela in casa?” eccetera
eccetera, mentre ripensava alla splendida occasione mancata di tenere
lo stomaco saiyan di Trunks lontano per un po’.
Quando anche Bulma e Bunny poterono sedersi dopo essere passate dal
salotto alla cucina almeno una ventina di volte, tutti (eccezion fatta
per Vegeta) dissero in coro :
- Buon appetito! - e un attimo dopo i due Brief si avventarono sul cibo
come se non vedessero cibo da giorni. Inutile dire che Bulma
abbassò sconsolata la testa davanti alla foga dei familiari.
Aveva sperato fino all’ultimo che in presenza di ospiti
avrebbero contenuto almeno un po’ il loro istinto di bestie
selvagge. Reika e 17 fissarono (lui allibito, lei solo un po’
sorpresa) la carica di Trunks e Vegeta sulle portate, poi si
scambiarono un’occhiata di commiserazione, disciplinatamente
afferrarono con garbo le bacchette scure e iniziarono diligentemente a
mangiare con il rigore di due principi.
- È incredibile come un saiyan possa ingozzarsi senza
praticamente respirare, non trovi? -chiese sarcasticamente C-17 dopo
aver bevuto tranquillamente un paio di sorsi d’acqua.
- Hai assolutamente ragione - rispose lei con la stessa dose d sarcasmo
nella voce, continuando a mangiare il riso nella ciotola. Al che,
Vegeta si diede un secondo di pausa dall’ingozzarsi e quando
vide Reika mangiare in modo così garbato a momenti gli
caddero le braccia.
- Ma tu sei la stessa Reika che trangugiava cibo come un animale? -
chiese basito.
Reika finì lentamente di masticare il suo boccone
prima di rispondere con un pizzico di ironia mantenendo gli occhi
chiusi.
- Non è che Gero apprezzasse più di tanto il modo
in cui mangiavo… - e riprese tranquillamente a mangiare.
Vegeta rimase a fissare la ragazza, notando la disciplina con cui il
cibo spariva nella sua bocca, in un ritmo quasi sincronizzato a quello
di 17. Anche Trunks si era fermato e anche lui fissava i due
Cyborg, vergognandosi per la prima volta del suo modo decisamente
troppo furioso di mangiare.
C-17 se ne accorse e sorrise malignamente, mentre nel suo io rideva
sguaiatamente, godendo finalmente nel poter umiliare un pochino il
saiyan dai capelli lilla, che riprese a mangiare con ritmo decisamente
più normale.
In un primo momento il Principe ricominciò a ingozzarsi
continuando a ripetersi che solo uno stupido si sarebbe lasciato
piegare dai modi terrestri, ma piano piano anche lui
rallentò il ritmo, perché trovava una questione
d’orgoglio doversi dimostrare più principesco di
un qualunque altro saiyan, seppure di elevata classe sociale.
Bulma era sul punto di esplodere in lacrime di gioia quando vide per la
prima volta suo marito mangiare in quella maniera e
ringraziò mentalmente milioni di volte quei due Cyborg che
ora ai suoi occhi sembravano due angeli.
E 17 iniziò a pensare che forse quell’invito a
cena non era stata un’idea tanto tremenda, anche se nel corso
della serata fu sul punto di nuclearizzare quella donnaccia e la sua
casa almeno un paio di volte.
Ma la cosa che veramente gli diede fastidio furono le continue e
incessanti occhiate che Trunks rivolgeva costantemente alla ragazza
seduto accanto a lui, anche quando non stavano chiacchierando e che si
interrompevano solo quando la ragazza si voltava per caso verso di lui.
Allora diventava rosso e cercava di voltare evasivamente la testa in
un’altra direzione. Più di una volta C-17 lo aveva
fulminato con un’occhiata di avvertimento se per
caso avevano incrociato lo sguardo.
Le ore per tutti volarono e quando finalmente iniziarono ad alzarsi da
tavola, le lancette dell’orologio segnavano ormai la
mezzanotte. Anche se lentamente e diligentemente, anche Reika era
riuscita ad accumulare una pila di piatti pari a quella di Trunks e
Vegeta e per la povera Bulma non sarebbe stato troppo facile mettere a
posto. I tre ragazzi più giovani si indirizzarono verso le
rispettive camere. Né Reika, né 17 avevano
bisogno di riposare, ma per fortuna, riuscivano comunque a dormire,
come dicevano le loro informazioni impiantate dal dottor Gero e che 17
aveva già avuto modo di testare sulla sua pelle. Dopo
essersi augurati a vicenda la buona notte, si chiusero la porta alle
spalle, già pregustando i loro morbidi letti.
Ma la serata non era ancora finita…
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Capitolo 16 *** Capitolo XV - Incubo ***
Salve gente,
bentornati per un nuovo appuntamento con Cuore di Metallo (Mi sento
tanto una conduttrice televisiva ^^") Dopo più di una
settimana di assenza sono riemersa dal mio stato vegetatuvo e ho
riaperto il mio file di word. Teoricamente questo capitolo e quello che
cerrà dovevano essere uno solo, ma il libro di latino mi ha
richiamato all'ordine e quando sono tornata per continuare il capitolo,
ho deciso di tenervi sulle spine e di terminarlo prima Xp. E ora,
passiamo alle recensioni.
scImMIA:
Oddio... Trunks e 17 con la toga scura e la bacchetta che
combattono a suon di schiantesimi non me li vedo, proprio no XD Ma come
ti vengono in mente certe idee? XD
(^^") L'epica battaglia tra il Cyborg e il saiyan sta per continuare!
Assicurati di avere i pop-corn e una bella bibita fresca, prima di
iniziare, kiao!
Umpa_lumpa:
O_O Psyco? Sicura di stare bene? XD (^^") Purtroppo, i miei
aggiornamenti sono un bel po' ballerini e mi è moooolto
difficile (e per moooolto difficile io intendo praticamente
impossibile) aggiornare coi ritmi che mi ero prefissata, chiedo
umilmente perdono T_T Comunque, spero che sia valsa la pena aspettare
tanto per questo capitolo . Fammi sapere cosa ne pensi, eh? ^^ Un
bacione!
stellina86: ciao
nuova commentatrice, fa sempre piacere trovare recensioni da parte di
persone nuove a un capitolo ^^ Spero che questo capitolo ti piaccia, a
presto!
Bene,
suppongo di aver terminato. Quindi, buon capitolo e a prima possibile!
^^
Capitolo XV - Incubo
- Buona notte - e la porta della camera si chiuse di nuovo, isolandolo
dal mondo esterno.
Di nuovo solo.
Gero non si era certo fatto problemi, quando erano appena arrivati
all’istituto, a costringere lui, sua sorella e Reika tutti
nella stessa stanza, con tutto quello che comportava.
Ma almeno non erano mai soli.
Certo, almeno per quella notte avrebbe avuto uno spazio tutto per
sé, ma i flebili rumori che giungevano dalle altre stanze o
dal piano di sotto non erano sufficienti ad allontanare quel senso di
solitudine che per 17 si stava facendo insopportabile.
Sbuffando sonoramente per questa sua debolezza, il Cyborg
sbottonò la camicia, si levò i calzini e si
gettò a peso morto sul letto, rivolgendo lo sguardo al
soffitto con le mani intrecciate dietro la testa e le gambe
accavallate.
Chissà dov’era 18, in quel momento…
E se in quel momento, mentre lui aveva un tetto sopra la testa e un
letto caldo, lei fosse stata in mezzo a una strada, da sola, senza un
posto dove andare?
Il moro si chiuse leggermente su se stesso, mentre l’immagine
stravolta della sua sorellina si formava nella sua testa con
l’aggiunta di vari dettagli suggeriti dalla sua mente, tipo
una luce rossa che le illuminava il viso a intermittenza o la pioggia
scrosciante che le frustava il viso. 17 chiuse gli occhi, volendo
sperare che avesse trovato come lui un posto dove stare, almeno per un
po’.
“Giusto il tempo di venire a prenderti” disse
mentalmente l’androide, per farsi un attimo dopo una fatidica
domanda che già da un po’ gli ronzava in testa: e
dopo?
Che cosa avrebbe fatto dopo aver trovato 18? Avrebbe iniziato una vita
normale come un normale essere umano? Non che avesse molte
alternative…
Magari lui e 18 avrebbero potuto chiedere a Reika di restare nella casa
che Vegeta le avrebbe dovuto comprare per un po’, per il
periodo necessario di trovarsi un lavoro e aver racimolato abbastanza
soldi da trovarsi un tetto sotto cui stare.
Poteva essere una buona idea.
In quella sentì bussare alla porta. Alzò
svogliatamente la testa e con un mugolio scocciato si portò
sul bordo del letto, dove abbottonò sbrigativamente la
maglia prima di pronunciare un infastidito
“avanti”.
Un attimo dopo sul suo volto si formò
un’espressione corrucciata quando la signora Brief fece il
suo ingresso nella stanza.
- Che cosa c’è adesso? - chiese cercando di usare
tutto il garbo che riuscì a trovare.
Non che fosse tantissimo, in realtà.
- Oh, tesoro, pensavi forse di dormire con quegli abiti addosso? Ti ho
portato qualcosa per la notte - nonostante l’ora tarda, la
voce della donna era alta come se fosse pieno giorno…
17 afferrò sbrigativamente gli indumenti che la padrona di
casa gli stava porgendo.
- Ma non c’è la maglietta! -
constatò sorpreso e seccato.
- Siamo in estate caro… - fu la laconica risposta della
signora. Scostando lo sguardo dal vestito che teneva in mano, 17
notò che il sorriso spensierato di Bunny era se possibile
ancora più ampio di prima.
- Grazie. Ora potrebbe lasciarmi dormire? Sono molto stanco - le chiese
più gentilmente che potè 17, trattenendo a stento
l’impulso di disintegrarla e sottolineando le sue parole con
un falso, ampio sbadiglio.
- Oh, ma certo caro. Ci vediamo domani - cinguettò lei prima
di congedarsi.
“Allora, le ipotesi sono due…” si disse
il moro, sconcertato dalla credulità della donna.
“O non sa che ho energia eterna e che non mi stanco
mai” intanto si sbottonò per la seconda volta la
camicia e la mise alla meglio sopra il paravento.
“ O come penso io è scema del tutto”si
tolse anche i pantaloni e indossò quelli appena portati,
ampi, di colore blu scuro e fin troppo lunghi, visto che toccavano
terra dalla part del tallone.
Ma non aveva voglia di preoccuparsi per una cosa da niente come
quella… il letto era così comodo…
***
- Dopo quello che mi ha
fatto quel mostro non ho intenzione di andarmene senza fargliela
pagare! - il fumo provocato dall’esplosione di poco prima non
si era ancora disperso.
- Lo hai danneggiato per
bene, giusto? - mezzo stizzito sputò di lato, prima di
levare i pugni.
- Allora adesso non mi
resta che dargli il colpo di grazia - lui, il Cyborg definitivo, non
solo era stato superato da quel cicalone, ma ora anche da quel musone
silenzioso di C-16! Era stato profondamente ferito
nell’orgoglio e doveva riscattarsi, in un modo o
nell’altro.
- Fatti vedere, mostro!!
Dove sei?! Dove ti sei nascosto?!! - Aveva urlato a pieni polmoni
rivolto all’avversario che non si era fatto vedere.
-
Cos’è? Ti è passato
l’appetito, forse? - lo aveva sfidato con tono sarcastico,
sperando di vederselo apparire davanti e poterlo finalmente
disintegrare con un colpo solo. Ma non apparve.
- Guarda che io ti sto
aspettando! E sappi che non me ne andrò di qui
finché non ti avrò eliminato! - mentre faceva il
gradasso con queste belle parole, lentamente due corni stavano
iniziando a spuntare dalla buca creata da un raggio
dell’attacco di 16.
- Non ho paura di te,
hai capito?! - girava la testa di qua e di là, cercandolo. E
intanto non sentiva ne minimamente sospettava che l’oggetto
delle sue ricerche stesse emergendo alle sue spalle, mentre la sua coda
si apriva a dismisura.
- Attenzione!! Alle tue
spalle, girati! - una voce dall’alto.
- Che cosa? - Ebbe a
malapena il tempo di biascicare voltandosi di scatto.
- Mi hai chiamato e sono
arrivato, soddisfatto?!! - voce metallica e vittoriosa.
Maledettamente, disgustosamente familiare.
Neanche il tempo di
capire il significato di quelle parole che un qualcosa gli si
abbatté addosso, chiudendosi al livello delle spalle. Un
solo attimo. Poi il buio si chiuse su di lui.
- NO! - 17 si alzò a sedere di scatto, con gli occhi fuori
dalle orbite, l’espressione sconvolta e il sudore che gli
gocciolava lungo le guance. Si strinse le ginocchia con le braccia, con
le mani che tremavano.
“Calmati! Era solo uno stupido incubo” si disse
tentando di calmarsi, ma sapeva che quello più che un incubo
era un ricordo. Strinse convulsamente gli occhi, mentre era sul punto
di mettersi a piangere per l’orrore che quel sogno gli aveva
ricordato.
Lentamente, molto lentamente, riuscì a calmare il suo animo
in tumulto e a riprendere il controllo totale sui suoi pensieri. Che
ora erano? Dal buio totale che ancora vedeva dalla finestra,
l’alba doveva essere ancora lontana.
Tese l’orecchio. Silenzio di tomba.
Dormivano tutti.
Un sospetto un po’ infondato si insinuò tra i suoi
pensieri.
“Dormono tutti tutti, no?” si alzò
adagio dal letto mezzo disfatto e levandosi in volo a 5 centimetri dal
pavimento si diresse verso la porta. Sobbalzò
involontariamente quando la serratura scattò, una volta che
la chiuse dietro di sé dopo essere uscito.
Anche nel corridoio la quiete regnava sovrana. Un mezzo sorrisino
spuntò sulle sue labbra mentre socchiudeva cautamente la
porta della stanza accanto.
Non voleva fare assolutamente nulla di male. Voleva solo vederla.
***
Entrò cautamente nella stanza, stando ben attento a non fare
il minimo rumore. Una volta entrato, socchiuse prudentemente la porta
dietro di se. Ormai i suoi occhi si erano abituati al buio e
individuarono subito il corpo addormentato di Reika disteso nel letto.
Aveva le coperte tirate fino al mento e i capelli sciolti e vagamente
spettinati che le incorniciavano morbidamente il viso. Dormiva su un
fianco, con le mani abbandonate a poca distanza l’una
dall’altra, sul cuscino accanto al viso.
Sembrava così dolce e indifesa…
17 non l’aveva mai vista dormire così:
così serena, così tranquilla, con la guardia
abbassata del tutto.
“Grazie, finalmente è libera dopo anni di torture
e umiliazioni, sfido io a non essere contenti” si disse il
Cyborg, ma una vocina interiore gli continua fastidiosamente a ripetere
che il tenue sorriso che scorgeva sulle labbra della ragazza fosse
dovuto a un certo saiyan dai capelli lilla.
Un po’ stizzito da questi pensieri, il ragazzo si
avvicinò di un paio di passi al letto dove beatamente
dormiva Reika.
Per lui era uno spettacolo nuovo vederla dormire così
saporitamente, con la certezza assoluta che la mattina dopo avrebbe
rivisto la luce del sole.
Una sicurezza che, nonostante lui fosse stato sempre vicino a lei, non
era mai riuscito a infonderle.
“Sono di nuovo così schifosamente
debole” pensò mentre una smorfia indurì
il suo viso. D’istinto si avvicinò ulteriormente
al letto, come se la vicinanza della sua migliore amica potesse
allontanare quei cupi pensieri. Un sorriso un po’ triste gli
si formò in viso. Se in quel momento si fosse svegliata e
l’avesse scoperta lì, quell’espressione
si sarebbe cancellata di colpo e paragonarla a Vegeta furibondo sarebbe
stato poco.
Al pensiero di doverla affrontare trasformata in un super saiyan
scatenato innervosì il suo sorriso, mentre una gocciolina di
sudore si fece vedere sulla sua tempia.
Tuttavia decise di restare ancora qualche minuto. Un po’
perché sapere vicina una persona amica lo aiutava a tenere
Cell lontano dalla mente.
E un po’ perché non si sentiva molto tranquillo a
lasciarla da sola di nuovo, visto quanto ancora gli suonava singolare
quell’invito a dormire ricevuto di punto in bianco.
Il moro piegò le gambe, in modo tale da poter appoggiare le
braccia sulle ginocchia e riprese a vegliare sul sonno sereno di Reika,
con un sorriso protettivo e forse un po’ malinconico.
***
Avrebbe potuto tranquillamente stare lì tutta la notte, a
fissare la Cyborg e i suoi rari cambi di posizione durante il suo sonno
beato, ma quando una tenue sfumatura chiara iniziò a
dipingere il cielo annunciando l’alba, decise che era il caso
di tornare nella propria stanza, per concedere al proprio corpo qualche
ora in più per riprendersi del tutto dagli scontri a cui
aveva partecipato quel giorno, volente o nolente.
Così si alzò in piedi, silenziosamente come un
gatto e già stava per appoggiare la mano sulla maniglia
della porta, quando sentì dei passi che, nonostante
cercassero di essere felpati, rimbombavano come tamburi alle sue
orecchie, nel silenzio quasi assoluto che persisteva
nell’immensa casa.
Era improbabile che puntassero proprio lì, ma non essendone
sicuro al 110%, 17 si spostò lateralmente, in modo tale che,
se qualcuno avesse aperto la porta, sarebbe stato nascosto da essa. I
passi si stavano stranamente avvicinando.
“Forse è qualcuno che deve andare in cucina a
prendere qualcosa da mangiare o da bere” ipotizzò
l’androide ricordando l’appetito quasi insaziabile
dei due saiyan. Dopotutto quella stanza era la prima subito dopo le
scale...
Ma il rumore si interruppe proprio quando le sue orecchie sentirono che
era davanti alla porta. Non poteva vederlo, né percepirlo,
ma il suo udito gli comunicò chiaramente dov’era.
“Ma chi è?!”
Poi la porta si aprì lentamente, cercando di non fare
rumore. Fece capolino una testa, poi, con uno scatto leggero si
portò rapidamente dentro la stanza, riappoggiando poi la
porta così com’era prima, senza voltarsi e
così facendo senza notare il Cyborg.
Il nuovo venuto si avvicinò a Reika, piano piano, per non
creare possibili molesti rumori.
“Che cosa sta facendo?!!” il Cyborg sentiva la
rabbia crescergli dentro e fargli andare il sangue al cervello, mentre
i pugni si contraevano spasmodicamente.
“Che ci fa Trunks nella stanza di Reika?!!”
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Capitolo 17 *** Capitolo XVI - Cosa faccio? ***
Giorno
a tutti, sono tornata... ormai i miei aggiornamenti si sono ridotti a
uno a settimana, perdonatemi ma non sapete che inferno sia essere
rimandati in due materie (o se lo sapete, capitemi vi prego!) T_T
A questo proposito, a minuti sarà qui un tizio per farmi
ripetizioni e quindi sto scrivendo queste poche righe in fretta e
furia, non volendo attendere ancora per pubblicare... ora non ho tempo,
ma ringrazio calorosissimamente:
scImMIA
Umpa_lumpa
fede8755
Che
hanno recensito lo scorso capitolo e
PaolaDeve
che ha iniziato a leggere questa ficcy.
Ci
sentiamo il prima possibile, continuate a seguirmi che mi riempie
sempre di gioia trovare i vostri commenti e il vostro sostegno. A
presto, quindi, ciao!! ^^
Capitolo XVI - Cosa faccio?
Trunks si stava lentamente avvicinando al letto di Reika, mettendo
cautamente un passo davanti all’altro, cercando di non fare
rumore.
Inconsapevole del Cyborg che gli stava alle spalle e che stava
decidendo alla velocità di un fulmine in quale modo
ammazzare lo sventurato saiyan che aveva avuto l’ardire di
violare quella stanza.
Nonostante avesse il desiderio di massacrarlo a suon di pugni, ebbe
abbastanza freddezza da avvicinarsi con passo felpato alla sua vittima,
anche se non silenziosamente come avrebbe voluto, in preda
com’era al furore.
“Lo sapevo, lo sapevo che non dovevamo venire qui!”
si ripeteva, convinto come non mai che Trunks volesse fare…
ehm… sì, quella cosa lì a Reika.
Il saiyan, intanto, non sospettando minimamente del ragazzo dietro di
lui, si era infine fermato, poco distante dal letto. Fissava
innocentemente Reika, ed era così perso che si accorse del
leggero fruscio alle sue spalle troppo tardi per compiere una qualsiasi
resistenza. Sentì una morsa d’acciaio stringersi
sul polso sinistro, quello ancora intero, e torcerglielo dietro la
schiena, bloccandogli i movimenti, mentre l’altra mano del
suo sconosciuto assalitore gli tappava violentemente la bocca.
- Ti do dieci secondi per darmi una spiegazione plausibile per la tua
presenza qui, prima che ti spezzi il braccio - si sentì
ringhiare in un orecchio da una voce appena riconoscibile dal volume
utilizzato.
Appena pronunciate tali parole, 17 levò bruscamente la mano
che impediva all’altro ragazzo di parlare e la
lasciò rasente al proprio fianco.
Il saiyan, preso alla sprovvista, tentò di liberarsi, ma non
ottenne niente, se non un lieve accrescimento del dolore.
- Allora non siete così tremendi, quando non vi si drizzano
i capelli in testa - commentò ironicamente 17, facendosi
così riconoscere dal ragazzo dai capelli lilla.
Dopo essersi leggermente ripreso dalla sorpresa, Trunks
cercò di voltare lo sguardo per vedere bene in faccia chi lo
immobilizzava, e incontrò gli occhi di ghiaccio di 17 che lo
fissava nello stesso modo di un animale che vede minacciato il proprio
territorio.
E capì subito che se non avesse risposto in modo corretto
glielo avrebbe rotto sul serio, il braccio, anche perché non
poteva trasformarsi in quella circostanza senza creare un gran
putiferio.
- Allora, cosa ci fai in questa stanza? - insistette il Cyborg dinanzi
al mutismo del saiyan e sottolineando la sua impazienza serrando la
presa sul braccio di quest’ultimo e strappandogli un gemito
di dolore.
- Potrei farti la stessa domanda - rispose Trunks di getto,
dimenticando in un lampo della sua posizione di netto svantaggio e
ottenendo solo un’ulteriore aumento alla morsa, avvicinandosi
pericolosamente al punto di rottura.
- Abbassa la voce, imbecille. Se Reika si sveglia e ci vede qui dentro
ci fa a pezzi tutti e due. E adesso dimmi perché cavolo sei
entrato in questa stanza! Cosa volevi farle?! - 17 non poteva vederlo
in volto, ma sentì all’improvviso che la
temperatura corporea dell’altro era salita di botto.
- Ma mi hai preso per un maniaco?! - domandò il saiyan di
rimando con una nota incredula nella voce, voltandosi di scatto verso
l’androide, almeno quel tanto che gli consentiva la scomoda
posizione.
E 17 notò che aveva nuovamente le guance in fiamme.
- Sei entrato nella camera di una ragazza che dorme come se fossi un
ladro e sei anche a petto nudo. Cosa deve pensare uno? -
ribattè sarcasticamente 17.
Già, Trunks indossava lo stesso indumento del suo
antagonista, solo che il suo era di colore verde.
- Ti faccio notare che anche tu sei solo in pantaloni - rispose piccato
il saiyan.
Un paio di secondi di silenzio durante i quali 17 si rese conto di
essere davvero solo in pantaloni.
- Ah, già - fu il suo semplice commento.
Reika si rigirò nel letto, con un leggero mugolio.
Entrambi si zittirono di colpo e spostarono entrambi lo sguardo sulla
ragazza, nel vago timore che potesse aprire gli occhi.
Ma non successe nulla. Il canto di qualche uccello particolarmente
mattutino iniziò a diffondersi nell’aria.
- Né tu né io dovremmo trovarci qui -
bisbigliò 17 allentando e poi sciogliendo la presa sul
saiyan.
- E se ce ne tornassimo ognuno nella propria camera prima che succeda
un disastro? - domandò incerto Trunks muovendo un
po’ il braccio, che si era intorpidito un po’.
- Credo sia la cosa migliore… ma che non ti passi nemmeno
per l’anticamera del cervello di tornare qua dentro o il
braccio te lo stacco di netto, chiaro? E al diavolo le conseguenze -
rispose 17 rivolgendo a Trunks un’occhiata in cagnesco.
- Volevo solo guardarla mentre dormiva. Non avevo intenzione di farle
nulla di nulla - si schermì il saiyan stringendosi nelle
spalle.
Reika si rigirò nel letto, dando segni di disturbo.
Probabilmente fu questo a convincere definitivamente il ragazzo dai
capelli lilla a lasciare il campo e si diresse rapidamente verso
l’uscita, socchiudendosi la porta alle spalle una volta
uscito.
L’androide fissò freddamente il punto
dov’era appena sparito il ragazzo per una manciata di
secondi, prima di spostare lo sguardo. La finestra era stata lasciata
aperta e un fresco venticello entrava nella stanza, gonfiando le tende.
La luce si era fatta più intensa e la sfera solare stava
facendo capolino al di là dell’orizzonte, mentre
sfumature dorate si riversavano nella stanza. Il moro fissò
per qualche altro istante l’atmosfera tranquilla che
aleggiava lì dentro, prima di decidersi anch’egli
a lasciare finalmente Reika al suo sonno.
Si avviò silenziosamente verso l’uscio, ma aveva
appena messo la mano sulla maniglia...
- ... no - il sussurro di una voce femminile.
Il Cyborg si irrigidì sul posto, mentre un brivido di sudore
gelido gli percorreva la schiena.
“Sono morto! Sono morto!!” 17 iniziò a
pregare tutti gli dei conosciuti e sconosciuti, scongiurando di avere
salva l’anima, ma nonostante il tempo passasse, altro suono
non si udì nella stanza, se non il canto esterno dei passeri.
Il moro si arrischiò a voltarsi e vide che la saiyan era
ancora addormentata.
- Basta - la ragazza si girò su se stessa, mettendosi in
posizione supina, con le mani a lato del capo con i palmi rivolti
all’insù.
Un sorriso sollevato e tenero si dipinse sul volto di 17.
“Sogna” pensò dolcemente.
La ragazza aveva da sempre il vizio di parlare nel sonno,
checché lei negasse sempre.
- Lascialo... Trunks! -
“Trunks?” l’espressione sul volto del
moro si incrinò di botto.
- Lascialo stare, basta... Trunks - la Cyborg si rigirò di
nuovo nel sonno, dando così le spalle a 17.
Un smorfia amara gli si formò sul volto.
“Tsk... sta sognando quello sbarbatello” si disse
cupamente prima di varcare la soglia e tornarsene in camera sua.
- No! - Reika si rigirò nuovamente, in preda a un sonno
agitato.
- Basta Trunks... lascia stare... 17 -
***
Un raggio particolarmente luminoso gli colpì il viso,
risvegliandolo dal sonno leggero in cui era scivolato un paio di ore
prima.
Sbatté un paio di volte, cancellando in pochi secondi quel
senso di tepore dettato dal sonno.
Si levò lentamente a sedere, con un’espressione
spenta, con i colori del mattino che inondavano la stanza, accompagnati
da un debole venticello fresco.
Guardò senza vedere le proprie mani abbandonate in grembo,
mentre di nuovo tornava con al mante nella stanza di Reika.
- Lascialo... Trunks! -
Emise un sospiro mesto, prima di sfilare le gambe dalla protezione
delle coltri e appoggiare i piedi nudi sul pavimento di moquette.
Esitò un paio di secondi prima di darsi una lieve spinta con
le mani, che aveva appoggiato accanto a se, e si mise in piedi.
“Può una macchina sentirsi uno
straccio?”
Lo sguardo gli cadde distrattamente sull’orologio che aveva
poggiato la sera prima sul comodino.
7:39
Schifosamente presto.
Troppo tempo da occupare.
Troppo tempo perché la memoria si posasse su ricordi cui non
voleva pensare.
Si avviò pigramente verso il bagno e una volta
dentro, aprì il rubinetto dell’acqua fredda e
fissò con uno sguardo indecifrabile il liquido accumularsi
nel lavabo, esaminando la sua immagine riflessa che contraccambiava
l’occhiata malinconica dei suoi occhi di ghiaccio.
“Perché mi sento così da
schifo?” si chiese mentalmente appoggiando le mani sul bordo
del bianco lavabo.
“Mi faccio deprimere per delle semplici, stupide parole
dettate da un incubo?” Si chiese senza emozione.
Senza scostare gli occhi dall’acqua, allungò la
mano destra e girò lentamente il rubinetto, interrompendo il
flusso.
“Perché mi fa sentire così
male…” il Cyborg avvicinò il naso al
suo riflesso, rabbrividendo appena, quando ci fu il contatto con
l’acqua gelida e si ritrasse leggermente al contatto. Una
piccola increspatura solcò l’acqua e
alterò i suoi tratti per un istante.
Chiuse gli occhi, prima di immergere con lentezza la testa, dopo aver
preso un po’ di fiato.
“…pensare di non essere io l’oggetto dei
suoi sogni?”
Un paio di secondi passarono, mentre l’acqua fredda riusciva,
come sempre, a calmargli un po’ l’animo in tumulto.
Gli avevano lasciato un senso di amaro vuoto quelle poche parole che
aveva udito nella stanza di Reika.
Si sentiva messo schifosamente da parte.
“Forse non dovrei buttarmi così
giù… dopotutto è solo
un’amica” si disse socchiudendo gli occhi.
Solo un’amica? No, non era così poco.
Pensare a lei in quel momento non gli dava le stesse sensazioni di
qualche anno prima, quando era davvero solo un’amica.
Ora quello che provava era un qualcosa di diverso…
sì, era più dolce…
E al contempo più amaro.
“Ma cos’è?”
l’androide alzò lentamente la testa, sentendo la
sua scorta d’aria esaurirsi. E riprendendo a fissare la
propria abbattuta espressione, mentre gocce gelide colavano dal suo
viso e si schiantavano con lievi rumori sulla superficie
d’acqua, creando piccole onde concentriche, che deformavano
leggermente il suo volto. Aveva involontariamente inzuppato qualche
ciocca di capelli che ora si erano appiccicati al suo collo e gli
rigavano il petto d’acqua, come se fossero lacrime.
“Che cos’è quel tepore caldo che mi
percorre il corpo quando ci penso?” un’ immagine di
Reika che gli rivolgeva un radioso sorriso fece capolino nella sua
mente, facendogli dischiudere un increspatura sulle labbra.
Solo pensare a quella saiyan apriva il suo cuore metallico a un calore
nuovo, mai provato.
“Non può essere amicizia, è troppo
forte”
Un’altra parola all’improvviso gli
balenò nella testa.
Il perché di quel fastidio insopportabile alla costanza
presenza di Trunks, alle sue occhiate languide, ai suoi rossori
improvvisi…
Una parola che all’improvviso gli mise in chiaro quello che
veramente era successo dentro di lui, e che gli deformò il
suo volto con un’espressione preoccupata e un po’
spaventata.
Un’ ultima goccia gli scivolò lungo il naso,
titubando un attimo sulla sua punta e poi tuffandosi
nell’acqua sottostante rimbalzando una volta, mentre un
ultimo cerchio d’acqua attraversò
l’immagine riflessa e ora sconvolta di C-17.
“Amore?”
***
Trunks si concesse un pigro, lento sbadiglio. Era stata tutto
fuorché una buona idea varcare quella soglia, quando si era
svegliato, grondante di sudore.
Sempre lui, quel raggio dorato e luminoso come il sole…
E la fitta all’addome, da cui era scivolata via la sua vita.
Vero, c’erano state le sfere del drago, ma la morte lo aveva
ghermito comunque. E i brividi lo assalivano lo stesso, se ci pensava.
Si strofinò svogliatamente gli occhi, prima di scostare
lentamente le coperte e alzarsi dal letto, stendendo poi un braccio
verso l’alto stiracchiandosi beatamente.
“Forse, entro stasera sarò di nuovo a
casa” pensò gaiamente rifacendo il letto meglio
che poteva, impacciato dal peso morto appoggiato al petto.
“Il lato positivo è che forse grazie a questa
batosta mi rafforzerò ancora” si disse passando
una mano sulla coperta, per eliminare le pieghe appena formate.
“E adesso… cerchiamo di essere più
veloci di ieri a vestirci” allegramente afferrò la
canotta bianca comprata per lui il giorno prima.
Gli tornarono in mente gli occhi azzurri della ragazza a cui da un
po’ di tempo non riusciva a smettere di pensare e il suo
sorriso si allargò ancora.
“Accidenti… sono proprio cotto” si disse
riassumendo un timido sorriso accompagnato da un filo rosso sulle
guance.
“Se parto… non la rivedrò
più… forse solo una volta ogni tre
anni…”
Il suo sorriso si affievolì e si spense, un attimo dopo aver
preso coscienza della cosa.
Tremenda prospettiva, che al suo animo suonava insopportabile.
“E adesso cosa faccio? Non posso certo lasciare mia
madre da sola, lei ha solo me. Men che meno posso andarmene se il mio
mondo è ancora minacciato dai Cyborg. Magari potrei tornare
a casa, distruggerli e tornare qua… ma comunque dovrei
aspettare tre anni. Nel frattempo chissà cosa potrebbe
succedere…” gli saltarono alla mente tutte le
reazioni di C-17, dalle occhiatacce della cena alla sua presenza nella
stanza di Reika.
“Anche lui è chiaramente
perso…” si disse un po’ sarcasticamente.
“Se adesso riparto quello avrà campo libero... ma
non posso rimanere qua! Cosa faccio? Cosa faccio?!”
Non sentì nemmeno il bussare alla porta né, i
passi di chi entrò nella stanza.
- Tesoro, sono venuta a cambiarti le bende - una sorridente Bulma era
entrata nella stanza con tutto il necessario per le medicazioni. E vide
che suo figlio era rincantucciato in un angolo, reso nero dalla cupa
aura che gli aleggiava attorno. Strane e indefinite spirali scure gli
danzavano attorno al capo, che lui teneva incassato tra le ginocchia.
- T-tesoro? - chiese la donna titubante.
Trunks voltò lentamente la testa verso di lei e la
fissò con uno sguardo spento e vuoto che
preoccupò la padrona di casa.
- E adesso cosa posso fare? -
|
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Capitolo 18 *** Capitolo XVII - Attesa ***
Ehilà,
salve. Siccome questo è il 17esimo capitolo, da pubblicare
il 17 del mese quindi è proprio il capitolo mio, ho deciso
di scomodarmi unicamente per voi e di venire a presentare la storia di
persona, sotto un’insistenza tale dall’autrice che
ero sicuro mi sarebbe esplosa la testa, tanto era alto il suo
tono…
Per quei
tordi che ancora non ci sono arrivati, io sono C-17, sì, il
Cyborg migliore della terra e dell’intero universo e oggi
vedrete me prendermi la briga di rispondere ai vostri commenti.
Non dategli retta,
lui è sempre il primo a gongolare quando vede le vostre
bellissime recensioni ^^
Non
è vero!! è///é
*e-ehm*
-///- comunque... EHI! Che avete da sghignazzare voi là
dietro, eh?! Venite qui che vi…
*Juu_Nana
afferra per la collottola C-17 che voleva fiondarsi su Trunks e Reika
che se la ridevano alle sue spalle e lo fissa con aria estremamente
minacciosa*
Ascoltami
attentamente: siccome sia tu che io ci stiamo facendo una figura
proprio del cavolo per non dire peggio, muoviti a ringraziare e
sparisci prima che ti rispedisca in ibernazione, chiaro?!
C-certo
((O_O)). Allora, dunque…
scImMIA: Intanto... la tua recensione così lunga non so
quanto bene potesse andare... non per dire, ma Juu_Nana dopo che l'ha
letta si è messa in posizione a farfalla e continuava a
ondeggiare avanti e indietro continuando a dire "La mia sorellona...".
Insomma, un vero strazio...
Ah, comunque ti ringrazio. Finalmente qualcuno che ha capito che il
figlio del principino è soltanto uno sbarbatello...
sì, ibrido, sto parlando proprio di te.
Continua a seguire le mie gesta, mi raccomando, e buon capitolo (ma
guarda cosa mi sono ridotto a fare...)
Umpa_Lumpa: Oh, sì... la parte iniziale è stata
la parte più divertente da fare in quel capitolo, ah ah ah!
Finalmente ho potuto prendermi uno straccio di rivincita sullo
sbarbatello. Spero che l'autrice mi dia la possibilità di
ripetere scene come quella (non
giurarci U_U)
. Per la
parte del rubinetto, ho dovuta provarla un sacco di volte
perchè all'inizio veniva troppo lunga e rischiavo di
annegare ogni volta perdendomi in giri di parole, mentre più
avanti dicevo due cose in croce e nemmeno 2 secondi dopo ero
già fuori... Vabbè, basta ciondolare... buon
capitolo e recensisci!
Già
finito? Direi di sì... Ah, l'autrice, qui, dice che si scusa
se l'ultima parte non le è venuta molto bene ma che prorio
la sua fantasia ha preso il largo ma che voleva finire oggi
perchè domani partirà e non ci sarà
fino a lunedì...
Bene, ho finito? Posso andare? Sì? Allora, arrivederci a
tutti!!
E buon capitolo:
Capitolo
XVII -
Attesa
Il
mutismo regnava sovrano nel salotto dove Trunks, Reika, Vegeta e C-17
stavano finendo di fare colazione, disturbato solo dal tintinnare delle
posate e dal furioso sparire del cibo nella bocca del Principe.
Già dalle prime luci dell’alba Bulma aveva
raggiunto suo padre, lasciando detto che sarebbe tornata in tempo per
preparare il pranzo e che avrebbe presentato i due Cyborg al dottore,
che era rimasto nel suo laboratorio per tutta la sera e tutta la notte
precedente, nel tentativo di finire chissà quale nuova
invenzione.
La signora Bunny, invece aveva finito da pochi minuti di mangiare e
dopo aver indirizzato con la mano un bacio a 17 e uno a Vegeta era
corsa dal parrucchiere per la messa in piega.
Ed era calato il silenzio.
Il tremendo problema che si era venuto a creare aveva stroncato in
Trunks l’appetito e fissava con aria triste e pensierosa il
suo liscio, candido piatto vuoto, cercando vanamente di trovare una
soluzione verosimile.
17 d’altro canto continuava a chiedersi se effettivamente il
proprio cuore battesse d’amore per Reika e se veramente era
così, si disperava su tutti i problemi che ciò
comportava… se anche si fosse aperto, le
possibilità che il loro rapporto salisse alle stelle per una
possibile risposta affermativa della saiyan erano solo del 50%...
E se invece avesse risposto che per lei era solo un caro amico?
La loro amicizia si sarebbe raffreddata in modo irrisolvibile e sarebbe
stato solo nuovo dolore da entrambe le parti.
Vegeta manteneva un ostinato silenzio unicamente perché era
Vegeta.
E Reika si era chiusa anche lei nei propri pensieri perché
aveva timore di disturbare le riflessione di qualcuno con delle
chiacchiere indesiderate.
Però fu proprio lei a rompere la quiete per prima.
- Chi ci va a prendere il senzu per Trunks? -
Due teste si voltarono distrattamente nella sua direzione, riportate
bruscamente alla realtà. E anche lo sguardo
d’ebano di Vegeta si spostò sulla Cyborg.
- Trunks no di sicuro perché è quello messo
peggio di tutti e si stancherebbe per niente… -
continuò Reika posando la forchetta che teneva in mano e
interrompendo la sua colazione.
- Io non ci vado - disse con tono freddo e lapidario Vegeta
ricominciando ad abbuffarsi.
- Oh, sì che ci vai tu - lo contrariò Reika con
espressione irremovibile.
- Appena hai finito di ingozzarti vai a prenderlo e non fare storie-
- Che? Levatelo dalla testa! -
Vegeta aveva scostato bruscamente la sedia, infervorandosi subito e ora
fissava furente quella ragazzina che si permetteva di dargli degli
ordini.
- Non credo proprio! È tuo dovere andarci! Tu glielo hai
fracassato il braccio! -
Anche Reika si alzò in piedi e si mise a squadrare Vegeta
con lo stesso sguardo rabbioso.
- E quindi?! Vacci tu a prendere quello stupido fagiolo, se ci tieni
tanto! Io ho di meglio da fare! -
Il Principe, che fino a un momento prima era seduto a capotavola con
Reika alla sua sinistra, levò un pugno, con aria minaccio,
avvicinandosi di un passo.
- Come guardare la tv?!! -
Anche lei si era avvicinata, anche lei con il pugno levato e i denti
scoperti.
- Anche se fosse io non mi schiodo da questa casa, chiaro?!! -
La disputa era iniziata praticamente da subito con delle urla e la cosa
minacciava di andare per le lunghe...
Molto per le lunghe, conoscendo la testa dura dei saiyan…
Non che Reika non volesse andare, sia chiaro. Lei sarebbe anche stata
contenta di aiutare a guarire colui che aveva rischiato la vita per
salvarla.
Ma ormai la battaglia era iniziata e mai si sarebbe ritirata offrendosi
per andare.
- E poi sei suo padre, diamine! Un po’ di spirito paterno
potresti tirarlo fuori, non è mica un reato capitale!! -
Ormai i due erano a neanche 5 centimetri di distanza l’uno
dall’altra e sembrava dovessero azzannarsi da un secondo
all’altro.
- Proprio tu mi vieni a parlare di queste cose?!! La permanenza con
Gero ti ha definitivamente fatto perdere quel poco di cervello che
avevi o cosa?!! -
- E dateci un taglio! - entrambi i contendenti si voltarono
simultaneamente verso Trunks, che aveva osato mettere voce sulla
questione, con sguardo omicida. Il saiyan deglutì a vuoto,
di fronte all’occhiata dei due, mentre goccioline di sudore
freddo gli spuntavano sulla fronte.
- Hai detto qualcosa, Trunks? - Vegeta sibilò il suo nome
come fosse una condanna a morte.
- B-beh, io… - iniziò titubante -
pensavo… perché n-non decidete giocando a sorte?
- propose abbassando poi gli occhi.
Reika e Vegeta ripresero a fissarsi.
- Morra cinese? - propose Reika.
- Morra cinese - rispose secco Vegeta.
Entrambi si distanziarono un po’. E raccolsero il pugno
chiuso nella’altra mano.
- Una manche sola. Chi perde va, intesi? - il tono di Vegeta era molto
più pacato, adesso.
- Andata - rispose Reika.
Un solo colpo. La tensione nell’aria era crescente e una
goccia di sudore solcò la tempia di Vegeta fino a sparire
sotto il collo, simultaneamente a quella di Reika. 17 e Trunks avevano
dimenticato per un momento i loro tetri pensieri e fissavano inebetiti
i due saiyan comportarsi come se dal risultato della partita dipendesse
la loro vita.
- Carta, forbice… - urlarono in contemporanea decidendo a
cosa affidarsi.
- SASSO! - contemporaneamente gettarono il loro simbolo e nella stanza
scese il gelo più assoluto.
Una delle due mani iniziò impercettibilmente a tremare dalla
stizza.
Non poteva aver perso, dannazione!
- Mi dispiace, temo che toccherà andare a te - disse
innocentemente il vincitore ritraendo la mano con cui aveva puntato
avanti due dita.
- Fa buon viaggio e non perderti quando torni indietro - Vegeta diede
le spalle a Reika e dopo aver messo i propri pugni chiusi sui fianchi,
si incamminò soddisfatto verso la gravity room ridendo
sguaiatamente.
- Mannaggia, l’ha sempre vinta lui - borbottò la
ragazza chiudendo a pugno la mano con irritazione.
Nonostante però la frustrazione di essere stata battuta di
nuovo dal suo Principe, era anche contenta di poter aiutare in qualche
modo quel ragazzo così gentile che aveva diviso senza
esitare il proprio tetto e la propria tavola con quelli che erano
praticamente degli sconosciuti.
Poi le venne in mente un piccolo, piccolissimo dettaglio.
- Dove posso trovare un senzu? - chiese in direzione dei due ragazzi
con un sorrisino imbarazzato, grattandosi la nuca con una mano.
Al che, 17 e Trunks crollarono all’indietro con sedie e
tutto, in un perfetto stile manga.
Alla loro espressione incredula, il ghigno della ragazza si
caricò ulteriormente di imbarazzo.
- Chiedo scusa, ma proprio non so dove crescono -
- Crescono sull’obelisco di Karin. Li coltiva lui stesso -
Dopo essersi faticosamente rimesso a posto.
- Non è molto difficile da trovare, Piccolo vive al
Santuario di Dio che si trova in cima all’obelisco. Se riesci
a percepire la sua aura, sei a posto -
- Obelisco di Karin, da trovare seguendo l’aura di Piccolo,
ricevuto - ripeté Reika in conferma che aveva capito e dopo
aver posto una mano tesa sul capo per un amichevole saluto militare e
una strizzata d’occhio, corse verso la porta e dopo averla
aperta al volo, sfrecciò nell’azzurro limpido del
cielo urlando:
- Tornerò tra un minuto! -
- Ehi! Aspetta!! - C-17 si era precipitato dietro all’amica,
nel vano tentativo di fermarla.
- Non puoi lasciarmi da solo così!! - ma quando
riuscì a raggiungere l’ampio giardino, Reika era
già sparita.
“Perché è sempre così
veloce?” si chiese sconsolato dopo aver vanamente frugato tra
le nuvole con lo sguardo, nella speranza di scorgere la sua chioma
scura.
“E io ora che faccio da solo con Trunks?” si chiese
abbattuto abbassando lo sguardo sul verde perfetto del giardino dei
Brief. Un lieve venticello agitò i fili d’erba e
gli scompigliò i capelli.
“Potevamo come minimo andare insieme, uffa”
lentamente mosse un paio di passi nel prato, notando quanto fosse
curato. Senza quasi accorgersene, i suoi piedi gli fecero attraversare
l’intero giardino, sino a raggiungere il retro della casa,
dove decise di sedersi per un po’, appoggiando la schiena
alla superficie tiepida della parete e intrecciando le mani dietro la
nuca, dopo aver disteso le gambe davanti a sé.
Un paio di uccellini svolazzavano sulla sua testa. 17 pensò
che C-16 non era poi così strano se voleva sempre averne
qualcuno accanto a sé. Se ne stette per qualche secondo a
fissarli con il naso per aria, notando per la prima volta quanto una
cosa all’apparenza insignificante come il volo di due
volatili a lui, che era rimasto sempre fuori dal mondo intrappolato in
una prigione di metallo e dolore, all’improvviso sembrasse
unico e affascinante.
- Ti piacciono gli uccelli? -
- … a volte mi piacerebbe essere libero come loro - rispose
senza riflettere nemmeno sul proprietario di quella voce e quando se ne
rese conto voltò di scatto la testa verso il saiyan che lo
aveva disturbato, rivolgendogli un’occhiata arcigna e
infastidita.
- Anche a me piacerebbe essere un passero, ogni tanto. Niente pensieri,
niente responsabilità… -
Trunks si avvicinò con un tiepido sorriso e si sedette
prudentemente vicino a lui, stando attento a tenere il braccio rotto al
sicuro da possibili contraccolpi.
- Che cosa vuoi? - lo apostrofò scontrosamente il Cyborg,
quando lo vide accanto a sé.
- Oh, che accoglienza… e io che volevo solo essere un
po’ gentile con un mio ospite - rispose scherzosamente il
saiyan con un sorriso malinconico e, dopo aver incrociato le gambe e
aver posto il braccio sano dietro di sé per fare da
sostegno, riprendese a fissare i due uccellini che si intrecciavano a
intervalli irregolari per l’azzurro del cielo.
Dopo averlo fissato un po’ sorpreso per un istante, anche 17
riprese a osservare i due animali cinguettanti.
- Appena Reika ti porterà il senzu ripartirai, giusto? -
chiese il moro con tono incolore.
- Non subito… vorrei salutare degnamente tutti quanti prima
di andarmene - rispose il ragazzo dai capelli lilla con tono
leggermente velato di tristezza, all’idea di lasciare tutte
quelle persone che nel suo mondo non poteva avere al proprio fianco.
- E non tornerai più? - 17 non riuscì a
mascherare una nota un po’ ostile nella voce.
- Oh, per tornare tornerò… a intervalli di tre
anni tra un incontro e l’altro - rispose con
un’evidente sfumatura triste nel suo tono e abbassando gli
occhi a terra, dopo aver parlato.
- Capisco… - fu il semplice commentò del Cyborg
che prese a fissare le bianche nuvole che si rincorrevano allegramente
nel cielo.
Un silenzio vuoto calò tra i due ragazzi, che ancora si
isolavano l’uno dall’altro per gli eventi successi
il giorno precedente che decisamente non erano stati ideali per
avvicinarli.
- Grazie - a sorpresa, 17 si era lasciato sfuggire quella parola che
però si era sentito in dovere di pronunciare.
Trunks si voltò stupito verso il coetaneo che seguitava a
fissare il cielo.
- Grazie per averci salvato, ieri - quel “ci” era
sicuramente riferito lui e Reika.
- Ma ti pare… - fu la tranquilla e un po’
imbarazzata risposta di Trunks che si strinse un po’ nelle
spalle.
- Io invece ti chiedo scusa… - fu il turno del Cyborg di
voltare stupito il capo verso Trunks che invece fissava per terra.
- Il mondo da cui provengo è stato reso un inferno dai
Cyborg 17 e 18, e sono identici in tutto e per tutto a te e a tua
sorella. Spinto dal rancore nei loro confronti, quando ti ho visto in
tv non ho capito più nulla e ho tentato di ucciderti senza
motivo… mi dispiace molto - con l’ultima frase, il
giovane saiyan alzò lo sguardo su 17 che lo fissava basito e
gli rivolse un timido sorriso.
- E tu hai cercato di uccidermi perché ti ricordavo qualcun
altro? - chiese incredulo.
- Non è che solo me lo ricordi… siete
assolutamente identici… - si giustificò Trunks
mortificato.
L’androide sbuffò scocciato, voltando il capo in
direzione opposta a quella del saiyan.
- Credo che nei tuoi panni avrei fatto lo stesso - ammise a mezza voce
dopo un paio di secondi di mutismo.
- Se qualcuno avesse osato uccidere Reika o 18, gli avrei spezzato le
ossa una a una - rincarò stringendo i denti.
Lo disse con una tale decisione che il ragazzo dai capelli lilla non
dubitò nemmeno per un secondo che esagerasse.
E iniziò a pensare che forse non era solo un pallone
gonfiato che pensava solo a se stesso.
Il dialogo tra i due venne interrotta da un acuto miagolio e entrambi i
ragazzi sobbalzarono lievemente.
Avvinghiato alla caviglia di 17, una piccola bestia nera come il
carbone lo fissava con due curiosi occhi a bottone.
Il Cyborg sciolse le mani da dietro il collo e avvicinò il
viso allo scuro micetto, che lo fissava completamente a suo agio,
sbattendo di tanto in tanto gli occhi.
- E tu cosa sei? - chiese sorpreso il moro tendendo gentilmente una
mano alla palla di pelo che dopo averci dato un’annusatina vi
si acquattò prudentemente. C-17 lo avvicinò
lentamente alla faccia, senza staccare gli occhi dagli enormi bottoni
scuri del’altro, ipnotizzato da quello sguardo tenero e
vacuo. Anche Trunks aveva sciolto la comoda posizione e fissava sia
l’animale sia il ragazzo, non capendo le intenzioni di
quest’ultimo.
- Ma quello è il micio del nonno… -
Che C-17 volesse disintegrarlo?
Invece, dopo avergli amorevolmente passato una mano sulla testa,
l’androide pose il micino sulla sua spalla, stando attento
che non cadesse e dopo l’iniziale diffidenza, il felino
iniziò a colpire dolcemente con la zampa l’anello
luccicante che pendeva dall’orecchio del ragazzo.
Fu la prima volta che Trunks vide sul volto del Cyborg un sorriso
sincero.
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Capitolo 19 *** Capitolo XVIII - All'Obelisco ***
Salve gente!! Eccome
per l'ultimo capitolo della stagione di Cuore di Metallo... No, non nel
s enso che la mia ficcy finirà così, solo che per
me è ora di partire e starò via
(ahimè) tre settimane... E prima che voi diciate "ma come
sei fortunata", vi dico che è il dodicesimo anno che vado
nella stessa casa, nello stesso posto... di gente ancora non ne conosco
tranne due ragazzi in croce che non sono sto granchè di
simpatia, quindi avrei preferito di gran lunga rimanere a casa ancora
un po' e soprattutto stare di meno... Ma chiudiamo l'enorme
parentesi... Siccome tornerò il 22 agosto, suppongo di
riuscire a ricominciare gli aggiornamenti il 23, salvo incidenti e/o
imprevisti.
Detto questo, recensioni a me! XD
scImMIA: Sorellona mia adorata. Hai visto che alla fine l'ho messo il
micio?XD Mentre scrivevo pensavo a te e alle tue reazioni quando
l'avresti visto XD...
Buone vacanze anche a te che finalmente ti hanno dato le ferie. Mi
mancherai in vacanza ** Un bacione!!!
Umpa_lumpa: Spirito affine! Beh, grazie mille per i
complimenti, tanto per cominciare... ^^ Mi fa piacere averti strappato
un sorriso e spero tanto che tu ti diverta durante agosto, anche senza
di me T_T Mi mancherai tanto tantissimo! Ci rivediamo il 22, Un
abbraccio forte forte!! ^^
Leo: Intanto
grazie per i complimenti, non sono mai abbastanza XD Per le note
dolenti... mi rincresce solo di partire adesso e di non poter mettere
in atto i tuoi consigli, davvero... Purtroppo spesso mi prende l'ansia
di dover finire un capitolo e tendo a trascurare alcuni pezzi... -_-
Comunque cercherò di migliorare, dopotutto sono ancora
abbastanza alle prime armi eheh.
Spero mi dirai consigli anche la prossima volta, spero di riuscirli a
mettere in pratica ^^ Buone vacanze, ci risentiamo (spero) a fine
agosto con un nuovo chappy, a presto! ^^
Ringrazio molto anche PaolaDeve che sta cercando di recuperare i
capitoli indietro. Forza Paola! Spero ci rivedremo ad agosto all'ultimo
chappy, così potrò iniziare a ringraziarti come
si deve, ciao!! ^^
Capitolo XVIII - All'Obelisco
Già dalle prime luci dell’alba soffiava un debole
venticello che sfiorava dolcemente i fili d’erba di
quell’immensa pianura verdeggiante, curvandoli in una lieve
carezza.
Colorati fiori di campo spuntavano allegramente qua e là,
donando al luogo un clima rilassato e pacifico.
“È incredibile come un posto del genere possa
trovarsi a così poca distanza da una metropoli caotica e
rumorosa come Città dell’Ovest”
Un’ombra dalle fattezze umane attraversava tranquillamente lo
sconfinato prato, confondendosi di tanto in tanto con quella di qualche
sporadica nuvola di passaggio.
Reika volava con calma, girando la testa di qua e di là
cercando di catturare con gli occhi ogni dettaglio.
Decisamente, quello era un paesaggio molto diverso da quello del
pianeta Vegeta e lei lo esplorava con lo sguardo come un bambino fa con
il giocattolo nuovo.
Non aveva mai visto dei fiori così variopinti, o
un’erba così rigogliosa...
“Però non ho tempo per guardare il panorama. A
Trunks occorre il senzu per tornare a casa!” si disse
all’improvviso, aumentando di scatto la velocità.
Ma neanche una ventina di metri dopo iniziò a rallentare,
sempre di più, sempre di più, fino a fermarsi del
tutto, mente un’espressione abbattuta si faceva spazio sul
suo volto.
“Tornerà a casa...” il vento le
scompigliò leggermente i capelli.
“Forse non ci vedremo più...”
Ora indecisa sul da farsi, la ragazza voltò tristemente la
testa nella direzione da cui era venuta.
Riusciva ancora a distinguere vagamente i tetti degli ultimi edifici
della città.
“Dovremo…dirci addio?”
Un attimo dopo essersi posta la domanda, la Cyborg scosse con decisione
la testa.
- No, lui tornerà! Che motivo avrebbe per non
farlo? Dopotutto, qui c’è anche Vegeta, che,
nonostante sia freddo, gelido, violento, cinico, eccetera, resta sempre
suo padre -
Disse a voce alta.
“E poi… magari sentirà un pochino la
mia mancanza…” aggiunse mentalmente.
La saiyan si voltò nuovamente verso est, da cui proveniva la
forte e potente aura di piccolo, che riusciva a percepire senza
praticamente sforzarsi.
Ma qualcosa ancora la bloccava, le impediva di ripartire.
“E se invece non dovesse tornare?”
Calò leggermente di quota, mentre quella domanda le si
apriva in testa.
“E se anche volesse venire qua di nuovo, quando sarebbe
possibile?
Non deve essere poco il tempo di ricarica per un viaggio tra il suo e
il nostro mondo”
Con questo pensiero, il suo livello di altitudine diminuì
ulteriormente.
Non voleva che andasse via.
Non voleva dover salutare così presto quel ragazzo che in un
solo giorno era riuscito a diventare suo amico.
Si abbassò tanto che infine toccò terra con la
punta delle scarpe.
Persa nelle sue considerazioni, aveva abbassato il suo sguardo triste.
“Mi sarebbe piaciuto avere un po’ più di
tempo, ecco. Sapevo che doveva tornare a casa, ma pensavo rimanesse
ancora un po’...”
Si chinò a terra, e dopo averlo esaminato per un
po’, afferrò lo stelo di un colorato fiore blu,
per poi staccarlo dolcemente da terra.
Se lo rigirò tra le dita un paio di volte, senza emozione.
Si concesse uno sbuffo.
Odiava essere indecisa sul da farsi... poi però
un’ idea malsana stuzzicò la sua fantasia.
“Potrei sempre dire che non sono riuscita ad
arrivare… magari otterrei un po’ di tempo in
più…” azzardò, sicura
nemmeno che fosse un’idea corretta.
“Poche ore… solo fino a domani...” si
disse, cercando di convincersi.
Voleva o non voleva stare ancora un po’ con lui?
Un piccolo sorriso colpevole si delineò sul suo volto,
mentre si rispondeva mentalmente di sì.
Solo un giorno... chiedeva molto?
“Ma che cosa sto facendo?!”
Alzò la testa di scatto, disgustandosi da sola dal proprio
egoistico comportamento.
“Se lui vuole tornare a casa, ha tutto il diritto di farlo.
Non voglio che rimanga in un mondo che non è il suo solo per
uno stupido infantile capriccio. Mio per di più”
Presa finalmente la sua decisione, la ragazza mise il fiorellino che
teneva tra le mani dietro un orecchio, quel colore le piaceva davvero
molto.
Poi si alzò in piedi, e dopo aver stretto i pugni con
rinnovata determinazione, rivolse uno sguardo all’azzurro del
cielo.
Era giusto che Trunks riabbracciasse sua madre, anche se questo poteva
comportarle un po’ di nostalgia.
“Ora dovrò recuperare tutto il tempo stupidamente
perduto” si disse un po’ stizzita, prima di
spiccare un altissimo salto e sfrecciare in direzione
dell’obelisco di Karin.
***
“Uffa, ma quante città ci sono su questo
pianeta?” si disse annoiata Reika, mentre assumeva una
traiettoria verticale fino a diventare null’altro che un
puntino scuro e rendersi così invisibile agli occhi degli
abitanti sottostanti.
Era già la quindicesima città, ma ormai era quasi
arrivata.
Anche l’ultima città la passò senza
intoppi e già stava iniziando a calare di quota, quando uno
strano oggetto davanti a sé attirò la sua
attenzione.
Dalla distanza da cui lo vedeva, non appariva più grosso di
un capello, ma ciò che attirò la sua attenzione
fu che quel... “coso” sembrava sparire
nell’infinito del cielo.
La cosa più strana era che l’aura di Piccolo
provenisse proprio da lì.
“Questo dev’essere il famoso obelisco” si
disse l’androide con meraviglia, bruciando in pochi secondi
la distanza che la separava da quell’immensa colonna.
Ci girò intorno per un paio di volte, battendoci pure le
nocche sopra.
Sembrava assolutamente un oggetto uscito dalle pagine di un manga...
“Chissà dove arriva” si chiese alzando
il naso, senza comunque riuscire a
vederne l’estremità.
- Dai, andiamo - disse iniziando a risalirlo rapidamente, senza
staccare gli occhi dal sottile strato di nubi dentro cui spariva
l’obelisco.
Quando ebbe attraversato quel bianco candore, comparve davanti ai suoi
occhi una strana costruzione di forma ellittica, che, grazie
all’informazioni impiantatole da Gero, riuscì a
identificare come la casa di Karin.
- È permesso? - chiese un po’ timidamente
atterrando sul muretto che fungeva da balaustra.
Nessuna risposta o rumore tradirono la presenza di qualcuno.
Reika si azzardò ad entrare nella casa sospesa.
- C’ è qualcuno? - insistette, ma nessuno le si
presentò davanti.
- Vengo su richiesta di Trunks, non ho cattive intenzioni -
Ancora nulla.
La saiyan mosse qualche passo sul pavimento blu, fissando con
ammirazione quello strano posto che galleggiava nel cielo, sospeso solo
da una colonna. “Evidentemente non c’è nessuno”
Non ebbe nemmeno finito di pensarlo che udì avvicinarsi un
lieve borbottare.
Il borbottare di una voce molto scocciata.
Non dovette aspettare che qualche secondo, prima che il faccione
imbronciato di Yajirobei entrasse nel suo campo visivo.
Il samurai camminava lentamente con fare tediato e lo sguardo
imbronciato, mugugnando frasi del tipo:
- Non si può mai stare tranquilli… fortuna che
siamo sospesi in aria, sennò avremmo scocciatori tutti i
santi giorni… -
Ma appena scorse Reika (e soprattutto un paio di cose che un maschio
non scorda mai di guardare) che lo fissava in modo interrogativo,
tacque di botto e dopo un paio di secondi iniziò a
riavvicinarsi, ma stavolta aveva in faccia un largo sorriso.
- Buongiorno, posso aiutarti? - chiese tutto gentile.
- Sto cercando Karin - rispose secca Reika.
Un’espressione prima stupita e poi contrariata gli si
formò in viso, mentre si piantava le mani sui fianchi.
- Ecco, tutti Karin vogliono! A me nessuno viene mai a trovare -
Reika lo fissò con un certo disprezzo.
Che cosa pretendeva quel buffone?
Non ricevendo alcuna risposta, Yajirobei si girò di tre
quarti nella direzione da cui era venuto e urlò a pieni
polmoni.
- Gattaccio!! C’è una che vuole vederti!! Dice di
essere stata mandata da Trunks! -
Reika aveva nel cervello qualche informazione.
Gero diceva che Karin era una sorta di eremita, e che aveva sembianze
feline, ma non ci aveva creduto fino in fondo.
Ma dopo averlo sentito chiamare “gattaccio” aveva
iniziato a pensare che magari il dottore non si era inventato tutto.
Si sentì il rapido battere di un bastone per terra e un
grosso, peloso gattone bianco fece la sua apparizione qualche secondo
dopo, tutto trafelato.
- Da parte di Trunks? - Proruppe quando si fu fermato.
- Sì, questa qui ti cerca - rispose senza scomporsi il
samurai, prima di tornare da dov’era venuto.
- Io vado a cucinare qualcosa, muoviti gatto, che mi devi dare una mano
-
Disse mentre si allontanava, senza nemmeno voltarsi.
- Un giorno di questi lo butto fuori di qui con un calcio nel
posteriore - mugugnò l’onorato Karin seguendolo
con lo sguardo, prima di voltarsi verso la sua ospite.
Se la ritrovò a pochi centimetri, china sulle ginocchia, che
lo fissava con occhioni luccicanti.
Il saggio sobbalzò leggermente quando si vide scrutato
così da vicino e una gocciolina di sudore comparve sulla sua
bianca tempia.
- Sei veramente tu Karin? - chiese la ragazza sarcasticamente tirando
anche la guancia pelosa del gattone.
- Certo che sono io!! - urlò questi, compiendo un balzo
all’indietro, prendendo a strofinarsi la guancia.
- E non azzardarti mai più a fare una cosa del genere, o il
senzu che ti serve te lo scordi -
Reika spalancò leggermente gli occhi.
Karin sogghignò sotto i baffi, notando la sorpresa e il
lieve timore comparso sul volto della Cyborg.
- So che quel fagiolo ti serve per Trunks, giusto? - chiese poi,
ingigantendo lo stupore della saiyan.
- Dalla tua faccia direi di sì -
- C-come? - domandò Reika riprendendosi un po’.
- Ho anch’io qualche potere. Non sono un saggio per nulla. Ho
un uno specchio magico che mi consente di vedere ciò che
avviene sulla terra in tempo reale. Ho visto per caso la parte finale
dello scontro contro Vegeta, non avevo dubbi che mi avreste chiesto un
senzu per farlo guarire - continuò abbassando lievemente lo
sguardo.
- Però devo darti una brutta notizia - aggiunse con aria
grave.
Fu Reika ad avere un lieve sobbalzo, quella volta.
- I senzu non sono ancora pronti... - mormorò facendo cadere
un silenzio gelido.
|
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Capitolo 20 *** Capitolo XIX - 24 Ore e un Bacio ***
Attenzione
mio fedele pubblico!
Vi
avviso, come vedete dal titolo, che il chappy è stato
modificato.
Le
diversità rispetto alla versione precedente cominciano dai
tre asterischi ed è come realmente progettavo il capitolo,
scusate se ci ho messo tanto.
Inoltre,
sono già un paio di notti che dormo malissimo
(lunedì i risultati dell'esame...) e ora sto cascando dal
sonno nonostante siano solo le 10, quindi perdonatemi, ma
cercherò di andare subito a letto, non ho la forza di
ringraziarvi degnamente...
Comunque
un grandissimo ARIGATO! a
scImMIA
Umpa_lumpa
Virgola
Leo
che
hanno letto e recensito lo scorso capitolo.
Senza
di voi non so come farei a mandare avanti la fanfic, grazie!
E
ora, senza ulteriore indugio, vi lascio alla lettura:
Capitolo XIX
- 24 Ore e un Bacio
-
N-non sono ancora maturi? - balbettò incredula Reika dopo
tre secondi netti passati nel silenzio più glaciale.
Non
era possibile.
Quanto
ci sarebbe voluto?
Le
informazioni che aveva non dicevano nulla sul periodo di maturazione.
Potevano
anche metterci mesi, quanti non lo sapeva nemmeno.
“Ditemi
che è solo un incubo!”
La
ragazza era rimasta paralizzata, con gli occhi spalancati e la bocca
semi aperta, fissando inebetita il micione che la guardava a sua volta
senza riuscire a trovare qualcosa che non sembrasse una frase di
circostanza.
-
E… e quanto ci vorrà perché siano
pronti? - ebbe a malapena la forza di mormorare.
Vero,
le dispiaceva che Trunks partisse, ma la prospettiva di saperlo
bloccato lì contro la sua volontà le sembrava
anche peggio, se ne rese conto una volta in più e si
reputò ancora più meschina di prima per aver
pensato di rimandare la sua partenza.
Karin
abbassò gli occhi, pensoso e dispiaciuto, calcolando
velocemente.
-
…o d… …i - sussurrò
talmente piano da non farsi capire.
-
Prego? -
Karin
si ripeté, ma sempre troppo piano, Reika capì
solo “1 o 2”.
E
iniziò seriamente ad agitarsi.
Afferrò
il saggio per le spalle e con sguardo allucinato urlò
-
Quanto ci vuole?! Parli chiaro!! -
-
Uno o due giorni! Uno o due giorni!! - gridò Karin, mezzo
terrorizzato (e forse non solo mezzo) dalla crisi di nervi della saiyan.
-
Uno o due giorni? - ripeté lei, come se non avesse capito,
mollando immediatamente la presa.
-
Sì, mi dispiace - rispose l’eremita con tono da
melodramma.
Per
la ragazza fu come levarsi un macigno da due tonnellate dallo stomaco.
-
Sa che mi ha fatto prendere un colpo? Dal tono che aveva usato sembrava
che ci volessero secoli - disse pacatamente lei posandosi la mano sul
petto e concedendosi un lungo sospiro di sollievo.
Certo,
due giorni erano lunghi, ma non erano nulla se paragonati ai tre lunghi
mesi che avrebbe atteso Trunks se si fosse curato coi metodi terrestri.
Karin
non aggiunse altro.
Evidentemente
Trunks non le aveva raccontato del terribile mondo dove viveva lui,
né dei Cyborg che ogni giorno massacravano senza
pietà o rimorso centinaia di innocenti.
Anche
solo per due giorni poteva morire chissà quanta gente.
Ma
se il saiyan aveva deciso di non dirle nulla, non stava certo a lui
rimediare.
“Avrà
avuto i suoi motivi” si disse semplicemente alzando gli occhi
da terra e riprendendo a scrutare la Cyborg, che ora aveva preso a
guardarsi un po’ intorno.
-
Sì, scusami per averti messo addosso tanta ansia. Sei molto
affezionata a quel giovane, nonostante vi conosciate solo da un giorno
scarso, non è vero? -
Per
la seconda volta Reika si ritrovò a fissare imbambolata
Karin, spiazzata dalle informazioni in suo possesso.
Il
gattone si concesse una risata.
-
Non lo faccio solo per Trunks, c’è anche 17 e lui
non vede l’ora di andarsene dalla Città
dell’Ovest. È chiaro che Trunks non lo sopporta,
Vegeta men che meno - aggiunse la Cyborg, stringendosi nelle spalle.
-
Sì, capisco - fu il semplice commento di Karin che poi si
voltò verso ovest, direzione che ben presto la sua ospite
avrebbe intrapreso.
-
Suppongo non ci sia altro da aggiungere continuò il saggio,
seguitando a fissare il cielo.
-
Manderò Yajirobei quando il senzu sarà maturo -
si voltò verso la saiyan, mentre pronunciava queste parole.
Sembrò
sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma
all’ultimo stette zitto.
-
Certo. Ci troverà alla Capsule - si congedò
definitivamente l’androide con una certa allegria nella
voce prendendo una leggera rincorsa e dopo aver spiccato un
piccolo salto atterrando sulla ringhiera, la usò come leva
per lanciarsi nel vuoto e dopo pochi secondi il micio la vide tuffarsi
nel bianco delle nuvole, a una velocità tale che queste si
aprirono al suo passaggio.
Karin
sospirò leggermente, prima di raggiungere il suo
magico che specchio che iniziò a luccicare e subito si
formò sul vetro un’immagine prima distorta e poi
nitida della ragazza che volava a tutta velocità con i
capelli tirati indietro e scompigliati dal vento e gli abiti
svolazzanti.
Sotto
di lei, un brullo e monotono paesaggio interrotto qua e là
da qualche nuvola.
-
Se sapesse della confusione di sentimenti che è successa a
causa sua, anche se non l’ha di certo fatto
apposta… - si disse a bassa voce il gattone, notando il
sorriso che spiccava sulle labbra della giovane.
-
Ho il presentimento che ne nascerà un pasticcio
terribile… -
***
Era
lo stesso problema di quando era partita.
Non
riusciva a scollare gli occhi da terra e di mantenere una
velocità veloce e costante.
Rallentava
sempre ogni 50 metri ora per osservare meglio quel fiore selvatico, ora
per fissare gli occhi liquidi di un cervo di passaggio.
Quei
prati così verdi, quelle creature che mai aveva visto e
soprattutto i torrenti e le cascate così frequenti, per lei
che aveva vissuto su un pianeta arido e spoglio come Vegeta - sei erano
una cosa assolutamente fantastica.
E
poi il paesaggio non era mai uguale. Le zone rocciose si alternavano a
oceani sconfinati, a città gigantesche e a rigogliose
foreste, in un’alchimia unica.
“La
Terra è veramente un bel posto” si disse, ma non
riusciva a goderselo appieno.
Stava
tornando a mani vuote e, anche se non era a causa sua, non poteva
evitare di sentirsi un po’ in colpa.
Trunks
contava su di lei per tornare a casa e lei gli andava a dire che il
senzu non era ancora pronto.
Non
poteva sapere che Trunks quei due giorni li avrebbe aspettati
volentieri, pur di stare ancora un po’ in sua
compagnia…
Comunque
non si fermò nemmeno un secondo per tentare di posticipare
l’arrivo alla Città dell’Ovest.
Anche
quella volta sparì confondendosi con le nuvole, prendendo a
scrutare le case dall’alto, aguzzando la vista cercando di
individuare l’abitazione color crema che interessava a lei.
Quando
finalmente la localizzò, si portò esattamente
sopra di essa e dopo aver controllato che in quel momento nessuno
stesse attraversando la via, si gettò in picchiata a tutta
velocità, sparendo all’improvviso e ricomparendo
davanti alla porta della casa.
Si
voltò un attimo a destra a sinistra, per essere sicurissima
che nessuno l’aveva vista spuntare dal nulla, poi, appurato
che la via era effettivamente ancora deserta, portò un
po’ incerta la mano sul campanello.
Titubò
un attimo, prima di decidersi a suonare quel maledetto coso che
annunciò a tutta la casa l’arrivo di un ospite.
Allontanò
quindi il dito dal campanello e intrecciò le mani dietro le
schiena, iniziando a torcerle un po’, nervosa.
Non
avrebbe dovuto essere così agitata, accidenti.
“Per
due giorni non succederà nulla,
andiamo…” si disse.
Ma
non era solo l’idea di farlo aspettare che la metteva
così in ansia… stupita, si ritrovò a
pensare che era principalmente l’idea di vederlo che la
metteva
in agitazione.
Prese
a grattarsi nervosamente la guancia con l’indice.
Perché
mai doveva sentirsi inquieta in quel modo?
“Quanto
ci mettono ad aprire la porta?” portò rapidamente
la mano sul piccolo cerchio del campanello, intenzionata a suonare di
nuovo, quando la porta si aprì.
-
Oh, Reika - un lievemente stupito Trunks era comparso sulla porta.
La
ragazza sussultò appena.
-
Sei… sei tornata presto… - borbottò
lui imbarazzato. Non si aspettava che ci mettesse meno di
un’ora a compiere un viaggio di 10000 chilometri e passa* (*
cifra puramente inventata, non ho idea di quanto disti effettivamente
il Palazzo del Supremo dalla città dell’Ovest).
-
Perché? Non va bene? - chiese lei sorpresa e un
po’ disorientata.
-
No, no! Va benissimo - si affrettò ad aggiungere Trunks
cercando contemporaneamente di dipingersi in faccia un sorriso privo di
tensione.
Porca
miseria, non poteva dimostrarsi così fragile da non riuscire
nemmeno a essere naturale.
-
Solo non pensavo che saresti tornata così presto -
“E
che mi lasciassi così poco tempo per riflettere come si deve
su quello che voglio e devo fare in questa assurda
situazione” aggiunse mentalmente.
Era
da quando si era accomiatato da 17 che non aveva smesso un attimo di
scervellarsi nel tentativo di trovare una possibile soluzione al suo
spinoso problema.
Reika
e una vita in un mondo non suo o la sua casa e una vita lontana da lei?
Entrambe le situazioni avevano un che di allettante e uno di deprimente
e quel poco tempo di solitudine che gli era stato concesso non gli era
certo stato sufficiente per prendere una scelta definitiva.
Avrebbe
continuato a pensarci dopo, comunque.
Si
fece da parte, per lasciare alla saiyan lo spazio di entrare in casa.
Ma
lei non si mosse e rimase sulla porta, dubbiosa.
-
Ho fatto qualcosa di sbagliato? Se vuoi vado via ancora per un
po’- disse piano, col tono di una bambina che si sente in
colpa per qualcosa.
Stavolta
il sorriso di Trunks fu di sincera tenerezza.
E
si trovò attratto da quella ragazza una volta di
più.
-
No, no, sta tranquilla, è tutto a posto, te lo assicuro -
disse con tono rassicurante accompagnando quelle parole col
più dolce dei sorrisi.
Reika
non potè evitare di sorridere a sua volta ed
entrò lentamente in casa.
Solo
allora il giovane notò la macchiolina blu in quella cascata
d’ebano.
-
Ah, quel fiore è molto carino, ti sta bene -
mormorò di getto il ragazzo, decisamente impacciato.
Meravigliata,
la Cyborg portò una mano all’orecchio destro e
toccò il sottile gambo del fiorellino raccolto prima.
Era
riuscito a reggere al volo?
Cavoli
se era resistente…
La
ragazza lo afferrò delicatamente e se lo sfilò,
prendendo poi a rigirarselo tra il pollice e l’indice,
ammirandone il blu intenso.
Sì,
era davvero molto carino.
-
Trovi sul serio che mi stia bene? - chiese timidamente lei alzando lo
sguardo sugli occhi dell’altro, dello stesso celeste del
fiore.
Il
saiyan si ritrovò per un attimo spiazzato dalla domanda.
-
S-sì… secondo me ti sta bene davvero -
Era
riuscito a farle un complimento!
Un
po’ tremolante, vero, ma pur sempre un complimento.
Il
giovane esultò in silenzio, nonostante fosse il motivo
all’apparenza insignificante.
-
Allora lo tengo… - concluse allegramente la saiyan
rimettendoselo all’orecchio e avviandosi verso il salotto
della casa.
Ma
quel dispettoso di un floreale scivolò dopo appena un passo
e finì a terra
-
Ops -
Si
chinò per raccoglierlo, ma venne preceduta dal ragazzo che
lo prese gentilmente da terra. Entrambi si alzarono poi Reika
allungò la mano per prenderlo, ma Trunks la fermò
con un
-
Non preoccuparti, faccio io... -
Poi
si avvicinò un pochettino e sistemò al suo posto
la macchiolina blu, in modo che non cadesse più.
-
Ecco - mormorò semplicemente scostandole un ciuffo scuro da
dietro l’orecchio.
Si
accorse di quanto fossero vicini...
Quanto
era? Un respiro? Due?
Si
ritrovò a fissare incantato quegli occhi, quegli occhi
così chiari, così cristallini, così...
Non
trovava un altro aggettivo che non fosse perfetti.
Probabilmente
non avrebbe dovuto stare così, si sarebbe dovuto scostare e
lasciarla passare.
Forse
entro il giorno dopo avrebbe dovuto dirle addio, se si fosse lasciato
dominare dai suoi sentimenti verso Reika poteva rimetterci il cuore, lo
avrebbe visto spezzarsi a metà.
Ma
in quel momento i suoi occhi, i suoi pensieri erano occupati da quel
volto, da quelle labbra, che sembravano chiamarlo come se dovessero
sparire da un momento all’altro.
Si
avvicinò ancora, tanto che il suo corpo entrò in
contatto con quello di lei, che lo fissava senza timore, ma anche senza
coscienza di quello che aveva intenzione di fare il giovane saiyan.
Lui
spostò la mano, fino a posargliela sulla guancia, che un
attimo dopo il contatto divenne all’improvviso calda.
-
T-trunks, ma che... - sentì a malapena mormorare dalla
ragazza.
Non
gli avrebbe importato nemmeno se in quel momento fosse crollata la casa.
Aveva
tutta l’intenzione di andare fino in fondo.
Si
sporse in avanti, mentre anche le sue di guance iniziavano a scottare e
contemporaneamente tirò delicatissimamente verso di
sé il volto di Reika.
10
centimetri...
7...
5...
Il
saiyan sperava con tutto se stesso che quel bacio non
l’avrebbe allontanata da lui, che anche a lei il cuore
esplodeva nel petto quando erano vicini.
Che
fosse innamorata anche lei.
Chiuse
gli occhi, preparandosi al contatto.
-
NOO! TE LO DEVO DIRE IN TURCO?!! - una porta venne aperta con troppa
violenza e si schiantò contro il muro.
Poi
il rumore di passi concitati in fuga, attutito dai calzini.
Sia
Trunks che Reika si allontanarono un po’, entrambi stupiti e
lui anche parecchio irritato, ed ambedue si voltarono verso le scale,
da dove era venuto l’urlo disperato di una persona
chiaramente sull’orlo di una crisi di nervi.
Riuscivano
a intravedere un piccolo scorcio del corridoio del piano superiore e
presto comparvero nel loro campo visivo un paio di spessi calzini
banchi che in un lampo imboccarono il primo scalino.
Presto
ai calzini si sommarono un paio di pantaloni neri, una camicia e un
volto dai tratti affilati e dalla chioma nera che ben conosciamo.
17
volgeva lo sguardo alle sue spalle, chiaramente terrorizzato da
qualcosa o qualcuno.
Quando
si voltò era a circa quattro scalini dal pavimento.
Il
tempo sembrò rallentare di botto.
Nel
suo campo visivo comparvero i due saiyan coi volti a una ventina scarsa
di centimetri, attaccati e la mano di lui posata sulla guancia di lei.
Se
ne avesse avuto il tempo probabilmente la rabbia si sarebbe
impossessata della sua mente, ma forse per la visione, forse per
l’eccessiva velocità, mancò uno scalino...
|
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Capitolo 21 *** Capitolo XX - Ultimo Giorno ***
Gente, sono tornata! Per la
vostra gioia (ma di chi?! ndvoi) sono riuscita a finire il
capitolo dopo 2 settimane... vi avverto, non è davvero
granchè... ma ho 38 di febbre e l'ho finito solo per voi
perchè non volevo davvero farvi aspettare ancora... quindi
perdonatemi se non sarà esattamente il massimo... Bene, ora
rispondiamo alle rece (questa è una delle cose che
più mi mancava dell'aggiornare la ficcy!)
scImMIA: XD E io che pensavo che il tuo
preferito fosse Trunks, mi stai facendo ricredere sai? Spero che il
chappy ti piaccia (spero...) Un beso
Umpa_lumpa: Anche tu non hai notato molte
differenze? Doh! E vabbè, non posso pretendere molto da
queste parti così poco "azionose", mi vengono decisamente
peggio... leggi e recensisci, eh? U_U Scherzo XD Un beso.
Red
Diablo: Mi
ha fatto molto piacere trovare anche le tue recensioni, spero che la
mia ficcy continui a piacerti, ciao!!
Capitolo XX
- Ultimo giorno
Il
tempo sembrò rallentare di colpo quando il Cyborg moro
voltò la testa e il suo sguardo cadde inevitabilmente su
Trunks, Reika e la scenetta che si stava consumando.
Il suo cuore metallico perse un colpo.
La sua gamba perse un colpo.
Mise un piede in fallo e cadde in avanti con uno strozzato grido di
sorpresa.
L’atrio era poco più largo di due metri, i due
saiyan ne avevano già percorso una parte prima che il
fiorellino scivolasse a terra.
Finire dritto nella loro direzione fu inevitabile.
I due saiyan si videro sfrecciare contro questa specie di meteora
patentata piovergli addosso, ma ebbero i riflessi abbastanza pronti da
gettarsi di lato, evitando un rovinoso scontro.
Per loro due...
17 vide il terreno avvicinarsi a una velocità mostruosa e
portò le braccia davanti al viso chiudendo ermeticamente gli
occhi, preparandosi all’impatto.
Un attimo prima di sentirsi afferrare per il colletto della camicia e
frenare la caduta. Scostò leggermente le braccia e socchiuse
le palpebre.
- Tutto bene? - chiese con una sfumatura preoccupata Reika, sollevando
l’amico abbastanza da guardarlo negli occhi.
Quello si limitò ad annuire in modo ebete, ancora
frastornato dall’averla vista a così poca distanza
dallo sbarbatello.
Vederli così gli aveva sfondato lo sterno e non volle
nemmeno pensare a tutto quello che sarebbe potuto succedere se in quel
momento non si fosse messo a gridare. In quel momento si ripromise
più volte di non lasciarli mai più da soli.
Sentì la presa allentarsi e si ritrovò di nuovo
saldo sulle gambe.
- Grazie - fu tutto quello che riuscì a dire, prima che il
lieve ticchettio di tacchi a spillo risuonò sulla scala.
- Diciassettuccio caro, ma dove scappi? - cinguettò Bunny
allegramente facendo la sua comparsa, agitando una mano a mo’
di saluto.
I tre ragazzi si voltarono contemporaneamente verso la voce, e
l’interpellato dapprima diventò blu mirtillo, poi
paonazzo, infine si voltò disperato verso Trunks e Reika.
- Aiutatemi! - implorò sull’orlo
dell’esaurimento e con una luce negli occhi che aveva un che
di terrorizzato.
Il saiyan non gli aveva levato lo sguardo di dosso per un solo istante,
uno sguardo carico di sufficienza, delusione e malcelato rancore, e non
lo mutò nonostante la supplica.
Si limitò a muoversi in direzione della porta e ad aprirla
lentamente, senza scollare le pupille dal moro.
Questi, appena vide aperta una via di fuga, vi si slanciò
con tanta furia che inciampò e rischiò di cadere,
nel momento in cui attraversò la soglia.
I capelli di Trunks, che sembrava una fotocopia di suo padre mentre
stava immobile con una mano sulla maniglia, vennero agitati
furiosamente quando il Cyborg spiccò il volo, diretto
chissà dove, poi il giovane diede una lieve spinta
all’uscio, chiudendolo.
Poi si avviò verso il salotto, senza mutare espressione
seguito da Reika che lo fissava in modo curioso e vagamente impaurito,
mentre sua nonna usciva un attimo, nella vana speranza che il bel moro
fosse più che un luminoso puntino nel cielo, ma venne
miseramente delusa.
I due saiyan intanto si erano accomodati con un sospiro soddisfatto sul
morbido divano di casa Brief.
Nessuno dei due trovò qualcosa da dire per un
po’...
- Allora? Alla fine ce l’hai il senzu? - Trunks
sollevò una domanda che forse avrebbe porre fin
dall’inizio, ma che gli era venuta in mente solo allora.
Reika si irrigidì da capo a piedi, come se le avessero
tirato un secchio d’acqua gelida.
Abbassò gli occhi e voltò il capo in direzione
opposta a quella di Trunks, grattandosi la guancia con
l’indice sinistro.
- Veramente no... - mormorò a disagio, non osando incontrare
gli occhi dell’amico.
- Karin ha detto che i fagioli non erano maturi... -
Per Trunks fu come se gli fosse crollato il cielo sulla testa e
contemporaneamente si sentì in grado di volare anche senza
il bukujutsu (la tecnica del volo [raccogliere il ki nei piedi e
così facendo riuscire a levitare]).
La sua espressione facciale non mutò e dentro di
sé i sentimenti contrastanti si annullarono a vicenda.
- Ma comunque saranno pronti per dopodomani al massimo -
continuò lei voltandosi e cercando di stamparsi in faccia un
sorriso allegro, ma fu solo un tentativo fallito...
Stavolta per Trunks fu come toccare il cielo con un dito e sprofondare
in un baratro di disperazione.
Nulla mutò di nuovo, le sensazioni erano in punto di stallo.
- Ah - fu il suo unico, laconico commento.
Sembrava assurdo pure a lui, eppure le notizie gli erano scivolate
addosso come se non lo riguardassero...
La ragazza lo fissò senza capire, si aspettava quanto meno
una sfumatura di dolore negli occhi blu dell’altro, invece
c’era solo una leggera sorpresa.
Non seppe cosa aggiungere e riabbassò gli occhi, dondolando
leggermente le gambe. Anzi, una cosa da dire l’aveva, ma era
indecisa se darle corpo o no...
Era un pensiero che, anche se lei non lo sapeva, aveva in testa anche
Trunks, lo si poteva percepire nel silenzio malinconico che era sceso.
Alla fine parlò.
- Mi mancherai... quando sarai andato via... -
- ...anche tu mi mancherai -
***
Le ore quel pomeriggio sembrarono avere le ali ai piedi, tanto
trascorsero veloci. 17, dopo essere sfuggito alla signora Brief, non si
azzardò più a mettere piede in casa, e si
volatilizzò per tutto il pomeriggio.
Vegeta stette tutto il giorno nella stanza gravitazionale dimostrando
un livello di fantasia che ha dell’inverosimile...
E i nostri due rimanenti personaggi approfittarono di quelle ultime ore
per stare insieme come amici di vecchia data (17 non si
pentì mai abbastanza di aver levato le tende...).
Fecero quello che fanno anche comuni ragazzi della loro età:
si fecero un giretto per la città dell’ovest
comprando un gelato lungo la strada (il fatto che quello di lei avesse
5 palline e quello di lui 7, verrà lasciato in parentesi
perché poco rilevante), sbirciarono le vetrine dei negozi,
chiacchierarono allegramente, si presero un po’ in giro e si
fecero anche il solletico a vicenda... Una volta a casa cercarono di
fare il bagno al gatto rimediando un bel po’ di unghiate e
Trunks le spiegò l’utilizzo di più o
meno tutti gli oggetti della casa perché ci dobbiamo
ricordare che i tre quarti di essi Reika non li aveva nemmeno mai visti.
Non si ripresentò più a Trunks
l’occasione di riprendere ciò che aveva iniziato
quella mattina, ma la giornata gli sembrò perfetta anche
solo così.
All’ora del tramonto, i due erano sul tetto della capsule a
vedersi il sole che spariva all’orizzonte, stravaccati
bellamente sulla schiena, godendosi il calore emanato dal sole e il
lieve venticello che accarezzava loro la faccia.
Nessuno parlava, entrambi fissavano con un sorriso sereno il lento
scivolare del sole e i colori farsi sempre più vivi e
più rossi.
Del sole si vedeva solo la metà quando venne rotto il
silenzio.
- È stato uno dei giorni più belli della mia
vita. Non avevo mai visto la Terra sotto questa luce -
- Neanch’io... non ho mai potuto fare cose del genere da
quando sono nato -
Altro silenzio.
- Dopo che sarà tornata la pace nel tuo mondo potrai farlo
quando vorrai... -
- Sì, ma a parte che ci vorrà parecchio prima che
tutto torni alla normalità, non sarai mai la stessa cosa -
“E non solo perché tu non ci sarai”
aggiunse tra sé il ragazzo, mentre il suo sorriso si
affievoliva.
Reika si accorse di averlo in qualche modo incupito e se ne dispiacque,
abbassando la testa.
Decise di cambiare argomento.
- Che hai fatto mentre ero da Karin? - chiese buttando lì il
primo argomento che le passò per la testa, alzando gli occhi
e scrutando il profilo di Trunks.
- Beh, subito dopo che sei andata via ho avuto modo di parlare un
po’ con 17... e per un po’ siamo anche riusciti a
far discussione - iniziò sul vago il saiyan voltandosi verso
di lei per rispondere, notando sul suo volto una certa piacevole
sorpresa.
- Poi però è arrivato mio nonno, forse
perché lo voleva vedere, comunque non lo so. Beh,
è andato da lui, ha fatto le presentazioni e poi si
è messo a squadrarlo da capo a piedi e si è
complimentato dicendo che era fatto benissimo e che sembrava quasi un
ragazzo normale... al che lui si è arrabbiato e parecchio,
sbraitando cose del tipo che lui non è una macchina, che
Gero era solo un pazzo e via discorrendo. Così se
n’è andato e si è rinchiuso in camera
sua, dove l’ho lasciato - Trunks fece l’errore di
usare un tono vagamente scocciato quando raccontò
dell’ultima parte.
- Scusa ma che pretendevi?! - chiese indignata lei tirandosi a sedere
del tutto.
- Credi che faccia piacere sentirsi chiamare
“macchina” da qualcuno?! Se fossi stata al posto di
17 avrei fatto esattamente così. Poveretto,
chissà come si è sentito... -
- Non volevo certo dire il contrario, però... - non ebbe
modo di continuare che si ritrovò trapassato da due lame di
ghiaccio.
- Dal tuo tono sembrava che ti desse fastidio il fatto che se la sia
presa - lo contraddisse lei, tagliente.
Trunks si rese conto di aver fatto una mossa sbagliata, e
tornò sui suoi passi.
- Comunque, dopo aver lasciato 17 sono andato in salotto e mi sono
messo a guardare un po’ di tv, fino a che non sei arrivata
tu... - terminò il discorso iniziato in precedenza, evitando
naturalmente di dire che mentre fissava con sguardo assente la tv stava
pensando in realtà a come fare con lei.
Altra pausa di silenzio, in cui lei distolse lo sguardo dal ragazzo,
ancora un po’ stizzita per poco prima. Ma le passò
presto...
- Ah, è da prima che volevo farti una domanda, ma ho
aspettato che fossimo soli soli - iniziò, mentre il suo tono
si faceva improvvisamente timido.
- Ma prima, quando mi hai messo il fiore tra i capelli, cosa volevi
fare? -
Il primo pensiero di Trunks fu “ESTINTORE!”.
Stava andando a fuoco, sapeva di stare andando a fuoco!!
Come faceva a spiegarle una cosa del genere? Significava creare un
pasticcio pazzesco! Non era pronto a essere onesto fino in fondo! E poi
come faceva a non aver capito quello che aveva cercato di fare.
- Sì, è una cosa che piacerebbe tanto sapere
anche a me -
Entrambi i saiyan si voltarono con un mezzo grido di sorpresa.
A mezz’aria, a testa in giù, con il corpo in
penombra essendo contro sole, un accigliato 17 li fissava con lo
sguardo truce di un bambino che vede i suoi amici giocare senza averlo
invitato.
Aveva le braccia incrociate, in modo che il foular non gli ricadesse
sul viso, le gambe appena divaricate e i capelli ovviamente ritti sulla
testa.
Come aveva fatto ad arrivare lì così
silenziosamente?! Quando era tornato?! E soprattutto, da quanto li
stava ascoltando?!! Queste le domande che frullavano in testa a
entrambi i saiyan mentre fissavano disorientati il moro che seguitava a
fissarli in modo astioso.
Aveva una voglia matta di disintegrare il suo rivale e si diede per la
millesima volta dello stupido per aver pensato che potessero fare i
bravi per un intero pomeriggio, senza fare gli associali e rintanarsi
da soli da qualche parte.
Il primo a riprendersi dalla sgradita sorpresa fu Trunks, che
buttò un’occhiata nervosa verso la strada, per poi
rivolgersi inquieto al Cyborg che non aveva ancora mosso un muscolo.
- Cosa stai facendo? Se qualcuno ti vede volare finiamo nei guai! -
disse concitato.
- Stupido. Credi che sia così fesso da levitare a testa in
giù se non fossi certo che nessuno mi posso
vedere? - il tono gelido che usò sarebbe stato in grado di
raffreddare un geyser...
Poi, vedendo che comunque il saiyan non smetteva di lanciare occhiate
agitate dabbasso, emise un leggero sbuffo scocciato e
atterrò aggraziatamente poco dietro Reika, incitando poi il
coetaneo a continuare.
- Allora? Rispondi o no alla domanda di Reika? - lo incitò
pacatamente a continuare quando si fu sistemato leggermente quei pochi
capelli che si erano ribellati all’acconciatura perfettamente
liscia ed essersi voltato verso Trunks insieme a Reika che aveva posato
lo sguardo sull’amico, quando era sceso.
Il ragazzo dai capelli lilla non sapeva più che pesci
pigliare e dopo un paio di secondi in cui cercò di trovare
una possibile spiegazione senza peraltro riuscirci, rivolse
un’occhiataccia al Cyborg che aveva ricordato il quesito.
Questi si limitò a rispondere con un’occhiata
eloquente che sembrava dire “hai fatto la frittata, ora ti
prendi la responsabilità delle tue azioni”.
Riuscì a balbettare solo poche parole stentate del tipo
- B-beh... io... -
Quando la voce squillante di Bulma riecheggiò per tutta la
casa.
- Ragazzi! Mi date una mano ad apparecchiare? -
Il saiyan colse al volo l’occasione, si lasciò
scivolare lungo il tetto e si lasciò cadere sul prato
sottostante, entrando poi precipitosamente in casa attraverso una
finestra aperta, incredulo di avercela fatta a salvarsi dai due Cyborg.
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Capitolo 22 *** Capitolo XXI - Transizione ***
Ehilà
gente! Come va? Forse a quest'ora nessuno si metterà a
leggere CM, ma siccome mi sento potente vista l'ora in cui sono qua e
ho appena finito, mi sono detta "Ma perchè no?"
Avverto,
all'inizio il capitolo doveva essere parecchio più lungo, ma
poi mi sono accorta che se lo allungavo dopo non ci stavo
più coi progetti che mi ero prefissata e quindi ho dovuto
tagliare... però il prossimo dovrebbe venire lunghetto o
quantomeno molto piacevole (è uno dei capitoli che
più mi piace di questa storia), quindi non credo ci
metterò tantissimo a scriverlo...
Ah,
temo come già avrete capito che ormai i miei orari sono da
un pezzo andati a farsi benedire, quindi pubblico quando riesco a
trovare il tempo e la voglia di aprire il file e mettermi a scrivere.
Ringrazio
di cuore:
scImMIA
Umpa_Lumpa
Red
Diablo
Che
hanno recensito lo scorso capitolo e tutti quelli che hanno messo
questa storie tra le preferite.
Ora
vi lascio, buona notte!
Capitolo XXI
- Transizione
Videro Trunks sparire
oltre il bordo
del tetto con un mezzo sorriso incredulo ed entrambi non seppero cosa
pensare. Sul volto di lui si formò un’espressione
di
irritata sufficienza, lei invece continuava a non capirci nulla,
pensava solo a quanto fossero complicati gli esseri umani...
- Credo che dovremmo
andare anche
noi... - disse semplicemente la ragazza alzandosi in piedi, ma non ebbe
il tempo di saltare dabbasso che si vide comparire il braccio teso di
17 a pochi centimetri dal volto.
Reika spostò
lo sguardo sul volto del moro che la fissava, e non molto benignamente
bisogna aggiungere.
La saiyan
sbatté un paio di volte le palpebre, confusa.
E 17 si aprì
in un sorriso a labbra chiuse inclinando leggermente la testa.
- Prego madamigella -
disse
scherzosamente invitando la ragazza ad accomodarsi sulla sua spalla.
Lei emise un risolino divertito prima di compiere un piccolo salto e
appollaiarsi sulla spalla dell’amico che chiuse il braccio in
modo da cingerle il ginocchio, mentre lei gli faceva passare il braccio
intorno alla spalla.
Poi il moro si diede una
piccolissima
spinta e iniziò a planare lentamente, mentre i capelli di
entrambi si agitavano debolmente.
- Dove sei stato tutto il
giorno? Ci
saremmo divertiti di più in tre... - con queste parole la
Cyborg
spezzò il silenzio che si era venuto a creare, quando ancora
erano a neanche metà tragitto.
L’espressione
serena di 17
scomparve subito, mentre le rivolgeva una rapida e furtiva occhiata
triste. Riabbassò gli occhi con un’espressione
cupa prima
di rispondere.
- Ho pensato di fare un
salto a casa -
Al che Reika
voltò di scatto lo sguardo sul volto di lui, con
un’espressione tra lo stupito e il mezzo sconvolto.
- Casa casa o casa
laboratorio...? -
- Casa casa. Almeno,
suppongo che una
volta quella fosse stata la mia casa - rispose lui in un soffio
mettendosi in modo che solo un’ombra scura si notasse a
livello
degli occhi.
- Sei... sei riuscito a
ricordare qualcosa? -
- ... no -
Cadde un silenzio pesante
dopo quella patita parola mormorata.
Sapevano entrambi che sia
il ragazzo
sia sua sorella non avevano ricordi della loro vita passata da quando
erano entrati nell’istituto di ricerca sulle montagne del
Nord.
Erano a conoscenza che
lì
vicino sorgesse un’imponente città, potevano
vederla
indistintamente le rare volte che il dottore dava loro il permesso di
uscire.
17 era andato
lì, ipotizzando che probabilmente era da lì che
era stato portato via.
- Mi... mi dispiace tanto
-
- No, non è
colpa tua. Non dispiacerti per questo - cercò di usare un
tono che suonasse meno dolente possibile.
- Non intendevo solo per
questo -
L’androide si
fermò e
voltò verso l’amica con un barlume di
curiosità,
notando che aveva voltato lo sguardo in modo da non guardarlo
direttamente.
- Mi dispiace da morire
che io... io
possa ancora sapere tutto del mio passato e tu invece non possa
ricordare nulla - aveva un tono così abbattuto e mortificato
che
17 si ritrovò a sorridere con fraterna e intenerita
comprensione
in modo quasi involontario.
- Ti ripeto che tu non
hai colpe, l’unico a doversi dispiacere è quel
caprone di Gero... -
Sentì la
stretta sulla sua spalla accentuarsi un po’ di più
al suono di quel nome.
- Non riesco a non
dispiacermi lo stesso -
- Ehi, ehi! -
La ragazza si
voltò finalmente verso 17, sentendo il suo tono crescere.
- Qua quello depresso
dovrei essere
io, non dovresti essere tu a cercare di tirare su me, invece del
contrario? - usò un tono seccato, ma la sua espressione
dolce
era tutto fuorché irritata e questo fece apparire un
sorriso,
seppur lieve sul volto della ragazza.
- Hai ragione. Scusa -
- E piantala di scusarti
per tutto. Stare tutto un giorno con quel damerino ti ha ridotto in
questo stato di ameba? -
La saiyan si
aprì in una breve risata e si affrettò a negare
riacquistando un po’ della sua allegria.
Dopo di che il ragazzo
riprese a
scendere, voltando di nuovo gli occhi a terra, ma un paio di secondi
dopo sentì un qualcosa appoggiarsi sulla sua testa.
Realizzò un
attimo dopo di
avere una guancia di Reika tra i capelli e sentì la mano di
lei
serrarsi dolcemente sulla sua scapola, senza fargli male.
Sentì qualcosa
dentro di lui
agitarsi un po’, ma riuscì a contenere una
qualsiasi
reazione sulla faccia. Almeno fino a...
- Ti voglio bene 17 -
sussurrato appena, con un tono che alle orecchie del ragazzo sembrava
una carezza.
Ma che fu anche un
combustibile perfetto per le sue guance...
Lievemente imbarazzato,
non scollò gli occhi dal terreno, e vi atterrò un
istante dopo con un leggero tonfo.
Reika scese
giù e varcò
la finestra, dopo essersi gettata un’occhiata alle spalle e
aver
constatato che nessuno li stava guardando.
L’altro Cyborg
le scoccò un’occhiata indecifrata, mentre lei si
avviava verso la cucina.
Perché quella
frase piazzata così?
Dopotutto non aveva fatto
pressoché nulla, nulla almeno da guadagnarsela.
Per la prima volta dopo
un tempo che
non sarebbe mai stato in grado di definire, Reika gli apparve di nuovo
com’era all’inizio, quando si erano conosciuti:
estremamente, innegabilmente fragile.
Poteva stamparsi in
faccia tutti i sorrisi che voleva, a lui non la dava a bere.
Non sarebbe mai riuscita
a convincerlo che qualcosa la tormentava, che aveva paura di nuovo.
E per la prima volta si
rese conto che
l’essere fuggito dal laboratorio e averla liberata non
significava automaticamente essere liberi.
Certo, aveva spezzato
delle catene, ma
altre si erano venute a formare: la necessità di un tetto,
un
posto dove andare, una vita intera da prendere in mano e plasmare.
17 si fissò
una mano senza emozione apparente, se non un velo di triste malinconia.
Poteva avere poteri che
un normale
essere umano nemmeno si immaginava, ma gli erano perfettamente
inservibili per dargli un’esistenza normale, per aiutarlo a
dimenticare quello che era stato e per gettare le fondamenta per un
nuovo e decente futuro.
Forse era questo di cui
Reika aveva paura.
Paura di ricominciare in
un mondo per lei quanto meno assurdo e dalle regole sconosciute.
E come al solito lui non
era in grado di sorreggerla.
Scoprì i
denti, sentendosi per l’ennesima volta così
schifosamente inutile.
Non era stato in grado di
aiutare sua
sorella. Aveva messo a repentaglio la propria esistenza e quella della
terra facendosi assorbire come un’idiota. Per colpa sua Reika
per
poco non veniva ammazzata. E ora non era neanche in grado di garantirle
qualunque cosa e non aveva uno straccio di mezzo per ritrovare la sua
gemella.
Inutile, inutile,
inutile!!
Schiantò un
pugno sul davanzale della casa, facendo correre parecchie crepe, ma non
se ne curò.
E poi c’era il
problema di
quell’altro bamboccio e dei suoi sentimenti verso Reika. Ora
che
però ci pensava, anche se faceva un male cane, sarebbe stato
meglio che fosse stato lui ad avere la meglio in quello
“scontro”. Almeno lui i mezzi per sostenerla li
aveva e le
avrebbe garantito una vita serena e tranquilla.
No, era comunque
infattibile.
Prescindendo dal fatto
che mai avrebbe
permesso una cosa del genere, quell’altro di lì a
un
giorno o due se ne sarebbe andato e quindi non si poteva fare nulla.
Stava ancora rimuginando
quando l’improvviso trillo del telefono lo riscosse facendolo
sobbalzare leggermente.
“Al diavolo
tutte queste congetture” si disse varcando con un balzo la
finestra.
“Ci
penserò domani,
intanto non ho davvero voglia di rompermi la testa e deprimermi in
questo modo. Domani si vedrà. E comunque, finora la sorte mi
ha
riservato in un due giorni tanta roba che se ne potrebbe scrivere una
storia (sapessi 17, sapessi... ndA), quindi chissà cosa
potrebbe
succedere”
L’ultima cosa
che sentì
prima di varcare la porta della cucina e mettersi al lavoro fu la voce
di Trunks che rispondeva all’apparecchio.
***
Subito dopo aver lasciato
di corsa la
CC e la città dell’Ovest in generale, C-17 si era
appollaiato, accavallando gambe, su un’altura sperduta non so
a
quale distanza dalla suddetta città. Aveva incrociato anche
le
braccia e si era messo a riflettere su 100 e 1 modi per distruggere
quella megera starnazzante della signora Brief.
Poi, finita la lista per
cui ci volle
neanche mezz’ora, si mise seriamente a pensare a qualcosa da
fare
evitando naturalmente quell’abominevole presenza.
Zero.
Nisba.
Nada.
Non gli venne in mente
nulla.
Nulla se non tornare in
quella maledetta, odiata...! casa.
Il ragazzo
levò la testa,
alzando il naso all’insù e interruppe le sue idee,
colpito
da quella parola che gli aveva attraversato il cervello.
Casa.
Lui non aveva un posto da
chiamare così.
Anzi, non aveva niente in
generale.
Ma siccome non aveva
nulla da fare e
andare da Reika equivaleva a buttarsi in bocca a quella dannata, il
ragazzo si era tirato in piedi, si voltò verso nord e dopo
un
secondo netto perso a fissare il vuoto, era partito a razzo in quella
direzione.
Era atterrato neanche
un’ora
dopo in un vicoletto deserto e pieno di bidoni straripanti di ogni
genere di ciarpame. Aveva rivolto un’occhiata di silenzioso
calcolo intorno a sé, poi era uscito e si era messo a
passeggiare con un espressione vuota, con le mani ficcate in tasca e lo
sguardo fisso davanti a sé.
Percorse decine di vie,
senza meta,
fermandosi solo di tanto in tanto per fissare il proprio riflesso in
una vetrina o sbirciando in qualche viuzza secondaria e malmessa, nella
speranza che potesse suggerirgli qualcosa, qualunque cosa.
Ma dopo 4 ore di
vagabondaggi senza
meta e con il morale che sfiorava terra per essersi illuso che bastasse
vedere qualche strada per ricordarsi di una vita (sempre ammesso che
avesse vissuto lì prima di essere stato sbattuto nel gelo
del
laboratorio).
Così si era
diretto verso la
periferia e dopo essersi assicurato che nessun occhio indiscreto lo
stesse guardando, era nuovamente sparito nel cielo ormai screziato di
arancio ed era tornato alla Città dell’Ovest.
Questo fu ciò che
raccontò a Reika, quando dopocena si videro in camera di lui
e
chiacchierarono per un po’, prima che lei si congedasse e
andasse
a dormire.
Nessuno entrò
nella stanza di un altro.
Tutti dormirono per tutta
la notte con l’unica compagnia di loro stessi e dei propri
sogni.
Anche se non per tutti furono esattamente tranquilli.
|
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Capitolo 23 *** Capitolo XXII - Notte d'Inferno ***
Buona sera a tutti,
non speravate più in un aggiornamento, dite la
verità.
Scusate, ma non posso rispondere alle recensioni, ho il fiato del tempo
sul collo e davvero non ho tempo... ringrazio di cuore tutti coloro che
hanno letto e recensito gli scorsi episodi, continuate a sostenermi, vi
adoro!!
Ora vi lascio, spero che il chappy sia di vostro gradimento, a presto!
(Si spera)
Capitolo XXII
- Notte d’Inferno
“Dove... dove sono?”
Il ragazzo si voltò su stesso, spaesato e confuso.
Era al centro di un enorme nulla nero e poggiava i piedi su una
superficie che non c’era.
Provò a muovere un paio di passi.
Solo il rumore sordo gli comunicò il suo
movimento, nient’altro.
“Bentornato in un allegro viaggio nella tua mente
perversa” si disse ironicamente il ragazzo girando la testa di qua e di là nella vana speranza che succedesse qualcosa.
Indossava i suoi cari vecchi abiti, converse e calzini esclusi.
17 stava già iniziando a stufarsi di quel cavolo di posto,
quando sentì un rumore alle proprie spalle, come una goccia
d’acqua che cade con un lieve “plic” in
un recipiente già pieno.
Si voltò, colto da una certa curiosità.
E si ritrovò a fissare una effettiva goccia
d’argento che cadeva regolarmente e si infrangeva a livello
dei suoi piedi creando piccolissime onde circolari, a pochi metri di
distanza da lui.
Il ragazzo si avvicinò.
Fatti due passi sentì qualcosa di piacevolmente fresco sotto
la pianta dei piedi e si ritrovò a creare anche lui delle
lievissime onde quando compiva un passo.
Sbatté le palpebre un paio di volte, poi alzò le
spalle e proseguì come se niente fosse, attratto
irresistibilmente da quel cadere costante e continuo.
Ben presto potè vedere chiaramente il preciso punto di
atterraggio della goccia e notò che un’immagine si
stava iniziando a formare. Assottigliò gli occhi, nel
tentativo di mettere maggiormente a fuoco, ma potè solo
aspettare che l’immagine si definisse da sé.
Dapprima fissò con un certo interesse
quell’intricato disegno che prendeva forma sotto i suoi
piedi, poi, man mano che la definizione aumentava, la sua espressione
iniziò a incupirsi e lo fece di più, sempre di
più...
Fredde, grigi pareti di pietra si presentarono davanti ai suoi occhi,
Quel posto lo riconosceva troppo, troppo bene.
Sentì qualcosa serrarsi a livello dello stomaco, una
sensazione opprimente e tutto fuorché piacevole.
D’accordo, prima con Reika non era stato del tutto sincero,
riusciva a ricordare... ricordava esattamente tutto ciò che
sempre avrebbe voluto dimenticare.
Cioè, di sé non sapeva nulla fino a quando non
aveva esattamente messo piede in quell’inferno.
Era buio, anche in quel ricordo... l’unica fonte di luce era
una fioca lampadina che brillava sopra il corpo di un ragazzo che
dall’espressione sembrava dormire serenamente. Non gli fu
molto difficile riconoscersi in un lui più giovane di nemmeno
di un paio d’anni.
Poi vide le sue palpebre tremolare e schiudersi, lasciando intravedere
il colore del ghiaccio.
Nonostante il raggio
sopra di lui fosse decisamente debole, gli dette un certo fastidio,
come se fosse stato al buio per un lungo periodo di tempo.
Scostò gli occhi, portandoli ad esplorare il resto della
stanza. Non gli diceva nulla. Nulla.
Qualcosa non quadrava,
anzi, non quadrava niente.
Si sforzò di
ricordare qualcosa, qualunque cosa, ma dovette riconoscere che quel
luogo era effettivamente l’unico posto che avesse mai visto.
Nella sua testa non
c’era nulla.
- Ben svegliato, C-17 -
“C-17...?”
si voltò con aria vuota e vide un uomo più vicino
ai settanta che ai sessant’anni, con lunghi capelli e fitti
baffi bianchi. Un’intricata rete di rughe correva sulla pelle
abbronzata e incartapecorita dall’età. Saltavano
agli occhi le sue iridi azzurre così chiare da confondersi
con il bianco della coronide.
- C-17? -
ripeté il ragazzo, non capendo.
- Sì. Ti
sentirai un po’ scombussolato, immagino. Non preoccuparti,
è normale. Vedi, tu ora sei un Cyborg -
“Un
Cyborg?” forse la cosa avrebbe dovuto quanto meno stupirlo,
invece non gli fece né caldo né freddo.
Sollevò una mano, prendendo a ruotarla, in modo da fissarla
in tutte le direzioni.
Che aspetto dovrebbe
avere un Cyborg, un essere artificiale?
Evidentemente il suo,
visto che quel vecchio di cui stranamente sapeva tutto gli aveva detto
che lo era.
Però qualcosa
continuava a non quadrare.
Per esempio...
cos’erano quelle decine e decine di informazioni che
galleggiavano alla deriva nella sua testa senza che avesse la minima
idea di chi fossero in realtà?
Non seppe rispondersi.
Però tra
tutti quei volti ce n’era effettivamente uno che gli dava una
sensazione diversa.
Una ragazza, che gli
assomigliava tanto, solo che aveva i capelli biondi.
Nome: C-18
Cognome: //
Età: 19
Sesso: femmina
Razza: Cyborg...
Le notizie continuavano
su questo tipo, e all’apparenza non avevano nulla di diverso
da chiunque altro.
Ma se richiamava la sua
foto nella mente, sentiva qualcosa accendersi a livello dello sterno,
un calore che lo scaldava tutto.
- Ora, vai, C-17, vai e
distruggi Son Goku - la voce, stentorea, fredda e velata di impazienza,
lo svegliarono bruscamente dalle sue meditazioni.
Forse, se quella voce
non gli avesse risvegliato una stretta allo stomaco che prima non
c’era stata, sarebbe davvero andato a uccidere quel tipo,
anche solo per avere qualcosa da fare.
Ma
quell’annodamento di viscere lo bloccò.
Alzando le iridi fredde
su quel volto, quella sensazione si accentuò.
Era sgradevole, molto
sgradevole, lo infiammava, ma in modo diverso rispetto alla figura di
C-18.
Provava un forte,
fortissimo desiderio di fargli del male.
E perché non
assecondare quella malsana fantasia?
Rialzò il
braccio che aveva appena abbassato e con uno scatto fulmineo si
ritrovò sotto le dita la gola fragile del vecchio.
- Guardarti in faccia
non mi piace, è una brutta sensazione -
Disse con tono ateo di
fronte all’espressione sconvolta della vittima.
- Quindi ti levo di
mezzo, così magari mi sento meglio -
Se in quel momento fosse
stato a parlare del tempo, la sua espressione calma e fredda o la sua
voce tranquilla e vuota non sarebbero cambiate.
Accentuò la
presa, desiderando farla finita alla svelta. Il vecchio sotto di lui
reagì con un’esclamazione soffocata. Il giovane
Cyborg prese a fissarsi in giro di nuovo, incuriosito da quello strano
mondo che lo circondava.
Così facendo
non notò le disperate movenze del dottore mentre avvicinava
le mani.
E non notò il
telecomando che teneva nella mano destra.
Però
sentì eccome i suoi muscoli fermarsi di botto, le giunture
farsi molli come burro, l’espressione diventare quella di una
bambola.
- Uff, evidentemente
cancellare i ricordi dal primo all’ultimo non è
stata una bella idea. Così diventano burattini privi di
anima legati alle sensazioni della loro vita passata - sentì
pronunciare, mentre un rumore che gli comunicò che il
vecchio stava passando una mano sulla gola per smorzare il dolore e il
formicolio.
Allora non era ancora
inattivo del tutto.
- Esperimento fallito.
Proverò a impiantargli qualcosa, poi riproverò -
Poi, buio totale.
- Tsk - fu lo sprezzante commento del “nostro” 17
quando null’altro che il buio si vedeva nel riflesso. Era
strano ripensare a quei rari momenti in cui Gero lo riattivava per
delle prove.
Dopotutto è assurdo, no?
Ricordare momenti in cui non si era in possesso di ricordi.
Ma il fatidico gocciolio riprese in quel momento, lavando via quel nero
di tenebra man mano che venivano a formarsi quei cerchi
d’acqua e altre forme venivano sostituite alle vecchie.
- Eh, no -
17 si alzò in piedi prendendo a fissare con sguardo
infastidito le immagini che andavano definendosi.
- Non ho la minima intenzione di starmi a vedere un altro simpatico
spezzone della mia vita rose e fiori, grazie -
Voltò le spalle allo specchio d’acqua e dopo aver
ficcato una mano in tasca sventolando l’altra a mo’
di saluto, prese a camminare, supponendo nella direzione da cui era
venuto.
- Bye bye - disse sarcastico dopo aver mosso un paio di passi, un
attimo prima di ficcare anche l’altra mano in tasca con fare
scocciato.
Fu a quel punto che ebbe una spiacevolissima sensazione a livello dello
stomaco, come quando si manca uno scalino scendendo le scale.
Ed ecco...
Tornato per due notti di fila in quel posto da incubo.
L’isoletta sperduta circondata da uno stupendo mare
cristallino.
Opportunamente abitata da una disgustosissima cicala a pois...
Forse non dovrei farci dell’ironia, soprattutto contando che
il povero 17 era sbiancato trovandosi lì
all’improvviso, quindi magari potrei piantarla...
Credo davvero che lo farò, visto che siccome sono sicura che
finita questa storia il nostro caro Cyborg vorrà sicuramente
farmi la pelle (perché gliene mancano ancora, da passare...)
e ci terrei davvero a evitare che la sua vena sadica venga
ulteriormente stimolata e che mi degni di una morte rapida e meno
dolorosa possibile.
Dunque...
Il moretto non riusciva a vederlo, ma sapeva che Cell era
lì, lo sapeva.
Sfilò subito le mani dai jeans e prese voltarsi attorno
terrorizzato, mentre già sentiva le prime gocce di sudore
fare la loro comparsa sulla sua fronte.
Se fosse comparso anche stavolta, non si sarebbe fatto battere, sarebbe
rimasto fermo al suo posto, non si sarebbe distratto. E
l’avrebbe fatto a pezzi.
- Ciao -
Con uno scatto 17 voltò la testa, per andare a incontrare
due iridi magenta sottili come quelle di un gatto, due guance incavate,
un orribile ghigno tronfio.
Trattenere un urlo in gola fu un’impresa impossibile, mentre
il ragazzo balzava in avanti, portandosi a una certa distanza, con
l’espressione terrificata di chi si sente in trappola.
Tranquillissimo, l’essere davanti a lui alzò il
collo che aveva teso in avanti per sussurrargli il saluto
nell’orecchio, prima di incrociare le braccia sul petto.
La coda ritta dietro di lui ondeggiò, moscia, prima di
irrigidirsi di scatto e puntarsi verso di lui come un animale che ha
fiutato la preda.
- Allora? Cosa vogliamo fare, 17? Vieni, no? Compiamo anche stanotte
ciò che tu hai lasciato accadere -
Impercettibilmente Cell avvicinò la lunga appendice.
- N-no...! Non... non voglio! -
17, negò meccanicamente un paio di volte, non riuscendo
nemmeno a chiudere le labbra secche tanto era spaurito.
Indietreggiò di un paio di passi.
E iniziò a tremare.
Tremare forte.
Deglutì a vuoto, mentre la sua fronte veniva solcata da
gocce di sudore troppo grosse per rimanersene ferme al loro posto.
Cell sciolse le braccia e le portò rasenti ai fianchi, senza
cancellare per un secondo il sorriso che fino ad allora non aveva
minimamente modificato.
- Perché no, scusa? Dai, diventiamo di nuovo una cosa sola
così poi posso assorbire la tua amata sorellina, distruggere
questo squallido pianetucolo fin dalle sue fondamenta e disintegrare
una certa stanzetta nascosta sotto un anonimo laboratorio... - qui il
mostro si interruppe per una pausa ad effetto.
- Reika... - boccheggiò la povera vittima senza essere in
grado di dare ascolto al cervello e mettersi a correre con tutte le sue
forze in direzione opposta a quell’obbrobrio della natura.
- Sì, C-21. Poi, farò saltare per aria tutti quei
patetici guerrieri da quattro soldi. Trunks in primis -
Nonostante la critica situazione, il Cyborg credette che il pensiero di
un Trunks a terra morente avrebbe in minima parte sollevato il suo
animo in tumulto, ma stranamente la cosa non gli provocò che
un, seppur leggero, aumento del disagio interiore.
L’androide indietreggiò di un altro passo.
E Cell ne mosse uno in avanti.
Senza dir nulla, la sua coda ebbe una lieve contrazione, poi si
allargò nella sua forma ad ombrello.
Fu allora che le gambe del moro cedettero e il loro proprietario si
ritrovò con la schiena per terra, iniziando a indietreggiare
strisciando, senza essere in grado di mettere insieme un pensiero che
non fosse “Aiuto!”
- Sei assolutamente patetico - lo riprese con tono ironico Cell senza
smettere di avvicinarsi.
- Guardati: tremi come una foglia davanti a me che non sono che uno
stupido incubo e pretendi di essere in grado di proteggere le persone a
te care -
Ben presto, la sua ombra andò a oscurare la figura
terrorizzata di 17.
- Davvero, mi fai pena - disse fermandosi troneggiando sopra di lui che
non aveva nemmeno più la forza di ritrarsi, solo di fissarlo
con la bocca e gli occhi spalancati dal terrore.
- Credo che ti verrò a trovare ogni sera, finché
non ti deciderai a mostrarmi un po’ di bile e non la
smetterai di comportarti come un idiota essere umano di terza classe -
Dicendo queste parole, alzò la coda verso il cielo,
oscurando il sole.
Probabilmente fu quest’ultimo gesto che risvegliò
i muscoli del ragazzo moro, facendogli stringere i denti, mentre un
po’ di determinazione si delineò sul suo volto.
Così, quando quel coso gli si abbatté addosso,
ebbe i riflessi di buttarsi di lato e evitare la presa.
Rotolò su un fianco, dopodiché prese a correre,
correre, correre.
Fuggire.
“Dannazione, quel mostro ha anche ragione, non posso farmi
atterrire così da una stupida illusione” il rumore
dei suoi passi sulla roccia prese a martellargli nelle orecchie.
“Sì, lo affronterò, ma stanotte,
davvero preferisco scappare” si disse, disgustandosi da solo
per la propria meschina figura e chiudendo gli occhi dalla stizza,
senza smettere di correre e continuò a farlo, senza fermarsi.
Però non notò un dettaglio: non
incontrò mai l’acqua che teoricamente avrebbe
dovuto bagnargli i piedi, viste le piccole dimensione dello sputo di
terra dove era fino a pochi attimi prima.
Corse, corse e corse, senza pensare a null’altro se non a
metterci quanto più impegno possibile.
Infine, si decise a socchiudere gli occhi, schiacciato dalle proprie
paure che lo stavano facendo uscire di testa.
Era buio, di nuovo. Prese a rallentare, per poi fermarsi del tutto.
Non era certo stanco, il suo essere un androide non glielo permetteva.
Si strinse nelle spalle e abbassò la testa, vergognandosi di
se stesso e della sua stupida fuga.
Dannazione, di sicuro lo avrebbe fatto di nuovo ogni volta che sarebbe
riapparso il suo orrido muso verde, ne era sicuro.
- E cosa otterresti dallo scappare sempre? -
17 risollevò il capo, colto alla sprovvista, coi sensi
nuovamente tesi al limite dello spasimo.
- Può anche darsi che l’assorbimento ti abbia
decisamente annientato e la cosa è anche comprensibile, ma
non per questo devi iniziare a scappare da tutto ciò che ti
si para davanti - la voce di Cell riecheggiava in modo sinistro in
quello strano posto assurdo.
- I- io non scappo da qualunque cosa! Vegeta e Trunks li ho affrontati,
no?! - urlò l’androide ai limiti
dell’isterico cercando di localizzare il nemico.
Mai passata una notte più infernale di quella...
- Ma lì non hai avuto scelta. O reagivi o saresti stato
eliminato subito dopo C-21. è altruismo, questo? -
- Cosa staresti insinuando? Che sono uno schifoso ipocrita che pensa
solo alla propria pelle?! -
Calò una pausa di silenzio, in cui il povero Cyborg
riuscì ad alleviare in minima parte la tensione dei nervi.
- Chissà... - la risposta enigmatica
dell’insettone irritò sensibilmente 17, che
iniziò a disperare di risvegliarsi.
- Comunque, credo davvero di averne avuto abbastanza, per stasera...
su, C-17, ormai è l’alba -
C’era un che di sinistro in quell’ultima frase, che
fece correre al ragazzo un brivido lungo la schiena.
Poi, di nuovo.
Il colpo, il risucchio.
Il vuoto.
L’urlo.
E il risvegliarsi di soprassalto nel letto, scosso da incontrollati
tremiti di terrore.
Madido di sudore e ancora decisamente frastornato,
l’androide, lottando contro se stesso per calmare il fiatone,
si girò attorno mettendo a fuoco la stanza al primo piano
della Capsule Corporation.
Stordito, si passò una mano sulla fronte chiudendo
gli occhi, e già facendo questo iniziò a sentirsi
meglio.
Una luce azzurrina permeava nella stanza, chiaro segno che Cell aveva
visto giusto nell’annunciargli la fine della notte.
Già, Cell...
17 si rincantucciò su se stesso, stringendo le ginocchia al
petto e poggiando nel loro incavo il mento.
“Piuttosto che passare un’altra notte come questa
non dormo più per il resto dei miei giorni, tanto non mi
serve...”
Chiuse gli occhi, ripensando al ghigno sadico della cicala troppo
cresciuta.
“Non riesco a credere che quel mostro stia diventando la mia
coscienza” si disse dopo un po’ riuscendo a
calmarsi. Voltò lo sguardo e andò a posarlo sul
cielo che andava schiarendosi.
E pensò che magari il sorgere del sole lo avrebbe distratto.
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Capitolo 24 *** Capitolo XXIII - Amici ***
Buona seeeeeeeera a
tutti! Ammettetelo, speravate ormai che non tornassi più con
la mia storia e invece eccomi qua! Intanto, ringrazio in anticipo
chiunque vorrà recensire, dopo otto mesi quasi che non
aggiorno più mi meriterei solo uova e frutta marce ._.
*fugge*
Bene, prima di sprofondare nell'autocommiserazione, passo a ringraziare
le anime sante che hanno recensito il chappy scorso:
scImMIA:
Altro che Natale... Ormai è passata anche pasqua... ._.
Chiedo perdono per l'attesa infinita, spero di avere più
voglia (e soprattutto più tempo) nel prossimo periodo,
così oltre che alla scrittura tornerò anche a
chattare, voti e genitori permettendo... Ormai è una vita o
poco più che non ci sentiamo ed è solo colpa mia
._. Spero continuerai a seguirmi °° Un bacione
Sorellona, a presto, ciao!!
Red Diablo:
Mi dispiace per la lentezza eterna nello scrivere e ancor di
più della mia eterna assenza (giochino di parole, in questo
periodo mi piacciono un sacco zizi). Spero davvero che l'esame di guida
ti sia andato bene e che ora tu possa sfrecciare per le strade con una
ferrari rossa nuova fiammante ^^ Fammi sapere cosa pensi del mio
chappy, ok? Spero di risentirti presto! Ciao!!
Mi permetto anche di pubblicare un "Umpa_Lumpa missing". Ele che fine
hai fatto? La mia storia non ti piace più? Sono stata
davvero così eterena? (._. posso anche rispondermi da sola,
effettivamente) Spero di trovare la tua recensione, per questo
chappy, ci conto, ok?
Detto questo, mi appresto ad augurarvi una buona lettura di questo
capitolo che, anche se magari non è così
spettacolare da meritare un'attesa di 8 mesi circa, spero solo di non
deludervi. Detto questo, a voi tutti una buona lettura e una buona
serata!
Capitolo XXIII - Amici
Quando
balzò fuori dalla finestra completamente vestito, 17
percepì l’aria frizzante del mattino penetrargli
nei polmoni e si sentì particolarmente vivo per quello che
gli avrebbe potuto riservare la giornata, qualunque cosa fosse.
Se ne rimase sospeso per
qualche secondo a sovrastare la città dormiente con lo
sguardo, sentendosene per un attimo il padrone incontrastato, mentre un
leggero sorriso gli si formava in volto, poi si voltò e
prese a svolazzare verso il tetto della CC, intenzionato a godersi
l’alba da lì.
E già gli
mancavano due o tre centimetri all’atterraggio, quando vide
al centro del lucido tetto rosso la figura rannicchiata di Trunks
fissare all’orizzonte quel cielo che si faceva via via
più chiaro. Ovviamente, l’ultima cosa che si
aspettava era che qualcun altro avesse avuto la sua stessa idea, quindi
non deve stupire che per la sorpresa non riuscì a
interrompere la sua manovra, producendo un rumore, per quanto leggero.
Con uno scatto spaventato
gli occhi blu del ragazzo si spostarono su di lui.
I due si fissarono,
tornando entrambi seri e distaccati, per un istante gelato e
all’apparenza infinito, prima che 17 si voltasse e mormorasse
leggermente irritato
- Una persona normale
alle quattro del mattino dovrebbe essere nel suo letto a dormire -
- Faccio presente che
anche tu sei in piedi, esattamente come me -
Il Cyborg si chiese forse
per la decima volta in due giorni scarsi se lo facesse apposta a dire
cose senza senso.
- Io sono un Cyborg, non
credo di poter essere comunque considerato una persona normale -
rispose voltando leggermente il capo verso il saiyan.
Questi capì di
aver accidentalmente toccato un tasto dolente e abbassò gli
occhi, pensando bene di sviare il discorso.
- Ho pensato che dal
momento che non riesco a dormire, guardare il sole sorgere mi avrebbe
aiutato a distrarmi di più che non il rigirarmi nervosamente
nel letto -
Calarono un paio di
secondi di silenzio, mentre C-17 si diede una leggera spinta per
spiccare il volo, intenzionato a cercarsi un nuovo trespolo
d’osservazione, ma la voce di Trunks lo fermò
lì dov’era.
- Sai... -
iniziò questi prendendo di nuovo a fissare
l’azzurro dell’oriente che si faceva sempre
più intenso.
- Da qui l’alba
si può vedere davvero bene -
Il Cyborg si
voltò, di fronte a quell’invito implicito e decise
che comunque ora che trovava un buon posto lo spettacolo sarebbe stato
irrimediabilmente rovinato.
Così si
avvicinò di qualche passo e si lasciò cadere a
sedere a poca distanza dal saiyan, con uno sbuffo. Subito gli saltarono
agli occhi due pesanti occhiaie violacee.
- Non riesci a dormire
hai detto, giusto? - buttò lì il moro dopo una
pausa di silenzio, tanto per attaccare discorso.
- Già -
rispose il saiyan con un sospiro mesto.
- Stanotte il mio
simpatico subconscio ha deciso di offrirmi un’allegra e
movimentata notte schizzata di sangue. Un enorme mix di tutte le
esperienze peggiori che questa vita si è divertita a
regalarmi - con la coda dell’occhio 17 lo vide stringersi su
se stesso, per quanto il braccio rotto gli concedesse.
- Ed è
già la seconda sera di fila. Se continua così ben
presto non riuscirò a reggermi in piedi dal sonno -
Un passero
iniziò a intonare le prime note del mattino, mentre il
soffio di un venticello fresco agitava dolcemente i capelli dei due
ragazzi.
- Non ti invidio -
rispose asciutto 17, spostando dietro l’orecchio una ciocca
che gli disturbava gli occhi.
- Almeno le mie
nottatacce non comportano problemi come la stanchezza, anche se i nervi
li lasciano a pezzi -
- Come mai? Insonnia? -
provò a scherzare Trunks senza però molta
convinzione.
- Cell -
Un brivido freddo corse
sulle schiene di entrambi, al pensiero del mostro.
- Quella cicala non
lascia dormire neanche te? -
- No. Già ieri
sera sono diventato la portata principale del suo banchetto di morte.
Stavolta ha deciso di fare il bis - il tono di 17 era denso di amara
ironia.
- ...bella metafora -
- Grazie -
Il cielo
all’orizzonte prese a sfumarsi di rosa, mentre le nuvole
assumevano un spruzzatura dorata.
- Ehm... Senti C-17... -
Il Cyborg
voltò gli occhi verso il saiyan, che sembrava stentare a
trovare le parole adatte per esprimersi.
- Magari la mia potrebbe
sembrarti una domanda poco delicata, ma... era da un po’ che
volevo sapere una cosa... -
- Evita i giri di parole.
Dritto al punto se non ti spiace-
- Ecco... Cosa ti
è successo quando Cell ti ha... catturato? -
17 sbattè le
palpebre un attimo, colto alla sprovvista.
Poi sospirò e
si lasciò cadere disteso all’indietro,
intrecciando le mani dietro la testa.
- Beh, è
difficile da spiegare. Onestamente non ho capito tanto bene
neanch’io cosa mi sia successo. È stato
più o meno come se mi avesse preso un enorme aspirapolvere,
solo che invece di arrivare a un sacchetto di contenimento insieme ad
altre migliaia di particelle di polvere, mi sono... fuso con Cell,
ecco. Facevo e pensavo come lui, vedevo con i suoi occhi e respiravo
con la sua bocca. Credo non esista esperienza più traumatica
per chiunque sia in grado di pensare che perdere se stesso, fidati. Non
lo augurerei nemmeno a Gero e il che è tutto dire -
Era la prima volta che
parlava dell’argomento con qualcuno. Non ne aveva
parlato nemmeno con Reika e dal canto suo lei non si sarebbe
mai azzardata a sfiorare un tasto tanto dolente.
E doveva ammettere che
non era affatto una brutta sensazione, poterne parlare.
Anche se lo stava facendo
con Trunks.
- Oh, capisco -
17 riuscì a cogliere un leggero stupore nella voce
dell’altro ragazzo, probabilmente non si aspettava una
risposta. Si ritrovò inspiegabilmente a sorridere, anche se
con un leggero velo di sarcasmo.
- Una cosa decisamente
spiacevole che però è rimasta, nonostante la
mia... resurrezione, chiamiamola così, sono i suoi ricordi.
Me li sento nella testa viscidi e appiccicosi, legati a cose che non ho
fatto io. Per fortuna ne ho solo alcuni e anche parecchio confusi, ma
sono sempre lì a ricordarmi quanto idiota io stato a
impuntarmi, quel giorno, e a tutte le conseguenze che questo ha portato
- a questo punto 17 proruppe in una risatina amara, prima di continuare.
- Eppure, una volta che
mi sono risvegliato di nuovo me stesso, ho avuto accesso a ricordi e a
informazioni che prima nemmeno sapevo di avere. Non mi saprei spiegare
altrimenti perché non abbia pensato a riattivare Reika non
appena Gero è morto -
Stranamente sollevato
dopo quel lungo discorso, il Cyborg voltò leggermente il
capo verso Trunks, che lo fissava attento.
- Ecco qua - concluse
semplicemente.
- Onestamente, pensavo mi
avresti liquidato con un “non sono affari tuoi” -
commentò Trunks sincero.
- Non mi conosci
abbastanza per pensare di potermi prevedere, sono spiacente -
ribattè ironicamente il moro con nonchalance, mentre si
riportava in posizione seduta e riprendeva a fissare la rosata linea
dell’orizzonte . Per un attimo il saiyan rimase basito, poi
assunse un sorrisetto identico a quello dell’androide, prima
di controbattere a sua volta.
- Oh, le porgo le mie
più umili e sentite scuse - disse, accennando pure un
inchino con la testa.
- Non scomodarti,
ringrazia la mia sconfinata bontà che mi consente di
perdonarti -
- Ma finiscila... ti stai
rendendo patetico -
- Non accetto critiche da
uno del tuo livello -
Trunks decise per primo
di troncare quello stupido scambio di battute che altrimenti avrebbe
potuto protrarsi decisamente a lungo. Se ne stette in silenzio. 17 lo
imitò.
- Avrei
un’altra domanda - disse Trunks dopo un po’, ma
stavolta non aspettò il permesso, per parlare.
- Ma perché
Reika usa il suo nome e tu invece ti presenti come C-17? -
Il sorriso del Cyborg si
volatilizzò in un istante.
- Non è che...
che io lo voglia.
È che io non ho più nessun nome con cui farmi
chiamare. Gero non si è accontentato di trasformarmi in un
ibrido, ha voluto cancellare il mio lato umano e soprattutto le mie
emozioni, per potermi trasformare in un burattino. Perciò ha
pensato bene di eliminare qualunque riferimento alla mia vita
precedente al laboratorio, mi ha tolto il mio nome e mi ha trasformati
in una macchina catalogata. Si è degnato almeno di lasciarmi
la mia vita nell’istituto, che sebbene non sia stata
esattamente un periodo rose e fiori, almeno è la prova che
non sono semplicemente piovuto dal cielo. Ma credo che lo abbia fatto
solo perché un essere pensante, senz’anima e con
un potere immenso può essere decisamente troppo complicato
da gestire. Quindi io sono solo il suo disgraziato, diciassettesimo
esperimento. E non sarei dovuto essere altro, almeno secondo il
dottore.
Reika invece i ricordi li
ha ancora tutti. Non se nono sicuro al cento per cento, ma credo sia
per via del suo istinto saiyan. Non riesco nemmeno a figurarmi un
essere votato per natura a distruggere senza uno straccio di emozione,
sarebbe una catastrofe di proporzioni indicibili e di sicuro ci
avrà pensato anche Gero, quella volta. Lei... è
sempre stata estremamente umana,
al punto che una volta saputo da dove effettivamente venisse mi
è stato estremamente difficile pensare che lei è
della stessa pasta di Vegeta -
17 si interruppe, prima
di concedersi un lungo respiro. E lui che voleva passare un
po’ di tempo in pace...
- Credo sia
l’aria del mattino, ma te ne continui a uscire con
espressioni decisamente poetiche. Ti vengono così o te le
studi di notte? -
L’androide
rivolse uno sguardo indefinito al saiyan a quella battuta, ma non
rispose. Non aveva più voglia di parlare.
- Ehi, ho detto qualcosa
che non va? - il tono di Trunks suonava sinceramente preoccupato di
averlo offeso.
- No - sospirò
l’androide - è solo che non sono argomenti di cui
adoro parlare, capiscimi -
- Ho capito, non parlo
più -
- Ah, senti... tanto per
cambiare argomento... se ti vedessi ancora provarci con Reika, non mi
riterrò responsabile di ciò che potrei farti,
chiaro? - voleva sembrare ironico ma gli uscì un sibilo
minaccioso, soprattutto nell’ ultima parola. Trunks
passò con velocità impressionante a un bel color
ciclamino.
- M- ma cosa vai a
pensare?! Io non... non stavo mica facendo qualcosa! -
17 gli rivolse
un’occhiata di così eloquente sarcasmo da far
abbassare gli occhi all’altro ragazzo.
- Sei assolutamente cotto
di lei, non provare a negare - rincarò la dose il moro e
Trunks divenne se possibile ancora più rosso. La sfumatura
azzurro - dorata che già da un po’ rischiarava
l’ambiente si fece più intensa, tingendo i volti
dei due giovani.
- Si nota davvero
così tanto? - ridacchiò imbarazzatissimo il
saiyan grattandosi nervosamente una guancia con l’indice.
- Sei fortunato che Reika
conosca poco o niente delle reazioni umane o avrebbe capito tutto da un
pezzo, mi sa - rispose implacabilmente l’androide ostentando
lo sguardo verso il sole che iniziava a spuntare
all’orizzonte e fingendo il massimo disinteresse.
- Comunque... mi permetto
di aggiungere che anche te sei parecchio trasparente quando si tratta
di ormoni - ribattè il saiyan scostando diametralmente la
testa.
- Che?! - 17
rischiò di ruzzolare giù dalla cupola, tanta fu
la foga con cui si voltò a fissare l’altro
ragazzo. Presa la sua piccola vendetta, il saiyan scostò gli
occhi blu per incontrare quelli ora imbarazzatissimi
dell’androide.
- Attento Cyborg,
così ti va a fuoco la faccia -
- P-parla per te
sbarbatello! Fino a due secondi fa avevi bisogno di un estintore! -
Entrambi scostarono
crucciati lo sguardo, con ancora un filo rosso sulle guance e il
silenzio tornò a governare sovrano per un po’.
- Sai... è la
prima volta che parlo in questo modo con qualcuno della mia
età -
Semplice costatazione.
- Anche io - semplice
risposta - Dovrebbe significare qualcosa? -
Il saiyan
rifletté un secondo.
- Credo sia una cosa che
si fa quando si è amici -
17 si girò
basito verso Trunks, che lo fissava senza imbarazzo.
- Amici? -
ripeté piano.
Quella parola aveva
sempre avuto un significato alquanto blando nella sua testa.
Non aveva effettivamente
mai avuto un amico da poter chiamare così, almeno da
ciò che ricordava. Certo, aveva conosciuto Reika, ma lei era
un’amicA (e da un po’ anche
qualcos’altro). Era un rapporto decisamente differente.
Ripresosi un
po’ dalla sorpresa, il moro richiuse la bocca che si era
leggermente socchiusa.
- Possono due ragazzi
innamorati della stessa persona essere amici? -
Trunks non seppe
rispondere e rimase in silenzio.
17 rivolse i suoi occhi
di ghiaccio verso il cielo chiaro spruzzato di rosa.
- Non ho mai avuto un
amico, mai. Certo, avevo mia madre e il mio maestro, ma non si
può certo dire che sia la stessa cosa.
Nell’inferno che è il futuro poi, non
c’è spazio per cose come l’amicizia tra
coetanei -
- Capsico...
Neanch’io ho mai avuto qualcuno da poter chiamare
così, tranne Reika, ovviamente, ma lei è
un’ altra storia - C-17 abbassò lo sguardo con un
mezzo sorriso triste.
- Non so chi fossi o cosa
facessi prima di diventare un esperimento, te l’ho
già detto. Ma di certo non dovevo passarmela bene, insieme a
mia sorella, se siamo stati trascinati in un laboratorio - fece una
breve pausa mentre i suoi occhi si riempivano di tristezza.
- Bastava anche solo
respirare un po’ più forte che quel pazzo ti
lasciasse senza mangiare per due giorni o che ti facesse attraversare
il corpo da una scarica elettrica. E ci ha tenuto in quello stato di...
schiavi, burattini o comunque ci vogliate chiamare, per anni e alla fine
cosa ne ha fatto di noi? Dei mostri con dei poteri che mai avevamo
chiesto! Non siamo altro che degli schifosi ibridi ne umani ne
macchine! - il Cyborg picchiò disperatamente un pugno a
terra, mentre la sua voce assumeva una nota vibrante.
- Per colpa
dell’assurda vendetta di quel bastardo non solo io, ma anche
mia sorella e la... la ragazza che mi piace... saremo per sempre
imprigionati in questo limbo, destinati a chiederci per
l’eternità che ci è stata concessa chi
o cosa siamo diventati e soprattutto perché!
- dovette zittirsi di colpo, per riuscire a frenare in gola le lacrime
di rabbia che gli erano selvaggiamente salite agli occhi.
Non aveva mai parlato con
qualcuno dello schifo che era la sua vita.
Si sentiva più
leggero, decisamente più leggero e dovette ammettere che non
era affatto una brutta situazione.
Ma ora doveva impedirsi a
tutti i costi di piangere davanti a Trunks, questione di orgoglio.
“Non voglio che
pensi che sia un debole!”
Tirò
leggermente su con il naso.
- E poi, Gero non mi dava
mai niente di decente con cui vestirmi - aggiunse in un tentativo di
sdrammatizzare, passandosi il dorso di una mano poco sopra le labbra,
mentre tentava di abbozzare almeno l’ombra di un sorriso
sereno.
E sentì
qualcosa di caldo appoggiargli sulla sua spalla.
E fu con sguardo
decisamente stralunato che scorse la mano di Trunks gentilmente
appoggiata sulla spalla, in un tentativo di trasmettergli un
po’ di quel calore umano che gli era stato negato per
praticamente tutta la vita.
Il saiyan rivolse al moro
con un sorriso deciso, prima di parlare.
- L’importante
è sapersi rialzare, no? Non lasciarti paralizzare dal
passato e dalla paura del futuro proprio adesso che tu, Reika e tua
sorella siete di nuovo liberi. È vero, la vita con te
è stato tutto fuorché clemente, ma sono sicuro
che solo andando avanti ci sia la possibilità che ti riservi
qualcosa di bello, non credi? -
Mai Trunks si sarebbe
aspettato di potere, di volere
aiutare il Cyborg numero 17, men che meno di rivolgergli un gesto
d’amicizia come quello.
L’androide
sembrò pensarci per un secondo o due, poi annuì.
- Già, devo
riconoscere che hai ragione, lasciarsi abbattere non serve a niente.
Bisogna guardare avanti - disse con una certa convinzione, approvata da
un’occhiata soddisfatta da parte dell’altro ragazzo.
- E la prima delle cose
che farò sarà portare Reika il più
lontano possibile da te! -
Il saiyan lo
fissò con tanto d’occhi, guadagnandosi un ghigno
malvagio da parte del moro.
- Cosa
c’è? Pensavi che dopo un’insignificante
chiacchierata avvenuta per caso io ti avrei lasciato campo libero con
la donna? - il Cyborg scostò con un gesto noncurante la mano
del saiyan dalla propria spalla e si rimise in piedi, prima di
riprendere a fissare il disco solare che ormai aveva iniziato ad
ergersi oltre la linea dell’orizzonte.
- Beh, non ci speravo
molto, lo ammetto - rispose divertito Trunks.
- Allora la tua testa non
è effettivamente così bacata come pensavo
all’inizio -
Una ridacchiata spontanea
da parte di entrambi seguì queste parole.
- Oh, grazie. Neanche la
tua è vuota, come si potrebbe pensare a una prima occhiata -
ribattè l’altro con sarcasmo alzandosi in piedi a
sua volta.
-
Cos’è? Vuoi litigare? - chiese pacatamente C-17
voltando il busto verso il coetaneo.
Ma il lieve sorriso che
gli spiccava sulle labbra faceva intendere che di serietà
nelle sue parole ce n’era ben poca.
- Guarda, mi sono alzato
all’alba apposta
per fare a botte con te -
Passò un
secondo netto di silenzio, primo che entrambi esplodessero in una forte
e libera risata. Un paio di uccelli si levarono in volo, infastiditi
dal rumore improvviso, ma i due non ci fecero minimamente caso.
Accomunati da un passato
buio e insieme da un forte desiderio di ricominciare e di costruirsi un
futuro, con quella risata liberatoria i due ragazzi ruppero
definitivamente l’ultima delle barriere che tra di loro si
erano formate, per un motivo o per l’altro e sancirono con
quello scoppio di ilarità un tacito e inconsapevole legame.
Quella mattina, mentre i
primi raggi del sole illuminavano pigramente la Città
dell’Ovest sfumandola con i colori dell’alba,
Trunks e C-17, contro ogni loro previsione, divennero amici
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